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Bibbia e attualità
IL CROCIFISSO
0oi predichiamo Cristo crocifisso»
I Corinzi 1,23
ÌfAPOSTOLO Paolo mi scuserà se
prendo la sua celebre parola, intefl (ti credenti di Corinto, quasi a
Efesio, ma a Torino è di nuovo scopjaifl una guerra del crocifisso e i mojí e toni della polemica credo che non
(Ipssano lasciare indifferenti. Il fatto
mtnplice: un consigliere, cattolico,
chiesto che fosse tolto il crocifisso
ll’aula del Consiglio comunale. Ne è
Ito subito il caso. La giunta ulivista
^ rifiutato scandalizzata di prendere
in esame la richiesta, il vescovo ha
prestato, alcuni predicatori hanno
ìmato dal pulpito e diverse lettere ai
emali hanno dato il polso di quello
te pensa la gente. In genere, il livello
a interventi è stato il seguente: «Sono allibito per la richiesta: povero Crito, che vi ha fatto di male perché lo
liete togliere?». E il quotidiano loca%,di antica tradizione laica, ha laio ampio spazio alla notizia.
CIÒ che più mi ha colpito nell’intera vicenda è il fatto che nessuno,
^ coloro che sono intervenuti a favonio contro la proposta del consigliere,
rilevare ciò che andava no>er prima cosa: che noi viviamo
.0 stato che dovrebbe essere laico
¡U suo simbolo (se dobbiamo avetsimboli) è la bandiera e non il
so. Il problema non sta nel fate qualcuno ha detto, che la vili crocifisso offende chi cattolico
TÉttl. Un ebreo, un musulmano o
mtplicemente un non cattolico pos^0 infatti rimanere turbati da quella. Non è il mio caso: io non mi
Ito offeso; dico solo che il suo posto
è Li. Anzi, affermo con forza, e da
'Stiano convinto, che tra la chiesa
éepredica il Cristo crocifisso e lo stame si pone come rappresentante e
'ante di tutti i cittadini vi è una solale differenza di qualità.
ELLA prima lettera ai Corinzi,
l’apostolo Paolo prende posizione
ton molta energia contro quei cristiani
(he pensano, a causa della ricchezza
bi doni spirituali che hanno ricevuto,
a aver già raggiunto la dimensione
ilei regno di Dio. Essi ritengono di esse((giunti al traguardo, di vivere di fatto
(¡resurrezione e la gloria perché,
$'interno del loro culto riescono a videi momenti di gioia e di entusia—V che con difficoltà noi riusciamo
® a immaginare. Paolo afferra quef fratelli e sorelle e li rigetta nel monh ponendo di fronte ai loro occhi la
visione del Cristo crocifisso che, dice
Ostalo, è stato sempre il centro del’¡sua predicazione e che per gli ebrei è
Ondalo e per il mondo è follia.
T)EOPRIO questo simbolo allora è il
* -segno di una fede che non può
«accomodarsi» nel mondo, ma
(he sempre deve chiamare e convinceE sempre si presenta come elemenodi contraddizione. A me tutti questi
vìccoli crocifissi di legno e plastica
ricordano TEvangelo, mi fanno
^ttosto venire in mente la volontà di
Oteare il proprio territorio. Edèstra^ (he ciò avvenga ancora perché an^ il nuovo Concordato, se non ricor^ biaZe, ha abbandonato l’idea della
^li^ne di stato. Ma sembra che al^^[ambienti della Chiesa cattolica se
^slano dimenticati, o si siano pentiti
”l‘e/rasi di bella apertura e di vero
^biamento che hanno recentemen^ottoscritto. Il crocifìsso, dice Paolo,
essere annunziato, pur nella pier^oscienza che esso è scandalo e foT
fr e non può essere esposto come af^^dzione di sé. La nostra società si
«jj“ooiancZo a essere sempre più com^(¡ta. Ora deve imparare a essere laipluralista.
, Paolo Ribet
SETTIMANALE DEI.LE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Si è conclusa a Torre Pellice l'Xl Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche
Libertà come dono e responsabilità
Si è discusso di libertà religiose, democratiche ed economiche, unità nazionale, Europa, unità
del protestantesimo italiano, ecumenismo. Le strutture di servizio per le chiese evangeliche
PAOLO NASO
T > ASSEMBLEA auspica che le
chiese sappiano sottrarsi a
ogni tentazione di assimilazione e
riaffermino con chiarezza e coraggio i doni della libertà che le spinge
ad amare e ad appassionarsi alla libertà degli altri tanto quanto alla
propria. Il fatto di ricevere oggi, come chiese, una visibilità e una riconoscibilità negate nel passato non
deve farci dimenticare le libertà religiose, democratiche ed economiche ancora negate a tante persone,
gruppi e popoli. Impegnarsi per i
diritti di libertà di quanti ne siano
privati, significa tutelare la libertà
di tutti e di ciascuno e valorizzare la
testimonianza evangelica nella società». Così si legge nel documento
forse più significativo approvato
dalla XI Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), tenutasi a Torre Pellice dal
30 ottobre al 2 novembre.
Il documento si chiude con un
appello alle chiese a «mantenere
desta la vigilanza neH’ambito della
vita politica e sociale del nostro
paese. Diverse circostanze, infatti,
ci inducono a un atteggiamento
critico e attento verso quelle realtà
in cui si ripropongono, magari in
nuove forme, privilegi e sudditanze, sovente motivate da istanze religiose». Un altro documento approvato dall’Assemblea sul tema
«cultura e società» afferma che
vanno «contrastate le tendenze separatiste e particolaristiche» che
«minacciano di disperdere anche i
patrimoni civili e culturali» già
consolidati quali «l’unità e l’identità nazionale nel nostro paese in
cui è maturata fra l’altro l’emancipazione degli evangelici e delle altre minoranze religiose». Tra gli altri temi all’attenzione della Fcei nel
prossimo triennio vi è «la sfida della costruzione dell’Europa che per
gli evangelici italiani non può significare esclusivamente il rispetto
di parametri economici e finanziari ma si configura come l’incontro
tra popoli, fedi e culture differenti
chiamate a condividere comuni
Una votazione nel corso di una plenaria deii’Assemblea
valori di cittadinanza, pluralismo,
giustizia, pace, riaffermando valori
di sobrietà e compatibilità economica e ambientale».
L’Assemblea ha anch.e affrontato
il tema dell’unità del protestantesimo italiano che costituisce uno
dei mandati originari della Fcei e
ha dato mandato al Consiglio di
«proseguire e sviluppare con maggiore costanza un dialogo con le
chiese evangeliche non federate,
teso a valorizzare le diverse esperienze di testimonianza nella società italiana». Un importante
contributo in questo senso è giunto dal messaggio del pastore Daniele Benini, segretario dell’Unione delle chiese avventiste: «Le
chiese avventiste sono impegnate
in un confronto al loro interno ha affermato - per verificare le
possibilità della collaborazione
con la Federazione e per promuovere la conoscenza e l’incontro alla base delle diverse chiese evan
geliche in una linea di servizio e di
amore». L’Unione delle chiese avventiste in Italia raccoglie oltre 100
comunità locali a cui aderiscono
oltre 5.000 membri battezzati per
un totale di oltre 10.000 persone.
Sul piano ecumenico, l’Assemblèa ha rilevato «gli stimoli e le incoraggianti prospettive che provengono altresì dal dialogo interconfessionale con il cattolicesimo
e l’ortodossia» pur rilevando in
questi ambiti «posizioni e iniziative
rispetto alle quali dobbiamo ribadire il nostro dissenso». In questa
linea l’Assemblea ha dato mandato
al Consiglio di «favorire lo sviluppo
e il consolidamento dei percorsi
ecumenici delle chiese federate» e
di «proseguire la riflessione avviata nelle Assemblee ecumeniche europee (Basilea e Graz) promuovendo e coordinando la prosecuzione degli incontri e delle iniziative
ecumeniche sui temi della giustizia, della pace, della salvaguardia
(foto P. Romeo)
dei creato e della riconciliazione».
Con le elezioni (il pastore battista Domenico Tomasetto è stato
rieletto presidente della Fcei) e un
culto si sono chiusi i lavori dell’XI
Assemblea che ha anche ridefinito
i mandati delle strutture di servizio
della Fcei nell’ambito della comunicazione di massa (sono a cura
della Fcei la rubrica radiofonica
Culto evangelico, su Radiorai 1, il
programma di Raidue Protestantesimo, l’agenzia stampa Nev) dell’istruzione biblica e catechetica,
dell’accoglienza ai rifugiati e agli
immigrati, della liturgia e dell’animazione musicale nell’ambito delle chiese evangeliche italiane.
Alla Fcei aderiscono la Chiesa
valdese, la Chiesa metodista, l’Unione cristiana evangelica battista,
la Chiesa luterana, l’Esercito della
Salvezza, la Chiesa apostolica italiana, le chiese libere e alcune
chiese locali che. complessivamente, raccolgono 65.000 membri.
Secondo il governo cinese
Nessuna persecuzione
religiosa in Cina
Per il governo di Pechino, che ha appena
pubblicato un «Libro
bianco» sulla religione,
non ci sono persecuzioni
religiose in Cina. Il documento, curato dal Consiglio di stato, promette di
tutelare la libertà religiosa come diritto fondamentale per tutti, a condizione che quelli che
praticano una religione
siano registrati presso il
governo. Il documento è
stato pubblicato in seguito a proteste contro la
persecuzione delle comunità «sommerse» di
cristiani, musulmani e
buddisti tibetani. È uscito all’inizio dello scorso
ottobre, prima della visita in Usa del presidente
Jiang Zemin. Pechino riconosce ufficialmente
alcuni grandi gruppi religiosi, tra cui le principali
organizzazioni protestanti e cattoliche. Tali
chiese sono autorizzate a
condizione che le loro
attività non dipendano
da autorità religiose straniere. Il Libro bianco indica che circa 100 milioni di cittadini praticano
una religione, tra cui il
buddismo, l’islamismo e
il cristianesimo. Secondo
le statistiche ufficiali, la
Cina conta 10 milioni di
protestanti e 18.000 predicatori protestanti, (eni)
I protestanti sono 3 milioni
Cile, una legge di parità
per tutte le chiese?
I responsabili del Consiglio delle chiese dell’America Latina (Clai) sperano che il governo cileno approvi prossimamente una legge che pone su un piano di parità
tutte le organizzazioni
religiose del paese. Attualmente in Cile solo la
Chiesa cattolica romana
è ufficialmente riconosciuta. Secondo World
Churches Handbook,
pubblicata dal centro di
ricerche cristiano di
Londra, circa 10 milioni
di cileni, su una popolazione di 14 milioni, sono
cattolici romani. Circa
tre milioni sono membri
di chiese protestanti, tra
cui quelle luterana, battista, metodista, anglicana, awentista del settimo giorno, e circa 20
chiese pentecostali, il
progetto dilegge è allo
studio da sei anni.
Nel corso di una visita
in Cile il presidente del
Clai, il lluterano brasiliano Walter Altmann, ha
detto che il dibattito in
corso è «un’occasione
straordinaria per le chiese di esercitare il loro
spirito ecumenico, affinché il paese adotti una
legge esemplare». Il rifiuto di approvare questo
progetto porterebbe un
duro colpo ai rapporti
interconfessionali, (eni)
AMMINISTRARE LE CITTÀ: LA SFIDA
DELLA CONCRETEZZA. Nonostante si
riconosca che ai problemi locali bisogna rispondere con schieramenti politici adeguati e personalità qualificate e
capaci, in molti Comuni si dovrà ancora
scegliere tra il meno peggio. fpag. 6)
OMBRE SULL'INFANZIA. Di tanto in
tanto delle notizie interrompono, seppure temporaneamente, il nostro sogno di rincorsa verso la nuova Europa.
Una di queste notizie è che in Italia
circa 300.000 bambini lavorano prima
dei 14 anni in condizioni di grande
sfruttamento. (pag. 10)
I BATTISTI E L'OTTO PER MILLE. Continua il dibattito: in questo numero i favorevoli al sì in nome della libertà di
coscienza e della convinzione che una
scelta in un senso o in un altro non influenzerà la spiritualità e l'impegno di
essere chiesa. (pag. 10)
IN ALGERIA L'ECUMENISMO È VITALE
PER LE CHIESE. Nella lotta feroce che
oppone musulmani moderati e integralisti islamici, quale spazio hanno i
cristiani, e i protestanti in particolare?
Nostra intervista al pastore Slimane
Boukhechem. (pag. 12)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERg 7 NO\^pj.
«Dio è per noi
rifugio e forza,
aiuto sempre
vicino
nelle angosce.
Perciò non
temiamo
se trema la terra,
se crollano i
monti
nel fondo del
mare.
Fremano,
si gonfino
le sue acque,
tremino i monti
per i suoi flutti.
Un fiume
e i suoi ruscelli
rallegrano
la città di Dio,
la santa dimora
delVAltissimo.
Dio sta in essa:
non potrà
vacillare;
la soccorrerà
Dio,
prima del
mattino.
Fremettero le
genti,
i regni si
scossero;
egli tuonò,
si sgretolò
la terra.
Il Signore
degli eserciti
è con noi,
nostro rijugio
è il Dio
di Giacobbe.
Venite, vedete
le opere
del Signore,
egli ha fatto
portenti
sulla terra.
Farà cessare
le guerre
sino ai confini
della terra,
romperà gli
archi
e spezzerà
le lance,
brucerà
con il fuoco
gli scudi.
Fermatevi
e sappiate
che io sono Dio
eccelso
tra le genti,
eccelso
sulla terra.
Il Signore
degli eserciti
è con noi,
nostro rifugio
è il Dio
di Giacobbe»
(Salmo 46
trad. di G. F. Ravasi)
DALL'INNO ALLA PREGHIERA
La preghiera liturgica trasforma Unno di fiducia di un popolo
di fede che può chiamare alla lode di Dio ogni popolo,
in una confessione
ogni creatura
SERGIO RIBET
/ salmi sono l’innario di Israele. Ma potremmo anche dire che
sono la poesia di Israele, la liturgia di Israele, il lamento, la lode,
la storia raccontata e cantata del
popolo di Dio. Come possiamo
definire il salmo 46? Certamente
è un inno, più precisamente un
inno di fiducia, comunitaria e
collettiva; ma contemporaneamente lo possiamo leggere come
un «inno di Sion», e per certi
aspetti lo possiamo vedere anche
come una preghiera liturgica.
Inno di Sion
Se la forza di Israele fosse stata nel valore militare, la storia si
sarebbe incaricata di ridimensionarla, di farla risultare una
forza ben debole; Gerusalemme
è stata assediata, asservita, distrutta, evacuata a più riprese; la
presenza di Dio,invocata in
Sion, non ha esonerato la città
dal patire le conseguenze delle
guerre più orrende. La forza di
Israele è altra. La sua fiducia, fiducia totale in Dio, non è qualcosa che sta o cade con le sconfitte o con le vittorie.
SION è la cittadella di Israele,
:
Inno di fiducia
la piazzaforte di Gerusalemme, fin dai tempi in cui Gerusalemme era la città dei Gebusei,
prima che Davide la conquistasse (cfr. 2 Samuele 5, 6-9). Da
un inno di Sion, da un inno in
onore della cittadella militare
della capitale davidica, potremmo attenderci una esaltazione
delle virtù guerriere di un popolo, un sentimento nazionalistico. In realtà, Sion non è soltanto, non è soprattutto una cittadella. È diventato un santuario,
da quando il re Davide vi ha trasportato l'arca, il luogo simbolico della presenza di Dio (cfr. 2
Samuele 6,1-15).
Allora, lodare Sion non è più
celebrare le lodi dei soldati, ma
di Dio: anche se, non a caso, ricompare qui la lode a Dio «Signore degli eserciti». Il «rifugio»,
la «forza», l’«aiuto» di Israele
non è nella cittadella, ma in
Dio. E tra le cose stupende, meravigliose, tra i portenti che Dio
fa sulla terra non c’è l’arma
strategica per vincere le guerre,
ma la distruzione degli archi,
delle lance, degli scudi, e la cessazione delle guerre.
SE trema la terra, se crollano i
:
Preghiamo
Deh, concedi in questi frangenti,
o benevolo Iddio, la tua pace!
Nessun altro sarebbe capace
di combattere in nostro favore,
ma soltanto tu, o nostro Signore.
Salvi e lieti i tuoi figli, o Dio, rendi
ed in terra la pace tua stendi.
(Martin Lutero, trad. di Giovanni Necco, in Luther Liede-Poesie di Lutero, Doxa ed. 1930. Versione abbastanza
letterale dell’antifona latina: «Da pacem. Domine». Apparve pure nell’innario di Klug nel 1529)
monti, se si gonfiano le acque, noi non temiamo perché
Dio è per noi un rifugio. Questo
afferma la prima strofa: gli sconvolgimenti fisici che tanto incutevano timore nei popoli antichi, che tanto spezzano anche
oggi le nostre forze, i terremoti, i
maremoti, non mettono a repentaglio la forza di Dio.
E non soltanto gli sconvolgimenti fisici, anche quelli politici, le sommosse, le guerre, le rivoluzioni non spostano quel rifugio, non lo fanno vacillare, come ci ricorda la seconda strofa.
La natura e la storia. Luna e l’altra cruente. Luna e l’altra conflittuali e temibili per l’essere
umano, si infrangono all’udire
la voce di Dio, il tuono della sua
voce. Le opere del Signore, di
cui la terza strofa deU’lnno testimoniano, fanno guerra alla
guerra, sconfiggono queste conflittualità e questi timori.
All’acqua che rumoreggia, al
mare sconvolto, simbolo per
Israele del male, del caos, fa riscontro un’altra acqua, quieta,
salutare, come i ruscelli accanto
ai quali l’albero ben piantato
può produrre frutti nella sua
stagione, come il fiume dell’acqua della vita, limpido, di Apocalisse 22, o i fiumi di Genesi 2 e
3, o di Ezechiele 47, come le acque calme del salmo 23.
«Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa
dimora dell’Altissimo. Dio sta in
essa: non potrà vacillare». Eppure, la città ha ancora bisogno di
soccorso. È detto infatti che
«Dio la soccorrerà». Alcune traduzioni dicono «prima del mattino», che mi pare meglio che «al
primo chiarore del mattino». C’è
qui forse una eco delle tante
preghiere della notte, le preghie
re della persona che non può
dormire per il dolore, per lo spavento, per le preoccupazioni,
quando c’è tempo per ascoltare
il silenzio, per toccare con mano
la solitudine, per la disperazione, per provare a gridare a Dio e
a interrogarlo. «La supplica è
ascoltata, nel momento tradizionale in cui il Signore esaudisce le preghiere notturne dei
suoi fedeli (cfr. Salmo 90, 14;
143, 8)». (Ravasi, I salmi, ed. Ancora, Milano 1985, p. 58-60).
Ma la supplica, il lamento, qui
sono solo evocate (come all’inizio del salmo le «angosce», come le descrizioni della violenza
della natura e della storia). La
supplica è come sommersa dalla
fiducia in Dio.
Preghiera liturgica
La terza strofa comincia con
I
(un invito: «Venite, vedete le
opere del Signore, egli ha fatto
portenti sulla terra». È questo
«venite» che ha fatto pensare ad
una preghiera liturgica, forse
destinata ad una festa ufficiale
del Tempio (cfr. salmo 95, 6; 99,
5; 100, 4). Ma preghiera liturgica
non vuol dire formale, retorica,
tanto meno burocratica. Proprio
la parola «venite», proprio l’invito «vedete» (o «guardate») indicano che la fiducia di Israele
non è statica, non è magica; la
presenza di Dio in Sion non può
essere data per scontata. Occorre un movimento del popolo di
Dio, un’intenzione di accorrere,
di guardare, di attendersi qualcosa da un incontro con un Dio
vivente. E si chiede di vedere
qualcosa di prodigioso, un’opera di pace che si estende fino ai
confini della terra. Non è una visione usuale, non è una constatazione notarile, occorre guardare oltre la apparenza della
realtà quotidiana, e occorre «venire», muoversi, per cogliere
questa realtà miracolosa.
Al movimento del popolo verso Dio, verso le opere di Dio, fa
riscontro ora una parola che è
messa in bocca a Dio stesso.
«Fermatevi e sappiate che io sono Dio». Qualche traduzione
(per esempio la Tilc) dice «lasciate le armi», che può adattarsi
bene al contesto, ma preferisco
il più secco «fermatevi». Per riconoscere che Dio è Dio occorre
fermarsi, avvicinarsi con rispetto, anzi mantenere una certa distanza, come Mosè davanti al
pruno ardente (Esodo 3). Dio è
in Sion, anzi viene verso Sion,
entra in Sion, ma chiede che il
suo popolo sia degno di questa
presenza. Solo se il «suo popolo»
sa diventare veramente «suo popolo», obbedire ai suoi comandamenti, dimorare nella parola
di Dio, Dio può dimorare in
mezzo al suo popolo ed essere il
suo Dio, il «Dio con noi», TEmmanuele promesso dai profeti.
D’altra parte, c’è una corrispondenza che deve far riflettere: è vero che il popolo deve imparare ad essere accogliente, per
poter ricevere il suo Dio che viene; ma allo stesso tempo solo se
Dio viene in mezzo al suo popolo può avere luogo il miracolo
della conversione, una conversione che è riconoscere che Dio
è Dio. Solo se può contare su
Dio, sul Dio che viene, il popolo
può trovare la forza di venire, e
guardare, e contemplare le opere di Dio. Solo se Dio si è già
mosso verso la «sua» città, verso
la sua santa dimora, il popolo
troverà la forza di fare il passo richiesto, e troverà la forza di fermarsi, per riconoscere il suo Dio.
Proprio nel sapere che Dio è
Dio c’è una prospettiva che va
oltre ogni nazionalismo religioso. Dio viene riconosciuto come
Dio eccelso tra le genti, eccelso
sulla terra, può essere glorificato
tra le nazioni tutte (non solo dal
suo popolo), e glorificato sulla
terra intera, non solo sulla collina di Sion.
11 ritornello, che invoca al tempo stesso il Signore degli eserciti
e il Dio di Giacobbe, in prima
battuta conforta Israele (quel
Dio è con noi, è nostro rifugio),
in seconda battuta è rassicurante per la terra intera e per tutte le
genti. 11 Signore degli eserciti,
delle battaglie, ma anche delle
schiere celesti, mostra la sua gloria universale quando allo stesso
tempo è il Dio misericordioso,
pieno di amore paterno e materno, che si manifesta nel Dio di
Giacobbe-Israele, colui che rappresenta il popolo di Dio che ha
bisogno di essere salvato, liberato, nella sua fragilità, debolezza,
infedeltà. La preghiera liturgica
trasforma l’inno, inno di Sion,
inno di fiducia di un popolo, in
una confessione di fede che può
chiamare alla lode di Dio ogni
popolo, ogni creatura.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni
approfom
In Gianfranco B.
Salmi, Ed. Ancora '
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1985, il salmo
mentato tra gy
ratterizzati da unii
la lode, un testo
lappa le motivazioni
"confessione" di f.
spesso celebrate li,
te che descritte
camente», e una coi
ne. Sempre secondo'
«tre sono le sorge,
cui nasce la lode
ni», la creazione, Dio'
Re, e Sion (p. 205
salmo 46 è proposto
esempio di «Innodij
Inni di Sion posso,
sere considerati per
pio i salmi 45, 4j
cui peraltro cómpj,]
che la tradizione*
nai), 74, 76, 84,87
122. Ovviamentei
incertezze fra i vari
si nell'attribuzione
salmo a una categoi,
un'altra. Da un lato
no parentele fra gli
Sion e alcuni salmi
li», o «regi», mentrei
tra parte la menzio,
Sion, o della «casadi
o del «trono di Da,
non indicano nece,
mente un «inno
Lo stesso Ravasi pe,
nel piccolo comma
citato, a pag. II6,
salmo 45 anche trai
di fiducia», e precisai
di fiducia ecclesiale
salmi 1 15, 125,129,
Chiunque abbia
anche superficialm,
salmi si è imbattuto
paroletta «Seia»
ta), o «Pausa» (Nuovai
duta), o in un quadri
nero (Tilc), cosi spiegi
introduzione: «Corni
(quadratino) indiclij
che in ebraico c'èui
rola dal significatoli
che forse voleva sejr
una breve pausa
fazione o nel cantoil
Dizionario biblico,
di G. Miegge, ed,
e aggiornata a clill
Corsani, J. A. Sogpi|
Tourn, Feltrinelli, Wi
la voce Seia si ricordi!
termine ricorre 74vofcl
39 salmi e in Habatii(l|
pur segnalando cIk
gnificato è sconosdì
propende per interpi
10 come indicazione '
musicale.
