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ECO
DELLE mLLI VALDESI
Slg. FBYROT Arturo
Via c. Caballa 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Niim. 49 . rii' 'iENTl 1 L. 3.000 per rinterno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TÜKKE PELLICE 11 Dicembre 1970
Una copia Lire 70 L. 4,000 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
L’attesa
del Signore
Diceva un teologo antico: « Ecco
una cosa che meriterebbe di essere a
lungo meditata: comprendere come
viene Colui che è sempre presente ». Il
problema si pone alla coscienza cristiana, che l’avverte specialmente in
tempo di avvento: Cosa significa, propriamente, aspettare il Signore? Di solito, si aspetta un assente; chi è presente non deve più essere aspettato. Il
Signore che aspettiamo è presente o
assente?
Da un lato la fede cristiana vive nella persuasione della presenza del Signore, secondo la sua promessa: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni... ».
Da tutto il Nuovo Testamento si sprigiona l’Incrollabile certezza che il Signore è presente e non assente: presente nello Spirito e come Spirito,
non più nella carne di Gesù di Nazareth; presente quindi in modo diverso da come lo era nel tempo dell’incarnazione, ma sempre presente e non
assente. Dopo l’Ascensione i cristiani
non devono considerarsi orfani di Dio:
non rimpiangono uno scomparso, non
invocano un assente.
D’altro lato la fede cristiana vive
nella aspettazione della venuta del Signore, la cui presenza anziché placare
l’attesa dei credenti la intensifica ancora di più. « Maranà thà » (I Corinzi 16: 22), «vieni. Signore! » — questa
è l’invocazione fondamentale della fede, che solo una cristianità totalmente imborghesita o secolarizzata può dimenticare. Ma proprio qui sorge la domanda: Che senso ha questa invocazione che sembra fare del Signore un
assente, mentre lo crediamo e confessiamo presente? Come può ancora venire Colui che è già presente? Perché
ci vien chiesto di aspettare il Signore
come se non fosse in mezzo a noi,
mentre sappiamo che Egli è là dove
due o tre sono radunati nel suo nome?
Non è facile rispondere fino in fondo a questi interrogativi. Si può naturalmente dire che con la venuta del
Signore sarà tolto il velo che tuttora
lo cela agli occhi di molti (e nostri!),
ed egli apparirà nella sua gloria: la
sua presenza, tuttora nascosta e contestata diverrà evidente e incontrastata. Ma questa considerazione, per
quanto giusta, non sembra sufficiente
a giustificare l’insistenza con cui Gesù
chiede ai suoi discepoli di aspettarlo,
come se, su questa questione, si giocasse la loro stessa fede. Perché è così
importante aspettare il Signore, tanto
che Gesù proclama beati coloro che lo
aspettano: « Beati quei servitori che il
padrone, arrivando, troverà vigilantil »
(Luca 12: 37)? Perché è così grave non
aspettare il Signore, tanto che Gesù
riserva a coloro che non lo aspettano
« la sorte degli infedeli » (Luca 12: 46)?
È importante aspettare il Signore
perché, aspettandolo, si attesta che
egli, benché presente, non è in nostro
possesso. « Nessuno possiede Dio in
modo tale da non doverlo più aspettare » (D. Bonhoeffer). Dio è con noi
ma solo se e quando vuole Lui, non
possiamo associarcelo a nostro piacimento. Non possiamo evocarlo, ma solo invocarlo. Egli è l’Iddio nostro, a
condizione che lo riconosciamo come
l’Iddio anche degli altri. Insomma, non
lo possediamo, non disponiamo di lui,
non abbiamo poteri su di lui. Non possiamo comandarlo, ma solo aspettarlo. La nostra attesa nei confronti di
Dio corrisponde alla libertà di Dio nei
confronti nostri.
Anche per un secondo motivo è importante aspettare il Signore. Si aspetta chi si ama. Dove c’è amore, c’è anche attesa. L’amore sa aspettare e nessuna attesa è troppo lunga per chi
ama. Ma se qualcuno non è amato,
non sarà neppure aspettato, a nessuno importerà che venga o no. Così, se
l’attesa di Dio è grande, vuol dire che
grande è l’amore per lui; se è piccola,
vuol dire che l’amore per lui è piccolo L’intensità maggiore, minore o nulla dell’attesa rivela la consistenza maggiore, minore o nulla dell’amore.
L’attesa del Signore, che la sensibilità moderna è incline a considerare vana o a liquidare come mitologica, fa invece parte integrante del comportamento cristiano nella storia ed è un
atteggiamento rivelatore della qualità
e della realtà, o meno, della fede.
p. r.
Natale 1870 - Chi aspettianiB? Un rivniuzionarin?
Che Gesù sia stato un rivoluzionario nel senso politico del termine è una
tesi sostenuta da un certo numero,
piuttosto esiguo, di Studiosi del Nuovo
Testamento, antichi e recenti. Uno di
loro ha scritto, intorno al 1930, una
grossa opera dal titolo significativo:
« Gesù, il re che non ha regnato ». Gesù
sarebbe stato, diremmo oggi, un capo
partigiano che avrebbe tentato di sollevare il popolo contro i Romani, ma
senza successo, per cui avrebbe pagato con la morte per crocifissione ■—
morte riservata appunto ai sovversivi
politici — il suo tentativo di rivolta .armata. Gesù insomma sarebbe stato un
rivoluzionario fallito.
Ora è indubbio che Gesù ha avuto
dei contatti con il movimento politico
rivoluzionario del suo tempo, in Palestina, e cioè il movimento degli Zeloti,
sorto proprio negli anni in cui nacque
Gesù, con un preciso programma politico: cacciare i Romani con una insurrezione armata e instaurare il Regno di
Dio. Gesù dunque ha avuto dei rapporti con gli zeloti, ebbe almeno un exzelota (Simone) tra i suoi Discepoli, fu
condannato dai Romani come zelota,
ma non fu egli stesso uno zelota. Gesù
si è anzi distanziato criticamente dalle
posizioni zelote, ha esplicitamente respinto l’ipotesi di una guerra partigiana contro i Romani e nella sua predicazione non vi è il benché minimo
accenno a un programma di rivoluzione politica.
Non vorrei però che da queste considerazioni qualcuno pensasse di dover
trarre una conclusione di questo genere: Bene, Gesù non è stato un rivoluzionario politico, quindi, come seguace di Cristo, neppure io devo esserlo.
Non è davvero il caso di rivestire i nostri calcoli o le nostre paure di conservatori con il manto del cristianesimo.
Sono troppi secoli che il cristianesimo,
come forza storica, è diventato di fatto
una religione dell’ordine, perdendo quasi del tutto quella consapevolezza vivissima nella prima generazione cristiana che l’Evangelo è una straordinaria potenza di trasformazione dell’uomo e del mondo, e non già una potenza di conservazione. Nella lettera ai Romani l’apostolo Paolo dice che TEvangelo è la « dinamite di Dio », dunque
qualcosa di esplosivo, non di tranquillante. Gesù stesso paragona la sua venuta a un fuoco acceso sulla terra:
dunque qualcosa che brucia, non qualcosa che consacra la situazione esistente. Non è dunque lecito utilizzare in
senso conservatore la constatazione
che Gesù non ha predicato l’insurrezione contro Roma e non è stato un rivoluzionario politico. Già troppe^ volte
questa utilizzazione c’è stata, ma è chiaro che essa costituisce un tradimento
della posizione di Gesù. Ci sono certo
sostanziali differenze tra Gesù e i rivoluzionari di allora e di oggi: esse non
vanno taciute né attenuate. Vi sono pero anche alcune affinità o analogie di
atteggiamenti e di posizioni, che è bene tener presenti. C’è qualcosa che ac
____ ______I ■K'i t 1 TI/^n o T“!
Abbiamo dato notizia, la scorsa settimana, della trasmissione televisiva in tre puntate che la tv italiana ha preparato e ha cominciato a
trasmettere, sul secondo programma, il giovedì sera, quale riflessione
corale sull'attesa cristiana. Pubblichiamo qui il testo dell’intervento
del pastore Paolo Ricca nella prima trasmissione.
cosa? Il principale punto in comune
tra Gesù e i rivoluzionari di allora
e di oggi è che entrambi pongono l’esigenza di un cambiamento radicale. Diverso è il contenuto di questo
cambiamento e diversi sono anche i
modi per raggiungerlo: su queste due
questioni la diversità tra Gesù e i rivoluzionari è grande. Ma comune è l’esigenza di un cambiamento che non sia
soltanto il risultato di un adattamento
o di una evoluzione. Il mondo e l’uomo
sono giunti a una situazione che per
Gesù è determinata dall’intervento imminente di Dio, per i rivoluzionari sarà
determinata dalTemergere di certe forze storiche, comunque per entrambi è
una situazione di fronte alla quale l’uomo e il mondo devono cambiare ■— senza che dobbiamo ora soffermarci sulla
questione, che non è ma può anche diventare oziosa, se debba prima cambiare il mondo (o « le strutture », come
si dice) e poi cambierà l’uomo, o se
invece deve prima cambiare l’uomo, e
poi cambieranno le strutture. L’importante è riconoscere che tanto in Gesù
quanto nei rivoluzionari c’è in primo
piano l’esigenza di u i cambiamento radicale.
Come è noto, la prima parola detta
da Gesù iniziando la sua missione fu
questa: « Il tempo è compiuto, e il regno di Dio è vicino: ravvedetevi e credete alTevangelo ». La conversione chiesta da Gesù è appunto un cambiamento radicale, una rottura con la vita di
prima, Linizio di unr nuova vita. Tutto
l’Evangelo è contrassegnato da un piccolo aggettivo, che condensa in sé la
carica rivoluzionaria del messaggio cristiano: l’aggettivo « nuovo ». L’Evangelo parla di un tempo nuovo, di un mondo nuovo, di un uomo nuovo, di una
vita nuova, di un cuore nuovo: là dove giunge l’Evangelo, dove questo messaggio è ricevuto e creduto e vissuto,
le cose vecchie passano e le cose nuove cominciano. Cioè appunto: là dove
arriva TEvangelo, c’è un cambiamento
e un cambiamento radicale, come lo è
il passaggio dalla morte alla vita, dall’indifferenza all’amore, dall’incredulità
alla fede, dai sogni alla speranza.
Se questo è vero, è chiaro che il cristianesimo non è e non può essere una
religione di evasione. Guardate la vita
di Gesù: ' è stata forse una vita di evasione? E Gesù un uomo che è vissuto
fra le nuvole? Si è forse ritirato in qualche convento — che pure c’erano al
suo tempo — o si è forse isolato in una
perpetua meditazione delTal di là? Tutto al contrario, Gesù è stato — tranne
alcuni decisivi momenti di preghiera —
sempre alle prese con gli uomini, li è
andati a cercare e incontrare dov’erano,
calandosi fino in fondo nella concretez
comuna Gesù con i rivoluzionari. Che
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
[' sufficiente fa nostra fettura delia Bibbia?
Avete rinnovato
il vostro abbonamento ?
Queste riflessioni sulla nostra lettura
della Bibbia vogliono essere la continuazione di una conversazione appena
iniziata, giorni fa, con gli amici di Torre Pellice. È sufficiente la nostra lettura
della Bibbia? Si sarebbe tentati di rispondere a questa domanda sul piano
quantitativo, di vedere cioè se se ne legg’. abbastanza. Si potrebbe fare un censimento o una statistica, calcolare
quante famiglie o persone leggono regolarmente la Bibbia, quante volte la
settimana, e quanto ne leggono ogni
volta. Sarebbe una ricerca indubbiamente interessante, soprattutto per gli
studiosi di storia valdese, di storia del
costume e forse offrirebbe anche degli
spunti validi per considerazioni sulla
« leggibilità » o la « comprensibilità »
delle nostre Bibbie italiane, dal punto
di vista della lingua e da quello tipografico-editoriale.
Vorrei però suggerire qui un altro
angolo di guardatura per rispondere
alla domanda che ci siamo posta: vediamo se la nostra lettura biblica è
sufficiente non per la quantità del
testo letto, ma per il modo con cui
viene fatta. Potrebbe risultare che
anche una lettura biblica abbondante
(dal punto di vista della quantità) sia
insufficiente, cioè non basti a nutrire
spiritualmente la fede e la vita cristiana dei credenti per il modo in cui è
fatta.
L’immagine del nutrimento, che e venuta spontanea alla mia penna, può
za della loro esistenza, spesso segnata
dalla sofferenza, dal peccato, dall’amarezza. Gesù non è uno che ha cercato
d: evadere da questo mondo: se fosse
stato questo non sarebbe finito sulla
croce! Gesù è rimasto fino in fondo
fedele all’uomo che vive, soffre, pecca
e muore in questo mondo.
Certo Gesù ha detto: Il mio regno
non è di questo mondo. Anche Gesù non
è di questo mondo! Questo non è un invito all’evasione, al rifiuto delle realtà
terrene, al disinteresse per quel che accade nel mondo, al disimpegno. E invece l’annuncio le cose nuove, il cambiamento radicale chiesto da Gesù, non
viene dal mondo ma da Dio. Dal mondo
dalla storia, dall’uomo vengono sì dei
cambiamenti anche continui, ma mai
quel cambiamento radicale chiesto da
Gesù. Il mondo, la storia, l’uomo conoscono e creano dei cambiamenti parziali, ma non quel cambiamento vero, totale, in profondità. Quindi dicendo: Il
mio regno non è di questo mondo, Gesù
vuol dire in sostanza: Questo mondo
da sé non cambia e l’uomo non lo più
veramente cambiare: il vero, totale
cambiamento lo crea soltanto TEvangelo, l’annuncio dell’amore crocifisso
eppure vittorioso di Dio.
Potremmo e dovremmo dire: l’Evangelo è la rivoluzione più radicale. Ma
esitiamo a dirlo, per il timore che questa frase resti del velleitarismo verbale già nella nostra stessa vita. Esitiamo
a dirlo perché queste cose non si dico
no se non si vivono. Esitiamo a dirlo
anche perché venti secoli di storia della Chiesa non sembrano in complesso
avvalorare questa affermazione. Eppure sentiamo che questa è in fin dei conti Tunica cosa che possiamo dire:
l’Evangelo è e resta la rivoluzione più
radicale. Questo non significa né una
svalutazione delle rivoluzioni politicosociali in atto nel mondo né una identificazione della rivoluzione delTEvangelo con le rivoluzioni politiche, sociali o culturali. Significa invece che da
un lato i cristiani possono e talvolta
debbono essere rivoluzionari, e d’altro
lato non possono essere soltanto dei
rivoluzionari, in quanto TEvangelo pone delle esigenze che nessuna rivoluzione pone e raggiunge l’uomo là dove
nessun altro messaggio rivoluzionario
lo raggiunge ed esige dall’uomo un
cambiamento che è più grande di qualunque altro. Questo cambiamento riguarda tanto il singolo che il popolo
nel suo insieme, tanto l’individuo quanto le strutture.
Alla luce di queste considerazioni si
può comprendere cosa vuol dire oggi
l’annuncio di Natale: « E nato un bambino per la salvezza degli uomini ».
Vuol dire che la salvezza degli uomini
non è qualcosa che possiamo costruirci da noi. La dobbiamo ricevere da fuori, ricevendo questo bambino, accettando di lasciarci cambiare da Lui. Gli
uomini non saranno salvati se non
cambiano. Ma da soli non cambiamo,
siamo sempre gli stessi: per questo è
nato un bambino, colui che cambia gli
uomini, che li trasforma in uomini
nuovi, che col suo messaggio e col suo
Spirito rivoluziona l’uomo e il mondo,
mettendolo davanti a Dio.
Paolo Ricca
mmiiitmiiiiiiiiiiinmiimmhiimimiMiiinoìimittMmihiiifiiimimiiiiiimiiimiiiimiiiniiiimiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiii
L’Avvento
Abbiamo cominciato, nel numero scorso, riprendendola da « La vie protestante », la pubblicazione di una corrispondenza fra il direttore di quel
settimanale, il pastore Jean Marc Chappuis, e il condirettore dell’Istituto
ecumenico di Bossey, il pastore Hans Ruedi Weber; si tratta di una
riflessione originale — nella forma come nel contenuto ■— sul senso
dell’Avvento.
Uno stile di vita che prefiguri
una comunità umana rinnovata
Come mostrare che il rinnovamento di tutte le
cose è già cominciato? Questa era la domanda che
facevo la scorsa settimana. Mi è stato risposto: con
il culto, con questa « adorazione comune » e con gli
« atti audaci » che ne derivano, dei quali parla il
messaggio dell’Assemblea di Uppsala.
essere sviljippata per chiarire il mio =
pensiero: Un’alimentazione da neonato E
può esserejsanissima ed efficace nei pri- E
mi mesi di vita del bambino, ma quan- =
do egli diventa un ragazzo, poi un gio- =
vanotto, non basta più per nutrire a =
sufficienza I il suo organismo e dargli E
quelle energie di cui ha bisogno. Vedia- E
mo se quÉSto paragone trova applica- =
zione anche nel campo della lettura bi- =
blica — e [ricordiamo che anche negli E
scritti biblci è detto che c’è un tempo E
per il « lat e », quando non si è ancora e
all’altezza Sei cibo solido (I Corinzi 3: e
2), ma « il cibo sodo è per uomini fat- =
ti» (Ebrei|5: 14). =
* * * E
Il tipo di lettura biblica più comune e
c senza di^bio quello antologico. Sa- =
rebbe molto interessante sapere quan- =
te persone fanno una lettura completa E
c sistematica della Bibbia: senza dub- E
bio la maggioranza, includendo in que- e
sta anche chi ne fa una lettura occa- ^
sionale, segue un metodo antologico, =
lasciando eh parte le porzioni più dif- E
ficili o noiose dei libri sacri. C’è un E
argomento a favore di questo sistema: e
come l’apostolo Paolo preferiva dire =
nell’assemblea cinque parole in lingua =
comprensibile piuttosto che diecimila E
in lingua incomprensibile (I Corinzi 14: E
19), così è certamente preferibile leg- e
gere un passo e capirlo, piuttosto che =
Bruno Corsani =
Bene. Ma allora il problema si ripropone. Il culto infatti è basato su
avvenimenti del passato, gli avvenimenti attestati dalla Bibbia. Questo
riferimento al passato è fondamentale e non può assolutamente essere messo in questione. Compito del
predicatore è precisamente « attualizzare » il significato di questi avvenimenti, in particolare il Natale.
