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Anno VII
numero 20
del 14 maggio 1999
Lire 2.000 ~ Euro 1,03
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Filiale di Torino
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FACITORI DI PACE
«Beati quelli che s’adoperano per la
pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio»
. Matteo 5,9
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La musica di Goran Bregovic, delle
colonne sonore dei film del regista
serbo-croato Emir Kusturica, si diffonde nell’automobile, sull’autostrada
Palermo-Catania. «Questa musica è
tìpica della Macedonia, questa della
Bosnia e questa è propria del quartiere
..dove vivevo io in Croazia». Zoran è un
illustratore esperto. La cassetta, tra andata e ritorno, la sentiremo più volte.
Che cosa è oggi la Jugoslavia? La descriviamo bene dicendo che è una
realtà complessa, difficile da sciogliere
in torti e ragioni, in bianco e nero.
Ascoltare questa musica, inno alla varietà etnica di un paese, è per noi un
modo per percorrere il cammino che
alla fine potrà fare di noi degli artigiani della pace. Ricordare la varietà et■rnica e farla scendere fino nel nostro
icuore, significa non lasciarsi vincere
dalla sindrome del nemico. Questo è il
'primo passo per diventare facitori di
■ pace. Chi si adopera per la pace è una
^fersona che alla fine di un lungo lavo”.jto è in grado di offrire agli altri la paLa pace deve prima essere nella
rsona, e il primo passo è cercare con
te le proprie forze di non semplifire una realtà. La pace interiore è
una lotta, non è pacificazione, indifferenza. Una lotta che noi compiamo fi
fronte ad avvenimenti molto quotidiani, dove entrano in gioco molti elementi della nostra vita, dove bisogna
confrontarsi non solo con i propri sentimenti ma anche con questioni politiche e storiche molto complesse.
La pace oggi non è importante solo
perché vicino a casa nostra c’è una
guerra, o perché i conflitti in genere ci
fanno paura; la pace per i cristiani è al
, centro della fede. È l’annuncio dell’Avvento (pace in terra), è la realtà della
croce (Dio ha fatto la pace per mezzo
del sangue della croce). Il nostro Dio è
il grande facitore della pace. Gesù ha
potuto lasciare ai discepoli la sua pace
perché ha sostenuto la sua lotta per la
nostra pace. La nostra lotta per la pace, la nostra e quella degli altri, è lotta
contro la nostra resistenza alla pace
che ci è offerta da Cristo. Mentre Cristo
ha già riportato la vittoria, noi abbiamo in noi stessi dei sabotatori, che ci
fanno resistere, cadere nella sindrome
del nemico, illuderci che le bombe possano difendere dei diritti umani, che ci
fanno spegnere la televisione all’ora
del telegiornale o al contrario bere con
avidità e acriticità le informazioni.
Non sarebbe la prima volta che resistiamo a ciò che Dio vuole offrirci. Non
sarebbe neppure la prima volta che
siamo incerti su chi servire.
CHI si adopera per la pace ha un
cammino continuo e costante da
percorrere, non ha da offrire una pace
fatta di compromessi, fragile, come
Una pace negoziata con un nemico che
aspetta la prima occasione per riprendere le ostilità. Il facitore di pace lo è
per tutta la vita, in ogni situazione.
Mentre lottiamo per accogliere la pace
che Cristo ci offre, possiamo già in
qualche modo essere per gli altri dei
facitori di pace. Anche la lotta testimonia qualcosa. E mentre combattiamo
molto concretamente, abbiamo in noi
una promessa, presente e futura; quella dell’adozione a figli di Dio. Questo
non riconosce solo la somiglianza morale con il Dio di pace, ma stabilisce
l'appartenenza alla famiglia di Dio.
Oggi, mentre la religione viene strumentalizzata per dividere e fomentare
Inimicizie etniche, questa parola è per
noi estremamente liberatoria. Il nostro
adoperarci per la pace è pieno di promesse per noi e per il mondo.
Erika Tomassone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Dal 30 aprile al 6 maggio una delegazione italiana di pace si è potuta recare in Serbia
Balcani^ bisogna ricostruire i ponti
La ricostruzione di «ponti» di civile e giusta convivenza tra i popoli della regione richiederà
un lungo lavoro, molte energìe e tanta perseveranza. Incontri con ortodossi e protestanti serbi
MASSIMO APRILE
SONO 31 i ponti distrutti in questi primi 40 giorni di guerra. A
Pristina, Belgrado, Novi Sad la distruzione dei ponti ha avuto effetti
concreti incidendo sui collegamenti
marittimi, ferroviari, stradali. Così il
viaggio della nostra carovana di pace, formata da sindacalisti, politici,
rappresentati di associazioni culturali, umanitarie e delle chiese (erano presenti il vescovo Luigi Bettazzi, due sacerdoti e chi scrive, in
qualità di rappresentante della Federazione della chiesa evangeliche
in Italia, Fcei) per raggiungere la capitale ha dovuto seguire un percorso tortuoso, lungo e accidentato.
Il nostro albergo a Belgrado è situato vicino a uno dei pochi ponti
praticabili e per raggiungere il centro della città, dove ci rechiamo per
i nostri incontri, dobbiamo attraversalo più volte al giorno. I taxi,
come le altre autovetture, vi sfrecciano a 120 all’ora. Un gruppo dei
nostri l’ha dovuto percorrere a piedi nella prima notte di black-out,
quando sono state bombardate le
centrali elettriche e la città si è trovata improvvisamente senza luce e
senz’acqua. C’è stato panico e
smarrimento in tantissimi che ancora si trovavano per le strade della
città. Stare sui ponti è quanto di
più rischioso in questo periodo.
Stessa cosa a Novi Sad. Alle porte
della città andiamo a visitare un
monastero ortodosso che si trova a
ridosso di un ponte autostradale
adesso distrutto. Il superiore ci racconta che prima di centrarlo ci sono
voluti 20 giorni di incursioni aeree,
bombe e missili, durante i quali il
monastero poteva essere colpito da
un momento all’altro. Andreas, monaco ortodosso aperto e disponibile, delegato per l’ecumenismo del
patriarcato, ci conduce sul luogo
per mostrarci da vicino l’arteria di
collegamento autostradale bruscamente interrotta dalle bombe.
A Novi Sad di ponti non ne è rimasto in piedi neppure uno. «Quello era chiamato ponte della nostalgia - ci dice Andreas, mostrandoci
Rifugiati kosovari nella piazza di Kukes
le macerie di uno che collegava le
due sponde della cittadina sul Danubio Igiovani sposi non mancavano di farvisi ritrarre nel giorno
del loro matrimonio. Per noi era il
ponte deU'amore, adesso è divenuto
simbolo di inimicizia». Non dimentichiamoci poi del ponte ferroviario della linea Belgrado-Salonicco
in cui «per uno spiacevole errore»
sono rimasti uccisi 55 civili.
Dietro questa realtà di ponti distrutti e minacciati si nasconde e si
svela il vero significato della nostra
missione: dare un contributo culturale, politico, spirituale, umanitario per ricostruire ponti nuovi.
Certo è impresa ardita mentre continuano a essere «target» (obiettivi)
anche quei pochi rimasti integri.
Durante i 6 giorni di viaggio abbiamo incontrato i rappresentati
della società civile e molti oppositori del regime criminale di Milosevic. Da tutti abbiamo sentito il medesimo amaro giudizio sulla guer
in Albania
ra: i bombardamenti Nato hanno
ridotto, fin quasi ad annullarlo, lo
spazio politico delle opposizioni.
Milosevic, per effetto di questa
guerra, ha visto aumentare i consensi della popolazione dal 22%, a
cui lo davano i sondaggi appena
prima della guerra, alla quasi unanimità di questi giorni. Oggi chi
esprime pubblicamente delle critiche viene tacciato di disfattismo e
severamente censurato.
Assieme al vescovo emerito di
Ivrea, mons. Luigi Bettazzi e a don
Renato Sacco di Pax Christi, ci siamo recati al patriarcato ortodosso.
Qui consegno al patriarca Pavle,
primate della chiesa ortodossa di
Serbia, il messaggio di pace e solidarietà con i cristiani ortodossi e
con tutte le vittime della guerra
che mi è stato affidato dal presidente della Fcei, past. Domenico
Tomasetto. In esso si legge tra l’altro: «Ci rivolgiamo a lei, che esercita una grande autorità spirituale.
Visita in Italia del presidente della Chiesa metodista britannica
L'impegno dei cristiani per la pace e l'ecumenismo
«Questa guerra è un
grosso errore: sono profondamente contrario ai
bombardamenti in atto
in Jugoslavia, e deploro le
terribili violenze inferte
alla popolazione kosovara», ha dichiarato il pastore Peter Stephens, presidente della Conferenza
della chiesa metodista
britannica, in visita in
questi giorni a Roma.
«Non penso - ha continuato - che i bombardamenti possano migliorare
la situazione. Come chiese cristiane, in questo
momento di crisi, abbiamo davanti a noi due
compiti: la preghiera e
l’azione. Siamo coinvolti,
come cristiani, in ciò che
accade in Kosovo come
in altre parti del mondo».
Il 2 maggio, ospite della
chiesa metodista di via
XX Settembre a Roma, il
pastore Stephens ha predicato sul capitolo 17 del
Vangelo di Giovanni, ricordando che «I cristiani
non sono “del mondo”,
ma sono chiamati a essere “nel mondo”. La parola di Gesù mostra precisamente che Dio sceglie
di essere coinvolto con il
mondo e di non prendere
le distanze da esso. Essere mandati nel mondo significa essere coinvolti
nei suoi problemi, le sue
vicende, la sua speranza».
Il pastore Stephens,
che ha visitato in Italia
dal 1° al 5 maggio, ha incontrato il card. Edward
Cassidy, presidente del
Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità
dei cristiani. Sullo sviluppo delle relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica, il presidente della
Conferenza britannica si
è detto ottimista: «La
Chiesa cattolica ha vissuto un notevole rinnovamento, in particolare dopo il Concilio Vaticano IL
La lettura della Bibbia ha
sempre più un posto centrale nella vita della chiesa. Si tratta di un cambiamento importante, grazie
a cui la Chiesa cattolica
riscopre uno dei punti focali della Riforma. Anche
in Italia, dove le chiese
protestanti vivono una
condizione di minoranza,
è importante non rinunciare alla sfida del dialogo. Il Giubileo cattolico.
le indulgenze sono problemi aperti: è importante ricordare che come
protestanti ci riferiamo al
“Millennio” e non al Giubileo. Per noi non si tratta
di celebrare l’Anno Santo,
ma di riscoprire che la
salvezza e il perdono
giungono solo da Cristo».
Il presidente metodista
ha poi visitato alcune opere sociali delle chiese
valdesi e metodiste a Napoli e ha incontrato alcuni
rappresentanti della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, della
Tavola valdese, dell’Opera
per le chiese metodiste in
Italia e della Comunità di
Sant’Egidio. I metodisti
britannici sono 1 milione
250.000, con 600 comunità e 3.000 pastori, (nev)
perché continui ad operare nei
confronti dei governanti del suo
paese, come noi facciamo con i governanti del nostro, affinché nel
superiore interesse di tutti gli uomini e le donne dolorosamente
coinvolti si trovi il modo diferm ire
ogni forma di violenza e si passi a
una trattativa dalla quale non risultino né vinti, né vincitori».
Il segretario del patriarca ci mostra una grossa cartella piena di
lettere e fax giunti dall’ecumene
internazionale alla Chiesa ortodossa serba. Ne sfoglio alcuni e trovo
lettere del segretario generale del
Consiglio ecumenico delle chiese,
della Conferenza delle chiese europee, di organizzazioni di solidarietà fra cui il Servizio rifugiati e
migranti della Fcei e di tante comunità cattoliche ed evangeliche
di tutta Europa. Tra l’altro ci viene
detto che dalla comunità ecumenica di Bose, in Italia, telefonano
quasi ogni giorno per avere notizie.
Tutti piccoli segni di una fraternità
ricercata nelle numerose iniziative
ecumeniche e di dialogo bilaterale
tra le chiese, iniziative che oggi costituiscono preziosi ponti da consolidare e sui quali far passare
messaggi di amicizia, di dialogo, di
ascolto reciproco, ma anche proposte politiche concrete capaci di
farci uscire tutti da questo vicolo
cieco. L’anziano patriarca Pavle,
benché molto stanco a motivo del
suo recente viaggio in Bosnia, ci
accoglie con affetto. Riceve e ricambia le nostre parole di pace. Fa
riferimento alla terribile realtà del
peccato che si nutre di vittime innocenti da una parte e dall’altra,
chiede la nostra intercessione nella
preghiera. È stato vescovo nel Kosovo, e mi dicono che è stato molto
amato anche dagli albanesi.
Dal lungo dialogo col suo segretario riceviamo poi una proposta e
una raccomandazione. La proposta riguarda la possibilità di organizzare a Belgrado o Novi Sad dove
risiede un vescovo ortodosso di
lunga militanza ecumenica, un
grande incontro ecumenico di pace. La raccomandazione, invece, è
che tutte le iniziative di mediazio
SEGUE A PAGINA 11
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 14 MAGGIO
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«Il vostro cuore non
sia turbato: abbiate
fede in Dio e abbiate
fede anche in me!
Nella casa del Padre
mio ci sono molte
dimore; se no vi
avrei detto forse che
io vado a prepararvi
un luogo. Quando vi
sarò andato e vi
avrò preparato un
luogo, tornerò e vi
accoglierò verso di
me, affinché dove
sono io siate anche
voi... Non vi
lascerò orfani
tornerò da voi»
(Giovanni 14,1-3,18)
«Trovandosi con
essi, ordinò loro
di non allontanarsi
da Gerusalemme,
ma di attendere
l’attuazione della
promessa del Padre,
“la quale” egli disse
“avete udita da me.
Perché Giovanni
battezzò sì con
acqua, ma voi sarete
battezzati con
Spirito Santo tra
non molti giorni”.
Quelli dunque che
erano riuniti gli
domandarono:
“Signore, è in questo
tempo che
ristabilirai il regno
di Israele?”.
Egli rispose loro:
“Non spetta a voi
di sapere i tempi
o i momenti che il
Padre ha riservato
alla propria
autorità. Ma
riceverete potenza
quando lo Spirito
Santo verrà su voi,
e mi sarete testimoni
in Gerusalemme,
e in tutta la Giudea
e Samaria, e fino
all’estremità della
terra”. Dette queste
cose, mentre essi
guardavano,
fu elevato;
e una nuvola
accogliendolo lo
sottrasse ai loro
sguardi. E come essi
avevano gli occhi
fìssi al cielo, mentre
egli se ne andava,
due uomini in vesti
bianche si
presentarono a loro
e dissero: “Uomini
di Galilea perché
state a guardare
verso il cielo? Questo
Gesù che vi è stato
tolto, ed è stato
elevato in cielo,
ritornerà nella
medesima maniera
in cui l’avete visto
andare in cielo”»
(Atti 1,4-11)
NON STARE COL NASO ALL'INSÙ
L'Ascensione è l'epilogo della storia terrena di Gesù. È un tempo per distogliere
lo sguardo perplesso dal cielo e riportarlo sulla terra in attesa della Pentecoste
LUCA BARATTO
IL giorno dell’Ascensione è il
giorno dei nasi ail’insù. Di
gente che guarda verso il cielo
stupita, disarmata, sconcertata;
che guarda verso il cielo, certa di
essere testimone di qualcosa di
grandioso e solenne ma anche
temendo, o meglio avendo la
precisa sensazione, che in quella
grandezza, in quel momento di
gloria e stupore, qualcosa si stia
perdendo, una parte del proprio
cuore se ne stia andando. Quei
discepoli con il naso all’insù
sembrano bambini che guardano un palloncino sfuggito di
mano diventare sempre più piccolo, perso neH’immensità del
cielo, via verso un mondo e un
luogo sconosciuto. Chissà se
esiste un paese in cui tutti i palloncini perduti nel cielo si ritrovano e si raccolgono. Chissà dove va Gesù, chissà quale terra,
quale mondo lo accoglie, a quale continente del cielo ora apparterrà, dove continuerà a vivere, a essere presente?
Uno sguardo perplesso
La preoccupazione dei disceI ......... ...........
___poli è diversa dalla disperazione e dalla paura da cui furono investiti dopo la crocifissione. Non è più in discussione la
loro sopravvivenza, né è in gioco l’autenticità di quello che
avevano vissuto; il pericolo di
aver sognato, di essersi impegnati in una partita persa, illusoria, un sogno che svanisce
quando poi, bruscamente, ci si
desta. Non è più in gioco l’au
tenticità di ciò che si è vissuto,
creduto, sperimentato calcando
le strade di Palestina insieme a
Gesù. Non è più in questione il
destino e la vergogna legati al
proprio maestro, arrestato e crocifisso come un malfattore. Il Risorto, nel mostrarsi loro, ha fugato tutti questi dubbi: infatti
non è il dubbio che assale i discepoli, ma la perplessità. Perplessità di quello sguardo fisso
verso il cielo, il Signore innalzato, il nome che è al di sopra di
ogni altro nome, che ascende al
cielo, alla sua gloria, ma appunto lascia questo mondo, lascia i
discepoli, i suoi, lascia questa
realtà. Se ne va in una dimensione in cui non mi vedrete, in un
luogo in cui non potete venire;
in quello sguardo fisso verso il
cielo c’è questo sentimento, la
sensazione di essere stati abbandonati, lasciati soli. Nel giorno della sua gloria egli ci abbandona, se ne va; ci lascia orfani,
come bambini abbandonati,
senza casa, senza famiglia; come
bambini che vedono un palloncino sparire lontano e si chiedono dove andrà, dove lo ritroverò? Gesù non è più qui, sembra aver scelto un altro mondo.
Preghiamo
Signore delle nostre vite,
tu sempre ci chiami a seguirti nel futuro,
nel tempo che è di fronte a noi.
Ci inviti ad affrontare nuove sfide, nuove avventure,
a scoprire nuove vie di solidarietà,
a scoprire nuove vie per toccare il cuore degli altri.
Quando abbiamo paura dell’ignoto, donaci coraggio.
Quando temiamo di non essere all’altezza
dei nostri compiti.
Ricordaci che tu non ci chiameresti se non avessi
fiducia in noi.
Quando siamo stanchi,
0 ci siamo insoddisfatti di come le cose vanno,
ricordaci che tu puoi portare cambiamento e speranza
nel mezzo delle più difficili situazioni.
(da Pattern ofourdays, Iona Community)
Non siete orfani
Dove va Gesù? Forse ai discepoli saranno tornate in
mente le parole di Gesù che noi
oggi possiamo leggere nel Vangelo di Giovanni: «Non vi lascio
orfani, vado a prepararvi un
luogo, vi accoglierò in una casa
dalle molte dimore, vado al Padre». Gesù stesso, il Gesù che in
Giovanni parla ai suoi prima
dell’abbandono e rivolge loro il
suo discorso d’addio, usa queste
espressioni, queste immagini
per rassicurare i discepoli sul
fatto che non sono dei senza famiglia, non è questo il loro destino di uomini e donne. Dice,
avete un Padre, avete una casa:
non siete orfani. E io neppure
me ne vado in un altro mondo.
Non c’è un mondo più bello e
più degno, nascosto tra le nuvole, che Gesù preferisca al nostro, in cui egli possa vivere più
degnamente la sua signoria e
far meglio valere la sua supremazia verso quelli che fino a
quel momento poteva chiamare fratelli e sorelle. Gesù non è
qualcuno che si è liberato dalle
pesanti spoglie mortali, così ingombranti, così umilianti, con
tutta la sofferenza, con tutta la
limitatezza, con tutte le contraddizioni che la caducità di un
corpo porta con sé. Non è un
Gesù che tira un sospiro di sollievo e dice: finalmente torno a
casa mia, vado al mondo a cui
appartengo. Non dice vado in
un altro mondo, ma dice vado al
Padre. A colui che è padre mio e
padre vostro, a cui voi appartenete e a cui appartiene il mondo
intero. Non vado in un posto
dove posso tagliare i legami con
questo mondo, ma vado a chi
questo mondo lo ha creato e lo
sostiene. Me ne vado, ma non
mi separo da voi. Me ne vado
ma non vi abbandono: non come voi avete fatto con me,
quando mi avete lasciato solo
nelle mani dei soldati, nascondendovi. Io me ne vado, ma non
vi lascio con il sentimento di essere soli e sperduti perché vado
al Padre. Non siete orfani.
Infatti, chi è veramente un orfano? Qualcuno che non sa nulla
di sé, che non ha passato e quindi ha un futuro incerto. Qualcuno che non conosce le proprie
origini e che si orienta a fatica
nel mondo. Qualcuno che non
ha un’identità propria, un cammino proprio, una fiducia e una
speranza propria; bensì qualcuno che cammina incerto con lo
sguardo rivolto al cielo, con la
stessa sensazione di abbandono, di mancanza di amore, di
solitudine, di chi pensa di essere
solo al mondo. Ma voi avete un
genitore, sapete da dove venite,
sapete l’amore di cui siete amati; conoscete l’identità che avete
ricevuta. Non siete persone sole,
senza orientamento, senza amore, senza coscienza di un forte
legame che vi unisce tra voi e
unisce voi alla fonte stessa della
vita. Non siete degli orfani che
debbono cercare mondi diversi
da questo per ritrovare la loro
vera identità e lo scopo della loro vita. Neppure siete degli orfani che devono cercare un padre
in questo mondo: uno solo è il
padre vostro, il quale vi ha privati di Gesù affinché diventiate
figli adulti. «Non vi lascerò orfani; tornerò da voi». È proprio
quest’ultima promessa che riporta i discepoli a distogliere il
loro sguardo dal cielo.
L'orizzonte dello Spirito
Eia promessa che viene ripre
sa dai due uomini dalle vesti
bianche che interrompono la
contemplazione perplessa degli
undici: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
Questo Gesù... ritornerà nella
medesima maniera in cui l’avete
visto andare in cielo». Come gli
angeli mettono le donne sulla
giusta strada per capire il significato della tomba vuota (non è
tra i morti colui che cercate) così
anche qui questi uomini in vesti
bianche chiariscono il significato di ciò che è avvenuto e ridirezionano lo sguardo dei discepoli. La loro prospettiva è la terra e
il loro sguardo non può essere
pieno di nostalgie o rimpianti,
ma deve invece colmarsi di tutta
la concretezza che il mondo degli esseri umani comporta. Come Gesù stesso non se ne va in
un altro mondo ripudiando
quello in cui ha vissuto con i
suoi, così i discepoli non devono
mettersi alla ricerca di spazi diversi da quelli che possono
guardare con i loro proprio occhi, strade diverse da quelle che
possono calcare con i loro piedi,
terre diverse da quelle di cui
possono farsi raccontare da marinai e mercanti.
La loro storia continua e continua su questa terra. Infatti,
l’Ascensione del Signore è l’epilogo della storia terrena di Gesù,
una storia decisiva, che ha cambiato il mondo ma che continua
anche nella sua assenza. Continua per i discepoli che ora sono
inviati fino alle estreme terre del
globo. Il loro spazio è ora il
mondo intero, il loro tempo è
quello che intercorre tra l’Ascensione e il ritorno del Signore. Uno spazio per agire e vivere
e un tempo per testimoniare e
predicare. È l’orizzonte dello
Spirito, il consolatore, «del quale
vi ho già parlato», dice Gesù ai
suoi prima di lasciarli, ma che i
discepoli ancora non conoscono. L’Ascensione è anche questo; un tempo per scoprire che
anche nell’abbandono non si è
orfani; un tempo per distogliere
lo sguardo perplesso dal cielo e
riportarlo sulla terra in attesa
della Pentecoste.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Il senso di perplessi
dello sguardo dei disce
li, su cui si basa gran pL
di questa meditazioj
non si evince da elertie.'
espliciti del testo ma J
tosto, da un lato, dal car»
tere di attesa e transizio!
che contraddistingue il ra,
conto dell'Ascensione,
dall'altro, il focalizza,|
dello stesso racconto
su®
che accadrà ai discepjiì
piuttosto che su ciò che a,,
cade a Gesù. Sebbene laj
turgia cristiana tenda
presentare i'Ascensioneco.
me momento di esaltazio.
ne e glorificazione del
gnore, il testo pone il p,o,
prio accento sulla situazij.
ne dei discepoii. Due voli,
Gesù si riferisce al doni
dello Spirito che gli ap„
stoli riceveranno tra non
moiti giorni (v. 5); e alle
domande degli undici ,|.
sponde con un rimandoj|
giorno in cui riceveranno
potenza tramite lo Spirito
(v. 8). Non diversamente
dal periodo di avvento anche l'Ascensione è un momento di attesa: agli apostoli viene affidato un incarico, viene rinnovatala
promessa dello Spirito che
però essi ancora non hanno ricevuto e la cui potenza ancora non conoscono;
per il momento «perdono»
Gesù senza ancora avere
una precisa idea di ciò che
viene dopo. La novità dello
Spirito passa anche attraverso la difficoltà dei discepoli di immaginare il proprio futuro. Questo quadro penso possa giustificare la dimensione delia perplessità attribuita ai disce
poli, anche se naturalmeate la perplessità non i
l'unico dei modi dell'attesa
e quindi in un eventuale
sermone se ne possano
scegliere altri (i versetti se
guanti al nostro brano i
Atti mostrano, per esempio una attesa vissuta ne&
perseveranza; «Tutti ques6
perseveravano concordi^
nella preghiera», v. 14).
Il collegamento con il
versetto di Giovanni 14,
18 accentua la dimensione della perplessità dei discepoli, trovandosi in uni
capitolo in cui essi, con le
loro domande, mostrano
di fraintendere più d'una
volta ciò che Gesù cerca
loro di spiegare. Il tema
dell'orfano si riallaccia
all'idea dell'Ascensione di
Gesù come un abbandono, idea che anche in Giovanni 14 è respinta tramite la promessa del consolatore, «lo Spirito della
verità che (...) dimora con
voi e sarà con voi» (v. Fidò che è interessante è
notare come i primi versetti del capitolo si esprimono attraverso delle immagini: «Vado a prepararvi un luogo, vi accoglierò
in una casa dalle molte dimore, vado al Padre» die
richiamano una dimensione familiare, opposta a
quella dell'orfano, del
senza famiglia.
Questo tema permette
poi di sviluppare l'immagine del padre nella furizione di colui che dona fiducia e orientamento,
quella sicurezza necessaria per vivere nella sua assenza o nell'assenza di u"
fratello maggiore come
appunto Gesù. Per chi vo'
lesse approfondire questo
tema legato all'immagine
del padre e al divenire
adulti un testo illuminante è «Il tuo nome è come
il sapore della vita» di Eogen Drewermann, edito
dalla Queriniana, in cui
l'autore, partendo da Lue
2, 41-52, Gesù dodicerine
nel tempio, esplora le iin
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di Dio legate al divenir
adulti degli esseri umani
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14 MAGGIO 1999
PAG. 3 RIFORMA
Roma, 29 aprile-2 maggio: Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia
L^identìtà luterana nelUtalìa di oggi
Celebrati i 50 anni della Celi, accolta la comunità di Ispra-Varese, discussa
/a questione dell'Anno Santo. Intervista a Bärbel Naeve, presidente del Sinodo
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pBXIiJACQUES PEYBONEL
Bärbel Naeve, presidente
del Sinodo della Chiesa
luterana in Italia (Celi), ha
dato il saluto di apertura della li sessione del XVII Sinodo
die, quest’anno, celebrava i
50 anni della costituzione
della Celi- Lo ha fatto con un
esplicito riferimento alla
flierra in corso; «Quando vi
^invitati - ha detto - speravo che questa potesse essere
jina festa piena di gioia. Ora
ferò nei Balcani, davanti alle
lotte di casa nostra, è in atto
ina guerra crudele, annienatrice di esseri umani, cosa
he dopo il 1945 si pensava
on fosse più possibile in Eu)pa», e ha aggiunto: «Questa
uerra non dovrebbe farci riettere sul nostro ruolo nel
londo di oggi? Scoprire cosa
vremmo potuto e dovuto faéper impedire l’inasprimenp delle tensioni in Jugoslavia
len note a tutti noi da temió?». A Bärbel Naeve abbiaochiesto le sue impressioni
questa sessione sinodale.
-Quale valutazione complessiva dà di questo Sinodo?
«Ritengo che sia stato un
inodo molto maturo, nel
'senso che a volte abbiamo
avuto delle discussioni molto
controverse, ma senza spaccature. Questa volta il Sinodo
non ha guardato solo a se
stesso e alle solite questioni
ansBiinistrative, ma ha avuto
\mWte taglio politico e teo\om. È iniziato con una
giÄfesta celebrativa per il
Äisoantenario della nostra
(tea. Avevamo con noi due
l^iti eccellenti: il vescovo
Ma Chiesa luterana della
Polonia, Jan Szarek, che viene da una situazione molto
lile alla nostra, cioè di una
jiccola minoranza luterana
in un paese a stragrande
Maggioranza cattolica, e il
Vescovo presidente dell’Uiione delle chiese evangeli(he luterane di Germania, dr.
Horst Hirschler, che ci ha
parlato dell’identità luterana
nel mondo di oggi. Inoltre, ha
partecipato al Sinodo il Senior della Chiesa luterana in
Sovenia, Geza Ernisa».
-Quali sono stati i temi
principali del dibattito?
«Il primo era quello relativo
äll’Anno Santo. Al termine di
nn vivace dibattito, il Sinodo
ka approvato una mozione
die accoglie il documento del
Concistoro reso noto a gennaio: cioè portare avanti anche nel 2000 le attività ecumeniche con la Chiesa cattolica romana, ma rifiutare assolutamente di partecipare a
jutte le attività collegate allAnno Santo perché, come
luterani, non possiamo accettare che, attraverso le indulgenze, la grazia di Dio venga
uistribuita secondo il parere
“Ugli uomini. Vorrei sottolineare anche che siamo disposti a vivere apertamente ma
®ftiza essere messi sotto presione dalla famosa diversità
«Conciliata. La nostra posinone è molto chiara: voglialo prendere sul serio il concetto eucaristico della chiesa
jithana, che finora ci esclude,
^che ci addolora molto, in
Pntticolare per quanto riguarual matrimoni misti. L’indulgenza però è stata la prima
pietra della Riforma che anco® Oggi ci separa, e non posUmo dare alcun segnale di
®^ione a questo tipo di miptìcazione. Nulla in contra. 0 invece a celebrare insieme
nascita di Cristo, perché
«®to è il Signore di tutti».
'■Afete anche parlato della
^jtroversa Dichiarazione
¿tìlico-iuterana sulla giu
^fi^ione?
Da sin.: Maria Vingiani, mons. Chiaretti, Domenico Tomasetto, don
Ambrogio (Sant’Egidio) e ii decano Jürgen Astfaik.