Per l'ultima parti
salmo soprattutto miì
servito di spunti tri ^
quasi per caso in M I
chio volume della bi ||
ca di famiglia: Comitio ^
re sur le Livre des W
accompagné d'ur^etn lei lugli
tion nouvelle par ali la
De Mestral minisi ¡jj[g
Saint-Evangile, G«
Bridel Editeur, Lausan 1
Paris, 1855 il primo ^
me, 1851 il second f-50C
Mestral cita con ab i ;gn
danza i commenti di' pUcin
no. Cito questo test* tirante
che a riprova del fatti prè si
ogni generazione» idente
denti ha ripreso e Odo di
mentato i salmi, noni licazio
«classici» come i pe* Itipresi
la chiesa, i riformatoi*|j,
esegeti di profession i*
È noto che ispir»
all'inizio di questos
Martin Lutero ha
sto l'inno forse P'“
sciuto della Riform^^^
feste Burg ist unser» tagrej
ampiamente commi* itadev
in Margherita Furst'" [Soum
11 canto cristiano ne diyivg
ria della musica oc ;tg
le, Claudiana, ,,^1, are un;
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Una traduzione
sante dell'inno
quella di Giovanni gj.j
u u c 11 a sj > ' ~ Q.At
in Luther Lieder- .
Lutero, r¡“ |eÄdossi
purtroppo difficl^^ i¿,
liare la melodia e 1 «istei
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Torino: dibattito organizzato dal Centro evangelico di cultura «A. Pascal»
kz ha dato visibilità alla chiesa ecumenica
ÌqIo Ricca, don Aldo Giordano e Doriana Giudici hanno «fatto il punto» del
¡filmino compiuto con l'Assemblea di Graz e delle prospettive che si aprono
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1 teologo dell’ecumeniin campo protestante e
¡.Aldo Giordano, segre,generale del Ccee (l’or¡jtno di parte cattolica
lotore di Graz insieme
;ek) hanno «fatto il punlèl cammino compiuto e
¡nuove prospettive. Nuote l’invito è giunto dal
0 evangelico di cultura
0 Pascal» di Torino, il
;obre, e terza voce uffi
le è stata Doriana Giudici,
lente della Fdei, segno
le donne hanno dato davun forte contributo al
ino ecumenico di Graz,
tra donna, giovane e
inista, Antonella Visintesiedeva significativaie 11 dibattito,
az ha scritto con intro indelebile, con le
•e dello Spirito, la parola
mciliazione” nel cuore
ie chiese - ha detto Ricca
ira questa parola chiave
lessaggio evangelico è
'liberata”, e di qui non
a indietro. Graz ha daibilità a una “chiesa traíale”, cioè ecumenica. È
iopolo adulto che non
'essere “scippato” delle
l'iperanze ecumeniche
leptoprie gerarchie di ap“ lenza; chiesa ecumeni
01 dire, invece, gente
Jkèleale con la sua appar
;a confessionale, però
cte essere cristiano è più
ante che essere valtolico o battista; l’iecumenica è quella
ovatte il tuo cuore».
Asùa volta, Doriana Giudi
II «popolo di Dio» a Graz
ci ha precisato come questo
«popolo di Dio» non sia indistinto: «Le donne sono state
la maggioranza a Graz, le
donne sono la maggioranza
nelle chiese e sono indispensabili - ha detto -. Come mai
c’è invece questa così scarsa
visibilità delle donne? Gesù
non ha fatto distinzioni tra
donne e uomini, non ha allontanato da sé le donne. Ecco, siamo fratelli e sorelle,
siamo una degnissima uguale
discendenza: questo processo
di riconciliazione è quello che
ci aspettiamo dal dopo Graz».
Monsignor Aldo Giordano
ha messo al centro del suo intervento la «sorpresa» vissuta
a Graz di essersi ritrovati davanti a «un’altra Europa, un
altro ecumenismo». E non solo la presenza del Sud ma soprattutto dell’Est europeo:
«Già nella preparazione dell’Assemblea - ha detto - ci
eravamo accorti che dovevamo spostare il baricentro verso Est. Il fatto di essere così vicini nell’Assemblea, di costituire un unico popolo, ci ha
fatto vedere che siamo stori
tLa Chiesa unita d'Australia
ro/Diw
tes fsai
Ina chiesa molto attiva
il movimento ecumenico
nti te
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me w tei luglio scorso si è svolta
ìfW èfth la 'Vili Assemblea na"gm della Chiesa unita
Ustralia, al cui culto di
ftura hanno partecipato
.g^d( ffi 1.500 persone: i 261 deIn ab gli ospiti stranieri, i
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test» inante il culto il rev. John
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'0 a lodo di tre anni. Nella sua
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• ^‘'äzione il pastore Mavor
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Jblea, «Avanti insieme:
OOfi' r «AVdllU lllbldlllc.
¡fai tenando con lo Spirito di
e ha detto tra l’altro
la co®'come l’Australia è passapiù #4auna cultura ecclesiastica
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’•rito Santo si rivelerà a
i,rroi acquisteremo di''"tento; e abbiamo biso
una e dell’altra cosa»
ancora Mavor.
Djj^diesa unita d’Australia
del 1977 dall’unione
fra tre Chiese evangeliche: la
congregazionalista, la metodista e la presbiteriana. Essa
ha un forte ethos ecumenico
e partecipa attivamente agli
organismi cristiani mondiali,
come il Consiglio ecumenico
delle chiese, la Conferenza
cristiana d’Asia, l’Alleanza riformata mondiale e il Consiglio mondiale metodista.
La Chiesa unita è numericamente la terza delTAustralia; conta oltre 2.900 comunità locali e 1.800 pastori.
Sette Sinodi interregionali,
presieduti ognuno da un moderatore eletto, talvolta annualmente talvolta ogni tre
anni, costituiscono l’ossatura
intermedia della chiesa, che
amministrativamente si divide ancora in 51 presbiteri o
distretti anch’essi guidati da
presidenti eletti dalle comunità locali.
La Chiesa unita ha alcune
caratteristiche interessanti: al
suo interno sta crescendo il
multiculturalismo, la sua rete
di attività sociali e di servizi
costituisce la più grande organizzazione non governativa che presiede a questo settore. Essa è forteniente impegnata nelle questioni che attengono la giustizia sociale,
come la difesa dei diritti degli
aborigeni, dei diritti umani, il
disarmo, la giustizia nell’economia. Inoltre sta facendo
uno sforzo crescente per trasformare le comunità locali
in «avamposti di missione sul
territorio e di evangelizzazione». (World Parish)
camente distanti. Tutto ciò ci
ha posto molte domande, ha
scombussolato 11 nostro modo di pensare l’Est, e anche il
nostro modo di pensare l’ecumenismo. Che cosa vuol dire
che l’Est si è posto al centro
come protagonista? Che cosa
ne facciamo delle nostre diversità? Abbiamo avuto, noi
organizzatori, scontri molto
duri al nostro interno, e va dato atto al Segretario generale
della Kek, Jean Fischer, perché non è mai “tramontato il
sole” sulle nostre divisioni.
Gesù Cristo non ha mai “cercato il colpevole”, ma ha preso su di sé la ferita. A Graz
non abbiamo cercato colpevoli, ma abbiamo “preso su di
noi” il fatto che siamo divisi.
L’ecumenismo è fatto di persone che accettano la ferita».
«Non dobbiamo “scandalizzare” l’oriente cristiano - ha
detto a sua volta Paolo Ricca e bene ha fatto il cardinale
Martini quando si è rivolto al
patriarca di Mosca chiedendogli: “Come possiamo aiutare voi ortodossi ad evangelizzare il vostro popolo?”. Que
sto è un modo ecumenico di
procedere!». Mons. Giordano
ha poi affrontato la questione
del rapporto con la modernità
e quella dei rappoprti con
l’Est cristiano: «Dopo la caduta del muro di Berlino, questo
confronto avviene in termini
velocissimi, e quindi le chiese
dell’Est si domandano che atteggiamento tenere nei confronti della modernità: accoglierla, combatterla con nuovi
muri o dialogarci? E anche
dietro l’ecumenismo ci sono
queste domande: che cosa
entrerà dietro di esso? La secolarizzazione, la crisi dei valori, 0 relativismo? Occorre un
cammino molto lento, in cui
le chiese occidentali siano in
un atteggiamento di grande
“ascolto”. Dobbiamo essere
attenti allo Spirito: rincontro
non distrugge le identità, e
questo dono reciproco delle
diversità crea lo spazio della
comunione».
Che fare, per il dopo Graz,
dunque? Paolo Ricca ha proposto quattro piste della riconciliazione: delle memorie,
dei ministeri, dei sacramenti,
delle istituzioni. E monsignor
Giordano ha indicato alcune
proposte concrete; una «Carta ecumenica europea» con
un testo comune per il 2000 e
un incontro «forte, simbolico,
che non sarà - ha precisato la terza Assemblea ecumenica europea, perché per questa ci vorrà più tempo, più
ascolto». C’è l’idea della data
della Pasqua del 2001, su cui
coincidono il nostro calendario e quello della Chiesa ortodossa. «Sì, l’onda di Graz sta
crescendo nelle chiese - ha
concluso mons. Giordano -: è
qualcosa che esiste a tutti i livelli, che ormai c’è».
Sono 65 nella sola città di Mosca
Anche in Russia c'è il «boom»
delle chiese pentecostali
«Gesù è in mezzo a noi oggi! Alleluia!» grida l’evangelista. «Alleluia!» risponde la
folla. Migliaia di mani si alzano al cielo, gli occhi sono
chiusi, qualcuno piange, altri
tremano dalla commozione.
Questa scena, svoltasi all’inizio di ottobre, non desterebbe meraviglia negli Usa ma
stupisce non poco nella Russia ortodossa.
«Fa’ in modo che tutto il
territorio della Russia ti appartenga, Signore! Alleluia!»
grida ancora l’evangelista di
fronte a una folla di circa
11.000 pentecostali e carismatici, riuniti in uno stadio
a nord-ovest di Mosca. Per rispondere all’appello dell’evangelista Morris Cerullo,
erano giunti da tutta l’ex Urss
nonostante la nuova legge
sulla libertà religiosa che intende frenare il diffondersi
delle religioni «non tradizionali». "Vi sono stati quattro giganteschi raduni che si sono
svolti di sera, aperti a tutti e
pubblicizzati sulla stampa.
«Dio mi ha dato come missione di annunciare il suo
messaggio al mondo intero
entro il 2000», ha gridato
l’evangelista alla folla. 1 pentecostali dovrebbero essere
uno dei gruppi colpiti dalla
nuova legge sulla religione
che limita i diritti dei nuovi
movimenti religiosi in Russia.
Il vescovo Sergei Ryakhovsky, presidente della Comunità unificata dei cristiani
della fede evangelica (pentecostali) in Russia, ha precisa
to che in Russia oggi vi sono
circa 600.000 pentecostali. La
sola città di Mosca conta più
di 65 chiese pentecostali. Il
vescovo ritiene che solo un
quarto delle comunità pentecostali della Russia sono state
fondate da missionari stranieri, le altre sono sorte su
iniziativa di predicatori russi.
Il padre del vescovo, pioniere
del pentecostalismo russo, è
stato convertito negli Anni 20
dal russo Ivan Voropayev,
che è tornato nel suo paese
dopo aver vissuto negli Usa.
Come altri russi praticanti,
Vasily Ryakhovsky è stato vittima della persecuzione di
stato e incarcerato tre volte,
sotto i regimi di Stalin, Kruciov e Breznev.
La comunità diretta da Sergei Ryakhovsky è stata fondata per reagire contro la «vera
minaccia per i tutti i cristiani» rappresentata dalla nuova legge sulla libertà religiosa. La comunità raccoglie cristiani pentecostali e carisniatici della Russia ma, precisa
Ryakhovsky, la sua fondazione è solo la prima fase di una
cooperazione. La seconda
tappa sarà un’alleanza pubblica «non dottrinale» fra
molti protestanti, compresi
battisti, presbiteriani e metodisti. «11 nostro obiettivo è di
mostrare al governo e al
mondo intero che in Russia
esiste un possente movimento evangelico; riteniamo che
a livello spirituale esso sia il
futuro della Russia», ha sottolineato il vescovo. (eni)
Dal Mondo Cristiano
Svizzera: bilancio molto positivo
della campagna Acat-giovani
LOSANNA — La campagna lanciata all’inizio dell’anno dai
giovani dell’Acat (Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura) sta per concludersi. Questa campagna di sensibilizzazione intitolata «Reflets» si è svolta nelle strade a Losanna, Friburgo, Sion e Neuchâtel, sui temi della tortura e della pena di
morte. I giovani dell’Acat hanno voluto in particolare attirare
l’attenzione sul caso di persone perseguite e torturate a causa
delle loro opinioni in Siria, Kenia e Perù o condannate a morte
in Giappone e negli Stati Uniti. Al termine della campagna, i
giovani hanno raccolto un numero importante di firme sulle
petizioni che hanno inviato ai governi e alle ambasciate interessate. Sono stati organizzati anche incontri con testimoni,
marce silenziose di protesta, spettacoli, dibattiti. I giovani
dell’Acat salutano come un successo la liberazione, avvenuta
durante la loro campagna, del militante keniota per i diritti
umani Koigi Wa Wamwere per il quale si erano mobilitati. Il
bilancio della campagna risulta più che positivo anche se tutti
i risultati non sono ancora noti: le risposte dei governi riguardanti quattro prigionieri si fanno ancora attendere. (spp)
Repubblica ceca: difficoltà finanziarie
per la Chiesa dei Fratelli cechi
PRAGA — La Chiesa evangelica dei Fratelli cechi è oppressa
da un debito di oltre due miliardi di lire. 11 Sinodo pertanto,
convocato in seduta straordinaria, ha deciso di vendere una
parte dell’edificio della Facoltà di teologia. Il Parlamento ecclesiatico ha autorizzato il Consiglio sinodale (l’esecutivo della
chiesa), a cedere una parte degli immobili ecclesiastici, per
l’ammontare di oltre un miliardo e duecento milioni di lire,
all’Università Carlo o a un altro acquirente la cui attività sia
compatibile con quella della chiesa: la decisione è stata presa a
stretta maggioranza. La Chiesa dei Fratelli cechi aveva acquistato nel 1994 l’edificio per la Facoltà evangelica dell’Università Carlo per circa 4 miliardi di lire, grazie agli aiuti provenienti
dalle chiese evangeliche tedesche, austriache, svizzere, olandesi e americane e per l’intervento di altri organismi ecclesiastici internazionali, ma i costi per l’acquisto e per la ristrutturazione deU’edifìcio erano saliti a sei miliardi di lire, imponendo alla chiesa il ricorso a prestiti bancari. La Chiesa evangelica
dei Fratelli cechi conta circa 150.000 membri (1,5% della popolazione) ed è la maggior chiesa evangelica della Repubblica ceca. Alla Facoltà evangelica dell’Università Carlo di Praga studiano attualmente circa 300 studenti. (epd)
Nicaragua: primo cinquantenario
della presenza luterana in Centro America
MANAGUA — Il 26 ottobre scorso si è svolto a Managua,
capitale del Nicaragua, in Centro America, un grande incontro per celebrare il primo cinquantenario della presenza luterana nei paesi del Centro America; vi hanno partecipato anche leader luterani dalla Germania e dagli Usa. Il primo paese
centroamericano raggiunto con successo da missionari luterani è stato, nel 1947, il Guatemala. (nev)
Bulgaria: torna la religione nelle scuole
SOFIA — Dopo 50 anni lìelle scuole pubbliche della Bulgaria torna Tinsegnamento della religione. La frequenza delle
lezioni di religione è libera e viene impartita ai bambini dagli
otto ai dieci anni: i genitori devono dare il loro consenso. Così ha dichiarato a Sofia un portavoce del ministero bulgaro
dell’Educazione, spiegando che il corso prevede la presentazione dell’Antico, del Nuovo Testamento e della tradizione
religiosa. È prevista l’introduzione progressiva di tali corsi anche per le classi superiori. (Reformierte Presse)
Usa: preoccupazioni
per la nuova legge sull'immigrazione
NEW YORK — La nuova legislazione degli Stati Uniti d’
America in materia di immigrazione continua a suscitare
preoccupazione in molti paesi latinoamericani. Dal Salvador
giunge notizia che, secondo dati del Consiglio nazionale delle
chiese, i salvadoregni passibili di espulsione dagli Usa, potrebbero essere dai 250 ai 350.000. Per fronteggiare l’emergenza è allo studio la formazione di una commissione unitaria con rappresentanti delle chiese, dell’ufficio legale dell’Associazione per i diritti umani e dei sindacati. (nev)
Usa: la fossa comune dei senza nome
NEW YORK — Ogni settimana, a New York, almeno duecento persone vengono seppellite in una fossa comune, senza che nessuno identifichi e reclami i loro corpi. Toccati da
questa realtà, cristiani, ebrei e musulmani della metropoli
statunitense organizzano ogni anno, il 15 ottobre, un momento di preghiera interreligiosa per ricordare tutti coloro
che sono morti in povertà e solitudine. Dal 1869 oltre 750.000
corpi di newyorkesi non identificati sono stati sepolti nella
fossa comune che, situata nell’isola di Hart e detta «Campo
del vasaio» dal nome del terreno, secondo i Vangeli, fu acquistato con i trenta denari del tradimento di Giuda e usato per
seppellire gli stranieri. (nev/eni)
Cec: 332 chiese membro in 100 paesi
GINEVRA — Dopo l’adesione della Chiesa unita di PapuaNuova Guinea (600.000 membri) e della Chiesa unita delle Isole
Salomone (45.000 membri), le chiese membro del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec) sono ora 332, ripartite in 100 paesi. Nel Cec sono anche entrate 20 organizzazioni cristiane internazionali, il che è stato reso possibile da una modifica dello
Statuto. Fra le organizzazioni accolte ci sono la Lega mondiale
per la comunicazione cristiana, il Comitato internazionale della Giornata mondiale di preghiera, la Conferenza cristiana per
la pace e World Vision International. (Reformierte KZ)
4
PAG. 4 RIFORMA
Riflessioni a partire dalla più conosciuta delie opere di Shakesp
■ A A ■ * •
leare
Re Lear^ una pazzia rivoluzionaria
La figura del sovrano folle sovverte i valori e le norme consolidate, conduce
a vivere rapporti più autentici con gli altri e richiama il messaggio evangelico
PAOLO FFABBRI
Ricorrono in questa stagione i 25 anni del Teatro
Franco Parenti e per l’occasione Andrée Ruth Shammah, erede del grande attore
scomparso, si è assunta il
compito non lieve di allestire
un programma assai ricco e
complesso. Per l’apertura è
stato presentato Re Lear di
Shakespeare in una rivisitazione della stessa Shammah,
che ha curato anche la regia.
Scritto intorno al 1605, è
questo uno degli ultimi lavori
del grande drammaturgo inglese. Il «focus» dell’opera è
la follia, una follia che a poco
a poco travolge tutti i personaggi portandoli alla morte
attraverso un duro, penoso
travaglio, che fa cadere i veli
falsi delle convenzioni e delle
stesse strutture sociali o religiose, lasciando l’uomo nudo
nella sua essenza primigenia.
La pazzia che travolge i valori
in cui credono i protagonisti
e la stessa organizzazione sociale diventa metafora del
mondo con le sue categorie o
classi e i relativi simboli di
stato, che pervadono gli esseri umani fino a trasformarli in
manichini irrigiditi, sclerotizzati nelle loro attribuzioni di
gradi di cui non avvertono il
Franco Oppini e Piero Mazzarella
(foto T. Lepera)
grottesco, che spesso perde il
comico per rimanere solo
tragico.
Lear è un potente della terra, un re che pone se stesso al
centro del mondo; gli altri
esistono solo in funzione delle sue esigenze e del suo bisogno di gratificazione. Perfino
il regno gli interessa poco,
tutto preso com’è dall’autoesaltazione. Lo cede infatti alle
figlie con una decisione, nella
scena che apre lo spettacolo,
che evidenzia una pazzia già
in nuce nel personaggio: la
spartizione del regno in base
alle dimostrazioni di affetto.
Una pazzia che non è senza
speranza perché, se la morte
cinque fondamenti della Riforma - 4
Solus Christus
Il pensiero della Riforma
si può riassumere in cinque
frasi, ciascuna delle quali
comincia con la parola latina «solus», declinata in
«sola» o «soli».
ALDO COMBA
E una parola latina che
non c’è bisogno di tradurre, tanto è chiara. Ma
che cosa vuol dire realmente? Da un lato è una specie
di riassunto delle tre formule classiche; sola Scrittura,
sola Grazia, sola fede. Ma
vuol anche dire un’altra cosa estremamente importante, cioè che la nostra «controparte», ossia la persona
con cui parliamo non è una
qualche autorità ecclesiastica o spirituale terrena, ma è
Gesù Cristo. Egli è il nostro
interlocutore. Egli soltanto è
colui al quale ci rivolgiamo e
con cui parliamo. Ciò significa prima di tutto che tra
noi e il Signore non c’è nessun intermediario. Noi siamo davanti a lui faccia a faccia. Nessuna persona umana può pretendere di fare
l’interprete o il mediatore
tra noi e Gesù; nessun gesto
sacro può frapporsi tra noi e
lui. Certo, qualcuno può
aiutarci a incontrarlo con la
testimonianza e con il consiglio, ma poi scompare e ci
lascia a tu per tu con lui. Si
noti inoltre che non abbiamo detto «io» sono davanti
a Gesù, ma «noi» siamo davanti a lui. Pensiamo ai numerosi versetti dell’apostolo
Paolo in cui parla del «corpo
di Cristo». Noi, credenti,
membri di chiesa, siamo il
«corpo di Cristo». Gesù dice:
«Dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, io sono in
mezzo a loro».
Per molte persone la religione è per l’essenziale un
rapporto esclusivamente
individuale «tra me e Dio».
Esiste senza dubbio anche
la dimensione personale.
Molti salmi e molti passi biblici ci mostrano il singolo
in preghiera, ma questi lo è
sempre in quanto membro
della comunanza di fratelli
e sorelle credenti, membro
del corpo di Cristo, membro del popolo di Dio. La
preghiera che Gesù ci ha insegnato dice «Padre nostro...». Anche quando la dico da solo, quel «nostro» mi
colloca subito nella comunione e nella solidarietà dei
credenti. Coloro che credono non sono soltanto membri di un club religioso o
appartenenti a un’associazione volontaria ma sono
come me, in tutta la forza
del termine, membra del
corpo di Cristo.
Abbonamento
alla rivista
per l’anno 1997-98
Abbonamento per l’interno ..........L. 30.000
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da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuoia Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
di tutti i protagonisti sembra
chiudere ogni prospettiva, è
anche vero che re Lear, attraverso il calvario, ritrova se
stesso e il rapporto con gli altri, che vengono scoperti come esseri nuovi. In questa
follia e in questo calvario non
è assurdo vedere una metafora della pazzia proposta dal
Cristo al mondo, una pazzia
ohe sovverte i valori umani,
che abbassa i potenti e innalza gli umili, che viene distorta
e irrigidita in schemi religiosi,
che Karl Barth ha ben distinto
dalla fede. Dopotutto nell’Inghilterra di Shakespeare venivano perseguitati gli anabattisti, tuonava la voce di John
Knox, si preparava la «rivoluzione» di Oliver Cromwell e
Shakespeare non doveva essere insensibile a questi fatti.
La regia, va premesso, si è
proposta di presentare un
dramma spogliato delle sue
terribili componenti tragiche,
per riportarlo nella quotidianità, esplorando a fondo i
sentimenti e le motivazioni
di ogni protagonista. La vicenda viene un po’ adattata
alle esigenze di questa ipotesi. In questa versione il finale viene solo raccontato dal
matto del re, mentre questi,
in prigione, parla con Cordelia che non muore. Lo spettacolo riesce a dare emozione
ma, nonostante la valida prova di tutti, ci riesce solo grazie all’interpretazione di Lear
da parte di Piero Mazzarella,
sempre attento a non cadere
nel patetico, e a quella di
Gloucester da parte di Eugenio Allegri. Il progetto nel suo
insieme però decisamente
non è riuscito, e dubito che
possa riuscire perché modifica troppo alla radice gli stessi
presupposti su cui si regge la
tragedia: certo è comunque
che i personaggi, così come
sono stati disegnati, mancano di spessore e soprattutto
di quella dimensione metafisica di cui il genio di Shakespeare li ha dotati.
