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Anno 1
Venerdì, 5 dieenilire IM5I
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’ASSOCltZlOXE
L.
L.
l’orino, per un anno
B per sei mesi
Per lo provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno , . L. 7 -iO
per sei mesi . L. S 20
La direzione della BUONA NOVIÌLI.A
6 in Torino, casa Bellora, via ilei
Valentino n« 12, piano o'’.
Le associazioni si ricevono da Cai\i.otti,
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n" 30.
Gli Associali delle Provincie potranno p-ovvedcrsi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
MO.niMARIO
Il Tramo Valdese ed iVescovi (sccoiidn articolo). — Interpellanza CASTAf.xETTO.
— Esposizione evangelica; Il mezzo di essere salvalo.—Notizie religiose.
Piemonte — Cronacìietta polìtica.
■li TK]»IPlO VAT.IIESK I VESCOVI.
0 (.4r ricolo
Quando in Piemonte non era nè
Statuto, nè libertà di stampa, nè alcuna delle islituzioni liberali e civili,
che, mercè la bontà di Dio, noi godiamo al presente, ben si potevano
i signori vescovi far lecito di asserire
e pubblicare nelle loro omelie che
la religione del Vangelo, qual si professa dai Valdesi, mena i popoli alla
ignoranza, alla dissolutezza dei costumi, all’ateismo. Niuno allor si arrischiava di smentire siffatte asserzioni, e tulli per quieto vivere si
secondo )
astenevano perfin dal parlarne. Ma
oggi, nell’anno di grazia 1851, collo
Statuto in vigore, colla stampa libera,
coi giornali che discutono, coi vicendevoli commerci dello idee agevolali dalle strade ferrate, colla libertà
posta solto la protezione delle leggi,
uscire in campo con sì enormi sproiwsiti ( ci duole di non avere dal
dizionario una più mite e.spressione),
oltre all’ essere uno scandalo senza
prò gettato nel pubblico, obbliga
coloro che sono calunniali, non già a
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calunniare cii ripicco (che ciò vien
loro proibito dal santo Vangelo), ma
certo ad allegare documenti che non
possono non fare arrossire gli autori
della protesta. Scorriamo infatti ad
uno ad uno i capi d’accusa che voi,
0 signori vescovi, lanciate contro 1
Valdesi e quanti con essi professano
la religione del Vangelo.
Voi li accusate dapprima di favorir
\'i(jnoranza. Ebbene: nelle valli abitate dai Valdesi in Piemonte è una
popolazione d’intorno a 22,000 anime,
e vi annoverate non meno di 160
scuole d’ogni genere, frequentate, 30
per tutto Fanno, e le altre 130 per
per tutta la stagione d’inverno da un
totale di circa 5000 scolari. Mostrateci ora voi nelle vostre diocesi rispettive, se coi tanti denari di cui
disponete, per ogni 22,000 Aitanti
vi abbiate, non dirò numero eguale
di scuole e di scolari, ma almeno la
metà, o un terzo, o anche solo il
quarto? Finché adunque le vostre
diocesi non ci daranno in eguai numero di popolazione anche un numero eguale di scolari e di scuole,
ci permetterete di rimandarvi [’accusa
che nella vostra protesta fate ai Vaidesi di essere fautori della ignoranza ;
perciocché, a conti fatti, nelle vostre
diocesi, essa è favorita tre a quattro
volte più che non da loro.
Passiamo ora alla seconda accusa
che lor fate, di spargere la dissolutezza dei costumi, o, sia di favorire,
come voi dite, l’immoralità. Certamente vi avranno anche fra i Vaidesi, come pur troppo ve ne ha in
qualunque società, uomini che colla
loro condotta non fanno onore al
Vangelo che professano. Ma qui pure
facciam], se vi aggrada, un piccolo
confronto : procacciatevi la statistica
criminale del nostro regno ; osservate
a quanti sommano i delinquenti di
ogni categoria ; fate il calcolo di proporzione, dividendoli tanti per ogni
22,000 anime di vostri diocesani;
indi paragonateli con quelli che vi
risulteranno dallo stesso calcolo applicato ai 22,000 Valdesi, e poi sentenziate. Noi siam così sicuri d’uscir
vittoriosi da questa prova di fatto,
che vi sfidiamo imperterriti a pubblicare il risultato d^e vostre indagini.
