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6* Anno. — N” 5.
II SERIE
15 Makzo 1857.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DEllA EVASGELUZiZIOSE ITAIIASA
Seguendo la Terità nella carità.
Efbs. IV. 15.
PREZZO OX ASSOCIAZIONE
Per lo auto (fraoM a desiinaiiODe) . . . F 3 »
Per la Muera e PraBcia, id. . . . » 4 !5
Per l'iBfUUèm. M. . . . . . . » 5 58
Per litri fatsi (Frueo Di» al eeDOoe) ..»in
l»B li riceTm assMiamai per tieDo di in idi«.
LE ASSOCIAZIONI 8i Riccvoira
Is lerins all'tlRzio del Giornale, liale delKe. I' 11.
lellfl iroriDcìe fr«sso iQtÜ |U (Iffiiil posUU
Be:io di Taglia, tbe doiraoB« Mser« loTiati liraBM
al Krellore delia Buona NotcIU e lon allrimeoU»
All’estero, ai scgucuti indirizzi; Parisi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Troochet, 12 ; Oinevra, dal sig. E. Beroud libraio; insbilterra per mezzo di traoeo bolli
ingTÌgl spediti fraaco al direttore della Buona Noìella.
sonuaARio
La preghiera del Signore. —Missioni evangeliche: 11 dottore Livingston.
— La Bibbia. — Alcuni verbi della sapienza divina. — Poesia: Tutto
è consumato. — Notizie italiane. — Notizie estere.
LA PREGHIERA DEL SIGNORE
Matt. vi, 8, 13; Luca xi, 2, 5.
Padre nostro che sei nei cieli.
II divino Salvatore insegnando a pregare ai discepoli e premunendoli contro le vane dicerie dei pagani e dei farisei,
lasciò ai suoi diletti di tulle le età quel perfetto modello di
preghiera, semplice, breve, quanto sublime c fecondo, che
noi chiamiamo Orazione domenicale (del Signore), o il Padre
nostro.
Ella è cosa da per sè evidente che in questa mirabile orazione non inlendea Gesù d’imporci formola assoluta, invariabile; ce lo dimostra il proprio esempio e dei discepoli (Giov.
XVII; Alt. I. 24). Ei mirava anzi lutto a darci la sostanza, ad
inculcarci Io spirito della preghiera cristiana.
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Insegnaci a pregare, chiedevano i discepoli. Sebbene da gran
tempo alla scuola del Divino Maestro, ancora non sanno che
cosa si convenga domandare: e non è maraviglia; l’uomo naturale non sa pregare e non prega. Chè preghiere non sono
quelle istintive grida strappateci dalla paura, dalla disperazione all’ora del periglio. Non preghiere al Padre degli Spirili
quelle insane domande intente solo ad appagar mondani affelti; nè quelle insulse dicerie, quelle profane ripetizioni
della nostra santa Orazione, contro l’espresso divieto del Signore. Consapevoli della nostra ignoranza uniamoci di cuore
ai discepoli, dicendo; Signore, insegnaci a pregare. Ed egli
risponderà benigno: voi pregale così: Padre nostro che sei
ne’ Cieli.
Prima di addirizzare all’Onnipotente le nostre brame, egli
c’insegna come chiamarlo, onde attrarne l’attenzione ed infondere in noi rispetto ed amore Ed il nome ch’Ei pone sulle
nostre labbra è il dolce nome di Padre, che fa vibrare le più
intime fibre del cuore, e al vivo ritrae il fondamento della
religione: vincolo cioè tra Dio e l’uomo, tra il Padre celeste
ed i figli della terra.
Cotesta appellazione, che a noi pare cosi ovvia e di cui godiamo ingrati corae di tanti altri doni, senza curare la fonte
primiera d’ogni bene, non è naturale al linguaggio degli uomini, per cui è il Padre un Dio sconosciuto, come pur troppo
ce lo conferma lo stalo dell’umanità.
L’idolatra adora, anzi che un Padre, empie deità, malevoli
spirili, che con orrendi sacrifizi ei lenta placare. Il maomettano piega la fronte al cieco destino. Il giudeo disconosce il
Figlio e Irema innanzi al Dio del Sinai. 11 razionalista confina
l’impassibile divinità in solitudine di morte, si prostra alle
leggi di natura, di cui si fa scuopritore e giudice, ed esalta
l’opera della sua mente.
Al Vangelo di grazia e di verità, al Figlio d’amore spettava
il rivelarci, anzi il ridarci i! Padre; «nessuno conosce il Padre
se non il Figlio, e colui cui il Figlio l’avrà voluto rivelare ».
