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Anno 126 - n. 21
25 maggio 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellioe
delle \^lli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL PAPA IN MESSICO
Libertà e
intolleranza
Il 6 aprile 1990 il quotidiano
’’L’ora”, di Palermo, pubblicò un
servizio ampiamente documentato in difesa dei Testimoni di
Geova contro cui si era levata
una campagna denigratoria forse a motivo della rapida diffusione che questo movimento religioso ha avuto in Italia.
II sottofondo deU’articolo era
la difesa della libertà religiosa
che è alla base, di tutte le libertà, riconosciuta dalla nostra Costituzione ma anche dalla coscienza civile universale.
All’autore deU’articolo, Claudio Trabona, che mi intervistò
telefonicamente, ricordai questo
pensiero di Voltaire: « Io non
condivido le tue idee, ma mi
batterò sempre perché tu le
possa esprimere ».
Noi valdesi non condividiamo
le dottrine dei Testimoni di Geo
va, ma non accettiamo che sia
no calunniati o respinti sin dal
la soglia delle nostre case, me
diante l’afiissione alla porta di
adesivi discriminanti nei loro
confronti.
Alla fine della seconda guerra
mondiale gli Alleati stamparono, sui biglietti della cartamoneta deU’AMGOT, quattro brevi
frasi per indicare le quattro libertà fondamentali per cui avevano combattuto e che volevano
assicurare ad un mondo finalmente libero. La prima di queste
era la libertà di religione: Freedom of Religión.
Ma la libertà non ci è data
una volta per sempre. Essa va
difesa come un bene prezioso
che ci può essere tolto. Infatti
anche oggi, troppo spesso, si verificano fenomeni di intoüeranza verso chi ci appare diverso.
C’è il razzismo di chi, come
nel nostro paese, rifiuta ed aggredisce gli immigrati di colore. C’è il sempre risorgente, antisemitismo di chi profana le tombe del cimitero ebraico di Carpentras in Francia. C’è il fantir
tismo religioso di chi non può
tollerare chi professa una religione diversa da quella della
maggioranza.
Perciò non poteva non sorprenderci la recente invettiva
di papa Wojtyla contro la diffusione del protestantesimo in
Messico e la strana conseguente contraddizione che mentre
egli chiede ad un governo anticlericale maggiore libertà per la
sua chiesa, la nega poi alle sette protestanti che accusa di incrinare l’unità del popolo messicano e di compiere un’opera di
adescamento che semina confusione fra i fedeli.
Eppure papa Wojtyla stesso,
apparendo per mezzo degli schermi televisivi come attraverso ad
uno squarcio di nuvole, in una
luce di celestiale trascendenza
che ha mandato in delirio milioni di messicani, ha detto chiaramente che il popolo messicano ha bisogno di essere evangelizzato. Ma è proprio questo
quello che fanno le cosiddette
sette protestanti. Esse non si
propongono altro che assolvere
fedelmente il compito affidato
Pietro Valdo Panasela
(continua a pag. 4)
I DIRITTI UMANI IN ITALIA
ORA DI RELIGIONE
Indesiderato
L'ora d’aria
Rispedito in Iran un ragazzo che si rifiutava La sentenza del Consiglio di Stato sospende il
di andare a combattere - Quale sorte per lui? precedente pronunciamento del TAR del Lazio
Secondo una dichiarazione dell’on. Claudio Martelli, vicepresidente del Consiglio dei ministri,
ogni mese alle frontiere italiane
la nostra polizia respinge 5.000
persone. Le motivazioni sono le
più varie; mancanza di visti,
mancanza di denaro, mancanza
di garanzie, mancanza di status
di rifugiato politico.
A essere rinviati ai loro paesi
sono soprattutto donne e bambini. L’Italia e l’Europa non sanno che farsene: le donne possono diventare incinte, fare dei figli, sono insomma dei costi sociali; e i bambini sicuramente
non producono. L’Europa ha bisogno di braccia e non di uomini, per cui i nostri zelanti poliziotti di frontiera, quando vedono qualche irregolarità, anche
minima, rispetto ai casi previsti dalla « legge Martelli », non
esitano un istante e fanno il
provvedimento di rimpatrio.
Di ciò vanno fieri i nostri governanti, l’Italia, che è un paedi frontiera per tutta l’Europa,
impedisce anche per conto terzi
l’accesso di uomini e donne, indesiderati perché improduttivi.
Altro che l’Europa casa comune
dei popoli: l’Europa è una fortezza che si chiude agli estranei.
La tanto contestata (dal FRI e
dalle leghe) legge « Martelli »
funziona senza bisogno di militari e i suoi contenuti progressisti (sul soggiorno degli stranieri e sul diritto di asilo) sono
solo il lato buono di una medaglia che presenta invece numerosi aspetti inquietanti.
Uno di questi è senza dubbio
quello dei diritti umani dei rifugiati. A denunciare un’ennesima violazione di questi ultimi è
il Servizio rifugiati e migranti
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Il 17 maggio scorso l’autorità
di polizia dell’aereoporto di Fiumicino ha rifiutato l’ingresso in
Italia a un ragazzo iraniano di
17 anni e lo ha spedito al suo
paese. Questo ragazzo ora rischia
la vita. E questo malgrado l’art.
10 della nostra Costituzione e
l’art. 7 della legge « Martelli ».
Annemarie Dupré, responsabile dell’Ufficio rifugiati e migranti della FCEI, ci racconta la storia di questo ragazzo: « Si tratta di un iraniano che all’età di
14 anni, non volendo essere arruolato per combattere la guerra con l’Iraq, ha abbandonato
11 suo paese e a trovato ospitalità in Svezia — racconta Annemarie —. Qui le autorità lo accolgono in via provvisoria in attesa di definire il suo dossier.
Va a scuola per due anni poi la
polizia svedese, sulla base delle
disposizioni in vigore circa il rifugio politico, gli nega il diritto
di asilo. Il ragazzo allora comincia a nascondersi presso conoscenti e, anche, presso le chiese. Alla fine però la polizia lo
trova e mette in atto un provvedimento di espulsione dal paese. In un primo momento viene
accompagnato in Inghilterra, ma
qui la polizia lo rinvia in Svezia ».
« Venerdì scorso — continua
G. G.
(continua a pag. 12)
11 Consiglio di Stato ha sospeso gli effetti della sentenza del
TAR del Lazio del 26 febbraio
scorso che, annullando le circolari
188 e 189 del 1989 del ministro
della Pubblica Istruzione, consentiva agli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (Ire) di lasciare
la scuola in corrispondenza dell’ora di religione.
Accogliendo l’istanza dello stesso ministro e della Conferenza
episcopale italiana (costituitasi per
la prima volta in giudizio) il Consiglio di Stato, dopo una lunga seduta di Camera di consiglio, ha
sospeso 1’« efficacia » della sentenza del TAR perché « le decisioni
di primo grado a) determinano un
vuoto di disciplina che provoca
disorientamento per il settore scolastico nel suo complesso, lasciato
privo di riferimenti univoci dai
quali trarre regole di comportamento e di organizzazione »; b) la
questione dei diritti degli avvalentisi e dei non avvalentisi « sollecita
un riferimento al giudice costituzionale, sommo tutore dei principi
e dei valori del nostro ordinamento, di recente investito dell’esame
di ulteriori profili della normativa
in questione, in una prospettiva
di sviluppo e chiarimento della
sentenza n. 203 dell’89, profili determinanti per la risoluzione della
presente vertenza »; c) « una non
sospensione della decisione impugnata avrebbe potuto essere intesa
come un segno di presa di posi
LO SDEGNO DI PAOLO
Insensati!
99
«O Calati insensati, chi v’ha ammaliati, voi,
dinanzi agli occhi dei quali Gesù Cristo crocifisso
è stato ritratto al vivo?» (Galati 3: 1).
Il teologo Kasemann ha definito la lettera ai
Galati un « appello alla libertà » dalla legge e dal
peccato. I protestanti hanno naturalmente applaudito, ma i cattolici e gli ebrei hanno reagito negativamente a tale definizione. I cattolici vi hanno visto una diminuzione del valore della chiesa
quale istituzione, mentre il dialogo ecumenico ha
riproposto la questione — fra le tante — del rapporto tra la fede come evento e la fede concepita
come continuità di un’istituzione.
Gli israeliti, sottolineando il fossato che c’è tra
il dolce rabbino dei gigli dei campi, Gesù di Nazareth, e l’aspro rabbino Saulo di Tarso, hanno
definito Paolo come un litigioso e ombroso interlocutore.
Certamente non si può ascoltare la lettura della lettera ai galati come una cantata di J. S. Bach,
o come un’armoniosa lirica di Leopardi. Non si
può negare una violenza più che verbale, uno sdegno non decorativo e non casuale. Sul piano letterario l’epistola trova il suo riscontro unicamente in Martin Lutero e in Soeren Kierkegaard: né
« Timore e tremore » né « L’ora » sono semplicemente letteratura.
« O galati insensati! ». Non è un complimento
per quella parte del popolo di Dio che si è formata nella chiesa della Galazia dopo la partenza
dell’apostolo. Non un silenzio obbediente, non uno
spirito di concordia e di amore, ma dissenso, discordia, comunque non attutiti dalla buona educazione, che è di casa nella chiesa rispettosa e
troppo serena del nostro tempo. Un pastore, che
riprenda i motivi di Galati, verrà considerato dalle nostre comunità come un disturbatore dell’indispensabile pace della cristianità, un guastafeste.
Eppure la motivazione dello « sdegno paolino »
non è venuta meno nella chiesa di oggi. Perché
quei galati sono accusati di insensatezza? « Voi,
dinanzi ai quali Gesù Cristo è stato ritratto sul
vivo? Questo solo desidero sapere da voi ». La
loro insensatezza consiste nell’avere appiattito il
messaggio del Cristo risorto, riducendolo ad una
legge indolore, ad un cumulo di prescrizioni teologiche, alla diminuzione delle esigenze radicali
del Signore, che chiede misericordia e non sacrificio.
La chiesa non può confondere il Venerdì santo
con una lezione di deprimente pessimismo, né ridurre il mattino di Pasqua ad un lucignolo fumante. Non può e non deve, perché ne va della vita e
della morte del popolo che un giorno ha ascoltato la voce del suo Signore. Finché la chiesa non
conoscerà un pentimento radicale, non sarà superfluo ricordare la voce di Gerolamo Savonarola: « Io ti aviso, o Roma, io ti aviso, o Italia, che
niuna cosa ti può salvare se non Cristo! ». Voce
profetica non inutile, né per Gerusalemme né per
Ginevra.
Carlo Gay
zione nel merito della causa, che
invece è stato volutamente tenuto
fuori della valutazione effettuata
in ordine alla domanda di sospensione »; d) dall’esecutività della
sentenza del TAR « deriva un danno grave ed irreparabile ».
Ma cosa succederà domani nella scuola? Probabilmente nulla.
Gli studenti che si assentavano
in conseguenza di una interpretazione attenta ai valori costituzionali operata da presidi, direttori
didattici o di decisioni giurisdizionali di numerosi pretori continueranno ad uscire, in quanto i diritti
costituzionali non sono degradabili da una decisione del giudice
amministrativo. Questo per tutto
il corrente anno scolastico.
Nel prossimo, se non arriverà
in tempo una nuova legge sui non
avvalentisi o una sentenza della
Corte costituzionale, si riaprirà un
contenzioso sull’uscita o meno, sulla collocazione oraria dell’Irc, rimanendo in vigore (sia pure sub
iudice) le circolari 188 e 189 del
ministro Mattarella.
In pratica chi non si avvarrà
dell’Irc potrà seguire le attività
alternative, fare lo studio individuale, non far nulla, rimanendo
nella scuola, avendo cioè « un’ora
d’aria », e — se genitori e studenti
vorranno rischiare sanzioni amministrative (a nostro parere incostituzionali), potrà anche uscire.
Va dunque molto ridimensionata la decisione del Consiglio di
Stato, che ha un valore molto più
propagandistico che cogente.
La sentenza del TAR non è stata riformata, ma solo sospesa. I ragionamenti della sentenza del
TAR potranno comunque essere
adottati dai vari Consigli di istituto e di circolo nella costruzione
degli orari scolastici. In altre parole nessuno potrà vietare la collocazione dell’ora di religione alla
prima o all’ultima ora e agli studenti, che non sceglieranno l’Irc,
di uscire dalla scuola.
Appaiono perciò un tantino esagerati i titoli a 6 colonne dei principali quotidiani italiani e le dichiarazioni a caldo del card. Ugo
Poletti che ha affermato: « Era
quello che ci aspettavamo perché
se i giudici del Consiglio di Stato
avessero dato ragione, appoggio
alla sentenza del Tar del Lazio,
sarebbe stato smantellato tutto
¡’ordinamento della scuola, perché
se possono uscire alcuni alunni,
allora possono uscire tutti ».
L’ordinanza del Consiglio di
Stato è interlocutore e, in fondo,
i giudici si sono limitati ad aspettare una pronuncia della Corte prima di entrare nel merito.
A consigliare questo ci sono,
oltre che ragioni « politiche »,
anche questioni giuridiche sulla
natura dei diritti in questione.
Qualora si tratti di « diritti soggettivi di libertà » la competenza
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 4)
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commenti e dibattiti
25 maggio 1990
IL DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Una discussione a tutto campo
Concludiamo in questa pagina gli
interventi dei lettori sulla questione
dell’8%0 e dei rapporti economici tra
lo Stato e le nostre chiese. Un dibattito che è stato a tutto campo e non ha
risparmiato critiche agli stessi organi
istituzionali delle nostre chiese, alle
persone che svolgono incarichi di servizio (la Tavola) ma che, mi sia concesso osservare, è stato molto carente
sull’analisi ecclesiologica e teologica
del problema. Possiamo essere soddisfatti del dibattito? si chiede il letto
re che ha dato origine alla discussione.
Certamente no.
Lo specchio delle nostre chiese che
emerge dal dibattito appare modesto,
molto più legato al comportamento
pragmatico di chiese che spesso si trovano in difficoltà economica per mantenere un edificio, per allargare l’azione
sociale, per mantenere un luogo di culto. Ma dietro queste esigenze (giuste)
non c’è una teologia, non c’è un modo
di intendere la testimonianza cristiana? Credo di sì e bisogna che le diffe
renti posizioni emergano di più, che
siano più evidenti, che il confronto avvenga su problemi di fondo sui quali
ci si può anche dividere con consapevolezza delle posizioni altrui e nel rispetto reciproco, senza far finta che si sia
tutti d’accordo.
Su questo terreno abbiamo ancora
tempo e spazio per dibattere, il nostro
giornale è aperto a tutti i contributi.
Per giungere alla revisione dell’Intesa
(1994) ci sono ancora quattro anni e
c’è modo di riprendere l’argomento in
assemblee di chiesa, conferenze distrettuali e sinodi.
L’urgenza di mettere una firma sui
moduli può aver influito sulle tendenze pragmatiche di ognuno di noi.
Adesso è l’ora di riprendere un altro
tipo di discussione. Siamo a vostra disposizione, perché questo giornale non
è di chi scrive, delle «dirigenze», ma
delie chiese.
NO ALL’OBOLO
DI STATO
Siamo al mese di maggio 1990
e sembra chiudersi il dibattito:
a chi l’8 per mille?
Considerato che la Chiesa del
Signore è santa ed è una, siamo
portati a convincerci che l'opera missionaria è un servizio di
umiltà che progredisce provvidenzialmente e che le parole dell'apostolo Paolo nell'esortare la
comunità cristiana di Filippi, dopo quasi due millenni, sembrano
riferirsi a noi cristiani italiani del
1990. Così esorta i fratelli di Filippi: « Se c'è pertanto qualche
consolazione in Cristo, se vi è
qualche conforto d'amore, se vi
è qualche comunione di Spirito,
se \d è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un
animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria,
ma ciascuno di voi, con umiltà,
stimi gli altri superiori a se
stesso » (Filippesi 2: 1-3). In Filippi non v'era altra comunità
cristiana che quella che aveva
fondato Paolo nel corso del suo
.secondo viaggio apostolico e
quindi non manca di contraccambiare la sua sollecitudine esortandoli aH'umiltà cristiana.
L'intesa che si stipula con
la Repubblica italiana circa l’8
per mille non è provvidente poiché ha l'aspetto di collaborazione con coloro i quali si sono
sempre rifiutati di spendere bene, a favore dei poveri e degli oppressi, il denaro pubblico proveniente dalle tasse e dalle imposte. Satana è astuto, è spirito
immondo, quindi seduttore.
Quando invita alla collaborazione, sotto, trama qualcosa che
l’uomo carnale non riesce a discernere. E’ la rinuncia a se stessi che ci unisce nella fede che
è Cristo, unico esempio di redenzione e di salvezza.
La sfida del nostro tempo è
pertanto quella di trovare dei
valori comuni che trascendano
ogni particolare cultura ed elevino la dignità di tutta la famiglia che appartiene a Dio. Nessun valore che sia in rapporto
con gli altri, strumentale o condizionato culturalmente, può porci in una giusta prospettiva. Una
com.unità che dicesi cristiana non
può basarsi unicamente sul proprio giudizio per accertare l’autenticità di un valore; è qui che
nasce il desiderio dell’uomo di
confrontare il proprio pensiero
con qualcosa di eterno, immutabile, certo.
Salvatore La Bionda
FIRMERÒ’ PER
GLI AVVENTISTI
Mi riferisco alla lettera del moderatore pubblicata sul numero
del 4 maggio. Sono perfettamente d'accordo con quel che afferma circa il sistema dell’8 per
mille in relazione al sistema contributivo tedesco.
Convengo pure sul fatto che
in Italia nessuno può non contribuire alla detrazione dell’S per
mille comunque destinato ad in
terventi sociali e d’aiuto al terzo mondo, ma non riesco a capire perché si voglia impedirmi
di distribuire la mia quota come meglio credo per gli stessi
scopi.
Personalmente firmerò per la
chiesa avventista perché so che
quei soldi non serviranno per finanziare tale chiesa, compito
questo esclusivo dei suoi membri, bensì per attività a carattere sociale.
Non vorrei sembrare mordace,
ma temo di intravedere in noi
il timore d’essere incapaci a ben
gestire un simile fondo (?).
Bruno Lombardi Boccia
SONO SEMPRE
SOLDI NOSTRI
Mi sembra che la lettera del
nostro moderatore (n. 18 del
giornale), pur con tutto il rispetto che gli è dovuto, meriti una
brevissima replica.
Non conosco, nemmeno approssimativamente, quale equilibrio
riesca a dare lo stato tedesco
tra le entrate, volontarie, ottenute con la « imposta ecclesiastica » e le spese per le chiese, ma
un po’ di personale esperienza
economica mi induce a ritenere
che si tratti di un equilibrio estremamente instabile. Sono pertanto certo che, se in un determinato periodo di tempo le entrate fossero decisamente inferiori alle spese, mai e poi mai
Famministrazione tedesca consentirebbe il licenziamento di alcuni ministri del culto o lascerebbe diventare pericolanti i templi. Ed allora non resterebbe che
ricorrere ai denari... provenienti
da altre fonti.
Ma la questione principale, a
mio parere, è un’altra. Prescindendo dal concetto cristiano che
tutti i beni della terra appartengono a Dio e che noi ne siamo
solamente usufruttuari, concetto
che, mi sembra, non è stato richiamato nemmeno nella lettera
del moderatore, rimane, secondo
me, il senso laico dello stato democratico moderno secondo cui
tutto quello che una volta si diceva appartenesse allo stato è
in realtà proprietà dei cittadini
che delegano, con il loro voto,
i propri rappresentanti per amministrare tali beni. A maggior
ragione quando i cittadini, tramite i loro delegati, decidono di
devolvere una percentuale di
quanto raccolto a scopi umanitari, lasciando ai singoli gruppi
la facoltà di gestire anche direttamente la parte di loro spettanza, si tratta sempre di denari dei
cittadini. E’ ora di finirla con la
pessima abitudine di profondersi in ringraziamenti e genuflettersi ogni volta che amministrazioni dello stato, delle regioni,
dei comuni, destinano una certa somma a determinati fini utili; non hanno compiuto che il
loro sacrosanto dovere, con i
nostri soldi.
A proposito infine dell’autorità del Sinodo vorrei ancora aggiungere che, quando si sono invitate le chiese a dibattere e votare intorno ad una certa questione, si ha il dovere di prevedere in qualche maniera, anche
contro la prassi, tenere nel debi
to conto questa specie di « referendum » che è stato indetto.
