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Anno IV.
Torino, Siibbalo 15 Gennaio i85r).
Num. 2"
LA BUONA NOVELLA
GIOIliNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nellii ciuritik
KffcH. IV. ir*.
Si distribuisce ogni Sabbato. — Per radiiii ISumero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 20.
Coiidizioiii d’AMsorlazìonei
Per Torino — Un Anno L. 5. —Adomicilio L. « • — Provincie L. fl *0.
Sei mesi >3. — • # — • 3
Tre mesi • ». — . « ti _ , * &o.
Per Francia e Svìzzera firanco a destinazione, e i>er ringhìlterra franco al confine lire 9
per un anno, e lire 4 per sci mesi.
Le A6iH>ciaiioni si ricetono: in Torino, sU'rniKlo «lei C^lornale. »¡a ValeiHino, cswi
Reitera, N* 12,3* piano; e dai FraCelll PlmiCA lilirai, via II. V. de($li Angeli, «asa Pumi«.
Nelle provincie, presso tutti gli V/firii postali per Diezzu di Vaglia^ che dovruimo e»bere inviati
franco u) Direttore della BroxA Novella c «om allrinjenli.
AU'eslero, ai seguenii indirizzi: Lu?innA, dai si{w. NiMhott e librai, 3i B<>rncrs-i4rm ;
Parici, dallalibreriaC. M(?yruci8, rue Tronchel,‘¿rNiMEn, dai »ig. IV:yrol-Tinel lil»raio; I.ione,
dai sigg. lK‘nis et Pelit Pierro librai, rue N'euve, I8; Gi5fevRA, dal sig. K. boroud tibraig;
Losanna, dal «ig. Delafonialne libraio.
Mandiamo i due primi numeri di <[ucst’anno a tatti gli antichi Associati indistintamente; i num. seguenti non saranno
più spediti senza una formale richiesta.
DISCISSIONE DEL PROGETTO
sulle Corporazioni Religiose, ecc.
Alle ¡rose polemiche surte nel campo della
libera slampa, in proposito della legge sui
conventi ; all’intemperanza del linguaggio e
ai modi poco civili cui sovente ricorsero gli
opposti parliti, sia per propugnarla, come
anche per combatterla; succede ormai la
discussione grave ed autorevole dei- Parlamento, dove, in luogo di improntitudini ed
insulti, si odono alfine, d’ambe le parti, argomenti e parole che, invece di accendere
le passioni e far velo agli intciletli, giovano
a portar la luce della verità nelle menti offuscate da’pregiudizi, dalle abitudini o dalle
dubbiezze. E duolci assai di non avere spazio suflìciente per riassumere gli eloquenti
discorsi che sono stati sinora pronunziati
nella Camera, sia in favore, che contro il progette in parola. Per la qual cosa non possiamo che limitarci a spigolare qua e là
quanto ci pare più rilevante, perchè i nostri
lettori siano in grado di conoscere con quali
argomenti il partito avverso abbia impugnala
la legge, e con quali altri il partilo favorevole l’abbia sostenuta.
Per ciò che riguarda i conventi, gli oppugnatori del progetto, più o meno diiìusamenle, e con eloquenza più o meno splendida, han sostenuto che il potere civile non
ha diritto di sopprimere gli ordini religiosi,
né di amministrare o ripartire, nè tampoco
appropriarsi i loro beni ; e facendolo, esso invade il potere spirituale, viola le leggi che
guarentiscono la libertà individuale, viola il
dirilto (ti liberamente adunarsi non che l’uguaglianza civile de’cittadini e quel principio
sacro che dichiara tutte le proprietà, senza
veruna eccezione, inviolabili. Inoltre, come
appendice a queste ragioni, altre ne aggiungono sulla ingiustizia e ingratitudine che si
commetterebbe verso gli ordini religiosi,
atteso il gran bene da essi apportato^ come
dicesi, alla società nei secoli scorsi, e su! i
male che si farebbe al paese privandolo di
tutti i vantaggi che i frati ne’ di nostri gli arrecano. Queste ragioni, rivestite a quando a
quando di una mal accozzata erudizione,
confortate di testi di nessuna autorità o proposito, illustrale di inutili considerazioni storiche, ed esposte con maggioreo minore arte
retlorica^si presentano talvol ta sotto forme diverse, ma al postutto non sono che le stesse
ragioni usate in prima, oltre a tante turpitudini, dai fogUclericali e poi ripetute nelle varie petizioni sporte da’ conventi, da’ monasteri e da’vescovi alle due camere legislative.,
E dapprima, ecco come il relatore della
Commissione si fa a ragionare de’ diritti che
ha lo Stato rispetto alla civile esistenza di
codesti enti morali, detti ordini religiosi, e
riguardo a’ loro beni, sia che si lascino sussistere e sia che si sopprimano:
« La Commissione rieonobtw unanime che ogni discnssione relativa all'eguaglianza de’ cittadini in faccia alla legge e al loro diritto di adunarsi pacificamente per qualsivoglia scopo religioso, politico ed
economico, è affatto estranea al soggetto della presente legge, la quale ba per iscopo di far cessare la
personalità civile dei detti corpi e stabilimenti e quei
civili diritti che le leggi hanno attribuiti alla legale
loro esistenza ; e non riguarda punto i diritti civili o
politici degli individui componenti la deUa comunità,
i quali diritti rimangono intalli all’egida dello Statuto
e delle leggi da cui sono regolati.
