1
Anno 115 - N. 11
16 marzo 1979 - L. 250
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Riflessioni in margine agli avvenimenti del Sud-Est Asiatico
DAL LIBRO DI OSEA - 3
Avanti senza miti
Come credenti possiamo fare a meno della droga dei miti e dobbiamo
mettere in conto contraddizioni, incoerenze, insuccessi
Tempo di crisi
a-*-
La Cina che per « dare una lezione » al Vietnam provoca migliaia di morti da una parte e
dall’altra con una invasione —
per fortuna limitata nel tempo
e, pare, nelle conseguenze internazionali — è l’ultima perla di
; una collana di delusioni che an- diamo infilando in questi ultimi
tempi. Delusione non improvvisa — da quando la Cina ha progressivamente rovesciato la propria immagine esterna e interiore — ma non per questo meno
V: intensa. Essa si aggiunge alla de“ ^Iasione dell’invasione della Campbogia da parte del Vietnam e —
; sempre in tema di pesanti ingerenze esterne — della man forte
data dai cubani e soprattutto
dai sovietici all’Etiopia nella repressione deH’Eritrea. L’URSS
1 del resto non è nuova a questa
produzione di delusioni: è ancora fresco il ricordo del ’68 cecoslovacco e non è ancora spento
quello del ’56 ungherese.
Di fronte a questi fatti — e la
lista non è neppur completa —
quali sono i possibili atteggiamenti? Mi sembra di poterne individuare tre.
Il crollo dei miti
Per molti della sinistra non si
si è trattato solo di una serie di
delusioni ma di un vero e proprio crollo di miti. Forse di per
sé le svolte del Vietnam e della
Cina non costituirebbero dei
crolli; ma si sommano ad una
progressiva e sfibrante sfiducia
relativa agli sviluppi interni del
nostio paese: un ’68 sistematicamente riassorbito, un faticoso
rilancio scandito sugli anni del
divorzio (’74), delle amministrative (’75) e delle politiche (’76),
affogato poi nell’acqua stagnante dell’unità nazionale. Il risultato, soprattutto tra i giovani, è
ciò di cui parlano tutti i giornali; il riflusso, il ritorno al privato, il disimpegno pubblico,
che si sommano alla disgregazio
mano sulla
coscienza
A partire da questo numero
anche II nostro settimanale aumenta il prezzo a L. 2S0. I
vantaggi dell’abbonamento postale gruppo I (che però dal 1°
gennaio ha triplicato i costi)
comporta infatti lo stesso prezzo dei quotidiani.
Rimangono invariati gli abbonamenti (che non sono stMi
ritoccati rispetto al ’78). Tuttavia nel recente incontro tra
Tavola, Comitato Permanente e
redazione Eco-Luce si è deciso
di chiedere agli abbonati un
CONTRIBUTO , VOLONTARIO,
per far fronte aH'aumento dei
costi di questi ultimi mesi che
porteranno un deficit anche per
il '79 dopo il pesante disavanzo del '78. Per giustificare questa richiesta bastano due cifre. Il costo dell’Eco-Luce è
oggi di L. 215 la copia. Gli abbonati lo pagano invece L. 149
la copia.
ne e al vuoto ideale di questi
tempi.
Certo, in chi sperimenta un
crollo c’è stata la costruzione di
miti. In che senso? Non nel senso che un nuovo inizio, lo, slancio di un movimento o di ùn popolo siano stati inventati, montati in modo irreale e fittizio;
ma nel senso di aver idealizzato
lo slancio iniziale senza mettere
in conto il cedimento, la stanchezza o semplicemente l’assestamento, la seconda generazione, o più in profondità l’incoerenza e la contraddizione. La mitizzazione che oggi produce dei
crolli non riguarda cioè la possibilità di operare dei nuovi inizi nella storia, ma l’illusione che
questi nuovi inizi siano permanenti e non temporanei, assoluti
e non relativi.
Il mito dei crolli
Altri — ovviamente non con
delusione bensì con più o meno
malcelata soddisfazione — han
no mitizzato non già i nuovi inizi che si sono verificati nel campo della liberazione e della giustizia sociale e intemazionale,
bensì i crolli, o per lo-meno le
involuzioni a cui sono approdati
i nuovi inizi. Il ragionamento
più o meno è stato questo: i fatti di oggi non sono contraddizioni e incoerenze rispetto a ieri,
bensì la prova che i pretesi nuovi inizi di ieri non erano che
menzogne, imbrogli e prodotti
della propaganda. II che è come
dire che se un cinquantenne comincia a dover mettere gli occhiali per leggere, questa è la
prova che anche a vent’anni non
ci vedeva bene. I crolli sono cioè
mitizzati nel senso che la loro
realtà è falsata e distorta a dimostrazione che non esistono né
aurore né nuovi inizi. Il fine —
mai dichiarato né ammesso —
mi sembra ovvio: legittimare le
stanche variazioni e i vecchi
proseguimenti di un sistema cre
(continua a pag. 8)
Franco Gìampiccoli
La predicazione dei profeti di
Israele non avviene mai in un
ambiente chiuso, al riparo dalle
contestazioni e dalle violenze, in
un clima di ubbidienza e di sensibilità alle esigenze della fede.
Osea ha un compito da svolgere
sul piano politico; come scrive
il teologo inglese, C. H. Dodd, « il
profeta è un ’uomo pubblico’, il
suo incontro con Dio non è una
esperienza privata, al di fuori di
qualsiasi contatto con le cose
quotidiane... La pressione dei
movimenti e degli avvenimenti
pubblici sul suo spirito è occasione per rincontro divino cui
non può sfuggire, e la verità che
quest’incontro impone alla sua
intelligenza è a sua volta proprietà pubblica ».
Osea, come anche Amos e Geremia ed altri ancora, furono
chiamati a vivere ed a profetare
in un tempo di crisi, cioè di giudizio e di lotte politiche con riflessi e ripercussioni nella vita
politica di quel tempo. Il periodo che seguì il lungo e prospero
regno di Geroboamo II fu segnato da disordini e da violenze
continue... Il figlio di Geroboamo II morì assassinato dopo pochi mesi dal suo avvento al po
SPAGNA
Stato e Chiesa dopo il voto
La previsione di una radicale
svolta socialista, di tipo nordeuropeo, è andata in fumo. Gli
elettori spagnoli non hanno portato, nella loro mappa politica,
delle novità di rilievo. Il cambiamento dal franchismo alla
democrazia ha tutta l'aria di avviare un lungo processo di consolidamento di posizioni raggiunte. I risultati delle elezioni del
2 marzo non si discostano molto da quelli del 1977. Ha vinto
il leader centrista Suarez che è
riuscito ad assorbire il voto delle destre. Si ricrea così, grosso
modo, un bipartitismo tra sinistra (divisa tra i socialisti di
González e i comunisti di Carrillo; questi ultimi hanno però
rafforzato le proprie posizioni)
e centro destra. Rimane l’incognita derivante da un terzo dell’elettorato (più di 8 milioni)
che, per atavico spirito di diffidenza, non si è pronunciato ma
che in futuro potrebbe far pendere il piatto della bilancia in
modo imprevedibile. Per certi
versi la situazione che è uscita
dalle urne spagnole ricorda il
triangolo italiano tra socialisti,
comunisti e democristiani. La
Spagna di oggi ha quindi tutte
le carte in regola per entrare
(dopo una lunga anticamera) nella scacchiera europea con un
forte partito conservatore e una
moderata opposizione di sinistra.
Uno dei banchi di prova più
veritieri del nuovo assetto politico è la questione religiosa ovvero il rapporto Chiesa-Stato.
Come per l’Italia la tribolata
revisione del Concordato è lo
specchio di un antico confessionismo di stato, duro a morire, così per la Spagna, senza
voler forzare troppo il parallelismo, ci si chiede come verrà
vissuto e variamente interpretato il dettato costituzionale (recentemente approvato da un referendum popolare) che garantendo la libertà religiosa mantiene una distinzione di fondo
tra maggioranza e minoranza religiose. Su questo giornale,’ in
una serie di articoli Giorgio Peyrot (cfr. Eco-Luce n. 46, 48, 49
del 1978) ci ha fatto chiaramente vedere i pericoli insiti nella
norma costituzionale che prevede ’’relazioni di cooperazione”
tra pubblici poteri, Chiesa cattolica e altre confessioni religiose.
Come verranno interpretati, dall’attuale classe politica, i principi di eguaglianza e di libertà,
anche in materia religiosa, che
sorreggono la nuova Costituzione spagnola? Se la Chiesa cattolica interpreta la ’’relazione di
cooperazione” con lo Stato in
senso concordatario, gli evangelici sapranno opporvi un’altra
logica, un modo diverso d’impostare il rapporto con lo Stato? Queste le domande aperte.
L’opinione del
pastore E. Capò
Sull’ultimo numero del mensile evangelico "Carta Circular”
di Barcellona, il pastore Enrique
Capò, in una lunga riflessione
sui compiti degli evangelici per
il futuro, si chiede: « Quanto
durerà la nostra Costituzione?
Non lo sappiamo. Le esperienze
costituzionali in Spagna non sono mai state troppo brillanti.
Ma per noi questa Costituzione
rappresenta un obiettivo raggiunto e l’occasione di un nuovo
modo di procedere affinché tutti trovino un posto degno nella
nuova società. Per noi evangelici essa ha im’altra importanza,
la Costituzione ci è favorevole.
Dalla categoria di dissidenti tollerati e discriminati, passiamo
a quella di cittadini a pieno diritto... Non ci danno nulla, come
ha affermato il Direttore degli
Affari Ecclesiastici, ci riconoscono soltanto il nostro diritto:
quello di predicare e vivere l’Evangelo... Naturalmente la legge non ci risolverà tutti i pro
blemi; ma ora disponiamo di
un principio legale che ci permette di sviluppare un ministero, per il resto ascoltiamo
’’quello che lo Spirito dice alle
chiese” ».
È indubbio che l’alternativa
rappresentata dal piccolo e combattivo mondo evangelico, in
una terra in cui da secoli il nazional-cattolicesimo l’ha fatta da
padrone, passerà anche a livello
dei rapporti Chiesa-Stato. Si
tratta di vedere se l’iniziativa,
per ciò che concerne la realizzazione dei ’’rapporti di cooperazione” tra pubblici poteri e
chiesa cattolica avrà ancora uno
stampo e un contenuto di tipo
concordatario e se, per quel
che riguarda gli evangelici, troverà il mondo protestante spagnolo pronto a realizzare accordi di tipo bilaterale unicamente per salvaguardare quella libertà religiosa che la Costituzione propone. C’è da credere
che le questioni di politica ecclesiastica occuperanno ancora
per molto tempo gli evangelici
spagnoli. Il nuovo assetto uscito dalle urne richiede una attenta vigilanza per non ripiombare nel vecchio confessionismo di stato che, in Spagna come in Italia, strizza l’occhio ai
governanti alla ricerca di un
rapporto privilegiato sul terreno religioso. Potrebbe darsi (e
non sarebbe la prima volta) che
molte libertà costituzionali vengano vanificate dai politici. In
tal caso gli evangelici spagnoli,
nonostante le garanzie appena
raggiunte sulla carta, di fatto
non uscirebbero dall’angusto
ambito in cui lo stato neizionalcattolico li ha posti sino alla
seconda metà del nostro secolo. Suarez, che ha vinto, ha già
escluso dall’orizzonte politico
una formula di centro sinistra.
Vuole governare da solo; non
mancheranno quindi le novità
sul fronte dei rapporti con le
confessioni religiose.
Giuseppe Platone
tere. L’usurpatore Shallun, fu lui
pure vittima dei suoi avversari
politici. Altri due successori su
quel trono subirono la stessa
sorte. Inoltre, l’instabilità di
quel regno e la sua debolezza
spingevano i loro capi a ricercare la protezione delle grandi potenze di quel tempo, in primo
luogo dell’Assiria, che non concedevano il loro appoggio politico gratuitamente, come non avviene neppure oggi per le grandi potenze degli Stati Uniti e
dell'Unione Sovietica. Si passa
da una protezione all’altra secondo i tempi e gli avvenimenti della storia; ma quando il regno di
Israele volle liberarsi dal giogo
assiro, sollecitando un aiuto dall'Egitto, il re assiro Salmanasar IV assediò la capitale Samaria, la quale, dopo aver resistito
per tre anni, cadde nelle mani
di Sargon nel 112 a. C. ponendo
fine al regno d’Israele, circa 150
anni prima della caduta di Gerusalemme e dell’esilio babilonese.
Questa è storia ed è anche politica sulla scena del regno d’Israele. Osea vive intensamente
quella storia, vi partecipa con
la sua presenza e con il suo messaggio. Tanto la Chiesa quanto
le nazioni devono riconoscere la
sovranità di Dio, solo Signore, e
la sua misericordia. La predicazione del profeta si infrange contro una situazione morale estremamente grave: « L’Eterno ha
una contestazione con gli abitanti del paese, poiché non v’è
né verità, né misericordia, né conoscenza di Dio nel paese. Si
spergiura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si rompe ogni limite, sangue
tocca sangue ». Non si può non
avvertire l’attualità di queste roventi parole. Il popolo di Dio per
primo deve ravvedersi di fronte
a Dio invece di correr dietro alle nazioni per conformarsi alla
loro vita ed ai loro costumi... Le
alleanze stesse in queste condizioni di corruzione di violenze e
di inadempienza del “Patto" sono contrarie alla volontà di Dio
e conducono Israele verso la sua
rovina. Ephraim è come una « colomba stupida e senza giudizio.
Essi invocano l’Egitto, vanno in
Assiria. Mentre andranno io stenderò su loro la mia rete, ve li farò cascare come gli uccelli del
cielo; li castigherò come è stato
annunziato alla radunanza ».
Ad un certo punto il profeta
formula tre gravi accuse contro
il popolo di Dio che si conduce
in modo sprezzante e indegno
della misericordia divina: « Io li
redimerei », dice l’Eterno, « ma
essi dicono menzogne contro di
me; essi macchinano del male
contro di me ».
Nel paese, la menzogna circola dovunque, non risparmia nessuno; ostacola i rapporti umani
e pone la gente in una situazione falsa di fronte a Dio. Ognuno
pensa a salvare se stesso ed il
proprio interesse, senza riguardo a Dio ed ai suoi giudizi. Si
opera senza scrupoli di coscienza, come se la coscienza non
avesse alcun valore. Non si vorrebbe essere dei “senza Dio”, ma
in realtà si vive come se Dio non
esistesse e non avesse nulla da
dire sul modo in cui gli uomini
si conducono.
« Io li redimerei », dice ancora
l’Eterno per bocca del profeta,
« ma si lamentano sui loro letti, si radunano ansiosi per il grano e per il vino e si ribellano a
me ».
Ermanno Rostan
(continua a pag. 8)
2
16 marzo 1979
ATTIVITÀ’ DELllÀ COMMISSIONE ESECUTIVA DEL 2° DISTRETTO
Visite in Veneto e Lombardia
In esecuzione dei suoi impegni istituzionali la C.E.D., dopo
le visite in Svizzera dello scorso anno, ha quest’anno visitato
alcune comunità del Veneto e
della Lombardia Orientale, di
cui due (Padova e Vicenza) metodiste e tre (Verona, Mantova
e Felónica) valdesi.
L’impressione generale ricavata dalla visita si è che queste Comunità, come probabilmente molte altre, sentono vivo il bisogno della presenza e
deH’opera di un pastore e sono largamente influenzate nella
loro vitalità da tale opera. Molta strada si deve ancora percorrere prima di poter considerare le nostre comunità come
capaci di autogestirsi. La CED
si è chiesta se non varrebbe la
pena di studiare la istituzione
di un pastore itinerante, che visiti periodicamente una serie di
comunità nell’intento di avviarle ad una reale autogestione. La
scarsezza di operai disponibili,
la difficoltà di conservare unite
comunità nelle quali si rispecchiano divisioni ideologiche e
generazionali che affliggono tutta la società in cui esse sono inserite, la possibilità d’altro canto di suscitare localmente vocazioni che hanno forse solo bisogno di essere sollecitate ed aiutate, — compongono gli aspetti
principali di una situazione degna di attento esame.
