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numero IO
del 6 marzo 1998
L. 2000
Spedizione in a. p. 4S%
art. 2 comma 20/B legge 662/96
Filiale di Torino
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CUM GRANO SALIS
«Vd; siete il sale della terra...»
Matteo 5,13
/N questi giorni il Comitato generale
del Kirchentag, la grande festa biennale del protestantesimo tedesco, ha
definitivamente scelto il testo biblico
del prossimo incontro che si svolgerà a
Stoccarda dal 16 al 20 giugno del 1999:
«Voi siete il sale della terra». Due commenti. Il primo viene dal Malawi, un
paese africano tra i più poveri del
mondo. Quando in un villaggio una
famiglia rimane senza sale, essa lo cerca dai vicini, un pizzico da parte di
tutti e il problema è risolto. Il sale come solidarietà, come bene indispensabile e prezioso da spartire e utilizzare
con parsimonia. Il secondo commento
giunge dai paesi scandinavi dove in
ogni famiglia c’è sempre una buona
dose di sale di scorta da spargere sulle
scale, sul marcipiede davanti a casa
durante i mesi invernali per contrastare la pericolosità del ghiaccio. Il sale
dunque come possibilità di camminare sicuri sulle superfici ghiacciate. Insamma metti il sale in un determinato
contesto e vedi cosa succede. Nei paesi
poveri è un elemento prezioso, raro,
indispensabile. A casa nostra regna lo
spreco, è un elemento utilizzato in
quantità industriali.
TKTEL contesto in cui questa afferma± V zionefu pronunciata evocava certamente vari significati. Il sale era parte del rito, si cospargeva la vittima ed
era considerato un elemento che conservando il deperibile in qualche modo introduceva aU’eternità. Ma questo
significato probabilmente all’epoca di
Gesù era già al tramonto mentre ne
appariva un secondo più legato ai valori religiosi e morali. La forza dell’affermazione di Gesù sul sale è anche nel
suo contrario: «...se il sale diventa insipido, con che lo si salerà?». In effetti il
sale raccolto al Mar Morto, frammisto
com’era a varie sostanze alcaline, poteva perdere, il sapore originario. Esisteva quindi di fatto un saie alcalino,
insapore. Polvere bianca che assaggiandola sapeva di gesso. Dunque il
sale poteva realmente diventare insipido! Che cosa evoca per noi l’immagine del sale con la quale vengono caratterizzati i discepoli? È un po’ il ritratto
del sale-spreco anziché sale-bene prezioso. Ovvero la foto di una società cristianizzata dall’alto, chiese dappertutto, crocifissi, simboli, presenza imponente nei media, nella scuola, nello
stato. Ciò che doveva dare gusto come
elemento prezioso, da scoprire e valorizzare si è trasformato in qualcosa
spesso di insulso (letteralmente: senza
sale), di commerciale, onnipresente
ma non interessante. Il discorso di Gesù prosegue dicendo ai discepoli: «Voi
siete la luce del mondo...».
A NCHE qui duemila anni fa una
,iM. lampada che squarciava le tenebre
tappresentava qualcosa di prezioso;
oggi le nostre città illuminate a giorno
hanno amplificato al massimo il valore stesso della luce. Se dovessi caratterizzare il protestantesimo e il cattolicesimo con queste due immagini, direi
che tendenzialmente il protestantesimo aspira a diventare sale mentre il
cattolicesimo luce. Ginevra è sale con il
suo spirito critico, di scavo biblico e
tendenza profetica. Roma è luce che si
pone, vedi il prossimo Giubileo-Anno
Santo, come faro fra le nazioni, direzione morale di tutta l'umanità. L importante, comunque, è non montarsi la
testa e ritornare sempre e di nuovo alla
sobrietà del testo biblico che ci ricorda
come Cristo sia vero sale e vera luce
deU’umanità. Per non essere insulsi e
spenti è necessario confrontarsi con la
parola biblica che dà un senso e una
giusta direzione alla nostra testimonianza. Insamma «cum grano salis».
Giuseppe Platone
SETTIMAN.\LE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
motivi del fermo dissenso delle chiese evangeliche al finanziamento pubblico
Soldi pubblici e scuola privata
Una scuola pubblica fortemente qualificata è, nella particolare situazione culturale e politica
del nostro paese, il sistema più compatibile con uno stato democratico e pluralistico
PIERO TROTTA
A differenza di larga parte dei
commentatori, non ho mai ritenuto che l’espressione «senza
oneri per lo stato» costituisca un
ostacolo di ordine strettamente
giuridico al finanziamento pubblico della scuola privata. Se si esamina la norma alla luce dei lavori preparatori e in particolare del dibattito che, in sede di Assemblea Costituente, ne precedette l’approvazione, se ne comprende, infatti, l’esatto significato, che non è quello di
un tassativo divieto di finanziamento. Allora, come oggi, il mondo
cattolico faceva forti pressioni perché il finanziamento pubblico fosse considerato un corollario del diritto di istituire scuole private, della
libertà di insegnamento, della
equipollenza di trattamento degli
alunni di tali scuole e della potestà
dei genitori di istruire e educare i
figli, e chiedeva che la Carta Costituzionale lo esplicitasse. Orbene, il
«senza oneri per lo stato» costituì
un rigetto di tale pretesa e non un
impedimento giuridico assoluto,
rispetto a eventuali autonome scelte da parte dello stato. Nel corso
del dibattito tale interpretazione
venne chiaramente esplicitata.
La questione è, quindi, pili di carattere politico che giuridico. E
proprio sul terreno politico le chiese evangeliche hanno ripetutamente espresso il loro fermo dissenso
rispetto alla prospettiva del finanziamento a carico dell’erario. E ciò,
ultimamente, attraverso una presa
di posizione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (trasmessa al ministro della Pubblica
Istruzione con una lettera del suo
presidente e pubblicata su Riforma
dell’11 aprile 1997) e una delibera
dell’ultimo Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste (pubblicata su
Riforma del 12 settembre 1997). In
tali documenti si evidenziano precise controindicazioni di carattere
contingente e permanente.
In ordine alle prime si rileva che
oggi, in vista del risanamento della
finanza pubblica e dell’ingresso
dell’Italia neU’Unione monetaria
europea, non solo viene imposto ai
cittadini un pesante aggravio del
prelievo fiscale ma assistiamo a un
vistoso ridimensionamento dello
stato sociale. E ciò mentre la disoccupazione, particolarmente nel
Sud, ha raggiunto livelli tali da far
temere per la stessa tenuta delle
istituzioni democratiche e da richiedere vistosi e ingenti investimenti produttivi. Inoltre, la scuola
pubblica versa in situazione di grave sofferenza e richiede investimenti rilevanti atti a qualificarla attraverso la preparazione e l’aggiornamento degli insegnanti, l’inserimento di materie che la mettano al
passo coi tempi, la fruizione di adeguati sussidi didattici, e così via. In
tale contesto appare evidentemente inammissibile che consistenti risorse vengano sottratte a finalità
pubbliche, assolutamente prioritarie, e destinate a finanziare iniziative provate con scopi di parte. E ciò
senza contare che le motivazioni
con le quali, quasi esclusivamente
da parte del mondo cattolico, viene
avanzata la richiesta di finanziamento delle scuole confessionali,
sono identiche a quelle prospettate
nel corso dei lavori preparatori della Costituzione e chiaramente respinte in quella sede. Sicché, se
l’articolo 33 della Costituzione non
costituisce un ostacolo giuridico
assoluto, il patto che vi è sotteso
impedisce, sul piano politico, che
possa darsi spazio a tali pretese.
Ma vi ostano consistenti ragioni
di ordine più sostanziale. Se, infatti, la finalità essenziale dell’istruzione pubblica è, come sembra da
tutti riconosciuto, quella di favorire
la formazione di soggetti liberi, autonomi e responsabili, capaci di
operare le proprie scelte in una società nella quale il pluralismo è valore fondamentale, non si vede sotto quale profilo uno stato laico, che
è intestatario e tutore di tali finalità, possa incentivare l’affidamento dei bambini e dei giovani a enti
provati di tendenza, fortemente
caratterizzati da precomprensioni
ideologiche (con particolare riferimento a quelle di carattere religioso) il cui obiettivo è, chiaramente,
quello di trasmettere una fede e i
valori che a questa sono connessi.
Appare, peraltro, assolutamente
mistificatorio sostenere che, in tale
contesto, possa essere garantita la
libertà di insegnamento, che costituisce un^altra condizione del pluralismo. È infatti chiaro che i docenti di tali scuole saranno organici al cosiddetto «progetto di istituto» fondato su valori confessionali
o saranno costretti a una ipocrita
accettazione di tale progetto, pena
l’espulsione e la conseguente disoccupazione.
Rilevo che tali preoccupazioni
sono autorevolmente condivise.
Durante il viaggio che doveva condurlo alla trionfale visita a Cuba, a
coloro che gli facevano osservare
come il governo marxista cubano
aveva garantito la generalizzazione
dell’istruzione, il pontefice replicò
che tutti i sistemi politici autoritari
diffondono la formazione dei giovani al fine di trasmettere, attraverso il rigido inquadramento delle
scuole, la loro ideologia e assicurare la conseguente piena accettazione del regime. Aveva ragione. Ma
che cosa rappresenta la scuola di
ispirazione confessionale, se non
l’identico tentativo di clonare intellettualmente i giovani? La verità
è che l’unico sistema scolastico
compatibile con uno stato democratico è quello in cui nella scuola
sia sempre assicurato il pluralismo,
per cui non è legittimo promuovere e incentivare una scuola che tale
pluralismo neghi in radice.
Per finire un breve giudizio sul
clima politico nel quale la pretesa
del finanziamento della scuola privata sembra trovare spazio. Il mondo cattolico italiano non ha esercitato consistenti pressioni nei quarantacinque anni nei quali il governo era egemonizzato dalla Democrazia cristiana. I tempi sono sem
SEGUEAPAGINA10
Dopo Graz: si è incontrato a Roma il comitato Kek-Ccee
Una «carta ecumenica europea» per tutte le chiese
«Dopo Graz non si
torna indietro. Non solo,
ma abbiamo già intrapreso dei passi in avanti». Lo ha detto il segretario generale della Conferenza delle chiese europee (Kek), il pastore
battista Keith Clements,
in una conferenza stampa durante la quale, insieme al segretario generale del Consiglio delle conferenze episcopali
europee (Ccee), mons.
Aldo Giordano, sono
stati illustrati i risultati
dell’incontro annuale
del comitato congiunto
Kek e Ccee tenutosi a
Roma dal 19 al 22 febbraio. Hanno partecipato ai lavori del comitato
congiunto, comitato che
aveva preparato Graz e
che consta di una decina di membri, il presidente della Kek, metropolita Jie del Patriarcato
ecumenico di Parigi, e il
presidente del Ccee, il
card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. È la
prima volta che i responsabili delle diverse
chiese europee si incontrano dopo l’Assemblea
ecumenica europea di
Graz (giugno 1997).
«Graz ci ha insegnato
un sano realismo», ha
detto con ottimismo don
Aldo Giordano alla conferenza stampa. «Le decisioni prese all’incontro
della Kek e del Ccee - ha
aggiunto Clements - sono ecumenicamente realistiche e fattibili». Prima fra tutte è in pro
gramma l’elaborazione
di una «carta ecumenica
europea» che vuole essere un documento guida
per tutte le chiese europee su come rapportarsi
con le altre chiese e confessioni. Sarebbe la prima volta che cattolici e
cristiani di altre denominazioni elaborano insieme un documento di tale portata. «Il documento potrà avere particolare importanza in quei
paesi in cui è schiacciante la presenza di una
chiesa di maggioranza ha sottolineato Keith
Clements questa “carta” potrà dare delle direttive su come rispettare le tradizioni ecclesiologiche altrui». La «carta» intende pronunciarsi
anche sulla questione
del proselitismo e dei
suoi confini con l’attività
di evangelizzazione, problematica che negli ultimi anni ha messo a dura
prova il movimento ecumenico, soprattutto nei
paesi dell’Est.
Altri punti salienti
dell’incontro sono stati
la programmazione di
un incontro giovanile
europeo per la Pasqua
del 2001, la costituzione
di una commissione
delle chiese a livello europeo per i conflitti e di
una «rete» per i problemi dell’ambiente. Inoltre si intende affrontare
la questione della violenza contro le donne,
nella società e nelle
presse chiese. (nev)
1848-1998: VALDESI PER LA LIBERTÀ.
Si è svolta a Torino un'importante manifestazione e un corteo per le vie del
centro cittadino a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni
civili e politiche. (pag. 5)
ESSERE CHIESA INSIEME. 175 persone
di 40 nazionalità diverse si sono incontrate a Santa Severa e a Roma per il
terzo convegno «Essere chiese insieme» promosso dalla Fcei. Si sono confrontati sui problemi dell'integrazione
fra chiese italiane, chiese di immigrati
e comunità miste. (pagg. 6-7)
PACIFISTI OGGI. Un po' in tutto il mondo
l'intolleranza e i conflitti, non solo armati, non tendono a cessare ma stanno
cambiando. Che cosa significa essere
pacifisti oggi? Crescono le esperienze
di diplomazia dal basso. (pag. 70)
LA LEGA SOTTO INCHIESTA. L'azione
penale della magistratura contro Bossi
e altri dirigenti della Lega era forse
inevitabile, ma resta il fatto che gli
umori profondi di consistenti pezzi di
società del Nord (o dei diversi Nord)
hanno bisogno piuttosto di risposte
politiche e culturali. (pag. 10)
2
PAG. 2
RIFORMA
All’A:
Della Parola
VENERDÌ 6 MARZO IQq, ,/cmERD
..............“'A lS-r=
«Partito di là,
Gesù si ritirò nel
territorio di Tiro e
di Sidone. Ed ecco
una donna
cananea di quei
luoghi venne fuori
e si mise a gridare:
“Abbi pietà di me,
Signore, Figlio di
Davide. Mia figlia
è gravemente
tormentata da un
demonio”. Ma egli
non le rispose
parola. E i suoi
discepoli si
avvicinarono
e lo pregavano
dicendo:
“Mandala via,
perché ci grida
dietro”. Ma egli
rispose: “Io non
sono stato
mandato che alle
pecore perdute
della casa
dTsraele”. Ella
però venne e gli si
prostrò davanti,
dicendo: “Signore,
aiutami!”.
Gesù rispose:
“Non è bene
prendere il pane
dei figli per
buttarlo ai
cagnolini”. Ma
ella disse: “Dici
bene. Signore,
eppure anche i
cagnolini
mangiano delle
briciole che
cadono dalla
tavola dei loro
padroni”. Allora
Gesù le disse:
“Donna, grande è
la tua fede, ti sia
fatto come vuoi”.
E da quel
momento sua
figlia fu guarita»
(Matteo 15,21-28)
«A te alzo
gli occhi,
a te che siedi
nei cieli!
Ecco, come gli
occhi dei servi
guardano la
mano del loro
padrone,
come gli occhi
della serva
guardano la
mano della sua
padrona,
così gli occhi
nostri sono rivolti
al Signore,
al nostro Dio,
finché egli abbia
pietà di noi»
(Salmo 123, 1-2)
L'AMORE NON HA CONFINI
Forse la grandezza di Dio si rivela proprio nella sua capacità di farsi piccolo
Gesù impara da una donna pagana che il dolore umano non conosce confini
SERGIO MANNA
E un incontro particolare
quello che si realizza ai confini tra la Galilea e la Siria. Da un
lato una donna pagana, disperata per le condizioni in cui versa
sua figlia e pronta a tutto pur di
salvarla, dall’altro Gesù, che
stanco deH’ennesima disputa
con i farisei e della folla che non
fa altro che chiedergli miracoli,
spera forse di trovare un po’ di
quiete fuori della sua terra.
riamente solidarizzare con chi
soffre. Molto spesso, anzi, si
preferisce evitare un contatto
diretto con chi è afflitto. Non si
sa cosa dire o fare, ci si sente in
imbarazzo, a volte perfino infastiditi. Non fa piacere ascoltare
qualcuno che si lamenti.
Lo sconcertante
comportamento di Gesù
L'esperienza
della sofferenza
HI almeno una volta nella
vita abbia fatto l’esperienza
di vedere una persona cara dibattersi tra la vita e la morte può
comprendere bene i sentimenti
di questa donna, la sua ansia, il
suo dolore, la sua disperazione.
Si può accettare quasi tutto ciò
che ci accade personalmente,
ma vedere soffrire coloro che
amiamo e verso i quali ci sentiamo in qualche modo responsabili può essere talvolta insopportabile. In modo tragico questa donna incarna tutto il dolore
che nasce dalla preoccupazione
per la vita di un altro che viene
annientata; il suo volto ci è ignoto, eppure ci è familiare. Potremmo rivederlo nelle corsie di
un ospedale, all’angolo di una
strada, sull’autobus o in metropolitana. Potremmo riconoscerlo perfino in quello di una sorella della nostra comunità. La
donna di questo racconto non ci
è estranea perché non ci è estranea l’esperienza della sofferenza. Riconoscere la sofferenza altrui non significa però necessa
Cristiani e pagani
Donne e uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
implorano aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani.
Donne e uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,
lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consunto da peccato, debolezza, e morte.
I cristiani stanno accanto a Dio nella sua sofferenza.
Dio va a tutti nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l’anima del suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona.
Dietrich Bonhoeffer
Ed è proprio ciò che accade
ai discepoli di Gesù, i quali
non vedono l’ora di liberarsi
della donna (v. 23). La loro insensibilità ci stupisce, ma non ci
scandalizza dal momento che
spesso ci comportiamo come loro. Ciò che invece ci risulta difficile da accettare è il comportamento di Gesù.
Ricordo che tempo fa a Parigi
ho visto un quadro che rappresentava proprio questa scena del
Vangelo. Il quadro non mi è piaciuto! Una donna inginocchiata
guardava piena di speranza verso il Cristo e Gesù invece, con un
gesto imperioso della mano la
allontanava da sé. Il suo volto
non era affatto simpatico. No,
decisamente era un brutto quadro. Non era il mio Gesù quello
che vi era rappresentato. Tempo
dopo, però, mi sono ritrovato a
riflettere su quel quadro. Forse
ero stato troppo ingiusto con
l’artista. In fondo egli non aveva
fatto altro che rappresentare in
modo mirabile ciò che Matteo
aveva descritto nel suo Vangelo.
Quello che mi disturbava,
dunque, non era il quadro in sé
ma ciò che Matteo raccontava: il
silenzio di Gesù di fronte all’implorazione della donna e poi
nelle parole che mi sembravano
ancora più terribili del silenzio:
«Io non sono stato mandato che
alle pecore perdute della casa di
Israele» (v. 24). «Non è bene
prendere il pane dei figli per
buttarlo ai cagnolini» (v. 26). Sono parole dure queste parole
che sembrano non lasciare alcuno spazio per la misericordia.
Possibile che l’amore di Dio
possa avere dei confini? Quali
che possano essere le giustificazioni teologiche di queste parole. se assumiamo il punto di vista della donna cananea esse
sembrano comunque suonare
come un netto rifiuto.
Da un lato il rifiuto dei discepoli, dall’altro quello di Gesù ci
costringono a focalizzare la nostra attenzione su questa donna
e sulla sua disperazione. E così
accade che la nostra simpatia si
rivolga verso di lei piuttosto che
verso Gesù. È per lei che facciamo il tifo in questa storia! Stiamo dalla sua parte. Ma forse è
proprio questo lo scopo dell’intero racconto. Per una volta Gesù si fa da parte, per una volta
non è lui al centro della scena,
per una volta Gesù stesso assume un ruolo negativo affinché
noi possiamo aprire gli occhi
sulle sofferenze di coloro ai quali Dio stesso sembra dire di no.
Paradossalmente questo farsi
da parte di Gesù è un invito alla
solidarietà, è un chiederci da
che parte stiamo quando il nostro prossimo è schiacciato dal
dolore. Il mondo è pieno degli
amici di Giobbe che, profondamente religiosi, di fronte al mistero della sofferenza dell’innocente si preoccupano di giustificare Dio piuttosto che di solidarizzare con il prossimo nella
preghiera e nell’azione. Ma Dio
non ha bisogno della nostra giustificazione, mentre il nostro
prossimo nell’ora del dolore può
avere un disperato bisogno del
nostro aiuto.
maggiori di quelle dei figli. Da
questa donna perfino Gesù ha
da imparare ed è questo l’ultimo
paradosso di questo racconto.
Dio non ha paura di farsi così
piccolo al punto da dover imparare qualcosa da una semplice
donna, e per giunta pagana.
La grandezza di Dio
Forse la grandezza di Dio si
1- ■
Un brano pieno di paradossi
IL comportamento di Gesù in
I
questo racconto è paradossale, ma a ben vedere questo brano del Vangelo di Matteo è pieno di paradossi. La donna cananea è pagana, eppure riconosce
in Gesù il Figlio di Davide, cioè il
Messia, e prega con il linguaggio
dei salmi biblici. Dovrebbe essere una infedele e invece manifesta una grande fede, una fede
che non si rassegna neppure di
fronte al no di Dio. Come Giacobbe questa donna lotta con
Dio e vince. La donna cananea
non si arrende neppure quando
Gesù le dice: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo
ai cagnolini». Invece di abbattersi risponde prontamente utilizzando la stessa immagine di
Gesù; «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano
delle briciole che cadono dalla
tavola dei loro padroni» (v. 27).
Con le sue parole e con il suo
atteggiamento questa donna
sembra ricordarci che talvolta
l’amore, la fedeltà e la riconoscenza dei cani possono essere
rivela proprio in questa sua
capacità di farsi piccolo, di assumere l’umanità e con essa anche
qualcosa che è tipico degli esseri
umani e cioè imparare dagli altri. Ai confini tra la Galilea e la
Siria Gesù impara da una donna
pagana che il dolore umano non
conosce confini, che la sofferenza di una madre ebrea non è diversa da quella di una madre cananea, che quando figli e cani
vivono nella stessa casa i primi
non possono essere felici se i secondi muoiono di fame.
Più tardi sperimenterà egli
stesso la più cmdele delle sofferenze, sentendosi abbandonato
dagli uomini e da Dio, accettando di morire per tutti sul legno
della croce e manifestando così
un amore senza confini, perché
tale in fondo è l’amore di Dio.
Questo episodio del Vangelo di
Matteo termina in modo positivo. Riconosciuta la grande fede
della donna cananea, Gesù ne
guarisce la figlia. Ce ne rallegriamo, così come ogni volta ci accade quando una situazione apparentemente disperata improvvisamente si risolve nel migliore dei modi.
La solidarietà con chi soffre
Non coglieremmo però il
: ................
senso più profondo di questo brano della Bibbia se dimenticassimo che per ogni storia di
sofferenza che termina bene ce
ne sono tante altre che si concludono in modo tragico. Come
credenti in Cristo siamo invitati
a cercare sempre di nuovo dei
modi per esprimere concretamente la nostra solidarietà con
quanti intorno a noi soffrono e
si sentono abbandonati da Dio,
nella consapevolezza che quando cominciamo a disinteressarci
delle passioni che affliggono il
nostro prossimo, prima o poi
neppure la passione di Cristo,
che è passione di Dio, avrà per
noi alcun valore.
(prima di due meditazioni)
Note
omiletiche
Bilder von Erlösung
na dell'opera, a cura
casa editrice Quennia^J
manca la pericope cn
interessa).
L'episodio narrato j.
Matteo è di quelli che|,'
sciano il lettore o la lett,
ce piuttosto turbati, pj,
ché nella sua prima pan,
sembra presentare un ¡¡j
sù severo e insensibile,!
pieno contrasto con l'jj
magine positiva che ¡nj
nerale ne ricaviamo dj
Vangeli. Qualche esegej
non manca di affermât,
che qui i discepoli appaj
rebbero più umani di
sù, sollecitando il Maesttj
ad occuparsi del caso dell,
donna Questa convinti}
ne nasce dalla tendenti
soprattutto cattolica,,
tradurre le parole dell}
sto greco «apolusonai
ten» (v. 23) con «esaudì
scila» piuttosto che coi
«mandala via». Sulla ba*
di tale scelta nel Medio}
vo si volle vedere nelle pa
role dei discepoli addirit.
tura un valido appoggi]
alla dottrina della intei
cessione dei santi. Nd
commento a questo brani
della Scrittura non abbia
mo fatto nostra tale tra
duzione ritenendola poo
attendibile. Per quantoli
guarda l'affermazionei
Gesù «lo non sono stati
mandato che alle pecori
perdute della casa d'Israa
le» (v. 24), non è esclusi
che fino al momento del
l'incontro con la donni
egli fosse realmente con
vinto che la sua missioni
dovesse limitarsi ad Israa
le. Quelle parole, però,
potrebbero anche esseri
lette come un tentativo j
Matteo di mettere ii
guardia i destinatari del
suo Vangelo dalla tentazione di credere che aveiv
do essi riconosciuto in Ge
sù il Messia possano vantare una qualche superiorità rispetto a Israele e
concepire se stessi come il
nuovo popolo di Dio che
soppianta l'antico.
L'affermazione delv.W
manca, comunque, nella
versione del racconto riportata dal Vangelo di
Marco (7, 24-30), neili
quale, tra l'altro, anelli
l'atteggiamento di Cesi
verso la donna appare, nd
complesso, meno duro,
Qui, infatti, viene solo affermato un diritto di pre
cedenza dei «figli» (sii
ebrei) rispetto ai «cagnolini» (i pagani) nella parta
cipazione al banchetto
messianico, laddoveii
Matteo questi ultimi seiibrerebbero essere semplf
cernente esclusi (in co#traddizione con 8, 11)-®'
esegeti evidenziano spesso il fatto che in entrambe
le versioni del racconto
Gesù non parli di «cani»
ma di «cagnolini», un diminutivo che addolcisce
termine. Ciononostante)
paragone rimane pocolit
singhiero. In ogni caso'
tentativi di interpretate
l'iniziale durezza di Cesi)
come un voler mettere af
la prova la fede della donna, a nostro giudizio, tasentano il cinismo. Ptof^j
riamo pensare che poi#
Signore riveli se stesso come colui che nella sui
umanità abbia avuto, come tutti noi, qualcosa di
imparare anche sul temi
della misericordia. Se dipendesse da noi darertim
a questa pericope il tito“^
«Gesù impara». Una bel
lezione per noi uortufb
cosi poco disposti ad a
cattare insegnamenti da
le donne!
Il
Lece.
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approfondire
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Commento niidrashico
narrativo, Qiqaion, lin
gnano (Ve), 1995.
- Eugen Drewerrnan''
Das Markusevangei||J^|;
1987
ter-Verlag, Olten, ■1988 (nell'edizione ita'.
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gy: A quattrocento anni dalla firma dell'Editto di Nantes
I protestanti francesi per la libertà di tutti
Le celebrazioni si sono aperte a Parigi il 18 febbraio, con una solenne cerimonia
presso la sede dellVnesco, alia presenza del Presidente francese, Jacques Chirac
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LUCA M. NEGRO
SE è piaciuto a Dio non
per
I permettere che vi sia
ora una stessa forma di
religione, che vi sia almeno
un’unica intenzione, e con
una regola tale che non vi siano per questo disordini e tumulti». Così, per far sì che Dio
«possa essere adorato e pregato» da tutti i suoi sudditi, il
re di Francia Enrico fV, quello
del famoso adagio «Parigi vai
ben una messa», quello che
per accedere al trono rinunciò alla sua fede protestante,
nell’aprile del 1598 promulgò
l’Editto di Nantes, una legge
di tolleranza nei confronti dei
fedeli della «Religione pretesa
riformata» che poneva fine a
decenni di guerra civile e a
massacri spaventosi, come
quello della famosa notte di
San Bartolomeo (24 agosto
1572), quando migliaia di
protestanti francesi furono
sterminati a Parigi e in tutta
la Francia. Anche se l’editto si
muoveva ancora nell’orizzonte del «cuius regio eius rellgio» (ovvero, ogni paese ha
una sua religione «di stato»),
anche se esso riconosceva ai
protestanti solo una tolleranza segnata da limiti (anche
geografici) ben precisi, e anche se la stagione della pace
Il re di Francia Enrico IV firmò l’editto di Nantes nell’aprile 1598
da esso garantita durò meno
di cent’anni (fu revocato da
Luigi XIV nel 1685), gli storici
individuano nell’Editto di
Nantes una svolta storica, un
primo passo nella direzione
del pluralismo e della laicità
dello stato.
Le celebrazioni per i quattrocento anni dell’Editto di
Nantes, che i protestanti francesi intendono protrarre per
tutto il 1998, si sono aperte a
Parigi il 18 febbraio, con una
solenne cerimonia presso la
sede deU’Unesco, alla presenza del Presidente francese,
Jacques Chirac. All’incontro,
presieduto dal pastore Jean
Tartier, presidente della Fe
derazione protestante di
Francia, sono intervenuti, oltre a Chirac, il direttore generale deirUnesco, Federico
Mayor, il presidente della
Conferenza episcopale francese, mons. Louis-Marie Billé, e il presidente del Consiglio nazionale della Chiesa
riformata di Francia, pastore
Michel Bertrand.
L’importanza dell’Editto di
Nantes come tappa essenziale verso la moderna laicità
dello stato è stata sottolineata
da Chirac che ha detto, fra
l’altro: «Il pluralismo inaugurato da questo editto resta la
nostra eredità più preziosa».
Chirac ha sottolineato che la
In visita al Centro ecumenico di Ginevra
Il card. Martini: «Non parlo di Giubileo
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Le celebrazioni del 2.000°
anniversario della nascita di
Gesù Cristo dovrebbero essere più una vicenda privata
che non un «grande avvenimento». È quanto ha fatto osservare il cardinale Carlo Maria Martini ai giornalisti, il 20
febbraio scorso, durante un’
intervista presso il Centro
ecumenico di Ginevra.
Interrogato sui progetti
della Chiesa cattolica per il
Giubileo cristiano, il cardinale ha risposto che il termine
Giubileo veniva spesso frainteso. «Io non parlo di Giubileo, ha detto, parlo del 2.000°
anno dalla nascita del Cristo». Diverse chiese sono intenzionate ad organizzare celebrazioni del Giubileo per
1 anno 2000, in Israele, a Roma e altrove. Questi progetti
hanno creato tensioni tra alcune chiese che temono che
tali celebrazioni diventino il
monopolio del Vaticano.
Il card. Martini ha minimizzato gli aspetti istituzionali delle celebrazioni. «Si
atta di sapere come ringraziare Dio per questi 2.000 anni' Il Cristo è presente, non è
Quanto un ricordo. La celetazione non deve essere
snidata dall’esterno, anche
6 potrebbe far vedere che
^beiamo qualcosa insieme,
on sono così interessato ai
^ondi avvenimenti. È da-we0 un avvenimento interiore,
Snifica avere il Cristo in
mezzo a noi».
11 card. Martini accompaa Ginevra 150 dei 3.000
^ ri della sua diocesi per una
sita di informazione sul
.^®'glio ecumenico delle
.mese (Cec). Il giorno prima,
vi .^’^riinale e i preti avevano
diir Annecy, in Francia,
ante un pellegrinaggio alla
Ig *rioria di Francesco di Savat titolare del vesco
ri di Ginevra e che risiede“UAnnecy nel XVII secolo.
Al
giornalista che lo inter
^rigava sul
successo spettaco
lare del suo programma di
evangelizzazione presso i giovani di Milano, il cardinale ha
risposto che aH’inizio non si
trattava di un progetto speciale. «Tutto è cominciato in
modo molto semplice quando sono diventato vescovo 18
anni fa, ha ricordato. Alcuni
giovani mi hanno chiesto come pregare, con la Bibbia in
mano. GlieTho spiegato, ma
hanno chiesto di seguire esempi pratici di preghiere». Il
cardinale ha quindi organizzato una riunione di preghiere, utilizzando la Bibbia, nel
Duomo di Milano. La prima
settimana, c’era un centinaio
di giovani, poi 3.000, poi
4.000. «Il Duomo non era ab
bastanza grande, per cui abbiamo deciso di tenere queste
riunioni in 70 parrocchie della diocesi», dopo aver formato 70 persone a questo scopo.
«Oggi, ogni mese, partecipano 15.000 giovani».
Interrogato sulle sue reazioni di fronte alle speculazioni di alcuni giornalisti che
vedono in lui un eventuale
successore di Giovanni Paolo
II, il cardinale ha risposto:
«Non ho reazioni particolari.
Il papa attuale spera di guidare la Chiesa almeno fino
all’anno 2.000 e ha il presentimento che celebrerà questo
avvenimento. Tali speculazioni sono pertanto puramente gratuite». (eni)
laicità autentica non significa
appiattimento, ma riconoscimento delle diversità: la «discriminazione positiva» che
l’Editto di Nantes compì a favore dei protestanti (creazione di «enclave» protestanti,
tribunali misti con giudici
cattolici e protestanti, ecc.)
mostra che «l’equità può venire proprio dall’ineguaglianza». Il presidente francese ha
poi affermato che occorre
continuare a vigilare, perché
«la pace civile è sempre fragile», e ha espresso apprezzamento per la minoranza protestante francese (900.000
persone), che «è sempre stata
agli avamposti della lotta per
la democrazia».
Il pastore Bertrand ha messo in luce gli aspetti problematici dell’Editto di Nantes,
affermando ad esempio che,
oggi, non si può ripetere l’errore di «rinchiudere le comunità diverse in ghetti». Al contrario, bisogna imparare a vivere una «laicità di confronto» che non si limiti a ridurre
la fede ad un fatto privato,
come spesso ha fatto la cultura «laica», ma sappia riconoscere il contributo positivo
che le visioni religiose possono portare alla vita sociale.
