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Anno 118 - n. 41
8 ottobre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
I GIOVANI E NOI
Non bisogna mai dar credito
ai luoghi comuni. Ogni volta che
stiamo per cedere alla tentazione di adagiarci in questi giudizi
preconfezionati e buoni per tutte le occasioni, infatti, arriva come uno schiaffo una notizia che
ci costringe a tenere, almeno per
un po’, aperti gli occhi sulla realtà che ci circonda. Questa volta,
poi, il ceffone è stato vibrato da
una mano particolarmente robusta: perché \dene dalia città
che molti non solo al Nord hanno da sempre etichettato come
la capitale della corruzione.
Ecco, dunque, il fatto : l’assessore al bilancio del Comune dì
Napoli, il comunista Visca, ha
annunciato nei giorni scorsi che,
dei contributi assegnati per la
riparazione degli edifìci danneggiati dal terremoto, diverse decine sono stati parzialmente restituiti all’Amministrazione perché il loro importo superava
quello dei lavori effettivamente
eseguiti. Fino a maggio, è stato
comunicato, era rientrata in questo modo nelle casse del Comune una somma che sfiorava il miliardo e mezzo.
E’ vero, i cittadini che rinunciando a falsificare i conti hanno onestamente restituito il danaro che era avanzato dopo la
fine dei lavori non hanno fatto
che il proprio dovere; altrove,
per esemplo in Germania o in
Svezia, un fatto del genere non
avrebbe certamente « fatto notizia ». Al contrario, in un paese come il nostro, dove in mezzo a ruberie di ogni genere a chi
parla di « questione morale » può
addirittura capitare di essere
bollato come « moralista », la cosa assume un significato ben diverso: e tanto più diverso perché si è verificata proprio a Napoli.
Nulla sarebbe più sciocco, ora,
che sostituire il tradizionale pregiudizio negativo nei confronti
di questa città con uno positivo : nuovo di zecca, ma sempre
pregiudìzio. Piuttosto, la storia
dei cittadini onesti che restituiscono i soldi al Comune deve
essere un’occasione per capire
che la realtà è sempre più complessa di come la nostra pigrizia
e i mass-media ci spingono a figurarcela. Strana città, Napoli:
non ci vuole poi molto a scoprire qualcuna delle sue mille facce — la camorra, il sindaco
« Maurizio », il terremoto, l’enorme patrimonio di storia e di
cultura... — ma è diffìcilissimo,
anche per chi ci vive, farne un
quadro di insieme realistico.
Questa complessità scoraggia
in partenza ogni velleità di tentare in poche righe, a partire
dalla vicenda dei contributi per
la riattazicne, una nuova interpretazione onnicomprensiva della situazione. C’è un elemento,
però, che è comunque giusto
sottolineare: se cittadini restituiscono un miliardo e mezzo
all’Amministrazione, questo è
segno anche del rapporto di fiducia che si è stabilito tra la
gente e il Comune. E’ un fatto
non frequente nel nostro paese,
e assolutamente inedito per Napoli. Certo, questo non significa
>n modo automatico la soluzione dei problemi della città, ma,
forse, se ne sta ponendo in questo modo un’importante premessa. Paolo Fiorio
Dio in ribasso, purché duri
La perdita di influenza del cristianesimo nei confronti delle nuove generazioni rischia di
restituire all’Evangelo una dimensione del tutto nuova - Allora tutto è di nuovo possibile
Con ottobre riprende l'impegno di educazione alla fede rivolto a bambini, ragazzi e adolescenti. Dedichiamo a questo importante settore della vita delle nostre chiese, che mette a
confronto le diverse generazioni, questo articolo tratto da « Le
Cep », giornale regionale della Chiesa riformata francese.
« Divin ribasso:
purché duri »
Dio perde terreno, è evidente
oggi. Bisogna spiegare questo fallimento agli strati giovanili della
società. Ci si chiede: il cristianesimo sta per morire? Ed ecco il
titolo un po’ provocatorio « purché duri » riceve un senso; questa perdita d’influenza rischia di
rendere all’Evangelo una dimensione del tutto nuova; allora
tutto è di nuovo possibile.
Nessuno contesta il distacco
dei giovani dalla chiesa, e anche
dalla fede; l’assenza dei giovani
è palese, basta entrare in una
chiesa la domenica mattina.
Due continenti
La chiesa, la fede cristiana ed i
riferimenti all’insegnamento biblico si dileguano inesorabilmen
te. Assistiamo da diversi anni alla lenta deriva di due continenti
e non credo che quello che alcuni chiamano il ritorno del religioso cambi qualcosa. Certo si
può interessare temporaneamente alcuni giovani al religioso (le
diverse sette ci si adoperano) ma
ciò non cambia niente. La preoccupazione sembra esistere, ma
saper come aiutare gli adolescenti a convertirsi in modo durevole a Gesù Cristo è un’altra questione.
Bisogna dirlo: i giovani sono
lontani da un universo di fede.
Questa distanza è prima di tutto
di ordine culturale; la predicazione cristiana sembra appartenere a un altro contesto culturale. Il culto, come tutto quello
che toccava la predicazione cristiana tradizionale, sembra « arcisorpassato ». Le manifestazioni religiose appaiono senza interesse come una specie di cattivo
spettacolo, condannato alla mo
notonia dalla ripetizione.
L’adolescente di oggi non ha i
mezzi per scoprire il senso della
fede al di là di quello che viene
espresso. Lo sguardo che posa
sulla pratica religiosa non è neanche negativo; il discorso cristiano non viene neanche seriamente contestato: è insignificante. La « buona novella » di
Gesù Cristo non è un discorso
reale perché non ne possono afferrare il senso profondo.
Delle ragioni
per non credere
Esiste di fatto una pressione
sociale molto forte che si esercita contro la fede e la pratica religiosa (la chiamerei « scientifica
e razionalistica»). Non si tratta di
opporre stupidamente scienza e
fede, ma di constatare quanto la
fiducia o l’angoscia di questa generazione riposa sul discorso degli uomini di scienza, nuovi stregoni; una grandissima razionalizzazione della vita ^conduce a
considerare il fatto religioso come un fenomeno mal identificato, interessante, ma al limite fol
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Gli oppressi, speranza del Regno
L’episodio, narrato nel libro
dei Giudici al capitolo 11, vv. 1-11,
ci presenta una comunità accerchiata da nemici ed in pericolo
di sopravvivenza, al cui interno
un legalismo esasperato ha prò- ■
dotto una sostanziale dimenticanza storica delle proprie origini di emarginazione e schiavitù,
da cui è stata liberata solo grazie all'aiuto dell’Eterno.
In essa nacque e si sviluppò un
processo di istituzionalizzazione
religioso con la formazione di
una conseguente scala di valori
che portarono il popolo ad allontanarsi dallo spirito del Patto,
sostituendo all’« Io sono l'Eterno,
il tuo Dio » (Es. 20: 2), l’orgoglio e l’egoismo umano, quel
peccato sempre latente nell’uomo e che rappresenta la matrice
di false forme di religiosità e di
ricerca di purezza.
Crebbe pertanto una religiosità intesa sempre di più come
complesso di norme e di riti per
far piacere a Dio e non piti incontro con l’Iddio personale, l’Iddio
di Abrahamo, di Isacco, di Giacobbe (Es. 2: 24 e par.) che condusse, allora come ora, l’uomo
e la società alla liberazione dalla
schiavitù del peccato, ma si
elaborò una scala di valori,
che per il solo fatto di stabilire delle priorità e già lontana dal volere di Dio, in cui il
giudizio umano, ipocritamente
camuffato di santità, stabiliva ciò
che era puro ed impuro, giusto o
sbagliato, arrogandosi, in ultima
analisi il diritto di condannare,
emarginare in nome di una giustizia divina falsa e bugiarda,
ma contrabbandata per veritiera, tanto da entrare a far parte,
della identità e cultura di un
popolo ed essere componente sostanziale di una visione del mondo, da diventare ovvia, intuitiva,
ma in realtà frutto di istituzioni
dittatoriali imposte da una deviata concezione di Dio, generata ed alimentata dalla cultura
dominante.
Ciò condusse, nel caso in esame, a che Jefte, uomo di grandi
qualità, descritto dal testo come
forte e valoroso, per il solo fatto
di essere figlio di una prostituta
fosse allontanato dal mondo « civile », perché elemento perturbatore di un ordine tendente ad
esaltare lo spirito della creatura
e non del Creatore, risultante di
una prassi legale eretta a sistema di difesa di una società divisa
in oppressori ed oppressi.
Un popolo liberato da Dio diventa oppressore in nome dell’Eterno e crede di poter, solo
in forza di una consuetudine liturgica e giuridica rivestita di
falsa santità, pretendere da Dio
una qualche- forma di riconoscenza e protezione.
Le vicende della storia ci insegnano come questi elementi siano giustificatori e produttori di
morte e violenza e come la croce
di Cristo sia stata più volte non
portata sulle nostre spalle ma
gettala su quelle del nostro pros
simo (Matt. 23: 4; Luca 11: 46),
in altri casi stravolta nella sua
essenza divenendo spada, strumento di violenza e legittimatrice di concezioni e sistemi politici
liberticidi.
Ma in momenti di autentico
pericolo per la società, quando
le potenti costruzioni degli uomini dimostrano tutta la loro pericolosità e limitatezza, quando
anche la preghiera sembra non
avere più risposta da Dio perché,
senza rendercene conto, è rivolta
più alla conservazione del prodotto dell’egoismo umano, ecco
che si riscopre l’umiltà di volgere
lo sguardo ad uomini come Jefte,
l'emarginato, l’illegittimo, che si
trova non per sua volontà inserito in un sistema di violenza, a
cui chiedere di diventare strumento di salvez.z.a in nome di Dio.
Orbene quest’uomo nell’assumere la funzione di giudice, o
meglio di liberatore e salvatore,
non mostra alcun segno di orgoglio o di spirito di vendetta all’atto di essere chiamato alla guida del suo popolo, ma come
depositario di una autentica visione di servizio e di fede, prima
si confronta con la volontà di.
Dio e poi pone la sua vita al servizio dei suoi oppressori, divenuti ora fratelli ed amici a seguito
della rottura delle assurde norme legali vigenti.
In realtà l’umanità deve ad uomini come Jefte, ed a grupAntonio Mucciardi
(continua a pag. 12)
cloristico. La scoperta di Dio, la
risurrezione di Gesù, o le virtù
della pozione magica del druido
« Panoramìx », che differenza fa?
Però è onesto dire che nel numero dei responsabili di tutto
questo, ci sono anche le chiese, e
noi stessi cristiani.
Prima perché i cristiani (che
sono la chiesa) non vivono dell’Evangelo. Oggi gli adolescenti
non vedono veramente le conseguenze pratiche che la fede in
Dio ha avuto sulla generazione
dei loro genitori. Come stupirsi
allora che degli adolescenti non
vedano il senso della fede, quando essa non cambia in nulla la
vita degli adulti?
Anche la predicazione, forse
per coerenza con una vita senza
sale, è diventata insipida. Si propone agli adolescenti una specie
di codice di buoni sentimenti. I
testi degli evangeli, per esempio, ci fanno sbalordire per la
loro violenza contro scribi, farisei e se ne fa una specie di tisana
istituzionale.
La fede cristiana è malridotta.
Le chiese hanno perso credito,
non possono più avvalersi della
loro influenza profonda sugli
spiriti, e, io penso,... meno male!
La questione è allora di sapere
che cosa si aspettano gli adolescenti di oggi, e quali sono le condizioni di un rinnovamento della
fede in Gesù Cristo.
Una nuova
immagine dei giovani
Un’immagine più precisa degli
adolescenti si delinea. Anche se
non è giusto parlare dei giovani
in generale, una costante sembra
essere questa specie di ultra-realismo che essi si impongono. La
fede cristiana non « attacca » a
causa del doppio linguaggio dei
cristiani: quello del discorso a
volte accettabile, e quello dell’impegno concreto che non sembra riposare sulle convinzioni
enunciate, ma piuttosto sul conformismo deH’ambiente.
Jiifatti oggi sembra che una
verità enunciata dagli adulti sia
mal accettata; conta quello che
viene verificato o sperimentato, e
quello che è utile, che aiuterà a
vivere.
Occorre proporre dei luoghi di
vita, qualche cosa da vivere. Dei
luoghi dove i cristiani si offrono
per condividere la verità che li
possiede. In altri termini, noi diciamo di esser spinti oggi all’impegno delle nostre esistenze per
Cristo, ma dobbiamo vivere il cristianesimo prima di trasmetterlo. Vedendo vivere i cristiani,
« questo mondo » dovrebbe ricevere uno choc e chiedersi: qual
è il segreto di quest’amore reciproco, di questa vita diversa? .Mlora il nome di Gesù Cristo potrebbe prendere una forza inattesa perché la vita di tutti i giorni sarebbe luce e trasparenza.
Degli esempi? Vivere regolando
ogni cosa sui valori che fondano
l’Evangelo: la povertà, la sempliJean Lue Mouton
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
8 ottobre 1982
UNA PUBBLICAZIONE CLAUDIANA - ELLE DI CI
La pratica battesimale:
aiuto o ostacolo per la fede?
Le case editrici ELLE CI DI e
Claudiana, nella collana « Verso
l’unità dei cristiani », hanno pubblicato uno studio del dr. Nils
Ehrenstrom dal titolo: « Il reciproco riconoscimento del battesimo negli accordi interecclesiali ». Come è noto, da molti anni
la Commissione « Fede e Costituzione » del Consiglio Ecumenico delle Chiese sta lavorando per
raccogliere gli assensi delle Chiese membro al reciproco riconoscimento del battesimo, uno dei
punti meno controversi nella interpretazione della Scrittura.
Nel libro si possono leggere le
Dichiarazioni più significative
espresse dalla Chiesa Cattolica,
daH'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, dall’Alleanza Mondiale Battista, oltre agli accordi
raggiunti da gruppi di Chiese nazionali.
Dal Decreto suH’Ecumenismo
del Concilio Vaticano II apprendiamo che: « quelli che credono
in Cristo e hanno ricevuto debitamente il battesimo sono costituiti in una certa comunione
sebbene imperfetta con la Chiesa Cattolica... » (pag. 12).
Il Direttorio Ecumenico I (sempre cattolico) ci informa che
« non si può dubitare circa la validità del battesimo dei cristiani
orientali separati » mentre « per
gli altri cristiani, talvolta possono sorgere dei dubbi a) circa la
materia e la forma; b) circa la
fede e l’intenzione; c) circa l’applicazione della materia » (pag.
13). Segue poi la spiegazione dei
punti suddetti. Dalle « Implicazioni ecumeniche del battesimo »
(pag. 32) sappiamo che proprio
mediante il battesimo i cristiani
vengono a costituire « la soprannaturale famiglia di Dio » e che
« le differenze fra chiese devono
essere esaminate in questo contesto di parentela soprannaturale. Sono differenze nelLambito di
una famiglia ». Nella sezione
« Problemi particolari », al paragrafo sul battesimo per aspersione a pag. 52, il Documento congiunto del Consiglio Australiano
delle Chiese e della Chiesa Cattolica romana così si esprime:
« In merito al riconoscimento reciproco del battesimo, una note
Un simpatico
fumetto
autoironico
comparso sulla
rivista
del Consiglio
Ecumenico
a proposito dei
"documenti di
Lima"
su Battesimo,
Eucaristia,
Ministero.
vole difficoltà è collegata alla
pratica dell’aspersione. Anche se
nella Chiesa Cattolica romana il
TRA I LIBRI
Cambia il corpo...
Questo libro, scritto da Ruth
Bell, dalle Autrici dei famosi
« Noi e il nostro corpo » e « Noi
e i nostri figli » e dai collaboratori del Teen-Book Project, è dedicato agli adolescenti e alle frustrazioni, ai complessi e alle scoperte che caratterizzano i loro
verdi anni. Pensiamo spesso all'adolescenza come a un periodo
magico, meraviglioso, e molti
sottovalutano le difficoltà e i dolori dei giovanissimi, dimenticando che l’età critica è un momento delicato, in cui si fanno
scelte importanti (in campo scolastico, sentimentale, ecc.) che
influenzeranno a volte l'andamenlo di una vita intera. Tutti
i principali problemi dei teenagers vengono analizzati in quest’opera: j rapporti con la famiglia, spesso burrascosi e deludenti, perché all’entusiasmo e alI’intraprendcnza dei ragazzi (e)
si oppongono in parecchi casi
l’autoritarismo e l’iperprotettività dei genitori, che vorrebbero
imporre i valori c i modelli della loro generazione e usano a
tal fine tutti i mezzi che hanno a
disposizione; gli slanci e i dubbi causati dall’impatto col mondo della chiesa e della politica;
i suicidi giovanili, la cui media
è triplicata negli ultimi 10 anni;
la droga; i sentimenti e il sesso; c’è anche un capitolo dedicato alla spiacevole e umiliante
esperienza dei pidocchi; inoltre
varie pagine dedicate alla salute fisica e psichica, all’alimentazione, alla prevenzione delle malattie e ai rapporti col mondo
ospedaliero.'
Il libro è davvero ben scritto,
completo, riporta tante testimonianze di giovani e ci sono pure
simpatiche fotografie; gli Autori
non assumono mai toni paternalistici, incoraggiano gli adolescenti a conoscere bene se stessi
e il prossimo, per maturare le
loro decisioni nel miglior modo
possibile, ragionando con la propria testa, senza subire troppo
le influenze esterne.
Edi Merini
Ruth Bell. Cambia il corpo, cambia
la vita. Feltrinelli, pp. 423. Lire
14.000.
battesimo per aspersione è considerato valido in sé, sono sorti
dubbi in genere sulla validità di
ogni battesimo in cui l’acqua non
sia stata fatta scorrere sulla persona battezzata. Pertanto un battesimo mediante aspersione abbondante è accettato dalla Chiesa Cattolica romana, mentre un
battesimo praticato con il semplice umettare la fronte è stato
comunemente considerato dubbio ».
Ovviamente i documenti raccolti nel libro esprimono posizioni differenziate, così fra le definizioni del battesimo a pag. 61
leggiamo fra l’altro: « per mezzo del loro unico battesimo i cristiani vengono ad essere uniti al
Cristo, gli uni agli altri, alla vita
della Chiesa universale ed a quella della comunità della Chiesa locale ». A pag. 66 è detto: « l’atto
battesimale è valido definitivamente per sé in virtù della sua
istituzione data da Dio, indipendentemente dallo ’’status” ecclesiale della comunità in cui è conferito, o del battezzante ».
Dagli esempi riportati si può
evincere che il libro va letto non
solo per acquisire una « maggiore conoscenza degli accordi esistenti » ma perché spinge il lettore a ripensare la propria fede,
a chiedersi quale significato abbia ner lui, per la sua esistenza,
oggi, il battesimo. Nel vangelo di
Marco, al cap. 1 Giovanni Battista ci viene presentato « predicando un battesimo di ravvedimento per la remissione dei peceati »; al v. 8 egli dice: « Io vi ho
battezzati con acqua, ma Lui vi
Facoltà
Valdese di
T eologia
INAUGURAZIONE
del 128' anno accademico
Sabato 23 ottobre 1982 ore 18
Aula Magna della Facoltà
via P. Cossa 40‘ - Roma
Prolusione:
Prof. MARIO MIEGGE: Variazioni sulla teologia protestante della storia.
Culto d’apertura:
Domenica 24 ottobre ore 11,
Chiesa Evangelica Battista di
via del Teatro Valle. Predicazione: past. Michele Sinigaglia.
battezzerà con lo Spirito Santo ».
Quando nell’Antico Israele i comandamenti non furono più in
stretto rapporto con la problematica di un preciso momento
nella storia del popolo, essi diventarono legge atemporale e
astorica che assoggettò l’uomo
con i suoi riti.
Non incombe, forse, oggi sul
mondo cristiano il pericolo di
un legalismo nuovo, di tipo ecumenico questa volta? Un legalismo che ancora una volta pone
al centro la Chiesa con i suoi riti
e non il suo Signore? Tutto il
gran parlare che si fa di pedobattismo, battesimo degli adulti,
aspersione, scorrimento, umettazione non ci fa dimenticare l’e.ssenziale e cioè il ravvedimento, il
cambiamento di mentalità dei
« cristiani » che riescono a giustificare anche il genocidio e la
corsa agli armamenti? Quando
la Torah divenne Legge, quando
l’atto salvifico di Dio fu .subordinato alla osservanza umana
dei precetti, in Israele sorsero i
profeti. Il noto teologo E. Kàsemann così scrive in « Appello alla libertà »: « Le Chiese non vogliono sentirsi dire che il mondo
è stufo di culti e che invece troverebbe Gesù inquietante, scandaloso, liberatore, se soltanto riuscisse a scorgerlo. Il mondo conosce tutti i fatti della salvezza.
Ma conosce Gesù? e noi lo conosciamo? La vera crisi della Chiesa oggi non è proprio il fatto
che Gesù è rimasto sconosciuto
al di là del culto cristiano? ». Ma,
chi ascolta 1 profeti?
Vera Velluto
A colloquio
con i lettori
CHI E' BEGIN
Caro Direttore,
Quando, neH'ormai lontano 1970, la
Claudiana pubblicò il libro Isreiele-Palestina; una scelta diversa, scritto da
alcuni ebrei italiani di sinistra, vi furono alcuni dei nostri - mentori » che
si stracciarono le vesti per l'« offesa »
allo Stato d'Israele.
