1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLIOE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVl - Nuni. 8
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI
lito : L. 2.000 per I’interno
L. 3.000 per Testerò
j Spedizione in abbonamento postale - I Giuppo bis
I Cambio di indirizzo Lie" 50
TORRE PELLICE - 25 Febbraio 1966
-\rnmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Il legionario
(Efesini 6, 11)
Chi legge per la prima volta questo testo non può sfuggire ad un
certo stupore misto ad inquietudine: il tono del discorso, le immagini adoperate, le parole sono quelle dei bollettini di guerra.
Lo stupore è tanto maggiore se si pensa ai soldati del tempo.
Sono giunti sino a noi nella pietra dei monumenti e degli archi, delle
colonne e dei sarcofagi quei legionari del I secolo! Uomini rotti alle
fatidie, al combattimento, invecchiati anzi tempo negli accampamenti, duri, senza illusioni e senza pietà, affratellati dal pericolo e
dal saccheggio.
Perchè scegliere proprio questo tipo di uomini per indicare i
credenti'/ ÌSIon c’erano altri mestieri che potessero far pensare ancora
meglio alla vita della fede? C’erano, indubbiamente: i sacerdoti in
processione verso i templi, rivestiti dei paramenti liturgici, le vergini
custodi dei tesori e del fuoco della città, i mercanti pronti ad ogni
rischio, i filosofi deambulanti in meditazione o impegnati in gravi discorsi, gli oratori declamanti orazioni immaginarie davanti ai curiosi.
Paolo ha scelto il legionario, l’uomo impegnato nel mestiere della guerra, per rappresentare noi credenti perchè credere non significa far jirocessioni o meditare, divertire la gente o cercar avventure
ma darsi ad un generale e seguirlo. Entrare cioè in un combattimento che richiede disciplina, sacrificio, armi, equipaggiamento.
Molti cristiani sembrano averlo dimenticato oggi e si trastullano con
la propria fede e l’altrui pronti sempre a far progetti ma non a portare le armi di Cristo. Giorgio Tourn
ALLA segreteria GENERALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Un presbiteriano americano
succede al Past. W. A. Visser ’t Hooft
NELLA VALLE GERMAN ASC A
Vittoria dei minatori
Non è la lotta per il rispetto di un contratto
quella che conta prima di tutto, ma il come e il
perchè si Fa questa lotta e come essa ci lascia
più maturi di prima per i compiti del futuro
La vicenda dell’ occupazione della
miniera finché la Società Talco e
Grafite non avesse tenuto fede ai suoi
impegni nei confronti dei lavoratori
ha avuto l’esito che doveva avere secondo le nrevisioni con un accordo
sulle richieste dei minatori siglato il
17 febbraio.
Ma al di là di questa vicenda, che
sembra ora felicemente conclusa, bisogna saper vedere molte cose e trarre molteplici insegnamenti, perchè
non è la lotta per il rispetto di un
contratto quella che conta nrima di
tutto, ma il come e il perchè si fa
questa lotta e come essa ci lascia più
maturi di prima per i compiti del
futuro.
Vi è prima di tutto la solidità di
questo nerbo di minatori che non
hanno mollato e sono stati leali gli
imi verso gli altri nell’unità dell’azione. Questo è un insegnamento vecchio come il mondo ma non sempre
valido. Ma il secondo è anche più importante: in questo momento di aumento della disoccupazione, e di smantellamento di industrie una affermazione come questa dei diritti dei lavoratori ci voleva. Come sempre, alla
fine dei conti, ohi pmò resistere all’avanzata delle considerazioni puramente tecniche e far valere gli interessi delTuomo contro quelli della rar
zionalizzazione, sono i lavoratori, sono i lavoratori stessi.
In questo momento in Italia sta
succedendo una cosa tragica: dopo
l’espansione economica degli anni
scorsi, le fabbriche dicono che non
possono più andare avanti, hanno bisogno di concentrarsi, di ridimensionarsi, di ridurre il personale, di fondersi tra di loro per razionalizzare la
produzione, ecc. Come una marea che
si ritira lasciando sulla riva del rottami, l’espansione si ritira, per le superiori esigenze dell’ economia, lasciando sulla riva disoccupazione. Bisogna spostare una fabbrica « più in
là» di 40 km., bisogna chiudere, bisogna fare con meno operai più pezzi.
E intere zone sono lasciate in secca
(o lo saranno). Ora tutto questo è
proprio cosi naturale? E’ naturale
che Teoonomia si espanda come vuole offrendo lavoro a destra e a sinistra, rubacchiando manodopera alle
altre fabbriche con i soliti mezzi, e
poi un bel giorno annunci che si ritira, che deve lasciare la gente a casa?
E il prezzo di queste concentrazioni,
di questi ridimensionamenti chi lo
paga? Non siamo d’accordo che lo
paghi sempre l’operaio e la sua famiglia, i suoi figli che studiano e che
domani non potranno più farlo. Ora
bisogna mettersi in testa che gli unici
che possano resistere, quando è ancora possibile, a questo indirizzo sono
gli operai, loro stessi.
Ma c’è un punto delicato che va
chiarito in tutta questa questione :
qual’è a questo punto la testimonianza delTevangelo? Qualcuno se lo sarà
già chiesto. Non sono, questi, proble
mi puramente economici che non ci
riguardano in quanto evangelici? Rispondiamo che quando un problema
mi tocca da vicino, non è più «Duramente » economico, ma tocca la mia
vita e la mia esistenza. Non esistono
di conseguenza problemi «puramente» economici.
Torniamo prima di tutto ai fatti
della vertenza Talco-Grafite e alla
partecipazione della chiesa in essi. La
partecipazione della chiesa ha avuto
diversi aspetti. C’è stata prima di tutto una « lettera » della Commissione
Distrettuale alle Comunità, in cui si
prendeva posizione dicendo quaTera
ia situazione e dicendo che i minatori erano nel loro diritto. Scritta ia
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
III 111111111)1 II II limi III iiiiiiiiiiiimj MIRI iiciiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiM mi m;ii nuli II imi
« Fratelli miei, sono profondamente toccalo dalla fiducia che con questa elezione mi
attestate. Qualunque siano i motivi della vostra scelta — e sono certo che sono numerosi
e svariati — il vostro invito costituisce per
me un grande onore immeritato e una respon.
sabilità davvero schiacciante... ».
Si era nella grande sala del quartier generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, a
Ginevra, J’il febbraio scorso: era stata appena comunicata la elezione del past. Eugene
Carson Blake a segretario generale del C.E.C.,
posto nel quale sostituirà nel corso del 1966
l’attuale segretario, il past, Visser’t Hooft,
L’elezione, svoltasi in seduta a porte chiuse
del Comitato centrale del C.E,C. (100 membri), è stata a maggioranza schiacciante, e
il nuovo segretario resterà in carica fino a]
luglio J968, quando si terrà la prossima Assemblea generale del C.EU.: infatti Tincarico
di un segretario generale non va mai oltre
la prossima Assemblea, ma può essere rinnovato dal nuovo Comitato centrale che detta Assemblea eleggerà.
Si sa che la successione del past, Visser’t
Hooft è stata a lungo dibattuta; una commissione di 18 membri, costituita dal Comitato centrale alla sua scorsa sessione (Enugu,
Nigeria, gennaio 1965), ha proseguito a lungo le sue consultazioni e ha infine proposto
alTunanimità ¡1 past. Carson Blake.
Il past. E. Carson Blake è attualmente segretario generale della Chiesa presbiteriana
unita negli U.S.A. e membro del Comitato
Centrale e del Comitato esecutivo del C.E.C.
Nato il 7 novembre 1906 a St. Louis (Mis.
souri), dopo aver studiato a Princeton e a
Emmburgo, J past. Blake ha insegnato al
« Forman Christian College» di Labore (India) dai 1928 al 1929.- pastore a New York,
Albany e infane Pasadena, dal 193,2 al 1951,
divenne quindi segietarioAenerale della Chiesa presbiteriana unita
Inoltre egli ha eseicitato queste funzioni:
presidente dei Consiglio nazionale celle Chic,
se del Cristo negli USA (1954-57); delegato
^ ATC.E.C. a Evansfon (1954)
e Nuova Delhi (1961); delegato alle Assemblee generali dell’Alleanza riformata mondiak a Ginevra (1948), Princeton (1954) e Sao
Paulo (1959); delegato alle Conferenze di
«fede e Costituzione» a Lund (1952) e
Oberim (1957); membro del Consiglio d’ammu.dslrazione deil’Universttà di Princeton
(19o/-61); rettore onorario delPUniversità di
Dubuque (196.3-64).
Sul piano mondiale, il past, Blake è uno
dei promotori del movimento ecumenico:
pre^sidente del Dipartimento d’Interassistenza
e di Soccorso delle Chiese e di Aiuto ai Rifugiati del C.E.C., a partire dal 1961, egli
difende pure attivamente la causa dell’unità
negli Stati Uniti, in particolare nella sua
qualità d¡ presidente della Commissione Razza e Religione del Consiglio nazionale delle
Chiese, e in quella di membro del Consiglio
consultivo nazionale per la « Guerra alla povertà ». Nel 1960 egli, in collaborazione con
' . protestante episcopale James Pike,
1 . Francisco, ha formulato una proposta
d unione di Chiese, che ha portato alla «Con.
sultazione suU’unione deUe Chiese» che impegna attualmente sei delle maggiori Chiese
iftatunitensi.
Questi i dati che fornisce il servizio d'informazione del C.E.C.; con una punta di malizia notiamo che sono state qui trascurate
alcune altre notizie, che invece sottolinea, ad
es., «L'Espresso» (20-2-'66): «La nomina
di Blake ha un precìso significato politico,
oltre che religioso. Questo prelato di 59 anni
DaU’8 al 17 febbraio si è riunito a Ginevra, nel suo nuovo quartier generale
del Grand-Saconnex, per la sua annua sessione il Comitato centrale del C.E.C.,
costituito da 100 rappresentanti deUe 214 Chiese che ne fanno parte. Nei nrossimi numeri daremo notizia di questi importanti lavori, il cui tema generale
era « La via eevunenica e il ruolo specifico del C.E.C. ». Uno dei punti più importanti dei lavori è stato la nomina del successore del past. W. A. Visser ’t Hooft,
aUa segreteria generale. NeUa foto, il tavolo deUa presidenza: da sinistra il
past. Eugene Carson Blake (U neo designato, che assumerà in pieno la sua
nuova responsabUità nel dicembre 1966) stringe la mano al past. Visser
t Hooft; il Dr. Charles Parlin, uno dei presidenti del C.E.C.; il Dr. F. Clark
Fry, presidente del Comitato centrale ; l’arcivescovo ortodosso del Nord e Sud
America lakovos, un altro dei presidenti del C.E.C. (foto J. Taylor, ’WCC).
è stato infatti fino a ieri uno dei bersagli
preferiti delTestrema destra americana per la
sua insistenza nel predicare il diritto delle
gerarchie ecclesiastiche d’intervenire nella
vita sociale del paese. Arrestato nel 1963 per
aver partecipato a una manifestazione antise.
gregazionista, Blake è ora membro della Commissione per la guerra alla miseria, istituita
imiiitiiiiiiiiimiimiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii
da Johnson ». Avevamo a suo tempo informato suUe manifestazioni e gli arresti di varie personalità cristiane, a Jackson,'file (Florida). Non va comunque marcata questa colorazione politica, e il suo operare in una
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
........'"Il.......IMI................
mi
PER LA FAME
IN INDIA
Il Moderatore Neri Giampiccoli comunica, a nome della Tavola Valdese, che il Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia ha offerto per la campagna contro la fame in
India, tramite la RAI, la somma di
L. 1.000.000. Inoltre il Consiglio ecumenico delle Chiese ha rivolto a tutte
le Chiese-membri un appeUo per la
raccolta di 3 milioni di dollari: tale
somma sarà messa a disposizione del
Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in India, il quale sta organizzando 3.500 centri di distribuzione attraverso i quali si propone di assistere 700.000 persone: parte della somma
sarà destinata all’acquisto di macchinario per l’agricoltura. Il Moderatore
invita i singoli membri e i Consigli di
Chiesa a raccogliere queste offerte e
ad inviarle alla Tavola Valdese, sì da
coprire il fondo stanziato e contribuire
alla raccolta organiraata dal C.E.C.