L'architettura del dramma Re Lear
La spartizione del regno
e i tradimenti familiari
A
La storia di re Lear muove
dal vecchio re che spartisce
il regno tra le tre figlie. Goneril e Reagan adulano il padre; Cordelia, la minore e
pupilla cui sarebbe già destinata la parte maggiore del
territorio, lo provoca, forse
per vedere confermato il suo
rapporto preferenziale e
Lear bizzosamente cambia le
sue decisioni chiamando
due pretendenti della figlia
per concederla a chi la volesse senza il trattamento previsto in precedenza.
Il re di Borgogna si ritira
mentre il re di Francia apprezza la ragazza e la prende
in moglie. Nella versione proposta Cordelia è una bambina di 12-13 anni, il che non è
assurdo per l’epoca. Lear tiene per sé 100 soldati e vive
passando da una figlia all’altra con capricci e contese tra
i suoi uomini e quelli delle figlie. La situazione diventa insostenibile e le figlie finiscono per cacciarlo, lasciandolo
con la sola compagnia del
conte di Kent, fedele a oltranza nonostante fosse stato
cacciato dal re, e di un parente matto che lo segue ovunque. In parallelo si svolge la
vicenda di Gloucester, che
ama il figlio Edgar, buono e
affezionato, ma che ha pure
un figlio naturale, Edmund,
infido, perverso e falso. Edmund riesce a far credere che
Edgar è un traditore e a farlo
Un utile «Quaiderno» pubblicato dal Circolo Rosselli
La questione morale nel laburismo di Blair
GIORGIO BOUCHARD
\ NDAVA combattendo
A^Z^ed era morto»: questo
verso scherzoso di un nostro
poeta rinascimentale ben si
adatta a esprimere l’idea che
molti di noi si facevano del
Partito laburista britannico:
un vecchio combattente del
riformismo internazionale
che, certo, aveva creato il
Welfare State e dato l’indipendenza all’India, ma era
ormai irrimediabilmente incamminato sul viale del tramonto. Non a caso, dal 1945
a oggi, esso aveva governato
per soli (!) 17 anni, per poi essere travolto inesorabilmente
dal ciclone thatcheriano. La
vittoria laburista del 2 maggio scorso ha perciò colto di
sorpresa molti, e ci fa sentire
la necessità di una rivisitazione dell’esperienza laburista:
ci aiuta molto, a questo scopo, un bel quaderno del Circolo Rosselli, uscito nello
scorso gennaio, a cura di Valdo Spini*.
La prima parte del Quaderno contiene una breve ma
approfondita presentazione
della storia e della realtà del
laburismo britannico. Questo
partito ha sempre rappresentato un fenomeno unico nel
panorama mondiale del movimento operaio; aveva (e ha)
delle fortissime radici religiose (il metodismo), alle sue
origini c’è il movimento sindacale che crea il partito (e
non viceversa, come in Italia). Quando nel 1906 nasce il
Lahour Party, esso sorge dalla
confluenza del grande Labour Representation Committee (sindacale), dall’lndependent Labour Party di Keir
Hardie (minatore e predicatore laico evangelico) e della
Fabian Society dei coniugi
Webb, distinti intellettuali
che negli Anni 30 si troveranno a loro agio con lo stalinismo. La maggioranza del partito non diventerà però stalinista, malgrado le cattive
esperienze fatte al governo
dopo la crisi del ’29. Dopo la
vittoria militare del 1945, viene il grande momento del
Partito laburista: il popolo inglese licenzia il grande Churchill e dà ai laburisti una solida maggioranza; in sei anni
vengono istituiti il Servizio
sanitario nazionale, la previdenza sociale, la pianificazione economica (utilizzando
idee di liberali di sinistra come Beveridge e Keynes).
L’intervento dello stato
nella vita economica è massiccio; vengono nazionalizzati il carbone, l’acciaio, le ferrovie, l’elettricità e persino la
gloriosa Banca d’Inghilterra,
il paese raggiunge la piena
occupazione. Nel 1951 il bizzarro sistema elettorale inglese (che tanti italiani vorrebbero imitare) consegna il
potere a un Partito conservatore che ha ottenuto meno
voti dei laburisti: ma ben poche delle riforme realizzate
tra il 1945 e il 1951 verranno
smantellate, almeno fino all’inizio dell’era Thatcher.
Perché questa capacità di
incidere profondamente nella società? Perché il «tipico
pensatore socialista britannico considera il movimento
socialista come l’erede di
una tradizione democratica e
liberale che è profondamente radicata nel popolo britannico» (G. D. H. Cole, 1952). In
altri termini: il laburismo britannico è l'esempio più tipico e meglio riuscito di socialismo liberale: tutti i tentativi
di dargli un diverso orientamento sono falliti, o hanno
condotto il partito in un vicolo cieco.
Non v’è dunque da stupirsi
se tutti i documenti pubblicati nella seconda parte del
Quaderno sono orientati su
questa linea socialista-liberale: il programma del Partito,
il discorso congressuale di
Tony Blair, gli interventi dei
candidati ai massimi posti di
governo (Robin Cook, Gordon Brown e altri). Non ci
stupirà neanche il trovare in
tutti questi documenti un
forte accento posto sulle questioni morali, e il tono morale
delle stesse critiche (durissime) al liberismo selvaggio;
esso viene chiamato «un dogma ostile» e definito «la rozza
ideologia del libero mercato,
basata sull’inseguimento
dell’interesse personale da
parte di una minoranza a
spese delle masse». Apprendiamo così che in Gran Bretagna un terzo dei bambini
cresce in famiglie dove il salario è meno della metà del
salario medio, e che le aliquote fiscali colpiscono soprattutto i lavoratori più poveri. D’altra parte, il Labour
sa molto bene che la società
del 1997 non è più quella del
1945, e che l’informatica ha
sostituito l’industria pesante;
anziché attardarsi in obsolete
proposte di nazionalizzazione industriale, il Labour punta perciò tutte le sue carte
sull’istruzione e sull’Europa.
Adesso il Labour è al potere, e vedremo quanta parte
del suo programma potrà essere realizzata. Comunque,
alcune promesse sono già
state mantenute, come per
esempio l’autonomia regionale per la Scozia e il Galles: e
per noi che siamo tormentati
dal secessionismo, questo è
già molto. Non a torto, quindi, nell’appendice al Quaderno, Valdo Spini rivendica
l’eredità laburista per la «Federazione laburista» di cui è
il leader riconosciuto. Non ci
rimane dunque che augurarci che la sua impresa abbia
successo, nel contesto di un
più ampio schieramento di
forze morali, sociali e politiche che siano finalmente disposte a riconciliare il movimento per la giustizia con le
grandi tradizioni della libertà: tradizioni a cui il mondo evangelico ha pur dato
qualche contributo significativo, per non dire decisivo.
(*) La proposta laburista. Quaderni del Circolo Rosselli, n. 6,
Firenze, Giunti, 1997, pp 125.
cacciare. Edgar impaza^ I
vaga come un mendicò*
Il re di Francia attacca»
gno e Gloucester si mani*
fedele a Lear, nasconden!
insieme con Kent e il¿
Edgar, che non riconóa
tanto è ormai malridoW
re Lear è ormai pazzo ni
sua è una pazzia che hai
sua strana lucidità, chej
permette di intuire in | '
una persona che, avenl
perso tutto compresi ive*
ha ritrovato la propria y
essenza ed è per questo!
lo vuole con sé. Edmund]
disce anche il padre accusi
dolo di tradimento preso
due regine, con il risulj
che il marito di una delle d
acceca Gloucester.
A questo punto la tia_,
sviluppa con Gloucester"«
muore, Edgar che uccidef
mund e perde a sua volj
vita, una sorella che ucci
l’altra e si suicida. Cordi
che viene fatta imprigion
con il padre e poi impicci
Lear, a sua volta, saràinipi
cato dopo una scena stri
gente in cui immagina eh
movimento lieve di unat
ma caduta sulla bocca dj
figlia sia segno di vita: è i
che si è spoglialo di tutto e
trovato se stesso.
Una singolare interprel
zio ne e «riscrittura» del dii
ma è stata fornita dal reJ
giapponese Akira Kurosaj
con il film «Ran».
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della Società
Istituzioni
Il valore
di studi valdesi
Il ministero dei BenicèJ
rali ha recentemente ne|
alla Società di studi valdi
riconoscimento come
giuridico (necessario pei
la Ssv continui a figurare
la tabella delle istituzioni
turali che ricevono un coni
buto annuo), con la moti'
zinne che essa non dispone]
un patrimonio adeguato,
dovrebbe consistere in
mobili dati in affitto o in tit
bancari vincolanti. 11 pr»'
dimento applica una noi
vigente ma antiquata, eia
plica in maniera strettaniei
burocratica. Non sonosti
considerate come garanat
reddito, infatti, le quote
ciali (20 milioni alFannol,
entrate derivanti dalla ver
ta delle pubblicazioni (W
lioni circa) e i contributi
Regione Piemonte (40 nii
ni) concessi in base alia le
sul finanziamento degl'®
culturali; non è stata con»
rata garanzia neanche la
razione dei quasi 12.000 v
mi della biblioteca.
Tuttavia il ministro M
possibilità di accordare'
conoscimento richiesto
che in deroga alla norma
vigente, andando oltre
condizioni richieste in '
to al patrimonio. Ueta n
sta in tal senso è stata diJ
avanzata al ministro vel
sulla base di alcune cara
stiche che la Società pt>o
tare: l’attività più che sec
(dal 1881); un elevato nU",
di soci effettivi e png^l ei
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insostituibile sulla pe® J
protestante in Italia al
dal Medio Evo e il
pubblicazioni; il P® ^jtoi
radicamento in un ter
come quello delle vali' ,,
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l’esito di questo
so, che consentirebbe
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«tabella» ministeriale
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Cultura
PAG. 5 RIFORMA
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A proposito deirultimo contributo di Giovanni Gönnet a «Riforma»
La duplice orìgine dei battisti
hpìnione di diversi storici anglosassoni sui rapporti con l'anabattismo e sullo
llüppo del movimento in Gran Bretagna e Olanda nel diciassettesimo secolo
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sytTORE BAPISARDA
iCOLO del compianìof. Giovanni Gönnet
n. 39) ha sollevato il
rapporti tra battisti
ittisti. Desidero inter^ che per onorare la
ia di uno storico e di
ente impegnato che
,0 molto apprezzato e
jancherà.
lei dati che si apprenibito quando si studia
idei battisti è che essi
IO come due movimeninti. Il primo risale a
myth e Thomas Helnyth è all’origine della
(he si forma in Olanda
I, mentre Helwys fona chiesa battista su
jlese, nel 1611. Il selovimento viene fatto
¡launa comunità di Seihi che a Londra, nel
cute e pratica il batdei credenti e da qui
;ere tutte le questioni
¡se con il ruolo dei mila non rilevanza della
ione apostolica, la seme del potere statale
¡ria di dottrina e di dila ecclesiastica. I due
i differenziano nettatíguardo alla soteriouni, i Battisti geneidono che Cristo sia
tutti e la salvezza
igolo sia subordinata
ittazione per fede del
taoMa salvezza; gli altri, i
hÉS'particolari, credono
ikCftsto sia morto per gli
tóeja^alvezza sia riserva‘ ìstinati.
féltro conto di queste
erizzazioni alcuni
illBgano i Battisti geiraliall’Umanesimo, all’
ismo, attraverso i
initi, e all’arminianesiintre i Battisti particoino stati visti inconfutate Come calvinisti,
a queste precisazioni,
Studiosi vi è unanimità
ludere qualsiasi ina degli anabattisti sui
ti particolari, che na® nel contesto del purísimo separatista, dottriinte calvinista,
li battisti hanno subito
mza anabattista? Forse
Tali? B. R. White lo ele- Egli scrive: «È fuor di
'io che i Battisti generali
®i hanno avuto la loro
‘a come evoluzione daln dei Separatisti ingle«English Baptists ofthe
’enth Century, Londra,
P- 21). In questo egli è
'hato da L. D. Kliever
'al Baptists Origins: The
tion of Anabaptist In’’«) e da G. L. Stassen
®ptist Influence in thè
ofthe Particular Bapti\^Uennonite Quarterly
®f.X)Q(VI, 1962, pp. 2911'White inoltre esclude
® qualsiasi influenza
'hista persino sul sepalOi cioè sul movimento
a culla ai battisti. Egli
‘finta su tre livelli: «In
"> luogo è assolutamente
"'fi che [sia gli anabatti' separatisti] giungesuiodo indipendente
^se conclusioni circa la
fi della Chiesa, perché
due condividevano la
■tiza protestante a fare
fi alla Bibbia. In seconp anche se i separatisero appreso qualcosa
n^fibattisti, essi difficil- g avrebbero ammesso
diotivi: primo, perché
0 j, fi a dimostrare che le
1 fifi derivavano dalla
stringere la gente a chiudersi;
in terzo luogo, nei documenti
dell’evoluzione dei separatisti
inglesi esistono spiegazioni
plausibili per lo sviluppo delle loro idee senza presupporre l’influenza anabattista»
(op. cit., p. 22).
In un articolo che tratta la
questione teologica della
dottrina della soteriologia e
dell’ecclesiologia di J. Smyth,
Brachlow sostiene che «sia
l’autobattesimo di Smyth che
la sua trasformazione teologica possono essere compresi
più naturalmente come conseguenza della sua partecipazione al separatismo puritano inglese, che non come
conseguenza dell’influenza
anabattista» («Puritan Theology and General Baptists
Origins», in Baptist Quarterly
XXXI, 1985-86, p. 179).
Lo storico inglese che più
di ogni altro è d^isposto a vedere l’influenza anabattista
sui battisti, e particolarmente
su Smyth, è E. A. Payne. Ma
Payne parla di una qualche
forma di influenza culturale
dovuta all’ambiente molto
effervescente del XVI e XVII
secolo. Payne si esprime così:
«Le chiese battiste moderne
hanno avuto la loro origine
tra gli esuli separatisti che si
trovavano in Olanda nell’ultima decade del sedicesimo
secolo e nella prima decade
del diciassettesimo. Non ci
può essere dubbio che, direttamente o indirettamente,
essi colsero e riprodussero
molte idee del vecchio movi
Menno Simons
mento anabattista, sebbene
debba essere notato che John
Smyth e i suoi amici si erano
già mossi in modo indipendente sulla via di fondare
chiese sul modello neotestamentario. Gradualmente essi
giunsero a conclusioni simili
a quelle dei fratelli svizzeri
[gli anabattisti di Zurigo]» (E.
A. Payne, The Baptist Movement in the Reformation and
Onwards, Londra, p. 20).
Lungo le linee di Payne, ma
più tendente al compromesso, è lo storico americano R.
G. Torbert, che scrive: «Per
quanto riguarda il rapporto
tra anabattisti e battisti, possiamo sicuramente dire che
questi sono i discendenti spirituali di alcuni anabattisti»
[A History of the Baptists. Valley Force, 1963, p. 29). Subito
dopo tuttavia Torbert appare
correggere la sua affermazione e scrive: «Non può essere
provata alcuna continuità storica tra i due gruppi» (ibid.).
Non c’è dubbio che l’indagine storica sull’origine del
battismo ha risentito di non
pochi condizionamenti ideologici. Far risalire i battisti
agli anabattisti è stato un
esercizio di destra e di sinistra. La destra ha voluto differenziare i battisti, e dunque le
loro origini, dalle chiese multitudiniste legate al potere
statale: la sinistra ha voluto
ancorare i battisti a un movimento, quello anabattista (vedi anche l’articolo di Gönnet),
che ha del rivoluzionario, e
che ha mostrato coraggio.
Equilibrato appare il giudizio di un altro storico americano: «L’odierna denominazione battista ebbe origine in
Inghilterra e in Olanda all’inizio dei diciassettesimo
secolo. I battisti sorsero dall’interno di un intenso movimento di riforma dovuto al
dissenso radicale del puritanesimo, del separatismo e
possibilmente dall’anabattismo. Sotto l’influenza della
teologia riformata di Ulrich
Zwingli e di Giovanni Calvino, della Bibbia inglese e di
un profondo desiderio di
riforma spirituale, alcuni di
questi separatisti adottarono
il battesimo per soli credenti.
Più tardi (...) vennero soprannominati “Battisti” a causa di
quella pratica» (H. L. Me
Beth, The Baptist Heritage,
Nashville, 1987, p. 21).
Centro studi doiciniani
Dolcìno, Margherita
la
storia dei Fratelli Apostolici
MAURIZIO ABBA
CHI è Dolcino? Chi sono i
Fratelli apostolici? Essi
volevano raccogliere nella
sua radicalità il messaggio
francescano; il fondatore,
Gherardino Segalello, o Segarelli, da Ozzano Taro, nel
Parmense, lo si può definire
un «libertario di Dio» per il
suo desiderio di vivere una
vita apostolica come un invito alla chiesa per una prassi
priva di lussi e di privilegi,
nella ricerca costante della
fedeltà al primitivo messaggio evangelico colto nella sua
purezza originaria. Un suo
giovane discepolo, Dolcino
appunto, originario di Prato
Sesia, riorganizza gli Apostolici, la sua opera è itinerante,
riesce ad avere un seguito, si
lega a Margherita che diventa la sua compagna di vita e
anch’essa avrà un ruolo importante, e storiograficamente ancora sottovalutato,
in questo movimento, i cui
appartenenti si definivano «i
minimi» (il loro messaggio
voleva richiamare la chiesa
alle sue origini apostoliche,
dai caratteri egualitari, senza
gerarchie, libera da rigidi
vincoli di tipo istituzionàe).
Tutto questo per fare spazio
alla solidarietà, intesa come
aiuto reciproco, e alla comunanza dei beni.
Certo così erano messi in
questione molti interessi gelosamente e ferocemente custoditi dalla società feudale e
infatti la risposta fu quella tipica del tempo: una crociata
contro Marglrerita, Dolcino e
la sua gente; il risultato fu al
Tradotto dalla Claudiana il libro di Peter Hertel sull'Opus Dei
Come dire il vero su una realtà per molti versi nascosta?
LUIGI SANDRI
E difficile scrivere in modo
neutro dell’Opera di Dio
fondata nel 1928 in Spagna
dal sacerdote Josemaria Escrivà de Balaguer, allo scopo
dichiarato di favorire la santificazione personale dei singoli membri attraverso la loro
normale professione e attività nel mondo. Tutti quelli
che ci hanno provato, infatti,
hanno finito per lanciarsi in
un’apoteosi del prete carismatico e della sua creatura
o, al contrario, per esporre
una critica serrata del «padre» e un’analisi impietosa
delle contraddizioni della sua
opera. Se poi un grande teologo cattolico, come il compianto Hans Urs von Balthasar, definirà l’Opus Dei «la
più forte concentrazione integralista di potere» oggi esistente nella Chiesa cattolica,
egli sarà tallonato dagli opusdeisti per spingerlo in qualche modo a ritrattare il tagliente giudizio.
Peter Hertel* (il suo libro è
uscito per la prima volta in
Germania nel ’90) si pone
esplicitamente dalla parte dei
critici, e quindi tutti sono avvertiti deH’angolazione con
cui egli tratta la materia. Una
materia, inutile dirlo, scottante. Perché quando si parla
dell’Opus Dei, e se ne parla
criticamente, arduo è evitare
gli strali dell’Organizzazione.
Così lo stesso autore fu accu
sato dall’Opera di aver esposto «deformazioni» e «calunnie» in un suo scritto dell’87.
Ma, replicò allora Hertel, come si può scrivere correttamente di essa, se alcuni documenti fondamentali che
regolano la sua vita sono
mantenuti segreti? Anche per
evitare di essere accusato di
scrivere «falsità», Hertel si è
dato da fare per raccogliere,
ora, una documentazione
che fa luce anche su punti fin
qui poco chiariti della creatura di Escrivà.
Lasciamo al lettore la curiosità e l’interesse di seguire
Hertel alla scoperta dei «segreti dell’Opus Dei». Forse
più utile, qui, indicare alcuni
nodi di fondo del dibattito
ecclesiale, che documentano
pubblicamente come si ponga l’Opus Dei nel post Concilio. Non «misteri», dunque,
ma prese di posizione alla luce del sole. Hertel rileva che il
Concilio voluto da papa Gio-.
vanni fu, per l’Opus Dei, una
iniziativa tendenzialmente
«pericolosa», e tale da portare
ad una rotta di collisione tra
l’impianto teologico dell’Opus Dei e quello che sarebbe sgorgato dal Vaticano
II. Ma, se ha perso nel Concilio, l’Opus Dei ha preso molte
rivincite nel post Concilio; essa, infatti, con tutti i mezzi ha
dato manforte, in Vaticano e
nel mondo, a quanti hanno
tentato di imbrigliare la dinamica innescata dall’evento
ùon dalle tradizioni;
sapevano che ri"ifin f^'fi^^ttisti significaaei sedicesimo che nel
fifissett,
fisimo secolo, co
CENTRO EVANGELICO DI CULTURA
«Arturo Pascal» - TORINO
Venerdì 7 novembre - ore 20,30
Salone valdese (corso Vittorio Emanuele II 23)
Il oroblema dell’OpusDei
Intervengono padre Eugenio Costa, Manuel Krämer, Luigi Sandri
conciliare, per controllarla e,
magari, per svuotarla. Una
pressione diuturna che ha
dato i suoi frutti, a livello istituzionale, soprattutto sotto
papa Wojtyla.
Su tutti i «punti caldi» che
hanno scosso, negli ultimi
due decenni, la Chiesa cattolica romana, l’Opus Dei si è
infatti messa dalla parte di
chi negava validità ecclesiologica alle desiderate riforme.
Solo qualche titolo di un lungo elenco: un Sinodo permanente, presieduto dal papa,
come supremo organo ordinario di governo della chiesa
(e quindi fine, in pratica, dell’esercizio monarchico del
potere papale); concretizzazione dell’affermazione conciliare che la chiesa è il popolo di Dio (e quindi compartecipazione delle diocesi alla
scelta del proprio vescovo);
vera libertà per i teologi e le
teologhe (e quindi fine dell’emarginazione delle voci
scomode): affermazione teorica e pratica della piena
eguaglianza di uomini e donne in tutti i ministeri ecclesiali, senza fare un impedimento dirimente dello status
personale (celibato o matri
monio) della singola persona.
Ciascuna di queste tesi ha
visto tra i suoi sostenitori anche esponenti di grandi Ordini, come quello dei gesuiti,
che hanno così osato cantare
fuori del coro ufficiale. Non
così per l’Opus Dei: non esiste opusdeista dichiarato che
su uno qualsiasi dei punti citati si sia posto dalla parte del
cambiamento: per questa sua
granitica «garanzia di fedeltà», agli occhi di Wojtyla
l’Opus Dei rappresenta quello che fu, nella Controriforma, la «Compagnia di Gesù».
Per questo il papa regnante
ha affidato a un esponente
dell’Opera, Joaquín Navarro
Valls, la direzione della Sala
stampa vaticana; ha posto
sulla cattedra di San Salvador (quella che fu dell’indimenticato Oscar Romero,
padre e figlio della teologia
della liberazione avversata
dall’Opus Dei) un vescovo
opusdeista, Fernando Sàenz
Lacalle; ha riconosciuto
l’Opus Dei, compiendo un
passo che Paolo VI non aveva
voluto fare, come «prelatura
personale», una specie di immensa diocesi, i cui 78.000
«fedeli» sparsi in tutto il
mondo dipendono dal «prelato» dell’Opus Dei che sta a
Roma; nel ’92, con una sollecitudine singolare, ha proclamato beato Escrivà morto solo 17 anni prima.
Il lavoro di Hertel ha il merito di aiutare, dunque, a collocare l’Opus Dei nel crocevia del dibattito ecclesiale, e
ad intuire le battaglie che
fans e avversari dell’Opera si
daranno quando vi sarà il
nuovo conclave.
(*) Petkr Hertel: 1 segreti
dell’Opus Dei. Documenti e retroscena, a cura di Manuel Kromer, Claudiana, 1997, pag. 342, £
36.000.
trettanto scontato: verranno
arsi sul rogo nel luglio 1307 a
Vercelli e Biella. Il libro* ripercorre le tappe di questa
vicenda medievale che suscita ancora oggi attenzione e
studi, non certo con l’intenzione di fare dell’agiografia,
seppure laica, ma l’utopia
dolciniana resta d’attualità
perché è una delle rare «finestre aperte» per un dialogo
che coinvolge liberamente
credenti e atei. La perizia
tecnica unita all’entusiasmo
militante, che non penalizza
la puntigliosità scientifica,
anzi la stimola, è l’inconfondibile caratteristica del Centro studi doiciniani (con sede
presso la Chiesa valdese di
Biella), a cui si deve questo
libro documentario e prezioso, testimone di un interesse
che si mantiene vivo e fecondo su Margherita e Dolcino.
