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ECO
DELLE VALLI VALDESI
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10068 TORSE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 42
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Eco: L. 2.500 per l’interno
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TORRE PELLICE - 25 Ottobre 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
MENTRE SI SUSSEGUONO I PROGETTI E LE REALIZZAZIONI
DI BIBBIE CONCORDATE, ECUMENICHE, COMUNI
La grande scoperta della Riforma:Ja Bibbia
non più oggetto ma soggetto, parola di Diomitorevole, assoluta
Lutero occupa nella vita e nel pensiero delle comunità luterane un posto di gran lunga superiore al posto
che Calvino, Zwingli o Bucero occupano nella coscienza delle comunità
riformate. La sua personalità eccezionale è il centro della Riforma, le sue
esperienze ne sono il paradigma,
l’esempio tipico, le sue parole esprimono meglio di aii al siasi trattato l’animo profondo ricile chiese evangeliche
di lingua tene i comprende perciò come si I torno alla perso
nalità di Lutilo u 1 i t eritura popolare, una sene a (t o , una letteratura esemp di et hematica atta a rendere evidenti ai credenti più
semplici i fatti ed i concetti fondamentali della Riforma stessa.
Uno di questi racconti popolari, fra
i più noti e diifusi, presenta in questi
termini l’origine delTesperienza riformatrice del granfie Martin Lutero. Nel
convento di Eriurt vive fra Martino,
un uomo angosciato dal pensiero del
proprio peccato e della giustizia divina,
angosciato malgrado la sua grande
pietà e la sua rigida disciplina. Un uomo senza pace. Nè i suoi confratelli nè
i suoi superiori comprendono il dramma interiore di questo credente, non
si rendono conto del fatto che è
un’anima in cerca di Dio. I rimedi della pietà monastica tradizionale: penitenze e digiuni non valgono a nulla e
10 spingono sempre più profondamente nella sua disperazione.
Un giorno, per caso, il frate trova
nella cappella del convento una Bibbia i c’è.chi aggiuage: wa Bibbia-lOcatenata'al banco con una catenella);
11 libro è per lui una rivelazione; a
mano a mano che procede nella lettura e ne penetra il pensiero scopre
ii mondo nuovo dell’evangelo di Cristo, il mondo della parola di Dio. Da
questa lettura nascosta e quasi imprevista è nata la Riforma. La Bibbia incatenata è stata liberata, la Bibbia nascosta è posta in piena luce, il libro segreto, rinchiuso nelle sacrestie ed ignorato da tutti ritorna a creare nelle coscienze dei credenti la vita di Dio.
Questo racconto lineare e drammatico nella sua schematicità è costruito
su un grave errore storico e su un fondamentale concetto teologico valido.
L’errore consiste nel dire che Lutero
ha scoperto al momento del suo dramma interiore la Bibbia nascosta in una
comunità cristiana che non la conosceva o, peggio, la teneva intenzionalmente segregata.
Lutero non era un fraticello ignorante, chiuso in un piccolo convento
di provincia in mezzo a fraticelli ignoranti e bigotti, dediti alla pratica superstiziosa delle buone opere. Era professore di Sacra Scrittura in una universi : à piena di vita e di dibattiti teologici, insegnava ai suoi studenti la
Bibbia, non aveva da scoprirla nei ripostigli del convento quasi fosse stalo
un libro proibito ed ignoto. E la Bibbia non era affatto un libro incatenato nella Chiesa medioevale; indubbiamente la sua diffusione non è neppure
da paragonarsi a quella odierna, ma
chi potrebbe lagnarsene in una società
n cui non esisteva la stampa. Non
' era conosciuta ma era studiata,
. ina delle opere fondamentali del>gia l’ignora, se ne discute apì;u amente nelle facoltà di teopolemizza sulla Bibbia. Era
norata nella vita della Chiesa,
a livello della pietà e della predicazione? I fratelli della vita comune in
Olanda, i piccoli gruppi di credenti
che hanno creato il profondo amore
per la Scrittura di un Erasmo leggevano la Scrittura certo molto più di
tanti evangelici odierni che si accontentano di una predica mensile! E Savonarola non aveva forse predicato
per mesi in Santa Maria sui testi profetici facendo una esegesi della parola
ed una applicazione della medesima
che ci lascia oggi perplessi, forse, ma
che non si può tacciare di chiacchiera
superstiziosa?
Quale è dunque la verità spirituale
della storiella popolare che abbiamo ricordato sopra? Lutero ha scoperto non
il libro della Scrittura ma il senso della Scrittura, ha veramente liberato lo
spirito della Bibbia. Come un artista
che raffigura, se è pittore, o descrive,
se è poeta, delle realtà che abbiamo visto infinite volte ma non abbiamo mai
notato. Lutero, ed i Riformatori dopo
di lui hanno saputo e voluto leggere
quel libro in un modo in cui la Chiesa
del loro tehipo non aveva saputo o vo
p
los
forse
luto leggere. L’hanno letta e predicata
in modo sostanzialmente diverso dai
teologi della Sorbona e da Erasmo
che pure la conoscevano altrettanto
bene. L’hanno vista come una parola
che li colpiva direttamente e li «investiva », per usare una espressione
moderna, con la violenza di un interlocutore presente.
È accaduto a Lutero quello che accadrebbe ad una famiglia borghese
che ha ereditato dalla nonna un vecchio carillon scassato chq tiene in salotto per figura, come si fa oggi con i
mobili antichi, gli oggetti fuori uso, le
chincaglierie, un vecchio carillon, rispettato certo di fronte agli amici e
conoscenti, un pezzo d’antiquariato che
dà lustro alla casa e convalida l’ascesa
sociale della famiglia, ma sostanzialmente dimenticato nella sua realtà
profonda di strumento di vita — se
una sera questo carillon si mettesse
improvvisamente a suonare. Il vecchio
carillon della Scrittura si è messo a
suonare per i Riformatori ed ha trascinato nella sua musica la loro esistenza tutta; da pezzo venerabile di
museo, garanzia della verità della Chiesa, documento religioso di prim’ordine, è diventato soggetto della vita. Sono le sue note violente e minacciose,
le sue melodie dolci e confortanti che
hanno messo in modo tutta una massa di uomini trascinati nel vortice di
cose antiche e nuove.
Il commendatore non può più pensare alla Borsa, nè la signora al ricevimento, la ragazza al fidanzato ed il
ragazzo alla motoietta, mentre contemplano nella penombra del salotto
il video : devono tenere conto del vecchio carillon o buttarlo dalla finestra.
Questo passaggio da oggetto a soggetto della vita spirituale è sostanzialmente la scoperta di Lutero, il fatto
che non si può non tener conto di
quello che dice il libro, delle sue maledizioni e delle sue promesse, delle sue
minaccie e delle sue consolazioni, non
sono più io che metto la mano sulla
venerabile tradizione religiosa rinchiusa nel volume dei padri, non sono più
io che dispongo di quello che vi si
contiene come uno dispone della pro
pria radio cercando e scegliendo i programmi che gli piacciono, è il Libro
che allunga la mano sulla mia vita e
dispone di me.
In questo Lutero aveva scoperto
quello che Paolo aveva scoperto, e Valdo nella città di Lione.
Il problema non è perciò possedere
la Scrittura e leggerla ma lasciarci interrogare da essa. La Chiesa romana
ha posseduto e possiede ora la Scrittura, la leggono i Testimoni di Jehova,
per citare due comunità religiose in costante dialogo con noi, la diffondono
le Società Bibliche e la Società di
S. Paolo, i fratelli Fabbri e tra poco
Mondadori. Sono tutte Bibbie ma Bibbie diverse. Non è (Uverso il testo ma
l’intendimento con cui ci si avvicina ad
esse, le parole sono sostanzialmente le
stesse, più moderne 0 più arcaiche,
più letterali o più libere ma diverso è
il posto che que i testo occupa nella
vita delle famiglie, dell’individuo o della comunità in cui entra.
Si tratta del Libro, con la L maiuscola, il Libro dei libri, il tesoro della
pietà e della fede dei padri, il più antico e sublime documento della spiritualità umana, la fonte della cultura
occidentale? Si tratta della parola che
può colpire e sconvofeere resistenza?
Del tutto fuori luogo appare perciò
oggi la polemica anticattolica; noi abbiamo la Bibbia e loro il Papa, noi abbiamo dato alla Scrittura il posto centrale nella vita e nel culto, loro l’hanno sepolta e nascosta; del tutto fuori
luogo perchè non eo|risponde più alla
realtà e-<da decenr^M stiamo accorgendo (forse da noi possiamo parlare di
anni più che di decenni, ma la cosa
non cambia sostanzialmente) che i fratelli cattolici leggono altrettanto la
Bibbia quanto noi ed in certi casi più
gioiosamente di noi. Ma questa polemica è fuori luogo anche per una ragione più profonda: il problema che
SI pone alla Chiesa cristiana oggi non
è tanto la lettura o la non lettura della Bibbia, la conoscenza o l’ignoranza
del libro evangelico, ma l’obbedienza
Il problema non è avere la Bibbia in
casa ed in chiesa, ma leggerla con rocchio di colui che si sottomette alla sua
La stanza del
la Wartburg
nella quala
Lutero tradusse la Bibbia ¡n tedesca
autorità, che si lascia interpellare da
essa, che obbedisce.
Nel clima di ecumenismo attuale sono apparse molte iniziative di traduzioni comuni, concordate, ecumeniche
in cui si è voluto vedere il segno di un
profondo avvicinamento alla Scrittura,
un segno del pceiendo cambiameirto
avvenuto, ed in corso, nella Chiesa
cristiana. Queste iniziative non significano di per sè assolutamente nulla,
non più di quanto possa significare
nella vita del commendatore di cui
dicevamo prima invitare i vicini ad
assistere a Canzonissìma in casa sua.
Non è tradurre insieme la Bibbia che
è significativo o concordare un testo
che possa essere adottato da tutti i
credenti, per cui si verifichi il fatto singolare che nelle chiese diverse si legga
alla parola di Dio che in esso risuona,
lo stesso testo nella stessa domenica,
significativo è il fatto che si obbedisca
alla Scrittura intesa come la parola di
Dio autorevole ed assoluta. Pintanto
che le Chiese non prendono seriamente la vocazione al pentimento ed al rinnovamento che da essa ci viene, tradurla insieme non significa molto. È
sostanzialmente ancora un disporre
del libro,, manipolarlo come ci pàre,
dominarlo noi anziché' esserne dominati.