In varie comunità già domenica
scorsa la colletta al culto domenicale
è stata dedicata a tale scopo; alcuni
lettori ci hanno inviato le loro offerte: a quelle pubblicate nel n. scorso
si sono aggiunte: Teofllo G. Pons
(Torre Pellice) L. 5.000; Comitato
Valdese RIV-SKF di Villar Perosa
(fondo cassa sottoscrizione XVII febbraio) 4.150; J. C (id.) 1000: Federico
e Alice Marìton (Torino) 3.000; Scuola Media Valdese (Torre Pellice)
53.850; Liceo Ginnasio Valdese (id.)
50.000; due sorelle (id.) 4.000: N. N.
(id.) 1.000; Riccardo e Lina Fontana
(id.) 2.000; L. P. (id.) 5.000; J. E. (id.)
1.000; Aldina Gamba (id.) 2.000.
ii'iiiHtimiiiiiiiimiiiiiiMi
uimiiiimiiiiimiiiimiiii
iiiiiiiiiiiiiiiiiimi
.........................Ili.................
iiiiiMiiiniiiiiiiiiiiimiiiiiiiinmiiiiiii
iiiiiiuiniiiiniiiil
LA LOTTA PER LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN SPAGNA
Difficile presenza protestante in un paese che stenta a rinnovarsi
La scorsa settimana definivamo cosi, con
qualche generalizzazione, la situazione spirituale spagnola : mentre la gerarchia e in
particolare l’episcopato cattolico, salvo alcune rare eccezioni, si mostra assai conservatore e politicamente parecchio compromesso
con il regime franchista, il basso clero (specie in alcune regioni) come pure molti laici
professanti (specie quelli operanti in organizzazioni politiche e sindacali) aspirano intensamente a un rinnovamento spirituale e
sociale del cattolicesimo iberico; il filone
agnostico o ateo, attualmente, è costretto al
silenzio o aH'e.silio, ma è tutt’altro che spento. Dicevamo pure, nel numero scorso, che
nel complesso il cattolicesimo spagnolo ap.
pare singolarmente vivo, teso a un aggiornamento profondo, anche seriamente teologico, e aperto in vari settori al "dialogo ecumenico’ : un cattolicesimo, comunque, ben
cosciente di sè e delle proprie possibilità, e
deciso a essere sempre più veramente, radicalmente cattolico, oscillando equilibrato fra
posizioni quali quelle del vescovo di Cadice
o deUe Canarie, veri Ruflìni iberici, e le linee più progressive del nuovo corso conciliare : la Spagna ha da restare uno Stato
cattolico, anche se modernamente cattolico.
Divisioni, carenze, sforzi unitari dell*evangelismo
Iberico - Più teologia, per evangelizzare meglio
L*America latina precede dì varie lunghezze - H
nuovo ** Statuto ,, per gli acattolici, preoccupante
scatola a sorpresa - Riflessi post - conciliari
Di fronte a questa situazione complessa e
in movimento, qual’è la situazione c l’atteggiameiito degli evangelici spagnoli? Il già
citato (nel n° scorso) « Malerialdienst », bollettino dell Istituto di studi confessionali di
Bensheim (nov.-dic. 1965), nota che di fronte al cattolicesimo spagnolo, e in particolare
all ecumenismo cattolico, l’evangelismo spagnolo dà l’impressione di essere un partner
inadeguato: sono in qualche modo all’altezza della situazione la Iglesia Evangelica
Española e la Iglesia Reformada Episcopal,
ma costituiscono appena un quinto dell’evangelismo spagnolo, il resto è rappresentato
nella quasi totalità da comunità battiste di
varie sfumature, che sin qui si sono tenute
lontane dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Tale giudizio del bollettino tedesco potrebbe parere discutibile, se questo riserbo
’battista’ fosse dettato essenzialmente da una
meditata valutazione teologica, mentre è,
nella maggioranza dei casi, un atteggiamento
pre- teologico, un rifiuto preliminare di affrontare la problematica teologica ed ecumenica moderna : in parole povere, possiamo riconoscere la validità di una protesta contro
il dilagare della mistica del dialogo ’ecumenico’, degli ’incontri’ ad ogni livello all’insegna delle buona volontà cristiana; ma non
di un rifiuto preliminare, sulla base di un
biblicismo settario e fondamentalista, della
dìflìcìle scuola che 1 ecumenismo vero significa oggi per tutte le chiese.
E si viene qui a una delle carenze più
gravi delTevangelismo spagnolo, meno sensibile nelle due Chiese più genuinamente protestanti a cui abbiamo accennato (1): la carenza di formazione teologica. La cosa non
può stupire, in un paese ove la piccola minoranza evangelica vive da decenni in uno
stato di semiclandestinità, d’isolamento e ha
visto a più riprese e a lungo sigillate le porte
dei suoi istituti di formazione teologica.
« Si pensi — nota il citato "Mafei ialdienst’
- ohe il 30% dei luoghi di culto evangelici
in Spagna non hanno ancora l'autorizzazione ’ulTìciale’. Neppure un giornale ecclesiastico evangelico ha sin qui ottenuto l’autorizzazione. Il movimento evangelico si vede
costretto a rimanere nella semioscurità. Per
oltre tre decenni lo si è tenuto sotto una
pressione quasi inconcepibile, ostacolandone
lo sviluppo. Solo il Vaticano II ha scosso la
coscienza spagnola; anche la situazione internazionale e quella economica hanno contribuito in tal senso. Si deve a una certa
liberalizzazione’ in Spagna se quest’anno
(6-8,10.1965) la Conferenza di predicatori
evangelici — che si tiene ogni cinque anni
— ha trovato qualche eco in parte della
stampa spagnola; per la prima volta alcuni
osservatori cattolici vi presero parte. Nella
linea della ’liberalizzazione’ ha potuto essere
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
pag. 2
N. 8 — 23 febbraio 1938
lin presbiteriano americano
succede al Past. Visser ’t Hooft
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
commissione di ispirazione johnsoaiana, non
permette evidentemente di situarlo troppo
(( a sinistra ».
Nel complesso, da questi dati, pare spiccare una figura che il dr. Franklin Clark
Fry, presidente del Comitato centrale del
C.E.C., ha efficacemente presentato in questi
termini, al momento della proclamazione della sua nomina; « un uomo di chiesa competente, una personalità di grande energia, un
savio amministratore ». Un uomo, dunque,
abbastanza diverso dal suo predecessore, che
se ha dimostrato una capacità di lavoro, un
dinamismo a tutta prova, in questi decenni,
non ha mai dimenticato di essere un teologo,
e lo dimostra la sua ricca messe di scritti,
alcuni dei quali veramente fondamentali.
Tuttavia noi confidiamo, per la vita stessa
del Consiglio ecumenico in avvenire, che il
solido pragmatismo anglosassone che emerge
dal curriculum del past. Blake esprima con
fermezza la medesima lucidità teologica che
sempre abbiamo tanto apprezzalo nel modo
con cui il past. Visser ’t Hooft ha adempiuto
il suo compito delicatissimo, E non può non
farci piacere che sia stato nuovamente un
membro della famiglia presbiteriano-riforma
ta ad essere chiamato a questa delicata re
sponsabilità
Ed ecco come egli continuava il suo di
scorso, a cui accennavamo alFinizio :
(( ...Alcuni mesi fa... ho scritto (al comi
tato consultivo per la nomina): ^'Accetterei
questa elezione come una chiamata da Dio".
Scrivendo queste parole, mi rendevo conto
di formulare un giudizio sul significato ec
clesiologico del C.E.C., senza poter essere sicuro che tutti voi lo condivideste. 0 forse
commettevo il più comune dei peccati, quello di attribuire a Dio la responsabilità delle
nostre umanissime azioni.
« Credo tuttavia che lo Spirito Santo ha sinora guidato il Consiglio ecumenico delle
Chiese. Credo che continuerà a guidarci in
futuro, se obbediamo veramente al Signor
Gesù Cristo. Ora, tuttavia, esito ad affermare
che Dio vi ha guidati alla decisione che avete preso or ora. Non cerco di mettermi una
maschera di falsa modestia, anche se sarebbe
di rigore. Coloro fra noi che mi conoscono
bene, non fosse che nelle discussioni ecclesiastiche, sanno che non mi sono mai segnalato nelVesitare ad affermare le mie convin
Ricordando
il professore
Adolfo Tron
Il prof. Adolfo Tron nato a Venezia nell'anno 1889 è mancato ai vivi il 28 gennaio
scorso, dopo una breve degenza alFOspedale
di Pinerolo.
L'annunzio della sua morte è giunto inatteso dai più, dopo la sua sepoltura, secondo
il suo desiderio espresso ripetutamente.
E’ di grande conforto ai suoi cari, il ricordo riconoscente dei suoi ex allievi che
apprezzarono molto la sua notevole capacità
d'insegnante.
Seguendo le vicende della famiglia pasto
rale alla quale apparteneva, fece i primissimi
studi a Torino, quindi a Pisa e a Napoli lau,
reandosi in belle lettere; contemporaneamen
te seguì gli studi teologici che compì a Fi
renze. Più tardi, a Torino, conseguì la laurea
in filosofia.
Esperto musicista, fu direttore deila Corale
di S. Giovanni e di Torre Pellice c a Torre
PeUice, fu organista fedelissimo per un tren,
tennio.
Fu membro della Commissione per la revisione deirinnario francese: a Psaumes et
Can tiques ». La parte musicale è stata Poggetto di un lavoro minuzioso, la commissione ha esaminato con cura ogni inno, sia per
Parmonia spesso difettosa ed incompleta, sia
per il tempo e Pespressione. In qualità di
Presidente della Commissione del Canto Sacro, diresse per lungo tempo le Corali nelle
feste di canto e niì pare interessante ricordare che precisamente in una di quelle feste
gli studenti del liceo e del ginnasio superiore
avevano cantato sotto la sua guida : « Dal
tuo stellato soglio. Signor ti volgi a noi » dal
Mose di Rossini.
La sua carriera di professore al Collegio
Valdese fu temporaneamente interrotta dalla
guerra del 1915-1918 in cui prestò servizio
come Cappellano. Alla fine di essa, riprese il
suo insegnamento al Collegio quale professore
del ginnasio superiore. Nel 1936 fu eletto
Preside e mantenne la presidenza fino alla
sua emeritazione avvenuta nel 1950.
Per alcuni anni insegnò al Liceo di Aosta;
accolto con cordiale simpatia da tutte le famiglie evangeliche di quella Città, prese parte attiva alla vita della Chiesa come organista c direttore della Corale.
Dal 1956 al 1959 fu molto apprezzato al
Liceo dì Saluzzo e ancora di più nei tre anni d'insegnamento al « Collège Protestant
Romand » dì Founex (Ginevra) dove insegnò
il greco, il latino e la filosofia in un ambiente e in un paese che lo ha molto stimato e che egli amò intensamente.
Quando, ultrasettantcnne. si staccò definitivamente dal suo lavoro, si ritirò per il meritato riposo nella sua villa del Viale Dante
in Torre Pellice.
Rinnoviamo ancora respressione della nostra profonda simpatia alla consorte signora
Mimi, alla sorella signora Alice Bosio, al
fratello Pastore Enrico Tron e Signora, ed ai
parenti tutti.
Una ex allieva riconoscente
zioni. Se esito a dire che la vostra scelta è un
atto di Dio^ è perche ho fin troppa coscienza
delle lacune e delle carenze nelle mie conoscenze, nella mia saviezza, nelle mie competenze pratiche, nel mio spirito e nella mia
esperienza, handicaps che devo accettare sforzandomi di rispondere alle vostre speranze e
alla vostra aspettativa.
« Chiedo dunque a tutti voi, in vista di
ciò che avete fatto, di sostenermi, aiutarmi,
correggermi come ne avrò bisogno, a questo
posto. Mentre, nelle ultime settimane, anzi
negli ultimi mesi, mi rendevo conto che c'erano ragioni per credere che avrei potuto trovarmi qui davanti a voi, ho avuto il tempo di
rendermi conto delle qualità e dell'esperienza uniche del grande uomo a cui mi invitate
a succedere come segretario generale. Il pensiero che qualunque possibile successore del
past. Visser 't Hooft non potrebbe non essere
manifestamente meno qualificato di lui^ non
mi è di grande aiuto. Non è certo questo il
luogo e il momento di parlare con voi di ciò
che perdete in lui e di ciò che non guadagnate in me. Ma prima che qualcuno fra voi
proponga di rivedere la vostra decisione con
un voto ulteriore, mi affretto a dirvi la mia
deliberata intenzione di conservare al Consiglio ecumenico, per quanto sarà realmente
possibile, i doni e i servigi del past. Visser 't
Hooft, secondo che vorrete accettarlo, voi e
lui... Mi propongo di sottoporre ufficialmente
al Comitato esecutivo la proposta di definire
i futuri rapporti del past. Visser't Hooft con
il Consiglio ecumenico secondo una forma
che gli convenga e che corrisponda non solo alle sue qualità personali, ma anche alla
sua posizione di segretario generale a riposo.