Li accusate infine d’indifferenza
in materia di religione , e persin
di ateismo. Deh ! siate di buona fede,
e diteci come potete voi acAsar
d’indifferenza un popolo che, avendo
a guadagnar lutto rinunziando alla
•credenza evangelica qual venne lor
tramandata dai primitivi tempi apostolici, e qual’è consegnata nel Testamento di Cristo, preferirono di
conservarla, anche a costo di essere
derubati, perseguitati, vessati, uccisi
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come furono per secoli? Potete voi
dimenticare le storie del nostro Piemonte , che pili d’una volta vide
i Valdesi nel cospetto degli inquisitori e dei vescovi subire l’estremo supplizio, anziché rinnegare la fede avita, giudicando con
Mosè maggior tesoro V obbrobrio di
Cristo che non le ricchezze d’EgiUo (Ebr. XI, 26)? E lasciando da
parte gli illustri martiri del passato
che gloriosamente suggellaron col
sangue la fede che professiamo, non
siete voi che lamentate nei vostri giornali avere lo scetticismo e l’incredulità
invaso l’Italia nè più nè meno degli
altri paesi d’Europa ? Eppure fin qui
voi eravate i soli ad istruir le moltitudini, e le dottrine evangeliche dei
Valdesi non oltrepassavano i confini
delle loro valli. A torto dunque preconnizzate danni alla fede dal nuovo
tempio, nel quale vi possiam promettere non risuoneranno che i puri e
schietti insegnamenti del divin Salvatore.
Uopo ciò che rispondere a quell’insentato timore di ateismo, che
voi fingete dovere scaturire naturalmente dal nuovo tempio valdese,come
ultima, necessaria e fatale conseguenza
dello spirito e dell’indole del protestantesimo? jNoi siam ben lungi dal
pretendere di mai dare a voi lezioni
di storia ecclesiastica, ma sol per
cogliervi in fallo nell’assegnare che
fate per padre all’ateismo il protestantesimo (che quantunque posteriore di secoli alla chiesa valdese ,
pure perfeiumente con lei conviene
nel riconoscere in materia di fede,
per suprema ed unica, 1’ autorità del
Vangelo a noi lasciato in testamento
da Cristo ), favorite in grazia di
palesarci come, senza protestantesimo
non ancor nato, poterono le corti
papali di un Alessandro VI e di un
Leone X far cosi splendida professioli
di ateismo non solo in parole, ma con
tanti fatti scandalosissimi, quanti leggiamo registrati negli storici meno sospetti al irontificato romano? Diteci voi
stessi dove prima di loro imparassero
l’ateismo quei principi della papal corte
d’Avignone di cui ci ha lasciato
questo immortale ritratto il celeberrimo nostro italiano Petrarca, che fu
non ultimo fra quei cortigiani medesimi ?
* Stolta favola è quivi la speranza
t di una vita avvenire____ La risurre
« zione dei corpi, la fine del mondo,
« il ritorno di G. C. per giudicai’o, vi
« sono tenute in conto di scempiaggini,
i Quivi la verità è demenza, l’asti« nenza rusticità, ed il pudore un
« grand’ obbrobrio.... Niente vi 6 più
« vile che un uomo illibato, e una
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K buona ripulazionc è l’ullima fra le
t' mercanzie. » (t)
Voi, signori vescovi, avete incautamente avventurata uua protesta coll’antica franchezza, non pensando che
passò (|uel tempo in cui (jotevate dire
ogni cosa, senza che alcun s’arrischiasse
a rispondervi. Sappiate che quest’incanto procedere non poco ])regiudica
alla dignità che voi vi godete, e alla
causa che voi affettale di voler difendere; molto all’inconlro giova alla religione dei Valdesi che vi dovranno
esser grati d’avergli così raccomandati
all’opinione pubblica. Voi li avete con
sì grossolane inqmtazioni aggrediti che
d’ora in avanti, checchò diciate e predichiate contr’essi, niuno vi potrà più
credere, e il nostro tempio sorgerà
benedetto dal Cielo e gradito agli uomini.