L’anniversario delTEditto di
Nantes, ha detto Bertrand, è
un’occasione per promuovere la tolleranza per tutti i
gruppi religiosi presenti in
Francia, e in primo luogo per
i numerosi musulmani. Erano presenti alla cerimonia
vari esponenti del governo
francese, del corpo diplomatico, di chiese cristiane francesi e straniere e di altre confessioni religiose (ebrei e musulmani). Dall’Italia erano
presenti il pastore Salvatore
Ricciardi, presidente della
Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (Cepple) e chi scrive
queste note, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), latore di un messaggio
del moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan, ai pastori Tartier e Bertrand. Nel
messaggio si esprime ai protestanti francesi la solidarietà
della Chiesa valdese, che proprio in concomitanza con il
quattrocentesimo anniversario delTEditto di Nantes, la
cui revoca colpì duramente i
valdesi, celebra i 150 anni
delle libertà civili.
Mondo Cristiano
Il pastore anglicano di Milano assassinato il 21 gennaio
Tributo al pastore Gregory Stephen Beheydt
Nel corso di un iricontro ecumenico tenutosi presso il
Pime di Milano il 23 gennaio
scorso, una rappresentante
della Chiesa anglicana di Milano, Alessandra Castorina, ha
portato il seguente tributo al
rev. Gregory Beheydt, pastore
della Chiesa anglicana di via
Solferino, trovato ucciso il 21
gennaio nella casa pastorale.
Il compito di parlare del
nostro compianto cappellano, padre Gregory, non è facile per vari motivi, sia perché
lui è stato qui da noi a Milano
solo cinque mesi, sia perché
era di carattere molto discreto e riservato, e infine perché
lui possedeva quel raro dono
che è la capacità di ascoltare
piuttosto che parlare.
Prendeva la sua missione
qui molto seriamente, voleva
capire il nostro modo di vivere la parrocchia piuttosto che
imporre le sue idee, voleva
conoscere i suoi parrocchiani, capire le loro esigenze e
paure, per poter poi fare di
noi una chiesa viva, una comunità più unita e fraterna,
dopo tutti i problemi che la
chiesa di via Solferino ha dovuto affrontare negli ultimi
cinque o sei anni. Solo dalle
sue omelie si riusciva a recepire le sue convinzioni, le sue
idee, le sue speranze ed insegnamenti sulla vita cristiana.
Gregory era una persona
aperta all’amicizia, informale
e dotato di un buon senso di
umorismo. Era un uomo che
si interessava molto della sua
nuova città, gli piaceva camminare per le strade per scoprire le cose belle e interessanti che Milano ha da offrire
a quelle persone che la guardano con occhi gentili; un
uomo che amava molto la
musica, era diplomato al
Conservatorio, in particolare
amava il canto gregoriano;
un uomo premuroso, che
non dava mai la risposta «facile» ma che considerava be
ne le cose prima di pronunciarsi; un uomo pieno di
compassione, che non esitava a sobbarcarsi viaggi anche
estenuanti per portare la
Santa Comunione a qualche
malato della nostra piuttosto
estesa comunità.
Era la sua compassione a
spingerlo a voler sapere di più
sulle strutture che Milano offre ai più poveri e disperati, e
che lo ha spinto ad insistere
affinché la nostra chiesa, sebbene finanziariamente molto
provata in quanto abbiamo
appena affrontato dei rilevanti lavori strutturali in via Solferino e i conti da pagare sono ancora tanti, elargisse ai
bisognosi una parte consistente dei propri introiti. Forse è stata proprio la sua compassione a causare la sua
morte. Gregory ha voluto vivere il Vangelo nel modo più
profondo e ha avuto il privilegio di morire per aver seguito
il suo Signore fino in fondo.
M Colombia: seminario sul pentecostalismo
BOGOTÁ — La messa a punto di un seminario internazionale di studio sul pentecostalismo e la ricerca di un modo ecumenico per celebrare il nuovo millennio sono stati al centro di
un incontro svoltosi a Bogotá nel febbraio scorso, tra esponenti del Consiglio latinoamericano delle chiese (Clai, protestanti)
e della Conferenza episcopale latinoamericana (Celam). La delegazione del Clai era guidata dal segretario generale Felipe
Adolf, che alla vigilia dell’incontro ha sottolineato «la necessità
di superare pregiudizi e resistenze che ogni giorno incontriamo nel cammino ecumenico, pur sapendo benissimo che la ricerca dell’unità è uno dei nostri compiti prioritari». (nev/alc)
W Dal 28 gennaio 1998 la radio avventista
mondiale trasmette verso la Cina
BRACKNELL (Regno Unito) — Il 28 gennaio, primo giorno
del nuovo anno cinese, quest’anno chiamato «anno della tigre», Adventist World Radio (Awr) ha iniziato a trasmettere
verso la Cina in onde medie. Awr trasmette 10 ore al giorno
con un trasmettitore di 600 kilowatt affittato a Ussuriysk City,
a 80 chilometri da Vladivostok, in Russia, riferisce Alien Steele, direttore di Awr, il network radiofonico mondiale della
Chiesa avventista, con sede a Bracknell. La stazione radio di
Ussuriysk City copre un vasto territorio della Cina nordorientale, in cui vivono 400 milioni di persone. I programmi
sono simili a quelli già trasmessi dalla stazione a onde corte
di Guam, da cui Awr trasmette con 100 kilowatt. Gli argomenti includono programmi religiosi, consigli sulla famiglia, sui
problemi giovanili, la salute e lezioni di inglese. La stazione di
Guam attualmente trasmette 127 ore a settimana di programmi diretti alla Cina in mandarino, cantónese, hakka, minnan
e shangainese. (AWRecorder, bia)
Cina: una donna pastore terrà
un corso di studio sull'ecumenismo
NANJING — Vento di novità in Cina, dove una donna pastore di Pechino a settembre terrà per la prima volta un corso
di studio sull’ecumenismo alla più importante Facoltà di teologia protestante, il Seminario teologico di Nanjing. Ying Gao,
«circa quarant’anni», fa parte delTunica chiesa ufficiale protestante della Cina, il Consiglio cristiano cinese (Ccc) che riunisce circa 10 milioni di fedeli ed è, secondo la sua definizione, «una chiesa post-denominazionale». ' (nev/eni)
Paesi Bassi: scontro tra chiese e governo
sull'apertura domenicale dei negozi
L’AIA— Sull’apertura domenicale dei negozi e sul prolungamento dell’orario anche nelle ore notturne, è ormai guerra
aperta tra le chiese olandesi e il governo (laburisti e liberali)
che ha avanzato una proposta in tal senso in vista delle prossime elezioni (6 maggio). Un’organizzazione interconfessionale
che riunisce tutte le chiese, protestanti, cattoliche e le comunità ebraiche, ha lanciato una grande raccolta di firme per
contrastare il progetto, con lo slogan «Usate il vostro tempo
per vivere», trovando l’appoggio anche dei sindacati, (nevleni)
Gli avventisti e il 50° anniversario
delia Dichiarazione dei diritti dell'uomo
SILVER SPRING (Maryland, Usa) — Per celebrare il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo gli avventisti hanno dichiarato venerdì 11 dicembre 1998 «giorno speciale di preghiera e gratitudine» per
la libertà religiosa e i diritti umani. Così facendo la Chiesa avventista in tutto il mondo si unisce alla comunità mondiale
nel riconoscere l’importanza dei valori iscritti in questo documento delle Nazioni Unite. Gli avventisti hanno sempre
sostenuto i diritti umani e particolarmente l’articolo 18 della
Dichiarazione che difende la libertà religiosa e promuove il
rispetto della dignità umana. Secondo Tufficio pubbliche relazioni della Chiesa avventista mondiale, la commemorazione da parte degli avventisti includerà incontri speciali sul tema della tolleranza e della dignità umana nelle chiese locali, e
un servizio religioso particolare previsto in tutte le chiese per
sabato 12 dicembre, per sottolineare l’importanza dei diritti
umani e della libertà religiosa in particolare. (bia)
Berlino: inaugurato il nuovo Centro
educativo e formativo battista
BERLINO — Il 28 novembre 1997 è stato inaugurato il nuovo centro educativo e formativo battista di Listai, 30 km a
ovest di Berlino. In meno di tre anni sono stati riadattati 19
edifici preesistenti e ne sono stati costruiti 4 nuovi. Lo spazio
di 12 ettari garantisce un notevole respiro per le diverse attività che si svolgeranno in questa nuova sede. L’attività principale è quella del seminario per la preparazione dei pastori,
che sin dal 1888 si trovava ad Amburgo, dove era iniziata oltre
40 anni prima la predicazione battista sul continente europeo. Il complesso, che prima della guerra apparteneva al ministero dell’Aviazione militare, aveva ospitato gli atleti alle
Olimpiadi del 1936 ed era stato usato dall’esercito sovietico
dal 1945 al 1991. Un esempio di «spade trasformate in aratri»
è stato detto da qualcuno. Sin dal marzo 1995 centinaia di volontari, provenienti soprattutto dai paesi dell’Est europeo e
dagli Usa si sono alternati nel dare una mano alle maestranze
impiegate nel progetto di costruzione e trasformazione. Il costo dell’intera operazione è stato di circa 75 miliardi di lire. Il
complesso comprende un seminario per 65 studenti, una
scuola biblica, centri per lo sviluppo delle chiese, per il lavoro
fra i giovani, per il «counselling». Il progetto prevede che studio, formazione e azione, teoria e pratica interagiscano quotidianamente. Sono in corso trattative con istituzioni analoghe
inglesi per ottenere un riconoscimento che cominci a qualificare il seminario e le altre attività avviandoli a una piena accoglienza nel battismo europeo e mondiale, in vista anche di
un inserimento nel mondo accademico. (epbs)
4
PAG. 4 RIFORMA
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VENERDÌ 6 MARZO la
ÌSÌ Un «thriller teologico» ripropone il problema del potere
La prova delPesistenza di Dio
Una vicenda carica di mistero porta alla conclusione che ci sono verità da
mantenere nascoste, pena lo scatenarsi dell'anarchia e dell'insubordinazione
SERGIO RONCHI
Gli «esperti» di Dio (i teologi) di ogni confessione
difficilmente dormiranno
sonni tranquilli e trascorreranno una vita serena, avranno qualche difficoltà a teorizzare e cammineranno su un
terreno minato dopo aver Ietto il «thriller teologico» di
Laurence Cossé, proposto in
versione italiana da Garzanti*. Tommaso d’Aquino aveva
elaborato cinque dimostrazioni a posteriori dell’esistenza di Dio (motore immobile,
causa efficiente incausata,
essere necessario, essere perfettissimo, supremo ordinatore dell’universo). Ora sarebbero da buttare: superate.
Ne esiste una sesta, decisiva e
inconfutabile.
Siamo a Parigi nell’anno di
grazia 1999, mese di maggio.
Tutto si svolge nell’arco di
una settimana, da un lunedì
all’altro, dalie ore 20,32 alle
10,12, tra la capitale francese
e quella italiana. Bertrand
Beualieu, membro della
Compagnia dei casuisti e direttore di un’autorevole rivista di studi teologici, tra le
tante lettere di consenso e
dissenso in merito a un suo
articolo sull’aborto, ne apre
una. Rimane agghiacciato:
contiene in s^i fogli scritti con
grafia tremula da Mauduit,
già parroco e ora insegnante
di fisica e chimica, la prova
dell’esistenza di Dio. Per dirla
con l’Apocalisse, è giunto il
momento della «grande prova». Il mondo deve sapere. Si
distende a terra, pancia sotto,
e pensa. È mezzanotte: ha deciso, si reca da un confratello,
Hervé, per confidarsi. Questi
lo rassicura: «Nessuna prova
dell’esistenza di Dio ha mai
retto». Le prove in quanto tali
sono solo prove; come riflessioni su di lui vanno oltre; come risposte si rivelano insoddisfacienti; come domande
aprono problematiche magnifiche; eppoi la storia delle
prove della sua esistenza «nel
corso dei secoli è la storia di
Sisifo, che oggi se ne sta ai
piedi della montagna con
braccia inoperose». Hervé
sciorina Platone, Aristotele,
Agostino, Anseimo, Kant. Ma
Beaulieu non ci sta, gli lascia
la prova e esce dalla stanza.
Per Hervé sarà l’inferno; si
confiderà con la sorella. «Non
si tratta più di credere o meno», sentenzierà; «La crudeltà
del mondo e la bontà di Dio
non sono più in contraddizione. Gli errori, le follie, le mostruosità degli uomini finalmente trovano un senso.
Ateismo, agnosticismo, scetticismo: le parole della modernità diventeranno parole
del passato».
Vengono interpellati teologi di fama internazionale: Michelet di Lovanio, specialista
di Sant’Anselmo, e Schmuckermann di Basilea, «maestro
della verificazione». La «Commissione-d’esame-della-prova» così formata viene ricevuta da Hubert Le Dangeolet,
padre provinciale della Compagnia, e alla sua presenza si
pronuncia «sull’evidenza di
una seconda Rivelazione, e
senza riserva alcuna». Questi
è preoccupatissimo: «Il mondo si sarebbe trasformato in
un grande monastero» ed egli
«poteva confermare che Dio
questa cosa non l’aveva mai
voluta». Inoltre il fanatismo
avrebbe dominato incontrastato. E aggiunge: «Il bene, il
bene assoluto: sappiamo dove si va a finire. Le abbiamo
viste all’opera le comunità
idealiste, i catari, i valdesi, gli
anabattisti a Müntzer».
La notizia arriva ai politici.
Saint-Julien-le-Pauvre: un angolo della Parigi sacra a pochi passi da
Notre-Dame
al governo. Se resa ufficiale,
esso non nutre il minimo
dubbio, le conseguenze sarebbero imprevedibili e gravissime: «Nel giro di qualche
settimana, la prova dell’esistenza di Dio poteva mandare in pezzi Tequilibrio laico.
Perché l’equilibrio si regge
sull’incertezza dell’esistenza
di Dio. L’assenza della prova
dell’esistenza di Dio obbliga
al rispetto dei non credenti;
ma l’assenza della prova
dell’inesistenza di Dio obbliga al rispetto dei credenti.
Nel caso che i credenti vedessero certificate le proprie
convinzioni: quante porte
aperte al fanatismo! E la rabbia dei non credenti!». Ateismo e agnosticismo si rivele
rebbero parole ormai desuete, non altrettanto la parola
libertà. La prova avrà influenza anche sulle persone.
Il primo ministro quasi si
converte; incalcolabili le ripercussioni sull’economia:
un inarrestabile crollo della
produzione (chi, abbagliato
dal divino, avrebbe lavorato?
chi consumato?). In una sola
parola: anarchia. La Compagnia deve muoversi: bisogna
parlarne con il papa. L’incontro viene fissato. Le Dangeolet ha prima un intenso colloquio con padre Waldenhag,
della sede romana dell’ordine, poi viene ricevuto dal segretario di Stato, mons. Chiaradia, che sapeva già e ascolta, poi posa la sua bella mano
sulla lettera e la fa scivolare
verso di sé: «Ci sono verità
che occorre saper tenere nascoste», dice: «Non è la prima
volta che un segreto su Dio
verrà tenuto nascosto al Vaticano, né sarà l’ultima».
Il provinciale dei casuisti
torna a Parigi. Il primo ministro ha rassegnato le dimissioni, il governo resterà in carica sino a nuove consultazioni. E i teologi? Il Waldenhag scompare (qualcuno lo
avrebbe visto lungo il Tevere
vestito da spazzino); Michelet e Schmuckermann lasciano la Compagnia (il primo
entra in un convento di trappisti, il secondo va a fare
l’eremita sulle montagne
svizzere). E Mauduit, che per
tutta la vita aveva cercato
niente altro che Dio e alla fine aveva da lui ricevuto le
prove della sua esistenza? Ne
viene ripescato il corpo nella
Senna; suicidio.
Quanti problemi e quali indicibili conseguenze per sei
paginette il cui contenuto
non viene mai rivelato. Ma
che importa? Ha ragione padre Waldenhag: «Sia chiaro.
Crediamo così poco, noi credenti. Speriamo così poco in
Dio. Della fede prendiamo
quel che ci conviene, il resto
lo lasciamo perdere. Viviamo
per tante altre cose».
(*) Laurence Cosse: La sesta
prova. Milano, Garzanti, 1997, lire 26.000.
' L'ultimo libro di Carlo Rapini sull'argomento
La Sindone^ un «mistero» svelato
EMMANUELE PASCHETTO
Circa un anno fa un incendio colpiva a Torino
un’ala del Palazzo reale, una
zona del duomo e la cappella
del Guarini, restrostante la
cattedrale, dove era custodita
la Sindone. I media diedero
grande spazio al fatto, concentrando la loro attenzione
quasi esclusivamente sul «sacro lino»: una pubblicità enorme e inattesa per le imminenti estensioni dell’icona.
Icona? Oppure reliquia?.
La scienza, interpellata a suo
tempo, stabilì sottoponendo
alcune strisele del tessuto
all’analisi del carbonio 14
che il panno risaliva al XIV
secolo, e in un primo tempo
la Chiesa cattolica accettò
questo verdetto. Poi lentamente riapparvero i fautori
dell’originalità del lenzuolo,
che molti vogliono abbia avvolto il corpo di Gesù nella
tomba. Le autorità ecclesiastiche non si pronunciano
definitivamente anche se in
via privata, molto in alto, si
sussurra di ritenere il lino
autentico.
L’ambiguità permane. I
media parlano di mistero,
contando sull’attrazione che
l’winspiegabile» ha sulla fantasia della gente. 11 previsto
afflusso di milioni di pellegrini-turisti nella prossima primavera e nel 2000, per le due
estensioni della Sindone,
consiglia di metter da parte i
dubbi e rimandare ulteriori
verifiche. Intanto fioriscono
conferenze, seminari, congressi, tavole rotonde, escono
libri, si pubblicano articoli su
giornali e riviste, si fanno trasmissioni alla radio e alla televisione, dove non c’è spazio per chi osa sollevare dubbi, anche quando riprende
articoli pubblicati su «Sindon», la rivista ufficiale di
sindonologia.
Una voce dissenziente è
Il re Abgar di Edessa riceve il «Mandylion» con il volto di Gesù (icona bizantina, dal libro di Papini)
senza dubbio quella di Carlo
Papini, direttore della casa
editrice Claudiana, che ha
studiato a fondo la questione
e ci propone il frutto di un
ventennio di ricerche sull’argomento. Il suo libro* è uscito recentemente ed è stato
presentato a Torino in una
conferenza stampa che rendeva nota anche una dichiarazione unitaria degli evangelici torinesi in cui si sottolineava, fra l’altro, come l’insistenza di certi ambienti cattolici impegnati a difendere a
spada tratta l’autenticità della Sindone contro le evidenze
storiche e bibliche e una certa superficialità teologica
nell’affrontare il problema
della religiosità popolare rischiassero di mettere in crisi i
rapporti ecumenici instauratisi a fatica in questi ultimi
anni (vedi Riforma n. 3/98).
Nel suo libro Papini demolisce le «prove» dell’autenticità della Sindone, partendo
innanzitutto dalle testimonianze dei Vangeli e dalle
usanze ebraiche dell’epoca in
fatto di sepolture. Ricostrui
sce quindi la probabile origine del lino, apparso improvvisamente nel XTV secolo, notando come allora la Chiesa
ufficiale lo considerasse una
semplice icona e passa via via
ad analizzare i diversi tentativi «scientifici» di provare che
esso ha avvolto il corpo di un
uomo crocifisso prima della
metà del I secolo.
La reazione cattolica al libro di Papini è stata di fastidio: c’è chi lo ignora completamente, chi lo considera
l’opera di un incompetente
presuntuoso o di un fanatico
negatore della provvidenza
divina, chi lo accusa di minare alla base la fede dei semplici. Ci sono dunque motivi
più che validi per consigliare
chi desidera almeno sentire i
pro e i contro prima di farsi
un’opinione, ad acquistare il
volume e a leggerlo con attenzione: le sorprese non
mancheranno.
L'opera mozartiana alla Scala
I»
Il «Flauto magico:
e la spiritualità del 700
PAOLO FABBRI
(*) Carlo Papini: Sindone: una
sfida alla scienza e alla fede. Ed.
Claudiana, Torino, 1998, pp.l75,
con 42 illustrazioni f.t. e 13 nel
testo. £ 19.000.
IL libretto del Flauto magico, scritto dallo stesso impresario con l’indubbia partecipazione di Mozart, presenta due importanti riferimenti culturali. Il primo è costituito dallo «Zauberstück»,
l’opera fantastica tedesca,
che appassionava il popolo
viennese nella seconda metà
del ’700. La radice di questo
fenomeno culturale è nella
commedia dell’arte italiana,
nella commedia barocca,
adattata al gusto tedesco non
solo nei personaggi ma anche nella complessa scenografia, strutturata su macchine e quelli che oggi chiameremmo «effetti speciali». La
passione con cui il popolo seguiva questi spettacoli indusse i gesuiti a entrare nel settore, cercando di volgere gli
spettacoli a fini di educazione (un tipo di operazione peraltro non ignota anche a Lutero). Le difficoltà incontrate
dalla Compagnia di Gesù sul
finire del secolo li portarono
però ad abbandonare l’impresa; le Zauberopern si arricchirono così ulteriormente
di elementi fantastici, reggendosi su un tessuto tipicamente fabulistico, fatto di
maghi, fate, ecc. Il secondo
elemento che influisce sul libretto è il sistema di valori
della massoneria, a cui sia
Mozart che Schikaneder appartenevano.
L’ambientazione della vicenda nell’antico Egitto,
considerato fonte di ogni
saggezza, e le prove a cui
vengono sottoposti Tamino e
Papageno, hanno precisi riferimenti ai riti iniziatici delle logge massoniche, a quel
tempo proiettate verso l’ideale della felicità, da raggiungere mediante la saggezza e per il tramite della iniziazione misterica. C’era nel
successo della massoneria,
come anche in quello del
Zauberstück, l’espressione di
un’esigenza intima di andare
oltre gli schemi illuministici,
con la ragione che tutto dominava, per dare maggiore
risalto alla bontà, ai sentimenti e alla giustizia, avviando un indirizzo che esploderà più tardi nel romanticismo. La vicenda parte con il
principe Tamino che si trova
di fronte un terribile serpente e sviene nella lotta. Tre damigelle della terribile Regina
della notte uccidono il serpente e parlano del giovane
alla loro regina. Tamino si risveglia e si trova di fronte Papageno, strano uomo coperto di piume, metà serio e
metà farsesco, che vive in to tale simbiosi con la natura,
catturando uccelli che fornisce alle tre dame in cambio
di cibo. È un altro mondo. La
Regina della notte approfitta
dello sconcerto di Tamino e
gli propone di liberare la
propria figlia rapita dal mago
Sarastro, che la vuol far sua,
e gli dona un flauto magico.
capace di invertire i sjj
menti umani; dal cattivo
buono e viceversa. Vedej
il ritratto di Ramina, Tarn
si innamora subito dilj
parte alla sua ricerca accoi
pagnato da un riluttante)
pageno, che a sua volta „
rebbe una compagna.
si dividono e Papageno]
contra Ramina, appena ¿
gita dal suo truce custol
Monostatos, che la vuole)
sua di nascosto da Saras]
questi invece la protegge j
visándola che un salvatoj
in arrivo.
Tamino incontra inveci
sacerdoti di un culto egij
che lo invitano a entrarci
tre templi della Natura, dj
Ragione, della Sapienza»
parando alcune prove. Pa,
prima volta il principe sin
va di fronte alla possibilitài
comprendere ciò che è vei
e ciò che è finzione e la lìgi
di Sarastro comincia a apf
rirgli in una nuova luce, j
no sinistra e cade invecei
ombra quella della madre;
Ramina. La giovane viei
condotta da Tamino che,p
via di una delle prove,«
può parlare e sembra costi
staccato da indurre pensi
di morte nell’innamorai
L’intervento di tre giovi
dallo sguardo purissimo ap
gli occhi di Ramina, chea
così Tamino a superare!
prove pervenendo alle si
mi gioie spirituali degli ir
ziati, mentre Papageno sia
contenterà di ottenere ni
compagna tutta boschi e b
tura come lui. La Luce, evi
cata da Sarastro, fuga le tei»
bre e la malignità della Sej
na della notte, che aveva ri
caricato la figlia di ueddete
mago, viene smascherata.
Risulta fin troppo chii
che il sole è metafora deli
ne, della chiarezza nei B,
porti interpersonali, chei
vono superare ogni mistife
zinne in un mondo in eli
parlare è improntatoi
l’evangelico «sì sì, no no».C
lungo tutta l’opera uni#
slancio verso la misericoti
la comprensione, la pietà,!
giustizia e contro l’odio,!
violenza, la sopraffazio#
Forse la crisi mistica atti
versata da Mozart aveva!:
sciato tracce profonde. S<
l’azione teatrale aleggia!
musica complessa e cofflF
sita, che comprende Si»!
spici, opera buffa, operai
ria, corale bachiano, donai
do una sintesi che affo»
nel mistero di un pathos e •
un ethos che vanno molto'
di là del gesto drammatui|
co e fanno pensare alle suo
mi pagine incompiute®
l’ultimo Requiem. ProP'*
nel senso di una musica d*
aleggia sull’opera si è esp®
sa la vigorosa interpreta^
ne del maestro Muti. La W
di Luca Ronconi è stata dio
timo livello in linea co^
rappi
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tradizione. Complessi''
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di tutti, con una nota di
cellenza per il coro.
C(
Una scena dal film «Il flauto magico» di Igmar Bergman (1977)
5
^»<x/F.NERDÌ6MARZ0 1998
’ ---------------------
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
:ala
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1 cattivo
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Pagenoi
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»cipe sin
ossibilitái
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3rove,ni
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namoral
re giovi
issimo ap
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uperarei
I alie si
i degliii
geno si a
lenereii
oschien
Luce, en
rgaleteni
Si è svolta a Torino una giornata di culto, riflessione e fraternità
1848-1998: valdesi per la libertà
Agli evangelici della città si sono uniti valdesi delle Valli e della Toscana e i
rappresentanti delle istituzioni civili e politiche. La lotta per la libertà di coscienza
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MABCO DI PASQUALE
■ivT ON è sicuro né salutare andare contro la
coscienza». Queste parole,
pronunciate nel 1521 dal frate Martin Lutero, oltre a sancire definitivamente l’irrevocabilità della Riforma, avrebbero anche segnato in maniera indelebile e gravida di
sviluppi l’intera storia futura
dell’Occidente. Uno degli esiti di quanto espresso in quelle parole è il principio della
libertà di opinione e di associazione, oggi a fondamento
della maggior parte delle Carte costituzionali degli stati
moderni. Fede e laicità trovano dunque nella «coscienza»,
prima che in testi sacri o giuridici, la loro unità e insieme
la loro più netta distinzione.
Questa unità nella distinzione si è concretata a Torino
nelle celebrazioni per il 150°
anniversario della promulgazione dello Statuto Albertino
la cui importanza per la storia dello stato italiano e delle
chiese che vi sono presenti è
stata ricordata il 22 febbraio
in un partecipato culto nel
tempio valdese, che ha visto
presenti il sindaco Valentino
Castellani, il presidente del
Consiglio comunale, l’assessore alla Cultura, il prefetto
di Torino, diverse autorità civili e politiche, numerose
rappresentanze religiose cattoliche ed evangeliche, il moderatore e i membri della Tavola valdese. Lo Statuto (la
prima Carta costituzionale
del regno sabaudo e poi del
nascente stato italiano), che
In corteo dal tempio al teatro Carignano
introduceva il regime parlamentare, riconosceva fra l’altro ai valdesi i diritti civili e
politici, estesi un mese dopo
agli ebrei: era un primo imperfetto tentativo di attuare il
principio della laicità dello
stato e costituiva la base per
lo sviluppo di una piena libertà religiosa. «Si tratta infatti di guardare con riconoscenza - ha detto nel sermone il pastore Platone - a un
cammino che ha saputo trasformare nel corso degli anni
un editto di tolleranza di un
monarca nel principio della
libertà di coscienza oggi accolto dalla Costituzione della
Repubblica italiana. Noi vaidesi non diciamo solo che
quella libertà è stata il frutto
Domenico Maselli e Tullia Zevi nei corso deiia tavoia rotonda
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1977)
della resistenza di un popolo
di montanari ma che è stata
soprattutto, e ancora è, un
dono di Dio». Fede e laicità,
coniugate in un medesimo
processo storico, come a dire
che lo sviluppo storico della
fede ha per sua meta la laicità. È un punto importante,
che contribuisce a una comprensione positiva dell’odierna secolarizzazione delle fedi, non solo religiose, nella ricerca delle radici di ciò che si
configura come destino del
nostro Occidente e che può
rivelarne la vocazione.
«In termini biblici - ha
continuato Platone - parlare
della libertà significa parlare
di liberazione, di un processo, di un cammino (...) ma la
lotta di liberazione verso un
nuovo rapporto con Dio ha
conosciuto, nella storia del
cristianesimo, dolori, tragedie, ipocrisie, violenze e
grandi speranze». La libertà è
innanzitutto libertà da ciò
che rende schiavi, ma è insieme sempre libertà per qualcosa e solo in questo è liberante. In quel «per», dove c’è
il rischio e la speranza, risiede la capacità di rispondere
alla libertà: la responsabilità.
La coscienza è il luogo della
risposta, pertanto la libertà di
coscienza è responsabilità;
storicamente, soltanto nella
responsabilità non si è schiavi ma liberi (felici però solo
nell’amore, il lato non storico
della libertà). Anche questo si
è trasmesso dalle vicende religiose alla vita civile. L’odierna crisi dei valori può essere
vista appunto come l’incapacità di rispondere oggi alla libertà. I valdesi dell’Ottocento
vi risposero, uscendo dal
ghetto delle valli per tentare
di evangelizzare il loro paese,
con tutti i fallimenti e le incoerenze che ciò ha comportato: si sono mossi per essere
italiani e protestanti. Oggi
noi siamo italiani e protestanti. Qual è l’appello alla libertà che ci viene rivolto, e
come intendiamo rispondere? Qual è il nuovo rapporto
con Dio a cui siamo chiamati? Qual è la nostra odierna
vocazione di italiani e protestanti?
Un efficace stimolo alla riflessione è venuto dalla successiva conferenza organizzata dall’Associazione Torino
città capitale europea (a cui
partecipano il Comune, la
Provincia, la Camera di Commercio, l’Università e il Politecnico di Torino, la Regione
Piemonte), sul tema «Le libertà religiose in Italia». Il
sindaco Castellani ha citato il
riformatore battista inglese
Roger Williams: «Il volere
della maggioranza può contare solo nelle cose civili, non
sul terreno della coscienza
individuale, delle fedi religiose, dei culti», da cui la profonda diversità tra il piano
della fede e quello delle istituzioni in genere. Il rettore
dell’Università, Rinaldo Bertolino, ha osservato che la libertà religiosa «o la si fa tutta
insieme, sulla base del principio della libertà di coscienza, oppure la si fa secondo
misure diverse, ma non è piena libertà religiosa. Prima del
Diritto, sta lo statuto ontologico dell’uomo come essere
morale. [...] Non c’è libertà
religiosa senza riconoscimento della dignità umana».
L’on. Domenico Maselli ha
evidenziato alcune tappe dei
rapporti religioni-stato nel
processo di nascita e sviluppo dell’Italia unita, sottolineando la persistente incompiutezza e per certi aspetti regressione nell’attuazione del
principio della laicità dello
stato. Francesco Traniello,
docente di storia contemporanea, ha accennato a tre indicazioni (non «lezioni») che
possono venirci dall’evento
del 1848 in Piemonte: 1) quegli atti politici seguono alla
maturazione di una coscienza collettiva; vi fu un’alleanza
ideale anche con frange del
cattolicesimo; la libertà religiosa tendeva perciò a riaggregare diversamente. 2) il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge modifica il
modo di autoconcepirsi dello
stato. 3) il problema religioso
tocca dunque profondamente la costituzione dello stato e
il suo stesso pensarsi.
Tullia Zevi, presidente delle Comunità ebraiche, dopo
aver indicato come tappa imprescindibile all’integrazione
la fine della discriminazione
tra awalentisi e non awalentisi dell’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole pubbliche, ha infine lanciato una sfida per il futuro;
«La via aurea della tolleranza
è il riconoscimento delle differenze reciproche per una
fede senza fanatismi. Dobbiamo imparare a lottare per
la libertà degli altri». Identità
e alterità non hanno forse il
loro fondamento appunto
nella coscienza?
Il sindaco Valentino Casteilani con ia moglie nei tempio di corso Vittorio Emanueie
Una testimonianza incarnata
Il ricordo e l'impegno
EUGENIO BERNARDINI
«1848-1998: valdesi per la
libertà»: con questo striscione, domenica 22 febbraio, si
è aperto il corteo dei circa
600 evangelici che, dopo il
culto, dal tempio valdese di
Torino si sono recati allo storico teatro Carignano per la
manifestazione organizzata,
in occasione del 150° anniversario dell’emancipazione
di valdesi e ebrei e dello Statuto Albertino, dall’associazione Torino città capitale
europea. Idealmente si è così
ripetuto ciò che si fece 150
anni fa quando, domenica 27
febbraio 1848, dopo il culto
tenutosi alle 8 del mattino
davanti alla cappella delle
Legazioni (ambasciate) straniere, un gran numero di vaidesi provenienti dalle Valli e
di valdesi residenti a Torino
si unirono alla grande manifestazione organizzata, per le
10 di quella stessa mattina,
da un comitato governativo
per festeggiare l’imminente
concessione dello Statuto
(promulgato il 4 marzo successivo). Roberto d’Azeglio,
presidente del comitato organizzatore, diede disposizione che fossero i valdesi ad
aprire il grande corteo che
avrebbe raggiunto piazza Castello dove il re attendeva a
cavallo. I valdesi furono salutati con vivissima simpatia
per tutto il corteo dalla folla
festeggiante. Unico assente
in quella manifestazione fu il
clero cattolico.
