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Anno 122 - n. 27
4 luglio 1986
L, 600
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA PROSPETTIVA PER IL MOVIMENTO ECUMENICO PROPOSTA DA EMILIO CASTRO
Nulla di nuovo sotto il sole
del Sud. Questo potrebbe essere il commento a caldo sulle elezioni regionali in Sicilia, e così
del resto le hanno interpretate
tutti i partiti, parlando di grande stabilità politica. In termini
di seggi guadagnati, gli unici
vincitori sono i due estremi dell’arco politico, MSI e DP, a spese dei due maggiori partiti, DC
e PCI. La vera novità, per altro
significativa, è l’altissima percentuale di voti bianchi o nulli,
il che costituisce forse la chiave
di lettura di queste elezioni il
cui esito era già in gran parte
scontato.
Che oltre un milione di elettori su quattro abbia di fatto
disertato o boicottato le urne è
un dato che invita alla riflessione. Non si spiega solo col fenomeno degli abusivi il cui voto è
stato raccolto, oltre che da liste apposite, da MSI, PSDI, DC
e dallo stesso PCI che purtroppo ha usato questa protesta popolare in senso elettorale. E’
probabilmente più esatto vedere in questa massa di non-votanti il segno di una società disgregata che ha perso ogni fiducia nelir politica e ogni speranza pej la lotta politica.
D’altronde, come stupirsene?
Lo spettacolo offerto dai leaders
dei maggiori partiti di governo,
venuti da Roma per regolare i
loro conti sul palcoscenico siciliano, senza minimamente affrontare i veri problemi dell’isola, è un dato sufficientemente rivelatore del totale disprezzo con cui vengono considerati la
Sicilia e il suo popolo. Intanto i
leaders locali avevano già fatto
i loro giochi di potere e, con i
soliti metodi clientelari, si erano già assicurati reiezione o la
rielezione. Si è parlato molto
del « rinnovamento » della DC
che in parte è reale per quanto
riguarda gli uomini ma certamente non per quanto riguarda
i metodi e i fini. Più che di rinnovamento occorrerebbe parlare
di trasformismo in versione gattopardesca.
In pratica, il voto ha sancito
gli attuali equilibri di potere,
premiando il pentapartito nel
suo insieme e scalfendo ulteriormente la forza storica del PCI,
ora al di sotto del 2®%. Il problema è che, così, rischia di essere sancito Un sistema di potere
ormai consolidato la cui pietra
angolare è lo strapotere mafioso,
responsabile della paralisi delle
istituzioni, del sottosviluppo economico e della immobilità sociale. La Sicilia, regione a statuto autonomo, ha dal 1950 ricevuto centinaia di migliaia di
miliardi da parte dello Stato,
eppure continua ad essere una
delle regioni meno sviluppate,
insieme alla Campania e alla
Calabria, cioè le altre due regioni meridionali egemonizzate dalla criminalità organizzata. Mafia, missili, militarizzazione del
territorio, disoccupazione, crisi
delle istituzioni e della cultura,
questi sono i problemi scottanti della Sicilia di oggi. Ma nessuno ne ha parlato, eccetto DP
e il PCI il quale è stato significativamente premiato a Lampedusa, Comiso; Vittoria. - Basta
ciò per continuare a sperare?
Jean*ilacques Peyronel
La missione nell'era del pluralismo
« Ognuno ha il diritto di convincere e di essere convinto » - Nel nostro tempo la testirnonianza
a Cristo è resa in un contesto plasmato da altre testimonianze che vogliono farsi sentire
Lo scorso ottobre il Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Emilio Castro, ha tenuto due conferenze alla Facoltà di teologia, “The Lowell Institute’’, dell’Università di Boston
delineando « il nuovo volto della missione alla fine del XX secolo ».
Il tema trattato, l'autorevolezza dell’oratore (che prima di diventare segretario del CEC è stato figura preminente del dipartimento
Missione e Evangelizzazione), e il carattere programmatico che
questa esposizione riveste evidentemente per il lavoro del CEC,
ci inducono, malgrado l’estensione, a riportare in una nostra traduzione gli estratti di queste due conferenze che sono stati pubblicati dal SOEPI Mansuel di marzo e aprile ’86. La proposta di una
via che rifiuta tanto il settarismo quanto la relativizzazione della
fede, la prospettiva cristologica e il tentativo di elaborare una nuova concezione del sincretismo, ci paiono infatti temi importanti su
cui sarebbe utile per le nostre chiese, che sono sempre state parte
attiva del movimento ecumenico, impostare uno studio in vista
di un consapevole confronto nel dibattito ecumenico.
A Ginevra, nel quartiere dove
abito, è stata costruita una moschea e un centro culturale musulmano. L’annuncio dell’avvenimento, qualche anno fa, aveva
suscitato delle reazioni prevedibili. Ma oggi la moschea e i fedeli musulmani fanno parte del
paesaggio e la loro presenza è
normale. Ad ogni modo nessuno
pensa di prender spunto da
questo fatto per impostare una
riflessione sulla missione, nep
pure quelli che propongono di
mandare missionari nei paesi
musulmani! Per gli abitanti dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti le altre religioni hanno
costituito per molto tempo oggetto di missione nei paesi stranieri. Oggi invece si tratta di vivere fianco a fianco, di discernere virtù e valori nello stile di
Vita di coloro che si trovano a
essere nostri vicini. Non fa meraviglia che in questa nuova si
tuazione le chiese siano tentate
di centrare la loro missione sul
servizio e lo sviluppo, che cioè
preferiscano affrontare i bisogni
materiali delle persone piuttosto
che intraprendere uno sforzo evangelistico nei confronti dei
loro vicini adepti di altre religioni che, a quanto sembra, sono molto contenti di praticare la
loro fede.
DALLA PREDICAZIONE ALLA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Il grande e glorioso giorno
Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò
loro in questa maniera: Uomini giudei e voi tutti che abitate in
Gerusalemme, siavi noto questo, e prestate orecchio alle mie parole. Perché costoro non sono ebbri, come voi supponete, poiché
non è che la terza ora del giorno: ma questo è quel che fu detto per
mezzo del profeta Gioele:
E avverrà n^li ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del
mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figlioli e le vostre figliole
profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri
vecchi sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie
serventi, in quei giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E
farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e
vapor di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue,
prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del
Signore. Ed avverrà che chiimque avrà invocato il nome del Signore
sarà salvato. (Atti 2; 14-21).
In una recente riunione di
donne a Catanzaro, una signora
mi fece osservare che duemila
anni di storia cristiana stanno
a dimostrare che « il grande e
glorioso giorno » non è arrivato
né con la rivoluzione francese
né con la predica pentecostale
di Pietro. Basterebbe leggere i
giornali — mi diceva — per accorgersi che non è cambiato nulla e che persino le chiese, che
dovrebbero essere segni e presagi del futuro di Dio, sono ancorate in antichi pregiudizi.
A partire da questa situazione, si può osservare la nascita
di almeno tre tendenze. La prima è quella che dice: « mondo
è stato e mondo sarà », nulla è
cambiato fino ad oggi e nulla
mai cambierà. In questo modo,
si perde la fede e la Chiesa si
sfascia.
La seconda è quella che si potrebbe identificare nella Chiesa
Cattolica Romana._ In questo qa-.
so, là- Chiesa^ è molto sodàisfat
ta di sé e vede la salvezza soltanto nel proselitismo. Il sistema dei valori e dei ruoli contrapposti della società dev’essere conservato sino alla fine del
mondo, i cambiamenti devono
realizzarsi solo sul piano morale e individuale, il male si trova fuori di noi, nel mondo, e
l’unica maniera di salvarsi consiste nell'entrare a far parte dell’unica vera chiesa.
Il favore che l’attuale Papa
concede a "Comunione e Liberazione” va in questa direzione.
L'assalto alla scuola pubblica,
mediante l’ora di religione, significa esattamente la stessa cosa. La Chiesa è soddisfatta di
sé, si crede l’unica depositaria
della verità ed è pronta a riprendere il cammino delle scomuniche, come si vede dalla recente
enciclica “Dominum et vivificantem”, dove tutti i mali della società moderna sono attribuiti ai
non credenti, agli atei, ai materialisti ed ai marxisti, i quali
sarebbero vittime del dominio
di Satana e avrebbero commesso il peccato contro lo Spirito
Santo che non sarà mai perdonato. Il male sarebbe di nuovo
fuori di noi e si profila la possibilità di una crociata di tutti i
buoni contro tutti i cattivi.
La terza ed ultima tendenza
si potrebbe in particolare identificare coi Testimoni di Geova
e con tutti quegli uomini religiosi che stanno aspettando, e in
un certo senso promuovendo, l’inizio della terza guerra mondiale, che dovrebbe essere l’ultima,
quella biblica, dove Gog e Magog si scontreranno in Armagheddon e gli U.S.A. interverranno per realizzare la profezia apocalittica del fuoco atomico che
dovrà scendere dal cielo per distruggere tutti i malvagi e costituire il segno dell’inizio del
vero giorno della salvezza.
Come ci collochiamo noi di
fronte a queste tendenze? Certo,
non possiamo negare che il sogno rivoluzionario, fondato sulla profezia di Gioele, è ancora
ben lungi dal realizzarsi. La fede in Cristo è nata, ma non ha
portato i frutti sperati. Dobbiamo per questo concludere con i
cattolici che era giusto il sistema dei valori e dei ruoli contrapposti del mondo antico e che
il cristianesimo è soltanto una
religione che promuove cambiamenti soltanto sul piano individuale? Oppure dobbiamo spera
Samuele Gìambarresi
{continua a png. 5)
Valore
delle culture
ancestrali
I cristiani occidentali abituati
a mandare missionari in altre
nazioni, provano un certo sconcerto quando constatano che altre religioni si propongono ugualmente di mandare dei missionari tra i cristiani. Nel 1974
la Commissione per la missione
e evangelizzazione del Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEC)
ha organizzato un colloquio che
ha raccolto i cristiani impegnati
in attività missionarie presso i
musulmani e i musulmani impegnati in attività missionarie tra
i cristiani, nell’intento di definire le linee direttive fondamentali di comportamento reciproco nelle imprese missionarie degli uni e degli altri. Val la pena
di riflettere sullo slogan risultato da quel convegno; «Ognuno
ha il diritto di convincere e di
essere convinto ». Nella nostra
epoca, la testimonianza a Gesù
Cristo è resa in un contesto plasmato da altre testimonianze
che ugualmente vogliono farsi
sentire.
Ciò che è ugualmente nuovo
oggi è la riflessione teologica
ed ecumenica che si è mossa su
questa realtà pluralistica, riflessione che in particolare il programma « dialogo con le religioni del nostro tempo » del CEC
cerca di promuovere e incoraggiare. Grazie alle pubblicazioni
dell’Associazione dei teologi del
Terzo Mondo e ai lavori di incontri patrocinati dalTAzicne
apostolica comune in Asia (Partnership in Asia), un numero impressionante di voci del Terzo
Mondo si fa udire oggi sulla questione del pluralismo in quanto
preoccupazione vitale e esistenziale.
I cristiani dell’Asia e dell’Africa sono felici di affermare la
loro appartenenza a culture ancestrali e il loro attaccamento
riconoscente nei confronti di valori centrati su prospettive religiose che da secoli ispirane la
vita dei loro popoli. Ma si dichiarano anche cristiani e, perciò stesso pienamente impegnati al servizio di Gesù Cristo e
ugualmente riconoscenti per il
messaggio biblico che è stato
loro trasmesso.
Sono coscienti di avere due
storie: quella del popolo d’Israele p dePp chiesa primitiva e
quella del loro popolo, della loro comunità, delle loro tradizioni, e tengono a mantenere fianco a fianco queste due realtà.
La loro discussione sulla missione non si situa soltanto in
rapporto al loro mondo esteriore hia anche in rapporto alla
loro anima stessa, nel senso che
si sforzano di discernere la loro
vera identità umana e cristiana.
Emilio Castro
(continua a pag. 6)
2
2 fede e cultura
4 luglio 1986
UNA CORAGGIOSA EDITRICE
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 8
Trentanni ' di Locusta
Una casa editrice per gli "eretici credenti” - In piena guerra fredda,
la clamorosa pubblicazione del « Tu non uccidere » di Mazzolari
I pareri
si moltiplicano
« Una pìccola casa editrice per
gli 'eretici' credenti »: è il titolo di un bell'articolo di N. Fabbretti su « La Stampa » del 19
maggio scorso, che descrive il
lavoro della casa editrice vicentina e del suo direttore Rienzo
Colla, «un francescano che in
tempi difficili ha spesso sfidato
le ire del Sant'Uffizio». E proprio questa sollecitazione ha fatto uscire dal «cantiere» questa
segnalazione che da tempo era
« quasi » pronta, riportandomi
in primo piano sulla scrivania
« le copertine bianche de La Locusta, i titoli rossi, il piccolo
formato, mai nulla di clamoroso ».
Ho davanti un libro simbolo:
«Tu non uccidere », di don Primo Mazzolari. E' ancora Fabbretti a ricordare « che è stato
Colla a pubblicare per primo,
anonimo 'per evitare all'autore
le 'attenzioni' del Santo Uffizio
— che però non vennero ugualmente evitate — il 'Tu non uccidere' di Mazzolari, già pronto,
ma bloccato, fin dal 1953, in piena 'guerra fredda' sia nel confronto fra i due blocchi mondiali che nella Chiesa», i 56 libri o_ brevi saggi di ÌMazzolari
pubblicati da Colla, l'amicizia
tra l'autore e l'editore, il valore
culturale ed « ecumenico » di
questa collaborazione ed ispirazione.
Resi attenti da questa memoria, le ultime righe della prefazione diventano ancora più incisive; « Comimque vadano le
cose, noi continueremo a gridare dai tetti: 'Tu non uccidere'.
E se per malaugurati riguardi
umani dovessimo un giorno tacere, per noi parleranno le pietre. La Locusta, Vicenza, 1 maggio 1957 ».
E, subito dopo: « Oggi, 1 maggio 1985, licenziando, a trent'anni di distanza dalla prima, la
sesta edizione di 'Tu non uccidere’, non abbiamo nulla da aggiungere ».
Ancora di Mazzolari, « Lettere
a vescovi », che contiene lettere
a monsignori come Giovanni
Cazzani, Oanio Bolognini, Carlo
Zinato e ai cardinali: Angelo
Roncalli, poi p>apa Giovanni
XXIII, e Giambattista Montini,
poi papa Paolo VI. Una sola citazione, dalla lettera datata Bozzolo, 27 maggio 1947, a monsignor Cazzani, vescovo di Cremona (l’occasione è data dal fatto che il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, aveva informato il vescovo di Cremona di
una conferenza di Mazzolari
presso l’YMCA di Milano, su segnalazione di padre Gemelli):
« Ormai anche la leggenda di un
don Mazzolari protestante fa il
paio con quella di un don Mazzolaci comunista ».
Sotto il titolo « Consigli ad
un papa » è presentata una scelta dai « De consideratione » di
San Bernardo di Chiaravalle
(1090-1153), tradotta dallo stesso Colla, con alcune pagine introduttive di Thomas Merton.
Nel risvolto di copertina l’editore avverte: « E’ uno scritto incisivo, vigoroso e ancora attuale
sul papato e sul modo di vivere
e concepire l’autorità nella chiesa ». Da questo scritto indirizzato da Bernardo al papa Eugenio III sono tratte alcune citazioni nel paragrafo 55 del documento del « Gruppo di Dombes » su « Il ministero di comunione nella chiesa universale »
(cfr. Eco-^Luce 16 maggio 1986,
« Struttura aggettante »), per
esempio: « Evangelizzare significa pascere il gregge. Compi
quindi l’opera dell’evangelista e
avrai compiuto quella del pastore » (p. 30).
I titoli di alcuni capitoli: « Tu
sei papa, agisci da servitore »;
« Il dominio è interdetto agli
apostoli »; « Successore di Pietra, non di Costantino »; « Il papa sia rispettoso dei vari carismi »; « Il papa curi che nella
Chiesa si viva la ï»overtà « Un
papa evangelico».
Quattro prediche su « La nascita eterna » e la predica « Della donna vergine », dì Maestro
Eckhart, sono contenute nel volume « Il Natale dell’anima »
(prima edizione 1976, seconda
1984), curato da Giuseppe Faggin.
Di Maestro Eckhart (o Eckart,
o Eckehart, 1260 circa - 1327 circa) si sa generalmente abbastanza poco in Italia; salvo un
generico riferimento a lui come precursore di Lutero.
Queste prediche erano già
comparse. nel volume « Maestro
Eckart, Prediche e trattati »,
traduzione di G.C., introduzione,
di Ernesto Buonaiuti, nella serie « Maestri della vita spirituale», per N. Zanichelli, 1927 (un
altro libro di copertina bianca,
titoli rossi e pagine da aprire col
tagliacarte), con titoli leggermente diversi («Della nascita
eterna » e « Della donna di Magdala»); alcuni passi antologici
anche in « Maestro Eckhart, La
nascita eterna », antologia sistematica delle opere latine e tedesche, Sansoni 1953, trad. G.
Faggin, cfr. anche « Storia antologica dei problemi filosofici »,
diretta da Ugo Spirito, volume
« Religione » a cura di Mario
Miegge, pag. 462 sg.
Estremamente significativo del
diverso tempo in cui si compie
questa riscoperta del domenicano di Hochheim un confronto
tra l'introduzione del Buonaiuti,
del 1927, e del Faggin, a questo
volume de La Locusta.
Buonaiuti cerca nel mistico
tedesco la tensione tra predicazione e pensiero filosofico, in
un confronto con altri domenicani come Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. Faggin indaga
rinteriorità, la componente mistica, l’analogia con altri misticismi in sede di storia delle religioni. La tematica che unisce
le diverse prediche è ben sintetizzata nella frase di Angelo Silesio (1624-1677) posta in inizio
al libro: « Nascesse Cristo miUe
volte in Betleem, se in te non
nasce sei perduto in eterno».
Infine, dedichiamo alarne parole ad una curiosa « antologia,
minima e personalissima, ma
anche provocatrice e per alami
forse maliziosa e scandalosa »,
come afferma l’editore, intitolata « La predica tormento dei fedeli », a cura di Rienzo Colla.
E’ una predicazione provocatrice, o una provocazione alla
predica, che contiene brani —
cito alla rinfusa — di Mauriac e
di Celestino V, di Girolamo Savonarola e di Jonathan Swift.
Di quest’ultimo, il pastore autore dei famosi e fraintesi « Viaggi di Gulliver », è riportata una
predica suU’episodio di Eutico,
il giovane che s’era addormentato alla predicazione di Paolo
(Atti 20: 9), dal titolo « Un sermone sul dormire in chiesa ».
I libri delTeditrice vicentina,
curati^ precisi, controcorrente
ma pienamente situati nel tempo culturale in cui vedono la
lucè, forniscono oltre a tutto un
godimento estetico niente affatto frivolo; le note e l’apparato
ridotti all’essenziale, la veste pulita ma non inutilmente lussuosa, ne fanno libri non di studio
ma di diletto, nel miglior senso
del termine.
Sergio Ribet
L’assemblea della chiesa valdese di Firenze si è pronunciata
il 27 aprile su quattro interrogativi preparati dal Concistoro, in
relazione a: esenzione dalla
INVIM (12 sì, 15 no e 8 astenuti);
defiscalizzazione (29 sì, nessun
no, 6 astenuti), 8%o (22 sì, 4 no,
9 astenuti). Il quarto interrogativo, dì metodo, verteva suU’opportunità di attendere lo sviluppo degli eventi prima di prendere una decisione sinodale. I sì
sono stati 16, i no 14, 5 gli astenuti.
A commento dei risultati leggiamo sul quindicinale « Diaspora evangelica » cinque punti che
riassumono le opinioni prevalenti: 1) la chiesa valdese non si deve considerare una « minoranza separata, ma una « componente » della società italiana;
2) defiscalizzazione e 8%o non
sono « sovvenzioni dello Stato,
ma contributi che i cittadini indirizzano a propria scélta »;
3) l’accettazione da parte nostra
deH’estensione alle nostre chiese
di disposizioni fin qui riguardanti solo la chiesa cattolica od organismi statali « permette ai cittadini italiani una scelta più ampia », specie a chi non intende
dare alla chiesa cattolica e non
ha molta fiducia negli organismi
burocratici; 4) l’accettazione potrebbe essere una forma di « testimonianza del senso di responsabilità » per la chiarezza dei resoconti del danaro ricevuto;
5) nel caso di una intesa in tal
senso, « non si dovrebbero trattare con lo Stato le destinazioni
delle somme ricevute », ma solo
l’indicazione della Tavola Valdese come Ente di culto, istruzione e beneficenza.
Assemblee sul tema in esame
si sono tenute il 27 aprile a Vasto e il 4 maggio a San Giovanni
CAMBIEREBBE
L’IDENTITÀ’
Egregio Signor Giampiccoli,
ho letto su « La Luce » dell'11 aprile
la lettera del Signor Ugo Zeni di Roma, nella quale si dichiara favorevole
all'S per mille che lo stato concede
alle chiese di confessione non cattolica. Anch'io, se mi permette, desidero esprimere la mia opinione ed esporre i lati negativi che la scelta del
sì comporta per la chiesa.