Non è un compito facile, lo sa quanto me, ed è reso ancor più arduo
dal carattere arcaico di certo materiale liturgico tradizionale, dal tono vecchiotto di parecchi cantici e
dall’apparenza anacronistica di molti luoghi di culto. Come far sì che,
malgrado questi ostacoli, il nostro
culto non sia tanto una retrospettiva ma un modo autentico e vivo di
« essere in anticipo sul Regno di
Dio », come ce lo chiede il messaggio di Uppsala? Mi piacerebbe che
ci dicesse qualcosa in proposito.
Le devo però anch'io una risposta, perché mi ha interpellato sulle
mie idee in merito a tale anticipazione. Mi domanda, insomma, di dire che cosa sono gli « atti audaci »
che devono derivare dal culto, in
modo che la Chiesa « prefiguri uno.
comunità umana rinnovata », per
parlare ancora con i termini del
messaggio di Uppsala.
In realtà, bisognerebbe descrivere tutto uno « stile di vita ». In tutti i settori della vita sarebbe caratterizzato da una ferma volontà di
essere sempre in anticipo sul corso
di questo mondo, ad esempio dando la precedenza alla riconciliazione Sidia divisione, alla libertà sul
la brama di possesso, alla disponibilità di cuore e di spirito sull’immobilismo del benessere o della disperazione. Ma non posso dilungarmi come sarebbe necessario, a questo riguardo. Ecco due esempi che
indicheranno quali vie dobbiamo
tentare.
Il primo, proprio di stagione, concerne i doni. Vi è un modo di fare
e di ricevere doni che è una anticipazione del Regno di Dio. Alcuni,
giustamente nauseati dalla « commercializzazione » del Natale, propongono la pura e semplice esclusione dei doni, in quell’occasione.
Ad esempio, in considerazione di
una ben determinata situazione politica, i dirigenti delle comunità cristiane della riva orientale del Giordano (ricordiamo che queste righe
sono state scritte nell’Avvento 1968 n.d.r.) hanno deciso che il Natale
non sarebbe stato celebrato con altra festività che i culti ordinari.
Ecco un modo di anticipare il Regno di Dio liberandoci da ciò che è
superfluo. Ma non è il solo. Vi è infatti un modo evangelico di dare e
di ricevere un dono. Prova ne sia
il profumo che Gesù ha accettato
dalle mani di una donna di dubbia
moralità. La vera domanda da porsi è quella del Sermone sul monte:
« Se amate soltanto quelli che
amano... che fate di straordinario? »
Tempo fa, in una delle nostre città,
un garzone pasticcere dotato di un
temperamento violento e di una
grande capacità d’invenzione spirituale era noto per i doni che faceva
(Continua a pag. 2)
(Continua a pag. 2)
flIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIII
llimillllllllllMIIIIIMIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMlllliiiiiiiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
2
pag. 2
N. 49 — 11 dicembre 1970
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
(Segue da pag. I)
ai propri avversari. Ecco una pista
da seguire.
Il secondo esempio è quello della
sessualità. L’escalation dell’erotismo nella società preoccupa molti.
Mi pare che anche gin dobbiamo
essere un passo avanti sul corso
del mondo. Troppi cristiani reagiscono con la paura. Bisogna invece
reagire con una libertà anche maggiore di quella del mondo, non conformandosi al mondo ma superando — anche in questo caso — la
« commercializzazione » di un dato
fondamentale della vita. Quando
nelle nostre famiglie si conversa liberamente della sessualità e di tutte le sue componenti affettive, intellettuali e spirituali, quarido si assume la propria sessualità nella
sua piena umanità, allora si anticipa sul Regno di Dio: allora, infatti,
le forme sessuali morbose e la commercializzazione dell'erotismo sono
relegate nel passato concluso di uri
mondo vecchio destinato alla distruzione. Ecco un'altra pista da
seguire.
Che ne pensa? Su questi due
esempi, se crede, e sul culto e su
■qualunque altro punto relativo atta
anticipazione del Regno, mi rallegro di leggerLa, e cosi i lettori del
giornale.
Jean Marc Chappuis
Il Regno di Dio non è solo un avvenimento nuovo
nei tempo, bensì un rinnovamento ultimo, definitivo; indicarlo concretamente, questo il nostro
compito
« Come vivere in anticipo sulla
propria epoca? » Quando mia moglie ha letto, venerdì scorso, il titolo che è stato messo in testa alla
nostra corrispondenza, ha esclamato: « Come! è già abbastanza difficile vivere oggi, e volete che io viva in anticipo sull’ora? Mi rifiuto, e
anzi mi chiedo se è proprio questa
la nostra vocazione cristiana ». Infatti, la Sua interpretazione del verbo « anticipare » è originale; ma è
giusta? Vivere in anticipo rispetto
alla propria epoca potrebbe voler
dire una fuga verso l’avvenire, e sarebbe altrettanto errata quanto una
fuga nel passato. Per me, anticipare vuol dire piuttosto vivere pienamente nelle realtà di oggi e impegnarvisi, ma farlo nella prospettiva
dell’avvenire che Gesù Cristo ci ha
rivelato. La vocazione di anticipazione è collegata all’arte della pianificazione, d’obbligo per gli uomini politici e i direttori d’azienda.
Tuttavia, non è la semplice conseguenza di questa pianificazione. Anticipare non significa necessariamente dire e fare ora ciò che tutti
diranno o faranno fra dieci anni, o
« essere sempre di un passo avanti
sul corso di questo mondo », come
Lei dice. Il Regno di Dio non sarà
semplicemente un avvenimento nuovo nel tempo, bensì un rinnovamento qualitativo ultimo, definitivo. Per cui l'anticipazione non è
semplicemente un'azione pianificata, bensì un'az.ione che annuncia e
abbozza una realtà nuova. Vivere
l’Avvento attuale significa vedere
gli avvenimenti di oggi e mescolarvisi nella prospettiva della realtà
ultima del Regno, attestata dalla
venuta di Cristo.
Credo del resto che potremmo accordarci su di un punto. I due esempi di anticipazione da Lei citati annunciano una realtà cronologicamente e qualitativamente nuova. Se
offriamo i nostri doni e viviamo la
nostra sessualità così come li descrive, allora le forze del Regno avvenire invadono e trasformano realmente la nostra esistenza attuale.
I suoi esempi mi piacciono. Mi permetta di citarne un terzo; sabato
1» luglio 1967 davanti al Ministero
delle Finanze dell’Aja si verificava
una contestazióne insolita. Ispirati
dal movimento « Shalom » (un
gruppo di cattolici e di protestanti
olandesi, pioniere in campo ecumenico), un gruppo di cittadini protestavano perche avevano poche imposte da pagare! Venivano a restituire all’erario pubblico l’importo
recuperato grazie a una recente riduzione delle imposte, e rivolgevano al Ministro delle Finanze questa
lettera:
« Eccellenza, oggi nel nostro paese si riducono nuovamente le imposte sui salari e sui redditi. Questa decisione è stata presa (...) in
conformità alla Costituzione olandese e alle regole del gioco democratico nel nostro paese. In termini di politica nazionale, si tratta di
una misura regolare» (Segue un
L’Avvento
paragrafo che descrive l’abisso fra i
paesi ricchi e quelli poveri ). « La
legge morale universale ci comanda il rispetto della vita di tutti e
quindi una lotta energica contro la
fame e l’ingiustizia. (...) Abbiamo
perciò deciso, fondandoci sulla legge mondiale, di invalidare la legge
nazionale». (I contestatori annunciano poi che continueranno a versare l’ammontare anteriore delle loro imposte e insistono affinché il
governo spenda almeno il 2% del
reddito nazionale per l’aiuto al Terzo Mondo).
Ecco un atto di anticipazione. È
visto in prospettiva, perché riconosce che l’abisso fra nazioni ricche
e nazioni povere diviene il problema mondiale n. 1 e non può essere
risolto con atti filantropici, ma esige una trasformazione delle strutture economiche nei paesi poveri
corne in quelli ricchi. Non si tratta
però unicamente di pianificazione.
Non riesco a vedere il popolo olandese — e ancor meno il popolo svizzero — protestare domani perché
paga troppo poche imposte!
L’idea di questa contestazione
«folle» è ispirata dal realismo biblico che osa vedere gli avvenimenti di oggi e agire alla luce delle realtà del Regno. Essa è nata, di fatto,
nel corso di una celebrazione eucaristica del gruppo « Shalom », e
questo illustra chiaramente il legame esistente tra gli atti e il culto,
quando si tratta di anticipazione.
E arrivo al punto principale di questa Sua seconda lettera: « Come falsi che il nostro culto non sia tanto
una retrospettiva, ma piuttosto un
modo autentico e vivo di essere in
anticipo sul Regno di Dio? » Anzitutto penso come Lei che « il culto
è basato su elementi del passato,
attestati dalla Bibbia » e che « questo riferimento al passato è essenziale ». Ne! culto noi ci ricordiamo
però anche delle promesse che ci
sono state date, quindi dell’avvenire. Annunciamo, sì, il Signore venuto, ma anche Colui che viene.
Questa duplice commemorazione
che introduce nel presente il passato e l’avvenire, caratterizzava il culto della Chiesa primitiva. Se insisto sul secondo aspetto di tale commemorazione — quello volto all’avvenire — non lo faccio per negare il
primo, che ricorda il passato. Ma
il periodo dell’Avvento ci impegna
a ricordarci delle promesse e ci rende, per così dire, contemporanei
dell’avvenire di Dio, quando « ogni
cosa farà fatta nuova ».
Questa, la teoria. E la pratica? —
mi domanda. E una domanda che
mi mette in imbarazzo. Come tutti
i teologi, faccio meglio la teoria
che la pratica! Potrei citarLe alcuni culti straordinari nei quali l’eleme-ito dell’anticipazione ha avuto
larga parte. Ma restiamo nella nostra realtà comunitaria, contrassegnata dal « carattere arcaico di certo patrimonio liturgico tradizionale, dal tono vecchiotto di parecchi
cantici e dall’aspetto anacronistico
di molti luoghi di culto ». Una delle
mie figlie diceva l’altra domenica
(ho il permesso di citarla); « Il culto: a che serve? Ci si annoia, e non
vedo la minima utilità in un esercizio del genere! ». Dal punto di vista
utilitario, ha ragione: il culto non
serve a nulla e potrebbe sparire.
Ciò che mi stupisce, non è la poca
gente che vi partecipa, ma il fatto
che ve ne sia ancora tanta.
Questa continuità del culto cristiano attraverso secoli di persecuzione, di ignoranza, di razionalismo, di secolarismo e di contestazione è significativa. Il numero di
coloro che partecipano al culto diminuirà probabilmente ancora. Ma
perché lo fanno, quelli che continuano ancora ad andarci? Perché
ne hanno bisogno, non al livello su
perficiale deU’ulilitarismo, ma al livello profondo deH’umanizzazione.
Mi spiego. L’essere umano non è
un dato fisso, bensì un « divenire ».
In questa lenta presa di coscienza
dell’essere umano, nella sua crescita verso la maturità, il culto ha una
parte rilevante. Ai non-credenti dirò soltanto questo: l’uomo non può
divenire pienamente uomo senza
atti non utilitari, atti gratuiti, momenti di raccoglimento. Ai credenti dico di più: nella duplice commemorazione (vorrei dire « anamnesi » — che implica più di un semplice ricordo) del culto cristiano, il
Cristo che è venuto e quello che
vorrà è presente fra noi. Egli situa
la nostra vita personale e la nostra
vita sociale nell’ottica del Regno e
ci incoraggia ad anticipare su questo Regno.
Questo Le dice qualcosa? Mi piacerebbe soprattutto sapere che cosa pensa dei legami paradossali esistenti fra la nostra vocazione di
anticipare e l’arte prospettica della
pianificazione. Il problema mi
preoccupa parecchio, soprattutto
nei suoi rapporti con lo stile di vita
dei cristiani, da Lei menzionato.
Non ci vedo molto chiaro e forse
può aiutarmi in questa riflessione.
Hans Rur.m Weber
L’ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
La ricerca teologica portata nelle chiese
ridesterà la sete di conoscenza biblica?
Il prof. Bruno Corsani ha tenuto a Torre Pellice una serie di lezioni sulla teologia dell’evangelista Luca e una conferenza sullo studio della Scritture nel protestantesimo e nel cattolicesimo
tempo del ritorno di Cristo, il posto
ch’egli dà ai problemi deH’ospitalità e
alle figure di donne, l’evidente indicazione che Luca è testimone e partecipe della missione nel mondo mediterraneo, il modo in cui presenta il mistero della croce e della morte di Gesù
che non ha il rilievo con cui si presenta in altri scritti del Nuovo Testamento, compensato però da una grande convinzione e allegrezza della risurrezione. Una nuova simpatia è sorta in noi per l’uomo Luca, per la sua
personalità ben definita attraverso il
vangelo e gli Atti degli Apostoli, e un
nuovo interesse per i suoi scritti.
Domenica 29 nov. il prof. Corsani ci
ha intrattenuti su « Lo studio della Sacra Scrittura nel Protestantesimo e nel
Cattolicesimo Romano ».
Il Protestantesimo afferma l’autorità unica, assoluta del messaggio della
Bibbia. Attraverso alla voce del testimone è la voce di Dio che parla. La Parola di Dio si è incarnata nella testimonianza biblica. La Bibbia ci presenta un processo nel quale non vi sono
né giudici né avvocati ma solo testimoni. Dobbiamo penetrare la scorza
della sua umana realtà, accettare e conoscere la sua reale unità, solo così
comprenderemo la confessione di Pietro; « Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente ». Se è sano e onesto e
doveroso di servirci del metodo storico-letterario, non bisogna dimenticare
che la fonte sta non nell’uomo ma in
Dio, nello Spirito Santo. Ricevere la
Bibbia come Parola di Dio è una confessione di fede (K. Barth).
La Chiesa Cattolica ò arrivata con
un secolo di ritardo e ancora con tante cautele alla libertà dei figliuoli di
Dio. Dalle proibizioni del Sillabo si è
giunti alla esortazione alla lettura e allo studio della Bibbia. Il metodo storico è proposto e raccomandato. Non
c’è ancora un rivolgimento vero e proprio ma, come dice il prof. Subilia,
una utilizzazione della Bibbia su vasta
scala potrebbe dare sviluppi impensati.
Di fronte al rinnovato interesse per
la Bibbia in campo cattolico c’è purtroppo sul piano delle comunità una
inquietante inappetenza biblica. La sto
I iiiiiiiiiiniiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiitiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiMiiimiiiiiiiiiiiiiimi
I E' sufficiente ia nostra iettnra detta Bibbia?
i Può essere insuMciente non solo quando non leqginmo nb
I bastanza la Bibbia, ma anche quando non la leggiamo bene
« La Parola è stata fatta carne ». La
Parola di Dio si è realizzata quaggiù
con la venuta di Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. L’incarnazione della
persona del Figlio Unigenito ha comportato l’incarnazione del suo messaggio.
Il metodo della critica storico-letteraria applicato alla Bibbia, per tanto
tempo avversato e temuto, rivelando
la realtà della incarnazione della sapienza e della misericordia divine nella storia di Cristo, nel suo insegnamento, nella sua opera, anziché impoverire o raffreddare la nostra fede, l’ha
non solo illuminata ma anche fortificata. Colui nel quale Dio si è compiaciuto di far abitare tutta la pienezza,
per mezzo del quale e in vista del quale sono state create tutte le cose (Col.
1: 13-23) non solo ha abbassato se stesso, uomo fra gli uomini, ma ha incarnato il suo messaggio di salvezza negli uomini, nel rispetto della loro persona, della loro mentalità, del loro linguaggio, della loro formazione, del loro ambiente, nel quadro del loro tempo, per farne dei collaboratori di Dio.
Sì che, i primi discepoli, nella diversità delle loro limitazioni e nell’unità
dello Spirito Santo, hanno potuto trasmettere alle generazioni a venire la
storia di Cristo e il suo messaggio,
che deve continuare a incarnarsi nel
linguaggio, nelle persone e nel mondo
di oggi, sempre lo stesso Evangelo della prima ora.
Ogni libro della Bibbia rappresenta
una incarnazione del messaggio di Dio
agli uomini e perciò va studiato nel
quadro della cultura, della lingua, del
tempo in cui è stato redatto, della personalità del suo autore e delle fonti
alle quali egli ha avuto ricorso.