Noti sembra lecito che, dopo aver
provocato un dibattito che ha
coinvolto tutti, dopo che i singoli sono stati più volte sollecitati ad esprimere il loro desiderio, la decisione venga demandata ad una burocratica oligarchia
senza che i delegati che partecipano al Sinodo abbiano, per
queste particolari decisioni, un
mandato ed un potere chiaramente in rapporto con quanto i
loro rappresentati hanno liberamente espresso.
Reto Bonìfazi
RIPRENDERE
LA DISCUSSIONE
In un momento di grande indecisione come quello che stiamo passando riguardo alla destinazione del famoso 8 per mille, vorrei segnalare all’attenzione dei lettori di questo settimanale evangelico d’informazione
la situazione venutasi a creare
nella piccola comunità di Siena,
di cui faccio parte.
Accanto al nostro tempio si
trova un bell’edificio in stile neoclassico che nel 1889 fu donato
dal sig. Comandi alla nostra comunità, allora molto fiorente e attiva, perché ne fosse fatto un uso
rigorosamente evangelico (scuola, convitto, altre attività socioculturali comunitarie).
Da allora sono passati tanti
anni e ai giorni nostri questo
edificio (di proprietà della Tavola valdese) è caduto in uno
stato talmente fatiscente da essere dichiarato inagibile.
Così oggi la situazione è la seguente: il piano terreno del suddetto edificio è stato in parte
ristrutturato, mentre il piano superiore e il tetto sono stati lasciati nel più completo abbandono perché la Tavola valdese non
ha mai trovato disponibilità finanziarie per poter affrontare
tali spese.
Interpellata varie volte dalla
comunità, la Tavola ci ha risposto che probabilmente si deciderà la vendita dell’immobile a
persone o società estranee all’ambiente evangelico oppure si
darà in affitto a terzi, che si dovrebbero accollare l’onere del restauro, da scontarsi poi negli anni a venire usufruendo dell’immobile stesso.
Visti le origini del dono e gli
scopi per cui era stato dato, a
me pare (e non solo a me, ma
anche a molti della comunità)
che queste proposte non possano essere accettate, perché pensate che testimonianza potremmo ancora dare qui a Siena (città fortemente radicata nel cattolicesimo) se sopra l’abitazione del nostro pastore venisse a
collocarsi che so, uno studio immobiliare o finanziario, un’assicurazione, se non addirittura, come ci sembra di aver sentito ventilare. un ufficio bancario?
A me sembra che l’organo della Tavola valdese preposfo alla
gestione degli stabili non abbia
realmente capito l’importanza
che può avere per una città come Siena, situata ad appena 50
minuti d’auto da Firenze, al centro dell’Italia, avere a disposizione un immobile di questa por
tata e in un punto centrale della città, dove è situato.
Penso alle enormi possibilità
d’impiego con le chiese estere,
che sono sempre alla ricerca di
un punto d’appoggio per visitare
la nostra nazione e soprattutto
la Toscana, anche in vista degli
armi a venire, in cui avremo sicuramente un notevole aumento
del flusso straniero per l’apertura delle frontiere in Europa,
penso alle innumerevoli occasioni di scambi culturali, di convegni, di attività ricreative, umanitarie e sociali a cui potrebbe
venire destinato questo immobile.
Ho spiegato tutto questo per
arrivare anche a toccare il tasto
dolente dell’8 per mille, ora io
domando: ma se, come ci è stato più volte ripetuto, la Tavola
valdese si trova in difficoltà finanziarie tali da dover arrivare
al punto di decidere la vendita
o comunque la perdita della disponibilità del suddetto immobile a favore di società o di personaggi totalmente estranei all’ambiente evangelico, perché
non avere la possibilità anche
noi valdesi di poter decidere che
il nostro piccolissimo, ma pur
sempre significativo contributo
dell’S per mille dell’Irpef dovuto
allo Stato italiano possa essere
dirottato nelle casse della nostra chiesa anziché in quelle della Chiesa cattolica, come certamente andrà a finire, anche e
soprattutto in barba a tutti quelli che non metteranno nessuna
firma?
Mentre scrivo ho davanti a me
la documentazione del modello
740 che mi accingo a compilare
ma onestamente, con tutta franchezza, non posso dire di aver
ancora deciso dove mettere la
firma; perché sicuramente una
firma la metterò, anche se rischierò di fare una scelta sbagliata.
Sarà comunque una mia scelta e non ho nessuna intenzione
di delegare lo Stato italiano a
decidere al posto mio, secondo
le percentuali dei consensi ricevuti.
Chiedo comunque agli organi
competenti che questo argomento venga gentilmente rimesso in
discussione al prossimo Sinodo
e che almeno per l’anno prossimo anche noi valdesi possiamo
avere la possibilità di scegliere
in completa libertà anche a favore della nostra denominazione
(senza obbligo per nessuno, naturalmente) e che per decisioni
di questa portata e rilevanza economica anche le chiese locali
possano dire la loro opinione ed
essere ascoltate, perché tali decisioni passano in ogni modo
sulla pelle di tutti noi.
Scusate la franchezza, ma era
un argomento che sentivo proprio di dover esternare a tutti.
Antonio Capannoli
FIRMERÒ’ PER I
PENTECOSTALI
Malgrado sia totalmente contrario a qualsiasi rapporto concordato economico - finanziario giuridico tra lo Stato e le singole
comunità di credenti, di fronte
alla realtà del modulo fiscale ed
Giorgio Cardiol
alla distribuzione dell’8%o del
mio reddito ed onde evitare che
questi finisca a favore della chiesa cattolica, segnerò come destinazione le Assemblee di Dio (pentecostali) nel preciso ricordo della loro bella testimonianza « politica », che, in questo secolo di
totalitarismi (fascista, nazista, comunista) fu sempre e dovunque
quella di preferire le loro galere
e i loro gulag piuttosto che salire con devoto e ricorrente collaborazionismo le scale del palazzo
del principe di turno: una testimonianza « politica » della fede
sempre allineata con i tempi lunghi della razionalità della storia,
e che non tutte le denominazioni
cristiane possono vantare.
Aurelio Mauri Paolini
SONO
INSODDISFATTO
Grazie innanzi tutto al nostro
giornale per aver accolto la mia
richiesta (n. 49/89) di dare spazio ad uno scambio di vedute
sulla destinazione dell’IRPEF ’89.
Interessanti gli interventi, anche se — ormai quasi alla resa
dei conti — non posso dichiararmi soddisfatto.
Tutti d’accordo per l’apposizione della famosa crocetta.
Tutti d’accordo perché la crocetta non si trasformi, tra l’altro,
in sostentamento del clero.
Personalmente non sono d’accordo sulla scelta che due pastori fanno (n. 8/90 e 12/90) per
la destinazione allo stato, quando
ci troviamo di fronte alla necessità da parte del Senato dell’approvazione, avvenuta lo scorso mese
di aprile, di una legge con pene
severe per le corruzioni di pubblici ufficiali.
Vorrei evidenziare, in aggiunta
a tale implicita ammissione di
corruzione nell’utilizzo di beni
dello stato (di ogni natura), la
vergognosa lotta da parte dei
partiti politici perché le leve di
comando dei vari enti allo stato
legati, vengano loro attribuite allo scopo ben noto di trarne vantaggi di varia natura dirottando
in tangenti parte delle entrate (ed
è noto che l’IRPEF è, indirettamente, una componente di tali
entrate).
Tralascio, per ora, tutte le
altre considerazioni sull’accoglimento o meno da parte valdesemetodista dell’8%o; sarà argomento da trattare al prossimo Sinodo, con la speranza che le imperfezioni di procedura verificatesi nella votazione al Sinodo '88
— e che non è stato possibile
mettere subito in evidenza proprio per una di tali imperfezioni
— non abbiano a ripetersi.
Ugo Zeni
l’eco
delle valli valdesi
Via Pio V n. 15 - 10125 Torino
tei. 011/655278.
Registrazione n. 175 Tribunale di
Pinerolo. Resp, F. Giampiocoli.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pellice.
3
25 maggio 1990
commenti e dibattiti
DÍBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Comunità di base:
noi scegliamo lo stato
Nei vari moduli di dichiarazione dei redditi (101, 201, 740), da
quest’anno, saremo chiamati ad
apporre una firma in una delle
4 caselle dei destinatari dell’S
per mille: lo Stato, la Chiesa
cattolica. Avventisti del 7«> giorno, Assemblee di Dio.
La percentuale che andrà allo
Stato sarà usata per scopi sociali e in aiuti al terzo mondo, il
resto servirà per il sostentamento dei ministri e per le necessità generali delle 3 chiese nella
percentuale ad esse assegnate dai
dichiaranti.
Noi invitiamo a non appoggiare questo sistema e a barrare la
casella Stato: dimostrando come
cittadini una laicità nei fatti e
una volontà di più corretta gestione della cosa pubblica.
Come credenti una fiducia nella chiesa povera ed evangelica,
che saprà trovare un’indipendenza anche economica e mezzi di
autentico aiuto alle comunità e
ai fratelli più poveri, al di fuori
di una logica concordataria che
tanti danni continua a fare al
paese e alla chiesa.
Quando la C.E.I., nel suo opuscolo ufficiale, parla di una chiesa « in cui ogni comunità è in
grado di sostenere economicamente i propri sacerdoti, di provvedere alle necessità della chiesa e delle strutture ad essa collegate... » vuole riierirsi alla prassi delle prime comunità cristiane, i cui membri destinavano il
10% dei propri averi (decime)
alla comunità stessa. Le decime
venivano ridistribuite tra i fratelli in difficoltà, per il culto, per
sostenere i presbiteri, ecc.
Le intenzioni ufficiali sono buone, anche perché il sistema del
finanziamento diretto (la congrua) è stato riconosciuto come
poco evangelico, ma la pratica
I DISTRETTO
A chi l’8 per
mille delle
nostre tasse?
Entro il, 31 maggio bisogna presentare la dichiarazione dei redditi (mod. 740 o mod. 101 o
mod. 201).
Le chiese valdesi hanno rifiutato la possibilità di ricevere dallo
stato l’8 per mille dell’IRPEF
perché
— pensano che la chiesa debba
essere finanziata dalle offerte
dei fedeli;
— pensano che la chiesa non
debba essere condizionata
nemmeno finanziariamente
dallo Stato.
Anche se lo Stato sinora rinuncia ad informare i cittadini
su come impiegherà l’8 per mille ti chiediamo comunque di apporre la tua firma in una delle
caselle.
Se non scegli finanzi comunque
la chiesa cattolica, perché l’attribuzione dell’8 per mille avviene sulla base delle scelte espresse.
Perciò se soltanto il 10 per
cento dei contribuenti firma il
riquadro e di questi il 70 per
cento sceglie la chiesa cattolica
quest’ultima prenderà il 70 per
cento degli 800 miliardi disponibili.
La Commissione Esecutiva
Distrettuale delle Chiese
Valdesi delle Valli.
(distribuito nelle chiese del
I distretto)
della nuova legge pare voler lasciare tutto come prima. La chiesa cattolica dice di voler voltare pagina, ma con una legge ambigua che riconferma la necessità e la volontà di continuare ad
appoggiarsi economicamente allo Stato.
E’ vero che si lascia ai fedeli
la facoltà di scegliere la percentuale da destinarsi alla chiesa
con una semplice firma, ma l’8
per mille del gettito Irpef verrà
elargito comunque secondo quanto stabilito dai soli dichiaranti
anche per la parte di chi non
dichiara nulla.
Questo dimostra come la Chiesa cattolica non sia ancora matura e indipendente dallo Stato,
rifiutando incentivi economici
che sono stati rifiutati da valdesi, ortodossi... e da quasi tutte
le altre chiese.
Con la campagna a favore dell’8 per mille la Chiesa cattolica
ci invita a diminuire la nostra
quota di imposte.
Tra i vari modi per eludere
le imposte ora ci sarà anche qu&
sto. Se è vero che spesso il denaro pubblico è mal amministrato, non è invitando a versare di
meno che si migliorerà la gestione dei beni pubblici.
Altra cosa che, secondo noi, si
ispira .poco al Vangelo e alle prime comunità cristiane è la cen
tralizzazione di tutti i miliardi
presso l’Istituto centrale di sostentamento del clero, mentre le
comunità più ricche dovrebbero
dare a quelle più povere.
Secondo il nuovo sistema sarà sempre il centro, mediante
un’assegnazione di punteggi, che
dovrà individuare i vescovi, parroci e sacerdoti vari che riceveranno di più o di meno.
Anche le normali offerte dei
fedeli verranno centralizzate, perché solo queste daranno l’opportunità di auto ridursi la base imponibile.
Del resto nell’opuscolo diffuso
davanti alle parrocchie la chiesa viene messa sullo stesso piano di altri apparati statali, « difesa, sanità, parlamentari, uscieri » (testualmente), come se si
trattasse di un obbligo del cittadino.
Tutto questo ci pare vada contro la trasparenza, il legame tra
fedeli e comunità territoriale,
una reale indipendenza tra Stato e chiesa e il ruolo di esempio
e di autentica solidarietà che dovrebbero dare le comunità ecclesiali.
Comunità cristiana di base,
Corso Torino 288, Pinerolo - Comunità cristiana di base di Cavour - Comunità cristiana di base di Candioio - Comunità cristiana di base di Piossasco
SONDAGGIO DI « REPUBBLICA »
Alla Chiesa cattolica
640 miliardi
Lei pensa di sottoscriven
o ha già sottoscritto
a favore della Chiesa o
dello Stato?
NON SOTTOSCRIVERÒ
A FAVORE DI ALCUNO 8,6
SÒ32
UN. CHIESE CRIST.
AVVENTISTE DEL
7- GIORNO 0,3
Il 47 per cento degli intervistati è d'accordo sul versamento dell'8 per
mille delTIrpef alla Chiesa cattolica
Il quotidiano « La Repubblica » ha fatto condurre dall’agenzia Swg un sondaggio sul comportamento degli italiani di fronte alla scelta deU’8 per mille. Da
questo sondaggio deriva una
ignoranza generalizzata della legge, soprattutto per quanto riguarda il meccanismo di ripartizione percentuale delle somme. Pochi (l’ll%) rispondono esattamente al quesito. Si evidenzia
cioè la totale disinformazione.
Ma quanto ha fatto lo Stato per
informare correttamente i cittadini? Poco o niente, a meno che
si ritenga sufficiente la lettura
delle istruzioni per la compilazione dei modelli 740, 101, 201.
L’altro dato interessante che
si può desumere dall’indicazione
delle scelte (vedi disegno sopra)
è l’ipotesi di quanto percepiranno i vari enti. Se si considerano
le non risposte al sondaggio come scelte non espresse si avrà
la seguente ripartizione: aUa
Chiesa cattolica il 79,8% della
somma (nonostante il solo 47,6%
delle scelte, in quanto la percentuale di attribuzione andrà fatta
solo sull’universo del 59,4% di
contribuenti che ha scelto), cioè
638,5 miliardi, allo Stato 159,2
miliardi, agli avventisti 2,4 miliardi, nulla ai pentecostali. Ma
è probabile che i risultati finali
si discosteranno di molto dal
sondaggio, almeno per quanto
riguarda le chiese evangeliche.
INTERVENTO
Gli italiani di fronte al fattore «C»
Il moderatore ci ha inviato questo articolo sull’&%o che era stato preparato ed inviato ad alcuni
quotidiani per la pubblicazione.
Nessuno ha ritenuto di doverlo
pubblicare.
Con una firma negli appositi spazi sui moduli della dichiarazione dei redditi, quest’anno
per la prima volta i cittadini
italiarii contribuiranno ad assegnare quote dell’8 per mille
del gettito globale dell’IRPEF destinato in parte a scopi di interesse sociale, di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione
della Chiesa cattolica. Così ha
stabilito la legge 222/85 che traduce in campo finanziario il
Concordato. Quote dell’8 per
mille saranno assegnate, secondo le scelte dei cittadini, anche
ai pentecostali delle Assemblee
di Dio in Italia e agli avventisti deirUnione delle Chiese cristiane avventiate del 7" giorno;
inseritesi successivamente nell’alternativa Stato-Chiesa cattolica con le leggi che regolano i
loro rapporti con lo Stato, queste Chiese evangeliche hanno
scelto di devolvere le loro quote a scopi sociali o umanitari.
E’ chiaro che un buon numero di cittadini si esprimeranno
a favore della Chiesa cattolica,
orientati dalle loro convinzioni
e dalla campagna propagandistica cattolica. E’ altrettanto probabile che minima sarà la percentuale di coloro che sceglieranno lo Stato, per la ben nota
sfiducia del cittadino nei suoi
confronti e che ugualmente limitato sarà il numero dei « voti
fiscali » che raccoglieranno pentecostali e avventisti, sconosciuti ai più. Le « schede bianche »
di questa singolare « votazione »
contribuiranno dunque a contenere ,il gettito dell’8 per mille
di cui beneficerà la Chiesa cattolica? Al contrario. Le astensioni
lo moltiplicheranno.
Se infatti è ormai abbastanza
noto nelle grandi linee il sistema con cui Stato e Chiesa cattolica si sono accordati per sostituire al vecchio finanziamento della « congrua » una più
moderna modalità di finanziamento pubblico (deducibilità
dall’imponibile degli importi versati per il sostentamento del clero fino a un massimo di 2 milioni, e destinazione alla Chiesa
cattolica, appunto, di una parte deU’8 per mille del gettito
globale dell’IRPEF), molto meno
noto è il meccanismo di assegnazione dell’8 per mille. La
destinazione di questa parte dell’importo dello Stato (ammontante attualmente a più di 800
miliardi) sarà determinata dalle
scelte dei contribuenti. Ma in
caso di « scelte non espresse »,
precisa la legge concordataria, la
relativa destinazione sarà stabilita in proporzione alle scelte
espresse. Se cioè per esempio
solo il 10% dei contribuenti esprimerà una scelta e di questi
8 su 10 si pronunceraimo per la
Chiesa cattolica, questa percepirà
non già l’8 per cento bensì l’80
per cento dell’intera somma da
attribuire. Il rapporto di 8 a 2
(o qualsiasi altro si verifichi all’interno delle scelte espresse)
servirà infatti a ripartire proporzionalmente le « scelte non espresse ». E così, tutti coloro
che per distrazione, incomprensione, disinformazione ,o per
qualsivoglia altro motivo non avranno espresso alcuna scelta, si
troveranno ad aver moltiplicato
le scelte a favore della Chiesa
cattolica.
Gli evangelici italiani protestano contro questo meccanismo
che, come uno specchio deformante, altererà i lineamenti del
nostro paese. Tra di loro vi sono posizioni diverse in merito
alT8 per mille. Avventisti e pentecostali, per esempio, hanno
scelto di avvalersene e insieme
di fruire della deducibilità delle
offerte dirette alle loro chiese.
Valdesi e metodisti invece, pur
registrando al loro interno posizioni molto diverse, nel 1988
hanno ritenuto di non dover
addivenire in quel momento ad
una trattativa con lo Stato in
materia dell’8 per mille, mantenendo aperto il discorso sulla
deducibilità delle erogazioni liberali. Ma tutti gli evangelici italiani, favorevoli o contrari aH’8
per mille come forma di finanziamento delle organizzazioni religiose, sono comunque unanimi neH’affermare che nella ripartizione dell’8 per mille delriRPEF debbano essere attribuite soltanto quote corrispondenti alle scelte espresse dai
contribuenti. In tal senso avventisti e pentecostali rinunciano a
favore dello Stato — secondo
quanto è espressamente stabilito
dalle due leggi menzionate — alla ripartizione proporzionale delle scelte non espresse.
Grazie alla moltiplicazione delle scelte, il nostro paese conoscerà invece un gonfiamento
del fattore « C ». Non è la prima volta. Lo si sta già sperimentando nel campo dell’insegnamento della religione cattolica, dove il 90 per cento delle
scelte a favore deH’insegnamento cattolico è ottenuto con una
serie di mezzi impropri (centralità dell’ora di religione nell’orario scolastico, indeterminatezza
del programma alternativo all’insegnamento cattolico al momento dell’iscrizione, divieto di lasciare la scuola per chi non intende avvalersi né delTinsegnamento cattolico né delle attività alternative, « voce in capitolo » dell’insegnante di religione
nel consiglio di classe, ecc.). Ora
un gonfiamento simile lo si sperimenterà anche nel campo tributario con mezzi altrettanto
impropri, con la strumentalizzazione della massa di coloro che
per i motivi più diversi si asterranno. E, anche qui, con una
forzatura antidemocratica che
consiste nel presentare al citta
dino una scelta tra due o più
opzioni privandolo del corollario indispensabile alla libertà
di qualsiasi scelta reale: la possibilità di una effettiva non scelta.