Vicenza e Padova sono due
comunità affidate alla cura di
un solo pastore, con i problemi
di tempo e di impegno che ne
conseguono. Sono sempre state, specialmente Vicenza, isole
evangeliche di im ambiente formalmente e sostanzialmente cattolicamente molto chiuso. Di
qui una certa difficoltà per realizzare attività volte all’esterno
e una più sostanziale compattezza interiore, che ha permesso e
permette di superare con minori problemi le divisioni ideologiche e generazionali cui accenniamo più sopra. Il problema
di fondo, qui come altrove, è
quello di trovare un modo «e
A questo numero hanno colborato: Stella Bouissa - Renato Coisson - Giovanni Conte - Franco Davite - Paolo Ribet - Katherina Rostagno Aldo Rutigliano - Cipriano
Toum - Giorgio Tourn.
vangelico » di interessare i giovani alle attività comunitarie.
La P.G.E.I. non sembra avere
molto presa in queste due comunità, soprattutto Vicenza, che
non ne accettano la linea. Quando sarà possibile sviluppare il
lavoro giovanile già avviato in
Lombardia, e parzialmente in
Piemonte, occorrerà tener presente questa situazione: questo
la CED si propone di fare. Nel
frattempo si è insistito perché
anche queste due comunità tengano presente la disponibilità del
centro « L. Menegon » di Tramonti, per convegni e incontri
che consentano maggiori contatti con altri gruppi, giovanili
e non, e attraverso tali contatti, l’approfondimento e — se possibile — il superamento delle
divergenze.
La comunità di Verona, mentre ha condiviso nella solidarietà della fede e della speranza in
Cristo le prove durissime del
suo pastore, che solo tre anni
fa aveva perso la moglie, si rallegra d’altra parte per la decisione della Tavola, già avvenuta, di nominare, a partire dal
prossimo autunno il pastore
Aldo Sbaffì quale conduttore di
questa comunità, alla scadenza
del settennato della sua moderatura. Questo anche in vista
di un potenziamento delle attività di questa comunità, sempre
viva e positivamente inserita
nelle attività ecumeniche locali,
ma mancante in questi ultimi
anni di un ricambio effettivo e
dell’inserimento di nuovi membri di chiesa, anche per mancanza di un nucleo consistente
di giovani.
È collegato a Verona un consistente gruppo a Rovereto, assai vitale, per il quale non sembra lontano il momento in cui
si potrà parlare di una nuova
« chiesa in formazione ».
A Felónica Po la comunità ha
risentito negli anni ’50-’60 di
una forte emigrazione che
la ha sensibilmente depauperata. È rimasto un consistente nucleo di anziani con tutte le caratteristiche proprie di una comunità sorta e vivente in una
zona prettamente agricola. Il
5% del paese è ancora evangelico, il che resta im fattore certo interessante, ma si ha l’impressione di una forte influenza
della « cultura cattolica » anche
sull’ambiente protestante, spe
cie quello più periferico. Inoltre,
le caratteristiche proprie di una
comunità sorta e vivente, fin
dal principio del secolo, in una
zona prettamente agricola, comporta particolari problemi per
l’aggiornamento di una « cultura contadina » alle nuove esigenze, col conseguente approfondimento di differenze « generazionali ». Il pastore, molto
impegnato in lavoro di alto livello culturale, non può ovviamente dedicare un tempo pieno
alla comunità stessa. Tuttavia
anche qui il problema più evidente è quello di vedere se e
con quali mezzi è possibile richiamare i giovani, circa una
ventina, attorno ad un impegno
di testimonianza loro specifico,
senza perdere i contatti con
l’operante nucleo di anziani, che
rappresenta in buon numero la
sostanza attuale della comunità.
Anche qui è stata ricordata la
opportunità offerta da Tramonti per organizzare contatti e
convegni con altri gruppi.
Mantova presenta un gruppo
vivace e impegnato, con rappresentate tutte le età, senza eccessiva prevalenza dell’una sull’altra. La mancanza di un pastore in loco, ormai da decenni,
non sembra esser stata di peso
per il gruppo, che si autogestisce per la normale amministrazione. Il pastore viene per i culti e il catechismo, da Verona o
da Pelonica Po. L’ambiente cittadino pare abbastanza ricettivo sia a livello di stampa che
a livello radio locali: si tratta di
trovare chi sia in grado di usare questi mezzi per una efficace
testimonianza. Non dovrebbe essere diffìcile quando il nuovo
pastore sarà insediato a Verona, dare un consistente aiuto
alla vita di questa comunità, utilizzando le forze complementari delle due città che esistono e
vanno opportunamente valorizzate. Mantova, che è oggi al limite dei quaranta membri necessari a mantenerle il riconoscimento di chiesa costituita, dovrebbe poter recuperare terreno
e riaffermare la validità della
sua esistenza.
In questo settore, la prossima
Conferenza Distrettuale, darà alla CED il conforto delle sue direttive per la realizzazione di
un serio programma.
La C.E.D. del II Distretto
T. Soggùn e N. De Michelis
«
PROTESTANTESIMO» IN TV
Nella trasmissione di protestantesimo del 5.3 è stata presentata la
Conferenza episcopale tenutasi recentemente a Puebla e conclusasi
con la stesura di un complesso documento di oltre 250 pagine. La
Conferenza ha due precedenti : il
primo a Rio De Janeiro nel 1955,
l’altro nel 1968 a Medellin in Columbia.
Perché, in questo momento, presentiamo tanta attenzione a questa
conferenza? A Protestantesimo
hanno risposto a questa e ad altre
domande Maria Sbaffi e Luigi San
della liberazióne aveva trovato un
clima di riconoscimento; in quella
di Puebla i teologi della liberazione
non sono stati invitati come esperti anche se alcuni vescovi progressisti presenti si sono consultati con questi teologi e ne hanno
fatto passare i contenuti lasciandone tracce nel documento finale.
1 teologi della liberazione reputano, nonostante questo atteggiamento di rifiuto, che attualmente in
America latina, dopo la distruzione
di forze politiche progressiste, la
chiesa sia uno dei pochi luoghi
PUEBLA
dri, entrambi osservatori diretti
alla conferenza, la prima come rappresentante della rivista ecumenica IDOC, il secondo come giornalista cattolico rappresentante diversi organi di stampa.
Attualmente il continente latinoamericano (che conta quasi la metà
del cattolicesimo nel mondo) è osservato con grande interesse da
credenti e non credenti : sappiamo
infatti in quale stato di sofferenza
e ingiustizia si trovino i diversi
paesi che compongono TAmerica
Latina. A questo riguardo così si
esprime il documento finale : « ...È
una verità che sta aumentando
sempre più la distanza tra i molti
che possiedono poco e i pochi che
possiedono molto. I valori della nostra cultura' sono in pericolo... Si
stanno violando i diritti fondamentali deiruomo... ».
In questo continente più che altrove al credente si chiedono risposte politiche precise all’interno
delle contraddizioni scaturite. La
conferenza di Puebla si è caratterizzata diversamente da quella di
Medellin, nella quale la teologia
dove è ancora possibile riunirsi e
riflettere sui problemi del paese,
per questo motivo sperano che la
chiesa ufficiale lasci loro dello
spazio nella prospettiva di attuare
una teologia più radicale, aperta
per la sua attuazione a « contaminazioni » marxiste.
Per chi non ha seguito direttamente questa conferenza, come me
ad esempio, è difficile comprendere e condividere in pieno le ottimistiche speranze dei teologi della
liberazione.
Al contrario, orientandomi diversamente, mi chiedo : perché anche in America Latina la chiesa
cattolica ufficiale è così conservatrice?
Non dovrebbe esserlo meno e al
contrario portare il peso politico
di queste masse che vorrebbe pienamente rappresentare?
Nelle trasmissioni in studio, basate sul dialogo degli ospiti, si dovrebbe a mio avviso curare maggiormente l’aspetto fonetico e il
tono della voce per permettere un
ascolto migliore.
Carla Negri
VALDESI A GINEVRA
Un agape per il XVII
Come ogni anno la comunità
valdese di Losanna e TUnion
Vaudoise di Ginevra hanno ricordato il XVII febbraio con un
culto e un’agape fraterna. Per
l’occasione hanno ricevuto la visita del past. B. Bellion di Bobbio Penice il quale ha parlato,
nella sua predicazione, della necessità di essere aperti come individui e come chiese al domani
di Dio, senza che il passato diventi un freno o un ostacolo al
la vocazione che Dio rivolge.
A Ginevra vi è stato, subito
prima dell’agape, un simpatico e
commovente incontro della comunità di « Eaux-Vives » che ha
voluto testimoniare la sua riconoscenza a Luigi Rivoira e a sua
moglie, che tornano ad Angrogna dopo molti anni di lavoro
come custodi presso il Tempio
Riformato. Questo lavoro è stato svolto con autentico spirito
vocazionale.
CON MOLTA
AMAREZZA
Ho letto con molta amarezza gl'interventi dei tre lettori del numero 7
della ■■ Luce >■ del 16 febbraio 79, nel
loro parlare in maniera semplicistica
e forse un po' ipocrita del Vietnam.
Tutti si sono scagliati contro il pastore Vinay e quindi contro il Vietnam,
accusandolo di tradimento.
Ma, vi rendete conto di quello che
pensate e che per disgrazia scrivete?
Tradimento di che?
Cosa avete fatto voi per i vietnamiti di tanto grande da sentirvi traditi?
Avete forse assistito a qualche conferenza 0 messa qualche firma? Che
grandi cose!
Anch'io « non parteggio per nessun
"blocco” », ma non sono tanto cieco
e freddo di cuore da scrivere certe
accuse in tal modo.
lo, anzi, sì: parteggio! Parteggio per
gii uomini, per le donne, per i bambini, per i vecchi, per i malati, i torturati, i dilaniati che stanno soffrendo
e piangendo.
Persone del Vietnam, della Cambogia... della Cina.
Cerchiamo di non essere prò o contro nessuno! Cerchiamo solo la pace
degli uomini!
lo sono un nonviolento e quindi il
metodo della violenza lo disapprovo,
perché sono convinto con M.L. King
che una liberazione ottenuta con la
violenza ponga più problemi di quelli
che risolve.
lo però non condanno! Come potrei,
qui seduto a tavolino’
L'unico che potrei condannare è
me stesso, perché non so dare e non
ho saputo dare alcun contributo concreto su come agire diversamente (non
ho neanche provato).
Scriveva Tiziano Terzoni sull'Espresso del 9 ottobre 1977; « Non c'è dubbio che gli scontri lungo la frontiera
vietnamita... sono stati provocati dai
INTERVENGONO I LETTORI
Vietnam; prosegue il dibattito
cambogiani »; e ancora: « Potrebbero
essere gli stessi cinesi... ad incoraggiare i Khmer a dare fastidio al Vietnam filosovietico. Che vuole la Cambogia, la guerra?... È molto probabile
che, prima di arrivare a questo, saranno gli stessi cinesi... a consigliare
prudenza ai loro protetti di Phnom
Penh ».
Purtroppo, la previsione ottimistica
dell’articolista non si è avverata.
Anzi, forse sono stati ancora i cinesi a volere la guerra vietnamitacambogiana, per poter avere la giustificazione d'invadere il paese « non
allineato ».
Se dovremmo parlare di tradimenti:
anche la Cina non ha deluso poco! (...)
Sono convinto che avrebbe potuto
esserci un'altra strada. Ma, ormai,
quel che è fatto è fatto. La Cina dovrebbe almeno garantire una maggiore
democratizzazione in Cambogia e la
fine degli « sconfinamenti » da parte
dei cambogiani, nel volere II ritiro delle truppe vietnamite. Ma è tanto difficile! Sono tanto infantili questi governanti!
D'altra parte, noi — ripeto —■ non
possiamo metterci con la coscienza
a posto, nel momento in cui ci schieriamo con gli uni o gli altri. Né tanto
meno possiamo continuare a lasciare
soli questi popoli, per paura che... si
comprino armi invece che cibo e medicine!
La pace potrà avvenire solo quando
tutto il mondo vedrà nel concreto la
solidarietà reciproca e quando la base dei rapporti non sarà più l'equilibrio del terrore, ma la collaborazione
di tutti a prescindere dalle ideologie
e dai vari razzismi che esistono tuttora.
Finché metteremo agli uomini le
etichette e, invece di farli incontrare,
li divideremo, la nostra falsa pace
sarà sempre in forse... e un giorno
potrà esserci fatale.
Nino Gullotta, Pachino
LA PAROLA A
UN NOVANTENNE
Egr. Sig. Direttore,
Ho letto, con crescente disgusto, sul
n. 9 della « Luce » Il « pamphlet » contro il pastore Tullio Vinay, da parte
di un « fratello della Chiesa di Livorno », libello che faceva corona ad altri similari apparsi sui numeri precedenti: questo lungimirante signore taccia di mendace la prosa di Vinay, e
su per giù, con toni più o meno smorzati fanno gli altri articolisti o, per
lo meno considerano Tullio Vinay un
ingenuo visionario.
lo siccome d! politica non voglio
contaminarmi, lascio a manipolarla i
giornali che la modellano a loro tornaconto e mi attengo ai fatti... controllati sul posto, mi piacciano o no.
E I fatti (correggetemi se sbaglio
e ve ne sarò grato, eccoli: Tullio Vinay, ha fondato, si può dire, AGAPE,
ha fatto cose grandi, a prezzo di lotte e sacrifici, alla Comunità di Agàpe
di Riesi; è stato due volte nel Vietnam, la prima all’epoca del cattolico
Van Thieu. spalleggiato dagli americani che vi hanno seminato morte e
distruzioni apocalittiche, nei confronti delle quali quelle di Hitler possono
qualificarsi « romanzi a fumetti »; fortunatamente, questi signori, da un popolo prostrato hanno preso la lezione
che Dio ha voluto imporgli; ora le notizie sciorinate dai più o meno educati detrattori di Vinay, le hanno attinte dai giornali... e non dico altro.
lo credo in Vinay (che ho l’onore
di conoscere) credo nel suo operato
ispirato alla legge del Divino Maestro,
operato coraggioso, disinteressato, persistente, -costruttivo; credo a Suor
Françoise che, come Vinay, era sul
luogo... del delitto; lascio agli scribacchini preconcetti, la validià delle loro
affermazioni.,, a tavolino e concludo con
una massima di « Oscar Wilde »: al
mondo non ci sono né buoni né cattivi; ci sono dei simpatici e degli antipatici (io modestamente sono fra quest'ultimi).
Federico Schenone, Genova
INTOLLERANZA
« Per comprendere bisogna almeno
pensare ».
Con queste parole il Pastore Tullio
Vinay ha concluso il suo articolo sul
Vietnam e immediatamente si sono avute le reazioni da parte di alcuni
in risposta a quanto da lui esposto
su quella Nazione.
Da altre lettere (vedi quella del Sig.
Gino Conte, Genova), risulta chiaro, a
mio parere, come vi sla una evidente
posizione personale contro il Pastore
Tullio Vinay, come se gli eventi storici
mondiali attuali dipendessero dal fatto che Vinay sia al Senato.
Il Signor Alberto Long di Pinerolo
dice di aver ammirato il lavoro di Vinay per Agape e prosegue: « Le mie
considerazioni nei suoi riguardi scemarono allorquando si volle far credere
ai Valdesi e non Valdesi che criminali nel Vietnam erano solo gli americani e i loro alleati ». Meno male che
non dice che fu il Senatore Vinay a
volergli fare credere ciò che tutta la
stampa nazionale ed internazionale diceva al riguardo. D'altro canto credo
che il Sig. Long sia maggiorenne e
libero di farsi l'opinione che ritiene
giusta da solo.
Allora, amici cari, potete anche offendervi e ve ne chiedo scusa in anticipo, ma voi dimostrate che non ve
ne importa niente del Vietnam, della
Cambogia, della Cina ecc., voi volete
solo demolire una persona, mentre,
stigmatizzando ciò che avviene in altri paesi e scandaiizzandovene perché
solo voi siete dei puri e degli obiettivi, non vi rendete conto di quanto avviene nelle vostre comunità perché
con la vostra mentalità intollerante non
sareste capaci di dare la mano a quel
fratello che risulti diverso dagli schemi che vi siete predisposti con i vostri preconcetti e pregiudizi.
Mi domando con quanti giovani vi
incontrate, mi chiedo quanti giovani
sono presenti ai culti ed alle attività
delle comunità nelle quali siete inseriti.
Interpellateli quei giovani che vi
stanno intorno senza pontificare dall'alto delle vostre cariche e della vostra posizione sociale, ma cercate umilmente di capirli e così potrete imparare qualcosa.
E ancora una coflsiderazione: mi sto
rendendo conto che il « valdese » può
essere al più teosofo, massone, parapsicologo, spiritista ecc., ma mai deve, nel suo impegno cristiano, occuparsi pubblicamente e seriamente di
politica, altrimenti rischia di essere
lapidato.