« Il movimento ecumenico è ora abbastanza "anziano" e ha avuto un’influenza sufficiente a che non rimanga alcuna chiesa cristiano che non ne sia segnata. Credo che il
Consiglio ecumenico costituisce lo strumento più importante creato sin qui da questo
movimento. Pur riconoscendo che <.i tratta di
un'istituzione o di un'organizzazione, con
tutti i problemi connessi, vi assicuro che vedo sotto un altro aspetto la sua importanza
cristiana. Il Consiglio ecumenico è una comunità di persone e di Chiese, una comunità
di fede e di convinzione teologica che serberà il suo valore solo se rimane e diviene anzi
uno strumento sempre più efficace del movimento ecumenico. Ciò che anzitutto conta, è
il movimento verso l'unità e il rinnovamento
della Chiesa nella sua missione davanti a Dio.
« Non è quasi il caso di ricordarvi che
questa missione comporta un ministero di riconciliazione, non solo di Dio e dell'uomo,
non solo delle divisioni confessionali ed ecclesiastiche, ma anche di tutte le divisioni del
nostro mondo — sia che procedano dalla geografia, o dalla cultura, dalla razza, dalla povertà e dalla ricchezza, dall'ideologia, dal
peccato o dalla paura — le quali, mancando
la potenza riconciliatrice dell'Evangelo, ostacoleranno la pace internazionale e continueranno a far pesare la minaccia di un disastro universale.
« Credo che il C.E.C. può, negli anni avvenire, acquistare un'utilità sempre maggiore. Ma so anche che può perdere tfgni significato. Ecco la crisi di cui è simbolo l'attuale mutamento di direzione.
« Per ciò che mi concerne, vi prometto di
giudicare il successo del Consiglio ecumenico
nei prossimi anni non. in base a criteri amministrativi quali le sue dimensioni, la sua
efficacia, la sua stabilità, ma secondo la misura in cui i dirigenti, veramente ispirati e
teologicamente competenti che conducono la
lotta sulle frontiere delle nostre Chiese, riceveranno da esso incoraggiamento c possibilità di conoscersi a vicenda e d'aiutare le
Chiese a divenire visibilmente la Chiesa di
Gesù Cristo, che gli rende testimonianza in
modo fedele ed efficace nel mondo e al servizio del mondo. Conto per questo sui vostro
aiuto sotto la direzione dei presiaenti del
Consiglio ecumenico e del presidente e vicepresidente del Comitato centrale. Sia Dio la
guida di tutti noi ».
Già ricevuto dal Consìstoìre della Chiesa
protestante ginevrina, ha affermato la importanza delfambivalenza mondiale e locale del
C.E.C., e sottolineato che, per quanto starà a
Ginevra, intende piartecìpare alla vita della
comunità del quartiere in cui fisserà la sua
residenza. I due osservatori ufficiali cattolico,
romani alla attuale sessione dì lavoro del
Comitato centrale del C.E.C., il domenicano
J. Hamer e il gesuita J. Long si sono congratulati per la felice scelta : « Il past Blake
può contare sulla nostra preghiera e sulla
nostra attiva simpatia nel momento in cui
si prepara a proseguire e sviluppare l'opera
del past. Visser 't Hooft, l'uomo che ha avuta
parte decisiva nella preparazione, nella costituzione e nel cammino del C.E.C. Noi cattolico-romani sappiamo che con il dr. Blake
potremo continuare a lavorare con la stessa
lealtà, la stessa franchezza e la stessa comprensione. che hanno caratterizzato i nostri
rapporti con il past. Visser't Hooft »
Deplorando i giudizi sprezzanti c superficiali che chiese p movimenti evangelici non
aderenti al C.E.C. gli hanno rivolto, ancora
l'estate scorsa in un loro congresso di chiese
evangeliche « ìndipendenti », a Ginevra, non
abbiamo tuttavia mai nascosto la nostra crescente preoccupazione d| fronte a concreti
rischi e segni d’involuzione del C.E.C., sia
nel senso d'un continuo appesantimento burocratico. sia e più ancora nel senso di un
diffondersi della diplomazia ecclesiastica c
dellaltìvismo pragmatìstico, a scapito della
chiarezza e fermezza della comune ricerca
teologica: in cui si cerchi, sì. dì mettere in
evidenza e di relativizzare i fattori non teologici delle divisioni, ma non si smussino diplomaticamente le vere punte teologiche.
Abbiamo innumeri volle ammirato il rigore riformato e al tempo stesso la profonda,
genuina apertura di cui ha dato prova in
molti anni il past. Visser 't Hooft; il nostro
augurio fiducioso e fraterno è di poter dire,
fra molti anni, la stessa cosa del past. Carson
Blake. A gloria di Dio soltanto.
la mW di Villar Peroaa
ed il PII Febbraio
Am'he quest’anno, in oocasiome del XVII
febbraio, malgrado i momenti ©ritfci e le
difficoltà finanziarie ohe ogni giorno di più
gravano sulle popodaaioni delle nostre valli,
i dilpendenti della RIV-SRF di Villar Perosa hanno voluto versare il loro obolo a
favore degli Istituti Valdeisi di Assistenza.
La somma raccolta è stata superiore ad
ogni previsione ed ha dimostrato ohe la
sensibilità dell’oiperaio verso ohi si trova
nel bisogno è sempre generosa e senaa pregiudizi di parte.
Mentre diciamo il nostro « grazie » sentito alla Direzione RIV-SKF ed a quanti,
cattolici e valdesi, hanno dimostrato solidarietà e cemprensione, diamo qui di seguilo il resoiconto della sottoiscrizione c dei
relativi versamenti.
La sottoscrizione ha fruttato la somma di
tire 444.545 di cui:
Direzione RIV-SKF L. 100.000
Maestranze » 344.545
La somma è stata così distribuita:
Asilo dei Vecchi di S. Germano L. 90.000
Asilo dei Vecchi di S. Giovanni » 50.000
Rifugio Carlo Alberto per incurabili, Lusema San Giovanni » 80.000
Orfanotrofio maschile di Pomaretto » 64.545
Orfanotrofio femminile di Torre Pellice » 90.000
Artigianelli Valdesi di Torino » 70.000
La nostra riconoscenza va inoltre alla
Direzione RIV-SKF di Villar Perosa per
aver ancora .-.iccettato di considerare il XVII
febbraio « giornata festiva e retribuita a
tutti gli effetti ».
p. il Comitato Valdese RIV-SKF
di Villar Perosa
Dino Gardiol • Alberto Bpux
Vittoria dei minatori
nella Valle Germanasca
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
lettera, la Commissione si preoccupò
che potesse avere anche al di fuori
delle comunità una certa eco. Subito
dopo vi fu l’intervento dei giovani
milanesi che manifestavano una solidarietà concreta con una cospicua
somma di denaro raccolto da loro,
atto che fu molto apprezzato dalla
commissione interna. Furono poi tenute riunioni informative • sulle varie
situazioni a Torre Pellice e a S. Germano. Da quest’ultima partt un telegramma al prefetto di Torino in cui
si chiedeva che non venisse usata la
forza pubblica per permettere alla
Ditta, di mettere al riparo i suoi interessi vuotando i magazzini di Malanaggio. Alcuni giorni prima infatti i
minatori che si erano opposti alla
partenza di un camion sdraiandosi
al suolo davanti ad essi erano stati
sollevati dai carabinieri, portati a Pinerolo e rilasciati (sembra che qualcuno ci abbia rimesso qualche bottone e qualche dente). Il gruppo residente di Agape ha seguito giorno per
giorno lo sviluppo degli eventi.
Come valutare tutto questo? Se la
chiesa è la gente, come noi valdesi diciamo da otto secoli e non le strutture o le gerarchie, è da questo punto
di vista che dobbiamo guardare l’intervento della chiesa.
Quando si parla di intervento della
chiesa, in questi casi, non si deve dimenticare che la chiesa non è una
sovrastruttura, ma è formata dalla
gente, la quale di solito è già andata
avanti, è già intervenuta. Quindi intervento della chiesa non vuol dire
che apuroflttando della buona occasione alctmi pastori si fanno avanti
per raccogliere le simpatie della gente, esprimendo ima platonica solidarietà e cercando così come possono di
reinserire la chiesa in un tessuto sociale che sfugge loro completamente.
Occorre qui stare bene attenti con
quale concetto di chiesa si ragiona.
Se la chiesa è la gente, occorre ohe
i credenti siano capaci di fronteggiare come tali le situazioni che si vanno
preparando e le questioni economiche già toccano le nostre Valli. La
predicazione non fa direttamente della politica, non si sostituisce al nartito nell’azione. Ma se la predicazione
non avesse nulla da dire nel momento che stiamo attraversando, non
avesse nulla da dire alla gente concreta che vi viene coinvolta, potrebbe
osare di presentarsi ancora come predicazione alla chiesa, o non dovrebbe
riconoscere di essersi ridotta a cerimonia mistica per un esiguo numero
di pietisti?
La scelta non è tra predicazione
evangelica e predicazione politica, ma
è tra una predicazione che si rivolge
alla chiesa nel suo quotidiano muoversi in una situazione che è necessaria,mente una situazione politica, e
una predicazione che dice di volersi
rivolgere alla chiesa-, ma in realtà si
occupa del conforto di Qualche comunità religiosa. S. Rostagno
iiilliiaiiiiiiiiiiimimiiiii
La lotta per la libertà religiosa
in Spagna
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
avviata a Madrid una riunione di studio
biblico organizzata da ambienti fondamentalisti, e si trova di nuovo, oggi, una libreria
evangelica (battista) a Barcellona (...). Tuttavia tale 'liberalizzazione' non ha toccato
alcun problema di fondo, e la questione della
libertà religiosa è rimasta irrisolta. La citata
Conferenza di predicatori evangelici ha messo in evidenza questa facciata e messo in
guardia contro di essa. Tuttavia (...) sui 150
partecipanti alla Conferenza, il 70% non
aveva ricevuto una vera preparazione teologica. Non sono all’altezza del cattolicesimo
spagnolo. Eppure essi hanno il compito di
annunciare Gesù Cristo in Spagna. Il movimento evangelico spagnolo ha assolutamente
bisogno dì teologia. A questa presa di coscienza sono già pervenute da tempo le
Chiese evangeliche nell’America latina. Sarebbe certamente possibile procurare ai predicatori spagnoli letteratura teologica evangelica passando dairAnierica latina. (...) Con
la Comisión Evangelica de Defensa il movimento evangelico possiede un organo che deve condurre innanzi le trattative con gli organismi statali. Partecipano a tale Commissione cinque Chiese evangeliche; ma neppure uno dei suoi rappresentanti possiede {tale
giudizio è forse troppo teutonicamente reciso... n.d.r.) conoscenze teologiche e giuridiche sufficienti per reggere alle pesanti responsabilità di tale Commissione. Nel 1965
tutte le denominazioni e tutti i gruppi di
formazione evangelica si associavano nel Consejo Evangelico Español; questo deve tuttavia
cominciare a farsi un’esperienza, prima di
poter formare tutte le forze evangeliche dì
Spagna e di indicar loro la via ».
« Il teologo e giurista spagnolo A. F. Car
rillo de Albornoz (un ex gesuita, ora membro
delia Chiesa episcopale) ha svolto nel suo
libro (c Roman Catholicism and Religious
Liberty » (1959) un pensiero di grande portata sulla libertà religiosa. Nella sua qualità
di spagnolo che ha appartenuto alla Chiesa
cattolica occupandovi posti di alta responsabilità, ha gran dimestichezza con questo problema. Sul medesimo tema nel 1964 egli ha
pubblicato « The Basis of Religious Liberty »; quest'opera fondamentale è stata tradotta pure in spagnolo (« Bases de la libertad religiosa » Editori evangelici uniti, Mexi.
co e Buenos Aires 1964), ma purtroppo non
è affatto nota in Spagna. Eppure proprio per
la libertà religiosa in questo paese se ne potrebbero dedurre conseguenze d’importanza
rilevante, come già è avvenuto nell’America
latina, senza manifestazioni sensazionali (tuttavia, non in modo uniforme e generale in
tutti i paesi. N.d.r.): vi si gode infatti, oggi,
di una libertà religiosa che lo Stato spagnolo
non vuole concedere alla susa popolazione.