Quanta eccellenza in quel dono ineffabile! quanta dolcezza
nelle relazioni di padre e di figlio! quanto amore, divozione,
sollecitudine e vigilanza da una parte ! quanta fiducia, ubbi-
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dienza, rispetto dall’aUra ! Quanta tenerezza, effusione tra il
padre in ispecie ed il suo diletto!
Tali sono i vincoli di scambievole amore che al Padre celeste stringono i figli di adozione; non già vaneggiamenti della
fantasia, seduzioni del cuore, ma consolanti realtà, tesoro inesauribile di pace apertoci dall’amore infinito del nostro fratello maggiore. Coirefficacia della sua morte riconciliatici con
Dio, ei pone in sulle nostre labbra il nome di Padre, e col suo
Spirito testimonia al cuore i privilegi e ridesta gli affetti di
figli. Iddio è bensì Padre degli uomini per la creazione;
« in Lui abbiamo la vita, il movimento e l’essere », Egli è
Padre per le continue cure della Provvidenza, con cui ci
manda le piogge, le stagioni fertili, e riempie i cuori nostri
d’abbondanza e di letizia. Fuori di Cristo egli è Padre, non
Padre nostro, perchè non siamo figli riconciliati, anzi figli d'ira
e di ribellione. In Cristo per la fede, egli diventa Padre nostro
e noi suoi figli redintegrati nella casa paterna, partecipi del
suo amore, del suo Spirilo, della sua eredità e di tutte le
sue benedizioni. Tale è la dottrina costante della Scrittura.
« Vedete qual amore ci ha manifestalo il Padre, che siam
chiamati figliuoli di Dio » (I Giov. 3)! « A tutti coloro che
l’hanno ricevuto (Cristo), Egli ha dato questa ragione di
esser fatti figliuoli di Dio, i quali non disangue, nè di volontà
di cqrne, nò di volontà d’uomo, ma son nati di Dio » (1 Giov.
I. 12, 13).
E non solo la parola c’insegna cosi consolante veriià. Lo
Spirito d’amore « rende testimonianza al nostro spirito che
siamo figliuoli di Dio » {Rom. 8,16); che non abbiamo ricevuto
« uno spirito di servitù a timore, ma lo spirito di adottazione
per la quale gridiamo abba Padre » {Rom. 8, 15). Il medesimo
spirito ne informa alla volonterosa filiale ubbidienza: « Io
amiamo perchè ci ha amati il primo t> (1 Giov. 4, 19).
Ma chi ritrova un Padre, ritrova fratelli con cui dividerne
le amorose cure. Mentre nel mondo che non conosce Iddio,
regnano l’odio, le gare, le contese, nella famiglia di Ilio
rinasce e vive l’amore; ogni figlio al Padre comune si rivolge
dicendo, Padre nostro, non Padre mio. L’egoismo è sbandito
dal linguaggio del vero cristiano; ei rammenta nelle sue preci
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taoti fratelli sottoposti alle raedesinie infermità, chiamati alle
medesime benedizioni, e sa di essere da loro rammentato.
Padre nostro, della famiglia, del vicinato, della città, della
patria, dei fratelli già accolti nel seno paterno, di tanti altri
ancora erranti. Padre nostro, piovano su di noi le tue più
preziose benedizioni !
Padre che sei ne' Cieli, ove hai fissato il tuo Irono di gloria,
la ferma stanza della tua dimora, e non soggiaci alle debolezze, ai mutamenti dei padri di quaggiù; noi fidiamo, nei
tanti nostri bisogni, alla tua onnipolenle protezione.
Che sei ne’ Cieli,e con somma sapienza reggi l’intero creato,
noi ci abbandoniamo ai tuoi alti consigli, ed umili ci rassegniamo alle prove, sapendo che ogni cosa concorre al bene
di coloro che amano Iddio.
Che sei ne’ Cieli, soggiorno di gloria e pura felicità e con
occhio benigno ne miri e ne chiami da questo mondo di miseri« e «li peccalo, per scamparci nel regno eterno; noi guardiamo in alto al nostro fermo domicilio, al celeste parentado,
al riposo promesso al popolo di Dio, e con fede, speranza ed
amore proseguiamo il terreno pellegrinaggio.