Quando, nel 1975, l'ebreo e cittadino israeliano Israel Shahak — presidente della « Lega dei diritti dell’uomo » — pubblicò in Francia il suo documentatissimo libro: Il razzismo dello
Stato d'Israele (ed. Guy Authier, Paris), ne nacque una vivace polemica
anche in Italia. Molti fra noi difesero Israele ad oltranza, sostenendo che
era assurdo e inconcepibile accusare di razzismo proprio quello Stato che
era nato per riparare ai più odiosi crimini razzistici del nostro secolo. E la
Claudiana non pubblicò quel libro, che
pure aveva in esame.
Ora ci voleva una strage di donne,
vecchi e bambini come quella di Beirut per sentir dire da un onest'uomo
come lo scrittore Primo Levi quello che
era stato sinora accuratamente tenuto
celato (potenza della propagandai). Dice infatti Primo Levi in una intervista
a ■' La Repubblica » (n. 204 del 24.9.82,
p. 3): «Per Begin "fascista” è una
definizione che accetto. Credo che lo
stesso Begin non la rifiuterebbe [!]. È
stato allievo di Jabotinski; costui era
l’ala destra del sionismo, si proclamava fascita, era uno degli interlocutori di Mussolini. Sì, Begin è stato suo
allievo. La storia di Begin è questa ».
Ma c’è ben altro. Rivela « Panorama » (n. 859) che Begin era il capo
dell’« Irgun Zvai Leumi », ben nota organizzazione terroristica ebraica. Nel
1946 fece saltare in aria I’« Hôtel Re
Davide » di Gerusalemme per colpire
il comando britannico (91 vittime fra
cui molti ebrei). Ben Gurion dichiarò:
« L’irgun è il nemico del popolo ebraico » e fece affondare la loro nave. Nel
1948 I’« Irgun » rase al suolo un villaggio arabo uccidendo 247 civili, Einstein
firmò un manifesto contro Begin che lo
accusava di fascismo e di razzismo.
Molti si sono stupiti che oggi si sia
parlato di « malattia d’Israele » (Scalfari
e altri). Certo non si vuol dire che
tutti i cittadini dello Stato di Israele
siano fanatici sionisti o razzisti: bisogna evitare le generalizzazioni. Ma che
cosa penseremmo del popolo italiano
se da noi una maggioranza schiacciante
mandasse democraticamente al potere:
Preda, Ventura. Nardi, Rauti, Delle Ghiaie o Sandro Saccucci?
La propaganda israeliana ha potuto
ingannare l’Qcoidente europeo fidando
nella scarsa memoria storica, ma Begin
è certo ben conosciuto in Israele. Che
ad un terrorista di questa forza sia stato assegnato il premio Nobel per la
pace (che fu dato ad A. Schweitzer e
a M, L. King) dimostra tino a che punto sia stata efficace la propaganda filoisraeliana.
Carlo Rapini, Torino
3
8 ottobre 1982
fede e cultura 3
USCITO UN NUOVO LIBRO DI SERGIO QUINZIO
EDIZIONI CLAUDIANA
Ritorno del sacro
e silenzio di Dio
Fede, scienza
e futuro
È molto difficile dare conto
di un libro come questo di Ser-,
gio Quinzio ' di cui mi accingo
a parlare perché si corrono due
rischi. Uno è quello di dare
l’impressione di non averlo letto
se si cerca di renderlo accettabile e comprensibile: il testo che
ne esce diventa poco più di una
scheda editoriale; l’altro è il
rischio di rendersi illeggibili, di
non riuscire a dire quello che si
dovrebbe data la drammaticità
del testo da commentare.
Dopo avere letto il testo di
Quinzio e avere verificato la mia
adesione alla sua tormentata ricerca, per non cadere nel duplice tranello a cui prima accennavo, ho deciso di parlarne
riferendomi sostanzialmente a
due momenti salienti del libro
e seguendo con estrema attenzione i passaggi del suo pensiero, tanto è pericoloso azzardare
gratuite e facili accettazioni come quelle del prefatore o, al
contrario (ammesso di avere
cuore ed elementi) entrare in
polemica o in discussione con
pagine così appassionate.
A proposito del prefatore Vittorio Messori, vorrei dire che le
sue pagine introduttive mi sono
parse incongruenti con la cristallina asperità del libro, e l’Autore ne esce troppo familiarmente commentato senza alcuna specifica necessità.
Ma prima di parlare di questo
« Silenzio di Dio » devo ricordare che è già qualche anno che
Quinzio (un teologo anomalo nel
mondo degli addetti ai lavori,
che non so bene fino a quale
limite sia considerato, dalla corporazione, un membro a pieno
diritto o un intruso autodidatta senza tessera di riconoscimento) ci provoca facendo arrivare
sul nostro tavolo quasi a scadenze fisse un suo testo.
Dopo il « Commento alla Bibbia » in 4 volumi, uno sforzo solitario inimmaginabile per dimensioni e impegno, lo direi un
fatto definitivo, che Adelphi ha
pubblicato con una sobrietà e
una eleganza grafica che vanno
rilevate, ultimamente, sempre
per Adelphi ci ha proposto « La
fede sepolta » e « Dalla gola del
leone » e ora, questa volta da
Mondadori, ci arriva appunto
« Silenzio di Dio ».
I grandi temi di queste opere
sono sempre sostanzialmente
gli stessi. Il tragico e drammatico fallimento della speranza
cristiana, da una parte e la impossibilità, dall’altra, di non credere disperatamente in una realtà troppo « buona » come dice
la Genesi, per essere data a caso.
Il ritorno del sacro
Con « Silenzio di Dio » non
siamo più però davanti a capitoli che affrontano problemi singoli nell’ambito di questi temi, o
a notazioni, a illuminazioni, a lamentazioni da affidare al cuore e
aH’intelletto del lettore per fare intervenire una sua personale
elaborazione. Queste pagine sono tutte un compatto e lungo
ragionare accorato e turbato
sulla fede (quale fede, il perché
della fede, di quale disperata
speranza sia fatta la fede e l’abbandono di chi crede).
L’impostazione drammatica
dalla quale l’Autore parte è riferita ad un leggibile ritorno del
senso del sacro nelle tematiche
della cultura contemporanea.
(Ricordo negli anni cinquanta allarmate analisi sull’eclisse del
sacro e, al contrario, recenti sospiri di sollievo sul riapparire,
sia pure confuso e obnubilato,
di aspirazioni e di tensioni vicine ai problemi del sacro in aree
culturali apparentemente lontane
da queste meditazioni).
Ecco, secondo Quinzio, proprio
il ricomparire visibile di questi
temi è uno dei segni del fallimento storico della Redenzione, addirittura la fine del Cristianesimo. La ragione è che nella storia della salvezza tutto deve avere una conclusione definita e
precisa secondo i molti riferimenti biblici: quando Dio sarà
perfettamente manifestato non
ci sarà più nulla di profano, sarà cioè destinata a scomparire
ogni distinzione fra profano e
sacro. Il ricomparire del sacro
è perciò un segno, un drammatico segno del conseguente completo radicale abbandono della
prospettiva cristiana, ”un vano
impulso alla nostalgia, prezioso,
dice Quinzio, ma solo come evidenza, come sintomo, della tragica condizione dell’uomo contemporaneo”.
Il mistero della fede
Sono considerazioni che definire paradossali è fare un grave torto a chi le ha formulate,
nella passione che le regge non
c’è paradosso o, se c’é, è quello
tragico del sentenziare dei profeti.
I temi dell’esperienza dell’impossibilità della fede senza tuttavia poter rinunciare a credere,
senza poter rinunciare alla promessa e all’invocazione ohe costellano a tratti le pagine di lamentazioni di ’’Dalla gola del leone”, sono lo scenario di tutte
queste pagine. Abramo, dice
Quinzio, riprendendo una affer
_______CLAUDIANA
Temi
sinodali
di studio
In riferimento ai temi dibattuti quest'anno in Sinodo e a
quelli che formano oggetto di
delibere sinodali e proposte di
studio alle chiese, l’Editrice
Claudiana pro]X)ne a tutte le
chiese con lo sconto speciale del
30% (per ordinazioni non inferiori a cinque copie per titolo)
le seguenti opere:
— Tema malati e morenti: Attualità n. 82 « Diritti malati »
L. 1.000; DOSSIER « Eutanasia » L. 2.900.
— Tema della pace: DOSSIER:
« Vivere senza armi » L. 1.000;
« Costruire la pace oggi »
L. 5.600.
— Tema ecumenismo: DOS
SIER: « Religione nella scuola oggi » L. 2.000; « Matrimoni
interconfessionali tra catt. e
protestanti in Italia » L. 4.600;
« Battesimo, eucarestia, ministeri » L. 2.700.
— Tema sessualità: « Proposte
per una nuova etica sessuale »
L. 2.500; « Omosessualità e
coscienza cristiana» L. 1.700.
A queste opere si aggiunge
l’offerta di una pubblicazione biblica di quest’anno: Th. Soggin,
Per capire la Bibbia, L. 5.900,
sconto 20%.
Gli ordini vanno inviati esclusivamente a: EDITRICE CLAUDIANA, via P. Tommaso 1, 10125
Torino.
L’offerta non vale per i depositi. L’offerta scade il 30 novembre.
Non saranno accettate rese.
mazione di San Paolo nella Lettera ai Romani, crede non solo in
mancanza di ragioni per credere
ma in presènza di precise ragioni per non credere.
È il destino di chi ha avuto il
dono, la grazia dicono i teologi,
della fede, rispetto a quello dell’agnostico al quale questo dono
non è stato fatto: egli ha sperimentato come nei venti secoli
cristiani non si sia mai venuti a
capo di ogni discorso che abbia
avuto Dio come oggetto, allora
saggiamente se nè ritrae, accettando, magari anche per noia o
per stanchezza, il tutto come
mancante di senso. Ma chi crede contro ogni evidenza, chi non
può non credere, sente come una
atrocità insostenibile quella di
essere in un mondo dato a caso,
non può accettare l’assurdità tragica della mancanza di senso, anche se capisce che la sua è una
posizione debole, precaria, fragile, al limite insostenibile.
Ma nel privilegio spaventoso
e dolcissimo della fede che ad
alcuni è dato e ad altri no, non
siamo in presenza di un oscuro
mistero, quello della impotenza
di Dio, della sua assenza, della
sua lontananza, del suo silenzio
nei confronti di creature che
pure ha dichiarato di non voler
perdere e di non volere che rimangano lontane da lui?
La teologia
della croce
Secondo Quinzio la risposta a
questa domanda è nella teologia
della croce, con la quale Lutero
pone in una prospettiva nuova il
rapporto Dio-uomo. E qui l’Autore che riprende un capitolo di
« La fede sepolta » afferma che
siamo davanti alla tappa fondamentale del percorso bimillenario della fede cristiana.
Nell’abbassamento, nello svuotamento, neH’annullamento del
Cristo Signore sulla croce è anche l’offuscarsi della luce del suo
volto, è il distacco della sua evidenza dal mondo, è il suo silenzio. La presenza di Gesù nel
mondo moderno, dice Quinzio « è
nella forma di questa sua assenza » e la segreta disperazione dell’uomo, il dramma invisibile dell’uomo senza fede « sono così vicini alla croce di Cristo » partecipi della sua tenera debolezza.
Sono pagine sconvolgenti nelle
quali Quinzio analizza con laica
autonomia la moderna tragedia
cristiana della fede.
I due momenti a cui ho fatto
cenno hanno svolgimenti significativi alTinterno dell’architettura
del testo: svolgimenti che per
certi nodi dialettici meriterebbero ben altro commento. Voglio
solo ricordare le pagine dedicate
alle ragioni per non credere che,
ribaltate dall’ottica che propone
Quinzio, diventano ferme ragioni
per credere.
Dico che il libro nel suo complesso meriterebbe ben altro
commento, dico anche che meriterebbe ben altra risonanza,
ben altra udienza. Mi pare invece
che queste pagine saranno destinate ad essere deliberatamente
ignorate e coperte dal grande silenzio.
È più facile infatti celebrare
i trionfi delle folle osannanti che
avere la consapevolezza tragica
della croce. Ma dopo duemila
anni non è possibile « fingersi al
momento in cui Gesù passa beneficando per le strade della Palestina ».
Carlo Bassi
IL DIBATTITO ECUMENICO ALLA CONFERENZA
DEL M.I.T. (BOSTON, 1979)
Introduzione di Pietro Comba, collana «dossier», n. 17,
pp. 96, L. 3.600
Le migliori relazioni di scienziati, tecnici, umanisti e pastori che
hanno partecipato all’importante Conferenza organizzata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (C.E.C.) presso il «Massachusetts Institute of Technology » di Boston (M.I.T.) nel 1979.
Malgrado il rapido passare degli anni, questi scritti restano di
grande attualità, a causa del loro valore intrinseco e della loro carica « profetica ». Anzi si può dire che — alla luce degli ultimi tragici
avvenimenti di questi anni — essi acquistano profondità e valore di
ammonizione inascoltata da un’umanità che corre ormai sull’orlo
del baratro senza saperlo.
Quale futuro la scienza e la tecnica stanno preparando alTumanità? Come dovrà essere la società del futuro per reggere la sfida
della scienza? Quale peso di responsabilità si sta cercando di scaricare sulle prossime generazioni?
Scienza e fede dovranno continuare a muoversi su piani paralleli
e incomunicabili (come il risorgere di antiche polemiche fra « creazionisti » ed « evoluzionisti » negli USA farebbe pensare), o sarà invece possibile in qualche modo abbattere la tragica barriera di incomunicabilità e di diffidenza esistente da secoli tra scienziati e teologi?
Che questo dialogo sia possibile oggi su nuove basi, malgrado lo spiacevole rigurgito di rozzo «fondamentalismo» di questi ultimi anni, lo dimostra proprio questa Conferenza, in cui scienziati
credenti e non credenti si sono confrontati liberamente e senza pregiudizi con pastori ed umanisti.
CLAUDIANA - via Pr. Tommaso, 1-10125 Torino (Italy)
c.c.p. 20780102
^ Sergio Quinzio . Silenzio dì Dio E’ ancora possibile credere? Collana
Safi^ Mondadori, paji. 140. L. 9.000.
Taccuino
pastorale
In un tempo in cui, almeno in Italia, si era lungi dal parlare di movimento femminista inteso a ridare alla donna il
posto che le compete nella chiesa e nella società al fine di
mettere al servizio della comunità i doni specifici che le sono
propri e rendere più ricca la sua testimonianza umana e cristiana; in un tempo in cui alla donna era inibito partecipare
con voce deliberativa alle assemblee di chiesa, diritto riservato agli uomini; in un tempo in cui i regolamenti non le consentivano di far parte delle commissioni e delle assemblee
distrettuali o del Sinodo con diritto di essere eletta anche
membro della Tavola; in un tempo in cui non le era consentito accedere alla Facoltà ed al pastorato — ho visto delle
mogli di pastore affiancarsi al ministero del marito e, con
amore per la causa dell’Evangelo, occuparsi con dedizione
dell’istruzione religiosa dei fanciulli e delle riunioni femminili.
Ho visto, il sabato pomeriggio, mogli di pastore, mentre
il marito perfezionava il sermone con il quale l’indomani doveva annunciare ia Parola di Dio, prepararsi con cura per impartire la lezione alla Scuola domenicale, leggere l’episodio
deU’Evangelo tema della lezione, consultare libri di esegesi,
ispirarsi alla lezione preparata dal Comitato delle Scuole domenicali (senza avere una specifica preparazione biblica e
tanto meno teologica) in modo da esporre la lez.ione con efficacia e saper rispondere alle domande che i più svelti della
classe non mancavano di rivolgere.
L’indomani, ultimata la lezione alla Scuola domenicale,
le ho viste affrettarsi all’armonium o all’organo per accompagnare i canti le cui melodie avevano imparato autodidatticamente, senza avere talvolta un’inclinaz.ione particolare per
la musica, e le ho udite sostenere con la voce il canto dell’assemblea. Terminate le ultime lunghe note dell’amen finale, le ho viste affrettarsi all'uscita per incontrare i fratelli e
le sorelle ed informarsi delle novità familiari, della condizione dei malati e dei problemi di ciascuno per poi riferire al
pastore onde rendergli più facile ed efficace la cura d’anime.
Nel pomeriggio te ho viste occuparsi di altre attività, come l’Unione delle madri o delle giovani, con studi particolari. L’indomani incominciava una settimana non meno impegnativa dedicata alla comunità ed alla famiglia.
E questo in varie chiese, per trenta, qiiarcmt’anni, quanto durava il ministero del marito. Un lavoro vocazionale che
non ha certo mancato di portare i suoi frutti per la Grazia
del Signore.
Ne fa fede questa testimonianza di una ex alunna di
Scuola ¡domenicale scritta in occasione della dipartenza dell’amata direttrice; « Avrò sempre un grato e dolce ricordo
della .signora perché fu quando ero nel .suo gruppo della
Scuola domenicale che nacque in me la fede. Ringrazio il Signore per avermela fatta conoscere perché credo che è grazie a lei ed al suo insegnamento che non ho abbandonato la
chiesa ».
Una testimonianza valida per molte mogli di pastore, per
quelle che il Signore ha richiamato a sé, come per quelle
tuttora impegnate nel servizio della chiesa e per le quali, con
ragione, si potrebbero ripetere le parole elogiative del libro
dei Proverbi: « Molte donne si son portate valorosamente, ma
tu le superi tutte» (Proverbi 31/29).
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
4
4 vita delle chiese
8 ottobre 1982
ALLE VALLI VALDESI
Riprendono le attività
Visita deila chiesa
di Rolle
PERRERO - MASSELLO —
L’estate è ormai passata ed in
tutte le chiese si stanno riaprendo le attività dei vari settori.
Preparandosi dunque a quanto
verrà, vogliamo gettare uno
sguardo sulle attività passate.
Buon successo hanno avuto le
riunioni di quartiere : diversi
erano i temi trattati ed in tutte
si è notata una discreta frequenza, a testimonianza del fatto che
rincontro tra i fratelli è sempre
un fatto desiderato e ricercato.
Un diverso discorso va fatto per
le presenze ai culti. Mentre a
Massello, a Rodoretto, Fontane
e Maniglia il numero dei presenti è dignitoso (certo, molti sono dei villeggianti), a Perrero
invece la chiesa rimane vuota,
offrendo uno spettacolo desolante. Eppure, non è che la gente
se ne vada a fare il week-end
in montagna.
• Cogliamo i’occasione per ringraziare i predicatori che in questi mesi ci hanno rivolto il messaggio dell’Evangelo : Aldo e Daniele Garrone e il prof. Gastaldi a Massello, il past. Enrico '
Corsani, Dario Tron e Emilio
Rostan a Perrero e Maniglia.
• Tre volte ci siamo raccolti
attorno a dei fratelli o delle sorelle che ci hanno lasciato ; Pons
.^mendina a Massello, Micci Adele ved. Remondino a S. Martino e Ferrerò Alberto a Perrero.
Ai familiari ed agli amici vogliamo qui rinnovare i sensi della nostra simpatia e l’esortazione a cercare in Gesù Cristo risorto la consolazione.
• Due giovani di Perrero si
sono sposate, in questi mesi. Si
tratta di Donatella Ribet, che si
è unita con Gualtiero Fus, di Perosa, Daniela Poet, che si è sposata con Andrea Pavan. Alle due
nuove famiglie vogliamo qui augurare ogni felicità e benedizione del Signore.
• Alla fine di settembre la comunità di Perrero ha ricevuto
la visita della chiesa sorella di
Rolle (Svizzera). Da anni Ormai
le due chiese si sono « gemellate » e quest’anno è stata la volta
degli svizzeri a recar visita agli
italiani. L’incontro è stato molto
bello perché ha rinnovato un
momento di comunione da tempo desiderato ed atteso. La breve visita si è conclusa col culto
e col pasto in-Comune. Vogliamo
qui ringraziare tutti coloro che
offrendo la propria casa, il loro
lavoro o doni vari hanno permesso che questo momento comunitario si realizzasse.
• Segnaliamo gli appuntamenti più importanti dei prossimi
giorni :
— Domenica 17 ottobre, a
Massello, culto di saluto per Lucilla Tron che parte per il Camerún, come « envoyée » della
CEvAA.
— Domenica 24 ottobre Assemblea di Chiesa a Perrero per
la programmazione delle attività.
— Domenica 21 novembre, lo
segnaliamo fin da ora. Assemblea di Chiesa a Perrero per la
votazione del pastore.
Gioia e dolore
POMARETTO — E’ venuta a
portare gioia ai suoi genitori,
Silvia di Barus Elio e di Breuza
Anna. Un cordiale benvenuto alla neonata e tanti auguri ai genitori da parte della comunità.
• Sabato 18 9 si sono uniti in
matrimonio presso il Municipio
di Pomaretto Bounous Nadia e
Comari Renzo. Agli sposi gli auguri della Comunità tutta.
• Lunedi 27 settembre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Umberto Mourglia, deceduto presso l’Ospedale Valdese
di Pomaretto all’età di anni 59.
Ai familiari in lutto giunga la
simpatia cristiana della comunità tutta.
• Il concistoro è convocato
per sabato 9 ottobre p.v. alle
ore 20,30 presso la Sala Lombardini di Perosa Argentina.