Nessuno vuole impedire alla
Chiesa cattolica di mobilitarsi e
di mobilitare quanti accettano la
sua indicazione, a scuola per una scelta a favore dell’insegnamento religioso, all’Ufficio delle
imposte per una scelta a favore del sostentamento del clero.
Ma alla Chiesa cattolica si può
e si deve chiedere di portare
avanti il proprio progetto basandolo soltanto sulla propria
capacità propositiva e senza riversarne il carico o il costo su
chi non partecipa alle sue scelte.
Forse un giorno princìpi come
questo sostituiranno le attuali
norme privilegiarie, come conseguenza di una revisione interna della Chiesa cattolica o sulla
base della spinta di imo Stato
più consapevole delle proprie
responsabilità (in Spagna da due
anni vige un sistema simile all’8 per mille, ma là lo Stato non
ha acconsentito alla ripartizione proporzionale delle scelte non
espresse). E nel frattempo?
Lavorando in quella direzione, si
tratta oggi di limitare al massimo la distorsione che il meccanismo di ripartizione delT8 per
mille introdurrà nel nostro paese. Ciò significa per ciascuno
l’impegno ad operare una scelta
in modo da ridurre il più possibile la ripartizione proporzionale delle scelte non espresse. Mentre per molti la scelta sarà fay
Cile, può darsi che molti altri si
trovino a disagio di fronte alle
quattro possibilità previste, non
riconoscendosi in nessuna di esse. Non importa, scegliamo comunque ciò che più si avvicina
al nostro sentire. Meglio il disagio di una scelta attiva, sia pure inadeguata, piuttosto che l’essere oggetti passivi di una strumentalizzazione.
Franco Giampiccoli
4
eciimeiiismo
25 maggio 1990
INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE DI CHIESE TEDESCHE
PARLA LASZLO TOEKES
Dopo il crollo dell’Est Sono rimasto solo
La Germania riunificata lascia intravvedere anche delle ombre - L’elemento economico non deve prevalere sull’umanità e sui suoi valori
Una delegazione della chiesa
evangelica della Renania, guidata
da un vecchio amico dei valdesi, Gerhard Noelle e di cui faceva parte il nuovo Praeses Peter
Beier, ha recentemente partecipato alla inaugurazione della nuova Casa valdese di via Farnese
a Roma. Sulla strada verso casa
il gruppo ha soggiornato alle Valli: visita agli istituti, luoghi storici, Agape. C’è stato anche il
tempo per allestire una rapida
tavola rotonda in redazione sulla
Germania del dopo-muro. «Credo che ì timori riguardo ad una
nuova Germania riunificata che
diventi troppo forte non siano infondati — dice Beier —; dobbiamo avere l’umiltà d’informare e
coinvolgere maggiormente i nostri vicini nello sviluppo politico
del Paese».
Come vanno le cose in Germania Orientale?
« La mia paura è che l’elemento economico prevalga sull’umanità e che si cancellino con un
colpo di spugna valori importanti che pure sono stati coltivati; i
pensionati e i disoccupati rischiano di essere le fasce sociali più
colpite nella RDT ma — aggiunge Beier — non vedo solo problemi nel nuovo corso. Vedo soprattutto speranze ».
Non c’è il rischio, presi come
siete dalle faccende tedesche dell’Est e dell’Ovest, che vi dimentichiate dell’Europa?
« Non tanto quello ma questo è
il rischio, che l’essere travolti dalle nuove prospettive ci faccia dimenticare il Terzo Mondo. Riten
go che come credenti una delle
nostre priorità debba essere
quella di cercare di superare le
disparità tra Nord e Sud del
mondo : non possiamo fare di
questa nostra Europa un bastione di difesa contro la povertà
che bussa alle nostre porte ».
Qual è lo stato di salute in Renania deH’ecumenismo?
« Le relazioni ecumeniche alla
base sono ispirate alla cooperazione; molti cristiani progettano
e riflettono insieme. A livello di
gerarchie i rapporti personali
sono improntati alla correttezza,
ma la teologia ecumenica segna
il passo. Non si progredisce. C’è
evidentemente qualcosa che non
funziona. Di fronte al secolarismo e aH’indifferenza la chiesa
cattolica, a livello gerarchico, ha
aumentato la propria prudenza.
Non dobbiamo tuttavia squalificare chi non è sulle nostre posizioni. Occorre capire. Nelle nostre chiese sta per essere
pubblicato un fascicolo che raccoglie gli spunti più interessanti e concreti del processo conciliare. Ci interessa molto sviluppare a livello locale la tematica
di ’’pace, giustizia, conservazione
del creato”. L’interesse su questi
pimti è in forte aumento. In
quanto aH’esprimersi, in sede
ecumenica, ad ima sola voce mi
pare che il cammino per giungere a tanto sia ancora parecchio
lungo. L’assenza ufficiale della
curia di Roma nell’organizzazione dell’incontro mondiale di
Seoul parla di per sé e ci ricorda
una diversità ecclesiologica che
non può essere minimizzata ».
MOZAMBICO
Assassinio politico
Un medico che lavorava per conto della chiesa
presbiteriana ucciso dai banditi della Renarne
La mattina del 2 maggio scorso, mentre si recava per ragioni
del suo lavoro da Xinavane a
Manhica nel sud del Mozambico, il dottor René Gagnaux è
stato assassinato dai bandidos
armados della Renamo.
La terribile notizia ha fortemente colpito la chiesa presbiteriana del Mozambico e le chiese della Svizzera romanda, e con
loro tutte le chiese della CEVAA.
Il dottor Gagnaux era partito
per il Mozambico nel 1964, inviato del Département Missionaire
svizzero per lavorare negli ospedali della chiesa presbiteriana.
Dopo l’indipendenza del paese,
con la nazionalizzazione degli ospedali, egli aveva continuato la
sua opera nel servizio sanitario
mantenendo però stretti legami
con le chiese.
Così Anne Marie Sauter ricorda sulla « Vie protestante » la figura del medico svizzero: « René Gagnaux aveva una grande
passione: la medicina al servizio di un popolo, quello mozambicano. All’una ed all’altro egli
aveva consEicrato la sua vita.
Non importava quando, non importava come, di notte come di
giorno, nelle situazioni più difficili, curava quanti venivano a
lui. Era il medico dei ministri
come dei più umili, e questo gli
aveva procurato una grande fama in tutto il sud del Mozambico. Era della razza dei pionieri. Aveva ottime competenze
mediche, ma anche un acuto senso pratico, che gli ha consentito
di continuare la sua opera in
condizioni incredibilmente precarie. Testardo ed audace, non
Impressioni sulla chiesa valdese dopo questo viaggio in Italia?
« Sento un grosso rispetto —
continua Beier — per la vostra
storia di ieri e per il vostro attuale impegno nella società italiana. Le affinità tra voi e la nostra chiesa credo affondino le loro radici neH’esperienza della
chiesa confessante sotto il nazismo, ovvero nella teologìa di Barman: un resistere contro l’ingiustizia e un costruire un’alternativa in positivo. Personalmente desidero impegnarmi affinché questa nostra stretta parentela teologica non stinga in una teologia
del sentimento ».
Nella vicina Francia mancano
50 pastori alla chiesa riformata,
in Italia il numero dei pastori
scarseggia, anche se non siamo a
livelli allarmistici ; soltanto in
Germania c’è sovrabbondanza di
studenti in teologia protestanti.
« D’accordo — dice Beier —
ma non è detto che tutti gli
studenti diventeranno pastori.
Sono molti, questo è vero, ma se
vogliamo, come credo sia giusto
fare, trasformare una chiesa di
popolo in una chiesa comunitaria avremo bisogno di tutti i teologi possibili. Ogni tanto esportiamo all’estero qualche giovane
pastore; spero che siate contenti
della nostra produzione...».
Beier ha la battuta facile. Conosce l’Italia, è stato spesso in.
Sicilia. Adesso ha qualche amico
in più per entrare nelle realtà
della « terra dove fioriscono i
limoni ».
Giuseppe Platone
« Il pastore Làszló Tòkés afferma di essere stato abbandonato dalle organizzazioni internazionali delle chiese »: sotto questo titolo il Lutheran World Information (mensile della chiesa
luterana) di aprile riporta la sintesi di una lunga intervista che
il noto pastore riformato, resistente di Timisoara, in Romania,
contro il passato regime di Ceausescu ha rilasciato all’autorevole quotidiano norvegese « Aftenposten ».
« Una delle più grandi delusioni della mia vita — afferma Tokés — è stata l’esperienza che
ho vissuto di totale abbandono
da parte delle chiese all’estero;
durante la mia opposizione alla
dittatura né il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) di Ginevra, né l’Alleanza riformata mondiale (ARM) si sono dimostrati
disposti ad appoggiarmi (...). Ginevra sapeva che la leadership
della chiesa riformata rumena
era corrotta, ma non ha preso
iniziative al riguardo; per loro
ero semplicemente un elemento
che disturbava e che per anni aveva litigato con i propri vescovi
(...). Benché la chiesa in cui lavoravo si fosse schierata accanto ai neri nella lotta contro l’apartheid e Allan Boesak, pastore sudafricano e presidente dell’ARM, ci esprimesse la sua gratitudine per la nostra presa di posizione, quando la battaglia per
la vita o per la morte infuriava
in Romania egli ed altri pezzi
grossi dell’ecumenismo ci hanno
ignorato (...). I leader ecclesiastici occidentali sono venuti qui
sempre in veste di diplomatici,
hanno ostentato uno stile di vita più simile a quello dei politici che a quello dei testimoni
di Dio che cercano la verità (...);
il vescuvu Papp che per 10 anni
ha distrutto, insieme agli uomini della Securitate, il lavoro della chiesa era sempre accolto nei
suoi viaggi in Occidente con il
massimo degli onori. Non per
nulla è fuggito ».
A proposito della chiesa ortodossa romena il pastore Tòkés
(che nel frattempo è diventato
vescovo) aggiunge; « Non credo
di esagerare affermando che la
chiesa ortodossa rumena era
completamente nelle mani del
dittatore. Oggi tutti i metropoliti affermano di avere odiato il
vecchio regime. Ma la verità è
un’altra. Quando gli agenti della
Securitate spararono sulla folla
a Timisoara e molte persone tentarono disperatamente di entrare nella cattedrale ortodossa, il
metropolita fece chiudere i portoni e respinse i dimostranti verso i soldati. Sulle scale della chiesa morirono dissanguate molte
persone, specialmente donne e
bambini. Quest’uomo di chiesa,
le cui mani grondano sangue, è
ancora vescovo di Timisoara. (...)
la mia accusa contro le chiese
occidentali è contro la loro indifferenza; noi abbiamo fatto la
nostra rivoluzione malgrado questa indifferenza nei confronti della tragedia che vivevamo, facciano ora le chiese occidentali una
confessione di peccato ».
Molto dura la presa di posizione di Tòkés; nessuno può negargli una coerenza e un coraggio nella sua battaglia che sono
stati determinanti nella sollevazione di Timisoara e di li di tutta
la Romania che oggi, con le nuove elezioni, volta pagina.
Proprio per la credibilità che
Tòkés ha acquistato, pagandola
di persona, le sue accuse ci spin
gono all’autocritica. q._ p
L’ora d’aria
rinunciava facilmente. Quest’anno, per esempio, si era messo a
ricostruire l’ospedale che l’anno scorso i ribelli avevano distrutto.
Ha sempre affrontato dei rischi per portare a termine il suo
lavoro. In questi ultimi anni, nelle condizioni di guerra e di insicurezza che rendevano pericolosi gli spostamenti fuori delle
città, non esitava a percorrere
lunghi tragitti per soccorrere i
malati o i feriti di guerra ».
L’opera destabilizzatrice della
Renamo, voluta dal Sud Africa,
continua dunque la sua azione
di distruzione e di morte, colpendo soprattutto chi opera nel
campo sanitario od educativo
per mettere completamente in
ginocchio il Mozambico.
Pensiamo alla chiesa presbiteriana del Mozambico, già duramente provata da altri morti
e distruzioni negli anni scorsi,
che piange oggi uno dei suoi figli adottivi e che deve continuare la sua testimonianza in situazioni sempre più difficili.
La notizia della morte del dottor Gagnaux viene ad aggiungersi alla notizia della scomparsa
di un giovane envoyé francese.
Nils Recordon, in Nuova Caledonia , misteriosamente sparito
in una partita di pesca subacquea il 24 marzo scorso. Era insegnante presso il collegio di
Taremen nell’isola di Maré dal
mese di febbraio 1990. Il nostro
pensiero solidale va anche a
queste due altre chiese della
CEVAA, quelle della Nuova Caledonia e della Francia.
R. C.
(segue da pag. 1)
giurisdizionale non sarebbe solo
del giudice amministrativo (che
giudica invece sugli interessi legittimi), ma del giudice ordinario.
E ciò complicherebbe molto la vicenda giurisdizionale dell’Irc.
L’intervento in giudizio della
Conferenza episcopale italiana,
che, incidentalmente, richiede anche l’intervento in giudizio « della Santa Sede (cioè di uno stato
straniero: il Vaticano) quale ente esponenziale della Chiesa cattolica », tende a rendere più difficile
tutta la questione.
Per la Cei, assistita in giudizio
dai professori Giuseppe Guarino
e Francesco Gaetano Scoca, infatti, il diritto ad uscire degli studenti
mette in questione addirittura il
nuovo Concordato. Lo sappiano
tutti. Questo è il messaggio che la
Cei ha voluto lasciare alla meditazione delle forze politiche in vista dei numerosi adempimenti che
lo Stato deve ancora fare per dare attuazione al Concordato. Su
questa posizione la presidenza della Cei si era già espressa in passato e la presidenza Andreotti aveva capito, bloccando l’iter delle Intese con le confessioni religiose, in
primis quella con le chiese battiste. Prima si farà una legge sulla
libertà religiosa in Italia, valida
per tutti, nella quale si definiranno
una serie di punti fermi e poi chi
vorrà potrà avere la sua Intesa.
Intesa che comunque non potrà
contenere norme che diano adito
a contenziosi su materie quali
Pire, l’8%o, la defiscalizzazione,
gli enti ecclesiastici, i matrimoni.
E’ questo il quadro politico nel
quale occorre valutare sia l’ordinanza del Consiglio di Stato, sia
l’intervento in giudizio della Cei, e
di conseguenza l’iniziativa delle
forze antieoncordatarie.
Le comunità di base, a questo
proposito, hanno denunciato « la
volontà di egemonia della Chiesa
cattolica, che si esplicita tramite il
Concordato in modo sempre più
arrogante anche nei confronti dello Stato, che vede menomata così
la sua sovranità ed autonomia ».
« Le comunità di base — continua un comunicato della loro segreteria nazionale — debbono purtroppo constatare che la laicità
dello Stato continua a subire menomazioni ed indebolimenti, e la
Chiesa cattolica continua ad offrire un’immagine di se stessa né
evangelica, né profetica, né povera ».
Luciano Guerzoni, docente di
diritto ecclesiastico e vicepresidente della Sinistra indipendente, ritiene l’ordinanza del Consiglio di
Stato « molto pericolosa, perché
produce un risultato grave e preoccupante: la scelta degli studenti e
delle famiglie per l’ora di religione si farà anche per il prossimo
anno sulla base delle circolari che
il TAR ha dichiarato illegittime.
E’ il risultato voluto dal ministro
Mattarella e dal pesante e indebito intervento della Cei ».
E gli evangelici, che erano stati
gli attori principali dell’impugnativa delle circolari? (Le circolari erano state impugnate da Tavola valdese, Assemblee di Dio, Unione
Chiese avventiste. Unione Comunità ebraiche. Federazione delle
Chiese evangeliche).
Per il past. Giorgio Bouchard,
presidente della Fcei, « la sentenza
della Corte costituzionale del 1989
per la chiarezza dei principi enunciati è un punto di non ritorno,
per questo aspettiamo con fiducia
un nuovo pronunciamento ^ della
Corte. Comunque gli evangelici
persevereranno nella linea intrapresa. perché è un problema di
libertà di tutti e non una semplice garanzia a tutela di una minoranza ».
Per il past. Franco Giampiccoli,
moderatore della Tavola valdese,
la costituzione in giudizio della
Cei ha un solo significato, quello
di dimostrare a tutti che « la Chiesa cattolica punta con tutte le sue
forze a conservare i privilegi sia
nella questione deU’8%o, dove ha
chiesto e ottenuto un calcolo favorevole (le scelte non espresse
non contano nell’ attribuzione
percentuale delle somme, ndr),
ed anche nella facoltatività dell’ora di religione, con l’imposizione della permanenza a scuola di
coloro che non la scelgono. Nessuno contesta il diritto della Chiesa
cattolica di effettuare i suoi progetti. Li faccia solo con la forza
di cui dispone e non con espedienti artificiosi che riguardano anche
altri che non la seguono ».
Giorgio Gardiol
Libertà e
intolleranza
(segue da pag. 1)
da Gesù a tutti i suoi discepoli
quando disse loro: «Annunziate
l’Evangelo ad ogni creatura ».
Se infatti ii cattolicesimo messicano porta ancora il carico di
non lievi responsabilità sociali di
un non lontano passato, e se si
verificano scene di fanatismo religioso come quella di tanta povera gente che si trascina sanguinante, in ginocchio, davanti alla
madonna di Guadalupe., ciò è dovuto alla mancanza di conoscenza di quell’Evangelo di Gesù Cristo che è spirito e. vita, che chiama a libertà tutte le genti e che
solo può aiutarle a credere e a
sperare in un mondo migliore.
Pietro Valdo Panasela
5
25 maggio 1990
fede e cultura 5
NOVITÀ’ CLAUDIANA
L'ombra del Galileo
Un personaggio inventato, ma verosimile, per seguire in maniera documentata scientificamente la vita ed il messaggio di Gesù Cristo
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Lo si legge tutto d’un fiato, come im giallo, desiderosi di arrivare alla fine, per vedere come
finisce. Non per nulla all’estero
è stato Un grosso successo editoriale e in Francia ha vinto il
I premio, edizione '89, del libro
reli^oso. Alludo al libro di Gerd
Theissen i su Gesù.
Veramente Gesù non lo si vede mai, o meglio lo si intravvede solo alla fine, lontano, issato
su una croce.
La trama del libro è presto
raccontata: Andrea, un giovane
commerciante di una cittadina
galilea, è arrestato casualmente
dalla polizia di Pilato. Per riacquistare la libertà deve impegnarsi a fornire informazioni ai
romani sui movimenti religiosi:
esseni, zeloti, discepoli di Gesù
ed altri. Con la copertura della
sua attività di commerciante, entra in contatto con diversi ambienti, e in particolare c»n gente che ha avuto a che fare con
Gesù. Fatalmente arriva a Gerusalemme alla vigilia della condanna di Gesù e qui s'incontra
segretamente anche con Pilato.
Tenta una difficile mediazione
per salvare la vita di Gesù e degli zeloti ma, ovviamente, questo tentativo generoso fallisce.
Alla fine Andrea si ritrova solo, ma inconsapevolmente è diventato un discepolo di Gesù.
Le parole e
il contesto storico
Il valore del libro non sta in
questa trama, chiaramente obbligata, anche se tra le migliaia di
combinazioni possibili Theissen
sceglie una formula che si dipana senza forzature e senza introdurre elementi che potrebbero alterare i dati biblici. Le parole di Gesù che « Andrea » raccoglie sono quelle stesse degli
evangeli, con una certa preponderanza di quello di Matteo (Giovanni, invece, è praticamente assente), ma calate nel contesto
storico, in quello che i tedeschi
chiamano il Siti im Leben. E
qui emerge la genialità dello
scrittore e la sua profonda conoscenza della storia e della vita palestinese del I secolo della
nostra era.
Theissen, di cui la Claudiana
ha già pubblicato una prima opera ^ ha scritto questo romanzo
storico con un intento che definirei didattico. Nell'introduzione
che, provocatoriamente, è indirizzata ad Un certo sig. Kratzinger, Theissen scrive: « Lei si domanderà quale sia lo scopo di
questo libro. Semplicemente questo: in forma narrativa vorrei
proporre im’immagine di Gesù
che corrisponda allo stato presente delle nostre ricerche, e destinata ai lettori del nostro tempo (...). Ho scelto questa forma
per mettere i risultati della ricerca scientifica a disposizione
di quanti non hanno possibilità
di accesso agli studi storici (...) ».