I Riformatori non si sono mai preoccupati di quale traduzione dovessero
adoperare, hanno letto la Bibbia nelle
traduzioni loro e di cattolici, nella Vulgata e sui testi di Erasmo, da protestanti potremmo liberamente predica^
re e leggere una Bibbia tradotta da
cattolici senza venir meno alla nostra
fede evangelica. Leggerla evangelicamente significa solo domandarsi in
che modo possiamo rispondere alla vocazione che in essa ci viene rivolta,
oggi. Giorgio Tourn
iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiioii
UINAUGURAZIONE DELUOSPEDALE EVANGELICO DI NAPOLI
Questo dono tanto alleso, desideralo e sperato
Non siamo riuniti qui oggi per una bella cerimonia, ma per lodare
il Signore e rendergli grazie di questo dono tanto atteso, desiderato e
sperato. Non siamo riuniti qui oggi per manifestare le nostre buone
intenzioni o per celebrare il nostro umanitarismo sul quale fondare
una buona coscienza: non alla Chiesa, ma alla società che si proclama
cristiana competono oggi la benevolenza verso i sofferenti e l’azione
umanitaria. Il tempo della beneficenza illuminata è finito: oggi l'uorno
sa che la giustizia, il lavoro, l’assistenza non sono che suoi elementari
diritti. Fino a che punto possiamo dunque considerare l’Ospedale una
benefica istituzione?
I passi biblici letti nel corso di questo culto (I Cor. 12; I Giov.
3/14-18 e 4/19-21) ci parlano chiaro non di beneficenza ma della potenza dell’amore di Cristo che opera nella vita del credente, alla quale
è dato così di essere una indicazione, consapevole e chiara, del Regno
di Dio che è venuto e che viene. E in questa luce si colloca il testo di
questa predicazione: « non amiamo a parole e con la lingua, ma a
fatti e in verità » (I Giov. 3/18).
Che cosa significa « amare a fatti »? Amare con le nostre azioni.
La fede suscita nel credente un amore che non è né può limitarsi ad
essere sentimentalismo umanitario, ma piuttosto regola costante di
condotta e ragion d’essere di ogni singola azione, di ogni lotta contro
l’oppressione e l’ingiustizia in difesa del prossimo. E il prossimo non
è, per il credente, l’oggetto della benevolenza, della beneficenza, dell’umanitarismo sentimentale, della carità. Il prossimo è il fratello
per il quale Cristo è morto. Il prossimo è dunque il soggetto che ci
sta di fronte e che ci interroga sulla nostra fede e sul modo di viverla.
Amare « a fatti » è onorare e servire in Cristo il fratello più debole.
E che cosa, significa « amare in verità »? Non con parole buone
e pie, umanitarie, ma in Cristo e per Cristo. Ripensiamo all’amore
di Cristo, immotivato e gratuito, ripensiamo al cap. 13 della I epistola
ai Corinzi, ripensiamo al Sermone sul monte. Potremo così servire
senza attendere contraccambio, dare senza voler ricevere ma perchè
abbiamo ricevuto, liberare in quanto siamo stati liberati. Amare in
verità non è vivere nel proprio intimo una fede che si limita all’attesa
passiva di una salvezza futura e strettamente personale, ma saper giocare oggi la propria vita e rischiare la propria fede nel servizio ai fratelli.
Amare nell’azione e nella verità: questo è il contrassegno di chi ha
creduto nell’amore di Cristo. Esprimere volenterosamente, là dove
ci si trova, la potenza dell’amore e della verità: questo è per chi ha
creduto il dono di Dio.
Questo è stato, se sono riuscito a coglierlo nelle sue grandi linee senza
travisarlo, l’Evangelo predicato da Neri Giampiccoli nel corso della cerimonia di inaugurazione (o, se si vuole,
culto di dedicazione) dell’Ospedale Evangelico di Ponticelli.
Culto di dedicazione, perchè culto c’è
stato, con tanto di liturgia, di corali,
di inni, di pastori che ne hanno presieduto le varie parti secondo un dosaggio sapientemente studiato in maniera
da non far torto a nessuna denominazione.
Cerimonia di inaugurazione, per la
cornice nella quale il culto è stato, o
meglio : doveva essere inquadrato. Era
previsto che gli « officianti » officiassero su un podio posto a ridosso del muro di cinta, di fronte all’ingresso principale deH’ediflcio. Era previsto che.
di faccia al podio, sulla rampa di accesso all’ingresso medesimo, fossero
poste delle poltrone per le «personalità del mondo religioso » e per le « autorità civiche» (chi sa perchè non
« civili ») di cui si faceva menzione sul
cartoncino di invito. Era previsto che
l’ingresso fosse sbarrato da un nastro,
che, a culto finito, qualcuno avrebbe
provveduto a tagliare.
Ma un vento gelido di tramontana,
impreveduto e passeggero, ha mandato
all’aria i programmi. E tutto si è svolto nei corridoi al piano terra dell’Ospedale, senza autorità civili né civiche,
senza taglio di nastro, senza podio.
C’era solo un piccolo pulpito, fornito
di microfono e del simbolo ecumenico
con croce e barchetta. E c’erano, collegati al microfono, alcuni altoparlanti,
i quali facevano del loro meglio per
superare il chiasso prodotto da tutti
quelli che borbottavano fra loro e da
tutti quegli altri che li volevano zittire.
Diverse centinaia erano i presenti,
stipati in maniera impossibile. Molti
i membri delle Chiese evangeliche, ma
moltissimi anche gli abitanti di Ponticelli, per i quali l’inaugurazione è stata, comprensibilmente, una festa paesana. Tanto che c’era l’omino dei palloncini ; c’era la bancarella coi semi di
zucca ; c’era chi diceva : « se lo fanno
è segno che ci guadagnano qualche
cosa » e chi gli rimbeccava: « che dici?
se non era per gli evangelisti, quest’ospedale non lo vedevamo nemmeno nel
2000 »..Il tutto, si capisce, al di fuori
deiredifìcio.
AH’interno, invece, appena finito il
culto, gli altoparlanti non hanno più
opposto resistenza e si sono lasciati
sopraffare dal brusio della folla, così
che sono caduti più o meno nel vuoto
tutti i discorsi pronunziati dalle personalità religiose ospiti. Non è stato
un gran danno, se mi è lecito esprimere un parere. I vari oratori (da Carson
Blake al parroco di Ponticelli, a S. E.
Alexy della Chiesa ortodossa russa e
a tutti gli altri) non si sono molto
allontanati dai canoni di una convenzionale cortesia ecclesiastica, nel formulare parole di augurio, nel porgere
messaggi di solidarietà, nell’inneggiare al nuovo prodotto dello spirito ecumenico tanto in auge da Giovanni
XXIII in poi!
Chi, stanco e infreddolito, se n’è
andato a metà, ha perso la cerimonia
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 4)
2
pag. 2
IN SEGUITO ALL’ARTICOLO DI ERMANNO GENRE
N. 42 — 25 ottobre 1968
Discussione su di un tempio
Risposta del Concistoro di Villar Porosa
Il Concistoro della Chiesa di Villar
Perosa, nella sua seduta del 16 c. m.,
ha preso conoscenza dell’articolo
pubblicato sul N. 40 dell’« Eco delle
Valli-La Luce » in data 11-10-1968 a
firma di Ermanno Genre e intitolato;
Villar Perosa anno zero.
Il Concistoro si rifiuta di accettarne
sia la lettera che lo spirito e deplora
che un suo fratello di chiesa, sia pur
brillante nell’Impostazione della sua
prosa (veramente geniale l’idea del
pollaio davanti alla cappella non abbia piuttosto sentito il dovere e se necessario non abbia preteso, come suo
diritto, di discutere le sue « opinioni »
nella sede naturale rappresentata dalla sua comunità.
Il Concistoro, che non pretende di
essere infallibile, ma ricorda però la
misura, i tempi e i limiti delle proprie
responsabilità per quanto riguarda la
costruzione del tempio, riconosce che
una opinione liberamente espressa, in
forma educata e costruttiva, sui problemi attuali della nostra chiesa locale, sia perfettamente legittima — fatta
ovviamente in tempo utile —; non è
invece d’accordo che l’autore (o gli
autori?) dello scritto in causa, sia pure per insufficiente documentazione,
riferiscano cose non corrispondenti a
verità.
Ricorda inoltre che agli atti del Sinodo 1962, art. 9 si legge: «Il Sinodo
invita la Tavola, la Commissione Distrettuale e i Concistori interessati, a
curare la creazione della nuova parrochia di Villar Perosa entro il prossimo anno ecclesiastico; in particolare
incarica la Comm. Distrettuale di studiare congiuntamente con la Tavola
le soluzioni più idonee a creare forme
adeguate di vita comunitaria ».
La prima parte ha potuto essere letteralmente e felicemente attuata.
Quanto alla seconda, cui accenna il
Direttore del giornale, sembra non esistere ancora nella Chiesa Valdese una
chiara visione del modo in cui la vita
della « Parrocchia » o della « Chiesa »
secondo il concetto tradizionale debba
essere modificata per offrire una forma nuova e più fruttuosa di « vita comunitaria ». Anche la Tavola e la Commissione Distrettuale non lo hanno
mai indicato e la Chiesa di Villar Perosa ha pertanto cercato di fare del
suo meglio.
Anche se superfluo, il Concistoro desidera precisare che non ha mai avuto
il benché minimo pensiero polemico
verso la parte Cattolica con la quale,
anzi, vive in rapporti di sano ecumenismo; e tanto meno intende con la costruzione di una « Casa di Dio » « bestemmiare lo Spirito Santo »,
Concludendo, il Concistoro si dichiara pienamente solidale con il proprio
Presidente e Pastore Titolare.
Per il Concistoro
Il Vice-Presidente e Segretario
Davide Subilia
Il pastore Davite ricorda l'esperleoza di Frali
Non desidero entrare in merito alla
questione sollevata da Genre a proposito del tempio di Villar Perosa, ma
esporre alcune considerazioni come pastore in una comunità dotata di un
tempio nuovo.
La Chiesa di Prali è stata incerta,
per un certo tempo, se costruire un
nuovo tempio o semplicemente una
sala per le attività comunitarie. Ha
prevalso la prima tesi soprattutto a
causa del fatto che in alcuni mesi dell’anno il vecchio tempio del 1556 era diventato troppo piccolo per la presenza dei campisti di Agape e dei turisti
sempre più numerosi; anche in funzione di testimonianza verso gli estranei il tempio trovava una sede più
adatta sulla piazza di Ghigo.
La comunità ha « adottato » rapidamente il nuovo tempio, anche se presentava molte innovazioni architettoniche, e dopo sette anni che il nuovo
tempio è usato siamo giunti alle seguenti due conclusioni:
Il nuovo tempio non è necessario
per la Comunità. La sala delle attività, edificata con criteri moderni e
funzionali è nettamente sufflcente per
i vari usi cui è destinata, compresi i
culti domenicali che vi si tengono in
inverno. Non si tratta solo di questioni economiche — minor costo di costruzione, manutenzione, riscaldamento ecc. — ma di ragioni spirituali. La
comunità si rende conto che è necessario vivere cristianamente e vocazionalmente, ma inseriti nei problemi e
incontro con credenti non cattolici,
un invito — spesso accolto — di conoscere questa fede partecipando al
culto. Naturalmente queste possibilità rimangono relative se non vi è una
comunità che le realizza impegnandosi in ogni modo nella testimonianza
evangelica. Ma qui; comincia un discorso che esula da quello di oggi.