«No, però il vescovo Hirschler ha avuto un colloquio
con il cardinale Ratzinger, e
ci ha confermato che siamo
sulla buona strada e che, a
suo parere, Ratzinger crede
fortemente che la Dichiarazione verrà sottoscritta quanto prima dal Vaticano».
- Avete parlato anche dell’otto per mille?
«Sì, certo, e siamo stati felicemente sorpresi di apprendere che 35.000 contribuenti
italiani hanno firmato per la
Celi, cioè cinque volte il numero complessivo dei membri delle nostre chiese! Per
quanto riguarda l’utilizzo
che ne faremo, il Sinodo ha
deliberato di attenersi alle
destinazioni previste dalla
nostra Intesa con lo stato del
1995, e cioè un terzo per progetti sociali, assistenziali, umanitari e culturali delle comunità della Celi, un terzo
per il sostentamento dei ministri di culto, un terzo per
progetti sociali e di evangelizzazione della chiesa. Vorrei mettere in chiaro che noi
non siamo in opposizione allo stato e vorrei anche ricordare che le nostre chiese sorelle protestanti in Italia accettano aiuti finanziari dalla
Germania che in parte provengono dalla “tassa ecclesiastica” in uso in quel paese».
- Quali novità nella vita
della Celi?
«La prima è l’accettazione
all’unanimità della comunità
ecumenica di Ispra-Varese
che così diventa la 12® comunità membro della Celi. Questo ci arricchisce molto anche se ci porta altre due lingue, il che accrescerà ulteriormente la “lotta” linguistica al nostro interno, però
rafforzerà l’uso della lingua
italiana come lingua comune
che ci unisce. Questa comunità ha un forte carattere internazionale, con membri olandesi, francesi, svizzeri, italiani. Siamo pochi ma ora
siamo presenti in tutta Italia,
dall’estremo Nord fino alla
Sicilia, dove abbiamo comunità o gruppi a Palermo, Catania, Messina e Vittoria. La
seconda novità è il riconoscimento da parte del Sinodo
della “rete femminile” che si
è formata in un convegno di
fine febbraio a Venezia. Non
solo è stata riconosciuta come movimento autonomo al
quale sarà garantito un contributo finanziario, ma potrà
I in futuro avere una propria
rappresentante all’assemblea
sinodale. Questo conferma il
processo di inserimento della Celi nel contesto italiano.
È stata inoltre approvata la
bozza di una nuova “agenda
liturgica” in italiano, che finora mancava. La bozza è
stata preparata dalla Commissione teologica della
Conferenza pastorale. La
nuova agenda, che verrà sperimentata per un anno, comprende liturgie per i battesimi (anche per quelli di figli di
madri nubili o matrimoni
misti), per le confermazioni,
per le nuove ammissioni alla
Celi, per i matrimoni (anche
per quelli interconfessionali), per le benedizioni della
coppia, gli anniversari di matrimoni, i funerali, le celebrazioni della Santa Cena per gli
infermi a casa. L’assemblea
ha anche proposto di istituire la figura di “membri onorari” del Sinodo per tutti quei
fratelli e sorelle che in passato si sono particolarmente
dedicati alla vita della nostra
chiesa. Infine, il Sinodo ha
voluto guardare "oltre la siepe” decidendo il gemellaggio
tra la Celi e la Chiesa luterana della Slovenia. Del resto,
la colletta del culto conclusivo è stata destinata ai rifugiati del Kosovo».
- Una parola di conclusione...
«È tornata, come un dono
di Dio, un’armonia tra Concistoro, Sinodo e presidenza
del Sinodo che per anni è
mancata. È stato davvero un
buon Sinodo, dal quale usciamo rinfi'ancati e con la voglia
di impegnarci ancora di più
nel contesto italiano in cui
siamo ormai pienamente inseriti. Vorrei infine esprimere
la mia gioia per il fatto che il
Nev, con la presenza di Luisa
Nini, ha per la prima volta
partecipato a tutto il nostro
Sinodo. Questo per noi è il segno che siamo ormai parte
integrante della piccola famiglia protestante in Italia».
La Chiesa evangelica luterana in Italia
La Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi; nome tedesco Evangelisch-lutherische
Kirche in Italien, Elki) si è costituita nel 1948,
quando le comunità luterane si sono date
un’organizzazione sinodale provvisoria, divenuta definitiva un anno dopo: ma ia presenza luterana in Italia è molto antica. I luterani sono infatti presenti nel nostro paese fin
dal tempo della Riforma: a Venezia il culto
luterano è stato celebrato ininterrottamente
fino ad oggi, anche se per molto tempo in
forma clandestina, nel «Fondaco dei Tedeschi» sul Canai Grande. Le altre comunità luterane si sono formate a partire dalla seconda metà del 1700: Livorno (1773, comunità
ora dissolta), Trieste (1778), seguite da Roma
(1817), Napoli (1826), Milano (1850), Genova
(1868), Sanremo e Firenze (1899).
Gran parte delle comunità della Celi derivano da gruppi di luterani tedeschi residenti
in Italia; alcune comunità (Milano e la comunità ecumenica di Ispra-Varese) sono di
confessione mista riformata-luterana.
Negli Anni 50 si sono formate nel Golfo di
Napoli alcune comunità luterane italiane
(Torre Annunziata, Torre del Greco e Santa
Maria La Bruna), nate dal lavoro missionario
del pastore Idelmo Poggioli, che aveva fondato anche due scuole elementan con asilo.
Nel marzo del ’93 le tre comunità del Golfo
si sono unite in un’unica comunità con sede
pastorale a Torre Annunziata; negli ultimi
anni sta rinascendo una ^
in Sicilia, dopo che il terremoto del 19()8
aveva posto fine all’attività della comunità
di Messina. Dal ’91 una presenza pastorale a
Catania assiste con culti e cura d anime i
credenti di lingua tedesca anche a Taormina, Messina, Palermo è Comiso. Nel m questa regione, col nome di «Comunilà dv Sicilia», è stata accolta ufBcialmente nella Celi.
Attualmente la Celi conta 7.000 membri,
in una ventina di comunità e gruppi. Oltre
alle comunità del Golfo, di lingua italiana.
culto viene celebrato in italiano e tedesco
nelle comunità di Napoli, Firenze, Milano,
Venezia e nei gruppi di Modena e Bologna;
le restanti comunità sono di lingua tedesca,
mentre la comunità ecumenica di Ispra è bilingue tedesco-olandese. La Celi è pienamente inserita nel mondo evangelico italiano: membro fondatore della Federazione
dèlie chiese evangeliche in Italia, ha rapporti
di collaborazione con le chiese battiste, metodiste e valdesi. A livello internazionale fa
parte della Conferenza delle chiese europee,
della Federazione luterana mondiale e ha un
particolare rapporto di collaborazione con
là Chiesa evangelica tedesca. I rapporti tra lo
stato italiano e la Celi sono stati regolati con
la legge n. 520 del 29 novembre 1995 (Intesa
secondo l’art. 8 della Costituzione italiana).
Poiché le varie comunità luterane sono
nate in modo autonomo, la struttura della
Celi si caratterizza per l’accentuazione dell’autonomia delle comunità locali. A livello
nazionale il massimo organo decisionale è U
Sinodo, che si riunisce ogni anno e che elegge un esecutivo (Concistoro) composto da
tre laici e due pastori. «Organo teologico»
della Celi è la Conferenza dei pastori, che si
riunisce due volte l’anno e comprende tutti i
pastori e vicari tedeschi e italiani e coloro
che sono incaricati della cura pastorale ai
turisti. La comunicazione all’interno della
Celi è assicurata dal bimestrale «Miteinander-Insleme» e da un servizio stampa (ElkiCeli Info). Le opere sociali gestite dalla Celi
sono una scuola elementare e materna a
Santa Maria La Bruna, un centro polivalente
a Torre Annunziata e una casa per ferie a Sopra Pianizza (Bolzano).
Grande enfasi viene data al lavoro ecumenico, con particolare attenzione al dialogo
ebraico-cristiano e al rapporto con la Chiesa
cattolica. La Celi fa parte della Conferenza
delle chiese europee (Kek) e della Federazione luterana mondiale (Firn). (nev)
. ■ La Celi e le altre chiese cristiane
Un grosso cuore ecumenico
VALDO BENECCHI
Ho potuto partecipare solo alla parte introduttiva
del recente Sinodo della
Chiesa evangelica luterana in
Italia (Celi) che si è svolto a
Roma dal 29 aprile al 2 maggio 1999, ma è stato sufficiente per avere un impatto con
le principali problematiche
che nel corso dell’assemblea
sarebbero state sviluppate.
Questo è stato il Sinodo della
Celebrazione del 50“ anniversario della Celi. Mi limito a
sottolineare alcuni punti che
mi sembrano importanti per
il rilievo che assumono per
quanto riguarda il contributo
che la Celi può offrire in particolare alle altre chiese che
condividono l’esperienza
della collaborazione nell’ambito Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
Nel suo saluto iniziale la
presidente del Sinodo, Bärbel
Naeve, ha detto di aver sperato che questo anniversario
potesse essere una festa piena
di gioia. Ma di fronte alla
guerra dei Balcani «crudele
annientatricie d’esseri umani,
cosa che dopo il 1945 si pensava non fosse più possibile in
Europa» si ergono inquietanti
interrogativi: Che cosa possiamo fare? Qual è il nostro ruolo
nel mondo di oggi? Che cosa
avremmo potuto e dovuto fare per impedire l’inasprimento delle tensioni in Jugoslavia?
La presidente, inoltre, ha preso atto con soddisfazione del
percorso compiuto dalla Celi
per diventare «una comunità
in grado di superare le diversità delle nostre provenienze
nazionali e linguistiche». Il
concetto di «Chiesa evangelica luterana in Italia», grazie
anche alle intese con lo stato
oltre che agli intensificati rapporti con le altre chiese evangeliche, è oggi realtà.
Due sono stati i rapporti
che hanno qualificato teologicamente la celebrazione. Il
primo a cura del dr. Jan Szarek, vescovo della Chiesa evangelica di confessione augustana in Polonia e il secondo a cura del vescovo dr. Horst Hirschler, presidente della
Unione delle chiese evangeliche luterane in Germania. Di
grande interesse il rapporto
del decano, pastore Jürgen
Astfalk e la relazione del Concistoro. Fra i vari temi teologici, pastorali, organizzativi,
amministrativi, due in particolare sono stati la costante di
questi interventi: l’identità e
l’ecumenismo con le rispettive implicazioni.
Identità: una sua ridefinizione è importante intanto
per rafforzare i legami fra le
comunità luterane offrendo
loro una base fondamentale
che le faccia sentire partecipi
di una comune «patria della
fede». Si tratta di una chiesa
multilingue, con diverse forme di spiritualità personali,
con tradizioni culturali diverse, membri di chiesa che
provengono dall’ottica di
una chiesa di popolo, o da
un’esperienza di minoranza
di diaspora. Il riconoscimento di un comune forte legame
feconda queste diversità che
vengono vissute come grande arricchimento.
Il vescovo Jan Szarek
Il vescovo Horst Hirschler
Una seconda motivazione
riguarda la presentazione
della Celi verso l’esterno. Il
decano ha parlato di necessità di «orientare la nostra
motivazione teologica e il nostro diritto all’esistenza in
Italia». Ma non si tratta solo
di un problema di sopravvivenza, come può sembrare
da queste affermazioni. Il vescovo Jan Szarek della Polonia ha messo molto bene in
evidenza che essere una piccola diaspora non è motivo di
rassegnazione o isolamento
ma un’occasione, una provocazione alla missione. L’identità è una premessa essenziale al rafforzamento
dello spirito missionario. Un
terzo motivo per la ridefinizione dell’identità è l’ecumenismo. «Secondo me i luterani, nel loro cammino storico
come nel loro accento teologico, sono fomiti di un grosso
cuore ecumenico», ha sottolineato il decano. Lutero non
voleva una nuova chiesa, il
suo intento era di riformare
la chiesa esistente. L’ecumenismo è un compito permanente che si realizza nel dialogo. Il Sinodo ha dimostrato
piena consapevolezza che il
lavoro ecumenico in Italia
deve essere valutato in modo
diverso rispetto agli altri paesi. Purtroppo, sempre secondo il decano, l’ecumenismo
sembra essere invecchiato e
per qualche comunità ha
perso rilievo. Aggiungo che,
secondo me, si ha la stessa
impressione nelle nostre
chiese metodiste e valdesi, o
in molte di esse, nonostante
il bel documento approvato
dallo scorso Sinodo. Molti sono gli eventi che concorrono
ad alimentare il disinteresse
verso l’ecumenismo. Ma forse dovremmo chiederci se è
l’ecumenismo ad essere invecchiato o il nostro modo di
interpretarlo e di viverlo.
Secondo il Sinodo luterano
è proprio la consapevolezza
della propria identità che
può restituire interesse e
qualità al dialogo ecumenico.
E la ridefinizione dell’identità
passa attraverso il «dare nuovamente vitalità alla parola
luterano», ma senza ristrettezza confessionale. Quando
la confessione di fede si sarà
rafforzata e sarà diventata
determinante, allora sarà
chiaro ciò che sarà possibile
offrire come contributo alla
chiesa unica di Gesù Cristo.
Mozione
Defiscalizzare i
doni prò Kosovo
«Il Sinodo ha deliberato di
chiedere alle autorità governative che la Celi possa rilasciare ricevute fiscali che permettano ai donatori per il Kosovo di dedurre le rispettive
cifre in aggiunta ai previsti
due milioni, come da Intesa
art. 26. Inoltre, che i conti
bancari specifici per tali fini
siano esenti da carico fiscale».
4
PAG. 4 RIFORMA
Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste
GESTIONE DELL'OTTO PER MILLE (Opm) - ANNO 1998 (dichiarazioni del 1994)
RENDICONTO SULL'ASSEGNAZIONE DELL'OnO PER MILLE DEL 1994 IMPORTO TOTALE INCASSATO NEL 1998: £ 5.160 milioni
Somma disponibile: 5.160 milioni
recupero spese pubblicitarie e di gestione anni'95 e'96: 510 milioni
somma netta disponibile: 4.650 milioni
così impiegata: per pastori e diaconi = 0%; per edifici di culto = 0%
PER PROGETTI IN ITALIA. Totale Italia 3.280 milioni = 70,5%
He
Chi
TEMI GENERALI relativi anno 1998 1997 (per comparazione)
BAMBINI E GIOVANI: ISTRUZIONE E ACCOGLIENZA
PER PROGETTI ALL'ESTERO. Totale estero 1.370 milioni = 29,5%
TEMA : LA FAME NEL MONDO
paese
Ucdg
Collegio valdese
Servizio cristiano di Riesi
Associazione «Lou cialoun»
Asilo di Scicli
Centro diaconale La Noce di Palermo
Casa Materna di Portici
Mesa valdese Rio de la Piata
100 100 accoglienza
73,5 35 istruzione
170 170 istruzione
- 20 accoglienza
- 100 istruzione
500 500 istruzione
- 161 istruzione
40,5 21,6 istruzione
ANZIANI
ristrutturazione stabile
borse di studio
borse di studio
sala d'incontri
ristrutturazione asilo
sostegno alla gestione
ristrutturazione stabile
sostegno alla gestione
totale 884 = 27% 1.136 = 33%
SVILUPPO AGRICOLO
Rifugio Re Carlo Alberto
Casa delle diaconesse
Casa Miramonti 'tMesa valdese Rio de la Piata
122 130
200 200
55 55
25 200
SANITÀ (CURA-PREVENZIONE)
Osp^ale valdese di Torino
Servizio cristiano di Riesi
casa per anziani sostegno alla gestione
casa per anziani ristrutturazione stabile
casa per anziani sostegno alla gestione
case per anziani sostegno alla gestione
N totale 402 =12% 585 = 18%
Romania Heks distretto di Covasna 75
Albania Heks regioni di Elbasan e Korea 45
Ex Jugoslavia Heks regione di Sanski Most 44
Brasile Gaw 3 villaggi con 1200 famiglie
Salvador Università luterana
area De Napaja y El Painal Nigeria Chiesa metodista area di Ondo
Bolivia Agra dipartimento del Pardo
Madagascar Cevaa diaconia Chiesa di Cristo
Agra irrigazione area Itocta
Brot FÜR areadijarso
id area di Wata Dara
id area di Watara
Cevaa coop. Manzir
Heks area di Cochabamba
75
45
44
24
sviluppo economia rurale
sviluppo economia rurale
dono di bestiame
sviluppo agricolo integrato
Bolivia
Etiopia
Etiopia
Etiopia
Mozambico
Bolivia
80
75
180
5
62
50
50
50
10
15
75
75
800
ÌOO
Centro diaconale La Noce di Palermo 240
Associazione
Mesa valdese Rio de la Piata
750
100
207
IO
90
CULTURA
sanità ristrutturazione ospedale
corisultorio sostegno alla gestione
assistenza sostegno alla gestione
assistenza domiciliare
sostegno alla gestione
f totale 1.240 = 38% 1.057 = 32%
PROGRAMMI DI ASSISTENZA SOCIALE
sviluppo agricolo integrato
sviluppo agricolo
difesa foresta equatoriale
allevamento conigli
sviluppo agricolo
sviluppo agricolo
sviluppo agricolo
sviluppo agricolo
acquisto bovini
sviluppo agricolo
totale 401 = 29% 678 = 4
OIUSI
r
Ecomu
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ioni tedi
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jannivei
jta italini
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Romeno
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da radii
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auella f<
falla fir
al
Agape
Editrice Claudiana
Edizioni protestanti
Associazione Lo Bue
Centro culturale valdese
Facoltà valdese di teologia
Ifed
Mesa valdese Rio de la Piata
60 50
45 55
15 15
- 30
50 49
13
20 45
fomicizione borse viaggio
libri
~ giornale
radio
museo
università
associaz.
chiesa
TEMA: I PROBLEMI DEL MONDO
RIFUGIATI, MIGRANTI, NOMADI
diffusione Ubri a biblioteche
diffusione settimanale Riforma
miglioramento impianti radio
rinnovo museo di Torre Peilice
accesso disabili
centro polifunzionale
supporto attività culturali
totale 248 = 7% 199 = 5%
Albania Heks
Romania Heks
Ungheria Heks
Ex Jugoslavia Heks
Uruguay Gaw
Argentina Gaw
Argentina Ceas
Argentina Ceas
Madagascar Cevaa
movimento femminile
bimbi di strada Bucarest
a Debrecen e a Misckolc
Novisad
periferia di Montevideo
bassifondi di Buenos Aires
periferia di Buenos Aires
Centro Emmanuel
diaconia Chiesa di Cristo
22
80
15
44
10
48
Sud Africa Chiesa Unita Meryland center
Mondo EkWestfalia programmi sociali
50
22
80
15
44
45
40
46
56
13
56
50
TOSSICODIPENDENTI
centro di assistenza a Tirana
assistenza e accoglienza
supporto a centri sociali
consulenza psico-sociale
istruzione e cura bambini
istruzione e cura bambini
assist, ragazze madri indios
assistenza alle famiglie
medicinali e piccole farmacie
istruzione prescolare
vari progr. assistenza
totale 329 = 24% 411 = 29%
Ungheria
Ungheria
Heks
Heks
missione Kimm 15 15
centro di riabilitaz. a Pees 30 30
BAMBINI E GIOVANI (formazione e accoglienza)
assistenza ai tossicodipendenti J
assistenza ai tossicodipendenti '
totale 45 = 3% 45 = 3%
Servizio rifugiati e migranti
Servizio rifugiati e migranti
Associazione Naga
Chiesa valdese di Ivrea
Dar Coop
Associazione Diaconia
100 50
15
- 70
5
20
8
USURA
Fondazione Adventum
OCCUPAZIONE
sostegno alla gestione
convenzione Onu rifugiati
rinnovo attrezzature
corsi per immigrati
ristrutturazione alloggi
rinnovo locali
tot. 148 = 5% 120 = 3%
Ungheria
Camerún
Madagascar
Madagascar
Bielorussia
Bielorussia
Bielòrussla
Bielorussia
Benin
Heks casa gioventù Berekfürdo
Cevaa centro di Ntolo
Cevaa diaconia Chiesa di Cristo
Cevaa orfanotrofio di To.Pa.Za.
Sass Bianco ospitalità bambini
Sass Bianco ospitalità bambini
Sass Bianco ospitalità bambini
Sass Bianco ospitalità bambini
Cevaa borse di studio
30
30
30
65
40
10
25
22
24
27,5
3,6
25
lotta antiusura
tot. 25= 1%
LAVORO
Madagascar
casa di accoglienza
accoglienza, alloggio, istruzione
3 progetti di formazione
dotazione arredi
aiuti alle famiglie ospitanti
campo scuola a Rio Marina
campo scuola a Bobbio Peilice
campo scuola a Casa Cares
borse di studio
totale 172,1 = 13% 135 = 10%
Meccanica Riesi
Servizio cristiano di Riesi L’Uliva
150 100 sostegno alla gestione
70 - avvio settore biologico
Cevaa
Cevaa
Cevaa
diaconia Chiesa di Cripto
idem
idem
LOTTA AL CRIMINE
Fondazione int. Lelio Basso
Lega diritti dei popoli
tot. 220 = 7% 100 = 3% ecologia e AMBIENTE
CARCERATI
Chiesa valdese di Pisa
Cicar
Servizio rifugiati migranti
20 - processo desaparecidos italiani i
tot,
1,5 sportello carcere Pisa
4 sportello carcere Velletri
13,5 sportello carcere Rebibbia
Romania
Mad^ascar
SudÁmerica
Heks
Cfvaa
WwF
SANITÀ
Aidrom
diaconia Chiesa di Cristo
foreste equatoriali
tot. 19 = 0,5%
CULTURE
iniziative pace e incontro tra popoli e fedi = 2% 103 = 3%
TOTALE '98: mid 3.280 = 100% Totale '97 mld 3.300 = 100%
India, Missione internazionale contro la lebbra
Zambia, Cevaa, dispensario di Kalabò
Mozambico, Medici senza frontiere
Camerún, Cevaa ospedale di Ndoungè
Camerún, Cevaa fondazione Moktomo
PACE - INCONTRO TRA POPOLI E
Rivista Confronti 74 103
DIRITTI UMANI
Guateinala, Peace brigade, osserv. rispetto diritti
Argentina, Medh, biblioteca e doc. dir. umani
- »10 centro di produzione tegole
- : 10 cooperativa di donne
6 bilance a 15 consorzi agricoli totale 0 26 =2%
30 30 programma ecologico
- 11 rimboschimento j
50 -- tutela creato e biodiversità totale 80 = 6% 41 =3%
61,3 60 prevenzione e cura
30 dotazione medicale
50 prevenzione colera
80 dotazione medicale
50 dotazione medicale totale 271,3 = 20% 60 = 4%
16,6 - costo osservatore
52 strum. e costo gestione totale 68,6 = 5%
PROGETTI DI RISTRUTTURAZIONE APPROVATI NEL 1998
con ricorso all’indebitamento bancario ed ammortamelo del capitale e degli interessi in 5
anni
Rifugio Re Carlo Alberto, Casa per anziani - Centro diurno Altzeimer
Rifugio Re Carlo Alberto, Casa per anziani - ristrutturazione
Casa Materna di Portici, giovani - ristrutturazione edificio centrale
L’Uliveto, Assistenza disabili - ristrutturazioni
FONDI DA ASSEGNARE: 3 milioni
TOTALE '98: mld 1.370 = 100% - Tot. '97: mld 1.400 = 100%
145 milioni
1.300 milioni
570 milioni
1.634 milioni
DATI COMPARATIVI
Volendo fare una comparazione con la ripartizione dei tondi otto per mille relativi al 1998
tra la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica valdese, usando le dizioni proprie della Chiesa
cattolica per facilitare la comparazione, si hanno questldatì:
Esigenze di culto della popolazione
Sostentamento del clero
Interventi caritativi (*)
Chiesa cattolica
44,1%
36,3%
19,6%
Chiesa valdese
0%
0%
100%
(*): per la Chiesa evangelica valdese si tratta di interventi per progetti .sociali, assistenziali e
culturali.
i partner INTERNAZION.^1 che assicurano la progettazione, l’esecuzione dei programmi
^ di intervento e il controllo in loco siilla destinazione dei fondi: Heks Eper: organizzazione di
^ della Chiesa riformata svizzera; Gaw: Gustav Adolf Werk, organiz. diaconale della
i Chiesa evangelica tedesca (sede a Lipsia); Cevaa: Comunità evangelica di azione apostolica
(sede a Parigi), Acra. Organizzazione italiana non governativa che opera in Africa e in America I.atina con progetti di sviluppo rurale; Aidrom: Organizzazione diaconale ecumenica ortodossa e protestante che opera in Romania;CEAs: Ass. civil centro ecumenico di accion social di Buenos Aires (sede Buenos Aires); Brot für Welt (Pane nel mondo)’ Organizzazione
della Chiesa evangelica tedesca; E.K. Wesfalia: organizzazione della Chiesa evangelica tedesca della Wesfalia; WwF: organizzazione internazionale per la salvaguardia del creato.
INDICI DI GESTIONE DELL’OPM
Indici di efficacia; 1997; 89,5. 1998; 89,3. Per ogni 100 lire assegnate dai cittadini all’OPM
della Chiesa valdese più di 89 lire sono andate alle destinazioni finali, al netto delle spese di
pubblicità e di gestione amministrativa.
Indice di realizzazione: nel 1997 per i progetti italiani, al 31 agosto 1998 erano stati spesi il
95,6% dei fondi assegnati, pari a lire 3.135 milioni; per i progetti all’estero, al 31 agosto 1998
erano stati spesi l’83,2% dei fondi assegnati, pari a lire 1.165 milioni.
INFORMAZIONI SUI PROGETTI
Sito Internet Chiesa valdese: http://www.chiesavaldese.org
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5
114 MAGGIO 1999
PAG. 5 RIFORMA
Una bella pubblicazione e un nutrito programma di manifestazioni
Trecento anni dei valdesi in Germania
Sei 1699, a causa della revoca dell'editto di Nantes, i valdesi dell'alta vai
Chisone, come molti ugonotti francesi, poterono riparare in Assia e altrove
le
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ito
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e di
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998
OIUSEPPE PLATONE
I E comunità valdesi fondante nel 1699 in alcune repi tedesche celebrano
»sfanno il loro trecentesiloanniversario. Dal punto di
ta italiano, anche valdese,
genere ne sappiamo poco o
la: un po’ per la lingua un
per le distanze. I valdesi in
.[mania sono in genere una
julosa indistinta che non si
¡bene se classificare in un
jiomeno folcloristico e sto(0 museale o se ci sia qualosadi nuovo da imparare
itto il profilo della testimoinza evangelica. Ovvero se
iella radicalità profetica che
esse il valdismo medioevale
(quella fedeltà alla Parola
§alla fine del '600 spinse i
i a fuggire dalle Valli
jgievitare la cattolicizzaziojprzata sia ancora in qualSimodo presente. Anche
il pregiudizio o menon conoscenza.
°Gli amici tedeschi della
Wenservereinigung, assogaàone nata a inizio secolo
per tenere insieme le varie
realtà valdesi tedesche, si soBodati parecchio da fare per
cÉnare lacune, stimolare un
iattito e fornire soprattutto
anaprecisa informazione
storica e attuale. Ho sotto gli
occhi il programma delle madfestazioni che toccherà tutte le località valdesi in Germania, (o meglio quelle in cui
ivaldesi fuggiaschi dall’alta
valOsaone a causa della revm^’editto di Nantes nel
168i||fettero, al pari degli
WO/tffrancesi, riparare in
testa e àltro ve). Si tratta di un
l|ce8D di 30 pagine che prelenta per ogni luogo, anche
l&oli villaggi, una o più inillive. In alcune località sorlanche un museo, il più imfrtante e completo è quello
iSchOnenberg (un’ora da
Sccarda) che ha luogo nelntica casa di Henry Aràud, la guida dei profughi
jddesi nella ricerca di nuovi
isediamenti in Germania,
le manifestazioni si conferanno nell’autunno del
conferenze, dibattiti,
feste di paese e via di®ndo. A coronamento di
fieste importanti iniziative,
fui vi sarà anche ampia
JW nel prossimo Kirchentag
"■20 giugno a Stoccarda
Wo il motto biblico «Voi
il sale della terra», Mat5, 13) è recentemente
f to un libro fotografico*
ampi testi curati da vari
i proprio sulla vicenda
ì in Germania. Ho avu® la fortuna di riceverlo in
f 0 dal pastore riformato di
■®nbach (Francoforte) del*atica chiesa ugonotta. E
*®1 pensiero che mi ha dediti® parla di quest’intreccio
Jjdcende ugonotte e valdesi
tlla Francia delle «pulizie
calche» del Re Sole. Dico
"^na perché da quello che
prima edizione di quea libro è andata rapidaesaurita (4.000 copie):
faytebbe essere già in circolane la seconda,
pubblicazione è curata
storico olandese Albert
Unge, ben noto nel no^ ambiente per i suoi studi
Il ¡.‘'Intpatrio dei valdesi e
llante organizzatore di
J convegno internazionale
aillar
j)^.^,^ateria di cui il volume
nJlr^’'opa alle valli valdesi
1990) rimane il frutto
fj^^are e duraturo di quelscavo storico-teologi»Ost appassionò la
tj "® chiesa. Ora De Lange
pigV'apone qualcosa di sa. ^niente articolato. L’o
Attilio dalla (a sinistra) e il pastore Ludwig Zeller a Schonenberg nel 1939: è l’ultimo incontro italo-tedesco prima deiio scoppio delia guerra
le n P^^'"
an tratta solo dell’emi
grazione forzata dei valdesi
dall’alta vai Chisone (l’area
sino a Pinerolo faceva parte
dei domini francesi) e dei loro
successivi insediamenti, ma
inquadra tutto il fenomeno
valdese in Germania anche
nel Medioevo. C’è quella sorta di continuità nella rottura
tra il prima e il dopo Riforma
che è uno dei tratti specifici
della vicenda valdese, anche
se di fatto la Chiesa valdese è
una chiesa riformata toutcourt. Ora queste chiese
evangeliche locali tedesche,
che hanno nel loro passato e
nel loro presente la componente valdese, rischiano di
museificare questa storia se
essa non riesce oggi a sviluppare effettivi e viventi rapporti con le aree dove la Chiesa
valdese è presente e operante: penso all’Italia, in particolare alle Valli, e all’Uruguay. E
certamente alla Francia, perché la vicenda ugonotta è parallela e per certi versi complementare.