I diversi
piani di lettura
In ordine a questo scopo, diversi sono i piani di lettura del
libro. Un primo piano è il romanzo vero e proprio, l’invenzione del giovane Andrea, il personaggio in compagnia del quale percorriamo le strade della
Galilea, ne ammiriamo il paesaggio e i tramonti, entriamo nelle
capanne della povera gente, veniamo a contatto con gli angosciosi problemi della lotta quotidiana per resistenza, parteci
piamo all’ansia di liberazione di
un popolo oppresso, conosciamo
gli intrighi del potere.
Un secondo piano è dato dalle note a piè di pagina, che costituiscono l’ordito sul quale è costruita la trama del romanzo. Sono i riferimenti alle testimonianze degli storici di allora, a passi
degli evangeli, a documenti dell’epoca. Se il personaggio è inventato, ciò che sta dietro ad
esso è invece documentabile con
un puntiglio, direi, teutonico. Ma
anche la lettura di queste note
è in un certo senso gradevole:
si scoprono cose che si ignoravano, si riescono a leggere cose
indecifrabili. La storia parla, e
Theissen ci aiuta a comprenderne il linguaggio.
Un terzo piano è dato dalla
trovata di concludere ogni capitolo con una lettera al sig. Kratzinger. Questo personaggio, che
non si sa bene dove stia ma il
lettore può immaginarlo, non è
molto contento di come l’opera
cresce e si sviluppa; ed allora
Theissen gli spiega perché è ricorso a certe soluzioni e non ad
altre. In questa forma epistolare, familiare e dialogica ad un
tempo, l’autore tocca di volta in
volta i nodi dell’ermeneutica.
Un quarto livello è dato dalTinterpretazione del messaggio
di Gesù. Andrea deve fare il suo
rapporto a Filato. Ma non vuole tradire Gesù, del quale ha capito che non è xm profeta come
gli altri e che il suo messaggio
mina le basi sulle quali si regge
l’impero romano e il sistema del
Tempio. Questo capitolo, il più
difficile e il più lungo, è una specie di saggio di teologia del Nuovo Testamento. Andrea/Theissen,
discepolo di P. Vielhauer, ex
sessantottina, espone qui le linee
di forza di un messaggio di Gesù che non può essere costretto
in un quadro istituzionale né
rientrare nella logica di una conquista del potere, ma annimcia
e vive il nuovo che sta davanti
a noi.
Ed infine, Andrea è un ebreo
pienamente inserito nella pietà
del suo popolo. Costretto a svolgere im ruolo che detesta, trova
calma nella preghiera: nei momenti più difficili o quando l’angoscia si è sciolta, sgorgano dalle
sue labbra le preghiere dei Salmi. Anche questa è una bella lettura fresca e viva, non rituale e
liturgica ma calata nel contesto
dell’esistenza concreta; un ricùpero del valore dei Salmi, sempre fascinosi e pulsanti di vita
autentica.
Per terminare un grazie al
prof. Theissen, docente di Nuovo Testamento ad Heidelberg,
per questa sua fatica; un plauso
alla Claudiana per l’edizione italiana, uscita giusto in tempo per
il « Salone del libro »; e un grosso grazie riconoscente a Giuliana Gandolfo che, con intelligenza, ha tradotto un’opera difficile in Un bell’italiano fresco e
scorrevole.
Luciano Deodato
1 Gerd Theissen, Der Schatten
des Galiläers: historische Jesusforschung in erzählender
Form, München, 1986; traduz.
italiana Claudiana, Torino, 1990,
pp. 288, L. 28.000.
® id., Gesù e ü suo movimento.
Analisi sociologica della comunità cristiana primitiva, Torino, 1979.
Da Friedrichsdorf a
Waldensberg
Incontri, manifestazioni e contatti con associazioni estere - Il convegno e l’assemblea
Nel corso delle ultime settimane la nostra Società è stata partecipe di incontri e manifestazioni di carattere commemorativo e culturale all’estero in un
quadro di scambi e contatti che
prolimga quelli del 1989. Le commemorazioni del Rimpatrio hanno infatti avuto una eco non
indifferente presso i nostri amici esteri ed hanno rilanciato le
nostre relazioni con associazioni ed ambienti evangelici.
Il primo di questi incontri ha
avuto luogo dal 20 al 22 aprile
nella cittadina di Priedrichsdorf,
presso Francoforte, dove il Deutscher Hugenotten Verein, l’associazione degli ugonotti di Germama, celebrava il centenario
della sua fondazione. L’incontro,
che aveva luogo nella cittadina
dove è stata fondata l’associazione, è stato molto fraterno ed
ha permesso uno scambio utile
di idee e di informazioni con
questi amici impegnati, come
noi, nella valorizzazione e tutela del loro passato. Il discorso
commemorativo è stato tenuto
dal prof, von Thadden di Gottinga, che ha delineato molto acutamente il clima culturale in cui
l’associazione è nata e le varie
fasi del suo sviluppo; al culto
commemorativo è stato il pastore Gérard Merminod, di Aixen-Provence, a tenere la predicazione.
Gli amici del D.H.V. si trovano oggi di fronte ad una serie di
problemi di cui possiamo comprendere la portata perché si avvicinano a quelli che affrontia
GUARDIA PIEMONTESE
Passato, presente e futuro
Un interessante seminario sulla presenza occitana in Calabria - Le
relazioni introduttive e il dibattito, da cui emergono le « eredità »
Per iniziativa del Comune di
Guardia e del Centro di cultura
« Giovan Luigi Pascale » si è tenuto il 30.4 e il 1.5 un seminario di studio su Presenza occitana in Calabria: storia - lingua cultura. Due relazioni di base:
Memoria storica e coscienza presente, di Giovanni Gönnet, e II
futuro del guardiolo: problemi e
prospettive, di Arturo Genre.
Il primo relatore, riesumando
le note vicende deH’arrivo dei
primi coloni, del loro insediamento e della loro distruzione,
si è chiesto in quale modo gli
attuali cittadini di Guardia rivivano quel passato e se, a dispetto di una « chiusura » di ben
quattro secoli e mezzo, essi siano pronti a prendere talune iniziative atte in qualche modo a
colmare quel tragico iato e a
sanare quella dolorosa ferita rimasta aperta fin dalla strage del
1561 nel tessono .sociale e religioso della loro compagine civile. Ponendosi le sei classiche domande del chi (seguaci di Vaidesio di Lione), del donde (Piemonte, Delfinato, Provenza), del
dove (successivamente Montalto,
S. Sisto, S. Vincenzo, Vaccarizzo. Guardia), del come (per terra e per mare), del quando (ad
ondate successive, nei secoli XIV
e XV) e del perché (per esigenze economiche, ed anche per
sfuggire alla persecuzione). Gönnet ha emesso l’ipotesi che la Calabria potesse apparire ai colo
ni valdesi come una terra ideale di rifugio, dove poter vivere
in pace e in relativa libertà lavorando onestamente. Anche se
non si diedero fin dall’inizio ad
un’opera concreta di evangelizzazione, il fatto stesso che essi
— come testimonia un loro storico — « non si curavano che i
loro figli diventassero sacerdoti
o entrassero in convento, né si
preoccupavano di inni, ceri, luminarie, Suoni di campane e nemmeno delle messe per i defunti » (Perrin), deve aver insospettito alla lunga i detentori del
potere religioso e temporale. Cornunque, ben visti dalle popolazioni locali ed anche sostenuti
dai Signori di cui coltivavano le
terre, essi poterono vivere per
due secoli senza essere disturbati finché, venuti a conoscenza della Riforma trionfante in Germania e in Svizzera, vollero uscire
dalla loro semiclandestinità e
proclamare apertamente in quella regione il verbo del Vangelo:
fu il segnale di una persecuzione cosi inumana da trasformarsi in pochi mesi in uno dei più
ci-udeli genocidi della storia!
Il secondo relatore, esaminando le cause per cui il guardiolo
— per dirla con Corrado Grassi — è « spossato » (lo spopolamento, la familiarità crescente
con parlate vicine più consistenti, l’indebita identificazione tra
parlata e professione religiosa,
la mancanza di una motivazio
ne ideale, ecc.), ha indicato vie
e mezzi perché, nella prospettiva dell’unità europea, il destino
deiridioma di Guardia — che fa
parte della grande « famiglia occitana » — possa risorgere a tutto beneficio dell’identità culturale degli abitanti.
Il seminario, egregiamente presieduto dal dott. Cesare Milaneschi, responsabile del « Pascale »,
ha visto l’attiva partecipazione
non solo del sindaco e del vicesindaco di Guardia, ma anche
deH’intelligenza locale e di qualche docente dell’Università di
Cosenza (Arcavacata), a cui sì
sono variamente uniti alcuni predicatori locali valdesi e metodisti
reduci dalla loro Assemblea generale tenutasi a Bethel nei giorni immediatamente precedenti, il
nostro grande amico Nicola Carrozzino ex sindaco di Acquappesa, qualche fratello pentecostale, nonché — il primo giorno —
un folto gruppo di foranesi ospiti con il loro pastore Ruggero
Marchetti della comunità valdese di Dipignano. Nei nutriti dibattiti seguiti alle due relazioni
di Gönnet e Genre non è mancato chi, tra i guardioli, ha rivendicato apertamente per sé e
per i suoi concittadini una eredità « valdese » da aggiungere a
quelle della lingua e del folclore, cioè un senso innato di fierezza, rimasto intatto malgrado
tutte le traversie del passato.
Giovanni Gönnet
mo anche noi: rinnovamento dei
collaboratori, allargamento delle
ricerche, organizzazione del nuovo museo aperto due anni fa. La
trasformazione radicale del quadro politico ha avuto grosse ripercussioni anche in questo piccolo settore della vita tedesca
col reinserimento dei fratelli
dell’Est, dove la tradizione ugonotta è particolarmente forte, il
museo e la grande chiesa ugonotta di Berlino Est ne sono la
testimonianza; quale sarà il futuro centro operativo dell’associazione? Come condurrà il suo
lavoro, uscendo dal quadro di
una venerabile Società storicogenealogica?
Con minori interrogativi ma
non meno interessante è stato
il secondo incontro tenutosi a
Waldensberg, in Alsazia, dal 28
aprile al 1” maggio.
Il colloquio, organizzato dalla Commissione di evangelizzazione della Chiesa riformata di Francia, raccoglieva i responsabili dei musei protestanti
di Francia per una rifiessione e
l’elaborazione di una « politica » comune nel campo deU’evangelizzazione fatta nei diversi
luoghi storici e musei che rievocano luoghi e momenti della storia del protestantesimo. Il colloquio era giunto quest’anno alla
sua 5‘ edizione ed ha realizzato
un passo innanzi nella coesione
del gruppo e nello scambio delle
informazioni. Il prossimo incontro si terrà a Torre Pellice l’anno prossimo, allargando così l’orizzonte all’Europa protestante
per coinvolgere poi i fratelli tedeschi valdesi e ugonotti e chiunque vorrà unirsi a questa ricerca.
Il colloquio si è tenuto presso
il museo Oberlin al Ban-la-Roche, imo dei luoghi tipici dei Vosgi reso celebre nella storia del
protestantesimo dal ministerio
del suo pastore Frédéric Oberlin.
Come le Cevenne, la Freyssinières di Félix Neff e le Valli
valdesi, il Ban-la-Roche è uno
dei luoghi simbolici del protestantesimo francofono e come gli
altri suggestivo ed affascinante.
Il convegno ha avuto ima parte
propriamente storica con relazioni sulla vita e l’opera di Oberlin, visite ai luoghi significativi della valle ed una parte più
tecnica dedicata al museo stesso, al progetto di ristrutturazione, alla funzione di una iniziativa culturale nel contesto della
presenza evangelica. Problemi
che toccano direttamente anche
noi.
CONVEGNO STORICO
Il XXX convegno storico avrà
luogo quest’anno a Torre Pellice
nei giorni 2-4 settembre. La parte monografica del lavoro avrà
quest’anno come tema « Le scuole protestanti in Italia ». Il convegno si aprirà domenica pomeriggio e si concluderà martedì;
la serata di domenica sarà dedicata ad una rievocazione della
figura del presidente Armand
Hugon in relazione all’attività
del convegno in particolare e
della Società in generale.
L’assemblea annua della Società si terrà sabato 25 agosto
alle ore 17. All’ordine del giorno la relazione del Seggio, l’attività della Società, reiezione del
Seggio e il rapporto della SSV
con il Centro culturale per l’eventuale costituzione di una Fondazione. G. T.
6
6 liturgfia
25 maggio 1990
PENTECOSTE 1990
Una settimana di preghiera
e azione per ia pace, la giustizia
e la salvaguardia del creato
L’anno scorso, nella settimana successiva a Pentecoste, si svolgeva a Basilea (Svizzera) un memorabile incontro sul triplice tema «giustizia, pace,
integrità del creato ». Tutte le chiese cristiane d’Europa, per la prima volta insieme, vi prendevano parte.
La Conferenza delle chiese europee (KEK) —
nella quale si ritrovano protestanti, ortodossi, anglicani — e il Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE), in un incontro tenutosi in Irlanda
dal 1° al 4 febbraio u.s., propongono alle chiese di
proseguire lo «spirito di Basilea» e celebrare una
« Settimana di preghiera e di azione » nei giorni successivi alla Pentecoste.
« Proponiamo — scrivono Fritz-Erich Anhelm e
José Manuel Leite — che si sviluppino campagne di
cooperazione e di solidarietà interconfessionale. Non
dobbiamo tornare indietro, rispetto a Basilea, per
quanto riguarda la cooperazione confessionale ed
ecumenica. Proponiamo che questa settimana sia
vissuta come un momento d’incontro comunitario
(...) ».
L’invito della KEK e del CCEE è seguito da
una proposta di testi biblici e liturgici. Sono quelli
che vengono presentati in questa pagina. Ogni chiesa è libera di servirsene nel quadro della propria
tradizione liturgica e confessionale. I canti possono
essere tradotti, o cantati nelle lingue originali.
(I. d.)
Testi biblici
Per la pace
Impegni
Domenica 3 giugno:
Lunedì 4 giugno:
Martedì 5 giugno:
Mercoledì 6 giugno:
Giovedì 7 giugno:
Venerdì 8 giugno:
Sabato 9 giugno:
Domenica 10 giugno:
Salmo 85 : 1-13
Giov. 15: 36-27 e 16; 8-14
Isaia 32: 14-18
Isaia 5 : 1-7
Romani 8 : 18-25
Matteo 5: 43-48
Romani 8: 1-2 e 11-17
Matteo 25 : 31-40
Per la giustizia
Dio d’amore,
ci hai insegnato che la giustizia è la tua volontà e il
tuo progetto. Ti ringraziamo per l’insegnamento d’amore che ci hai dato con la
vita, la morte, la resurrezione del tuo figlio, Gesù Cristo.
Sappiamo e riconosciamo
che ciò che tu ti attendi da
noi è la giustizia, e tuttavia
dobbiamo riconoscere che i
nostri giorni sono segnati
dall’ingiustizia.
In questo giorno ti domandiamo, o Signore, di
ispirarci nella nostra opposizione all’ingiustizia, perché tutti abbiano la vita,
abbondante, piena, libera.
Ci vogliamo ricordare delle donne e degli uomini che
hanno dato la propria vita
per la lotta per la giustizia;
il loro sacrificio sia per noi
fonte di ispirazione.
Ti ricordiamo tutti quelli.
In un mondo affamato,
violento,
percorso dalla guerra,
preghiamo per la pace.
(Musica di sottofondo — Dona
nobis pacem. — I partecipanti
cantano in sordina, dei bambini
avanzano, portano il globo con
la colomba che pongono sull’aratro).
L’assemblea canta sommessamente.
Egli sarà giudice
tra popoli numerosi,
l’arbitro
tra nazioni lontane.
conosciuti e sconosciuti, che
continuano a soffrire e che
hanno bisogno del tuo amore.
(A questo punto i partecipanti
sono invitati a menzionare ad
alta voce i nomi delle vittime
dell’ingiustizia).
Dio di giustizia,
ascolta
la nostra preghiera,
sostieni col tuo braccio
quelli che soffrono.
Rendici capaci
di discernere l’ingiustizia
e di opporre resistenza
con tutte le nostre forze.
Dacci di essere solidali
con tutti gli oppressi.
Insegnaci
a seguire Gesù,
messo a morte
ingiustamente.
Tu l’hai risuscitato
dai morti
e lo hai fatto diventare
la nostra speranza vivente.
Sia lode a te. Amen.
Porgeranno le loro spade
e ne faranno
dei vomeri,
delle loro lance,
ne faranno delle roncole.
Non si brandirà più
la spada,
nazione contro nazione,
non impareranno più
la guerra.
Dimoreranno
ciascuno sotto la sua vigna
e il fico,
e nessuno li spaventerà.
Per il creato
Eterno Iddio,
ti ringraziamo per
la bellezza del tuo creato
mistero che sorpassa
ogni nostra intelligenza.
Eterno Iddio,
ti ringraziamo per
la terra e l’acqua,
per il sole e il vento,
per le creature e i popoli,
le culture, le nazioni.
Sii nostra guida.
Siamo riuniti
per confessare davanti a te
che abbiamo violato
il dono della vita
che ci hai data.
Dacci forza e coraggio
perché possiamo affermare
che tua è la terra
e tutto ciò ch’essa contiene.
Illuminaci
perché possiamo ricordarci
del tuo patto
e possiamo farlo nòstro.
Noi NON crediamo
che il nostro mondo, eosì
bello ma fragile e vulnerabile, la cui abbondanza di
vita è sospesa a un filo, ci
sia stato dato perché noi lo
distruggessimo e lo sfruttassimo.
Noi INVECE crediamo
che ogni vita è un dono
che viene a noi, oltre noi
stessi, affidatoci come qualcosa di sacro, che dobbiamo
proteggere e sviluppare.
Noi CREDIAMO
che Dio vide tutto quello
che aveva fatto, ed ecco era
buono.
Noi NON crediamo
che la corsa agli armamenti permetta di mantenere la pace e che le armi di
distruzione di massa garantiscano la sicurezza comune.
Noi INVECE acdiamo
che la produzione, l’installazione, la sperimentazione, lo sviluppo, l’utilizzazione o la minaccia di utilizzare le armi nucleari sia
moralmente condannabile e
strategicamente pericoloso.
Noi CREDIAMO
che Egli sarà giudice tra
popoli numerosi, arbitro di
nazioni potenti e lontane, e
che loro trasformeranno le
spade in vomeri, le lance in
roncole.
Noi NON crediamo
che possa esserci una pace
duratura in un mondo d’in
giustizia, nel quale milioni
di esseri vivono e muoiono
nella fame, la paura, il bisogno, lo sfruttamento, mentre
risorse immense sono utilizzate per nutrire le armi che
seminano morte.
Noi INVECE crediamo
che la pace è legata alla
giustizia, la libertà, i diritti
umani e che solo un mondo
fondato su nuovi valori, su
nuove relazioni umane può
garantire la sicurezza a tutti
i suoi figli.
Noi CREDIAMO
che i frutti della giustizia
sono la pace, la serenità, la
fiducia per sempre. Il mio
popolo vivrà in un’oasi di
pace, in rifugi sicuri.
Noi NON crediamo
che il nostro universo sia
assurdo e che l’egocentrismo
sia regola di vita.
Noi INVECE crediamo
che la pace, la giustizia, la
salvaguardia del creato si
abbracciano e formano una
unità di vita. Dobbiamo vivere insieme, o altrimenti
moriremo insieme.
Noi CREDIAMO
che Lui stesso è la nostra
pace; Lui che dei due ne ha
fatto uno, ed ha abbattuto il
confine, il muro di separazione e d’ostilità. Dio in Cristo
ha riconciliato il mondo con
se stesso e ci ha affidato il
messaggio della riconciliazione.
.Alleluia.
7
25 maggio 1990
obiettivo aperto
DALL’URSS ALLA FRANCIA, ALLARME E SCONCERTO
Un nuovo antisemitismo
La macabra e squallida profanazione dei cimiteri ebraici (il primo a Carpentras, poi altri
in Alsazia e nella regione di Parigi) ha gettato
un’ombra di inquietudine e di costernazione in
Francia. Nello stesso tempo altri oltraggi avvenivano ai danni di esponenti di comunità ebraiche d’oltralpe: minacce, scritte infamanti, alcune delle quali richiamano sinistramente la
pratica nazista del « marchio » che veniva apposto sui negozi e sui locali di proprietà di
ebrei.
