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NATALE, IL VALORE
DELL'UMILTÀ
«Il Regno dei cieli è simile a un granel di senape»
Matteo 13,31
IL granello di senape è il più piccolo
di tutti i semi. Si vede appena, può
passare inosservato, può essere inavvertitamente calpestato. Eppure contiene
già tutte le potenzialità del futuro albero, le sue proprietà medicinali, dietetiche. Così succede del regno di Dio. I segni della sua presenza e della sua opera
sono deboli, discutibili: come quel bimbo che nasce nella mangiatoia; quel
pugno di seguaci scostanti e talvolta
poco affidabili di cui Gesù si circonderà, fra i quali anche noi; i suoi genitori così confusi da non capire la sua
missione e infine quella avvilente morte sulla croce. Mentre la gente si aspetta
una parola potente, Dio ha scelto la
strada di una parola debole, povera,
gratuita. L’annuncio di Natale giunge
in primo luogo a gente umile: Elisabetta, i pastori. Maria e Giuseppe. Il regno
di Dio è seminato nell’umiltà, è accompagnato da segni umili, discreti, che
non attirano gli sguardi e non mobilitano i grandi mezzi di informazione.
La storia della chiesa è piena di tentativi di attenuare il carattere paradossale di un Signore che si incarna
Uella fragilità e nella precarietà urna-,
na, che condivide la nostra angoscia e
la nostra disperazione, che si immerge
nel mondo degli ultimi. E questo non è
solo riferibile alla nascita di Gesù, ma e
la via sceita da Dio per la nostra salvezza. Attenuare lo scandalo dell'incarnazione vuoi dire non capire nulla
deU'Evangelo della grazia e deli’amore'
di Dio: la Parola fatta carne, che si
identifica con la nostra umanità, anche
con quella più umile di quegli albanesi
prelevati a forza dai campi di accoglienza e imbarcati sulle navi; in quei
visi di bambini piangenti, in quegli occhi imploranti che abbiamo visto più
volte in televisione. Se non vogliamo
contribuire ad alimentare l’inutile retorica natalizia di questi giorni quei visi,
quegli sguardi devono entrare a far
parte della nostra riflessione suU’incarnazione della Parola, qualunque sia la
nostra valutazione della direttiva del
governo in materia di immigrazione.
/L granello di senape è un piccolo seme, «ma quando è cresciuto è maggiore degli arbusti e diventa un albero;
tonto che gli uccelli del cielo vengono a
ripararsi tra i suoi rami» (v. 32). Una
immagine che irradia speranza e consolazione. Anche quest’anno dall'Evangelo di Natale riceviamo buone
notizie, ma dovremmo anche raccogliere l’invito di questa piccola parabola:
scoprire il valore dell'umiltà. Essere
Umili non vuol dire privi di valore.
Umile è la persona che sa affidarsi
completamente al Signore, consapevole
della propria fragilità e debolezza. Se fa
qualcosa di buono è un dono di Dio.
Oggi il mondo ha bisogno di Gesù di
Nazaret, di quello sconosciuto provinciale, nato in una mangiatoia. Ha bisogno della Parola incarnata nella nostra
Umanità; ha bisogno dell'umile Maria
taggiunta in un'oscura borgata di Nazaret per un compito più grande di lei;
ha bisogno di scoprire le piccole cose
che spesso rivelano quelle di maggior
Valore per la nostra vita e che le danno
Senso. Oggi nel tempo del delirio del
Successo, del guadagno, della visibilità
® ogni costo ma anche dei visi avviliti,
degli occhi velati dalla disperazione,
delle vite violentate, abbiamo bisogno
di scoprire l’umiltà dei segni del Regno,
^ono questi che possono restituirci la
toìstra umanità: «Rivestitevi di umiltà
sii uni verso gli altri, perché Dio tesiste
to superbi ma dà grazia agli umili» (I
dietro 5,5).
Valdo Beneccni
SKlTIMANALt: DKIJJ'; ( HIKSl. KVANGKLICHK HATTISIK, MI.TODISIK. VALDKSl
Siamo con un piede in Europa, per restarci occorre una strategia economica e politica
L'economia italiana nel '97, un bilancio
La disoccupazione strutturale^ le riforme istituzionali, la riforma dello stato sociale, l'Europa
sono alcuni dei numerosi fronti su cui il paese è stato impegnato. Ma c'è ancora molto da fare
PAOLO FABBRI
SI può tentare una valutazione
del percorso fatto quest’anno
considerando quattro dei numerosi
fronti su cui sono impegnati il governo e il paese. Il primo, primo
non solo per la sua importanza ma
per le sue profonde implicazioni
etiche, è costituito dall’occupazione. Il dato di base da cui partire è la
disoccupazione strutturale che ormai da oltre dieci anni si è affermata in tutti i paesi occidentali industrializzati. Ormai non ci sono più
dubbi, lo sviluppo economico, l’aumento del Pii (reddito di un paese)
non si accompagnano necessariamente all’aumento dell’occupazione, che comunque non aumenta in
proporzione. Su questo fenomeno
si innestano gli andamenti congiunturali dell’economia, che nel
caso dell’Italia sono di una persistente stagnazione. Il governo finora ha operato sulla congiuntura
tramite gli incentivi alla rottamazione delle auto, nell’ipotesi di superare una fase di stanca dei consumi agganciandosi poi alta prevista ripresa europea. Qualcosa è stato ottenuto (per esempio 18.000
posti nel Torinese, inclusi i rientri
da cassa integrazione), mq si tratta
di una goccia nel mare, né poteva
essere diversamente.
Sugli interventi strutturali esistono due posizioni: quella di chi punta sulla riduzione dell’orario di lavoro e gli interventi pubblici e quella di chi ritiene indispensabile la
flessibilità del mercato, cioè lasciare al mercato stabilire i salari senza
vincolarli a contratti nazionali, riducendo nel contempo gli ostacoli
alle riduzioni di personale. La scelta
del governo è caduta sulla prima
posizione. Allo stato attuale delle
cose è veramente difficile dire se è
stato fatto un passo avanti oppure
no. L’unica ricetta collaudata è finora quella della flessibilità: varrebbe la pena di terne conto cercando
di mitigarne gli effetti sociali negativi passando dalla garanzia del posto di lavoro alla garanzia del lavoro
dovunque esso sia. Su questo fronte
Un reparto di assemblaggio di apparecchiature elettroniche
cruciale comunque i problemi sono
ancora sul tappeto e ci sono interrogativi che pesano come macigni.
Il secondo fronte è quello delle
riforme istituzionali. L’accordo è
stato trovato, ma si tratta di un accordo che lascia insoddisfatta l’esigenza di una sostanziale riforma
sulle autonomie locali (federalismo), che potrebbe essere una delle vie per affrontare il profondo disagio del Nord. Allo stato attuale
delle cose si sentono «mormorazioni» che lasciano trasparire cambiamenti di opinione in entrambe le
compagini politiche. Il fatto è che
la caduta della cosiddetta prima
Repubblica ha fatto scomparire
non solo la maggior parte degli uomini politici, ma anche le idee guida della politica, per cui il Parlamento appare sempre più una macedonia di personaggi ondivaghi,
che risulta spesso arduo classificare. Francamente il progetto della
Bicamerale lascia l’amaro in bocca
per il suo basso profilo.
Il terzo fronte è quello della rifor
ma dello stato sociale. Lo stato sociale come era strutturato non era
sostenibile dall’Italia, e questo lo
sapevano bene i nostri partner europei, che ci hanno chiesto di rivederlo. È stata la lottizzazione selvaggia della pubblica amministrazione e dei, sistema pensionistico a
creare il pazzesco deficit dello stato, che non ha l’eguale in Europa.
Ora un primo passo è stato fatto,
ma non basta. Deve essere chiaro
per tutti che sarà necessario intervenire ancora entro il 2000. Il problema era ed è: su quali settori impegnarsi per impedire arretramenti
gravi per tutti? Alcuni, tra cui il sottoscritto, ritengono che il settore
più delicato sia la sanità (ci ricordiamo che cosa costa una semplice
analisi del sangue?), altri danno
maggior peso alle pensioni di anzianità, su cui di fatto si è concentrata l’attenzione. Ne è derivato un
caotico rincorrersi di forze politiche a rappresentare settori sociali e
viceversa, con il risultato che l’equità non ha certo regnato sovrana:
chi aveva rappresentanti più validi
ha prevalso, alla faccia della giustizia. Auguriamoci che il prossimo
intervento sia più meditato.
Il quarto fronte è quello dell’Europa. Commentando la legge finanziaria approvata lo scorso anno,
avevo scritto che si- era aperto uno
spiraglio verso l’Europa. Ora si può
affermare che il problema è di restarci, in Europa. È pur vero che
sussiste ancora qualche dubbio
connesso all’enormità del nostro
debito pubblico e al deficit che, in
mancanza di ulteriori interventi, è
destinato a tornare sopra la fatidica
soglia del 3%. A nostro favore gioca
però l’elevata propensione al risparmio degli italiani e il fatto che il
debito pubblico è tutto nelle mani
dei risparmiatori. È un po’ come se
l’azienda fosse indebitata con i suoi
soci. Perciò darei per scontato il
nostro ingresso in Europa. Il problema è come restarci, nel club
esclusivo dell’euro. L’inflazione è
sotto controllo e i tassi di interesse
sono a un passo da quelli tedeschi,
ci sono modesti ma chiari segni di
ripresa, i fondamentali dell’economia sono quindi abbastanza buoni.
Purtroppo però le conseguenze del
malgoverno passato si fanno sentire, così gli agricoltori, alla disperata
ricerca di un assetto che consenta
loro di operare serenamente con
sostegni chiari e ben definiti protestano in modi che vanno al di là del
lecito. A questi si aggiungono i ferrovieri che, dopo essere stati assunti per lottizzazione, non accettano
di essere licenziati. Dal canto loro
gli studenti esprimono il disagio di
una scuola disastrata, che avrà bisogno di un enorme sostegno per
mettersi al pari di quella europea,
mentre si vogliono distogliere i fondi per darli alla scuola privata.
Sono i nodi che inevitabilmente
vengono al pettine. Comunque ora
abbiamo un piede dentro l’Europa
e non è poco. Per restarci occorre
una strategia: sapranno l’estrema
sinistra, il Pds, il variegato centro
trovare una sintesi programmatica?
È questo l’interrogativo con cui si
chiude il ’97 e si apre l’anno nuovo.
Conferenza Onu sul clima
Raggiunto in extremis
un faticoso compromesso
Dopo giorni di animato dibattito, la Conferenza Onu di Kyoto sul
clima si è chiusa con un’
intesa in extremis. Le
quote di riduzione dei
gas inquinanti richieste
ai vari paesi sono le seguenti: l’8% per l’Unione europea (che chiedeva il 15% entro il 2010),
il 7% per gli Usa (che insistevano sul livello zero), il 6% per il Giappone (che proponeva tagli
non superiori al 5%).
L’obiettivo è di giungere
ad una riduzione media
del 5,2% nell’insieme
dei paesi industrializzati
tra il 2008 e il 2012. Nessuna richiesta specifica
ai paesi in via di sviluppo, compresi India e Cina, il secondo paese più
inquinante del pianeta
dopo gli Stati Uniti.
II Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
chiedeva una riduzione
di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2005. David Hallman, coordinatore del
Cec per il programma
sul cambiamento climatico, aveva detto che la
parola chiave del summit doveva essere quella
della «giustizia»; «Giustizia significa mantenere
le promesse che si sono
fatte». Il traguardo è ancora lontano.
Omaggio ai lettori
«L'amico dei fanciulli»
per i nostri figli
Quando, nel maggio
del 1870, uscì il primo
numero de L’amico dei
fanciulli dedicato ai
bambini delle scuole domenicali, incontrò un
tale interesse che due
anni dopo se ne stampavano già settemila copie.
Certamente non esisteva
la concorrenza che c’è
oggi: ora i bambini sono
meno numerosi e sono
bersagliati da una grande quantità di informazioni e di stimoli visivi,
libri, giornalini, ma soprattutto sono sopraffatti dalla televisione, dalle
videocassette, dai videogiochi. La sfida che lanciamo, anche regalando
il numero di dicembre
de L'amico dei fanciulli
ai lettori di Riforma, è di
ritenere che sia importante ancora oggi per i
bambini pubblicare un
giornalino che racconti
loro delle storie tratte
dalla Bibbia, o anche
fuori di essa, che parlano dell’amore di Dio,
della ricchezza del creato, delle diversità dei
suoi abitanti, dell’amore
e della tolleranza. Un
giornalino al quale possano contribuire anche
loro con scritti, disegni e
racconti. Perciò, cari abbonati di Riforma abbonatevi anche a L’amico
dei fanciulli. (f.h.)
NATALE 1997. In un racconto immaginario l'esperienza di Maria di Nazaret, i
suoi timori, speranze e pensieri di madre. Gesù crebbe come gli altri bambini, anche se tutta la sua vita fu condizionata dalla sua missione. (pag. 3)
I BATTISTI SI INTERROGANO SULL'OTTO PER MILLE E SUL MINISTERO PASTORALE. Tra le diverse modalità di
utilizzo dei fondi dell'Otto per mille, i
battisti potrebbero scegliere la via della «fondazione», aperta ad agenzie
laiche, che operi in modo nettamente
distinto dall'Ucebi. (pagg. 6-7)
LIBERTÀ PERSONALI E INDIVIDUALISMO. Il cardinale Carlo Maria Martini,
di Milano, ha equiparato la libertà individuale in materia di etica al liberismo economico e alla cultura dell'individualismo. Tuttavia solo le libere scelte personali possono fondare scelte
etiche responsabili. (pag. 10)
ESSERE PROTESTANTI HA UN COSTO.
Le chiese protestanti si reggono economicamente sulla base delle contribuzioni personali. Si tratta di una scelta di fede in cui si comprende la vita
come dono e quindi come condivisione
di ciò che Dio ci ha donato, (pag. 10)
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
liSilll
venerdì 19 dicembrf
«Vii era in
Gerusalemme un
uomo di nome
Simeone;
quest’uomo era
giusto e timorato
di Dio, e aspettava
la consolazione di
Israele. Lo Spirito
Santo era sopra di
lui, egli era stato
rivelato dallo
Spirito che non
sarebbe morto
prima di aver
visto il Cristo del
Signore. Egli,
mosso dallo
Spirito, andò nel
Tempio; e come i
genitori vi
portavano il
bambino Gesù per
adempiere a suo
riguardo le
prescrizioni della
legge, lo prese in
braccio e
benedisse Dio,
dicendo: Ora, o
mio Signore, tu
lasci andare in
pace il tuo servo,
secondo la tua
parola, perché i
miei occhi hanno
visto la tua
salvezza, che hai
preparata dinanzi
a tutti i popoli,
per essere luce da
illuminare le genti
e gloria del tuo
popolo Israele»
(Luca 2, 25-32)
«Allora la gloria
del Signore sarà
rivelata, e tutti,
allo stesso tempo,
la vedranno,
perché la bocca
del Signore l’ha
detto»
(Isaia 40, 5)
«Prorompete
assieme in grida
di gioia, rovine di
Gerusalemme!
Poiché il Signore
consola il suo
popolo, salva
Gerusalemme. Il
Signore ha
rivelato il suo
braccio santo agli
occhi di tutte le
nazioni; tutte le
estremità della
terra vedranno la
salvezza del
nostro Dio!»
(Isaia 52, 9-10)
RICEVERE IL DONO DI DIO
Che cosa accade al credente che, grazie allo Spirito Santo,
la realizzazione della salvezza? Che cosa vuol dire oggi
riconosce in Cristo
vivere in pace?
SALVATORE RICCIARDI
..T miei occhi hanno visto la
«Il
tua salvezza». Queste parole gioiose e riconoscenti delr appagato Simeone hanno inciso profondamente nella pietà
cristiana, hanno trovato ampia
eco nelle liturgie, nelle preghiere, nei canti. Ma che cosa hanno
visto gli occhi del vecchio profeta, per indurlo a un’affermazione del genere davanti a un hamhinetto portato, come tanti altri,
nel Tempio di Gerusalemme dai
suoi genitori «per adempiere a
suo riguardo le prescrizioni della legge»?
Prima di rispondere a questa
domanda, possiamo chiederci
di quali prescrizioni si trattasse.
L’indagine ci porterebbe a constatare che Luca confonde forse
un po’ le cose, e coniuga una
«conoscenza generale» del giudaesimo con una «conoscenza
imprecisa dei particolari». Ci
porterebbe a scoprire che Luca,
probabilmente, modella il suo
racconto sul canovaccio della
nascita di Samuele e della sua
presentazione al santuario di
Silo: non avrà l’intenzione di
suggerirci, quasi fra le righe di
questi capitoli iniziali del suo
scritto, l’idea che Gesù sia il
personaggio chiave (in qualche
modo prefigurato di Samuele)
della storia che Dio imbastisce
per l’umanità?
Chiudiamo qui la parentesi, e
torniamo alla commossa dichiarazione di Simeone: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza».
Nulla, nella testimonianza di Luca, induce a pensare a una coppia o a un bambino che potessero essere diversi da tutti gli altri,
che fossero portatori di qualche
segno particolare, di qualche aureola, di qualche luminosità. Davanti agli occhi di Simeone non
v’è altro che una qualsiasi coppia di coniugi osservanti delle
tradizioni dei padri, e un qualsiasi bambino, probabilmente
frignante, oggetto delle pratiche
religiose consuete.
senta e tale lo riceviamo» (Thurneysen). Tale lo riceviamo se,
come è accaduto a Simeone, lo
Spirito di Dio ci apre gli occhi.
Il fondamento
della nostra speranza
Avendo riconosciuto nei
l
Lo Spirito di Dio
ci apre gli occhi
SIMEONE, come Luca, si
I
Preghiamo
Dio onnipotente. Tu hai voluto venire nel mondo attraverso tuo figlio Gesù. Per mezzo di Lui, hai voluto illuminare tutte le genti, ed anche il nostro cuore. Fa’ che in
Lui possiamo riconoscere la Tua salvezza: e riceverla con
gioiosa gratitudine.
Spirito Santo, apri il nostro cuore e la nostra mente,
perché riceviamo con semplicità e fiducia la buona notizia che Dio è con noi, che non siamo soli, che Egli ha
mantenuto le sue promesse, che non ci lascia in balìa di
noi stessi, che prende la nostra vita nelle sue mani.
Gesù, figlio di Dio, Tu che sei nato in una stalla, resta
accanto a chi non ha casa. Tu che hai dovuto scampare
in Egitto, protegp i senza patria. Tu che hai digiunato nel
deserto, abbi pietà di chi ha fame. Tu che hai dato te
stesso per salvarci, perdona il nostro peccato, la nostra
ingordigia, il nostro egoismo.
Donaci di vivere nella pace di chi riconosce in Te Colui
che si è fatto nostro prossimo, e di chi riconosce nell’altro il prossimo al quale d doni.
preoccupa di puntualizzare,
è un «giusto» e un «timorato di
Dio», uno di quei tanti semplici
ai quali una vita difficile e una
religione sclerotizzata hanno insegnato che soltanto un miracolo di Dio può portare nella nostra esistenza qualcosa di veramente nuovo. Ma non è per
queste sue convinzioni alimentate dall’esperienza, non è per
le sue qualità (dovremmo dire
meriti?), che egli riesce a guardare (e a vedere) al di là delle
apparenze. Questo avviene perché gli è stato dato dallo Spirito. È solo se e quando lo Spirito
di Dio apre i miei occhi, che io
posso vedere, in un bambino
assolutamente confondibile con
qualsiasi altro, in un debole in
mezzo ai deboli, l’Emanuele:
colui nel quale Iddio viene a
porsi al mio fianco e ad assumere la mia umanità.
Che cosa ce ne faremmo, infatti, di un Dio che decidesse di
essere il nostro Salvatore e venisse a noi in una condizione
diversa dalla nostra, che si presentasse nella maestà e nello
splendore, e non nell’umiliazione, nella debolezza e nella povertà? Se venisse a noi ammantato di santità e di gloria inaccessibili, quale sentimento susciterebbe in noi se non quello
della paura? E che cosa potremmo fare, se non contemplarlo
un po’ sconcertati e invidiosi,
come uno irrimediabilmente
povero guarda a qualcuno irraggiungibilmente ricco, situato in
un mondo che gli è precluso?
«Ma il Signore non è venuto a
noi nella gloria, bensì nell’umiltà; si è fatto bambino, poi si è
umiliato ancora di più, scendendo fin là, dove muore ogni gloria
e ogni grandezza... Tale ci si pre
. bambino portato al Tempio
da Giuseppe e da Maria la realizzazione delle promesse che
hanno sostanziato e sorretto la
speranza di Israele, il vecchio Simeone può affermare con serenità: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo»...
Come scrive Calvino nel suo
commentario a questo passo, ci
sono moite persone che a gran
voce affermano di essere disposte a morire, dietro la garanzia
di veder realizzato, sia pure solo
un attimo prima, il sogno della
loro vita. Non è il caso di Simeone. Egli ha fatto assegnamento
su una parola, su una promessa
non accompagnata da alcuna
garanzia. E su quella parola ha
costruito la sua speranza, ha
fondato la sua attesa.
«Tu lasci andare in pace il tuo
servo...». Forse è esagerato vedere in questa parola il riconoscimento che, realizzatesi le
promesse, la profezia in quanto
tale può uscire di scena, avendo
fatto il suo tempo. Forse è preferibile leggerla come un’annotazione personale di Simeone,
che considera giunto a termine
(e felicemente) il suo percorso
di timorato di Dio. Ha visto
giungere la salvezza promessa
al suo popolo e ha compreso
che si tratta di una salvezza capace di andare ben al di là dei
confini di Israele, essendo «preparata per tutti i popoli». Nella
visione di Isaia, alla quale probabilmente Simeone si richiama, il Cristo del Signore illumina tutte le genti con una luce
che irradia da Gerusalemme,
verso la quale appunto le genti
sono invitate a volgersi.
Per Simeone (e per Luca) la
profezia si adempie, per così dire, oltre se stessa: tutti, sotto
ogni cielo, sono illuminati perché la luce li raggiunge lì dove
sono, non li obbliga a percorsi
predefiniti, non li costringe a
raggiungere luoghi privilegiati,
detentori della luce e dispensatori della salvezza. Visto ciò, Simeone può anche morire. E morire in pace. Non è che rifiuti la
vita. È che, campasse ancora
cent’anni, dopo aver visto Gesù,
che altro di vero, di importante,
di vitale, anzi, di vivificante potrebbe ancora vedere? Campasse ancora cent’anni, che cos’altro potrebbe dargli il Signore, oltre quello che gli ha dato? «Ora,
tu lasci andare in pace il tuo servo». Ora: non «prima», ma ora
che la promessa è mantenuta,
l’attesa soddisfatta, la speranza
colmata, la preghiera esaudita...
Vivere nella pace di Dio
CHE cosa accade però al credente, che grazie allo Spirito
Santo riconosce in Cristo la realizzazione della salvezza... e
continua a vivere? La dichiarazione «Tu lasci andare in pace il
tuo servo» è il riconoscimento
della grandezza di un dono che
nulla può sorpassare, ma non è
il rifiuto della vita alla quale il Signore ci chiama e nella quale
vuole essere il nostro Signore.
Egli lascia «andare in pace» i
suoi servitori, certo: ma intanto
essi vivono e sono chiamati, siamo chiamati, a vivere altrettanto in pace. Non ad anticipare
nella nostra quotidianità una
pace ultraterrena, chiusi in noi
stessi come in un guscio (o in
una tomba), sordi e ciechi alle
sofferenze, alle ingiustizie, alle
violenze; a tutto ciò che nega e
smentisce l’amore di Dio che si
è donato in Cristo. Vivere in pace non è vivere nella tranquillità
ma è vivere nell’inquietudine,
nella quotidiana fatica e nella
quotidiana allegrezza di rispondere al dono di Dio e di modellare resistenza sulla proposta di
colui che è il Salvatore di tutti.
Questo vuol dire che chiunque, la vita, la storia, le vicende
umane, mi abbia reso indifferente o, peggio, nemico, mi è
restituito dall’opera salvifica del
Cristo come sorella o come fratello: come destinatario ed oggetto della stessa grazia che ha
raggiunto me. Vuol dire che la
mia solitudine è spezzata, che è
spezzato il mio egocentrismo,
che la mia pace sta nella inquieta sollecitudine nei confronti dell’altro, del suo bene e
della sua vita.
Ricevere questo dono di Dio
può aiutarci a dare al Natale un
profumo che non sia soltanto
quello delle candele e quello
della vaniglia.
Note
omiletiche
Mi pare che i
su cui rifiettere nel k*'"
rN«» i_ "»Oro
esegetico per la i
sione del Passo S?; f/;770
stanzialmente tre:
1) il retroterra
Profei
co del «Nunc din,¡„¡j
(così è individuatoiinj
to di Simeone), lo ho “ y miei P
condo Isaia: 40, S e s ! ‘ j I f.
10. Altri se ne potreh’’
aggiungere (4Q, 6;4"'
46, 13; 49, 6), e si ¿ ?
Pai
li altri
is; '
be citare anche Isaia oV ,
I---------------, , "’ilLiin totali
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
iti cuori
In questi passi «è preÌlJi®
te un universalismo,
si tratta di un univéiaJ®®®’
smo subordinato: laL kbontà.
deve giungere ai Geilifuando lo
ma questi devono anspeciale ]
a Gerusalemme... Il caia vita ii
co di Simeone esprinfeident
una visione più aitinfcando n
della redenzione di Dio tobbe a
Luca attribuisce a Sim» ¡¡^è, l’ho
ne una comprensioo andoeraj
(universalistica) che» “ do el
poi tipica di Pietro
Paolo» (cfr. Atti 15, n '
28, 28). Questo è il sugi u
rimento che si trova a i
624 della corposa opei tormento
di R. E. Brown, La najd| Wrei dovu
del Messia secondo Hi dalla prin
teo e Luca (Cittadella,* Sto giova
sisi, 1981); sostanzialms ¡rosolo q
te coincidente con quel lanzata cc
di K. H. Rengstorf,/ll/ai dgiomo 1
gelo secondo Luca (lai dei miei
deia, Brescia, 1980),p,| adimpast
2) l'identificazione dj dudii, o f
le prescrizioni scrittimi ^0^ qualcc
cui fa riferimento Luca; inuando
27, Esodo 13, 1-11 e I
meri 8, 15-16 sulla p
sentazione del bambini ^
Levitico 12, 1-6 circa*“
purificazione della ina
dre, alla quale nonei
a benedi
fiata da D:
tassativo che il bambii
fosse presente. Di
supposizione (cfr.
e altri) che l'intenzione
Luca fosse quella di col
care la famiglia diGaiùj
nel quadro dell'ossenaiiza della legge, senzapit-j
cisare (o senza conoBif
troppo precisamente!)
particolari
3) la impossibilitili
far combaciare questi
racconto con il raccoi
di Matteo: come si ri
rebbe a Gerusaleiiij
Giuseppe, con moglit
figlio, quaranta gio(i|
dopo la nascita del pii
lo, se ha dovuto portai
in salvo in Egitto elei
celo fino alla morte! Mitrascir
Erode, collocabile! mpo. Dava
paio d'anni dopo la* ¡va la più
scita di Gesù? Sappia« elte. Avrei
tutti che i Vangeli»! p
sono «cronache», mal ig^be spai
stimonianza, predica® gjjj^g
ne di quell'eventotii
insieme con quello dijg
costituisce la trai
squd, tostliuisce la |»pnr>í>
specifica del messa# »: PP®
evangelico e della!®
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1. Perché
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sposata,
ìirito Santi
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le nascerà
iato il F
leste pai
evdiiyeiK.u e ucmo'” , ,
cristiina: la decisión!' Pon
Dio di farsi prossimo® stato
stro in Gesù Cristo. *
«Natale e Pasqua-^ et avuto
scritto Vittorio Joan»! Muto insie
nell'introduzione a* 'Està a Na
volumetto di Meditari* tanto, mei
per il Natale e la W Utoo anni
redatte da E. Thurnel* to Ig visiti
e K. Barth (Querimf
Brescia, 1967) - non
accostamento fortuito
due feste religio!®'
trovarsi casuale d'
meditazioni nate
esperienze e in temp;
versi... Quella e, in t®*
entra più a fondo! V
determina e in un
senso spiega la
nuità, o meglio la u®'
di un solo mistero, I®
talità di una presenzi
una trascendenza
umanizzazione e d' .,
nella
®vigliosa
1 accader
umanizzazione
scendenza; è l’unicità
totalità del
della Parola» (p. 21)
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iclazion
3
;DÌ 19 DICEMBRE 1997
E Spiritualità
In un racconto immaginario l'esperienza di Maria di Nazaret
ipartorìraì un figlio e gli porrai nome Gesù»
¡timori, le speranze, le gioie, i pensieri di una madre. Gesù crebbe come tutti
j ìji altri bambini, anche se tutta la sua vita fu condizionata dalla propria missione
PAG. 3 RIFORMA
la comuni
"".P'oieti.
^ aiftiitti,
' ■ '? Ilo ripa! nùer più remoti ricordi,
[|ani deljfLpscevo Dio come amore.
^ le funzioni alla sina
P°t''el)befJ l»a iniziano con l’appello
e • ^^'li|Ware Dio con tutti i noie cuori, ha luogo entro di
; 1 ® 'if-un totale tumulto e dico
uando lo seppi? Seppi che
per giorno: Dio era
I univÌlraine, Dio era amore, Dio
ato: laijpntà.
- ... ,
ono ani)],Speciale prima ancora che
le... Il raglila vita incominciasse ad
espriin, tarsi dentro di me.
più airipii luando mi resi conto che
'ee di Dio. larebbe arrivati a questo?
-6 a Simeo ¡mè, l’ho sospettato fin da
P/\csioo andò era piccolo,
a) cheiai - - -
jrei dovuto lasciare anda
sullaptt
bambini
-6 circa
' Juando ebbi coscienza cbe
ilei dovuto lasciare anda3 ^ ¡1 Questo è stato un tormeni trm? che non ha mai avuto fine,
posaci! tormento sfibrante.
I, La cajtii dovuto essere pronta,
'.ondo % dalla prima visitazione...
:tadeila,A Ero giovane, sorelle mie,
tanzialrns evo solo quindici anni. Ero
con qyel lanzata con Giuseppe, ma
torf, Il Vìi b1 giorno mi trovavo in caduca (Hji dei miei genitori, inten980), pi ad impastare il pane, allorazioneiW éudii, o forse sentii, qualscrittonli j]Q_ qualcosa alle mie spal.'Quando mi girai su me
1-11 fiNu xea r'p>rn nna nrpcpn^a p
c era una presenza,
mbrava mi stesse parlando,
stesse dicendo che ero
benedetta e sarei stata
e non et, «atadaDio.
il bambi« Sebbene conoscessi la preDi quii di Dio e avessi cono(cfr. Brow iato il suo amore, sorelle
tenzionel pe, rimasi colpita e spavenilla dicob J. Perché quella visitazioia di Gè Speciale? La presenza mi
ill'osseriJ«- nquillizzò e parve stesse
senza pn- landò di un figlio che avrei
1 conosciti iùto chiamare Gesù, che
a mente!) stato un grande mae
. loin Israele. Io domandai
>sibilitao jjg sarebbe potuto av
'Ì-S 11^®’ momento che non
nerirecle E una voce: «Lo
usalem» 1'**° Santo scenderà su di
1 moglieP dell’Altissimo
nta gio#dombrerà; perciò il figlio
a del pit# •'^scsrà sarà santo; sarà
to portailpniato il Figlio di Dio»,
tto e teli ^este parole,
i mortei Mi trascinarono fuori dal
cabile 1 mpo. Davanti a me incomopo li* iva la più terribile delle
Sappia* elle. Avrei potuto scuotere
ingelini ¡¡jpQ presenza angelica
le», rnat sparita, e la mia vita
sbbe andata avanti. Avrei
dili di impastare il pa
la tra» andata incontro a
meL# ‘®PP® piazza del vildella fai inondata dalla luce del
ecisiona' del pomeriggio. Non saossimoi» “ù® stato necessario che
¡sto. sapesse mai...
asqua-i tei avuto figli e avremmo
0 joaniia ìsuto insieme una vita apionea' igata a Nazareth. Di tanto
^editsi^ tento, mentre i mesi diven. la W vano anni, avrei rammenrhui^ne)* lo la visitazione e la cosa
uerinia* itavigliosa che sarebbe po- 00^ ® accadere. Di lì a qualche
fortuito*
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Nel libro da cui è tratto il brano seguente l’autrice, Mary Bllen Asheroft, immagina che le discepole di Gesù si riuniscano
la sera del sabato dopo la crocifissione di Gesù per piangere la
sua morte. Fra le donne, ciascuna della quali racconta del
suo incontro personale con Gesù, c'è Maria, sua madre. Seguendo le tracce dei Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca,
l’autrice fa parlare Maria della sua esperienza. È il suo racconto della nascita di Gesù all’ombra della sua crocifissione.
Il libro da cui è tratto il racconto si intitola «il Vangelo secondo Maria Ma,ddalena. Una rilettura in chiave femminile della storia di Gesù», Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1997.
anno, avrei cominciato a credere di averlo sognato.
Oppure... oppure... avrei
potuto dire di sì. E in qualche
modo l’immenso privilegio e
l’angoscia di quel sì mi parvero chiare per una frazione
di secondo. Seppi come la
sofferenza sarebbe stata spaventosa.
Ma conoscevo Dio anche
come amore.
«Sono qui», dissi. «La serva
di Dio. Voglio portare in me
questo figlio».
Maria fece una pausa, traendo nuova forza dal ricordo. Quante volte durante gli
anni aveva indugiato nel
rammentare quella visita?
Sapevo che lui sarebbe stato speciale.
Ogni nascita è un’esperienza devastante, il dolore troppo intenso addirittura da indurre a gridare; la gioia sconvolgente di fronte al bambino... urlante e scombussolato, ma vivo. Molte di voi sanno, sorelle mie, come dopo
una nascita si abbia l’impressione che al mondo siano rimaste soltanto due creature.
Mentre guardavo quella testolina, con i capelli appiccicati, e nei suoi occhi profondi, il mondo scomparve, e
soltanto io e Gesù restammo
vivi. Non mi domandavo chi
fosse, né a che cosa sarebbe
arrivato. Strillava vigorosamente e succhiava come se
fosse morto di fame. Lo amavo, in maniera del tutto simile
a come qualunque altra madre ama il suo primogenito.
ut: 3); 3|e
Chi sa quanto tempo era
trascorso? Giuseppe fece entrare i visitatori, abitanti dei
dintorni che avevano saputo
della nascita... Questi si affollarono tutti intorno, con la
paura e l’eccitazione dipinte
sui volti.
«Bene, guardalo... è la prima volta che vedo un re!».
«Di certo il più piccolo che
ci sia in giro, ci scommetterei».
«Abbiamo scorto una schiera di creature celesti, intente
a tali festeggiamenti che per
poco quella visita non mi fece perdere i sandali dalla
paura, davvero... tanto erano
splendenti e meravigliose.»
Poi giunse il momento dei
riti di purificazione. Ricordo
di essermi messa a ridere
mentre facevo i bagagli per il
viaggio fino al tempio. In accordo con la legge di Mosè
avevo bisogno di essere purificata dopo il parto, prima di
poter toccare alcunché di
santo. E per tutti quei giorni
avevo tenuto in braccio e allattato la creatura più santa
di tutte.
Era un bambino così adorabile, e mi sentivo fiera di essere una madre che portava il
proprio bambino al tempio.
Mi recai con Gesù alla porta meridionale del tempio allorché un uomo anziano si
precipitò fuori attraverso la
porta orientale, in cerca di
qualcuno. Poi sorrise e venne
diritto verso di noi. Tese le
braccia e mi portò via Gesù e
pregò, dicendo a Dio che era
pronto a morire, perché i
suoi occhi avevano visto il
salvatore. Adagio mi restituì il bimbo e ci benedisse solennemente. Poi mi guardò
ne scosse il capo addolorato.
Pronunciò parole che non ho
mai dimenticato: «Questo
bambino è destinato alla caduta e all’ascesa di molti in
Israele... E una spada trafiggerà la tua stessa anima».
Molte volte ho pensato che
le parole di Simeone si fossero avverate... tutte le volte
un cui il mio cuore soffriva
per la pena di questo figlio
speciale. Ma ieri, mentre lo
crocifiggevano...
Maria chiude gli occhi. Il
fagottino di carne tra le sue
braccia e le carni martoriate sulla croce si fondono per
un momento. Trae un profondo sospiro e riprende a
parlare.
C’erano molte cose a rammentarmi che questo, il mio
primogenito, era un bambino
santo. Mentre l’anziano Simeone se ne andava, anche
una vecchissima donna di
nome Anna, nota per la sua
santità, venne da me. Lei pure sapeva chi era Gesù, e cominciò a lodare Dio.
Altri che non appartenevano alla nostra stessa fede lo
veneravano. Perciò come potete vedere mi veniva ricorda
zione nigeriana, iilustrazioni da «Emmanuel», ed. Claudiana
to ancora e ancora che lui
fosse speciale, e come non
fosse mio. Talvolta mi ritrovavo a tenerlo tra le braccia e a
desiderare, disperatamente,
che fosse un bambino come
tutti gli altri, un bambino che
potessi amare e sentire mio.