Nel libro sono contenuti
articoli e saggi altrimenti difficilmente reperibili. Tra gli
autori: Gustavo Buratti (Tavo
Burat), Piero Delmastro, Giuseppe Gangale (è riportata
una sua poesia su Gioacchino Da Fiore), Giovanni Gönnet, Corrado Mornese, Paolo
Ricca. Vengono ripercorse
anche le vicissitudini della
fortuna di Dolcino nei secoli,
fino a oggi. L’avventura apostolica di Gherardino SegaleUo, uomo mitissimo, va ricordata: egli muore sul rogo
a Parma nel 1300, proprio
l’anno del primo solenne
giubileo della Chiesa cattolica romana, voluto da papa
Bonifacio Vili. Di certo per la
riconciliazione delle memorie la storia di Segalello, Margherita e Dolcino ci può insegnare qualcosa, perché
non è ancora qualcosa.
(*) Dolcino e il lungo cammino dei Fratelli Apostolici, a cura
di Corrado Mornese e Gustavo
Buratti. Centro studi doiciniani,
Novara, Edizioni Millennia, 1996,
1997, pp. 266, £ 50.000. L’indirizzo della casa editrice è: Millennia, piazza Santa Caterina da Siena 1, 28100 Novara (tei. 0321611760, fax 0321-611775).
In libreria
Incontrarsi
su un altro
pianeta
Favola lieve per bambini e
adulti, il libro di Maria Antonietta Malavasi, Ancora una
volta*, racconta la storia di
un secondo incontro tra una
mamma e il suo bambino
«non nato» e di un pianeta
che diventerà il rifugio dei
bambini che «sulla Terra nessuno ha voluto» ma che li, in
un mondo diventato rigoglioso e felice grazie alla loro presenza, troveranno una casa e
l’affetto perduti. L’autrice indaga con delicatezza il difficile tema dell’aborto, scegliendo il registro della fiaba che
permette ai bambini di appassionarsi alla trama e agli
adulti di riflettere sul significato sotteso alle avventure
dei diversi protagonisti. La
storia, come tutte le favole
che si rispettino, ha un lieto
fine, ma è giocata fino all’ultimo tra passato e presente,
malinconia e speranza, il dolore per quello che è perduto
e la gioia per chi viene ritrovato anche se per poco tempo. Il tempo,, personaggio fiabesco e eterna metafora, arbitra su tutto, lasciando i lettori a rielaborare i messaggi
accennati e a cercare, se vogliono, qualche risposta, (f.t.)
(*) Maria Antonieita Maiavasi:
Ancora una volta. Firenze, L’autore libri, 1996, pp. 165, £ 29.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
Moïie tri
lOCIETÀ
^________________ venerdì 7
Le elezioni amministrative di novembre costituiranno un importante test elettorale anche a livello nazionale
Amministrare le città: la sfida della concretezza
Cè una tendenza crescente a riconoscere che a problemi e bisogni locali specifici bisogna rispondere con schieramenti
politici adeguati e personalità qualificate e capaci. Purtroppo in molti Comuni si dovrà ancora scegliere tra il meno p
Napoli: occorre rilanciare le periferie
SALVATORE CORTINI
Napoli, città rinnovata
nell’immagine in Italia e
nel mondo, si prepara al rinnovo del Consiglio comunale
e del suo primo cittadino.
Cinque i candidati a sindaco,
ma la vera partita sarà tra Antonio Bassolino per il centrosinistra e il sen. Emidio Novi
per il centro-destra. Il primo
è sostenuto da una coalizione
di nove liste e il secondo da
una di quattro.
Il sindaco uscenteBassolino ha presentato il programma elettorale mettendo al
primo posto occupazione, legalità, lotta alla camorra, risanamento del centro storico
e delle periferie. Il Polo appare frammentato dopo l’estenuante ricerca di un candidato da opporre a Bassolino per
palazzo San Giacomo. La
scelta era caduta prima sull’architetto Pagliara, ritiratosi
dopo qualche giorno, e poi su
Novi che ha aperto la campagna elettorale oltre che con
un attacco al lavoro fatto dalla giunta uscente, mettendo
all’ordine del giorno del suo
programma le periferie, il
centro storico, la lotta alla
criminalità sudamericana, lo
sviluppo del turismo e dei
parcheggi.
Attualmente c’è molto fermento nella società civile
partenopea. Una parte della
borghesia intellettuale si è dichiarata vicina al centro-sinistra sfatando le tradizioni del
passato che la volevano collocata su posizioni politiche
opposte. A questo proposito
il presidente dell’Istituto italiano per gli studi filosofici,
aw. Gerardo Marotta, ha affermato: «Vedo un principio
di risorgimento nella borghesia napoletana».
La Chiesa cattolica, che in
più occasioni ha avuto un
ruolo di opposizione al lavoro della giunta uscente, si è
dichiarata neutrale. Il cardinale Giordano, infatti, attraverso la stampa cittadina ha
fatto sapere che non riceverà
alcun politico in campagna
elettorale, «la Chiesa cattolica
non deve essere coinvolta»
sono state le sue parole.
I problemi che affliggono i
giovani delle periferie, più di
quanto avvenga in centro
rappresentano il malessere
più grave di questa città. In
questi luoghi dove la disoccupazione è dilagante, prospera
Palermo: una città che sogna
la propria liberazione
ALFONSO MANOCCHIO
PALERMO liberata...? Dopo cento giorni di governo di centrosinistra a Palermo (21 marzo 1994), il sindaco Leoluca Orlando in «I quaderni di informazione», editi
dal Comune, cosi riassumeva
l’operato della giunta: «Una
città ecologica e solidale; una
città normale. Unire amore
per la città e rispetto per la legalità mettendo insieme tante
energie ci ha permesso di liberare Palermo». Una liberazione sognata, agognata e
qualche volta sbandierata...
Liberare Palermo rimane
una prospettiva, perché pesa
ancora tanto passato, fatto di
mafia, estorsioni, clientelismo e amministrazione ideologica. Un passato in gran
parte presente, perché è
mancata innanzitutto la coscienza delle difficoltà. Ci
vuole, nella nostra situazione, coscienza civile, lucida,
bene informata e tanto coraggio. La strada è sbarrata
dal macigno enorme della
mafia, che occupa anche le
vie dell’amministrazione. Si è
partiti con un manipolo di
gente onesta e desiderosa di
orizzonti puliti! Ma non è bastato. Il macigno è ancora lì.
Personalmente l’ho visto recentemente, quando l’amministrazione ha voluto fare un
senso rotatorio per recuperare ai cittadini un piccolo spazio, una piccolissima piazza,
piazza Noce, appannaggio di
ambulanti e piccoli negozianti. La mafia si è fatta sentire e vedere: ne è scaturita
una serata di subbuglio, l’inaugurazione non c’è stata, il
sindaco non è venuto; la pedana è rimasta lì per oltre
Notizie evangeliche
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da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
una settimana. La famiglia
Gangi ha tenuto sotto scacco
il Comune. Palermo non è
ancora una città normale.
Ora è una città metanizzata
e cablata, ma è ancora una
città sporca e con strade impercorribili. Una città con
moltissimi quartieri senza acqua. Ma soprattutto una città
senza verde, senza circuiti
culturali popolari e privata in
tutta la sua lunghezza del suo
mare. Ecco, potrebbero essere questi alcuni elementi di
un progetto complessivo, che
renda Palermo normale, ecologica e soprattutto democratica. Palermo è l’antica Panormus, che vuol dire porto,
approdo sicuro, spiaggia visibile e vivibile. Il mare a Palermo non si vede. Non esiste
un lungomare degno di questo nome. La veduta del mare
è industrializzata e privatizzata. Ecco un primo tassello
per restituire Palermo ai cittadini. Si scrive spesso che la
mafia va vinta non soltanto
sul terreno economico e sociale, ma in particolare su
quello culturale. Nell’ultimo
anno con un tempismo tutto
democristiano (infatti i personaggi di oggi hanno vissuto
quella stagione) sono sorti, in
tutti i quartieri difficili, centri
sociali comunali.
Serviranno a dare qualche
posto di lavoro e a convogliare lo scontento in alvei comunali. Sarebbero più funzionali
per costruire una Palermo
normale spazi culturali e intergenerazionali in tanti
quartieri dove non esiste un
luogo di incontro, un cinema,
una sala di lettura, di esposizione, per conferenze, ecc.
Una città godibile per tutti è
ancora un sogno lontano. Naturalmente per preparare il
cittadino del Duemila ci vorrebbero un clima e una stagione limpidi e solari, animate da civismo, da responsabilità e da una squadra altamente qualificata e motivata.
Tutto questo ancora non appare all’orizzonte palermitano, da nessuna parte.
di pari passo la delinquenza
organizzata. Eppure proprio
qui potrebbero essere trovate
le risorse per la crescitae per
il futuro di questa città. La
speranza e l’attesa è che nuovi posti di lavoro siano creati,
che la scuola funzioni meglio
e che si combatta l’evasione
scolastica. I minori rappresentano infatti terreno fertilissimo per coloro che hanno
interesse a coinvolgere sempre più giovani nella morsa
minacciosa della devianza.'
Non c’è a Napoli un decentramento amministrativo. Indispensabile sarebbe invece
che si realizzasse un avvicinamento dell’amministrazione
ai problemi dei quartieri che
si sentono a ragione distanti e
trascurati dalle istituzioni.
Napoli non si identifica più
con la pizza, i mandolini e i
panni stesi nei vicoli, Napoli
aspetta che si sfruttino al meglio le sue risorse culturali e
ambientali. La speranza è che
si attivino delle sinergie fra le
diverse componenti presenti
nella città affinché si stimolino e si promuovano processi
di crescita, modernizzazione
e democrazia. Per questo è
necessaria una classe politica
e amministrativa qualificata e
Storia e politica sulla testa dei romani
GIORGIO GIRARDET
Non c’è clima di elezioni
a Roma: la città è quella
di sempre, distaccata. Ma
perché questa città è così poco reattiva, perché sembra
indifferente a ogni cosa, ai
«grandi» della terra (papi e
politici, divi del cinema e dello sport) e alle grandi questioni dell’umanità? I romani
sanno perché. Perché la città
è fatta di troppe realtà non
integrate: sociali, culturali e
nazionali. E perché la loro
città non è mai stata veramente loro: quand’è che nel
passato il Senato e il Popolo
romani (Spqr) hanno preso
una iniziativa politica? La
politica, la storia sono passate sulle loro teste: imperatori
e papi, cardinali, ministri e
sottosegretari...
La storia incombe ancora,
con il turismo religioso e
non, con i monumenti da tutelare, con l’impossibilità di
utilizzare il sottosuolo, con
le autorità di tutto il mondo
che passano di corsa a sirene
spiegate.
A Roma c’è il Vaticano che
si considera (e viene considerato) una specie di patrono e padrone della città. C’è
A Venezia una sfida per
tutta la società civile italiana
FRANCO MACCHI
VENEZIA è veramente una
città del tutto speciale.
Nella prossima consultazione
elettorale non ci sarà da scegliere solamente chi garantirà una maggiore affidabilità
nell’affrontare i problemi
dell’ordinaria amministrazione, nel sostenere progetti a
sostegno dell’occupazione,
nel governo del problema degli immigrati, nell’assicurare
la funzionalità degli organismi municipali, dell’assistenza sanitaria e nella capacità
di risolvere altre importanti
necessità e emergenze comuni a tutte le altre città grandi
e piccole d’Italia.
Il sindaco e la maggioranza politica che amministreranno la città nei prossimi
anni avranno un peso anche
sull’orientamento della vita
civile italiana. Dopo l’azione
del commando dei «serenissimi» che hanno occupato il
campanile di piazza San
Marco, Venezia è diventata
una città simbolo di unità
nazionale o di secessione indipendentista. Non sarà perciò indifferente la linea politica che sarà sviluppata e sostenuta da Ca’ Earsetti su
questo piano nel prossimo
futuro. In questi ultimi anni
il sindaco. Massimo Cacciati,
ha lavorato con lungimiranza e mirando alla sostanza
delle cose per andare incontro su dei binari politicamente validi al disagio sociopolitico che contraddistingue non solo l’area veneziana, ma tutto il Nord-Est. È
stato uno degli ispiratori e
degli animatori del movimento dei sindaci non solo
del Nord ma anche del Sud
che, indipendentemente dai
partiti di cui sono espressione, rivendicano la necessità
di una forte riforma federalista dello Stato, che preveda
una reale autonomia per i
Comuni.
Se il sindaco che uscirà dalle prossime elezioni fosse un
leghista o anche un rappre
sentante della linea politica
del Polo delle libertà che, a
eccezione di An, non manca
occasione per strizzare l’occhiolino al movimento bossiano (basta pensare al recente atteggiamento ambiguo del presidente della regione Veneto, il forzista Galan, sulla secondo lui «inopportunità» della presenza di
Scalfaro a Mestre), le cose
cambierebbero non solo per
Venezia. Probabilmente la
sede del «governo della Padania», recentemente inaugurata e attualmente praticamente vuota e senza vita, potrebbe diventare animata e trasformarsi in un contenitore
estremamente contagioso dal
punto di vista simbolico.
Un altro problema specifico di Venezia che qualsiasi
amministrazione si troverà
ad affrontare dopo le elezioni
di novembre, e anche in questo caso con una ricaduta più
ampia dei suoi limiti territoriali, è proprio ciò che ne costituisce la peculiarità. Venezia è sempre stata una città
dal grande richiamo internazionale. La sua immagine
però è stata legata nel passato più a grandi iniziative di
carattere effimero, come la
Biennale, le mostre, i convegni di interesse internazionale, che ad attività e manifestazioni culturali nate e maturate nel suo tessuto cittadino. Questa politica dell’evento eccezionale ma slegato
dalla reale vita cittadina rischia di atrofizzare e di soffocare le energie vitali presenti
nella città. Il prossimo sindaco e la sua maggioranza privilegeranno la prima strategia o cercheranno di vitalizzare e sostenere, come sta avvenendo in questi ultimi anni, tutte le realtà e le forze in
grado di esprimere genuine
esigenze sociali e culturali e
di esprimersi in modo autonomo e creativo? Insomma il
futuro di Venezia dovrà essere quello di una città di rappresentanza o quella di una
città che vive?
l’altro padrone, il governo
nazionale, il Parlamento e i
ministeri, che legiferano e
dispongono in proprio della
città, e c’è anche la Eao e le
ambasciate (ogni paese cbe
si rispetti ha tre rappresentanze diplomatiche, presso
lo Stato italiano, la Santa sede e la Eao); ci sono le manifestazioni nazionali che la
paralizzano a giorni alterni.
E una sovranità limitata che
si innesta sui problemi ereditati, praticamente senza soluzione, di una quasi metropoli che è cresciuta in modo
selvaggio in mano ai palazzinari (con il sostegno del Vaticano e della De, ricordate
«Le mani sulla città»?) senza
un sistema di metropolitane,
con il trafficò pazzo, un
oceano di macchine parcheggiate dappertutto, l’inquinamento dell’aria.
Che deve fare, che può fare
un sindaco, Rutelli o un altro,
chi possono veramente scegliere gli elettori? Davanti al
papa, si sa, si deve piegare il
ginocchio (in un modo o
nell’altro: è questione di gusto e di dignità, doti di cui gli
amministratori romani non
eccellono). Al governo, si sa,
non si può resistere: non ci
riescono i sindaci
città, figuriamoci
Roma. Neppure al
queliti
rvt컫 . V
dei Beni culturali si puè{|
opposizione. Che cosatesi
Restano i palliativi, le gjj*
occasioni: resta il Giubj
che significa soldi (e disi
straordinari per lavorio
blici ordinari. Restava, a
sfumata, l’insensata própo,
di avere ancora una vola
Olimpiadi a Roma peril2((
Che cosa faranno i rom
ni? Quello che fanno
sceglieranno il meno pet
Dire che siano soddis§
per un’amministrazione;
munale che prometteva!
de e ha realizzato neodej
cristiano è dire troppo: i
che se questa amministi
zione non è stata peggi#
delle precedenti, anzi. E)
non è certo Pierluigi Bor^
ni alleato con i fascisti (c|
Roma hanno scoria e
za) a offrire prospettivei
gliori. Anche questa vol|
romani non si aspetta
molto, non credono che]
sano risolvere i mali da
città, ma finiranno peri
re abbastanza compal
(quelli che voteranno) peti
riconferma dell’attualea4
ministrazione.
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Genova, una lanterna
che non si vede quasi più
GIACOMO QUARTINO
Genova non presenta un
quadro sostanzialmente
cambiato rispetto a quattro
anni fa. La fine della grande
industria a partecipazione
statale non è stata compensata dalla ripresa delle attività portuali e del turismo.
Decine di migliaia di posti di
lavoro sono andati perduti, la
disoccupazione al 12% è la
più alta del Nord, la piccola e
media impresa, tranne poche
eccezioni, non si sviluppa. Il
centro storico, il più vasto
d’Europa, non esce dal degrado, come le periferie abbandonate del Ponente e delle valli Polcevera e Bisagno.
Molte sono le aree industriali
dismesse e inutilizzate, nonostante la mancanza di spazi di cui soffre la città.
Per reddito individuale Genova è una delle prime città
italiane, ma il grosso dei capitali viene tenuto fermo in
banca, non investito; dalla
metà ’800 la città ha vissuto
prevalentemente delle grandi
commesse pubbliche. La
classe imprenditoriale si è distinta per l’incapacità di previsione a medio e lungo termine; i costruttori hanno rovinato molto, dagli scempi di
Sottoripa ai grattacieli di San
Benigno che hanno fatto il
deserto intorno alla Lanterna, sovrastata e resa quasi invisibile da terra; dalle giunte
De e di centro-sinistra dagli
Anni 50 e 60 è stato sfavorito
il trasporto pubblico; il risultato è una città con traffico
impazzito, senza parcheggi,
altissimi inquinamenti atmosferico e acustico.
Dopo i mali affari delle Colombiadi l’edilizia è ora praticamente ferma, ma la cementificazione delle colline e
degli alvei provoca disastri a
ogni pioggia fuori norma. I
quartieri di edilizia popolare
sono lager carenti di servizi,
centri di malavita, mentre nel
centro buona parte delle case
private sono tenute vuote. La
diffusione dei supermercati.
sottratti al controlloc
mune e Consigli di quaÉt
ha creato il deserto in mi
strade da cui i piccoli nej
sono scomparsi.
Le giunte con il Pei (dal’
e di centrosinistra attualeiil
hanno sostanzialmente«H
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giunta uscente .Sansa, chetì
re aveva tentato qualcliel
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mente vincolate, dove gli
colatori edili avranno n
libera. Non meraviglia d
giovani emigrino da Gei)“’™
si stabiliscano neH’hiii*i ella se
land: i piccoli comuni vie leyari
alle migliori vie di comuni snian;
zione da alcuni anni si stai fere cc
ripopolando, mentre il ®| into d
luogo è in calo demogr® ie, ins
da lungo tempo e è la ciW bden
assoluto più vecchia d’It» Iterven
L’inserimento di famiglie’ ella ge
migrate attenua parzialm® gtica è
il fenomeno: su 650.000» iiiden^
tanti, i circa 7.000 extraco® gj.^
nitari non sono visibilité® tiai sus
nel centro storico, con P late de;
blemi certo gravi, che
stra sociale e
za e strumentalizza. D*’ elle’sc
darietà, gestita in buona jj
te dalla Caritas, è assai svov. &
pata, ma non basta mat
Nel complesso ^
bilancio di questa
^ ■ aSai*
positiva, ma il sindaco ■ —„,3 ^
è stato «scaricato» pn” u
perché troppo indipen*
dal Pds, maggior il
coalizione che lo ,
Il candidato dell Ul'W^sto
nuto. Il candidato a«“ ”
Giuseppe Pericu, ex so J Jmaw
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pulisti e neoliberisti, I p ci di
renza sta nella scelta dei jj topo;
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vori pubblici del fowr ^
velocità, terzo valico. [,01)®*“^ e U(
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ÌJiWia 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
ffl iBiri'dSfi» rècàpitó' li prS§^ reiiifùtfi
Inte presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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.ASSEMBLEA FCEI A TORRE PELLICE — Libertà
igiosa, unità nazionale, Europa ed ecumenismo; sono que,ti alcuni dei principali temi discussi nel corso dei lavori
iella XI Assemblea della Federazione delle chiese evangelijie svoltasi a Torre Pellice dal 30 ottobre al 2 novembre. Il
bno della libertà, non tanto la propria ma quella degli altri,
ripreso in un documento così come quello, caro ai
Btestanti in genere, dell’identità nazionale. La riflessione
l’unificazione europea, è stato ricordato, è incontro di po|)li, fedi e culture differenti chiamati a condividere valori
nuni e non soltanto parametri economici e finanziari. Alla
ile dei lavori l’Assemblea ha rieletto quale presidente, per
tóssimo triennio, il pastore battista Domenico Tomasetto.
Î)
V T
A
venerdì 7 NOVEMBRE 1997
ANNO 133 - N. 42
LIRE 2000
Per fortuna era della vai
Pellice! Al di là del
dramma delle donne violentate e dell’uomo arrestato la
scorsa settimana perché accusato di aver usato violenza
nei confronti di due donne di
Bibiana e Bagnolo, di cui anche la stampa quotidiana si è
occupata abbondantemente,
resta l’amarezza di una specie
di guerra xenofoba montata
localmente. Inizialmente infatti una delle donne aveva
creduto di individuare in un
extracomunitario di colore la
persona che le aveva usato
violenza; nelle campagne della pianura si era subito scatenata la caccia al nero. L’individuazione del responsabile,
con evidente pelle bianca, taglierà erba sotto i piedi di chi
VIOLENZA E PREGIUDIZI
NON ERA NERO
PIERVALDO ROSTAN
vede nell’immigrato la causa
di tutti i suoi mali. In una società complessa, come quella
degli Anni 90 senza eccezioni
geografiche, il movimento
dalle zone povere del mondo
verso quelle mediamente ricche è inevitabile: si continua
a fare in modo che la manodopera si sposti dove c’è il lavoro e non viceversa! Le nostre valli soffrono di problemi
non nuovi legati alla bassa
scolarizzazione, alla difficoltà
nel trovare un lavoro, all’isolamento; l’immigrazione può
rappresentare un problema,
specie se invece di affrontarla
confrontandoci con essa ci
chiudiamo in noi stessi.
Dimenticando le fatiche da
autentico fachirismo cui si
sottopongono i lavoratori marocchini o cinesi che a decine
e da anni sono impiegati nella
cave di pietra al posto della
gente del posto; ignorando
che centinaia di immigrati
vengono utilizzati (per lo più
«in nero») in numerosissimi
cantieri edili della zona; non
considerando che quelli che
si divertono di notte a dar
fuoco ai cassonetti, a distruggere panchine, cabine telefoniche, auto private o fioriere
sono tutt’altro che stranieri.
Certo esiste un problema di
microcriminalità e forse neppure tanto «micro»; c’è chi
ruba nelle case, chi truffa i
pensionati soli in casa e chi
spaccia droga, chi gioca soldi
in locali pubblici, c’è chi si
vende sulle strade e forse non
solo, e chi sfrutta queste persone ma, a meno di improbabili smentite, chi fa i soldi ha
sempre la pelle bianca.
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fifierolese
iiunione
^iegli organi
collegiali
Iftlporso deH’ultima settimaiia di ottobre nelle scuole
tìfeerolese si è provveduHo al rinnovo di alcuni degli
rgani collegiali. Si tratta,
ime è noto, di organi rapmtativi di genitori, insedi e studenti, che furono
tituiti a metà degli Anni
ta e (come spesso accale nel grande baraccone che
il mondo scolastico italiamaipiù rinnovati. Ancora
:gi i Consigli di classe, i
legi docenti, i Consigli di
colo e di istituto rappreitano le forme istituzionali
li'fartecipazione alla vita
Iella scuola da parte delle
levarie componenti. Testiinianza della necessità di
lere comunque un minimo
jnto di incontro tra famie, insegnanti, studenti per
tndere decisioni comuni e
Pervenire dove è possibile
gestione della vita scotica è il fatto che le eleziodella scorsa settimana, pur
il gran disinteresse che orti suscitano, non sono anite deserte. In alcuni casi la
iccipazione al voto delle
^ iglie ha sfiorato il 30%;
lite scuole secondarie, dove
iche gli studenti hanno i lo" organi collegiali, si sono
tic liste e minicampagne
titorali. Questa votazione
ftibra tuttavia davvero l’ultiadel suo genere: sono inWi tre le proposte di rinnovo degli organi collegiali che
Parlamento dovrebbe ben
. osto prendere in esame
Otando, si spera, su nuove
fine di partecipazione che
Ondano non solo atto dei
biamenti in corso nella
^tia italiana, ma possano
strumenti agili ed ela' di collaborazione. Le tre
^ Poste, contengono eleti che puntano alla rivitafiie g^'°oe della partecipazionello stesso tempo panila / maggiore autono001 singoli istituti.