* * *
Il privilegio di questa scoperta ci è
stato concesso dal prof. Corsani della
Facoltà Valdese di Teologia di Roma
che ci ha presentato in cinque serate
consecutive un Vangelo e il suo autore: LUCA; ciò che vi è in comune con
gli altri "Vangeli Sinottici di Matteo e
Marco, e quelle che sono le sue caratteristiche. Ne citiamo alcune : il suo
universalismo, il suo interesse per i
poveri e i diseredSti, per i peccatori,
la sua particolare presentazione del
iiiniiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiii
(Segue da pag. 1)
dieci che non si capiscono. Però la soluzione autentica e positiva di questo
problema non è rileggere sempre gli
stessi passi, scelti secondo il criterio
della semplicità, escludendo quelli più
difficili o meno chiari; la soluzione positiva consiste nel mettersi in condizione di capire progressivamente anche
le parti meno semplici e facili della
Bibbia, procedendo gradualmente dalle iose più semplici alle più complesse, e intercalando le une alle altre in
proporzioni ragionevoli. Vale per la lettura biblica il principio che vale per
qualsiasi altro allenamento, del fisico
o della mente: bisogna mirare sempre
più avanti, tendere continuamente a
superare i traguardi raggiunti! Se il
bambino rimanesse fermo alle nozioni
che acquista in prima e seconda elementare, perché le altre sono più difficili, o l’alpinista rifacesse sempre le
stesse ascensioni di difficoltà limitata,
perché le altre sono più ardue, non conoscerebbe mai la soddisfazione del
progresso nella conoscenza e nella capacità di realizzazione. La lettura antologica della Bibbia rischia di rimanere sempre ferma al livello delle pagine
più semplici. Certo anche nelle pagine
più semplici risuona con chiarezza l’annunzio dell’Evangelo della .salvezza —
ma qui ci occupiamo del cammino de!
credente sulla via di una sempre più
profonda c intima conoscenza delle cose di Dio, per la sua maturazione spirituale e culturale e per essere in grado dì rispondere a chi gli domanda ragione della speranza che è in lui (I Pietro 3: LS).
A un livello ancora inferiore della
lettura antologica si colloca quella che
potremmo chiamare la lettura oleografica: è il caso delle letture scelte unicamente fra gli episodi più colorili o sentimentali dei libri sacri, quelli che più
facilmente si lasciavano tradurre in illustrazioni (non di rado a colori) nei
libri di « storia sacra » del passato. Se
ai bambini delle prime classi di Scuola
Domenicale il programma dev’essere
limitato a quegli episodi, limitare allo
stesso modo la lettura biblica dei giovani o degli adulti equivale a nutrire
la propria vita spirituale con una dieta
di fame.
Un tipo diverso di lettura biblica in.sufliciente è quella che chiamerei mec
canica. In un certo senso, è tutto Topposto delle precedenti: anziché limitarsi agli episodi o ai passi di più facile
comprensione, legge tutto, anche se
non capisce, o se, pur comprendendo
il linguaggio, le sfugge il senso di quello che legge. È una lettura simile a
quella delTetìopo di Atti 8, La lettura
biblica, in questo caso, risulta completamente snaturata. Chi legge così non
può dire « La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce sul mio
sentiero» (Salmo 119: 105), anzi, la lettura diventa una specie di opera meritoria che dovrebbe avere la sua efficacia anche senza essere compresa. Al limite, una lettura meccanica può prendere l’aspetto di un’opera di penitenza
e di mortificazione della carne, simile
a quel che la Conferenza episcopale italiana ha proposto ai cattolici al posto
dell’astensione della carne al venerdì:
astenersi da cibi particolarmente desiderati o costosi, un atto di carità spirituale o corporale, la lettura di un brano della Sacra Scrittura, un esercizio
dì pietà preferibilmente a carattere familiare, la rinuncia a uno spettacolo o
divertimento, ed altri atti di mortificazione (« L’Qsservatore Romano» del
24.7.1966, cit. da V. Suiulia, La nuova
cattolicità del cattolicesimo, p. 216).
Infine, un tipo di lettura biblica insufficiente è quello che potremmo chiamare formale: una lettura fatta come
rito doveroso, dalla quale però non si
cerchi di udire un messaggio, un insegnamento o un appello che si riferisca
concretamente alla fede, o alla vita del
credente nei suoi rapporti con Dio e
con gli altri uomini, fratelli in fede e
non. Che questo tipo di lettura non meriti un voto di sufficienza è talmente
ovvio, che non occorre insistervi.
Ci sono forse anche altri tipi di insufficiente lettura della Bibbia: credo
che gli esempi indicati bastino a farci
riflettere che la nostra lettura biblica
può essere insufficiente non solo quando non la leggiamo abbastanza, ma anche quando non la leggiamo bene. E se
queste osservazioni sembrano a qualcuno troppo negative, mi affretto a dire che tenterò, in un successivo articolo, di indicare alcuni modi per rendere
la nostra lettura più adeguata alla
condizione e alla responsabilità del credente.
Bruno Corsami
ria c’insegna che il Cattolicesimo ha
saputo percorrere in poco tempo (grazie anche al lavoro degli studiosi e alla pietà biblica dei Protestanti, aggiungiamo noi) la strada percorsa durante
secoli dal Protestantesimo. Non è da
escludere che sacerdoti formati oggi
portino domani nelle parrocchie la loro conoscenza e il loro amore per la
Bibbia. Saremo noi pronti al dialogo?
Dove saranno queste nostre comunità
preparate per questo incontro sul terreno biblico?
Troppe volte la nostra conoscenza
biblica è superficiale, tradizionale, quasi per sentito dire. Una verniciatura
ci è rimasta, senza che ci sia in noi
una maturazione di quelle conoscenze
che vada di pari passo con la maturazione della nostra personalità e della
nostra cultura. Troppe volte quella della Scuola Domenicale e del Catechismo è l’unico tipo di conoscenza che
ci portiamo dietro.
* * *
Sin qui il prof. Corsani. E così quello studio che poteva sembrare qualcosa di molto teorico si è concluso con
un appello accolto e ripreso dai presenti, alcuni dei quali si sono associati alle esortazioni dell’oratore insistendo sulla necessità di un ritorno alla
Bibbia, sia con la fede del vecchio valdese che nella sua baita si nutre della
parola di Dio, sia con l’amore e l’impegno del valdese di oggi che si vale
di tutti i mezzi offerti dagli studiosi
della Bibbia per assistere alla incarnazione della Parola nel tempo e nel
mondo di oggi, e per attuarla nella
propria presenza e nella propria vita.
Al ringraziamento del Comitato del
Collegio Valdese presentato dal dr.
Guido Ribet si è associata con gran
calore e doverosa riconoscenza tutta
l’assemblea, per il corso sul Vangelo
di Luca, la conferenza, i due culti domenicali e il corso al Collegio. Questo
nuovo contatto fra Roma e Torre Pellice, non più soltanto sul piano ecclesiastico e amministrativo (v. Sinodo)
ma sul piano della Parola di Dio, è ricco di promesse e di sviluppi. Ne siano
ringraziati gli ideatori e gli organizzatori.
Due parole sulla frequentazione. Era
da prevedere che a causa della ripresa
delle attività nelle parrocchie e nelle
scuole, e dell’incipiente inverno, il pubblico sarebbe stato meno numeroso
che alla settimana del nrof. Soggin.
Proponiamo che ci si limiti a un corso
in autunno e uno in primavera, nell’epoca più adatta. Ci sembra anche che
vi sia stata una propaganda insufficiente sia in ambiente valdese come in ambiente cattolico.
Una partecipazione più assidua e numerosa a que-sta specialissima occasiono di cultura e formazione biblica, che
oggi non è più riserva di caccia di alcuni specialisti ma deve far parte della cultura di ogni persona, avrebbe dimostrato che più forte della televisione, della pigrizia fisica e mentale, delle ideologie umane è lo stimolo della
fame e della sete della Parola di Vita
Eterna.
Ancora una proposta: perché solo i
fedeli dei culti di Torino e di Prali
hanno potuto ascoltare la predicazione
domenicale del nrof. Corsani? Come
già per il prof. Soggin questi sermoni
stampati su umile foglietto volante dovrebbero esser fatti circolare nelle
parrocchie. Speriamo che l’iniziativa
si attui per i prossimi predicatori tiella nostra Facoltà.
Ancora una parola: la bella sala del
la Foresteria sta diventando qualcosa
che ci piace e ci attira. Possa essere
sempre più utilizzata per le manifestazioni comunitarie più varie, e sempre
alla gloria di Dio.
g. b.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiii
Il "Prix Noill" 1870
al pastore André Biéler
per "Una politica
della speranza"
II « prix N )cl )) 1970 — un premio .fondalo da un editori e dal Sindacalo
dei librai reli^^iosi. è stalo attril)uilo il 19 novembre al pastore svizzero André 13iéler per
il suo libro Une })olui(iue de lespérance. edito e.onjiiuiilamente da Le Centurión di Pari<ri
e da Lai)or et Fides di Ginevra. Nella giuria
che ha assegnalo il premio vi erano il card.
Danieloii. i teologi cattolici Chenn, Congar e
Giiissart e il pastore Heliert Koiix.
Il pastore André Biéler è alltialmeiile ])rofessore di elica sociale nelle Università di l^osanna e di Ginevra; autore di varie opere,
soprattutto su Calvino, Fabbiamo sfiesso presentato ai nostri lettori e già abbiamo segnalalo, al suo apparire, l’opera ora premiata. riservandoci di presentarla più diiiusamenlc: essa, che si apre con una prefazione
di Helder Camara. il noto arcivescovo di Olindo e Recife, si presenta come un vivace manuale di etica sociale per i cristiani di oggi.
3
Il dicembre 1970 — N. 49
pag. 3
LA CHIESA NEL MONDO
Gli evaHyelici italiani e le cansegiieaze
del voto parlameatare ohe istituisce il divorzio
Dopo la battaglia che conosciamo — e che, a
stare alle notizie diffuse, potrebbe non essere stata
l’ultima, anche se è stata senza dubbio decisiva —
l’istituto del divorzio è entrato nell’ordinamento italiano. Che cosa significa questo per le nostre chiese
evangeliche? Non ci risulta che le assemblee generali delle altre Chiese evangeliche italiane né l’Assemblea della Federazione abbiano affrontato la questione; il Sinodo Valdese 1970 ha preso atto, con
un’approvazione di massima, del rapporto da tempo
predisposto e rielaborato dalla Commissione sinodale di studio, e lo ha rinviato alle comunità perché
lo approfondiscano. Ma intanto, qual è il « polso »
delle comunità sulla questione? quale atteggiamento assumeranno consigli e assemblee di chiesa di
fronte ai casi concreti che potranno presentarsi, di
divorzi e di seconde nozze di divorziati? In attesa
di pronunciamenti ufficiali, abbiamo pensato di
chiedere un parere a un certo numero di membri
delle nostre chiese; confidando nell’arrivo di altri
contributi e nell’avvio di un dibattito, pubblichiamo
oggi le prime risposte ricevute, per cui ringraziamo
vivamente; Erica Cavazzani è anziano nel Concistoro di Torre Pellice, Marcella Gay è membro della
Chiesa di Pinerolo e della Tavola Valdese, Giorgio
Tourn è pastore a Pinerolo.
si tratta insomma di ripetere di volta
in volta quello che è stato fatto una
\'olta nella prima benedizione, si tratta di prendere atto che neppure la
prima era « benedizione », ma solo intercessione per una scelta di impegno.
È la vita, insomma, non la cerimonia a dire se una coppia è « benedetta » o no, e lo stesso dirà per una coppia di « divorziati ». 11 problema sarà
risolto solo se si capisce che la fede è
il modo di vivere, non il modo di far ’ sidente della Confederazione elvetica, Tschu
Cristiani elvetici
per i diritti dei brasiliani
Ginevra (spp). - In seguito alla misura presa contro i tre Brasiliani invitati dalla Lega
svizzera dei diritti deiruomo e dalla Commissione internazionale dei giuristi, un certo numero di membri del comitato svizzero della
Dichiarazione di Berna hanno inviato al pre
ERICA CAVAZZANI :
Il voto è per noi un invito a
vivere il matrimonio come una
testimonianza a Dio che ci ha
fatto dono di un compagno
Ora che il divorzio è stato introdotto in lalia e dopo i vari dibattiti che
ci sono stati anche in seno alle nostre
comunità, ci ritroviamo abbastanza
perplessi davanti al fatto compiuto,
poiché ancora non ci è giunta una parola chiara sul come le chiese dovranno comportarsi per ogni caso concreto che dovesse presentarsi.
Dal punto di vista etico e spirituale
non ho nessun dubbio: la fede permette a un cristiano di vedere l’intervento di Dio in ogni evento della sua
vita e quindi anche per rincontro col
compagno; e se il matrimonio avviene
come unione di due creature che ringraziano il Signore di averle unite e di
dar loro la possibilità di vivere insieme una vita di impegno e di testimonianza, questo matrimonio non può
non essere indissolubile. Penso si riferiscano a queste unioni le parole del
Cristo: « quello che Iddio ha unito,
l uomo non lo separi ».
Ma anche nelle nostre comunità molti matrimoni, purtroppo, non sembrano voluti da Dio ed è qui che ci pare
sarebbe necessario avere degli incontri per chiarificare le nostre idee in
proposito. Nel capitolo 7 della I ai Corinzi, Paolo ci dice che se il coniuge
non credente si separa, anche l’altro
non è più vincolato. Mi sembra che
qui si possa vedere per la Chiesa la
possibilità di ammettere il divorzio
tra quelle persone che non vivono più
una vita di comune testimonianza. Ed
ecco, secondo me, la grande difficoltà:
può la Chiesa decidere caso per caso?
può formulare una regola che valga
per tutti e dalla quale non si possa derogare?
Forse la questione sarà semplificata
il giorno in cui tutti i membri di chiesa accetteranno di dividere la cerimonia civile del matrimonio da quella religiosa. In questo caso un membro di
chiesa divorziato che contragga nuove
nozze, dopo la cerimonia civile non ha
alcun bisogno di chiedere anche quella religiosa se non sente profondamente la necessità di testimoniare davanti
alla comunità della propria fede.
Nel caso di un secondo matrimonio
il credente può ringraziare Dio che
nella Sua misericordia gli permette di
iniziare un nuovo periodo di vita al
Suo servizio. Perché in quest’ora di riconoscenza non dovrebbe sentirsi unito alla comunità alla quale appartiene?
La cerimonia delle nozze di un divorziato non dovrebbe essere eseguita
per accontentare la richiesta di una
benedizione, richiesta che può essere
dettata da ragioni/di opportunità o di
sentimento, ma deve essere un impegno preciso del credente a vivere con
l’aiuto della grazia di Dio una vita veramente cristiana.
Assolutamente contraria sono alla
eventualità di negare ad un divorziato
la possibilità di contrarre matrimonio
religioso. So che nel passato la disci
piina ecclesiatica era più rigida di
quanto non lo sia oggi e non è da
escludere che fosse un bene. Ma nell’epoca attuale in cui più debolmente
i credenti testimoniano non mi sembrerebbe giusto rifiutare questa possibilità ad un membro di chiesa che
chiede di farlo. Si potrà studiare una
liturgia speciale o dare a ciascuno la
possibilità di rendere la sua personale
testimonianza, ma l’essenziale è che’
nessuno si senta messo al bando dai
suoi fratelli in fede.
Mi au^ro di poter leggere sul settimanale interventi molto più validi del
mio sia dal punto di vista teologico
che legale. Mi seno limitata a esporre
molto semplicemente quello che sento
e so che ci unisce la speranza che l’introduzione del divorzio in Italia rafforzi la volontà di tutti i credenti di
fare del loro matrimonio e della loro
vita coniugale una costante testimonianza di come pensano tlebbano vivere coloro che hanno da Dio ricevuto il
dono di un compagno.
Erica Cavazzani
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Negli Stati Uniti trenta milioni di adulti,
il 45% dei cittadini fra i 25 e i 64 anni, conlinuano a lavorare alla propria formazione valendosi di corsi, di conferenze, di scuole serali.
MARCELLA GAY:
Distinguere, perché radicalmente diversi, il contratto civile e
la benedizione e intercessione
ecclesiastica
Non mi pare che la nuova legislazione del matrimonio abbia per noi molta
importanza. La considero un fatto positivo perché ritengo che possa risolvere un certo numero di casi dolorosi;
perché è giusto che il riacquistare la
propria libertà non sia privilegio di chi
si sposa in chiesa (cattolica, naturalmente), negato a tutti gli altri; perché
segna una crepa nella cappa clericale e
un chiarimento dei rapporti fra stato
e chiesa, ecc., come è stato ampiamente detto in tutti questi mesi.
Ma ripeto, proprio per la radicale differenza tra contratto civile (con tutte
1 i relative conseguenze: assegni familiari, assistenza sanitaria, reversibilità
della pensione, riconoscimento dei figli
ecc.) e benedizione in chiesa di due credenti che prendono dei precisi impegni
davanti alla comunità dei loro fratelli
in fede, non credo che questa innovazione abbia per la nostra chiesa una
stificare, può solo annunziare il perdono.