Padre nostro che sei ne’ Cieli, oh ! qual tesoro di grazia in
queste parole tramandateci dal Figlio di Dio ed impresse nei
cuori nostri dallo S[iirito consolatore! ¡lo ho un Padre celeste,
dunque non sarò orfano in sulla terra, e nell’accompagnare
al campo del riposo l’amato genitore, la diletta madre, posso
esclamare, conforlalo dalla divina promessa; « quantunque mio
padre e mia madre m’avess^ro abbandonalo, pure il Signore
mi accoglierà » {Salm. 27, 10). Ho un padre, dunque, senza importuni intrometlitori, un accesso libero al trono di'misericordia per esternare i miei bisogni, i miei desideri, confessare le mie colpe e sentire dal Signore parole di pace e di
perdono, e quei segreti « ch’Ei rivela a coloro che lo temono »
(Salm. 25, 14). Padre nostro, dunque procurerò di amare i
miei fratelli, di combattere l’egoismo, l’odio, l’indilTerenza, e
mostrare ai figli del Padre comune, in ispecie ai miseri, agli
afflitti, quelle cure amorose che rallegrano il suo cuore
paterno: «quando voi avrete dato in nome mio un bicchier
d’acqua a quei piccoli, l’avrete fatto a me medesimo » (Matt.
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10, 42). 0 sanla religione del mio Salvatore! a te s’aspetta la
grand’opera della nostra salute; a te il riordinar la famiglia;
a te il raffermar la Società, riducendo i cuori alla benefica
legge dell’amore.
Ma a voler che di tale benedizione sia beneficata la nostra
terra, rammentiamolo fratelli in G. C., non bastano le magnifiche teorie, le sottili discussioni ; a voler che il deserto
arido dell’incredulità rifiorisca come la rosa , si richiede
l’alito del divino amore.
E qui ci torna in acconcio rammentare li cristiani avvertimenti che un valente missionario mandava ai fratelli d’Europa,
mentre sotto il micidialeclima delle Indie consumava alla gloria
del suo Signore le forze e la vita. «Perchè si disputano gli uomini per la scorza e lasciano ii frutto? Si discute per le costituzioni, il battesimo, il ministero. Si dimentica giustizia, pace
egioia per lo Spirilo Santo. L’amore è il vincolo della Chiesa
di Dio. Le costituzioni, le confessioni sono mezzi imperfetti,
temporari, degni appena di tal nome. L’amore vincola in
eterno. L’amore/ egli è qual prode che atterra i baluardi e
le mura, un soldato sempre vittorioso; le diversità di pareri
noi possono abbattere, ch’ei si fa largo nel cuore di chiunque è nato da Dio ». Vita di de Rodi, pag. 205 e 206.
Quando si potrà dire dei cristiani, ecco quanto amano ;
presto si aggiungerà: ¡1 Signore è in mezzo di loro. Prepariamoci con tali sensi a internarci nella divina preghiera del Signore. B. M.
MISSIONI EVANGELICHE
IL DOTTORE LIVINCtSTON
Da pochi ù noto quanto la scienza geografica sia debitrice
alle missioni; ma se alcuno vuol esaminare la storia sì dell’Asia che dell’Africa, troverà che, dai tempi più remoti fino
ai di nostri, ogni grande scoperta in questo genere fu fatta
dai missionarii. Oltracciò, predicando l’Evangelo, essi reano la civiltà e la vita alle barbare nazioni.
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Il dottore Livingston fu per nove anni missionario presso
i Bechuanas alla stazione di Kalobeng, ducento miglia al
nord di Kuruman, ove dimorava il celebre missionario
Moffàt, di cui egli sposò la figlia.
Il 1° giugno 1849 egli lasciò la sua stazione in compagnia
dei signori Oswald e Murray in cerca del celebre « Lago oltre
il diserto n. Dopo aver molto sofferto a cagione del clima e
dello numerose privazioni cui furono sottoposti, giunsero al
lago Ngami, ma non lo potendo valicare per mancanza di
battello e di materiali [>er fabbricarne uno, furono costretti
a retrocedere. L’anno seguente una simile spedizione fu ancora tentata, ma il dottoro Livingston ed i suoi compagai,
colpiti dalla febbre, dovettero un’altra volta tornare indietro.
— Nel 1851 fecero un terzo tentativo che fu coronato da!
successo: al settentrione del lago trovarono un paese fertile,
di cui gli abitanti hanno qualche idea delle arti, e sanno
fare vasi di stagno e grossolane terraglie.
Allora il dottore Livingston, deciso di proseguire le sue
esplorazioni in quelle ignote contrade, tornò alla stazione,
condusse la moglie ed i figli alla città del Capo, e vedutigli salpare por l’Inghilterra, partì per il suo gran viaggio
al Nord, l’8 di giugno 1852. Egli diresse dapprima i suoi
passi verso San Paolo di Loando sulla costa occidentale, a 5
gradi di latitudine sud, circa 30 gradi al nord del Capo di
Buona Speranza. Tali furono i patimenti cui soggiacque in
questo viaggio, che quando giunse a San Paolo di Loando
i suoi amici ne disperarono, e credettero finita l’opera sua.
