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Il
Anno VII
numero 7
dei 12 febbraio 1999
Lire 2.000 - Euro 1,03
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HiiTsiriii*
LA LIBERTA
FIGLIA
«Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi»
Giovanni 8, 31-32
TkJELL’EVANGELO di Giovanni Gesù
i V parla un po’ di più di libertà rispetto agli altri tre Evangeli, i cosiddetti sinottici. Non c’è un uso di questa
parola limitato a unica volta, ma c’è,
comunque, un unico passo: 8, 32-36.
Quindi, anche qui, grande rispetto,
grande sobrietà. Ma la parentela tra
questi pochi versetti in cui l’idea della
libertà torna come un ritornello e il
passo di Matteo che abbiamo incontrato la settimana scorsa va più in
profondità. La libertà nel pensiero di
Gesù, abbiamo visto, è legata alla sipazione di figli. Il contrario della libertà non è la schiavitù, ma l’estraneità. E, anche qui, c’entra la figliolanza. Non perché la libertà sia dei figli,
ma perché è essa stessa figlia: figlia
della verità. Dobbiamo dire che la no$tra opinione più immediata è piuttosto quella di segno opposto: la verità ci
f^bra figlia della libertà. Se sei libeIjo, puoi dire la verità, altrimenti, no.
"^sei libero, meglio, puoi dire tutto,
hindi anche la verità. Se non sei libe\ro, non puoi dire niente. Puoi pronun’ ziare delle parole, le parole imposte da
chi ti toglie la libertà. Ma proprio per
questo le tue parole non significano
niente, perché non comunicano quello
che vuoi far sapere, ma nascondono
quello che vorresti comunicare.
Dunque la libertà è figlia della
verità e non ne è la madre. Ora è
risaputo che nell’Evangelo di Giovanni
la verità è Gesù Cristo stesso, via, verità e vita (Giovanni 14, 6). La madre
della libertà non è quindi semplicemente una verità pronunziata, ma è
una verità incarnata, personificata,
crocifissa e risuscitata. Proprio per
questo le verità è madre della libertà.
Senza la croce e la risurrezione la libertà resta un'illusione. Può essere legata anche all’eredità più nobile,
all'eredità e all’elezione di Abramo,
ma resta semplice ripetizione di un
passato troppo terra a .ferra perché
possa essere veramente libero. La libertà non c’è se non avviene qualcosa
di nuovo. E l’unica esperienza veramente nuova è la morte del Figlio di
Dio e la risurrezione dai morti. Di
morti umane ce ne sono fin troppe. Di
risurrezioni non ce n’è affatto. La morte di Gesù e la sua risurrezione sono la
vera realizzazione della libertà perché
sono il nuovo per eccellenza.
SE la libertà è figlia della verità,
vuol anche dire che non è figlia di
altre cose. Non è figlia, per esempio,
delle rivendicazioni portate avanti
con successo, delle lotte vittoriose.
Queste possono essere giuste, ma non
danno la libertà. E, dall'altro verso del
problema, non è detto che le lotte perdenti privino sempre della verità e,
quindi, della libertà. Gli interlocutori
di Gesù si autodefinivano figli di
Abramo, quindi liberi. Forse erano in
tealtà più liberi come appartenenti al
popolo di quel Mose che non era entrato nella terra promessa, di quelFElia che a un certo punto desiderava
soltanto di morire, di quel Geremia
che aveva detto la verità quando profetizzava sventura contro un Anania
che profetizzava salvezza. Vicende
perdenti da un punto di vista immediato, ma vissute nell’orizzonte sia
della verità, sia della libertà. Se la libertà è figlia della verità, è figlia di
uria madre che non può essere messa
u morte con le armi da guerra e quindi porta in sé il patrimonio genetico
della vittoria e deU’eternità.
Claudio Tron
SEITIMANALK DEU.E CHIESE EVANÌiEElCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La legge approvata dalla Camera, e ora in Senato, va incontro alle attese degli ammalati
Più donazioni per i trapianti degli organi
La normativa, anche con il problematico silenzio-assenso, favorirà l'aumento delle donazioni
La «morte cerebrale», che rende possibili gli espianti, non va confusa con lo stato di coma
ALBERTO TACCIA
IL documento del gruppo di lavoro valdese e metodista sui problemi etici posti dalla scienza (pubblicato nel volumetto della Claudiana Bioetica, aborto, eutanasia],
a proposito del trapianto degli organi, auspicava l’approvazione di
una legge che favorisse l’estensione
della pratica della donazione, sia
pure con tutte le cautele relative al
rispetto della volontà del cittadino.
Il 2 febbraio la Camera dei deputati
ha approvato tale legge (attesa da
11 anni) che viene incontro alle
aspettative di migliaia di ammalati
a cui, dopo avere tentato tutte le
vie offerte dalla medicina, non rimane che la possibilità di sostituire
organi definitivamente compromessi con altri provenienti da una
persona defunta.
La legge richiede a tutti i cittadini,
dopo ampia e dettagliata informazione, una dichiarazione scritta che
esprima la volontà positiva o negativa, fatta salva l’eventualità di cambiare idea in qualsiasi momento. In
mancanza di detta dichiarazione,
subentra il consenso presunto.
Questo secondo caso non è privo di
una certa ambiguità poiché dovrà
essere accertato, al di fuori di ogni
dubbio, che il soggetto sia stato debitamente informato e non abbia
mai espresso il proprio diniego per
iscritto. Le dichiarazioni esplicite,
invece, verranno riportate anche
sulla tessera sanitaria di ciascuno.
Il problema che in questa materia suscita maggiore perplessità è
quello relativo all’accertamento
della morte. Come è possibile, ci si
chiede, che io sia già morto e i miei
organi siano ancora vivi? Quali garanzie ho di evitare di diventare
vittima di un processo di eutanasia
anticipata, se non di vero e proprio
omicidio? Il problema, esaminato
e studiato a livello mondiale, ha
trovato risposta esauriente nella
definizione di «morte cerebrale»: la
morte è data al momento della
cessazione di tutte le funzioni del
cervello. Attenzione: lo stato di coma, per quanto profondo, da cui
però ci si può risvegliare, come lo
stato vegetativo persistente, non
possono essere considerati morte
cerebrale. La morte del tronco cerebrale non è semplicemente la
morte di un organo, ma è la perdita irreversibile del funzionamento
dell’organismo come un tutto. La
morte, infatti, non è un evento subitaneo, ma un processo graduale
e irreversibile che parte dalla morte del cervello. Sulla base di tale
principio è possibile, con mezzi artificiali, mantenere in vita alcuni
organi, sia pure in un corpo definitivamente morto.
La legge votata dalla Camera e in
attesa di essere confermata in Senato, afferma dunque il principio
secondo cui i cittadini, con le debite eccezioni tra cui quella della libertà del diniego, sono tutti potenziali donatori. Questo contribuirà
ad aumentare grandemente le donazioni con sollievo dei malati in
lista d’attesa, ma anche a superare
il delicatissimo momento in cui.
accertata la morte cerebrale, viene
chiesto ai parenti l’assenso per il
prelievo di organi. Il forte coinvolgimento emotivo dei familiari rende spesso difficile affrontare con
serenità e in brevissimo tempo anche questo problema.
Un altro merito della legge, che
mira a considerare tutti i cittadini
potenziali donatori, è quello di togliere all’atto della donazione
quell’aureola di generosità e dedizione in cui alcuni tentano di trovare una specie di risarcimento
morale. La donazione di organi da
cadavere (altro discorso sarebbe la
donazione tra viventi) non ha valore di particolare generosità, trattandosi del prelievo di organi del
tutto inutili al soggetto e destinati
in ogni modo alla putrefazione.
Quindi niente retorica della donazione, ma affermazione di un dovere civile e solidarietà umana. Va
anche sfatata l’illusione, spesso
consolatoria, che una parte della
vita del donante continui a sussi
stere nell’organismo del ricevente
(«così qualcosa di lui vive ancora...»). Non è la vita del donante
che continua in qualche modo
nell’esistenza del ricevente, ma è la
vita di quest’ultimo che continua
grazie al trapianto di un organo
proveniente da un essere irrimediabilmente morto. È anche per la
salvaguardia di questo principio, e
per evitare problematici rapporti
di riconoscenza, che la legge stabilisce l’anonimato tra le parti.
La possibilità del trapianto di organi costituisce dunque una svolta
importante nella pratica medica.
Riteniamo corretto, anche da un
punto di vista evangelico, sfrondare questo atto di ogni retorica e sublimazione morale. Esso deve essere compiuto come semplice, ma
concreto atto di solidarietà umana
e civile per un’azione che a noi
non costa nulla e che può invece
costituire restituzione di esistenza
in una situazione umanamente
senza speranza.
Il Parlamento è diviso sulla procreazione medicalmente assistita
Serve una normativa responsabile e rispettabile
EUGENIO BERNARDINI
La procreazione medicalmente assistita tocca corde profonde dell’esistenza umana (la nascita, la vita, il desiderio,
l’identità...) e del binomio
medicina-teconologia,
con tutte le speranze (prevenzione e cura delle malattie) e gli incubi (eugenetica, clonazione) che
l’accompagnano. È anche
una questione che tocca
(ancora) una parte ridotta
della popolazione, per cui
si è portati a ragionare più
in astratto (ciò che è bene
0 male) che in concreto
(la ricerca di ciò che è regolabile e controllabile),
come invece è accaduto
nel recente passato su altre questioni riguardanti
la famiglia e la sessualità
(divorzio e aborto).
Ora, mentre è comprensibile che chi non è
toccato direttamente dal
problema ragioni con gli
amici in astratto («non mi
sembra giusto questo e
quello»), quando si è
chiamati come legislatori
a produrre una legge bisogna pensare prima di
tutto a regolare la realtà:
aumentano le famiglie di
fatto e monoparentali,
aumentano le convivenze. La famiglia giuridica
non sempre è più stabile
di quella di fatto. Può piacere o meno, ma sempre
più persone hanno modelli di vita diversi da
quelli tradizionali.
Di fronte a questa realtà il legislatore è chia
mato a produrre un sistema giuridico che regoli il
fenomeno e tuteli le parti
più deboli. Come si è già
fatto per i figli nati fuori
dal matrimonio: anche se
il legislatore può pensare
che i figli devono nascere
solo nel matrimonio, la
realtà è più articolata,
dunque ai figli «naturali»
riconosciuti dal padre sono stati dati gli stessi diritti di quelli «legali», perché la tutela dei figli (naturali o legali) viene prima di ogni altra cosa.
Lo stesso per la procreazione assistita: la
realtà è che oggi in Italia
si può fare di tutto (è il
«Far West della provetta»), nel resto dell’Europa
occidentale la materia è
già regolata in termini
normalmente più aperti
da quelli che si stanno
delineando in Italia. Che
senso giuridico ha per il
legislatore proporre una
normativa che sa già che
sarà elusa (basterà andare in uno stato vicino),
che ripropone la «doppia
morale» cattolica che acquieta le coscienze solo
di chi vive con gli occhi
chiusi, che ripropone uno
stato le cui leggi, come ha
detto in aula l’ex ministro
di Forza Italia Antonio
Marino, «non sono rispettate perché non sono
rispettabili»? Non ci siamo. Non solo, temo, nelle
aule della politica, ma anche nella mente di questo
paese sempre più portato
a preferire le crociate alla
libertà responsabile.
Nelle mani di Dio
MAFFEI, DEMATTIA, STORNAIUOLO,
ECUMENE
La violenza sulle donne
di DORIANA GIUDICI
EDITORIALE! »
Protestanti e Giubileo
di FULVIO FERRARIO ^ ^
A PAGINA I 1/
COMMENTO! »
Il papa e la pena di morte
diCUUDIOTRON
¡DAL MONDO!
Il debito del paesi poveri
conferenza di JUBILEE 2000
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 12 FEBBRAiq^t^ERD
«Lo spirito del
Signore, di Dio, è
su di me, perché il
Signore mi ha unto
per recare una
buona notizia agli
umili; mi ha inviato
per fasciare quelli
che hanno il cuore
spezzato, per
proclamare la
libertà a quelli
che sono schiavi,
l’apertura del
carcere ai
prigionieri, per
proclamare l’anno
di grazia del
Signore, il giorno di
vendetta del nostro
Dio; per consolare
tutti quelli che sono
afflitti; per mettere,
per dare agli afflitti
di Sion un diadema
invece di cenere, olio
di gioia invece di
dolore, il mantello
di lode invece di uno
spirito abbattuto,
affinché siano
chiamati terebinti
«Si recò a Nazaret,
dov’era stato
allevato e, com’era
solito, entrò in
giorno di sabato
nella sinagoga.
Alzatosi per leggere,
gli fu dato il libro
del profeta Isaia.
Aperto il libro trovò
quel passo dov’era
scritto: “Lo Spirito
del Signore è sopra
di me; perciò
mi ha unto per
evangelizzare
i poveri;
mi ha mandato
ad annunciare
la liberazione dei
prigionieri, e ai
ciechi il ricupero
della vista; a
rimettere in libertà
gli oppressi, e a
proclamare l’anno
accettevole del
Signore’’.
Poi, chiuso
il libro e resolo
all’inserviente, si
miseá sedere; e gli
occhi di tutti nella
sinagoga erano fissi
su di lui. Egli prese a
dir loro: “Oggi si è
adempiuta questa
Scrittura,
che voi udite’’»
(Luca 4,16-21)
di giustizia, la
piantagione del
Signore per mostrare
la sua gloria»
(Isaia 61,1-3)
VIVERE L'«OGGI» DELL'EVANGELO
Le parole di Isaia sono lì perché le facciamo nostre. Lo Spirito Santo è dato non
solo ai profeti ma ad ognuno di noi che riceviamo l'evangelo della liberazione
DANIELE GARRONE
Concludiamo questabre
’
ve serie di letture bibliche
collegate al tema del «giubileo»
ascoltando la voce di un anonimo araldo che porta una parola
di liberazione agli «afflitti di
Sion», cioè agli israeliti che vivono nella difficile situazione di
Giuda dopo il ritorno dall’esilio
babilonese.
I
Una «buona notizia»
N realtà il testo non menzio
na il termine «giubileo» e
neppure contiene alcun riferimento alla normativa di Lev. 25,
salvo una parola: la «libertà» che
viene qui proclamata è espressa
con lo stesso termine di Lev. 25,
10. Dietro la bellezza delle immagini poetiche con cui l’annuncio è rivestito, si cela perciò
la stessa concretezza dei testi
che abbiamo letto finora. Che si
tratti dell’affrancamento di chi a
Gerusalemme e in Giuda vive il
dramma del depauperamento,
dell’asservimento, dello sfruttamento o che si tratti delle conseguenze del lungo esilio o (come sembra probabile se si tiene
conto del contesto) di entrambe
le dimensioni... l’evangelo che
qui risuona è destinato a chi è
privato delle condizioni necessarie a vivere una vita serena e
piena o, per usare un termine
biblico, benedetta.
Si tratta proprio di un evangelo, di una lieta notizia. La parola
ebraica che la Riveduta rende
con «recare una buona notizia»
è resa in greco con «evangelizzare». Spesso, la lettura cristiana
ha etichettato l’Antico Testamento come «legge» e ha ritenuto che la dimensione dell’«evangelo» fosse limitata alla predicazione di Gesù e, per estensione,
al messaggio su Gesù raccolto
nel Nuovo Testamento.
Eppure anche l’Antico Testamento palpita di evangelo, e
non perché vi siano parole che
«prefigurano» Gesù. Israele è
vissuto di evangelo fin dall’inizio della sua storia. L’evento
fondante della storia di Israele
(l’esodo dall’Egitto, la liberazione dalla schiavitù) comincia
proprio con un evangelo di libertà affidato a Mosè che, come
un profeta, anzi come il sommo
profeta, lo trasmette agli schiavi
che gemono sotto il peso della
loro condizione. Nella situazione dell’esilio babilonese, un’altra voce (quella dell’anonimo
profeta a cui dobbiamo i capp.
40-55 del libro di Isaia) porterà
l’evangelo di un nuovo esodo, la
consolazione di una prospettiva
di libertà. E infine giunge l’evangelo del nostro testo, la parola di liberazione per gli «afflitti di Sion». Per ogni afflizione di
Israele c’è stato un evangelo.
Dio non ci lascia mai senza
evangelo.
L’evangelo della liberazione
inaugura un tempo particolare,
«l’anno di grazia del Signore, il
giorno di vendetta del nostro
Dio» (v. 2). L’anno in cui Dio si
mostra favorevole alle vittime
dell’ingiustizia e compie il suo
giudizio («vendetta») sugli oppressori. «Grazia» e «vendetta»
sono qui i due risvolti o forse i
due volti della giustizia (cfr. 1
Sam 2 e Sai 113). Quando l’evangelo della liberazione inaugura l’anno di grazia, tutto viene
ribaltato: «Per consolare tutti
quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio di gioia invece di dolore, il
mantello di lode invece di uno
spirito abbattuto» (w. 2-3).
L'evangelo della liberazione
IL nostro testo si conclude
1
L'«anno di grazia»
del Signore
Preghiamo
Un giorno,
impareranno delle parole
che avranno difficoltà a capire.
I bambini dell’India chiederanno:
«Che cos’è la fame?».
I bambini dell’Alabama domanderanno:
«Che cos’è la segregazione razziale?».
I bambini di Hiroshima si stupiranno:
«Che cos’è la bomba atomica?».
Ed i bambini di tutte le scuole
interrogheranno:
«Che cos’è la guerra?».
E tu risponderai loro e dirai:
«Sono parole fuori uso,
come le diligenze,
le galere e la schiavitù.
Parole che non vogliono più dire niente.
Per questo sono state tolte dal dizionario».
4 - fà . , *:
_ JeanDebruyne
(tratto da Quando è giorno? della Cevaa)
VORREMMO identificare il
portatore di questo evange
lo, ma è molto difficile. È un
profeta? Il profeta a cui dobbiamo i capp. 56-66 del libro di
Isaia? Oppure un (sommo) sacerdote? Non lo sappiamo. È
chiaro però che non si tratta di
un «messia» futuro. Il messaggero è già lì, il suo evangelo è già
risuonato. Ha parlato perché lo
spirito di Dio Io ha mosso. Ha
parlato perché è stato consacrato («unto») al servizio della parola che gli è affidata. Il richiamo allo spirito e la menzione
dell’unzione non indicano l’autorità del messaggero, quanto
l’origine e la natura della sua parola. Ci vuole proprio la potenza
di Dio perché si osi dire la parola che, pur sembrando contraddetta dall’evidenza dei fatti, ha
la forza di cambiare la realtà.
Quando risuona l’annuncio della libertà in una situazione in cui
nessuno osa neppure sognarla,
la liberazione si è già messa in
moto. L’evangelo non è un auspicio, ma un evento.
menzionando la «gloria del
Signore». Che cosa rende gloria
al Signore? Il fatto che gli sradicati diventino una piantagione,
che gli ultimi diventino i primi,
che gli afflitti siano consolati...
Quando regnano gli uomini,
questo non avviene. Avviene
però quando regna Dio. Per
questo il ribaltamento della
«sorte» degli ultimi è il più grande tributo alla gloria di Dio.
Secondo l’Evangelo di Luca,
l’azione di Gesù comincia in riferimento a questo evangelo di
liberazione. Dopo il battesimo
(Le 3, 21s.) nel corso del quale lo
Spirito Santo scende su di lui,
dopo la tentazione (Le 4, 1-13),
che egli affronta «ripieno dello
Spirito Santo», si reca nella sinagoga di Nazaret e partecipa alla
preghiera del sabato. Alla lettura
della perlcope settimanale della
«Legge» faceva seguito quella di
un brano dei profeti e così Gesù
legge il brano di Is 61, 1-2. «Poi,
chiuso il libro e resolo all’inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano
fissi su di lui. Egli prese a dir loro: "Oggi, si è adempiuta questa
Scrittura, che voi udite’’» (Le 4,
20-21). Con questo egli vuol dire
che il tempo che egli inaugura, è
un «tempo di grazia», il tempo
della liberazione di Dio, il tempo
della sua «benevolenza».
Con questo riferimento all’evangelo della liberazione egli
qualifica tutta la sua opera, che
si «inaugura» proprio con questo episodio, tutto il tempo che
comincia con l’«oggi» della sinagoga di Nazaret. E il tempo in
cui il regno di Dio irrompe nelle
parole e nei gesti di Gesù. Il suo
insegnamento e le sue guarigio
ni, come i suoi incontri con i
peccatori, mtto sarà manifestazione del tempo della grazia.
Nell’«oggi» di Gesù culmina la
lunga storia dell’evangelo della
libertà che Israele ha testimoniato da Mosè ai profeti.
Fino al ritorno di Gesù, grazie
all’evangelo, può essere «oggi»
anche per noi, come a Nazaret.
Ogni anno del nostro calendario
umano è un «anno di grazia»
(come si diceva, saggiamente,
un tempo), ogni giorno può essere (’«oggi» dell'evangelo. Per
questo, per noi evangelici, non
può esserci alcun anno «santo».
Per questo non riteniamo corretto usare Is 61, 1 per «motivare» un «anno della remissione
dei peccati e delle pene...» («Tertio Millennio Adveniente» n. 14)
in cui si possa beneficiare della
grazia «in modo più largo» che
in altri periodi. Ma tutto questo
sia detto per inciso.
La cosa più importante è che
noi riscopriamo questo «oggi»,
l’oggi della liberazione po.ssibile
ancorché bollata come Irrealistica, tanto più nel clima cinico e
rassegnato che caratterizza questa fine di secolo. Lo spirito che
dischiuse l’evangelo della liberazione all’anonimo profeta di Is
61 non ha cessato di «soffiare»
sulle ossa secche del nostro
«realismo». Per riprendere una
profonda intuizione formulata
da R. Bohren in una predicazione sul nostro testo, le parole di
Isaia sono lì non solo perché le
ascoltiamo, ma perché le facciamo nostre, perché le ripetiamo
come rivolte proprio a noi. Egli
ci ricorda che, alla domanda
«Che cosa credi dello Spirito
Santo?», il Catechismo di Heidelberg (n. 53) non si limita a rispondere «che è coeterno col
Padre e col Figlio», ma aggiunge
•«che è dato anche a me». Non
solo ai profeti, ma anche ad
ognuno di noi che riceviamo
l’evangelo della liberazione. «Se
lo spirito invia anche noi oggi
come allora il profeta, allora ci
manda ad annunciare, a proclamare, a unire, a consolare, a dare... Se adesso alcuni di noi
escono e annunciano agli uomini qualcosa della liberazione, allora qualcosa dovrà cambiare...
se noi cominciamo a ragionare a
partire dalla presenza di Dio, allora intorno a noi qualcosa dovrà cominciare a diventare nuovo» (op. cit., pp. 102s.). Di questo abbiamo bisogno oggi.
(ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
La sezione 56-65 deh
bro di Isaia (il cosidde»
«Trito-lsaia») riflette la!
tuazione successiva airi
No babilonese. Il nosj
brano è tratto dalla sea
ne 60-62, composta di »
nunzi di salvezza. | w ;
del cap. 61 costituisco,
un'unità delimitata'
tratta di una sorta di j
Qua
che
topresentazione di i
che porta l'annuncioìi
salvezza. Is 61, 1-3 è u,'
dei testi comunemente,
frontati nel quadro del
trattazione del giubila
perché vi si ritrova (v, i|
termine ebraico (derj
«liberazione») che in i,
25, 10 indica la liberazi
ne dell'anno giubilare!
altre occorrenze sono: 5
34, 8; 15; 17 e Ez 46,17),
Secondo Le 4, 16-21,|
61, 1-2 è il brano dell
Scrittura letto da Gesù re
la sinagoga di Nazareti
da lui commentato coni
parole: «Oggi, si è ade»
piuta questa Scrittura, di
voi udite» (v. 21). Inqn
sto modo, l'azione di Gei
viene interpretata com
«anno di grazia». La cit,
zione di Is 61, 1-2 (seconé
la versione greca dei Set
tanta: questo spiega lafr,
se «ai ciechi il ricuperodei
la vista») in Le 4, 18s. pre
senta alcune modifiche ti
spetto all'originale: vie»
omessa la menzionedd'
«giorno di vendettall
nostro Dio»; viene insetli
una frase tratta da Is5^'
(«a rimettere in liberici'
oppressi»). : il
I problemi di Is 61; 111
sono sostanzialmente(te|
a) Chi parla qui in priis
persona? Lo stesso aiwii *
mo profeta a cui dobllii t
mo Is 56-66 (interpreti 1
ne prevalente)?
mo sacerdote che bfìi-,
sce un «anno giubili!;!
b) Qual è il contenu%V
la liberazione qui an'kv
ciata? L'affrancamenti
degli esiliati? L'affrane'
mento dei poveri rido#)
alla schiavitù dai debitii,
vittime di oppressioned)
parte dei «notabili»!!!
base al contesto, si piti
pensare ad entrambijif
elementi: la liberazioiii|
comprenderà sia la fi«
dell'oppressione «esteri
na», sia il ristabilimertl
della giustizia «internai. |
La sfida di una prediti
LAn
dii
to molte ’
sta frase,
tanto spei
che noi d;
A volte qi
no essere
rassegnai
con supe
credo co
volta che
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pensieri
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ciò che vi
lo il siler
una fiase
cosa sapi
ni di Dio?
Da qu
mondo
delle ma
che dace
Il nostro b
zione cristiana su quei»
testo della Bibbia ebraiti*
consiste nel non «appiatt'i
re» Is 61 su Le 4, facendo« ^
semplicemente l'antidpizione di ciò che Gesù ad
lizzerà. Al v. 1 l'espressWi
usata per l'annuncio di li'|
berazione è l'equivalenti ebraico del nostro «eva«'
gelizzare»: anche Isnadil
ha conosciuto la dimensiO'i
ne del l'evangelo comeai'’,
nuncio di liberazione nel^
sua storia! Solo la polefft
ca e l'apologetica cristia«
bollano l'Antico TestairW
to come «legge» o lo#
cono a semplice «profezii’i
di Cristo. D'altro lato,*)
tratterà di mostrare
le parole di Isaia esprin’J
Gioì
man
MAI
Gesù: il tempo inaugofatj
dalla venuta di Gesù è«a*|
no di grazia», cioè un te*
po in cui si compiono la*
berazione e la salvezza)
in cui il regno di Dio gW|
ge fino a noi. ,
Per
approfondifi'
- R. Rendtorff, IntriA
zione all'Antico Tes)
mento, Claudiana, Toni*
1990,261-263.
- L. Alonso Schòkel ®.|
L. Sicre Diaz, / prori
Boria, Roma, 1989, P»
416-421. A
- C. Westermann,
Capitoli 40-66, Paid6T
Brescia, 1978, 435-438. I
- P.-E. Bonnard, J
cond Ésaie, Gabalda, I
ris, 1972, 413-419. J
- R. Bohren, Prophd
dürftiger Zeit, Neukii
ener Verlag, Neukirtb
Vluyn, 1969, 98-104.
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La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
«La mìa vita è nelle mani dì Dìo»
Quando è detta con fede, questa frase esprime la consapevolezza che tutto ciò
che è importante nella nostra esistenza non è «nostro» ma è frutto di un dono
Scolpiti sulle palme delle mani di Dio
ANNA MAFFEI
La mia vita è nelle mani
di Dio». Ci sarà capitatomolte volte di sentire questa frase, e forse l’abbiamo
tanto spesso pronunciata anche noi da non farci più caso.
A volte queste parole possono essere espressione di pia
rassegnazione e pronunciate
con superficialità, eppure io
credo comunque cbe ogni
volta che udiamo queste parole dalle labbra di qualcuno
dovremmo soffermarci attentamente a considerare quali
pensieri, quali travagli le
hanno generate e ascoltare
ciò che viene dopo, anche solo il silenzio. Questa non è
una frase come un’altra. Che
cosa sappiamo noi delle mairi di Dio?
Da quando veniamo al
mondo abbiamo bisogno
delle mani degli altri, mani
che ci accarezzano, cbe ci cu
rano, che ci sorreggono, che
ci guidano, che ci correggono, che ci offrono protezione.
Mani su di noi, mani per noi.
Senza queste mani non avremmo potuto vivere, senza
le mani degli altri non si sopravvive. Poi cresciamo e facciamo da soli. La nostra vita
passa gradualmente dalle
mani degli altri alle nostre
mani. Impariamo ad usare le
mani, impariamo l’autonomia. Anche questo è indispensabile. Le mani degli altri non ci sembrano più così
centrali, così necessarie. Da
soli ce la possiamo fare, da
soli ce ia dobbiamo fare.
Vengono momenti in cui
sentiamo ancora forte il bisogno delle mani degli altri, di
mani che stringono le nostre
mani, di mani che continuano
a prendersi cura di noi. Non ci
emancipiamo mai del tutto
dal bisogno delle mani degli
altri, è esperienza di tutti i
llnostro bisogno delle mani degii aitri
(foto C. Maiello)
Gioire insieme a un altro
mano nella mano
ondili'
lann,
paide"
35-438.
balda,
Prophet*
Neukiri^
eukird'®'^
■ 104.
_ MARIANO DE MATTIA
SE i nostri volti sono le finestre da cui Dio si affacle nostre mani sono i
giardini in cui Dio pianta il
sente del servizio, attendenlione i frutti. Egli, con amorevole sguardo, osserva i frutti
<^}>e maturano nelle «manigi^dino», quei frutti medianía i quali la parola di Dio si
affre come pane quotidiano.
1-osì, mediante il servizio una
creatura, tendendo una maao, trova un’altra mano ed
un’altra creatura, cosicché
*ono in due a gioire avendo
"limano nella mano.
nuna mattina di novem“fe, sono le undici e da poco
sono giunto alla stazione ferloviaria di Roma Termini. Il
freno che attendo, diretto a
Firenze, partirà tra circa un’
Ufo. Decido, dunque, di diripritii in sala d’attesa. Giunfr"ñ, mi siedo e subito il mio
Sguardo è rapito da una don1® che mi siede di fronte. La
pardo e mi appare come
Una delle tante persone che
pn hanno dove posare il capj i suoi piedi nudi, un cappilo che lascia appena scorpfe gli occhi, un maglione
pile volte più grande di lei,
fr unppotto completamente
Stoppato e, soprattutto, le
pi, le sue mani disidratate
il a tempo stesso come
dperto. In quelle mani e in
spi deserto, ho visto le dune
cui per quaranta giorni e
¿.^i^utita notti Cristo fu tenpatì e vinse.
i Maria (colei che aveva
attratto la mia attenzione e
che in seguito conobbi) mi
colpirono principalmente le
mani; la pelle che le rivestiva
mi apparve come il manto erboso dei giardini di Dio da
cui sono stati strappati i frutti
migliori. Le mani avide di altri uomini avevano desertificato il giardino che Dio aveva
posto nelle mani di Maria.
Per me non fu difficile avviare la conversazione con Maria. Dopo circa dieci minuti.
Maria ed io, stando Luna di
fronte all’altro, discutemmo,
sottovoce, sorseggiando un
bel cappuccino caldo... i nostri cuori stavano facendo
ponte! Su di esso viaggiavano, in entrambe le direzioni, i
frammenti della nostra esistenza. In tutto ciò, la cosa
più bella era che, in quel momento, a dirigere il traffico
c’era Dio. Quando alla fine
della nostra conversazione
cercai di salutare Maria, che
con grande semplicità tentò
di trattenermi anèora, guardando nelle sue «mani-deserto», mi sembrò di scorgere un
filo d’erba.
Signore, io ti prego per le
mani che tu hai saputo tesse-re per noi, per quelle mani
che hanno preso forma sin
nel ventre materno. Signore,
io ti prego affinché ogni uomo sappia chiudere le proprie mani per pregare e non
per «negare», affinché ogni
uomo sappia aprire le proprie mani per donare e non
per uccidere... Signore, io ti
prego affinché nelle nostre
mani ci siano i tuoi occhi.
giorni. Eppure nei momenti
in cui ci sentiamo forti, in cui
stiamo bene, e ci sembra che
non ci manchi nulla, siamo
cullati dal pensiero inconfessato che in fondo la nostra vita sia saldamente nelle nostre
mani. Con questa percezione
di fondo viviamo. Beatamente. Il presente è nostro, lo sarà
anche il futuro. Nulla può
sfuggirci (dalle mani).
Rispetto a questa percezione in fondo un po’ folle di
forza e di indipendenza, che
in qualche fase della vita ci
pervade, fa riscontro l’esperienza del limite; ci accorgiamo forse improvvisamente,
forse gradualmente che non
tutto ci appartiene. Non la
nostra vita, non la vita degli
altri: i nostri pugni chiusi non
sono riusciti a trattenere
quello che avevamo afferrato,
eccetto, forse, un pezzetto di
stoffa stracciata. Accade. Per
l’incontro con Dio non ci sono regole. Possiamo incontrarlo nella pienezza della vita, quando ci sentiamo forti.
Può capitare. Capiamo allora
che la nostra forza non è nostra, che ci è stata donata. E
allora impariamo la preziosa
parola della gratitudine.
Ma accade anche, forse più
spesso, che Dio ci incontri
quando ci accorgiamo di
avere in mano solo brandelli
di vita sfuggita via. Capita allora di accorgerci nella solitudine che altre mani, mani
nascoste alla vista degli occhi, si stanno prendendo cura di noi. Qualcuno ce ne
aveva parlato, forse, o forse
senza parole e inaspettatamente ne viviamo l’espe
rienza. Un’esperienza sofferta, perché non è facile ritornare ad essere bambini, rivivere quel passato in cui era
ovvio che avevamo bisogno
di mani che si prendessero
cura di noi. Non è facile riconoscere che senza quelle mani non è possibile alcuna vita
vera. Non è facile lasciarsi afferrare, e neppure lasciarsi
accarezzare.
Per questo non dobbiamo
mai lasciare andare l’eco delle parole: «La mia vita è nelle
mani di Dio», senza fermarci
ad ascoltare oltre. Potremmo
accorgerci che non sia stato
facile per quella persona pronunciarle. Non era stato facile per mio padre, alla fine di
una malattia che gli stava
pian piano strappando via la
vita, pronunciarle. Sono passati quattordici anni ma
queila frase non la dimentico. Io l’ascoltai solo una volta
nell’anno della sua malattia.
E non ricordo di averglieia
mai sentita pronunciare prima. L’ascoltai in silenzio. Per
anni l’ho ascoltata in silenzio, anche quando mio padre
ormai non c’era più. EIo capito col tempo che non era stato facile per lui giungere alla
serenità che quelle parole
esprimevano. Dopo quelle
parole non disse quasi più
nulla. Ricordo, ascoltammo
tutti il suo lungo ultimo silenzio. Era giunto a comprendere per la sua vita quello che Isaia aveva detto a
Sion, che si sentiva abbandonata e ormai priva di speranza: «Ecco, io ti ho scolpita
sulle palme delle mie mani»
(Isaia 49,16).
La mia mano vicina
e tutt'una con me
Quando contempli la mia mano (straniera cosa e tutt’una
con me) io non sto in nessun paese, non sono in nessun
«qui» o «adesso», io non sto su n^sun «che» poggiata, è come se sdegnassi il mondo. Che, dunque, trascorra tranquillo
il tempo, sol che non accadano altri segni, il segno unico è la
mano. Io contemplo la mia mano, stranamente vicina e
tutt’una con me. La mia mano è una cosa diversa, è più di
quel che io sono? Ha un senso più alto? La mia mano esegue
soltanto, o crea?
Hannah Arendt
Le mille incombenze
delle nostre mani
MARIALUISA STORNAIUOLO
Mani, mani che si incontrano, mani che accarezzano, mani che abbracciano, mani che rubano, mani sporche di terra, mani di
chi non parla che parlano,
mani bucate di droga, mani
forti di operai, mani che guidano la musica, mani che lavorano la creta, mani che
picchiano, mani che chiedo
no, mani che ti toccano anche se non vuoi, mani che
violentano, mani che curano, mani che guariscono,
mani di vecchi, mani di zingari, mani di senza casa, mani che lavano i vetri, mani
che vendono i fazzoletti, mani ingioiellate di ricche signore, mani che insegnano,
mani che leggono, mani che
suonano, mani di un uomo
che scriveva per terra mentre
gli portavano un’adultera,
mani che pregano, mani che
invocano Dio, mani che tengono la mano di chi sta per
morire, mani storpie, mani
gonfie, mani che non si
muovono più, mani di matti
che gesticolano, mani ferite,
mani screpolate dal freddo,
mani piccole di bambini che
cuciono palloni e tappeti,
mani di un altro colore...
quante mani ho visto,
quante mani ho incontrato,
quante mani ho toccato,
quante mani
mi hanno parlato,
le mie mani,
ecco le mie mani.
Signore prendi le mie mani.
«Il figlio prodigo» di Rembrandt
Le mani del patriarca
sulla schiena del figlio
Spesso ho chiesto ad amici
di dirmi quale figura li colpisca di più nel f/g/io prodigo di
Rembrandt. Inevitabilmente
indicano il vecchio saggio che
perdona il figlio: il patriarca
benevolo. Guardando a lungo
«il patriarca» ho capito sempre meglio che Rembrandt
aveva fatto qualcosa di assolutamente diverso che far posare Dio come un vecchio
saggio capofamiglia. Tutto
prende ispirazione dalie sue
mani. Esse sono molto diverse tra loro. La mano sinistra,
posata suila schiena del figlio,
è forte e muscolosa. Le dita
sono aperte e coprono gran
parte della spalla destra del
figlio prodigo. Posso intuire
una certa pressione, specialmente del pollice. Quella mano sembra non soltanto toccare, ma anche, con la sua
forza, sorreggere. Anche se la
mano sinistra del padre si posa sul figlio con una certa delicatezza, è una mano che
stringe con energia.
Come è diversa invece la
mano destra! Essa non sorregge né afferra. È una mano
raffinata, delicata e molto tenera. Le dita sono ravvicinate
e hanno un aspetto elegante.
La mano è posata dolcemente sulla spalla del figlio. Vuole
accarezzare, calmare, offrire
conforto e consolazione. È
una mano di madre. Alcuni
commentatori hanno ipotizzato che la mano sinistra sia
la stessa di Rembrandt mentre la destra, femminile, sia
simile alla mano destra de La
sposa ebrea dipinta nello
stesso periodo. Mi piace credere che sia vero.