« Noi fummo similmente unanimi nel riconoscere
che il presente progetto non implicava veruna immischianza del potere civile in affari spirituali, essendo
che esso provvegga intorno a comunità, ed a stabilimenti ecclesiastici, soltanto per rispetto alla loro civile esistenza, ed ai beni edirilti meramente temporali
che a questa civile personalità si connettono; nè si
potesse negare alla civile potestà il diritto di disporre
con sovrana indipendenza intorno a codesti oggetti,
senza spogliarla dei principali di lei attribuii, e dej
mezzi naturali c necessarii aU’adempimento dei di lei
doveri, il che sarebbe la negazione della sovranità.
« Ciò posto, la Commissione fu unanime nell’ammeltere il principio, che ò fondamento giuridico della
della soppressione , cioi« che la personalità civile di
quegli euli che non hanno un essere naturale, e naturali diritti, e cho non sono il risullamento dei dirilli individuati insieme riuniti, è creazione della sovranità civile; sicché quella personalità, per autorilà
del potere civile incomincia ad esistere, per essa continua la (li lei esistenza, e per volere della medesima,
da pubblica utilità consigliata, si modifica o si estingue
dal punto che non sia piìi du lei mantenuta.
Queste brevi ma profonde osservazioni desunte dal nostro diritto pubblico interno, ed
in piena nrmonia colle leggi, colle consue
tudini e rx)lla giurisprudenza del nostro Stato,
bastano a confutare le obbiezioni concernenti
la pretesa incompetenza della potestà civile,
e la violazione della libertà individuale, del
dirilto di libera associazione, e della civile
eguaglianza. — Ved i amo ora come l’onorevole
deputato BroiTcrio risponde alle ragioni che
riguardano la proprietà;
Dopo d’avere fallo distinzione tra Chiesa
e elencato ; dopo aver detto che i beni non
a|)partengono che alla Chiesa, cioè alla congregazione di tutti i fedeli ; l’oratore fa
osservare come i vescovi che ne avevano
l’amministrazione se li siano appropriati disonestamente; ed aggiungeche in ultima analisi e malgrado questa illecita usurpazione,
il clero non può dirsi veramente proprietario, ma amministratore ed usufruttuario
solamente; e che in tutti i casi codesti possedimenti non sussistendo che in virtù di
una concessione civile, possono benissimo
per altra civile disposizione essere annullati;
unumquidque dissolvilur eodem modo quo
'CoUigatum fuit; e questi sani principi l’oratore dimostra colla storia ; ecco le sue parole:
« Nei primi secoli della Chie«asi adopraronoi preti,
più solleciti dei piaceri della terra che dei godimenti
del cielo, a stendere rapacemente la mano sopra i
t>eni temporali ; quindi i romani imperatori adopravansi pur essi alla lor volta a sequestrare le male
acquistalo sostanze. Solo nel tempo di Costantino fu
lor conceduto di (Kissedere; di Costantino che dopo
avere ucciso la moglie, il cognato, il fratello, il figliuolo , meritò il nome di Grande per avere conceduta una dote al vicariodi Cristo. Quindi bene esclamò
Dante Alighieri :
0 Costantin, di quanto mal fu maire
Non la tua conversion, ma quella dote
Che da te prese il primo ricco paire !
« Costantino romano imperatore consacrava adunque per diritto civile il possesso di beni stabili nella
Chiesa; od ecco il romano diritto che viene ad accordare facoltà di possedimento alla Chiesa, facoltà che la
Chiesa ed il clero non possono d’altronde ripetere
che dalla civile legislazione sopra la quale essi vorrebt)6ro collocarsi.
« Dopo Costantino, vedendo gl’imperatori romani
come il clero intendesse avidamente ad estendere
senza misura le proprie posse.woni e ad arricchirsi e
a tesoreggiare, anziché praticare il Vangelo che prescrive agli apostoli la povertà, dicendo ; non habtbitis auTum neqwargentum, ponevano mente a frenare
le ingorde voglie ; e fra essi Teodosio e Valenliniaiui
erano costretti a modificare non che a revocare i decreti di Costantino; ed il clero alla sua voPa doveva
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iicrptlaro lo condizioni di possesso corno venivangli
in vario modo regolate e prescrille dalle vario alternative del romano diritto.