Tuttavia ei guarì, e subito s’accinse a proseguire il suo
viaggio.
Egli camminò qualche tempo nella direzione sud-est verso
il Malokolo, non lungi dalle rive settentrionali del lago
Ngami; dopo questo egli sembra avere viaggiato all’est ed
al nord-est, finché giunse alle contrade bagnate dal corso
superiore del fiume Zambesi. Questo viaggio durò parecchi
anni, e fu terminato il 26 maggio ultimo col suo arrivo a
Quillimone, stabilimento portoghese suH’Oceano Indiano.
Questo valente missionario è dotato di zelo straordinario
per spanderò la verità cristiana; e questo era il motivo che
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10 spingeva ad un viaggio si pieno di perigli e cho esigeva
tanti sacrifizi. Per la sua lunga dimora in Africa, ei s’era
reso padrone dei varii dialetti di quelle regioni. Le suo cognizioni scientifiche gli permisero di fare osservazioni astronomiche e geografiche eoa tanta cura e precisione da meritarne gli encomii dei dotti. Provveduto altresì di cognizioni
mediche, ei potè preservare la propria salute e guadagnarsi
11 rispetto e l'affezione delle popolazioni in mezzo alle quali
viaggiava solo e senz’altro compagno che la sua Bibbia pel
nutrimento dell’anima sua, ed il suo schioppo per procacciarsi il vitto e difendersi dalle fiero che s’incontrano ad
ogni passo in quelle regioni.
Egli ò impossibile di farsi ancora un’idea adeguata e completa delle contrade ove venne fatto al dottore Livingston di
penetrare e dell’opera da lui compiuta. Le sue scoperte
hanno certamente dissipate molte illusioni; invece di deserti
roventi, quali si credevano poco fa le contrade da lui attraversate, egli percorse una regione, in molti luoghi, feracissima,
ove l’indaco , la canna da zucchero ed altre piante tropicali
crescono rigogliosamente, edove trovasi altresì cera e miele,
carbone, ferro ed anche oro. « I nativi, dice egli, sono un
popolo di carattere mite ed. a certi riguardi generoso. Quelli
che risiedono nel centro del paese costituiscono la vera razza
negra, d’onde erano principalmente traiti gli schiavi. Questo popolo è ingegnoso o propenso al commercio; le donno
sono trattate da essi con molti riguardi. Tutte lo tribù scoperte hanno una religione, credono ad un’esistenza dopo
morto, adorano idoli, adempiono le loro sacre cerimonie
nei boschetti e nelle selve. \’i è pure qualche oscura tradizione di un diluvio. Parecchie tribù rendono grandi onori
ai leoni, credendo che le animo dei loro capi e gran guerrieri migrino in essi ».
La scoperta la più importante sembra quella che si riferisce al Zambesi. 11 dottore Livingston trovò che quel fiume
era navigabile per 300 miglia; poi viene una cateratta, dopo
la quale il fiume prosegue il suo corso verso il mare, nella
direzione sud, sud-est.
Vicino alla sorgente havvi un altipiano che si distendo
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per 200 miglia, ed ascende gradatamente sino all’altezza di
4000 piedi (1220 metri). Potrebbe questa riviera formare un
gran canale pel commercio. Un gran traffico vi sarebbe da
farsi in ogni maniera di materie prime. I nativi, tanto propensi al commercio, si rallegrano a quest’idea. La fama dell'Inghilterra «Pa nazione amica agli uomini neri » è largamente sparsa in quelle contrade, e così è preparata la via
ad amichevoli e confidenziali comunicazioni.
Ma principale desiderio del dottore Livingston fu di appianare la via al cristianesimo evangelico ; ed ora egli si
prepara, lasciando moglie e figli, a ritornare fra due mesi in
un paese ove, dice egli : « niun uomo deve andare se noB
«è disposto ad esporre la sua vita e se ha troppa bramosìa
« di risultati immediati.... L’entusiasmo non basta, ma vi ci
« vuole un travaglio penoso, proseguito con calma e perse« veranza, nel continuo sentimento della presenza di Dio, e
« senza veruna speranza di contemplarne i frutti ».
Questo è lo spirito in cui, grazie ne sieno rese a Dio,
faticano gran numero fra quei missionarii evangelici, che
dai fogli clericali sogliono essere rappresentati come incapaci di qualsiasi sagrificio! R.