Appena mi sono reso conto
della differenza tra le due
mani del padre, mi si è dischiuso un nuovo mondo di
significati. Il padre non è
semplicemente un grande
patriarca. È sia una madre
che un padre. Tocca il figlio
con una mano maschile e
con una femminile. Lui sorregge, iei accarezza. Lui rafforza e lei consola. È dunque
Dio, nel quale sono pienamente presenti Tessere uomo
e Tesser donna, la paternità e
la maternità.
Quella mano destra delicata che accarezza, evoca, secondo me, le parole del profeta Isaia: «Si dimentica forse
una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per
il figlio delle sue viscere? Anche se ci fosse una donna che
si dimenticass,e, io invece
non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani». Il mio
amico Richard White mi ha
fatto notare che la mano
femminile e carezzevole del
padre è in corrispondenza
con il piede nudo e ferito del
figlio, mentre la forte mano
maschile è in corrispondenza
con il piede che calza il sandalo. E troppo pensare che
una mano protegge il lato
vulnerabile del figlio, mentre
l’altra rinvigorisce la sua forza e il suo desiderio di migliorare la propria vita?
(da: Henri J. M. Nouwen, L’abbraccio benedicente, Queriniana,
Brescia, 1994, 1998, pp. 144-146)
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Federation protestante de France
Associazione internazionale dei cappellani di prigione (Ipca)
Vincere la violenza e Tisolamento
La religione nel mondo carcerario: quali paure? Quali certezze?
Incontro di formazione proposto ai pastori che svolgono o hanno
intenzione di svolgere un ministero di cappellania nelle carceri Vale come aggiornamento pastorale.
Da lunedì 3 maggio (arrivo 2 maggio sera) a mercoledì 5 maggio
(partenza il 6 mattino).
Luogo: Siena;
Casa dei Ritiri - Villa «Santa Regina» via
Bianca Piccolomini, località Due Ponti, tei.
0577-221206;
Costo: spese di soggiorno, pasti, formazione, escursio
ni 180.000 lire;
Iscrizioni: pres.so il pastore Odoardo Lupi, via Derna 13,
56126 Pisa, tei. 050-28566;
Lingue ufficiali: francese e italiano.
4
PAG. 4 RIFORMA
Un'azione contro la violenza sulle donne
Questo l'obiettivo del progetto «The new»^ della Commissione europea^ di cui
la Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) è stata una delle promotrici
DORIANA GIUDICI
COME possono le donne
cristiane d’Europa contribuire alla formazione di
una nuova cultura, che segni
davvero il passaggio dall’epoca delle nazioni alla Unione
europea? Questa domanda,
durante la 2“ Assemblea ecumenica di Graz, del giugno
'96, rimbalzava da una sessione di lavoro all’altra, all’interno delle numerose iniziative
volute e organizzate dalle
donne. A circa due anni fa,
infatti, risale la decisione di
alcune responsabili di associazioni 0 organizzazioni nazionali, di «mettersi insieme»
per lavorare su un comune
programma europeo; e dal 18
al 24 gennaio scorsi si è svolto
il primo incontro per definire
un progetto, concreto e realistico, che punti a coordinare
informazioni e notizie su uno
dei punti più caldi della condizione femminile: la generalizzata e diffusa violenza sulle
donne. Il progetto si chiama
«The new» e punta nell’arco
di un anno, dal gennaio 1999
al dicembre 1999, a diffondere tra le donne un’azione culturale e di assistenza, per
sconfiggere ogni atto violento
diretto a umiliarne la dignità.
Si punta alla creazione di una
rete di conoscenze e informazioni e alla proposizione di
un modulo formativo per aiutare gruppi e organizzazioni a
difendere e tutelare le donne.
Non sfugge a nessuno, infatti,
che la cultura e l’identità di
ogni paese europeo sono state fortemente influenzate (nel
bene e nel male) dalle teologie oltre che dalle tradizioni e
dalle istituzioni cristiane.
Il progetto «The new» vuole
aiutare a capire meglio «se» e
«quanto» il cristianesimo sia,
da un lato, corresponsabile di
una diffusa misoginia e, dall’altro, come possa incoraggiare e aiutare le nostre società a ricercare una diversa
cultura, nemica della violenza sui più deboli, a cominciare dalle donne e dalle bambine. La Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei)
è, con il gruppo «Vashti» delle
donne protestanti scozzesi,
una delle associazioni promotrici, ma hanno dato la
propria adesione il gruppo
delle donne delle chiese evangeliche della Westfalia
(Germania), la rete dei gruppi
femminili inglesi di varie
chiese (battiste, anglicane e
presbiteriane) e l’associazione femminile delle chiese luterane di Svezia.
Tutte queste associazioni,
co-firmando il progetto, si
sono impegnate innanzitutto
a scambiarsi opinioni ed
esperienze in merito alle cause e alle conseguenze di tali
violenze; poi a raccogliere
tutta la varia e sempre più
numerosa produzione, relativa a liturgie e riflessioni bibliche o teologiche sul tema. Si
è infatti convinte che, creando una rete europea, si possa
contribuire non solo a una
più aggiornata riflessione
delle chiese su questa questione (sempre spinosa eppure spesso colpevolmente
rimossa o nascosta), ma anche ad una mentalità innovativa nelle stesse società europee. Le donne (tutte le donne) si aspettano dalle chiese
cristiane (tutte le chiese cristiane, quindi anche cattoliche e ortodosse) uno sforzo
decisivo per una svolta, nel
nuovo millennio, verso una
cultura che formi le nuove
generazioni a un reciproco
rispetto fra uomo e donna.
Per questa ragione il progetto prevede anche la pro
Una pausa durante l’incontro di Edimburgo
dazione di materiali educativi innovativi che si radicano
in una lettura biblico-teologica dove «non c’è né maschio, né femmina» ma esseri umani, tutti ugualmente
fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Durante il primo incontro di lavoro si è
constatato come, ancora,
manchi una forte presa di
coscienza, anche all’interno
delle comunità dei credenti,
dei danni psicologici (oltre
che fisici) che comporta la
violenza; danni che spesso
durano tutta una vita e molte
volte coinvolgono e danneggiano anche un ampio contesto familiare e sociale.
Si è quindi cercato di indicare quali possono essere gli
strumenti che un’associazione di donne cristiane può
mettere in campo per aiutare
le persone vittime di violenza. Ne è scaturito un primo
schema di proposte: prima di
tutto occorre saper ascoltare
e credere alle parole dette,
ma soprattutto occorre rassicurare che ciò che è avvenuto
non dipende da errori o sbagli commessi dalla vittima,
perché non vi è alcuna scusante per la violenza. Neppure bisogna interpretare l’avvenimento come «volontà» di
Dio. Fondamentale è rassicurare le donne che non sono
sole ma che c’è qualcuno disposto ad aiutarle, anche offrendo un luogo dove trovare
«riparo»; è pericoloso lasciarle tornare là dove hanno subito violenza.
Sorprendente e preoccupante è stato il risultato di
una prima ricerca, svolta da
un gruppo femminile protestante della città di Glasgow,
e presentato all’incontro. Sono stati intervistati 2.039 giovani tra i 14 e i 21 anni di Glasgow, Manchester e Fife, sulla loro opinione circa la violenza contro le donne: 1 giovane uomo su 5 ha detto che,
in molti casi è giusta la violenza, soprattutto se «una
donna ha dormito con un altro uomo» diverso dal fidanzato 0 dal marito; 1 giovane
uomo su 10 considera giusto
picchiare una donna se gli
manca di rispetto; soprattutto se è sua moglie o la sua fidanzata. Rimane quindi anche nelle generazioni più giovani una forte cultura di
«possesso» sulla donna, ancora considerata un oggetto.
La Fdei che sta, attraverso
vari gruppi locali, elaborando
un questionario su questo tema, contribuirà ad ottobre, al
convegno che il progetto «The
new» organizzerà, in modo da
fornire una prima informazione sulla realtà italiana.
Sarà inaugurata il 12 febbraio dall'arcivescovo Carey
La nuova sede del Centro anglicano di Roma
A trentatrè anni dalla sua
fondazione, il Centro anglicano di Roma si trasferisce in
una nuova prestigiosa sede,
sempre all’interno dello storico Palazzo Doria Pamphili.
1 nuovi ampi locali, situati
proprio sopra la Galleria Doria Pamphili in piazza del
Collegio romano, saranno
inaugurati venerdì 12 febbraio alle ore 19 dal primate
della Comunione anglicana,
l’arcivescovo di Canterbury
George Carey. Durante la cerimonia inaugurale, che avrà
luogo nelle sale della Galleria
Doria, parleranno inoltre il
vescovo di Birmingham Mark
Santer, copresidente anglicano della Commissione internazionale di dialogo anglicano-cattolico (Arcic), il cardinale Edward Cassidy, presidente del Pontificio consiglio
per la promozione dell’unità
cristiana, e il direttore del
Centro anglicano, canonico
Bruce Ruddock.
«Il Centro anglicano - spiega il direttore - fu fondato
nel 1966, con l’incoraggiamento sia dell’arcivescovo
Michael Ramsay che di papa
Paolo VI, sull’onda dell’entusiasmo ecumenico prodotto
dal Concilio Vaticano IL Sin
da quegli entusiasmanti giorni di fine Anni 60, quando
nacque l’idea di una commissione di dialogo anglicano-cattolico, il Centro ha
svolto un ruolo importante
nell’incoraggiare e assistere
la relazione tra Roma e Canterbury. 11 suo direttore è il
rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury e di tutti
i primati anglicani presso la
Santa Sede. In questo senso è
una istituzione unica: nessun’altra Comunione mondiale ha una "ambasciata" di
questo tipo a Roma».
«Il ruolo del Centro - precisa il canonico Ruddock - non
è la conversione, ma la reciproca comprensione. Qui i
cattolici romani possono incontrare gli anglicani e saperne di più sulla tradizione an
glicana e gli anglicani di tutto
il mondo possono venire e
apprendere di più sulla storia
della chiesa a Roma. 11 Centro
è un luogo di studio, di ospitalità, di diplomazia e di preghiera». I nuovi locali includono un’ampia biblioteca con
11.000 volumi (la più grande
biblioteca anglicana nell’Europa continentale), una sala
di lettura che può essere stilizzata anche per seminari,
una cappella e vari uffici.
Il programma della visita
dell’arcivescovo Carey (12-14
febbraio) include inoltre un
breve incontro con Giovanni
Paolo II (sarà la terza visita di
Carey al papa), una visita alla
Comunità di Sant’Egidio, la
predicazione domenicale
nella chiesa anglicana di All
Saints’ in via del Babuino, e
un incontro con la presidente della Repubblica d’Irlanda, Mary McAleese, che negli
stessi giorni si trova in visita
ufficiale in Italia. Data la
coincidenza delle due visite,
la presidente McAleese ha
espresso il desiderio di visitare il Centro anglicano e di
incontrare, per la prima volta, il primate anglicano. Durante i colloqui, si legge in un
comunicato dell’arcivescovo,
saranno discussi temi di comune interesse, fra i quali «il
ruolo delle chiese nel processo di riconciliazione in Irlanda del Nord». (nev)
Rischiano gravi sanzioni disciplinari
Usa: 90 pastori benedicono
una coppia lesbica
Circa 90 pastori della Chiesa metodista unita, una delle
maggiori denominazioni
protestanti negli Usa con circa 8 milioni di membri, hanno benedetto la «santa unione» di una coppia lesbica, il
16 gennaio scorso, presso il
«Sacramento Convention
Center» in California, sfidando la legge della chiesa e rischiando di essere sottoposti
a sanzioni disciplinari. Al rito di benedizione della coppia hanno partecipato numerosi altri pastori (in tutto
150) appartenenti a varie denominazioni.
È la prima volta che un numero così alto di pastori sostiene pubblicamente la benedizione di una coppia di
persone dello stesso sesso,
contravvenendo esplicitamente al regolamento della
Chiesa metodista che proibisce di celebrare riti di benedizione di coppie omosessuali:
una querela ufficiale ha raggiunto uno dei pastori, ed è
probabile che ne seguano altre: «Tutte le chiese sono in
crisi di fronte a questo tema ha dichiarato all’agenzia ecumenica Eni il pastore Fado,
della comunità di provenienza delle due donne -, ma la
storia sta andando in una certa direzione e noi siamo dalla
parte giusta». L’iniziativa dei
pastori metodisti ha suscitato
molte critiche all’interno della stessa Chiesa metodista
unita: James Heidinger II,
che è a capo del movimento
conservatore «Good News»
ha dichiarato che il proprio
gruppo è «profondamente
preoccupato» perché la celebrazione «porterà divisione e
polarizzazione all’interno
della chiesa»: i pastori coinvolti sono «in ribellione contro le leggi della Scrittura e
del Libro delle discipline della chiesa metodista», (nev)
VENERDÌ 12 FEBBRAIO lo.
Il progetto europeo punta a diffondere un'azione culturale e di assistenza
Dal
moi
DAÌ
Nicaragua: protesta degli evangelici
contro il monumento alla Vergine Maria
MANAGUA — Protestano gli evangelici del Nicaragua petf
decisione del Comune di Managua di erigere un monument
con fondi pubblici alla «Vergine Maria, testimone della fedei
nostro popolo». Secondo il pastore Guillermo Ayala, presidem
del Consiglio nazionale dei pastori evangelici del Nicaraa
(Cnpen), si tratta di una «aperta violazione della CostituzioI
del nostro paese, che è sinceramente laica»; la decisione delciTll^^^^''
mune, secondo Ayala, risente di pressioni politiche della getti
chia cattolica e non tiene conto delle «vere necessità del !
popolo duramente colpito dall’uragano Mitch». («ewMdella casa
“obiettivi n
: Cina: celebrato a Pechino il primo Natale SS
dell'Esercito della Salvezza
PECHINO — Migliaia di cittadini cinesi hanno partecipato! Snita^d
25 dicembre scorso alle celebrazioni organizzate successiviSduta
mente in varie chiese protestanti di Pechino da una banfemata si
musicale di 36 membri dell’Esercito della Salvezza provenieniLmenti:
da Hong Kong. Era la prima volta da quarant’anni che l’Eseri eeneràl
to della Salvezza otteneva il permesso di organizzare una celrLIiani (
brazione ufficiale in Cina continentale. Nel 1958 l’Esercito del n ruolo i’m
la Salvezza era stato sciolto dalle autorità comuniste che ij. ¿ndone c
tendevano liberare il paese da ogni influenza religiosa stranie, stantesim
Nel settembre scorso, la sezione di Hong Kong dell’orga. rappreseti
ra
mzzazione aveva ricevuto il permesso di tornare sul continej. na M ®
te a condizione di concentrarsi unicamente su un lavoro cari, culturale
tatevole di pronto soccorso. Come ogni anno, folle notevolij particola
cinesi non cristiani hanno partecipato alle messe di mezza. Lo ect
notte organizzate in varie chiese di Pechino. ihip/adj) esempio,
rioni di 0
? Usa: l'Esercito della Salvezza investe a San “’j®“
Diego il lascito della vedova McDonald
^ rapprese
SAN DIEGO — Il lascito di 80 milioni di dollari offerto’ protestali
all’Esercito della Salvezza dalla vedova del cofondatore diMc-| rio®®®
Donald verrà utilizzato per costruire un centro comunitario ii Bort
una periferia degradata di San Diego, in California. Il compte, contem
so, che dovrebbe essere ultimato nel 2000, comprenderà ma rotiieeS
pista di pattinaggio su ghiaccio, una palestra, una librena* dlBottito
informatica, un centro di arte e servizi per i bambini. ttmil bUità di
Honduras: la Bibbia come libro di testo
nelle scuole pubbliche
( che espri
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1 vista del
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gium l’t
TEGUCIGALPA— Un grande sforzo di rinnovamento basato sulla parola di Dio: è la proposta avanzata in un disossp
alla nazione dal presidente dell’Honduras, Carlos FI», fodiffsl
Esortando la popolazione ad affrontare con coraggio i probte- vento di
mi della ricostruzione dopo il passaggio dell’uragano Mitclt ¡jjvjjgj,
il presidente ha inoltre chiesto alla Società biblica nazioné, hadise
di coordinare un grande «Progetto nazionale per i giovani del jgjjg
nuovo millennio» e ha proposto l’adozione della Bibbia come'; occasior
libro di testo nelle scuole pubbliche. (nevlakf
1
I protestanti sono il 21 % della cristianità | ^
LONDRA — Secondo il «Britannica Book 1997», i protestami I
rappresentano il 21% dei cristiani nel mondo che oggi sarebbe-1 vi
ro poco meno di 2 miliardi. Fra le varie religioni cristiane,31
«Britannica Book» include un 18% di membri di nuove chiese
fra le quali un^certo numero di «evangelicali», il che aumenta'
notevolmente la percentuale complessiva del protestantesimo.
Inoltre, sempre secondo il «Britannica Book 1997», i musulmani nel mondo sono 1 miliardo e 126 milioni, di cui l’83% sunnita, il 16% sciita e l’l% di altre tendenze. (Le Chrisrianismì
Le molte chiese «evangelicali» del Brasile
RIO DE JANEIRO — Curioso l’elenco fornito daH’agenzia
ecumenica latinoamericana Ale delle nuove chiese sorte io
Brasile a partire dagli Anni 60: si tratta di una lista che colpi;
sce per la fantasia dei nomi scelti dalle singole congregazioni
Nell’elenco figurano la Chiesa del piccolo fiore di Gesù,la, --»ìu«
Chiesa del grido di Dio, quella dei Soldati internazionali della, nebibl
croce di Cristo, la Chiesa del serpente di Mosè, la Chiesa delle feretr
fiamme pentecostali, la Chiesa della porta per la salvezza eia wvulgi
Chiesa di Gesù nato a Betlemme. (neviakì} “®na s(
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Usa: Barbara Hendricks torna al Gospel
I
NEW YORK — La nota cantante lirica Barbara Hendrictei
che iniziò la sua carriera cantando nella corale di una chiesa!
dell’Arkansas in cui era pastore suo padre, ha deciso di torna-|
re al Gospel. (ig christianism^
Sri Lanka: una Bibbia scritta in lingua pai'
MATARA— Un libro scritto in lingua pali, che si ritiene eS'i
sere l’Evangelo di Matteo, viene studiato a Matara (Sri LanW
da un monaco buddista e da altri esperti, in seguito alla snq
scoperta in un tempio, a Sud dello Sri Lanka. Il libro è sta»'
u ^uu uciiu Oli i.aiiKa. Il iiuiu c
trovato nella biblioteca del tempio di Purvarana a Kirinda.;
----------------- j Lti vai alici a ivnr**'" ^
intitolato, in pali, «scritto da Matteo». Fa parte della Bibbia"
lingua pali nota sotto il nome di «Mangaia Vuththanth"'
(buona novella) dall’agenzia dell’Alleanza biblica di Coloi«'
bo. Attualmente, il libro viene esaminato da tre speciali"
-----* v^ouiiniiaiw via tic,
dell Università di Kelaniya, i quali cercano di determinare"^
” 14, 1 Vjuail CClGallL/ U1 Ucltl
ne esistono altre copie nello Sri Lanka o altrove e se il teste
conforme al testo biblico attuale ‘ ’
^ 7.50
Ecuador: riunione della Wacc
ATei
QUITO — Si è svolta a Quito una riunione deH’Associazie>'®j
mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc) dedicata a _
strategie della comunicazione evangelica in America Lade"^
not
abb. L. I
L incontro è stato presieduto dal Segretario generale d^e|J_j
Wacc, il pastore metodista argentino Carlos Valle.
(nevH
5
ìDÌ 12 FEBBRAIO 1999
RIFORMA
A Torino una giornata di studio della Fondazione Firpo sulla Claudiana
il senso di una casa editrice protestante
Uno dei suoi compiti principali è quello di fare da ponte fra la cultura protestante
SmeÌ mondiale e la cultura italiana. Presentati anche due recenti volumi di storia
!lla fededi
presideiii DAVIDE dalmas
N -------------
ostituzio5_j^gggj^rp^2IONE di due
Z ^^''ìPubri dXaaudi^na e rF
Si generale sul senso
Obiettivi raggiunti dalla gior, .nata organizzata dalla Fonda
Natale aone Firpo venerdì 22 gennaio a Torino, in palazzo
D’Azeglio, nella bella cornice
duella sala delle conferenze
rtecipatoijjgmpita da circa 75 persone,
eccessivi pjgsieduta da Enzo Baldini, la
•ina banigiornata si è articolata in due
irovenieni^omenti: prima la discussiobe l’Eserine generale aperta da Franco
e unacelfrBolgiani, che ha sottolineato
sercito dei ji ruolo importante della preste che» duzione culturale del protesa stranie, stantesimo storico italiano,
; dell'orga. rappresentata dalla Claudiacontinen. na/nel travaglio ideologico e
avorocari. culturale che è in atto, e in
notevoli! particolare nel difficile perdi mezza, corso ecumenico. Infatti, per
(bipleil esempio, la serie delle traduzioni di opere di autori protefp a S;in origini cristiane
LC a Jdll ygngono comunemente utinsld seminari cattolici, i
rappresentanti del pensiero
iri offerto’ protestante, dai riformatori ai
ore di Me. classici del nostro secolo, counitarioii B^tth ® Bonhoeffer, e
1 compiei., totitemporanei come Do
nderà uni
la librena
(spfl
esto
* rothee Solle, sono parte del
dibattito filosofico, e la possiI bilità di udire voci critiche
che esprimevano il travaglio
cattolico postconciliare è stata spesso data proprio da libri
della Claudiana. Al punto di
vista delfruitore competente
e appassfcnato fornito dal
professor Bolgiani si è agg/u/taf’espressione del punto di rista interno con Tinterveato di Carlo Papini, che in
diversi decenni di direzione
( ha disegnato la fisionomia
5nto
a
OS Fk\&
3 i probleno Mitcli,
nazioné
:ioyanidel| della casa editrice. In questa
rbia coiBt occasione, Papini ha ricorda
fnev/éì'
In visita aita produzione deila Claudiana nei corso degli anni
to l’origine del nome dal vescovo Claudio di Torino del
IX secolo, e le linee portanti
deil’attività nel corso dell’Ottocento, concludendo che il
compito dell’editrice rimane
quello di essere un ponte tra
la cultura protestante mondiale e la cultura italiana.
La seconda parte della
giornata invece è stata dedicata a due libri in particolare:
la ricerca di Debora Spini su
Pierre Jurieu {Diritti di Dio e
diritti dei popoli), analizzata
nel dialogo tra Gianfranco
Borrelli deH’Università di Na
poli e l’autrice stessa, e la storia del Rimpatrio scritta da
Vincent Minutoli, ginevrino
di origine italiana, poco dopo
gli eventi narrati, presentata dal curatore Albert De Lange e dal traduttore Augusto
Comba. Ne è emerso un quadro vivace della fine del secolo XVII, segnato dallo scontro
tra Tipotesi assolutista della
Francia del Re Sole e i suoi
oppositori interni e esterni.
In questo ambito la figura di
Pierre Jurieu è sì quella di
uno scrittore arruffato e pieno di lati d’ombra, che per
Voltaire era nient’altro che
un miserabile, ma il cui significato è stato anche quello di
fare da risonanza alla voce,
degli ultimi, dei perseguitati,
dei pastorelli deliranti impegnati in una sfida impossibile
con il monarca pii! potente
d’Europa.
La traduzione dell’opera di
Minutoli, invece, che avrebbe
dovuto apparire nel 1989 in
occasione del trecentesimo
anniversario del Rimpatrio,
fornisce, soprattutto nell’ampia introduzione di Enea Baimas, la trama del grande disegno, concepito dagli ugonotti
rifugiati in Olanda, di un’invasione del Sud della Francia,
per la quale le valli valdesi sarebbero state soltanto una
specie di avamposto. E inoltre
permette di leggere un racconto del Rimpatrio, condotto già con distacco storico,
senza nascondere gli aspetti
meno gloriosi della spedizione che Arnaud, invece, si
guardò bene dal riferire, ma
che intende comunque mettere chiaramente in luce come quel ritorno fosse uno
schiaffo alla politica assolutistica e un momento significa-,
tivo della lotta per la libertà di
coscienza. Non stupisce allora che Enea Balmas abbia
continuato a lavorare fino agli
ultimi suoi giorni per completare questa opera e che altre
mani abbiano poi voluto condurre in porto la fatica intrapresa. L’augurio finale di questa giornata mi sembra ben
espresso da Albert De Lange:
che la benemerita collana
«Storici valdesi», che ha ancora in progetto l’edizione di testi fondamentali per la storia
del Cinquecento e del Seicento, non finisca con la scomparsa del suo ideatore.
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■ La produzione di «Sentieri antichi)
Nuovo editore di testi della
storia del protestantesimo
EUGENIO STRETTI
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IL panorama editoriale
6 pubblicistico italiano si
^arricchito della presenza
vitina nuova casa editrice,
•Sentieri antichi», espressioaa della comunità battista in®Pendente di Roma-La Storia Muovendo dalTespressioaa biblica «Sentieri antichi»
roetetnia 6,16), si propone di
divulgare in traduzione italiana scritti di predicatori puiiiani e del primo Risveglio
aordamericano.
Bua rivista trimestrale di
^ttere biblico-teologico, il
^¡ornale di pratica pastorale,
Ptesenta nei nn. 3 e 4/1998
apera del noto teologo putido William Perkins (15581602) The calling of Mini(la chiamata al minlstea). traducendo in italiano
I a sermone che commenta
^vocazione del profeta Isaia
J^pitolo 6). È un linguaggio
^pogico differente dal nota. tna è una base seria di
pietà
e teologia evangelica.
P®t comprendere i «padri
Pantani» e per il dialogo in"fangelico.
„ 1 Volume La dottrina del
^^edimento del 1688 (1997,
■500) di Thomas Watson,
^ev
agenzia stampa
notizie evangeliche
60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
noto teologo della seconda
generazione puritana, illustra
la dottrina biblica del ravvedimento, con interessanti riferimenti al pensiero di Giovanni Crisostomo e di Agostino. Jonathan Edwards (17031758) è il teologo e predicatore che infiammò il New England con una serie di «Risvegli» iniziati a partire dal 1740.
«Sentieri antichi» pubblica il
volumetto Nelle mani di un
Dio adirato (1998, £ 2.500)
che raccoglie i sermoni del
Risveglio del 1740, e Segni caratteristici dello Spirito Santo
(1741), uno studio biblico su I
Giovanni 4: «Provate gli spiriti per sapere se sono da Dio»
(£ 9.000). Edwards, studente
di Harvard, Collegio universitario fondato nel 1636 dai Padri pellegrini, a 18 anni ebbe
la consapevolezza di essere
alla presenza della Gloria del
Signore. Stessa consapevolezza avrà Martin Luther
King, la sera del 3 aprile 1968,
durante il suo ultimo sermone. È singolare che questi
due teologi-pastori, pur nella
diversità dei tempi, abbiano
avvertito nelle loro vite la
presenza (gloria) del Signore.
Siamo dunque grati, nella
comune fede e testimonianza evangelica, ai fratelli di
«Sentieri antichi» per il loro
prezioso lavoro di diffusione
del pensiero puritano e risvegliato di matrice calvinista.
L’indirizzo della casa editrice
è via A. Rossato 14,00123 Roma-La Storta.
«Voce evangelica» di febbraio
Il tema della vecchiaia
interpella le chiese
PAOLO TOGNINA
Esce in questi giorni il numero 2 del mensile Voce
evangelica, edito dalla Conferenza delle chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera (Cocelis). Prendendo
spunto dall’anno internazionale della persona anziana, il
numero si sofferma in particolare sul tema della vecchiaia. L’editorialista, Paolo
Sala, precisa subito che «non
è facile parlare della condizione di anziano come di una
delle diverse stagioni della vita senza cadere negli opposti
luoghi comuni che ritengono
l’anziano come una sorta di
caso sociale, da una parte, o
che generalizzano, per reazione, l’affermazione un po’
alla moda “anziano è bello”,
dall’altra». Seguono interventi dell’economista Silvano
Toppi («Non è permesso giocare con la previdenza»), del
teologo Settimio Monteverde
(«Sulla necessità di recuperare un’autentica solidarietà tra
le generazioni»), della terapeuta Anna Lafranchi («Vita
di coppia da pensionati»). Il
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
«A un passo dall'alba» in teatro
Il viaggio e la fuga da sempre
producono arte e poesia
PAOLO FABBRI
dossier anziani è completato
da commenti del pastore
Guido Rivoir e del teologo e
giornalista Giorgio Girardet.
Nella seconda parte. Voce
evangelica presenta un’ampia intervista, realizzata dalla
giornalista Brigitte Schwarz,
con gli storici Massimo Firpo
e Adriano Prosperi. Un recente convegno storico svoltosi in Vaticano ha fatto il
punto sulla situazione degli
studi storici sull’Inquisizione.
Firpo e Prosperi, entrambi
presenti al convegno, parlano del tribunale che processò
e condannò migliaia di «eretici». Jean-François Rebeaud,
collaboratore del mensile romando Le Protestant, sunteggia il documento sull’ecumenismo e il dialogo religioso
delle chiese valdesi e metodiste in Italia. Lo storico Sacha
Zala e chi scrive queste note
recensiscono infine la nuova
Storia del Cantone Ticino, curata da Raffaello Ceschi. Copie gratuite di Voce evangelica possono essere richieste
alla redazione: via Sciaroni
10, 6600 Muralto, tei. 00417434545.
Almeno una volta nella
vita abbiamo tutti accarezzato l’idea di fuggire, di
cambiare vita radicalmente,
lasciando indietro i problemi
assillanti, lo stress di un lavoro sgradito, rapporti umani
conflittuali, impegni quotidiani senza tregua, una vita
insomma volta a volta troppo
banale o troppo impegnata,
ma comunque diversa in modo stridente dalla vita che
avevamo sognato. L’idea di
norma resta un sogno, mentre in rari casi diventa realtà,
come nel caso del chirurgo
romano Carlo Castelfranchi
che, scomparso lasciando
tutti nelle ambasce, è stato
poi ritrovato in un casinò di
Budapest, dove si era recato
per lasciarsi alle spalle, magari momentaneamente, una
vita insoddisfacente. Lo stimolo iniziale è la fuga, ma
quello immediatamente successivo è la ricerca del luogo
ideale, della città ideale, della
vita ideale, che spinge a sognare, come i soldati italiani
di Gabriele Salvatores nel film
Mediterraneo, che tornano
nell’isola greca dove avevano
vissuto momenti bellissimi,
fuori dalla guerra, in un’atmosfera sospesa da epochè,
perché l’isola è diventata metafora del luogo dei luoghi,
del luogo dei sogni. Un luogo
dei sogni che può anche essere, per un emigrante italiano
degli Anni Trenta, l’America
oppure l’Unione europea per
un extracomunitario di oggi.
In una vita che non si avverte più come la propria vita, il viaggio diventa metafora
della fuga verso la città dove
si potrà riprendere possesso
della propria vita. E questo
viaggio che Iolanda Cappi ha
voluto rappresentare nel suo
ultimo lavoro A un passo dall'alba, presentato in prima
nazionale al teatro Verdi di
Milano. Lo spettacolo, su testo scritto da Antonia Fingitore ma costruito con la collaborazione di Luciano Nettino e degli attori della compagnia (Giorgio Branca, Evelina
Primo, Gennaro Ponticelli,
Ornella Vancheri, Patrizia
Battaglia), trae spunto dalle
Città invisibili di Italo Calvino, a cui si aggiunge George
Perec, con la sua Ellis Island,
l’isola di fronte a New York
dove gli emigranti vengono
selezionati in base al sesso,
alle malattie, ecc. Nella vicenda, due donne e un uomo
giungono, ciascuno con la
propria valigia piena delle
cose essenziali, in un crocevia indefinito, si fermano
battibeccando, come spesso
succede nella vita di tutti i
giorni per poi accorgersi che
barriere invisibili impediscono loro di proseguire verso la
meta comune: la città degli
angeli. Unica presenza un
guardiano, invisibile anch’esso, che nasconde le loro valige e ne fa comparire delle altre (lasciate da viaggiatori
precedenti?), da cui emergono oggetti simili a quelli gelosamente custoditi nei bagagli
nascosti, una sfera di cristallo, un vascello che si muovono luminosi nell’ombra (con
tecniche di animazione da
teatro delie ombre) a tracciare i sogni dei tre viandanti.
Vedendo i sogni degli altri
si stabilisce una comunicazione fra i viaggiatori, che cominciano a capirsi, decidono
di proseguire insieme, lasciando le valige, che sono la
metafora di tutto quanto accumulato nella vita, compresi i sogni, che vanno semmai
riformulati e i punti di vista,
che dalla terra si devono innalzare verso il cielo, dove si
intravede la via d’uscita segnata da una luce (metafora
della fede?). È a questo punto
che il guardiano si mostra,
interroga e boccia una delle
due donne, impedendole di
proseguire. Si tratta dell’ultima prova, che la solidarietà
appena sbocciata (si prosegue tutti o nessuno) consentirà di superare, facendo cadere le barriere. Lo spettacolo è gradevole e sostenuto dai
deliziosi giochi di luce e ombra che rendono metaforicamente visibile il rapporto fra
il sogno intimo dei protagonisti e la realtà della loro vita.
La recitazione è buona da
parte di tutti, ma il disegno
complessivo, pur basato su
uno spunto assai stimolante,
mescola elementi tra loro
molto diversi che non riescono a fondersi perfettamente.
La prima parte della rappresentazione si muove su un
piano squisitamente esistenziale, per poi proseguire con
l’innesto di elementi sociali
(la discriminazione, l’esclusione, che ci toccano vivamente ogni giorno con le cronache sugli immigrati), che
spostano troppo bruscamente il focus della vicenda, che
si stava sviluppando sul tono
prevalentemente lirico tracciato dall’alternanza luci e
ombre. Ottimo il disegno luci
di Marco Zennaro.
Un momento dello spettacolo
(foto Barbaglia)
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 21 febbraio (replica lunedì 1° marzo) va in onda: «Il
colore della criminalità; Fuochi di libertà; Chiaroscuro».
6
PAG. 6 RIFORMA
Aperto a Torino un Centro promosso dal Gruppo Abele e dal Comune
Spazi dintesa per la gestione dei conflitti
In un locale della chiesa valdese si svolge un esperimento interessante che vuole
attenuare il carico di tensioni prodotte dai numerosi conflitti della vita quotidiana
VENERDÌ 12 FEBBRAlOiOtt . spedizion
^ " KsoS
il
ALGA BARBACINI
Dalle scorse vacanze natalizie a Torino, in un locale della chiesa valdese in
via San Pio V 17,’due vetrine
con una scritta verde, «Spazi
d’intesa. Centro per la gestione dei conflitti», incuriosiscono i passanti. Si tratta di un
progetto nato all’interno del
Gruppo Abele, promosso dalla Circoscrizione 8 (San Salvarlo, Cavoretto, Borgo Po) e
dal Comune per favorire iniziative sociali rivolte ad attenuare il carico di tensioni
prodotto dai numerosi conflitti con cui la popolazione
deve fare i conti nella gestione della vita quotidiana.
In Italia è una delle prime
esperienze di mediazione sociale dove si cerca di risolvere
i dissidi in ambiti diversi da
quelli giudiziari. In altri paesi, come la Francia e gli Stati
Uniti, esperienze simili sono
già presenti da anni e sono in
continua espansione. Si è verificato che, con l’aumento
della violenza e delle tensioni
tra cittadini, non è sempre
possibile risolvere i conflitti
attraverso il normale corso
della giustizia, spesso intasato da casi che si possono risolvere più facilniente in via
pacifica se si trova l’ambiente
adatto dove poter discutere
con la parte avversa. Chi è
vittima di uno scippo o di un
furto in casa, normalmente
non riceve un’adeguata attenzione e resta con una frustrazione che non sa come
gestire; in questi centri si trovano delle persone disposte
ad ascoltare, e la paura di
uscire o la rabbia trovano così sfogo e presto svaniscono.
Il servizio, gratuito, non si
rivolge solo al quartiere San
Salvario, ma vi possono accedere anche le persone residenti in altre zone di Torino e
nei comuni limitrofi (orario:
lunedì e mercoledì 15-18;
martedì e giovedì 9,30-12,30;
tei. 011-6501126). Il centro ha
un aspetto molto sobrio e
neutro, ma nello stesso tempo riesce a essere accogliente
e sereno. Cestini con caramelle e profumo di caffè appena fatto rendono l’ambiente familiare e mettono subito
a proprio agio le persone che
entrano in questo luogo. Lo
staff che gestisce il centro è
formato da una équipe multiprofessionale di una decina
di operatori, tutti laureati o
laureandi formati alle tecniche di mediazione. Il mercoledì pomeriggio alcuni avvocati garantiscono la loro presenza a turno per consulenze
e consigli. Un’esperienza simile era già stata sperimentata con successo dallo stesso
gruppo di lavoro in via Pinelli, quartiere di San Donato,
sempre a Torino. Il centro si
occupava prevalentemente di
Per le strade di Torino
(foto P. Romeo)
conflitti nel mondo giovanile.
Due operatori. Laura Gigli e
Marco Bertoluzzo mi spiegano l’itinerario di un caso.'Vi è
un primo colloquio, dove l’operatore di turno dà un’attenzione privilegiata alla persona vittima di un reato o di
un dissidio, vi è ampio spazio
all’ascolto e non si interrompe il discorso per dare consigli o esprimere giudizi. Alla fine della chiacchierata viene
chiesto come si desidera procedere per trovare una soluzione, cosa si pensa di fare,
cercando quindi di restituire
la responsabilità dell’episodio
alla persona che ha subito o
crede di avere subito un’ingiustizia. Dopodiché si passa
all’accompagnamento. Si cerca di parlare con l’altra perso
na in causa. Se lo desiderano,
le due parti in conflitto si possono incontrare nel centro
con la presenza di due operatori che cercano di intervenire il meno possibile. Attraverso i colloqui individuali e il
confronto spesso si trova una
soluzione che nasce spontanea dalle parti che, avendo
trovato il modo di parlare
delle proprie ansie e della
propria rabbia, non hanno
più motivo di tensione.
