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I
ECO
DELLE mLLT VALDESI
biblioteca valdese
torre pellice
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVIJ - N. 40
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
f Eco: L. 2.500 per Tinterno ' Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
\ L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 _________
TORRE PELLICE - 13 Ottobre 1967
Vnirniii. ClaudìaDa Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Dalle 95 tesi di Lutero
Remissione compieta
VOCAZIONE E MINISTERI
Tesi 36. Qualunque cristiano veramen
te pentito ottiene la remis
sione plenaria della pena
cella colpa che gli spetta, an
che senza le lettere indui
genziali.
Tesi 37. Qualunque vero cristiano, vi
vo o defunto, ha, datagli da
Dio, la partecipazione a tutti
i beni del Cristo e della Ghie
sa, anche senza le lettere in
dulgenzialì.
Queste due Tesi ci fanno quasi
toccar con mano quello che è stato
ed è tuttora il cuore vivo e palpitante della Riforma: la scoperta della
misericordia di Dio, la scoperta del
Dio che fa grazia. Si è trattato di
una vera scoperta: certo, la Chiesa
del tempo parlava anch’essa della
misericordia e della grazia; ma
quella di Lutero è stata ugualmente
una scoperta nel senso che a un certo punto Lutero si rese conto che la
misericordia di Dio era infinitamente più grande di quel che la dottrina
cattolica, col suo complicato e tortuoso sistema penitenziale, lasciava
supporre; Lutero si accorse che Dio
amava molto di più e molto meglio
di quel che la Chiesa lasciava intendere; si rese conto, insomm-a, che
Dio era un’altra cosa rispetto a
quello che la Chiesa andava dicendo. Lutero capì allora che la Chiesa non è necessariamente lo specchio che riflette fedelmente la realtà di Dio davanti agli uomini, può
anche diventare uno schermo che
nasconde la realtà di Dio agli uomini. Lutero capì che il vero specchio
di Dio .-Il questa terra non è la Chiesa ma Gesù, per cui non bisogna fidarsi della Chiesa ma solo di Gesù.
Ma tutto ciò si precisò in seguito:
aH’inizio non v’è altro che il festoso annuncio della misericordia di
Dio a un popolo abituato a sentir
parlarti solo più della misericordia
del papa e della Chiesa, che erano
venuti in aiuto ai poveri peccatori,
vendendo indulgenze a profusione.
Ma Lulero predicò che la vera indidgeiìza è il perdono di Dio.
Misericordia, grazia di Dio: oggi
queste espressioni sono logore, consunte daH’uso. Le possiamo ripetere
senza che nulla vibri in noi e forse
senza neppure renderci ben conto
di che cosa stiamo parlando. Ma
proprio questa è la miseria della
cristianità del nostro tempo: che ha
di nuovo perso, come ai tempi di
Lutero, se pure in forme nuove, il
senso della misericordia di Dio. E
chi ha perso questo ha perso l’essenziale. Per i Riformatori invece
la misericordia di Dio fu la perla
preziosa che essi acquistarono vendendo tutto il resto. « Qualunque
cristiano veramente pentito ottiene
la remissione plenaria della pena e
della colpa » : è il semplice e limpido annuncio del perdono dei peccati. In fondo, la Riforma è tutta qui;
ma qui c’è tutto. Il perdono dei
peccati è il sommario dell’Evangelo
ed è la chiave del messaggio della
Riforma. Oggi si dice che l’uomo
non si sente peccatore e quindi non
sente bisogno del perdono di Dio,
nè di confessargli le sue colpe, nè
tanto meno di pentirsi davanti a
lui. Anche la Chiesa non sa capire
qual’è il suo peccato, non sa dove
comincia e dove finisce e quindi non
confessa mai nulla di preciso a Dio
e non si pente di nulla. Tutti questi
son segni, oggi, che c’è poca fede e
molta indidgenza (verso se stessi):
proprio come ai tempi di Lutero.
Solo che oggi non c’è Lutero.
* *
« Anche senza le lettere indtilgenziali ». Questa piccola frase è
importante perchè segna l’avvio di
quella grande opera di purificazione
della dottrina cristiana che la Riforma attuò con molto rigore e coe
renza. Anche senza le lettere di indulgenza —. anche senza le opere
meritorie — anche senza Maria e i
santi — anche senza il papa e la
gerarchia — anche senza la tradizione — anche senza gli ordini monacali — anche senza il latino —
anche senza tante altre cose che esistevano nella Chiesa di allora (e
tuttora esistono), ma che sono del
tutto superflue là dove c’è vera fede, vera conoscenza di Dio, della
sua misericordia, là dove si partecipa a tutti i benefici di Cristo. La
Riforma ha purificato la Chiesa
eliminando tutte le cose inutili. Per
fare un solo esempio : chi ha Cristo, non ha bisogno di Maria o dei
Santi. La Riforma ha avuto il coraggio di fare tutte le amputazioni
richieste dalla fedeltà aH’Evangelo
apostolico.
Qualcuno pensa che la Riforma,
facendo così, ha impoverito la Chiesa. Noi pensiamo invece che è stato
un grande guadagno. E’ come quell’uomo della parabola che vende
tutto per comprare il campo nel
quale è nascosto il tesoro che egli
ha scoperto : quell’uomo, così facendo, non ci ha rimesso, ci ha guadagnato.
Sì, anche senza lettere indulgenziali. Non sono necessarie: il sacrificio di Cristo è più che sufficiente.
Ma allora che cosa è necessario?
Gesù, un giorno, l’ha detto : « Di
una sola cosa fa bisogno... ». La Riforma sapeva qual’era.
Paolo Ricca
Da un po’ di tempo a questa parte
la scarsezza e la mancanza di vocazioni ai vari ministeri della Chiesa, ed
in maniera speciale al ministero pastorale, si presentalla in forina quasi
drammatica all’inizio di ogni nuovo
anno accademico nella nostra Facoltà di Teologia. I tentativi di analizzare la situazione e di spiegare il fenomeno non mancano, ma lasciano seiiipre in un modo o nell’altro insoddisfatti; il presente contributo vuole
analizzare due aspetti del problema,
che mi sembra siano stati sinora trascurati, ma che hanno non poco rilievo anche ai fini di trovare una soluzione.
Il primo aspetto che vorrei esaminare è quello del carattere stesso di
una vocazione ad un ministero nella
Chiesa, e mi riferirò specialmente a
quello pastorale, per essere quello del
quale conosco di più dopo vari anni
d’insegnamento in Facoltà teologiche.
Che cos’è dunque la vocazione al ministero e come si realizza? Credo che
nella gran parte dei casi l’opinione
corrente che regna al riguardo si lascia riassumere in alcuni dati relativamente semplici. La vocazione al ministero avviene quasi sempre su d’un
piano individuale, come nuovo rapporto tra il credente ed il suo Signore; può assumere caratteristiche che
Verso FAsseiobiea Costituente
della Federazione Evaii^el, Italiana
ROMA. - La Tavola Valdese ha nominato i dieci delegati di sua spettanza alla prossima Assemblea Costituente della Federazione delle Chiese
Evangeliche d’Italia (Milano, 2-5 novembre p. V.), nelle persone dei signori Salvatore Caponetto, Marco Gay,
Giorgio Peyronel, Mario Alberto Rollier. Marco Rostan e dei pastori Ernesto Ayassot, Achille Deodato, Carlo
Gay, Giorgio Girardet, Pierluigi Jalla.
Come si ricorda, 32 delegati, proporzionalmente ripartiti per Distretto, sono
stati designati dallo scorso Sinodo (e
i nomi sono stati pubblicati su queste
colonne ) ; è possibile che vi sia ancora
qualche variazione, per ragioni di forza maggiore; ad ssompio, per il I Distretto il past. Alfredo Sonelli sostituirà il past. Giorgio Tourn e per il
VI Distretto il past. Salvatore Briante
sostituirà il past. Tullio Vinay.
dt «/« Alberto Soggin
si considerano comunemente mistiche: visioni, audizioni ecc. Si tratta
di un elemento ovviamente ereditato
dal pietismo, che finisce, volere o volare, per fare del pastore un credente
di caratteristiche spirituali superiori
a quelle degli altri membri della, comunità e che ne fa una specie di sacerdote, anche se esternamente continuiamo a professare il sacerdozio universale di tutti i credenti. La persona
cosj chiamata in forma speciale si
presenta dipoi al proprio pastore, il
quale, dopo averne informato il Concistoro (se è particolarmente preciso
nell’esercizio delle proprie funzioni),
raccomanda il giovane alla Facoltà.
Nasce così! uno studente in teologia,
un futuro candidato al ministero pastorale. Dà certamente nell’occhio che
un ministero che si svolgerà essenzialmente in seno alla comunità e nei
confronti del mondo esterno col quale la comunità entra in contatto, giunga a materializzarsi in forme che escludono, praticamente, ogni intervento della comunità stessa, senza
contare i caratteri sacerdotali che il
ministero cosi acquista. Questi ultimi appaiono evidenti nei requisiti che
la comunità impone ai propri pastori
ed ai loro familiari, requisiti che sembrano quasi voler concentrare nel pastore e nei suoi una specie di santità
vicaria, sostitutiva di quella della comunità stessa, che pure dovrebbe essere composta di persone ugualmen
A FIRENZE QUASI UN ANNO DOPO! ^ALLUVIONE
Si chiude ii Centro Evangeiico
di Soiidarietà: si costituisce
un Centro Sociale Protestante?
Dopo nove anni di altivilci, il Consiglio
del « Centro Evangelico di Solidarietà » di
Firenze ha rassegnato le sue dimissioni nelle mani delle comunità evangeliche fiorentine: rimarrà in carica solo il tempo necessario affinchè le comunità stesse possano
formulare le loro decisioni.
Abbiamo dato più volte notizia di questa
attività che si è nettamente distinta da
ogni altra consimile, per la sua durata e
per l’entità del lavoro svolto, e che quindi consideravamo come un esempio, non
perfetto ma concreto e vìvo, da proporre
all’attenzione di fede delle nostre comunità.
Comprendiamo l'intenzione di questi fratelli e di queste sorelle, il desiderio che le
comunità intere avvertano la loro responsabilità, il senso sfibrante di una responsabilità fin qui portata in pochi, il desiderio di
passare da una fase « artigianale » a un’opera più ampia e funzionale. Ci permettiamo
soltanto dì augurarci ■ qualunque decisione venga presa in seno all’evangelismo fiorentino — che questa bella attività non venga troppo istituzionalizzata; ma che si sappia, anche in nuove e più funzionali strutture. serbare quella spinta d’impegno^ personale che il lavoro artigianale senz'altro
comporta.
Appunto tenendo conto della n esemplarità » accennata sopra, pubblichiamo, riprendendoli dal bollettino del Centro (agosto ’67) parte della presentazione della nuova proposta, e delia relazione sull attività
assistenziale svolta grazie agli aiuti ricevuti
da tanti al momento dell’alluvione.
Chi ha in qualche modo seguilo, lungo
l'arco di nove anni, Tattività del « Centro »
sa quale tipo di lavoro sia stato svolto all’interno e all’esterno delle Comunità per
i disoccupati e disadaitati, per gli « esclusi », per i senza-Cetto e i « senza-cervello »,
per chi mangiava troppo poco e per chi beveva anche troppo copiosamente.
In che modo tutto questo è stato fatto?
Anche ciò è noto; con buona volontà e
fantasia non disgiunte da una certa organizzazione. Insomma il « Centro » ha lavorato come un artigiano, ordinato ed improvvisatore al tempo stesso.
