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DELLE WH VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Vdiese
Anno XCIV - Num. 17
Una copia Lire 40
ABBO^AME^TI / ^ *’*
t L. 2.800 per l’t
’interno
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TORRE PELLICE. 24 Aprile 1964
Amoiin. Glanduna Torre Pellice • C.C J*. 2-17SS7
Conformisti
Luca 9: 59-60
Lìti uomo che si attiene al passato, alle cose tradizionalmente sicure, che teme i cambiamenti radicali, le avventure, che fa ciò che
tutti fanno ed hanno sempre fatto senza introdurre nelle sue decisioni e nei suoi atti la propria persona: un conformista; tale sembra
essere ruomo che Gesù chiama a diventare suo discepolo.
Levi e Pietro sono stati chiamati con la stessa parola: seguimi,
ed hanno lasciato il loro passato, la loro vita, le loro abitudini per
andare con Gesù; il discepolo del nostro testo chiede una dilazione,
un ritardo, ha deciso di andare, è convinto della necessità di seguire
Gesù ma deve prima compiere un altro dovere, un gesto che ogni
uomo sulla terra non ha mai rifiutato di compiere : seppellire suo
padre.
Gesù non lo giudica, non dice che faccia male, non disprezza e
non nega tutto ciò che di buono e giusto vi può essere nella sensibilità
e nella tradizione di quest’uomo ma semplicemente gli mostra come
stanno le cose. Gli mostra che il piccolo mondo in cui vive e si muove
può anche essere caro e bello, dolce e riposante ma è morto, senza
vita, senza speranza. Vale quello che possono valere le cose morte:
un rimpianto, una nostalgia, un ricordo ma senza eco, senza risposta.
Ogni uomo che non annunzia il Regno di Dio, che non vive per
e? so sperando e lottando è un uomo morto, chi non ha nella vita come
s('o])o e speranza il seguire Gesù appartiene al mondo dei morti.
La chiesa cristiana oppone da secoli, da sempre forse, alle patrie (li Gesù che la chiamano la risposta del conformista: aspetta,
^i-ppellisco mio padre, compio i miei doveri di assistenza, di educazione, di culto, i doveri che mi incombono in questa società in cui
(le^o vivere. E’ una risposta piena di premura, di sollecitudine, di
( ((•ilà ma senza lede.
E così i discepoli di Gesù sono diventati incapaci di .seguirlo con
libertà e fiducia nella vita e seppelliscono rispettosamente le cose
morte di questo mondo, e le loro. Non essendo capaci di rispondere
^l(hiío alla chiamata di Gesù seguono la legge di questo mondo cne
è ia conservazione del passato, dei ricordi, delle speranze, diventano
II! rsone stimabili ed onorate ma anziché gridare alto e forte la pa
ri!
la della vita officiano cerimonie di suffragio.
Giorgio Tourn
CONCILIO
risuitati
ostacoii
speranze
Una intervista con un ecumenista cattolico
GrGgory Buuìii, perilus coticilìorti
(■ membro del SegremrUuo per l unione dei cristiani, ha concesso al^pa^
stare Paolo Ricca, direttore dell’Ufficio stampa e informazioni del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, la seguente intervista:
Domanda: Quali sono, secoitóo Lei.
i risultati ecumenloi p»iù significativi
finora raggiunti dal cattolicesimo, attraverso il concilio?
P. Baum : In primo luogo il Concilio insegnerà ai cattolici l’unità creata dal battesimo della fede tra tutti
i cristiani, malgrado le loro separazioni. Attraverso la fede e il battwmio,
tutti i cristiani sono morti e risuscitati con il Signore, sono stati innestar
ti in Lui, e in Lui hanno accesso a una
nuova vita. Sebbene viviamo separati,
in comunioiie diverse, e ì nostri punti
di vis'.a, su questioni importanti, sono
diversi, pure siamo' diventati fratelli
in un senso vero e reale, anche se ancora incompleto. Apparteniamo alla
stessa famiglia, partecipiamo agli stessi doni del Signore. Sapere questo è
una granide consolazione.
In secondo' luogo il Concilio insegnerà ai cattolici qual’è il significato della carità nella nostra condizione di
fratelli divisi. Per secoli siamo vissuti ignorandoci reciprocamente. Per
motivi apologetici abbiamo' preferito
presentare gli altri accentuando i lO'
ro lati negativi, parlando delle loro
colpe, esagerando i punti di dottrina
su cui non siamo d’accordo. Rendendoci di nuovo conto che siamo f ratei
li, stiamo scoprendo una nuova dimensione della carità che ci obbliga a rispettare l’altro crisitiano, anche se non
siamo d’accordo con lui, e a presentare il suo plinto di vista con simpatia e con sfumature che sono' necessarie se desideriamo restare nella veri
tà. Qui si aipre davanti a noi un vasto
campo in cui abbiamo molto da iir^arare negli anni successivi al Concilio.
I nostri libri e i nostri opuscoli dovranno essere scritti di nuovo, come
già è stato fatto, almeno in parte, in
alcuni paesi. . • . ^
In terzo luogo il Concilio ii^gnera
ai cattolici a valutare le Chiese Intestanti come delle realtà, teologicne.
Non è quasi esistita, finora, una riflessione oattO'lica sul significato delle comunità protestanti e sul loro ruolo nei
piano di Dio. Oggi noi ci rendiamo
conto che, malgrado le notevoli differenze che esistono tra protestanti e
cattolici su questioni importanti, le
comunità protestanti anniunciano l’evangelo delia salvezza e mediano la
comunicazione dello Spirito, che permette loro di crescere nella carità e
nel servizio. Menire. la Chiesa cattolica crede di essere lei la Chiesa fondata da Cristo sui dodici, essa non può
rifiutarsi di riconoscere la realtà ecclesiale presente in una comunità protestante e rallegrarsi che Gesù, ii Signore, è presente in mezzo ai suoi fratelli, anche se questi sono separati da'
successori di Pietro e degli Undici.
Domanda : Quali sono, secondo Lei.
gii ostacoli maggiori alla realizzazioncdeU’unità della Chiesa?
P. Baum: Quando parlo del movimento ecumenico, non penso quasi
mai alla perfetta unità, che è il fine
ultimo dei nostri sforzi. A me pare
che sarebbe illusorio asftettarsi dhe
questa unità finale si realizzerà ne!
prossimo futuro. La meta è ancora
molto lontana. Lentamente dobbiamo
(continua a pag. Z)
Verso là 19“ Assemblea dell'Alleanza Riformata Mondiale
Disponibili alle sollecitazioni dello Spirito
e pronti a lasciarci riformare dalia Parola
Nella prima metà, di Agosto, precisamente dal giorno 3 ai 13, avrà luogo a Prancoforte sui Meno la 19» Assemblea Generale (feDa Alleanza Riformata Mondiale.
L’Assemblea sarà costituita dai delegati delle Chiese Presbiteriane e Riformate di tutto il mondo. Si prevede
che i delegati ufficiali saranno ail’indrca 500; ma interverranno pure i
rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese, della Federazione
Luterana Mondiale, dei Consiglio Intemazionale delle Chiese Congregazionaliste, dell’Alleanza Battista Mondiale e dà varie altre Organizzazioni
ecclesiastiche. L’Aswembdea Generale
sarà preceduta da una Conferenza della Gioventù che avrà luogo vicino a
Düsseldorf dal 27 Luglio al 3 Agosto.
Il « Dipartimento del Lavoro e della
Donna » terrà invece le sue riunioni
contemporaneamente alla Assemblea
Generale.
La Chiesa Valde.se, che fa parte dell’Alleanza Riformata Monidiale, sarà
ufficialmen'te rappresentata nella Assemblea dalla delegazione seguente:
Moderatore E. Ro.stan, Past. Alberto
Ribet, Past. Paolo Ricca e Doti. Giorgio Peyrot. E’ probabile che il Past.
Wilfrddo Artus possa anche parteciparvi in rappresentanza delle Chiese
Valdesi del Rio de la Piata (America
del Sud). La Signoia Carmen Ceteroni rappresenterà la nostra Chiesa
e la Federazione Femminile Valdese
nelle riunioni del •:< Dipartimento del
Lavoro e della Donna».
Il tema generale dell’Assemblea sarà il seguente : « Vieni, Spirito Creatore ». I gruppi di discussione saranno divisi,Jn base a.¿questa argomenti:
a) Lo Spirito di Dio e la nuova creazione dell’uomo; b) L’azdone dello Spi
rito per il rinnovamento del culto e
della testimonianza; c) La Spirito e
la vocazione delle Chiese all’unità;
d) La Spirito Creatore e la redenzione del mondo.
Il Pastore Marcel Pradervand, Segretario Generale dell’Alleanza Rifor
mata, sottolinea l’importanza di questo tema nell’O'ra presente ed agglrmge : « Non si tratta soltanto di un tema, ma di una preghiera che i cristiani e le Chiese debbono conaderare con
molta serietà. Non dobbiamo essere
soddisfatti unicamente perchè ci accingiamo a studiare quel tema. Dobbiamo anche essere pronti a lasciarci
guidare dallo Spirito dovunque egli
voglia condurci. Sappiamo ohe molte
persone in molte Chiese stanno pregando con noi per l’Assemblea di
Francoforte affinchè il Signore ne
faccia io strumento di un vero rinnovamento ».
D culto d’apertura dell’Assemblea
Mondiale Rifoirmata sarà presieduto
dal Past. Visserit Hooft,- Segretario
Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. I cpliti giornalieri per la
durata dell’Assemblea saranno affidati alle cure del Past. Howard G. Hageman, della Chiesa Riformata d’America; gli studi biblici saranno tenuti dal Past. Johann Tibbe di Gottinga.
A presiedere le quattro Sezioni sopraindicate sono state chiamate le seguenti persone: 1) Prof. Paul Lehmann, dell’Union Theologicai Seminary (New York); 2) Prof. Hendrik
Berkhof dell’Università di Leida (Olanda); 3) Past. William Stewart, delb?. Facoltà Teologica di Serampore
(India); 4) M. Philippe Maury, Direttore del Dipartimento Informazione
presso il Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
L’Assemblea si concluderà con un
culto di S. Cena nella Paulskirche di
Francoforte, la sera del 13 Agosto.
Le Chiese Valdesi sono invi'tate a
volgere il loro pensiero verso la 1»
Assemblea Riformata Mondiaile, nella
solidarietà della pr^hiera e della
confessioine di fede.
II vero rinnovamento della Chiesa
procede dallo Spirito Santo, nell’ascolto dsUa Parola del Signore. Le
nostre Chie^ non possono rimanere
chiuse in se stesse, tutt’al più soddisfatte di qualche nuovo articolo di regolamento o di qualche modifica nelle strutture orgaiilzzative. Lo Spirito
Creatore è aU’opeira nella Chiesa e nel
mondo. Questo è il tempo in cui dob
hi amo invocare lo Spiri to di Dio per
il rinnovamento delle nostre Oomunità e della nostra vita personale. E'
anche il tempo in cui dobbiamo riconoscere i segni della presenza dello
Spirito nel travaglio e nella speranza
della Chiesa universale.
cjome si esprimeva l’a-nno scorso il
Sinodo della Chiesa Riformata
Francia, anche noi crediamo che « il
Signore affida alle nostre Chiese della
Riforma una testimonianza originale
da annunziare oggi ». D’altra porte,
come si legge nel messaggio approva
to dal Sinodo Valdese nel 19^ «se
oggi siamo chiamati a non chiuderra
in noi stessi, ma a partecipare nel
quadro del Movimento ecumenico ad
un dialogo fra le Chiese che va facen
dosi sempre più chiaro, è sulla base
del principio della fedeltà alla Parola che vogliamo muoverci. Ciò signifl08 esser sempre disponibili alle sollecitazioni dello Spirito e pronti a lasciarci riformare dalla Parola del Signore ».