Franco Davite
nella sofferenza della nostra generazione e non rinchiusi in un religioso
isolamento. In questa concezione della
vita cristiana un locale comunitario,
dignitoso e funzionale, serve più che
un tempio il quale suggerisce una separazione dalla vita quotidiana più
che una presenza in essa. Per nuesLo
motivo la sala con i suoi vari annessi
è diventata il luogo in cui la comunità ama ritrovarsi sia per il culto che
per le riunioni di tutti i generi, gli
incontri giovanili, le recite e le proiezioni cinematografiche della domenica sera. E, d’altra parte, le attività
non ecclesiastiche non sono distaccate ed estranee a quelle maggiormente bibliche e religiose, ma si crea un
collegamento fra le varie espressioni
della vita della comunità che ci sembra corrispondere alle premesse teologiche già esposte.
E credo di poter affermare che non
si tratta di una imposizione del pastore o del concistoro, ma di una reale maturazione della comunità.
Il nuovo tempio è utile per una testimonianza nel settore turistico. Questa funzione non può essere assolta
— almeno per ora — da una sala comunitaria. Alle migliaia di persone
che salgono ogni anno a Prali il nuovo tempio — sempre aperto al visitatore — può dire qualche'cosa con la
sua spiritualità ed architettura riformate ; costituisce non una semplice
presenza materiale, ma l’introduzione
ad una fede diversa, una occasione di
Coniro la fame
degli ahri
Il nostro appello contìnua a registrare
nuovi consensi, nonché il costante impegno
di sottoscrittori che si sono quotati, anche
mensilmente.
Pubblichiamo qui sotto un nuovo elenco
di offerte, e coll’occasione precisiamo che faremo nei prossimi giorni un nuovo versamento all’EPER, Porgano assistenziale delle chic,
se svizzere, per le vittime del Biafra.
Dopo questa terza offerta, (e come del resto avevamo già annunciato) anche se inadeguata alla spaventosa tragedia che ha colpito
quelle sventurate popolazioni, intendiamo collaborare ad un preciso piano di rilevamento
sociale che attendiamo ci venga segnalato
dall'EPER (che non avrà ■— purtroppo! —
che l’imbarazzo della scelta), e che sottoporremo ai lettori.
Di conseguenza, le persone che intendessero destinare in modo particolare ed esclusivo
le loro offerte per le popolazioni del Biafra
sono pregate, come è stato annunciato sul
n. 41 del 18 ottobre di « Eco-Luce )), di effettuare i loro versamenti sul c.c.p, num.
1/31882 intestato a Mario Sbaffi, Via Firenze 38, Roma, giusta l’appello lanciato dal
Consiglio ecumenico delle Chiese, e fatto
proprio dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
Per quanto invece riguarda le sottoscrizioni per l’opera sociale da seguire in un paese
del Terzo Mondo, ci permettiamo ancora ricordare che esse vanno inviate al conto corr.
postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot^ C.so Moncalieri. 70 • Torino.
Grazie a tutti i sottoscrittori!
Da Torre Pellice : Maddalena Jourdan Lire 1.000; Ernesto e Mirella Bein 10.000; Cecilia Besozzi 1.000: prof. Teofilo Pons per
Biafra 3.000.
Da Torino: Cario eiZélia Pons 5.000; Lina e Gioele Maccarino-1.500; G. G. per Biafra 20.000. '
Da Venez.a: fam. Viti 1.500; fam. Zecchin 3.000,
Da Firenze: Madd^^ena Gangale 5.000;
Lydia Lantaret 5.000; N. N. per Biafra 10
mila.
Da Roma: Emilia Allio Ayassot per Biafra 10.000.
Da Cosenza: Giovanna Toscano 2.000.
Da Trieste: Anna Illy 10.000.
Da Genova: N. N. per Biafra 20.000.
Totale L. 108.000. Tot. gen. L. 1.133.085.
fonve^ni giovanili ad il|ape
II Comitato di Grupjio FUV per le Valli
e Agape ricordano che il 2-3 novembre si
terrà Tannunc-ato Corso b'.blico di formazio^
ne, e il 4 novembre rincontro responsabili.
Si raccomanda vivamente di prenotarsi, entro e non oltre il 30 ottobre. Il prezzo della
partecipazione à stato cosi fissato: L. 3.000
per il corso, L. 700 per l'incontro.
Padre nostro
« Voi dunque pregate così: Padre nostro... »
(Matteo VI: 9)
Nel momento in cui le nostre Comunità stanno riprendendo
il normale corso delle varie attività e cercano nuove vie onde la
testimonianza della Chiesa possa incidere nella situazione del
neutro tempo, la semplice invocazione che Gesù pone sulle nostre
labbra: « Abba-Padre », attesta la nostra comune confessione di
fede, esprime la nostra comune gioia, riconoscenza, fiducia,
speranza.
Invocando insieme Dio, come Padre, affermiamo di essere
ancora « di un sol cuore e di un’anima sola », di costituire una comunità di Cristo, unita, anche se diversi sono gli orientamenti
nel vivere la nostra comune vocazione.
« Padre », cosi Gesù invocava Dio. In un mondo in cui si
amava accumulare nelle preghiere i titoli della divinità, doveva
apparire sorprendente l’invocazione così semplice di Gesù. E per
la mentalità ebraica doveva sembrare anche irriverente. « AbbaPadre », ripeteva infatti il balbettio dei piccoli fanciulli; esprimeva
una tale semplicità, intimità di comunione con Dio, un atteggiamento di così spontanea fiducia, da costituire un rapporto uomoDio completamente nuovo.
E Gesù, non soltanto si è rivolto sempre a Dio invocandolo
come « Padre » ma ha dato ai suoi discepoli e a noi tutti « il potere » (Giov. 1: 12) di rivolgerci al Signore dei cieli e della terra, al
« Santo » ed « Onnipotente » invocandolo; « Abba-Padre ».
Questo « potere » dato ai discepoli è in stretta relazione con
l’annuncio: « Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino » e
con l’affermazione di Gesù; « Se non diventate come i piccoli
fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli ».
Ma non è soltanto un nuovo rapporto con Dio che si attua
con l’annuncio e la presenza in Cristo del Regno di Dio. Anche il
rapporto fra gli uomini viene a fondarsi su esigenze compietamente nuove: i « figli del Regno » vengono a formare la nuova
« famiglia dei credenti » o, come afferma Paolo, diveniamo
« membri della famiglia di Dio » (Ef. 2; 19). L’agàpe di Dio, manifestatasi in Cristo, ha come risposta spontanea l’agàpe di coloro
che avendo ricevuto il messaggio del Regno si sono scoperti
« fratelli ».
L invocazione « Padre nostro » esprime proprio questa gioia
di riconoscere come « fratelli » coloro che sono con noi impegnati nella testimonianza del Regno e nel servizio di tutta l'umanità poiché in Cristo tutti gli uomini sono amati da Dio.
Le forme di servizio potranno ben rispondere alla varietà
delle scelte nel mutare delle situazioni storiche, ma esse esprimeranno però, sempre, le esigenze fondamentali che scaturiscono dal Sermone sul monte. L’impegno dei discepoli di Cristo, ovunque esso si attui, porterà i segni inconfondibili del nuovo
rnondo di Cristo. E nulla potrà spezzare il legame della solidarietà, dell’agàpe, fra coloro che insieme invocano Dio come il
loro Padre.
ALDO SBAFFT
ALLA FACOLTÀ VALDESE Df TEOLOGIA ÌN ROMA -
S’inaugura li 114° anno accademico
Sabato 26 maggio s'inaugura il 114° anno
accademico della Facoltà Valdese di Teologia in Roma, con la prolusione letta nell’aula
magna dai prof. Vittorio Subilia su a Le
nuove tendenze della cristianità alU’Assemblea di Uppsala m. Le comunità evangeliche
romane sono invitate a parteciparvi, come
pure al culto inaugurale che si terrà l’indomani mattina, domenica, nel tempio di Via
IV Novembre, e che sarà presieduto dal prof.
J. Alberto Soggin.
Un buon afflusso di sette nuovi studenti
iscritti al primo anno segna dj una nota particolarmente rallegrante l’inizio di quest'anno di lavoro per la nostra Facoltà. In attesa
di averne più dettagliata notizia, esprimiamo qui ai docenti e agli studenti, come a
tutto il personale, il nostro fraterno augurio
di un fecondo lavoro.
Alla Scuola Teoloe^ica Battista di Rivoli
Giovedì 31 ottobre, alle ore 21, alla Scuola Teologica Battista di Rivoli il dr. Ben
Lawton, docente di Nuovo Testamento, presenterà la prolusione all’anno accademico
1968-69, sul tema: « La Chiesa senza muri ».
Un invito fraterno è rivolto alle comunità
evangeliche di Torino e dintorni.
Anche a tutti coloro che vivono e lavorano
in questo istituto di formazione teologica e
pastorale, rivolgiamo il nostro fraterno augurio di buon anno.
I LETTORI CI <E SI) SCRIVONO
Villaresi entusiasti
Due lettori, da Villar Perosa:
La biliosa offensiva sferrata con inspiegabile virulenza e accigliato accento profetico, da E. Genre contro ’’l'ambizioso” progetto della Parrocchia di
Villar Perosa di erigere un Tempio
in muratura ¡n sostituzione dell attuale
capannone-cappella, ci ha sorpresi, co.
sternati e indignati. Ci ha stupiti la
fatuità delle argomentazioni, l’insussistenza dei motivi che avallano la sua
tesi e la leggerezza con la quale ci
considera vanesi, presuntuosi e dissennati per volere una cosa che egli ritiene vacua e superflua, e che noi invece riteniamo essenziale. C ò stante,
non creda Tarticolisla di raffreddare
con ciò il nostro entusiasmo e scuotere la nostra fiducia nella possibilità di
raggiungere d nostro intento, stretti
come siamo alla persona del nostro venerando pastore il quale da un quinquennio con generoso dispendio di
energìe fìsiche e morali si prodiga per
dotare di un Tempio decoroso la comunità di Villar e giunge a tal punto
di abnegazione da trascurare gli interessi materiali della propria famiglia.
Con ciò non ritiene di compiere una
azione empia e recare offesa allo Spirilo Santo.
Dimentica E. Genre che la costruzione di templi è nella più schietta
tradizione valdese. Appena usciti dalla
clandestinità, i nostri antenati aH’atto
di istituire il culto pubblico, pensarono
e provvidero a costruire dei templi e
si che le difficoltà erano maggiori di
quelle odierne! Ma essi intendevano
con tal mezzo rendere pubblica e diffondere la loro fede. E non pensa altresì E. Genre che il tempio come tale ha pure una funzione suggestiva.
spirituale disponendo l'anima alla
meditazione e airìncontro con Dio.