Qualcuno a questo punto potrebbe dirci, posandoci idealmente la mano sulla spalla : « ragazzi, non fate storie e continuate
cosi che va bene». Cari amici, vi diciamo
DA UNA PRIMA,
E POSITIVA,
FASE ARTIGIANALE
SI PASSERÀ A UNA FASE
PIU’ FUNZIONALE,
DA UN IMPEGNO
PERSONALE
A UN IMPEGNO
COMUNITARIO?
chiaramente che non facciamo storie ma
guardiamo in faccia la reaiià per non spendere malamente le scarse energie rimaste e
perchè sentiamo, pesantissima, la responsabilità di maneggiare il vostro denaro.
Orbene, guardandoci intorno, bisogna
riconoscere che la realtà economica e sociale dell'ambiente in cui viviamo è notevolmente cambiata in questi ultimi tempi;
infatti v’è, almeno su quesito piano, a parte
la momentanea situazione alluvionale, un
innegabile progresso dovuto a moltepiici
fattori quali lo sviluppo industriale, l'aumentato livello medio di cultura, il potenziamento degli organismi previdenziali e
mutualistici. Ne consegue che oggi le necessità di donare un vesiito, dei viveri, delle medicine, dei mobili usati, di cercare
lavoro, di sostenere una famiglia in vista del
suo inserimento nella società circostante,
vanno, all'interno delle nostre Comunità,
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
uni ................. ...............
te chiamate a vivere una vita consacrata al proprio Signore.
Orbene, mi sembra evidente che
ogni credente, in quanto tale, è stato
chiamato al sacerdozio e s’integra pertanto nella Chiesa ; la vocazione al ministero non è una vocazione speciale
da parte del Signore, è un riconoscimento da parte della Chiesa che il
giovane (o meno giovane) Tizio ha
ricevuto particolari doni che lo rendono atto al ministero pastorale o a
qualche altro ministero nel suo seno.
In altre parole: la vocazione divina
costituisce la Chiesa; la vocazione ad
un ministero è la vocazione che la
Chiesa rivolge a quei membri che considera abbiano ricevuto doni particolari per la predicazione del 'Vangelo,
per la catechesi e per la cura d’anime nel caso del pastorato, per altre
funzioni nel caso di altri ministeri. La
cosa appare evidente nella forma, con
la quale la Tavola si rivolge ai candidati perchè si presentino all’esame di
fede o ai pastori perchè accettino una
forma particolare di ministero : « La
Tavola ha deciso di rivolgerle vocazione... ». La formula è pienamente corretta, anche se in passato pensavo
che non fosse tale: nella Chiesa Valdese è la Tavola, in seguito alla segnalazione della comunità ed agli studi
compiuti, che «rivolge vocazione» al
candidato. D’altra parte proviamoci
ad immaginare cosa succederebbe se
alla famosa quarta domanda dell’esame di fede davanti al corpo pastorale : « Vocazione personale » il candidato rispondesse: «Ho ricevuto una
lettera dalla Tavola... ecc.! ». L’attuale prassi mostra dunque una specie di
strano ed illogico dualismo, tra la
Chiesa che chiama (correttamente) ed
una forma di vocazione personale diretta, potenzialmente indipendente
dalla comunità nella quale dovrà poi
realizzarsi.
A scanso d’equivoci vorrei puntualizzare : non nego affatto che la vocazione rivolta ad un membro di Chiesa
per un qualche ministero possa esspe
accompagnata da esperienze di tipo
personale, diretto ; nego solo che una
esperienza del genere sia condizione
necessaria e sufficiente perchè una
persona imposti la propria vita futura
nel senso di un ministero full time
nella Chiesa. Non è condizione necessaria perchè molti sono i ministri
giunti alla consacrazione senza avere
avuto esperienze del genere; in altri
casi un’esperienza del genere non può
essere senz’altro condizione sufficiente perchè la Chiesa raccomandi un
proprio membro per l’iscrizione alla
Facoltà. Per fare un esempio che considero quasi tipico : in una delle Chiese Valdesi dell’Uruguay vi è attualmente un giovane che ha già parlato
più volte col proprio pastore della propria vocazione al ministero pastorale,
d’altra parte non intende recarsi alla
Facoltà Evangelica di Teologia di
Buenos Aires, ma ad un Seminario
biblico fondamentalista di propria elezione. Ora mi sembra ovvio che questa stessa impostazione rende il giovane in questione inadatto ad un ministero nella Chiesa Valdese, per tutta
un’impostazione teologica e culturale
che il suo atteggiamento presuppone.
In altre parole, la Chiesa, senza entrare nel problema pedonale della
sincerità del giovane in questione
(problema di foro interno che è molto
difficile se non impossibile esplorare),
non gli può riconoscere quei requisiti
previ, quei doni dello Spirito che lo
rendono atto alla conduzione di una
comunità, ed il giovane, nonostante
tutte le proprie proteste vocazionali,
dovrà essere respinto come studente
in teologia della Chiesa Valdese, per
quanto duro possa essere per lui e per
il suo pastore.
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
.miimmiiiHmiiiiiiiiiiiiiiiiitimitliitiiimii'iitoi'i'i'itii'iii""'
Fisco, Stato e Chiesa (Romana)
Nell’articolo « Significato del XX
settembre » apparso sul n. 38 de « La
Luce-Eco », viene accennato allo scritto di Arrigo Colombo pubblicato sulla
rivista laica cattolica « Il Mulino » ( n.
3/1967) a proposito delle evasioni fiscali... legali della Chiesa romana.
Ritengo interessante riprendere l’argomento: l’autore, che intitola il suo
articolo : « Fisco, Stato moderno e
Chiesa » esamina la nascita e l’evolversi dell’istituto fiscale, premettendo
che la questione non è solo «italiana », anche se da noi « il disordine e
la corruzione delle strutture amministrative» e — aggiungerei — il no
stro « antistatalismo » ne fanno un
male acuto e cronico.
L’A. rileva che « una particolare ombra di negatività, uno spirito di sfiducia si addensava nella società cristiana che, pure nel travaglio dello spirito laico, costituiva la compagine teologica della comunità (egli qui allude
al Medioevo). Ne derivava, nella teologia cattolica, la formulazione della
dottrina della « pura penalità della
legge », e cioè non obbligante la coscienza; formulazione che i moralisti
cattolici vanno conservando e proponendo intatta fino al Concilio Vaticano II ».
Questa teoria venne da loro appli
cata anche nei riguardi delle legislazioni fiscali, mentre l’insegnamento
cristiano non era certo diretto in questo senso. Ed a sostegno, il Colombo
cita vari passi delle Sacre Scritture,
fra cui l’Epistola ai Romani (13: 5)
dove Paolo parla espressamente di
« sottomissione non solo a motivo della punizione, ma anche per motivo di
coscienza ».
Sebbene nel secondo dopoguerra
questa teoria della « pura penalità »
venga a poco a poco superata, Tauto
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
P“.
N. 40
13 ottobre 1967
Libertà di parola
’’Signore, considera le loro niinaccie, e concedi ai tuoi
servitori di annunziar la Tua Parola con ogni franchezza”. (Atti 4: 23-31)
Quando Pietro e Giovanni « vennero ai loro », sulla Chiesa gravava la minaccia di essere risospinta all’interno di se stessa e messa
a tacere. Sappiamo che cosa devono aver provato questi uomini:
quella sorta di paralisi attanagliante, quel vuoto interiore, quella
sensazione di impotenza di fronte a opposizioni mortificanti che raggelano l’animo. Elia, vagante nel deserto di Horeb, in una situazione
analoga, chiese a Dio di morire.
Eppure anche Pietro e Giovanni, come l’antico profeta, avevano
visto agire l’Iddio vivente e vero. Lo zoppo mendicante risanato alla
porta del tempio era il segno visibile dell’operato della fede nel nome di Cristo. Adesso è stato loro ingiunto di non parlare più di quel
nome. Adesso la Chiesa prega. Forze contrarie al Signore e al Suo
Unto sono sorte a frenare l’espansione del Regno. Sono diverse e in
lotta tra loro, ma coalizzate contro un nemico comune. Sono le forze
del mondo in rivolta a Dio. Quelle del compromesso sociale (Erode),
dell’oppressione militare (Pilato), del paganesimo e della religione
costituita. La Chiesa non può che smobilitare nel tempo della congiura delle forze contrastanti, se non si pone in assetto di guerra davanti al Suo Signore, creatore del cielo e della terra, con la richiesta
precisa che la Parola venga annunziata in cc tutta franchezza », cioè
con autorità.
Non si tratta di una richiesta di maggiore eloquenza o di aggiornamento del linguaggio. Il termine originale indicava nell’antioa
Grecia il diritto alla libertà di parola. Nel Nuovo Testamento indica
da un lato la libertà nei rapporti con il Signore (Ebrei 10: 19), dall’altro il potere di comunicare la Parola della salvezza con potenza
(Efesini 6: 19-20).
Oggi più che mai abbiam bisogno di alzare la voce a Dio perchè
Egli consideri le minacele, quelle vere, quelle che acquistano forma
e concretezza aH’interno del nostro mondo e conceda al Suo popolo
di non soccombere, ma di far valere la Parola del Vangelo di Cristo.
Michele Sinigaglia
Come, dove, quando nascono
Vocazioni pastorali
Trent’anni ia una originale inchiesta è stata compiuta nella chiesa (presbiteriana) di Scozia, fra studenti in
teologia o giovani che stavano per diventarlo. Lo scopo era di stabilire in
quali ambienti o circostanze nascono
con più frequenza le vocazioni al pastorato.
I risultati dell’inchiesta sono costituiti da una serie di tabelle molto interessanti, ma troppo dettagliate per
poterle riprodurre. Si possono però
dedurre alcune conclusioni, sempre di
natura statistica:
« PREMIO FAREI »
ALLA TV SVIZZERA
(S.P.P.) Sotto la denominazione di « Premio Farei » le Chiese protestanti della Svizzera romando, in stretta collaborazione colla
Televisione, hanno istituito un premio annuale destinato a rieompensare la migliore
trasmissione religiosa protestante messa in
onda dalla televisione romando. A partire
dal 1968, si spera estendere questo coneorso
alle altre televisioni francofone d’Europa, e
dal 1969, a tutte le televisioni di lingua
francese del mondo. Il premio verrà di volta in volta assegnato all'ente televisivo produttore della trasmissione, al regista ed alla
sua « équipe » ed al consigliere religioso che
l’avrà preparata.
Esso consisterà in una vetrata dipinta da
Bodjol, pittore di Ginevra, che verrà data
alla televisione ed al consigliere religioso,
mentre al regista ed alla sua « équipe » verrà data una gratifica in danaro. Se Farei ci
ricorda anzitutto la Riforma a Neuchâtel,
non bisogna dimenticare che quest’uomo ardente di fede annunciò la Parola di Dio anche a Ginevra, nel Giura, nel paese di Vaud
ed in Francia.
•itiiiiMmiinmiiiiiiiinniMii
l•Ill'lrlml1llllll■lllllMlltlllllllhKl
Da un marcato a!Tal tro
Al mercato di P. pioviggina: c’è un
solo venditore, sotto una gran tenda,
con immense forme di formaggio; il
mereiaio di libri sosta alcuni istanti
nello slargo e dal suo collega provvisorio viene a sapere che nella cittadina
di S. c’è una gran fiera di San Chiaffredo. Infatti la gente del contado è
piovuta in massa a S. e l’ambulante
vaga ora da una bancherella all’altra
per trovare anche lui un posto, un
piccolo posto per il suo tavolo da
60 X 90. Un vigile premuroso s’affanna
anche lui per sistemare quello strano
mercante, con borsa, tavolo e pacchi
di libri, che « omnia sua secum portât ».