Siamo convinti che occorre dare oggi una testimonianza di fede riformata, anche sul piano ecumenico, per
amor della Verità, Ma siamo altrettanto convinti che la nostra testlmonianzsa sarà aperta, fraterna e vera
nella misura in crud lo Spirito Creatore ricreerà e rinnoverà la nostra vita e quella delle nostre Chiese.
Per questa ragione il tema della 19»
Assemblea Riformata Mondiale si pone di fronte alle nostre Chiese in tutta la sua concretezza ed attualità:
«Vieni Spirito Creatore!».
Ermanno Rostan
COMMEMORAZIONE
di Giovanni Calvino
Ricorre quest'anno, esattamente il 27 Maggio, il quarto centenario
della morte di Giovanni Calvino.
Le Chiese Protestanti di tutto il mondo, in modo speciale quelle di
tradizione riformata e presbiteriana, si preparano a degnamente commemorare la figura del Riformatore, il cui pensiero ed il cui messaggio
conservano oggi tutta la loro attualità e sono per la Chiesa cristiana
fonte di perenne meditazione.
La Chiesa Valdese, proprio a causa della sua storia e della sua
dottrina, deve partecipare consapevo-lmente alla celebrazione di questo
quarto centenario. Essa non può farlo soltanto con un articolo del nostro settimanale; è bene invece che la rievocazione avvenga sul piano
della vita ecclesiastica e comunitaria, con le iniziative che si riterranno
maggiormente opportune.
Riguardando al passato, non potremo fare a meno di rimeditare
sul significato della Riforma di Calvino nel mondo di allora coirne nella
nostra generazione. In quanto Valdesi, poi, e Protestanti italiani, non ci
sarà diffìcile rievocare i rapporti di Giovanni Calvino con l'Italia nel
XVI secolo nonché la validità del suo pensiero teologico anche nell'attuale dialogo ecumenico.
Invito pertanto tutte le Chiese Valdesi, dalle Valli alla Sicilia ed oltre i mari, ad unirsi nella celebrazione del IV centenario della morte
di Giovanni Calvino, nel prossimo mese di maggio.
Anche e soprattutto in quell'occasione, non si tratterà dì esaltare
un uomo, ma piuttosto dì glorificare Iddio, riascoltando in umiltà di
spirito il messaggio della Parola del nostro Signore, libera, sovrana,
capace di riformare ancora oggi la nostra Chiesa e la nostra vita individuale.
Calvino diceva : « Senza l'Evangelo siamo tutti inutili e vani, senza
l'Evangelo non siamo cristiani, senza l'Evangelo ogni ricchezza è povertà, ogni saggezza è follia davanti a Dio, ogni giustizia degli uomini
è dannata da Dio. Ma con la conoscenza dell'Evangelo diventiamo figliuoli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, concittadini dei santi, cittadini del
regno dei cieli, eredi di Dìo con Gesù Cristo, per mezzo del quale i poveri diventano ricchi, ¡ deboli diventano forti, i semplici diventano savi,
ì peccatori sono giustificati, gli sconsolati sono consolati, i dubbiosi diventano sicuri e gli schiavi son fatti liberi. L'Evangelo è parola di vita
e di verità ».
Ermanno Rostan
AAocderatore
limMIIMIIIIIlUItlI
M»iiiiMiiiiiiMiimmmiimimiimiiHimiiniiiiiiiiiiiiii
ll(ll■ll|lmlll■mll■l)'’ll<l'ln«
iiiiiiiHuiitiiiiMimiiiimiiiii
OÌTa^azioni di una domenica mattina
Domenica mattina, ore 8. Ho appena finito di seguire il culto-radio (confesso con
rossore — rosa pallido — che sono ancora
a letto, e confido nella comprensione dei
lettori pigri e fortunati quanto me...). Ecco il giornale-radio. Manco male, fra i fatti
del giorno notevoli — bazzeccole come un
colpo di stato nel Laos, e simili — i movimenti del Pontefice romano. Quest’oggi, fra
poco, celebrerà nella Cappella Sistina una
"messa in suffragio’’ di Michelangelo.
Di colpo mi lascia il piacevole languore
della poltrita mattina domenicale e mi afferra un moto profondo d’insofferenza, di
rabbia anzi. Una volta di più, quell’incantevole prospettiva architettonica e spaziale
che è la piazza S. Pietro con lo stupendo
calonnato berninitmo, si trasforma oscuramente in un simbolico gesto a tenaglia, che
abbraccia ma stringe e, al limite, soffoca.
i‘ Roma cattolica. In pochi mesi, dopo
Kierkegaard, Pascal, Galileo, è ora la volta di Michelangelo, spiritualmente ricondotto al petto della ’’madre e maestra’’, a
distanza di secoli infinitamente indulgente
verso le scappatelle intellettuali e spirituali dei grandi, suoi ’’figli’’ più o meno prodighi e confessi. Non si tratta neppure soltanto di una tattica apologetica. Non si può
essere realmente grandi se non si è almeno
segretamente, tendenzialmente cattolici.
Vedo, fra poco, quel piccolo uomo, minuscolo dinanzi all’immensa prospettiva del
’’Giudizio’’ michelangiolesco. Quel piccolo
uomo che, di fronte a una delle più drammatiche rappresentazioni di quel mistero
.sconvolgente e tremendo che è il Giudizio di
Dio, tranquillamente pretende amministrare la grazia e il perdono di Dio, proprie
per colui che ha cercato di raffigurare e
fissare nel titanico affresco quella visione
abbagliante che è agli antipodi del giocherellare, a dosi da farmacista, con la grazia
sovrana del Signore.
Forse Giovanni Battista Montini alzerà
gli occhi, li lascerà fissarsi su quel gesto
terribile, definitivo, del Cristo Signore e
Giudice. Mi chiedo se sarà in grado di
sentire la suprema ironia del suo atto, la
infinita miseria — anche se orgogliosa —
di ogni pretesa umana di fronte a Colui che
non dà la grazia a razioni ma è la Grazia
vivente e onnipotente di Dio, che non si può
in alcun modo ’’amministrare’’, .se ne può
solo testimoniare; e fra i due, Giovanni
Battista Montini e Michelangelo, quello che
ha da ascoltare è senz’altro il primo, e hi
testimonianza più impressionante è del se
condo. Solo chi ha sentito, creduto in questa prospettiva intensa e grandiosa la maestà di Dio, la sovrana autorità di Cristo
Signore, può comprendere l’altezza, la lunghezza, la larghezza e la profondità dell’amore di Dio, l’immensità della sua opera
di redenzione, E soltanto a questi testimoni si riconosce, quasi d’istinto, l’autorità
di richiamare alla serietà del Giudizio del
nostro Salvatore e Signore. Domenico
2
pag
N. 17 — 24 aprile 1964
La “Hédecina de la personne,,
si sYilupp anche in Mia
Domemca 12 apcriile è stata inaugurata a 12 Km. da Parma un nuovo
tìpo di casa di Cura per malattie iwrvose (Villa Maria Luigia - Monticeli.
Terme). Essa è il irutto di un movimento di pensiero di origine protestante ma ohe presto fc^ò seguaci
nel mondo medico di molti paesi e d.
varie coniessioni. (Questo movimei^o
della «médesine da la personne» to
origine nel profondo impegno cristiane- del dott. Paul Toumier di Gmevra, il quale nel suo lavoro di m^co
generale scoprì che moltissimi distmbi fisici sono dovuti non solo a difficoltà psicologiche ma addirittura a
prcblemi morali e religiosi. Intorno a
lui crebbe durante gli ultimi 15 anni
il « gruppo di Bossey », fondato durante im incontro di medici, chirurghi e psicologi aili’Istltuto Bcumeni00 di questa località.
Anche in Italia varie persone vennero a far parte del gruppo e vi si
mtere'ssarono. A Parma alcuni dottori oattolicd e protestanti decisero di
Una
innovazione
La deliberazione del Sinodo 1963,
per cui il Rapporto della C.I.O.V. e
la corrispondente Controrelazione
vengono esaminate dalla Conferenza
del 1° Distretto, anziché dal Sinodo
come per il passato, fa sì che ci troviamo già al « redde rationem » e
dobbiamo presentare sin d'ora anche
la Relazione finanziaria.
Mi permetto, perciò, di invitare a
tener conto dell'innovazione sia i
benefattori del passato, sia i nuovi
che vorranno ricordarsi dei due Orfanotrofi di Torre Pedice e Pomaretto, del Rifugia Carlo Alberto di Luserna S. Giovanni, dell'Asilo di San
Germano, ed i due Ospedali di Torre
Pedice e Poma retto.
La C.I.O.V. si augura che nelle
prossime settimane pervengano i doni necessari per la vita di questi istituti ; essi attraversano un momento
particolarmente difficile.
Si ringrazia tutti quelli che già
hanno inviato il loro contributo e
particolarmente coloro che hanno
versato doni consistenti sia per ricordare i loro cari, sia come testimonianza di solidarietà cristiana, augurando che molti altri vogliano dare
la loro fraterna offerta. La tangibile
dimostrazione sia versata ai pastori
o all'UfRcio C.I.O.V. di Via Roma, a
Torre Pellice.
Il Presidente; Cesare Gay
................................
FRA LE RIVISTE
Bollettino della Società
di Studi Valdesi
Neirultimo numero (n. 114) sono pubblicate alcune relazioni presentate al V Convegno di Storia dell’eresia e dei movimenti
religiosi in Italia:
E. BUPRE’ - THESBLDER . Gli eretici nel
mondo comunale italiano.
G. RICUTER-^TI - ’’Istoria civile” e sto
ria ecclesiastica in Pietro Giannone.
F. VENTURI Carlantonio Pitali nel Mezzogiorno.
D. D. RONCO - Teodoro Pietrocola Rossetti e gli inizi del Movimento dei ’’fratei
li” in Italia.
G. CERRITO ■ Appunti sulla diffusione del
Protestantesimo in Sicilia dopo l’Unità.
R. RAIiNEKO ■ litui pagina ignorata della
storia dei Valdesi in Africa: riniziativa
di Manfredo Cnmperio per una emigrazione valdese in Eritrea.
Confezioni di
MAZZi
CORONE
CORBEILLES
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Fraschia Alda in lon^ (sarto)
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Via C. Alberto (borgo Ghigasso)
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oestruire una clinica dove la «médeoine de la personne» potesse venire
praticata nel modo più completo ed
adeguato. Vi sono vari collaboratori
ma vogliamo almeno menzionare gli
ideajtori che sono la dott.ssa Tina Rabaglia (metodista) e il direttore della
Casa dott. Rizzi.
Alla presenza delI’Axcivescovo di
Parma, del senatore C. Cassano e di
molte altre autorità, nonché di visitatori esteri e di una larga raippresentanza del corpo medico della provincia, venne tagliato il nastro tricolore. Il dott. Tournler, venuto da
Ginevra per l’oocaisione, pronunciò
i; discorso di inaugurazione. L’autore
di Médecine de la personne. Dalla solitudine alla comunità. Disarmonia
della vita moderna, Bibbia e medicina. La nostra maschera e noi, per
non citare che le opere disponibili in
itahano, ebbe cosi l’occasione di spiegare una volta di più qual’è il pensiero suo e dei suoi amici di Bossey.
