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Anno 124 - n. 24
17 giugno 1988
L. 800
Sped. abbbnamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale ■ 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Speciale
Conferenze Distrettuali
Un numero dedicato alle Conferenze Distrettuali uscirà per fine
giugno.
Organizzate la diffusione!
AIUTI AL TERZO MONDO
Come sono buoni... in affari
La recente vicenda contrattuale della scuola pubblica sembra
aver raggiunto come risultato
più consistente quello di aumentare a dismisura la schiera di
coloro che gridano «Abbasso la
scuola », unendosi ai ben noti
personaggi da vignetta che esistevano anche quando la caricatura era meno diffusa di oggi.
« Abbasso la scuola », grida il
Governo quando sostiene che gli
insegnanti sono troppi, che per
colpa degli aumenti che è stato
costretto a concedere dovrà aumentare le tasse, che nessuno
potrà arrischiarsi a chiedere, nel
rinnovo degli altri contratti del
pubblico impiego, aumenti simili
a quelli concessi al personale della scuola.
« Abbasso la scuola », per conseguenza, grida l’opinione pubblica, gonfiata ad arte dalla maggior parte dei giornalisti, per la
quale ogni aumento di tasse è (del resto a ragione) impopolare e invidiosa, d’altro lato,
dei due mesi di vacanze di alcuni tipi di insegnanti e dell’orario
settimanale limitato del servizio
a cui sono tenuti.
« Abbasso la scuola » pensa,
sostanzialmente, il pulviscolo di
sindacati preoccupato, in alcuni
casi, ben più di sostenere alcune rivendicazioni di tipo corporativo degli iscritti che non di un
miglioramento reale del servizio;
in altri casi (sindacati confederali), assai più sensibile ai problemi di altre categorie che non
a quelli del personale della
scuola.
Il risultato di questa convergenza di attacchi è che malgrado
l’entità dei costi del nuovo contratto siglato in questi giorni
(del resto gonfiata dalla propaganda e tutto sommato modesta di fronte al costo di altre
realtà sostenute in sordina dal
Governo, come quelle militari,
per finanziare le quali si aumenta la benzina senza preavviso
e senza dire a che cosa sono
destinati gli aumenti), la scuola
resterà com’è. Che li trattamento economico degli insegnanti
resti il peggiore di tutti i laureati operanti nei nostro paese
è dimostrato dal fatto che nessuno ha osato, per esempio, collegare gli aumenti con la restituzione agli alunni dei 15 giorni
di scuola di cui sono stati derubati due anni fa, quando la
durata delle lezioni è stata ridotta da 215 a 200 giorni all’anno. E
trattata peggio degli insegnanti
resta la scuola, nel suo insieme,
che continuerà a ricevere assegnazioni irrisorie per le sue attrezzature, per l’aggiornamento
del suo personale, per la migliore qualificazione dei giovani che
ci verranno a insegnare. Come
contropartita, per alcuni, i privilegi scandalosi delle pensioni baby, del doppio lavoro, di vacanze effettivamente troppo lunghe.
Abbasso "questa” scuola. E, soprattutto, abbasso le forze che
la vogliono così.
Claudio Tron
In diversi casi la cooperazione con i paesi in via di sviluppo è soprattutto un buon investimento - Umanitarismo e pubblicità - Lettera morta per i programmi di aiuto allo sviluppo
E’ davvero buono l’uomo bianco? La domanda non è certo
nuova. Per i popoli che hanno
conosciuto la colonizzazione, che
hanno subito TimpOrtazione forzata di modelli culturali a loro
estranei, il discorso risale alla
dominazione che essi hanno conosciuto. Ma oggi il discorso si
ripropone, in un momento in
cui, da più parti (aziende, governi, associazioni di volontariato), si avviano programmi di
« cooperazione allo sviluppo » o,
su un piano diverso, iniziative
di solidarietà e di umanitarismo.
.Ma i fatti dimostrano che non
sempre le buone intenzioni portano risultati favorevoli allo sviluppo, alla crescita e all'autodeterminazione delle popolazioni
interessate.
lemiche rottenimento di crediti
per la realizzazione di una metropolitana a Bogotá, in Colombia (130 miliardi), dove forse le
prime necessità erano nel campo della sanità. Oppure c'è il
caso di Mogadiscio dove, d'accordo con il governo somalo di
Siad Barre, è stata impiantata
una fabbrica di fertilizzanti mai
attivata (circa 100 miliardi di
costo). A che pro tutto questo
spiegamento di investimenti e di
agevolazioni? Si può dire che
chi lavora a queste grandi opere lo fa avendo a cuore la sorte
di un paese sottosviluppato?
Mesi fa alcuni casi hanno fatto molto rumore: in base alle
leggi sulla cooperazione (legge
del '79, poi « Fondo Aiuti Italiani », poi legge n. 49 dello scorso anno) molti miliardi sono stati investiti dal nostro paese nel
Terzo Mondo, e non tanto per
quelle associazioni di volontariato (in grande maggioranza cattoliche) non governative che però vengono riconosciute dal Ministero degli esteri, quanto da
alcune grandi aziende.
In particolare ha suscitato po
Facendo un passo indietro, la
Camera approvò nel 1982 un bel
documento in cui denunciava
l'atteggiamento fino allora seguito dal Nord del mondo nei confronti del Sud: « più di un miliardo di esseri umani vivono al
di sotto della soglia di indigenza »; « il tasso di sviluppo della
maggior parte dei paesi del Terzo Mondo è molto basso, e in
taluni casi, addirittura negativo;
responsabile principale di questa
situazione è la politica dello sviluppo perseguita per venti anni,
basata sulla semplicistica esportazione dei modelli di sviluppo
dei paesi ricchi »; « ...questo modello non teneva in conto i bisogni reali delle popolazioni »;
Somalia. L'allora Presidente del consiglio, Craxi, con il responsabile
del FAI, Francesco Forte.
« i paesi industrializzati si sono
generalmente mossi secondo logiche di sfruttamento (...), usando l’aiuto allo sviluppo come
strumento di pressione politica ».
Erano accuse pesanti, e molte erano le indicazioni per i no
DALLA PARTE DEI PIU’ DEBOLI
La vera comunione
« ...Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le
forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, jier ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio.
Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù... »
(I Corinzi 1: 27-30).
La pagina letta dalla 1‘ lettera ai
Corinzi è un esempio magistrale
di evangelizzazione. Paolo si rivolgeva ai Greci e non poteva
usare la terminologia veterotestamentaria, non poteva sviluppare
il concetto di « giustizia di Dio ».
Così dice che per quelli che si basano sulla loro intelligenza o sulla loro sapienza per forza il messaggio della morte di Cristo in
croce deve sembrare una pazzia.
I credenti invece, che Dio salva,
in Cristo sperimentano la potenza di Dio e vedono la sapienza di
Dio. Dio sembra pazzo e debole,
pur essendo più sapiente e più
forte di tutti gli uomini. Dio ha
scelto gli ignoranti per umiliare i
sapienti; ha scelto i deboli per
distruggere quelli che si credono
forti; ha scelto coloro che non
hanno importanza nel mondo, i
disprezzati, quelli che sono considerati come se non esistessero
per annullare quelli che credono
di valere qualcosa, in modo che
nessuno si possa vantare davanti
a Dio. Dio distrugge le nostre sicurezze e Dio chiama invece alla
comunione con Cristo (v. 30).
Questa comunione ha due aspet
ti: per un verso è fondamento della fede e come tale crea uno spazio di vita, un’area entro la quale si aprono nuove possibilità di
vita come pace, giustizia, eco.;
per un altro verso, invece, la comunione con Cristo ha delle conseguenze pratiche nei confronti
degli altri uomini, è una comunione che anticipa già ora, in
questo mondo, salvezza e vita.
Detto nella nostra situazione di
oggi ciò significa: anche se le nostre chiese evangeliche in Italia
sono piccole ed insignificanti,
non prese in considerazione dalla
società, il messaggio di comunione con Cristo vale proprio per loro. Dio usa una misura diversa
da quella che usa la società, il
mondo. Nella debolezza delle nostre chiese sta proprio la loro
forza: loro hanno comunione con
Cristo, quindi con Dio. Proprio
quando non vengono rispettati
dallo Stato i loro diritti (penso
all’ora di religione a scuola), noi
possiamo avere la certezza della
comunione con Cristo. Evidentemente questo non ci esime dallo
sforzo di fare rispettare i diritti
civili. Quanto più grande, più im
portante diventa però la chiesa,
tanto più è soggetta alla tentazione di vantarsi davanti a Dio e
quindi a perdere la sua comunione con Cristo.
E poi vorrei dire che questa comunione con Cristo richiede anche delle conseguenze pratiche
fra le chiese stesse: esse devono
avere comunione fra di loro, non
devono solo conoscersi sul retro
del calendario nell’indirizzario,
ma praticare vita in comune,
prendendo iniziative in comune
con la mèta della reciproca testimonianza.
Le nostre chiese evangeliche infatti, prese singolarmente non
valgono nulla, né davanti alla società, né davanti a Dio. Solo la
stretta comunione le rende vere
e credibili. Solo insieme è possibile l’evangelizzazione (che, detto
per inciso, non è mai proselitismo!), l’apertura al mondo italiano ed europeo senza paura di
sopraffazioni.
Dando testimonianza insieme
possiamo affrontare, senza polemiche superflue né disprezzo
gratuito, ma con amore e serenità, il dialogo con la Chiesa cattolica.
Che il Signore apra i nostri
cuori ed i nostri occhi, affinché
capiamo quello che Lui chiede
a noi in questo giorno e sempre.
stri governi, atte ad indirizzare
una seria, politica di aiuto. Ciò
che (fatta salva l’attività del volontariato) ha avuto esiti diversi.
Parallelamente, ipartendo dagli
USA, si è diffusa un’altra pratica, quella delle iniziative « umanitario-spettacolari », dai megaconcerti rock (« Liveiiid » è del
1985) alle sponsorizzazioni: al disco « USA for Africa » si è presto abbinata la relativa maglietta; si possono così acquistare
prodotti alla moda, e nel con^
tempo sentirsi benefattori nei
confronti dei bambini denutriti.
Come potevano fare gli spettatori di « Fantastico »: in questo
caso era un detersivo a finanziare una costruzione umanitaria.
In Francia la rivista « Témoignage chrétien » ha raccolto alcuni degli slogan più significativi che la macchina pubblicitaria
ha studiato per unire promozione e umanitarismo: « Acquistate una buona azione », oppure
« Scegliete il mio dentifricio e
io aiuterò l’UNTCEF », quest’ultimo ianciato dalla nota ditta
Squibb.
Non c’è allora da stupirsi se
un regista dai toni grotteschi co
me Marco Ferreri ha pesantemente messo in ridicolo, nel film
Come sono buoni i bianchi, l’imponentc macchina umanitaria, a
volte più interessata al proprio
tornaconto che non aH'aiuto delle popolazioni più deboli.
Le finalità della legge 49/’87
sulla cooperazione parlavano di
« soddisfacimento dei bisogni primari (...), valorizzazione delle risorse umane (...), attuazione e
consolidamento dei processi di
sviluppo endogeno (...), crescita
economica, sociale e culturale
dei paesi in via di sviluppo ».
Speriamo che l’uomo bianco non
sia buono solo per quei governanti privi di scrupoli che dai
nostri paesi si riforniscono per
lo più di armi.
Fritjof Roch
Alberto Corsani
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commenti e dibattiti
17 giugno 1988
ALTRE GATTE
DA PELARE
Il nostro piccolo gruppo di Fano,
per essere in armonia con gli antichi
valdesi, va alla messa il sabato sera
e al culto la domenica mattina.
Queste cose non volevamo dirle
per I soliti deboli nella fede che potrebbero scandalizzarsi, ma visto il
beH’articolo di Platone pastore, sul n.
del 27 maggio '88, che ci ha illuminati, prendiamo forza e coraggio e
raccontiamo la cerimonia ecumenica
avvenuta il mese scorso.
Ancora non sapevamo di Melissa e
di James che ci avevano preceduti, e
addirittura in America, ma adesso vi
diremo come si sono svolte le cose:
Il Sacerdote della Chiesa cattolica con
tutti i paramenti sacri ci aspettava
davanti all'altare con le braccia aperte
come faceva il Padre verso il flgllol
prodigo (leggere Luca 15) e con voce dolcissima ci diceva: • Fratelli, venite che tutto è pronto ». Noi, a mani
giunte e con fare sommesso, ci siamo
inginocchiati a fianco di altri fratelli
cattolici, ed abbiamo esposto la nostra
lingua per ricevere l'eucarestia.
Era per noi l'ecumenismo che si realizzava, l'ecumenismo che prendeva il
suo vero vigore. Eravamo finalmente
rientrati. £ adesso dobbiamo fare ancora un passo; entrare nella parrocchia
come membri effettivi e rinunciare all'eresia protestante che per tanti anni ha occupato la nostra mente.
Siamo così pochi che non c'è ragione di riunirci da soli per leggere
la S. Bibbia! Non siamo nemmeno datteri in teologia e non abbiamo un
pastore residente Che ci possa pastorizzare! Guardate James che pur
avendo due comunità presbiteriane, va
dal prete a mendicare l'eucarestia... e
il prete cattivo non gliela dà! Eppure
è un collega! Ma che cacchio di ecumenismo è quello americano?
Qui a Pesaro avevamo un ecumenico valdese che da solo rappresentava il protestantesimo marchigiano... e
quando è morto è finito « Officiato > in
chiesa cattolica.
iNó, cara Luce, non ci siamo! Noi non
siamo andati dal sacerdote a far rifornimento di materiale consacrato, e
tanto meno ci viene in mente di
prendere in considerazione l'ecumenismo! Hanno l'eucarestia brevettata?
Se ia tenganol
Hanno il primato apostolico? Se lo
tenganol
Hanno i sacerdoti parati .a festa? Se
li tengano!
Finché noi non scopriremo il sacerdozio universale, penseremo ai nostri
pastori come a dei preti migliorati, e
a dei mediatori in teologia che illuminano la nostra mente.
Ma come leggiamo la Bibbia, si può
sapere?
Comunque James e Melissa non
dovrebbero mai apparire, come soggetto di interesse ecumenico. Vanno
bene in America.
Qui abbiamo altre gatte da pelare.
Guido Pagella, Fano
COS’E’ RAZZISMO
Perché Cristianesimo e islam non sono così in opposizione come si può
pensare.
E' per questo che mi sento offeso da
alcune opinioni. Opinioni rispettabili,
che magari non volevano offendere
nessuno, ma che non condivido. Mi
riferisco ad alcuni scritti su Le Pen
e su Fini.
Michele Schiavino, Torino
CHIESA VALDESE:
GRAZIE!
Volevo rispondere alia lettera di Favo Burat che mi riguarda, lo non ho
mal detto che il settimanale dava quel
senso all'Integrazione, lo ho detto quello che è l'integrazione adesso.
Accettare l'integrazione significa integrarsi in una cultura, nella cultura
dominante, senza avere la possibilità di
scegliere qualcosa di diverso. £ non
fate l'esempio degli zingari: per accettare l'integrazione dovrebbero rinunciare al loro modo di vivere e accettare la vita sedentaria, che considerano
limitazione alla loro libertà.
Questa è l'integrazione oggi. E'
giustizia, questa?
A proposito di Le Pen e di Fini.
E' razzismo far notare che, mancando
Il lavoro per noi, non si può darlo a
chi viene da fuori? .In futuro, con le
cose fatte bene, ci sarà posto anche
per loro, ma non ora. Chi è più razzista? Chi li lascia liberi di venire in
Europa, in queste condizioni (senza
un alloggio decente, sfruttati con l'affitto eccessivo, con un lavoro senza garanzie e nelle mani di contrabbandieri e falsificatori di magliette e altre
cose), 0 chi chiede una legge che
ponga fine a tutto questo?
E' razzismo volere difendere la propria identità? Lo sbaglio di Le Pen e di
Fini è di pensare che l'identità della
Francia e dell'Italia sia la religione
cattolica, lo non lo credo, lo credo
che non ci sarà una vera unione dell'Europa senza un'unione con i paesi
dell'IsIam, sia politica, sia religiosa.
Come forse avrete già saputo, il
Comitato pace e disarmo sta traslocando, Dopo quasi sette anni di riunioni ed attività tenute nei locali
della vostra chiesa di via Ivrea, I pacifisti chivassesi hanno trovato una «nuova casa », più rispondente alle nuove esigenze di questo gruppo di persone che, a diversi anni dalia propria
costituzione, continua a far parlare
di sé, 0 meglio delle proprie iniziative volte, con molta umiltà, alla creazione di una società più giusta in cui
I rapporti fra gli uomini, e fra gli
uomini e l'ambiente, non siano regolati con la violenza e con lo sfruttamento.
Se da una parte c'è in noi soddisfazione neH'aprire un nuovo capitolo della nostra storia di gruppo, con la recente apertura della nuova sede in
via Paleologi 6/a, dall'altra c’è un po’
di malinconia, nel non tornare più ogni
martedì sera in quella chiesetta, agli
inizi un po' strana per la maggior parte di noi, abituati a. concepire questi
luoghi con un inevitabile alone di sacralità.
In questi anni, oltre che a fare politica e ad incontrarci fra di noi ogni
settimana, abbiamo anche imparato cose nnollio Importanti: la disponibilità
e la tolleranza dimostrata dai valdesi.
In tutti questi anni mai nessuno di
voi ci ha chiesto niente, nessuno di
voi ha cercato di « catturare » qualche
nuovo potenziale fedele, non ci avete mai chiesto niente, pur offrendoci
molto: un luogo in cui ritrovarci per
discutere, per organizzare, per crescere. Nessun'altra « istituzione », partito, gruppo o associazione in Chivasso era stato capace di tanto.
E dire che la nostra presenza è stata, spesso, anche un po' ingombrante
nonché rumorosa e « scomoda ».
Forse proprio per queste vostre rare
doti di tolleranza e di disponibilità cl
slamo affezionati a quella chiesa di via
Ivrea, tanto che parecchi di noi, nel
tempo, hanno voluto saperne di più sul
valdesi. C'è chi ha letto dei libri, chi
si è recato nella vostra piccola patria
di Torre Pellice in visita al museo
valdese, chi addirittura è andato a
sbirciare al vostro Sinodo.
E da queste rapide incursioni nella
vostra storia secolare, abbiamo anche
capito perché voi valdesi siete così
tolleranti e disponibili.
Per tutti questi motivi intendiamo
dirvi grazie, con la speranza che le
nostre « strade » non si allontanino.
Nel nostro Centro di documentazione
che stiamo allestendo in via Paleologi,
ci saranno anche i periodici dell'area
valdese, accanto a tante altre pubblicazioni che parlano di disarmo, ambiente,
lavoro ed emarginazione sociale. Non
solo da oggi infatti, leggendo la stampa valdese, abbiamo scoperto che molti problemi sono trattati dalla nostra
stessa angolazione, pur magari privilegiando degli aspetti diversi.
Con questo augurio di rinnovata collaborazione futura, ci apprestiamo a
terminare il nostro trasloco dalla vostra chiesa.
Il Comitato Pace e Disarmo,
Chivasso
IL SOLO EVANGELO
Replico all'articolo del pastore Salvatore Briante, apparso sul n. 18 del
6 maggio scorso. E mi riferisco subito al versetto del sottotitolo: « Adoperatevi non per il cibo che perisce,
ma per il cibo che dura in vita eterna » (Giovanni 6: 27), osservando che
anche la politica è un cibo che perisce (eccome!) oltre ad essere motivo
di dissenso, di discordia, di divisione,
di sospetto e perfino di odio, fino al
delitto (I); ingredienti questi non certo auspicabili e adatti per la vita di
una comunità cristiana nella quale
debbono regnare sovrani la pace e l'a
more di Dio! Spero che non si tiri in
ballo,., il « pietismo ».