Anche qui c’è una legge, un diritto,
un pezzo di terreno da difendere, soprattutto per chi è arrivato all’ora antelucana; le «boine» riaffiorano con
il codazzo di liti, contestazioni e miserie infinite...
Finalmente anche il nostro ha il suo
pezzo da 60 x 90, compagno ed amico
ormai dei suoi colleghi di avventura:
la folla intanto comincia a vagare, come un gregge scomposto che s’ingrossa d’improvviso e poi s’assottiglia, a
tratti, a seconda del punto che attrae la massa, dove una merce da
nulla, con un ciarlatano psicologo, attrae la folla come ipnotizzata : piccoli
trucchi e accorgimenti agganciano facilmente quel popolo senza pensiero,
vuoto, senza scopo!
La bancherella è già pronta con le
scritte, i versetti, la Bibbia e libri vari: la gente legge stupita: In Dio
mi confido, L’Eterno è il mio Pastore...
e qualcuno sosta, commenta ; passa un
sacerdote con un gruppo ed osserva,
sorpreso, sgomento e con rapida mossa avvicina la mano alla bocca sof
ti — confida al mereiaio l’orologiaio
di fronte — neppure io leggo dei libri
e nemmeno il giornale; figurarsi quella Bibbia». Come al tempo di Gesù
la folla passa, osserva curiosa e poi
passa oltre, se ne va quando il Signore domanda un impegno, un sacrificio... la lettura almeno della Sua Parola!
Eppure quello stesso giorno l’ambulante entrava in una casa del paese
di V. dove un giorno un collega aveva
recato una Bibbia: un uomo leggeva
e meditava quel libro, in un clima di
gioia e di riconoscenza ,solo in tutto
il villaggio a conoscere il Cristo trasmesso ormai alla famiglia, per vie diverse, quale miracolo della grazia e
dell’amore di Dio.
Il seminatore tornava contento al
suo paese, felice di andare anche lui
di contrada in contrada per predicare
il Regno che viene!
( continua ) regidor
iiiiiiimtiiiimimimiiHiiiiiii'iriiiii
iriiimiimiiiiiiliiiiiiiiiKii
Fisco, Stato e Chiesa |Romana)
Culto radio
domenica 15 ottobre
Past. ENRICO COREANI
Bari
domenica 23 ottobre
Past. PIERO bensì
Firenze
fiando a fior di labbra al crocchio:
« È un protestante! ». Una donnetta si
ferma e legge : « Dal tormento alla
calma ». « È un libro che fa per lei
— accenna il mereiaio — è una medicina per tutti i suoi mali »... E la massaia di rimando : « Mio zio prete ne
ha tanti di questi libri e me ne regala
sempre ». « Ma questo libro lo posseggo solo io, signora», prosegue il mercate; ed il libro di Virgilio Sommani
scivola nelle mani della contadina di
S. Un contadinotto guarda con ammirazione la copertina della « Casa
felice » aspettando un cenno dell’ambulante per conoscere il prezzo. «Sei
fidanzato? », accenna distrattamente il
nostro, e il giovane col volto imporporato d’emozione balbetta : « Quasi... » ; « Bene, questo libro è per te, per
la tua sposa futura e vi farà veramente felici». E tutto allegro se ne va a
mostrare alla sua « fiamma » il libro
della felicità.
La Bibbia nera, grigia, rossiccia rimane. « Nessuno legge da queste par
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
re accusa decisamente la Chiesa romana di portarne la pesante eredità
e responsabilità. È questo, egli dice,
un motivo di umiliazione che impedisce, fra l’altro, di giungere ad una
comprensione umana e cristiana del
problema, per cui rimane quel senso
di alienazione e di frattura fra individuo e Stato, e di scusa per l’evasore.
Dopo aver preso in esame le conseguenze della cosiddetta « Riforma Vanoni », che secondo lui « ha compiuto
una fondamentale chiarificazione, basata su di un rapporto di lealtà ed
equità » ( qui francamente non mi sento di condividere l’ottimismo di Colombo!) l’autore giunge alla questione della esenzione dei beni del Vaticano : mentre, da un lato, vale il principio dell’esenzione per gli enti aventi
carattere di pura liberalità, dall’altro,
non è chiaro quali enti si raccolgono
di fatto, e quali loro attività, nei capitali investiti dalla Chiesa romana
in Italia. « E ciò fino a che essa non
si deciderà ad operare in piena apertura e lealtà, in pieno senso di responsabilità di fronte ai suoi membri stessi, in genuino illuminato spirito cristiano, rendendo pubblici i suoi bilanci in ogni settore e grado ».
Ed il C. prosegue : « Vi è qui un divario fra la concezione politico-economica della Chiesa e la sua essenza
umana : non dico ancora l’essenza
cristiana divino-umana, ed evangelica,
ma quelle posizioni che l’umanità ha
maturato lungo l’evo moderno, cui la
Chiesa è rimasta sostanzialmente estranea, il cui recupero è iniziato con
la nuova età conciliare e deve essere
attuato e portato fino al suo originario senso, alla sua valenza cristiana
originaria... L’uomo è stanco di attendere : colui che ha « fame e sete di
giustizia », il « povero » di cui tanto si
parla, è stanco di attendere ».
Il Colombo pone in evidenza poi la
necessità, anzi, l’indispensabilità che
la Chiesa dichiari lealmente e responsabilmente i suoi beni : essa li deve
considerare come una forma di «capitale collettivo » che è della Chiesa,
delle sue opere e del « popolo di Dio ».
Anche 1’« Istituto delle opere di religione », vale a dire la Banca vaticana rimane in ombra: esso opera in
tutto il mondo ed ai suoi sportelli possono accedere, oltre agli abitanti del
Vaticano, i membri della Curia, gli
ordini religiosi e i diplomatici accreditati presso il Vaticano. Occorre giungere al più presto, conclude l’autore,
ad una esatta definizione e discriminazione di tutti i beni e, se è giuridi
camente fondato che debbano essere
esenti da tasse gli enti, già ricordati,
di solidarietà e liberalità, è altrettanto giusto e necessario che tutti gli altri non lo siano : « Gli organi supremi della Chiesa lo dovrebbero capire
prima e più di ogni altro, se non vogliono mancare alla carità ed alla
stessa giustizia ».
Questa è la conclusione del Colombo: si tratta di parole e di concetti
chiari ed inequivocabili che ci si augura possano trovare sempre maggiori consensi e conseguenti validi provvedimenti che trovino in un futuro
non troppo lontano una equa soluzione. Per noi, sarebbe troppo facile, in
questo caso, allargare il campo delle
critiche e delle polemiche specie a
riguardo di ciò che la Chiesa romana
« dà » e di ciò che « riceve ». Vorremmo semplicemente concludere, rilevando che, quando la Chiesa romana pagherà, in un modo o nell’altro, il tributo a Cesare, verrà certamente compiuto un gran passo avanti verso la
realizzazione del programma delle
« tasse pagate da tutti », che, secondo
le promesse del ministro delle finanze,
porterà all’elevazione del « minimo
imponibile » ed alla conseguente esenzione dal tributo di migliaia di famiglie che, a causa delle loro magre entrate, hanno già notevoli difficoltà
per i quotidiani problemi economici
della vita. pierre
Ricordiamo la nostra Sorella di Susa Elisa
Miscoria ved. Vacchino, deceduta ultimamente all’età di 67 anni.
Al Culto di una di queste ultime domeniche, a Susa è stato battezzato Gianni Bian.
co Prevot di Rodolfo e di Alba Fardella di
Mompantero.
Mentre ci rallegriamo con i genitori Umberto Ostorero e Alma Mattone di Coazze,
diamo il benvenuto al loro neonato Marco
Bruno.
Viri ringraziamenti al Pastore D’Isanto e
al Fratello Ugo Tomassone che hanno presieduto Culti domenicali a Coazze e a Susa.
POMARETT
Al cullo di domenica 15. contrariamente
a quanto annunciato, non sarà celebrata la
S. Cena, rinviata ad altra domenica.
E’ confermata la riunione al Clot Inverso, mercoledì 18 c. m., alle 20.30.
1) Su cento studenti in teologia
(o futuri studenti) 8 appartengono a
famiglie pastorali. Questa proporzione
sembra assai inferiore a quella di prima della guerra in Scozia.
2) Ancora più bassa però è la percentuale di figli di liberi professionisti
(medici, avvocati, insegnanti) : solo 4
su cento.
3) Molto più elevata la proporzione dei figli di impiegati e di negozianti, ciascuno con il 10 per cento del totale.
4) 7 su cento vengono da gente di
mare: due figli di ufficiali (marina
mercantile) ,uno di un nostromo; due
di pescatori e due di macchinisti navali.
5) Gli altri 59 studenti si suddividono, quanto all’origine familiare, fra
tecnici, operai specializzati e altri lavoratori (citiamo a mo’ d’esempio: 2
figli di minatori, 2 di falegnami, 1 di
fabbro ferraio, 1 di addetto alle caldaie, 3 di autisti, 1 di stipettaio, 1 di
stagnare e costi via). Molto rari linvece
i ragazzi di campagna : se abbiamo esplorato bene la lista, assai dettagliata, ne avremmo contati solo due, e
ci sembra veramente poco.
Un’altra contatazione interessante,
è che su cento casi esaminati, 18 erano entrati alla Facoltà di teologia direttamente dopo gli studi secondari, e
altri 17 ancora in attesa di terminarli
avevano già deciso di proseguire con
gli studi teologici: un totale di 35 su
cento. E gli altri 65, cioè i due terzi?
Entrano nella via per il pastorato dopo esperienze diverse. Fra i mestieri o
le professioni esercitati da questi futu
ri pastori prima di risolversi per il ministero pastorale, troviamo, in un altro lungo elenco, lavoratori della
mente (compositore, giornalista, insegnante,- chimico, cancelliere ecc.) e
soprattutto lavoratori del braccio (apprendista carrozziere; fornaio; minatore; litografo; droghiere; portalettere ecc. ecc.). Non si scorre senza emozione questa lista di varie decine di
professioni e mestieri — in prevalenza questi ultimi — pensando quale
profondo impulso spirituale deve aver
condotto tanti giovani a modificare
radicalmente la loro situazione, e quali sacrifici devono aver affrontato per
raggiungere una preparazione adeguata.
Ritengo che corrisponda perfettamente a questa situazione un terzo
ordine di dati che si può rilevare dall’opuscolo sotto esame: l’analisi delle
attività di chiesa in cui molti studenti
(o futuri studenti) in teologia sono
stati impegnati rivela che essi hanno
un background di esperienza nella
vita e nelle attività della chiesa, maggiore di quanto non avvenisse una
volta.
Ci sono molte altre cose interessanti in quest’opuscolo (1), ma è specialmente su quest’elemento (l’ambiente
di provenienza degli studenti in teologia, e, per conseguenza, dei pastori
di domani) che l’inchiesta ci dà delle
informazioni interessanti, oggettive, e
che a viste umane possono anche essere considerate promettenti per l’avvenire della chiesa.
B. Corsanì
NAPOLI
Qunesta rubrìca intende offrire ai lettori
una serie di "istantanee" su momenti ed
episodi dell'evangelizzazione del secolo
scorso: immagini che conservano intatta la
loro freschezza e quasi sempre il loro valore spirituale. Fanno parte della nostra
storia di evangelici italiani, nella continuiti! della fede e della testimonianza.