E* esperienza comune e non solo di
poche anime elette che la cattedrale
e il tempio monumentale ed artistico
non sono strumenti inutili di elevaz o.
ne spirituale. Gesù stesso attribuì importanza al tempio, ne scacciò i profanatori e pianse in previsione della
sua prossima distruzione. Ma E. Genre non ha debolezze per i templi.
Quelli per ¡lui sono soldi buttati.
Meglio destinarli a fini più nobili e
più pressanti. Egli non precisa qua1; ma è supponibile che egli intenda destinarli all’evangelizzazione con
risultati spesso discutibili a detrimento dell’edificazione spirituale di alcune comunità valdesi. In sostanza
per lui i Villaresi possono e debbono
continuare ad essere dei miserabili,
degli straccioni, oggetto di compassione e di derisione da parte dei conterranei cattolici.
Caro Ermanno, se intavoliamo il di.
scorso sulle cose essenziali o meno
veniamo a strane e ingrate conclusioni. E’ lecito, secondo noi. procurarci
un luogo di culto decoroso a prezzo
di sacrifizi allo stesso titolo che non
ci priviamo, pula caso, di un beH'abito o di un pezzo di lesso per la solennità domenicale mentre a rigore potremmo farne a meno c ridurci a vivere più spartanamente. Di quante
cose potremmo volendo privarci se
volessimo osservare il precetto evangelico...! La verità è che oggi nella
società dei consumi conserviamo e
conserveremo sempre un po’ della
mentalità e delle abitudini borghesi.
La classe dei giovani a cui E. Genre appartiene insorge con vemenza
contro tale mentalità e pretende sa
nare i mali dovuti all’ingiustizia soc ale con il bisturi delle riforme radicali nella società e nella Chiesa.
Anelito sacrosanto, ma andiamo adag'o; non buttiamo a mare e calpestiamo tutte le nostre più nobili tradizio
ni. Non tutto è male nei nostri ord namenti e nelle nostre istituzioni.
Modificare, emendare si., ma il rivoluzionare tutto è senz’altro catastrofico. Molti tasti dovremmo ancora toccare. ma per amore dì brevità ci limitiamo a ribattere un'affermazione ,
infondata dell’articolista. Secondo lui,
Villar Perosa come centro di attrazione demografica è in declino. Perciò è prevedibile un calo nell’immigrazione di elementi esterni, specialmente valdesi. Questo pessimismo è
ingiustificato, Villar Perosa è troppo
legata e cara alla dinastia degli Agnelli perchè essa cessi di essere un
centro fiorente e vitale per l’economia della Valle. Intanto lo Stabilimento è in via di ampliamento a
monte e più a valle sta per sorgere
un reparto accessorio della Fìat,
Villar si sta anno per anno dilatan.
do e fra non molto congloberà i due
grossi borghi del comune contiguo dì
Pinasca.
In tale previsione, anzi con tale cer.
tezza, noi non demorderemo dal nostro nobile proposito e con l’amto di
Dio, vedremo sorgere un bel tempio
sulla riva sinistra del Chisone che fu
dei nostri padri e alla quale pertanto
ci richiamano e ci legano sacri ricordi.
E. Griset, E. Roccione
Due lettori, da Inverso Pinasca:
Siamo membri della comun^à di
Villar Perosa e vorremmo dire il no
stro moderato parere riguardo all'articolo : « Villar Perosa-anno zero »
firmato Ermanno Genre. apparso sul
nostro giornale.
Anzitutto penso che saranno in molli a scrivere e ciò sarà una prova per
Ermanno Genre che la comunità non
si lascia affatto sopraffare dall’indifferenza o dall'ignoranza per le cose
che riguardano la loro Chiesa! E speriamo vivamente che un giorno con
l’aiuto di Dio ci sarà un tempio valdese anche a Villar Perosa.
Perchè non pensiamo che costruire
un tempio voglia dire « rimanere sordi alla voce di Dio ed ai segni del
Suo Spirito )) o quasi « bestemmiare
lo Spirito Santo ». Queste sono frasi
assurde che non si pensava vederle
scritte da uno studente in Teologia!
Quale s'a poi l’occasione d'oro che
si è sciupata non lo sappiamo e sono
in molti a non saperlo, si vede che
Ermanno Gente è molto più informalo e sa tutto sulle statìstiche e la situazione futura a Villar Perosa.
Chissà quali grandi cose farebbe lui
se fosse pastore a Villar! Ma, grazie
a Dio, abbiamo ancora il nostro caro
Pastore e ne siamo contenti e non ha
affatto delle « idee insensate ».
In questi sei anni si è sempre prodigato senza sosta per tutta la comunità. Tra parentesi facciamo presente
che se il pastore ha fatto erigere il
campanile a sue spese noi non possiamo far altro che ringraziarlo; e ciò
non vuol dire che chiunque può costruire un pollaio all’ingresso della
Cappella, perchè a nessuno della comunità verrebbe in mente un’idea così
balorda.
Inoltre non crediamo affatto che
le assemblee di chiesa siano illegali :
per le votazioni prò o contro la nuova chiesa ci sono stati 64 voti favorevoli su 70 votanti! In quanto alla
scuola domenicale possiamo assicurare
che i bambini studiano la Bibbia (ci
vanno ì nostri figli) e se qualcuno dei
più grandicelli accompagna un inno
con la tromba vorrà dire che alla scuola domenicale ha imparato una cosa
di più.
Per finire: il Pastore avrà anche i
suoi dTelti — e chi non ne ha? —
Ma un’articolo del genere sull’« EcoLuce » proprio non se lo meritava.
Né lui né i suoi collaboratori.
Emma e Levy Costantino
Villar Perosa
e il giovane ricco
Una lettrice, da Torino:
Caro direttore,
desiderei esprìmere il mio più vivo e
Solale consenso al signor Ermanno
Genre per il suo articolo; ((Villar
Perosa, anno zero » pubblicalo sul n.
40 del giornale.
A me pare veramente enorme che
una comunità, che un pastore osi spen.
dere ottanta milioni (sia pure suoi)
per costruire in un prato una « cattedrale », tanto più che l attuale costruzione ha una capienza proporzionata alla consistenza numerica della
comunità. E questo quando anche le
pietre sanno che migliaia di creature
muoiono ogni giorno di fame nel mon.
do.
Cari fratelli, non vi dice nulla Io
sguardo dei bambini biafranì? Quale
Evangelo predicherete in quel Sacro
Tempio? Non Tesortazione di Gesù
al giovane ricco: ((Va, vendi ciò che
hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi ».
Certo, questa parola ci riguarda
tutti, sì parla sovente oggi di chiesa dei poveri, ma nei fatti, nella vita concreta di ciascuno di noi siamo
ancora lontani dal saper adeguare le
nostre scelte, le nostre spese a uno
stile di vita della massima sobrietà.
Tuttavia il ritrovare questa incapacità. questa insensibilità - e di grado macroscopico - in una, comunità
di fratelli, è triste, non può che affliggere e .scandalizzare.
Ripensateci, cari fratelli, sarà molto più onorevole per voi il tornare
sulle vosre decisioni che perseverarci,
perchè esse non appaiono dettale né
dal buon senso né daH’Evangelo.
Evelina Pons
Abbiamo ricevuto
In risposta all'appello del Moderatore per la copertura del defic’t di
bilancio dello scorso anno, secondo la
decisione sinodale, abbiamo ricevuto
queste offerte: Jenny Bounous, Washington, 10 dollari (L. 6.180); Milvia
Walker Munzi, Essex, 6 sterline
(L. 8.880).
Ringraziamo e trasmettiamo.
Siamo veramente spiacenti,
ma anche questa settimana siamo costretti a rinviare articoli e
cronache; eppure non possiamo
pubblicare sempre numeri a 6
pagine! A meno che ci incoraggiate concretamente con le vostre offerte.... red.
3
N. 42 — 25 ottobre 1968
pag. ar
Due giovani del Movimento Cristiano Studenti
rispondono alle domande poste al M.C.S. da Paolo Ricca
La contestazione della Chiesa
Che direbbe oggi Cristo alla Chiesa: voi siete il sale della terra, ovvero oppio o naftalina?
Ricordando il pastore
Seiffredo Colucci
Tentiamo qui, come membri del MCS «li Torino, ma a titolo esclusivamente ]>ersonale e perciò non ufficiale, «li rispondere brevemente a tre
degli interrogativi apparsi sull’« Eco-Luce » del 6 settembre, sotto il titolo
La Chiesa in distretta, in cui Paolo Ricca tentava una valutazione critica
della linea teorico-pratica del MCS. Questa risposta vorrebbe essere il punto di partenza di una discussione die, nata dal dibattito apertosi durante il
Sinodo, va oltre questo momento e la serie di problemi ad esso connessi,
per investire una problematica più ampia i cui termini principali restano
ancora fede e rivoluzione.
CI auguriamo che questo intervento, anche se naturalmente non troverà aperti consensi, non sia perlomeno motivo di nuovi fraintedimenti.
1. « La contestazione, della Chiesa
attuale da parte dei giovani del
MCS avviene in nome dell’Evangelo mediante il marxismo oppure avviene, praticamente anche
se non intenzionalmente, in nome
del marxismo? ».
(Questa prima risposta può sembrare carente perchè si limita solo a puntualizzare il
nostro concetto di chiesa e a criticare, d'altra parte, la realizzazione storica della chiesa odierna; e perchè non entra direttamente
nel vivo della questione sollevata : cioè, in
nome.di chi avviene questa «contestazione»,
se dell’evangelo oppure del marxismo. Questa
nostra riserva è per altro parziale in quanto. nella seconda e nella terza risposta, prendiamo in considerazione anche questo problema ed è dovuta al fatto — lo ripetiamo —
di esprimerci a titolo personale, e non come
delegati a rappresentare il pensiero, sull’argomento, del MCS).
1. - iNoi e.sjtrituiamo il nostro dissenso dalla chiesa attuale perchè essa è la degenerazione costantiniana
«Ielle prime comunità dei credenti
nate dalla [iredicazione apostolica
(Mt. 28: 19-20). E’ una chiesa che
ha abbandonato la se«le «la Cristo
indicatale nelle persone dei dis«-epoli «ptale « città posta sopra un
monte » (Mt. ,S: 14), rinunciando
cosi ad una spinta profetica radicale. E’ tuia chiesa che ascolta se stessa invece di ascoltare Dio, che si è
trasformata a tal punto da farsi giudicare opjtio e naftalina, anziché
sale della terra (Mt. 5: 13).
Perciò noi chiediamo: oggi Cristo
direbbe a «¡isesta chiesa che essa è
il sale della terra?