Certo, la scorsa domenica
22 febbraio non c’era la stessa folla acclamante, ma sono
stati compiuti gli stessi atti;
un culto di lode e riconoscenza al Signore, con la presenza delle autorità pubbliche e dei rappresentanti delle
chiese evangeliche e cattolica
di Torino, un corteo nel centro della città e una manifestazione pubblica che ha unito il ricordo storico all’impegno sempre attuale per la libertà, in particolare di quella
religiosa definita «madre di
tutte le libertà». C’erano gli
stessi protagonisti di allora;
molti valdesi delle Valli giunti
per l’occasione, i valdesi di
Torino e le autorità politiche
e istituzionali. In più, rispetto
al 1848, c’erano le delegazioni delle altre chiese evangeliche torinesi, un gruppo di
evangelici di Lucca e di altre
località toscane, i rappresentanti della Chiesa cattolica e
della comunità ebraica.
La giornata è stata completata, dopo un buffet per quasi
300 persone, da un pomeriggio nel tempio valdese, con
canti della scuola domenica e
della corale e una rievocazione storica di Giorgio Tourn, e
da una serata di «musica e
preghiera» sempre con la corale evangelica e il gruppo
concertistico Arion Ensemble.
27 febbraio 1848 - 22 febbraio 1998: il programma così simile di due giornate distanti 150 anni dimostra che
rimane sempre attuale il sentimento di riconoscenza al
Signore perché ha voluto
conservare la testimonianza
valdese in mezzo a quella del
variegato mondo evangelico.
Una testimonianza che si caratterizza per la responsabilità sociale e per il legame
con la società italiana, senza
che questo significhi perdere
quel senso critico che deriva
dall’appello alla libertà
dell’Evangelo.
Il servizio fotografico è di
PiETRO ROMEO
La tavola rotonda al teatro Carignano
La corale evangelica di Torino
6
PAG. 6 RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 6 MARZO
Si è svolto a Santa Severa e a Roma il terzo convegno «Essere chiesa insieme» promosso dalla Fcei
Non è ancora manifesto quel che saremo
175 partecipanti di 40 nazionalità diverse si sono confrontati sui problemi del l'integrazione fra chiese italiane^ chiese di
immigrati e comunità miste. Come vivere insieme, nel rispetto delle diversità, la propria vocazione di fede evangelica
Raccolti in 12 lingue attorno alla Parola del Signore
PAWEL GAJEWSKI
RA siamo figli di Dio, e
non è ancora manifesto quel che saremo» (1 Giovanni 3,2): queste parole tratte dal testo scelto per la predicazione durante il culto di domenica 22 febbraio nella chiesa valdese di piazza Cavour a
Roma con il quale si è concluso il 3° convegno «Essere
chiesa insieme» possono essere considerate un’ottima
sintesi dei suoi lavori. In una
giornata e mezza, i 175 partecipanti al convegno, organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei), rappresentanti di circa
40 nazioni diverse, si sono
confrontati su che cosa significhi vivere insieme nella diversità la propria vocazione di
fede evangelica in Italia, quali
siano le sfide, quali le prospettive future. Non era compito facile, dato la complessità delle situazioni e la molteplicità delle provenienze.
Indubbiamente l’aspetto dominante, anche se non unico,
è stato quello teologico.
Un ottima introduzione
fatta dal pastore Massimo
Aprile, «Giuseppe e i suoi fratelli: tra sogno ed incubo», ha
impostato il problema in una
prospettiva molto ampia,
partendo dalla parola «straniero» e giocando sul prefisso
«stra» e cioè «fuori». La prima
fase della discussione, animata dal pastore Bmno Tron, segretario del Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Fcei ha
immediatamente portato alla
luce altri due aspetti presenti
Patrick Taran in una pausa dei iavori
sia negli interventi dei relatori
invitati che nei gruppi di lavoro. Il primo di essi può essere chiamato sociologico e
antropologico. È stato ribadito che la realtà delle migrazioni oltrepassa compietamente qualsiasi ambito confessionale o religioso ma d’altro canto le comunità ecclesiali, esercitando sia i compiti
pastorali che quelli diaconali,
non possono prescindere dal
conoscere e interagire con tali processi.
La recente approvazione da
parte del Senato della nuova
legge sull’immigrazione ha
portato inevitabilmente la riflessione verso il secondo
aspetto e cioè quello legale.
Qui è stata accolta con un
Lavori di gruppo
lungo e caloroso applauso la
testimonianza di Anne Marie
Dupré, quale segno di apprezzamento per il suo impegno costante e appassionato
in tutta la fase preparatoria
della legge. Il convegno ha
anche inviato una lettera di
ringraziamento ai deputati
Domenico Maselli e Rosa
Russo lervolino per le energie
profuse per apportare miglioramenti al testo della legge.
La prima giornata dei lavori si
è conclusa con un breve intervento di Patrick Taran, responsabile del dipartimento
Migranti del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
La seconda giornata ha
spostato i lavori in gran parte
nei gruppi di studio. Nelle
brevi sessioni plenarie oltre a
Domenico Tomasetto, presidente Fcei, sono intervenuti
rappresentanti di organismi
interconfessionali europei
che lavorano sulle migrazioni: Martin Affolderbach, Brigitte Heckendorn, John Taylor. Questi interventi hanno
consentito di collocare la situazione italiana presentata
dal pastore Tomasetto nel
contesto generale sia europeo
che mondiale. I cinque gruppi di lavoro introdotti dal
prof. Yann Redalié della Facoltà valdese di teologia hanno permesso un libero scambio delle opinioni e delle proposte che ha coinvolto tutti i
partecipanti. Un’importanza
Integrazione e salvaguardia deiridentità
Martin Affolderbach, membro del gruppo di lavoro delle
chiese europee contro il razzismo e del Comitato esecutivo
della Commissione delle chiese
europee per i migranti, coordina in Germania i dipartimento per le migrazioni della Chiesa evangelica tedesca. Era presente al convegno «Essere chiesa insieme», dove gli abbiamo
chiesto le sue impressioni.
«La cosa più emozionante
che stiamo vivendo è la presenza di persone provenienti
da tante svariate culture e
background che qui vivacemente si incontrano e confrontano. Circa 25 anni fa in
Germania la Chiesa evangelica tedesca a livello nazionale
ha promosso una conferenza
fra pastori stranieri invitati a
coordinare il proprio lavoro e
far conoscere le proprie esigenze nel contesto della chiesa in Germania. Oggi c’è un
gruppo stabile formato da
una cinquantina di pastori di
chiese di migranti. Questo
gruppo prepara in occasione
del Kirchentag, il raduno
biennale della chiese tedesca.
la serata delle nazioni, un
grosso evento dove sono presenti moltissime persone
provenienti dalle diverse comunità. Su base locale comunque nelle città più grandi ci sono coordinamenti e si
svolgono convegni simili a
quello organizzato qui dalla
Federazione.
Rispetto ai problemi che
state discutendo, quello ad
esempio del binomio integrazione-salvaguardia
dell’identità, la nostra posizione è che abbiamo bisogno
di integrazione ma anche d^
preservare le identità nazionali. Noi invitiamo i gruppi di
migranti a partecipare nelle
attività delle chiese tedesche,
ma allo stesso tempo comprendiamo le difficoltà che
tali gruppi hanno a partecipare alla vita di chiese dove si
parla solo tedesco. Così le
chiese tedesche offrono la
possibilità di formazione di
chiese di lingue diverse cercando però di coltivare contatti con queste. A volte esse
vivono una testimonianza
più indipendente, altre sono
più integrate. Molte di queste, come la comunità finlandese, hanno culti bilingui
perché molte delle famiglie
sono miste.
In molti casi la chiesa organizza anche servizi diaconali
che offrono consulenza psicologica e pastorale per genitori e figli che vivono tensioni
interne alla famiglia a causa
delle diverse identità. Sono
conflitti che insorgono particolarmente nella seconda generazione di migranti».
particolare è stata data al
gruppo che ha analizzato le
possibilità di collaborazione e
di collegamento tra le varie
chiese. Un aspetto teologico
emerso da questa analisi evidenzia bene il problema esistente anche tra le chiese
composte esclusivamente dagli italiani: le divergenze nell’interpretazione della Sacra
Scrittura e le differenze nel
modo di gestire il culto.
Aggiungendo a queste difficoltà i problemi linguistici e
culturali si potrebbe pensare
a un quadro scoraggiante che
però con un impegno reciproco può essere migliorato.
Il testo di 1 Giovanni 3, 1-2,
sul quale ha predicato la pastora Maria Bonafede, ha posto la problematica del convegno nella dimensione teologica del «già e non ancora».
Nonostante la diversità delle
lingue (ne sono state utilizzate ben 12 per la proclamazione di questo brano durante il
culto), attraverso l’ascolto
della Parola e il canto di musica europea, africana, ispano-americana e asiatica che,
sotto la direzione del maestro
Carlo Leila, riempiva sia i momenti di pausa nei lavori che
quelli di comune preghiera,
abbiamo avuto conferma che
già ci possiamo ritrovare insieme come figli di un solo
Dio. Ciò che non è ancora accaduto, l’attesa che sia manifestato ciò che saremo, lascia
un enorme spazio da riempire con un costante impegno
reciproco e con la fiducia posta nel Salvatore di tutti e unico capo della chiesa.
La pastora Maria Bonafede predica a Roma-piazza Cavour
Integrazione
tra e nelle chiese
Riportiamo il testa della relazione del gruppo di lavoro su
«Integrazione trq e nelle chiese» a cui il convegno ha dato
un’approvazione di màssima. 4
Gì rallegriamo per la continuità che il processo «Essere
chiesa insieme» ha avuto in questi anni consentendoci di arrivare al terzo appuntamento nazionale.
Ringraziamo tutti quelli che hanno impegnato le proprie
energie in questo processo che riteniamo utile e fecondo: in
primo luogo il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ma poi anche
le chiese locali e i pastori che si sono prodigati per questo
processo. Siamo consapevoli della complessità di questo
processo che richiede tempo per l’ascolto reciproco e per la
riflessione. Riteniamo che questo dialogo debba continuare a
svolgersi con carità cristiana e con perseveranza.
Raccomandiamo al Srm della Fcei e alle denominazioni;
presenti:
1) di approfondire la possibilità della molteplicità delle appartenenze. Questa questione riguarda in primo luogo la
complessità delle nostre identità personali spesso composite
c articolate secondo il nostro itinerario culturale e di fede
Relativamente al rapporto tra chiese straniere e chiese italiane, al fine di favorire Tintegrazione dei credenti stranieri nelle nostre chiese italiane, quando questo è da loro auspicato e
rispettando il più possibile le identità di tutti, specie dei più
deboli, vorremmo che si approfondisse la possibilità, sia per
comunità che per singoli credenti, di mantenere un’adesione
a circuiti ecclesiastici diversi, sia stranieri che italiani;
2) di organizzare convegni di dialogo e studio anche a livello regionale e con cadenza, possibilmente annuale.
Inoltre auspichiamo:
3} che sm dalla organizzazione di tali convegni sia assicurata una partecipazione paritaria tra credenti stranieri e italiani, al fine di dare a tutti pari opportunità;
4) che per favorire una migliore conoscenza reciproca, le
chiese curino con regolarità la possibilità di scambio di pulpito tra i pastori, l’opportumtà di visite reciproche tra le assemblee e la periodicità di culti comuni dà svolgersi, seaecessario, anche in più lingue;
5) che il processo di unità spirituale e di comune testimonianza, non sia forzato entro modelli denominazionali precostituiti, ma che al contrario siano valorizzate le diverse
esperienze locali. Tutto ciò nel condiviso convmcimento che
per essere uniti non è necessario essere uguali;
6) che la Fcei e le denominazioni presenti, pur nei limiti
economici che sono loro propri, studino la possibilità di sostenere anche economicamente il ministero di alcuni pastori
di comunità etniche e offrano a questi, quando richiesto, opportunità concrete di formazione e approfondimento teologico.
7) Infine poniamo all’attenzione del Srm e delle chiese tutte i seguenti argomenti da approfondire in convegni o commissioni miste ad hoc costituite;
a - Autorità della Bibbia e molteplicità delle sue letture,
b - Unità della fede e valorizzazione delle diverse espressioni anche liturgiche della medesima fede.
c - Scambio di esperienze e valutazione dei vari modelli di
comune testimonianza.
d - Questioni controverse di etica come ad esempio: etica
della persona e etica della sessualità.
e - Riflessione sull’importanza e il valore della preghiera e
della spiritualità del cristiano.
Forestieri e pellegrini sulla Terra
Dall’intervento del presidente della Fcei, past. Domenico
Tomasetto.
«Perché ci ritroviamo insieme? Perché proprio oggi?...
La prima risposta è che in
questo 1998 ricorre il 150°
anniversario della concessione dei diritti civili e politici ai
valdesi e agli ebrei da parte
del re Carlo Alberto. In questa ricorrenza la Federazione,
nell’organizzare la Settimana
della libertà ha pensato di
proporre come tema di rifles
Un gruppo di discussione
sione alle chiese "La libertà
degli altri”. Non vogliamo celebrare la nostra libertà o le
nostre libertà, quanto piuttosto riflettere e adoperarci per
la libertà degli altri, di quelli
che ancora ne sono privi.
La seconda è che l’Italia è
la passerella fra Nord e Sud
europeo, porta d’ingresso
preferenziale di grandi flussi
migratori, spesso diretti in
Europa continentale. A pochi
anni di distanza da quella
precedente il Parlamento ha
proprio in questi giorni approvato una seconda legge
specifica... Il lavoro di informazione, di consulenza e di
pressione politica del nostro
Servizio rifugiati e migranti è
molto sviluppato, esso ha
operato e opera anche a nome di tutte le associazioni
coinvolte nello stesso lavoro,
anche di quelle cattoliche.
Altre risposte non sono
meno importanti. Noi evangelici italiani siamo stati da
sempre, fin dal nostro sorgere nel XII secolo, chiese e comunità di minoranza, spesso
perseguitate, sempre mal vi
ste dai governanti del tempo
e marginalizzate in ogni mo
do. Quindi abbiamo qualco
sa che ci accomuna ai tanti
migranti in mezzo a noi o
Il nostro Dna teologico e sto
rico è segnato da questi ca
ratteri. Siamo quindi facilitai
a comprendere le difficolta
altrui, specie di coloro cho
non hanno nessuna garanzia,
alcuna possibilità di far udita
la loro voce e che non possono rivendicare alcun dirittoin più il contenuto specifico
della nostra fede ci porta aO
accogliere lo straniero e '
migrante che si trovano m
mezzo a noi. In quanto pC"
polo in cammino, forestiero
e pellegrino sulla Terra in a •
tesa di una patria migliore
definitiva, siamo pellegrin
insieme ad altri pellegnu
che ci ricordano questa co
mune condizione vitale».
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notizie evangeliche
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intestato a Nev - Roma_
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Dalla scorsa settimana gli ospiti della Casa delle diaconesse di Torre Pellice sono tornati alla loro sede naturale
dopo un anno e mezzo di «esilio» all’Hòtel du Pare. Grazie
alla collaborazione di molti volontari tutto è andato per il
meglio, pranzo ancora nel residence sul viale Dante e cena
nella struttura completamente ristrutturata di viale Gilly.
Ogni camera ora ha il suo bagno, c’è un montalettighe per il
trasporto delle carrozzelle; non tutti i lavori sono ancora ultimati, ma tutti sono ovviamente soddisfatti, compresi i 25
ospiti, dal più «giovane» (77 anni) ai più anziani (94 anni).
VENERDÌ 6 MARZO 1998 ANNO 134 - N. 10 LIRE 2000
L9 inizio di marzo ci fa
pensare alla giornata
delle donne, alle mimose...
ma prima di questo c’è una
scadenza più importante per
le donne cristiane: la loro
«Giornata mondiale di preghiera», che cade il primo venerdì di marzo ma che da noi
è celebrata in genere la domenica precedente e cioè quest’
anno il 1° marzo a Pomaretto.
Giornata di sole, di luce: tante donne si sono riunite: c’è
la gioia di rivedere i volti noti
e anche tanti nuovi perché
quest’anno sono con noi, oltre alle donne dell’Esercito
della Salvezza e di altre denominazioni che già erano presenti nel passato, anche qui
alle Valli per la prima volta le
sorelle cattoliche.
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
IL PROSSIMO
ELSA ROSTAN
Sono le donne del Madagascar quelle che hanno preparato quest’anno la liturgia e
ce l’hanno inviata con questa
domanda: «Ma chi è il mio
prossimo?» e con questo invito: «Venite, uniamoci con il
cuore e nello spirito». Abbiamo accolto l’invito di questo
popolo piuttosto isolato per
meditare questo tema così attuale per il nostro mondo occidentale che nella sua opu
lenza tende a dimenticare coloro che vivono nella povertà,
nella fame e nella paura.
Il culto del mattino ha fatto
suo questo invito con letture
bibliche, meditazione, canti e
tante preghiere a più voci fatte
da sorelle evangeliche e cattoliche, le quali per la prima
volta hanno fatto parte del comitato preparatorio e hanno
portato da parte delle suore
del convento della «Visitazio
ne» di Pinerolo l’assicurazione della loro partecipazione
alle nostre preghiere. Nel pomeriggio le preghiere di cui si
è nutrito il culto hanno avuto
il loro risvolto pratico dandoci
l’occasione di vedere, attraverso diapositive del Madagascar, chi è il nostro prossimo e
di chiederci che cosa possiamo fare per un popolo povero
che sa come l’amicizia sia più
preziosa del denaro. Ci hanno
allietate con i loro canti e parlato con le persone che sono
state nell’isola e, come è successo a un missionario avventista, lì hanno lasciato il cuore. Abbiamo ricevuto molto
dalle sorelle malgasce e ad alcune di noi è sembrato davvero di respirare l’atmosfera della chiesa universale.
Montagna
Sostegni
al settore
lattiero
Sta per decollare la prima
delle iniziative previste dal
patto territoriale, volto a caratterizzare il prodotto locale,
ad assicurare un maggiore
reddito ai produttori agricoli
in montagna, ad assicurare in
sostanza la permanenza dei
residenti nei territori montani
in qualche modo salvaguardando così le zone stesse.
Già oltre un anno fa si era
dibattuto della necessità di
un sostegno al settore lattiero-caseario in crisi intervenendo nel campo della raccolta, trasformazione e commercializzazione del latte.
Da tempo il consigliere regionale Bellion e le tre Comunità montane del Pinerolese avevano ipotizzato un intervento che vedesse riunite
in collaborazione attiva le
quattro realtà cooperative
della zona in modo da razionalizzare il lavoro e promuovere la vendita. La notevole
massa di circa un milione di
litri di latte prodotti annualmente dai soci delle cooperative potrà essere trasformato
m formaggi tipici con il marchio delle vallate pinerolesi
presso il caseificio della Latteria sociale Alta vai Pellice
di Bobbio. Si tratta di una
struttura nata negli Anni 50
per rispondere alle esigenze
dei produttori e che si è mantenuta viva fin qui. Ora però,
con le recenti normative comunitarie in materia di latte e
prodotti derivati il caseificio
di Bobbio necessita di notevoli interventi di ristrutturazione che potranno essere
realizzati solo in presenza di
t^na garanzia di continuità nel
tempo per questa attività produttiva. In questo senso l’imPpgno finanziario di Provincia di Torino e della Regione
Piemonte con uno stanziattiento complessivo di 600
^ilioni, viene a riconoscere
èli sforzi compiuti a livello
politico e progettuale.
Amministratori, operatori turistici e funzionari si sono attivati per individuare i progetti più caratterizzanti
Una «carta» per lo sviluppo turistico del Pinerolese
PIERVALDO ROSTAN
Il Pinerolese ha lavorato deciso per tutto r inverno e,
da ottobre, quando si era dovuto manifestare l’interesse
verso l’iniziativa, alla fine di
febbraio, quando i progetti sono stati definiti, politici, funzionari, imprenditori, consulenti si sono impegnati nella
definizione di una possibile
carta dello sviluppo turistico
di zona.
L’occasione, va ricordato, è
stata offerta dal Docup ’9799, asse turismo, della Regione Piemonte; ampie parti delle valli erano state inserite
nelle aree meritevoli di particolare attenzione e ogni Comune, molti enti e associazioni non hanno voluto perdere
l’occasione. In ottobre le Comunità montane avevano raccolto tutte le proposte di progetto, nei mesi successivi il
tempo è passato, oltre che
nella definizione delle singole
iniziative, nella valutazione
di tutti i parametri, ivi comprese la risorse che i singoli
enti sono disposti a mettere in
campo. Perché, va ancora sottolineato, dalla Regione arriverà il 70% delle spese previ
La struttura di Villa Olanda è inserita nel progetto Docup
ste, fino a un massimo di 3
miliardi, solo per gli enti pubblici; per le associazioni si
può arrivare fino al 50% e per
i privati soltanto al 15%.
Qualche cifra, dopo le prime analisi e i tagli apportati
nelle singole Comunità montane: la vai Pellice ha messo
insieme progetti per 13 miliardi, la Pedemontana per 24
e le valli Chisone e Germanasca 23 miliardi. In sostanza in
vai Pellice, rispetto ai 35 miliardi iniziali, si è tagliato di
più, mentre altrove si è preferito affidare alla Regione il
non facile compito. Perché è
chiaro: le risorse europee non
sono infinite e delle scelte si
imporranno.
Le indicazioni dalla Regione sono state chiare: puntare
sul turismo di tipo ambientale, in talune situazioni religioso e culturale. I progetti dovranno avere un valore intrinseco ma soprattutto essere capaci di attivare posti di lavoro
direttamente e con l’indotto.
Soprattutto nelle due Comunità montane valligiane, più
omogenee anche territorialmente, si è lavorato cercando
di avviare progetti che si collegassero con quanto già rea
lizzato, dal progetto miniere
in vai Germanasca al settore
agricolo e della ricettività in
vai Pellice. Ognuno ha individuato i propri punti di debolezza e le proprie risorse.
Uno sguardo ai progetti. La
Pedemontana propone la ricostruzione del teatro sociale di
Pinerolo (da solo oltre 9 miliardi), la ristrutturazione della colonia Boselli da utilizzare come struttura ricettiva, la
creazione di sentieri e itinerari capaci di coniugare ambiente e aree urbane. Forse la
presenza di una tradizione
equestre in Pinerolo ha portato altri a rilanciarne l’aspetto
turistico, con spazi per escursioni e per attività sportive.
Dalla vai Chisone arriva il
grosso progetto di Pracatinat
(oltre 4 miliardi), insieme a
16 progetti da 10 Comuni: ricordiamo fra gli altri la sistemazione dell’area del bacino
a Villar Perosa, 3,3 miliardi,
che prevede una struttura polivalente per ritrovo ed esposizione di prodotti locali, il
nuovo Centro servizi con
spazi ricreativi e sportivi a
Prali per 680 milioni, la copertura di Agape finanziabile
al 15%, la ristrutturazione del
Erisaputo che uno dei risultati immediato più rilevanti delle famose Lettere Patenti del 17 febbraio 1848 fu 1 edificazione, cinque anni più tardi, del tempio valdese di Torino. L’inaugurazione
fu fissata per il 15 dicembre 1853, una
fredda giornata di neve, e fu preparata
minuziosamente da una cornmissione
composta dal generale Beckwith, dai pa-stori Beri, Meille e Desanctis e da alcuni
membri del Concistoro. In previsione di
una massiccia partecipazione, l’ingresso
fu limitato a 1.400 persone mediante biglietti appositamente predisposti. Furorio
programmati due culti principali: uno in
lingua italiana alle 10 del mattino e uno
in lingua francese alle 2 del pomeriggio.
Viene stabilito con cura l’elenco degli
invitati: le autorità civili, i rappresentanti
delle chiese valdesi e quelli delle altre
chiese evangeliche all’estero. Il mantenimento dell’ordine fu affidato al capitano
della guardia nazionale.
IL FILO DEI GIORNI
TRE CULTI
_____________ALBERTO TACCIA_____________
Con suo grande dispiacere, la predicazione del culto del mattino non fu affidata al pastore Amedeo Bert, che pure era
stato pastore a Torino dal 1832 e che si
era adoperato con grande impegno per la
realizzazione del progetto del tempio. A
giudizio della Tavola egli rappresentava
una posizione teologica in via di superamento nella Chiesa valdese mentre, per
tale occasione, era necessaria una forte
predicazione risvegliata, di appello, che
guardasse al futuro. Amedeo Bert condusse la liturgia, depose solennemente la
Bibbia sul tavolo della Santa Cena cir
condato da 18 pastori valdesi in toga e
pronunciò una preghiera (scritta dalla
Tavola!). G. P. Meille predicò sul testo
di Matteo 5, 15.
Il culto del pomeriggio, in francese, fu
condotto dal vicemoderatore Pietro Lantaret con la predicazione del moderatore
G. P. Revel sul testo di Efesini 2, 19-22.
La sera dello stesso giorno alle 7 un terzo
culto fu presieduto dal pastore Desanctis
in quella «cappella delle legazioni protestanti» che dal 1825 era stato il semiclandestino locale di culto per i protestanti e
che, dal 1848 era stata trasferita nel palazzo Bellora. Fu l’ultimo culto in quel
locale che ormai cedeva il posto al grande tempio. In un’atmosfera raccolta di
grande commozione il pastore Desanctis
predicò sul cap. 2 del libro degli Atti.
Tre culti: la testimonianza, il fondamento della chiesa, la potenza dello Spirito Santo. Temi che saranno fondamentali nella nuova vita della Chiesa valdese.
museo valdese di Prali, numerosi itinerari e aree attrezzate nei Comuni della bassa
vai Chisone.
Dalla vai Pellice arrivano
due progetti di notevole spessore anche economico: il centro di educazione ambientale
di Villa Olanda e una sala polivalente che il Concistoro di
Villar Pellice vorrebbe realizzare dietro il tempio. Poi sono state presentate proposte
di intervento alla Vaccera e a
Chiot d’ia Tajà a Bobbio Pellice, per la ristrutturazione di
rifugi escursionistici, a Angrogna per un’area attrezzata
per lo sport al Passel su istanza di privati, a Bibiana per il
Centro sulla biodiversità
«Malva Arnaldi». Non ci sarà, perché il commissario prefettizio di Angrogna, Valeria
Sabatini, ha detto di no, il
progetto di ristrutturazione
della locanda Pomo d’oro.
Tutto il Consiglio della Comunità montana vai Pellice si
è espresso favorevolmente sui
progetti presentati, sottolineando il buon lavoro svolto
fra uffici, consulenti e amministratori. Nel lavoro con i
Comuni sono a volte emerse
delle lacune ma, come ha sottolineato l’assessore Bruna
Peyrot, si è operato «con
grande progettualità». «Si è
iniziato un cammino lungo,
nel quale il documento approvato è solo la prima tappa ha voluto ricordare il consigliere di Rorà Giorgio Tourn
-; lavorare insieme vuol dire
progettare, non solo assommare. L’economia turistica di
queste valli va costruita partendo dalle nuove opportunità
che verranno offerte dai finanziamenti europei, ma dobbiamo anche saper realizzare
un nuovo modo di rapportarci
col turista, insomma costruire
una mentalità che per ora è
solo abbozzata». Ed è un’atteggiamento mentale che un
po’ tutte le nostre valli devono saper mettere in mostra se
vorranno rispondere alle esigenze derivanti dalla gestione
di nuove forme di turismo.
8
PAG. Il
Î E Eco Delle Aàlli %ldesi
VENERDÌ 6 MARZO jjqg
Sono iniziati i lavori di disalveo del Pellice a Torre e Villar
QUALE FUTURO PER LA BELOIT? — Il nuovo direttore
generale della Beloit, Mark Readinger, che da poco ha sostituito il suo predecessore «silurato» dalla proprietà, ha reso pubbliche le linee operative mediante un comunicato affisso in tutti gli stabilimenti. In sostanza, partendo dalla crisi mondiale dell’industria cartaria con conseguente crollo
dei prezzi, vengono ipotizzati nel breve periodo «cambi sostanziali». Non viene detto troppo esplicitamente dove e come tuttavia il direttore generale avverte che vi sarà «da un
lato la chiusura definitiva di alcuni stabilimenti e dall’altro
la riduzione significativa del campo di azioni degli altri. Allo stesso tempo intendiamo investire dove abbiamo grandi
opportunità di aumento delle vendite e dei profitti». Dai
125 ai 150 milioni di dollari il costo stimato per questi
provvedimenti. Un po’ cripticamente Mark Readinger annuncia che «al momento della realizzazione di questi cambiamenti, informeremo in modo completo e aperto innanzi
tutto le persone dei siti coinvolti nei cambiamenti stessi».
DELITTO MIEGGE: FU LA MAFIA? — Era stato trovato
morto in Calabria nello scorso luglio; Flavio Miegge, 34
anni, originario di Lusema San Giovanni era stato ucciso.
Ora, a distanza di sette mesi, le indagini condotte dagli inquirenti calabresi hanno portato all’arresto di due persone
appartenenti a potenti famiglie della ’ndrangheta. Miegge si
sarebbe inserito nel narcotraffico torinese a prezzi troppo
bassi causando la reazione dei suoi assassini che, dopo
averlo sequestrato a Torino, lo portarono al Sud uccidendolo e cercando di rendere il suo corpo irriconoscibile.
RASSEGNA DI TEATRO VALDESE — A Villar Pellice,
domenica 8 marzo alle 20,45 la filodrammatica di Pramollo
presenta «Rinnegata» nella sala di piazza Jervis. Domenica
8 marzo, alle 21, nella sala valdese di Pomaretto, la filodrammatica di Lusema San Giovanni presenta «Il temp(i)o
della libertà» da un testo di Claudio Pasquet sul 1848.
I CENTO ANNI DI GIAN BURRASCA — È previsto per sabato 7 marzo il momento conclusivo del concorso «I cento
anni di Gian Burrasca» promosso lo scorso autunno dal Comune di Torre Pellice. Per ricordare l’anniversario era stato
proposto a tutte le scuole di invitare i bambini a produrre un
disegno. Hanno aderito 24 scuole e sei singoli per un totale
di 47 classi e ben 453 disegni più tre libretti. 1 vincitori provengono dalle scuole Roncalli di Settimo, Rodari di Caselle
e Giovanni XXIII di Pinerolo. Alle 15, al cinema Trento di
Torre Pellice ci sarà la festa di premiazione; verrà inoltre
proiettato un pezzo dello sceneggiato di Gian Burrasca.
DIO, LA SOFFERENZA, LA MORTE, L’ALDILÀ — La
Chiesa valdese di Villar Pellice organizza un ciclo di incontri nella saletta del Concistoro sulla dimensione della malattia, della morte e della resurrezione; ogni incontro, sempre
di martedì alle 21, sarà introdotto dal pastore Gianni Genre.
Dopo il primo appuntamento del 3 marzo; il 17 si parlerà di
«Che cos’è l’onnipotenza di Dio? Risponde Giobbe».
MOSTRA DI PAOLO PASCHETTO — Visto il largo sue
cesso di pubblico ottenuto dalla mostra «Paolo Paschetto: le
mie valli», l’esposizione dei quadri sarà al Centro culturale
valdese in via Beckwith 3 a Torre Pellice sarà ancora visitabile fino all’8 marzo con orario 15-18 (ven. 14-17).
SERATE ANTIMONDIALISTE — Dopo le quattro serate
organizzate dall’Upam (Unione proletaria antimondialista)
presso il Centro sociale in via Lequio 36, dedicate alla lotta
contro il mondialismo neoliberista e alla conoscenza di culture antagoniste alternative, vista la consistente affluenza
di pubblico il direttivo delI’Upam vorrebbe dedicare un’altra serie di incontri sullo stesso tema. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0121-396449 (ore pasti).
L’Associazione Amici dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice
informa che l’annuale seduta
di chiusura esercizio 1997 si terrà
l’8 marzo 1998 alle 15,30
presso la Foresteria valdese di Torre Pellice
Si raccomanda a tutti i soci di intervenire.
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ASSICURAZIOINI
Gruppo Internazionale
AGENZIA GENERALE
Corso Gramsd, 2 - Torre Pellice - Tel. 0121-91820 - Fax 932063
Valli Chisone e Cermanasca
«Vallinsieme»
LILIANA VIGLIELMO
La seduta del Consiglio
della Comunità montana
Chisone e Germanasca di lunedì 23 febbraio è iniziata
con una breve discussione del
piano di attività del servizio
socio-assistenziale per l’anno
1998: poche le novità, dato
che il piano ricalca le linee
della programmazione precedente. Si pensa di intervenire
maggiormente a favore dei
minori e delle persone portatrici di handicap anche se, ha
precisato il presidente, i fondi
a disposizione sono diminuiti
e se si rende necessario affidare un bambino a un istituto
specializzato ci si deve assumere una retta di circa 70 milioni l’anno. Un problema in
più viene dagli ospiti del
Centro socio-terapico di Cerosa Argentina, che dà un sostegno indispensabile alle famiglie con figli o congiunti
bisognosi di continua assistenza. Ci si domanda quale
sarà il carico finanziario per
l’ente pubblico quando verrà
a mancare l’aiuto economico
dei parenti ormai anziani.
Subito dopo sono stati approvati i progetti per interventi sul territorio di alcuni
Comuni, con fondi destinati
alla sistemazione di scarpate
sopra strade o corsi d’acqua:
67 milioni sono toccati a
Massello, 74 a Fenestrelle, 38
a Pramollo. È stata invece rimandata l’approvazione del
progetto di Usseaux.
Il punto più importante
all’ordine del giorno è stata
però la presentazione e l’approvazione del progetto integrato di sviluppo turistico denominato «Vallinsieme», che
si configura come un vero e
proprio patto associativo tra
enti pubblici e privati, per rilanciare la valorizzazione delle risorse locali, nelle più svariate forme, dall’accoglienza
alla cultura, all’artigianato e
allo sport. Oltre alla Comunità montana, capofila del
progetto, hanno aderito presentando proprie iniziative:
dieci Comuni delle due valli.
gli enti dei parchi naturali e il
consorzio Pracatinat, associazioni senza scopo di lucro tra
cui Agape, e il Concistoro di
Frali per il museo, piccole
imprese turistiche come le
Seggiovie 13 Laghi di Frali. I
finanziamenti dei fondi Cee
vanno dal 70% per gli enti
pubblici al 15% per i privati e
raggiungono la cifra di 23 miliardi circa. Hanno inoltre
aderito, senza presentare progetti, 168 privati, commercianti, artigiani, operatori turistici, associazioni per il
tempo libero.