L’opera di De Lange è divisa in due parti. Nella prima
incontriamo una serie di saggi, documentati e di lettura
abbordabile da chiunque,
che inquadra il fenomeno
valdese nelle varie fasi storiche e nelle varie regioni tedesche (Assia, Baden-Württemberg). Nella seconda vari autori e autrici ci introducono
nelle varie località (una tren
tina) dove la vicenda ha avuto un suo peso specifico e dove rivive ancora oggi attraverso varie iniziative storico-culturali, musei, chiese restaurate, viaggi, pubblicazioni e via
dicendo. L’apparato iconografico è curatissimo e anche
le foto commentano gradevolmente i vari testi. Tra gli
autori segnalo anche il nostro
storico Daniele Tron, della
Società di studi valdesi, che
presenta un importante studio sui valdesi in vai Chisone
dal XIII al XVIII secolo. Notevole anche il saggio dello
stesso De Lange sui valdesi
tedeschi nel XIX e XX secolo.
A mio modesto avviso un
libro di questa portata, di divulgazione scientifica ma abbordabile, con questo apparato di foto e anche di guida
dei luoghi, dovrebbe essere
tradotto in italiano. Avremmo così, per la prima volta in
forma organica e completa,
una visione d’insieme di quel
fenomeno cbe inizialmente
toccò 2.000-2.500 profughi e
che caratterizza alcune realtà
protestanti tedesche, facendole diverse e quindi, spesso,
attraenti. Si dovrebbe tradurre anche per una semplice
questione di par condicio se
si vogliono intensificare i
rapporti tra la parte italiana e
quella tedesca. C’è molto in
lingua tedesca su di noi ma
noi abbiamo poco o niente
su di loro in lingua italiana.
Chiuso il libro ti viene subito
la voglia di andare a vedere
direttamente quei luoghi e
capire che cosa oggi rappresenti la «valdesità» di quelle
comunità.
Probabilmente l’interrogativo ha diverse risposte a seconda delle circostanze locali: importante è che la ricerca
di fedeltà all’Evangelo continui con energia e speranza.
In questa lunga storia dei vaidesi profughi il dramma, che
oggi è tornato di attualità con
la guerra in Kosovo, degli sradicati, dei senza patria. Allora
i valdesi, bene o male, trovarono chi li accolse e offerse
loro una nuova possibilità di
vita. Oggi tocca a noi muoverci nei confronti dei nuovi
profughi. La violenza continua e sembra il vero soggetto
della storia se non fossimo
più che persuasi che Dio è il
Signore della storia. Rileggendo la vicenda dei profughi valdesi cacciati dalla furia
inquisitoriale dell’alta vai
Chisone in marcia verso il
protestantesimo tedesco possiamo dire che non tutto il
male venne per nuocere. Ma
ci sono voluti trecento anni.
(*) Albert de Lange: 1699-1999,
Dreihundert fahre Waldenser in
Deutschland, Herkunft und Geschichte. Karlsruhe, Evangelischer Presseverband fuer Baden
e.V, 1998.
Dibattito al centro «P. M. Vermigli» di Firenze
La novità pentecostale nel cristianesimo
PASQUALE lACOBINO
T L parlare in lingue? Vi
\\ 1 racconto una esperienza
diretta. Una donna siciliana
parla in lingue...: non avrebbe
mai preso la parola in pubblico. Di fronte ci sono io, dottore “nelle cose di Dio”. Lei parla in lingue. E io non la capisco. Così divento io analfabeta: è il rovesciamento evangelico degli ultimi che diventano primi. La donna analfabeta
diventa signora della Parola e
tutta la mia "sapienza” è zero
davanti al linguaggio degli angeli». È Paolo Ricca, professore alla Facoltà valdese di teologia, che parla del movimento pentecostale. Accanto ha il
pastore Francesco Toppi, presidente delle Assemblee di
Dio in Italia e Eugenio Stretti,
autore del libro II Movimento
pentecostale. Le Assemblee di
Dio in Italia, pubblicato nel
1998 dalla Claudiana e giunto
alla sua seconda ristampa. 11
dibattito dal titolo La novità
pentecostale, ala marciante
del cristianesimo contemporaneo, è stato organizzato dal
Centro culturale protestante
di Firenze «Pietro Martire Vermigli» il 16 aprile scorso.
«Il pentecostalesimo è un
frammento importante nella
storia della realizzazione della
parola di Dio. Questo movimento transconfessionale e
trasversale - ha proseguito
Ricca -, è la religione dei poveri, delle periferie urbane. La
novità sta nel fatto che lo Spirito Santo diventa protagonista di fenomeni di popolo.
Ogni briglia messa dalla religione allo Spirito è sciolta: nel
pentecostalismo Dio è dinamismo, forza. Non è discorso,
razionalità. Il pentecostalismo non argomenta, ma racconta; il discorso su Dio è
narrazione, è il contagio delle
esperienze».
«Noi non siamo “una novità” - ha precisato Francesco Toppi - Ci rifacciamo alla
chiesa dell’era apostolica e
siamo fondati sulle Scritture:
qui sta la differenza tra i pen
tecostali delle Adi e i neopentecostali carismatici». I 1.500
battesimi l’anno non impediscono al presidente delle Adi
di confessare sia pure con
una battuta, i suoi timori:
«L’imborghesimento e la perdita di peculiarità: un po’ colpevoli lo sono le chiese storiche: purtroppo stiamo cercando di copiarvi».
All’apertura sono state
messe sul tappeto le frizioni
legate alla complessità interna all’area pentecostal-carismatica, le questioni del ruolo delle donne e dell’etica
nelle chiese pentecostali, ma
anche dei rapporti tra evangelici: «Il dialogo tra protestanti e cattolici blocca il
dialogo tra pentecostali e
chiese protestanti storiche»
ha spiegato Toppi a chi gli
chiedeva ragione dei mancati rapporti tra chiese evangeliche locali. È stato uno primo tentativo, difficile poiché, come ha concluso Paolo
Ricca, «non ci si improvvisa
uomini del dialogo».
■I Una mostra all'abbazia di Fraglia
Il linguaggio della miniatura
per illustrare la Bibbia
PAOLO T. ANGELERI
ALLIGRAFIA di Dio: la
miniatura celebra la
Parola». Così il titolo della bella mostra di illustrazioni della
Bibbia e di codici liturgici dal
Medioevo al Rinascimento,
organizzata a Praglia, nell’abbazia benedettina ai piedi dei
Colli Euganei, a 14 km da Padova. Miniatura: »Quell’arte
ch’alluminar chiamata è in
Parisi», così la chiama Dante
nel Purgatorio. Alluminar,
miniare: «Quod aliqui illuminare dicunt, prò eo quod ex
minio liber illuminatur» (Salimbene): effettivamente,
nella semioscurità delle sale
in cui la mostra è ospitata, a
ogni passaggio è come se le
pagine si illuminassero, scintillanti di ori e di incastonature. È possibile con l’immaginazione riuscire a evocare
l’effetto di quelle miniature al
lume di torce o di candele,
quando questi splendidi volumi venivano mostrati nelle
chiese o nelle biblioteche
medievali. A parte ogni considerazione documentaria, è
un vero piacere degli occhi
questo «visibile parlare» della
pagina, che prima ancora
d’essere letta già dice qualcosa, comunica la gioia del contatto con il libro. La mostra di
Praglia (17 aprile-17 luglio) è
collegata ad altre mostre sorelle a Padova («Parole dipinte; la miniatura a Padova dal
Medioevo al Settecento») e a
Rovigo («La Bibbia istoriata
padovana»).
Sono interessanti gli antifonari e i codici di raccolte
per il canto o di breviari, miniati stupendamente: ma in
particolare l’attenzione va
alle numerose Bibbie, per lo
più commissionate alle varie
abbazie benedettine o alle
certose, dove abilissimi e infaticabili frati provvedevano
al lavoro minuzioso di copia
e soprattutto di miniatura (di
illuminazione) delle pagine.
Dal 1200 in poi si diffonde
un desiderio crescente di
possedere una copia della
Bibbia, fra l’altro costosissima per il lavoro che implicava. Questo interesse si allarga e diviene richiesta da parte delle università che ritenevano le Sacre Scritture un referente obbligato per gli studiosi. Le Bibbie da «atlantiche» (enormi, stupende, ogni
pagina un quadro) si fanno
via via più piccole, più maneggevoli, in modo da poter
essere trasportate con maggiore facilità.
Fra le varie opere esposte
ricorderemo il «Salterio» del
Duecento parigino, ora di
proprietà della Biblioteca del
seminario di Padova, che rac
conta la vita di Cristo in pagine laminate d’oro e di splendidi colori. Vanno segnalati
allo stesso modo il «Sacramentario» dell’Abbazia di Fulda e le Bibbie atlantiche, enormi nella loro scrittura gigantesca, tale da consentire la
lettura comunitaria in un monastero. Un foglio solo della
«Bibbia istoriata padovana»
compare nella mostra di Praglia: il resto è esposto a Rovigo. Si tratta di una delle Bibbie più insolite, perché composta da ben 344 miniature
che raccontano le varie storie
bibliche e le commentano in
dialetto padovano. È un’opera
del XIV secolo dovuta all’iniziativa di Francesco Novello
della famiglia dei carraresi, signori di Padova, nel desiderio
di trasformare il volgare padovano in lingua della scienza
e della teologia. Con ogni probabilità nel 1500 questa Bibbia fu smembrata e divisa in
due parti, una delle quali è
pervenuta alla British Galleiy
di Londra, mentre l’altra è rimasta in Veneto, presso Girolamo SUvestri, per passare poi
nel 1858 all’Accademia dei
Concordi. Questa seconda
parte si può ammirare a Rovigo, in fogli sciolti che ne consentono una lettura quasi
esclusivamente pittorica.
In un tempo in cui per ovvi
motivi la Bibbia rimaneva a
disposizione di pochi privilegiati, il tentativo di trasformarla in una raccolta di immagini accessibili anche agli
illetterati attraverso il prodigio della pittura miniata ha
oltretutto un grande significato educativo nei confronti
della grande massa degli
esclusi. Certo che senza l’invenzione dei caratteri mobili
di stampa la diffusione della
Bibbia promossa a livello popolare dalla Riforma protestante non sarebbe stata possibile; ma siamo già nel periodo successivo ai limiti cronologici della mostra. Le meravigliose Bibbie istoriate, i
preziosi monumenti dell’arte
del miniare, accompagnati
da traduzioni e didascalie in
volgare, sarebbero in ogni caso rimasti appannaggio di
una minoranza anche se il
gioco calligrafico di luci e
ombre, di colori, di ori e di
impreziosimenti aveva, e ha
tuttora, senza dubbio una
sua capacità di suggestione, il
cui risultato non può essere
altro che un rinvio al testo,
alla Scrittura nella sua originalità. E tutto questo diviene
una modalità per la diffusione del desiderio di Bibbia,
come risposta alla fame e alla
sete di spiritualità che attraversa il mondo: questo nostro come quello di ieri.
6
■PAG. 6 RIFORMA
I Celebrati il 24 e 25 aprile con la presenza di numerosi ospiti italiani e
Il Centro diaconale «La Noce» di
Togliere ì bambini dalla strada e dalla miseria dando loro istruzione^ dignità e|
conservato l'intento di essere un luogo di formazione delle coscienze nell
Al servizio della cittadinanza, sostenuti dallo Spirito
gpedizton
jitZcorr
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lifliltteni
L’Editore i
PIERA ECIDI
HE cosa può trasmettere
Un momento del culto alla Noce
CHt cosa p__________________
la semplice cronista di
fronte a due giornate così
piene come quelle del 24-25
aprile a Palermo, dove il Centro diaconale «La Noce» festeggiava i suoi «quarant’anni
di servizio nella città»? Trasmette quello che ha visto e
udito, i dati, certo, le persone
e i discorsi, anche nella minima parte di questo spazio,
ma soprattutto la sua emozione profonda; la sensazione
che nel culto, nelle relazioni,
nei saluti degli ospiti italiani e
stranieri, nei locali luminosi e
Il Centro è un'avventura della fede
GIUSEPPE PICARA
ONTINUITÀ nella va'' rietà, le scelte del Centro diaconale in 40 anni di
servizio», questo il titolo della
conferenza tenuta da Piero
Trotta in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni di
servizio del Centro diaconale
«La Noce» di Palermo. Il moderatore Gianni Rostan, introducendo la conferenza, ha
affermato che «quarant’anni
di età sono un compleanno
importante per guardare al
futuro del Centro diaconale
nella città di Palermo» poi,
citando anche il versetto di
Geremia (29. 7) che ha accompagnato la riflessione
durante i due giorni di festeggiamenti («Cércate il bene
della città... e pregate il Signore per essa»), ha rivolto
un pensiero riconoscente ai
numerosi amici stranieri che
hanno capito il senso della
presenza del Centro a Palermo e hanno dato la loro fiducia e i loro mezzi finanziari.
«11 Centro diaconale è stato
e resta un’avventura della fede»; così ha esordito Pietro
Trotta, vicepresidente del
Centro, ricordando che alla
fine degli Anni 50. quando il
pastore Pietro Valdo Panasela giunse a Palermo, vi era
una scuola elementare, ormai in estinzione, che gli
evangelici avevano fondato
alla fine deH’800 in via Spezio. Ma vicino alla scuola vi
era un quartiere con un grande degrado sociale e un totale abbandono dei più piccoli
sulla strada. Il pastore Panasela decise non solo che la
scuoletta non doveva chiudere, ma che doveva anche diventare il luogo di incontro e
di formazione proprio per
quei ragazzi.
Il lavoro ebbe inizio, ma
senza un’impostazione ra
zionale, tutto era fondato
sulla fede. Da quel momento
una «serie di fatti e di persone» che noi vogliamo chiamare «opera della provvidenza» hanno permesso l’avvio di quello che diventerà,
come lo è oggi, il Centro diaconale. E anche quando i bilanci preventivi sono stati
mostrati in tutta la loro
drammaticità, nei bilanci
consuntivi è emersa tutta la
solidarietà di fratelfi e sorelle, di gruppi e di chiese che
ha permesso al Centro di andare avanti con fiducia. Ed è
stato sempre nei momenti di
maggior difficoltà finanziaria
che il Sinodo ha voluto affermare con forza che il «Centro
diaconale è una frontiera irrinunciabile». Dall’estero la
città di Palermo è stata considerata come il luogo in cui
il degrado lascia spazio allo
sviluppo e ciò che ha ispirato
l’azione di amici del Centro
diaconale è stata la consapevolezza che solo una impostazione che superi le frontiere è idonea a combattere il
nazionalismo e l’odio, fonte
di disgrazie, tanto attuali in
questi giorni.
Pur nel quadro di numerose difficoltà, 11 Centro diaconale ha rappresentato un’opera protestante secondo le
linee che caratterizzano le
chiese evangeliche; un luogo
di formazione delle coscienze nel quadro della laicità,
pluralismo e libertà. A differenza della maggior parte
delle scuole, per molti anni,
si è tenuto conto che il contesto in cui vivevano i bambini era un contesto di mafia
e che andava impostato un
tipo di insegnamento teso a
sradicare l’influenza che, sulle loro piccole coscienze, determinava il contesto mafioso in cui vivevano.
Trotta, in relazione al con
testo mafioso in cui ha vissuto il Centro, ha ricordato il
manifesto per la vita e contro
le stragi di mafia, stampato a
cura dalla chiesa valdese e
dal pastore Panasela nel
1963. Il manifesto attaccava
pubblicamente l’atteggiamento sia delle autorità politiche sia di quelle religiose a
partire dalla consapevolezza
che è forte la loro influenza,
soprattutto quella delle chiese, sulla coscienza delle persone. Il cardinale Ruffini di
Palermo ignorò il manifesto,
ma, dopo la sollecitazione del
cardinale segretario di stato,
scrisse, in occasione di una
lettera pastorale commentata
da tutti i mass-media italiani;
«La mafia in Sicilia non esiste»; si trattava di una invenzione comunista per attaccare la Chiesa cattolica e la Democrazia cristiana. In fondo
fu un tentativo ecumenico
per lottare contro la mafia, ha
riferito Trotta, mentre adesso
la Chiesa cattolica si è schierata apertamente contro la
mafia e ha avuto anche i suoi
martiri. Oltre alla scuola l’impegno del Centro si è ampliato anche in altri settori; centro ricupero di minori, sostegno alle famiglie, case famiglie per minori, lavoro con
disabili, centro sociale.
Al termine della conferenza
l’assessore alla «persona, famiglia, comunità» di Palermo, Anna Maria Abramonte.
è intervenuta a portare un saluto riconoscendo l’efficacia
e la professionalità del lavoro
del Centro con particolare riferimento alla possibilità di
quest’ultimo di accedere alla
legge 285 relativa al «Piano
per l’infanzia», infatti il Centro diaconale è stato riconosciuto l’unico idoneo a tale
realizzazione senza la necessità di superare un concorso,
imposto invece ad altri enti.
Piero Trotta tiene ia sua relazione
pieni di colori, nella vita serena del lavoro quotidiano con i
bambini, nel giardinetto risuonante dei loro giochi e
delle loro risa soffiava potentemente lo Spirito, che ha
certamente presieduto alla
costruzione di quest’opera e
alla sua storia davvero miracolosa, e che nei suoi sviluppi
ancora la sostiene.
Innanzitutto il suo fondatore, il pastore Pietro Valdo
Panasela, che l’ha creata e diretta fino al 1983 insieme alla
moglie Pina, partecipando fino ad oggi con passione alla
vita dell’istituto; la sua breve
e scarna cronistoria è stata
interrotta dalla commozione
delle sue lacrime, travolte da
un applauso lunghissimo dell’assemblea in piedi. Cosa rara, nella sobrietà del modo
d’essere protestante (rare le
lacrime, ma raro anche l’applauso), che sottolineavano
l’eccezionaiità di tutto, sia
dell’opera del Signore, sia
della personalità di grande
combattente per l’Evangelo
del pastore Panasela, indomito tuttora e «giovane come
l’aquila» nelle sue quasi 90
primavere. Ma poi i saluti
mai rituali dei rappresentanti
delle chiese e delle opere diaconali dall’estero nel convegno aperto dal moderatore
Gianni Rostan; Germania,
Svizzera, Olanda, Francia,
Gran Bretagna, che negli anni hanno sostenuto in mille
modi, con l’invio di fondi e di
persone, e che ancora la sostengono. Ci sono le prime
maestre che ci hanno lavorato, c’è Irene Wigley, c’è Inge
Schroeder che tuttora dà la
sua preziosa opera nel Comitato generale. La storia del
Centro è affidata a una mostra fotografica curata da
Marco Rostan, che qui collabora con sua moglie Roberta;
la mostra sarà disponibile
speriamo presto in altre comunità, mentre per chi vo- |
lesse approfondire è indicata
la lettura de «I valdesi a
Palermo» del pastore Franco
Giampiccoli, XVII Febbraio
1999, Società di studi valdesi.
E poi la presentazione delle
attività da parte dell’attuale
direttore, il diacono Marco
Jourdan, che ha sostituito nel
’91 il pastore Sergio Aquilante e sua moglie Lidia che per
10 anni avevano dato forte
impulso sociale e culturale al
Centro, intessendo forti legami anche con personalità
rappresentative della città.
«Cerchiamo di impostare il
nostro lavoro in modo che
possa essere un modello riproducibile - ha detto Jourdan, illustrando una serie di
dati statistici che riportiamo
in parte, affiancato dalla diacona Karola Stobaus, giunta
giovanissima qui dalla Germania, formatasi alla scuola
meridionalista della direzione Aquilante, e da anni vera
e propria “colonna" dei lavori del Centro -. Inizialmente
l’obiettivo era di combat||
l’analfabetismo, adessoi
mentano da noi i bainl) ^
che vengono per un disa i
sociale, ospitiamo battìi ^
in situazione preadottivi
volte dei neonati, che civ( ■
gono affidati dal Tribuni i
dei minori». Questa èlaj;
sa-famiglia che andiatm:
visitare, con i mobili chiai =
le piccole culle o i lettini
legno; c’è anche la possi!
lità di ospitare le matin
che vengono affidate al (i
tro in casi particolari, ci spj
gano con un sorriso di tej
rezza le ragazze che ci lai
rano; ci sono gli angoli-gb
multicolori, e adesso è l’o j
del pranzo, e i più piccoli^
no imboccati o tenuti]
braccio intorno alla tavoi
Andremo anche a mangia
nella mensa della scuola cl
le maestre e i ragazzini dd
varie classi, il giorno dop ”
qui ci sono tanti tavolinet ^
e il salone risuona di risate i,
di cinguettìi.
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ifotto 1
Giuseppe Scuderi, Alessandra Trotta e Vivian Wiwoloku hanno p»
sieduto il culto di domenica 25 aprile con la predicazione del
re Domenico Maselli
Un'opera creata per il bene della città
La giornata di domenica
25 ha visto il convegno delle
chiese battiste metodiste e
valdesi della Sicilia, che è
stato aperto e chiuso con il
canto delle corali, dopo il
culto e la predicazione tenuta dal pastore Domenico
Maselli sulla parabola del
buon samaritano e sull’episodio di Marta e Maria in Luca 10, 25-42; «Quanto più vogliamo essere uomini e donne d’azione, tanto più dobbiamo essere persone di studio e di preghiera», ha detto
in sintesi Maselli, ponendo
l’accento sulla figura di Maria, che, seduta ai piedi di
Gesù «ascoltava la sua parola» ponendosi quindi, lei che
era una donna, come «il modello dello studente biblico».
Il prof. Paolo Ricca ha illustrato il tema della «Diaconia
evangelica». Ogni diaconia è
evangelica, ha detto, riflettendo sulle parole di Geremia 29, 7 poste a titolo delle
giornate; «Cercate il bene
della città e pregate il Signore per essa». La città viene
prima della chiesa; il bene
della città è più importante
del bene della chiesa; essa è
il più grande antidoto a ogni
introversione della chiesa, a
ogni suo autoappagamento;
è la sentinella che senza
stancarsi ricorda alla chiesa
che esiste per gli altri, e se
non esistesse per gli altri non
esisterebbe per niente.
Quando si parla di diaco
nia. i fatti parlano meglio
delle parole, ed essa è sempre un’impresa collettiva; il
profeta può essere solo, ma il
diacono no; la diaconia esiste là dove un gruppo di uomini e donne si raccolgono
intorno a un progetto. Come
sarebbe bello se la chiesa
non fosse segretamente divisa tra il bene della città e il
suo proprio bene, se la chiesa riconoscesse che non ha
altro bene che il bene della
città; cambierebbe la chiesa,
e cambierebbe anche la città.
Cercare il bene della città
significa cercare i suoi mali,
portare alla luce le sue ferite.
La città si vergogna delle sue
piaghe, non le vuole riconoscere, ma la diaconia è questa sentinella intrepida che la
obbliga a guardarsi allo specchio. C’è una profezia implicita nella diaconia, che è la
rivelazione dei mali della
città; c’è bisogno di uno
sguardo esterno perché si accenda lo sguardo interno. Il
diacono, il servo non parla,
agisce; la diaconia rivela il
male curandolo. Essa, meglio
di qualsiasi altra attività della
chiesa o del mondo rivela la
vita di Gesù, che a sua volta
rivela la vita di Dio. Gesù, come ha detto Pietro, «è andato
attorno facendo del bene»
(Atti 10), o anche, secondo la
definizione di Paolo, «ha vinto il male con il bene» (Romani 12, 21). Questo versetto
potrebbe figurare sulle ban
diere della diaconia, e trasformare il male in bene:
questa è l’opera di Dio, questa è l’opera della diaconia.
E perché mai Dio si occupa del fango di Cortile Cascino? Perché Dio si ferma à
vanti alla mia infelicità?
non può essere in pace se tu
sei in guerra, non può start
all’asciutto se tu sei nel fat|'
go, non è felice se tu sei tri;
ste, non è libero se tusd
schiavo, e questo valep®'
quelli che credono in Itt'Questo è il messaggio del»
diaconia alla chiesa di Ges
Cristo; non uscire tropp"
presto dal fango di Corta
Cascino, non volare tropP®
alto, non cedere alla tenta
zione di salvarti da sola, cof
tinua a ripetere; la fna''U
lontà sia fatta nel fango“
Cortile Cascino.
Il servo non parla, d®/
agire, però parla con '
non d/Dio, l’anima della di
conia è preghiera nascos _
la diaconia è preghiera esa
dita, è questo miracolo cn
sotto gli occhi di tutti, u
preghiera che diventa tetW;
pane, scuola, un
cielo sulla terra. Tu che ti
cupi della città, del
non dimenticare l'an'.'?,,
pregare per la città
pregare per la tua nnim
solo se tieni viva la tua
ma il tuo corpo può y
«In verità vi dico che s
granello di frumento
muore non rinasce».
7
cgedizione in a.p. 45%
^^2comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
M ea*o mancato recapito si prega restituire
ll mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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1 di risatei
Sono bastate 36 ore di pioggia battente a mettere in difficoltà tutto il Pinerolese; non pioveva in pratica da un anno:
era il 7 giugno quando una «tromba d’acqua» si abbatté sulle valli portando frane e allagamenti. Poi un lungo periodo
.¿i siccità (il 1998 è stato fra gli anni meno piovosi del seco,jo); quasi nulle le precipitazioni autunnali, scarsissime le
itKvicate. Poi, fra lunedì e martedì oltre 250 mm di pioggia:
Pellice e Chisone hanno raggiunto livelli di guardia, molti
rii laterali sono straripati, decine di frane medio-piccole. A
¡Villar Perosa e a Angrogna anche case evacuate a causa
.jdelle frane; ancora una volta la montagna abbandonata cede
;S0tto la pioggia di primavera, (servizio a pag. 2).
<
VENERDÌ 14 MAGGIO 1999 ANNO 135 - N. 20 LIRE 2.000-EURO 1,03
Non credo che l’unica parola che le chiese debbano dire in questo tempo di
guerra sia quella della consolazione e della speranza. Man
mano che passano i giorni ci
rendiamo sempre più conto
della crudele assurdità di questa guerra e di come i tentativi per cercare di porre fine ai
bombardamenti e iniziare alcuni primi e timidi passi per
imboccare l’angusto sentiero
della trattativa vengano sistematicamente vanificati. Non
basta dunque esprimere orrore per le stragi e le devastazioni e neppure angoscia per
la catastrofe umana ed ecologica irreversibile che è dietro
l’angolo, o paura per Tallargamento del conflitto ad altre
nazioni ed altre potenze.
LA SPIRALE DELLA GUERRA
APPELLO ALL'ONU
LUCIANO DEODATO
Ormai è chiaro, senza ombra di dubbio, che il rimedio
escogitato dalla Nato per fermare la mano omicida di Milosevic è peggiore del male
che intendeva combattere per
cui ci sorge il ragionevole
dubbio che non fosse quella
la motivazione dell’intervento armato e del fallimento dei
negoziati di Rambouillet. Ma
allora, quale altra motivazione? Il controllo universale
del pianeta da parte degli
Usa? Una «pax americana»
mondiale, mantenuta dalla
minaccia dei bombardieri,
con un’occupazione permanente di una forza di terra
nelle zone calde del pianeta?
All’equilibrio del terrore,
degli anni della guerra fredda, si vuole sostituire l’egemonia americana, sotto la copertura dei numerosi slogan
sull’«azione umanitaria» e
sulla «difesa della democrazia»? Se questi sono gli scopi, la nostra coscienza si ribella. La strada finora seguita
è costellata già di troppe vite
distrutte, di sofferenze inflitte
a troppa povera gente, alla
quale è stato strappato tutto:
la casa, la famiglia, gli affetti,
la terra, il passato, il futuro. E
una strada che porta alla morte, noi e gli altri.
La predicazione delle chiese in questo momento non
può essere solo un’invocazione alla pace, ma un fermo no
alla guerra, a questa guerra;
accompagnato dalla proposta
concreta di passare la mano
airOnu, dando a quell’assemblea tutto il peso politico
che le compete, l’autorità, la
libertà e i mezzi per agire.
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Dio, queiaconia.
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licità?Dio
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la centrale
»elettrica
^ anni l’Enel pensava di
re il tratto del torrente
rmanasca che scorre a
ssello a uso idroelettrico, e
verità già nel ’90 aveva già
;enuto dal Comune un parefavorevole in merito a una
ineessione per questo uso.
[a in questi anni alcune cose
'no cambiate e recentemente
l’amministrazione massellina,
dovendo confermare la posi.zione espressa precedentemente dal Comune, ha deciso
di respingere le richieste dell’Enel. Le acque del Germanasca quindi non verranno
l. sfruttate, almeno in questo
tratto, a fini energetici. Diverse le motivazione portate alla
propria decisione dall’ammij,.jiistrazione, che ha recentemente aderito alla rete di Coj niuni Alleanza per le Alpi,
che si prefigge come scopo
I vale
no in lui
agio dell*
a di Gesù
■e tropp“
di Cortili
re troppi
Ila tentasela, coua tua ve;
fango
pacesetii —
può stani}tra 1 altro una migliore ge■ |Stione anche ambientale del
territorio. In particolare è stage tu sei to sottolineato il fatto che le
}!,.acque del torrente Germanai),}5ca, in particolare nel tratto
il ttassellino del suo corso, rap|. presentano, per qualità, un
' iDiportante ecosistema che va
tutelato, evidenziando un parf-ticolare valore naturalistico.
L’amministrazione di Massello ha poi deciso di chiedere alla Provincia di Torino di
promuovere «una concreta
^litica di recupero degli amatiti fluviali, di adottare tutti i
provvedimenti necessari per
s^bilire limiti precisi allo
svitamento idrico, con l’obhiettivo globale di definire un
“so sostenibile dell’acqua».
Gna presa di posizione netta
® coerente per altro con la
politica di tutela ambientale
“d territorio portata avanti
““ lei in questi ultimi tempi
““Tante tra l’altro a «stimolala Crescita di un turismo
^ternativo, o ecoturismo, mi“to alla fruizione rispettosa
^lla natura che è stata finora
“'aiUenuta integra».
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L'iniziativa della Comunità montana valli Chisone e Germanasca è stata presentata a Villar Perosa
Un Centro servizi per fare sviluppo con le risorse locali
DAVIDE ROSSO
FEDERICA TOURN
La Comunità montana valli Chisone e Germanasca
ha annunciato recentemènte
di voler dar vita a Villar Perosa a un Centro servizi per lo
sviluppo locale. «Sono due i
fattori che ci hanno spinto alla
progettazione di un tale servizio - ha detto Gino Barai, tecnico della Comunità -: da un
lato l’indissolubile vincolo
che ormai deve esistere tra
l’amministrazione pubblica e
l’imprenditoria privata e dall'altro la forte crisi occupazionale e lo spopolamento delle
aree marginali del territorio
della Comunità. La nostra risposta quindi è la realizzazione di un modello di sviluppo
compatibile e integrato che
favorisca la permanenza nell’area delle grandi industrie e
inneschi un processo di sviluppo delle forze interne per
la valorizzazione di tutte le risorse locali». Per fare tutto
questo la Comunità prevede
di investire circa 2 miliardi
per realizzare un Centro servizi per lo sviluppo deU’impresa e un «Centro museale di
dattico del cuscinetto e della
metalmeccanica», attività che
nasceranno in alcuni locali
messi a disposizione dalla Skf
a Villar Perosa.