Anche nel Pinerolese sono attive le reti di intervento per le emergenze e di monitoraggio del territorio
Protezione civile significa anche fare prevenzione
DAVIDE ROSSO
Il nostro territorio nazionale è periodicamente scenario di calamità naturali che
spesso causano danni anche
ingenti a cose e persone, e il
terremoto che ha colpito recentemente le Marche e
l’Umbria non è purtroppo che
il caso più vicino a noi nel
tempo. In Piemonte è ancora
vivo il ricordo dell’alluvione
che nel ’94 ha colpito la regione causando ingenti danni,
anche qui purtroppo non solo
alle cose ma anche alle persone, e proprio per ricordare
quei giorni quest’anno è stato
deciso di celebrare la festa
della Protezione civile in Piemonte il 5 novembre.
Fino a qualche anno fa per
Protezione civile si intendeva
prevalentemente l’attività di
soccorso che veniva portata
dopo l’avvenuta calamità, ma
dal periodo immediatamente
successivo al terremoto in Irpinia in poi si è teso a sviluppare maggiormente, a lato
dell’opera di soccorso, anche
l’attività di previsione e di
prevenzione delle calamità
oltre anche a pianificare mag
lina squadra di volontari
giormente le strutture d’intervento. Una legge del ’92 stabilisce con precisione quali
sono gli organi che operano
nella struttura della Protezione civile e cioè i vigili del
fuoco, le forze armate, le forze di polizia, il corpo forestale, la Croce Rossa e il servizio sanitario nazionale, oltre
alle varie associazioni di volontariato. Si è creato poi un
coordinamento fra i vari enti
o amministrazioni presenti
sul territorio (suddividendolo
in zone con i centri operativi
misti, Com) che sostanzialmente fanno capo alle varie
prefetture mentre solo in caso
di calamità che per entità ed
estensione devono essere gestiti con mezzi straordinari, la
responsabilità politica del
coordinamento passa direttamente nelle mani del ministero della Protezione civile.
Il Pinerolese, che è una delle sotto zone individuate nella
Provincia di Torino nella suddivisione del territorio, e il
cui territorio comprende 46
Comuni andando dalla pianura alle valli Chisone, Germanasca e Pellice, ha come sede
Com il Comune di Pinerolo.
«Le informazioni - dicono
all’ufficio comunale di protezione civile di Pinerolo- dalla Prefettura di Torino giungono direttamene alla sede
Com che provvede, solitamente via fax, a farle giungere ai sottocom in cui, a sua
volta, è diviso il nostro territorio che le inviano infine ai
vari Comuni della zona (per
le valli i sottocom sono le
Comunità montane che però
hanno preso accordi con la
Croce Rossa e la Croce Verde che materialmente ricevono i fax potendo garantire la
presenza di personale 24 ore
su 24)». Una rete quindi di
informazioni che dovrebbero
garantire un pronto e ramificato riscontro sul territorio e
una rapida pianificazione di
fronte all’emergenza. Purtroppo in passato in varie occasioni è stata proprio la pre
À nche noi, dunque, poiché siamo
circondati da una così grande
schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la
gara che ci è proposta...» (Ebrei 12, 1).
1° novembre, festa dell’Ognissanti. Non
è contenuta nel calendario delle chiese
evangeliche, le quali celebrano in questo
periodo la festa della Riforma. Ma Luna
e l’altra ricorrenza ci invitano a volgere i
nostri pensieri, con riconoscenza di figli
e discepoli, verso la chiesa del passato.
Santi erano, nella terminologia degli
scritti apostolici, tutti i cristiani, santificati da Cristo; santa è e rimane, nonostante tutte le sue umane deficienze, la
chiesa di ogni tempo. E noi la pensiamo
in questo giorno, nell’immensa parabola
della sua vita storica, nella varietà dei
suoi fedeli e dei suoi doni. La ricordiamo
personificata nelle grandi figure che hanno lasciato un’orma profonda, nella quale ancora noi camminiamo: patriarchi e
IL FILO DEI GIORNI
2 NOVEMBRE
GIOVANNI MIECGE
profeti dell’Antica Alleanza, apostoli,
missionari, martiri della chiesa antica,
pensatori, uomini d’azione, eroi della rinuncia e della carità; come la vediamo
personificata nelle figure di coloro che in
ogni tempo recarono nella loro coscienza
l’esigenza bruciante del rinnovamento
della chiesa, e per essa lottarono e soffrirono; ma la pensiamo altrettanto incarnata nelle innumerevoli persone anonime
per noi, non per Dio, di semplici credenti, che in ogni tempo vissero in silenzio
la loro fede (...).
Ma la lettura che abbiamo incontrato
nell’Epistola agli Ebrei ci invita a non
arrestarci nella contemplazione della
chiesa del passato; l’autore della lettera
descrive la situazione della chiesa di oggi, la nostra situazione, come quella dei
corridori in uno stadio: e immagina che
le migliaia di fedeli della chiesa del passato si siano date convegno e gremiscano le gradinate dello stadio. Quel «grande nuvolo di testimoni» è costituito, per
lui, dai padri dell’Antica Alleanza, poiché la chiesa cristiana non aveva ancora,
in quel tempo, un passato. Ma, per noi,
la moltitudine degli spettatori è molto
aumentata; e possiamo immaginarli, tutti
quei fedeli dell’antico e del nuovo Patto,
che ci stanno a guardare, noi che siamo
nell’arena; e ci osservano con simpatia,
e ci incoraggiano col gesto e con la voce; ma ci guardano con occhio vigile,
per vedere se rispettiamo le regole del
gioco, e se avremo la costanza di correre
fino in fondo».
(dalla trasmissione del culto radio andata
in onda in occasione del ¡"novembre 1959)
sunta mancata o tardiva informazione ad essere messa
sotto accusa. Abbiamo chiesto ai responsabili di Pinerolo
che cosa si è fatto in questo
senso alla Protezione civile.
«Quando inviamo le informazioni - dicono all’ufficio
della Protezione civile di Pinerolo - che ci giungono dalla Prefettura relativamente ai
preallarmi o allarmi, i sottocom devono inviarci prontamente la segnalazione di ricevuta comunicazione (e
questo capita a tutti i livelli
della rete) in caso contrario ci
si mette direttamente in comunicazione con i responsabili della Protezione civile
che sono stati preventivamente individuati nei vari
Comuni, avvisandoli direttamente di persona. Questo
proprio per evitare ritardi o
addirittura la mancata informazione». La recente normativa prevede poi, oltre a questa fitta rete informativa che
le singole amministrazioni
individuino aree dove indirizzare le persone nel periodo
successivo ad una eventuale
calamità. A Pinerolo sono
state localizzate? «Certamente, - confermano i responsabili - sono ben tre le aree individuate a Pinerolo (piazza
d’Armi, la zona a valle di Riva, e la zona del Palazzetto e
degli impianti sportivi). Queste tre aree sono state scelte
tra l'altro perché tutte e tre
sono facilmente dotabili degli
adeguati servizi e perché sono vicine alle principali vie
di comunicazione e quindi
sono facilmente raggiungibili. Individuare le aree è sicuramente un compito doveroso
e importante, soprattutto per
noi che abbiamo la responsabilità di essere sede di Com,
al fine di non trovarsi impreparati di fronte all’emergenza
anche se non è certo facile
poter prevedere la portata di
un eventuale emergenza che
può giungere da ogni parte e
sotto qualunque forma, anche
se le moderne tecnologie ci
aiutano in questo senso».
8
PAG.
Il
Eco Delle Yaui ^ldesi
VENERDÌ 7 NOVE^g^
Cronache
NEVE FUORI STAGIONE — L’ondata di gelo che si è abbattuta la scorsa settimana sull’Italia non ha risparmiato
neppure il Pinerolese; martedì 28, alla fine cioè di un ottobre insolitamente mite, è caduta la prima neve che, fino alla
quota di 500 metri, ha «spolverato» il paesaggio. La prima
neve, complice il freddo, è rimasta nei prati diversi giorni.
BOBBIO PELLICE — Ammonta a 5,2 miliardi il costo
dell’investimento previsto dal Comune di Bobbio per realizzare un rifugio escursionistico nelle ex casermette Monte
Granerò: se verrà realizzata la struttura prevederebbe 150
posti letto, una sala per attività, l’impiego di una quindicina
di addetti. Questo il più importante argomento affrontato
dal. Consiglio comunale di Bobbio Pellice lunedì 27 ottobre.
L’opera verrà realizzata soltanto in presenza di un finanziamento Cee di 3 miliardi. Per la restante parte, visto che le
casse comunali non lo consentono, il Comune ha deciso di
avvalersi della collaborazione con qualche privato. Il sindaco, Aldo Charbonnier, ha comunicato che don Giuseppe Alluvione, che già sta gestendo importanti strutture per ferie
in vai Germanasca e vai Chisone, si è detto interessato al
progetto; la proposta ha suscitato qualche perplessità sia fra
ie file dell’opposizione che della maggioranza.
ALP: «ELEZIONI TRUFFA ALLA SKF» — La vicenda
della esclusione delle liste di Alp e del Sinpa dalle elezioni
dei rappresentanti sindacali alla Skf non si esaurirà con il
voto del 4 novembre. Mentre il sindacato autonomo pinerolese ha presentato ricorso ai garanti contro l’esclusione della propria lista, nello stesso tempo ha lanciato un invito al
non voto in queste elezioni definite «una truffa».
PINEROLO: IL DIFENSORE CIVICO E I CITTADINI —
Circa 120 interventi in sei mesi dal proprio insediamento;
questo il bilancio che il difensore civico di Pinerolo, doti.
Renato Storero, ha presentato la scorsa settimana. In alcuni
casi i problemi sollevati dai cittadini sono stati risolti con
rapidità, in altri i tempi saranno più lunghi. Un ufficio comunque dalla parte del cittadino, per sfuggire a una burocrazia e alle disfunzioni della macchina pubblica.
AL VIA IL FESTIVAL MUSICALE — Con un concerto
dell’Ensemble risonanze diretto da Carlo Chiarappa, si
aprirà venerdì 7 novembre al Teatro-incontro di via Caprilli,
inizio ore 21, il Festival musicale d’autunno a Pinerolo. Sarà
una vera e propria rassegna musicale, con appuntamenti
ogni giorno e abbonamento in vendita alla libreria Volare
per gli 11 concerti. Clou della manifestazione sarà il concorso internazionale di musica, con oltre 130 iscritti da 12 nazioni; accanto alle tradizionali sezioni musica da camera e
pianoforte ci saranno quest’anno anche gli strumenti a fiato.
Il concorso sarà ospitato dal circolo sociale e vedrà al Teatro-incontro il concerto dei vincitori domenica 16 novembre.
UN DIFENSORE CIVICO PER LA VALLE — La Comunità montana vai Pellice ha un suo difensore civico; è stato
deciso durante l’ultimo Consiglio del 29 ottobre scorso che
con una votazione molto ampia ha affidato questo incarico
al dott. Ignazio Prinzivalle, già segretario comunale a Luserna San Giovanni. Prevista dalla legge 142/90, la figura
del difensore civico è stata istituita soltanto a Pinerolo, Luserna San Giovanni e Torre Pellice. Nello stesso Consiglio
è stato dato l’avvio al secondo lotto di interventi sulla Crumière di Villar Pellice dove accanto al museo dovrebbero
sorgere spazi artigianali, di accoglienza turistica e di ristorazione; rilevante, sotto il profilo politico, l’astensione
dell’asse.ssore all’Urbanistica, Marco Grand.
DIFENSORE CIVICO IN PROVINCIA — Anche la Provincia di Torino ha il suo difensore civico. Il Consiglio
provinciale ha deciso di attribuire l’incarico a Alberto Badini Gonfalonieri, 59 anni, laureato in Scienze politiche e
pensionato. I cittadini possono rivolgersi al difensore civico, soltanto per i casi di competenza dell’ente Provincia di
Torino, telefonando allo 011-57562372 o inviando un messaggio di e-mail a pisano@provincia.torino.it.
DA LUSERNA ALL’ALFIERI — L’assessorato alla Cultura
di Luserna San Giovanni promuove la partecipazione della
popolazione agli spettacoli del teatro Alfieri di Torino. Gli
interessati al ricco cartellone delPAlfieri potranno seguire le
.serate (inizio il 7 novembre ore 20,45 con «Art» di Tognazzi, Covatta e Graziosi) utilizzando un pullman messo a disposizione dal Comune. Per il viaggio e l’ingresso occorre
prenotare all’ufficio Cultura del Comune allo 0121-954431.
NUOVO DIRETTORE SANITARIO PER GLI OSPEDALI EVANGELICI — A metà novembre l’ospedale di Pomaretto e di Torre Pellice avranno un nuovo direttore sanitario: si tratta del dottor Silvio Falco, attualmente in servizio presso rUsl IO di Pinerolo. È conosciuto per l’attività
svolta presso l’ex UssI 42, e l'assidua collaborazione in
progetti della Caritas. Considerata la possibilità discrezionale delle nomine di figure dirigenziali da parte della Ciov,
data dalla particolare natura giuridica degli ospedali evangelici, ciò assume una valenza che va oltre l’assegnazione
di un ruolo professionale, ma si inserisce a pieno titolo
nell’attuale politica della diaconia protestante alle Valli.
Molti i progetti turistici con richiesta di finanziamento tramite fondi europei Ljnd
Cee 2081/93: quali interventi nel Pinerolesfin
Regolamento Cee 2081/93:
dietro questa sigla stanno riposte molte delle speranze di
sviluppo di enti pubblici e privati del Pinerolese. Dopo un
primo bando un paio di anni
fa che a livello regionale vide
come area privilegiata la vai
di Susa con i campionati
mondiali di sci e le conseguenti strutture di servizio; il
documento di programmazione regionale ’97 ha invece individuato alcune aree a declino industriale dove l’intervento nei settori turistici doveva
ie opere indicate saranno finanziate. Enti pubblici e privati dovranno comunque concorrere nelle spese. Entro il 2
marzo dovranno essere realizzati i progetti esecutivi.
Sono diversi i progetti proposti per l’area del Pinerolese
pedemontano; l’obiettivo è
ovviamente l’incremento della
presenza turistica, a supporto
di una zona dichiarata economicamente debole, ma anche
la tutela dell’ambiente, la formazione professionale per
rendere competitivo il sistema
Lo Stabile di Villa Olanda
no essere privilegiati. La vai
Pellice, la bassa vai Chisone,
la vai Germanasca e buona
parte del Pinerolese sono state
inserite fra le aree su cui intervenire. Entro il 31 ottobre
dovevano essere formulate le
dichiarazioni di interesse mediante apposite schede in cui
venivano indicati gli interventi e i costi con le relative ricadute occupazionali; si sono
mossi tutti, producendo alla
fine progetti nell’ordine di
circa 150 miliardi. La Regione ne ha molto di meno a disposizione per tutte le zone,
per cui, ovviamente non tutte
turistico del territorio rispetto
ad aree già affermate, e non
ultimo l’incremento e il consolidamento dell’occupazione.
I risultati attesi dalla realizzazione del piano di sviluppo turistico presentato dalla Comunità montana Pinerolese pedemontano sono, più in dettaglio, la creazione di 90 nuovi
posti di lavoro, l’incremento
del 30% del flusso turistico, il
potenziamento della ricettività
alberghiera e extra alberghiera
con un incremento di circa
250 posti, la creazione di nuovi servizi turistici (2 strutture
per l’accoglienza e Tinforma
Novità per le Seggiovie di Frali
Una svolta decisiva
PIERVALDO ROSTAN
Aspettando la neve a Prali
si discute del futuro della
seggiovia; a quanto pare si ha
l’impressione che questa volta
si sia a una svolta decisiva.
Da diversi anni si è affrontata
la proposta di rifare compietamente l’impianto principale,
quella seggiovia oggi quasi
quarantenne che pare troppo
lenta e poco funzionale. Ma
un impianto nuovo, biposto, e
nel rispetto di tutte le norme
di sicurezza, costa più di 4
miliardi (si arriva a 5,2 fra rate del mutuo e oneri vari). Il
Comune, in un rapporto non
sempre liscio con la società
della seggiovia, questa volta
ha fatto pienamente la sua
parte: chiesto all’Istituto per il
credito sportivo un mutuo il
cui tasso sarebbe abbattuto
dalla Regione Piemonte, ha
ottenuto un mutuo di 2,5 miliardi. «Si tratta di un impegno finanziario assolutamente
fuori dalla portata di un Comune come Prali - spiega
ring. Piergiuseppe Daviero,
amministratore comunale e
rappresentante del Comune
nella Seggiovia 13 laghi -;
l'amininistrazione ha già attivato tutte le risorse possibili,
portando Pici a! 7%o, aumentando altre tariffe e tuttavia
non siamo in grado di far
fronte alle rate del mutuo decennale. Per questo abbiamo
proposto alla società di versare al Comune 190 milioni
l’anno; al termine la seggiovia resterà patrimonio del Co
mune e dunque di Prali. Questo è il massimo che potevamo
fare e anzi una ipotesi de! genere bloccherebbe la possibilità per il Comune di realizzare nel prossimo decennio altre
opere. Ora si tratta di vedere
se c’è la volontà di realizzare
l’intervento».
Va tenuto conto che anche
altri enti si sono dichiarati disponibili a partecipare ai costi
(infatti il mutuo da solo non
basta): la Comunità montana
investirà sugli impianti; un
accordo in tal senso è stato
raggiunto dai sindaci della
valle. Anche Provincia e Regione paiono disponibili a investire su questo impianto, né
bisogna dimenticare che fra
manutenzioni e ristrutturazioni, sugli impianti di Prali occorre investire ogni anno alcune centinaia di milioni; la
società 13 Laghi lo ha fatto
anche quest’anno ristrutturando il Ciatlet e migliorando la
pista Verde sotto il profilo
della sicurezza. Che cosa deciderà la Seggiovia di fronte
alla proposta, indubbiamente
interessante ma non priva di
rischi economici (soprattutto
dei singoli azionisti vista la
precaria situazione a livello
societario)? «// nuovo Consiglio direttivo, fra cui ci sono
6 nuovi membri, è convocato
per .sabato 8 novembre - annuncia l’amministratore delegato Carlo Raviol - e sarà
quella la sede in cui affrontare l'argomento e prendere
una decisione; non posso oggi fa re ariti cipazion i ».
zione turistica, 3 punti informazione, 3 strutture congressuali) e la creazione di nuovi
prodotti turistici, senza dimenticare l’incremento delle
aree verdi e dei sentieri. Il tutto per una richiesta complessiva di 22 miliardi 331 milioni
di lire per gli enti pubblici (la
Comunità montana e i Comuni di Cumiana, Pinerolo, Piscina, Prarostino, San Pietro
in vai Lemina e San Secondo), 9 miliardi 287 milioni per
gli enti senza scopo di lucro e
6 miliardi e mezzo per i privati. Tra i progetti si può citare
la ristrutturazione del Teatro
sociale di Pinerolo, che sarà
adibito a centro di accoglienza
e informazione turistica, e così anche l’ex colonia Boselli,
mentre a Prarostino è previsto
il recupero dell’ex palazzo comunale per la realizzazione di
uno spazio espositivo per la
promozione di prodotti enogastronomici locali; a San Pietro
Val Lemina si prevede un ampliamento del Parco ornitologico Martinat e a Cumiana la
costituzione del Parco montano dei Tre Denti e del Freidour. Ancora a Pinerolo si
vuole sistemare la piazza
d’Armi per lo svolgimento di
manifestazioni e concorsi ippici e valorizzare il complesso
monumentale del centro storico con un adeguato impianto
di illuminazione; non mancano le richieste per corsi di formazione professionale di «Ristorazione tipica» o «Accoglienza e servizio turistico».
Gli interventi di arredo urbano sono presenti anche nel
progetto, che comprende 48
interventi, della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, oltre a centri polifunzionali in tutto il territorio
e alla sistemazione di un’area
attrezzata attorno al bacino di
Luserna S. Giovanni
Nuovi cantieri
cittadini
Luserna San Giovanni prepara nuovi cantieri; il Consiglio comunale di martedì
scorso ha approvato diversi
progetti proposti dall’ufficio
tecnico, inerenti cimitero, viabilità, opere irrigue. Il Consiglio si è aperto con l’illustrazione, da parte del consigliere
Marco Grand, dei progetti di
realizzazione di una passeggiata che, partendo da Lusernetta, raggiunga Luserna e poi
Torre Pellice; per l’opera
verrà chiesto un finanziamento comunitario. Nel territorio
lusernese l’intervento prevede
una pista di pattinaggio a rotelle, la creazione di un’area
verde e attrezzata per camper,
illuminazione e fontane. Successivamente si è parlato della
ristrutturazione dei centri storici e in particolare di Luserna
alta con la piazza e la via Tolosano. In merito alla rete irrigua è stato deciso di alzare il
livello dello sbarramento del
canale che parte dal torrente
Angrogna e che in passato fu
causa di notevoli esondazioni;
in questo modo gli impianti
sportivi dovrebbero essere
maggiormente tutelati. Sarà
inoltre rifatta l’asfaltatura di
via Fonte Blancio, unica alternativa al collegamento con
Torre Pellice mediante la strada provinciale; sempre in materia di strade è stato acceso
un mutuo di 220 milioni per
l’asfaltatura di altre strade comunali. Con fondi del Comune, infine, verrà dato il via
all’aiTipliamento del cimitero.
Villar Perosa. In
progetto complessivo aB
prevede un finanzianj,;
globale di circa 35
ruota intorno all’idea dj'
lorizzazione in rete delll^
sorse locali» per creare
sinergie con le diverse
del territorio. Tra le prò,
della Comunità montana
viamo la creazione di
«centro rete» a Perosa Ari
fina, che avrà sede in uj
bricato dove verranno es
i prodotti tipici e sarà
mossa l’offerta turistica'
miglioramento della
fica nei Comuni intere°ssì
oltre ad azioni di promoal
delle risorse locali attravi
varie forme di pubblicità
quanto riguarda le richiesfcj
enti senza fini di lucro
gnaliamo la ristrutturaz«
dei musei valdesi della Bi
glia e di Prali e il migliò
mento delle strutture del
tro ecumenico di Agape.
Sono una sessantina i
getti anche in vai Pellice,
si per tipologia turistica
tore ambientale, culturaleì
ligioso, escursionistico);
montare supera i 35 milii
Due strutture ricettive, su
fici completamente da risi
turare, vantano il maggior
sto: le caserme Monte Gri
ro a Bobbio Pellice (5,2
bardi) e Villa Olanda a Li
na San Giovanni (3.860
ni). Ma altri punti di ricettii
sono stati individuati
in tutti i Comuni, così coroj
sale più o meno poliva!
presenti talvolta anchecil'
doppioni nello stesso paestl
Consiglio delia Comi"
montana ha approvatoi
una sola astensione il fìÉi
area, in realtà senza vap
nulla ma semplicernentempendo le richieste arrivitti
inoltrandole alla Regione.
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Angrogna
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turistico
Oltre a varare una boa
convenzione per l’espl^
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mento del servizio di teci
comunale insieme al con»
di Rorà, che dovrebbe
mente consentire ad avi
Angrogna un ufficio teci
funzionante per un disctij
numero di ore settimanali,
decisione più rilevante
l’ultimo Consiglio comui
riguarda il progetto di svili
po turistico elaborato nei"
si scorsi con il concorso
privati e del Comune e poi
scusso con gli angrognipi®
rante uno dei dibattiti di<l'| itive cl
st’autunno. Di tutte le io*® ¡orso
tive raccolte (8 comunali o ^
di privati) si trattava di sW la«Gio
lire, in accordo con la Co jesenif
nità montana, su quali 0 oiuej,
re. Ovviamente solo se Ia*^di un
munità montana garantisco
suo intervento finanziaiiO'
fll ‘
Comune privo di mezzi c*> oidi eia
sarelfostein
Angrogna può pen
concorrere.