Ultimamente, trovandomi in viaggio, in un caffè, una trentina di signori mi circondano. Due di loro mi stringono la mano e mi dicono :
— Fratello, abbiamo la stessa fede
e combattiamo per la stessa causa,
perchè uno è il Vangelo — additando
un quadro appeso alla parete sul quale, accanto al ritratto di Mazzini, erano stampate alcune parole. Presentatomi il quadro, leggo quelle parole ad
alta voce : « Ama il tuo prossimo... ».
— Ma queste non sono parole di
Mazzini, dissi, bensì; di Gesù Cristo.
— No, sono di Mazzini.
— Eccole nel Vangelo.
— Quello (vangelo) è dei preti.
— Questo è di Cristo, e non sono i
preti che l’hanno mutilato come voi
dite; è Mazzini che non cita tutto il
comandamento di Cristo il quale dice : « Ama Iddio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta
la mente tua ed il tuo prossimo come
te stesso ». — E le altre parole eran
tutte citazioni della Bibbia monche e
mutilate.
Ebbene, dissi, chiamate Mazzini il
vostro maestro, mentre che lui, se na
osservato ciò che ha scritto, è stato
discepolo di Cristo. Osservate voi ciò
che è scritto in questo quadro? —
Nessuno ardi rispondere. Soggiunsi:
— Mazzini, Garibaldi, Vittorio Erianuele sono tutti morti; ma Cristo vive. Abbiamo per capo e maestro il
vivente e non un morto.
— Sì, st, replicarono, spiegateci qualche cosa. Lo feci volentieri e poscia
mi accompagnarono alla stazione
G. Poi ■;
(Da La Rivista Cristiana, marzo 188-4'
C.R.l. - Sottocomitato
di Torre Pellice
Il nostro Sottocomitato lia ricevuto, a
to il 3 Ottobre, le seguenti offerte :
Fiori in memoria della Signora Jolo
Long-Gardiol (2° elenco): Sig. Lina e .'
Varese L. 5.000: A.M.E. 1.000: Sig. Eu
Bounous Ved. Vottero 5.000; Sig. A
Bleynat 500; Sig.na Carlini 1.000;
Arnoulet Fiorentina 1.000: Sig. Micr
Lausarot Edoardo 5.000: Sig. Gardiol
gherita 500; Sig.ri Ghigo Itla e Abele 2.'
Sig. Malan Emery 500; Coniugi Ca
1.000: Sorelle Talmone 10.000: Sig. 1.'
e Lineila Monastier 3.000: H. G. 20-L
Sig. Frida e Erica Gardiol-Cavazzani 5.?
Fiori in memoria del Sig. Luigi ,/••
(2« elenco): Figli e Nipoti 17.000; Sig.
chelin Lausarot Edoardo 5.000: Prof. Tvl
Luigi 1.000,
ait
•iida
Uclo
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•:!ele
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Nin
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Mi= coI
TRIESTE
Culto ecumenico inaugurale in San Silvestro restaurato
Domenica 15 ottobre, con un culto di Santa Cena presieduto dal Moderatore past. Neri Giampiccoli, sarà uffìcialmenle riaperta al
culto, dopo lungo periodo di restauri, la basilica di S. Silvestro; la sera, alle ore 20, vi
si terrà una riunione ecumenica, con brevi
messaggi dei rappresentanti delie Chiese cristiane della città.
La sera della domenica 29 ottobre i pastori Samuele Carrari e Umberto Beri presiederanno un cullo commemorativo del 450”
anniversario della Riforma. Conferenza sul
tema: « La Riforma è sempre attuale? ».
La comunità metodista, che è stala curata negli ultimi anni dal pastore valdese,
ha nuovamente un suo conduttore, nella persona del past. Carrari^ che dopo alcuni anni di servizio in altra comunità torna nella
chiesa di cui già era stato in passato apprez
zato pastore. Tuttavia. Fabbinamento di
questi anni, fra le comunità metodista e vai
dese, ha indubbiamente rafforzato i legami
già esistenti e si può prevedere una colla
borazione fraterna sempre più stretta e co
stante.
Nel corso dell'estate il prof. Alberto Rie
dardi, docente di scienza veterolestamenta
ria presso la Facoltà di teologia evangelica di
Buenos Aires, ha sostituito il pastore; i trie
stini, che già lo conoscevano per un suo pre
cedente soggiorno, sono stali mollo lieti di
rivederlo e lo ringraziano, come pure i predicatori laici signori Cozzi, Macchioro e
Rozza.
La cappella evangelica di Moiifalcone è
stata restaurata per iniziativa e a spese di
quel piccolo gruppo: ci rallegriamo per il
lavoro svolto con vero spirito di servizio.
La piscina municipale di Rottenburg.
sulle rive del Neckar, in Germania, è chiusa al pubblico tutti, i venerdì, dalle 10 alle
12: durante queste ore i bacini della piscina sono riservati esclusivamente ai bagni
degli ecclesiastici del vescovado e ai pastori
della regione.
PERRERO • MANIGLIA
La nostra comunità esprime la sua viva
riconoscenza al pastore C. Tourn che ha pre.
sieduto un culto nel tempio di Maniglia nel
mese di luglio ed al pastore E. Ganz che ha
presieduto i nostri due culti nell ultima domenica di settembre.
— Nel tempio di Ferrerò, il 29 luglio è
stato celebrato il matrimonio della nostra
sorella Vera Peyran, del capoluogo, con Franco Tron della Chiesa di Villar Perosa. Rinnoviamo a questi cari sposi gli auguri fraterni di benedizioni divine.
— Il 16 agosto in occasione della visita
di un gruppo di giovani di Kircheim, guidati dal Vikar D. Schnitzmeier e accompagnati dal pastore E. Geymel e dalla prof .sa
A. Geymet, abbiamo trascorso insieme una
serata fraterna. Li ringraziamo per i messag.
gì che ci hanno recato.
— La nostra comunità è stata ripetutamente visitata dal lutto ed ha manifestalo
la sua profonda solidarietà colle famiglie duramente provate. Dopo lunghi periodi dì
malattia si sono serenamente addormentali
nel Signore: a Barbeiicia il 18 settembre
all'elà di 67 anni il nostro fratello Alberto
Ferrerò, per molti anni anziano del quartiere di Ferrerò lasciandoci la testimonianza di
un grande amore per la sua chiesa; al Salengo di S. Martino il 19 settembre alPetà
di 82 anni il nostro fratello cav. Oreste Canal, che per lunghi anni ricoprì varie cariche fra cui quella di giudice conciliatore del
comune ed al capoluogo la nostra sorella
Margherita Peyran, nata Clot, aH’elà di 76
anni il 21 settembre amata nella sua famiglia e fra le sue numerose conoscenze.
I funerali sono stati una eloquente testimonianza di affetto e di stima per i nostri
cari scomparsi e di sentita simpatìa per le
loro famiglie alle quali in quest’ora dì prova rinnoviamo Pespressione della nostra profonda fraterna solidarietà.
3
r
13 ottobre 1967 — N. 40
pag. 3
FIREHZE
Chiude il Centro Crangeiico di Solidarietà
Si costituisce un Centro Sociale Protestante ?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
■gradualmeme scomparendo, anche se non
sempre tutto è bello come sembra.
In particolare, tra i membri delle Comunkà locali non vi è vera miseria e i po■chi casi che ancora si presentano possono agevolmente essere risolti mediante la
« diaconia » di chiesa.
Ma « fuori »? Qui il discorso è più difficile e complesso perchè se da un lato esistono. evidentissimi, problemi grossi di portata cittadina (carcerati ed ex carcerati,
vecchi, invalidi, minorati psichici o altri),
da un altro lato esisite la miseria nascosta
le cui piaghe non vengono mostrate in
pubblico, ed infine prosperano sempre i
professionisti della questua organizzata,
cioè coloro che per mestiere, bussano alle
porte dei pastori, dei preti, delle organizzazioni benefiche, dei partiti politici. Fuori, nella città, pullulano a centinaia le
« Conferenze di carità » e le organizzazioni
sociali comunali, provinciali e statali, per
.cui . noi, potremo fare poco in confronto
o, di fronte agli « esperti » procacciatori di
aiuti, potremo perdere molto tempo e cadere
in « doppioni » per nulla utili a risolvere
definitivamente una situazione malata all’origine.
È chiaro inoltre che fino a quando erano
prevalenti le attività assistenziali verso l’interno delle nostre Comunità, e quelle verso
l’esterno erano invece secondarie, il « Centro » così come è ora poteva svolgere una
funzione utile. Non era importante il riconoscimento ufficiale delle chiese perchè sia i
membri del consiglio che gli assistiti facevano parte, almeno in maggioranza, delle Comunità e si conoscevano l’uno con l’altro.
Ma il lavoro prevalentemente verso Testerno delle nostre Comunità, come, abbiamo visto, sarebbe attualmente indispensabile, richiede invece che questo problema sia risolto
e che il « Centro » non sia più un gruppo di
persone di buona volontà come è sempre
stato finora, ma una vera e propria emanazione delle Comunità evangeliche fiorentine
che sentano il bisogno di tale strumenti per
una attività sociale verso la società più vasta (se desiderano svolgerla).
OCCOKRE UN NUOVO METODO
DI SERVIZIO
Perciò, quando il Consiglio Direttivo
ha presentato le proprie dimissioni alle
-Comunità evangeliche fiorentine non ha
voluto con questo porre termine alTattività svolta, nè svalorizzarla, ma semplicemente sollecitare, eventualmente, la costituzione di un vero e proprio CENTRO SOCIALE PROTESTANTE.
Che cosa intendiamo con queste parole?
Ed in che cosa le attività di questo « Centro Sociale » si differenzierebbero da quelle svolte finora dal nostro Centro? Non è
semplicemente una questione di parole, perchè in tal caso la decisione presa sarebbe
stata inutile e anche superficiale.
Oggi SI può testimoniare della fede che
ci anima soltanto, agendo, rischiando intervenendo con energia e convinzione.
Ogni forma pietistica di testimoniare la
nostra fede è superata. Luomo moderno
non si contenta di parole vuole fatti, azioni.
Noi siamo per i fatti, per le azioni.
Fatti e azioni che non vediamo dissociati dal pensiero e, principalmente, dallo
spirito eterno e vero che emana, parola per
parola, l’eterno evangelo di Cristo, il Signore.
LE ATTIVITÀ
DEL PROTESTANTESIMO
ALLA FINE DEL SECOLO SCORSO
PRECORREVANO I TEMPI
È interessante, a questo proposito, dare
uno sguardo alle attività sociali del protestantesimo nel secolo scorso. Un tempo
— nel rione di San Frediano dove c'è ancora il Palazzo della Chiesa Valdese —
quando le opere sociali cittadine erano
di là a venire, la chiesa sembrava aver precorso i tempi e aveva cucine popolari, scuole, tipografia, libreria, asilo d'infanzia, e
tante altre attività concrete.
Se, attraversando l’intero rione di San
Frediano, noi sentiamo ora uscire da case
umili o belle, l’inconfondibile odore della
bistecca alla fiorentina, segno reale di benessere. non siamo autorizzati a dire che
tutti i problemi di questa gente sono risolti. Non avranno più bisogno di vestiti,
di scarpe o di pane. Gli uomini di questo
rione, come di tutta città, hanno bisogno ancora di Cristo, della Sua Parola, e,
soprattutto, delTincarnazione di tale parola nella vita di tutti i giorni, nell'azione
verso i nostri fratelli
Ma i tempi sono mutati. Le situazioni sono diverse. Diversa dovrebbe essere la nostra presenza fra gli uomini.
11 « Centro Sociale Protestante » che
noi proponiamo dovrebbe prendere il posto di quella che fu la testimonianza ottocentesca dei « padri », riprenderla in chiave moderna in modo da raggiungere il
« sanfrediano », il fiorentino, per un colloquio, un ragionamento sotto forme che
più sono confacenti alle situazioni attuali.