« Da ciò sorge la conseguenza che questa pretesa
proprietà dello clericali corporazioni non essendo altro
che una benigna concessione del diritto civile rii cui
l'esercizio sta nel civile governo, il clero ha obbligo
di assoggettarsi alle disposizioni sue, e dee riconoscere nella legge, e per conseguenza nello Stato quell’alto dominio che regola tutti i diritti della società. »
A quanto dice l’oratore circa l’origine e
l’indole delle proprietà ecclesiastiche, e per
conseguenza in riguardo al diritto che ha
la potestà civile di regolarla come meglio
conviene alla utilità pubblica, potrebbe aggiungersi la storia di tutti i governi antichi
e recenti, liberali e dispotici, i quali fecero
uso di codesto diritto, abolendo conventi,
sequestrando, ripartendo e incamerando i
così detti beni ecclesiastici, e in generale
* esercitando diritti di sovrana potestà sui detti
corpi morali che sono oggetto della presente
legge.
Intorno a’ vantaggi che gli ordini religiosi
arrecarono nei secoli scorsi alla società, e
quindi alla pretesa ingiustizia ed ingratitudine
che si commetterebbe sopprimendoli, ecco
ciò che dice lo stesso oratore:
0 Uno splendido elogio dei conventi ci ha tessuto il
signor marchese Cavour.
« Diss'egli che nel medio-evo i monaci contro la
forza brutale, contro le armi selvaggio tutelarono
l’umana sapienza nei loro archivi, nelle loro biblioteche
ì: !n ciò vi può essere qualche cosa di vero; ma
non si dimentichi che i preti non protessero gli studi
per l’umanilà, ma per se stessi; piuttosto che conservatori, furono confiscatori delle lettere per farsene
istromento di profana dominazione. Invece di promuovere l’umano sapere, i buoni padri ceiravano di
oliindere ben bene le porte dei loro chiostri, acciocché la scien7.a non si spandesse nel popolo. Ed ecco
il modo con cui i preti conservavano gli studi !
i< Ma appena il popolo cominciò ad aprir gli occhi,
appena il desiderio del sapere cominciò a manifestarsi
fuori delle sacre chiostre, ecco i preti ed i frati farsi
acerrimi persecutori dell'ingegno e della scienza.
« Appena si inventava la stampa, i preti ed i frati
la proscrissero ; non era ancora un secolo che la
stampa era messa in esercizio, che già più di venti
mila volumi eran messi all'indice dalla romana curia;
di mano in mano che i>er opera di magnanimi intelletti la scienza faceva progressi, le folgori del Vaticano scagliaronsi sopra di essa. Fu proscritta la chimica, proscritta l’anatomia, proscritta la matematica,
proscritta l’astronomia , fu proscrìtto il magnetismo,
proscritto il vapore, proscritta la vaccina, furono proscritte le ferrovie, proscritti i congressi scientifici, proscritte le scuole normali, proscritti i ricoveri di mendicità , tutto in somma proscrissero costoro, persino
la beneficenza quando non venne esercitata sotto i loro
auspizii e secondo le loro usanze.
« Se l’inquisizione avesse potuto distruggere tutte
le opero che ha proscritte, quale sarebbe oggi il patrimonio dell’umano intelletto?.... Vacuità, ignoranza
e tenebre!
« Udite. —^elle scienze filosofiche furono condanniìti dalla Chiesa, Baconc, Pascal, Locke, Hobbes, Descartes, Grezio, Machiavelli, Montesquieu, Condillac,
Constant, Kant, Rosmini, Gioberti, Beccaria, Genovesi, Gioia, Mario Pagano e cento e cento altri di cui
si gloria l’umana intelligenza.
« Nelle scienze naturali furono condannati Coper
nico, Galileo, Della Porla, Mesmer, Alberto Magno, Buffon, D’Alembert, Gali, Cuvier, Raspail, e moltissimi
altri ; nelle storie, Guicciardini, Macchiavelli,(iibbon,
Robertson, Sarpi, Giannone, Hume,Sismondi, Botta, e
cosi di seguilo.
« Nella letteratura Lucrezio, Ovidio, Boccaccio,
Ariosto, La Foutaine, Milton, Alfieri, Foscolo, Vittor
Ilugo, Niccolini e persino Chàteaubriand, persino Lamartine , persino Giovanni Prati. "
E finalmente l’onorevole.deputato con un
linguaggio non meno veridico che facondo,
fa osservare quali siano i beni che al giorno
d’oggi può la società aspettarsi dagli ordini
religiosi :
a L’educazione clericale è il veleno della società,
perchè nel cuore dei giovani il prete ed il fi ale non
potrà mai instillare che le massime della romana
curia, le quali sono e saranno contrarie sempre ad
ogni sentimento di progresso, ad ogni carità di patria,
od ogni affetto di libertà.
» Lasciando gli ordini che predicano, voi lasciate i
Domenicani, cioè gli apostoli dell'Inquisizione; lasciando i frati che istruiscono, voi lasciate gli I »norantelli, voi lasciate gli apostoli dei Lojolei ; lasciando i
mendicanti voi diminuite al Piemonte l’operoMlà e il
lavoro, e di più voi lasciate sussistere il mal esempio del pauperismo che riprovate coi vostri codici ».