Tenni per me le domande e
gli interrogativi. A volte me
ne stavo a giacere al buio e a
rimuginare su tutto ciò.
Da ragazzo crebbe come gli
altri fanciulli. Talvolta, quando tornava a casa sporco di
fango dopo essere stato a giocare nel ruscello, dimenticavo quasi chi fosse.
Gesù era come un bambino di sogno. Essendo madri,
sogniamo le vite dei nostri figli mentre succhiano al nostro seno. Vediamo la loro fiducia, la loro innocenza, la
loro delizia di fronte a un fiore della primavera, di fronte a
un tramonto. E pensiamo
che forse quel bambino non
dovrà smarrirsi, non andrà
perduto.
Ma tutti i figli per noi sono
perduti, tranne forse quelli
che muoiono durante l’infanzia. I figli incominciano con
lo scegliere la morte: la madre sente una figlia dire la
prima bugia. La sente parlare di ferire o di fare dispetti.
Oppure vede l’estatico orrore
di un figlio mentre osserva
qualcuno cbe colpisce una
mosca o un topo. Il fascino
esercitato su di lui dalle spade. Guarda negli occhi dei figli e si rende conto che sono
annebbiati dalla morte, da
quella prima morte dei nostri
genitori nel camposanto. La
madre capisce che il figlio dei
suoi sogni, quello che è capace di amare senza debolezze,
è svanito, e non si potrà mai
più ritrovare. E si domanda:
«Che cosa sarebbe stato se
non fosse sparito per sempre? In qual modo avrebbe
potuto vivere se non fosse
stato alterato dalla vita?»
Gesù non fece mai nulla
del genere. Quella desolazione del figlio che sta scivolando sempre e sempre più in
profondità nel compito di occuparsi dei propri affari e
nelTallontanarsi dall’amore... non si è mai verificata.
Ciò è stato meraviglioso. Ma
era tale da impaurire, perché
io sapevo come il mondo odi
ciò che è davvero buono.
Ieri, pensai ai giorni e alle
notti quando Gesù era piccolo e noi dovemmo fuggire
verso Sud. Io con la mia paura di Erode, cercando di impedire a Gesù di mettersi a
strillare. E quelle altre madri i
cui neonati vennero uccisi...
Mi sono domandata se forse
non sia stato più facile per loro... hanno perso i propri figli trent’anni fa. Io ho dovuto
imparare a perdere mio figlio; loro non hanno mai dovuto rinunciare ad essi se
non di frónte alla spada. Io
ho pensato a lui come se fosse mio; ero Tunica ad aver
davvero capito la meraviglia
di chi egli era... quel segreto
terribile che soltanto io e Gesù condividevamo.
Le donne restano silenziose.
Avendo udito sua madre
parlare, che altro potrebbero dire?
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Natività (manoscritto di Heidelberg, XV secolo)
Testimonianza
Essere membri
della chiesa di Dio
Il periodp di Natale è un
tempo in cui in molte chiese, ricordando l’annuncio
degli angeli ai pastori di Betlemme nell’Evangelo di Luca «Pace in terra agli uomini che egli gradisce», si prega insieme per la pace e la
giustizia nel mondo. Ripor
tiamo qui in traduzione
una: testimonianza sull’importanza e l’efficacia della
preghiera durante gli anni
di lotta contro l’apartheid
in Sud Africa che Desmond
Tutu condivise durante la V
Conferenza di Fede e costituzione nel 1994. (a.m.)
Desmond Tutu
Una delle tante cose meravigliose che ti accadono
quando sei perseguitato e
travagliato dal tuo governo a
ragione del tentativo di essere obbediente al tuo Signore e Maestro, è lo scoprire la realtà entusiasmante di
essere membri della chiesa
di Dio. L’ecclesiologia diviene viva. Ti rendi conto che
la promessa del tuo Signore
a Pietro, che coloro che lo
avrebbero seguito avrebbero avuto sorelle e fratelli,
ecc. più di quanti ne potessero contare, non fu promessa effimera. Che è vero,
che tu hai tutta questa famiglia intorno al globo, la
maggior parte della quale
non incontrerai mai da questo lato della morte, e che
essi pregano per te, e che essi ti amano, e ti sostengono.
È quasi una sensazione fisica e puoi richiamare la visione di Zaccaria quando
Yahweh promette che la Gerusalemme restaurata sarà
tanto popolata che non potrà avere mura convenzionali ma Yahweh sarà come
un fuoco intorno a Gerusalemme. Noi abbiamo esperimentato qualcosa come
delle mura di fuoco nell’amore, nelle preghiere e
nel pensiero delle nostre sorelle e fratelli intorno al
mondo. Questo è il livello
(foto L. Deodato)
più profondo della nostra
koinonia, condividere nella
vita dello Spirito a questo livello intimo, e questa è la
ragione che una delle cose
più importanti che è venuta
fuori dal Consiglio ecumenico delle chiese è stato il ciclo di preghiera ecumenica.
Quando ero segretario del
Consiglio delle chiese sudafricane in alcuni fra i momenti più bui del tormento
dell’apartheid, ricevetti una
lettera circolare di una parrocchia luterana in Alaska,
niente di meno. E lì appresi
che pregavano per noi e la
circolare conteneva i nostri
nomi. Si pregava per noi per
nome in Alaska: bene, come
potevamo non vincere?
Una volta chiesi a una
contemplativa che viveva in
solitudine di raccontarmi
qualcosa della sua vita. In
quel momento viveva nei
boschi della California. La
sua giornata cominciava alle
due del mattino, e lei disse
che pregava per me. Bene,
bene, qui c’era qualcuno
che pregava per me alle due
del mattino nei boschi della
California e pensai: «Che
possibilità ha il governo del
Sud Africa di sussistere?».
(tratto da «The ecumenical
movement. An antology of key
texts and voices» Wee pubblication.Geneva, 1997, pp.524-525)
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 19 dicembre
199}
Messaggio di Natale del segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese
Ancora una volta, a Natale
risuona il messaggio degli
angeli: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra
agli uomini ch’egli gradisce!»
(Luca 2,14). Questo era allora, ed è ancora oggi l’annuncio che è iniziata una nuova era, quella del regno del
Principe della pace. Noi
udiamo questo messaggio:
esso fa eco ai nostri desideri
più profondi, ma attendiamo ancora che si realizzi.
Chi conterà quelli che
quest’anno sono morti nelle
guerre e nei confitti militari,
quelli che sono rimasti vittime indifese del terrorismo?
Più che mai, oggi, il mondo
appare prigioniero di un ingranaggio senza fine di conflitti e di massacri, di vittorie
e di vendette, prigioniero di
una corsa spietata verso il
potere e di una cultura di
violenza in cui contano solo
i vincitori.
Eppure, il regno del Principe della pace è iniziato.
Non va in prima pagina dei
giornali, sfugge alle telecamere. Non si conforma alla
legge secondo la quale il
vincitore si accaparra tutto
e detta le condizioni della
pace. La nuova era di pace,
che è iniziata con la nascita
di Gesù, prosegue oggi fra i
piccoli, i dimenticati, gli
esclusi, gli smarriti. Sono loro che Dio ama, sono loro
che egli gradisce. Sì, come
ha detto Maria, la madre di
Gesù, «Dio ha innalzato gli
umili; ha colmato di beni gli
affamati» (Luca 1, 52). È
proprio vero? Oppure scambiamo i nostri sogni per la
realtà? Abbiamo certamente
bisogno di uno sguardo
nuovo per poter scoprire come il regno di Dio si manifesta nel nostro tempo. Esistono esempi che, come delle
parabole, sono segni di questa realtà nuova.
Durante il mese di agosto
di quest’anno, il Consiglio
ecumenico delle chiese ha
lanciato una campagna intitolata «Pace nella città»,
punto di partenza del suo
Programma «Vincere la violenza». Questa campagna
ha lo scopo di evidenziare
gli sforzi di tutti i gruppi di
uomini e di donne, spesso
sconosciuti, che tentano di
agire come artigiani di pace
nel cuore di una cultura di
violenza.
Essi vivono in mezzo a
noi, nel disordine delle nostre città, a Belfast e a Boston, a Rio e a Colombo, a
Suva nelle isole Fiji, a Durban e a Kingston. Vivono
con i bambini della strada,
con le «gang» delle città, e
lavorano con loro. Cercano
di essere mediatori tra gruppi etnici e di proteggere le
minoranze. Sorvegliano le
azioni condotte dalla polizia e aiutano a riabilitare i
quartieri degradati.
Con la loro vita e con i loro
atti, essi contribuiscono all’avvento di una cultura di
pace. Questi uomini e queste donne sono segni viventi
che ci annunciano che il regno del Principe della pace è
iniziato. È una realtà molto
concreta. E questi artigiani
di pace di oggi fanno eco al
messaggio degli angeli a Natale: «Gloria a Dio nei luoghi
altissimi, e pace in terra agli
uomini ch’egli gradisce!».
Konrad Raiser
Viaggio fra alcune chiese della Comunità evangelica di azione apostolica
La chiesa unita dello Zambia e il Canale del
Njengo
FRANCO TAGLIERÒ
A un anno dalla solenne
inaugurazione del Canale del Njengo (agosto 1996) la
Cevaa prosegue il suo irnpegno, in comunione con la
Chiesa unita dello Zambia
(Ucz). L’opera finanziata dalla Cevaa e da altri organismi
costituisce una importantissima via di comunicazione
per le popolazioni dell’Ovest
del paese. Lungo circa 120
chilometri e largo dai due ai
tre metri, il canale facilita gli
spostamenti delle persone e
del bestiame e dunque favorisce le comunicazioni e i
commerci.
L’impresa della costruzione, strutturata come una Azione apostolica comune della Cevaa, è passata ora nella
seconda fase, quella del consolidamento delle strutture
collegate, non ultima l’opera
di evangelizzazione condotta
da un predicatore evangelista
della Chiesa unità zambiana,
che sarà presto riconosciuto
come pastore a tutti gli effetti. Grande sforzo poi richiede
la manutenzione del canale e
delle sue sponde, spesso rovinate dagli animali che a
guado passano da una parte
all’altra per raggiungere i magri pascoli della regione semidesertica.
Tra le opere sociali progettate sarà di enorme importanza l’inizio della attività del
piccolo ospedale di Kalué,
avente una superficie di circa
180 metri quadrati. La costruzione è terminata, ma si
incontrano enormi difficoltà
per dotare la clinica di attrezzature necessarie, dai letti
agli armadi e ai frigoriferi per
la conservazione dei vaccini e
delle altre medicine. 11 piccolo ospedale permetterà alla
popolazione dei 30 villaggi situati in un raggio di 25 chilometri di accedere alle cure
sanitarie, anche se, a parte il
canale, le vie di comunicazione sono inesistenti. È iniziata
in questi mesi una difficile
trattativa tra la Chiesa unita
dello Zambia e il governo per
decidere chi dovrà gestire
l’opera: questo fatto evidenzia chiaramente le difficoltà
finanziarie in cui sia la chiesa
sia il paese versano.
La Cevaa si trova anche coinvolta in un’altra difficoltà,
dovuta al fatto che il Presbiterio evangelico dell’Ovest
del paese, impugnando questioni amministrative, ha minacciato la separazione dalla
Chiesa unita. Il dissidio è
presto rientrato, ma un gruppo di dissidenti ha fondato la
Chiesa evangelica del Barotseland e si è istallato in alcune chiese. Poiché la zona di
pertinenza di questo gruppo
è quella storica dell’opera
missionaria della Società di
Parigi è evidente che gli ambienti europei degli ex missionari sono stati toccati sul
vivo dai problemi creati da
questa scissione, che in verità
ha proporzioni modeste. La
Cevaa ha espresso solidarietà
airUcz, assegnandole un aiuto finanziario straordinario
con lo scopo di accelerare un
procedimento di sanatoria
dei dissidi amministrativi
aH’origine della questione.
Poiché la Chiesa valdese
ha inviato nel passato più o
meno lontano diversi missionari in quel paese, le vicende della Chiesa unita
dello Zambia (nata nel 1965
dalla confluenza di presbiteriani, metodisti, riformati e
congregazionalisti) ci sono
molto vicine. Non è certamente azzardato sperare che
qualcuno voglia contribuire
(o continuare a contribuire,
tenuto conto delle collette
raccolte per il canale del
Njengo) in modo speciale
per aiutare la Cevaa e la Ucz
nella loro azione di evangelizzazione nel paese.
I dati di un rapporto pubblicato dalla radio cattolica olandese Kro/Rkk
Quale ruolo giocano le chiese nella società neerlandese?
I neerlandesi vorrebbero
che le chiese giocassero un
ruolo importante nella società, anche se ritengono che
le chiese occupano sempre
meno spazio nella loro vita
personale. È quanto risulta
da un rapporto pubblicato di
recente nei Paesi Bassi. Il
rapporto, pubblicato dalla
radio cattolica romana Kro/
Rkk, indica inoltre che, nonostante il fatto che il numero dei neerlandesi che si dicono credenti sia rimasto
stabile, il numero di coloro
che vanno in chiesa non cessa di diminuire.
Le chiese, aggiunge il rapporto, anziché essere considerate come vitali per la religione, vengono percepite come istituzioni pubbliche che
giocano un ruolo costruttivo
nella società. Per circa il 65%
dei neerlandesi, le chiese sono una fonte seria di informazione nei campi politico e
sociale, più affidabile dei
media, dei sindacati, del governo o dei politici. Molti cittadini ritengono che la Chiesa debba esprimersi sulle
questioni politiche e sociali e
l’80% ritiene che essa debba
reagire di fronte al problema
della povertà.
Tuttavia il rapporto sottolinea anche il fosso crescente
che esiste tra l’interesse per
la religione e il numero dei
membri di chiese. Due terzi
dei cittadini neerlandesi si
considerano credenti, cifra
rimasta quasi invariata rispetto ad uno studio del
1979. Ma, secondo il rapporto, le chiese tradizionali non
sono capaci di trarre vantaggio dall’interesse che la gente coltiva nei confronti della
religione. Mentre nel 1966 il
67% dei neerlandesi era
membro di una chiesa, tale
percentuale è calata, lo scorso anno, al 47%, cioè una diminuzione di 100.000 membri l’anno. D’altronde, anche
se molti possiedono una
Bibbia, molto meno sono
quelli che la leggono.
Quasi la metà di coloro
che non sono membri di una
chiesa si dicono credenti e
ritengono che la religione
occupi un posto nella loro
vita. E il 96% delle persone
interrogate afferma con certezza che essi possono prati
care la loro religione senza
mai andare in chiesa. Bisogna quindi riconoscere, conclude il rapporto, che le
chiese hanno perso il loro
monopolio sul «mercato della religione». Il rapporto ricorda tuttavia che la fede cristiana resta un fattore importante nei Paesi Bassi.
Ogni week-end, due milioni di neerlandesi (su una
popolazione di 16 milioni)
vanno in chiesa. Inoltre, il
47% di coloro jche non vanno
mai in chiesa partecipa ad attività di volontariato, e tale
cifra raggiunge il 70% fra i
credenti praticanti. Solo il 4
per cento delle persone interrogate ritiene che la scomparsa delle chiese sarebbe
una buona cosa». (eni)
Nuovo attentato contro il Patriarcato
ecumenico di Costantinopoli
ISTANBUL — Una bomba a mano lanciata contro la s-j
del Patriarcato ecumenico a Istanbul, nella notte dal 2 a)3^*
cambre, ha provocato lo sdegno internazionale. Molti
3PpeH
sono stati inoltrati alle autorità turche affinché arrestino
autori di tale delitto. In un comunicato pubblicato il 3
bre scorso, il Patriarcato ecumenico ha annunciato che
bomba a mano era stata lanciata contro il Patriarcato, fac^
do un ferito grave, il prete Nektarios, e danneggiando la chisa e l’ufficio del patriarca ecumenico, Bartolomeo. «È diria
del Patriarcato, sottolinea il comunicato stampa, chiederei!,
questo momento una protezione legittima assicurata dalsj
sterna legale del paese in cui il Patriarcato vive e porta avanti
pacificamente le sue attività spirituali». D’altra parte, ilp.
triarcato esprime «la sua soddisfazione dopo la condann,
dell’attentato da parte del governo turco». Anche nel 1993 J
attentato aveva provocato danni, senza fare feriti. Due aim
prima, il personale del Patriarcato aveva scoperto due homi),
a scoppio ritardato nel cortile del Patriarcato.
Firenze: il ruolo dei cappellani militari
FIRENZE — Il 29 novembre si è svolto alla Casa per _
di Firenze un seminario, promosso da Pax Christi e dal S
tro studi economico sociale per la pace, su «Cappellani dì.
tari oggi e... domani». Dopo un’ampia discussione, ed
aver riconosciuto l’impegno pastorale di tanti cappellani militari, è stata espressa la convinzione che il servizio del cap.
pollano potrebbe essere svolto efficacemente da sacerdoti
«senza stellette», cioè non inquadrati nelle gerarchie militari,
sia per una maggiore libertà nell’annuncio evangelico, sia pei
una più chiara distinzione dei ruoli di fronte alTopinioje
pubblica. Nel corso dell’incontro è stato puntualizzatoii
compito dei cappellani di approfondire e illustrare le conizioni per cui un cristiano può in coscienza partecipare allaita militare, mantenendo la coerenza con il messaggio ev®.
gelico, ed è stata ribadita la necessità di un maggior impegno
delle chiese per un cammino sempre più determinato "
via della nonviolenza e della pace.
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Incontro tra Consiglio ecumenico
delle chiese e mondo pentecostale
GINEVRA — Incontro a Ginevra, mercoledì 12 novembre,
nella linea del progressivo avvicinamento tra le chiese del
Consiglio ecumenico (Cec) e U mondo pentecostale. Nellasede del Cec, i partecipanti a un incontro di studio sul movimento pentecostale promosso dall’Istituto ecumenicodi
Bossey, hanno incontrato responsabili del Cec per uno scambio di informazioni e un aggiornamento sulla situazioneeot
menica. Per l’Italia erano presenti i pastori Giovanni Traetóno. Massimo Loda e Ernesto Bretscher della Chiesa evangelca della riconciliazione. (nevhm]
irahca qn
lento pii
lartecipav
un «coUoq
le cantate ì
testi carie
non devor
no facendi
ascetici: il
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Cuba: Fidel Castro ha incontrato
il Consiglio nazionale delle chiese
osv/
L'AVANA — Non è solo con la Chiesa cattolica l’apert® '
del dialogo tra il governo cubano e i cristiani dell’isola. 1121
novembre scorso, i leader del Consiglio nazionale delle chia
se (metodisti, presbiteriani, battisti e riformati) hanno incontrato formalmente il presidente Fidel Castro per esporre alci
t’
>AUTR1
gio* è
ni segreta!
Uforme, \
ne difficoltà che le comunità evangeliche incontrano nellalo-^’^'^^^^nz
tante fra
ro testimonianza a Cuba. Tra i temi affrontati la richiestaii
costruzione di nuove chiese, la gestione degli aiuti interni-Pubto vi»
zinnali, i problemi sociali creati da prostituzione e ricorsoF'suoi va
all’aborto legale. Una dichiarazione ufficiale rilasciata al tet-Pp®’ fiV'
mine dell’incontro non fornisce dettagli ma riporta unafrastF ^^tancic
di Fidel Castro che ha affermato che «Cuba ha ancora bisO' ®niponeri
gno delle preghiere di tutti i cristiani». (mviè) J®rosa è I’
rtance, ere
■ A • J I* I* • I* Wvino, rr
Appoggio degli evangelici spagnoli *e da lu
alla richiesta dei protestanti del Cile ETiè!”
' mondo
MADRID — Appoggio totale degli evangelici spagnoli allaf
chiesta delle chiese protestanti del Cile che sono impegnate®
un duro confronto con il governo per ottenere gli stessi ‘*f|ferma,io
della Chiesa cattolica, nel quadro di una nuova legge che d» ¡¿orma" «i
vrebbe regolamentare i rapporti stato-chiese. Dopo una lette® * Gratta
aperta consegnata il 20 novembre all’ambasciata cilena a )gQ
drid dalla Federazione delle entità religiose in Spagna, giow tee il più »
, Ptotestani
27 novembre un’analoga lettera è stata presentata dall’,
za evangelica spagnola. Nella lettera, a firma del segretario
nerale Pedro Perez, è detto fra l’altro che «il diritto alla dif!'Ibne spier
sità non deve mai generare una diversità dei diritti, speci®' Stante rit
mente nel campo della libertà di pensiero e di fede». (nevlt»> p'
vi è n»
* nostra se
i«ccatric(
'®nani e, ir
essere
MANAGUA— Nuove tensioni tra protestanti e cattolici nic* ®particola
raguesi, dopo la decisione del ministro dell’Educazione di»®
bligare gli insegnanti, compresi quelli protestanti, ad assist®
alla messa domenicale. I responsabili protestanti del Nicart "■
si sono mobilitati contro una decisione del Movimento '
Nicaragua: crescono le tensioni
tra protestanti e cattolici
: Altri capi
icati al
Totesti
maggiora
insegnanti cattolici (Docan), appoggiata dal ministro dell’E**“ ^eressant
cazione, Humberto Belli, ebe obbliga gli insegnanti ad
alla messa domenicale. Il ministro ba deciso di estendere/"
obbligo a tutto il personale insegnante dipendente dal rtiip‘*
ro. È la seconda polemica scoppiata negli ultimi mesi hai P|:,
testanti e il ministro dell’Educazione: all’inizio dell’anno,
nistro aveva voluto imporre a tutte le scuole pubbliche un c“
chismo redatto dall’arcidiocesi di Managua. Già mini* j,
dell’Educazione nel 1991, Belli, marxista pentito che ogS}ì^
ardente militante dell’Opus Dei, aveva fatto bruciare m'?
di libri di testo dell’epoca sandinista, in particolare libri
ria. Tali libri sono stati sostituiti da manuali che presene
una versione «rivista e corretta», finanziati dal governo a
cano e che celebrano il ruolo degli Usa nella zona.
5
|)FNERDÌ 19 DICEMBRE 1997
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
0
¡2 Ut
' ^ dicen.
’Che un,
facen.
'ojachie.
«E diritto
“edere io
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■Ondano,
1 1996,no
Due anni
Prosegue a Milano l'esecuzione integrale delle cantate sacre di Bach
La morte nel colloquio con Dio
Eseguite dal massimo interprete contemporaneo; l'attesa serena dell'«ultimo
incontro» in alcune fra le più belle opere del grande compositore luterano
PAOLO FABBRI
Li
ari
A gioia dell’ultimo incontro, l’attesa serena e lumidelia morte è il tema del
concerto dell’ottava serie
jelle cantate di Bach a cura
J «Concerti del Quartetto»
jiMilano. Nella chiesa di San
pliciano, Philippe Her[vveghe ha diretto il 16 noiinbre orchestra e coro del
llegium Vocale di Gent.
tolto omogeneo il programiia di quattro cantate, tre
felle quali ispirate all’episoiio della resurrezione del fi
dal C ® ® riflessione sulla morte
lanimffl Japarte degli ignoti autori
“ e dn parte dalla prospet
“ilani resurrezione, ope
“ del c™ come miracolo nell’epi
sacerdì come prg
3 militan pethva certa da Gesù e rins ' Toposta con forza dall apo[olo Paolo.
lizzai visione della morte,
I rista nella luminosa prospetre alla! presso il Signo
gio evai P“cte essenziale della
imnom pratica quotidiana del movilato^S pietista a cui Bach
partecipava, esprimendosi m
Inn «colloquio con Dio» di cui
le cantate sono espressione. I
testi carichi di misticismo
non devono trarre in inganno facendo pensare a slanci
ascetici: il misticismo di Bach è condiviso con la famihiesedel |lia e la comunità dei creNellaseiul movilenicoi
no seanionefflii Traetìevangelnevimiì
Dvembie,
denti in uno stretto legame
con il mondo. Nella cantata
Bwv 26 lo scorrere del tempo
è rappresentato dal forte dinamismo dell’orchestra e del
coro, poi il soprano intona la
melodia con rapide crome in
cui si dipinge la metafora dello scorrere della vita come
l’acqua di un ruscello. Dopo il
recitativo in cui il declinare
della vita viene espresso da
dissonanze, viene una danza,
a torto definita «macabra»,
perché in realtà esprime una
visione profondamente escatologica. Il corale conclusivo
riprende il tema iniziale.
Seconda cantata la Bwv 95
«Cristo, che sei la mia vita»
(1723). Su un dinamico dialogo fra oboe e archi si leva il
coro che, sul secondo verso,
solo apparentemente tragico («Morire è il mio guadagno»), con straordinario senso drammatico inserisce una
pausa. Il tenore potrà poi
cantare l’immortalità donata
da Dio e lasciare il posto al
soprano con un recitativo che
si evolve in corale con dialogo
fra due oboi d’amore che ripetono alternativamente la
stessa flgura. L’aria che segue
mima con l’ossessiva ripetizione del verso Schlage doch
bald («Batti dunque presto»)
il suono della campana che
segnerà l’arrivo dell’ora beata
della morte. L’ultimo recitativo è del basso e chiude con
Similitudini con il caso italiano
ssere protestanti
nella Francia contemporanea
OSVALDO COÏSSON
apertili
ola. 1121 AUTRICE di questo saggile Ä ^ S’o* è stata per molti an10 incoi “i segretaria di redazione di
irrealen- Worme, per cui è molto a
nellalo- Noscenza del mondo prohiestai Stante francese, che in queintenii- *1° libro viene esaminato sotg ricorso ®isuoi vari aspetti, storico e
ta al ter- Sciale, quale si presenta oggi
jnafrasi n Francia, nelle sua varie
ara biso- ®*nponenti, di cui la più nu(nevlä *®rosa è l’Église réformée de
france, erede del pensiero di
invino, ma influenzata anohe da Lutero e dal mondo
ermanico e nordico e, d’alparte, dal puritanesimo e
W mondo anglosassone.
¡1, Da quattro secoli i prote’8“^. j toti sono rimasti fedeli alle
ilo- "®*'’““zioni dottrinali della
' 1 «ota «Sola Scriptura, So
ÌGratia, Sola Fide». «Soli
j |®o Gloria»: «A te la gloria»,
n > aM- ^ ceiebre cantico del
1 fotestantesimo, musicato
Questa afferma^ ^Hal- spiega l’attitudine proStante riguardo a Maria, ai
(nev anti, al papa. Verso Maria
™n vi è nessuna acrimonia,
^nostra sorella in umanità.
Peccatrice come tutti gli
^ani e, in conseguenza non
hb essere oggetto di un cullici tii^' ^particolare.
Altri capitoli del libro sono
Ubicati al comportamento
S protestanti in una Francia
^äggioranza cattolica, con
iell’E®^^ "Pressanti osservazioni talassiste olta espresse, quando il cadere W Con un certo umorismo e,
minis'®'
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Notizie
evangeliche
agenzia stampa
^bonamento annuo L. 60.000
"3 versare sul ccp 82441007
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(l^itiestato a Nev - Roma
fatte le debite proporzioni
perché i protestanti in Francia sono più numerosi che in
Italia, troviamo molte similitudini con il fatto di essere
protestanti in Italia: il fatto,
per esempio, di avere nomi
tratti da personaggi biblici
dati ai figli, anche se ora meno che in passato, in proporzione maggiore che non nelia
popolazione cattolica II battesimo, che pur essendo in
accordo con i cattolici e riconosciuto come un sacramento, per i protestanti non è un
passaporto per l’aldilà: un
bimbo morto senza battesimo è salvato per grazia. L’educazione religiosa, il catechismo, la confermazione, la
sessualità e ii matrimonio, la
morte, la preghiera, il culto,
le assemblee sono tutti atti liturgici che caratterizzano i
protestanti.
Interessante anche per noi
il capitolo: «Come distinguere un protestante a occhio
nudo?»: dalla croce ugonotta,
in particolare portata dalle
donne e diffusa anche fra i
protestanti in Italia, dai cibi e
bevande preferite e da una
certa terminologia, anche in
uso fra noi, attraverso alla
quale si riconosce protestante: consacrazione, culto, confessione di fede, diaconia,
diaspora, tempio, ecc.
I due ultimi capitoli sono
consacrati alla distribuzione
geografica del protestantesimo in Francia, alla demografia, alla stampa, all’organizzazione sinodale e teologica.
Seguono due pagine di bibliografia e alcune tabelle
statistiche. Opera interessante, naturalmente per chi abbia una certa conoscenza
della lingua francese.
(*) Ieanne-HélÈne Kaltenbach:
Être protestant en France aujourd’hui. Paris, Hachette, 1997,
pp. 234).
II direttore Philippe Herreweghe
un arioso, aperto aU’ultlmo
corale dominato dal violino
che canta la speranza.
Sullo stesso tema la cantata successiva «Chi sa quanto
è vicina la mia fine?» (1726),
che inizia con un corale più
recitativo a tre voci inserite
in un complesso impianto
orchestrale, cui succede la
prima aria in cui emerge una
citazione da Vivaldi. Il recitativo seguente vede la riproduzione del vibrare delle ali
per volare in cielo, cui segue
un’intensa partitura delTaria,
giocata sul contrasto fra il
basso, che impersona il credente, e l’orchestra impegnata in una sarabanda che
rappresenta il caotico mondo. Il corale chiude serena
mente la cantata evocando la
pace del Regno di Dio. Infine
la cantata Bwv 8 «Iddio mio
caro, quando morirò?» (1724).
Nel primo corale la melodia è
del soprano con l’appoggio di
un corno, sullo sfondo degli
oboi d’amore, incalzati dal
pizzicato degli archi, e dei
due flauti a riprendere le note, mimando il suono a morto
delle campane. La stessa atmosfera si mantiene nell’aria
successiva con il contrappunto fra il tenore che insiste sullo schlägt, il battito dell’ultima ora, e l’oboe d’amore, con
il pizzicato del basso. Il recitativo seguente si esprime le
immagini di paura, ansia, dolore, provocati dal giogo dei
peccato, mentre l’aria successiva è tutta una festa derivata
dalla presa di coscienza che
alla fatale soglia ci aspetta il
Signore con il suo amore,
espresso dal flauto che disegna limpido la sua trama; essa condurrà al corale di chiusura in cui, nella rappresentazione del Regno di misericordia, dolcezza, amore che ci
attende, il genio di Bach si dilata nell’immenso fino a implodere in un granello di polvere, suprema grandezza del
credente di fronte a Dio.
Difficile trovare le parole
per esprimere la straordinaria
esecuzione guidata da Herreweghe, salutata da applausi
particolarmente calorosi.
SCHEDA
L'utilizzo del canto corale
nelle composizioni bachiane
Le quattro cantate di questo concerto sono un ottimo esempio per comprendere la rivoluzione attuata
neila musica sacra da Bach,
che fece del corale l’elemento unificante della cantata e strumento di comprensione della Parola. La
forma del canto corale infatti si sposa bene con la
prassi assembieare delle
comunità riformate.
Non a caso il corale deriva
dalia ripresa di una tradizione di inni tardomedievale
(sia cattolica sia hussita)
con nuova musica e nuove
parole, a cui Lutero stesso
ha contribuito scrivendo parecchi testi. La cantata si iega a un preciso testo biblico.
che si collega al sermone e
alle preghiere in un’unica
espressione di fede nel culto, connessa al calendario liturgico che forniva una traccia tematica. Una rivoiuzione perfettamente in linea
con il «Sola fide» che è uno
dei cardini delia Riforma.
Lo schema liturgico attualmente seguito neile
chiese protestanti italiane,
pur con ossequio meno rigido al calendario e utilizzando un Innario elaborato
negli Anni 20 e rielaborato
negli Anni 60 (che riprende
in gran parte canti del SeiSettecento), resta il medesimo, con il suo rigoroso riferimento aila Parola in tutte
le sue parti.
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Frontespizio del «6 corali di Schübler» per organo
1ta.JÍ0u^„U'
Un'opera minore del filosofo danese, qui impegnato nel filone più ironico
Kierkegaard: «Nel vino vo' cercando arcane verità;
FRANCO CAMPANELLI
Tra i componimenti «brevi» di Soren Kierkegaard
ritroviamo piacevolmente,
per i tipi della Laterza editrice, In vino veritas*. Scritto
nel 1845, è «uno dei testi filosofico-letterari più seducenti
della modernità», come reclamizza il retrocopertina.
Nel prologo l’autore ci preannuncia (per bocca di un
giovane precettore): «Un libro cosi vale tanto oro quanto pesa, se esso arriva nelle
mani giuste» (pag. 4).
Kierkegaard, il burlone di
Copenaghen, come qualcuno
lo ha definito, è stato estremamente serio nei suoi proponimenti, sempre intensamente compreso dello scrutare il rapporto tra l’io e l’assoluto, nel sondare la relazione tra la finitudine umana e
l’eternità, pienamente involto nella situazione disperante
dell’essere, come entità separata dalla «potenza che l’ha
posto»; seppur angosciato da
questo profondo senso di disgiunzione, ha lasciato sem-.
pre aleggiare sulle sue carte
un «mistificatorio spirito burlone». In tal guisa si è burlato
delle ideologie dominanti del
suo tempo e non ha tralasciato di ingannare i suoi posteri,
quindi anche noi che lo leggiamo, barando continuamente sui propri sentimenti
e truccando ad arte i suoi
scritti. Come ha detto uno
studioso, per capire quella
che per lui rappresentava
l’insuperabile condizione allegorica dell’esistente, occorre rifarsi all’emblematico asserto dato nella «Postilla conclusiva ascientifica»; «Esistere, quando non s’intenda ciò
nel significato scadente, non
si può senza passione».
Kierkegaard ora si cela, ora
si rivela, per labili tracce, nei
vari personaggi evocati nei
suoi scritti. Indossa i panni di
Abramo, nel famoso episodio
Soren Kierkegaard
riportato nel capitolo 22 della
Genesi: l’ordine divino di immolare l’unico figlio Isacco.
Abramo conduce il figlio verso l’ara sacrificale: cammin
facendo Isacco gli chiede dove sia l’agnello del sacrificio,
«e Abramo disse; Dio prowederà un agnello per l’olocausto, figlio mio!».
Cosi, dice Kierkegaard in
Timore e tremore, la risposta
di Abramo al figlio Isacco «ha
la forma dell’ironia, poiché è
sempre ironia quando io dico
qualcosa e però non dico
nulla». Abramo fa quindi ricorso al senso ironico per
non dire una cosa falsa: «Egli
non può dire nulla, perché
ciò che sa non lo può dire».
Abramo è sul punto di sacrificare l’amato figlio ma, proprio in virtù della sua fede,
questi gli viene risparmiato.
Una marcata connotazione
allegorica permea In vino veritas, con la sua trama apparentemente semplice e la sua
logica ancora una volta ingannevole. Kierkegaard ha
rotto il fidanzamento con Regine Olsen, la sua amata, forse per caso, forse per paura
del matrimonio; fatto sta che
proprio questo episodio fondamentale nella vita del pensatore lo spingerà a interro
garsi costantemente sulla
donna e la sua essenza; e parlerà della donna affidandone
il mutevole giudizio ai commensali di uno strano banchetto dove tutti hanno il dovere di discettare ebbri di vino, «in vino», così che l’esaltazione renda più leggera la
parola, nell’insolita situazione, di fronte all’irrazionalità
del tema da sviluppare.
«La dialettica del pensiero
non contiene nei suoi quadri
l’irrazionalità esistenziale
dell’amore, la sua negatività
logica. La donna e l’amore
appartengono alla sfera della
vita e dell’immediato, antitetica alla sfera della riflessione
e della mediatezza. Inoltre
l’uomo, portatore dello spirito, ha come compito di essere assoluto, di agire in modo
assoluto, di esprimere l’assoluto, mentre la donna sta nel
relativo e nel finito, come nel
suo vero elemento» (Remo
Cantoni). Kierkegaard parla
attraverso la bocca dei commensali.e da uno di loro, Victor Eremita, ci viene spiegato: «Essere donna è qualcosa
di così strano, così misto, così composito, ebe nessun
predicato lo esprime e ebe i
molti predicati, nel caso uno
volesse usarli, si contraddirebbero a vicenda in tal misura che solo una donna potrebbe sopportarlo, anzi,
quel che è peggio, trovarsene
felice. Che essa in realtà abbia minor significato di un
uomo non è la sua disgrazia,
ancor meno se venisse a sa
i»
perlo, perché questa è una
cosa che si può sopportare,
né costituisce disgrazia che
la sua vita, così come era immaginata nella concezione
romantica, sia divenuta priva
di senso, cosicché lei in un
momento significa tutto, in
quello immediatamente successivo non significa niente
affatto, senza arrivare in alcun modo a sapere che cosa
essa propriamente abbia da
significare, e però non è questa la disgrazia, ma è essenzialmente questa, che non
può arrivare a saperlo, perché è una donna» ( pag. 68).
L’espressione è ardua e si
può comprenderla solo inquadrandola nell’insieme dei
discorsi (ora elogiativi, ora
apparentemente derisori)
che dispiegano la trama del
libro, e alla luce della problematicità esistenziale del pensatore: Kierkegaard è stato
incapace a cogliere il significato universale ed etico della
donna e del matrimonio, che
è la forma nella quale l’etica
concreta la sua essenza.