Sempre nell’ottica della valorizzazione delle risorse locali e soprattutto della formazione professionale, la Comunità montana valli Chisone e
Germanasca, e il consorzio
Infor (consorzio di formazione nato nel 1994 per iniziativa
di un piccolo gruppo di imprese pinerolesi che gestirà il
nascente Centro servizi), hanno organizzato il 7 e T8 maggio, a Villar Perosa, un convegno a carattere internazionale dal titolo «Imprese, formazione e sviluppo locale». I
lavori sono stati aperti dall’europarlamentare Rinaldo Bontempi che ha presentato le attuali politiche e le scelte
deirUnione europea in materia di formazione. «Nei prossimi 6 anni i finanziamenti per
la formazione ci saranno e saranno ingenti - ha detto Bontempi -: è importante quindi
che la Regione, la Provincia e
i soggetti privati si preparino
in modo da sfruttarli al meglio». Bontempi ha poi sotto
Lo stabilimento Skf di Villar Perosa
lineato l’importanza di indirizzare gli sforzi comuni verso
lo sviluppo delle risorse locali
e di ripensare il rapporto tra
fabbrica e territorio: «Non
dobbiamo porre freni alla
competizione - ha spiegato ma coordinarla facendo convivere sviluppo, occupazione
giovanile e coesione sociale».
Del resto la riscoperta dell’importanza che può giocare
la comunità locale nelle politiche di sviluppo fa sì che an
che la Regione punti alla valorizzazione dello sviluppo
locale alimentando e cercando
di ottimizzare queste iniziative. «Il problema oggi - ha
detto Concetto Maugeri, responsabile dei servizi alle politiche dell’occupazione della
Regione Piemonte - è da un
lato quello di alimentare le
piccole e medie imprese e i
servizi ad esse forniti e
dall’altro pensare a un tipo di
formazione mirata ad antici
Non era facile per i valdesi stabilitisi
in Germania in seguito all’esilio del
1686 rimanere in quelle terre specialmente dopo che era arrivata la meravigliosa notizia del successo della Rentrée
e della mutata situazione alle Valli. Così
la maggioranza ritornò, e nel 1691 il
rientro di tutti gli esuli poteva ritenersi
concluso: era iniziata la faticosa opera di
ricostruzione, numerosi valligiani della
vai Chisone che non avevano potuto
rioccupare le loro terre, perché ancora
occupate dalla Francia e straziate dalla
guerra, si erano stabiliti in vai Pellice e
in vai Germanasca. La situazione poteva
sembrare apparentemente tranquilla: ma
il giovane duca Vittorio Amedeo aveva
capito che la questione valdese avrebbe
potuto servirgli ancora per il proprio regno, e la giocò spregiudicatamente sia
nei rapporti con l’Inghilterra e l’Olanda
(protestanti) sia in quelli con suo zio Lui-gi XIV, re cattolico di Francia. Dai primi
ottenne aiuto finanziario ed economico
IL FILO DEI GIORNI
NUOVO ESILIO
__________a cura di MARCO ROSTAN________
immediato in cambio della promessa di
garantire la libertà di culto ai valdesi e
un editto di ristabilimento che fu emanato, con molte restrizioni, solo nel 1694;
quanto alla Francia, il duca si lasciò convincere a fare una pace separata, che per
lui comportava molti vantaggi (tra cui riprendersi Pinerolo e la bassa vai Chisone
che da oltre 60 anni erano sotto il dominio francese) ma che, guarda caso, contemplava un articolo segreto nel quale il
re di Francia imponeva al duca di vietare
ogni manifestazione religiosa protestante
e di espellere dal suo stato tutti i protestanti già sudditi francesi. Era esattamen
te il contrario di ciò che Vittorio Amedeo
aveva promesso a Olanda e Inghilterra:
ma come si sa, allora come oggi, la brama del potere passa sopra qualsiasi impegno. Così il r luglio 1698, mentre 222
rappresentanti dei riformati della vai
Chisone giuravano fedeltà al nuovo sovrano sabaudo, veniva emanato l’editto
che espelleva dal paese tutti i riformati
nativi del territorio francese. Si trattava
di oltre 3.000 persone, tra cui il moderatore Arnaud, 6 pastori, 8 capitani che
avevano fedelmente combattuto per il
duca, parecchi maestri. Da parte valde.se
la rassegnazione prevalse: il Sinodo
straordinario convocato a Bobbio prese
atto della necessità di ubbidire, il vecchio
pastore Davide Léger fu eletto moderatore, i pastori esiliati presero congedo. Divisi in sette gruppi, ripresero la strada del
Moncenisio verso Ginevra.
(da A. Jalla, Le colonie valdesi in Germania nel 250° della loro fondazione.
Società di studi valdesi, 1949)
pare certe tendenze più che a
seguirle». Dal punto di vista
formativo sul nostro territorio
la tradizione è ben consolidata
e una testimonianza in questo
senso è stata portata da Luciano Lenotti, direttore generale
della Skf, che ha presentato
l’attività del Consorzio interaziendale per la formazione.
Questo è stato creato nel Pinerolese negli Anni 70 partendo dall’esperienza della scuola di formazione aziendale
fondata nel 1930; l’intenzione
era quella di coinvolgere altri
enti nella formazione, mettendo a disposizione le strutture.
Nell’ultimo decennio, ha detto Lenotti, sono state formate
dal Consorzio circa 5.000 persone, attraverso corsi per disoccupati, corsi di preassunzione, corsi per occupati organizzati su esigenze specifiche
dei singoli enti consorziati.
Tuttavia nel campo della
formazione professionale c’è
ancora molto da rivedere: in
molti casi, come è emerso dal
convegno, la formazione ha
finito per sostituirsi al sistema scolastico, mentre le due
missioni dovrebbero rimanere
ben distinte puntando a corsi
formativi brevi finalizzati
all’inserimento lavorativo.
Per ora però non c’è omogeneità procedurale tra Regione
e Regione, e allargando lo
sguardo si vede che la «formazione continua» in Italia
deve ancora decollare, spesso
le strutture formative hanno
una struttura poco elastica, la
progettazione è rigida e disancorata dalle logiche di
mercato. Attualmente a livello nazionale si sta cercando di
porvi rimedio semplificando
per esempio gli iter per permettere un veloce e trasparente accesso ai finanziamenti
eliminando così le disparità
fra le Regioni. Tra le novità
sono poi previste emerge l’introduzione della certificazione, un libretto che registrerà
la crescita professionale di
ciascun lavoratore e su cui saranno segnati i percorsi formativi seguiti da ciascuno.
8
PAG. Il
E Eco Delle "^lli Aàldesi
Cronache
UN NEGOZIO A RORÀ — Un nuovo negozio a Rorà: la notizia, se rapportata ad un altro paese sarebbe la classica
«non notizia» ma nel piccolo paese dell’alta vai Pellice è
invece un segno di vitalità: il rischio è stato quello di non
avere neppure più un’attività commerciale in paese e quella
avviata sabato scorso è dunque un segno positivo. E accanto al negozio tradizionale è stato inaugurato un centro di
vendita della cooperativa «Le cascine piemontesi», un
gruppo composto da 27 imprenditori agricoli del Piemonte
che insieme propongono i loro prodotti trasformati e conservati. «La proposta — ricorda Valter Cesan, produttore locale promotore dell’iniziativa — è rivolta sia ai turisti che
specie d’estate scelgono Rorà, sia ai residenti».
LIBRI PER L’ALBANIA — Un libro, nuovo, usato, scolastico, di arte, storia, letteratura, purché sia un libro è il biglietto di ingresso richiesto a quanti vorranno partecipare venerdì 14 maggio alle 21 al teatro del Forte all’iniziativa
«Note in copertina», che intende promuovere la creazione
di una biblioteca per una scuola di lingue in Albania. Il concerto di solidarietà prevede tra l’altro le musiche di Aldo
Sacco al pianoforte e alcune esecuzioni di Banda Mania,
con un intervento di Claudio Canal.
SCIOPERO PER FERMARE LA GUERRA — I sindacati
di base organizzano una giornata di sciopero generale contro la guerra nei Balcani giovedì 13 maggio, con partecipazione a una manifestazione in piazza Palazzo di Città, dalle
9,30. Lo sciopero nella scuola durerà l’intera giornata, fra i
metalmeccanici un’ora. Chi non aderisce allo sciopero è invitato a devolvere una parte del salario della giornata al
progetto di solidarietà col Montenegro promosso dal comitato pinerolese contro la guerra.
PINEROLO CITTÀ D’ARTE A PORTE APERTE — Domenica 16 maggio Pinerolo sarà centro di cultura per quanti
desidereranno visitare le sue chiese, i suoi monumenti e le
sue vie e per chi vorrà ascoltare della buona musica. Dalla
mattina alle 10 fino alle 18,30 mostra di pittura e galleria fotografica su Pinerolo dall’inizio del secolo in piazza San
Donato. Nel pomeriggio, sempre in piazza San Donato, concerto di musica tradizionale con la Badia corale vai Chisone,
e alle 17,30 nella chiesa di Santa Croce concerto dell’organista Walter Gatti. In occasione della manifestazione si svolgerà inoltre un raduno di «maestri madonnari» che eseguiranno le loro opere con i gessetti colorati dalle 9 alle 18,30
tra via del Duomo, piazza San Donato e via Trieste.
IN DISCUSSIONE IL DISEGNO DI LEGGE SUL TURISMO — Il disegno di legge sull’offerta turistica è tuttora
ail’esame del Consiglio regionale. La scorsa settimana sono
stati approvati cinque articoli; il secondo è passato con un
emendamento secondo il quale la Regione sosterrà, con contributi ai Comuni fino al 10%, gli oneri derivanti dalle opere
di urbanizzazione primaria e secondaria. Tra gli emendamenti approvati, anche uno proposto dal consigliere Marco Bellion che prevede Tinserimento delle aziende agrituristiche tra
le attività che potranno accedere ai benefici della legge.
PIANOFORTE E CHITARRA ALL’UNITRÈ — Un altro
duo, alquanto insolito, è stato presente nel «Pomeriggio
musicale» dell’Unitrè di Torre Pellice lo scorso 29 aprile
1999. La pianista Elena Polizzi e il chitarrista Davide Grasso, premiati in numerosi concorsi nazionali e intemazionali, hanno dato prova di grande abilità tecnica e sensibilità
musicale, valorizzando le diverse sonorità dei due strumenti nelle musiche di C. Bolling («Concerto per chitarra classica e piano-jazz»), Castelnuovo tedesco («Fantasia»), G.
Spriano («Pastorale»), A. Diabelli («Grande sonata brillante op. 102»), R. Cnattali («Suite popolare»).
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VENERDÌ 14 MAGGIO ii
Frane nei Pinerolese e nelle vallate
Due giorni di pioggia
è quasi alluvione
PIERVALDO ROSTAN
Due giorni di pioggia dopo mesi di siccità: tanto
è bastato a creare scompiglio
e a rischiare l’alluvione. Alla
fine i danni, distribuiti soprattutto nelle medie e basse valli, sono ingenti ma nulla di
drammatico è accaduto. Resta
l’immagine di una grande fragilità del terreno, dell’effetto
disastroso che possono creare
piogge violente concentrate in
poche ore. Del resto le denunce sull’abbandono del territorio, sulla mancanza di presidio in montagna vengono fuori ogni volta di fronte a queste
calamità, salvo poi dimenticarsene poco dopo. Emblematici almeno due casi: a Torre
Pellice a quasi due anni da un
evento alluvionale estremamente localizzato ma di notevole entità le opere urgenti
non sono state ancora realizzate a causa del peso della burocrazia regionale e un ponte
da ricostruire è ancora tale e
quale; a Pramollo, lamenta
l’assessore Gino Long della
Comunità montana, opere di
difesa da frane attendono da
tempo l’inizio lavori.
Ma veniamo ai problemi di
lunedì e martedì scorsi. Angrogna denuncia numerosi
smottamenti, due di notevole
entità agli Eyssart e l’altro
poco a valle del tempio di
Pradeltomo. Alcune case sono state fatte sgomberare per
timore di frane e solo la fine
delle piogge ha fatto ritornare
la normalità. A Torre Pellice
il ponte dell’Albertenga è stato tenuto sotto controllo e il
transito è stato limitato ai residenti per molte ore: le acque del Pellice, malgrado la
pulizia dell’alveo realizzata
lo scorso anno dal Magistrato
del Po, hanno sfiorato il livello del ponte. Danni alla viabilità anche in zona Boschetto,
Costalorenzo, Rossenghi: in
tutti i casi i rii laterali colmi
d’acque e di ramaglie hanno
ostruito gli attraversamenti
stradali creando notevoli danni. Stessa situazione a Villar
Pellice dove il rio Sautoureglia è uscito dal suo corso in
località Garin; le acque e i
detriti hanno raggiunto così la
strada provinciale e i prati
circostanti. Anche Lusema ha
visto diversi corsi d’acqua
minori trasformarsi in torrenti; il rio Liouna in particolare
è fuoriuscito inondando la
strada provinciale all’altezza
del cimitero dei Malanot. Numerose anche le frane a Prarostino e a Rorà; il ponte Palestre a Porte è stato anche
questa volta chiuso a causa
dell’elevato livello del Chisone, ma una delle situazioni
più drammatiche si è registrata a Villar Perosa dove in
borgata Artero alcune case
sono state evacuate sotto la
minaccia di una frana; la statale del Sestriere è stata chiusa a causa dello smottamento
e il traffico è stato deviato su
San Germano. Anche a Pramollo numerose frane hanno
messo in difficoltà la viabilità: le borgate Ribetti e Meisonassa si raggiungono con
difficoltà a causa del rischio
frane e il rio Beux, uscito
dall’alveo in vari punti, necessita di un intervento radicale di pulizia. Un quadro come si vede non drammatico
ma di pericolosità diffusa, il
tutto per una pioggia, va ricordato, di meno di 48 ore.
Pinerolo
■fimori per il
Museo della
Cavalleria
C’è preoccupazione a Pinerolo sul futuro del museo nazionale dell’Arma di Cavalleria. Lo scorso 6 maggio il comandante del Nizza Cavalleria, colonnello Pieri, e il direttore del museo, tenente colonnello Polloni, hanno comunicato al sindaco della
città. Franco Barbero, la decisione di chiudere il museo a
tempo indeterminato in quanto la struttura non risponde
alle norme della legge 626/
94. «La misura mi è stata presentata come ineludibile - dice il sindaco - e perciò non
mi è restato che prenderne atto. Tuttavia tale decisione ha
un impatto negativo nei confronti della città proprio nel
momento in cui ci stavamo
attivando in vista del 150“ anniversario della fondazione
dell’Arma di Cavalleria».
Il sindaco si dice sorpreso
anche perché ancora nello
scorso autunno le autorità militari si erano dichiarate interessate al potenziamento del
museo e gli stessi intendimenti erano stati espressi del ministro della Difesa che in risposta a una interrogazione
dell’on. Merlo, aveva parlato
di «piena collaborazione con
la città di Pinerolo e di ricerca
di soluzioni per garantire la
sempre maggiore funzionalità
della struttura». Una presa di
posizione allarmata è stata inviata dal sindaco Barbero al
ministro, alle commissioni
Difesa di Camera e Senato, ai
parlamentari di zona. Le associazioni locali (Pinerolo sì,
Atl, Ascom) si sono già mobilitate in difesa del museo, proponendo anche iniziative per
sostenere gli interventi di miglioramento da realizzare.
Nei Comuni fervono le attività per la formazione delle liste
Verso le elezioni amministrative
Entro le 12 di sabato 15
maggio, candidati a sindaco e
rispettive liste dovranno essere consegnati presso i Comuni; i Consigli eletti il 13 giugno dureranno in carica 5 anni. Vediamo alcune situazioni.
A Villar Pellice, come negli ultimi anni, si presentano
due liste civiche, contrassegnate da simboli geometrici,
con 12 candidati Tuna. Bruna
Frache è la candidata sindaco
della lista del quadrato inscritto nel cerchio e Gianni
Catalin di quella del triangolo
inscritto nel cerchio. Le liste
registrano un’elevata presenza di giovani e un buon numero di candidate donne.
«Non abbiamo fatto fatica a
trovare le persone che si impegnassero, anche se alla fine
sono sempre le stesse già attive in altri ambiti», ha detto
Bruna Frache. Le liste comprendono anche quattro consiglieri della precedente amministrazione, tra cui il sindaco uscente. «Nessuno è tesserato ma si può dire che l’indirizzo sia quello del centro-sinistra», ha aggiunto Bruna
Frache parlando della lista in
cui è candidata. Entrambi i
programm prendono in esame
i problemi locali: la valorizzazione del territorio, le opere
pubbliche, la forestazione, la
cultura, gli alpeggi e il turismo domenicale e estivo.
A Torre Pellice troviamo
la lista che ha governato finora. Il candidato sindaco è
sempre Marco Armand-Hu
gon, sindaco uscente, e la lista comprende un centro-sinistra allargato, con tutte le
componenti della sinistra e
due popolari. «Vogliamo portare avanti gli obiettivi della
scorsa amministrazione spiega Marco Armand-Hugon
- quindi l’edilizia, la gestione
dell’ambiente, i trasporti,
pensando in particolare alla
ferrovia e alla valorizzazione
della stazione di Torre Pellice. Inoltre puntiamo su un
un’attenzione progettuale che
coinvolga Comune e Comunità montana». È inoltre in
fase di gestazione una seconda lista, che si chiamerebbe
«Alternativa per Torre Pellice», con il simbolo del Vandalino, e che vedrebbe come
candidato sindaco Matteo
Stefanetto Prochet. Non si sa
ancora niente di preciso perché i candidati non sono sicuri di riuscire a presentare la
lista nei termini stabiliti.
A Pramollo saranno al via
due liste, una capeggiata dal
sindaco uscente. Renato Ribet, e l’altra che propone a
primo cittadino Gino Long,
assessore uscente in Comunità montana, e l’ex sindaco
Giorgio Canonico.
Rischia invece di restare
senza liste Pomaretto; l’altra
volta Bonis la spuntò su Giovanna Purpura per una manciata di voti, ora pur essendo
il sindaco u.scente disposto a
ripetere l’esperienza, non si
trovano persone disposte a
candidarsi; i primi giorni del
la settimana saranno decisivi.
Il rischio è quello del commissariamento: per evitarlo
c’è anche chi lavora alla creazione di una lista che superi
le recenti divisioni.
A Luserna è stato siglato
l’accordo; Ppi, Ds, Laburisti
e Gruppo civico di sinistra
correranno insieme riproponendo Ghibò a sindaco. In
giunta dovrebbero andare due
popolari, un Ds e un Verde,
anche se all’interno del gruppo civico c’è stata, proprio in
dirittura d’arrivo, qualche fibrillazione. Sono dunque certe tre liste: oltre al centro-sinistra, la Lega Nord e una
coalizione di centro destra
guidata da Colomba.
Torre Pellice
Incontro con
il cardinale
Cassidy
Lac
II
Lunedì mattina 17
nell’Aula sinodale dellaq ^
valdese a Torre Pellicj ''
svolgerà un dibattito sul, .
cumento votato dal Sim
’98 sul tema dell’ecuni{
smo. Molti sono gli eleim 1
che rendono rilevante il j
Anzitutto le persone coin»
te: da parte cattolica pari !
il cardinale Edward Idi !
Cassidy, l’attuale preside ^
del «Pontificio Consiglici
la promozione delTunità!
cristiani», cioè la carica «
tuzionale più alta per quai
riguarda l’ecumenismo de
Chiesa cattolica romana;
parte valdese parlerà il p
Paolo Ricca, membro autoi
vole della «Commissioi
consultiva per le relazio
ecumeniche», che ha redi
il documento votato dal i
nodo. Docente di storia d
cristianesimo presso la Fi
coltà valdese di teologi!
Ricca ha una lunga milita®
nel movimento ecumenico,
partire già dagli anni del a
cilio Vaticano II, di cui
seguito tutte le vicende
conto della stampa evangeli
ca e partecipando poi a u
infinità di incontri, riunioi
assemblee in ogni parte
mondo.
L’incontro è poi rilevanti
anche perché, sia pure infoi'
ma ufficiosa, è la prima volt ^
che un documento del Sinoi '
delle chiese valdesi e metoé
ste che contiene proposi
concrete per quanto riguaii
l’unità, vista come «comi»
ne conciliare», viene disco
ad alto livello. Su questo/w
to qualificante sarà utile «.v
tire che cosa ne pensai
Chiesa cattolica romana, I
cui proposta è invece quel
di una comunione organi
con «Pietro».
T "
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Un terzo elemento rilevait
è che rincontro è pubblici)t
prevede uno spazio per unibattito nel quale potranM
prendere la parola noni '
«esperti», ma anche mefflbn
delle diverse confessioni cri
stiane, i quali saranno in grado di porre le domande ckt
vorranno ai due oratori.
Un quarto elemento è che il
dibattito si svolge nell’aulai»
cui si tiene il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste,
luogo cioè in cui le chiese nate dalla Riforma svolgono'"
massima funzione di goverw
della loro vita e attraverso
libero confronto maturano
consenso che le unisce.
Il dibattito, che cominced
alle 9,15 per concludersi al»
12,30, è il frutto di una fratina collaborazione tra la
cesi di Pinerolo, la Commi*'
sione esecutiva del I distreW
e il Centro culturale valdese*f
sarà presieduto dal pastor*
Giorgio Tourn.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(Ai confermandi
omaggio di una croce
ugonotta in argento
ad ogni acquisto)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
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venerdì 14 MAGGIO 1999
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La chiusura del Traforo del Monte Bianco in seguito all'incendio fra Tir di fine marzo
Il tunnel dei problemi e delle opportunità
ALBERTO CORSANI
La giornata è serena, il
vento forte, ma alcune
^ ' niag* jiuvole da condensa velano il
D ^ f sole e proiettano la loro ombra suH’imbocco delle valli
. 1 laterali (Vény e Ferret) attordal Sint t no al massiccio del Monte
1 ecunie i Bianco, al di là delle «quinte»
gd elenii y jhe lo separano da Couranteilfji i niayeur. Anche l’accesso al
ine coinv, jraiforo è in ombra, coperto
bea parli velo che a un mese e
''^ard Idi njgzzo dal rogo del 23 marzo,
preside! i nn giorno prima della guerra
rnsiglio] ( (jgi Balcani (40 le vittime),
TI unitài : (iene in sospeso una realtà
canea is economica ma anche culturaper quai jg ^ Chamonix, all’imbocco
iismo de fjrancese del tunnel, cattolici e
romana; (jformati hanno tenuto insieIcra il pn liturgia per il tempo
ibro autoi ¿i Pasqua, alla presenza dei
nmissioi parenti della vittime. E oggi
' relazio -Courmayeur, un Comune di
ha redai ; frontiera, di scambi commerato dalS gyi^ di transito e di collabo' stonai ¡razione (il Consiglio comuna!sso la FU le deliberò 2 anni fa di fornire
un contributo di neve per un
rally automobilistico: scarsa a
Chamonix, fu caricata sui ca^'ittion in Italia e trasferita per
, la bisogna), si interroga menicende pi » ¡jg je inchieste seguono il loro corso, mentre la Camera
[.¡^prova, su proposta della
punta regionale e dei parlapentari valdostani, la cassa
ptegrazione per 150 dipen^denti delle aziende private
teologi]
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danneggiate. «Con il fumo
dei Tir è sparito anche Farrosto», dice Felice Berthod, titolare di un bar in prossimità
della stazione bus, un passato
in Consiglio comunale negli
Anni 70, riferendosi al crollo
verticale dei tassi di inquinamento, che peraltro ora impesta la vai di Susa e l’accesso
al Fréjus: la prima conseguenza del disastro è il blocco dell’attività per l’autogrill
del Traforo e la riduzione del
volume d’affari per alcuni altri esercizi posti sulla direttrice che, venendo dalla Francia, lo collega alla statale e
poi all’autostrada.
Che cosa significasse il
Traforo per l’economia locale lo dicono le cifre, che parlavano di una percorrenza
media di 2.000 Tir giornalieri. Che cosa abbia significato
nella mentalità lo chiarisce
Renzo Truchet, sindaco dal
1980 al ’90, titolare dell’Hótel Pavillon, uno dei più grandi «4 stelle», 45 dipendenti
per 10 mesi all’anno, fra gli
ospiti re Juan Carlos: «Il Traforo - dice - aveva cambiato
la vita di Courmayeur in positivo, con una crescita dell’economia che però è sfuggita
al controllo; l’industria del
turismo ha puntato più sulle
seconde case che sulle strutture alberghiere, e chi ha gestito queste ultime non sempre ha avuto la necessaria
Nelle
Chiese Valdesi
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roce
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o)
FESTA SCUOLE DOMENICALI 1“ CIRCUITO — Domeni:a 16 maggio a Bobbio Pellice si svolgerà la festa delle
"scuole domenicali del 1° circuito a partire dalle 10 con la
partecipazione al culto; la giornata procederà con il pranzo al sacco, pomeriggio di giochi fino alle ore 16,30-17.
BAGNOÓU — La chiesa di Angrogna organizza dal 3 al 7
agosto un campo per ragazzi e ragazze che hanno frequentato la terza media e il primo anno delle superiori. Per iscrizioni: Massimo Long tei. 0121-953107 fino al 31 maggio.
MONITORI/TRICI I” CIRCUITO — Si svolgerà venerdì 21
maggio, alle ore 19,30, ad Angrogna l'incontro dei monitori/trici del 1° circuito.
CULTI DELL'ASCENSIONE — Alle 21 di giovedì 13 maggio a Rorà culto dell'Ascensione del 1° circuito organizzato
dai giovani; culto organizzato dal 2° circuito alle 20,30 di
giovedì 13 a Pinerolo con partecipazione delie coraii.
1“ CIRCUITO — Venerdì 14 maggio, aile 21, neiia Casa
unionista di Torre Pellice, assembiea del 1° circuito; i'incontro è pubblico.
2° CIRCUITO — L'assembiea del 2° circuito si svoigerà aile 20,45 di venerdì maggio a Pramollo.
COLLOQUIO PASTORALE I DISTRETTO — Il colloquio
pastorale del I distretto si svolgerà il 17 maggio e sarà abbinato all'incontro con il cardinale Edward Cassidy e il
prof. Paolo Ricca sul tema dell'ecumenismo, con particolare attenzione al documento del Sinodo '98. L'incontro è
pubblico e si svolgerà a Torre Pellice, nell'aula sinodale, a
partire dalle 9,15.
3° CIRCUITO — L'assemblea di circuito si svolgerà a Prali
il 21 maggio alle 20,30.
ANGROGNA — Il culto di domenica 16 maggio si svol9erà a Pradeltorno. Il bazar organizzato daH'Unione femminile a favore della ristrutturazione della Sala unionista si
svolgerà nel pomeriggio di domenica 23 maggio presso la
scuola grande e il presbiterio.
LUSERNA san GIOVANNI — Domenica 23 maggio,
Pentecoste, giornata comunitaria: alle 10 culto unico nel
Tempio di San Giovanni con Santa Cena, a partire dalle ore
T1|30 circa presso la sala Beckwith, bazar organizzato dal
Cucito e stand espositivi nel cortile dell'Asilo (chi avesse
materiale a offerta libera può consegnarlo entro sabato 22
balle ore 15 alle 17 presso la sala Albarin); alle ore 12,30
^ella sala Albarin pranzo comunitario selfservice (lire
20.000) prenotazioni presso i pastori (tei. 0121-900271 o
bt2l-954478) presso l'Asilo (tei. 0121-900285) o presso gli
®iziani. A seguire musica; visita al bazar e agli stand. Aile
Ore 16 thè e torte (lire 2.000), alie 16,30 nel tempio incontro su «Noi e l'eutanasia» con il dottor Fabrizio Malan chi’'orgo plastico al Cto, Libero Ciuffreda, oncologo alle Moli'^.®tte, Mario Berutti, pastore incaricato delle visite
9ll'ospedaie vaidese di Torre Pellice.
Torre pellice — Mercoiedì 19 maggio, alie ore 20,45,
Odia Foresteria vaidese riunione per i quartieri del centro.
ViLk \R pellice — Domenica 16 maggio durante il cultOsarinno presenti il direttore e alcuni membri dei comi:*to dtl Rifugio Re Carlo Alberto che daranno alcune
hlorma^ìoni su questa opera. Domenica 16 maggio, dalle
1^® 14,3C e lunedì 17 dalle ore 9 alle 12 e dalle 14,30 alle
' bazar e cura dell'Unione femminile.
^_VlLLASECCA — Domenica 16 culto a Combagarino.
cultura professionale. Ora sarebbe un affronto alle vittime
dell’incendio se non si riflettesse insieme, amministratori
di Courmayeur e di Chamonix, su due questioni: la natura del Traforo e l’offerta turistica per dei villeggianti esigenti. I francesi vorrebbero
bloccare al traffico pesante il
tunnel, ma l’economia non lo,
permetterà: più probabile che
i grandi trasporti vengano
“contingentati”. Quanto al turismo bisogna puntare sul
settore alberghiero o “paraalberghiero”, come i residence, anche per periodi brevi di
soggiorno, o le ristrutturazioni in vista della creazione di
aziende agrituristiche, grande
richiamo in Austria, Svizzera
ma anche in Trentino». Le
ragioni della sicurezza si
sommerebbero quindi al richiamo di un ambiente naturale di una località forzatamente meno inquinata.
La gente chiede ancora di
poter soggiornare in un paese
modernamente organizzato,
ma di cui si riconosca la
struttura e l’identità di montagna. Lo ribadisce Luciano
Mareliati, guida alpina e
maestro di sci, che evidenzia
un paradosso: il villeggiante
cerca le comodità («Ad Avoriaz - dice - ti portano quasi
con l’ascensore e il tapisroulant sulle piste di sci») ma
vuole l’antico: «In un’altra
celebre stazione svizzera,
Gstaad, c’è l’albergo di lusso,
ma questo non impedisce che
nei pressi rimangano le vecchie stalle; da noi non si fa».
Ed è un peccato, perché la gestione della risorsa montagna
rischia di passare di mano, di
essere diretta da fuori: ormai
vi sono «Società delle guide»
con sede a Milano e Bologna,
che organizzano in proprio
l’offerta turistica.