L’onorevole deputato Boncompagni, presidente della Camera e noto pe’ suoi principi moderati e pel suo attaccamento al cattolicismo, cui dimostrò le sue simpatie, nel
suo erudito ed eloquente discorso, rispondeva
alle stolte e ridicole calunnie di coloro che
van gridando volersi con queste salutari riforme colpire la religione.—Noi ci pregiamo
di chiudere il presente articolo col giudizio
ch’egli dà su’ così detti campioni del cattolicisrno :
« lo non voglio rispondere alle acerbe parole che
da autorità venerate nella Chiesa furono lanciate, ma
intendo solo di accennare a coloro che si arrogano un
mandato che essi non hanno, quello di ra|>pn-sentare
la religione ; ebbene, che cosa fecero costoro? Essi la
fecero scendere dal seggio divino, dove debbe riscuotere gli omaggi di tulli i mortali, nel campo dove si
combatte un’ ignobile polemica ; la immedesimarono
coi privilegi, colle prerogative, colle ricchezze dei suoi
ministri; rimisero in onore le superstiziose credenze
del medio evo; accomunarono la causa della Chiesa
con quella degli oppR'ssori, ogni volta che le oppressioni non ricadessero a danno del clericato; insinuarono il disprezzo alle idee liberali che sono anima e
vita delle nostre istituzioni ; giustificarono e lodaron»
lo spergiuro ogni volta che lo spergiuro servisse alla
distruzione della libertà, e fecero segno ad insulti ed a
calunnie i nomi degli uomini più onorali, quando non
consentissero alle loro inciviU dottrine «.
lìi’offesa alla libertà di coscienza.
Da persona, che .ibbiamo motivo di crederò
molto bene informata, ci viene riferito il fatto
seguente, che per il rispetto cho portiamo al
ministero in generale, ed ai singoli membri che
lo compongono, vorremmo di tutto cuore ci venisse dimostrato falso ed insussistente.
Un basso ufficiale di questa guarnigione, giovane alla cui condotta superiori e compagni
non possono se non rendere ottima testimonianza, essendo, dietro lungo ed assiduo esame
della S. Scrillura, arrivato alla oonvinzione cho
la verità religiosa è dal lato dei Cristiani Evangelici, avea chiesto di essere ammesso a fare
parte della loro comunione, il che, dopo mesi
di aspettazione o di prova, gli veniva concesso
nello scorso Natale. Ora, come è naturale, uno
dei primi passi che fece questo giovane, si fu
una domanda allo scopo di [ottenere dai suoi
superiori l’esenzione dalla Messa, come di cerimonia sommamente ripugnante alla sua coscienza di cristiano evangelico. [Il colonnello
sporse la supplica al Ministro della guerra, il
quale avrebbe risposto ; che la qualità dell’individuo dava abbastanza a conoscere aver egli
fatto questo passo senza piena cognizione di
causa; in conseguenza si tenesse la sua abiura
dalla religione romana come non avvenuta;
parimente come non avvenuta Ja sua domanda
di esenzione dalla Messa, un tale favore non
potendosi estendere che ai soli nativi evangelici; e appena finito il suo tempo, anzicchè riammetterlo all’assoldamento di favore, gli si
desse immantinente il suo congedo.
Se tale sia realmente il tenore del dispaccio
ministeriale, noi non possiamo non sentirceno
grandemente rammaricali, e non protestare,
per quanto sta in noi, contro una violaziono
così patente dei diritti della coscienza; violazione che la disciplina militare non è pretesto
sufficiente a giustificare.
Faccia le debite indagini il signor Ministro
per assicurarsi che questo suo subordinato,
in quello che ha fatto, ha agito onoratamente
e non per fini malvagi; o di questo anzichò
rampognarlo noi loloderemo ; ma questa parto
del suo dovere essendo stata adempiuta, adempia ancora l’altra, vale a dire, lasci ognuno
libero di servire Iddio secondo gli detta coscienza, ricordandosi che il rispetto a questa è
il foi\damento più incrollabile del rispetto allo
leggi, e che non v'ha soldato piìi fedele al suo
giuramento, più coraggioso e più obbediente
di colui che negli uomini ha imparato a servire
il Signore, e non sente maggior timore di quello
di offenderlo. *
ESPOSIZIONE EVANGELICA
Grazis e pace a toì da Dio noitro Padre
e dal Signor Gesti Cristo.
1 CoB. 1. j.
La Pace! Chi non ha sospirato, chi non sospira
dietro la pace? E la vita non ci offre che un treno
di guerra perpetua: guerra della natura, per l’indigenza, la malattia, le epidemie, le strettezze, le
intemperie, e i disastri di ogni genere : guerra cogli
uomini, le passioni e gl’interessi dei quali combattono incessantemente i nostri ; guerra col passato,
per le doglianze ed i rimorsi ; guerra col presente,
per lo soffrire, gl’inganni, le fatiche: guerra coll’avvenire, che c’inquieta e ci spaventa: guerra con
Dio e colla sua legge. guerra con Satana e colle
sue tentazioni ; guerra io noi stessi, per questa
lotta interiore fra il bene che noi sogniamo ed il
male che è attaccato a noi; guerra dappertutto!