Al centro si rivolgono persone con dissidi familiari o
con i vicini di casa, e persone
ai margini della società che
non sanno con chi prendersela e hanno bisogno di trovare
chi abbia la pazienza di ascoltarli. Casi «banali», come la
madre che non sa più cosa fa
re con la figlia adolescente o il
vicino del piano di sopra che
ti butta l’acqua sul balcone
quando bagna le piante. Casi
che comunque portano rancori e sentimenti di frustrazione che è bene che si risolvano prima che degenerino in
atti più gravi. Il centro opera
in rete con le forze dell’ordine, il servizio di assistenza sociale del Comune e con le altre associazioni che si rivolgono alla difesa della persona,
come per esempio il Telefono
Rosa e le associazioni per la
tutela dei consumatori.
Un altro interessante sviluppo di questa iniziativa è il
cercare di sensibilizzare alla
gestione dei conflitti gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori. I diversi
progetti prevedono anche la
formazione di operatori tra
gli studenti che agiscano
all’interno delle scuole stesse
e la possibilità di svolgere
un’attività di volontariato
per i ragazzi e le ragazze più
grandi aH’interno del centro
stesso.
L’iniziativa «Spazi di intesa» nel primo mese di attività
nella nuova sede si è già occupata di una ventina di casi.
Marco Bertoluzzo sostiene
che è la disperazione che fa
venire qui tanta gente e si
stupisce di questo «successo»
dato che non c’è stata pubblicità del centro ed è stato
chiuso parecchi giorni durante il periodo natalizio.
Comitato torinese per la laicità della scuola
Presentato il «manifesto laico»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
IN questi ultimi mesi il progetto di legge governativo
sulla parità scolastica ha messo in subbuglio il mondo della scuola, pubblica e privata,
e ha fatto riemergere nel paese una coscienza laica che su
questo punto sembra molto
flebile nei ranghi del Parlamento italiano.
Lunedì 25 gennaio il Comitato torinese per la laicità della scuola ha organizzato, a
Torino, un incontro per presentare il «Manifesto laico»,
lanciato il 13 novembre scorso, e sottoscritto da Giorgio
Bocca, «Critica liberale», Alessandro Galante Garrone, Vito
Laterza e Paolo Sylos Labini.
Da allora si sono moltiplicate
le adesioni, fra cui quelle della Tavola valdese e della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) che, il
19 dicembre scorso, hanno
partecipato, a Roma, alla
giornata di mobilitazione in
difesa della scuola pubblica e
per una società «laica e plura
le», organizzata dai promotori del «Manifesto».
Al dibattito torinese, al
quale hanno partecipato circa 80 persone, sono intervenuti Attilio Tempestini, presidente del Comitato torinese,
Enzo Marzo, direttore di «Critica liberale», Michelangelo
Bovero e Carlo Augusto Viano, dell’Università di Torino,
e Carlo Ottino, direttore di
«Laicità». Presente fra il pubblico Alessandro Galante Garrone che, in un breve saluto,
ha ringraziato i relatori per la
loro «spregiudicatezza», dicendosi però pessimista sulla
possibilità di vedere prevalere
gli ideali laici in Italia.
Tutti gli oratori hanno denunciato con forza il tentativo di far passare, in un modo
o nell’altro, il finanziamento
pubblico delle scuole private,
violando così apertamente il
famoso comma dell’art. 33
della Costituzione «senza
oneri per lo stato». Il fatto che
questo si verifichi con il primo governo italiano presieduto da un ex comunista di
mostra, è stato detto, che si è
passati dalla stagione del
«compromesso storico» a
quella del «compromesso da
quattro soldi». Tutto il discorso sulla «parità» è un discorso
«truccato» che non ha altro fine che ottenere soldi dallo
stato. Ma perché lo stato,
espressione della collettività
nazionale, dovrebbe finanziare scuole di tendenza che, in
quanto tali, non riconosceranno mai il principio della libertà di insegnamento che è
uno dei pilastri della scuola
pubblica, aperta a tutti e gratuita?
La questione scuola, è stato
osservato, è solo uno degli
aspetti della più complessa
questione della effettiva laicità dello stato che continua a
subire pesanti ingerenze da
parte della Chiesa cattolica.
Ma chi oggi, fra le varie forze
politiche, oserebbe chiedere
l’abrogazione dell’art. 7 (Concordato) e proporre la separazione fra stato e chiesa? Questo è il vero nodo del dibattito
in corso.
Ospedale evangelico
internazionale di Genova
Concorso per l'assunzione a tempo indeterminato
di un dirigente medico di I livello Disciplina "Radiodiagnostica"
In esecuzione allo deliberazione consiliare n. 62 adottata in data 3/10/98 è indetto concorso pubblico per l assunzione a
tempo indeterminato di un dirigente medico 1® livello, disciplina "Radiodiagnostica" presso il Servizio di Radiologia
dell Ospedale evangelico internazionale.
Il termine di presentazione delle domande di partecipazione
scade ilgiorno/l 8 febbraio 1999.
Il testo integrale del Bando di concorso pubblicoto sul Bollettino
Ufficiale della Regione Liguria n. 60del 16/12/98 può essere
richiesto al servizio Personale dell'Ospedale evangelico' internazionale, Salito superiore San Rocchino, 31/A - 16122 Genova, tei. 010-5522.301.233; fax 010-5522.200
Il direttore generale
(Luciano Giuliani)
Ospedale evangelico
internazionale di Genova
Concorso per l'assunzione a tempo indeterminato
di un operatore professionale di prima categoria - collaboratore
(tecnico di radiologia medica)
In esecuzione alla deliberazione n, 228 adottata in data
I 2/08/98 è indetto concorso pubblico per l'assunzione a tempo indeterminato di un operatore professionale di prima categoria - collaboratore (tecnico di radiologia medica).
II termine di presentazipne delle domande di parfqcipazione
scade il giorno 18 febbraio 1.999. , ... ,;.] ,ji '
II' testo integrale del Bando di concorso pubblicato suIrBollettino
Ufficiale della Regione Liguria n. 50 del 16/1 2/98 può essere
richiesto al servizio Personale dell'Ospedale evangelico internazionale, Salita superiore San Rocchino, 31/A - 16122 Genova, tei. 0ia5522.301.233; fax 010-5522.200
Il direttore generale
(Luciano Giuliani)
I Vittoria (Rg), dopo i recenti omicidi
Contro la violenza criminale
ERICA BUCCHIERI
La speranza era che le im-.
magini di violenza fosse- *
ro destinate a diventare un
ricordo, dal quale trarre insegnamento per un futuro senza sangue e violenza, e per la
costruzione di una nuova società. Invece ci sbagliavamo:
l’episodio di violenza verificatosi il 2 gennaio scorso alla
stazione di servizio in periferia di Vittoria (Ragusa), con la
morte di cinque giovani per
mano di un commando mafioso, ha fatto ripiombare la
cittadinanza nella paura e
nell’angoscia. La stessa paura
che negli Anni Ottanta e Novanta albergava nell’animo
della gente che chiusa in un
profondo silenzio era sgomenta e raggelata al pensiero
che le strade potessero essere
allagate di sangue.
Nonostante il Natale sia
ancora nell’aria, le melodie
natalizie sussurrino parole di
pace e di amore, nonostante
la gente sia ancora impegnata ad augurarsi un anno sereno e tranquillo, l’angoscia
è tornata ad opprimere i
cuori. Viene da pensare alle
parole fredde e crude di Salvatore Quasimodo che nel
lontano 1946 pronunciava
come severa denuncia della
strage assurda e disumana
della violenza e della crudeltà di ogni tempo: «Sei ancora quello della pietra e della fionda,/ uomo del mio
tempo/ Hai ucciso ancora,/
come sempre...».
L’uomo di quel tempo è
l’uomo del nostro tempo,
erede della violenza di Caino, erede dell’insaziabile
odio dell’uomo primitivo che
non usava mitra o pistole ma
pietre e fionde; armi che
hanno tentato di portare, e a
volte con incalcolabile freddezza hanno portato, al disfacimento di ogni legge di
amore e di umana pietà. È
un quadro dai toni freddi e
scuri quello dell’inizio dell’anno 1999 sia per Vittoria
che per qualunque città,
paese o comunità, che si trovi ad affrontare problemi e
situazioni di violenza di ogni
genere; non a caso una voce
in quei giorni si è alzata gridando: «Se Vittoria piange,
Milano comunque non ride!»
(in riferimento ai nove morti
della provincia lombardi
Ma anche un quadro di
colori più angoscianti pgi
sempre uno sfondo dalle tf
nalità più chiare, dove pot,
intravedere il sereno. Cosìi
anche per Vittoria; la prim
risposta non violenta dell
cittadinanza è stata la pan^
cipazione in massa alla %
colata dell’8 gennaio, org}
nizzata dal Comune, all
quale hanno preso parte m'
gran numero di giovani, Ij
voratori, studenti di ogni e|
e i rappresentanti di qujj
tutti i Comuni della Sicilia,
In silenzio il corteo è pattj.
to dal luogo della strage eli
attraversato la città, conk
consapevolezza che non]
con la manifestazione chei
ferma l’odio e la violenza®
con la partecipazione, l’i®
pegno, la testimonianza eli
fede verso l’amore reciproco
Sempre nel silenzio a Vitto,
ria si sono susseguiti nio
menti significativi di apertura al dialogo verso realtà di
verse, iniziative che hanni
portato la «Casa di riposoi
evangelica valdese a dare,;
nel suo piccolo, un segnoi
una testimonianza del suo
essere nella città e perla
città, non solo nelTassisten-f
za agli anziani, ma aneliti
nella disponibilità dimostra-^
ta in diverse occasioni, li,
Í »1C
cordiamo il 16 gennaio scorso, quando un folto gruppi*
di islamici ha trovato ospita-•
lità nel salone della Casaii*
occasione della festa di chi«-i
sura del Ramadan, e il SI,
gennaio ha aperto la propria
foresteria a un gruppodi
partecipanti al seminarioi'
studi sul tema «Rifugiatii
Italia, protezione, accoglili
za e integrazione», orgaffi-|
zato da vari enti con Ifrfw
commissariato delle Nasà
Unite per i rifugiati» e il patrocinio del Comune di Vittoria, impegnati in attività i
assistenza dirette a rifugiatie
richiedenti asilo.
È in questi momenti piositivi di nonviolenza quindi
che va captata l’essenza dii
ogni iniziativa e di ogni testi-|
monianza, protese alla con-j
quista del semplice amotei
che è la base di ogni esistenza e Tarma migliore percon-|
trastare i fatti di sanguiif
sempre firmati dalTodiot!
dalla violenza umana.
Gli studenti dal papa
Il Comitato nazionale Scuola e Costituzione e il Centro
romano per la difesa dei diritti della scuola hanno protestato con il provveditore di Roma e con il ministro della
Pubblica istruzione per la partecipazione di rappresentanze delle scuole romane all’udienza «concessa» dal papali
febbraio. Si è associata alla protesta anche la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia insieme ad altre associazioni culturali, di insegnati e genitori. «L’iniziativa è illegittima - si legge nel comunicato diffuso infatti, trattandosi di un’iniziativa di indubbio carattere religioso, non può
in alcun modo aver luogo durante l’orario scolastico
«Sorprende - continua il comunicato - che si sia ritenuto
di impegnare pesantemente il Provveditorato di Roma
nell’organizzazione e nella gestione di un’attività che sicuramente non rientra nelle finalità della scuola».
Ospedale evangelico
infernazionale di Genova
Concorso per l'assunzione a tempo indeterminato
di 4 operatori professionali di prima categoria - collaborateu
(infermieri professionali)
In esecuzione alla deliberazione n. 290 adottata in dalu
23/10/98 è indetto concorso pubblico per l'assunzione a te'”'
po indeterminato di 4 operatori professionali di prima categ®"
ria - collaboratori (infermieri professionali).
Il termine di presentazione delle domande di partecipazioni
scada.il giorno 22 febbrqjo 1999-, ■
Il testo integrale del Bando di,concorso pubblicato syl Bollettini
Ufficiale.della Regione Liguria n. 52 del 30/1 2/98 può esset®
richiesto al servizio Personale dell'Ospedale evangelico interno
zionale, Salita superiore San Rocchino, 31/A - 16122 Gsnc
va, tei. 010-5522.301.233; fax 010-5522.200
Il direttore generala
(Luciano Giulian'l
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comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorlno
hi caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
NUOVO ARCHIVIO STORICO DELLA TAVOLA
VALDESE — Martedì 16 febbraio, alle ore 17j con il saluto del moderatore. Gianni Rostan, e del presidente della
Società di studi valdesi, Giorgio Rochat, verrà inaugurata
la nuova e spaziosa sede deH’archivio storico della Tavola
valdese realizzata nei locali dell’ex convitto che già ospitano il Centro culturale valdese, la biblioteca e il museo. Si
realizza così un ulteriore passo per la conservazione della
documentazione storica del protestantesimo italiano, che
comprenderà anche gli archivi delle chiese metodiste, battìste e cristiane libere, oltre ai vari fondi familiari e personali della Società di studi valdesi.
D
A <1
LI
venerdì 12 FEBBRAIO 1999
ANNO 135 - N. 7
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Esiste una domanda tutt’
altro che banale, soprattutto se posta da un giovane
che percepisce come lontani
e indistinti certi fatti della pur
recente storia italiana; ha
senso, oggi, essere antifascisti? La recentissima biografia
di Piero Gobetti scritta da Alberto Gabella («Elogio della
libertà»), presentata presso il
Comune di Torre Pellice venerdì 5 febbraio ha, fra tanti
altri, il pregio di dare a questa domanda una limpida risposta. Leggendo questo libro mi è venuta alla mente
un’affermazione, un po’ surreale, di Alberto Savinio;
«Liberale è l’uomo dalla cintola in su». Ovvero l’uomo
fatto di ragione e cuore.
Il Gobetti autore di studi
L'EREDITÀ DI PIERO GOBETTI
CUORE E RAGIONE
ENRICO FUMERÒ
storici e critici si proietta verso ampie prospettive culturali, è curioso nei confronti del
diverso, è avido di mutamenti
che trasformino la società
nella quale il fascismo affonda le sue ràdici. Aborrisce il
torpido conservatorismo di
chi si adagia sui propri privilegi e non si preoccupa d’altro se non di consolidarli. La
passione libertaria di Gobetti
nasce dalla ragione (letture
ampie, approfondite, meditate), ma è nutrita dal cuore. E
il cuore che spinge il Gobetti
pubblicista ed editore a opporsi con strenua intransigenza alle sopraffazioni, alle prevaricazioni, alle violenze degli squadristi.
Con la ragione e con il cuore Gobetti ammira chi si assume le proprie responsabilità
rifiutando gli ambigui paternalismi e guarda quindi con
favore agli operai che lottano
per promuovere i propri diritti fondamentali. Egli contrappone la salda consapevolezza
di chi opera con competenza
e serietà alla cortigianeria, alla retorica, all’opportunismo
che scorge nel nascente regime. Se dunque ha senso agire
perché la libertà non sia privilegio di pochi ma diritto di
tutti, se ha senso essere sempre disponibili a confrontarsi
con il diverso per uscirne maturati e arricchiti, usare intelligenza e senso critico per
smascherare i demagoghi allora ha senso, oggi come ieri,
essere antifascisti. Questa è la
lezione del liberale Piero Gobetti, perseguitato dal fascismo e morto in esilio nel
1926, all’età di 25 anni.
"Ijn Centro a Torino
l minori e la
mediazione
, A conclusione del progetto
. «Riparazione» avviato in via
sperimentale nel ’95. che aveva come compito quello di introdurre un nuovo modo di
. affrontare le problematiche
dei minori sottoposti a proce.,.dimento penale, è stato firmato dalle autorità competenti, il
: 1° febbraio, un protocollo di
intesa che istituisce a Torino
il primo Centro di mediazione penale italiano. Presso il
Centro i minori responsabili
di piccoli reati potranno incontrare le loro vittime, parlare .con loro e magari spiegare
le ragioni che li hanno spinti
a delinquere. «Il progetto ha sottolineato il presidente
della giunta regionale, Enzo
Ohigo, uno dei firmatari
dell’intesa - impegna la Resone con un finanziamento
iniziale di 350 milioni mentre
il Comune di Torino metterà
a disposizione gli operatori».
Il nuovo tipo di approccio,
come ha spiegato Giulia De
Marco, presidente del TribuPale dei minori, anch’essa firmataria dell’intesa, prevede
che nell’incontro con la vittima il giovane si trovi di fronte alle sue responsabilità e
nella condizione di prenderne
coscienza. «Con la mediazione - ha concluso la De Marco
~ i giovani hanno molte più
probabilità di esprimere i motivi del loro gesto e di essere
compresi e perdonati dal loro
mterlocutore». Fattori importanti perché la mediazione
avvenga è che il minore abbia
immesso almeno la partecipazione al fatto e che la vittima sia disponibile al confronto. Nei casi trattati finora nei
■ 3 anni sperimentali il 67%
delle vittime ha accettato il
confronto e il 73% dei casi è
andato a buon fine. Unico la, t to negativo è la mediazione
per gli stranieri (il 55% dei
minori denunciati), per cui
pare non vi siano mediatori
preparati e specializzati.
Un progetto di collaborazione a cui partecipa anche la Comunità montana valli Chisone e Germanasca
I bozzoli calabresi potrebbero rilanciare la Cascami
_______PIERVALDO ROSTAN
C9 è stato un tempo in cui
a migliaia, tantissime
donne, fra Perosa Argentina e
Pomaretto, lavoravano in un
vero e proprio distretto industriale del tessile costituito
dalla Manifattura e dalla Giitermann (oggi Cascami). Era
anche il tempo in cui gli uomini lavoravano alla Riv o,
come si diceva seguendo una
fonetica più piemontese alla
«Riu». Venne poi il tempo
della crisi industriale, delle lavorazioni portate lontano, in
paesi dove la mano d’opera
costa pochissimo e la tutela
dei lavoratori, ben sovente
bambini, è nulla o quasi. E
così i posti di lavoro sono scesi drasticamente, soprattutto
nel settore tessile; e anche alla
Skf siamo alla cassa integrazione. La Cascami oggi occupa una ventina di persone dopo la ristrutturazione dell’anno scorso, la Manifattura meno di 400 con un esubero già
annunciato di un 20%.
Tuttavia proprio dalla Cascami (gruppo Botto di Biella) sta forse partendo un nuovo tipo di collaborazione che
in qualche modo darebbe
nuovo fiato al settore. Con
l’egida della Comunità montana valli Chisone e Germanasca si sta attuando una sperimentazione con la Calabria
volta e produrre in Italia i
preziosi bozzoli da cui ottenere la seta. Insomma, nel giro di qualche anno la materia
prima per la Cascami potrebbe non arrivare più dal lontano Oriente ma dal Sud Italia.
Attualmente la fabbrica di
Pomaretto predispone una
prima lavorazione da avviare
poi ad altri stabilimenti del
gruppo; il reperimento avviene soprattutto sui mercati cinesi che detengono il primato
a livello mondiale e su quelli
di alcuni paesi dell’ex Unione
Sovietica; ne derivano difficoltà di approvvigionamento,
soprattutto nella continuità e
di conseguenza nella certezza
occupazionale. Anzi si lavora
in condizioni talmente precarie da dover spesso ricorrere
alla cassa integrazione o ai
contratti di solidarietà. C’è
stato anche chi ha proposto di
produrre i bozzoli direttamente in valle, come avveniva
aH’inizio dell’avventura tessi
Lo stabilimento Giitermann a Perosa (da «Come vivevano», ed.
Claudiana)
le. Non se ne è potuto far nulla ma è nata l’ipotesi di collaborare con realtà più vicine
dei paesi deH’Oriente.
«Siamo venuti a conoscenza - spiega l’assessore al Lavoro della Comunità montana, Renato Ribet - dell’attività sperimentale in Calabria
di un paio di centri dove si
coltiva il gelso e si allevano
bachi da seta: ci siamo chiesti
se sarebbe stato possibile far
passare quelle sperimentazioni allo stadio di produzioni
industriali. Abbiamo allora
preso contatti con la Stazione
sperimentale per la seta di
Milano, che è una istituzione
dello stato: i funzionari di
questo ente ci hanno prospettato una reale possibilità di
collaborazione inducendo un
centro calabrese a produrre il
baco da seta a livello industriale. C’erano stati già dei
tentativi negli Anni 60 e ora
si tratterebbe di riavviare tale
produzione coinvolgendo
un’ampia superficie di terreno. Al momento pare ci sia
una buona possibilità di av
Molto importanti furono le Costituzioni e le Ordinanze approvate nei
Sinodi di Angrogna (1563) e Villar Pellice (1564), così come il precedente Pattó
di Unione approvato al Podio di Bobbio
nel 1561: i valdesi delle diverse valli si
davano organizzazione, disciplina e soprattutto aiuto reciproco, il che si rivelò
assai decisivo quando, nel 1573, il governatore Birago, sull’onda della famosa
strage di San Bartolomeo, pretese che anche in vai Perosa si demolissero i templi e
cessasse il culto riformato. Di fronte al rifiuto dei valdesi, il 22 luglio 1573 mosse
aH’attacco di San Germano, considerato il
centro della resistenza. Nove uomini furono sorpresi in un posto di guardia avanzato, di cui cinque f^urono impiccati subito. I sangermanesi cercavano di resistere
nei trinceramenti e intanto avvertivano
quelli di Angrogna, che, accorsi con varie
schiere, riuscivano a ricacciare gli assalitori al di là del Chisone. La chiesa cattolica, che il governatore voleva fortificare
IL FILO DEI GIORNI
SOLO L'OSTE
__________a cura PI MARCO ROSTAN_______
per servirsene come fortezza, venne rasa
al suolo tanto più che essa era abbandonata, non essendovi più a San Germano
nessun cattolico, aH’infuori dell’oste.
La guerriglia durò vari mesi con reciproci atti di violenza: un nuovo esercito del
Birago fu ricacciato fino all’Abbadia dove i monaci, presi dal panico, si affrettarono a mettere in salvo le reliquie; i vaidesi saccheggiarono il Dubbione, gettarono fuori dalla chiesa di Pinasca le immagini dei santi e vi celebrarono la Cena. Alla fine il Birago dovette cedere e
riconoscere di nuovo le libertà ai valdesi
già ottenute con il trattato di Cavour.
DaH’amnistia fu escluso il ministro di
San Germano, accusato di essere più capitano che ministro e di aver convertito
con la forza quelli di Pramollo: cosa che
non risulta dagli storici, i quali invece
raccontano che il Guarino, a Pramollo,
aveva chiesto al curato di spiegare che
cosa fosse la messa, senza ottenere risposta, neppure la domenica successiva: allora, salito sul pulpito, avrebbe cominciato a istruire i fedeli, con il risultato
che in breve tutta Pramollo diventò valdese. Una lettera inviata dal comandante
Pietro Turta al Conte di Racconigi, nel
1575, lamentava che in tutta la valle non
si diceva più una sola messa, salvo che a
Perosa. Tra i predicatori, a Pinasca predicava la Riforma anche l’ex frate carmelitano Elia Schioppo, già priore del Convento del Colletto, presso Pinerolo, che
dovette sostenere fiere dispute con i padri della Missione di Perosa.
(da A. Pascal, I valdesi di Val Perosa,
1200-1700, Società di studi valdesi, 1957)
viare un nuovo progetto».
Anche la ditta Botto è interessata a questa sperimentazione? «Devo precisare - continua Ribet - che in un primo
tempo r azienda, di fronte alla
proposta dei lavoratori (tramite l’Alp, ndr) che andava
proprio in questa direzione,
aveva espresso un no deciso.
Oggi invece l’azienda collabora in modo fattivo, anche
attraverso il direttore di questo dipartimento della Botto
che è presidente della “Stazione ’’ di Milano».
Inizialmente le quantità di
bozzoli saranno ovviamente
modeste (ci sono già stati primi invii di materiale e risulta
di ottima qualità); bisognerà
vedere con la sperimentazione
e con prove di raccolta meccanizzata, se questa produzione diventerà interessante e remunerativa anche per gli agricoltori calabresi. In fase di redazione il progetto dovrà veder coinvolti anche gli enti regionali: proprio la scorsa settimana una delegazione della
Comunità montana ha incontrato alcuni assessori della
Regione Piemonte per verificare la disponibilità a sostenere l’iniziativa, magari grazie
ai fondi europei. Bisogna però
tener conto che una parte dovrà giocarla anche la Regione
Calabria sul cui territorio si
potrebbero creare la maggior
parte di posti di lavoro.
Così potrebbe riprendere
slancio un settore in crisi generale e che sconta in vai
Chisone anche la lontananza
dalle vie di comunicazione;
quando si impiantarono gli
insediamenti industriali c’erano condizioni oggettive assai
favorevoli, non ultima quella
logistica. Le zone limitrofe a
corsi d’acqua diventavano appetibili anche per la possibilità di produrre energia elettrica, dunque forza motrice a
bassi costi. Oggi questo non
accade o non basta più: il baco da seta e i bozzoli della
Calabria potrebbero rappresentare un momento di rilancio del settore.
8
PAG. Il
— E Eco Delle Waui 'Aäldesi
venerdì 12 FEBBRAIO 191
Una delle baite distrutte dagli incendi dei giorni scorsi
DUE MORTI SULLE STRADE — Il forte vento dei giorni
scorsi non ha solo alimentato i violentissimi incendi di cui
parliamo a parte; due incidenti mortali hanno probabilmente
fra le concause anche le violente raffiche che hanno spazzato il Pinerolese. Venerdì mattina sulla tangenziale di Pinerolo, quasi all’altezza di Riva, un giovane di 25 anni, Vincenzo Palonia, ha perso il controllo della sua auto andando
a schiantarsi frontalmente e a forte velocità contro un caniion che proveniva in direzione opposta: inutile i tentativi
di soccorso. A Scalenghe il secondo dramma: un sedicenne,
Flavio Bruno, è stato spostato dal vento mentre viaggiava
sul suo motorino: anche in questo caso il ragazzo è finito
contro un altro veicolo ed è morto sul colpo.
QUALE FUTURO PER LA TURATI? — Si svolgerà venerdì 19 febbraio, alle 17,30, nella sala mostre di Lusema
San Giovanni, un confronto dibattito sul futuro dell’azienda
tessile Turati di Lusemetta. L’iniziativa, voluta dalle organizzazioni sindacali con il patrocinio dell’assessorato
all’Artigianato della Comunità montana vai Pellice, vuole
essere un momento di confronto fra azienda, amministratori
locali e lavoratori; modererà il confronto Giorgio Toum,
presidente del Centro culturale valdese di Torre Pellice.
NUOVI SERVIZI PER I MALATI DI AIDS — I pazienti
sieropositivi e malati di Aids del Pinerolese avranno presto
nuovi servizi dell’Asl 10. Verrà infatti avviata l’assistenza
domiciliare per andare incontro ai fabbisogni del paziente
in Eunbito familiare mantenendo un rapporto con medici e
infermieri. Oggi i casi seguiti dall’Asl 10 sono 37, 29 con
sieropositività (12 a Pinerolo e 17 nelle valli) e 8 affetti da
Aids conclamato; i casi reali però ammontano, fra i residenti, a 68. Dal 1° marzo sarà inoltre aperto un ambulatorio di
«Infettivologia» in via Castelfidardo 16, nell’ambito del
servizio per le dipendenze: secondo le statistiche nazionali,
confermate a livello locale, il 65-70% dei soggetti sieropositivi o con Aids sono tossicodipendenti. Compito deH’ambulatorio, con medico infettivologo proveniente dal centro
di riferimento regionale dell’Amedeo di Savoia, sarà quello
di intervenire anche sugli altri casi possibili di infezioni.
CONCERTI UNITRÈ — Due pomeriggi musicali hanno allietato il gruppo dell’Unitrè di Torre Pellice. Il 21 gennaio
Daniela Catalano, Patrizia Manzo, Maurizio Spinelli e Roberto Santocchio si sono esibiti con grande disinvoltura
proponendo arie di Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini e Strauss. L’abilità interpretativa dei cantanti ha davvero dato l’illusione di essere a teatro. Sette giorni dopo si è
svolto un magnifico concerto della pianista Frida Corrado
che con grande sensibilità, brillantezza unite ad ottima versatilità ha proposto opere di Schumann, Chopin e Debussy.
TIROCINIO FORMATIVO A PRACATINAT — La cooperativa culturale «La tarta volante», che gestisce i servizi
di educazione ambientale presso il Laboratorio didattico
sull’ambiente a Pracatinat, organizza da lunedì 22 a venerdì
26 febbraio un percorso formativo nella forma di un tirocinio funzionale a un inserimento lavorativo. Il tirocinio, rivolto a laureati o laureandi in Scienze dell’educazione e
della formazione. Lettere e filosofia. Scienze naturali o biologiche (0 equipollenti), educatori o animatori professionali
e a chiunque abbia esperienze significative nel campo educativo, prevede un minimo di 3 e un massimo di 5 partecipanti e si svolge presso il Laboratorio didattico di Pracatinat, Fenestrelle. Il costo complessivo è di 500.000 lire; inviare il curriculum alla «Tarta volante», viale Trento 3,
10060 Torre Pellice (tel.-fax 0121-933096).
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Federation protestante de France
A,ssociazione internazionale dei cappellani di prigione (Ipca)
Vincere la violenza e l’isolamento
La religìoite nel mondo carcerario! quali paure! Quali certezze?
Incontro di formazione proposto ai pastori che svolgono o hanno
intenzione di svolgere un ministero di cappellania nelle carceri.
Vale come aggiornamento pastorale.
Da lunedì 3 maggio (arrivo 2 maggio sera) a mercoledì 5 maggio
(partenza il 6 mattino).
Luogo:
Costo:
Iscrizioni:
Siena;
Casa dei Ritiri - Villa «Santa Regina» via
Bianca Piccolomini, località Due Ponti, tei.
0577-221206;
spese di soggiorno, pasti, formazione, escursioni 180.000 lire;
presso il pastore Odoardo Lupi, via Derna 13,
56126 Pisa, tei. 050-28566;
Lingue ufficiali: francese e italiano.
Il fuoco alle pendici del Vandalino
Allarme incendi
come nove anni fa
Quasi a 9 anni da quel terribile febbraio 1990 quando le
fiamme divorarono i boschi, e
le case, di Prarostino, di
Rorà, Luserna e Torre Pellice, un nuovo violentissimo
incendio ha percorso le pendici del monte Vandalino a
Torre Pellice seminando distruzione fra venerdì e sabato
scorsi. Le fiamme sono partite poco a monte dell’abitato
dei Chabriols superiori verso
le 3 del mattino di venerdì 5;
intorno alle 13 l’incendio
sembrava domato, ma dopo
appena un’ora, sotto le sferzate del vento di caduta che
ha fatto salire la temperatura
deU’aria intorno ai 20°, nuovi
roghi hanno ripreso violenza
fra le borgate Bescheis, Borello e Ciampas. Numerose
case, per fortuna senza persone residenti, sono state circondate dalle fiamme, alcune, purtroppo, distrutte. Il
fohen è tra i massimi imputati di queste calamità ma non
basta. E la montagna abbandonata che si ribella, diceva
qualcuno; e se pure è vero
che zone come quella del
Vandalino sono storicamente
soggette a periodici incendi,
vista la carenza d’acqua e la
forte inclinazione dei versanti, è ben vero che il progressivo abbandono della montagna e di alcune pratiche agricole come la raccolta delle
foglie secche (il «gias») per
farne lettiera per gli animali
finiscono per creare i presupposti per queste calamità.
Fgei-Valli
Convegno
giovanile
sul giubileo
Mantenendo ferma l’opposizione alle celebrazioni proposte dalla Chiesa cattolica
romana, è importante capire
l’autentico messaggio del
giubileo, tenendo presente le
tante iniziative volte a un approccio alternativo. Annullamento del debito, liberazione,
giustizia sociale: queste le parole d’ordine da scandire
chiaramente e ad alta voce.
«Giubileo non significa
trionfo di un’istituzione, di
un’ideologia religiosa o di
una chiesa che pretenderebbe
di gestire il perdono da parte
di Dio, bensì riconoscere che
la terra è di Dio»: così scrivono Daniele Benini e Giuseppe
Platone nell’introduzione
all’opuscolo L’utopia di Dio,
pubblicazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia per la «Settimana
della libertà» di quest’anno.
Un’utopia da affermare con
forza nel nostro vivere sociale dove tutto sembra governato dalle esigenze economiche
dei potenti.
Per capire e riflettere sul
possibile ruolo di ognuno
all’interno della società, quindi anche nelle nostre chiese,
la Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e la giunta
Fgei-Valli invitano tutti i giovani del I distretto a San Germano. L’appuntamento, che
prevede la partecipazione al
culto, giochi e pranzo, è per
domenica 14 febbraio alle ore
9,30. Informazioni e adesioni:
Massimo Gnone (tei. 0121932240) o past. Luciano Deodato (tei. 0121-58614).
Se poi si aggiunge il probabile intervento di un piromane (nella zona, solo in questo
inverno, ci sono già stati sette
incendi) il gioco è fatto. Oltre
100 persone, fra vigili del
fuoco e volontari antincedi
boschivi, hanno lavorato per
più di 24 ore lungo le pendici
del monte Vandalino nel tentativo di domare un incendio
che ha distrutto oltre 500 ettari di bosco. Sono arrivati uomini da Bobbio Pellice, Villar
Pellice, Angrogna, Bibiana,
Torre Pellice, Lusema, Pinerolo, Torino, Cuneo, Santena,
Piossasco, Frossasco e molti
di loro hanno trascorso la notte a presidiare le case abitate
e minacciate dalle fiamme.
Nella notte i volontari antincendio hanno anche evitato
l’estendersi delle fiamme sul
versante della Sea, bloccando
l’avanzata del rogo all’altezza
del torrente Biglione.
Il forte vento e i numerosi
altri incendi nella provincia
di Torino hanno invece impedito l’intervento degli elicotteri della protezione civile fino a domenica mattina quando un mezzo aereo ha scaricato migliaia di litri d’acqua
sulla pineta del Castelluzzo
ancora minacciata dal fuoco.
Un giovane 24enne di Reietto, David Bertrand, ha perso
la vita mentre era intento a
spegnere l’incendio sviluppatosi sabato sui monti di Piossasco: circondato dalle fiamme il giovane volontario non
ha avuto scampo.
Queyras-Val Pellice
Primi studi
per progettare
il «trenino»
Si cominciano a vedere i
primi lineamenti del possibile
collegamento transfrontaliere,
mediante ferrovia a scartamento ridotto, fra il Queyras e
la vai Pellice. Il gruppo di lavoro, composto da tecnici,
geologi, geografi che ha avuto
l’incarico di redigere uno studio di fattibilità, ha infatti ultimato il primo livello di progetto. E un qualcosa che neppure si può chiamare progetto
di massima; si tratta di un’ipotesi di lavoro che lascia aperte
molte soluzioni. Indicativamente le cartografie mostrate
sabato scorso agli amministratori dei Comuni e della Comunità montana propongono un
tracciato di oltre 22 km, che
sul versante italiano si snoderebbe quasi interamente sulla
destra orografica della valle,
salvo nella parte più a monte.
Il trenino turistico dovrebbe
partire da Torre Pellice, dall’attuale stazione Fs, ma si potrebbe anche realizzare una
nuova stazione poco lontano
già però in territorio di Luserna. Diverse, e di parecchio, le
soluzioni circa il punto di partenza di un tunnel verso la
Francia; sicuramente il buco
dovrebbe trovarsi fra Villanova e il Pra, o forse in fondo alla conca. Nel caso di quest’ultima soluzione le gallerie potrebbero essere assai più brevi
e dunque il percorso anche più
suggestivo; certamente la trazione di tale treno dovrebbe
essere assistita, forse da un sistema a cremagliera.
Incontro pubblico a Bobbio Pellice
Cambiare vita per
vincere l'alcolismo
ALBERTO TACCIA
, ,"17 il naufragar m’è dolce
in questo mare» cantava il Leopardi seduto comodamente dietro una siepe provvidenziale, in un naufragio del
tutto virtuale in un mare divino. Ma nella riunione di Bobbio Pellice del 29 gennaio il
problema era costituito da
naufraghi reali in un mare di
vino, quel mare che l’ItaliaEnotria produce e rinnova in
gran quantità e sopraffina
qualità, per la gioia del mondo
intero. Come si sa, molti in
quel mare ci nuotano felicemente e vi fanno anche lunghe e fruttuose crociere. Poi ci
sono i naufraghi, gli alcolisti,
uomini e donne che per poche
ore di ebbrezza non esitano a
devastare la loro vita e quella
loro famiglie. Essi si illudono
di annegare in un bicchiere di
vino i loro problemi e le loro
frustrazioni: in realtà gli annegati sono loro, mentre i problemi e le frustrazioni rimangono, anzi si moltiplicano. Si
tratta di una trappola insidiosa: un momento di falsa esaltazione diventa un primo passo verso un baratro da cui sarà
difficile venire fuori.
Ma è possibile venirne fuori? Purtroppo molti si limitano a deplorare il fenomeno,
giudicare severamente gli interessati, compatire le famiglie, che avvertono il giudizio
morale che pesa su di loro e
che spesso le spinge a isolarsi
sempre di più. L’Acat (Associazione club alcolisti in trattamento) che, con la collabo
razione dell’associazione Arcobaleno contro il disagio e
l’indifferenza e del Sert della
vai Pellice, ha promosso rincontro, dimostrando che si
può venirne fuori con una serie di testimonianze, a volte
toccanti, da parte di persone
che hanno sofferto e fatto soffrire ma che hanno saputo e
voluto risolvere il loro problema. La proposta non è un
mero e (quasi sempre) non risolutivo intervento di disintossicazione, ma un cambiamento di stile di vita, cioè la
ricerca e la rimozione delle
cause che hanno determinato
la dipendenza alcolica.
Tuttavia nessuno può salvarsi da solo. Ecco i Cat
(Club alcolisti in trattamento)
che si offrono come luoghi di
accoglienza, di aiuto, sostegno morale e concreto, dove
si attuano i tre principi fondamentali di solidarietà, amicizia e amore, a favore degli interessati, ma soprattutto delle
loro famiglie che hanno più
che mai bisogno di essere sostenute e aiutate. In vai Pedice esistono già i Cat di Bibiana, Luserna San Giovanni,
Torre Pellice, Villar Pellice.
Ora ce n’è uno anche a Bobbio. 1 Cat non sono riservati
soltanto a coloro che sono
colpiti dal disagio dell’alcol
in modo diretto e indiretto,
ma vogliono essere aperti a
tutti, contro la ghettizzazione
e per l’affermazione di solidarietà e comprensione, contro l’indifferenza e il moralismo che non risolvono i problemi, ma li acuiscono.