Bisogna quindi continuare senza stanchezze
la lotta per la libertà religiosa in Spagna,
affinchè la predicazione deH’Evangeio in que.
sto paese acquisti in ampiezza e libertà di
movimento ».
La dichiarazione del Valicano II relativa
alla libertà religiosa ha avuto conseguenze
in terra di Spagna? Il past. Benito Corvillon,
presidente della Commissione permanente
della Iglesia Evangelica Española, ha così
risposto da Madrid a questa domanda postagli dai redattori de a L’Illustre protestant »
(febbr. ’66):
c( Come potete capire, la mia opinione deve essere molto ’spagnola’, vista la situazione assai particolare in cui ci troviamo. E’
probabile che l’applicazione della dichiarazione conciliare aprirà per noi in Spagna
itKi II immilli II II iiilimii lini iiiiiiiiitiiMiiiiiiiiiiiiMii in
FESTA VALDESE A NEW YORK
L’anniversario della Emancipazione Valdese è stato celebrato} a New York la domenica 13 febbraio col} concorso di una buona
partecipazione di membri di chiesa e di amici a dispetto di una bufera di pioggia che
imperversò tutto il giorno.
Per l’occasione furono ospiti d’onore nonché ospiti per la predicazione in chiesa il
Prof. Dr. Alberto Soggin della nostra Facoltà dì Teologia a Roma, ed il pastore sig.
Delmo Rostan di Paysandù, Uruguay, entrambi di stanza temporanea a Princeton : il
prof. Soggin in qualità di « Visiting professor » al Princeton Theological Seminary ed
il pastore Rostan in qualità di « post-graduate student » al Westminster Choir College.
I messaggi dei nostri graditi ospiti insieme con un breve saluto del sig. Arthur Wiles dell’A.W.A.S. formarono la parte centrale
del programma in chiesa, una parte che fu
seguita con attenzione sostenuta anche dai
più giovani, un po’ stupiti forse, di questo
internazionalismo valdese e spiacenti di
non aver provveduto per una bandiera uruguaiana, da aggiungere a quella italiana ed
a quella americana con le quali avevano fatto il loro ingresso in chiesa in forma di breve corteo.
All’agape fraterna che tenne riunite per
alcune ore del pomeriggio un centinaio di
persone furono apprezzali vari brevi messaggi, fra cui. menzioniamo quelli del Dr. René
Vailliant, pastore dell Antica Chiesa Ugonotta di New York, del pastore R. Mingioli, del
sig. Remo Rìbet di Poinaretto, del sig. Felix
Canal, nonché la poesia in dialetto del sig.
Emil Pons. Parlarono pure brevemente il
Prof. Emll Tron, la si.ra Jessica Catte! e
Miss Dorothy Cbesley delI’A.W.A.S,
Per terminare ei fu lieto dì constatare che
il canto spontaneo cd entusiastico delle vecchie canzoni popolari valdesi costìiuisce tut*
t’ora una forma di identità per i Valdesi di
tutto il mondo.
Nell'insieme questa fu per i Valdesi di
New York una giornata che ricorderanno.
La Comunità ricorda con piacere la visita
del pastore sig. Guido Rivoir dì Lugano, che
accompagnato dalla Signora, fu con noi ai
primi deH’oUobre scorso ed è particolarmente grata per il fraterno ispirato messaggio
che il pastore Rivoir rivolse alFassemblea al
culto della domenica 3 ottobre.
Altra piacevole visita di cui permane gradito il ricordo fu quella della signora Elena
Geymonat Chauvie.
Il 18 novembre scorso ha avuto luogo il
funerale della sig.ra Marie Theis Salomon,
originaria del Teynaud di Villar Pellice.
Il 21 novembre abbiamo accompagnato al
campo del riposo le spoglie mortali della nostra sorella sig.ra Marianne Grill nata Garrou, della Villa di Prali.
Il 2 febbraio abbiamo presieduto a Kingston, il funerale della sorella sig.ra Margherita Viglielmo, originaria del Mouras di Riclaretto.
Ai familiari in Italia di queste nostre sorelle in fede vogliamo far giungere l’espressione della nostra viva simpatia cristiana.
A. Janavel
novità
CLAUDIANA
ANDRÉ DUMAS - Il controllo flelle
nascite nel pensiero protestante.
Traduz. e nrefaz. di Aldo Comba,
n. 177, L. 1.500.
Dall’inilice: la sessualilà secondo la Bil)
bia ■ le obiezioni alla doltrina cattolica
- pianificazione familiare; responsabili'*
là e libertà • l’opinione della Chiesa ortodossa • la risposta del Vaticano li.
un nuovo periodo, con caratteristiche as>aì
più complesse di quelle dell’attuale periodo
di tolleranza. E’ logico sperare che il governo si deciderà a promulgare come legge lo
statuto di cui si è già tanto parlato.
« Ma dovremo ancora certamente attendere alcuni mesi, dato che le decisioni conciliari avranno valore esecutivo solo a partire dal 'giorno di s. Pietro’. Non penso che
il governo anticiperà su questa data.
(( Ci è difficile esprimere un parere; non
conosciamo il testo dello statuto e ignoriamo finora le misure pratiche che potranno
essere prese in applicazione del decreto conciliare.
cc II discorso del ministro CastieUa, a Roma, ricorda chiaramente che il suo governo
ha grande interesse a conservare il concordato con la S. Sede.
« I vescovi spagnoli hanno latto, anch’ersi
a Roma, una dichiarazione quanto più ymidente possìbile, ricordando che il decrio
conciliare « non si oppone al carattere
fessionale dello Stato nè aH’unìtà relìgi-'sa
d'una nazione ».
cf Quanto al comportamento dei governanti
spagnoli, è detto:
« I governanti cattolici devono i.rotegg' re
il diritto alla libertà in campo religioso in
accordo con i principi stabiliti dal concilio
e ili armonìa con rautorità della Chiesa, in
particolare quando c’è un concordato con la
S. Sede ».
« Se aggiungiamo a tutto questo ciò ch( il
medesimo documento dice a proposito del
cattolicesimo come vera religione, e dt ila
Chiesa romana come unica Chiesa di Cristo,
ci pare che si prepari il terreno per fare
perchè no? — del nostro 'caso spagnolo’ un
’caso particolare’. Ponendosi sul ;aano della
sociologia, altri hanno persino avanzalo il
parere che una minoranza sociologica deliole
quali le Chiese protestanti in Spagna, deve
essere contenuta entro certi limiti.
« Si farà quindi in modo di non vedere
che cosa siamo nè quanti siamo, per lìmi*
tare le nostre manifestazioni. E’ dunque difficile predire come il decreto conciliare sarà
applicato in Spagna, tanto più che stanno
sorgendo difficoltà alFinterno stesso del cattolicesimo spagnolo.
(( Un noto cattolico scrìveva in una rivista : ”Se non prendiamo sul serio lo spirilo
del concilio, tulio può rimanere allo stadio
puramente verbale. Teologi e canonisti sì
metteranno a sezionare ì testi conciliari e ei
ritroveremo in un oceano di confusione”.
Sono molti a condividere tale timore.
« Quanto a noi, protestanti spagnoli, siamo nel mezzo, subendo al tempo stesso tutto
il peso della tensione interna della Chiesa
cattolica e tutto il peso della tensione in cui
vive il nostro popolo. Non dimentichiamo,
infatti, che la libertà religiosa non è l’unica
libertà che ha da conseguire. Vi sono altresì
le libertà d’associazione, di stampa, sindacale,
politica.
« La nostra posizione non è facile. Non ci
è possìbile accontentarci davvero di una situazione definita più mediante rmilazìoni
che mediante diritti.
(( Quando si accetta l’Evangelo nella sua
dimensione integrale, non è possibile sentirsi
a proprio agio in un ambiente di discriminazione religiosa che, malgrado tutto ciò che
il Vaticano II ha rappresentato, .sussisterà
ancora a lungo in Spagna ».
(1) Genuinamente protestanti, ma in cui
affiorano quei residui di ’eoslantinismo’ che si
rimproverano alle grandi cinese protestanti; alduamo scritto in passalo come i protestanti spagnoli sono divisi, di fronte al progetto dì Statuto per gli acattolici; mentre
gli unì auspicano il raggiungimento di intese che isolino e sanciscano determinati diritti per le minoranze acattoliche, altri insistono perchè non si richiedano particolari
diritti in campo religioso, ma la lotta per la
libertà religiosa si identifichi con la lotta
per la libertà pura e semplice, nella sua più
completa accezione.
3
25 febbraio 1966 — N. 8
pag. 3
Una
paf^ina
di storia valdese
finora poco conosciuta
(( La prigionia dei ministri valdesi », del
prof. Arturo Pascal, è rultìmo suo lavoro
pubblicato ed è una ulteriore testimonianza
della infaticabile attività e delle minuziose
ricerche eseguite negli archivi dal nostro apprezzato storico.
Il libro, di quasi 200 pagine, narra le tristissime vicende toccate in sorte agli sventurati ministri valdesi negli anni 1686-1690,
impietosamente ed ingiustamente separati dai
loro fedeli, gettati nelle orride prigioni di
Vittorio Amedeo II ed ivi trattenuti per lo
spazio di 51 interminabili mesi.
Com’è risaputo, furono 9 i ministri che subirono tale lunga prigionia e 5 le jocalità in
cui vennero incarcerati : Torino, con la Cittadella, Nizza con il suo castello, Mommegliano, poi Miolans e Verrua, con le loro
orribili fortificazioni.
Dei 13 ministri che si trovavano alle Valli dopo la revoca dell'Editto di Nantes e alTinizio della repressione violenta dei Valdesi
ad Optra del Duca, tre riuscirono a salvarsi:
i due Bayle ed Enrico Arnaud; uno, Pietro
Leydet, mori martire a Luserna, il 30 luglio
1686. Gli altri nove, sorpresi al loro posto
nelle rispettive Chiese, furono imprigionati
con i loro 12 o 13 mila correligionari, e poi
smistati nelle località su ricordate. Guglielmo Malanot, Giovanni Laurenti e Giacomo
Jahier furono destinati a Nizza; Giovanni
Giraud, Benedetto Jahier e Giovanni Chauvie
furono invece condotti a Mommegliano prima
e poi a Miolans; mentre vennero confinati a
Verrua Davide Léger, Giovanni Bertrand e
Sidracco Bastie.
* * *
Nutriti a pane ed acqua, rigidamente sorvegliati nelle misere stanze ove dormivano
sulla paglia trita e piena di parassiti, esposti al freddo atroce prima e al caldo afoso
più tardi, ed alle malattie che mietevano
vittime a ritmo impressionante, continuamente insidiati da frati e missionari desiderosi di strappar loro un’abiura che avrebbe
potuto avere un effetto disastroso sulla fede
degli umili montanari valdesi, essi ebbero
qualche sollievo e miglioramento di vitto, solo quando le autorità costatarono che i pri
gionieri più deboli e denutriti morivano co
me mosche. E quando l’Editto del 3 feb
braio 1687 aprì le porte delle prigioni ai vai
desi sopravvissuti alle epidemie ed alle mor
ti per consunzione e crepacuore, quando pa
reva che dovesse toccare la stessa sorte ai
ministri, che avrebbero logicamente dovuto
essere di conforto agli espatriandi e di guida
per ricostituire le nuove loro comunità d’oltralpe, si abbattè su di loro la grave notizia
del rifililo ducale al lorc esilio. La loro prigionia doveva servire ai disegni del Duca
come mazzo di ricatto, come verga sempre
tesa su quegli infelici per obbligare gli Svizzeri a tener lontani dai confini della Savoia
i prigionieri liberati è ad impedir loro qualsiasi tentativo di rientrare nelle loro terre.
Cosi le porte della Cittadella, ov’erano stati
inizialmente racchiusi tutti i ministri, rimasero allora inesorabilmente chiuse e la vita
loro continuò più triste e più angosciosa di
prima.