« Noi siamo talmente assuefatti a vedere la Bibbia ch'essa
non è più per noi un miracolo. In apparenza rassomiglia
tutti gli altri libri; ma nulla al mondo può rassomigliarla,
nè esserle paragonato. Il sole che risplende sui nostri capi
non è niente in confronto di essa, se è ciò che pretende essere , iddio comunicandosi agli uomini. Prendete la vostra
Bibbia con questa convinzione, contemplatela ed ammiratela........ Essa è per voi un tesoro inapprezzabile , poiché
racchiude un messaggio singolare d’amore e di misericordia,
che viene da Dio, indirizzato aU’anima vostra. Bramate voi
di avere un colloquio col Signore ? Aprite e leggete......Ma
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nello stosso tempo, guardale a Colui che parla in quelle pagine sublimi, e domandategli un cuore intelligente, acciò
non scorra quella lettura sul vostro cuore , senza penetrarvi ; anzi, simile a semenza caduta in buon terreno , la
Parola porti in voi frutti per la vita eterna. — Il miglior
consiglio che possa un amico darvi si è d’indurvi a consultare Iddio; il maggior bene che possa farvi un libro si è di
rimandarvi alla Bibbia ». (Erskine)
ALCUNI VERBI DELLA SAPIEiNZA DIVINA
« In verità, in verità, io vi dico che, se il granello del frumento, caduto in terra, non muore, rimane solo: ma, se
muore, produce molto frutto. — Chi ama la sua vita la perderà; e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà
in vita eterna ». Gesù Cristo in S. Giov. XII, 24, 25
« Colui certo che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo,
anzi l’ha dato per tutti noi, come non ci donerebbe egli ancora tutte le cose con lui?» S. Paolo ai Boni., Vili, 32.
POESIA
TUTTO È CONSUMATO
S. Giov., XIX. 30.
Odi ! 11 grido d’amor di mercede
Vincitor dal Calvario a noi scende!
Vedi ! il monte si squarcia e scoscende;
Sul meriggio s’ottenebra il ciel.
È consumato l
Orti il grido ch’ha esalalo
Il morente Salvator.
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Oh ! qual gioia ai gementi in peccato,
Da quel suon di vittoria compita!
Una gioia celeste, infinita.
Cristo a tutti c’infonde nel cor.
È consumalo!
0 fedeli, sia lodato
Quel parlar d’un Dio che muor!
Della legge ogni simbolo esterno
Ha cessalo; or dell’uom compie morte
Il riscatto, e d’inferno le porte
ITan perduto ogni forza e poter.
É consumato !
O fedeli, or v’è donato
Di salute ii bel tesori
Serafini, sull’arpe d’argento,
Celebrate l’immensa vittoria ;
Terra « cielo ogni lode, ogni gloria,
Dieno al nome del Dio Redentor.
Osanna! Osanna !
Canti il popolo redento
Al divin Agnel cruento
Grazie, laudi, gloria, onor,
0. T.
Notizie Italiane
Chieri. — Lode a chi tocca. Leggesi nella Domenica : —
« Colla stessa sollecitudine con cui nel numero 3" di questo
giornale designammo alla pubblica riprovazione gli atti di
selvaggio e spregevole fanatismo religioso di cui, non è molto,
diede deplorabile esempio una parte della popolazione di
iihieri, sedotta dal pazzo e incorreggibile partito clericale,
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aununziamo ora con piacere, che domenica scorsa, essendosi
recato iu quella città il pastore valdese a celebrarvi il suo
culto, la pubblica tranquillità non fu in alcun modo turbata.
« Non credasi però che mancassero persone disposte a rinnovare il tumulto delle domeniche antecedenti; ma oltrecchi'
sarebbe stato difficile di trovare , come allora , buon numero
di cittadini pronti a secondarle , sappiamo che basto la comparsa del maresciallo dei carabinieri, perchè quei malaugurati
pipistrelli si rannicchiassero. Ciò pruova che quando l’ordine
si vuole realmente da chi è deputato a farlo rispettare, esso
è presto assicurato.
Cìstel-Novo. —Cose da medio evo. —«La bufèra dell’intolleranza e del fanatismo religioso , dalla città di Chieri è
passato a Castelnuovo di Chieri e vi ha commesso fatti assai
più vituperosi di cui ogni onesta e civile persona dovrebbe
arrossire.