A Torre Pellice
Materna e
elementare
sulla scena
CARMELINA MAURIZIO
Circa 60 bambini, dall’iii.
timo anno della matenj
alla terza elementare, hanm
preso parte la scorsa settima,
na al teatro del Forte di Tom
Pellice a uno spettacolo cli(
hanno realizzato con le inst.
gnanti, scrivendo i testi, pre,
parando i materiali di scena,!
ovviamente recitando. Sii
trattato di un lavoro svolto
nell’ambito del progetto dir
l’istituto comprensivo «Roda.'
ri» di Torre Pellice sta por-'
tando avanti da molti annit
che ha come fulcro il tema^
della multiculturalità.
La storia, che i bambini
hanno messo in scena ben tu
volte, tra cui uno spettacolo
dedicato espressamente agli
ospiti della Casa di riposo
delle diaconesse, è semplice
ma esemplare: due bambini,
uno caraibico e una italiana,
sono incaricati da una fata di
raccogliere i semi che potranno, una volte seminati, dar
luogo alla foresta della felicità, dove tutti i bambini del ¡
mondo potranno godere dei
diritti che loro assegnala*
Carta intemazionale dei diritti •
dei bambini emanata dalle i
Nazioni Unite. L’impresanoai
è così semplice poiché i semi t
magici sono custoditi da fol-1
letti di varie parti del mondo;.
alcuni di loro sono disponibili
e donano volentieri i semi, altri sono dispettosi. Alla fii *
tuttavia i due bambini riescono nel loro compito ed ecco (
spuntare alberi magniÌó,
simboleggianti le varie pài
del mondo.
Il finale è tutto cantato eoo *
un rifacimento ispirato al ce- •
lebre «Inno alla gioia», nell
quale si sono cimentati tutti il
piccoli attori, che hanno gre-1
mito il palcoscenico con i lo-1
ro coloratissimi costumi e le ^
belle maschere, realizzati im
teramente con materiali semplici e con tanta fantasia. L' '
intera iniziativa, alla quale!
docenti e bambini hanno de-1
dicato il primo quadrimestre |
di questo anno scolastico, |
vuole essere dunque non solo
un tentativo, sicuramente riascito, di educare alla multiculturalità, attraverso i suoi |
vari aspetti (in questo caso la |
ricerca di gnomi e folletti fa-1
centi parte delle varie tradi- j
zioni del mondo) ma anche
una visibile forma di collaborazione tra vari gradi di scuola, proprio perché parte di'
uno stesso istituto comprerisi-1
vo, che a Torre Pellice èal|
suo secondo anno di vita.
il futuro i più grandi, qu^a,
quinta elementare e prima
media, sempre dell’istituto
comprensivo «Rodari», ancora alla luce della continuità
tra le scuole, stanno prepataO'
do uno spettacolo per la fina
dell’anno scolastico 1998-99.
Care s(
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LIONS CLUB LUSERNA
E TORRE PELLICE
Il Lions club di Luserna o
Torre Pellice ha indetto un
concorso presso le scuole
medie della vai Pellice sul
tema «un poster per la pn;
ce». Dal 4 all’8 febbraio gh
elaborati realizzati dagl}
studenti sono stati esposU
nell’atrio del municipio di
Torre Pellice. Ai primi tre
posti si sono classificati i
disegni realizzati da Lilit"
Pasetto (prima media), Eie'
na Beiforte e Alessia Add'
fio (terza media).
9
della Federazione Donne Evangeliche in Italia
Giornata Mondiala di Praghiara
s settimi,^
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998-99
È nato il comitato nazionale GMP
Care sorelle in Cristo,
Sono quasi ormai due anni che il gruppo formato da sorelle di diverse denominaàoni lavora per la Giornata mondiale di preghiera. Malgrado alcune difficoltà che
hanno rallentato gli incontri, siamo in grado di potervi inviare del materiale nuovo
per la vostra organizzazione locale. Le sorelle che hanno contribuito alla nascita del
Gomitato sono: Dora Bognandi (awentista del settimo giorno), Susanna Chiarenzi
(battista), Anna Maria Raimondi (cattolica), Kathleen Armstead (Esercito della Salverà), Margherita Battaglia (luterana), Lucia Doria (metodista). Lidia Ribet Noffke
(valdese, Fdei, coordinatrice).
In questi due anni abbiamo preparato una bozza di statuto che è stata presentata al
congresso della Fdei (Federazione evangelica delle donne in Italia) e da alcune comunità d sono già pervenuti dei commenti, che il Comitato esaminerà alla sua prossima
riunione. Nello statuto sono previste delle rappresentanti di comitati locali, con una responsabile; dovreste quindi inviarci il nome di una responsabile che oltre ad essere la
nostra interlocutrice sarà invitata alle riunioni, almeno una volta l’anno, per prendere
risione del materiale che ci viene trasmesso dal Comitato mondiale.
Oggi come oggi il Comitato mondiale riscontra che c’è ancora molta confusione su
dove mandare il materiale. So che molte ne ricevono una parte , c’è chi lo riceve in incese, chi in tedesco, chi in italiano o francese e questo fatto crea molti disguidi, ci viene ridesto sempre di più di centralizzare il tutto, anche per alleggerire i costi. La liturgia, auiche per quest’anno è arrivata dalla Svizzera, quindi vi dovrebbe arrivare separata da questo notiziario; qui troverete notizie aggiuntive sul Venezuela, tre animazioni
per gli studi biblici, la liturgia per i bambini e notizie varie. Abbiamo anche ordinato 10
maraiesti, 150 cartoline e un set di diapositive che possiamo inviarvi dietro richiesta: è
1 statottfficile decidere il quantitativo perché non sappiamo se questo materiale possa
interessare. Non bisognerebbe relegare il materiale a un solo pomeriggio, ma invitiamo le Unioni/Gruppi femminili ad utilizzare gli studi durante le riunioni; la liturgia può
essere uno spunto per un culto nelle propria comunità, in questo modo si può conoscere meglio la realtà del paese che è preparata. Si è cercato un contatto con delle organizzazioni sociali in Venezuela, attraverso il Cec, ma non avendo avuto risposta,
non sappiamo come vengono destinate le collette, quindi anche per quest’anno seguiremo i suggerimenti dati dalla Svizzera.
COLLETTA - destinazione
Creare migliori condizioni di vita: per gli abitanti dei sobborghi di Barquisimeto,
una città all’ovest di Caracas, la realtà esistenziale è marcata da forte disoccupazione e
da un tasso, di natalità crescente, con conseguente aumento della povertà. Mancano
mercati a basso costo. Si intende impartire alle donne una formazione nel settore alimentare. Le donne vengono anche incoraggiate a creare piccoli commerci.
Promozione dell’artigianato indigeno: A un gruppo di donne di San FranciscoMacaraibo verrà data una formazione nel campo dell’artigianato tradizionale. I manufatti
saranno venduti ai turisti. In questo modo le donne potranno guadagnarsi da vivere.
Le collette dovranno essere inviate a: Marina Bertin - Via Olivet 12 - 10062 Luserna San Giovanni (TO) c.c.p. n. 36083103. Vi ricordo che il 10% della colletta sarà
inviato a New York al Comitato mondiale, il 15% rimarrà per le spese locali (spese
di spedizione, stampa, ecc...)
Auguriamo a tutte un buon lavoro .e speriamo che ci facciate conoscere le vostre opinioni circa il materiale e il nome della vostra rappresentante.
Lidia Ribet Noffke
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religiosità in Venezoelo
religii^e ufficiale del Venezuela è il cattolicesimo, mentre il protestantésimo rapenta il lOSè della popolazione. Nel 1993 è stata inaugurato un Centro musulma^che comprènde un centro culturale, una scuola e una moschea. I Testimoni di
' va sono molto numerosi, per le loro assemblee possono riempire uno stadio, gli
. costituiscono una comunità influente e molto attiva (in Caracas vi sono sette sighe); possiamo incontrare anche seguaci della metafisica, New Age, indù, buddiI* templi massoni. Esistono, inoltre, altri gruppi carismatici indigeni che mantengoJtadizioni africane. Questo molteplice tipo di religiosità satura la società venczuela«aza distinzione di ceto sodale.
t genere anche chi si considera cattolico non sfugge alle tradizioni rituali della ma> con gli spiriti del mondo medianico. Credere in Dio e nel magico, nei santi e ne^iriti del bene o del male fa parte della religiosità del Venezuela. Per la maggioran«anche nei ceti più alti, la stregoneria è una realtà da combattere con l’aiuto dei
|e di riti esoterici. Per proteggersi dagli spiriti maligni, è normale portare contcmleamente amuleti e lo scapolare. ì
cultura Wayùu
iserna e
etto un
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lice sul
■ la pa;
raio glj
i daglj
esposti
ipio
di
imi tre
ficati i
i Lilitlt
a), Eleì Adel'
i&i sono i Wayùu? Due milioni di persone che vivono in un’area
Muta chiamata Guajina. In cosa credono? Credono in Dio che ha
ito i cieli e la terra. La terra, in particolar modo, è molto imporite per la loro fede perché produce i frutti con ì quali si nutrono. La
lano «Madre terra» «Marna terra», la considerano come una maperché da lei viene l’umanità.
lontrariamente alla norma, per il popolo Wayùu la donna è molto
^portante perché è da lei che il clan può continuare. Quando nasce
® bambino nel villaggio si fa una grande festa con balli, canti e suolili tamburi. Ma se è una bambina vi saranno anche rituali spedali
. ^r ringraziare Dio perché è femmina. Una bambina è un dono alla
€ a Dio. La madre la presenta alla terra e le dirà: “Terra, è nata
a bambina, voglio che tu le dia un nome” e la terra risponderà:
adesso si chiamerà Epeyù (oggi esiste) oppure Esayù (la mia genie} 0 Urania o Apushana.
fc Quando raggiungerà la pubertà per un mese non potrà uscire di casa, vedrà solo la madre, per tre giorni dovrà digiunare e
^ire in una sorta di amaca. Il marito sarà scelto da uno zio o da un fratello maggiore, si farà molta attenzione che lo sposo
•appartenga allo stesso clan. Il matrimonio avdene quando sono molto giovani, circa dodici anni. La famiglia della sposa farà
^Ita attenzione che la sposa venga sempre trattata bene, in caso contrario potrà tornare dalla madre.
t molto importante nella loro fede che vi sia una donna che guidi il clan, la donna è il capo famiglia. Nella sua vita si occuperà
casa, del budget familiare, della vendita dei prodotti del vasellame e dei tessuti che insieme al marito avranno prodotto; inle si occuperanno della crescita dei figli. La danza è un momento molto importante nella vita del silaggio, non è solo inter., ita come momento di gioia ma anche come espressione di ringraziamento a Dio per i doni che ogni giorno elargisce,
àì-a medicina e la fede, l’interpretazione dei sogni vengono affidati a un santone chiamato «piaches». Anche le donne possono
®"^ntare santoni. Ai confini tra la Colombia e il Venezuela c’è una montagna dove scorrono acque fresche, dove l'erba è sempre
le; è qui che i morti vanno quando si separano dal mondo. E un monte sacro, e nessuno deve violare la sua sacralità. Il moni,l®,|l chiama «Jipira».
arienché il popolo Wayùu c^eda nd Dio vivente, creatore,del cielo e della terra,.credono che la morte sia vita allo stessditdripo
P»« l’aritma 'àridrà alla montagna dotte continuerà a vivere .e dove incontreràitute le anime del suo pbpdd in attesa del ritorno
® ÌM'.' Borito di maggior cónflitto tra tì mondo cridiarioe gii indigeni è la danza in quanto considerato un rito pagano. Per noi,
danza è un modo per adorare Dio. Danzando,; lasciamo ogni cosa ed entriamo in un mondo di pace, tranquillità, un mon»ì dov^ ci nutriamo della natura e della bellezza.
fe.Cwid’aiuto della chiesa studiamo le nostre origini, le prospettive di un futuro come popolo indigeno. Esiste un conflitto fra le
*^he tradizioni e la cultura moderna «bianca». Se le tradizioni come la danza sono da considerare riti pagani o meno è molto
:o. Molti giovani non vogliono usare più i costumi tradizionali o parlare la nostra madrelingua. Se non riusciremo a mantele nostre tradizioni perderemo completamente la nostra identità, saremo cancellati dalla terra come popolo.
La situazione socio-economica
Il Venezuela possiede grandi ricchezze, non soltanto nelle forze umane, ma anche economiche che
sono condizionate dal prezzo del greggio; il crollo del suo prezzo ha causato la svalutazione del bolívar, la moneta del paese. Recentemente ci sono stati tentativi per diversificare le fonti di guadagno,
però le ricchezze sono state mal distribuite e finiscono nelle borse di poche persone corrotte e per pagare il debito nazionale che non sarà mai possibile estinguere. La crisi economica è sempre più grave
e la povertà aumenta continuamente, gli stipendi diminuiscono. L’inflazione è alta, l’80% delle famiglie vive in povertà e la percentuale è in aumento. La classe media sta scomparendo e non esiste una
volontà politica di riformare il sociale.
Le donne e i bambini, che generalmente appartengono al settore più debole della popolazione, sono coloro che soffrono maggiormente per questa situazione. Essi sono i più poveri e la maggioranza
sono dei senza tetto. Lo sgretolamento della famiglia è una delle cause di questa situazione, in particolar modo l’assenza del padre. Troppo spesso la donna deve assumere anche il ruolo maschile nella
conduzione di una famiglia molto numerosa. Con la situazione economica così critica, riesce a malapena a soddisfare le prime necessità così è obbligata a mandare i figli bambini per le strade affinché
cerchino il necessario per sopravvivere.
Si pensa che più di un milione e mezzo di bambini lottino per
-------------------------------la sopravvivenza. Di questi, il 19% lavora in modo regolare, il
68% lavora in nero e il 13% vive ai margini della società attraverso attività molto rischiose (delinquenza, prostituzione, il
traffico di droga, ecc.) Si stima che circa 30-40.000 ragazzi e
ragazze in una età compresa fra 8 e 17 anni siano già stati
coinvolti nella prostituzione.
I progressi fatti negli Anni 60 e 70 nel campo dell’istruzione (durante gli anni dì ricchezza dati dal petrolio) stanno svanendo. Dal 1990 la percentuale (9,3%) degli analfabeti è
quadruplicata, specialmente nelle campagne. 1 giovani che
portano a termine la loro educazione non trovano lavoro o
emigrano; perciò molti preferiscono cercare un lavoro qualsiasi piuttosto che studiare. Le gravidanze di adolescenti sono
un altro elemento che causa l’interruzione degli studi. Circa
10% dei parti riguarda adolescenti fra i 10 e 14 anni; troppo
presto la gioventù si carica della responsabilità di una famiglia che non riesce poi a mantenere.
Oggi ci sono nel paese migliaia di persone malate di Aids.
È opinione pubblica che questa malattia sia diffusa soltanto
fra omosessuali, mentre è certo che anche fra gli eterosessuali i casi sono in aumento. La povertà, la fame e la mancanza di un impegno stabile fa sì che in Venezuela questa
malattia rischi di portare il paese verso l'estinzione. Oltre a
questi problemi, la pace è molto precaria per i seguenti motivi; il Venezuela è un paese dove le risorse non vengono trasformate in beni sociali, ma vanno nelle mani di persone corrotte e potenti; ha un governo debole; la privatizzazione distrugge i pochi programmi sociali sviluppati dallo stato; vi è
sfiducia nei partiti politici e nei loro rappresentanti; la corruzione e la delinquenza non vengono punite creando frustrazione e altra violenza; vincono la droga, l’alcoolismo, la prostituzione e i giochi d’azzardo. . : u
Nonostante tutto questo abbiamo speranza e vogliamo un
paese capace di utilizzare le sue ricchezze per migliorare la vita di tutto il popolo; una qualità di \nta basata non soltanto sullo stipendio ma sulla fede, la cultura, l’amore e la cura della
natura. Possa Dio aiutarci con il suo tocco misericordioso.
10
Pm. Il
ííPí H®ìfa2a(3g^0(i
litR
m
La liturgia della Giornata mondiale di preghiera preparata da un gruppo ecumenico di donne del Venezuela
Nella fede Incontriamo la tenerezza di Dio
Quante volte, nella nostra
vita, sentiamo il bisogno di
un abbraccio, una carezza,
un contatto delicato? Un tocco discreto e personale può
ispirare confidenza, sicurezza
e amore. Però, un tocco forte
può essere utilizzato come
mezzo di disciplina. Uno
schiaffo o un calcio supera i
limiti e diventa violenza.
Vi invitiamo con questi studi
biblici ad osservare, a riflettere
e infine a sperimentare La Tenerezza di Dio, tema per
quest’anno 1999. Quando
noi, donne del Venezuela, abbiamo cominciato a studiare e
discutere il tema, ci siamo rese
conto della ricchezza contenuta in esso. Abbiamo individuato, nel tema, un aspetto tipico
della cultura venezuelana: il bisogno di cercare, ricevere protezione vicendevolmente. Questa abitudine è evidenziata negli studi biblici e nella liturgia.
Abbiamo bisogno di questo
tocco gentile che possiamo cogliere l’uno attraverso l’altro.
Usanza tipica del Venezuela
è di chiedere ai nostri genitori,
nonni e ad altri membri della
famiglia, prima di uscire di casa, quando rientriamo e la sera
prima di andare a dormire, la
benedizione. Ci sono diversi
modi per chiedere la benedizione nel nostro paese. Quelli
che useremo qui sono i seguenti:
Tenendoci per mano diciamo: «Madre, dammi la tua benedizione, padre, dammi la tua
benedizione». Un’altra forma è
di abbracciarci e inchinare il
capo una volta: in questa maniera riceviamo la benedizione
e il tocco dolce della persona
che ci benedice.
STUDIO BIBLIC01
Osea 11, 1-4,8-9
Osea è un profeta che viveva durante il regno d’Israele.
La sua teologia è basata sul
patto fra Dio e Israele e le sue
conseguenze. Questo passo in
particolar modo ci presenta
Dio e il rapporto speciale con
suo figlio: il popolo d’Israele.
Materiale necessario
per questo studio biblico:
una corda spessa, Bibbie in diverse versioni.
All’inizio dello studio biblico
passiamo la corda fra i partecipanti, tenendola in mano mentre l’animatore fa la seguente
domanda. «A che cosa serve la
corda? Riflettiamo nel gruppo
(per riunire, per salvare, per
arrampicarsi, per picchiare
qualcuno).
Mentre teniamo la corda,
leggiamo Qsea 11, 1-4, 8-9
RIFLESSIONE: Ascoltiamo
la chiamata di Dio.
Nei versetti 1-2, siamo nel
presente. Nei versetti 3-4 Dio
ricorda il passato. Dio ha yn
rapporto stretto con Israele,
come una madre o un padre
con il loro bambino/a. Ma il
figlio/a ha dimenticato questo
rapporto e si è ribellato, cercando altre guide e fonti di
aiuto.
Dio ha liberato Israele dalla
schiavitù in Egitto. Dio ha salvato suo figlio dalla schiavitù.
Dio ha liberato il suo popolo.
Ma tutto questo è nel passato.
Essi hanno dimenticato il loro
liberatore, sono alla ricerca
della loro propria strada. Non
Questo numero
è stato realizzato
da Maria Grazia
Arena e Grazia
Martini
vogliono seguire la volontà di
Dio.
Da dove viene la chiamata di
Dio oggi? Dov’è il nostro Egitto? Cerchiamo di immaginarci
dove potremmo essere senza
l’aiuto di Dio. Quali sono le
barriere che ci impediscono di
ascoltare la voce di Dio? Quali
sono gli idoli che ci siamo dati
per sostituire Dio?
Esaminiamo noi stessi. Attuiamo completamente il volere di Dio? Come utilizziamo il
nostro tempo? Quali sono i
nostri sentimenti? Odio, acredine, sono sentimenti che ci allontanano da Dio?
Quali sono le barriere che
impediscono che la volontà di
Dio diventi realtà nel nostro
paese? Perché non riusciamo
a vedere o percepire Dio in
mezzo a noi? In Venezuela c’è
ingiustizia, povertà, madri adolescenti, violenza, corruzione,
ecc.
Come viene presentato Dio
in questo passo? Vediamo Dio
come una madre che istmisce
il proprio bambino/a. Vediamo la tenerezza con la quale
Dio tratta Israele, come se fosse una madre che nutre, abbraccia e cura. Vediamo che
Dio usa corde e legami di tenerezza. Troviamo una combinazione di forza e sensibilità.
C’è compassione e protezione.
Tocca la corda che hai di fronte, Dio vuole legarci con corde
di tenerezza e non ci lascerà
mai. Siamo uniti a Dio.
Ascoltiamo la voce di Dio
nel versetto 9: «Sono io in
mezzo a voi».
STUDIO BIBLICO 2
LA TENERA
PRESENZA DI DIO
Luca 8,43-48
Materiali necessario per
questo studio biblico: Bibbie di diverse traduzioni, strisce
di carta, pennarelli.
(Nota: La storia di lairo sarà
11 testo biblico principale per la
Gmp per l’anno 2000)
1 protagonisti: Gesù, i discepoli, una donna malata, un
capo della sinagoga di nome
lairo e la folla.
Leggiamo il passo biblico: suggeriamo di leggere anche il contesto che troviamo in
Luca 8, 40-56.
Riflessione Vediamo dal
contesto che quando Gesù
scende dalla barca viene salutato da una moltitudine. In
quel momento lairo, un capo
sacerdote, si avvicina umilmente e lo prega di andare a casa
sua e curare la figlia. Gesù
ascolta e in fretta va verso la
casa di lairo. Lungo la via una
folla lo assilla e lo ferma. Alcuni sono curiosi, altri ancora sono meravigliati dai suoi insegnamenti, molte sono le ragioni per cui lo seguono mentre
cammina.
Questo racconto è menzionato in due dei Vangeli. I discepoli non avrebbero dimenticato questo avvenimento. Gesù è a metà strada, in marcia
verso qualcosa di importante.
E in questo contesto che troviamo il dialogo.
Descriviamo la donna. Cosa
sappiamo di lei? La donna forse occupava una posizione importante nella società di allora? Aveva denaro? Aveva speso i suoi beni per medicine e
dottori ed era ancora malata.
Aveva una malattia tipica delle
donne, un flusso di sangue da
12 anni; per questo era considerata impura, non poteva entrare nella sinagoga e avere
contatti con la gente. La società l’aveva emarginata. Cerchiamo di immaginare quale
sarebbe la sua condizione
oggi: vivrebbe ai margini della
società, sola, povera, malata,
una donna «untouchable» (intoccabile)... ma aveva fede.
Non aveva perso speranza.
Toccò il lembo del mantello di
Gesù. Era difficile avvicinarlo;
era protetto dai discepoli e lei
doveva stare lontana dalla gente. Nonostante tutto cerca di
trovare uno spazio per arrivare
vicino al famoso profeta.
Quando tende la mano per
toccare il lembo del mantello,
ella percepisce il potere, la
guarigione immediata. La sua
fede, unita al potere di Gesù,
rendono il miracolo completo,
ella ha ottenuto quello che voleva e ora cerca di sparire. Era
guarita veramente? Gesù che
conosceva la sua situazione, si
ferma, la folla ne è sorpresa, i
discepoli mortificati. lairo è disperato. Gesù chiede: «chi mi
ha toccato?». Sembra una domanda ridicola ma Gesù insiste; egli sa qualcosa che non
viene capito dalla folla, neppure dalla donna stessa. Lei aveva bisogno del tenero tocco
personale di Gesù. Doveva
identificarsi e confessare le sue
azioni e i suoi desideri. Non
poteva scappare senza essere
riconosciuta. Ancora vestita in
modo disonorevole, umilmente
si identifica. Quest’uomo importante così preso da tanti
problemi, vuole vederla. Il tocco del Signore le aveva dato
tutto quello di cui aveva bisogno per essere guarita completamente, renderle il rispetto,
l’onore, il perdono, una nuova
immagine, la possibilità di essere accettata. Gesù dichiara
in modo che tutti possano sentire che la sua fede l’ha salvata. Ella ha ricevuto il tocco tenero di Dio, poi Gesù continua
la sua missione importante.
Quante volte siamo coinvolti
in qualcosa di molto importante e ci viene l’opportunità di
servire, di «toccare» la vita di
un altro/a, e non lo facciamo?
Vediamo le necessità delle minoranze, degli «intoccabili»?
Sappiamo riconoscerli? Siamo
capaci di identificare quello
che ci rende insensibili: razzismo, malattie. Aids, altre malattie contagiose? In Venezuela
abbiamo identificato alcuni tabu di cui non vogliamo parlare
apertamente o renderli noti:
gravidanze di adolescenti, violenza, mancanza di case, disoccupazione, maschilismo...
Sappiamo identificarci come
donne? Quale malattia segreta
abbiamo, conosciuta soltanto
da Dio? Quale peso portiamo
che ci.fa cercare il tenero tocco di Dio? Qual è il nostro flusso di sangue? Abbiamo la fede
e il coraggio di stendere la mano per essere guarite?
Qual è il nostro posto nella
folla? Siamo spettatori di quello che succede, ciechi o indifferenti di fronte al potere di
Gesù?
Qual è il nostro posto tra i
discepoli? Siamo aperti soltanto alle cose ovvie, soltanto in
attesa di grandi avventi?
Il tenero tocco di Dio dovrebbe aiutare a risvegliare la
coscienza della gente, della comunità, in modo che ognuno
possa dare il meglio di se stesso ricuperando valori, estirpando la corruzione, dando
più valore alla persona, eliminando la povertà.
Prendiamo un momento per
drammatizzare questa storia.
Suggeriamo che sul vestito di
chi interpreta il ruolo della
donna malata vengano attaccate strisce di carta dove saranno scritte le necessità e le
malattie che affliggono le persone. Queste note possono essere lette durante la preghiera
di intercessione o utilizzate nella liturgia.
Cerchiamo di percepire il tenero tocco e il potere di Gesù.
Il
STUDIO BIBLICO 3
IL TENERO
TOCCO DI DIO
Marco 10,13-16
É
Se i bai
ti all’inizio
Materiale necessario:
Bibbie di diverse traduzioni
Studio biblico: Dio ci accetta come figli/e e vuole costruire il suo regno con le caratteristiche tipiche di un bambino: tenerezza, accettazione,
fiducia.
Non c’è nulla di più commovente dell’immagine di una
madre che abbraccia teneramente i suoi bambini, felice al
tenero tocco del suo piccolo
corpo. I bambini normalme_nte
rispondono dimostrando dolcezza, esprimendo la propria
gioia. E facile lasciarci coinvolgere da segni di tenerezza.
Sorrisi languidi per la tenerezza del momento, gli occhi
mezzi chiusi per la gioia di essere lì, entrambi stretti in un
legame forte e indescrivibile.
Condividendo questo momento di grande gioia e piacere il
tempo, per un istante, cessa di
essere.
Sarebbe difficile pensare
che Dio possa avere quella
stessa dimensione di squisita
tenerezza nel suo rapporto
con le sue creature? Non ci ha
chiamato i suoi figli e figlie in
tanti occasioni? Nello stesso
modo in cui una madre condivide momenti di amore infinito con la suoi bambini e gode
delle carezze filiali, non potrebbe Dio come Padre generoso e Madre amorosa offrici
il suo tocco tenero di amore?
(vedi Luca 13, 34; Isaia 40,
11; Isaia 49,15).
Generalmente quando vivi
un momento romantico, sia
con i tuoi simili o con la natura, vieni catturato da un sentimento di tenerezza. La tenerezza provoca un senso di calma, piacere, dolcezza interiore. L’amore di Dio e una forza
viva che cambia la realtà della
sofferenza e dell’umiliazione
umana con una forza creatrice. Quando Dio ci sfiora col
suo tocco di amore, i sentimenti che ci invadono sono di
gratitudine, ammirazione, e
voglia di essere coinvolti.
I bambini venivano portati
da Gesù perché li toccasse.
Nel racconto è chiaro che coloro che accompagnavano i
bambini non si aspettavano
una semplice benedizione di
rito, ma chiedevano una benedizione che avesse un significato molto più profondo per
la loro vita. Nei quattro Vangeli ritroviamo trenta volte il
verbo «toccare» riferito a Gesù
quando guarisce zoppi, ciechi,
0 altri malati.
Forse coloro che portavano
1 bambini a Gesù avevano
pensato a un tocco magico di
potere. Possiamo così capire
perché i discepoli abbiano cercato di impedire che i bambini
si avvicinassero a Gesù in
quanto rifiutavano l’idea di un
«tocco magico». In questo caso
vediamo che il «tocco magico»
che era stato cercato si trasforma nel tenero gesto di
prendergli in braccio e imporre le mani su di loro con un
amore infinito. L’imposizione
delle mani è un simbolo di
consacrazione e di benedizione ed è anche identificazione.
Questo implica che Gesù si
unisce a coloro che ricevono
la benedizione. Il tocco tenero
di Dio diventa solidarietà e
compassione. I fanciulli partecipano alla benedizione destinata a tutta l’umanità, e ciò significa che i bambini sono veramente importanti nel Regno
e non ne vengono mai esclusi,
perché Dio stesso ha creato
un posto speciale per loro.
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I bambini portati a Gesù ricevono la benedizione di Dio
perché i loro limiti erano imposti da forze contrarie al Regno. 11 fatto che i discepoli
cerchino di impedire ai fanciulli di avvicinarsi a Gesù rappresenta volontà del mondo
perché i giovani e le giovani
non abbiano accesso al Re
gno.
Nel mondo greco-romano,
gli adulti avevano poco riguardo per i bambini. I bambini sani rappresentavano una ricchezza come futuri lavoratori e
soldati, ma non avevano un
valori in quanto tali, non avevano diritti umani per garantire il diritto alla vita . I romani
davano soltanto un numero alle figlie e non davano un nome ai figli se non dopo il terzo
o il quinto.
Nell’Antico Testamento i
bambini sono un dono di Dio
e una benedizione. (Salmi
127, 3-5; 128, 3s.). Questo
significa una forte affermazione a favore della vita. Un alto
rispetto per i bambini è radicato nella fede in Dio. 11 giudaismo collegava il rispetto per
bambini al concetto del popolo di Dio; quelli che sono senza figli riducono o diminuiscono l’immagine di Dio. La loro
importanza nasce dal compimento della Legge e del Patto
o Alleanza fra Dio e i loro antenati.
Le parole e l’azione di Gesù
in rapporto ai bambini, esaminate nel contesto di quanto
sopra descritto, sono controcultura. Quando Gesù dice, «il
regno di Dio appartiene a chi
è come loro», implica la consapevolezza che esiste qualcosa nei bambini di molto importante dal punto di vista religioso, in quanto tali.
In Venezuela figlie e figli
chiedono normalmente ai loro
genitori, zii e zie e nonni e
nonne la benedizione. La formula è semplice e bella, madre dammi la tua benedizione?
Bendiciòn. Dio ti benedica, figlio o figlia. Dios te bendiga.
E una benedizione che invoca
la cura divina e guarda verso
la vita futura dei nostri piccoli.
In quanto viene data soltanto
nell’ambiente familiare, è una
benedizione limitata che non
raggiunge tutti i piccoli nel nostro paese.
Al contrario, la benedizione
di Dio raggiunge tutta l’umanità, inclusi i ragazzi e le ragazze tradizionalmente dimeaticati o separati dall’anibieilt
religioso degli adulti. Per »
to suo, Dio agisce direttamte con i bambini e li bentice
nel suo Regno. Non ci sm
condizioni, non ci sono riclieste. Gesù è categorico quando
afferma che il Regno celeste
appartiene a loro perché sono
bambini.
Che cosa significa questa affermazione in una realtà sociale come la nostra, dove i ra-*^
gazzi e le ragazze di molti pae-l
si vivono nelle strade totalmen-l
te abbandonati e dimenticatili
Che cosa significa questa afe-/
mazione sui bambini quando |
vediamo le strutture di potere
attuali? Che cosa possiamo'
imparare da questo passo pcl>'
sando a coloro che ci governai
no, che prendono le decisioni j
e che sono i nostri leader? >
Quando Gesù ci fa vedere,
che i bambini sono protagoràj
sti importanti nel regno dij
Dio, ci sfida ad essere come
loro. In Venezuela, desideriaì
mo eliminare la corruzione-!
Chiediamo Dio di creare lea )
der che abbiano a cuore il
polo del Venezuela (i poved
le ragazze madri, i disoccupat'i
i ragazzi e le ragazze) e
pensino al portafoglio. Voglia
mo vedere il regno di Dio s*
luppato molto di più in Vene
zuela e nel mondo. Voglia^'*’
un paese che sperimenti il
co tenero di Dio delicato e fe"
mo, diretto e specifico, sott«*
e profondo.
RIFLESSIONE
Di che cosa abbiamo bise
gno per ricevere il tenero
co di Dio?
Chi sono «i ragazzi» e «l® ^
gazze» nel nostro paese? ^
deve imparare ad «assornigl'^
re a loro»?
Che cosa dobbiamo ^
perché altri possano rico^
scere se stessi come barn®
che hanno bisogno del toc
tenero di Dio?
Coloro che rifiutano
di essere come bambini, cd
ro che rifiutano quelli che
no come bambini, coloro
sono come bambini ma
hanno sperimentato o o
sono consapevoli del tei)
tocco di Dio.
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Una proposta di liturgia pensata per favorire la partecipazione di piccoli e grandi delle scuole domenicali
I nostri bambini di fronte oiia povertà
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Per conrettaiw- i
Se i bambini saranno presentì all’inizio del culto, lasceranno
l'assemblea durante il canto del
primo inno. Se i bambini, invece, avranno il loro culto, preparate in precedenza un’introduzione sulle abitudini del Venezuela spiegando il significato
del loro saluto, spiegando che
cos’è la Giornata mondiale di
preghiera.
Inni di apertura: Miren
qué bueno!, Caminemos a
luz de Dios, oppure We are
marching in thè light of God,
dal Sud Africa.
; ’ Va spiegato che in Venezuela’ìsgni qualvolta si incontra
|j^cuno, che sia un bambino
oppure un adulto, viene accolta sempre chiedendo a Dio
una benedizione. Tutti hanno
l’abitudine di chiedere una benedizione per i genitori, per gli
ai, per i nonni e anche pet gli
amici e i vicini.- E una semplice
usanza. Lo spagnolo è facile
da pronunciare. Provate a ripètere queste semplici parole:
Bendición (che significa: Benediciml per favore), Dios te bendiga (Che Dio ti benedica).
(Quando preghiamo per ricevere una benedizione, noi
chiediamo a Dio di prendersi
cura di noi. In questa Giornata
mondiale di preghiera, noi vi
invitiamo sin dall’inizio ad accoglierci gli uni gli altri nella
maniera venezuelana. Ognuno si rivolga ai suoi vicini e
dùedala benedizione. (Lui-lei:
Benteon, l’altro/a: Dios te
-1 CI STO
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questa aialtà sochlove i ramolti paitotalinennenticali?
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no nif
)ini, colf
li che f
Lettura del testo in Marco
10,13-16.
Dopo aver letto la storia del
Vangelo, invitate i bambini a
pregare chiedendo la benedizione di Dio.
Tutti i bambini si tengano
per mano, in cerchio, mentre
pregano.
Canto: Jesús bendice a los
nidos (Gesù benedice i bambini)
Mettete un coniglietto o
qualche altro piccolo animale,
anche di peluche, in una scatola e chiedete ai bambini: «Che
cosa c’è nella scatola?» (fate in
modo che i bambini provino
ad indovinare il contenuto).
Dopo un po’ i bambini potranno prendere l’animaletto
dalla scatola (se è vivo, badate
che non gli venga fatto del
male).
«Com’è? morbido? ruvido?
grazioso? simpatico? vi piace
questo animaletto? di che cosa
ha bisogno per poter sopravvivere?» Paragonate ora l’animaletto ad un bambino e chiedete
di che cosa abbia bisogno un
bimbo per sopravvivere. Come
reagisce il b|pibo alle cure dategli da sua madre? «Che cosa
provi quando accarezzi un altro bambino?». Confrontalo
con il tocco gentile di Dio:
morbido, gentile, dolce, lo
stesso sentimento che prova
un bimbo verso sua madre.
Restituisci la libertà all’animaletto vivo, una volta finita la
sessione.
Inno
Leggi il racconto «Juancito,
la storia di un bambino venezuelano veramente povero».
Riflessione di gruppo: «Perché Juancito ha reagito in quel
modo? in che modo possiamo
aiutare Juancito? in che modo
possiamo aiutare tutti i Juancito e tutte le Juanita del mondo
cosicché possano sentire il tocco gentile di Dio?».
Gesù dice che grandi e pic
coli riceveranno il regno di
Dio solo se saranno come i
bambini. E infatti i bambini
per Dio sono importanti, egli
ascolta i loro sentimenti, le loro richieste.
Con questa certezza i bambi
ni, tutti insieme, possono pregare e chiedere che i leader
del Venezuela e quelli di tutti i
paesi del mondo non siano
egoisti, che aiutino le ragazze
e i ragazzi che vivono per la
strada e che sono continua
/
lUflNCITO, Ul VITA DI UN BAMBINO
VENEZUELANO VERAMENTE POVERO
(Le parti tra parentesi sono brevi ampliamenti del racconto, rivolti ai più grandi)
Caracas, la capitale del Venezuela è una città molto grande abitata da molte persone e molti
bambini. Anche Juacinto vive laggiù. La città di Caracas è circondata dalle montagne. Alcune
delle persone più povere vivono su quelle montagne; le loro case sono chiamate baracche e più
baracche insieme vengono chiamate baraccopoli o barrio. Juancito è nato in una di queste baracche: sua madre era così povera che dovette abbandonarlo in una delle strade della baraccopoli.
Una donna che aveva già cinque figli lo trovò. Ebbe pietà di lui e se lo portò nella sua baracca
per averne cura. La donna, non avendo marito, lavorava pulendo le case dei ricchi. Lei lavava e
stirava anche i vestiti di queste persone perché i soldi non le bastavano per sfamare i suoi bambini. Il figlio più grande si prendeva cura di Juancito mentre lei lavorava come molte altre donne
della baraccopoli.