Sono veri e giusti i primi due periodi dello scritto che danno l'impressione di un chiaro convincimento per
l'autore stesso.
invece Briante... esce dal seminato
e si addentra nel labirinto della critica... modernista quando mette in dubbio l'esistenza nelle Sacre Scritture di
una separazione e contrapposizione fra
spirito e materia, onde giustificare la
intrusione nel puro Evangelo dei fatti della vita materiale, « fatta di economia, di politica e delle cose di questo
mondo ».
Il dubbio non esiste poiché Dio interviene nelle vicende umane non certo
per farne oggetto del suo Interessamento, ma bensì e soltanto per una
opera di verità propiziatrice di pace
e per I miracoli di Gesù non si tratta che di carità.
Dice che non c'è opposizione fra
spirito e materia ma bensì fra esso
e la carne. E la carne non è materia?
Afferma che l'Evangelo non può
disinteressarsi delle cosei materiali,
mentre per queste vi sono tanti altri
enti ed istituti.
Il Vangelo ha la sola missione di
evangelizzare l'essere umano, proprio
per poter più e meglio governare le
« cose » materiali di cui abbisogna,
provvedendo al pane, alla libertà, alla
giustizia ed alla onestà e moralità la
cui mancanza assoluta è la causa principale della tragica situazione in cui
si dibatte l'umanità.
C'è poi da considerare che non bisogna confondere fra la Chiesa come ente e istituzione religiosa ed i relativi membri. Forse è proprio qui l'equivoco! E' la Chiesa che non deve
immischiarsi del « cibo che perisce »,
lasciando pertanto ampia e completa
libertà ai relativi credenti di occuparsi
ed agire personalmente nella vita civile come meglio credono, rendendosi responsabili di fronte alle civiche
leggi e nel cospetto di Dio.
Non dobbiamo pertanto cadere sotto
Il cap. 3 (11-20) di Paolo ai Filippesi:
« ...gente che ha l'animo alle cose
della terra; quanto a noi, la nostra
cittadinanza è nei cieli ».
Infine rilevo una domanda strana
(testuale): « Che tipo di uomo noi
siamo? Cerchiamo il Signore per interessi egoistici o perché Egli è il Signore? ».
Rispondo che se siamo veramente
cristiani, senza compromessi, cioè
sinceri e puri, si può senz'altro capire (come conclude Briante) che solo
Cristo è per noi l'inizio e la fine, la
causa e lo scopK) del nostro vivere
quotidiano, non la politica (sporca), le
ideologie umane (alquanto caduche e
fallaci), le questioni sociali (dettate
dall'egoismo) e gli arruffati problemi
nazionali ed internazionali in fatto di
pace (ma quale pace?), di giustizia
e di libertà (sempre condizionate)..,
Ferruccio Giovannini, Pisa
LA BABETTE
DI KAREN BLIXEN
Caro Direttore,
leggo sul numero del 10 giugno una
Interessante valutazione del film « Il
pranzo di Babette » di Axel, Condivido in pieno l'analisi di A. Corsani e
la sua chiarissima esposizione dei riferimenti ideologico-culturali dell'autore: Dreyer, Bergman, Kierkegaard,
Strindberg. Non manca nessuno dei
punti chiave della cultura "critica”
post-luterana del Novecento. O meglio,
manca solo Karen Blixen, autrice danese di forte matrice luterana che, a
mio giudizio, è una componente importante come fonte di ispirazione di
questo premiatissimo film.
Karen Blixen è infatti l'autrice di
un racconto intitolato "Il pranzo di
Babette", dal quale certamente Axel
ha tratto ispirazione, concedendosi solo due licenze registiche: nel racconto l'ambiente è un fiordo norvegese e
la comunità è una comunità di pietisti — e non semplicemente luterana —, e questo meglio spiega l'ironia della storia nei riguardi del fanatismo, Citando l'incipit, a proposito
delle due figlie del pastore: « ,,,Erano state battezzate col nome di Martina e di Filippa, in onore di Lutero e
del suo amico Filippo Melanchton »,
E, a proposito della setta pietista:
« I suoi accoliti rinunciavano ai piaceri di questo mondo... Non tacevano
Voti, ma comunicavano fra loro con
un si sì 0 un no no, e si chiamavano Fratello e Sorella »,
Corsani ha giustamente dato per
scontato il legame fra testo e film,
ma forse è utile questa semplice
nota per invitare tutti i cinéphiles impegnati nel mondo protestante ad una
lettura affascinante non solo di questo racconto ma dell'intera raccolta,
tutta costruita su un rapporto contraddittorio affettivo-repulsivo con la
realtà protestante da parte di una sua
coltissima erede.
Cari saluti.
Paolo Cerrato, Torre Pellice
Nota bibliografica: K. BLIXEN, Capricci del destino, Milano, Feltrinelli,
1966 (tit. or. Anecdotes of Destiny,
London, Michael Joseph Ltd., 1958).
ALLA MOSTRA
DI VAN GOGH
» Verrà il giorno in cui la pittura di
Van Gogh tornerà per spazzar via ia
polvere di un mondo in gabbia che
il suo cuore non riusciva più a sopportare » (A. Artaud in; "Van Gogh:
le suicidé de la société"). il tormentato cammino di Vincent Van Gogh
(1853-1890) può essere paragonato ad
un pellegrinaggio drammatico e allo
stesso tempo affascinante tra la sofferenza, rincomprensione e la brama
di giungere ad un « traguardo » invisibile; questo il percorso di un uomo
cosciente della sua intima angoscia
e delle proprie debolezze in una continua aspirazione alla luce: quella pittorica e quella spirituale.
Nelle opere esposte alla Galleria
d'Arte Moderna di Roma sentiamo come la vera pittura era, dunque (come
egli stesso scrive) in lui stesso,
perché dipingeva il mondo dell'amore
verso le cose finite nella luce solare
dell'infinito. Della sua profonda fede
acquisita dal padre, pastore protestante, detta testimonianza operante
nell'evangelizzazione pratica offerta al
minatori belgi del Borinage ma, non
capito dalle stesse « autorità » religiose, condusse una vita intensa, anche
se solitaria, grama per le Continue
sconfitte; partendo dalle teologie calviniste passò al gran « libro » aperto della natura verso i misteri dell'infinito.
« Vi è nella pittura qualcosa d'infinito
(così scrive al fratello Theo) ma, pur
trovandomi spesso nella miseria, ho
in me un'armonia e una musica calma e pura »,
Il suo innato misticismo man mano
lo travasò nell'ardente problematica
dell'estetica più pura.
Purtroppo, di Van Gogh si è fatta la
storia di un povero alienato o di un
« santo », martire della pittura. Nelle
sue tele, dalla tecnica sorta daF neoimpressionismo, c'è una originalissima
presenza di luce e colore in una visione spazio-temporale.
Le notti stellate, i campi di grano, i
girasoli e gli autoritratti, così densi
di sofferta umanità, rivelano il suo
dramma, il suo estremo grido di luce, Per l'impossibilità di presentare in
un breve spazio (tra due anni ricorrerà il centenario della morte) la vastità delle opere (tele e disegni) del
grande Maestro olandese, diremo solo
che la sua è un'arte scaturita da un
impulso altruistico, patetico in una
vita, per noi, irrazionale, ma tanto
impulsiva quanto sincera nell'interiorità
di una catarsi spirituale. Il vero significato delle sue affannose esperienze etico-estetiche, religiose e simbolistiche lo possiamo scoprire in una
sua frase che è quasi un suo « credo »: ,« Cristo è stato certo il maggiore di tutti gli artisti perché sdegnando marmo, argilla e colore, lavorava direttamente nella carne vivente ».
Elio Rinaldi, Torre del Greco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa NIttI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Florio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzl Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE; via Pio V, 15 - 10125 Torino fono 011/655278
Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice
lefono 0121/932166
tele
te
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
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Registrazione: Tribunale di Plnerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
Il n. 23/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli decentrati delle valli valdesi II 9 giugno 1988.
Hanno collaborato a questo numero; Ivana Costabel, Dario Falbo, Dino
GardioI, Giorgina Giacone, Vera Long, Luigi Marchetti, Paolo Marziale, Dorothea Mueller, Lucilla Peyrot, Jean Louis Sappé, Aldo Rutigliano, Adolfo Serafino, Anna Marullo Reedtz.
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17 giugno 1988
commenti e dibattiti
Il dibattito sulle celebrazioni
del prossimo centenario del «Rimpatrio » ha messo in luce molti
problemi ed ha delineato due
schieramenti all’interno delle nostre comunità: non vi sarà guerra,
certo, e tutto si farà secondo il
previsto, con l’entusiasmo di pochi. la risposta di alcuni e le riserve sornione di molti. Ognuno resterà sulle proprie posizioni, è
chiaro, convinto delle proprie motivazioni e si andrà avanti. L’interrogativo che vorrei porre qui,
oggi, concerne appunto il dopo.
Definiamo schematicamente il
problema e le tesi in contrasto. Il
problema non è l’opportunità o
meno di ricordare l’avvenimento
del 1689; tutti lo ritengono possibile e legittimo (se ho inteso bene); non c’è nulla di male a voltarsi indietro e considerare una
pagina del proprio passato.
il problema, caso mai, si pone
a livello di metodo, di stile,
di dimensione. Ricordare va bene
ma non con eccesso, polarizzando
l’attenzione della chiesa, facendo
di questa rivisitazione del passato
chissà quale avvenimento. E soprattutto non lasciandosi imbombolare dal fascino del proprio passato, quasi contenesse chissà quali
significati e valori. Guardare indietro sì, ma con distacco e critica, senza apologie e glorificazioni.
Le tesi in contrasto, quali sono?
Costretti, anche in questo caso, a
schematizzare molto diremmo: secondo alcuni la nostra identità cristiana può fare a meno della storia, secondo gli altri no. Il nostro
passato ci appartiene, dicono gli
uni. ma non apparteniamo al nostro passato; nella misura in cui il
nostro passato ci appartiene, dico
DIBATTITO SULLE CELEBRAZIONI DEL RIMPATRIO
L’identità in gioco
no gli altri, noi siamo il nostro
passato, non ne possiamo prescindere; studiare e riflettere sul proprio passato è in fondo un modo
di riflettere su se stessi ed oggi, in
un tempo in cui il soggettivo diventa così invadente, con i rischi
di una interiorizzazione eccessiva
dei problemi, è necessario avere
come contropartita l’oggettività
della storia.
Ed intorno a queste due tesi si
coagulano tutte le considerazioni
che sono state fatte nel corso degli
ultimi mesi e che saranno ancora
fatte: la nostra identità è Cristo e
non l’appartenenza ad una comunità storica, non siamo figli di Arnaud ma discepoli di Gesù, i ricordi non aiutano a risolvere i problemi dell’oggi, guardiamo avanti
e non indietro, un po’ di umiltà ci
farebbe bene e sarebbe necessaria
nel dialogo che conduciamo con
altri fratelli, ecc. ecc.
Il problema non è dunque se celebrare o meno il centenario del
«Rimpatrio» (Glorioso) ma chi
siamo e cosa crediamo. E su questo vale la pena riflettere un
istante.
Partiamo da una considerazione: i cristiani evangelici di oggi, e
di conseguenza anche noi in Italia, dimostrano scarso interesse
per lo studio della storia, non se
ne interessano i pastori (cioè i teologi), non se ne interessano le facoltà di teologia, dove è sempre
più difficile trovare degli insegnanti di questa materia. Se le nostre informazioni non sono errate,
in una facoltà di teologia non lontana dal nostro paese fu ventilata
l’ipotesi di affidare la cattedra ad
un valente studioso cattolico, in assenza di candidati. Il fenomeno è
recente (per modo di dire), risale
al XIX secolo ed è frutto della
teologia di quel secolo che ha lasciato la storia alla filosofia:
Schleiermacher si occupa di dogmatica e Hegel dello Spirito, cioè
della Storia.
Si potrebbe pensare ad una eccezione guardando il catalogo della Claudiana del XIX secolo che
ha tanta produzione storica; in
realtà è biografia e cioè immagine
del vissuto, esemplarità, riferimento esistènziale. »
In fondo quella teologia (quella dell’800) ha modulato le sue fughe su tre tastiere: la Scrittura, la
dogmatica, l’anima: l’analizzare, il
riflettere, il sentire; l’analizzare
per poter sentire ed il pensare per
analizzare o il sentire per poter riflettere.
Vediamo per contrasto gli uomini ed i teologi del XVII secolo,
non i Riformatori ma proprio
quelli contemporanei al nostro
« Rimpatrio »: sono formidabili
cultori di storia, oltre che di dogmatica, gente che sa muoversi a
suo agio nella bassa antichità e
nel Medio Evo senza problemi,
che sa situarsi fra papi e polemisti, scolastici e padri della chiesa.
Intessono tutta la loro riflessione teologica di costanti riferimenti storici. Oggi non si sa nemmeno
più che tutto questo esista.
Il punto di partenza di ogni nostra discussione è la Scrittura o la
Riforma, come il momento più
moderno di una riflessione scritturale. Questi sono i momenti fondanti della nostra identità e del
nostro discorso teologico. Ma senza una robusta coscienza e conoscenza storica il riferimento biblico diventa fondamentalismo e
quello alla Riforma apologetica
datata.
Dovremmo forse abbandonare
il « Sola Scriptura », il principio
fondamentale della nostra identità evangelica? Dovremmo mettere accanto alla Bibbia la Storia
come momento della rivelazione?
Vittorio Subilia ci ha instancabilmente ammoniti ai pericoli di tali
operazioni!
In realtà si tratta molto semplicemente di sapere dove ci collochiamo come singoli e come chiesa nel mondo, quali sono cioè le
coordinate della nostra esistenza,
si tratta di saper leggere la Storia (della chiesa e del mondo, se
ne siamo capaci) dal punto di vista della Scrittura, cioè della rivelazione.
La forza del valdismo medieva
le, che ancor oggi ci sorprende, fu
proprio questa: aver elaborato
una ipotesi teologica che rendeva
ragione della propria esistenza a
della propria missione, l’ipotesi
della apostasia della Chiesa nel IV
secolo con la Donatio Constantini.
La forza delle generazioni riformate sul finire del XVII secolo,
all’epoca cioè del nostro « Rimpatrio », fu l’ipotesi apocalittica
della fine dell’Anticristo.
Interpretazioni teologiche, ma
che si collocavano nella storia, che
leggevano la storia. E’ solo partendo da una ipotesi di questo tipo,
che renda cioè ragione della nostra realtà e della nostra esistenza,
che diventa possibile credere, vivere e lavorare. L’insoddisfazione
che tanto spesso proviamo nel valutare il nostro impegno evangelistico, la nostra vita comunitaria,
la nostra predicazione non potrebbe derivare da questa insicurezza
interiore? Da questo non saper dove si va e perché si fa ciò che si
fa?
Per formulare questa ipotesi
non basta fare riferimento alla
Scrittura, occorre calarsi nella storia, riflettendo su di essa. Se questo non avverrà, presto il nostro
destino è segnato: essere solo una
variante biblicamente motivata
della cristianità romana, l’unica a
mantenere e rinnovare una ipotesi
storica globale che rende ragione
della propria esistenza e di quella
altrui.
Questa è l’identità in gioco nel
nostro dibattito, non quella di un
presunto vanto nobiliare ricollegato con un piccolo avvenimento
del nostro passato confessionale.
Giorgio Toum
C’è bisogno talvolta di mettere insieme appunti e spunti, che
qua e là affiorano nelle chiese
operanti in diverse situazioni.
Forse sarebbe possibile, opportuno e auspicabile scrivere una
confessione di fede che sia orientamento, guida e scrigno, da
cui poter attingere da parte delle chiese per equipaggiarsi nel
viaggio verso il duemila.
E’ probabile — come desiderano le chiese protestanti di
maggioranza — che le indicazioni stimolanti in tale direzione
vengano da dove esistono condizioni sociali patologiche. Analogamente le malattie, spesso, sono il terreno di coltura di sco
perle rivoluzionarie.
Tenterò in questi appunti —
sulla scorta di documenti, letture e riflessioni di varia origine
— di esprimere nel linguaggio
scritto le rappresentazioni e i
concetti interiorizzati.
Mezzogiorno
e modernità
La Commissione Mezzogiorno,
istituita circa due anni fa dal
XVI Circuito e riconfermata nella recente assemblea di Vittoria
(14-15 maggio) per aggiornare la
ricerca e mettersi a disposizione delle chiese del Circuito, nel
documento conclusivo presentato, discusso e approvato nella
suddetta assemblea, scrive: « 7
processi e le trasformazioni sopra accennati (urbanizzazione
accelerata, corpo industriale consistente e disomogeneo, divaricazione nella produzione e fruizione della cultura, assenza di cultura urbana, rimescolamento delle classi sociali e compresenza
di varie doncezioni del mondo ndr) stanno avvenendo (nel Mezzogiorno - ndr) nel quadro della
crisi del mondo moderno, definito come età della ragione, del
sapere scientifico, della crescita
tecnologica e dello sviluppo illimitato. Starebbe per affacciarsi un periodo storico affatto nuovo, dagli studiosi denominato
postmoderno, caratterizzato dalla "critica rddicale" dell’umanesimo e dalla dichiarazione di
sconfitta dell'uomo».
L’ESCATOLOGIA OGGI
Mondo moderno,
postmoderno e chiesa
Leggere il « nuovo » ricuperando la tradizione, alla luce del principio della giustificazione per grazia? - Un tentativo e una proposta
E’ una traccia, di cui desidero
servirmi per allargare lo sguardo al possibile orizzonte futuro.
Allo stato attuale, la discussione
intorno al moderno-postmoderno rimane ancora sostanzialmente confinata nella comunità degli intellettuali. Tuttavia non ci
si può nascondere che essa sta
debordando e soprattutto inizia
(o ha già iniziato) ad informare
la presenza della chiesa cattolica. Non è del tutto arbitrario
leggere in questo quadro il suo
impegno in uomini e risorse nelle zone difficili (Sicilia - America Latina?), profondamente cattoliche, ma non penetrate dalla
modernità.
Ma prima di addentrarci allo
scopo di intravedere qualche percorso teologico e quindi diaconale, non è male quanto meno
riassumere i termini dello scontro, sostanzialmente tra due mondi culturali.
La nozione del postmoderno è
passata dall'arte e dalla letteratura alla filosofia, ndl cui ambito si è imposta come « fine della storia », cioè come fine « della concezione delle vicende umane come inserite in un corso unitario dotato di senso, che nella misura in cui viene riconosciuto, si svela come senso di
emancipazione » (AA.VV., Moderno - postmoderno, Milano, Feltrinelli, 1987). Il maggiore sostenitore di questo giudizio sul
moderno è Jean-François Lyotard, che afferma categoricamente: « Gli ultimi cinquant’anni
hanno invalidato nel suo princi
pio ciascuno dei "grandi racconti" di emancipazione ». Questi
racconti sono Tilluminismo, l'idealismo, il positivismo e il
marxismo. Secondo il nostro, ciascuna di queste correnti di pensiero ha ricevuto ala fine una
sonora smentita: la ragione è
stata '' confutata » ad Auschwitz,
la rivoluzione proletaria, la democrtizia e l'economia di mercato sono state « confutate » rispettivamente da Stalin, dal '68
e dalle crisi ricorrenti del sistema capitalistico.
Il ruolo del
protestantesimo
Non tutti però sono così severi nel giudicare un’intera epoca, che ci ha portato alle soglie
del prossimo millennio con un
progresso mai realizzato nei lunghi periodi storici precedenti.
Ancora una volta, per brevità,
riassumo i termini della discussione: 1) negazione pura e semplice del moderno, perché non
più credibile: partire da zero,
senza alcuna guida storica; 2)
dato per scontato il fallimento
del moderno, è bene affidarsi a!
quotidiano (pragmatismo di Rorty); 3) rimettere bene in sella
l'ambivalenza del moderno (pensiero-mondo) in modo da correggere il « troppo umano », cioè
l’eccessiva «soggettiv^one» (Habermas - De (Giovanni ).