Occorrerebbe invece cercare di conciliare il moderno
con il collante tradizionale di
una comunità civile fatta un
tempo di solidarietà montanara, ma anche di disponibilità a integrare le diverse immigrazioni (dapprima, nel
dopoguerra, quella veneta di
cui faceva parte il padre del
nostro interlocutore, poi
quella meridionale, soprattutto calabrese, legata all’edilizia e alla piccola ristorazione; più recentemente in estate
compaiono molti maghrebini
che portano le mandrie agli
alpeggi). «Non si può fare turismo, qui, senza agricoltura», chiarisce Mareliati, abituato a condurre in ascensione personaggi importanti che
prediligono il Monte Bianco
come luogo di villeggiatura,
ma anche a riflettere sulle legittime esigenze di identità
degli abitanti locali, «gli unici che rnancano in questa
piazza». È vero.
E vero in questo sabato sera
del 1“ maggio. Un week-end
tradizionale, alla fine della
stagione di sport invernali,
quando, prima dell’estate circolano per il centro più che
altro gli habitué: con loro
senti gli esercenti parlare sulla soglia del negozio: ancora
dell’incidente. E l’indomani
di buon’ora, nel bar di Berthod, l’argomento è un altro:
l’adulterazione della fontina,
ma, ancora, fra una battuta e
l’altra, ritorna il pensiero al
rogo del Traforo, «madre e
matrigna per gli abitanti di
Courmayeur», secondo un’altra eloquente espressione di
Berthod. E per noi il pensiero va ai dibattiti sullo sviluppo compatibile, sul turismo
«mirato», sul mix tra ambiente e storia valdese, T)en sintetizzato dall’ultimo lavoro del
Gruppo teatro Angrogna.
Un modo nuovo di gestire i servizi
I trasporti di domani
Un decreto legislativo del
1997 è destinato a rivoluzionare il settore del trasporto
pubblico su gomma, portando
l’Italia ai livelli europei; verranno a crearsi dei «bacini»
(nel nostro caso il Pinerolese
più parti limitrofe del Cunéese e della cintura torinese)
con una dimensione superiore
a quella attualmente servita
dai vettori locali. L’innovazione tocca da vicinC anche le
piccole realtà locali ed è per
questo che recentemente il
Consiglio comunale di Angrogna se ne è occupato in
considerazione della linea
Angrogna-Torre Pellice che
fin dal 1976 è gestita direttamente dal Comune.
«Al fine di evitare i problemi che potrebbero derivare
nel nuovo anno quando si prevederanno riunioni di impresa
fra tutti i soggetti che attualmente esercitano i servizi nel
bacino a mezzo gara, il Consiglio comunale di Angrogna ha
deliberato di creare una “associazione temporanea di im
prese” con la Sdav di Cavour
- spiega il sindaco Jean-Louis
Sappé -; pur ribadendo il diritto del Comune di Angrogna
a continuare a svolgere il servizio con materiale e personale del Comune, si va così a
prefigurare una futura gestione dell’autolinea: è un altro
dei tanti pedaggi da pagare
per l’ingresso in Europa».
Una storia che parte da lontano e che, attraverso vari
passaggi, porta ad una gestione dei servizi in modo nuovo:
«Oggi tocca al trasporto locale, domani, forse, agli stessi
piccoli Comuni - continua
Sappé -: in generale bisogna
decidere se arroccarsi in una
difesa a oltranza dei servizi
destinati a essere ridimensionati oppure se vogliamo puntare su modi diversi e meno
campanilistici, lo credo nella
via della “gestione associata
dei servizi”, una ipotesi che
deve vedere le Comunità
montane protagoniste e su cui
i prossimi amministratori dovranno saper lavorare».
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
L’ingresso, deserto, del Traforo
Parla Carlo Canepa, presidente dell'Apt
Il Traforo come
motore dì sviluppo
A Carlo Canepa, presidente
dell’Azienda di promozione
turistica Monte Bianco, abbiamo posto alcune domande
su Courmayeur prima e dopo
l’incendio.
- In che modo il Traforo
aveva cambiato Courmayeur?
«Courmayeur era fino agli
Anni 50 una località di villeggiatura estiva, con un ambiente naturale unico; era meta di
vacanze per la grande borghesia torinese e per la stessa Casa Savoia. Solo negli Anni 50
iniziò a svilupparsi il turismo
invernale con i primi impianti
sciistici, e quindi l’industria
delle strutture ricettive. Aumentarono gli alberghi, mapiù ancora le seconde case, e
fu un errore, che non ha fatto,
per esempio, il Trentino: la
vendita di terreni a scopo edilizio infatti genera subito ricchezza, ma non professionalità; dalle attività della terra si
passava subito a quella di
operatore economico, ma chi
apnva un esercizio non aveva
la necessaria esperienza. A
questo boom edilizio-commerciale diede un ulteriore
impulso il Traforo, realizzato
abbastanza in fretta tra il
1957eil’65».
— Chi viene a Courmayeur
oggi?
«A fronte di 3.000 residenti, a Natale e in estate Courmayeur ospitava da 25.000 a
30.000 persone. La chiusura
del tunnel ha ridotto l’inquinamento e ha reso più percorribile la statale che ci collega
ad Aosta [l’autostrada raggiunge solo Morgex, pochi
km a valle]. Se vi sono conseguenze negative per alcuni
esercizi situati lungo l’accesso al tunnel e per la Regione
(Iva, pedaggi), continuano a
venire quelli che trovano attrattive nel paesaggio e in un
ambiente che garantisce una
certa privacy anche a persone
molto famose; non ci sono
più quelli di passaggio verso
la Francia».
Nel centro storico ó\ Pinerolo: una vittima
Crolla una casa
DAVIDE ROSSO
Una donna di 60 anni. Alba Sabato, è morta nel
crollo della sua abitazione,
una casa di tre piani situata
nel cuore del centro storico di
Pinerolo, in via Trento 52, avvenuto intorno alle undici di
lunedì. La donna era in casa
insieme alla figlia, che è riuscita a mettersi in salvo, quando la casa, una di quelle più
antiche, che si raggiungono
percorrendo le strette stradine
che partono lateralmente alla
via principale e che i passanti
nei giorni normali quasi non
vedono, è crollata ripiegandosi su se stessa. La vista che si
presentava a chi arrivava in
piazza Santa Croce e guardava verso via Trento era quella
di un intenso via vai di vigili
del fuoco, di militari in piena
attività. Si vedevano carabinieri a sbarrare la strada alle
persone che si avvicinavano
curiose dalle strade laterali.
Sono occorse diverse ore ai
vigili del fuoco per farsi largo
fra le macerie «non potendo
oltre tutto utilizzare per gli
scavi altro che una piccola
pala meccanica - dicono alcuni soccorritori - oltre a pale
e picconi» essendo troppo
stretto lo spazio di accesso alla zona. A dare una mano è
accorso anche il «Nizza Cavalleria» che ha messo a disposizione alcuni militari per
portare via le macerie che
man mano venivano rimosse
dai soccorritori, ma che fini
vano per andare a intralciare
il passaggio nello stretto corridoio di accesso.
Una tragedia annunciata:
nella casa era da poco stato
fatto un sopralluogo da parte
dei tecnici del Comune che
avevano constatato lo stato di
inagibilità dell’immobile e
che si preparavano a emettere
l’ordinanza di sgombero. Dicono a caldo i tecnici che
l’ipotesi più attendibile sulla
causa del crollo paiono essere
le copiose piogge della settimana scorsa che avrebbero
peggiorato irrimediabilmente
la già precaria stabilità della
struttura, ma a questo punto
ci sarà un’inchiesta ordinata
dal procuratore di Pinerolo,
Giuseppe Marabotto, per verificare se ci sono responsabilità e quali. L’intera zona circostante ora è stata transennata e il sindaco, Alberto Barbero, per l’intera giornata
presente sul luogo del disastro, ha subito emesso l’ordine di sgombero delle abitazioni vicine a scopo precauzionale: «Provvedimento necessario - dice - per non rischiare ulteriori sciagure».
Certo ora si tratta di verificare eventuali responsabilità ma
intanto occorre fare qualcosa
in fretta per una zona di Pinerolo per troppo tempo trascurata, in cui già altre volte si
sono verificati fatti che hanno
messo a repentaglio la vita
degli abitanti ma che questa
volta purtroppo è costata la
vita a una persona.
10
PAG. IV
E Ero Delle Vai.o ^ldesi
PINEROLO: «GIOCA LA TUA CARTA» — È questo il titolo di una giornata organizzata dall’Acea a Pinerolo in
piazza III Alpini sabato 15 maggio; la manifestazione, con
inizio alle ore 9, si propone, attraverso giochi e stand, di
sensibilizzare la popolazione sulla raccolta differenziata
della carta. Alle ore 21 concerto della «Banda accademica».
UN AIUTO PER L’OSPEDALE — L’associazione Amici
dell’ospedale valdese di Torre Pellice, viste le attuali difficoltà di reperimento di fondi, lancia una campagna di sottoscrizioni per acquistare un ecocardiografo portatile «Caris» per il quale servono ancora 57 milioni. Le offerte possono essere versate sul conto corrente postale n.
18777102, su quello bancario, presso la Cariplo di Torre
Pellice, n. 25733 oppure direttamente in ospedale presso i
signori Mensi e Paolucci.
Un convegno storico a Pinerolo
250 anni di diocesi
MARCO FRATINI
PERCORSO NATURALISTICO PER NONVEDENTI —
Nel parco del castello di Macello è stato realizzato, in collaborazione con la sezione pinerolese del Wwf, un percorso didattico-naturalistico per nonvedenti e disabili. Al visitatore viene dato un volume in braille che illustra le specie
presenti nel parco e un Walkman con una cassetta incisa
con canti di uccelli e con la relazione inerente ogni specie
botanica. Il volume, che viene presentato venerdì 14 maggio alle ore 11 al Castello di Macello, è anche disponibile
in una versione per vedenti.
VIVERE IL MORIRE — È questo il titolo di una serie di
incontri organizzati dall’associazione «Rafael» nell’aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice. Il primo appuntamento è per giovedì 20 maggio, alle ore 21, sul tema
«Come morire»: lo psicologo Michele Cerato parlerà su
«Dire la verità e la consapevolezza della morte»; il medico
Enrico Turbil parlerà su «La medicina palliativa tra accanimento terapeutico ed eutanasia». Modera la serata il pastore AlbertoTaccia.
MUSICHE DI VANDEA — Cantavalli è ospite sabato 15,
alle ore 21,15, del padiglione Pian de la Tour di Porosa
Argentina; la serata propone musiche e canti tradizionali
francesi con gh «Ai've», gruppo di nuova formazione con
musicisti per altro ben conosciuti. L’ensemble propone
musiche delle varie regioni della Francia ma in particolare
dell’area occidentale (Vendée, Poitou e Bretagne).
«CAMMINANDO PER LA PACE» ATTRAVERSO PINEROLO — La marcia per la pace, lunga 687 chilometri, organizzata dal Sermig per incontrare i giovani, passerà per il
Pinerolese mercoledì 19 maggio. Si partirà alle ore 15 dalla
piazza della chiesa di Piscina per arrivare alle ore 18,30 in
piazza Fontana a Pinerolo, dove le autorità locali lanceranno
il progetto della «fabbrica della speranza», nato da un’idea
del Sermig per dare un reddito a chi è svantaggiato nel lavoro. La giornata si concluderà con un concerto alle ore 21,
sempre in piazza Fontana, presentato da Red Ronnie.
La nascita della diocesi di
Pinerolo nel 1748-49 (ma
le radici vanno ricercate già
negli Anni Trenta) va ricondotta a un panorama istituzionale più ampio, in cui Carlo
Emanuele III mirava a una ridefinizione dei suoi territori,
facendo coincidere la «distrettuazione» ecclesiastica con
quella politico-amministrativa. L’uso delle diocesi come
instrumentum regnii assume
tuttavia nel caso pinerolese
una particolarità rispetto alle
altre che in quel momento venivano create; la presenza della «pretesa religione riformata» è un elemento da non sottovalutare nel ricercare le motivazioni dell’evento.
Nel progetto sabaudo, i vescovi da una parte e gli intendenti dall’altra divennero le
figure sulle quali il sovrano
faceva affidamento per il governo del proprio territorio
(la funzione della città come
fortezza militare era ormai
decaduta; anche le stesse élites locali ricoprirono nella vicenda un ruolo passivo nei
confronti delle sedi decisionali, Torino e Roma). In questa situazione particolare rilievo assume la figura del primo vescovo di Pinerolo, Giovanni Battista d’Orlié de
Saint-Innocent, che dimostrò
un atteggiamento di relativa
apertura nei confronti dei vaidesi parallelamente, invece, a
una forte opposizione verso
quegli ordini religiosi, cappuccini e gesuiti, molto attivi
in funzione anticlericale nel
corso del Seicento.
Questi e altri temi sono stati attentamente analizzati nel
1 Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Pian de la Svirotta
Data: 1655
Luogo: Pelà des Geymets
Data: 1655
A sud-est della Colletta di Cassuler, la
strada che sale da Rorà a Cassuler passa sopra Rocca Roussa, poco lontano da un ripiano chiamato Pian de la Svirotta, in ricordo di
una difesa organizzata da Gianavello contro
un attacco di oltre 500 uomini partiti da Villar. Per spaventare i nemici apparsi sulla
Colletta, Gianavello prese 4 giovani e ordinò
loro di girare velocemente sulla svirota (un
gioco per bambini, simile a una rudimentale
giostra costituita da un tronco di legno circolante su di un perno, che esisteva sul posto).
Aveva anche fatto indossare una calza rossa
e una bianca per aumentare l’impressione
che si trattasse di nuovi soldati in continuo
arrivo. Con questo stratagemma Gianavello
con soli 17 uomini respinse l’attacco.
Borgata nell’inverso di Villar, sul fianco
destro della Comba della Lioussa. Qui Gianavello, di ritorno dal Queyras dove si era rifugiato dopo il massacro di Rumer (maggio
1655) stabilisce il suo quartier generale (prima di stabilirlo al Vernò di Angrogna). Una
sentinella sulla Sea della Pelà serviva a controllare Rorà, mentre dalla Pelà si poteva tenere sotto controllo il territorio da Bobbio, a
Bricherasio, ad Angrogna.
Luogo: San Martino, chiesa cattolica
Data: 1000-1700
Luogo: San Secondo
Data: 1655
11 paese fu sede, nel 1655, della famosa
guarnigione di irlandesi, aspri nemici dei vaidesi. Gianavello e Jahier diedero l’assalto al
castello della guarnigione e la passarono a fil
di spada. Con l’editto del 1658, il territorio
fu diviso in due Comuni, uno cattolico (San
Secondo) e l’altro protestante (la zona di Prarostino con capoluogo San Bartolomeo).
Luogo: Combagarino, tempio
Data: metà del 1600
I valdesi del lato sinistro orografico della
vai San Martino si riunivano nella omonima
chiesa cattolica, probabilmente la più antica,
che aveva dato il nome alla valle e che è
menzionata nel 1064. Se ne possono vedere i
ruderi a ovest del grande cimitero posto a
monte dell’abitato di Mortaria. Dopo l’adesione alla Riforma restò inutilizzata perché .si
usava il tempio di Perrero, ma rimase l’obbligo di seppellire i morti nel cimitero vicino
a San Martino, che aveva due reparti separati
da un muro: i valdesi erano sepolti con la testa verso oriente, i cattolici verso occidente:
quando la neve impediva il trasporto, si appendevano i cadaveri nei fienili, in attesa del
bel tempo e di mulattiere transitabili. Nel
1669 il Léger parla dei resti di una vecchia
chiesa alludendo a San Martino.
Costruito, dopo quello di Pian Fuetto, a
Riclaretto, nella borgata Combagarino. Le
prime notizie risalgono al 1682-85; in una
lettera del 1702 in cui si chiedono aiuti a Ginevra per costruire il tempio di Villasecca,
quello di Combagarino è definito un casale.
Dopo i lavori eseguiti dall’Unione giovanile
valdese nel 1950, la cappella era di nuovo
caduta in abbandono, nel 1988 la comunità
locale a sue spese e con lavoro volontario ha
rifatto il tetto e restaurato il pulpito, datato
1720; sulla facciata vi era una meridiana con
la scritta: «Marna Dio e non falire fa pur bene e lasia dire, amen. L’an 1740».
Luogo: Toumpi Gratin
Data: primavera 1655
Nel corso di un’azione di saccheggio condotta contro Rorà dal Pianezza insieme a
uomini di Luserna, Bibiana, Bagnolo, Barge
e Cavour, Gianavello mette in fuga precipitosa i nemici, che, presi dal panico, si buttano giù per i dirupi e cercano di guadare il
torrente, finendo in buona parte inghiottiti
nel profondo Toumpi Gratin. Si salva a
stento Mario Albertengo di Bagnolo, che
trasportato più morto che vivo a Luserna,
morirà poco dopo.
corso del convegno di studi
«Il Settecento religioso del
Pinerolese», svoltosi nel Museo diocesano di Pinerolo il 7
e 8 maggio, in occasione del
250° anniversario dell’erezione della diocesi.
Molte le relazioni di alto livello presentate nelle due
giornate, volte a delineare il
clima politico, sociale e spirituale in cui nacque l’istituzione, con particolare attenzione
anche alle sue conseguenze.
Dal convegno è inoltre emersa una chiave di lettura differente rispetto a quella generalmente accettata, che tendeva a individuare nella diocesi
e nella figura del vescovo uno
strumento di repressione nei
confronti degli «eretici»; al
contrario, quasi sorprendentemente, la funzione di controllo religioso risultava essere
svolta (per mezzo dell’Opera
dei prestiti e del Collegio dei
catecumeni) in misura molto
maggiore dalle istituzioni politiche, governate da un sovrano ancora fortemente legato al ruolo di «difensore della
fede», mirante in tal modo a
un riavvicinamento politicodiplomatico nei confronti della sede papale.
Nonostante resti attualmente irrisolto il nodo del rapporto con la Francia (uso del catechismo del Bossuet, stabilimento in città di un ordine tipicamente francese come
quello delle «Visitandine»,
successivamente sottoposto a
un processo di «piemontesizzazione»), il complesso quadro storico-istituzionale emerso dalle due giornate permette tuttavia di acquisire
elementi per una nuova lettura del Settecento pinerolese.
TENNIS TAVOLO
Il Valpellice perde la semifinale per la promozione in
CI con un 5-2 maturato con i
punti dei fratelli Sergio e
Giuliano Ghiri ma anche con
la non buona prestazione di
Maurizio Migliore: dopo un
grande campionato il pongista valligiano è mancato proprio nell’appuntamento decisivo con il Crdc a causa delle
non buone condizioni fisiche.
Sabato 15, dalle 16, sempre alla palstra di via Filatoio
di Torre Pellice, si disputerà
la finale per il passaggio in
B2, ma intanto è giunta l’ora
dei campionati pinerolesi.
Giunti alla decima edizione, i
campionati si disputeranno
sabato e domenica alla palestra comunale di Luserna
San Giovanni. Il via sabato
alle 15 col singolo under 14;
domenica si inizia alle 9 con
finali nel pomeriggio; le
iscrizioni dovranno pervenire
o mezz'ora prima delle gare
oppure via telefono ai numeri
0121-930739 e 0121-01527,
entro venerdì sera.
PALLAVOLO
Due sconfitte per le squadre pinerolesi: in B1 femminile, dopo il successo di 7
giorni prima il Magic Cerotti
ha perso 0-3 a Mantova,
mentre il Body Cisco è stato
battuto in casa con uguale
punteggio dal Concorezzo.
Nel campionato di terza divisione maschile junior girone
A il 3S Pinerolo A, dopo due
ore di partita riescono ad ottenere la vittoria battendo per
3-1 l’Arti & mestieri Torino;
in terza divisione maschile
Junior B il 3S B, grazie alle
battute al salto di Bonansea e
Ventriglia batte facilmente il
Chieri per 3-1.
VENERDÌ 14 MAGGIO 1999
Appuntamenti
14 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Alla
Bottega del possibile incontro
su «Io e il pannolone, storie di
odori e di disattenzione, storie
di burocrazia, un tempo per
l’ascolto».
TORRE PELLICE: Alle 21,
alla biblioteca comunale, Pietro
Marcenaro e Giuseppe Berta
presenteranno il libro «Gli operai della Fiat hanno cento anni»,
di Lorenzo Gianotti.
PINEROLO: Alle ore 16,30,
nella sala di rappresentanza del
Comune, dibattito su «Gli adolescenti e la lettura difficoltà di
una proposta» a cura del «Premio Editore Donna». Alle ore
17,30 al museo di Scienze naturali inaugurazione della mostra
«Un mondo di piume», la mostra resterà aperta fino al 31
maggio con i seguenti orari: feriali 9-12 e 15,30-18 e festivi
10,30-12 e 15,30-18. Alle ore
21 al salone dei Cavalieri presentazione, a cura di Amnesty
International, dei libri «Tutti i
bambini del mondo» e «Una
lunga giornata da attraversare».
TORRE PELLICE: Alle ore
21 presso la sede dell’associazione «Metamorfosi nell’era
dell’Acquario», via Bouissa 13,
presentazione di «Danza Ta ye
ou» con Patrizia Besantini, attrice di strada, e di «Didjeridu»,
antico strumento degli aborigeni australiani, con Papi Moreno.
Ingresso gratuito.
TORRE PELLICE: Alle ore
21 presso la sala consigliare
della Comunità montana lezione teorica su «Controllo della
sciamtur, nuclei, pacchi d’ape»
a cura dell’Associazione apicoltori vai Pellice.
15 maggio, sabato
TORRE PELLICE: Alle ore
21,15 al teatro del Forte per la
rassegna «Amatoriale» spettacolo «Bianco & Nero». Ingresso lire 10.000.
TORRE PELLICE: Al Centro culturale fino al 15 luglio
mostra su «Ercole Ridoni, ingegnere e collezionista fra Otto e
Novecento» a cura dell’Associazione naturalistica pinerolese.
TORRE PELLICE: Alle ore
21, nel tempio, concerto dei coretti a favore della Croce Rossa.
PINEROLO: Alle ore 10, alla biblioteca civica inaugurazione di «La biblioteca e T’albero
della libertà. Il 1799 a Pinerolo», mostra di libri e documenti
per i 200 anni della fondazione
della prima biblioteca pubblica
a Pinerolo. La mostra resterà
aperta anche domenica 16 dalle
ore 10 alle 18,30. Alle 16,30, alla collezione civica d’arte di Palazzo Vittone, mostra di fotografia d’autore «Sestriere 19321951» di Riccardo Moncalvo,
aperta fino al 31 maggio.
TORRE PELLICE: In via
Bouissa 13, alle ore 21, concerto con «Malecorde», Giovanni
Battaglino con il suo gruppo
propone brani italiani e cover
per voce, chitarra acustica e
elettronica, contrabbasso e batteria. Ingresso lire 5.000.
ANGROGNA: Alle ore 21,
nella .scuola grande, Pro loco e
Canaoula organizzano una serata su «Discutiamo insieme di un
regolamento edilizio».
ANGROGNA: Alle ore 10,
alla frazione dei Giovo l’Associazione apicoltori vai Pellice
organizza una dimostrazione
pratica in apiario (in caso di
maltempo la dimostrazione
verrà posticipata nella giornata
di sabato 22, e in ogni caso
verrà poi sostituita da una lezione teorica pres.so la sala consigliare della Comunità montana).
16 maggio, domenica
TORRE PELLICE: Alle 17,
in piazza Mouston, esibizione
della banda a favore della Cri.
17 maggio, lunedì
VILLAR PELLICE: Tradi
zinnale fiera primaverile di
merci varie.
18 maggio, martedì
TORRE PELLICE: Nella
biblioteca della Casa valdese,
alle ore 15,30, per l’Unitrè conferenza su «Romanzo russo»,
Giorgio Bouchard presenta l’ultimo libro di Alessandro Barbero con la presenza dell’autore.
19 maggio, mercoledì
PINEROLO: Per il corso dedicato al riconoscimento degli
alberi, incontro su «Il fiore, boschi di media montagna», alle
ore 20,45, al Museo di scienze
naturali.
zione per nuovi accompagnatori/accompagnatrici ai musei e ai
luoghi storici valdesi. Interviene
Giorgio Rochat.
20 maggio, giovedì
RINASCA: «Fera ’die capiine», tradizionale fiera di primavera per le vie del paese.
PINEROLO: Alle ore 17,30,
al salone dei Cavalieri presentazione del libro «Storia dello stabilimento Riv di Villar Perosa»,
di Avondo, Tibaldo e Bruno.
TORRE PELLICE: Alle ore
15,30, alla biblioteca della Casa
valdese per l’Unitrè concerto
con Alessandro Andriani al violoncello e Claudia Bracco al
pianoforte, musiche di Faurè,
Debussy, Brahms.
ÆRVIZI
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 16 MAGGIO
San Germano Chisone; Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 16 MAGGIO
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
Í PINEROLO
Guardia medica:
•i*
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedaie civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
Cinema
TORRE PELLICE — II ci
nema Trento ha in programma, giovedì 13 ore 21,15, The
full monty di Peter Cattaneo,
in lingua originale; venerdì 14,
ore 21,15, Matrimoni di Cristina Comencini. Sabato 15
maggio, ore 20,20, domenica
16, ore 20,10 e 21,15 e lunedì
17, ore 22,15 La vita è bella.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 14,
ore 21,15 Omicidio in diretta;
sabato 15 maggio, ore 21,15 In
fondo al cuore; domenica, ore
15.15, 17,15, 19,15 e 21,15, lunedì, martedì, e giovedì, ore
21.15, Ormai è fatta.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma alla
sala «2cento», da giovedì,
Scherzi del cuore: alla sala
«5cento», da giovedì, Matrix:
feriali, 19,45, 22,20, sabato ore
19,45 e 22,30, domenica, ore
14,45, 17,15, 19,45,22,20.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
TORRE PELLICE: Alle ore
20,30, nella biblioteca del Centro culturale incontro di forma
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del pastore Pietro Valdo Panascia, fondatore e direttore dell'opera fino al 1983
IO, quaranfannì al servizio della città
¡primi anni pionieristici alla struttura attuale, che ha ampliato i suoi compiti ma ha
nel pluralismo e nella libertà. La lotta alla mafia e la solidarietà internazionale
Una comunità educante per i più piccoli
FRANCO CALVETTI
Nella sua relazione del
1872 sulle scuole di Palermo il pastore Bartolomeo
pons così si esprime; «Quando prospera la chiesa eziandio la scuola veleggia sopra
un mare calmo; ma se quella
ha da lottare contro onde furiose e dibattersi nella tempesta, questa, a guisa di leggiero schifo presto si volge
sul fianco e sommerge. Evangelista e maestro possono per
un tempo unire i loro sforzi e
scongiurare il pericolo. Ma
tutto addiriviene inutile se
Iddio non rende propizie le
circostanze». Sembra proprio
che Iddio abbia reso propizie
le circostanze al Centro diaconale «La Noce», viste l’ampiezza, la qualità e la progettualità che quivi si esplicitano in fatto di educazione,
¡«formazione della gioventù»,
come si diceva un tempo.
Tutto qui parla di educazione, istruzione, formazione.
Dal cuore della casa, rappresentato dal giardino interno
ricco di piante da frutta, limoni, aranci, un nespolo, un
banano, e di piante ornamentali dai fiori maestosi,
possiamo fare con una sola
occhiata il giro dei vari spazi
di attività. Di fronte, al pianterreno, la scuola dell’infanlia (iniziata nel 1959) con
^ttro sezioni e un centinào di bimbi fra cui alcuni
disSbili, al 1° piano la scuola
e/fflientare avviata nel 1861
con 5 classi e circa 120 alunni
^ cui una mezza dozzina di
.svantaggiati, al 2° piano il
^'Servizio riabilitativo (iniziato
nel 1989) che attua programl,mi di prevenzione, terapia e
;jfiabiIitazione nei settori della
.psicologia, neuropsichiatria,
; logopedia, neuropsicomotri( cità e assistenza sociale.
( Sulla sinistra, in fondo al
giardino, la Casa dei Mirti
Gioco creativo aiia Noce
(aperta nel 1992) che accoglie
8 adolescenti inviati dal Tribunale dei minori: sulla destra, al pianterreno, nei locali
recuperati dai tuguri che si
affacciavano sul giardino, i laboratori (aperti nel 1985) dove una cinquantina di minori,
in orario extrascolastico, sperimentano le loro potenzialità
ideative e creative. Altri spazi
recentemente ristrutturati offrono ospitalità al Centro sociale del quartiere (iniziato
nel 1997) che propone alla
gente del posto occasioni di
educazione permanente, con
laboratori di informatica, sartoria, ceramica, musica. E ancora l’ufficio di coordinamento del Servizio educativo
domiciliare (iniziato nel 1994)
che, in collegamento con i
servizi sociali del Comune e
del ministero di Grazia e Giu
:iBt
Un appello accorato
alla nostra coscienza
PIETRO VALDO PANASCIA
A LL’ORIGINE della
nostra presenza diaconale alla Noce c’è una
vocazione, una chiamata,
un appello accorato alla
[„nostra coscienza. Per noi è
llti’awentura: non abbiado mezzi, non abbiamo
PSiiospettive, Tunica risorsa
^ono i vecchi locali che i
Coniugi Caruso ci mettono
’adisposizione, adiacenti
loro villa. Tuttavia la
'ftostra diventa una bella
'avventura: i fanciulli accorgono numerosi e festanti
con i libri sotto il braccio,
Sfocano per molte ore nel
aostro grande cortile».
.n sogno si attuerà solo
1970. Ma mi assalì il
dubbio di avere preso un
fflipegno e assunto una re^nsabilità troppo grande.
“ la predicazione e la cura
d’anime della chiesa affidatami? Perché non avevo
detto ai coniugi Caruso di
«Volgersi alle autorità scolastiche? Ma poi ho pensa^«Ma che cosa ne sarebbe
Iwto di quei fanciulli?».
Molte sarebbero state le
’tà e gli ostacoli che
^tem no dovuto superare.
q lanto il nostro am*d®hte s a tradizionalmente
a c gni iniziativa pronte, si sa che c’è una
^afia che comanda nel
quartiere delle istituzioni.
Ma quando, come ha detto
Giorgio Bouchard al Sinodo
dell’anno scorso, c’è una
vocazione che si impone alla coscienza protestante, si
deve ubbidire a una legge
che si impone senza lasciare libertà di scelta. Perciò
nonostante la nostra debolezza l’opera potè crescere
come un seme nella buona
terra e diventare un grande
albero che ha dato un frutto
rigoglioso, La Noce. Il frutto
è stato rigoglioso perché
così predestinato dalle origini e a chi cresce non si
può dare un vestito stretto.
Perciò la Noce è diventato
«diaconia pesante».
Ma la diaconia per i fanciulli non può mai essere
considerata pesante. Basta
pensare al grande amore
che Gesù ha avuto per i
fanciulli; alle grandi sofferenze a cui esponiamo i
fanciulli: al fatto che i fanciulli sono la sola grande
speranza di un mondo migliore. Quando, dopo parecchi anni, mia moglie ed
io incontriamo alunni che
sono cresciuti nel nostro
Centro, essi ci dicono (come si usava allora): «Signora Panascia, pastore Panascia, quelli sono stati gli anni più belli della nostra vita,
E tuttavia non abbiamo da
trarne alcun vanto (...)».
stizia, sta preparandosi a
operare su tutto il territorio
cittadino dopo aver assunto 20 educatori e psicologi.