Del rysto noi siamo perfettamente
d’accordo con voi nel deplorare la irreligione e la incredulità che regnano
pur troppo nella nostra Italia, ed anziché attribuir questo cosi enorme disordine al propagarsi delle dottrine
(1) « Futurae vitae spcs inanis qiiae(lam fabula , et rosurreclio carnis, et
mnnclo finis et Christus ad iudiclum venturus inter noenias liabentur. Veritas ibi
dementia est, abstinent,la vero rusticitas,
pudicitia probrum ingens.... boniim nomea coono vilius, atqiio ultima mercium
fama est. »( Peinare.,Epistolanini liber,
epist. 18 ).
evangeliche, noi l’ascriviamo alligno
ranza delle medesime ; e questa ignoranza, se voi noi sapete, proviene in
gran parte dal nascondere che voi fate
al popolo il Vangelo di Cristo, interdicendone sotto gravissime pene la lettura ai fedeli, quasiché Gesù Cristo,
che è la sapienza del Padre, non avesse
saputo parlare in modo che tutti lo
dovessero intendere. Gran che! egli
ha saputo nella sua infmita provvidenza insegnare l’amor di madre ai
lioiii e alle tigri, come alle tortorelle
e ai colombi, e non avrà saputo insegnar la via della salute all’uomo?e
dettando un libro che esser dovea la
legge d'ognuno non avrà egli adunque
sa])uto dettarla in linguaggio che fosse
intelligibile a tutti ? Di queste bestemmie non furono e non saranno mai
autori i Valdesi, ed ecco perchè tutti
da loro s’ingegnano a studiare il Vangelo, e stutUando il Vangelo procurano
di seguirne i dettami, e adempierne
i salutari precetti.
Voi al contrai'io amate incutere colla
forza il rispetto al Vangelo di Cristo,
e ricorrete alla podestà coattiva, che
i dottori del medio evo sognarono essere stata data da Dio alla Chiesa, cd
ecco gran sorgente del male che deploriamo !
La Cliiesa non può avere armi terrene, essa non deve imporsi colla forza,
e se voi bramale la dilTusione del
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Regno Santo di Dio, lasciate che i
morti seppelliscano i morti, non vi
appoggiate alla protezione mondana,
non invocate il soccorso della violenza e degli sgherri; abiurate un
passalo rincrescevole , e tornate coi
Valdesi a (¡uella religione primitiva
del Santo Vangelo, che non tormenta i corpi, ma solleva gli spirti.
Aprite, come essi fanno, i pascoli della
vita a tutte indistintamente le anime
dei redenti; fate che sappian tutti
leggere ed apprendere il Vangelo di
(¡risto, e vi rammenti ciò che il grande
apostolo S. Paolo scriveva a Timoteo :
« Tutta la Scrittura è divinamente
« ispirata, cd utile ad insegnare, ad
« arguire, a correggere, ad ammae« strare in giustizia, acciocché l’uomo
di Dio sia perfetto, e appieno for" nito per ogni buona opera. Io adun0 que ti protesto nel cospetto di Dio
“ e del Signor Gesù Cristo, il quale
« ha da giudicare i vivi ed i morti
« nella sua apparizione e nel suo re« gno, che tu predichi la parola, che
'■ tu faccia istanza a tempo e fuor di
a tempo; riprendi, sgrida, esorta con
« ogni pazienza e dottrina, » (2 Tira.
Ili, 16, 17, IV, 2, 1).
Qui l’apostolo, come ognuu vede,
non fa motto di sgherri, di carceri, nò di strepiti forensi, o di criminali sentenze, ma parla uuicamente
di pratiche persuasive, ’amorose e pa
terne, con sole le quali ci permetteranno i signori vescovi di asserire
doversi propagare il Vangelo. Queste
sole conoscono ed annuetlono i Vaidesi , e queste non dovrebbero far
paura ai vescovi, quando sia vero che
essi altro non cercano fuorché la salute delle anime e la gloria di Dio.
Perchè i sigg. vescovi non abbiano
sospeto che la nostra citazione della
Bibbia in volgare sia punto alterala da
quellacbe essi tengono per sola autentica
alleghiamo il testo della volgala » Omiiis
« scriplura divinitus inspirala utilis est
a ad docendura, adarguendum, ad c,or« ripiendum, ad erudiendum in iuslitia:
« ut perfeclus sit homo Dei, ad orane
0 opus bonum instructus. Test'iicor co" ram Dee elJesu Christo qui iudicatu« rus est vivos et mortuos, per adven« tam ipsius , et regnum eius, praedica
• verbum, insta opporlune, importune
" argue, obsecra, increpa in omni pa
li tientia et doctrina. »
DEI SEIVATORE DI C VSTAGiVETTO
intorno al Tempio Valdese in Torino.