Dopo l’approvazione del
regolamento per l’esecuzione
dei lavori, provviste e servizi
in economia della Comunità
montana, ricalcato da quelli
in vigore nei due Comuni più
popolati, il Consiglio ha votato all’unanimità un ordine del
giorno di protesta contro la
proposta di apertura a giorni
alterni degli uffici postali di
Inverso Finasca, Mentoulles,
Riclaretto e Villaretto Chisone. L’ordine del giorno esprime la preoccupazione degli
amministratori per la riduzione o forse, in un secondo
tempo, la soppressione di un
servizio apprezzato soprattutto dalle persone anziane. Furtroppo vanno scomparendo
uno dopo l’altro quei piccoli
punti di ritrovo che fino a poco tempo fa caratterizzavano
la vita nei villaggi, lasciando
soltanto l’impronta di una decadenza inarrestabile.
Il punto successivo riguardava la riorganizzazione delle
cooperative del Finerolese che
praticano la zootecnia e in
particolare un progetto per la
produzione e la raccolta del
latte da inviare alla Latteria
sociale di Bohbio Fellice per
la trasformazione. L’obiettivo
è il rilancio dell’allevamento
del bestiame, attività che sta
attraversando momenti poco
felici e la valorizzazione del
prodotto, in modo da ottenere
il marchio di qualità. In ultimo
si è approvato il regolamento
che dispone la nomina e le
funzioni del difensore civico,
come previsto dalla legge.
Comunità montana vai Pellice
Bilancio approvato
Chi si aspettava una crisi
della giunta Cotta Morandini
alla guida della Comunità
montana vai Fellice dal 1995
è rimasto deluso; pur con
qualche scossone (diranno le
prossime settimane se si è
trattato di vero terremoto) il
bilancio è stato approvato il
25 febbraio. La discussione è
stata accesa e non tanto per
«merito» della minoranza: il
bilancio, illustrato dal segretario della comunità, pareggia
su una cifra di poco superiore
a 12 miliardi, assai di più di
pochi anni fa eppure quest’anno si risente del taglio dei
fondi per la montagna, quantificato in circa 400 milioni. Da
notare poi il sistematico ricorso all’anticipazione di cassa
per pagare il personale, con
un’esposizione di oltre 750
milioni; la Comunità montana
infatti si trova spesso ad introitare i contributi da altri enti solo alla completa esecuzione di lavori o progetti, fatto
però che causa notevoli difficoltà di bilancio.
Nel corso dell’ultimo anno
la Comunità ha notevolmente
aumentato il proprio personale; da un lato per l’assunzione
del personale socio-assistenziale prima dei Comuni, dal
l’altro per l’arrivo dalla ex
Apt di due operatrici e dalla
Regione di un funzionario addetto all’artigianato. Queste
ultime tre figure sono al momento pagate dalla Regione.
Non c’è stato un vero e
proprio dibattito sul bilancio.
Sarà per via delle nuove disposizioni di legge che di fatto co.struiscono un documento
contabile poco leggibile, diviso per grandi capitoli su cui
la giunta dovrà poi intervenire? Oppure, come ha sostenuto Aldo Charbonnier, «il vero
dibattito dovrebbe essere sul
ruolo della Comunità montana, da cui poi discendono le
scelte economiche?».
E così mentre il sindaco di
Bricherasio, Bolla, ha chiesto
un aiuto per l’illuminazione
della rotonda di prossima realizzazione al ponte di Bibiana. Marco Rostan, dai banchi
della maggioranza è andato
giù duro sull’operato della
giunta e in particolare di due
assessori. Marco Grand e
Bruna Feyrot. Bellion chiedeva una sospensione della seduta, si ricomponevano i dissidi e si proseguiva; con sette
astensioni (le opposizioni più
Rostan e Sibille) il bilancio
veniva alla fine approvato.
Comunità Pinerolese pedemontano
Piano di sviluppo
DAVIDE ROSSO
La fine dello scorso anno
per la Comunità montana
Finerolese pedemontano è
coincisa con l’avvicendamehto nel ruolo di presidente tra
Luciano Cavallone e Luca
Veltri, vicepresidente nella
passata gestione. Ad avvicendamento avvenuto abbiamo
incontrato il presidente Veltri
per vedere alla luce del bilancio recentemente discusso come intende muoversi la Comunità montana in futuro.
«Dal punto di vista personale - dice Luca Veltri - il
cambio è stato un cambio di
responsabilità, un cambio di
ruolo che è abbastanza pesante sia come tempo sia come
impegno anche se sono contento perche la giunta mi dà
una grande collaborazione e
poi a me piace molto quello
che sto facendo. Dal punto di
vista del programma ci sarà
continuità anche rispetto a
certi progranuni che nei primi
due anni non sono stati portati avanti; ora penso sia venuto
il momento di non aspettare
più e di procedere, ad esempio il piano di sviluppo non è
più rinviabile e occorrerebbe
chiudere la partita entro quest’anno. Questa Comunità
montana si può criticare ma
esiste e allora se esiste mettiamola in condizione di poter
lavorare. Certo non è identificativa di una valle ed è inutile
nascondersi questi problemi:
da Cumiana a Frarostino c’è
una distanza notevole anche
da colmare con eventuali servizi. Fossiamo però puntare a
dare dei servizi ai Comuni in
modo da ridurre i costi che
questi devono sopportare per
servizi che possono andare
dall’ufficio tecnico alla polizia urbana».
Servizi rivolti ai Comuni?
«Evidentemente - continua
Veltri - noi non potremmo arrivare a gestire dei servizi socio-assistenziali, è inutile che
ci illudiamo. Recentemente il
consiglio ha approvato il bilancio quali sono i punti forti
del documento? «Quest’anno
abbiamo approvato un bila^
ciò intorno ai 2,5 miliardi
considerando le previsioni M
finanziamento del Docup
Fondamentalmente il bilanci!
prevede la definizione con ì
Comune di Finerolo deH’acJ
quisto dell’ex “Bar dei Vialì|
per insediare la nuova sedi
della Comunità ed eventua].*
mente un negozio di vendita
di prodotti tipici. Il Comune
di Pinerolo è interessato a cedere questo immobile e credo
che nel giro di alcune settimane andremo ad un incontro
definitivo per definire il costo
di acquisto. La collocazione'
per noi è ottimale. Il punto di,
vendita rientra nel quadro (
un progetto di riordino dell
settore lattiero-caseario fatto
con le due Comunità montane
confinanti con noi, un proget-Rlll®®*
to che ormai è a buon punto
ehe prevede interventi in vai aç- un ni
Pellice in vai Chisone e anche , ■
sul territorio delle cooperati '^
ve che esistono nella nostra
Comunità. L’idea è quella di ^
avere un negozio per dare un
ulteriore possibilità di vendita
ai prodotti che arrivano
queste cooperative e anche ai hi’i 6 norma
prodotti che arrivano da quei che facevan
produttori che hanno formato alla famiglia
l’associazione del “tipico pi-le nostre ste
nerolese’’. Altro punto impor- Questo è
tante presente nel nostro bi- gp autobus
lancio è l’intervento sugli in- (¡3^50, in u
vasi per gli antincendi boschi- (¡(,0 per ce
vi. Da una relazione fatta al-,
. ^ . .. . ragione. Og
cum anni fa si evidenziavano ¡jj Qomfc
alcuni punti critici sul territo- ji gi-gjigre
rio e quindi abbiamo presen- __________
tato un progetto preliminare
alla Provincia che ci ha finan
ziato un primo stralcio per
130 milioni; noi andiamo ora osile m
a integrare questo interrato
con altri 100 milioni per rea- Ho volute
lizzare quest’anno due dei stando alcu
quattro invasi che sono nei Sono rimas
punti critici realizzando poi i alcuni alia
due rimanenti il prossimo an- mentalità 0
no in modo da chiudere que- condo te, 1
sta pratica entro il ’99. In col- mento nei (
laborazione con l’antincendi zioni?”.
boschivi quest’anno proviamo
inoltre una convenzione per ^--------;
interventi di manutenzione
dei boschi, dei sentieri, delle
strade vicinali eccetera».
Prospettive del Gruppo teatro Angrogna
Scuola di valle?
Concluse le rappresentazioni di «Se canto», il Gruppo
teatro Angrogna sta già lavorando a un nuovo spettacolo,
che dovrebbe essere messo in
scena alla sala unionista di
Angrogna verso metà maggio,
restando in cartellone per un
mese prima di andare in
tournée nel Pinerolese, in altre
località del Piemonte e in
Francia. «Come in passato spiega Fiammetta Cullo, portavoce del gruppo - il gruppo
vuole utilizzare il palcoscenico per sperimentare un testo
stimolante e motivato dalla
realtà che ci circonda». Questa volta si tratta delle riserve
indiane; in una valle, che potrebbe essere la nostra, alcuni
valligiani sono tentati da
un’offerta che cambierà la loro vita; una favola moderna
tra il grottesco e l’ironico, il
possibile e il futuribile, in cui
gli aspetti più profondi dell’uomo sono messi in evidenza con tono lieve. 11 riferimento a dibattiti e progetti cari alla vai Pellice è evidente, ma lo
spettacolo cerca di andare oltre la vicenda locale e di farsi
metafora della prepotenza del
potere.
Accanto all’attività più
strettamente teatrale, il Grup
po sta cercando di mettere in
piedi una sede da destinare
all’attività sociale che possa
costituire anche un punto di
riferimento per tutte le persone interessate al teatro. Il locale dovrebbe essere a Torre
Pellice, su un’area messa a disposizione dal Comune; i lavori potranno prendere il via
probabilmente nell’estate
prossima grazie agli incassi
degli spettacoli, mentre il resto della somma occorrente
(circa 50 milioni) sarà messa
insieme con il provento delle
prossime rappresentazioni e
gli eventuali contributi di enO
pubblici e privati e dei simpa;
tizzanti. Nella prospettiva di
una «scuola di teatro di vane»!
spiega ancora Fiammetta uu lo, stanno per prendere il v|
alcuni corsi destinati al
scuole: l’Istituto Alberti
Lusema e Torre Pellice ha gl
richiesto una serie di
sulla drammaturgia valdes ’
curati da Jean-Louis Sappj'
Presto ci sarà inoltre la
IL
sentazione, accompagnata
dal
la proiezione di filmati.
del
.’attività trentennale del Grup
po, e in maggio si terrà un
minario su «Il canto .13
in Italia, dal Risorgimento a
Liberazione».
9
0 1998
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7
A
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
ALLA RICERCA DELLA MEMORIA PERDUTA!
e lo sradicamento nel rapporto fra le generazioni
“Se un giorno scoppiasse una nuova guerra (speriamo mai) i giovani non sarebbero in
j grado di superarla perché non conoscono la
ella feme, la povertà, i disagi che abbiamo vissuto
dare un”®- *^99'’ l’elettricità a casa o
vendita l'acqua corrente è normale. Avere cibo in
/ano da quantità, medicine per il mal di testa, per i doanche ai ¿n è normale. Oggi i giovani non fanno la vita
da quei che facevamo noi un tempo, non sono legati
formato alla famiglia come lo eravamo noi, non hanno,
pico pi- le nostre stesse aspirazioni”) impor- Questo è quanto affermava un’anziana su
istro bi- un autobus cittadino a Catania, seduta al mio
iugli in-(¡anco, in una conversazione con delle amiboschi- (¡[,e P01- certi versi la signora poteva avere
fatta al- lagene. Oggi noi viviamo in una società pieiziavm jii comfort, molto attrezzata. Ma mi rifiuto
1 ts'Tito-jjj gi^g i-^gj giovani abbiamo perso
ogni contatto con le generazioni passate, con
le loro esperienze. Mi rifiuto di credere che
noi oggi viviamo “sradicati” dal mondo dei valori, delle memorie, della saggezza dei nostri
avi.
iminare
la financio per
amo ora
terrento
penen- Ho voluto aprire una mini-inchiesta intervidue dei stando alcuni studenti universitari a Catania,
ono nei Sono rimasta molto stupita per le risposte di
do poi i alcuni alla domanda: “Quanto la cultura o la
imo an- mentalità 0 le esperienze degli anziani, sacre que- condo te, hanno influenzato il tuo atteggia. In col- mento nei confronti della vita o le tue aspiratincendi zioni?”.
roviamo
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Una ragazza trova suo nonno morente sul divano, pochi minuti dopo arriva
l'ambulanza...
Chi $ra veramente mio nonno ? Quale vita ha \àssuto ?
A queste domande sarà il nonno
ste^o a rispondere attraverso foto, gior*
naii. lettere che la ragazza troverà irr
una vecchia valigia.
Così iniziava il film Tana e Libertà.
Dalle lettere spedite sdia fami0ia, dagli articoli dei giornali dell'epoca, dai voib di quelle foto emerge la figura di un ragazzo che decide di lasciate l’Inghilterra
f^l 36 per andare a combattere a fianco
tfal popolo spagnolo contro il generale
Franco,
Il protagonista del film è II nonno ma il
bim è indirizzato alle giovani generazio
è a loro che vuole parlare.
l-a ragazza attraverso i documenti la^ciati dal nonno “rivive'' i s$ntìm&ìtl, gli
Ideali democratici ohe hanno animato un
ragazzo cinquant'anni prima.
L'invito è a non perdere la memoria
biotica, a non slegarsi con il passata e
lor propri quel valori di giustìzia e libertà
por i quali i nostìi nonni e nonne hanno
combattuto.
La ragazzàfa suoi quei vaioti, accet«te sfida d^’impegno personale come
ba accettata suo nonno.
. Ai funerale tante persone con i csgielli
salutano ii loro vecdilo amico con il
' tìugno sinistro chàluso in alta in ricordo di
anche la ragazza lo saluta
®f®sso tr^o, un simbdismo chiaro
; '’'tee sintetizza il passaggio (tì vatati e imfra le pe generazioni.
EliaPtovano pbiitM
Molti di loro non avevano mai conosciuto i
nonni né paterni né materni, né avevano avuto in generale molti contatti con gli anziani.
Questi dicevano di non aver subito influenze
fondamentali da parte delle generazioni pas
avere ereditato da loro “l’istinto di conservazione”, “il legame con la famiglia” e il desiderio di lavorare e costruire per essa. Altri dicevano di avere appreso dagli anziani “la capacità di non abbattersi” davanti alle difficoltà
sate, in quanto molte aspirazioni della vita
che per un anziano hanno potuto rappresentare “tutto” in gioventù, come il “crearsi una
famiglia”, oggi non rappresentano lo scopo
essenziale per i giovani. Qggi, dicevano, lo
scopo principale dei giovani è “realizzarsi come persona”, “affermarsi tramite le proprie capacità nel lavoro” e poi trovare un/una compagno/a e formare una famiglia.
Altri hanno appoggiato questa tesi affermando che il mondo delle generazioni passate e il mondo dei giovani d’oggi, anche a causa delle differenti contingenze della vita (oggi
un ragazzo a quattordici anni in genere non
ha bisogno di lavorare ma può studiare) non
hanno punti di contatto. Anzi si è totalmente
sradicati da quel mondo e spesso quello che
si conosce proviene dai libri. Personalmente
mi dissocio da questa visione delle cose, infatti sono stata contenta di riscontrare tra gli
intervistati altri pareri. Diversi/e ragazzi/e mi
hanno espresso non solo il loro legame affettivo con i nonni (anche se conosciuti per poco), ma soprattutto la loro ammirazione per gli
anziani ed il rispetto per i loro insegnamenti.
Molti ragazzi e ragazze mi hanno detto di
della vita. Molte ragazze dicevano di aver appreso dalle nonne la capacità di riflettere senza essere precipitose. Evidentemente queste
persone riconoscono una notevole influenza
da parte degli anziani nella formazione di
aspetti salienti della loro personalità; per saperne di più ho voluto rivolgermi a due studiosi deirUniversità di Catania, una psicoioga e
un sociologo di cui velocemente riporto i pareri sulla questione.
Naturalmente tra la cultura odierna e quella di settanta anni fa ci sono profonde differenze, ma necessariamente esistono legami
di continuità perché un processo come quello
della formazione della mentalità necessita
inevitabilmente di una base da cui evolvere;
infatti la mentalità è un insieme di elementi
vecchi e nuovi che si fondono insieme e si influenzano reciprocamente. Sicuramente le
esperienze, i luoghi, le persone, hanno un
ruolo importante ed attivo nella formazione
della mentalità di un soggetto. La vicinanza di
un anziano influenza molto la crescita di un
bambino, specialmente se questa vicinanza
serve a consolidare l’idea di appartenenza alla famiglia e a rafforzarne la visione delle pro
P/ftoL/) il Dio
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marzo 1998
prie origini. Conoscere il lavoro del nonno o
della nonna, il loro stile di vita, le esperienze
dell’infanzia e dell’adolescenza dei propri genitori fa acquistare generalmente maggiore sicurezza nell’affermazione della personalità,
nella scelta del proprio lavoro... dunque non
sentiamoci sradicati dal passato, rivalutiamo
la memoria, la nostra e quella degli anziani,
perché forse è proprio vero che noi siamo
quel che eravamo e saremo quel che siamo!
Sara Grasso (Catania)
rE'Pvj‘68lic/) alle Valli
7
eCñLFÑLÓ
Micro intervista ad una
famiglia valdese sulla
memoria del? febbraio
per la redazione Elia Piovano
Cosa pensate di aver ricevuto dai vostri
genitori sul significato del 17 febbraio?
Sara: la libertà di poter credere, di non
avere una religione del Vaticano.
Questa é stata una scoperta degli ultimi
anni fatta a Torino, a Riesi vi era meno
libertà, qui a Torino posso dire di essere
valdese senza vergognarmene. Oscar, la consapevolezza di aver la
possibilità di scelta, la libertà é anche
impegno nelle cose che sì sono scelte e
che si fanno.
Cosa pensi di aver trasmesso ai tuoi tìgli
sul significato dei 17 febbraio? ./
Giuseppe: il senso di appartenenza al
popolo valdese e il grande valore della
libertà: i nostri figli nati alle valli credo
recepiscano il 17 febbraio come fWta
popolare (i falò) del protestantesimo
storico.
Daniela: innanzi tutto che é una festa >
una ricorrenza civile importante da ricordare soprattutto a coloro che non sono
“minoranza*.
li secondo aspetto é qu^to di appartenere ad una chiesa che hà radici e tradizioni lontane. ,
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10
Kotizicirìofgei
r
¡L CONGRESSO CHE OORREC
La igei è il luogo in cui può nascere qualcosa di prezioso per le nostre chiese; dove si
possono individuare nuovi modelli per le forme, nuovi schemi per i contenuti; il luogo dove ognuno di noi può arricchire la propria
esperienza; laddove si può crescere insieme
nelle ricerca e nel sentire la fede in Dio. Forse
resta da decidere se tutto questo possa avvenire insieme alle nostre chiese, o al di fuori di
esse; ma ha poca importanza, poiché più importa che esista un rapporto con esse, un
confronto.
Chiesa. Il fatto è che, rispetto alla realtà,
se la fgei è seduta, le nostre chiese (con le
consuete eccezioni del caso) hanno posizioni
singolari; non credo troppo a una fgei inserita
nelle chiese, data la serena e mal vissuta leggerezza che sale quando si parla di «giovani»
0 di rapporto fra generazioni; penso tuttavia a
una fgei capace di essere presente nella vita
della chiese pur mantenendo la propria identità di parte giovanile, poiché una differenza
generazionale esiste ed è, per lo meno ora,
insuperabile; ovvero le nostre chiese, almeno
Chi crede ancora a queste parole? lo, tutto
sommato, vi credo. E credo che il XIII Congresso (settembre 1998) possa essere non
solo una formalità, non solo un rito di passaggio. Questa volta possiamo tentare a iniziare
qualcosa di nuovo, consistente; non è stata
solo una mia impressione, ma lo scorso congresso è sembrato un apparato che produceva bellissime e giustissime istanze e propositi
il cui valore oggettivo, constatandone poi gli
effetti sulla vita pratica fgeina o nelle chiese,
si è avvicinato a quello di una pernacchia nelle vastità dell’universo. «Siamo troppo pochi,
non abbiamo le forze, i mezzi»? Bene, allora
cerchiamo il coraggio di ridimensionare il tutto, rinunciando alla grandeur di una fgei che
forse era, ma non è più. Senza arrivare a
questo, tuttavia basterebbe saper valutare effettivamente se il senso di essere fgei si limita
al suo significato letterale, o può esprimere
qualcosa di più, anche solo un’esistenza meno passiva e silenziosa, che sappia proporsi
all’esterno con vitalità, senza avere paura di
affermare, proporre, non piacere.
Società. Se avete letto o visto i vecchi Notiziari di circa dieci anni fa, trasudavano l’impegno culturale e non solo di una fgei che era
inserita e ben cosciente nella società e in ciò
che vi accadeva; se il Notfgei è ancora oggi lo
specchio o il filtro della federazione, i numeri
odierni al confronto ricordano dei banali e desolanti rotocalchi. Mi piace immaginare un
nuovo impegno e ruolo della fgei nel dibattito
sul sociale, volto a comprenderne i mutamenti, le novità; ma non vedo un linea generale viva che aderisca a questa comprensione, e il
fatto che, a differenza di altri organismi analoghi, la fgei non abbia neanche una finestra su
internet mostra a un tempo l’indecisione ad
aprirsi e a vivere nell’attualità (fermo restando
che essere in internet a nulla serve se non si
ha nulla da dire, o da udire). Non concordo
con chi afferma «la politica fuori dalla fgei!»
confondendo il valore di un dibattito sul sociale con l’ideologia, proprio quando mai come
oggi è utile conoscere le realtà complessa in
cui viviamo o dovremo vivere; ma anche ben
venga l’ideologia, laddove sappia confrontarsi
con altre idee e crescere.
per alcuni aspetti, non sono chiese giovani, o
giovanili; tanto meno moderne (chi volesse
farsi un’idea vada a leggersi il documento «I
protestanti e la scuola italiana», approvato dal
Sinodo 97, e capirà cosa intendo). Noi fgei
potremmo utilizzare al meglio le occasioni per
far presente che i giovani, oltre a esserci,
pensano, e con i piedi nell’attualità; dovremmo far sentire e notare la nostra presenza,
anche culturale, parlando, proponendo, dissentendo se necessario, senza avere paura
di spiacere ai nostri padri, zii, e via dicendo.
Non siamo la chiesa di domani (sarebbe molto comodo per tutti), ma chiesa di oggi. E magari potremmo tenerlo a mente quando si decide (chi decide?) qualcosa sulla gestione dei
centri giovanili, e proprio di quei centri che
tanto gioverebbero alla vita della realtà giovanile locale (Adelfia, Campo Sardegna).
GE. È come la Spada nella Roccia, lì fermo incastrato, Dio solo sa dove, in attesa che
qualcuno/qualcosa, Dio solo sa chi/che quando e come, lo smuova. Riuscirà (vorrà), il
Congresso (o chi altri) di Fine Millennio...?
Fgei, Congresso, Finanze. Sicuramente ci
vorrebbe più collaborazione e comunicazione
fra segretari e gruppi, magari a livello di realtà
regionali contigue. Forse anche più collaborazione fra segreterie e Consiglio; non oso azzardare un’idea che metta a stretta relazione
funzionale le due cose, ma si può tentare.
Allo scorso congresso mi ricordo un consiglio uscente che di fatto ha avuto un peso e
una presenza troppo notevoli nei gruppi di lavoro e nelle assemblee: insomma faceva fatica ad uscire; questo snatura completamente i
lavori del congresso. Inoltre credo che i revisori potrebbero avere un ruolo maggiore, più
propositivo; anzi potrebbero essere loro stessi
a condurre il congresso illustrando proposte e
rilevando gli aspetti o i problemi da discutere;
il loro ruolo dovrebbe essere anche maggiore
durante il periodo fra i congressi: infatti, da
li nòstro corrispondente regie
GIANLUCA PUGGtONI comunica il«
nuovo indirizzo.
c/o Manueia Puggioni
42 Westbury Court
Nightngale Lane
London SW4
•9AB
United Kingdom
. evidentemente non potrà piu i
darci notizie dalla Sardegna'
però scrivetegli, così sarà meno i
dove, come, con che criteri questi costmin
no la loro relazione? hanno consultato gr^,
e vari altri organismi? arriva il congressi^
POF! ecco i revisori e loro relazione. Sii,
fare diversamente? si, in base all’Art.lSii,
Statuto.(Non ho nulla contro gli attuali rey)
ri, (tra l’altro, chi sono?) che sicuramente)
ranno già facendo le loro funzioni al meg||
Sulle finanze: un bilancio, o un preven
serio non riportano solo le somme finali,!,
anche i più minuti dettagli, ed è costumeit
darli pubblici su un giornale, o un suppt
accessibile a tutti (chi volesse vederli li ciiii
alla segreteria regionale o direttamenti.
consiglio); questo lo dico non per maligi,
ma proprio per la mia buona fede, la sta
che vorrei trasmettere a chi, chiedendomi)
ché alla voce «funzionamento consiglioni
la cifra 5.000.000 e a quella «finanziamii
progetti», 1.500.000, dimostra di non avsr
per niente.
Credo nella fgei.
Paolo Montesanto (Totii
...NE PARLIAMO AL CONGRESS(
IL GRUPPO CHE NON C*E’
“Da/, scrivici questo articolo, ne abbiamo bisogno fra qualche giorno. Non è difficile, devi parlare delle attività che svolgete al venerdì, chi siete, dev’essere una presentazione del vostro gruppo".
Ma è poi così semplice presentare un gruppo che non c’è? Forse dipende da che cosa intendete / ^
quando sentite il termine “gruppo”, se per voi è uh grande insieme di persone che svolgono la mede- mr
sima attività, noi non siamo un gruppo. Solitamente infatti ci troviamo in quattro, con punte massime rG
di otto persone, alle cinque del venerdì e insieme chiacchieriamo, condividiamo le nostre esperienze ^ O^ ^
settimanali e il cibo che ciascuno porta da casa. Inizialmente, e risaliamo a settembre, eravamo parti- \ w
te in una quindicina di persone entusiaste e vitali con l’intenzione di mettere in scena uno spettacolo \ *
teatrale; abbiamo anche iniziato a rielaborare il testo, a provarne le parti, ma verso novembre due terzi \ ^
delle persone si erano già perse per la strada e “Il Piccolo Principe” non è riuscito ad approdare sul nostro 'V
palcoscenico. Qr y
In questo periodo di depressione, dopo aver tentato svariate volte di contattare le persone scomparse e dopo^'"^ ^
pomeriggi passati ad interrogarci su cosa ne sarebbe stato di noi, su quale fosse stato il nostro sbaglio, ci siamo poste
una domanda fondamentale: cosa vuole essere questa comunità ecclesiastica, un luogo di sola socializzazione o un luoao di sola condivisionsi
fede?
Al che ci siamo guardate in faccia, ci siamo rese conto di conoscerci molto poco, benché avessimo vissuto e gli anni della scuola domenirà
e quelli del catechismo insieme, e abbiamo deciso di continuare a ritrovarci il venerdì, svolgendo quelle attività verso cui noi provavamo mag^
interesse.
E’ stata così proposta l’organizzazione di agapi con successivo cineforum, di gite e di discussioni sulla sessualità nella bibbia, partendo i
un libro molto poco letto: “Il Cantico dei Cantici”. Di tutto ciò fino ad ora, e i tempi delle nostre chiese sono alquanto lunghi, siamo riusciti a toi
lizzare due cene comunitarie con la proiezione di due film sulla tematica giovanile:”Tutti giù per terra” e “Trainspotting”, intendiamo prosegoiif
su questo filone per analizzare la realtà in cui ci troviamo inseriti, quella di una città più o meno grigia, più o meno colorata a seconda dei nosH
punti di vista.
Tra qualche settimana inizieremo il lavoro sul “Cantico dei Cantici” e organizzeremo un culto per la nostra chiesa.
Di progetti e di idee ne abbiamo parecchi, siamo interessati anche all’ambiente ecumenico, ci piacerebbe cantare, recitare e disegnare,
tività di tale genere richiedono una grossa partecipazione così, per non compiangerci, abbiamo deciso di occuparci di argomenti più teorici.
Vorremmo essere più numerosi, non riteniamo responsabile di questa assenza generazionale solo II ristagno demografico della prima
degli anni Ottanta, perché lanciamo un ulteriore appello a chi si rivelasse incuriosito, noi ci siamo, veniteci a trovare il venerdì alle ore 17:OO f
Corso Oddone a Torino. Vi aspettiamoli!
Per il gruppo che non c’è,
Prisca Giaiero
TORINO
\.i.
Hotiziùriofgei
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c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
E-mail: riforma@alpcom.it
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UN WEEKEND DA FAVOLA
siciliana a Siracusa
Convegno della Fgei
sulle Immagini di Dio
Non è certo facile esprimere in poche parole sentimenti, stati d’animo ed emozioni che
ci hanno accompagnato durante il «Week end
da favola», come ci piace chiamarlo.
Partiamo dall’inizio. Lo scorso fine settimana (8-9 novembre), nella Chiesa evangelica
battista di Siracusa, si è tenuto il dei convegni regionali Fgei dell’anno ’97/98 dal titolo
«Questo è il mio Dio, e il tuo...? (Quali immagini abbiamo di Dio)». Sebbene nei giorni precedenti stessimo rischiando l’esaurimento per
la difficile organizzazione, visto il numero elevato di partecipanti (ben 28 «cristiani»!!), è
stato proprio con l’arrivo di tutti questi ragazzi
e ragazze che ci siamo subito tranquillizzati.
Dopo il classico giro di presentazione e la
presentazione del convegno da parte della
«mitica» Giunta, abbiamo cominciato i lavori
dividendoci in gruppi. Ognuno di questi ha
esaminato due passi biblici (Giudici 7:1-23;
Levitico 26:11-12; Matteo 13:24-30; Giovanni
8:1-11; Giosuè 24:1-15; Giona 3/4) da cui sono scaturite interessanti riflessione che ci
hanno convinti della complessità dell’Immagine di Dio.
Come in tutti i convegni i momenti in cui si
è avvertito maggiormente lo spirito di fratellanza sono stati quelli di pausa, come anche
la cena e la colazione (cogliamo l’occasione
per consigliare alla giunta di preferire un menu meno grasso...). E come dimenticare Da
/T
niela Leone (Palermo) teneramente addormentata sulla poltroncina che non potevamo
certo non fotografare, i resoconti di Emanuele
Rizzo (Catania) reduce dalla tormentata notte
trascorsa «rivoltandosi come un verme» nel
sacco a pelo, e ancora i cori incredibilmente
stonati del momento liturgico?
Nonostante il tempo passato Insieme sia
stato limitato è stato doloroso separarsi da
quei ragazzi e quelle ragazze ormai diventati
amici e amiche; soprattutto per noi di Siracusa che abbiamo visto ia chiesa svuotarsi a
poco a poco.
E non volendo accettare che gli ultimi rimasti (gruppo di Catania) andassero via, li abbiamo «seguiti» fino alla stazione, dove con indicibile gioia, abbiamo saputo dell’ora di ritardo
con cui il treno sarebbe arrivato.
E visto che, ancor prima che partissero,
forte in noi era il sentimento di tristezza per la
separazione, abbiamo deciso di vederci ai più
presto progettando così delle riunioni giovanili
dei gruppi Siracusa Catania.
infine, come in un film in bianco e nero, il
treno comincia la sua marcia e i nostri occhi
rimangono a guardare le immagini dei nostri
amici che diventano via via più piccole, e per
ultimo il movimento di un bianco fazzolettino
che, ne siamo convinti, più che un addio è un
ARRIVEDERCI.
Marina Cuntrò, Valeria D’Ambra (Siracusa)
dai consy[io=—
Tra ia fine di gennaio e febbraio il Consiglio della Fgei ha svolto alcune visite, a
Trieste, a Catanzaro e ha incontrato la Giunta della Fgei Valli. A Trieste siamo stati
Giorgio Bonnet ed io, accolti dal gruppo giovanile e dalla chiesa elvetica-valdese di
Trieste. Il sabato c’è stato un lungo incontro tra noi e il gruppo giovanile con la discussione di molti dei temi apparsi nella rubrica del Notiziario “la fgei che vorrei”. L’incontro è stato molto piacevole, alcuni di noi non si erano mai visti prima e conoscersi
nel proprio luogo di testimonianza è più interessante che scriversi! Abbiamo sottolineato soprattutto la questione deila comunicazione con i gruppi, dicendo che da una
parte i gruppi leggano con più attenzione il Notiziario e dall’altra II Consiglio non deve
dimenticare una comunicazione più personale coi gruppi.
A Catanzaro si sono recate Luisa Nidi, Sara Grasso e Sandro Spanu. I temi affrontati sono stati la conoscenza della Fgei, il rapporto tra la federazione nazionale e i
gruppi locali. Per il gruppo di Catanzaro, che ha aderito alla Fgei Tanno scorso, non è
cambiato niente, non ha trovato la federazione accogliente che si aspettava. Questa
spesso è una domanda che i gruppi ci rivolgono: “cosa cambierebbe se non aderissimo più alla Fgei?”.
Ad incontrare la giunta Valli siamo stati di nuovo Giorgio ed io, perchè vicini geograficamente. Si è parlato soprattutto dell’aggregazione giovanile alle Valli, dei rapporti con le chiese e dell’Isolamento della Fgei. In un luogo in cui c’è la maggiore
densità abitativa di evangelici, il lavoro di coordinamento è più difficile e frustrante. La
giunta organizza sui 4-6 convegni Tanno perchè date le vicinanze tra gruppi e gruppi
è possibile incontrarsi più spesso che in altre regioni d’Italia dove le distanze sono
proibitive. Eppure non tanti giovani partecipano. Tutte queste questioni ci accompagnano da vario tempo e speriamo che in Congresso possiamo trovare qualche Idea
rinnovante.