Nella casa antistante troviamo la Casa di Batja (aperta
nel 1997) che accoglie 9 minori da 0 a 5 anni in attesa di
un affidamento familiare.
Possiamo ancora vedere,
guardando in su, tre piani
completamente rinnovati per
la foresteria (72 posti letto) e
sulla strada un palazzo con 5
piani di alloggi per uso abitazione. Un’opera educativa
imponente dunque, con oltre
350 utenti che noi preferiamo
chiamare bimbi, bimbe, cittadini, cittadine. Se chiedo quale didattica si adotti là direzione, gli insegnanti, i volontari, tutti coloro (un centinaio) che hanno un contatto
con i ragazzi, tutti, me compreso, sono imbarazzati nel
rispondere. Credo che la risposta la possiamo dare riferendoci al grande cartellone
che campeggia in cima alle
scale, all’entrata della scuola
elementare e che riporta uno
slogan della Campagna centroamericana contro il maltrattamento infantile: «Qui
niente botte che fanno male,
niente parole che feriscono,
qui educhiamo con affetto».
Queste semplici parole di una
profondità pedagogica ed esistenziale vertiginosa accompagnano i pensieri, la voce,
gli sguardi di chi qui svolge
opera di istruzione, di vigilanza, di assistenza, di animazione, senza dimenticare l’opera
di amministrazione e gestione che è la longa manus di
tutta l’impostazione.
Le entrate e le uscite dei ragazzi (8.30 e 14,30) appaiono
molto folcloristiche. Un viavai agitato di genitori, un vociare alto e scomposto, bambini poco ubbidienti. Ma osservando meglio si nota una
comunicazione di calda umanità; i genitori che si interessano a quanto svolto in
giornata, inviti a casa per i
compagni del figlio, appuntamenti scambiati, tutti che
sanno tutto di tutti, un saluto
tutto speciale ai bimbi portatori di handicap. E poi tanta
attenzione affettuosa da parte degli operatori addetti
all’uscita per i bambini (sono
tanti) che non vengono ritirati in orario. E mai un’alzata di
voce, un rimprovero. Provate
a entrare in un’aula: sarete
stupiti che la venuta di un
estraneo non fa problema, gli
alunni continuano indistur
bati quanto stanno facendo e
dopo un po’ ti aggrediscono
sornioni con «chi sei?», «da
dove vieni?», «che cosa fai?»,
«quanti anni hai?».
Nel corso della cerimonia
per il quarantennale del Centro diaconale, un bimbo evidentemente in crisi si aggirava fra i numerosi invitati facendo ad alta voce il verso
della rana. Dietro di lui, vicino
a lui, per più di un’ora i maestri a turno hanno cercato di
limitare quel gracidare facendo opera di persuasione con
voce normale e con gesti pacati senza mai ricorrere alla
minaccia. Sempre in quel
giorno gli invitati si sono estasiati nel godersi lo spettacolo
dei piccoli della scuola materna che con tanta naturalezza
e per niente ingessati hanno
cantato, ballato, presentando
aspetti del folclore internazionale (i progetti educativi privilegiano l’educazione alla
mondialità); gli stessi spettatori si sono stupiti nelTammirare la compostezza e la serietà con cui tutti i ragazzi
dell’elementare hanno ripetuto la cerimonia dell’apertura
dei giochi olimpici.
A fronte di tutto questo
modo di fare educazione c’è
un lavoro di preparazione costante e coscienzioso degli
insegnanti. Nella materna il
coordinatore Lillo Falci è
soddisfatto dell’impegno che
le insegnanti manifestano nel
preparare il prossimo progetto educativo che sarà centrato sull’acquisizione di una
coscienza ecologica. L’obiettivo è «avvicinare i bambini
allo studio dell’ambiente naturale». Nelle elementari le
insegnanti si stanno preparando ad affrontare un nuovo modulo organizzativo: dal
modulo 2 insegnanti su 2
classi si passa a 2 insegnanti
assegnati su una sola classe e
per completare l’orario le insegnanti svolgeranno attività
specialistiche a beneficio di
tutte le classi: sostegno e
handicap, educazione motoria, attività espressiva, educazione civica, cucina...
Un’isola felice? Non proprio, perché anche qui, all’ombra degli aranci in fiore,
scoppiano le contraddizioni
di Palermo, di quella città che
ultimamente mi piace chiamare «bella e dannata». Sappiamo tutti che al di là di
quel portone su via Evangelista di Blasi, si apre piazza
Noce che è emblematicamente il compendio dei mali
di Palermo e della Sicilia: i
marciapiedi invasi abusivamente dai commercianti, i
carretti delle verdure, non diversi da quelli di 100 anni fa,
messi di traverso al passaggio, un brulicare di compravendita dove gli scontrini fiscali sono ancora tutti da inventare, le immondizie non
rimosse, un caos assordante
di automobili, motocicli, persone in flagrante contravvenzione del codice della strada.
E su tutto questo, lì nel bel
mezzo, la statua gigante alta
e imperiosa della Madonna
con la sua coroncina di luce
che neanche quella funziona.
Al di qua di quel portone siamo ben consci che dobbiamo
preparare i nostri bimbi, le
nostre bimbe, le donne e gli
uomini che si rivolgono a noi
a saper uscire nella città per
cambiarla. «Cercate il bene
della città» (Geremia 29, 7):
un impegno non facile ma
ineludibile, e per tutti noi entusiasmante, per i prossimi
40 anni di «La Noce» con la
sua comunità educante.
La fontana del giardino e la nuova ala della Foresteria
I servizi attualmente
in funzione
Il Centro diaconale è attivo
nella città di Palermo dal
1959. Comprende Formai secolare tradizione delle scuole
delTIstituto valdese (fondate
nel 1861) e altre forme di servizio educativo e sociale che
si sono andate via vìa sviluppando in risposta a esigenze
emerse nella città o come
proposte alternative rispetto
ai tradizionali schemi dell’assistenza.
I servizi attualmente attivi
sono:
- scuola dell’infanzia con
orario prolungato, 4 classi
(90 posti):
- scuola elementare con orario prolungato, 5 classi (120
posti):
- servizio socio-educativo in
regime di «semiconvitto»
per 25 minori a rischio;
- casa famiglia «Casa di Batja» per 10 bambini da 0 a 5
anni in situazione preadottiva;
- comunità alloggio «Casa dei
Mirti» per 8 adolescenti a
rischio:
- servizio di diagnosi e cura
delle disabilità in età evolutiva (60 posti);
- servizio educativo domiciliare (Sed):
- laboratori propedeutici in
attività sportive, creative e
espressive (60 posti);
- centro sociale per famiglie
nell’ambito del progetto
«Icona» (50 iscritti);
- foresteria con spazi per attività seminariali (70 posti).
Nell’ambito della formazione
il Centro:
- tiene corsi di formazione
per docenti delle scuole
pubbliche con particolare
riferimento all’inserimento
dei bambini disabili:
- ospita corsi pluriennali di
specializzazione in psicologia dell’età evolutiva e di
psicologia sociale per il
counseling e la relazione di
aiuto;
- ospita e promuove corsi di
aggiornamento in discipline educative e sociali;
- ha ottenuto il riconoscimento regionale per 2 corsi
per educatori nell’ambito
dei programmi realizzati
attraverso il Fondo sociale
europeo;
- segue, in accordo con l’Università, il tirocinio di studenti delle facoltà di Psicologia, di Scienze della formazione e della Scuola per
assistenti sociali.
Cronologia dei primi anni
1959: Il pastore Panascia è
a Palermo da 3 anni, dove ha
trovato T«Istituto valdese», la
scuola evangelica di via Spezio, fondata nel 1865, in fase
di chiusura, e si impegna a
rilanciarla. Nello stesso anno
i coniugi Caruso, battisti itaio-americani, tornano a Palermo e, colpiti dalla drammatica condizione dei bambini, mettono a disposizione
della chiesa un locale nel
quartiere della Noce e una
somma di denaro.
1961: Il segretario generale
dell’organismo di solidarietà
delle chiese svizzere Heks,
past. Hellestern, visita la
scuola di via Spezio, il doposcuola della Noce e Cortile
Cascino, dove la popolazione
e i bambini vivono in un indescrivibile stato di miseria,
nel fetore e nel fango, in cui
giocano seminudi tra i liquami della fogna a cielo aperto,
così come già denunciato da
un’inchiesta-appello di Danilo Dolci. Di lì inizia la collaborazione e il sostegno per
l’opera di Palermo, e un aiuto particolare per un’opera
tra i bambini del Cortile Cascino, che verrà poi sgombrato solo nel ’67 dalla polizia, senza risolvere però i
problemi alla radice.
1965: L’opera diaconale
continua in altri quartieri
della città con il sostegno del
pastore Rathgeber, segretario
del Dwhn e l’apporto di numerosi laici.
Il pastore Panascia con la moglie Pina
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 14 MAGGIO 199q
Aggiornamento sulle iniziative del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Gli evangelici italiani per il Kosovo
Attualmente l'invio di aiuti in denaro è preferibile a quello in prodotti e materiali
di prima necessità. Secondo l'Acnur i profughi e i rifugiati interni sono 670.000
Dai dati forniti dali’Alto
commissariato per i rifugiati
(Acnur) aggiornati ai 3 maggio
1999 la stima totale dei profughi e rifugiati interni è di
665.520 persone distribuite
nei seguenti paesi: Montenegro, Serbia, Macedonia, Albania, Bosnia-Erzegovina. Per il
Montenegro e la Serbia non ci
sono dati sulla dislocazione
dei profughi; in Macedonia i
profughi sono prevalentemente ospitati in casa presso
famiglie di etnia albanese nella parte occidentale del paese:
in Albania si stima che tra le
50.000 e le 70.000 persone sono alloggiate nei campi profughi; circa 80.000 persone sono
ospitate presso famiglie albanesi; mentre circa 200.000
persone sono alloggiate o in
strutture fatiscenti prive dei
servizi o sono in strada.
I dati sulle evacuazioni umanitarie di rifugiati kosovari
dalla Macedonia nel periodo
dal 5 aprile al 2 maggio 1999
sono di 26.780 persone in totale che sono state trasferite
nei seguenti paesi: Austria,
Olanda, Belgio, Norvegia,
Croazia, Polonia, Danimarca,
Repubblica Ceca, Finlandia,
Spagna, Francia, Slovenia,
Germania, Svezia, Gran Bretaña, Svizzera, Islanda, Turchia, Israele.
Coordinamento operativo
in Italia e in Albania
Il Servizio rifugiati e migranti
(Srm) della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) continua la cooperazione sul fronte delle iniziative di aiuto umanitario con le
organizzazioni ed associazioni aderenti al Consorzio italiano per la solidarietà (Ics) e
con l’Adra-Italia. Il 21 aprile il
Srm ha partecipato a una riunione del «tavolino campi»,
coordinato dal Dipartimento
affari sociali della presidenza
del Consiglio dei ministri, nel
quale sono state discusse le
agevolazioni per i volontari
che andranno in Albania e il
tipo di sostegno che il governo può garantire agli enti e
associazioni che operano in
Albania. Il 26 aprile il Srm ha
partecipato a un incontro
sulla gestione dei 5 campi
dellTcs che ospitano al momento un totale di 4.000 persone e per i quali è in corso
un ampliamento in vista dell’arrivo di nuovi profughi.
La Fondazione battista di
Tirana si è incontrata in questi giorni con i rappresentanti
dell’Ics a Tirana, che si è reso
disponibile ad agevolare le
pratiche di sdoganamento
dei carichi umanitari inviati
dall’Italia alla Fondazione
battista. Un altro incontro si
è svolto tra la Fondazione
battista e l’Adra-Albania che
dagli inizi di aprile è stata incaricata dal Wfp (Programma
mondiale per l’alimentazione) della distribuzione dei viveri in nove centri profughi
in Albania per un totale di
circa 100.000 persone. Le due
entità religiose presenti in Albania si sono accordate per
una stretta collaborazione
sulle iniziative in atto.
Raccolta e distribuzione
di aiuti
e disponibilità di volontari
Il Srm non si occupa direttamente della raccolta trasporto e distribuzione dei
materiali destinati ai rifugiati
del Kosovo. È però in costante contatto con altri enti e associazioni che operano direttamente in Albania o che,
grazie alle dimensioni delle
proprie strutture, hanno potuto attivare dei canali diretti
e costanti di trasporto del
materiale raccolto. Siamo
consapevoli del desiderio di
numerose comunità di fare
qualcosa di concreto. Ciononostante invitiamo tutti i fratelli e le sorelle a considerare
le difficoltà con le quali chi
opera in Albania è costretto a
confrontarsi quotidianamente e la rapidità con cui cambiano le esigenze e il quadro
globale nel quale intervenire.
Nel primo mese di emergenza l’Àlbania è stata sommersa
di container di vestiario e alimenti che, non essendo destinati ad un preciso intervento, si sono dispersi nelle
maglie della burocrazia, finendo molte volte nelle mani
della malavita organizzata.
Tutti gli operatori in Albania
chiedono l’invio di denaro
piuttosto che di beni materiali in quanto la disponibilità in loco di risorse finanziarie permette una più rapida e
mirata risposta alle esigenze.
Per agevolare le chiese che
comunque decidano di inviare aiuti umanitari direttamente in Albania diamo di seguito
delle indicazioni sulle iniziati
Dal 14° circuito
Sostenere gli aiuti ai profughi
L’Assemblea del 14° circuito delle chiese valdesi e metodiste, riunita a Bari il 2 maggio, ha approvato il seguente ordine del giorno:
«L’Assemblea, unita nelTesprimere il travaglio di coscienza delle chiese di fi-onte alla guerra in corso nei Balcani e al
diretto coinvolgimento delTItalia nelle ostilità e nella preghiera di intercessione al Signore della pace, ma controversa sulle origini del conflitto e sulle soluzioni da proporre,
invita le chiese:
- a sostenere con tutti i mezzi a loro disposizione gli sforzi del Servizio rifugiati e migranti Fcei e dell’Adra a favore
dei profughi;
- a favorire ogni iniziativa mirante a una lucida e approfondita analisi delle cause e delle implicazioni del conflitto in corso, in vista di una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti affinché il secolo che viene
possa definitivamente bandire la gueira quale mezzo per la
risoluzione delle controversie fra nazioni e popoli diversi
nel pieno rispetto dei diritti umani».
ve attivate da alcuni dei nostri
partner per quanto riguarda
la raccolta di materiali.
Il Centro gestito dalla Fondazione battista di Tirana si
sta adoperando a sostegno
delle famiglie kosovare che
hanno trovato rifugio presso
famiglie albanesi o che si sono sistemate in case sfitte,
spesso malandate concesse
sia gratuitamente o più spesso in affitto dai proprietari.
Uno degli obiettivi del Centro è quello di aprire un magazzino dove le famiglie di riffigiati possano andare a provare e scegliere vestiti e scarpe a seconda delle proprie
esigenze. Il centro lavora
inoltre con altri gruppi per
fornire pasti caldi ai riftigiati.
A questo riguardo il Centro
ha lanciato un appello per la
raccolta di vestiti lavati e disinfettati e in ottime condizioni, scarpe nuove di tutte
le misure, biancheria intima
nuova per bambini e per
aduiti, utensili da cucina
(fomelietti a gas, piatti, posate, bicchieri), prodotti per
l’igiene personale, intima e la
cura femminile, pannolini
per bambini, shampoo antipidocchi, cibo in scatola. Il
materiale può essere inviato
con spedizioni in proprio e
agevolate dall’Ics.
L’Adra-Italia (Adventist
Development Relief Agency)
è operativa nella raccolta di
aiuti umanitari con dei centri
dislocati in varie città d’Italia: Bari, via Pizzoli, 11/13,
70123., tei. e fax 080-5239017;
Cesena, via C. E. Gadda 300,
47023., tei. 0541-932682; Iesi
(An), via del Prato 9, 60035,
tei. e fax 0731-212949; Roma,
Lungotevere Michelangelo 7,
00192, tei. 06-3210757; Sciacca, via di Paola 14, 92019, tei.
0925-24040; Sesto San Giovanni (Milano), via Pace 192,
20099, tei. e fax 02-2405582;
Centro operativo e deposito,
via Chiantigiana 30, Falciani,
50023 Impruneta (Fi), tei. e
fax 055-2373503. Nell’appello
di Adra-ltalia viene indicata
una lista di prodotti prioritari
in particolare igienico-sanitari e alimenti per l’infanzia: sapone, dentifricio, shampoo,
assorbenti, alcool, pannolini
e detergenti per bambini; alimenti per bambini (0-24 mesi): omogeneizzati, pappe, biscotti, succhi. Nell’appello si
ricorda che non è più necessaria, per il momento, la raccolta di vestiario.
L’Ics, di cui il Srm è membro, non gestisce una raccolta
in proprio e consiglia ai gruppi che intendono inviare aiuti
umanitari ai profughi del Kosovo di autorganizzarsi per
quanto riguarda la raccolta e
il trasporto del carico fino al
porto albanese di Durazzo. I
volontari dell’Ics presenti sul
luogo si incaricheranno delle
operazioni di sdoganamento
e del trasporto e distribuzione dei materiali presso i centri profughi da loro gestiti
nelle tre località di Burrel,
Golem e Rubic. Il Srm, infine,
è attivo nella raccolta di disponibilità di volontariato in
Albania e Macedonia. Quanti
sono interessati possono contattate il Srm: telefono 0649905101:4825120.
Iniziative politiche
Numerose associazioni pacifiste e di volontariato, organizzazioni non governative e
enti religiosi, tra cui la Fcei,
hanno organizzato una delegazione con l’obiettivo di portare un messaggio di pace e di
dialogo nelle tre capitali principalmente coinvolte dal conflitto, Belgrado, Pristina e
Podgorica, di cui il pastore
Massimo Aprile riferisce nel
resoconto in prima pagina di
questo numero del giornale. Il
20 aprile il Srm ha partecipato
a un incontro organizzato
dalTAcnur di aggiornamento
sulla situazione dei profughi
in Albania e sulle possibili
azioni in Italia. Dall’incontro
è emersa la necessità di sollecitare il governo italiano riguardo la questione dell’accoglienza dei profughi in Italia,
accoglienza poi decisa in questi ultimi giorni. Il 27 aprile il
Srm ha partecipato a due incontri con i parlamentari della maggioranza firmatari dell’appello contro la guerra i
quali hanno convocato le associazioni per essere aggiornati sulle attività che svolgono
e sulle posizioni riguardo l’accoglienza dei profughi.
Offerte per l'emergenza
Kosovo
La Fcei ha finora ricevuto
offerte per un totale di circa
60 milioni di lire di cui circa
45 milioni provenienti da
chiese italiane e il restante
da chiese estere. 1 versamenti possono essere effettuati
sul conto corrente postale
intestato a; Federazione delle chiese evangeliche in Italia c/c postale: 38016002; oppure sul c/c bancario intestato a: Federazione delle
chiese evangeliche. Banca di
Roma, conto 650903/33, Abi:
03002, Cab: 05014, Agenzia
207, via del Viminale n. 26,
Roma. In entrambi i casi indicare sempre la casuale «a
favore dei profughi del Kosovo e boat people».
Informiamo le chiese e gli
amici che la Fcei ha deciso di
cambiare il riferimento bancario per l’invio delle offerte
in seguito a una comunicazione ricevuta nei giorni
scorsi. Un fratello, infatti, ci
ha fatto notare che la Banca
commerciale italiana è coinvolta nel finanziamento del
commercio di armi. Purtroppo non è semplice cambiare
la banche. Per il momento la
Fcei ha provveduto a cambiare la Banca di riferimento
per i versamenti delle offerte
riproponendosi al più presto
di individuare una banca che
non sia implicata in finanziamenti di attività non moralmente accettabili e a trasferire le proprie risorse finanziarie su un nuovo conto. Il Srm
informa che le offerte a favore dei profughi del Kosovo
versate direttamente alla Federazione non possono essere defiscalizzate nella dichiarazione dei redditi. La Fcei si
sta adoperando presso il governo per superare questo
problema, ma ancora la situazione non è risolta.
Infine, in questo momento
di grave tensione e di guerra,
invitiamo tutte le chiese a testimoniare con forza il Signore della pace attraverso gli
strumenti che appartengono
a tutti i credenti: la preghiera
e la riflessione biblica.
M Veglia ecumenica a Pàiermo
I cristiani in preghiera
per la pace nei Balcani
Mercoledì 28 aprile una veglia di preghiera per la pace
ha radunato nel tempio valdese di via Spezio circa 120
persone. La veglia era stata
indetta da diverse chiese e organizzazioni e in particolare
dal Movimento intemazionale della riconciliazione (Mir),
dal Centro per la pastorale
della cultura e dalla Commissione ecumenica della diocesi
di Palermo, dalle chiese valdese, metodista e awentista,
dal Segretariato attività ecumeniche (Sae). La veglia è
stata centrata sulla confessione di peccato (Isaia 1, 10-20)
e sulla speranza nel Cristo
nostra pace (Efesini 2, 14-18).
Durante la veglia, a cui hanno
partecipato attivamente cattolici, evangelici e ortodossi
sia nella riflessione che nella
preghiera, è stato firmato e
distribuito per la raccolta di
ulteriori firme un «Appello in
forma di preghiera» per la pace. I partecipanti, che nell’invito erano stati sollecitati a
digiunare la sera del 28 e a offrire l’equivalente di un pasto, hanno raccolto contributi
per 1 milione e 800.000 lire.
L’offerta è stata destinata al
Consorzio italiano di solidarietà (Ics) che gestisce 5 campi profughi in Albania. Ecco il
testo dell’appello.
«Noi, cristiani di Palermo
appartenenti a diverse con
fessioni, in questo momento
di dolore e disorientamento
nel quale la causa della pace
sembra soverchiata dal ricorso alle armi, ci ancoriamo alla
parola di Dio per ricordare
che Gesù ci ha insegnato a
non rispondere alla violenza
con la violenza. Riconosciamo
amaramente che noi e le nostre chiese siamo stati sinora
incapaci di ottenere che nella
cruenta emergenza balcanica
la ricerca del dialogo prevalesse sull’esercizio dei rapporti di forza; riconosciamo di
non essere stati in grado di testimoniare efficacemente
l’amore che diciamo di professare. Nello stesso tempo
riaffermiamo umilmente che
Dio è Signore anche della storia, attraverso la croce di Gesù. A lui chiediamo di perdonare la nostra ignavia e di
rendere capaci noi e tutti gli
uomini e le donne del mondo
di resistere oggi alla disperazione e all’indifferenza spendendoci senza sosta nella ricerca delle vie di riconciliazione che da soli potremmo
non riuscire a distinguere e a
percorrere. In questo spirito
di preghiera, ponendoci dalla
parte di tutte le vittime, chiediamo che tutte le armi tacciano e che si ponga subito
mano all’opera di risanamento delle piaghe materiali che
la guerra ha causato».
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Un lutto a Campobasso
Un esempio di testimonianza
Con
FRAI
La comunità battista-valdese di Campobasso il 30
aprile scorso ha reso l’estremo saluto alla sorella Maria
Rosaria Gargano Corbo. All’annunzio del Cristo risorto
di sono aggiunte tante testimonianze da parte di colleghi, amici e studenti per il
suo diligente impegno negli
oltre trent’anni di insegnamento. Per molti alunni essa
è stata non solo l’insegnante
di riconosciuta seria e alta
professionalità, ma anche la
confidente educatrice in tante situazioni.
Maria Rosaria ha testimoniato così la sua fede evangelica. Arricchiva se stessa, il
suo personale insegnamento
e quanti essa incontrava imparando dall’insegnamento
evangelico. Nei suoi due anri
di dolorosa lotta contro ü
male fisico, Dio le ha concesso di conservare la fede e in
certi momenti perfino un sano «humour» nelle relazioni
con il prossimo.
La nostra sorella ci lascia un
esempio di testimonianza da
rendere a colui che ci è padre,
guida e maestro in tutti i campi della vita nelle sue svariate
manifestazioni. Essa consegna il testimone ai suoi cari e
a tutti coloro che, comunque,
combattono il «buon combattimento della fede» nelle loro
particolari situazioni. Grazie,
o Signore, per l’opera che tu
hai compiuto servendoti della
sorella Maria Rosaria, perii
bene di tante persone. A te
soltanto lode e gloria! (s.c.)
MIGLIONICO — Alle ore 11 del 30 maggio, nella chiesa battista, terremo un culto speciale per salutare la pastora Marilù Moore, che quest’anno torna nel suo paese d’origine
dopo più di trent’anni di ministero nel nostro paese. PergU
ultimi vent’anni la pastora Moore, prima donna a esercitare il ministero pastorale in seno alle chiese battiste italiane,
ha svolto il suo lavoro in Puglia e Basilicata. Tutte le chiese
della zona sono invitate a partecipare. Inoltre la chiesa battista di Miglionico comunica che le celebrazioni del centenario sono state spostate fino al 2-3 ottobre prossimo.
PRAMOLLO — Nell’assemblea di chiesa di domenica 9 maggi®
sono stati eletti deputati alla Conferenza distrettuale Alma
Beux e Gustavo Long (suppl. Carla Long e Rina Ferrerò) e
deputata al Sinodo Ivana Costabel (suppl. Claudia Traversi.
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Culto di Pentecoste
in Eurovisione
23 maggio 1999-Ore 10,05-10,50-Raidue
I segni della presenza dello Spirito*
La spiritualità della Pentecoste
trasmesso dalla Chiesa evangelica riformata di Lugano
presiedono i pastori Otto Rauch e Daniele Campoli
con la partecipazione dell’organista Livio Vanoni, del coro
enimenirn dei bambini di Avrà e di membri della Comuni
ecumenico dei bambini di Agra e di membri della
evangelica riformata del Sottoceneri.
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Vita Delle Chiese
Riunite le chiese evangeliche di Puglia e Lucania
llliziative a favore dei profughi del Kosovo
Indetta dal presidente della
federazione delle chiese e¿jBgeliche di Puglia e Lucajje, si è svoita nei locali della
^esa battista di Bari il 23
^rile una riunione di pastori, responsabili di chiese lo£jli, responsabili del Servizio
jjjii^ati e migranti e responjjriili deil’Adra per fare il
lunto della situazione degli
jud al Kosovo, per valutare
le iniziativa avviate dalle
chiese contro la guerra, per
„[ganizzare gli aiuti delle
chiese evangeliche federate
alla popolazione del Kosovo
nei prossimi mesi e per valutare l’opportunità o meno di
alia manifestazione pubblica
Jefla Federazione regionale a
Ivore della pace.
Fin dall’inizio dell’interjento Nato sulla Serbia, dilerse sono state le iniziative
piate dalle chiese di Puglia
(Incania: dalle riunioni di
peghiera, anche pubbliche,
tome quella organizzata dalla Chiesa battista di Mottola,
alle manifestazioni pubbliche per la pace; in particolaic,per la Chiesa battista di
¿ia del Colle la partecipazione alle manifestazioni
pubbliche davanti alla base
N® è diventato un impegno
aettìmanale.
Dal breve incontro è emer
so come anche all’interno
delle chiese la fede è messa
alla prova quando gli eventi
della storia avanzano e annunciano il loro carico di
morte. La guerra è in questo
senso il luogo dove non solo
si manifestano le grandi potenze, oggi occidentali e cristiane, con il loro potenziale
tecnologico sofisticatissimo
e avanzato; non solo il luogo
dell’esercizio della supremazia che semina distruzioni e
morte, da una parte e dall’altra, ma anche il luogo dove le
coscienze si dividono: chi
sceglie di opporsi alla guerra
perché comunque portatrice
di morte; chi si pone daH’altra parte convinto di essere
dalla parte del giusto, ritenendo questa guerra una
guerra giusta.
Considerando gli eventi
degli ultimi dieci anni che
hanno visto lo smembramento dell'ex Jugoslavia dopo la caduta del muro di
Berlino, accompagnato da
atti di barbarie inaudita,
questa guerra è il luogo dove
può essere riproposta la domanda di Bonhoeffer: «Se un
giorno mi trovassi nella Kurfurstenstrasse e mi venisse
incontro im pazzo alla guida
di un’automobile, che investisse i passanti, quale sareb
be il mio compito di pastore?
Seppellire i morti e curare i
feriti o cercare di arrestare il
pazzo?». A partire da questa
domanda è scaturita, quale
riflessione preliminare alle
azioni di solidarietà e di soccorso alle popolazioni del
Kosovo da intraprendere insieme, la necessità della preghiera come luogo in cui si
riconciliano le coscienze.
Nel corso dell’incontro è
stata anche riaffermata con
forza la necessità di una manifestazione pubblica di preghiera e di canti per la pace
che sarà organizzata a livello
ecumenico nei prossimi giorni a Bari. Nel frattempo le
chiese evangeliche della Fcepl, interessate anche a seguire per il futuro progetti mirati
con la Federazione battista
europea, presente a Tirana
con il pastore Saverio Guarna, sono invitate a destinare
gli aiuti alla popolazione del
Kosovo attraverso l’Adra che
ha assunto l’impegno di
provvedere a 100.000 pasti
giornalieri. Da qui l’appello
alle chiese di Puglia e Lucania di inviare presso il centro
di via Pizzoli a Bari alimenti
per bambini, articoli per
l’igiene personale, abbigliamento intimo per bambini,
donne e anziani.
& Napoli
Gli amici
deirospedale
Villa Befania
LUCIANO CINICA
■ Attività comunitarie della Chiesa valdese di Angrogna
Con i luterani del Pays de Montbéliard
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FRANCO TAGLIERÒ
TTlKkCinquantina di fratelli
U eilsorelle della chiesa di
tra cui i membri
iefcorale, ha vissuto 3 inWgiomate di scambio con
kcomunità della parrocchia
I (kIMont-Bart, appartenente
il Chiesa evangelica luteraudi Francia nel Pays de
Eitbéliard, di cui una deleone era stata in visita a
rogna lo scorso anno. Un
Incerto molto affollato e un
feettanto vivace culto hanno
*8nato i punti più qualificanidi questa visita che il pasto®Io61 Dautheville e il pastore
ranco Taglierò, entrambi
tonbri del Consiglio della
(iraa, hanno voluto fosse visteproprio nello spirito della
^divisione e della comuniazione, fondamento della
'Comunità di chiese protetetì in missione».
•Edeceduta dopo breve
•^attia Ida Malan ved. Fergià residente a Torino e
••qualche anno ritornata ai
Gonin. La comunità esprime
la sua solidarietà alla famiglia.