Noi invece, accettantlo il significato greco del termine ecclesìa, cioè
radunanza, raccolta — non cristallizzata però una volta per sempre
nel su«j rtt«>l«> e nel suo futuro, ma
sempre « riformata » nella misura
in cui è sempre presente alTevangeJo — iiensiamo che sia chiesa (Mt.
16: 17-18) un insieme di individui
che professano la propria fede in
Dio — non una loro sia pur religiosa morale! — i quali si sentono
chiamati da Dio a portare dinamicamente attraverso l’agàpe (I Cor. 13,
Mt. 2.3: 31-40), preoccupan«hisi cioè
concretamente per il nostro prossimo, ramiuncio deirevangelo la«l«lo\c si svolge la loro esistenza.
2. « li mar.àsmo è dunque, in qualche modo, una via. stretta che la
chiesa deve percorrere per riscoprire l’Evangelo? ».
2. - La via stretta che la chiesa
deve percorrere per riscoprire l’evangelo è, secondo noi, anzitutto
! evangeh) stesso. In qualche mo«lo
: ò anche il marxismo può costi
;ii‘r la chiesa questa via stretta. ; ( M. è vero quando il marxismo,
anali/''sudo la società contemporanea, allerma che la chiesa è divenuta una sostenitrice del sistema
economico-p«)litico in cui si trova.
Quando il marxismo ci rivela ci«)è
che la chiesa non è più tale «la essere odiata «lai mondo (Gv. 15: 19),
bensì viene onorata dal mon«lo; e
ci dimostra che la chiesa non è più
perseguitata a causa del nome di
Cristo (Gv. 15: 20-21, Mt. 24: 9),
bensì viene accettata nella società
perchè rispetta il gioco delle parti.
3. « La ‘scoperta marxista’’ è una
premessa indispensabile o almeno auspicabile perchè la Chiesa
di Gesù Cristo ridiventi una Chiesa fedele alla sua vocazione e al
suo mandato? ».
3. - La ’scoperta marxista’ non è
quindi la premessa indispensabile
perchè la chiesa ridiventi fedele alla sua vocazione e al suo mandato.
Ma, se per scoperta marxista «la
parte della chiesa s’inten«le 1“ con«lividere la denuncia di essere fornitrice di una religione-droga e 2°
accettare, in quanto « verga di
Dio », l’analisi marxista della società, rivelatrice «li come sia funzionale a questa società una chiesa che
droga: cioè, da un punto di vista
biblico, una chiesa esplicitamente
responsabile «li mancare al compit«)
profetico che dovrebbe essere suo
proprio, questa scoperta marxista
sarà allora veramente auspicabile
come momento di autocritica in cui
la chiesa si troverà ad aver a che
fare, oltreché col suo Signore, an«•he con la propria responsabilità
« nel » mondo : in cui quindi, in base agli stessi anticipi fornitici da
Cristo (Mt. 25: 31-46), si potranno
verificare fino in fondo sia la predicazione (o non-predicazione) sia la
testimonianza (o non-testimonianza)
sia la fedeltà (o in-fedeltà) della
chiesa stessa. Questa verifica, pur
trovando il proprio esaurimento totale nell’evangelo e nelle affermazioni di Cristo, e non sembrando dunque richiedere degli interventi esterni o complementari aH’evangelo (ta
le potrebbe essere intesa l’analisi
marxista), non può tuttavia escluderli o rifiutarli, così come non è
riuscita a rifiutare l’adeguamento
prima e la solidarietà poi con lo stato borghese.
^ H:
A noi pare, concludendo, che la
alternativa «lialettica evangelo/marxismo componga, insieme ad altri
motivi teologici e politici, il nodo
«lei problema. E proprio intorno a
questa alternativa deve approfondirsi un dibattit«) comune, in modo
che risulti il pii'« possibile evidente
se l’uso deH’analisi marxista, «la
parte del MCS come di altri gruppi,
proceda parallelamente con l’indagine teologica e quando, invece, non
la scavalchi o venga da «juesta scavalcata.
Ma soprattutto è necessario che
si eviti la formazione di « blocchi »
all’interno della chiesa, c.ausati a
volte solo da prt'concetti o da falsi
allarmi: da incomprensione, insomma. Perchè se l'alternativa evangelo/marxismo provoca molte e disparate reazioni, .se registra indirizzi
e orientamenti nuovi in tutte le
chiese, evangeliche e non, europee
ed extraeuropee, ciò vuol dire che
il problema, se non altro, è grave.
Ciò vuol dire «'he affrontarlo, ma soprattutto approiundirlo, è compito
comune nella misura in cui tutti si
è consapevoli della sua urgenza e
«Iella sua attuale concretezza, e forse controvoglia s i si accorge, tutti,
che tale problema in primo luogo
mette in questioni! la nostra routine,
tanto religiosa che politica.
Mirella Abaìiì e Carlo Cazzola
miHiiimiNiuiiiiimmiiiiiiiiiMi «iiitaiHmiMtimiMHiiniiiiiiunuKiiiii umilili un
.IUI■I■IIIIIIIIIIII<IMIIII
imimimiimiiiiMiuimmiimiiniiiiiliNiimimiiniiiii
'UiiiiMiiiii iiiiiimuiiiiuimiiiiimiimiuiK
Echi della settimana
PERCHE' L'HANNO FATTO?
A questa domanda, rivolta ai sovietici per
la loro sciagurata impresa in Cecoslovacchia,
abbiamo cercato risposta (a varie riprese)
nelle settimane scorse. Ora consideriamo la
stessa domanda rivolta ad uno dei famosi
quattro satelliti dell'URSS. per eS. alla Polonia. Noi non siamo nè superficiali nè volgari al punto d'accontentarci d‘una risposta
semplice, ed ovviamente denigratoria per la
parte in causa, prima d’aver sentito le ragioni che questa ritiene di poter esporre a propria difesa. Perciò diamo la parola, per la
ricerca d’una risposta seria, a un corrispondente del « Journal de Genève » (v. n. 247
del 22 c.). Claude Monnier, di ritorno appunto da un'’inchiesta fatta in Polonia.
«Il tema della sicurezza nazionale riappare in tulle le conversaz oni. Lo schema del
ragionamento è, quasi sempre, lo stesso: la
Polonia deve, a lungo termine, temere (e la
sua esperienza recente glielo dimostra) Vespansionismo tedesco. La sua difesa contro
quest espansionismo, si concretizza in tre
punti: 1) alleanza con l'URSS; 2) solidità
del sistema di sicurezza del Patto di Varsavia:
3) sicurezza militare della frontiera meridionaie (quella cecoslovacca), via naturale per
ogni invasione proveniente dalVOccidente.
Si tratta allora, per i polacchi, di spiegare
come e perchè la situazione interna cecoslovacca metteva in pericolo questo sistema di
difesa » (...) L'opinione corrente sembra essere che « il problema "di coscienza^\ per il
governo polacco, scaturiva dalla cons derazlone che lo sviluppo interno della situazione
cecoslovacca, pur non determinando una minaccia fisica immediata, costituiva un rischio
politico a medio termine. La risposta al quesito: possiamo noi correre questo rischio, o
no?^ non poteva essere che il risultato di valutazioni altamente soggettive » (che assomigliano un poco, osserviamo noi, alle valutazioni che certi americani espongono in risposta all’analoga domanda: a possiamo correre il rischio che. attraverso il Vietnam, la
Cina invada I Arcipelago Malese. VAustralia.
[India ecc.? )/> E' sempre la solita canzoncina, ma qui la questione è più seria!).
« I polacchi, che i nazisti desideravano
molto di riuscire a sterminare, hanno una
reazione istintiva che, tutto sommato, si può
comprendere: ''è meglio sopravalutare il pericolo"! Ma quale pericolo? Se si può accettare che la Germania, per un semplice fenomeno di "gravitazione", tenda a "sistemarsi"
in Europa Orientale, non si vede affatto invece in che modo la "primavera di Praga"
aprisse improvvisamente il rischio insopportabile dell espansione tedesca, naturale e non
violenta (per sua natura).
I polacchi, in ultima analisi, ritengono
che i Cecoslovacchi, i quali hanno conosciuto, fra le due guerre, una "democrazia borghese . non sono dei socialisti molto solidi.
Un interlocutore, ritornato da un lungo soggiorno a Praga, è arrivato a dirmi: "La rivoluzione del gennaio fu Uìia rivoluzione al
vertice. Fino a quell'epoca, il popolo non si
interessava di quei problemi". Si deve ag
a cura di Tullio Viola
giungere che i polacchi sospettano i Cecoslovacchi di germanofilUt fondamentale: e senza dubbio v’è in questo un argomento che
ha consistenza reale, dal punto di vista geo
politico, l rapporti fra Germania e Cecoslovacchia sono di un^evidente complementarità,
che il comportamento dei nazisti non fu sufficiente ad annullare ».
Monnier continua a lungo su questo tono.
Queste argomentazioni ci sembrano deboli, e
persino pretestuose. Non possiamo nè vogliamo escludere che esse siano semplicemente
il frutto d’una propaganda falsa ed astuta
promossa dai sovietici. Sospettiamo che la
campagna allarmistica di questi, contro la
Germania, sia stata fatta non ad uso e consumo interni, ma ad uso dei polacchi.
SFERE D'INFUENZA
« Informazioni provenienti da varie regioni del mondo (sia dall'occidente che dall'oriente) ci angosciano: esse confermano taluni rapporti pubblicati da giornali americani di primo piano. Esse testimoniano chiaramente delVesistenza dì accordi sulle "sfere
d'influenza",^ conclusi fra coloro che dirigono le due superpotenze. Sappiamo anche troppo bene quali danni hanno procurato cdVumanità. i trattati segreti conclusi, alla fine della seconda guerra mondiale, fra i "tre grandi", a spese degrinteressi fondamentali degli
altri Stati. Abbiamo buone ragioni per credere, sulla base di prove d{ prima mano, che
gli USA e l URSS si preparano a contrarre
un accordo che implica l aiuto reciproco, per
i reati commessi da l'uno o Valtro dei due
nella propria "sfera d'influenza'^ (—)•
La diplomazia segreta di coloro che dirigono l'URSS e gli USA, minaccia la libertà
e la sovranità degli uomini, ovunque questi
si trovino. E’ necessario che questa identità
d interessi, fra il capitalismo americano e la
burocrazia sovietica, sia chiaramente compresa e combattuta, per la tutela della verità.
Noi siamo quattro uomini che hanno votato la propria vita alla causa del socialismo:
abbiamo pubblicamente denunciato e combattuto i reati delVimpenalismo americano nel
Vietnam. Noi chiamiamo ora i socialisti e i
comunisti a respingere In minaccia contro il
socialismo, che rappresentano gli atti, degni
di Bismarck, dei dirigenti sovietici. (...)
Per parte nostra, noi non dimentichiamo
che rURSS di Lenin, nel 1917, gettò Vanà.
tema sulla diplomazia segreta delle "sfere di
influenza". Noi riaffermiamo il diritto di tutti i popoli, compresa lURSS, a disporre di
se stessi.