Dissc fra l’altro : « ..mi sono orientato verso una medicina della persona, cioè una medicina che vuole vedere in un ammalato non solamente
un caso ma una persona nella sua
unità irriducibile, l’uomo nella sua
totalità fisica, psichica e spirituale:
una medicina, ohe cerca di capire non
solo i meccanismi fisiologici della,
malattia, ma di -capire Tuomo stesso
quale viene determinato dalle sue
relazioni col suo « milieu », colia natura e con Dio, con tutti gli avvenimenti della sua vita personale e tutti i sentimenti che essi hanno suscitato in lui ». La medicina attuale corre il rischio di una frammentazione
eccessiva, di una specializzazione sempre più estrema. Se ne sono resi conto i se,guaoi della medicina psicosomatioa che considerano accanto ai
disturbi fisici del paziente anche gli
oventuald fattori psicologici, consci
od inconsci e le influenze ambientali.
Ma ciò non basta è anche un essere
religioso e morale, lo voglia o no, e si
domanda cosa è -la vita e la morte, il
bene e il male, la malattia e la guarigione. Chiede se la vita ha un senso,
se vi è un Dio. Tali domande se respinte possono- portare ad uno squilibrio, poiSBO-no sfogarsi in complessi
o m-alattie. « Ci sono più ammalati
che non oi creda, guaribili solo tramite la soluzione di un problema religioso- ».
Un’altra tendenza della medicina è
che per amore della obbie'ctività scientifica, essa, si deperscnadizza. Il gruppo di Bo.ssey si domanda fino a che
punto il dottore debba fare astrazio
ne da sé stesso e se invece una buona
parte della terapia non nasca proprio
dal contatto personale tra medico e
paziente. « Nonostante quel che è il
progresso della scienza, la vera medicina dovrà sempre una parte della
sua azione benefica airinfluenza personale che esercita sull’ammalato ; al
legame personale, pieno di fiducia ed
aflCetto -che il medico stabilisce con
lui ». Questo vale tanto- nella chirurgia o nella medicina interna che nella medicina, senza abbandonare nessimo dei nostri acquisti scientified.Ora questo senso delTumano non Io
si può insegn-are negli anfiteatri, non
può essere comunicato se non da uomo a uomo, da maestro ad allievo, da
ccdlega -a collega, da medico ad amnial-a-to; ogni tanto da ammalato ad
un medico... Non dipende da quello
che siamo nella nostra propria vita
personale . Il gruppo di Bossey cer
ca peroiò di aiutare i suol membri a
sviluppare 1-a propria personalità incoraggiando Tapertura reciproca e Tinteresse per le esperienze personali della Bibbio, nella certezza che solo se
ciascuno di loro verrà trasformato
dallo Spirito Santo potrà esercitare
la sua professione nel modo più completo ed efficace. a. m.
Da Pinache e Serres a Villar Perosa
Visita di valdesi tedeschi
a fratelli
italiani
Aprile: Uarrivo.
Guidati dal loro Pastore (che dirige le
due comunità) il Dott. Eiss, il quale parla
correttamente il francese ed è uno studioso
di lingue orientali, sono giunti fra noi gli
attesi 50 pellegrini delle nostre Colonie del
Wiirtemberg, venuti appositamente per conoscere da vicino la terra dei loro antenati
e per fraternizzare con noi.
Essi portano tutti nomi valdesi : Jourdan,
Rivoir, Baret, Barai, Talmon, Richarden,
Jouvenal, Bertet, Roux, Mondon, Micol ecc.
Alcuni sono giovani ma parecchi sono anziani e ci sono pure diverse diaconesse.
In tutti traspare la gioia di quest’incontro; sono tanto gentili ed affettuosi e anche
noi sentiamo che sono sangue del nostro
sangue.
L’arrivo è fissato per le 17 e nella nostra
cappella si è riunito un buon numero di
fratelli e sorelle per dar loro il benvenuto.
Quando essi giungono (con un po’ di ritardo) ci si stringe tutti la mano e mentre vie
ll tempio di Pinache. una
ielle antiche colonie di Valdesi esuli nel Württemberg
ospitale.
ne offerta una tazza di tè, il Pastore Geymet
piv(3<lge loro un fraterno benvenuto. Poi, il
Dott. Eiss pronuncia un simpatico discorsetto nel quale esprime la gioia sua e dei suoi
nel ritrovarsi in terra valdese, proprio qui a
Villar Perosa ove i loro antenati hanno dovuto partire esuli. Il sig. Gille, sindaco di
Pinache, dà pure un breve messaggio ed è
molto applaudito. I nostri pellegrini si dispongono intorno al tavolo della S. Cena e
ci cantano un inno, poi si procede all’assegnazione nelle varie famiglie.
Intanto il tempo è andato peggiorando e
proviamo un senso di pena per quelli che
devono arrampicarsi su per i sentieri dell’Inverso... ma i nostri ospiti sono molto coraggiósi e la cordialità dei nostri li ha commossi.
I villaresi, infatti, con slancio encomiabile non solo hanno aperto le porte delle loro
case (alcuni hanno persino ceduto le loro
camere da letto) ma hanno anche aperto
quelle dei loro cuori.
liMiiiiiiiiiii ...................................
Disarmo, pace,
Indipeniienza naziopale
- Temi della conferenza internazionale della gioventù e degli studenti tenuta a Firenze nel marzo 1964
Quasia conferenza è stata richiesta e con
vocata nel corso di una riunio-ne tenuta nel
novembre scorso dal Conti-tato Intern-azionale per la preipa-razio-ne delle conferenze
-per la pace, di cui fanno parte; il Comitato
rapprese-n-'.ati-vo dell’Università di Firenze,
la Campag-n-a della gioventù per il disarmo
nucleare delirin-gihil-terra, l’Unione degli
stuide-nti per la Pace de-gli USA, il Gomita,
to delle 0-rgamzz.azio-ni -della gioventù delrURSS, la Lega della gioventù socialista
del Gia-p'pone, le Unioni nazionali degli
studenti del Brasile e d’Algeria, l’Unione
initer-nazicnale degli -studenti, la Federazione mondiale idlella |g,ioventù deraocraitSica
(presente alla conferenza come osservatrice, e molte altre organizzazioni studentesche qui non citate.
Il Comitato Intemazionale che ha preiparato la Conferenza, ha fatto appello a tutte
le organizzazioni della gioventù e degli Studeìnti interessati seriamente al problema
della -pace, perchè -so-ste-nessero la conferenza- ne diffondessero la notizia, contribuendo anche alla -sua migliore preparazione,
onde assicurare un certo successo nell’interesse del disarmo, della pace e delFindipendenza nazionale.
1 tenni discussi alla Conferenza sono stati
i seguenti: — il disarmo ed i pro-blemi economici, so-cia-H, delll’educazione e della cultura; — il tra-sferimento delle spese per gli
armamen-‘.i e la guerra in investimenti a
Le Chiese cristiane
in India
Secondo le sla-listiche basate sul censimento del 1961, pubblicate ultimamente dal
governo indiano e riprodotte dalla International Revieu- of Missions, le cifre degli
aderenti .a-lle varie religioni in India sarebbero le seguenti:
Indù 366.5fl2.878 83,5%.
Maomettani 46.939.357 11 %
Cristiani 10.726.350 2,4%
Sikbs 7.845.170 U%
Budiri isti 3.250.227 0,7%
Jainist; 2.027.267 0,4%
Altri irruppi 0,3%
Le statistiche ufficiali non danno cifre pelle varie cenfessioni cristiane, ma si conta
generalmente che i cattolici sono il 55%,
i protestanti il 35% e gli ortodossi il 10%.
Confrontando le cifre del censimento del
1961 con quelle del 1951, si osserva ohe il
rumerò de, cristiani è aumentato di più di
due milioni e mezzo, e cioè del 32%. Questo aumento che supera di molto l’aumento normale della popolazione, è spiegato in
parte dall’annessione dei territori portoghe
si del Goa e di quello francese del Pondi
ebery, ove ci sono 300.000 cattolici. Ciò nonostante si può affermare che la chiesa cristiana in India è a-umentaila visibilmente
durante gli ultimi dieci anni, e se si considerano gli ultimi 60 anni appare evidente
che essa è aumentata ad un ritmo superiore
a quello del secolo precedente. Nel 1800
I cristiani erano il 0,7% dèlia popolazione:
nel 1900 erano .ippcrìa l’l%>; ma nel 1961 il
2,4%. Negli ultimi dieci anni essi sono aumentati del 32%, mentre la popolazione
del paese è aumentata solta-ntc del 21,5%.
Per quanto concerne la (J-istribuzio-ne geografica, si nota elle il 70% dei -cristiani vivoTio nella parte meridionale dell’India.
Quivi si trova la Chiesa Unita dell’India
Meridionale, che supera in numero tutte le
altre -'biese protestanti, fon 1.200.000 membri. Se, come si spera, le chiese luterane
si uniranno ad essa, il numero dei suoi membri raggiungerà quasi I due milioni.
Queste cifre, come tutte quelle dedotte
dalle statistiche, hanno un valore relativo,
ma sono però una indicazione della vitalità
delle chiese dell’India e del loro impegno
per la evangelizzazione dèlie masse pagane.
R. C.
favore della pace; — il disarmo e la coesistenza pacifica.
La discussione si è soffermata sulle misure che faoilitano la realizzazione dei disarmo generale, totale e controllato, come ad
esemipio la cessazione -degli esperimenti nucleari, le zone de-nudea-rizza-te e de-militarizzate, rabolizione -delle basii militari all'este-ro, la formulazione di accordi e patti
di non aiggressione ecc. Naturalmente il
lavoro della conferenza era centrato sui
tem-i del disarmo, dell.t pace e deli’indipende-nza dei popoli e la loro lotta per la
liberazione nazionale, lotta contro il colonialismo, il neo-colonialismo, l’imperia-lismo, per lo .svi-luppo sociale economico e
culturale di quest: paesi.
Per quest-i ulti-mj argomenti, pa-rlicolarinen-te interessante è s-tata la presenza di
delegazioni del Movimento della gioventù
pan-africana, deirUnio-ne nazionale, dei la
voratori e della gioventù del Togo, della
Unione nazionale degli studenti del Marocco ecc. La conferenza si è condusa con
un intere-ssa-nte esaane deU’azione -p-ratica
dei vari movimenti della gioventù nei paesi preisenti e della col-labo-razio-ne intemazionale tra le varie c-rganizzazioni della gioventù è degli slu-de-nti per il disarmo, la
pace e l’innipendenza nazionale.
11 Consiglio Mondiale della Pace, ha invia-.o u-n messaggio alla Conferenza, da cui
fitralciamo alcuni pensieri che -ci paiono tra
i più significativi: « ... E’ naturale che dei
giovani, uomini e donne, -siano interessati
al loro avvenire. Se una guerra nucleare
venisse dichiar.fta essi perderebbero tutto,
com-n-re-so la possibilità notevole di portare
il loro contributo nel campo della SH’ienza,
della tecnica, della le-fera-tura e delle arti,
in questa epoca dinamica ed in rapida trasformazione scl-entifica, tecnica, culturale e
politica. J bilanci militari, il servizio militare e le economie nazionali orientate verso la produzione di guerra e anche le situazioni di guerra fredda, hanno notevolmente co-lpito la gioventù mondiale. Ora
che la nuova generazione ha maggiormente
bisogno di scuole, di università, di formazione professionale, di facilitazioni per gli
sports e per l’utilizzazione del tempo libero, la ricchezza delle nazioni è sperperata
pei' la produzione di armi di di-struzioiie
e annientamento massiccio.