E tuttavia non finirà mai di
stupirci, lui che non potè arrischiarsi nelle «decisioni della finitezza», in una esistenza
scontata, magari nel ruolo
ordinato del buon padre di
famiglia, si è arrischiato nell’infinitezza, cercando di avvincere noi pure, ingenui lettori, nella contemplazione
della realtà che ci trascende.
(*) SOREN Kierkegaard: In vino
veritas. Bari-Roma, Laterza,
1997, pp. XL-105, £ 15.000.
Speciale Protestantesimo
giovedì 25 dicembre 1997
dalle ore 10 alle ore 10,45 su RAIDUE
Culto dì Natale in eurovisione
dalla chiesa riformata
del Santo Spirito in Parigi
6
PAG. 6
RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 DICEMBR^qq,
In due convegni a Santa Severa i battisti italiani si sono interrogati sull'otto per mille e sul ministero pastorale
Tra il sì e ¡I no, una via battista alPotto per mille?
Tra le diverse modalità di utilizzo delTotto per mille, che altre denominazione evangeliche hanno già definito, i battisti
potrebbero scegliere la via della «fondazione», aperta ad agenzie laiche, che operi in modo nettamente distinto daliVcebi
EMMANUELE PASCHETTO
IL Comitato esecutivo, organizzatore dei due convegni, ha affidato a due esponenti della Chiesa valdese e
della Chiesa luterana l’illustrazione della posizione delle rispettive chiese che accedono all’8 per mille (Opm)
con differenti modalità e ad
un laico e un pastore battisti
di esprimere il pensiero di
chi è contrario all’Opm.
Il Convegno è stato interessante, anche se è tornato ovviamente su argomenti a tutti
ben noti. L’unica novità è
scaturita dalla relazione del
pastore Spanu e dalle proposte in essa contenute. La discussione serrata e vivace è
stata caratterizzata da un clima fraterno, costruttivo, improntato a un profondo rispetto reciproco.
partecipazione alla spartizione della quote rimaste senza
indicazioni e l’esclusione del
finanziamento alle attività di
culto e al sostentamento dei
pastori. I proventi dell’Opm
sono destinati ad attività
umanitarie, culturali e sociali, e al 30% impiegati nel Terzo Mondo. L’ambito degli interventi non è limitato alle
opere valdesi e metodiste,
ma può includere altre chiese
evangeliche ed enti e opere
laiche che svolgano attività
analoghe.
Per il sì moderato
Il pastore Alberto Taccia ha
ricordato come la Chiesa valdese nella sua lunga storia
abbia dovuto attrezzarsi con
scuole, ospedali, istituti propri in tempi in cui ai valdesi
era vietato l’accesso a questi
servizi. Queste opere, ulteriormente sviluppatesi anche
dopo lo Statuto del 1848 che
concedeva parità di diritti alle minoranze religiose, costituiscono oggi un notevole
onere, sostenuto con forti
aiuti dalle chiese evangeliche
estere. Il Sinodo del 1991 deliberava di accedere alTOpm
con due limitazioni; la non
Per il sì senza limiti
Il fratello Riccardo Bachrach ha illustrato la posizione
della Chiesa luterana, da sempre favorevole alTOpm, anche in forza di una tradizione
secolare di sinergie tra stato e
chiesa tipica del mondo luterano. «Noi riteniamo - ha
detto Bachrach - di poter accettare i soldi che lo stato ci
mette a disposizione, e quindi anche l’Opm, perché siamo convinti che questi ci
spettino». Pertanto, nello stipulare le Intese con la Repubblica italiana, la Chiesa
luterana in Italia ha voluto
anche la parte «non espressa» deU’Opm, e con il ventaglio di destinazione il più
ampio possibile, compreso il
sostentamento dei ministri di
culto. Tanto più, ritengono i
luterani, che la costruzione e
la gestione di scuole, ospedali e altre opere sociali, avviene là dove lo stato è carente,
gli permette grandi risparmi.
Dal 5 all’8 dicembre si sono svolti a Santa Severa due
convegni indetti su mandato assembleare dal Comitato
esecutivo dell’Ucebi, il primo sul ministero pastorale e il
secondo sull'opportunità o meno di accedere come chiese
battiste al finanziamento pubblico delle confessioni religiose tramite l’otto per mille deU’Irpef Sia il primo che il
secondo convegno hanno visto una partecipazione ampia
e appassionata. Riportiamo in queste due pagine un articolo sulla discussione sull’otto per mille, ampi stralci delle
due parti della relazione introduttiva di Raffaele Volpe e i
due documenti licenziati dai convegni.
e si caratterizza per una spesa e una amministrazione più
oculata e onesta.
Per il no assoluto
Il fratello Maurizio Girolami ha affermato che TOpm
rientra nella logica concordataria, quella stessa che ha
portato all’inserimento del
Concordato nella Costituzione con la conseguente necessità di prevedere le Intese
con le altre confessioni religiose per tacitarle: Testensio
Alberto Taccia
ne delTOpm alle altre confessioni è una ricerca di complicità. Nostro compito dovrebbe essere riprendere con vigore la battaglia anticoncordataria senza imbavagliarci
ulteriormente e richiamare lo
stato alle sue responsabilità
nell’assistenza ai più deboli.
Per molti decenni abbiamo
avuto sovvenzioni dai nostri
fratelli americani, a cui siamo
grati, che ci hanno indirizzato sulla via dell’autonomia. Il
loro aiuto ci è stato dato in
nome del Padre celeste, vogliamo ora reggerci sulle nostre gambe e a nostra volta
aiutare altri sempre in nome
del Padre o preferiamo essere
tutelati e fare assistenza nella
logica del «santo padre»?
Se l’identità dei battisti si
caratterizza per il battesimo
dei credenti, il congregazionalismo e la libertà nei confronti dello stato occorre riscoprire cosa comporti la
scelta del battesimo, essere
disposti a incrementare le
contribuzioni per risolvere i
problemi finanziari, rivedere
i metodi di gestione di tutta
l’Unione, ridisegnare la diaconia, per esempio, con forme di cooperativismo e associazionismo non profit.
No, ma se dovesse
essere sì...
Il pastore Spanu, pur propendendo per il non ingresso
dell’Unione battista nel sistema delTOpm, ha messo in
guardia quanti pensano salvaguardare in questo modo
la «purezza» del battiamo, ricordando che la storia dei
battisti italiani è costellata di
compromessi grandi e piccoli. Si pensi, per esempio, all’accettazione di essere integrati nel sistema pensionistico del «Fondo clero».
«Quale indirizzo dobbiamo
imprimere alla nostra azione
di Chiesa - si è chiesto il pastore Spanu quello della
minoranza significativa o
quello della Chiesa alternativa? Attuare un principio di
verità e di autenticità che ci
impegni in compiti di servizio, di supplenza, di solidarietà e di capacità nel fare
proposte politiche, legislative
e sociali di valore o, partendo
dalla predicazione, passare
per la strategia, le scelte etiche, l’attuazione di una nuova spiritualità fino a prefigurare un nuovo modo di essere umanità, convincente nel
proporre squarci di un mondo alternativo all’attuale?».
Sollecitando a riprendere
con serietà la riflessione ecclesiologica il pastore Spanu
Maurizio Giroiami
ha prospettato, nell’ipotesi di
una scelta a favore deU’Opin,
una formula che salvaguardi
un’impostazione non privilegiaria. Ciò potrebbe avvenire
mediante la creazione di una
fondazione battista, come ente ecclesiastico distinto sia
dalTUcebi, sia dall’ente patrimoniale, che operi come Onlus, per esempio, nel campo
della protezione e della promozione del bene dei bambini. La casella Unione battista
dei moduli dell’Irpef potrebbe
contenere la dicitura: «Perla
fondazione x, in difesa dei
bambini». L’amministrazione
dei proventi delTOpm e di
quant’altro potesse esserle,
destinato sarebbe del tutto indipendente dagli organi, dai
bilanci e dai conti dell’Ucebi,
I partecipanti hanno trovato interessante e originale la
proposta e hanno chiesto al
Comitato esecutivo deU’Ucebi di verificarne la fattibilità,
I rapporto con Dio, con se stessi, con la famiglia, con la chiesa, con i colleghi e le colleghe, con la società
Tra crisi e contraddizioni, il ministero pastorale è in cerca di una ridefinizione
Il convegno sul ministero pastorale si è aperto con una relazione del pastore Raffaele Volpe i cui stimolanti passaggi introduttivi offriamo qui ai nostri lettori.
Il pastore/pastora è un soggetto nomade. Il pastore/pastora è anche un soggetto sedentario. Vive schiacciato
sotto il peso della metafora di
Abele e Caino. Abele è un pastore nomade che entra in
collisione con Caino che è un
contadino sedentario. Questa
collisione è la condizione del
ministero pastorale. Lo è spazialmente, il pastore emigra
da una chiesa all’altra, ma in
ogni chiesa stabilisce anche
la sua anagrafe. Lo è culturalmente, deve attraversare nella
sua emigrazione le diverse
culture, ma mostrando lealtà
alla cultura nella quale è chiamato a risiedere. Lo è teologicamente, il pastore/pastora è
continuamente messo in questione da Dio. ma ha sempre
un pulpito dal quale predica
la parola di Dio.
La crisi del ministero pastorale non è un evento contin
gente, ma è una condizione.
Il pastore/la pastora può superare la sua crisi solo a spese
del suo stesso ministero. Può
eliminare Abele e diventare
sedentario, edificare la città,
radicarsi, ma dovrà fare i conti con l’impossibilità di fondare teologicamente la sua
stasi, di arricchirsi attraverso
la multiculturalità ma, soprattutto, avrà difficoltà a legittimare la sua vocazione nei
riguardi delle chiese nelle
quali opera e a ricevere le motivazioni necessarie che stimolino il suo ministero.
Il pastore può anche eliminare Caino e diventare nomade. Ma con tutti i rischi
capovolti che abbiamo incontrato nel primo caso. Una
teologia «sfondata», una cultura superficiale, una legittimazione e motivazione estremamente deboli.
Dunque il pastore/la pastora debbono difendere la propria condizione di crisi. Finché c’è crisi, c’è speranza. Oggi credo che il problema non
sia tanto la crisi del ministero
pastorale, ma la crisi della sua
Canto comunitario a un’Assemblea dell’Ucebi
crisi; cioè il rischio costante
di un pastore che non sopporta la contraddizione intrinseca del pastorato, il suo
insuperabile stato di conflitto
di interessi, e quindi lo stress
psicologico al quale è sempre
sottoposto. Oggi quindi non
siamo chiamati a superare la
crisi del pastore/a, per il raggiungimento di una pace dei
sensi, ma siamo chiamati a
cercare i modi per proteggere
questa crisi.
Il pastore/pastora, questo
soggetto nomade e sedentario, incontra, o meglio entra
in relazione durante il suo
ministero, con diversi soggetti: Dio, se stesso/a, la propria famiglia, la chiesa, i colleghi e le colleghe, l’Unione, la realtà sociale. Diventa
quindi poliglotta, si specializza nel gergo di ogni relazione, che non va appiattita
sulle altre. La relazione con
Dio, per esempio, non può
essere sostituita dalla relazione con la chiesa, così come la relazione con la chiesa
non può essere sostituita
dalla relazione con l’Unione.
Il diventare poliglotta non è
automatico. Il pastore/pastora deve acquisire un atteggiamento da democratico
parlamentare verso queste
sfere; i diversi soggetti debbono far valere i propri diritti
senza sopraffazioni, tutto
all’interno di un instabile
equilibrio gravitazionale.
Il pastore Volpe ha affrontato
alcuni nodi delle relazioni che
il pastore intrattiene e ha posto
ai convegnisti alcune domande
che hanno costituito, insieme ai
materiali preparatori, la base
per la discussione in plenaria e
nei gruppi
Il rapporto con Dio: Il rapporto con Dio è elemento essenziale, ma può anche succedere che nell’attività pastorale lo si dia per scontato. Diventa una specie di propedeutica al ministero e si colloca sullo sfondo. Io credo
che se si potesse dipingere il
ministero pastorale, scopriremmo che Dio è molto spesso sullo sfondo... ma la crisi
della crisi del ministero pastorale non è forse dovuta
anche a questa posizione di
Dio? Non abbiamo costruito
troppe difese, non abbiamo
forse addomesticato troppo
la parola scatenata? Se il rapporto con Dio toma ad essere
in primo piano, non è automatico che gli alfri aspetti del
ministero pastorale ritrovino
la loro giusta collocazione?
Il rapporto del pastorela con
se stesso/a: Non è vero che av
viene costantemente una
identificazione assoluta fra
Tessere pastore e Tessere se
stesso? Ma oltre ad essere pastore sono tante altre cose.
Quali sono le occasioni nelle
quali io posso togliermi da
dosso i panni del pastore?
Che cosa c’è dietro l’idea: una
Fisioterapista diplomato C.T.O.
Esegue
Terapia riabilitativa ortopedica e neurologica
Linfodrenaggio, massaggi rilassanti. Specializzato
in problemi vertebrali (scoliosi, lombalgie, cervicalgie)
Partita IVA. Sedute a domicilio nelle zone di Roma:
S. Paolo, Ostiense, Carbatella, P.zza Navigatori, Poggio Ameno, Fiera di
Roma, Montagnola, Piramide
Renzo Spanu: tei. 0338/7392585, dalle 14 alle 21
volta pastore, sempre pastore? Io inviterei ad una riforma
linguistica: non io sono pastore ma faccio il pastore. Il
verbo essere ha la pretesa di
descrivere una condizione
naturale, il verbo fare descrive invece un’azione, dunque
una scelta, una re-azione alla
convocazione di Dio. Non dovrebbero i pastori vivere il
proprio pastorato consapevoli della propria fragilità? Il rischio del narcisismo come il
delirio di onnipotenza possono rosicchiare l'io pastore di
ciascuno di noi.
Il rapporto con la famiglia:
Nel ministero pastorale vengono coinvolti soggetti che
possono anche non condividere le scelte che informano
il ministero pastorale: quali
garanzie hanno le mogli e i
mariti dei pastori? Chi aiuta il
pastore a gestire questo difficile compito fatto di traslochi,
di mogli o mariti che lavorano, di figli? Non potrebbero
essere legate a questi fattori
materiali molte delle difficoltà attuali dei pastori/e? Ma
dove se ne parla e quando?
Il rapporto con la chiesa:
Non si può parlare del ministero pastorale senza parlare
anche delle chiese. È come
parlare di una coppia e della
sua crisi parlando solo del
marito o della moglie. È non
solo scorretto ma inefficace.
Il pastore svolge il suo ministero in una chiesa. Ma come
è questa chiesa? Possiamo
parlare dell’identità battista,
ma mai abbiamo parlato delle nostre chiese reali. L’autonomia, ad esempio, è un valore astratto o una pratica
delle nostre chiese? Il pastore
spesso vive in mezzo all’incudine della svalutazione del
suo ministero e il martello di
una richiesta di ministero carismatico. Si vuole da una
parte un pastore leadere
dall’altra si tende a non riconoscere l’autorità del suo ministero. Si può uscire da questa morsa dei due eccessi?
Il rapporto con i colleghi eh
colleghe: per quanto riguarda
il dialogo; non potremm»
avere incontri di tipo teologico ma anche altri più informali? Non potremmo avere
un bollettino di collegamento, magari una rete di collegamento via Internet, che sia
però anche spazio per il confronto teologico?
Il rapporto con l'Uniont'
Centrale è a tale proposito il
problema del riconoscimento da parte dei pastori della
legittimazione dell’Unione
per quello che fa. La legitd;
mazione dell’Unione non si
fonda forse sulla sua capa'
cità di mantenere le promesse, cioè essere garante della
regole comuni? Questa legif
timazione non pone d’alW
canto il pastore di fronte alla
necessità di interrogarsi sui
propri doveri?
Il rapporto con la socidH'
Che cosa vuol dire fare il P'
store in una società dove®
entrata in crisi l’idea del limi'
te, dove trionfa Tindeterffl|'
natezza, l’eclettismo. Fedoni'
smo, dove la pluralità si ttaj
sforma in frammentaziona^
Come fare il pastore in u”
società che non ti costrini
più a fare scelte radicali e da
cise, dove trionfano il privaU
smo e l’indifferenza? dot^
l’animo della gente camm^
più velocemente delle fotm
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In caso di mancato recapito si prega restituire
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Fondato nel 1848
SOLIDARIETÀ CON VILLA ELISA — Sabato 13 dicembre si è svolto a Villa Elisa il consueto tè natalizio organizzato dal centro Ywca-Ucdg di Torre Pellice, un’associazione femminile alla quale appartengono donne di confessioni e posizioni cristiane diverse. Unite dal desiderio di
seguire l’insegnamento di Cristo, di vivere l’amore del
prossimo e di approfondire il senso della propria responsabilità individuale e collettiva, le socie si impegnano ad
esprimere in atti concreti il proprio convincimento. Villa
Elisa porta questo nome in ricordo della generosa donazione fatta da Elisa Schalck fondatrice e prima presidente
deirUcdg in Italia. È una casa che ospita attualmente 15
persone che desiderano trascorrere periodi brevi o lunghi in
un ambiente familiare; attorno alla casa di via Angrogna 14
vi è un ampio giardino che consente agli ospiti di trascorrere momenti sereni in compagnia.
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VENERDÌ 19 DICEMBRE 1997 ANNO 133 - N. 48 LIRE 2000
Torna tra pochi giorni il
Natale, gioia dei piccoli
e dei grandi. Rivivremo la
dolce festa familiare, evocatrice di cari ricordi. Sarà, lo
voglia Iddio, una parentesi di
serenità nelle preoccupazioni
che fanno ressa intorno a noi.
Ma la lieta festività e i ricordi
d’infanzia non ci faranno dimenticare la solenne grandezza dell’evento.
Il Natale di Cristo divide la
storia del mondo in due parti,
che non combaceranno mai
più. Qualche cosa è avvenuto,
negli anni 1-30 della nostra
era, che si è iscritto per sempre nel cuore dell’umanità. Da
venti secoli abbiamo Cristo
nel sangue, e nulla mai ha potuto eliminare i germi di vita e
di inquietudine che egli ci ha
LA STORIA DIVISA IN DUE PARTI
NATALE
GIOVANNI MIEGGE
inoculati. (...) Da quando Cristo è nato, non possiamo più
essere pagani con serenità.
Possiamo essere buoni cristiani o cattivi cristiani; cristiani
che credono, cristiani che dubitano, cristiani che rinnegano
la fede; possiamo amare Cristo con passione, o tiepidamente, oppure odiarlo col furore di chi resta, nonostante
ogni sforzo, attaccato a lui coi
visibili legami: la sola cosa
che non possiamo fare è ignorarlo con tranquilla coscienza.
In un senso è fatale essere
cristiani; ma noi possiamo esserlo con lieta consapevolezza, o con docile, un po’ annoiata passività; possiamo
portare il nome di Cristo come il simbolo della più ambita e vivente distinzione, o come il titolo polveroso di
un’eredità preziosa e un po’
imbarazzante a cui non vo
gliamo rinunziare, ma neanche troppo sacrificare la nostra libertà: e anche questo
Natale potrà essere per noi la
festa dell’anima che celebra
la propria redenzione, o un
sommario di emozioni tradizionali e pii ricordi, potenziati dagli inni e idealizzati dalla
crescente lontananza, e nulla
più. Cioè non essere Natale.
Perciò si rivolge ancora a noi
il messaggio dell’Avvento:
«Preparate le vie del Signore! Addirizzate i suoi sentieri/». Fate che colui che viene,
che è più che mai vivo, trovi
le strade appianate e rettificate, e una vivente accoglienza!
(dagli Scritti pastorali di Giovanni Miegge raccolti da Claudio
Tron per una recente pubblicazione Claudiana)
Torino-Pinerolo
Autostrada di
nuovo in forse
L’intenzione dell’Anas di
non approvare il piano di interventi dell’Ativa potrebbe
mettere nuovamente in discussione le prospettive di completamento dell’autostrada
Torino-Pinerolo. L’Ativa aveva chiesto una proroga delle
concessioni autostradali fino
al 2030 per potere nel contempo intervenire in alcune opere
tra cui appunto la Torino-Pinerolo cui avrebbe destinato
164 miliardi. Pur con qualche
preoccupazione resta ottimista
il deputato pinerolese on.
Giorgio Merlo che punta a
una mediazione fra le richieste dell’Anas sulle concessioni e le proposte dell’Ativa:
«Ho chiesto al direttore dell’Anas, D’Angiolino, garanzie
sugli investimenti - dice Merlo - e in settimana è previsto
un incontro che spero decisivo
fra le due parti».
Intanto, sempre sul fronte
trasporti, va anche registrata
una presa di posizione del
Coordinamento pendolari della linea Torino-Torre Pellice.
In una lettera inviata ai parlamentari della zona i pendolari
lamentano la scarsa attenzione
dedicata ai problemi della ferj! rovia e alle proposte di stazione passante a Pinerolo e di
raddoppio del tratto SangonePinerolo. «Abbiamo l’impressione che nel Pinerolese domini ancora una cultura da “Anl ni Sessanta” - scrivono i pendolari -, quella cioè che privilegia il mezzo privato, l’automobile, quando ormai in altri
paesi europei, causa inquinamento, si sta da anni tentando
di intervenire per un rilancio
del trasporto ferroviario. Ora
pare che l’unico problema per
la viabilità pinerolese sia riniasto quello del l’autostrada!
Come se le migliaia di pendolari dovessero utilizzarla intasando ancora di più Torino e
la sue vie d’accesso. Vorrem; roo che gli amministratori
pubblici portassero avanti le
' Istanze del coordinamento con
Pari forza rispetto al tema
uall’autostrada».
Autogestione, occupazione e manifestazioni hanno coinvolto nei giorni scorsi anche gli studenti pinerolesi
I problemi prioritari sono quelli della scuola pubblica
________FEDERICA TOURN________
Sono stati circa duemila i
ragazzi che giovedì 11 dicembre a Pinerolo hanno manifestato contro i previsti finanziamenti pubblici alle
scuole private. Sull’onda dell’occupazione del liceo Mamiani di Roma, che è stato il
centro nevralgico della protesta dei giorni scorsi, anche gli
studenti del Pinerolese non
hanno voluto essere da meno
e hanno organizzato in molte
scuole dei giorni di autogestione o almeno delle assemblee di istituto per dibattere
della Finanziaria e dei problemi interni. Autogestione c’è
stata il 9 e il 10 dicembre al
Liceo scientifico, e così all’Istituto industriale statale
Porro e all’Istituto tecnico
commerciale e per geometri
Buniva, dove ha avuto inizio
il 10 e si è protratta fino al
12; al Liceo classico Porporato, invece, gli studenti hanno
optato per un’assemblea di
istituto in preparazione alla
manifestazione, rifiutando invece l’ipotesi di autogestione.
Tema cruciale della protesta, ilio miliardi che lo stato
si appresta a stanziare per la
scuola privata: è anticostituzionale, dicono i ragazzi, e citano con precisione l’articolo
33 della Costituzione («...enti
e privati hanno il diritto di
istituire scuole e istituti di
educazione, senza oneri per
lo stato»), calcando l’accento
su quel finale «senza oneri
per lo stato». Il punto è chiaro: «Non capiamo perché
vengano ignorati i problemi
strutturali della scuola pubblica, che negli anni ha avuto
solo tagli di bilancio e invece
vengano sostenute le scuole
private, che già fanno pagare
rette stratosferiche - spiega
Stefania, quinta A ragionieri
al Buniva, rappresentante di
istituto - poi magari aumenteranno le tasse scolastiche
alle scuole pubbliche, mentre
già ogni anno crescono i
prezzi dei libri di testo. Non
si pensa alle difficoltà economiche di molti studenti?».
Le scuole private vengono
poi criticate nel metodo:
«Spésso nelle private l’istruzione è sommaria ma gli studenti gli esami li passano
ugualmente», è il giudizio corale. Critica anche la preside
del «Porro», Maria Teresa
Miserere: «Sono contraria al
Pinerolo, il Liceo scientifico
finanziamento della scuola
privata perché credo nell’utiiità e nella correttezza delrinformazione oggettiva della scuola pubblica». Le fa eco
Elio Salvai, preside del «Porporato»: «Mi oppongo al finanziamento delle non statali
- ha detto - proprio in virtù
dell’articolo 33 della Costituzione citato dagli studenti».
Gaetano Leo, preside del Liceo scientifico, sull’argomento non si sbilancia ma afferma comunque di «capire le
ragioni degli studenti». Anche molti docenti sono stati al
fianco dei ragazzi nei giorni
scorsi, per discutere con loro
dei capitoli incriminati della
Finanziaria, dell’autonomia
scolastica, della riforma della
scuola e dell’università. «Abbiamo fatto autogestione anche per informare - spiegano
Denise e Gualtiero, che al
Buniva sono rappresentanti
degli studenti - il problema
maggiore è la mancanza di
materiale su cui documentarsi: abbiamo cercato informazioni sulla Finanziaria su Internet, ma ci sono 70 pagine
soltanto sulla legge, difficili
da capire». Rimproverano al
governo e alle istituzioni sco
Daniele T. era un giovane valdese impiegato come commesso presso
un’azienda torinese ed era molto apprezzato dai suoi datori di lavoro per la rettitudine e la serietà di cui dava prova. Nel
1847 fu chiamato sotto le armi. Cresciuto
in una rigorosa educazione evangelica,
da parecchio tempo temeva questo avvenimento: sapeva di doversi inserire in un
ambiente in cui i giovani «sognano soltanto piacere e voluttà», e l’anima sua
era angosciata nel timore del giudizio di
Dio se avesse offeso o trasgredito la sua
legge. Ma un suo amico gli confermò il
messaggio evangelico della salvezza per
grazia mediante la fede. Scrive Daniele:
«Il Signore si è degnato di benedire queste parole ed esse sono ora la mia sola
speranza di salvezza. Rendo grazia a Dio
per il bene che mi ha fatto e prego Dio
che si faccia conoscere a tanti peccatori
che ancora non lo conoscono».
Con questi sentimenti nell’animo il
IL FILO DEI GIORNI
DANIELE T.
___ALBERTO TACCIA
giovani parte militare e subito si guadagna la stima e l’affetto dei superiori per
la sua onestà e rettitudine, tanto che dopo circa un anno viene promosso sergente di fureria. Ma nell’agosto del ’48 l’armata piemontese, impegnata nella I
guerra di indipendenza, giunta sotto le
mura di Mantova deve battere in precipitosa ritirata. Daniele si ammala gravemente e viene ricoverato all’ospedale
militare di Tortona, dove aspetta la morte. Doloroso sacrificio per il suo cuore
morire solo, lontano dalle sue montagne,
lontano da tutti coloro che amava. Come
suo unico conforto la Parola del Vangelo
e le strofe di un canto che aveva ricopiato a mano: «Je vais enfin quitter la terre:
je vais enfin entrer aux cieux. Là tout est
paix, tout est lumière...».
Il giorno prima di morire un prete
vuole imporgli l’estrema unzione. Aveva
già perduto l’uso della parola, ma ebbe
ancora la forza di dire: «Lasciatemi in
pace, non voglio farmi cattolico». Gli fu
negata la sepoltura che come cittadino e
come soldato gli spettava. Il suo cadavere fu interrato fuori dal cimiteri, in un
campo lungo il ciglio di una strada.
Quando il fratello, chiamato d’urgenza,
giunse, era già tutto finito. Scrive la cronaca de L’echo dès vallées del 2 novembre 1848: «Colui in cui aveva creduto,
era con lui e non lo ha abbandonato
nell’ora suprema. Le promesse della sua
Parola furono la lampada che dissipò,
per il nostro giovane amico, le tenebre
della valle dell’ombra e della morte».
lastiche mancanza di chiarezza: magari hanno i mezzi, ma
non le informazioni necessarie per utilizzarli al meglio.
Non tutti però hanno apprezzato l’iniziativa o i modi
in cui si è svolta l’autogestione nelle scuole del Pinerolese.
«E un rito che si ripete - ha
commentato infatti il vicedirettore del Buniva, Bruno Marabotto - i ragazzi fanno autogestione ma non riescono a
dare vita a iniziative di lunga
durata». Delusa anche Ondina
Corsani, insegnante all’Itis:
«L’impressione è stata pessima: i gruppi di discussione
erano sparuti, molti ciondolavano in giro senza meta; forse
al di là dell’entusiasmo iniziale non hanno la capacità o la
voglia di affrontare i problemi. Trovo che questa autogestione sia stata un’occasione
sprecata». E i miliardi alla
scuola privata? «Va da sé che
noi insegnanti della scuola
statale siamo contrari». E allora come mai non c’è stata
qualche forma di mobilitazione anche dei professori? «Gli
studenti non ci hanno coinvolto - risponde Ondina Corsani
- e forse il fatto che solo
un’esigua minoranza di studenti fosse interessata al problema ha finito per scoraggiare gli insegnanti».
Adesso sono tornati tutti in
classe, a riflettere sul già fatto e sul da farsi o a prepararsi
per le vacanze di Natale. E
poi? «Si vedrà - dice Denise
- intanto aspettiamo le risposte del governo. In tutta Italia
siamo stati in tantissimi a
muoverci, e ora Berlinguer ci
deve una risposta». E conclude: «La cosa peggiore è che a
fare tutto questo sia un governo di centro-sinistra». Da
cui ci si aspettava ben altro.
Ultimo numero
Questo è l’ultimo numero
dell’anno. Saremo di nuovo
con voi il 2 gennaio 1998.
Auguriamo a tutti buon Natale e felice anno nuovo.
8
PAG. Il
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 19 DICEMBRE 19qt
veneri
Prali: anche quest’anno la neve è puntuale aH’appuntamento
TANTI INCENDI, TUTTI DOLOSI — Nelle ultime due
settimane sono stati una decina gli incendi che hanno richiesto un intervento da parte delle squadre di volontari
preposti allo spegnimento. In particolare ben sei interventi
sono stati necessari sul territorio di Villar Pellice e quattro
a Torre Pellice; in tutti i casi gli incendi sono partiti dalle
immediate adiacenze di strade asfaltate, una situazione che
lascia supporre si tratti di opera di piromani, spesso notturni. Dai dati in possesso del servizio forestale di Torre Pellice risultano percorsi dalle fiamme in tutto 20.000 metri
quadrati di territorio. La neve caduta a inizio settimana dovrebbe ora garantire un periodo di tranquillità per quanto
riguarda gli incendi boschivi.
PEROSA: COSTRUIRE INSIEME — «Costruire insieme» è
il titolo di una manifestazione che vede coinvolti gli enti locali e il Centro diurno per disabili ultraquattordicenni di Porosa Argentina dal 16 al 20 dicembre presso i locali della
Comunità montana. Una mostra fotografica del percorso di
integrazione con la scuola media, esposizione di lavori artigianali realizzati dai ragazzi, l’apertura dei laboratori al
pubblico sono alcuni dei momenti più importanti dell’iniziativa. Sabato 20 alle 15, nei locali del distretto Ausi, ci
sarà anche una tavola rotonda-confronto sull’esperienza e
sulle problematiche emerse.
INAUGURATA LA SCUOLA MATERNA DI BAUDENA
SCA — Sabato 13 dicembre è stata inaugurata la scuola materna di Baudenasca frazione di Pinerolo, alla presenza delle
autorità scolastiche di zona e del sindaco Barbero.
L’AIDO CHIEDE AIUTO — Nel corso degli anni molti hanno deciso di aderire all’Aido, associazione per il dono degli
organi, come segno di generosità verso il prossimo.
Un’iscrizione che consente in caso di incidente mortale di
poter trasmettere ad altri un segno di vita. Anche in vai Peliice ormai molti hanno potuto beneficiare di trapianti di organi grazie alla generosità altrui. «Purtroppo - lamentano
alTAido di Lusema - a fronte di tantissimi iscritti pochissimi sentono la necessità di dare anche un piccolo aiuto economico a sostegno dell’attività del gruppo per cui siamo ora
in una situazione di deficit. Eppure agli iscritti è chiesta una
quota di appena 1.000 lire prò capite annue...».
CONCERTO ALL’UNITRE — Nel «Concerto lirico» del 4
dicembre scorso per TUnitrè di Torre Pellice, il gruppo
composto da Daniela Pilotto, soprano, Sabrina Borlengo,
mezzosoprano, Gianluca Fasano, baritono, Antonella Fenoglio, pianoforte, ha proposto una scelta di brani d’opera di
Mozart, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Bizet, Lehar. L’alternarsi delle tre belle voci, tutte
molto espressive nell’aderenza ai vari personaggi, la diversità di espressioni e di .sentimenti, l’affiatamento fra i cantanti e l’ottimo accompagnamento al pianoforte hanno creato un piacevole pomeriggio musicale.
RACCOLTA FIRME DEGLI ANTIPROIBIZIONISTI —
Sabato 20 dicembre in piazza Verdi a Pinerolo, dalle 10,30
alle 17,30 si terrà una raccolta firme per le due leggi di iniziativa popolare per la legalizzazione delle droghe leggere e
per la depenalizzazione del consumo di droghe. La raccolta
firme e la conseguente campagna di informazione è promossa da: Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids), Forum droghe. Rifondazione comunista e Antigone (Associazione per i diritti e le garanzie). La raccolta delle firme per
le due proposte di legge continua inoltre presso le segreterie
comunali di Pinerolo, Torre Pellice, Lusema, Bricherasio,
San Secondo, Prarostino, Perosa, Villar Perosa, Pinasca,
San Germano, Barge, Bagnolo e None.
CONSIGLIO APERTO A PINEROLO — Su richiesta della
federazione provinciale di Torino della Confederazione nazionale coltivatori diretti, il Comune di Pinerolo ha deciso
di convocare per lunedì 22 dicembre alle 17 nella sala consiliare del Comune, un Consiglio aperto al pubblico al quale
sono stati invitati a partecipare oltre ai consiglieri comunali
anche i parlarnentari locali, i rappresentanti della Regione,
le associazioni politiche e sindacali. Nel corso del Consiglio
verrà affrontato il tema «La politica agricola in Italia».
SICUREZZA NELLE AZIENDE ARTIGIANE — Maggiore sarà la consapevolezza di tutte le componenti aziendali
dei rischi connessi alle attività lavorative tanto più saranno
tutelate la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro nelle
aziende artigiane. Con questa motivazione la Regione Piemonte, in collaborazione con l’ente bilaterale per l’artigianato piemontese, ha preparato un opuscolo informativo sui
contenuti e sugli adempimenti richiesti dalla legge 626/94,
che è stato presentato il 4 dicembre a Torino nel corso di
un seminario svoltosi all’Hòtel Sitea. L’opuscolo informativo è stato preparato da esperti e contiene informazioni
utili tanto agli imprenditori che ai dipendenti delle aziende
artigiane, illustra i vari meccanismi di protezione da adottare, i comportamenti da tenere e i rischi che si corrono nello
svolgimento delle diverse mansioni.
Proseguono gli incontri per il treno vai Pellice-Queyras
In treno verso Locamo
PIERVALDO ROSTAN
Lungo i suggestivi tornanti
della ferrovia intemazionale Domodossola-Locarno si
è consumato un altro atto della fase di studio di un possibile collegamento ferroviario
fra vai Pellice e Queyras.
L’Unione europea ha dato a
suo tempo Tok allo studio di
fattibilità garantendo anche le
risorse economiche; tecnici e
amministratori dei due versanti, costituito il cosiddetto
«comitato di pilotaggio» hanno alcuni mesi di tempo per
individuare ipotesi di tracciato, soluzioni tecniche, possibili impatti ambientali, ricadute economiche, ipotesi di
gestione e, non ultimo, costi
della costruzione.
Agli italiani e francesi presenti il direttore della ferrovia
«Vigezzina» Gian Attilio
Corti ha illustrato le caratteristiche deirimpianto: 52 km
di percorso compresi fra i 273
metri di Domodossola e gli
830 della quota massima,
pendenze massime del 60%o,
scartamento di un metro, 107
dipendenti per la parte italiana, quasi 600.000 viaggiatori
l’anno, dei quali il 65% di
traffico intemazionale. Un’esperienza inaugurata nel 1923
per collegare due parti di
Svizzera divise dalla punta
del Piemonte, grandi promozioni in tutta Europa per un
treno che di per sé, oltre alla
vicinanza col Lago Maggiore
rispetto al quale vi sono pac
Dalla cabina di guida del treno della Vigezzina
chetti turistici onnicomprensivi, rappresenta un motivo di
attrazione. «Questa ferrovia
rappresenta un indiscutibile
“motore” per lo sviluppo turistico della zona - ha affermato Ting. Corti -; nel corso degli anni questa linea ha rappresentato anche, a causa di
calamità atmosferiche, l’unico collegamento possibile fra
le valli».