Si è perciò puntato
due priorità che erano
sottolineate sia dal
che nei dibattiti: valorizza
capoluogo con un serv*^
accoglienza e inDrm^ ^
turistica e un posto di m ,,
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attrezzate in località
di’Alga e Barbotta.
9
lì 7 NOVEMBRE 1997
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PAG. Ili
indagine relativa al territorio dell'Azienda Usi 10
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Ielle malattie professionali
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jinbito dei 46 comuiii insali, divenuti poi 94 nel
(- 27%) per ridursi a 57
nnaio al 16 ottobre di
’anno (ulteriore decreito del 25%). Certo occordineare che nel PineroIcome in tutto il Piemonigli ultimi 5 anni si è reta una contrazione del
¡ma produttivo: le 8.000
ide piccole o grandi cenlepel 1991 sono divenute
nel 1997, con una riduine del 7,5%. Si tratta di
iduzione che però spiega
'in minima parte la drastiibntrazione citata delle
:ie stesse.
cando di individuare le
Ini reali del decremento,
:o è ovvio che le malatifessionali sono sempre
ente connesse alle caistiche del sistema pro0 e prioritariamente iniale. In assoluto nel Piise le malattie professioliitoricamente più diffuse
RADIO
fBECKWITH
^ANGELICA
196.500-91.200
,0121-954194
sono la sordità (ipoacusia)
correlata prevalentemente a
rischi sostenuti nell’ambito
dell’industria meccanica e
dell’artigianato pesante (le
vecchie «boite» che operano
quasi esclusivamente sull’indotto) nonché malattie di tipo
polmonare, come ad esempio
asma bronchiale e silicosi, tipiche delle aree montane delle valli Chisone e Pellice, collegate alle attività estrattive
(miniere di talco e grafite in
particolare) e della lavorazione della pietra.
Sono proprio queste «tradizionali» malattie ad aver segnato notevolmente il passo
negli anni più recenti: le sordità denunciate appena tre anni or sono erano pari all’86%
del totale complessivo dei casi; quest’anno arriveranno a
malapena al 60% del totale;
lo stesso vale per la silicosi,
presente in decine di casi in
passato, arrivata nel 1995 a
soli 3 casi e per il 1997 a tutt’oggi a una sola unità. Ma
parallelamente alla riduzione
delle malattie «storiche», occorre segnalare il lieve incremento di altre tipologie di rischio: i disturbi visivi legati
all’utilizzo di videoterminali,
le allergie, le dermatiti da
contatto e gli eczemi.
Quali sono le cause di quanto sta accadendo in questo delicato settore? «Sicuramente
siamo di fronte a un insieme
di concause - spiega il dottor.
Re Carlo Alberto
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preziosa consulenza
dell’ing. Ferruccio dalla, che
con la sua competenza ha indirizzato la ricerca sugli eventi e le persone meritevoli di citazione collegandolialle date
corrispondenti.
Il calendario, bimensile, vede la riproduzione di sei immagini molto suggestive, relative alla Casa e a persone che
nel passato hanno vissuto e
lavorato al Rifugio. Esse sono
state tratte da diapositive scattate dal pastore Roberto Jahier
e messe a disposizione dal figlio Enrico. Il calendario è in
vendita presso la Claudiana,
le cartolerie e le edicole locali. Invitiamo caldamente all’acquisto: il costo non è elevato e que.sto piccolo gesto ci
dà modo di essere partecipi
della vita di un istituto che
tanto ha rappresentato nella
storia della diaconia valdese.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
Placherò & Giacotto s.n.c.
X Funerali ovunque
l’Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)
‘ *. « tex 0121/954340 (notturno e festivo)
Paolo Laurenti, responsabile
del Dipartimento di prevenzione - intanto la maggiore
sensibilità degli imprenditori
verso i rischi e la salute dei lavoratori, poi sicuramente l’aumento degli investimenti, che
ha consentito l’introduzione
di tecnologie più sicure, e ancora il rispetto delle severe
norme del decreto legislativo
626/94 sulla prevenzione e sicurezza compresi i pesanti rischi, anche di natura penale,
in caso di inottemperanza e
infine l’azione costante svolta
da anni dall’azienda Usi 10 di
Pinerolo».
In un anno le sanzioni applicate nell’ambito dell’Usl
10 sono inferiori alla media
regionale: quest’anno le multe raggiungeranno nel Pinerolese circa 150 milioni di lire,
che per il 75% saranno versati alla Regione e per il 25%
resteranno all’azienda Usi per
investimenti sanitari.
Per quanto riguarda le uniche malattie professionali oggi in lieve aumento, ovvero le
allergie e le dermatiti, occorre
precisare che si tratta di disturbi in passato spesso neppure rilevati (anni fa confluivano fra le malattie professionali quelle più gravi, ad esempio di natura oncologica
o gravemente lesiva) e che invece oggi, grazie a controlli
sanitari più approfonditi e rigorosi, vengono maggiormente rilevate e curate.
Produzione del latte nel Pinerolese
Verso un'unica
cooperativa
Il 30% della superficie dei
territori delle Comunità montane delle valli pinerolesi è
occupato da pascoli dove in
molti casi viene ancora praticata una rilevante attività di
zootecnia, specialmente legata alla produzione lattiero-casearia e tuttavia destinata ad
andare in forte crisi di fronte
all’entrata in vigore di alcune
normative comunitarie sui locali di produzione. A questo
si aggiunga che le quattro
realtà cooperativistiche del
Pinerolese operanti nel settore, rispetto ad alcuni anni fa si
trovano a loro volta in difficoltà o per la progressiva riduzione di soci o per elevati
costi di gestione.
Ad esempio la Latteria sociale di Bobbio Pellice non lavora al pieno delle sue potenzialità e la cooperativa Agricola montana delle valli Chisone e Germanasca ha costi di
La cooperativa di Bobbio Peliice
La rassegna «Tuttomele» a Cavour
La mela^ volano
dell'economia
CARMELINA MAURIZIO
Per nove giorni, dall’8 al
16 novembre, Cavour
apre come da tradizione le
sue porte a «Tuttomele», alla
sua XVIII edizione. Molte le
novità per questa rassegna
che rappresenta ormai un importante punto di incontro per
il mondo ortofrutticolo regionale: innanzittutto il modulo
organizzativo; «Tuttomele» si
presenterà infatti divisa in tre
settori - verde, giallo e rosso
- per accogliere al meglio la
gran mole di visitatori che da
anni la frequentano.
«Tuttomele verde», ovvero
piazza Sforzini, propone la
mostra dei prodotti tipici dei
dieci Comuni che fanno parte
del Centro incremento frutticoltura Ovest Piemonte, la
mostra di centinaia di qualità
di mele da tutto il mondo, il
Melastudio, con degustazione, meditazione e drammatizzazione sulle antiche e nuove
mele e mostre d’arte contemporanea. «Tuttomele rosso»,
in piazza Solferino, offre Expomela, con le migliori varietà di mele prodotte dai Comuni del Cifop (Cavour, Pinerolo, Luserna, Lusernetta,
Garzigliana, Campiglione,
Bricherasio, Bibiana, San Secondo, Osasco), stand della
Romania, vendita diretta, frittelle, vivai. Infine «Tuttomele
giallo», in via Goito, apre le
porte a Cavourmercato, la
grande area espositiva con
stand di prodotti artigianali e
commerciali locali, e macchine per la frutta.
Durante i nove giorni espositivi viene riproposta la con
sueta settimana gastronomica
della mela, con oltre dieci ristoranti che a prezzi vairabili
dalle 35 alle 45.000 lire, offriranno menù interamente a
base di mele. Altro appuntamento ormai tradizionale è
quello dei concorsi; ricordiamo il concorso «La mela in
cucina», con la premiazione
dei dolci migliori, più belli e
delle migliori marmellate e
«Mele in vetrina», per la miglior vetrina allestita sul tema
ortofrutticolo. Spazio anche
ai convegni; lunedì 10 novembre alle 9 al centro dell’attenzione «Fisco e previdenza; quale futuro per l’agricoltura?», giovedì 13 al teatro
tenda, alle 9,30, si parlerà di
«Virus e batteri: nuovi pericoli per la frutticoltura piemontese», infine sabato 15 alle 14,30 forum su «Patto territoriale per la valorizzazione
dell’agricoltura locale attraverso l’agroindustria».
Numerosi anche i momenti
musicali: vale la pena ricordare tra gli altri l’esibizione folcloristica internazionale, alle
21 di lunedì 10 novembre,
con gruppi dalla Romania e
musiche occitane, e il concerto di Francesco Buccini e Barbara Cola, sabato 15 novembre alle 21,30 (ingresso lire
20.000). Numerosi come sempre sono attesi gli o.spiti .stranieri, in particolare sarà presente la Repubblica di Romania con la zona di Novacj Gori. «Tuttomele 97» durante
tutto il periodo espositivo osserverà il seguente orario: sabato, domenica, martedì e
giovedì dalle 9 alle 24, gli altri giorni dalle 15 alle 24.
trasporto troppo elevati. Ecco
dunque l’iniziativa che si sta
concretizzando in questi giorni e che coinvolge, oltre alle
due già citate cooperative, anche la cooperativa agricola di
Prarostino e il macello cooperativo pinerolese. Riorganizzare queste quattro realtà,
mettendo in comune il trasporto e la trasformazione, è
la scommessa che vede impegnate le tre Comunità montane interessate, la Provincia di
Torino e le quattro cooperative. «Gli obiettivi - spiega
Mauro Pons, assessore all’
Agricoltura della Comunità
montana Val Pellice - sono
quelli di mantenere la zootecnica da latte in montagna come presidio del territorio, valorizzare una risorsa economica dell’alpe mettendola in collegamento con altre realtà
cooperativistiche, fornire ai
consumatori dei prodotti validi sotto il profilo della qualità; tutto questo accorpando
e valorizzando le risorse».
Si farà dunque una unica
cooperativa. Non subito almeno; nel piano di rilancio
delle cooperative c’è un progressivo adeguamento dei
prezzi di vendita, una politica
di marketing comune coordinata da un direttore capace di
unire in sé le funzioni produttive, acquisti e commerciali
puntando sulla garanzia di
qualità del prodotto e nello
stesso tempo sull’ampliamento degli spazi di vendita, dagli agriturismi ai ristoranti,
dai centri di vendita locali
all’ingresso nella grande distribuzione. Saranno necessari forti investimenti sulle
strutture e sulla formazione
degli operatori, una diversificazione del prodotto capace
di attrarre nuovi clienti, ma
solo in questo modo si potrà
vincere la scommessa e avere, fra un paio di anni, una
realtà valida economicamente
anche per i produttori della
zona montana del Pinerolese.
VALLI
CHISONE < GERMANASCA
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
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tei. 81261
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 NOVEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blancio
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
.Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso
sedi dei distretti.
le
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 1 lo
)TA
Al culto
teletrasmesso
Contrariamente a quanto annunciato e scritto nei titoli di
coda del culto teletrasmesso
domenica 2 novembre, all’organo del tempio di Luserna
San Giovanni era Michel
Charbonnier e non Enrico.
Servizio stampa radio tv
Fcei
NOVEMBRE IN LIBRERIA
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI ALLA LIBRERIA VOLARE
1) SABATO 8 novembre ore 17,30
L’AUTORE DI SUCCESSO INCONTRA I LETTORI
Presentazione del libro «L’ISOLA CHE BRUCIA»
di GIANNI FARINETTI Premio Grinzane Cavour ’97
con «UN DELITTO FATTO IN CASA» ed. Marsilio.
Sarà presente l’autore.
2) GIOVEDÌ 13 novembre ore 21
CULTURA E MUSICA 0 CULTURA MUSICALE
Anna Mila, Felice Bordino e Simone Monge
presentano il libro
«GUILLAUME DUFAY» di MASSIMO MILA ed. Einaudi.
Verranno presentati brani musicali dal vivo.
3) SABATO 15 novembre ore 17
CENTRO AMERICA TRA MITO, REALTÀ E UTOPIA
NEI LIBRI DELLA SCRITTRICE GIOCONDA BELLI
Margherita Casalino, Monica LivoniI Larco, Erika Monforti e
Anna Ottone reciteranno brani tratti da:
«LA FABBRICA DELLE FARFALLE» E «WASLALA» ed. E/0.
Presenta Margherita D'Amico.
4) SABATO 22 novembre ore 17,30
CULTURA E GASTRONOMIA, UN CONNUBIO GUSTOSO
Presentazione del libro «RICETTARI OCCITANI»
ed. Ousitano Vivo, con assaggio piatti tipici.
Sarà presente PREDO VALLA.
5) SABATO 29 novembre ore 17,30
OTTO BAMBINI EBREI: IL RITORNO ALLA VITA
Presentazione del libro «ALL'ALBA IL PANE BIANCO»
di FRANCO GIRARDET, ed. Centro Culturale Valdese.
Sarà presente l'autore.
PINEROLO, CORSO TORINO 44,
Per ulteriori informazioni Tel. 0121-393960
Ingresso libero
10
PAG. IV
Delle Yaui ìàldesi
VENERDÌ 1 NOVÈMBRE Igg?
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Riuscito incontro alla Gianavellä
Prosegue l'attività
del gruppo scout
Bambini e bambine dagli
otto anni in su: il gruppo attività scoutistiche del I distretto a partire dall’8 novembre
si incontrerà di nuovo ogni
secondo sabato del mese per
intraprendere un simpatico
viaggio attraverso i segreti
del mondo fantastico, tema
che ci accompagnerà durante
gli incontri di quest’anno. E
non sono da dimenticare né i
due week-end, uno a gennaio
e l’altro a maggio, né il canapo estivo di una settimana come conclusione dell’attività.
Una dozzina di animatori e
animatrici si sono ritrovati
ni e il 12 ottobre alla Glanavella per preparare questo
nuovo anno di lavoro. La pace e la forte carica suggestiva
che il luogo emana harinci sicuramente còritribuito positivamente alla buòna riuscita
delle due giornate che, trascorse in allegria, hanno messo in luce diverse cose interessanti ma soprattutto proposte allettanti. L’incontro del
sabato è iniziato con una valutazione del primo anno di
attività, che si è rivelata nel
complesso soddisfacente; abbiamo poi concluso con alcuni argomenti più noiosi ma
impossibili da tralasciare,
quali le varie spese e le nuove
quote da proporre ai partecipanti. In ultimo abbiamo sfogliato le nostre agende per
decidere le date dei vari in
contri. La serata è poi trascorsa tra giochi simpatici, canzoni e soprattutto tante risate.
La domenica, dopo un pranzetto niente male, abbiamo ripreso a discutere sino a pomeriggio inoltrato su altri temi
importanti. Ci siamo chiesti se
Dio dovesse rientrare o meno
nella nostra attività, argomento che ha suscitato diverse
reazioni e che ha sollevato
problematiche e spunti interessanti. Dopo aver compreso
che la nostra attività era anche
uria testimonianza della nostra
fede e che quindi era giusto
introdurre Dio nelle nostre
esperienze ed emozioni, abbiamo analizzato i vari modi
con cui avremmo potuto rappprtarci a lui senza sconfinare
in una banale ritualità. Infine
ci siamo ancora confrontati
sui possibili collegamenti tra
le chiese locali e la nostra attività e sulla struttura dei gruppi (responsabilità e incarichi
da affidare ai bambini, le suddivisioni per età e ancora alcuni possibili simboli da adottate come nostri, capaci di farci sentire tutti quanti partecipi
di un progetto comune).
Ora non mancano che i
bambini: il prossimo appuntamento è per sabato 8 novembre alle ore 16,30, giorno in cui riprendono gli incontri mensili dei 3 gruppi
(quelli di Pomaretto, Pinerolo e Torre Pellice).
Villar Pellite, 8 novembre
Musiche europee
di area tedesca
6 novembre, giovèdì —
TORRE PELLICE: Per l’Uni
tre, alla Casa valdese, alle 15,30
concerto di Luca Mais, pianoforte, con musiche di Chopin
e Debussy.
6 novembre, giovedì —
TÓRRE PELLICE: L’Asso
Sabato 8 novembre nel
tempio di Villar Pellice si potrà assistere a un concerto degli «Scharot’l», un quintetto
di Berna costituitosi negli
Anni 60 su iniziativa di Alfred Bangerter detto «Baschi», violinista appassionato
delle musiche dell’Europa
orientale e che nel tempo ha
modificato la propria formazione fino a giungere, agli
inizi degli Anni 90, all’organico attuale. «Scharot’l» propone e rielabora musiche di
provenienza diversa, dall’Andalusia all’Ungheria, dalle regioni caucasiche alla nativa
Svizzera, con una presenza significativa di composizioni
personali, in un viaggio musicale (non a caso il loro nome
significa «carro») che abbraccia tutta l’Europa ma con una
sensibilità musicale che li accomuna ai molti gruppi dell’Europa centrale di lingua tedesca, che percorrono strade
espressive inconsuete e originali alla ricerca di una nuova
musica acustica di estrazione
popolare. L’organico strumentale combina influenze
diverse, dalla tecnica chitarristica mediterranea al duo di
violini in stile zigano, alle sonorità «liquide» dello hackbrett, strumento formato da
corde tese su una cassa armonica di forma trapezoidale e
percosse da un paio di bacchette, simile al cimbalo ungherese e tipico della Svizzera
tedesca. Il gruppo ha al suo
attivo tre incisioni e vanta una
lunga esperienza di concerti e
interventi di animazione in
tutta l’Europa centrale.
)PORT
HOCKEY GHIACCIO
Entusiasmante prestazione
per r Hockey Valpe nella trasferta di Varese domenica sera; alla fine di un confronto
che li ha visti sempre avanti, i
biancorossi di Rivoira hanno
vinto per 8-2. Non è stata certo una passeggiata, anche se
dopo 6’ Sbicego ha realizzato
la prima rete, presto pareggiata da Giaurro; con due belle
reti Berti ha realizzato l’unodue del break portando il punteggio sul 3-1. Un rigore inesistente consentiva al Varese
di riavvicinarsi a 34” dalla fine del tempo. Ma i lombardi
non segnavano più; una doppietta di Alessandro Bassoli
nella seconda frazione, le reti
nel finale di partita di Doglio,
Orsina e Toffanello dilatavano il punteggio e davano la
misura della vittoria.
La Valpe cresce nella mentalità e nel gioco e resta così
al comando con Boscochiesanuova e Como, a loro volta
vittoriose. E proprio il Como
sarà il prossimo avversario,
domenica sera, alle 20,30, al
palaghiaccio di Torre Pellice.
CALCIO
Utile pareggio per 1-1 per
il Pinerolo nella difficile trasferta di Chiavari contro
l’Entella nel campionato Dilettanti: tutto nel secondo
tempo, coi biancoblù in vantaggio e raggiunti solo all’
83’ su calcio di rigore. Nello
stesso girone la Fossanese
non è andata oltre lo 0-0 con
la Pavullese. Domenica Pinerolo e Fossanese giocheranno
in casa rispettivamente col
Pietrasanta e con il Ponsacco.
In prima categoria il Luserna,
dopo aver vinto il recupero
col Salsasio per 3-2 in settimana, è stato battuto per 1-0
a Carrù, il San Secondo ha
vinto 4-2 con il Beinette
mentre in terza la Valpellice
ha pareggiato 1-1 a Roletto
VOLLEY
Prima trasferta e prima
sconfitta per il Body Cisco Pinerolo in B2 maschile di pallavolo; impegnati a Cuneo
con il èra, i pinerolesi hanno
perso per 3-1. Con lo stesso
punteggio ha invece ottenuto
la prima vittoria il Magic Tra
co in B2 femminile a spese
del Rapallo. Settimana ricca
di appuntamenti anche per
l’inizio dei campionati di seconda divisione. Nel derby juniores fra Body Cisco e 3S
l'ha spuntata la prima, grazie
soprattutto la bella prestazione di Pavan. Nella juniores
femminile il 3S ha battuto la
Valledora per 3-0; fra le ragazze il 3S ha battuto il Vbc
Pinerolo per 3-0 mentre fra i
ragazzi l’Arte e mestieri ha
battuto il 3S per 3-0.
In terza divisione maschile
il 3S ha superato il Vbc Pinerolo per 3-2 e nella seconda
divisione femminile il 3S ha
vinto a Torino col Valdocco
per 3-1. Nel torneo Baudrino
successi del Bricherasio sul
La Torre per 3-0, del 3S sul
Pablo Neruda per 3-1 e delTAirasca sul Pablo Neruda
ancora per 3-1.
Ghigo; altri successi per Valentina Richard fra le Cadette
e Cristiano Micol fra gli Juniores.
Sul podio anche Sabina
Chiurato, 3^ fra le Ragazze,
David Ghigo, 2° fra i Ragazzi,
Andrea Barrai, 2° fra i Cadetti, Ivana Roberto, 3“ fra le Allieve, Ezio Sola, 2° fra le Promesse, Milena Poét 2“ nella
categoria amatori. Il Gs Pomaretto ha ottenuto anche il
2° posto fra le società nel settore giovanile, piazzandosi
3°° sia fra gli adulti che come
società più numerose.
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CORSA SU STRADA
Ottimi risultati per gli atleti
del Gs Pomaretto alla prova
Uisp su strada disputatasi domenica scorsa a Bruino. Fra
gli esordienti ha vinto Francesca Ferrerò davanti a Monica
Giornata negativa per la
Valpellice, che ha visto sconfitte le due squadre impegnate: in C2 è stata battuta dal
Crdc Torino, favorita del torneo, per 5-1 con un solo punto per Malano; in DI, nonostante una buona ma sfortunata prova. Giuliano Ghiri (2
punti). Franco Picchi (2 punti) e Battaglia hanno perso
per 5-4 contro il Rivoli. Mercoledì 5 novembre, ore 20,30
a Torre Pellice, la D2 affronterà Livrea.
ASSIC-URAZIOMI
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
^BasileseamummK
Società collegata con gruppo
Banca Carige
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 10/A - Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
Nelle
Chiese
Valdesi
dazione per la pace, comitato
Val Pellice, organizza alle 21
presso la Bottega del possibile
uri incontro sul terna «Un futuro
di pace per il Medio Oriente?»,
con Luigi Sandri, giornalista
collaboratore della rivista ecumènica «Confronti».
7 novembre, venerdì —
FRALI; Alle 20,45, nella sala
valdese, concerto del gruppo
«Scharot’l» che presenterà musiche dall’Europa centrale; ingresso libero.
7 novembre, venerdì
VlLLAR PEROSA; Presso la
scuola professionale Agnelli, alle 16,45, incontro di aggiornamento del corso «Leggere il territorio» sul tema «Verso la libertà»; relatore Giorgio Tourn.
7 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella sala
consiliare della Comunità montana, per il Gruppo di studi Val
Lucerna, l’ingegner Maichi Cantello, direttore tecnico dell’istituto di ricerca per la tecnologia
meccanica e l’automazione, parlerà sul tema «Applicazioni industriali al laser di potenza».
7 novembre, venerdì — PINEROLO: Nella sede dell’associazione Nexus, via Vescovado
6, alle 21 incontro aperto a tutti
sul tema «La padella e la brace;
uomini e donne, genitori e figli
nella famiglia che cambia».
8 novembre, sabato — SAN
GERMANO: Nel tempio valdese, alle 21, «Glazba», spettacolo
teatrale a favore della ristrutturazione della sala valdese, con
Gisella Bein, per la regia di
Renzo Sicco. Ingresso a offerta.
8 novembre, sabato —
RORÀ: Alle 20,45 nel tempio
valdese concerto musicale di cori Les harmonies e La draia.
8 novembre, sabato — PINEROLO: Al Teatro-incontro,
per la XII Rassegna di teatro
dialettale, alle 21, «Vivroma
doman» da «Classe di ferro» di
Aldo Nicolaj e «Contacc, che
sindich», atto unico di Federico
Garelli, regia di Bruno Monticene. Ingresso lire 13.000.
8 novembre, sabato —
TORRE PELLICE; Dalle 8 alle 17 mercatino biologico nelle
vie dell’area pedonale.
9 novembre, domenica —
PRAMOLLO; L’Anpi organizza l'annuale commemorazione
dei caduti del Ticiun e di quanti
sono caduti nell’ultima guerra
con questo programma; alle 10 a
Rue ritrovo al viale Rimembranza, alle 10,30 omaggio alla lapide ai Pellenchi, alle 10,45 incontro alla Ruata con le autorità
locali, per proseguire con canti e
dialoghi sulla Resistenza a cura
di Jean-Louis Sappé.
10 novembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Al Liceo
europeo, alle 17, secondo incon
tro del corso di aggiornamento
Lend sul tema «La scrittura
creativa; dalla teoria alla pratica», con Graziella Pozzo.