Ultima, e profondamente rivelatrice del li
veilo del nuovo razzismo e del nuovo antisemitismo che aleggia sull’Europa, una scritta tristemente programmatica, che accomuna i grandi popoli responsabili di chissà quali colpe:
«Ebrei e arabi, a morte!». Se le forze pacifìste non riescono ancora (se non in alcune occasioni) ad unire ebrei e musulmani, ad avvicinare israeliani e palestinesi, ci ha pensato un
ignoto, preoccupato di garantire la purezza della nuova Europa. Da « L’actualité réligieuse
dans le monde » (n. 78) ricaviamo anche un
servizio sugli ebrei sovietici.
Perestrojka ed ebrei sovietici
Ebrei sovietici in arrivo alVaereoporto di Tel Aviv.
Tre, quattro volte alla settimana gli aerei atterrano a Lod - Tel
Aviv per sbarcare centinaia di
ebrei che lasciano TURSS. Circa
12.000 sono quelli arrivati tra
gennaio e febbraio, e 7.000 in marzo. Le porte, socchiuse nel 1987,
si sono spalancate. Quell'anno lasciarono l’URSS in 8.512, poi
22.403 nell'88 e più di 70.000 Tanno scorso. A tutt’oggi, già 400.000
ebrei sovietici hanno richiesto e
ottenuto una chiamata da Israele, condizione necessaria per chiedere la possibilità di emigrare
dalla Russia: si stima che il 95%
delle domande riceva risposta
positiva.
E’ difficile capire quanti, fra
gli ebrei russi, vogliano effettivamente lasciare TURSS. Secondo
i loro responsabili, la metà della
popolazione ebraica spera, per ragioni economiche e per timore
delTantisemitismo sempre più virulento. di poter partire.
Temono un futuro « pogrom »,
e sull’onda della libertà data loro
nelTera Gorbaciov scappano dall’URSS per andare in Israele,
l’unico stato che offre loro un rifugio, da quando gli USA hanno
deciso di limitare Tingresso di
ebrei russi a 90.000 Tanno (50.000
rifugiati in senso stretto, e 40.000
per ricongiungimento familiare).
Gli ebrei che arrivano in Israele dalTURSS hanno un grande
« vuoto » di bagaglio culturale
ebraico. In Unione sovietica erano ebrei solo per nuanto dichiarato sul passaporto, e il loro giudaismo era un grosso peso, un
ostacolo alla carriera politica, militare, o scientifica. Di Israele
stesso hanno conosciuto più che
altro le immagini di guerra, di
fame, di attentati; per questo al
loro arrivo sono sconvolti dal
vedere tutti i giorni frutta e verdura nei negozi, generi di consumo che non conoscevano. 'Per loro, gente dell’Est europeo, Israele
è anche uno stato « occidentale »,
con la sua legge dello « struggle
for life » (lotta per la vita) di impronta americana.
In Israele, tuttavia, devono trovare un lavoro, imparare l’ebraico, « riciclarsi ». E d’altra parte
lo stato ebraico si va adattando
da par suo: le banche presentano
pubblicità scritte anche in russo.
devono spiegare da zero che cosa
sono i libretti di assegni e le
carte di credito. I telegiornali sono a volte sottotitolati.
Anche la religione non è un dato scontato; in URSS la pratica
era proibita, in molti hanno contratto matrimoni misti, la circoncisione pure era proibita: si tratta per questi ebrei di ricuperare
una religione di cui erano stati
privati. E in ogni modo, in capo
a un anno, ciascuno trova un lavoro, si integra, ricomincia la
propria vita.
OPINIONI A CONFRONTO
La massiccia immigrazione degli ebrei sovietici in Israele pone
dei problemi per i riflessi che ha
sul clima di tensione israelo-palestinese. Da parte araba l’immigrazione è vista come una nuova ondata sionista, si teme che i
russi vengano a stabilirsi nei territori occupati. In ogni caso essa
si traduce in un riequilibrio demografico tra arabi ed ebrei, ridando vigore ad una natalità
ebraica in declino.
Per Marek Ilalter, scrittore di
origine polacca, i russi « cercano
un ambiente che non sia loro
ostile. Sicuramente perciò non
andranno nei territori occupati,
ma in quelli dell’Israele di prima
del '67. Perché dovrebbero fuggire la paura del pogrom per
buttarsi nella paura della guerra? La loro volontà di vivere in
pace e il rinforzo della popolazione ebraica saranno un apporto positivo. Il giorno in cui finalmente si avvieranno negoziati diretti (con TOLP, ndr), i nuovi
arrivati peseranno sulla bilancia
a favore della pace ».
Dello stesso avviso è Amos Oz.
scrittore, uno dei fondatori del
movimento « Pace adesso » ; « E’
un fenomeno positivo per Israele. Questa immigrazione dovrebbe dare alla società una più
grande fiducia in se stessa, fldu
Un’immagine che speravamo di non rivedere: scritte razziste sui
locali di ebrei (nella foto, Vienna, 1938).
FRANCIA
Ma che cos’è la minaccia antisemita in URSS? Per Alexander
Adler, storico e giornalista di « Libération », i paesi dell’Est, liberandosi dalla cappa del totalitarismo, hanno riscoperto alcuni
tratti che li contraddistinguono
nella storia.
« Prima della guerra tutti, tranne la Serbia, la Bulgaria e i cèchi,
erano antisemiti — dice —. Ora
vengono fuori paure e rancori, e
questo avviene nei paesi più agricoli, dove la crisi è più dura, come in Romania e Polonia. In Ungheria, invece, dove l’ebreo gode
di tutti i diritti fin dal 1848, molti
esponenti politici sono ebrei.
Quanto alla Russia, è una questione di nazionalismo, complessa forse quanto quella francese.
L'amore dei russi per la patria è
un amore ferito, minato dal sentimento di precarietà e di incertezza. Da qui i movimenti come
"Pamiat” (la memoria), che ha
come simbolo Nicola II, lo ’’zar
ucciso dagli ebrei”. E’ stato prima di tutto una rivista populista
e rivolta alla campagna: in opposizione al regime brezneviano faceva leva sulla difesa dell’ambiente (naturale e ’’spirituale”)■
Il suo fondo è soprattutto il nazionalismo, ma ’’Pamiat” ha poca base sociale: ne può trovare
col rientro di alcuni russi ora
sparsi per l’impero, ma non necessarian-iente questo nazionalismo si tradurrà in antisemitismo ».
La “seconda storia
99
1980: bomba alla sinagoga di rue Copernic. 1985: rue
des Rosiers. E poi, il Fronte nazionale. Il leader Le Pen fa
battute di pessimo gusto su un ministro e sui forni crematori. (Il Parlamento europeo decide di togliergli l’immunità
parlamentare). Il resto è attualità. Profanazioni, scritte, sondaggi che parlano chiaro: il 20% dei cattolici praticanti (secondo Roland Cayrol) sostiene che in Francia ci sono troppi ebrei. Che cosa ne pensa una delle personalità più rappresentative dell’ebraismo transalpino?
René-Samuel Sirat, grande rabbino di Francia dal 1981 al 1988,
è anche uno dei rappresentanti
dell’ebraismo francese presso le
istituzioni, e dà questa valutazione dell’evoluzione del giudaismo d’oltralpe: « Quando fui nominato rabbino, nel 1952, fui rabbino a Tolosa e in 13 dipartimenti della zona. Questo dà una
idea della disperazione in cui
eravamo dopo la guerra. Le strutture non esistevano più e la popolazione ebraica, che contava
prima 250 mila persone, aveva
Chance o pericolo?
eia che sarà necessaria per procedere agli scambi di territori
che condurrebbero alla pace. (...)
Su 40.000 ebrei giunti dalTURSS,
arrivati in Israele tra l’aprile ’89
e il marzo ’90, solo 180 si sono
installati nei territori occupati ».
Di diverso parere esponenti
palestinesi, come il medico Anwar Dudin : « Arrivando in Israele essi rafforzano una certa linea
politica. Si parla del loro diritto
al ritorno, ma che si fa dei diritti dei palestinesi? Utilizzare la
speranza degli ebrei sovietici per
espellere i palestinesi dalla loro
terra è un simulacro del rispetto
dei diritti civili (...). Quando esisteranno uno stato ebraico e uno
palestinese, ognuno potrà scegliere di installarsi dove vorrà, ma
nella situazione attuale non vedo
su che cosa i russi si basino per
venire qui ».
Per Hamadì Essid, direttore
della Missione della Lega araba
a Parigi, « l’occidente, ancora una
volta, si mette in pace con la
coscienza allineandosi alle esigenze del governo israeliano per regolare la propria ’’questione
ebraica”. C’è qualcosa di molto
inquietante, che rivela Tattegglamento equivoco dell’Unione sovietica, degli Stati Uniti e anche
dell’Europa ».
perso quasi 80 mila membri. Tutto doveva essere ricostruito.
Qggi invece siamo tra 550 mila e 600 mila, e le origini sono
le più disparate: ci sono ebrei
alsaziani, poi quelli che tra le
due guerre arrivarono dai Balcani, dalla Polonia, dall'Europa
centrale, e ci sono i sefarditi
venuti dal Mediterraneo e da
tutta la sua area.
Le diversità culturali esistono,
ma la comunità è unita. La pratica religiosa sembra essere in
aumento. A Parigi c’erano negli
atmi '60 una o due macellerie
casher, ora ce ne saranno più di
120. Le sinagoghe sono sempre
più frequentate e se ne aprotio
sempre di nuove, nella periferia
parigina o in altre città che ne
erano prive dal XIV secolo.
Si stanno sviluppando sensibilmente anche le scuole ebraiche,
non solo quelle specifiche per
l'insegnamento religioso ma anche gli asili per l’infanzia, le
"Università comunitarie”, l’insegnamento rivolto agli adulti ».
Sulla questione del rapporto
degli ebrei con la nazione francese, Sirat afferma: « Gli ebrei
in Francia votano come tutti gli
altri francesi eccezion fatta, naturalmente, per il Fronte nazio
nale. L’integrazione è un dato di
fatto, ma la comunità ebraica è
ovviamente molto sensibile alla
crescita dell’estrema destra. Siamo stati colpiti dolorosamente
dai fatti di Nizza (a Nizza, il
Consiglio municipale è stato recentemente aperto agli esponenti del Fronte nazionale di JeanMarie Le Pen, ndr).
Faccio personalmente parte
della Commissione nazionale per
t diritti dell’uomo, che ha fornito al governo un rapporto sul
razzismo e la xenofobia. Per l’occasione abbiamo coniato un termine nuovo, ripreso poi dal primo ministro Rocard: "eterofobia”. E' la paura, il rifiuto dell’altro per il solo fatto che sia
altro, diverso. E’ un atteggiamento che purtroppo aumenta,
e che è contrario all’insegnamento biblico: ’’Amerai lo straniero,
perché tu stesso sei stato straniero in terra d’Egitto”.
Sono convinto che di fronte
allo sviluppo del razzismo, come
anche di fronte alla demagogia,
o alla falsificazione della storia
come il "revisionismo”, che preferisco chiamare ”negaz.ionismo”,
dobbiamo prendere le nostre responsabilità.
I rappresentanti dei cinque
culti praticati in Francia (cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei
e musulmani), dopo l’attentato
antiebraico della rue des Rosiers
(1985), hanno siglato un impegno comune per la coabitazione
fraterna. Qccorrerebbe pubblicarlo, e rileggerlo di tanto in tanto. Si dimentica così facilmente... ».
SCHEDA
Le correnti
Il rinnovamento dell’ebraismo in
Francia inizia nei primi anni '60,
Con l’arrivo degli ebrei nordafricani.
Essi hanno importato tradizioni
tipiche del giudaismo orientale, e
anche feste religiose che erano
sconosciute agli askhenaziti (originari dell'Europa centrale). Va ricordato che esistono anche correnti
di « ebrei per cultura » (non praticanti, ma studiosi e conoscitori
della Torah), di « nuovi ebrei »,
intesi come nuovi praticanti, e dei
movimenti ebraici « liberali », gruppi più flessibili per quanto riguarda ia pratica religiosa.
8
S vita delle chiese
25 maggio 1990
ECUMENE, 4-6 MAGGIO
Donne valdesi e metodiste a congresso
Un lavoro che, tutti i giorni dell’anno, procede in mezzo alle difficoltà - I collegamenti, le visite ai gruppi e i
contatti internazionali e interdenominazionali - La divisione dei compiti nelle nostre chiese - Le nuove adesioni
UN’OPINIONE
Dal
congresso
alcuni
interrogativi
E’ stato un bel congresso dove
hanno regnato pace e fraternità,
valori fra i più belli. La buona
organizzazione, una simpatica atmosfera, durata nei vari giorni,
ha rivelato il notevole lavoro fatto, dietro le quinte, dal nostro
Comitato.
Si sono dette tante cose. Abbiamo sentito i messaggi delle
rappresentanti di altre organizzazioni FDEI, YWCA, Donne metodiste europee, e le opinioni
di persone impegnate nelle comunità, donne pastori, mogli di pastore, presidenti di unioni femminili. Forse c'è stata un po’ troppa monotonia nel centrare l’interesse sulla donna: le sue rivendicazioni, le sue rinunce, le sue
possibilità, argomenti diventati
di prammatica. Mi chiedevo se,
oltre il diritto di esprimerci, non
abbiamo anche dei doveri, per
esempio quello di imparare la
sintesi. Imparare a limitare le
parole, soprattutto quelle inutili, e imparare a dire i concetti.
Questo è uno scoglio da superare per noi.
Poi sono venute le relazioni
delle unioni. Altro interrogativo.
«Che brave!» ho pensato ascoltando le prime letture. Ma quando è arrivata la relazione della
mia propria unione (purtroppo
fatta da me), mi sono sentita terribilmente confusa. Sono seguito altre relazioni e la confusione cresceva.
Possibile — pensavo — che
tutto sia così esaltante? Siamo
proprio sincere come si conviene in ambito cristiano? Certo viene istintivo dire i nostri sforzi,
l’interesse che abbiamo per la
ricerca biblica, il desiderio del
« pari consentimento ». Ma non
dobbiamo anche riconoscere e
denunciare la nostra tiepidezza,
le nostre lacune, quella scarsità
di partecipazione che in privato
lamentiamo? Ci stiamo abituando (e non solo noi) a confrontarci sempre gli uni con gli altri, la donna con l’uomo, il protestante con il cattolico, il bianco con il nero e allora le cose
sono facili, perché l’uno vale l’altro. Ma se provassimo a confrontarci qualche volta con l’Evangelo (un confronto difficile, arduo e anche deprimente) forse verrebbero fuori le crisi, i
dibattiti (e non alludo a dibattiti amministrativi o a beghe di
parte) e costruttive ricerche
su quello che è veramente il senso del nostro vivere e del nostro
desiderio di servire il Signore
anche nei piccoli atti che come
credenti contiamo di fare.
Un congresso buono perché,
ecco, ci pone degli interrogativi.
Berta Subilla
PER SAPERNE DI PIU’
Chi fosse interessata/o a
conoscere le attività della
FTEVM può richiedere l’invio
della Circolare della Federazione alla presidente Lidia
Ribet Noffke, via Assietta 4,
10069 Villar Perosa. telef0121/51372, oppure può rivolgersi alle Unioni e Gruppi delle chiese locali, valdesi e
metodiste.
72 delegate con voto deliberativo (insieme ad un buon numero di osservatrici), 72 presenze continue, 72 votanti. Questo è stato uno dei dati positivi
del S'’ congresso FFEVM, insieme al rispetto preciso dellorario grazie ad una
presidenza autorevole e bene a conoscenza dei regolamenti che ha fatto si
che tutto si svolgesse nel migliore dei
modi: dai momenti di culto in cui ci
siamo sentite veramente sorelle, alle
discussioni pacate e serene, ai momenti di svago e di buon umore che non
sono mancati.
Abbiamo ascoltato la relazione del
Consiglio nazionale e ci siamo rese conto del considerevole lavoro fatto pur
in mezzo a difficoltà.
La presidente Maria Grazia Palazzina ed altri membri del Consiglio, per
visitare piccoli gruppi in tutta Italia,
hanno dovuto viaggiare e stare fuori casa per molti giorni, ma ovunque sono
state accolte con gioia e riconoscenza.
Molti sono stati i contatti con donne protestanti di altre denominazioni
in Italia e all’estero, contatti che si
moltiplicano di anno in anno a livello
anche di base.
Questo lo abbiamo saputo dalle relazioni delle singole unioni che, incontrandosi con altre associazioni, scoprono nuovi interessi: i rapporti con Amnesty, con il SAE, con il Forum ecumenico delle donne, con i gruppi antirazzisti e pacifisti, con le consulte
provinciali femminili, con i gruppi di
preparazione di Basilea e di Seoul, ecc.
Al loro interno le nostre unioni svolgono un lavoro tradizionale ma continuo: studi biblici, preparazione di culti e di riunioni quartierali, studi di attualità, corsi di animazione, bazar che
continuano ad essere sempre in attivo
il cui introito serve ad aiutare in modo considerevole tutte le nostre opere.
La diaconia e l'ospitalità nelle nostre chiese continuano ad essere affidate quasi esclusivamente ai gruppi
femminili. Anche quest'anno sono state allestite mostre (Corato) e preparato un museo della donna (Angrogna).
Un modo nuovo di evangelizzazione
viene segnalato da Udine dove è stato
istituito un corso di maglia pubblicizzato a mezzo quotidiani, RAI, TV locali. Con questi mezzi hanno aderito persone sconosciute che ormai frequentano regolarmente e mentre lavorano a
maglia partecipano all'attività del gruppo metodista ed ascoltano letture bibliche, preghiere, studi biblici arricchendosi spiritualmente.
Una nostra difficoltà è coinvolgere
sorelle giovani, perché queste o hanno
altri interessi, o un lavoro fuori casa,
o una famiglia che impediscono loro
un'attività extra.
Ci siamo quindi rallegrate nell'accogliere le giovani delegate di Vercelli
e Cerignola che hanno chiesto di aderire alla FFEVM insieme a quelle di
Imperia. Con la presenza quindi di
nuove sorelle tutte insieme con i nostri doni, le nostre vocazioni, i nostri
interessi continueremo il nostro cammino « fiduciose nella promessa ».
Vera Long
AL DI LA’ DELLA DIVISIONE DEI RUOLI
DALLE CHIESE
C’è diversità anche in teologia Le ospiti
Vi è oppressione (e sottomissione) se solo una componente della coppia è simile a Dio; la necessità di aggiornare la lettura biblica
Il recentissimo libro «Donne
invisibili e Dio patriarcale» della teologa Marga Buhring ha fornito materia di ispirazione per
il culto iniziale, tenuto la sera
del 4 maggio dalle sorelle di Palermo-Noce. In particolare mi
piace soffermarmi su di una citazione che la teologa riporta
nel suo testo dal commentario
alla Genesi di Lutero: «Governo e potere sono in mano dell’uomo, perché la donna per ordine divino, deve obbedirgli ed
essergli sottomessa: l’uomo governa casa e politica, fa la guerra, semina, costruisce, pianta... ».
Essa viene commentata nel
testo della meditazione come la
sintesi di una primaria e significativa definizione di ruoli, fissati storicamente per l’uomo e
per la donna. La cultura dominante del Dio maschile permea il
mondo giudeo-cristiano di stampo patriarcale e la donna, ne consegue, è « «invisibile e oppressa».
Quando solo un componente
della coppia, solo un sesso è si
mile a Dio, allora c’è un rapporto di oppressione-sottomissione. Quando, invece, ambedue
i partner, ambedue i sessi sono
simili a Dio, allora ne consegue
uguaglianza e reciprocità.
Dio riassume in sé la natura
maschile e la natura femminile,
pertanto è neutro; è essenza divina che nella sua sintesi prescinde dalla natura umana. Il
messaggio è chiaro ed invita a
riflettere.
Certo, anche la lettura biblica
va aggiornata, secondo le nuove tendenze teologiche, e adeguata alla storia del mondo di oggi, dove le donne camminano accanto agli uomini con pari dignità in tutti i settori: nella famiglia, nella società e nel lavoro,
nella chiesa.