Il contesto, rispetto a un
possibile collegamento italofrancese in alta vai Pellice è
comunque profondamente diverso, a partire dalle quote altimetriche, dall’orografia,
all’ipotizzabile impatto ambientale di una simile costmzione. Al momento manca
una qualsivoglia ipotesi di costo (e prima ancora di tracciato); e non è detto che, realizzato un progetto, si possano
trovare le risorse per la costruzione. La delegazione
Prospettive óe\ consorzio Acea
il____i_i_ Í*
Il consorzio Acea ha da
tempo stretto con il consorzio
Torino Sud e con il Cidiu di
Collegno una forma di collaborazione che dovrà portare
alla nascita, nel 2005, di un
impianto di termodistmzione.
Non tutti i rifiuti potranno finire in discarica, anzi attraverso un meccanismo di preselezione, di raccolta differenziata
e di minor produzione di rifiuti, solo ciò che non sarà più
riciclabile finirà all’inceneritore producendo energia.
L’Acea sta predisponendo
un piano di intervento per i
prossimi 8-10 anni, considerando che l’attuale discarica
del Torrione 2 nel 2002 andrà
ad esaurimento; si dovrà realizzare comunque un impianto di preselezione come filtro
verso il conferimento in discarica, e uno di compostaggio per raccogliere in modo
differenziato la frazione verde organica: il primo lotto di
lavori di questo nuovo impianto dovrebbe essere realizzato entro il 1999. Globalmente fra il 1998 ed il 2005
dovrebbero essere realizzate
opere nell’ordine di 100 miliardi, una cifra che può spaventare e che sarà sopportata
con vari mutui oltre ad interventi regionali e nazionali.
Ma tutto deve partire da un
minor conferimento di rifiuti
in discarica; «Oggi siamo circa a un 10% di raccolta differenziata - spiega ring. Marco
Avondetto, responsabile dell’
area ambiente dell’Acea -; abbiamo realizzato una prima
area di conferimento differenziato a Torre Pellice, le prossime saranno a Lusema e Pinerolo. Per riuscire a ridurre
la componente organica dei
rifiuti abbiamo anche provato
a diffondere fra i cittadini dei
compostatori domestici da
300 litri per gli scarti di cucina e la frazione verde. Devo
dire che l’iniziativa ha riscosso un gran successo tant’è che
abbiamo distribuito circa
1.200 contenitori. Se consideriamo che si raggiungono anche 300 grammi di scarti organici al giorno per abitante,
possiamo capire come questa
semplice iniziativa in realtà
toglierà dalla discarica un bel
quantitativo di rifiuti». E si
produrrà un compost domestico di prima qualità, specialmente se i cittadini avranno
cura di non mettere nei contenitori plastica o altre sostanze
inquinanti; il compost potrà
essere tranquillamente utilizzato nei giardini e per i fiori
di casa. La meta è comunque
quella del decreto Ronchi; arrivare a una raccolta differenziata del 35%; un ulteriore
passo è nato con il posizionamento di contenitori appositi
per i vestiti usati. Raccolti da
una cooperativa, verranno ripuliti e selezionati e rimessi
nel circuito commerciale in
paesi extraeuropei.
rochet
iSVbeille
Assicurazioni
ASSICURAZIONI
GRUPPO UAP rtALIA
AGENZIA GENERALE
Corso Gramsd, 2 - Torre Pellice - Tel. 0121-91820 - Fax 932063
francese, guidata come al solito dal consigliere regionale
Pierre Èymeoud e dal sindaco
di Aiguilles Félix Tonda, ha
mostrato una forte volontà di
andare avanti. È già stata
avanzata una prima ipotesi di
costo per la tratta Abries-La
Monta dove, secondo i francesi, la linea dovrebbe entrare
in galleria per uscirne al Pra;
con circa 45 miliardi la linea
dovrebbe essere realizzata a
dotata di segnalazioni e materiale rotabile. Sul versante italiano, a parte un logico collegamento con la ferrovia a
Torre Pellice, poco si è detto
sul percorso; ma i prossimi
mesi dovranno chiarire questi
aspetti, tutt’altro che secondari. In marzo dovrebbe esserci
una ulteriore visita guidata,
questa volta al trenino di Chamonix, ma nel frattempo il
progetto dovrebbe già avere
una sua definizione maggiore.
Pinerolo
Nuova sede
per il Cilo
In procinto di traslocare
nella nuova sede di fronte al
municipio, il Cilo (Centro di
iniziativa locale per l’occupazione) di Pineroìo ha convocato ia scorsa settimana gn
amministratori pinerolesi. I]
numero di persone che si sono
recate al Cilo è passato dai
2178 del 1993 ai 6823 dei primi nove mesi del ’97. Dunque
un indubbio successo dell’at.
tività, probabilmente destinata
ad aumentare con la nuova sede e soprattutto se si dovessero unificare la funzione di
collocamento con quelle più
genericamente informative
del Cilo. Intanto sembra destinato a mutare profondamente
il meccanismo dei lavoratori
socialmente utili. Le valutazioni effettuate, anche a livello regionale, sono mediamente positive; tutti gli enti pubblici si sono trovati ad avere
manodopera a bassi costi da
impiegare nelle mense, piuttosto che negli uffici o nella pulizia strade. Sono state comunque esperienze di «lavoro
vero», e non semplici forme
assistenzialistiche. Il problema si pone al termine del periodo di lavori socialmente
utili; che fare? In futuro è probabile che si chieda agli enti
pubblici di favorire in qualche
modo la creazione di posti di
lavoro stabili; la creazione di
società a capitale misto con
questi lavoratori a cui affidare
pulizie o altri lavori, potrebbe
essere una soluzione.
Un testimone a Torre Pellice
L'orrore nazista
12 dicembre, ore 10,30: le
luci del cinema Trento di
Torre Pellice si spengono e
sullo schermo, davanti a 200
studenti e insegnanti, rimane
un’immagine in bianco e nero: il volto pallido di Walerjan Wròbel, un ragazzo polacco di 16 anni.
Sul palco, Christoph Schminck-Gustavus, docente di
storia del diritto all’università
di Brema, inizia il suo racconto. Walerjan è uno dei due
milioni di polacchi trasferiti
nel Terzo Reich per essere
usati come forza lavoro al servizio dello sforzo bellico nazista. E tormentato dalla nostalgia per la famiglia. Tenta
di organizzare la fuga, ma per
lui si aprono le porte del carcere. Sullo schermo si susseguono le immagini dei documenti che lo studioso ha reperito negli archivi del tribunale
di Brema. La «perizia razziale» rileva che il ragazzo «non
appartiene al tipo nordico». A
questo punto, osserva l’oratore, la sentenza è già scritta.
Dopo un anno di terribile detenzione nel lager di Neuengamme, il processo. Scavalcando le già feroci leggi del
Reich, i giudici riescono a
motivare la condanna alla decapitazione, che viene e.seguita nel carcere di Amburgo il
25 agosto 1942.
Gli spettatori sono impietriti. La narrazione è stata tesa,
incentrata su una scrupolosa
ricostruzione dei fatti la cui
atrocità è emersa limpidamente. Ma chi è Christoph Schminck-Gustavus, questo tedesco che fa un viaggio di 1.900
chilometri in treno per venire
a raccontare ai giovani della
vai Pellice la storia di Walerjan? «Sono nato nel 1942 ci dice - e ho ricordi drammatici del dopoguerra. La sconfitta aveva lasciato rabbia e li
vore tra tanti ex militari. Un
mio insegnante veniva a scuola in divisa, sostenendo di non
possedere altri vestiti, e non
faceva altro che raccontarci
dei russi uccisi da lui. Ho poi
conosciuto persone che erano
state deportate e internate in
Germania. Un italiano, imprigionato a Brema, mi ha raccontato che per la fame cercava di mangiare la corteccia
degli alberi. Tutto questo contrastava con l’immagine che
avevo della mia città. Ho ricostruito queste vicende e le ho
raccontate nei miei libri. Penso che la guerra non debba essere-ridotta a dati statistici. E
meglio indagare su storie singole, che facciano capire a chi
non l’ha vissuta che cosa significa la guerra, che cosa fe
dell’uomo, come lo trasforma.
1 miei genitori non capivano
perché mi interessassi a questi
problemi. Dicevano che era
meglio dimenticare. Comprendevo le loro ragioni ma
non le condividevo. Non s>
deve dimenticare».
Come sono stati accolti *
suoi libri? «Il libro sulla stona
di Walerjan non è stato molte
venduto in Germania ma ha
suscitato interesse fra i gioveni - risponde Schminck-Gestavus -. Una delle conseguenze è stata la commemorazione di Walerjan. Gli sW'
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stessa aula del palazzo di g''*'
stizia in cui era stata emes*
la sentenza. Ho proiettato
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do: c’è ancora il chiodo
quale era appeso il ritratto
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CABMELINA MAURIZIO
Nel fare un bilancio delle
proprie attività nel corso
del 1997 TAdmo «Rossano
Bella» di Villar Porosa pensa
già al futuro e lancia per il
prossimo anno il progetto, già
attivato e messo a punto, di
una foresteria, localizzata a
Torino in via Cimabue 2, nel
nuovo villaggio Europa, intitolata «Admo-Aitf-Gianluca
Tolaro». Si tratta di un Centro di accoglienza per pazienti in regime di day hospital,
trapiantati o in attesa di trapianto con relativi familiari, e
per ammalati lungodegenti,
ricoverati presso vari ospedali
torinesi tra cui Molinette e
Ospedale infantile Regina
Margherita. La foresteria, secondo il progetto di Associamone donatori di midollo osseo, Regione Piemonte e Associazione italiana trapiantati
di fegato, promotrici del progetto, sarà un Centro di accoglienza senza fini di lucro,
presieduto da un comitato e
gestito da volontari.
Si prevede la realizzazione
di 50 camere, dotate ciascuna
di due letti, bagno e angolo
cottura, per offrire ospitalità e
allievare disagi a quanti ne
avranno bisogno, recuperando in cambio le sole spese vive di gestione. Il direttivo che
si occuperà della gestione del
progetto e dell’andamento
della foresteria-Centro di accoglienza, farà riferimento ad
un comitato formato da personalità cittadine, da rappre
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i£NERDÍ 19 DICEMBRE 1997
Delle ^lli \äldesi
PAG. Ill
Un progetto ambizioso per la donazione del midollo osseo
Un Centro di accoglienza
sentanti delle due associazioni fondatrici e di istituzioni
che prenderanno parte alla
costituzione del Centro. «La
necessità di poter disporre a
Torino di un luogo ideoneo
ad ospitare, sovente purtroppo per lunghi periodi, i pazienti di day hospital e i loro
parenti, nonché i familiari dei
lungodegenti - dicono i rappresentati del direttivo - è
ben comprensibile. Diventa
un’esigenza irrinunciabile se
pensiamo che nella maggior
parte dei casi si tratta di persone provenienti da località
lontane, sovente in condizioni
disagiate e sperdute in una
metropoli sconosciuta».
Secondo il progetto la foresteria, che dovrebbe poter
ospitare 50 nuclei familiari,
prevede un uso completamente autonomo e autogestito di
ciascuna situazione, tenendo
conto delle tante diverse esigenze dei ricoverati e dei loro
parenti, in quanto ad orari,
abitudini, alimentazione. Se
tutto procederà secondo il
progetto la prima parte della
foresteria dovrebbe essere
realizzata entro il luglio 1998,
la seconda entro il primo semestre del 1999. I destinatari
sono le circa 12.000 persone
che sono oggi in lista di attesa
per un trapianto di organi e di
tessuti, oltre alle migliaia di
trapiantati che sono costretti a
rivolgersi con frequenza a
centri ospedalieri, ma senza
risorse economiche tali da poter consentire loro la residenza in albergo. «Le famiglie
Esperienza rinnovata in vai Pellice
Bambini di Cernobil
anno secondo
LUCILLA BORGARELLO
Per il secondo anno consecutivo un gruppo di bamlini bielorussi è stato accolto
invai Pellice, dal 20 settem>re al 25 ottobre. I bambini,
di età tra gli 8 e i 14 anni, solo stati ospitati presso fami'lie di Angrogna, Luserna
San Giovanni, Lusernetta e
Torre Pellice. Di questa iniziativa è promotore l’associazione «Senza confini» di Pilorolo, sezione vai Pellice. I
lambini, accompagnati da
iin’interprete e da un’insegnante, hanno frequentato la
;óuola elementare di Airali a
'Usema San Giovanni. Le fa■niglie ospitanti e il comitato
promotore hanno organizzato
®che alcuni momenti di sva8p come gite, pomeriggi di
poco e di festa tutti insieme.
La cifra spesa per l’ospita
lità è stata di 22 milioni (escluso il mantenimento a carico delle singole famiglie)
spesi per il viaggio in aereo
(dei bambini e delle due accompagnatrici), l’assicurazione, lo stipendio per l’insegnante e l’interprete, l’acquisto di materiale scolastico.
Tutto questo è stato possibile
grazie alla collaborazione di
tanti cittadini della valle che
hanno contribuito partecipando alle varie iniziative organizzate dal comitato locale
oppure versando direttamente dei soldi sul conto bancario aperto presso la Cariplo di
Torre Pellice.
Ringraziamo pertanto tutti
coloro che ci hanno aiutato in
questo progetto di solidarietà.
Il progetto continuerà nel
tempo: infatti per il 1998 si
prevedono altri soggiorni, sia
in estate che nell’autunno.
la
chiuso al martedì
RISTORANTE
PIZZERIA
Pietro Micca, 4 - TORRE PELLICE
« 0121- 91.678
dei malati sono esse stesse
malate - ricorda il presidente
dell’Admo «Rossano Bella» come far finta di ignorare che
spesso si tratta di madri, figlie, mogli, compagne, che
hanno trascorso mesi, anni accanto ai loro familiari malati,
sedute su scomode sedie in
corsie di ospedale, senza potersi lavare, senza un pasto
caldo da consumare?».
Ci sarà particolare attenzione a stilare un regolamento di
gestione del Centro di accoglienza, privilegiando le situazioni di maggiore indigenza, puntando sull’umanizzazione e la socializzazione, facendo in modo che si crei un
dialogo tra ammalati e famiglie con problemi simili,
all’insegna dell’appoggio reciproco. È in progetto tra l’altro anche l’agevolazione nell’uso dei mezzi di trasporto
cittadini, con l’istituzione di
un bus navetta che colleghi il
Centro di via Cimabue con le
principali sedi ospedaliere.
Attualmente per la realizzazione del progetto sono già
stati accantonati 500 milioni
di lire, grazie al lavoro svolto
per la raccolta di fondi dalle
due associazioni promotrici.
Si prevede anche di garantire
il buon funzionamento del
Centro con il lavoro retribuito
di 2-3 operatori, ma ci si intende avvalere soprattutto del
contributo di tutte le associazioni di volontariato presenti
in molti ospedali cittadini,
che hanno già dato in linea di
massima la loro adesione.
Pinerolo
Di festa
teatrando
Ritorna da domenica 21 dicembre a Pinerolo la rassegna
«Di festa teatrando»; alla sua
terza edizione la manifestazione si fa forte delle passate
esperienze per proporre ai
bambini, ai ragazzi e alle loro
famiglie spettacoli adatti a un
pubblico che cerca non solo
occasioni di divertimento ma,
come dicono con chiarezza gli
ideatori (le compagnie «Nonsoloteatro» e «Teatro in cantiere») c’è anche l’obiettivo di
appassionare alle storie narrate suscitando emozioni e sorrisi e permettendo alla fantasia di mettersi in viaggio, attraverso gli stimoli della scena. Si comincia domenica 21
dicembre alle 16 all’Auditorium comunale di corso Piave
con «Nyna e Yann», della
compagnia «Nautai», dalla
fiaba di H. C. Andersen «La
regina delle nevi», consigliato
per una fascia d’età dai 5 ai
10 ànni. Si riprende a gennaio, domenica 11, con «L’
acchiappastreghe», liberamente ispirato a «Le streghe»
di Roal Dahl, dai 3 ai 10 anni,
con giochi di coinvolgimento
del pubblico e molta musica.
Domenica 18 sarà la volta dei
burattini della compagnia bergamasca «Daniele Cortesi»
che presenta ai bambini dai 3
ai 10 anni «...e vissero felici e
contenti». Ancora teatro di
animazione domenica 25 con
«4 fiabe in punta di piedi»
con la compagnia Assondelli
e Stecchettoni. Tutti gli spettacoli iniziano alle 16.
Gruppo di studio «Val Lucerna»
Parliamo di musica
con Giorgio Balmas
La sera del 5 dicembre, nella sala della Biblioteca valdese, il prof. Giorgio Balmas,
sovrintendente del Teatro Regio di Torino, ha intrattenuto
un folto gruppo di soci e di
amici del Gruppo di studio
Val Lucerna, trattando l’argomento «Parliamo di musica...
Esperienze di ieri e di oggi».
La conversazione, condotta
in modo meditato e brioso insieme, è risultata non solo
piacevole, grazie anche alle
doti di chiarezza e linearità
dell’oratore, ma altresì istruttiva: essa ha preso le mosse
dai primi inizi della ormai notissima e importante associazione «Unione musicale», nata per incrementare la cultura
musicale degli studenti torinesi; Giorgio Balmas ne fu
ideatore e organizzatore; le
successive tappe della sua attività di musicologo e orga
nizzatore sono state «Settembre musica», i «Concerti del
Lingotto» e ora la sovrintendenza al Teatro Regio, senza
dimenticare l’assessorato alla
Cultura di Torino, ricoperto
per più legislature.
Il pubblico è stato guidato
alla scoperta da un lato delle
situazioni, dei problemi e delle soddisfazioni sul piano personale vissuti da Balmas e
dall’altro a poter distinguere i
più vari aspetti e connessioni
tra il fatto prettamente musicale e i problemi d’ogni genere (per esempio quelli sindacali) che un’attività di questo
genere non poteva non incontrare. Sintesi forzatamente rapida, ma interessante ed istruttiva, anche per i non musicisti.
Al termine non sono mancati
interventi del pubblico, che si
è poi intrattenuto in conversazioni personali con l’oratore.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
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(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
V
E scomparso un amico della montagna
Giacomo Geymet
MARCO FRASCHIA
Una battuta circolava tra
noi giovani alpinisti
squattrinati: «Al Granerò Nino nel conto calcola anche la
data». Qualcuno, poi, sostiene anche di essere stato costretto a pagare la consumazione di una parte del pane
che, gentilmente, gli aveva
portato su al rifugio. Sono solo aneddoti, ma testimoniano
la popolarità e anche l’affetto
che Giacomo Geymet, meglio
conosciuto come Nino, aveva
tra quanti lo conoscevano.
Cresciuto alla scuola del mitico Vertù era piuttosto burbero, ma sempre pronto alla
battuta e soprattutto mai disposto a concessioni: in un
ambiente familiare come la
montagna fare concessioni significava non lavorare e per
lui il Granerò era un lavoro,
oltre che una passione durata
ventiquattro anni.
Si saliva sempre volentieri
al Granerò da Nino a farsi
maltrattare un po’ : per prima
cosa ti mandava a prendere
l’acqua al lago. Perché allora
i rifugi erano ancora rifugi e
non alberghi d’alta quota.
Con Nino è finita un’epoca,
anche per il rifugio Granerò:
dopo sono venuti l’ampliamento, T acqua corrente, la
luce elettrica, il telefono e
tante altre comodità, in mezzo alle quali il buon vecchio
Nino, forse, si sarebbe trovato a disagio.
Ma non c’era solo il rifugio
nella vita di Nino. C’era anche la squadra dell’hockey
club Val Pellice, la cui attività
ha sempre seguito prima con
dedizione poi con affetto, anche negli ultimi mesi, quando,
costretto ormai a letto dalla
malattia, seguiva con interesse le partite trasmesse da Ra
dio Beckwith. Quella stessa
radio di cui ascoltava i culti
(chi l’avrebbe detto) e alle cui
giornate spesso era presente.
Un’altra radio era sempre
accesa in casa di Nino: quella
ricetrasmittente, sulla frequenza dei rifugi; forse un
nostalgico ricordo della sua
passata attività, quando lo si
sentiva comunicare dal Granero con la bassa valle. Una
volta ritiratosi dall’attività,
stare in ascolto o intervenire
sulla radio era un po’ conti
Nino Geymet
nuare a partecipare a quella
vita di montagna di cui ormai
era in parte escluso. L’amico
Giulio, privo di telefono, era
il suo interlocutore giornaliero e non di rado li si poteva
ascoltare mentre facevano
conversazione o si mandavano vicendevolmente via etere
l’augurio della buona notte...
Avremmo voluto parlargli,
intervistarlo, fargli raccontare
qualcuna delle innumerevoli
storie che egli sapeva. Purtroppo Nino se n’è andato in
silenzio, in punta di piedi,
prima che potessimo rubargli
i suoi ricordi.
Scongiurata la chiusura di Rodoretto
Luzenac: 20 miliardi
per le miniere di talco
PIERVALDO ROSTAN
C9 è un futuro per la Luzenac Val Chisone; venerdì 12 dicembre, in Regione, è stato siglato un accordo
(poi sottoposto a verifica con
le maestranze) che definisce
le modalità di prosecuzione
dell’attività dell’azienda mineraria. La Luzenac fa parte si
una grande multinazionale, la
Rio Tinto, che fattura annualmente 16.000 miliardi.
Gli interrogativi sul futuro
della Luzenac sono sorti in
primavera, quando ci si è accorti che il nuovo sito di Rodoretto, anziché i 2 milioni di
tonnellate previste potrà garantirne meno della metà. A
quel punto l’ipotesi di chiusura della miniera e di tutta la
lavorazione sembrava concreta. La lunga trattativa, conclusa positivamente la scorsa settimana, ottiene invece la prosecuzione, per una quiindicina
di anni, dell’attività estrattiva.
L’azienda porterà a termine
investimenti nell’ordine di 20
miliardi: nel periodo ’98-’99
verrà completata la preparazione per la coltivazione della
nuova miniera Rodoretto nord
e sud, mentre rimarranno in
attività fino a fine ’98 Crosetto 1 e a fine ’99 Crosetto 2. Il
personale ora operante a Crosetto gradualmente andrà a lavorare a Rodoretto. «Abbiamo ottenuto anche l’assunziohe a tempo determinato di sei
persone - commenta Ledele
Mandarano, della Cgil - ; dopo tre mesi si verificherà l’andamento della produzione e se
non ci sarà Tincremento produttivo previsto si passerà al
sedicesimo turno per il sabato, però senza straordinari e
garantendo il riposo settimanale a chi lavora al sabato».
Resta probabile lo spostamento della sede da Pinerolo
a Malanaggio e una riduzione
di personale (col pensionamento di alcuni lavoratori) entro il 2000, quando si prevedono in tutto 100 dipendenti.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
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10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli %ldesi
Agosto 1997. Convenuti a Torre Pellice, molti membri delle chiese
evangeliche italiane ascoltano il culto inaugurale del Sinodo
La questione finanziaria
Una famiglia di 120
chiese in Italia
ANDREA RIBET
Come di consueto, alla ripresa delle attività ecclesiastiche in autunno si organizzano gli incontri dei cassieri e dei Concistori, si parla
dei bilanci delle chiese locali
e della Tavola, si pone il solito e annoso problema delle finanze della chiesa. Quest’anno le cose sono ancora più
complicate a causa della situazione generale e della situazione di incertezza economica e politica intemazionale.
La Tavola nella sua relazione inviata ai cassieri evidenzia una situazione al 31 ottobre ultimo scorso della cassa
culto particolarmente preoccupante. La situazione risulta
pesante per:
- il ritardo nel versamento
delle contribuzioni da parte
delle chiese sugli impegni assunti (530 milioni);
- il calo dei contributi e doni delle chiese sorelle all’estero;
- l’incidenza significativa
per oneri finanziari.
A causa del risultato di
molto inferiore a quanto preventivato, la Tavola è stata
costretta a limitare alcuni
progetti importanti, in primo
luogo l’adeguamento dell’assegno pastorale, nuovamente
rinviato. Anche la composizione del corpo pastorale si
sta modificando rapidamente;
in particolare il numero di
persone in emeritazione sta
aumentando e l’integrazione
al trattamento pensionistico
previsto dall’lnps a carico
della Tavola diventa sempre
più rilevante.
Che cosa c’è dietro le cifre
esposte? Più di 120 tra pastori, diaconi, e candidati in servizio attivo, circa 80 tra pastori, diaconi e vedove in
emeritazione, circa 10 dipendenti. Queste persone sono
impegnate nella cura pastorale di 120 chiese, con consistenze numeriche che variano
da più di mille a poche decine
di membri. neH’amministrazione della chiesa, in svariate
attività diaconali, in un ruolo
attivo di presenza evangelica
militante a livello nazionale e
internazionale. Se si pensa a
tutto il lavoro che viene realizzato, allora le cifre non devono più far paura ma diventano un attestato di testimonianza a di benedizione.
Allora: perché è importante
contribuire? Sicuramente c’è
una motivazione teologica:
vengono alla mente le parole
di Matteo 10, 8: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»; il primo passo
è stato compiuto dal Signore
verso di noi; per questo la nostra contribuzione è una precisa risposta alla chiamata
che ci è rivolta.
C’è anche una motivazione
contingente: quanto le chiese
valdesi, insieme a quelle metodiste, hanno fatto nel passato e stanno facendo nel presente è un contributo importante e qualificante a tutta la
società; la partecipazione e il
sostegno di tutti i loro membri diventa presupposto importante per affrontare le sfide future.
C’è anche una motivazione
di decenza: la maggior parte
delle contribuzioni viene utilizzata per il pagamento degli
operai della chiesa, come dicono le nostre Discipline:
dobbiamo fare uno sforzo affinché l’assegno pastorale sia
congruo al loro impegno.
Qualcuno potrà dire: c’è
l’otto per mille non è necessario contribuire. Non è vero!
E stata fatta una scelta precisa: i fondi dell’otto per mille
saranno destinati solo per
scopi umanitari e non per il
finanziamento dell’attività
istituzionale della chiesa e dei
SUOI operai.
Ma, allora: quanto si deve
dare? La Tavola ha dato una
indicazione: la contribuzione
alla cassa culto deve essere
personale, periodica e proporzionale al proprio reddito,
nella misura del 3%. In termini assoluti quanto fa? Non è
possibile dare una risposta; si
può, però, indicare un importo da considerare come contribuzione minima: stando a
statistiche ufficiali, il reddito
medio prò capite annuo in
Italia nel 1992 era di 20.952
dollari americani pari a circa
27 milioni di lire. Facendo
l’ipotesi che i membri della
Chiesa valdese facciano parte
della fascia sociale bassa, è
possibile ridurre alla metà il
loro reddito prò capite, cioè
pari a lire 13 milioni 500.000:
il 3% di tale importo è uguale
a 405.000 lire.
Se potessimo tendere a
questo traguardo, la contabilità della Tavola potrebbe essere veramente la contabilità
della speranza!
VENERDÌ 19 DICEMBRE
Natale non è la festa dei bambini e del buonismo
Per la nostra libertà di credenti
PAOLO RIBET
«Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò
suo figlio, nato da donna...»
(Galati 4, 4)
Ancora recentemente discutevo con alcune persone sulla
spiritualità delle nostre comunità e subito fu ricordato da
tutte come fosse bello quando, un tempo, in tutte le chiese si addobbava l’albero per il
culto di Natale e come sia triste il fatto che oggi questo
non avvenga più. Già, perché
ci è stato tolto l’albero di Natale? Saranno stati quei giovani (treni’anni fa) pastori della
contestazione, die amavano
mettere tutto sottosopra...
Io credo, e la sobrietà delle
parole dell’apostolo Paolo mi
guida in questo, che le chiese
cristiane si siano lasciate
espropriare di alcuni dei loro
simboli più belli. Tutti li hanno usati: la croce, la nascita...
i cristiani si sono rallegrati,
perché hanno pensato che così
si facesse evangelizzazione, si
aiutasse il mondo a arrivare
alla fede, e non si sono accorti
che in questo modo l’Evange
10 diventava bestemmia.
Francesco d’Assisi inventò
11 presepe per mostrare ai poveri, che non sapevano leggere, le scene dell’Evangelo di
Luca. Lutero disse ai genitori
di fare un dono ai bambini
(una mela, un biscotto) in modo che essi potessero comprendere quale dono ben più
grande Dio ci avesse fatto in
Gesù Cristo. Ma dov’è Cristo,
dov’è l’evangelo nei presepe
di plastica dell’ipermercato e
nei regali spesso inutili che
riempiono le vetrine e le case
in questi giorni? Dell’insegnamento di questi due maestri della fede abbiamo preso
la forma e lasciato andare il
contenuto, come spesso ci
succede in materia di fede.
Notate le espressioni di
Paolo. Egli sta discutendo in
modo molto appassionato con
quei cristiani che ritenevano
che la venuta del Cristo non
abolisse l’osservanza severa
dei decreti della legge di Mosè. Ebbene, egli dice, se essa
è necessaria per porci nella
giusta relazione col Padre,
non si comprende perché sia
stato necessario che Dio inviasse suo figlio; in realtà la
legge ci custodiva come un
precettore custodisce dei figli
minorenni, privi di ogni libertà, incapaci di decidere da
sé. Ma ora, prosegue Paolo, a
tempo debito, Dio ci ha donato suo figlio, nato da una donna, perché cambiasse questo
rapporto tra noi e lui: ora non
siamo più minorenni, tenuti
sotto tutela, incapaci di decidere. Ora, conoscendo la volontà di Dio attraverso Cristo,
possiamo compierla vivendo
nella pienezza della grazia e
della libertà. E la notazione
«nato da donna» non è messa
lì per farci intenerire al pianto
di un neonato, ma per farci
comprendere quanto grande
sia stato l’atto d’amore compiuto nei nostri confronti (Filippesi 2, 6-11).
Il Natale è dunque la festa
della nostra libertà di credenti, una libertà che Dio stesso
ha pagato per noi a caro prezzo: far diventare tutto ciò
(quando va bene) la festa del
buonismo, la festa dei bambini o di Gesù bambino (espressione a cui mi ribello) significa trasformare T Evangelo in
banalità e dei credenti adulti
Quale idea di Nataie?
in bambini sotto tutela. E allora, riprendendo quanto si
diceva aH’inizio, ritengo che i
cristiani debbano recuperare
la loro maggiore età, non lasciandosi mettere sotto tutela
da chi vuole trasformare la
fede in Cristo in una melassa
religiosa che va bene per tutte
le stagioni e che ha perso la
sua forza di liberazione e di
contestazione. Quando saremo ridiventati adulti, allora
farenao di nuovo l’albero di
Natale. E sarà molto bello!
Confessione di fede
Noi crediamo nell’eternità,
per questo liberiamo il tempo.
Noi crediamo nella santità,
per questo chiediamo perdono.
Noi crediamo nella giustizia,
per questo abbiamo pietà.
Noi crediamo nell’amore,
per questo adoriamo Cristo.
Noi crediamo in Dio,
per questo rispettiamo gli esseri umani.
Noi sappiamo ed abbiamo sperimentato
che il mondo è veramente salvato
dalla carità crocifissa,
per questo abbiamo nell’animo una gioia pura,
indistruttibile, che nessun volgere minaccioso dei tempi
può oscurare.
Noi crediamo che il Regno eterno viene ogni giorno,
per questo, senza attendere imperativi
di umani ordinamenti e rivoluzioni,
facciamo del denaro, dell’intelligenza e del cuore
strumenti di giustizia e doveroso servizio.
Noi crediamo in Cristo
nato e presente nella storia umana,
per questo crediamo nella chiesa,
non torre chiusa
ma centro irradiante di verità e di giustizia.
Noi crediamo in Dio Padre che è nei cieli,
per questo ci rallegriamo delle più piccole cose della vita,
per questo celebriamo commossi:
la cosa più semplice e umile,
il natale di un bimbo
che porta in sé
la luce di Dio. Amen.
Carlo Lupo
Un invito del Comitato del Collegio valdese alle famiglie
Studiare al Liceo europeo
È in mezzo a noi ormai da
166 anni, è un edificio che ci è
familiare ed è parte della nostra storia. Ma quanto sappiamo veramente del Collegio
valdese di oggi?
Ha senso che continui a esistere? Il Collegio è ora, come
nel pas.sato, un luogo in cui si
insegna a pensare e a riflettere criticamente. Questa capacità di impegnare e esercitare
la mente ha consentito ai vaidesi in ogni tempo di crescere
nella conoscenza della Bibbia
e di rafforzare la fede, dando
un senso alla loro vita. Oggi
ancora la capacità di pensare
è fondamentale ed è importante che i giovani se ne impossessino.
Che tipo di scuola è? Gli allievi hanno la scelta di due
corsi liceali: classico ed europeo e, nell’ambito di que.st’ultimo, fra l’indirizzo linguistico e quello giuridico-economico. In entrambi i corsi è dato ampio spazio alle lingue e
alle culture straniere. Queste
vengono studiate in aula, ma
soprattutto all’estero, mediante soggiorni presso scuole in
Svizzera, Francia, Germania e
Gran Bretagna. Gli allievi del
Collegio, dunque, si avviano a
diventare cittadini europei
aperti e versatili.
La retta di frequenza costitui.sce un ostacolo insormontabile? Un fondo borse di studio assegnate in base al reddito permette di agevolare la
frequenza dei corsi liceali.
Negli ultimi due anni il 30%
circa degli alunni ha goduto
di una borsa di studio che ha
coperto il costo globale della
retta da un minimo del 35% a
un massimo del 70%. Anche
per i viaggi e i soggiorni studio all’estero sono previste
agevolazioni finanziarie.
Quanti allievi frequentano
attualmente il Collegio e da
dove provengono? La metà
circa degli 85 allievi che frequentano l’anno scolastico in
corso proviene dalla vai Pellice; Fai tra metà ha provenienze
diverse, come Perosa Argentina, Bagnolo, Vigone e None.
Che cosa pensano gli allievi
della loro esperienza di studio? Questo è il parere di Sara
Tron e di Matteo Genovesio:
«Studiare al Collegio valdese
è impegnativo, ma nello stesso tempo divertente e interessante perché vi è un’apertura
a livello europeo. La scuola ci
dà una preparazione adeguata,
di cui vorremmo sottolineare
le lezioni tenute da docenti di
madrelingua straniera e i
viaggi studio all'estero che
costituiscono un’esperienza
formativa e educativa».
E per chi proviene da un’altra città? Il Comitato sta verificando la possibilità di predisporre il vitto e l’alloggio
presso la Foresteria o presso
famiglie di Torre Pellice.
Il Comitato
del Collegio valdese
Questa pagina
Chi siamo, che
cosa facciamo
flAI
MARCO ROSTAN
Abbiamo raccolto in que.
sta pagina alcuni brani
tratti dalle circolari ai membri
di chiesa in distribuzione pet
Natale nelle varie comunità:
la meditazione di Paolo Ribet
per il «Vincolo» di Pinerolo
da cui è tratta anche la bella
«confessione di fede» di Carlo Lupo; una lettera del Comitato del Collegio di Torre Pellice, ripresa da tutte le circolari, che intende far conoscere
meglio la realtà di questo istituto e soprattutto favorirne la
frequenza da parte di ragazzi
e ragazze delle Valli; un articolo di Andrea Ribet sulle finanze, argomento sempre dolente soprattutto perché in varie chiese l’impegno contributivo viene sostenuto in modo
adeguato e responsabile da
una piccola parte dei membri
di chiesa, mentre spesso quasi
la metà di loro non versa alcuna contribuzione.
«Ecco quello che siamo e
che facciamo»: questo potrebbe essere il titolo comune di
queste circolari, tuttora pei
molti valdesi unica forma di
rapporto con la chiesa. Siamo
certamente protestanti e infatti ogni circolare inizia con
una meditazione sulla Parola:
«La lucerna» della vai Geimanasca propone una riflessione biblica del pastore Carlo
Gay, tratta da una recente raccolta dei suoi sermoni dal
1937 al 1978 pubblicata dalla
Claudiana; nella circolare della vai Pellice Bruno Bellion
ricorda la figura di Àbramo
come «colui che ubbidì e parti
senza sapere dove andava» t
si domanda, ripensando ai
centocinquant’anni trascorsi
da quando i valdesi sono stati
ammessi a godere dei diritti
civili e politici, se non abbiamo perso la consapevolezza
che animava Abramo, cioè di
non essere persone arrivate,
ma uomini e donne in cammino, cbe cercano di obbedire a
una vocazione.
Che cosa facciamo? Nelle
circolari di questo periodo natalizio, la parte principale è
costituita dalle notizie sulle
varie attività e sugli appuntamenti delle prossime settimat.
Moltissime riunioni: perla
scuola domenicale, i catechi;
smi, i vari quartieri, le corali,i
giovani, le recite, l’Unione
femminile, gli incontri ecumenici. E poi ancora i bazar, 1>
formazione dei monitori, attività scoutistiche, gli studi biblici e i culti, oltre che nelle
chiese anche negli ospedali di
Pomaretto e di Torre Pelli®
al Centro anziani di Perosa; d
banco libri, i concerti spesse
finalizzati a raccogliere fon®
per ristrutturare.