Juancito compì sei anni. La vita nel Venezuela divenne ancora più difficile perché le sovvenzioni statali cominciarono a cambiare. Il governo non si preoccupava della popolazione bensì lavorava per ì propri interessi. Tutti i prezzi crebbero. La madre adottiva di Juancito non potè più
sfamare i suoi bambini col magro stipendio che prendeva e decise che i suoi figli dovevano aiutarla a procurare il cibo di cui avevano bisogno per sopravvivere; disse loro che avrebbero dovuto
elemosinare lungo le strade o rovistare nella spazzatura.
Il povero Juancito sofferse terribilmente perché non era in grado di aiutare sua madre: Sapeva
anche che alcuni bambini venivano puniti se non riuscivano, elemosinando, a raccogliere dei soldi da portare a casa.
Alcuni di questi bambini scapparono di casa (perché non sopportavano di essere picchiati) e
andarono a vivere tutti insieme sotto un ponte tuttavia la loro vita non era migliore con gli altri
bambini fuggiti; infatti i più grandi picchiavano i più piccoli.) Juancito si senti molto triste per
questi bambini.
Juancito si ricordò che fuori avevano una piccola gabbia in cui tenevano un coniglio. Si avvicinò alla gabbia, l’aprì. Tirò fuori il coniglio, lo accarezzò, sentì il calore del coniglio. Gli venne in
mente sua madre adottiva e pensò a tutte le sue preoccupazioni e a come lavorava duramente.
Sua madre provava di tutto pur di procurare loro del cibo. Mentre teneva il coniglio, arrivò uno
dei bambini che viveva sotto il ponte, gli prese il coniglio e cominciò a colpirlo. Juancito gridò:
gli disse di smettere di picchiare il coniglio. Fortunatamente, il coniglio scivolò via dalle sue mani
e corse via.
Juancito corse a casa. Il bambino più vecchio rise e lasciò il barrio. Nella sua povera casa Juancito pregò Dio affinché li aiutasse cosi che non dovessero più frugare nella spazzatura o elemosinare soldi.
mente esposti alla fame e agli
abusi dei grandi, affinché tutti
gli adulti cambino mentalità e
permettano ai bambini di diventare primi e non ultimi nelFa scala dei valori sociali.
Per questa giornata si possono preparare dei cuori di carta
di diversi colori in modo che
ogni bambino ne abbia uno,
matite e pastelli e una lunga
corda. Invitate ogni bambino a
prendere un cuore e del materiale per scrivere e quindi invogliatelo a scrivere o a disegnare sul cuore di carta un desiderio per le bambine e i bambini
che soffrono nel Venezuela e
nelle altre parti del mondo.
Quando hanno finito di scrivere o disegnare i loro pensieri, gli animatori invitino i bambini a leggere quanto espresso,
dopo aver annunciato: «Preghiamo per tutti gli Juancito e
Juanita del Venezuela e del
mondo, affinché possano sentire il tocco gentile di Dio e
vengano da lui benedetti per
mezzo del nostro Signore Gesù Cristo».
Una volta letti i loro pensieri, i bambini deporranno i cuori su un tavolo dove è stata
precedentemente accesa una
candela.
I bambini a questo punto
formino un cerchio intorno al
tavolo con la candela accesa;
si avvolgano la corda intorno
ai polsi e cantino un canto,
ondeggiando a destra e a sinistra, al ritmo della musica.
Se i bambini dovessero tornare durante la parte finale del
culto presentate le loro richieste scritte e/o disegnate.
fc L'impegno óeWe donne di tutto il continente nel cammino ecumenico
CIno sguardo sulla Gmp In Europa
Ogni anno, il primo venerdì di marzo, in quasi 170 paesi del mondo si celebra la Giornata
mondiale di preghiera. Animate dalla curiosità di sapere come nei vari paesi europei i gruppi di
<lonne appartenenti a confessioni diversi vivono e organizzano la Gmp, a nome della redazione
del Notiziario della Federazione donne evangeliche in Italia, abbiamo scritto alle sorelle respon^bili dei comitati organizzatori, invitandole a rispondere ad alcuni quesiti.
Abbiamo loro chiesto quante confessioni religiose caratterizzano i gruppi, quale tipo di attinitó svolgono durante l’anno e quali temi vengono dibattuti, quali risultati concreti la Gmp produce tra le donne, nelle chiese e nella realtà sociale, quali difficoltà incontrano e se la Gmp è
Wa realtà sentita nei loro paesi.
Osano pervenute delle risposte dalla Svezia, dalla Polonia, dalla Slovacchia, dal Belgio, dal‘0Lituania, dall’Inghilterra, Galles e Irlanda de! Nord, dalla Danimarca e dal Lussemburgo.
¡testi presentano delle realtà molto diverse, ma da tutti essi emerge l’importanza della preShiera, dell’azione e della fede in Gesù Cristo.
Maria Grazia Arena
oloro
cH
ma no;;
o o no;^
el te<
Lasscmburgo
Cenni storici
1262: Le donne delle comunità olandesi e protestanti di
n^a tedesca celebrano per la
Ptinia volta la Giornata mondiale di preghiera il primo venerdì di marzo.
1221: L’Unione mondiale
nnlle Associazioni femminili
;attoache (Umofe) raccomana .di partecipare alla Giornata
ri. Preghiera mondiale,
filone cattolica femminile
. ®1 Lussemburgo (Acfl) celebra
a propria Giornata di prep'era in giugno secondo la li;f9ia della Giornata mondiale
“preghiera.
1222: Per la prima volta le
nne evangeliche e cattoliche
^ j''®rse nazionalità celebraf n;®leme presso la casa parno evangelica la funzioreligiosa della Giornata
ndiale.di preghiera.
Hgp24: La Acfl aderisce alla
nat ^*®rnazionale della Gior(nri* ^londiale di preghiera
jjo venerdì di marzo).
costituito il Codi n ° L?'*® Giornata mondiale
preghiera del Lussemburgo.
Ij alcuni anni la liturgia delè celebrata in tre loca
lità del paese il primo venerdì
di marzo e tutte le funzioni religiose sono preparate e svolte
da un gruppo femminile ecumenico, con l’aiuto del Comitato Gmp. Tuttavia, sarebbe
auspicabile per il futuro che la
liturgia della Gmp venisse celebrata in un maggior numero di
località del nostro paese e che
anche le altre chiese del Lussemburgo prendessero parte a
questa celebrazione, delegando
delle proprie rappresentanti
nel Comitato Gmp. Queste
chiese sono la Chiesa Anglicana, la Chiesa Greco Ortodossa, la Chiesa Russo Ortodossa
e la Chiesa Danese in Lussemburgo (protestante); delle donne di questa Chiesa collaborano già nella preparazione e
svolgimento di una delle tre
funzioni religiose Gmp, ma
non sono ancora rappresentate nel Comitato Gmp.
r
Comitato Giornata
mondiale di preghiera
del Lussemburgo
Questo Comitato, formato
da un Gruppo di coordinamento ecumenico, è stato costituito in Lussemburgo il 24 marzo
1997 e comprende rappresen
tanti dell’Azione cattolica femminile del Lussemburgo, del
Servizio biblico diocesano (della Chiesa cattolica del Lussemburgo) nonché di diverse chiese protestanti in Lussemburgo
(Comunità evangelica di lingua
tedesca. Chiesa protestante,
del Granducato di Lusseburgo,
Chiesa protestante europea di
lingua francese, Comunità protestante olandese. Chiesa protestante riformata del Lussemburgo, H.B.). Il lavoro del Comitato consiste nel diffondere
il lavoro Gmp in Lussemburgo,
nel promuovere la collaborazione ecumenica, nell’ organizzare le manifestazioni di presentazione e Workshop per
preparare la Gmp, svolgere il
lavoro pubblico e tenere i contatti con il Comitato Gmp internazionale ed europeo.
Risultati concreti
delia Gmp
In Lussemburgo la collaborazione ecumenica tra numerose
donne di diverse chiese cristiane diventa sempre più intensiva; ogni anno imparano a conoscere insieme un nuovo
paese ed i problemi ad esso
connessi, in particolare quelli
delle donne. La Gmp rappresenta un importante contributo
per la presa di coscienza dei
problemi mondiali e dei suoi
rapporti.
Difficoltà nel lavoro della
Gmp - Osservanza
della Gmp
Poiché in Lussemburgo risiedono molti stranieri (circa il
30% della popolazione è straniero), ci troviamo continuamente a fronteggiare dei problemi linguistici nello svolgimento del lavoro della Gmp.
Di conseguenza, molte parti
della liturgia devono essere tradotte in altre lingue. Non tutte
le donne facenti parte del Comitato Gmp comprendono o
parlano la lingua lussemburghese, per cui si devono usare
parecchie lingue (traduzione simultanea) ad es. durante le celebrazioni, Workshop e altro,
con conseguenti comprensibili
difficoltà.
Manca ancora la necessaria
motivazione di molte donne
per collaborare alla Gmp.
Solo pochissimi uomini partecipano alla liturgia Gmp: la
maggior parte non è neppure
a conoscenza del fatto che esista qualcosa del genere e
quando lo sanno, credono che
si tratti di una questione puramente femminile senza alcun
interesse per loro.
Purtroppo il lavoro Gmp e il
movimento Gmp non sono ancora conosciuti in ampi ambiti
della Chiesa cattolica del Lussemburgo (circa 90% della popolazione è cattolica, vale a dire battezzata, ma la pratica religiosa non è molto alta, forse
15 - 20%?). 11 Comitato
Gmp ha quindi stampato un
pieghevole che sarà inviato a
diverse chiese cristiane, ad enti
e organi cattolici, al Consiglio
ecumenico delle chiese, a organizzazioni femminili.
Saluti con la pace di Dio
per l’anno nuovo!
Chantal
Hubert-Lutgen
menti femminili cattolici, rimane a carico di iniziative private.
Uomini, donne e bambini
sono invitati e partecipano in
egual misura alle celebrazioni.
Giséle Laurent
B«lgio
Al nostro gruppo appartengono membri di sei confessioni: R. C., metodisti, anglicani.
Chiesa evangelica tedesca,
protestanti riuniti. Esercito della Salvezza. Quanto alle attività
ci limitiamo al lavoro inerente
la celebrazione della Gmp.
Effettivamente c'è una ricaduta sulle donne: nelle chiese,
spesso per la prima volta,
«osano» leggere a voce alta in
pubblico, il che costituisce una
specie di trampolino di lancio
per le future lettrici.
La difficoltà principale è di
far conoscere la Gmp che, non
essendo sostenuta dai movi
DanimarcQ
. Groenlandia
Isole Faroe
In Danimarca, Groenlandia
e nelle Isole Faroe la Giornata
mondiale di preghiera è organizzata dal Comitato delle
donne ecumeniche della Danimarca (Dew), che comprende
membri delle varie chiese:
Chiesa evangelica luterana.
Chiesa cattolica. Chiesa metodista, Chiesa battista. Esercito
della Salvezza, Chiesa apostolica, The Covenant Church,
The Nurses Missions society,
Ywca (Young Womens Christian Association).
Continua a pag 4
12
f
PAG. IV
La Gmp in Europa
(continua)
Il Dew si impegna a tradurre
e distribuire il materiale per la
Giornata e a incoraggiarne la
celebrazione in nuovi paesi. Il
tema della Gmp relativo all’anno successivo è presentato
nell'incontro nazionale aperto
del primo week-end di maggio,
organizzato dal Dew. 11 risultato più rilevante della Gmp è
stato la progressiva eliminazione delle barriere tra le chiesee
congregazioni attraverso la conoscenza reciproca. In Danimarca la «Giornata internazionale della preghiera delle donne», come dice la denominazione, è rivolta alle donne; gli
uomini non sono stati invitati
benché la loro partecipazione
non sia vietata; talvolta preparano il caffè e i dolci per le
donne al termine del servizio.
Essi sono ben disposti a contribuire alla Gmp. Abbiamo tuttavia un problema di pubbliche
relazioni. Molti danesi non conoscono la Gmp e vi sono
città in cui la giornata non viene celebrata. Tutte le attività
concernenti la Gmp sono volontarie. La nostra speranza è
che ogni donna che sia a conoscenza della Giornata possa
far sì che un’altra donna in più
presenzi alla prossima celebrazione.
Inge Lise Lollike
Inghilterra - Galles
Irlanda del Nord
Il nostro Comitato nazionale
è composto da 19 donne designate dalle Chiese di appartenenza; abbiamo pure un amministratore retribuito e due
assistenti part-time che operano in un modesto ufficio a
Tunbridge Wells. Nel nostro
Comitato sono rappresentate
14 confessioni. Di solito ci riuniamo ogni due mesi e rincontro di novembre si svolge in tre
giornate; in questa occasione
si inizia a lavorare sul materiale per la Giornata di preghiera
che si svolge 16 mesi dopo.
La «Giornata» e la nostra organizzazione sono ormai consolidate, dato che la prima Giornata di preghiera in Inghilterra
risale al 1932. I membri del
Comitato restano in carica per
nove anni al massimo; nel caso siano eletti a «officer» (dirigente) rimangono in servizio fino alla scadenza del loro mandato, comunque non oltre i
nove anni, 11 Comitato si occupa interamente della Giornata
mondiale di preghiera e non
ha legami diretti con altre organizzazioni.
Siamo comunque in contatto con gruppi cristiani ed ecumenici britannici ed europei e
collaboriamo con loro quando
è possibile (Aiuto cristiano,
Cafod e Eefcw ), A parte il nostro materiale ordinario, pubblichiamo testi sui paesi a cui il
culto si riferisce, brevi studi sulla Bibbia, un servizio per i
bambini, le note per la stampa, segnalibri, poster, preghiere. Spesso la musica che accompagna il culto è registrata
su nastro e produciamo diapositive con didascalie.
La nostra pubblicazione più
conosciuta è forse «Preghiamo
insieme», periodico annuale
con articoli, poesie, illustrazioni legate alla Giornata mondiale di preghiera dell’anno seguente. Recentemente sono
state ideate le Giornate di conferenza, 40 nel corso dell'anno, in tutto il paese, dove donne dei vari distretti si incontrano per studiare il materiale per
la Giornata, di preghiera, per
discutere, per riflettere. In queste straordinarie occasioni ecumeniche sono spesso presenti
100 e più donne.
Poche sono le difficoltà che
incontriamo. Riceviamo denaro
da più di 3,000 comitati locali
che ci inviano offerte annuali;
vendiamo inoltre preghiere e
altre pubblicazioni. Le entrate
annuali ammontano a oltre
250.000 sterline, in gran parte destinate alle Società letterarie cristiane e ai Progetti
educativi cristiani.
La nostra attività è ecumenica e teniamo dei servizi in parecchie chiese. 1 nostri membri
svolgono volontariamente il lavoro richiesto. Riusciamo di solito a trovare persone e organizzazioni legate al paese che
scrive il servizio che ci sono di
grande aiuto. Un problema limitato ha riguardato i paesi
con situazioni politiche problematiche (ad esempio il servizio
scritto dalle donne palestinesi).
Poiché siamo così numerose e
teniamo tanti servizi (più di
5000), godiamo di una certa
importanza. Abbiamo l’appoggio di «Chiesa insieme», la più
grande organizzazione ecumenica nel nostro paese, che raggruppa tutte le confessioni. Pur
essendo tuttora conosciute come «Giornata mondiale di preghiera delle donne» i nostri
servizi sono aperti agli uomini.
1 nostri membri tengono informate le varie chiese e organizzazioni ecclesiastiche sulla
Giornata di preghiera e sulle
problematiche discusse. La nostra organizzazione è ben «viva
e vegeta» e ha di fronte un forte impegno per il XXI secolo.
Olive Linyard
Lituania
re e non sono incoraggiate a
partecipare alla vita socio-politica. Non esiste inoltre uguaglianza sul mercato del lavoro.
Alcune difficoltà in cui ci imbattiamo nell’organizzare la
Gmp sono comuni a quelle
delle altre organizzazioni sopra
menzionate. La maggior difficoltà è che le donne non sono
sufficientemente ecumeniche;
la Lituania è un paese cattolico
e, sfortunatamente, le donne
cattoliche non sono molto
aperte all’ecumenismo. Le nostre attività coinvolgono essenzialmente le donne protestanti,
non molto numerose, per cui è
difficile avere un movimento
allargato. E poi ci sono i problemi finanziari che non siamo
in grado di risolvere.
Non è molto finora, è solo
per donne interessate, ma il
movimento si sta sviluppando
e speriamo in prospettive migliori.
Renata Bareikiene
Polonia
Grazie per la vostra lettera
che ci invita a collaborare e a
scrivere qualcosa per il Notiziario. Cercherò di rispondere alle vostre domande. Nel nostro
gruppo Gmp sono coinvolti
riformati, luterani, cattolici e
pentecostali; i più attivi sono i
riformati e i luterani.
La nostra attività non è molto ampia e sostenuta. 11 movimento è infatti abbastanza
nuovo nel nostro paese: abbiamo iniziato quando la Lituania
ottenne l'indipendenza, l’il
marzo 1990. Da allora ci sono
stati numerosi cambiamenti in
Lituania nella sfera politica,
economica e spirituale. Qualsiasi attività cristiana era proibita dal regime comunista;
molte chiese erano chiuse.
Da quattro anni sono in funzione servizi Gmp, al primo
dei quali parteciparono solo
donne; il movimento è ora più
conosciuto. Un limite è costituito dal fatto che abbiamo pochi leader e non molta esperienza, per cui è necessario
frequentare Conferenze internazionali. Esistono inoltre delle
difficoltà finanziarie, ma poco
alla volta stiamo risolvendo tutti questi problemi.
Attualmente siamo in contatto con donne del Forum ecumenico delle donne cristiane
europee, con le quali perseguiamo degli obiettivi comuni. I
leader di entrambi i movimenti
sono riconosciuti oggi da altre
organizzazioni femminili, che
in Lituania sono circa 40. Una
conferenza Nord-Baltica «Donne e uomini in dialogo» è stata
organizzata in Lituania nel giugno 1997. 1 rappresentanti di
8 paesi si sono incontrati per
discutere sulla possibilità di
creare una società più eguale e
su come raggiungere tale obiettivo. Donne di varie organizzazioni hanno preso parte ai lavori e siamo liete che la voce
delle donne cristiane si sia fatta
sentire. Si è concordato che
l’educazione cristiana delle giovani generazioni è importante,
specialmente oggi che la criminalità è molto elevata.
Urta conferenzlà, sii! problema si è svolta ánche a Vilnlus.
Nel 1994 la Lituania ha accettalo una «Convenzione per
l’eliminazione di tutte le forme
di discriminazione contro le
donne», poi ratificata dal Parlamento nel 1995, Le donne, il
53% della popolazione lituana,
non sono attivamente impegnate nella vita politica; si
orientano verso la vita familia
Nel 1998 la giornata mondiale di preghiera in Polonia
celebrerà il suo giubileo perché
il primo culto venne tenuto 50
anni fa, cioè nel 1948 nella
chiesa metodista di Varsavia. Il
culto venne tenuto da un missionario americano, Hjordis
Wickstroem. Purtroppo il culto
seguente ebbe luogo dopo 13
anni, ripreso su iniziativa della
Chiesa presbiteriana di Varsavia e della Chiesa metodista di
Poznan. Fin dal 1962, ogni anno sono stati organizzati dei
culti e siamo molto felici che
oggi essi raggiungano sempre
più sedi in Polonia (attualmente
32 città). Le funzioni religiose
hanno un carattere ecumenico.
Dapprima erano soprattutto
le donne delle chiese di minoranza che si radunavano per il
Concilio ecumenico polacco
(provenivano dalle chiese luterana, metodista, battista, cattolico-polacca, ortodossa e da
quella di rito antico cattolico
dei Marianiti) ed erano impegnate nella pianificazione dei
culti. Dal 1992 anche le nostre
sorelle della maggiore chiesa
polacca, quella cattolico-romana - che si radunano presso
l'Associazione polacca delle
donne cattoliche, si unirono a
noi nella preparazione dei culti
per la giornata mondiale della
preghiera.
Ogni anno ci incontriamo alla Conferenza nazionale delle
donne. Durante l’assemblea
veniamo a conoscere la liturgia
tradotta in polacco dal Comitato nazionale per la giornata
mondiale di preghiera, e la
storia e la situazione attuale
della nazione d’origine delle
donne autrici della liturgia. Durante il convegno discutiamo
spesso di altri argomenti: l’anno scorso si trattò del ministerio diaconale e di opere benefiche, mentre il tema dell’assemblea di quest’anno era
«Nuove ricerche». Dopo la
conferenza il testo della liturgia
e altro materiale vengono inviati alle persone che preparano i culti nelle loro sedi e alle
divisioni locali del Concilio
ecumenico polacco.
In seguito, in vari luoghi, noi
donne rappresentanti di diverse chiese ci incontriamo con
gioia (alcune settimane prima
del primo venerdì di marzo)
per studiare la parola di Dio e
il testo della liturgia, in modo
che in seguito nelle nostre preghiere ci si possa sentire veramente credenti e sorelle. E
quel giorno è una vera: benedizione! Noi che veniamo da diverse chiese preghiamo insieme. Le nostre sorelle che vengono da paesi molto lontani
aprono il loro cuore e condividono con noi i loro problemi,
le loro preoccupazioni e i loro
desideri.
In questo modo ci avviciniamo le une alle altre, imparia
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lilS Kl®ìT[l2a(3S^[|®
mo a vedere e a capire gli altri
e a non passare indifferenti,
presso di loro. Diventiamo una
grande famiglia. Facciamo
ogni sforzo perché le nostre
preghiere si riflettano in
un’azione concreta.
Nel 1996 siamo state in grado di trasferire (per mezzo del
Comitato svizzero) le offerte
raccolte durante i culti della
Gmp nel nostro paese per la
nazione d’origine delle autrici
della liturgia: cioè Haiti, In altri
anni abbiamo sostenuto i progetti per la beneficenza nel nostro paese, per esempio quest’anno abbiamo dato le offerte raccolte all’ospizio per i
bambini in fase terminale.
Nel 1997, a Varsavia, ci rallegrammo particolarmente
perché le donne rappresentanti del paese originario della liturgia si unirono a noi durante
il culto. Le donne coreane cantavano nella loro lingua madre
indossando i loro splendidi costumi nazionali. La loro partecipazione alla funzione è stata
una manifestazione dell’unità
dei cristiani, della loro comprensione reciproca, della solidarietà e dell’amore. L’esperienza fu condivisa da ognuno
dei presenti; la chiesa era piena di persone di differenti denominazioni, anche di uomini
e di pastori e fra gli altri vi era
anche un pastore coreano.
L’anno prima un culto ecumenico della Gmp tenuto per
la prima volta a Varsavia, nella
chiesa cattolico-romana, risultò
un evento straordinario. Noi
crediamo che la preparazione
comune dei culti e le preghiere
comuni rappresentino un passo significativo verso una migliore comprensione e verso
rapporti più stretti fra le chiese
nel nostro paese, in cui il 95%
della popolazione è di fede cattolico-romana. Questo migliora inoltre la situazione ecumenica in Polonia.
Siamo molto dispiaciute
quando durante la funzione religiosa mancano le rappresentanti di una delle chiese. Durante gli ultimi due anni non
riuscimmo ad avere con noi
delle rappresentanti della Chiesa ortodossa.
Desideriamo ardentemente
che le preghiere comuni del
primo venerdì di marzo possano raggiungere più luoghi e
più persone.
Ewa Walter
Slovacchia
Care amiche, innanzitutto
desideriamo augurarvi un anno
benedetto!
Ora rispondiamo alla vostra
lettera. Nel gruppo Gmp (Wgtweltgebetstag ) lavorano donne
di sette confessioni: Chiesa dei
Fratelli, battisti, evangelici metodisti, Chiesa ussita-ceca, luterani, Chiesa ortodossa. Chiesa riformata e Chiesa cattolico
romana.
Durante l’anno mettiamo a
punto il materiale per la Gmp,
per le conferenze preparatorie
e discutiamo brevemente anche di altre cose che la vita
porta con sé. L’influenza della
Gmp non è forte nella società,
però aiuta nello sviluppo della
vita ecumenica e a darci una
carica. Il programma ispira il
lavoro sociale delle chiese.
Le donne che lavorano nel
gruppo non hanno purtroppo
abbastanza tempo per tutto ciò
che desidererebbero fare, in
quanto svolgono molti altri
compiti, tuttavia le attività connesse alla Gmp rappresentano
per tutte queste sorelle «la cosa
del cuore». •
In alcune comunità la Gmp
è sempre attesa ed è festeggiata ecumenicannentg, ^pon soltanto tra donne. Però non è
così in generale, quindi abbiamo un grande compito dinanzi
a noi. Alla radio trasmettono
regolarmente dei brevi programmi per la Gmpt; alcuni
giornali ne riportano un’eco.
Quando cristiani di diverse
confessioni possono pregare
insieme nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo
e partecipare insieme ai culti
con gioia, tutto ciò rappresenta qualcosa di molto importante e rende le persone riconoscenti.
Siamo figli di Dio e desideriamo essergli obbedienti,
Miroslava Prochazkova
Svezia
In Svezia vi sono venti denominazioni che si impegnano
nell’organizzazione della Gmp,
Abbiamo 14 comitati locali
in Svezia che si incontrano almeno due volte l’anno per
preparare il culto della Gmp,
Vengono distribuiti i programmi tradotti, e si cerca di incrementare la conoscenza reci
proca per rafforzare la frate|.
lanza ecumenica. Le offerta
dei culti dela Gmp (circa rriej
zo milione di corone svede^
sono usate per delle borse d
studio a favore delle donne del
Terzo Mondo per aiutarle aj
avere un’istruzione. Ci è ancora difficile raggiungere la giovane generazione.
Sono soprattutto le donne
ad incontrarsi e lavorare, rna
abbiamo invitato anche degl
uomini che sono sempre pj^.
partecipi. Ricordo la conferenza estiva, con gratitudine e autentica gioia e vi inviamo i nostri più caldi saluti cristiani dalla Svezia,
E simpatico ed importante
tenerci in contatto.
Ingrid Fjellstrotn
IL SIMBOLO DELLN GIORNBTfi
MONDIALE DI PREGHIERA
Il simbolo della Gmp, ideato dalle donne d’Irlanda, fu adottato come logo nel 1982,
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Il disegno è composto da frecce che convergono da quattro
punti della circonferenza, da figure inginocchiate nella preghiera, dalla croce celtica e dal cerchio, che rappresenta i
mondo e la nostra unità attraverso le nostre diversità.
Il convegno ó\ Schwarzenberg
Imparar« I«
nostra diffaranz«
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Una novantina di donne
provenienti da 37 Paesi europei hanno partecipato alla
conferenza organizzata dal comitato svizzero della GMP a
Schwarzenberg che si svolge
ogni quattro anni.
11 tema «Donne d’Europa,
artigiane della pace», ha fatto
emergere le differenze, ma soprattutto ciò che le accomuna
nella società, nell’economia,
nella politica e nella Chiesa,
Seppur con ritardo, ci è
sembrato utile pubblicare il comunicato finale emesso al termine dei lavori.
«Era affascinante rendersi
conto che, malgrado le differenze esistenti, hanno prevalso
le affinità» afferma Maryse Dürrer. uno dei membri del comitato svizzero della GMP, Discutendo insieme, le donne hanno
constatato che da ogni parte
del muro che ha diviso l’Europa
per lunghi anni, esistevano la
violenza privata ed istituzionale
- senza dimenticare quella esercitata in seno alle Chiese - le
ingiustizie e la precarietà per i
più deboli. Hanno ugualmente
scoperto che in tutti i paesi il
divario tra i più poveri e i più
ricchi non cessa di aumentare.
Una organizzazione
notevole
Una rappresentanza
paritaria
Per la prima volta una conferenza europea della GMP
contava lo stesso numero di
partecipanti provenienti
dall’Europa centrale e orientale e dall’Europa occidentale.
Questa apertura verso i paesi ,
che fino a pochi anni orsono
si trovavano con fatica su-una
carta gèografica, Maryses* Dur->^-i
rer la considera come una sfi-.
dà e un arricchimento : «L’incontro con delle donne che
parlano una lingua mai sentita
e le cui condizioni di vita conosciamo solo in teoria, allarga il
nostro orizzonte in maniera
considerevole, ma ci obbliga
altresì a ricostruire la nostra
visione dell’Europa».
Con una tale varietà di lingue, di culture, di tradizioni, di
confessioni religiose, come essere certi che ognuna ne traesse vantaggio ? Le organizzateci hanno dimostrato la loro|
creatività. Resoconti, gruppi di |
lavoro, studi biblici sui temi
«Donna e società» e «Donna 8 '
Chiesa» hanno permesso ad
ognuna di esprimersi in tutta :
confidenza, di essere ascoltata, |
di essere capita.
Il finanziamento della conferenza è stato interamente coperto grazie al sostegno generoso degli sponsors - le diverse
Chiese in maniera particolarc e al lavoro benevolo di tutto il
comitato svizzero della GMP
Quando le partecipanti si disperderanno in tutte le direzioni, non porteranno con loto
un documento finale o una d"
soluzione, come si usa nella
maggior parte delle conferenze. «La GMP è un movimeirto
di base, è lì che agisce» die®
Maryse Durrer. Il che signifi®
che ogni partecipante, avendo
preso coscienza di ciò eh®
l’unisce alle altre donne d’Europa, si impegnerà concretamente nel suo paese, nel prO"
prio ambiente, affinché le cos®
cambino.
Esther Hurbina""
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Fascicolo interno a RIFORMA m
40 del 24 ottobre 1997. Reg- T*
Pinerolon. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egi“'Edizioni Protestanti srl, via San
Pio V n. 15 bis, 10125 TorinoStampa: Tipolitografia La Ghisi®
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VENERDÌ 12 FEBBRAIO 1999
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Incontri, recito, pranzi comunitari, ospiti
Il XVII Febbraio alle Valli
ANGROGNA — Mercoledì 17
febbraio alle 9,30 raduno dei cortei al
capoluogo e al Serre, per ritrovarsi al
Vengie dove dopo il canto del Giuro
di Sibaud ci si recherà alle 10,30 al
capoluogo per il culto; la predicazione sarà del pastore Franco Taglierò,
ospite Doriana Giudici della Fdei; il
pranzo si svolgerà alla sala unionista,
è possibile prenotarsi presso gli anziani entro il 13 febbraio (costo lire
20.000 adulti, lire 10.000 bambini fino a lO anni); alle 21 serata comunitaria nella sala unionista, con partecipazione della corale, del precatechismo che presenterà una breve recita
sul Sinodo di Chanforan, e dei giovani, che sotto la guida di Sergio Buffa
presentano «Le gelosie di mio marito», commedia brillante in tre atti; la
serata sarà replicata sabato 20 alle 21.
BOBBIO PELLICE — Sabato 13,
alle ore 21, concerto della corale di
Bobbio-Villar. Martedì 16 alle 19,15
fiaccolata con partenza da piazza Caduti, alle 20 accensione dei falò presso
il monumento di Sibaud. Mercoledì 17
alle 10,30 nel tempio culto con partecipazione della scuola domenicale e
della corale e predicazione di Bruno
Corsani; a seguire pranzo comunitario,
\ con intervento del professor Corsani
I sui ministeri nella chiesa.
LUSERNA san GIOVANNI —
I^menica 14 culto, alle 10, nel tempio
di San Giovanni con la partecipazione
delle scuole domenicali e del precatechismo. Martedì 16, alle 19 fiaccolata
organizzata dai giovani, con partenza
dal piazzale del tempio per recarsi al
falò degli Stallò. Mercoledì 17, alle
IO, culto nel tempio con predicazione
di Daniele Garrone; seguirà alle 12,30
pranzo comunitario durante il quale il
professor Garrone parlerà dei rapporti
tra valdesi ed ebrei in Italia; per il
pranzo ci si può prenotare alla rivendita di giornali Malanot Meynet o
all’Asilo al costo di lire 30.000; alle
21, alla sala Albarin, serata comunitaria con la rappresentazione di «I fucili
di madre Carrar», a cura dei giovani,
con replica sabato 20 febbraio alle 21.
MASSELLO — Alle 11 di mercoledì 17 culto presieduto dalla pastora
Daniela Di Carlo; a seguire aperitivo
presso la famiglia Tron.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 16 accensione dei falò nelle borgate, alle 20. Mercoledì 17 alle 10,30
culto nel tempio di Maniglia con predicazione di Maddalena Giovenale Costabel, che nel pomeriggio parlerà della sua esperienza di membro della Tavola; dopo il culto pranzo comunitario,
prenotazioni entro domenica 14 pressò
gli anziani, costo lire 22.000 adulti, lire 15.000 bambini fino a 10 anni.
PINEROLO — Martedì 16, alle
20, falò alla Gioietta a cura della famiglia D’Amore Geymonat. Mercoledì 17, alle 10, culto di ringraziamento; alle 19,30 agape fraterna (costo lire 20.000 adulti, lire 10.000 bambini),
prenotazioni presso Vera Long (tei.
0121-71597) entro domenica 14.
POMARETTO — Martedì 16, alle
20, accensione dei falò. Mercoledì 17
alle 8,30 due cortei in costume tradizionale; uno partirà da Pomaretto e
l’altro da Inverso Pinasca e si incontreranno a Perosa Argentina per recarsi insieme al culto a Pomaretto alle
10; partecipano le bande musicali di
Pomaretto e di Inverso Pinasca. Alle
12,30 pranzo nei locali della Pro Loco
di Inverso Pinasca, i biglietti sono in
vendita fino al 13 febbraio presso le
anziane del Concistoro, cartolerie
Beux e Bert e profumeria Giaiero di
Perosa Argentina; costo lire 26.000
adulti, 18.000 bambini, ospite del
pranzo Silvia E. Benech Baridon della
Chiesa valdese del Rio della Piata.
Alle 21 la filodrammatica presenta
«Quando la moglie è al mare», repliche domenica 21 e lunedì 22 febbraio.
PRALI — Martedì 16, alle 20, accensione dei falò. Mercoledì 17 alle
10,25 corteo, alle 10,30 culto nel tempio con predicazione del pastore Giorgio Bouchard; alle 13 pranzo comunitario nella sala valdese; alle 15,30 conferenza del pastore Bouchard su «Gli
evangelici nella democrazia italiana».
PRAMOLLO — Martedì 16, alle
20, accensione dei falò. Mercoledì 17,
alle 10, culto nel tempio presieduto da
Milena Martinat, alle 12 pranzo comunitario, alle 20,30 la filodrammatica presenta la commedia brillante di
Franco Roberto «Il padre della sposa», in replica sabato 20 alle 20,30.
PRAROSTINO — Martedì 16, alle
20, accensione dei falò e fiaccolata dei
giovani a partire dalla cappella del
Roc fino a San Bartolomeo facendo
sosta al falò di Collaretto; dopo la
fiaccolata rinfresco per tutti alla sala
del teatro. Mercoledì 17 alle 10 culto
con Santa Cena e partecipazione della
corale, con predicazione del pastore
Giorgio Tourn che sarà ospite della
giornata; a seguire pranzo comunitario; chi desidera partecipare deve prenotarsi dal pastore, 0121-500765 o
dall’anziano del proprio quartiere.
RODORETTO-FONTANE — Alle 10 di domenica 21 febbraio culto
presso la famiglia di Valter Tron.
RORÀ — Mercoledì 17, alle 10,
culto con predicazione di Ermanno
Genre; seguirà pranzo comunitario,
con intervento del professor Genre sulla Facoltà valdese di teologia di Roma.
SAN GERMANO CHISONE —
Martedì 16, alle 20, falò a Risagliardo
con la partecipazione della corale di
San Germano e di forino. Mercoledì
17 alle 9 corteo con partenza dal tempio per arrivare fino all’Asilo dei vecchi e ritorno al tempio per il culto delle 10; partecipa la banda musicale
sangermanese; alle 12,30 agape in via
delle scuole, prenotazione entro giovedì 11 febbraio alla farmacia Tron.
SAN SECONDO — Martedì 16 falò
ai Brusiti alle 20. Mercoledì 17, alle
10, culto con Santa Cena e partecipazione della corale; predicazione a cura
del pastore Jean Sielman, che accompagna un gruppo di valdesi della Calabria, ospiti della comunità dal 13 al 17
febbraio; per partecipare all’agape del
XVII prenotazioni presso Elvina Gardiol (tei. 0121-500875) entro venerdì
12 febbraio; costo lire 25.000 adulti, lire 18.000 bambini dai 6 ai 12 anni.
TORRE PELLICE — Martedì 16,
alle 20, accensione dei falò nelle varie
borgate. Mercoledì 17, alle 10, nel
tempio, culto presieduto da Italo Pons,
con partecipazione della scuola domenicale del precatechismo; alle 12,30
pranzo alla Foresteria; prenotazioni
alla Foresteria stessa dall’8 al 13 febbraio e il 15 febbraio dalle 9 alle 12,
oppure dopo il culto di domenica 14;
alle 20,45 nel tempio la filodrammatica deU’Unione giovanile dei Coppieri
rappresenta «L’importanza di chiamarsi Onesto» di Oscar Wilde, in replica sabato 20 febbraio.
VILLAR PELLICE — Martedì
16 febbraio, alle 20, accensione dei
falò nelle varie borgate, con fiaccolate che partendo dalle borgate alle 21
convergeranno al falò al Ponte delle
Ruine, messaggi e canti della Corale
di Bobbio-Villar. Mercoledì 17, alle
10, culto con predicazione di Paolo
Ricca; alle 12,30 nel salone delle
scuole elementari agape fraterna
(prezzo; lire 25.000 adulti, lire 18.000
bambini), prenotazioni entro sabato
13 presso i negozi e l’edicola del paese; alle 21 la filodrammatica presenta
la commedia brillante «I milioni dello
zio Peteroff» e la farsa «Cantate per
me», con repliche 20-21 febbraio.
VILLAR PEROSA — Il 17 culto
alle 10 presieduto dal pastore Bellion;
partecipa la corale. Alle 12,30 agape
comunitaria nell’ex convitto (prenotazione dal pastore). Alle 21 serata comunitaria nella sala sotto il tempio; è
prevista la partecipazione dell’Unione
musicale di Inverso Pinasca e uno
spettacolo di teatro dialettale.
VILLASECCA — Martedì 16, alle 20,. accensione dei falò. Mercoledì
17, alle 10, partenza del corteo da
Chiotti per "Villasecca, a seguire il
culto e poi alle 12,30 agape fraterna
ai Chiotti, (costo lire 22.000 per gli
adulti, lire 12.000 bambini fino alla
quinta elementare), prenotazioni presso Clodina Balma Clot o il pastore entro venerdì 12 febbraio; ospiti all’agape Franco e Maria Luisa Davite.