In questo clima diventa sempre più frequente la constata
zione dell’assieparsi di orientamenti culturali consistenti e
« speculari », religiosi e laici, che
si incontrano sulla esigenza di
ridefinire l’uomo e di proporre
la tradizione come argine e anima verso il passaggio all’epoca
nuova. La salvezza della terra,
dunque, passa attraverso la critica radicale del mondo moderno, dei suoi progenitori (illuminismo - idealismo - positivismo marxismo) e del suo antenato
(protestantesimo). Non è un discorso del tutto esplicitato, però molti frammenti possono comportare una tematizzazione, che
aggiorni il passato, senza troppo nascondere il progetto di una
società religioso-autoritaria. Ed
è chiaro che su questo progetto
convergono forze e culture diverse. La scelta dunque è tra un
passato-tradizione — in cui il
precedente, il dato e il pregiudizio siano la forma di tutto —
e il presente-quotidiano, frammentario e inconsistente. Credo
che a questo livello bisognerà
rilanciare con forza « il futuro
della storia », dentro cui lieviti
e si espanda la speranza del pianeta terra e dia senso alla storia futura. « ...La visione di un
futuro qualitativamente nuovo
della storia — scrive Moltmann
— può divenire un orizzonte trascendente, che schiude e stimola l’atto di trascendere in un
nuovo avvenire storico » (Futuro
delta creazione, Brescia, Queriniana, 1980).
Bisognerà riprendere una predicazione escatologica « in chia
ve cristologica: la "croce di Cristo", assunzione e condivisione
della sofferenza dei "minimi",
giudizio sul singolo e sulla società nelle loro strutture profonde e annunzio di speranza "attiva". Una predicazione dunque tesa ad evidenziare là crisi che la
croce provoca e "il flusso di tempo" che giunge dal futuro, aperto dalla resurrezione de'' Crocifisso... » (dal documento del XVI
Circuito-Commissione Mezzogiorno). Questi concetti teologici prevedono una revisione delTescatologia, nella quale Tenfatizzazione
va posta sul futuro che inc'mra.
il presente. Il futuro giusto, rivelatosi e presente in Gesù di
Nazareth (Ìrocifisso-Risorto (simul peccator et justus), incontra il presente (peccator) e vi
immette la caparra del giusto.
Questa caparra è l’hic et nunc
(qui ed ora) di Dio e stabilisce
una continuità (continuum) di
novità tra il presente e il futuro. Da questa « novità » discendono liberazioni e beatitudini.
Questa escatologia (si potrebbe
chiamare « veniente ») potrebbe
« contenere » la sfiducia di una
società insicura, particolarmente
dove l’alta tensione del postmoderno (progresso senza valori)
fa impazzire i vecchi valori. Una
predicazione così caratterizzata
comporterà un tipo di diaconia
che attinga dalla caparra il materiale per costruire la « qualità
della vita » e dalla stessa tragga
motivazione per lottare con competenza (non colnirp nelTaria)
contro le forze dell’involuzione
(del ritorno alTlndietro. al passato di peccato e di ingiustizia).
« Poiché può sperare in tale futuro. comincia a re.sistere allo
"schema di questo mondo" e ai
sistemi del presente e a trasformarli » (Futuro della creazione,
cit.).
Per concludere, anche in termini teologici si deve rimanere
fedeli alTambivalenza: il futuro
non si dissolve nel presente, né
il presente è assorbito dal futuro. Ma questo custodisce la piena disponibilità della giustizia,
di cui è lecito vestirsi per introdurre nel presente la corrente del « nuovo ».
Alfonso Manocchio
4
marta e maria
17 giugno 1988
TEMI PER IL DECENNIO DELLA DONNA L’AUTOBIOGRAFIA DI RITA LEVI MONTALCINI
Il potere: che fame? » peso di due
Avviare una riflessione sulle ambiguità, le ipocrisie e i rischi del
fraintendimento della posizione della donna nella chiesa e nel mondo
La parola potere associata a
quella di donne suscita in noi
una certa ribellione.
Siamo abituate a considerare
noi stesse e la maggior parte delle donne come appartenenti al
gruppo dei senza potere. Anzi, davanti a certe distorsioni del potere abbiamo elaborato anche un
forte senso di estraneità.
La prima domanda che dobbiamo porci è: è proprio vero
che come donne rifuggiamo dal
potere solo perché tanti luoghi
riconosciuti di potere ci sono
per Io più preclusi?
Quando ad esempio sentiamo
dire che certo le donne sono state escluse dai luoghi pubblici
del potere, ma in fondo nelle
case, in famiglia, comandano loro, come reagiamo?
Osservazioni del genere dovrebbero almeno renderci consapevoli del fatto che i rapporti uomp/donna, anche in situazioni
familiari equilibrate, si presentano come conflittuali; non si può
far finta che non sia così.
D’altra parte ogni volta che ci
troviamo in un rapporto conflittuale, con gli amici, le amiche,
con i partner, con i figli e le
figlie, colleghi e colleghe, dobbiamo allenarci a riconoscere
quando e come noi utilizziamo
il nostro potere.
Il potere
camuffato
La difficoltà viene spesso dal
fatto che come donne usiamo
spesso un potere distorto, non
immediatamente identificabile cerne esercizio di potere. Mi riferisco al potere del silenzio, quando ad esempio reagiamo con un
silenzio contestatore a proposte
o atti su cui siamo in disaccordo. E' una contestazione passiva che mette gli altri in seria
difficoltà per contrapporsi. Il potere delle lacrime, quando invece di scendere sul terreno di
una discussione ci trinceriamo
dietro le lacrime, che molto spesso legano l’interlocutore e gli
tolgono la possibilità di reagire.
Cominciare a riconoscere che
queste situazioni, che noi spesso
viviamo come debolezza, sono in
realtà dei mezzi di forza, può
essere utile per avanzare sulla
strada dell’autonomia.
Il secondo passo che dovremmo compiere è quello di abbandonare l’idea che il potere sia
di per sé negativo, sopraffattore e prevaricatore.
Nelle chiese protestanti, ma in
genere potremmo dire lo stesso
per altre chiese, si è spesso sostituita la parola patere con quella di servizio. Il potere è negativo ma il servizio è positivo. Le
donne sono state gli interlocutori più attenti a questo messaggio e proprio tra le donne si è
sviluppata l’idea di un servizio
da rendere agli altri nell’ambito
delle chiese. Nel corso degli an
ni ’70 un gruppo di donne della
EGEI Valli ha portato avanti
una riflessione su questo concetto e molti aspetti ambigui
del servizio ne sono emersi.
Riprendiamo alcune note da un
articolo apparso sul n. 51 della
rivista Gioventù Evangelica.
La prima riflessione utile riguarda il rapporto tra servizio
e dovere. Un tempo le ragazze
andavano a lavorare negli istituti valdesi p>erché ascoltavano il
sermone del pastore che spiegava come questo volesse essere
la chiamata del Signore. Spesso
questo servizio era molto umile
e mal pagato. Stava sulle spalle come im dover essere.
La seconda riflessione riguarda chi andava a svolgere un servmo nella chiesa: si trattava per
lo più delle ragazze più pavere,
mentre le signore si riunivano
nei comitati di gestione. Questo
pone sul servizio anche la necessità di una analisi sociale: anche il servizio può essere attraversato da rapporti di potere
legati alla condizione sociale.
Spesso l’idea che il servizio era
frutto della vocazione ha frenato il riconoscimento dei propri
diritti, ad esempio ad un lavoro
meglio retribuito.
Questo tipo di analisi ci aiuta
a capire che di per sé il servizio
non è positivo, ma che anch’esso è attraversato da contraddizioni legate al potere.
Ma in che senso il potere non
è solo negativo? Per far sentire
la propria voce e, visto che siamo in argomento, per far udire
la propria voce di donne, non
basta la buona volontà o il darsi da fare; a volte è indispensabile un po’ di potere, nel senso
di avere riconoscimento di quello che si fa e di quello che si è.
La preparazione serrata, la riflessione rigorosa vanno accompagnate alla ricerca di spazi in cui
poter esprimere queste riflessioni. Se per esempio chiediamo
che più donne siano presenti nei
Concistori o ài Sinodo, non si
tratta di una rivendicazione peregrina, ma del mettere l’accento sulla necessità di portare le
donne dall’invisibilità alla visibilità.
Attenti alla
femminilizzazione
Ci sono poi situazioni in cui
diverse donne occupano uno spazio pubblico con una autorevolezza loro riconosciuta. Può essere il caso del sindaco, dell’insegnante, ma anche del pastore.
Il pastore ha un diritto/dovere
di parola, è invitato a fare proposte, ci si rivolge a lui/lei per
ricevere consigli o per chiedere
pareri.
Una donna pastore condivide
questa autorevolezza con i suoi
colleghi uomini, anche se spesso
per lei si è trattato di una faticosa conquista attraverso gli stereotipi del femminile della nostra società.
Cosa fare di questo spazio riconosciuto? Lo si può sfruttare
con la logica della prima donna
o della omologazione al modello
maschile.
Erika Tomassone
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TORRE PELLICE
cromosomi
In questo modo la priorità è
l’adeguamento al modello maschile, il che significa costringere la propria identità a piegarsi, rinunciando a pezzi di essa.
Il ruolo pastorale può però essere utilizzato anche come una
possibilità di condividere il « potere ».
E’ ciò che in inglese si chiama « empowerment », un processo attraverso il quale si lavora per darsi potere gli uni gli
altri.
Certo nelle ricerche recenti del
movimento delle donne è emersa una valutEizione positiva della differenza tra le persone e
anche tra le donne e questo, trasportato nelle chiese, significa
che non tutti si sentono a loro
agio a parlare, a scrivere articoli, a predicare, e che i contributi di tutti devono essere valorizzati.
Difficoltà e problemi, luoghi comuni e tabù
da superare per riuscire ad essere se stessa
E’ possibile affrontare la biografia di Rita Levi Montalcini’
a partire da due prospettive complementari :
— il percorso di una donna in
cui cercare le proprie radici;
— la storia di una ricerca scientifica che la vede protagonista, apparentemente « senza
corpo ».
Spesso però nelle chiese non
si è fatto abbastanza sforzo per
supertire i moli tipici delle donne e si è confuso il carisma, il
dono dello Spirito, con ciò che
era ammesso che le donne facessero (assistenza ai malati, alle persone anziane, eductizione
dei fanciulli, lavoro domestico).
Condividere il potere significa
sforzarsi di scoprire doni di predicazione, di parola, di scrittura,
di intervento ed iniziativa anche
nelle donne, cercando di sup>erare le resistenze, quel tirarsi
indietro, quello schermirsi che ci
fa dire: « Io non sono in grado »,
che tante volte le donne mettono di fronte a richieste di assunzione di responsabilità.
Questo potrebbe essere uno degli scopi del Decennio di solidarietà delle chiese con le donne.
Vorrei però mettere in evidenza un rischio che mi pare sia
presente nelle nostre chiese. Lo
dico con un po’ di timore perché può avere come risultato una nuova emarginazione delle
donne dalle chiese. Mi pare che
si verifichi anche qui in Italia,
e non solo in Nord America, una
« femminilizzaz'one » della chiesa. Significa che spesso, per i vari servizi, si trovano più facilmen
te donne disponibili che uomini e che spesso i culti sono frequentati maggiormente da donne. Non vorrei che a lungo andare le chiese si trasformassero
in un ghetto per donne e bambini, mentre le cose della vita
attiva, le cose che contano, restano in mano agli uomini. In
questo senso bisognerebbe vedere se la mia ipotesi è condivisa;
in caso positivo, quali sono i motivi e come si può ovviare a
questo? Questo potrebbe essere
un altro obiettivo del Decennio,
affinché la chiesa sia veramente
comunità umana.
La prima difficoltà che si presenta è quella di distinguere la
donna dalla ricercatrice e quest’ultima dall’oggetto della ricerca. Una spiegazione di ciò può
essere attribuita alle ragioni per
le quali si deve l’uscita di questa
biografia. Infatti, come si legge
nella nota dell’editore, questo libro è stato inizialmente pubblicato in inglese, finanziato da una
fondazione USA, in una collana
volta a rendere « l’esperienza
scientifica e l’emozione della
scoperta accessibili al grande
pubblico ».
Poiché mi sento estranea al dibattito donne-scienza, preferisco
soffermarmi attorno alla donna,
ad una donna che è stata ragazza
negli anni ’30 a Torino.
Fin dalle prime pagine appare
il carattere deciso di una donna
che ben presto percepisce di appartenere al sesso perdente, percepisce lo svantaggio sociale di
non essere nata uomo e vi si ribella («Il peso di due cromosomi
X nel clima vittoriano » è il titolo del terzo capitolo).
Un percorso
Il lavoro di tutta una vita viene premiato: scopre il fattore di
crescita del sistema nervoso
NGF che, se posseduto in quantità anomala, può essere responsabile di disfunzioni nervose oggi incurabili.
Come l’autrice stessa spiega,
« la successiva identifiCalzfone
del gene che codifica il NGF
umano, ha a sua volta aperto la
possibilità della sua sintesi in
grande quantità, allo stesso modo come è oggi possibile per altre molecole dotate di importanti funzioni biologiche, quali gli
ormoni, sintetizzarle in laboratorio e utilizzarle per finalità terapeutiche». La vigilia di Natale
1986 le viene conferito il premio
Nobel.
Dunque, potremmo dire, elogio
all’imperfezione come metodo di
vita, perché « nella ricerca scientifica né l’intelligenza né la ricerca ma la capacità di eseguire e
portare a termine con esattezza
il compito intrapreso sono i fattori esistenziali per la riuscita e
la soddisfazione personale. Nell’una e nell’altra contano maggiormente la totale dedizione e
il chiudere gli occhi davanti alle
difficoltà ».
Riflessioni
Così l’autrice, che ha lasciato
l’infanzia ma non ha perso la pretesa di contare nel mondo, trova
più naturale rivolgersi a individui di sesso maschile per andare
avanti, trova più naturale specchiarsi nel padre. L’opzione era
quasi obbligata, particolarmente
in un contesto in cui, ancora più
di oggi, era « naturale » per una
donna appiattire la propria esistenza nei ruoli sociali che interpretano l’anatomia femminile
(moglie, :<nadre).
Ma per una donna che intendeva conoscere un destino personale, la decisione di esercitare
una professione aveva un prezzo
supplementare: non solo sbarazzarsi del dato « casuale » di essere donna, ma anche scegliere tra
la professione e il matrimonio
(una scelta peraltro mai recriminata).
L’altro lato della sua identità
che ci viene presentato è l’appartenenza ad una famiglia ebraica
non osservante, in cui della fede
è rimasta una ritualità diventata
muta e improponibile, svuotata
di rimandi teologici.
Alla città di Torino non viene
fatto alcun cenno particolare,
sfondo « neutro » alle sue vicende
familiari e professionali.
Con l’inizio dell’università, vediamo l’autrice sempre in ambienti maschili. Ampio spazio
viene dedicato al suo rapporto
con il professor Giuseppe Levi
che le è stato maestro tutta la
vita.
Nel 1961, in seguito ad un finanziamento di una fondazione USA
per stabilire un’unità di ricerca
in Italia, inizia una fase in cui
la sua vita si divide tra i due
continenti, spinta in ciò dal desiderio di conciliare la professione e la sua famiglia, a cui rimane molto legata.
Neppure in terra americana
aumenta il numero dei suoi incontri femminili, unica eccezione la dr.ssa Herta Meyer con cui
svolgerà un periodo di ricerca a
Rio de Janeiro.
Ma la biografia non termina
qui. Il titolo stesso del libro ci
indica un percorso di riflessione
che si suppone parta dal suo lavoro, ma non è, come potremmo
aspettarci, centrato sul modo -di
fare scienza o sulle sue valutazioni del lavoro svolto, ma su interrogativi circa la natura umana e le ragioni della follia che
spinge popoli contro popoli, a
partire dal funzionamento delle
cellule nervose e dal diverso sviluppo cerebrale delle attività
emotive e di quelle cognitive.
Emblematicamente l’epilogo è
dedicato a Primo Levi, che lucidamente ha analizzato la natura
umana nel corso della sua vita e
della sua produzione letteraria.
Quali sono le possibilità di
rispecciamento in questa donna?
Apparentemente il suo percorso è così anomalo da farla sentire estranea, una privilegiata :
buona famiglia, ambiente culturale non ostile (dire favorevole è
esagerato), incontri fortunati
con figure maschili che le hanno
offerto delle opportunità (certo,
« a patto di »), un carattere volitivo e un’intelligenza caparbia.
Questo è il profilo di una donna di successo, una donna che è
stata ragazza negli anni ’30.
Ma quali sono i costi di questo
successo?
Il movimento delle donne ha
posto con forza, tra le altre, due
tematiche : il problema delle
compatibilità (cercare di conciliare più interessi nella propria
vita) e quello della «indicibile
differenza », dell’alterità non come fonte di discriminazione (e
però neanche come maschera
dietro cui trincerarsi per giustificare il poco coraggio).
Dall’innesto di questa sensibilità nel tessuto sociale (più o meno riuscito a seconda degli ambiti e delle aree geografiche)
sembrano aprirsi cosi degli spazi
per vivere esperienze intermedie
tra l’appiattimento sul destino
biologico e l’ascesi totale per votarsi ad una causa — nella fattispecie la professione —, ovvero
tra l’autrice e la maggior parte
delle sue coetanee.
Antonella Vlsintin
' RITA LEVI MONTALCINI, Elogio ctell’imperfezione, Milano, Garzanti, 1987.
5
17 giugno 1988
fede e cultura
’IL TETTO”
Gente di chiesa,
non di sacrestia
Una delle piacevoli sorprese
che incontra chi dal Nord venga ad abitare a Napoli è il fatto
di trovare una città straordinariamente viva dal punto di vista culturale. Certo, nOn siamo
più agli anni ’20 e '30, quando
Benedetto Croce esercitava
un vero e proprio « pontificato
culturale » sul pensiero italiano,
ma la vitalità è ancora notevole: ogni giorno una mostra, un
dibattito, un convegno sui temi
più disparati e sempre ad altissimo livello. Questo vale per la
filosofia, l’arte, la politica, e anche per la teologia, che a Napoli
è una teologia ecumenica: c'è
da una parte l’ecumenismo istituzionale della Facoltà teologica, con Bruno Forte come principale animatore, e dall’altra
parte la venticinquennale esperienza del « Tetto », una rivista fondata su una lettura « di
sinistra » del Concilio, su una
notevole apertura alle Comunità di Base e ai problemi del
« politico »; una rivista, anche,
su cui scrivono fior di protestanti (cito a memoria: Ciappa, Berlendis, Milaneschi, Ricca, Ricoeur,
Vicentini) e vari collaboratori
del nostro centro di Monteforte
(C.apone, Festa, Santinelli).
L’ultimo numero (145), devo
dire, è favoloso: spicca fra tutti, per chiarezza e genialità, un
contributo di Paul Ricoeur (noto ai nostri lettori) sul senso
della storia-, tutti « portiamo il
lutto » a Hegel, il quale riteneva che la storia si svolgesse razionalmente, ed esprimeva questa convinzione con delle immagini potentissime (l’astuzia della Ragione, la Libertà, lo Stato,
« bisogna rinunciare alla consolazione per accedere alla riconciliazione », i grandi individui
che fanno la storia « calpestano
molti fiori », ecc.). Certo, il pensiero di Hegel conserva tutto
il suo fascino, ma oggi non è
più credibile. Sarebbe però del
tutto illusorio pensare di sostituire alla suprema e superba
sintesi hegeliana una qualsiasi
altra sintesi, o regredire semplicemente ai «miti» deH’illumini.smo (la « novità » dei tempi moderni, l’accelerazione del progresso, la capacità delTuomo di
fare la storia).