Accettando l'8 per mille la chiesa valdese cambia la sua Identità: da
chiesa profetica diventa chiesa concordataria, beneficiaria di privilegi,
mentre coi suo rifiuto rigetta la
esistenza del concordato nel nostro
paese. Che lo stato, come dice II
Signor Zeni, abbia ripudiato quei soldi, non mi sembra, perché l'8 per
mille l'ha inventato ia curia romana,
in un secondo tempo lo stato ha allargato la legge anche alle altre
confessioni non cattoliche perché pareva ci fosse una certa discriminazione.
Nelia firma delle Intese con lo stato,
la Tavola ha dichiarato di predicare
il Vangelo gratuitamente. Accettando
l'8 per mille rinnegherebbe la sua dichiarazione con ia perdita della sua
credibilità di fronte all’opinione pubblica; credibiiità Indispensabile per la
predicazione del Vangelo.
Se questo 8 per mille vuole significare una prova tangibile di democrazia da parte dello stato nei riguardi
della chiesa valdese metodista, come
si spiega la sua approvazione della
legge Falcucci-Poletti sull'lnsegnamen
to religioso di confessione cattolica
nelle scuole statali? Se l'insegnamento
religioso nelle scuole non è obbligatorio come mai ci sarà l'ora alternativa per coloro che non si avvalgono?
Non si nota qui la libertà di scelta
perché c'è la trappola dell'ora alternativa e per i bambini delle scuole
materne quelle due ore settimanali di
lezioni di religione o alternative saranno un martirio. Non è questa una
violenza che la curia romana vuoie
esercitare sui più deboli? Dov'è la democrazia?
A beneficiare dell'8 per mille, non
sarà la chiesa bensì le opere ed II
Signor Zeni trova che si presenta
un'occasione unica per la testimonianza evangelica di fronte ai controllori
della Corte dei Conti, per la corretta
ed onesta amministrazione evangelica,
rispetto alle disonestà e ruberie che
sì scoprono ogni giorno nella nostra
società,
E' un rischio puntare la testimonianza evangelica in questo senso,
perché Giuda rubava dalla borsa comunitaria degli apostoli malgrado ci
fosse la presenza fisica del nostro Signore, Pensa il Signor Zeni che gli
uomini siano migliori di allora? Sarà
da vedere. (...)
Questo 8 per mille è una tentazione
per i credenti delle comunità, perché
pensano così di poter risolvere i
problemi finanziari che ci travagliano.
Ma non è la soluzione ideale, perché la chiesa valdese viene a perdere moltissimo, in credibilità. In libertà, per avere in cambio un piatto di
lenticchie come fece Esaù, vendendo la
sua primogenitura. La chiesa valdese
ha portato avanti la sua testimonianza
perché sino ad ora ha dato importan
za alla predicazione del Vangelo,
senza ricercare ricchezze, privilegi,
sicurezza, ma è vìssuta come il Cristo il quale non aveva dove dormire.
Cordialmente.
Francesca Naso, Riesi
COSCIENZA
CRITICA
Caro Direttore,
sono andata a leggermi il libro di
Primo Levi « I sommersi e i salvati »
a seguito della riflessione apparsa su
questo giornale dal titolo « L'irruzione del demoniaco •• (La Luce del 20
giugno 1986).
Sono d'accordo anch'io che una delle
cose più difficili sia costruire una coscienza critica. Penso che il protestantesimo tutte le volte che ha saputo
mettere al centro dell'attenzione la
Parola del Signore ha anche sviluppato una coscienza critica costruttiva. Mi vengono in mente i nomi di
Carlo Barth e di Bonhoeffer come
esempi di fedeltà evangelica e di critica allo status quo.
Anche oggi dobbiamo avere il coraggio di opporci all'andazzo di questo mondo con la forza che dà il Signore perché con le sole nostre forze non ce la facciamo.
Una delle cose più importanti per
crescere crìticamente nella fede è II
dialogo nel rispetto del prossimo.
Cordialmente e auguri di buon lavoro.
A. O., Milano
Lipioni. Ne dà notizia la « relazione annua » per il 1985/86 delle chiese evangeliche valdesi della zona del Vástese.
« E’ stato considerato da tutti
un fatto molto positivo che dal
1990 sia possibile iÉiiìhiarare che
non si intende finanziare il clero
cattolico — dice la relazione —
e che sia possibile accludere alla
propria dichiarazione dei redditi
una ricevuta fiscale della chiesa
che consenta di detrarre dalle
tasse la somma delle nostre contribuzioni ». Per quanto riguarda
l’8%o, si sarebbe preferita l’imposizione di una « vera e propria tassa ecclesiastica », da pagarsi se si vuole e a chi si vuole.
Alle chiese dovrebbe se mai andare quello che ciascuno ha dichiarato, « senza effetto di “trascinamento” » nelle percentuali;
questo « non sarebbe denaro
pubblico », potrebbe essere usato anche per il culto e il funzionamento della chiesa, in quanto non sarebbe che una forma
di contribuzione analoga a quella attuale.
Affidare allo Stato soltanto le
opere umanitarie e di soccorso
parrebbe eccessivo, le due assemblee vorrebbero « altre case
di riposo ». Quanto aH'INVIM,
« le nostre chiese non dovrebbero cercare di sottrarsi al pagamento di tasse sugli immobili da
reddito », dovrebbero esserne
sgravati chiese, case pastorali e
istituti con varie finalità sociali
L’assemblea di chiesa di Massello del 18 maggio così sintetizza nel verbale inviato alla Tavola Valdese: « Si procede alla
votazione deH’ordine del giorno
che viene formulato in quattro
ipotesi che sono le seguenti »:
1) accettazione dei proventi del8%o, da usarsi senza limitazioni
anche nel bilancio ordinario della chiesa. La proposta è respinta
con due voti a favore, un astenuto, gli altri contrari; 2) accettazione dell’8%o per le opere della
chiesa. La proposta raccoglie
cinque voti a favore, 4 contrari
e 3 astensioni; 3) accettazione solo per opere di evangelizzazione
in Europa e nel mondo. Tre contrari e 9 astenuti; 4) l’ipotesi di
« non accettare alcuna erogazione da parte dello Stato » è respinta con 4 voti a favore, 6 contrari e 1 astenuto.
L’assemblea di chiesa di Messina, riunitasi il 25 maggio, « ha
discusso e votato gli spinosi problemi della defiscalizzazione, dell’8 per mille e dell’INVIM », ci
informa il nostro corrispondente Daniele Macris. Dopo una illustrazione dei documenti inviati dalla Tavola (già studiati dai
membri di chiesa), ad opera del
pastore Lento, si è passati al dibattito e alle votazioni. « Molti
commenti favorevoli ha avuto la
proposta del pastore Becchino e
anche l’ordine del giorno TE\’
presentato sull’argomento ».
Per la defiscalizzazione i favorevoli sono stati 29 (2 i contrari);
per /’8 per mille i favorevoli sono stati 27 (contrari 4); per
l’INVIM i favorevoli sono stati
Il (contrari 4).
Nota: nel numero passato, il titolo « Un caso emblematico » si
riferiva al voto di Campobasso
sulla defiscalizzazione, che aveva raccolto 7 favorevoli, 7 contrari e 7 astenuti. Per una svista
è saltato il sottotitolo che lo spiegava.
S. R.
Hanno collaborato a questo
numero: Roberto Montanari,
Lucilla Peyrot, Teofilo Poñs,
Bruno Rostagno, Erika Tomassone, Giorgio Tourn.
3
4 luglio 1986
vita delle chiese 3
Per riqualificare la nostra presenza
I temi di dibattito e le decisioni della Conferenza del IV Distretto svoltasi a Guardia Piemontese - Il senso di una
’’Società di Storia” meridionale e l’importanza crescente del Circuito ecclesiastico come elemento organizzativo
Dal 13 al 15 giugno scorso, a
Guardia Piemontese (Cs), una
ottantina di persone, tra deputati ed accompagnatori, hanno dato vita ad una vivace Conferenza
Distrettuale, la quale non ha rappresentato solamente un momento significativo ed importante del lavoro e della riflessione delle chiese valdesi e metodiste dell’Italia meridionale, ma
ha permesso a tutti i partecipanti di fraternizzare; di conoscere ed accogliere con gioia i
nuovi operatori pastorali arrivati nel IV Distretto e salutare,
con una punta di amarezza, chi,
fra questi, si accinge a lasciarlo;
di consolidare e rinnovare vecchi rapporti di amicizia e di
stima; di rompere l’isolamento,
facilitato dalla dispersione di
molte nostre comunità nel mezzogiorno, che qualche volta pesa più di quanto venga detto
o fatto capire.
Calore umano
I! senso
dei limite
i
« Il limite c’è — ha concluso
Ricca — ed il suo senso è troppo evidente. Dio vuole che sia
mantenuto il limite tra creatura e creatore, cioè il limite
che c’è tra Dio e noi. Dove finisce l’uomo, dove inizia Dio? Il
limite non è la morte, il limite
è posto prima. Dobbiamo allora porci il problema della costruzione di un senso rispetto
all’idea del nostro ’’limite”. E’
un discorso arrischiato, dal quale sarà possibile veder emergere
anche un mucchio di sciocchezze, ma affrontato ci aiuterà a
liberarci dalla tentazione di voler continuare ad essere la scimmia di Dio, spesi totalmente
nella sua imitazione nella illusione di diventare come lui ben
sapendo di non essere come
lui ».
Nonostante la riflessione di
Ricca, e l’introduzione all’argomento di uno dei due controrelatori, la discussione ha avuto
difficoltà ad avviarsi, a trovare
un suo sviluppo: difficoltà ad
argomentare e giustificare il proprio no al nucleare senza cadere in semplificazioni-o banalizzazioni? Certamente, almeno in
parte, ma anche la consapevolezza che la questione del pericolo nucleare è profondamente
legata alla questione di fondo,
cioè il tipo di sviluppo e di economia che definiamo capitalista.
Visto da questo punto di vista il
problema ’’nucleare” si colloca
all’interno di una realtà molto
più complessa che pone in discussione la nostra stessa idea
di sviluppo, di civiltà e di ricchezza. Per questo negli ordini
del giorno approvati si è preferito sottolineare piuttosto la
complessità della questione dello sviluppo in generale, e, alrinterno di questo, la questione
delle fonti energetiche inquinanti.
Chiese e immigrati
Quindi molto calore umano,
molta serenità, ma anche un
grande desiderio di discutere,
di confrontare e di elaborare
progetti di rilancio e di riqualificazione della nostra presenza
nel Sud, anche a partire da una
riflessione su alcuni grandi temi di ’’politica” generale: la questione nucleare dopo l’incidente
di Cernobyl e la questione dei
migranti.
Sul nucleare il ”la” alla discussione è stato dato da Paolo
Ricca, invitato a seguire parte
dei lavori della Conferenza Distrettuale, con una eflBcace ed
approfondita riflessione sul divieto di cibarsi dei frutti dell’albero dei oprile e del male dato
da Dio ad Adamo (Gen. 2: 1517). In particolare Ricca ha ricordato che proprio l’incidente
di Cernobyl ha reso ancora più
evidenti i limiti della tecnologia e delia scienza umana, tante che è ormai chiara a tutti la
necessità di imparare a convivere e a fare i conti con i ’’limiti dello sviluppo”.
Questa idea di una limitazione
necessaria alla nostra crescita
demografica ed economica, allo
sfruttamento intensivo delle risorse naturali della terra, non
è più una novità — il primo
grido di allarme in questo senso è venuto da scienziati americani più di una ventina di anni fa — ma fa ormai parte della nostra cultura e del senso
comune.
Informazione
e coordinamento
Naturalmente diventa essenziale per ogni tipo di intervento
dn questo settore una buona e
reciproca informazione, una qual
certa preparazione e innanzitutto un coordinamento delle varie
iniziative in corso o in fase di
programmazione. Un serio lavoro di coordinamento che non
può che essere portato avanti
dall’Ufficio Migranti della FCEI:
su questo punto la Conferenza
Distrettuale non ha avuto dubbi.
La discussione sulla questione dei migranti ha preso l’avvio
da alcuni spunti della relazione
della Commissione Esecutiva
Distrettuale e della relazione
della sua Commissione d’Esame,
ed è stata arricchita dalle infórmazicni fornite dal pastore Bruno Tron, responsabile del Servizio Migranti della FCEI, e da
quelle date dai rappresentanti
di quelle chiese del Distretto, in
particolare la chiesa di Catania,
che hanno fatto dell’accoglimento e del sostegno agli immigrati uno degli impegni prioritari
della loro attività diaconale.
Bruno Tron ha parlato in termini positivi della legge per la
regolamentazione della presenza
degli immigrati nel nostro paese, attualmente in discussione al
Senato, auspicandone la rapida
approvazione. Ha espresso invece molte preoccupazioni per la
cosiddetta ’’legge Scalfaro”, quella che regolerà l’accesso degli
stranieri in Italia, la quale considera il problema della presenza degli immigrati unicamente
nella prospettiva della salvaguardia dell’ordine pubblico, aderendo in pieno alla logica impostasi dopo i recenti avvenimenti di terrorismo internazionale, per cui ogni straniero è
un potenziale ’’nemico”. E’ causa di preoccupazione il fatto che
il governo ricerchi nel controllo
e, pensiamo, nella repressione
poliziesca la soluzione del problema posto dalla presenza degli immigrati, mentre, per esempio, non si è fatto ancora nulla
per varare una legge che riconosca ai molti immigrati nel
nostro paese a causa di motivi
politici lo ’’status” di prigioniero politico o di rifugiato. Il destino degli immigrati nel nostro
paese per motivi politici, ideologici al momento attuale’ è già
segnato: saranno consegnati alle autorità del loro paese e con
ogni probabilità andranno ad
ingrossare l’esercito dei ’’desaparecidos”, dei torturati e dei
morti assassinati.
Molto interessante e significativo il lavoro portato avanti da
Un gruppo di fratelli e di sorelle della chiesa di Catania: si
occupano delTospitalità di un
discreto numero di senegalesi e
di corsi di alfabetizzazione per
la comunità eritrea della città.
« Il lavoro fatto a Catania dalla
chiesa locale — ha affermato
B. Tron — deve essere assunto
come modello per il nostro impegno rispetto alla questione dei
migranti. Il nostro compito non
è tanto quello di elaborare piani
e strategie che risolveranno questo problema, quanto piuttosto
accogliere ed ascoltare le richieste che ci vengono oggi dagli
immigrati. Analizzare la realtà
dell’immigrazione nella nostra
città o nel nostro territorio, ma
soprattutto incontrare gli immigrati, ascoltare le loro richieste,
cogliere le loro esigenze e rispondere a queste senza pensare
a grandi progetti, ma piuttosto
a piccoli interventi, adeguati
alle nostre forze ».
Sulla questione dell’ora di religione confessionale nelle scuole la Conferenza Distrettuale ha
ascoltato con molta attenzione
la lettura del documento elaborato da una apposita commissione nominata dall’Assemblea del
XVI Circùito nel maggio scorso. Dopo una breve discussione
la Conferenza ha fatto suo questo documento (cfr. qui sotto).
Guardia Piemontese
Più ampio il dibattito ed il
confronto sia rispetto all’approvazione dello Statuto della Casa
Valdese di Guardia Piemontese, sia rispetto all’esame della
bozza di Statuto della Società
di Storia dell’Evangelismo meridionale, sezione Calabria. La
questione della presenza della
Chiesa Valdese a Guardia, gra^
zie al Centro Culturale «G. L.
Pascale », al Museo Valdese, alla
Mostra permanente, ed ora anche ad una piccola foresteria,
era già stata affrontata dalla
Conferenza dello scorso anno,
ma allora non si arrivò a nessuna conclusione precisa, perché
i termini esatti posti dalla questione del senso e del significato
di una presenza « valdese » là
dove non c’è una chiesa, una comunità di credenti, ma semplicemente ed unicamente in nome
della memoria del tempo che
fu — tempo glorioso, di fedi
forti e di martiri — ma che
difficilmente potrà tornare, avevano sollevato in qualcuno molte
perplessità.
In particolare era proprio la
Società di Storia, una libera Associazione auspicata dalla Chiesa Valdese ma completamente
autonoma da quest’ultima, ad
aver posto più questioni sia rispetto alla sua identità, sia rispetto al tipo di rapporti da instaurare tra l’Associazione stessa e la Chiesa Valdese.
Sulla questione dell’identità, e
in fin dei conti sulle finalità
della Società di Storia, è intervenuto P. Ricca, il quale, in particolare parlando dell’evangelismo meridionale, ha innanzitutto ricordato la ricchezza della
sua storia « a partire da Gioacchino da Fiore, dalla sua teologia dello Spirito Santo e le sue
visioni apocalittiche, o dalla Puglia, capitale del valdismo del
medioevo, per arrivare a Napoli, alla Sicilia del cinquecento
0 dell’ottocento con tante storie di comunità come quella di
Scicli, per esempio. Nell’Italia
meridionale c’è una storia della
presenza evangelica tutta da raccontare fino ai giorni nostri, una
storia che ora è sepolta negli
archivi, ma anche nella nostra
memoria ». L’Associazione che
darà la vita alla Società di Storia dovrebbe per l’appunto compiere questo lavoro di ricostruzione della nostra memoria storica di chiese evangeliche meridionali e ridarci l’immagine di
una nostra identità finalmente
rintracciabile anche nelle sue
origini.
zioni portate a sostegno della
nascita dell’Associazione della
Società di Storia e, pur chiedendo alcune garanzie, d’altra parte
già previste dalla bozza di Statuto, ha auspicato la sua costituzione in tempi brevi.
Ottica circuitale
Anche i problemi, piccoli o
grandi, delle singole’ chiese sono stati affrontati nell’ambito
dei lavori della Conferenza Distrettuale, ma in modo particolare si è sottolineata e discussa
la necessità di superare «un’ottica, eccessivamente concentrata sulla ’’unità parrocchiale”...
in favore di un’altra ottica: quella circuitale ». Citiamo dalla relazione della Commissione d’Esame: « Cosa significa acquistare
una mentalità circuitale? Secondo noi, pensare e pensarci, sì a
partire dalla situazione locale
(verso cui abbiamo la prima e
più diretta responsabilità...), ma
in un contesto regionale, allargando la nostra solidarietà comunitaria e rendendo più collegiale l’esercizio dei ministeri. (...)
E’ su questa strada che, secondo
noi, dobbiamo incamminarci con
più determinazione, facendo un
inventario delle risorse, soprattutto umane, dando più informazioni, finanze, fiducia e possibi
lità operative ai consigli di circuito ». La Conferenza Distrettuale è stata molto sensibile a
questo richiamo che ha fatto
suo anche quando al momento
di farsi i ’’conti in tasca”, cioè
al momento della discussione
dell’impegno finanziario che ogni
chiesa dovrà assumere rispetto
all’anno finanziario 1987, di fronte ad Un impegno globale leggermente inferiore a quello richiesto ci si è detti che tutti insieme si sarebbe sopperito al ’’deficit” del Distretto.
La Conferenza si è conclusa
con due momenti ben distinti:
un culto liturgico e la celebrazione della cena del Signore e
le elezioni. Il culto, molto sobrio
e semplice come è d’altra parte nella nostra tradizione, si è
svolto intorno al tema della
solidarietà con il popolo nero
sudafricano in occasione del
Soweto-Day ed ha suscitato molta emozione tra i partecipanti.
Le elezioni che hanno occupato
la prima parte del pomeriggio
del 15 giugno hanno visto la
rielezione di tutti i membri della vecchia Commissione Esecutiva Distrettuale e di una Commissione d’Esame per l’operato della CED i cui membri provengono dall’area napoletana. Buon
lavoro a tutti ed arrivederci al
prossimo anno!
Mauro Pons
La Conferenza Distrettuale ha
recepito e condiviso le motiva
Dagli atti della Conferenza
Lo sviluppo economico della nostra società comporta l’uso di grosse fonti di energia, tra le quali
l’energia nucleare. Tali fonti producono un benessere segnato dalla
morte. Come chiese evangeliche
raccolte in conferenza distrettuale,
sentiamo oggi una precisa responsabilità nei riguardi della nostra
società per la fedeltà al nostro Signore che è donatore di vita.
La nostra voce oggi si eleva con
forza per chiedere alla società di
fermarsi nella propria corsa senza
liimiti nell’utilizzo dell’energia nucleare e di altre fonti energetiche
dannose e fortemente inquinanti,
sempre più insicure e responsabili
di una tremenda morte. Ma questa
voce è rivolta anche alle nostre
comunità.
Chiamando la società ad un mutamento del proprio sviluppo economico, dobbiamo noi stessi essere disponibili alla costruzione di
una vita nella quale vi sia amore
e rispetto per l’uomo e il suo mondo.