Le reazioni delle donne riunite
in congresso sono prevedibilmente varie: alcune di cauto rifiuto, altre di attesa finché i tempi
diventino maturi, altre ancora
di acquisita accettazione, nel
senso che già ci si muove in
questa direzione e si studia in
questa ottica, perché le donne
vogliono crescere anche nella
scelta del lavoro da svolgere
nelle Unioni femminili.
Su questo argomento appare
interessante il commento « a
caldo » del pastore Martelli che,
in sintesi, definisce giusto questo progetto di uguaglianza anche sul piano teologico ma, aggiunge, soprattutto è importante la posizione e degli uomini e
delle donne di fronte al Signore. L’adeguamento del messaggio al nostro tempo, la rimozione di vecchi schemi discriminanti e maschilisti, la lettura della
parola di Dio interpretata in
tutte le sue possibili accezioni,
non sono temi in discussione. Ma
che dire del linguaggio inclusivo? E’ tutto un altro discorso, è
come se dovessimo reimparare
la lingua materna. Ma non è solo il lessico da studiare, il processo di mutazione dovrebbe andare molto più in profondità.
Elisabetta Wuzzburger Pagano
In ogni congresso vi sono ospiti. Particolarmente interessanti
sono stati i messaggi che le ospiti hanno voluto indirizzare al
nostro congresso: H. Hamschin
(presidente delle donne metodiste europee) ci ha parlato dell’impegno delle donne nei processi di cambiamento dell’Est
europeo; H. Ramirez (presidente del Movimento femminile battista) ci ha parlato del prossimo congresso del suo movimento e del processo di collaborazione tra battisti, metodisti e
valdesi; A. Gavina della FDEI ci
ha parlato delle attività del "Decennio”, del Forum mondiale delle donne, del lavoro delle donne nei paesi latini e della testimonianza che le donne, bianche
e nere, rendono nel Sud Africa
contro l’apartheid.
Si è poi parlato dei contatti
internazionali, dell’Assemblea
mondiale delle donne metodiste
a Singapore sul tema « Conoscere Cristo e farlo conoscere »,
dei campi di Vaumarcus, dei
rapporti sempre più intensi con
le UCDG.
Le principali decisioni
« il Congrèsso della FFEVM riunito ad Ecumene invita le U/G a
voler prendere in esame i problemi
discussi a Basilea e Seoul e cioè:
"pace, giustizia, salvaguardia del
creato”; e chiede al C.N. di promuovere la diffusione tra le U/G
del materiale di informazione e di
studio relativo a tali assemblee ».
Il Congresso della FFEVM riunito ad Ecumene dal 4 al 6.5.1990,
avendo ricevuto informazione sull'importanza del lavoro svolto dalla
Federazione mondiale delle donne
metodiste nelle diverse sedi internazionali ed in particolare della testimonianza evangelica resa negli
organi delle Nazioni Unite, espri
me la propria partecipazione a
questo lavoro che concretizza la
presenza degli evangelici nella più
prestigiosa sede mondiale;
auspica che i contatti presi con
la Federazione mondiale delle donne metodiste possano portare ad
una maggiore conoscenza dei problemi e ad una concreta — e se
possibile attiva — partecipazione
della FFEVM:
rivolge una preghiera ai Signore di aiutare le rappresentanti della Federazione mondiale nella loro
preziosa opera.
Il Congresso invita il C.N. a
proseguire nella ricerca culturale
iniziata nelle U/G ed innanzi tut
to di cercare per ogni biennio un
libro da tradurre e/o pubblicare
presso la Claudiana con l’appoggio
del Consiglio stesso che possa essere una buona base di studio per
le Unioni.
Il 5° congresso nazionale FFEVM
ringrazia a nome delle U/G il C.N.
per tutta la mole di lavoro svolto,
per la tenacia nelle visite e nei
contatti nonostante le difficoltà di
dislocazione geografica e per l'impegno gioioso dedicato ai gruppi
femminili.
Il Congresso ringrazia sentitamente la presidente Maria Grazia
Palazzino, Mirella Abate e Florence
Vinti per l'ottimo lavoro svolto prur
in mezzo a tante difficoltà.
Il Congresso, presa conoscenza
di tutto il lavoro svolto in questi
anni da Susanne Labsch nell'ambito delle UUFF la ringrazia e chiede ai Signore di esserle vicino nella nuova destinazione e si augura
voglia sempre collaborare con la
FFEVM.
IL NUOVO CONSIGLIO NAZIONALE
Lidia Ribet Noffke (presidente),
Elsa Martinelli (vicepresidente).
Wanda Rutigliano (cassiera),
Nunzia Mastrorilli (lettera cicolare).
Rosa Brusca (verbalista),
Maria Corbo, Irma Nitti, Angela Mastrototaro, Elsa Antonelli, consigliere) .
9
25 maggio 1990
vita delle chiese
UNIONE PREDICATORI LOCALI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Come predicare, oggi scuoia domenicale
Il programma di aggiornamento teologico - L’attività del comitato Auspicata anche una maggiore collaborazione con le chiese battiste
Con il culto presieduto da Daniele Perini ha avuto inizio l’assemblea dell’Unione predicatori
locali, il 28 aprile scorso, presso il Centro evangelico Bethel
di Taverna (Catanzaro).
I testi della predicazione erano particolarmente stimolanti:
« Noi, dunque, facciamo da ambasciatori per Cristo» (II Cor.
5: 20); « Come collaboratori di
Dio» (II Cor. 6: 1); «Or voi
siete testimoni di queste cose »
(Luca 24: 48).
Dopo l’elezione del seggio, i lavori hanno avuto seguito sviluppando il programma di aggiornamento teologico con le relazioni dei proff. Daniele Garrone
ed Ermanno Genre.
Nel primo studio, « Così parla il Signore: l’annuncio profetico e le sue forme », il relatore
ha affermato che in origine la
predicazione profetica era sempre un atto orale per trasmettere oracoli brevi e memorizzabili. I libri profetici furono trascritti per il desiderio di trasmettere e tramandare il mag
gior numero possibile di parole
di un dato profeta, ma anche
per poter riflettere sulla testimonianza profetica. Così come
avverrà per i Vangeli, nati per
trasmettere la vita di Gesù ma
anche per riflettere sul suo significato. Nella stesura attuale i
libri profetici contengono diversi generi letterari: la parola di
giudizio, Tammonimento (come
esortazione al pentimento), l’annuncio di salvezza, la disputa,
la visione, il sermone.
Il fatto che tutti i libri profetici contengano tutti questi elementi testimonia la volontà dell’autore di mettere il lettore sempre a confronto con l’ampiezza
della Parola di Dio. Oggi, sicuri
del perdono, continuiamo a trasmettere il messaggio di giudizio dei profeti perché i Agli non
commettano gli stessi errori dei
padri.
« Possibilità e difficoltà di una
predicazione narrativa » è stato
l’argomento della seconda relazione. La predicazione narrativa
consiste in un metodo nuovo e
RICORDO
Ida Mathieu
«Tu sei il mio Dio^ i miei
giorni sono nelle tue mani »: questo è stato il testo della predicazione al funerale di Ida Mathieu, nei tempio di Torre Penice pieno, segno dell’affetto e della stima di cui era circondata
insieme alla sua famiglia.
Nasceva novantatré anni fa a
Tenda (alta valle Roja), dove il
padre era maestro delle scuole
evangeliche.
Dopo un servizio di insegnante in diversi paesi delle Valli
(Ravadera di Torre, Chiotti, Rorà, Bobbio), partiva nel 1929 per
l’Eritrea con il suo sposo, Enrico Co'isson, che aveva già lavorato per nove anni come maestro nelle scuole della Missione
svedese e della Chiesa evangelica dell’Eritrea. Trascorrevano
insieme dieci anni nel piccolo
paese di Gheleb, importante centro della Chiesa evangelica in
regione musulmana. Di quel periodo Ida Mathieu ha conservato Ano alla Ane un ricordo nitido, fatto di volti, di nomi e di
storie delle persone. Un altrettanto nitido ricordo della famiglia Coisson è rimasto nei tanti
allievi della scuola e membri della chiesa di Gheleb, fra i quali
i nomi della signora Coìsson e
del maestro Coìsson sono rimasti ben impressi nella memoria
collettiva, così che ne parlano
anche le generazioni più giovani, che non hanno conosciuto i
Coìsson di persona.
Le movimentate vicende che
seguirono alla guerra d’Abissinia
obbligarono la famiglia Coìsson
a spostarsi da Gheleb a Keren
e lì iniziò il periodo più ditAcile. Prima la limitazione di movimento e di attività imposta
dal governo coloniale fascista ai
due missionari evangelici italiani rimasti in Eritrea dopo l’espulsione degli svedesi; poi la
chiamata alle armi per Enrico
Coìsson, aH’entrata in guerra da
parte dell’Italia, e la conseguente partenza per Addis Abeba da
cui non fece più ritorno.
Ida Mathieu, sola a Keren con
i figli, dovette affrontare i disagi di uno sfollamento da quella
città, che presto sarebbe diventata il più duro campo di battaglia nella breve guerra dell’Africa orientale (1940-1941).
I due anni trascorsi in Asmara, capitale dell’Eritrea, furono
anch’essi anni duri, sia per i pericoli e disagi degli ultimi mesi della guerra, sia per la grande incertezza sulla sorte toccata al marito. Alla fine prese la
decisione di tornare in Italia, affrontando il lunghissimo viaggio
di circumnavigazione dell’Africa
con le navi organizzate dalla Croce Rossa. Una volta arrivata a
destinazione si ritrovava con i
figli in piena situazione di guerra, quella durissima che non risparmiò le Valli valdesi.
Dio, nelle cui mani è stata la
vita lunga e a tratti molto dura
di Ida Mathieu, è Colui che le
ha dato la forza e il coraggio
giorno per giorno.
Bruno Tron
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argèi
di tesi & delmai
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (to),
originale dì presentare i testi biblici attraverso la narrazione,
con lo scopo di raccontare di
più e argomentare di meno; la
Bibbia stessa è narrazione, racconto. Ma non si tratta di dare
libero sfogo alla fantasia, sfociando nel « romanzo biblico »,
infatti non viene negata la critica biblica, anzi ci si serve di
essa per precisare e ricostruire
l’ambito culturale e sociale in
cui si muovono i protagonisti
delle vicende narrate.
Si tratta di capire come si racconta una storia, come una stona diventa predicazione e come
crei identità, consentendo una
migliore comprensione della
Scrittura al di là dei condizionamenti culturali, etnici o di altra natura. La stessa teologia,
calata in situazioni concrete, diventa viva perdendo la sua connotazione puramente accademica.
I lavori sono proseguiti con
la relazione deH’attività del Comitato UPL, che è stato riconfermato dall’assemblea {Leonardo Casorio, segretario; Laura
Carrari e Mario Cignoni, componenti) dopo un animato dibattito. Anche quest’anno la partecipazione all’incontro annuale
UPL è stata fortemente condizionata dallo sciopero dei ferrovieri, che ha scoraggiato i più
lontani ad affrontare disagi di
viaggio. I presenti, comunque abbastanza numerosi, hanno avuto
modo di essere informati sull’attività delTUPL e ci si è rallegrati di quei fratelli che hanno
ottenuto dalla Commissione permanente studi l’idoneità all'iscrizione nei ruoli dei predicatori
locali. Si è auspicato un maggior coordinamento fra Circuiti
ed UPL; è stata avvertita, inoltre, la difficoltà della CPS di seguire con efficacia la formazione
dei candidati che hanno dichiarato di volersi avviare alTimpegno della predicazione. L’assemblea ha espresso i] proprio compiacimento per la notizia dell’intensa organizzazione di corsi di
aggiornamento e preparazione
per laici, in vista della predicazione: Como, Taranto, Genova,
Torino, Salerno e in varie città
della Sicilia (qui in collaborazione con i fratelli battisti). La « Domenica del predicatore locale »
(12 novembre 1989) ha suscitato
una buona risposta nelle chiese,
che hanno inviato le loro offerte,
grazie alle quali si è potuto continuare ad erogare ai predicatori
locali e ai candidati il buonolibri per Tacquisto di testi teologici.
Si è rilevato che il predicatore locale, nella maggioranza dei
casi, è un membro di chiesa attivo nella propria comunità, cumulando spesso molti incarichi
che vanno oltre il solo impegno
per la predicazione.
Infine, è stata auspicata una
intensificazione dei rapporti con
le comunità battiste, come avviene già in alcune realtà locali,
per una più fattiva collaborazione: a tale scopo sono stati presi contatti con il Dipartimento
teologico battista.
Il culto domenicale, presieduto dal fratello Lala, ha concluso
i lavori deH’assemblea. Un ringraziamento particolare va al pastore Santoro e alla moglie Lina
per l’ottima ospitalità offerta,
nonostante le difficoltà per rendere efficienti i locali, alla loro
prima apertura stagionale.
Il sovrintendente di Circuito,
pastore Samuele Giambarresi, ha
presenziato ai lavori dando un
valido contributo. In una cornice di rara bellezza naturale e in
un clima di fraternità si è concluso rincontro di Bethel; Tappuntamento per il prossimo anno sarà all’isola d’Elba.
Arturo Panasela
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica 20 maggio si è svolto a Luserna S. Giovanni il tradizionale incontro delle Scuole
domenicali del 1“ Circuito, che
segna il termine dei corsi di istruzione biblica. Vi hanno par-'
tecipato circa 80 bambini di Angrogna, Rorà, Bobbio Pellice,
Torre Pellice e S. Giovanni.
Dopo il culto, animato da canti e letture, presieduto da F.
Taglierò, una pioggia insistente
ed ininterrotta, ormai tradizionale quanto la festa, ha costretto gli animatori a concentrare
il ricco programma di giochi nel
chiuso della sala Albarin. Malgrado questo i bambini hanno
potuto trascorrere in rumorosa
allegria una bella giornata di
fraternità e amicizia.
Bibbia e straniero
TORRE PELLICE — A cura
della commissione di studio sui
problemi del razzismo e sulla
immigrazione è organizzato un
incontro con il pastore Bruno
Tron del Servizio migranti della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, sul tema: «Lo
straniero nella Bibbia. (Riflessioni di carattere storico e teologico sui temi della diversità e
dell’accoglienza) ».
• Nel prossimo fine settimana
saranno in visita alla comimità
gli amici svizzeri di Froideville;
gli ospiti visiteranno la vai Germanasca, Bobbio Pellice e, a Torre Pellice, il centro culturale ed
il museo. Domenica 27, pranzo
comunitario presso la foresteria; al culto, in francese, la predicazione sarà curata dal pastore ospite, Fonjallaz.
• Nel pomeriggio di domenica, alle ore 15, presso la casa
unionista l’assemblea di chiesa si
riunirà per affrontare il tema del
rapporto fra chiese ed opere.
Bazar
ANGROGNA — Domenica 27
alle 14.30 avremo l’annuale bazar che questa volta si terrà al
Serre, poiché alle 15.30 si inaugurerà il piccolo museo dedicato
alla donna nel mondo valligiano.
Esso trova posto nella scuoletta
Beckwith dietro il tempio del
Serre. Si tratta di im breve itinerario fotografico con alcuni
oggetti e alcuni brevi testi; l’idea
di fondo è di arricchire la passeggiata storica in Val d’-Angrogna con nuovi luoghi (valorizzando le scuole di quartiere) di
memoria del passato su temi
precisi. Quasi un approfondimento di quella visione d’insieme
che offre egregiamente il nuovo
museo di Torre Pellice.
• Nel quadro di approfondimento dei rapporti BMV, domenica 27 al culto di Pradeltomo,
ore 10.30, sarà presente un gruppo di battisti della chiesa di
Bollate (Va). Avremo inoltre la
visita di un gruppo proveniente
dalle colonie valdesi della Germania occidentale guidato dal
sig. Temme.
Ospiti svizzeri
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica prossima sarà ospite
della comunità un gruppo di
fratelli e sorelle di Albbruck
(Svizzera); il culto sarà pertanto in francese.
Deputazioni
FRALI — Domenica 20 maggio
la comunità si è riunita per una
assemblea di chiesa straordinaria, convocata per reiezione del
deputato al Sinodo e del supplente. L’assemblea è stata abbastanza affollata ed è risultata
eletta Enrica Rostan (suplente Emilio Ferrerò).
IVREA —• La chiesa valdese organizza per mercoledì 30 maggio, alle ore
21, nella sala Santa Marta, un dibattito presentazione del libro « I valdesi
e l’Italia » di Giorgio Bouchard. Interverranno il vescovo di Ivrea, mons.
Luigi Bettazzi ed ¡1 past. Giorgio Bouchard, presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia.
TORINO — Nel primo anniversario
dell’Assemblea di Basilea e a pochi
mesi dall’incontro di Seoul, su pace,
giustizia e salvaguardia del creato,
le comunità valdesi, battiste, cattoliche,
ortodosse e salutiste organizzano per
giovedì 31 maggio, alle ore 20.45 nel
duomo in piazza S. Giovanni, una serata di preghiera, riflessione e testimonianza con la presenza del pastore Luciano Deodato e del sacerdote
cattolico Carlo Carlevaris, entrambi
presenti a Seoul.
Giovedì 24 maggio
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Il gruppo si riunisce alle ore 21 presso il Centro d'incontro, per concludere lo studio della
lettera agli Efesini.
Venerdì 25 maggio
n ASSEMBLEA
I CIRCUITO
BOBBIO . PELLICE — Alle ore 20.45
nella sala valdese è convocata l'assemblea del 1“ Circuito.
O.d.g.: Relazione delle chiese e del
Consìglio; Elezione Consiglio; Iniziative '90/’91; Varie.
n ASSEMBLEA
II CIRCUITO
SAN SECONDO — Alle ore 20.30 si
riunisce l'assemblea del II circuito;
all'o.d.g.: relazione delle chiese sul
1989 e cura pastorale di Piossasco.
n ASSEMBLEA
DEL III CIRCUITO
POMARETTO — Alle ore 20.30, nei
locali dell'Eìcolo grando. si svolge
l'assemblea del III circuito.
PROTESTANTESIMO TEMPIO DI
IN TV LUSERNA SAN GIOVANNI
domenica 27 maggio 2 giugno 1990
ore 23,30 circa RAIDUE ore 20,45
Replica : iunedi 4 giugno - ore 10 Secondo concerto
RAIDUE TRE RIGHE QUA, prò organo
DUE PAGINE LÀ: Musiche e canti presentati
CHE MALE C’È? dalla
Breve viaggio nei libri di testo CORALE VALDESE DI
alla ricerca della religione « diffusa ». S. GIOVANNI
10
10 valli valdesi
25 maggio 1990
ELEZIONI
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Le novità,
le conferme,
le trattative
Ad una ventina di giorni dalle
elezioni amministrative sta lentamente riprendendo l’attività
nei comuni delle valli.
Nella maggioranza dei casi, il
sistema maggioritario con cui si
è andati alle urne ha consegnato
ai paesi situazioni ben definite e
maggioranze omogenee già prefigurate in sede preelettorale, altrove saranno le trattative fra i
partiti a definire i futuri assetti amministrativi; anche rispetto alle maggioranze nelle comunità montane siamo alle trattative.
Sono stati nel frattempo convocati i primi consigli comimali: ad Angrogna il 25 maggio la
lista del sindaco uscente Coisson proporrà la nuova composizione della giunta (per il primo
cittadino dovrebbe esserci ima
conferma); a San Secondo la lista di sinistra dovrà decidere se
confermare quale sindaco Avondetto nel consiglio del 28; il giorno dopo anche Torre PeUice eleggerà la nuova giunta, che dovrebbe essere guidata ancora da
Marco Armand Hugon con un
paio di nuovi ingressi nella giunta e rintroduzione, per la prima
volta, di un assessorato avente
precise competenze sulla tutela
dell’ambiente.
Più complessa la situazione a
Lusema San Giovanni, dove il
PSI pare deciso a proseguire
nella strada del cambiamento,
stringendo alleanze con il PCI, i
verdi e gli indipendenti; la maggioranza è risicata e solo l’appoggio esterno della Lega Nord
potrebbe consentire il varo di
ima giunta che, dopo vari lustri,
vedrebbe la DÒ all’opposizione.
Una scelta di questo tipo dovrebbe portare alla nascita di
una maggioranza di sinistra anche in Comunità montana, per
la cui presidenza i più autorevoli candidati paiono i socialisti
Cotta Morandini e Charbonnier.