Se il parlare di quell’ interpellanza
entra nel quadro del nostro giornale,
pure non si aspetteranno i nostri lettori, che, avuto riguardo allo spazio
ristrettissimo di cui disponiamo, noi
ci facciamo a passare a rassegna, [>er
confutarli, i vari argomenti posti in
cjmpo si dall’onorevole interpellante,
che. dai due altri combattenti che
sorsero ad appoggiarlo : i senatori maresciallo Della Torre c conte Di Collegno. che prò’ d’ altronde una tal
confutazione? Chi, a quest’ ora, crede
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ancora in Piemonte (eccettuandone
coloro che ricevono la parola d’ordine
Ad\\'Armonia), esservi l’ombra di ragione nella tesi svolta dal senatore
Di Castagnetto; avere il Ministero, colla
concessione da lui fatta ai Valdesi di
un tempio, calpestato lo Statuto ? Chi
è così semplice da prestar la menoma
fede ai fantasmi di guerra civile e religiosa evocati con solenne enfasi dalr onorevole maresciallo , guerra cui
sarebbe scintilla quel medesimo tempio?
E se fu del tutto sincero H senatore
Di Collegno, quando si disse convintissimo che n il protestantismo è ora
mai volto alla decrepitezza dello scetticismo e della indifferenza, »perchè
dunque, gli diremo noi , paventarlo
come voi fate ? Perchè tanto scalpore per il semplice fatto della erezione d’ un tempio di più a quelle
dottrine che stanno per morire ? È
cosa degna di un uomo come si è il
signore Di Collegno , di lasciarsi far
paura da un moribondo? Ma checché
ne sia di quella decrepitezza, di cui
forse si grida tanto più forte per
quanto ci si crede meno , un’ altra
assai più certa no abbiamo constatata
con vera gioia in quella tornata , la
decrepitezza cioè dell’ intolleranza
nel nostro Piemonte. Il modo fiacco,
monco, inceppato, col quale lunedì
venne difesa nel Senato quella causa
dai suoi più accreditati propugnatori
la dimostra causa spacciata. Tutti e
tre gli oratori del partito clericale furono di una debolezza tale che la
maraviglieremmo, se non la spiegasse
quella foi-za ilei la pubblica opinione,
che trascina anche i più restii, e, a
malgrado di loro, li costringe a rendere omaggio alla civiltà dei tempi.
Tutt’ altro fu dell’ onorevole ministro deirinteruo, signor Galvagno. La
giustizia della causa ch’ei propugnava
gli permise (vantaggio che mancò ai
suoi avversari) di parlare con ogni
franchezza ed anche con eloquenza.
« Lo Statuto , diss’egli, proclamò una
tolleranza, la proclamò nello stesso tempo
in cui proclamava la libertà individua e,
nello stesso tempo in cui proclamava 1’
eguaglianza di tutti i cittadini in faccia
alla legge; in quanto all’articolo primo
che dice, essere tollerali i culli conformemente alle leggi, deve intendersi per
modo che sieno tollerati conformemente
alle leggi in quelle parti che, a fronte
dello Statuto, possono tuttavia ricevere
la loro esecuzione.
Qui la tolleranza è senza limiti proclamata in lutto il regno. Ora , signori,
che cosa significa tolleranza di culto ?
Se questa tolleranza non comprendeinse
stessa l’idea dell’ esercizio del culto , io
non so che cosa possa comprendere. Ora
l’esercizio del culto presuppone 1’ esistenza di tempii.
Io credo benissimo che il governo dee
attentamente vegliare a che non così facilmente si aprano questi tempii dove
pochissimi sono i dissidenti, i quali perciò da soli non possono nè aver bisogno
di un tempio, nè hanno i mezzi di mantenerlo ; ma dove avvi una popolazione
di dissidenti, non vi può essere via di
mezzo: o tollerare o non tollerare; e se si
tollera il culto si deve tollerarne l’esercizio; se se ne tollera l’esercizio, devono
permettersi i mezzi coi quali quest’esercizio abbia luogo.
Io credo adunque che questa concessione non sia che una conseguenza immediata di quella tolleranza che fu proclamata senza limiti, por tutta l’estensione del regno.