La CO invita le chiese a continuare la riflessione sul problema
delle fonti di energia e a proseguire il cammino per l’annuncio che
solo Gesù Cristo è Signore della
vita.
La CD decide di inviare un telegramma al presidente del Consiglio Craxi, il cui testo è: « Conferenza Distrettuale Meridionale chiese metodiste et valdesi chiede azione immediata per rimozione
clausola limitazione geografica riconoscimento et accoglienza rifugiato politico da Asia, Africa et
America Latina. Chiede altresì nuova legislazione per pieno inserimento detto rifugiato et richiedente asilo ».
La CD in ordine al problema dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane come
prospettato dai recenti avvenimenti e reso operativo dalie disposizioni del Ministro della P.I., esprime profonde preoccupazioni per la
minaccia alla laicità della scuola
pubblica, fa proprio il documento
del XVI circuito, ne raccomanda lo
studio alle chiese del distretto, ravvisa, e invita le stesse a rispettare le seguenti esigenze: 1) di non
avvalersi del suddetto insegnamento confessionale, compilgndo il re
latìvo modulo e precisando che viene presentato ai sensi e agli effetti della legge 449 art. 9; 2) di impegnarsi ad utilizzare quegli spazi
di partecipazione democratica presenti nella scuola (consiglio di circolo, d'istituto, ecc.) nel rifondare
nuovi e costruttivi rapporti con
l’istituzione scolastica e con il problema dell’educazione in generale;
3) di rendere operativo quello che
si evince neli'art. 10 della legge
d'intesa tra la TV e lo Stato italiano, evitando posizioni dì semplice attesa nel farsi promotrici in
diverse direzioni di opportune iniziative, contatti con gli organi scolastici territoriali al fine di rendere effettivi una più ampia informazione e studio del « fatto religioso » in Italia, del resto previsti dai programmi scolastici e
riforme in via di attuazione; 4) di
far riferimento nell’attuazione pratica delle linee operative su riportate ai vari comitati e forze sindacali che si battono per una scuola
non confessionale, ma civica e aperta a diversi contributi e discipline, nell’attuazione di un processo educativo più corrispondente alla realtà culturale e sociale italiana.
'La CD, dopo ampia discussione
sulla vita delle chiese e sul campo
di lavoro, concorda sulla necessità di rafforzare la prassi di una
impostazione collegiale del servizio
dei ministeri e a tal fine propone:
a) che i pastori svolgano il loro ministerio a seconda delle esigenze, non solo di una o più specifiche chiese locali, ma anche
della realtà e delle necessità del
circuito;
b) che le chiese, i laici e i pastori si impegnino per dare ai
consigli di circuito maggiore possibilità di azione, non solo nello svolgimento della normale amministrazione ecclesiastica, ma anche perché divengano organi trainanti di
alcune attività comuni quali: collettivi teologici, iniziative pubbliche,
radio locali, o altre attività deliberate dalle assemblee;
c) che i circuiti, oltre a valorizzare il servizio dei predicatori locali, censiscano le risorse, soprattutto umane, disponibili per svilupparne l’apporto nelle comunità e
negli impegni evangelisticì.
4
4 vita delle chiese
4 luglio 1986
Il treno c’è ma non
suH’orario
TORRE PELLICE — La Comunità Montana Val Penice dopo
aver esaminato col Comitato di
Difesa della Ferrovia le raccolte
di orari ferroviari in vendita
o in distribuzione presso le edicole e gli appositi uffici di informazione delle FS ha scritto
una lettera al ministero dei Trasporti nella quale si rileva:
« Ci rallegriamo vivamente con
tutto il Comitato Difesa Ferrovia Pinerolo-Torre Pellice del
rinvio del taglio dei cosiddetti
’’rami secchi” dal 1° giugno al
28 settembre 1986, ma esprimiamo il nostro vivo rammarico
perché negU orari ferroviari in
vendita in tutte le edicole compare il servizio di autopullman
sui percorsi delle linee minacciate come se il taglio già fosse avvenuto. Questo non può
che generare confusione per gli
utenti, che nella prossima stagione saranno particolarmente
numerosi, e delusione in chi ha
difeso strenuamente queste linee. Appare particolarmente
preoccupante che non sia stato
comunicato il rinvio dei tagli
alle varie case editrici degli orari e che quindi l’informazione
esca deformata.
Chiediamo quindi che ampia
diffusione della notizia del mantenimento dei servizi dei cosiddetti « rami secchi » venga data
nelle stazioni e ovunque vengano
fornite informazioni ai riguardo.
Inoltre chiediamo che venga
attentamente valutata e presa
in considerazione l’ipotesi di razionsilizzazione emersa dagli studi condotti dalla Regione Piemonte, in collaborazione con gli
Enti Locali interessati ed i Sindacati e che venga revocata la
decisione di chiusura del servizio con l’impegno di realizzare
interventi decisi e decisivi per
un miglioramento delTattuale
servizio ed una maggiore economicità dello stesso ».
Culti al Bagnòou
ANGROGNA — Il culto di domenica 29 al Bagnóou ha registrato un centinaio di presenze
ed è stato impartito il battesimo al piccolo Marco Plavan.
Domenica 6 luglio il culto sarà
presieduto al Capoluogo (liturgia in italiano e sermone in francese) dal gruppo tedesco dì Casa Pcns con il pastore Ulrich
Wolf. Domenica 13 si terrà il
culto al Bagnóou, alle 15.
• Sabato 28 ci siamo raccolti
intorno ai familiari di Céline
Benech in Monnet deceduta ad
81 anni.
Assemblea di Chiesa
RODORETTO — Domenica
15.6 abbiamo ricevuto la visita
dell’Unione femminile di Villar
Pellice. Dopo il culto a Fontane il gruppo si è spostato a Rodoretto per visitare il Museo
con la guida del maestro Tron.
■ L’Assemblea di Chiesa si
terrà a Rodoretto domenica 6.7.
Il culto sarà alle ore 9.
In quella occasione avremo
anche il battesimo di Stefano
Barai. Ordine del giorno dell’assemblea : relazione annua 1985,
impegno finanziario per la cassa centrale (1987), elezione di un
deputato al Sinodo (1986) ed elezione di Un deputato alla Conferenza distrettuale (1987),
Katharina Rostagno Staehii
Mi ricordo la sua andatura, la
macchina fotografica sempre
pronta, il suo sorriso che trasmetteva forza: il suo stile inconfondibile.
E adesso che preparo le valigie per le vacanze, ritrovo dei
vestitini che aveva regalato ai
miei figli, alcuni suoi biglietti
con frasi brevi, piene di luce e
di speranza.
Con questi biglietti Katharina
Rostagno Staehii intesseva rapporti ad ampio raggio con le
persone più diverse.
Il suo lavoro nella chiesa non
è stato appariscente, ma fondamentale. Personalmente non voleva emergere, era sempre protesa a valorizzare le doti altrui,
non era un’ambiziosa, ma credeva nell’amicizia, nella fraternità.
Amava cogliere e sottoporre
agli altri brani, poesie, citazioni che in qualche modo riassumessero stati d’animo, intuizioni, riflessioni; sapeva anche apprezzare un raggio di sole, un
prato verde, ima nevicata, una
cena con amiche ed amici, tutto
ciò, per lei, valeva tanto.
Ha lavorato nell’ambito femminile della chiesa con dolcezza,
semplicità e costanza, cercando
di evitare scontri e incomprensioni. Un mese fa era stata nominata, per le sue doti organiz
zative, vice-presidente della
FFEVM.
«Bisogna lavorare per il superamento delle etichette ecclesiastiche, cercando insieme la
volontà del Signore » mi disse
una volta, nel corso di una lunga telefonata.
Eppure, nell’ambito del lavoro femminile, fu ferma nel volere superare schemi tradizionali,
spesso rigidi e maschilisti, proponendo nuove forme liturgiche,
musicali e di animazione.
Credeva nel lavoro della chiesa e si impegnò per spezzare
l’isolamento in cui si trovano
spesso le famiglie pastorali.
La sua salute era cagionevole:
soffriva d’asma, tuttavia lottava
con tenacia, quasi presagendo il
fatto che la sua vita non sarebbe stata lunga. Ma è stata una vita intensa, aperta come la sua
casa, serena come gli occhi di
Bruno suo marito e delle figlie
Giovanna e Sara.
Era nata nella Svizzera tedesca
il 2 gennaio del 1944; più tardi,
dopo aver frequentato il liceo
linguistico, laverò presso il consolato svizzero in Canada. Venne poi in Italia, ad Agape, per
fare un’esperienza di lavoro.
Con la conoscenza di cinque
lingue, con la sua simpatia ed
efficienza sul lavoro, divenne la
segretaria di Agape accanto al
direttore F. Giampiccoli prima
e, più tardi, di colui che diverrà, nel 1972, suo marito: Bruno
Rostagno.
Fu molto e positivamente impressionata del semestre di lavoro con Bruno e le figlie in
Uruguay; così come parlava di
Frali, la comunità in cui visse
per anni e di Villar Porosa dove
attualmente viveva. Qui aveva
svolto un grosso lavoro di organizzazione della foresteriaconvitto per permettere ai gruppi stranieri di avere soggiorni
pieni di significato. Nel suo impegno quotidiano era sempre
proiettata in avanti.
E proprio a Villar Porosa, sabato 28 giugno, ci siamo raccolti numerosissimi per salutarla.
Questo versetto: « ...affinché
fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per i primi abbiamo
sperato in Cristo» (Efes. 1: 12),
già stampato sulla partecipazione di nozze di Katharina e Bruno, è stato al centro dell’annuncio di speranza durante il funerale presieduto dal past. P. Ribet.
La vita di Katharina è stata
un momento di lode a Dio, ma
troppo breve.
Daniela Ferrare Platone
Dan Süzanno e bar Manuel
MASSELLO — Mercoledì 25
giugno i massellini hanno accompagnato contemporaneamente alla loro ultima dimora terrena due fratelli della stessa borgata delle Porte: Susanna Tron
ved. Micci ed Enrico Emanuele
Barai. Erano tra i più anziani
della comunità; 96 anni, dan Stìzanno; 89 anni bar Manuel. Due
figure che rappresentavano tutta un’eredità. Lei era stata una
validissima maestra di scuola
Beckwith; da lei hanno appreso
a leggere e scrivere i massellini
del primo ’900, prima di frequentare le classi più impegnative,
tenute dal maestro Enrico Baima e dalla sua signora; bar Manuel era il più anziano dei massellini che restavano a Massello
anche d’inverno. La sua famiglia
era e resta un po’ il simbolo della vecchia Massello contadina,
ammirevole per la sua tenacia e
fedeltà a un’eredità ricca di significato.
Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna
simpatia.
• Calendario delle riunioni
estive: 20 luglio; Balziglia; 27
luglio: giornata a favore della
ristrutturazione delle scuole
quartierali (culto, bazar, buffet).
Le riunioni avranno luogo alle
ore 15.
Problema dei minori
POMARETTO — Anche la comunità valdese scende in campo
in difesa del Convitto, minacciato di chiusura per mancanza di
fondi da parte della USSL 42
con cui ha stipulato una convenzione. L’Assemblea di chiesa
ha infatti approvato all’unanimità quest’ordine del giorno:
« L’Assemblea di Chiesa della
Comunità di Pomaretto, riunita
in data 22.6.86, appreso dello stato di disagio in cui viene a trovarsi il Convitto Valdese di Pomaretto, così come risulta dall’o.d.g. votato a Ferrerò dalla
Conferenza Distrettuale del 7/8
giugno 1986, concernente il problema del minori in Val Germanesca e Chisone, lo approva
e lo fa proprio, esprimendo alla
Direzione e ai collaboratori del
Convitto Valdese di Pomaretto
solidarietà e disponibilità per
trovare insieme una soluzione
alle difficoltà».
Serate bibliche
villar PEROSA — Una pie
cola rappresentanza della nostra
chiesa ha partecipato alla festa
della Società Gustavo Adolfo a
Goeppingen, nel Wuerttemberg.
Bello il programma, incentrato
sul versetto del salmo 36 ; « In
te è la fonte della vita ». Calorosa e fraterna l’accoglienza della comunità di Bad Boll. Non
c’è stato soltanto l’incontro con
i fratelli tedeschi, ma anche la
sorpresa e la gioia di incontrare
un gruppo della chiesa di Foggia, con il pastore Bernardini e
l’anziano Aldo Varese.
Un grazie a Mirella Abate e
a Cristina Cericela, che con Caterina Rostagno hanno svolto il
servizio di traduzione, permettendo a tutti di comprendere l’essenziale di quanto veniva detto.
• A Villar, il culto del 22.6 è
stato presieduto da Luigi Marchetti. Ringraziamo lui e anche
il pastore Marco Ayassot, che
ha presieduto il culto del 29.6.
• Le ultime due serate bibliche del ciclo orimavera-esta
_____Domenica 6 luglio_____
a ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15,
presso la sede di via Mazzini 3 si
tiene l’Assemblea del Movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese.
te avranno luogo martedì 8 e
martedì 15 luglio, alle 20.30.
• Altri tre lutti hanno colpito
la comunità; ci hanno lasciati
Armando Pascal e Delfina Bouchard ved. Laurenti. E poi vi è
stata la morte improvvisa di Caterina, la moglie del pastore.
Che il Signore ci aiuti ad andare avanti e a servirlo con fedeltà e fiducia.
Visita a Rodoretto
VILLAR PELLICE — La nostra
gratitudine ai pastori Cipriano
Tourn e Karl Ebert per il messaggio rivolto nel corso dei culti delle domeniche 8 e 15 giugno,
ch’essi hanno presieduto sostituendo il pastore locale impegnato altrove.
Un grazie anche ai. Trombettieri valdesi che hanno accompagnato gli inni del culto della
domenica 15 giugno.
• Un bel gruppo dell’Unione
Femminile s’è recato in gita a
Fontane di Salza ed a Rodoretto domenica 15 giugno. Esse ringraziano ancora la comunità locale per la calda accoglienza e
chi le ha trasportate con i propri mezzi da Fontane a Rodoretto, dove hanno visitato il
Museo sotto la competente guida del maestro Enzo Tron.
• Ci hanno lasciato i fratelli: Barolìn Alessandro di anni
81 e Pons Giovanni di anni 89,
sofferente da lungo tempo. Siamo vicini ai familiari nel dolore
della separazione e nella speranza della risurrezione alla vita
eterna.
Domenica 20 luglio
n INCONTRO AL COLLE
DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Alle ore 10.30
col culto del pastori Jean Paul Hubert
e Claudio Pasquet, avrà inizio il tradizionale incontro italo-francese del
Colle della Croce giunto alla sua 53*
edizione.
Gita in Francia
PRALI — Domenica 1.6.86, il
culto di chiusura della scuola
domenicale è stato allietato dal
battesimo di Fabrizio Spica, di
Mario e Ornella Menusan. I ragazzi della scuola domenicale
sono poi andati a Galmount do
ve tutti Insieme hanno trascorso un pomeriggio di giochi accompagnato eccezionalmente dal
sole.
« Con un tempo meno clemente ma ugualmente partecipata, la gita della Unione femminile a Saint Véran, nel Queyras.
Attraverso il suggestivo paesaggio del Colle d’Izoard, pas
sando per Arvieux si è raggiun
to il più alto comune d’Europa,
in cui, secondo la scritta sulla
meridiana della chiesa cattolic:
locale, « si mangia il pane di
Dio tutti i giorni ». La casa mu
seo aperta ai visitatori presentava utensili, segni di una vita
di montagna ben nota ai più ;
era tuttavia interessante notare
la passione con cui chi aveva
vissuto la vita di altri tempi,
raccontava la sua cultura. In
fondo questo potrebbe far pensare all’importanza anche per i
nostri musei di trovare delle
« guide » locali senza dover ricorrere a persone che devono
imparare prima di poter spiegare ai visitatori il contenuto
del patrimonio storico e culturale.
Prima del ritorno abbiamo
sostato a Briançon alla fortezza di Vauban trasformata in
parte in zona commerciale. Canti ci haftno accompagnato sulla
via del ritorno.
• Poiché da noi delle nascite
indicano una possibilità di sussistenza di fronte al generale
spopolamento di altre zone di
montagna, vogliamo annunciare
la nascita di Fulvia, e fare ai
suoi genitori Marco e Sandra
ed al fratellino Fabrizio, i nostri fraterni auguri.
« Il Museo di Frali ha necessità di trovare un custode per
il mese d’agosto. Telefonare allo 0121/841519.
• Vogliamo esprimere la nostra solidarietà al pastore Bruno Rostagno per il dolore che
lo ha colpito.
La comunità ricorda con riconoscenza ed affetto il servizio
di Katharina, le sue attenzioni,
la sua presenza costante, il suo
impegno per gli altri.
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5
4 luglio 1986
vita delle chiese 5
LA SESSIONE LATINOAMERICANA DEL SINODO VALDESE
INTITOLATA A LIVIO MAURI
Ecumenismo
nel Rio della Piata
Il primo numero del Mensajero Vaidense del 1986 portava nelle due pagine centrali, affiancate, le notizie dei due Sinodi della chiesa valdese. Da un lato il
programma del Sinodo dell’area
rioplatense, previsto per il febbraio 1986, e un articolo programmatico del pastore Hugo
Gönnet, dal titolo: « Quali temi
discuterà il prossimo Sinodo? »;
dall’altro, una cronaca del Sinodo europeo (1985), con il saluto
del presidente Salvatore Ricciardi alla Mesa Vaidense.
Nei numeri successivi del
« Mensajero », le cronache ed i
commenti. Riguardando ai cinque temi chiave indicati da Gönnet: la diaspora, i giovani, il sacerdozio universale, l’ecumenismo, l’impegno sociale al di là
delle "ifrontiere” ecclesiastiche,
si può ben essere d’accordo con
il commento che lo stesso Hugo
Gönnet esplicita nel numero di
aprile ( « non siamo usciti dal
cerchio! »), ma non si può dire
che il Sinodo rioplatense non abbia affrontato, e con decisione,
il tema ecumenico.
Alcuni fatti significativi: i culti mattutini sono stati affidati al
pastore Gerardo Viviers, delle
« Chiese riformate argentine ».
E’ stata consacrata al ministero
pastorale Bianca Armand Pilón,
valdese, sposa del pastore Yennerich, della « Chiesa evangelica
del Rio della Piata ».
Con questa chiesa (riformati e
luterani di origine svizzera e tedesca, legati con la Concordia di
Leu erbe I ,■ il documento che ha
recentenr, ¡ite sancito il riconoscimento reciproco delle due diverse concezioni della S. Cena
presenti in questi due rami del
protestantesimo), si è decisa una
comunione interecclesiale protonda; con questa chiesa ancora,
e con altre chiese di area protestante, si è stipulato un accordo
per il reciproco riconoscimento
dei ministeri.
Ci sembra questo carattere
ecumenico il tratto saliente dell’ultimo Sinodo valdese rioplatense. In attesa di ulteriori commenti e valutazioni, diamo un
riassunto delle principali delibere di portata ecumenica emerse
dal Sinodo valdese deH’area rioplatense.
Il Sinodo si è svolto a Tarariras dal 16 al 20 febbraio; si è
aperto con un culto presieduto
dal pastore Gérald Nansen sulla
pesca miracolosa e la chiamata
dei primi discepoli (Luca 5: 1-11)
e sono stati nominati presidente
e vicepresidente rispettivamente
il pastore David Baret e il fratello Nélson Malan. Confermata la
« Mesa » (Tavola) nelle persone
di Ricardo Ribeiro (moderatore),
Hugo Malan, José Garnier, Mario Dabalà e Hugo Gönnet (supplenti David Baret e Noris A. in
Barolin).
Corrispondenti per l’Eco delle
Valli/La Luce sorto stati nominati Ruben Artus e Joyce Hopper.
Sergio Ribet
Dagli Atti sinodali
Atto 18. ...Il Sinodo raccomanda alla Mesa di procedere ad una
valutazione permanente e creativa del processo (verso l’unità
con altre chiese protestanti —
n.d.r.), in stretto rapporto con
le chiese sorelle del Rio della Piata e con i mezzi più convenienti.
Atto 20. ...il Sinodo riceve con
gioia e dà la sua approvazione
al documento « dichiarazione di
comunione ecclesiale con la Chiesa Evangelica del Rio della Pia-ta »... (la dichiarazione — defini
ta segno importante dell’unità
che ci è stata data in Cristo —
trae le conseguenze della firma
della Concordia di Leuenberg
che è stata approvata sia dalla
Chiesa Valdese del Rio della Piata, sia dalla Chiesa Evangelica
del Rio della Piata. Dopo aver
ricordato le parole di Giovanni
17: 17-21, la dichiarazione afferma il mutuo riconoscimento dei
membri di chiesa, delTordinamento/consacrazione dei ministri, il riconoscimento della intercomunione della Parola e dei
Sacramenti in vista della testimonianza e del servizio al mondo).