Appunto gli stabili e la lo®
manutenzione sono un’alW
delle periodiche preoccupi'
zioni: dal tempio di Pinerolo
al museo e alle vecchie scu®
le di Prali, per non menzioni'
re che due esempi di attui'
lità. «Insomma, si fa quel®
che si è sempre fatto», P®'
trebbe commentare un pasl^
re di cinquant’anni fa o C“
sfogliasse le pagine dei veC'
chi L'eco delle valli: e ve®'
nella sostanza. 11 che induo
a due commenti: da un li
questa continuità documei®
l’impegno e la partecipaz*®®
di tanti alla vita della eh® .
dall’altro segnala la diff®®^
a uscire dal tradizionale
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¡¡amo dunque al tempo di Naovunque culti, talvolta seraS concerti delle corali e dei
Mnpi giovanili, feste che vedali coinvolti in particolare i bamdello scuola domenicale. Sogloro spesso anche i protagoni^dei culti natalizi. Ma in questo
(liijifl di festa c ’è spazio anche
^la riconoscenza e il ricordo
confronti degli anziani, con
Wft', incontri amicali e pomerigiausicali nelle Case per anzia¡in modo che essi sentano an0 una volta di far parte di una
pia, grande, comunità.
agape — Dal 26 dicem)re al 1° gennaio campo inletgenarazionale «Senza tem>, con proposte di riflessioe confronto tra le genera¡¡oni, campo dunque aperto a
Itte le fasce di età. Dal 2 al 6
gennaio week-end teologico
iul tema della conversione.
2 al 6 gennaio week-end
»Donne e macchine», riflesàoni sulla tecnologia e la coloscenza scientifica.
CEVAA — Martedì 6 gennaio alle 15 al presbiterio di
forre, incontro con il Franco
Taglierò, membro del comitato esecutivo della Cevaa.
CULTO ALL’OSPEDALE — Martedì 23 dicembre
afle 16,30 culto natalizio
all’ospedale di Torre Pellice,
con Santa Cena, a cura della
chiesa di Angrogna.
ANGROGNA — Sabato
20 dicembre alle 20,45, nel
tempio del Serre, serata di
canti natalizi presentati dalla
corale e dai ragazzi della
luola domenicale e del pre^techismo. Martedì 6 genlaio alle 20,30 riunione quarierale a Buonanotte sul tema
conduttore del secondo ciclo
li riunioni «La storia valdese
Bel 150° anniversario della
Emancipazione»
BOBBIO PELLICE —
Venerdì 19 dicembre alle
20,45 spettacolo teatrale natalizio presentato dai bambini
della scuola domenicale. Sa20 dicembre alle 21, nel
tempio, concerto eseguito
dalla corale di Bobbio-Villar.
Domenica 21 dicembre alle
10,30 nel tempio, culto con la
partecipazione dei bambini
della scuola domenicale; alle
12,15, nella sala delle attività,
pranzo fraterno con la partecipazione di scuola domeniche, precatechismo, catechismo e comunità tutta. Siete
¡pregati di prenotarvi presso
Jeanne Charbonnier (tei.
957902) entro il 18 dicembre;
nel pomeriggio, giochi insieme. Giovedì 25 dicembre Natale del Signore: alle 10, nel
tempio, culto con Santa Cena
e partecipazione della corale.
Ricordiamo che il culto viene
anticipato alle ore 10. Domenica 28 dicembre, alle 10,30,
nella sala, culto in francese
presieduto dal past. Franco
Taglierò. Domenica 4 gennaio, alle 10,30, nella sala,
culto di inizio del nuovo anno
con Santa Cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 19 dicembre alle 20,30 riunione
quartierale agli Airali. Sabato
20 dicembre: alle ore 21, nel
tempio, concerto vocale e
strumentale del «Gruppo musica» a favore della ristrutturazione del tempio. Domenica
21 alle 10 nella sala Albarin
culto di Natale e festa dell’albero dei bambini della scuola
domenicale; la giornata proseguirà per i bambini con un
pranzo al sacco (offerto il primo), intrattenimenti e giochi
al pomeriggio e visita all’Asilo per eseguire alcuni canti; i
genitori potranno ripendere i
bambini alle 16; sempre domenica 21 a Bricherasio culto
alle 11 con celebrazione della
Santa Cena. Lunedì 22 dicembre, alle 20,30, riunione
quartierale a Bricherasio.
Martedì 23 dicembre alle 10
culto di Natale negli istituti e
celebrazione della Santa Cena. Martedì 24 alle 21 nel
tempio del Ciabas culto della
vigilia di Natale, con partecipazione della corale. Giovedì
25, Natale, alle 9 culto agli
Airali con Santa Cena, alle 10
culto nel tempio di San Giovanni con Santa Cena e partecipazione della corale. Domenica 28 dicembre alle 9 culto
agli Airali, alle 10 nel tempio
di San Giovanni. Martedì 30
dicembre alle 20,30 riunione
quartierale alle Vigne. Mercoledì 31 dicembre alle 21
culto di fine anno al tempio
di San Giovanni. Sabato 10
gennaio, alle 19, alla sala Aibarin, bagna caoda comunitaria, a favore della ristrutturazione del tempio. Prezzo lire
25.000; prenotarsi presso
l’Asilo o i pastori.
MASSELLO — Culto di
Natale alle 10 al Reynaud con
Santa Cena con la predicazione della pastora Peyrot.
FERRERÒ — Il culto di
domenica 21 dicembre sarà
curato dai ragazzi e dalle ragazze. Giovedì 25 il culto di
Natale si terrà alle 9 a Maniglia e alle 10,30 a Massello
con la partecipazione della
corale e in entrambi i casi con
Santa Cena; la sera alle 20,30
la corale, la scuola domenicale, il precatechismo e il catechismo propongono una serata di festa. Mercoledì 31 il
culto di fine anno è alle 20,30.
PINEROLO — Domenica
21 dicembre alle 10 culto e festa della scuola domenicale.
Giovedì 25, Natale, alle 10
culto con celebrazione della
Santa Cena. Domenica 28 culto alle 10. Mercoledì 31 alle
18,30 culto dell’ultimo giorno
dell’anno con cena comunitaria a seguire. Il culto del 1°
gennaio non avrà luogo.
POMARETTO — Domenica 21 dicembre culto nel
tempio a cura della scuola domenicale. Martedì 23 culto
all’ospedale alle 17,30. Mercoledì 24 culto natalizio ecumenico alle 16 presso il Centro anziani di Perosa Argentina. Giovedì 25 culto di Natale al tempio con Santa Cena e
partecipazione della corale; la
festa ai Cerisieri avrà luogo il
25 dicembre, alle 20. Il culto
di Natale all’ospedale avrà
luogo alle 9 con Santa Cena e
corale. Venerdì 26 festa di
Natale della scuola domenicale all’Inverso alle 15. Mercoledì 31 dicembre alle 22 incontro fraterno all’Eicolo
grande. Riunioni quartierali:
venerdì 2 gennaio alle 15
all’Inverso Clot, lunedì 5 alle
20 ai Masselli, mercoledì 7
alle 20 ai Pons, giovedì 8 alle
15 all’Inverso Paiola.
FRALI — Giovedì 18 riunione quartierale a Pomieri
alle 19,30, sarà presa in visione la videocassetta preparata
dalla Tavola. Domenica 21
incontro dell’Unione femminile a Pramollo alle 14,30: ci
si ritrova alle 13,30 al presbiterio per la partenza. Martedì
23 alle 14,30 la scuola domenicale si incontra al presbiterio per preparare i biscotti di
Natale. Mercoledì 24 alle 14
il coretto inizia il tradizionale
giro delle borgate, alle 21
culto della vigilia nella sala.
Giovedì 25 Natale alle 10,30
culto di Natale al tempio, alle
21 festa della scuola domenicale nella sala. Lunedì 29 il
coretto si incontra alle 17,30
per le prove dello spettacolo
di febbraio, alle 17 incontro
del gruppo teatro per assegnare le parti per lo spettacolo di febbraio. Riunioni quartierali: 9 gennaio venerdì alle
19.30 a Malzat.
PRAMOLLO — Domenica 21 dicembre culto dedicato
ai bambini della scuola domenicale; alle 14,30 visita
dell’Unione femminile di
Frali e incontro con Elsa Rostan che parlerà su «Katharina von Bora». Giovedì 25
Natale alle 10 culto con Santa
Cena e partecipazione della
corale. Domenica 28 dicembre alle 10 culto al presbiterio. Il 1° gennaio culto al presbiterio con Santa Cena. Riunioni quartierali: martedì 6
gennaio alle 20 borgate Ruata
e Bosi, mercoledì 7 alle 19,30
alle borgate Bocchiardi e
Sappiatti.
PRAROSTINO — Gio
vedi 18 alle 15 riunione quartierale alla borgata Gay. Sabato 20 dicembre alle 14,30
visita della corale all’istituto
per anziani Prealpi e visite
agli ammalati. Giovedì 25 alle 10 nel tempio di San Bartolomeo culto di Natale con
Santa Cena e partecipazione
della corale. Venerdì 26 dicembre alle 16 nella sala del
teatro Festa di Natale della
scuola domenicale e del precatechismo. Domenica 28 dicembre alle 9 culto alla cappella del Roc, alle 10,30 culto
a Roccapiatta. Giovedì 1°
gennaio alle 10 nel tempio di
San Bartolomeo culto di Capodanno con Santa Cena.
RODORETTO-FONTA
NE — Giovedì 25 culto di
Natlae alle 10 a Rodoretto
con Santa Cena, probabilmente in casa di Valter Tron.
RORÀ — Domenica 21 dicembre alle 10 nella sala del
teatro culto animato dai ragazzi della scuola domenicale. Giovedì 25 alle 10 culto di
Natale nel tempio con celebrazione della Santa Cena e
partecipazione della corale.
Domenica 28 dicembre alle
10 culto nella sala Morel. Lunedì 29 dicembre alle 20,45
nel tempio concerto corale
organizzato dell’amministrazione comunale, in collaborazione con l’assessorato alla
Cultura della Comunità montana, canterà la Badia corale
diretta dal maestro Pizzardi.
Da giovedì 8 gennaio riprendono gli incontri di studio biblico alle 20,30 alla sala Morel: gli incontri avranno cadenza quindicinale e l’argomento sarà deciso durante
l’incontro dell’8 gennaio.
SAN GERMANO — Venerdì 19 dicembre l’Unione
femminile organizza un incontro prenatalizio delle sorelle nella sala delle ex scuole. 11 programma prevede giochi, tè, scambio di doni. L’appuntamento è per le 14,30.
Sabato 20 la banda musicale
di San Germano e la corale
valdese offrono alla popolazione un concerto di musiche
natalizie in piazza a partire
dalle 20,30. Domenica 21 il
culto delle 10 è a cura della
scuola domenicale che rappresenta una serie di quadri
sotto il titolo «Un re per Israele». Martedì 23 all’Asilo festa
di Natale con un culto preparato dagli ospiti. Giovedì 25
alle 10 culto di Natale nel
tempio con Santa Cena. Domenica 28 oltre al culto delle
10 vi sarà un culto serale alle
20.30 con Santa Cena, preparato da un gruppo della comunità. Fino al 28 presso l’Asilo
dei vecchi esposizione di arti
gianato artistico e tante idee
natalizie dalle 14 alle 17,30.
Non ci saranno il culto del 31
dicembre e del 1° gennaio.
SAN SECONDO — Venerdì 19, ore 10, culto natalizio per gli anziani di Casa
Turina. Mercoledì 24, ore
20.30, festa della scuola domenicale nella sala comunitaria. Giovedì 25, alle 10, culto
di Natale con Santa Cena e
partecipazione della corale.
Mercoledì 31 dicembre, ore
20.30, culto liturgico con
Santa Cena.
TORRE PELLICE — Sabato 20 dicembre alle 14,30
alla Foresteria valdese Festa
di Natale della scuola domenicale. Domenica 21 dicembre alle 10 nel tempio del
centro culto con scuola domenicale e precatechismo; alle 15 pomeriggio comunitario
con partecipazione della corale, dei coretti e del gruppo
flauti, al termine tè in Foresteria, chi desidera offrire
delle torte può farlo all’inizio
del concerto. Mercoledì 24
dicembre alle 21 nel tempio
dei Coppieri culto con Santa
Cena e partecipazione del coretto. Giovedì 25 alle 10 nel
tempio del centro culto di Natale con la corale. Domenica
28 dicembre alle 9,30 culto ai
Coppieri, alle 10 culto al centro, alle 10,30 culto agli Appiotti con Santa Cena. Mercoledì 31 dicembre alle 18 nel
tempio del centro culto con
Santa Cena. Riunioni quartierali: martedì 6 gennaio all’Inverso, venerdì 9 alla Ravadera. La scuola domenicale riprende il 10 gennaio, il precatechismo il 9. Lunedì 5 gennaio, e nei tre lunedì successivi, alle 20,45 al presbiterio,
discussione sulla bozza sinodale suH’ecumenismo.
VILLAR PELLICE —
Venerdì 19 alle 15 festa di
Nalate alla Miramonti. Domenica 21 dicembre alle 10
Festa dell’albero della scuola
domenicale nel tempio e culto animato dai bambini. Alle
21 sempre nel tempio concerto natalizio delle corali valdesi della vai Germanasca con
la partecipazione del coretto
di Villar Pellice. Giovedì 25
alle 10 culto di Natale con
Santa Cena, partecipa la corale di Bobbio e Villar Pellice.
Mercoledì 31 dicembre alle
20.30 culto di fine anno con
Santa Cena: durante il culto
verranno ricordati gli atti liturgici della chiesa durante il
1997. Lunedì 5 gennaio alle
20.30 festa per i bambini della scuola del Teynaud, tutti
sono invitati a partecipare.
VILLAR PEROSA —
Domenica 21 dicembre alle
10 culto al tempio, segue
pranzo comunitario e alle 15
festa dell’albero nella sala.
Martedì 23 riunione quartierale a Dubbione alle 20,30.
Mercoledì 24 veglia natalizia
a Vivian alle 20,30. Giovedì
25, Natale, culto alle 10 nel
tempio, con partecipazione
della corale e dei trombettieri.
Mercoledì 31 culto di fine anno alle 20 al convitto. Non ci
sarà il culto del 1° gennaio.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 19 dicembre alle 14,30 ai Trossieri, alle 20 al Serre Marco,
martedì 23 alle 20 alla Roccia. Mercoledì 24 culto al
Trussan con Santa Cena. Giovedì 25 Natale culto ai chiotti, con Santa Cena, predicazione di Sergio Rostagno,
partecipazione della corale.
Venerdì 26 alle 10 incontro
consueto a Villasecca con
canti e recite della scuola domenicale, del catechismo e
canti della corale. Sabato 27
alle 21 grande concerto natalizio delle corali del circuito
al tempio dei Chiotti. Mercoledì 31 dicembre alle 20 culto
di fine anno ai Chiotti con
agape fraterna. Domenica 4
gennaio alle 10 culto di inizio
anno con Santa Cena.
Radio Beckwith Evangelica
(fm 91.200 e 96.500)
trametterà, giovedì 25 dicembre, alle ore 10
il culto di Natale in diretta
dal tempio valdese di Torre Pellice
12
PAG. VI
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 19 DICEMBRP i
A colloquio con Hugo Gönnet e Dario Miclielin-Salomon
«Puntare solo sulle nostre forze»
(dalla nostra inviata)
FEDERICA TOURN
Una fila di case basse, con
il tetto piatto perché certo qui la neve è un fatto eccezionale; abitazioni semplici,
con il giardino davanti e
campi a perdita d’occhio.
Siamo in Uruguay, a Colonia
Vaidense, una cittadina di
3.500 abitanti, 5.000 se si
contano i contadini nei dintorni. I valdesi sono circa
3.000, 810 famiglie: «Sono
qui da tre anni - racconta il
pastore di Vaidense, Hugo
Gönnet - e ancora non sono
riuscito a visitarle tutte».
Inutile dire che i cognomi
riportano quasi tutti alle nostre valli: sulle insegne davanti ai negozi leggi Gardiol,
Malan, Cougn e non è difficile conoscere persone che si
chiamano come te o che, prima di emigrare con l’ondata
degli Anni 50, hanno conosciuto tuo nonno o i tuoi genitori. Tutti ricordano bene i
posti della loro infanzia, ricostruiscono a memoria le strade della loro borgata natia ma
l’italiano in genere non lo
parlano più e ti chiedono notizie in un piemontese che sa
parecchio di spagnolo.
La chiesa valdese di Colonia Vaidense festeggerà l’anno prossimo il centenario della sua fondazione: a febbraio
ospiterà il Sinodo (che è itinerante e si riunisce ogni anno in una località diversa, in
Uruguay o in Argentina) con
una grande manifestazione
collettiva («impariamo ad andare verso la gente», ammonisce il pastore Gönnet) in
occasione dei 150 anni dello
Statuto Albertino. Il 17 febbraio verso sera tutti si riuniranno nella piazza centrale, la
Plaza de la Libertad, in presenza delle autorità pubbliche, per condividere un .messaggio di libertà «perché il 17
febbraio parla di una libertà
che non riguarda soltanto noi
valdesi ma tutti quanti», ricorda il pastore Gönnet.
Certo la presenza maggioritaria dei valdesi a Colonia
Vaidense si nota subito: vicino alla chiesa c’è il museo
valdese, che potrebbe ricordare i musei delle nostre valli
se non fosse per la collezione
di punte di frecce degli indiani trovate dai primi coloni,
nella metà del secolo scorso;
predominano gli strumenti
agricoli, a testimoniare di una
cultura essenzialmente contadina (sul muro campeggia
una scritta: «Non hay mas
que una categoria de hombres
necesarios: los agricultores» e
ancora: solo l’agricoltura porta la vera indipendenza). Più
giù, lungo l’avenida ArmandUgon si trova il liceo valdese,
ora statale, e l’Hogar para ancianos, l’asilo per anziani,
che accoglie 106 persone provenienti da tutto il paese (la
retta è proporzionale alle possibilità economiche dell’ospite: l’Hogar prende la pensione dell’anziano e gli restituisce il 15% per le piccole spese). Fra gli ospiti ci sono molte persone nate nelle nostre
valli, fra cui il pastore Elio
Maggi, che qualcuno ha sicuramente avuto l’occasione di
conoscere durante la sua residenza «forzata» a Luserna
San Giovanni al tempo della
dittatura militare in Uruguay.
Nei 12 anni di dittatura, dal
1973 al 1985, la chiesa valdese ha infatti vissuto un periodo molto difficile: «1 pastori
avevano tutti la stes.sa visione
critica del regime e degli Stati
Uniti che lo appoggiavano racconta il pastore Gönnet ma in genere la gente accetta
Colonia Vaidense: il pastore Gönnet con I bambini
va la dittatura e si rifiutava
persino di sentire parlare della privazione dei diritti e delle
torture. Eppure ci toccava
sollecitare il permesso delle
autorità per ogni singola riunione, ogni nostro passo era
controllato, i nostri nomi erano scritti su ogni sorta di lista. Finché nel 1978 il Sinodo, con un ordine del giorno
votato all’unanimità, ha dichiarato formalmente di non
accettare intromissioni dallo
stato, ignorando le minacce e
le restrizioni del regime. La
“base” però in genere non ha
condiviso la posizione di fermezza assunta dalla chiesa».
Ancora adesso, racconta
Dario Michelin-Salomon, pastore della chiesa di San Salvador (che comprende le cittadine di Colonia Concordia,
Dolores, Paimira e Cañada
Nieto), all’interno delle comunità ci sono dei problemi
(foto N. Avanzini)
di disgregazione: «Cerchiamo di lavorare nelle comunità per combattere l’indifferenza di molte famiglie, che
spesso non mandano nemmeno i figli alla scuola domenicale». Le vocazioni al pastorato purtroppo scarseggiano
(negli ultimi anni la Facoltà
di teologia di Buenos Aires
ha registrato soltanto un nuovo studente) e i giovani si disperdono in cerca di lavoro.
Non manca qualche problema economico: l’ultimo Sinodo ha infatti accettato il
contributo offerto dalle chiese valdesi italiane per pagare
le spese più urgenti della
chiesa del Rio de la Piata, come le pensioni dei pastori
emeriti. «Ma è un esperimento che dovrebbe durare solo
tre anni - puntualizza il pastore Michelin-Salomon perché la chiesa qui vuole
puntare solo sulle sue forze».
Argomenti teologici e di attualità
I campi di Agape
per la fine delKanno
Ecco i campi che il Centro
ecumenico Agape propone
per le feste di fine anno. Il
primo è un campo intergenerazionale, dal 26 dicembre al
1° gennaio, per partecipanti
che abbiano più di 14 anni,
dal titolo «Senza tempo...»: si
parlerà di che cosa vuol dire
avere tempo libero (libero da
cosa?), a cui si agganciano le
domande sulla produzione e
sulla fruizione della cultura,
degli sport, del volontariato,
dei pensionati, dell’ascolto e
della creazione della musica;
e ancora del rallentamento
dei ritmi di vita, di studio e di
fatica, oltre che della memoria e di come coltivarla. 11 tutto in una cornice di scambio
di esperienze e pensieri tra
generazioni diverse.
Segue poi la proposta di
due week-end di studio dal 2
al 6 gennaio 1998: il primo
riservato alla relazione tra
donne e tecnologia, dal curioso titolo «La pentola di Amelia», e il .secondo di dibattito
teologico sul tema «Può l’Eterno chiamare al cambiamento?». Nel primo le donne
e la loro voglia di sperimentare e conoscere vengono paragonate alla famosa fattucchiera dei fumetti di Walt Disney,
e il suo pentolone diventa
simbolo degli esperimenti e
della chimica, del confine fra
.scienza, alchimia e magia; si
parlerà delle suggestioni cyborg e biotecnologiche che ci
offre questo fine millennio e
si faranno esperimenti pratici
con oggetti familiari che nascondono processi chimici
complessi. Il campo teologico
si incentra invece sul cambiamento, su come avviene questo processo: se per caso, per
volontà nostra o per volere di
Dio, pure eterno e immutabile. Che cosa significa leggere la fede come produttrice di rinnovamento? E Dio si
trasforma insieme con noi?
Queste sono alcune delle domande a cui si cercherà di dare delle risposte durante il
campo.
Per le quote di partecipazione ai campi e l’iscrizione
bisogna scrivere o telefonare
alla Segreteria di Agape, Prali
(To), telefono 0121-807514,
fax 0121-807690; e-mail Agape @perosa.alp com.it.
1 versamenti vanno fatti sul
ccp n. 20378105 intestato a
Agape Centro ecumenico,
10060 Prali.
Intervista al sindaco, Alberto Barbero, a un anno dalle elezioni
Pinerolo: i «patti territoriali»
DAVIDE ROSSO
Nel Pinerolese la situazione del mondo del lavoro
non è certo rosea. Il nostro
territorio è stato dichiarato a
declino industriale, eppure
esiste 0 potrebbe esistere tutta
una produzione artigianale,
agricola ecc., che con adeguati
strumenti e incentivazioni potrebbe svilupparsi e crescere.
Con il progetto dei «Patti territoriali», a cui le varie amministrazioni presenti sul territorio stanno dando la loro adesione in questi mesi e in cui
dovrebbero essere coinvolte
anche le organizzazioni e gli
operatori economici del territorio, si propone di trovare
dèlie forme di sviluppo che
siano innovative da un lato rna
che mirino dall’altro a ridare
impulso alle risorse già presenti in loco. Il «Patto territoriale» infatti, strumento previsto dalle normative sia italiana
che europea dovrebbe permettere di procedere a una programmazione negoziata fra le
varie parti sociali al fine di
promuovere nell’area interessata linee di sviluppo concordate e finalizzate al benessere
di tutto il territorio.
Pinerolo è un po’ il capofila
di questa iniziativa che sta
prendendo forma, e per questo
abbiamo incontrato il sindaco
Alberto Barbero. «Nel patto
territoriale - spiega il sindaco
- dovrebbero essere coinvolti
tutti gli enti pubblici presenti
sul territorio. Il patto poi va al
di là degli interessi dei singoli
Comuni e interessa tutta l’area
del nostro territorio. Un primo
risultato importante sarebbe
quello, al di là dell’accedere ai
finanziamenti, di imparare a
lavorare congiuntamente su
dei progetti partecipati e condivisi e non solo a livello di
programmazione amministrativa ma anche di coinvolgimento nei programmi di operatori economici, che su questo decidano di impegnare anche risorse. Nel Pinerolese,
l’avere da un lato il polo integrato di sviluppo e dall’altro
le Comunità montane che
puntano sullo sviluppo turistico attraverso i progetti presentati recentemente in regione fa
sì che tutto questo venga integrato in un unico progetto di
patti territoriali».
Pinerolo quindi riserva per
sé un ruolo primario... «Come
Comune di Pinerolo non ci
vogliamo porre come capofila
per contare più degli altri - ribatte Barbero -; la nostra consulenza tecnica e operativa va
piuttosto nel senso di fornire
un posto dove arrivino le ade
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Seconda edizione di «Città d'arte a porte aperte
Un'esperienza positiva
»
È un giudizio globalmente
positivo quello che emerge da
un’indagine condotta fra i
partecipanti all’iniziativa della Provincia di Torino «Città
d’arte a porte aperte». Dipanatasi dalla primavera all’autunno questa particolare rassegna ha riscontrato un indubbio successo di pubblico:
una stima sul numero di partecipanti porta a 70.000 i visitatori delle varie cittadine
della provincia coinvolte
nell’iniziativa; molti hanno
dichiarato, rispondendo a un
questionario appositamente
realizzato dalla Provincia, di
aver partecipato a molte delle
giornate di visita, mostrando
così di apprezzare la filosofia
dell’iniziativa.
Il Pinerolese è stato toccato
tre volte da «Città d’arte», al
capoluogo, a Perosa Argentina e a Torre Pellice e ha saputo ben mobilitarsi per accogliere i turisti. Turisti che per
ASSICrUJFe AZIONI
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
^asileseiamÆhmjÊ
Società collegata con gruppo
Banca Cange
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 10/A - Pinerolo
tei, 0121-794596-764Ó4
la maggior parte hanno mostrato, sempre secondo l’inchiesta condotta dalla Provincia a consuntivo, aspettative
culturali medio-alte: il 49%
dei visitatori aveva una licenza media superiore, il 23%
una laurea. Un quarto circa
dei visitatori che hanno risposto al questionarlo risultava
impiegato, il 17% pensionato
e ii 12% studenti. Molto presente anche un pubblico di
coppie con figli alle prese con
la classica «gita di famiglia»
come opportunità di svago
domenicale. E per il 70% dei
casi i visitatori si sono dichiarati soddisfatti di ciò che hanno trovato, del materiale informativo distribuito; qualche
critica invece alla disponibilità di parcheggi. Giudizio generalmente buono per la preparazione e la capacità delle
guide e degli accompagnatori
incontrati; le visite guidate
sono risultate «complete e ap
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della prossima rassegna:®*
esagerare con le proposte!
visite o di programmi.
La tipografia Subalpina di
Pellice, visitata dai turisti
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Ottica
Lenti a contatto
Laboratorio in sede
con il montaggio lenti computerizó^
Fotografia
LUSERNA S. GIOVANNI
Via Roma, 42
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iccompagnano la stagione
idda. Un antico rimedio
itro il raffreddore consi¡ava di scavare una rapa,
ipire la cavità con zuctro e prendere a cucchiaini
oppo che in poche ore
lima. Per curare bronchiti
eddori la medicina polare francese consigliava
fece di cuocere gr. 100 di
in un litro di latte, men!im po’ di rapa cruda, gratin mezzo alle altre verera consigliata a chi
va di acne. Date le acite proprietà rinfrescanti
d emollienti sono ricette
lili anche oggi come blandi
ierventi. La ricetta di oggi
tratta dalla cucina popolare
fcandinava.
Ingredienti per 4 persone:
'.400 di rape, gr. 200 di paté, 1 cipolla piccola, due
fflcchiai d’olio d’oliva, un
fizzico di semi di aneto, due
nicchiai di panna da cucina,
lispersivt piatirò cucchiai di fiocchi
Insomiiii l’avena, un po’ di sale, It. 1,
in voti
torte apef
xomanà;
inizzati
egna:
ropostei|
ni.
Procedimento: Sbucciate e
affettate finemente la cipolla, mettetela in una casseruola con i due cucchiai
d’olio d’oliva e fate cuocere
a fuoco molto basso, con il
coperchio. Pulite le rape e
tagliate le a pezzi, sbucciate
le patate e tagliate anche
queste a pezzi. Aggiungete
il tutto alla cipolla che ormai dovrebbe aver preso il
tipico colore traslucido. Aggiungete il sale e l’aneto e
1/2 litro di acqua calda.
Mettete il coperchio e lasciate cuocere il tutto, a fuoco basso in modo che bolla
ma molto dolcemente, per
20 minuti o finché le verdure non sono cotte. Il tempo è
determinato da quanto grandi saranno i pezzi di verdura. Per non farle cuocere
troppo io le taglio a pezzi
piuttosto piccoli, sia che
faccia cuocere la zuppa sul
potager che nel forno a microonde. Una variante possibile è quella di mettere la
rutabaga (sedano rapa) al
posto delle patate. Quando
le verdure sono pronte passatele, aggiungendo un po’
alla volta l’acqua calda che
avrete tenuto da parte. Mescolate per bene, rimettete
sul fuoco e, quando bolle,
aggiungete i fiocchi d’avena. Dal momento che la
zuppa alza il bollore fate
cuocere per altri 10 minuti
mescolando in modo che i
fiocchi d’avena si cucciano
in modo omogeneo. Spegnete il fuoco, aggiungete i due
cucchiai di panna da cucina,
mescolate velocemente e
servite. Se non potete servire subito, o decidete di farla
al mattino per la sera ricordatevi di aggiungere i due
cucchiai di panna solo prima
di servire in tavola. E una
zuppa gustosa ed energetica,
che piacerà sicuramente anche a chi non ama le rape.
si e utenti
ia di Idi*
■isti
^dto
IO perfettamente ragioni genitori della vai Peljche pubblicamente lao la chiusura dei conpediatrici. Le Rapprenze sindacali di base
Cub) dell’Ausl 10, cosi proprio in vai Pellianni denunciano la poniiope su cui si fonda la
a che ha determinato la
‘alone numerica delle
Ostenti aziende sanitarie.
'Olile hanno bene compre■^ittadini a cui sono stati
*^tti i servizi, essa consiool sostituire all’obiettivo
® prevenzione e della cura
del pareggio dei bilan®0el sostituire alla funzio*^iale dell’assistenza sapubblica le logiche di
joato, creando le premesse
^Ona sanità commerciale
otoga le prestazioni in ba^0 possibilità economiche
Jni singola persona (filoa che si evince perfetta‘0 dall’introduzione del
>ne «cliente» al posto di
l'Io»). Le logiche liberiste
*'ate al servizio pubblico,
j ® ^°niplicità dei sindaca► federati e nel caso speji .^che dei politici loca5^ '“?no i lavoratori e ar“anni enormi alta poitvi creano illusioni di
' aiigliori mentre pro
vocano una riduzione delle
prestazioni. Nell’azienda Usi
10 ciò non riguarda solamente il consultorio pediatrico ma
tutta la politica sanitaria territoriale, subordinata alle scelte
ospedalocentriche. Numerosi
altri servizi sono stati soppressi o depauperati, come ad
esempio i consultori familiari
in cui il turn-over dei medici
ginecologi provoca un forte
comprensibile disagio nella
popolazione femminile e un
sempre più marcato ricorso al
privato. Ci si chiede come sia
possibile sostenere una concorrenza tra la sanità privata e
la sanità pubblica quando deliberatamente questa viene
declassata alla serie B !
Forse allora non è sufficiente sperare che i propri figli non siano considerati come numeri o clienti di mere
prestazioni sanitarie, ma è necessario cominciare a lottare
affinché ciò non avvenga,
manifestando palesemente il
proprio dissenso, chiamando
in causa tutti coloro che hanno responsabilità di gestire la
salute pubblica e smentendo
quanti si ostinano a dire che
«tutto va bene» (così come
fece qualche mese fa il presidente della Comunità montana vai Penice, Giorgio Cotta
Morandini, in occasione della
conferenza dei servizi promossa dall’Ausl 10).
Sergio Franzese
responsabile sindacale
aziendale Rdb-Cub Ausi 10
E Eco Delle ^lli \àldesi
Nuovo impianto idrico a Pomaretto
laequa per il Ramìe
PAG. VII
_________PAOLA RIBET________
La denominazione d’origine «Pinerolese Ramìe» è
riservata al vino rosso ottenuto dalle uve dei vigneti, la cui
composizione è 30% di avanà, 15% minimo di avarengo, 20% minimo di neretto.
La zona di produzione delle
uve per l’ottenimento dei vini
designati con la denominazione d’origine «Pinerolese», accompagnata dalla menzione
tradizionale Ramìe, comprende il territorio dei Comuni di
Pomaretto e Porosa Argentina. Con il decreto del 12/
9/97, «Riconoscimento della
denominazione di origine
controllata del vino “Pinerolese”», si apre un nuovo capitolo di storia in questa nostra
terra montana. Una terra a rischio dal punto di vista economico e ambientale, a causa
del progressivo spopolamento
e abbandono dell’attività
agricola.
Il panorama vinicolo si arricchisce in questo modo di
un «nuovo» vino. Uno speciale, addirittura raro, perché
ottenuto da uve di vitigni locali, originali e molto antichi,
coltivati in un ambiente particolare, una sorta di «nicchia»
climatica privilegiata che
consente al prodotto della vinificazione i requisiti stabiliti
dal disciplinare di produzione: «Pinerolese Ramìe: colore
rosso più o meno intenso,
odore caratteristico, fresco,
delicato, sapore asciutto armonioso...».
La vendemmia ’97 si è rivelata eccezionale, ottima sia
dal punto di vista qualitativo
che quantitativo, anche per
quanto riguarda il «Ramìe».
Il tempo della vendemmia era
anticamente tempo di festa:
un momento di pausa e di ritrovo per assaggiare il prodotto di tante fatiche, per rispolverare vecchie canzoni e
danzare qualche «courento».
È tempo di festa anche per il
«Consorzio irriguo per la valorizzazione delle terre del
Ramìe», i cui soci si sono ri
Chiese e società
Nell’ultima Conferenza del
primo distretto si era esaminato a lungo la questione riguardante il rapporto fra le
chiese valdesi e la società, il
territorio delle Valli. L’articolo di Piervaldo Rostan
«Non era nero» apparso il 7
novembre ’97 su L’eco delle
valli valdesi mette in luce una
situazione sociale della realtà
territoriale tutt’altro che edificante: bassa scolarizzazione,
mancanza di lavoro, isolamento e disgregazione.
Quindi le valli valdesi non
appaiono più, come un tempo, da additare al mondo e
all’Italia come esempio di
convivenza civile, di fratellanza pratica, o come luogo
fervido di iniziative.
Il fatto grave, anzi gravissimo che ogni chiesa, comunità
ecclesiale e singolo credente
tendono oggi a rimuovere i
problemi sociali in una sorta
di autobeatificazione e di
chiusura verso coloro che non
sono «valdesi doc» tipica dei
vari club privé mondani. È un
segnale allarmante, significa
aver smarrito l’orizzonte del
Vangelo come Buona Novella
da diffondere a tutti. Il Vangelo di Cristo ci parla costantemente di misericordia e aiuto
concreto agli ultimi, insieme
al messaggio di liberazione e
di autorealizzazione che deriva dall’abbracciare la fede in
Cristo. Invece troppo spesso si
I vigneti di Pomaretto
trovati l’ultima domenica di
novembre attorno alle tavole
dell’azienda agrituristica «La
Ciabrando» per degustare le
varie produzioni di Ramìe.
La siccità non costituisce
più una preoccupazione per i
viticoltori: le ditte Godine e
Jourdan, con l’apporto tecnico dei geometri Visciani della
Regione Piemonte e Casolin
del comune di Pomaretto,
hanno portato a termine il
nuovo impianto idrico, inaugurato a metà settembre. L’
impianto è costituito da tre cisterne per un totale di 80.000
litri d’acqua, 3.700 metri di
tubi, 25 tombini per le prese
d’acqua.
Per restare al passo con i
tempi bisogna imparare a migliorare le tecniche colturali,
ridimensionare la produzione
a favore della qualità, procedere a vinificazioni separate,
a seconda del grado di maturazione dell’uva. Alcuni viticultori più giovani stanno già
lavorando in questo senso e
stanno collaborando con
l’Università di Torino, vinificando la sola «Lambrusca
vittona» per richiederne l’inserimento nel disciplinare.
Nelle prospettive future non
deve mancare la promozione
del vino, inventando momenti
enogastronomici, organizzando visite guidate attraverso
un itinerario stabilito nei luoghi del Ramìe.
ifisisü«—:
mormora contro questo o
quello, valutandone ipocritamente le mancanze anche piccole sotto il profilo morale o
di comportamento. Dispiace
anche dirlo ma questo atteggiamento fu duramente stigmatizzato da Gesù Cristo stesso in Matteo 23, quando rimproverava a scribi e farisei
«serrate il Regno dei cieli dinnanzi alla gente poiché non vi
entrate voi, né lasciate entrare
quelli che cercano di entrare»;
parole dure che però non sanno di condanna definitiva, ma
anzi dovrebbero spronare ad
iniziare a operare con un atteggiamento nuovo verso il
nostro prossimo senza etichettarlo per convinzione religiosa
0 politica, o status sociale.