Bisogna invece adottare verso
la storia, dice Ricoeur, un atteggiamento più modesto, piìi
consapevole del limite di ognrealtà umana. Fondandosi largamente sul filosofo tedesco Ko.selleck (ma anche su Gadamer,
e in ultima analisi, su Kant), Ricoeur illustra questo atteggiamento con tre concetti molto
attraenti: spazio d'esperienza, orizzonte d’attesa, iniziativa responsabile. La storia del passato non è un tutto « razionale »
e unitario, né una « tradizione »
che legittima il presente, ma
semplicemente uno spazio che
va esplorato-, rivisitato, reinter
pretato. Il futuro non è il prolungamento del passato, anzi si
situa in dialettica con esso: è
un orizzonte, verso il quale ci
si muove assumendo nel presen
te delle iniziative di cui ci rico
nosciamo responsabili e che conduciamo tenendo l’occhio agli interessi di tutta Tumanità.
Devo confessare che ho ritrovato in questo articolo tutto il
Ricoeur filosofo evangelico: uno
dei maestri del nostro tempo,
uno di quei fratelli che ci aiutano ad essere gente di chiesa,
ma non di sacrestia.
Pensare in grande
L’attenzione a Ricoeur mi porta fatalmente ad essere un po’
ingiusto verso gli altri contributi (Dongiovanni, Ciaramelli, Jer
volino. Preve, Festa, Chiocchi,
Marrone, Albano, Olivieri), dedicati in buona parte allo sforzo
di affrontare « ad alito livello »
l’attuale congiuntura post-marxista nel « movimento operaio ».
Naturalmente le cose non sono
dette con tanta brutalità (è sempre difficile dire che « il re è
nudo »), ma rilanciando una riflessione già avviata da Foa su
MicroMega, si prende atto che
non è più possibile fondare una
politica di trasformazione su una filosofia dela storia e sul1'« economicismo » (cioè sul carattere fondamentale del conflitto economico e sulla sua conoscibilità scientifica): non rimane dunque che cercare — con
urgenza — una fondazione etica
al discorso della sinistra. E’ impressionante la consonanza di
queste linee col pensiero di Ricoeur, ed è consolante constatare una ferma volontà di resistenza di fronte al « pensiero
debole » italo-francese, che troppo facilmente propone un nuovo matrimonio di convenienza
ai vedovi del marxismo totalizzante.
Molto interessante, in questa
prospettiva, l’attenzione dedicata ffile nuove pubblicazioni su
Tocquevlle e Montesquieu (cioè
a una fondazione del discorso
sulla democrazia) e perfino l’attenzione spregiudicata a fenomeni quali i Cobas e l’associazionismo cattolico.
Buona parte del numero è poi
dedicata a noi, ai protestanti:
Berlendis vi pubblica un beH’articolo sulla « definizione dei criteri etici nella società moderna »,
in cui ritroviamo i consueti accenti dell’autore sulla comunità
come luogo di elaborazione, sul
diritto-dovere di rielaborare l’e
tica biblica. Rosanna Ciappa pubblica la Sua relazione « Per una
storia dell’evangelismo meridionale », in cui, oltre a rievocare
testi ed episodi deliziosi, pone
una duplice domanda destinata
a destare una lunga discussione
tra i protestanti:
— Si può parlare di una storia dell’evangelismo meridionale? Se ne può trarre una disci
piina di ricerca storica?
— Quali sono i punti intorno
ai quali si organizza la presenza evangelica nel Mezzogiorno?
Rosanna Ciappa ne indica tre:
una spinta a trasformare la società e non solo le coscienze; un
progetto di evangelizzazione che
riunisce insieme predicazione e
diaconia; ima presenza non di
massa ma profetica: Riccardo
Santi che apre Casa Materna.
Ugo Santinelli e Gerardo Capone dedicano poi sette pagine alla cronaca intelligente, penetrante e spiritosa, del convegno che
la Federazione ha organizzato a
Monteforte sul tema: « Eboli ed
oltre ».
Certo, Capone e Santinelli appartengono a DP, e di conseguenza sono un po’ riservati nei con
fronti della linea, tutto sommato di « sinistra storica », che è
affiorata nel convegno, e questa riserva diventa quasi durezza quando si tratta di presentare gli interventi di Vacca e De
Giovanni. Ma nell’insieme la
presentazione è fraterna e stimolante ( « gli evangelici non sono né esterni né estranei al Mezzogiorno »; il convegno è stato
« un momento di riflessione che
certamente consentirà importanti sviluppi all’interno delle chiese »): fa piacere parlare ed essere capiti.
Giorgio Bouchard
PER CAPIRE IL NUOVO TESTAMENTO
Il greco del
Nuovo Testamento
Utile e coraggiosa iniziativa della Società
Biblica per poter leggere il N.T. in greco
Come poter leggere il Nuovo
Testamento in greco, se non si
hanno studi classici alle spalle?
Bruno Corsani, professore di
N. T. presso la Facoltà Valdese,
di Teologia in Roma, ha scritto,
e la Libreria Sacre Scritture ha
pubblicato, un.a Guida allo studio del greco del Nuovo Testamento.
Si tratta di una guida, non di
una grammatica, cioè di uno
strumento che può essere utilizzato anche dall’autodidatta, e
che non pretende di essere completo. Dopo, chi volesse saperne
di più, può passare ad una grammatica vera e propria.
Ma si tratta di una guida che
può rendere un servizio prezioso: in 31 lezioni permette ad
una persona, anche con diploma
di scuola media, di leggere e
gustare il testo greco del N. T.
Il volumetto è il frutto di molti anni d’insegnamento del greco biblico agli studenti di teologia sprovvisti di maturità classica e di un numero ancora maggiore di anni di frequentazione
del testo biblico. E’ dunque un
lavoro' non improvvisato, ma che
mira alTessenziale e all’indispensabile.
Ogni lezione è corredata di un
piccolo vocabolario, di esercizi
di traduzione dal e in greco, in
modo tale che alla fine del percorso uno possegga anche un vocabolario sufficiente a poter leggere (e capire) il testo greco a
prima vista. Aiuta in questo Tesemplificazione delle regole prendendo unicamente testi biblici.
E’ uno strumento prezioso, molto utile non solo per predicatori
locali e catechisti o persone co
RADIO LOCALI
La Bibbia: uomini e profeti
Per evangelizzare attraverso le radio locali lo SPAV ha curato una
serie di letture bibliche con breve commento sul testo della TILC
Daniela Basili è una giovane
sorella in fede della Comunità
battista di Ronciglione (Viterbo)
che ha dato la sua testimonianza battesimale alcuni mesi fa,
insieme con suo marito Giuseppe Micci.
Daniela, avendo avuto dal pastore una copia dell’ultimo prodotto audio dello SPAV (Servizio Produzione Audiovisiva dell’Unione Battista) intitolato « La
Bibbia — Uomini e profeti », dopo averlo ascoltato e apprezzato per il chiaro messaggio della
Parola di Dio, armata di coraggio, si è recata presso la radio
locale, denominata « Radio Cimina », proponendone la messa
in onda.
Al responsabile di detta emittente radio ella ha fatto presente che la lettura dei testi della
Genesi e dell’Esodo era effettuata sulla traduzione interconfessionale in lingua corrente
(TILC) e che i sommarietti di
commento ai testi erano calibrati, precisi e lontani da ogni acredine polemica tra protestanti e cattolici.
La risposta avuta è stata questa: lo ascolteremo prima e poi
eventualmente lo manderemo in
onda; in questa caso, l’avviseremo telefonicamente indicandole
il giorno e l’ora della messa
in onda.
L’indoma.ii la sorella Daniela veniva avvisata che quel gior
no stesso, alle ore 10.30, e per 11
giorni consecutivi il programma
sarebbe andato in onda.
Si può immaginare l’esultanza
di detta sorella, la sua soddisfazione e quella della Comunità
tutta per la possibilità di lettura
della Parola di Dio attraverso
la radio locale.
Così per undici giorni, sempre alla stessa ora, i brani salienti dei libri della Genesi e
dell’Esodo, con i relativi commenti e musiche appropriate, sono stati ascoltati da centinaia e
centinaia di persone dell’Alto
Lazio.
Non vi pare un’iniziativa meravigliosa e interessante quella intrapresa dalla sorella in fede
Daniela?
Non vi pare questo un esempio per stimolare altri credenti e Comunità a diffondere la
Parola di Dio attraverso l’etere?
Certo, si potrebbe iniziare proprio con « La Bibbia - Uomini
e profeti ». P. M.
Scheda
« LA BIBBIA •
UOMINI E PROFETI»
Letture dai libri della Genesi
e dell'Esodo
Presentano alcuni brani scelti dalla
Genesi e dall'Esodo, la cui lettura
da parte di alcuni attori mette in risalto la rivelazione dell'amore di Dio per
il creato e il suo popolo.
Le letture bibliche, commentate e accompagnate da brani musicali, sono un
modo nuovo ed efficace per avvicinarsi
al testo biblico; piacevoli all’ascolto
e utilizzabili sia nel settore radiofonico che nella catechesi, sono Intercaiate da brevi e semplici sommarietti
di commento esegetico - storico e
ambientale.
I testi sono letti dalla traduzione
interconfessionale in lingua corrente (Tilc, ed. Ldc-Abu).
Suddivise in 6 cassette, per un totale di 11 puntate raccolte in uno speciale contenitore.
Produzione e distribuzione SP.A.V.
L. 35.000 -p L. 2.500 per spese postali.
munque desiderose di un approccio diretto col testo biblico, ma
anche per chi desideri rinfrescare le proprie conoscenze del greco e approfondire la conoscenza di quello biblico, ben diverso dal greco di Tucidide, Qmero o Senofonte.
La stampa è ottima, e il costo, tutto considerato, assai contenuto (22.500 lire). La Libreria Sacre Scritture ha fatto veramente una bella edizione.
Ha dato una collaborazione, rivedendo il testo, il prof. Carlo
Bozzetti, noto biblista cattolico,
autore fra l’altro di un dizionario greco-italiano del N.T. (pubblicato sempre dalla Libreria S.acre Scritture).
Nella prefazione l’editore informa che sono in preparazione
una « Concordanza », per facilitare la ricerca di termini e temi particolari, ed anche una
« Raccolta delle citazioni bibliche », con le relative interpretazioni, nel mondo pagano dei primi tempi dell’era cristiana.
E’ un programma ambizioso
ma. utile, al quale auguriamo
pieno successo e che colma una
grossa lacuna per gli studi neotestamentari in Italia.
Luciano Deodato
BRUNO CORSAMI, Guida allo studio
del greco del Nuovo Testamento,
Roma, 1987, pp. 168, L. 22,500.
aiuti
alla fame
E’ il titolo provocatorio di un
libro di Luca Jahler, nel quale
sono spiegati (e documentati) i
meccanismi, gli interessi, le speculazioni die si muovono dietro
le migliaia di tonnellate di alimenti che partono ogn igiorno
dai paesi più ricchi, ufficialmente per vincere la fame di quelli
più poveri, spesso anche per scopi meno nobili.
Il libro è frutto di una approfondita ricerca sul tema e fornisce moltissimi dati e documentazione inediti. Un’importante
sezione è dedicata alla situazione
dell’Italia, con particolare riferimento alle vicende legate ai 1900
miliardi stanziati dalla « legge
Forte» del 1985.
' Editore e autore hanno deciso
di utilizzare il 6% degli introiti
del libro per un progetto di promozione della donna e dell’autosufficienza alimentare in Senegai.
LUCA JAHIER, Dagli aiuti alla fame.
Strategie di cooperazione alimentare. ilnterventi di R. Panizza e A.
Zanotelll. Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1988, pp. 200, L. 22.000.
Dir, propr.: farri. Caroni
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6
6 storia religiosa
17 giugno 1988
?
UNA RICERCA DI GIORGIO SPINI
Alle origini delia missione
metodista in Itaiia
Sono poco più di una trentina
le opere che Giorgio Spini ha
scritto in questi anni sulla storia
e l’attualità del Nord America. Il
Comitato italiano per la storia
nordamericana (CISNA) ha dedicato, per la cura di Annamaria Martellone del’Università di
Firenze, un volume della « Rivista nordamericana » in onore di
Spini, che a 70 anni ha lasciato
la cattedra di storia deH’Università di Firenze Il volume raccoglie otto saggi del noto storico
che percorrono im arco di tempo
che va dal 1958 ad oggi. Di particoleu'e interesse ci è parso il sag
gio su « America 1962. New
Trends of thè American Left »
(Nuove tendenze della sinistra
americana), che Spini scrisse nel
1962 quando, per alcuni mesi, tenne un corso di storia contemporanea airUniversità del Wisconsin. In quelle pagine Spini avvisava gli italiani della non lontana
esplosione politica che stava arrivando dall’America e che avvenne proprio come lo storico
prefigurava.
Il legame di Spini con l’America dura da trent’anni, precisamente dal 1958 quando, per la
prima volta, fu invitato a tenere
lezioni di storia alla prestigiosa
Harvard. Ho incontrato in questi giorni Spini, nel New Jersey,
dove ha appena concluso alcune
ricerche storiche sulle origini della missione metodista americana
in Italia. « Sappiamo quasi tutto
sulla missione metodista inglese
— dice Spini — ma sappiamo
molto poco sulla missione metodista americana che operò in Italia. Ho trovato, a questo proposito, presso la Drew University in
stato di perfetta conservazione
— continua Spini — le carte di
William Bort che fu in Italia per
alcuni anni, a partire dal 1884, come missionario e fu attivissimo ».
La ricerca che Spini sta conducendo per conto dell’American
Waldensian Society (AWS) è finalizzata alla realizzazione di im
nuovo capitolo sul metodismo
italiano, che andrà ad aggiungersi
alla prossima edizione inglese del
libro .« I Valdesi » di Giorgio
Tourn.
La Claudiana da tempo sta lavorando, in collaborazione con
l’AWS, a questa nuova edizione,
che dovrebbe apparire per il 1989
completamente rivista ed aggiornata.
Chiedo a Spini se ha scoperto
cose nuove sulle attività e gli sviluppi della prima missione metodista in Italia. « Più che scoperte vere e proprie — dice Spini
— ho avuto delle conferme. Studiando i documenti e i vari carteggi di quella missione ho potuto cogliere la filosofìa che sor
Un colportore entra in Roma dopo l’apertura di Porta Pia. (foto AWS)
Giorgio Spini e Frank Gibson alla Drew University (New lersey).
reggeva quel progetto. Gli uomini della missione, estremamente
impegnati e pieni di fiducia nell’Evangelo, erano fortemente impressionati dal Risorgimento italiano in generale e in particolare dall’episodio, con tutto quello
che ne conseguì, di Porta Pia. In
particolare, i missionari metodisti
americani ritenevano che il Risorgimento come rivoluzione nazionale e liberale dovesse avere
il suo complemento in una rivoluzione religiosa antipapale e anticattolica. Occorre tenere presente che in quegli anni intorno
al 1860-1870 in America c’era uno
spirito antipapale fortissimo. Sicché l’Italia era il campo di battaglia in questa nuova sfida ».
La missione metodista americana si occupava anche dei nuovi
immigrati italiani?
« Certamente — risponde Spini —; furono proprio i metodisti
ad avrirsi maggiormente verso il
mondo di questi diseredati. In
ogni parte degli Stati Uniti sorsero chiese italiane protestanti.
Si provi ad immaginare — continua Spini — cosa dovesse essere
per una chiesa anglosassone, angloamericana l’aprirsi ad una
realtà composta di immigrati
dalla Calabria o dallà Sicilia.
TRADIZIONE METODISTA
La santificazione nella storia
Giustificazione e santificazione; quale rapporto? Sono stati
spesi fiumi di inchiostro al riguardo; per i metodisti, come
ci ha ricordato il pastore Franco Carri, nel collettivo teologico
organizzato dal Circuito e dalla
Associazione delle chiese battiste, lo scorso 14 maggio, nei
locali della chiesa valdese di Cerato, il processo di santificazione
inizia con la giustificazione per
sola fede, ma è separato da essa. Ci si santifica nella nostra
microstoria, seguendo il Signore
e testimoniandolo concretamente nel quotidiano. E’ una posizione teologica differente da
quella dei Riformatori: il Dio
che salva il peccatore, lo rende
appunto « santo », non vi è quindi bisogno di un cammino di santificazione, che può sfociare in
in un non evangelico perfezionismo etico. Ad ogni modo, e Carri lo ha ampiamente illustrato,
la dottrina della santificazione,
nel metodismo, si traduce in
rma militanza costante nel tem
po a favore degli emarginati. Mentre in altri movimenti evangelici, che pure si rifanno alla teologia di John Wesley,
la dottrina della santificazione
sfocia in ima testimonianza
avulsa dalla storia, l’evangelico metodista gioca quindi la sua
santificazione nel proprio contesto storico, a favore dei minimi (Conferenza di Savona, ’68).
Il metodismo
in Italia
Il manuale di Sergio Carile;
« Il metodismo - Sommario storico » (Claudiana 1984) offre una
miniera di informazioni e dati,
anche sul metodismo italiano;
dalla relazione Carri, prendiamo
alcune spigolature, meno conosciute ma altrettanto significative dello « spirito evangelistico » dei fratelli metodisti.
Un latto inedito, ad esempio,
nella genesi del movimento ecu
menico in Italia, è rappresentato dalla fraterna amicizia tra
il pastore Ferreri, noto nel mondo metodista per la sua spiritualità, e il parroco di Bozzolo, Don
Primo Mazzolari che, con le sue
prediche a favore dei minimi,
inquietò i sonni di Pio XII. Se
non andiamo errati, è uno dei
primi casi di contatti ecumenici
dì base tra evangelici e cattolici in Italia.
Nel Mezzogiorno, significativa
è la storia del ragioniere Saverio Crucci di Venosa, che tramite il settimanale « La Civiltà
Evangelica » pubblicato a Napoli, viene in contatto con il
pastore Thomas Jones e Pietro
Taglialatela: ne nasce una interessante corrispondenza (187'51883).
Saverio Grucci insiste per avere un pastore a Venosa; la missione wesleyana invia due colportori, tali Stampacchia e Lombardi e alla fine, dopo ripetute
insistenze, apre un locale di culto (1883) ed una scuola prima
i lesse lackson. Ma non li abbiamo ricevuti fisicamente a casa
nostra ».
Oggi il linguaggio e le tematiche teologiche circolano molto
più rapidamente di un tempo da
una parte all’altra dell’oceano.
Forse il protestantesimo italiano
non è mai stato così simile al
protestantesimo nordamericano
come in questi ultimi anni (fatte
ovviamente le debite proporzioni). « D’accordo — dice Spini —;
Gente poverissima, che arrivava
nel nuovo mondo provenendo da
condizioni di estrema indigenza
e di scarsa istruzione. Questo proletariato che approdava a New
York doveva apparire agli americani dell’Ottocento come gente di
strani costumi. Con pazienza ed
abnegazione molti pastori e laici
metodisti si misero a lavorare nei
quartieri dei nuovi immigrati con
grande disponibilità. Tra questa
gente che spendeva se stessa per
aiutare i nuovi immigrati dal Sud
dell’Europa c’era anche il pastore
Norman Thomas, che dalle sue
lunghe esperienze tra i lavoratori immigrati trasse forza e motivo per divenire, più tardi, segretario del partito socialista americano. Thomas, benché personalmente provenisse da famiglia
agiatissima, si ’’convertì” — come si dice oggi — ai poveri ».
Gii interessi di Spini sul Nord
America si sono principalmente
focalizzati sugli ambienti ’’radicai”, sia nell’ambito politico che
in quello cristiano. « Come protestanti italiani — dice Spini —
dovremmo esplorare maggiormente le possibilità di contatto
con il protestantesimo nero. Abbiamo sempre ammirato, ma da
lontano, i Martin Luther King o
c’è però una differenza. Il miglior
protestantesimo italiano è armato di forti diffidenze e spesso si
nutre di amare polemiche nei
confronti del cattolicesimo. Lo
stesso non può dirsi del miglior
protestantesimo americano. Negli States Vanticattolicesimo viscerale come, a volte, noi conosciamo è rimasto esclusivo appannaggio di ambienti ormai
screditati. Su questo punto occorrerebbe una spiegazione reciproca... ma su tutto il resto ritengo — conclude Spini — che la
teologia prodotta .dalla Facoltà
valdese di Roma non sia molto
diversa da quella che producono
l’Union Theological Seminary di
New York o tante altre serie facoltà protestanti ».