« Un partigiano della sètta nera, avendo udito che presso una
famiglia evangelica era un pastore valdese, si pose a percorrere per lungo e per largo tutto quanto il borgo, recandosi
di casa in casa ed eccitando la gente « a farla finita con quella
rea zizzania di eretici ». E vi riuscì cosi bene, coll’aiuto di
alcune donnicciuole . che alle ore 8 trovandosi un certo numero di persone radunato in quella casa, tutto ad un tratto
si vide assalito da un branco di fanatici che scagliando sassate contro le imposte, scaricando pistole e facendo ogni sorta
di schiamazzo , attirarono presto in quel punto gran parte
della popolazione in numero di 500 e più persone. Per buona
fortuna in Castelnuovo erano saggie e pròvvide autorità; epperciò appena informato il giudice ed il sindaco dell’avvenuto
accorsero immantinente sul luogo. Con non minor solerzia
vi si recò l’arma dei RR. Carabinieri. Lo stesso fecero i vicesindaci e parecchi onorati cittadini, i quali colle buone e colle
minaccie indussero quella turba fanatizzata a ritirarsi, e a desistere dal tentativo tre volte fatto da alcuni fra i più accaniti
di appiccare il fuoco alla casa. Onore a quelle autorità che
intendono in questo modo l’obbligo che loro incombe di fare
che tutti i cittadini siano rispettati neH’esercizio dei loro diritti civili! n giudice e il sindaco, i vice-sindaci, i RR. Carabinieri e tutti quei generosi.cittadini di Castelnuovo che li secondarono a questo nobile fine, hanno dato uu esempio eh«
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speriamo non andrà perduto,,e di cui, come cittadini e niente
afifatto come appartenenti a questo o a quel partito religioso,
i nostri lettori devono lodarli ». (La Domenica).
Da privata corrispondenza sappiamo , che , nella sera del
4 marzo, sparsasi nel paese la voce (questa volta erronea) della
presenza in seno alla medesima famiglia del pastore valdese,
la stessa scena ed anche più scandalosa, venne ripetuta, con
accompagnamento di minaccie frenetiche di morte, a tal segno che, non tastando la forza locale a reprimerla, vennero
chiamati i RR. Carabinieri delle vicine stazioni. E questo è il
modo in cui dai clericali viene intesa la libertà di coscienza a
tutti i cittadini garantita, non che dalle leggi di natura, dallp
stesso Statuto!
Genova {N. c.) — < Nei primi giorni del p.p. nov. feci una gita in
Piemonte, ed in queiroccasione mi portai fino a N. N., villaggio
nella provincia di N. N., collo scopo unico di visitarvi un fratello chenon conosceva niente affatto, ma che mi era stato caldamente raccomandato da un suo amico di Genova. Egli è un
giovane operaio per nome L. M., che venne a Genova due
anni sono onde trovare lavoro , e vi trovò nel tempo stesso
qualche cosa di più prezioso del lavoro, vi conobbe cioè e ricevette nel suo cuore l’Evangelo della grazia. Egli dovette
presto ripatriare per fare in famiglia le veci del padre che allora morì. Si temeva un poco che trovandosi solo di suo sentimeuto in mezzo ad una popolazione del tutto cattolica romana, forse gli venisse meno il coraggio di confessare la verità, e fosse tornato in grembo alla santa madre Chiesa; ma
tale timore era vano, chè egli rimase sempre fermo nellaprofessione dell’Evangelo, anzi nonostante le derisioni de’ suoi
compagni e tutte quelle sorde persecuzioni cui va sempre
esposto il vero confessore di Gesù dovunque si trovi, e maggiormente in mezzo alle superstizioni intolleranti del romanismo. Faceva conto di tornare la sera medesima in A. per
ivi presiedere una riunione di militari; ma appena ebbi palesata la mia intenzione a quel fratello, egli mi pregò di stare
almeno una sera a N. per presiedervi una piccola riunione di
otto o dieci persone che erano desiderose di sentir parlare
dell'Evangelo. Mi decisi dunque di rimanere. L’Evangelo è
pure un gran vincolo d’unione e di carità fra coloro che lo
professano ; ebbi di ciò un esempio neU’incontrarmi col caro
L. M. Non ci eravamo mai visti, ma non appena seppe cLi io
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fossi, mi si slanciò al collo stringendomi con grande affetto
come se fossimo stati antichi ed intimi amini.
« Terminata la sua giornata , egli andò ad avvisare alcuni
amici, poi venne prendermi alla locanda per condurmi a casa
sua, Ma'quale non fu la mia maraviglia di trovarmi ben presto
attortiiato non già da otto o dieci individui, ma bensi da circa
una quarantina, la maggior parte giovanotti, alcuni di età matura e poche donne. Invocai l’assistenza e la benedizione di
Dio ; poi lessi un capitolo dell’Evangelo, e ne feci la spiegazione semplice e letterale, déducendone quegli insegnamenti
più adattati agli uditori. Fui ascoltato con gran raccoglimento
per tutto il tempo che parlai.
« Dopo, avendo offerta la parola a chiunque avrebbe avuto
qualche cosa a dire, ne segui una lunga discussione di controversia, il cui effetto fu di confermare maggiormente coloro
che già avevano gustata la verità. Colà ancora fui pregato instantemente di tornare fra breve. Iu quel luogo, come generalmente in tutto il Piemonte, si trovano molte persone stanche
delle pratiche e cerimonie di un culto che lascia l’anima vuota,
ma sitibonda della parola di verità.