Laura Deodato
Salvatore Olivari,
Fresinone
3
16 marzo 1979
:T 7<^J^
.5,7'
^ir
r,'> -'
ROMA: SEMINARIO DI « OMILETICA RADIOFONICA »
Il buon annuncio per 800.000
Dal 22 al 25 gennaio ha avuto
luogo a Roma, presso i locali
della Facoltà Valdese di Teologia, un Laboratorio-Seminario
di « omiletica radiofonica » (leggi: culti radio) organizzato dal
Servizio stampa-radio-TV della
Federazione. Scopo deH’incontro
era quello di approfondire l’argomento della predicazione radiofonica (con le sue particolari
caratteristiche, le sue esigenze,
le sue difficoltà) usufruendo non
soltanto di momenti di aggiornamento teorico, ma anche di tirocinio pratico e lavoro di gruppo.
■Personalmente ho vissuto quelle giornate come un’esperienza
entusiasmante, sia perché il piccolo gruppo dei partecipanti
(provenienti da Milano, Bergamo, Torino, Bologna, Roma) era
particolarmente motivato, eterogeneo, e vivace; sia perché l’argomento stesso, fin dai primi approcci, mi si è rivelato stimolante al di là delle mie stesse
aspettative.
Infatti, se pensiamo che gli interrogativi di base per chi voglia tenere una predicazione radiofonica sono i seguenti: « A
chi mi rivolgo? chi sto escludendo? che effetto voglio ottenere? » — risulta chiaro che si tratta degli stessi interrogativi che
dovrebbero guidare ogni tentativo umano di comunicazione interpersonale: quindi non solo la
predicazione radiofonica, ma anche la predicazione dal pulpito;
e, al di là di questa, ogni nostro
annuncio del messaggio, anche
in forme non predisposte, nei
momenti della testimonianza
quotidiana.
A tali interrogativi non si può
rispondere se non attraverso un
costante sforzo di identificazione
con chi ci ascolta, con le sue
aspettative, i suoi dubbi, i suoi
bisogni e i suoi limiti. Nel caso
del culto radio, se pensiamo che
la media degli ascoltatori si avvicina alle 800.000 unità, non
possiamo certo dispensarci dalla
preoccupazione di « come » ri
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
volgerci ad un pubblico che, nella stragrande maggioranza, non
è molto informato sulla sostanza del messaggio evangelico né
particolarmente motivato a sorbirsi discorsi redatti in « patois
de Canaan » o frasari complessi
e articolati. Occorre un linguaggio chiaro e concreto, che faccia
uso di immagini efficaci, che non
presupponga una cultura biblica
da parte dell’ascoltatore, che non
evochi un’atmosfera sacrale, che
si sforzi di rendere esplicite le
probabili domande e perplessità
di coloro cui si rivolge, insomma
di « conversare » con l’ascoltatore (l’uomo medio, che magari
apre la radio solo per riempire la
stanza di rumore) e captarne
l’attenzione mettendosi dalla sua
parte.
Ma non sono queste, in fondo,
delle vere e proprie regole di
vita, valide ogni qualvolta noi
comunichiamo il buon annuncio
a qualcuno? È vero che chi predica per radio si trova in una situazione di isolamento, quasi di
cecità rispetto all’uditorio, e che
l’ascoltatore a sua volta è costretto a ricevere un messaggio
unidirezionale, inevitabilmente
autoritario. Ma quante volte ciò
non accade anche a chi predica
dal pulpito? E quante volte ciò
non ci accade nella comunicazione interpersonale immediata,
a causa della nostra incapacità
Metodisti e Luterani
Alla fine di gennaio scorso ha
avuto luogo a Dresda un incontro di studio tra rappresentanti
della Federazione Luterana Mondiale e del Consiglio Mondiale
delle Chiese Metodiste. L’incontro, durato quattro giorni, è il
primo di una serie prevista per
gli anni futuri con lo scopo di
approfondire la conoscenza reciproca delle due Chiese. Al termine del colloquio è stato sottolineato che « il quadro sociale in
cui le Chiese operano ha una
parte fondamentale nella diversità di intendere la Scrittura ».
Tema generale dell’incontro:
« Autorità della Bibbia e autenticità delle Chiese ». Prima di riunirsi per i loro lavori gli otto
rappresentanti di ciascuna chiesa avevano visitato otto comunità metodiste ed otto luterane
della Repubblica Democratica
Tedesca. Secondo il vescovo William R. Cannon, copresidente del
Consiglio Mondiale delle Chiese
Metodiste e capo della delegazione al colloquio di Dresda, le cose che uniscono sono molto più
numerose di quelle che dividono
le due chiese.
Riformati e Cattoiici
Il papa Giovanni Paolo II ha
recentemente indirizzato una lettera al presidente dell’Alleanza
Riformata Mondiale (la famiglia
di Chiese cui appartiene la Chiesa Valdese) professor James I.
McCord per esprimere il suo
« vivo desiderio » che il dialogo
in atto tra delegazioni delle due
Chiese sia proseguito.
Giovanni Paolo II ha sottolineato che « un aspetto fondamentale del suo nuovo ministero consiste nel servire l’unità »
tra le Chiese. Dopo aver constatato che in questi ultimi anni i
rapporti tra cattolici e riformati si sono sviluppati e approfonditi, aggiunge: « È mio desiderio sincero che questo sviluppo
possa proseguire con umiltà,
prudenza, ma anche con una risposta coraggiosa alle ispirazioni dello Spirito Santo che parla
ancora oggi alle chiese (cfr. Apocalisse 2: 7) e che ancora ci guida perché possiamo compiere
più perfettamente la volontà misteriosa di Dio per noi e per il
suo popolo ».
Cattolici e Metodisti
I metodisti e i cattolici si sono dichiarati d’accordo su una
dottrina comune dello Spirito
Santo.
È questo il contenuto di un
Comunicato ufficiale congiunto
emesso al termine dei lavori di
una commissione mista cattoli
co-metodista che si è riunita a
Roma dal 18 gennaio al 1” febbraio scorsi.
I due presidenti del gruppo di
lavoro, il vescovo cattolico americano Monsignor James F. Stafford e il vescovo metodista, anch’egli americano, William Canon hanno dichiarato: « Come
cristiani cattolici e metodisti siamo giunti ad un accordo di base
a proposito della dottrina sullo
Spirito Santo e della sua azione
nella giustificazione e nella santificazione della chiesa. Desideriamo parlare ad una voce sola
di questa dottrina fondamentale
della fede cristiana e speriamo
che questa voce sarà udita dai
nostri fratelli cristiani nel mondo intero ».
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
r
Quando la fede
si consuma
Nel supplemento illustrato al
Corriere della Sera del 24 febbraio, ad Integrazione di un articolo in cui vengono ragionevolmente presentate le confessioni
acattoliche che operano in Italia, Danilo Acquaviva racconta
la sua esperienza personale, vissuta con una madre valdese che
« per non creare problemi di solitudine e di isolamento » tacque
FIRENZE
Prosegue il collegamento
tra Comandi, Gould e Gignoro
Ad un anno e mezzo dalla decisione di vendere la proprietà
di via Trieste 45 l’ex Comitato
Comandi, composto da Giuseppe Barbanotti, Gioele Corradini,
Marco Jourdan, Samuele degli
Esposti, Stefano Woods, scrive
una circolare informando dei
progressi del progetto destinato
a collegare insieme il Comandi,
il Gould e il Gignoro proseguendo la visione di G. Comandi.
L’integrazione tra Comandi e
Gould prosegue ed è stato proposto un nuovo nome. Centro Giovanile Protestante (Comandi Gould - Pestalozzi). Prosegue il
lavoro in Via dei Serragli con
l’opera educativa per 20 ragazzi, lo studentato, l’impegno di
servizio per il quartiere, e la foresteria. Il nuovo statuto, che
vedrà l’ingresso dei Fratelli nel
Comitato e nella Giunta dovrebbe essere pronto per l’estate
1979.
Più avanzata l’integrazione col
Gignoro, con la presenza già di
Fratelli tra gli ospiti dell’Istituto. Il nuovo statuto è stato approvato e fanno parte del Comitato i Fratelli Nerico Morozzi,
Meta Pult e Paolo Veneziani.
Lo stabile di via Trieste, pur
in vendita dal giugno '77 non è
stato ancora alienato per difficoltà inerenti alla gestione economica di una pur così bella
proprietà. Si spera comunque
che la vendita vada in porto entro il '79. La circolare precisa
che i mobili sono stati suddivisi
tra i vari Istituti connessi al
progetto (i pochi rimasti sono
in vendita - rivolgersi al GouldComandi) e ricorda che parte
del ricavato della vendita del
l’immobile è previsto come contributo al convegno annuale degli anziani del movimento delle
chiese dei Fratelli per la realizzazione del Centro Convegni e
Campi nel Gargano. « Chiediamo le vostre preghiere — ribadisce la circolare — affinché in
un prossimo futuro tutto sia rapidamente concluso in modo da
poter incoraggiare questo progetto urgente per le assemblee
foggiane ».
Passando ai rapporti tra Fratelli e Valdesi (di cui è promotore un Comitato dei Dieci composto da G. Barbanotti, G. Bouchard, G. Colucci, G. Corradini,
A. Cristoferi, S. Degli Esposti,
M. Jourdan, F. Sommani, L. Santini, S. Woods), la circolare ricorda il riuscito convegno della
primavera scorsa a Poggio libertini e annuncia un prossimo convegno sul tema dell’ecclesiologia: 7-9 settembre a Pravernara (AL). Per confrontare inoltre i diversi sistemi interpretativi della Bibbia sono stati programmati dei seminari di studio intitolati « Leggiamo la Bibbia insieme». Si sta anche studiando la possibilità di pubblicare un almanacco evangelico
(ricordando l’iniziativa popolare de «L’amico di casa»).
La circolare termina con l’indicazione del Gould per ogni richiesta di assistenza per bambini o bambine, del Gignoro per
richieste di assistenza per persone anziane, e offrendo a chi
lo desidera il notiziario pubblicato dal Gignoro e dal Comandi-Gould.
F. G.
di « metterci nei panni » di colui
al quale ci rivolgiamo?...
Le tre giornate di studio-lavoro, con orario pieno, hanno visto
come relatori, per gli interventi
teorici, Roberto Sbaffi che ha illustrato i caratteri, i condizionamenti e le esigenze di una trasmissione radiofonica; Aurelio
Sbaffi, che ha presentato le tematiche per i culti del 1979, suggerite dal Comitato del Servizio
stampa-radio-tv; Renato Maiocchi, che ha analizzato la struttura del culto radiotrasmesso;
Aldo Comba, che ne ha preso in
considerazione i vari elementi, e
ha fornito poi una conclusione.
Grazie alla preziosa e fedele
presenza di Valerio Rapini, che,
simile a Mary Poppins, estraeva
via via da una capace valigia i
più svariati prodotti sonori, i
partecipanti hanno avuto la possibilità di verificare « de auditu »
quanto veniva detto. Quindi si
sono cimentati a turno personalmente, attraverso l’ideazione, la
critica e l’autocritica, impegnandosi per una successiva collaborazione col Servizio.
Un bellissimo lavoro, che secondo me gioverebbe a molti
predicatori i quali — dal pulpito
o dal microfono — dimenticano
spesso che il buon annuncio è
tale solo in quanto venga realmente comunicato alle persone.
Rita Gay
della sua fede e ne parlò col figlio solo più tardi, quando tale
fede si era patinata e consumata con gli anni; e così è morta cattolica ».
Secondo l’Acqua vi va questo
era il destino di tutte le minoranze ; farsi progressivamente
assorbire dalle maggioranze in
cui si trovavano a vivere, in
quanto « essere cattolici era rassicurante, confortava in un abbraccio psicologico con gli altri,
con tutti gli altri». Ma oggi, aggiunge l’Acquaviva, in certi ambienti «essere protestanti è diventato quasi di moda », in altri
«una via per conciliare la militanza comunista o socialista con
la religione ». E, infine, oggi la
grande minoranza è di coloro
che si pongono il problema « del
significato dell’esistenza » di
fronte a coloro « che si sono adagiati nella società dei consumi »
e che «hanno preferito negare
l’esistenza di problemi che spesso creano angoscia » (quello della morte e quello di Dio).
Vi è indubbiamente molto di
vero in quanto sostiene TAcquaviva, ma ci si può domandare come queste analisi e queste conclusioni sarebbero state se la
madre vàldese gli avesse trasmesso quanto costituiva la sua
fede d’origine senza lasciarla
« patinare e consumare con gli
anni ».
* * *
Buon risalto dà la Stampa del
2 febbraio al libro « Vita montanara e folklore delle Valli Vaidesi » di Teofilo Pons, edito dalla Claudiana. E. D. che presenta
il libro vede in esso una rievocazione di cultura provenzale (o
occitana) ma non sembra molto
sensibile ai valori « religiosi » che
il popolo valdese tuttavia rappresenta.
* * *
Dice il Mattino di Padova dell’il febbraio che il papa avrebbe pubblicamente manifestato
l’intenzione di andare personalmente a Lourdes. E anche il suo
viaggio in Polonia pare debba
essere spostato dalla data delle
celebrazioni di S. Stanislao a
quelle della Madonna di Czestakowa patrona del paese. Quali
possono essere le vere ragioni di
tutto questo, cosi poco ecumenico, rilancio del culto mariano,
fatto con maggiore finezza e abilità delle « apparizioni » di Pio
XII, ma pur sempre con la stessa matrice?
Niso De Michelis
QUALI SEMINAGIONI
A proposito di seminagioni « criminali », leggendo la lettera di Aldo Long
pubblicata in Tribuna Libera su La Luce del 23 febbraio, vorrei fare alcune
osservazioni.
1) La strategia della tensione, anche se ormai non proprio più così attuale, non è stata una invenzione della sinistra ma anzi è stata confermata
dalla recente sentenza di Catanzaro,
li pericolo infatti veniva da destra e
non da sinistra come si voleva far
credere.
2) Non mi sembra che il terrorismo di sinistra faccia il gioco elettorale del PCI e lo dimostrano i risultati delle recenti amministrative parziali.
Il MSI non è andato perdendo voti
<■ paurosamente » (io sostituirei a questo avverbio quello di « fortunatamente » col permesso del Sig. Long) a
causa della Invenzione della strategia
della tensione ma del progressivo esaurimento della sua riserva di « nostalgici », degli inviti allo scontro fisico
fatti ai giovani da Almirante e Rauti,
inviti che hanno allontanato i voti moderati subito rastrellati dalla DC che
ha fatto il pieno pescando anche nelle
riserve degli altri partiti moderati essendo essa stessa partito « moderato
di massa » per eccellenza.
Il terrorismo è certamente frutto
dell'odio ma direi anche della esasperazione e della emarginazione. Invece
di dare troppa colpa ai mass-media
dell’estrema sinistra, dalla quale i terroristi hanno preso il linguaggio e gli
slogan, mi chiederei se non abbiano
fatto più danno altri seminatori e cioè
i seminatori di ingiustizie, di corruzione, di emarginazione, di arretratezza
civica e culturale, di scandali e dì clientelismi. Valgono molto di più un caso Lockheed, un Belice, un SID, una
Napoli (con germi patogeni non « terroristici » come quelli citati dal Sig.
Long) e tante altre semine fatte da
chi ci governa da 30 anni a far nascere odio per questa società che non i
miti di Che Guevara o di Mao. Senz’altro ha fatto più danno la frase di
Moro in Parlamento- in difesa di Rumor: « Non si processa la DC », più
l'arroganza del potere ohe le farneticazioni di Feltrinelli, guerrigliero « di
lusso ».
Quanto alla facilità, secondo il Sig.
Long, di aizzare le masse operaie mi
pare che egli faccia loro un torto reputandole evidentemente ignoranti e
quindi facilmente influenzabili ed eccitabili.
Esse hanno invece dimostrato una
grande maturità ed equilibrio insieme
con le loro organizzazioni sindacali
proprio nei momenti più difficili e pericolosi recentissimi e si sono fatte
carico esse sole di sacrifici economici e con la mobilitazione hanno respinto i tentativi di gettare l'Italia
nel caos mentre i cosiddetti moderati
e benpensanti (certo più istruiti) si
preoccupavano solo dì restare chiusi
in casa lontano dalla confusione.
Il cristianesimo è certamente valido
senza peraltro essere obbligato a
identificarsi In una particolare ideologia politica. Certo però che mi sembra anche difficile per un cristiano
che voglia impegnarsi anche politicamente, non scegliere di essere dalla
parte dei poveri, degli emarginati e
degli sfruttati e scegliere invece il
proprio tornaconto, la prevalenza dell'interesse privato su quello collettivo e una bella società divisa in classi.