Atto 21. (Considerato il lavoro
congiunto della Chiesa Evangelica Anglicana, dei Discepoli di
Cristo, della Chiesa Evangelica
del Rio della Piata, della Chiesa
Evangelica Metodista in Argentina e della Chiesa Evangelica Metodista in Uruguay, della Chiesa
Presbiteriana San Andrés, delle
Chiese Riformate Argentine e
della Chiesa Evangelica Valdese
del Rio della Piata; che in queste chiese esiste un ministero ordinato; che questo ministero si
riconosceva già implicitamente
nel lavoro ecumenico) e considerando; 1) che la chiesa si trova
in condizioni di fare un passo
avanti nelle relazioni ecumeniche; 2) che questo sarà un elemento per arricchire ed approfondire il rapporto tra la chiesa
valdese... e le chiese summenzionate, il Sinodo decide di approvare la risoluzione (ohe si trascrive) in quanto al riconoscimento reciproco del ministero
ordinato (segue la dichiarazione
corrispondente).
Atto 23. (Esprime l’allegrezza
per l’incremento delle relazioni
ecumeniche, non solo a livello
mondiale o continentale, ma anche sul piano locale).
Cambio di telefono
Gianni Rostan e Michele Rostan comunicano il loro nuovo numero di telefono: 02/278991.
Colgono l'occasione per informare
che il loro C.A.P. è 20129 e non
20159 come stampato sull’annuario di
Valli Nostre.
Le
discutono
l'8 per mille
In tutta Italia fervono le discussioni nelle chiese valdesi
e metodiste sul complesso argomento 8 per mille - INVIM defiscalizzazione, in vista del dibattito che avrà luogo nel
prossimo Sinodo. Non altrettanto grande è però la puntualità delle chiese nel rendere noti i propri pareri: al 12 giugno — informa la Tavola — erano solo 64, vale a dire meno
della metà, le chiese che avevano preso posizione.
Certamente, la discussione non si presenta semplice :
tanto che, delle chiese che già si sono espresse, oltre un terzo
si è dichiarato favorevole a rinviare al 1987 ogni decisione.
CORRISPONDENZE
Nuovo pastore
LA SPEZIA — Dal 12 giugno
al 12 luglio ha luogo nell’antica
via Del Pri'one, organizzata dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune e da un’associazione commerciale, la prima
mostra antologica del Premio
« Golfo della Spezia » dal tìtolo
« 100 quadri da non perdere ».
Si tratta delle opere presentate
a questo importante premio di
pittura degli anni ’50 da artisti
di- rilievo nazionale ed internazionale. Magli, Punzo, Carmassi,
Pizzinato, Guttuso, Tosi, Birolli... questi alcuni nomi.
Per gli evangelici un quadro
particolarmente interessante, opera di rara coerenza e vigore,
ricca di ritmi ed assonanze, è
« Incidenze », presentata al Premio del Golfo nel 1951 da Filippo Scroppo, artista valdese.
• Il pastore Eugenio Stretti
lascia la chiesa metodista di La
Spezia e Carrara, dove ha svolto il suo servizio negli ultimi
dieci anni. Sarà sostituito, a partire dal mese di settembre, dal
pastore Silvio Ceteroni. Un saluto affettuoso e un caldo benvenuto sono stati formulati dal
consiglio di chiesa rispettiva-,
mente nei confronti del vecchio e
nuovo pastore. A Carrara, il 20
luglio, il pastore Stretti sarà
pùbblicamente salutato dalla
comuriità nel' corso’ del culto dò
menicale. Messaggi di saluto saranno rivolti anche da rappresentanti delle altre chiese evangeliche cittadine. L’incontro si
concluderà con un’agape fraterna.
Ricordo
di Giorgio Jervis
NEW YORK — L’il giugno si
sono tenuti nella chiesa presbiteriana di Madison Ave. i fxmerali di Giorgio Amedeo Jervis,
recentemente scomparso.
Fratello di Willy Jervis, Giorgio nacque a Luserna S. Giovanni nel 1903. Fu medico condotto
a Perrero per diversi anni, finché nel 1924 — per ragioni di
studio — emigrò negli Stati Uniti, dove trascorse il resto della
sua vita. In America divenne direttore del Villaggio per lo sviluppo degli handicappati di Hawerstrow, e fu anche nominato
presidente della Kennedy Foundation.
Di lui la chiesa valdese di New
York ricorda con affetto la modestia e la bontà ispirata da una
fede profonda, insieme ai mess^gi che spe^o rivolgeva alla
comunità dal pulpito durante i
culti domenicali.
Mezzano: una via
per il maestro
evangelico
La commissione per la toponomastica del Comune di Mezzani (Parma) ha deciso all’unanimità di intitolare una via di
Mezzano Inferiore al maestro
Livio Mauri. La Gazzetta di
Parma, dandone notizia, titola:
« Insegnò con la tenacia e la fede di un missionario. Perché si
è voluto intitolare una via a
Mauri, maestro della scuola
evangelica ».
Il maestro Livio Mauri giunse a Mezzano Inferiore nel 1913
per dirigere e per insegnare nella scuola evangelica metodista,
al tempo in cui l’analfabetismo
era ancora molto alto. Mauri insegnò per circa venti anni davvero con grande tenacia e senza
risparmio di energie nella scuola diurna e nella scuola serale
di alfabetizzazione degli adulti.
Solo nell’anno scolastico' 1931-32
venne istituita a Mezzani la
quinta elementare statale per
cui chi avesse voluto completare il ciclo elementare prima di
quella data avrebbe dovuto percorrere alcuni chilometri a piedi per raggiungere la scuola di
Casale, visto che il servizio di
trasporto per gli alunni non era
ancora stato inventato. La maggior parte dei promossi della
quarta statale di Mezzano Inferiore e di Coenzo si iscriveva,
dunque, alla classe quinta della
scuola evangelica che era frequentata non solo dai ragazzi
della comunità metodista, ma
anche da figli di cattolici, e di
non credenti.
La Gazzetta di Parma ha raccolto delle impressioni sul lavoro del maestro Mauri e della
scuola evangelica : « Molto raramente mi è capitato di incontrare un collega che potesse reggere al suo confronto, sia nella
metodologia applicata sia nella
pratica quotidiana della giustizia e della imparzialità esercitate non solo nell’ambiente scolastico, ma anche come regola di
comportamento nei rapporti con
i suoi concittadini», «òli allievi
del maestro Mauri candidati all’esame di ammissione alla scuo
la media risultavano di regola
muniti della preparazione più
solida ». « In questo paese quando si voleva garantire la preparazione scolastica di un giovane
si era soliti dire con molta semplicità: è andato dal maestro
Mauri». Scrive l’articolista della Gazzetta di Parma, alunno
cattolico di Mauri : « C’era allora chi pensava che, essendo egli
di fede evangelica metodista,
fosse talora tentato di compiere opera di proselitismo tra i
suoi allievi cattolici, ma tale timore era destinato a rivelarsi
infondato perché il maestro
Mauri era profondamente rispettoso dei convincimenti altrui. Infatti non capitò mai che
egli proferisse una sola parola
che potesse turbare la fede religiosa di noi cattolici. Noi fanciulli cattolici non subimmo dalla scuola evangelica alcuna pressione psicologica, anzi ci sentimmo sempre uniti al nostro maestro e ai nostri compagni e fratelli evangelici coi quali recitavano ogni giorno il Padre Nostro ».
Non solo nel comune di Mezzani, ma in buona parte della
provincia di Parma i più anziani ricordano con stima il maestro' Mauri ed è ancora viva la
riconoscenza per quello che la
scuola evangelica ha significato
nella lotta contro l’analfabetismo. Le generazioni più giovani riscoprono quell’opera come
uno dei momenti più significativi nella crescita culturale, umana, civile di quella zona della
campagna emiliana. Ecco perché la decisione di intitolare una
via di Mezzano Inferiore al maestro Mauri è stata accolta da
tutti i cittadini con soddisfazione.
Come figlio di un ex alunno di
Mauri, oltre che nativo di Mezzano Inferiore, vorrei esprimere anch’io ampia soddisfazione
per questo riconoscimento, ma
desidero soprattutto ringraziare il Signore di aver suscitato
questo fedele testimone dell’Evangelo.
Valdo Benecchi
Il grande e glorioso giorno
(segue da pag. 1)
re con i Testimoni di Geova che
arrivi al più presto il tempo di
Armagheddon?
Quando Pietro predicava che
« è arrivato il giorno di glòria »
intendeva dire sicuramente che
è arrivato il tempo della -fede
e non il tempo della visione. « Il
giorno di gloria » è dunque arrivato sotto contraria specie.
Tutto quello che ci è dato di vedere in questo "giorno di gloria"
non è altro che sofferenza, delusione e croce. Abbiamo visto
svanire i nostri sogni più belli
e ci siamo trovati in una situazione che ricorda più il venerdì
santo che il giorno di Pqsqua.
Le varole della moglie di Giobbe risuonano spesso alle nostre
orecchie come una frustata:
« Hai ancora fede? Perché non
bestemmi e muori! » (Gb. 2: 9).
Eppure andiamo avanti, resistiamo, non molliamo.
Mi piacerebbe dire una parola
a quanti si sentono traditi non
solo dalla Chiesa, ma anche da
Dio, dalla Bibbia e da Gesù Cristo, a quanti si sentono soU, a,
mani vuote, dopo lunghe preghiere senza risposta e che pure
si trovano qui, in questa Con
ferenza Distrettuale, decisi ancora a lottare, a pregare, ad andare avanti, nonostante tutto: io
so cosa vuol dire predicare che
il giorno del Signore è già arrivato e non vedere altro al di
fuori delle proprie sventure,
delle sventure degli altri e del
mistero di empietà che si manifesta nel mondo.
Come molti di voi, sono passato nella valle dell’ombra della
morte e inutilmente ho cercato
di vedere almeno qualche segno
visibile di quel giorno del Signore che mi è stato annunziato
come già arrivato. Nella valle
dell’ombra della morte, l’Iddio
onnipotente non l’ho trovato. Ho
trovato soltanto il Cristo crocihsso e non ho sentito che parole. nelle quali però, per grazia
di^ Dio. ho riconosciuto quell’unico. Parola che mi fa essere
qui e mi fa dire insieme a voi
che, nonostante tutto, il giorno
del Signore è già arrivato, che
?e distinzioni fra gli esseri umani sono abolite e che questo è
il giorno della gloria, in cui si
può dire^ che « Cristo è morto per
gli empi» (Rom. 5: .6) e che, in
questo giorno, « chiunque avrà
invocato il nome del Signore sarà salvato ». S. Giambarresi
6
6 obiettivo aperto
4 luglio 1986
Mentalità
da
rivedere
Tissa Balasuriya, teologo cattolico-romano di Sri Lanka, esprime così l’indignazione riguardo a questa ricerca appassionata di autenticità cristiana
degli asiatici: « In quanto Asiatico non posso accettare come
divino e vero un insegnamento
che parte dall’idea che tutti i
miei antenati, di generazione in
generazione, sono eternamente
dannati da Dio se non sono stati battezzati o se non hanno avuto legami con una chiesa istituzionale cristiana. La teologia
deve rispettare i milioni e milioni di persone che sono miei
antenati o che saranno futuri
esseri umani, perché io possa
vedere in essa un’autentica interpretazione della rivelazione
di un Dio di amore "Padre di
tutti” ».
« Dobbiamo ripensare fondamentalmente la nostra ’’mentalità della conversione”, sbarazzarci di ogni spirito di competizione nei confronti delle altre
religioni, sostituire alla diffidenza il calore e il desiderio di comprendere ».
Centro e
periferia
mondo occidentale che viene la
maledizione dell’energia nucleare, dell’inquinamento, dell’imperialismo e del colonialismo che
si è estesa su tutto il mondo. No,
non vogliamo essere come voi ».
Possiamo certo, a nostra difesa, avanzare numerose argomentazioni tendenti a dissociare
la fede cristiana dalle azioni dei
bianchi ovunque nel mondo, ma
è un’impresa difficile. Una nuova lettura della storia suggerisce una valutazione moderata
delle nostre realizzazioni e ci
invita a considerare la nostra
missione in uno spirito meno
trionfalistico ispirandoci ad un
reale ravvedimento e mostrandoci aperti ai valori e alla bellezza presenti in altre famiglie
religiose.
Non relativizzare ia fede
E’ convinzione secolare dei
cristiani che l’Evangelo si rivolge ad ogni essere umano invitandolo chiaramente ad avere
fede in Gesù Cristo. In un mondo in cui i cristiani non possono rivendicare una superiorità
morale ogg;ettiva sugli adepti di
altre convinzioni, che cosa ci
costringe ad incontrare i nostri
vicini nel nome di Dio? Il modo
stesso in cui poniamo il problema riflette alcuni dei nostri presupposti fondamentali:
1) Non costituisce una soluzione la relativizzazione consistente nel dire che tutte le religioni hanno dei confini etnici o
che ciascuna di esse ha ragione.
Ognuna di esse formula infatti
una rivendicazione di verità in
termini di salvezza dell’umanità.
2) Il settarismo non conduce
a risultati migliori se mi porta a
dire che solo quelli che abbracciano la mia fede particolare saranno salvati mentre la massa
degli altri saranno condannati alla dannazione.
3) Un certo sincretismo è
inevitabile in ogni incontro umano. Ma respingiamo ogni
sincretismo facile o artificioso
alla maniera baha’i: non è possibile edificare una religione
prendendo a prestito. Torneremo su questo argomento più
avanti.
4) Infine respingiamo ugualmente gli interessanti tentativi
di diversi teologi di «battezzare » i non cristiani chiamandoli
« cristiani anonimi ». E’ necessario saper prendere come punto
di partenza il riconoscimento
dell’alterità religiosa dell’altro.
Punti irrinunciabili
Per parte loro Vmay Samuel
e Chris Sugden dicono questo
nel loro libro « L’intenzione di
Dio per il mondo: le tensioni tra
escatologia e storia»: «Tradizionalmente nel pensiero missionario protestante la storia della
missione in Africa, Asia, America latina è rappresentata essenzialmente come la storia della
espansione delle Chiese protestanti dell’Europa e dell’America. Ciò implica che le Chiese
africane sono costrette a percepire la loro storia come un
aspetto della storia del cristianesimo occidentale, ciò che ha
per effetto di eliminare il loro
rapporto con la loro propria
storia. La prospettiva biblica
vorrebbe invece incoraggiarci a
legare la storia dell’Africa a
quella di Israele e a stabilire
una continuità tra l’azione di
Dio nella storia d’Israele e la
storia dell’Africa».
Sempre più ci si sforza di
comprendere la storia mondiale
e di vedere le nostre realizzazioni cristiane passate non solo o
principalmente dal punto di vista del centro, e cioè dell’Europa e degli Stati Uniti, ma anche
da quello della periferia, del
Terzo Mondo, di quelli che costituiscono la maggioranza dei
poveri del mondo. Visto dal rovescio della storia, il prestigio
di una espansione missionaria è
chiaramente contestato a diversi
livelli.
L’America latina si appresta
a celebrare l’arrivo dei conquistatori spagnoli 500 anni fa. La
questione principale che si pone a questo proposito è la seguente: che tipo di celebrazioni
prevediamo? Si tratterà di im
culto di ringraziamento o di un
culto di pentimento? Il nuovo rispetto delle culture indiane tradizionali che si manifesta in
America latina dà sostanza al
dibattito sulla missione che rivaluta la storia. La demanda
che ne deriva è evidente: cos’è
obbedienza missionaria in una
situazione su cui pesa una storia missionaria così ambigua?
Diversi osservatori di altre religioni erano presenti alla V Assemblea del CEC organizzata a
Nairobi nel 1975. Mi ricordo che
al momento della conferenza
stampa finale un indù dichiarò
pressappoco questo: « Credo di
comprendere. Voi cristiani auspichereste che noi fossimo tutti come voi. No grazie, non siamo interessati: è dal vostro
Dopo aver menzionato alcune
delle soluzioni più o meno facili
che rifiutiamo, cerchiamo ora di
vedere quale potrebbe essere il
fondamento cristiano della nostra azione di missione e evangelizzazione.
Noi ammiriamo in Gesù Cristo la rivelazione del Dio di abnegazione che ha scelto di non
essere estraneo alla situazione
umana ma di venire a partecipare pienamente alle nostre sofferenze, alle nostre gioie, alle
nostre speranze. La sua incarnazione, la sua vita, la sua morte
e risurrezione sono un’invasione
d’amore nella storia. Suscitando
la vocazione dei discepoli e stabilendo la chiesa, ha voluto assicurare la continuità dell’azione
di Dio nella storia nello stesso
spirito di abnegazione, di sofferenza creatrice e di anticipazione gioiosa della risurrezione.
Il centro della nostra fede è
Dio per gli altri, Dio per l’umanità e quelli che condividono
questa visione sono assunti nel
suo movimento si associano al
Provviste pronte per la distribuzione nel campo di Ibinat, Etiopia.
compito di chiamare ogni creatura umana a riconoscere questa invasione d’amore e a impegnarsi sulla via della sottomissione personale nel sacrificio. Così, la proclamazione missionaria, l’invito, il servizio, l’amore, la partecipazione alle lotte umane nel nome di Cristo,
nulla di tutto questo può essere
eluso; al contrario, in questo
dobbiamo riconoscere la radice
stessa della nostra esistenza
come cristiani.
I Cristiani — La visione evangelizzatrice missionaria è parte
integrante dell’identità cristiana.
In effetti ogni religione poggia
su una definizione di se stessa
che riconosce un certo numero
di pietre angolari, di affermazioni fondamentali alle quali
non è possibile rinunciare. La
vocazione missionaria fa parte
di queste affermazioni: non è il
risultato di una strategia, ma
semplicemente la continuazione
del movimento di Dio nella storia quale si manifesta nella persona di Gesù di Nazaret e quale
è percepito da coloro che lo seguono.
Gli Ebrei — Il rapporto particolare che lega gli Ebrei alla
terra di Israele costituisce una
componente essenziale dell’identità degli Ebrei. I cristiani desiderosi di stabilire con gli Ebrei
delle relazioni costruttive, intelligenti, aperte al dialogo, devono
essere pienamente coscienti di
questa convinzione inerente all’essenza stessa della coscienza
degli Ebrei e che è per loro un
elemento non negoziabile.
I Musulmani — I nostri amici musulmani hanno la convinzione razionale che tutti gli esseri umani diventerebbero musulmani se facessero buon uso
della loro intelligenza: l’ebraismo è la scuola elementare, il
cristianesimo la scuola secondaria, e l’Islam runiversità! Certo
non potrei condividere questa
interpretazione, ma neppure posso stabilire dei rapporti con i
nostri amici musulmani se non
ho coscienza della loro convinzione fondamentale e della loro
speranza di vedermi raggiungere
il livello che mi metterebbe in
grado di riconoscere la saggezza superiore dell’Islam.
Riconosciamo che un’espressione chiara dell’identità cristiana in quanto identità missionaria pone seri problemi ai cristiani che vivono in un mondo
pluralista. In Libano, suscitare
la conversione di un non-cristiano significa reclutare un soldato per un campo; l^altro campo
vi vede immediatamente un’azione sleale, un tradimento.
In altri paesi musulmani l’invito a condividere la fede in Gesù Cristo è considerato come
proselitismo, delitto punito dalla
legge; la conversione in particolare è severamente punita.
In paesi detti cristiani, come
rirlanda del nord, si esprime
un giudizio simile sul passaggio da una confessione cristiana
all’altra. La Costituzione sovietica garantisce la libertà religiosa
ma anche la libertà di propaganda antireligiosa. Così non
viene ostacolata la pratica del
culto, ma la Costituzione non
garantisce affatto gli sforzi di
diffusione della religione.
Potremmo presèntare numerosi esempi di situazioni in cui la
libertà religiosa è limitata dalla
legge, dai costumi o da rischi
concreti. Nel corso dei secoli i
cristiani hanno trovato modi diversi per esprimere la loro passione missionaria in situazioni
di questo genere sforzandosi di
conservare la loro fede per trasmetterla ai loro discendenti,
mantenendo viva la speranza
della comunità nella preghiera,
cercando di essere il sale della
società in mode che il carattere essenziale della loro presenza nel mondo non sia del tutto eliminato. Il fatto che tutte
queste situazioni esistono e che
siamo obbligati ad adattarci non
può intaccare la realtà fondamentale del cristianesimo come
movimento di condivisione, di
prociamazione, di invito a.gli esseri umani alla fede in Gesù
Cristo.
Riabilitazione del sincretismo
Il dialogo è un approccio che
corrisponde all’atteggiamento di
Dio stesso nei confronti dell’umanità manifestato in Gesù Cristo: l’atteggiamento di Colui che
non si impone, ma che si offre,
che non conduce una campagna,
ma che fa sacrificio di se stesso. Nel dialogo, l’altro è un soggetto, un protagonista e non
semplicemente l’oggetto dell’impresa missionaria. Colui che è
coinvolto nel dialogo rispetta gli
altri nel modo in cui essi concepiscono se stessi. Nelle « Linee
direttive sul dialogo » adottate
dal Comitato centrale del CEC
leggiamo:
« Le parti impegnate nel dialogo devono essere libere di definirsi. Una delle funzioni del dialogo è quella di permettere agli
interlocutori di presentare la
loro fede e di testimoniarne nei
loro propri termini... Le parti
impegnate nel dialogo dovrebbero riconoscere che ogni religione o ideologia che ha pretese di
universalità ha non soltanto una
concezione di sé ben definita ma
anche una concezione che le è
propria delle altre religioni e
ideologie. Il dialogo apre la possibilità di una reciproca messa
in questione del modo in cui ognuna delle parti concepisce se
stessa e gli altri. Da questa volontà reciproca di ascoltare e
imparare nasce un dialogo significativo » (Linee direttive sul dialogo, CEC 1979, p. 16).