Dirò tuttavia che appunto questa pa rola tolleranza polendo in altre circostanze ( non lo credo per questa ) ingenerare dei dubbi, il governo ha creduto
di dover provvedere a questo riguardo
con un progetto di legge il quale non solo
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può essere desiderato dal Parlamento ,
ma pur anche dallo stesse popolazioni
addette a questo culto ; progetto che io
mi propongo di presentare nella prossima sessione. Allora il Sonato vedrà se
debba ammettersi quale sarà presentato
dal governo , o vi farà quelle niodilicazioni che crederà opportune.
Il senatore Castagnetto avea domandato al .Ministro se egli avesse prese
quelle cautele atto a guarentire l’esercizio eschtsivo della religione cattolicaromana.*
A ciò il ministro rispose ;
« Sii perdoni il signor senatore, ma
dove sono culti tollerati, l’esercizio della
religione cattolica non può più essere
esclusivo.
» L’esclusività di una religione impedirebbe assolutamente la tolleranza dell’altra; quindi il Ministero in faccia allo
Statuto, sarebbe nell’ assoluta impossibilità di rendere la religione cattolica esclusiva.
« Il Ministero dell’interno non ha prese
misure speciali contro un culto il quale
non diede mai fastidi al governo, nelle
valli ove è esercitato, da cittadini fedeli
alla Corona ed allo Statuto, il quale non
si mostra in sostanza nemmeno all’ esterno, perchè gli addetti al culto Valdese non fanno procossioni, nè altro di
simile a ciò che si fa dai cittadini che
professano la religione dello Stato, la religione cattolica.
• 11 Ministero deU’lnterno non avrebbe
( uindi altro dovere che quello di prendere quelle misure generali che fossero
necessarie per mantenere l’ordine pubblieo e la tranquillità : queste misure
sono dettate dalle norme generali di
polizia, nè sono misure speciali che si
possano prendere a questo riguardo.
Poso termine a quel dil)attimento
iin ordine del giorno del senatore
Giulio così forraolato :
« Considerando che un progetto di
legge sulla tolleranza dei culti accattolici
sarà, in bieve, pre.sentato dal Governo
al Parlamento, e che la discussione di
quella logge darà occasione di dimostrare
e risolvere la questione relativa a questo
gravissimo argomento, il Senato passa
airordino del giorno ».
ESPOSIZIONE EVANGELICA
Il mezzo «li essere naKato.
• Che mi conviene egli di fare
« per essere salvato ? - Credi
« nel Signor Gesù Cristo e sarai
« salvato. • Atti xvi, 50, 31.
Ecco dunque il mezzo di essere
salvato: credere in Gesù Cristo. —Ma
cosa è credere? — Il seguente esempio
ve lo farà comprendere.
« lo vidi un giorno, racconta uno
scrittore degli Stati. Uniti, un giovanetto il quale stando sopra il tetto
di una casa ben alla, ove lavoravano alcuni artigiani, riguardava
spensieratamente aU’inlorno , quando
tutto ad un tratto sdrucciolò e cadde.
Nella sua caduta potè aggrapparsi ad
una corda alia quale restò .sospeso
senza potere nè scendere, uè salire.
Ancora un istante e le sue forze spossate l’avrebbero costretto ad abbandonarsi al precipizio. Egli comprendeva
bene la tremenda sua posizione e non
altro vedeva che la morte, conseguenza
della precipitosa inevitabile caduta.
« In quel terribile momento , un
uomo robusto esce precipitosamente
dalla casa, si pone sotto al giovanetto
IKjndcnte, e stendendo le braccia gli
dice : lascia la corda, e gettati su di
me, cd io ti sosterrò ; fidati, lio forza
bastante. Lascia ¡iure la corda e ti prometto che non le ne avverrà alcun
uiale.
« Il giovanetto provò un istante di
incertezza, quindi abbandonando la
corda che io sosteneva si lasciò cadere
tranquillamente e con tutta sicurezza
nelle braccia del suo liberatore.