In quanto alle responsabilità di questo
giornale quale seminatore di odio e
violenze contro la polizia... porgo cordiali saluti a tutta la Redazione.
Enrico Fratini, Moncalieri
RAI-TV
Uno dei soliti omicidi
Sabato 10 marzo 1979, ore 7,10. Il
corrispondente da Palermo del GRl
intervista un testimone delVassassinio
di Rejna: ir Ho sentito dei colpi di pistola e mi sono avvicinato. Ero calmo:
sembrava uno dei soliti omicidi; niente di eclatante. Poi ho saputo di chi
si trattava ».
A questo punto siamo. La morte di
un essere umano, voluta da un altro
essere umano non è niente di eclatante. E il più triste è che dobbiamo riconoscerci tutti nelVanonimo passante
siciliano. Perché un dramma ci scuota,
occorre che sia « eclatante » o che- ci
tocchi molto da vicino. Da una parte
è umano: non si può vivere continuamente in un’atmosfera di tragedia e
allora « ci facciamo il callo ». Ma d’altra parte è terribile, se ci induce a non
reagire, ad accettare inevitabili
i soliti omicidi, mentre non sono affatto inevitabili. E questo non possiamo dimenticarlo. M.G.
4
16 marzo 1979
BREVE STORIA DEL METODISMO - 5
La diffusione del
metodismo nel mondo
Validità dinamica di una evangelizzazione che, in meno di due secoli,
ha fatto realmente del mondo la sua "parrocchia”
Nato come movimento di risveglio cristiano in un momento
di opacità religiosa, di esaltazione illuminista e di adolescenza economico-sociale; costretto
dalle circostanze a costituirsi
in chiesa autonoma e tuttavia
assai più orgog:lioso della propria identità spirituale che non
geloso del proprio nome; tra la
fine del XIX secolo ed il principio del XX — quando l’espansione mondiale dell’Europa era
in atto, e con essa quella del
cristianesimo, soprattutto del
protestantesimo — il metodismo, sia wesleyano che episcopale, esce dalle sue sedi di elezione e si volge in missione verso il resto del mondo.
A questo scopo consacra molti sforzi, molto denaro e molta
abnegazione, sia da parte dei
suoi fedeli che da parte dei suoi
pastori, ma sempre con visione
molto aperta; infatti non impedì mai alle varie chiese sorte
dalla sua evangelizzazione di
diventare autonome, di collaborare o integrarsi, ove lo credessero, con altre. Ed oggi sono
veramente pochi i paesi dei cinque continenti nei quali si possa dire che il metodismo non
abbia messo radici.
Alla fine di questa serie di articoli non^resta dimque che esporre la jjarte più monotona,
se pur sigr^cativa: la cronaca
della diffusione del metodismo
nel mondo; unendovi tra parentesi alcune cifre indicative della sua attuale popolazione, quando raggiunga i 10.000.
Prima tappa:
il continente
Dalle isole britanniche (quasi
3 milioni) il metodismo passò,
non senza scontri coi vari nazionalismi locali, nel resto dell’Europa. Lo troviamo in Francia nel 1791, dove nel 1938, quando la maggior parte dei protestanti di quel paese forma la
Chiesa Riformata di Francia
quasi tutte le chiese metodiste
vi si uniscono. Passa ih Svizzera (15.000), e nel 1831 è in Germania da dove passerà in Austria nel 1870, e dove ebbe molto a soffrire durante il nazismo,
prima della rinascita (100.000;
2 Facoltà teologiche; 17 ospedali; 50 istituti). Fin dal 1769 Wesley aveva avuto contatto con
la Svezia (12.000) da dove il me
todismo si diffuse verso la Lapponia, la Norvegia (10.000) nel
1853, la Danimarca nel 1866, il
Belgio e l’Olanda. Lo troviamo
in Bulgaria nel 1857, in Iugoslavia nel 1921, in Cecoslovacchia,
in Portogallo e in Spagna nel
1919 dove contribuì alla formazione della Chiesa Evangelica
Spagnola. Nel 1900 è in Ungheria, e dopo la sua entrata in
Russia e in Polonia nel 1922
(25.000) non v’è paese in Europa, credo, ove non sia presente almeno un gruppo di metodisti.
Nel resto del mondo
In America, negli Stati Uniti,
con i suoi quasi 30 milioni, il
metodismo è presente in tutti
gli Stati, compreso Alaska e Hawaii, con pimte che superano
il 10 e 11% della popolazione
locale in nove di essi. Nel Canada l’opera inizia nel 1765, e
nel 1925 si fuse, col suo mezzo
milione di fedeli e le 400 opere
sociali, con le chiese presbiteriane e congregazionaliste per
formare la Chiesa Unita del Canada. Lo troviamo nel Messico
dal 1873 (40.000), in Brasile nel
1871 (90.00(1), in Cile (250.000)
e in Argentina da dove si diffuse in tuti gli altri Stati sudamericani e isole.
In Africa il metodismo entrò
nel 1806 ed è ora praticamente
presente in ogni paese con punte massime nel Congo e Angola
(oltre 100.00), in Nigeria (154
mila), in Ghana (160.000) e Sud
Africa dove supera il milione.
In Asia l’opera non poté essere organizzata su basi stabili
prima del 1813, benché fosse
presente già dal 1799, e si diffuse in 12 paesi. Iniziò a Ceylon
(23.000) e di lì, nel 1836, passò
nell’India continentale (quasi 2
milioni) dove il problema principale da risolvere fu naturalmente quello delle caste e della
condizione femminile. Dall’India
il metodismo passa in Birmania
nel 1879 (18.000), in Malesia nel
1885 (75.000), nelle Filippine nel
1899 (250.000), nel Borneo, in
Già va e Sumatra nel 1902 (19
mila). La Cina fu un paese praticamente chiuso ad ogni contatto esterno fino al 1842. Nel 1847
vi si erano già stabiliti sia il ramo wesleyano che quello episcopale. Entrambi subirono molte
persecuzioni e parecchie centinaia di metodisti furono vittime dei tanti massacri. Dalla Cina, nel 1873 in Corea (120.000)
e in Giappone (250.000) dove si
afferma come la maggiore chiesa cristiana e nel 1951 si unisce
con altre chiese protestanti per
formare la Chiesa Cristiana del
Giappone.
In Australia (un milione) la
prima Conferenza si ritmi nel
1855, ma già nel 1811 era stata
aperta una scuola metodista per
i figli dei deportati. La diffusione dell’opera nel paese e in tutte le isole adiacenti, dalle Figi,
dove l’85% del mezzo milione
di abitanti è metodista, alla
Nuova Zelanda (170.000), all’In
Centràl Hall, la maggiore chiesa metodista di Londra, di fronte alla
Abbazia di Westminster.
Ritratto di
Henry Piggott
(1831-1917)
donesia (10.000), alla Malesia
(80.000), alle Salomone (17.000),
a Tonga (25.000) ed altre, si
compì prima che finisse il secolo.
Non è che un colpo d’occhio
veloce, incompleto e privo del
fascino che i particolari avrebbero fornito, tuttavia sufficiente
penso, nella aridità della esposizione, a mostrare la validità
dinamica di una evangelizzazione la quale, in meno di due secoli, ha fatto realmente del mondo la sua « parrocchia ».
In Italia
L’Italia, come è noto, è stata
tappeto di molte esercitazioni
evangelistiche da parte delle varie denominazioni protestanti; ed
anche non protestanti. A tutte,
la matrice filosoflco-religiosa
della nostra gente ha posto gravi problemi e difficoltà. Tutte
perciò, quale più quale meno,
con la tipica tendenza degli organismi estranei ad incistarsi
per sopravvivere nel corpo che
li ospita, hanno finito per creare delle isole dalle quali, con
maggiore o minore successo,
hanno influenzato in modo talvolta notevole il mondo loro
circostante.
In questo nostro riconoscibile quadro, e per ciò che riguarda il genio distintivo del nostro
popolo, le difficoltà per il metodismo hanno avuto alcune aggravanti: quella, per esempio,
di non far leva sulla ernozionalità o su una spiccata caratteristica dogmatica, e quella di non
presentarsi come una istituzione; i due grandi pilastri, questi,
che reggono da sempre la religiosità mediterranea.
Le prime avvisaglie metodiste
da noi risalgono al 1852, ma soltanto nel 1861 la Società Missionaria Wesleyana inviò il past.
ISAAC B. SINGER, PREMIO NOBEL 1978
Testimone del “sacro” e del “terreno,,
Il premio Nobel per la letteratura 1978 è stato assegnato ad
Isaac Bashevis Singer. La designazione ha colto di sorpresa
larghissima parte del pubblico
italiano, fra il quale Singer è rimasto per lungo tempo misconosciuto. Le sue opere (tradotte
presso gli editori Longanesi e
Garzanti) erano infatti lette da
pochissimi, affezionati lettori (si
parla di cinquecento-mille copie
vendute per ogni volume). Ora
tutto è cambiato; frettolose ristampe invadono in massa i negozi di libri, e subito vengono
rimpiazzate da altre, in un
« boom » editoriale che non accenna a diminuire.
Ma chi è Isaac B. Singer?
Nasce nel 1904 in Polonia, figlio di un rabbino chassidico
(cioè non-conformista). Segue il
fratello maggiore sulla strada
del giornalismo, che presto abbandona. Inizia allora a scrivere romanzi e novelle nell’idioma
del proletariato ebraico: 1’ yiddish. Pochi conoscono attualmente questa lingua, ricchissima di
sfumature, che al ceppo origina
le ebraico mischia forme slave e
tedesche. Singer continua a servirsene anche dopo l’emigrazione negli U.S.A. (è il 1935), come
di un insostituibile strumento
espressivo. Ed in verità opere
come « La famiglia Moskat », « Il
mago di Lublino », « Alla corte
di mio padre », « Gimpel l’idiota », conservano, pure in traduzione, intatto 11 vigore e la sensibilità di questo « parlato ».
Singer scrive dell’« arcipelago
ebraico » che gravita intorno ai
grandi centri urbani della Polonia. Un « mondo nel mondo » visto con sospetto dalle autorità
politiche locali. Un ambiente
composito e fertile in cui le dispute sull'osservanza della Torà
e le contese fra scuole rabbiniche si alternano a germi di rivolta sociale, al forzato processo d’industrializzazione capitalistica in corso nel Paese, al crescente dilagare fra 1'« intelligencja » del positivismo agnostico e
scientista.
Questo sino al 1914.
La prima guerra mondiale
sconquasserà infatti sin dalle ra
dici come un vento impetuoso la
sottile ma tenacissima rete della presenza ebraica nell’Europa
orientale, frantumandone l’identità. Singer, come Roth peraltro,
si trova giovanissimo ad essere
un sopravvissuto. I nostalgici
dell’ebraismo tentano di ricomporre quell’unità spirituale, quelTafFratellamento etnico che preesisteva al conflitto. Invano. Riescono semplicemente a fanatizzare ristrette cerehie di osservanti. Coloro del resto i quali ricercano più o meno consciamente l’integrazione nella società
borghese, son destinati a subirne tutta l’alterigia discriminatoria. L’antisemitismo hitleriano
poi, vent’anni dopo, rigetterà loro in faccia questa identità negata.
Singer « narra » questo travagliato guado che vede la sua fase centrale negli anni ’10-’20. Testimone sopravvissuto, non sconfitto della storia. Allo scrittore
preesiste l’uomo, uomo che ha
lottato duramente per molti anni della sua esistenza. Senza nostalgia. Per questo si ricerche
rebbero invano nei suoi romanzi toni crepuscolari, un certo manierismo letterario, o la ricerca
estetica del tempo perduto.
Protagonista è invece la vita,
vita intensa e sanguigna. Scrive
Henry Miller: « Si direbbe che
alcune sue pagine escano dallo
schietto vigore dell’Antico Testamento ». Ed il sapore forte resta in bocca durante la lettura,
nella continua alternanza di valori (fede-empietà, lussuria-amore, peccato-redenzione) in un
mondo popolato da uomini non
meno che da demoni e folletti,
non meno che dall’Eterno. « Il
mago di Lublino » è un capolavoro in questo senso.
Singer non è un « uomo di
morale » anche se non risulta
amorale o cinico. In lui risuona
potente il « sacro » così come il
« terreno » ed entrambi lanciano
appelli e suscitano risonanze
profonde.
Né un bigotto né uno scettico
disincantato riuscirebbero in
questo.
Enrico Benedetto
Henry J. Piggott che, stabilitosi in un primo tempo ad Ivrea,
quando il Veneto fu incluso nel
Regno, prese la decisione storica di affidare Ivrea ai valdesi,
da sempre stabiliti in Piemonte,
e trasferire il proprio quartier
generale a Padova, da dove nel
1873 scenderà a Roma. Mentre
l’opera si andava così estendendo in tutto il Nord della penisola, nel Sud, partendo da Napoli
nel 1863, andava sviluppandosi
una nuova iniziativa da parte del
past. Thomas W. Jones. E a Parma nel 1869, un anno dopo la
prima Conferenza wesleyana tenutasi a Padova dove Piggott già
dirigeva in apposito edificio un
Istituto . scolastico di 65 allievi,
poterono essere consacrati sei
pastori per il Nord e due per
il Sud.
Accanto al ramo wesleyano,
nel 1873 a Modena con il past.
Lorey Vernon, fece la sua comparsa il ramo episcopale che
l’anno seguente ebbe la sua prima Conferenza a Bologna dove
consacrò il suo primo pastore
italiano. Anche l’evangelizzazione
episcopale, che si distinse subito per il notevole sviluppo dato
alle opere scolastiche ed assistenziali, si estese presto a tutto il paese, e nel 1881 la Conferenza di Roma annovera già 19
pastori.
Unificazione e
indipendenza
Nel corso della sua breve storia, se si esclude l’opera che lo
Spirito può aver fatto per suo
tramite, il metodismo italiano
non visse momenti visibili di
particolare rilievo. La temperie
culturale, politica e sociale, d’altronde, lo impedirono a tutte
le maggiori denominazioni. Al
suo attivo possiamo tuttavia ricordare ciò che è di dominio
comune: l’assorbimento nel 1904
della Chiesa Libera, l’aver dato
vita a numerosi periodici, la fusione nel 1946 dei suoi due rami nell’imica Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia che nel 1962
divenne Conferenza autonoma
ed ebbe, con le consorelle battista e valdese, un importante
ruolo nella realizzazione della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Il resto è cronaca di questi giorni.
Intenzionalmente è stato omesso da questo scheletrico sommario ogni nome di pastore italiano. Tutti sono stati e sono protagonisti ad ugual titolo, se non
ad ugual merito, con il laicato,
dell’avanzamento della nostra
chiesa nel nostro paese.
Intenzionalmente è stato anche omesso ogni accenno al fondamento teologico che sottende
tutto l’arco della storia del metodismo in ogni paese, fidando
che questi pochi cenni siano
sufficienti a dar Timmagine di
una chiesa che nel mondo intero lega un forte senso dell’unità
ad una reale e vasta comprensione della cattolicità; una attenta fedeltà teologica ai principi della Riforma con una ricerca costante del suo approfondimento; una profonda percezione della spiritualità alla pratica ed avventurosa sua applicazione nella quotidiana vita individuale e sociale.
(fine)
Sergio Carile
5
16 marzo 1979
GIAMAICA: I LAVORI DEL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
(ìvS
i'
r
,i ■
.1. ’
E*'
Rinnovamento della chiesa
per l’unità dell’umanità
In uno spirito di pazienza possiamo avanzare «portando i pesi gli uni
degli altri, in fede e speranza, in sofferenza e gioia»
Dopo 18 mesi è tornato a riunirsi in gennaio il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese e, per la prima volta dopo l’Assemblea di Nairobi,
fuori di Ginevra. Le sedute hanno avuto luogo infatti in Giamaica, nel campus dell’Università di
Kingston. Fra i motivi che hanno
no determinato questa scelta il
fatto che nei Caraibi Tecumenismo è vissuto concretamente da
moltissimi anni fra le chiese
evangeliche e, negli ultimi dieci
anni, anche con la chiesa cattolica che è membro a tutti gli effetti della Conferenza caraibica
delle Chiese.