E’ in funzione di questa concezione del dialogo che cerchiamo
oggi di definire certe prospettive cristiane fondamentali che
stimiamo necessarie al compimento della nostra missione cristiana attuale.
sere salvati » (Atti 4: 12) e che
« nessuno può porre un altro
fondamento» (Cor. 3: 11), creiamo delle pietre d’inciampo che
rendono difficoltoso il nostro
avvicinarci agli adepti dì altre
convinzioni. Ma non sono certo
i soli versetti biblici che si riferiscono a Gesù Cristo e non
implicano necessariamente un
giudizio di valore su tutte le altre concezioni umane. Ciò nonostante, cercando di evitare il cri
stomonismo, potremmo esser
tentati di cercare altre basi su
cui fondare il nostro approccio
alle altre religioni, quali la dottrina della creazione, una concezione antropologica comune, a
anche la teologia di un Dio comune che non si riferisca alla
rivelazione particolare e universale in Gesù Cristo. Qualsiasi
riflessione in questa direzione
non può essere utile se non nel
quadro del nostro riconcscimen
La prospettiva cristologica
In primo luogo dobbiamo affermare la nostra prospettiva
cristologica. E’ estremamente seducente, in una prospettiva pluralistica, impegnarsi sulla via del
compromesso rinunciando a ciò
che percepiamo come un pomo
della discordia nei nostri rapporti con le altre religioni. Per
esempio, quando diciamo che
« non c’è alcun altro nome grazie al quale noi abbiamo ad es
Un’assistente sociale al lavoro nella Missione anglicana presso gli
Indiani Matacos nel nord dell’Argentina.
7
4 luglio 1986
obiettivo aperto 7
L
to del fatto che non possiamo
comprendere né ia creazione, né
Tumanità, né Dio indipendentemente dalla nostra percezione
di Gesù di Nazaret. E’ impossibile per i cristiani riprendere
la storia della creazione leggendola come se Gesù Cristo non
fosse venuto. Non possiamo discutere dell’essere dell’umanità
facendo astrazione dalla rivelazione dell’umanità contenuta in
quello stesso Gesù di Nazaret.
E’ evidente che tutte le raffigurazioni che ci facciamo del Dio che
preghiamo dipendono dall’immagine di Dio che abbiamo percepito in Gesù Cristo. Di conseguenza inganneremmo i nostri
amici di altre religioni se noi
pretendessimo di essere neutrali
nel nostro approccio a temi quali la natura, l’umanità o Dio dal
momento che in effetti ci riferiamo molto direttamente alla
vita, al ministero, alla morte e
alla risurrezione di Gesù Cristo.
Impegnarci
con gli altri
In secondo luogo, nella nostra
situazione pluralista, rincontro
con gli altri è un incontro totale neH’integrità del loro essere,
non solo nella loro qualità di
individui ma in quanto membri
della società umana. Siamo chiamati a impegnarci con loro nella
ricerca comune di un progetto
sociale. L’incontro con le altre
religioni non è un incontro religioso ma prima di tutto un incontro umano in cui partecipiamo insieme alla lotta comime
che mira a superare ogni alienazione umana, a creare una società umana, ad assicurare l’avvenire dell’umanità. C’è nel nostro approccio missionario una
dimensione di integralità che
corrisponde al modello deH’incarnazione in Gesù Cristo che
ha assunto la totalità d^Ha natura umana, una dimensione che
riflette la nostra visione del regno di Dio come l’orizzonte del
compimento di tutte le cose in
Gesù Cristo.
11 cristiano, in quanto missionario, non è mandato in un terreno di caccia alla ricerca di individui; è mandato in vista di
condividere, di servire, di essere come il Cristo in mezzo al
popolo, partecipando pienamente alle sue pene, alle sue sofferenze, alla sua speranza. Il dibattito teologico degli anni ’70
ci ha aiutato a comprendere che
quelli che consideriamo come
non toccati dall’Evangelo sono
fondamentalmente i poveri, gli
emarginati, gli oppressi della
terra; è impossibile comunicare
qualcosa di ciò che si chiama
Evangelo di Gesù Cristo senza
incarnare questo Evangelo in un
atteggiamento di solidarietà con
loro.
Naturalmente i cristiani partecipano pienamente della cultura del popolo; hanno le loro radici nella storia; apprezzano oggi teologicamente il contenuto
dei suoi miti, delle sue leggende. dei suoi racconti, della sua
stessa religione costituita. Ma
partecipano anche alla storia
passata e presente della lotta di
quello stesso popolo per ottenere il rispetto della sua dignità
sia collettiva che individuale che
permetterà di aver ragione dei
limiti attuali della povertà, dell’alienazione e dell’oppressione.
Per noi l’atteggiamento missionario che si impone in una
situazione pluralista consiste
neirimmergerci pienamente nella vita della comunità civile e in
particolare in quella dei poveri
e degli emarginati; è là che in
effetti i fattori religiosi e culturali si mescolano alle lotte della
gente per la sopravvivenza, per
la conquista di un senso per la
loro vita sia personale che collettiva. E’ nella partecipazione a
queste lotte che i cristiani imparano a impegnarsi in modo completo, fruttuoso e costruttivo
nella totalità culturale della gente la cui religione costituisce
evidentemente uno degli aspetti
più importanti.
La dimensione della pazienza
In terzo luogo direi che finora
ci siamo soffermati sulla nostra
prospettiva teologica fondamentale e sul nostro stile di partecipazione. E’ bene ora esaminare con attenzione la realtà concreta dell’incontro con gli adepti
di altre convinzioni. Analizzando
questa realtà concreta saremo
portati a prender coscienza di
una dimensione del nostro essere missionario che certi settori della comunità cristiana, in
particolare gli ortodossi, hanno
già messo in evidenza lìel passato ma che, oggi, è diventata
indispensabile a tutti noi.
Chiamerei questo aspetto la dimensione della « pazienza » della missione, la dimensione dell’attesa perseverante, durevole,
orientata verso la fine dei tempi, della manifestazione di Dio
stèsso. In Occidente in particolare siamo dominati da una santa
impazienza: vogliamo dei risultati immediati. Non poche imprese missionarie delle nostre
chiese si pongono sotto il segno
delle cifre, dei risultati. Si arriva perfino a pubblicare statistiche sul costo a persona di ogni
conversione! Ora, in una situazione di pluralismo dobbiamo
saper discernere i meccanismi
complessi di ogni situazione e
non sacrificare la chiarezza della nostra testimonianza ai risultati numerici.
L’incontro tra religioni e ideologie non è soltanto, né principalmente, un problema di conversione intellettuale: è un incontro che avviene in una realtà in cui i fattori di potere giocano un ruolo preponderante.
Questi fattori di potere, così fortemente presenti nel mondo di
oggi, esigono dai cristiani un
atteggiamento intelligente centrato suirelemento del tempo,
sulla pazienza nei confronti di
Dio. Permettetemi di dare qualche esempio di ciò che intendo.
Molti anni fa, in occasione di
un colloquio tra musulmani e
missionari cristiani, i nostri amici musulmani hanno insistito
perché i cristiani cessassero ogni forma di servizio diaconale
presso i musulmani poveri per
il fatto che consideravano ciò come una forma di proselitismo.
Ciò che ci domandavano era impossibile per la ragione essenziale che, come abbiamo visto, i
cristiani sono inviati nel mondo
nello spirito di Cristo e non possono né vogliono astenersi dal
manifestare il loro amore per il
prossimo. Ma possono eliminare
la dimensione del proselitismo
a seconda del modo in cui manifestano il loro amore, dei modi che mettono in opera per
esprimerlo. Dobbiamo confessare che, in certi casi, l’accusa dei
nostri amici musulmani potrebbe essere, e ha potuto essere,
giustificata.
Queste problema si pone in
modo particolarmente delicato
nella nostra azione missionaria
cristiana presso i rifugiati dei
paesi asiatici, dove la possibilità di ottenere un visto per gli
Stati Uniti costituisce un fattore
di ambiguità che falsa la realtà
delle conversioni al cristianesimo. Il vantaggio dell’apostolo
Paolo nel suo irradiamento missionario derivava dal fatto che
egli era povero e veniva da una
provincia marginale dell’impero
romano per comunicare l’Evangelo agli abitanti di altre regioni dell’impero; in effetti era costretto a raccogliere delle offerte
per venire in aiuto alla sua
chiesa madre! Oggi invece, dal
momento che la maggior parte
dell’espansione missionaria organizzata si compie dai paesi ricchi verso i paesi poveri, ci scontriamo fin dall’inizio con uno
svantaggio nei rapporti di potere,
al quale dobbiamo mostrarci
particolarmente sensibili. Lo
stesso tipo di situazione si manifesta nei paesi d’Europa in
cui dei lavoratori stranieri subiscono generalmente molteplici
limitazioni alle loro possibilità
culturali, tecniche ed economiche.
Lo scrupolo di un’autentica
diaconia cristiana implica che
cominciamo ad aiutarli ad essere
loro stessi, a organizzare e sviluppare la loro vita religiosa di
modo che, quando non avranno
più bisogno della carità degli altri quando saranno in grado di
dire « no », possiamo presentare loro la sfida a dire « sì » all’Evangelo di Gesù Cristo. La
diaconia cristiana dovrebbe incoraggiare la ripresa di un ruolo protagonista da parte di ciascuno, permettere a ognimo di
affermare la sua libertà di prendere delle decisioni personali.
L’esperienza della teologia della liberazione in America latina
offre un’altra illustrazione
delle diverse possibilità che emergono nella missione e nel
dialogo; c’è in questo contesto
un’interazione con i pensatori
marxisti, addirittura una collaborazione — nel Nicaragua —
tra militanti cristiani e marxisti. Ma questa situazione in cui
la teologia della liberazione è diventata un potente mezzio di evangelizzazione che chiama i giovani ad una nuova presa di coscienza della loro fede in Gesù
Cristo non è quella dei paesi dell’Europa dell’Est in cui l’incontro non può avvenire su un piede dì parità e dove si arriva addirittura al confronto — come in
Polonia — tradii potere del partito e dello stato e la chiesa. In
tali condizioni è diffìcile adottare
Un atteggiamento di dialogo o
concepire un approccio missionario che comporti una dimensione di dialogo. Se la missione
in uno spirito di dialogo è concepibile nei confronti di diversi
settori della società, non è ancora possibile abbozzare un dialogo vitale e necessario con l’ideologia dominante di quelle società.
Il valore del sincretismo
In quarto luogo vorrei ora ritornare, in fase conclusiva, al
punto della concentrazione cristologica. Se all’inizio di questa
esposizione abbiamo fatto di questo pimto un segno della nostra
identità, vorrei ora ripresentarlo
come un modello che consente
il nostro incontro vivente con
gli adepti di altre convinzioni: il
modello della Renosi, dello svuotamento di sé di Gesù Cristo
(cfr. Filippesi 2: 7; annichilì se
stesso, svuotò se stesso, n.d.L)
è lo stile che conviene alla nostra missione. Riconoscere l’incarnazicne di Gesù Cristo presso
il popolo d’Israele come il modello di una nuova incarnazione
del Cristo vivente presso tutte
le religioni e concezioni ideologiche del mondo attuale esige
che i cristiani affermino la sua
presenza nel dialogo, nell’incontro con gli adepti di altre convinzioni al fine di penetrare egli
stesso quelle ideologie e religio
Donne in ascolto nella cattedrale cattolica di Canton, Repubblica
popolare cinese.
carattere assoluto di Gesù Cristo
e il sincretismo centrato su Cristo », Thomas inizia affermando
che «il pluralismo non è solamente o fondamentalmente la
coesistenza di concezioni diverse, ma anche l’interazione, l’intarpenetrazione dì tali concezioni.
Nella nostra epoca, certe ideologie secolari hanno la pretesa ugualmente di essere risposte di fede alla totalità della vita e dell’universo. A questo titolo dobbiamo ugualmente includerle nella pluralità delle convinzioni e parlare di conseguenza delle religioni e ideologie e
anche delle culture che le sottendono. Esse incarnano approcci diversi alla verità e ai valo,ri. Si incontrano nei còntatti,
"nel dialogo, nella cooperazicne
e, così facendo, si influenzano
reciprocamente e i loro elementi
si intrecciano non soltanto a livello dell’ethos culturale e delle scienze sociali, ma anche in
profondità, al cuore stesso del
culto, della credenza e del sacro. Man mano che la zona d’incontro si allarga e si intensifica,
cresce ugualmente in importanza. La preoccupazione cristiana
di promuovere una comunità
mondiale autenticamente umana e una missione cristiana veramente universale nel nostre
tempo implica che noi definia
mo un orientamento appropriato all’interazione che si sviluppa tra le religioni, le ideologie
e le culture, come anche un criterio che ci permetta di distinguere tra obiettivi corretti ed erronei ».
L’intreccio è un fatto: noli si
può evitarlo, e forse dovremmo
dire che non bisogna evitarlo.
Il vero problema è di avere un
criterio, un obiettivo grazie. al
quale questo intreccio che si
produce comunque possa essere orientato, messo in opera per
il bene della nostra evangelizzazione e della nostra missione
cristiana. E’ evidente che respingiamo un sincretismo che prenda piccoli pezzi di diverse religioni per costruirne una nuova.
Ma, come M.M. Thomas, Vorremmo veder messo in opera il
potenziale liberato della parola
« sincretismo » nel senso della
convinzione che hanno i cristiani che tutto ciò che avviene intorno alla persona di Gesù Cristo è compenetrato del suo Spirito. L’interrogativo reàle che
ci viene lanciato è questo: abbiamo fiducia nella potenza del nome di Gesù Cristo o siamo timorosi al p\mto dì « sacralizzare » il sincretismo occidentale
attuale tanto da farne la norma
e il criterio dell’incontro del Cristo con le altre religioni?
“Rischiare II Cristo”
ni dall’interno cosi come speriamo che egli penetri, giudichi e
riscatti anche le nostre chiese.
All’Assemblea del CEC di Nairobi, nel 1975, M. M. Thomas,
allora presidente del Comitato
centrale, ci sorprese allorché invitò i cristiani a tentare di riscattare la parola « sincretismo »
proclamando la necessità di un
sincretismo centrato sul Cristo.
Sarebbe facile comprendere questo invito riferendosi ad un sincretismo culturale fondato su Gesù Cristo che ci permetterebbe
di evitare le connotazioni del
sincretismo religioso. Ma M.M.
Thomas, proseguendo la sua riflessione, è arrivato a concludere che in effetti dobbiamo non
soltanto riscattare l’uso della
parola « sincretismo » ma anche
riconoscerne il valore per la nostra attività missionaria di oggi, In im articolo pubblicato nell’ottobre dell’85 nella Ecumenica! Review sotto il titolo « Il
In im’opera inedita M.M. Thomas ha forgiato quest’ammirevole espressione che vorrei riprendere: « Sappiamo rischiare
il Cristo per l’amore di Cristo ».
Facciamo in modo che Gesù Cristo si manifesti all’interno delle
altre religioni e ideologie in modo da penetrarle dall’interno. I
loro adepti non si faranno né
metodisti né luterani, ma esprimeranno forse degli aspetti della pienezza del Cristo che sono
sfuggiti al nostro spirito limitato nella storia. MM. Thomas
aggiunge: « Karl Barth interpreta la ’’religione” come incredulità, una creazione dell’umanità
in ribellione nei confronti di
Dio e vede la possibilità che Gesù Cristo la giustifichi e la santifichi come fa per il peccatore
in ima « vera religione » per mezzo della rivelazione di Dio. L’interpretazione della religione data da Barth include tutte le religioni ma naturalmente egli non
parla della trasformazione della
religione da parte di Cristo se
non in rapporto alla religione
cristiana. Ma non c’è ragione che,
sulla base stessa della riflessione di Barth, non estendiamo la
sua tesi alle altre religioni. Si
potrebbe cosi legittimamente
concepire che l’induismo possa
essere giustificato dai Cristo e
santificato come ’’vera religione”
in Cristo ».
Il punto su cui M.M. Thomas
insiste, e al quale vorrei associarmi, è molto chiaro: non ci
interessiamo ad un sincretismo
che mirerebbe a creare una religione superiore perfezionata;
non intendiamo pescare degli elementi in questa o quella religione per costituire qualcosa di
nuovo. Intendiamo assumere dei
rischi inserendo Gesù Cristo nel
dialogo con le altre religioni in
attesa che lo Spirito Santo com
pia il processo, un processo che
certo non è senza ambiguità,. un
processo macchiato dal peccato
umano che comporta elementi
che non sono interamente compatibili Con la vocazione centrale dell’Evangelo. Ma ciò è davvero molto diverso da ciò che
accade nella nostra storia cristiana? La religione civile che
noi plasmiamo non è forse continuamente del tutto impregnata dei nostri peccati umani e di
elementi culturali fondamentalmente estranei all’Evangelo di
Gesù Cristo? Siamo chiamati
ad assumere dei rischi. Direi per
esempio che la teologìa della liberazione è un rischio calcolato che corriamo aprendoci ad
una interazione con le affermazioni della filosofia marxista; è
certo un rischio, ma im rischio
che permette alla novità di manifestarsi, ai cuori di riscaldarsi, alle volontà di essere motivate, ai sogni di essere sodati. Questo rischio in Gesù Cristo
ha delle conseguenze considerevoli per l’evangelizzazione, anche se, come dice M.M. Thomas,
« la decisione consapevole deve
essere centrata sul Cristo e conviene prendere sul serio il processo della conversione... L’obiettivo cristiano sarà allora un
’’sincretismo centrato sul Cristo”. Questo approccio permetterebbe ai cristiani di mostrarsi
aperti aH’intreccio culturale e
religioso, ma con Gesù Cristo
come principio di discernimento
e di coerenza ».
In una situazione religiosa pluralista e nella realtà delle nostre
relazioni interreligiose, siamo
chiamati a designare Gesù come punto di riferimento e ad
attendere le sorprese di Dio nella storia.
Emilio Castro
8
8
lenismo
4 luglio 1986
GINEVRA - RIUNIONE DEL CONSIGLIO
Panoramica sulla CEVAA
I cento Sinodi
di Neuchâtel
Rassegna, anche drammatica, di situazioni di povertà e di emigrazio- * Problemi finanziari di una chiesa che ha riñe che contrastano con la ricchezza e la sicurezza dell’occidente alla tassa ecclesiastica dello stato
Ospite delle Chiese Nazionale
Protestante ed Evangelica Libera di Ginevra, si è tenuta a Cartigny dal 13 al 25 maggio la riunione annuale del Consiglio della
CEVAA.
Anticipato di circa un mese
sulla sua data abituale per farlo coincidere con i festeggiamenti del 450° anniversario della Riforma a Ginevra, i membri del
Consiglio sono stati invitati a
prendere parte ad alcune delle
manifestazioni in programma apportando il loro contributo di
riflessione e di fede. Le due chiese di Ginevra si sono presentate
alle altre chiese della CEVAA
in un momento di gioia e di ricerca della propria identità. In
una città in cui la secolarizzazione, per non dire la scristianizzazione, ha raggivmtq, aspetti conturbanti, questi festeggiamenti
possono essere l’occasione per
un rilancio di una riforma sempre da ricominciare. Più importante la Chiesa Nazionale, con
i suoi 120.000 membri, 110 pastori e ima ventina dì diaconi,
molto più esigua la Chiesa Evangelica Libera, con i suoi 550
membri e 6 pastori, hanno entrambe la volontà di fare fronte a questa situazione con coraggio ed impegno, cercando di
essere una presenza evangelicamente critica.
Accanto all’ordinaria amministrazione, in particolare ai problemi del bilancio (in deficit) che
non permette di far fronte a
tutte le necessità (per es. molte
domande di borse di studio non
sono state accolte) alcuni grossi problemi hanno occupato gran
parte del tempo a disposizione.
Chiesa Evangelica del Gabon:
a causa della perdurante divisione, per il terzo anno consecutivo è stata rinnovata la sospensione di questa chiesa dalla
CEVAA. Per superare il punto
morto erano stati invitati al
Conseil i due leaders delle parti in lotta, ma uno solo ha potuto venire a Ginevra mentre
l’altro per motivi misteriosi non
ha potuto lasciare il Gabon. La
CEVAA ha voluto offrire alle
due parti in causa ancora ima
possibilità di mediazione: la decisione di inviare, se richiesta,
una nuova delegazione. Il problema delle divisioni nella chiesa
è molto delicato e preoccupa
molto le giovani chiese africane più esposte delle vecchie chiese europee a contrasti e personalismi.