«Il Consiglio Mondiale della Pace ha utilizzato tutti i -mezzi e fatti tutti gli sforzi
per smuovere tutti i popoli del mondo contro la politica f'iie può condurre ad una
guerra nucleare. La gioventù è sempre stata al p-rimo posto nelle Campagne per la
Pace. Noi siamo ronvi-nti che j giovani del
mondo intero rafforzeranno le attività contro la politica di guerra e di aggressione.
Più saranno uniti nella lotta per il disarmo
generale e completo, più vi saranno delle
speranze per la pace mondiale e la cooiperazione internazionale... ».
Mi pare che quest’invito sia valido per
tutti i gio-vani, d’og-ni convinzione politica,
religiosa o filosofica e quindi anche per la
gioventù evangelica italiana. p. t.
2 Aprile : Ricevimento Municipio - Val Ger
tnanasca - Pomaretto.
Purrtoppo, piove a catinelle e per giunta
una frana si è abbattuta sullo stradone in
direzione di Frali, così bisogna rinunciare a
visitare quella località. Peccato! I nostri amici, con encomiabile .serenità, si ritrovano per
il culto mattutino e poi, col torpedone, fanno il giro turistico di Villar. Alle 11 sono
ricevuti in municipio e il vice sindaco rag.
Marre, con elevate parole, porge loro un
fraterne benvenuto. Rispondono il Pastore
Eiss e il sindaco Gille.
La pioggia sembra cessare e il rag. Marro
li conduce a visitare le nuove scuole elementari poi li accompagna all’albergo Riv
ove oflre loro un signorile rinfresco.
Alle 13 ci si ritrova nella cappella trasformata in salone comunitario e preso posto intorno ai tavoli, si consuma un frugale
pranzo allestito da un gruppo di volonterose
sorelle. Poi, dinuovo in marcia per visitare la
vallata fino a Ferrerò.
Alle 18 si è a Pomaretto, accolti dal cordiale sorriso del Pastore Bouchard che ripartisce gl; o-api-ti fra le varie famiglie per
la cena. Alle 20,30 grande adunata. Il tempio è gremito. La Corale canta due bei cori
e cantano pure i nostri pellegrini alternando
gli scambi di messaggi fra i vari Pastori e
alcuni laici. I trombettieri accompagnano
gli inni d’insieme e un simpatico tè, offerto
dalla Comunità, chiude la bella serata.
3 aprile : Val Pellice - Serata d’addio.
I! tempo sembra aver messo un po’ di
giudizio e dopo il culto abituale, i nostri
ospiti partono per la Val Pellice soffermau*
dosi a visitare vari templi lungo il percorso.
Imboccato il vallone d'Angrogna, si spingono fino alla Chiesa della Tana che viene
loro illustrata dal Pastore Taccia.
Una breve sosta per il pranzo e poi visita
al museo valdese che, naturalmente, desta
tutto il loro interesse; ancora una rapida
corsa a Bobbio, a Villar Pellice (di cui desiderano visitare il cimitero) e poi ritorno in
Val Chisone.
NelTaccogliente salone della Trattoria dei
fiori ha luogo la cena ufficiale offerta dal
Concistoro. 1 presenti sono una ottantina
(alcune soreUe indossano il costume valdese)
e in uno spirito fraterno e gioviale si fa onore all’ottimo pasto. Vengono scambiati alcuni
messaggi e tra l’altro, si brinda alla salute
di uno dei pellegrini che, proprio oggi, festeggia il suo compleanno.
Il tempo fugge veloce e dobbiamo di gran
corsa far ritorno alla cappella ove siamo attesi da tempo.
La nostra Corale canta un inno e i due
Pastori ci danno un ultimo, commosso messaggio. Parla pure il Past. Jahier che è nostro gradito ospite con la signora e vari amici : il giudice Ribet, venuto appositamente
da Torino con la sua famiglia e il sig. Benyr
di Pinerolo che è in compagnia della sua signora.
Il sindaco di Pinache ci dà un messaggio
e luna signora (che sa un po’ d’itailiano) ci
legge un discorsetto, molto applaudito, nel
quale ci fa la storia delle due comunità.
Dopo un’intermezzo dei trombettieri, il
Pastore di Villar presenta alPassemblea la
Prof.sa Ursula Render, figlia del vescovo del
Baden, grande amico e benefattore dei Valdesi, che è ospite della Comunità e due sorelle porgono a lei ed alla signora Eiss (la
valorosa compagna del Pastore) un omaggio
floreale.
A questo punto il Pastore Eiss si avvicina
al tavolo della S. Cena e offre al Pastore dì
Villar un sacchetto (che egli ricollega simbolicamente al famoso sacco di patate che
Arnaud aveva ricevuto da queste terre durante l’esilio e il cui prodotto sì estese poi
in tutta la Germania). In questo sacchetto vi
sono 165.000 lire, quale offerta personale dei
pellegrini per il nostro erigendo tempio. Il
Pastore Geymet ringrazia commosso.
Si canta un inno tutti insieme e poi si celebra la S. Cena, presieduta dai tre Pastori,
i quali alternano i passi biblici in italiano e
in tedesco. Si conclude così in modo solenne
e commovente questo culto nel quale ci siamo sentiti veramente una in Cristo.
4 Aprile: Uaddio commovente.
I nostri ospiti giungono nella cappella a
piccoli gruppi con le famiglie che li hanno
albergati. Una anziana sorella di Pinache ci
dice : « Era sempre stato il mio grande desiderio di visitare, prima di morire, la terra
dei miei padri e sono felice di aver potuto
realizzare questo mio sogno! ■» — Una sorella di Villar esclama: «Non avrei mai
creduto, malgrado la differenza della lingua,
che saremmo riusciti a comprenderci così
bene! » — Un fratello racconta: « Sapete
che ieri sera siamo rimasti fino all’una a
chiacchierare coi nostri ospiti e con quelli
dei nostri vicini? ». « Questo non è niente
— interviene qualcuno dell’Inverso — noi
siamo rimasti fino alle tre! Ci eravamo riuniti in casa mia un bel gruppo di giovani e
ci siamo molto divertiti a cantare e a chiacchierare (aiutandoci con la mimica naturalmente). Vi assicuro che non ho mai riso
tanto! E’ solo peccato che de*bbano ripartire ». Si fa qualche foto, si celebra l’ultimo culto insieme e poi cominciano i saluti
e gli abbracci.
Sentiamo tutti un nodo che ci strìnge la
gola e la commozione ci vince, sia da una
parte che dall’altra.
Addio, cari fratelli nostri, la vostra visita
ci ha fatto del bene. Malgrado tutte le barriere che possono dividerci, noi abbiamo sentito e sentiamo che siamo uniti in Cristo.
Che Dio vi benedica!
Un corrispondente da Villar Perosa.
NOVITÀ IN LIBRERIA
J. Ellul : Fausse présence au monde Ttioderne. Les Bergers et les Mages, Paris
1964, L. 1.700.
3
24 aprile 1964 — N. 17
Non è la pecora nera
¿in lettore, da Torino. le ragioni e j moventi, che nel mio
Leggo sul nujrero del 10 aprile caso non sono quelli di un profitta■a. s. ili eommenlo che nella rubrica , tare ’’miracolmo”. Ho osato criti<( Qui e ora » fa il oasi. Gino Conile core uno sciopero che invece il frain riferimento al recente sciopero tello Gamarra riteneva giusto e ne
degli statali indetto dal Sindacato
della CGIL. Sono la solita pecora
nera la quale, pur professandosi eredenie, svolge attività politica e sindacale. A mio modesto giudizio il
cessario, quindi sono un avversario
quindi — in parole povere — una
quinta colonna della reazione, o un
baggiano.
Vede, amico e fratello, io sono
past. Conte formulando il suo com- ' pienamente con Lei nel considerare
mento non ha fatto altro che accor- , sciocca e falsa la critica di coloro,
darsi al coro abilmente orchestrato nella chiesa, che guardano con so
dalla stampa di destra e ripreso con spetto a chi si impegna in un’attivisommo fervore dalla cosidetta stara-1 tò politica. Non so quante volte l’ho
pa « indipendente ». Fiumi di parole | scritto. Ma questa presenza cristiane
sono state scritte al ripardo dello | nella quale 'lei, come molti nostri
sciopero, sulla sua legittimità, fino ; fratelli, si è impegnato, è fra i lati
al richiamo rivolto al governo di non j pin difficili della vita cristiana, nel
cedere al « ricatto »; CISL e UIL I senso che si è costantemente sul filo
hanno gridato ailo sciopero politi-1 def rasoio, in feconda ma dolorosa
co. Inoltre CISL e UIL minacciano
di rompere l’unità della lotta in corso per il rinnovamento del contratto
di lavoro delle grandi categorie quali i tessili, i chimici, o come le ver.
lenze aperte quasi ovimqiue dai metalmeccanici per l’aipplicazione del
contratto di lavoro. A questo si aggiunge l’invito rivolto ai socialisti a
rompere la loro collaborazione con
la CGIL. Poiché chi scrive è un sociallista militante e sindacalmente
inipegnaito, ritiene opportuno riportare quanto il coimpagno Lombardi
ebbe a scrivere sull’« Avanti! » del
5-4-1961 : « la CGIL rappresenta (per
j socialisti; un patrimonio di lotte
passate e preseniti, condotte col sudore, col sacrificio e col sangue di
generazioni di lavoratori socialisti;
un patrimonio che consideriamo indivisibile e che per ciò non sarà diviso ». Di conseguenza si illudono
tutti coloro i quali attendono che
« dalla base » del Sindaoato unitario
emergano elementi tali da comipromei terne la compattezza. Definire
« scioipero poliitiico » una azione sindacalmente ineccepibile solo perchè
una delle tre centraili lia rifiutato la
cingliia di trasmissione accettata invece dalle altre due, è perlomeno
elupefacenite. Se il sindacato è una
cosa e )1 governo e il partito un’altra, quale valore hanno certe affermazioni? Cosa si intende per autonomia sindacale se non la salvaguardia degli interessi dei lavoratori, indipendenlemenle da ogni altra valutazione politica contingente? Il Partito So'cialisita deve forse imborghesire solo perchè qualche suo esiponente occupa una poltrona mìnisteli'tle? Certo, passata l’euforia « miracolistica », pagata però dai lavoratori in conseguenza dei bassi salari rapportati ai profitti dei « miracolati », la situazione italiana è quella che è, ma questo non è una ragione valida per ipotecare la rivendicazione e la cointrattazione sindaerde. "Non tutti i pubblici dipendenti
si cbiamano Maistrella e gli stipendi
sono quelli che tutti conosciamo. Il
Pastore Conte si augura « ardenteinenl-3 » che il « parziale fallimento » dello sciopero degli stataili sia
ni> segno di « viva solidarietà » nazionale e un indice di proitesta « contro la politicizzazione della lotta sindacale »; se così fosse vorrebbe sempldcenieute dire che i postulati della
Resistenza, sollennemente affermati
nella Carta Costituzionale, sono degli « ipocriti slogans demaigoigiici ».