Per questo occorre una vera
spiritualità che deve derivare
da un accurato esame della
parola di Dio e degli avvenimenti della società che ci circonda. Naturalmente occorrerà spogliarsi di quell’«abito
mentale» che ci fa dire «ci
deve pensare la chiesa»; noi
siamo le chiese, così come individualmente saremo chiamati a rendere conto delle nostre azioni. Avanti dunque;
iniziamo ad occuparci dei
giovani, soli, emarginati e
spesso drogati (molto spesso
si lamentano del disinteresse
che c’è verso di loro). A proposito, a che punto siamo con
il progetto di Villa Olanda’?
Mario Alberione
Lusema San Giovanni
Una decisione della giunta regionale
Piani per migliorare
la produzione vinicola
Un programma speciale che
mira all’adeguamento della
base produttiva viticola, deliberato dalla giunta della Regione Piemonte nel giugno
scorso e che prevede rimpianto di 2.088 ettari di nuovi
vigneti, è stato approvato il
14 novembre dalla Commissione europea.
Gli operatori vitivinicoli
piemontesi avevano richiamato più volte l’attenzione
delle istituzioni competenti
sulla necessità di contrastare
in qualche modo la rilevante
diminuzione di estensione dei
terreno coltivato a vite che si
è verificata nel nostro territorio negli ultimi decenni. La
decisione di limitare a 2.088
ettari (elevabili però a 2.500)
la nuova superficie coltivabile a vite, destinando all’attuazione di questo progetto 2
miliardi e mezzo di lire, è
stata dettata alla Regione Piemonte dalla necessità di non
alterare gli equilibri di mercato esistenti.
I finanziamenti per i piani
di miglioramento produttivo
(il termine ultimo per la presentazione delle domande per
la richiesta dei finanziamenti,
presso i Settori decentrati
dell’agricoltura competenti
per il territorio, è il 5 marzo
del 1998) verranno erogati
sotto forma di contributi a
fondo perduto e prevederanno
solamente la sovvenzione
all’impianto di nuovi vigneti
per la produzione di vini di
qualità prodotti in territorio
collinare o di montagna. Per
ciascun piano presentato l’aumento di superficie coltivabile non potrà superare i 5 ettari
e la superficie massima finale
di ciascuna azienda (impianto
vecchio più nuovi ampliamenti) non potrà essere superiore ai 20 ettari. I piani per i
nuovi vigneti che giungeranno alla Regione saranno inseriti in una graduatoria in cui la
priorità verrà data a quelle
aziende gestite da giovani con
un’età compresa tra i 18 e i 40
anni. «Questo provvedimento
- ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni
Bodo - ci permette di tenere
quote di mercato significative
per i nostri vini, che sono conosciuti e apprezzati in tutto il
mondo. Grazie all’ampliamento delle aree coltivate a
vite saremo in grado di contrastare la concorrenza europea ed extracomunitaria, oltre
a favorire la salvaguardia del
nostro territorio».
Parlanido di cultura nel Pinerolese
Impressioni dal
«blues al femminile
»
GUIDO CASTIGLIA
Era domenica 30 novembre quando, seduto su
una poltroncina del Teatro-incontro, mi abbandonavo alle
note blues del pianista nero,
alto, robusto, con uno sguardo che aveva tutta l’aiia di dire: «Ciao gente... so il fatto
mio e ora vi sorprenderò», i
baffettini alla Clark Gable, un
sorriso che profumava di
America e le dita sui tasti
smaltati del pianoforte che
scodinzolava felice, finalmente libero e gratificato dalla sua arte; non importa se gli
spettatori erano solamente un
centinaio, le sue corde vibravano come se fossero alla
presenza di un caldo music
pub della New Orleans nera,
dove anche il whisky canta il
jazz. E poi? E poi la voce di
Eula Lawrence, più vecchia
di come appare nei depliant,
con una voce appena fiaccata
da un leggero raffreddore, ma
il cuore della musica ha cominciato a pulsare in sala in
un crescendo emotivo che ha
«preso il volo» nella seconda
parte, con tutta la sua forza e
intensità, grande come grande
è il blues quando è cantato da
chi lo ha inventato e quando
nel canto è risuonato un «Jesus» allungato nelle note da
spiritual, e si sono viste le
espressioni dei due protagonisti, lui volando sul piano lei
alzando lo sguardo a un cielo
indefinito, illuminarsi di musica con la emme maiuscola,
allora ho pensato: «Sì, loro
credono, indubbiamente credono nel mio stesso Dio».
Sono solamente sensazioni
personali, ma rimane certa la
qualità delle scelte di questo
«Blues al femminile», trascinato a Pinerolo da un uomo
che ama il jazz (non potrebbe
essere diversamente), Claudio Ferri. Ma proprio a questo punto nasce una riflessione: sono occasioni di interesse culturale quelle che vengono proposte da chi ama «le
cose», la passione per un linguaggio espressivo si trasforma in cultura fruibile attraverso lo sforzo organizzativo
e le iniziative prendono forma, diventano manifestazioni, il pubblico viene stimolato e gli anni fanno crescere
l’attenzione e il numero delle
persone coinvolte ma a una
condizione, ovvero che gli
organizzatori continuino ad
amare e a credere in ciò che
propongono altrimenti restano i contenitori vuoti, la cultura si sclerotizza e diventa
ridondanza, autocelebrazione, ritrovo per intimi, diviene
occasione mondana; ma la
vera cultura di mondanità
non ne vuole sapere. Mademoiselle Cultura tra i suoi
amatori vuole signore in pelliccia come ragazze in jeans,
vuole l’uomo colto seduto
accanto al bambino.
LAeORATOm ARTIGIANALE
di PASTICCERIA
dì Sergio Mollea
Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
pasticceria fresca e secca - rinfreschi - specialità torresi
salatini - torte nuziali.
Torre Penice, via Matteotti 5 (cortile interno) tei. 932895
14
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t Eco Delle ^lli Wdesi
VENERDÌ 19 DICEMBRE
HOCKEY GHIACCIO
Si è accorciata la testa della
classifica con la Valpe che agguanta i Falchi Boscochiesanuova al secondo posto; ma
intanto anche il Bergamo sale
e, proprio vincendo in Veneto,
si porta a due sole lunghezze
dai valligiani e dai Falchi. Intanto il Como prosegue la sua
corsa al comando con 7 punti
sulle seconde. Questa mezza
rivoluzione è legata in particolare al successo esterno del
Bergamo, l’unica formazione
ad aver guadagnato qualcosa
in più dall’acquisto di uno
straniero, falloso ma ottimo
marcatore, il russo Chanchine.
I Falchi, fin qui sempre secondi, forse anche al di là dei propri meriti, rientrano nel gruppo; il Chiavenna, pur vincendo a Zanica, restano a 4 punti
dal quarto posto, valido per
l’accesso al girone di qualificazione play off.
Nell’ultimo incontro la Valpe ha strapazzato un Varese
giunto a Torre Pellice con soli
sette uomini di movimento; in
queste condizioni ben presto i
lombardi sono andati in difficoltà e dopo aver chiuso il
primo tempo sotto per 1-3
hanno subito nel secondo
tempo un pesante 1-6 e nel
terzo un ulteriore 1-3 per il
12-3 finale. In rete per la Valpe sono andati Berti (4), Sbicego (2), Doglio, Ermacora,
Donato (2), Agli e Costanzovi. Domenica prossima non si
gioca; in settimana è infatti
previsto l’anticipo a Como
con la capolista. *
In serie C il Peter Pan ha
vinto a Torino con i Draghi
per 6 a 4.
mando (cadetti), Elena Romagnolo (Allieve), Valerio
Culli (Allievi), Cristina Pozzo (Juniores e Seniores femminili), Marco Corino (Juniores maschili).
TENNIS TAVOLO
CORSA CAMPESTRE
Il marocchino Abderabim
Zithouna è stato il protagonista della 17“ edizione del
cross di Luserna, 2° trofeo
Sparea, disputato domenica
sui prati lungo il Pellice a Luserna San Giovanni su organizzazione del 3S; il percorso
si è dimostrato, malgrado la
bella giornata, altamente selettivo per i 590 atleti iscritti
nella varie categorie. Zithouna ha vinto regolando avversari decisamente agguerriti al
termine di otto km e 800 metri disputati al gran passo; sul
podio sono saliti anche Valerio Brignone 2° e Maurizio
Gemetto 3“. Nelle altre categorie hanno vinto Zoe Anello
(esord. femm), Matteo Riha
(esord. masc.), Elisabetta Petracca (ragazze), Alfredo Macrì (ragazzi), Michela Beltrando (Cadette), Moreno Ar
Sono terminati i recuperi
della D2 provinciale; la polisportiva Valpellice ha battuto
5-0 la capolista Ciriè e ha vinto a tavolino con il Valle Dora
per rinuncia; i valligiani sono
così in testa alla classifica con
11 punti alla pari con Ciriè e
Rivoli, seguono Poste 9, Moncalieri 8, Ivrea 7 e Valledora
6. Hanno giocato Rossetti, Girardon e Peracchione; male invece i giovani Cesano, Picchi
e Agagliate che nella seconda
prova del Gran Prix non vanno oltre gli ottavi.
PALLAVOLO
Ancora una doppia sconfitta
per il volley pinerolese. In B1
femminile il Magic Traco si è
dimostrato all’altezza dell’avversario solo nei primo set
chiuso sul 15-12; nelle due
frazioni successive invece la
capolista Oniegna ha vinto alla grande chiudendo sul 3-0.
Più equilibrata ma ugualmente negativa la partita del Body
Cisco in B2 maschile; in trasferta a Mondovì i pinerolesi
si sono aggiudicati solo un set
subendo un 3-1 che li relega
al terz’ultimo posto.
Tre vittorie e una sconfitta
per il 3S nei campionati minori di volley; nella categoria
Juniores femminile le ragazze
lusemesi hanno battuto il Borgo Paradiso per 3-0, in seconda divisione femminile ancora
un successo in tre set per il 3S
questa volta sul Mappano
mentre in seconda divisione
maschile il 3S ha perso per 13 dallo Stilcar Osa. Vittoria
infine fra le Allieve, per il 3S
che ha superato il Vbc Pinerolo per 2-1. Nel torneo femminile Baudrino il Bricherasio
ha battuto TAirasca per 3-0, il
Perosa ha vinto a Torre Pellice per 3-0 mentre il Pablo Neruda ha perso per 0-3 sia
dall’Airasca che dal Villafranca. Bricherasio e Villafranca sono al comando con
10 punti. Nel trofeo maschile
Storello l’Ottica Ughetto ha
battuto il volley La Torre per
3-0 raggiungendo i torresi al
comando con 6 punti.
contro, combattuto e interessante nonostante il divario tecnico e di esperienza, ha consentito anche aH’allenatore
Comoglio di provare nuovi
schemi e di sperimentare nuovi ruoli per i giocatori. I marcatori sono stati Pissia, Vellano e Rosso (6), Parisi (5),
Comba (4), Laddontada e Rivoira (2), Amando e Contadin
(1). Il campionato ora si ferma
per alcune settimane; prossimo impegno il 24 gennaio a
Torino col Città Giardino.
CALCIO
PALLAMANO
Ancora una netta vittoria
per il 3S Pinerolo nel campionato under 18 maschile; nella
prima partita casalinga del
campionato il 3S ha superato
l’Exes Rivalta per 33-13, dopo aver chiuso in vantaggio il
primo tempo per 14-6. L’in
Primo successo per il Pinerolo guidato da Bortolas in
questa stagione; e la vittoria è
stata netta (2-0 a Cuneo) e utile perché arrivata dopo un periodo decisamente negativo.
La classifica continua ad essere pesante (i biancoblù sono
sempre terz’ultimi) ma i treno
della salvezza non è stato perso: domenica prossima ci sarà
una sfida quasi decisiva in casa con il Savona oggi penultimo. Con il Cuneo, a sua volta
in crisi, il Pinerolo ha realizzato in apertura e chiusura di
secondo tempo: Mollica su
calcio d’angolo segna dopo
tre minuti e Solaro a 3’ dal
termine insacca in contropiede. Male invece la Fossanese
sconfitta a Saint Vincent dal
Valle d’Aosta per 3-2.
18 dicembre, giovedì — TORRE
PELLICE: Scade il termine per l’invio degli elaborati del concorso di disegno su Gian Burrasca; i lavori dei
ragazzi vanno inviati a «La tarta volante», viale Trento 1, Torre Pellice,
telefono 0121-933096.
18 dicembre, giovedì — TORRE
PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle 15,30, concerto di Elena Bossina e Alexia Dino, pianoforte
a 4 mani, musiche di Schubert e Rachmaninov.
19 dicembre, venerdì — TORRE
PELLICE: alle ore 20,30 fiaccolata
con partenza da Santa Margherita, con
la partecipazione dei cori «The Carol
Singers», «Les harmonies» e «La
draia» e sfilata per le vie cittadine con
soste per cantare e suonare; arrivo alla
rotonda di piazza Muston per gli ultimi canti, il tutto riscaldato da vin
brulé e cioccolata calda.
19 dicembre, venerdì — TORRE
PELLICE: Presso la sede Cai-Uget di
piazza Gianavello alle 21 serata di presentazione del corso di sci-alpinismo.
19-22 dicembre — LUSERNA
SAN GIOVANNI: dalle ore 9 alle 19
mercatino sotto i portici di via Roma.
19 dicembre, venerdì — TORINO: Al teatro Alfieri, alle 20,45,
Nino Manfredi in «Un mostro di nome Angelo». Platea lire 35.0(X), galleria lire 29.000.
19 dicembre, venerdì — PEROSA
ARGENTINA: Al Centro per anziani, alle 21, per «Videoforum», proiezione di «Martha ed io», di J. Weiss.
19-23 dicembre — TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Comunità montana mostra di pittura di
Mario Nicelli (Nice); 10-12,30 e 14-18.
20 dicembre, sabato — INVERSO
RINASCA: Alle 21, presso gli impianti della Pro Loco, si svolge un
concerto con la partecipazione di Bandamania diretta da Dario Brussino e
deirUnione musicale di Inverso diretta da Alessandro Coucourde, con raccolta di fondi a favore della popolazioni colpite dal terremoto.
20 dicembre, sabato — PINERO
LO: inaugurazione alle ore 16 del presepe ecologico presso la «Saletta del
Borg» della Pro Pinerolo, sez. San
Lazzaro, in corso Torino 27. Resterà
aperto tutti i giorni, escluso il lunedì,
dalle ore 15 alle 18, fino al 6 gennaio.
20 dicembre, sabato — TORRE
PELLICE: Nella sala consiliare del
municipio, alle 15,30, tradizionale incontro natalizio dell’Anpi.
20 dicembre, sabato — LUSERNA
SAN GIOVANNI: alle ore 14,30 in
piazza Partigiani, Natale dei bambini:
arriva Babbo Natale in calesse e sarà
offerta cioccolata a tutti. Esibizione
musicale di «Enzo e Massimo». Inoltre, fino al 22 dicembre, dalle ore 9 alle
19, si potrà visitare nelle sale comunali
la mostra «Hobby dei lusemesi».
20 dicembre, sabato — PINERO
LO: Presso la chiesa N. S. di Fatima
alle 21 XIII edizione di «Cantiamo per
amore» con i gruppi corali «A. Gabrieli» di Bagnolo, «Myosotis» di La Loggia e la corale «Franco Prompicai».
20 dicembre, sabato — TORRE
PELLICE: dalle 15 alle 18 «Mouzico
e danza d’Oc» offriranno le loro musiche e danze occitane. Per i bambini
spettacoli organizzati dal.borgo San
Martino con Caesar il fachiro magico,
Criss la ragazza che modella i palloncini e il signor «Zucchero filato». Alle
ore 21, nel tempio, concerto vocale del
Quartetto Konevetz, musica sacra e
popolare russa. Ingresso £ 8.000. Inoltre, fino al 31 dicembre nelle sale del
municipio mostra di quadri del pittore
Marco Revelli e mostra degli hobby.
20 dicembre, sabato — BRICHERASIO: alle ore 21, nella chiesa di
Santa Maria, concerto della Filarmonica San Bernardino di Bricherasio. Ingresso gratuito.
20 dicembre-6 gennaio — PINEROLO: Nella saletta del Borg della
Pro Pinerolo esposizione del «Presepe
ecologico».
21 dicembre, domenica — TORRE PELLICE: dalle 15 alle 18 i Papà
Natale faranno gli auguri a grandi e
piccoli, mentre il cantastorie Claudio
con la mula Geraldina racconteranno a
tutti storie e leggende di una volta.
21 dicembre, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI: in piazza
Partigiani, alle ore 14, arriva Babbo
Natale in mongolfiera.
21 dicembre, domenica — BRICHERASIO: In piazza Santa Maria,
alle 10, inizio della «Festa di Natale»,
organizzata da commercianti, artigiani
e Croce Verde. Alle 15 intrattenimenti, mimo e magia, distribuzione di merenda e golosità varie.
22 dicembre, lunedì — LUSERNA
SAN GIOVANNI: alle ore 21 nella
chiesa di San Giacomo concerto di
canto gregoriano del gruppo vocale
«Cantus Ecclesiae».
24 dicembre, mercoledì — TORRE PELLICE: dalle ore 15 alle 18 i
Papà Natale distribuiranno caramelle ai
bambini; al borgo San Martino «Miki e
Sasà, acrobati sui trampoli» daranno
spettacolo e ci sarà una distribuzione di
palloncini; per i grandi, vin brulé e panettoni, il tutto condito con l’allegria
del gruppo canoro «Tranneuno».
24 dicembre, mercoledì — BURIASCO: alle ore 21,30 presepio vivente nelle vie e piazze del paese.
24 dicembre, mercoledì — LUSERNA SAN GIOVANNI: alle ore
14 auguri di Natale con «Enzo e Massimo» e cioccolata calda in frazione
Luserna. Dopo la messa di mezzanotte, scambio di auguri e concertino della scuola «Cantorum» di Luserna San
Giacomo. Distribuzione di cioccolata
calda e panettone
27 dicembre, sabato — TORRE
PELLICE: alle ore 21 concerto di Natale presentato dal coro Val Pellice e
dalla corale valdese di Villar-Bobbio.
27 dicembre, sabato — PRAGELATO: Presso la palestra comunale
«Dolcemania».
28 dicembre, domenica — RORÀ:
nel tempio valdese alle ore 21, concerto della «Badia corale vai Chisone»;
ingresso libero.
28 dicembre, domenica — TORRE PELLICE: dalle ore 15 alle 18 il
complesso canoro «Carol Singers» offrirà nelle vie cittadine un repertorio di
carole e canti natalizi intemazionali. ■
29 dicembre, lunedì — LUSERNA
SAN GIOVANNI: nel pomeriggio in
frazione Luserna, «Cantoma ensema».
29 dicembre, lunedì — ANGRO
GNA: alle ore 21, nella chiesa di San
Lorenzo, concerto di canto gregoriano
del gruppo vocale «Cantus Ecclesiae».
Ingresso libero.
30 dicembre, martedì — BOBBIO
PELLICE: nel tempio valdese, alle
ore 21, concerto della Filarmonica San
Bernardino di Bricherasio; ing. libero.
30 dicembre, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: alle ore 21
concerto di fine anno del coro Val Pellice e della corale Tre Valli di Saluzzo
nella chiesa del Sacro Cuore di Airali.
2 gennaio, venerdì — LUSERNETTA: alle ore 21 nel salone delle
scuole, concerto del coro «La draia».
3 gennaio, sabato — TORRE
PELLICE: presso la sede del Ciao di
via Volta, alle ore 21, musiche e balli
occitani del gmppo «Mouzico e Dansa
d’Oc». Ingresso libero.
4 gennaio, domenica — VILLAR
PELLICE: nel tempio valdese, alle
ore 21, canti popolari e tradizionali
delle valli con il coro «Les harmonies»; ingresso libero.
5 gennaio, lunedì — LUSERNET
TA: nel salone delle scuole, alle ore
21, musiche e balli occitani con «Sounaires Val Pelis»; ingresso libero.
8 gennaio, giovedì — TORRE
PELLICE: Alla biblioteca della Casa
valdese, alle 15,30, conferenza sul tema «La cultura barocca in generale»
con la prof. Anna Albani, per l’Unitrè.
9 gennaio, venerdì — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Alle 17,15, alla De
Amicis, Marcello Carino parlerà su
«La riabilitazione di Bartolomeo Vanzetti», per il corso di aggiornamento
«Piccole storie, grandi storie».
Museo «Duca degli Abruzzi» di Torino
Film e video di montagna
Oltre alla programmazione normale, quest’anno «Videomontagna», rassegna
di programmi sulla montagna, .sull alpinismo e sull’esplorazione presentata dal
Mu.seo nazionale della montagna «Duca degli Abruzzi» di Torino, in collaborazione con la Regione e la Camera di Commercio di Torino, che è .stata inaugurata il ¡4 dicembre e si concluderà il 26 luglio del ¡998, propone lo speciale «Be.st
of Banff», organizzato in collaborazione con il Banjf Festival of Mountain Films.
Saranno proiettati nell'arco dell’anno 20 fdmati tra cui l’intera .serie «Le Alpi di
Messner» (tredici puntate di indagine .sull’ambiente, la cultura, la storia e sulle
imprese alpinistiche nell intero arco alpino) che vedono la collaborazione
dell’istituzione museale torinese con i programmi delle sedi regionali Rai di Val
d’Aosta e Trentino, e Rai International, Trance 3 e Televisión Española. In parallelo dal 12 dicembre il Museo «Duca degli Abruzzi» presenterà in collaborazione
con la Regione Piemonte e la Fondazione Crt la mostra fotografica «Presenze,
l’avanguardia temperata di Riccardo Moncalvo», aperta fino all ’8 febbraio.
VALLI
CHISONE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale di Pomaretto tei
81154 ’ ■
Guardia farmaceutica;
DOMENiCA 21 DìCEMBRe
Viilar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017
GiOVEDÌ 25 dicembre
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
VENERDÌ 26 DICEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tele!
81205
fimo
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DOMENICA 28 DICEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - tei. 81205
GIOVEDÌ 1® GENNAIO
Viilar Perosa; Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE Ì
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
j minister
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Incentrale (
ìsi? Quesi
^cipale di
ovegno di
Idicembre
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 21 DICEMBRE
San Secondo; Farmacia Meilano - via Rol 16, tei. 500112.
GIOVEDÌ 25 DICEMBRE
Bibiana: Farmacia GarellaVia Pinerolo 21, tei. 55733
VENERDÌ 26 DICEMBRE
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705'
DOMENICA 28 DICEMBRE
Bibiana: Farmacia GarellaVia Pinerolo 21, tei. 55733
GIOVEDÌ 1® GENNAIO
Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
SERVIZIO eliambulan;
telefono 118
Cinema
La cris
Innanzit
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lisi inerente
TORRE PELLICE — Il cinema
Trento ha in programma giovedì 18 e venerdì 19, ore
21,15, Ragazze; sabato, ore 20
e 22,10, domenica, ore 16, 18,
20, 22,10 e lunedì, ore 21,15,
Facciamo flesta; martedì 23
e mercoledì 24, ore 21,15, giovedì 25 e venerdì 26, ore 16,
18, 20 e 22,10, Mister Bean.
BARGE — Il cinema ComU|
naie ha in programma venerdì
19, ore 21, Nella società degli uomini; sabato, ore 21 e
domenica, ore 15, 17, 19,21,
Tempesta di ghiaccio; lunedì
22 e martedì 23, ore 21, Anaconda; mercoledì, ore 21 e
giovedì 25, ore 15, 17, 19, 21
Facciamo fiesta; venerdì 26,
ore 15, 17, 19, 21 Due padri
di troppo; sabato 27, ore 19 ®
21, domenica, 15, 17, 19, 21,
lunedì e martedì, ore 19 e 21,
Mister Bean; mercoledì 3L
ore 21 e giovedì 1° gennaio^
ore 15, 17, 19, 21 Vulcano; venerdì 2, ore 21, Missis Dailoway, sabato 3, ore 21, Cop
Land; domenica 4, ore 14,30.
16,45, 19 e 21,15 Donnie BraSCO, un uomo diviso in due
PINEROLO — Per tutto il P«'
riodo natalizio la multisala Itó'
Ila (tei. 393905) propone, a «
sala «Scento» La vita è bel *
di Roberto Benigni e alla saia
«2cento» Il matrimonio de
mio migliore amico.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre
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fleg. Tribunale di Pinerolo n.
Resp. ai sensi di legge Piera E9®'
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
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Le chiese battiste italiane continuano a considerare centrale e strategico il ministero pastorale
Per nuovi modi di vivere il pastorato nella chiesa e nella società
Il ¡nodello pastorale configurato dalla Riforma come «predicatore^ catechista e curatore d'anime» va ripensato non tanto
0 contenuti quanto nella sua «interpretazione». Positiva e innovativa l'esperienza femminile del ministero di questi anni
i ¡Mosè] prese il libro del
0elo lesse in presenza del
mIo, il quale disse: «Noi
^0 tutto quello che l’Eterjha detto e ubbidiremo»
fSdo24, 7).
Il ministero pastorale, ani avvertito dalle chie
gventi parte nell’Ucebi co^^centrale e strategico, è in
[si? Questa la domanda
pipale da cui è partito il
ivegno di Santa Severa del
^dicembre 1997.
La crisi e le crisi
1) Innanzitutto riconoscia(0 e affermiamo che il caratje della crisi non è contin¡nte, ma inerente al minilo pastorale. Quando Dio
ene e ci rivolge la sua chia(tfa, ci sradica da una consone iniziale per avviarci
fawentura della fede. Tut[dò accade quasi sempre
>r mezzo di una crisi. La cridunque non è sempre
¡alta da temere, ma più
esso condizione da vivere
nuna fede obbediente,
oltre l’Evangelo di Gesù
isto e in particolare la prelazione della croce ci ricorino che non fuori ma densi la crisi incontriamo Dio, il
so amore, la nostra salvez1. La parola di Dio ci ragiinge mettendo in discusone le nostre false certezze
determinando spesso quelcondizione di sana inquieidine che ci rende ascoltati attenti del sussurro dello
irito e osservatori stupiti
Isegno della grazia sul no0 cammino.
A questa crisi teologicalente fondata fanno riferitato senza confondersi le
istre crisi, alcune cariche di
temesse a motivo della preteza di Dio, altre portatrici
luna forza distruttiva a cauidel nostro peccato.
2) Altra è dunque questa
Bi inerente, teologicamen
te fondata, altra è la crisi di
perdita di passione e motivazione che confessiamo interamente come limite e mediocrità della nostra vita spirituale e di servizio nella
chiesa. Questa, che riguarda
talvolta i pastori, talaltra le
chiese nel loro insieme, è
esattamente l’opposto della
prima: è piuttosto cifra del
nostro adattamento, e resa
incondizionata al conformismo, e fondamentale sfiducia che Dio possa e voglia
cambiare il mondo. Quando
usciamo dalla crisi con un
atto di resistenza a Dio e di
resa al mondo, essa porta
con sé il carattere distruttivo
del nostro ministero.
I pastori sono tali non in
virtù dell’appartenenza a un
ordine ma in forza del ministero al quale sono stati chiamati, riconosciuto dalla chiesa locale. La chiamata non si
traduce mai in una condizione dignitaria, né conferisce
automaticamente autorità al
pastore; essa, proprio perché
richiede perentoriamente la
nostra risposta, si inscrive
nella sequela del discepolo.
3) Ancora diversa è la crisi
del ruolo tradizionale del pastore che osserviamo con
frequenza. Il modello pastorale quale configurato dalla
Riforma protestante di predicatore, catechista e curatore d’anime non ci pare tanto
in crisi per questi contenuti
che riconosciamo ancora sostanzialmente validi, ma per
la sua interpretazione prevalentemente maschile e autoritaria. Ci pare in crisi il modello di pastore sempre sicuro di sé, leader e trascinatore
della comunità, persona a
cui riferire in rapporto di subordinazione ogni altro ministero della chiesa. Quanto
più questo modello viene difeso dal pastore e/o richiesto
dalla chiesa tanto più difficilmente avverrà il salubre
Un gruppo in una pausa dei iavori
riconoscimento della crisi
teologica.
Conseguentemente si resisterà alla necessità del cambiamento che questo ruolo
richiede anche a motivo dei
contenuti e rapidi mutamenti degli altri modelli culturali
e ruoli sociali nella società
postmoderna. A questo riguardo scorgiamo la mano
benigna di Dio attraverso la
vocazione, ora finalmente riconosciuta, e il ministero,
ora finalmente attivo nelle
nostre chiese delle nostre sorelle, sia come pastore che
come diacene e anziane.
Nell’atteggiamento sororale,
quasi sempre non direttivo,
generoso all’ascolto, rispettoso della democrazia, noi
riconosciamo modalità di
comportamento che pur riaffermando l’autorità del ministero pastorale e conservandone gli aspetti tradizionali a
cui abbiamo fatto riferimento in precedenza, aprono la
via a nuovi modi di vivere il
pastorato.
- Un’accettazione del proprio limite e della propria
fragilità potrebbe incoraggiare per esempio la costituzio
ne e la promozione di team
pastorali.
Seppur timidamente qualcosa si sta muovendo a questo riguardo: i pastori di comunità diverse si incontrano
per discutere, studiare, preparare insieme il sermone,
ma anche per condividere i
propri doni e specializzazioni. Riteniamo che si possa fare di più. Siamo certi che ci
sia ancora un notevole margine per crescere nella mentalità culturale e nella sensibilità spirituale in tutto ciò
come chiese e come pastori.
- Il pastore inoltre può essere visto come animatore
all’interno della sua comunità. Con questo non intendiamo il semplice utilizzo di
tecniche il cui apprendimento
è pur necessario, ma la comprensione del pastore/a come
persona capace di fare emergere talenti e doni dello Spirito e di essere discreto accompagnatore perché essi siano
poi esercitati come ministeri
attivi nella chiesa in grado di
compensare e integrare il ministero pastorale e capaci di
rendere il corpo di Cristo armonioso e ben collegato.
- Il convegno ha infine
considerato importante e
positivo il ruolo svolto nell’Ucebi dai pastori e ministri
stranieri. L’esperienza di
usufruire di pastori provenienti da altri contesti culturali rappresenta infatti un’
opportunità per le nostre
chiese di presentarsi come
una realtà dagli orizzonti internazionali in cui l’interculturalità e l’accoglimento delle diversità, non ultima quella dei modi di svolgere il ministero pastorale, siano considerati doni preziosi da condividere e valorizzare.
4) La salubre crisi teologica impone a tutti, ma in particolar modo al pastore di rivedere, approfondire e talvolta cambiare il rapporto
che questo ha con se stesso.
Quando l’identità pastorale
diventa totalizzante, interamente aderente più che alla
parola di Dio al ruolo che
egli/ella ricopre, più frequente diviene il rischio di
delirio di onnipotenza del
pastore stesso. Egli/ella può
perdere la coscienza della
distanza che lo/la separa da
Dio. In questo caso i danni
per la sua personalità, come
per coloro che con lui/lei interagiscono possono essere
incalcolabili. Le chiese dunque sono chiamate ad aiutare i pastori a mantenere questo equilibrio, sia con la riprensione fraterna e sororale
e sia con l’aiuto fattivo perché egli/ella possa coltivare
altri aspetti costitutivi della
sua personalità: coniugalità,
paternità o maternità, relazioni amicali, ecc.
5) Della profonda trasformazione culturale accorsa
all’istituto familiare è necessario che tengano conto il pastore e la chiesa. È già da
molto tempo che le aspettative rivolte al coniuge del pastore e al resto della sua famiglia da parte della chiesa.
quasi automaticamente, siano in crisi. Se vogliamo evitare pericolosi contraccolpi
sulla vita del pastore come
persona, ma anche come ministro dell’Evangelo, è necessario che prendiamo tutti coscienza in maggior misura,
dei diritti della sua famiglia.
Si tratta seppure nella chiarezza e nel rispetto dei patti
stabiliti attraverso le nostre
modalità regolamentari, di
evitare l’esercizio di quelle
pressioni, più o meno palesi,
per le quali si dà per scontato
che la famiglia del pastore sia
il prolungamento e l’estensione del suo ministero.
6) Concludiamo quindi
con un’esortazione appassionata. Non si cerchi mai di
nascondere o rimuovere le
crisi del pastore, di qualsiasi
natura esse siano. Questa
paura moralistica infatti produce, nel nascondimento,
un perdita per tutti: dei pastori i quali nevrotizzando la
loro personalità diventano
incapaci di intrattenere relazioni serene in chiesa come
in famiglia: delle comunità
che perdono un’occasione
per crescere umanamente e
spiritualmente nella parteci-«
pazione e responsabilità della vita della chiesa. Questo
non significa che discrezione
e pudore non restino parole
importanti, ma lo sono anche la capacità di darsi luoghi e tempi per parlare dei
problemi, per cacciare i demoni della notte come faceva Gesù, dando un nome
all’estraneazione.
7) Il ministero dell’agape è
debito di servizio che ci dobbiamo tutti ed è la sola medicina capace di curarci anche nelle crisi più profonde.
L’agape può ogni cosa, anche trasformare sofferti momenti di smarrimento in
nuovi approdi spirituali di
testimonianza e crescita delle nostre chiese.
Il Convegno ha ulteriormente chiarito le varie posizioni in un clima di autentico e reciproco ascolto
Fedeltà alla Parola: il dibattito sull'otto per mille ne rivela le diverse comprensioni
n Convegno promosso dal
imitato esecutivo su manito dell’ultima Assemblea
Ì’Ucebi con lo scopo di ditttere e approfondire le almative connesse al sistema
®’Otto per mille (Opm) ha
to riuniti al Villaggio della
Iventù più di 70 rappresenWi delle chiese aventi parte
ftUcebi.
D dibattito è stato partecito* intenso e a tratti appastato; si sono evidenziati
lautentica volontà di reciascolto nell’intento di
^prendere le rispettive artentazioni e il desiderio di
tarmare con forza l’unità
®6tna della chiesa sottopo**“0 gli orientamenti emeraelle comunità al vaglio di
Jabero confronto. Si regiCon una certa preoccuJtione l’impressione che,
^ta una volta, le opinioni
* appaiono prevalere nelle
siano diverse da quelle
Si sono manifestate nel
J^cgno. È questa impresne fondata? come possia, colmare questo scarto?
anche affermata da
? l’inopportunità di ridi, tere, solo a partire da
6 d 11 P''°l^lc!ma, la questio®lla composizione delle
'ee dell’Unione di cui
¿astori sono considerati
al
aid
L 'aiti nelle chiese o di altro
alla pari dei delegati
^^iese. Ipotesi di refe
*li consultazione non
possono comunque sostituire
il confronto assembleare nel
quale i delegati delle chiese
sono sì tenuti a rappresentarne le posizioni, ma anche a
concorrere alla formulazione
di decisioni comuni.
È progressivamente emersa una comune volontà di
superare posizioni, tuttora
presenti nelle comunità, basate spesso su disinformazione o su presupposti non congruenti con la realtà dei fatti.
Per quanto attiene all’area
dei fautori del sì, tali sono:
• Il disegno di contribuire a
estendere l’Opm pér attenuarne il carattere privilegiarlo;
• L'idea di poter contribuire a risanare il bilancio del
l’Unione con questo dispositivo, anziché con lo sforzo
contributivo dei singoli e con
un’azione amministrativa di
maggiore efficacia basata
sulla razionalizzazione delle
risorse:
• La presunzione di poter
contrastare efficacemente la
riduzione dello stato sociale.
Analogamente, per quanto
attiene i fautori del no, sono
stati sottolineati i seguenti
rischi:
• La presunzione di restare
«puri»;
• La tendenza a ritenersi
soddisfatti di un voto in assemblea a cui non corrispondano iniziative di sensibilizzazione coerenti e re
I lavori di un’Assemblea dell’Ucebi
sponsabili. Le posizioni espresse e dibattute sono state
le seguenti:
1) La posizione propria della Chiesa valdese, che limita
l’uso dei proventi dell’Opm a
scopi umanitari, sociali e culturali, escludendo rigorosamente sia il finanziamento
delle attività di culto e di predicazione sia la ripartizione
delle quote non espresse. A
questa posizione, tesa a consentire e ove possibile a sviluppare l’azione diaconale
della chiesa al servizio delle
fasce più deboli della popolazione, hanno fatto riferimento alcuni interventi.
2) La posizione assunta
dalla Chiesa luterana, che
prevede un sistema di finanziamento per scopi di culto e
umanitari, includente anche
la quota delle opzioni non
espresse. Questa posizione,
pur non avendo ricevuto
espliciti consensi, è stata
prospettata da alcuni come
alternativa radicale a posizioni intermedie.
3) La posizione di rifiuto di
entrare nel sistema dell’
Opm, considerato come un
meccanismo tipicamente
concordatario, potenzialmente deresponsabilizzante
e, in quanto tale, incompatibile con il principio di separazione tra chiesa e stato peculiare del battismo.
4) L’idea di accettare i proventi dell’Opm, a favore di
un’erigenda fondazione distinta dall’Ucebi e dall’ente
patrimoniale e aperta ad altre agenzie laiche e a carattere umanitario, avente come
finalità, ad esempio, una delle seguenti aree di bisogno:
lo sfruttamento dei bambini,
l’assistenza agli anziani, ai
malati in fase terminale o
una delle situazioni drammatiche del Terzo Mondo.