Poveri fratelli! compagni del penoso pellegrinaggio di questa terra I Voi avete sete di felicità, e non
avete trovato che cisterne crepolate, e vi siete lasciati ingannare al bagliore dei falsi piaceri del
mondo: voi sognavate di bere, e quando vi destaste, ecco l’auima vostra era piucchè mai assettata {SS. XXIX, 8}. Che la pace vi sia data I Non
la falsa pace di coloro che s’illudono, che gridano
pace quando non vi è pace, come il codardo canta
per persuadersi che non ha paura ; ma la pace di
Dioche sopravvanzaogni intendimento, quella pace
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(li cui Gesù diceva ai suoi discepoli; « Io vi lascio
pace, io vi do la mia pace ; io non ve la do, come il
mondo la dà. » (Giov. XIV, 27). Ecco la pace che
noi vi auguriamo.
Come ottenere questa pace di Dio? La troverete
voi nella ricordanza delle vostre buone opere? -Ma
se voi ponete in prospetto il conto dei vostri peccati, da qual parte penderà la bilancia della giustizia divina? Ohimè ! piii voi avrete fatte elemosine, più sentirete quanto esse siano impotenti a
colmare l'abisso che vi separa dall’iddio santo, e
che non è in voi stesso che potete trovare qualche
sorgente di pace.
Che cos’è che darà la pace al reo condannato a
morte, ed il quale è scappato colla fuga dal patibolo? Invano egli cangierà di nascondiglio : la paura
10 persegue e ló turba dappertutto. Un camerata
di prigione che gli dicesse; « Io ti perdono il
tuo delitto » calmerebbe egli le iue angosciel
Nò; non è questi nè il nemico che ha offeso,
nò il suo giudice, nè il suo re; questo preteso perdono non gli sembrerebbe che una burla crudele.
Una sola cosa può rendergli la pace : è la nuova
che egli ha ricevuta la sua grazia segnata dalla
mano del suo sovrano.
Tal’è la nostra situazione dinanzi a Dio. Giustamente condannati pei nostri peccati, noi non abbiamo da aspettare che la niorte ed il giudicìo; e
sappiamo che « è terribile il cadere nelle mani dell’iddio vivente. » Invano cerchiamo di fuggire da
questo pensiero, di distrarci con le occupazioni o
piaceri del mondo, esso ci ritrova nei suoi momenti, ci persegue nella veglia, nella malattia, alla
tomba dei nostri vicini; e più l'evitiamo, più il suo
dardo è pungente.
Questo fardello del peccato che vi accascia, voi
andate qualche volta, per bisogno o per forma, a
depositarlo ai piedi di un prete, che vi dirà forse,
dopo avervi imposte alcune frasi da recitare: « Io
ti astolvo. I Ma questa assoluzione può ella darvi
una pace reale? Siete voi uscito dal Confessionario
colla sicurezza della vostra riconciliazione con Dio?
Questo prete, peccatore come voi, può egli caricarsi dei vostri peccati? Non ha egli abbastanza da
fare pei suoi? Ah! per voi, come pel condannato,
una sola cosa può darvi la pace; è la grazi* del
vostro sovrano, dell'iddio che avete offeso, e che è
vostro giudice e vostro re.
Ebbene! questa grazia vi è offerta. Iddio ha tanto
amato il mondo, eh'Egli ha dato il »uo'unigenitoFigliuolo, acciacchi chiunque erede in lui non peritea, ma abbia vita eterna (Giov. Ili, 16). Ecco il
dono ineffabile ch’è posto oggi dinanzi a voi. Il
Padre ha dato il suo Figliuolo diletto: il Figliuolo
si è dato da per se stesso, si è caricato dei nostri
peccati, e li ha portati sulla croce, sofferendo in
vece nostra, Egli giusto per noi ingiusti, tutto
11 peso della giustizia divina, affinchè chiunque,
Chicrode, crede veramente in lui non sia più sotto
la condannazione, ma possegga la vita eterna. È la
sua obbedienza, è il sangne espiatorio di Gesù che
pub solo colmare l’abisso che il peccalo ha scavalo
fra Dio e voi.
Ohippssa l’anima vostra aprirsi, schiudersi a
questo immenso amore! Possiate voi sentire nel
fondo del vostro cuore la dolce voce del Salvatore
che vi chiama: « Vieni a me, tu che hai sete, vi
dice egli, vieni alla sorgente viviflcanie che io li ho
aperta a prezzo del mio sangue; vieni, 'povera
anima travagliata e caricata, e troverai il riposo;
io ho bevuto fino alla feccia il calice dell'ira di Dio
per darti la pace... che ti bisogna di più? Non dire
che tu sei troppo cattivo, che tu non ne sei degno.... Nissuno n’è degno, e non è per dei degni
che io sono venuto, ma per dei peccatori; io sono
venuto a cercare e salvare ciò che è perduto. Vieni
a me e tu sarai salvato. >
NOTIZIE RELIGIOSE.
ITALIA.
Torre, addi 41 gennaio 4 855.
Caro fratello in G. Cristo!