• Ricordiamo che per domenica 10 ottobre p.v. è convocata
l’assemblea di Chiesa alle ore
10. Si avranno le relazioni dei
nostri deputati alla Conf. Distr.
ed al Sinodo.
• Anche quest’anno il cassiere Luigi Marchetti si occuperà
dei rinnovi e dei nuovi abbonamenti ECO 1983. Non aspettare,
ma possibilmente rinnovare al
più presto possibile. Gli abbonati possono versare l’importo
accompagnato dall’indirizzo preciso al proprio anziano o direttamente al cassiere. Coloro che
intendono disdire l’abbonamento lo facciano entro l’anno in
corso avvertendo il cassiere o
l’anziano.
• E’ nata Cristina Tron di
Marcellino e di Bonnin Ivalda.
Alla neonata ed ai genitori gli
auguri della comunità.
• E’ stato presentato al battesimo Paolo Grill di Giovanni e
di Baret Elda.
Che lo Spirito del Signore accompagni questo bambino e lo
aiuti a crescere in statura ed in
grazia davanti a Dio e davanti
agli uomini.
Gita della Corale
a Bordighera
ANGROGNA — Con il cultoconcerto tenuto domenica 26 settembre nel tempio di Bordighera ed una mini-vacanza alla casa
valdese di Vallecrosia, la Corale ha concluso l’anno di attività.
Un periodo di lavoro intenso, che
ha visto il gruppo impegnato su
più fronti ; dai concerti del 17
febbraio e di Chanforan, alla registrazione per la rubrica televisiva « confrontiamoci con l’Evangelo » ; dalla partecipazione
alla festa di canto a Chivasso e
alla Landesfest della Gustaf
Adolf Werk a Villigen in Germania, alla organizzazione dell’incontro con la comunità di Esslingen e delle giornate di Chanforan.
La vacanza sarà però di breve
durata; si riprende il 7 novembre, con il culto d’inizio delle attività del nuovo anno ecclesiastico.
• La comunità si rallegra con
Silvio e Ivana Gardiol, del Capoluogo, per la nascita di Sara.
Ripresa delle attività
PRAMOLLO — Con la fine
della stagione estiva è ritornato a Ruata il pastore Noffke con
la sua famiglia, che quest’anno
è stato ancora impegnato a Rio
Marina, alla Casa Valdese. Durante la sua assenza molti, pastori e laici, si sono resi disponibili per sostituirlo nella predicazione domenicale ; li ringraziamo di cuore per i loro messaggi e ci auguriamo di ritrovarci ancora, in futuro.
• Sabato 25 settembre, nel
tempio di Ruata, il pastore A.
Genre ha benedetto il matrimonio di Rosella Soulìer e Ezio
Bounous, originario di Pomeano. La comunità esprime loro
l’augurio più sincero per una vita felice, ai servizio del Signore.
• Il Concistoro si è riunito
con i responsabili delle varie attività e con la Commissione
Stabili, per discutere e definire
a grandi linee il programma di
attività per l’autunno-inverno
prossimi.
• Domenica 3 ottobre i bambini della scuola domenicale, i
loro genitori ed i monitori si so
no incontrati al presbiterio, per
partecipare poi al culto di apertura delle attività. La scuola domenicale inizierà la domenica
successiva, 10 ottobre.
• Domenica 17 ottobre, alle 20,
si terrà nella scuoletta dei Ciaurenchi la riunione quartierale,
prima che buona parte degli abitanti si trasferiscano a S. Germano.
• Il 24 ottobre avrà luogo l’assemblea di chiesa, nel corso della quale verrà fatta la relazione
dei lavori del Sinodo e si discuteranno le varie attività da effettuarsi durante l’inverno. Sarebbe bene che una volta tanto
i membri di chiesa si sentissero
in dovere di partecipare più numerosi del solito, onde evitare
che le decisioni vengano prese
da poche persone, sempre le
stesse !
Commiato
del pastore Ayassot
VILLAR PELLICE — Dome
nica 26 settembre il pastore Ernesto Ayassot ha terminato il
suo periodo di servizio a Villar
Penice, entrando in emeritazione.
Al mattino durante il culto,
ha rivolto a tutta la comunità
un messaggio d’augurio e di speranza, con l’invito ad ognuno ad
edificare la propria vita su Gesù
Cristo e su) messaggio dell’Evangelo. Nel pomeriggio tutti si
sono ritrovati nei locali in Piazza Jervis, dove era stato preparato un rinfresco. Il Conciistoro,
dopo aver ringraziato il pastore
Ayassot per la sua disponibilità
e per come ha saputo sempre
essere vicino ad ognuno, con la
parola e con la testimonianza,
sia nei momenti lieti sia in quelli più difficili, ha ricordato tutti
i lavori che è stato possibile
compiere nel periodo in cui egli
è rimasto a Villar Pellice.
Dopo un arguto messaggio rivolto dalla signora Bouissa, uno
dei membri più anziani ed ancora più attivi della comunità,
ha preso la parola il Sindaco
Paolo Prache, che ha ricordato
il ruolo svolto dal pastore Ayassot nella realizzazione del progetto Miramonti. Ha poi espresso la speranza che, con il meritato riposo, egli possa avere a
disposizione più tempo da dedicare agli studi intrapresi su
alcune vicende della storia del
popolo valdese, ed in particolare
sugli avvenimenti accaduti nella
chiesa di Villar Pellice. Il pastore Ayassot, dopo aver ringraziato i presenti ed aver rinnovato gli auguri, estendendoli anche
al pastore Pons, ha invitato la
comunità a proseguire con spirito fraterne in ogni forma di
collaborazione, al fine di portare a termine e di permettere il
funzionamento di tutte quelle
opere ed attività fin qui realizzate.
Dopo questi messaggi è stato
consumato un breve rinfresco,
e al termine tutti hanno salutato
ancora una volta il pastore Ayassot e la gentile signora, augurando loro, con le parole dell’apostolo Paolo, « ogni pace ed
ogni allegrezza ».
Inizio delie attività
TORRE PELLICE — E’ in di
stribuzione la « Fiaccola » con il
programma dell’inizio delle attività.
• La comunità esprime la sua
simpatia fraterna alle famiglie
di Riccardo Scannavacca, Giuseppe Tagliaferro e Elvira Costantini ved. Debettini deceduti
nel corso delle ultime settimane.
• L’Unione Femminile ha iniziato la sua attività domenica 3
ottobre. Le numerose sorelle intervenute hanno programmato
l’attività mensile. La prima uscita dell’annc è per martedì 5 ottobre; sarà visitata la Casa di
Riposo di S. Germano.
• Nel vario panorama delle
attività che riprendono dopo la
pausa estiva ricordiamo che giovedì 7 ottobre alle ore 20.30 presso il Centro di Incontro inizierà
lo studio biblico del Gruppo Ecumenico.
• Si sono uniti in matrimonio
Ivan Benech e Paola Gisola. Ai
due giovani sposi, nel passato
molto impegnati nella vita comunitaria, la comunità augura
una vita serena e benedetta dal
Signore.
Festa del raccolto
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Con m.olto anticipo sulla data tradizionale, dovuto alla stagione estiva che quest’anno è
stata particolarmente felice, la
Festa del Raccolto avrà luogo
sabato pomeriggio 9 c. m. alle
ore 15, nella Sala Albarin. Anche la scelta del sabato anziché
la domenica è stata proposta dal
concistoro come esperimento
tendente r. favorire una maggiore partecipazione.
Speriamo che a molti sarà
possibile partecipare sia nel pomeriggio alla esposizione-vendita
dei prodotti agricoli, sia alla sera alla « marenda sinoira » che
avrà inizio alle ore 19.45 e per
la quale gli organizzatori raccomandano di prenotarsi al più
presto presso le solite sedi. Il
prezzo è fissato in lire 6.000.
• La sera prima, venerdì, 8
c. m. alle ore 20.30, nel Salone
dell’Asilo Valdese, avrà luogo
un’ASSEMBLEA DI CHIESA
per discutere i non sempre facili problemi dell’Istituto.
I lavori saranno introdotti dalla relazione della Commissione
d’Esame sull’operato del Concistoro.
Tutti sono invitati ad intervenire ed a collaborare con i loro
suggerimenti, le loro proposte
ed anche con eventuali critiche,
sempre benvenute purché costruttive.
Cambio pastorale
PINEROLO — La Tavola valdese nelle sue ultime sedute ci
ha privato della collaborazione
di Renzo Turinetto trasferito ad
Ivrea, ed ha mandato un secondo pastore ; Luciano Deodato,
proveniente da Riesi.
Ringrazieremo il primo e daremo il benvenuto al secondo
ed alla sua famiglia durante una
prossima giornata comunitaria.
• Tutti i valdesi di Pinerolo
si sono rattristati per la dipartenza di Elda Balmas ved. Gay
ed hanno espresso alle figlie Marcella e Giuliana il loro dolore per
la grave perdita.
Incontro con la chiesa
di Biella-Piedicavallo
SAN GERMANO — In un breve giro d’orizzonte di quanto è
avvenuto nelle scorse settimane
ricordiamo con riconoscenza i
pastori Micol, Bertin, Nisbet,
Pons, Ribet, i candidati Daniele
e Margherita Garrone, il predicatore locale Roberto Vicino, che
hanno presieduto culti domenicali o all’Asilo e funerali nel corso
del mese di agosto, durante l’assenza del pastore.
• A due riprese la nostra comunità ha avuto dei simpatici
contatti con la chiesa di BiellaPiedicavallo, in occasione della
gita della Scuola Domenicale e
del culto in piemontese. Ringraziamo quei fratelli per l’accoglienza così calorosa che ci hanno riservato in quelle occasioni!
• La Corale ha partecipato a
varie manifestazioni durante Testate, in particolare a quelle commemorative del Sinodo di Chanforan.
• La mamma del nostro Moderatore ci ha lasciati. Poco prima ci aveva lasciati Aldo Galliaii
(Giulia). Pensiamo con affetto
a chi è stato così provato.
• I battesimi di Gino Robert
(di Bruno e Marina Robert Comba ) e di Stefano Peyronel ( di Enrico e Marina Peyronel Grangetto) hanno avuto rispettivamente
luogo durante i culti di domenica 19 e 26 settembre.
• Si sono recentemente uniti
in matrimonio nel nostro tempio
Enzo Rivoira e Marisella Piras,
Alberto Gallian e Patrizia Vinçon. Siamo nella gioia con quanti sono nella gioia, senza dimenticare che, per il credente, non
v’è gioia senza responsabilità.
Haimo collaborato a questo
numero; Mauro Albertengo,
Marie-France Caisson, Ivana
Costabel, Dino Gardiol, Enos
Mannelli, Luigi Marchetti,
Roberto Peyrot, Paolo Ribet,
Eugenio Rivoir, Jean-Louis
Sappé, Franco Taglierò.
V DISTRETTO
I membri dei concistori, i responsabiii delle attività settoriali, e degli
istituti sono invitati a partecipare
allo
INCONTRO
DEI CONCISTORI
che si terrà domenica 10 ottobre
alle ore 14.30 nella Sala valdese di
San Secondo, per una discussione
sulla situazione delle valli introdotta da tre relazioni:
— Situazione politica e occupazionale (G. Gardiol):
— Situazione delle opere in riferimento alla riforma sanitaria (A.
Taccia);
—■ Situazione spirituale e rapporti
ecumenici (G. Tourn).
Chiusura dell'incontro ore 18.
Sabato 9 ottobre
□ TELEPiNEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot. Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 10 ottobre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del li Circuito.
Lunedì 11 ottobre
□ INCONTRO PASTORALE
Il prossimo incontro pastorale avrà
luogo alla Foresterìa Valdese di Torre
Pellice con inizio alle ore 9.
Programma:
— Riflessione Biblica (B. Rostagno) ;
— Tema del giorno ■■ H. Goliwitzer Interrogativi sul senso della vita Claudiana
— Programmazione incontri 1982-83:
— Questioni organizzative.
Venerdì 15 ottobre
n ASSEMBLEA FCEI
PINEROLO — La Commissione distrettuale organizza nella sala valdese, con
inizio alle ore 21, una riunione informativa per i delegati alla prossima Assemblea della FCEI, Saranno illustrati I temi in discussione e verranno presi gli
accordi pratici per il viaggio.
La riunione è aperta a tutti gli interessati.
5
8 ottobre 1&82
vita delle chiese 5
VERSO L’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE - 3
L'educazione alla fede
Intervista col pastore Tomasetto - Il SIE può e deve essere sviluppatoL’importanza del lavoro educativo coi ragazzi per la vita delle chiese
Uno dei servìzi della Federazione più apprezzati dalle chiese
evangeliche italiane sia federate
che non è sicuramente il SIE
(servizio istruzione ed educazione) di cui è segretario il pastore
Domenico Tomasetto, di Ferrara.
Oltre alla pubblicazione di una
rivista (La scuola domenicale),
questo servizio cura la pubblicazione di numerosi sussidi didattici (la collana «I testimoni della
verità »), di opuscoli di larga diffusione (ricordiamo «Sono Evangelico», una presentazione in poche pagine dei capisaldi della fede evangelica), raccoglie e diffonde canti per ragazzi ad uso delle
scuole domenicali e del catechismo.
Parliamo dell’attività di questo
servizio con il segretario Domenico Tomasetto:
—^Puoi riassumerci qual é stato il vostro lavoro in questi ultimi tre anni?
— Innanzitutto un lavoro che
chiamerò « ordinario » e che è
quello della preparazione delle
« sequenze », cioè materiale per
i monitori e per i ragazzi nelle
tre fasce di età: piccoli, medi e
più grandi. Poi la pubblicazione
della rivista con le sue varie rubriche, articoli e interventi. C’è
COMUNICATO
Vacanza
di Como
La Tavola Valdese proclama la vacanza della Chiesa
di Como a partire dal 1° ottobre 1983. La designazione
del nuovo pastore dovrà avere luogo entro il 31.12.’82 in
base agli articoli 12, 13, 14, 15
del RO. 4 1977.
poi un lavoro che forse non può
essere defìnitó « straordinario »
ma che va un pochino al di là
della norma, cioè un lavoro di
pubblicazioni che ci ha impegnato con la collana « I testimoni
della verità » e che ci sta impegnando con l’ormai famoso « Informatutto » e in alcuni volumi
in coedizione con la Claudiana e
che sono traduzioni di opere teologiche europee.
— In questo vostro lavoro
qual è stata la collaborazione ehe
avete ricevuto dalle varie denominazioni evangeliche italiane?
La rivista « La scuola domenicale » è stata adottata quale sussidio in tutte le chiese o invece
avete trovato difficoltà?
— Non abbiamo una statistica
precisa, però sappiamo che alcune chiese non adottano il nostro
materiale per vari motivi. Abbiamo cercato di incontrare e parlare con queste chiese però le resistenze si incontrano anche a
livello teologico e i nostri metodi
di insegnamento non sono accettati dalla totalità delle nostre
chiese.
— E alTesterno delle nostre
chiese? Ci sono altre comunità
che utilizzano i vostri materiali?
— Non abbiamo relazioni di tipo ufficiale. In teoria il nostro
materiale è diretto verso le chiese che fanno parte della FCEI,
però sappiamo che anche chiese
non appartenenti alla Federazione lo usano, si confrontano con
esso, ci chiedono spiegazioni, ci
scrivono per dirci che condividono o non condividono una pagina
o l’altra. Alcune esperienze in
questo campo ci sono.
Per esempio il volumetto « Sono Evangelico », che presenta ai
ragazzi le differenze più importanti tra protestanti e cattolici,
è stato utilizzato molto nel campo della « evangelizzazione ».
— L’assemblea di Torre Pellice
della FCEI aveva chiesto al SIE
di occuparsi anche del problema
del catechismo e dei sussidi audiovisivi. Come avete risolto questo problema?
— Il SIE non lo ha risolto. Non
è infatti un compito facile affrontare problemi di questo genere.
Abbiamo cominciato a discutere
sui sussidi audiovisivi dicendo:
possiamo chiamare qualcuno ad
interessarsi per vedere cosa c’è
sul mercato e segnalare quelle
cose che sono più interessanti e
significative.
Per quanto riguarda invece una
nostra produzione di audiovisivi
siamo molto limitati, perché
oggi non abbiamo né uomini né
mezzi per questo compito. Ci siamo così limitati alla produzione
di materiale musicale che è quasi pronto per la parte a stampa
e che sarà accompagnato da cassette.
Sul problema del catechismo
invece a causa di una mancanza
di personale non ci siamo potuti
interessare direttamente della cosa, che per altro è stata ripresa
dalla FGEI. Ci proponiamo però
di affrontare con più impegno
questo problema in futuro.
— Tra i problemi che sollevate nel vostro rapporto per la
prossima assemblea della FCEI
vi è quello dell’« organico » del
SIE. In cosa consiste questa vostra richiesta?
— All’inizio il SIE, per il suo
lavoro « ordinario », faceva traduzioni da materiale estero. Ci
siamo però resi conto che le traduzioni non vanno sempre bene
per il nostro contesto italiano, e
quindi si doveva fare un lavoro
di adattamento alla situazione.
Poi siamo passati in una fase ulteriore in cui abbiamo cominciato a produrre noi stessi del materiale. Questo ha comportato
che non potevamo più dividerci
il lavoro di traduzione, e che
quindi era indispensabile avere un coordinatore per l’impostazione teologica del lavoro. Per
otto anni una sola persona ha
fatto questo lavoro, oltre il pro
prio impegno pastorale. Per questo noi chiediamo che questo lavoro sia riconosciuto e che questa persona possa essere messa
a disposizione del SIE per un
mezzo tempo. Ciò permetterebbe
uno sviluppo di questo lavoro
soprattutto in vista del grosso
problema del catechismo.
— Cosa ti aspetti dalTassemblea della FCEI?
— Mi aspetto che l’assemblea
prenda atto dell’importanza del
lavoro del SIE per i ragazzi. Noi
facciamo un lavoro che ci viene
richiesto dalle chiese. Le chiese
hanno un compito educativo nei
confronti dei ragazzi: noi cerchiamo di aiutarle a svolgere al meglio questo compito. Mi aspetto
che l’assemblea riconosca pienamente, dando uomini e mezzi,
questo lavoro educativo verso i
ragazzi.
a cura di Giorgio Gardiol
LASCIA UN GRANDE VUOTO
Ivo Bellacchinl
Dì ritorno da una vacanza in Toscana, il pastore Ivo Bellacchini è mancato improvvisamente in Val Bregaglia dove
esercitava il suo ministero dopo essere stato pastore metodista in Italia. Lo ricorda su « Voce evangelica » il collega Otto
Ranch in un articolo di cui riportiamo l’essenziale.
CULTO ALLA RADIO
Saltato
per sbaglio
Il Servizio Radio e Televisione della FCEI ci ha trasmesso
il seguente comunicato:
Per un errore tecnico, di
cui la RAI ha chiesto scusa
al nostro Servizio, la trasmissione del culto evangelico di
domenica 3 ottobre non è andata in onda. Le trasmissioni riprenderanno regolarmente domenica 10 ottobre con
un ciclo su « Fede e educazione » curato da Domenico Tomasetto.
Ivo Bellacchini era nato a
Gambassi (Fi) T8 luglio 1922.
Dopo gli studi elementari, secondari e liceali, aveva frequentato il seminario cattolico di Volterra e il 24 giugno 1945 veniva
ordinato sacerdote.
Nell’autunno del 1954, dopo
una profonda crisi spirituale che
l’aveva portato alla scoperta dell’Evangelo, si iscriveva alla Facoltà valdese di teologia di Roma. E’ lì che ho fatto la sua conoscenza, arrivandovi un anno
dopo.
Quattro anni più tardi, il 30
giugno 1958, terminava i suoi studi ottenendo la licenza teologica
con una tesi sul pensiero di Giovanni Wesley, il fondatore del
movimento metodista.
Di li a poco avveniva la sua
consacrazione da parte della
Conferenza della Chiesa metodista italiana. Il 10 agosto 1958,
sempre a Roma, si univa in matrimonio con Viviana, la sua
CORRISPONDENZE
Al Festival con la Claudiana
Per complessive 20 serate un
banco con pubblicazioni « Claudiana » è stato presente all’interno dei Festivals « Unità » che
si sono svolti a Pescara (due
volte), Giulianova, Roseto, Montesilvano e Pineto, nei mesi di luglio-agosto.
Lo scopo di uscire in mezzo
alla gente per cercare l’amicizia
e il dialogo è stato raggiunto.
Molti giovani si sono accostati
al banco. Sulle prime (non tutti
però! ) un po’ diffidenti e ironici.
Dopo il primo impatto si sviluppava il dialogo sulle loro posiziqni: il loro « ateismo », la religione vista come droga che ti
fa evadere dal mondo e dai suoi
problemi, fede, politica, ecc. Le
conversazioni sono sempre state
vivaci e interessanti, sempre improntate al rispetto verso chi
non la pensa come te. Una ragazza si è rallegrata per aver trovato questa forma di presenza evangelica. Stabilitasi in Abruzzo
da poco terripo aveva avuto ottimi rapporti con i nostri gruppi in Valtellina.
Un professore di una scuola
superiore, assessore comunale,
ha dimostrato interesse per la
nostra testimonianza anche, penso, per una conoscenza fatta in
gioventù: aveva avuto Mario
Miegge come compagno di studi.