O. N.
Urge un potenziamento
Un nuovo comitato, nato nella seconda cintura torinese, si batte
per la riqualificazione del servizio come « metropolitana leggera »
Ancora una volta ci troviamo
ad occuparci della linea ferroviaria Torino-Torre Pellice; non ci
sono rischi immediati di chiusura di un servizio essenziale, si
tratta di parlare di iniziative diverse. E' infatti sorto un comitato prò ferrovia, nella zona di None, che sta portando avanti delle
proposte per un utilizzo maggiore del servizio, per un suo potenziamento ed una evoluzione verso
quella « metropolitana leggera »
di cui si sente ogni tanto parlare
senza però produrre atti concreti
in tal senso.
Francesco Cambino, eletto recentemente consigliere a Candiólo, ci parla delle proposte e delle
iniziative in cantiere.
« Ci si è resi conto che sulla
tratta esiste una carenza nel servizio; tale carenza è legata ad un
indubbio utilizzo della ferrovia,
vuoi per un aumento di residenti nei paesi serviti dalla nostra
linea, vuoi perché con il congestionamento del capoluogo regionale, la ferrovia è già oggi il mezzo di penetrazione più veloce
in Torino dalla prima e dalla seconda cintura. Oggi come oggi
non si parla a livelli superiori di
chiudere la ferrovia, tuttavia noi
riteniamo che solo col potenziamento del servizio si renderà il
treno sempre più valido ed utilizzato, rendendolo al passo con i
tempi e con le tendenze generali,
almeno in Europa; in caso contrario si faranno sotto ben presto
i fautori di nuovi collegamenti
autostradali, che sappiamo hanno impatto ambientale, costi di
irnpianto e di utilizzo, fattori di
rischio ben maggiori.
Di fronte a queste considerazioni è stato evidenziato un notevole interesse, non solo da parte
degli attuali utenti, ma anche della popolazione di paesi non serviti ora direttamente dalla ferrovia quali, per fare esempi. Volverá o Vinovo.
In questi casi si potrebbe pensare ad un servizio di autobus di
collegamento con le stazioni ferroviarie, realizzando quella internodalità di cui spesso si parla ».
Come si è articolata la vostra
iniziativa, cosa si chiede in particolare?
« Direi — prosegue Cambino —
che la proposta è venuta proprio
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Cantieri di iavoro
Servono per realizzare opere di pubblica utilità - Come presentare domanda di ammissione
La Comunità montana valli
Chisone e Germanasca ha istituito un cantiere di lavoro, della
durata dì 70 giorni, per l’esecuzione di lavori di pubblica utilità, quali: pulizia di scarpate
stradali e sponde di torrenti, regolazione del defiusso delle acque lungo la viabilità minore,
ripulitura di discariche abusive.
TORRE PELLICE
Una serata per riflettere
Concerto promosso da Amnesty International
per sensibilizzare la gente sui diritti umani
Un pubblico folto e partecipe
e un programma ricco e articolato sono stati gli ingredienti del
successo del concerto tenuto dal
coro polifonico « Turba concinens » sabato 12 maggio. Le capacità non solo tecniche, ma anche espressive ed interpretative
dei cantori e del m.o Sacco hanno ben risaltato via via che si
dipanavano i vari momenti musicali: ad una prima parte di
brani sacri e liturgici (tra gli
autori spiccavano i nomi di William Byrd e Henry Purcell) interessanti anche sotto il profilo
letterario, ha fatto riscontro la
seconda serie di brani, più vari
per ispirazione e per epoca di
composizione. Le « canzoni » della fine del XV secolo hanno preceduto i brani di Schubert (un
« Trinklied » giocoso, composto
.su testo medievale), Poulenc,
Rossini e soprattutto la struggente e inquietante armonia delle
« Mountain Nights » di Zoltan
Kodaly (1882-1963).
Il pubblico ha apprezzato calorosamente l’esibizione, ma è
stato anche (e questo è l’aspetto distintivo della serata) spinto
alla riflessione: la manifestazione, che da vari anni viene organizzata dal gruppo « Italia 90 Val Pellice » di Amnesty, ha infatti lo scopo di sensibilizzare le
coscienze, di raggiungere il maggior numero di persone con un
messaggio di invito alla mobilitazione. Le forze non sono mai
abbastanza, e la necessità di impegnarsi per la salvaguardia dei
diritti umani in tutte le parti del
mondo è più che mai pressante.
In questa direzione sono andati
gli interventi proposti nell’intervallo. E’ stata illustrata l’azione
di Amnesty per i prigionieri di
coscienza, per l’abolizione di tortura e pena di morte, perché si
affermi per tutti il diritto ad un
processo equo. E’ stato anche
accennato che il razzismo e l’antisemitismo sono un’altra faccia
dell’intolleranza. A cura di Giulia d’Ursi sono state proposte
lettere e testimonianze di prigionieri p>er i quali si è mobilitata recentemente l’organizzazione.
Non resta che sperare in un
coinvolgimento sempre maggiore della popolazione. B. C.
sistemazione di aree verdi attrezzate, interventi per il miglioramento del patrimonio boschivo
e ripulitura di sentieri alpini.
L’attività lavorativa prevede
un impegno di 7 ore al giorno
per 5 giornate alla settimana,
con possibilità di partecipare alle
chiamate pubbliche di collocamento.
Ai lavoratori avviati al cantiere verrà corrisposta un’indennità
lorda giornaliera di L. 50.000
maggiorata degli assegni familiari per le persone a carico.
Possono presentare domanda
di partecipazione al cantiere i
lavoratori disoccupati iscritti
all’ufflcio di collocamento di Pinerolo, residenti nei comuni compresi nella Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, che
abbiano compiuto il 18" anno di
età.
Una commissione redigerà la
graduatoria secondo criteri di
priorità che tengano conto del
reddito familiare, del numero
dei componenti il nucleo familiare e del punteggio di iscrizione all’ufflcio di collocamento.
Alcuni posti vengono riservati a lavoratori dis’occupati in
possesso di qualifica, e precisamente:
2 per disoccupati in possesso
della qualifica di operaio tecnico specializzato nel settore edile
o affine o di diploma di scuola
media superiore;
4 per disoccupati in possesso
della qualifica di operaio specializzato nel settore agro-forestale
o di diploma-laurea in scienze
agro-forestali o diploma di geometra;
scelti nel rispetto dei criteri
esposti al punto precedente e, in
subordine, in base al punteggio
di iscrizione presso l’ufBicio di
collocamento.
Per presentare domanda di
ammissione al cantiere gli interessati dovranno compilare un
apposito modulo, in dotazione ai
singoli comuni, da restituire al
comune di residenza entro e non
oltre il 20 giugno 1990.
a cura di
Oggi
e domani
Manifestazioni
dal basso, dalla gente; abbiamo
avuto assemblee pubbliche, raccogliendo in pochi giorni oltre 1.500
firme per la nostra petizione. Con
essa chiediamo, a brevissimo tempo, il miglioramento dei servizi
esistenti con il loro potenziamento ( automatizzazione dei passaggi a livello, riconsiderazione
degli orari in funzione delle esigenze dei lavoratori); in seconda
battuta, e qui sono evidenti le implicanze politiche a livello regionale e provinciale, il raddoppio
della tratta Torino-Pinerolo, come
era già stato evidenziato nei piani regionali di trasporto del 1980
e che invece più recentemente
paiono essere stati dimenticati ».
La volontà del comitato sorto
tra Candiolo e None di un confronto stretto con i pendolari
della vai Pellice vuole evidenziare la necessità di ima soluzione
valida su tutta la tratta TorinoTorre Pellice; i problemi sono
comuni, le legittime aspirazioni
pure; per questo il Comitato ambiente vai Pellice e Radio Beckwith, con l’intento anche di coinvolgere il comitato di difesa sorto alcuni anni or sono a Torre
Pellice, hanno deciso di rilanciare
in valle la proposta, aggiungendo
voci (e firme) alla petizione: saranno allestiti appositi tavolini
per la raccolta delle firme, il primo dei quali nel corso del mercato di venerdì 25 maggio a Torre
Pellice.
L’intenzione è quella di consegnare la petizione alla direzione
compartimentale delle ferrovie di
Torino ed al ministero dei trasporti entro i primi 10 giorni di
giugno.
Le ferrovie dello Stato, per altro, paiono abbastanza sensibili
all’esigenza di recupero e modernizzazione delle linee locali.
Esiste un piano presentato dal
commissario Schimberni che prevede consistenti stanziamenti in
questa direzione. E qualcosa, pur
fra mille lentezze e difficoltà, si
muove.
La linea Trofarello-Chieri, della
quale nel 1985 si era decretata la
chiusura, viene oggi vista come
un’indispensabile valvola di sfogo
per il sempre più intenso traffico
fra la zona sud e quella est della
cintura torinese e si prevede
quindi di rinforzarne il servizio.
La Varallo Sesia-Novara, per la
quale la prognosi espressa dalla
Regione nel 1988 era fra le più
pessimistiche, verrà presto sottoposta a radicali opere di ristrutturazione.
Ed anche la Torino-Torre Pellice sta ricevendo qualche attenzione. Dopo i lavori di automatizzazione effettuati fra Pinerolo e
Airasca si sta lavorando, in Pinerolo, ai passaggi a livello di corso Torino e di via Vigone. I segnali automatici per la protezione degli attraversamenti stradali e per l’ingresso in stazione e
l’uscita dei convogli da e per
Torre Pellice sono stati installati e se ne attende l'entrata in
funzione.
TORRE PELLICE — La Fidas (donatori di sangue) vai Pellice festeggerà
domenica 27 maggio il 40" annivprsarilo
della fondazione; fra le manifestazioni
previste, alle ore 10.30, presso II cinema Trento verranno premiati alcuni
donatori di sangue particolarmente distintisi nell'attività.
Programmi di Radio BecKwith
________FM 91.200 ■ 102.350_______
Fra i programmi settimanali segnaliamo la trasmissione autogestita della
EGEI, lunedì 28 maggio alle ore 18.45 e
giovedì 31 alle ore 11.30; « Gruenen »
di giovedì 31, ore 19.15, presenterà il
prossimo referendum per l’abolizione
dell'uso dei pesticidi in agricoltura; il
programma « La poêle percée » presenterà nelle prossime settimane, a
partire da giovedì 7 giugno e venerdì
8 (ore 10 e 17), un ciclo dedicato alle
figure femminili' nella Bibbia; nella
prima puntata Sara e Agar.
Iniziative
La commissione Tutela ambiente montano (TAM) del Cai Uget vai Pellice
organizza per domenica 27 maggio una
escursione nella valle del Bourcet.
Questo vallone, raggiungibile da Roure seguendo il vecchio sentiero, toccando le frazioni di Chezalet e Casette, rappresenta una piccola oasi di bellezze naturali in cui si innestano i diversi gruppi di case delle borgate la
cui bellezza architettonica meriterebbe di essere salvata dal progressivo
declino.
La partenza è fissata per le ore 8 da
piazza Gianavello a Torre Pellice, con
mezzi propri.
La partecipazione è ovviamente aperta a tutti gli Interessati; per ulteriori informazioni telefonare ai numeri
932816 e 932240 oppure recarsi direttamente venerdì alle ore 21 alla sede del CAI di Torre Pellice,
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma; « Un'arida stagione bianca », venerdì 25 alle ore
21.15 e sabato 26, ore 20 e 22.10;
« Lambada », domenica, 27, ore 20 e
22.10.
Teatro
ANGROGNA — Sabato 26 e domenica 27 maggio, presso la sala valdese,
il Gruppo teatro Angrogna replicherà
il suo nuovo spettacolo a carattere
storico; « A la brua! (Un grido di libertà) ».
Cantavalli
RINASCA — Sabato 26 maggio, alle ore 21, presso la pista coperta comunale, il gruppo » La Sedòn Salvàdie », con un organico strumentale basato su armonica (organetto), violino e
liròn (violoncelio popolare), presenta
uno spaccato del repertorio della zona
prealpina ed alpina friulana.
Eco delle valli
Enrico Fumerò
Piervaldo Rostan
PINEROLO — Martedì 5 giugno, alle ore 20.45, presso i locali della chiesa valdese in via dei Mille, I collaboratori dell'Eco delle Valli hanno la loro
riunione mensile di programmazione.
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25 maggio 1990
VAL PELLICE: SEMINARIO SU ATTIVITÀ’ PRODUTTIVE E AMBIENTE
Un equilibrio necessario
Il primo incontro dedicato alla pianificazione territoriale - Un dualisrno tra aree urbane
e territorio restante - Come tener nel giusto conto le valutazioni di impatto ambientale?
_ . _■____cmhipntf p noi nrosesuita analiz
Con un primo incontro sulla
pianificazione territoriale è iniziato venerdì scorso il seminario
organizzato dall’USSL 43 su « Attività produttive e ambiente ».
Di fronte ad un folto pubblico
sono state esposte due relazioni
di taglio assai diverso: iPiercarlo
Longo ha parlato della pianificazione territoriale in vai Pellice;
Mauro Collino, della Lega ambiente, degli aspetti ambientali
negli strumenti di pianificazione
territoriale.
Nella sua analisi storica, Longo
ha evidenziato come la maggior
parte dei processi di trasformazione che hanno interessato la
valle negli ultimi decenni siano
avvenuti « sotto l'incessante spinta di forze economiche estranee
alla valle » e senza che le forze
politiche, gli enti locali sapessero o potessero influire. « Questo
processo di trasformazione — ha
detto Longo — ha creato un dualismo profondo tra aree urbane
ed il resto del territorio, un dualismo che si riflette su tutte le
espressioni della società ».
Rispetto al problema ambientale, di cui Longo stesso ha sotto
lineato l’esigenza di tutela, è stato segnalato « il non risolto problema della casa, del posto di lavoro, dei servizi e delle infrastrutture per un miglioramento
delle condizioni generali di vita.
Il problema centrale — ha concluso Longo — è comunque anello di gestire le scelte in tempi
reali; attualmente si registrano
ritardi lunghissimi: il piano re-,
golatore di valle ha iniziato il suo
iter di progetto nel 1973; dopo 10
anni la Regione lo ha approvato
e le nuove variazioni sono ancora in alto mare oggi: come ci si
può servire in modo proficuo di
uno strumento urbanistico che
nasce inevitabilmente già vecchio e lontano dalle esigenze
concrete? ».
La lunghezza probabilmente eccessiva, unita ad un linguaggio
molto « tecnico » ha in parte
compromesso la piena comprensione della relazione di Collino, il
quale ha voluto, come premessa,
sottolineare che solo recentemente si è voluto introdurre l’aspetto
ambientale nella definizione degli
strumenti urbanistici. In più, pensare alla progettazione ed alla
pianificazione con questa sensibilità, significa anche avere una
sufficiente conoscenza del territorio e quindi poter valutare con
obiettività l’impatto degli interventi umani.
Posto che « l’insieme delle risorse ambientali non costituisce
più un serbatoio inesauribile ed
un supporto neutrale alle trasformazioni territoriali », l’oratore si
è soffermato su uno strumento
che potrebbe contenere in sé.
buone prospettive di utilizzo: la
valutazione di impatto ambientale; purtroppo manca ancora una
regolamentazione legislativa. La
V.I.A. è un procedimento finalizzato ad un giudizio di ammissibilità rispetto agli effetti che una
determinata azione può portare
su un determinato ambiente. Ovviamente tale valutazione è particolarmente importante per le
grandi infrastrutture, strade, insediamenti industriali, opere
idrauliche, senza tuttavia mai assumere, rischio che invece si corre, l'aspetto del dovuto e detratto legittimante di una operazione da tempo decisa.
La relazione curata dalla Lega
PINEROLO
Giovani o cavalieri?
Manca a livello cittadino una politica che affronti la questione giovanile - 1 progetti, i 300 anni della cavalleria e i carri armati
Da parecchi mesi alcuni gruppi giovanili della città si incontrano periodicamente per discutere e confrontare le proprie
idee sulla « questione giovani » a
Pinerolo.
Questi gruppi raccolgono al loro interno esperienze ed aree diversificate: alcuni sono credenti,
altri non credenti; alcuni studenti, altri lavoratori o disoccupati;
ragazzi e ragazze.
Il comune denominatore è però uno: essere coscienti di vivere un’età ed un’epoca in cui sono presenti parecchi problemi e
che non ha senso risolverli per
conto proprio, perché il problema di uno, anche se con sfumature e tagli diversi, è il problema di tutti.
Il mediatore principale di questi incontri è stato il dialogo,
soprattutto la volontà di guardare oltre le differenze di intendimenti, come separazione e ostacolo alla comunicazione, ricercando piuttosto arricchimento
dal dialogo comune.
Viviamo in una città che,
ahimè, non offre gran che per un
giovane (quasi nulla per un anziano) die « abbia voglia di essere » non in modo velleitario,
beninteso, ma che senta di poter essere partecipante e portatore di novità in una realtà sonnolenta come la nostra. A chi
critica il comportamento dei
« giovani d’oggi » chiediamo: che
cosa la città, nella persona delTamministrazione comunale, propone per i giovani? Esiste rm
progetto giovani? Un assessorato allà gioventù?
Questi strumenti fondamentali
per tentare di capire, di partecipare ai problemi, alle attese,
alle gioie dei giovani non esistono. Non esistono peraltro nemmeno per gli anziani, per gli stranieri, per i portatori di handicap. Ma cosa esiste? Esistono
dei tamponi che ramministrazic>
ne pone qua e là quando le situazioni stanno per esplodere.
Alcune proposte ci sono però
state da parte dei gruppi giovanili che scrivono. Ci si è suddi
visi in tre gruppi di lavoro su
tre proposte: un centro sociale
che diventi punto di incontro e
di riferimento per i giovani della città (alcune delle idee qui
esposte sono nate sulle panchine dei giardini pubblici, unico
spazio pubblico lasciato ai giovani gratuitamente); un informagiovani che faccia da volano per
iniziative di svago, di impegno
e da catalizzatore per la trasmissione delle idee; un informalavoro che tenti di fornire ai giovani in cerca di lavoro una panoramica sulle possibilità offerte dalla nostra zona e sia, ancora, Un riferimento-osservatorio
specifico per la realtà giovanile
del mondo del lavoro.
Queste tre proposte furono
presentate nei primi giorni di
marzo, in una affollata assemblea nell’aula consiliare, alla
giunta comunale. Erano tre proposte modeste rispetto alla realtà variegata e problematica del
mondo giovanile pinerolese. Alla
fine deH’assemblea, ricca di interventi « a scena aperta » e di
botta e risposta, la giunta si impegnò a stanziare 80 milioni di
lire da ripartire sui tre progetti.
Qualcuno dei partecipanti ventilò l’idea di utilizzare per il centro sociale i locali dell’ex cinema Primavera, ma fu risposto
che quei locali erano destinati
per altro uso; dovevano servire
per ampliare il museo della cavalleria, in particolare per ospitare vetusti mezzi corazzati che
« fan parte comunque della nostra storia e inoltre incrementerebbero l’attrattiva turistica per
Pinerolo ».
Di quegli 80 milioni promessi
ne sono stati stanziati 8, forse
nemmeno quelli arriveranno. In
compenso arriveranno dei carri
armati che, certo, non spareranno più, ma continueranno a nuocere perché sottrarranno spazio
a tutte le iniziative « di vita »
che avrebbero potuto essere inventate in quei locali.
Gli 80 milioni invece sono
serviti per finanziare le commemorazioni per i trecento anni del
ambiente è poi proseguita analizzando la complessa legislazione
che, a livello regionale come nazionale, è stata concepita non nell’intento di porre barriere fra
attività umane e paesaggio ma
« per proporre una sintesi fra le
due componenti, governando così
il sistema nel suo complesso ». I
molti interventi succedutisi hanno per la verità in buona parte
deviato da quello che era il tema originario della serata; in
particolare molti amministratori
hanno voluto esprimere il loro
disagio rispetto alle lungaggini e
agli intoppi che ogni piccolo progetto di ristrutturazione pare incontrare fra leggi e leggine, un
problema reale in molti casi, ma
di per sé non direttamente ascrivibile alle normative ambientalistiche introdotte nella nostra legislazione.
Un secondo momento di confronto neH’ambito del seminario
avrà luogo venerdì 25 maggio,
alle ore 20,45 al bocciodromo di
Luserna San Giovanni: il tema
della serata (/ rischi ambientali
e lavorativi) dovrebbe consentire una correzione di rotta ed un
ritorno a quello che era l’intento
iniziale di questo eiclo di incontri.
P.V.R.