Mentre la Chiesa di Roma, con pompa tutla mondana
puerilmente proclama la strana dollrina, per non dir
aliro, dell'immacolata concezione di una figlia di
Adamo, ed empiamente calpesta le più esplicit« dichiarazioni del Vangelo, e della stessa Maria nel suo
bell’inno f L'anima mia giubila nel Signore, che è
mio Salvatore. » Lue. i, vers. i6; la Chiesa evangelica , fondala sulle promesse del suo unic-) capo
G. Cristo, innalza al cielo unanimi) preghiera per
un’ effusione ognor più abbondante dello Spirito,
solo capace di dissipare le tenebre dell'errore e del
pec^cato, e di stabilire nella terra il regno del Principe della pace.
Interpreti de' comuni e sentili bisogni furono, in
quest’anno I sigg. Monod di Parigi, coll’ invitar a tal
fíne tutti i cristiani evangelici sparsi nel mondo a un
concorsodi preghiere [>el 2® lunedi di gennaio 1815.
Io sono lieto di potervi annunciare che in questa
occorren7.a i cristiani delle Valli non rimasero estranei
al fraterno invito ; che colla dolcezza della comunione dei santi, provano nel sentimento della propria
debolezza, il bisogno che la buona mano del Signore
sia con loro, come fu già con Nehemia per la grande
opera che sta loro davanti.
Lunedi 8 alle 6 <i2, (ler un tempo oltremodo propizio, una numerosa assemblea riempiva il tempio di
Torre. L’aspetto di quel po[X)lo sereno e raccolto
disponeva l'animo alle dolci emozioni, agli efficaci
insegnamenti della circostanza. — Per ben tre ore,
diversi membri, si ministri che altri fratelli, tennero
desta l'attenzione di tutti, con alternali esercizi di
canti, di fervide preci e di pressanti allocuzioni.
L’oggetto e l’importanza della riunione, — la necessità dello Spirilo per noi, — la promessa positiva
del Signore, — il fallo della Pentecoste, — i frutti
evidenti del medesimo Spirito nella vita cristiana, ed
anzitutto la conversione, furono svolti al cuore
d’ognuno, — e vogliamo sperare con qualche benedizione.
Un’ullima preghiera in lingua italiana ci rendeva
cara e presente l’opera nostra d’evangelizzazione in
diverse città della patria — e vivamente la raccomandammo al divino Capo della Chiesa, con le opere
tutto intraprese a sua gloria in sulla terra.
Ed io credo essere interprete del comune sentimento, nel dichiarare che questa fu una santa convocazione, e che ognuno provò, ritirandosi, ch’egli è
pur cosa buona che i fratelli siano radunati nel nome
del Signore, — che quivi è la benedizione e la vita
in eterno. Salm. 133.
Gradite, diletto fratello, i miei sensi d’affetto in
Cristo. Tutto vostro — B. Malan.
Gewova (.Vosiro Corrigp.) La Domenica sera alle
cinque, per qualche mese, invece della spiegazione
del Vangelo, si esporrà nella nostra cappella (mura
di santa Chiara) la storia di varii dommi. Si è cominciato con quello del Sacramento dell' Eucaristia,
due nomi questi che seguitiamo ad adoperare, abbenchè non si trovino nè l’uno nè l'altro, nè quello
di Messa nel Vangelo. Quanto è istruttivo il seguire
lo sviluppo dei successivi errori per cui il rito cos'i
semplice della cena del Signore è stato adulterato!
Chi lo direbbe che la Messa non è che la S. Cena,
0 chi avrebbe mai credulo che questa fosse divenuta la Messa ? — Non usiamo fare il culto la mattina nei giorni festivi della settimana, per nonconsecraro quell’uso di feste settimanali cosi contrario
alla legge di Dio che comanda di lavorare sei giorni
e di santificare il settimo; ma per non perdere l’occasione di annunziare l'Evangelo, teniamo però
adunanza, ed abbiamo sempre alle cinque pomeridiane un servigio alla cappella.
— S’ò tentalo di spargere in tii'nov» l'opinone chn
Valdesi e Mazziniani facciano causa cutniine; non già
in Torino o nello Valli, ma in questa sola cillà. Finché lo insinua il Cattolico soltanto, non v'è da prendere la cosa sul serio, ma quando uomini onorevoli
e moderali por sistema lo asseverano, l'amore del
giusto e del vero ci porla a dichiarare quanto sarebbe assurdo, e come è insussistente quel connubio,
imagìnato non so in quale uffizio.
Chi siamo noi per darci qualche minimo vanto di
partilo politico? Quali aiuti, quali influenze possiamo
procacciarea qualunque siasi parlilo, onde venisse ricercata 0 stimala la nostra coalizione? Nessuno mai
ci fece proposte di sorta, ma certifico che ge mal alcuno ingannalo sul nostro conio, ce ne facesse, noi
saremmo abbastanza modesti per dir loro che nulla
possono aspellare dalla nostra pochezza, e che,
su tale proposito, non siamo degni deiratlenzione
fattaci.