Coi loro atti e con la loro politica, i dirigenti sovietici ripudiano idee di Lenin, delVinternazionale socialista: essi dunque sono
i sostenitori delVimperialismo ».
(Da una lettera indirizzata dai celebri filosofi Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre, dal
celebre matematico Laurent Schwartz. e dal
professore jugoslavo Wladimir Dedijer, al
direttore di a Le Monde », ed ivj pubblicata
il 7.10.'68).
Dopo un ministero «di quarantasei anni al servizio della Chiesa, il Pastore Seiffredo Colucci,
stanco e sofferente, ha risposto
il 17 ottobre alla chiamata del
Signore.
Era entrato nel ruolo dei Pastori emeriti tre anni fa, ma aveva continuato, anche dopo la sua
emeritazione, a portare la responsabilità della direzione di Villa
Olanda, affidatagli negli ultimi anni dalla Tavola.
Dalla primavera scorsa le sue
condizioni di salute erano andate
peggiorando e lo avevano indotto
a chiedere l'esonero dairincarico.
Il Signore lo ha chiamato mentre
era da poco in cura presso l’Ospedale di Pomaretto, prima che egli
potesse dare le consegne al nuovo Direttore e godere di un meritato riposo. Forse per lui non sarebbe stato un vero riposo. Il vero riposo è quello nel quale è entrato ora, quello che ha cancellate/ i segni della sofferenza dal suo
volto, ricomponendolo in una
straordinaria espressione di serena pace, quasi gioiosa. Guardando quel volto neH’immobilità
della morte, eppur quasi parlante, quasi atteggiato a sorriso, ci
veniva fatto di pensare: veramente « le cose vecchie sono passate, ecco, sono diventate nuove »
(2 Corinti 5: 17). Sono diventate
nuove, senza lasciar traccia delle
sofferenze fìsiche che lo avevano sempre accompagnato per
l'invalidità contratta in guerra,
senza lasciar traccia degli ostacoli e delle lotte sostenute per la
causa dell’Evangelo, senza lasciar
traccia delle preoccupazioni, delle angoscie, delle ansietà, dei dolori condivisi, assieme alle gioie,
con tanti fratelli e con tante sorelle delle Comunità nelle quali
aveva servito... tutte le cose di
prima che avevano solcato il suo
volto con i segni della sofferenza, tutto questo pareva cancellat > per lasciar posto alle cose nuove che egli aveva sperato per fede
e nelle quali sembrava ora aspettasse di essere introdotto.
Ma della sua partecipazione intensa al dolore e alla sofferenza degl' altri rimane il ricordo vivo
nel cuore degli umili ai quali egli
è andato incontro.
Lo ricorderanno particolarmente le Chiese della Sicilia e soprattutto quelle di Messina e Reggio Calabria nelle quali lavorò
per i primi vent’anni del suo ministero.
Lo ricorderanno i colleghi dell'Italia meridionale, molto più
isolati allora di quanto siano ora,
visitati assiduamente dal Sovrintendente del Distretto Seiffredo
Colucci, largo sempre di consigli
e di incoraggiamento.
Lo ricorderanno gli ergastolani delle case di pena e i carcerati
ai quali soleva portare il conforti’ dell’Evangelo della grazia e la
speranza di cose nuove per la potenza di Cristo, quando nel suo
ministero in Toscana, aggiungeva
questa attività particolare a quella già impegnativa della direzione dell’Istituto Gould, e poi a
quella di Pastore della Chiesa di
L-ivorno.
Lo ricorderanno gli sfollati di
Torre Pellice, nel periodo dal 1943
al 1945 nel quale, come 2" Pastore, svolse un intenso ministero di
visite pastorali, ricco di sostegno
morale e spirituale a persone e famiglie in distretta.
Così come lo hanno ricordato
gli ospiti di Villa Olanda, i quali,
nel Tempio di Torre Pellice gli
hanno reso la loro testimonianza
di affetto e di riconoscenza, con
semplicità e schiettezza. Fu questa l’unica eccezione fatta al rispetto delle disposizioni precise
che aveva lasciate per il suo funerale: niente discorsi, alcuni inni all’organo, una lettura biblica,
la semplice menzione delle tappe
del suo servizio, una preghiera.
Ma non si poteva impedire agli
umili, ai quali aveva consacrato
le ultime sue forze, di esprimere
quel che avevano nel cuore.
Alla sua compagna che rimane
coraggiosamente per qualche tem
po ancora al suo posto di responsabilità, al figliolo Pastore che
continua il ministero del padre,
agli altri figlioli, conceda il Signore la consolazione efficace del Suo
Spirito che fa ogni cosa nuova,
che rinnova le nostre energie, che
rende salda la nostra fede, che
fortifica la nostra speranza.
A. Deodato
PRO ECO-LUCE
Margherita Fiori, Torino L. 500; Adelina
Peyronel, Pinerolo 500; Rosetta Baccella,
Roma 500; Elena Viglielmo. Riclaretto 545;
Bruno Martini, Saronno 500; Emilie Moret,
Svizzera 1.000.
Grazie! (continua)
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RINGRAZIAMENTO
Nell’impossibilità di farlo personalmente la famiglia Golucci ringrazia
tutti quelli che hanno preso parte al
suo dolore.
Luserna S. Giovanni, 25 ottobre 1968
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati
ed io vi darò riposo »
(Matt. 2: 20)
È piaciuto al Signore di richiamare
a Sé
Emanuele Vinçon
di anni 71
I parenti, nel darne l’anntmcio, ringraziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro lutto.
S. Germano Chisone, 23 ottobre 1968
RINGRAZIAMENTO
La vedova ed i parenti del compianto
Pietro Enrico Cairus
ex bersagliere e ex portalettere
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano i
Dottori Pellizzaro, De Bettini e Rivetto, la Direzione ed il personale dell’Ospedale Valdese, i Pastori Sonelli e
Rostagno, gli inquilini ed i vicini di
casa per l’offerta devoluta in beneficenza a ricordo dell’Estinto e la rappresentanza dell’ Associazione Bersaglieri.
Torre Pellice, 22 ottobre 1968
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Bertinat ringrazia per la
dimostrazione di affetto tributata alla
cara
Costanza Cairus
in Bertinat
Un ringraziamento particolare ai
Dottori Gardiol e Eynard e Prof. Scartozzi, alla Direzione e personale dell’Ospedale di Torre Pellice, al Pastore
sig. Bogo e a tutte le persone che con
scritti, con fiori e con la presenza, hanno preso parte al suo grande dolore.
Luserna S. Giovanni, 25 ottobre 1968
« ...fattosi sera, Gesù disse :
"Passiamo all’altra riva" ».
(Marco 4: 35)
È mancato all’affetto dei suoi cari
Amilcare Pasquet
di anni 82
Per espressa volontà del caro Estinto ne dànno il triste annuncio, a cremazione avvenuta, la moglie Emma, i
figli Enrico, Ada, Vera con la rispettivi famiglie, la cognata, il cognato, i
nipoti.
Torre Pellice, 25 ottobre 1968
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N. 42 — 25 ottobre 1968:
Notiziario
Evangelico
Italiano
STA PER USCIRE, NELLE EDIZIONI MONDADORI
Dall’Esercito
della Salvezza
Corso per laici
Insieme ai corsi teologici regolari, alia
Facoltà Valdese dì Teologia sta per iniziarsi
pure il Corso per laici, aperto ai membri di
una chiesa evangelica aventi un titolo (diploma) di scuola media superiore.
Le linee del programma che sarà svolto
quest’anno sono le seguenti : per l’Antico Testamento, verranno studiati i profeti Amos
e Osea (prof. J. A. Soggin); per il Nuovo
Testamento, il prof. B. Corsani darà un’introduzione allo studio del Vangeli sinottici;
le lezioni di dogmatica (prof. V. Subilia) ver.
teranno su « La fede protestante »; nel settore della storia della Chiesa, il prof. V. Vinay darà una serie di lezioni su Martin Lutero; infine il dr. R. Bertalot presenterà la
« impostazione di un’etica cristiana protestante ».
L’inizio delle lezioni si avrà il venerdì 8
novembre alle ore 17 e continueranno ogni
venerdì alla stessa ora (esclusi i perìodi dì
vacanza); come lo scorso anno, si avranno
cicli di lezioni per disciplina, e il Corso si
aprirà con la serie di lezioni dj Antico Testamento.
Gli iscritti residenti a Roma sono tenuti
a frequentare le lezioni, salvo casi di forza
maggiore; si pensa di potere anche quest’anno inviare il testo delle lezioni a coloro che
risiedono fuori Roma.
Alla fine del H anno di corso un attestalo sarà rilasciato a coloro che. dopo avere
seguilo assiduamente il corso, di presenza o
per corrispondenza, sosterranno un esame finale su una o p u materie. Il costo del corso
è fissato in L. 5.000 annue. Le domande
vanno inviate alla Segreteria della Facoltà,
Via Pietro Cossa 42. 00193 Roma, entro la
data di inizio del corso.
E’ vivo l’augurio che questo secondo anno
di Corso per laici rinnovi il successo d’interesse e di partecipazione toccato al primo, e
lo allarghi ulteriormente. L’esigenza di una
formazione teologica va lentamente ma sicuramente prendendo piede nelle comunità.
La Bibbia Concordata
(fra i traduttori, non fra le Chiese cui appartengono)
Il Territorio italiano dell’Esercito della Salvezza si prepara al suo Congresso annuale
che si terrà a Roma il 2 e il 3 novembre, in
gran parte nei locali della Chiesa Metodista
di Via Firenze, sotto la presidenza del commissario Ch. Davidson accompagnato dal capo del quartier generale del territorio, ten.
col. Jean Bordas e signora. Il programma prevede alle ore 15 del 2 tiovembre il raduno
femminile, alle 20 « benvenuto pubblico »,
con presentazione del film « Il sangue dei
martiri »; la domenica 3, aUe ore 9 adunanza di santità, alle 11 adunanza all'aperto, alle 15 adunanza per la gioventù e alle 18.30
adunanza di salvezza.
Al principio di ottobre il col. Tzaut e la
signora hanno presieduto una missione di
evangelizzazione a Torino, seguita da una visita a Torre Pellice e una a Milano; essi sono stati rivisti e accolti con gioia e uditi con
frutto nella loro testimon'anza al Cristo.
Alcune novità nel « corpo ufficiali » d’Italia : il brigadiere Umberto D’Angelo, già
buon amministratore delle Opere sociali, è
stato designato segretario generale, e la sua
compagna segretaria nazionale dell’Unione
femminile salutista. Invece il brigadiere e
la signora Zurlini lasceranno prossimamente
l’Albergo del Popolo di Roma, dove hanno
compiuto da otto anni un lavoro fedele e apprezzato, per entrare a far parte del Quartier Generale come Ufficiale delle Finanze.