Mi sembra che si possa già fare un
passo non parlando più di « benedizione di matrimonio ». La chiesa non benedice l’unione ai due credenti: prende atto del fatto che si è costituita
una nuova famiglia e perciò si è formato un nuovo centro di impegno cristiano, mantiene un rapporto di vita,
di pensiero, di dialogo con questa nuova realtà senza darne una giustificazione. La vita di questa famiglia dirà
se ed in che modo l’impegno di vita è
mantenuto, la promessa di fedeltà attuata e la fede vissuta.
Se non si scioglie l’equivoco iniziale
della celebrazione del matrimonio, della sua benedizione, della sanzione di
legittimità e di regolarità che viene data in chiesa, ci si troverà presto a dover risolvere il problema delle nuove
nozze di divorziati: legittime o no? Né
più legittime né meno delle prime nozze; se quelle sono state un fallimento,
non si può rattoppare una scelta errata né la si può annullare con la legittimità di una nuova scelta; si può solo pregare il Signore perché la sua grazia illumini la nuova scelta, ma si rimarrà nell’equivoco egualmente. Non
cerimonie. A questo riguardo si potrà
notare che il caso non è molto diverso
da quelli, già presentatisi, di credenti
che chiedono una « benedizione » per
legalizzare una situazione di convivenza di fatto, che per ragioni varie non
si sentono di dover sanzionare con un
matrimonio.
Giorgio Tourn
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Omaggio a Martin Niemiiiier
Bonn (edp) • Al pastore Martin Niemòller.
ex-presidente della Chiesa deH’Assia-Nassau e
già uno dei presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese, su proposta del presidente dei
ministri delPAssia, il dr. Gustav Heinemann,
presidente federale, ha conferito la gran croce della Repubblica federale di Germania. Si
tratta del grado più alto dell'ordine al merito
federale, conferito finora soltanto a quattro
personalità ecclesiastiche. Neiromaggio a Niemoller si affermava che tale onore non si addiceva a nessuno più che a un uomo « il quale durante tutta la sua vita ha contribuito ad
abbattere i muri fra i popoli, a superare i fossati. per quanto profondi, e chiamare e condurre airunità gli uomini di Chiese e confessioni, nazioni e stati, ambienti culturali e
razze diversi ». Con la medesima passione dimostrata nella sua lotta contro il nazionalsocialismo. egli ha lottalo contro uno sviluppo,
nella Germania del dopoguerra, che gli pareva fatale e anticristiano, confrontando questa
epoca con le esigenze del Sermone sul monte.
Niemòller non ha mai preso le cose alla leggera né le ha semplificate, ma Tintegrità e
raulenlicità della sua personalità devono essere riconosciute anche da coloro che non condividono le sue opinioni o che addirittura disapprovano questa o quella delle sue azioni
e delle sue prese di posizione.
di. un telegramma nei quale disapprovano il
ritiro del visto di cui i tre Brasiliani sono stati oggetto, a Ginevra. 1 firmatari dichiarano
che la misura è discriminatoria, contraria al
nostro attaccamento alla libertà d’informazione e nociva al buon funzionamento delle istituzioni internazionali che hanno sede nella
Svizzero. Con il pretesto di riprovare la violenza. questa misura colpisce uomini che hanno parlato con molto riserbo della violenza
che hanno subita e che è stata condannata
dalle altre autorità morali del mondo. E.ssi sarebbero turbati che la Svizzera risulta.sse oggi
esserne complice. Fra i firmatari vi sono i
proff. André Biéler e Pierre Bungener. il pastore Kurt Marti, il prefetto Henri Parrai e
il past. Lukas Vischer.
IIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIMIlMIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllllllllllllll
Personalia
A Roma è nato Michele, di Silvia e Mario
Miegge, e a Perrero è nato Stefano, di Milena
e Claudio Tron. Partecipiamo fraternamente
alla gioia di queste famiglie, con il più vivo
augurio per questi piccoli.
A Pinerolo si sono sposati Giovanni Deodato
e Silvana Allemandi e a Pradeltorno si sono
sposati Carlo Dario e Eliana Aime. Auguriamo loro cordialmente di vivere lietamente la
loro vita a due, conce;<íila come un servizio
assunto insieme.
Partecipiamo vivamente al lutto del nostro
jirolo Enzo Jouve. che ha perso il cognato
Gino Beri.
Discutendo una tesi dal titolo « Aspetti e
problemi del pentecostalismo contemporaneo »,
lì quale ha ricevuto runanime approvazione della Commissione per il rigore scientifico
c Toriginalità della ricerca, assieme aH’invito
a pubblicarne alcuni estratti, Miriam Castiglione si è laureata in Lettere Moderne, alrUniversità di Bari, il 30 novembre. T più
cordiali rallegramenti e auguri.
“ Racconta la Bibbia a# tuoi ragazzi „
UN LIBRO CHE EA COMPRENDERE lATTHHLITA' DELLA BIBBIA
Per interessare i raijazzi alla lettura della Bibbia occorie la propria preparazione
notevole importanza.
Proprio stamattina ho partecipato = iimiiiiiiimiiiiiilllliMiiMiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilillii||iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilililllliiiliiilillliiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliii
(non « assistito » come troppo spesso =
facevo per i matrimoni tradizionali, E
con il pastore nell’ibrida veste di uffi- E
ciale di stato civile D alla semplicissima e
cerimonia con cui la nostra comunità =
ha accolto la nuova famiglia formata =
da due giovani che, dopo aver sotto- E
scritto davanti all’ufficiale di stato ci- =
vile il loro matrimonio legale, hanno =
sentito il bisogno di dichiarare davanti =
a Dio e davanti ai loro fratelli il loro E
impegno cristiano nel matrimonio. In E
questo contesto non mi pare che si E
ponga il problema del divorzio e dei te- =
muti matrimoni a ripetizione. ^ E
Il « matrimonio contestatario » (così E
hanno definito alcuni la cerimonia di E
stamattina) non mi è parso affatto sov- e
versivo; piuttosto un ritorno ad una =
tradizione di « sobrietà evangelica » E
(mi pare che fosse chiamata così in E
qualche recente documento della no- E
stra chiesa), tradizione che nelle nostre =
Valli è sempre stata abbastanza viva. =
Marcella Gay =
* Questa non è una critica al passato. Mi E
rendo conto che questa parte del Concordato =
era stata accolta dai nostri padri con la le- =
gittima gioia di cittadini che per la prima E
volta venivano considerati sullo stesso livello E
degli altri. M. G. E
GIORGIO TOURN : |
La via sarà tra la legge e l’anar- |
chia, nell ordine, nel clima della |
libertà dell’Evangelo (non del |
proprio comodo) |
Il volume è stato ampiamente presentato nell’inserto che alcune settimane fa il nostro giornale ha offerto ai
suoi lettori, inserto colorato, ricco di
indicazioni e preciso. Chi ha voluto
prendere in considerazione il libro ha
potuto farlo come non si sarebbe potuto fare con nessuno dei libri editi
dalla nostra Claudiana. Non solo, ma
molte altre occasioni si sono avute per
prendere visione di fascicoli di saggio,
inviati per esempio a tutti gli abbonati
alla Rivista « La Scuola Domenicale »
c perciò |n mano a monitori, insegnanti, maestri.
Sembrà che più di così non si sarebbe potuto fare ed invece si ha la sensazione clje troppo pochi siano coloro
che hanno visto ed esaminato questo
volume:!il suo prezzo relativamente alto per li media delle nostre comunità,
il suo ajpetto moderno, quasi di strenna nataizia, la sua dimensione sembrano scoraggiare a prima vista le persone eventualmente interessate, ma non
è probabilmente questa la ragione principale, inzi le ragioni, perché sono in
sostanzi due.
È indubbio che l’approvazione della = Perché
legge sul divorzio da parte del Parla- E
mento introduce un problema nuovo E
nella nostra cura d’anime. Si può pre- =
vedere, con molta probabilità, la pre- E
senza di situazioni nuove in un futuro E
abbastanza ravvicinato, e, come già =
avvenuto per i matrimoni misti e le =
rispettive liturgie, si può prevedere E
che pastori e consigli di chiesa adotti- E
no provvedimenti diversi: be.tedizioni E
di nuove nozze tra divorziati, rifiuto di =
benedizione, vie di mezzo più o meno =
chiare. =
Il documento che il Sinodo ha ap- E
provato nelle sue linee generali sulla =
materia matrimoniale offre alcuni E
orientamenti generali, ma è lecito do- E
mandarsi sino a che punto siano stati e
assimilati c capiti dal popolo della =
chiesa. Occorrerà riprendere la discus- =
sione e valutare attentamente i passi =
da proporre. _ E
Anche in questo caso si tratta pero ^
di sapere se la comunità vive nella =
Legge o nella libertà dell’Evangelo, se =
applica delle norme regolamentari o =
ii giudizio della grazia; ma d altra par- —
te si tratta pure di sapere se deve esi- E
stere nella comunità cristiana un or- =
cline, una disciplina o se, come avvie- ^
ne oggi, ognuno fa i fatti suoi nella ^
libertà (non dell’Evangelo ma del prò- =
prio comodo, laici e pastori compre- =
si). La via sarà tra la legge e 1 anar- =
chia, nell’ordine, in clima di liberta. ^
Se il matrimonio è indissolubile la co- ^
munità non può che prendere atto, nel =
caso di un divorzio, del fallimento di ^
una vita matrimoniale, non può giu
leggiamo cosi poco?
C’è alzitutto la mancanza di amore
per la lettura, fenomeno generale nella
nostra società moderna e nella nostra
Italia cei consumi. Spendere mille lire
per un libro è per molti, giovani e vecchi, un delitto, una stramberia, una
assurdità bell’e buona. Nessuno valuta
però l’insieme delle spese altrettanto
strane \ed assurde effettuate dalle nostre fitaiglie, la somma rilevante di
denarojehe i giovani sperperano in mille scioKhezze con il beneplacito dei loro genitori. È un discorso molto .generale e risaputo, che non staremo a riprendete su queste colonne. Trovare
un rimi dio sembra, allo stato delle cose, mol o difficile, perché significa creare nelle coscienze la certezza che il leggere è iltrettanto essenziale quanto il
divertii!.
La Sfconda ragione che rende poco
noto il nostro libro, stranamente, è il
fatto eie è un libro biblico. Sussiste
tuttora in molti l’idea che la fede nasce dallft Bibbia e dalla Bibbia soltanto, che Cioè non occorra riflettere sulle
cose de/Ia fede. Basta la Bibbia da sola, si iJgga quella, come i nostri vecchi chdnon avevano tanti grilli per il
capo e leggevano tutte le sere la Scrittura. iFoprio questa mentalità costituisce ¿-a noi il maggior ostacolo alla
lettura.]
Nessuno pone in dubbio il fatto che
la Bib^a sia il fondamento della fede
di ogni cristiano e della Chiesa, ma si
tratta Ji sapere in primo luogo quanti
do luogo quanti sono coloro che la capiscono. Sono indubbiamente pochi,
nella società disordinata e confusionaria del giorno d’oggi, quelli che trovano il tempo per effettuare una lettura
regolare della Bibbia; ancora più grande è però il numero di quelli che hanno cercato di farlo, ma si sono smarriti nella vastità dei problemi, dei passi
diversi, in contrasto a volte gli uni con
altri, nella foresta dei personaggi e degli episodi. Se facessimo una inchiesta,
ci accorgeremmo che questi fratelli sono più numerosi di quanto si creda; e
coloro che hanno avuto un contatto tradizionale e difficile nel periodo del loro
catechismo, proprio negli anni più difficili della loro formazione, e ne hanno
riportato un ricordo di cose sorpassate, noiose, schematiche, prive di concretezza?
È dunque perfettamente inutile ripetere con insistenza: bisogna leggere la
Bibbia come i nostri padri, una volta
era così ora è cosà; bisogna insegnare
a leggere la Bibbia ai giovani e agli
adulti, ridare il gusto dell’esame dei
passi scritturali, l'amore per la Scrittura e questo si può fare con la diffusione di strumenti che la rendano accessibile a tutti, che aiutino a penetrare nel mondo dei personaggi e dei problemi della Scrittura. Per fare questo
occorre distruggere e combattere la
prevenzione contro lo studio, l’idea che
è la cultura, sono i libri, i commenti
che distruggono la fede; occorre distruggere la voce tanto spesso diffusa
che lo studio uccide la fede. Questo
cullo dell’ignoranza in nome di una
conoscenza biblica spontanea, genuina,
approfondita è cattolico, del vecchio
Cattolicesimo di Pio IX, non protestante, non ha nulla a che fare con la nostra chiesa e con la nostra tradizione,
e settarismo. Un evangelico è un cristiano che fonda la sua fede sulla
Scrittura e in seguito, la pensa, ci riflette, la mette a confronto con i problemi della realtà.
Una miniera di informazioni
che chiariscono il testo biblico
Se vogliamo operare questo cambiamento di mentalità, questo spostamento di ottica fra noi, occorre iniziare con
le generazioni più giovani, con i nostri
ragazzi; occorre insegnare loro che la
Bibbia si legge e si medita, e che per
comprenderla la si legge con l’aiuto di
quegli strumenti che la scienza mette
oggi a nostra disposizione. Sin dalla
Scuola domenicale si impostino i problemi della fede in modo moderno, per
non doversi poi trovare aH’insegnamen
= sono qielli che la leggono ed in secon- tu catechetico con lacune o idee storte
e dover sempre ricominciare da capo
a spiegare Adamo ed Èva.
« Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi » è appunto il libro più adatto a compiere questo ripensamento della fede
da parte degli adulti, a introdurre i
ragazzi nei problemi della Bibbia, a
suscitare il loro interesse senza opprimere la loro intelligenza. Non staremo
a ricordare i pregi sotto il profilo pedagogico, e sono pregi davvero grandi:
illustrazioni di altissimo livello che
spiegano la pagina biblica nel suo senso più profondo, che non si limitano
a presentare una immagine più o meno
ammodernata deH’episodio, ma cercano
di coglierne il messaggio; racconto dell’episodio in forma narrativa o dialogata per il ragazzo, facendo rivivere
dinnanzi ai suoi occhi la pagina biblica
come se vi fosse coinvolto egli stesso.
Tutto questo potrebbe essere giudicato
secondario, superfluo da parte di coloro
che continuano a dire: leggi la Bibbia
da sola, le figure, i disegni, i racconti
servono solo a confondere le idee; da
parte di coloro che si vogliono attaccati alla tradizione e sono invece solo
legati alla loro ignoranza.
Il pregio maggiore del volume ci sembra essere invece l’impostazione che dà
ai racconti biblici stessi, il modo cioè
coli cui affronta la lettura del testo sacro. Si tratta logicamente solo di una
scelta di passi, di episodi che in una
trentina di racconti vanno da Abramo
a Gesù, ma sono letti e commentati in
modo così chiaro e moderno da farci
comprendere molte più cose di quante
ne abbiamo apprese da sermoni o letture disperse. C’è infatti alla base della
impostazione del volume una chiara visione della realtà biblica e del suo messaggio, c’è l’idea che attraverso tutti
questi racconti Dio chiama gli uomini
a seguire il suo appello. Chi legga c
mediti attentamente la serie di episodi,
si trova a poco a poco come .Abramo,
Giuseppe, Mosè, Davide chiamato dalla parola di Dio verso Gesù, si sente
parte di una comunità di uomini che
camminano verso la mèta della fede.
Una meditazione accurata di queste
pagine da parte di monitori, genitori,
insegnanti determinerà quel cambiamento profondo di sensibilità e di coscienza cristiana che da tanto tempo
s. auspica, servirà ad accostare la .generazione dei nostri figli alla Bibbia
assai meglio di quanto abbiano potuto
fare i libri che abbiamo avuto nella nostra infanzia. L’amore per la lettura e
la meditazione nasce solo da opere come questa, che invitano a riflettere e
rendono chiaro a chi legge il fatto che
1,1 Scrittura è un libro di oggi c non
di ieri.
Giorgio Tourn
4
pag. 4
N. 49 — 11 dicembre 1970
ALEXANDR SOLJENITZIN, premio Nobel 1970 per la letteratura
« Ciò che m'interessa sono i rapporti fra la mia epoca
e Teternità », ha confessato un giorno Soljenitzin.
È in questa prospettiva, ci sembra, che i due racconti
seguenti possono e debbono essere apprezzati da coloro
che, come lui, credono in Gesù Cristo: prospettiva che è
quella della ricerca, per un grande popolo, d’una « dimensione perduta ». La severità austera e solenne, con cui
l’autore giudica la gioventù russa del suo e nostro tempo, non ci deve meravigliare: del resto quella gioventù, a
noi che l’abbiamo personalmente conosciuta, non è sem
brata affatto peggiore di quella dell’Occidente... Anzi! (Ma
non l’abbiamo potuta osservare in una situazione di fatto,
come quella qui descritta).
Aggiungere altre parole di commento concettuale ad
accenti così pieni di preoccupata angoscia, ci sembrerebbe irriverente. Lasciamo al lettore di leggere e poi di meditare, per suo conto, su una situazione storica certamente drammatica, che tuttavia ancora, in Occidente, ben pochi conoscono e pochissimi (forse nessuno!) è veramente
in grado di giudicare.
D’una cosa soltanto possiamo esser certi: che profondi cambiamenti (anche se lenti) sono attualmente in
corso nella coscienza sensibile e nell’anima mistica de!
popolo russo.