Giuseppe Platone
^ Storia nordamericana, III (1986),
n. 1, « In honour of Giorgio Spini »,
Torino.
ALCUNI STUDI
Evangelici
in Calabria
ria (1898). In Puglia, a Foggia,
Pietro Taglialatela evangelizza la
città e dintorni tra il 1880 e il
1885, sorge una fiorente comunità ed inizia addirittura a stampare un giornaletto, « Puglia evangelica», e a collaborare al
« Gazzettino pugliese », padre
deH’attuale « Gazzetta del Mezzogiorno » di Bari.
Un’ altra spigolatura è costituita dalla origine delle comunità
metodiste in Calabria: Cosenza e
Catanzaro. Queste comimità sorgono per un lavoro evangelistico pionieristico dei già citati
colportori, tra mille difficoltà,
ma con passione per « le pecore
perdute di... Calabria ».
Riscoprire la storia del metodìsmo, attraverso momenti e figure non sempre conosciuti, questo era l’intento di un collettivo
teologico che ha suscitato vivo
interesse per l’opera di John
Wesley, che per grazia, nel maggio del 1738, scoprì la bontà di
Dio in Cristo Gesù.
Eugenio Stretti
Il prof. Enzo Stancati di Cosenza, già noto per le sue ricerche sui Calabro-Valdesi, ha iniziato nel periodico «La Calabria»
una serie di articoli sulle Comunità religiose non cattoliche in
Calabria (cfr. n. maggio 1988,
p. 6). Nel primo articolo, intitolato L’impegno socio-culturale dei
Valdesi, l’autore, dopo aver ricordato che in parecchie località
la ripresa dell’evangelizzazione —
dopo la lontana crociata del 1561
— fu inizialmente opera dei Metodisti, passa in rassegna nomi
di località e di uomini impegnati, distinti nelle tre zone di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.
L’indagine di Stancati — che
proseguirà con l’illustrazione delle altre comunità religiose non
cattoliche — è un buon esempio
di quel che si dovrebbe fare in
tutte le nostre regioni per riuscire a veder meglio l’attuale
consistenza dell’evangelismo italiano, guardato se possibile « fuori dalle mura dei nostri templi ».
Stancati non è valdese, è un fratello baha’i. Tra gli uomini da
lui menzionati non ci sono soltanto i pastori (in ordine alfabetico : Ayassot, Briante, Garufi,
Genre, Giambarresi, Libonati,
Lento, Lupi, Magri, Milaneschi,
Panascia, Rivoir, Sergio Rostagno, Santoro, Scarinci, Sciclone,
Scorza, Trobia, Bruno Tron), ma
anche dei laici come Rosario Olivo (oggi presidente del Consiglio
regionale della Calabria), Dario
Scorza (già vicesindaco di Catanzaro), Corrado lannino, presidente del « Centro Studi Giuseppe
Gangale ». Oltre alle comunità di
Cosenza (con Dipignano e Aprigliano), Catanzaro (con S. Pietro in Magisano e Vincolise) e
Reggio Calabria, vengono accuratamente annoverati i cosiddetti « isolati », che vivono coraggiosamente la loro fede in varie
località anch’esse distinte nelle
tre zone di Cosenza (Amantea,
Castrovillari, Puscaldo, Guardia
Piemontese, Magli di Trenta,
Paola, Scigliano), Catanzaro (Falerna, S. Eufemia Lamezia e Marina, S. Mango d’Aquino) e Reggio Calabria (Bruzzano Zeffirio,
Siderno).
Giovanni Gönnet
i
7
17 giugno 1988
obiettivo aperto
NUOVA DESTRA RELIGIOSA IN USA
«Quattro per»: un programma politico
Un alleato naturale per la destra secolare - Impegno di capitali, dinamismo manageriale e massimo sfruttamento dei
mezzi di comunicazione - La dottrina del « fusionismo » - La « Moral Majority » fa i conti con il pluralismo americano
Il 1976 era stato dichiarato l’anno degli evangelici.
Questo «gigante dormiente»
era venuto alla ribalta grazie all’elezione di Jimmy
Carter. Dopo la crisi del Watergate di Nixon, i cittadini
erano piuttosto sfiduciati
verso i presidenti e le istituzioni, e l’apparizione di un
barn again concorrente per
la presidenza fu visto come
una speranza per il futuro
morale degli Stati Uniti.
« Evangelico » è una parola ambigua, perché riguarda
due entità ormai distinte: da
un lato le chiese protestanti classiche e dall’altro le
chiese nate dai grandi risvegli religiosi americani. Anche il panorama religioso interno alle chiese evangeliche,
o evangelicaìi, come qualcuno in Italia le chiama per distinguerle dalle chiese evangeliche tradizionali, è estremamente complicato. Approssimativamente esistono
una sinistra, un centro e una
destra evangelici.
Una sinistra, un centro
e una destra
Alla sinistra ci sono persone come Jim Wallis di Sojourners e istituzioni come
la Chiesa del Salvatore, che
hanno un forte impegno sociale, antimilitarista e ambientalista. Al centro c'è gente come Billy Graham, e istituzioni come World Vision.
Costoro, pur essendo conservatori, sono critici verso un
eccessivo impegno militare e
sono più consapevoli dei mali sociali americani e internazionali. Alla destra evangelica ci sono i cosiddetti
fondamentalisti, persone come Jerry Falwell della Moral
Majority, lo stuolo dei televangelisti, ecc... A questo
gruppo appartiene la Nuova
Destra Religiosa (NDR) americana.
Naturalmente questa divisione politica corre orizzontalmente alle divisioni denominazionali tradizionali, ma
il minimo común denominatore è che tutti detengono
una teologia fortemente biblica ed ortodossa.
Politicamente la NDR è naturale alleata della destra secolare di cui è figlia, almeno nella sua configurazione
attuale. Infatti la NDR è stata creata a tavolino dagli
stessi leader che hanno causato la rinascita conservatrice in America. Tre elementi
fanno « nuova » la destra americana: lo sforzo finanziario alle sue spalle (tra i suoi
sostenitori ci sono centinaia
di grandi corporazioni, tra
cui la IBM, la General Motors, la General Electric, la
Mobil Oil, la Coca Cola)-, un
nuovo dinamismo di gente
intenzionata a prendere il
potere, fatta di talenti nel
campo della cultura, della
scienza, delle comunicazioni; tin uso abilissimo dei
mezzi di comxmicazione più
sofisticati.
Un fenomeno
già conosciuto
Il fenomeno dei cristiani
conservatori in politica non
è per nulla nuovo in America. Durante l’era McCarthy,
l’isteria anticomunista era
guidata da un pastore presbiteriano, il Rev. Cari Mclntyre, e dal suo braccio destro
Rev. Hargis. Conoscendo gli
eventi di quegli anni, quelli
attuali sembrano piuttosto
un déjà vu: Hargis fu accusato di abusare sessualmente dei membri del suo coro
di entrambi i sessi e la radioevangelista pentecostale
Aimée Sample McPherson fu
accusata di frodi finanziarie
e immoralità sessuali.
Ideologicamente la NDR è
la confluenza di due tendenze ideologiche differenti e
contrastanti, il liberalismo
economico e il tradizionalismo sociale. Questa dottrina viene chiamata fusionismo. Il liberalismo economico è individualista ed ha bisogno di dinamismo sociale,
la società deve essere al servizio del capitale. Il tradizionalismo sociale è ideologicamente precapitalista, pessimista verso le possibilità
umane e critico del materialismo capitalista.
Una
contraddizione
La contraddizione lampante di queste due dottrine, tenute artificialmente insieme
in un sistema, è risolta coprendo i lati ideologici inconciliabili, esaltando quelli
comuni ed eleggendo comuni nemici da combattere. Secondo elemento ideologico è
l’ecumenismo, nonostante la
NDR sia nemica mortale del
Consiglio Nazionale e Mondiale delle Chiese, legato a
differenti interessi politici;
essa rappresenta un vasto
settore del cristianesimo americano, molto variegato
denominazionalmente e confessionalmente. Questo è un
grande cambiamento rispetto al settarismo divisivo antefalwelliano.
Il terzo elemento è l’americanismo, sostenuto teologicamente dalla dottrina dell’elezione del « Nuovo Israele», gli USA.
Una nazione
« sotto Dio »
Gli Stati Uniti sono una
nazione « sotto Dio » e ogni azione sociale deve essere rispettosa non del pluralismo,
ma della volontà di Dio. Ultimo elemento ideologico è
l’escatologia.
La NDR è sionista; le profezie dell’Apocalisse, Zaccaria ed Ezechiele si stanno avverando sin dalla costituzione dello stato di Israele nel
1947. La fine è alle porte,
Israele è ristabilito, il tempio verrà ricostruito (hanno
persino già approvato il progetto, comprato i materiali,
istruito i futuri sacerdoti e
ricostruito la liturgia del terzo (tempio), poi verrà « Armagheddon ». Gli Stati Uniti hanno una responsabilità
escatologica davanti a Dio e
davanti alle nazioni. L’unica
politica saggia e cristiana è
di armarsi e prepararsi alla
battaglia finale al fianco di
Dio contro l’Anticristo e l’Unione Sovietica e tutti i nemici di Israele.
Alle elezioni presidenziali
americane del 1980, vero o
no. i fondamentalisti sembrano essere stati la forza
determinante per la riuscita
del candidato ultraconservatore Ronald Reagan. Secondo il pastore battista indipendente Jerry Falwell, leader della NDR, i fondamentalisti si stanno riprendendo
il diritto di guidare l’America, perché i cristiani sono
la maggioranza. Secondo Falwell, i liberali che hanno governato sinora non hanno tenuto minimamente conto
della volontà della « maggioranza morale » del paese, ed
hanno condotto l’America al
tracollo morale, politico ed
economico. I fondamentalisti, nella retorica della NDR,
sono dei discriminati.
Fondamentalismo
settario
Il fondamentalismo americano ha una forte tendenza settaria ed è costituzionalmente divisivo. Le sue
forze erano troppo disperse
per poter essere usate politicamente con efficienza. Il
maggior impegno della NDR
è stato quello di raccogliere
le sue forze disperse; non
solo, ma uno dei principali
obiettivi è stato quello di
unire tutti gli elementi religiosi reazionari della nazione, cattolici, ebrei, mormoni e i seguaci della setta del
Rev. Sun Muy Moon. Infatti
la NDR non parla di cristianesimo, ma di morale giudeo-cristiana.
La NDR è composta sostanzialmente da tre orga
nizzazioni che si dividono il
lavoro di mobilitazione degli elementi reazionari religiosi: Christian Voice, che è
impegnata a convincere i pastori e i preti ad impegnarsi
politicamente per la causa di
destra. I pastori sono persone chiave per la mobilitazione popolare, perché hanno accesso al pulpito e alle
coscienze. La seconda organizzazione, la Religions
Roundtable, provvede a collegare le diverse organizzazioni religiose conservatrici
in modo da creare un fronte
unico e compatto. L’imità
delle forze è vista come l’elemento vincente della destra, anche al di sopra della
purezza dottrinale ed ideologica. La terza e più famosa organizzazione della NDR
è la Moral Majority di Jerry
Falwell. Questa è stata più
esposta all’attenzione dei
media, proprio perché si interessa dell’appoggio popolare della destra religiosa: è
la facciata esterna della
NDR.
Come si può osservare facilmente, esiste uno sforzo
strategico intenso per la mobilitazione di una coscienza
conservatrice americana, ma
forse l’elemento strategico
principale della NDR, e la
fonte primaria del suo successo, è l’uso dei mezzi di
comunicazione. I televangelisti, in questo, sono solo la
punta dell’iceberg con la loro impressionante potenzialità mobilizzatrice, ma uno
dei segreti della NDR è la
posta. Con potentissimi mezzi tecnologici, l’ideologia e
la controinformazione reazionaria arrivano nelle case
di milioni di cittadini, senza
possibilità di controllo sociale dell’informazione né di risposta o correzione da parte
della controparte. Questa
della posta è anche una delle maggiori risorse di finanziamento di attività politiche reazionarie, più dei televangelisti.
Il programma politico della NDR è espresso da quattro « per ».
Il programma
politico
Per la vita. Questo è il più
insidioso dei punti dell’agenda. Il rispetto per la vita arriva fino all’intimo della coscienza cristiana, e sulla questione dell’aborto la NDR
raccoglie un vasto appoggio
popolare che non corrisponde all’appoggio ricevuto per
il resto del suo programma.
Comunque essi presentano
questo assenso come loro base popolare. E’ da notare, a
proposito del rispetto della
vita, che la NDR è a favore
della pena di morte.
Per la famiglia. Sotto questo punto la NDR non solo
difende la faimiglia nucleare,
ma — più interessante — difende la società dalle femministe e dagli omosessuali. Secondo la Moral .Majority, omosessuali e femministe sono la causa del declino morale ed economico degli Stati Uniti. La NDR è un movimento maschilista.
Per la moralità. Questo
punto non riguarda solo la
droga e il sesso, ma soprattutto l'educazione, la scuola,
i libri di testo, l'arte e la musica non « edificanti ». A causa di leggi introdotte in alcuni stati sui libri di testo
scientifici, oggi ci sono studenti universitari e cittadini
che non conoscono nemmeno l’esistenza di una « teoria
dell ’evoluzione ».
Per l'americano. In questo'
punto rientra l'impegno anticomunista, la politica nucleare e militarista e l’appoggio incondizionato alla politica israeliana.
Un critico ha scritto che
« l’ideologia della NDR è una difesa della famiglia guidata dal maschio contro le
sue alternative; dell’America
contro i suoi nemici interni
ed esterni; dell'impresa libera capitalista contro le sue
alternative socialiste e di stato sociale. E' la difesa del
lavoro duro e della virtù
contro il lassismo morale e
la libertà sessuale; dei bianchi contro i neri; degli uomini contro le donne; dei genitori contro i figli ».
La richiesta
di votare
Quello che la NDR chiede
ai cittadini non è molto, è
il votare. Essere una maggioranza non è utile ai fini
politici se essa non è attiva
elettoralmente, ed i fondamentalisti lo sono stati tradizionalmente.
L’appoggio alla NDR, in
questi ultimi mesi, sembra
diminuire: gli scandali dei
televangelisti e la fretta di
Pat Robertson di concorrere per la presidenza hanno
colpito questo movimento.
Inoltre la società americana
è profondamente pluralista,
e non esiste nessuna forza
sociale che possa proclamarsi una maggioranza. Ma a
mio avviso, per la potenza
economica che la NDR ha
alle spalle, per il possesso
dei mezzi tecnologici e di comunicazione, e per il dinamismo culturale, l'effetto
reazionario in America si farà sentire a lungo.
Italo Benedetti
8
g vita delle chiese
17 giugno 1988
quindicinale ecumenico
di fede, politica, vita quotidiana
Appello
Da quindici anni com-nuovi tempi è uno spazio libero, autogestito e autoflnanziato, di informazione, di riflessione, di dibattito per credenti — cattolici ed evangelici — e anche per
molti « non credenti », sui tenu :
□ della fede: come annunciare l’evangelo di Gesù Cristo oggi,
come vivere la fede nelle lotte di liberazione?
□ della politica: come impegnarsi per una società più giusta
e insieme più umana, come salvaguardare l’integrità dell’ambiente?
□ della vita quotidiana: quale stile di vita, quale etica al di
là del moralismo rigido delle istituzioni?
□ deirintreccio che esiste fra queste tre dimensioni della nostra esistenza.
Ecumenismo, esperienze di base, chiese, concordato, democrazia e istituzioni, mondo del lavoro, emarginazione, razzismo,
carcere, giovani, scuola, pace, ecologia, donne, movimenti di
liberazione, etica, bioetica, sessualità, lettura biblica, teologia:
sono alcuni fra i temi che si intrecciano sulle nostre pagine.
Oggi questo « spazio libero », questa esperienza ecumenica
unica in Italia rischia di chiudere. Le difficoltà economiche
in cui versa la stampa autogestita hanno colpito pesantemente
anche noi. Per non chiudere abbiamo bisogno di
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da qualsiasi mese dell’anno.
X CIRCUITO
CORRISPONDENZE
Accogliamo Ammissioni in chiesa
I Cinesi
In molti risiecdono nel
circuito; benvenuti!
Si è tenuta il 29 maggio scorso,
a Pisa, l’Assemblea del X Circuito delle Chiese valdesi e metodiste. Dopo un commosso ricordo
del fratello Giordano Senesi, recentemente scomparso, l’Assemblea ha affrontato due temi di vitale importanza per le chiese toscane; la formazione dei laici e
l’ecumenismo. Sul primo tema
si è deciso di studiare la possibilità di organizzare corsi a livello
circuitale di formazione teologica e biblica per i laici.
Sul tema dell’ecumenismo si è
deciso invece di tenere una apposita assemblea in autunno.
Si è poi affrontato il problema
dei numerosi cinesi evangelici,
che per ragioni di lavoro sono venuti a risiedere nel Circuito: le
chiese sono state invitate ad essere disponibili alla loro accoglienza superando le barriere, linguistiche e non, che ci sono.
Infine si è auspicata la costituzione di una Federazione delle
Chiese evangeliche in Toscana.
Per la componente metodista
sono stati designati quali deputati al Sinodo: Pietro Lo Brano
e Giorgio Spini; supplenti: Alessandro Del Monte e Pier Enrico
Manfrini.
Il nuovo consiglio di Circuito
è composto da Salvatore Briante (sovrintendente), Alberto La
Marca, Landò Mannucci, Franco
Pavone, Carmen Trobia (membri).
G.G.
Testimonianza
nei
MESTRE Mezzogiorno
Cristianesimo
e giustizia sociale
La comunità di Venezia ha organizzato a Mestre nel mese di
maggio, presso una sala pubblica, ima conferenza sul tema
« Cristianesimo e giustizia sociale ». Relatori sono stati il
pastore A. Berlendis, che ha esposto alcuni documenti protestanti, e il prof. P. Macchi, da
poco nuovo membro di chiesa,
che ha commentato la recente
enciclica « Sollicitudo rei socialis ».
Il pastore, citando tra l’altro
il pensiero di P. Potter, ha sottolineato la necessità che i cristiani prendano atto che l’economia
mondiale, come si è evoluta da
diversi secoli, è frutto dello sfruttamento dei popoli più deboli
e quindi è una manifestazione
di ateismo, pur essendo sostenuta da molte nazioni « cristiane ».
Bisogna confessare Teconcmia
di Dio nell’economia mondiale,
riscoprendo la teologia del patto
e lottando contro l’idolatria economica. Forse, dall’impegno di
diverse chiese potrà emergere
un «ecumenismo della giustizia»
come forma di cooperazione tra
cristiani, anche in presenza di
differenti visioni teologiche.
Il fratello Macchi, dopo aver
fatto notare che l’enciclica è
piaciuta in molti ambienti perché si presta a tante interpre
tazioni possibili, essendo generica e volendo conglobare tutto,
ha evidenziato i seguenti aspetti:
— Mancanza di ima storicizzazione dei problemi.
Vi è infatti il tentativo da
parte della chiesa cattolica di
presentare dottrine valide sempre, senza tener conto delle esperienze storiche che la chiesa
ha fatto. Proprio nel campo della dottrina sociale, la chiesa ha
dovuto adattare e recuperare
situazioni con molto ritardo rispetto all’evoluzione della società, mancando di indicazioni
profetiche.
— Contrapposizione di due ideologie nel mondo (capitalista
e comunista) che ne condizionano lo sviluppo.
Questa interpretazione maschera i problemi, poiché la
chiesa stessa presenta la sua
« ideologia » con l’etica sulla vita, sulla famiglia, sulla verità
della chiesa, ecc.
La conferenza ha avuto una
buona partecipazione di fratelli. Pochi erano invece gli estranei, che ci si aspettava più numerosi data la pubblicità fatta
con locandine nelle scuole e numerosi inviti personali.