La validità di una azione non si misura con il metro del successo.
Luigi Gamarra, evangelico torinese, membro corrente socialista CGIL dipendenti comunali di Torino.
tensione fra la lealtà verso la causa
nella quale ci si è impegnati, e la
coscienza mai offuscabile che nessuna azione umana può mai essere, in
una prospettiva cristiana, più che
una approssimazione alla verità ed
alla giustizia, e che la tentazione più
grave è quella di idealizzare il proprio apparato politico, evitando in
consciamente una critica costante la
iiuale, doverosa fra uomini savi, lo
è in modo tutto particolare per i cristiani. La Sua lettera, direi quasi più
nel tono che nel contenuto, non mi
sembra documento di questa vigile
coscienza critica, che è invece l’apftorto più prezioso e insostituibile
che Lei ¡<uò e deve portare in seno
al partito e al sindacato ove opera
Lei dice che non tutti gli statali
sono dei Mastrella; ne sono ben convinto; ma come considera, Lei, quegli statali che, magari aderenti o
simpatizzanti per la CGIL, non hanno aderito a questo sciopero {era
questo il problema che ponevo),?
tutti e soltanto delle talpe? crumiri?
gente comprata^ Non pensa anche
Lei che le rivendicazioni di ogni categoria di lavoratori debba necessariamente essere inquadrata in una
considerazione solidale della vita nazionale, senza di che sarà il caos?
e dico questo non in senso idealsentimentale, ma in senso molto conci eto, perchè anche un profano di
politica economica quale sono io non
può non accorgersi della spira inflazionistica verso cui siamo avviati.
Mi dispiace, ma continuo a pen
sare che si trattava di uno ’’sciopero
politico”, in altri termini di un attacco alTattuale governo, pur senza
dire con questo che tutta la responsabilità ne vada attribuita al P.C.I.,
anzi dicevo proprio il contrario. Gn
fratello nella fede dovrebbe comprendere — senza tirare in ballo la Co
stiltizione — che cosa intendo dire
quando affermo che ’’anche Giustizia
e Libertà possono diventare ipocriti
slogans propagandistici di una parte
e dell’altra” ; anche se nel caso specifico può naturalmente non condividere la mia opinione, e la sua ha
posto accanto alla mia sul giornale
che è di tutti.
La prego, per un dovere di fraternità cristiana, di rileggere pacatamente lutto ciò che ho scritto due
settimane fa; e di considerare che
come sbagliano le chiese possono
sbagliare i partiti e i sindacati, perchè errare è umano. E riceva il mio
augurio fraterno per la Sua difficile
vocazione a testimoniare di Gristo.
della giustizia e della libertà che sono in lui, là, al Suo avamposto.
Gino Conte
Una lettera
coraggiosa
Un lettore, da Aosta:
Signor Direttore
Ho appena letta la lettera aperta
indirizzala al cardinale Ruifini dal
pastore Panasela, imperniata sulla verità vera riguardante il « vero volto
dcHla Sdcilia », e desidererri ardentemente far pervenire, tramite il vogtro giornale, al sig. pastore Panascia,
una parola di viva ammirazione e di
consenso per la sua coraggiosa missiva così piena dii sacro fervore jier
tulte le verità che sono state taciute
nella pastorale del card. Ruffiini al
riero ed al popolo siciliano, sulla
precaria situazione civile, morale c
religiosa di gran parte della popolazione siciliana (ed io aggiungo anche ’italiana’).
Sono del parere che quanti, come
il sig. paistore Pànascia, possiamo
ben dirlo,... si gettano allo sbaraglio
per far rifulgere certe verità squisitamente umane e eristiane, hanno diritto al consenso ed all’appoggio morale (ed all’occorrenza anche materiale!) di tutti gli uomini retti che
anelano ad un solo obiettivo, cioè,
la verità inconfondibile nella luce di
Gesù Cristo. Silvio Rossotti
Confessare oggi la fede antica
Un lettore, eia Frali:
Caro Direttore,
al termine della sua lettera il prof.
Subilla sj richiama al metodo teologico, in cui si cerca « non dissimularci i problemi, ma di affrontar
li con franchezza e libertà »; e prosegue domandando^ ; « è proprio
utopistico attendersi che le nostre
due Chiese seguano questo stesso, ne.
cessario metodo, e raggiungano il
punto vero della questione che le
preoccupa? ».
Dato che un chiaro corsivo redazionale ci assicura che questo è quanto pensavano anche i Ire laici torinesi, mi felicito con loro per aver
trovalo chi meglio esprimesse i loro
pensieri, poiché in un primo momenft- il rigore del loro ragionamento
teologico era rfuggito ai più.
Per quanto riguarda la domanda
dèi prof. Subilia: mi son sempre
sforzato, con alcuni altri, di non considerare come utopistico il metodo
teologico, ma di lavorare in quel
senso, per dimostrare die non è utopistico quello che si è disposti ad
intraprendere e continuare con serietà. 11 rigore teologico mette in
fuga l’utopia, che rimane invece, con
un buono o un cattivo significato,
dove non c’è teologia.
Siamo in molti ad augurarci che
i colloqui tra le chiese valdese e me
todisla siano continuati in termini
teologicamente corretti, interpretan
do gli ordini del giorno sinodali non
come espressioni di entusiastico sentimentalismo, ma come documenti
esprimenti la volontà Ji una chiesa:
da interpretarsi quindi e da approfondire solo con quel metodo dei rigore teologico ohe è in uso alla Facoltà di Teologia e che è necessario
anche per la Chiesa- Noi ci attendiamo questo ¡n modo non utopistico. Dove non sono più sicuro di seguire il prof. Subilia, è nella identificazione (per il problema che ci occupa) di metodo teologico con approfondimento della coscienza con
per i rapporti di unione con il meto- ganizzative », lasciando intendere.
dismo italiano?
Gesù Cristo stesso, con la presenza della sua parola, ci pone di fron-,
te all’esigenza della confessione della fede e quindi deil’aiiità nel confessare. Ci pone quest’esigenza in
quanto e l’evangelo presente, che ci
costringe ad essere evangelic». Se non
c’è stata presenza, è inutile continuare; ma se c’è essa ci impegna in
una confessione di fede attuale, e
ci impegna nella via dell’unità. Sono
d’accordo con il prof. Subilia nel
senso che queste cose le dico innanzitutto a me stesso, aU’intemo della
mia chiesa. Ma se son ben dette e
giustamente dette, esse non possono
che essere intese anche fuori. E vi
è dopo tutto un’Intesa tra le due
chiese, che vuol dire che la nositta
volontà di confessare è stata già percepita dai metodisti, e viceversa. Sono cose sulle quali occorre esCTcitare
lUna riflessione teologica. La questione dei rapporti con i metodisti
sarebbe interamente da riproporre solo ned caso ohe questa intesa non
fosse stata dichiarata, e che la voce
dell’uno e dell’altro non fosse stata
percepita. La questione di fondo non
è dunque quella confessiouale, come
dice il titolo imposto alla lettera SuhiRa, ma quella del confessare ora
la fede.
Per quanto riguarda il metodo teologico stesso : credo ohe dobbiamo
esigere da noi stessi una teologia die
non possa e non voglia prescindeire
neppure un attimo dalla Parola che
verrà detta e che viene già detta a
nostro riguardo e per noi dall’alto,
li nostro sforzo vale per questa teologia, e non è detto che Fabbiamo
già. Essa non può fare a meno, probabilmente, di inglobare le anitiche
confessioni e formulazioni della fede, ma c’è (non utopisticamente l da
a'-tendcrsi da essa ben altro ohe un
oiiiprofoitdimento deUa coscienza confessionale. La domanda è: possiamo
attenderci una tale teologia della Pafessionale. Ci si propone uno studio loia, e non darci pace finché non
della Confessione di Fede delle Ghie,
se Cattoliche e,d Apostoliche del Piemente. E’ lecito prevedere che un
tale studio finirebbe nella noia più
totale. Crediamo veramente che da
quello studio deriverebbe 1) una miniere comprensione della nostra fede e 2) quAhe cosa di interessante
Corsi e ricorsi (ha ragione Vico?)
Il mio interlocutore crede di poter
constatare che mi sono semplicemente, accodato al coro di più o meno
interessati benpensanti — e la casa
non è esatta, se si legge con uguale
attenzione tutto il mio trafiletto
nm si guarda bene dal chiedersi perchè ho espresso quel mio giudizio;
per parte mia diffido del cosiddetto
’’realismo” ¿i chi guarda ’ solo ai
fatti” senza esaminare criticamente
Un lettore, da Villar Perosa:
Non ho mai creduto ohe quel filosofo avesse ragione e che neRa storia dovessero periodicamente ripetersi vicende lontane. Debbo tuttavia
confessare che talvolta sì danno somiglianze e coincidenze che stupiscono e fanno pensare.
La « Noiuvelle vague » giovanile
per esemnio, che con acceso fervore
proolamia di voiler condurre la cihies-t valídese per vie nuove e migliori
e lamoia la notizia fin sui grandi quotidiani d’Italia, mi sembra presentare alcuni motivi di somiglianza con
un’altra « Nouvelle vague » che 60
anni or sono commoveva le nostre
Valli ed aveva la sua base nella Val
pelli re co sì c o nie F abituale sesmibra
averla sui monti di Agape.
Trattavasi allora di ViMar PeRiee,
R.orà e Torre Pellice ed esponenti
princiipali erano anche alora dei
stori: Pietro Enrico Tron, G- D. Armand Hugon ecc..: volevano dar nuo.
va vita alla Chiesa e per giungervi
comdmciavano con l’impugnare — come oggi si fa — la cerimonia delto
confermazione che non doveva ptu
avvenire ad una età fissa ma solo
in tempo opportuno e dopo un atto
di contrizione...
Anche allora questi Pastori, insolferenti della apatia della Chiesa si
erano prodigati — come oggi si fa
— per rivalutare il laicato con un
certo tono di rivendicazione ve^ il
paiStcrato. Si passò allora addiritlu
ra al Darbismo e specialmente a 'Viilar Pellice jl pastorato venne ripudialo dalla maggior parte <Jella popolazione. Nuove forme di Chiesa,
con ministeri particolari, nacquero
qua e là ed oggi ancora si possono
seguire le tracce di ministri laici andati a predicare fin nella lontana
America.
Anche allora il neo-pietismo non
Si rifleittè in un ritorno della gente
al tempio che piuttosto venne ahbandonalto e accusato di essere la
« Nuova Babilonia che doveva esser
r|is'.™tta ».
Alcuni, sìnceraméute, dissero meraviglie dei novatori e affermarono
che solo grazie al loro verbo avevano trovato la salvezza; ma altri
invece piansero sullo sfacelo di strutlure e di compagini che eran pur
state costruite da operai consacrali e
che avevan pur costato dei sacrifici
più grandi di quelli moderni.
Poi necessariamente cominciò l’opera della ricostruzione, ma fu lenta e dolorosa, in mezzo ad aspre polemiche e a dialoghi diffìcili.
Nel margine tra gli uni e gli altri furon numerose le abiure. Il corpo martoriato di Cristo soffrì. Poi
la Chiesa toraiò, dopo mezzo secolo,
alla sua struttura tradizionale.
Corsi e ricorsi? Dovremo proprio,
mutatis mutandis, ripetere le esperienze di <*r sono? Eppu
re non vorrei darla vinta a Giov.