I migranti: sollecitato dal Servizio Migranti della FCEI che
aveva incontrato a Roma il Comitato Esecutivo, quest'ultimo
aveva invitato tutte le chiese a
portare un rapporto sulla situazione dei migranti nel proprio
paese. Il quadro che ne è scaturito è stato impressionante:
milioni e milioni di migranti,
per motivi politici o per le gravi
carestie che colpiscono molti
paesi, in movimento da un paese all’altro in cerca della possibilità di sopravvivere. Si può
dire che quanto giunge in Europa è soltanto una piccola frangia o meglio la punta dell’iceherg. Nel Benin per es. la massa dei profughi raggiunge il 25
per cento della popolazione, e
questo in uno dei paesi a più
basso reddito del mondo. I noti fatti della Nigeria hanno scaricato profughi in Costa d’Avorio, Togo, Benin; dal Ciad arrivano profughi in Camerún, che
ne riceve anche dallo Zaire; in
Zambia arrivano dal Mozambico,
dal Sud Africa e ancora dallo
Zaire e questo per limitarsi a
parlare dei paesi in cui vi sono
chiese della CEVAA! Di fronte
a queste necessità enormi le possibilità di intervento sono niini
me "perché le situazioni economiche in cui vivono questi paesi
sono estremamente precarie.
Molto più articolato l’intervento delle chiese in Francia e Svizzera dove però aumentano gli interventi in difesa di quanti vengono rimandati al proprio paese, con il rischio, in alcuni casi,
di andare incontro a morte sicura come per i tamil dello Sri
Lanka.
Tutti ci si è trovati d’accordo
sulla necessità di portare avanti
insieme questa riflessione.
Nuova Caledonia: con il cambiamento del governo in Francia le prospettive di una maggiore autonomia in vista dell’indipendenza si sono di molto ridimensionate, con il rischio di un
riaccendersi delle tensioni e della violenza. La Chiesa Evangelica continua la sua diffìcile opera
di ricerca di una soluzione di
giustizia nella non violenza. Il
Consiglio ha redatto un messaggio di solidarietà con questi fratelli che lottano per i loro più
elementari diritti di dignità umana, messaggio che il presidente
della Chiesa Evangelica doveva
consegnare a Mitterrand in un
incontro programmato per la
settimana seguente.
Polinesia: altro messaggio di
solidarietà alla Chiesa Evangeli
ca della Polinesia fermamente
intenzionata a portare avanti la
sua battaglia contro gli esperimenti nucleari francesi nel Paciflcc, battaglia diffìcile perché la
presenza della base di Mururoa
signiflca dal punto di vista economico un affare per cui una
sua eventuale chiusura porterebbe dei grossi problemi di disoccupazione, ma battaglia necessaria per la sopravvivenza
dell’umanità.
Lesotho: la caduta della dittatura Jonathan è stata positiva
ed il re sembra intenzionato a
portare avanti il processo di democratizzazione. Il cammino è
però ancora lungo anche perché
l’influenza del Sud Africa complica le cose. Finché il regime
deirapartheid non :Sarà sconfìtto
non ci sarà pace neanche per i
vicini. Il Consiglio si è rivolto
al re del Lesotho con un messaggio in cui si auspica un ristabilimento completo della pace e della giustizia nel paese.
Questi alcuni dei temi affrontati nelle sedute di un Consiglio
che forse non ha preso delle
grandi decisioni, ma che è senz’altro stato un passo avanti
neH’esperienza di questo lavorare insieme in cui neri e bianchi possono esprimersi in piena
uguaglianza.
Renata Goisson
Il 18 giugno ebbe luogo ad Auvernier (ridente villaggio sulle
sponde del lago di Neuchâtel) la
100* sessione del Sinodo della
Chiesa Riformata Evangelica del
Cantone di Neuchâtel.
Questa chiesa è nata nel 1943
dalla fusione tra la Chiesa Nazionale e la Chiesa Libera del
Cantone; oggi conta 59 chiese
con 86.424 membri.
Dopo il culto di apertura che
ebbe luogo nel tempio del villaggio, l’assemblea sinodale composta da 87 membri con voce deliberativa si riunì in un’ampia sala per affrontare i 19 punti dell’O.d.G.
Il rapporto al Sinodo era un
libretto di 1()5 pagine e la controrelazione della Commissione
d’esame due pagine ciclostilate
contenenti un’introduzione di 4
righe e 9 punti, il più esteso di 15
righe.
La Commissione delle Consacrazioni in pochi minuti presentò cinque candidati (2 donne e
3 uomini) e l’assemblea, per alzata di mano, si espresse all'unanimità accettando i cinque che
saranno consacrati l’agosto prossimo.
Il clima si "scaldò” un po’ nel
pomeriggio, quando si parlò di
finanze. E’ da tener presente che
da alcuni anni la Chiesa Riformata del Cantone di Neuchâtel
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Claudio Pasquet e Susanne Labsch
Evangelici tedeschi
dopo Cernobyl
(epd) — Molti rappresentanti
e gruppi dell’EKD (la chiesa
evangelica della Germania Federale) e delle chiese evangeliche della RDT si sono espressi
dopo l’incidente al reattore
atomico di Cernobyl.
H presidente dell’EKD, Martin Kruse, ha parlato di un ’segnale d’allarme per tutta l’umanità' e auspica lo ’sforzo di risparmiare l’energia’ per poter
rinunciare ai reattori atomici, e
10 sviluppo di nuove tecnologie
meno pericolose. Ha rivendicato inoltre una discussione pubblica sul fatto e non una sua
strumentalizzazione politica.
La chiesa dell’Assia ha deciso
di lanciare una discussione sull’energia nucleare in tutte le comunità, mentre la chiesa del
Palatinato si è già espressa contro l’energia nucleare in quanto
’minaccia per la vita’.
Il Sinodo delle chiese della
Repubblica Democratica Tedesca (EIKU) ha ribadito la necessità di discutere sullo smantellamento delle centrali nucleari e la rinuncia a nuove centrali.
In questa discussione dovrebbe
anche essere esaminata la possibilità di risparmiare energia
e di cambiare lo stile di vita.
11 Sinodo ha diretto una lettera
all’Exarca ortodosso nella RDT
esprimendo la sua perplessità
sull’incidente.
Timore di
contaminazione
(Iwi) — Il comitato nazionale
della Federazione Luterana Mondiale degli Stati Uniti (LWM)
ha disdetto un viaggio di studio
per la pace nell’URSS e in altri
paesi dell’Est dopo l’incidente
nucleare di Cernobyl per paura
di « contaminazione ». Il viaggio
doveva portare ad una maggiore
comprensione fra luterani dell’Est e dell’Ovest. Un portavoce ha definito questa decisione
come ’diffìcile’, sostenendo però
che anche ’solo la minima possibilità di pericolo dovrebbe essere presa sul serio’.
Chiese, banche
e apartheid
(epd) — Alcuni azionisti ’critici’ della Dresdner Bank, una
delle tre più grandi banche della RPT, hanno protestato durante l’assemblea generale contro i crediti che questa banca
dà al Sud Africa. Il portavoce
del Consiglio d’amininistrazione
invece ha ribadito che la banca non promuove l’apartheid
con i suoi crediti, ma lo ’sviluppo’ e la ’liberalizzazione’.
La chiesa di Berlino si è
espressa contro ogni investimento di soldi e beni in imprese sudafricane od imprese che
hanno stretti contatti economici
col Sud Africa. Beni ecclesiastici non devono nemmeno essere
investiti in imprese che producano armi atomiche, chimiche o
biologiche. La chiesa ha previsto anche dei controlli sulla realizzazione di questa decisione.
La chiesa del Baden invece
ha rinviato questa decisione al
prossimo Sinodo, mentre la
chiesa di Brema non vuole
disdire i suoi depositi presso le
banche che hanno rapporti economici col Sud Africa, perché
il disinvestimento romperebbe i
contatti con questi istituti e la
possibilità di dialogare per
far valere la propria influenza
contro l’apartheid.
Scandalo
’’ecumenico”
(epd) — E’ finita in uno scandalo la celebrazione del decimo
anniversario del centro ecumenico di Wùrzburg in Baviera,
che riunisce 4.770 cattolici e
1.800 evangelici.
Durante il culto celebrativo,
frequentato anche da rappresentanti di altri centri ecumenici,
il responsabile della diocesi cattolica per l’ecumenismo ha
escluso i protestanti presenti
dalla celebrazione della Santa
Cena. Sia protestanti che cattolici hanno subito interrotto la
predicazione, chiedendo ai cattolici presenti di disertare questa Santa Cena. Molti credenti
sono scoppiati in lacrime durante questo culto ’ecumenico’.
Predicatore
imbroglione
(epd) — Una commissione di
inchiesta indipendente ha rivelato un famoso predicatore TV
della California come truffatore. Il predicatore si è presentato in ’culti televisivi di guarigione’ durante i quali pregava per
i malati presenti e rivelava delle particolarità sulle loro malattie ’guidato dallo Spirito Santo’. In verità sua moglie riusciva ad informarsi durante la trasmissione sulle malattie dei partecipanti e trasmetteva i dati
al marito tramite radiotelefono.
ha rinunciato alla « tassa ecclesiastica » pagata attraverso lo
Stato, per cui ora vive soltanto
delle offerte dei fedeli e le finanze non sono tanto floride; il bilancio consuntivo del 1985 aveva
un certo deficit che si conta di
poter coprire con somme che arrivino in ritardo.
Ma la discussione si animò veramente quando si propose di
modificare il Regolamento sui
« Fondi immobiliari » per costituire una cassa comune tra le
varie chiese del Cantone, e ad
essa attingere per la riparazione
dei vari stabili.
Oggi la situazione è la seguente: alcune chiese hanno un fondo stabili consistente e poche
spese, altre hanno un misero fondo e tante spese di manutenzione.
Un delegato suggeriva di chiudere quei locali che richiedono
troppa manutenzione e servono
a pochi. Risponde il pastore di
un villaggio di montagna chiedendo qual è — in questo caso —
la misura per dire "scarsa frequenza”. Se in pieno inverno —
continua questo pastore — con
la neve alta al culto da me ci
sono 4 vecchiette, la frequenza è
più alta o più bassa di quanti
sono presenti nella chiesa principale di Neuchâtel?
Anche se con molti voti contrari, la proposta fu accettata.
Ecumenismo: in Svizzera è frequente la collaborazione tra Protestanti e Cattolici. Ad es., dopo
il culto inaugurale, veniva celebrata la messa nello stesso tempio. Nel 1980 è stata costituita la
« Assemblea temporale sinodale
ecumenica »: vi partecipano la
Chiesa Riformata di Neuchâtel,
la Chiesa Cattolica romana e la
Chiesa Cattolica cristiana.
Essa ha lo scopo di rinnovare
e approfondire lo sforzo ecumenico e promuovere l’unità delle
Chiese, seguire le coppie interconfessionali, avere catechesi comune e battesimi interconfessionali. E la Relazione al Sinodo
conclude con questo paragrafo:
« Possa il contributo apportato
da questa Assemblea alla vita
delle nostre Chiese chiamarci a
lasciarci rimodellare dalla potenza deU'Evangelo e dallo Spirito
Santo all’obbedienza al Cristo,
solo Signore della chiesa e del
mondo ».
Mentre una parte della Chiesa
era raccolta a discutere, un’altra
parte era raccolta in preghiera;
infatti in una sala accanto per
tutta la durata dei lavori v’era
una riunione di preghiera continua.
Archimede Bertolino
TORINO
Amicizia
ebraico-cristiana
Si è costituita anche a Torino
l’Associazione Amicizia EbraicoCristiana, composta da ebrei e
cristiani di varie confessioni
(cattolici, valdesi, battisti e ortodossi). Lo scopo dell’Associazione è, a termini di Statuto,
quello di « affermare, promuovere, coltivare, approfondire la conoscenza reciproca fra ebraismo
e cristianesimo ».
L’assemblea costituente ha eletto il seguente Consiglio Direttivo: Ernesto Riva, presidente; Piero Luzzati, vice-presidente; Marisa Avigdor, tesoriere;
Luciana Barbierato. segretaria;
Giuseppe Ghiberti, Enrico Paschetto, Alberto Taccia, consiglieri.
9
4 luglio 1986
cronaca delle Valli 9
Il giro dei luoghi storici della
storia valdese nelle Valli rimane
una delle proposte più affascinanti che possiamo offrire ai visitatori di questo angolo di Piemonte. Certo molto dipende da
come si racconta la storia valdese, ma senza dubbio le passeggiate, il contatto con la natura,
gli incontri valligiani che si possono fare in queste calde giornate estive possono costituire una
esperienza formidabile.
Il Comitato dei luoghi storici
¿ella chiesa valdese, che ebbe
nel compianto dottor Guido Riho t uno dei suoi maggiori artefici. ha ripreso a lavorare e valorizzare i luoghi storici sotto la
spinta di Edgardo Paschetto, insegnante in pensione, appassionato di storia e già carico di non
trascurabili impegni ecclesiastici.
.A! suo attivo c’è già la conclusione dei lavori di ristrutturazione della Gianavella, la casa antir;V deW'eroe valdese”, immersa nei boschi del vallone di Rorà.
Ma non tutto funziona per il
suo verso. Il luogo più lontano
nel tempo indicato dalla memoria storica valdese nelle Valli, la
"scuola dei Barba” a PradeltorT:o in Val d’Angrogna, il cosiddetto «Coulège» rischia di crollare sotto il peso della vetustà.
Ormai è pericoloso entrarci. C’è ■
£Ìà un progetto di rifacimento
del tetto in pietra, l'opera più
immediatamente . urgente ma,
precisa Paschetto: « non abbiamo ancora lanciato l’S.O.S. presso la popolazione delle Valli in
particolare e le nostre comunità
evangeliche per il reperimento
li: fondi necessari, poiché abbiamo pensato che questo momento è particolarmente delicato per
reperire fondi per il nostro Ospedale valdese di Torre Pellice che,
essendo un’opera viva, ha il diritto alla precedenza ».
In effetti le nostre comunità
sono fortemente impegnate a far
fronte ad una serie di impegni
onerosi: dalla ricostruzione dell’Ospedale valdese di Torre a
quella dell’Asilo dei Vecchi di
'San Gernvano Chisone, alla conclusione dei lavori della nuova,
spaziosa ala del Rifugio “Carlo
.Alberto”, che verrà inaugurata
Tiiltima domenica di luglio. Il
1: agosto inoltre, sempre in tema di nuova edilizia, è prevista
Tinaugurazione in Val d’Angrogna, alla Vaccera, della « Ca d'ia
pcis » del Bagnóou dove, con un
po' d’ansia, sono ripresi i lavori
nella speranza di arrivare al traguardo prefissato anche se c’è
aricora molto da fare.
E’ chiaro che appena girata la
pagina delle urgenze più immediate — e tra queste non dimentichiamo la nuova, bellissima, cucina del centro ecumenico di
Agape che inaugureremo sabato
16 agosto — l’attenzione e la solidarietà economica (e perché
no? anche quella ecumenica!) dovranno concentrarsi sull’antica
« sellala » dei predicatori itineranti del Medioevo. Il Collegio
dei Barba attira l’attenzione di
molti gruppi, scolaresche e appassionati di storia. Se non s’interverrà, il vecchio « Coulège »
crollerà e verrà cancellato dalla
mappa dei nostri luoghi storici.
Non è una foresteria, non è una
casa per i giovani. Economicamente non si autofinanzia. Produce soltanto storia e cultura.
Ma private del «Coulège», le
Valli perderebbero lo sfondo medioevale della loro tribolata sto
Ginseppe Platone
“La vita che ti sta davanti
sarà dura e pesante”
Risultanze del processo a Giorgio Bleynat - Un dramma che ha fatto
scattare il meccanismo della ^solidarietà umana e della fede
Il tragico scenario di un week
end di paura culminato un anno fa a S. Secondo con la morte di Roberto Bleynat per mano del fratello Giorgio è stato
rievocato nei giorni 24-25 giugno davanti al tribunale di Torino nel processo che si è concluso con il proscioglimento dell’imputato a cui è stato riconosciuto di aver agito in stato di
legittima difesa.
Era il processo a Giorgio ma
in realtà al centro delle due
mattinate è stato ancora Roberto, la cui figura è stata rivisitata dalle niunerose testimonianze
e dai discorsi dell’Accusa e della
Difesa con notevole penetrazione, senza che alcuno calcasse la
mano in modo strumentale nel
descriverne il carattere e gli atteggiamenti. E’ cosi tornato davanti a noi Roberto con la sua
esasperata sensibilità, con la sua
sete di amore costantemente frustrata, con il suo acuto senso
delle radici, della comunità, della terra, della famiglia, sempre
più intrecciato con le gelosie e
le tensioni rivelatrici di una
crescente e disperata solitudine.
Particolarmente efficaci le due
arringhe della Difesa che hanno
saputo riprendere, inquadrare
e interpretare gli elementi emersi nelle numerose testimonianze
di parenti, amici, pastori, vicini. L’avv. Rosscmando ha chiaramente individuato le cause
della crescente e ormai incontenibile violenza di Roberto nel
venire meno dei due punti fermi
che fino a un dato momento avevano dato una certa stabilità
alla sua vita: la presenza del padre, venuta meno con la grave
malattia che doveva portarlo
ad una fine prematura; il lavoro, a cui Roberto teneva con
un attaccamento parossistico e
che stava ormai per essergli tolto (e Roberto lo sapeva) per le
gravi infrazioni disciplinari che
i superiori non riuscivano più a
coprire e contenere.
L’avv. Serafino ha collocato la
vicenda della famiglia Bleynat
nell’ambito della comunità valdese che a S. Secondo ha sentito con chiarezza un dramma che
non si lasciava inquadrare nelle
LETTERA SULL’OSPEDALE DI POMARETTO
Un servizio per la
popolazione delle valli
Caro Direttore,
ad integrazione di quanto già
pubblicato nel numero scorso
del giornale, in risposta alla lettera del sig. Fulvio Minoli, sull’Ospedale di Pomaretto (precisando che rUSSL di cui si tratta è ovviamente la 42 e non la
43) consentimi alcune precisazioni anche ai fini di una maggior informazione ai lettori.
L’Ospedale di Pomaretto non
dipende dalla USSL, ma dalla
C.I.O.V. (Commissione Istituti
Ospitalieri Valdesi); a cui è riconosciuta per legge l’autonomia
giuridioo-amministrativa e che è
dotata di personalità giuridica.
L’Ospedale tuttavia non si comporta come una clinica privata
che « vende » servizi al territorio, ma in base a una scelta della Chiesa Valdese, inserisce le
sue prestazioni, senza rinuncia
alla sua autonomia, nel servizio
sanitario di zona.
II raccordo e l’accordo con
l’Ente locale è rappresentato da
una convenzione bilaterale dove sono stabiliti, per ognuna delle parti, obblighi e diritti. Allegato alla convenzione si trova un
documento descrittivo dei servizi che l’Ospedale si impegna a
rendere. Tali servizi sono ovviamente concordati ad evitare doppioni, sovrapposizioni, interferenze, situazioni inutilmente concorrenziali. A sua volta la Regione Piemonte, nella formulazione del suo piano socio-sanitario, identifica il nostro istituto
come presidio ospedaliero delTUSSL. Stabilite la natura, la
quantità e l’entità del servizio,
se ne deteiTnina il costo presunto con un bilancio preventivo di
spesa, presentato, discusso e
concordato con l’USSL- Il meccanismo è chiaro nella sua impostazione di fondo: si basa su
un principio di collaborazione
e di indipendenza con il fine comune di assicurare servizi sanitari efficaci alla popolazione.
Per quanto concerne i controlli, oltre a quelli previsti da
gli organi della nostra Chiesa a
cui ha già fatto cenno G.G. nella sua risposta ed essendo venuto meno il controllo di legittimità sulle delibere deH’Ospedale da parte del Co.Re.Co. dopo la approvazione della legge
449/84, la verifica avviene sulla
base dell’esame della conformità dei servizi resi, agli standard
quali-quantitativi previsti in convenzione, nell’ambito del bilancio preventivo. Ogni variazione
o assestamento di bilancio, è
chiaro che devono essere approvati in prima istanza dall’USSL.
E consentimi ancora un’ultima osservazione in merito al
costo dei servizi erogati dall’Ospedale. Dal bilancio consuntivo
per il 1985 dell’Ospedale di Pomaretto, a mani del Consiglio
di Gestione delTUSSL 42, risulta un costo medio per ogni giornata di degenza di circa 100.000
lire, che è certamente uno dei
più bassi nella nostra Regione.