Due giovani universitari in giurisprudenza, conoscevano le « Intese » per averne discusso con
i loro professori durante alcuni
esami. Ancora un giovane, con
la ragazza anch’essa interessata,
si è dichiarato « credente non
irreggimentato », ha comprato
molti libri di carattere storico.
Due coniugi evangelici, tedeschi occidentali, si sono stupiti
nel trovare un pastore con i libri
evangelici in un Festival della
sinistra. Ciò non sarebbe possibile nel loro paese! Altro motivo di stupore sono stati i libri
del teologo Helmut Gollwitzer
esposti sul banco (« troppo di sinistra e troppo rivoluzionario »
è stata la loro risposta alla mia
richiesta di spiegazioni). Mi hanno salutato promettendo di
farsi vedere al culto bilingue.
Diverse centinaia di volantini
« Essere giovani oggi » e « Cosa
credono le chiese evangeliche »
sono stati distribuiti a coloro
che mostravano un certo interesse.
Alcuni dati: circa 50 i libri venduti; quelli più richiesti: « Gesù socialista », « Uno spazio per
essere uomini », « Cristiani e
marxisti », « Interrogativi sul senso della vita ».
Una sera a mezzanotte, stavo
riponendo i libri nelle casse. Per
ultimo ho tolto anche il cartellone con la scritta: « Conoscerete
la verità, e la verità vi farà liberi ». Gesù di Nazareth.
Una ragazza mi si avvicina e
mi chiede se può ricopiare quella
citazione, spiego di nuovo il cartellone sul tavolo e lei la ricopia
con m.olta cura. Gliela faccio ancora leggere nell’Evangelo e lei
mi saluta ringraziandomi.
Ero un po’ scoraggiato quella
sera perché la gente aveva affollato solo la pista da ballo o gli
stands gastronomici. Quella ragazza, giunta quando me ne andavo, mi ha consolato e mi ha
fatto pensare che, pur con tutte
le nostre profonde miserie e paure, « la nostra fatica non è vana
nel Signore ».
Sono arrivato ad una conclusione dopo le esperienze fatte,
anche al Nord, come ’’venditore
ambulante” della ’’Claudiana”:
non è vero che gli Italiani non
ci ascoltano, che si dimostrano
insofferenti o chiudono le orecchie quando parliamo loro delTEvangelo! Spesso questo severo
giudizio costituisce un alibi per
la nostra indifferenza o pigrizia!
Assomigliamo al servitore che nascose il suo talento sottoterra!
Credo che dovremmo incontrare i nostri contemporanei in
atteggiamento di vera umiltà e
«fidenti nel Signore» (Atti 14: 3).
Jonathan Dean
TORINO — E’ giunto a Torino, per lavorare nella comunità
evangelica di lingua inglese, il
pastore .Tonathan Dean proveniente da Londra. La comunità
di lingua inglese lo ha accolto
nel corso del culto di domenica
3 ottobre e il concistoro della
chiesa di Torino, in un incontro in comune con il consiglio
della comunità di lingua inglese, gli ha dato il benvenuto nella
nostra città il lunedì seguente.
Il pastore Dean è accompagnato dalla moglie Betty e dai figli
Stefano e Andrea.
— Nelle tre zone di Corso Vittorio, Corso Oddone e Via Villa
ha avuto inizio domenica 3 ottobre il lavoro con i più giovani
della chiesa e si è inaugurato
per scuola domenicale e catechismo Tanno 1982-83 con un culto
a cui bambini della scuola domenicale e ragazzi del catechismo hanno partecipato; in questa occasione, in ognuno dei tre
locali di culto sono state consegnate le Bibbie ai catecumeni
che iniziano quest’anno la loro
ricerca. In Via Nomaglio l’inaugurazione della scuola domenicale avverrà domenica 10.
compagna di ministero. Da quell’unione sono nate tre figlie: Miriam, Daniela e Claudia.
Dal 1958 al 1972 il suo ministero pastorale si è svolto nelle comunità metodiste di Salerno e
Parma. All’inizio del 1972 accoglieva la chiamata della comunità riformata di Stampa-Maloggia e in occasione del sinodo tenutosi a St. Moritz veniva accolto nella Chiesa evangelica retica.
Durante un decennio ha servito questa comunità e anche le
altre parrocchie della valle, ogni
volta che era richiesto il suo
aiuto.
Poco dopo l’arrivo in Bregaglia iniziava anche la sua collaborazione alle trasmissioni evangeliche della Radio Televisione
della Svizzera Italiana (RTSI),
alle quali ha dato un apporto
molto apprezzato sia dai responsabili sia dagli ascoltatori.
Con la sua tragica morte perdiamo un valido compagno di
lavoro e un caro amico.
Ivo Bellacchini lascia un grande vuoto: nella famiglia prima
di tutto, alla quale era estremamente attaccato, nella comunità di Stampa-Maloggia poi e
non da ultimo nel gruppo di collaboratori delle trasmissioni
evangeliche alla RTSI.
Chi può colmare questo vuoto? Soltanto colui che ha parole
di vita eterna e che Ivo ha servito con slancio durante parecchi anni di ministero pastorale.
In una delle sue meditazioni
radiofoniche, trasmessa all’inizio di marze e che aveva come
riferimento l’episodio di Gesù
che cammina sull’acqua, Ivo pronunziava alcune parole significative che oggi sono dirette particolarmente ai suoi familiari:
« Spesso è notte nella nostra
\'ita per l'incerta salute e per la
infedeltà. E’ notte .sul nostro av\'cnirc e noi siamo soli a lottare
e a rischiare. Anche Gesù è restato solo. Ma lui vede e viene.
Viene verso i suoi discepoli. Viene vers;) di noi (...). "Coraggio,
sono io”. Coraggio, ci sono io!
Non abbiate paura. Questo dice
Gesù a ciascuno di noi ». E concludeva così: « La fede ci rende
persuasi che Dio è con noi, nel
momento stesso del nostro pericolo. nel tempo della malattia,
dell’infermità e della disgrazia.
La fede è la fiducia di ricorrere
a Dio, di chiamarlo con insistenza e volerlo vicino, senza scoraggiarsi, senza disperare...
La fede ci fa capire che Dio è
vicino, tanto vicino, quando sembra lontano ».
Otto Rauch
6
6 obiettivo aperto
SI E’ TENUTO A RIESI UN CONVEGNO PROMOSSl C
DIACONI/I
Un primo proficuo confronto tra giovani della ¡mp
su un tema essenziale della vita dei credenti cdrà
Comunicazione
e immagine
La costruzione
di Agape:
simbolo di lavoro
volontario
nel dopo-guerra.
Diaconi a confronto
La carenza di « diaconi » di cui
soffrono molte opere ha messo in
questione anche i canali e i modi
tradizionali coi quali si comunicano
all’esterno le proprie esperienze.
Tutti si sono trovati d’accordo sulla
necessità di assumere questo tipo
di impegno, ridando la dovuta importanza alla pratica del confronto
con le chiese e aH’immagine che si
fornisce di sé e del proprio lavoro.
Le lettere ciclostilate non bastano
più. Non solo: occorre anche mostrarsi più disponibili, soprattutto
nei confronti delle nuove generazioni, a mettere in discussione le proprie scelte e il proprio modo di
lavorare. Le necessità del ricambio
pongono anche problemi di formazione: « una formazione — suggerisce Toti Bouchard — non tanto specialistica, quanto poliedrica: abbiamo bisogno di ’’tutto-fare” formati
sul posto dove dovranno lavorare ».
re di informazione e di formaàaltri
— tese alla predicazione nella soqe st(
tà — anche se si riconosce una io c(
gnità evangelica anche alle opinella
puramente assistenziali, a patto tspera
— suggerisce Daniele Bouchard ranza
« ci si batta su un terreno su ità ci
ancora pochi si battono come, )to di
esempio, quello del « recupero ne. C
drogati ». Ma basta con scuole
ospedali che coprono i buchi last.
ti dallo stato! ». Coi
Opere e chiese
la ci
Pel
riD^%
idW'
Il giro « precongressuale » della
Federazione Giovanile Evangelica
(Agosto 1981) fece tappa anche al
Servizio Cristiano di Riesi. Ai giovani evangelici che vi partecipavano
furono rivolte pressanti richieste di
collaborazione da parte del gruppo
di fratelli che tengono in piedi il Centro, alcuni sin dalle origini. Il gruppo ha infatti continuato ad assottigharsi negli ultimi anni, fino a raggiungere il livello di guardia. Grazie
a quell’incontro, la FGEI ha potuto
cogliere l’urgenza di rilanciare un
dibattito — quello sul servizio o
« diaconia » — finito in secondo piano dopo il campo FGEI di Agape
dell’inverno 1978-79 (cfr. «Gioventù
Evangelica» n. 55/56, l’inserto).
Al consiglio FGEI è sembrato perciò naturale — una volta saggiata
la disponibilità del Centro, che ha
accettato con calore — organizzare
proprio a Riesi un Convegno sul tema « Diaconia e volontariato », che
si è tenuto dal 17 al 19 settembre e
al quale hanno partecipato, oltre al
gruppo del Servizio Cristiano, una
ventina di giovani in rappresentanza di progetti di servizio di ogni tipo — come il Centro Ecumenico di
Agape, il Centro Jacopo Lombardini
di Cinisello Balsamo, gruppi di lavoro dell’Irpinia terremotata, la Comune di Via Grotte Bianche di Catania, e il Convitto Valdese di Torre
Pellice, la Libreria Evangelica « La
Claudiana » di Milano — o in procinto di impegnarsi nella medesima
direzione. Si è trattato forzatamente di un Convegno informale, « a
inviti », a causa delle scarse disponibilità finanziarie della FGEI e delle
niodeste capacità ricettive del « Servizio Cristiano ». Non poteva quindi
venirne fuori alcuna decisione o
presa di posizione ufficiale; la discussione in compenso — grazie anche alle efficaci relazioni di JeanJacques Peyronel e di Samuele Bernardini — ha toccato diversi punti
« caldi », fornendo una serie di indicazioni e di spunti di riflessione
che vale la pena di riprendere in
altre sedi e che proprio per questo
cerchiamo qui di riproporvi almeno
in parte.
sili a Comiso — concorrono spinte
assai diverse, quali il bisogno di
protagonismo o di uscire da una
quotidianità spesso poco gratificante, il gusto dell’avventura o dell’esperienza fine a se stessa. Non è
tanto a questa forma pseudoeroica
di servizio che dobbiamo rivolgerci,
ma a un volontariato che sappia
reggere anche i tempi della quotidianità, del lavoro « della talpa »,
senza aspirare necessariamente a
grandi cornpiti o a risultati immediati ed evidenti. Ed è infatti di questo secondo tipo di volontari che
si avverte la carenza
come Riesi, vuol dire che fra vent’anni lì si sarà altrettanto schiavi
della propria opera e ci sarà crisi ».
Quali opere privilegiare
Zone terremotate
Rapporto tra chi serve
e chi è servito
Anche per Mariotto Berutti « qualcosa al terremoto non funziona. Si
ha l’impressione che ci sia una gestione un po’ dall’alto e che il ’’carrozzone” sia troppo difficile da gestire ». Risponde Toti Bouchard:
« Non basta l’analisi del passato.
Esistono possibilità di rilancio. E
la linea della FCEI sul terremoto,
comunque, non può — come propone Francesca Spano — venire fuori
dalla prossima assemblea di Vico
Equense, cioè da un’occasione ufficiale, bensì dall’esperienza diretta ».
Tutti d’accordo anche sulla necessità che la FCEI — e si auspica
anche le chiese — operino una cernita fra le diverse opere esistenti,
decidendo quali sostenere e quali
avviare a chiusura, tenendo conto
delle forze che abbiamo e dei nuovi
progetti che vanno nascendo.
Per Francesca Spano « dobbiamo
usare il setaccio ». Prima di far questo, però, vanno rivisti i fondamenti teologici della diaconia nel nostro tempo. « Le nostre opere — dice infatti J.-J. Peyronel — sono quasi tutte figlie della teologia del Risveglio del secolo scorso. Persino
Agape, opera barthiana, non è esente da forti componenti ’risvegliate’».
La tendenza è a privilegiare le ope
Volontariato
Una necessaria premessa lessicale: nel corso del Convegno si è usato convenzionalmente il termine
« Volontariato » per definire un servizio non retribuito in alcun modo,
mentre il termine « Diaconia » designava un lavoro variamente retribuito in funzione di un progetto.
Alla scelta del volontariato, si è
detto — specialmente in casi eccezionali, quali i giorni immediatamente successivi al terremoto o il
presidio internazionale contro i mis
Un rischio comune a un certo tipo di volontariato (membri del consiglio di chiesa, deputati al Sinodo)
e a un certo tipo di diaconia (pastori, direttori di opere) è quello di
acquisire un potere nei confronti
dell’interlocutore che si vuole servire, sia egli il fratello di chiesa o
l’assistito.
Questo spunto è servito a porre il
problema più complessivo del rapporto di chi serve e chi è servito.
« La diaconia — ha detto Mariotto
Berutti, proponendo una correzione all’immagine usata da J.-J. Peyronel — è lievito, fermento, prima
che dono. Altrimenti rischiamo di
dividere il regno di Dio in due parti, una già realizzata, l’altra ancora
da realizzare; da un lato quelli che
hanno qualcosa da donare (e perciò anche un potere) e dall’altro
quelli che ricevono. La diaconia è
invece ricerca , tensione continua
verso il regno; nulla è già realizzato, nulla deve ancora realizzarsi e
viceversa. Questo è il significato del
versetto ’’chi è disposto a perdere
la sua vita, la troverà” ».
Per venire a un esempio concreto,
si è discusso molto del rapporto
fra il Servizio Cristiano e la gente
di Riesi ( « come mai dopo tanti anni qui non è pieno' di riesini? » ha
chiesto Francesca Spano), grazie anche alla disponibilità dei residenti
a mettersi totalmente in discussione.
Secondo Rocco Alabiso « si è partiti con un vizio di .fondo: non col
lavoro volontario come ad Agape,
ma col lavoro pagato di uomini del
paese che con le loro famiglie soffrivano la fame. Questo probabilmente li ha deresponsabilizzati,
mentre a me per esempio pone ancora oggi il problema di essere considerato — nonostante tutto — come un datore di lavoro ».
Per J.-J. Peyronel l’intervento della FCEI e delle chiese evangeliche
nelle zone terremotate corre lo stesso rischio: « Se il terremoto procede
La vocazione della chiesa
si esprime nel servizio
Significato
della diaconia
Diaconia è una parola greca che
significa «servizio ». Nel Nuovo Testamento, tutti i ministeri nella
Chiesa sono diaconia, ivi compreso
quello dell’apostolato (ministero
della Parola).
Possiamo affermare che la diaconia è l’espressione della vocazione
della Chiesa e costituisce la sua ragione d’essere. Infatti, la Chiesa
è il Corpo di Cristo il quale è venuto « non per essere servito ma
per servire» (Marco 10: 45). Nei
Vangeli, Gesù viene esplicitamente
designato come « servo dell’Eterno » (Matteo 12: 18). Pertanto, la
sequela, il discepolato, significano
proseguire nella pratica che è stata
quella di Gesù, cioè annunciare il
Regno di Dio vivendone i segni col
servizio reso agli altri (economia
del dono, dell’agape). Il Regno di
Dio, instaurato da Gesù con la sua
pratica del dono, è proprio questo
nuovo sistema di relazione fra gli
uomini, basato sulla solidarietà,
la condivisione, la riconciliazione, la
liberazione (fisica, psichica, spirituale).
gli Apostoli, d) Il Sermone sul
Monte (Matteo 5-7).
Per Kasemann, « Il servizio (cioè
l’attività del carisma) non è semplicemente conseguenza, ma apparizione e realtà della grazia ». E aggiunge: « Gesù ha chiamato dei discepoli, ma non ha fondato alcuna
scuola per creare dei teologi perfetti. La grazia che non agisce è mera illusione. Soltanto seguendo Gesù giorno dopo giorno possiamo
dimostrare al mondo la validità
della nostra dottrina » (Appello alla libertà). Da parte sua Karl Barth
faceva coincidere il senso della vita e la vocazione, quindi il servizio.
Un’opera ogni due chiese valicava
metodiste: il dato è preoccupaime s
non solò per la grande quantdie :
di energie sottratte dal diaconato la pr
la vita delle comunità, ma anche ipoli
il rischio di rimanere — avve:
Eugenio Bernardini — « con t
te teste (le opere) per l’appunto s
za più corpo (le chiese), ripetei
una situazione simile a quella dii
chiese riformate cubane ». Il rii"
dio non è nel contrario (« tanti c
pi, e cioè chiese, e perfettamet
integrate nella società, ma senza
sta, come nel Costa Rica»),
una equa distribuzione delle foi| ||
allo scopo di rivitalizzare le un¡
le altre. Per Paolo Naso Timpej
assunto per il Mezzogiorno a' N
vello sinodale dalle chiese THardi
può limitarsi a colossali inlUe de
venti come quello del tervemcn/icen
mentre le comunità meridionali tío c,
no in crisi e diminuiscono le icstagi
pastorali. « Occorre una grossa cl mo
versione delle comunità alla quesDon/a
ne meridionale ». Ma la realtà —
tolinea Samuele Bernardini — è ptoh'ci
troppo un’altra: « una chiesa supe,
nord approva un ordine del giorticas
sinodale per il Mezzogiorno, ma rtie s(
accetterà altrettanto facilmente i
rinunciare al proprio pastore a
vore di una comunità meridionale
Bruno Gabrif°'^®i
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in parlare, ma in potenza » (I
rinzi 4: 20).
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affinché il servizio non si trasf(“PV
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del servizio, è oppressione e lii^“^®
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Natura della diaconiaf° <
Caratteristiche
essenziali della diaconia
I riferimenti biblici a proposito
del servizio sono numerosissimi: i
4 vangeli ci riferiscono la pratica/
servizio di Gesù; per quanto riguarda il servizio della Chiesa, i passi
più importanti mi sembrano: a)
Matteo 25, b) I Corinzi, c) Atti de
La diaconia è l’opposto del potere. Essa ha il suo fondamento e il
suo fine nella croce di Cristo. Non
c’è diaconia che non sia radicata
nella teologia della croce (vedi Paolo e la sua polemica con i Corinzi).
Gesù ha respinto la tentazione
del potere (che è sempre costrizione, coercizione, violenza) ed ha
scelto la via del servizio (che è
liberazione, riconciliazione, solidarietà). Come l’incarnazione in Gesù
è il massimo della rinuncia all’onnipotenza da parte di Dio, la croce
è la negazione massima del potere
ma nello stesso tempo è l’espressione massima della potenza divina. « Il regno di Dio non consiste
“anc
I Corinzi 12: il servizio, espi
tato secondo i vari carismi d6
Spirito, è finalizzato all’utile i
mune. Un carisma che non si trar
ce in servizio è come un talee
seppellito. Non dà frutto, e pertj
to cade sotto il giudizio.
Essendo motivata ed alimenta
dall’agape, la diaconia non può ;
svolgersi nell’umiltà e la sobri
(cfr. Gesù che rifiutava di fare]
racoli su richiesta per provare|
sua divinità). Il servizio non
aH’auto-affermazione ma a qu^
degli altri. Non c’è servizio
non sia per gli altri, e non si
essere per gli altri se non stai
con gli altri. Questo però nonj
gnifica « sacrificio », auto-annu
mento masochistico, il che sare^
una forma distorta di auto-afferif
zione narcisistica. La via del sel|
zio è quella della croce (che
plica rischi, ostacoli, quindi sol
renza) ma non è la ricerca di
sofferenza fine a se stessa, co
criterio e prova della validità
servizio. Solo accettando se std
si possono accettare e amare
7
obiettivo aperto 7
OSiL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
li VOLONTARIATO
-lls impegnati in diverse delle nostre opere e i fratelli del « Servizio Cristiano »
Iti cdrà sviluppato e approfondito anche da parte di tutte le nostre chiese
servizio e sem
pre in relazione agli altri (il prossimo). Il cristiano è chiamato ad
essere il prossimo degli altri, in
qualunque situazione, non a chiedersi chi è il suo prossimo (cfr. Parabola del Buon Samaritano). Per
questo occorre sapere ascoltare
l’altro. Non posso servire se non
so ascoltare. Servire non vuol dire
avere la risposta a tutto. Se non
entro in comunione con l’altro, se
non recepisco i suoi bisogni, se non
mi faccio « servo » dell’altro, il mio
non è servizio ma potere. Il servizio è ciò che permette all’altro di
essere se stesso e di assumersi come soggetto autonomo e libero.
Perciò servizio non è assistenzialismo.
Il servizio dunque si può concepire ed attuare in diversi modi a
seconda del tempo, del luogo e
Servizio e lavoro volontario
I 11
nelle opere evangeliche in Italia
maàaltri («Ama il tuo prossimo cerne
Ha sotte stesso»). Il vero servizio è quel' una)o compiuto nella libertà, quindi
le opinella gioia, nella . fiducia e nella
Datto (¡speranza. Da cui deriva la persevechardranza e la resistenza. Questa liber
0 su (tà ci è data in Cristo, e il contenuome, {to di questa libertà sta nel serviperotre. (Luca 12: 37).
cuoio
hi las(, . .