Silvia Rostagno (Agape)
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Firenze 17-18 gennaio 1998
64. SI nomina Daniele Del Priore coordinatore del Gruppo di lavoro per le Relazioni
Ecumeniche Internazionali.
66. Si incarica Luisa Nitti di raccogliere il materiale d’animazione degli incontri tenutesi
in questo mandato, da presentare alla prossima riunione del Consiglio.
67. Si incarica Sandro Spanu di partecipare all’Assemblea delTUcebi (24-28 giugno) in
qualità di rappresentante Fgei.
68. Si nomina Paolo De Luca membro della redazione napoletana del Notiziario.
70. Si ringrazia Lello Volpe per II lavoro svolto nella redazione di G.E.
71. Si nomina Pasquale lacobino membro della redazione di G.E.
72. Si approva il bilancio Consuntivo ‘97 e il preventivo ‘98.
73. Si stanziano L.500.000 per la partecipazione a! convegno “Essere Chiesa Insieme”
^ella FCEI (20-22.2.98) ^
Frankie Hi-nrg «0
LA MORTE PEI MIRACOLI
F adesso che
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QUELLI CHE
BEN PENSANO
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La scoperta dell’acqua calda, qualcuno dirà, eppure penso siano in molti quelli che non
conoscono una produzione che, soprattutto in questo periodo, sta avendo una stagione fortunata e creativa, anche a opera di gruppi italiani dalle buone capacità (99 Posse, Sottotono, etc...). Parlo deir«Hip Hop» (0 «Rap» per chi non conoscesse questo nuovo termine),
genere nato dagli afroamericani deH’Underground statunitense, già negli anni settanta, e arrivato in Europa da quasi vent’anni. Nella sua storia ha conosciuto variazioni e arricchimenti
di tutto rispetto: nato dal funky, arricchito talvolta dal soul (anche di esimi esponenti, quali
James Brown!) ha espresso sempre la voglia delle giovani generazioni disincantate e critiche di uscire dai canoni, scagliandosi spesso contro quel sistema che spesso li esclude o li
etichetta come delinquenti. Musica per
resistere, dunque,
dove la linea melodica non esiste più,
sostituita da una linea di pensiero, pompata da un ritmo costante e essenziale che riesce a raccogliere in una
battuta pensieri, dubbi, passioni, denunce, insomma i sogni, le illusioni e la vita reale di una
generazione che non ha nessuna voglia di soccombere. Questa lunga premessa era d’obbligo per presentare uno di questi autori (italiano!!!) che di recente ho «scoperto» e che mi ha
coipito: parlo di Frankie Hi-Nrg. Un Hip Hop «raffinato» il suo (ammesso che «raffinato» sia
un termine applicabile a questo stile) cioè un Hip Hop nel quale il Funky la fa da pa• drone, talvolta con arrangiamenti davvero da appassionati di Jazz. Ma non è solo la
2 musica che colpisce di questo LP di Frankie, «La morte dei miracoli». I testi sono
densissimi: non si può ascoltarlo e fare altro. Le parole, scandite, spaccate dai
«beat» sembrano pesate, ponderate fino al centesimo di grammo e centrano la testa
come dardi di precisione. Dei resto i pezzi trattano argomenti non da poco. «Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...» è il ritornello della conosciutissima «Queili che ben pensano», una spietata critica ail’ipocrisia che subisci e che, spesso, imponi; un brano sulla pena di morte si intitola «Giù
ie mani da Caino», radicale, che pochi dubbi lascia sul pensiero dell’autore; ancora
uno sulla televisione che, ironicamente, si intitola «Accendimi» e così via. Insomma
una produzione importante, secondo me, confezionata in una grafica veramente eccezionale che ben rende il contenuto del disco. Forse i «puristi» del Jazz non vedono
di buon occhio questo tipo di produzione, eppure ascoltandolo sono sicuro che non
potranno non essere d’accordo sulla cura e sulla passione che dai pezzi traspare,
anche all’ascoltatore più scettico o distratto
Pietro Romeo (Torino)
</■
PB'I U SeilE ; /vifli CK£ $1 Fi(cc(Atio i FATTI
GRAZIE LAURA!
In Riferimento aH’ultimo numero del Nofeìario fgei (6 dicembre 1997) mi preme esprimere il mio stupore per la mancàk menzione dei passaggio di carica
delia segreteria delia fgei- Toscana da Laura Casorio a Elisa Capannoli.
Ritengo infatti che sia doveroso ringra^^re a livello nazionale la segre^ria
uscente Laura Casorio per il suo piurienr^ie irppegno neirorganizzaziohe a livello regionale, e i più potranno con me beh dii» anche nazionale, sempre portato avanti con passione, grande costanza 6 forte spirito fraterno.
il suo operato lascia alla segretaria enante un compito non facile, giacché
proprio negli anni della segreteria di Laur4 la fgei- Toscana ha visto la propria
nascita, la propria crescita e il proprio rafforzamento negli impegni di testimonianza dei giovani evangeiici italiani anche all’estero.
Reputo sia importante riconoscere nel .lavoro di Laura una modalità di quella testimonianza attiva, di cui ultimamente tanto si è parlato. In questo caso la
r,«'Testimonianza è stata resa in silenzio attikverso molti fatti significativi e una
' costante e appassionata presenza. Ecco oti’altra pezzo che va ad arricchire la
nostra storia. ; •
Per tanto voglio qui ringraziare Laura p«r il tempo e la cura òhe ha investito
per noi, e fare ad Elisa i miei migliori augu|fper gli anni a venere.
^ ' Ida De Michelis (Roma)
AUGURI ELISA!
12
Hotiziariofgei
r
STAFFISTI SI DIVENTA
In una cinquantina ci siamo incontrati il
ventinove dicembre a S.Severa per il campo
di formazione staff 97. Campisti vecchi e nuovi, qualche veterano e una staff molto coraggiosa si sono cimentati negli inevitabili giochi
di presentazione della prima sera, hanno partecipato con interesse e coinvolgimento alle
attività proposte Miriam Grassi psicopedagoga, hanno ascoltato con pazienza la relazione
sull’evoluzione del lavoro di staff aH’interno
del villaggio della Gioventù tenuta da Elia Piovano.
Il resto del campo é stato dedicato a iavori
di gruppo e discussioni in plenaria durante i
quali ci siamo interrogati su:
a) cosa vuol dire fare la staff, quali sono le
responsabilità e le motivazioni che possono
essere alla base di una tale scelta, quali, se ci
sono, i requisiti particolari che si devono avere (età, fede, esperienza...);
b) quali obiettivi si deve porre il centro di
S.Severa, tenendo presente che é e vuole
essere un centro evangelico;
c) il ruolo e quindi lo spazio che il pastore
deve avere in rapporto alia staff e aile attività
di campo.
Per aiutarci e indirizzarci su questi temi ci
sono state date una griglia di indicazioni e domande alle quali dovevamo rispondere divisi
in gruppi e un progetto elaborato dalla staff
che, così diceva l’introduzione, poteva essere
discusso, “... ma non stravolto nelle sue linee
essenziali.”
Questa specificazione
ha scatenato reazioni di
forte opposizione da parte
dei campisti, i quali, sentendosi limitati nella loro
libertà di giudizio, hanno
analizzato il resto del testo e la griglia citata prima
rilevando una serie di critiche negative. Risultato?
Un vero e proprio conflitto, uno di quelli che creano tensioni e incomprensioni, uno di quelli che Miriam ci aveva illustrato il
giorno prima, cercando di fornirci indicazioni
utili a evitarlo o, perlomeno, a risolverlo. E’
però vero che un conflitto, non potendo esse
re portato avanti da un solo individuo, é dopotutto una delle più vivaci interazioni e spero
che tutti i partecipanti abbiano provato come
me, a fine campo, la sensazione di essere
stati arricchiti: abbiamo imparato che anche
una situazione di conflitto può dimostrarsi formativa, obbliga ad “uscire allo scoperto”, costringe a mettere in discussione noi e il nostro
rapporto con gli altri e infatti c’é stata una partecipazione anche emotiva molto forte.
Tutti si sono iasciati coinvolgere, ciascuno
aveva qualcosa da dire
0 da aggiungere, nessuna voce é rimasta
sconosciuta agli altri: le
discussioni in plenaria
si protraevano a tal
punto da essere costretti ad interromperle
anche se ci sarebbero
state ancora richieste
di interventi.
Altro fatto significativo é che qualcuno di
noi ha addirittura ipotizzato che quello che
sembrava un conflitto
imprevisto e fuori di ogni controiio fosse in
realtà il frutto di un astuto e ben congegnato
iavoro di staff per insegnarci a gestire una situazione che può verificarsi in un campo qualsiasi (ipotesi peraltro smentita dalla staff, oltre
che dallo sviluppo degli eventi).
Il desiderio di costruire comunque qualcosa insieme ci ha permesso di dedicare infine
l’intera giornata del due gennaio (le partenze
sono avvenute il tre mattina) alla formazione
delle staff che organizzeranno i prossimi campi cadetti, giovani e, grande novità, famiglie, e
ciò a dimostrare ancora una volta che non
siamo tornati a casa impoveriti, bensì rafforzati nella convinzione di avere ancora tanto
da dare e da imparare.
Auguri allora ai valorosi futuri staffisti di
buon lavoro e buon proseguimento a Dario,
Elisabetta, Giorgio, Isabella, luri e Sandro.
Alberta Mozzato (S.Antonino -Torino)
QQQ eco
14 - 15 marzo 1998 Milano
Egei Valli, Comunità di Base
Incontro Consiglio
e Comunità cattoliche di Pinerolo
e Gruppo di lavoro degli Esteri
organizzano una
Giornata Ecumenica
14 - 15 marzo 1998 S.Severa
22 marzo 1998
Incontro staff
campi cadetti, giovani, famiglie
Pineroio (tempio valdese) ore 9.00
informazioni:
prenotazioni per il pranzo:
Stefano D’Amore 0121-598194
Emanuele Troiani 0766-570055
precongressi fgei
Precongresso CENTRO
24 - 26 aprile 1998
Precongresso NORD (Valli, Piemonte,
S.Severa
Lombardia e Triveneto)
iscrizioni e informazioni:
24 - 26 aprile 1998
Elisa Capannoli 0577-327201
Villar Porosa (TO)
iscrizioni e informazioni:
Stefano D’Amore 0121-598194
Karen La Fata 0422-759569
Preconqresso SUD
8-10 maggio 1998
Mottola (TA)
j^recongressligel
iscrizioni e informazioni:
Precongresso SICILIA
Virginia Mariani 099-8861321
1 - 3 maggio 1998
luogo da definire
iscrizioni e informazioni:
Eiisa Spada 095-993114
UNA RETE PER I DIRITTI
DI GAY E LESBICHE
Dal primo numero del bollettino
della neo-nata Rete evangelica
«fede e omosessualità»
... Dopo una serie di incontri preliminari,
che ha visto in breve crescere la partecipazione personale, e accertato l’aumento d Interesse attorno a quest’iniziativa, si è deciso di dare vita, e forma, ad una rete di collegamento,
a livello nazionale, con l’obiettivo di rilanciare
il dibattito sul rapporto fra fede cristiana e
sessualità e, in modo particolare, fra fede e
omosessualità, all’interno delle chiese evangeliche in Italia, dibattito che porti possibilmente a posizioni teologicamente più chiare e
pastoralmente coerenti su questa materia.
Se infatti le chiese del protestantesimo storico italiano hanno fama di essere aperte ed
accoglienti nei confronti di credenti lesbiche e
gay, è anche vero, a parer nostro, che tale
CN\trv
la libertà religiosa in Italia dal 1848 ad oggi
iittt't vvitit li»; f: .-¡(Hà« ix'fitni,
4ota i'i'tjnwnili, hüli» avi, i}-.niìr>- doim-MiC'-i
•r >nu; nvmstt». r?Lb»r»e. Jotncnko
ftxiersvien« dcRe chiese evangeiU^ in itsit«
untene ìlaltat»« <Wle chiese tristUne aweotwte del 7^ giorno
Rete evangelica “Fede e omosessualftà’
COMUNICATO FINALE
deirincofftm costitutivo della Rete
Si è costituita rii gennaio 19^a Roma, In una riunione presso la Chiesa valdese
di piazza Cavour, una rete di credenti evangaltd che intendono lavorare per l'accoglienza di gay e lesbiche nella chiesa e nella soc^tà ed approfondir^ la riflessione su
fede cristiana e sessualità. La refe, di cui fanno ¡parte membri di diverse chiese, donne
e uomini, omosessuali e eterosessuali, si prefigge i seguenti obiettivi:
1. Rilanciare nelle nostre chiese il dibattito é te riflessione sulle tematiche delia sessualità umana, avviando - in collaborazione con altre realtà interessate, come ad.
esempio la Federazione giovanile evangelica italiana - un progetto di informazione e
formazione saulTomosessualità nelle chiese
2. Favorire la creazione di spazi in cui coloro che, nelle nostre chiese, scoprono la
loro omosessualità, possano trovare soste^po e cswidivisione nel cammino di accettazione dì se stessi/e. '■
3. Curare, attraverso le pubblicazione di un bòiettino, la raccolta e la diffusione di
informazioni,su chiese e omosessualità in Italia 0 nel mondo, e di materiate biblico,
teologico e pastorale.
4. Collaboiare con II centro ecumenico di Agape (incontri su fede e omosessualità)
e con gli altri centri giovanili evangelici, mantenere contatti con gruppi di gay e testóche credenti, con organizzazioni analoghe all'estero in campo protestante ed ecumenico. ,, V* , ‘ S*-'
Roma, 11 gennaio 1996
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro Romeo.
^ A Napoli Deborah D'Auria, Marta D’Auria (coordinatrice - tei 081/27319^, Paolo De Luca, Luta Nitti
HANNO COLLABORATO A QUESTQfWMERO: MaaACuntrò, Val&ta D’Ambra Jrfa De Miche)|^’risca GiaiaÄSara Grasso^lberta Mo^to, Henrj^lsen, Silvia R^tagno
CORRISPONDENTI REGIONALI: ofima Arcidiagpiji^ura Ca^jynùri Pallagaiz Sarah Mg^l^li, Maria h^^gll^retto, GianJj^TPuggioniJI^atella Rq^gno,Oriana filier. Paolo Testa
Fascicolo interno a RIFORMA n, 10 del 6 marzo 1998. Reg. Trib. Pinerolo n. 175/1951. Responsabìf
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
^i sensi di legale: Piera Egidi^dizioni Protestanti srl, via aaaino V n. 15 bis7tu125 Torino:
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apertura - o meglio, “tolleranza” - sembra essere dovuta più ad un atteggiamento di coerenza con quello spirito vagamente “progressista” che le anima ù, che ad una reale convinzione di fondo.
li maggior ostacolo, a nostro giudizio, che
limita, 0 spesso, addirittura, impedisce il dialogo, altri non è che l’ignoranza, intesa come
non conoscenza, di questa reaità (che accomuna una minoranza - estremamente consistente! - dell’umanità).
Ed è a colmare questo deficit di informazione che intendiamo destinare i nostri prossimi sforzi,, avviando, nelie nostre chiese, un
processo di conoscenza della condizione
omosessuale tale da consentire, in seguito,
un confronto sereno e maturo.
In questo senso riteniamo fondamentale
che l’omosessualità diventi visibile all’interno
delle nostre chiese, che di omosessualità si
parli, perché è solo dalla visibilità degli interlocutori e dalla conoscenza reciproca che può
nascere il dialogo e il rispetto verso gli aitri e
le altre.
Questa Rete dunque, attraverso l’impegno
di credenti sia gay che lesbiche ma anche
eterosessuali, vuole dare visibilità e voce a
chi - secondo noi da troppo tempo - per avere
cittadinanza nella comunità cristiana è costretto/a ingiustamente a negare o nascondere parte della propria identità.
A tal fine abbiamo individuato nelle nostre
comunità gli interlocutori principali: ma anche
in quei gay e lesbiche che cerchino sostegno
e condivisione nel percorso, spesso difficile,
di accettazione di se stessi/e; nei pastori e
nelle pastore che ritengano indispensabile
realizzare una pastorale per le persone omosessuali anche in Italia; nelle istituzioni politiche e sociali; insomma, una disponibilità el
dialogo a tutto tondo!
Questo, in breve, il progetto. Arduo? Lungo? Ambizioso? Forse. Certo, se deciderete
anche voi di prendersi parte, avremo già compiuto un importante passo verso la sua realizzazione.
Henry Qlsen (Roma)
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Comune di Luserna San Giovanni
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Consiglio comunale a Pinerolo
Alcuni parcheggi
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PAG. Ili
A Luserna San Giovanni è
stato discusso il bilancio di
previsione per l’anno in corso
durante il Consiglio comunale
di giovedì 26 febbraio. Bilancio che pareggia sulla somma
di 12 miliardi e 224 milioni.
La novità più rilevante è sicuramente che non sono previsti
aumenti in tasse e imposte per
i cittadini, grazie all’attesa
delle entrate che dovrebbero
arrivare al Comune dopo il lavoro della Cogest spa, incaricata di controllare tutti i tributi per scovare gli evasori fiscali che non hanno pagato
l’Ici, riciap e la tassa dei rifiuti nei termini richiesti. La
cifra dei recuperi dovrebbe
aggirarsi sul miliardo e 676
milioni. «Solo per la tassa sui
rifiuti - ha detto l’assessore al
Bilancio, Roberto Delladonna
- prevediamo di recuperare il
30%». Un’altra conseguenza
dell’indagine della Cogest
(per cui sono stati assunti in
comune 5 neodiplomati) che
si concluderà in giugno, dovrebbe essere la riduzione
delle tasse: «Intanto sono 3
anni che non ci sono aumenti
sulla tassa dei rifiuti, che è di
1,300 lire al metro quadro ha aggiunto Delladonna - e
anche l’Ici è ferma al 6 per
mille, con una detrazione per
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Motivazioni
profonde
Credo sia riduttivo, innanzitutto, classificare la vicenda
angrognina come una delle
tante beghe di paese dove, come è stato scritto «ci si fa le
scarpe a vicenda». Sono sempre più convinto che alla base
della clamorosa iniziativa orchestrata dai vari Simond e
Benedetto ci siano motivazioni più profonde che non un
dissenso più o meno accentuato su di un progetto di valorizzazione turistica. Forse col
tempo la verità verrà a galla: è
un fatto che in diversi ambienti della vai Pellice la crisi angrognina venga collegata a interessi più 0 meno velati per il
controllo dell’edilizia. I miliardi che dovrebbero piovere
in valle dalla Regione per i
progetti di sviluppo turistico
probabilmente fanno gola a
•versa gente. Dico questo,
anche se la mia è soltanto una
^opposizione (peraltro condivisa da alcuni colleghi sindari)> perché sono poco convinargomentazioni fin qui
addotte per giustificare il
«golpe» (uso questo termine a
agion veduta, perché nell’uso
nrrente si definisce così
n azione, per fortuna non neasariamente sempre cruenta,
® rovescia un governo legit
0 e democratico, eletto dal.„P?Polazione: nel mio caso
''>"1165% dei suffragi),
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^''‘^NÌtÒri-CATECHISTI
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teologici
Sg°JE®riica 8 marzo alle 17 a
att|„i®^°'ado, nella sala delle
del 'ricontro teologico
«G. Miegge» sul
cristologia
la prima casa di 250.000 lire».
Quanto all’Irap, l’imposta regionale sull’attività produttiva, dovrebbe versare nelle
casse del Comune altri 350
milioni. Novità anche per
quel che riguarda il personale: saranno assunti altri dipendenti, oltre ai 54 attuali, e
si piroseguirà nell’informatizzazione degli uffici. E gli investimenti? Nella logica del
piano triennale stabilito, sono
stati stanziati circa 4 miliardi
per il 1998. In particolare,
600 milioni per la ristrutturazione del centro storico di
San Giovanni, 750 per la manutenzione degli immobili e
280 per le strade, 270 per le
scuole (abbattimento delle
barriere architettoniche, modifica dell’impianto di riscaldamento nella scuola media),
330 per l’estensione della rete
fognaria, 180 per per la costruzione di nuovi loculi al cimitero, 20 per l’illuminazione, senza dimenticare il previsto percorso pedonale e ciclabile lungo il fiume, che
dovrebbe costare al Comune
circa 400 milioni e che partirà
in caso di finanziamento Cee.
Da segnalare il parere contrario della minoranza di sinistra
sui contributi alle scuole materne private.
gioranza (con l’opposizione i
rapporti erano talmente corretti e costruttivi, al punto che
l’80% delle delibere assunte
dal Consiglio in questi 33
mesi è stato votato all’unanimità, progetto di valorizzazione turistica compreso) erano in effetti riconducibili a
quelle tra Davide Simond e la
giunta, e vertevano più che
altro sulle divergenze in merito alla ristrutturazione del
«Pomo d’oro» e di due aree
attrezzate. Non era mai stata
messa in discussione la scelta
di ricorrere ad assessori esterni, né il modesto impegno
culturale che da oltre vent’anni r amministrazione di Angrogna (con il contributo volontario dell’apposita commissione, e senza alcun costo
per il Comune) porta avanti
nella convinzione che se queste valli sono ancora vive, lo
si deve anche e soprattutto
all’enorme patrimonio culturale che caratterizza da secoli
la sua gente, e che rischia
gradatamente di andare perso.
Sorvolo volutamente sul dilemma: fogne-turismo; ogni
persona un pochino addentro
alla cosa pubblica sa che i
contributi ai Comuni sono
sempre finalizzati alla realizzazione di un’opera e non
possono essere distratti per
altre iniziative. In questo momento arrivano soldi per il turismo e non arrivano purtroppo più per strade e fognature
(queste ultime verranno comunque ampliate tra breve
con il concorso degli utenti).
Do invece atto volentieri a Simond (ma non certamente a
Benedetto) di non avere l’ambizione di fare il sindaco: fin
dal momento in cui, due anni
or sono, sono entrato in dialisi, ho infatti messo ripetutamente a disposizione il mio
mandato, e lui era la persona
che avrebbe dovuto eventualmente prendere il mio posto.
Prima del Consiglio del 13
gennaio scorso (che, come ricordato, avrebbe portato all’approvazione del progetto di
sviluppo turistico) era stata
mia cura, conoscendo le forti
perplessità del Simond, convocare il gruppo di maggio
II Consiglio comunale di
Pinerolo sta affrontando la discussione per l’approvazione
del bilancio programmatico
preparato dall’amministrazione della città. Il bilancio che
dovrebbe pareggiare intorno
ai 105 miliardi complessivi
comprendendo anche i progetti presentati nel Docup e
che riguardano interventi sul
Teatro sociale sulla casa del
Senato e sull’ex Colonia Boselli che sono stati presentati
il 2 marzo in Regione. La discussione sul bilancio sembra
andare per le lunghe: dopo le
tre sedute del Consiglio che
si sono tenute la settimana
scorsa, gli incontri si susseguono a ritmo serrato per cercare di arrivare entro la fine
della settimana all’approvazione del documento. La settimana passata sono stati discusse e approvate le modifiche percentuali dei costi ai
servizi pubblici a domanda
individuale come gli asili nido (che aumenteranno del
1,5%) le mense scolastiche (-i4,5%) inoltre il Consiglio ha
dato il via libera ai parcheggi
a pagamento in alcune zone
della città come piazza Cavour, piazza Barbieri via Brigata Cagliari, piazza San Donato ecc. (si acquisteranno i
ranza per esaminare le eventuali divergenze e concordare
una linea comune. Simond
credette bene di evitare il confronto, e non partecipò neppure al Consiglio ma la mattina
successiva, con tempestività
impressionante, presentò le
sue dimissioni. Come se non
bastasse nelle due settimane
successive metteva a punto il
pastrocchio, ad insaputa mia,
della giunta e dei quattro consiglieri rimasti fedeli al programma concordato.
Parlare adesso, come fa Simond, di «casualità», è una
presa in giro: perché altrimenti avrebbe richiesto alla
segretaria comunale, dott. Salerno, il testo dell’articolo
della «Bassanini» che disciplina lo scioglimento di un
Consiglio comunale? Le tre
lettere di dimissioni che era
sicuro di avere in tasca non
sarebbero state sufficienti per
far cadere l’amministrazione:
la legge prevede infatti le dimissioni contemporanee di
almeno la metà più uno dei
consiglieri, nel nostro caso
sette. Senza l’apporto determinante dei quattro della minoranza l’operazione non sarebbe andata in porto.
Tutto sembra dunque essere
stato previsto e calcolato, forse da tempo, e il caso del rifugio escursionistico, da costruire (senza costo alcuno per il
bilancio comunale) al posto
della vecchia e ormai precaria
locanda, un pretesto.
Sto cercando di spiegare alla gente di Angrogna la mia
versione dei fatti: a giorni sarà
pronta una lettera (purtroppo
un po’ lunga) che verrà distribuita nelle famiglie e che metterò a disposizione anche di
chi, da fuori, desidera un supplemento di informazione e
non si accontenta dei chiacchiericci. Spero venga letta e
contribuisca a chiarire in qualche modo la situazione. Mi resta l’amarezza di essere stato
coinvolto, mio malgrado, in
una «querelle» destinata a
spaccare la comunità.
Nel chiudere, per quanto mi
riguarda questa sterile vicenda, peraltro destinata a dissanguare ulteriormente le già
biglietti, vaucher, da 1500 lire all’ora così come capita già
in molte altre città).
Nel corso di questa settimana il Consiglio affronta il bilancio vero e proprio che prevede sostanzialmente il completamento delle principali
opere in corso d’opera (come
la piscina, il palaghiaccio,
l’alberghiero e l’ampliamento
del cimitero urbano) l’aliquota deirici sarà del 5,6 per
mille ma è prevista anche
un’aliquota ridotta del 4 per
mille per il recupero di unità
abitative nel centro storico e
una del 7 per gli alloggi non
locati; nel bilancio è poi prevista l’alienazione di alcuni
immobili comunali, che dovrebbe nelle intenzioni della
giunta andare a rimpolpare le
casse del Comune. La discussione si presenta lunga anche
perché le opposizioni sono
pronte a dar battaglia in sede
di Consiglio (la sola Lega
Nord ha presentato 40 emendamenti al testo presentato
dalla giunta che vanno ad aggiungersi ad altri presentati
da Forza Italia, Insieme per
Pinerolo e due tecnici presentati dalla giunta stessa) su un
bilancio che giudicano insufficiente e inadeguato alle esigenze della città.
disastrate finanze comunali e
a bloccare probabilmente per
sempre un progetto che
avrebbe costituito il primo di
una serie di investimenti a
lunga scadenza desidero cogliere l’occasione per esprimere la mia riconoscenza alle
tante persone che hanno voluto testimoniarmi in queste
settimane la loro amicizia e la
loro solidarietà.
Jean-Louis Sappé
Angrogna
Cattivo gusto
Siamo un gruppo di genitori i cui figli frequentano la
scuola elementare di Torre
Pellice. Davanti alla scuola è
stato distribuito qualche giorno fa un volantino che invitava i bambini a partecipare
martedì 24, ultimo giorno di
carnevale, a una sfilata in maschera che partendo dalla
centrale piazza Muston si sarebbe dovuta concludere con
una merenda nei locali del
Ciao di via Volta. Sul volantino vi era l’immagine di un
lupo e la scritta «Chi ha paura
del lupo cattivo?». Il tutto era
organizzato da un Comitato
di genitori (Coordinamento
genitori vai Pellice) che si è
da poco costituito.
Convinti della bontà di tale
iniziativa, che permetteva ai
nostri figli di passare in allegria un pomeriggio festivo
giocando con maschere e fiabe, ci siamo recati, come
molte altre persone, all’appuntamento. Con stupore prima e con profonda indignazione poi ci siamo resi conto
che il grande mascherone del
lupo cattivo che guidava la
sfilata aveva le inequivocabili
sembianze del dirigente dell’Istituto comprensivo di Torre Pellice. Mentre ci chiedevamo allibiti quale fosse il
senso di questa infame pagliacciata di cattivo gusto, abbiamo potuto ascoltare una
persona con maschera da porcellino farneticare di «lupi
cattivi con il titolo di professore che stanno nelle scuole e
Torre Pellice
Sconto per
chi pratica il
compostaggio
Pareggia su poco più di 6
miliardi il bilancio del Comune di Torre Pellice; il documento programmatico per il
1998 è stato approvato con
due voti contrari della minoranza la scorsa settimana. Fra
le voci più significative: in
entrata il 1 miliardo 85 milioni deirici, i 357 milioni della
tassa raccolta rifiuti, gli oltre
450 milioni dalla verifica delle imposte dovute e non versate al Comune per quanto riguarda lei, Iciap e Tarsu. A
proposito di lei le aliquote restano invariate: 5,5%c per i residenti e 7%c per le seconde
case. In merito alla raccolta
rifiuti, in attesa di più significative modifiche legate all’applicazione della legge
Ronchi del ’97, il Consiglio
ha deliberato uno «sconto»
per chi ha aderito alla campagna del compostaggio domestico dell’Acca (-30%) e una
riduzione del 60% per le seconde case di residenti nel
Comune non oggetto di affitti,
per venire incontro ai numerosi cittadini che hanno a Torre anche una baita. Per quanto
riguarda le opere previste nel
’98, la più importante dovrebbe riguardare il parcheggio
nella zona della stazione con
una spesa di 423 milioni.
vogliono mangiare i poveri
porcellini» e altre follie di
questo tipo. Ci siamo resi
conto allora di essere stati
strumentalizzati noi, e quel
che è peggio, i nostri figli, i
quali sono stati invitati ad una
festa di carnevale per uno
scopo niente affatto precisato.
Torre Pellice non è Viareggio e i carri allegorici di satira politica sono altra cosa rispetto allo sbeffeggiamento
di una persona con precise responsabilità pubbliche e che
ha fatto tanto per la scuola. E
tutto questo per cosa? Forse
per raccogliere firme a favore
di una petizione nella quale si
chiede l’istituzione del tempo
pieno in alcune scuole della
valle? Ma è questo il modo?
Inoltre le informazioni che
hanno portato a questa petizione sono state incomplete,
quando non addirittura errate.
Peccato! Il Coordinamento
dei genitori poteva essere un
organismo che promuoveva
la partecipazione e la collaborazione tra genitori per affrontare e risolvere insieme
questi e altri problemi, difficoltà ed esigenze dei bambini
nella loro vita sociale. In questo modo invece secondo noi
si è veramente squalificato.
Noi ci dissociamo compietamente dall’iniziativa di martedì 24 febbraio e invitiamo
d’ora in poi le «menti pensanti» di questo gruppo, in caso
avessero intenzione di ripetere simili exploit, a esplicitare
chiaramente scopi e metodi
delle loro iniziative, per permettere ad ognuno di ragionare e valutare con la propria
testa se parteciparvi o meno,
senza diventare marionette
nelle mani di qualcuno. Vorremmo soprattutto che gli organizzatori si rendessero davvero conto che è stato gravissimo usare in questo modo i
bambini e la loro voglia di divertimento. Alcuni dei promotori sono tra l’altro anche
insegnanti. Chiediamo: è stato educativo e pedagogicamente corretto tutto questo?
Noi pensiamo di no.
Silvia Gariglio
seguono 15 firme
ANGROGNA — Martedì 10
marzo riunione a Buonanotte.
BOBBIO PELLICE — Domenica 8 marzo culto preparato
dai catecumeni del 1° e del 2°
anno col diacono Massimo
Long; alle 14,30 incontro
dell'Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Studio biblico: giovedì 12
su Esodo 14, 1-31 «Mar Rosso;
un credente può essere disperato?». Riunioni quartierali:
venerdì 6 marzo agli Airali,
martedì 10 marzo ai Gonin.
MASSELLO — Riunione
quartierale mercoledì 11 marzo alle 14 al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA —
Riunione quartierale giovedì
12 marzo alle 14 alle Grangette. L'Unione femminile si
incontra il 12 marzo.
PINEROLO — Sabato 7
marzo alle 20,45 nella sala
del tempio primo incontro
collettivo per organizzare la
gita comunitaria in Germania
e a Praga, che si svolgerà dal
8 al 19 luglio prossimi.
POMARETTO — Riunioni
quartierali: venerdì 6 marzo
alle 15 all'Inverso Clot, mercoledì 11 alle 20,30 alla Lausa, giovedì 12 alle 15 all'Inverso Paiola. Incontro monitori venerdì 6 marzo. Incontro donne lunedì 9 marzo alle
20.30 al teatro.
PRALI — Nel mese di marzo sono sospesi gli incontri di
catechismo, le prove della corale, gli incontri del coretto,
le riunioni quartierali.
PRAMOLLO — Giovedì 12
marzo alle 20,30 riunione
quartierale ai Pellenchi.
PRAROSTINO — Riunioni
quartierali; giovedì 5 alle 15
ai Gay, mercoledì 11 alle
20.30 ai Cardonatti, giovedì
12 alle 15 a Pralarossa. Domenica 8 alle 10 assemblea dì
chiesa su: esame e approvazione dei bilanci e impegno
per il fondo ministero, i lavori
di restauro del tempio. Studio
biblico sui miracoli del Nuovo
Testamento lunedi 9 marzo.
RORÀ — Giovedi 5 marzo
alle 20,45 nella sala Morel
conversazione sulla storia valdese. Giovedì 12 marzo riunione nella scuola delle Fucine.
SAN SECONDO — Sabato
7, alle 20,45, nella sala, il
gruppo Teatro valdese di Luserna San Giovanni presenta
«Il temp(i)o della libertà».
Domenica 8 marzo culto a cura del gruppo giovani; alle 15
incontro dell'Unione femminile. Martedì 10 studio biblico
alle 20,30. Lo studio biblico è
previsto fino al 9 aprile il giovedì alle ore 20,30.