Giamaica offre una situazione
di sfruttamento e conflitti tipica
della maggior parte dei paesi del
Terzo Mondo, in cui vi è « paura
e violenza perché i poveri e gli
emarginati si trovano in uno stato d’animo di ridestata rivolta»
(Ph. Potter). È inoltre un crogiuolo di razze (anche se i negri
sono la stragrande maggioranza)
e culture, e di fedi religiose, dove accanto alle principali confessioni cristiane e a gruppi fondamentalisti conservatori, si sviluppano movimenti religiosi indigeni.
I cristiani di Kingston ci hanno invitati la domenica a partecipare ai culti nei templi della
citta e ci hanno accolti con viva
simpatia e fraternità. Del breve
contatto con loro credo che non
dimenticherò i loro canti e il loro modo di cantare. Piccoli complessi o belle corali, uomini e donne di colore dalle splendide voci,
cantavano i << tradizionali » inni
con facce serie e solenni (come
noi!), ma si trasformavano quando cantavano i Salmi o i loro inni a ritmo di calypso; visi allegri, grandi sorrisi, tutto il corpo che accompagna e partecipa
alla musica, alla gioia di cantare
le lodi del Signore. Un'esperienza veramente straordinaria!
Il rapporto del
Segretario generale
Nel suo rapporto Philin Potter
ha ricordato che sono trascorsi
U'ent anni dalla fondazione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese (Amsterdam 1948). Il Comitato Centrale non sembra però incline a celebrazioni, ma piuttosto a « una sobria e perfino ansiosa riflessione ». La rapida crescita del Consiglio (le chiese
rnembro sono più che raddoppiate dall’inizio) ha recato con
se speranze e difficoltà; il movirnento ecumenico non interessa
più soltanto una élite illuminata
(soprattutto occidentale), ma si è
aperto ai problemi e agli interessi di più vasti settori delle
chiese e del mondo.
Negli ultimi anni si è data la
possibilità di una maggiore partecipazione ai processi decisionali a laici, a donne e a giovani,
rna ciò ha significato minor partecipazione di dirigenti ecclesiastici alla vita del Consiglio. Sembra perciò che si profili oggi una
tendenza da parte di alcuni responsabili di chiese a occuparsi
maggiormente delle organizzazioni confessionali in cui si sentono personalmente coinvolti.
Nei primi vent’anni il Consiglio aveva lo scopo di « promuovere l’unità della Chiesa mediante il rinnovamento delle
chiese nella missione e nel servial rnondo ». Negli ultimi anni ci si è resi conto però che per
rispondere a quella vocazione
« ...siamo costretti ad agire in
vista dell’unità dell’umanità e
questo significa essere impegnati nella lotta per una società giusta, in cui siano abbattute le bar
Questo servizio, curato da
Fernanda Comba terminerà
sul prossimo numero con un
articolo conclusivo.
riere di classe, razza e sesso, in
cui le divisioni fra i popoli e le
nazioni siano riconciliate nella
pace, e l’ambiente sia reso vivibile per il benessere di tutti ». Perché « oikoumene ha riacquistato il suo significato originale di
terra abitata che appartiene al
Signore (Sai. 24: 1) », ma « significa anche la ricca varietà di popoli e culture... che devono essere riconosciuti... affinché tutti
possiamo esserne mutuamente
arricchiti ».
In tutti questi anni il Consiglio delle Chiese si è impegnato
nella promozione della giustizia
e della pace, nel servizio al mondo, nella difesa dei diritti umani.
Non vi sono state grandi difficoltà nel fare dichiarazioni pubbliche purché fossero ben documentate e basate sulla nostra
fede. Ma le cose sono cambiate
quando, approfondendo i problemi, i nostri paesi e le loro
strutture sono stati messi in questione. « Le chiese e il Consiglio
hanno parlato a lungo contro
l’ingiustizia economica, sociale e
razziale »... « ma il conflitto è diventato acuto quando ci si è resi
conto che era necessario un mutamento radicale delle strutture
economiche, sociali e politiche e
non il semplice, prudente trasferimento di risorse e di tecnologie... ».
Allo stesso modo è stato « relativamente facile affermare che...
viviamo insieme in un’unica comunità in cui tutti i popoli del
mondo partecipano di una storia comune » e che « siamo coinvolti nella vita e nel destino dei
nostri simili... Ma quando . ci è
stato messo sotto gli occhi il fat
Nuovo presidente
Il patriarca Ilia, della Chiesa
Ortodossa Georgiana, è stato eletto Presidente del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, al posto del Metropolita russo Nikodim deceduto in settembre.
Il professor Todor Sabev, bulgaro, è stato eletto vice-segretario generale, mentre Julio de
Santa Ana, delTUruguay, è il
nuovo direttore della Commissione per la Partecipazione delle
Chiese alla Sviluppo.
Anno Internazionale
del Bambino
Il Comitato Centrale « è consapevole del fatto che la sua riunione a Kingston coincide con
Tìnizio dell’Anno Internazionale
del Bambino », ricorda alle chiese la loro responsabilità verso
i bambini che, in numero così
elevato, soffrono per fame, mancanza di cure o a causa dell’eccessivo materialismo della società in cui vivono. E afferma che
« ora tutte le chiese che si uniscono nel movimento ecumenico sono chiamate a collaborare
affinché i bambini possano crescere amati e curati, verso un
futuro pieno di promesse e di
dignità »,
Handicappati
L’Assemblea di Nairobi aveva
preso posizione con un documento sulla questione degli handicappati nella chiesa. In questi
anni il problema non è stato
dimenticato, anzi, nel 1978 è stato oggetto di una consultazione
ecumenica. Il Comitato Centrale richiama in un documento le
to che i nostri investimenti economici, le nostre vendite di armi e i nostri vari sistemi di dominio interni ed esterni hanno
contribuito a creare e a mantenere strutture di ingiustizia, e a
negare i diritti umani della gente, allora siamo saltati su pieni
di collera e di confusione ».
Come si vede dalle vivaci reazioni suscitate da programmi
quali quello sul militarismo o
contro il razzismo.
Perciò è necessario che le chiese imparino a portare veramente il peso le une delle altre, per
adempiere la legge di Cristo, come era il desiderio espresso dall’Assemblea costituente del CEC.
Il « peso », come è inteso da Paolo nella lettera ai Calati, « significa spesso un carico oppressivo
di sofferenza... di ansietà... di peccato... o di dolore fisico o morale
che tende a schiacciare e a indebolire la nostra umanità, la nostra capacità di essere pienamente noi stessi... ».
Si tratta dunque del peso che
non si può portare da soli e
non del normale carico « adeguato alle proprie capacità, vocazione, compiti e responsabilità ».
Il Segretario Generale conclude « ...sono convinto che nel movimento ecumenico dobbiamo
imparare una lunga pazienza gli
uni con gli altri e nella nostra
lotta contro tutto ciò che ostacola Tadempimento del proposito divino: ...in questo spirito di
pazienza possiamo avanzare nel
nostro cammino ecumenico, insieme, portando i pesi gli uni
degli altri, in fede e speranza, in
sofferenza e gioia ».
Il Segretario Generale
Philip Potter
ha ricevuto l’approvazione
pressoché unanime
del Comitato Centrale
per la posizione
chiara e accisa assunta
a sostegno del programma
per combattere
il razzismo
La situazione
mondiale
Un primo ambito di problemi
proposti all’attenzione del Comitato Centrale è costituito dalla
situazione mondiale in cui concretamente le chiese danno la loro testimonianza. Sono state stabilite alcune zone prioritarie su
cui richiamare l'attenzione delle
chiese ed esortarle all'azione.
Il Pacifico, dove nelle Nuove
Ebridi e nella Micronesia si è avviato un lento e difficile processo
di decolonizzazione, non ancora
iniziato nella Polinesia francese
per l’ostilità della Francia.
Particolare attenzione dev’essere prestata ai continui esperimenti nucleari francesi nella Polinesia, condotti nella massima
segretezza, e alla costruzione di
una grande base nucleare sottomarina in Micronesia da parte
degli Stati Uniti, che « minaccia,
fra l’altro, di trasformare la regione in un’altra zona di confronto fra le due superpotenze ».
L’America centrale nel suo in'Sieme, ma soprattutto la situazione nel Nicaragua, dove vi è il
i
rischio di rinnovati combattimenti e nel Salvador e Guatemala dove aumentano rapidamente repressione e violenza.
L’Indocina, dove continuano a
farsi sentire le conseguenze di
trent’anni di guerra e dove le
implicazioni del conflitto fra
Vietnam e Cambogia devono essere sottoposte a urgente, speciale attenzione.
La Commissione per gli Affari
internazionali cercherà di raccogliere obiettive informazioni sulle situazioni nazionali, tenendo
conto dell’impegno e coinvolgìmento dell’Unità II, che interviene nella regione in soccorso delle
popolazioni mediante i suoi vari
canali. Si manterranno stretti
rapporti con la Conferenza Cristiana dell’Asia.
Il Medio Oriente dove i conflitti irrisolti rappresentano serie
minacce alla pace del mondo e
dove le tensioni e le lotte si
estendono ai paesi limitrofi. Gravi sono le limitazioni e le violazioni dei diritti umani, mentre
si approfondiscono le tensioni
fra comunità religiose con serie
conseguenze anche per la libertà
religiosa.
TRA LE DECISIONI DEL COMITATO CENTRALE
Notizie in breve
dichiarazioni precedenti e in
particolare afferma che: « Le
chiese hanno un compito speciale da svolgere; devono essere molto attente ai diritti, alle
esigenze e alle possibilità dei
bambini e dei giovani handicappati e delle loro famiglie ». È
necessario studiare la preparazione di speciali corsi di educazione religiosa, e di programmi
educativi e ricreativi. Anche i
pastori dovrebbero ricevere una formazione che permetta loro
« una comprensione adeguata
degli handicappati e della loro
situazione ».
Fede, scienza
e il futuro
Alla Conferenza mondiale organizzata da Chiesa e Società
a Cambridge (Mass. USA), daini al 24 luglio prossimo, sul
tema Fede, Scienza e il Futuro,
parteciperanno circa 400 persone di cui il 50 per cento scienziati, ingegneri, tecnici, il 20 per
cento pastori, teologi, funzionari ecclesiastici, il 15 per cento
esperti in scienze politiche o
economia, e un altro 15 per
ceiito uomini politici o sindacalisti. Si prevede inoltre la presenza di 150 giornalisti.
Missione
ed evangelizzazione
Il Comitato Centrale ha approvato i piani preliminari della Conferenza Mondiale organizzata a Melbourne (Australia) dal
12 al 25 maggio 1980 dalla Commissione per la Missione e l’Evangelizzazione, alla quale parteciperanno 250 delegati. Tema
della Conferenza; « Venga il tuo
Regno ».
Il programma prevede (oltre
a studi biblici, discussioni di
gruppo, visite alle chiese australiane) una presentazione in seduta plenaria sul tema: « La missione sotto la croce » e l’elaborazione di un messaggio finale
alle chiese su: « La proclamazione del regno di Dio ». I documenti preparatori sono già
stati largamente diffusi e inviati alle chiese per sollecitare i
loro commenti e reazioni.
Conferenza mondiale
giovanile
Il Comitato Centrale ha autorizzato la ricerca di fondi speciali per l’organizzazione di una
grande Conferenza mondiale giovanile da tenersi nel 1981. Da
molti anni non si realizzano conferenze giovanili che nel passato sono state il vivaio attraverso il quale molti responsabili
sono giunti al movimento ecumenico. É necessario cercare di
raggiungere le nuove generazioni.
La Conferenza dovrebbe riunire oltre un migliaio di giovani (soprattutto fra i 17 e i 25
anni) per culti, studi biblici, discussioni su temi d’attualità, in
un ambiente di assoluta semplicità.
Contro il militarismo
Il Programma sul Militarismo
cambia nome e si chiamerà
« Programma per il Disarmo e
contro il Militarismo e la corsa
alle armi ». Continuerà il suo
lavoro dì studio e ricerca e di
sensibilizzazione delle chiese su
questi gravissimi problemi.
Finanze
Il Comitato Centrale, per far
fronte alla grave situazione di
quasi tutte le monete rispetto
al franco svizzero, ha predisposto un piano di economie che
riguardano l’attività di organismi ecumenici, l’organizzazione
degli uffici a Ginevra e il piano
delle pubblicazioni del CEC. Il
Comitato ha espresso di suo apprezzamento per il lavoro notevole svolto dal personale di Ginevra che, pur in situazioni difficili e a ranghi ridotti (50-60
unità in meno dal 1970), ha fatto fronte in modo soddisfacente
alle richieste crescenti da parte delle chiese.
Due nuove chiese
Due nuove chiese si sono aggiunte alla grande famiglia del
Consiglio: la Chiesa evangelica
Mekane Yesus, dell’Etiopia, sorta nel 1958 dall’unione di comunità luterane a cui più tardi si
è aggiunta la chiesa evangelica
Bethel di tradizione presbiteriana. È oggi una chiesa in rapida
espansione che conta 400.000
membri, un seminario teologico,
sette sinodi regionali, ospedali,
ecc., 211 pastori etiopici più molti maestri ed evangelisti. L’altra
chiesa è la Chiesa cristiana evangelica in Halmahera, Indonesia.
Sorta dal lavoro missionario
della chiesa riformata d’Olanda, è indipendente dal 1949. Conta 97.000 membri, 283 comunità,
43 pastori, sette coadiutori e
76 evangelisti.
Prossima assemblea
La prossima Assemblea Mondiale del Consiglio delle Chiese
avrà luogo a Vancouver (Canada) nell’estate del 1983.
6
16 marzo 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Lasciamo
da parte
ciò che
divide
Due libri: « Cristo si è fermato
a Eboli » di Carlo Levi e « Il
mondo dei vinti » di Muto Revelli. Due film, girati oggi da registi
di fama.
Questi impressionanti affreschi di un mondo contadino ormai in via di estinzione hanno
molti punti in comune, ma uno
colpisce in modo particolare, come ha colpito Carlo Levi: tra i
burroni della Basilicata, come
sulle ■ montagne del Cuneese, il
Cristianesimo non è riuscito a
smantellare i vecchi riti pagani.
Addirittura, dice Levi nel titolo
del libro. Cristo in Basilicata non
c’è mai arrivato. E gli intervistati da Muto Revelli proclamano
la loro fede nelle « masche », questi esseri misteriosi dalla presenza viva e reale, che condizionano in bene o in male l'esistenza del contadino.
Che cosa ha fatto la Chiesa cristiana per contrastare queste antichissime forme di paganesimo?
Molto spesso si è limitata a cristianizzarle senza sopprimerle,
sostituendo il culto dei santi a
quello degli dei tutelari, incidendo croci sulle pietre sacrificali,
spostando semplicemente la devozione popolare su obiettivi diversi.
Ma, oggi, a queste cose la gente ci crede ancora? La civiltà
tecnologica ha distrutto un mondo magico basato su credenze
che affondano le loro radici nella
preistoria?
Alcune settimane fa, su queste
colonne, Renato Cdisson rilevava
un po' ironicamente la partecipazione degli allevatori valdesi al
rito della benedizione degli animali in occasione della festa di
S. Antonio Abate. Una lettera in
risposta, firmata da 38 persone,
veniva pubblicata sull'« Eco del
Chisone ».
Difendendo l’operato del parroco e la bontà dell'iniziativa, la
lettera afferma: « ...Anche oggi
dopo il Concilio Vaticano li il
quale non ha proibito le benedizioni (nemmeno quelle dei cavalli) ci pare molto bello che
con un gesto semplice che esprime la fiducia in Dio che veglia
su di noi, che è padrone dei nostri giorni, del bello e del brutto tempo come della sorte degli
uomini, affidiamo noi e le nostre
cose alla sua benedizione di Padre ».
È probabile che gli allevatori
di Pomaretto non vedano in questo rito tradizionale nulla di magico e che se il cavallo si ammala ricorrano al veterinario anziché a Sant’Antonio, tuttavia come valdesi dobbiamo ribadire il
nostro profondo disaccordo.
Noi riteniamo che la benedizione di Dio passi unicamente
attraverso Gesù Cristo e che tutte le altre forme di devozione
servano soltanto ad allontanarci
da Lui.
Siamo convinti che Dio ci ha
affidato la creazione perché ne
facessimo un uso conforme alla
Sua volontà e nello stesso modo
ci servissimo degli oggetti usciti dalle nostre mani. Ma se pensiamo alle innumerevoli benedizioni che le Chiese cristiane hanno impartito e impartiscono a
bandiere, eserciti, cannoni, bombe atomiche e consimili strumenti di distruzione e di morte, ci
sentiamo proprio tanto a posto
con la coscienza?