Un « Centro Sociale Protestante » emanazione delle Comunità, continuazione del
lavoro fino ad ora svolto da questo « Centro Evangelico di solidarietà » che chiude,
potrebbe essere un piccolo, ma valido ponte
tra noi « Evangelici » e il mondo che ci
contorna.
PERCHÈ UN CENTRO SOCIALE
PROTESTANTE?
E ora torniamo alle domande che ci
siamo poste: che cosa intendiamo quando
proponiamo la costituzione di un « Centro
Sociale Protestante » e in che cosa le sue
attività si differenzierebbero da quelle mandate avanti finora dal nostro « Centro »?
Alcuni elementi di riposta li abbiamo già
intravisti :
— non un’attività di persone di « buona
volontà » delle chiese evangeliche fiorentine, ma delle Comunità stesse, in quanto
tali, unite tra di loro in forma ecumenica,
per portare nella città la presenza e la testimonianza del mondo evangelico fiorentino;
^ non un’attività limitata al settore « assistenziale ». attività che abbiamo visto essere in « crisi » a causa delle mutate condizioni socio-economiche generali, ma riguardante tutti i settori di quella che do
vrebbe essere la testimonianza evangelica
verso il mondo esterno, perciò anche e soprattutto nel campo culturale, sia di formazione che di informazione.
In pratica non si pretende, con questa
nostra proposta, di rivoluzionare le attività finora svolte dalle Comunità evangeliche fiorentine, ma solo di coordinarle fra
di loro, potenziandole reciprocamente.
Che senso ha al 1967, che esistano nel
campo evangelico fiorentino cinque Istituti
residenziali per giovani, uno per anziani, un
« centro » culturale (il « Centro evangelico
di cultura »), una libreria per la diffusione
di martefiale biblico, oltre al nostro Centro
di solidarietà e che tali iniziative operino
sostanzialmente ciascuna nel proprio orticello senza alcun legame organico Luna
con l'altra?
Che senso ha parlare di iniziative culrali evangeliche limitandole a qualche
conferenza di tanto in tanto, se non ci si
preoccupa nello stesso tempo dell’assistenza culturale ai giovani che vivono e studiano negli Istituti su citati?
E che senso ha che le 40 e più persone
che operano in Firenze, a pieno tempo, in
campo sociale, lavorando in qualcuna delle
iniziative su citate, non si conoscano nemmeno Luna con Taltra ed agiscano come
se le altre attività non esistessero, diminuendo perciò notevolmente, e riducendola
quasi a zero, la testimonianza che un nucleo di persone preparate e coscienti, operanti in tale settore, potrebbe dare verso
Testerno?
SUGGERIMENTI
Ed ecco le funzioni che secondo noi
dovrebbe avere tale « Centro» ;
1) Coordinamento di tutte le attività
sociali e culturali del mondo evangelico fiorentino per evitare inutili doppioni, specializzandole in attività particolari, qualificandole culturalmente e didatticamente;
2) Presenza reale nella città mediante
contatti con tutte le forme di vita associativa esistenti, a qualunque Comunità appartengano, purché protese al miglioramento della vita associativa e civile della cittadinanza;
3) Servizio di informazione e di assistenza per gli stranieri evangelici che vogliono venire in Firenze. In particolare aiutare gli stranieri che desiderano stare presso famiglie o istituzioni evangeliche, a trovare il collocamento adatto e, viceversa,
aiutare le famiglie evangeliche che desiderano avere qualche ragazza straniera alla
pari, a trovare la persona interessata. In
pratica si dovrebbe svolgere un’attività di
centro di informazione per gli stranieri con
indicazione di tutto quanto può loro interessare per rendere il soggiorno nella nostra
città più proficuo a loro e alle comunità
evangeliche, facendo sentire a tali persone
l’appoggio e la vicinanza degli evangelici
di qui;
4) Attività di assistenza verso tutti i
casi che ne abbiano bisogno, nelle linee del
lavoro già svolto dal « Centro Evangelico
di Soliderietà », potenziandola però grazie
al riconoscimento ufficiale delle chiese.
5) Attività culturali alTinterno e verso Testerno delle Comunità; organizzazione di dibattili, conferenze, attività teatrali,
manifestazioni, assistenza culturale ai giovani degli Istituti evangelici, e tutto ciò che
può servire a testimoniare la presenza viva
della cultura evangelica nel mondo cittadino. È da studiare, in questo settore, la
creazione di una biblioteca di cultura evangelica, ed eventualmente anche di una libreria. stringendo contatti e potenziando
quella ora esistente.
CONCLUSIONI
Grosso modo ci sembrano queste le attività che il «CENTRO SOCIALE PROTESTANTE » dovrebbe portare avanti.
Chiediamo troppo? Non ci sembra, dato
che tutte le attività su accennate sono già
attualmente svolte, in un modo o nelTaltro.
da qualcuna delle istituzioni evangeliche
ora esistenti. Quello che chiediamo di nuovo è che non si continui a farle in orticelli
separati, ma che si crei un nucleo unico nel
quale coordinarle e potenziarle. È sempre
troppo? Alle Comunità evangeliche fiorentine è la risposta. Agli amici che hanno seguito il nostro lavoro dall’esterno, da altre città o da altri paesi, chiediamo di scriverci e di scrivere ai pastori delle nostre
comunità, il loro parere sulle nostre proposte. per aiutarci, se le ritengono valide, a
realizzarle e a fare sì che la morte del
« Centro di solidarietà » non sia la fine di
una testimonianza, ma l’inizio di un lavoro
più vero; che sia cioè il seme che muore
per fare frutti.
Il Consiglio Direttivo del Centro Evangelico di Solidarietà
Ragioni di spazio ci costringono a rinviare la pubblicazione del resoconto di come sono state amministrate le molte offerte
giunte al C.E.S. fiorentino dopo Valluvione.
Una intensa ripresa autunnale
Quest’anno la preparazione e TavV'(0 delle attività, vecchie e nuove,
sono laboriosi ed appassionanti. Dei
fattori nuovi mettono definitivamente in discussione il tràntràn tradizionale. A un anno dall’inondazione osserviamo una ben maggiore dispersione della parte urbana della chiesa,
per cui nuclei di credenti si sono impiantati nelle periferie che toccano
la cosiddetta « diaspora » imponendo
una nuova comprensione del concetto
stesso di « comunità ». D’altra parte,
comuni limitrofi come Sesto, Prato,
Empoli, vedono aggiungersi nuovi arrivi ai vecchi nuclei, per cui siamo incoraggiati a insistere in una testimonianza intrapresa già da anni.
L’arrivo e l’inizio del lavoro di un
altro pastore. Franco Sommani, consente di riprendere in discussione
tutti i settori e gli ambienti del lavoro, comprese le zone di Siena e di
Arezzo. Il Consiglio di Chiesa, in sedute settimanali, affronta i vari problemi con uno spirito di servizio e capacità di visione che fanno ben sperare. È attualmente in corso un censimento - questionario concernente i
i bambini, per dare vita a un lavoro
che vada oltre la Scuola Domenicale
tradizionale, sia per qualità che funzionalmente. Ci preoccupiamo anche
del Centro di Solidarietà, e cerchiamo
un ricambio del personale, ormai esausto da ben nove anni di servizio. Il
C.E.S. può essere un ponte prezioso,
una predicazione alla città e non vorremmo perderlo.
Le tre Opere fruiscono di un personale giovane, attivo, e siamo confortati anche dalla convinzione di una
ascesa costante di un settóre nevral
gico della testimonianza : la città guarda più di quanto non sembra alle nostre Opere.
Purtroppo i lavori di rinnovo del
Centro Comunitario vanno a rilento,
ed il Consiglio vuole comunque che
« torniamo a casa » : riordinate alla
meglio alcune stanze e una saletta,
rabberciato il salone, stiamo curando
il nuovo ammobiliamento. Il 2 ottobre
« inaugurammo » la ripresa del Centro Comunitario con un incontro con
quaranta giovani studenti in teologia
dell’Università di Marburgo. Nel Centro Comunitario è stato riordinato il
resto dell’Archivio e con esso una biblioteca di studio; riattrezzato Tufficiò comunitario, esso ha di nuovo un
buon corredamento. Scuola Domenicale, comitati e gruppi di lavoro, unione giovanile e riunioni, conferenze e
dibattiti... possiamo finalmente riprendere ed immaginare attività d’ogni
tipo. Se si vedono i segni manifesti
dell’inondazione, pazienza!
S.
Chi sale, chi scende...
La Chiesa evangelica protestante belga in 5 anni ha aumentato del 20% i suoi
membri. In Austria il numero dei protestanti è passato, nel medesimo periodo, da
342.000 a 410.000.
Su un totale di 3,3 milioni di membri comunicanti, la Chiesa presbiteriana uni.
ta negli USA ne ha persi 10.000 nel 1966.
Pure la Chiesa unita del Canada, per la prima volta dal 1925, ha perso 2.000 membri.
I LE¥¥ORI CI SCRIVONO
Laici
in difficoità
Un lei tare, da Pinerolo:
Appartengo anch'io alla categoria
dei laici che in questo ultimo Sinodo,
salvo poche eccezioni, hanno taciuto.
Sarebbe dunque estremamente interessante cercare di individuare le
cause di questo assenteismo, alcune
delle quali però già accennate da altri articolisti.
E' indubbio il fatto che in questo
Sinodo le discussioni sono state po«
larizzale dagli interventi di alcuni
specialisti in determinate discipline.
1 quali con un frasario loro proprio,
e una dialettica più che convincente
hanno è vero affascinato gli ascoltatori, ma nello stesso tempo hanno
concorso a risvegliare in noi. laici
dotati di modesta o media cultura, il
paralizzante complesso di inferiorità
che purtroppo sonnecchia nel nostro
subcosciente. Con questo non è no■stra intenzione di lanciare accuse
contro i'alta cultura, nè di limitarne
la libertà di espressione, anzi siamo
persuasi che questo fenomeno della
specializzazione nelle diverse branche
della cultura in generale, compresa
quella teologica, abbia sempre più a
perfezionarsi e ad estendersi. Ne è
una conferma la notizia che prossitnamenle dovrebbe uscire la prima
edizione di un dizionario ecumenico
comprendente ben 6.000 voci, interessante Tecumenismo religioso delle
diverse confessioni : è facile arguire
quanto complessa e difficile sarebbe,
per i profani, una discussione sull’ecumenismo i cui interlocutori fossero degli specialisti in materia.
Un’altra causa dì questo assenteismo dei laici che rasenta rindifferenza. si dovrebbe ricercare nel contrasto che sussiste tra la massa dei
membri della nostra Chiesa ancora
arroccata ai tradizionali schemi ecclesiastici. e la nuova battagliera cor
rente d’avanguardia fautrice di un
cambiamento di indirizzo della Chiesa. sìa nella ricerca di nuovi metodi
d’azione, sia nella sua particolare interpretazione del Messaggio evangelico. Sebbene dal confronto di queste
due opposte concezioni scaturisca una
costruttiva dinamica, nella reciproca
critica dei rispettivi orientamenti,
d’altra parte questo contrasto produce nella massa non direttamente impegnata un tale disorientamento, che
la porta a disinteressarsi dei problemi che travagliano la Chiesa.