TORRE PELLICE — Riunioni
quartierali: venerdì 6 marzo
alla Ravadera., martedì 10 ai
Simound, mercoledì 11 ai Chabriols, venerdì 13 agli Appiotti. Studio biblico: lunedì 9 su
«Seguire Gesù», Marco 8, 3438. Venerdì 6 marzo alle 15
presso l'Esercito della Salvezza
giornata mondiale di preghiera delle donne cristiane. Domenica 8 marzo alle 15 in foresteria studio bìblico su «Fluida, la profetessa. Da che parte
stiamo?» a cura di Rossana Aldrighetti; seguirà l'elezione
delle delegate al congresso
Ffevm dì Firenze. Domenica 8
marzo assemblea di chiesa su:
i nostri rapporti con le altre
chiese evangeliche, con la
Chiesa cattolica, con l'ebraismo e con le altre religioni
(documento del Sinodo).
VILLAR PELLICE — Riunio
ni quartierali: venerdì 6 marzo al Serre, martedì 10 marzo
ai Garin.
VILLAR PEROSA — Riu
nione giovedì 5 marzo alle
20.30 a Vivian, giovedì 12 alle
14.30 a Chianaviere.
VILLASECCA — Sabato 7
marzo alle 20,30, nel tempio,
la filodrammatica reciterà
«L'ostacolo» di Éline Tourn
Quattrini. L'Unione femminile si riunirà giovedì 12 marzo
alle 14,30. Riunioni quartierali: martedì 10 marzo alle 20 a
Pian Faetto, mercoledì 11 alle
20 a Trussan venerdì 13 alie
14.30 ai Trossieri e alle 20 al
Serre Marco.
14
PAG. IV
E Eco Delle Vaii.i moEsi
HOCKEY GHIACCIO
Per la prima volta dalla riapertura del «suo» stadio l’HC
Valpellice ha ritrovato la strada dei play off: questo era
l’obiettivo di inizio campionato e si può dunque dire sia
stato raggiunto. Due giorni
dopo il ko del 14-0, a Torre
Pellice, ecco una prestazione
capace di stupire tutti, cronisti e pubblico, ma soprattutto
gli ospiti bolzanini che, sotto
di una rete, hanno faticato assai a portare a casa il risultato
(6-1). A 10’ dalla fine l’incontro era ancora su un apertissimo 3-1.
Dopo 7’ Malan, reduce da
una penalità, va via in contropiede e realizza: è l’unica rete
ella prima frazione. I bolzanini si innervosiscono. Orsina
colpisce una clamorosa traversa, ma all’inizio della ripresa
ecco il pareggio con Dorigatti.
La partita è intensa ma il gol,
per gli ospiti, arriva a una
manciata di secondi dalla fine
con una sfortunata autorete di
Agli su cui il disco rimbalza
per insaccarsi nella porta. Solo intorno al 10’ del terzo tempo arriva per il Bozen la rete
della sicurezza e sul 4-1 c’è
spazio per un po’ di gloria anche per il giovane portiere
Andrea Malan. Oltre alla Valpe anche il Falchi esce subito;
nelle semifinali l’Auronzo ha
battuto il Como per 1-0 mentre la Zoldo ha battuto il Bozen per 3-1.
PALLAMANO
Il 3S soffre ma vince col
Biella; il risultato finale di
24-20 dice di una squadra
ospite cresciuta tecnicamente
nel corso del campionato;
all’andata a Biella fu più facile per il 3S. Vellano è stato
reso inoffensivo con una
stretta marcatura ed è quindi
toccato a Rosso il ruolo del
marcatore. Nove reti per l’attaccante pinerolese, ma altrettante le occasioni fallite; sei
le reti di Laddomada al rientro, 2 per il giovane Rivoira.
Il prossimo impegno per la
under 18 pinerolese è per l’8
marzo a Rivalla.
Nel campionato under 15 il
3S Luserna resiste un tempo
poi cede al Rinasca per 26-17.
I ragazzi della vai Chisone
rappresentano una bella realtà
per la pallamano: ora hanno
raggiunto il Candiolo in testa
alla classifica. L’incontro di
Rinasca ha visto i lusernesi
chiudere il primo tempo in
vantaggio per 11-7; nella ripresa la musica è cambiata:
malgrado la buona predisposizione di Stefano Rivoira al
servizio per i suoi compagni
di attacco, la squadra di casa
si è portata in vantaggio. Buone le prestazioni del portiere
Demichelis e degli avanti Revel e Giachero; nel finale lieve infortunio per Zola.
PALLAVOLO
Tre successi per le squadre
di Rinerolo in serie B; i ragazzi del Body Cisco in B2 hanno vinto a Massa per 3-0 contro l’ostica Olimpia; in B1
femminile il Magic Traco ha
superato in casa per 3-0 il Castronno mantenendo così il
contatto con le squadre impegnate nella lotta per non retrocedere e infine il Cerutti Rinerolo, vincendo per 3-1 a Racconigi ha praticamente raggiunto la matematica salvezza. Continua la fase finale dei
campionati giovanili di volley; due sconfitte nelle categorie juniores per le due formazioni del 3S: i ragazzi sono
stati battuti per 3-0 dal Valli
di Lanzo e le ragazze sono
uscite sconfitte dal confronto
con l’Ibiese. Doppio successo
invece fra i ragazzi: i maschi
hanno vinto per 3-0 sul campo del S. Anna Rescatori e le
ragazze hanno vinto 3-0 col
De Tommasi. Nel derby allieve il Villar Rerosa ha vinto
col 3S per 3-0. Due successi
infine in terza divisione: le ragazze hanno vinto ad Airasca
per 3-1 ed i maschi hanno
vinto per 3-0 sul Sangiak. Nel
memorial Ferrazza primi successi per il 3S ed il Forte che
guidano con 2 punti.
TENNIS TAVOLO
Giornata negativa per la
Valpellice; in serie C2 regionale i valligiani sono stati battuti per 5-0 dal Crdc Torino
capolista: hanno giocato Sergio Ghiri, Firas e Migliore. In
DI regionale la Valpellice,
pur sconfitta per 5-2 con punti
di Giuliano Ghiri e Riras, conquista con anticipo la salvezza
matematica, obiettivo stagionale. Rinviato invece l’incontro per la D2 col Valledora.
11 marzo
Jazz a Pinerolo
Nell’ambito del 18° Eurojazz festival, che si svolgerà a Ivrea dal 15 al 18 marzo, anche Rinerolo ospiterà
mercoledì 11 marzo presso il
Circolo sociale alle ore 21 il
duo formato dalla vocalist
Amanda Carr e dal pianista
Bevan Manson. Il duo, originario di Boston, ha all’attivo
numerose partecipazioni a festival intemazionali.
5 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Alla biblioteca
della Casa valdese, alle 15,30
per l’Unitrè, conferenza del
pastore Luciano Deodato sul
tema «Libertà di pochi-libertà
di tutti... Riflessioni sul centocinquantenario dell’emancipazione».
6 marzo, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
All’istituto Alberti, alle 18, incontro di formazione su «Dalla
conoscenza del computer alla
navigazione in Internet», laboratorio multimediale.
7 marzo, sabato — TORRE PELLICE: Alle 10, nella
sede della Comunità montana',
incontro su «Professione, professionalità, arte e mestiere:
quale futuro per le donne?». Intervengono Doriana Giudici,
vicepresidente consulta forze
sociali giovanili del Cnel, Anna Ferrerò, assessore alle Risorse umane della Provincia di
Torino, Bruna Peyrot, assessore alla Cultura della Comunità
montana vai Pellice.
8 marzo, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 14,30 sfilata di carri allegorici in frazione Lusema Alta,
arrivo in piazza Partigiani; partecipa la banda musicale di Torre Pellice con le majorettese, seguirà distribuzione di bugie e
cioccolata calda; alle 21, alla
palestra comunale, festa della
donna con musiche in compagnia di «Federico, Franca e Fabrizio». Ingresso gratuito.
9 marzo, lunedì — TORRE
PELLICE: Al Liceo europeo,
alle 17, incontro conclusivo del
corso di aggiornamento Lend
con Graziella Pozzo.
10 marzo, martedì — PINEROLO: Nella sede di viale
Rimembranza, alle 20,30, ultimo incontro proposto dall’associazione Chiaroscuro sul tema
«Mettersi in gioco, la corporeità
nei processi di apprendimento».
10-12 marzo — TORRE
PELLICE: L’Associazione per
la pace e Amnesty International
invitano la cittadinanza a visitare una mostra fotografica sulla
situazione dell’Algeria, presso
la bottega del possibile in orario
9-12 e 14,30-17,30.
11 marzo, mercoledì — PINEROLO: Alla scuola media
Brignone dalle 16,30 alle 19
primo incontro del corso di aggiornamento sul tema «Musica
e società, forma sonata e illuminismo» con il prof. Canal.
12 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nella sala della Comunità montana, per l’organizzazione del
Centro culturale e del Movimento federalista europeo. Fon.
Valdo Spini parlerà su «Servizio di leva, servizio civile, forze armate professionali in Italia
e in Europa». Interverranno
Fon. Giorgio Merlo e il generale Pietro Egidio Re: presiede
Alberto Gabella.
12 marzo, giovedì — PORTE: Alle 21, nei locali dell’ex
biblioteca di via Lossani 13,
presentazione del libro «Il silenzio della neve» di Lina Dolce;
sarà presente Fautrice.
12 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Nella palestra
di via Filatoio alle 18 secondo
incontro di formazione a cura
dell’istituto Alberti su «Autodifesa, alla scoperta delle proprie
potenzialità attraverso le arti
marziali».
13 marzo, venerdì — PINEROLO: Al centro conferenze di
via Lequio 36, alle 21, si svolge
un incontro su «L’attualità del
marxismo».
TORRE PELLICE: È in distribuzione il bollettino n. 89
dell’Associazione Amici del
Collegio valdese: uno sguardo
alle iniziative della prima parte
dell’anno scolastico e uno al futuro, a partire dal pranzo sociale
del 29 marzo prossimo.
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
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Rinasca; Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707.
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Croce Verde, Perosa: tèi. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL RELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
RINEROLO
apiiiaiissiiisisiila«
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
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DOMENICA 8 MARZO
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CRI - Torre Pellice, tei. 953355
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x:.- Gli stranieri di fede evangelica che sono in mezzo a noi interpellano il nostro modo di essere chiesa
Il bisogno di parlare e di essere ascoltati
Viviamo un periodo in cui i modi della reciproca accoglienza non possono essere istituzionalizzati in un unico modello
ma devono essere lasciati maturare. Però dobbiamo affrontare i nodi più urgenti per evitare il crescere delle incomprensioni
Le espressioni della fede vanno oltre la sfera razionale
Abbiamo raccolto alcuni
commenti del prof. Yann Retalié della Facoltà valdese che
ha partecipato a tutto il convegno «Essere chiesa insieme».
(a.m.)
Una delle cose importanti
che sono venute fuori in questo incontro è, per gli stranieri che sono in mezzo a noi, il
bisogno di parlare e di essere
ascoltati. Durante i lavori del
nostro gruppo mi ha colpito
che a un certo momento durante la discussione gli italiani si sono ritirati e hanno fatto da ascoltatori. Io credo che
questo processo sia ancora
lungo. È un momento di attesa, di pazienza, di maturazione, di cose che devono rimanere aperte. Di fronte a questo, penso che il nostro atteggiamento non debba essere
quello delle soluzioni istituzionali. Siamo in una fase in
cui le forme non sono ancora
mature per essere cristallizzate, non in maniera definitiva almeno. Perciò è bene che
tutte le forme, tutti i modelli
(chiese di stranieri, integrazione nelle chiese italiane,
chiese aggregate per lingua)
siano ancora provati, sviluppati e comunicati. Bisogna
dare tempo al tempo, non
aver fretta di organizzare, dare forma, regolamentare.
Questo da un lato.
Dall’altro vengono già fuori
delle urgenze. Se non si creano spazi perché certi proble
mi vengano espressi si rischia
di creare degli ostacoli o delle
divisioni. Questioni centrali
sono le questioni teologiche
non vissute come teologiche
in quanto tali ma nelle loro
conseguenze. Sono il tipo di
rapporto che si instaura con
la Bibbia. Lo abbiamo visto
anche in alcuni interventi. Il
prendere un passo della Bibbia e leggerlo a partire da
un’idea monolitica della sua
dottrina e autorità. Questo
approccio un po’ fondamentalista alla Bibbia è una questione diffusa che rischia di
far scoppiare delle cose. Io
credo che dobbiamo trovare i
modi di esprimere questa
questione, di farla venire fuori. Io stesso come professore
di Nuovo Testamento devo
imparare a parlare con i fondamentalisti e non soltanto a
insegnare. Collegata a questa
sono le questioni etiche e di
comportamento che sono anche fonte di incomprensioni.
Questioni apparentemente
banali, per esempio il fumare
o il bere vino. E poi quelle relative alla morale familiare o
sessuale, il modo di vivere la
coppia, la gioventù. E anche lì
mi sembra che dobbiamo trovare i luoghi e modi perché
quésti problemi non rimangano dei tabù non espressi.
Sui modi. Abbiamo imparato in questi incontri che molte cose, come le espressioni
della fede, nelle culture non
ilBpÌ
Yann Redalié
occidentali, non si giocano a
livello solo razionale. Per
questo, forse, l’approccio di
tipo convegno su argomento
andrebbe superato in favore
di un approccio più esperienziale. Non solo discutere il
problema, quindi, ma imparare con tecniche di gestione
della conflittualità come affrontare alcune delle tematiche controverse. Giorni fa
ascoltavo l’esperienza condivisa da Bruno Segre della comunità Nevé Shalom in Israele. Non si tratta solo di dire
che si vuole la pace fra ebrei e
palestinesi, bisogna capire
cosa succede in situazioni
conflittuali. Anche qui tutti
vogliamo essere chiesa insieme, ma dobbiarno utilizzare
delle forme di incontri che
aiutino a comprendere non
Anche i Rom a «Essere chiesa insieme»
MARTA D’AURIA
UNA gradita novità al 3°
convegno «Essere chiesa
insieme» è stata la presenza
di Cesare Levak e Guido Braidic del gruppo evangelico
Rom della città di Dolo in
provincia di Venezia. Alcuni
mesi fa Cesare Levak ha conosciuto Valdo Bertalot, responsabile della Società biblica in Italia, per visionare
alcuni testi scritti in «románese», la lingua comune degli
zingari. Da quell’incontro il
nucleo dei Rom di Dolo è entrato in contatto con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).
«Noti è un caso che siamo
partecipi ai lavori di questo
convegno. Siamo italiani, eppure essendo Rom viviamo le
medesime situazioni di intolaranza e di emarginazione di
CUI sono sempre vittime gli
axtracomunitari. Questo appuntamento rappresenta per
011 accasione per condiviare con altri fratelli e sorelle
Cesare Levack (a sinistra) e Guido Braidic
la nostra esperienza di “stranieri”». Con queste parole è
cominciata la nostra conversazione con Cesare Levak.
Non è il colore della pelle né
una differente lingua ad essere il segno di riconoscimento
dei Rom. Ai poliziotti bastano
le roulottes, loro tradizionali
abitazioni, per identificare i
gruppi di zingari che vanno
sgombrati nel minor tempo
possibile per poter assicurare
l^'animazione musicale
della musica e del
il ^^^no accompagnato
convegno «Essere chiesa
f , Il programma in
' P'^fyedeva che ogni sesj ® di lavoro fosse introcai ^ rr. tnomento musi^,®.^'fIdato all’animatore
Carlo Leila e a Tito
grim *’®sponsabile del
(j„llPP° uausicale peruviano
na H- ispano-american,p_'.^®riova. Durante i mosnat- sono stati inse
Ug ;} '^upvi canti apparteiiiPn* T* Intiologia dell’ecu
Pton • LP^*^I^^Ipanti con un
barin ° °^Saglio di tradizioni
afri ° Intonato insieme canti
'angloamericani, alpa„ *^®8'‘o spiritual, accom6 andosi con il movimen
to della danza e il ritmo delle
mani. Inoltre nella giornata
di sabato 21 febbraio uno dei
cinque gruppi di lavoro è stato dedicato alla musica. Dopo un breve momento di
condivisione delle diverse
tradizioni musicali che arricchiscono le liturgie e i culti
delle nostre chiese evangeliche italiane, coordinate da
Carlo Leila, circa 40 persone
hanno cominciato a lavorare
insieme per costituire un coro che avrebbe eseguito alcuni canti durante il culto conclusivo nella chiesa valdese
di piazza Cavour. Diverse frasi melodiche, diverse voci, diverse tradizioni musicale che
a poco a poco si sono fuse armoniosamente per dare vita
a gioiosi canti di lode, (m.d.)
la quiete pubblica. «In genere
- afferma Levak - abbiamo il
diritto di rimanere in un luogo solo 48 ore, lasso di tempo
che si riduce in alcuni casi a
pochi minuti. È vero che vi
sono Rom che rubano, che
mandano i bambini a chiedere l’elemosina, ma ce ne sono
tanti altri che fanno di tutto
per vivere onestamente».
Levack confessa che Tessere continuamente «di troppo»
costituisce un ostacolo soprattutto al lavoro di testimonianza: «È un limite - continua - non poter sostenere i
piccoli fuochi che si accendono nei cuori di nuovi credenti.
È per questo che desidereremmo poter avvisare le autorità competenti del nostro arrivo in una città, avendo il
permesso di rimanervi almeno un mese. Ci chiediamo se
la Fcei non possa aiutarci ad
avere questa possibilità». 11
gruppo di Dolo, di circa dieci
persone, è coinvolto attivamente in un’opera di evangelizzazione; i momenti di incontro sono dedicati principalmente allo studio del testo
biblico, mentre i bambini partecipano alle attività della
scuola domenicale. Attualmente il gruppo Rom di Dolo
ha fatto domanda di ammissione alTUnione battista italiana, che sarà presentata
all’Assemblea di giugno.
tanto le problematiche in sé
quanto i comportamenti legati a quelle problematiche.
Fare questo ci porta anche
al di fuori degli ambiti strettamente ecclesiastici. Nessuna delle cose che facciamo
dobbiamo pensarla a numero chiuso ma prevedere tutta
l’apertura possibile, collegata
alla vita della società. Le questioni etiche ad esempio non
vanno trattate come questioni interne alle comunità. Le
comunità cristiane possono
fare da ponte per un’integrazione degli stranieri nella società italiana stessa. E viceversa questi possono contribuire a che la chiesa esca dalla sua rappresentazione di se
stessa come ghetto. Nelle nostre chiese va affrontata per
esempio tutta la problematica dell’appartenenza che affrontiamo oggi in maniera
anacronistica. Tutti noi viviamo una pluralità di appartenenze, eppure Tunica forma
di partecipazione e appartenenza alla chiesa prevista è il
diventarne membro, in senso
esclusivo. Non è previsto per
esempio diventare membro
di più comunità. Dovremmo
discutere di questo nelle nostre chiese, cercare e trovare
altre forme più consone ai
tempi che viviamo, in cui
identità e appartenenze sono
realtà in movimento. La presenza degli stranieri fra noi ci
stimola fra le altre cose anche
in questa direzione.
Voler essere «chiesa insieme» dunque, significa vivere
nella tensione dei tempi: tra
il tempo lungo necessario per
l’ascolto e la maturazione, e
l’urgenza di soluzioni per situazioni che rischiano di divenire fonti di incomprensione. È questa tensione sul
tempo che credo sia un po’ il
nodo della nostra questione.
CKe le mani
si congiungano
Durante la liturgia condivisa dai partecipanti la mattina
di sabato 21 febbraio è stata letta una preghiera libanese dal
titolo «Che le mani sicongiungano».
Fa’, o Signore, che le mani si congiungano, per rendere
più umana la terra in cui hai soffiato la vita all’uomo da te
modellato; Adamo e Gesù il tuo Figlio diletto.
Fa’, o Signore, che noi stringiamo la ma mano nera, affinché la terra porti i floitti della speranza.
Fa’, 0 Signore, che noi stringiamo la ma mano gialla, affinché il mondo rirnanga giovane e ognuno guadagni con
dignità il proprio cibo: il suo pane, il suo riso...
Fa’, o Signore, che noi stringiamo la tua mano bianca, affinché i germogli che portano gioia e giustizia fioriscano su
tutti i rami.
Fa’, 0 Signore, che ai crocicchi delle strade, noi stringiamo la tua mano rossa, affinché gli uomini dell’Africa,
dell'Asia, dell’Europa, dell’America e dell’Oceania, gli uomini di ogni tempo e di ogni cielo, su tutti i continenti, traccino assieme strade di sviluppo e coltivino campi di preghiera
e dì dedizione.
Padre, per mezzo di Gesù, mo amatissimo Figlio che ha
lavorato la terra di Palestina, ti rendiamo grazie per il tuo
amore.
Uniamo le nostre voci a quelle degli angeli, per cantarti e
proclamare la tua gloria: Santo! Santo! Santo!
Nabil Mouannès - Libano
da «Ppp-Adc»
\ più giovani a Santa Severa
Nove tesine per riflettere e crescere insieme
In conclusione della sua relazione su «Giuseppe e i suoi fratelli: fra sogno e incubo» il pastore
Massimo Aprile ha offerto al dibattito alcune tesine che, ci sembra, possano stimolare anche le
comunità a discutere sui temi affrontati nel corso del convegno.
1 - Stranieri eppure a casa
L’occasione della nostra vita comune ci induce a riflettere sul senso della nostra altrettanto comune estraneità.
In che modo siamo stranieri?
In che misura lo siamo per
scelta e in che misura lo siamo per necessità?
2 - Archeologi del conflitto
I nostri conflitti recenti
hanno radici spaziali e temporali lontane. Spesso si stratificano e le moderne situazioni di guerra si sovrappongono ai più antichi imperialismi. I conflitti vanno maneggiati con cura ma richiedono
di essere affrontati a viso
aperto. Come il processo di
«Essere chiesa insieme» ci sta
aiutando in questo lavoro
che riguarda non solo noi cristiani?
3 - Coltivare il sogno, darsi
una strategia per quando si è
svegli
1 cristiani coltivano un sogno comune: il regno di Dio,
annunciato da Cristo e anticipato nella sua morte e risurrezione. Come questa sfera dello spirituale che unisce
al di là delle esperienze particolari, si può tradurre in comuni strategie politiche, sociali e culturali per la nostra
realtà? Quanto è stato già
compiuto a questo riguardo e
quanto può ancora essere
realizzato?
4 - Né angeli, né demoni
La storia di Giuseppe mostra come l’ambivalenza verso lo straniero si esprima ora
con il fascino, ora con il pregiudizio. Sembra che a Giuseppe non sia data che l’alternativa fra il palazzo di Faraone e le sue galere. Noi cristiani sappiamo di non essere né angeli né demoni. In
quanto credenti vogliamo interrogarci sull’ambivalenza
presente nella nostra società
fra esterofilia e razzismo.
5 - Gelosia della purezza e timore della contaminazione
C’è nella teologia cristiana
di alcuni di noi un’ansia di
purezza. È evangelicamente
fondata? Non rischia questa
di creare il pregiudizio? Esiste
un valore positivo della «contaminazione» nella cultura
come nella teologia?
6 - Tra analisi del vuoto e annuncio del pieno
Cristiani di diverse culture
e diversi paesi hanno un’opportunità per comprendere
meglio e fare un’analisi puntuale della crisi attuale dei
valori. Su questo però non
sempre chiese di stranieri e
chiese italiane approdano a
un comune sentire. Spesso
l’etica ci divide. A che punto
siamo in questo cammino?
Queste differenze indeboliscono la forza con la quale
vorremmo che il Vangelo fosse annunciato? Dobbiamo
interrogarci sia sulla gestione
dei «vuoti» che sulla comune
responsabilità della «pienezza» che vuole trasformarsi in
annuncio.
7 - Ritrovarsi fratelli e sorelle
con una lingua comune
Il riferimento non è soltanto alTowio problema delle
differenze di lingua ma ai diversi linguaggi. Per esempio i
linguaggi liturgici. In che misura il modo diverso di vivere
il culto è stato ed è un problema di comunicazione o
un’opportunità di crescita?
8 - Riconciliare le memorie e
guarire le dimenticanze
La storia di Giuseppe è emblematica come storia il cui
epilogo non si realizza per
mezzo della dimenticanza né
per mezzo della vendette del
più forte. Perdonare si può
coniugare con ricordare, anzi
questa è la via specifica delTEvangelo.
9 - Ritrovare il Padre mentre
dialoghiamo con i fratelli e le
sorelle
11 processo «essere chiesa
insieme» non è un optional.
Esso è inerente all’aspetto più
importante della nostra teologia; la conoscenza di Dio
come Padre. 11 confronto, la
ricerca comune tra credenti
provenienti da chiese italiane
con coloro che provengono
da chiese di altri paesi, è decisivo per sapere chi è veramente Dio, da che parte sta,
qual è la sua volontà per noi,
in che modo possiamo avere
comunione con lui. Da questo processo, più che da ogni
altra cosa può nascere una
nuova spiritualità per tutti.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 6 MARZO iqp, VENI
A Roma un'opera comune battista, metodista e valdese
Una nuova Casa per anziani
L'istituto, che nascerà dalla ristrutturazione del «G. B.
Taylor», è frutto della crescente collaborazione tra le chiese
Con gioia e con riconoscenza al Signore diamo a
tutte le chiese il lieto annunzio che, a nome della Tavola
valdese, del Comitato permanente deirOpcemi e del Comitato esecutivo dell’Ucebi,
abbiamo formalmente sottoscritto la convenzione che
trasforma l’Istituto «G. B.
Taylor» di Roma Centocelle,
Casa per anziani e comunità
educativa per minori, in opera comune delle chiese vaidesi, battiste e metodiste.
A prima vista, questo approdo potrebbe apparire
semplicemente l’incontro di
interessi convergenti: le chiese battiste gestivano un’opera
che, nella mutata situazione
Una veduta del «G. B. Taylor»
economica e normativa, aveva dimensioni non più sostenibili; ma da sole difficilmente avrebbero potuto trovare le
risorse per una ristrutturazione e un ampliamento inteso a
incrementare drasticamente
{da 25-30 a 60 posti per anziani) la capacità ricettiva e a
creare una residenza assistita
per non autosufficienti, eliminando la tragica necessità
di dimettere gli anziani proprio nel momento del loro
maggiore bisogno. Le chiese
valdesi e metodiste, ricche di
opere similari in altre regioni,
non disponevano di analoga
possibilità nell’area romana;
e d’altra parte, un generoso
lascito destinato specificamente a questo scopo restava
inutilizzato, in quanto di per
sé non sarebbe mai stato sufficiente a creare una nuova
struttura. Mettendo in comune queste risorse (gli immobili e gli spazi esistenti da parte
deU’Ucebi, il lascito ricevuto
dalla Tavola e un mutuo da
ammortizzare con la nuova
gestione) l’impossibile diventa possibile. Una parte dei lavori è già stata realizzata,
un’altra è in cantiere; con
oculatezza ma anche con de
terminazione stiamo preparando il futuro.
Nel suo insieme, si tratta di
un progetto del valore di circa tre miliardi. Ma il suo significato va ben al di là del
felice incontro di interessi di
versi. Sappiamo bene quanto, nella storia delle nostre
chiese, abbiano talora pesato
e pesino motivazioni che poco hanno a che vedere con il
miglior uso dei talenti che
ognuna di esse ha ricevuto e
con il miglior servizio possibile reso a chi è nel bisogno.
La razionalità economica e
l’obbiettiva convergenza di
interessi poco avrebbero
contato, come poco hanno
contato in tempi meno recenti, senza il nuovo spirito
di collaborazione e di comunione che aleggia, nonostante qualche ritardo e qualche
residua tiepidezza, fra le
chiese battiste, metodiste e
valdesi. Diamo atto alle chiese di Roma, da sempre coinvolte direttamente in questa
vicenda, di aver spianato la
strada agli esecutivi e di aver
concorso sia a potenziare
un’opera comune, sia, soprattutto, .a segnare una nuova, concreta e corposa tappa
nel cammino che abbiamo
determinato di percorrere insieme, in risposta alla comune vocazione.
Valdo Benecchi,
presidente Opcemi
Renato Malocchi,
presidente Ucebi
Gianni Rostan,
moderatore
Una lettera al direttore dell'«Unità»
L'informazione religiosa
Marco Rostan, membro del
Consiglio della Fcei, ha indirizzato una lettera al neodirettore dell’«Unità» Mino Fuccillo, che auspica un interesse
immutato per il fatto religioso
anche dopo la soppressione,
avvenuta in febbraio, della
pagina giornaliera dedicata
alle religioni. Questo a causa
della «grande ignoranza e disinformazione degli italiani
sui fatti religiosi e il frequente
oblio che copre il protestantesimo, il cui apporto culturale
potrebbe almeno essere valorizzato nel momento in cui il
nostro paese si appresta a entrare in Europa». E tuttavia,
scrive Rostan, si deve rilevare
come anche l’occasione di un
articolo del quotidiano sulle
celebrazioni del 150“ anniversario delle Lettere Patenti,
possa diventare occasione di
imprecisione: come si sa «le
Lettere Patenti di Carlo Alberto non avevano concesso la libertà religiosa ma soltanto i
diritti civili e politici», scrive
Rostan.
Questo stesso fatto «spinse i
valdesi a non accontentarsi di
“quella” libertà e a intraprendere la lunga battaglia che doveva concludersi solo molto
più tardi, con il pieno riconoscimento ottenuto mediante
le Intese fra Stato italiano e
Tavola valdese nel 1984». Invece, denuncia Rostan, nell’
articolo su «L’Unità» del 17
febbraio, si afferma che «Carlo Alberto garanti a tutti i sudditi del regno “libertà di culto”». In conclusione, afferma
ancora la lettera, «che ci sia o
no sull’Unità una pagina delle
religioni, quello che conta (...)
è che il giornale si distingua
per la qualità dell’informazione e per la serietà delle fonti».
Pinerolo
Viaggio
in Germania
e a Praga
La Chiesa valdese di Pinerolo organizza una gita comunitaria in Germania e a
Praga dall’8 al 19 luglio 1998
con 11 pernottamenti in 5 località diverse per 12 giorni
complessivi. L’organizzazione della gita è a buon punto;
gli alberghi e le foresterie sono state prenotate. Il viaggio
inizierà nel Württemberg (incontro con comunità di luoghi di asilo storico degli esuli
valdesi del 1700), proseguirà
nei luoghi della Riforma e
della vita di Martin Lutero
(Worms, Eisenach, Erfurt, la
Wartburg, Wittenberg, Eisleben, Mansfeld), toccherà le
città di Weimar, Leipzig, Dresden. A Praga saremo ospiti
della foresteria Jan Hus e della Facoltà di teologia della
chiesa evangelica dei Fratelli
boemi; il viaggio terminerà a
Traunstein in Baviera, città
gemellata con Pinerolo, dove
incontreremo la locale comunità luterana.
Il viaggio, che si effettuerà
con un bus della ditta Bouchard di San Germano, costa
in tutto 1.600.000 lire. Per la
Repubblica ceca è necessario
il passaporto (verrà comunque richiesta l’emissione di
un passaporto collettivo per
le persone prive di passaporto personale). Per ulteriori informazioni e iscrizioni
contattate Costante Costantino (tei. 202152); in sua assenza telefonate ai pastori Paolo
Ribet (322009) e Anne Zeli
(76603). Sono ancora disponibili 12 posti. Se avete intenzione di partecipare, intervenite all’incontro collettivo fissato per sabato 7 marzo alle
ore 20,45 nella sala del tempio in via dei Mille a Pinerolo
(portate per favore 600.000 lire di caparra e i documenti).
OLTRE IL SILENZIO
convegno sulla violenza contro le donne
Promosso do:
Federazione delle chiese evangeliche in Italia - FCEI (Commissione per il Decennio ecumenico delle chiese
in solidarietà con le donne), Federazione donne evangeliche in Italia - FDEI
Sabato 28 - domenica 29 marzo 1998
Aula Magna della Facoltà valdese di teologia
Via Pietro Cosso 40 - Roma
A conclusione del «Decennio ecumenico delle chiese in
solidarietà con le donne» (1988-1998), lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese, la FCEI e la FDEI promuovono un convegno su un tema di scottante attualità: non passa giorno senza che i mezzi di comunicazione riportino
l'ennesimo caso di violenze - abusi, sevizie, stupri - contro
donne, giovani e bambine. Eppure la violenza contro le
donne continua ad essere circondata dal silenzio,
dall'omertà. Le chiese, dove stanno? Che cosa fanno per
rompere questo silenzio? Come resistono e aiutano a resistere a questa violenza? Ecco alcune delle domande che ci
vogliamo porre, donne e uomini insieme, al convegno «Oltre il silenzio».
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Sabato 28 marzo 1998
Ore 12
Ore 13
Ore 14
accoglienza dei/delle partecipanti
pranzo a buffet
presentazione del convegno (a cura della Commissione Decennio)
relazione di Maria Nadotti (Milano) su:
«La seduzione della violenza: parole che uccidono,
immagini che mutilano»
relazione di Lesley Orr MacDonald (Scozia) su:
«Costrette al silenzio»
INDICAZIONI PRATICHE
ore 16,30
ore 17
ore 19
ore 20,45
E assolutamente indispensabile iscriversi in anticipol
L'iscrizione al convegno - che include i pasti a buffet di sabato - è di lire 30.000. Per il pernottamento sono disponibili camere in foresteria a prezzi vari (da 33.000 a
70.000 lire per pernottamento), più alcuni posti limitati
presso famiglie. Per iscriversi e per ulteriori informazioni
telefonare entro e non oltre il 20 marzo alla FCEI, dal lunedi al venerdì dalle 9.30 alle 15: telefono 06/4825120
oppure 483768, fax 06/4828728.
pausa
gruppi di discussione a partire dalle relazioni
cena a buffet
tavola rotonda: le chiese e il Decennio ecumenico
di solidarietà con le donne
Doriano Giudici (presidente FDEI) intervista i responsabili delle chiese membro della FCEI
Interviene la pastora Irja Askola (Women's Desk Conferenza delle chiese europee)
Domenica 29 marzo 1998
Ore 9 assemblea plenaria: relazione dai gruppi
conclusioni (a cura della Commissione Decennio)
Ore 10,45 culto con la comunità valdese di piazza Cavour
predicazione della pastora Elizabeth Green
Ore 12 partenze
Bassignana: intorno affalo
Il falò vicino alla chiesa
Alessandria e Bassignana
ricordano il XVII Febbraio
MAURIZIO ABBÀ
IL 16 febbraio le comunità
metodiste di Bassignana e
Alessandria hanno ricordato
il 150“ anniversario della
concessione dei diritti civili a
ebrei e valdesi. Nel cortile
adiacente la chiesa di Bassignana si è svolta una bella
serata con canti, preghiere,
una breve meditazione e
l’accensione di un falò. L’impegno nell’organizzare tutto,
in particolare di Stella a Dario e Severino, è stato considerevole ma certamente fruttuoso. Non è mancato il tipico e grazioso costume femminile valdese, e con valdesi
e metodisti erano presenti
anche il sindaco e il vicesindaco di Bassignana, il parroco della locale comunità cattolica con cui speriamo di
avere incontri sempre più
numerosi e intensi; altra gradita presenza era quella del
movimento cattolico Rinnovamento dello Spirito. Da
parte evangelica vi erano altresì, ed è stato molto importante, tanti appartenenti alla
Chiesa pentecostale Assem
blee di Dio alessandrinat
membri della Chiesa pente,
costale Tabernacolo della fide di Alessandria, con i lon
rispettivi pastori. Il sindaco)
pastori pentecostali, e il pairoco hanno recato i saluti i
un denso e significativo mes.,
saggio.