È col nostro modo di comportarci e non con gesti rituali, che
manifestiamo la nostra fede di
fronte ad un mondo che crede
assai più nelle streghe che in Gesù Cristo.
Conclude la lettera dei fratelli
cattolici un invito a lasciare da
parte ciò che ci divide e a cercare ciò che ci unisce; su questo
non vi sono dubbi: il culto dei
santi ci divide, soltanto il messaggio dell’Evangelo ci unisce.
Liliana Viglielmo
La traduzione di Marco nella parlata delia Val Germanasca Comitato di Agape
tt ^ • 1 1» j o Campagna di
Un patois per la fede • autofinanziamentn
La bouno notivello ségount
Marc (1), ha già suscitato sul nostro giornale una piccola polemica per una frase dell’introduzione. L’autore del volumetto
esprime l’augurio che il suo lavoro possa servire ai « sacerdoti » delle confessioni valdese e
cattolica per un uso nella chiesa
e la parola « sacerdoti » non è
piaciuta ad alcuni.
Proprio partendo da questa
proposta del Genre vorremmo
presentare il suo lavoro con alcune riflessioni.
C’è un precedente, e lo ricorda Arturo Genre stesso; la traduzione in dialetto della bassa
vai Pellice di Luca e Giovanni
effettuata da Pierre Bert nel secolo scorso. Le motivazioni però sono nei due casi assai diverse. Quella di Bert è una traduzione missionaria, come quella
in piemontese del Nuovo 'Testamento, vuole cioè rendere il testo bilrlico nella lingua parlata
dalla « gente » (per dirla in termini odierni, essi avrebbero detto per il « popolo »). Quella di
Genre è una traduzione culturale. Si sforza cioè di utilizzare un
linguaggio (tralasciamo il problema se si tratti di dialetto o
lingua) per esprimere realtà di
cultura, in questo caso religiosa, che questo linguaggio non ha
sin qui espresso.
In entrambi i casi le intenzioni, sia pur diverse, sono profonde, valide, inserite in una realtà
umana molto sentita, quella delle comunità valdesi, ed il lavoro
sia pur molto diverso è di estremo interesse. Rispetto al tentativo del Bert le differenze del
lavoro di Genre sono molte; qui
lo strumento linguistico è maneggiato in modo incomparabilmente superiore, con tecnica a
volte raffinata, con piena aderenza alla parlata, con quel tanto di invenzione creativa, in bilico tra l’arcaico ed il nuovo.
che è la caratteristica degli autentici parlatori del patois che
hanno sempre saputo piegare la
lingua alla propria personalità,
solo i mediocri si sono limitati
ad usare il linguaggio comune
del loro villaggio senza creatività.
Rispetto al Bert, molto approssimativo e senza grossi problemi di linguistica, il Genre si presenta come il risultato sofisticato di una moderna filologia e
forse, questa è la nostra impressione, un tantino letterario.
Rifiutare le sequenze dinamiche, oggi alla base del lavoro di
traduzione biblico, per tentare
la via difficile della trasposizione letterale, non può infatti
qualificarsi che come letteraria.
Indubbiamente lecita e ricca di
prospettive ma che riesce egregiamente solo quando ci si muove a livello di cultura e non di
mediazione, ed è invece una mediazione che Genre cerca di realizzare. Che sarebbe infatti accaduto nel caso avesse tradotto la
lettera ai Romani e fosse venuta a mancare l’affinità dei mondi culturali delle due koiné (dei
due linguaggi parlati), che sta
alla base del suo lavoro?
Il problema resta comunque
quello del risultato nella situazione concreta. Il testo del Bert
non fu mai usato a livello di comunità. I pastori ignorarono
quel tentativo per il loro distacco, naturale, dalle forme dialettali, i fedeli non se ne avvalsero
per difficoltà di lettura. Ma probabilmente c’era dell’altro. I vaidesi avevano già, a quel momento, il testo biblico in una lingua;
il francese, e da secoli; questo
significa che l’espressione religiosa aveva già trovato una sua forma e non la si poteva sostituire
con un’altra, senza operare forzature e deformcizioni.
L’Eternel, Jésus, les pharisiens,
le péché, le jugement, la grâce
non sono soltanto termini, sono
ambiti concettuali impossibili da
volgere in patois non tanto perché concettualmente non si possano volgere (lo fece Lutero per
il dialetto sassone, si potrebbe
anche provare), ma perché esistono già, in una forma compiuta, a livello di coscienza e di
realtà culturale, esistono in una
lingua vissuta e parlata.
Per poterli volgere in patois
occorrerebbe annullare il mondo concettuale e teologico preesistente; francese per il Bert,
italiano per il Genre e questo
non è possibile. Il patois non
può insomma essere la lingua in
cui si « pensa » e « vive » la fede
perché la si pensa e vive sin dall’infanzia in un’altra lingua.
Questa nostra riserva di fondo sulla possibilità di un lavoro
di questo genere non toglie nulla al piacere della lettura del volumetto di Genre e non inficia
minimamente la possibilità di
usare il patois come espressione
culturale. E nell’ambito di quest’ultimo discorso, oggi all’attenzione di tutti, linguisti e patoisants, mi sentirei di rivolgere
all’amico Genre l’invito di non
proseguire la via letteraria ma
di imboccare quella poetica (nel
senso etimologico della « poiesis », della creazione) e di scrivere in patois rodorino i suoi ricordi di infanzia o quelli di suo
padre. In questo caso la lingua
troverebbe la piena espressione
in quanto aderirebbe totalmente alla materia narrata e la creatività della lingua parlata si tradurrebbe in creazione di immagini e di figure nuove. Tutto da
provare.
Giorgio Tourn
(1) La bouno nouvello ségount
Marc, L’evangelo secondo Marco
nella parlata occitana della Val
Germanasca, traduzione di Arturo Genre, ed. Soulestrelh.
PEROSA ARGENTINA
Come si evita la nascita di
una scuola materna di Stato
All’esame del consuntivo 1978
su un deficit previsto intorno ai
6 milioni, i conti riflettono un
deficit effettivo di 2 milioni. È
stata, in ogni caso, lanciata una
campagna di autofinanziamento
in vista deU’ammortamento dei
nuovi macchinari e strutture realizzati nel corso del ’’progettone” di Agape.
Al comitato generale di Agape, riunitosi il 3-4 c.m. (presente anche il Moderatore Staaffi),
oltre alle finanze si è discusso
della nuova composizione del
gruppo residente (su dodici componenti, otto sono nuovi) il cui
affiatamento sta procedendo di
pari passo con un intenso lavoro
di ospitalità di gruppi che si
susseguono. Tra questi segnaliamo il positivo incontro degli
studenti del Liceo Ginnasio di
Torre Pellice con il ’’College Cevenol” di Chambon, svoltosi nell’arco di una ’’settimana bianca”
dal 21 al 28 febbraio. Il Comitato generale ha inoltre voluto conoscere più da vicino l’attività
del nuovo gruppo di servizio
(costituito da una trentina di
giovanissimi della FGEI) il cui
lavoro, particolarmente richiesto nei periodi di maggior afflusso, si sta rivelando quanto
mai prezioso specie nel quadro
del collegamento gruppo residente e campo lavoro. Una parte della seduta è stata infine dedicata
all’esame dei rapporti tra il nuovo Centro Sociale Protestante
(Cesp) di Pinerolo ed Agape.
Rapporti, oggi, particolarmente
intensi in vista del prossimo
campo italo-francese per operai
(dal 28 aprile al T maggio) che
toccherà il tema dell’occupazione in Italia e Francia. Tra le
relazioni Cesp-Agape che si svilupperanno in futuro si prevedono dei fine-settimana di formazione teologica, con soggiorno
ad Agape.
Mentre il comitato generale
era riunito, parallelamente, nel
salone centrale, presenti una
ottantina di insegnanti medi dell’area torinese, si teneva un seminario su ’l’organizzazione del
lavoro nella scuola”. Scopo del
convegno è stato quello di riprendere un’analisi politica sulla scuola, che da qualche anno
segna il passo, e di dare indicazioni utili per la piattaforma
contrattuale del settore. G.P.
Asilo nido comunale e scuola
materna statale; due importanti
servizi sociali sui quali a Perosa
si discute da anni in accesi scontri tra le forze politiche. A che
punto si trovano oggi le pratiche per ottenerli?
I rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno chiesto
al Comune di Perosa un incontro per esaminare la situazione
che in cinque anni non ha fatto
un solo passo avanti, anzi è peggiorata quando la FILSETA,
azienda tessile che occupa manodopera in prevalenza femminile,
ha chiuso il suo asilo ai non dipendenti.
Nell’incontro, al quale hanno
partecipato anche alcune rappresentanti del Consiglio di fabbrica della FILSETA, il sindaco
Calzi ha dichiarato che l’amministrazione comunale è perfettamente a posto con le richieste,
e che è stata anche inserita nel
bilancio di previsione una voce
per la scuola materna. Quello
che manca è soltanto il benestare dell’autorità scolastica e cioè
del Provveditore e del Consiglio
scolastico provinciale.
Finora il Provveditore ha risposto negativamente alla domanda di aprire una scuola materna statale, perché il servizio
esiste (la scuola materna cattolica) ed è considerato sufficiente.
Il Comune ha già abbassato le
sue richieste da tre sezioni ad
una, ma anche questa sola dovrà avere un numero notevole
di iscritti per non essere chiusa
in breve tempo; il boicottaggio
che si è manifestato a livello burocratico può essere continuato
influendo sulle famiglie.
È chiaro che una scuola materna statale sarà una dura concorrenza per l’asilo delle suore,
che ora si regge sui contributi
comunali e su rette abbastanza
elevate.
Alla risposta del Provveditore
è anche legata la gestione comunale dell’asilo nido, perché le
strutture che la FILSETA cederebbe al Comune sono interdipendenti e richiedono un progetto globale.
Alla proposta dei sindacalisti
di avviare comunque le pratiche
per il contributo regionale a favore dell’asilo nido e se mai di
assumersi anche l’onere di una
scuola materna comunale, il sindaco ha obiettato che Tamministrazione di Perosa ha già previsto una spesa di 50 milioni circa per tutto il personale non insegnante, sperando proprio che
gli insegnanti li pagasse lo Stato; anche la ristrutturazione dei
locali non costerà meno di cinque milioni.
C’è tuttavia la speranza che il
Provveditore cambi idea, perché
ha acconsentito ad un incontro
con la giunta; anche il Consiglio
scolastico provinciale rappresenta diverse tendenze politiche e
sarà più difficile influenzarlo.
Le lavoratrici presenti a nome
di tutte le loro compagne di lavoro hanno detto chiaramente
che il problema di chi ha dei figli è quello della loro custodia
e che a Perosa non si può più
fare a meno di un servizio pubblico efficiente e gratuito.
L. V.
Il CIRCUITO
DOMENICA 25 MARZO
Incontro
comunitario
a Villar Perosa, per tutta la giornata.
Ore in Culto con la comunità di Villar Perosa, pranzo al
sacco nei locali del Convitto;
ore 14.30 conversazione sulla
informazione: Televisione - Eco
■ CIOV ■ Varie.
Tutti sono cordialmente invitati, uomini, donne e bambini,
famiglie!
C. Tourn
UNA INTERESSANTE INIZIATIVA AL ’’BUNIVA” DI PINEROLO
Un ciclo sul cinema di Pasolini
A Pinerolo, per iniziativa di
alcuni insegnanti dell’Istituto
tecnico « Buniva », è cominciato
un ciclo di proiezioni dedicato
all’opera cinematografica di Pasolini, aperto a tutti gli interessati, ma soprattutto ad insegnanti e studenti dell’ultimo anno
delle medie superiori. A differenza degli altri cine-forum, si è
scelto di fissare il primo pomeriggio per permettere la partecipazione ai numerosi pendolari.
Sono andata alla prima riunione; ho trovato molto interessante « Comizi d’amore » che non
avevo mai visto. È un’inchiesta
estremamente pulita sull’atteggiamento e sui discorsi degli Italiani intorno al sesso, all’amore,
al divorzio e così via. Il panorama che ne risulta è desolante;
i borghesi in generale rifiutano
di parlarne e si ha la netta impressione che lo facciano perché
non osano dire quel che pensano realmente, per paura di perdere la faccia di fronte alla gente. I poveri diavoli invece rispondono, ma troppo spesso con una
serie di luoghi comuni che non
paiono esprimere una riflessione
personale; l’uomo è ammirato
quanto più « gallo » si dimostra,
la donna è inferiore all’uomo, il
divorzio non serve a nulla perché se divorzi rimani cornuto,
se ammazzi la moglie invece non
sei più cornuto, la legge che abolisce la prostituzione di stato è
una legge sbagliata, perché prima costava meno; e così via.
Anche in quest’inchiesta risulta una profonda diversità fra
Sud e Nord, ma nessuno dei due
mondi ci fa una gran bella figura. Il meridione sembra legato
a leggi estremamente dure e pesanti, ossessionato dal giudizio
del prossimo; ma nel Nord c’è
una squallida ed egoistica ricerca del piacere e una fuga dalle
responsabilità di qualsiasi genere.
Rimane una speranza, non so
quanto fondata; l’inchiesta è di
parecchi anni fa, prima della legge sul divorzio; forse da allora
gli Italiani qualche progresso
Tavranno pur fatto. O no?
Le proiezioni si svolgono con
frequenza settimanale secondo
un programma che può essere
richiesto all’Istituto « Buniva ».
Marcella Gay
7
16 marzo 1979
CRONACA DELLE VALLI
La giornata mondiale di preghiera a Chiotti
Per avvicinarci a Dio
FRALI
■V
ííi
Domenica 4 marzo giornata
mondiale di preghiera. Una settantina di sorelle delle Unioni
Femminili di Frali, Perrero, Villasecca e Pomaretto ha preso
parte a questa riunione che si è
tenuta ai Chiotti.
Il tema « Crescita Spirituale »
era stato preparato da un gruppo di studentesse africane di
Mindolo Kitwe, Zambia che frequentano un corso per animatrici. « Crescita Spirituale »: è necessario che ogni membro cresca
e acpesca la sua spiritualità. Potenziare il rapporto intimo con
Dio pregando, partecipando al
Culto, leggendo la parola di Dio.
Ma come possiamo avvicinarci
a Dio?
1° gradino = conoscenza =
amare - vivere santamente.
Cosa abbiamo fatto della vita
che Dio ci ha dato?
Cosa abbiamo dato ai nostri
figli oltre al pane quotidiano?
Siamo coscienti dei doni che noi
donne abbiamo avuto dal Signore? Li sviluppiamo questi doni?
2° gradino = grazia = fede =
promessa.
Grazia di Dio per noi perdonandoci i nostri peccati _____ se
crediamo in questo perdono noi
abbiamo fede perché crediamo
nella promessa che Dio ci ha fatto — Crescere nella fede è aver
fiducia in Dio.
3° gradino = Speranza = garanzia = rischio.
Qual è la nostra speranza? Gesù Cristo. Lo Spirito Santo è garanzia della nostra futura eredità: di quella piena liberazione
che Dio ci darà perché possiamo
lodare la Sua grandezza (Efesini 1: 14).
Non dobbiamo però dimenticare la Croce. Cristo è morto per
noi. Cristo è risuscitato per noi.
Non dovremmo noi rischiare
qualcosa per testimoniare l’Evangelo? Se Dio è per noi chi sarà
contro di noi?
4° gradino = l’amore.
L’amore di Dio verso di noi —
l’Agape —. L’amore è una azione,
non si analizza.
Ricordate: è per grazia di Dio
che siete stati salvati, per mezzo
della fede. La salvezza non viene
da voi, ma è un dono di Dio, non
è il risultato dei vostri sforzi. Per
questo nessuno può vantarsene.
È Dio che ci ha fatti: Egli ci
ha creati e uniti a Cristo Gesù
per farci compiere nella vita quelle opere buone che egli ha preparato fin da principio (Efesini 2: 8-9).
Abbiamo cantato tutte insieme lo Spiritual negro KumbaYah
(Sta con me Signor). Abbiamo
fatto una conversazione su I Corinzi 13 e abbiamo avuto alcune
preghiere spontanee e una testimonianza di fede avvenuta in
Russia di una sorella di Frali.