Noi amiamo la librarla, e tulli coloro che aderiscono
ai nostri principi religiosi non possono che amarla,
si pel loro proprio vantaggio, che |h>I bene comune,
morale e materiale, llavvi bisogno di essere Mazziniani per essere liberali? Non basta l'essere evangelici, veri cristiani? Secondo il Vangelo, l:i coscienza
è superiore a tulle le leggi sociali; ciò che si commette contro a questa è delitto punibile pregio i tribunali della terra ; ciò eh'ó fatto contro alla coscienza
è peccato, colpa punibile al tribunale di Dio. Perciò
ogni cristiano evangelico vorrà (M*r si; e per tulli libertà di coscienza, e<l in conseguenza libertà civile
bastantemente larga per ogni buona e proficua operosità. Promotori, conservatori, difensori di civili libertà, tutti hanno la nostra simpatia in dà, tutti merilano la nostra gratitudine, |K;r quel benefizio di cui
la società intera va loro debitrice. Ma quel bene ,
quantunque prezioso ei sia, non è a giudizio nostro
il sommo bene. Lo scoi» dei parlili politici non è la
meta suprema, ed anzi non è per noi fine, ma mezzo
per giungervi; onde noi non siamo d'alcun partito.
I Valdesi non sono stali mai, e non mai saranno un
partito politico, niente più a Genova che altrove.
Roma. — II papa invitò tutti i cardinali a vedere
il triregno mandatogli dalla regina di Spagna, che
in magnificenza supera quello donalo da Napoleone
a Pio VII. —Con qual coraggio la fazione clericale
può predicare la povertà di spirito e il disprezzo
delle ricchezze terrene, essa che tonto si compiace
di coleste profane magnificenze?
— I Domenicani di Roma han veduto con grande
rincrescimento la proclamazione del nuovo domma
sul cosi detto Sine labe. Essi dicono che una questione di s'i grave importanza non poteva essere
decisa che in un concilio universale. Molti, con
lutto il rispetto che professano al papa, credono che
la definizione pontificia, non fosse altro, per mancanza di forma è nulla.
ESTERO
Ginevra. — Il signor Bartolucci toscano, domiciliato a Ginevra, sta per aprire in colesta città un
corso in lingua italiana, nel quale si propone di
trattare dell’origine e dei progressi del potere temporale dei papi. — L’argomento per fermo è bellissimo e degno del talento del nostro amico, cui
auguriamo ottimo successo.
— Nella seduta del Gran Consiglio 3 gennaio,
uno dei membri di questo corpo ha annunziato che
fra poco avrebbe presentato un progetto di legge
sulla separazione della Chiesa dallo Stato.
— In una deliberazione recente il Gran Consiglio
ha reso un nuovo omaggio alla libertà di coscienza
dispensando dall’ obbligo di prestare giuramento i
membri dei consigli ed i giurati che dichiarerebbero un tale alto incompatibile colle loro convinzioni.
Fbarcia. — In parecchi giornali si legge che 1«
4
relazioni fra il governo francese e la curia romana non sembrano essere le più amichevoli.
11 governo francese si sarebbe tenuto offeso da ciò
che il papa, nella sua ultima allocuzione, non abbia
fatto cenno del procedere della cattolica Francia
contro la scismatica Russia in Oriente. Dal canto
suo il papa vedrebbe di mal occhio che l’imperatore non si appalesi più decisamente contrario al
gallicanismo.
Irlanda. —Societh delle missioni irlandesi. — I
seguenti ragguagli che togliamo ad imprestito dal
Bulletin du monde chrélien dicon abbastanza quanto
frutti l’opera di tale società: Quaranta sono le
sue stazioni in cui sono occupati 56 ministri dell’Evangelo, 351 lettori della Bibbia, 150 maestri o
maestre e 443 sotto-maestri irlandesi ed inglesi, in
totale millfi persone. La città di Dublino che non
contava tre anni or sono che una sola classe di
controversia, seguila da circa 40 cattolici romani,
ora ne conta cinque frequentate da circa 3000 uditori. La stessa proporzione si scorge dappertutto
dove l’Evangelo è stato annunziato dagli agenti
della Società. Ma la prova più indubitata di tali
progressi l’abbiamo nell’estratto seguente del Mandamento dell’ultimo sinodo cattolico romano di
Drogheda:
« Mai, egli dice, a niun’ altra epoca della nostra
'( storiai principii fondamentali della nostra santa
.< religione sono stati esposti ad attacchi così insiti diosi come in questi giorni. Noi vi raccoraan« diamo di adoperare tutti i mezzi di cui potrete
K disporre onde liberare il nostro paese da questa
.< pesfe. Noi scongiuriamo il nostro Clero, lo So« cietà di S. Vincenzo de’ Paoli che fortunatamente
« trovansi stabilite in tutte le città di questa pro« vincia, di combinare i loro sforzi onde allonta« nare le tentazioni che fanno soccombere i nostri
u parrocchiani. Non è più possibile il dubbio che
« il proselitismo sistematico che si esercita ai noli stri di non ottenga molti successi nella provincia
c di Conaught e nel Kerry. Egli è pur troppo
« vero che i nostri sacri altari sono stati abbando« nati da migliaia di persone nate e battezzate nel. l’antica fede dell’ Irlanda.... I distributori di nii« nestre c di trattali faranno dunque l’opera che
« l’onnipotenza dell’ Inghilterra, per 300 anni, è
Il stata incapace di compiere? »
Ieri verso mezzogiorno Torino fu contristato dall’infausia notizia che avea
cessato di vivere l’Augusla Vedova di Re
Carlo Alberto. — Compianta da tutti l’illustre defunta lo sarìi specialmente dai
poveri a cui si mostrò mai sempre madre pietosa ed affezionata. Le preghiere
di quanti sanno pregare non faranno
difetto alla reale famiglia profondamente
afllitla da questa morte e dalla malattia
di S. A. II. il duca di Genova.