D. F.
TARANTO — Per la grazia del
Signore la « promessa » (Atti 2:
39) ha raggiunto il fratello Gaetano Rodia e la sorella Antonella Galiuto D’Amore.
Due percorsi di vita e di fede differenti, ma ugualmente significativi.
Gaetano, di famiglia contadina, operaio alla Italsider, conosce la comunità evangelica tramite la moglie. Maria Sardiello,
attiva in gioventù ad Agape e
presso l’Asilo di Pachino, con
volontariati prolimgati nel tempo.
Il cammino di Gaetano è lungo, dura circa quindici anni, si
informa sulla fede evangelica
e parla con alcuni pastori; alla
fine vi è una chiara decisione
per Cristo, il Salvatore del mondo.
Antonella nasce in una famiglia evangelica fortemente impegnata nella comunità e nella
chiesa più in generale: nonni diaconi e zio pastore.
Nei suoi ricordi, emerge la figura di Armando Russo che,
nelle sue semplici lezioni di precatechismo, seppe infondere ai
catecumeni la passione per l’Evangelo. Dopo il matrimonio con
Antonello D’Amore e la nascita
di un figlio, Antonella ripensa
al suo percorso « familiare evangelico », maturando la consapevolezza che evangelici non si
nasce, ma si diventa unicamente per la bontà di Dio in Cristo
Gesù.
Entrambi i catecumeni adulti
hanno seguito con impegno il
corso biblico di Thomas Soggin; « Per capire la Bibbia », una
vera miniera per imparare a
leggere e a capire, con l’aiuto
dello Spirito, le Scritture.
XIII CIRCUITO
Battesimi
Un progetto teologico
per la precdicazione
Tre i temi di maggiore discussione deU’Assemblea del XVI
Circuito delle Chiese valdesi e
metodiste :
1) Mezzogiorno. Una commissione apposita ha presentato
un interessante documento per
l’elaborazione di un progetto teologico per la predicazione e la testimonianza evangelica in Sicilia.
La discussione ha integrato il documento di nuovi spunti e così la
commissione dovrà aggiornarlo,
prima di inviarlo alle chiese che
lo studieranno durante l’anno
prossimo.
2) Marsala. Lo sviluppo delle attività e la crescita della comunità richiedono l’acquisizione
in tempi brevi di un nuovo locale di riunione. L’Assemblea del
Circuito ha sollecitato la Tavola
in questo senso.
3) Adelfìa. Urge la ristrutturazione del centro per l’importante fimzione che può svolgere
per la formazione di giovani e
laici siciliani.
Al termine l’Assemblea, che si
è tenuta ad Adelfìa il 14-15 maggio scorso, ha eletto due deputati
metodisti al Sinodo: sono Maria
Salerno e Giovanni Gennuso;
supplenti sono Edwige Schmidt
e Miriam Schirò. Il nuovo Consi
glio di Circuito è composto da
Sergio Velluto (sovrintendente), Giovanni Gennuso, Antonino Gullotta, Alfonso Manocchio, Mauro Pons (membri).
G.G.
Il futuro della Casa
Durante quest’assemblea degli
amici, si è costituito un piccolo
comitato che ha il compito di
’’riattivare” l’interesse (e l’impegno) dei fiorentini e dei toscani
verso la casa, perché essa non
diventi solo un albergo ma rimanga un posto di incontri e di evangelizzazione. Si è inoltre deciso
di organizzare per il 26 giugno
una festa e di allestire una mostra sulla storia della casa.
Pentecoste
NEW YORK — Il culto di Pentecoste si è celebrato a Cornwall
(70 miglia da New York), in una
località tradizionalmente abitata
dai valdesi. Accolto dai membri
della locale chiesa presbiteriana,
tra i quali figura anche la famiglia Costabel (la stessa che anni
fa donò alla Tavola Valdese una
vasta proprietà a Torre Pellice
per costruirvi le case per i pastori in emeritazione), il piccolo
gruppo della First Waldensian
Church di New York ha presentato, dopo l’agape comunitaria,
immagini e prospettive della
realtà italiana nel quadro di una
gioiosa giornata fraterna.
Alle confessioni di fede di Antonella e Gaetano, la domenica
di Pentecoste, hanno assistito
familiari ed amici, in un culto
assai partecipato, a riprova che
le nostre comunità sanno stringersi affettuosamente intorno alle nuove sorelle ed ai nuovi fratelli.
• Recentemente la comunità si
è raccolta intorno all’annuncio
della risurrezione per il funerale
di Ettore Bert, spentosi all’età di
80 anni, originario di Torre Pellice, fedele ed attivo membro
della nostra chiesa. Il 1° giugno
si è svolto il funerale di Yda
Grill Janavel, moglie del pastore
Janavel, mancata all’età di 75 anni dopo alcuni mesi di degenza
ospedaliera. Segretaria della comunità, tenace collaboratrice
nell’opera del Signore, ella ha voluto e saputo condividere il ministero del marito al servizio della diaspora newyorchese.
Con lei se ne va anche un « pezzo » di storia di questa comunità,
in cui sono maturate e cresciute
nella fede cristiana intere generazioni, ormai per lo più disperse
in molte parti di questo vasto
Paese.
GROTTAGLIE/MATINO — La
alta percentuale di giovani membri di chiesa e simpatizzanti
ha permesso, grazie al Signore,
alcuni culti con battesimo di
bimbi, con predicazione dell’Evangelo a persone che per la
prima volta partecipavano ad
un culto evangelico. A Grottaglie sono stati battezzati i piccoli Jennipher Calandra, Francesco Arcadio e Valeria Acquaviva. Nel nuovo locale di Matino il battesimo è stato impartito ai piccoli Marta Pasanisi, Raffaella Reho e Michele Dimo.
Il Signore benedica questi piccoli e le loro famiglie.
Ad entrambe le famiglie esprimiamo il senso della nostra simpatia in Cristo.
Deputazioni
TRESANTI — Il primo maggio gli amici della Casa comunitaria si sono riuniti a Tresanti
per discutere della situazione attuale e del futuro della casa.
Ora sono 8 anni che ’’funziona”
la caisa. La finalità per cui, da
parte dei soci del C.S.E., venne
preso l’impegno della casa la conoscete tutti : era quella di utilizzarla per scopi sociali, di promuovere l’evangelizzazione in
questa zona, di dare una testimonianza, ma anche il desiderio di
avere un punto di riferimento in
campagna per dare la possibilità
di scappare dal caldo estivo e di
poter ritrovarsi fra amici.
Circa un anno fa, la casa fu
offerta alla Tavola Valdese che
ha accettato la donazione. Poi ha
affidato la sua gestione a Leopoldo e Sara Sansone, che così hanno continuato e continuano il loro impegno nella Casa comunitaria.
FIRENZE — L’Assemblea di
chiesa si è riunita domenica 15
maggio in via Manzoni. Sono stati eletti i deputati al Sinodo : Anna Zezzosi - supplente Salvatore
Caponetto, e alla Conferenza Distrettuale : Assunta Menna e
Alessandro Sansone - supplente
Maja Koenig. Sono state discusse e approvate le varie relazioni,
ma ci si è fermati in particolare
sulla relazione della Commissione per i restauri del tempio. Il
relatore Franco Gattini ha riferito sui lavori svolti e ha presentato programmi e preventivi per
quelli successivi. L’assemblea ha
approvato l’esecuzione di un primo lotto.
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i
9
17 giugno 1988
vita delle chiese 9
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Quando si lavora la domenica
TORRE PELLICE — L’assem
blea di chiesa di domenica 12 giugno ha visto concludersi la discussione sul « battesimo e ribattesimo», approvando il documento preparato da un gruppo di
studio. Rifiutando di «procedere
ad un ribattesimo » visto come
un’imposizione, il documento
conclude che la chiesa « non riconoscendo al segno del battesimo
un valore di mera oggettività (...)
amministrerà legittimamente il
segno stesso a coloro che non lo
riconoscono in gesti sacramentali precedenti ».
L’assemblea ha ascoltato poi il
resoconto dei delegati alla Conferenza distrettuale, ed ha discusso, su richiesta di un fratello direttamente interessato, il problema dell’evoluzione organizzativa
del lavoro che prevede il lavoro
anche la domenica. E’ stato deciso di dare mandato al Concistoro di interessare la CED sulla
questione e di organizzare per
venerdì 24 giugno, alle 20,45 presso la Casa unionista, un incontro
comunitario con dibattito sui
rapporti tra la riorganizzazione
del lavoro e le sue implicazioni
per la vita del credente.
Bazar
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il tradizionale Bazar, organizzato
dalla Società di Cucito, avrà luogo domenica prossima 19 c.m. alle ore 14,30 nei locali della Sala
Albarin.
Oltre all’esposizione-vendita di
lavori femminili e di oggetti preparati durante l’anno con impegno e pazienza dalle nostre sorelle, funzionerà pure un ottimo
buffet con vendita di torte varie.
• Durante il culto di domenica 19 c.m. sarà accolto nella comunità il signor Walter Gatti
che, dopo un positivo incontro
con il concistoro, ha chiesto di
essere ammesso quale membro
comunicante della nostra chiesa.
Rinnoviamo a questo giovane
l’augurio che possa avere sempre
la consapevolezza di questa sua
vocazione attraverso una testimonianza concreta di fedeltà all’Evangelo di Gesù Cristo, nostro
Signore e Salvatore.
• Il culto del 5 giugno nella
cappella dei dalla è stato presieduto dal pastore Aldo Rutigliano, in sostituzione del pastore
emerito Marauda, indisposto.
Lo ringraziamo per la sua disponibilità e per il suo convincente messaggio di fede.
Grazie!
VILLASECCA — Nonostante
le condizioni atmosferiche decisamente avverse, è risultata molto elevata la partecipazione numerica delle persone al bazar
di domenica 29 maggio.
Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, con
offerte di vario genere e lavoro,
alla realizzazione di questo importante momento di incontro
comunitario. Ma particolarmente diciamo grazie ai proprietari
della panetteria Toya-Peyrot, i
quali hanno provveduto alla con
fezione e cottura delle circa 150
torte!
• Quella di giovedì 26 maggio è stata una serata piacevolmente trascorsa intorno ad una
àgape fraterna per segnare la
dùusura annuale delLlattività
della Corale.
Vi è stata anche ima valutazione delle attività svolte durante l’anno trascorso, risultata positiva, e sono state gettate alcune linee programmatiche per
la ripresa autunnale.
• Nella seduta dellTl giugno
Elvio Peyronel è stato eletto
aU’unanimità vicepresidente del
nostro Concistoro. Ringraziamo
molto sentitamente Elvio per
questa sua comprovata disponibilità di servizio al Signore nella
nostra comunità.
• Il fratello Levy Cesare Peyronel non è più tra noi.
Da parte di tutta la comunità
rinnoviamo ai familiari tutti la
viva partecipazione cristiana e
la comunione di fede nella risurrezione dei morti in Cristo,
il vivente Signore.
• Il fratello Giovanni Giacomo Barus ha concluso la sua
esistenza terrena all’età di 80 anni. Da parte di tutta la comunità
rinnoviamo ai suoi familiari la
fraterna partecipazione e la comunione di speranza nella risurrezione dei morti in Cristo.
'• Il Concistoro è convocato
in seduta straordinaria, fissata
per venerdì 24 c. m., ore 20, nella saletta. Ordine del giorno:
incontro con la Tavola. La seduta sarà preceduta da un’àgape
fraterna alle ore 18,30.
Messaggi
Sabato 18-domenica 19 giugno
n PREC0NCRE8S0
FCEI-VALLI
BOaaiO PELLICE — Sabato 18 e domenica 19 giugno, presso la Sala di
fronte al terrtpio valdese, si svolgerà il precongresso FGEI-valli, con inizio alle 16.30 del sabato. AU’o.d.g.
la valutazione della situazione attuale
e le prospettive. Interverranno un rappresentante di Amnesty International
di Pinerolo e Paolo Ferrerò per la
segreteria nazionale.
VILLAR PELLICE — La chic
sa esprime una parola di viva
gratitudine al pastore togolese
Bony K. Edzavé, inviato tramite
la CEVAA a curare la comunità
degli immigrati francofoni di
Roma, ed al predicatore locale
Dino Gardiol per il messaggio rivolto nei culti rispettivamente
presieduti le domeniche 29 maggio e 5 giugno.
Un grazie anche alle monitrici,
ai ragazzi del gruppo della scuola domenicale di Inverse, nonché
alle loro famiglie per il trattenimento familiare offerto nella locale scuola sabato sera 4 giugno.
• Siamo grati al Coro polifonico ed al suo direttore sig. Dino
Ciesch per l’apprezzato concerto
offerto nel tempio venerdì sera
10 giugno. Una parola di gratitudine anche ai gruppi giovanili
che hanno organizzato l’incontro.
• In seguito ad incidente automobilistico ci ha lasciato in
modo tragico ed improvviso il
fratello Samuele Pascal di anni 57. Alla sua compagna, alle
figlie, all’anziana madre ed a
tutti i familiari rinnoviamo la
fraterna solidarietà di tutta la
Saluto a Ingrid
SAN GERMANO — Sabato 4
giugno abbiamo avuto una serata
di incontro fraterno. Dopo la
proiezione delle suggestive diapositive sul viaggio a Basilea effettuato durante l’ultimo weekend di aprile dai nostri coralisti,
accompagnati da un discreto numero di altri membri della comunità, i numerosi presenti hanno salutato ufficialmente i due
giovani volontari tedeschi che si
apprestano a lasciarci. Ingrid
Frank, l’animatrice dei giovani
del circuito e degli anziani dell’Asilo, e Thomas Perrot, che ha
compiuto il suo servizio civile
presso il nostro istituto, prenderanno infatti il volo per la Germania, dopo diciotto mesi di permanenza a S. Germano dove
hanno compiuto un ottimo lavoro diaconale. Non potremo facilmente dimenticare quanto essi
hanno fatto con gioia, con appassionato impegno e con vero spirito fraterno, perciò anche da
queste colonne vogliamo dir lo
10 : « Grazie, grazie, cari fratelli ;
la vostra presenza in mezzo a noi
ci è stata preziosa e soprattutto
ha rappresentato un segno tangibile di solidarietà cristiana, a
dimostrazione del come la comune fede in Cristo possa abbattere
le inutili barriere che noi uomini
stoltamente eleviamo fra le nazioni e i popoli.
Desideriamo ancora rinnovare
un pensiero di riconoscenza alla
comunità italiana di Basilea ed
alle chiese sorelle di quella città
per l’affettuosissima accoglienza
cui siamo stati fatti segno e per
la generosità manifestata in seguito al concerto che i nostri coralisti hanno offerto a quei fratelli.
• Purtroppo, accanto a queste
note gioiose dobbiamo anche dare un triste annuncio: giovedì 9
c.m. ha avuto luogo nel nostro
tempio il servizio funebre della
sorella Bianca Beux in Cavizzi,
deceduta all’età di 48 anni in seguito a tragico incidente stradale.
11 funerale è stato presieduto dal
past. Noffke di Pramollo in assenza, per motivi di salute, del
nostro pastore, a cui auguriamo
di cuore di tornare presto fra
noi completamente ristabilito.
Alla famiglia in lutto va
l’espressione di fraterna e cristiana simpatia della comunità
tutta che si stringe in particolare
attorno alla mamma, al marito
e al figlio della cara scomparsa
per ricordare le parole di Gesù:
« Il vostro cuore non sia turbato,
abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me ! ».
• L’Assemblea di chiesa è convocata per domenica 19 giugno,
con inizio alle ore 10. All’ordine
del giorno sarà la relazione dei
deputati alla Conferenza distrettuale.
Gita storica
PINEROLO — Come è tradizione, l’Unione femminile, alla
fine dell’anno di attività, ha programmato una gita ’storica’, recandosi a Villar Pellice dove Elsa Rostan ha fatto rivivere le vicende storiche di quel borgo al
tempo delle persecuzioni, seguita con viva attenzione da tutti
i presenti.
Dopo un breve culto nella Casa di riposo Miramonti, tenuto
dal past. Pons, abbiamo potuto
trascorrere con gli ospiti della
Casa alcuni momenti di gioia. Vogliamo qui ringraziare di tutto
cuore l’Unione femminile locale,
il comitato della Casa, il pastore
e sua moglie, la sorella che ci ha
recitato la poesia e tutti quelli
che hanno contribuito all’ottima
riuscita del pomeriggio di festa.
Lutti
POMARETTO — Martedì 7
giugno l’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale del nostro
fratello Giulio Genre, oriundo
di Rodoretto, deceduto nella sua
abitazione in Pomaretto all’età di
81 anni. Ai familiari la simpatia
cristiana della comunità.
Sabato 11 giugno, ancora un
funerale. Silvano Meytre, di 37
anni, è deceduto in seguito ad
un incidente stradale. Autista della Sapav, era alla guida di un
pullman quando, in uno scontro frontale con un’automobile
che effettuava un sorpasso, perdeva il controllo del mezzo,
schiantandosi contro una pianta.
Nel tempio gremito da un
pubblico silenzioso e commosso (molti i colleghi di Silvano) l’Evangelo della salvezza e
della speranza è stato annunciato. Lo Spirito del Signore venga
a recare conforto ai familiari
afflitti da tale perdita.
'• Domenica 12 c.m. è stato
presentato al battesimo Federico, di Mauro Ughetto e di Enrica Griglio di Pomaretto. Auguri a Federico ed ai genitori.
Arrivi e partenze
ANGROGNA — A fine giugno
terminerà il breve, ma intenso
e apprezzato ministerio di Franco Taglierò nella nostra comunità. Durante il mese di luglio
riavremo in mezzo a noi lo studente in teologia Stéphan Mìihlich di Esslingen (RFT), mentre
con il 1° di agosto riprenderà servizio, dopo la parentesi americana, il pastore Giuseppe Platone.
A chi va, a chi viene, a chi si
appresta a ritornare, il pensiero
riconoscente della chiesa.
Ringraziamento
PRiAMOLLO — Anche quest’anno il bazar dell’Unione femminile ha avuto un esito positivo;
per questo ringraziamo di cuore tutti coloro che si sono impegnati personalmente, offrendo il loro tempo e il loro lavoro, e tutti coloro che hanno collaborato con doni in denaro e in natura, anche appartenenti ad altre comunità.
Un ringraziamento particolare
al panettiere Blanc di Rue che,
anche quest’anno, ha messo a
disposizione forno e macchinari
per la preparazione dei dolci.
• Domenica 19 giugno il culto
sarà seguito da un’assemblea di
chiesa per rieleggere due anziani che hanno compiuto il loro
quinquennio e per discutere sui
lavori della Conferenza Distrettuale.
Scuola domenicale
PERRERO-MANIGLIA — La
scuola domenicale ha concluso
la sua attività con i culti della
domenica 5 giugno, a Maniglia
e a Ferrerò.
Per illustrare il tema « Venga il tuo Regno » è stata presentata la favola del mangiatore di
uomini, tratta dalla rivista « La
Scuola domenicale », con preghiere e canti.
La colletta della fornata è
stata inviata all’Asilo di S. Germano.
• Anche la corale terminerà
la sua attività il 26 giugno, partecipando al culto di Massello.
Saranno presenti anche alcuni
coristi del gruppo vocale «’Turba concinens » di Pinerolo.
Auguri!
SAN SECONDO — Sabato 11
giugno Marco Grassi e Caterina
Alberta si sono uniti in matrimonio a Scarnaflgi (Cn).
Alla coppia che si stabilisce
a Saai Secondo i nostri più cordiali auguri nel nome del Signore.
• Durante il culto di domenica 12 giugno è stato battezzato Tibor Piola, di Ruggero e
Barbara Long.
Il Signore benedica questo
bimbo e i suoi genitori.
TORRE PELLICE
Matéo Maximoff
pastore zigano
Di origine russa, rom, scrittore autodidatta e pastore pentecostale della Missione evangelica zigana. Matéo Maximoff, 71
anni, ha potuto raccontare molte esperienze di una vita affascinante che lo vede tuttora impegnato nel diffondere l’Evange
10 in tutto il mondo, dovunque
vi siano rappresentanti del suo
popolo.