E non valsero a commuovere il Duca le
•stanze dei Commissari svizzeri, nè la costatazione della innocenza dei nove ministri che
tutti quanti avevano, un anno prima, non
già istigato il popolo alla resistenza armata
contro gli Editti ducali, ma li avevano caldamente esortati a sottomettersi e a rassegnarsi.
Istanze e memoriali e implorazioni furono
inutili ed il Duca ed i suoi ispiratori ^i dimostrarono irremovibili nelle loro spietate
decisioni. Ed il gruppo de«ì nove ministri
con ì loro familiari venne diviso in tre brigate che furono disperse lontano da Torino
e dalle Valli, per rendere più precaria la
loro sorte e più sicura la loro custodia, nei
lugubri carceri ai quali erano stati destinati.
* * *
Le vicende dei tre gruppi negli anni successivi furono, si può dire, le medesime, passando dalle ricorrenti speranze di una liberaizoni vicina alle delusioni più amare, quando
esse venivano improvvisamente frustrate. E
per un complesso di circostanze e di eventi
avveniva che quanto più i Valdesi esuli speravano di poter rientrare nella patria perduta, tanto più si allontanava, per i ministri
in carcere, la speranza d una liberazione agognata con tutte le forze che loro rimanevano
ma mai raggiunta. Per cui la loro maggior
tortura era quella di cadere da uno stato
d’animo di speranza ad uno di prostrazione
repentina e di quasi disperazione. Li conturbava inoltre la oonslatazione amara che coloro che avevano spinto i correligionari alla
resistenza ed avevano preso le armi, si trovavano ora generosamente soccorsi in terra
amica, mentr*essi che avevano consiglialo la
sottomissione e l’esilio, venivano trattenuti
nelle tetre carceri piemontesi, ove non potevano oramai nè umanamente vivere nè morire.
E quale fosse il loro miserando stato ce lo
rivelano alcune lettere pubblicate dal Pascal,
che ci descrivono le tristissime condizioni di
quei reclusi : dalla mancanza quasi assoluta
di biancheria e di che vestirsi alla lotta contro gli insetti parassiti, alla mortificazione
che sentivano nella necessità che : vevano di
ricorrere ancora e sempre alla carità cristiana dei correligionari svìzzeri, dimostratisi già
così generosi e zelanti nel recente vi.£sato.
E se qualcuno fosse desideroso di sapere
quale fosse lo stalo della prigione in cui erano rinchiusi i ministri segregati a Miolans,
ecco quel che può leggere in una straziante
lettera del Giraud, ivi detenuto: Il Governatore « ci ha calati vivi^ o piuttosto mezzo
morti poiché eravamo tutti e tre indisposti,
in una fossa di 60 piedi sottoterra, chiamata
l'Antro. Questa è orribile sia per Itt sua profondità sotterra, sia per la sua oscurità : non
avendo essa che una piccolissima finestra e
molto scomoda in un muro di 20 piedi di
spessore, che a mala pena permette di distinguere il mezzogiorno dalla mezzanotte;
sia per il suo terribile puzzo ed ove per le
latrine che vi sono e per lo scolo delle altre
Pastori valdesi
gente da galera
tre che si vuotano nei pressi della suddetta
finestra; è finalmente oltremodo malsana e
scomoda per l’acqua che trasuda dai muri e
rende la prigione così umida e cosi fredda,
che con gran difficoltà possiamo impedirci di
morire di freddo, persino nel letto »... ecc.
Soprattutto li angustiava e turbava profon.
damente il pensiero della flagrante ingiustizia
perpetrata nei loro riguardi. Poiché essi si
erano sempre adoperati per convincere i loro
fedeli a non prender le armi contro il loro
principe, ad ottemperare ai suoi- ordini, anche se ingiusti, e a prendere la via deH’esilio.
« Se i Valdesi avessero, ci dice una di que
ste lettere, seguito i savi consigli delVamba
sciatore Murali e le preghiere dei loro mi
nistri, non avrebbero perduto i loro beni, i
loro parenti, i loro amici, la loro salute. Mali
tutti che si erano procurati dando maggior
credito a uno zelo inconsiderato piuttosto che
a quelli che predicavano loro le disgrazie che
in seguito sono loro accadute ». Questo doloroso tasto lo troviamo in altre lettere che,
con molte difficoltà e pericoli, i ministri riuscivano a far pervenire in Svizzera ai Commissari, che nel 1686-87 si erano recati a
Torino per essere di aiuto ai Valdesi nelle
trattative con la Corte, a Noi sopportiamo,
leggiamo in una di esse, pazientemente le
nostre catene per l’amore di Gesù, che tanto
ha sofferto per i iscattarci e consideriamo la
nostra prigionia come un giusto giudizio di
Dio, per i nostri peccati; e neppure mormoriamo per il fatto che forse la vostra cattiva
condotta è in parte causa delle nostre disgra.
zie e della nostra rovina: perchè se voi aveste
seguito il consiglio dei signori Ambasciatori
ed i nostri, non sarebbe stata cosi grande la
nostra desolazione ed oggi noi non saremmo
prigionieri ».
* 4:
Del resto, questa ferma convinzione non
era una prerogativa dei pastori prigionieri.
Anche i commissari svizzeri che avevano par.
tecipato alle lunghe ed inconcludenti trattative fra il Duca ed i Valdesi, prima del
22 aprile, diedero la loro testimonianza preziosa sull’atteggiamento dei ministri durante
le trattative. Particolarmente il de Murali,
che si adoperò con toccante impegno a difendere strenuamente la innocenza dei ministri
valdesi, ingiustamente trattenuti in prigione
per le false accuse della Corte torinese e del
bigottismo ivi imperante.
Infatti, in una lettera da lui scritta al
Covone per implorare un atto di giustizia del
Duca nei riguardi dei ministri valdesi, ancora in prigione il 22 aprile 1687, scrìveva:
« E quando fu pubblicato Vultimo editto di
S.A.R. (9 aprile 1686)... li detti ministri fecero risolvere la maggior parte delle concioni {=: assemblee) di accettare la graiìa Reale.
Ma sendosi aounto in quel momento introdotto persona che con formare castelli in aria
mise sottosopra quello che li ministri sudetti
e noi fabricassimo, questi ci scrissero delle
lettere le più compassionevoli del mondo...
ne’ quali si dolsero della perversità et ostinatione delle loro genti, e ci pregarono di
procurare a loro e loro famiglie li mezzi di
poter uscire dalle Valli. Il che saputosi d’alcuni impertinend furono minacciati di far
loro perdere la vita : di modo che io non
posso comprendere come passino essere tenuti per fomentatori di ribellione. Et iii quanto
a me, che parlo e scrivo in tutte le occasioni
di quella tragedia piemontese senza passione
alcuna e con ogni disinvoltura, tengo li menzionati ministri per innocenti, quando pure
non abbino operato diferentemente avanti la
venuta della ambasciata a Torino... ». E a
questo proposito, ci pare che basti e che la
innocenza dei ministri in tale circostanza sia
sufficientemente dimostrata.
Intanto, meno di un anno dopo il rimpatrio dei Valdesi dalla Svizzera, quando sembrava oramai preclusa ai pastori prigionieri
la via della libertà, la situazione politica dell’Europa si era notevolmente modificata. Con.
tro la prepotenza di Luigi XIV si era venuta
formando una coalizione delle principali altre
potenze europee, ed a questa coalizione finì
per aderire anche il duca di Savoia. Immediatamento allora, la questione dei prigionieri
che era sempre stata nelle mani del Duca una
arma pronta essere usata contro il possibile riatabilirnento dei Valdesi nelle terre
avite, fa da lui adoperata come mezzo efficace per una sua intesa con i Caulcni svizzeri e le nazioni protestanti dell’Olanda e
deiringhiiterra, e finalmente, nel giugno del
1690, i ministri e gli altri prigionieri valdesi
vennero rimessi in libertà, venne concesso
agli esuli rimasti in terra straniera di poter
rientrare nelle loro valli, e ristabilito il libero esercizio della loro religione ertro i limili fissati dal trattato di Cavour del 1561.
Il Duca aveva ora bisogno, nella imminenza
della guerra alla Francia, dell’aiuto dei Valdesi per la difesa delle sue frontiere : non si
peritava quindi a capovolgere tutta la sua
politica precedente antivaldese e ad accoglierli come sudditi fedeli.
Da quanto abbiamo brevemente esposto, i
lettori si potranno render conto del vivo interesse che rivestono le vicende tristi ed estremamente dolorose dei ministri valdesi nei
loro quattro anni di dura prigionia. Le loro
strazianti lettere dal carcere ci rendono più
umani e comprensibili gli eventi lontani del
più burrascoso ed intricato periodo della storia valdese. Nello stesso tempo lumeggiano
un punto della storia dei nostri padd che era
finora rimasto un po’ nell’ombra, piesentandoci nove uomini eroici che hanno avuto e
mantenuto un atteggiamento coerente al loro
ministerio pastorale e che, seguaci della non
violenza, hanno sopportato indicibili sofferen.
ze per rimaner fedeli all’Evangelo di cui erano ministri. T. P.
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiii II
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiniiiimiii
libri
LUTERO
e la ricerca di Dio
A vent’anni dalla comparsa, l’opera di G. Miegge rimane di eccezionale attualità, anche come una sfida
alla nostra insensibilità culturale ed evangelistica
Tempo dei Lager
Tempo di Dio
Pensando che certamente non tutti i lettori dei nostri normali settimanali evangelici lo saranno pure di (( Presenza Evangelica » ho pensato di far forse cosa utile, richiamando la loro attenzione sull’articolo che
questo giornale sul suo numero 1 (gennaio
1966), riporta con questo preciso titolo.
Esso è scritto magistralmente dal prof. Vit.
torio Emanuele Giunteila^ cattolico. Vice Direttore della Biblioteca del Senato e libero
docente di storia del Risorgimento che ha
voluto dedicare questo articolo alla memoria
di Lincoln Long Marey ed ai fratelli amici
evangelici incontrati nel dopo guerra, nel doloroso cammino della guerra e del lager.
L'articolo ha come sottotitolo cc La prima
concreta esperienza ecumenica ».
A chi, come me e come tanti altri evangelici o non, è fra quei seicentomila italiani
che hanno subito questa durissima esperienza. in occasioni press’a poco simili, per le
varie località e nei vari «lager », l’articolo
desta profonde reminiscenze e gravissimi ricordi della testimonianza che ognuno dì noi
è stato chiamato a dare in quelle ben tragiche circostanze.
Per non abusare dello spazio, non mi è
possibile richiamare neppure alcuni di quei
tanti brutali episodi di cui tutti siamo stati
troppe volte testimoni, nè ricodare alcuno
di quei gesti di alta e profonda spiritualità
che pure talvolta affioravano nella vita animalesca e bestiale di ogni giorno.
Mi limilo perciò a rimandare il lettore interessato alla attenta e meditata disamina di
questo profondo quanto possente articolo.
D.J.
La ristampa del « Lutero » di Giovanni
Miegge presso l’editore Feltrinelli, nel corso
del 1965, ripropone alla nostra attenzione il
vastissimo problema della testimonianza evangelica nel campo della cultura. Non è senza
significato il fatto ohe a distanza di 20 anni
dalla sua prima edizione questo volume venga scoperto da un editore culturalmente impegnato e laico quale Feltrinelli, al seguito
di un’altra opera di Miegge, la traduzione
del « Ròmerbrief » di K. Barth. Riguardo a
tale scoperta si possono fare molte considerazioni : se la ricerca e la produzione altamente qualificata di Giovanni Miegge viene
con tale ritardo e con tanta fatica inserita
nel dialogo culturale nostrano, questo fatto
può rappresentare l’ennesima riprova del provincialismo e dell’insensibilità della cultura
italiana per la problematica religiosa.
In un ampio studio critico apparso suUa
rivista « Protestantesimo », N. 3/1962, « Nuovo orientamento dell’indagine cattolica su
Lutero? », il prof. Vinay ha dimostrato come
gli studiosi italiani laici e cattolici siano tut.
tora dipendenti da posizioni critiche superate
da decenni in Europa. Lutero è per il nostro ambiente il monaco immorale che per
suo interesse e per soddisfare le sue passioni
sconvolge la perfetta, idillica unità del mondo cristiano, oppure viene visto sotto la luce
del fanatico profeta della rivolta teutonica,
il precursore del nazionalismo e dello stesso
nazismo. Non sarebbe neppure il caso di
prendere in considerazione tali assurdità,
non le incontrassimo cotidianamente sotto la
penna di pubblicisti e storici, dai banchi del.
le scuole alle cattedre universitarie.