« Nizza cavalleria » che « fa parte della nostra storia ». Per questo finanziamento non ci sono
state assemblee infuocate, botta
e risposta, volti tesi degli amministratori: è bastata una firma su una delibera.
E’ un fatto che amareggia ina
che, nel contempo, ne dà lo spessore; per queste commemorazioni le persone comuni non si sono mosse, non ne hanno fatto richiesta: le altre proposte sono
cresciute con i gruppi che le
stanno portando avanti, senra ordini di scuderia, senza « discorsi celebrativi ».
Le domande che sorgono spontanee sono: perché questa indifferenza, e non solo verso il mondo giovanile? Perché ogni volta
che ci si vuole impegnare seriamente su un progetto comune che
non abbia come fine il tornaconto economico si viene sempre
bloccati? Alcuni di noi lo sperimentano quotidianamente nel lavoro con gli emigrati, con i giovani che fanno più fatica, o sul
terreno delle tossicodipendenze.
Perché quando si presentano
progetti seri e si fornisce disponibilità a lavorare su tali progetti si viene ignorati e i mesi
passano prima di avere una risposta che è sempre negativa?
Perché invece altre iniziative che
non hanno come obiettivo dialogare con le persone, né aiutare a risolvere i problemi assie
me, vengono sempre avallate?
Ci rammarica profondamente
questa scelta della ^unta.
Ma ancor più ci spiace che su
una questione così scottante come quella giovanile l’amministrazione sia ancora indifferente.
Probabilmente c’è più interesse per ricordare un passato distruttivo che per un presente che
cerca di creare.
ARCI - Collettivo per un centro socio-culturale autogestito - Collettivo giovanile E.
Berlinguer - Comunità cristiana di base - Coordinamento gruppi parrocchiali cittadini
RADIO BECKWITH
Di nuovo
a Pinerolo
A partire da domenica 20
maggio le trasmissioni di Radio
Beckwith sono nuovamente ampliate a tutto il pinerolese, sulla
frequenza di 102.350 Mhz.
Il ponte di trasmissione, rubato circa un mese fa nel corso
di un trasporto a Torino, è stato
infatti sostituito con una nuova
apparecchiatura costruita a tempo record dai tecnici dell’emittente.
Occorrerarmo ancora un paio
di settimane per la messa a regime della nuova apparecchiatura, tuttavia la Radio fin d’ora
rilancia il suo appello alla collaborazione da parte di amici ed
ascoltatori pinerolesi.
La rapida sostituzione del ponte rubato è stata possibile anche grazie al sostegno delle molte persone che in queste settimane hanno generosamente risposto all’appello urgente coprendo quasi totalmente l’entità
del furto, una cifra che superava
il milione e mezzo di lire.
TORRE PELLICE
Memoria
della guerra
TORRE PELLICE — Il comune, la Società di studi vaidesi e li Centro culturale valdese organizzano due serate
dedicate alla « Memoria della guerra ».
Venerdì 1" giugno, alle ore 20.45, presso il cinema Trento, verrà proiettata in
anteprima la 1 parte del film « 1 captivi italici in Sud Africa », documentario
sui prigionieri di guerra italiani nel
campo di concentramento di Zonderwater, realizzato da Stefano Moni, che
sarà prossimamente trasmesso da Raitre. Sarà presente l’autore.
Giovedì 7 giugno, sempre alle ore
20.45 presso il cinema Trento, « Una
valle in guerra; 10 giugno 1940 », presentazione della mostra curata dalla
Società di studi valdesi. Interverrà II
prof. Giovanni De Luna dell'università
di Torino, seguiranno la proiezione di'
cinegiornali d’epoca e testimonianze.
« Uanima mia s'acqueta in
Dio solo, da Lui viene la mia
salvezza »
(Salmo 62: 1)
Il giorno 11.5.1990 è entrato nella
pace del suo Signore
Guido Rostagno
Nell’afflizione per la separazione, ma
fidenti nelle promesse divine, lo annunciano la moglie Itala Zarotti, le figlie
Luce con Umberto, Cristina con Gianpaolo e Anna, il fratello Nino, la sorella Lillina (Brasile), i cognati, i nipoti
e parenti tutti.
Merano, 16 maggio 1990.
« Per l’aiuto che viene da
Dio sono durato fino a questo
giorno »
(Atti 26 ; 22)
Il marito della cara
Attilia Cardon in Gay
ringrazia sentitamente tutti coloro ohe
con scritti, opere di bene e con la loro
presenza, hanno partecipato al suo
grande dolore.
Un ringraziamento particolare alla signora Nella Gardiol, al dottor Ferrerò,
a suor Carmen, a tutto il personale
del reparto chirurgia deirospedale civile di Pinerolo ed al pastore Klaus
Langeneck.
Prarostino, 25 maggio 1990.
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IN BULGARIA INCONTRO SU TEOLOGIA E TECNOLOGIA UN SAGGIO DI UN FILOSOFO FINLANDESE
Vancouver - Canberra
I rischi distruttivi della tecnologia, delle biotecnologie, variazioni
del clima e altro ancora: una serie di impegni per tutte le chiese
Etica e
ambiente
Si è svolta a Sofia (Bugaria),
dal 23 al 30 novembre 1989, l’ultima riunione del comitato di
lavoro della sotto-unità ’’Chiesa
e società”, istituita daH’Assemblea generale del CEC di Vancouver (Canada, 1983). E’ stata
l’ultima riunione prima della
prossima Assemblea generale
che si terrà a Canberra (Australia) nel 1991 e quindi l’ultima
occasione di incontro fra i rappresentanti delle varie chiese con
esperti in diversi settori scientifici, tecnologici e teologici.
La commissione aveva ricevuto il mandato di approfondire
alcune tematiche critiche per la
attuale situazione e più precisamente:
a) la tecnologia sofferta come
potenza distruttiva;
b) individuazione di contesti
idonei ad un equilibrato sviluppo tecnologico;
c) automazione del lavoro, microelettronica e caratteristiche
degli impieghi di lavoro;
d) il controllo della scienza e
delle tecnologie.
Con questo mandato l’assemblea di Vancouver sottolineava
l’utilità di un coinvolgimento
delle chiese nelle problematiche
della gestione sociale della scienza e soprattutto della tecnologia.
L’attività della sotto-unità è
stata perciò indirizzata a temi
specifici con costante riferimenti alla salvaguardia del creato ed
alle sue interazioni con le problematiche della giustizia e della
pace in modo da fornire un contributo significativo alla prossima Assemblea del 1991.
Il metodo di lavoro adottato è
sinteticamente riassunto dal seguente passaggio del resoconto
di una delle prime riunioni (Bossey, 1985): «Il movimento ecumenico ha sempre inteso che
operare per la giustizia, la pace
e la salvaguardia del creato implichi una continua interazione
fra teoria e pratica nel contesto
dei bisogni umani ». Questi elementi d’interazione sono stati
individuati principalmente nella
teologia, l’azione, l’etica e l’analisi scientifica e sociale.
La salvaguardia
del creato
Il problema della salvaguardia
del creato è stato affrontato da
diversi punti di vista. I teologi,
partecipanti alle diverse riunioni
e provenienti da diverse chiese, hanno messo in rilievo l’immanenza della divinità piuttosto che la sua trascendenza per
evidenziare la fondamentale partecipazione dell’uomo nell’evoluzione del creato, per quanto riguarda principalmente il nostro
pianeta. Inoltre si è dato ascolto
alle tesi delle teologhe femministe che desiderano superare la
visione eccessivamente patriarcale della teologia classica con
la conseguente frammentazione
della natura e delle sue molteplici interazioni per dar vita ad
una teologia più globale.
Particolare attenzione è stata
data agli sforzi di chiarire il
concetto di salvaguardia del
creato. Bisogna anzitutto premettere che il termine « salvaguardia del creato », normalmente utilizzato nella terminologia teologica italiana è una traduzione poco fedele del termine
anglosassone « Integrity of Création » la cui traduzione esatta è
« totalità (se non addirittura
integrità nel senso di interdipendenza) del creato ». Per avere un’idea più completa del concetto che il termine vuole esprimere è forse utile riferirsi ad
una delle affermazioni contenute nella relazione della riiinione
di Annecy (1988): «La totalità
della creazione è costituita dai
valori di ogni creatura verso se
stessa, le altre creature e Dio, e
dalle loro interazioni in una globalità differenziata che ha un valore unico verso Dio ».
I maggiori ostacoli alla realizzazione di un programma di totalità della creazione sono ovviamente stati individuati nella
difficoltà di soddisfare contemporaneamente gli imperativi di
giustizia e liberazione umana e
q,uelli di conservazione dei fondamenti ecologici della vita.
Si sono tenute diverse riunioni e laboratori per prendere conoscenza delle diverse ed a volte contrastanti realtà locali: si
possono ricordare Manila (Fihppine, 1986), San Paolo del Brasile, (1988), San Josè (Costa Rica, 1988), Punak Pan (Indonesia, 1988).
Queste esperienze hanno permesso di focalizzare meglio l’importanza dei valori etici ed in
particolare di quelli posti alla
scienza. La creazione è poi vista come un processo « aperto »,
dipendente cioè anche dalle nostre azioni; da qui la necessità
di una responsabilità personale,
di un’etica ambientale globale
e di un economia compatibile
con i vincoli posti dall’ambiente.
Si possono ricordare due interessanti pubblicazioni: « Science
Education and Ethical Valúes »
(1985) e «Science and tre Theology of Creation» (1988) ottenibili presso il CEC a Ginevra.
Altri temi centrali per la salvaguardia del creato isono le
biotecnologie e l’ingegneria genetica; la sotto unità ’’Chiesa e
società” chiede il coinvolgimento delle chiese per portare all’attenzione della pubblica opinione
i potenziali abusi delle nuove
tecnologie e per aiutare i governi, gli scienziati, le università,
gli ospedali ed i laboratori di ricerca ed industriali a sviluppare idonei metodi di controllo. Le
seguenti indicazioni sono state
portate all’attenzione delle chiese (Mosca, 1989):
a) si richiede la proibizione di
tecniche per la selezione del sesso
e mette in guardia contro l’uso
che involontariamente se ne potrebbe fare a scopi sociali;
b) si richiama l’attenzione sui
possibili abusi della conoscenza del codice genetico individuale (la discriminazione sul lavoro, l’assistenza medica, l’educa.
zione e le assicurazioni);
c) si sottolinea la necessità di
una cura d’anime per gli individui e le coppie con difficili
scelte di procreazione e per decisioni familiari coinvolgenti informazioni genetiche proprie ed altrui;
d) si propone il bando temporaneo degli esperimenti di ingegneria genetica coinvolgenti la
linea genetica umana e si incoraggia una riflessione etica, necessaria per favorire ima guida
eticamente valida per il futuro;
si richiede inoltre un controllo
severo sugli esperimenti realizzati con cellule somatiche prodotte con tecniche d’ingegneria genetica, richiamando l’attenzione
sul potenziale abuso di entrambe le tecrùche e sulla discriminazione che ne può risultare
verso le persone giudicate « deficienti »;
e) si chiede la proibizione delle gravidanze a pagamento, la
vendita di ovuli e sperma umani nonché di embrioni o parti
di feti;
f) si consiglia ai governi di
proibire la ricerca sugli embrioni e di fissare scrupolosamente
le condizioni in cui possano essere condotti esperimenti eventualmente decisi;
g) si incoraggiano le chiese
e le associazioni all’aggiornamento sugli effetti che i pro
gressi delle tecnologie di procreazione possono avere sulle
famiglie, e sulle donne in particolare; a sviluppare un ministero pastorale per assistere le persone che devono affrontare problemi di procreazione, in particolare di coloro che ricorrono a
queste tecniche volontariamente
e sotto determinate pressioni;
h) si ritiene che nessuna forma di vita animale dovrebbe essere oggetto di brevetti e si invita ad un approfondito studio
sulle profonde implicazioni che
potrebbe avere, sul piano morale
e sociale, la protezione brevettuale delle nuove forme di vita;
i) si richiede l’urgente adozione di severi controlli internazionali sull’immissione nell’ambiente di orgasmi prodotti dall’ingegneria genetica;
j) si chiede a tutte le nazioni di proibire i programmi di
ricerca sulle armi biologiche uti-.
lizzanti ringegneria genetica e a
convocare riunioni su questi tipi
di arma per stabilire opportuni
criteri di controllo per il loro effettivo bando;
k) si decide di promuovere
consultazioni con organizzazioni
scientifiche internazionali non
governative affinché studino,
con le chiese ed altri, l’evoluzione politica della biotecnologia
e le sue ripercussioni sulla giustizia globale e per elaborare
proposte mirate a ottenere il
massimo beneficio per i più
svantaggiati.
Diversi altri temi critici sono
stati analizzati e discussi; si possono brevemente riassumere in
impatto delle tecnologie sofisticate e loro conseguenze, effetto
serra, modifica dei climi, AIDS.
L’impatto delle tecnologie è
stato affrontato in contesti specifici caratteristici del primo o
terzo mondo. La pubblicazione
dell’86 «Will thè Future Work?»
(Il futuro funzionerà?) ha messo in evidenza le nuove strutture del lavoro nei paesi più avanzati e la necessità di una nuova comprensione teologica del
lavoro. Una seconda pubblicazione del 1988 «Technology from
thè underside » (Tecnologia dal
basso) ha affrontato le conseguenze dell’incontrollata introduzione di nuove tecnologie in
un paese dell’Est asiatico e fatto alcune proposte di sviluppo
controllato a beneficio dei più
bisognosi.
Sguardo al futuro
L’esperienza maturata nel corso di questo settennato dalla
sotto-unità ’’Chiesa e società” è
essenziale per definire l’attività
per il periodo successivo all’Assemblea generale di Canberra.
La vastità e complessità dei
problemi che l’umanità deve affrontare alle soglie del terzo
millennio richiedono uno sforzo comune e quindi anche nel
Consiglio ecumenico si deve
cercare di rendere più efficaci
ed efficienti le collaborazioni all’interno delle unità.
In particolare è utile proseguire ad un continuo approfondimento teologico nelle situazioni
concrete utilizzando anche i risultati di altre discipline scientifiche e sociali. Si tratta in sostanza di permettere alla chiesa
di partecipare attivamente alla
ricerca di una combinazione ragionevole fra coscienza ecologica e vita economica, nel momento in cui individui e popoli cercano di costruire strutture idonee al futuro. Ciò significa che
la ricerca della salvaguardia della creazione non può essere disgiunta da quella della giustizia e della pace, in uno spirito
di verità.
Sergio Brofferio
Al ciominio cJeiruomo sulla natura occorre sostituire nuovi criteri come la « coevoluzione »
« ...Può darsi che gli storici del
XXI secolo considereranno con
meraviglia: questo nostro boom
economico; certo si rammaricheranno delle conseguenze ambientali che lo hanno accompagnato... » (Lester R. Brown, State
of thè World 1990, World Watch
In.ctitute).
« ...Un nuovo codice etico, applicato all’ambiente, è necessario per proteggere e conservare
la natura, invece di sfruttarla
in vista di quello che gli uomini chiamano i loro bisogni ed
interessi... » (Z. Bankowski, Il codice etico, in « Santé du monde », gennaio-febbraio 1990. Organizzazione mondiale della sanità, Ginevra).
Avendo sotto gli occhi la degradazione (urbana e non) della nostra vita quotidiana e riaffacciandosi periodicamente il
problema del rapporto tra scienza ed etica, ci sembra opportuno riproporre la lettura attenta
di un breve saggio di qualche
anno fa del filosofo finlandese
G. H. von Wright ^ sull’uomo e
sulla natura nella moderna civiltà tecnologica.
« Non può non essere ormai
percepita da tutti l’istanza di sostituire alla tradizionale concezione del rapporto uomo-natura,
basato sull’idea del dominio dei
nuovi criteri di razionalità improntati piuttosto alla coevoluzione e capaci di favorire il
processo di adattamento della
moderna società industriale alle
condizione biologiche necessarie
per la sopravvivenza della specie umana... » E se alcuni ® possono affermare che « Si deve rispettare la natura per se stessa,
perche essa ha una sua logica
intrinseca che può differire dalla nostra », tuttavia lo sforzo più
sentito da altri (scienziati e
politici) sembra essere quello di
conciliare il progressivo sfacelo
del nostro ambiente con il cosiddetto « sviluppo » o « imperativo tecnologico », trascurando
gli effetti che questo ha prodotto collateralmente sul nostro stile di vita in termini di insoddisfazione e disagio, quando non
di disastro ambientale o di rischio sanitario. Sembra proprio
trattarsi di quella dittatura delle circostanze di cui parla esemplarmente von Wright: « ...La
scienza ha bisogno di denaro e
la grande scienza di molto denaro, ed esso deve giungere da
fonti il cui interesse primario
non è la ricerca della verità ma
l’attesa di ottenere un guadagno
sul capitale investito ».
Per parte nostra è necessario condividere il pessimismo
verso la razionalità ed appellarsi alla ragionevolezza; non dobbiamo esitare a contestare gli
« esperti » quando parlano di
scopi e decisioni definiti in modo vago rispetto al benessere dei
cittadini. La speranza è che il
dibattito sul rapporto stretto tra
ambiente, scienza ed etica non
venga ingessato aH’interno dei
tanti comitati etici, laici e non,
che stanno sorgendo come funghi, anche in Italia.
Il rischio della istituzionalizzazione delle competenze non è remoto nel nostro paese (da un
lato così avaro di reali competenze e dall’altro a causa dello
scarso livello qualitativo dell’informazione scientifica, giornalistica in primis); facciamo in modo di aver chiaro « il sacerdozio
universale » della volontà dell'informazione, senza deleghe ad esperti di pochi scrupoli, in maniera di proporre uno stile di
vita che non sia « inerzia » ma
che renda ragione « di ciò in cui
abbiamo creduto ».
1 Georg H. von Wright, « Immagini della scienza e forme di razionalità », 1987, Roma, Editori
Riuniti (ediz. ital.).
“ Dalla prefazione, oper. cit.
'* M. J. Delors, presidente della
Commissione della Comunità
europea, riportato in «.Nature»,
London, voi. 344, marzo 1990
(Doctrinal fallacies of stewardship).
* Georg H. von Wright, oper. cit.,
pag. 58.
= Georg H. von Wright, oper. cit.,
pag. 62.
Daniele Busetto
Indesiderato
(segue da pag. 1)
Annemarie — ricevo una telefonata dalla Svezia che mi annuncia che di lì a due ore il ragazzo sarebbe arrivato a Fiumicino, accompagnato da due funzionari della polizia svedese. Il
mio interlocutore aggiunge che
il ragazzo ha l’intenzione di chiedere l’asilo politico in Italia, Avverto immediatamente della cosa l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati
(ACNUR) e dichiaro la disponibilità della FCEI di garantire
finanziariamente per il soggiorno
del ragazzo in Italia. Avverto anche l’ufficio di Amnesty International del caso. Dalla Svezia mi
dicono inoltre che il padre del
ragazzo era stato fermato in
Iran, dalla polizia, proprio a causa del previsto rientro del figlio.
Di qui l’urgenza di un nostro intervento per evitare guai maggiori ».
All’aereoporto però il funzionario di polizia che riceve il ragazzo non ritiene che ricorrano
gli estremi per l’asilo e neanche quelli del soggiorno; nonostante l’ACNUR faccia presente
la disponibilità della FCEI ad
« assumere » il caso, la polizia
italiana « consegna il ragazzo alla compagnia Iran-air, e sotto
scorta viene imbarcato sul primo volo per Teheran ». « Da quel
momento — continua amareggia
ta Annemarie — non si hanno
più notizie del ragazzo e temiamo per la sua vita, viste le leggi iraniane per chi è considerato disertore ».
E’ questa una delle tante storie di diritti umani violati, senza formalmente violare alcuna
legge della nostra Repubblica italiana. Nessuno per questo sarà
perseguito in Italia, ma per questo atto amministrativo, oggi,
un ragazzo, in Iran, rischia la
vita. C’è ancora qualcuno che in
Italia sa indignarsi e prendere
posizione perché queste cose non
avvengano più? Se sì, si tratta
di pochi. I giornali, avvertiti dal
Servizio rifugiati e migranti della FCEI, non hanno ritenuto il
caso degno di notizia.
I diritti umani godono di buona stampa solo quando sono oggetto di discorsi, molto meno
quando si tratta di fatti, molto
meno ancora quando i fatti riguardano il governo del tuo paese.
G. G.