Ciò premesso quale sarebbe il rimedio per provocare una maggiore I
partecipazione dei delegati laici al
Sinodo? La proposta che io avanze- '
rei sarebbe di elencare su una pagi- |
na a parte del fascicolo « Relazioni al
Sinodo » che viene distribuito ai delegati alcune settimane prima della
apertura dello stesso, i punti principali da discutere corredati da brevissime note esplicative, tenendo presente anche le conclusioni desunte
dalla Controrelazione. In base a que
t precisi riferimenti i delegati laici
delle singole Comunità potrebbero,
nel periodo precedente il Sinodo, riunirsi, unitamente al loro pastore che
ha una maggiore competenza su tali
argomenti, per scambiarsi utili informazioni e, se del caso, stabilire anche una determinata linea di condotta da seguire. Queste prese di contatto ristrette faciliterebbero il compito che i delegati laici dovrebbero
espletare durante i lavori sinodali,
rendendoli più fiduciosi e sicuri nelraffrontare determinati problemi e
per conseguenza maggiormente spinti
a intervenire nel confronto polemico
con gli altri interlocutori molto più
dotati dal lato culturale.
Non vorrei abusare deU’ospitalità
del nostro settimanale, ma non posso
esimermi dall’esporre alcune considerazioni sul fatto che durante i lavori
sinodali un nostro pastore abbia tremalo per il basso livello culturale di
buona parte dei membri delle nostre
Comunità. Questo uomo comune (operaio, agricoltore, commerciante, impiegato ecc.) sarebbe in grado di aumentare, con appropriate letture, le
sue cognizioni di cultura generale in
modo da permettergli di capire e assimilare meglio ì concetti contenuti
negli articoli più impegnativi dei nostri giornali o esposti nelle sedute
del Sinodo da specialisti in determinate materie?
Chi ne ha fatto l’esperienza sa
quanti sacrifici bisogna affrontare per
formarsi una buona biblioteca, e quali rinunce sono necessarie per reperire il tempo occorrente alla lettura
un po' approfondita di opere di particolare interesse.
Le classi della società in cui viviamo, che rappresentano il nucleo più
consistente delle nostre Comunità,
operano in un ambiente in cui le caratteristiche del lavoro nel quale sono
impegnate sono tali da ostacolare
enormemente iniziative di tal genere, tanto più quando si riferiscono a
nozioni, anche se elementari, di teologia. filosofia, psicologia e pedagogia.
Dopo una faticosa giornata di lavoro,
sia manuale che intellettuale, è naturale che il lavoratore cerchi di rilassarsi con diversivi poco impegnativi,
ed ecco qui entrare in scena la radio
e la televisione. Quell’ora della serata che i nostri antenati riservavano
alla lettura e alla meditazione della
Bibbia e allo scambio di idee fra i
componenti della famiglia, adesso è
riservata alle ricezioni audiovisiva
Queste, se è vero che allargano l’orizzonte delle cognizioni umane, d'altra
parte soffocano la personalità dei singoli individui, i quali benché inseriti
in una civiltà tecnologica come la no.
stra che evolve a ritmo accelerato in
un sempre maggiore rapporto di massa, paradossalmente trasformano il loro modo di vivere in una nuova dimensione di vita, di carattere individuale, chiusa in se stessa. In fondo
noi avvertiamo che è in vìa di formazione un nuovo tipo di mentalità
che è il prodotto della conoscenza
globale del mondo in cui viviamo,
acquisita per mezzo di strumenti efficaci. non adatti però alla riflessione
(radio, televisione, mezzi rapidi di
comunicazione), mentalità che sta
forgiando in serie l’uomo comune del
secolo, il quale se molto riceve dalla
collettività organizzata, individualmente non è più capace di dare, nelambito della società in cui opera, lo
apporto originale delle sue meditate
riflessioni personali. Di qui il disinteresse verso i problemi che riguarda,
no la collettività, ma anche rallentamento dei vincoli affettivi che legano fra di loro i membri della famiglia, i quali tendono sempre di più a
considerarsi autosufficenti.
Questa trasformazione della società
moderna è una realtà che non si può
i'^norare ed è in atto anche fra i tner*
bri delle nostre Comunità. Pertanto
compito della Chiesa è quello di ricercare i mezzi più idonei per scuotere Tinerzia del credente, e per renderlo maggiormente cosciente delle
responsabilità che deve assumere di
fronte a Dio e ai suoi fratelli in Cristo. Questi mezzi potrebbero essere
una maggiore disponibilità vocazionale da parte dei responsabili di ogni
Comunità, per una sempre più paziente e capillare presa di contatto
con i singoli membri di Chiesa; utilizzazione oculata della stampa (l’unico mezzo in nostro possesso per interessare la massa), con articoli non
trcpi o j>rolìssi sobri nello stile e pfc.
chiarezza di contenuto, riguardanti il
vasto campo degli argomenti religiosi
che possono interessare la massa, ma
con un minimo di coerenza nello spirito del loro contenuto per non spingere agli estremi quel disorientamento spirituale che purtroppo già serpeggia nei nostri ambienti. Infine la
Chiesa dovrebbe accentuare maggiormente il suo impegno per ridare al
credente quella serena fiducia nei disegni di Dio di cui tutto il Messaggio evangelico è pervaso, e senza la
quale la nostra fede si ridurrebbe ad
un semplice sentimento, mutevole
come gli eventi di questo mondo.
Sì è detto che per la nostra Chiesa
il tempo in cui viviamo è il tempo
del silenzio, nel quale nessuna voce
profetica si fa udire; ma di questa
stasi spirituale non abbiamo, noi laici, la nostra parte di colpa? Questo
è Tinterrogativo che con tutta umiltà ognuno di noi dovrebbe porsi, non
solo quale richiamo per un maggiore accostamento alla Parola di IHo,
ma anche per una più fattiva testimonianza alla luce delle verità e dei
valori eterni che il Cristo ci ha tramandato per mezzo degli Evangeli.
B. Grill
Come
evangelizzare ?
Un lettore da Torre Pellice:
Sig. Direttore,
nel n. 33 del nostro periodico era
riportata un’intervista al past. Piero
Bensì a proposito della grande campagna di evangelizzazione progettata
dalle Chiese Battiste. Rispondendo al.
l’ultima domanda il past. Bensì diceva testualmente : « Io penso che noi
facciamo spesso un errore di valutazione, dando come scontata la realtà
della fede, quando discutiamo di problemi di testimonianza, il che non è
vero per niente. Basta osservare certi
nostri incontri dove si discute tanto
intorno al dovere della Chiesa d’impegnarsi socialmente e politicamente,
di prendere posizione in favore dei
popoli sottosviluppati e così via. Tutte cose giuste e buone, intendiamoci.
Ma che assumono un valore cristiano
soltanto quando le persone che prendono questi « impegni » hanno già
preso una chiara posizione nei confronti della fede in Cristo. Mentre
spesso molti discutono dì quei problemi proprio per evitare di parlare
della loro posizione personale di fronte al Cristo e non hanno la più pallida idea di cosa significhi realmente
« credere », essere perdonati e giustificati, essere salvati. Ed è questo appunto il compito primario della Chiesa : portare questa conoscenza agli uomini. L’impegno, la testimonianza
dev’essere la conseguenza logica e ine.
vitabile della fede; altrimenti diventa una forma di filantropia e il Cristo semplicemente un grande sociologo dì duemila anni fa. In fondo si
tratta della vecchia alternativa per il
nostro popolo : evangelizzazione o riforma? E‘ chiaro che io sono senz’altro per il primo termine! ».
Condivido pienamente la precedente risposta, anzi penso che il pastore
Bensì abbia finalmente inquadrato nella sua giusta prospettiva, l’unica veramente cristiana, il tanto discusso
problema dell’impegno sociale del credente, posto che, beninteso, quest’ultimo metta realmente Cristo al centro della sua vita.
Lei cosa ne pensa?
Adriano Donini
Concordo largamente con l'amico
Bensì, sul problema specifico. .Naturalmente, se Gesù Cristo non è stato
un grande sociologo, non è neppure
stato un grande mistico intimista:
VEvangelo e calato nella realtà più
quotidiana e corposa. Non penso, però, che 'evangelizzazione^^ e ^^riforma” costituiscono un^alternativa; averne fatto un'alternativa.^ o averla accettata come tale, è stata una scelta
fatale, da parte evangelica, per la riforma e per l'evangelizzazione del nostro paese. Una scelta non irrevocabile. penso e mi auguro.
Gino Conte
Nuovi indirizzi
Ci pregano di comunicare questi
nuovi indirizzi :
Past. Eugenio Rivoir, Via Cantarella 6, 95125 Catania, tei. 21.52.11
(invariato).
Past. Vezio Incelli, Via Asmara 28,
13100 Vercelli.
4
pag. 4
N. 40 — 13 ottobre 1967
Notiziario
ecumenico
a cura di Roberto Peyrot
PROGETTI PER UNA SCUOLA INTERCONFESSIONALE A POSCHIAVO
(S.P.P.) — Fino ad ora vi è stata una separazione quasi totale a Poschiavo fra la
confessione ‘ cattolica, maggioritaria e quella
riformata, minoritaria. Questa cittadina meridionale dei Grigioni ha due scuole, due
chiese e due cimiteri ben distinti. Ora, le
autorità comunali propongono un progetto
di fusione delle scuole, e questo non solo
per la difficoltà di reperire insegnanti e per
motivi di ordine economico. Si farà una
prova e se il tentativo darà risultati favorevoli, si farà seguire una decisione definitiva.
La parrocchia protestante che deve pronunciarsi sul progetto se ne compiace ma ci tiene a che non si « addolcisca » il messaggio
ch’essa porta agli alunni.
PRIAAO « STAND » ECUMENICO
(S.P.P.) — Per la prima volta, la Chiesa
cattolica e quella protestante hanno deciso
di testimoniare la presenza di Cristo con
uno stand ecumenico in occasione dell’ottava fiera-esposizione valiese che si è tenuta a
Martigny dal 30 settembre all’8 ottobre. Lo
stand, intitolato « Cristo fra noi », comprendeva due parti : la prima presentava la vita
del mondo, i suoi dolori ed i suoi drammi;
la seconda simboleggiava il messaggio di
speranza che la Croce ha portato agli uomini.
I CATTOLICI SPAGNOLI
E L'ECUMENISMO
Madrid (S.OE.P.I.) — Il Segretariato nazionale per LEcumenismo, fondato da preti
e professori deH’Università cattolica di Salamanca, teme per l'avvenire dell’ecumenismo
a meno che non venga trovata una « pronta
soluzione » ai problemi sollevati dalla nuova legge sulla libertà religiosa.
Questo, in sostanza, il contenuto di una
lettera inviata il 10 settembre dal Dipartimento per le Relazioni interconfessionali del
Segretariato nazionale. Questa lettera cita
poi la soluzione adottata dal Comitato centrale del CEC durante la riunione di Creta
per indicare che i protestanti si preoccupano della situazione religiosa in Spagna.
Nella lettera viene anche citata una dichiarazione di J. Cardona Gregari, segretario della Commissione per la Difesa del Protestantesimo in Ispagna, nella quale affermava ; (c Questa legge reca un grave colpo
all'ecumenismo spagnolo. E’ difficile, per noi
protestanti, credere ancora nell’ecumenismo
in Ispagna ».
Il Segretariato naz. per l’Ecumenismo dichiara che, in mancanza di una soluzione
ne deriverà che: 1) la Chiesa cattolica d
Spagna avrà le mani legate e non potrà pro
seguire nella sua azione ecumenica; 2) Pesi
stenza del dialogo ecumenico intrapreso dal
la Chiesa cattoliea sarà gravemente minac
ciato.