Maximoff è stato in Val Pellice per un breve giro da sabato
11 a lunedì 13 giugno, per l’organizzazione dell'Associazione ”F.
Lo Bue’’ - Radio Beckwith e delle chiese del I circuito.
Ed è proprio nella serata d’incontro tenutasi sabato che egli
ha parlato di sé: ha imparato
a leggere e scrivere dal padre,
non ha mai frequentato una scuola. A 21 anni è stato arrestato,
in Francia, in seguito ad una
rissa fra zigani, ed è proprio in
carcere che Tavvooato difensore
scopre in lui il talento letterario. Nei tre mesi di detenzione
Scrive il primo romanzo (oggi
sono 7, alcuni dei quali tradotti
in varie lingue): il titolo, Les
ursitory, significa « gli angeli del
destino », e fa riferimento ad
una leggenda zigana, come anche gli altri libri tutti caratterizzati dall’invenzione, fondata
però su esperienze e tradizioni
culturàli del popolo zingaro. In
autunno sarà tradotta in italiano una raccolta di leggende che
gli zigani si raccontano durante
le veglie funebri.
Ma Matéo Maximoff è anche
un uomo di fede, che ha scoperto il messaggio evangelico, e
conseguenternente, come egli
stesso afferma, ha cambiato vita.
Da diversi anni è pastore presso quella .Missione evangelica zigana cui ha contribuito da molti anni, in Italia, il pastore Gustavo Bouchard, anch’egli presente alla serata. Nata nel 1951
a Lisieux, in Francia, da un episodio di guarigione (che si innesta nella tradizione pentecostale,
seguita dalle ormai diverse migliaia, almeno in Francia, di rom
evangelici) e guidata nei primi
anni da pastori non zingari, conta oggi nel mondo circa 40ÌO pastori, i quali hanno tutti un loro lavoro, in prevalenza di tipo
artigianale, come è tipico di gran
parte degli zingari. Sono pagati
a tempo pieno solo i responsabili deH’amministrazione.
La vita del pastore della missione è naturalmente caratterizzata dal viaggio: Maximoff stesso ha percorso gran parte del
mondo (con l’esclusione dell'Australia), fino a portare il messaggio evangelico addirittura nell’India, terra d’origine del popolo zingaro.
« Siamo un popolo semplice »,
ha detto Maximoff: la fede degli
zigani si basa sulla lettura della Bibbia e sulla sua applicazione immediata, senza interpretazione. La distanza con le chiese
di tradizione riformata è ovviamente grande, ma si resta colpiti dalla convinzione profonda
con cui persone come Maximoff
(che ha anche dato un messaggio al culto di domenica 12, e
visitato la Casa Miramonti a Villar) racconta il cambiamento
che la conversione operò nella
sua vita: un cambiamento che
spinge molti zigani ad abbandonare gli atteggiamenti di alcuni
di loro, in base ai quali, frettolosamente, li si giudica rischiando il pregiudizio.
Alberto Corsani
10
10 valli valdesi
17 giugno 1988
PROVINCIA
TORRE RELUCE
L’autostrada si farà
Definito un nuovo tracciato, più accettabile anche dagli agricoltori
L’emozione di tre morti e 16
feriti in un incidente stradale
nei pressi di Airasca, in cui una
auto in sorpasso proibito finiva
contro un pullman della Sapav,
che a sua volta andava a sbattere contro due platani del ciglio
della strada, e la protesta dei dirigenti e degli autisti della Sapav
sono state l’occasione per far decidere le forze di maggioranza
(DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) della
Provincia per la costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo.
Con una variante, il tracciato
proposto costituirà anche la circonvallazione di Volverá (per
permettere l'uso dell'autostrada
agli autocarri che si recano alla Westinghouse e alla Fiat, e
forse, anche all’inceneritore che
è nei programmi della Regione)
e di Airasca (per i necessari collegamenti con la RIV-SKF).
La Provincia, però, non ha alcuna capacità decisionale circa
l’autostrada, ma essendo imo dei
maggiori azionisti dell’ATIVA
può chiedere al consiglio di amministrazione di quest’azienda
autostradale di mettere nei suoi
piani (in realtà c'era già negli
anni 70) la costruzióne dell’autostrada e la richiesta dei necessari finanziamenti.
II nuovo tracciato dovrebbe —
secondo le forze politiche che lo
hanno approvato — essere esente dalle critiche degli agricoltori
che avevano duramente contestato il primitivo tracciato, anche con manifestazioni pubbliche. « Taglieremo altri terreni
meno produttivi — si sostiene
in Provincia — e studieremo misure per Vaccorpamento delle
proprietà tagliate in due, con
compensazioni non solo in denaro, ma anche con altri terreni ».
L’autostrada proposta avrà da
un lato lo sbocco sulla tangenziale di Torino, e perciò non è
risolto il problema della penetrazione sul lato sud di Torino.
Per quanto ritarda la statale 23, dopK) l’incidente sono iniziati i lavori di abbattimento dei
platani nei punti più pericolosi,
dove gli alberi costituiscono un
impedimento alla visibilità, come nella curva della circonvai
il tracciala MTaanlaslrada* per Pinctolo con raHcmalira proposta daHa Prorinda
lazione di Airasca.
Sul fronte ferrovia, si comincia a parlare insistentemente del
passaggio della tratta PineroloTorre Pel'lice ad un gruppo di
privati, che però avrebbe Tintenzione di gestire tutta la linea
Torino-Torre Pellice.
Tante voci, tante idee...
G. G.
PEROSA ARGENTINA
La Media chiude
l’anno scolastico
Malgrado gli scioperi degli
scrutini e la conseguente riduzione dei rapporti tra scuola e famiglie, dal punto di vista dell’insegnamento si può dire che Tanno scolastico della Media di Perosa e delle sezioni staccate di
Ferrerò e Penestrelle è stato uno
dei migliori della loro storia. Se
ne sono resi conto coloro che
hanno partecipato alle attività di
chiusura: due concerti musicali
REGIONE PIEMONTE
Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca ■
Ospedale Valdese di Pomaretto
U.S.S.L. n. 43
incontro su
PREVENZIONE DELLE
MALATTIE ATEROSCLEROTICHE:
STATO ATTUALE
E PROSPETTIVE FUTURE
Saluto inaugurale
Eugenio Dott. Maccari
Assessore alla Sanità Regione Piemonte
Gerolamo Sig. Sola
Presidente Comitato di Gestione USSL 42
Bruno Dott. Prelato
Presidente Comitato di Gestione
Ospedale Valdese di Pomaretto
FATTORI DI RISCHIO
PER MALATTIE ATEROSCLEROTICHE
(Risultati di una indagine epidemiologica condotta
in collaborazione fra Ospedale Valdese e Medici di Base)
Valerio Prof. Gay
(Primario Divisione Medicina Ospedale Valdese di Pomaretto)
PROSPETTIVE FUTURE NELLA USSL 42
Paolo Dott. Laurenti
(Coordinatore Sanitario USSL 42)
TAVOLA ROTONDA SU: «PREVENZIONE DELLE
MALATTIE ATEROSCLEROTICHE »
Saverio Dott. Del Din (medico di base)
Valerio Prof. Gai
Paolo Dott. Laurenti
Discussione
20 diUGNO 1988 ■ ORE 21
CINEMA TEATRO PIEMONT • PEROSA ARGENTINA
La popolazione è cordialmente invitata a partecipare.
• Si segnala che nel prossimo anno scolastico 1988-1989
funzionerà presumibilmente
presso la Scuola Media di Perosa Argentina anche un
« Corso lavoratori ». Iscrizioni entro il 7 luglio.
Emigrazione
e religione
Il doloroso distacco dalle proprie radici e il
difficile inserimento in una terra pur libera
nelle sezioni staccate; uno spettacolo teatrale e una rassegna
con coinvolgimento dei genitori
in attività di educazione alla salute a Perosa. Oltre a queste attività conclusive, possiamo segnalare anche che è stato girato nuovamente un film, ambientato nella società medioevale, e che è proseguita l’attività di indagine sulr ambiente guidata dal prof.
Avendo, ben noto coautore, insieme a Franco Bellion, della recente guida delle Valli.
Forse la novità di maggior rilievo e più ricca di promesse per
il futuro è il fatto che, insieme
alle Medie di Torre Pellice, Lusema, « Pellico » di Pinerolo, e di
Villar Perosa, la Scuola Media di
Perosa Argentina è stata scelta
dalla Segreteria degli Ispettori
tecnici del Piemonte per il lancio
del laboratorio sperimentale di
informatica, finanziato — per
compensare l’esiguità degli investimenti destinati dallo Stato alla scuola — dalla Cassa di Risparmio di Torino. Per questo
progetto sono state scelte 36
scuole medie della Provincia di
Torino e l’esperienza dovrebbe
avere un carattere pilota per la
successiva introduzione a livello
nazionale dell’informatica nella
scuola dell’obbligo. L’attività è
appena avviata, ma la scuola è
già in possesso delle attrezzature; i tre docenti che dovranno
guidare l’esperienza hanno iniziato il relativo corso di aggiornamento e un professore di Perosa
è stato scelto nella selezione per
individuare i docenti « aggiomatori » nel predetto corso. Un motivo in più, se è lecito esprimersi
cosi, di «orgoglio» per una piccola scuola di provincia.
Claudio Tron
Nel quadro della rassegna culturale torrese centrata quest’anno sul tema dei migranti, il pastore Giorgio Toum della Società di Studi Valdesi ha presentato il tema: « Emigrazione e
religione ».
Esordendo, egli ha fatto notare che quel particolare momento del 1686 fu un esilio forzato
più che una emigrazione dettata
da motivi economici o di sopravvivenza. Ma ambedue le forme
di emigrazione portano con sé
un senso di lacerazione delle
proprie radici. Però, al contrario degli ugonotti che, essendo
in maggioranza di estrazione borghese, con la fuga esportarono anche il loro capitale e le
loro capacità tecniche e trovarono nel Nord Europa il terreno favorevole al loro reinserimento, i valdesi vissero l’esilio
con una intensissima nostalgia
della loro patria.
Ne sono testimonianze i racconti dei membri dei Comitati
di solidarietà che narrano della
loro impotenza a consolare questa gente, che pur riconoscente
di essere amorevolmente assistita, dopo e.ssere scampata ai rastrellamenti ed alla prigionia, pure nel suo spirito di libertà non
era in grado di adattarsi all’inserimento in una terra che non
era sentita come propria.
Il pastore Toum si è quindi
soffermato a cercare di spiegare che cosa abbia potuto rendere questo legame così forte e di
conseguenza questa ostinazione
a voler ritornare a tutti i costi.
« / valdesi, da spiriti liberi, avevano finito con l’identificare il
complesso di vita costituito dai
loro campi, dalle loro case e
dalle chiese che si erano costruite come il mondo dove erano
stati chiamati a vivere la loro
fede. Bene lo spiega Enrico Arnaud quando, in risposta alla
richiesta di arrendersi alla Balziglia, disse: "Noi siamo qui nell'eredità dei nostri padri e qui
intendiamo rimanere” ».
Questa eredità è quindi intesa
nel senso biblico di un luogo
esistenziale, in cui tutto concorre ad evocare una realtà composita ma omogenea in cui Dio
li ha chiamati a vivere la propria fede.
Ecco quindi chiarirsi le motivazioni del rientro in patria, 3
anni dopo, tentativo che per la
complessità e difficoltà avrebbe
anche potuto concludersi con una sconfitta. A coronamento della serata è stato presentato un
programma video: « Il prezzo
della libertà », un film realizzato
l’anno scorso per « Protestantesimo » dalla corale di Angrogna,
in cui tramite il canto e l’immagine vengono messe in evidenza
le motivazioni alla base delle
scelte fatte.
Daniele Jalla. in chiusura, ha
evidenziato la legittimità di questi due modi diversi di rappre
sentazione: l’indagine storico
scientifica e Fimmaginazione di
ciò che poteva essere accaduto.
Adriano Longo
Oggi .
e domani
Cinema
TORRE PELLICE — Al cinema Trento sono previste per sabato 18 e domenica 19 giugno due proiezioni, con
inizio alle 21.15, del film Grido di libertà di R. Attenborough, che affronta
il problema della segregazione razziale
in Sud Africa.
I ncontri
TORRE PELLICE — Sabato 18 giugno,
alle 17.30, presso il Collegio valdese,
Radio Beckwith, in collaborazione con
la libreria Claudiana, organizza un incontro dibattito sull'ultimo libro di Saverio Vertane, Viaggi in Italia. Introducono Erica Scroppo e Giorgio Tourn.
Sarà presente l’autore. Nella stessa
occasione avrà luogo il ■■ vernissage »
della nuova sede della radio, con possibilità di visita ai locali, a cui tutti
sono invitati.
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 17 giugno, aile ore 20.45, presso ii tempio
valdese si terrà un concerto a favore
della Croce Rossa di Torre, con la
partecipazione della scuola pianistica
di Laura Richaud.
TORRE PELLICE — Sabato 18 giugno,
alle ore 21, presso la chiesa di S.
Martino, avrà luogo per l’organizzazione delle ACLI un concerto del
Gruppo polifonico deil'istituto Gorelli
di Pinerolo, con la direzione di Claudio Morbo.
Teatro
TORRE PELLICE — NelTambito della
rassegna culturale » Verso una società multicuiturale... », venerdi 17 giugno, presso il cinema Trento, verrà
presentato lo spettacolo del Gruppo
Teatro Angrogna La macivèrica. Inizio
ore 21.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 16 giugno, ore 17, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con il seguente
o.d.g.: a) lettere al governo della
Colombia per l’assassinio di due professori universitari, presidente e vicepresidente del Comité de Defensa de
los Derechos Human'os: b) appelli rivolti alle massime autorità della Turchia per Ali Riza Duman: c) comunicati stampa sulle violazioni dei diritti umani in Israele, Cile, Colombia
e sulla campagna "Diritti umani, subito”: d) preparazione del ’’Trattenimento pomeridiano per Amnesty" domenica 26 giugno, dalle 14.30, a
Bobbio, via Sibaud (tavolino per raccolta firme, thè con dolci, "mercatino
delle pulci” ecc.).
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11
17 giugno 1988
valli valdesi 11
MEDIA STATALE DI VILLAR PEROSA
A scuola per le Valli
f
Zaini in spalla
per un’esperienza
di « scuola
itinerante ».
Se al suono della campanella,
invece di entrare, si esce dairedificio scolastico?
Lunedì 30 maggio, due terze
della scuola media di Villar Pejosa hanno salutato le aule, i banchi, i registri, e sono partite a
piedi, sperando che il tempo instabile permettesse loro di percorrere per intero l’itinerario che,
durante l’anno, avevano studiato sulle mapp>e topografiche; per
cinque giorni non ha piovuto,
forse gU unici cinque consecutivi in questi ultimi mesi, e cosi
i ragazzi, lasciata Villar Penosa,
hanno potuto salire a Poggio ÌPini, scendere a Ruata, e poi scendere ancora, fino a Rue, per risalire a Sangle ed alla Vaccera;
di lì, passando per il Bagnóou,
raggiungere Pra del Torno; poi
ancora, attraversata Angrogna.
arrivare a Torre Pellice, superare il colletto Rabbi, con una sosta alla Gianavella, ed esplorare
le cave di Mugniva e quelle di
Rorà, salire infine a Pian Prà ed
a Rocca Bera per poi concludere (ma avrebbero potuto e vo
luto continuare) arrivando nuovamente a Torre Pellice.
Ogni giorno una visita a scuola Thanno comunque fatta; lunedì alla scuola-museo dei Pellenchi dì Pramollo, accompagnati dagli alunni e dalla maestra
della scuola elementare; martedì al collegio dei Barba di Pra
del Tomo; mercoledì alla scuola-museo degli Odin-Bertot di Angrogna; giovedì alla scuola media di Torre Pellice, per organizzare un incontro con i compagni delle terze per il pranzo
dell’indomani; venerdì, di ritorno, alla scuola di Villar Penosa
Tutto regolare, quindi, ma anche tutto diverso e molto bello
e, anche se solo per qualche giorno, ognuno era un po' come Boccadoro, il quale, lasciato il convento di Mariabronn, « ...non era
più uno scolaro che vede il mondo dalla finestra... Il grande mondo era finalmente diventato reale, egli era una parte di esso...;
cielo e clima del mondo eran
cielo e clima suoi... ».
A. S.
BUTTATO
SULLA STRADA
Egregio Direttore,
scrivo questa lettera con rabbia,
sperando che qualcuno almeno mi condivida e mi capisca. Vorrei portare
all'attenzione delle comunità la situazione insostenibile, grottesca ohe alcune persone si ritrovano a vivere
forzatamente.
Un ragazzo che lascia la comunità
alloggio a 18 anni, diversamente dai
coetanei che in linea generale possono prendersi un po’ più di tempo per
se stessi, viene messo subito alle
strette dalla società. Non avendo più
le spalle coperte, in breve tempo, se
non vuole finire ad alimentare le file
della delinquenza, deve trovarsi una
casa, un lavoro, costruirsi insomma
una vita dal niente. E’ già difficile di
per sé stare a galla, entrare nella
normalità, ma in più c’è la legge italiana che provvede a romperti ie ossa,
se già non le hai frantumate nella tua
vita forzata di ragazzo « diverso », assistito.
Il servizio militare è come una punizione. Purtroppo, un ragazzo che ha
fretta non può scegiiere il servizio
civile, nessuno, come già ho detto,
gli copre le spalle. Allora inizia il
pellegrinaggio fra il distretto e l'ospedale militare, perché « fortunatamente » il ragazzo ha qualche problema di salute.
Il « fortunatamente » è ovviamente
ironico. La normale visita di 3 giorni
dura da quasi due mesi, infinite spese
di trasporto, non se ne vede la fine.
Senza documenti che attestino che
sei stato riformato, nessuno ti dà un
lavoro. In più, ti snerva doverti porre
a contatto con l’ambiente militare che
non smentisce mai la propria ignoranza, maleducazione e menefreghismo.
Ali’interno di quelie strutture la
dignità umana non è riconosciuta, nessuno ti ascolta; sei piccolo, non sei
mai stato così piccolo e sei solo.
E volevi solo una vita normale, un
po’ più normale di quanto l’hai avuta
sino ad ora.
Pazzesco...
I. Vignolo, Torre Pellice
PROTEGGIAMO
L’ALBANELLA
Anche quest’anno la sezione pinerolese del W.W.F. (Fondo Mondiale per
la Natura) chiede la collaborazione degli agricoltori per proteggere i piccoli dell'albanella minore, un rapace
poco diffuso sul territorio nazionale,
protetto dalle leggi vigenti, che preferisce nidificare in campagna anziché
su rupi inaccessibili.
l’albanella fabbrica II suo nido con
graminacee secche, canne e fuscelli,
nidifica al suolo nella vegetazione palustre, oppure a mezzo metro da terra se la vegetazione non è troi|^ densa e alta. Ecco perché nei campi di
grano delle nostre zone capita sovente di trovarne i nidi, contenenti da due
a sei uova di colore bianco opaco.
Ricordiamo che le albanelle si nutrono in prevalenza di roditori e proprio
in mezzo ai campi di grano crescono e
si sviluppano ingenti popolazioni di
arvicole, crocidure o di altri topi di
campagna, che si cibano di granaglie,
in particolare di chicchi di grano e
di mais. Perciò questo rapace non solo non arreca danno alle attività agricoie, ne è anzi un prezioso collaboratore.
Purtroppo però i nidi dell'albanella
sono destinati a distruzione sicura,
neH’epoca della falciatura o della mietitura, ad opera delle macchine raccoglitrici.
Per questo motivo ci rivolgiamo agli agricoltori, perché la nostra sezione è disposta a rimborsare i contadini che avranno contribuito (dimostrandolo con opportune e tempestive
segnalazioni) a salvare le nidiate, sacrificando la mietitura nelle zone coltivate dove giacciono i nidi.