10 novembre, lunedì —
SAN GERMANO CHISONE;
Fiera autunnale di merci varie.
12 novembre, mercoledì ■
PINEROLO: Alle 16,30, presso la scuola media Brignone, via
Einaudi 38, si svolge il secondo
incontro del corso di aggiornamento «Scenari della politica e
del pensiero delle donne» sul tema «11 soggetto nomade; il femminismo nel postmoderno», re
latrice Liliana Ellena.
13 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla Casa
valdese, ore 15,30, per LUnitrè,
conferenza della prof. Marita
Maglione su: «Luci e ombre nel
mondo poetico di Pascoli».
13 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Dalle 8 alle 12 presso la sede delle ex
scuole mauriziane prelievo collettivo di sangue.
14 novembre, venerdì —
VlLLAR PELLICE: Alle 21.
nel tempio, spettacolo musicale
e teatrale degli Abesibè «Arturo
sulla luna», a cura della Fidas
sezioni di Bobbio Pellice e Villar Pellice. Ingresso libero.
ATTIVITÀ SCOUTISTICA
Riprendono le attività scoutistiche; sabato 8 novembre, alle
Ì6,30, appuntamento per bambini è ragazzi delle valli Chisone
e Germànasca a Porriaretto
àH'EicOlo Grando e per la vai
Pellice alle 16 davanti al Collegio valdese.
I DISTRETTO — Domenica 9
novembre alle 14,30 in località
Chiotti di Ferrerò riunione dei
cassieri é dei deputati al Sinodo
per discutere delia situazione
economica.
ANIMAZIONE TEOLOGICA
— Sabato 15 e domenica 16
novembre presso la Foresteria di
Torre Peliice avranno luogo due
giornate di animazione teologica a cura della Ffevm per tutte
le Unioni femminili del I distretto. Le interessate devono portare la Bibbia e il documento studio Fdei «Il giubileo» (inserto di
Riforma n. 6/1997); l'iscrizione
costa 10.000 lire, il pernottamento 15.000. Per informazioni
e iscrizioni rivolgersi a Viola Rostan (tei. 803215) o a Enrica Cisoia (932518).
INCONTRI TEOLOGICI «G.
MIEGGE» — Domenica 9 novembre alie 17 (e non alle
17,30 come previsto) a San Secondo di Pinerolo secondo appuntamento degli incontri teologici «Giovanni Miegge» sulla
cristologia.
BOBBIO PELLICE — Riunioni
quartierali: martedì 11 novembre alle 20 ai Payant.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Riunioni quartierali: giovedì
13 novembre ai Peyrot, venerdì
14 agli Airali. Domenica 9 novembre proiezione di diapositive sulla Spagna.
MASSELLO — Riunione
quartierale al Roberso giovedì
13 novembre alle 15.
PERRERO-MANIGLIA Riunioni quartierali giovedì 5 al
le 15 a Grangette e alle 20,30
all'Eirassa, mercoledì 12 a Fo
rengo alle 15.
PINEROLO — Domenica 9|
novembre alle 10 culto con as
semblea di chiesa, all'odg: eie
zione di tre anziani di cui scade:;,
il mandato e della commissione ‘‘
di revisione.
POMARETTO — Riunioni
quartierali: venerdì 7 alle 15 o
alle 21 all'Inverso Clot, mercoledì 12 alle 20,30 alla Lausa,
giovedì 13 alle 15 all'Inverso
Faiola. Venerdì 7 novemibre culto al Centro anziani. Unione
femminile: mercoledì 12 novembre a Pomaretto alle 14,30.
PRALI — Riunioni quartierali;
giovedì 6 novembre alle 19,30
a Orgere, mercoledì 12 novembre alle 19,30 ai Pomieri, giovedì 13 alle 20 a Ghigo e venerdì 14 alle 19,30 a Villa.
PRAMOLLO — Riunioni
quartieraii: mercoledì 12 novembre alle 20,45 a Tourmin,
giovedì 14 alle 20,30 a Pomeano. L'Unione femminile si Incontra domenica 9 novembre
alie 14,30. Studio bilbico lunedi
10 novembre alle 20,30.
PRAROSTINO — Domenica
9 novembre visita della scuola
domenicale alla Casa delle diaconesse di Torre Pellice: i ragazzi e le ragazze faranno il culto
con gli anziani. Riunioni quan
tierali: giovedì 6 novembre ale
15 a Pralarossa, mercoledì F
alle 20,30 al Roc, giovedì 13 alle 20,30 a San Bartolomeo.
RORÀ — Riunione quartierale giovedì 6 novembre alle
20,30 alle Fucine.
TORRE PELLICE — Riunioni
quartieraii: venerdì 7 alla Ravadera, domenica 9 al TagliansttO'
martedì 11 all'Inverso, mercoledì 12 ai Chabriols.
VlLLAR PELLICE —
quartierale a Pianta lunedì
novembre alle 20,30.
VlLLAR PEROSA — Rluniof'
quartierali: giovedì 6 noverno
alle 20,30 a Municipio, marteo
11 alle 20,30 a Tupini; luneo
10 novembre alle 20,30 stud
biblico su Deuteronomio.
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L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 PineroJ"
'id uei ivniie, I - iGuu-T.
tei. 0121-323422; fax 3238^1
redazione Torre Pellic® .
tei. 0121-933290; fax 93240»
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Ri*“"’’* ^
non può essere venduto separaf^'^
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/
Resp. ai sensi di legge Pie^3 ^9'
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
11
NOVEMBRE 1997
—Vita Delle Chiese
I Un riuscito incontro degli evangelici con il sindaco della città
130 anni di metodismo a Salerno
Quasi cento membri fra il capoluogo e la diaspora di Albanella per una
storia di evangelizzazione e di testimonianza in un clima di dialogo
PAG. 7 RIFORMA.
Chiesa battista di Carbonia
Donne che cambiano
in una società in evoluzione
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¡difficile stabilire da chi e
^do fu fondata la Chiesa
lodista di Salerno. In ogni
si tratta di una chiesa
Idea da più 130 anni prente sul territorio, una comità che oggi conta quasi
membri e simpatizzanti
jsitra Salerno e la diaspolAlbanella. Il 14 ottobre
[SO Robert K. Bronkema,
ire della chiesa, ha scrita lettera indirizzata al
laco, nella quale poneva
èento su alcuni aspetti
la presenza evangelica in
tà, quali soprattutto un
igo di culto nello spazio
dmitero comunale e l’asQàzione del suolo per la
Iiuzione di una chiesa,
iché l’offerta di accoglienper i bambini extracomuli. È stato lo stesso sindaSicenzo De Luca a chieresubito un Incontro apercon gli evangelici della
È, Così il 21 ottobre scorso
locale della chiesa si sono
itrati non solo i membri
la comunità metodista ma
i rappresentanti della
isa cristiana evangelica
iiito e Vita» guidata dal
80 ECUMENICO AGAPE
,12-14 dicembre
egno di animazione
teologica
lE LA FEDE
ormazioni e iscrizioilro il 30 novembre)
pi a Francesca Coz1323-402653).
pastore Gennaro De Felice.
In occasione di questo incontro il presidente del Consiglio
della chiesa evangelica metodista, Antonio Michele Sfameli, ha ricordato brevemente la storia dei contatti della
minoranza evangelica con le
autorità locali non di rado
marcata dalla diffidenza da
parte di quelle ultime.
Il sindaco De Luca nel suo
intervento ha sottolineato
l’attuale clima di apertura e
di dialogo. Ha promesso una
solidarietà fattiva per ogni
proposta ed esigenza da parte dei cristiani evangelici, augurandosi un rapporto di
continua e proficua collaborazione per il bene di tutti gli
abitanti della città.
/ »1
Il sindaco Vincenzo De Luca e ii pastore Robert Bronkema
Un confronto che può arricchire tutti
aperta senza problemi e con
disponibilità al confronto
con le altre esperienze religiose. Credo profondamente
in questa affermazione perché solo così possono maturare gli elementi di nonviolenza e il rifiuto di ogni integralismo. È una cosa importante in Italia perché non
sempre l’esperienza cattolica
è stata accompagnata alla
nonviolenza, alla laicità nel
rapporto con la società, con
le istituzioni. Invece il confronto con le altre esperienze
può essere un bagno di laicità e di verità anche per il
cattolicesimo».
Dopo l’incontro con la comunità evangelica di Salerno
abbiamo rivolto a Vincenzo
De Luca due brevi domande.
- Signor sindaco, è la prima
volta che lei incontra una comunità protestante?
«Credo che sia la prima in
questi termini, cioè di discussione, di confronto, di valutazione nel merito dell’impegno che viene offerto. È una
cosa molto bella e io sono
molto contento soprattutto
del fatto di poter continuare
insieme questa esperienza».
- Secondo lei è possibile un
incontro più ampio tra società
italiana e protestantesimo?
«Sinceramente non lo so.
Noi abbiamo il dovere di
rompere alcune incrostazioni di sottocultura che sono
presenti nel nostro paese. La
paura del confronto con le
altre esperienze religiose o
culturali è uno degli elementi
che hanno accompagnato la
vita religiosa di molti di noi.
Io credo che finché non troveremo Ü coraggio di aprirci
al confronto, al dialogo con
tutte le esperienze religiose,
ci sarà sempre un’ombra anche nell’esperienza religiosa
della maggioranza degli italiani. Io vedo anche l’esperienza cattolica più ricca se è
PINA MOLA MIGLIO
CHE cosa hanno in comune una pastora battista,
un’insegnante impegnata nel
mondo della cultura e una
consigliera comunale? Ben
poco, verrebbe da rispondere. In realtà ciò che le accomuna è innanzitutto la loro
condizione di donne cosiddette «emancipate», donne
cioè che sono riuscite a compiere un passo molto importante verso una nuova identità femminile.
Dal 10 al 12 ottobre, nella
chiesa battista di Carbonia
(Ca) si è svolto un interessante convegno-dibattito sul tema «Donne che cambiano»,
un titolo che ha posto l’accento non solo sul cammino
percorso sinora, non senza
difficoltà, ma anche sul desiderio che le donne hanno oggi, più che mai, di rinnovarsi
e ritrovare se stesse, la loro
femminilità, il loro giusto posto nel mondo. Le donne sono cambiate in campo teologico, intellettuale e politico
ed è stato proprio da queste
tre prospettive che abbiamo
cercato di analizzare alcune
problematiche comuni a tutte le donne, credenti e non,
(la violenza contro le donne e
il discorso sulle pari opportunità sono solo due fra gli argomenti trattati), e dare una
risposta, ove possibile, alle
tante domande che ancora
inducono le donne oggi a non
mettere a disposizione degli
altri i propri doni e talenti.
Le tre relatrici, Elizabeth
Green, pastora battista, la
prof. Lai, insegnante e presi
dente di una cooperativa culturale, e la consigliera comunale Tuveri, ci hanno aiutate
e incoraggiate a non nasconderci più dietro le maschere
dell’inadeguatezza e dell’incapacità emotiva, ma di dar
libero sfogo alla nostra personalità e peculiarità per raggiungere nuovi traguardi e
fruttuosi obiettivi. A tal proposito, nel corso dell’incontro è stato presentato un segno tangibile di quésto cambiamento, che da questo momento in poi diventa anche il
simbolo del gruppo femminile della chiesa; una donna
che, divenuta ormai consapevole delle sue potenzialità,
si scioglie i capelli e alza lo
sguardo verso l’orizzonte,
non più schiava dei pregiudizi e dei legami millenari. Ecco, questo è il desiderio espresso più volte in questo
incontro: che ogni donna si
unisca a questo cammino di
liberazione e autonomia così
come Gesù ci ha mostrato.
Elizabeth Green
L’OFFERTA È VALIDA FINO AL 31 DICEMBRE 1997
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita
HIESE
VENERDÌ 7 NOVEMBRf
Un ricordo di Giovanni Gönnet, recentemente scomparso
La storia e l'annuncio dell'Evangelo
All'attività di ricerca scientifica, testimoniata da una gran quantità di scritti, ha
affiancato quella dell'evangelizzazione, in particolare a Colleferro e Ferentino
DOMENICO NASELLI
HO incontrato per la prima volta il prof. Gönnet
a Rorà in una sera tempestosa dell’estate 1950. Si trattava
di una riunione religiosa e
avendo il pastore locale dichiarato che il battesimo per
gli adulti era un segno di settarismo, l’allora ancora giovane professore si alzò in
modo irruente per difendere
me giovinetto di fede battista. Nasceva cosi un’amicizia
che doveva durare salda nel
temo e che coinvolse lo stesso pastore che incautamente
aveva provocato lo scoppio e
che è una delle persone più
aperte della chiesa.
Questo era il carattere di
Giovanni Gönnet, uomo libero come pochi altri e profondamente affezionato all’evangelizzazione in Italia. Era
entusiasta di aver partecipato
con Valdo Vinay alla nascita
delle chiese evangeliche nel
Frusinate. Quando raccoglievo adesioni per la nascita di
chiese libere venne con me,
con Gastaldi e pochi altri a
un incontro a Pradeltorno
per ricordare la natura iniziale delle chiese valdesi nel Piemonte. Mi aiutò in modo
completamente altruistico a
far vivere una piccola scuola
biblica nel Napoletano e visitava con affetto alcune chiese
piccole come quella di Volla.
Bastò un mazzo di fiori regalato da quella comunità di
gente umile alla moglie per
commuoverlo fino alle lacrime e per far sì che ancora recentemente si recasse a visitare quella chiesa. Certo la
sua libertà non era priva di
spigolosità, nate anche da
una precisione che rasentava
la pignoleria. Non riusciva a
sopportare che qualcuno, nonostante i suoi studi in proposito, si ostinasse a chiamare Pietro Valdo il grande mercante lionese e non Valdesio,
come lui aveva appurato.
Il prof. Gönnet interviene in una riunione ali’aperto aiie Vaiii
Combattente per la libertà
durante la Resistenza, si era
trovato a fare i conti con l’Italia clericale del dopoguerra,
cosicché l’Università di Messina abolì un incarico perché
era stato dato a lui, semplicemente perché era evangelico.
Fu quindi attaché culturale in
varie ambasciate tra cui Oslo,
Belgrado, Rabat, unendo alla
sua grande preparazione storica una profonda conoscenza dei vari paesi. Tornato in
Italia ebbe finalmente la possibilità dell’insegnamento
universitario che aveva tanto
desiderato e meritato e che
del resto con grande dignità
aveva tenuto presso la Facoltà valdese di teologia.
Gli studenti di Bari ebbero
la possibilità di avere un ottimo professore, com’era del
resto già stato come libero
docente di Storia del cristianesimo in quella cattedra romana che era stata del suo
grande maestro Ernesto Bonaiuti. Pur essendo abbastanza anticlericale (usava l’espressione «girone della chiesa romana»), ebbe capacità di
collaborazione con studiosi
L'attività di Gönnet nella Società di studi valdesi
Lo studio rigoroso sul periodo medievale
GIORGIO TOURN
CON la scomparsa di Giovanni Gönnet, presidente
onorario della Società di studi
valdesi, scompare l’ultimo
degli storici che ha condotto
con Amedeo Molnàr, Augusto
Armand-Hugon e Valdo Vinay la ricerca e l’aggiornamento sui problemi di storia
valdese nel dopoguerra. Intorno agli Anni 40 Gönnet
partecipò a quel gruppo di
giovani che, nel quadro dell’attività societaria, progettava un rinnovamento radicale
degli studi e una nuova impostazione della Società. Si trattava per quei giovani di impostare un complesso di ricerche coordinate in forma
organica che tenesse conto di
tutti gli apporti della storiografìa moderna e aprisse nuove prospettive di lavoro; a distanza di tempo si può individuare in questo progetto, sia
pure espresso in forma embrionale e indefinita, un’ipo
tesi di Centro culturale che a
livello nazionale facesse fare
un salto di qualità alla nostra
presenza culturale nel paese.
In questo contesto Giovanni Gönnet si impegnò nella ricerca sul valdismo medievale
con un suo primo saggio di
Prolegomeni, impostando la
sua ricerca con un’attenzione
che resterà poi caratteristica
nei suoi studi: l’analisi accurata delle fonti. È in questa linea e con questo specifico interesse che Gönnet ha dato
un considerevole apporto alla
storiografìa valdese medievale. Basterà menzionare alcune sue pubblicazioni che tuttora restano tappe essenziali
della sua attività di studioso:
VEnchiridion Fontium, in collaborazione con Armand-Hugon, edito dalla Claudiana nel
1958, la Bibliografia valdese
del 1954, edita come numero
93 del «Bollettino», ha stessa
attenzione per la documentazione originaria si riscontra
nel volume Les vaudois au
Fisioterapista diplomato C.T.O.
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cattolici tra cui citerò Raul
Manselli e unì nel suo interesse scientifico, insieme con
i valdesi medievali, Francesco
e Gioacchino Da Fiore continuando a studiare indefessamente fino all’ultimo e a scrivere con una rara prolificità.
Quest’uomo così puntiglioso e spigoloso e così amante
di libere avventure dello spirito, era poi capace di una tenerezza infinita per la moglie
Vanda, così che anche dopo
la sua morte continuava a
parlare al plurale come se vivesse ancora in comunione
con lei. Il suo amore della polemica non gli impedì di coltivare una profonda amicizia
verso uomini della chiesa e
grandi studiosi. Tra i primi
citerò Valdo Vinay e Gustavo
Bouchard. Tra i secondi l’indimenticato e indimenticabile Amedeo Molnàr.
Gönnet ci lascia in eredità
una gran quantità di scritti
che hanno segnato una tappa
fondamentale nella storiografia valdese. Citerò qui
VEnchiridion Fontium Valdensium, la Bibliografia valdese fatta insieme con il compianto Augusto Armand-Hugon, L’Histoire des Vaudois
au Moyen Age con Amedeo
Molnàr, e da ultimo II grano e
le zizzanie, pubblicato per
l’autorevole mediazione
deH’allora presidente della
Regione Calabria, il caro fratello Rosario Olivo. Mi ricordo di una sua memorabile lezione all’Università di Firenze che spiegava come avesse
voluto dire che spesso quelle
che sono ritenute zizzanie
sono il vero grano. Tale era la
sua considerazione dell’eresia medievale.
Non posso concludere
questo breve ricordo che con
un ringraziamento al Signore
che mi ha dato un simile
amico e con il desiderio di
continuare come mi è possibile la sua opera di studioso e
di evangelizzatore.
Saggi e articoli
Fra le opere
Moyen Age, scritto insieme al
collega Amedeo Molnàr, pubblicato nel 1974, in cui viene
fatto il punto della situazione
sul valdismo medievale ritornato nel dopoguerra di eccezionale interesse.
L’attività di Giovanni Gönnet non si è limitata naturalmente a questi grossi impegni, ma ha prodotto una serie
vastissima di saggi e rassegne
in gran parte già raccolti nei
tre volumi II grano e le zizzanie, del 1989. Attivo sino agli
ultimi giorni della sua vita.
Gönnet ci lascia un esempio
di rigore scientifico e di impegno appassionato per la vicenda della comunità valdese. Il posto che immancabilmente occupava, insieme alla
moglie Vanda, in fondo all’aula sinodale durante i convegni e le assemblee della Società di studi, resterà vuoto e
possiamo solo auspicare che
giovani altrettanto dotati e
impegnati prendano il suo
posto nella nostra Società.
La bibliografia di Giovanni
Gönnet è sterminata e si
compone di numerosi saggi e
articoli su riviste specializzate
che già sono stati ricordati.
Oltre ai suoi contributi sul
Bollettino della Società di studi valdesi e in particolare alla
Bibliografia valdese che ne
costituisce un volume speciale, negli ultimi tempi suoi
scritti apparivano regolarmente sulla rivista francese
Heresis, che si pubblica a Carcassonne, dove fino a pochi
anni fa si recava per tenere
delle lezioni alla «Université
d’été», e per la quale si era
occupato di catarismo, dei
gioachimiti e dei rapporti fra
valdismo e movimenti ereticali neU’Est europeo. Nel
1989 aveva redatto l’introduzione alla versione italiana
della Histoire de la Glorieuse
Rentrée (A. Meynier), nel 1990
aveva contribuito a un volume di Studi politici in onore
di Luigi Firpo con un intervento sulla Riforma radicale.
La Casa valdese di Vallecrosia
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w Battesimi a Napoli-via Foria
Una testimonianza di fede
per il discepolato cristiano
Una liturgia sul tema dell’acqua ha scandito, attraverso testi biblici, preghiere, testimonianze e inni, domenica 19 ottobre, un culto battesimale tenutosi nella chiesa
battista di Napoli-via Foria.
«Signore - recitava uno dei
testi letti durante la liturgia noi sappiamo che tu ci chiami a vivere da uomini e donne liberi. Tu hai compiuto il
miracolo più grande: hai
aperto le acque del caos per
offrirci un nuovo spazio di libertà. Noi temiamo a volte la
libertà più della schiavitù.
Rendici pronti a rispondere
alla tua vocazione ad essere
persone adulte, responsabili
delle nostre decisioni, docili
al tuo volere». Hanno così,
attraverso le acque battesimali, testimoniato delle loro
fede Eugenio Baglio, Giuseppe D’Auria, Ezio Mallozzi, Pasquale Motugno.
La vostra vita, ha detto la
pastora Maffei durante il ser
mone, potrà essere com
quella di Israele il cui camT
no fu guidato da una leggj,,
nuvola spinta dal vento à
rante il giorno e illuminatoj
riscaldato da una colonnari
fuoco di notte. Il discepoli
è accogliere la sfida di qugji.
guida leggera e forte, non soc
combere alle difficoltà di m
deserto oggi come allora iJJ
di insidie, accogliere conte uj;
dono prezioso la relazionetale con il Dio invisibile
Israele e di Gesù Cristo.
Al culto battesimale, ani.
mato dal canto solennet
gioioso del coro Ipharadisi;'
hanno partecipato piìi
duecento persone. Di que
una buona parte si è tratti
nuta per l’agape fraterna,
novero dei membri di chie<
si erano aggiunti nei mei
precedenti anche Carmi]
Gilento, Angioletta
pennì. Velia Baglio Willi;
Francesca Buono, Raffaele!
Anna Scognamiglio.
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VTT.I .AR PELLICE — Durante il periodo estivo ha avuto un cf
to successo l’iniziativa del «tempio aperto», il sabato pon»]
riggio, che ha compreso anche due dibattiti serali nel temi
pio (quello sulla Rivoluzione alle Valli, con Giorgio Toutij
la collaborazione di Cadetto Arnoulet, e quello con Gii
Gente sul rapporto tra fede cristiana e «New Age»). Abbi
mo anche avuto il piacere di ospitare parecchi pastoiit
predicatori; Valeria Fusetti, Bruno Tron, Alberto Taccii’
Donato Mazzarella, Eric Noffke, Massimo Marottoli: li
graziamo vivamente e esprimiamo la nostra riconosca
ai vari gruppi di coralisti, flautisi e trombettieri tede®
che hanno partecipato ai nostri culti. Grazie anche a "
Lazier, che si occupa di organizzare questa coilaborazioi
• Sono stati battezzati Susanna Eynard e i fratellini Sti"
e Giacomo Amorosino. Il Signore aiuti i genitori e la ci
nità a mantenere le promesse fatte.
• Ci hanno lasciato i fratelli e le sorelle Davide Gonni
stanza Bertinat e Catterina Margherita Bossa, queste
me ospiti della Casa Miramonti. Alle famiglie rinnovi!
la simpatia cristiana di tutta la comunità, (m.g.)
SAN GERMANO — Domenica 12 ottobre il segno del batti
mo è stato posto sul piccolo Davide Baret, di Giorno
Beate Scheidegger; a Davide e alla sorellina Noemi la
munità augura ogni bene dal Signore chiedendo a quest'
timo di benedire sempre abbondantemente i felici genif
La stessa domenica si è dato inizio alle varie attività con
culto che ha coinvolto in modo particolare i bambini»
scuola domenicale e i ragazzi del catechismo.
• Ci hanno lasciato Ines Jourdan ved. Travers, deced»
all’ospedale di Pinerolo dove era degente da parecchio tei
po, e Emilio Costantin, scomparso all’età di iìO anni. La
munità si stringe con profonda simpatia attorno alle loto»
miglie ricordando loro che grande è la bontà di Dio, che
dà la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore e salvatore.