Come SI esplica
la diaconia
Per Lutero la vocazione si espli>e valicava nella professione vissuta coccupaune servizio. Ma servizio può anquantche significare essere strappati alenatola propria professione (cfr. i disce-nchetpoli di Gesù).
In ogni caso, il
con t
unto»
ipetei
5lla de.
Il rii
tanti
ttamet
senza
), ma|
He foi
le uni
’impej
no a Nella prima parte della sua relazione, Samuele Berese ^ thardini ha tracciato un quadro generale della situazioli ime del volontariato nella società italiana, a partire dalle
Tiemwicende successive al terremoto in Irpinia e soslenenonali tío che il volontariato sta vivendo oggi una delle sue
le ioMagionì più fertili, almeno a livello giovanile. Diversi
ossa ci motivi di questa maggior disponibilità al lavoro vo
1 quesloniano.' alla notevole influenza tradizionalmente eserth — Sitata nel nostro paese dalla cultura cristiana (sia cat— èfiolica che evangelica) del servizio — tanto radicata da
desa superare indenne anche la cosiddetta « crisi della poli;1 giorlica» (meglio: dell’impegno politico personale) — se
, ma afte sarebbe aggiunta una seconda, generata dalla crisi
nente
ore a
iionale Vorrei cominciare con una prima
Gabrif°nsiderazione: le nostre chiese e
e nostre opere si reggono largamente sul lavoro volontario, ma la
oflessione sull’argomento (inteso
:ome incarico o incombenza svolta
Klla chiesa, nella FGEI, in un’ope’a) è molto scarsa. La si risolve
ìpesso e volentieri con il discorso
?enerale (e generico) del servizio.
Juesta categoria, secondo me, non
¡ntra pienamente nel merito di
juello che realmente e materialmente è il lavoro volontario nelle
)) (I (lostre chiese e nelle nostre opere,
lon permette di entrare nelle pievigilal"6 dell’esperienza quotidiana, di
trasÌ^PÌrne i problemi e i limiti, prosa, inscmc^ndo spesso ne! medio-lungo
ì trasf^®'’jodo una separazione tra chi
oppo^°*Se il lavoro volontario (che si
Í e isolato) e la corhunità (che
jon capisce quasi mai i problemi
chi questo lavoro svolge). Ho
' P*mpressione insomma che in quccampo (come forse in altri)
manchi un’analisi concreta degli
, espi
mi d¿
utile V
si tratt“ scuola serale al Centro Jacopo Lombardini a Cinisello: un esempio di volontariato oggi.
I talet
; pert|—^
imeni
può I
sobri
fare !
ovare
on ri
1 qu
izio
della situazione, proprio perché è
sempre rivolto a delle persone concrete. Pertanto il servizio dev’essere « elastico », adattabile, riconvertibile, per non trasformarsi in istituzione fine a se stessa. Possiamo
dire che la natura del servizio non
cambia, la forma sì.
Il servizio non è mai disgiunto
dalla Parola, dalla predicazione (cfr.
i Sette cosiddetti « diaconi » della
comunità primitiva che erano potenti predicatori dell’evangelo).
C’è dunque un’unità Parola/atti Analisi/azione - Teoria/prassi. Ma
non c’è mai una divisione gerarchica (quindi di potere) dei ministeri. Ogni credente, ogni uomo, ha
un carisma che deve essere messo
al servizio degli altri, nel sacerdozio universale.
Jean-Jacques Pesrronel
effetti materiali che producono la
predicazione e l’invito al servizio
che viene rivolto a tutti coloro che
si avvicinano alle nostre chiese. La
confusione che regna sui ministeri
(anziano, diacono, pastore) e sulle
loro funzioni è un segnale in questo senso.
Si possono distinguere almeno
quattro figure diverse di volontariato evangelico; con terminologia
un po’ grossolana potremmo definirle così: il laico « tiepido », il laico « impegnato », il volontario a
tempo pieno per un breve periodo,
il laico a tempo pieno e retribuito
(lavoratore).
a) Le prime due figure (laici tiepidi e laici impegnati) si incontrano in tutte le nostre comunità. Piccoli incarichi, saltuari, discontinui
oppure responsabilità più grosse,
che occupano più tempo e che necessitano continuità. Chi più, chi
meno ci si dà da fare a seconda
anche del tipo di lavoro che si fa,
Conclusioni
Al termine, il Convegno si è trovato concorde su alcuni impegni pratici proposti da Paolo Naso, che la FGEI dovrebbe far
propri:
— Proseguire la riflessione mantenendola al centro della nostra
attenzione ai diversi livelli (Gruppi, Giunte regionali, e Consiglio).
— Costruire una mappa dei centri e delle opere che necessitano di lavoro volontario: se ne occuperà il Consiglio mediante
l’invio di un questionario.
■— Organizzare una serie di campi di lavoro nelle zone terremotate deirirpinia e a Riesi, campi che siano occasione di formazione e di conoscenza diretta del lavoro e delle prospettive delle
opere che si trovano in queste due zone.
— Dedicare una particolare attenzione (tempo e risorse) alla
« comunicazione » del servizio compiuto dalle diverse opere e
centri o dalle persone impegnate in qualche servizio particolare;
comunicazione che trasmetta un’immagine veritiera di ciò che
realmente si fa, dei problemi ma anche delle gratificazioni e delle
gioie che questi servizi comportano. Riteniamo che migliorando
la « comunicazione » si possa facilitare un necessario avvicendamento di volontari e di persone che desiderino impegnarsi a tempo
pieno in un servizio particolare e che si contribuisca a mantenere
aperto un canale di verifica critica del lavoro che si svolge con
un’area più ampia di persone interessate nei diversi progetti.
— Sollecitare l’interesse e il sostegno a questi temi da parte
delle chiese locali.
del lavoro salariato: contrazione del mercato del lavoro, scarsa corrispondenza tra studi e occupazione, diffusione di nuovi modi di intendere il lavoro, che vanno
dal rifiuto di quello salariato e alienato sino all’identificazione del tempo di lavoro con il tempo « della non
vita », eccezion fatta per coloro che puntano a professioni altamente qualificate. Il lavoro volontario sarebbe cioè rivalutato in funzione alternativa al lavoro salariato e alienato, che « non può essere un impegno per
realizzare se stessi e per contribuire a creare una società più umana e più giusta ».
Successivamente, il relatore ha puntato l’obiettivo
sugli ambienti evangelici.
del grado di comprensione della
richiesta di impegno che la chiesa
rivolge a ogni suo membro, della
situazione personale e familiare. In
questi casi spesso è più facile usare le competenze specifiche tecnico-professionali che le singole persone acquisiscono con il proprio
lavoro (amministratori, ingegneri,
dirigenti, professori, medici, etc.)
piuttosto che stimolare quelli che
queste competenze non hanno
(operai, donne, etc.), cosi da rinunciare all’aiuto di molti che sarebbero disponibili se solo fossero un
po' incoraggiati e se si cercasse di
dar loro una qualche formazione
(visitatori, predicatori, etc.), mettendo in atto una sorta di « ricerca
dei doni » di ognuno. C’è anche da
domandarsi se non possa essere
legittimo, in alcuni casi, chiedere
un ridimensionamento dell’attività
lavorativa (rinuncia alla carriera)
per un maggiore impegno nella
chiesa.
h) La terza figura la possiamo
nare
incontrare nelle nostre opere: persone che mettono a disposizione
un certo periodo di tempo della
propria vita (un anno, due, tre...)
a pieno tempo, con un piccolo rimborso spese o anche qualcosa di
più. In questo caso il grosso problema è che più dura l’impegrio,
più aumentano i problemi di reinserimento nel mercato del lavoro,
nella propria professione. Il rischio
(non trovare più lavoro) è evidente
per la persona, ma anche per l’opera, che si trova moralmente impegnata a non lasciare per la strada
nessuno. Che fare?
c) La quarta figura potrà forse
sembrare un po’ anomala, visto
ohe si parla di volontariato. Ma io
sono convinto che chiunque presti servizio a tempo pieno e retribuito nella chiesa e nelle opere metta nel suo lavoro un senso del servizio e una disponibilità che va ben
oltre l’orario di lavoro e la responsabilità affidatagli. E se così non
fosse, non si capirebbe perché non
cambia mestiere, chè forse qualcosa di meglio trova (oggi almeno;
domani non si sa). Voglio dire che
per me, per esempio, quello del servizio è un aspetto importante del
mio lavoro quotidiano, è quello che
gli dà un senso. Probabilmente non
mi interesserebbe lavorare tn una
libreria che non fosse la Claudiana.
In questi casi i problemi sono di«versi: intanto, generalmente c’è una
resistenza o quanto meno una perplessità della famiglia di provenienza di fronte a un lavoro poco
retribuito e senza lo « status » sociale dei pastori o dei « direttori »
delle opere. E’ sbagliato, ma è così, un po’ anche per colpa della
chiesa. Un altro problema è un certo senso di precarietà del posto di
lavoro (quasi tutte le nostre opere
sono precarie da molti punti di vista). Le condizioni materiali in cui
si svolge il lavoro sono spesso caratterizzate dall’isolamento e sempre dalla mancanza di soldi. Tutto
questo ha ripercussioni sulla vita
affettiva e familiare.
Un piccolo di,scorso meritano anche le opere. Ce ne sono di diverso
tipo e soprattutto sono tante (sembra che ci sia un’opera ogni due
chiese valdo-metodiste). Tutte hanno molti problemi, sempre per questioni di bilancio, spesso anche per
il reperimento del personale adatto.
Per noi tutte le opere vanno bene?
Non sarà un’eredità troppo pesante? Non bisogna cominciare a distinguere, a valorizzarne alcune, a
rinunciare ad altre? IL problema
non è solo « quale volontariato »,
ma anche « per che cosa? ». Per
esempio, Giorgio Tourn, nel suo libro « Una chiesa in analisi », sostiene che « la presenza di opere
sociali nella chiesa ha senso unicamente quando siano chiara espressione di una teologia missionaria e
quando sia mantenuto un rapporto di equilibrio con le comunità
tradizionali ». In una relazione al
campo studi FGEI di Agape (inverno ’78-79) (cfr. « g.e. » n. 55/56) si
sosteneva che « spesso le opere so
no sorte non da uno stretto legame
con le chiese locali, ma in modo
autonomo. Ne consegue che non
hanno preso parte attiva nel generale rinnovarsi della chiesa: ruotano nella loro orbita, sostenute formalmente da una base che in fondo non le ha volute e che comunque
non riuscirebbe economicamente a
mantenerle. Questa indipendenza
delle opere, in linea generale, la si
riscontra anche sul piano della loro
gestione, che resta per lo più affidata... all’attiva borghesia illuminata ». Si sosteneva inoltre nella relazione che « la chiesa locale è un
punto prioritario di riferimento
nella mappa delle opere » e che
« sono... i canali d’informazione, i
mass media, insieme con i luoghi
dove la gente può incontrarsi, formarsi e verificare le proprie scelte,
le nuove opere del domani. Se nel
passato anche recente (per esempio
il boom delle opere sociali negli anni Cinquanta e Sessanta) si è piuttosto cercato, particolarmente in
campo sanitario e dell’istruzione,
di lottare contro le carenze statali,
riteniamo che per l’immediato futuro non si potranno più ignorare
le direttrici deH'in formazione di
massa e dei centri, non solo giovanili, d’incontro ».
Questo si diceva nel ’78. Qual è
dunque il rapporto tra ogni singola
opera e la chiesa? E tra le opere e
la società? Oggi ci dobbiamo preoccupare soprattutto delle opere di
testimonianza e di evangelizzazione? Oggi non servono più opere a
carattere assistenziale? Sono domande che ci dobbiamo porre, magari per arrivare a capire che le
opere esistenti vanno bene tutte
così come seno (certo, con qualche
debito in mene o con meno dipendenza dagli aiuti esteri).
Un’ultima questione, importantissima: quella del coordinamento,
dell’informazione, della comunicazione tra le opere e le chiese. La
difficoltà a reperire volontari dipende parecchio, probabilmente, da
arosse carenze in questo settore.
So che si sta pensando ad alcune
iniziative per sopperire a questo
problema. Per esempio, la FCET
propone la ricostituzione del Servizio di Azione Sociale. Le chiese
valdesi e metodiste studieranno la
ipotesi di costituire un dipartimento diaconale, per avere « un rapporto organico fra opere simili, sia
per elaborare in comune una politica d’azione, sia per rispondere
meglio alle problematiche del momento. Per verificare e suggerire le
linee diaconali di Sinodo e chiese.
Per portare insieme, alPintemo di
uno specifico settore, il peso delle
opere più deboli... Per avviare a soluzione il nroblema de! reperirnento. della formazione e del migliore
utilizzo del personale». Il ruolo
diaconale istituito dalle chiese valdo-metodiste è distinto in quattro
settori: 1) Formazione e istruzione; 2) Informazione e pubblicistica; 3) Assistenza; 4) Servizi tecnici
c amministrativi.
Samuele Bernardini
8
8 ecumenismo
8 ottobre 1982
LA CHIESA LUTERANA E IL PARLAMENTO
Che succede in Svezia?
Echi dal mondo
cristiano
Dalla rivista del Consiglio Ecumenico « One World » riprendiamo le parti essenziali di una corrispondenza sui rapporti chiesa e stato in Svezia. L’autore è direttore dell'Istituto
Ecumenico Nordico di Sigtuna.
La Chiesa di Svezia è una delle più grosse chiese del mondo e
ha un numero di membri così
elevato da includere mezzo milione o più di persone che non sono
nemmeno battezzate. In altri termini, si tratta di una « chiesa-popolo » e di una chiesa di stato.
Questa situazione risale ai tempi in cui la Svezia considerava
del tutto logico che Tintera popolazione appartenesse ad una
chiesa ufficiale — un’idea, questa, che oggi appare un po’ oltraggiosa se si considera il forte
e crescente numero di membri
non battezzati — e che gli affari
della chiesa fossero governati dal
I>arlamento nazionale.
Benché questo tipo di ordinamento ecclesiastico possa sembrare anacronistico ed assurdo a
molti oggigiorno, alcuni si chiedono se la Chiesa di Svezia non
sia diventata ancora più strettamente legata allo stato dopo la
sua ultima assemblea generale.
L’assemblea di cinque settimane, conclusasi alla fine di maggio,
è stata l’ultima di questo genere.
I suoi 96 membri — 57 laici e 39
ecclesiastici — hanno deciso che
gli affari della chiesa siano gestiti da una cosiddetta assemblea riformata di 251 membri e
da un consiglio centrale di 14
membri nominato dall’assemblea
e presieduto dallo arcivescovo.
A fronte di ciò è stato deciso
di adottare una struttura più
rappresentativa. Ma, in questa
nuova assemblea, i posti verranno assegnati a coloro i quali li
avranno guadagnati in quelle
che, di fatto, saranno elezioni politiche legate agli affari ordinari
dello stato.
Nella nuova assemblea, non ci
sarà più una rappresentanza pro
porzionale fra ecclesiastici e laici. Le elezioni saranno aperte e
libere, il che implica che nessun
vescovo potrà sedere nell’assemblea solo in virtù del suo ufficio.
Certo, ogni vescovo o ministro
di culto potrà essere eletto all’assemblea. Di fatto, chiunque potrà essere eletto purché abbia il
necessario appoggio politico. Infatti, le elezioni faranno parte
del normale sistema politico svedese, così come lo sono già le elezioni ecclesiastiche locali.
Vi è qualche preoccupazione riguardo alla possibilità che im
membro di chiesa formale che
non è battezzato e che non partecipa affatto alla vita della chiesa possa ottenere un posto nell’assemblea. E’ possibile dunque
che una tale persona abbia un
potere decisionale nella chiesa
maggiore di quello di un vescovo
che può non essere eletto.
Ci sono inoltre timori per
quello che tutto ciò significherà
per quanto riguarda il controllo
politico sul potere decisionale
della chiesa. Accresciute beghe di
corridoio di partiti politici nelle
elezioni ecclesiastiche possono
mettere a repentaglio il già calante livello teologico dell’assemblea.
Nel corso del dibattito su questo cambiamento, un membro
dell’assemblea ha detto che sperava che forme più democratiche
potessero aiutare a rivitalizzare
la chiesa, ma era preoccupato
della carenza teologica qualora
il clero fosse insufficientemente
rappresentato. « Sarebbe come
avere un congresso medico solo
con i pazienti », ha osservato.
Il problema però non è che ci
sia meno potere clericale nell’assemblea della chiesa (ciò potreb
be essere considerato come un
vantaggio!), ma piuttosto che la
chiesa perderà significative funzioni legislative che riguardano
il suo intero ruolo nella società.
La chiesa assumerà la completa responsabilità per quelli che
vengono definiti i suoi « affari interni », e una serie di comitati
si occuperà di vari settori quali
evangelismo, missione, diaconia,
comunicazione e ecumenismo.
Ma solo il parlamento nazionale avrà diritto di promulgare
leggi riguardanti l’attività della
chiesa nella società. Tale potere
sarà esteso a questioni quali la
struttura economica (ivi compreso le tasse e Tamministrazione
dei fondi) e gli stipendi pastorali. La chiesa perderà il suo potere di veto su questa legislazione,
anche se potrà esprimere il proprio parere.
In altri termini, lo stato e il
parlamento assumono l'intera responsabilità delle leggi che governano la vita della chiesa, esattamente come fanno con altri settori organizzati della vita sociale
in Svezia, mentre la chiesa avrà
pieno controllo sui propri affari
interni.
Questo è stato l’esito decisivo
dell'assemblea. 'Può essere visto
come un modo di rendere la chiesa ancora più legata allo stato.
Tale è stata la conclusione di
due vescovi i quali hanno votato
contro i cambiamenti.
C’è poi un’interpretazione più
ottimistica: che questi cambiamenti migliorano i rapporti tra
stato e chiesa, o che porteranno
ad una chiesa più libera e indipendente.
Ma c’è anche il sospetto che il
vero « consiglio centrale » della
chiesa continuerà ad essere il
parlamento svedese. Se questo è
vero, può darsi che la situazione
sembrerà così assurda da rendere
imperativa la separazione della
chiesa e dello stato.
Kjell Ove Nilsson
UNA VISITA DI GIOVANI ROMANI NELL’ESSEN
Chiesa e società dal vivo
Alla fine di marzo la nostra comunità ha ospitato (come già nel
1978) la corale giovanile della
Auferstehungskirche di Essen. In
questa occasione i giovani delle
comunità valdesi di Roma hanno
avuto la possibilità di incontrarsi con i loro coetanei tedeschi, ed
anche di ascoltare un loro squisito concerto.
Per approfondire le relazioni
sorte, la comunità di Essen ci ha
invitato a trascorrere, loro ospiti,
una settimana in Germania: una
intensa settimana divisa tra visite attraverso il Ruhrgebit, momenti comunitari con i coristi, e
vita nelle famiglie ospitanti.
Abbiamo cercato, in questo modo, di conoscere più da vicino i
problemi sociali della Germania
industriale, analizzandoli sia dal
pimto di vista delle organizzazioni statali che di quelle ecclesiastiche.
In particolare è stato preso in
considerazione il problema dei
lavoratori stranieri, aggravatosi
particolarmente in questi ultimi
tempi a causa della crisi economica che ha colpito anche la Germania e a causa delle nuove manifestazioni razziste. Abbiamo
partecipato ad una riunione dell’Auslanderbeirat (commissione
mista di lavoratori stranieri e
tedeschi per lo studio e la soluzione dei problemi concernenti il
lavoro e la vita sociale degli stranieri), e abbiamo visitato un altoforno in cui il lavoro più pesante è affidato esclusivamente
ad operai turchi.
Un altro problema da noi analizzato è quello del reinserimento degli emarginati, ed in particolare degli handicappati, nella vita
quotidiana della società. Per sviluppare questo tema siamo stati
ospiti di Bethel, centro diaconale
della chiesa evangelica tedesca.
In questa immensa opera, che in
realtà ha tutte le caratteristiche
di una piccola città, handicappati di ogni tipo, e più in generale,
secondo i nuovi piani di sviluppo, emarginati di ogni tipo, vengono educati in modo da saper
affrontare più o meno autonomamente la routine quotidiana della
vita dei sani.
Il nostro programma culturale
si esaurisce rammentando un’interessante discussione che abbiamo avuto con il pastore e i ragazzi della comunità e che ha
messo in luce i diversi problemi
che una chiesa minoritaria e una
di massa hanno nel loro rivolgersi ai giovani.
Parallelamente a questo programma culturale e di pari intensità è stata la vita in comune con
i giovani del coro, con i quali
abbiamo stretto rapporti di amicizia che prevedono sviluppi futuri, e con le famiglie dalle quali siamo stati accolti con cosi
tanto calore che spesso ci siamo
sentiti più dei figli che degli ospiti.
Tirando infine le conclusioni
dobbiamo ringraziare la direttrice del coro e organizzatrice del
nostro viaggio sig.ra Ursula von
Den Busch, le famiglie ospitanti.
a cura di Renato Coïsson
rOekumenischer Ausschuss Des
Kirchenkreises Essen Mitte, e il
Freundejkreis der Waldenser Kirche, ma anche comunicare la positività di questo contatto con
una cultura e un modo di vivere
differenti e per noi nuovi che speriamo si riproduca nel futuro.