Ben venga dunque il contributo del Miegge a porre in termini culturalmente validi
(ma non teologicamente specializzati) il problema della crisi luterana. La scoperta di
Lutero non fu di tipo psicologico o politico,
ma squisitamente teologico; egli non trovò
la soluzione alle sue inquietudini psichiche
ed alla crisi di indipendenza del suo popolo,
ma cercò e trovò nella Scrittura la risposta
alla sua interrogazione spirituale, trovò la
parola consolatrice e vivificante dell’Evangelo di Gesù Cristo perchè quella cercava.
Questo in breve l’assunto del nostro volume.
Nessun evangelico colto, nessuno studente
liceale o universitario delle nostre comunità
dovrebbe perdere l’occasione di iniziare la
sua formazione culturale leggendo e meditando questo volume, nè dovrebbe perdere
l’occasione di diffonderlo.
Il discorso non può però risolversi così pacatamente in una serena autosufficienza evangelica, soddisfatta di possedere il suo Lutero, opera di un insigne studioso, -la contrapporre all’ignoranza culturale nazionale. Non
bisogna dimenticare infatti che il ^ciume ha
già 20 anni; fu pubblicato nel 1946 dalla
nostra Claudiana con notevoli difficoltà e
perplessità : è il caso di impegnarsi in una
pubblicistica di questo tipo? Chi leggerà e
comprerà questo grosso volume? Queste perplessità, che sembrano oggi illegittime e gravi sintomi di una involuzione spirituale, dovevano sembrare savie nell’immediato dopoguerra; sono però il sintomo più eloquente
di una concezione evangelistica e soprattutto
della mentalità dominante nel nostro ambiente. tuttora dominante. Il fatto più singolare, nel caso del Lutero, non sono le perplessità editoriali ma il silenzio con cui venne accolto : invano cerchereste nella stampa
di quell’anno una valutazione intelligente del
libro, una percezione della sua portata :
« Protestantesimo » lo ignorò, idem « La Lu.
ce », il solo « Eco » ne diede una segnalazione piena di simpatia ma breve. Erano gli
anni in cui ci si prodigava per il rilancio
delle unioni, non per i libri.
Se l’ambiente italiano ha ignorato l’opera
di Giovanni Miegge c la scopre a 20 anni
di distanza, è indubbiamente a causa della
sua insensibilità spirituale, ma, pei che non
riconoscerlo, anche a causa della nostra insensibilità evangelistica. I libri non servono
per evangelizzare, la carta stampata è un
hobby inutile e pericoloso: è stato questo il
nostro punto di vista negli ultimi decenni,
in aperto contrasto con una secolare tradizione di cultura. Per evangelizzare con dei
libri, d’altra parte, occorre non solo consegnarli e suggerirli, ma inquadrarli in un
discorso valido sia sul piano culturale che
spirituale ed ecclesiastico. Non è sufficiente
che il nostro studente o laureato evangelico
consìgli e regali libri evangelici anche di alto livello quali il Lutero dì cui stiamo discorrendo, occorre che lo abbia assimilato,
che sappia sfruttarne le premesse per un discorso ulteriore. E’ forse più facile trovare
nel nostro ambiente evangelico il fratello
proletario che distribuisce vangeli o « Ma il
vangelo non dice così » che l’universitario
in grado di offrire il Lutero di Miegge!
Ciò premesso il fatto indiscutibile permane : a 20 anni dalla sua pubblicazione il libro è di eccezionale attualità non solo perchè fu meditato e documentato, ma perchè
la problematica ecumenica ripropone il grave problema della riforma in termini nuovi.
Perchè è sorta la Riforma? Spìrito di rivolta, crisi politiche, decomposizione della
società medievale? Incomprensione delle verità e della tradizione cattoliche, eresìa, volontà dì scisma? 1 laicisti ci dicono che la
Riforma fu all’origine del mondo moderno
ed è perciò superata, i cattolici che fu un
equivoco, un triste equivoco di cui siamo
tutti responsabili (Lutero per l’80%, il papa
per il 20%). Superare o risolvere la Riforma? Noi diciamo rinnovare. Ma r-el clima
Culto radio
ore 7,30
Domenica 27 Febbraio
Past. GUIDO COMBA
di dialogo ecumenico è bene ricordarsi però
che Lutero non è più per il cattolicesimo
moderno (quello straniero, perchè il nostro
è ancora fermo alle calunnie del Grisar)
reretico da bruciare, la voce diabolica da
soffocare, bensì la più sentita, meditata, angosciosa voce profetica che all’alba dell’età
moderna chiama la chiesa al pentimento.
Lutero è tutto cattolico, ci si dice, eccetto
nella sua disobbedienza, è cattolico il suo
attaccamento alla Bibbia, la sua concezione
del sacramento (dicono gli olandesi), la sua
dottrina della giustificazione (dice H. Kiing).
Sono problemi delicati e difficili da lisolvere,
perchè indubbiamente Lutero non volle essere nè un riformatore nè uno scismatico ma
un semplice testimone della verità di Cristo;
il fatto permane chiaro, però: scoprì l’evangelo da cattolico, ma fuori della chiesa ed è
fuori della chiesa che trovò la verità; e la
chiesa lo strappò dal suo corpo come si strap.
pa una scheggia.
Molto rimane dunque da vagliare ed elucidare, proprio per il nostro dialogo ecumenico, nella vicenda e nel pensiero del riformatore ed a questo gioverà immensamente
la nuova edizione del volume di G. Miegge
a cui V. Vinay ha offerto una ricca e bella
prefazione, che ha fornito ampia materia a
questa nostra presentazione.
Giorgio Tourn
GIOVANNI MIEGGE - Lutero giovane. Prefaz. di Valdo Vinay, Feltrinelli, Milano 1965, p. XXIX + 500,
L. 4.000.
iiiimiiiimimiiiniiii
iiiimiiiiimiiiimiimiiiiliiiiiiiiiii
iiiiiiimiiiKiiiiiiimiiiiMi
iiniimimiimiiuiiiiiiiiiiimmmmiiiuiiiiniiii
Rompere un ghetto spirituale e culturale
Un editore laico italiano lancia un’in>
telligente “ Collana di Studi Religiosi „
Chi guardi quanto avviene di solito nella
editoria italiana, osserva subito un fenomeno
di una separazione piuttosto netta tra l’edito,
ria religiosa e quella che chiameremo laica.
La separazione è così radicale che, per la
pubblicazione di testi religiosi, si è costituito di fatto una specie di monopolio delle
case editrici religiose o almeno di ispirazione religiosa. Tale situazione risale alla contrapposizione e al conflitto di due modi di
intendere la cultura : la radice illuministica
della antitesi è sin troppo evidente. Senonchè la separazione si è venuta sempre più
rivelando mortificante tanto per la cultura
religiosa quanto per la cultura laica. Nel
concepire questa Collana di Studi Religiosi,
il Mulino è partito da una constatazione
inoppugnabile; i valori religiosi esistono e
hanno una singolare importanza per molti
uomini nella loro attività morale e sociale.
Se la cultura moderna li rifiuta o li espunge da se, per ciò stesso rinnega qualcosa che
è nell’uomo. Quelle concezioni che ancora
menano vanto di un esclusivismo laico, sono
in realtà prospettive di cultura mutilata. Il
Mulino giudica che sia venuto il momento
di immettere nell’ambito della cultura italiana studi di pensiero religioso che, per il loro
alto valore, l’uomo moderno non può ignorare. I testi si rivolgono perciò a tutti, cattolici e non cattolici, senza contrapposizioni
polemiche nè interessate apologetiche. Intenzione dell'editore è, invece, di offrire testi i
solidi, significativi, rigorosi, nei quali il fatto religioso, in qualunque confessione venga
meditato, dimostri la sua universale ricchezza e attualità.
Hanno collaborato alla realizzazione della
collana : l’ranco Bolgiani, Sergio Cotta, Augusto Del Noce, Emmanuele Laune, Ettore
Passerin d’Entrèves, Alfonso Prandi, Pietro
Scoppola, Boris Ulianieh.
Così Veditore stesso presenta la sua nuova
collana, di cui ci rallegriamo vivamente. In
effetti, la separazione accennata fra editoria
laica’ e religiosa è stata fino a ieri molto
netta, e diciamo pure che, in Italia, l’editoria religiosa cattolica si è mantenuta spesso
a un livello culturalmente abbastanza mediocre, sul piano apologetico-edificante. Solo ora
case cattoliche come la Morcelliana, Boria,
e soprattutto Paideia (che ha intrapreso tra
l’altro la pubblicazione in versione italiana
del monumentale ’’Lessico teologico del Nuovo Testamento” del Kittel-Gerhardt, un’impresa che nessuna casa francese o anglosassone ha fin qui osato!) cominciano a pubblicare opere di cultura religiosa e teologica,
non esitando a inserire nel loro programma
pure la versione di opere teologiche protestanti. Altre case Icdche, fra cui menzioniamo Einaudi, Laterza, Boringhieri, Feltrinelli, hanno sporadicamente aperto il loro
catalogo ad opere di questo tipo, ma, a parte
’Testi religiosi’ del Laterza, questa del Mu
lino e la prima Collana di studi religiosi di
questo livello e di questa apertura. L’editore
non nasconde la propria impostazione cattolica, e gli ampi studi introduttivi ad ogni
volume, che costituiscono una delle interessanti caratteristiche di tale Collana, lo provano. Anche così, anzi proprio così essa si
dispone a rendere al pubblico italiano un
servizio di prim’ordine, e ci auguriamo che
molti, su queste pagine, rompano un ghetto
culturale, un provincialismo teologico e cristiano che hanno pesato troppo a lungo sul
nostro popolo.
O. CULLMANN - Cristo e il tempo.
La concezione del temipo e della storia del cristianesimo primitivo. Introd. di B. Ulianieh, p. LXXVI +
294, L. 3.000.
P. EVDOKIMOV - L’Ortodossia. Intr.
di E. Lanne, p. XXXV 535,.
L. 4.000.
H. SCHLIER - Il tempo della Chiesa.
Saggi esegetici Introd. di P. Bolgiani, p. XXXI 4- 529, L. 3.500.
O. CULLMANN - Ch. JOURNET . N.
AFANASSIEFF e altri - Il primato
di Pietro nel pensiero cristiano contemporaneo. Introd. di A. Prandi,
p. LXXIV 4- 664, L. 5.000.
Nella stessa serie sono annunciati;
R. NIEBUHR - Fede e storia.
E. PETERSON - Saggi teologici.
E. HOFFMANn - Neoplatonismo e
fllosofla cristiana.
K. BARTH - Dogmatica ecclesiastica.
O. CULLMANN - Salvezza come storia.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Da S. Germano Chisone : Livietta Rostan
200; Nelly Rostan 200; Paolo Vinçon 300;
Alfredo Baret 200; Giovanni Bertalot 200;
Giovanni Vinçon (Abbadia Alp.) 1.000; Dino Forneron (id.) 500; Emilio Martinat (Por.
te) 400; Alfonso Reynaud (Inv. Porte) 1.000;
Francesco Martina! (id.) 100; Luigi Bertalot
(id.) 200; Giulio Genre (Abbadia Alp.) 500.
Da Ferrerò: Enrico Poet 100; Edmondo
Pascal 200; Luigia Peyran 100; Abele Pons
300; Alessandro Peyronel 200; Attilio Pons
(Faetto) 200.
Da Riclaretto: Rachele Roslaing 500; Alberto Clot 200; Elisa Peyronel 200; Fanny
Peyronel 100; Aldo Peyronel 200; Levi Clot
Varizia 200.
Dagli U.S.A.: Sandrina Costabel 300; Ester
Di Nardo 600; Eugenia Boretti 600.
Da Milano: Lidia Fenili 1.000; Albina
Revel 1.000; Ida Gürtler 500; Elvina Cougn
1.000; Angelo Luzzani 1.000; Vera Varese
1.000; Ferruccio Avondetto 500; Stellina
Fabbri 3.000; Basso Ragni 500; Sabino De
Filippis 500; Giordano Bonomi 500; Giulia
Berteli 500; Madeleine Revel 1.000; Guido
Varese 500.
Da Bergamo: Luciano Gay 3.000; Matilde
Steiner 1.000: Bruno Morena 1.000; Giuseppe Tosi 500; Rosetta Pagani 500; Tommaso Quercioli 450; Isamaria Corradi 500.