Di tale ipotesi si chiede al Ce
di verificare entro la prossima Assemblea la fattibilità.
Il maggior numero di interventi si è polarizzato sulle
ultime due posizioni.
Tanto coloro che sono
orientati ad accettare l’Opm,
quanto coloro che propongono di non avvalersene ritengono che da parte dei singoli e delle chiese non debba
venir meno l’assunzione di
responsabilità, sia di tipo
contributivo, sia di ridefinizione delle priorità nell’impegno e nella testimonianza.
Un momento alto del dibattito si è raggiunto quando
il riconoscimento dei limiti
di ciascuna delle posizioni
emerse ci ha posto di fronte
alla necessità di confessare la
povertà e la debolezza dei
nostri sforzi di fedeltà alla
Parola; in questo senso il dibattito sull’Opm si rivela come modello di un’interrogazione rivolta alla nostra fede,
analoga a tante altre alternative, di fronte alle quali sovente non siamo riusciti ad
andare oltre risposte incerte
e formule provvisorie, .talora
contraddittorie rispetto ai
nostri principi.
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Comunicato
Il 12 dicembre il presidente della Camera dei deputati
on. Luciano Violante ha ricevuto le delegazioni dell’Unione
delle comunità ebraiche e della Chiesa valdese. Unione
delle chiese metodiste e valdesi, nelle persone di Tullia Zevi, Micaela Procaccia e Mario Toscano per l’Unione delle
comunità ebraiche e Gianni Rostan, Daniele Garrone e Ermanno Genre per la Chiesa valdese.
Nell’incontro, molto cordiale e attento, è stato approvato
il progetto comune di un evento specifico per il centocinquantenario del 1848, da tenersi a Roma ai primi di giugno
del 1998, nella Auletta del Parlamento.
16
PAG. 8 RIFORMA
ÄSÜlÜüiiiilil*
i^®IÌ
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 PICEMBRF
La Casa di riposo di Vittoria e l'inaugurazione della sua nuova ala
«Venite... rendete perfetta la mia gioia»
Una giornata felice e intensa che ha visto succedersi una conferenza, il culto
e la socializzazione fraterna tra ospiti, amici e visitatori della struttura rinnovata
ERICA BUCCHIERI
TENITE (...) rendete
" V perfetta la mia gioia»
(Filippesi 2, 2). Con questo
invito la Casa di riposo di Vittoria, domenica 19 ottobre,
ha avuto l’occasione di ospitare circa 250 persone in occasione dell’inaugurazione
della seconda ala, che porterà la ricettività dagli attuali
41 posti a 59. La giornata si è
aperta con la conferenza
pubblica del pastore Alberto
Taccia, nella chiesa valdese,
adiacente la Casa di riposo,
con partecipazione di numerosi amici, ospiti interni, parenti, personalità locali tra
cui il presidente della Provincia di Ragusa, Giovanni Mauro, l’assessore ai Servizi sociali, l’arciprete mons. Giuseppe Cali, rappresentanze
di chiese evangeliche e case
di riposo della città, e tante
sorelle e fratelli provenienti
da tutta la Sicilia, dall’Italia e
dalla Svizzera.
Nel pomeriggio gli stessi locali sono stati affollati per il
culto di ringraziamento presieduto dal pastore Paolo Ribet, presidente della Csd; vari
•messaggi di ringraziamento e
incoraggiamento sono stati
pronunciati dalla maggior
parte degli amici ospiti e piccoli doni hanno testimoniato
la loro vicinanza e il loro affetto. Quanti non hanno potuto trovare posto in chiesa,
hanno avuto la possibilità di
seguire sia la conferenza sia il
culto nel nuovo salone della
casa, grazie a un sistema tv a
circuito chiuso «fai da te».
L’intervallo tra la conferenza e il culto è stato «colorato» e animato dall’entusiastica frenesia che dominava
Giorno di festa per l’inaugurazione
in tutti nel salutarsi e ritrovarsi per una giornata di festa,
nel sostare in giardino all’ombra degli aranci, a godersi il
calore e il sole di una bellissima giornata di ottobre. Gli
ospiti hanno potuto usufruire
di spazi organizzati per il
pranzo e il buffet finale, preparati nell’arco della settimana dallo staff della cucina,
con la collaborazione dell’intero personale e della presidente del comitato, Mirella
Scorsonelli, e della moglie del
pastore-direttore, che hanno
portato gli ultimi ritocchi
all’intera scenografìa.
Tanti i complimenti e i pensieri di gioia dei partecipanti
per l’organizzazione della
giornata e per essersi sentiti
inondati di calore e luce all’interno della Casa, durante
la visita dei locali. Semplici
parole pronunziate da gente
diversa hanno messo in luce il
significato profondo dell’esistenza della Casa stessa, come servizio sempre più vicino
alle esigenze della società del
nostro tempo e come struttu
Scheda per l'animazione
La testimonianza
Partecipanti: tutta la comunità
Materiali: storie da raccontare
Obiettivi: lavorare sulla
esperienza della testimonianza come possibile tema
comune di incontro tra generazioni all’interno della
comunità. Il lavoro sulla narrazione svolto al Campo studi Egei (maggio ’97) ci aiuta a
situare teologicamente questa ricerca (cfr. Notiziario
n.5/97 e 6/97). L’ipotesi è
che la testimonianza sia una
comunicazione in due sensi,
tra chi racconta e chi ascolta
che diventa poi il/la nuovo/a
narratore/trice.
Processo
I fase: Preparazione della
comunità sugli obiettivi del
lavoro e ricerca di persone
disponibili a raccontare la
loro storia di fede. Le persone da intervistare dovrebbero essere scelte tra adulti,
anziani, donne e uomini,
persone con storie di conversione 0 persone che sono
cresciute in famiglie evangeliche. Preparazione del gruppo giovanile sulle modalità
d’ascolto e elaborazione delle domande da rivolgere.
II fase: Interviste sulla vita
di fede di queste persone, su
storie della comunità, dei
momenti difficili o gioiosi
della loro fede, soprattutto
racconti di episodi. Se le persone sono disponibili, sono
preferibili le interviste a casa
delle persone, di gruppetti
con massimo 6/7 persone
(numero indicativo nel caso
di un convegno di gruppi
giovanili). Questo permette
un agio maggiore e un’atmosfera più amichevole.
Ili fase: Rielaborazione
delle storie ascoltate. In questa fase ciascun gruppo ripensa alle storie ascoltate
cercando di comprendere
quello che lo ha colpito maggiormente, ripercorrendo i
momenti salienti della vita di
fede raccontata e scegliendo
cosa e come rappresentare
queste storie. Questa parte è
la più difficile e faticosa. Si
può scegliere di scrivere delle preghiere, delle poesie, di
rappresentarle teatralmente,
con canzoni, ecc.
IV fase: Culto. La fase di restituzione delle storie alla comunità avviene nel culto domenicale. Il gruppo giovanile
si incarica dunque di pensare
il culto con i contributi di
tutti i gruppetti, costruendo
una liturgia e una predicazione da presentare alla comunità riunita per il culto.
V fase: Valutazione. Interessante se la valutazione è
fatta insieme alle persone intervistate che possono dire se
si sono ritrovate nelle rappresentazioni durante il culto,
quanto la storia raccontata
da altre persone sia diventata
un po’ anche la loro storia o
una storia più collettiva, magari della comunità intera.
Bibliografia
A. Cavarero, Tu che mi guardi,
tu che mi racconti, Feltrinelli,
Milano 1997.
D. Demetrio, Raccontarsi, Raffaello Cortina Editore, Milano
1996.
ra architettonica organizzata,
secondo le norme vigenti, con
spazi adeguati alle varie attività che vi si svolgono, tenendo conto dell’importanza del
molo che l’aria e la luce possono svolgere.
Non a caso la Casa di riposo si trova in una posizione
strategicamente centrale della città, che ne permette una
forte integrazione con questa,
e gode anche di una splendida veduta sulla valle delTIppari, immersa nel verde e abbracciata in lontananza dai
rilievi dei monti Iblei: posizione che permette di ricevere i primi raggi solari dell’alba
e di salutare gli ultimi bagliori
del tramonto, creando nei locali un gioco di ombre e di luci e un’atmosfera di calda accoglienza che si fonde con la
quiete della Casa. Calore e luce sono stati espressi pure
mediante la continua testimonianza, tramite la fede, il
lavoro, la costanza, non solo
della direzione della Casa e
del personale ma anche di
tutti coloro che, vicini e lon
tani, hanno aiutato e continuano ad aiutare il nostro
cammino al servizio del prossimo. La coralità di questi
aiuti e di chi lavora al servizio
degli anziani si è mostrata
nella sua piena espressione il
giorno dell’inaugurazione e i
giorni precedenti, quando i
primi ospiti svizzeri venivano
a occupare i nuovi locali della
mansarda e a creare l’aria di
festa e di curiosa partecipazione alle iniziative e ai preparativi che fervevano nell’
aria. Il primo messaggio di
ringraziamento e incoraggiamento è venuto la domenica
precedente da parte del moderatore Gianni Rostan, che
non potendo essere presente
il 19 ottobre ha colto l’occasione della sua presenza in
Sicilia per venire a fare una
visita e a trascorrere qualche
ora della giornata con la comunità di "Vittoria e gli ospiti
della Casa, potendo «assaporare» in anteprima la gioia e
la frenesia dei preparativi.
Non sono mancati, nella
preparazione e organizzazione della giornata inaugurale,
momenti di sconforto, ma la
gioia di lavorare insieme, di
collaborare, di contribuire
con il «piccolo» che ognuno
poteva offrire, ha permesso
di raggiungere un grande risultato, che va al di là della
semplice festa, rivelando che
il gruppo, la partecipazione
di molti può rendere perfetta
e completa la gioia di ognuno. Questo grazie anche ai
primi passi svolti con identico entusiasmo dai primi pionieri quali il pastore Arturo
Mingardi, che nell’ormai lontano 1933 organizzava l’inaugurazione di questo servizio
per gli anziani.
Chiesa battista di Fontana di Papa
La fede evangelica oggi e il
concetto di protestantesimo
EUGENIO STRETTI
y.'PROTESTANTESIMO e
"x 1
protestante hanno nel
linguaggio contemporaneo
un significato in cui prevalgono gli accenti critici e polemici. Quando fu applicato
per la prima volta ai fautori
della riforma significava “rimostranza” fatta attraverso
una “pubblica e solenne dichiarazione” predominava
dunque la nota affermativa».
Con queste parole Paolo Ricca ha esordito nella sua conferenza sul tema «La fede
evangelica oggi», tenuta nella
chiesa battista di Fontana di
Papa sabato 15 novembre.
All’incontro erano presenti
membri delle chiese sorelle
di Ariccia e Albano, la chiesa
pentecostale di Cecchina e
fratelli cattolici facenti parte
del neonato «Coordinamento ecumenico dei Castelli romani», iniziativa di comunione tra le citate chiese
evangeliche e realtà cattoliche facenti capo alle diocesi
di Frascati e Albano.
Il termine protestante, che
ci fu dato polemicamente per
la prima volta dai principi
cattolici alla Dieta di Spira
(aprile 1529), può costituire
ancora oggi una bandiera per
riaffermare la libera adesione
alla fede evangelica. Cinque
principi elettori (chiamati a
Spira «protestanti»), rifacendosi alla Dieta del 1526, che
lasciava libere le autorità politiche di applicare o no nei
rispettivi territori l’editto di
Worms del 1521 in cui Lutero
veniva dichiarato eretico e
messo al bando dall’impero,
ribadirono con le seguenti
parole, attuali per noi evangelici oggi, la libertà del cristiano: «Nelle cose che concernono la gloria di Dio, la
salvezza delle nostre anime e
la beatitudine eterna, ciasc
no deve stare per se stessa
davanti a Dio e rendere
Comn
a lui». In queste parole, a
ricalcano il magistrale voJ ^
metto di Lutero La libertàL^ni
cristiano, è racchiusa la pfJ
posta positiva, il «protestai
delle chiese evangeliche nei
mondo contemporaneo.
La Riforma, ha sottolineai.
Ricca, pur nel suo trava^
interno, ha innovato profoj,
damante in materia di voq.
zione, matrimonio, govem«
della chiesa, rapporti stato,
chiesa. E oggi? Il protestantesimo è posto dinanzi a due
sfide: il cattolicesimo romano
con questo papa, grande comunicatore della «verità cat
/n ifuesto
0sitti daren
ioni « ,
)fnaione leg
Ißchiese evai
BUGI
- tono state
tolica», e la sfida pentecosta- iaiesse a p
le, anch’essa variegata, ^ '
dell’incapacità delle chiese posti si ine
ctT\rir*Viia rii r*r\<Tlic»ro lo
storiche di cogliere la perenne attualità della terza perso.
na della Trinità. Il nostro Chienti. Sei
^CeSi
alcun
Q ERRAV/
JSulla si
’Umbri
Colflorito
Sovenio iiarche. La
fermenti
j^re fino i
metri; ]
ändere ve
ontano, Ca
pidità che si
tantieri sti
eggermeni
aune molte
compito può sembrare 1. ________
desto, in un quadro taloraUpito dui
sconfortante. Infatti è dique- più in bassi
sfanno la notizia che, nell (‘erano le a
amata Ginevra, a seguito del ito è stata a
calo numerico della popoli- endopoli, (
zione protestante, sono stai aìnpament
ridotte le parrocchie e pej. ideate,
stonati i pastori; tuttaviai Secondo c
fronte di difficoltà numerici* potuto vedi
non solo europee del prole- nazioni rie
stantesimo storico si aprouo, irebbe esse
grazie al Signore, nuovi spa lamiliare a
di predicazione evangelica, 1 ingoio del j
successo di Un giorno, u/iibento ci st
Parola, edito dalla nostii&mune, in
Claudiana, in ambito evange- zone riemp
fico e cattolico, indicano che gente che
il «protestari» ha ancorai Mentre i tei
senso. Nel contesto ecumenico odierno, pur nella modestia delle forze, il protestaatesimo ha ancora come su
unica bandiera la predicanone dell’Evangelo: l’annunzio
del perdono e della graziai
Dio per tutte le donne e
tutti gli uomini.
notizie a
Un incontro fra i gruppi Fgei del Sud e la comunità battista di Mortola
Impariamo dagli interlocutori la nostra stessa storia
in un<
LUISA NITTI
Voleva essere un seminario sul tema «Giovani e
chiese», ma prima di tutto è
stato un incontro intenso fra
la comunità battista di Mottola (Ta) e più di 50 giovani
evangelici, provenienti da
Puglia, Basilicata, Campania,
Sicilia, che dal 21 al 23 novembre hanno preso parte al
Seminario di formazione per
i gruppi Fgei del Sud.
È stata un’esperienza di incontro fra generazioni, giocata sul filo dell’ascolto e della
narrazione: per affrontare un
tema complesso e coinvolgente come quello dell’incontro e della testimonianza
fra generazioni all’interno
delle chiese, è stata scelta
una metodologia di tipo narrativo. L’incontro è avvenuto
infatti sulla base del ricordo,
della narrazione e della rielaborazione delle storie di fede
di alcune persone della comunità. Lo stesso titolo del
seminario «Raccontami la
mia storia», intendeva suggerire che la nostra identità di
persone credenti ci viene rivelata e acquista senso nel
momento in cui qualcun altro (il fratello, la sorella che ci
sono accanto), avendo ascoltato e fatto propria la nostra
vicenda di fede, è pronto a
narrarla di nuovo, in una forma nuova, attraverso un linguaggio di fede rinnovato.
È quello che si è cercato di
realizzare a Mottola. La prima parte del seminario era
dedicata all’ascolto: divisi in
piccoli gruppi, i ragazzi e le
ragazze hanno intervistato
alcune persone della comunità, ascoltando le loro storie
di fede e di conversione, rivivendo insieme i momenti più
significativi delia loro vita,
entrando in dialogo con delle
storie di fede del passato. La
comunità di Mottola. attraverso la voce di alcuni suoi
membri, ha dunque raccontato dei segmenti della sua
storia svelando, attraverso la
narrazione, la sua stessa
identità. L’ascolto attivo di
queste storie è stato uno dei
momenti più intensi del seminario: qualcuno, in sede di
valutazioni, ha affermato di
aver sperimentato un senso
di immedesimazione commovente, altri hanno voluto
sottolineare il calore dell’accoglienza e la forza della testimonianza ricevuta.
Indubbiamente l’ascolto di
queste narrazioni ha suscitato in ciascuna persona coinvolta emozioni e pensieri, e la
voglia di raccontare nuove
storie. Se nella prima parte
del seminario erano i giovani
ad ascoltare le persone più
anziane, nella seconda parte i
compiti si sono invertiti; alla
capacità di ascoltare è andata
intrecciandosi quella di prendere la parola e narrare di
nuovo le storie di fede del
passato, che sono state analizzate e rielaborate, utilizzando questa volta nuovi linguaggi, i linguaggi della fede
dei ragazzi e delle ragazze.
Durante il culto della domenica mattina i giovani hanno
«restituito» alla comunità le
sue stesse storie di fede, attraverso i canti, letture, piccoli pezzi teatrali, musica.
Un momento dell'animazione
La comunità si è messa in
ascolto, ha ricevuto le proprie storie e con esse una
nuova testimonianza. Abbiamo scoperto insieme che raccontare di nuovo una storia
ascoltata vuol dire interpretarla, aggiungere e intrecciare alla testimonianza ricevtita
una nuova testimonianza,
che nasce dall’esercizio dell’ascolto e della narrazione,
dalla capacità di penetrare a
tal punto in una storia del
passato da farla rivivere in
una forma nuova, diversa ma
non meno autentica. Abbiamo inoltre constatato che le
storie e le testimonianze di
credenti generano sempre
nuove storie, altre narrazioni che interloquiscono con
quelle del passato.
monianza che ci viene dal^f
resta viva attraverso
cessive narrazioni delle'®^||
dei credenti. ,
L’esperienza fatta a
la ci suggerisce che uni
munità cresce quando
verse voci che la conipe^, |
no entrano in dialogo, <1.
do ogni generazione tro ,I
parole per dire la
de, esponendosi al
della narrazione. A cO^J
sione del seminario
persone hanno espr®* ■
desiderio di ripetere
rienza nella propria
nità. Nella speranza <
possa realizzarsi, gin
mo una scheda sintet’C«
struttura del seminario'
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apa
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>rti stato,
otestante,
nzi a
rande coverità cat
ata,
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la peten
^NERDÍ 19 DICEMBRE 1997
Vita Delle Chie;
PAG. 9 RIFORMA
Una delegazione della Fcei nelle zone terremotate di Marche e Umbria
C'era un paese, ora non c'è più
A Cesi, a quindici chilometri da Serravalle di Chienti, sono rimaste in piedi solo
¡¡cune case, le altre sono state completamente distrutte o sono in demolizione
jti questo numero e nei suc'¡¡¡sivi daremo alcune informaci su alcuni progetti di rico0zione legati a interventi delhchiese evangeliche italiane.
EUGENIO RIVOIR
SERRAVALLE di Chienti.
Sulla strada che viene
ijlairUmbria incontri prima
golfiorito e poi entri nelle
gmenio liarche. La strada, anche se
^ermente, ha continuato a
™” e fino al valico, a più di
metri; poi si comincia a
0 romano scendere verso Muccia e, più
ontano, Camerino. Le strade
¡ono state completamente
mtecosta- ^esse a posto, con una ra
jdità che sconcerta; in molti
chiese posti si incontrano piccoli
cantieri stradali. Si scende
rza perso- leggermente nella valle del
11 nostro Chienti. Serravalle è un Conare ino- muñe molto esteso ed è stato
ro talora colpito duramente. Un po’
1 è di que- più ¡n basso del luogo dove
che, nela c’erano le abitazioni del ceneguito del pò è stata costruita una vasta
a popola- indopoli, diventata poi aciono state ampamento di case prefablie e pei- aiicate.
uttaviaa Secondo quel che abbiamo
lumerick potuto vedere e dalle inforlel piote- inazioni ricevute non ci dosi aprono, irebbe essere nessun nucleo
uovi spas familiare attendato. In un
ngelica.1 ingoio del grande accampanno, im mento ci sono gli uffici del
la nostra Comune, in un grande stan0 evange- ione riempito di tavoli e di
icano è gente che va e che viene,
ncorani nentre i telefoni squillano e
ecumeni-le notizie arrivano («c’è da
Ila mode
come SB
intervenire in una frazione, è
arrivato un gruppo di volontari, c’è un incontro con le
autorità della provincia, si è
trovata una soluzione a un
problema difficile», e così
via). C’è un gran baccano,
naturalmente, ma c’è gente
che sembra sapere quello
che vitóle.
In questa apparente confusione si trova anche il tempo
per ricevere noi, che veniamo
da parte della Federazione
delle chiese evangeliche; si
cercano alcune sedie per poter discutere un po’ più tranquillamente; ma è anche difficile trovare delle sedie. I
problemi, da quel che abbiamo capito, sono questi: rimettere in piedi la struttura
comunitaria (scuole, ambula
aniSI® Culto battesimale a Torino
I graziai
nne e pei
Eguaglianza e fraternità
in una comunità interetnica
130 persone, fra le quali
numerosi cattolici, hanno
partecipato, domenica 23
novembre, al culto battesimale nella chiesa battista di
aPassalacqua a Torino, dunte il quale hanno testimoato la loro fede Guenaman
iMasi, ivoriana sposata
in un italiano, Joyce Kibonli, torinese di padre congose, Anna Amedeo, di PineIo, e Silvio Bongiovanni di
osi, padre di due bambini,
anno affermato pubblicafinte la loro fede in Gesù
Ssto loro salvatore nel mon totico, neotestamentario,
ll’immersione [baptizo,
®*6rgo), carico di signifiU anche simbolici: la morde! vecchio uomo e Tensione di quello nuovo
nnovato dallo Spirito, il
ntimento per la nostra
tànanza da Dio e la risoSone a seguirlo.
'Sa c’è anche l’ingresso in
■la comunità di credenti
•le, in quanto seguaci di Crisono tutti uguali e si sfordi tradurre questa eguaLa ....Panza in una effettiva frater
nità, anche verso il mondo
esterno, che a Torino comprende anche gli immigrati e
i barboni del nuovo dormitorio pubblico sul quale si sono
divisi gli abitanti del quartiere Santa Rita: da una parte
quelli contrari, preoccupati
che il dormitorio faccia diminuire il valore immobiliare
degli stabili del quartiere,
dall’altra quelli che condividono la politica dell’accoglienza e della civiltà portata
avanti dalla giunta comunale.
Ed è sulla necessità di vegliare, per essere pronti a rispondere nelle situazioni
concrete alle prove e alle alternative che la Grazia di Dio
ci pone di fronte, che ha insistito la predicazione del past.
Franco Casanova (Matteo 25,
1-13), sottolineando come
spesso la fedeltà all’impegno
dichiarato nel momento del
battesimo comporti difficoltà
che solo Dio può aiutarci a
superare. In questa comunità
interetnica ha cantato una
piccola corale composta di
battisti russi, africani, bielorussi e romeni. (m.g.)
ne ,
delle vo®
tori, negozi, posta, ecc.); permettere alla popolazione di
non allontanarsi troppo dalla
vecchia abitazione (e questo
in un Comune che ha più di
venti frazioni, lontanissime
una dall’altra). Il sindaco ci
trasmette una serie di proposte urgenti su cui ci riserviamo di intervenire e ci congeda invitandoci a visitare una
frazione completamente distrutta: così ci renderemo
conto delle distanze e vedremo lo stato del disastro.
Ci accompagna neila nostra
visita a Cesi (a una quindicina
di chilometri) una delle tante
responsabili della ricostruzione. Nel breve percorso incrociamo, nei pressi di Colfiorito, l’auto del ministro Napolitano, in visita di ricognizione
Chiesa metodista di Terni
Federico Roela, credente
e predicatore locale
ERMANNO CIOCCA
''1° "Interculturale» in via Passalacqua
La comunità metodista di
Terni e l’evangelismo italiano sono stati dolorosamente colpiti dalTimprowisa immatura scomparsa di
Federico Roela, avvenuta il
26 novembre scorso. Nato a
Reggio Calabria il 2 novembre 1934, ternano di adozione, aveva prestato a lungo
servizio come funzionario
dell’amministrazione delle
Poste, facendosi benvolere e
stimare da tutti per competenza, rettitudine, disponibilità. Ma è sulla sua attività di
credente e di evangelico che
vogliamo soffermarci.
Guidato dalla spirito di Dio
(Rom. 8, 14), attivissimo nella vita della chiesa, presidente del Consiglio della chiesa
di Terni da molti anni, vicepresidente in un Sinodo a
Torre Pellice, non si accontentò di ascoltare la parola di
Dio, ma la mise in pratica
(Giacomo 1, 25), portando
dovunque il suo contributo,
la sua serietà, il suo ideale di
altruismo e di fratellanza.
Dotato di non comune cultura teologica, realizzata attraverso lunghe e personali
letture, si segnalò come predicatore locale, al cui ruolo
ebbe la soddisfazione di essere iscritto ad honorem. Aiutato da uno splendido tono di
voce, che faceva di lui anche
un ottimo cantore, era efficacissimo nelTesporre alle sorelle e ai fratelli la parola del
Signore, fedele all’evangelista
che dice: «Aprì loro la mente
per intendere le Scritture»
(Luca 24, 45). Molto apprezzate sono state le numerosissime predicazioni da lui tenute a Terni, a Perugia, a Forano, a Roma, a Villa San Sebastiano e altrove.
Giovedì 27 novembre la
chiesa metodista di Terni era
piena di sorelle e di fratelli
giunti da Roma, da Forano,
da Villa San Sebastiano, da
Perugia e da altre località, per
testimoniare a Federico che
Cristo «ha distrutto il potere
della morte e, con l’annunzio
della sua parola, ci ha fatto
conoscere la vita immortale»
(II Tim. 1, 10). Erano anche
presenti il pastore Aurelio
Sbaffi, sovrintendente dell’
11° circuito, e il pastore Eugenio Rivoir delle chiese di
Forano e di Perugia.
Il pastore Archimede Bertolino ha celebrato il culto e ha
pronunciato un sermone su
Giovanni 14,19 quando Gesù,
prima di andare a morire sulla croce, dice ai discepoli:
«Fra poco il mondo non mi
vedrà, ma voi mi vedrete perché io ho la vita e anche voi
vivrete»: parole attraverso le
quali i credenti prendono rinnovata coscienza di che cosa
significa appartenere a Cristo.
Gesù non è vita che perisce,
bensì vita imperitura, come
solo può essere la vita che
sgorga direttamente da Dio, e
noi viviamo in quanto siamo
fatti partecipi di quella sapienza di vita che solo Cristo
può suscitare, li pastore Sbaffi ha ripercorso la molteplice
concreta ed entusiastica attività di Federico Roela nelle
chiese evangeliche.
Tutti coloro che hanno conosciuto e stimato Federico si
sono stretti intorno alla gentile signora Viria e alle figliole
Paola e Giuliana, consapevoli
che «né morte né vita potranno separarci dall’amore di
Dio che è in Gesù Cristo nostro Signore» (Rom. 8, 38) e
che il nostro Federico ora
«cammina alla presenza del
Signore» (Salmo 116, 9).
nella zona. Incontriamo anche, molto attivi, gruppi di
volontari venuti da molte
parti d’Italia (dovunque siamo stati l’apporto dei volontari è stato sottolineato, per
quantità e per qualità). Di Cesi si può vedere solo qualcosa: il centro del villaggio è assolutamente vietato a qualsiasi estraneo. Da qualche
centinaio di metri vediamo i
vigili del fuoco impegnati per
un delicato lavoro di rimozione delle macerie.
Le case sembrano spaccate
da un tremendo fendente
che ha lasciato intatto un
pezzo di costruzione e ha raso suolo il resto. Dappertutto
mucchi di sassi, con qualche
pezzo di armadio o strumenti di cucina mescolati a resti
di vestiti e di scarpe. Vengono in mente le foto di paesi
distrutti in tempo di guerra
da bombardamenti a tappeto. Non c’è più proprio niente. C’era un paese; ora non
c’è più. Ma i pezzi di casa che
rimangono cadono a terra un
giorno dopo l’altro, a ogni
scossa che regolarmente si fa
sentire. Il ritmo delle giornate è accompagnato dalle
nuove scosse, un giorno dopo l’altro, in mezzo al rumore che ormai si è imparato a
conoscere e che fa sempre
rabbrividire. Ce ne andiamo
dalla valle del Chienti in direzione della vai Nerina. Non
piove più, la gente si dà da
fare sotto un pallido sole.
Agenda
19 dicembre
MILANO — Alle ore 20,30, nella chiesa battista di via Pinamonte da Vimercate 10, il «Gruppo Emmanuele» della
Chiesa evangelica coreana esegue un concerto natalizio di
musiche tradizionali. Tutti sono invitati. Ingresso libero.
^dicembre
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, i Piccoli Cantori di Torino e Tassociazione «Incontrocanto» presentano «Musiche della tradizione
natalizia» dirette dal maestro Giorgio Guiot.
BARI — Alle ore 20, nella chiesa di S. Scoiastica al porto
(piazza San Pietro) il Gruppo ecumenico di Bari organizza
un incontro festoso in vista del Natale, con canti eseguiti
dalla Corale ecumenica diretta dal maestro Bepi Speranza.
GROSSETO — Alle ore 18, nella chiesa battista (via Piave
19,) il soprano Loredana Birocci e il pianista Daniele lafrate eseguono musiche spiritual e di George Gershwin.
MONTERUSCELLO — Alle ore 17,30, nella sala consiliare
si tiene un concerto natalizio del coro «Ipharadisi» diretto
dal maestro Carlo Leila.
21-28 dicembre
VALPERGA CANAVESE — Nella chiesa battista (via Cuorgnè 43) ogni giorno dalle ore 14 alle 18 è aperta la mostra
«Il Natale attraverso i francobolli».
25 dicembre
TORINO —Alle ore 9,15, nel tempio di corso Vittorio Emanuele II, per il ciclo «Musica e preghiera», l’organista Massimo De Grandis esegue i corali natalizi dalT«Orgelbùchlein» di Johann Sebastian Bach.
ÆÆêSÉiMlmam.
REGGELLO — Con inizio alle ore 19,30 di sabato 27 si
svolge a Casa Cares il campo di fine anno sul tema: «Insegnaci a pregare. Un laboratorio per imparare insieme», relatori i pastori Piero Bensì e Raffaele Volpe. Per informazioni rivolgersi al numero tel./fax 055-8652001.
2-6 gennaio
SAN FEDELE INTELVl — Il Coordinamento giovani bmv
Lombardia organizza presso il Centro «Pietro Andreetti»
un campo invernale internazionale sul tema: «I giovani
protagonisti del cambiamento nella chiesa». Relatore il pastore John Bremner. Tel. e fax 02-57606674 (Paolo Serra).
Radio e teleoisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27
sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione
e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a
domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Lunedì 22 dicembre replica della trasmissione di domenica 14. Domenica 28: «1997-98, bilanci di fine anno»; «Incontri» (rubrica biblica). La replica sarà trasmessa lunedì 5 gennaio.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
dei venerdì di uscita dei settimanale.
ANGROGNA — La comunità ha vissuto il 30 novembre una
bella e riuscita giornata comunitaria nella quale i più giovani, dai bambini della scuola domenicale al gruppo giovanile, si sono uniti per animare il culto e intrattenere i convenuti nel pomeriggio con scene teatrali, canti e un piccolo
banco vendita di oggetti di carattere natalizio confezionati
da monitrici e giovani.
• La chiesa si è riunita per esprimere la sua solidarietà fraterna alle famiglie di Ester Bertalot e Alfredo Monnet (Fredou d’ia Clava) deceduti a pochi giorni uno dall’altra. Alfredo Monnet fu sindaco di Angrogna e solerte animatore delle Unioni giovanili: la partecipazione di tanti che lo conobbero e lo apprezzarono è stata molto significativa.
SCIGLI — La comunità metodista ha perduto in Giovanna
Schirò un suo fedele e validissimo membro che, per fede,
costanza e saggezza ha saputo testimoniare la sua fedeltà
al Cristo Signore della vita e alla sua chiesa. Centro e riferimento di tutta la famiglia Schirò, premurosa e attenta con
tutti in ogni situazione, nella famiglia che è stata il suo sano orgoglio e nella chiesa che amava e da cui era amata.
Essa è stata per Giovanna fermo punto di riferimento per la
fede. Sensibile e operosa in ogni situazione, nella chiesa e
nella società, fedele e puntuale partecipante alle riunioni
dell’attività femminile insieme alla sorella Miriam, con cui
preparava pregiati lavori di ricamo e cucito per il bazar,
con la sorella, inseparabile compagna, ha speso, momento
per momento, il suo tempo e la sua vita. Ora Giovanna è dinanzi al Trono dell’agnello, alla vivida luce del Risorto: i
suoi familiari nel dolore sono consapevoli del sincero affetto di sorelle e fratelli, amici e conoscenti che li hanno circondati in questa triste circostanza, (a.p.i)
TORRE PELLICE — Il «Pomeriggio si solidarietà con la Cevaa»,
organizzato dal Gruppo Missioni-Cevaa della nostra chiesa, ha raccolto domenica 7 dicembre un buon numero di
persone nell accogliente salone della Foresteria, permettendo loro di sostenere concretamente l’attività della Comunità evangelica di azione apostolica. Un grazie di cuore
a quanti sono intervenuti e a quanti hanno collaborato.
18
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Libertà personali
e individualismo
Salvatore Rapisarda
L’Unità di domenica 7 dicembre ha dato ampio risalto al
discorso del cardinale Martini per i Vespri di Sant’Ambrogio, pubblicandone «amplissimi stralci» e commentandolo in prima pagina a firma di Giovanni Berlinguer.
11 testo di Luca 17, 7-10 (servitori inutili) viene esaminato dal punto di vista esegetico e viene presentato nei suoi
tratti teologici, che si possono riassumere nei concetti di.
umiità e gratitudine: umiltà e pentimento per le responsabilità del passato, gratitudine per il perdono di Dio e per la
sua grazia che ci dona di «fare qualcosa di buono».
11 discorso si muove, dunque, lungo le linee di una teologia cattoiica (e non poteva essere altrimenti) in cui l’inutilità e l’umiltà vengono compensate dalle opere buone che
ci si aspetta di compiere. Non c’è senso di disperazione,
ma sopravvive la tentazione (Anfechtung) di cui pariava
Lutero, che ci fa trovare soddisfazione in ciò che compiamo. Nel discorso di Martini questa visione positiva combatte ii «senso depressivo» di chi ammetterebbe di non vaierò niente, e che rinuncerebbe a un nuovo impegno. Da
protestante mi chiedo se vinceremo le depressioni causate
dai fallimenti e dall’inutilità, e l’angoscia di fine millennio,
perché abbiamo speranza di fare meglio o perché abbiamo ricevuto il perdono dei nostri peccati. La risposta ci
verrà dall’etica vestita di reiigione o dalla teologia, dalla
teologia protestante? Sarà la teologia protestante «inattuaie» a dare risposte, o sarà la religione (cfr. Giorgio
Tourn, Riforma n. 46 del 5/12/97)?
Nella seconda parte l’intervento di Martini si inoltra sul
terreno socio-politico. Qui la libertà in materia di etica individuale («per alcuni», ma non ci viene detto di più) viene
equiparata al liberismo economico, e il tutto viene posto
nei quadro della cultura individualista che produce «avidità», «chiusure individuali» e «accumulo privato». La risposta a queste deviazioni sta, secondo Martini, nella solidarietà sociale: «La terapia di Ambrogio per le angosce
dell’incertezza epocale non è quindi l’accumulo e neppure
la permissività nei costumi individuali, ma è ia gratuità di
chi si sa servo inutile e graziato da Dio, che si traduce a livello sociale nell’investimento in solidarietà».
Non c’è dubbio che un discorso di denuncia del liberismo e di richiamo alla solidarietà possa piacere a un giornale di sinistra come l’Unità. Ben venga la denuncia contro gli egoismi che si vestono di liberismi, e che significano
prevaricazione deiia parte ricca sulla parte povera della
società e del mondo. Tuttavia si rimane perplessi nel vedere le libertà personali accomunate al liberismo economico
e alla cultura individualista; si rimane perplessi nel constatare che la cultura della solidarietà debba essere posta
sul versante opposto a quello delle libertà personali anche
in materia di etica individuale. Non possiamo immaginare
un domani migliore senza che ci sia una difesa delle libertà individuali, accompagnata dalla creazione delle
condizioni, economiche e culturali, che le favoriscano.
Ci piace pensare che la solidarietà tra individui, come
tra parti della società e tra paesi, si debba costruire a partire da scelte libere, dal contributo creativo di tutti, da una
volontà concorde che non nasce in ubbidienza a un’autorità religiosa, ma che passi per una libera valutazione etica
e politica per cui nella solidarietà intesa come diritto e opportunità per tutti, così come la giustizia e la pace che sono tali se sono per tutti, c’è il fondamento comune della civiltà futura. In questa visione la solidarietà non è un dovere degli uni verso gli altri, dei ricchi verso i poveri, ma è un
diritto di quelli che finora sono stati gli esclusi. La solidarietà non va vista come il normale sbocco della parola
evangelica. Questa mira più in alto, a creare nuova sensibilità. Così come Gesù si è messo dalla parte dei poveri,
dalla parte di chi serve, si tratta per noi di metterci nella
prospettiva di chi fin qui ha servito. È da questa angolatura che si potrà tracciare la nuova geografia etica del futuro.