Alcuni giovani delle
comunità valdesi romane
Turismo
ecclesiastico
Il Ministero del Turismo di
Israele cura molto attentamente
l’accoglienza delle decine di migliaia di turisti cristiani che
dall’Occidente e soprattutto dagli Stati Uniti visitano ogni anno
la Terra Santa. Tra questi, molti
desiderano immergersi nel Giordano là dove Giovanni Battista
battezzava. Ma il luogo tradizionale è scomodo, vicino al pesante traffico dell’autostrada per
Tiberiade. Il Ministero del Turismo, informa il giornale americano New Aurora, ha così approntato un nuovo sito, alcune
centinaia di metri più a valle, più
tranquillo, con sedili sulla riva
ricavati nella pietra, spogliatoi,
docce, servizi, chiosco, rinfreschi e souvenirs. I battesimi possono così aver luogo nel modo
più appartato e confortevole.
Haiti e la
vendita di schiavi
(Information) — Una commissione luterana in America Latina ha rivelato che Haiti è l’unico
stato nel quale ancora oggi prospera il traffico degli schiavi. Il
governo haitiano vende degli
uomini per 87 dollari l’uno alla
Repubblica Dominicana. Per questo la commissione ha chiesto
alla Federazione Luterana Mondiale di sostenere gli haitiani nel
loro paese ed all’estero. Il governo sfrutta la miseria della
popolazione e ricava denaro per
far andare degli uomini nella
Repubblica Dominicana dove sperano di trovare migliori condizioni di lavoro e di vita.
Il Sinodo olandese
sull’apartheid
(Soepi) — Il Sinodo Generale
delle Chiese Riformate dell’Olanda ha chiesto alle compagnie di
cessare la loro attività comrnerciale neH’Africa del Sud. Il Sinodo ha anche esortato il Governo
olandese a sostenere l’embargo
sul petrolio approvato dalle Nazioni Unite contro l’Africa del
Sud, ed ha chiesto alle sue comunità di sostenere il programma di lotta contro il razzismo
del Consiglio Ecumenico.
Nel corso della discussione Firet, il presidente della Commissione sinodale ha posto questa
domanda: « il giusto condannare
i neri sudafricani per le loro
azioni violente, mentre i bianchi
sudafricani, armati come Golia,
ricorrono continuamente alla violenza economica, poliziesca e legislativa? ».
No agli investimenti
in Sud Africa
(Soepi) — È stato lanciato un
apnello da parte delle chiese canadesi: anglicana, cattolica romana e unita, agli azionisti della
Alean Aluminium perché facciano pressione sull’azienda perché
riconsideri i propri investimenti
nell’Africa del Sud, come presa
di posizione contro la politica di
apartheid.
Questo appello ha raccolto l’appoggio di parecchi azionisti per
un ammontare deir8,8”/o del totale delle azioni.
Taiwan: un tempio
segno di perdono
(SPR) — Il giorno di Pasqua
una nuova chiesa è stata inaugurata a Taipeh nell’isola di Taiwan. Una lapide ricorda il significato di questo avvenimento:
« In questo luogo vi era la
residenza delTavvocato Lyim GiHyiong, ex membro dell’assemblea provinciale. La madre e le
due figlie gemelle dell’avvocato
sono state brutalmente e misteriosamente assassinate in questo
luogo a mezzogiorno del 28 febbraio 1980. La figlia primogenita,
per la grazia di Dio, è sopravvissuta a sei colpi di pugnale.
Dopo l’assassinio, la Signora
Lyim, guidata dallo Spirito Santo venne in contatto con l’Evangelo, e maturò in lei la speranza
che questa casa diventasse una
chiesa per rendere testimonianza
alla giustizia di Dio che è perdono e salvezza. Per questa ragione
questa chiesa si chiama Gi-Kong,
la Chiesa della Luce della Giustizia di Dio.
Le fondamenta di questa chiesa sono Gesù Cristo ».
Nel suo discorso nel corso dell’inaugurazione, il prof. Cressey
rappresentante dell’A.R.M., ha ri
cordato che l’autore dell’epistola
agli Ebrei afferma che la vittoria di Cristo va al di là sia delle
vittorie che delle sofferenze degli eroi della fede. La vittoria
del Cristo, non distrugge i nemici, ma li riscatta, la sua sofferenza non è angoscia senza senso,
ma atto salutare di Dio. L’inaugurazione della chiesa di Gi-Kong è
annuncio della strana vittoria di
Pasqua: la vittoria della croce.
I neozelandesi
e la loro storia
(SPR) — Nel secolo scorso,
con il trattato di Waitangi, i
Maori (la popolazione indigena
della Nuova Zelanda) cedevano
alla regina d’Inghilterra « tutti
i diritti ed i poteri relativi alla
sovranità » e ricevevano in cambio la promessa che i loro diritti
di popolo indigeno sulla terra, le
foreste e le acque, sarebbero
stati protetti. Promesse mai mantenute. « La nostra storia è una
storia di promesse mai mantenute: credevo che le violazioni esistessero soltanto in Australia
nei confronti degli aborigeni e
non in Nuova Zelanda... II razzismo, l’ingiustizia ed i mali che
ne derivano, sono sèmpre soltanto presso il vicino, mai fra di
noi...! ».
I cristiani della Nuova Zelanda
si sono impegnati in una rilettura della loro storia, lo si è visto
in una consultazione che ha riunito per due giorni a Chope circa 70 partecipanti Maori e bianchi, uomini e donne, protestanti
e cattolici.
Molti hanno capito che la storia del loro paese era anche storia di oppressioni di sfruttamento e di ingiustizie verso i Maori.
Questi infatti vivono oggi in condizioni simili a quelle di altri
gruppi emarginati:
« I Maori costituiscono TSo.'o
della popolazione del paese, ma
il 45% della popolazione maschile ed il 67% di quella femminile è
nelle carceri. Un bambino Maori
ha 4 volte più probabilità di un
bambino ’’pakéha” (bianco) di
finire davanti ad un tribunale. E
la situazione sta peggiorando ».
La riunione di Chope aveva lo
scopo di rispondere alla domanda posta dalla Conferenza delle
Chiese Asiatiche « Qual è la teologia specificatamente neozelandese? I simboli religiosi ed i miti di questo paese aiutano a comprendere il presente e ad affrontare l’avvenire? ». Prima di rispondere a questa domanda i
Maori ed i bianchi dovranno
impegnarsi a riparare i danni
costruiti nel passato. Non sarà
un compito semplice! Qualcuno diceva: « L’uomo bianco vuole la riconciliazione, ma non vuole cedere nulla...! ».
Alsazia e Lorena:
una donna presidente
(BIP) — Per la prima volta in
Francia, una donna.è slata eletta
presidente di una chiesa: la chiesa riformata d’Alsazia e Lorena
(ERAL). Si tratta del past. Thérèse Klipftel, di 62 anni, che succede al past. Christian Schmidt.
Consacrata nel 1965, Thérèse
Klipftel è stata cappellana presso i giovani ed è attualmente
responsabile della Commissione
regionale per la catechesi.
« Se ho accettato di essere disponibile per la presidenza, è
perché ai miei occhi si tratta di
un servizio e di null’altro, perché
la sola autorità nella chiesa è
quella di Gesù Cristo ».
L’ERAL ha 40.000 membri e 65
posti pastorali. È la prima chiesa
ad aver consacrato donne-pastori
nel 1925.
9
8 ottobre 1982
cronaca delle Valli 9
REGIONE PIEMONTE
Potere
occulto
Le vicende legale alla gestione
del potere locale del pinerolese
(eoimini, USL, comprensorio)
non fanno ben sperare. Spesso
le decisioni vengono assunte fuori dagli organi istituzionali preposti secondo logiche di tornaconto personale e politico e poi
imposte ai vari consigli che debbono poi ratificarle in obbedienza al principio della « disciplina
di partito ». E' quanto succede
■ al comune di Pinerolo e alla
USL 44, ma questo fenomeno
sta prendendo piede anche nelle comunità montane ed esempi di questo si possono vedere
■ anche nella Comunità delle Valli Chisone e Germanasca. Qualcuno chiama questo « super-partito », altri « potere occulto »: è
un fenomeno di potere, legato
alla necessità di conservare ad
, ogni costo il potere.
Si tratta cioè della risposta
'del potere politico ed economico
conservatore allo svilupparsi di
un movimento democratico che
negli anni 70 ha rivendicato pelle istituzioni locali l’allargamento della democrazia, l’attuazione dei diritti dei cittadini, la possibilità di un controllo pubblico
e democratico dell’esercizio del
potere. Di froij.te a queste richieste il potere politico ed economico si è posto l’obiettivo di fermare il movimento. Avviene così che importanti decisioni vengano prese all'esterno delle istituzioni da un ristretto numero
di persone che poi le impongo- •
no, anche attraverso ricatti
più o meno espliciti, agli organismi decisionali istituzionali.
La battaglia nelle istituzioni
ha così perso progressivamente
■ di incisività, in quanto non è più
in esse che vengono prese le decisioni rilevanti. Nasce così —
anche negli eletti — un piofondo disagio che si manifesta in
un diffuso assenteismo. La continua mancanza del numero legale nelle assemblee della Comunità delle Valli Chisone e Germanasca ne è l'esempio più evidente anche se non il più importante.
In tal modo le istituzioni democratiche vengono ridotte a
oligarchie ristrette, si svuota di
fatto il ruolo dei partiti, si indebolisce la sovranità popolare
prevista dalla nostra Costituzione, si opera una colossale truffa
ai danni degli elettori, le opposizioni all'interno, delle istituzioni sono spiazzate perché svolgono il loro compito nei confronti di un potere che non è
quello reale. Inoltre nella ntisura in cui il potere occulto è intèrpartitico si degrada anche il
modo di funzionamento delle
istituzioni.
Prima che sia troppo tardi occorre dunque che quelle forze
che si sono tese conto della funzione aberrante e insidiosa del
potere occulto si schierino perla difesa istituzionale — con
tutte le contraddizioni che ci sono — e che chiedano correttezza nel loro funzionamento e limpidezza nei contenuti. Soprattutto nella nostra realtà pinerolese occorre superare la vecchia
antitesi, così largamente diffusa
nella base sindacale e ira i credenti, tra « istituzioni » e » movimento ». Non si tratta di mettere da parte quelle spinte inncn'ative che vengono dal movimento (es. la c< parlccipaz.ione »)
ma di assorbirle nel quadro di
una iniziativa politica di difesa
delle istituzioni contro le tendenze degenerative del potere
occulto. Questa è anche una questione morale. '
Giorgio Gardiol
Non subordinare l’Intesa
alla revisione del Concordato
I gruppi politici concordi nel sollecitare il governo ad attuare l’Intesa
Per iniziativa del gruppo liberale, il Consiglio Regionale Piemontese ha approvato all’unanimità la mozione che pubblichiamo qui:
« Considerato la presenza, diffusa e secolare, nell'ambito della
comunità piemontese, della confessione valdese e metodista;
considerato che l'art. 8 della
Costituzione assicura uguale libertà davanti alla legge a tutte
le confessioni religiose, riconoscendo loro il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti,
con l'unico lìmite che essi non
contrastino con l'ordinamento
giuridico italiano, e stabilendo
che i loro rapporti con lo Stato
sono regolati per legge, sulla base di intese con le relative rappresentanze;
preso atto della necessità di superare l'attuale normativa disciplinante i rapporti tra lo Stato e
le religioni diverse da quella cattolica, risalente al 1929 e discriminatoria già nel titolo stesso,
ove si fa riferimento ai « culti
ammessi »;
preso atto della necessità di
superare l'attuale disciplina penale del Titolo IV, Libro II del C.P.,
in base alla quale i delitti contro
il sentimento religioso commessi
in offesa ai culti diversi da quello cattolico vengono puniti con
pene inferiori a quelle previste
per i reati (Offese alla religione
mediante vilipendio alle persone,
Offese alla religione mediante
vilipendio alle cose. Turbamento
di funzioni religiose) commessi
contro il culto cattolico;
premesso che, in seguito a successivi incontri, sollecitati dalla
comunità valdese, tra la delegazione della Tavola Valdese e la
delegazione del Governo Italiano,
si giunse a concordare e a sottoscrivere, il 4-2-78, una bozza di
intesa intitolata «Testo dell'intesa per la regolamentazione dei
rapporti tra la Repubblica Italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese »;
considerato che, dopo circa
quattro anni, non si è ancora
provveduto all'approvazione definitiva dell'intesa in sede legislativa;
considerato che sarebbe del
tutto ingiustificato condizionare
la soluzione dei problemi inerenti ai rapporti tra Stato Italiano
e Chiesa Valdo-metodista alla soluzione di quelli relativi ai rapporti tra Stato Italiano e Chiesa
Cattolica, subordinando la firma
dell'intesa con i valdo-metodisti
alla revisione del Concordato,
che, peraltro, tra continui rinvìi e riformulazioni, non sembra
poter giungere entro breve termine a conclusione;
IMPEGNA
Il Consiglio Regionale del Piemonte a sollecitare Governo e
Parlamento a procedere senza indugio all’esame e all’approvazione della regolamentazione legislativa dei rapporti tra la Repubblica Italiana e le chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese, per conferire alla problematica che vi è sottesa termini
di certezza ».
La convinzione che l’Intesa sia
ferma perché si attende la conclusione delle trattative per la
revisione del Concordato, è dunque di tutte le forze politiche
presenti nel consiglio regionale
(PCI, PSI, PdUP, PSDI, PRI, DC,
MSI), il nostro auspicio è che
non solo il PLI — che se ne è già
fatto carico con le dichiarazioni
di Zanone — ma anche gli altri
partiti (dell’opposizione e di governo) facciano presente al presidente Spadolini che è possibile
dare attuazione all'Intesa già sin
d’ora secondo quanto richiesto
dal consiglio regionale piemontese. SS
SOLIDARIETÀ’
CON IL POPOLO
PALESTINESE
Sabato h. 16,30, all’Auditorium di Via Serafino, Manife^
stazione di solidarietà con il
popolo palestinese, organizzata dal comune di Pinerolo in
accordo con le forze politiche
E sindacali e il Comitato per
la pace della città.
Sono stati invitati alla manifestazione :
— un rappresentante dell’OLP;
— un rappresentante della comunità israelitica di Torino ;
— la delegazione della città
di Torino che è stata in
visita in Libano l’estate
scorsa.
VIVACE E CONTESTATO DIBATTITO NEL MONDO CATTOLICO PINEROLESE
Ora di religione e scuola pubblica
PINEROLO — L’affermarsi ìp
città di un comitato per la laicità
della scuola che ha raccolto significativi consensi soprattutto tra
gli insegnanti è stato il motivo
che ha indotto il vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti a prendere
posizione circa l’insegnamento
religioso nella scuola.
Infatti si stava affermando in
città una tendenza alla richiesta
di esonero dall’insegnamento della religione cattolica da parte di
molti genitori e soprattutto, nelle scuole elementari, gli insegnanti manifestavano una certa qual
propensione per la dichiarazione
di « non-disponibilità » ad impartire l’insegnamento religioso. Ciò
comportava la necessità di nomina di alcuni « supplenti di religione » cosa che spesso induceva molti genitori, incerti, a chiedere l’esonero per i propri figli.
Di fronte a questa situazione
interviene ora il vescovo con una
sua « nota » pubblicata sul settimanale cattolico di Pinerolo, che
ha lo scopo di essere « orientativa per i credenti ed esplicativa
per i non credenti ».
L’ORA DI RELIGIONE
Dopo aver espresso « rispetto e
stima» per i credenti che si impegnano nella realtà della scuola,
il vescovo Giachetti affronta il tema del valore culturale dell’insegnamento religioso:
» Come credenti vogliamo aiutare la
scuola ad essere integralmente educativa e onnicomprensiva di tutti i
fenomeni educativi e culturali e pertanto siamo profondamente convinti
che il fatto religioso e i processi educativi ad essi connessi non possano
rimanere estranei alla programmazione scolastica. Questa convinzione è
motivata da ragioni storico-ambientali,
dal rispetto per la coscienza degli alunni che esprimono valori religiosi ben
definiti, sia individualmente che socialmente, 0 per lo meno hanno diritto di
conoscere una realtà esistente in modo obiettivo, onde giungere ad una valutazione critica seria e fondata, È
motivata altresì dalla fedeltà al principio della libertà religiosa >■ in modo che
nessuno sia forzato ad agire contro la
propria coscienza né gli sia impedito di
agire, entro i debiti limiti, in conformità ad essa, privatamente e pubblicamente, individualmente o associato con
altri ». (Cfr. Decreto conciliare sulla libertà religiosa, 2}.
LA DICHIARAZIONE DI
«NON DISPONIBILITÀ’»
Circa il problema dell’esonero
netta è la presa di posizione contraria:
'Esprimo rincrescimento che ci siano state delle pressioni esercitate sugli insegnanti e, in taluni casi, sui genitori per adire alla formula dell'esonero, in modo da obbligare l'autorità
scolastica a nomine di supplenti con
grave onere finanziario per lo stato.
Un insegnante, tanto più se credente, non può, in coscienza, negare alla
scuola un approccio ad una realtà così significativa e diffusa qual è la vita
religiosa delle comunità cristiane, siano esse cattoliche, siano esse evangeliche, esistenti nel pinerolese in modo
corposo e influente, tanto meno ignorare i processi educativi e sociali dei
bambini, in gran parte fondati su valori religiosi.
LIBERTA’ E
INSEGN.AMENTO RELIGIOSO
Il vescovo conclude poi la sua
nota con una valutazione di ordine ideale e pedagogico secondo
la quale l’insegnamento della religione deve essere considerato
un « fatto culturale e sociale ».
i valori etici contenuti nella dottrina
e nella prassi cristiana sono di aiuto
ad una generazione che vive in un mondo violento, disgregato e senza riferimenti ideali. Lo hanno compreso molti
operatori scolastici, anche dirigenti, che
hanno stima dell'insegnante di religione e sovente si affidano a lui in momenti in cui sono in gioco valori educativi e di socializzazione. Anche molti
studenti apprezzano questo servizio, che
va considerato, io spero da tutti indipendentemente dalla propria posizione
ideologica un lavoro molto impegnativo
e significante, sia dal punto di vista
culturale che dal punto di vista morale.
Mi auguro che venga riconosciuto
il diritto a che la religione sia considerata fatto culturale e sociale e non
sottocultura da emarginare e disconoscere. Ne va di mezzo non solo la libertà dei credenti, ma anche i valori
dello stato democratico che deve essere in ogni momento, e quindi anche
nella scuola, garante di libertà.
Ora non si dà vera libertà là dove
l'ideologia, qualsiasi ideologia, non è
in grado di rispettare l'uomo anche
nella sua fondamentale dimensione religiosa.
Noi desideriamo che la chiesa non
abbia privilegio alcuno, ma chiedere
che la dimensione religiosa dell’uomo
sia considerata, conosciuta e analizzata per quella che essa è obiettivamente e storicamente, è un dovere che
abbiamo da assolvere come credenti
e come cittadini.
La posizione della
Comunità di S. Lazzaro
Sullo stesso argomento la comunità di San Lazzaro aveva espresso con una lettera al 3" Circolo didattico la propria posizione in merito e che riportiamo.
Desideriamo riprendere il dialogo
sull'insegnamento della religione nella
scuola ribadendo la linea che abbiamo
sostenuto in questi anni dal 1977 in
poi.
Siamo contrari al regime concordatario vigente e all'insegnamento confessionale della religione, mentre rimaniamo convinti della necessità che il fatto
religioso e la problematica religiosa
vengano affrontati in modo laico da
parte di una scuola veramente democratica.
Concretamente proponiamo quanto
segue:
1) Anche per l'anno scolastico
1982-83 la nostra parrocchia rinuncia alle 20 lezioni (nelie classi del 2" ciclo), ma dichiara la propria disponibilità per la ricerca, il dibattito e il Confronto, qualora venga invitata dalle
componenti della scuola.
2) Nelle classi in cui tutti ì bambini sono esonerati, pensiamo che sia
importante la dichiarazione di non disponibilità ad insegnare la religione
cattolica da parte dei docenti; questo
potrebbe favorire la ricerca di un approccio nuovo ai fatto reiigioso. Riteniamo l'esonero esercizio di un diritto
in una situazione di insegnamento religioso. che ufficialmente rimane confessionale.
3) Dove le famiglie non hanno ancora maturato la scelta dell'esonero.
riteniamo importante che i'insegnante
non si ritiri daH'insegnamento delia
religione, perché la nomina di supplenti sarebbe per molti aspetti un passo
indietro nell'attuale fase di incertezza
e di transizione legislativa.
4) È comunque importante proseguire la ricerca di una sperimentazione
alternativa nel quadro della programmazione scolastica, coinvolgendo tutte le
componenti della scuola.
La scuola statale non può e non dóve in alcun modo diventare una agenzia della chiesa ma, partendo daiia natura e dalle finalità che le sono proprie, deve trovare un modo adeguato
per affrontare il fatto religioso e la
problematica religiosa.
La cosa peggiore sarebbe ignorare
il problema e non dibatterlo; noi ci
impegniamo a portare avanti la riflessione nella nostra parrocchia e nella chiesa pinerolese e ci auguriamo che altrettanto facciano i competenti organismi scolastici.
Per le scuole medie inferiori e superiori il problema dell'ora di religione
si pone in termini diversi dalla scuola elementare, in quanto c'è una regolare cattedra con relativo insegnante.