Ancora una volta alle Valli si preparano I falò che verranno accesi,
tempo permettendo, la sera del 16 febbraio, vigilia dell’anniversario
delle Lettere Patenti. Falò privati, familiari, «quartierali», «comunitari,
«festaioli», «storici». Alcuni generosi e istintivi, altri (come quello degli Stallò a San Giovanni nella foto a fianco) più tecnici, «scientifici»,
fatti per durare più a lungo. Nelle altre foto, in alto da sinistra il corteo del '98 a Angrogna e il falò di Villar Pellice; qui sopra la corale di
Bobbio-Villar al falò di Villar Pellice dell’anno scorso. (foto Sah)
Nelle
Chiese
Valdesi
GIOVANI DEL I DISTRETTO — Domenica
14 febbraio, alle ore 10,
nei locali della chiesa valdese di San Germano incontro dei giovani del distretto su «Il Giubileo, e
(a) noi...».
GRUPPO TEOLOGICO «G. MIEGGE» —
Domenica 14 febbraio, nei
locali della chiesa valdese
di San Secondo, dalle ore
17 alle ore 22 incontro del
gruppo teologico «Giovanni Miegge» su «Timore e
tremore» di Kierkegaard.
RIO DELLA PLATA
— Daini al 20 febbraio
saranno ospiti delle Valli
Silvia E. Benech Baridon e
sua figlia Karina, rappresentanti della Chiesa valdese del Rio della Piata;
esse saranno venerdì 12 a
Torre Pellice, sabato 13 ad
Angrogna e Rorà, martedì
16 a Villar Pellice e venerdì 19 a Luserna San
Giovanni.
POMARETTO — Riunioni quartierali; giovedì
11 febbraio alle 15 all’Inverso Faiola. Sabato 13
alTEicolo Orando incontro
mensile del Coordinamento scoutistico.
PRAMOLLO — Domenica 14 febbraio alle 10
culto di insediamento di
Milena Martinat.
RORÀ — Giovedì 11,
alle 20,30, alle Fucine, serata condotta dai giovani
con una meditazione sul libro della Genesi; segue
studio sull’ecumenismo.
Domenica 14, alle 10, culto dei giovani con animazione sul giubileo.
TORRE PELLICE —
Riunione quartierale venerdì 12 febbraio agli Appiotti
VILLAR PEROSA —
Domenica 14, alle ore 10,
culto con assemblea di
chiesa per esaminare la relazione finanziaria.
VILLASECCA — In
contro dell’Unione femminile giovedì 11 febbraio
alle ore 14,30.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
fm 91.200 e 96.550
Mercoledi 17 febbraio
.ore 10
culto in diretta dal tempio
valdese di Torre Pellice
predicazione del pastore
Italo Pons
rbe@ipeliice.it
tei. 0121-954194 .
rbinaf'"!
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leg. 1^*’'
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via Saf'
Torino;
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LUSERNA S. GIOVANNI
Via Roma, 42
TORRE PELLICE
Via Arnaud, 5
chiuso al martedì
la
Civetta
In occasione del 17
febbraio Vi propone un menù a base
di piatti tipici
Piazza Pietro Micca, 4 - TORRE PELLICE
»0121-91.678
14
PAG. IV
E Eco Delle iälli moESi
VENERDÌ 12 FEBBRAIO 1999 VENERI
Sport
HOCKEY SU GHIACCIO — Finalmente una bella vittoria
per la Valpe Sparea nella seconda fase di A2: opposti al Val
Venosta martedì scorso, i biancorossi, malgrado le assenze,
hanno superato gli avversari più nettamente di quanto dica il
punteggio; il 5-4 finale ha fornito qualche brivido in più al pubblico, visto che a due minuti dalla fine il punteggio era ancora
sul 5-2. Sia il primo che il secondo tempo si erano chiusi
suHT-0 grazie alle reti dei due valdostani Tomasello e Paur;
nel terzo tempo ancora Tomasello, Melotto e Vasicko dilatavano il punteggio fino ai due minuti di follia finale: gli ospiti si
facevano sotto grazie a due reti di Pixner e l’ultimo minuto era
tutto al cardiopalmo. Contro gli stessi avversari il Valpellice è
stato superato domenica sera nettamente. Il 6-1 finale, con la
rete di apertura di Vasicko e parziali di 2-1, 3-0 e 1-0, è però
frutto di un Valpellice decisamente menomato, soprattutto in
difesa. Gli altoatesini hanno dominato pur subendo in qualche
circostanza la supremazia dei pinerolesi.
CORSA CAMPESTRE — Tre successi per i giovani del
gruppo sportivo Pomaretto nella corsa campestre Uisp svoltasi
a Borgaro domenica 7 febbraio. Patrick Pascal ha vinto fra i ragazzi, David Ghigo fra i cadetti e Andrea Barrai fra gli allievi.
Sul podio anche Francesca Ferrerò e Monica Ghigo, 2“ e 3” fra
le ragazze, Lara Ribet, 2“ fra le cadette. Elisa Colomba, 2“ fra le
allieve, Stefano Bresso, 3° fra gli allievi, Ivana Roberto 2“ fra
le juniores e Angelica Ripepi 3“ fra le master femminili.
TENNS TAVOLO — Vittoria di prestigio per la Valpellice
in CI ; il 5-3 contro il Verres porta la firma di Paolo Rosso, Davide Gay e Malano. In C2 regionale il Valpellice ha superato
l’Enel Torino per 5-0, mentre in DI i valligiani hanno perso
con la Telecom per 5-1.
PALLAVOLO — Il 3S Pinerolo è stato sconfitto nel campionato juniores maschile ad opera dell’Oxford Susa; 3-0 il
punteggio finale con il solo primo set abbastanza equilibrato.
Sabato prossimo presso la palestra di Lusema si disputerà la fase finale del torneo femminile Baudrino. Le partite inizieranno
alle 15. In finale per il primo posto il Villafranca Rotoflex che
ha superato il 3S affronterà la vincente di Pablo Neruda-Volley
Cavour che si giocherà in settimana.
PALLAMANO — Non vince ma impegna al massimo i titolati avversari del Casale il 3S Pinerolo in serie C maschile; gli
ospiti hanno dovuto ricorrere all’esperienza e alla tecnica per
superare i ragazzi di Gaydou che finché è stato in campo ha meso a segno anche 7 reti. L’infortunio al ginocchio delTallenatore-giocatore ha consentito al Candido di passare, seppure di misura. La partita si è chiusa sul 22-19 con altre reti per Vellano
(5), Rosso (3), Laddomada (2) Contadin e Cali (1). Ottimo il 3S
under 16 a Candiolo: i giovani sotto la guida di Miriam Bellion
stanno crescendo e questa volta sono riusciti a vincere in trasferta. Il 21-20 racconta di una gara «tirata» fino alla fine, con
tutti gli uomini di movimento andati a rete; Pascal 8 volte, Stefano Rivoira 5, Polzella 4, Bues 2, Davide Rivoira e Revel 1.
Nell’ambito del progetto «pallamano per tutti» finanziato
dalla Regione Piemonte si è svolto a Lusema il primo concentramento delle scuole medie superiori: l’istituto Alberti ha vinto entrambi gli incontri e si candida al passaggio alle fasi finali
in programma a Torino a fine mese.
Ski-arc, una specialità giovane
Nadia Peyrot iridata
FEDERICA TOURN
Nadia Peyrot ha 26 anni, è
di Prali e come molti
pralini scia da quando era
bambina: quello che la differenzia dagli altri, però, è il titolo di campionessa mondiale
nella staffetta e nella gara individuale di ski-arc, che ha
conquistato l’anno scorso a
Cogne.
Lo ski-arc è uno sport spettacolare ma ancora poco conosciuto, che abbina lo sci di
fondo al tiro con l’arco (è in
questo simile al biathlon, che
impiega però il fucile): si tratta di completare un percorso,
di solito lungo quattro chilometri, lungo il quale è posto
un poligono di tiro con quattro bersagli da abbattere: a
ogni bersaglio mancato l’atleta deve percorrere trecento
metri di tracciato in più. In
questa specialità le donne devono compiere due giri (la
prima volta si tira in piedi, la
seconda in ginocchio), gli uomini tre (tirando l’ultima volta in piedi): vince naturalmente chi realizza il minor
tempo.
- Nadia, come sei arrivata
allo ski-arc?
«Per caso, nel ’93: sono
una fondista, ho sempre fatto
gare e sono stata anche un anno nella nazionale giovanile,
ma con il passare degli anni
mi si imponeva una scelta e
allora ho provato con lo skiarc. Avevo pensato al biathlon, ma qui non è praticato e
poi ha costi molto elevati».
- Sei nella nazionale di skiarc dal 1993, nel '98 hai conquistato la medaglia d’oro ai
campionati mondiali. A quando le prossime gare?
«Il prossimo campionato
mondiale si tiene dal 19 al 21
1 Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo : San Germano
Data: 1573
Le truppe dell’Abbazia di Pinerolo fanno
azioni di brigantaggio nei confronti dei religionari di San Germano, catturano il pastore
e lo condannano al rogo. Quelli di Lusema,
ritenendo legittima la difesa armata e obbligatorio il soccorso ai fratelli colpiti, intervengono in soccorso e dopo aver assistito agli
scontri dalle alture della Vaccera, scendono
su San Germano e hanno la meglio; poi in
massa si recano all’Abbazia per liberare i
prigionieri. Quello di San Germano è uno dei
primi casi di solidarietà armata fra chiese
delle Valli in applicazione del Patto di unione del 1561 (stabilito al Podio di Bobbio Pellice). Luogo probabile della battaglia: ponte
sul Chisone.
istituito da nostro Signore Gesù Cristo, saranno ascoltati volentieri: ma questo non succederà se invece predicheranno invenzioni umane, contrarie all’Evangelo. Possevino replicò
affermando che la pura dottrina che intendeva
predicare era il comandamento di andare tutti
alla messa, se non volevano essere sterminati:
e queste stesse cose proclamò il giorno dopo
di fronte a tutto il popolo di Cavour radunato
nel tempio, ribadendo la sua intenzione di ristabilire nelle Valli predicatori del papa, di
costringere tutti alla messa e di annunciare
che i ribelli erano stati eliminati.
Luogo: Maniglia, tempio del Serre
Data: 1556
Luogo : Tempio del Ciabas
Data: 26 luglio 1560
Memorabile disputa fra il gesuita Possevino e il pastore Scipione Lentolo sull’essere o
no la messa fondata nelle Scritture. Il Possevino pretende imporre ai sindaci di Angrogna, Bobbio,Villar e Rorà la cacciata dei ministri «luterani» e l’accettazione di quelli da
lui inviati. A fronte della ferma risposta valdese, il gesuita se ne va con le pive nel sacco
e per rifarsi dell’onta subita si scatena nella
persecuzione contro quelli di Campiglione,
di Fenile e della pianura.
Luogo : Cavour
Data: 1560
Alla presenza del signore di Racconigi avviene un incontro fra tre delegati valdesi e il
gesuita Possevino, il quale comunica la sua
intenzione di recarsi alle Valli per cacciare gli
attuali ministri e stabilirne dei suoi e chiede ai
valdesi se li avrebbero ascoltati. I valdesi rispondono che se predicheranno la pura dottrina degli apostoli, senza allontanarsi da quanto
A Maniglia, che era al centro di una grande
parrocchia comprendente Chiabrano, i valloni di Massello e Salsa, il Bessé e Pomeifré,
fu costruito il tempio del Serre nel 1556; nel
1595 ci fu una famosa provocazione durante
il culto ad opera dei cappuccini, dal 1670 al
72 la chiesa fu retta da Enrico Arnaud. Il
tempio fu distrutto nella guerra del 1686 e ricostruito nel 1711 ; ci furono molti altri restauri successivi ma nel 1800 si rese necessaria una ricostruzione sostenuta dai Comuni di
Chiabrano e Maniglia, dalla Tavola, dal Comitato vallone, dalla Legazione di Prussia e
dalla chiesa di Neuchâtel; l’inaugurazione
avvenne T8 settembre 1841: nei banchi, costruiti con i soldi comuni, ci si poteva sedere
liberamente senza posti «di famiglia»: si prese l’abitudine, poi a lungo conservata alle
Valli, di sedere gli uomini a destra dell’entrata, le donne a sinistra. Grande polemica ci
fu nel 1852 quando una processione cattolica
da Chiabrano venne a fissare, pare con il
consenso del past. Parander, una croce presso il muro del presbiterio. Dopo la costmzione del tempio di Baissa, quello del Serre fu
ceduto a privati, trasformato in casa e incendiato dai tedeschi per rappresaglia. Fu ancora
abitato per un po’, ma poi ridotto a rudere a
causa delle intemperie.
marzo in Francia; intanto abbiamo le gare di qualificazione intemazionale in Austria e
in Slovenia per selezionare i
quattro uomini e le quattro
donne che andranno ai mondiali. Inoltre il presidente della Federazione intemazionale
cerca di far ammettere la disciplina alle Olimpiadi invernali del 2002 e per questo sta
incentivando lo sport soprattutto nei paesi dell’ex Unione
Sovietica».
- Lo ski-arc immagino che
ti impegni moltissimo. Che
cosa fai quando non ti alleni
e non hai gare?
«Lavoro in Comune, e tengo anche dei corsi di sci di
fondo ai bambini: per fortuna
ho un orario elastico e dei
colleghi comprensivi, perché
spesso per le gare o per i raduni della squadra sono assente per diversi giorni».
- Come valdese, qual è il
tuo rapporto con la chiesa ?
«Inutile dire che il mio
tempo, vivendo sempre di
corsa, è poco. Però mi piace
mantenere i legami con la comunità: per questo dopo la
confermazione ho sempre fatto la monitrice della scuola
domenicale a Prali; fino a Natale però, perché dopo cominciano i corsi di sci...».
Posta
I media
evangelici
AlTuItima Conferenza distrettuale alle Valli è stato distribuito un questionario per
capire il rapporto tra i deputati
e gli stmmenti di informazione evangelica. Ecco alcuni dati: su 80 persone che hanno risposto, 18 non ascoltano Radio Beckwith e altre 24 non
riescono a sintonizzarsi sulle
sue frequenze. Tre non hanno
mai letto L’eco delle valli, 1
lo leggono dai parenti; 9 non
hanno mai frequentato il Centro culturale e 16 non vedono
mai la trasmissione Protestantesimo in tv. Comunque gli
abbonati a L’eco delle valli
sono in maggioranza rispetto a
quelli abbonati anche ad altre
riviste, fra le quali abbastanza
conosciuta è la Beidana, molto poco invece Gioventù evangelica e Protestantesimo. Comunque quello che mi ha
maggiormente colpito è la
presenza di alcune persone
che non hanno mai letto L’eco
delle Valli-Riforma: come è
possibile svolgere qualsiasi tipo di servizio nella chiesa o
ricevere dei mandati come
quelli per partecipare alla
Conferenza distrettuale o al
Sinodo senza utilizzare uno
strumento essenziale di conoscenza e di collegamento fra
le nostre chiese? Mi auguro
che, dopo la Conferenza, se ne
siano rese conto e nel frattempo si siano abbonate. Speranza mal riposta? Mi auguro di
no. Ce ne sono altre?
Roberta Peyrot
Lusema San Giovanni
Appuntamenti Servizi
Il febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Per
TUnitrè, alla biblioteca della
Casa valdese, alle 15,30, concerto di Riccardo Mondino al
pianoforte; musiche di Liszt,
Mozart, Chopin.
STAFFARDA: Alle 21,
nell’Abbazia, conferenza su
«Uomo e natura, alla ricerca
delTequilibrio» a cura di Giovanni Maiandi.
12 febbraio, venerdì
TORINO: Alle 20,45 nel
tempio valdese conferenza su
«L’esperienza dei giudici di
Milano» con Pier Camillo
Davigo e David Pinardi.
CANTALUPA: Alle 21,
alla villa Comunale di via
Chiesa, conferenza su «Dai
primi microrganismi all’uomo», relazione di Lidia Innocenti Locana.
PINEROLO: Nella chiesa
di San Giuseppe, alle 21, concerto del quartetto Basaglia,
canzoni degli Anni 30 e altro.
Ingresso libero.
13 febbraio, sabato
CUMIANA: Nella sala incontri Felice Carena, alle
21,15, la filodrammatica degli ex allievi e giovani presenta «Due sul pianerottolo»,
due atti comici di Amendola
e Corbucci. Ingresso lire
10.000, ridotto lire 8.000.
PORTE: Carnevale in
piazza.
BAGNOLO: Al teatro Silvio Pellico, alle 21,15, va in
scena «Se devi dire una bugia
dilla grossa», farsa in due atti
di Ray Cooney, regia di G.
Cardascio. Ingresso lire 15
mila intero, ridotto 12.000.
TORRE PELLICE: Nel
l’aula consiliare del Comune,
alle 15, convocazione dell’assemblea dei soci della Società
pescatori sportivi valle del
Pellice; all’odg: relazioni sulle attività svolte nel 1998 e
programmi per il 1999.
14 febbraio, domenica
PERRERO: Carnevale in
piazza con polenta.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 16, per la rassegna «Di festa teatrando», va
in scena «Cappuccetti Rossi»,
con la compagnia Assondelli
Stecchettoni. Ingresso lire
6.000.
TORINO: Nel tempio valdese di corso Vittorio, alle
17,30, concerto dell’organista
Jürgen Schwab, oboe Keith
Hooper, musiche di Frescobaldi, Bach, Buxtehude, Galoppi Schumann, Hartmann.
Ingresso lire 15.000.
18 febbraio, giovedì
PINEROLO: Alle 20,45, a
Palazzo Vittone, «Parole e silenzi», convegno sulla figura
di Giovanni Arpiño, con interventi di Roberto Antonetto. Massimo Scaglione, Marino Boaglio e Bruno Quaranta.
TORRE PELLICE; Alla
biblioteca della Casa valdese,
per TUnitrè, alle 15,30, conferenza della dott.ssa Luisa
Ombra su «Sovrappeso: è
sempre solo fame?».
STAFFARDA; Alle 21,
all’Abbazia, incontro su «Salute e respirazione» a cura di
Gabriella Elefante.
INFORMAGIOVANI
VALPELLICE i
Via Roma 45 - Lusema S
Giovanni - 0121/900245 ^
informazioni su e
sport, scuola, lavoro, musica |
viaggi, tempo Ubero
Lunedì e venerdì ore 14-17 :i
VALU
CHISONE • OSRMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 14 FEBBRAIO
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
Vai
alt
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 14 FEBBRAIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva; '
Roma:
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Ospedale civile, tei. 167-233111 •Or,
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
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dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
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SERVIZIO ELIAMBULA
telefono 118
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Cinema
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TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 11 e venerdì
12, ore 21,15, The opposite
of sex di Dan Ros; sabato 13,
ore 20,10 e 22,10, domenica
14, ore 16, 18, 20,10 e 22,ift;
lunedì e martedì ore 21,15,
C’è posta per te.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì, ore
21, Racconto d’autunno; sabato, ore 21, L’amico del
cuore; domenica, ore 15, 17,
19, 21, lunedì, martedì e giovedì, ore 21 C’è posta per te.
PINEROLO — La multisala Italia (0121-393905) ha
in programma, alla sala
«2cento» Lost in space. Alla
sala «5cento» è in visione
L’uomo che sussurrava ai
cavalli; feriali ore 21,30, domenica ore 15, 18,15,21,30.
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19 febbraio, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, il «Teatro
delle dieci» presenta «L’ultimo caffè» di G. Arpiño. Ingresso lire 34.000.
Prova provinciale
Ginnastica
artistica
Oltre 350 giovani atlete si
sono confrontate a Luserna in
occasione della prima prova
provinciale di ginnastica Trofeo Topolino e triathlon. Oltre
al successo organizzativo, il
3S Lusema ha fatto registrare
anche un bel risultato agonistico: la squadra composta da
Cristina Ghiri, Gaia Ferrando.
Federica Giannattasio, Tatiana Miegge, Francesca Ughetto Monfrin e Lorenza Viglianco si è infatti classificata seconda mentre la squadra «A»
è giunta 8“. Il Cumiana si ^
classificato 4 fra le allieve e
3° nel triathlon.
Wons. cien
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisierìana Mondovì
Una copia L. 2.000
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La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
«Essi saranno suoi popoli»
Varie e sempre più numerose le iniziative di quest'anno
all'ombra, però, dell'incombente Giubileo del Duemila
Roma: «Quello di quest’anno non è certamente un incontro di routine, formale, ma un segno della nostra
volontà, sostanziata dalla
nostra fede nel Signore della chiesa, di proseguire un
cammino che è parte inte- grante della nostra vocazione
di discepoli di Cristo, anche
quando questo cammino si
fa arduo e difficile... La celebrazione di oggi assume,
dunque, il carattere di confessione al Signore del nostro
peccato che si manifesta negli ostacoli che ancora si
frappongono sulla via delFunità della chiesa». Così il
pastore metodista Valdo Be
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necehi al culto ecumenico
che si è svolto a Roma, nella
chiesa metodista di via XX
Setteitìjre, lo scorso 22 gennaio. G^irano state forti perplesskàdn merito all’opportimitkAi celebrare una giornata di preghiera comune di
fronte alla riproposizione di
quelle indulgenze che sono
alla base della Riforma del
XW secolo. Il disagio è stato
accolto da mons. Clemente
Riva, responsabile diocesano
per l’ecumenismo che, in un
incontro con i rappresentanti
Me chiese valdesi, metodiste, battiste e luterane della
rapitale, ha definito l’indizione delle indulgenze «un’oceasione perduta» per l’ecuntenismo, sentita come tale
lete SI.
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Clemente Riva
^che da molti cattolici. Nel
no intervento al culto del 22
citando Lutero, ha ricordo che «la vera indulgenza
Lristo» e, a proposito della
mistificazione, ha affermato
' V ® “l’aver posto il problema
9aun dato positivo». All’inhanno partecipato
I ^PPresentanti delle diverse
I e denominazioni:
^J°lici, luterani, valdesi,
®iodisti, battisti, riformati
. Zzesi, ortodossi siri e sono
5( ®*y®nute le corali metodidella comunità di Sant’
® un coro luterano fincom ^ ha risposto,
(jgii,. ^uendo alla riuscita
te, *.”5®ntro con sincera fraSj 500 persone hanno
Con vurie fasi del culto
Con ®.^^.®uzione, unendosi
L nel canto e contri
I Colle« 8®uerosamente alla
zìq . ® devoluta alle popola! colni. ^^'^uierica centrale
; Pd® dall’uragano.
Genova: Preceduta il 17
gennaio dalla conferenza del
rabbino Momigliano su: «Il
giubileo nella Bibbia e nella
tradizione ebraica» la Settimana di preghiera ha avuto i
momenti principali negli incontri di mercoledì 20 nella
parrocchia di San Giacomo di
Carignano e di venerdì 22
nella chiesa valdese di via Assarotti. A San Giacomo, sotto
l’abile e discreta regia del pastore battista Michele Foligno, che ha saputo magistralmente unire i vari momenti
deH’incontro, hanno preso la
parola mons. Tanasini, rappresentante cattolico e Jurgen Astfalk, pastore luterano,
per le chiese evangeliche. Come programma e impegno
che la Settimana dell’unità
non sia solo una manifestazione annuale, ma venga incrementata con altri incontri
nell’arco dell’anno, l’Assemblea ha cantato il seguente
inno significativo: «Ci ha riunito tutti insieme. Cristo
amore, godiamo esultanti nel
Signore, temiamo ed amiamo il Dio vivente, e amiamoci tra noi, con cuore sincero».
Nella chiesa valdese, il 22,
hanno predicato il pastore
Fanlo y Cortés e il card. Tettamanzi, parlando il primo
sulla Gerusalemme celeste, il
secondo sul Cristo, Resurrezione e Vita. Nel corso della
preghiera dell’assemblea,
molte voci hanno espresso il
desiderio che incontri di
questo tipo possano ripetersi
più spesso. Molti spunti di
arricchimento spirituale sono stati offerti dal commento
a Giovanni 17, 21 del prof.
Bruno Corsani e del prof.
Giacomo Carbone, nel corso
dell’incontro tenutosi al
Quadrivium il 25 gennaio.
Agrigento: Quest’anno ad
Agrigento cattolici e valdesi
non si sono incontrati per la
preghiera che chiede a Dio
l’unità dei cristiani. Il fatto è
grave, ma si è imposta una
pausa di riflessione per consentire alla gerarchia locale
di spiegare ai cattolici la svolta significativa che il Concilio
Vaticano II ha impresso al discorso ecumenico. Non è tollerabile che gli incontri di
preghiera siano intesi nel
senso che gli evangelici stanno tornando a Roma, che
non ci sia una parrocchia
aperta al discorso ecumenico, non un prete, escludendo
il vescovo e il suo delegato,
non un monaco, una suora,
un laico. Tornare a incontrarsi quest’anno per la preghiera del mese di gennaio, in
questa situazione, poteva
servire solo a perpetuare un
equivoco che vorremmo veder superato.
Torino: La Settimana di
preghiera si è svolta anche
quest’anno all’insegna della
stretta collaborazione fra le
due commissioni per l’ecumenismo (evangelica e cattolica): un programma fittissimo di incontri (non un giorno libero dal 17 al 25 gennaio), un’organizzazione accurata. La questione delle indulgenze e più in generale
l’atteggiamento della Chiesa
cattolica in questi ultimi anni
ha gettato un’ombra spiacevole sulle relazioni interconfessionali: molti evangelici si
domandano, come ha rilevalo pubblicamente il presidente della Cepe (ConÌmis^ioàe evangelica per l’ecumenismo), se ci sarà partéch
pazione dei protestanti torinesi alla Spuc nel 2000.1 due
momenti tradizionali dell’apertura in duomo il 18 e della
conclusione al tempio valdese (presente il cardinale Saldarini) il 25 restano impor
tanti, ma rischiano di cadere
nella coreografia. Molto più
vivaci e sentiti la tavola rotonda sul Giubileo il 23, con
Enzo Bianchi, priore di Bose,
e Daniele Garrone, della Facoltà valdese di teologia: circa 700 i presenti e l’incontro
dei giovani il 21, con molta
musica e 800 partecipanti di
cui un centinaio evangelici e
ortodossi. Molto importante
per far conoscere l'ecumenismo il coinvolgimento delle
diverse comunità il 19 e il 20;
ventidue le chiese delle tre
confessioni visitate (14 a Torino, 8 nei dintorni) con doppia predicazione: cattolica ed
evangelica o ortodossa.
Daniele Garrone
Udine: Due i momenti significativi della «Settimana»:
un dibattito pubblico tra il
prof, don Mario Qualizza del
Seminario arcivescovile e il
past. Andreas Köhn sulla domanda: «Giustificazione per
fede 0 per opere?» e la tradizionale celebrazione ecumenica tenuta quest’anno nella
chiesa del Carmine, la parrocchia più vicina alla chiesa
metodista. Hanno partecipato alla liturgia l’arcivescovo
Battisti, il biblista don Rinaldo Fabris, il Centro ricerca
attività ecumeniche e il Sae
di Udine. Gli inni cantati erano quasi esclusivamente di
tradizione protestante. La
predicazione è stata incentrata sulla prospettiva ecumenica che emerge dalla lettura del termine greco «laoi»
(popoli) in Apocalisse 21,3.
Napoli: A Ponticelli, sabato
23 gennaio, la locale chiesa
metodista e la parrocchia di
Santa Maria della Neve hanno
partecipato a un culto ecumenico comune. Con riferimento agli eventi malavitosi che
giorni prima avevano sconvolto il quartiere, la predicazione della pastora Elisabeth
Löh su Apocalisse 21, 1-7 è risuonata come un forte richiamo per tutti i cristiani a prendere posizione contro la camorra per la riappropriazione
del territorio. Ha partecipato
alla liturgia ecumenica il coro
« Ipharadisi» delle chiese battiste del Napoletano.
Ivrea: Lo svolgimento della «Settimana» è stato segnato dalla bolla pontificia di indizione del Giubileo. Nella
preparazione agli incontri
erano stati espressi, alle sorelle e ai fratelli cattolici, disagio e le perplessità della comunità, sensazioni confermate dal pastore nel culto di
domenica 24 in cui ha predicato con mons. Bettazzi, vescovo uscente di Ivrea, al
quale la comunità valdese ha
porto un oalorosO'jSaluto. Vi
sono stadiallrLàRpuntamenti
nella chiesa: di Caluso, con
una celebrazione ortodossa,
e a San Giusto con una celebrazione della Parola a due
voci (cattolica-evangelica).
La Settimana si è conclusa
nella chiesa di San Lorenzo a
Ivrea con una serata dedicata
alla musica nella tradizione
Da sinistra: Giovanni Sarubbi, il pastore Antonio Squitieri e il vescovo di Avellino, mons. Antonio Forte
cristiana, dove gli oratori,
Gianni Long e Rodolfo Venduti, con passione e entusiasmo hanno illustrato e guidato all’ascolto di eccellenti
brani musicali scegliendo nel
repertorio protestante e cattolico, aiutati dall’organista
Daniela Sajeva e da alcune
registrazioni.
Gorizia: Il gruppo ecumenico di Gorizia ha voluto
uscire dagli schemi tradizionali portando il tema del1 ecumenismo anche in parrocchie cattoliche fuori città,
per la prima volta si sono così
svolte celebrazioni ecumeniche a Gradisca d’Isonzo e a
Monfalcone. La buona riuscita di questi incontri è dovuta alla disponibilità e all’entusiasmo ecumenico dei
parroci locali e alla molto
sensibile rielaborazione del
predisposto materiale liturgico da parte della prefissa Gina Carera e del m.o Renato
Valletta. Il dibattito pubblico
a Gorizia sul tema «Giubileo
sì. Giubileo no», svoltosi nelTauditorium P. Cocolin, ha
messo in evidenza le divergenze di opinione tra cattolicesimo e protestantesimo
circa il cosiddetto «anno santo». Nonostante ciò la «Settimana» si è conclusa in uno
spirito molto fraterno nell’affollata chiesa metodista di
via Diaz con l’omelia dell’arcivescovo Bonmarco.
Saronno: Lunedì 25 gennaio, nella chiesa della Regina pacis, si è tenuta una celebrazione ecumenica organizzata in collaborazione tra
l’Associazione culturale protestante di Saronno, che ha
lanciato l’idea, e quella parrocchia. Tanto le fasi della
preparazione della liturgia e
dei canti quanto la celebrazione stessa, presieduta dal
viceparroco don Maurizio e
dalla pastora Maria Adelaide
Maria Adelaide Rinaldi
Rinaldi, si sono svolte in un
clima di fraternità e di apertura ecumenica.
Cagliari: Il periodo dal 18
al 25 gennaio ha visto impegnate la chiesa battista di
..Cagliari,' Tarcidiocesi cattolica del capoluogoi sardo ¡e la
Chiesa ortodossa di Quartu
Sant’Elena negli incontri della Settimana di preghiera. La
stampa locale ha seguito con
interesse l’iniziativa, pubblicando il calendario degli appuntamenti e intervistando i
diversi ministri di culto. 11 21
gennaio battisti, cattolici e
ortodossi hanno affollato la
chiesa battista di viale Regina
Margherita per assistere a un
culto presieduto dal pastore
Herbert Anders, accompagnato dal coro della chiesa
ospitante, che ha eseguito alcuni inni della tradizione
protestante. Alcune comunità cattoliche hanno ospitato momenti di incontro e di
preghiera a Selargius, nel circondario, e ancora a Cagliari;
durante la visita alla chiesa
ortodossa a Quartu Sant’Elena sono stati recitati i vespri.
La settimana si è conclusa
domenica sera alla parrocchia della Madonna della
Strada, a Cagliari. La chiesa
era affollata da fratelli e sorelle che hanno inteso esprimere personalmente e con la
preghiera la volontà di lavorare per l’unità dei cristiani.
La Bibbia al centro dell’altare, tre ceri ardenti sul sagrato, rappresentavano il desiderio di unità attorno alla parola di Dio. Hanno commentato la Scrittura l’archimandrità ortodosso, il pastore
Herbert Anders, che ha parlato di un Regno di Dio che è
«già e non ancora» e Ottorino
Alberti, arcivescovo di Cagliari, che ha messo in luce le
sfide difficili alle quali è chiamata oggi la cristianità. Durante la celebrazione è stata
distribuita dell’acqua per far
seguito, simbolicamente, all’invocazione iniziale di tutti i
presenti: «Come l’assetato
desidera le acque fresche, così l’anima nostra grida a te, o
Dio». Un coro «ecumenico»,
accompagnato da strumenti
musicali, ha proposto canti
scelti da innari e liturgie delle
tre confessioni. Dopo due ore
trascorse in un’atmosfera
gioiosa, i rappresentanti delle
tre comunità si sono dati un
appuntamento che non vuole più essere solo annuale.
L’attenzione con la quale è
stata seguita la Settimana di
preghiera rafforza l’entusiasmo di chi, nonostante le attuali difficoltà delTecumenismo, intende proseguire in
un cammino che è sicuramente benedetto dal Signore.
Reggio Calabria: Non è stato un anno facile per l’ecumenismo quello trascorso,
sia per i dissapori con gli ortodossi a livello mondiale e a
livello locale, sia per il malessere degli evangelici per certe
iniziative della Chiesa cattolica. La Settimana di preghiera
non è stata dunque un appuntamento di routine, ma
un momento forte in cui i cristiani hanno chiesto al Signore la forza per andare avanti
nel cammino della riconciliazione. A Reggio la «Settimana» si è incentrata su quattro
incontri che hanno accomunato nella preghiera cattolici,
ortodossi ed evangelici delle
chiese battista, valdese e filippina pluridenominazionale. Il primo si è svolto martedì
19, nella parrocchia ortodossa di Sant’Elia Speleota, dove
Tarchimandrita Nilo Vatopedinu ha celebrato il vespro
alla SS.Trinità. Nel raccoglimento e nell’afflato mistico
della spiritualità orientale, i
presenti sono stati ricondotti
ai tempi della chiesa unita e
alle tradizioni bizantine della
terra di Calabria. L’abbraccio
di pace tra il vescovo, mons.
Vittorio Mondello e Vatopedinu sono segni della volontà
di riprendere la collaborazione fraterna avviata a suo
tempo dalla visita a Reggio
del metropolita di Venezia
Ghennadios, rappresentante
del Patriarcato di Costantinopoli in Italia. Il carattere di
universalità della Settimana
di preghiera è risaltato nelle
due celebrazioni della Parola
di giovedì 21, nella chiesa
battista e, domenica 24, nella
chiesa di Santa Caterina
d’Alessandria, dove si è seguito il tema «Essi saranno il
suo popolo ed egli sarà “Dio
con loro’’». Il primo incontro
è stato presieduto dalla pastora Silvia Rapisarda con
commento biblico dell’archimandrita greco-ortodosso
Dimitri Makaroff e da mons.
Vittorio Mondello. Il secondo
dal parroco don Pino D’Agostino con letture commentate da Enzo Canale, della chiesa battista, e da Piero Santoro
della chiesa valdese. Dopo la
bella esperienza dello scorso
anno, si è ripetuto l’incontro
dei giovani, venerdì 22, nella
chiesa valdese: coinvolti in
un festoso entusiasmo molti
giovani cattolici, evangelici e
ortodossi. Seduti sul pavimento, i lumini sparsi attorno, i giovani hanno innalzato la loro lode al Signore con
il canto e con la preghiera
spontanea, hanno meditato
in silenzio sulla parola di Dio,
hanno espresso nei riti dell’acqua e della luce la gioia
dello stare insieme e il desiderio di ritrovarsi ancora.
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16
í
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Si era formato nell'ordine domenicano, poi era passato al protestantesimo
È morto il pastore valdese Alfredo Sonelli, uomo di grande
equilibrio e profondo conoscitore del cattolicesimo
SALVATORE CAPONETTO
Mercoledì 27 gennaio,
al mattino, a Firenze, il
pastore Alfredo Sonelli si è
addormentato per sempre,
piegando il capo sul suo tavolo di lavoro, dove aveva
aperto la Sacra Scrittura al
cap. 2 di Luca, per leggere il
cantico di Simeone. Indubbiamente, ritornato a casa
dopo un breve ricovero ospedaliero, sentendo avvicinarsi
il compimento della sua vita,
sentì di concluderla con la
preghiera di Simeone: «Ora, o
mio Signore, tu lasci andare
in pace il tuo servo, secondo
la tua parola...» (2,29).
Alfredo Sonelli, che proveniva dal cattolicesimo e dall’ordine domenicano, già
dottore in teologia, che aveva
dovuto seguire tutti i corsi
della nostra Facoltà, aveva
una grande preparazione,
che non faceva pesare sulla
sua predicazione, chiara, lineare, di grande efficacia.
Non sono pochi i fratelli e le
sorelle che hanno trovato in
lui una guida e un conforto
per superare i propri problemi. È stato nostro pastore a
Firenze dal 1976 al 1990.
Purtroppo qualche anno
dopo il suo insediamento la
comunità valdese fiorentina
fu investita di una questione
delicata e di difficile soluzione. La Tavola valdese aveva
ritenuto che la spesa di manutenzione del tempio otto
centesco di via Micheli, donato dalla Chiesa anglicana
al Consiglio ecumenico delle
chiese e da questo affidato alla Chiesa valdese di Firenze,
fosse eccessiva. Si proponeva
la vendita e di trovare un’altra soluzione per i culti domenicali. Fummo tutti attraversati dal dubbio sulla soluzione migliore. Dopo mesi di
accese discussioni prevalse
l’idea del prof. Gianni Koenig: fare uno sforzo per mantenere il tempio di via Micheli e per sistemare la sacrestia
in modo da farne un centro
delle varie attività comunitarie e un luogo d’incontro di
tutti gli evangelici fiorentini.
In quell’occasione Sonelli dimostrò un grande equilibrio
ricercando sempre l’unità dei
Incontro ecumenico neirudinese
Il Giubileo alla luce
del pensiero protestante
ROSY BALOS
La basilica di San Silvestro,
luogo di culto e sede della
Comunità elvetica e valdese,
si è trovata coinvolta, suo
malgrado, in un itinerario
così lontano dal vero significato del giubileo come è
espresso nella Bibbia (Levitico 25; Deuteronomio 15) e
integrata in un programma
che concede indulgenze ai
pellegrini: proprio ciò contro
cui abbiamo sempre lottato
sino dal 1517, quando Lutero
affisse le sue 95 tesi a Wittenberg. Noi che da anni ci impegniamo nel dialogo ecumenico, siamo rimasti profondamente amareggiati e feriti: perciò era stata redatta e
inviata una lettera alle diocesi di Trieste, Concordia-Pordenone, Gorizia, Udine, alla
Regione autonoma del FriuliVenezia Giulia, responsabile
di avere stampato l’opuscolo
Aqiiileia Ecclesia Mater con i
percorsi del Giubileo, usando
denaro pubblico.