Ricordare il 17 febbrai)
1848 ha permesso di rifletteri
anche sul presente e sul firtaro. I giornali e le radio locai
hanno dato notevole rilievi
alTawenimento. Questo ha
permesso alle comunità metodiste dell’area alessandrina
di avere una visibilità non solamente esteriore ma radica
ta nel territorio, ed è stata
una buona occasione penivedere sorelle e fratelli che
non si vedevano da tempo e
per conoscerne di nuovi. Un
tratto apparentemente secondario e scontato èchei
bambini, delle diverse chiese,
metodista, cattolica e pentecostali, si sono ritrovatipet
giocare insieme. In realtà
tante speranze riponiamo in
loro per costruire dei rapporti sereni e duraturi tra le diverse comunità.
AOSTA— Il culto del 15 febbraio, in occasione della Settima»
della libertà, è stato celebrato con predicazione sul Sali»
136: un testo stimolante per la riflessione sulla libertà che,
insieme a ogni altra cosa, Dio ci dona. Ha partecipato p0
la prima volta alla ricorrenza il vescovo di Aosta, moni
Giuseppe Anfossi, con una lettera indirizzata al pastorei
alla comunità valdese. Fra l’altro vi è scritto: «...la libertài
dono prezioso di cui godiamo tutti come figli di Dio e fti'
telli in Cristo Signore. Posti come siamo di fronte alla sto
ria, non potendola modificare, ci è però dato di assumer»
il peso (...) e avviare con serietà la riconciliazione delle me
morie per eliminare le conseguenze dolorose di diffiden®;
di sospetti, di ingiustizie». Nel pomeriggio di martedì 17 s
è riunito nella casa di una famiglia della comunità un grup'
po di valdesi aostani con una rappresentanza di Ivrea e »
cuni simpatizzanti. Per la prima volta anche in Valle d’A»;
sta è stato acceso un bel falò animato da canti, allegria o
bimbi e molta fraternità. Intanto un amico documenta»
l’avvenimento con alcune riprese televisive ebe, con unap'
propriato e gradevole commento, sono state trasmesse d»
giorni dopo dal Tg regionale.
Il concerto di Aosta
In riferimento all’articolo a firma Sandro Di Tommaso ap;
parso sul n. 8 del 20 febbraio «I valdesi in Valle d’Aosta».®'
precisa che il concerto dell’aprile 1997 nella chiesa di St-'
Etienne è stato tenuto dal Gruppo musica difetto da Walt«'
Gatti e non dalla corale di Luserna San Giovanni.
11 comitato che gestisce il museo
di Frali e della vai Germanasca
cerca
un custode che si occupi del museo nei mesi di luglio e
agosto 1998. Si tratta di tenere aperto il museo (orario:
dal
martedì al venerdì ore 15-18; sabato e domenica ore
10'
12/15-19; lunedì chiuso), fare i biglietti, controllare un po
situazione, tenere il registro delle presenze. Naturalmente sa
rebbe auspicabile che la persona cono,scesse anche un po
storia valde.se pter dare un minimo di indicazioni e per
dere ad eventuali domande. In cambio del lavoro si onte
disponibilità dell’alloggio (due stanze, cucina e servizi- coi)
del
giardino). Gli interessati possono contattare la
comitato, Elda Grill, borg. Giordano, I 10060 Frali, tei 01
807560. Il comitato vaglierà poi le eventuali risposte.
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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4.0121'
Cerignola tra «Settimana per l'unità» e XVII Febbraio
Libertà degli altri e ecumenismo
Nello spirito delle assemblee europee di Basilea e di Graz un incontro
che ha coinvolto anche molti giovani. Gioia condivisa per le «Lettere Patenti>
FRANCESCO CARRI
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani si
è conclusa a Cerignola con
un partecipato incontro nell’ampio salone del seminario
vescovile, al quale ha partecipato il numeroso (circa 150
giovani) e variegato mondo
giovanile delle associazioni
cattoliche sul territorio. Attraverso diapositive sono state ripercorse le tematiche
delle assemblee ecumeniche
di Basilea (1989) e di Graz
(1997). Non sono mancati
momenti di preghiera, di
canto, di meditazione biblica
a cui hanno partecipato il vescovo G. Picchiceri e l’ortodosso J. Tobà. L’incontro è risultato positivo: alle nuove
generazioni, educate all’ecumenismo, spetta il compito
di fare delle diversità confessionali una fonte di ricchezza, di reciproci incontri di
condivisione, di fratellanza
tra cristiani e non. Il 17 gennaio si è avuta una conferenza sul rapporto tra ebraismo
e cristianesimo a cui hanno
partecipato chi scrive e il parroco della chiesa di San Domenico. Le relazioni e la visione di un filmato sulla Shoà
hanno reso attento l’uditorio
sulla necessità di riconoscere
responsabilità e omissioni
cristiane, pregiudizi e anti
Graz ’97: una conferenza stampa del Cardinal Martini organizzata
dall’agenzia stampa Nev
giudaismo che non hanno
fermato il genocidio degli
ebrei. Dal 18 al 25 gennaio
nella diocesi di CerignolaAscoli Satriano si sono avuti
nelle singole parrocchie otto
incontri ecumenici. Quello
del 21 gennaio nella parrocchia del S.S. Crocifisso ha impegnato il prof. Daniele Garrone della Facoltà valdese di
teologia e il prof. Dumitru
Popescu dell’Università ortodossa di Bucarest.
La Chiesa valdese di Cerignola, nell’ambito del discorso e impegno ecumenico, ha
riconfermato anche quest’anno la sua disponibilità a dare
e a ricevere quello che di buono nasce dall’incontro con al
8- Convegno delle opere
Firenze - Gouid 14/15 marzo 1998
«Il denaro nella Chiesa»
Programma
ore 9 Saluti e presentazione del programma, a cura
del presidente Csd;
ore 9,30 Relazioni:
^ Studio biblico sul tema, a cura del past.
Salvatore Ricciardì;
«Amministrazione/vocazione: un rapporto
difficile», a cura di Alberto Tron;
t/ «Finanziamenti pubblici:^quali implicazioni?», a cura di Bruno Ricca;
ore 11,30 Relazioni:
^ «Ricerca dei fondi: una strategia comune»,
a cura di Anne Marie Dupre;
^ «Autofinanziamento: contribuzioni e collette», a cura del past. Bruno Bellion;
✓ «Volontariato, diaconato, lavoro salariato»,
a cura della Csd;
ore 15 Lavoro in gruppi;
Ore 17 Lavoro in gruppi: continua con preparazione
della relazione finale; . i.
ore 1 8 Assemblea generale: relazione dei gruppi e dibattito;
ore 20 Cena, seguita da serata libera.
ore 9
ore 1 1
ore 12
Costi;
Informazioni: Onius, ecc. •
Culto di chiusura, a cura del past. Giorgio
Bouchord;
Chiusura del convegno: pranzo e partenze.
Pernottamento: L. 30.000 per notte;
Colazione: L. 6.000 (sabato e domenica);
Pranzo: L. 17.000 (venerdì, sabato e domenica);
Cena: L. 17.000 (venerdì e sabato).
7.000 (venerdì e sabato).
Prenotazioni : Istituto Gouid, via de'^rragli 49
tei. 055-212526 - fax 055-280274
tri fratelli e sorelle della famiglia cristiana. La condivisione
della preghiera, deU’invocazione dello Spirito Santo si è
prolungata con fraternità e
impegno nel mese di febbraio. Le attività promosse
per ricordare il 150“ anniversario del 17 febbraio 1848,
hanno avuto un ampio respiro ecumenico. Ad esse hanno
partecipato fratelli e sorelle
cattolici e membri della locale chiesa pentecostale. Non è
mancata una delegazióne
delle chiese valdesi di Orsara
e Foggia. Il culto di domenica
15 febbraio è stato molto partecipato: tra gli invitati c’era
una delegazione della diocesi
di Cerignola e di quella di
Barletta, che ha rivolto alla
comunità messaggi di una valenza storico-teologica edificante per tutti. Tra le attività
promosse non poteva mancare l’agape fraterna: il salone
della chiesa ha ospitato un’
ottantina di partecipanti; i
simpatici festoni, che hanno
ornato la sala, hanno dato al
ricordo storico del 17 febbraio 1848 le vesti di una festa
condivisa insieme ad altri fratelli e sorelle in Cristo.
Il 17 febbraio poi si è avuto
un incontro pubblico nella
sala delle conferenze del Palazzo di città. Alla presenza
dell’assessore alla cultura del
Comune di Cerignola e di numerosi cattolici e pentecostali, sono state illustrate quattro
relazioni: una di carattere biblico, un’altra storica, una riguardante i rapporti tra stato
e chiesa, e la quarta concernente l’aspetto sociologico
della presenza valdese in Puglia. Un fraterno apprezzamento giunga da queste righe
ai due giovani membri della
locale chiesa valdese, Savino
Mennicolo e Sabrina Campanelli, che hanno esposto il lavoro delle loro tesi di laurea
sul settore giuridico e sociologico. L’incontro complessivamente è stato una sentita
predicazione, testimonianza
e presenza che ha indicato
possibili spazi di libertà e di
democrazia che l’avventura
spirituale dei valdesi ha posto
e pone all’attenzione della vita del paese. Nel corso della
settimana «La libertà degli altri», la comunità valdese ha
avuto la gradita visita di una
delegazione della chiesa evangelica tedesca di Solingen.
L’ospitalità e le programmate
attività ecumeniche hanno
ancora una volta evidenziato
la vitalità di una presenza valdese che in Cerignola è al servizio del Signore e dell’intera
cittadinanza.
Evangelici in Liguria
L'appassionante vicenda
dei Cereghino di Favaie
ERMINIO PODESTÀ
IL 12 febbraio, precedendo
di una settimana i festeggiamenti dei valdesi per il 17
Febbraio a 150 anni della
concessione dei diritti civili,
è stato presentato a Genova
il libro di Giovanni Meriana
Cereghino. Storie dimenticate
dei valdesi in Liguria, edito
da De Ferrari. Questo libro
racconta la storia dei Cereghino che a Castello, nel comune di Favaie, venivano
chiamati «Scialin». Essi erano i cantautori del loro tempo, perché scrivevano da sé i
testi e le musiche del loro repertorio e nei mesi invernali
si recavano a cantarli in occasione delle fiere e dei mercati per ritornare poi a primavera a fare i contadini
nelle loro terre.
I Cereghino si convertirono alla Chiesa evangelica
valdese a metà Ottocento a
seguito di gravi contrasti con
il parroco di Favaie don Cristoforo Repetti. Dopo il loro
passaggio alla religione valdese, non ebbero vita facile
in paese. Infatti nonostante
Carlo Alberto nel mese di
febbraio 1848, con le Lettere
Patenti, avesse concesso loro
e agli ebrei libertà d’azione,
il persistere di norme statutarie ancora nel 1853 provocò l’arresto di alcuni di loro e il processo nel tribunale
di Chiavari. Spinti dalla miseria e dalle difficoltà incontrate in patria per avere aderito al protestantesimo, i Cereghino seguirono l’esempio
degli altri contadini della
Fontanabuona, che negli ul
timi anni del secolo andavano a cercare fortuna in America, sicché verso gli Anni 20
del Novecento la comunità
valdese si estinse. Oggi gli
unici segni tangibili rimasti
sono il cimitero e il tempio di
Castello.
Il libro è stato presentato
da Francesco De Nicola e da
Adriano Sansa, presente 1’
autore. I due oratori si sono
soffermati a elogiare lo stile
semplice e coinvolgente del
racconto e la precisione dei
dati storici, ma è stato soprattutto sottolineato il pregio di avere saputo mettere
in risalto come i deboli e i
semplici vengano colpiti dal
potere. Sansa ha anche fatto
un’applicazione pratica dicendo che anche a nostri
giorni in varie maniere, la libertà viene calpestata da un
potere a volte troppo dominante. Roberto Rasia Dal Polo ha letto alcuni brani significativi e commoventi del libro come quello che descrive
la sepoltura di Giuseppe Cereghino alla presenza della
moglie Vittoria, nel cimitero
appena costruito dalla comunità valdese di Favaie.
È significativo il fatto che il
ritorno della memoria di
questi avvenimenti sia merito di un laico che non ha nulla a che fare con il mondo ecclesiastico, segno questo che
i remoti fatti protestanti riescono a uscire dagli steccati
religiosi. Comunque, a detta
del pastore Cortés, nei prossimi giorni, sulla spinta della
pubblicazione di questo opuscolo si parlerà ancora in varie sedi dei Cereghino.
Agenda
7 marzo
TORINO — Alle ore 15,15, nel Salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, Agnese Piccirillo (Ass. «Piera Zumaglino»). Maria Varano (psicoioga) e Letizia Tomassone (pastora valdese) discutono il tema: «La donna e il suo corpo
di fronte alle nuove culture emergenti». Presiede Gabriella
Bianciardi del Gruppo donne credenti. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6692838.
8 marzo
ROMA — Alle ore 16, presso la sede delle suore francescane missionarie di Maria, per il ciclo su «Il cammino ecumenico: lasciarsi trasformare dallo Spirito», il gruppo Sae promuove un incontro sul tema: «Autorità o potere: per un’etica del servizio». Intervengono Paolo Giuntella e Paolo Ricca. Per ulteriori informazioni tei. 06-5374164.
GENOVA — Alle ore 16, nella chiesa battista di via Vernazza, si tiene un incontro di riflessione sul tema: «Educare i
bambini alla fede: rischi e possibilità», sotto la guida del
pastore Franco Scaramuccia. Tel. 010-6451312.
9 marzo
MESSINA — Alle ore 18, nella parrocchia dei ss. Pietro e
Paolo, si tiene un’assemblea di preghiera ecumenica.
10 marzo
MILANO — Alle ore 18, in via Sforza 12/a, si tiene l’ultimo
dei 4 incontri tenuti dalla pastora Lidia Maggi sull’«Ironia
nella Scrittura». Tema dell’incontro è «L’ironia nel Nuovo
Testamento: l’ironia sinottica, giovannea e paolina».
12 marzo
VENEZIA — Alle ore 9,30, presso la Scuola dei Callegheri
(S. Tomà), si apre il convegno storico sul tema: «1848: Lettere Patenti di re Garlo Alberto». Intervengono Giorgio
Tourn («Il protestantesimo in Italia prima del 1848»), Gadi
Luzzato Voghera («Dal ghetto alla libertà»). Nel pomeriggio (ore 15,30) tavola rotonda sul tema: «Liltertà religiosa e
libertà di pensiero ieri e oggi» a cui partecipano il prof.
Giorgio Rochat, il magistrato Paolo Vercellone e lo scrittore Riccardo Calimani. Moderatrice Federica Ambrosini.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 041-5286797.
MANTOVA — Alle ore 20,45, per l’organizzazione del Sae,
presso la sala «Isabella d’Este» (via G. Romano 13) si tiene
una tavola rotonda sul tema «Donne e chiese cristiane,
una questione ecumenica». Intervengono Ivana Ceresa,
teologa cattolica, e la pastora battista Lidia Maggi.
13 marzo
SIENA — Alle ore 17,30, presso l’Università per stranieri,
l’architetto Mirella Loik, docente di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, parlerà sul tema «Architetture
della Riforma in Europa e in Italia», nell’ambito del ciclo
di corso di formazione sulle minoranze religiose dedicato
a «Ebraismo, protestantesimo e islamismo nell’arte e nella letteratura dell’Occidente».
14 marzo
UDINE — Alle ore 18, alla sala «D. Luigi Scrosoppi» (seminario, viale Ungheria 20), il pastore Giorgio Tourn parla
sul tema «150 anni di libertà. Ebrei e protestanti in Italia,
differenze e punti d’incontro» per l’organizzazione del
Centro culturale evangelico «G. Gandolfo» e del Sae.
MILANO — Alle ore 17, in via Sforza 12/a, Sergio Rostagno
parla sul tema «Protestantesimo e cultura dal liberalismo a
oggi» nell’ambito di un ciclo su «Liberalismo e fondamentalismo. Il cristianesimo nella crisi della modernità».
15 marzo
MESTRE — Alle ore 10 si apre in via Cavallotti 8 il terzo incontro del 7“ circuito e della Federazione delle chiese
evangeliche del Nord-Est destinato a predicatori locali,
monitori, catechisti e giovani. Il pastore Giuseppe Platone
svolge il tema: «Cultura cattolica e cultura protestante».
16 marzo
MESSINA — Alle ore 18,30, presso la parrocchia San Nicolò di Cazzi, si tiene un incontro ecumenico sul tema:
«La dignità dell’uomo nella tradizione ebraica». Relatore il
prof. Giovanni Caola. Per informazioni tei. 090-40098.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
RiiroKMA
ITALIA
ABBONAMENTI 1998
ESTERO
- ordinario
■ ridotto
■ sostenitore
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18
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 6 MARZO i^ ygMERI
Riforma
Pacifisti oggi
Alberto Corsani
Due eventi resero manifesta la partecipazione degli
evangelici al movimento paciñsta negli Anni 80: le iniziative contro gli euromissili di Comiso e la grande manifestazione che portò il 22 ottobre 1983 un milione di persone
nelle strade di Roma, sotto le ambasciate delle due superpotenze di allora. In quell’occasione vari giornali segnalarono la presenza dei foulard viola degli evangelici, che
avevano ripreso dai loro fratelli e sorelle tedeschi il colore
del pentimento. Da allora tutti i paciflsti, i cattolici come
quelli venuti «dalla politica», hanno scontato l’esigenza di
ricollocare la loro iniziativa in un contesto che cambiava a
gran velocità ma senza una direzione precisa.
Per questo il loro incontrarsi, come è successo a Bologna in questi giorni, è servito non certo a prendere atto
della fine dei conflitti nel mondo di oggi, ma a individuare una serie di fenomeni rispetto ai quali l’azione pacifista può avere un nuovo senso, e proprio in virtù delle
passate esperienze. Non cessano i conflitti nel mondo,
ma cambia la loro natura: sempre meno guerre fra nazioni, sempre più guerre all’interno degli stati, scontri tribali, secessioni; ma anche più intolleranza nella società, anche in Italia. Nuovi scontri, di cui appena cominciamo a
individuare le coordinate, oppongono categorie di individui, e spingono le persone a «schierarsi» laddove ne farebbero a meno; una società orfana di ideologie politiche, è oggi alla ricerca di ideologie altre, extrapolitiche:
perfino gli ammalati o i loro parenti si dividono in fazioni
sul caso Di Bella; una serie di conflitti o almeno di incomprensioni si è ormai aperta fra le generazioni, come
sulla mai chiusa vicenda delle pensioni; vere e proprie
differenze di classe, inoltre, passano non più fra classi sociali, ma tra persone con diversa padronanza dei «saperi», che sono necessari a mettersi sul mercato del lavoro,
o semplicemente a interpretare il mondo; l’immigrazione porta con sé inevitabili paure per il confronto con culture lontane. E ancora, un problema di attualità come
quello della genetica e della fecondazione assistita vede
sorgere rivendicazioni legittime di chi ragiona partendo
dal punto di vista delle coppie o anche dei singoli adulti e
di chi pone al centro del dibattito l’attenzione al minore:
a entrambi si riconosce l’onestà intellettuale in partenza,
ma il dialogo assume spesso toni da crociata.
Perché ci si abitua rassegnati alla necessità di parlare
più forte per non soccombere? Perché, soprattutto, manca la volontà di esaminare i problemi secondo le più varie
sfaccettature, e ci si accontenta di aderire a questa o quella schiera sposandone gli slogan? Sono domande a cui dovrebbe rispondere ciascuno in coscienza; qui i pacifisti
possono far valere la peculiarità che ha contraddistinto,
per esempio, il loro agire in situazioni di crisi grave, guerre in corso o appena concluse, dove c’era da ricostruire il
tessuto sociale, le relazioni umane, al di là dei trattati e
delle diplomazie. L’ha detto a Bologna, con grande chiarezza e quasi (ma qui sono io che forzo un po’ l’accostamento) con le parole del «Re» della parabola del giudizio
(Matteo 25), Naomi Chasam, vicepresidente della Knesset: nella situazione di incertezza del Medio Oriente, per
gli israeliani che vogliono la pace, la visita («mi visitaste...») di quanti credono nel dialogo e fanno «diplomazia
di base» ft-a la gente, è un incoraggiamento importante, è
un aiuto a proseguire nel confronto secondo il rispetto e
l’ascolto. Una strategia che ha dato forza a israeliani e palestinesi (per prime e meglio di tutti, le donne); a serbi e a
bosniaci. In quei campi profughi i volontari c’erano, e il
loro ruolo è stato riconosciuto per la prima volta dal ministro degli Esteri Susanna Agnelli, tre anni fa. Oggi sono
sparsi un po’ dappertutto anche nel nostro paese, perché
anche qui c’è bisogno di diplomazia dal basso e riconciliazione: di fronte ai propositi di secessione, di fronte ai
proclami della supposta etnicità o di fronte all’illegalità e
alla prevMicazione. Anche gli evangelici ci sono, anzi alcuni ci sono da prima ancora, perché la loro è una vocazione antica. A dimostrazione che il loro stare in Italia si
rivolge innanzitutto agli altri.
RIR3RMA
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinal, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) E 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche sono sfate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 9 del 27 febbraio 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 25 febbraio 1998.
Inevitabile ma rischiosa l'azione penale contro Bossi
La Lega sotto inchiesta
Gli umori profondi di consistenti pezzi di società del Nord
(o dei Nord) hanno bisogno di risposte politiche e culturali
GIORGIO GUELMANI
E possibile combattere il
secessionismo per via
giudiziaria? Aprendo un’inchiesta su Umberto Bossi e
sulle sue «camicie verdi» il
pubblico ministero veronese
Guido Papalia si è incamminato su una strada irrinunciabile (in Italia tàge l’obbligatorietà dell’azione penale) ma
sicuramente rischiosa: come
ha scritto un osservatore partecipe e acuto delle vicende
nordiste, il vicesindaco di Venezia Bettin, «un crinale sottile, ai bordi del quale si aprono opposti precipizi». Da un
lato c’è il rischio di infrangere
lo stato di diritto, di ledere la
libertà di espressione, di mettere fuori legge un partito di
opposizione votato da migliaia di elettori. Cosa che sarebbe controproducente per
la stessa unità nazionale, in
quanto darebbe a Bossi e ai
suoi la patente di martiri della causa «padana». Non sembrano alle viste retate di massa tipo quelle di vent’anni fa
ai danni degli esponenti dell'autonomia padovana, ma
alcune incaute mosse della
magistratura e delle forze politiche di maggioranza possono mettere in allarme (come
il voto della giunta per le autorizzazioni a procedere sulle
intercettazioni telefoniche a
Bossi). Dall’altro c’è il rischio
opposto, quello di sottovalutare atti specifici (come la costituzione di organizzazioni a
carattere paramilitare) che richiedono indubbiamente un
approccio anche penale: i
reati sono reati e come tali
vanno perseguiti: alla magistratura non competono le
valutazioni di opportunità
politica (o, peggio, di opportunismo politico) del tale o
del talaltro partito che di volta in volta blandisce la Lega o
fa la faccia feroce. È comunque indiscutibile che la Lega
porta la responsabilità (politica e morale prima che giudiziaria) di avere riecheggiato e
amplificato i peggiori umori
della società «civile» del Nord
Italia, di avere legittimato odi
razziali ed etnici e di avere introdotto un immaginario violento, sia pure al livello della
sparata da tram o da osteria.
L’azione giudiziaria serve a
poco quando ci sono di mezzo gii umori profondi di pezzi
di società: giusto processare e
condannare gli assalitori del
campanile di San Marco, ma
che fare con le migliaia di
persone, nei paesini del Veronese 0 del Padovano, che li
hanno giustificati, acclamati
come eroi, o hanno fatto le
collette per pagar loro le spe
INTERESSANTISSIMA la
lettera che il signor Nicola, vecchio ascoltatore, ci scrive dalla provincia di Messina.
Il nostro amico è da sempre
interessato dalla relazioni tra
le chiese protestanti e l’ambiente italiano (lo stato, la
Chiesa cattolica e le altre
chiese, ecc.). Vorrei approfittare di questi pochi minuti
per cercare di chiarire alcuni
punti importanti.
Quando le cose non vanno,
scrive il signor Nicola, non
fate richiesta tramite i vostri
deputati? Alt!, fermiamoci un
momento. Noi non abbiamo
nostri deputati. Nessuno ha
incaricato qualcuno perché si
senta rappresentante delle
chiese protestanti italiane. Se
ci sono dei deputati evangelici, essi-risponderanno a coloro che li hanno eletti nell’ambito del partito che hanno
deciso di sostenere. In uno
Mercato nel centro storico di Verona
se processuali? Tutti in galera
per apologia di reato? E serve
a poco anche l’ingegneria
istituzionale: il federalismo è
parola vuota da quando T
hanno adottata tutti, e copre
poco edificanti scontri fra la
classe politica di Comuni,
città metropolitane. Province
e Regioni per decidere chi dovrà ereditare le competenze
sottratte al centralismo statale. Non sempre piccolo è bello, non sempre il localismo è
miope: appena si guardano i
singoli problemi più da vicino
ci si accorge dell’inesistenza
di ricette risolutive.
Le più mature e penetranti
analisi del «malessere del
Nord» (sarebbe meglio parlare «dei Nord», visto che, a dispetto del mito della Padania,
il Nord in quanto tale non
esiste), come quelle di Massimo Cacciaci, o l’appassionante reportage di Paolo Rumiz La secessione leggera
(Editori riuniti, 1997) coniugano analisi economico-sociale e analisi antropologicosimbolica. Il nodo sta probabilmente nel rapporto tra un
caotico sviluppo economico
che ha trasformato intere
aree in comparti produttivi di
livello mondiale (ma anche
devastato l’ambiente e sconvolto i modelli di vita e di
consumo), e la «lunga durata» dei fattori culturali e territoriali: le micro-conflittualità
fra pianura e montagna, tra
città e campagna, la pratica
religiosa e l’appartenenza
politica (decine e decine di
Comuni, soprattutto in Veneto e Lombardia, sono passati
in pochi anni da maggioranze assolute democristiane a
maggioranze assolute leghi
ste). È il terrore della perdita
di una ricchezza freneticamente accumulata che spinge
a cercare immagini del «nemico» e a creare improbabili
miti (la Repubblica veneta, la
Padania). Come dice Paolo
Rumiz, «Bossi ci svela che tra
di noi è cresciuta silenziosamente una pianta-uomo del
tutto nuova: lo “spaesato”,
l’uomo uscito dalla cultura di
paese ma non ancora entrato
in quella globale».
L’importanza della dimensione culturale chiama in
causa anche le nostre chiese,
che sono anche piccoli agenti produttori di simbolico e
di autocoscienza. Sarebbe
interessante che Riforma si
imbarcasse in un viaggioinchiesta nelle aree più dinamiche e sofferenti del profondo Nord per capire come
il popolo evangelico ha vissuto questi anni di grande trasformazione. Sempre che la
tendenza alla riduzione numerica delle piccole comunità non stia portando (escluse ovviamente le Valli) le
nostre chiese a concentrarsi
nelle aree metropolitane, e
quindi a condividere, loro
malgrado, il destino di partiti
e sindacati, troppo spesso
privi di antenne per percepire e di categorie per comprendere i fenomeni di globalizzazione e disintegrazione che chi vive al Nord sente
sulla sua pelle. Se «la Lega
prima che uno spazio politico ha occupato uno spazio
immaginario, mitico, metaforico e simbolico» (Rumiz),
non saranno certo le inchieste giudiziarie a darle fastidio: meglio deporre subito
ogni illusione in merito.
EUGENIO RIVOIR
Stato democratico ognuno si
impegna per il programma
che ha deciso di sostenere. Le
chiese protestanti non hanno
loro rappresentanti in Parlamento. Se avranno delle proposte da fare le faranno direttamente alle autorità competenti, in prima persona, esponendosi e impegnandosi con
le persone die riterranno di
scegliere (e non necessariamente con deputati eletti dal
popolo italiano).
Per i servizi che state fa
cendo, continua il signor Nicola, la radio e la televisione
vi fanno pagare a caro prezzo
quel che proponete? Se devo
dirlo in poche frasi, posso rispondere cosi: la Rai ha fatto
un accordo con la Federazione delle chiese evangeliche in
Italia e ha offerto uno spazio
settimanale (alla radio) e
quindicinale (alla televisione)
da gestire liberamente. I servizi che gli evangelici preparano (ma non i culti) vengono ricompensati in base al
DALLA PRIMA PAGINA
Scuola privata ogb
brati maturi solo allorché le
sinistre, alleate ai cattolici de.
mocratici, hanno conquista^
la maggioranza, è stato fo,.
mato l’attuale governo e il ¡jj.
castoro della Pubblica ¡8%
zione è stato affidato a m
esponente del Partito demo,
cratico della sinistra. Da quei,
lo stesso momento la pressio.
ne delle organizzazioni della
scuola cattolica si è fatta continua e continuo è statoli
pubblico sostegno da parte
della Conferenza episcopale e
dello stesso pontefice.
La logica che si è sviluppa,
ta più o meno esplicitamente
è stata la seguente: è legittl.
mo il sostegno di una parte
del mondo cattolico al governo di centro-sinistra, nel
quale è preponderante il pe.
so dei partiti che sono eredi
del comuniSmo, se questo si
piega alle esigenze prioritarie
che lo stesso mondo catto!co esprime e, in primo luogo,
alla istanza di finanziamento
pubblico della scuola privata. Il Pds, politicamente in
difficoltà e culturalmente in
crisi di valori, si è piegato a
tale imposizione. Probabilmente, su tale cedimento ha
influito la vecchia concezione del carattere sovrastruttn-;
rale della religione.
Favorire, attraverso il finanziamento pubblico delle
scuole confessionali, un consistente incremento della già
rilevantissima influenza di
una chiesa, come quella cattolica, che assume di avere!
monopolio della «verità» e i
potere di vincolare le coscienze e che, attraverso le
proprie strutture scolastiche, f
forma tradizionalmente la
larga parte della classe dirigente del paese, è fatto sicuramente gravido di pesanti
conseguenze politiche. Si
corre il rischio che il luogo in
cui si compiono le scelte politiche fondamentali sia sempre più la Conferenza episcopale, che già si esercita in tal
senso cercando di fissarei
paletti entro i quali il mondo
politico deve muoversi. Si
corre, quindi, il rischio di lu
governo del paese sempre
più clericalizzato, nel quale!
presupposti etici delTazione
politica siano sempre meno
affidati al libero dispiegar»
della dialettica tra le forze io
campo e sempre più imposi
da un’ideologia dominante,
C’è da augurarsi che la sinistra politica e sindacale si
renda conto delle gravita
dell’errore e che le forze della
cultura laica abbiano un sussulto di orgoglio. In mancanza, non rimane che sperate
che le previsioni pessimistiche di cui sopra (peraltro nascenti dalle esperienze stonche dell’evangelismo italiano
e dalle battaglie condotte p®
la libertà formale e sostanziale) si rivelino infondate.
Piero Trotta
cne in nana, anuuu
domenica 1 ° marzo).
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siamo dire anche così: la P®'
ha riconosciuto la necessi®
di una informazione pluralista che tenga conto delle diversità esistenti in Italia-1
spazio è offerto ma la respoO" )
sabilità di quel che trasmO’
tiamo è tutta nostra. Così voci diverse, a ore diverse, po®'
sono farsi sentire.
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «Cw*
evangelico» curata dalla Red
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evangelico» curata aauu ^
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Continua il dibattito sulle contribuzioni e il funzionamento delle chiese
pobbiamo avere più attenzione per i bisogni degli ultimi
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Credo che la sorella Silvana De Coster (n. 8 del
20 febbraio 1998) individui
con chiarezza una delle cause delle scarse contribuzioni:
molti membri di chiesa sarebbero «succubi dell’ideologia consumistica che erotizza
e mercifica tutto, che non si
lascia mettere in crisi dall’Evangelo, che non si fa più
delle domande esistenziali,
ma che usa la chiesa come
dispensatrice di servizi di stato civile e basta». Ha senz’altro ragione; ma allora è forse
il caso di chiedersi che cosa
questi membri di chiesa hanno capito dell’Evangelo.
E penso anch’io, come
Francesco Bruno (n. 5 del 30
gennaio 1998), che siamo di
fronte a un problema molto
più grave della pura e semplice mancata contribuzione. È
grave che molti membri di
chiesa non abbiano capito
granché deH’Evangelo; è ancor più grave che non si accorgano neppure di non aver
capito, altrimenti probahilmente non continuerehhero
a restare placidi e tranquilli
nella chiesa, ma se ne andrebbero altrove, come sembrano auspicare e gentilmente suggerire loro Platone (n.