E questo si è ottenuto non certo a scapito della qualità del
servizio, ma come frutto della
volontà di amministrare il più
correttamente possibile il denaro pubblico che viene messo a
nostra disposizione per i servizi resi, della eliminazione per
quanto possibile di sprechi e
spese inutili, ma soprattutto dell’impegno personale degli operatori delTOspedale di Pomaretto che pur lavorando in condizioni difficili, per problemi di
spazio, di attrezzature, di personale e di organizzazione, sanno offrire il servizio qualificato
che la popolazione conosce e apprezza. Siamo tutt’altro che i
primi della classe, chi lavora in
Ospedale sa i problemi enormi
e le tensioni che stiamo affrontando, ma il nostro obiettivo e
la nostra trasparenza stanno in
questo: non vogliamo costruire
un centro di potere, ma uno
strumento di servizio p>er il bene della popolazione.
Alberto Taccia
(presidente CIOV)
Società
di Studi
Valdesi
categorie della distinzione tra
colpa e innocenza e che reclamava un impegno di solidarietà. Questo dramma, la cui sola
pagina finale appariva in evidenza, ma che aveva dietro di sé
una serie infinita di giorni senza sbocco e senza speranza, era
stato affrontato da una famiglia
che nell’esperienza storica e nella fede riformata aveva imparato ad accettare le prove più dure senza tirarsi indietro, reagendo con un atteggiamento positivo di impegno e di servizio, nella famiglia e nella comunità.
Da questo processo, condotto
con sensibilità dal Presidente
Zagrebelsky, Giorgio esce dunque prosciolto. Al di là del significato tecnico della legittima
difesa, che è stata invocata dalla
Difesa ma che era anche stata
prospettata con molto rigore logico dall’Accusa, il fatto che la
Giuria abbia ritenuto non punibile Giorgio non ha significato
un riversare su Roberto la responsabilità di quanto è successo nel pomeriggio dell’S luglio
dell’anno scorso alla Lombarda
di S. Secondo; ha significato
piuttosto un assumere la responsabilità globale dì un dramma
che trascende la categoria della
colpa.
Il che non significa che questa sentenza, pur di assoluzione,
sia di- per sé liberatoria. Come
potrebbe? Le ferite profonde
del dramma restano e non è una
sentenza umana — che pur si
avverte di giustizia nei confronti dell’intera famiglia e quindi
anche di Roberto — a chiuderle. Qualunque sia l’esito del processo — ha detto intensamente
l’avv. Serafino a Giorgio al termine della sua arringa — la
vita che ti sta davanti è dura e
pesante. E così è, anche al dì
là della porta aperta dell’assoluzione. Ma il richiamo che nelle parole del fratello Serafino
permane per Giorgio come ^r
tutti noi, è Tappello a condividere 1 pesi di chi ne è caricato
e il rinvio della fede a Colui che,
essendosene fatto carico per noi,
sa portarli con noi.
Franco Giampiccoli
SAN GERMANO CHIS.
Gite storiche
Giornata di pioggia quella di
domenica 15 giugno, scelta per
la seconda gita storica, a Peumian, molto diversa dunque dalla assolata giornata di Possano.
Diversa anche l’assemblea! Non
la nutrita schiera di coralisti e
amici sulle piazze e nel castello
ma un gruppo ridotto di persone nella piccola scuola e poi, nel
pomeriggio, nel vasto locale, gentilmente messo a nostra disposizione dalla Pro Loco.
Giornata però egualmente ricca ed intensamente vissuta da
tutti i partecipanti. Un grazie
agli amici di Peumian e del museo di S. Germano per l’ospitalità, la disponibilità, l’accoglienza.
Prendere nota della prossima
gita. Domenica 3 agosto a Rodoretto e Galmount con la stessa formula: culto a Rodoretto,
salita a Galmount e rievocazione storica, visita al museo di
Rodoretto. Per l’occasione rincontro tradizionale del colle delle Fontane sarà sospeso e convogliato a Galmount.
G. T.
La tradizione
oraie
Il preannunziato seminario,
organizzato dalla Società nei
giorni 6-7 giugno, ha avuto luogo con buona partecipazione di
pubblico. Più che di pubblico,
cioè di persone venute nell’Aula
Sinodale, sede dell’incontro, per
ascoltare e vedere, si è trattato
di giovani e studiosi interessati
alla tematica proposta.
Il prof. Joutard, a cui avevamo affidato la presentazione del
problema, ha occupato quasi l'intera giornata con un’ampia e
documentata relazione impostando in modo altamente qualificato, pur senza essere tecnico, il
problema. La storia è sempre
stata glorificazione e giustificazione del potere, oggi tende invece a diventare rilettura molto articolata delle vicende del
passato; deve perciò essere letta
non solo con l’ausilio dei documenti scritti ma di molte altre
tecniche; la storia non è solo,
e non tanto, il racconto delle vicende dei grandi quanto lo spaccato della vita della società.
Molte tesi illustrate dal prof.
Joutard erano già note ai presenti perché da lui illustrate in
precedenti pubblicazioni o facenti parte ormai della sensibilità storiografica comune. Il
grande vantaggio di questo incontro però era rappresentato
dal fatto che l’apprendimento
poteva avvenire in modo diretto
con un qualificato rappresentante di questa storiografia e non
sui libri.
L’interesse per noi era rappresentato però da un fatto molto particolare. Il prof. Joutard
ha compiuto ampie, ed ormai
classiche ricerche, nella regione
protestante delle Cevenne per
raccogliere le tradizioni che vi
si sono conservate della guerra
dei Camisardi. Il ricordo di una
guerra in cui si sono intrecciati
motivi politici e religiosi è molto particolare ma non dovrebbe
essere molto lontano dal modo
in cui anche i valdesi hanno tramandato i ricordi delle loro battaglie. E’ accaduto anche fra noi
quello che è accaduto nelle Cevenne o la nostra tradizione orale presenta aspetti diversi e particolari? All’impostazione di questo tema sono stati dati utili
suggerimenti nelle giornate del
seminario e speriamo di poterli
mettere a frutto.
Alle conferenze si sono affiancati altri momenti altrettanto
significativi: la proiezione del
bel film « Les Camisards » di
Jean Allio, che ci ha creato non
poche difficoltà tecniche, e la
presentazione di due videocassette, frutto di una ricerca di carattere storico, in scuole superiori marsigliesi, della signora
Joutard, insegnante di storia.
Molti i motivi di apprendimento e di stimolo dunque di cui forse avrebbero potuto fruire più
persone.
G. T.
L'Amministrazione Comunale e la
Pro Loco di Luserna S. Giovanni
organizzano la manifestazione
EXPO ’86
per il periodo 5/13 luglio p.v.
MOSTRE:
Area botanica
Fotografia: Luserna San Giovanni
di ieri attraverso l’obiettivo
Bonsai e fiori secchi
Le mani di fata: lavori femminili
Erbario "Rifugio Valanza” - fotografie
Flora spontanea della Val Pellice
- fotografie
Il Libro: storia, cultura e costume
della Val Pellice - di Autori Valligiani e non.
10
10 cronaca delle Valli
4 luglio 1986
BOCCIARE
ALLE ELEMENTARI
Al termine di ogni anno scolastico,
su tutti i giornali si fanno i bilanci di
come hanno funzionato i vari tipi di
scuola: si contano i boociati, si fanno
le percentuali, e sf cerca di individuare ciò che non funziona.
lo e mia moglie abbiamo ritenuto di
inviare questa lettera, nella speranza
che si possa iniziare, particolarmente
nella zona di Perosa, un dibattito e
un confronto sui problemi che esporremo.
Abbiamo un figlio che frequenta la
3* elementare, a tempo pieno nel plesso di Perosa Argentina.
Ho accettato di impegnarmi negli
organi collegiali, perché credo nella
partecipazione, e sto dando il mio
contributo come rappresentante di
classe, e come membro del consiglio
di circolo.
Abbiamo intrapreso « l'esperienza »
scolastica di nostro figlio, prima alia
scuola materna, ed ora alle elementari, come un momento per approfondire, e assolvere senza demandare
ad altri la parte che ci compete nel1'« educazione • e nell'« istruzione ».
Intendevamo questa esperienza come
collaborazione con gli insegnanti, ma
anche come aggregazione e ricerca
tra i genitori per superare assieme
le. difficoltà.
Non avevamo e non abbiamo la presunzione di voler vedere risolti i problemi, però ci sembrava possibile almeno tentare di affrontare i più importanti, invece ci stiamo accorgendo
che è più difficile del previsto per non
dire quasi impossibile.
Stiamo scoprendo una scuola, dove
l'aspetto principale è il volume di nozioni da far entrare nella tèsta dei
bambini, e questo con l'approvazione
della stragrande maggioranza dei genitori.
Ognuno di noi pensa solo al proprio figlio.
L'interessamento è quasi esclusivamente rivolto ai voti, anche se al
posto dei numeri abbiamo sostituito i
bene, bene -|-, bene —, ecc.
Abbiamo provato a fare alcune pro
POMARETTO
poste sullo sport, affinché almeno
questo non dividesse i bambini e diventasse una esperienza di tutta la
classe: è stato un fiasco anche questo.
I genitori ci tengono ad avere dei
figli che praticano lo sport, ma visto
che nella scuola deH'obbligo non è
gratuito, se qualche bambino non può
accedere per difficoltà economiche, diventa un problema che non interessa
più né i genitori, né gli insegnanti.
Certamente gli insegnanti non si
spendono più di tanto per facilitare
Il dibattito e soluzioni meno individuali.
I colloqui, periodici, individuali, tra
gli insegnanti e genitori sullo • stato
di salute scolastica » del proprio figlio, non facilitano certamente la socializzazione dei problemi.
E' ovvio che in questo contesto,
dove è più importante la nozione appresa dai singoli che l'esperienza globale fatta da un gruppo di bambini,
è molto più facile che si evidenzino
nuovamente le differenze di livello
raggiunto fra il « primo » e « l'ultimo ».
Da qui al fatto di pensare che alcuni bambini proprio non ce la fanno
e vanno bocciati il passo è breve e
non crea più nessun scalpore.
Infatti nella classe di nostro figlio
(3* elementare) dopo pochi mesi di
scuola affiorava già la necessità di
fermare tre bambini.
La drammaticità della situazione che
si sta creando, è che di questi problemi non siamo riusciti a discuterne
tra i genitori e gli insegnanti.
Tra l'altro, nessun organo collegiale,
con rappresentanza di genitori, prevede la discussione di questi argomenti.
Altra considerazione preoccupante è
che il numero di bambini in difficoltà,
già nelle elementari sembra in aumento, e per molti di questi I motivi sono di carattere « sociale ».
Occorre quindi porsi l'interrogativo:
cosa serve bocciare nelle elementari?
Il bambino « férmato » che deve iniziare l'inserimento in un nuovo gruppo come reagirà?
Forse non è meglio tentare di ricuperarlo, anche con mezzi straordinari, nel gruppo di origine?
Altro aspetto da non sottovalutare
è che i bambini si abituano alla « selezione », si rassegnano al fatto che
uno è « diverso » dall'altro, senza capire che non è giusto fare una competizione e vedere chi arriva prima,
gareggiando: uno in bici, l'altro in
motorino, e magari qualcuno con I
piedi scalzi.
Comunque alla fine dell'anno scolastico due bocciature sono rientrate e
invece una è stata confermata.
Abbiamo voluto comunque Inviare
questa lettera perché i problemi che
abbiamo posto sono tuttora presenti
e non dipendono dal numero dei bocciati.
Siamo coscienti che gli insegnanti
hanno dei grossi problemi di categoria.
Uno dei fondamentali è quello della
diminuzione dei posti di lavoro dovuta al calo demografico.
Però II problema dell'occupazione
degli insegnanti non si risolve con la
formazione di «tempi pieni» l'anno
prima della soppressione del posto.
Vanno cercate altre soluzioni perché, questa, probabilmente degrada
solo la qualità del servizio.
Siamo convinti che se i genitori
continuano a «delegare» e gli insegnanti non cercano e non stimolano l'aiuto dei genitori, la scuola si sfascerà
sempre di più.
Siamo disponibili per qualsiasi dibattito, in qualsiasi sede con tutti
quelli che lo desiderano.
Ringraziando porgiamo distinti saluti.
M. Ausilia Buggin
Franco Polastro, Perosa Argentina
CASE DI RIPOSO
E CONVENZIONI
CON L’USSL 43:
MEGLIO TARDI
CHE MAI
Leggo sul n. 25 del 20.6.1986 una
relazione sul lavoro svolto dalla Conferenza del primo Distretto a firma di
G. Platone, In cui, a proposito di case
per anziani, si riportano interventi del
membro della Tavola Valdese Bruno
Bellion, anche pastore a Luserna San
Giovanni e del Direttore dell'Asilo
Valdese di San Giovanni, Livio Gobello, anche vice-sindaco di Luserna,
nettamente favorevoli a convenzioni
con la USSL n. 43 per un certo numero di posti letto dei nostri Istituti e
nella fattispecie dell'Asilo di San Giovanni: la cosa mi ha rallegrato molto,
perché ciò era già previsto nel Piano di Attività e Spesa dell'USSL stessa, varato nel marzo 1985, come un
obiettivo da raggiungere. Da tempo se
ne parlava infatti, ma non pareva ohe
le istituzioni valdesi accettassero di
buon grado il filtro dell'ente pubblico
per le ammissioni degli ospiti e perciò non si era arrivati a nessuna conclusione.
A dire il vero, avrei preferito che
questa decisione non fosse dettata
unicamente da difficoltà di ordine finanziario, che ci si propone di superare in questo modo, ma da una maggiore disponibilità alla collaborazione,
dimostrata assai feconda, per esempio,
nell'ambito della convenzione per l'Ospedale Valdese di Torre Pellice. Ma
è pur sempre possibile ricuperare il
tempo perduto e ripartire insieme sul
comune obiettivo del servizio.
Ringrazio per l'ospitalità.
Franca Co'i'sson, Angrogna
L’assemblea di
chiesa si esprime
sulla chiusura
della Scuola Latina
Con la fine dell'anno scolastico si
è chiusa l'attività della Scuola Latina. Il
Comitato del Collegio sulla base del
deliberato del Sinodo che « autorizzava » la chiusura della scuola ha infatti deciso di chiudere le iscrizioni alla scuola già dall’anno 1986/87. Secondo il Comitato il proseguimento
per ancora un anno dell’attività scolastica avrebbe comportato la spesa
di alcune decine di milioni per rendere conforme la struttura alle nuove
norme di prevenzione incendi ed infortuni, soldi di cui il Comitato non dispone. Di diverso avviso è la comunità valdese di Pomaretto che ha approvato aU’unanimità il seguente ordine del giorno:
« L'Assemblea di Chiesa della Comunità di Pomaretto riunita in data
22 giugno 1986
segnala profondo disagio per il fatto ohe il Comitato della Scuola Latina non abbia capito l'importanza di
permettere agli alunni già iscritti di
concludere il ciclo;
esprime sentimenti di viva riconoscenza per chi ha operato nella Scuola
Latina fino alla sua chiusura, collegando l’insegnamento con l'annuncio della Parola;
esprime volontà e disponibilità affinché la « Scuola Latina » trovi nuove
forme di presenza culturale e sociale
aH’interno della nostra comunità e in
valle ».
La carta vale.
Perché non la recuperi?
E’ un nuovo sistema di vendita
che pratica al consumatore
’’prezzi specialissimi”
scontati (da qui il nome DISCOUNT)
del 10-15% anche sui prezzi
dei supermercati
E’ PIU’ DI UN SUPERMERCATO!
E’ UN VERO MERCATO ALL’INGROSSOI
a TORRE PELLICE
è arrivato qualcosa
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VENERDÌ' 11 Luglio
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(nelle adiacenze di Corso Gramsci)
BBBBBBÌ|.*flBM B B'B’b a B B'B'i B BÉ'a-B B B'B
11
4 luglio 1986
cronaca delle Valli 11
CONVEGNO A TORRE PELLICE
Obiettori di coscienza
ed opere valdesi
Si è tenuto nei giorni 14 e 15
giugno presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice un incontro
. di obiettori di coscienza in servizio presso le opere della Chiesa, organizzato dalla locale Commissione Pace e Disarmo. In seguito ad un ordine del giorno
del Sinodo ’85 la Tavola Valdese ha chiesto alle proprie opere,
convenzionate col Ministero della Difesa, di avviare una riflessione sul ruolo degli obiettori
nelle opere, sul rapporto tra
obiettore e diaconia e tra obiettcire ed impegno per la pace. Alla Commissione Pace è sembrali opportuno organizzare quesio convegno in modo da fare
una valutazione collettiva del
servizio civile, non limitata alla
singola struttura ed al singolo
obiettore. A tale iniziativa hanno
aderito il comitato di solidarietà con gli obiettori di coscien7.. la Fgei e la CED.
L’incontro si è aperto il sabato pomeriggio con un’ampia
ed esauriente relazione articolala in tre punti, a cura di Paolo
Guy, presidente del comitato di
solidarietà con gli obiettori di
coscienza. Egli ha tracciato un
po' la storia dell’obiezione di
ci scienza nella Chiesa Valdese,
attraverso gli ordini del giorno
e gli atti sinodali, dal lontano
ivd8, anno in cui è stata presentala una relazione del past. Giorgio Tourn sull’obiezione di coscienza, fino ad oggi, sottolineando che la Chiesa Valdese ha
sempre posto tale forma di disobbedienza civile nel quadro
pili ampio della nonviolenza. Ha
pc ! fornito alcuni dati interessanti sull’obiezione di coscienza nelle
nostre opere, sollevando anche
alcuni problemi riguardo alla gestione degli obiettori, come
la necessità di un maggiore coniano tra la Tavola e le strutture convenzionate.
La Tavola, che fa da tramite
tra opere e Ministero per la richiesta di obiettori, è convenzionata per avere 53 obiettori in
22 centri, ma attualmente sono
Sàio 14 i giovani in servizio. La
parte burocratica (presenze, licenze, ecc.) è compito dell’opera o dell’obiettore stesso e risulta quindi molto più decentrata. Infine, parlando dell’obieziune di coscienza in Italia, è stata fatta una panoramica de! servizio civile dal ’72 ad oggi, sottolineando i punti principali delle larie proposte di legge presentate alla Camera.
Nella serata di .sabato una tali! a rotonda presso l’aula sinodale ha fornito ai partecipanti,
grazie alle numerose relazioni
(forse troppe), un quadro completo dell’attuale servizio civile
in Italia.
Dopo la testimonianza di Antonio De Filippis, giovane obiettore che si è autoridotto il servizio civile a 12 mesi per richiamare l’attenzione pubblica sulla
disparità tra servizio civile e
quello militare e sulla necessità di una riforma, è stato il turno di Giancarlo Bussone, impegnato nel movimento pace e
membro della LOC. A partè il
fatto che' _ il ’ Ministero della Difesa ha sempre boicottato il servizio civile approfittando anche
di punti poco chiari della légge,
dal ’72 ad oggi si è delineata una
nuova figura dell’obiettore, passando dal nucleo di poche persone, profondamente convinte,
ad un ordine di migliaia di giovani. Se prima l’obiezione di coscienza era un fatto personale,
ora ha uno spazio politico e non
può essere trascurata. Quest’aumento « quantitativo » però ha
generato « una caduta di tensione delle motivazioni che stavano dietro alTobiezione di coscienza », creando una diminuzione di qualità, fatto comunque
positivo in quanto « essendo meno motivati si è più disposti al
dialogo senza idee preconfezionate e il servizio civile diventa
l’inizio di una maturazione per
determinate scelte ». Da sottolineare infine il rapporto instaurato tra obiettori ed il movimento pace nel quale l’obiezione
in generale (fiscale, al lavoro,
ecc.) assume un ruolo molto importante.
Il prof. Rodolfo Venduti, magistrato e docente universitario,
in una chiara e semplice esposizione ha sottolineato come la
legge 772 sia ricca di elementi
disincentivanti e contrastanti
l’obiezione di coscienza, proprio
per il fatto che legalizzando questa forma di disobbedienza civile bisognava in qualche modo
contenerla e frenarla per evitare quello che poteva essere il
disgregarsi delle forze armate.
Il servizio civile quindi non è altro che un ripiego, un surrogato
del servizio militare: è sostitutivo, non alternativo, al servizio
per eccellenza. In questo senso
sono stati fatti grossi passi avanti (per es. la sentenza 113 della
Corte Costituzionale secondo la
quale l’obiettore non deve essere giudicato da un tribunale militare in caso di reato) ma molti
se ne devono ancora fare. A questo proposito la commissione difesa della Camera sta discutendo in sede preparatoria diverse
proposte di legge per la riforma della 772, che hanno come
punti focali l’eliminazione della
commissione di valutazione, la
riduzione della durata del servizio civile, rendere perentorio
il termine di accettazione della
domanda, sganciare dal Ministero della Difesa la gestione del
servizio civile per inglobarla nella Protezione Civile o istituire
un corpo di Servizio Civile Nazionale.