Non disponendo degli originali in lingua russa, abbiamo tradotto dal francese (Il primo racconto lo abbiamo tolto dalla « Gazette de Lausanne» del 22-23.3.1969;
d secondo, insieme con la preghiera, da « Christianisme
social » n. 3-6 del 1970). Ci siamo permessi d’aggiungere
due brevi note esplicative. Tullio Viola
La gente del mestiere c'insegna che,
nella pittura, non bisogna dipingere le
cose .esattamente come sono (per questo basta la fotografia a colori). Bisogna invece, con curve opportune o con
associazioni di triangoli e quadrati, render l’idea della cosa, non la cosa per sé
stessa. Ed io mi chiedo quale potrebbe
mai essere la fotografia a colori capace veramente di cogliere, in una stessa e sola immagine, i volti espressivi
apparsimi nella processione pasquale
della chiesa patriarcale di Peredèlkino (1), mezzo secolo dopo la Rivoluzione. Questa sola processione pasquale basterebbe a dirci una quantità di
cose, anche se la ri rappresentasse coi
metodi più antichi, con o senza triangoli.
Mezz’ora prima dell’inizio del suono
delle campane, i dintorni della chiesa
della Trasfigurazione assomigliano a
quelli d’una pista di danza, dai lati della quale si usa assistere ad un ballo
pubblico in qualche lontana città operaia piena d’animazione. Le ragazze,
con le teste avvolte in scialli colorati,
vestite con pantaloni sportivi (ve ne
sono anche in sottane, è vero), parlano
cose, anche se la si rappresentasse coi
o di cinque. Ogni tanto esse si assiepa
(1) Peredèlkino, grossa borgata a una quinilicina di chilometri da Mosca, è chiamata il
« villaggio degli .scrittori ». Possiede delle belle dacie circondate da foreste ed è anche la
sede del patriarcato di Mosca. La chiesa nominata è piccola, graziosa, assai ben tenuta, e
domina un immenso cimitero cbe è in condizioni molto diverse da quelle accennate nel
racconto precedente. Vi si alternano le croci
con le stelle rosse : ma, nella visita che vi ahbiamo fatta personalmente nell’agosto 1966,
non vi abbiamo trovato né le une, né le altre divelte o rovesciate. In un angolo suggestivo del cimitero, la tomba di Pasternak
(N. d. T.).
Illlllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllim
La processione pasquale
per I nostri ragazzi
a cura di Berta Subilia
Franz Baumann - Qiimran, la valle dei
misteri - La Scuola Editrice, L. 1.400.
È .stata una luminosa idea quella di
raccontare anche ai ragazzi l’appassionante scoperta dei Manoscritti del
Mar Morto. La famosa vicenda del giovane beduino che parte alla ricerca
delle sue capre perdute e trova... una
biblioteca conservata da secoli in anfore nascoste nelle caverne deìVuadi
di Qumran, le fatiche per la vendita
di questo « tesoro » attraverso le linee
di confine tra Giordania e Israele e la
ricerca archeologica dei primi studiosi sul posto, documentano l’importanza di quella che fu definita la più importante scoperta archeologica e religiosa del nostro secolo.
Sullo sfondo di questo appassionante libro, che risponde anche al dinamismo dei ragazzi, s’intreccia la vita
nomade dei beduini, con il loro tipo
di civilità, le prime rappresaglie araboisraeliane, mentre ancora gli inglesi vegliavano sul Vicino Oriente, e la passione dei primi studiosi che decifrano
i testi e frugano fra le macerie dalle
quali emerge una ipotesi sul monastero degli Esseni che vivevano al tempo
di Gesù.
Thomas Steri.ing - Scoperta dell’Africa.
« I libri della caravella ». Mondadori.
L. 2,000.
Raramente ci si trova davanti a un
libro di esplorazione così ricco di calore. L’autore, con la consulenza del
docente di geografia deH’univcrsità di
Indiana, ha scritto, anche se per i ra
ga/./.i, un’opera di valore scientifico essendo riuscito ad avere sott’occhio
tanto materiale di prima mano, i diari
dei vari esploratori, e a cospargere
l’opera di riproduzioni, stampe, schizzi, incisioni risalenti all’epoca delle
esplorazioni stesse, da quella di Vasco
da dama e della grande epopea portoghese del 1400, a quelle di Park, Caillé,
Speke, Livingstone, Stanley, per menzionare i più famosi.
Un libro serio, privo delle tinte
drammatiche con cui viene illustrata
di solito l’esplorazione dell'Africa, ma
riflettente episodi genuini che parlano
da soli e che tanto più riescono a far
rimbalzare i problemi odierni di colonialismo, razzismo, sfruttamento, sorti
con la scoperta di quel continente. Di
questi problemi i ragazzi oggi sono
particolarmente curiosi ed è bello poter dare loro dei libri che, come questo, procurano dei dati il più possibile
obbiettivi.
no nell’interno della chiesa. Ma lì, nelle cappelle, ò impossibile entrare, perché le donne anziane, presto nella serata, hanno occupato tutti i posti e le
figlie, scambiando brontolii con le madri, sono obbligate ad uscire. In altri
momenti esse passeggiano facendo il
giro del cortile della chiesa, levano alte le loro voci chiassose, si chiamano
Luna l’altra di lontano, guardano con
curiosità le piccole luci bianche, rosa e
verdi che brillano all’esterno, davanti
alle finestre o presso le tombe degli arcivescovi e degli arcipreti.
I giovanotti, dai più mingherlini ai
più robusti, hanno tutti delle arie vittoriose (Ma chi dunque hanno vinto,
■nei loro quindici o vent’anni d’esistenza? Tutt’al più hanno segnato dei punti di vantaggio nell’hockey). Quasi tutti portano il berretto (Quelli che hanno
la testa scoperta, non è certo qui che
si son tolti il berretto). Di loro, uno su
cinque è brillo, uno su dieci ubriaco,
uno su due fuma. E bisogna vedere
come fuma: la sua sigaretta è incollata
al labbro inferiore. Già molto prima
del momento dell’incenso e a guisa
d’incenso, nella luce bluastra delle lampade elettriche, il fumo del tabacco sale in volute dal cortile della chiesa verso il cielo pasquale che nuvole scure
sottendono, immobili.
I giovani sputacchiano sull’asfalto, si
urtano l’un l’altro per divertirsi, emettono fischi acuti, e ve ne sono persino
di quelli che mollano grosse bestemmie. Questo, col suo transistor, fa sentire una canzonetta d’osteria; quelTaltro cinge, al passaggio, la vita d’una
piccola amica. E come le acchiappano
quelle ragazze! Con atteggiamenti da
giovani galli, le passano in rivista, e ci
si domanda se non finiranno col tirar
fuori i loro coltelli; prima gli uni contro gli altri, e poi contro i fedeli, perché no? Perché tutta questa gioventù
guarda i fedeli con un occhio che non
è quello che i secondogeniti usano rivolgere verso i primogeniti, né quello
degl’invitati verso colui che invita;
piuttosto essa li guarda così, come un
padrone di casa usa guardare delle
mosche.
Comunque sia, non si arriverà certo
alle coltellate, perché tre o quattro poliziotti passeggiano a buon conto qua e
là, per salvar la forma. E le bestemmie
non le urlano da un’estremità all’altra
del cortile. No, quel che si sente a piena voce non è altro che la nostra buona e semplice conversazione russa. In
questo i poliziotti non vedono alcun
delitto, anzi essi sorridono di buona
grazia a tutta questa generazione che
sale. Naturalmente i poliziotti non si
preoccupano di far togliere dai denti
le sigarette, né dalle teste i berretti.
Che diamine! si è all’aperto e si ha il
diritto di non credere in Dio. Lo garantisce la Costituzione.
Respinti dalla folla, schiacciati contro il cancello del cimitero e contro i
muri della chiesa, i credenti, guardandosi bene dal fare obiezioni, restano
sulle loro. Non si sa mai: qualcuno potrebbe pur venire a dargli una coltellata, o magari a intimargli di consegnare gli orologi, che essi consultano
per sapere quanti minuti restano fino
alla risurrezione di Cristo. La verità è
che là, fuori della chiesa, i fedeli sono
molto meno numerosi di questa folla
turbolenta che sghignazza. I fedeli sono
spaventati e vessati molto peggio che
sotto i Tartari: i Tartari, loro, non venivano certo a fare un assedio così stretto alla grande cerimonia pasquale.
Le frontiere del delitto non vengono
varcate, è vero. Ma che dire del banditismo senza effusione di sangue, dell’oltraggio morale di queste bocche incanaglite, di questi propositi impudenti,
di questi sogghigni, di questi amoreggiamenti, di queste mani che si allungano lascive, di questo modo di fumare e di sputare a due passi dalla Pas
II compito
dello scrittore
« Il compito dello scrittore non
consiste nel difendere o nel criticare questo o quel metodo di
distruzione della produzione sociale, questa o quella forma di
governo. Lo scrittore sceglie temi
universali ed eterni, i segreti del
cuore c della coscienza dell’uomo, l’incontro tra la vita e la
morte, la vittoria sulle sofferenze
psichiche, le leggi della condizione umana che scaturiscono dalla
profondità insondabile dei secoli
e che non scompariranno se non
quando si estinguerà il .sole... ».
der Soljenitzin all’Associazione degli scrittori sovietici).
sione del Cristo? Di quest’aria vittoriosamente sprezzante, che dei mocciosi
venuti a vedere i loro nonni celebranti
i riti dei loro antenati, ostentano?!
Fra i credenti, s’intravedono due o
tre volti di ebrei. Forse dei convertiti,
0 forse dei visitatori. Gettando sguardi
prudenti, anch’essi attendono la processione. Noi degli ebrei non facciamo
che dirne male, gli ebrei ci danno continuamente fastidio. Ma noi faremmo
bene a guardarci d’attorno: come sono
1 russi che abbiamo educati noi? C’è da
restare perplessi!
E tuttavia questi giovani non assomigliano più alle squadracce d’urto degli anni 30: non son più quelli che
strappavano dalle mani i pani consacrati della Pasqua, non son più quelli
che urlavano come per contraffare i
diavoli. No! si direbbero piuttosto dei
curiosi. Poiché la stagione delThockey
alla televisione s’c conclusa, e quella
del calcio non è ancora cominciata, ci
si annoia: ed eccoli qua a intrufolarsi
fra i banchi dove si vendono i ceri, a
dar di gomito, a spingere da ogni parte i cristiani come se fossero sacchi di
paglia. E, pur sempre disprezzando il
« mercato clericale », comprano i ceri
(Chissà poi perché lo fanno!).
Bisogna pur dire che c’è qualcosa di
strano. Appena arrivati, costoro già si
conoscono tutti, si chiamano l’un l’altro per cognome, anzi per nome. Come
hanno fatto a ritrovarsi così bene insieme? Ho capito; forse vengono dalla
stessa officina. Forse ci si mette in nota
per questi interventi, così come ci
s’iscrive nelle squadre di volontari per
il mantenimento dell’ordine pubblico.
Lassù si sente suonare una grossa
campana, ma non è più la stessa di prima. Ai rintocchi pieni e gravi, è ora
succeduto come un suono di ferro sottile. La campana suona annunciando la
processione.
E che succede là?! No, non sono i
credenti, è di nuovo questa gioventù
chiassosa. Ecco: a gruppi di due, di
tre, essi si sono precipitati nel cortile.
tonato (espressioni chiuse, insolenti,
con una grand’aria di sufficienza e senza un soldo di giudizio), ma anche altri giovani senza sigaretta, con espressioni franche (ce ne vorrebbero molte
di queste fisionomie nel nostro quadro!), si accalcano intorno, a guardare
uno spettacolo al quale non si può assistere a pagamento.
Dietro la lanterna seguono due stendardi, non distaccati ma stretti l’uno
all’altro, come se anch’essi avessero
paura. Poi vengono dieci donne anziane, portando grossi ceri accesi, disposte in cinque coppie Luna dietro l’altra.
Tutte queste donne dovrebbero figurare nel quadro! I loro volti sono segnati di fermezza e di distacco: donne
pronte a morire, se qualcuno scatenasse su di loro delle tigri. Ma due, delle
dieci donne, sono veramente delle giovani. Sono certo della stessa generazione, ma quanto sono pure le loro espressioni! Quale luce è in loro!
Dieci donne cantano e procedono in
buon ordine. Vanno solenni, come se
intorno a loro non si facesse altro che
pregare, farsi il segno della croce, pentirsi, prosternarsi. Queste donne non
respirano il fumo delle sigarette, le
loro orecchie sono sorde alle espressioni volgari, le piante dei loro piedi
non sentono che il cortile della chiesa
s’è trasformato in una pista di danza.
Così comincia la vera processione pasquale! Persino i giovani selvaggi d’ambo i lati del corteo ne sono colpiti. Una
specie di silenzio sembra sopraggiungere.
Dietro le donne vengono i preti e i
diaconi, rivestiti dei loro paramenti sacri. Qtto in tutto. Ma come stanno stretti! Avanzano pigiandosi l’un l’altro: così è quasi impossibile far oscillare l’incensiere, né tener alzata la stola. E
pensare che in questo luogo, se non si
fosse riusciti a dissuaderlo, il patriarca di tutta la Russia, in persona, avrebbe potuto venir avanti in questo modo
e celebrare il rito!
Passano stretti stretti, frettolosi, e
Preghiera per il giorno d’oggi
Come m’ò facile vivere con te, o Signore, come m’è facile
credere in te!
Quando il mio spirito si smarrisce nella confusione, quando
la mia ragione crede allo scoraggiamento, quando i più intelligenti non vedono più lontano della sera del giorno d’oggi e ignorano ciò che occorrerà fare domani, tu fai discendere su di me
la chiara certezza che tu sei, e che tu veglierai a non permettere
che tutte le vie del bene si chiudano.
Al vertice della gloria terrestre, io contemplo con stupore il
cammino percorso, che non avrei mai potuto trovare da solo,
quello straordinario cammino che, attraverso la disperazione, mi
ha condotto fin qui, dando così anche a me la possibilità di far
giungere all’umanità un riilesso del tuo splendore.
Certo tu mi farai dono, o Signore, di quanto dovrò ancora
ricevere del tuo splendore, affinché io lo rifletta. E se il tempo mi
mancherà, riconoscerò in questo il tuo volere che il dono passi
ad altri.
Alexandr Soljenitzin
E .si alTrettano, senza saper loro stessi
che cosa cercano, a prender posto dalla parte buona, dalla quale partirà la
processione. Accendono i ceri rossi del1.1 Pasqua, ed a quei ceri accendono le
loro sigarette! Proprio così.., si accalcano come se attendessero l’inizio del
fox-trot. Non ci manca che il chiosco
delle bibite; allora si vedrebbero questi spirlungoni (la nostra razza certo
non si esaurisce!), col loro ciuffo sulla
fronte, spruzzare sulle tombe la schiuma bianca delle loro mezze bottiglie.
Nel frattempo la processione già comincia a discendere dal sagrato. Ecco
che gira da questa parte, accompagnata
dal suono discreto dello scampanio.
Due uomini la precedono d’un passo
risoluto; domandano ai giovani compagni di fare un po’ di largo. A tre passi dietro di loro, avanza un uomo d’età
matura e d'aspetto imponente, che apre
Ir processione un po’ come un fabbriciere di chiesa: egli porta, al sommo
d’una lunga asta, una pesante lanterna
romboidale contenente un cero, e getta
sguardi ansiosi verso l'alto, cioè verso
la lanterna che vuol portare ben diritta, e sguardi non meno ansiosi a destra
c a sinistra.
È proprio qui che comincia il quadro
che mi piacerebbe tanto dipingere, se
lo potessi: ciò che teme il faobriciere,
è forse di vedere gli edificaiori della
nuova società buttarsi su di loro, coprirli di botte, forse annientaili tutti lì
sul posto... Lo spavento si comunica
allo spettatore.
Le ragazze in pantaloni col loro cero
in mano, e i giovani con la sigaretta
fra le labbra, berretto e sopraliito sbot
lioni di esseri umani che ci stanno tanto a cuore, che noi abbiamo messi al
mondo, allevati, educati? Che senso
hanno gli sforzi intelligenti e le previsioni piene di speranza dei cervelli
acuti? Che beneficio ci attediamo dal
nostro avvenire?
In verità, un bel giorno ’Sssi si rivolteranno contro di noi e ci calpesteranno tutti. Quanto a coloro che li hanno
aizzati, questi giovani calpesteranno anche loro.
Alexandr Solienitzin
poi... Ebbene, poi non c’è più niente.
Non c’è più nessuno! Nessun fedele segue la processione, perché non vi sarebbe più nessuna possibilità di penetrare
nella chiesa al ritorno.
Niente fedeli... E, di colpo e in gran
fretta, i nostri giovani festaioli si rimettono in movimento. Guarda come ci
s’ingolfa nel portone sfondato del magazzino, ad arraffar qualcosa! Presto,
prendete la vostra parte, poi spingete,
sfrofinatevi là allo sguancio di pietra,
lasciatevi trascinare dal vortice della
corrente, ben pigiati e malmenati!
Ma, ecco, ragazzi e ragazze riescono
ad aprirsi un varco. Perché lo fanno?
Certo non lo sanno. Ma forte sperano
di riuscire a mandare in bestia i sacerdoti. No, forse vogliono soltanto far
della confusione. È questa la loro missione?
Una processione pa.squale nella quale non c’è nessuno che preghi! Una
via crucis pasquale nella quale non c’è
nessuno per fare il segno della croce!