Il Segretariato chiede caldamente a tutti
i suoi rappresentanti, in ogni diocesi spa
gnola, di occuparsi c di informarsi al mas
simo sul problema della libertà religiosa e
di trovare una soluzione concreta. Essi sono
anche pregati di tenere al corrente i loro vescovi suUa situazione e di incoraggiare e
migliorare « le relazioni amichevoli » coi loro fratelli acattolici.
PRESENZA CRISTIANA
NELLE SCUOLE SUPERIORI
(S.P.B.) « Presenza eristiana nelPinsegnamento superiore », la Consultazione europea
delle Chiese e delle Associazioni cristiane di
studenti, è terminata a Basilea 1 8 settembre.
Alla seduta di chiusura il pastore W.A. Visser’t Hooft, già segretario del CEC, ha chiesto ai partecipanti cattolici, protestanti ed
ortodossi convenuti da tutta Europa di prendere in considerazione la costituzione di una
comunità ecumenica in seno all’Università.
Nel richiedere una nuova comprensione
per il ruolo particolare che può avere 1 Università, il prof. N. Coulet, di Aix en Provence, ha sottolineato il dovere, da parte degli studenti, di criticare e di riformare la
società tecnologica affinchè essa non sia asservita solo alla politica ed al mondo degli
affari.
Il prof. Klaus Engelhardt, di Heidelberg,
ha rilevato non essere vero che gli intellettuali abbiano maggiore difficoltà a credere
di quanto non Tabbiano gli altri uomini, ma
che i cristiani debbono rinunciare al loro atteggiamento apologetico verso di loro ed invitarli a partecipare alla vita della Chiesa in
quanto universitari. L'intellettuale farà cosi
beneficiare la Chiesa del frutto della sua riflessione in tre campi: il futuro, la dimensione totale del mondo e la collaborazione
ecumenica.
Al LETTORI
Con il 1“ novembre, le stampe periodiche saranno recapitate solo se
fornite del numero di codice. La nostra amministrazione sta alacremente
ag^ornando il targhettario degli indirizzi. Ma in vari casi il vecchio indirizzo è risultato impreciso e non reperibile nei prontuari postali. Preghiamo vivamente gli abbonati, nel loro
stesso interesse, di comunicarci immediatamente il loro indirizzo preciso,
se risultasse errato. Basterà una cartolina postale!
L’Amministrazione
I nostri numeri di codice; Amministrazione Claudiana, 10066 Torre Pellice; Redazione, Via Principe Tommaso L 10125
Torino.
Tre incontri
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
In questi ultimi mesi ho avuto la gioia
di partecipare a tre incontri belli ed importanti.
11 primo è stato un campo ecumenico di
incontro con cattolici e con altre persone
di ogni razza e di ogni età, ad Agàpe. Lì
ho potuto avere contatti e conversazioni
centrate su Dio e sulla Sua Parola, con
persone molto diverse da me. Alcuni cercavano Dio, con sofferenza e con speranza,
come un ex-musulmano, algerino, che aveva grandi preoccupazioni familiari di salute e soprattutto era alla ricerca della pace
in'teriore che viene solo da Dio, C’erano
a quel campo alcuni pastori africani, del
Cameroun, pieni di fede e di entusiasmo,
stupiti che noi facessimo tante parole (ma
le parole sono anche necessarie per intendersi) su questo Dio che per loro era una
realtà molto viva. (Chi volesse dettagli sul
campo si rivolga alla segreteria di Agàpe).
C’era al campo una giovane svizzera che
stava per partire in missione ed una giovane evangelica delle Cevenne (Francia) ove
la gente rassomiglia per certi lati a noi
valdesi, per via delle persecuzioni che ebbero nel passato. Essa era felice di conoscere questa terra valdese e di vedere che
non pochi giovani si interessano alla Parola di Dio. Si è anche resa conto, visitando
le Valli e partecipando ai nostri culti, di
quanti valdesi (troppi) non sentono la gioia
e l’impegno di ritrovarsi al culto domenicale perchè oppressi dai loro interessi materiali. Eravamo 101 partecipanti a questo
campo, un gruppo di giovanissimi tedeschi,
44 italiani, dei quali più della metà non
evangelici. Erano persone in generale impegnate nelle loro varie chiese cristiane e
noi evangelici abbiamo imparato parecchie
cose da loro. C’erano alcuni sacerdoti cattolici italiani e stranieri, un giovane ortodosso, due finlandesi, un buon gruppo di
francesi evangelici e non, piuttosto vivaci
e realisti nelle discussioni che facevamo nelle varie « famiglie » del campo.
* * *
Il 2° incontro è stato ancora ad Agàpe,
era un incontro di gruppi comunitari, cioè
di gruppetti evangelici che lavorano uniti
in opere sociali, a base cristiana; sono degli evangelici cresciuti nella chiesa e che
desiderano giustamente che la chiesa non
rimanga chiusa in sè, ma oltre alla predicazione dell’Evangelo fatta dai pastori o
da chi ha il dono dell’oratoria, essi cercano
di predicare l’evangelo concretamente, aiutando chi ha bisogno di loro. Così c’erano due gruppi di tedeschi che lavorano anche tra gli emigrati italiani, c’erano alcuni
del Servizio cristiano di Riesi, diretto dal
Pastore Tullio Vinay (chi vuole avere dettagli può abbonarsi a « Notizie da Riesi »
lire mille annue, o farselo imprestare); c’era
un gruppetto della chiesa valdese di Catania col pastore Rivoir, c’era il gruppetto di
Pachino col pastore Giambarresi, poi un
gruppetto di giovani di Ivrea e il gruppo
residente ad Agàpe col pastore Franco
Giampiccoli. Poi due valdesi, una di Genova ed io che, si potrebbe dire, eravamo lì
come rappresentanti « in speranza » di eventuali gruppi di lavoro che potrebbero
formarsi anche da noi, accanto od insieme
ai gruppi di lavoro già esistenti nelle nostre chiese (giovanili, femminili, ecc.) coi
quali collaboriamo, ma che vorremmo vedere un poco più aperti verso quelli di fuori e un po’ meno rinchiusi su noi stessi, sulle nostre cose, sui nostri problemi ecc. Ab
biamo anche ascoltato il resoconto del lavoro intrapreso da un gruppo comunitario
cattolico, che si occupa di bimbi abbandonati, vicino a Milano,
* * *
Il terzo incontro è stato invece ad Ecumene, centro metodisita, vicino a Roma,
un po’ più piccolo di Agàpe, ma in cui regna lo stesso spirito aperto e fraterno. Era
un incontro femminile tra valdesi, metodiste e battiste. Eravamo tre dalle Valli e
siamo state accolte con una gioia ed un
entusiasmo dalle nostre sorelle metodiste
che, forse a causa del clima, sono spesso
molto meno fredde di noi!! Abbiamo iniziato rincontro con un culto della pastoressa Carmen Ceteroni, Poi c’è stata una
relazione sull’argomento dei matrimoni misti, studiato durante l’anno dalle Unioni
femminili. È stato anche proposto di fare,
ove sia possibile, dei corsi pre-matrimoniali. Si è parlato dell’opuscolo del pastore A.
Ribet sul matrimonio misto (si può trovare
in Claudiana). Poi la signora Lidia Aquilante, metodista, ha parlato su « Riflessioni
sulla vita e il lavoro delle nostre Unioni
femminili ». Ha parlato delle varie attività
esistenti e ha notato come sia preoccupante
il fenomeno dell’assenteismo delle giovani
donne dai 25 ai 45 anni. Ci sono delle
scusanti : i bambini, il lavoro extra-familiare ecc. ecc. però è possibile che non riescano a venire almeno qualche volta, così
come qualche volta (in città) vanno al cinema, ai concerti ecc.?
Probabilmente la colpa viene in parte
da noi, della chiesa, che non sappiamo rendere le nostre riunioni abbastanza interessanti per queste giovani. Occorre dunque
un rinnovamento delle nostre Unioni femminili, che verrà solo dalla Parola di Dio
da noi accettata e veramente vissuta.
Carmen Ceteroni ha ripreso l’argomento
domandandosi in cosa le nostre Unioni di
chiesa manchino. Esse sono un incontro
per persone spesso solitarie o cariche di
problemi e questo è buono. Attraverso i
bazar parecchie donne col loro lavoro aumentano il contributo che danno alla chiesa e che non potrebbero forse dare in denaro. Alle Valli grande è il pericolo delle
Unioni chiuse in sè stesse che non testimoniano abbastanza al di fuori, della loro
fede cristiana e troppo spesso giudicano
anche duramente chi non lavora con esse,
invece di cercare di capire ed aiutare le
altre. È indispensabile una fede personale,
ma questa deve portarci appunto verso chi
la pensa diversamente da noi e non per
giudicare, ma per migliorarci e comunicare
agli altri la Parola di Dio e di quel Gesù
che non è morto solo per noi ma per tutti.
Chi volesse sapere di più su questa ottima
relazione e sulle varie interessanti proposte
di lavoro, si abboni (lire 500 annue) o si
faccia prestare il Notiziario Femminile
Valdese. Per terminare è stato proposto
come argomento di studio « Non commettere adulterio » e si è anche proposto di
lavorare per l’insieme della comunità promuovendo riunioni miste su argomenti che
interessino sia uomini che donne e soprattutto . prendendo l’iniziativa di attività di
servizio di tutta la parrocchia, uomini e
donne, secondo gli ambienti e le possibilità locali. L’incontro è terminato con un
culto di Santa Cena presieduto dai pastori
Carmen Ceteroni e Mario Sbaflì.
Fiorella Comba
Echi della settimana
I « MUSULMANI NERI »
IN INGHILTERRA
I <' Musulmani neri » esistono non solo in U_-V, ma anche in Inghilterra. Il
loro leader è chiamato col nome di Michele X, per analogia e ricordo dello scomparso, celebre leader americano Malcom X.
Michele X deve comparire l’il c. «^davanti alle assisl di Reading, sotto l’accusa
d’incitamento alla violenza razziale. Venerdì 29-9, il tribunale di Reading l’Iia rimandato alle assisi lasciandolo in libertà provvisoria sotto cauzione di 100 sterline ».
Ma che ha fatto Michele X per meritare
questo processo? « Il 24-7 u. s. egli ha dichiarato in pubblico: ”Se voi vedete un
uomo bianco metter le mani addosso ad una
donna negra, uccidetelo immediatamente”»
(Riteniamo che queste parole trovino spie
a cura di Tullio Viola
gazione nella volontà dei Musulmani neri,
di mantenere pura la « razza negra »). Ai
giudici. Michele X ha dichiarato: « Voi potete far di me quello che volete. Ma io vi
dico che la vostra giustizia è una vergogna
e che io non ho alcuna fiducia nel sistema
al quale voi partecipate ».
Questo il fatto (che riportiamo da « Le
Monde » del l-2/10/'67). Crediamo sia dovere di tutti noi, che osiamo chiamarci cristiani, prendere sul serio l’accusa che quest’uomo ha rivolto ai suoi giudici.
LE DIFFICOLTA'
DELL'UNIONE DEGLI SCRITTORI
DELLA CECOSLOVACCHIA
Mentre nella Germania Occidentale
continuano le discussioni sull’autenticità
della famosa lettera inviata al Sunday Times
da 329 intellettuali cecoslovacchi, giungono
notizie preoccupanti sull’Unione degli scrittori cecoslovacchi. In « Le Monde » del
1-2/10, Michel Tatù pubblica una lunga
corrispondenza da Vienna, con ampie informazioni sul rapporto di Hendrych, il
duro, vendicativo, autoritario « ideologo »
del partito, e sulle sue conseguenze.