La difesa popolare
nonviolenta
Paolo Candelari, esponente del
MIR, ha parlato della Difesa Popolare nonviolenta, nata in Germania, come forma di difesa alternativa a quella armata e basata su di un concetto non violento secondo cui il popolo tutto
una libreria - due specializzazioni
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giochi educativi e libri
per bambini e raga**i
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agricoltura
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diventa protagonista' della difesa. Tale modello si prefigge 4
scopi fondamentali: , la difesa
della sovranità popolare, minori
danni possibili alla popolazione
civile, integrità del territorio, indipendenza nazionale, elementi
questi che vengono totalmente
trascurati dall’attuale modello di
difesa. Mezzo principale è la
non collaborazione e la disobbedienza civile ad un eventuale
governo invasore. Esempi storici di tale forma di difesa sono
la resistenza degli insegnanti
norvegesi contro il nazismo, della popolazione danese contro le
deportazioni, la liberazione dell’India, il caso della Polonia e
ultimo quello delle Filippine.
Aldo Ferrerò, del Progetto
Cultura della Pace e Protestanti
nel Pinerolese, esponendo la sua
nersonale esperienza di obiettore « incarcerato », e con l’analisi dell’attuale posizione dell’esercito nella situazione mondiale, ha concluso la tavola rotonda sottolineando l'importanza
che l’opposizione e le critiche
all’istituzione militare nascano
all’interno delle forze armate
stesse mentre con il servizio civile sovente si perde il contatto,
l’analisi ed il rapporto umano
con le persone che vivono all’interno dell’istituzione stessa. « Un
obiettore veramente convinto
faccia il servizio militare e certamente oorterà nel suo piccolo
un contributo al miglioramento
dell’esercito ».
Nella mattinata di domenica
infine vi è stata una simpatica
chiacchierata a cui hanno partecipato, oltre ai membri della
Commissione Pace e ad alcuni
obiettori. Paolo Ferrerò, segretario nazionale della Fgei, Silvio
Vola, che si occupa degli obiettori degli Istituti Ospitalieri,
Paolo Gay, del comitato di solidarietà e Stefano Donati, della
direzione di Democrazia Proletaria invitato dalla Tavola. Si
è parlato del rapporto tra l’obiettore e l’opera, sottolineando
l’importanza di una programmazione per un giusto e valido svolgimento del servizio civile in
modo da non assumere la funzione di « tappabuchi » e di
creare un giusto legame tra
cbiettore ed impegno pacifista
per non vivere da soli un’esperienza del genere. Si è richiesto
al comitato di solidarietà un
maggior contatto con la LOC in
modo da agganciarsi più globalmente al mondo dell’obiezione
di coscienza, soprattutto per
quanto riguarda i corsi di formazione.
Per concludere mi sembra significativo il parere di un estraneo al nostro ambiente qual è
Stefano Donati: « La Tavola 'Valdese è un ente sui generis in
quanto la Chiesa Valdese fa riferimento ad un’area cristiana
di spirito critico e azioni pratiche ». Ecco perché l’o. c. è un
dato primario nell’impegno per
la pace.
Marco Fraschia
SEGNALAZIONI
Etnie: sui valdesi
di Germania
La rivista milanese < ETNIE - scienza,
politica e cultura dei popoli minoritari » pubblica nel suo ultimo numero, come sempre in elegante veste editoriale e riccamente illustrato, uno
studio di Franco Nicoli sull'emigrazione valdese in Germania. Con l’occasione, la rivista presenta un interessante — seppure già ampiamente noto — excursus storico ed etnografico
sulle travagliate vicende della diaspora valdese in terra tedesca. Più interessante è la parte relativa alla produzione poetica dei valdesi di Germania In « lengo tam belo », cioè nel
patois delle nostre Valli.
La rivista si pubblica in Milano per
cura del Centro Gutenberg di viale
Bligny 22. Nello stesso numero compaiono altri interessanti scritti, fra cui
uno sul piemontese « Partito dei Contadini » dovuto al nostro collaboratore
TaVo Burat che ricorda fra l’altro II
proprio esordio politico. Lo studio di
Donatella Cozzi e Cosetta Ceschia
sulle « possedute di Verzegnis » presenta stimolanti riflessioni sui rapporti fra comunità, clero, medicina e Stato nel Friuli ottocentesco da poco annesso all'Italia.
AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA vendesi sei stanze da ristrutturare; acquedotto, luce, bosco,
iprato. Telefonare ore pasti (0121)
91626.
UOMO solo, credente, colto, carattere
mite ed affettuoso, ottima salute,
buona presenza, Casa propria in riviera, conoscerebbe sigdbra o signorina età media o anche giovanile,
per affetto serio e sincero e matrimonio con vita agiata. Per ulteriori e dettagliate informazioni circa
l’età ed altri particolari informazioni della posizione professionale delTuomo interessato, rivolgersi
al negozio : « Tintoria Luisa » telefono n. 010/381546 nelle ore di
apertura dei negozi (ore 8/12,30 e
15,30/19,30) escluso il sabato ed i
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presso la famiglia di un medico in
un piccolo paese vicino ad Amburgo
in Germania, a partire da metà agosto. Per informazioni rivolgersi al
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RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
La famiglia della cara
Emilia Pons nata Carrou
ringrazia ancora tutti coloro che con
tanto -affetto hanno aiutato, confortato
e partecipato al loro dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 19 giugno ’86
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Teofìlo Coucourde
(Cav. di Vittorio Veneto)
nella impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti, ringraziano il Pastore Bruno Rostagno, la sezione Combattenti, i vicini di casa e tutti coloro
che gli sono stati vicini durante la lunga infermità, e che, con presenza, scritti, paro<le dì conforto e fiori, si sono
uniti a loro nella triste circc^tanza.
Inverso Pinasca, 29 giugno 1986
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berarài »)
RINGRAZIAMENTO
« In Cristo siamo stati fatti
eredi, affinché fossimo a lode
della sua gloria »
(Efesini 1: 11-12)
Cristo è risorto! Ha termfinato la
sua vita terrena
Katharina Staehii Rostagno
di anni 42
Bruno, Giovanna e Sara Rostagno,
le mamme, Peter, Walter e Rosmarie
Staehii, Sergio e Piero Rostagno, con
le loro famiglie e Gabrietla Bailesio,
vogliono dire a tutti voi, care sorelle e
fratelli che prendete parte al loro dolore, di quanto aiuto sia la vostra vicinanza e il vostro affetto.
Ringraziamo il Signore, perché il suo
Evangelo e il suo Spirito rendono cosi
reale e profonda la nostra comunione
nel dolore e nella speranza.
VUlar Porosa, 29 giugno 1986.
Il Comitato nazionale della FDEI
esprime la propria solidarietà in Cristo al pastore Bruno Rostagno e alle
sue figlie per la perdita della cara
Katharina
nella consapevolezza Ohe il suo appassionato lavoro al servizio del Signore
nell’amhito dell’ impegno femminile
nella chiesa, rimane prezioso ed incancellabile.
« Ecco, io ti ho posta dinanzi
una porta aperta, che nessuno
può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbata la mia
parola, e non hai rinnegato il
mio nome »
(Apoc. 3: 8)
Il Consiglio Nazionale della Federazione Femminile Evaihgelica Valdese Metodista, profondamente colpito
dalla perdita di
Katharina
esprime a Bruno, Giovanna, Sara Rostagno ed ai familiari tutti, la sua profonda simpatia nella comune certezza
della resurrezione.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Enrico Barai
ringraziano quanti hanno contribuito
ad alleviare il loro dolore per la scomparsa del loro caro.
Un pensiero riconoscente va ai medici, al personale dell’Ospedale di Pomaretto e ai pastori Coisson e Peyrot.
Massello, 25 giugno 1986
USSL 42 - VALLI
CHISONE ■ GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia. Farmaceutica :
Domenica 6 luglio 1986
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 • PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile].
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
Domenica 6 luglio 1986
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 uomo e società
4 luglio 1986
Il coraggio di fermarsi
La stima di un laboratorio californiano: saranno almeno 12 mila i casi di cancro causati dal
disastro delia centrale sovietica - In Italia una ricchezza ignorata, la geotermia - Quale futuro?
Il "dopo Cernobyl” continua a
far parlare di sé in molti modi.
Intanto, il reattore russo, secondo la non sospetta ammissione
della Pravda « non si è ancora
arreso, perché continua ad emanare radioattività ». Lo stesso
Gorbaciov, ancora pochi giorni
fa, ha definito l’incidente « uno
spaventoso disastro che ha gettato il mondo nel dolore ». Allo
stesso tempo, egli ha lanciato un
appello per creare un « regime
internazionale di sicurezza elettronucleare » e per studiare dei
meccanismi atti a « portare mutuamente dei soccorsi urgenti in
caso di situazioni di pericolo ».
A livello europeo occidentale,
in occasione della Conferenza
dei ministri della Giustizia tenutasi ad Oslo, è stato dato mandato al Consiglio d’Europa di definire una Convenzione continentale contro gli incidenti nucleari.
False certezze
A vari livelli locali e nazionali
proseguono il dibattito, le contestazioni, le iniziative referendarie (siete andati a firmare?),
mentre si fa via via più netta la
grave responsabilità di scienziati e tecnici (già sottolineata dal
nostro settimanale) nell’aver indotto falsi convincimenti e false
certezze nella pubblica opinione.
Per contro, è chiaro che coloro
i quali sin dal principio si erano
opposti agli insediamenti nucleari, subendo anche il dileggio e la
commiserazione degli "esperti”,
avevano giustamente valutato i
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Glacone, Adriano
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pericoli. Eppure, già nel 1958 la
Organizzazione mondiale della
Sanità, nel suo rapporto n. 151
non esitava a scrivere: « Dal punto di vista della salute mondiale,
la soluzione più soddisfacente
per V avvenire dell’utilizzazione
pacifica dell’energia atomica sarebbe il veder crescere una nuova generazione che abbia imparato ad adattarsi all’ignoranza e
all’incertezza ».
Secondo un recentissimo studio del Laboratorio californiano
(USA) L. Livermore, saranno almeno 12 mila i cancri prodotti
dal cesio 137 e dallo iodio 131
nei paesi sorvolati dalla nube di
Cernobyl, senza calcolare gli altri prevedibili 40 mila casi a motivo della contaminazione delle
catene alimentari. Il mensile
Monde Diplomatique di giugno,
nel dare questa notizia, commenta: « Chi può affermare di non
far parte degli “eletti”? Tutti...
e nessuno ». Varrà ancora la pena di sottolineare che il reattore
russo esploso era uno fra i meno potenti della massa delle circa 400 centrali nucleari distribuite nel mondo. E tuttavia, solo iit
Unione Sovietica, ben 400 mila
cittadini sono attualmente sotto
controllo medico, mentre altri
100 mila lo saranno per tutta la
vita. Un mese prima della sciagura, il ministro per l’Energia
dell’Ucraina aveva definito la
centrale come « sicura, ecologicamente pulita, una garanzia per
la popolazione e per l’ambiente ».
(?on queste premesse, che rispecchiano solo in minima parte
le tensioni e le contraddizioni
sulla questione nucleare ci dobbiamo chiedere, come cittadini
e come credenti, fino a che punto possiamo avallare e comunque sottostare a certe programmazioni ohe pongono al primo
posto quella che è stata definita
"l’idolatria tecnologica” a scapito di un equilibrato rapporto
colla natura e con quel mondo
che ci è stato affidato in custodia. Percorrendo questa via esasperatamente tecnologica, volta
al gigantismo, alla crescita ad
ogni costo, allo squilibrio, percorriamo anche la strada che va
in senso contrario a qualsiasi
società che si fondi sul rispetto
sia di ciò che ci circonda, sia
della persona nella sua integrità
tanto fisica quanto spirituale.
La situazione
italiana
Di fronte ad una situazione così problematica ed anche angosciosa cerchiamo di vedere come
si pone oggi in Italia il problema
energetico. Per questo, ci avvarremo di un prezioso libretto edito a cura della rivista -naturalistico-ecologica Airone, basato
sulla collaborazione di Italia nostra; su una vasta bibliografia e
materialmente redatto da due fisici, Gianni Mattioli e Massimo
Scalia, che in questi anni hanno
partecipato a commissioni di indagine sui problemi energetici
promosse dal Parlamento, dal
Consiglio d’Europa e da amministrazioni locali.
Un primo dato è che l’incremento medio dei consumi energetici è piuttosto contenuto, e
su questo vi è una generale convergenza da parte dei tecnici.
Nel periodo 1979-82 esso è stato del 3,2%, mgntre nel periodo
1982-84 è stato dell’1.7%.
Un secondo elemento è dato
dalla scoperta (fonte: Enel) ohp
più del 30% — .esattamente., il
30,6% — dell’energia che consumiamo è calore a bassa tempera
LE SCELTE ENERGETICHE DEL DOPO CERNOBYL X„iS
---------- ------------------------------------------------------ assieme ad una vera politica di
risparmio energetico, a risolvere
diversamente un indirizzo basato sul carbone e sul nucleare.
Le ’’piogge acide”
Uno degli aspetti più "congeniali” al citato documento è ovviamente quello legato all'ambiente. Già si sa dei grossi problemi di inquinamento legati al
funzionamento delle centrali a
carbone e a gasolio, che rilasciano nell’atmosfera quantità enormi di anidride solforosa (da cui.
poi le "piogge acide”), di ossidi
di azoto, idrocarburi, metalli,
ecc... Passando al nucleare, la
questione si compiica e si aggrava ulteriormente. Al fattore “sicurezza” (ohe fra l’altro ha già
portato ad una vertiginosa crescita dei costi negli Stati Uniti
dopo rincidente della centrale di
Three Miles Island, facendo cadere un altro mito, quello dell’economicità del nucleare) si sovrappone la questione della collocazione dei rifiuti radioattivi e poi
lo smantellamento delle centrali
vecchie: questioni che a tutt’oggi
non hanno trovato soluzioni affidabili. Per questi motivi, gli Stati
Uniti da quasi dieci anni non
ordinano più reattori nucleari,
mentre le aziende puntano per il
prossimo decennio, ad una decisa sostituzione di quelli esistenti
con dispositivi di risparmio energetico e col ricorso alle fonti rinnovabili.
Malgrado tutto questo, i nostri
responsabili paiono sordi e ciechi. Il documento ammonisce:
« Bisogna avere il coraggio di
fermarsi. Per ripartire subito
con una grande mobilitazione di
cervelli, di risorse umane e finanziarie, in Italia e nel mondo.
Le tecnologie integrative non
mancano: la loro efficacia é però,
direttamente proporzionale alla
volontà politica di privilegiarle^
rispetto ai coalizzati interessi
economici che premono in senso contrario ».
Roberto Peyrot
tura, per produrre il quale non è
certamente appropriato usare
combustibili pregiati (come il
petrolio che brucia a 1300°) o addirittura energia elettrica.
Le scelte del Pen
Per contro, il Piano energetico
nazionale (Pen) governativo prevede come fonte energetica più
rilevante il petrolio, destinato a
coprire il 40/45% del fabbisogno
al 1995. Segue il potenziamento
dei programmi a carbone e nucleari. Per il primo è previsto il
raddoppio della sua incidenza;
quanto al nucleare, sono previsti
impianti in Piemonte, in Lombardia ed in Puglia. E’ poi previsto il completamento della metanizzazione del Mezzogiorno, nel
quadro di un modesto incremen
to degli usi di gas naturale.
In realtà — come sottolinea il
documento che stiamo esaminando — ciò che è leggibile fra
le righe è che la vivace politica
délì’Eni, da cui si profila per il
prossimo decennio una grossa
disponibilità di gas, non può non
essere conflittuale con la strategia carbone-nucleare caldeggiata
dal Pen. L’ultimo punto programmatico governativo è il rafforzamento delle « azioni di conservazione e di risparmio e di sviluppo delle energie rinnovabili ».
Quanto al risparmio, la bassissima cifra stanziata non consentirà una politica incisiva: basti
pensare che daH’84 al 1995 è addirittura previsto un aumento del
15% delle perdite energetiche per
conversione e distribuzione (pari
aU’energia che darebbe la centrale nucleare di Caorso in un
anno!).
Le fonti rinnovabili
Circa le fonti rinnovabili, viene
affermato ohe « esse restano trascurabili ». Eppure in questo settore (che comprende la geotermia, ridroelettricità, l’energia solare, il biogas, il vento, ecc.) in
altre parti del mondo si compiono grossi progressi, con più numerose strutture distributive e
con conseguenti benefici effetti a
livello di occupazione. In modo
particolare la situazione appare
paradossale nei confronti dell’energia geotermica (e cioè quella
contenuta sotto forma di calore
nella crosta terrestre). L’Italia,
culla della geotermia, ha lasciato
che i suoi maggiori esperti andassero a lavorare, per sviluppare questa energia, in altri Paesi.
L’inerzia del Parlamento è tanto
più inammissibile — sottolinea il
documento — se si pensa che l’Italia è il primo Paese d’Europa e
uno dei primi del mondo per potenziali geotermici, sia ad alta
che a bassa entalpia.
Quanto all’idroelettricità, anche in questo caso ie valutazioni
governative appaiono sbagliate.
L’istituto d’idraulica del Politecnico di Torino, pur con ipotesi
prudenziali e col massimo rispetto possibile dell’ambiente (ricupero di impianti fuori uso e nuove piccole centraline) ha indicato
per la sola regione Piemonte una
maggior producibilità annua delio stesso ordine di grandezza della valutazione del governo a livello nazionale!
Per motivi di spazio, non possiamo qui soffermarci sul possibile impiego di altre fonti energetiche, quali le biomasse, il vento, il sole, l’alcool combustibile,
TORINO - LAICITÀ’ DELLA SCUOLA
Appello alle maestre
Nell’ambito delle recenti iniziative del Comitato torinese per
la laicità della scuola, sulla questione dell’insegnamento della
religione cattolica negli istituti
pubblici di ogni ordine e grado,
si è costituita una commissione
formata prevalentemente da
maestre di scuola materna. In
questo settore l’Intesa Falcucci-Poletti, in applicazione del
nuovo Concordato, prevede l’inserimento, ex novo, di due ore
di insegnamento confessionale.
Questo contrasta con quanto affermano gli « Orientamenti » del
1969: « Nella scuola materna non
è possibile né si deve mirare a
svolgere un sistematico programma differenziato per temi
culturali, o per valori sociali,
etici, religiosi giacché non lo
consentono ancora né le esperienze, né le strutture mentali,
né gli interessi del bambino, né
i livelli della sua maturazione
psichica ».
Con l’Intesa, invece, si introducono inevitabili discriminazioni
fra coloro che frequenteranno le
lezioni di religione cattolica e
coloro che se ne asterranno,
creando diversità impossibili da
capire per chi ha 3,4,5 anni. Non
si tiene conto per nulla della
realtà psicologica ed affettiva
del bambino, inserendo una problematica che esula dalla sua
effettiva capacità di comprensione.
Viene introdotto, per la prima volta,-un insegnamento au
tonomo, avulso dal contesto delle altre attività e per di più estraneo alle finalità ed ai compiti della scuola. L’Intesa prefigura, inoltre, una sottomissione degli insegnanti ad una autorità esterna alla scuola (il vescovo diocesano) ed una grave
interferenza nella sua gestione.
In considerazione di tutto ciò,
il gruppo di insegnanti di scuola materna ha redatto un appello, finora firmato da 244 maestre di Torino e di alcune città
della provincia, appello che invita tutti gli insegnanti a manifestare la propria « non disponibilità » ad insegnare la religione
cattolica. Il testo così si esprime
a proposito dell’Intesa Falcucci-CEI:
« Le disposi"iGni, specie per
quel che riguarda la Scuola Materna, hanno posto in evidenza
tutte le contraddizioni e le insormontabili difficoltà dell’insegnamento religioso in tale scucia. Le difficoltà che si delineano
interessano:
— aspetti psicopedagogici e didattici;
— aspetti che riguardano la
professionalità dei docenti;
— aspetti che coinvolgono le famiglie.
In particolare sulla professionalità degli insegnanti, intendiamo richiamare l’attenzione
dei colleghi, avvertendo un profondo disagio in vista delle de
cisioni alle quali saremo chiamati. Riteniamo infatti che le
insegnanti delle scuole materne
debbano rifiutare di rendersi disponibili per qualsiasi insegnamento confessionale.
Alcuni colleghi hanno esposto, nella lettera che si allega, le
ragioni di tale rifiuto, che condividiamo nella massima parte:
esso infatti si presenta, allo stato attuale, come l’unico mezzo
sul terreno operativo per difendere la nostra professionalità
in funzione dell’interesse della
scuola.
Invitiamo tutti i colleghi, credenti e non credenti, a manifestare sin d’ora la non disponibilità ad insegnare la religione cattolica, sottoscrivendo il presente appello ».
Il Comitato torinese per la laicità della scuola — Commissione scuole materne — si riunisce
il r e 3° lunedì del mese alle
ore 18 in via Pio V, 15.
Doni Eco-Luce
IMPORTI VARI
USA: Canal Felix 8.500 — Torino:
Chiesa Valdese via Nomaglio 50 000
— Svizzera: Graf A. 5.000; Chiesa
Ev. lingua italiana 30.000.
DONI DI L. 3.000
Torino: Comba P. Valdo — Angrogna: Melli Elio — Agrigento:- Castiglione Rosa — Venosa: Lovecchio Angela. ■ - - .