Una processione coi cappelli in testa, le
sigarette in bocca, i transistor a tracolla!
Questo dobbiamo proprio metterlo
nel quadro: lo spettacolo della prima
fila di questo pubblico, il modo come
s’intrufolano, s’infiltrano nelTinterno
del cortile. Allora il quadro sarà completo.
Una vecchia appartata si fa il segno
della croce. Dice ed un’altra; « va proprio bene quest’anno; non c’è scandalo, con tutti questi poliziotti... ».
Meno male: se è cosi, possiamo dire
ch’è un’annata propizia?
QuaTè l’avvenire di tutti questi mi
Viaggio iungo le rive
deli'Oha'
Quando si sono percorse le borgate della Russia Centrale, si comincia a capire qual’è il segreto del
placido paesaggio russo. Le chiese:
ecco il segreto! Appollaiate lungo i
penda o ritte sulle colline, bianche
e rosse, come principesse che vanno incontro ai larghi fiumi dominando coi loro campanili slaticiati
e adorni la vita quotidiana delle
campagne e dei casolari, esse si fan
cenno Luna all'altra da lontano, dai
villaggi dispersi (anche se non riescono a vedersi), elevandosi verso
10 stesso cielo.
Voi vagate nei campi, nei prati,
lontano da ogni abitazione: eppure
non siete mai soli. Al disopra della
steppa orlata di boschi, al disopra
dei mucchi di fieno, e persino al disopra della linea d’orizzonte, sempre il vostro sguardo è attirato dalla vetta d’un piccolo campanile: è
quello di Vorki Lovetskie, o di Liubitchi, o di Gavrilovstoe.
Ma ecco che voi entrate nel villaggio, e allora vi accorgete che non
degli esseri viventi, bensì dei morti
vi hanno mandato da lontano il loro saluto. Le croci sono state da
gran tempo strappate o abbattute;
la cupola spoglia si apre sullo scheletro delle sue costole logore; le erbacce hanno invaso il tetto e le crepe dei muri; talvolta si trova ancora il cimitero che circonda la chiesa, ma quasi sempre le sue croci sono a terra e le tombe sventrate; le
icone dell’altare appaiono lavate da
molti decenni di piogge, e coperte
d'iscrizioni sacrileghe.
Sul sagrato vedo trascinare recipienti contenenti della salamoia, o
manovrare un trattore, oppure rientrare un camion che blocca per metà la porta col suo rimorchio: ecco
che carica dei sacchi.
In questa chiesa si sente rumor
di macchine, quell’altra è come una
tavola, silenziosa. In altre ancora si
trovano delle tele con delle iscrizioni; « Battiamo il record della mungitura delle vacche », « Il poema del
mare », « Una grande impresa ».
Dovunque sono gli uomini, lì si
trova la concupiscenza: la gente fu
spesso cattiva. Ma quando l’angelus
della sera suonava, e il suono si diffondeva al disopra dei boschi, dei
campi, dei villaggi, esso ricordava
che bisognava interrompere i piccoli affari umani e consacrare alla
eternità quell’ora e t propri pensieri. Quello scampanìo, che non risuona più per noi se non in una vecchia canzone, impediva agli uomini
di mettersi a camminare a quattro
zampe, restituendo loro la dignità
propria.
In queste pietre, in questi piccoli campanili i nostri antenati avevano messo il meglio di sé e tutto
quello che capivano della vita.
Forza, vecchio mio, lavora, corri,
dacci dentro! Il cinema è alle sei,
11 ballo alle otto...
Alexandr Solienitzin
( 1 ) Oka ; liiime che scorre a una .sessantina di km. a sud di Mo.sca. c shocca nel
Volga a Gorki.
NOVITÀ CLAUDIANA
PHILIPPE MENQUD
Dopo la morte;
immortalità
o resurrezione?
(P.C.M., 19), pp. 72, L. 600
FRANCIS ANDRIEUX
I j 2 Crisi del culto
e riscoperta
delia comunità i
(A.P., 34), pp. 36, L. 100
Via S. Pio V, 18 bis - 10125 Torino
c.c.p. 2/21641
5
11 dicembre 1970 — N. 49
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Il Sinodo dev’essere più rappresentativo
Un incontro di Concistori del I Distretto a S, Secondo di Pinerolo - Discussa la composizione e il
funzionamento del Sinodo - Maggior potere alla Conferenza Distrettuale - Diffusione della Bibbia : la
Chiesa Valdese all’ultim.o posto - L’intervento di Renzo Bertalot - Gino Conte parla dell’Eco-Luce
Bari
Il prossimo Sinodo dovrà decidere
la ritorma della propria composizione
e del proprio funzionamento. Attualmente, come si sa, il Sinodo è composto dai pastori e da un ugual numero
di deputati laici, eletti dalle comunità
autonome e dalle conferenze distrettuali.
In futuro non sarà più così, perché
il Sinodo 1970 ha già stabilito che il
numero dei deputati non deve essere
fissato in base al numero dei pastori,
ma in base alle comunità che devono
essere rappresentate.
Due possibilità.
Come dovranno essere eletti i deputati? Questo è uno dei problemi su cui
le comunità sono chiamate a esprimere il loro parere.
A San Secondo l’8 dicembre un incontro di concistori del I distretto ha
cercato un primo orientamento in vista delle assemblee di chiesa che dovranno discutere l'argomento. 'Tra le
varie possibilità, due hanno raccolto i
maggiori consensi: 1) Le chiese che
hanno da 100 a 299 membri potranno
eleggere un deputato; le chiese o i
gruppi più piccoli potranno collegarsi
per formare il minimo di 100 membri
richiesto; le chiese con più di 300
membri potranno elettere 2 deputati.
2) Ogni chiesa costituita, con relativa
diaspora, fino a 299 membri'. 1 deputato; con più di 300 membri: 2 deputati.
La maggioranza degli intervenuti all’incontro si è dichiarata favorevole alla seconda alternativa. Le due alternative sono abbastanza simili: escludono
la differenza tra chiese autonome e
chiese non autonome; aboliscono la
rappresentanza delle conferenze distrettuali, perché tutti i deputati sarebbero eletti dalle chiese; danno anche ai gruppi più piccoli e isolati la
facoltà di partecipare all’elezione di
un deputato, o in un raggruppamento
di piccole comunità che raggiunga il
minimo di 100 membri complessivamente (L possibilità), o unitamente alla chiesa costituita più vicina (2® possibilità). L’unica differenza è che nel
secondo caso tutte le chiese costituite
possono eleggere il loro deputato,
mentre nel primo caso lo possono
eleggere soltanto quelle che hanno più
di 100 membri comunicanti; le altre,
dovranno cercarsi una compagna, più
o meno vicina, per raggiungere il minimo richiesto.
Il secondo problema che si pone, a
proposito della composizione del Sinodo, è quello della partecipazione dei
pastori: devono continuare a esser
tutti membri di diritto, oppure vi dovrà essere una rotazione? L’incontro
di San Secondo ha optato, a grande
maggioranza, per la partecipazione totale. I pastori, si è detto, sono gli unici a conoscere profondamente la loro
comunità e i suoi problemi; hanno una
competenza teologica di cui un Sinodo non può fare a meno; riscuotono la
fiducia della loro comunità; i laici non
sono sempre sufficientemente informati e preparati, devono partecipare al
Sinodo per più anni, prima di capirci
qualcosa; i pastori, invece, conoscono
bene tutti i meccanismi del Sinodo, e
possono aiutare i laici a orientarsi.
Decentramento e lavoro per commissioni.
Qualche voce di dissenso si è pure
fatta sentire; voci pastorali, per lo
più, ma anche di qualche laico radicale: il ministero pastorale non è l’unico ministero nella chiesa; il pastore è
un membro della comunità, come gli
altri: non vi è nessun motivo valido
per cui egli debba sedere in Sinodo in
permanenza. Se i laici non sono preparati, bisogna prepararli; gli argomenti del Sinodo sono discussi per
mesi sui giornali c nelle assemblee di
chiesa: non è vero che si arrivi al Sinodo senza sapere e capire nulla; la
possibilità di prepararsi esiste.
Ha prevalso comunque la tendenza
lavorevolc alla presenza plenaria del
Corpo Pastorale nel Sinodo. E così si
è giunti alla fine della mattinata, e la
discussione è stata ripresa a chiusura
dell’incontro, dopo che il pomeriggio
era stato dedicato a due interventi
molto importanti: quello del Past. Renzo Bertalot, Direttore della Società Biblica, e quello del Past. Gino Conte,
Direttore dell’Eco-Luce. Il tempo non
era molto, ma sufficiente perché si delincasse l’orientamento anche a proposito del funzionamento dei lavori
del Sinodo e delle Conferenze Distrettuali. A queste ultime, è stato detto,
vanno dati maggiori poteri; esse devono poter discutere e deliberare su tutto ciò che vien fatto nel rispettivo distretto, anche sul piano sociale e scolastico. Il Sinodo, alleggerito così di
molti problemi particolaii, dovrà perfezionare il proprio metodo di lavoro,
6 dividersi in diverse commissioni, o
sezioni, ciascuna dedicata a un argomento, cosicché le discussioni saranno
P'ù rapide, e le sedute plenarie non
avranno che da votare sulle proposte
elaborate nelle commissioni.
Infine si è risollevata la questione
della data del Sinodo: a fine agosto,
com’è ora, soltanto gli insegnanti e i
professionisti ci possono andare; gli
operai e gli impiegati no, perché le ferie sono finite e i permessi sono difficilissimi da ottenere. Si potrebbe anticipare il Sinodo di una settimana, in
modo da farlo coincidere con la terza
settimana delle ferie.
Inappetenza biblica.
Gli interventi di Bertalot e di Conte
sono stati un fatto nuovo nella storia
di questi incontri di concistori. Il primo ha parlato della diffusione e lettura della Bibbia. Risulta che la nostra
chiesa è a un livello molto basso per
quanto riguarda l’acquisto di Bibbie,
superata di molto da pentecostali e
avventisti. Cosa fare? Si possono mettere copie della Bibbia negli ospedali,
a disposizione dei degenti, o rimetterle nei banchi di chiesa, come ha suggerito qualcuno, perché i membri di
chiesa possano seguire la lettura fatta
durante il culto. Terminando, il Past.
Bertalot ha chiesto che i concistori
nominino ciascuno un rappresentante
che si incarichi della diffusione della
Bibbia, in collegamento con il Past.
Gustavo Bouchard. Ma riprenderemo
questo argomento nel prossimo numero. L’« inappetenza biblica », come la
chiama il Prof. Subilia, è un segno
grave.
La discussione su « L’Eco-Luce » ha
permesso di passare in rassegna i motivi per cui il giornale oggi è meno
letto nelle Valli: difficoltà di linguaggio (qualcuno ha proposto, tra il serio
e l’ironico, di pubblicare regolarmente
un dizionarietto delle parole difficili,
ma è stato replicato che molte volte
non si tratta di parole difficili, ma di
frasi oscure, contorte e lambiccate),
troppe discussioni, impressione che il
giornale segua una linea politica unilaterale.
Ma il servizio reso dal giornale è stato riconosciuto, e la discussione è terminata con l’impegno di lanciare in
ogni comunità una campagna per gli
abbonamenti. TI direttore, dal canto
suo, ha promesso una pagina quindicinaie interamente dedicata alla cronaca
delle Valli, che dovrebbe quanto prima
vedere la luce.
Bruno Rostagno
iiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiimiiimiiiiiiiiiiiii
Torre Pellice
La situazione nei paesi in via di sviiuppo
Una tavola rotonda curata dall’UCDG e presieduta dal proi. Cabella - Necessità dell’informazione, tralasciando i giudizi unilaterali
Altri più competenti sapranno dare un riassunto della serata trascorsa il 6 dicembre nella
Sala operaia di Torre Pellice, per la « tavola
rotonda » organizzata dall’U.C.D.G. Queste righe sono del tutto personali.
Ho ascoltato con vivo interesse il resosonto
fitto e preciso che il prof. Bello ha dato sui
problemi della miseria, della fame fisica e culturale dei vasti paesi sottosviluppati, molto
simili — è stato rilevato — a quelli che mantengono parte del nostro Meridione nella sofferenza e neH’ignoranza. Ho capito benissimo
le difficoltà quasi insormontabili che limitano
lutti gli sforzi « occidentali » per venire in
aiuto al continente africano e al sub-continente indiano. L’assemblea ecumenica di Uppsala aveva già tratto le stesse conclusioni, piuttosto negative e critiche.
Sono d’accordo che, oggi ancora come nei
secoli passati, esistono ovunque gruppi oligarchici — nessuna razza esclusa! — che, pur
essendo minoranza, sanno approfittare delle
moltitudini avvilite dalla miseria. Siamo al
corrente dell'aumento pericoloso della popolazione, non controbilanciato da quello del benessere, che crea una situazione che è fertile
campo per la demagogia, mentre solo un maggiore benessere, più equamente ripartito, riuscirebbe a nutrire, a vestire, a risollevare popoli che vegetano e periscono sul nostro globo.
Ci siamo rallegrati di prendere contatto con
due stranieri della Scuola internazionale del
a Torino. Uno di loro, giunto in Italia
’ d-i poche settimane, si esprimeva in inglese,
e ci congratuliamo con la gentile interprete
che con grande disinvoltura ha saputo rendere la traduzione in un vivace italiano. Il prime oratore africano, già professore, proviene
dalla Nigeria: il secondo, uno studente indiano. è già da cinque anni in Italia per seguire
studi elettronuclearì, sperando di rendersi in
futuro utile al proprio popolo.
Della Nigeria si è parlalo poco. Forse tutti,
davanti a quel giovane insegnante, rivivevamo
le vicende della guerra fratricida che ha decimato una nazione. Speriamo che que.sli incontri si ripetano e che una prossima volta saremo informali .«;ulle situazioni attuali di
quei paesi, riuniti in un clima di amicizia
fraterna, dimenticando i rancori del passato.
Infatti troppo .spesso, in incontri come questo, risuona la stc.ssa nota di critica, di giudizio severo verso coloro che in passato hanno
lavorato in quei paesi e che non avrebbero fatto altro che usufruire delle ricchezze altrui
c sfruttare i poveri. Così anche la sera del 6
alibìnmo udito che la conoscenza delFinglese
sarelibe stata l’unica cosa positiva ricavata da
secoli di colonizzazione. Si dimenticano del
tutto impiantì, strade, canali, ospedali e amIiulatori ecc.. che non sono furti contro la
popolazione indigena.
jiiittiiiiitiMiiimiMiimiiiiiiiiiiimimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimi
STRENNE NATALIZIE
È uscita la ristampa dei canti tradizionali e
popolari delle Valli Valdesi.
^— La fede
— L'amore e la natura
___ La piccola patria valdese
ecco i temi presentati dal microsolco BRINCE
3J giri. 30 cm. corredato da un ricco opuscolo illustrativo con testi, commenti bilingui, note di storia e folklore.
II disco, eseguilo dalla Corale Valdese di
Torre Pellice, è in vendita in tutte le sedi
della Claudiana e pres.so i negozi di musica
dove potete pure trovare la nuova raccolta dei
Canti della Riforma.
Per eventuali prenotazioni rivolgersi alla
Corale Valde.se, Coeso Fiume 29, 10066 Torre Pollice.
Non era certo il ca.so di fare una “rettifica
missionaria", in quella sede; tuttavia pensavo alle centinaia di messaggeri che hanno risposto alla chiamata del Signore e sono anda^j
in India, in Cina, nella foresta equatoriale e
in Lapponia con l’unico scopo di far conoscere il Salvatore, luce del mondo, amando il
prossimo nella sua miseria, seguendo il Cristo sulla via stretta e difficile. Per chi ha
letto i libri di Amy Carmichael, che ha messo le sue doti al servizio dell'India, non vi è
dubbio che ha potuto salvare, nel nome di
Cristo centinaia di ragazzi e di ragazze indiani. che nelle mani di sacerdoti tradizionali non
avrebbero conosciuto che una vita perduta.
Pensavo alla casta degli intoccabili, che sono ,
stati amati, istruiti, affrancati in Cristo, che
hanno vinto la superstizione che li separava
dal loro popolo. Magistrati o umili messaggeri
hanno saputo condividere gli stessi problemi
che ancora ci stanno davanti, lottando per
alleviare la miseria dei popoli, nei quali realmente e in gran numero si sono avuti padri,
madri, figli uniti dall’amore di Cristo.
In centri sociali cristiani le madri ignoranti, spesso inebetite dal fatalismo che priva di ogni iniziativa, hanno fatto progressi sicuri nella puericultura e nell'educazione dei
loro bimbi, con una forte riduzione della mortalità infantile. Liberati dalla paura e dal peccalo, milioni di uomini e di donne hanno conosciuto la pace che supera ogni intelligenza.
Ascoltando una conferenza come quella di
domenica scorsa, con visioni di centri industriali e agricoli, invito a credere in un .avvenire migliore, quando i popoli avranno deciso di amarsi e aiutarsi a vicenda, pensavo al
Salvatore nato in una mangiatoia perché non
c'era posto per lui e per i suoi genitori nell'albergo. Avvicinandoci a Natale, mi domando se i nostri stupendi progetti, la ricerca di
aiuti materiali e finanziari, non avvengono,
fra noi e a nome nostro, dimenticando di dare
il primo posto aH'annuncio liberatore di Gesù
Cristo, il Salvatore del mondo.