BOLLETTIKO POLITICO.
Un dispaccio di Vienna annunzia che il principe
di GorgiakofT dichiarò di accettare senza riserva
l’interpretazione delle garanzie che gli fu comunicata.
Un altro dispaccio anch’esso di Vienna porta che
1 rappresentanti delle quaUro potenze si sarebbero
messi d’accordo sul senso e la portata dei punti
fondamentali che devono servire di base a’ negoziati teudenli a ristabilire ta pace.
Nella conferenza del 28 dicembre il principe
Gorgiakoff domandò che, in caso di dover procedere a traUative concernenii la pace, perche questa sia stabile e duratura, converrebbe ammettere
alle conferenze i rappresentanti degli altri governi
europei, non escluso quello del Sultano. I plenipolenziarii di Francia ed d’Austria appoggiarono la
proposta. Gli ambasciatori aspettano nuovi poteri
per aprire le conferenze.
L’Austria ha domandato alla Prussia la mobilizzazione dell’esercilo, stabilita nella loro convenzione del 20 aprile 1854. come pure la mobilizzazione di metà del contingente federale; ma la
Prussia ed i principali Stati della confederazione
ricusano di soddisfare per ora alla domanda del gabinetto di Vienna.
La missioue del signor Usedom a Londra, come
pure l’altra tiel colonnello Manteuflel a Vienna, a
quanto ,ne dicono i giornali esteri, sembrano entrambe fallite.
Il principe Paskevic’, governatore della Polonia,
è stato richiamato in freUa a Pietroburgo. Si pretende che dall’abboccaniento tra lo czar ed il suo
luogotenente generale possa dipendere una detHnitiva risoluzione o della guerra coll’Austria, o delle
trattative colle potenze occidentali.
A Pietroburgo, in occasione della festa di S. Nicolò furono fatte dimostrazioni tuli’altro che pacifiche: la popolazione era tutta entusiasmata contro
l’Europa eterodossa e rivoluzionaria.
I preparativi per la guerra continuano in Russia
in modo formidabile; Kronstadt vien munita di nuove
batterie; le piazze forti del Baltico approvvigionate.
Anche le potente occidentali si preparano per
una guerra più o^tínata.
II governo francese ha presentato al corpo legislativo la legge sulla leva di 140,000 nomini. E lo
stesso governo ha deciso cho i soldati liberablli col
31 diceuibie continueranno a restare sotto lo armi
sino a primavera, aspettando d’essere rimpiazzati
dalla classe del 1854. Gli agenti inglesi bau cominciato l'assoldamento in diversi cantoni della Svizzera.
Un dispaccio di MencikofTreca che nulla di nuovo
era arcaduto a Sebastopoli sino al 2 gennaio.
Pa Ddessa si ha notizia che il principe .MencikufT
non chiede più altri rinforzi, ma ciie giornalmente
partono carri con viveri e munizioni, attese con
impazienza a Simferopoli.
Pari! che i turchi capitanati da Omer-pascià intraprendano una tirando spedizione da Eupntoria
contro la capitale della Crimea. Questa notizia concorda coH'altra. giusta la quale Osten-Sachen con
un corpo di 45,000 uomini, 12,000 cavalli e 80 cannoni si preparerebbe ad operare contro Eupatoria.
Si calcola che dal pripcipio della campagna l’esercito anglo-francese, sia per battaglie, sia per
malattie, abbia perduto di già 50,000 uomini —
27,000 francesi e 23,000 inglesi.
Il governo spagnuolo. per molivi d’economia, ha
deliberalo di sopprimere le legazioni di Parma, Toscana, S'fizzera e Panimarca, o ridurre a legazioni
di secondo ordine quelle di l’iemonte, Napoli, Messico e Turchia.
Í5 italo conchiuso il trattato d’alleanza tra il governo Sardo e quelli di Francia e d’Inghilterra.^—
In conseguenza di questo trattato ha dato la s”iia
dimissione il generale Dabormida, ministro defili*
alfari esteri, e a quanto (iice>i. anche il signor l’.ileocapa, ministro dei lavori pubblici.
UroHMO Uomrnlro |ceren(p.
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Macchier Giov. Battista.
Torino, 1855.— UNIONE TIPOCRAKICO-EDITRICE TORINE-SB