Nell'attuale situazione di incertezza
e di ambiguità la comunità vede bene
e appoggia ia decisione di quei genitori, che chiedono l'esonero per i loro
figli. L'esonero non comporta alcuna
discriminazione e alcun svantaggio agli
effetti del risultato scolastico. L'educazione alla fede e la cultura religiosa i
giovani la possono e la debbono acquisire nella famiglia e neila comunità
cristiana.
Come si vede si tratta di posizioni abbastanza diverse, indici
di un dibattito che è in corso nel
mondo cattolico pinerolese e che
per il momento ha come interlocutore solo il mondo valdese e
qualche laico isolato. Tacciono i
partiti « laici » e i sindacati scuola. I temi proposti dal dibattito
sono importanti: la rinuncia da
parte dei partiti e degli altri organismi sociali a pronunciarsi su
questo argomento evidenzia ancora una volta la debolezza culturale di questi organismi, che
pure hanno il potere di dettare
norme sul funzionamento della
scuola. gg
10
10 cronaca delle Valli
8 ottobre 1982
VALLI CHISONE E GERMANASCA
La droga tra noi
Il problema è stato a lungo dibattuto al Centro d’incontro di Maniglia
MANIGLIA — Tempo fa, pres- •
so il ’’Centro d’incontro” si è tenuto un piccolo ’’dibattito” sul
tema: « La droga... e noi...? ».
La partecipa'zione è stata numerosa al dibattito, che aveva
seguito una proiezione di diapositive vivace e molto interessante. L’impostazione dei molti discorsi, che si sono succeduti con
rapidità, è stata molto seria. In
effetti la valutazione e la discussione intorno a questa problematica, si sono svolte in modo assolutamente acritico, al di fuori
del ’’giudizio” tipico di ogni categoria di valutazione.
Pur essendosi accavallati tra
loro i temi portanti del problema, sono stati messi a fuoco in
modo molto ’’semplice” ed ’’umano”, svolgendosi in un confronto
d’idee e di posizioni, di proposte
ed eventuali piani di lavoro, che
trovano la loro validità in un
mondo ed in una società che, in
questo campo, si rivelano molto
selettivi ed ipercritici e verso
se stessi, e verso i cosiddetti
’’drogati”.
Già il termine ’’drogato” è stato volutamente evitato perché
ormai sinonimo socialmente riconosciuto di un insieme di situazioni-limite, non riconoscibili
dal punto di vista scientifico. Si è
vista infatti la differenza esisten
te tra i ’’classici” drogati, definiti tossicomani, ed i ’’consumatori” di droghe. Non si è mantenuta la distinzione tra droghe ’’legali ed illegali”, si è visto, infatti, che i ’’risultati” sul fisico
e la psiche di chi ne fa uso, sono
identici, quando l’assunzione di
tali sostanze abbia una stessa
spinta emozionale di richiesta
specifica come modificazione della percezione, e della realtà circostante.
E’ stato tra l’altro sottolineato che, proprio queste distinzioni
esistenti, che non seguono criteri medici di divisione, ma puramente economici, abbiano creato una ’’cultura della droga” ed
una più rapida diffusione, in particolare dell’eroina, e, comunque,
della possibilità del ’’mercato
nero”.
Un buon apnorto è stato dato
dai giovani presenti che hanno
portato testimonianze dirette sia
da Torino, sia sottolineando come, anche nelle Valli Chisone e
Germanasqa, sia giunta la droga
’’pesante”, l’eroina, e che una
forte percentuale di alcoolizzati,
anche tra i giovani, faccia pensare all’abuso di alcool come la
’’droga” più presente in Valle.
Questo è stato sottolineato in
modo particolare anche dall’assistente sociale che opera nel ser
vizio consultoriale per le tossicodipendenze delTULS 42, a Villar
Perosa. Ha rilevato il tasso di alcoolismo esistente molto forte;
sottolineando, ed i presenti l’hanno confermato, un forte uso di
superalcolici da parte di ragazzi
di 13-14 anni. Come ’’voce ufficiale” del Servizio, Tassistente
sociale ha fatto notare come i
tossicomani che si sono rivolti
loro, siano stati, qui in zona, solo
quattro. Più numerosi, invece,
quelli nel servizio del pinerolese.
Ciò non toglie che, essendo Pinerolo il centro più vicino, dove
hanno sede le scuole superiori
delle due valli, il potenziale del
’’rischio” sia molto alto. ’’Voci
non ufficiali”, comunque, riportano dati meno tranquillizzanti anche per queste zone.
Resta in ogni caso un grosso
problema cui la risposta non è
ancora pronta. I servizi sono risultati scarsi e scarsa pure la
sensibilità pubblica al problema.
Paura, vergogna, rifiuto della
problematica di per sé, portano
a risultati assai deludenti in tutto il Paese, a maggior ragione in
piccoli centri come questi, dove
è stata rilevata una forte omertà
al riguardo.
Se è vero che ancora non si è
stati colpiti ai livelli delle grandi
città, è pur vero che l’eroina è
CUCINA REGIONALE
La zuppa valdese premiata
al concorso gastronomico
La Comunità Montana Val Pellice si è aggiudicata il 1° premio
al concorso gastronomico tra le
Comunità Montane del Piemonte
« Trofeo Monte Rosa », patrocinato dalla Regione Piemonte; la
rassegna, organizzata con l’intento di valorizzare i piatti tipici di
ogni zona delle Alpi Piemontesi,
si è tenuta a Varallo il 28 settembre.
La Val Penice ha presentato
un piatto tipico semplice e antico; « Stufato di Agnello e Zuppa Valdese » proposto e confezionato da tre cuochi: Andrea
Benazzo, Lucio Capone e Walter
Eynard. Tale rappresentanza si
è formata nel corso di una apposita riunione convocata dalla
Comunità Montana Val Pellice,
tra tutti i cuochi dei ristoranti
della Valle.
Ai vincitori è stato assegnato
un bel trofeo che dà loro diritto
a partecipare alla rassegna internazionale « Cuoco d’oro » 1982-83,
mentre la Comunità Montana è
affidataria per un anno di una
« zuppiera », simbolo del primato
gastronomico, che il prossimo
anno, dovrà essere consegnata
alla Comunità Montana vincitrice. Sempre in conseguenza della
vittoria la rassegna nel 1983 dovrà essere organizzata in Val Pellice. Diamo qui di seguito le ricette presentate:
Zuppa valdese
Ingredienti per 6 persone:
900 gr. di pane raffermo
300 gr. di toma dura
100 gr. di burro
spezie e brodo quanto basta.
Coprire il fondo di una pentola di rame con una grossa foglia
di cavolo verza, coprirla con fette di pane raffermo e quindi co
spargère il tutto con toma grattugiata e spezie.
Continuare in questo modo fino
a riempire la casseruola e quindi
coprire con brodo di gallina o di
maiale.
Cuocere per almeno 1 ora e
mezza senza mai rimestare, ma
capovolgendo la preparazione in
un'altra pentola di uguale larghezza.
Finire con una spruzzata di
burro nocciola profumato con
spezie.
E’ forse il piatto più tipico e
conosciuto della vallata, a base
di pane raffermo, spezie, toma
grattugiata, cavolo e brodo di
gallina o di maiale.
Generalmente veniva servito
come primo piatto se non addirittura come piatto unico con un
poco di toma. In questa occasione specifica abbiamo pensato di
accostarlo ad un secondo piatto come accompagnamento.
La sua cottura avveniva in recipienti di rame che venivano
foderati di cavolo probabilmente anche per evitare che la
preparazione attaccasse alle nareti. Il pane veniva intercalato con
della toma grattugiata e delle
spezie; quando il recipiente era
colmo si copriva il tutto con il
brodo bollente e si portava il
tutto ad una ebollizione molto
lenta e dolce.
La « Supa » non era mai rimestata ma semplicemente capovolta da un recipiente all’altro. La
preparazione alla fine si presenta
come una zuppa densa e cremosa che comunque deve lasciare
intatti i pezzi di pane.
In alcune famiglie era in uso
di terminare la preparazione con
burro fuso in cui erano state
messe a friggere delle spezie e
delle erbe, il tutto filtrato e sparso sulla preparazione a fine cottura.
arrivata. Ancora una volta, si è
potuto constatare, ci ha trovati
impreparati, come davanti ad
ogni problema sociale. Parlando
in termini di prevenzione e riabilitazione, si è potuto rilevare che
si potrebbe trarre ’’lezione” dalTesperienza dei centri più colpiti,
avendo il ’’vantaggio” del tempo
e delle percentuali ancora basse.
Un altro punto emerso è che
proprio come valdesi, alle Valli,
bisognerebbe guardare ad ’’ogni”
problema come ’’nostro”, evitando categorie di giudizio preformate, frettolose, prive a volte di
fondamento, evitando ogni sterile allarmismo che, più che preservare, aumenta la curiosità ed
il diffondersi di situazioni difficili da reggersi in un secondo
tempo.
La conclusione dell’incontro di
Maniglia dovrebbe far riflettere
tutti noi: è facile parlare sempre e delegare poi.
Quando si viene al ’’dunque”
manca sempre qualcosa, e la risposta mancherà sempre al momento del bisogno reale.
Si tratta di cominciare in tempo a creare delle strutture alternative di qualsiasi tipo, tuttora
pochissime, che si sono rivelate
insufficienti a coprire l’esigenza
italiana, pronte ad accettare
chiunque ne faccia richiesta, e a
creare momenti ’’diversi” per una
realtà inadeguata alle nuove
esigenze. Bisogna trovare la volontà di ag|re, e la sensibilizzazione generale alla questione
’’droghe”, tenendo presente che,
a questo punto, un lavoro di spia
prevenzione non è più possibile,
e non risolve, da solo, lo svolgersi di questa problematica.
Simonetta Colucci Ribet
•k Notizie utili
Stufato d’agnello
Ingredienti per 6 persone:
kg. 5 agnello
n. 2 cipolle
n. 2 carote
n. 2 gambi di sedano
cl. 5 vino rosso
hg. 3 funghi freschi o meglio
ancora secchi
erbe aromatiche
spezie q.b.
sale e pepe.
Tagliare l'agnello a pezzi piccoli e soffriggerlo in poco burro
fino ad ottenere una buona rosolatura.
Aggiungere la cipolla, la carota
e il sedano il tutto tagliato a pezzettini molto piccoli; rosolare
lentamente e quindi bagnare la
preparazione con il vino rosso.
Lasciare che questo evapori
quasi del tutto e quindi bagnare
fino a fine cottura con brodo di
gallina o di maiale. Aggiungere
una parte, delle erbe aromatiche
e qualche spicchio di aglio schiacciato.
A mezza cottura aggiungere i
funghi tagliati a lamelle sottili.
Lasciare che la preparazione finisca la cottura a fuoco molto
moderato, aggiustare di sale e
pepe e cospargere la preparazione con le rimanenti erbe tritate
molto finemente.
Servizio di guardia medica
La Comunità Montana Val Pellice comunica ai cittadini della
Val Pellice che in caso di utilizzazione del Servizio di Guardia Medica è loro rilasciata dal medico una copia del modulo in cui sono
scritti i dati relativi al suo intervento e più precisamente; Sintomi — Diagnosi accertata o presunta — Terapia effettuata e/o prescritta — Motivazione dell’eventuale proposta di ricovero — Osservazioni: tale copia deve essere consegnata, il giorno feriale successivo all’intervento, al proprio medico curante.
Questo al fine di contribuire a favorire una precisa e corretta
integrazione fra Servizio di Medicina di Base e Guardia Medica, e
quindi a migliorare gli interventi non solo in senso curativo ma
anche preventivo.
La revisione dell’auto
Alcuni lettori ci hanno chiesto precisazioni circa le informazioni da noi pubblicate in questa rubrica relative alla revisione
delle vecchie auto;
1. - Obbligo di revisione entro il 31 dicembre ’82.
Sono obbligati a provvedere alla revisione delle proprie autovetture « ad uso privato » coloro che posseggono un autoveicolo
immatricolato negli anni che vanno dal 1964 al 1970 compreso.
2. - Data per la presentazione della domanda.
La domanda di revisione va compilata sul modulo MC 2.100 B
di colore giallo che è ritirabile presso gli uffici della Motorizzazione Civile (per la provincia di Torino; in corso Belgio 158 a Torino o viale della Repubblica 141 a Grugliasco).
La domanda va accompagnata dalla ricevuta del versamento
di 3.000 lire sul c.c.p 9001 intestato alla Direzione Motorizzazione
Civile e Trasporti - Roma.
Per coloro che risiedono nella provincia di Torino, la domanda e la ricevuta vanno consegnate al Centro operativo della Motorizzazione Civile in via della Repubblica 141 a Grugliasco secondo
questo calendario :
Ultima cifra
della targa
1-2-3
4-5-6
7-8-9
0
Termine per la presentazione
delle domande
31 marzo 1982
30 giugno 1982
30 settembre 1982
31 ottobre 1982
3. - L’auto può circolare.
Effettuata la prenotazione la Motorizzazione rilascia una ricevuta con la data di prenotazione per Tesarne di collaudo. Questa va conservata nel libretto della vettura. Si può circolare fino
alla data della prenotazione.
Chi ha fatto la prenotazione in ritardo è passibile però di ammenda. Chi invece non ha la prenotazione e doveva farla e circola
ugualmente rischia l’ammenda di 12.0(K) lire e il ritiro del libretto
di circolazione.
4. - Dove far fare queste pratiche.
Chi non vuol perdere tempo in code per queste pratiche può
rivolgersi alTACI, o ad uffici di consulenza per pratiche automobilistiche.
5. - Controlli da effettuare per la revisione.
Prima di andare al collaudo di revisione è bene far effettuare
da un meccanico un accurato controllo su freni, sospensioni, luci,
tergicristallo e carrozzeria della vettura.
In un mare dì verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
11
8 ottobre 1982
cronaca delle Valli 11
L’EDUCAZIONE ALLA PACE E LA SCUOLA
Esperienza deludente
Fine 1981: Ci si prepara per le
elezioni degli organi collegiali.
Sono nelle liste per il Consiglio
d’istituto, avendo un figlio alla
Media. Ma ne ho altri due alle
elementari, e una insegnante mi
fa presente che ci sarà da battagliare alle elementari per la difesa del tempo pieno. Prima seduta di genitori per prepararsi
alle elezioni del Consiglio di Circolo. Un genitore fa il mio nome. Mi faccio cancellare dalle liste della Media, per mettermi in
quelle delle elementari. Seguendo i consigli di quelli che c’erano prima di noi, facciamo in extremis una lista in collaborazione con alcuni genitori della cittadina vicina, i quali pongono la
clausola che almeno uno di loro
sia rappresentato. Invece usciamo in dite della nostra scuola,
e nessuno di loro (e il primo
escluso della nostra scuola ha
più \oti degli altri). La cosa deve essere discussa assieme per
decidere sul da farsi e vedere
chi lasci.are. Però qualcuno dei
nostri genitori ci chiede: « E’
democrazia deludere dei genitori che s’interessano, e si vedono
costretti ad essere poco rappresentati per lasciare il posto a
rappresentanti dell’altra scuola
i cui genitori non s’interessano? »
In seguito le cose si trascinano, e
non riusciamo a riunirci prima
della convocazione del primo
Consiglio, per cui non possiamo
non andarci in due se non vogliamo lasciare un posto vuoto.
Dimissioni
1982: Dopo alcuni mesi, per
mantenere l'impegno preso da
noi di lasciare un posto ai genitori dell’altra scuola, ho dato le
dimissioni malgrado fossi la prima eletta. In questo breve tempo ho cercato di portare avanti
alcune cose. La più importante
è stata una proposta che avevo
fatto in Consiglio di organizzare
un ciclo di ricerche sul tema della pace, in seguito a uno dei
punti programmatici più importanti della nostra lista che diceva: « Pensiamo che la scuola
debba dare un contributo a cambiare la qualità della vita formando le nuove generazioni al
valore del lavoro, della pace contro l’ideologia della violenza e
dell’autodistruzione ».
La proposta era stata approvata dal Consiglio di circolo, ed
è stata perfino fatta una riunione della giunta con membri nominati dal Consiglio per trattare l'argomento. Sono state fatte
diverse proposte pratiche: interviste preparate dai bambini e
fatte tra di loro, sui rapporti con
gli altri ed il modo di risolvere
i conflitti, o ai loro genitori sui
giocattoli (armi...); film, canti
(registrarne, inventarne, far girare una cassetta nelle varie scuole); ricerche (es. « se una bomba
fosse buttata su Comiso... »; sui
rifugi atomici); montage di cartelloni (disegni, testi, dati paralleli tra >;pese per gli armamenti
e la fame nel mondo); proposte
d’impegno (es. sviluppare una
corrispondenza con paesi del
Terzo Mondo nel quadro dell’EIP (« scuola stmmento di pa
ce»); fare andare nelle classi
qualche genitore interessato al
problema o obiettore di coscienza disponibile in zona per un
dialogo; riassumere il tutto in un
numero di giornalino; inoltre organizzare un incontro insegnanti-genitori con qualche .specialista (es. un membro del MIR, movimento internazionale della riconciliazione, ecc.). Tutto questo
doveva essere portato al Consiglio dei docenti. Ma chi ha fatto
trascinare le cose fino alla fine
dell’anno scolastico? E perché il
Collegio dei docenti non ha accettato una delle rare proposte
che arrivano dai genitori? Forse
i maestri, rappresentanti della
stessa lista, non hanno potuto
appoggiare questo punto del programma comune? Eppure si tratta di « storia attuale », non di
storia del passato.
Prima di ritirarmi ho dichiarato al Consiglio la mia disponibilità a continuare a portare
avanti in particolare 3 argomenti già abbozzati: problema pace,
incontri tra Consigli delle elementari e delle Medie, bilinguismo; ma attraverso quali canali
potrò farlo? Allora rimarrà fumo nel v'ento?
M.F.C.
Autunno
in Val d’Angrogna
ANGROGNA — L’amministrazione comunale organizza,
nel periodo 16 ottobre - 5 novembre 1982, la quarta rassegna
de « Autunno in Val d’Angrogna ».
— Sabato 16 ottobre, ore 21,
Sala Unionista del Capoluogo :
Concerto di musica occitana con
il gruppo francese « DEBI - DEBO ».
— Venerdì 22 ottobre, ore 21,
Sala comunale, Capoluogo ; Incontro-dibattito su ; « L’escursionismo in Val Penice ». Introduce Raimondo Genre, responsabile del progetto G.T.A. (Grande Traversata delle Alpi). Diapositive a cura dello Sport Club
Angrogna.
— Sabato 23 ottobre, ore 21,
Tempio valdese del Serre; Concerto del coro alpino « Bric Boùcie ».
— Domenica 24 ottobre, ore
20.30, « Locanda della Pace » in
Pradeltorno ; « Ciantoumne ’ncà
una », canti popolari del Gruppo Teatro Angrogna.
— Giovedì 28 ottobre, ore 20.30,
scuola di Chiot dl’Aiga: Incontro dibattito sul tema : « Provvedimenti degli Assessorati alla
Montagna e all’Agricoltura della Provincia di Torino in favore degli agricoltori e degli allevatori della valle ». Introducono
gli Assessori Ivan Grotto e Luciano Rossi.
— Sabato 30 ottobre, al Capoluogo; ore 14.30 apertura della
mostra-mercato dei prodotti agricoli e delTartigianato locale
(scuole elementari) e della mostra « Come^ eravamo » (foto d’epoca raccolte dal Centro di Documentazione sulla cultura contadina e dal gruppo FGEI del
Prassuit-Verné) e i lavori della
Scuola dì Artigianato di Rorà.
Sarà presente l’Assessore alla
Cultura della Provincia, arch.
Piercarlo Longo.
Ore 15; Ballo in piazza: Musica Occitana a cura del Gruppo
di Ricerca della Val Pellice.
— Domenica 31 ottobre, sempre al Capoluogo, ore 9-12 e 1418: Apertura mostre. Sarà presente l’Assessore Marchesotti,
della Regione Piemonte; ore 14;
Castagnata a cura della Cooperativa Agricola ; ore 16 : Balli popolari sotto l’Ala.
— Venerdì 5 novembre, dalle 9
alle 16, scuole Capoluogo; Incontro con il Teatro del Canto,
di Torino. Laboratorio per la
scuola dell’obbligo.
— L’ingresso agli spettacoli
previsti nell’arco della rassegna
è gratuito.
_________U.S.L. 42
Pédicure
per anziani
L’Unità Socio Sanitaria Locale n. 42, nel quadro del Progetto di Tutela delle Persone Anziane, comunica che dai 4 ottobre 1982 sono in funzione gli
Ambulatori di Pedicure per Anziani con i seguenti orari :
Distretto « A »
Viilar Perosa - Ambulatorio
Giordano, via Agnelli 5; lunedì
e venerdì, ore 9-11.
Pìnasca - Ambulatorio Comunale: 1° e 3“ martedì del mese,
ore 14.
Inverso Pin. - Amb. Comunale : 2° e 4” mart. del mese, ore 14.
Pramollo - Amb. Comunale: 2"
e 4” mercoledì, del mese, ore 14.
S. Germano - Amb. Comunale :
1” e 3’ venerdì del mese, ore 14.
Porte - Centro d’incontro^ 1°
e 3" giovedì del mese, ore 14.