• È stato battezzato William Marcellino, di Danilo e
Luisa Ivol (capoluogo). Il Signore dia al bimbo e ai suoi
genitori una vita benedetta.
• Ringraziamo i pastori
Franco Davite e Alberto Taccia e la prédicatrice locale
Maria Pia Sbaffi che hanno
prestato la loro opera presiedendo alcuni culti.
• Tra marzo e aprile la chiesa di Angrogna ha organizzato alcuni incontri di carattere
culturale e informativo, inserendosi con la sua specificità
e la sua competenza tra le
numerose iniziative delle associazioni laiche e del Comune. Si era iniziato con una serie di 3 serate sulla storia valdese e sui suoi luoghi in vai
d’Angrogna. Prima i pastori
Franco Taglierò e Giorgio
Tourn, poi il maestro JeanLouis Sappé hanno intrattenuto i partecipanti con aneddoti angrognini, fornendo
ricche informazioni storiche
e toponomastiche, alcune
non conosciute dai presenti.
• A cura dell’Unione femminile si è svolto un dibattito
pubblico dal titolo «Le cure
palliative, queste sconosciute», a cui hanno dato un forte
contributo il pastore Alberto
Taccia e alcuni volontari e
operatori dell’associazione
pinerolese «Mai soli», che si
occupa dell’assistenza a domicilio dei malati terminali.
Questa iniziativa ha concluso
la riflessione della comunità
sul documento sull’etica, che
si era svolta precedentemente nelle riunioni quartierali. Il
Concistoro ha poi espresso in
modo ufficiale al gruppo preparatore del documento l’apprezzamento della comunità
per il lavoro svolto e per la
chiarezza delle indicazioni
proposte. L’ultimo incontro
del ciclo è stato con il pastore
Miguel Cabrera il quale ha
parlato delle chiese valdesi
sudamericane del Rio de La
Piata a un pubblico purtroppo inferiore alle aspettative.
SULLA scorta di quanto realizzato nel 1980 da un
gruppo di fratelli valdesi di
Torre Pellice e sulla base di
quanto già auspicato nel 1984
dall’allora presidente dell’ospedale «Villa Betania», dr.
Teofilo Santi, si è pensato di
costituire un’Associazione di
amici dell’Ospedale evangelico «Villa Betania» di Napoli,
con lo scopo di promuovere e
sostenere iniziative dirette a
far conoscere e favorire lo sviluppo delle attività dell’ospedale stesso.
I benefici e i vantaggi che
potrebbero derivare da questa associazione sono;
- associativi e comunitari,
in quanto si può stimolare
un’aggregazione e un’attenzione verso le tematiche dell’ospedale delle comunità
evangeliche napoletane, e
non solo di esse, e di persone
non evangeliche ma attente
alle sorti dell’ospedale, sia italiani che stranieri. L’analoga
associazione di Torre Pellice
conta circa 600 iscritti;
- promozionali, di sostegno
alle iniziative di pubbliche relazioni a favore dell’ospedale
come campagne di sensibilizzazione su problemi specifici;
- conoscitivi, l’associazione
potrebbe sponsorizzare un
bollettino informativo rivolto
sia all’interno che all’esterno
dell’ospedale stesso;
- culturali e scientifici, si
potrebbero proporre borse di
studio, riflessioni, seminari,
convegni su temi di sanità, di
medicina, di pastorale clinica,
di bioetica e altro;
-finanziari, in quanto, pur
essendo l’ospedale dotato di
una sua autonomia gestionale, si potrebbero raccogliere
fondi da destinare all’acquisto di apparecchiature o di altri beni per migliorare la qualità del servizio e dell’assistenza offerta ai malati.
Il 22 marzo scorso questa
iniziativa è stata illustrata anche all’assemblea della Fondazione evangelica betania
che si è rallegrata del progetto
e ha incaricato chi scrive di
farlo conoscere alle nostre comunità si è pensato di costituire un gruppo promotore
che abbia il compito di raccogliere le prime adesioni e di
preparare una bozza di statuto. Per ogni chiarimento e collaborazione potete scrivere o
telefonare a: Luciano Lirica,
corso Vittorio Emanuele 494,
80135 Napoli - 081/ 5492648.
I battira Ma)rigine
Per gli
ercitaaliane,
chiese
sa batcente
I.
naggio
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reto) e
aversi
Gianmario S.
54 anni
imprenditore
Per godersi i privilegi della terza età
‘‘Ma madre si è ripresa
la sua libertà”
Quando mia madre mi ha detto che si
annoiava a vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.^
Lei cercava un posto dove stare con persone
della sua ètà, io le ho trovato una bella villa confortevole con
un parco facilmente raggiungibile dalla città.^
Lei voleva mantenere la sua indipendenza
e le sue abitudini e io ho provveduto ad assicurarle insieme,*^
anche un servizio qualificato e un'assistenza continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci vediamo. ^
la serenità è di casa
Via P. Lazzari, 25
21046 Malnate (Va)
Fax 0332 86 10 72
m
numero
cortesia
Tel. 0332 42 6101
PAG. 9 SFORMA
Agenda
14-16 ma^io
TORINO — Carlo Leila, responsabile per l’animazione musicale e liturgica delTUcebi, tiene un seminario nella chiesa
battista di via Passalacqua: venerdì 14 dalle 20,30 alle 22,30,
sabato 15 dalle 16,30 alle 19 e dalle 20,30 alle 22,30.
TORINO — Alla Fiera del libro, alle ore 11, presentazione
del volume pubblicato dalla Camera dei deputati «Evangelici in Parlamento (1850-1982)».
Iffmaflsto.çAL
MILANO — Alle ore 18, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante, per
il ciclo dedicato ai Salmi tra fede, storia e poesia, organizza
una lezione del pastore Fulvio Ferrario sul tema: «"Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Salmo 22,1).
I salmi nel Nuovo Testamento».
ALESSANDRIA — Alle ore 21, alla Comunità San Paolo, in
via De Gasperi, il Centro culturale protestante organizza, in
collaborazione con le Adi, l’Associazione per la pace, il
Centro interconfessionale per la pace (Cipax), il Gruppo
amici di Ernesto Balducci la presentazione del libro di Enrico Peyretti, «La politica è pace» (ed. Cittadella). Sarà presente l’autore; introduce il candidato Maurizio Abbà.
Mimmo
SARONNO (Va) — Alle ore 21, nell’Aula consiliare della
scuola «Aldo Moro», l’Associazione culturale protestante e
il Gruppo della Memoria organizzano un incontro sul tema: «Dopo Auschwitz, il perdono?», a cui partecipano Nedo Piano e Gioachino Pistone.
LA SPEZIA — Alle ore 17,30, nella chiesa metodista (via Da
Passano 29), il pastore Franco Becchino tiene una conferenza sul tema: «Chiese e stato nell’Italia che cambia».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20, 45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (I piano), il past. Giorgio Bouchard tiene l’ultimo
incontro del corso per adulti «La fede interpreta il mondo»
sul tema: «La fede di fronte alle catastrofi (Genesi 7-8)».
MILANO — Alle ore 18, in via Sforza 12/a, per il Centro culturale protestante, Emidio Campi e Michele Ranchetti presentano «La Bibbia di Diodati», ed. Mondadori.
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ÉNrfÉHiÉÌteÌÉj[
SONDRIO —Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura
(via Malta 16), la pastora Milena Beux, del Centro studi
ebraico-cristiani di Lugano, parla sul tema: «Protestantesimo, ebraismo e antisemitismo».
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio, il saggista Giulio Girardi parla sul tema: «Segni di
speranza in America Latina» per il Centro evangelico di
cultura «A. Pascal». Presiede il pastore Eugenio Bernardini.
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «P.
M. Vermigli» (via Manzoni 21), il pastore Piero Bensi tiene
una conferenza sul tema: «Miracolo e santità».
TORINO — A partire dalle ore 16, in piazza Vittorio Veneto angolo via Po, le chiese cristiane della città (cattolica,
evangeliche e ortodossa) invitano a una «Festa ecumenica
di Pentecoste», che prevede canti e danze, preghiera ecumenica, e alle 21 una veglia ecumenica.
23 maggio
SANT’ANTONINO DI SUSA (To) — Alle 15,30, nella chiesa
battista, si tiene un culto speciale per ricordare il 95° anniversario della predicazione delTEvangelo nel paese, con
predicazione del pastore Adriano Dorma. Segue un concerto di canti della Riforma del «Sestetto evangelico» del
Centro di cultura «P. e L. Paschetto» di Torino.
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio,
l’organista Paolo Guardiani esegue per «Musica e preghiera» brani di Bach, Buxtehude, Marchand, Frescobaldi.
28-30 maggio •
CASIER (Treviso) — Al Seminario eucaristico San Pio X
(via Corte d’Assise 20), con inizio alle 15,30 del 28 maggio,
si svolge la conferenza «Reach thè Unreached (Raggiungi i
lontani) Conference ’99» organizzato dal Dipartimento di
evangelizzazione delTUcebi insieme ad altre chiese evangeliche italiane ed estere. Tra i relatori Abraham K. Essien
(Torino): «Le iniziative degli immigrati nel contesto delle
comunità cristiane italiane»; Litio Barrameda (Chiesa filippina di Roma): «Perché il cristianesimo deve cambiare per
non rischiare di morire»; Bruno Tron, «150.000 evangelici
stranieri in Italia: un’opportunità per crescere insieme alle
chiese italiane»; Annemarie Dupré, «La legge sull’immigrazione: problemi, prospettive e come farsi assistere in caso
di ricorso». Quota di partecipazione £ 50.000. Per informazioni rivolgersi al past. Carmine Bianchi, tei. 0532-904308.
- Radio e televisione • Ut
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa.Domenica 16 maggio (replica lunedì 24 maggio) andrà in onda:
«Convegno ecumenico sul “Padre Nostro” a Perugia»; «Il
debito estero: il caso Zimbabwe».
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 14 MAGGIO iQq,
' -*«aS||H
Riforma
Scegli la vita!
Piera Egidi
Non c’è stato sorriso, in questo 1° maggio di guerra. La
guerra ci pesa dall’inizio a tutti quanti sui cuore, come un
macigno. Una guerra non dichiarata, eseguita. Un inimmaginabile massacro. Un tunnel terrificante da cui dobbiamo assoiutamente uscire al più presto, non stancandoci di pariate e di ascoitare, di mediare e di capire, e di venirci incontro l’un l’altro. Perché di qui si esce o tutti insieme, o nessuno. Non è con ii braccio di ferro e con il pugno battuto sul tavolo dal più forte, che si vince. Si vince
con le mani giunte in preghiera del campione dei diritti
civiii, pastore lesse Jackson, con le sue forti mani di gigante nero aliacciate a quelle dei tre piccoli e spauriti «soldati
Ryan» che è andato a saivare, passtmdo il confine della loro libertà a piedi, semplicemente, come in una quaiunque
marcia di pace. Si vince con ie manifestazioni e ie veglie di
preghiera che stanno diffondendosi dappertutto, e che
tengono insieme ii popoio variegato dei giovani, deiie
donne, degli uomini di buona voiontà, credenti in Dio e
credenti nei vaiore supremo e comune deiia vita: valore
indivisibile, come la libertà, come la giustizia. «Scegli la
vita, dunque, affinché tu viva»!
È ii tempo urgente non più dei falchi, ma delie coiombe.
Non più dei generali, ma dei sempiici pastori. Non più degii eserciti, ma delie chiese. È ii «popoio di Dio», fatto di
ciechi e zoppi che arrancano a fatica sostenendosi però
i’un l’aitro, degli umili testimoni e costruttori di pace.
Quelii che si rimboccano ie maniche neUe tendopoli dei rifugiati, quelli che organizzano gii aiuti e curano chi soffre,
queili che tengono aperto contro ogni evidenza il tenue filo del dialogo, quelli che rifiutano la logica deiio scontro.
Tra le immagini dei rifugiati nei fango, baraccati ali’addiaccio o in lunghe teorie di migranti ¡Feriti e spauriti, e
Belgrado sventrata tra le macerie, con i bagliori dei suoi
incendi nella notte e le sirene ululanti e ia sua gente innocente senza acqua, senza luce, non so cosa ci fa più orrore.
In tanto piangere e in tanto lutto, nel sorriso che si è
spento dagli occhi di ciascuno di noi, abbacinati davanti
ai teieschermi, angosciati e impotenti, un’immagine di
speranza ci è venuta dal movimento dei iavoratori, il 1°
maggio, dai discorsi dei suoi dirigenti, e soprattutto, devo
dire, dalle migliaia e migliaia di giovani che hanno partecipato in massa al grande concerto organizzato dal sindacati confederali «per i diritti dei popoli, la pace, la solidarietà». Era un popolo di giovani composto, vitale ma non
esaltato, preoccupato e partecipe, ma non vinto, moderatamente gioioso come può esserlo un giovane cosciente,
ma pur sempre giovane, in questo 1° maggio di bombe:
tanti visi puliti, tante mani che si intrecciavano, tanto
amore, tanta spontaneità, tanta speranza.
Certo, c’è stato anche il 1® maggio di tensione e di scontri,
a Torino, con le violenze di alcuni ragazzi dei centri sociali.
Non ci sono i «buoni» e i «cattivi», io credo, al di là delle
strumentalizzazioni e delle infiltrazioni di chi vuole sempre
e sotto qualsivoglia nome e in qualsivoglia situazione giocare alla rottura e allo sfascio. C’è invece un grave e vasto disagio giovanile, nelle megalopoli inospitali, nei ritmi di vita
imprigionata e priva di senso della società postindustriale
che non offre più neppure l’identità, per quanto contestata,
del lavoro, ma pungola invece sempre a traguardi illusori di
consumo, possesso, successo. In questa terra di nessuno,
tra velleità fiustrate e impotenza, cresce la rabbia giovanile.
1 giovani sono il futuro, la vita, il mondo che viene: e come
si può guardare al futuro da un presente di morte?
Eppure l’arte, la musica, il canto di quelle migliaia e migliaia di giovani in piazza dava speranza, conforto. Piccole
cose, i gesti, gli sguardi, l’accettarsi, lo stare insieme, il tenersi per mano: era il non capire, e perciò stesso rifiutare
quanto noi adulti, che portiamo la responsabilità delle scelte concrete, stiamo operando come azioni di morte nel
mondo. C’era un messaggio di spiritualità profonda, in quei
giovani, un balsamo per tante ferite. Stiamo attenti a non
scandalizzarli con le nostre mani grondanti di sangue, con
la violenza del potere, ad allontanarli per sempre da noi
adulti, in un varco profondo. Che questa guerra, tra i tanti
esiti disastrosi non segni anche un’invalicabile frattura fra
le generazioni, una tacita ma terribile secessione da noi.
Eifókma
E-Mail (Torino): redaz@riforma.it
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Aorta, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto,Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30 000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1 000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 19 del 7 maggio 1999 è stato spedilo dairutficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercotedi 5 maggio 1999.
Associato alla
UnkHW stampa
periodica Kaiiana
Una riflessione della rivista «Gioventù evangelica»
La crisi dei Balcani e la nostra
Il rifiuto della guerra ma anche dell'Ideale di una società
omogenea, l'ingerenza umanitaria, il razzismo a casa nostra
Il 17 e 18 aprile scorso si è
riunita la redazione di «Gioventù evangelica» che ha discusso dell’intervento militare
Nato contro la Serbia e più in
generale dei Balcani. La sintesi delle opinioni e delle proposte espresse, di cui pubblichiamo un ampio estratto, apparirà come editoriale sul n. 168
di «Gioventù evangelica».
Due mali
Di fronte alle terribili notizie che vengono dall'ex Jugoslavia (...). Ci è sembrato giusto dare voce a un profondo
turbamento frutto di diversi
fattori. Esso, infatti, deriva dal
trovarsi di fronte a due mali: i
massacri dell’operazione di
pulizia etnica perpetrata dai
serbi contro gli albanesi nel
Kosovo e i bombardamenti
Nato sulla Serbia; dalla partecipazione diretta del nostro
paese al conflitto bellico; dalla disattenzione che, come
cittadini occidentali ancor
prima che come rivista, abbiamo avuto nei confronti
della situazione dei Balcani e
dell’ex Jugoslavia.
Coscienze divise
Di fronte alla nuova fase
della guerra balcanica apertasi con l’attacco Nato alla
Serbia del 24 marzo, non vi
stupirà apprendere che le valutazioni e le opinioni nella
redazione, così come avviene
nel nostro paese e nelle coscienze di tutti, sono differenti e divise. Condividiamo,
tuttavia, oltre a molti dubbi,
anche alcuni punti fermi.
No alla purezza etnica
Il primo punto fermo è la
nostra visione di una «società
buona» come una società
fondata sul pluralismo e su
una convivenza libera e pacifica tra persone di etnia, di
cultura e di religione diverse.
L’esperienza ci insegna che
tale convivenza non è naturale né spontanea; è il risultato
di un processo, anche faticoso, di apprendimento. Su
queste basi, diciamo un «no
senza alcun sì» a qualunque
progetto di società omogenea, «etnicamente pura», basata sull’odio per il diverso,
sulla sua discriminazione o
su una scala di diritti differenziati per i suoi cittadini,
qualunque forma essa prenda. È questo il progetto che si
è affermato, in forme e modalità diverse, in tutte le repubbliche ed entità statali nate
dalla disgregazione dell’ex Jugoslavia, tanto da far pensare
che la «pulizia etnica» non sia
una delle tante atrocità di cui
le guerre sono costellate, ma
il vero progetto su cui i gruppi dirigenti di questi paesi (in
IN una scuola del Colorado
due studenti quattordicenni hanno ucciso a fucilate
dodici compagni e un insegnante, prima di togliersi essi
stessi la vita. Pochi giorni dopo un impiegato italiano uccideva a coltellate la moglie e
le due figlie adolescenti. Due
episodi di inaudita violenza
che hanno riportato alla nostra attenzione il problema
della violenza individuale,
passato in secondo piano in
questi ultimi tempi a causa
della guerra balcanica, che ci
propone quotidianamente
altre tragedie. Commentando il triste episodio del Colorado, un fedele e critico radioascoltatore mi scriveva:
«Le religioni monoteista
(cioè cristianesimo, islamismo, ebraismo) sono terreno
fertile per la manifestazione
della violenza».
primo luogo, ma non solo,
quello serbo capeggiato da
Milosevic) hanno cercato legittimità e consenso. (...)
No alla guerra
ma con degli interrogativi
Il secondo punto fermo è la
nostra opposizione alla guerra, in tutte le sue forme, e alla
sua logica di morte e di distruzione che si autoalimenta in modo incontrollabile.
Questo rifiuto viene da lontano, da una storia di adesione
ai movimenti per la pace degli Anni Ottanta, e ancor di
più dalla nostra vocazione a
essere seguaci di Gesù Cristo,
il Principe della pace, e del
Dio che distrugge gli archi e i
carri di guerra. Questa comune opposizione non impedisce che vi siano tra di noi risposte diverse ad alcuni interrogativi. Come fermare la
violenza di chi ricorre alla pulizia etnica? È possibile fermare i massacri e le dittature
senza aggravare le sofferenze
degli innocenti e provocare
effetti controproducenti? Era
necessaria e inevitabile la
scelta della Nato di a’wiare
un’azione militare massiccia
contro la Jugoslavia? Erano
possibili altre vie? Più in generale: quali sono i modi accettabili per regolare il nuovo
«disordine mondiale»? Attraverso quali soggetti e quali regole si può affermare il principio del diritto di ingerenza a
tutela dei diritti fondamentali
(anche al di sopra delle sovranità nazionali) senza che esso
corra il rischio di essere applicato selettivamente e arbitrariamente a copertura del
diritto del più forte?
Il ruolo dell'Europa
Qupste domande introducono la necessità di affrontare alcuni temi: il primo riguarda il ruolo dell’Europa e
in particolare dell’Unione europea. Secondo alcuni, infatti, l’intervento della Nato è la
conseguenza, tra l’altro, dell’assenza di una politica europea comune verso l’ex Jugoslavia e verso i Balcani. (...)
In questo quadro, ci sembra
che anche il valore dell’autodeterminazione dei popoli
andrebbe discusso. In passato, abbiamo inteso questo valore come il fondamento
dell’aspirazione di liberazione di un popolo dall’oppressione. Nel caso della Jugoslavia, tuttavia, il richiamo a
questo valore ha innescato e
giustificato un processo che
ha portato alla disgregazione
di uno stato multietnico, alla
guerra, alla creazione di entità statali etnicamente omogenee. Ma il popolo a cui si
riconosce il diritto di decidere in modo autonomo del
proprio destino, di darsi le
proprie istituzioni, deve essere necessariamente formato
da individui che condividono
la stessa lingua, la stessa religione, la stessa cultura?
Confessione di peccato
Il terzo punto fermo è la
necessità di una radicale autocritica e di una sincera confessione di peccato. Senza
sminuire l’impegno generoso
e appassionato di molti e di
molte di noi siamo responsabili, di fronte a Dio e di fronte
ai nostri fratelli e sorelle di
umanità, di aver sottovalutato l’importanza dei problemi
che la situazione dei Balcani
poneva a tutti (...). Come cristiani, ancora una volta, siamo costretti a constatare con
vergogna e sgomento che nel
nome di Cristo, della cristianità, della difesa della «civiltà
cristiana» dalla barbarie, su
tutto il territorio dell’ex Jugoslavia sono stati giustificati
massacri, stupri, deportazioni, che le armi e le divise
macchiate di sangue innocente sono state troppo spesso benedette da ministri delle
chiese di Cristo. E non vale a
tranquillizzarci sapere che
nell’area balcanica la presenza protestante (al contrario di
quella cattolica e di quella ortodossa) è stata ed è minoritaria e priva di influenza politica: nulla di ciò che è cristiano ci può essere estraneo.
La crisi dei Balcani
parla anche di noi
(...) La crisi dei Balcani parla anche di noi. Dobbiamo riconoscere che il razzismo, la
creazione di miti etnici, la
pretesa di semplificare a forza
la convivenza sociale, non allignano solo nei «barbari» Balcani, ma anche nella civile
Europa occidentale. In particolare, in Italia, l’atteggiamento nei confronti degli immigrati albanesi rappresenta
un nodo molto dolente. Il turbamento che avvertiamo di
fronte all’intervento della Nato in Serbia deriva anche da
un problema non risolto rispetto al pacifismo, alla guerra giusta, al ricorso alla forza,
di cui le diverse opinioni registrate tra noi sono una testimonianza e un segnale. Altrettanto angosciosi sono gli
interrogativi sul futuro. Finirà
questa guerra? E come? Come
sarà possibile, dato ciò che è
successo (non solo in Serbia e
in Kosovo), costruire una
nuova convivenza civile, rimediare alle devastazioni non
solo sociali ma anche economiche di questa regione?
PIERO bensì
Non credo che le cose stiano esattamente così: il terreno fertile per la violenza è
quello del peccato umano,
che si trova ovunque. E tuttavia quella frase deve farci riflettere. Il rifiuto della violenza non è una decisione che si
prende a un tratto nella nostra esistenza. È un frutto
che, come tutti i frutti, matura progressivamente dentro
di noi, se viene seminato. «Il
frutto della giustizia sarà la
ILGAZZETT]
Padre Nostro
Il recente convegno che In
visto lavorare insieme a Petti,
già e a Assisi cattolici, prete,
stanti e ortodossi sul tenaadd
Padre Nostro ha innescati
anche una polemica trali
scrittore e polemista cattolici
Vittorio Messori e mons. Già.
seppe Visentin, delegato pe ambo le
J fatti c
stinioni (1
via) e sul
corre l’Et
mento de
moltiplic
dei già tre
jeedann
pur ritem
presa di ]
del giorni
l’ecumenismo e il dialogo di
Patriarcato di Venezia. Infai
in un’intervista concessa
Giovanni Lugaresi il 17 aprili
Messori tendeva a non veda
grandi novità nel convegnti
anzi a vedere nel nuovo test}
proposto d’intesa fra le diva,
se confessioni addirittura!
un’eresia: «Sì, perché - diceli
scrittore -, quando alla fine
dice: “E non indurci in tenti
zione", beh: non possianMj
pensare che Dio ci inducali
tentazione, perché, punto, sa
rebbe un’eresia. È la formula
zione della traduzione dal
greco ad essere sbagliata.
L’esatta formulazione è: “Noi
permettere che noi cediarm
alla tentazione”». Un altro
obiettivo della contestazione
è che il testo propone di intendere il «Male» con la maiuscola. «... per Male conia
maiuscola, si è sempre inteso
(...) il Maligno, cioè il diavolo.
Nulla di nuovo, ancora una
volta», e sulla formula finale
«si tratta di un versetto devozionale, molto in voga
mondo protestante, che
non fa parte del “Pater
ster”, e che quindi non
no che
fe) sareb
[asulnu
lerata
Iella gue
iburgo)
lO COE
nostra,:
fPtemesi
luppo n
ion.meri
lante (p
8i isc
itàolenz
il serbe r
tmto resp
P'
ai
il,posson
Sdenta
fflche rit
Urattutt
lindo esse
tideU’Alle
tómesso
tospropc
delfine di
sceabiett
giunge e non toglie assolf
mente niente alla preghieri
insegnataci da Gesù Cristo»,
Mons. Angelini replicai»
una lettere pubblicata il 2l|
aprile; premesso il valore ecumenico del convegno, convocato insieme e copresiedutii
da rappresentanti delle W
confessioni, convegno die
aveva per oggetto il Padre Nostro e «non una nuova foimm
lazione dello stesso», il vicario
del Patriarcato sottolinea die
«la stesura delle preghiera con
i due “anche" (come in cielo
anche in terra; i nostri deW
come anche noi li rimettiamo..., ndr], il “Male” con a
maiuscola e il versetto finde
(che i cattolici già usano nelbj
liturgia della Santa Messa) sono stati accordati da teoloppeper la
delle tre aree confessionaliiptopee s
partendo dal testo greco, pH' libile e
ma del Convegno, non p®', <
modificare la preghiera (-- ' Chiesa oi
ma per poter pronunciare W |)omeni(
ti insieme senza alcuna dp al culto
sull
p»ne p
“ lo esse
o pii
le seni
mbra
irventt
ito fini
mbra i
'Vorremi
|per que
|termass
(rione bil
Ristudio (
Il-------
^LLA PR
renza espressiva la preghi®® Idi Bel
che Gesù ha insegnato.)
tedica
pace» esclamava il profeta
Isaia e Gesù commenta:
«L’albero buono fa frutti buoni (...) Un albero buono non
può far frutti cattivi». Il rifiuto
della violenza è un frutto che
nasce da una seminagione di
anni nelle famiglie e, tanto
per rimanere nel nostro ambito cristiano, nelle chiese.
È vero che le grandi organizzazioni ecclesiastiche in
questo momento stanno adoperandosi con impegno
quanto al versetto “E non ® (^isse
durci in tentazione”, in'jicc'“ il (
il giornalista Messori a in»'' »Virtù del
marsi in proposito». ^que nt
^egittim
Wsapevol
¡^isce
perché cessi il conflitto che pass
Balcani. Ma è altrettanto ve «ta certo
che non sempre ticH® r®Pasto
delle chiese l’educazione ^hnità
nonviolenza sta al primo F
sto. E non alludo alle gf®?®^alme
violenze del passaW coin
crociate, o l’inquisizio .
l’eliminazione degli ere .
Penso alla piccola y**® x
nostre comunità cristia
so
Insorto,
“^affida
dei cr
|amati a
.(Matte
oggi, dove ancora così spe^ PO Cerne
domina tanta intollera cr a
tanta incomprensione . —»un
verso gli altri. Come Parta
mo soerare di raccog^Watie.
non
mo sperare ui
frutti di pace se non si , |
noi stessi per priini dei' ^«^rner
tori di pace, secondo 1 in t^nfess
zione di Gesù? per
„ ro0 Lsberra
(Rubrica «Un fatto, ^ .¡¡¡t Nhlto
mento» della trasmission ^ Mcare è:
diouno «Culto evangelic ^ Se vojj ’ ,
ta dalla Federazione delkc^,, ¡ j^gte d
evangeliche in Italia andai“ i^ado
onda domenica 9 maggio) *nezz(
15
»I 14 MAGGIO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
[Evangelo
re ravvedimento
laro direttore,
pensavamo che non fosse
"rUttl fortune scrivere sui terrip tatti di cui oggi siamo tejljjjioni (la ^erra in Jugoslayia) e sul rischio grave che
0ie l’Europa di un allargamento dell’incendio, con la
moltiplicazione all’infinito
dei già troppi morti, sofferen26 e danni materiali, e questo
pur ritenendo che forse una
presa di posizione più forte
del giornale, di condanna di
cgatopèLinbo le parti (la Nato non
ialogo dmeno che il regime di Miloseda, Infaijtdc) sarebbe stata opportuna.
>ncessan§lasulnumero 18 una lettera,
tòrata fortemente a favore
iella guerra (Romussi, da
taburgo), ci trascina, se pos.Jamo così esprimerci, a dire
a le diverTÌnostra, in poche parole.
diritturJK’remesso che i crimini del
^ppo nazionalista serbo
nontneritano nessuna atteliuante (pur tenendo conto
elle si iscrivono in un clima
idolenza, di cui popolazio¡iserbe non sono state solBBto responsabili ma anche
pime, per mano di croati e
^Bulmani), non per questo
àpossono assolvere 1 paesi
pdentali (di cui purtroppo
aache l’Italia è complice) e
Iprattutto gli Stati Uniti. Voleado essere generosi, gli staSdell’Alleanza atlantica hanMBiesso in atto un intervento spropositato e del tutto
iniiioneo al raggiungimento
delfine dichiarato, che colpisce obiettivi civili, uccide la
popolazione indifesa, kosovatompresi, dissemina un
vÀerritorio-di prodotti
tosi® del cosiddetto «uraoioli^overito», la cui ra‘^^tà porterà effetti depreghìeii let^' sull’ambiente e sulle
Cristo», pone per generazioni. Vo’ lo essere severi lo defmilO piuttosto un altro crie senza attenuanti. Non
mbra possibile che tale
¡rvento possa avere solfo fini umanitari: questo
inbra essere il pretesto,
'orremmo che il giornale
er questo che scriviamo)
itmasse di più sulla mediione biblica (molto buono
Ristudio di Deodato sul nu
ro
no cheli,
le a Peni,
ici, prole.
1 tema di
nnescati
ica tra lo
t cattolico
lons. Giu.
17 aprili
on vedete
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mero del 23 aprile), su una riflessione che parta da questi
fatti non per prendere posizione ma per presentarci
l’Evangelo della pace e la necessità del ravvedimento. Si
dovrebbe poi dare una controinformazione, dato il taglio a dir poco fazioso e spesso francamente disinformante dei servizi radiotelevisivi e
dei grandi giornali «indipendenti». Soltanto per fare degli
esempi: la verità sulla «trattativa» di Rambouillet (un vero
e proprio diktat) l’abbiamo
saputa cercando di approfondire la questione dopo accenni un po’ vaghi del ministro Dini; delle bombe all’uranio nessuna traccia nei
nostri mass-media, ecc. Bisognerebbe anche poter leggere
delle manifestazioni pacifiste
a cui la nostra Chiesa ha aderito in varie città d’Italia.