48 del 19 dicembre 1997) e
De Coster. Penso che è proprio questo il problema che
dovrebbe preoccupare e tener svegli di notte pastori e
responsabili di chiesa. 11 messaggio dell’Evangelo è per
sua natura tale che pone l’individuo davanti a scelte radicali; una predicazione fedele,
se non provoca automaticamente delle conversioni, esige tuttavia una risposta netta,
0 di accettazione o di rifiuto.
Come mai nelle nostre chiese
la predicazione dell’Evangelo
provoca risposte tanto sfumate e confuse, tanta indisturbata indifferenza?
Ritengo però che, a fianco
di questo aspetto, ve ne sia
anche un altro, sottolineato
da Bruno: esistono anche
membri di chiesa che, pur
avendo scoperto, assieme alla sconvolgente gratuità dell’Evangelo, la gioia di dare al
Signore, non sempre sono
motivati nel dare con entusiasmo alla chiesa (e intendo
«dare» sia come soldi che come attività e impegno). Mi
sembra di capire dalla lettera
della sorella De Coster che
per lei le due cose, dare al Signore e dare alla chiesa,
coincidano; per altri potrebbe non essere così. «Siamo
una comunità di fratelli che
condividono tutto», lei affer
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ma; io non so se condividianio proprio tutto: noi condividiamo la fede in Cristo, ma
quando si tratta di valutare
l’importanza dei vari impegni
e le loro priorità, credo che
possano esistere sensibilità e
visioni diverse. Penso che vi
siano membri di chiesa che
sarebbero più motivati nel
contribuire se il bilancio della propria chiesa non fosse
quasi totalmente assorbito
dai bisogni della chiesa stessa, il proprio funzionamento,
le proprie strutture, le proprie attività, ma fosse maggiormente orientato verso
l’esterno, più attento ai bisogni degli altri: penso ad
esempio alla solidarietà, all’evangelizzazione. Mi sembra che una parte considerevole dell’impegno che ci viene chiesto dalla chiesa consista nel partecipare a - o nel
contribuire per - le nostre
riunioni, comitati, commissioni o ai nostri collettivi,
conferenze, colti dibattiti,
sempre al chiuso delle nostre
sale, sempre rivolte a un pubblico più 0 meno scelto, ma
un po’ lontano da quelli che
l’Evangelo chiama gli ultimi.
Non sto con questo dicendo che le attmtà di funzionamento della chiesa non abbiano il loro valore e debbano scomparire a favore di
quelle verso l’esterno; dico
solo che le prime rischiano
spesso di soffocare le seconde. E se l’offerta (di tempo, di
impegno, di soldi) che facciamo al Signore deve essere deliberata da ciascuno nella
propria coscienza davanti al
Signore, posso capire che vi
siano dei membri di chiesa
che si sentano sollecitati, dal
Signore credo, a rispondere a
certi bisogni che non sempre
trovano spazio nella propria
chiesa. Questo non significa
necessariamente «richiudersi
in un aristocratico isolamento», significa forse avere una
visione più globale e più ecumenica della chiesa e di quello che il Signore sta facendo
intorno a noi. Vorrei dire a titolo di esempio, e lo dico con
gioia, che ultimamente alcune azioni concrete a favore
degli ultimi - extracomunitari, barboni, tossicodipendenti - si sono attivate nella nostra città, vuoi come attività
della chiesa, vuoi come attività autonome di alcuni
membri di chiesa: ed è un vero incoraggiamento vedere
quanto entusiasmo, quanta
disponibilità nel dare tempo
e nell’autotassarsi hanno suscitato. Sono segnali positivi
da cogliere e su cui riflettere.
E un’ultima osservazione:
«Essere protestanti ha un costo», dice il pastore Platone.
Io credo che il costo per fare
di me un membro della sua
chiesa lo ha pagato Cristo
sulla croce, non lo pago io
con le mie contribuzioni che,
secondo la Parola, sono un’
offerta libera, spontanea,
magari anche segreta (Mt. 6,
3), fatta con gioia per la riconoscenza di quanto il Signore ha fatto per me. Attenzione a non suggerire, certo involontariamente, l’idea che
la contribuzione sia il criterio determinante che fa di
noi dei membri di chiesa, un
po’ come la quota associativa di un qualunque club. Incidiamo sulle motivazioni, il
resto verrà.
Una questione di coerenza
Intervengo in ritardo sulla
lettera di Mario Alberione
{Riforma n. 3). A grandi linee
sono d’accordo con lui sulla
situazione delle nostre comunità: limiti e carenze sono
ben visibili. Trovo invece
inaccettabile la sua suddivisione «politico-classista» dei
membri che frequentano la
chiesa: i ricchi «dentro», il
popolo lavoratore «fuori».
Se io mi rapporto alla mia
comunità di Torino, posso affermare che quelli «dentro»
sono solo fratelli e sorelle
normali che cercano una
coerenza con la loro fede e
sono disponibili a militare
all’interno di una chiesa nella
quale si riconoscono, anche
se spesso non è un rapporto
facile e gratificante. Perché
secondo me questa è la vera
Due pesi e
due misure?
questione: quanto ciascuno
di noi si identifica con questa
Chiesa valdese (anche con
tutti i suoi errori e debolezze)
e quanto è disposto a darle
del proprio. Starne fuori è
molto più semplice: non ci
sono equilibri comunitari da
subire e si è liberi di tranciare
giudizi e critiche (quasi sempre giusti) a costo zero. In
quanto alla parte finanziaria,
sono d’accordo con il pastore
Platone: è ora che certe situazioni vengano denunciate
forte e chiaro, ovviamente
senza incriminare nessuno,
ma neanche con pavidi silenzi per quieto vivere o consuetudine. Ognuno faccia le sue
scelte secondo coscienza e
scienza, ma sia coerente con
essa.
Bruno Kumer - T orino
i L'otto per mille
sui quotidiani
Caro direttore, la pagina
che la Tavola ha pubblicato
su alcuni giornali è destinata
alle cittadine e ai cittadini
italiani, a quelli che hanno
«firmato» per noi e a tutti gli
altri. Per questo è formulata
in modo da attirare l’attenzione, con la stessa tecnica
un po’ «d’urto» utilizzata nella campagne informative
precedenti (e che, detto fra
parentesi, sta dando ottimi
risultati in quanto a raccolta
di firme: nel 1995 sembra che
abbiamo raccolto il 20% d firme in più rispetto al 1994,
180.000 rispetto a 144.000, e
certamente non si tratta di
valdesi o metodisti).
OPERA BALNEARE VALDESE G. R MEILLE
BORGIO VEREZZI (Sv)
SOGGIORNO MARINO 1998 per ragazzi/e
Sono sfati fissati i tre turni del soggiorno marino 1998 per ragazzi e
'^ogozze a Borgio Verezzi presso lo Coso balneare valdese, corso Italia n. 110- 17027 Pietro Ligure (Savona)
1” turno dal 13 giugno al 21 giugno età 8-11 anni
(nati tra il 1.1.87 e il 30.6.90)
2° turno dal 21 giugno ai 1® luglio età 12-14 anni
(nati tra il 1.1.84 e il 31.12.86)
3° turno dal 1 ® luglio al 10 loglio età 15-17 anni
(noti tra il 1.1.81 e il 31.12.83)
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la segreteria
riella Chiesa valdese di Torino, via S. Pio V n.l5 -10125 Torino. Telefono 011/669.28.38
Termine delle Iscrizioni 20 maggiol998
Si accettano anche domande per personale volontario evangelico
, (monìtrìci/vigilatricì, monitori/vigilotori).
'“hi fosse interessato faccio domando scritta olio commissione,
P’’« presso la segreteria della Chiesa valdese di Torino, via San Pio V
n 15 - 10125 Torino entro il 15 oprile 1998
I membri del comitato sono a disposizione
per ogni ulteriore informazione
Per i nostri membri di chiesa, la formulazione è stata
ben diversa, tanto è vero che
su Riforma e su Confronti si è
dato molto più spazio al dettaglio delle cifre, al metodo
seguito per decidere l’attribuzione dell’otto per mille,
ecc. La pagina di Riforma è
stata giudicata dagli esperti
di comunicazione tecnicamente improponibile per i
nostri quotidiani nazionali.
Avremmo «buttato via i soldi», ci è stato detto.
Per quanto riguarda i costi,
abbiamo cercato, all’interno
del budget approvato dal Sinodo, di privilegiare quest’
anno la «rendicontazione» rispetto all’informazione che
faremo a maggio e a giugno.
Riteniamo fatto importantissimo (e unico finora!) il render conto alla lira di come
abbiamo speso i soldi dell’otto per mille, rispetto alla proclamazione delle intenzioni.
Meglio i fatti delle parole e
delle promesse.
Un caro saluto.
Gianni Rostan
moderatore della
Tavola valdese
fi II musicista
Camellini
Molto giustamente Piero
Bensì, ricordando la figura di
Nando Camellini, recentemente scomparso, lo ha definito vulcanico, ricco di progetti e idee. Vorrei aggiungere
che Nando Camellini era anche un valido violoncellista e,
in tale veste, nel lontano 1945
(all’epoca ero poco più di un
ragazzino) a Pordenone mi
iniziò ai primi mdimenti musicali. Ovviamente le lezioni
si svolgevano in forma precaria, ma il suo insegnamento
fu comunque sufficiente a
consentirmi una «lettura» abbastanza agevole dei cantici
contenuti nell’innario in uso
nelle nostre chiese.
A quel tempo iniziai ad ac
compagnare con 1 armonium
il canto della comunità battista di Pordenone e devo dire
che questa passione per la
musica ho continuato a coltivarla, poiché a distanza di oltre 50 anni svolgo ancora le
mansioni di «organista» ufficiale presso la Chiesa metodista di Vicenza. Un grazie di
cuore ancora a Nando Camellini.
Mario Casonato - Vicenza
Confesso che faccio fatica a
seguire e capire le sottili disquisizioni e i sottili distinguo, per cui i 6 milioni di
ebrei uccisi dai nazisti nei
campi di sterminio sono «diversi» e meno giustificabili
degli oltre 85 milioni di persone uccise dai comunisti nei
gulag e nella varie «purghe»
staliniane e post-staliniane,
nei vari paesi in cui hanno
preso e detenuto il potere. A
me pare che al fondo di tutta
la questione vi sia una forte
dose di ipocrisia e di mancanza di coraggio e di onestà nel
voler riconoscere e prendere
atto della realtà e della verità.
Si dice da parte di alcuni che i
crimini nazisti non sono «comunque» giustificabili, perché questi erano cattivissimi e
volevano instaurare una dittatura totalitaria. Ma il comunismo non ha fatto altrettanto,
là dove ha preso il potere?
Tra gli storici, e non solo
tra gli storici, chiunque conosca le vicende politiche del
nostro secolo e abbia militato
nelle file dei partiti socialisti,
italiani ed europei sa benissimo che la natura e l’essenza
dei regimi comunisti era, ed è
stata, fino al loro crollo, dittatoriale e totalitaria; accanto al
nazismo e al fascismo, l’altro
grande totalitarismo del nostro secolo è stato ed era appunto il comunismo. L’hanno detto la Arendt, il Fisher, il
Furet e tanti altri grandi storici del passato e del presente,
per non parlare di grandi intellettuali e pacifisti come
Bertrand Russell, e di rivoluzionari e socialisti come Rosa
Luxemburg, Karl Kautsky e in
Italia Lelio Basso, che sperava
però che il comunismo potesse emendarsi dall’interno.
La storia e i fatti, purtroppo,
non hanno confortato queste
speranze, ma hanno dato ragione a quei critici che ritenevano il comunismo soltanto
una spietata dittatura totalitaria: il che mi pare incontrovertibile.
Qualcun altro però vorrebbe assolvere i crimini comunisti, perché le «intenzioni»
che animavano i suoi esecutori erano «buone» e «nobili»,
in quanto si perseguiva l’ideale dell’eguaglianza fra gli
uomini: se ci si mette su questa strada, si va a finire dritti
dritti nella concezione machiavellica del fine che giusti
fica i mezzi per raggiungerlo.
A me pare die, in quanto credenti cristiani, o anche solo
in*quanto uomini civilizzati,
questo discorso e questo tentativo di giustificazione vada
respinto. Che una persona
venga uccisa in nome soltanto di un principio aberrante
quale quello della superiorità
di una razza su un’altra, o di
un principio, ugualmente
astratto e non riscontrabile in
natura, propagandato dall’illuminismo e dalla rivoluzione
francese, quale quello dell’uguaglianza, che se applicato indistintamente e indiscriminatamente a tutti gli aspetti della vita umana e sociale
porta alla scomparsa di ogni
creatività, libertà, fantasia, diversità tra gli uomini, a mio
avviso, non ha molta importanza. Sono entrambi da condannare. A me pare invece
che molti che hanno creduto,
in buona o mala fede non importa, nell’ideologia comunista e nei regimi comunisti,
non abbiano il coraggio e la
voglia di riconoscere semplicemente e onestamente di essersi sbagliati e di aver commesso un errore.
Specie in Italia, è molto diffusa la convinzione che riconoscere i propri errori, riconoscere di aver sbagliato, costituisca un atto e un gesto di
debolezza e non di forza. Personalmente invece credo
esattamente il contrario. Una
persona matura, sicura di sé,
intelligente, seria, onesta, responsabile non ha paura di
riconoscere di aver sbagliato,
se l’esperienza personale e i
fatti glielo dimostrano, ma ritiene che questo sia un suo
preciso dovere, e che sia oltretutto positivamente produttivo sul piano pedagogico-educativo. Mentre l’ipocrisia, la menzogna, il nascondimento della verità è
non solo diseducativo e tipico di una mentalità e di una
cultura controriformistica indegne di persone civili, ma
anche contrari all’Evangelo
(la verità vi farà liberi) e al
gramscismo (la verità è rivoluzionaria). Per cui non vedo
che cosa ci sia di male in una
franca, sincera, serena «autocritica» da parte di chi ha creduto neH’illusione e nel mito
comunista, specie se protestante, o in una aperta e franca discussione sulla questione comunista. Si tratta semplicemente di un atto dovuto.
Arturo Cericola-Troia
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene deH'Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
Fiducioso nel Signore, serenamente ci ha lasciati
Ettore Beux
Lo annunciano con dolore i figli
Carlo con Fabrizia e Valeria, Alda
con Daniele e figlie, Elisabetta
con Luca, Rossana, e parenti tutti.
Un particolare ringraziamento a
tutto il personale dell’Asilo dei
vecchi di San Germano per le affettuose cure prestate.
Il presente serve da partecipazione e ringraziamento.
San Germano Chisone
25 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né l’ora»
Matteo 25, 13
La moglie. Il figlio e i familiari
tutti del caro
Enrico Benech
commossi e riconoscenti, nell’impossibilità di tarlo personalmente,
ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, scritti, parole
di conforto e fiori sono stati loro
vicini nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento a
tutte le persone che lo hanno assistito e aiutato, a tutto il personale dell’Ospedale valdese di Torre
Pollice e al past. Claudio Pasquet.
Angrogna, 6 marzo 1998
RINGRAZIAMENTO
«Egli m’invocherà e io
gli risponderò: sarò con lui
nella distretta; lo libererò
e lo glorificherò»
Salmo 91,5
I familiari di
Jolanda Fabiole
ved. Forneron
rivolgono un grazie riconoscente
al dottor Griffa che l’ha sempre
seguita con sollecitudine e tanta
comprensione, infondendole forza e serenità; al pastore Vinti per
le frequenti visite e le appropriate
letture e preghiere che tanto ha
apprezzato e tanto l’hanno sostenuta; a tutte le persone che l’hanno stimata e amata, che l’hanno
aiutata nei momenti difficili che
ha dovuto via via attraversare,
che l’hanno assistita nel suo ultimo percorso di sofferenza, che
l’hanno accompagnata alla fine
del viaggio.
Prarostino, 20 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Il vostro cuore non sia turbato:
abbiate fede in Dio
e abbiate fede anche in me»
Giovanni 14,1
La moglie e i famigliari del caro
Giovanni Balmas
commossi per la profonda dimostrazione di affetto, nell’Impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che
hanno partecipato al loro grande
dolore con presenza, scritti e fiori.
Un grazie particolare ai dottori
Casimiro e Paolo Forneris, al dottor Marco Chiusane e al tutto il
personale medico e paramedico
del reparto di Neurologia dell’
ospedale Agnelli, agli infermieri
dell’Adi, aH’associazione «Rafael», in particolare a Giusy, ai
pastori Anne Zeli e Paolo Ribet e
ai vicini di casa.
Per la loro dedizione, disponibilità e la premurosa assistenza si
ringraziano Maria, Ernesto e Sara. Si ringrazia inoltre l’impresa di
onoranze funebri Codino.
San Secondo, 6 marzo 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene deH'Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
La moglie e i familiari tutti del
caro
Levy Alfredo Peyronel
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto e di stima
tributata al loro caro, ringraziano
tutte le gentili persone che con
presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno partecipato al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare al
medico curante dott. Saverio Del
Din, al prof. Claudio Tron, all’anziano Paolo Corsani, all’Ospedale
valdese di Pomaretto, al reparto
nefrologia dell’ospedale Agnelli di
Pinerolo e a tutte le gentili persone che si sono prodigate durante
la lunga malattia.
Pomaretto, 23 febbraio 1998
20
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 6 MARZO Igg»
Sono quasi trecento nei centri di Badolato e Cagliato
La drammatica situazione dei profughi curdi
VALERIA SCHRADER
Non tutti i profughi curdi
che hanno cercato rifugio in Italia sono fortunati
come le famiglie ospitate dal
Centro evangelico di Monteforte Irpino. I curdi meritano le prime pagine dei giornali quando arrivano in
gruppi consistenti, ma le precarie condizioni di vita della
maggioranza di coloro che
attendono una risposta alla
richiesta di asilo non fanno
notizia. I quasi trecento profughi sistemati nei centri di
Badolato e Cagliato, in Calabria, hanno eletto un loro comitato di portavoce che, il 7
febbraio, ha inviato una lettera aperta alle autorità. Dall’elenco delle necessità espresse dai profughi, emerge
un quadro drammatico.
«Ringraziamo l’Italia per
averci accolti; abbiamo visto
simpatia e lacrime per noi sui
volti della gente calabrese, e
non potremo mai dimenticarlo - si legge nella lettera -.
Come vittime e profughi di
guerra, chiediamo alle autorità italiane di aiutarci, di accelerare i tempi per la richiesta d’asilo e di venire incontro ai nostri problemi. Chiediamo, in particolare, una sistemazione più civile di quella attuale (5-10 persone per
stanza con conseguenti problemi di salute ed igiene): vestiario per cambiarci; assistenza sanitaria, con la disponibilità almeno di un’ambulanza per ogni centro; la
possibilità di leggere almeno
un quotidiano nelle lingue
che conosciamo e un corso di
lingua italiana; la possibilità
di circolare liberamente, poiché da un mese ci troviamo
reclusi come fossimo criminali: il riconoscimento, da
parte dei responsabili del
centro, del comitato che abbiamo eletto per esporre i
nostri problemi: la riunione
dei nuclei familiari attualmente divisi. In particolare a
Cagliato, da 41 giorni, 83 persone (15 uomini, 23 donne,
45 bambini) vivono divisi e
prigionieri, sotto continuo
controllo di polizia, senza poter uscire un solo giorno dal
centro d’accoglienza».
È appena il caso di ricordare che i curdi giungono da
paesi che, per quanto a maggioranza musulmana, sono
comunque laici, in cui non vige la segregazione dei sessi,
che invece è stata subito attuata nei loro confronti quando sono sbarcati in Italia.
11 responsabile del Coordinamento nazionale rifugiati
di Amnesty International,
Gaetano Poppa, ha verificato
la situazione in Calabria e in
Puglia e conferma: «La legge
afferma che, fino al primo
esame della domanda d’asilo,
il governo deve garantire al
profugo una sistemazione dignitosa. 1 curdi nei centri di
accoglienza si trovano in condizioni di segregazione, di
vessazione psicologica. Un
trattamento che non ci fa
onore agli occhi dell’Europa».
Anche l’incertezza della nostra burocrazia non ci fa onore. 1 tempi d’attesa per la risposta alla domanda d’asilo
sono indefiniti. Dopo sei mesi, un anno, il richiedente può
apprendere che la sua domanda è stata respinta. Il nostro governo ha deciso che
per il caso dei curdi si applica
la Convenzione di Ginevra,
per cui l’asilo si concede al
singolo che dimostra di essere
personalmente perseguitato.
Già ai primi di gennaio, numerose organizzazioni, tra
cui la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
Amnesty International e Magistratura democratica, avevano indirizzato una lettera al
governo in cui affermavano:
«Risulta inderogabile e urgente riconoscere uno status giu
Un gruppo di profughi curdi sbarcati in Itaiia nei novembre 1997
ridico chiaro ai profughi curdi adottando un provvedimento straordinario di protezione umanitaria temporanea rivolto a tutti i cittadini
provenienti dalla Turchia e
dall’Iraq, di etnia curda, che
fuggono dai loro paesi per
sottrarsi alla situazione di
guerra e di violenza generalizzata in atto in quei paesi».
«Quel provvedimento continua Gaetano Poppa avrebbe permesso di tutelare
anche i profughi che, non
correttamente informati, non
hanno chiesto asilo al nostro
paese. Erano la maggioranza,
fino all’inizio di gennaio e si
ritrovavano privi di diritti. Ci
è stato risposto che la protezione temporanea si adotta
solo per chi fugge da una situazione di pericolo che si ritiene davvero transitoria, di
durata definita: un’affermazione sconcertante. In passato, simili misure sono state
prese per i profughi somali e
bosniaci anche quando il
conflitto nell’ex Jugoslavia
non sembrava prossimo alla
conclusione. Allora, insieme
ad altre organizzazioni, abbiamo fornito assistenza e
spiegazioni ai profughi, aiutando anche le autorità locali.
Il risultato è stato che, quando correttamente informati,
quasi tutti i curdi giunti in Italia hanno fatto domanda di
asilo. In precedenza, le richieste erano state presentate
da circa 100 persone su 800».
Impressioni di viaggio nell'Argentina di fine secolo-2
Tra globalizzazione e ricerca di identità
ADRIANO ROANO
AEJANDRO Agresti è un
regista porteño di 36 anni, appartiene cioè alla generazione più colpita dal Proceso Militar, che allinea la maggior parte di coloro che lottano ancora per far emergere il
ricordo (come avvenne nella
Germania di Fassbinder), al
contrario della gioventù svagata, che acconsente da un
lato all’amnistia, al punto final (imposizione dall’alto di
una riconciliazione da parte
di un potere che non vuole
più sentir parlare del regime,
perché soggetto ai ricatti delle lobbies coinvolte dal sistema che attivò i campi di concentramento) e alla ley de
obediencia debida (solito ritornello nazistoide del militare costretto a obbedire, anche quando l’ordine è quello
di gettare prigionieri vivi
dall’aereo nell’Oceano, ovviamente benedetti dal Nunzio Apostolico mons. Pio Laghi), e dall’altro non si indigna dei legami mafiosi di Menem, capace di insabbiare
persino le indagini sull’assassinio del proprio figlio e di
nominare i giudici in un intreccio sconcertante di potere politico e giudiziario, o
non rileva lo scandalo dell’insabbiamento del caso Cabezas, giornalista ucciso (ricordate Pecorelli?), perché aveva
scopertó troppo, come già
Processo per i desaparecidos tedeschi in Argentina
La figlia di Ernst Kaesemann fu uccisa nel 1977
MANFREDO PAVONI
DOPO anni di impunità e
giustizia negata anche i
familiari dei desaparecidos
tedeschi in Argentina, come
quelli francesi, spagnoli e italiani, hanno chiesto di aprire
un’inchiesta nella Repubblica federale tedesca per avviare un processo contro i militari responsabili del sequestro e dell’omicidio di circa
70 desaparecidos.
La commissione incaricata
di presentare un memoriale
di accusa, composta dal.responsabile del Diakonisches
Werk di Norimberga, dagli
avvocati di parte civile, dal
Menschenrechtzentrum, e
dall’autorevole istituto «Max
Plank», si è riunita a Stoccarda il 30 gennaio per decidere
i passi da compiere al fine di
preparare un atto d’accusa
da presentare ai tribunali di
Bonn e di Berlino nel mese di
maggio. Presenti all’incontro
un rappresentante della Lega
internazionale per i diritti e
la liberazione dei popoli, che
da più dieci anni ha raccolto
un vasto materiale documentale per il processo italiano.
Tra i 70 desaparecidos tedeschi in Argentina, vi è il caso di Elisabeth Kaesemann,
unica figlia del noto teologo
Ernst Kaesemann. Si tratta di
uno dei casi più significativi
dei desaparecidos tedeschi
in Argentina poiché è l’unica
desaparecida tedesca di cui è
stato consegnato il corpo alla
famiglia pochi giorni dopo la
sua morte.
Un caso che ha destato discussioni in Germania nel
lontano 1977, anno deH’assassinio di Elisabeth, a causa
delle denunce e delle continue conferenze stampa che il
prof. Kaesemann ha tenuto
per protestare contro, a suo
parere, la scarsa attività diplomatica sia del ministero
degli esteri sia della ambasciata tedesca a Buenos Aires.
In quel periodo la Chiesa
evangelica tedesca e in particolare il Diakonisches Werk
fecero un importante lavoro
di intermediazione e di raccolta di tutte le informazioni
per aiutare la famiglia a salvare la vita di Elisabeth.
Nel mese di marzo del
1977 Elisabeth Kaesemann,
studentessa in sociologia, residente in un quartiere periferico della capitale, viene
rapita da un gruppo di uomini in abiti civili in un caffè. La
famiglia è messa al corrente
del rapimento attraverso
amici intimi di Elisabeth e
l’ambasciata tedesca a Buenos Aires comincia ad attivarsi presso il ministero degli
Esteri. Secondo la polizia argentina, il suo nome è sconosciuto. Il prof. Kaesemann
viene informato da un’amica
di Elisabeth, emigrata negli
Stati Uniti, che la figlia è prigioniera insieme ad altre
persone, studenti e sindacalisti, in una prigione segreta
di Buenos Aires.
In base alla documentazione raccolta, sembra anche
che esista un’offerta, naturalmente informale, di «vendita» da parte del governo argentino e che Kaesemann
abbia raccolto invano il danaro sufficiente. Per circa
due mesi comunque nessuna
risposta ufficiale da parte del
governo e dell’ambasciata.
Dopo circa tre mesi dalla data del suo arresto illegale,
l’ambasciata tedesca viene
informata del ritrovamento
del corpo di Elisabeth, uccisa
durante un conflitto a fuoco
tra militari e guerriglieri
«Montoneros» in una località
chiamata Vallegrande, soltanto quindici giorni dopo
l’accaduto, per non disturbare, come in seguito chiarisce
il governo argentino, la partita di calcio dei mondiali 77
Argentina-Germania.
Come poi emerse dall’autopsia ordinata dal padre,
Elisabeth Kaesemann venne
uccisa con vari colpi di pistola sparati nella schiena e nel
collo a distanza ravvicinata.
In realtà il prof. Kaesemann
aveva ragione, sua figlia era
stata detenuta illegalmente
in un carcere chiamato il Vesubio, un vero lager, come ri
ferirà alla Conadep, la Commissione incaricata di indagare sulle persone scomparse in Argentina, Elena Alfaro,
di origine italiana, anch’essa
detenuta al Vesubio e poi rilasciata grazie alle influenti
amicizie della sua famiglia.
In quel luogo dove i militari
ufficiali e sottufficiali sposati
con figli torturavano e violentavano le ragazze e le
donne detenute, Elena Alfaro, compagna di un altro italiano di nome Luiss Fabbri,
aveva conosciuto Elisabeth
Kaesemann, più tardi uccisa
insieme a Luiss Fabbri, uno
dei casi per cui si celebra il
processo in Italia.
avveniva in un film di qualche anno fa. Pobre Mariposa
di Raul de la Torre, benché
espressione del nuovo cinema edulcorato per la purificazione dal passato.
A questo proposito le nuove generazioni, nate durante
le atrocità dei militari appaiono disorientate; compresse
tra gusti universalisti e rigurgiti di storia patria non ancora digeriti dalla società, cercano di individuare una via di
sviluppo che non sacrifichi
completamente l’essenza argentina, così si appropriano
di film come Gatica el mono
di Leonardo Flavio, proprio
nel tentativo di recuperare
brandelli di eventi recenti,
che nessuno si incarica di far
loro conoscere con sufficiente approfondimento storico
(in questo caso la ribellione
di un pugile la cui sorte s’intreccia alla fortuna di Perón).
Entrambe queste pulsioni, la
globalizzazione del gusto e la
salvaguardia delle peculiarità
locali, sono condizionamenti
provenienti dall’estero: quella omologante, che si sta
espandendo su tutto il pianeta con l’obiettivo di avvolgere
il gusto, l’etica, l’estetica in
un’unica cultura di riferimento senza sfumature localiste (a parte quelle superficiali e buone per l’industria
turistica), è una nuova forma
di colonialismo che non stermina tutti gli autoctoni, come
fu per i conquistadores, ma li
trasforma in statunitensi;
quella più intellettuale, che
tenta di approfondire l’approccio storicistico, come avviene nelle fotografie di Horacio Coppola, procede da un
afflato europeizzante, seguendo un impulso tipicj.
mente argentino ed è pronta
a riconoscere la strumentai^,
zazione commerciale che viene perpetrata dagli Usa, anche quando producono pelli,
cole su fame e miseria. É la
trama di El Amor es una
Mujer gorda, un’opera di
Agresti del 1987, che termina
con l’amara consapevolezza
del protagonista di essere diventato egli stesso suo malgrado un testimonial deU’industrla nordamericana.
Paco Ignacio Taibo 11 in un
romanzo con protagonista
Belascoaran, il suo investigatore innamorato del Distrito
Federai messicano, immaginava sarcastico che i gringot
nottetempo avrebbero spostato le piramidi azteche pet
crearsi un passato sottraendolo ai messicani. L’Argentina non possiede una storia
millenaria da saccheggiare,,
ma è un luogo di razzia ancora più spudorato; gli yankeel
hanno tentato di portare via <
un meteorite caduto nel Chaco. Caricarono su un camion
questo concentrato di metallo puro, utile all’industria aeronautica, e lo stavano rubando, per trasferirlo negli
Usa; solo la casuale curiosità
di un poliziotto della stradale
ha impedito che venisse trafugato. In Argentina, per fortuna dei neoliberisti, non ci '
sono più concentrazioni indigene a coagulare la protesta
contro il prepotente sfruttamento occidentale, come in
Chiapas: li hanno già sterminati i colonialisti venuti prima, accollandosi il lavoro i
sporco. (continui)
Buenos Aires: giovani all’obeiisco
Messaggio del Cec al popolo algerino
Al termine della sua riunione a Ginevra, dal
17 al 20 febbraio scorso, il Comitato esecutivo
del Consiglio ecumenico delle chiese ha reso
noto il seguente messaggio.
«Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese, riunito a Ginevra dal 17
al 20 febbraio 1998, profondamente scosso
dalla violenza che è costata tante vite umane
in Algeria, intende esprimere al popolo di
questo amato paese la sua profonda simpatia e la sua compassione in questi tempi di
dolore e di prova.
Il movimento ecumenico è stato al vostro
fianco durante la vostra lotta di indipendenza, tentando di rispondere ai bisogni delle
vittime della violenza e delle persone allontanate dalla guerra. È rimasto con voi mentre vi sforzavate di uscire dalle conseguenze
della violenza e della guerra, di ricostruire il
vostro paese e di gettare le basi di una nazione in pace e prospera per tutti. Esso si è rallegrato del notevole contributo che avete
dato alla comunità internazionale nella lotta
mondiale per lo sviluppo, per l’autodeterminazione dei popoli colonizzati, per la giustizia economica e per la pace.
Ancora una volta, piangiamo con voi per
quelli e per quelle che sono caduti vittime
della violenza e di atti atroci. Ma vogliamo
anche rendere grazie a Dio per gli uomini e
per le donne che, fra voi, sono portatori di
speranza nel cuore di questa tragedia, per
quelli e per quelle che resistono al terrore e
che continuano a lavorare per la pace, nonostante tutto. Siamo molto toccati dalla testimonianza di coloro che, in nome della loro fede, si impegnano in azioni coraggiose
di misericordia.
Siamo consapevoli che i disordini attuali
hanno profonde origini storiche e cause
complesse. I sentimenti religiosi, a volte
esagerati, ne costituiscono solo un aspetto.
Esistono anche ragioni economiche, politi
che e culturali che hanno contribuito a divi
dere la popolazione e a portare ad una rot
tura del dialogo sociale e del processo de
mocratico, ad una frammentazione sociale
e all’estremismo. Ogni approccio conflittuale, che esso provenga dall’interno o dal*
l’esterno del paese, rischia di esacerbare le
tensioni anziché incoraggiare le forze di
moderazione e di dialogo.
Non è il momento di isolare l’Algeria e il
suo popolo. La comunità internazionale ha
bisogno di discernimento che solo gli algeri*
ni stessi possono fornire. Durante tutti questi anni dolorosi, gli algerini che respingono
la violenza hanno intrapreso un dialogo e si
sono riuniti per rafforzare la democrazia e u
rispetto dei diritti umani. Speriamo che le
nazioni sapranno aprirvi le braccia, accompagnarvi, e che cercheranno di favorire luoghi di libertà per un tale dialogo, sia in Algeria sia all’estero.
Molto spesso ci siamo sentiti impotenti
per venirvi in aiuto. Ma non abbiamo
smesso di pregare Dio affinché vi guidi fuori di questa valle di morte e di disperazioneRimanendo al vostro fianco, ci mettiamo
vostra disposizione per tutto quello eh
permetterà di superare la violenza e di sostenere la speranza in un futuro miglio^®’
dono di Dio.
Che il Dio della misericordia e della
sia il vostro sostegno in questi tempi di pt"'
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