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1° gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 47 del 12 dicembre 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 10 dicembre 1997.
VENERDÌ 19 D1CEMBRE]qq^
S
La contribuzione alla chiesa è una questione di fede
Essere protestanti ha un costo
La vita è un dono, il senso di questa vita sta anche nella
condivisione di ciò che Dio ci ha donato gratuitamente
GIUSEPPE PLATONE
MI dicono (e non è soltanto uno a raccontarmelo) che recentemente un
pastore valdese avrebbe rispedito al mittente l’offerta
di un membro di chiesa di
quindicimila lire aggiungendovi questa nota: «La nostra
chiesa non ha bisogno di elemosine ma di contribuzioni».
Immagino che il pastore, prima di fare questa provocazione, avrà fatto una ricerca
sullo stato di salute economica del suo membro di chiesa.
Avrebbe anche potuto integrare la ricerca chiedendogli
il 740 per poi applicarvi il tre
per cento.
Ma, al di là di questo gesto
discutibile (altrimenti che
provocazione sarebbe?), il
problema di chi deve pagare
il nostro essere chiesa in Italia rimane questione aperta.
Ne abbiamo parlato tante
volte ma forse non ne abbiamo mai parlato con le persone giuste. Ne parliamo sempre e solo con le persone che
già danno la loro contribuzione. Occorrerebbe parlarne
con quello zoccolo duro che
non dà una lira e se qualche
volta dà offre solo la propria
elemosina e si dichiara valdese o metodista o battista.
A proposito di battisti, sappiamo che sinora non hanno
richiesto l’otto per mille, mi
auguro che lo facciano presto anche perché non vedo
contrasti teologici tali da impedirne un uso corretto sia
in una chiesa che in un altra.
Ipocrita sarebbe la posizione
del tipo: noi non lo prendiamo ma ci riserviamo la facoltà di chiederlo a chi già lo
prende. Ma al di là di questi
possibili prossimi equivoci, il
problema otto per mille è ormai più psicologico che economico. Molti ritengono, e
forse anche all’estero, che
l’otto per mille sia la soluzione dei problemi economici
della nostra chiesa. Hai voglia a spiegare che l’otto per
mille non serve per pagare
pastori e diaconi ma è destinato solo per opere sociali,
culturali, terzomondiali. L’
essere ospedale, casa di riposo, centro culturale, centro
migranti, questo e altro ancora (almeno per la parte
concernente nuovi progetti,
nuovi sviluppi e non l’ordinaria amministrazione) è suscettibile di essere sostenuta,
una o più volte, dai fondi
dell’otto per mille, ma l’essere chiesa non c’entra.
Tra l’altro la stretta economica si fa sentire e il deficit
economico della nostra chiesa tende a salire, lo penso
Culto in un tempio valdese
che la strada da percorrere
per risollevare le sorti del nostro essere chiesa sia quella
di agganciare in qualche modo quella parte che è sui registri di chiesa ma non su quelli del cassiere. Con quali argomenti? L’unico veramente
biblico: la vita è un dono, il
senso di questa vita sta nella
condivisione, nell’offerta,
nella restituzione all’umanità
di ciò che Dio ci ha gratuitamente donato. Se applichiamo al nostro essere chiesa la
solita mentalità, così emergente in questi giorni prenatalizi, di accaparramento, di
concentrazione di beni stipati all’inverosimile nelle nostre
case e nelle nostre teste finiremo veramente per diventare spiritualmente dei miserabili anche se abbiamo tanti
soldini in banca e magari
qualche bel Bot
E se pubblicassimo una
volta i nostri estratti conti?
Ma appunto non si tratta di
processarci a vicenda. Siamo
pur sempre, malgrado i nostri
difetti, una chiesa di popolo e
non una setta i cui membri
sono stampati in serie e prendono ordini dall’alto. Qui
semplicemente si tratta di
non far morire ciò che può vivere bene senza atti di eroismo, di spoliazioni. Se ogni
membro di chiesa, con responsabile continuità, desse
la propria contribuzione proporzionale al reddito, se ciascuno pagasse il proprio tributo alla libertà e all’indipendenza della nostra chiesa, noi
non avremmo bisogno di
umilianti aiuti dall’estero o di
moltiplicare appelli che ricadono, come dicevo, sempre
su quelli che sono presenti e
attenti alle vicende della nostra chiesa.
Se noi non imboccheremo
questa strada di collettiva
responsabilizzazione è possibile che presto molte aree
del nostro protestantesimo
scompaiano. Non si potran
no assumere nuovi pastori e
diaconi e, questo è lo scandalo, pur potendocelo permettere noi di fatto non permetteremo che il protestantesimo cresca in questo paese. E
magari daremo la colpa al
cattolicesimo e alla cultura
controriformista. Non invoco
nessun atto di abnegazione,
né di togliere il pane dalla
bocca dei nostri figli per far
vivere la chiesa, né di fare voto di povertà dando tutti i nostri averi alla Tavola valdese.
Parlo di cose normalissime,
quasi banali. La chiesa siamo
noi e ce la paghiamo noi. Ma
se tu che puoi, fai orecchie da
mercante o ci offri il tuo superfluo e magari lo fai anche
cadere dall’alto, allora il nostro declino sarà inevitabile.
E sarà solo colpa nostra.
La fede, mi spiace dirlo perché suona un po’ giudicatorio, si manifesta anche nella
gestione del nostro portafoglio personale. Ho visto trpppa gente superbenestartte, in
questi venticinque anni di
pastorato (tranquilli, non farò
nomi!), che esprime il proprio
amore per la nostra chiesa
con un offerta semplicemente offensiva. Come protestanti credo che dobbiamo ricuperare l’insegnamento biblico che afferma: «Ogni primo
giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da
parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli...» (I Corinzi 16, 2).
In sostanza la nostra vuole
essere una vita organizzata in
vista del Regno. Non l’episodicità, il disordine, il capriccio, la trascuratezza, ma l’impegno a consacrare una parte
delle nostre risorse alla causa
dell’Evangelo nel nostro paese. Chi non si sente, chi non
vuole, chi non condivide più
questa fede in Cristo, il nostro ordinamento e il conseguente impegno che richiede
l’essere membro delle nostre
chiese allora abbia almeno il
coraggio civile di richiedere
la cancellazione. Anche l’onestà è una caratteristica
protestante e sopravvive anche quando la fede muore.
Tra noi possiamo costruirci
anche degli alibi di ferro ma il
Signore della storia non si lascia prendere in giro. Lo so
che la chiesa non è il regno di
Dio e che il protestantesimo
travalica i muri delle chiese
ma un protestantesimo senza
chiesa è come un’auto senza
motore, bella forse da vedere
ma non va avanti.
In definitiva ha ragione il
nostro rabbi di sempre: «Dov’
è il tuo tesoro, lì sarà anche il
tuo cuore»(Mt. 6, 21). E il nostro cuore dove sta?
Mercoledì scorso, anniversario della firma
della Carta sui diritti dell’uomo, è stato organizzato a Firenze dalla Regione Toscana
e da Amnesty International
un meeting internazionale
sul tema: «Fai la cosa giusta».
E la cosa giusta di cui si è discusso è stata l’abolizione
della pena di morte. Moltissimi i partecipanti e molti gli
interventi di notevole livello,
fra cui quelli di Kalida Messaudi, algerina, leader del
movimento per la rivendicazione dei diritti civili per le
donne in Algeria e della vedova di loseph O’Dell, giustiziato quest’anno negli Stati
Uniti. Perez Esquivel, premio
Nobel per la pace, argentino,
ha detto: «Da noi i morti e i
desaparecidos sono più di
centomila. La pena di morte
non è prevista dalla nostra
legge, ma fa parte della realtà
PIERO bensì
quotidiana, lo dico: uno stato
non può farsi assassino dei
propri cittadini».
Sono ancora 93 i paesi del
mondo dove esiste la pena di
morte, fra cui molti stati degli Stati Uniti d’America; oltre cinquemila sono state le
condanne capitali eseguite
nel mondo nel 1996. «È una
cosa inutile e mostruosa», ha
detto Fon. Violante, presidente della Camera. L’intervento più applaudito è stato
quello di mons. Abiondi, ve
scovo di Livorno e vicepresidente della Conferenza episcopale, il quale ha dichiarato: «La Chiesa non è mai stata
all’avanguardia nella lotta
per la soppressione della pena di morte». Gli applausi
hanno voluto sottolineare la
sincerità del vescovo.
Da parte nostra possiamo
dire che un numero notevole
di chiese protestanti, in questi
ultimi decenni, si sono pronunziate contro la pena di
morte; parecchie altre, pur
CORRIERE DELLA SESi
Ebrei e ortodossi
Un servizio di Fabrizio Dra.
gosei da Mosca riapre (8 dj.
cembre) la questione dei
nuovi razzismi nei paesj
dell’Est: «Se il tema dei rap.
porti con l’ebraismo - scrive
Dragosei - e (...) delle respon.
sabilità per l’antisemitismoi
caldo per la Chiesa cattolica
esso è addirittura rovente per
quella ortodossa russa. Roma
ha ammesso le sue colpe,
Mosca non ammette nemmeno l’ipotesi che la chiesa
possa avere una qualche responsabilità». Anzi, si affac.
eia l’ipotesi che il classico
complotto giudaico-massonico sia stato alla radice dell’assassinio dello zar Nicola
IL «...la chiesa chiede chela
commissione incaricata di
esaminare i resti della famiglia imperiale (...) e di indagare gli eventi che portarono
al massacro, si pronunci
sull’assassinio rituale. Questo
al fine di sgombrare il terreno
da un mito, quello appunto
dei sacrifici umani commessi
dagli ebrei». Intanto «la ripresa dell’antisemitismo è un fenomeno reale».
LA STAMPA
Persecuzioni
Sergio Romano risponde
(10 dicembre) a alcuni interventi (Gad Lerner, Fiamnw
Nirenstein e altri) relativi li
suo ultimo libro Lettera a m
amico ebreo, in cui l’ex ambasciatore proponeva una ticonsiderazione critica del
Shoah, affrontava i rapporti
tra gli ebrei e la sinistra, entrava nel merito della politia
di Israele. Convinto che dò
che impropriamente si deinisce Olocausto sia un unicum storico, ma non un «unicum metastorico». Romani
fa riferimento a altri casi 4
persecuzione: «... è grave dii
la giudeofobia cristiana sii
stata in alcuni momenti storici vessatoria e persecutorii
Ma se daranno un’occhiati
alla storia religiosa d’Europai
revisionisti si accorgeranno
che duramente furono trattati, a seconda delle circostanze e della religione dominai
te, gli iconoclasti, i catari,
albigesi, i bogomili, i luterali
i cattolici, gli anabattisti,!
calvinisti, i metodisti, i quaccheri, gli avventisti del seti
mo giorno e i “vecchi credenti”. Chi pretende che la Chic
sa “confessi” il proprio antisemitismo pretende in realti
che essa rinunci a se stessa»
troppo, esitano a farlo ed
motivo di umiliazione p®
tanti di noi. La pena di rned
è, una vendetta, non è giu*I
zia. Lo stato non può mette!»
allo stesso livello degli assa
sini che deve punire. Ho vis
i volti dei cittadini ameriee®
che dimostravano in fa''“^
della pena di morte: non
sprimevano sete di '
ma rabbia, rancore,
rocia. La pena di morte n
serve a nulla: nei 93 stati da
applicata gli omicidi so ,
più numerosi che in tutu
altri stati del mondo. Ch',.
sbagliato deve pagare e
atic^f
duramente: ma a
concesso di farsi padrona
la vita di un’altra persona
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissioni"
diouno «Culto evangelico» o
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^/FNERDÌ 19 DICEMBRE 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
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Quanto ci costa
il Vaticano?
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Ho molto apprezzato l’articolo di Giorgio Tourn («L’unità morale e civile dell’Italia») su Riforma n. 35. Il presidente del Consiglio dimentica che l’ultimo ostacolo
¿’unità d’Italia fu proprio il
Vaticano, lo Stato della Chiesa cattolica! Dopo l’impresa
di Porta Pia, il 20 settembre
¡870, Roma diventò capitale
d’Italia. Considerato che
questa data segna la fine del
potere temporale dei papi,
perché non viene ricordata
dalle più alte autorità dello
Stato? E gli autobus non dovrebbero circolare con la
bandierina tricolore, come
accade per le altre date, il 4
ottobre, giorno di san Francesco d’Assisi?
Il trattato lateranense, stipulato l’il febbraio 1929 fra il
governo italiano (fascista) e la
Santa Sede, risolse la questione romana e regolò i rapporti
fra lo stato italiano e il Vaticano, fra Mussolini e Pio XI; a
esso venne riconosciuta piena e assoluta sovranità nella
sua missione spirituale e sovrana potestà sulla Città del
Vaticano. Nel mio libro di storia (1940), leggo; «Gli accordi
dell’ll febbraio 1929 constano di un Trattato politico per
la soluzione della Questione
romana, e di un Concordato
per la definizione delle condizioni della Chiesa e dei rapporti fra Chiesa e Stato in Italia. In virtù di tali accordi,
mentre la Santa Sede abbandonava le sue rivendicazioni e
riconosceva il Regno d’Italia,
l’Italia abrogava la Legge delle
Guarentigie e riconosceva la
formazione dello Stato della
Città del Vaticano, minuscolo
'organismo di meno di mezzo
kmq di superficie, sotto la sovranità del papa.»
Che cos’è la Legge delle
Guarentigie! Perché fu abrogata? «La Legge delle Guarentigie, promulgata il 13 maggio
1871 per il regolamento dei
rapporti fra Stato italiano e
Chiesa, dopo la debellatio
dello Stato pontificio e l’annessione dei suoi territori
(Romagna, 1859; Umbria e
Marche, 1860; e infine Roma,
1870) all’Italia: as'"' ~ nj
pontefice l’invio
onori sovrani, il d.
frazione, rimmunii.
personale, l’esercizio
nistero spirituale, il diritto di
libera corrispondenza, l’uso
dei palazzi Vaticano e Lateratiense e la dotazione annua
di L. 3.225.000» (Enciclopedia
catan, f! Garzanti). Questa legge, non
accettata dai pontefici, che la
considerarono unilaterale e
arbitraria, fu abrogata l’il
febbraio 1929.
Per quanto concerne le
questioni finanziarie, esse furono «risolte mediante il versamento di 750 milioni di lire
e di un miliardo di Consolidato, fatto dal Governo italiano alla Santa Sede», come si
legge nel mio libro di storia.
Non a caso il papa. Pio XI,
definì Mussolini «l’uomo della provvidenza». Per l’autore
del libro «la Conciliazione fu
un grandissimo successo politico del Fascismo» (sic!). E
che dire di Paimiro Togliatti
che avallò l’articolo 7, introducendolo nella Costituzione
della Repubblica? L’antifascismo andava fatto in Parlamento e non solo in piazza.
La Repubblica italiana è laica; come tale non dovrebbe
permettere l’insegnamento
della religione cattolica nella
scuola pubblica. Perché non
si deve fare come in Francia,
dove lo Stato dà un pomeriggio libero per consentire ai
genitori di dare ai figli l’insegnamento religioso? Ciò non
comporta spese per la Francia; mentre in Italia, questo
insegnamento costa ben 900
miliardi l’anno e tutti sappiamo che l’ora di religione è
un’ora di nulla.
L’ex direttore de «La Repubblica», Scalfari, pochi anni fa, chiedeva quanto costa
il Vaticano all’Italia. Non è il
momento di conoscere questa cifra? E codesta cifra non
dovrebbe essere aggiornata
dato che l’Italia dà alla Chiesa l’8%o? Di questo problema
i nostri parlamentari dovrebbero parlare.
Francesco Amato - Firenze
Il significato
del crocifisso
La lettura dell’articolo intitolato «Il crocifisso» mi ha
fatto ricordare quanto si narra negli Atti degli apostoli (19,
23-27). Ai tempi dell’apostolo
Paolo il «nuovo insegnamento» evangelico danneggiò «un
certo Demetrio, di professione orafo», il quale «fabbricava tempietti della dea Artemide in argento: un mestiere
che procurava agli artigiani
un buon guadagno».
Ai tempi nostri, se la richiesta fatta dal coraggioso (o ingenuo?) «consigliere cattolico» del Comune di Torino venisse puta caso accolta, in
questo nostro paese «cattolico», danneggerebbe economicamente l’istituzione ecclesiale cattolico-romana, la
quale tramite fabbriche artigianali e botteghe «sacre»,
costruisce e vende centinaia
di migliaia di crocifissi, piccoli e grandi, di oro, argento,
avorio, legno, plastica, ecc.
Il motto «Principiis ob
Qjonfro
12
DICEMBRE 1997
Antigiudaismo
Cristiani ed ebrei a confronto
Fcei
Dove va il protestantesimo italiano?
Usa
Oltre il pluralismo, il dialogo
Algeria
A monte del fondamentalismo islamico
Lavoro
Gli operai diventeranno imprenditori?
Con/ronit; una copia lire 8.G0Ó; abbonamento annuo lire
finitore lire 120.000 con libro in oniaggjo). Versamento sul ccp ^^
nteetato a coop. Com Nuovi tempi,
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 482
^ (indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/3ct/home.htm)_
La fame nel mondo e le quote nella produzione agricola europea
Le conseguenze dei nostri comportamenti alimentari
«ERO ROSTAGNO
Mettete un ministro un po’ prolisso, due rappresentanti dei produttori particolarmente scaltri, un conduttore che conosce poco, e male, là
nostra lingua, ma che ha imparato benissimo il malvezzo di considerare una
trasmissione televisiva tanto più riuscita quanto più caotica, aggiungete il solito contorno di pubblico vociante e
avrete Maastricht Italia, prima serata
Rai 3 di venerdì 5 dicembre. Alan Friedman mi ha ricordato Alberto Sordi in
una famosa scena de «Il vigile»,*quando
per regolare il traffico in una piazza di
Roma causa un ingorgo pauroso; è
Tunica cosa per cui gli sono grato.
Se avevate cominciato a capire qualcosa del problema quote latte e, ahi
voi!, non avete cambiato canale dopo i
primi minuti, ora vi starete probabilmente chiedendo se il problema quote
sia poi da'wero così importante perché
voi, cori tutti i pensieri che avete, dobbiate sottoporvi a simili supplizi. Dopotutto fate colazione con caffè nero e il
burro sono anni che lo avete bandito
dalla vosb-a tavola... Mi auguro, quindi,
che in molti abbiate letto l’esauriente
articolo di Giorgio Bleynat sullo scorso
numero di Riforma perché, invece, in
quanto consumatori prima e abitanti
del pianeta poi, siamo tutti molto coinvolti nelle scelte di agricoltori e allevatori. Se vogliamo un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e del benessere animale dobbiamo adeguare i nostri comportamenti alimentari.
Stiamo vivendo un’epoca piena di paradossi e contraddizioni: da un lato c’è
la fame di interi popoli, dall’altro Tesigenza di fissare tetti alle produzioni per
non creare eccedenze (da distruggere);
da un lato un’agricoltura che se non
sfrutta e non inquina è un’agricoltura
che produce meno e a costi più elevati
(quindi per pochi); dall’altro sia il disinquinamento che il trattamento delle patologie indotte da errori alimentari comportano costi enormi. Oggi viviamo in
un mondo dove piccole cause determinano grandi effetti e dove nessuno può
più pensare che il suo comportamento
riguardi solo lui o la sua famiglia o il suo
gruppo etnico, culturale, politico.
L’allevatore che rivendica il diritto di
produrre ciò che vuole deve rendersi
conto che non produce più ciò che vuole lui, ma ciò che altri, indirizzando i
consumi, stabiliscono. Anche il cosiddetto «biologico» è subordinato a queste ferree leggi e chi sogna i verdi pascoli rischia di essere sno malgrado com
plice e vittima di qualche multinazionale dell’alimentare. La nostra spesa quotidiana è, ormai, un atto con ripercussioni planetarie.
È forse giunto il momento per il consumatore di essere più consapevole del
valore delle proprie scelte; non penso
alle solite indagini che riguardano i prodotti quando sono ormai sugli scaffali,
ma alla loro origine, ai processi di produzione. Vorrei che fosse possibile iniziare una riflessione pacata su questi temi perché certo è molto importante capire se i nostri modelli di consumo, se
la nostra «cultura alimentare», al di là
delle implicazioni etiche peraltro niente
affatto secondarie, sono ancora compatibili con la salute (futura) del pianeta;
tanto più che le eventuali «correzioni di
rotta» dovranno essere compiute con
estrema delicatezza per non far rovesciare la barca.
L’informazione è la prima condizione per poter iniziare una discussione;
senza una corretta conoscenza dei problemi non si discute; si litiga, si parla
per frasi fatte, per luoghi coinuni. Tuttavia Tinformazione, in questo come in
altri casi, per essere efficace deve essere precisa, a volte tecnica, quindi richiede da parte del lettore particolare
interesse ed attenzione.
sta...» (opponiti ai principi) è
abbastanza noto ai vescovi e
ai predicatori cattolici, i quali
sanno bene che, se la suddetta richiesta fosse accolta e attuata, sarebbe in un lasso di
tempo più o meno breve seguita e imitata da molti altri
Comuni italiani e si allargherebbe a macchia d’olio a altri
edifici pubblici, quali per
esempio edifici scolastici,
convitti nazionali, ospedali,
ecc. Togliere quindi il crocifisso dalTaula consiliare del
Comune di Torino arrecherebbe alla suddetta istituzione ecclesiastica cattolico romana, oltre al danno economico, anche una rimarchevole diminuzione della sua prestigiosa presenza, simboleggiata dal crocifisso, e la cessazione di un privilegio plurisecolare.
Lo stato italiano è laico in
teoria, ma in pratica su di esso incombe la specola del Vaticano il quale, come bene si
esprime Giorgio Girardet (v.
Riforma n. 42 del 7 novembre), «si considera (e viene
considerato) una specie di
patrono e padrone», non solo
di Roma, ma (grazie a Dio!) di
tutta la nazione italiana».
Bruno Ciccarelli - Catania
La scomparsa di
Giovanni Gönnet
e Severino Zotta
Ho appreso su Riforma che
in poco tempo sono andati ad
abitare nella casa del Padre
due cari e amati fratelli, Giovanni Gönnet, storico, e Severino Zotta, pastore. Silvana e
io benediciamo con riconoscenza il Signore per il benefico periodo trascorso con il
prof. Gönnet e sua moglie,
Wanda. Si era nel 1956, a
Rorà. Quale e quanta fraternità e arricchimento nello
stare insieme! Il professore,
con amabilità e calore, ci raccontava, anzi ci testimoniava,
non solo la sua grande fede
ma la fede e la vita vissuta,
nel periodo della seconda
guerra mondiale, dai fratelli e
sorelle delle Valli che, in obbedienza al Signore, «restavano in piedi» qualunque fossero le avversità. Il prof. Gönnet
trasmetteva a noi, giovane
coppia pastorale, il significato
vivo e profondo del servizio,
la totale e completa consacrazione al ministero dandoci di
essere «fortificati nel Signore
e nella forza della sua possanza» (Efesini 6,10).
Davanti al caminetto, in
quell’inverno glaciale e terribile del ’56 nella casa di Rorà,
o più tardi, in primavera, durante la gita a Pian Pra, oppu
re mentre ci sfidavamo a una
gara di bocce, quanti insegnamenti e quanta ricchezza
fatta di cultura, di fede, di
umanità e amicizia profonda
abbiamo ricevuto. Siamo stati
equipaggiati a dovere per il
ministerio. Quando iniziammo l’attività a Ariccia, nei Castelli romani, eccoli venire da
noi, a casa. Spesso di passaggio, mentre si recava a Colleferro per la predicazione, il
prof. Gönnet si fermava e ci
ricordava l’augurio che ci
aveva fatto a Rorà, quello cioè
di un benedetto ministerio
nel Signore, e ci pregava di
accettare le sue beneauguranti parole come si possono
accettare tutte le cose che ci
provengono dai fratelli in Cristo che, liberi da qualunque
conformismo, sanno mantenere intatti gli affetti più veri
e più cari. Grazie, professore.
L’altra nobile figura che
vorrei ricordare è quella del
pastore Severino Zotta, altro
strumento benedetto nelle
mani del Signore per la testimonianza alTEvangelo della
grazia. Nei momenti più difficili, quando più avevo, insieme alla mia famiglia, bisogno
di solidarietà e di affetto, ecco venire il pastore Zotta a
offrirci il suo tempo e la sua
presenza. La sua fraternità si
esprimeva nella lettura della
Parola, nella preghiera, in
una breve e bella meditazione, edificata e fortificata. Anche di questo fratello conserviamo grati il ricordo.
La Chiesa battista di Genova, insieme al suo nuovo e
giovane pastore, si unisce a
me nel rendere questa testimonianza al pastore Zotta.
La chiesa ricorda i suoi incisivi e chiari messaggi «fondati
sempre sulTEvangelo», come
amava definirli una nostra
cara sorella. Nell’ultimo periodo genovese non ricordo
di avere mai ricevuto un rifiuto se non per seri motivi di
salute. Sia per un invito alla
predicazione, sia per un incontro, una visita nelle famiglie, era sempre pronto e disponibile. «Non posso mancare all’appuntamento con la
testimonianza dell’opera del
Signore», mi diceva.
Con questo numero
termina il quinto anno
di Riforma. Saremo di
nuovo con voi con il numero del 2 gennaio ’98.
Auguriamo a tutti un
sereno periodo festivo e
vi rinnoviamo il nostro
appello: abbonatevi o
riabbonatevi, o acquistateci regolarmente
nelle edicole delle Valli.
L’unico rammarico che
provo, e lo dico con molta tristezza, è di essere rimasto
all’oscuro non solo della dipartenza del collega amico,
ma anche del giorno del funerale: nemmeno io «sarei
potuto mancare a quell’appuntamento». Se non altro
per dare nella preghiera, e
magari nel silenzio del mio
cuore, questa testimonianza:
«Grazie Signore per aver dato
alla tua chiesa un servitore
così fedele».
Michele Foligno - Genova
Ricordo di
Giovanna Schirò
Adesso che non ti abbiamo
più tra noi, Giovanna, pur
non vedendoti fisicamente
continui a essere con noi,
non solo nello spirito e nella
memoria ma con tutti i segni
che ti hanno contraddistinta:
bontà, semplicità, umiltà,
saggezza che traspariva da
ogni tuo gesto e atteggiamento. È stato il migliore insegnamento che tutte noi abbiamo potuto trarre dalla tua
indimenticabile persona.
Il momento in cui ci hai lasciato e nel quale come chiesa abbiamo cercato di onorarti, pur se nel pianto e nel
dolore, non ci è sembrato un
forzato addio ma una festa
d’amore verso di te, di affetto
e di solidarietà verso la tua
inseparabile Miriam, le altre
sorelle e tutti i tuoi amati nipoti che addolorati ti hanno
pianto. Giovanna, resti nei
nostri cuori così come ti abbiamo conosciuta.
La tua viva figura ci possa
aiutare a camminare nei sentieri della fede e dell’amore
che a tua somiglianza ogni
credente deve saper percorrere: qui sta la costanza e la
fede dei santi, qui sta la fede
in Gesù (Apoc. 13, 10, 14, 12).
È il segno del cammino che
desideriamo fare nella fede e
nella chiesa per le quali vogliamo testimoniare.
L’attività femminile della
Chiesa evangelica metodista
di Scicli
@sti,
gospel
numero quattro
L’associazione «Musictus» organizza per il quarto
anno la rassegna Asti-Gospel, vero e proprio festival
della musica gospel, con
quattro appuntamenti nel
periodo natalizio. Il 20 dicembre (Teatro di Costigliole d’Asti) si esibiscono
Tom Lane, il coro astigiano
«Free Voices» e la cantante
Ginger Brew. Il 21 (Teatro
di Moncalvo d’Asti) ancora
Tom Lane e la corale torinese «Anno Domini Gospel
Choir»; il 22 e il 23 due sere
al Teatro Politeama di Asti
Edwin Hawkins, il quartetto «Palata Singers» (Congo)
e il quartetto femminile
«The Gospel Girls» di San
Francisco. Per informazioni
telefono 0141-955046, fax
955066; e-mail: musictus
@musictus.com.
RINGRAZIAMENTO
«Ho pazientemente
aspettato l’Eterno ed egli
si è chinato su di me»
Salmo 40, 1
Le figlie, i generi e i nipoti di
Anna Albarea ved. Pascal
ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro lutto. In particolare ringraziano il direttore e il
personale dell’Asilo valdese di
Luserna S. Giovanni, per l’amore
con cui si dedicano al servizio di
cura e assistenza, e il pastore
Gianni Genre.
vaiar Penice, 19 dicembre 1997
I necrologi si accettano entro le ore 9 del lunedì. Telefonare al numero 011-655278 - fax
011-657542.
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Claudiana
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Tel. 011/668.98.04 - Fax 011/650.43.94 - Ccp 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
20
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 19 DICEMBRE 199?
Grazie alla campagna lanciata dall'organizzazione britannica Christian Aid
Lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori del Terzo Mondo
I consumatori possono costringere i supermercati britannici a chiedere migliori
condizioni di lavoro nel Terzo Mondo. È quanto ha affermato l’organizzazione di aiuto umanitario britannica Christian Aid. quando ha fatto il
bilancio del primo anno della
campagna che ha lanciato
nel 1996.
Una chiesa di Londra ha
raccolto scontrini di cassa
per un ammontare di 45.000
sterline (73.000 dollari Usa) e
li ha consegnati ai supermercati locali (Christian Aid aveva chiesto infatti ai suoi
250.000 aderenti di scrivere
slogan della campagna sul
retro dei loro scontrini e di
rinviarli ai negozi). 11 messaggio, afferma Christian Aid nel
suo rapporto sulla campagna, è chiaro: «Se i supermercati vogliono garantirsi la fiducia dei consumatori, devono dimostrare la stessa lealtà
nei confronti di coloro che
producono il nostro cibo dall’altra parte del mondo».
Christian Aid, che è appoggiata dalla maggioranza delle
grandi chiese del Regno Unito e d’irlanda (ad eccezione
della Chiesa cattolica romana), gestisce parallelamente
un programma di doni in oltre 80 paesi nonché campagne energiche su questioni
quali Tindebitamento del
Terzo Mondo, le pratiche
commerciali ingiuste e la
riforma della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Un anno fa,
Christian Aid ha lanciato una
campagna di quattro anni
{Change thè Rules, Cambiate
le regole) con l’obiettivo di
convincere i supermercati
britannici, le dieci più grandi
Senegai: lavoro In una piantagione di riso
catene di supermercati che
hanno fatto un giro d’affari di
53 miliardi di sterline (86 miliardi di dollari Usa nel 1996)
ad esercitare la loro influenza
economica affinché vengano
migliorate le condizioni di lavoro nel Terzo Mondo.
Nel quadro di questa campagna Christian Aid aveva
compilato un elenco dei casi
più clamorosi: i raccoglitori
di asparagi peruviani ricevono l’equivalente di 2 cent
Usa per un chilo di asparagi,
che si vende al consumatore
9,83 dollari Usa; in Brasile i
raccoglitori di uva, che soffrono di malattie legate ai
pesticidi, ricevono meno di 4
cent Usa per 450 grammi di
uva, che il consumatore pagherà l’equivalente di 2,13
dollari Usa in un supermercato; nello Sri Lanka il salario
di quelli che lavorano nelle
piantagioni di tè rappresenta
solo il 7% del prezzo pagato
dal consumatore.
Dopo un anno, Christian
Aid è in grado di riferire che
sette delle grandi catene bri
(Foto Acnur/J. Hartley)
tanniche di supermercati, ivi
compresa la più grande, Teseo, hanno adottato pratiche
etiche di approvvigionamento. Sei stanno mettendo in
piedi codici di comportamento e accettano controlli esterni. 11 rapporto di Christian
Aid lancia un ammonimento:
se essi non vengono accompagnati da altre misure, «i codici di comportamento non
saranno altro che un esercizio di relazioni pubbliche,
espressione elegante per continuare a fare affari». Il direttore di Christian Aid, Michael
Taylor, ha precisato: «Noi vogliamo che la gente possa andare in qualsiasi supermercato e comprarsi il cibo con la
certezza che sia stato prodotto senza sfruttamento».
Le dieci maggiori catene
della Gran Bretagna sono state invitate a rispondere a 12
domande sull’etica delle proprie pratiche commerciali, e
le risposte sono state analizzate da esperti indipendenti,
tra cui Richard Hanis, vescovo anglicano di Oxford. Con
grande meraviglia di tutti, il
grande negozio di vestiti e di
alimentazione Marks & Spencer, sinonimo in Gran Bretagna di commercio equo secondo precise regole etiche, è
stato una delle tre società a
non aver risposto. Tuttavia,
Marks & Spencer ha ricordato
agli esperti di Christian Aid
«le precauzioni che prendiamo in materia di approvvigionamento della merce St Michael (la propria marca), e in
•particolare ciò che abbiamo
fatto, sui nostri luoghi di produzione, per garantire buone
condizioni e una giusta remunerazione agli impiegati».
Le due più grandi catene,
Teseo e Sainsbury’s, nonché
la quarta per ordine di importanza, Safeway, vengono
citate per essere le più rispettose dell’etica commerciale.
Per Christian Aid, uno dei
fattori essenziali di miglioramento delle condizioni di lavoro nel Terzo Mondo è la libertà di associazione, il diritto di aderire a un sindacato.
Quésto diritto è posto in testa
delle priorità da includere nel
modello di codice di condotta destinato a coloro che forniscono i prodotti ai supermercati britannici: eppure in
Costa Rica, il più grande fornitore latinoamericano di banane alla Gran Bretagna, «le
condizioni di lavoro nelle
piantagioni di banane non
hanno nulla a che vedere con
le buone pratiche e con i diritti dei lavoratori di cui si
parla nelle sale di conferenze
delle società». Alcune guardie
giurate private hanno addirittura dichiarato agli esperti
di Christian Aid che il loro lavoro è quello di «tenere alla
larga i sindacalisti». (eni)
Nel corso di una visita alle chiese
Konrad Raiser difende i diritti
degli aborigeni dell'Australia
Nel corso di una visita alle
chiese australiane a fine novembre il pastore Konrad
Raiser, segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha criticato il
progetto del governo australiano mirante a restringere i
diritti fondiari degli aborigeni, cosa che ha provocato un
vivace dibattito in tutto il
paese. Le critiche espresse da
Raiser, che riprendevano le
posizioni di molti dirigenti
ecclesiastici australiani, hanno scatenato una controversia nazionale su una questione che da tempo suscita appassionate discussioni. Warren Entsch, membro del governo di destra del primo ministro John Howard, ha reagito immediatamente alle dichiarazioni di Raiser chiedendo agli abitanti delle zone rurali, quelle ebe sarebbero più colpite dal nuovo progetto di legge sui diritti fondiari degli aborigeni, di boicottare le loro chiese locali.
Il pastore Konrad Raiser,
teologo luterano tedesco,
che dal 1993 è segretario generale del Cec, ha dichiarato,
nel corso di una conferenza stampa a Melbourne il 24
novembre scorso, che l’Australia rischia di essere criticata per discriminazione nei
confronti degli aborigeni nel
campo dei diritti fondiari.
«Non ho alcuna intenzione
di insinuare che il governo
abbia un atteggiamento razzista», ha detto Raiser; tuttavia, ha aggiunto, la legislazione proposta «sarà probabilmente vista come discriminatoria sul piano razziale
(discriminatoria nei confronti di un gruppo minoritario)
e questo è chiaramente una
violazione delle norme internazionali dei diritti della persona che il governo australiano è tenuto a rispettare».
La settimana precedente, a
Sidney, Raiser aveva dichiarato che il processo di riconciliazione tra gli australiani
bianchi e gli aborigeni è «tornato indietro». Aveva poi criticato la posizione del primo
ministro Howard a questo riguardo: «La qualità della direzione morale del primo
ministro su questa questione
dei diritti della persona, almeno secondo il parere delle
chiese australiane e del Consiglio ecumenico delle chiese, è molto discutibile, cosi
come la direzione morale
dell’attuale governo».
Il dibattito è scaturito dall’interpretazione data dalla
Corte suprema australiana
della legislazione riguardante il titolo di proprietà fondiaria autoctona (Native Title
Act), introdotta dal precedente governo laburista di sinistra nel quadro della sua
politica di riconciliazione tra
la maggioranza bianca e la
minoranza aborigena, dopo
due secoli contrassegnati dagli abusi di cui sono stati vittime gli aborigeni.
La legislazione sui diritti
fondiari dà agli aborigeni il
diritto di usare o di occupare
la terra conformemente alle
leggi e ai costumi tradizionali
aborigeni, ivi compreso il diritto di viverci, di cacciare, di
pescare e di celebrare cerimonie. (eni)
Riforma
L'occhio attento ai fatti...
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