Romano Quaffeis 1.000; Ernesto Pini 500;
Beatrice von Wunster 500.
Da Genova: Renato Pampuro 1.000; Enrico Tropea 300; Emanuele Tron 500; Jenny Cionini 500; Ettore Bounous 500; Silvio
Molinari 500.
Crmzie! (continua)
4
pag. 4
N. 8 — 25 febbraio 1933
«Casa Materna» di Portici (Napoli) 1-3 febbraio
Incontro pastorale di studio
MANTOVA
Come annunciato dal nostro giornale (28-11966) ha avuto luogo a <( Casa Materna » di
Portici (Napoli) un incontro pastorale di studio^ nel quadro delle iniziative degli ultimi
Sinodi, per favorire l’aggiornamento teologico dei pastori (così il proclama di convocazione). Forse non si è trattato veramente
di (c aggiornamento perchè Targomento trattato occupa da anni i maggiori teologi; e
forse non è stato neppure uno « studio » perchè l’ascolto ha superato di gran lunga la ricerca personale. Ma procediamo con ordine.
Sono convenuti i pastori del V Distretto
(al completo), una buona rappresentanza di
pastori del VI Distretto, il Capo-Circuito e
un pastore della Chiesa Metodista, e qualche altra presenza napoletana, limitata peraltro, quest’ultima, all’apertura della tre-giomi.
La Direzione di (( Casa Materna » ha messo
a nostra disposizione una bella sala per le
sedute, un confortevole servìzio-bar, comodi
posti letto per il pernottamento e la mensa
dell’Istituto per il pranzo e la cena. Il tutto
con cortesia e signorilità, o meglio, con cuore fraternamente aperto e gioioso. (Se teniamo presente il verde riposante del parco affacciato sul mare di Napoli, soprattutto se
inseriamo in questa calda cornice il larghissimo sorriso e l’inesausto entusiasmo dei signori Santi, non possiamo resìstere al desiderio di ritrovarci ancora e spesso a « Casa
Materna » per altri studi, aggiornamenti,
simposi, comunque vogliamo chiamarli).
Ciascuno di noi (eccetto i napoletani) aveva lasciato alle spalle considerevoli distanze;
i siciliani addirittura una nottata di treno
(ma non sembrava). Per molti erano trascorsi tre mesi dall’ultimo incontro con un collega e ci pareva di emergere dalle brume invernali alla luce e al calore, intendo dire la
luce e il calore di visi sorridenti, di vigorose
strette di mano e di gran pacche sulle spalle.
Una notizia però ci rattrista quasi subito;
il prof. Bruno Corsanì non può venire perchè costretto a Roma da imprescindibili doveri di famiglia (figlio ammalato); manderà
tuttavia il manoscritto delle conferenze. Ci
dispiace assai per il professore e per suo figlio; niente di tragico in se stesso, ma spiacevole la coincidenza. Una telefonata a Roma a nome di tutti esprime la simpatia comune. Noi intanto, che fare? rimandare lo
studio a nuova data? accontentarsi del meno
peggio delle situazioni di emergenza? Peccato! Eppure non era mancata solerzia all’organizzatore (past. Cielo), nè prontezza di
servizio al conferenziere e neppure entusiasmo di adesione da parte nostra.
L’incertezza sul da farsi è troncata di colpo dall’arrivo del manoscritto della prima
conferenza. Uno dei presenti la legge : a LA
STORIA DELLA SALVEZZA NEL NUOVO
TESTAMENTO : il pensiero di Cullmann e
la scuola Bultmanniana ».
Il titolo è generale e comprensivo anche
delle conferenze successive. Intanto il sottotitolo della prima indica come oggetto di studio i Vangeli Sinottici. Il giorno successivo
è data lettura della seconda conferenza incentrata sid Vangelo e sulle Epistole dì Giovanni. La terza conferenza, invece, riguardante probabilmente le altre Epistole, non
arriva da Roma, ma già le due lett • offrono
del buon pane da saziare ogni appetito.
Il prof. Coreani, con mano di competente,
ha saputo evidenriare davanti ai nostri occhi,
sia pure attraverso la mediazione necessariamente fredda del lettore, il pensiero dei due
grandi teologi moderni sul grosso argomento
della storia della salvezza nel Nuovo Testamento, secondo i Sinottici e secondo Giovanni. A partire da Schleiermacher, passando
per Dilthey e poi per Schweitzer, giù giù
fino agli odierni portabandiera, Bultmann,
Ott, Cullmann, è stato un incessante susseguirsi di prospettive e di valutazioni. Non
mancò il passaggio obbligato, anche se tuttora discusso, toccante i principi generali dell’interpretazione del Nuovo Testamento secondo le ipotesi Schmidt-Dìbelius e Bulmann
stesso, ovverossia la scuola morfologica (die
Formgeschichtliche Schule) appuntita dalla
demitizzazione bultmanniana (die Entmythologisierung). Cose grosse.
Le due conferenze di Corsani, come ogni
conferenza degna di questo nome, sono rapidi schizzi, pennellate precise che inquadrano il tema, delimitano spazi, tracciano
prospettive, suggeriscono temi, richiamano
approfondimenti. Spietta poi agli uditori completare il quadro nei particolari, per mezzo
della ricerca personale.
Nel nostro incontro questa fase di completamento o quanto meno di ulteriore chiarificazione era affidata alla conversazione, sotto
la guida del conferenziere (ma era poco
ugualmente). A questo punto, purtroppo, la
assenza del prof. Corsani si è rivelata un
vuoto incolmabile, com’era da prevedere. E’
difficile, forse impossibile, per chiunque altro prendere la mano al maestro nella rifinitura del quadro da questi abbozzato. Tanto
più che il pensiero del teologo tedesco, il
quale pensa e parla da tedesco, non è di facile mediazione per noi latini. Si incontrano
concetti difficili, come la « interpretazione
esistenziale » del Nuovo Testamento, pur
comprendendo che l’esistenzialismo è il presupposto e non il contenuto della teologia
buìmanniana. Si parla di messaggio moderno. per Tuomo moderno, e si rischia di fraintendere tutto, come se il Vangelo fosse argilla morta e senza forma, plasmabile a volontà secondo i] gusto degli uditori; ma Bultmann non postula un testo evangelico diverso da quello che ci è stato tramandato, nè
elimina la rappresentazione mitologica di esso,
bensì ne reclama l’ìnterpretaziohe conformemente ai fatti (come ogni Inion esegeta). Si
adoperano parole, come « mito » e leggenda », che non hanno esatta traduzione nella
nostra lingua. Bultmann infatti che classifica «legende » i racconti evangelici della
nascita, del battesimo, della passione, della
resurrezione e di altri racconti cosiddetti sto.
rici della vita di Gesù, non nega il fondamento storico dei medesimi, rifiuta bensì il
carattere storico, nel senso scientifico moderno, della loro redazione evangelica, attribuendo a questa piuttosto un carattere religiosoedificativo. ossia di confessione di fede.
Diciamolo pure, noi siamo fortemente por
tati, per svariate cause e senza rendercene
pienamente conto, all’interpretazione fondamentalista del N.T., a un fondamentalismo
cauto, moderato, corretto, lontano da ogni
settarismo estremista, ma sempre fondamentalismo nella sostanza, a tinta pietistìco-romantica. Di qui la mancanza di libertà dì
spirito nell’incontro, più o meno erroneamente impostato, con quei teologi che sono
all’opposto. « Esaminate ogni cosa e ritenete
il bene » (1 Tess. 5, 21). Occorre ricordare
ambedue gli imperativi, non solo il secondo,
altrimenti l’umile ascolto si traduce in pericolosa presunzione di se stessi.
Su questi concetti e su queste parole si è
svolta la conversazione, abbastanza approssimativa (mi si permetta), poco affamata di
ricerca, poco bramosa di scoperta, poco disposta al dialogo. Eppure una citazione di
Corsani faceva bene il punto (riferisco a
senso): la fede non è fede se non rinuncia
a ogni specie di dimostrazione, compresa la
dimostrazione storica. Questo non significa,
ovviamente, che Gesù non è esistito! Crediamo (e Bultmann con noi) che « la Parola
è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi » (Giov. 1: 14). E « crediamo »
non voul dire « dimostriamo ». Erodoto o
Mommsen scrivono la storia; gli Evangelisti
confessano la fede; Cullmann e Bultmann
cercano di capire questa fede antica e di ripresentarla (integralmente) all’uomo di oggi
con un linguaggio che egli possa capire.
Queste considerazioni non rappresentano il
«consensus » conclusivo degli intervenuti all’incontro, ma sono riflessioni posteriori dello scrivente il quale chiede venia ai colleghi
per essergli scivolata la penna al di là della
nuda cronaca.
Concludiamo con un sentitissimo grazie alla Direzione di « Casa Materna », . gli organizzatori dell’incontro, ai colleghi per l’atmosfera simpatica che hanno saputo creare,
soprattutto al prof. Corsani per l’esposizione
fattaci. Beneauguriamo alla salute del figlio
del professore e all’avvenire dell’Ospedale
Evangelico di Napoli la cui visita ci ha ricol.
mato di intensa allegrezza. Giulio Vicentini
UADIO.TV MLLì mmU nilASA
Domenica 27 febbraio. — Ore 9.15, Conversazione evangelica alla Radio (past. Otto
Ranch). TV, aRa fine delle trasmissioni; La
Parola del Signore (past. Guido Rivoir).
Il nostro gruppo giovanile continua il suo
impegno nello studio dell’Evangelo e neUa
ricerca di' vie di tes'.imonianza e di tservizio.
Sino a questo momento si è chiarita quella
dell’incontro con i giovani della F.U.C.I.
(Universitari Cattolici) ; nel pomeriggio di
sabato 22 gennaio c’è stato un incontro di
lettura biblica, meditazibne e preghiera
cui hanno parteciipato giovani della nO'Stra
Unione Giovanile e della FUCl ; la preparazione delPincontro era stata curata da
parte della FUCI con due riunioni ispeci'aU, nel corsa di una delle quali Silvana
Vivanti ha chiarito cosa intendiamo noi
quanto parliamo deli’« ecumeni'smo »; molto importante le decisione, presa d’accordo,
di proiseguire la noelra conversazione ponendo.ci su quello ohe è il terreno più solido e chiaro ohe ci sia dato, cioè l’ascolto
comune ddll'Evangelo : abbiamo iniziato
sabato'5 febbraio una serie di inoontri (programmati per una volta al mese) di studio
biblico in comune tra i due grappi, nella
forma del « Gruppo del Vangelo ». Con
riconoscenza al Signore, e nella piena consapevolezza della validità dell’inicontro, il
nostro gruppo si è impegnato nel dialogo
impostato sin daURnizio in termini di
chiarezza, e per questo stesso di aiperlura
a' al fratello. Ci sembra molto importante
quanto sta avvenendo.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELLICE
— • Ringraziamo il capitano dell’Esercito
della Salvezza sig. Paglia che ha presieduto
il nostro culto di domenica 13 febbraio.
— L'avvio alle nostre celebrazioni dei 17
febbraio è stato dato la sera del 16 febbraio
dal suono a distesa della campana, alle ore
20. Un buon gruppo di membri di Chiesa si
è raccolto a Sibaud, malgrado la pioggia che,
mista a neve, cadeva fitta. E là un vivido,
grande « falò » è stato acceso ed è durato
a lungo, illuminando coi nuoi bagliori tutta
la zona circostante e ben visibile da Bobbio.
Non sono mancati nè lo scoppio dei mortaretti nè lo sfavillare dei razzi mentre dall’alto, sul pianoro di Sibaud, scorgevamo le
bandiere illuminate e piazzate sul campanile.
— La mattina del 17 il corteo della scolaresca si è recato, in buon ordine, fino al
ponte di Subíase sventolando le bandiere ed
inneggiando alla libertà; indi, nel tempio,
ha avuto luogo la festa per bambini ed adulti. Il Pastore ha centrato il suo messaggio
sul concetto di libertà secondo gli uomini e
secondo la Parola di Dio. Poi, i bambini, ben
preparati dai loro Insegnanti, hanno svolto
un ricco programma di recite e canti. La
Corale ha partecipato eseguendo lodevolmente due inni; poi un ricco pacco-dono è stato
distribuito ad ogni bimbo della comunità.