Marco Tullio e Alba Fiorio
Torre Pellice
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^Pevolezza che la pace si
S®bfiisce sui tortuosi sentie
Un'azione
per la pace
Domenica 25 aprile, alle
ore 10,30, la Chiesa battista di
Gioia del Colle si è raccolta
invocando il Signore affinché
cessi la guerra e lo sterminio
etnico nei Balcani. Alle ore 11
ha sospeso il culto per aderire
assieme alle forze politiche
democratiche e pacifiste alla
manifestazione per la pace
nei Balcani, organizzata dalTamministrazione comunale
di Gioia, che aveva come unico slogan «Costruire la pace».
È stata una forte testimonianza della piccola comunità
battista che è rimasta Tunica
voce evangelica sul territorio
gioiose (base Nato) per dire
no alla guerra e alle armi.
Qualche tempo fa, in questo
periodo le strade e le piazze
di Gioia del Colle si riempivano di una forte rappresentanza delle chiese evangeliche
della Federazione di Puglia e
Basilicata, e facevano sentire
la propria voce contro le armi
e gli F16. In mezzo a tanta
gente testimoniavamo che la
pace (e non c’era la guerra)
era in pericolo. Oggi notiamo
l’incapacità critica delle chiese di attuare lo stesso messaggio evangelico.
La rassegnazione delle nostre comunità che sicuramente non vogliono la guer
ra, ma pensano che diversamente non c’è alternativa, o
di non poter far nulla per impedirla, ci fa rimanere profondamente delusi. In quésto
grave momento, la preghiera
al Signore è l’unico strumento ch^e possediamo, ma pensiamo che se contemporaneamente non si muove una
grande dimensione di coscienza umana ed evangelica,
la preghiera non può da sola
bastare. Confidare e riporre
le proprie speranze nella
strategia e nella forza militare
di una grande nazione sono
contro ogni logica evangelica. Gesù ci chiama ad essere
uomini e donne con nuovi
rapporti di convivenza fra
popoli e nazioni. L’Evangelo
ci chiama a dire la verità e
quindi a denunciare ogni forma di ingiustizia, di violenze
e tutto ciò che incoraggia il
crescente riarmo tecnologico
e ogni strategia militare che
porta alla guerra.
A tutto questo, comunque
le impressioni che cogliamo,
sono che le nostre chiese
evangeliche, mentre negli anni passati erano critiche contro quei governi che incoraggiavano la crescente militarizzazione nel paese, non lo
sono oggi con l’attuale governo, perché è un governo vicino e molto caro alle nostre
chiese evangeliche. Il Signore
ci dia la pace.
Chiesa battista
di Gioia del Colle
S Trasmissione
cancellata
Al presidente della Rai,
dott. Roberto Zaccaria.
Roma, 3 maggio 1999.
Egregio signor presidente,
ieri sera ho atteso, fino a
ora tarda, di poter vedere la
trasmissione Protestantesimo
su Raidue, indicata per le ore
23,40 sui giornali [Repubblica
e Corriere della sera). Ho atteso fino alle ore 0,15 per
sentir poi dire, dalla annunciatrice, che la trasmissione
era annullata e rinviata al
mattino successivo, per dar
posto a una ulteriore trasmissione cattolica. Sono veramente indignato per quanto
è successo, in quanto:
1) una normale cortesia da
parte della Rai imporrebbe
che allo scadere dell’orario
«Riforma» e la guerra nei Balcani
Meno visibilità per chi non è «in linea»?
Rifórma non sta dando lo stesso spazio e
risalto a opinioni diverse sulla guerra nei Balcani. Gli interventi contro l’intervento della
Nato vengono normalmente pubblicati nella
prima pagina con titoli a caratteri cubitali e
sono numerosi. Le opinioni di coloro che affermano che non c’era più spazio per la sola
trattativa diplomatica, perché il genocidio
era già ferocemente in atto molto tempo prima dei bombardamenti Nato, quando vengono pubblicate, trovano spazio al massimo
nella «Pagina dei lettori»; ma anche in questo
caso agli uni viene concesso un bel titolo con
tanto di sottotitolo, comicetta e sfondo grigio, agli altri un piccolo titolo che non dà certamente la stessa importanza e visibilità. Per
esempio si veda la «Pagina dei lettori» del numero del 30 aprile, cori gli interventi rispettivamente di Florestana Piccoli Sfredda da una
parte e di Alberto Romussi dall’altra. Vi sembra corretto giornalisticainente?
La mia opinione come cristiano è che Tinsegnamento di Gesù di porgere l’altra guancia e amare i nemici riguardi! torti subiti personalmente, che possono arrivare anche al
sacrificio estremo. Però credo che TEvangelo
dica poco riguardo ai rnassacri subiti da altri,
se non che comunque dobbiamo solidarizzare e aiutare quelli che soffrono e sono nel bisogno. Se questa solidarietà debba spingersi
sino al punto di fermare con le armi la mano
dell’oppressore, sia pure con sofferenza e dopo aver tentato tutte le soluzioni possibili,
credo che come valdesi non lo abbiamo mai
rifiutato aprioristicamente in linea di principio. Altrimenti come si giustifica per esempio
la positiva valutazione storica che viene data
alla lotta partigiana e a figure come Willy Jervis e Jacopo Lombardini? E che dire di Gianavello? (Risposta: va bè, ma quelli almeno
combattevano per la propria gente...).
Credo infine che non si possa affermare
che lo scopo della Nato sia «un indiscriminato lancio di bombe su popolazioni inermi»,
come fa Piccoli Sfredda, anche se purtroppo
questo è talvolta accaduto, ma di colpire
obiettivi militari e strategici. Diverso è il discorso sulTeftìcacia di questo intervento,
sulla sua improvvisazione e sugli errori che
sono stati commessi. Ma di questo parlano
già abbastanza i media.
Adesso non pubblicate, per favore, questa
lettera tra gli errata corrige, i nuovi numeri di
telefono e le partecipazioni ai lutti con il titolo «W la guerra».
Aldo Cianci
Polizzi Generosa (Pa)
Riforma non ha «caratteri cubitali», nemmeno nel titolo di prima pagina, che pure è il
più grande che abbiamo. Il disegno grafico
del giornale, infatti, dice chiaramente che noi
npn facciamo informazione e opinione «gridata» e viscerale perché preferiamo la riflessione alla sloganlstica delle tifoserie.
Riforma però non è una banderuola, ha la
sua «linea», che non è quella dei redattori e
redattrici, ma quella delle chiese evangeliche
cosi come risulta dai Sinodi e Assemblee battiste, metodiste e valdesi e dalle assise internazionali delle «famiglie» denominazionali e
delle grandi istituzioni ecumeniche. Che la
guerra non sia uno strumento adeguato per
risolvere i conflitti è posizione confermata
molte volte negli ultimi decenni; sul caso specifico della guerra nel Balcani abbiamo documentato le posizioni che sono emerse in vari
ambiti istituzionali. Naturalmente, anche in
questo caso sono più che legittime posizioni e
sfumature diverse (non solo tra chi ci legge
ma anche tra i redattori e le redattrici) che
vengono pubblicate nelle pagine dei commenti e dei lettori Tra l’altro la pagina dei lettori è
quella più letta, perché sminuirla? (e.b.)
previsto si annunci un eventuale ritardo e, a maggior ragione, la cancellazione di
una trasmissione prevista nel
palinsesto;
2) in questi ultimi due giorni abbiamo avuto una inondazione di notizie su padre
Pio, ecc. ecc. talché sarebbe
stato opportuno non inflazionare ulteriormente le trasmissioni confessionali, come quella poi annunciata alle ore 0,15;
3) la trasmissione Protestantesimo, già penalizzata
quasi sempre da ritardi anche consistenti, avrebbe dovuto essere mantenuta per
un minimo di rispetto per le
e gli interessati, tanto più che
avrebbe dovuto trattare di
una situazione, quella del
Balcani, bisogna ricostruire i ponti della convivenza
iflitto nel
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un saluto. Parlo di pace
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ci abbracciamo affeti^ente, mi raccomandayPortare i saluti alle chiedane, Un’anziana signore non riesce a trattenere
m malgrado lo sforzo,
^^nfessa la propria stanti per i conflitti etnici e
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A Pancevo dove si è sfiorata
un’immane tragedia ecologica, è stata colpita una fabbrica chimica di prodotti fertilizzanti per l’agricoltura e di medicinali. Se solo avessero colpito altri serbatoi poco lontani da quelli disintegrati dalle
bombe, ci sarebbero state migliaia di vittime. Il sindaco
della città, evangelico, che è
di un partito di opposizione a
Milosevic, mentre ci racconta
l’accaduto non riesce a nascondere il suo turbamento.
Poi ci mostra il video dell’incendio seguito alle esplosioni.
Ci riferisce che il primo bombardamento è avvenuto il 4
aprile, a Pasqua, mentre lui
stesso era nella chiesa riformata che si affaccia poco lontano dall’ingresso principale
della fabbrica. Quando gli
chiedo notizia della comunità
si offre di accompagnarmi a
casa del pastore. L’incontro è
breve ma intenso. Il pastore,
Halas Bela, mi riferisce con
commozione che sono la prima persona di uria chiesa sorella che va a fargli visita. Dal
giorno del disastro 80.000
persone hanno lasciato la
città e i bambini che sono stati esposti alle esalazioni sono
stati trasferiti in Slovacchia,
compresi i suoi figli.
Al mio ritorno a casa, molti
mi hanno chiesto quanta consapevolezza la gente in Serbia
ha delle attività criminali di
«pulizia etnica» in Kosovo. Rispondo con l’impressione che
una piena consapevolezza del
dramma che si sta consumando a danno degli albanesi del
Kosovo per mano delle milizie
militari e paramilitari serbe
sia ancora rara. Credo che la
maggioranza dei serbi ne
ignori le reali proporzioni.
Questo rende ai loro occhi le
bombe della Nato che colpiscono violentemente la loro
vita, se possibile, ancora più
incomprensibili.
In ogni caso anche quando
i bombardieri se ne andranno
definitivamente dai cieli violati e in Kosovo cesseranno le
orribili stragi, la ricostruzione
dei ponti con la Serbia e più
in generale con i paesi balcanici direttamente e indirettamente coinvolti nel conflitto,
richiederà un lungo lavoro,
molte energie e anche tanta
perseveranza. Alcuni, che so
no stati bruscamente interrotti dal conflitto, dovranno essere progettati nuovamente
per unire le sponde della giustizia e della convivenza, altri
consolidati. A questo riguardo
mi tornano in mente le parole
del patriarca Alessio II all’Assemblea ecumenica europea
di Graz del giugno 1997, il
quale considerava con preoccupazione il peggioramento
della situazione ecumenica in
Europa orientale. Non si può
negare che il ponte ecumenico con le chiese ortodosse europee non sia dei più solidi in
questo momento. È necessario dunque rafforzarlo e consolidarlo attraverso il dialogo,
la fraternità, la preghiera.
Questo è certamente compito
di tutti noi. La riconciliazione
tra i popoli passa anche per la
piena riconciliazione tra i cristiani.
Massimo Aprile
Kosovo e dell’Albania, di
grande interesse umano.
Nel comunicare il disagio e
l’irritazione che la Vostra decisione ha procurato agli
ascoltatori è alle ascoltatrici
della rubrica, per lo meno di
quelli valdesi e metodisti che
si sono rivolti alla Tavola valdese per lamentare l’accaduto, esprimo la speranza che
simili decisioni non diventino una prassi normale con
ravvicinarsi del 2000 e con la
evidente spettacolarizzazione che deriverà dalle cerimonie del Giubileo cattolico-romano. Fiducioso in una Vostra azione correttiva, porgo
distinti saluti.
Gianni Rostan
moderatore della Tavola
valdese
RINGRAZIAMENTO
«Soltanto in Dio trovo riposo
da lui viene la mia speranza»
Salmo 62, 6
È mancato
Domenico Martina
di anni 66
Lo ricordano con affetto il nipote Livio Gobeiio con Tatiana, Elisabetta, Ester, Edoardo e parenti
tutti. Un grazie al personale dell’Asilo valdese di San Giovanni, al
dott. Uscello, al dott. F. Maina, ai
medici e al personale infermieristico dell’Ospedale valdese di Pomaretto per le cure prestate.
Luserna San Giovanni
13 maggio 1999
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più qrande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997): se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 65.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
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Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 82
J2ovi
Charles Birch - Lucas Vischer
Vivere con gli animali
La comunità delle creature di Dio
120 pp., L. 15.000, Euro 7,75, Cod. 311
Il cristianesimo, tranne rare eccezioni, ha ignorato
munità delle creature di Dio» e le
ha dato valore solo in base ai bisogni umani. Nel libro uno scienziato e un teologo riflettono sulla
nostra relazione con gli animali
alla luce della testimonianza biblica della creazione, dell’etica cristiana, delle preoccupazioni ecologiche, delie nozioni scientifiche
della coscienza, del comportamento e delle sofferenze degli
animali.
la «co
_ M____ mmefSoice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - G.C.P. 20780102
http://www.arpnet.il/-vaWese/claudtan.litm
Regala
un abbonamento a
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 14 MAGGIO 1999
■fltli»»
Dopo aver ottenuto la liberazione dei tre soldati Usa
La delegazione guidata da Jesse Jackson
chiede una fine «rapida e umana» della guerra
La «missione dei leader religiosi statunitensi a Belgrado»,
svoltasi 11-2 maggio e che ha
portato alla liberazione dei tre
soldati americani prigionieri
dei serbi, si è conclusa con un
comunicato firuile, di cui diamo di seguito il testo integrale. La stampa italiana e internazionale ha praticamente
ignorato il carattere religioso e
multiconfessionale della missione, riferendosi ad essa come a un’iniziativa del pastore
battista nero Jesse Jackson. In
realtà, la missione era guidata, oltre che da Jackson, dalla
pastora Joan Brown Campbell, segretaria nazionale del
Consiglio nazionale delle
chiese cristiane degli Stati
Uniti (Ncc), e includeva rappresentanti protestanti, ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani. Fra i membri della delegazione, ricordiamo il vescovo greco-ortodosso Dimitrios
di Xanthos (New York), il gesuita padre Raymond G. Helmick (Boston), il rabbino Steven Bennett Jacobs (Los Angeles), il doti. Nazir Uddin KhaJa, presidente del Consiglio
americano musulmano (Los
Angeles), il vescovo metodista
Marshall L. Meadors (Jackson,
Missouri), il vescovo serbo-ortodosso Kodic Mitrophan, della diocesi dell'America orientale. La delegazione comprendeva inoltre politici, esperti
nella risoluzione dei conflitti e
personale del Consiglio nazionale delle chiese Usa.
«Noi, la missione dei leader
religiosi statunitensi a Belgrado, guidata dal reverendo
Jesse Jackson e dalla rev. Joan
Brown Campbell, rendiamo
grazie a Dio, autore di pace e
di giustizia. La nostra comune fede in Dio ci ha portati
insieme a opporci a tutte le
forme di violenza e a offrire
un’opzione positiva per la
pace. La scelta che affermiamo è quella di avanzare in
speranze e sogni e non di riciclare sofferenze e dolori. Ci
rallegriamo grandemente in
questo giorno per il rilascio
dei tre soldati americani tenuti prigionieri a Belgrado.
Tuttavia, la nostra gioia è turbata dalla dolorosa realtà
Joan Campbell, segretaria del Consiglio nazionale delle chiese Usa
delle molte vite innocenti che
sono andate perdute nell’attuale campagna di bombardamenti della Nato. Perciò,
restiamo fermamente impegnati per una soluzione nonviolenta di questo conflitto.
Il conflitto in Jugoslavia deve finire presto e in modo
umano. Insieme ai leader religiosi della Jugoslavia, vogliamo contribuire a costruire un ponte di fiducia che
porti a una giusta diplomazia. Il contributo della fede
forma un ponte spirituale fra
f nostri popoli, che non può
essere distrutto. Molte cose ci
turbano profondamente: la
violenza in Kosovo che ha
causato migliaia di profughi;
la morte e la distruzione recate dalla campagna di bombardamenti: la costante retorica che demonizza più che
impegnare. La violenza subita da tutti i popoli in Jugoslavia deve finire. I bombardamenti e il proseguimento della guerra non possono portare la pace.
L’occhio per occhio e dente per dente porta reciproca
cecità e mutuo sfregio. 11 nostro senso di affinità trascende le linee politiche, ed è per
questo che vogliamo costruire il ponte della pace. Vale la
pena di rischiare per una pace con giustizia, e il ruolo
della fede deve essere un fat
tore unificante in questa equazione. Vogliamo essere
forze che operano per il bene
e promuovono il negoziato
anziché il confronto. Possiamo realizzare pace e sicurezza se abbiamo la volontà di
coesistere.
La nostra fedeltà è rivolta
alla pace e alla giustizia per
tutti i figli di Dio. Abbiamo
incontrato i leader religiosi
della Jugoslavia, e insieme:
- affermiamo che siamo
parte dell’unica famiglia di
Dio:
- crediamo che l’animosità
tra i figli di Dio è distruttiva
per tutti;
- siamo convinti che la
guerra sia un male che danneggia sia i serbi che gli albanesi del Kosovo:
- affermiamo il nostro sostegno reciproco nei nostri
sforzi pastorali verso la pace;
- continueremo a lavorare
insieme per curare le ferite
della guerra.
Desideriamo ringraziare la
Chiesa ortodossa serba, guidata da Sua Santità il Patriarca Pavle, e tutte le altre comunità di fede in Jugoslavia e
nel mondo per i loro sforzi
per cercare il rilascio dei tre
soldati americani. Facciamo
appello a tutte le persone di
buona volontà affinché costruiscano ponti durevoli di
pace e riconciliazione», (nev)
Rapporto della Federazione internazionale di Helsinki
Molte le violazioni della libertà religiosa
nei paesi membri deirUnione europea
Nel suo ultimo rapporto, la
Federazione internazionale di
Helsinki rileva le numerose
violazioni della libertà religiosa in paesi membri dell’Unione europea. Critica in particolare la tendenza di diversi governi dell’Europa occidentale
a imporre restrizioni legali alle attività di nuove organizzazioni religiose che alcuni considerano come «sette».
Risulta sempre più chiaramente che paesi dell’Unione
europea e dell’Europa occidentale tendono a «adottare
nuove misure legali miranti a
“proteggere” gli individui
contro "nuove religioni”»,
sottolinea la Federazione nel
suo rapporto, pubblicato recentemente: «Mentre i governi occidentali e i gruppi di difesa dei diritti si sforzano di
intensificare le restrizioni
[imposte alle organizzazioni
religiose] in Europa orientale,
essi non danno praticamente
alcuna attenzione a una situazione analoga in Europa
occidentale».
Nel rapporto, richiesto dalla Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in
Europa (Osce), i cui 54 membri comprendono sia paesi
della Nato sia paesi non alli
neati, la Federazione internazionale di Helsinki, che ha
sede a Vienna, ricorda che
nel 1994 i paesi membri dell’Osce hanno riaffermato il
loro impegno a «garantire la
libertà di coscienza e di religione, e a incoraggiare un clima di tolleranza e di rispetto
reciproci tra i credenti e i non
credenti». Tuttavia, aggiunge
il rapporto, da allora molti
paesi hanno adottato leggi
interne restrittive o preso
provvedimenti miranti a frenare le attività di nuovi gruppi religiosi.
«Numerosi governi dell’
Osce hanno chiaramente violato questa dichiarazione o
contribuito ad accrescere
l’intolleranza religiosa - sottolinea il rapporto -. Molti
stati, all’Est o all’Ovest, hanno adottato leggi interne restrittive nei confronti delle
associazioni religiose (ad
esempio l’Austria, il Kighistan, la Lettonia, la Macedonia, la Russia, l’Uzbekistan) o
preso altre misure per frenare il diffondersi di “nuove religioni” che ritengono pericolose (ad esempio il Belgio, la
Francia, la Germania, la Spagna). L’antisemitismo rimane
un problema: l’ultimo esem
pio è quello delle dichiarazioni antisemite fatte da politici
russi e l’impotenza della Duma nel denunciarli chiaramente. D’altra parte, l’obiettivo di queste leggi restrittive
sembra spesso rafforzare la
posizione delle comunità religiose maggioritarie, considerate come facenti parte
dell’identità nazionale (ad
esempio in Russia). Nell’Europa occidentale, centinaia
di religioni minoritarie impopolari vengono considerate
come pericolose e nocive. I
Testimoni di Geova sono
probabilmente il gruppo che
ha patito di più nei paesi
deirOsce. La maggior parte
delle leggi restrittive comprendono diversi gradi di riconoscimento da parte dello
stato: esse concedono privilegi alle comunità religiose
maggioritarie e si mostrano
discriminatorie nei confronti
delle comunità minoritarie».
Il rapporto è l’ultimo di
una serie di documenti pubblicati dalla Federazione di
Helsinki, finanziata dalla
Unione europea, i cui 34 comitati nazionali operano nel
rispetto degli impegni assunti secondo l’Atto finale di
Helsinki del 1975. (eni)
Una testimonianza sulla guerra dalla Vojvodina
Lettera dell'Opera diaconale ecumenica
di Novi Sad alla Comunione di Leuenberg
L’8 aprile scorso il segretario del Comitato esecutivo
della Comunione ecclesiale di
Leuenberg, dr. Wilhelm Hiiffmeier, ha inviato una lettera
di solidarietà ai responsabili
dell’Opera diaconale ecumenica (Eho) di Novi Sad, past.
Karoly Beres e signora Anna
Bu, i quali hanno risposto in
data 30 aprile, chiedendo
aiuto. Pubblichiamo qui di
seguito una traduzione di
queste due lettere:
Care sorelle e cari fratelli,
quando c’era la pace eravamo legati strettamente. La
guerra non deve spezzare
questi legami. Questo è il
messaggio che desideriamo
inviare a voi a Novi Sad.
Le immagini dei ponti distrutti sul Danubio sono un
colpo al cuore, così come le
immagini degli albanesi del
Kosovo che vengono scacciati e si ammassano ai confini
dell’Albania e della Macedonia. Noi speriamo che edifici
e istituzioni religiose e civili a
Novi Sad come nel resto nella
Vojvodina non abbiano subito danni e soprattutto che
non ci siano vittime tra la popolazione.
Chiediamo al Signore che
la guerra finisca presto e che
ritorni la ragionevolezza, in
modo che cessi la spirale della violenza e si compiano
passi visibili verso la pace.
Vi preghiamo di portare i
nostri saluti e l’assicurazione
delle nostre preghiere di intercessione al Signore a coloro che guidano le Chiese riformate a Feketic e la Chiesa luterana slovacca di Novi Sad.
Con affetto fraterno, vostro
Wilhelm Hiiffmeier
La lettera da Novi Sad
Cari amici,
desideriamo ringraziarvi
per le vostre lettere di sostegno e di simpatia e rispondiamo alle domande che ci ponete, per informarvi sulla situazione attuale a Novi Sad e
circa le nostre attività presenti
e future riguardo al conflitto
del Kosovo e ai bombardamenti della Nato. Dato che
sono in vigore le leggi di guerra e sono attive la corti marziali, e poiché siamo un’organizzazione umanitaria, non
intendiamo esprimere valutazioni circa le cause di questa
guerra e le possibili colpe. Ci
limitiamo a descrivervi il nostro punto di vista sulla situazione umanitaria della gente
colpita dal conflitto nella regione in cui la Eho conduce la
sua attività, vale a dire in Vojvodina, provincia settentrionale della Serbia.
1) Le prime bombe Nato,
24 marzo 1999, sono state
sganciate su Novi Sad. Da allora i bombardamenti si sono
succeduti quotidianamente:
le sirene hanno suonato ogni
notte tra le otto di sera e le otto di mattina. Gli abitanti di
Novi Sad hanno passato tutte
queste notti nei rifugi e nelle
cantine, molti hanno abbandonato il paese o sono sfollati
in campagna dove c’è maggior sicurezza. Non c’è ancora panico, ma la gente guarda
con disperazione alla incomprensibile distruzione della
propria città: due ponti sono
stati distrutti, il terzo e l’ultimo sono fortemente danneggiati per cui il traffico ferroviario e delle auto è bloccato.
Le raffinerie di petrolio sono
semidistrutte così come molte fabbriche che davano lavoro a migliaia di persone. Analoghe distruzioni si riscontra
m
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 • fa* 011 -6504394
no in altri centri industriali
della Vojvodina, specialmente Facevo e Sombor. L’economia della Jugoslavia non si
era ancora ripresa dalle conseguenze della disintegrazione della Jugoslavia precedente, fra cui l’enorme inflazione
e i quattro anni di sanzioni: e
questo tanto più che la vita
del nostro paese dipende soprattutto dalle importazioni.
Questa dipendenza è, fra l’altro, molto forte nel settore
farmaceutico e del cibo per i
bambini piccoli. Proprio per
questa consapevolezza la
gente ha dato praticamente
l’assalto alle farmacie private,
svuotandole, nei primi giorni
dei bombardamenti. Chi non
era in grado finanziariamente
di acquistare medicine nelle
farmacie private è andato disperatamente dall’una all’altra delle farmacie di stato per
cercare, invano, medicinali. I
farmaci più richiesti sono i
sedativi.
2) Se la Nato pensa che
bombardare le infrastrutture
(ponti, strade, ecc.) e gli impianti industriali (fabbriche,
raffinerie, magazzini) in Vojvodina abbia influenza sul
conflitto in Kosovo, bisogna
considerare che è anche vero
il contrario: il conflitto in Kosovo ha influenze sulla Vojvodina. La Vojvodina è stata
fortemente colpita non solo
dalle distruzioni provocate
dai bombardamenti della
Nato, ma anche da tutto ciò
che è avvenuto in Kosovo. 1
profughi del Kosovo sono
fuggiti in tutte le direzioni,
anche al Nord, e sono quindi
arrivati a Novi Sad e in altre
località della Vojvodina. Non
ci sono ancora valutazioni ufficiali sul numero di questi
nuovi profughi, ma essi ci
contattano ogni giorno chiedendo aiuto. 1 primi rifugiati
del Kosovo sono arrivati qui
la primavera scorsa e la Eho li
ha aiutati, insieme alla Croce
Rossa e ad altre organizzazioni distribuendo loro medicinali (squadra medica mobile,
farmacia umanitaria), cibo e
altre cose.
3) Considerato il fatto che
sin dal 1997 non sono più arrivati aiuti speciali per l’ex Jugoslavia, la Eho ha dovuto affrontare l’inizio dei bombardamenti con i magazzini per
il cibo vuoti e poche scorte di
medicinali. L’ultimo grande
invio di medicinali fu effettuato in seguito all’ultimo
appello di Act grazie all’intervento della Chiesa danese,
poi ci fu un’altra consegna di
medicinali provenienti dal
ministero per gli Affari esteri
della Baviera e uno stock di
medicinali inviati gratuitamente dalla MediSuiss. A
causa della burocrazia della
nostra amministrazione abbiamo dovuto attendere per
settimane per poter far entrare degli inalatori per l’asma
(dono del Christian Aid). Ciononostante la nostra farmacia umanitaria distribuisce
medicine, gratis, se è possibile, ogni giorno agli abitanti di
Novi Sad. Avevamo ancora
del formaggio inviatoci dalla
Heks e dal governo svizzero:
lo abbiamo distribuito in
questi giorni tramite la Croce
Rossa e altre organizzazioni.
Alcuni medicinali li abbiamo
dati alla Croce Rossa e a una
clinica neuropsichiatrica. Oggi abbiamo consegnato alcune incubatrici e altri farmaci
(sempre dono della Heks) alla clinica infantile di Novi
Sad. Il nostro monitoraggio
sulla situazione è continuo,
siamo in contatto con altre
organizzazioni umanitarie e
la nostra azione (insieme a
un settimanale indipendente
di Novi Sad) contro la guerra
e le distruzioni inizierà domani (con la stampa di cartoline riproducenti il ponte distrutto di Novi Sad).
4) Insieme con alcuni sacerdoti di Novi Sad stiamo
considerando la possibilità di
organizzare incontri di preghiera per la pace, ma ci vorrà ancora tempo perché la
cosa parta. In realtà manca la
benzina, gli autobus circolano molto irregolarmente e le
strade diventano deserte già
nelle prime ore della sera Li
paura la si legge sul volto di
molte persone.
5) Concordando con le organizzazioni di cui abbiamo
parlato e dopo aver discusso
con i rappresentanti della
Croce Rossa riteniamo che le
cose più importanti perla
Vojvodina in questo momento siano:
- cibo per bambini (dai
neonati all’età di un anno)
- medicinali
- cibo (ovviamente cibo
che si possa conservare)
- articoli per l’igiene personale
- coperte e abiti
Restiamo in attesa della vostra risposta.
Sinceramente
Karoly Beres
direttore della Eho, Opera
diaconale ecumenica di Novi
Sad (fax 00381-21469616)
ÄülÄii
Documento sulla guerra nei Balcani
Evangelici del Rio de la Piata
«Non ci sono guerre giuste»
«Come cristiani non crediamo nelle guerre giuste» hanno
dichiarato il 28 aprile i membri del corpo pastorale e diaconale della Chiesa evangelica del Rio de la Piata (lerp) in
un documento sulla guerra
nel Balcani. 1 circa 70 ministri
della lerp si dicono «colpiti
per il dolore e lo stato di abbandono in cui si trovano
centinaia di migliaia di persone» ed esprimono un «energico rifiuto del ricorso alla forza
militare come mezzo per risolvere qualsiasi tipo di conflitto». 1 ministri, che sono al
servizio di chiese in Argentina, Paraguay e Uruguay, si
soffermano sulle «numerose
vittime che questa guerra sta
producendo e anche sui tentativi di dare una giustificazione religiosa dei problemi
esistenti in quella regione».
Per i cristiani non ci sono
guerre giuste perché «la logi'
ca della guerra è una spirala
che invece di risolvere i pt®'
blemi delle persone li aggrava, aggiungendo nuove fraP
ture che niente potrà riparare
o guarire pienamente». H
cumento esorta «la comunità
ecumenica internazionale a
non cedere nella ricerca o
una soluzione negoziata de
problemi» che consenta
raggiungere «una convivenza
basata sulla giustizia». 1 min'
stri della lerp propongono a
costituire una commission .
composta da persone non im
pegnate nel conflitto e prov
nienti da differenti credi (musulmani, ortodossi, pretesta
ti e cattolici), incaricata
«condurre negoziati che s
biliscano una pace nella
gnità dei popoli». m
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