Battista Vico!
Io credo ancora che la nostra òhiesa possa seguire quelle vie nuove
verso le quali aspirano il cuore e la
fede, ma pavento le demolizioni sacrileghe. Non abbiamo bisogno dt
ciiuiteri per costruire la casa ddfavvenire. Giova di più la roccia del
sacrificio personale e detU’epera instancabile e perseverai^ ed umile
di edifii’azione. Enrico Geymet
Probabilmente G. B- Vico aveva
un po’ ragione e un po torto: oscillazioni pendolari si verificano con
evidenza in ogni sviluppo della sto
ria ; ma mai si tratta della ripetizio
ne identica del medesimo fenomeno
per la semplice ragione che la sto
ria è dinamica, non statica: viviamo
anzi di un periodo in cui l’evoluzione si fa sempre più rapida, e dire
’’più le cose cambiano, più sono sem
¡ire le stesse” può essere un abisso
di saggezza filosofica ma anche un
chiudere gli occhi sui dati reali, anche se transitori, della situazione attuale in cui siamo chiamati a vivere
e a operare... Il parallelo fra la situazione di sessant’anni fa e quella
odierna è parziale, sia sul piano generale, sia sul piano della rifiessio
ne teologica e ecclesiologica, che è
quello che più c’interessa. Alcuni
elementi sono comuni, altri no. L intervento del post. Geymet è dunque
solo l’esordio di una discussione che
varrà fortamente la pena di continuare, in piena fraternità.
Labbiamo, senza sentirci squalìfi-ale come entusiasti e utopisti?
Il prof. Subilia ha scritto poco prima di partire per un convegno dove
teologi riformati e luterani avrebbero
discusso il tema: «Presenza di Dio
e Parola di Dio »: noi ci siamo cuguralii che i teologi delle due con
fessioni, oltre tutto, avessero anche
veramente qualche cosa da dirsi
se lo siano anche effetlivaimente detto. Lo stesso speriamo, nel caso dei
colloqui valdesi metodisti.
Sergio Rostagno
Un lettore, da Sampierdarena :
Caro Direttore,
sarò un sentimentale e un entueia
sta, ma non ho potuto scacciare una
sensazione di gelo leggendo -la lette
ra del mio professore, Vittorio Subi
lia, sul n. 15 dell’Eco-Luce. Dico
subito che la sua esigenza di un approfondito esame teologico della fe
do delle due Chiese, Metodista e
Valdese, mi sembra giusta e, da que
sto punto di vista, vorrei che la sua
roce fosse ascoltata. Però la lettera
dei tre laici torinesi, che sta all’origine del dibattito, conteneva in maniera talmente evidente un « a priori » sfavorevole alla Chiesa Metodista, die mi siupisce che il Prof. Subilia l’aibbia itotuta interpretare come una manif«tazìone del disagio
causato dalla mancala chiarificazione
teoiogiea. Quella lettera non merita
un tale elogio. Essa è semplicemente
un segno, abbastanza squallido, dì
una profonda mancanza di rispetto
per dei fratelli insieme ai quali stiamo da anni combattendo la stessa
battaglia, e, come tale, dev’essere
senz’altro condannata. La lettera
chiedeva infatti dei dati precisi sulla consistenza concreta della Chiesa
Metodista, cioè, in pratica, cifre, e
affermava : « Tutte queste notizie sono altrettanto necessarie, a nostro
parere, di quelle riferentisi alle evenluali divergenze teologiche o or
mi pare, che le « eventuali divergenze teologiche » non sono proprio il
principale interesse dei nostri tre
laici. I quali, tanto per non lasciar
dubbi, hanno, nella loro seconda lettera, definito « prolisso e cattedratico » l’articolo del Pastore Girardei,
cioè uno degli interventi più vivi
del dibattito, contenente un giudizio
teologico quanto mai stimolante. K
legame tra queste lettere e il disagio di cui parla il Prof. Subilia mi
sembra essere molto, molto sottile e,
franeamente, non riesco a vederlo.
Per conto mio, vorrei veder scomparire queste deplorevoli manifestazioni di canq>anilismo valdese, che
avvelenano l’atmorfera e non contribuiscono affatto a un chiarimento :
e mi sarebbe piaciuta, sia da parte
tua, sia da parte del Prof. Subilia,
una reazione più decisa che, oltre a
dissipare spiacevoli dubbi, avrebbe
reso molto più efficace Jl ri-cbiamo
ad una chiarificazione teologica, sul
qua'le consento in pieno, e credo
consentano gli amici metodisti.
Con viva amicizia
Bruno Rostagno
Si sarà constatato che i ’’tre laici
torinesi” si sono presi anch’essi la
oro dose di ’’pesci in faccia”, per
aver avuto la franchezza di porre
pubblicamente il problema come lo
sentivano laro: in modo parziale,
unilatea-ale (quindi sgradito a molti),
scarpone”, non da condannare come parecchi ci richiedono. E’ evidente che le lettere Beri - Pons - Ribet e quella del prof. Subilia non '
si identificano, non si muovono sul
medesimo piano e pongono problemi di ordine diverso; nella mia noterella intendevo salo dire che la
preoccupazione di un esplicito e
pubblico confronto, anche confessionale, era presente nei tre amici torinesi. Quanto allo scandalo... aritme.
tico, non ne vedo la ragione; è vero
che il numero è elemento secondario; è tuttavia un dato di fatto, un
rapporto che si ripresenterebbe continuamente in una chiesa unita: diciamolo apotamente; mi pare non
.scevro di spiritualismo il disprezzo
per queste banalità aritmetiche. Se
il tono non è sempre stato pacato e
gentile come si vorrebbe, i fratelli
metodisti avranno potuto constatare
che non facciamo comunque discriminazioni confessionali! E con que
sta nota d’humour, troppo mancata,
intendiamo chiitdere la discussione
su questo piano personalistico sul
quale ha troppo insistito.
Deve invece proseguire sulle questioni di fondo, essenzialmente quella confessionale che per Sergio Rostagno è però ’’quella del confessare
ora la fede”. Come non dargli ragione? Quello che però mi preoccupa è la recisa affermazione della
’’noia totale” in cui non potrebbe
non finire ogni richiamo a come i
padri (nella fede) hanno confessato
nel passato questa fede. Desidero citare a questo proposito queste parole di Rita Gay (non certo una ’’conservatrice”) pubblicate suH’ultimo n”
di Gdovantù EvangeRca, in un suo
intervento nell’ampio e appassionante dibattito sulla confermazione:
”Mi pare che nell’orizzonte della
condizione umana nessun atto possa
totalmente prescindere da vincoli di
tradizione, di età e di schemi esteriori, e che gli appelli di Dio siano
tutti appelli che ci vengano rivolti
dentro questi .schemi ; beninteso a
volte li fanno saltare; ma non ci dan.
no mai la libertà di stabilire noi
stessi le modalità del nostro rapporto con Dio. La libertà elei cristiano
non è la libertà dello spiritualista”.
Siamo rampolli di un dato ramo;
a me pare che la nostra vitalità non
possa dipendete che da un lasciar
fluire pienamente in noi la linfa
che dall’tmica radice ci giunge attraverso il tronco secolare del nostro
ramo, per quanto il Signore abbia
stimato e stimi necessario di rimondarlo. Gino Conte
(segue da pag. 1)
imparare ad amarci gli uni gli altri,
a collaborare in varie questioni, temporail e spirituali, a comprenderci gu
uni gli altri, a dare una tei^ìmoniianza comune a Cristo davanti al mondo che non crede, a pregiare ii^ieme
per l’unità cristiana, ad aiuterei a vicenda a diventare più feideU all Evangelo e alla volontà di Dio. La via ecumenica sarà una via lunga. Non oi sono scorciatoie. Noi tetti dobbiamo^rcare una maggiore fedeltà aRa ^ro^
la di Dio restando fedeR a qumto vi
è di meglio nelle nostre tradizioiru ed
abbiamo fiducia che cercando interne
la volontà di Cristo, ciasoiuio al suo
postO', ci avviciniamo a Lui e quindi
anche gli uni agli altri. Il fond^ento delira nostra speranza sono le
iure che ci dicono che la volontà dei
Signore è che siamo* uno.
Il movimento ecumenico ci ha ^a
offerto del segni, o delie prove, ^e
una intensa fedeltà alla Parola dì Dio
in una situazione di dialogo tr^fOTma considerevolmente la vite
Chiese. Questo è vero per molte delle Chiese protestanti che hanno partecipato al movimento ecunienico, ed
è‘ verp per la Chiesa cattolira. I ite
stri niovimenti bUilici e persino quel
Intervista con un ecumenista cattolicu
li liturgici sarebbero stati impossibili
senza il dialogo e una ricerca comme
una maggiore fedeltà. (...). Perciò il più grande ostacolo a questo movimento ecumenico è la i^ncanza di speranza e di fiducia in Dio.
Perchè non vediamo risultati immediati, o perchè non riusoianio a immaginarci che altri voguono ^sere
trasformati, o perchè crediamo che m
è impossibile cambiare e nello stesso
tempo restare fedeli a noi stessi...
questi motivi possiamo restare
ferenti al movimento d^lo Spinto.
Possiamo ripiegarci su noi stessig c^siderarci gli unici possessori deli’Evangelo, e sperare in una unità cnstiana solo se gli ^tri sono disposti
a diventare come siamo noi
Il fatto meraviglioso del movimento ecumenico è che esso produce c^
stantemente dei frutti di fervore e di
santità, molto prima ohe esso rag^ungp il. fine ultimo delTunìtà cristiana.
Anche se la riconciliazione perfette
ci resta nascoste, tendere verso essa
è già un dono di Dio e sforzarsi per
realizzarla è una grande fonte di riforma per le nostre Chiese. E que'
che conta, in ultìnia analisi, non e
che noi arriviamo alla mete, ma che
continuiamo fedelmente a camrmnare per questa via, come peUegrini.
Domanda: C’è, secondo Lei, una
differenza di fondo tra l’ecumenismo
de! Consiglio Mondiale deUe Chiese e
l’ecumenismo cattolico?
P. Baum: Cosi come ci sono svariate nozioni di ecumenismo fra le Chiese che appartengono al Consiglio
Mondiale delle Chiese, immagino che
ci sono anche svariate nozioni di ecumenismo fra i cattolici. Ma sono convinto che la nozione centrale di ecumenismo propria del ConsigUo Mondiale è identica con quella di molti
eiumenisti che appartengono alla
Chiesa cattolica. Attraverso R dialogo, il servizio reciproco e la preghiera, le Chiese cercano di rinnovarsi
nella potenza, dello Spirito, di avvicinarsi le une alle altre e infine di crescere insieme in modo tale che, essen
do riccnciliati insieme nella Chiesa
Una, ogni Chiesa crede di essere fedele a se .stessa e alla sua vocazione.
Come cattolici, crediamo che la Chiesa Una sarà in continuaziane con la
Chiesa cattoUca fondata sui Dodici,
esattamente come i protestanti credono che la Chiesa Un®, sarà in continuazione con la loro traditone e sarà un'espressione delle loro convinzioni.
Per rendere tetto ciò un po’ più
concreto, desidero dare un esempio.