Tra i primi a rispondere, il
responsabile dei sacerdoti
cattolici della Gamia, prè Tonin Cappellari il quale, con
una lettera molto cordiale,
invitava a Venzone (Ud) il pastore Renato Coisson, dome
II pastore Renato Coisson
nica 17 gennaio 1999, a un
incontro sul tema: «Riflessione di un pastore valdese sul
Giubileo». L’invito è giunto
proprio in un momento di
grande delusione, quando si
stava realizzando che gli incontri ecumenici, gioiosi, di
Basilea e Graz erano forse
stati solo un’illusione. Ma in
quel pomeriggio, lassù tra i
monti, abbiamo capito che
non si deve mai dare nulla
per scontato. Un attento uditorio di oltre cinquanta persone ha ascoltato con interesse, per oltre due ore, il pastore Coisson nella sua riflessione: molti sono intervenuti
con domande appropriate e
intelligenti. Non solo sulla
reazione protestante al Giubileo cattolico, ma di approfondimento del pensiero
di Lutero e della Riforma. Ci
siamo trovati di fronte a un
cattolicesimo geloso delle
sue particolarità locali (hanno perfino tradotto la Bibbia
in friulano) e critico nei confronti dell’istituzione.
Personalmente ho sentito
la presenza dello Spirito Santo in quella sala e, per un
momento, il mio pensiero è
andato al discorso di Paolo
nell’Aeropago (Atti 17, 22-34).
Come a Atene, anche a Venzone, molti si sono accostati
al pastore e a noi per chiarire
ancora qualche dubbio. 11
cammino dell’ecumenismo è
ancora lungo: negli anni passati abbiamo sempre cercato
di lasciare in disparte ciò che
ci divideva, ma ora dobbiamo osare un ecumenismo diverso. Dobbiamo capire come ogni realtà vive la propria
fede con la ricchezza che ciascuno dona all’altro, con la
propria storia. Dobbiamo vivere le sfide che il mondo ci
pone davanti. L’ecumenismo
è una sfida che dobbiamo
raccogliere... e lasciamo che
lo Spirito soffi.
credenti al di sopra della diversità d’opinione. Anche in
altre non meno gravi divergenze, createsi per alcuni
progetti del Centro sociale
evangelico, nel quale egli era
personalmente impegnato,
dimostrò la capacità di comprendere e di perdonare.
Quando ho avuto la notizia
della sua scomparsa, stavo
pensando che egli avrebbe
potuto, molto meglio di tanti
altri, intervenire al convegno
sull’ecumenismo e il dialogo
interreligioso programmato
per il 30 gennaio. Aveva su
questo argomento una preparazione non comune, che
gli proveniva dalla sua conoscenza della teologia cattoli
ca e dallo studio di tutti i documenti vaticani sull’ecumenismo, fino alle ultime encicliche pontificie.
Il pastore Alfredo Sonelli
non ha fatto in tempo a farci
conoscere la sua opinione in
questo tempo di ecumenismo di facciata e di spettacoio. La sua scomparsa ha suscitato commozione e dolore
in tutta la comunità e in
quanti lo hanno apprezzato
per la sua fedeltà alla parola
di Dio, per il suo impegno
generoso nel Centro sociale
evangelico e, soprattutto, per
la sua lezione di vita, molto
più sincera e efficace di tante
discussioni astratte sulla scoperta dell’etica.
Da frate domenicano a pastore
Alfredo Sonelli era nato a Firenze nel 1920. Dopo il liceo classico aveva conseguito la laurea in Teologia cattolica, un dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università San Tommaso
D’Aquino ed era stato frate domenicano incaricato dell’insegnamento della Filosofia. Dopo gli studi alla Facoltà valdese e
due semestri a Basilea, era stato consacrato pastore nel 1964.
Ha svolto il proprio ministero a Torre Pellice, dapprima in prova, poi come coadiutore e dal 1967 al 1976 come titolare.
A Firenze è stato pastore per due settenni, fino all’emeritazione nel 1990. È stato membro della Commissione di
studi sul cattolicesimo e negli Anni 90 consulente della Commissione valdese-metodista che elaborò, di concerto con la
commissione nominata dalla Cei, il Testo comune sui matrimoni interconfessionali. Sonelli ha al suo attivo anche varie pubblicazioni fra cui: Stato e proprietà (Alba, 1953): La filosofia nei
secoli - voi. 3° (Milano, 1957), Iniziazione teologica, voi. 1° e 3°
in collaborazione (Brescia, 1954-56). Per l’editrice Claudiana
aveva curato l’ultima edizione de La vergine Maria di Giovanni
Miegge, corredando il testo di un suo saggio.
Immigrati africani a Palermo
Il primo mattone per aiutare
le donne straniere
ALFONSO MANOCCHIO
SEMBRA proprio che si
possa parlare di una prima concretezza data alla speranza, aleggiata qualche tempo fa, tra un gruppo di immigrati africani e una pattuglia
di italiani raggruppati, a Palermo, in tre associazioni:
r«Associazione siciliana emigrati e famiglie» (Asef), il
«Centro immigrati» e «Pellegrino della Terra». Si voleva
mettere in cammino un progetto che desse una mano alle
donne in difficoltà immigrate
in Italia (prostituzione in atto
o in fieri] e a quelle rimaste in
patria, raccolte in cooperative
agricole con mercato difficile
come, per esempio, la «Hope», che associa donne nigeriane nella regione di Ondo.
Nel campo della prostituzione il Centro immigrati
aveva fatto qualche piccola
esperienza, in parte positiva,
che è servita a capire la complessità del problema, il più
delle volte configurabile come schiavitù. La sua analisi
dovrebbe suggerire una giurisprudenza rivisitata e un approccio sociologico che spazi
dalla religione alla sessuologia. L’incontro con l’associazione «Pellegrino della Terra», in gran parte composta
da soci nigeriani, è stato il
momento del concepimento
del progetto: piccole iniziati
ve economiche e sociali,
quello che inizierà il suo
cammino verso la fine del
mese di gennaio sarà un Centro di ristorazione e di incontri interetnici, in cui impegnare particolarmente donne
immigrate che vogliono «tirarsi fuori» o non vogliono
entrare nella «vita».
Dopo il mancato finanziamento del progetto da parte
dell’otto per mille gestito dalla Chiesa valdese, ci siamo
mossi autonomamente. Aicuni milioni sono stati raccolti
tra i soci di «Pellegrino della
Terra», circa dieci milioni sono stati prestati dall’Asef e un
po’ di marchi ci arriveranno
da una chiesa tedesca, venuta
a conoscenza per caso del nostro progetto. Per completezza bisogna aggiungere che il
Centro prevede l’aiuto delle
donne impegnate da parte di
un’équipe psico-sociale. Il
suo sviluppo potrebbe percorrere qualche sentiero difficile, per esempio nel campo
dell’abbigliamento, utilizzando lo strumento associativocooperativistico per mettere
insieme risorse umane in
parte già qualificate. Al momento non sappiamo quale
«edificio» verrà fuori, ma c’è
la volontà da parte degli enti
e delle persone coinvolti di
costruire per rispondere a un
problema sociale che comporta notevoli sofferenze.
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VENERDÌ 12 FEBBRAIO 199q
VENERE
n Sarà inaugurato il XVII Febbraio
Il nuovo archivio della Tavola
CARMELINA MAURIZIO
A segnare in modo importante l’ultimo XVII Febbraio del millennio ci sarà
quest’anno a Torre Pellice
l’inaugurazione della nuova
sede dell’archivio storico della Tavola valdese, che verrà
appunto aperto ufficialmente
al pubblico a partire dal prossimo 16 febbraio (martedìmercoledì ore 9-13 e 14-18:
venerdì ore 9-13). L’archivio,
proprietà della Tavola, si trova nel seminterrato dello stabile che già ospita il Centro
culturale valdese, la Società di
studi vaidesi e il museo etnografico, proprio nel cuore di
Torre Pellice. I lavori di ristrutturazione dei locali hanno reso l’ambiente accogliente e molto funzionale: in particolare sono a disposizione di
studiosi, genealogisti, studenti e di tutti coloro che sono interessati a conoscere la storia
valdese dal 1692 al 1960 oltre
700 metri lineari di documentazione, collocati in moderne
scaffalature, di facile consultazione e in gran parte disponibile anche in microfilm.
Gabriella Ballesio è da anni
la responsabile dell’archivio
storico che, per data di costituzione, continuità e ricchezza si può considerare attualmente il maggiore archivio
protestante italiano, e le abbiamo chiesto di illustrarci le
principali caratteristiche del
nuovo archivio: «Si tratta di
una serie di fondi, piccoli e
grandi, provenienti sia da donazioni di privati, sia da Concistori, ospedali, opere e istituti della chiesa e recentemente abbiamo acquisito anche l’archivio delle chiese
metodiste italiane, che lo
hanno affidato in gestione alla Tavola valdese, oltre che
quello delle chiese batòste e
della Fdei. Tutto questo risponde a un progetto che vede come obiettivo principale
la creazione di un polo archi
vistico del protestantesiniQ
italiano, che riunisca appun.
to dei fondi archivistici nelle
migliori condizioni di catalogazione e consultazione, salvandoli dalla dispersione».
Chi sono i principali utenti
e a chi si rivolge la documentazione dell’archivio storico!
«Si tratta principalmente di
studiosi e studenti universitari che preparano tesi di laurea, in gran parte, quasi per
due terzi, provenienti da fuori delle Valli, dal resto d’Italia
ma anche dall’estero - continua la dott. Ballesio -: ci sono
poi tutti coloro che sono interessati a ricostruire la storia
della propria famiglia, o a fare ricerche in occasione di ricorrenze: per esempio ci sono stati in questi ultimi anni
diversi centenari delle chiese
siciliane e la presenza di documenti nel nostro archivio
si è rivelata molto importante
per quelle comunità. Mediamente abbiamo circa 550
preserie l’anno e tra questi
sono in molti, soprattutto chi
viene da fuori, ad apprezzare
non solo la disponibilità di
documenti (il nostro più antico è quello relativo al primo
Sinodo dopo il Glorioso Rimpatrio, svoltosi nel 1692), ma
anche la possibilità di averea
portata di mano tra museo e
biblioteca del Centro culturale il cuore storico del prole- ^
stantesimo italiano».
L’appuntamento per la ce- '
rimonia di inaugurazione è
dunque per martedì 16 feh-1
braio alle 14,30, nella nuova
sede dell’archivio con interventi di Micaela Procaccia,
delTUfficio centrale dei beni '
archivistici, di Guido Gentilt,
della soprintendenza dei beni archivistici di Piemontee ^
Valle d’Aosta e di Erica fif,
dell’assessorato alla Cui»
della Regione Piemonte: saranno inoltre presenti il mo- :
deratore Gianni Rostan e il
presidente della Società di
studi valdesi, Giorgio Rochat
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PRAMOLLO — Ringraziamo di cuore il pastore Luciano Deo- He di 14 n
dato per il culto da lui presieduto domenica 24 gennaio, eontinenti
dedicato ai bambini della scuola domenicale. 1 p culto
• Ci hanno lasciato il fratello Nino Peyronel (Sapiatti) a sol ! M occasio
59 anni e la sorella Alice Long ved. Jahier (Bosi) all’età di 95 scambio t
anni. Ci stringiamo con sincero affetto intorno alle famiglio | credenti, ir
in lutto ed esprimiamo fraterna solidarietà cristiana. biella
! nità. Una c
SAN GERMANO — Martedì 19 gennaio ha avuto luogo il fune i framr
rale della sorella Livietta Bertalot ved. Orticola, deceduta e prezioso
all’età di 75 anni all’ospedale di Pomaretto dopo un breve j di culture,
periodo di malattia. Ai figli e ai parenti tutti la comunità unjaog che
esprime la sua profondà e fraterna simpatia ricordando al tárele gran
ognuno che «Cristo è la resurrezione e la vita» ed è vicino a
coloro che confidano in lui.
PRAROSTINO — Ci rallegriamo per la nascita di Federica, di
Enrica e Eric Geme e chiediamo a Dio di voler accoropS'
gnare questa famiglia con le sue benedizioni.
• Si sono svolti i funerali di Nella Gaudin in Fornerone e di
Aldo Paschetto. Alle famiglie rinnoviamo l’affettuosa solidarietà della comunità tutta.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa riunita domenW
scorsa 7 febbraio ha eletto deputati al Sinodo Sandra R®'
stan e Sergio Nisbet e alla Conferenza distrettuale Massimo Gnone, Attilio Sibille e Raffaele Gönnet.
ANGROGNA — Il deputato al Sinodo sarà Marina Bertin*
quelli per la Conferenza distrettuale Franca Coisson, S*;
brina Bertin e Jean-Louis Sappé, eletti dall’Assemblea®
chiesa che ha anche approvato il consuntivo finanziar®
1998 presentato dal Concistoro. ,
• Nel corso di una festosa riunione quartierale al Serre (a
Museo della donna), è stata battezzata Karen Odin, di
ris e di Carla Ricca: alla bimba e ai genitori il Signore ass'
curi una vita benedetta.
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Sastita», no
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La comunità si è raccolta molto numerosa per esprín’"'* J|amo bisoi
- - (Ca- done degli
la sua simpatia cristiana alle famiglie di Albino Plavan _
cet-Arvura), un tempo gestore della pensione della Vaca , ^azionai
ra, e di Bruno Agli (Pradeltorno), già guardiacaccia-pe’
Avevano rispettivamente 85 e 55 anni: entrambi fig’j'
molto conosciute e apprezzate, lasciano il ricordo dellu
ro attività e del loro amore per la vai d’Angrogna. In
colare ha commosso la scomparsa di Bruno Agli, il ci”
nerale si è svolto nel tempio di Torre Pellice, molto
atti'®
nella chiesa e nella coihunità civile: tutti coloro che
han’’*
visitato il tempio di Pradeltorno e il Coulège dei barba h
no potuto constatare l’impegno e il senso deH’ospil"
che questo fratello, insieme alla moglie, ha sempre sap
esprimere. La chiesa intera chiede al Signore di chiain
altri fratelli e sorelle a riempire il vuoto che egli ha lasci«
, -;0perta i
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Vita Delle Chies]
PAG. 9 RIFORMA
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Rochat
in La Giornata mondiale di preghiera delle donne
Tempo dì cambiamento
Un evento che ultimamente è diventato ecumenico, come
testimoniano gli appuntamenti previsti nelle valli valdesi
VANDA TOURN
\ TERSO la fine del secolo
(( V scorso lo Spirito si è
mosso per far cessare lo scandalo dell’ostilità fra le denominazioni (...) e in questi ultimi trent’anni abbiamo assistito e partecipato a eventi
straordinari come la creazione del Sae (...) e in modo particolare la lettura e la meditazione in comune della parola
di Dio». Queste parole, scritte
dal pastore Piero Bensì nel
sito recente libro Pensare la
fede oggi, mi fanno pensare
che, anche se il cammino ecumenico (sia nel protestantesimo'che nel cattolicesimo)
prosegue molto lentamente,
qualche cosa di concreto si
sta facendo. Lo stiamo verificando nell’ambito delle Unioni femminili; dopo la costituzione della Fdei, 22 anni fa,
quest’anno si sono inserite
nella Federazione le «donne
straniere», e prossimamente
avremo, la gioia di accogliere
donne awentiste e luterane.
Il primo venerdì di marzo,
come Ogni anno, si celebra la
Giornata mondiale di preghiera delle donne per le
donne. Penso sia utile ricordare che questa giornata fu
ideata negli Stati Uniti nel
1887 e, anche se nata in ambito protestante, è diventata
unffiovimento interconfessiondèche si è diffuso in tut
to il mondo. Dal 1969 ne
fanno parte anche movimenti
cattolici. In Italia le donne'
protestanti organizzano la
Gmp dal 1958 e alle Valli attraverso gli anni si è giunte a
un’organizzazione a livello distrettuale: finora si celebrava
la giornata in una comunità
(un anno alle Valli, e un anno
nella diaspora) con la conduzione del culto e celebrazione della Santa Cena, coinvolgendo circa 150 donne.
Dall’anno scorso si è costituito un Comitato nazionale
ecumenico per questa giornata. Molte unioni e gruppi femminili in Italia vivono da tempo questo momento con alcune sorelle cattoliche. Alle Valli
è iniziata questa collaborazione solo dallo scorso anno e
nel novembre 1998 si è costituito anche localmente il Comitato Gmp interconfessionale con il compito di organizzare questa giornata e
mantenere i contatti con il
Comitato nazionale Fdei. Ne
fanno parte una rappresentante awentista, una cattolica, una dell’Esercito della Salvezza, una valdese. Purtroppo
non siamo riuscite a coinvolgere le altre denominazioni
cristiane presenti in valle.
Ogni Unione femminile
delle nostre comunità ha esaminato questo cambiamento
riferendo poi, i pareri emersi
in una riunione delle respon
. V -Ir.'tf- ' - ^
Chiesa battista di Torino via Passalacqua
Scoprire la cittadinanza cristiana
ELENA RIBET_
PER la sesta volta il 17 gennaio scorso, nella chiesa
battista di Torino via Passalacqua, si è tenuto il culto internazionale. Uomini e donile di 14 nazionalità e di 4
continenti hanno trasformato il culto di adorazione in
cn’occasione di più intenso
scanìbio e comunione fra
famiglie, ttedmti, membri o simpatiz13 I tffiti della medesima comunità. Una comunità multiet
no Deogennaio,
tti) a soli
età di 95
3 il fune
ieceduta
un breve
omunità
mea, frammento significativo
^prezioso di quel miscuglio
biculture, religioni, risorse
®i8ne che tendono a divend^nuo arele grandi città italiane.
I vicino j E stato un culto di durata
I anomala, ma nessuno se ne è
[erica, iliI e nessuno si è allarniato per una liturgia «autoSestita», non esattamente traiciónale. Invocazioni, preShiere comunitarie, inni vec
ccompä' I
rone e oi
iosa soli
omenics
idra Be'
e
Berlin e
ìson, S»;
mbleab'
ianziatii>
ierre (n®*:
1, diMolore assi'
chi
6 nuovi, letture bibliche,
jevi meditazioni, testimone parlate o cantate, indii^i 0 di gruppo: di queste
"i®glie si è composto il tessu.nja predicazione. Non
Drii- o spettacolo, ma
8 iiedrico omaggio al Signo
che catturava,
ozionava, «croccante»,
ho è che questo
^0 di culto, che esprime vita,
comunione, diventi
Dìm D’altronde per apI,. n^ire, fra «diversi», la
fede tutti abdella approva
la Vacceia-pesc»
Un’immagine dei culto internazionale
bi figf*
della"!'
In paf
il CUI
iftì'
chiama'*
lascia'"'
deglfaltri e il cuito Infunale è anche questo:
He „ uhe uomini e don- ’ storie di vita e di for
boa così lontane, ciascusuo modo incline anche
stesso, dichia
**Vanaa comune pun
irba haa jj “ *®ne in Dio, in Gesù CriSpirito Santo. Se
Ilo ^ italiano né brasillacongolese,
ho a rinnovarci tendenhsto (e non al mio o al
tuo modo di essere cristiano).
Cristo ci può rinnovare, con il
suo esempio estremo di accettazione dell’ultimo e del
diverso, di amore gratuito e
incondizionato. Riflettiamo
su Deuteronomio IO, 16-19.
Se tutti possiamo servire lo
stesso Signore in modi diversi
tutti, a prescindere dalla no
stra provenienza geografica,
possiamo imparare a migliorare il nostro modo di servirlo.
Fratelli e sorelle italiani, amate lo straniero e la straniera.
Fratelli e sorelle stranieri e
straniere, amate gli italiani.
Così cresceremo spiritualmente e vivremo la cittadinanza cristiana.
sabili delle Unioni del distretto in modo che la nostra rappresentante si facesse portavoce nel comitato appena
eletto. Il dialogo si è avviato
senza problemi e rincontro di
preghiera si svolgerà in due
momenti: il primo, nel pomeriggio di venerdì 5 marzo,
giorno istituzionale della
giornata, nei locali dell’Esercito della Salvezza a Torre
Pellice e il secondo, la domenica pomeriggio 7 marzo,
presso il Seminario vescovile
di Pineialo.
Solo alcuni anni fa sarebbe
stato difficile ritrovarsi, per
questo incontro, in una struttura della chiesa cattolica,
(l’anno scorso era stato organizzato nella consueta maniera nel tempio di Pomaretto).
C’è un’evoluzione anche nelle
Unioni femminili e allora perché non percepirlo come un
soffio dello Spirito che ci incoraggia a rivolgere le nostre
preghiere, unite nel Signore
che adoriamo e al quale confessiamo l’appartenenza? Ci
auguriamo che molte possano partecipare agli incontri
con un sincero spirito di testimonianza cristiana in solidarietà con le donne. Quest’anno sono le donne del Venezuela che chiedono il nostro
sostegno spirituale e finanziario. Invitiamo dunque tutte e
tutti, nelle nostre comunità, a
unirsi a noi nella preghiera.
Istituto Taylor
Un appello
per famiglie
affidatarie
L’ultimo numero del «giornalino» dell’Istituto Taylor di
Roma segnala che per alcuni
dei ragazzi ospitati dalla Casa famiglia «sarebbe auspicabile l’affidamento presso
una famiglia che se ne possa
prendere cura. Al momento
succede invece che, dopo il
periodo della scuola dell’obbligo, tornano nella famiglia
di origine oppure vengono
collocati presso altre comunità educative per adolescenti». L’Istituto auspica
quindi che si possa avere
«un bacino d’utenza tra le
famiglie evangeliche», e l’articolo così prosegue; «Quali
sono le caratteristiche richieste dalla norma che regola la materia?». Rifacendoci alla legge n. 184 del 4-5-83,
possiamo dare qualche chiarimento. «I/le ragazzi/e possono essere affidati/e anche
ai single. Gli affidatari/e debbono avere una buona condotta, essere in grado di
mantenere il minore dal
punto di vista economico,
avere grande motivazione
nel porsi al servizio del minore, essere persone equilibrate e in armonia con se
stessi. Coloro i quali sono interessati possono mettersi in
contatto con il Taylor che
prowederà a segnalarne la
disponibilità ai Servizi sociali del Comune di Roma. Accanto alla figura di famiglia
affidataria vorremmo creare
una rete di famiglie così dette di appoggio Esponibili a
accogliere i ragazzi nei fine
settimana, nei giorni festivi,
ecc. Per questo tipo di collaborazione dobbiamo necessariamente rivolgerci alle famiglie dell’area romana».
Nel medesimo numero del
bollettino si rende noto che
volge al termine la prima fase dei lavori di adeguamento
della struttura. «Ogni stanza
è provvista di bagno interno
e quanto prima anche di telefono, ma soprattutto sarà
dotata di tutte le sicurezze
(rilevatori di fumo, impianto
elettrico a norma, vie di fuga,
porte tagliafuoco, scale e
ascensori protetti, ecc.)». Tra
non molto, poi, avrà inizio la
seconda fase, che prevederà
lo spostamento della Casa
famiglia nella palazzina ex
casa di riposo di via del Grano. Gli anziani stanno ricevendo le necessarie forme di
assistenza (medica, psicologica, di animazione, di cura
evangelica con studio biblico settimanale, ecc.) e il personale è fortemente motivato nel servizio: l’atmosfera è
dunque serena. «Tutto è stato reso possibile - conclude
l’articolo - grazie alla collaborazione positiva dell’intero personale che si è preso
carico di un’assistenza puntuale a tutti gli ospiti».
IT
Una veduta dell’Istituto Taylor di Roma
Agenda
¡f-ÂV'ÆA
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, il Centro evangelico di cultura «A. Pascal» organizza un dibattito sul tema: «Giustizia e democra
zia. L’esperienza dei giudici di Milano». Intervengono Pier
camillo Davigo, del pool di Milano; Elvio Passone, magistra
to e senatore: Davide Pinardi, docente universitario e scrit
tore. Presiede il past. Platone. Nel corso dell’incontro sarà
presentato il libro di P. Davigo «La giubba del re. Intervista
sulla corruzione», a cura di D. Pinardi (Laterza 1998).
■ 13 febbràio
NAPOLI —Alle ore 18, nella chiesa valdese (via dei Cimbri
angolo via Duomo), si tiene il secondo incontro di bioetica
organizzato dal Centro culturale evangelico «G. Caracciolo». Tema dell’incontro, presieduto dall’aw. Alfredo Guari
no, è «Eutanasia, suicidio assistito, accanimento terapeuti
co». Intervengono Giuseppe Barberis, oncologo e terapista
del dolore; Donatella Abignente, docente di Teologia morale alla Pontificia Eacoltà teologica di Napoli; Sergio Rostagno, docente di Teologia sistematica alla Eacoltà valdese.
MILANO — Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sfroza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un incontro sul tema: «Quale giubileo?» a cui partecipano la storica Laura Ronchi De Michelis e la teologa
Elena Bartolini. Presiede il pastore Antonio Adamo.
BERGAMO — Alle ore 17,30, nella sala conferenze del Centro culturale protestante (via Tasso 55, primo piano), il pastore Salvatore Ricciardi tiene il sesto incontro sulla Lettera ai Romani, sul tema: «La salvezza è più "vicina di quanto
credemmo (Romani 12,1 -15,13)».
TRAMONTI DI SOPRA — A partire dalle ore 16,30, nella
chiesa valdese, si tiene un incontro delle chiese evangeliche del Friuli in occasione della Settimana della libertà.
14 febbraio
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, per la rassegna «In organo pieno», l’organista Jürgen Schwab e l’oboista Keith Hooper eseguono
musiche di Frescobaldi, Buxtehude, Galuppi, Bach, B. Marcello, C. Schumann, Grieg, Hartmann. Ingresso £ 15.000.
SUSA — Alle ore 15, nell’aula consiliare del Comune, il
Centro culturale «P. Jahier» e il Centro di ricerche di cultura alpina organizzano un dibattito sul tema: «Minoranze e
libertà nell’Italia repubblicana». Intervengono Gian Carlo
Jocteau, docente di Storia contemporanea. Guido Fubini
della Comunità ebraica di Torino, e il past. valdese Giorgio
Bouchard. Presiede Anna Rostagno Telmon.
NAPOLI — A partire dalle ore 9,30 presso il Centro culturale «Emilio Nitri», in via Bartolo Longo, si tiene un convegno
giovanile sul tema «Abramo, Sara ed Agar: la fede in cammino». Per ulteriori informazioni tei. 081-291216.
16 febbraio
MILANO — Alle ore 18, al Centro culturale protestante, il
past. Giovanni Carrari parla sul tema: «Il rapporto con l’ellenismo prima e dopo Cristo». Telefono 02-76021518.
*
17febbraio. ::: :
ALASSIO (Sv) —Alle ore 16,30, nella sala conferenze di Palazzo Morteo (via Gramsci 58) si tiene un incontro organizzato dalla Chiesa valdese di Imperia-Alassio e dalla Fcei dal
titolo «Utopia di Dio. Il giubileo biblico nell’economia del
mondo» con relazione del pastore Giuseppe Platone.
' Wfébbralor
•V « f •-*.» -BMeo«« •«>- 9 4i ."»Zìi« |
GENOVA — Alle ore 17,30, a Palazzo Ducale, Paolo Naso,
direttore di Confronti, parla al Sae sul tema dell’Irlanda per
il ciclo di incontri su «Pace e guerra».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, per il ciclo di studi di
bioetica nei locali della Chiesa valdese (via Pio V 15), il past.
Mauro Pons parla sul tema: «Sessualità e problemi etici».
-20febbràh.
V'
BARI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (corso Vittorio
Emanuele 138), si tiene un incontro sul tema: «Chiesa cristiana e stato». Il past. Lorenzo Scornaienchi parla su: «Attualità della protesta valdese alla donazione di Costantino»;
il dori. Biagio Starita parla su: «Rapporti fra chiese e stato».
TORINO — Alle ore 15,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, si tiene un incontro dal titolo: «L’utopia di
Dio. Le sfide del giubileo biblico nell’economia del mondo», con partecipazione di Daniele Benini, pastore awentista; Giuseppe Barbaglio, biblicista cattolico; Doriana
Giudici, economista e teologa battista.
SARONNO — Alle 21, alla scuola Aldo Moro, il past. Giorgio
Girardet parla sul tema: «L'impegno dei cristiani alle soglie
del 2000 per la riduzione del debito dei paesi poveri».
FIRENZE —Alle ore 16, al Gignoro, la dori. Antonella Notarelli parla su; «La famiglia del malato e la rete dei servizi».
MOTTOLA— In occasione dell'assemblea annuale dei soci, il centro culturale «Ruah» organizza alle ore 19, nei locali della chiesa evangelica battista in via Palagianello 69, una
conferenza del prof. Roberto Bottazzi sul tema: «Le e'mozioni e la loro espressione nella Bibbia».
ROMA — Alle ore 16, nella sede del Sae (via Giusti 12), Carmine Di Sante e Daniele Garrone parlano sul tema: «La signoria di Dio e il rispetto per il creato».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
18
í
PAG. 10 RIFORMA
Rifokma
Quale Giubileo
per i protestanti italiani?
Fulvio Ferrano
Nel dibattito interno ai protestantesimo italiano su quelio che la chiesa di Roma chiama «Giubileo» (con la maiuscola) due punti sono, se non vedo male, acquisiti. Il primo
è che «indietro non si toma», che cioè la serie prevedibilmente lunga di eventi ecumenicamente sgradevoli legati
aila kermesse «giubilare» non può mettere in discussione
un processo di dialogo e riconciliazione che ha radici ben
più profonde. Chi si avventura nel cammino ecumenico sa
fin dall’inizio di doversi confrontare con le speciñcitá confessionali dell’altro e il Giubileo romano rientra in questo
quadro. Il secondo elemento su cui, tra evangeiici, si è
d’accordo è che «noi non c’entriamo»: è una faccenda tutta
cattolico-romana e il tentativo di verniciarla ecumenicamente non solo non può essere accolto, ma va scoraggiato
con energia, proprio per amore del dialogo serio. Se poi ci
saranno programmi comuni di diffusione della Scrittura o
di singoli libri biblici, ben vengano: i protestanti italiani
hanno diffuso Bibbie quando i «giubilanti» volevano impedirlo mediante la polizia, non si vede perché dovrebbero
smettere ora che lo si può fare insieme. Questo però avviene, per quanto ci riguarda, non a motivo del Giubileo,
semmai nonostante l’atmosfera da esso creata, perché
diffondere la Bibbia è più importante che polemizzare.
Se dunque non possiamo prendere parte ail’happening
del papa, come ci rapportiamo ad esso? Su questo la discussione è aperta e dovrà essere abbastanza breve (cosa
diffìcilissima, per noi), in modo da arrivare, al più tardi in
auturmo, con le idee sufficientemente chiare. Tacere, certo, non si può. Non perché nel Giubileo romano ci sarebbero aspetti biblici da valorizzare: anch’essi sono infatti
fagocitati dal clima turìstico-edilizio-induigenziale e ñniscono per avere una funzione decorativa che, in uno spirito un poco prevenuto, potrebbe anche suscitare il sospetto di strumentalizzazione.
I motivi per non tacere sono, a mio giudizio, altri. Non
possiamo tacere per motivi di fede. In un paese come il
nostro, miscredente e bigotto al tempo stesso, il Giubileo,
per dirla in modo prudente, non aiuta a capire che cosa
sia l’Evangelo di Gesù Cristo. Non possiamo tacere per
motivi ecumenici: tutto, nei Giubiìeo, sembra fatto apposta per portare in primo piano, con la centralità papale e
la dottrina delle indulgenze, gli elementi più angustamente confessionaii delta chiesa di Roma. Non possiamo
tacere per motivi di responsabilità civile: l’assalto alla diligenza del denaro pubbiico da parte della lobby giubüare
non ha riguardi per la decenza. La cosiddetta cultura laica non è che taccia, è complice (salvo rare eccezioni, tipo
Ronchey). Il Giubileo sarà sicuramente utilizzato anche
per far arretrare l’indipendenza delio stato italiano dai
condizionamenti vaticani. Che quei quattro gatti di evangelici debbano essere il Fort Apache della laicità dello stato fa un po’ ridere, ma è a questo che siamo ridotti.
Come potremo farci udire, nei baccano giubilare? Saremo quasi soii, sia in Italia, per i motivi già detti, sia in ambito internazionale, dove solo alcune chiese evangeliche
di diaspora, come la Chiesa riformata di Francia, mostrano di comprendere la necessità di una parola chiara su
questo tema. Quaicuno propone di sottolineare il nostro
dissenso astenendoci, nel Duemila, dal partecipare alla
Settimana di preghiera per i’unità dei cristiani, naturalmente motivando tale scelta eccezionale in modo teologicamente ed ecumenicamente responsabile. Le possibili
obiezioni a tale idea sono numerose e le conosciamo tutti, anche se personalmente credo che essa meriti una
considerazione molto attenta. In ogni caso, chi ha proposte migliori, cioè più efficaci, sappia che è il momento di
esporle dato che, come anche la liturgia della recente Settimana per l’unità opportunamente ci ricordava, siamo
«alle so^ie del terzo millennio».
Rifdrma
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Croce, Paolo Fabbri. Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio. Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Pubblicazione settimanale unitaria con L’Eco delle valli vaUesI:
non può essere venduta separatamente
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 6 del 5 febbraio 1999 è slato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 3 febbraio 1999.
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Commenti
venerdì 12 FEBBRAIO igg,
La pena è ancora presente nel Catechismo cattolico
Il papa e la pena di morte
La modifica del testo del 1992 renderebbe più credibile
l'iniziativa vaticana. Il rispetto della vita per i protestanti
CLAUDIO TRON
Dunque, grazie ai papa,
un condannato a morte
ha avuto una commutazione
della pena e sconterà l’ergastolo. Alleluia. Fossero tutti
ad avere lo stesso trattamento. Ma devo dire che la pur
giusta battaglia del papa contro la pena capitale è condotta con uno stile che non mi
piace. Basti ricordare quanto
il Catechismo della Chiesa
cattolica, approvato da Giovanni Paolo II il 25 giugno
1992 come «una norma sicura
per l’insegnamento della fede», recita al § 2266: «Difendere il bene comune della società esige che si ponga l’aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo l’insegnamento tradizionale della
Chiesa [che in campo cattolico vale lo stesso come la Bibbia] ha riconosciuto fondato
il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere pene proporzionate
alla gravità del delitto, senza
escludere, in casi di estrema
gra’vità, la pena di morte... La
pena ha come primo scopo di
riparare al disordine introdotto dalla colpa». Il teologo
cattolico Gino Concetti annota: «La proporzionalità della
pena indicata dal catechismo
-supera il valore della vita».
E noto che questa posizione suscitò un forte dibattito
anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma con queste
premesse la posizione del papa sarebbe molto bella se
avesse detto a Clinton: «Caro
Clinton, sulla questione della
pena di morte sbagliamo
tutt’e due: tu fa’ tutto quel
che puoi perché venga tolta
dagli stati in cui vige e io, appena tornato a casa, correggo
il mio catechismo». Non si
può, infatti, avere un testo ufficiale che afferma il dovere
di applicare in casi estremi la
pena di morte e poi, di fronte
a un presidente protestante
in difficoltà per le sue avventure personali, rincarare la
dose rinfacciandogli un ordinamento giuridico coerente
con quel testo.
Sarebbe un bel gesto se
avessimo un pentimento del
papa di questo genere. Innanzitutto per il valore della
posta in gioco: la persona
umana, che anche quando si
è macchiata dei crimini peggiori resta persona umana.
In secondo luogo perché
avremmo un pentimento
pontificio su una scelta di
oggi. Il papa ha chiesto in varie occasioni perdono per
colpe commesse da poteri
cattolici in passato e questo è
senz’altro apprezzabile. È
sempre meglio chiedere perdono che negare le colpe sto
HO risposto tempo fa a
una parte di una lettera
di Andrea, di Borgofranco vicino a Ivrea (To), molto cordiale ma anche molto dura.
La sua lettera finiva infatti
così: «Anche se sono stato un
“po’ duro” nel mio commento ciò non toglie che vi voglia
bene. Vi saluto nell’amore del
Signore». Andrea, in realtà,
non è stato affatto duro; ha
semplicemente espresso quel
che pensava e l’ha detto; mi è
sembrato soprattutto un uomo sincero e appassionato.
Andrea ha deciso anni fa «di
intraprendere il cammino
con Dio con una chiesa di
ispirazione pentecostale»; segue le nostre trasmissioni e
su alcune si trova d’accordo
mentre su altre avrebbe da ridire. Uno dei suoi problemi è
quello di trovare chi può rap
F-Ì*
ricamente attestate. Ma le
chiese (non solo quella cattolica, ma ci sembra che la
cattolica sia la più restia in
questo senso) devono sapersi pentire oggi delle scelte di
oggi. E il pentimento deve riguardare non solo l’accettazione della pena di morte,
ma anche il principio per cui
«la pena ha come primo scopo di riparare al disordine introdotto dalla colpa». È principio acquisito dagli ordinamenti democratici, compresa la Costituzione della Repubblica italiana, che «Le pene (...) devono tendere alla
rieducazione del condannato» (art. 27). Questo è rispetto della persona.
Ma c’è ancora un motivo
che segna un confine rilevante tra una posizione evangelica e quella del papa: la nozione di rispetto per la vita.
Quando un protestante parla
di rispetto per la vita pensa in
primo luogo al rispetto totale
della persona umana. Come
diceva Kant: «Agisci in modo
che l’umanità sia in te sia negli altri sia considerata sempre come fine e mai come
mezzo». L’ottica cattolica ha,
invece, una nozione molto
più astratta della vita, intesa
come processo biologico e ha
generato l’obbedienza «perinde ac cadaver» gesuitica.
Devi obbedire ai tuoi superiori come se tu fossi morto.
Tu sei lo strumento nelle loro
mani per il raggiungimento
degli scopi che fissano loro.