Graziella Jalla
Un convegno interdenominazionale
di monitori iucani e pugiiesi
Una quarantina di monitori e aspiranti monitori provenienti dalle Comunità Battiate e
Metodiste e Valdesi di Puglia e Lucania si
sono riuniti a Bari per il loro primo Convegno Regionale.
Le relazioni dei pastori S. Ricciardi e T.
Soggin hanno fornito la base del dibattito che
si è sviluppato con rallegrante vivacità.
Il past. Ricciardi ha tracciato l’attuale situazione della SS.DD. e della famiglia insistendo sulla necessità dell’insegnamento religioso quotidiano da parte di questa, che integri il lavoro del monitore e faccia in modo
che per il bambino l’ora domenicale non costituisca il solo momento di avvicinamento e
di interessamento alla Parola di Dio.
Affinché tra monitori e famiglia esista un
rapporto costante di collaborazione e di uguale indirizzo che non disorienti il bambino, il
secondo relatore. Past. Soggin, ha presentato
gli strumenti che il Consìglio delle SS. DD.
ha elaborato per i monitori ma che consiglia
caldamente anche ai genitori ed il primo volume dell’opera intitolata « Racconta la Bibbia
ai tuoi ragazzi ».
Ci si è chiesto a questo punto come avviene
attualmente la preparazione biblica e pedagogica del monitore. Mentre sì è denunciata la
carenza di giovani impegnati in questo lavoro, si è riscontrato che tale preparazione è
spesso affidata al senso dì responsabilità e alla
ricerca di chi si sente chiamato a svolgere
questo delicato ministerio e che essa non è,
se non eccezionalmente — e l'eccezione, sia
pure per ragioni contingenti, si verifica — il
frutto di ricerca e approfondimento comunitari.
Riconoscendo che non è possibile applicare
i nostri schemi ai bambini, alle cui categorie
mentali bisogna adattarsi per rendere il linguaggio della Bibbia un linguaggio vivo ed
attuale e per uscire dalla fase di tentativi,
nonché per evitare pericolose improvvisazioni,
si è proposto di istituire dei campi di studio
zonali, della durata dì pochi giorni, che favoriscano Tafflusso di monitori e che dispongano di specialisti di teologia, pedagogia e psicologia.
Sul problema della responsabilizzazione delle ¡amiglie si è dibattuto lungamente. Stabilito che l’educazione è, in massima parte, affidata alla famiglia, si è ritenuta indispensabile la sua presenza nell’istruzione religiosa
sia per evitare di rimettere sempre e solo agli
« addetti ai lavori » il compito dell’annunzio deH’Evangelo, sia per affrontare con loro
i problemi reali del bambino quali, per esempio, potrebbero essere eventuali complessi di
inferiorità derivanti dall’appartenenza ad una
confessione non cattolica o l’esonero dall’istruzione religiosa nella scuola pubblica.
Tutto ciò è da ritenersi provvisorio, nella
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiwiiiiiiiiiitiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Pramollo
Visita di chiesa
Dal 18 al 22 Novembre la Commissione Distrettuale, Pastore F. Davite presid., Ing. G.'
Pontet vice-presid., e Pastore M. Ayassot segretario, ha svolto la visita di chiesa incontrandosi col Concistoro in una riunione serale
e con la comunità in due riunioni quartierali
e nel culto della Domenica mattina seguito
dall'assemblea di chiesa: il Pastore Davite ha
anche presieduto la Scuola Domenicale. Abbiamo esaminato insieme alcuni problemi, fra
cui Femìgrazìone stagionale che così fortemente incide sulla vita della chiesa, in quanto oltre un terzo della nostra popolazione iTsiedA
fuori del territorio tradizionale della comunità da Novembre a Maggio. Ringraziamo la
Commissione Distrettuale per il suo incontro fraterno e per i suggerimenti datici ed in
particolare il suo Presidente per ì messaggi
che ci ha rivolto.
II 17 Novembre ha avuto luogo a S. Germano Chisone il funerale della sorella Maddalena .Jahier nata Bertalot spentasi alla Casa
di Riposo all’età dì 90 anni. A tutti i familiari
Ir nostra fraterna simpatia ed al Pastore F.
Bertinat, che ha presieduto il servizio funebre. il nostro grazie.
/ lettori ci scrivono
Un lettore, da Torre Pellice:
Non le sembra che l’artìcolo dell'avv.
Ettore Beri pubblicato sul suo settimanale (n. 48) sìa completamente fuori posto? Non ha il minimo carattere religioso
e per il suo contenuto non interessa punto
alla maggior parte dei suoi lettori, soprattutto a quelli fuori delle Valli.
L'avv. Beri avrebbe potuto darlo benissimo al « Pellice » o al « Pinerolese » che
sebbene di idee politiche opposte Io avrebbero senz'altro pubblicato.
Mi permetta una domanda: se l'articolo in parola fosse stalo presentato o firmalo da un liberale lo avrebbe pubblicato
ugualmente?
Distinti saluti.
Luigi Rossi
Le ho forse dato motivo di pensare che
le nostre colonne sono faziosamente chiuse? Preciso comunque che l'intervista in
questione è stata chiesta da noi: che ci
siamo rivolti all'avv. Beri in quanto da
anni impegnato nei problemi locali e zonali: che. soprattutto, ci aveva vivamente
interessato il fatto — nuovo — delVattività di quartiere, che non è priva di analogie. in sede civile, con il modo in cui
concepiamo i rapporti fra comunità ed esecutivi.
Poiché la Sua obiezione mi è stata rivolta pure martedì 8 u. s.. nell incontro dei
Concistori del I Distretto, a S. Secondo (e
sono stato grato che mi fosse pubblicamente € sinceramente rivolta), rispondo
a Lei quello che ho risposto là: progettiamo di pubblicare quindicinalmente una
pagina di « cronaca delle Valli » che riferisca. nel modo piii ampio e più obiettivo di cui saremo capaci, sulla vita anche civile nelle Valli. Siamo ijifatti convinti che questa vita — caso unico in Italia di una maggioranza o di una forte minoranza protestante, la quale nella vita
quotidiana, anche associata, esprime la sua
fede — interessi molto al di là della frontiera di Pinerolo. Nel quadro di questa
<< pagina » rientrava Vintervista in questione. ma non abbiamo ritenuto di attendere che la prima a pagina » fosse interamente pronta. Le do formale assicurazione che in tale quadro intendiamo consultare in futuro qualsiasi amministrazione
risulti eletta. Come io credo alla Sua, sono
convinto che crede alla fraternità con la
quale La saluto.
Gino Conte
speranza che tutta la vita della Comunità sia
insegnamento in quanto testimonianza viva.
Adriana Menna
Pomaretto
Un grazie riconoscente a Renzo Turinetto
per il messaggio rivolto al Clot Inverso domenica 29 novembre.
A Rossella Ribet di Gino e di Paola Rostagno, battezzata domenica 6. l’augurio che lo
Spirito di Dio la guidi nella via della fede e
dell'ubbidienza a Cristo.
Riunioni: mercoledì 16 ai Masselli, venerdì 18 a Perosa.
Domenica 20 festa natalizia nel tempio,
alle ore 14,30.
San Germano
Chisone
Sono mancate all’affetto dei loro cari le sorelle Maddalena Bertalot ved. Jahier e Margherita Avondet in Avondet di Prarostino.
Alle famiglie provate la comunità esprime
la sua simpatia.
Sono state tenute alcune riunioni: Martedì
17 ai Chiabrandi, Giovedì 19 ai Gianassoni
presiedute rispettivamente dal Past. F. Bertinat; Venerdì 20 ai Gandini presieduta dal
Maggiore A. Long dell’Esercito della Salvezza;
Domenica 22 alla Sagna e Martedì 23 ai Baimas presiedute dal Past. Bertinat, e Venerdì alla Costabella presieduta dal Past. T. Pons.
Domenica 22 novembre il Concistoro ha
partecipato con i Concistori della Val Chisone.
nella chiesa di Pinerolo, a una riunione di
studio.
Proseguono le riunioni del mercoledì delrUnione Femminile e del mercoledì sera della
Corale diretta dalla Sig.a Tiirck.
Continua pure l’attività del doposcuola, per
i ragazzi delle Medie che si recano a Villar
Perosa. Un ringraziamento particolare va a
coloro che si impegnano a tenere queste lezioni per questi ragazzi.
Alla Rostania ì lavori continuano anche se
il freddo si fa sentire. Si prevede di finire
prima dell’inverno la cucina, stanza che è stata costruita di fianco la casa.
Continua la raccolta della carta.
Domenica 22 il culto è stato presieduto dal
Past Giorgio Tourn. il quale ringraziamo vivamente per l’opera che sta svolgendo nella
chiesa di S. Germano.
(N.d.r.: cronaca ritardata per mancanza di
spazio: ci scusiamo).
AVVISI ECONOMICI
CERCASI domestico o domestica servizio intero per uomo solo residente in Biella. Alloggio signorile. Stipendio adegualo. Referenziare età e posti occupati. Scrivere al sig.
Bert. rag. Edoardo, 13051 Biella (Vercelli)
Via G. B. Botalla, 3.
La moglie, la figlia e i congiunti del
compianto
Ivo Enrico Bouchard
riconoscenti ringraziano in particolar
modo il Prof. Gagna ed i dottori suoi
collaboratori, il personale infermieristico deirOspedale Valdese di Pomaretto, e tutti coloro che con fiori e
partecipazioni hanno dimostrato la
loro simpatia nell’ora della separazione.
Porte, 29 novembre 1970.
« O Eterno, io grido a Te da luoghi profondi! Signore, ascolta il
mio grido» (Salmo 130).
A soli 49 anni, crudele malattia
stroncava improvvisamente la vita,
dopo una esistenza dedicata alla scuola ed alla famiglia, della
Prof. Ada Pasquet
Ne danno il doloroso annuncio : la
mamina, il fratello Enrico con la'moglie Rita Ribet e la figlia Luisella con
il marito Giorgio Gay e piccolo Paolo,
la sorella Vera con il marito Giuseppe
Cresto e figlio Gianni. I funerali hanno avuto luogo luned i 7 dicembre in
Torre Pellice. Si ringraziano sentitamente tutti coloro, che si sono uniti
nel ricordo della Cara Scomparsa e
nel dolore della Famiglia.
Torre Pellice, 8 dicembre 1970.
Le famiglie Bounous, La Montagna
e Lazzero, commosse e riconoscenti
per la simpatia dimostrata alla loro
cara
Lidia Costabel
ved. Bounous
ringraziano sentitamente tutte le gentili persone che di presenza, con fiori,
scritti e opere d] bene hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare al medico curante Doti. Renato Pazé; alle Rev.de
Suore e personale dell’Ospedale Cottolengo di Pinerolo; al Pastore Sig.
Achille Deodato.
« L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23, v. 1),
Pinerolo, 7 dicembre 1970.
6
pag. 6
N. 49 — 11 dicembre 1970
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
La giornata mondiale del prigioniero di coscienza
Il divorzio in Italia
Finalmente anche da noi è stata sancita l'istituzione del divorzio. Ora in
Europa, solo 5 Stati non lo ammettono e precisamente: la Spagna (ove il
divorzio venne revocato da Franco nel
1937), rirlanda, la repubblica di Andorra, quella di San Marino ed il principato del Liechtenstein. In Portogallo
è ammesso solo per coloro che hanno
celebrato le nozze con rito civile.
Questa nuova legge ha suscitato e
suscita le più disparate reazioni: quelle negative sono culminate in un precipitoso appello per il referendum e
cioè chiedere direttamente ai cittadini
italiani un voto definitivo di conferma
o di abrogazione. Questo appello ci pare invero assai poco meditato in quarito, se i deputati della democrazia cristiana hanno votato unanimemente
contro per disciplina di partito, è senz’altro evidente che una certa parte
dell’elettorato cattolico voterebbe a favore del divorzio.
Quanto a noi, proprio in quanto credenti, non possiamo che compiacerci
della cosa che vede non solo porre una
nuova delimitazione fra Stato e Chiesa, ma che costituisce una vittoria dello Stato laico su quello clericale.
Questo problema è già stato ampiamente dibattuto nelle nostre comunità e nei nostri sinodi, dove il matrimonio è stato considerato ed è considerato come un dono duraturo di Dio
alle sue creature.
Ma è altrettanto vero e chiaro che
credenti e Chiesa debbono rispettare
la libertà di coloro che vivono il matrimonio senza un riferimento fideistico.
Angela Davis
e le pantere nere
La repressione, la violenza dei vari
poteri costituiti si sta sempre più allargando. Le tecniche per terrorizzare
le opposizioni sono numerose: dal
processo di Burgos in cui i più elementari diritti deU’uomo (libertà di parola, difesa, integrità fisica) vengono volutamente calpestati, alle responsabilità del Portogallo colonialista nell’aggressione alla repubblica della Guinea.
Vorremmo qui accennare ad un altro fatto, assai meno pubblicizzato
dalla « stampa d’informazione » forse
perché si svolge negli USA.
Si tratta del caso di Angela Davis.
Sappiamo che anche l’esecutivo della
Federaz. delle Chiese evangeliche in
Italia, unendo la sua voce a tante altre provenienti dall’opinione pubblica
mondiale, nell’esprimere la sua solidarietà al Consiglio naz. delle Chiese degli Stati Uniti per la sua lotta contro
il razzismo, ha espresso la sua preoccupazione per la sorte di Angela Davis
e delle pantere nere.
Chi è questa donna? È una giovane
professoressa negra di filosofia, già assistente di Marcuse all’Università di
S. Diego, detenuta da tempo nelle carceri di New York ed accusata di complicità in ratto ed assassinio. Questa
accusa prevede la pena di morte. A
Chicago è stato costituito un « comitato per la difesa di Angela Davis » ed
in tutte le città americane si svolgono
dei comizi volanti: la polizia, con le
armi in pugno, è mobilitata giorno e
notte in attesa di una rivolta che può
scoppiare- ovunque. Qual è lo scopo
del Federai Bureau of Investigation?
Giungere ad una prova di forza col
movimento delle pantere nere, che come è noto si batte con tutti i mezzi a
sua disposizione contro il razzismo, assieme ad altri analoghi movimenti, sostenuti anche da bianchi progressisti.
I fatti sono questi: nell’agosto scorso in California si celebrava il processo contro tre giovani negri accusati di
aver ucciso una guardia carceraria che
a sua volta aveva soppresso tre detenuti di colore. Durante il processo, irrompe il fratello di un imputato che
cerca di liberare, armi alla mano, due
di loro, prendendo in ostaggio un giudice. La polizia non esita a sparare su
tutti, giudice compreso, crivellandoli
di colpi. Successivamente afferma che
le armi trovate in possesso dell’autore del gesto erano state comprate da
Angela Davis, senza chiarire perché la
professoressa aveva comprato le armi
a suo nome, mentre è noto che in America se ne possono acquistare a piacimento con un qualsiasi documento
falso. Da notare che la Davis non fuggì dopo la sparatoria ma si trasferì solo in un secondo tempo a New York,
dopo essere stata inserita nella lista
dei dicci criminali più pericolosi d’America.
Qra, nel carcere di New York, Angela Davis fa lo sciopero della fame protestando la propria innocenza, mentre
col passar dei giorni si ingrossa attorno alla prigione la folla che chiede la
sua liberazione.
Uno svizzero
poco “neutrale,,
Abbiamo già avuto occasione di constatare come, nel tristo mercato delle
armi, si distinguano due nazioni « neutrali » quali la Svezia e la Svizzera.
Le cronache si sono recentemente
occupate di una sorta di Krupp svizzero, certo Dieter Buehrle il quale, secondo il NouveI Ohservaleur, è « padrone della più potente industria fa
miliare d’Europa per la produzione di
cannoni e di armamenti pesanti ». Si
tratta della Buehrle-Oerlikon, 14 mila
operai, 120 miliardi di lire di vendite
annue.
Effettivamente una certa coerenza
sul concetto di « neutralità » egli lo ha
dimostrato; ad esempio, in Medio
Oriente ha imparzialmente fornito bocche da fuoco a egiziani e israeliani.
Nei giorni scorsi egli è stato condannato ad otto mesi (con la condizionale) e a tre milioni di lire di multa per
violazione dell’embargo sulle esportazioni di armi verso paesi in guerra.
In pieno conflitto biafrano la ditta
riuscì a spedire alla Nigeria un centinaio di cannoni che ebbero gran parte
nei terribili massacri susseguenti. Queste armi lasciarono la Svizzera con
l’avallo di documenti etiopici e la garanzia che erano destinate alle « Forze
di Sua Maestà Imperiale ».
Un’altra delle tante violazioni commesse fu quella contro l’embargo delle armi in Sudafrica per via della politica dell’apartheid. Il Buehrle, con la
complicità del suo direttore generale.
riuscì egualmente a far giungere in
Sudafrica 34 cannoni antiaerei. Queste
armi, in apparenza, erano destinate alla Francia la quale garantiva — mediante il suo ministero della difesa —
che non sarebbero state riesportate:
giunte a Marsiglia, furono imbarcate
per il Sudafrica.
La pena inflitta al mercante di armi
è semplicemente ridicola ed ha provocato nella stessa Svizzera parecchie
reazioni negative.