Per l’anno internazionale del
fanciullo le nostre offerte sono
Personalia
Auguri a Donatella Ciesch, figlia
del membro della nostra redazione che
si è brillantemente laureata in lettere
e filosofia airUniversità di Firenze
con 110 e lode.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 17 al 23 marzo
Doti. Michelin Salomon Ornella
Via Bouissa, 4 - Tel. 91009
Torre Pellice
farmacie di turno
festivo e notturno
Domenica 18 marze
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Martedì 20 marzo
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr, Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Domenica 18 marzo
FARMACIA Doti. PRETI
Luserna Alta
Via Inversegni • Tel. 90060
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice; Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
State devolute a tre istituti per
1 infanzia: all’Uliveto di Luserna
San Giovanni; alla casa materna di Portici, all’Istituto Evangelico Battista G.B. Taylor di Roma.
Grazie care sorelle di Villasecca per averci permesso di trascorrere insieme alcune ore pregando, cantando le lodi del Signore e promettendoci di lavorare perché il regno del Signore si
manifesti su questa terra.
Viola Rostan
PRAROSTINO
Nella settimana dal 18 al 25
febbraio, la nostra comunità ha
ricevuto la visita di Chiesa da
parte della C.E.D.
Martedì: 20 ai Cardonatti sono
intervenuti il prof. C. Tron e la
Insegnante L. Viglielmo. Con
particolare gioia i fratelli e sorelle dei Cardonatti hanno rivisto il prof. Tron che per vari anni è stato apprezzato Maestro
della locale Scuola Elementare,
ora chiusa per mancanza di
alunni! La sera dopo, al Roc è
intervenuto il Capodistretto past.
Bellion.
La domenica 25 febbraio la
Commissione ha visitato la nostra Scuola Domenicale, poi il
culto presieduto dal past. Bellion, cui è seguita l’agape fraterna con il Concistoro e familiari,
e nel pomeriggio seduta del Concistoro nel corso della quale sono state passate in rassegna le
varie attività della Chiesa.
Ringraziamo i membri della
Commissione per la loro visita
e i loro apprezzati messaggi.
Assemblea
delle corali
Domenica 18 c. m. alle ore
15 nei locali della Chiesa
di Pinerolo è convocata
l’Assemblea delle Corali.
Fra gli argomenti all’o.d.g.
è prevista la definizione
del programma della prossima Festa di Canto.
Tutti gli interessati sono
caldamente invitati ad intervenire.
La Giunta Esecutiva
Ancora su
J. JanaveI
Egregio Signor Direttore,
In riferimento ail’articoio su Josué
JanaveI e relative repliche e controrepliche pubblicate sui nn. 6 e 8 dell'Eco
delle Valli Valdesi, desidero far presente quanto segue:
1) Oltre alle precisazioni di A.
Armand Hugon sulle numerose pubblicazioni su Josué JanaveI, fatte nel
1940 in occasione del 250” anniversario
della sua morte, è da ricordare che in
quell'anno, su iniziativa della Società
di studi valdesi, con la collaborazione
dell’Ing. Pellegrini e del Prof. Paolo
Paschetto, fu ripristinata ed arredata
la celebre stanza del Condottiero. (Bollettino della Società di Studi Valdesi,
n. 74, pag. 79);
2) Le manifestazioni solenni del
1939 furono centrate sul 250” anniversario del Glorioso Rimpatrio e non in
modo specifico su Arnaud. Il monumento ad Arnaud fu inaugurato il 1” settèmbre 1926 e non nel corso delle
manifestazioni del 1939, come sembra
risultare su quanto pubblicato sull^Eco
delle Valli (Davide Jahier - Il Rimpatrio dei Valdesi nel 1689 - Settembre
1926).
3) Negli anni ’30 vi è stata una
iniziativa per l'erezione di un monumento a Josué JanaveI, fortemente caldeggiata dal sig. Ernesto Benech, che
fu poi sindaco del Comune di Luserna
S. Giovanni negli anni postbellici.
Il bozzetto, opera dello scultore Publio Morbiducci, è esposto nel museo
di Torre Pellice. li progetto non ebbe
corso probabllmene perché nel 1940,
come è noto, l'Italia entrava in guerra.
Quanto sopra per dissentire dall’assurda ipotesi, presentata sul giornale,
che suona offensiva per la Chiesa tutta, che JanaveI sia stato « snobbato »
perché « contadino ”, il che è chiaramente un falso ideologico.
Guido Ribet, Lus. S. Giov.
• Ringraziamo la filodrammatica di Pomaretto che sabato
scorso ha presentato la commedia «'Vita felice».
• Per il soggiorno comunitario
alla Casa Valdese di Vallecrosia
ci sono ancora dei posti liberi.
Allarghiamo l’invito ad approfittare di quest’occasione alle famiglie o persone singole di tutta
la valle. Informarsi al più presto presso il proprio pastore o
direttamente presso il pastore
di Prali, tei. 85.19.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
____________RODORETTO
• Le riunioni quartierali: venerdì 16, ore 19.30, Roberso; lunedì, 19, ore 19.30, Bessé; mercoledì, 21, ore 19, Fontane; giovedì
22, ore 19.30, Forengo; venerdì
23, ore 20.30, Ferrerò; lunedì 26,
ore 19.30, Grangette; giovedì 29,
ore 14.30, Pomeifré e ore 17, Crosetto.
• Le prossime riunioni della
Unione delle Madri sono fissate
per venerdì 16 e venerdì 30. Il
terna delle discussioni è : La
Chiesa, presso 1 cattolici e presso i protestanti. Ricordiamo a
tutte le signore che il tempo del
Bazar si avvicina, occorre dunque affrettare i tempi per il lavoro.
VILLASECCA
Sabato 10 corr. ha avuto luogo
la prima riunione del Comitato
che si interesserà dei vari cimiteri esistenti nel territorio della
nostra comunità. Già in questa
occasione è subito emersa tutta
la complessa problematica connessa sia con la proprietà e la
gestione dei luoghi, sia con la
regolamentazione e la sistemazione delle tombe. In linea di
principio è stato convenuto innanzitutto di chiarire la situazione generale per procedere poi
alla stesura di un nuovo regolamento. Nel frattempo sono temporaneamente sospese tutte le
operazioni relative alle tombe a
pagamento del cimitero del Reynaud.
La Commissione, eletta dal
Concistoro, è formata da Riccardo Ghigo, Sergio Griglio, Arturo
Massel, Elvio Peyronel, Franco
Poet ed Emilio Rostan il quale
rappresenta il Concistoro. Nei
suoi lavori questa Commissione
si varrà della consulenza e collaborazione locale di Romildo Ferrier, Enrico Genre Bert, Roberto Massel, Giosuè Peyronel, Renato Peyronel.
Buon lavoro !
• Sarà indubbiamente un momento indimenticabile per la
quindicina di ragazzi componenti il gruppo della nostra giovane filodrammatica la serata di
domenica 11 corr. trascorsa
gioiosamente insieme intorno ad
una mensa sobriamente preparata. Sarà ricordato anche perché per tutti loro è stata la prima esperienza vissuta sia come
numeroso gruppo di giovani della nostra comunità, sia come
gruppo della Filodrammatica.
È stato però un po’ triste aver
visto alla replica della recita a
Villasecca molto meno gente di
quanto era stato dato di prevedere sulla base delle richieste in
precedenza avute da più parti.
Giornata TEV
Domenica 18 marzo in Villar
Pellice avrà luogo una Giornata
organizzata dal Movimento di
Testimonianza Evangelica con la
partecipazione di Mario Cignoni che presiederà il culto e la
Pubblica Assemblea pomeridiana sul tema « Un giovane parla
ai giovani e ai meno giovani ».
SAN GERMANO
Ecco l’elenco delle riunioni
quartierali che contiamo tenere
nei vari quartieri:
Nel mese di marzo: 13 ai Garossini ; 20 ai Balmas; 21 a Gianassoni; 27 alla Costabella; 29
ai Bert; 30 ai Gondini.
Nel mese di aprile: 3 ai Balmas; 4 ai Garossini; 6 ai Bert;
10 alla Costabella; 18 ai Gondini; 19 ai Balmas; 20 ai Gianassoni.
N. B. - Tutte le riunioni avranno inizio alle ore 20, salvo quella dei Glanassoni che avrà inizio
alle ore 20.30.
Alcuni quartieri avranno due
riunioni nel mese di marzo.
• IMego Sappè e Milena Boccassini si sono uniti in matrimonio domenica 4 marzo u. s. A
questi sposi, che si stabiliscono
a Pinerolo, rivolgiamo un augurio affettuoso di ima vita in comune serena e pienamente costruttiva nel Signore.
• Il culto di domenica 25 marzo sarà presieduto da un gruppo
di giovani della EGEI di Villar
Perosa.
• Ricordiamo sin d’ora il bazar organizzato dall’Unione Femminile per la domenica 22 aprile.
Ricordate questa data, non prendete altri impegni!
• La riunione al centro di mercoledì; 14 marzo ha avuto per tema ; « Il credente di fronte al lavoro ».
• Numerose sorelle hanno preso parte alla giornata di preghiera delle donne a Villar Pellice e
ne sono tornate spiritualmente
arricchite. Ringraziamo la comunità locale per la fraterna accoglienza.
POMARETTO
Val Pellice
Un progetto
per l’infanzia
«Essere bambini in Val Pellice : un progetto per l’infanzia costruito insieme»; sotto questo
titolo, la Comunità Montana
Valpellice ha organizzato un intenso programma (con interventi e dibattiti in tutti i Comuni
della Valle) che si svilupperà su
tutto l’arco dell’anno.
n «progetto per l’infanzia»
inizierà sabato 17 marzo a Torre Pellice alle ore 9 nel salone
di Viale Rimembranza n. 9, in
un incontro aperto a tutta la popolazione.
Il programma, dopo le comunicazioni del mattino (arch. bongo e avv. Vecchione) riprende
alle 15 con un intervento della
dott.ssa Jolanda Valerlo de Carli (già nota ai lettori per i suoi
articoli) su: « La violenza sul
bambino». Seguiranno interventi
diversi, tra cui quello dell’ass.
nazion. Famiglie Fanciulli Subnormali; è previsto il dibattito.
Segnaleremo, nei prossimi numeri, il calendario del programma della Comunità Montana.
TORRE^ PELLICE
• Sabato 17 l’Unione dell’Inverso offre a tutti una serata,
che ripeterà il 24, con inizio alle
ore 20,45.
• L’assemblea di chiesa di domenica 11 ha nominato i suoi
rappresentanti al Sinodo (F. Taglierò, A. Armand-Hugon), alla
Conferenza Distrettuale (A. Bosio, D. Moretti, F. Sappé) ed i
revisori dei conti (L. Eynard,
M. Tamietti).
PINEROLO
Cattolici e assistenza
Venerdì, 16 marzo alle ore 21,
nei locali del Palazzo Vittone, si
svolgerà una tavola rotonda sul
tema « Cattolici e assistenza »
organizzata dalla Comunità cristiana di base di C.so Torino.
Scuola Media Valdeae: iacrizionl alla prima
Per chiarire le richieste circa le modalità di iscrizione alla I classe della
Scuola Media Pareggiata Valdese di Torre Pellice per l’anno scolastico 1979-’80,
il Comitato del Collegio Valdese invita i genitori interessati:
1) a dare preavviso alla Presidenza tra il 20 e il 30 marzo p.v. per i futuri allievi di religione valdese;
2) per i non Valdesi residenti in Torre Pellice, dal 31 marzo al 9 aprile, e dal
10 al 14 aprile per i non Valdesi residenti in Valle, limitatamente al numero
massimo di iscrizioni consentite.
Presso la segreteria della Scuola saranno consegnati i moduli necessari per
l'iscrizione; la scelta della lingua straniera verrà fissata al momento della riconsegna di detti moduli alla Presidenza.
IL COMITATO DEL COLLEGIO
• Ringraziamo il past. em. Lamy Co'isson per aver presieduto
il culto del 4 marzo a Pomaretto.
• Un gruppo di catecumeni del
IV anno ha preso contatto nei
giorni 3 e 4 marzo con il lavoro
svolto dal gruppo comunitario
di Cinisello Balsamo. Interessanti spunti di riflessione sono stati: la disumanizzante realtà della vita cittadina, cosi diversa
dalla realtà dei nostri villaggi;
l’impegno di servizio del gruppo nella scuola serale e come
stimolo nel campo sociale e culturale; ed infine l’organizzazione in « comune » della vita del
gruppo. Siamo molto riconoscenti al gruppo di Cinisello per la
ospitalità e la disponibilità che
ci hanno dimostrato. La sommaria visita di Milano ha completato il programma di queste due
giornate.
• Prossimi appuntamenti: sabato l'7, ore 20.30, alla Sala Lombardini : incontro Concistoro e
monitori. Domenica 18, ore 10:
assemblea di chiesa : elezione responsabile per Pomaretto, e questioni concernenti il culto. Martedì 20: riunione quartierale ai
Masselli. Mercoledì 21; riunione
quartierale a Pomaretto.
SAN SECONDO
• La seconda edizione della
« giornata dell’anziano » si è svolta fin dal mattino con il culto a
cui ha preso parte un gruppo di
Ospiti della Casa di Riposo di
S. Germano con la comunità di
S. Secondo. Al pranzo, preparato dall’Unione Femminile erano
presenti anche diversi anziani di
S. Secondo che sono intervenuti, più numerosi ancora, per il
pomeriggio. La collaborazione di
quanti sono stati interpellati per
l’organizzazione di questa giornata è stata viva e spontanea:
dalle sorelle che hanno preparato il pranzo, alla corale, al gruppo che ha presentato le scenette, alle persone che hanno assicurato il trasporto con le loro
macchine. Nel quadro di questa
« giornata » la corale si è recata
a «Casa Turina» ricevuta fraternamente dai Responsabili di
questa casa per anziani e dagli
ospiti presenti.
AVVISI ECONOMICI
LA CASA Valdese per ferie a Rio
Marina (Isola d’Elba) cerea ragazze
« alla pari » sopra i diciassette anni
durante il periodo dal 15 giugno al
14 settembre. Scrivete al più presto
presso il pastore Tom Noffke, Via
G. Verdi 15, 57100 Livorno, telefono (0586) 22793, per ulteriore informazione ».
L’ISTITUTO Gould di Firenze ricerca, dal prossimo settembre, per l’attività di convitto, educatori-educatrici con esperienza e conoscenza
psico-pedagogica per lavoro con ragazzi. OfFresi : retribuzione, vittoalloggio, assicurazioni di legge. Scrivere dettagliatamente indicando anche eventuali precedenti esperienze
di lavoro a : Gould, via Serragli 49,
50124 Firenze. Data la particolare
natura del lavoro e del contesto in
cui esso si svolge, si propone, alle
persone interessate ed in possesso
dei requisiti richiesti, un periodo di
osservazione presso l’istituto durante
il presente anno scolastico con date
da concordare. Durante tale periodo
si offre : vitto-alloggio e rimborso
spese di viaggio.
RINGRAZIAMENTO
<c Se moriamo con Lui, con Lui
anche vivremo» (II Tim. 2: 11)
Il fratello Daniele e i parenti di
Lorenzo Alberto Goisson
di anni 67
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore. In particolare il past. Platone per la solidarietà.
Angrogna, 10 marzo 1979
Ed ecco io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine dell’età presente. (Matteo 28: 20)
n Signore ha richiamato a Sé
Susanna Balmas Peyrot
ne danno il doloroso annuncio il marito, i figli, il genero, le nuore, le cognate. i nipoti e i parenti tutti.
Torino, 5 marzo 1979.
8
8
16 marzo 1979
E' INIZIATA LA TERZA OFFENSIVA ETIOPICA
Avanti
Eritrea: un popolo che muore
per difendere la sua libertà
(segue da pag. 1)
puscolare che assicura l'avere a
chi ha difendendolo dalla minaccia implicita o esplicita rappresentata da chi non ha.
Sono ormai 18 anni che il popolo Eritreo lotta per l’indipendenza, da quando, cioè, è stato
revocato lo « status » federale
di questa regione, che prevedeva il riconoscimento di alcuni
diritti, come una stampa indipendente e un sistema elettorale con più partiti. Il tentativo
dell’Etiopia di sottomettere il
popolo eritreo in modo totale
e definitivo, iniziato sotto il governo del Negus Hailé Selassié,
continua ora sotto il Consiglio
Amministrativo Militare Provvisorio diretto dal colonnello
Mengistu che' ha preso il potere nel 1974.