« Ecco, pensava lo in allora, una
iinagine della fede. In questo atto io
trovo un vero atto di fede. Quel giovanetto conosceva ii suo pericolo, ve■ deva il suo iiberalore, .sentiva la sua
voce, credette in lui, pose iu lui la
sua fiducia; e rinunciando ad ogni
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altra speranza, Ita trovata la salvezza
nelle sue braccia. »
Lettore, voi siete innanzi a Dio un
peccatore, imperciocché « tutti abbiamo peccato e slamo privi della gloria
di Dio. i> (Ai Romani IH, 23) (Jome
peccatore voi siete sotto la maledizione
della legge, essendo scritto: « Maledetto chiunque non persevera in tutte
le cose scritte nel libro della legge. »
(ai Galat. IIL i7.) l’ericolo tremendo
dal quale non vi potete da voi stesso
liberare. Ma » Iddio ha tanto amalo
il mondo, ch’Egli ha dato il suo Unigenito Figliuolo, acciocché chiunque
crede in lui uoii perisca, ma abbia
vila eterna. » (S. Giov. III. 16.) Voi
potete dunque ottenere salvezza, fossero i vostri peccati più numerosi dei
capelli del vostro capoj perocché » il
sangue di G. C. ci purga d’ogni peccato. » (I. di S. Giov. I. 7.) Dappoiché Cristo ò morto po’ nostri peccati,
voi cui è-stato annunciato il Vangelo,
non vi dannerete per essere peccatore,
foste anche il più grande fra i i)eccatori ; se voi perirete, ciò accadrà per
non aver creduto al Signor Gesù Cristo,
essendo * certa questa parola, e degna
li d’essere accettata per ogni maniera,
« che Cristo Gesù è venuto al mondo
« per salvare i pccatori. ( I. Tiniot.
L 15.)
KkOTlZlE RElilGlOlSE.
l’tEMONTE. Torino. Olire la protesta
dei vescovi della provincia ecclesiastica
di Torino contro il tempio valdese, tre
altro ne vennero pubblicate, (identichei
del lutlo alla prima in quanto alla so-,
stanza), quelle cioè dei vescovi della
provincia di Genova, di Ciamberi e di
Vercelli, le quali, se non servirono ad
altro, saranno per la posterità altrettante
testimonianze onorevolissiiue rese alla
mente illuminata, alla giustizia ed alla
lealtà del Re e del suo Governo.
Torre Faldese. Martedì 25 novembre
p. p. ebbe tuogd nel tempio di questa
parrocchia, in mezzo a gran concorso di
fedeli, la consecrazione al Sacro Ministerio dei sigg. Prospero l>arise e Giuseppe
Monantier. Ufficiava in quella commovente G sempre solenne 'cerimonia il
proprio padre di uno dei due candidati'
il signor Monastier , il quale disse su
Giov, X 1-b quelle parole che da un pastore e da un padresi poteva no aspettare
in tale circostanza. Noi facciamo fervidi voti perchè abbia la Chiesa valdese
acquistato in quel giorno due fedeli e.
zelanti conduttori, ai quali, mercè la'
grazia di Dio, vadano molte anime de-:
bitrici della loro mondana ed eterna
felicità.
CRONACHETTA POLITICA
PiEMOJiTE. Camera dei Deputati. La
Camera seguita nella discussione generale del bilancio. Si crede che lo stesso
Ministero aderendo alla proposta del
centro sinistro e della sinistra, sopprimerà per l’ultimo semestre del 1852, i
tre millioni assegnati allespese di cullo.
Il ministro della pubblica istruzione,
con circolare dei 27 9.bre indirizzata ai
vescovi del regno, li previene che saranno anteposti ai beneScii ed alle cariche ecclesiastiche quei chierici segnalati per gradi ottenuti nella patria Università , a tenore delle costituzioni di
questa.
S. M. il Re ha decretato il lutto di
Corto, per la morte testé avvenuta di
S. A. R. la madre del magnanimo Carlo
Alberto.
Modena. Sotto pretesto di religione
diversa, un decreto del Duca esclude
gli Israeliti dalla coscrizione, multando
le comunità ebraiche di lire ISOO, -per
ogni coscritto dovuto per le coscrizioni
passate , e future. Si calcola a qualche
milione l’ introito che farà per simile
disposizioni l’erario ducale.
Francia. Continua neU’assemblea nazionale la discussione sulla legge elettorale. Assai fiacco va il lavoro della
commissione ' per esaminare la legge
sulla risponsabilità dogli impiegati del
potere esecutivo : si crede che il progetto possa essere abbandonato.
Jl Diretlore Gerente G. P. MEILLE,
Torino — Tip G. Favale e Comp-