Quindi, anche se non sei gesuita ma .sei prete e desidereresti farti una famiglia, non lo
fai, perché «chi ha ricevuto il
sacramento dell’ordine non
può più sposarsi» (Catechismo cattolico § 1580). Sei
donna e ti senti chiamata al
ministero sacerdotale? Non
puoi rispondere a questa
chiamata, perché sei donna.
Hai un bel dire che se Maria
ha generato il Cristo incarnato, un’altra donna potrà ben
generare il Cristo sacramentato. No. Tu sei mezzo, ubbidisci e taci. Hai subito violenza sessuale e sei rimasta incinta e non hai la possibilità
di tenere il bambino? Non
importa, lo devi tenere lo
stesso, perché sei strumento
per la vita di lui. Tu non conti
come persona. Una ribellione che ti facesse dire «Non
posso altrimenti, non posso
non seguire la mia vocazione,
che Dio mi aiuti» ti porterebbe fuori dalla chiesa, come
ha portato fuori Lutero.
Il cattolicesimo papale non
è tutto il cattolicesimo. L’interesse per il dialogo con la
chiesa sorella torna, però, di
anno in anno a essere per noi
interessante nella misura in
cui selezioniamo i nostri interlocutori tra gli aderenti a
quello «scisma sommerso»
che sono forse addirittura più
numerosi di quelli che condividono il cattolicesimo papale. Torniamo, quindi, alla situazione in cui si dialogava
bene con le comunità di base
e col cattolicesimo del dissenso ma poco con la gerarchia. Oggi l’ecumenismo è in
stallo per il Giubileo. Ma questo sarà presto dimenticato. I
problemi che stanno alla base delle considerazioni che
abbiamo cercato di fare resteranno, invece, ancora a
lungo senza soluzione.
EUGENIO RIVOIR
presentare tutti, in altre parole, come parlare non soltanto a nome proprio ma anche a nome degli altri evangelici in Italia.
Un problema, questo, che
lo preoccupa, mi pare, in modo eccessivo. Non c’è bisogno, mi verrebbe voglia di
dirgli, di rappresentare tutti
(o di rappresentare molti): è
importante che tu sia vero
con te stesso, che tu ti senta
V ^ niBGBSIXll
dfU6aaiaÉi>.}mt£fi
BRK»4rtCorimo ,=
■ Dal
Son
7%\«nire
Rischi della laicità
Vittorio Morero, in unapa,
gina dedicata alle religiojf
nella scuola che cambia coi
l’immigrazione (26 gennaio)
affronta il caso francese, li
Francia si è scoperto che un
estrema laicità sta condiicendo a una preoccupanti
ignoranza del fatto religioso,:
«Il rapporto Joutard - scrivi
-, che è sul tavolo del mini|
stro della Pubblica istruzio-l
ne, lo rivela esplicitamente
“C’è un pezzo intero delli
nostra memoria collettivi
che è minacciato. L’ignoranza del religioso rischia di impedire l’accesso alle opere
maggiori del nostro patrimonio artistico letterario e filo-:
sofico almeno fino al XX se-!
colo”. E l’altro giorno sufi.
Monde l’editorialista Henii
Tincq [specializzato in reli-'
gioni, ndr] avverte che questa laicità silenziosa sta ren-i
dendo incomprensibileloi
studio di Pascal, di Bossuete,
della stessa Riforma protestante oltre a far diventare
insignificanti numerosi ca-'
polavori pittorici e musicali^
Inoltre, scrive ancora Morero i
riferendosi al quotidiano^
francese, «non è possibile da-^
re cittadinanza piena e integrare i 4 milioni di musulmani, se a scuola nessun inai-1
gnante conosce rislamismo
e, peggio ancora, non si posseggono conoscenze iniff- ^
pretative del fatto religi».
Alle po
sceso su I
di gennai
n’è andai
piedi, fra!
ogni giori
sicurati 1
suo sorris
ce e schei
re, è stato
tare uniti
slderiam
mozione
questa un
versi cor
espresso ;
cizia, e ha
in lui. Ci
sia stato p
tanti: nei
sti come i
momenti
di dialogo
preghiere
questa so
nuerà a vi
portare fri
Desider
dare qual
particolar
La sensibi
è matura
sua esist
aperto all’
ranza e al
fralerelig
popoli. E
quotidiani
per il crea
vivente, p
ogni mist
uomo. La
gliene io S|
seta fiate)
alle sue et
deelumin
coameBE beila sai
Scuola parafulmine
Entro qualche mese, scrivt
Walter Passerini sul supplemento del venerdì al «Corriere della sera» (29 gennaio)!
comunità musulmana dovrebbe avanzare al governo
una serie di richieste: tralealtre «la possibilità che il venerdì sia dedicato ad Allah
che nelle mense non si cuciUj
carne di maiale, che venganOf
rispettati i tempi del Ramadan e i tempi della preghiera». Inoltre è da preventivate
la richiesta deH’insegnameito della loro religione nelle
scuole. «Potrebbe succede«
con i musulmani e, per®
no, con altre comunità religiose che a pieno titolo inai'’
società multietnica potrebbe
ro sovraccaricare lo stato»
legittime richieste. E la scuO'
sembra destinata a fare®
parafulmine dei tempotl*
della società multiculturale
Non è un paradosso tutto®
ma un modo concreto e
poco ideologico di
la parità, che non è solo
re dei cattolici”».
,v.. .X«--:_____.. .. _____________
inserito in una vasta comunità di fratelli e di sorelle nella grande diaspora evangelicà
italiana.
L’altro grande suo problema, se ho capito bene la sua
lettera, è quello di riuscire a
convincere chi gli sembra
nell’errore. Egli è cosciente di
vivere in un mondo e in un
tempo dove si sta svolgendo
una grande battaglia spirituale e sa di essere «dalla par
te di chi ha già vinto» e
vuole tirare indietro.
non sa come combàtterà
cH
così poche forze, peti
sente debole e gli
forti, capaci, intraprend®
intelligenti. «Non poss'^n
-------i.,„monte al*
assistere passivamente
morte spirituale del mo
,nd«
,ers«‘
Sembra il grido di una
na ferita ma è anche un
es«
d’allarme. Accolgo q® ^
grido e lo trasmetto, atnp.^
candolo, in questa tra^^
sione. Mi metto da pad^ ^
lascio gridare: ci deve an ^
essere spazio per il suo P
di allarme. Che ci sia da
poterne essere colpiti
(Rubrica «Parliamone i
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evangelico» curata ,0 |
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in Italia andata in onda l
nica 7febbraio)
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Pagina Dei Lettori
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Sonelli
Alle porte del gelo che è
sceso su questi ultimi giorni
di gennaio, nostro padre se
n’è andato, quasi in punta di
piedi, fra le cose e gli affetti di
ogni giorno, lasciandoci rassicurati fino all’ultimo dal
suo sorriso e dal suo fare dolce e scherzoso. Pur nel dolore, è stato bello poterlo salutare uniti alla comunità. Desideriamo esprimere commozione e gratitudine per
questa unità e per i modi diversi con cui ciascuno ha
espresso affetto, stima, amicizia, e ha visto l’opera di Dio
in lui. Ci allieta quanto egli
siastato presente nella vita di
tanti: nei momenti duri e tristi come in quelli gioiosi, nei
momenti di lavoro, di studio,
di dialogo, di riflessione e di
preghiera. Siamo certi che
questa sua presenza continuerà a vivere in ciascuno e a
portare frutti.
Desideriamo inoltre ricordare qualcosa che per noi è
particolarmente importante.
La sensibilità ecumenica che
è maturata nel corso della
sua esistenza: lo sguardo
aperto aH’orizzonte, alla speranza e alla sfida del dialogo
fiale religioni e dell’unità dei
popoli. E la sua immensa e
quotidiana gratitudine e lode
per il creato; per ogni essere
vivente, per ogni cosa, per
ogni mistero e per ciascun
uomo. La sua capacità di cogliere lo Spirito di Dio in ciascun fratello e sorella. L’inijo
alle sue creature come grandeeluminoso inno a Dio.
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La famiglia Sonelli
~ ' Firenze
ifenomeni?
No, bambini
Ho letto nei giorni scorsi su
tutti i giornali una notizia che
mi ha sconvolto. Un bambino di Napoli, di nove anni e
mezzo, definito «il nuovo
Maradona» è stato acquistato
dal Torino per 120 milioni.
Secondo me le notizie di corttizione nel mondo del calcio
sono bazzeccole in confronto
^questo fatto. Perché a un
“ambino, anche se calcisticamente prodigio, vengono tarpate le ali dell’innocenza.
Icasi sono due; o lui si sentiràgià famoso e allora gli
*arà concesso di fare ciò che
^ole oppure sentirà il peso
della responsabilità e allora
''tvràdi frustrazioni. Io vado
tatti i sabati sui campi di calib perché sono un collabodatore sportivo; e spesso assi
sto anche alle partite dei
«pulcini», che hanno tutti
l’età del bimbo in questione.
Mi ha sempre colpito la loro
semplicità, il loro giocare per
divertirsi e a volte anche la
loro battuta spiritosa. Una
volta a un ragazzino di nove
anni che aveva perso ho chiesto che cosa fosse successo e
lui mi ha risposto: «Non posso parlare perché sono in silenzio stampa». Mi sono fatto
una bella risata. Ma se quel
ragazzino fosse stato pagato
fior di milioni non a-vrei potuto ridere, perché la sua non
sarebbe più stata considerata
una battuta, ma un atteggiamento professionale.
Gesù ha detto: «Lasciate
che i fanciulli vengano a me e
non glielo impedite». Non
consideriamo i bimbi dei fenomeni quando hanno ancora tanto da imparare. Perché
altrimenti, perdendo l’innocenza prima del tempo, anziché andare a Gesù, imboccheranno strade sbagliate.
Erminio Podestà - Genova
Innari cristiani
Su Riforma del 24 luglio
avevo letto che l’Innario cristiano del 1969 sarà revisionato. Ne è nata una viva discussione nei numeri seguenti.
Ora apprendo da Miteinander-Insieme, giornale delle comunità evangeliche luterane
in Italia (nov.-dic. ’98), che
anche l’Innario per la Chiesa
evangelica luterana in Italia
(edito a Amburgo, 1972) necessita di una revisione.
Dal punto di vista delle
chiese evangeliche in Germania in tempi e con forze e risorse minori, è proprio auspicabile che possa nascere
un innario unico per valdesi,
metodisti, battisti e luterani,
per tutti i membri della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e oltre. Visto che
il desiderio di aggiornamento
delle raccolte attuali nasce
quasi nello stesso momento,
forse adesso può nascere un
lavoro per un innario comune, copie per esempio nel
passato le opere di Lutero sono state edite insieme.
Il nuovo innario evangelico
tedesco raggruppa anche le
diverse denominazioni, chiese luterane, riformate e unite,
ed è diffuso nei vari territori
tedeschi e in Austria, Alsazia,
Lorena e in tutte le chiese
evangeliche tedesche all’estero. Spero proprio che i luterani, che leggevano sul proprio
Innario La parola eterna..., si
mettano d'accordo con gli altri evangelici che invece cantano La parola antica...
Voglio proporre questa collaborazione non solo per risparmiare denaro prezioso
per un progetto editoriale in
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, Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 48
Tom Wright
Che cosa ha veramente
detto Paolo
.r- pp. 231, L. 29.000, cod. 304
Vautore - famoso specialista
Mondiale su Paolo - ci offre
ijuadro del pensiero deliolo collocandolo storilente e culturalmente nel
iflaismo del primo secolo,
indo al lettore le chiavi di
ira degli scritti paolini. Un
lamentale.
vtRAMtNn oeno
PAOtO
TEL. 011/868.
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TOMMASO, 1 - lOmTORtfiÒ’ ?
1 ■ FAX 011/8S0 43 94. C C P 20780102
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Scompaiono due voci autorevoli del dialogo interconfessionale
Il pastore Alfredo Sonelli e don Emilio Zanetti
Nel mese di gennaio il dialogo interconfessionale in Italia ha perso due voci, autorevoli e persuasive perché diretta espressione di un quotidiano impegno pastorale. A un giorno di distanza
sono mancati, il primo dopo un lungo
periodo di malattia e il secondo in modo improvviso e assolutamente inatteso, Alfredo Sonelli, pastore in emeritazione della Chiesa valdese di Firenze, e
Emilio Zanetti, parroco di Fortogna e
delegato diocesano per l’ecumenismo
nella diocesi di Belluno: due uomini legati da reciproca stima e amicizia e da
molte affinità nel loro modo di vivere la
vocazione cristiana.
A Firenze, insieme a sua moglie Violetta, il pastore Sonelli si era intensamente impegnato per il Centro sociale
evangelico per gli handicappati mentali, mentre don Emilio era stato a suo
tempo coinvolto nella tragedia di Longarone. Li accomunava quindi l’esperienza, personale e concreta, della sofferenza. Di qui la loro capacità di condividere la fatiGa e il dolore degli altri e la
loro umile, ostinata, decisa fiducia nel
Cristo sofferente per tutti; di qui forse
anche quella loro sorprendente libertà
di pensiero e di comportamento non
sempre pienamente compresa e accettata nei rispettivi ambienti ecclesiastici.
Condividevano una preziosa capacità
di sdrammatizzare le situazioni, di me
diare i contrasti, accompagnata da un
fine senso dell’umorismo. Indimenticabili il gesto «da montanaro» (come descriverlo altrimenti?) di Emilio Zanetti,
accompagnato da un «via...» sorridente,
quando qualcuno insisteva a chiamarlo
«rnonsignore»; o l’amabile ironia con
cui, dinanzi a un esperto in materia
quale don Emilio, Alfredo Sonelli mostrava di sapersi districare con sicurezza nei labirinti del diritto canonico. Erano entrambi competenti in materia matrimoniale: il pastore Sonelli, in particolare, era stato consulente per la stesura
del testo comune valdese-metodistacattolico sui matrimoni misti {1997).
Entrambi insistevano sull’importanza
del diàlogo cristiano-ebraico, ai fini di
un corretto insegnamento della fede
cristiana. Entrambi erano convinti collaboratori del Segretariato attività ecumeniche; è proprio in questo ambito
che abbiamo visto il pastore Sonelli e
don Zanetti esprimere al massimo gra-'
do la loro determinazione a operare per
la riconciliazione delle diversità all’interno dell’unica chiesa di Cristo. Per
anni li abbiamo visti all’opera, infaticabili e entusiasti, nel gruppo misto per lo
studio di una catec&si ecumenica, dal
quale essi furono a lungo tra i più attivi
e impegnati collaboratori: dapprima affiancandosi al pastore Sergio Carile, che
di questo gruppo era stato l’animatore
fin dal 1973, poi subentrandogli nel
ruolo di guida e di ideale punto di riferimento del gruppo stesso, ospitato all’Antoniano di Bologna. Tra i frutti più
significativi del lavoro di questo gruppo
ricordiamo le ricerche sul pregiudizio
confessionale e sulla comune interpretazione del battesimo, e la pubblicazione di tre fascicoli di schede concepite
come sussidio per catechisti, una traccia che tenta di esprimere, con identiche parole, la fede comune: schede bibliche, cristologiche e ecclesiologiche
(un quarto fascicolo, in corso di pubblicazione, è dedicato a momenti e personaggi del movimento ecumenico, in
Italia e all’estero).
Nella memoria di chi, come noi, ha
lavorato insieme a loro, l’immagine di
Alfredo e di Emilio resta inscindibilmente legata a quella di un treno; l’ultimo treno locale da Bologna a Firenze, la
prima automotrice da Belluno a Venezia... e in effetti essi erano davvero due
credenti pereimemente in viaggio, sempre giovani nella fede nonostante l’età
avanzata. Del cammino cristiano, che
per loro era tutt’uno con il cammino
ecumenico, essi ci hanno offerto non
una metafora edificante, ma un’incarnazione vivente.
Federica Ambrosini-Venezia
Jurg Kleemann-Fiesole
questi tempi, ma anche per
rinforzare l’unione del protestantesimo storico italiano.
Potrebbe essere un arricchimento reciproco, perché dei
tesori si trovano in tutti e due
gli innari.
past. Ludwig Schneider
Francoforte
La poligamia
in Africa
Non deve essere facile per
le chiese africane cercare di
capire le nostre distinzioni
occidentali sui rapporti di
coppia: annullamento, separazione, divorzio e prostituzione più o meno tollerata o
male organizzata. Le voci che
ci giungono da quelle terre
non sono facilmente verificabili ma ci lasciano un malcelato disagio nell’ascoltarle.
Chi vive in un’area dove la
poligamia è ampiamente
praticata e si è convertito al
cristianesimo in seguito alla
predicazione dei missionari,
si è sentito spesso in dovere
di «liberarsi» delle mogli in
sovrappiù. Altri missionari, a
contatto con la situazione dei
paesi occidentali, hanno osservato freddamente che noi
europei e americani siamo
abituati (là dove le donne superano il numero degli uomini) a tenerne una in casa e le
altre sul marciapiede. Non
così a casa loro.
È un fatto che le chiese devono affrontare il problema
in quelle aree dove la poligamia è largamente e normalmente praticata. Il caso si è
presentato all’VIII Assemblea
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) tenutasi a Harare (Zimbabwe) dal 3 al 13
dicembre scorsi. La «Chiesa
celeste di Cristo» aveva fatto
domanda di adesione al Cec,
ma la richiesta si trovò in bilico tra i no e i sì. Una risposta
positiva è ora tenuta in sospeso in attesa di ulteriori
conferme.
Vale tuttavia la pena richiamare alcuni argomenti che
sono stati sollevati per sostenere la tesi in favore della poligamia. Dal 1986 i pastori
della Chiesa celeste di Cristo
sono tenuti a rispettare personalmente la monogamia:
non così è per la popolazione
in mezzo alla quale lavorano.
Sorge allora la domanda; è la
monogamia un criterio definitivo per l’ammissione al
Cec? La poligamia non è un
problema africano. La poligamia costituisce un freno valido alla prostituzione e a tutto
quel che segue. La poligamia
è un baluardo apprezzabile
contro il dilagare dell’Aids.
Non sappiamo per ora il
seguito di questi avvenimenti, ma l’osservazione che ci
viene fatta da fratelli, che con
noi invocano il nome del Signore Gesù Cristo, ci fa sicuramente riflettere sulle nostre sicurezze e soprattutto
sui disagi immensi che registriamo nelle vite di tante nostre famiglie.
Renzo Bertalot - Roma
Dante fu un
pellegrino?
Non avrei mai immaginato
Dante Alighieri vestito da «romeo» viaggiare a piedi assieme ad altri «romei» alla volta
della città di Roma nell’anno
1300, dichiarato santo dal
pontefice Bonifacio Vili, se
non l’avessi letto nella «Guida
storica al Giubileo del Duemila», intitolata Anno Domini, il cui autore è Bruno
Amatucci. Questi infatti afferma che tra i «circa due milioni [o 200.000?] di stranieri arrivati a Roma» durante il suddetto anno si deve annoverare, oltre a vari personaggi illustri, quali per esempio Carlo
di Valois, Baldovino, Carlo
Martello, ecc., anche Dante
Alighieri, mandato dai Guelfi
bianchi fiorentini assieme a
altri quattro quale «ambasciatore» presso il sommo
pontefice Bonifacio Vili.
Che Dante sia stato a Roma una volta quale «ambasciatore» e forse in seguito
anche altre volte da privato,
nessuno lo mette in dubbio.
La questione invece riguarda
la seguente domanda: ci fu
Dante vestito da «pellegrino» a Roma nell’anno santo
1300? È lecito a uno storico
affermare che Dante con addosso una «schiavina», con il
capo coperto da un «petaso»,
con una bisaccia appesa alla
vita, con un «bordone» in
mano, partì da Firenze a piedi assieme a tanti altri pellegrini e giunse a Roma, al fine
di «lucrare le indulgenze», osservando e compiendo quanto stabilito nella famosa «bolla» di Bonifacio Vili?
A questa domande ritengo
di rispondere negativamente, fondandomi sul silenzio
delle fonti, tra cui per esempio quella del Villani, che nomina Cimabue, Giotto e Casella, ma tace di Dante. Tutte
le argomentazioni tratte dalla Commedia dantesca non
le stimo valide a dare e difendere una risposta affermativa. A questo punto, quindi,
mi chiedo: per quale scopo
Amatucci e qualche altro so
stengono la presenza di Dante «romeo» in Roma nell’anno 1300? Credo di intravederlo nel fatto che essi intendono dare un lustro maggiore al «primo anno santo» della storia della Chiesa cattolica con la presenza e la partecipazione del sommo poeta
foggiato da pellegrino; essi
insomma vogliono evidenziare la sottomissione e l’obbedienza di Dante il quale,
pur avendo condannato Bonifacio nel suo «Inferno» ponendolo tra i simoniaci, tuttavia obbedì e si sottomise
con riverenza al «successor
del maggior Pietro». Osservo
però che il detto scopo potrebbe considerarsi lodevole,
se non nuocesse all’obbiettiva verità storica.
Bruno Ciccarell - Catania
Un moto
di repulsione
In questi giorni ho trovato
nella cassetta postale di casa
mia un dépliant descrittivo
di una penna stilografica
celebrativa dell’Anno Santo,
«preziosissima creazione in
argento, oro con incastonato
uno splendido rubino. A questa penna, creata su licenza
esclusiva mondiale dei Musei
vaticani, è stato dato il nome
di “Jubileum”. La produzione
è limitata, però... ecc. ecc.».
La mia anima di protestante ha avuto un moto di repulsione. Questo è solo Einizio;
che cosa diventerà mai questo Giubileo! Noi siamo una
minoranza e le nostre celebrazioni non ci sono mai
sfuggite di mano. Ma qui
dobbiamo essere molto prudenti. Ecumenismo sì, ma
non lasciamoci impegolare in
cose che tradirebbero la nostra identità, le nostre scelte,
le nostre convinzioni. Qui rischiamo di essere travolti in
un grande mercato. Stiamone fuori e per non sbagliare
diciamo il nostro «no» prima
che sia troppo tardi a tutto il
Giubileo in blocco, non solo
a dettagli di questo genere.
Altrimenti il nostro caro Lutero si rivolterà nella tomba!
Lidia Mauri Paolini
Milano
Nuovo indirizzo
Il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia
comunica il suo nuovo indirizzo: Jürgen Astfalk, via Fratelli Coda 61/4,16166 Genova.
Posta
elettronica
Il pastore Antonio Squitieri
comunica il proprio indirizzo
e-mail: asquiti@tin.it
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Come un muto sono stato
in silenzio, ho taciuto
senza averne bene; anzi,
a mio dolore si è inasprito»
Salmo 39, 2
I fratelli e I familiari tutti del caro
Nino Peyronel
commossi e riconoscenti ringraziano sentitamente tutti coloro
che con presenza, scritti, parole
di conforto e fiori hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai vicini di casa, alla famiglia Siciliano, al sindaco Ribet, alla sig.ra
Bisi e al sig. Ernesto Travers per
il grande affetto dimostrato. Un
grazie di cuore ai medici e al personale dell’Ospedale valdese di
Pomaretto, ex colleghi di lavoro.
Pramollo, 27 gennaio 1999
RINGRAZIAMENTO
«Per tutto c’è il suo tempo, c’è il
suo momento per ogni cosa sotto
il cielo: un tempo per nascere e
un tempo per morire... »
Ecclesiaste 3, 1 -2
I familiari di
Vittorio Romagnani
Ringraziano di cuore tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore; in particolare tutti i pastori
della Chiesa valdese di Torino, la
Società di studi valdesi, il Gruppo
anziani del Comune, il Comitato
per la laicità della scuola, il Cogidas e l’Ywca-Ucdg.
Torino, 3 febbraio 1999
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278-fax 657542.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
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RIFORMA
VENERDÌ 12 FEBBRAIO 1999
1 Honduras: conferenza internazionale per definire le strategie più adatte
Prosegue la lotta per Pannullamento del debito
All'incontro, organizzato dal movimento «Jubilee 2000», hanno partecipato
rappresentanti religiosi e politici di 17 paesi dell'America Latina e di altri paesi
La lotta per annullare il debito esterno dei paesi latinoamericani più poveri ha
compiuto una nuova tappa.
Responsabili di chiese e militanti politici del continente
americano e di altri paesi si
sono incontrati il 25 gennaio
scorso in Honduras per definire una strategia comune
contro le banche e le istituzioni finanziarie internazionali. I circa 100 partecipanti
hanno dibattuto per tre giorni sulle strategie più adatte
per promuovere l’annullamento del debito all’inizio
del nuovo millennio. L’incontro era stato organizzato dal movimento «Jubilee
2000». Secondo le stime della
Banca mondiale, l’indebitamento esterno dei paesi latinoamericani raggiungerà
quest’anno 706 miliardi di
dollari. In origine, la maggior
parte dei prestiti è stata contratta dai regimi militari negli
Anni 70 e nel corso degli anni
si sono accumulati gli interessi, nonostante i rimborsi
che assorbono gran parte
delle risorse nazionali.
Il debito: pietra tombale
«Il debito non è un problema in più, è il problema», ha
detto l’arcivescovo cattolico
romano Oscar Andres Rodriguez, di Tegucigalpa, presidente della Conferenza episcopale dell’America Latina.
«Il debito esterno è come una
pietra tombale sulTHonduras. Esso ci impedisce di risorgere ad una vita migliore.
È indispensabile che questa
pietra venga rimossa». «La visione del giubileo contrasta
fortemente con il sistema finanziario internazionale, che
è retto non dalla legge ma
dall’anarchia», ha affermato
Njongonkulu Ndungane, arcivescovo anglicano di Città
del Capo. Qualificando il debito esterno come «peccato
strutturale», Ndungane ha ricordato che la crisi dell’indebitamento ha «lasciato la
maggior parte dei governi
deU’Africa e deU’America Latina indebitati nei confronti
dei loro vecchi padroni coloniali, leader dei ricchi paesi
creditori, rappresentati dai
membri del Fondo monetario internazionale e della
Banca mondiale. Le vecchie
potenze coloniali non mandano più le cannoniere e le
truppe per imporre la loro
volontà sui popoli dell’Africa
o dell’America Latina, ma
mandano il Fondo monetario
intemazionale».
Africa e America Latina
una lotta comune
Per Bernadino Mandiate,
vescovo metodista del Mozambico, i popoli dell’Africa
e dell’America Latina dovrebbero unirsi in una lotta comune: «Soffriamo della stessa
malattia - afferma -. Ci hanno impoveriti e fanno di tutto
perché rimaniamo poveri.
Non abbiamo avuto spazio
per respirare. L’unico modo
di ottenere questo spazio è di
unire le nostre forze».
La conferenza avrebbe dovuto svolgersi nel novembre
scorso, ma è stata rinviata a
causa del ciclone Mitch. Si è
svolta non lontano dai quartieri distrutti dall’uragano
che, in Honduras, ha fatto
6000 morti e altrettanti dispersi. Circa il 60% dell’infrastruttura dell’Honduras è stata colpita e il 70% del raccolto
è stato distrutto. «Il ciclone
ha cambiato il dibattito in
Europa sull’indebitamento e
sugli aiuti - ha fatto notare
Ann Pettifor, direttrice della
Coalizione britannica «Jubi
II territorio abitato dagli indios miskitos, tra la costa atlantica dell’Honduras e la frontiera del Nicaragua
lee 2000» -. Gli europei volevano aiutare le vittime dell’uragano, ma li abbiamo aiutati a capire che i loro governi
stavano raccogliendo fondi
per pagare il rimborso del debito di questi paesi. Insieme,
il Nicaragua e l’Honduras pagano 1,5 milioni di dollari al
giorno di interessi. Come volete che questa gente costruisca una solida infrastruttura
per resistere ai cicloni quando dedica tante preziose risorse a paesi ricchi come la
Gran Bretagna, la Germania e
gli Stati Uniti?».
Il 9 dicembre scorso il Club
di Parigi dei paesi creditori
ha annunciato una moratoria
di tre anni sul rimborso del
debito dei paesi colpiti dal ciclone (Honduras e Nicaragua). Ma «Eurodad», un organismo di controllo con sede a
Bruxelles, ha rivelato all’inizio di gennaio che i paesi creditori avrebbero semplicemente aggiunto gli interessi
non pagati al saldo dovuto
dai due paesi. Gilberto Aguirre, direttore del Consiglio
delle chiese evangeliche del
Nicaragua, teme che «il nostro governo e le istituzioni
finanziarie multilaterali ci lascino credere che non siamo
più vincolati mentre in realtà
si tratta solo di un rinvio della partita. Le conseguenze
dell’uragano non sono un fe
nomeno passeggero, dopo il
quale è possibile riprendere
una vita normale. Non potevamo pagare il debito prima
del ciclone e non possiamo
pagarlo dopo. Su questo punto, la chiesa è chiara, e bisogna che gli organismi finanziari internazionali ci ascoltino e ci comprendano».
Combattere la corruzione
Tuttavia, ha ammonito Gilberto Aguirre, annullare il debito non produrrà automaticamente una vita migliore
per i poveri: «Nella chiesa, insistiamo perché il rimborso
del debito venga trasformato
in un investimento per la
gente, per l’occupazione, per
progetti che ridiano a tutti la
loro dignità. Vogliamo evitare
di passare attraverso burocrati governativi e famiglie
ricche del Nicaragua, che investiranno il denaro in grandi
progetti industriali per il loro
esclusivo tornaconto».
Diversi partecipanti hanno
rilevato che la remissione del
debito potrebbe incoraggiare
una maggiore integrità all’interno del governo. L’anno
scorso, un sondaggio realizzato da «Transparency International» indicava l’Honduras come il terzo paese più
corrotto del mondo. «I corrotti dell’Honduras vengono
finanziati dai prestiti delT’Oc
cidente - ha ricordato Ann
Pettifor -. Questi prestiti non
cadono dal cielo, ma dalle
banche britanniche, tedesche
e nordamericane. Lo abbiamo visto in Indonesia: quando i creditori hanno smesso
di appoggiare l’ex presidente
Suharto, il suo regime è crollato. La gente vuole reagire
contro i governi corrotti, ma
non può farlo se questi ultimi
ricevono milioni di dollari, e
armi, dall’Occidente. La prima tappa per porre fine alla
corruzione è di chiudere il
rubinetto che la alimenta».
Secondo Ann Pettifor i partecipanti hanno potuto constatare che quelli che dirigono l’economia mondiale
hanno recepito il loro messaggio. Quattro giorni prima
della conferenza il «Financial
Times» di Londra ha pubblicato un articolo del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder che, per la prima volta,
lasciava intravedere la possibilità di rimettere i debiti
esterni ad alcuni paesi più indebitati. «Abbiamo percorso
un lungo cammino - ha detto
la Pettifor -. Siamo riusciti a
far capire alla gente comune
il sistema finanziario internazionale. Abbiamo aperto il
dibattito sullo sviluppo nel
Nord. Abbiamo fatto del debito una questione di attualità politica». (erti)
«
Francia: appello del dott. Rwabuhihi, del Ruanda
Aiutate le nostre chiese a ritrovare la pace!»
L’il gennaio scorso il dottor Ezachias Rwabuhihi, del
Ruanda, direttore dell’Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione a Kigali, è stato ricevuto a Parigi dal pastore Jean
Tartier, presidente della Federazione protestante di
Francia (Fpf). Questo medico,
che per 20 anni è stato rifugiato politico, ha soggiornato
in Svizzera ed è stato mandato dal Dipartimento missionario romando e dalla Cevaa
per dirigere ospedali in Senegai e in Camerún. Nel 1995 è
potuto tornare in Ruanda e
ha deciso di rinunciare alla
professione per lavorare allo
sviluppo del proprio paese.
Il dott. Rwabuhihi ha trascorso 20 giorni in Francia
dove ha incontrato diverse
chiese e gruppi impegnati nel
sostegno al Ruanda. Desiderava incontrare i responsabili
della Fpf. Ha ricordato che
nel 1989 aveva fatto visita al
pastore Stewart, allora presi
dente della Fpf, per fargli parte della sua preoccupazione
circa la situazione del suo
paese. In quel tempo, ha detto, il grido dei rifugiati politici
del Ruanda non fu sentito in
Francia. Da allora c’è stato il
genocidio del 1994. I cristiani
del Ruanda sono tormentati e
si sentono sotto accusa: «Come è stato possibile un genocidio in un paese a maggioranza cristiana?». Le chiese
ufficiali sono state coinvolte
in questo dramma per cui anche i missionari e le chiese
dei paesi che li hanno mandati sono coresponsabili. Il
dott. Rwabuhihi ritiene che i
rapporti di partenariato con
le chiese del Nord (Belgio,
Svizzera, Germania e Olanda)
sono tuttora molto forti.
Ezachias Rwabuhihi si è recato in Francia, da laico, per
elevare un grido affinché le
chiese aiutino i cristiani ruandesi nel loro sforzo di riconversione. Se non ci si alza in
sieme per lavorare per la pace, ci saranno rischi di altri
genocidi in altre parti dell’Africa. La Francia, che è stata seriamente implicata nella
trascorsa politica del Ruanda,
ha un ruolo da giocare per
evitare altri drammi. Rwabuhihi ha citato il rapporto
del Parlamento francese sul
genocidio in Ruanda, pubblicato di recente la cui conclusione, che tende ad assolvere
la Francia, gli sembra alquanto problematica. Rwabuhihi
ha chiesto alle chiese di Francia di aiutare le chiese del
Ruanda a ritrovare la pace.
Ma pensa che i rapporti tra le
chiese siano spesso intralciati
dal denaro che è sempre un
mezzo di potere. Le chiese
del Ruanda , ha detto, hanno
bisogno di soldi, non solo per
ricostruire edifici ecclesiastici
ma prima di tutto per occuparsi delle vedove e degli orfani e per ridare speranza alle
popolazioni. (hip)
Dure proteste della sua Fondazione
Campagna contro Rigoberta
Menchù, Nobel per la pace
La Fondazione Rigoberta
Menchù denuncia la campagna portata avanti contro il
Premio Nobel per la pace dopo la pubblicazione di articoli secondo i quali la Menchù
avrebbe inventato o esagerato alcune parti della sua autobiografia. La pubblicazione
nel 1983 del libro «Mi chiamo
Rigoberta Menchù», che narrava in forma autobiografica
la lotta degli autoctoni guatemaltechi contro l’oppressione e lo sfruttamento, l’aveva
resa famosa nel mondo. Nel
1992 Rigoberta Menchù ricevette il Premio Nobel della
pace per il suo impegno nella
lotta per la difesa degli autoctoni nel mondo: aveva allora
33 anni ed era la più giovane
laureata del Premio Nobel.
La candidatura di Rigoberta Menchù era stata appoggiata da rappresentanti di
chiese latinoamericane nel
corso di una riunione organizzata dal Consiglio delle
chiese dell’America Latina
(Clai) nel 1992 per segnare il
500° anniversario della conquista europea dell’America.
Poco dopo avere ricevuto il
Premio, Rigoberta Menchù
era andata al Centro ecumenico di Ginevra per difendere
la causa delle popolazioni
autoctone e della pace in
Guatemala e in America Centrale. Nel 1994 partecipò a un
«Incontro ecumenico» a Oslo
(Norvegia), dove erano presenti rappresentanti della società civile del Guatemala
nonché delegati dei militari e
dei guerriglieri.
L’anno scorso un antropologo statunitense, David
Stoll, ha pubblicato un libro
che getta un dubbio su alcune parti del libro della Menchù, come quando racconta
che la sua famiglia era impegnata nella lotta contro proprietari terrieri, o quando afferma di avere visto due suoi
fratelli assassinati dalle forze
di sicurezza guatemalteche
(uno è stato bruciato vivo e
l’altro è morto di fame) e di
non avere ricevuto alcuna
istruzione scolastica. David
Stoll ha riferito che alcuni testimoni gli avevano detto che
il fratello più giovane non era
mai esistito, che la Menchù
era stata a scuola in due pensionati privati grazie a borse
di studio, e che la lotta contro
i proprietari terrieri di origine
europea era in realtà una
semplice bega di famiglia.
Un giornalista del New
York Times ha interrogato alcune persone in Guatemala
che gli avrebbero riferito che
alcuni episodi raccontati dalla Menchù erano stati inventati o fortemente esagerati. Il
giornalista ha però precisato
che «tra il 1979 e il 1983 il padre, la madre e due fratelli di
Rigoberta Menchù sono stati
tutti uccisi dalle forze di sicurezza del governo». In una dichiarazione pubblicata a fine
gennaio, la Fondazione Rigoberta Menchù Tum, istituita
dalla Menchù con i fondi del
Nobel e che ha uffici in Gua
temala, in Messico e negli
Stati Uniti, rende omaggio al
la «personalità, al valore mo
rale e alla leadership» di Ri
goberta Menchù che «smen
tiscono ampiamente Timma
gine che questa pubblicazio
ne infamante e la campagna
di coloro che se ne fanno eco,
cercano oggi di diffondere».
«La testimonianza di Rigoberta Menchù - afferma ia
Fondazione - rappresenta ia
parzialità e il coraggio di una
vittima che, oltre a quello che
ha dovuto patire nella propria
carne, si è vista costretta ad
assumere come storia personale le atrocità vissute dal suo
popolo. I morti sono morti e
nessuno può negarlo, né colui che indaga, né le sue fonti,
né i firmatari dell’accordo di
pace che ha posto fine alla
tragedia guatemalteca... Nessuno ha il diritto né l’autorità
di negare il dolore che il suo
cuore ha provato e prova tuttora». «Nessuna delle presunte inesattezze, esagerazioni o
omissioni annulla o diminuisce la verità della testiminianza di Rigoberta Mencìk
- sottolinea la dichiarazione
-. Anzi, nel 1983, la sua testimonianza ha contribuito non
solo a denunciare i crimini
aberranti che venivano commessi in quella parte del
mondo, ma anche a salvare la
vita di molti protagonisti...».
Durante una visita a Città del
Messico nel gennaio scorso,
Rigoberta Menchù ha dichiarato ai giornalisti che respingeva le accuse di David Stoll.
«Per me, non fa differenza
che mio padre sia stato bruciato con il cherosene o con il
fosforo, fatto sta che è morto», ha detto riferendosi alle
critiche riguardanti il racconto della morte del padre e di
altri 29 manifestanti, bruciati
vivi nel 1980 dopo l’occupazione dell’ambasciata di Spagna in Guatemala. (eni)
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Rigoberta Menchù