Ricordiamo la riuscita del campeggio estivo di Bobbio Pellice (1-27 agosto), sotto la
direzione del cap. Ruben Vinti e signora, con
la partecipazione di giovani di molti Corpi
d’Italia : i gruppi più numerosi erano quelli
di Roma e di Torino, ma erano pure rappresentati Milano, Genova, Firenze, Mazara, Na.
poli. Torre P., Pinerolo. Del Campo Biblico
di Forio d’ischio, svoltosi dal 26 agosto aj 5
settembre con larga partecipazione e buoni
risultati, si è già parlato su queste colonne
in una corrispondenza di G. Jalla.
Dalle Chiese di Cristo
La Chiesa di Cristo si presenta, fra le
Chiese evangeliche italiane, particolarmente
sensibile agli interessi e alla vita teologici.
Mentre si segnala in questi giorni l’apporto
dato alla « Bibbia Concordata » (ediz. Mondadori) dai proff. Italo Minestroni di Bologna e Fausto Salvoni di Milano, e mentre
continuano ad uscire, ricchi di contenuto, i
fascicoli trimestrali deUe « Ricerche bibliche
e religiose » curati dal Centro Studi Biblici
Universitari di Milano (Via del Bollo 5) diretto appunto dal prof. F. Salvoni, segnaliamo la pubblicazione, da parte dell’Editrice
Lanterna di Genova, di una serie di volumetti di attualità biblica e di una Piccola Collana di Cultura Religiosa, a cura del Centro
milanese. Inoltre, l’ultimo numero della rivista mensile « Il seme del Regno » è interamente dedicato a « Il nuovo Cattolicesimo,
dai documenti del Concilio all’enciclica sul
controllo delle nascite » ¡Fausto Salvoni esamina i documenti conciliari. Lino De Benetti il dopo concil'o; segnaliamo con particolare interesse questa pubblicazione, che si
può anche ottenere in volumetto a parte.
Alla Facoltà Valdese di Teologia
L'Editore Mondadori si prepara a lanciare,
nei prossimi giorni, la « Bibbia Concordata »,
sotto lo slogan ; « una sola verità per cattolici, ortodossi, ebrei, protestanti ». La cosa
c’interessa in modo particolare, non soltanto
per l’avvenimento in sè sempre rilevante di
una nuova versione della Bibbia, ma perchè
diversi dei nostri vi sono stati impegnati.
Nell’articolo di fondo, Giorgio Toum affronta il problema del senso e della validità di
Un impegno ecumenico nella traduzione deUe
S. Scritture.
Forse i lettori ricorderanno che di questa
« Bibbia Concordata » abbiamo già parlato,
un anno e mezzo fa, quando se ne ebbe il
primo annuncio pubblico. Sul nostro n® del
24 febbraio 1967 il past. E. Ayassot, uno
dei membri dell’équipe di traduttori, ci aveva narrato il sorgere dell’idea ed esposto le
modalità con cui il lavoro era condotto, da
vari anni. Nel n® successivo (3 marzo 1967)
ritenemmo tuttavia di dover fare alcune rettifiche al modo con cui la pubblicazione era
stata presentata da alcuni quotidiani, probabilmente sulla traccia del materiale propagandistico approntato dall’Editore Mondadori; avevamo ricevuto varie lettere, fra cui
una di un lettore milanese che lamentava
« una concezione, ancora tipicamente cattolica, di una bibbio ’’concordata” che ’’vada bene per tutti” da pubblicarsi concordatariamene con i vari imprimatur (o equivalenza) delle varie confessioni partecipanti.
Il regime concordato, tipico della chiesa cattolica, sta veramente travalicando dalla sfera dei rapporti ’’politici” tra chiesa e stato
anche a quella della definiidone e della presentazione della verità per sua tuitura essenzialmente libera, la quale, come dice l’Evangelo, può diventare anche ’’una spada che
divide” e che impone delle scelte irrinunciabili alle coscienze ». Nel medesimo n. pubblicavamo un’intervista del Moderatore N.
Giampiccoli, il quale chiariva che « coloro
che partecipano a tale iniziativa lo fanno a
titolo strettamente personale », cioè non vi
è stata alcuna approvazione, almeno da parte protestante (cioè da parte dei sinodi delle Chiese evangeliche) del testo di questa
nuova versione ’’concordata” (come del resto
aveva scritto espressamente il past. Ayassot).
Dispiace dirlo, ma gli equivoci erano sorti
dalla presentazione deU’Editore- Sappiamo che
il Consiglio della Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia, nella sua sessione dell’aprile ’68, si è soffermato su questa questio.
ne e ha espresso all’Editore Mondadori le
precisazioni che s’imponevano. Risulta però che esse non sono state tenute in alcun
conto. Infatti, sia nel dépliant a larga diffusione, sia nell’elegante opuscolo di presentazione, è detto che la « Bibbia Concor.
dàta » esce « munita dell’imprimatur della competente autorità cattolica e di documenti di consenso delle autorità protestanti, ortodosse e israelitiche ». Dobbiamo ribadire — e troviamo scorretto che l’Editore
abbia volutamente mancato verso la verità — che, almeno da parte evangelica, non
vi è stata la benché minima approvazione
ufficiale da parte delle Chiese, e che i collaboratori hanno lavorato a titolo strettamente personale.
Cosi pure, pensiamo che si debba far risalire all'enfasi propagandistica dell'editore
il fatto che la Concordata viene presentata
come il « primo esempio assoluto di realizzazione ecumenica di un’opera di fondamentale importanza religiosa, civile e culturale ». Infatti, mentre da un lato manca quel
riconoscimento a livello di Chiese, almeno
da parte di parecchie di esse, neppure il
lavoro vero e proprio può essere presentato come una « realizzazione ecumenica » nè
può essere, in questo senso, avvicinato alla « Traduction œcuménique de la Bible »
che sta lentamente apparendo in Francia :
pur seguendo criteri generali comuni, i singoli traduttori sono personalmente responsabili della traduzione dei libri loro affidati. anche se i vari testi hanno poi subito
una certa revisione coordinatrice. Come già
scriveva il Moderatore N. Giampiccoli nella
citata intervista, la Concordata non può essere definita una traduzione « comune », ma
è piuttosto <t un mosaico ». Per parte sua
il past. Renzo Bertalot, direttore della sezione italiana della Società Biblica Britannica e Forestiera, chiarisce qui a fianco i
rapporti fra la Società Biblica B.F. e la Società Biblica ItaPana che ha curato la preparazione della Concordata.
Quanto sopra andava detto e precisato, ad
evitare equivoci, e ci auguriamo che al
momento del lancio tali equivoci siano in
fine chiariti in modo esplicito e definitivo
Ma detto questo, non possiamo non ralle
grarci deU’apparire di questa nuova versio
ne, che si vuole solidamente radicata nei
testi originali e d'altra parte tesa ad una
Collegio Valdese
DONI RICEVUTI:
Moré Isidoro, L. 10.000; Piva Adelfio, L.
5.000; Fabrizio Malan L. 30.000.
In memoria della zia Celina Long nata
Bert: Alberto Long L. 5.000; Emma Long,
L. 5.000; Lina Long, L. 5.000; la cognata
Alba Longo, L. 10.000.
Offerte per FOspedale di Pomaretto
io memoria del doti. E. (joattrioi
Conc'storo di Perrero-Maniglia L. 50.000
Ada e Alberto Ghigo - Ferrerò L. 10.000
Laura e Renzo Rivo’ra*Perrero L. 20.000
Ida e Annalisa Coisson L. 10.000
espressione quanto più attuale possìb le,
parlante per 1 uomo d'oggi. Aspettiamo
con cordiale interesse quest’opera, in attesa che dai competenti ne sia data una
valutazione scientifica.
Interesserà i nostri lettori sapere chi sono i « nostri », gli studiosi evangelici impegnati in quest opera. Nel Comitato direzionale, oltre al past. P.P. Grassi, metodista,
recentemente scomparso, vi è stato il prof.
J. Alberto Soggin (viene presentato come
valdese pure il prof. Giordano Gamberini,
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia :
in realtà, fin dal marzo 1967 è stato esplicitamente chiarito che il prof.. Gamberini
non è membro di alcuna Chiesa valdese).
Nelle traduzioni, nella compilazione degli indici, nella redazione delle note simbologiche,
nel coordimento delle note e nelle introduzio.
ni ai s.ngoli libri sono stati impegnati questi
nostri fratelli : fra f battisti i pastori Enrico
Paschetto e Franco Ronchi, fra i membri
della Chiesa di Cristo i proff. Italo Minestroni
e Fausto Salvoni, fra i metodisti la doti.ssa
Marcella Ravà e fra i valdesi il past. Ernesto
Ayassot e i proff. Alberto Ricciardi e J. Alberto Soggin.
A noi importa poco quel che l’Editore sban.
diera, e cioè che questa sia « la Bibbia auspi.
cata da Papa Giovanni XXIII » (?); a noi
importa che si tratti di una solida, seria,
versione della Bibbia — anche se discutibile
e approssimativa come ogni versione necessariamento rimane, sempre — e che la B'bbia
sia maggiormente letta nella nostra lingua.
E’ questo il nostro sobrio augurio, al momento in cui viene lanciata : non è una strenna, vi sono racchiuse le parole della vita
eterna.
Gino Conte
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....................................mi...................
Bibbia concordata
e Bibbia comune
Il Direttore della Libreria S. Scritture di Roma chiarisce i rapporti fra il lavoro del « Gruppo di Ravenna », che ha portato
alla pubblicazione della « Concordata », e il programma di una
traduzione comune della Bibbia, studiato da varie società bibliche, anche per una nuova versione italiana - Nulla in comune fra la Società Biblica curatrice della « Concordata » e la
sezione italiana della Società Biblica Britannica e Forestiera
Esce in questi giorni la « Bibbia
Concordata». Molti si chiederanno il
valore di questo fatto, dato che essa
viene presentata come dovutamente
autorizzata dalle cliverse confessioni
cristiane. Diciamo sùbito che pare strano, ad orecchi protestanti, sentire l’insistenza con cui si rivolge la domanda
alla équipe biblica di Mondadori :
«Chi vi ha mandati?». Nella nostra
storia ecclesiastica troviamo figure di
primo piano che ?i lasciavano porre
con fierezza una simile domanda e che
avevano delle risposte ben chiare e
precise. L’imbarazzq non era certo dalla parte degli interrogati. E’ dunque
penoso notare che oggi v’è ragione
di temere una inwrsione di poli, per
cui i figli degli irferrogati diventano
interroganti a loro' volta.
Non possiamo nasconderci che v'è
una mancanza di chiarezza nel concetto di autorità nella Chiesa che, in ultima analisi, potrebbe non essere altro
che mancanza di chiarezza nel rispondere alla domanda : « Chi vi ha mandati? ».