« Il mio nuovo amico, tornando nel suo villaggio vi aveva
recata con sè la sua Bibbia. Egli la lesse prima in famiglia,
poi ai suoi conoscenti, ed ora vi è li un nucleo di cristiani
evangelici che si radunano intorno al libro divino e bramano
ardentemente di essere istruiti nella pura verità rivelata.
• L. M. è un povero operaio che deve spendere tutta la sua
giornata iu faticosi lavori, e non ostante egli trova il tempo
non solo di riunirsi co’ suoi amici per leggere la Bibbia, ma
ancora d'insegnare a leggere e scrivere nella sera a coloro che
vogliono approfittarsi della sua buona volontà. Egli mi raccomandava molto di portargli a questo scopo alcuni sillabari
la prima volta che sarei tornato.
« La mattina seguente egli m’accompagnava per tempo all’omnibus, e mentre io riprendeva la via di A.... egli ritornava al
suo lavoro.
« Quella visita mi lasciò una dolce impressione. Talvolta, vedendo uno de' nostri fratelli adarsene solo ad abitare in mezzo
ad una popolazione intieramente sotto il giogo dei preti di
Roma, non siamo senza inquietudine. Rimarrà egli fermo
nella fede, o ricadrà egli nelle superstizioni del romanismo?
Ecco la domanda che involontariamente ci facciamo. Ma ho
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bea potuto vedere che quando un uomo è realmente couver^
tito a Dio, ayendo ricevuto l’Evangelo non per qualche fine
mondano, ma perchè è l’unico rimedio che possa sanare le
piaghe dell’anima sua; allora anziché temere di vederlo partire, dobbiamo piuttosto incoraggiarlo, perchè dovunque anderà non potrà non parlare di ciò che fa la sua allegrezza e la
sua pace ; egli racconterà Je grandi cose che Iddio gli ha fatte,
egli sarà un predicatore dell’Evangelo, ed un mezzo per condurre altri alla salvezza che è in Gesii, unico nostro Redentore
e Mediatore. •.
■Vallecrosia. — Processo religioso. — Sono circa due anni
che un prete romano, Francesco Aprosio di Vallecrosia (Riviera di Ponente), giunse alla conoscenza del Vangelo, e come
di giusto, sentissi il bisogno di far altri attorno di sè partecipi
della grazia che gli era stata fatta. La cosa fece rumore, gli
studiosi dell’Evangelo andavano crescendo in quei dintorni;
il che venendo agli orecchi di monsignor di Ventimiglia ,
questi, anziché convincere d’errore l’Aprosio, stimò meglio di
denunziarlo al fisco di San Remo come sparlatore della religione dello Stato, ed incorso nelle pene portate contro tali
da] codice penale. Il dibattimento di questa causa ha dovuto
aver luogo lunedi p. p. innanzi al tribunale di San Remo, ma
fin qui ignoriamo quale sia stata la sentenza.
Notizie Estere
Parioi. — Una dimostrazione contro la schiavitù. — Li 12
del corrente mese, ha avuto luogo a Parigi nella chiesa della
Redenzione, un’assemblea composta della maggior parte dei
pastori,' ministri^ anziani e diaconi delle varie chiese evangeliche della capitale, allo scopo di sottoporre alla firma degli
astanti primieramente e quindi di tutti i pastori ministri e
anziani della Francia intiera un progetto d’indirizzo ai cristiani degli Stati-Uniti sulla quistione,' cosi grave di difficoltà
per quella fiorente repubblica, della emancipazione dei neri.
Noi ci rallegriamo con tutto il cuore per una tale manifestazione, facendo i voti più sinceri perchè sortisca pienamente
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quegli effetti cui è destinata, e che giunga presto il tempo in
cui la parola schiavitù non abbia più da funestare la lingua
dei popoli chiamati dall’Evangelo alla gloriosa libertà di figliuoli di Dio.
— Effetti del conflitto fra il ministro de' culti e alcuni prelati. — In seguito al contrasto elevatosi per parte di que’ vescovi ohe non vogliono riconoscere in Francia le relazioni
sussistenti fra le autorità civili ed ecclesiastiche, cominciarono le dissidenze religiose nel Borbonese. Un tempio evangelico venne testé aperto a Moulins, e certo numero di persone
abiurarono la fede romana.