Se i negoziati tra la Chiesa anglicana
e la Chiesa metodista in Inghilterra
saranno coronati da successo, allora
nè gli anglicani si convertiranno al
metodismo nè i metodisti all’anglicanesimo, ma gli anglicani crederanno
che la Chiesa deRa Riconciliazione
sarà in continuità con la Chiesa angUcana e i metodisti crederanno che
essa sarà in continuazione con la
Chie,sa metodista.
Perciò, sforzandoci di realizzare la
Chiesa Una, anche se pensiamo che
essa dev’essere in continuità con la
nostra, non dobbiamo mai chiedere
agli altri cristiani di cessare di essere
Se stessi. La conversione, certo, è indispensabile, ma questa conversione
del cuore è richiesta a noi tutti, in
ogni tempo, per essere più fedele alla
volontà di Dio. Le forme in cui questa convemone iaoiteriore alla volontà
di Cristo avverrà, saranno diverse nelle varie Chiese, ma saranno tigualmente dolorose per tette. C’è un elemento di sofferenza in ogni metànoia.
Pubblichiamo con piacere questa intervista. interessante e cordiale. Ma ci sentiamo
costretti a dichiararci in disaccordo sull’ultima risposta. Significa passare (volutamente? ) a lato della domanda, affermare: ”La
iwzione centrale di ecumenismo propria dei
Consiglio Mondiale è identica con quella
di molti ecumenisti che appartengono alla
Chiesa cattolica”. Sul piano del confronto
confessionale è teologicamente irrilevante
(per quanto rallegrante) la posizione personale di questo o quell’u ecumenista » appartenente a una Chiesa che ufficialmente,
nel modo più esplicito, ha detto e ribadito
che, invece, il .suo ’’ecumenismo” rimane
in antitesi di fondo radicale con quello maturato durante decenni nell’ambito del Con
sigilo ecumenico. red.
4
pag- *
N. 17 — 24 aprile 1964
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
TORRE PEUICE
Il 18 ed il 19 aprile, l’Unione dei Coppieri Ila avuto la sua tradizionale serata con
esito veramente lusinghiero dinanzi a«} un
folto pubblico che ha molto gradito e seguito con interesse il ricco programma.
Bravissimi tutti gli attori, alcuni giovanissimi, appena confermati che con impegno e calore hanno interpretato i vari personaggi (una dozzina) della commedia « La
ciocca fulva ». Argomento ; l’amore del prossimo, l’aiuto fraterno, la condanna della
prepotenza e della superbia. Il gruppo corale ha cantato 3 inni: Salmo Svizzero - Un
soir au chalet - La lingua italiana. Chiude
il programma un divertente scherzo comico : « Le jeazioni di Scarpino », ottimamente interpretato da altri quattro attori. L’Unione ringrazia vivamente i Pastori Sommani e Sonelli per le loro cordiali parole
di incoraggiamento e tutte le persone che
hanno -manifestato il loro simpatico interesse colla loro presenza. /. u.
ROBA
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 26 APRILE
Pastore Ernesto'Ayàs^'
(Chiesa Valdese di Torino)
DOMENICA 3 MAGGIO
Pastore Luigi Santini
(Chiesa Valdese di Hrenze)
POMARETTO
Recentemente abbiamo avuto la gradita
visita della corale di Detmold (Gormanial
guidata dal noto signor Popp: nel tempio
gremito i messaggi corali sono stati seguiti
con commozione; la pcedicaziooe deU’Evangelo per mezzo del canto e della musica armonizzata con il culto è stata preziosa per
tutti. Ringraziamo di cuore i nostri amici
della Germania per la loro visita nonché il
collega Geymet per il messaggio e per aver
per primo invitato i nostri amici aUe Valli.
Il giorno 9 aprile il Pastore Paolo Marauda ha celebrato le nozze di Bernard Giacomino e Laura Ribet : una folla di amici
e parenti ha preso parte alla festosa cerimonia in una giornata di sole veramente
primaverile. Siamo riconoscenti al collega
Paolo Marauda ed alla signora, venuti dalla
loro sede di Aosta per la felice circostanza
che ha loro consentito di rivedere i membri
della loro antica parrocchia pomarina. Agli
sposi rinnoviamo il pensiero augurale ed un
grazie riconoscente al eollega Marauda.
I culti e la scuola domenicale saranno per
qualche tempo presieduti dal Pastore Gustavo Bertin mentre per altri servizi religiosi collaborera il collega Geymet. Siamo
riconoscenti ai nostri due colleghi per l’opera che compiranno nella nostra chiesa e
diamo al paat. Bentin un caldo benvenuto.
PRAMOLLO
Sabato sera, 11 corr. m., abbiamo ricevuto
la gradita visita della filodrammatica dell’Unione Giovanile di Villar PeUiee - Centro, accompagnata dal Pastore sig. Edoardo Micol e Signora e dal suo attivo Presidente sig. Enrico Bouissa. I giovani Villaresi ci hanno dato un’apprezzatissima serata rappresentandoci la commedia di Ideo
Righi : « u\lberi senza radici » e i’umo'ristico atto unico : « Biglietto d’invito ».
Desideriamo porgere ancora un vivo ringrazìamento ai nostri amici che hanno
voluto trascorrere alcune ore con noi ed
esprimiamo loro tutta la nostra gratitudine
per il tangibile segno di solidarietà fraterna
che ci hanno dato, lasciando Tincasso della serata a favore dei restauri del tempio.
— Domenica 12 aprile, durante il culto,
abbiamo amministrato il sacramento del
battesimo a Plavan Oscar e a Plavan Loretta di Alberto e di Peyronel Medina, da
alcuni anni residenti ai Savoia di San Ger
mano Chisone. Il Signore accompagni con
la Sua grazia questi bambini ed i componenti la loro famiglia e guidi i loro genitori nell’adempimento delle promesse fatte.
— Nel pomeriggio di Domenica 12 aprile il Concistoro e la Commissione edilizia, nominata a suo tempo dall’Assemblea
di Chiesa, si sono ritrovati al Presbiterio
insieme aU’Ing. Vittorio Ravazzini ed al
sig. Ivo Avondet per precisare le modalità
e prendere gli ultimi accordi circa i lavori
di rifacimento del soffitto del nostro tempio, i quali, D. v., avranno inizio verso la
fìne del mese di Maggio o il principio del
mese di Giugno. Abbiamo avuto un ottimo
scambio di idee che ci auguriamo proficuo
per ì progettati lavori di restauro che interessano tutta la nostra comimità e, pensiamo, anche tutti ì Pramollini e gli Amici
di Pramollo, ai quali cì proponiamo di rivolgerci ancora prossimamente per dare loro
ulteriori informazioni e soprattutto per chiedere anche il loro prezioso apporto e la loro
fattiva collaborazione.
Salutiamo con gioia Renata, secondogenita di Aldo e di Paimira Long, nata all’Ospedale Valdese di Pomaretto. Le benedizioni
del Signore accompagnino questa piccola ed
i suoi familiari.
Domenica 3 Maggio p. v., alle ore 15,
avrà luogo nel nostro tempio la festa di
canto delle Scuole Domenicali delle Chiese
della Val Chisone. Il pubblico è cordialmente invitalo ad intervenire numeroso.
— Nel giorno di Pasqua hanno parteci
ipato con tutta 'la Comunità per la prima
volta aRa Gena ded Signore i oatecumeni
Rivoira Rosa» Town Lia, Romeo Franco
Town-Boncoeur Gianni. Li abbiamo aocoilti
fra noi nella comunione più compieta, ab
biamo loro dìmostraito ifl nostra gioia intì
ma e sentita, abbiamo loro detto che Pim
pegno preso davanti a Dio ed alla Comuni
là è serio e soienne, ma tutto questo non
deve arresitarsi a quel momento particolare.
Questo modo Ji manifestare la no«stra comunione fraterna deve continuare sempre
dì modo ohe quieatii notslri giovani gentano
die tutta la Comunità è una realtà vera,
perchè vero e reale è il Signore della Chiesa. In ciascuno di noi in quel giomo è riaffiorato il ricordo più o mieno lorxtano della
nostra prima partecipazione aMa cena del
Signore ed in questo ricordo abbiamo rinnovato il nostro impegno di memibri totalmente diisponibili eid impegnali col nostro
tempo e col nostro danaro al servizio del
Signore. Cerchiamo ipertanto di non dimenticare o quanto meno non pensiamo che tutto
ciò sia normale ed ordinaria manifestazione di vita. Come le nostre forze fisiche misteriosamente si rinnovano cosicché possiamo di nuovo riprendere il nostro posto di
lavoro, e così è delle forze dello sparito :
ogni giorno si rinnovano ed ogni giorno devono essere apese in offerta al Signore che
ce le ha donate servendo in obbedienza al
Suo comandamento d’amore.
In occasione deiRa Pasqua è stato possi
bile rivo'lgere alla comunità, che ha riempito il tempio, un messaggio di altualilà e di
edificazione ricoridando che la Chiesa non
ha miiRa da temere perchè essa è stata creata e sussiste non per forza o volontà d’uo
ino, ma per la potenza di Dìo che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti. A noi la sublime missione di indicare all umanità la
vocazione di Dio.
— Nel giorno del Venerdì Santo la nostra
comunità, che è una delle poche a dedicare
questo giorno alle ConfermaziO'ni — insolitamente numerosa — ha circondato col suo
amore ed affetto i nostri Catecumeni che
hanno solennemente dichiarato di far parte
della Comunità e si sono impegnati al serdella Comunità e si sono impegnati nel servizio al Signore. Al catecumeno Gianni
Toum-Boncoeur è stato amministrato anche
il Santo Battesimo, che ha suggerito in tut
ti ned una maggiore carica di riflessione sul
grande fatto della morte e resurrezione di
Gesù Cristo : noi tutti che siamo stati in
Luì battezza'li, siano morii al peccalo per risusciitare con Lui a vita eterna.
In tutte queste circostanze la nostra corale ha cantato inni e cori appropriati.
— Sabato 11 corr. abbiamo avuto la gioia
e¡l il piacere di assistere alla celebrazione
del matrimonio del Doti. Franco Varese e
deilla Signorina Paltoni Maria Teresa. Nel
tempio eccezionailmente e festoìsamente infiorato ed in una ,gioio¡sa cornice dì simpatia e d’affetto, il Past. Gustavo Bouebard
ha unito in matrimonio i nostri due giovani. Sdamo stati lieti di aver ceduto il nostro pulpito al caro Collega per questa felice circostanza e lo abbiamo ascoltato volentieri. Come è noto la famiglia del Doti.
Carlo Varese è rorenga per adozione, ed
ora anche quella del Doitt. Franco — come
10 è già da tempo quella del Doti. Dario —
è rorenga per adozione, E speriamo intensamente che anche la famiglia Paltoni vorrà seguire la (Stessa via unendosi alla folta
schiera degli Amici di Rorà- Anche se la
iroslra comunità era presente in pìccola percentuale ’— dato il giomo feriale — pure
11 tempio ha accolto un numero considercvo<le dii j>ersone convenute da Torino ed
altre località. Alcune di esse hanno visto
per la prima volta un tempio valdese e speriamo che 1’a.usterità e la semplicità dei nostri templi, come l’intelligenza dei nostri
ri'ti abbia (portato la chiara tetstimonìanza
di una Chiesa che gì sforza cotidianamente
di essere fedele al suo Signore.
— Ci siamo molto rallegrati nd Signore
per il ritorno fra noi della sorella in fede
Attilia Mordi. Noi le siamo stati vicini con
la preghiera e con la visita all’ospedale,
— Rimane ancora d'c^^nte in ospedale 0
fratello Lorenzo Odetto: gli auguriamo nel
Signore un iimminente ritorno fra i suoi
cari.