Hendrych ha accusato, per es., lo scrittore Vaculik d’essersi posto in situazione
di « rottura totale col marxismo-leninismo
e col partito ». Ha accusato il settimanale
Literarni Noviny d’v. incapacità fondamentale a comprendere tutta la nostra epoca ».
È arrivato al punto d’affermare che « neppiir uno » dei critici che si sono fatti sentire al congresso degli scrittori « è capace di
dare una risposta positiva alle questioni del
passato, del presente e dell avvenire ».
Una buona parte degli attacchi de/Z’Hendrych hanno colpito la direzione deU’Unione degli scrittori nel suo insieme, accusata
di tenere il piede in due staffe, d’aver lasciato svilupparsi il disordine, ecc. Ha detto
che perfino i buoni scrittori comunisti hanno mancato perchè, non partecipando abbastanza attivamente agli affari dellUmone, essi hanno lasciato il campo libero agli
« avversari ideologici ». Infine, per Z’Hendrych, tutto questo non è che una parte
d’ima vasta campagna che va dalla fuga
dello scrittore Mnacko in Israele, allaffare
■iiiimiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiimiiiiiiiiinmiiii
VOCAZIONE E MINISTERI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Concludendo questa prima parte, mi
sembra imperioso che l’iniziativa per
l’iscrizione in Facoltà non venga più
solo dal futuro studente, ma che sia
la comunità locale quella che, attraverso gli organi a ciò competenti
(concistoro, unioni giovanili. Movimento cristiano studenti, ecc). ricerchi nei propri giovani (ed anche in
altri), quei segni che dimostrano resistenza di doni spirituali che rendano
la persona in questione un possibile
candidato per uno dei ministeri della
Chiesa; probabilmente non abbiamo
mai pensato quanti doni restano inutilizzati per la semplice ragione
che il futuro candidato e per timidezza e per scarsa sicurezza di
sè (cosa del resto non rara in una
persona che abbia meno di vent’anni,
specialmente oggi) o per qualsiasi altra ragione, non sa decidersi a parlare
al proprio pastore. Ma una volta che
sapesse che la comunità si trova dietro di lui e che lo sorregge mediante
il riconoscimento di certi doni, questi
doni potranno giungere eventualmente al loro pieno sviluppo.
Un secondo aspetto del problema è
quello dell’ambiente, nel quale una vocazione al ministero viene riconosciuta, si sviluppa e giunge infine alla propria realizzazione. Anche qui parlerò essenzialmente del ministero pastorale.
Negli ultimi anni la commissione
per i ministeri. Agape, il Movimento
cristiano studenti e gli ambienti a
loro vicini hanno sostenuto, con ragione, che il ministero pastorale è solo
uno degli aspetti del ministero e che,
come nella Chiesa primitiva, si tratta
di scoprire e di realizzare questi ministeri in pratica. Sono nati così, gruppi
di servizio, ministeri diaconali ecc.
Abbiamo qui evidentemente un progresso nei confronti degli anni che ci
hanno preceduti. Purtroppo la necessità di altri ministeri al lato di quello
pastorale è stata sovente sottolineata
a spese di quest’ultimo e non sono
mancate affermazioni da parte di
gruppi e d’individui, secondo le quali
il ministero pastorale tradizionale è
ormai qualcosa di anacronistico e
quindi superato, quasi fosse il vecchio
Pantalone corto che un giovane portava da bambino, mentre ormai da
tempo porta calzoni lunghi. Mi ricordo anzi di un collega di poco più giovane di me, il quale affermava che
ormai il ministero pastorale nelle sue
forme tradizionali non serviva più a
nulla, allegando la sua origine borghese per non dire medioevale e la sua
incapacità di rivolgersi validamente al
mondo d’oggi con i suoi problemi e le
sue inquietudini. Se l’accordo, credo,
regna sovrano sulla necessità di scoprire nuovi ministeri e d’incorporarli
come tali nella Chiesa (cosa che in
parte, come visto, avviene), l’altra affermazione è per lo meno eccessiva e
non è certamente con le affermazioni
eccessive, e quindi ingiuste perchè
qualificano una categoria in quanto
tale, che i problemi vengono, non dico
risolti, ma neanche giustamente impostati. Corretta è l’affermazione che
il ministero tradizionale non è capace
di confrontarsi validamente con certi
problemi che sono tipici per la nostra
epoca: disumanizzazione in una civiltà di massa, problemi sociali, morali,
psichici che ne risultano, ecc. È evidente che, se la Chiesa vuole affrontare con la sua predicazione evangelica questi problemi in forma valida,
dovrà ristrutturare le forme tradizionali del ministero pastorale (si pen.si,
ad es. quanto sono pochi i pastori che
hanno una certa quale preparazione
in sociologia, in modo da poter valutare criticamente problemi come quelli delle migrazioni o dell’urbanesimo, e
che sappiano abbastanza di psicologia
per sapere se la persona che si presenta loro è inferma, ovvero un caso
per la cura d’anime); e dovrà
trovare nuove forme di ministeri (si
pensi all’opera di Riesi e a quella di
Kriftel, dove per altro lavorano relativamente pochi evangelici italiani).
Dire però che il ministero tradizionale non serve più è inesatto, e finisce
per creare tra molti dei nostri membri
di chiesa l’impressione che veramente
sia così, dandoci così lo strano fenomeno che in un’epoca nella quale come forse mai prima i giovani hanno
avuto una sensibilità teologica ed
etica, pochissimi si decidano, non dico
per il ministero pastorale, ma per
ogni altra forma di ministero. È evidente che il giudizio adottato sul ministero nella sua forma tradizionale
non viene pronunciato per ragioni
teologiche valide; fedeltà o meno al
"Vangelo, ma per ragioni ideologiche
che, se possono aiutarci nello studio
e nella comprensione di parecchi fenomeni del mondo moderno, devono
anch’esse essere sottoposte al vaglio,
e quindi al giudizio della Parola.
Sono due facce della medaglia, come si vede, ed io mi domando se la
falsa impostazione della vocazione da
un lato, la denigrazione, spesso involontaria, del ministero pastorale dall’altro, non costituiscano una buona
parte di quei fattori che trattengono
dal passo finale molte persone che
avrebbero avuto quei doni dello Spirito che li rendono capaci di servire
il proprio prossimo e la comunità nella predicazione, la catechesi e la cura
d’anime. Un dibattito tra i lettori non
sarebbe, credo, superfluo.
J. Alberto Soggin
Istituto Linguistico
Internazionale
RIVOLI TORINESE
Via Colla, 20 - Telefono 95.208
Sono ancora aperte le iscrizioni al LICEO LINGUISTICC)
(quinquennale) e al CORSO di
PERITI AZIENDALI e CORRISPONDENTI IN LINGUE
ESTERE.
Titolo per l’ammissione alla
1“ classe: licenza media o d’avviamento.
Possibilità di passaggio da altre
scuole per le prime due classi.
CONVITTO
MASCHILE e FEMMINILE
Tkatchenko di Londra, e il cui fine è di
guastar le feste del cinquantenario sovietico. Particolarmente scandaloso (sempre secondo /’Hendrych) è il fatto che, in un anno tanto glorioso, non si sia resa, alla tribuna del congresso degli scrittori, alcuna
testimonianza a favore della letteratura sovietica... »■
A seguito del rapporto Hendrych, è stata annunziata in Cecoslovacchia tutta una
serie di provvedimenti, che rappresenta un
vero e proprio « giro di vite » contro l’Unione suddetta. Fra tali provvedimenti, rileviamo quello che « ricorda un tentativo
già fatto in URSS (il grande ’’riordinamento” del 1963), consistente nel ’’familiarizzare gli scrittori coi progressi della costruzione socialista, direttamente sui Itioghi”: in
altre parole, gli scrittori dovranno visitare
effettivamente le officine e le cooperative.
Nessuna nuova indicazione precisa, invece,
viene data sulla sorte del grande periodico
Literarni Noving. Questo periodico cessa
(...) d’esser controllato dall’Unione degli
scrittori, per passare alle dipendenze dirette del ministero della cultura. Ma si dà
come cosa sicura che il suo attuale direttore, il signor Hamsik, è stalo o sarà sostituito.
Infine saranno create delle ’’Sezioni autonome” dell’Unione degli Scrittori: a
Praga, a Bratislava, a Usti-Nad-Labem e a
Plzen, allo scopo di creare, in ciascuna di
quelle città, "una base d’unione per lo sviluppo degl’interessi di tutti suoi membri”.
Che cosa veramente s’intenda fare, in senso profondo, è ancora oscuro. Ma ci si può
chiedere se non si vogliano ridurre le prerogative degli scrittori slovacchi, i quali disponevano fin ora, se non d’uno statuto
indipendente, almeno d’una ’’unione” relativamente autonoma, con presidio e segretariato. Invece la nuova ’’sezione” progettata a Bratislava, non sembrerebbe dirtinguersi dalle sezioni che saranno create relìe
altre due città di provincia. D’altra parte
lo Hendrych ha denunciato, fra le mao-festazioni scandalose delle ultime riuniotii. la
decisione presa da "taluni scrittori, abbandonare il congresso”. L’Hendrych ¿utude a un gruppo di scrittori slovacchi, che
hanno abbandonato la sala delle adiooinze, prima della fine dei lavori. In ogni , iso,
sarebbe stupefacente se un’accentuo one
dell’autonomia della ’’nazione sorella (si
intende : ’’sorella delTURSS”) potes.s.' accordarsi con la brusca ventata di disciplina
che ha soffiato sulla direzione del parrro ».
È stato annunziato che « ’’stretti cc-aatti” saranno stabiliti con gli scrittori Giovani. mentre gli artisti avranno dirUiO a
degl’incontri "regolari e non formali con
le autorità del partito e dello Stato ».
àss. per la libertà religiosa in Ualia
Per la revislùiie
del Concordati)
L'Associazione per la libertà religio.a in
Italia (A.L.R.I.) plaude all’iniziativa d; portare davanti alla cosc’enza degli oani.
attraverso la discussione parlamentai., la
necessità di addivenire alia revisione del
Concordato. Siamo di fronte a un’ah.rnat'iva, i cui termini sono estremamente - hiari: da un lato, ribadisce i vincoli e i .limiti
che l’intransisenza teologica della < ii'esa
ha posto in passato alle libertà fonjsmentali degli italiani e alla sovranità dello Stato
(l’imposizione dottrinaria del « fondai . nto
e coronamento » della pubblica istrir/ione,
la negazione della pienezza de' diritti civili agli ex-preti, la competenza atliri'uita
ai vescovi e ai tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale, ecc.) e conservare i
privilegi connessi con l'anacronistica e paradossale formula della « religione dello
Stato»; daH'altro, vedere finalmente riconosciuti in Italia quei diritti inalienabili dell’uomo e quel principio di uguaglianza
« senza distinzione di religione » che la Costituzione sancisce e che sono al di sopra
dei Patti lateranensi stipulati da Mus.solini
e da Pio XI. I cattolici italiani sono invitati oggi a inchinarsi di fronte ai diritti
umani.
A.L.R.I., via Bassini 39. 20133 Milano.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. - Terre PeUice (Tol
avvisi economici
CERCASI coniugi mezza età senza figli per
portineria Pensionato Femminile 'Torino.
Scrivere: Libreria Claudiana 10066 Torre
Pellice.
RINGRAZIAMENTO
Il papà e la mamma della piccola
Marisa Martinat
ringraziano tutte quelle persone che
con fiori e scritti hanno voluto essere
loro vicini in questa triste circostanza.
In modo del tutto speciale ringraziano il Dott. De Bottini, il Pastore
Sonelli, i vicini di casa, i degenti del
Padiglione e il personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo.
Torre Pellice, 5 ottobre 1967