Personalmente ritengo salutare e purificatrice la domanda che implicitamente gli autori della « Concordata »
potrebbero rivolgere alle nostre chiese : « Chi dite voi che ci abbia mandato? ». Lasciamo dunque aperto questo
interrogativo davanti a noi. Nella misura in cui questo lavoro della Mondadori riuscirà a portare il nostro popolo italiano ad un maggior contatto
con la Parola di Dio non possiamo che
rallegrarcene.
E’ possibile in questo contesto indicare qualche perplessità? L’autorizzazione delle competenti autorità ecclesiastiche ci coglie di sorpresa non
solo per quanto riguarda il settore cattolico romano, dato che voci autorevoli
erano contrarie ad avallare il progetto,
ma anche per quanto riguarda il settore protestante. Buona parte del nostro mondo evangelico non considera
come autorevoli, e valide per un lavoro in lingua italiana, le dichiarazioni di Max Thurian. Lettere personali
di adesione e di incoraggiamento non
mancheranno certamente, ma vi sono
anche delle comunità che non hanno
voluto essere coinvolte nel lavoro della « Concordata ». Si è veramente fatto
tutto il possibile per evitare il malcontento? 'V’è stato un dialogo sufficiente con le Chiese? Ci si è veramente
preoccupati di stabilirlo?
Comunque ora la traduzione è davanti a noi ed è questa che conta. Su
questa non ci è possibile esprimerci e
non intendiamo cadere nella tentazione di una superficiale etichettatura. E’
necessario fare tuttavia ancora alcune
precisazioni che ci riguardano da vicino.
La « Bibbia Concordata » non ha
nulla a che vedere con il progetto di
una « Bibbia comune » di cui si parla
da qualche tempo. Quest’ultima sarà
avviata sulla base dei «Principi direttivi per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia »
che sono stati resi noti il 2 giugno
1968 mediante un testo prodotto dal
Segretariato per l’Unità dei Cristiani
e l’Alleanza Mondiale delle Società Bibliche (U.B.S.). Si tratta di un documento di 1 avoro che costituisce la
«Magna Charta» dei traduttori e che
risolve felicemente tra l’altro il problema del canone (apocrifi e deutérocanonici) e della contemporanea autorizzazione confessionale. L’Alleanza
Mondiale delle Società Bibliche, tramite il suo settore italiano ed un apposito Comitato, nominato dalla Chiesa (non solo a questo scopo) sta ora
studiando con la controparte Cattolica
le possibilità di un lavoro comune.
Per ora evidentemente non è possibile fare delle anticipazioni o delle
previsioni. Si tratta di un lavoro enorme che si muove nel contesto di un
quadro internazionalmente e interconfessionalmente chiaro. Avremo modo
di ritornare su questi argomenti man
mano che vi saranno dei risultati.
Un’altra precisazione che mi sembra
doverosa, è quella di distinguere tra
la Società Biblica Italiana che ha lavorato con Mondadori per la produzione della « Bibbia Concordata » ed il
settore italiano dell’Alleanza Mondiale
delle Società Bibliche. La Società Biblica Britannica e Forestiera, con la
quale ci muoviamo aH’interno dell’Alleanza, non è in nessun modo legata
alla Società Biblica Italiana in questione. Renzo Bertalot
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL MONTE ATHOS SOTTO
L'AUTORITA' DELL'O.N.U?
Atene (hip) - Da autorevole fonte si apprende che gli ambienti ortodossi greci auspicano che il monte Athos, celebre colonia
monacale ortodossa, sia posto sotto la diretta autorità delle Nazioni Unite. Dal punto
di vista religioso, U monte Athos è sotto la
giurisdiz one del patriarca di Costantinopoli,
mentre, sotto l’aspetto politico, fa parte del
territorio greco.
Questa situazione autorizza il governo gre*
Co a rifiutare dei monaci originari dei paesi
dell est, la qual cosa ha creato nuove tensioni fra le autorità civili e religiose competenti, ed anche nuove difficoltà per il reclutamento di religiosi che vogliano vivere
sul monte Athos.
DICHIARAZIONI DI UN EDITORE
BATTISTA INGLESE AL SUO RIENTRO
DALL'U.R.S.S.
Londra (hip) > Al suo rientro da un viaggio di parecchie settimane in Russia, Tedilore battista londinese W. BoUom, ha fatto
le seguenti dichiarazioni relative alla crisi
cecoslovacca : « Il cittadino russo medio non
pare avere opinioni sull'occupazione della Cecoslovacchia. Egli accetta semplicemente la
versione ufficiale espressa dalla ^Pravda', secondo cui l’invasione di quel paese da parte
delle truppe del patto di Varsavia è un fatto
necessario per proteggerli da un complotto
imp^ialista. Per gli abitanti di Mosca e di
Leningrado, Praga è una città così distante
da non giustificare una particolare attenzione
per quel che vi è successo ».
Egli ha poi aggiunto di aver incontrato
un gran numero di turisti stranieri i quali
— al pari di lui — hanno constatato come
il popolo russo rifiutasse di parlare di questa
questione.
A PARIGI UNA ESPOSIZIONE DEGLI
€< AMICI FRANCESI DI RIESI »
Apprendiamo dal n. 276 del bip — il servìzio protestante francese di stampa e di informazioni — che avrà luogo a Parigi, nei
prossimi giorni, una esposizione organizzata
dagli « Amici francesi di Riesi », durante la
quale sarà posto in vendita il libro « Il sole
sorge a sud » di T. e G. Vinay.
Avrà pure luogo una serata audio-visiva
con proiezioni di diapositive della Sicilia,
di Riesi, e del villaggio ricostruito dopo il
terremoto, con commenti di amici francesi.
Formuliamo di cuore il più fraterno augu
rio di una ottima riuscita dì questa esposizione, affinchè questa coraggiosa ed instancabile opera tragga sempre maggiori consensi ed appoggi.
Mmiiniimiiiiimimmiiiimiimniiiiimiiiinmiiii
l’inan|nrazioiie dell’Ospedale Evaogelieo di Napoli
(segue da pag. 1)
finale della consegna delle chiavi.
Cioè: della chiave dell’Ospedale. Una
bella chiave (non meno di dieci centimetri, vista a distanza), con un bel
motto inciso sopra («per aspera ad
astra »), e con un belTaustuccio. Una
chiave viaggiante. Dalle mani del
dott. Cerino, dell’impresa costruttrice,
a quelle del dott. Santi, direttore dell’Ospedale. Dalle mani del dott. Santi
a quelle del past. Mario Sbafìì, presidente della Federazione (l’Ospedale è
un’opera interdenominazionale). Dalle
mani di Mario Sbaflì a quelle del past.
Tortorelli presidente del Comitato, il
quale si è augurato (e noi con lui) di
non esser mai costretto dalle circostanze a dover far uso di questa « potestas clavium » per chiudere la porta
delTedificio appena aperto.
Si è conclusa così, la grande giornata dell’avangelismo napoletano e di
Ponticelli.
Una giornata che aveva avuto un
preludio, la sera prima, nella sala bianco e aragosta del « Transatlantico »,
un ristorante proprio sulla riva del bel
mare di Napoli.
Qui il Comitato dell’Ospedale, anche
se non al completo per la voluta assenza di alcuni suoi membri, poco convinti che una cena ufficiale sia una
manifestazione conforme ad uno stile
di vita evangelico (ma queste assenze erano fortunatamente compensate
dalla presenza delle gentili Signore di
alcuni membri della Giunta del Comitato stesso), ha offerto, la sera di sabato 19 una cena di benvenuto ai membri del Praesidium delle Chiese Cristiane di Europa, i quali, proprio per essere a Napoli in questa circostanza,
avevano tenuto le proprie sedute a Bavelle nei giorni precedenti; e proprio
per non venir meno alla moda ecumenica avevano incontrato l’Arcivescovo
di Napoli, card. Ursi, il giorno prima.
La cena, sobria e simpatica, si è
svolta per i circa 150 commensali in
un’atmosfera di serenità e di distensione. Nessuno ci è venuto a « contestare », il ristorante non è stato « occupato » da frotte di sconsiderati, gli immancabili posteggiatori si sono accontentati di soffiarci da lontano le loro
strimpellature sulle corde intirizzite
dei violini... E anche qui, ci sono stati
dei discorsi. Non solo discorsi generici
di saluto, di augurio e di solidarietà,
ma anche tentativo di valutazione dell’opera di Ponticelli, che apre i suoi
battenti in un momento in cui la
Chiesa è travagliata dalla contesta
zione globale e dall’antipaternalismo.
Era in questa luce, rni sembra, che
SI poneva il discorso del Presidente del
Comitato past. Tortorelli, il quale, dopo aver sottolineato la opportunità di
un’agape fraterna, dato che anche Gesù, col suo carattere socievole e gio
viale, non ha disdegnato il banchetto'
per realizzare l’intimità con l’uomo ;
dopo aver tessuto le lodi di quanti
hanno lavorato per l’Ospedale; dopo
aver esortato l’elemento femminile delle Cinese napoletane a collaborare in
esso, ha stigmatizzato il fatto che oggi
si pari; solo e sempre contro i ricchi.
Ci sono ricchi ingordi e ricchi cristiani; e noi dobbiamo parlare ai ricchi come ai poveri. Ai ricchi ingordi,
perchè vincano l’avarizia, evitino le
spese fatue, si ricordino dei poveri. Ai
poveri perchè si ricordino sempre con
riconoscenza dei loro benefattori.
Era la stessa « teologia della beneficenza », mi sembra, che aveva ispirato la seconda frase del cartoncino d’invito già citato ; « Dopo la cerimonia
gli invitati potranno visitare i vari reparti ed incontrare coloro che si sono
prodigati per la realizzazione della benefica opera».
E nell’ascoltare il discorso, e nel ripensare, contemporaneamente, alla
frase del cartoncino, mi martellavano
in testa con insistenza le parole di
Gesù ; « I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che hanno autorità su
di esse sono chiamati benefattori. Ma
tra voi non ha da esser cos'i; anzi, il
maggior tra voi sia come il minore,
e chi governa come colui che serve »
(Luca 22/25-26). Ma non mi sono alzato dal mio posto per dirlo a tutti,
con un « fuori programma ».
Forse perchè non ho lo spirito del
contestatario guastafeste. O forse perche queste parole sono tutto un altro
discorso. S. R.
RETTIFICA
A rettifica di quanto pubblicato nel numero scorso, precisiamo che il doti. Antonio
Mancuso (cattolico), non si occuperà del reparto di ortopedia, bensì di quello di otorino,
laringoiatria; quello di ortopedia è affidato
invece al dott. Marco Tullio Fiorio (della
Chie.sa valdese del Vernerò). Entrambi questi
medici hanno lavorato per l’Ospedale con
animo di amore fino dai primi passi dell’opera che oggi vediamo realizzala.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
______________n. 175, 8-7-1960_____________
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)