Già nelle estati scorse sono nati
dei piccoli di albanella minore nella
zona di Villafranca Piemonte; tali eventi furono studiati, documentati e salvaguardati, grazie alla concreta collaborazione di agricoltori, cacciatori e
ambientalisti del Pinerolese, con l'aiuto dei guardiacaccia delia Provincia.
W.W.F. - sezione di Pinerolo
AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA vendesi casa ristrutturata, due vani, servizi, acqua e luce.
Tel. 0121/71287 serali.
ANGROGNA vendesi casa verso la
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Per non dimenticare
i campi di concentramento
Per il secondo anno consecutivo, cinque allieve del Collegio,
vincendo un concorso bandito dalla Regione Piemonte, si sono recate
in visita ai campi di concentramento in Austria e Cecoslovacchia.
Quest’anno le accompagnavano i proff. Marcella Gay e Giorgio
Tourn. Al ritorno quattro di loro hanno voluto scrivere alcune considerazioni sul viaggio.
Potrà sembrare scontato, ma
crediamo che ropportnnità che
ci è stata data sia veramente unica ed irripetibile; infatti, oltre
ad aver visto personalmente i
luoghi dove si è consumata la
tragedia di migliaia di uomini,
siamo stati accompagnati da alcune persone che hanno vissuto
questa esperienza. Sul nostro
pullman c’erano due ex deportati
militari ed uno politico, il signor
MarufFi, che da anni s’impegna
per organizzare questi momenti
di incontro e riflessione.
Durante il viaggio in pullman
abbiamo potuto ascoltare la testimonianza degli altri ex prigionieri e confrontarne i racconti, perché bisogna ricordare che il trattamento a cui erano sottoposti
differiva a seconda della nazionalità o del motivo per cui erano
internati (politico, militare, razziale).
Sempre proseguendo il viaggio,
non abbiamo solo ascoltato le testimonianze, ma anche dibattuto
su temi attuali e su particolari
storici.
Uno dei racconti che ci ha colpite maggiormente è stato quello
di una signora, deportata a Ravensbriick per motivi politici
quando aveva la nostra età; gli
episodi da lei raccontati hanno
contribuito ad arricchire la nostra conoscenza della realtà nazista, proprio perché vissuti da
una ragazza come noi. Un signore
ci ha raccontato che al suo ritorno dal campo di concentramento
si è ritrovato in Italia di fronte
ad un muro di indifferenza e, solo a distanza di anni è riuscito,
grazie anche all’aiuto morale dei
suoi compagni, a narrare la sua
permanenza nei lager, durata ben
15 mesi.
Un altro ex deportato ci ha in
vece spiegato la totale indifferenza delle popolazioni locali alla
tragedia, sia in tempo di guerra
che ai giorni nostri; ogni anno
egli si reca al campo dove era
internato, facendo prima una breve indagine per vedere la reazione della gente: purtroppo indifferenza e ignoranza dilagano ancora. Noi ne abbiamo avuta una
chiara dimostrazione a Gusen
(presso Mauthausen), dove il terreno del lager è stato rivenduto
« a poco prezzo » a privati, affinché ci costruissero delle villette e
cancellassero così per sempre
quella tragedia: gli ex deportati
hanno dovuto acquistare un pezzo di terra per edificare un memoriale, cintato da muri alti 4
metri, per non turbare la « quiete » degli abitanti. Proprio mentre eravamo in viaggio abbiamo
saputo che una lapide, posta in
una miniera sfruttata dai nazisti
e costruita a spese degli ex dejxirtati, dovrà essere trasferita altrove in seguito alle proteste dell’attuale proprietario della miniera.
Questo è successo e succede in
Austria.
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cata, lingue, statura media, disponi
bile, gradirebbe conoscere signore di
stinto, comprensivo, celibe o vedovo
Scrivere a M.M. - Eco delle Valli
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RINGRAZIAMENTO
« L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro
Dio sussiste in eterno »
(Isaia 40: 8)
I familiari del compianto
Claudio Paschetto
non potendolo fare singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutte le gentili
persone che in quasiasi modo si sono
unite al loro dolore e lo hanno assistito
durante la malattia.
Prarostino, 20 maggio 1988.
« Sappiamo che quand’Egli sarà
manifestato saremo simili a Lui,
perché Lo vedremo come Egli
è »
(I Giov. 3: 2)
Si è spenta, dopo lunga malattia,
nella pace del Signore
Yda Grill JanaveI
di anni 75
Lo annunciano il marito, pastore valdese Alfredo JanaveI, i figli Odette,
Michel, George Alfred, riconoscenti
per le numerose attestazioni di stima
e di affetto fraterno ricevute da più
parti in questa triste circostanza in cui
brilla la luce della risurrezione di Cristo.
New York, 2 giugno 1988.
dia fosse penetrata molto più
profondamente negli animi della
popolazione. A Lidice, per esempio, sulle rovine del paese raso al
suolo con i suoi abitanti, sorge
un parco « della pace e dell’amicizia », nato dall’impegno comune
di tutto il mondo in ricordo del
terribile massacro.
Per finire, non ci resta che
esprimere tutta la nostra riconoscenza agli ex deportati: tramite
il loro grande sforzo, sia fisico
che morale, ci siamo rese conto
deH’importanza che possono avt>re sia l’informazione sugli orrori del nazismo, soprattutto per
dei giovani come noi, sia l’esempio di coraggio, di solidarietà e
di grande amore e rispetto per la
vita e per il prossimo. E proprio
in un periodo come questo, che
ripropone violenza e razzismo nel
nostro paese, ci sembra estremamente utile ricordare il messaggio dei nostri accompagnatori,
grazie al quale abbiamo compreso la portata nociva dell’odio e
del risentimento, sotto qualsiasi
forma essi si presentino.
Mara Baridon, Katia CataUn, Paola Gharbonnier, Loredana Di Francesco.
Tipografi e redattori partecipano al
dolore della famiglia del pastore Janavel, nella certezza deUa consolazione
del Signore.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, ed io
vi darò riposo »
Il 6 giugno mancava aU’affetto dei
suoi cari
Giulio Gente
I familiari ringraziano tutte le gentili persone che hanno condiviso U loro
dolore.
Pomaretto, 7 giugno 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2’ Tim. 4: 7)
« La mia grazia ti basta, perché
la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza »
(2“ Corinzi 12: 9)
II marito Charles e le famiglie Paschetto e Odin partecipano la scomparsa della cara
Velia Bosco in Paschetto
ex Suor Velia
unitamente alle sorelle, fratello e nipoti della defunta, famiglie Bosco, Caramaschi, Jordaney, Osti, Robino.
Un grazie particolare ai professori
Mathieu e Gay. ai dottori Michelin
Salomon e Sappé, ai pastori Tourn e
Zotta, alle direttrici del personale infermieristico degli Ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto, nonché aUe volontarie dell’Avo, al Concistoro valdese,
ai coniugi Kovacs, amiche ed amici
tutti.
Torre Pellice, 8 giugno 1988.
Eventuali offerte all’Ospedale valdese di Torre Pellice.
12
12 fatti e problemi
17 giugno 1988
UN’ANALISI DELL’ISPES
AMNESTY INTERNATIONAL
Disoccupazione nelia CEE
Oltre tre milioni gli italiani senza lavoro - Un problema che investe sempre più il settore giovanile - Nuove tecnologie e profitti
Dire che l’Italia è il Paese delle
contraddizioni non è certo molto
originale. Forse quella più macroscopica è data dal fatto che —
come ha recentemente sottolineato l’inglese Economist — pur essendo la nostra nazione al quinto
posto nella graduatoria dei Paesi più ricchi del mondo, nel contempo essa annovera il primato
delle sette regioni più povere
d’Europa fra le 25 considerate. In
altre parole, nessun altro Paese
evuropeo presenta gli squilibri interregionali paragonabili a quelli
italiani. Di questi squilibri fa
parte integrante il problema della disoccupazione.
Secondo una ricerca condotta
dall’Ispes (Istituto di studi politici, economici e sociali), alla fine
del 1987 i disoccupati superavano
i tre milioni (nel 1979 essi ammontavano a 1 milione 452 mila).
Ritornando alla questione degli
squilibri regionali, a fare le spese
di questa situazione è soprattutto
il Mezzogiorno, dove il tasso di
disoccupazione è del 20,6% contro il 10% del Centro ed il 7,6%
del Nord.
Italia; terzo posto
Sempre sulla scorta dei dati
Ispes, vediamo qual è la situazione nell’ambito europeo occidentale: fra i Paesi col più alto
tasso di disoccupazione, nel 1987
l’Italia occupa il terzo posto, preceduta dalla Spagna e dall’Irlanda. Ancora qualche altro dato:
nella CEE (Comunità economica
europea), sempre a fine ’87, la disoccupazione ammontava a 16
milioni 110 mila unità. La situazione globale è rimasta praticamente quasi immutata nei confronti dell’anno precedente (16
milioni 121.000).
Le cose però sono sensibilmente cambiate aH’interno delle singole nazioni. Paesi come il Porto
gallo, l’Olanda, la Gran Bretagna
ed il Belgio hanno visto calare la
loro massa di disoccupati. Altri
Stati, come la Germania, la Danimarca ed il Lussemburgo hanno
invece invertito il loro ciclo,
creando disoccupati in più. Il
gruppo degli « irriducibili » e cioè
la Grecia, la Francia, l’Irlanda e
l’Italia ha invece continuato a
sfornare nuove leve per l’esercito dei senza lavoro.
Guardando più da vicino ad alcune nazioni europee, e sempre
facendo un confronto fra gli anni
1979 e 1987 (come è già stato fatto più sopra per l’Italia), si constata che in Francia il numero
dei disoccupati è passato da un
milione 350 mila a 2 milioni 622
mila; in Gran Bretaña da 1 milione 241 mila a 2 milioni 943 mila; in Spagna da 1 milione 277 mila a 2 milioni 924 mila.
Il dettaglio
delle cifre
Sempre a livello europeo
rispes rileva che, mentre globalmente la disoccupazione maschile ha avuto ima flessione del 2,5
per cento, quella femminile è aumentata del 3%. Se però si considerano le donne che hanno superato i 25 anni di età, la disoccupazione è cresciuta di ben sette
punti.
L’aspetto più preoccupante di
questo problema rimane comunque quello della disoccupazione
giovanile. Nel 1987, fra i 12 Stati
della CEE i senza lavoro con età
inferiore ai 25 anni sono stati 5
milioni 732 mila. Tuttavia occorre anche precisare che questa
percentuale di disoccupati giovani ha subito un lieve ma costante decremento, passando dal 39,8
per cento del 1984 al 33% del
1987. Il calo demografico e la capacità di assorbimento del « tum
over » (e cioè la sostituzione degli occupati che cessano Tattivi
tà) possono concorrere a provocare un ulteriore « aggiustamento » della situazione, ma non è
immaginabile che il mercato del
lavoro possa normalizzarsi senza
altri provvedimenti in un tempo
relativamente breve. Nella sua
diagnosi l’Ispes ha segnalato almeno quattro « fattori strutturali » che hanno spinto ai livelli attuali la disoccupazione. In primo
luogo, il divario fra gli « uscenti »
e gli « entrtmti » nel lavoro ha
prodotto un saldo negativo di im
milione di persone all’anno nel
periodo 1981-1985. In secondo luogo, vi è la tendenza alla riduzione
del tasso di crescita dei consumi
interni. Al terzo posto — e forse
sottovalutandola — vi è Tirmovazione tecnologica delle aziende,
che ha portato aH’espulsione dal
lavoro di milioni di persone. Infine, al quarto posto, la competitività negli scambi sul piano internazion^e.
La corresponsabilità del progresso tecnico viene dunque messa in causa: solo pochi anni fa i
vari « esperti » asserivano che
l’automazione e le altre scoperte
della tecnologia non avrebbero
portato disoccupazione, ma avrebbero addirittura creato ulteriori posti di lavoro. Invece (a
parte l’alleggerimento di certi lavori pesanti o malsani) le vere
beneficiarie di questo progresso
sono state le grosse aziende, che
hanno visto aumentare i loro profitti diminuendo l’occupazione. Il
problema, di conseguenza, diventa anche di natura etica. Il progresso tecnico è senz’altro una
buona cosa se promuove l’uomo
e non solo il profitto. Che l’attività economica e lavorativa sia_ basilare per l’individuo e la società
è un fatto accertato, ma se essa
viene mal gestita, corre il rischio
di diventare ulteriore fonte di ingiustizia sociale: purtroppo il caso della crescente disoccupazione
sta a dimostrarlo.
Roberto Peyrot
TARANTO
Denuclearizziamo il mare
Appoggio al referendum autogestito per un sì o un no alla base militare di prossima costruzione - Mobilitazione delle coscienze cittadine
La città di Taranto ospita, come è noto, la principale base navale della Marina militare (due
divisioni navali, ima terza è di
stanza a Brindisi e la quarta a
La Spezia). Un acceso dibattito
vede impegnate le forze pacifiste cittadine (Fgci, Verdi, Demoproletari, Pax Christi, Caritas,
Chiesa valdese) con il Comune
di Taranto, che continua a non
rendere operativa una risoluzione, votata in gran sordina nel
dicembre 1986 dal Consiglio comunale, mirante ad una completa denuclearizzazione della
città in terra ed in mare.
La denuclearizzazione del mare comporterebbe la rinuncia da
parte della Marina alla costruzione della nuova base navale
in Mar Grande, attrezzata per lo
scalo tecnico di ben venticinque
unità da guerra, alcune delle quali a propulsione nucleare.
La Marina italiana, pensando
di sostituirsi alla Marina USA
come gendarme nel fianco sud
della Nato, ha in cantiere due
unità gemelle della portaelicotteri Garibaldi, la Cavour e la
Mazzini: la nuova base militare
servirebbe come base di lancio
per iniziative belliche nei mari
del sud.
L’Associazione per la pace,
sabato 28 maggio, in concomitanza con rincontro Reagan-Gorbaciov, ha promosso nel centro
di Taranto una manifestazione
di appoggio al referendum autogestito, che chiede ai cittadini
un sì o un no alla costruenda base navale. Erano presenti tra la
folla alcuni digiunatori che manifestano in questi giorni davanti alla base di Gioia del Colle, prossima sede degli F 16 in
arrivo dalla Spagna; tra questi
spiccavano i cartelli delle Chiese
battiste di Santeramo, Mottola
e Gioia del Colle.
Alla manifestazione hanno partecipato, come oratori, l’on. Luciana Castellina, il rappresentante del M.I.R. Tonino Drago e
i rappresentanti delle organizzazioni presenti nelllAssociazione
per la pace.
In mattinata due banchi di
raccolta di firme sono stati allestiti in un mercato cittadino
e in una via del centro. Precedentemente, lunedì 16 maggio.
Prigionieri
dei mese
Richiesta di impegno per chi soffre per motivi di opinione - Ancora denunce sulla tortura
Il Notiziario di A.I. del mese
di aprile si rivolge ai lettori affinché intervengano, con appelli
ai governi, in favore del rilascio
di tre prigionieri per motivi di
opinione.
Fadii Fadilpasic e Ibrahim Audjé ■ JUGOSLAVIA
L’uno ingegnere elettronico,
l’altro ingegnere meccanico, tutti e due provenienti dalla repubblica di Bosnia-Erzegovina. Sono stati arrestati il 17 febbraio
’87 e processati il 18 maggio dello stesso anno dal Tribunale di
Sarajevo. Con l’accusa di”propaganda ostile”, sono stati condannati rispettivamente a 4 e 2
anni di carcere in base all’art.
133 del Codice penale federale.
L’imputazione, secondo l’accusa, era motivata dal fatto che
durante alcune conversazioni private, essi avevano auspicato per
la Jugoslavia l’istituzione di una
repubblica musulmana con leggi islamiche ed avevano denunciato le restrizioni imposte alla
libertà religiosa, specialmente
a quella dei musulmani. Presto
si terrà il processo di appello
alla Corte Suprema della Bosnia-Erzegovina.
Chiedere cortesemente, in inglese o italiano, il rilascio dei
prigionieri a:
His Excellency
thè President of thè SFRJ
Lazar Mojsov
Bulevar Lenjina 2
Beograd - Jugoslavia
Laxmi Narayan Jha> - NEPAL
30 anni, medico. E’ stato arrestato dalla polizia il 28 giugno
’85 a Janakpur, dove esercitava
la professione medica, non lontano dal confine con l’India. La
settimana precedente erano esplose alcune bombe a Katmandu, facendo delle vittime. Narayan Jha abitava nella zona dell’attentato ed era stato arrestato con molte altre persone, che
però erano state presto rilasciate. Alcuni prigionieri hanno testimoniato che egli, mentre era
in stato di fermo, era stato torturato. L’ultima notizia che si
ha di lui risale all’agosto ’85: la
famiglia aveva saputo che egli
era detenuto neU’ufficio della polizia di Janakpur. Poi più nulla.
E’ scomparso. Prima delTarresto egli era stato molto attivo
nella sua professione, ma si era
impegnato anche nel campo so
ciale; questo l’aveva portato ad
essere talvolta critico nei riguardi dell’amministrazione locale.
Si prega di scrivere con cortesia lettere, in inglese o italiano, per conoscere dove egli si
trovi a:
Prakash Bahadur Sing
Minister of State for Home
AflEiirs
Ministry of Home Affairs
Singha Durbar
Katmandu - Nepal - Asia
Thomas Koazo
REPUBBLiaA
CENTRAFRICANA
Giornalista della radio. E’ stato arrestato il 25 ottobre 1986.
Aveva appena scritto un articolo nel quale riportava notizie sull’incontro avvenuto tra il
Presidente e l’ex capo di stato
Bokassa, appena tornato dall’esilio io Francia e successivamente condannato a morte. Thomas Koazo è stato processato
nell’agosto ’87 dal Tribunale
speciale di Bangui e, accusato
di avere compiuto azioni di ’’disinformazione dell’opinione pubblica”, è stato condannato a tre
anni di prigione. Durante il processo egli si era rifiutato di rivelare le fonti delle sue informazioni, rimanendo fedele al
segreto professionale di giornalista.
Si invitano i lettori a mandare appelli, in francese o italiano, a:
Son Excellence le Général
André Kolingba
Président de la République
Palais de la Renaissance
Bangui
Repubblica Centrafricana
TORTURA IN TURCHIA
Dallo stesso Notiziario di A.I.
riportiamo alcune notizie sulle
violazioni dei diritti umani in
Turchia. Questo Stato ha ratificato la Convenzione contro la
tortura delle N.U. il 25.1.’88 e
alcune settimane prima la Convenzione europea per la prevenzione della tortura, ma Amnesty denuncia ancora quattro
casi di tortura di detenuti, tra
i quali quello di Abdullah Ekinci, torturato per 23 giorni con
scosse elettriche, percosse e bruciature. Nel 1987 sono morti 17
detenuti in seguito a torture!
A cura del Gruppo
Italia 90 - Val Pellice, di A.I.
in occasione della sosta tarantina del « pellegrinaggio ecumenico della pace in Puglia », presso i locali della nostra chiesa,
si erano ritrovati alcuni pacifisti cattolici ed evangelici per
discutere della militarizzazione
locale.
Tra le varie iniziative, susse^itesi alla partenza delle prime
navi per il Golfo persico, merita di essere segnalata quella
della Caritas diocesana; per alcuni mesi, con qualsiasi condizione atmosferica, giovani obiettori in servizio presso la Caritas si sono ritrovati di _ fronte
all’Ammiragliato in riunioni di
preghiera, durante l’ammainabandiera nel castello aragonese
posto di fronte al ponte girevole.
Si tratta di iniziative minoritarie per numero, ma indicative di una crescente mobilitazione delle coscienze cittadine nel
rifiuto del militare e della bolsa
retorica che vede, nella presenza
delle Forze Armate, occasioni di
sviluppo e di crescita dell’economia cittadina.
Eugenio Stretti
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