Distretto « B »
Perosa Arg. - Amb. Comunale:
1° e 3" lunedì del mese, ore 14.
Roure - Amb. Com. Roreto:
1° e 3“ mercoledì del mese, ore 14.
Penestrelle - Amb. Comunale:
2° e 4 venerdì del mese, ore 14.
Perrero - Amb. Comunale: 2°
e 4” lunedì del mese, ore 14.
Il servizio è gratuito per gli
anziani residenti nel territorio
della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca.
Il Presidente
(Davìero ing. Piergiuseppe )
Pro restauri Tempio
di Luserna San Giovanni
Doni in memoria per restauro Tempio
Emma in mem. Ribet-Rostain
Edina 50.000
Ada e Relio, per id. 50.000
Moglie e figlio Arnaldo, in mem.
Benecchio Albino 10.000
Madrina, in mem. Gaydou Ernesto 50.000
Gay Lelia, in mem. Jalla Guglielmo 50.000
Moglie, in mem. Mourglia Enrico Osvaldo 10.000
Meynier tante Marie, Edmea
e Gino, in mem. Gaydou
Ernesto 50.000
Buffa Bianca, in mem. Benech
Mario 30.000
N.N., di Maestri-Auletti Angiolina (Acqui Terme) 100.000
Aimée e Lena, in mem. Lerda Ettore 40.000
Bonnet Myriam e Adelina, in
mem. Ribet-Rostain Edina 100.000
« Il Dono » ricavo dal libro in
mem. Ribet-Rostain Edina,
amici di S. G. e T. P. 400.000
Avondet Irene, in mem. cognata Corsini Albertina 15.000
Longo Giuseppe e fam. di Ivrea in mem. past. Rivoira
Lorenzo 50.000
Paschetto-Margiunti Luisetta, in
mem. genitori e fratello Guido 50.000
Fratini-Simmen Magrit e Enrico, Simmen-Bertschi Anita e
Max, Simmen Franco in memoria di Fratini-Peyronel Ester 150.000
Pro Asilo Valdese
dì Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di agosto 1982
L. 5.000: Falchi Velia (Ge-Quinto).
L. 10.000: Wassermann (Torino); Bleynat Roberto (S. Secondo di Pinerolo);
Jeannette Villa Flugì; Lily Robba Pavese; Sig. La Putta (Varese): Maria Perello, in mem. della mamma (osp. Asilo): Ester e Pietro Bonjour, in mem.
della mamma Lisette Garnier Bonjour;
Violette Fraterrigo, in mem. della sig.ra
Mary Paschetto; Mirella Tourn Rossi;
Jean e Pauline Geymonat, in mem. di
Mery Peyrot.
L. 15.000: In mem. della nostra meravigliosa monitrice M. Jon Scotta, Maria ReveI e Delfina Viglianesi.
L. 20.000: Fiorella Comba, in mem.
di filine Beux; Lina ReveI Marrel, in
mem. di Egle Lodi: Monti Emilia, in
mem. di Mariuccia Jon Scotta (osp.
Asilo): In mem. della mia cara mamma Benech Rivoira Caterina 1981-1982,
sua figlia Odette e famiglia (Genève):
Mimi Monti, in mem. di Elisa Sappè
(osp. Asilo); Paola Citernesi: Céline,
in mem. della sua cara amica Mariuccia Jon Scotta: Flora e Renè Pons, in
mem. della sig.ra Jon Scotta: Mimi
Monti, in mem. di Mery Peyrot Paschetto (osp. Asilo); LUI Gay, in mem.
del pastore Rivoira.
L. 25.C'00: Emma Rivoir, in mem. della cugina Bounous Louise Cambellotti;
Elvira Gay Bouchard (Chiavari).
L. 30.000: Fede e Olinda Bufalo; Valente Graziella e Doris, in mem. della
mamma Elda Valente Baridon (Torre
Pellice); Girardon F. e ReveI E.
L. 50.000: N. N.; Anita e Geraldo
Mathieu, in mem. di Berta Dolfi-Mathieu; Aurora, in mem. di Alma Bertin,
nel decimo anniversario della Sua scomparsa: Ivonne Godino Costantino, in
mem. deH'amica Mariuccia Jon Scotta
(Torino): Goss Giovanni, in mem. di
Mariuccia Jon Scotta (Torino); Goss
Lina, in mem. di Maria Bastia; Goss
Pagliardi Elena, in mem. di Mariuccia
Jon Scotta (Torino).
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA
ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO • Tel. (0121) 201712
(dì fronte Caserma Alpini « Berardi »)
AUTUNNO PITTORICO
TORRE PELLICE — Domenica 10 ottobre, con il patrocinio dell'Assessore alla Cultura della Provincia di Torino,
Pier Carlo Longo, in risposta alla calorosa richiesta dell’Associazione Pro Loco di Torre Pellice, dopo anni di interruzione, riprendiamo lo « storico » Autunno Pittorico di Torre Pellice sotto
la direzione artistica del prof. Filippo
Scroppo.
Programma: ore 10.30: ritrovo nella
Sala del Consiglio Comunale, per un
cordiale benvenuto agli illustri ospiti;
ore 11.30-12.30: esposizione delle opere
nell'atrio del Comune. Le opere rimarranno esposte per una settimana; ore
13: pranzo all'Flótel du Pare in onore
degli artisti: ore 16: eventuali visite al
Museo Storico Valdese ed alla Civica
Galleria d’Arte Contemporanea.
AMNESTY INTERNATIONAL
LUSERNA S. GIOVANNI — Giovedì
14 ottobre, organizzato dal « Gruppo di
storia » del Circolo didattico di Luserna S. Giovanni, presso la locale scuola
elementare ore 16.30, si terrà un incontro con Amnesty International sul
tema Una storia per la pace. Intervento di Stefano D'Errico, responsabile
Piemonte-Valle d’Aosta.
COLLETTIVO BIBLICO
TORRE PELLICE — A partire da giovedì 7 ottobre alle ore 20.30 (precise),
presso il Centro d’incontro di Torre Pellice (Via Repubblica 1) il Collettivo Biblico Ecumenico riprenderà la propria
attività dopo la pausa estiva.
Quest’anno il testo biblico che verrà
studiato e meditato sarà il Vangelo di
Giovanni.
Tutti coloro che sono interessati a
questa iniziativa sono invitati a parteciparvi.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Ossola - Arnoulet ringrazia quanti hanno preso parte al loro
dolore per la dipartita, dopo lunga malattia della loro cara
E.lena Arnoulet - Ossola
Un grazie particolare al Dottor Bellon e a tutti i suoi collaboratori dell’ospedale Mauriziano di Luserna. al
Pastore Sig. Bellion.
Luserna S. Giovciiiiii, 30 seti. 1982
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 10 OTTOBRE 1982
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 10 OTTOBRE 1982
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
i/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
8 ottobre 1982
I CRISTIANI E GLI ARMAMENTI NUCLEARI
“Prima che sia troppo tardi
99
Pubblicato il rapporto al Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese relativo alla
udienza internazionale di Amsterdam - Quali sono i compiti più urgenti per le chiese?
Il nostro giornale, nel suo numero del 12 marzo scorso, aveva già dato un resoconto dell'Assemblea-dibattito organizzata dal Consiglio ecumenico delle Chiese ad Amsterdam dal 23 al 27
novembre 1981 sul crescente pericolo di un conflitto nucleare. Riceviamo ora copia del rapporto
inviato al comitato centrale del C.E.C. « nella speranza — come viene affermato nell'introduzione
— che esso possa contribuire a suscitare una presa di posizione cristiana mondiale su questi scottanti problemi e che permetta alle Chiese di assumere una funzione più efficace nella ricerca
della sicurezza, della pace e della giustizia nel
mondo ».
Ricordiamo che, in occasione della suddetta
Assemblea, ben 38 « testimoni » provenienti da
settori diversi (teologico, politico, scientifico e
militare) che rappresentavano anche movimenti
pacifisti popolari ed associazioni di difesa di interessi pubblici sono stati ascoltati da una « giuria » di 17 persone. Inoltre, erano presenti oltre
350 « osservatori » inviati da varie Chiese e da organizzazioni governative e non.
Riportiamo qui appresso la parte conclusiva
di questo rapporto, come ulteriore contributo al
dibattito che continuerà nelle nostre comunità,
dopo la discussione e l’ordine del giorno sinodale
sulla pace e sul disarmo. (r. p.)
Alcuni interrogativi
da approfondire
Il ruolo e la responsabilità del
C.E.C. consistono particoiarmente nel proseguire lo studio dei
problemi teologici e morali posti dall’armamento nucleare. Le
questioni sollevate nel corso della riunione di informazione-dibattito ci hanno convinto che
tutta la Chiesa, ed in modo particolare i teologi del mondo intero portano la responsabilità di
approfondire lo studio di questi
brucianti problemi, ed in modo
particolare i seguenti;
— Se, con la nozione di « guerra totale » nata nel 20“ secolo, la
dottrina tradizionale di « guerra
giusta » è largamente scaduta,
tuttavia è ancora legittimo condannare certe fonne di guerra
come sproporzionate e cieche?
Se l’escalation dovesse condurre ad una guerra nucleare, quale sarebbe la differenza morale
fra il primo colpo e la risposta?
Quali sono i fondamenti teologici ed etici di tali giudizi?
— Nel passato, le prese di posizione cristiane nei confronti
delia guerra si ponevano nell’àmbito della guerra tradizionale. Lo sviluppo delle armi nucleari ha condotto i cristiani a
riformulare il loro atteggiamento ed il proprio punto di vista
sulla guerra e sul pacifismo. I
cristiani possono dunque prendere posizione in favore di un
« pacifismo nucleare » pur con
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Micheils, Giorgio
Gardioi, Marcelia Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
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• La Luce -; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio I960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
tinuando a giustificare la guerra
classica?
Compiti urgenti
per le Chiese
La testimonianza di parecchi
esperti e le impressionanti descrizioni che essi hanno fatto
sugli effetti che avrebbero gli
arsenali nucleari esistenti, hanno rafforzato la nostra convinzione che una guerra nucleare
significherebbe' la fine della civiltà che noi conosciamo. Però
è necessario immagazzinare un
sempre crescente numero di armi più perfezionate per mantenere l’equilibrio dei poteri militari. Abbiamo anche saputo che
in certi paesi — malgrado quel
che si sa sulle conseguenze di
un qualsiasi ricorso alle armi
nucleari — gli strateghi militari
prevedono degli scambi nucleari
basandosi sulla tacita ipotesi
che si può vincere un conflitto
nucleare grazie all’effetto della
sorpresa, oppure che una guerra nucleare limitata è possibile
mercè l’utilizzazione di armi nucleari relativamente deboli.
Di fronte al pericolo della situazione e stanti l’incertezza e
la confusione circa i doveri politici e morali da assumere, siamo convinti che le Chiese hanno una grande responsabilità,
quella cioè di servire gli interessi di tutti i popoli, secondo i seguenti orientamenti:
1) Come è già stato affermato, crediamo sia giunto il momento per le Chiese di affermare nettamente che la produzione
e il possesso delle armi nucleari
costituiscono — al pari della loro utilizzazione — un crimine
verso l’umanità e che queste attività sono da condannare per
motivi morali e teologici. Il problema delle armi nucleari, a causa della sua importanza e della
minaccia che esso rappresenta
per l’umanità, è una questione
di obbedienza cristiana e di fedeltà all’Evangelo. Siamo consci che una simile dichiarazione
non farà sparire le armi nucleari dall’oggi al domani. Ma essa
trascinerà le Chiese ed i loro
membri a procedere ad un esame fondamentale e cioè quello
del sostegno che essi danno implicitamente o esplicitamente alla detenzione e utilizzazione di
dette armi. Inoltre, le Chiese devono impegnarsi — in tutti i modi — in programmi di disarmo
attivi ed efficaci.
2) Noi siamo consci che questo impone una responsabilità
particolare ai cristiani ed alle
Chiese che vivono in paesi dotati di armamento nucleare, ed
in modo particolare alle Chiese
delle due super-potenze. Stati
Uniti e Unione Sovietica. Questi paesi ed i loro alleati portano la pesante responsabilità della corsa agli armamenti e della
proliferazione delle armi nucleari. Il resto della comuniià cristiana mondiale ha il diritto di
attendersi che questi cristiani
mettano in discussione le politiche di armamenti nucleari pra
ticate attualmente. Nello stesso
tempo, teniamo presente il fatto
che le Chiese di questi paesi si
trovano in situazioni differenti.
3) Coscienti che l’attuale tensione che regna fra le nazioni
riduce' le possibilità di un disarmo reale, pensiamo che le. Chiese debbano dare priorità assoluta agli sforzi che mirano a
creare la fiducia e la comprensione fra le nazioni ed i popoli
del mondo intero, utilizzando in
modo più costruttivo le reciproche relazioni internazionali. Esse devono prendere ed appoggiare delle misure che possano
trionfare sul cinismo, sull’indifferenza e sul pessimismo, e denuncino ogni gretto nazionalismo.
4) Parecchie persone — e fra
loro numerosi cristiani — corrono il rischio di lasciarsi paralizzare daH’immensità e dalia complessità di tale problema. Le
Chiese possono contribuire a
chiarire i problemi in modo da
alleare l’urgenza morale alla
comprensione delie realtà politiche, ed a creare così, un nuovo clima d’opinione, non solo
per i propri membri, ma anche
per l’opinione pubblica, ivi compresa quella dei responsabili politici e militari. Noi chiediamo
alle Chiese di riflettere sulle implicazioni di questi problemi nei
loro programmi di formazione.
5) La crescente resistenza che
in molti paesi — sia dell’Ovest
che dell’Est — le popolazioni
oppongono alle armi nucleari sta
creando un clima politico nel
Dio in ribasso
(segue da pag. 1)
cità, la sottomissione dei potenti
ai deboli, la pratica della trasparenza e del perdono.
Per concludere
Penso che la .situazione c l'attesa degli adolescenti, e Dio stesso, per ris)ionderci, ci conducono
a costruire nuove comunità molto più vicine alle esperienze dei
primi cristiani che alla chiesa
che conosciamo ancora oggi. La
chiesa potenza temporale sprofonda lentamente. Il Dio manifestato da questa chiesa è « in ribasso » e tanto meglio per l’annuncio dell’Evangelo e per i cristiani che saranno condotti a riscoprire la forza di una fedeltà
fondata su Gesù Cristo.
La chiesa non ha altra via di
uscita che ritrovare una vena veramente evangelica. La fede cristiana si vede offrire la possibilità di apparire come un’alternativa alle giovani generazioni.
Quello che aspettano gli adolescenti sono dei luoghi dove si
vive effettivamente qualche cosa
che tocca l’essenziale, cioè Dio.
Per finire, a noi tutti, cristiani, il
compito di vivere secondo l’appello che abbiamo ricevuto.
Jean Lue Moutoii
quale la questione del disarmo
e della limitazione delle armi
tengono un posto centrale. Alcuni di questi movimenti hanno
una prospettiva più ampia e studiano i rapporti che intercorrono fra disarmo e sviluppo. Noi
appo,ggiamo questi movimenti,
che manifestano una reale partecipazione della popolazione a
problemi vitali e contribuiscono
a sensibilizzare l’opinione popolare ai problemi della pace, della giustizia e della sicurezza. Noi
abbiamo sentito delle testimonianze che ci hanno colpito per
refììcacia di alcuni di questi movimenti, in particolare di quelli
che da ormai lungo tempo hanno una tradizione di coscientizzazione e noi invitiamo vivamente le Chiese ed i singoli cristiani in particolare ad avere un
ruolo responsabile al loro interno, ove possibile.
6) Le Chiese portano una responsabilità particolare, quella
di ricordare all’opinione pubblica gli stretti legami che esistono
fra le politiche di disarmo e lo
sviluppo, e di unire gli sforzi in
vista del disarmo ai più vasti
problemi della giustizia sul piano nazionale e globale.
,7) Noi non siamo in grado
di proporre delle azioni precise
alle Chiese dei vari paesi. Tuttavia, alla luce di quanto detto sopra e dei suggerimenti avuti in
occasione della riunione di informazione-dibattito, chiediamo in
modo particolare che le seguenti
proposte vengano prese in considerazione:
a) Incoraggiare la diffusione
di informazioni che tendano a
demistificare la corsa agli armamenti nucleari e a porre in causa sia la sua legittimità, sia le
forze che la promuovono.
b) Aiutare coloro che lavorano in campo politico, militare e
scientifico a capire le implicazioni morali dei loro atti.
c ) Esaminare le possibilità
di cooperare con altre organizzazioni e movimenti nel campo
della pace e del disarmo, e di lavorare con appartenenti ad altre
religioni.
d) Sostenere le vittime degli
esperimenti, della messa a punto e della produzione delie armi.
Questo richiederà dei gesti di
solidarietà, ad esempio quello di
sostenere la campagna intrapresa dalle isole del Pacifico affinché sia messa fine alle esplosioni nucleari sperimentali nella
regione.
Impegnandosi in azioni specifiche di tale genere, si potrà contribuire a rafforzare la volontà
politica di giungere ad un trattato di interdizione totale di tutti gli esperimenti nucleari.
Speranza del Regno
( segue da pag. 1 )
pi posti in una posizione sostanzialmente analoga, la riscoperta
del messaggio di salvezza ed è
debitrice a movimenti contrastati ed emarginati come la palarla,
il gioachimismo, il valdismo, l’ussitismo, la Riforma, il risveglio
dell’ottocento, tanto per citarne
alcuni, della riscoperta dei fondamentali valori delì’Evangelo e della conseguente rinascita di una
società intimamente rinnovata.
In questo secolo, sotto la minaccia del visibile e tangibile pericolo nucleare, ed in presenza di
pericoli occulti, meno appariscenti, ma più sottili e perversi
che corrodono la nostra vita lentamente, quasi senza accorgercene, anzi abituandoci a convivere
con essi, come le droghe chimiche, psicologiche e religiose, la
logica dell’arricchimento, la privazione del diritto alla libertà
dei popoli, lo stravolgimento dell’equilibrio ecologico; in un momento in cui si rifà attuale l’esortazione di Pietro a salvarsi da
questa perversa generazione (Atti 2: 40), sempre più si fa insistente la necessità di denunciare
al mondo l’assurdità di una vana
ricerca di pace e giustizia basata
sui canoni^ etici della cultura e
della politica contemporanea, ed
a riscoprire con coraggio l’insegnamento della Scrittura che ci
invita, sull’esempio dei contemporanei di Jefte, a fare una auténtica confessione dì peccalo e
poi rivolgerci a tutti coloro che
sono spinti alla fame, alla miseria ed alla violenza fruito della
disperaziotie, mantenuti in tale
sfato da una assurda logica di
privilegi di pochi sui niù. e considerarli il punto di riferimento e
di partenza per la concretizzazione della giustizia divina e per ricostruire, qui ed ora, una società
che sia in qualche modo liberata
dal male.
Ma allora, se di fronte alVinsegnamenfo biblico ed alla constatazione della nostra impotenza
guardiamo gli oppressi di questa terra non più come i nostri
fratelli bisognosi di aiuto, ma come coloro che nella loro condizione di sfruttati sono e restano
la speranza della concretiz.z.az.ione del messaggio di Cristo, poiché a loro spetta l’eredità del Re
gno di Dio (Luca 6: 20) ed a loro
Gesù si rivolge definendoli il sale che dà sapore alla vita (Matt.
5: 13), e se contemporaneamente
proiettiamo nella nostra società
il comportamento di Pietro alla
porta Bella (Atti 3: 1-18), che
dinanzi ad un paralitico mantenuto in quello stato dall’elemosina dei passanti frettolosi e felici di aver aiutato un fratello,
in realtà, però, addormentando
farisaicamente la propria coscienza, noi, come Pietro, facciamo nostro il problema dell’altro,
e di fronte alla constatazione dell’assurda ricerca di soluzioni puramente umane, attacchiamo il
male alla radice della sua essenza, elevando il nostro prossimo,
in nome e per effetto dell’amore
di Cristo, ad una autonomia e
dignità propria dell’« uomo ».
Credo che una delle pagine più
belle della reale capacità di riscoperta dell’Evangelo vivo e vissuto da sfruttati e della sua forza
di penetrazione e di testimonianza dell’amore di Cristo nel mondo, la troviamo in un testo autobiografico di un pope russo, l’arciprete Petrovic Avvakum 06201682), iniziatore di un movimento noto come raskol. In esso Avvakum, rivolgendosi allo zar, suo
torturatore, per illustrare la biunivoca corrispondenza esistente
tra il Padre e le sue creature, afferma che gli uomini alla ricerca di Dio sono come tutti posti
sulla circonferenza della ruota di
un carro di cui Dio è il centro
ed i raggi sono le vie che portano a Lui. Man mano che l’uomo percorre la via che lo porta
ad avvicinar.si a Dio diminuisce
sempre di più la distanza che lo
separa dal fratello che compie
un analogo viaggio verso il Signore; in Dio l’unità con il suo
prossimo sarà tutta una cosa. In
questa ricerca siamo tutti in
viaggio verso il Signore nella
fede, alla ricerca della comunione e dell’amore in Lui c nel nostro prossimo, e nel lungo, difficile e travagliato cammino, e nell’attesa del suo Regno facciamo
nostra l'esortazione della chiesa
cristiana primitiva; venga la
grazia e passi questo mondo (Didaché 10: 6).
Antonio IMucciardi