Belgio. — Lotte e progressi della Società evangelica. —
Il Chrétien Belge di febbraio ci dà sull’andamento delle cose
evangeliche in quel paese dettagli interessanti che ai nostri
fratelli italiani faranno piacere a sentire. '
« I tentativi di disordine , dice quel giornale , avvenuti a
Gand e più ancora a Anvers allo scopo di opporsi alla celebrazione del culto evangelico in esse città, abortirono” a
fronte del buon senso delle popolazioni e dell’attitudine
ferma spiegata delle autorità «.
« Tutto ora è tranquillo, scrive da Anvers l’evangelista ivi ..jv
domiciliato. Le nostre predicazioni sono frequentatissime; ogni
volta dobbiamo rimandar gente , ed io stimo che qualora la
sala nostra fosse capace di mille postti , non sarebbe troppo
grande ». Ad imprimere più forte impulso a questo movimento
è venuto dare opera uno dei missionarii più fanatici e più
furibondi della chiesa romana, l’abate Combalot. Egli predicando a Liége fra altre enormità avea sostenuto la tesi: essere
stati i secoli scorsi dal xii al ivi, i secoli aurei e modelli della
chiesa cristiana, chiamando la Riforma un ritorno al paganesimo, alla schiavitù, ed altre simili gentilezze nello stile affatto
deìì'Armonia. Il pastore evangelico di Liége, sig. Durand, sdegnato di tanto ardire unito ad un tale dispregio della storia,
sfidò il fnribondo predicatore ad una discussione pubblica sopra tal argomento , lasciando al sig. Combalat la scej.ta, del
giorno, delFora e del/itoi/o. Ma quésti per tutta risposta part'i
da Liége per portarsi a Brusselles.- Che fece allora iPsignor
Durand? Per via dellà. pubblica stampa annunziò che atteso
il rifiuto del sig. Combalot di discutere, egli avrebbe esaminato nella propria cappella, le tesi svolte dal pulpito dal pre-_
dicatore oltremoatauo. Ed all'ora fissata fu tale il concorso di
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gente che il sig. Durand ebbe a ripetere tre volte il suo discorso , perchè tutti potessero sentirlo. — A Brusselles le
stesse scene presso a poco si sono ripetute , ed in tutte le
classi manifestasi interesse più vivo che mai per le quistioni
religiose ».
Germania. — Preti convertiti al Vangelo. — « Abbiamo più
volte fatto menzione, scrive la Semaine Religieuse, di conversioni avvenute in diversi luoghi della Germania di preti cattolico-romani : verso la fine dell’anno 1855 annunziammo quelle
dei seguenti ecclesiastici; Way-W'ara, Novrofny, Borzinsky,
Smetana, Hromandnik, Worlicek , Walter, Justin Michel,
Shramek, Klejzar, Kasper, Wraber, Podstransky, Flicek,
Kordina, Zastero. Oggidì siamo lieti uell’udire che tale movimento continua, e che un pressante bisogno di ritornare alla
pura fede della Chiesa primitiva, posta in luce ed in azione
dai riformatori, penetra vieppiù in certe popolazioni della
Germania orientale. Di recente ebbero luogo le conversioni
di Michael-Rodolphe Neisser, dell’Ordine dei Premontrans di
Heiligberg presso Ollmiitz, il professore Heinrich-Wilhelm
Kurtz, membro dello stesso Ordine, Von Puskas, Pfitzner,
Suchlich e Chlumsky. Ciò che dà maggior pregio a coteste
conversioni, si è che il più gran numero di quei preti disimpegna ora le funzioni di pastori nella Chiesa evangelica, specialmente in Islesia.
— Ordine ministeriale in Baviera. — Il ministro dei culti
ha ora indirizzata a tutti i vescovi bavaresi una circolare con
cui loro ingiunge d’impedire ai gesuiti e preti d’altri Ordini
stranieri di offiziare nelle chiese del regno.
America del Nord, — Pretesi progressi del papismo. —
VUnivers, ed altri giornali della stessa risma affermano che
il romanesimo fa grandi progressi negli Stati Uniti; ma disgraziatamente per essi molti oculari testimoni, degni di fede,
eziandio cattolici romani, dicono il contrario. L’arcivescovo
romano, per es., in nn opuscolo da lui pubblicato confessa
che il papismo fa delle perdite in mezzo agli immigranti irlandesi, e che il carattere nazionale americano è ben lungi dal
simpatizzare perla fede della Chiesa romana. IlD.r Brownson
poi, il più distinto scrittore della stampa cattolico-romana,
nella rivista che egli dirige, consiglia i suoi amici d'Europa
a non creder verbo di ciò che VUnivers scrisse o scriverà
sugli Stati Uniti, Tale dichiarazione è riportata dall’Um’m'i
medesimo.
drosso Domeitico gerente,
Torino. — Stamperia dt'irUnione Tipografico-Editrice.