Alle 12.30 un centinaio di commensali si
è raccolto nella vecchia sala Unionista : ottimo il i>ranzo preparato con la consueta cura
e bravura dal sig. Paolo Grand ottimamente
coadiuvato da suo cognato sig. Davide Bertinat. Purtroppo la signora Grand non ha potuto quest’anno prestarci per il pranzo la
sua opera preziosa, non essendosi ancora perfettamente rimessa da una forma dì influenza che l’aveva nei giorni precedenti costretta
a letto. Le rivolgiamo, al riguardo, i nostri
più cordiali auguri. Uno stuolo di giovani
volonterosi Unionisti ha assicuralo il servizio, e tutto si è svolto nel migliore dei modi
in un’atmosfera veramente simpatica e fraterna, che ci unì durante tutta la giornata.
-Al levar delle mense, il Pastore rivolgeva un
saluto affettuoso a tutti, in particolare ai
Bobbiesi ed agli amici che sì trovavano in
qualità di ospiti tra noi, provenienti da varie parli d'Italia; il nostro sindaco sig. Giovanni Baridon rivolgeva pure lui il suo saluto a tutti, esortandoci a manteneie sempre tra noi questa comunione fraterna che
appare cosi viva in occasione del 17 febbraio. In seguito abbiamo cantato insieme
un buon numero di canzoni e le ore sono
passate veloci fino a -sera, quando il nostro
direttore di mensa ha preparato e servito la
cena a più di 40 commensali. Un ottimo
film chiudeva la lidia giornata, in cui ci
siamo veramente sentiti vicini gli imi agli
altri, e perciò più lieti, più fiduciosi e sereni
— Domenica 20, nel corso del nostro cui
to, abbiamo ricordato insieme il significato
profondo del 17 febbraio e celebrato la San
ta Cena, con buona partecipazione di mem
bri di Chiesa. La Corale ha eseguilo molto
bene due inni di circostanza.
Ringraziamo ancora tutte le persone che
in vario modo hanno collaborato alla buona
riuscita della nostra festa valdese; in particolare il sig. Grand ed fi sig. Davide Bertinat,
gli Unionisti e le Unioniste che hanno preparato la sala ed aiutato a preparare ed a
servire il pranzo, i nostri cari ospiti e la nostra Corale. Il ricordo dì questa giornata trascorsa in uno spirilo veramente fraterno rimanga per ognuno di noi in benedizione
mentre ringraziamo il Signore che h? creato
tra noi questa atmosfera con il Suo Spirito,
e gli domandiamo di tutto cuore dì mantenerla sempre tra noi. e. a.
VILLAR PEROSA
TORRE PEUICE
Il 16 sera avevamo ospiti. Un folto grappo di fratelli della Chiesa di Torino è venuto per partecipare alla gioiosa manifestazione dei falò. Purtroppo il tempo non
ci ha favorfti; durante tutto il giorno ha
piovuto con insistenza ed in continuazione.
Malgrado tutto i falò si sono acoesi uguaT
menle ed i nostri ospiti si sono raccolti' attorno a quello imponente di S. Margherita. Un breve, ma fraterno incontro, allietato dal canto della nostra Corale, ha chiuso questa bella serata.
Il 17 febbraio, con tempo leggermente
migliorato, il tradi'zionalc programma si è
svolto in un clima di gioia e di fraternità.
Verso le 10 del mattino è giunto il Moderatore Past. Neri Giampi'ecoli che ha rivolto un breve messaggio ai bambini al
termine del loro bel programma di recito
e canti preparato con cura dagli insegnanti
delle Scuole elementari ai quali' va il nostro
ringraziamento. II culto, frequentato da
una bella assemblea, è stato presieduto dal
Moderatore. Il pranzo tenuto nei locali del
Convitto Valdese (alla direzione del quale
esprimiamo la più viva riconoscenza), ha
raccolto cùca 160 persone. Alla fine del
pranzo hanno preso la parola il Past. h.
Sommani, il Moderatore, il Prof. A. Armand Hugon, il Senatore Dott. Rotta, il
Consigliere Provinciale Doti. Bert ed il
Sindaco di Torre Pellice Aw. Cotta Morandini'. Nei vari messaggi ci sono stati riferimenti alla difficile situazione economica
VERONA
Al culto del 30 gennaio abbiamo battezzato il piccolo Roberto di Aldo e Amalia Ribet. Il Signore benedica questo fanciullo e
10 faccia crescere nelle sue vie!
Il pomeriggio, 35 nostre Sorelle hanno risposto all’invito delle Madri di Villar Pellice
e, favorite da un tempo splendido, sono state accolte con fraterno affetto dalla signora
Micol.
Commovente l’incontro della signora Geymet con le sue antiche unioniste!
Nel tempio, vetusto d’anni, il Pastore Micol ha portato il benvenuto alle ospiti e poi,
alla Miramonti si sono cantati vari inni alternati ai messaggi delle signore Micol, Geymet e della signorina Selma Longo che ha
interessato le presenti parlando sull’opera dei
carcerati dei quali si occupa da vari anni.
Durante il tè, guernito con ottimi dolci,
opera delle unioniste, si sono falle alcune
presentazioni e dopo un'ultimo saluto del Pastore Micol, le nostre mamme hanno preso
la via del ritorno riconoscenti al Signore per
11 bel pomeriggio trascorso con quelle care
sorelle. Rep.
Il Moderatore partecipa
alla « Festa Valdese »
Per la fame in India
La Croce Rossa Italiana raccoglie le offerte per la fame in India in Torre Pellice pres.
so il negozio della Signora Toja ed in Luserna San Giovanni presso la cartoleria Meynet-Malanot. I nomi dei donatori verranno
pubblicati sui giornali.
Il Sottocomltato CRI
Torre Pellice
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
— Domenica 23 gennaio, nel pomeriggio,
(■; siamo riuniti in « riunione di lettura biblica, meditazione e preghiera » con un
gruppo di Cattolici, in prevalenza giovani
del grappo di « Gioventù Studentesca », in
Un buon spirito di ricerca di comunione.
C’erano circa 200 partecipanti alla riunione.
Speriamo di poter proseiguire rincontro con
lo scopo di mia sempre maggiore possibilità di testimonianza evangelica.
— Domenica 30 gennaio è stata ammessa
in chiesa, mediante professione di fede la
sorella Luciana Passini. Putroppo questo
avvenimento ha coinciso con la partenza
della famiglia Passini da Verona per Padova; abbiamo vissuto insieme cinque anni di ricerca e di fede, conoscendo insieme
grazia , e benedizione. Questa separazione
ci dispiace. Un ringraziamento particolare
vogliamo dire a Danilo Passini per il servizio clic ha reso nella nostra comunità
svolgendo il ministero di diacono nel Consiglio di Chiesa, e di predicatore di Evangelo guidando per quasi due anni uno dei
gruppi di studio biblico. Chiediamo al Signore di voler continuare a benedire la
famiglia Passini, e di volersi servite di
loro tutti per una testimonianza cristiana
impegnata, anche là dove sono e sararmo.
I gruppi di studio biblico proseguono regolarmente il mercòledì : alle ore 16 in casa
Baer; alle 20,45 in casa Menegatti. Nel
grappo che .-i riunisce la sera il posto di
Danilo Passini è occupato ora dal signor
Giorgio Forneron, del quale il gruppo ha
già potuto apprezzare i doni, la disponibilità, l’impegno e la capacità nello svolgimento di questo servizio. E’ quasi terminato il piano di studio iniziato lo scorso
anno, sulla traccia del « Piano di Dio »
La Scuola Domenicale prosegue il suo
servizio. Alle famiglia in cui ci sono bambini della Scuola Domenicale o giovani del
Catechismo, è stata donata copia di uno
studio del Prof. V. Vinay: «La comunità
e la traiimissione della sua fede », fondamentale per ricontprendere la funzione che
famiglia e chiesa hanno ricevuto da Dio
nei confronti delle nuove generazioni.
LIBRI CERCARSI
II giornale è pronto ad acquistare, purché
in buono stato, i libri seguenti :
— B. PoNS : Martino Lutero riformatore. La
sua vita e Je sue opere. Firenze. Claudiana.
— Giovanni Huss. Firenze, Claudiana.
Indirizzare offerte al giornale presso Claudiana, Torre Pellice (To.).
avvisi economici
PENSIONE TORINO di Renata Jalla, Santa Margherita Ligure, Telefono 86.010. Posizione centrale, vicinissima ri mare. Ambiente confortevole. . Riscaidamento.
ascensore. - Cucina accurata.
TORRE PELLICE casa nuova costruzione
vendons! oppure affittasi allog.gi 2 camere, servizi. Scrivere SAMA Libreria Claudiana, P.pe Tommaso 1, Torino.
LAVORANTE offresi per lavoro di rammendo e cucito a ore. Rivolgersi al giornale.
AFFITTASI alloggio Condominio del Sole Torre; Pellice. Rivolgersi Claudiana
SUISSE FRANÇAISE. On cherche une jeune fille de 17 ans ou plus, pour aider au
ménage et au jardin. Vie de famille, travail et congés réguliers, bon salaire. Offres
à Madame Pierre Moinat, « La Ferme».
1141 Panpigny, Vaud (Suisse).
« Se questa tenda ch’è la nostra
dimora terrena viene disfatta,
noi abbiamo da Dio una casa
eterna nei cieli ».
(II Corinzi 5: 1)
La sera del 16 febbraio il Signore
ha richiamato a sè
Rodolfo Gasparotto
Ne danno il triste annuncio la mo
glie Maria Robert, la figlia Biancamaria con il marito Bruno Albarin e
il piccolo Daniele Valdo, il fratello
Giuseppe con la moglie Rita Rostan
la sorella Teresa Eugenia, la cognata
Augusta Bertin Robert e i parenti
tutti.
Roma, via di Tor Fiorenza, 30
17 febbraio 1966
Pensione Balneare
Ualde se
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Aperta tutto l’anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
di Scevola Paolo
ONE GLIA
Malgrado sensibili aumenti per raccolto
sfavorevole, mantengo prezzi vantaggiosi a
lettori « Eco-Luce », provate il VERO OLIO
D’OLIVA DI ONEGLIA direttamente ali.*!
produzione nella pratica confezione della
LATTINA DA LITRI 1 circa:
N. 20 LATTINE
pagamento anticipato L 16.000
pagamento c. assegno L. 16.401)
N. 12 LATTINE
pagamento anticipato L 9.800
pagamento c. assegno L. 10.080
versamenti sul c/c pwstale n. 4/23840 intestato a Scevola Paolo - Oneglia.
A richiesta inviamo campioni lattine GRA.
TIS per BAZAR Comunità Valdesi, scrivere
a Scevola Paolo - Casella Postale n. 426 Oneglia.
che Torre Pedice sta attraversando a cau.sa
della chiusura della stamperia Mazzoni«, ma
è siala espressa la speranza che questo tempo di IravagPo e di mutamenti' ci porli a
nuove situazioni di vita ove ci .sia dato di
esprimere in modo nuovo e più efficace la
nostra lestimoni'anza.
La Corale ha eontribuito efficacemente a
creare un ambiente di fraternilà e di gioia
mediante il suo canto. Una poesia di Parvus ed un mazzo di fiori hanno festeggi'ato
i 40 anni di partecipazione alla Corale della
Sig.na Olga .louve
Nel iKwneriggio il Moderatore ha dovuto
ripartire per Roma. Vogliamo esprimerali
la riconoiscenza vivissima della Chiesa di
Torre Pellice per averci dedicato questa
giornata e per l’annuncio della Parola che
ci' ha dato nel corso del culto.
Parlicolarmenle bella è stata la serata: |
giovani hanno rappresentato il lavoro teatrale intitolato « Il bivio » di autrice anonima... ma ben conosciuta alle Valli Vaidesi. Il lavoro è molto bello, con un messaggio vivo e profondo, ambientato nepa
Valle di Angrogna. I giovani si sono preparalo con molla cura sotto l’esperta guida
del Prof. Casini e per quanto molti fossero
al loro debutto, hanno recitato in modo
encomiabile. Belle, suggestive, curale le scene.
Ha completato il pieno successo della serata la Corale che ha cantato sotto la guida
del Prof. Gorsani, numerosi' cori di grande
pregio. F. S.
CHALET CONDOMINIALE A FRALI
PRENOTASI:
ALLOGGETTI WEEK-END CON TUTTI I CONFORTS
Rivolgersi: Tipografia Subalpina - Torre Pellice
oppure telefonare Lusema San Giovanni N. 90222 (prefìsso 0121)