D’altra parte, semmai, è ben più riprovevole la politica e la legislazione
della Svizzera stessa, innanzi tutto perché essa, nazione neutrale, consente
che vengano fabbricate armi da guerra e secondariamente perché, con un
moralismo molto discutibile, le sue
leggi — con l’embargo di esportazione
di armi verso paesi in guerra — in parole povere dicono: preparare la guerra, sì; alimentarla, no.
Qualche giornale svizzero respinge
questo genere di politica e ha scritto:
« Meglio impegnati, che ipocriti e vili ».
Roberto Peyrot
Una celelirazioiie in snrdina
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
LA LETTERA DI SOLJENITZIN
"A- L’illustre scrittore russo non va a
Stoccolma il 10 c., a ritirare di persona
il premio Nobel conferitogli dalla R.
Accademia Svedese. Le ragioni di questa sua assenza sono spiegate in una
lettera i cui passi salienti sono stati
pubblicati su diversi giornali italiani.
Noi siamo in grado di pubblicare il testo integrale della lettera.
« In un telegramma inviato al segretario dell’Accademia, ho già espresso,
ed esprimo nuovamente, la mia gratitudine per l’onore che mi è stato fatto
attribuendomi il premio Nobel. In me
stesso io lo condivido con tutti quei
miei predecessori, nella letteratura russa, i quali, a causa delle condizioni difficili durante gli ultimi decenni, non
hanno vissuto abbastanza a lungo per
ricevere una simile ricompensa, oppure
erano troppo poco conosciuti, in vista,
per esser scoperti dai lettori stranieri
(grazie a traduzioni), oppure non erano neppure letti, nell’originale, dai loro
compatrioti.
Nello stesso telegramma, io dichiaravo la mia intenzione di venire a Stoccolma, pur conoscendo a quali procedure avrei dovuto sottomettermi. Tali
umilianti procedure, prescritte nel nostro paese per ogni viaggio all’estero,
consistono nel riempire speciali questionari, nell’ottenere dei certificati dalle organizzazioni del partito (persino
per i non iscritti), e nel ricevere delle
istruzioni sulla condotta da tenersi all’estero.
Ma intanto, nel corso delle ultime
settimane, Vatteggiamerito ostile^ nei riguardi del mio premio, com’è stato
espresso nella stampa della mia patria,
e i divieti da cui i miei libri sono nuovamente colpiti come nel passato (vi
sono persone scacciate dal loro lavoro,
o espulse da istituti, per il fatto di
averli letti), mi obbligano a ritenere
che il mio viaggio a Stoccolma verrebbe colto a pretesto per escludermi dalla terra nella quale sono nato. E ciò
semplicemente per impedirmi di rientrare nel mio paese.
D’altra parte, dai documenti che mi
avete inviati in riguardo alla consegna del premio, ho appreso che le cerimonie presentano il carattere delle
feste molto solenni. Questo mi stanca..
Per la mia maniera di vivere e per il
mio carattere, non ho l’abitudine a simili cerimonie. Inoltre la parte seria
della consegna del prendo, cioè il discorso, non fa parte della cerimonia.
Successivamente, in un telegramma
e in una lettera, voi avete espresso le
stesse mie preoccupazioni per le reazioni spettacolari che il mio soggiorno
a Stoccolma potrebbe provocare.
Dopo aver preso in considerazione
tutto quel che ho espresso sopra, e dopo aver fatto tesoro delle vostre cortesi spiegazioni, secondo cui la mia presenza alla cerimonia non è condizione
necessaria per ricevere il premio, ho
preferito (per il momento) di non chiedere l’autorizzazione per venire a Stoccolma. . , ,
Io potrei (se ciò non incontra qualche vostra obiezione) ricevere il diploma e la medaglia del premio Nobel a
Mosca, dalle mani dei vostri rappresentanti, in epoca conveniente sia a voi
che a me stesso. Com’è previsto negli
statuti della Fondazione Nobel io fono
disposto a tenere il discorso del Nobel
sei mesi a partire dal 10-12-1970, oppure ad inviarvene il testo.
Questa lettera è una lettera aperta:
io non faccio alcuna obiezione a che
voi eventualmente la pubblichiate.
Coi miei più devoti sentimenti ».
Pubblicando tale lettera, « Le Monde » del 2 c. ne fa un ampio commento
e dà anche alcune interessanti notizie
in proposito. Citiamo le seguenti. ^
« Soljenitzin prospetta l’eventualità
che, autorizzato ad uscire daU’URSS,
gli venga impedito il ritorno perché,
per es., durante la sua assenza, egli
venga privato della nazionalità sovieti
ca. Questa procedura è stata seguita
molto raramente, ma si può citare il
caso dello scrittore Tarsis, il quale, recatosi in Inghilterra nel 1966, non potè ritornare in patria. Qrbene si sa che
l’Unione Scrittori Sovietici, il 25-ll-’69,
aveva pubblicato un comunicato nel
quale si rifiutava il contenuto d’una lettera di protesta di Soljenitzin contro
la sua esclusione da quel sodalizio. Il
comunicato aggiungeva che “nessuno
aveva l’intenzione di trattenere lo scrittore espulso, né d’impedirgli di partire’’, qualora egli desiderasse “recarsi là
dove le sue opere e i suoi libri antisovietici vengono ogni volta accolti con
tanto giubilo’’. Il 20-11 u. s. questo argomento è stato ripreso (nel corso
d’una riunione privata presso l’Unione
Scrittori) dal sig. Sergio Vassiliev il
quale a proposito di Soljenitzin, ha detto che “poteva andarsene al diavolo”! ».
(In altra pagina il lettore troverà alcuni inediti di Soljenitzin, che abbiamo
tradotti dal francese).
VERSO UN INASPRIMENTO
DELL’« APARTHEID »?
« L’arcivescovo di Canterbury, Dr.
Michael Ramsey, ha dichiarato domenica 28-11, nella cattedrale di Johannesburg (Sud-Africa), davanti ad una
congregazione multirazziale, che l’azion.’. dei cristiani del Sud-Africa può avere un effetto importante sulla politica
dell’“ apartheid”.
« Dio non ha diviso gli uomini in piccoli gruppi separati. Qgni uomo e ogni
donna, in quanto creati da Dio, hanno
ugual dignità, perché essi portano in
sé un’immagine di Dio ”, ha detto il
prelato anglicano.
D’altra parte, in un’intervista diffusa
(la mattina della stessa domenica) dalla B.B.C. di Londra, l’arcivescovo di
Canterbury ha dichiarato che, a suo
parere, 1’“apartheid” s’inasprirà in SudAfrica. “Qvunque sono stato”, ha detto,
“ho sentito parlare di popolazioni negre, o meticce, deportate per ragioni
ideologiche, in nome della LEGGE SULLE ZONE DI COLORE". L’atteggiamento ufficiale della Chiesa Riformata
Olandese contribuisce anch’esso ad inasprire V“apartheid” »
Martedì 1“ dicembre si è celebrata in
tutto il mondo, la « Giornata mondiale
del prigioniero di coscienza » promossa
dalla W.R.I. (War Resistor’s International). Come sottolinea il comunicato della Lega per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, in Italia questa giornata è stata celebrata sia per solidarietà con le centinaia di migliaia di prigionieri di coscienza esistenti in tutto il
mondo, sia per sottolineare come il nostro paese, continuando ad imprigionare centinaia di obiettori di coscienza
non sia certo sulla buona strada di una
vera e concreta libertà dell’uomo. «Questa solidarietà e questa condanna —
prosegue il comunicato — vanno espressi chiaramente con un’azione collettiva
che richiami l’attenzione, su questo
pressoché assente, dell’opinione pubblica e spinga i nostri politici ad impegnarsi affinché si apra un ampio e sereno dibattito capace di portare al più
presto possibile al riconoscimento .giuridico dell’obiezione di coscienza ».
Frattanto continuano le condanne di
giovani desiderosi di sottrarsi al servizio militare in coerenza colle loro idee.
Varie decine di obiettori di coscienza
sono stati processati e condannati in
questi ultimi mesi da vari tribunali mililari italiani. La maggior parte sono
Testimoni di Geova, altri pacifisti come
P. Zardoni, ragioniere, impiegato e studente di filosofia, che è stato condannato a 5 mesi e 20 giorni coi benefici di
legge. A Verona è stato condannato a
2 mesi e 20 giorni coi benefici di legge
il primo obiettore locale: E. Melegari,
geometra e studente di sociologia a
Trento, che ha obiettato per motivi
religiosi. A Padova è stato condannato
a 4 mesi G. Truddanu. Arrestati e trasferiti al carcere militare di Peschiera,
in attesa di processo. P. Accomazzo di
Asti e A. Macchiarullo di Cologno Monzese. Da segnalare infine il caso del
Tobiettore «per motivi religiosi» M,.
Leone di Napoli che sino ad oggi ha
già scontato 35 mesi di prigione ed è
in attesa del sesto processo.
Il suddetto bollettino informa poi su
un grave atto di censura in televisione.
Una puntata della trasmissione « sotto
processo » era riservata all’obiezióne di
coscienza: essa è stata annullata. .Anche la rubrica « 7 giorni al parlamento » si è visto bloccare uno special sulTo.d.c. che era stato preparato sin dal
■A- Secondo dati forniti dall’ONU, su
100.000 abitanti della Repubblica sudafricana la tubercolosi colpisce in questa proporzione: Europei 37, Asiatici
248, Africani 459. Quanto alPetà media raggiunta dalle varie etnie : Europei maschi, 64,6, femmine 70,1 anni:
gente di colore (Africani. Asiatici, meticci), maschi 44,8, femmine 47,8 anni. Discriminazione razziale fino ai cimiteri.
'k Caccia ai pregiudizi nelle Repubblica federale tedesca : i manuali scolastici sono sottoposti a un esame critico sistematico, in modo da eliminare
ogni traccia di jtregiudizi verso altri
paesi e altre culture.
mese di giugno. Si giunge all’assurdo
che argomenti discussi a tutti i livelli
non possono essere affrontati alla televisione o alla radio dove pure da
tempo è pronto un analogo servizio per
la rubrica « Per voi giovani ».
Di questi gravi fatti la Lega per il riconoscimento delTo.d.c. ha informato
un componente della commissione di
vigilanza sulla RAI-TV: si spera che il
suo interessamento valga a sbloccare
questo stato di cose offensivo per la
democrazia.
r. p.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiniii
Una censura cinematngrafica snrninna
Non tutti si rendono conto, quando leggono
sugli schermi cinematografici, nelle inquadrature iniziali, « distribuzione di... », « distribuito dalla... », di quale potere selettivo si nasconda dietro quelle formule. Vi sono film
che, anche ottenuto il visto della censura, non
entrano mai nei circuiti di distribuzione, perché nessuna casa di distribuzione vuole assumerne la responsabilità. Probabilmente a volte questa selezione ha ragion d’essere ed è benvenuta: il film vale poco; ma, come tutti i
filtri culturali, questo rischia assai di chiudere
le proprie maglie a opere di valore ma “spiacevoli" per l’opinione pubblica (quale?) o
"scomode'' per determinati gruppi, non ultimi quelli che monopolizzano spesso l’industria
cinematografica.
La questione, tutt’altro che sconosciuta in
Italia, ha in questi giorni una certa risonanza
in Francia, dove il regista Michel Drach è riuscito, con le proprie forze e a prezzo di sacrifici. a fare entrare nei circuiti di proiezione
il suo film Elise ou la vraie vie, tratto da un
romanzo di Claire Etcherelli, che situa, nel
quadro socio-politico della vita di una fabbrica francese in cui stanno a contatto di gomito francesi e algerini, l’amore fra una giovane operaia francese e il suo compagno algerino, un ex combattente del Fronte di liberazione nazionale, un amore che vince la tensione razziale, vista anche nei suoi risvolti economici e politici. La vicenda e rambiente, specie dopo il chiasso suscitato dalla osteggiata
diffusione in Francia de La battaglia di Algeri,
sono parsi troppo scottanti alle grandi case
di distribuzione: anche
il libro delle
(Da « Le Monde » del 1-12-1970).
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Ovunque, ma sopratutto nei paesi sottosviluppati
Il delicato equilibrio fra
l’educazione, io sviluppo e l’impiego
Parigi (Unesco). - Il delicato equilibrio fra
l'educazione, lo sviluppo e 1 impiego sono stati
evocati, alla Conferenza generale dell Unesco,
dal ministro deireducazione della Zambia,
Nyerenda. « Soltanto alcuni anni fa ha
detto — un giovane fornito di un certificato
di studi elementari era sicuro di trovare lavoro e aveva anzi la scelta fra v>ari impieghi
diversi. Oggi non è piu così. Lo scorso anno
50.000 giovani usciti dalla scuola elementare
non hanno potuto essere accettali nelle scuoli secondarie, per mancanza di classi, e pochissimi di loro hanno trovato un lavoro ». C è
(l ì temere che il numero di questi giovani spostati e senza prospettive solide sia raddoppiato entro il 1980. ed è una situazione esistente
irt molti dei paesi del Terzo Mondo. Se rimane vero che ristnizione è un fattore delermi
La produzione italiana di grano
si valuta, per il 1970, in 96.3 milioni
di quintali, con un aumento dello
0.5% rispetto al 1969. 11 raccolto di
grano tenero raggiungcrehlie 69.6 milioni di quintali (-f 0.8%) e quello di
grano duro 27.7 milioni di quintali
(_ 0.4%).
nante del progresso sociale ed economico, i
rapporti fra educazione e sviluppo non sono
semplici. Il vero problema è trovare un giusto equilibrio fra loro, ma la soluzione buona
per un paese non lo è necessariamente per un
altro.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitimiiiiiiiiiiiimiin
IN IRLANDA
Progressi
in campo edocativo
Parigi (Unesco). - Nel decennio 1960-1970
in Irlanda sono stati realizzati importanti progressi nel campo educativo: introduzione delrinsegnamento secondario gratuito, traspiìrlo
gratuiti per tutti gli allievi, forte miglioramenID del sistema di borse, riforma dei programmi scolastici, espansione dell’educazione degli
adulti. Si dedica particolare attenzione a un
programma per bambini handicappati in età
pre-scolare. allo scopo di creare un ambiente
educativo per bambini fra i 3 e gli 8 anni.
Assistenti sociali, medici, psicologi e infermiere uniranno i loro sforzi per aiutare i genitori
a sviluppare al mas.«imo il potenziale intellettuale e fisico di ogni bambino.
Etcherelli ha raggiunto le 200.000 copie di
tiratura, anche se la censura cinematografica.
francese non ha opposto alcuna difficoltà a
dare al film il proprio visto, anche se — infine — Elise aveva incontrato vivo favore fra
i critici, quand’era stato presentato al Festival di Cannes, un anno fa.
Il regista è riuscito a fare "uscire” il film
con le proprie forze; non a tutti è possibile,,
però, spezzare cosi l’ostruzionismo ovattato e
onnipotente dei Grandi Selettori, preoccupati
di non turbare la coscienza della gente. « La
Francia è di fatto un paese di illusoria tolleranza, sul piano cinematografico. Che gli americano denuncino il loro razzismo producendn II silenzio si paga con la vita è molto bello. Se dei realizzatori denunciano la tare di
altri con film come Z, l'orgia del potere o
come La confessione, ecco piovere gli applausiMa quando si tratta di mostrare le nostre vergogne, ecco levarsi gli scudi in nome della ragion di Stato, dell’ordine pubblico e degli interessi particolari ». g. c.
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllll
“Demasiado poca,,
Il vice presidente della RAI. Italo De Feoin un pubblico discorso tenuto nella sede del
ministero dell’Informazione e del Turismo della Spagna di Franco ha creduto di poter ergersi a giudicare la democrazia del Paese che
in quel momento, ed in qualche misura rappresentava. Ce ne dà notìzia il quotidiano
« l’Unità » di domenica 6 dicembre, cui cediamo la parola :
« ...De Feo concludendo ha detto "In Spagna si può peccare di eccessiva autorità, in
Italia dì demasiado poca (dove demasiado significa troppo e cioè troppo poca autorità)".
« El señor De Feo... non si è esibito come
vaio cittadino dinnanzi ai corresponsabili del
crimine che si sta compiendo a Burgos, bensì
come vice presidente del massimo strumentopubblico di informazione della Repubblica
italiana. In questa qualità egli ha considerato
soverchia e sovrabbondante la libertà esistente
i I Italia. Fosse un giudizio individuale ci limiteremmo a pensare che da un marine o da
un falangista non c'è da attendersi nulla di
meglio. Ma el señor è un'autorità: e potrelìbe
tentare — come del resto ha tentato — di
ap})licare i suoi principi, dando una bella
stretta di freni censoria per tener quieta la
nostra eccessiva democrazia.
Del resto, chi ci dice non Io stia già facendo? Proprio in queste ore l’azienda che De Feo
continua a dirigere va parlando assai poco
deir"autorilà" della Spagna franchista... Eppure. negli archivi della Rai è nascosto, fra
gli altri, un ampio, incisivo recentissimo servizio sui paesi baschi. sull’Età, sulla lotta
contro ¡I regime. Ora come non mai ({uesto
servizio è di estrema attualità: ma semlira
che non gli sarà concesso di vedere la luce..
Che De Feo. nel frattempo, abbia preso suggerimenti da don Alfredo Bella Sánchez (ndr.
esponente del governo franchista presente alla conferenza di De Feo), ministro di Franco? ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 _ 8.7.1960
np. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To>