— Domenica .19 corr. la Comunità si è
gioiosamente riunita, un po’ prima del Culto, nel Tempio per testimoniare visibilmente al Battesimo amministrato al piccolo Livio Rivoira, figlio di Edilio e Virginia.
L’impegno di educare i nostri figliuoli nelle
vie del Signore è principalmente dei genitori, ma noi tutti, come membri della Comunità abbiamo anche la corresponsabilità
in questo arduo ma lieto compito di condurre al Signore i figliuoli (die ci lia donata.
— Ricordiamo a tutti i Catecumeni dì
I, il e III anno che gli esami sono stati fissati per Domenica 26 corr. alle ore 15 precise al Presbiterio.
— Come è noto a tutti Domenica 3 maggio vi sarà la festa di canto dei bambini delle Scuole Domenicali della Val Pellice. Pertanto i bambini dei Rumer e del Centro si
trovino al Presbiterio alle ore 13 precise,
quelli delle Fucine si trovino invece alle ore
13,30 presso la Scuola. Sarà organizzato un
servizio d’auto per il trasporto dei barabini.
Giov. 16 corr, abbiamo avuto la gradita
visita del Segr. Gen. della FUV Past. Giorgio Bou^hard il quale ci ha ¡ntrattenuiti
piacevolmente parlandoci sulle sue esperienze
fatte nel recente giro di visite aUe Unioni
deUa Calabria e dell^ Sicilia. Abbiamo ascoltato interessanti notizie, oltre che di quelle
Unioni, anche sulPopera piena di promesse
ma anche di difficoltà che la nostra chiesa
svolge in quelle zonè, come a Palermo ed
a Rìesi. Sull’opera del Past. Tullio Vinay a
Riesi gravano già le prime reazioni del mondo cattolicc e laico che ci circonda. Ancora
una volta possiamo costatare che l’incarnazione deU’Evangelo non può entrare negli
schemi della società umana senza frantumarla, fc che la fedeltà a questo Evangelo
comporta necessariamente il prendere la
propria croce. Il (problema di Riesi è diventato iproblema aniohe deU’Unione di
Rorà: la gioia cristiana è aniclie non sentirsi
soli.
— Vogliamo rinnovare l’espressione della
nostra gratitudine al Moderatore Past. E.
Rostan che ha visitato la nostra Parrocchia.
Lo ringraziamo ancóra anche per il suo
chiaro ed incisivo messaggio rivolto alla Comunità riunita per l’occasione nella Sala
delle Attività e per l’informazione documentata e precisa sulla situazione interna
ed estera della nostra Chiesa.
— A tutti coloro che non l’aveissero ancora faitto ricordiamo di consegnare la busta della colletta annua: ognuno dìa liberamente e con gioia la propria offerta alla
sua Chiesa come segno di un impegno reale
e ricco di riconoscenza al Signore, il quale essendo ricco si è fatto povero per rendere riochi noi in vista dei Regno che
viene. La chiusura dei conti è fissata per
il 30 aprile.
Ai collaboratori
e corrispontienti
Per esigenze tecniche ed esplicita richiesta deU’amministrazione della Tipografia, e nell’intento di assicurare
la pubblicazione tempestiva del settimanale, siamo costretti ad avvertire i
collaboratori che il materiale deve pervenire alla redazione improrogabilmente entro le ore 10 del lunedi mattina.
TORINO
«Commissione d'esame»
e «controrelazione» locale
Una « novità » è stata decisa dal Consiglio di Chiesa, ripirendondo una richiesla
espressa in sede di AsseraiMea : la costi tuiione di una « commissione d’esame » che,
in vista d'elI’Asseeiiblea di chiesa che deve
efaininare l’operato annuo del Consiiglio
e la vita della comunità, presenti una
« controrelazione » che affianchi, sottolinei e, se è il caso, oorregiga questo o quell’elemento della lelazione annua o la sua
s:cssa impostazione. Il deliberato d^l Consiglio si esprime in favore di una commissione costituita da tre membri, ditte nominali dall’Assemblea e uno designato dal
Consiiglio stesso. Questa Commiissione sarà del tulio distinta dai « revisori » dei
conti che a norma dei regolamenti della
Chiesa Valdese devono esercitare annualmente il loro controllo sulPoiperato del
Consiglio di ihiesa. Si .spera ohe la costituzione di questa « commissione d’esame »
su scala locale possa rendere più vive le
Assemblee che annualmente esaminano la
vita della comunità.
Buona la partecipazione ai cubi della
Settimana santa, nei quali la comunità è
stretta compatUi attorno ad catecumeni confermandi. In tutti i settori della comunità,
invece, i culti e le riunioni della domenica pomeriggio o infrasettìmanal; rivelano
una scarsa partecipazione. Eccezione si è
avuta il 5 aprile, a C. Vittorio, per il concerto pomeridiano di musiica sacra, stupendo so-tto ogni riguardo, offerto alla comunità, anche come occasione di un culto di
adorazione.
In alcune zone del settore die gravita at
torno a C. Oddone si stanno tenendo riunioni quartierali serali, presso varie famiglie, il giovedì sera; la cosa è resa possi
bile grazie all’impegno, di collaborazione
di alcuni membri di quella Commissione
ecclesiastica.
A C- Oddone sta iniziando, modestamente ma con perseveranza, la sua a'.tivdtà un
gruppo corale, e un gruppo simile, in particolare giovanile, opera a Via Nomaiglio.
Il Comitato d’assistenza ha anche quest’anno viisitato, in occasione della Pasqua,
i ricoverati degli ospedali psichiatrici, ove
sono stati tenuti brevi culti con celebrazione della S. Cena. Il gruppo del « biccliier d’acqua », invece, sta per concludere
il decimo anno della sua atlività, che è andata ccntinuamente aumentando; pochi sanno quanto lavoro svolge questo gruppo e
quanto aiuto porge silenziosamente in tante necessità.
L"(i ostello » per i giovani operai e shi
denti, nello stabile di Via Pio V, funziona
da vari mesi e funziona bene.
Per il 22 aprile è in programma una
nuova «tavola rotonda»; dopo quella tenutasi con vivo successo alcune settimane
or sono, sul problema deli’unionismo evangeilico italiano, questa verterà invece sul
problema della confermazione e sulle questioni più vaste che ad esso sono strettamente connesse.
All’Llnione giovanile si avviano a condnsione i due riusciti cidi di studi: quello
sull’ebraismo e quello sul Sermone sul monte, inframmezzali da serate ricreative (proiezione de ccLa strada » di Fellini) e da gila
BOBBIO PELLICE
— Domenica 19 aprile nel corso del nostro culto nel tempio è stata presentata al
Battesimo la bambina Geymonat Erica dì
Eliseo e Mondon Elenaf Costa). Il Signore
benedica la bimba e tutti i suoi cari dando
alla sua famiglia dì esserle sempre d'esempio nella fede e nella consacrazione a Dio.
— Vivi rallegramenti ed auguri alla famìglia del nostro fratello Stefano Pontet del
Bidone che si è ultimamente accresciuta con
la nascita del piccolo Adriano avvenuta a
Pinerolo il giorno 12 aprile. Un affettuoso
benvenuto al neonato!
— Il tempo veramente pessimo con piog
gia ininterrotta e talora violenta durante la
intera giornata non ha davvero favorito il
nostro Bazar. Tuttavia la affluenza dei fratelli e sorelle e degli amici venuti da fuori
è stata nutrita ed il tutto ha potuto svolgersi regolarmente con buon successo. Un
vivo grazie a tutti i collaboratori ed a tutte
le collaboratrici di Bobbio che in qualche
modo hanno contribuito alla riuscita della
manifestazione, alle famìglie della comunità
per le loro offerte ed ai proprietari dì negozi e locali pubblici di Bobbio e di Torre
Pellice che anche quest’anno hanno risposto
generosamente al nostro appello. e. o.
— Un gruppo di sorelle della nostra comunità ha partecipato all’adunanza femminile di preghiera, celebratasi nel tempio dei
Chiotti l’8 marzo. Per raccogliente ospitalità ricevuta esse esprimono la loro viva
gratitudine.
— Al culto della Domenica delle Palme
sono stati ammessi in chiesa i catecumeni
Beri Vera (Chiabrano), Ferrerò Rosanna
(Faetto), Genre Savina (Ferrerò), Poet Ada
e Poet Ermanno (Faetto;. Il Signore assista
questi cari giovani onde mantengano fedelmente le loro promesse.
— Al culto di Pasqua nel tempio di Ferrerò abbiamo avuto la gioia di vedere in
mezzo a noi il sig. E. Poet presidente dell’Unione di Marsiglia e la sua gentile signora con il gruppo di membri della sua
Unione in visita alle Valli. La nostra Corale
ha validamente offerto il suo contributo sotto Tottima direzione della sig.ra E. Quattrini che ringraziamo sentitamente per la
sua attiva collaborazione.
— il tradizionale bazar di beneficenza preparato e organizzato dalle sorelle delle Unioni femminili col concorso delle loro collaboratrici sarà tenuto a Ferrerò domenica 3
maggio alle 14,30. Tutte le famiglie della
comunità sono cordialmente invitate ad intervenirvi per manifestare la loro solidarietà
per questa attività benefica tanto preziosa.
PERSONA LIA
Il prof. Salvatore Caponetto, An
zìano della Chiesa Valdese di Firenze, ha brillantemente conseguito presso l’Università di quella città la libera docenza in Storia moderna. Ci congratuliamo calorosamente con lui, formulandogli i più cordiali auguri per
la sua molteplice attività.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellire (To'
avvisi economici
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie DaiHia e Goss, profondamente cómmiDsse per la dimostrazione di., simpatia ricevuta in ocoasioiw deirimiprovvisa scomparsa del loro
caro
Stefano Ernesto Danna
nell’impossibilità di farlo personalmente ringraziajno tutti coloro che
ccn fiori, scritti e di presenza hanno
preso parte al loro grainde do'lore. In
modo particolare ringraziano i pastori Jaliier e Magr\ U dott. PeUizzaro,
i vicini di casa e i compagni di lavoro
del ciaro' scomparso.
Luserna S. Giovanni 13 aprile 1964.
A Umerali avvenuti a Milano Ve
nerd, scorso 17 Aprile, la moglie Rosetta Busnelli, il fratello Umberto, la
sorella Eugenia ed i familiari tutti annunciane con grande dolore ia prematura dipartita dell’
Ing. Giulio Rostan
e prolcndamente commossi ringrazia^
no il Pastore Alberto Ribet di Milano,
i Medici ed Infermieri che l’hanno
cosi, amorevolmente assistito e tutti
i numerosi amici che gii sono stati
vjicini durante la malattia e l’hanno
accompagnato all’ultima dimora.
« Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io vi
darò riposo ».
(Miatteo 11: 28)
« Son straniero in questa terra
Sta la Patria mia nel cicl! »,
E’ entrata oggi nella pace del Signo're
Alma L'Abate
Lo annunciano il marito, i figli, i
fratelli, le sorelle e i parenti tutti.
Firenze, 9 aprile 1964
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Martedì: dalle 8,30 alle 12
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orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l’Ospedale Valdese) tutti 1 lunedi
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti 1 venerdì dalle
13,30 alle 15.
a TORINO (via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 aUe 16.
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