Oggi i nazionalisti eritrei costituiscono ima buona parte del
numerosissimo gruppo di civili
che vengono costantemente e
sistematicamente arrestati, torturati e uccisi in base ad una
giustizia sommaria, esercitata da
uomini raggruppati in unità locali con lo scopo preciso di propagandare le iniziative del governo e distruggere l’opposizione. La violazione dei diritti dell’Uomo è tale che Amnesty International ha indetto una campagna di interventi a favore dei
detenuti politici in Etiopia. Numerose lettere e petizioni sono
state inviate al colonnello Mengistu, ma le iniziative devono
essere generali perché è noto
che interventi particolareggiati
per singoli individui causerebbero un peggioramento delle loro
condizioni. (Ammesso che questo sia possibile in un regime
carcerario che rinchiude trenta persone in una stanza, senza
aria o servizi igienici; dove non
c’è né vitto né assistenza sanitaria per i detenuti; dove la tortura e le uccisioni a scopo intimidatorio sono pratica comune).
L’Etiopia, che ha rapporti con
alcuni stati della Comimità Europea e si dichiara socialista,
non è riuscita a mettere a tacere da sola i nazionalisti Eritrei
e ha chiesto aiuto all’estero. Cuba ha mandato alcuni uomini,
ora peraltro inattivi, ma è dall’Unione Sovietica che sono giunti gli aiuti maggiori. Dal resoconto del giornalista inglese Dan
Connell che ha vissuto per qualche tempo con i guerriglieri eritrei e del quale La Repubblica
ha pubblicato recentemente un
réportage, possiamo conoscere
qualche dato degli avvenimenti
più recenti.
Nei primi giorni del dicembre
scorso il Fronte Popolare di Liberazione dell’Eritrea (FPLE)
ha dichiarato a Khartiun:
« L’URSS ormai si è fatta carico direttamente della guerra
contro il popolo eritreo ». In realtà fin dai primi mesi del 1978
ci sono in Eritrea « consiglieri »
sovietici, che da giugno dirigono le operazioni militari. Da
giugno a settembre ci fu la prima offensiva, che diede scarsi
risultati. Visto questo parziale
fallimento, TORSS ha deciso di
Comitato di Radazione : Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore; FRANCO GIAMPICCOLI
Oirett. Responsabile : GINO CONTE
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a; «L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli ; Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti ; Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
• ecorsomici 150 per parola.
Fondo di solidarietà ; c.c.p. 2/39878
intestato a; Roberto Peyrot ■ Cors»
MoiKalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribuiiale di Pinerolo N. 175,
8 luglio I960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
buttare sul fronte eritreo il meglio dei suoi arsenali, e uno
staff selezionatissimo di « consiglieri ».
Constatata la superiorità « umana » dei partigiani, i sovietici hanno ridotto la conquista
dell’Eritrea ad una esercitazione di guerra. Inizia così la seconda fase, caratterizzata da un
salto tecnologico che porta in
prima linea i consiglieri sovietici, tanto più che i cubani inviati in Etiopia non combattono
più, sembra, limitandosi ad occupare rOgaden per consentire
alle truppe scelte etiopiche di
recarsi sul fronte eritreo.
L’offensiva di novembre-dicembre vede così cinque fronti, su
ciascuno dei quali è presente
uno staff di centocinquanta-duecentocinquanta ufficiali russi,
con funzione di stato maggiore. Essi sono alle dipendenze di
due generali e undici tenenti colonnelli che dirigono le operazioni sul terreno.
Mentre, nella prima offensiva,
le difese del FPLE si erano dimostrate impermeabili alla «marea umana» riversata da Mengistu su di loro, nell’offensiva
di novembre l’FPLE si è trovato
nell’impossibilità di afferrare il
nemico, chiuso nei carri armati e negli aerei e nascosto dietro
ai cannoni. Squadriglie di Mig
23 e l’artiglieria, agli ordini di
qualche migliaia di tecnici della
guerra moderna, dovevano aprire la via all’invasione-conquista
dell’Eritrea ed hanno martellato
senza sosta gli uomini dell’FPLE
che, però, prevedendo gli obiettivi del nemico, hanno evacuato
le città che costituivano i puntichiave. Un’imboscata tesa ad
una colonna corazzata — difesa
dai caccia che spargevano napalm — ha portato alla sanguinosa battaglia di Elabaret, dove
per due giorni ì guerriglieri sono stati impegnati, combattendo e distruggendo con ogni mezzo, anche « con le mani », e ba
sandosi sulla constatazione che:
« se q,uattro uomini attaccano
a piedi un tank, almeno uno riesce a sopravvìvere e a farlo saltare ».
L’offensiva non è riuscita che
in parte nel suo intento di provocare la morte militare del movimento nazionalista eritreo: una parte del territorio è ancora
nelle mani dei nazionalisti. La
resistenza eritrea, infatti, non
è morta. Se ha avuto duemila
morti in un mese, è però continuamente sostenuta dai profughi che, numerosissimi, si adattano alla vita spartana delle
zone liberate, dove funziona lo
« stato parallelo » dei partigiani.
I giovani (che hanno l’età della guerra di liberazione) si arruolano tra i guerriglieri e la
forza militare dell’FPLE è superiore e più organizzata di quella di molti altri paesi africani.
È di questi giorni la notizia
che lo stato maggiore russoetiopico ha lanciato la terza offensiva. .È certo possibile che
essa riesca ad eliminare gli ultimi tre centri abitati in mano
ai nazionalisti, o la resistenza sul Mar Rosso, Molto più
diffìcile sarà, certo, la « sterilizzazione e pacificazione » di
montagne e vallate che vivono
di guerriglia da venti anni.
La più grande condanna che
però viene oggi inflitta all’Eritrea è quella di dimenticarla, specialmente da quando l’URSS ne
ha fatto il suo Vietnam. È possibile dare un aiuto all’Eritrea
nella sua resistenza contro la
terza offensiva descrivendo quello che succede e ricordando a
tutto il mondo che un popolo
sta morendo per difendere la
sua libertà.
Danielle Jouvenal
Tempo di crisi
(segue da pag. 1)
Qui si respira un’atmosfera
moralmente inquinata, si vive in
un clima di materialismo pratico. Nella vita del popolo^ l’interesse per i beni materiali è predominante. Non c’è più alcuna
reazione contro la ricchezza, le
ingiustizie della società; tutti sono sedotti dalla “dolce vita", il
fascino del denaro si espande su
tutti. Il benessere materiale occupa i pensieri e le ambizioni
dei credenti, non soltanto degli
uomini del mondo. Il denaro è
il dio amato e servito. L’ansia
del domani toglie la fiducia e la
pace. Ma dove va a finire un popolo o una famiglia quando i
suoi componenti si radunano soltanto più per « il pane e per il
vino »?
Ed ecco la terza accusa: « Io
li redimerei, ma essi non gridano a me col cuore loro; essi tornano, ma non all’Altissimo ».
La deviazione in atto nel popolo non è marginale, ma intacca l’alleanza di Dio nella sua essenza. La religione del Patto e
della fedeltà di Dio si perverte
in un radicale formalismo rituale a sfondo magico con cui si
presume di forzare la mano di
Yahveh in una direzione utilitaristica. Ma la vita religiosa manca di preghiera e di vera comunione con Dio. Israele perviene
via via ad offrire i doni ricevuti
da Dio a quelle divinità naturistiche che hanno preso il posto
di Dio anche nel cuore dell’Israelita. L’idolatria subentra alla fede, la preghiera della fede scompare, « tornano, ma non all’Altissimo ».
Il ritorno all’Eterno è essenziale al popolo di Dio e ad ogni
singolo credente: «Venite, torniamo all’Eterno, perché Egli ha
lacerato, ma ci risanerà, ha percosso, ma ci fascerà ». Anche nei
tempi più duri, la parola di Dio
sarà ancora una parola di misericordia.
Ermanno Rostan
Í
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura dì Tullio Viola
Guerra incomprensibile
È la guerra cino-vietnamita,
ormai certamente una vera guerra. Decine di migliaia di morti,
la pretesa cinese di definirla
« spedizione punitiva » pretesa
cui si stenta a credere, appena ci
si domanda per che cosa poi i
vietnamiti dovessero essere puniti. Infatti è assurdo supporre che
il piccolo Vietnam costituisse un
« pericolo » per il colosso cinese
né che pretendesse esserlo: tutt'al più un leggero fastidio alla
frontiera. Ma quale fastidio? Certo non tale da meritare, come risposta, un’invasione, col terribile
rischio di un allargamento della
guerra stessa.
Poi la risposta matura, equilibrata, temporeggiatrice delrURSS, la ritirata cinese con la
dichiarazione di aver ormai « punito » a dovere i vietnamiti. E,
subito dopo, la risposta di questi: che i cinesi hanno avuto la
« lezione » che meritavano...
No, francamente non comprendiamo. Perciò ci limitiamo a riportare alcune constatazioni di
fatto, da un articolo pubblicato
da Tiziano Terzani su « L’Espresso » deiril.3.’79. Sono constatazioni di portata limitata, ma molto attuali ed alle quali crediamo.
« L’esercito sparpagliato per
l’Indocina, l’economia in sfacelo,
la gente, avvilita, che mangia
meno che tre anni fa: la Cina
non poteva scegliere un momento migliore per attaccare il Vietnam. ma, a conti fatti, è probabile che da un lato gli abbia reso
un servizio, dall’altro che abbia
accelerato un processo che Pechino voleva invece frenare. I
vietnamiti, anche quelli prima
meno entusiasti, dinanzi all’invasione cinese hanno fatto quadrato attorno al governo, e il Vietnam oggi è più "satellite" di Mo
sca di quanto lo fosse tre settimane fa.
Quando, all’alba del 17 febbraio, le truppe cinesi hanno contemporaneamente preso d’assalto
i 26 posti di frontiera vietnamiti;
più di metà dell’esercito di Hanoi era fuori dal paese: 16 divisioni in Cambogia, 4 in Laos. Delle 11 restanti, 6 erano nel SudVietnam. (...) Ma l’esercito vietnamita, nonostante i suoi impegni, che alcuni definiscono “coloniali", nel resto dell’Indocina era
ancora l’unica struttura assolutamente funzionante del paese,
ed ha tenuto (...).
Dalla fine della guerra antiamericana nel 1975, il Vietnam
non ha avuto il tempo, né i mezzi per trasformarsi in un paese
di pace. Prima il conflitto di
frontiera con il regime cambogiano dei kiner rossi, poi
quello sempre più minaccioso
con Pechino, hanno impedito ad
Hanoi di smobilitare l’esercito e
dedicare le proprie risorse esclusivamente alla ricostruzione del
paese che, per 30 anni, era stato
un immenso campo di battaglia...
Gli USA, che avevano promesso
“riparazioni economiche" per miliardi di dollari con gli accordi
di Parigi, rifiutarono di ristabilire relazioni diplomatiche con
Hanoi e, con ciò, di partecipare
alla ricostruzione del Vietnam.
La Cina, che anche durante la
guerra aveva sempre dato poco
più che armi e riso, tagliò tutti i
suoi programmi di assistenza. Il
Giappone, per non contrastare
con Washington e Pechino, mantenne al minimo i'suoi contributi
e così fecero il resto dei paesi
occidentali.
Al Vietnam, che ancora nell’aprile 1975 era su una posizione
di equidistanza (e perciò d’indipendenza fra Mosca e Pechino), non restò che legarsi sempre più all’URSS. Ma questo fatto non risolse i problemi interni
del paese, e la vita quotidiana
della gente è andata progressivamente peggiorando (...).
Avendo fallito nel conquistarsi
la fiducia della popolazione, specie quella da poco acquistata nel
sud, Hanoi si è trovata con un’infinità di problemi. Ad esempio:
la quantità di pesce disponibile
nel paese è diminuita spaventosamente perché almeno tremila
pescherecci sono stati usati dalla
gente per scappare in Thailandia, e quelli rimasti non hanno
avuto più il permesso di andare
a pescare in alto mare, per tema
che anche quelli sparissero ».
Ma, « dinanzi agli "han ” (cinesi) che vengono a dare una “lezione” ai vicini del sud, i vietnamiti non sono più divisi perché
le leggende, gli eroi, le glorie del
passato, sono tutte e tutti nati
dalle guerre contro i cinesi. Non
ci sono comunisti o anticomunisti, ma anzitutto vietnamiti. Il governo di Hanoi ha ripreso il fiato
nei confronti della sua gente.
Non l’ha ripreso invece nei
suoi rapporti con Mosca. I fucili,
i proiettili di cannone, i radar
che cercano nel cielo gli aerei
cinesi, tutto viene dall’URSS.
Non solo: ma con un esercito che
non può smobilitare, con un’agricoltura che ancora non funziona
ed un’industria che non ha ancora molte radici, anche il riso,
le medicine, il cotone devono venire dall’URSS. Se uno degli
obiettivi di Pechino era di tagliare o indebolire il cordone
ombelicale che lega i vietnamiti
ai sovietici, i cinesi hanno, per
ora, ottenuto il risultato contrario ».
Avanti senza miti
Sono convinto che un terzo
atteggiamento sia possibile, anche se difficile da praticare e
predicare: quello che consiste
nell’andare avanti senza miti.
Andare avanti, non certo teorizzare Timmobilismo. In polemica con chi vuol dimostrare
che non ci sono nuovi inizi nella storia è necessario riaffermare che la storia è fatta di nuovi
inizi. Sono nuovi inizi che invecchieranno, ma metterli da parte, negarli o contrastarli costituisce una scelta di decadenza,
di vecchiaia e di morte invece di
una scelta di vita, di gioventù e
di rinnovamento. Andare avanti significa invece puntare a tutti i livelli su quanto di nuovo,
di creativo e di vitale la storia
ha prodotto, pur con tanti limiti e contraddizioni, in questo
secolo: la spinta verso la liberazione e l’autodeterminazione, la
lotta contro l’oppressione, lo
sfruttamento e l’emarginazione.
Ma andare avanti senza miti.
In polemica con chi idealizza i
nuovi inizi è necessario riconoscere la pesante carnalità della
avventura umana e collettiva. La
storia complessiva delle civiltà,
ci ha insegnato lo storico Arnold
Toynbee, è fatta di parabole che
per un tempo si muovono in
ascesa e poi inevitabilmente discendono e questo schema generale si frantuma a livelli più limitati e particolari in una miriade di linee spezzate, di parabole interrotte o prematuramente tramontate. L’unico modo per
evitare che una linea abortisca
o segua una curva di involuzione precoce in mezzo a tutti i
complessi condizionamenti della
storia consiste nel rinunciare a
pretendere che la propria linea,
al contrario di ogni altra, conosca solo un’ascesa illimitata, consiste appunto nel non mitizzare
se stessi e i propri nuovi inizi,
individuali e collettivi.
« Avanti senza miti » mi sembra un programma particolarmente vicino e adatto a noi protestanti. Avanti, perché siamo
tesi verso il Regno che viene. E
ciò non può mai significare evasione ma solo impegno: non esiste una vera attesa della città di
Dio che non si traduca in un impegno per la città dell’uomo.
Senza miti: un impegno che è
assunto nella consapevolezza del
carattere limitato e contradditorio di ogni nostra impresa,
senza alcuna confusione tra la
città di Dio che attendiamo e la
città dell'uomo che contribuiamo
a costruire.
Certo ci sentiremo dire che
non è possibile andare avanti
senza la spinta di una sia pure
non fanatica mitizzazione dell’umano. Ma la nostra particolarità
di credenti deve consistere proprio nel non aver bisogno della
droga pericolosa dei miti e nell’essere in grado di mettere in
conto contraddizioni, incocrenze, insuccessi. Chi è nutrito della fede nel Signore che viene
può far suo, nell’impegno quotidiano individuale e collettivo, il
motto protestante del più crudo
realismo e della più alta capacità creativa: non occorre sperare per intraprendere, né riuscire per perseverare.
Franco Giampiccoli
Doni « Eco - Luce »
DONI DI L. 5.000
Cattaneo Felice, Genova; Merkli H.„
Svizzera; Pennington de Jongh Lilianne, Roma; Zanetti Giovanni, Svizzera;
Zeni Ugo, Roma; Rosetti Joseph, Svizzera; Wilhjelm T., Danimarca; Coucourde Nino, Svizzera; Di Lorenzo Renato,.
Omegna; Dolder HirzeI Magdalena,.
Svizzera.
DONI DI L. 3.000
Balmas Margherita, Torino; Brusco
Daniela, id.; Di Gennaro Anna, Pomaretto; Coucourde Eli, id.; Scroppo Filippo, Torino; Gay Lisetta, id.; Archetti
Maestri Angiolina, Acqui Terme; VInay Aldo, Ivrea; Jervis Lucilla, Torre
Pellice; Mourglia Umberto, Pomaretto; Chiara Maria, Alessandria; Lentini Rosa, Agrigento; Tagliabue Carlo,
Milano; Ragni Teresa, Cormano; Bosio llda, Pinerolo.