MILANO — Domenica 26 ottobre, giornata in cui si è ricordai
la Riforma, la comunità della chiesa valdese ha avuM^
gioia di ricevere la -visita della corale valdese di Pinerolo
compagnata dal pastore Paolo Ribet. Al culto con Santa
na presieduto dallo stesso pastore Ribet, a cui hanno pa
cipato le corali di Pinerolo e Milano, è seguita un’agape
terna insieme alle comunità metodista e battiste. Il P®
riggio ha visto gli interventi della pastora Lidia Magg®
Rosanna Risi, dell’Osservatorio interconfessionale md'
se sull’Assemblea ecumenica europea di Graz, ed è stato
Retato dalle esibizioni della corale di Pinerolo e diqi'
della Chiesa presbiteriana coreana di Milano e Piacenza.
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7 NOVEMBRE 1997
Centro di formazione diaconale
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jgiornata di inaugurarione deiranno accade(del centro di formazio^[aconale «G. Comandi»
inze ha riservato la piasorpresa di 5 nuove
Il dato è ancora più
¡cativo se confrontato
scrizione dell’ultimo
o: una nel '94-95, tre
-96, una nel ’96-97.
'etto delle nuove iscri¡1 numero degli studendenti e frequentanti
ippia, toccando quota
[alle chiese valdesi di
Pellice, Torre Pellice
garrivano, rispettivajte, Enrica Charbonnier,
^ila Rivoira e Elisa Cerella Caglierò provie:a Chiesa metodista di
ona e Federica Brizi
iUhiesa battista di Roma
elle. Per la prima volta
ielle iscritte accede al
di diploma universitaEconomia e gestione
:zi turistici, allargan;ì il raggio dei percorsi
itivi del «G. Comandi»,
oggi caratterizzato dalifessionalità d’aiuto alla
ma: assistenti sociali,
tori, infermieri,
ulteriore elemento di
ggiamento è rappre
iscritte per
inaugurato
sentato dai rapporti con la
diaconia europea. Due diplomati hanno concluso il periodo di lavoro presso autorevoli
istituzioni diaconali protestanti di Francia e Germania.
Positivi appaiono gli scambi,
sempre più intensi, con la
realtà diaconale della comunità luterana di Langgöns, vicino Francoforte. A questo
proposito si stanno studiando le possibilità di accedere
al sistema «Sócrates» dell’
Unione europea per il sostegno agli interscambi formativi tra giovani europei.
Al vertice si registra il passaggio di testimone nella
responsabilità del comitato
del Cfd. Letizia Sommani,
valdese, in passato già presidente del Comitato dell’Istituto Gould, subentra a Marco
Jourdan, attivo protagonista
nella fase di ideazione, realizzazione e consolidamento
dell’esperienza del «G. Comandi». La giornata ha visto
il culto inaugurale curato dagli studenti, l’agape comunitaria, un pomeriggio di saluti
e riflessioni intorno a problemi e sfide per la diaconia, a
partire dalla concreta esperienza della Casa di riposo «Il
Gignoro». È stato presentato
il primo numero del bollettino del Cfd, Diacomondo.
GL
¡e: la sede del Centro di formazione diaconale
decedul|
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lieÌofJAssemblea del 12° circuito
MO’Chef
Xdaionfronto con i diversi
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idi di leggere la Bibbia
[.ilOVANNI CARUSO
-si modi di leggere
la Bibbia»: questo il te®’Assemblea autunnale
‘"circuito, tenutasi do'^a 12 ottobre nella chieGiacomo degli Schia“utrita e animata è stata
Jlecipazione di fratelli e
.provenienti dalle coÙù della zona, che si
da Fermo a Campo■Molto numerosa è stante la rappresentanza
,«iiese battiste del Moli. .cntblea, a cui ha fatto
il suo saluto il veWla diocesi di Termoli,
®iato i lavori subito flotto di apertura, tenuto
™“reEnos Mannelli.
PC Una relazione della
P Gianna Sciclone 1
«lìbonamento
partecipanti, divisi in gruppi
e guidati dall’immagine della
Bibbia vista come «Giardino
dai molti cancelli», (l’immagine è tratta dal libro «Bibbia
perché» di G. Girardet), si sono cimentati in una esercitazione biblica: prima alla ricerca dei diversi generi letterari in essa presenti, e poi nel
tentativo di attualizzare alcuni testi tratti sia dall’Antico
che dal Nuovo Testamento. È
seguito, in chiusura di giornata, un acceso e interessante dibattito, con posizioni
non sempre concordanti, sui
modi di leggere e interpretare
questo libro che, dopo tanti
secoli, continua ad esercitare
tutto il suo fascino ancora
immutato, a rivelarci cose
sempre nuove, e a porci domande sulla nostra esistenza.
Indipendentemente dalle
conclusioni tratte dall’incontro la cosa che ci è parsa importante è di continuare a
farci interrogare, a farci mettere in discussione da questo
libro antico, ma sempre nuovo e attuale. Non importa
quali motivazioni ci spingono verso di esso, ciò che importa è continuare a frequentare, anzi a «vivere» nel
giardino dai molti cancelli.
- Vita Delle Chiese
Volontariato evangelico
Progetti di collaborazione
per giovani europei
PAG. 9 RIFORMA
Oltre alle istituzioni (suilo sfondo ii Parlamento di Strasburgo) anche
la società civile partecipa alla costruzione dell’Europa
PINA GROSSO iniziativa dell’Associazione
evangelica di volontariato
(Aev) e delle varie strutture
delle nostre chiese interessate a questo tema, si è ultimamente aggiunto il progetto in
corso di invio di un volontario presso una struttura francese e di accoglienza di un
volontario proveniente da
una organizzazione inglese
presso il Servizio rifugiati
e migranti della Federazione delle chiese evangeliche
(Fcei) in Italia, nell’ambito
del progetto pilota della
Commissione europea denominata Servizio volontario
europeo (Sve).
La presenza di una rappresentante italiana all’incontro
di Edimburgo è stata caldamente apprezzata perché c’è
molto interesse, soprattutto
da parte di alcuni paesi quali
la Germania, la Gran Bretagna e il Belgio, a stabilire
contatti organici per l’invio e
l’accoglienza di volontari da
e per il nostro paese anche
attraverso il tramite del progetto Sve. È stato reso noto ai
partecipanti all’incontro che
le chiese aventi parte nella
Fcei sono interessate a potenziare questo servizio e a
favorire un maggior numero
di scambi di volontari; a questo scopo stanno attrezzandosi e forniranno al più presto alla Rete la necessaria
informazione.
SI è svolto a Edimburgo dal
16 al 21 ottobre scorso
l’incontro annuale della Rete
europea dell’Anno diaconale
(Edyn - European Diaconical
Year Network). Partecipavano all’incontro rappresentanti di chiese evangeliche o
strutture di chiese di dieci
paesi europei (Germania,
Belgio, Olanda, Finlandia,
Danimarca, Gran Bretagna,
Francia, Svezia, Ungheria e
Italia). Lo scopo della rete è
quello di essere un riferimento per garanzie di successo
per gli scambi di volontari fra
chiese e strutture diaconali
legate a chiese evangeliche in
Europa, di seguire i giovani
volontari durante tutto il percorso del progetto con seminari di formazione a vari livelli, e ancora di contribuire
a dare un’impronta cristiana
all’esperienza che per i giovani volontari dovrebbe essere
formativa e istruttiva, e che
per questo potrebbe risultare
fondamentale nelle scelte per
il loro futuro. Un’occasione
dunque di testimonianza, ma
anche un’iniziativa concreta
per rispondere alle esigenze
attuali dei giovani.
È noto il crescente interesse in questo progetto di
scambio di giovani volontari
nelle nostre chiese come nella nostra società. All’esistente
Incontro pubblico a Livorno
L'attualità della Riforma di
fronte al dialogo ecumenico
LEONARDO CASORIO
IL Consiglio delle chiese
evangeliche di Livorno ha
invitato il 28 ottobre il pastore valdese Fulvio Ferrario di
Milano a parlare sul tema
«Attualità della Riforma e
dialogo ecumenico» in occasione della ricorrenza del
giorno della Riforma, per un
incontro a cui erano invitati
credenti e non credenti. Nonostante la serata fosse di clima estremamente rigido e
con forte vento, una sessantina di persone sono convenute nella chiesa valdese.
Il pastore Ferrario è riuscito a polarizzare l’attenzione
su temi solo apparentemente
scontati, esponendoli in forma chiara e serena, con
profondità di argomenti e lucide analisi, che hanno raccolto consensi soprattutto
fra chi non è riformato. Molto articolato e vario è stato
poi il dibattito che ne è scaturito, con vari interventi
coordinati dalla pastora Ursel Koenigsmann che moderava l’incontro.
Che farebbe Lutero oggi per
protestare contro il raffreddamento dell’amore di Cristo in
molti cuori di credenti con
temporanei? Come mai persiste l’incomprensione fra credenti che, pur accettando
l’amore di Cristo, non si riconoscono né nella Chiesa cattolica né nella chiesa riformata? Può la Bibbia essere ancora oggi considerata la sede
unica della fonte per una fede, in quanto (come per la
Rai) c’è «di tutto di più»? E
che senso hanno le scuse di
chi non ha commesso torti
verso chi non li ha subiti? Accertato che la Chiesa cattolica, dopo il Concilio Vaticano
II, ha ricevuto dalla tradizione
protestante la lettura della
Bibbia, in questo clima ecumenico diffuso che cosa possono i protestanti ricevere
dalla tradizione cattolica?
Anche con queste domande
il pastore Ferrario si è dovuto
confrontare, rispondendo con
soddisfazione di tutti; sicuramente egli stesso ha potuto
portare con sé l’impressione
viva di essere riuscito a interessare più gente di quanto
immaginasse, soprattutto fra
quanti solitamente non osano
prendere la parola in pubblico. Era molto tardi quando i
presenti hanno cominciato a
diradarsi e a salutare e ringraziare di cuore l’oratore.
Agenda
TORINO — Il Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal», con le comunità cristiane di
base, il corso per animatori biblici, la Federazione donne evangeliche in Italia, il Gruppo donne credenti, la redazione de «Il Foglio», il Sae, «Tempi di fraternità» e l’Ywca,
propone alle ore 20,30 nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23 un dibattito su «Il problema dell’Opus
Dei». Intervengono padre Eugenio Costa, direttore del
Centro teologico di Torino, Manuel Kromer, curatore del
libro «I segreti dell’Opus Dei» (ed. Claudiana) e il giornalista Luigi Sandri. Sarà presentato il volume di Peter Hertel,
«I segreti dell’Opus Dei. Documenti e retroscena», Torino,
Claudiana, 1997. Per informazioni tei. 011-6692838.
BERGAMO — Per il ciclo di tre conferenze su «Luteranesimo e cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale
protestante con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Bergamo, alle ore 17,30
nella sala conferenze del Centro in via Tasso 55 il prof.
Emilio Bonfatti dell’Università di Padova parlerà su «I discorsi a tavola di Lutero: genesi, divulgazione e riflessi nella cultura tedesca». Per informazioni tei. 035-238410.
FIRENZE — Alle ore 17 il Centro culturale
protestante «Pier Martire Vermigli», con sede presso la Chiesa valdese (via Manzoni,
21), organizza un incontro sul tema «Chi ha
l’ultima parola nella chiesa? Primato papale
e rivincita conciliare: un capitolo di storia
ecumenica da scrivere». Partecipano all’incontro il prof.
Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia e il prof. Riccardo Rubini, dell’Università di Firenze. Il dibattito prenderà le mosse dal libro di Aldo Landi «Concilio e papato
nel Rinascimento: un problema irrisolto» pubblicato
dall’editrice Claudiana. Per informazioni te. 055-2477800.
ROMA — Alle ore 16, presso la sede del Sae
(via Giusti 12), per il ciclo sul «cammino ecumenico», Alberto Sermoneta, rabbino capo di
Bologna, e Maria Vingiani, fondatrice del Sae,
parlano sul tema «Io verserò il mio spirito su
ogni carne e profetizzeranno i vostri figli...».
NAPOLI — Alle ore 17,30 in via Cumana 23/F si celebra il
culto di inaugurazione del nuovo tempio della chiesa
evangelica battista di Napoli Fuorigrotta.
TRIESTE — Per il ciclo di incontri organizzati dal Gruppo interconfessionale per l’unità
dei cristiani e il dialogo tra le religioni, alle
ore 18,30 presso la sede di via Tigor 24 padre
Atenagora Fasiolo parlerà sul tema «Le Chiese ortodosse in Italia». Tel. 040-303715.
ROMA — In occasione di «Cristiani ieri, cristiani oggi», ciclo di incontri proposto dalla
Facoltà valdese di teologia e dal Centro
evangelico di cultura, alle ore 18 nell’aula
magna della Facoltà, Giancarlo Rinaldi parlerà delle origini cristiane con una conferenza su «Letture antiche della Bibbia: giudei, pagani, cristiani». Per ulteriori informazioni tei. 06-68806744.
TRIESTE — «Una teologia al femminile? Il
contributo delle donne alla ricerca teologica
oggi» è il tema della conferenza, organizzata
dal Centro culturale elvetico valdese «A.
Schweitzer», che la pastora Letizia Tomassone terrà alle ore 17,30 nella Basilica di S. Silvestro 1. Per informazioni tei. 040-632770.
GENOVA — Alle ore 17,30, presso il palazzo
ducale Ala Est (piano ammezzato, ascensore
2° piano), per il ciclo di studi del Sae su
Abramo, il prof Renzo Bertalot, docente
all’Istituto ecumenico San Bernardino, parla
sul tema «Abramo nel Nuovo Testamento».
Per ulteriori informazioni telefonare allo 010-8391402.
BERGAMO — Per il ciclo di tre conferenze su
«Luteranesimo e cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale protestante con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letterature
straniere dell’Università di Bergamo, alle ore
17,30 nella sala conferenze del Centro in via
Tasso 55 la prof Fiorella De Michelis Pintacuda dell’Università di Pavia parlerà su «L’essenza del cristianesimo di
Feuerbach nel rapporto con il luteranesimo».
FRASCATI — «Il Risveglio e il Rinnovamento» è il tema del sesto «Ritiro per un dialogo
fraterno» organizzato dalla Cd (Consultazione carismatica italiana); parteciperanno il
rev. Peter Hocken, teologo cattolico e studioso del movimento carismatico-pentecostale,
e il rev. Lajos Simonfalvi, teologo pentecostale e professore
del Nuovo Testamento, oltre ai responsabili delle comunità carismatiche e pentecostali. La quota di partecipazione è di lire 160.000: per ulteriori informazioni o iscrizioni
rivolgersi entro il 10 novembre a Matteo Calisi, Cd, Stradella Cannaruto 1/3, 70124 Bari, tei. 080-5026103.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche, trasmessa a domeniche alterne
alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della
settimana seguente alle ore 9,30 circa. Lunedì 10 novembre andrà in onda la replica
della trasmissione: «Assemblea Fcei: l’impegno degli
evangelici nella società; l’impegno dei metodisti in Sud
Africa; Incontri: rubrica biblica».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Ombre sull’infanzia
Gianluca Barbanotti*
Nel nostro «bel paese» emergono di tanto in tanto dei dati e deUe notizie che interrompono il nostro grande sogno
di rincorsa verso l’Europa: siamo quasi infastiditi quando
ci troviamo di fronte a realtà che pensavamo superate. Ancora più se a infastidirci sono quelli per i quali stiamo facendo tutti questi sacrifici, e cioè le nuove generazioni.
A Firenze, causa inquinamento, nell’anno 1996-97, per 67 giorni è stato vietato ai bambini di uscire in cortile a giocare durante la ricreazione. In Italia il 5% dei ragazzi da 11
a 14 anni ha abbandonato la scuola. Questo equivale a un
ragazzo o ragazza ogni 20, in alcune regioni e alcuni quartieri, 2-3 ogni 20.1 sindacati denunciano la presenza diffusa
del lavoro minorile e quantificano in centinaia di migliaia il
numero dei minori di 15 anni impiegati, rigorosamente in
nero, in qualche attività produttiva (cantieri edili, laboratori artigianali, ecc.). Nel Sud e isole ci sono ancora oltre
16.000 ragazzi delle medie costretti a frequentare la scuola
con doppi e tripli turni. In Italia l’ll% dei bambini da 0 a 14
anni è povero, contro il 5,6 della popolazione oltre i 65 anni. Il 10% delle famiglie «normali» composte da due adulti e
due minori non ha il riscaldamento. La percentuale dei suicidi dei minorenni dal 1984 al 1994 è più che triplicata.
Emerge un’immagine sgradevole di un paese che non
riesce a mettere sullo stesso treno tutti i cittadini: abbiamo un sistema scolastico che respinge il 5-6% dei ragazzi
in età dell’obbligo. Quale futuro possiamo immaginare
oggi per chi non finisce la scuola dell’obbligo, non ha il riscaldamento in casa, lavora in nero, sapendo che appena
avrà l’età per essere in regola potrà aspirare solo alle Uste
di disoccupazione? Dove saranno questi ragazzi fra 30 o 40
anni? Non è necessario essere fatalisti per immaginarceli
agli angoU deUe strade a chiedere l’elemosina o a tentare
uno scippo o una rapina. Il modeUo di società che stiamo
corteggiando, ove lo stato si ritira dalle sue funzioni regolatrici e di distribuzione di occasioni, dove l’individualismo è motore di ogni promozione sociale, diventerà assolutamente ostile per i ragazzi che già oggi non hanno occasioni, che non sono preparati ad affrontare neanche
l’oggi, figuriamoci il domani.
Eppure è ai bambini che vogliamo tutti bene. Quando
sappiamo che qualcuno di loro è stato maltrattato o violentato, le nostre coscienze insorgono. Quando i giornaUsti
vogUono colpirci con scoop efficaci, ci raccontano le vicende deU’Africa australe sbattendoci in faccia ventri gonfi di
bambini che stentano a tendere una mano. Quando i pubbUcitari vogUono trascinare le mamme in acquisti improbabili, usano i tanto amati bambini per lanciare i loro messaggi. Quando la coreografia papale ha messo in braccio a
Wojtyla un bambino, il risultato emotivo è stato grandioso.
È vero, vogliamo tutti bene ai bambini. Un giudice di un
tribunale per i minorenni, alle prese con una delle tante
adozioni internazionali fallite, ha detto: «Come faccio
adesso a togliere a questa famiglia il bambino, con tutti i
soldi che ha sborsato per averlo!». Quella famiglia voleva
tanto bene ai bambini da sborsare alcune decine di milioni
per averne uno. Ma a quella famiglia piacevano i bambini,
non «quel» bambino. Temo che anche a noi piacciano i
bambini in generale, ma non sopportiamo i nostri ragazzi,
perché se no faremmo per loro delle scuole, faremmo in
modo che chi ha figli possa poi educarli, progetteremmo
asili nido. Costruiremmo insomma una società ove i bambini veri (quelli che sporcano, urlano, non ci lasciano il posto sul bus, ascoltano musica orribile e insulsa) possano
avere l’occasione di costruirsi un futuro in modo consapevole e più saggio di quanto noi abbiamo fatto per loro.
La tradizione protestante non ha contribuito a creare
l’idea dell’infanzia come un mondo felice confinato nell’età
dell’oro e quindi separato dalla realtà degli adulti. Lo dimostrano in Italia gli investimenti fatti nella scolarizzazione
delle valli valdesi e lo sviluppo di scuole collegate alle chiese locali nel resto d’Italia. Oggi più di ieri, in una società che
rimuove il suo passato senza costruire il suo domani, dobbiamo investire in speranza nel nome del Signore della storia, senza lasciare nessuno di questi piccoli giù dal treno.
” evangelico, presidente del Coordinamento
nazionale delle comunità per minori.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale iacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1° gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993,
Il numero 41 del 31 ottobre 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 29 ottobre 1997.
VENERDÌ 7 NOVEMBRP],Ajpgp
Il dibattito sull'otto per mille nelle chiese battiste
I valori contano più dei principi
Una scelta, in un senso o nell'altro, non modificherebbe
né in positivo né in negativo la spiritualità della chiesa
MARTIN IBARRA Y PEREZ
La decisione di entrare o
restare fuori dal sistema
dell’8%o è una questione che
dmde quasi a metà le chiese
e i pastori dell’Unione battista italiana. Quando si decise
in un’assemblea straordinaria di rimanerne fuori, con un
solo voto di differenza, si ebbero delle reazioni negative
soprattutto fra i fautori del sì.
È da supporre che se una
prossima assemblea decidesse di entrare nel sistema, le
reazioni negative sarebbero
dei contrari. Ma non si devono considerare soltanto le
possibili ricadute negative
sulla nostra spiritualità nel
caso si decida di entrare nel
sistema: occorre anche analizzare quali sono stati, sul
fronte della nostra spiritualità e impegno verso l’Unione, i risultati della decisione
presa quattro anni fa, nel
1993, di rimanerne fuori.
È migliorata la nostra spiritualità e il nostro impegno
verso l’Unione grazie al no
aU’8%0 di quattro anni fa? Si
prospetta nel futuro un miglioramento della situazione
grazie al nostro rimanerne
ftiori? Sono d’accordo nell’affrontare il tema, non più dalla prospettiva, per molti versi
sterile e astratta dei principi,
ma dei valori che l’Unione
delle chiese battiste promuove, vive, incarna e tenta di
perseguire. Questa impostazione ci obbliga, se vogliamo
essere congruenti, ad analizzare in maniera approfondita
te conseguenze, non solo
dell’entrare, ma anche del restare fuori.
Entrambe le opzioni provocano delle conseguenze
negative sul piano dei valori
e dell’impegno. Dunque, mi
chiedo, quale delle due opzioni provocherà meno danni? O, quale delle ricadute
negative verrebbe compensata in maniera più adeguata
sul piano dei valori e dell’impegno, dai risultati positivi
dell’una o dell’altra opzione?
La risposta è ardua e complessa. Io sono convinto che
la questione non si dovrebbe
affrontare come un problema logico considerando da
una parte gli argomenti contrari e dall’altra i favorevoli,
per vedere quali pesino di
più sulla coscienza di questo
o dell’altro per guidare la sua
scelta. Questa impostazione
fa pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra
senza risolvere il problema di
fondo.
Secondo la mia opinione la
questione andrebbe considerata in primo luogo, nel contesto ecclesiologico nel quale
ci muoviamo. Non si può
prescindere dal fatto che la
Chiesa valdese, la Chiesa metodista, la Chiesa luterana
ecc., siano entrate nel sistema senza che, per il momento, si vedano della conseguenze negative sul piano
della spiritualità e dell’impegno di queste chiese sorelle.
In secondo luogo, va considerato il momento storico in
cui viviamo come Unione di
chiese battiste in Italia. La situazione attuale nel nostro
paese può esserci gradita o
meno, ma è quello il contesto
storico nel quale dobbiamo
garantire la continuità della
nostra testimonianza.
In terzo luogo la decisione
va presa nel contesto delle
prospettive future che possono aprirsi sia per il sistema
che per noi stessi. Conside
I computer dell’Assemblea battista
rare cioè se entrare nel sistema dell’otto per mille possa
contribuire a cambiarlo, o se
il sistema possa arrivare a
cambiare noi, se insomma
possano esserci danni o benefici per il sistema e per noi
con la nostra entrata in esso
o con il nostro rimanerne
fuori. Personalmente sono
convinto del fatto che Tesserne rimasti fuori durante
questi quattro anni non abbia migliorato né peggiorato
la nostra condizione spirituale o il nostro impegno, né
il nostro essere chiesa; come
sono convinto che T entrarci
non migliorerà né peggiorerà
la nostra spiritualità, il nostro impegno né il nostro essere chiesa. Nel frattempo
l’otto per mille resta una
possibilità e uno strumento
aperto soltanto ad altre chiese sorelle e chiuso a noi.
Credo sia arrivato anche
per noi il momento di utilizzare questo strumento se pur
con le dovute cautele.
Mi appello alla libertà di coscienza
ROBERTO MOLLICA
Grazie a Riforma per l’utile dibattito
aperto in ambito battista per l’Otto per
mille (Opm). Ormai abbiamo più volte sentito i pareri dalle due campane, anche se alcuni stonano per eccesso di sterile filosofia e di
teologia di parte.
È fondamentale evidenziare che la decisione è demandata all’Assemblea generale
delTUcebi e non alla volontà delle chiese.
Desidero quindi affermare che la composizione dei membri delle nostre assemblee generali non è regolata in modo perfettamente
democratico in quanto il corpo pastorale detiene la maggioranza relativa delTassemblea
stessa. Infatti il voto contrario di un pastore
può annullare quello favorevole di una chiesa di 25 membri. La prova del nove è stato il
risultato, informale, del famoso referendum
nel quale vinsero i favorevoli perché il voto
dei pastori valeva uno. Tuttavia l’aspetto veramente importante è che TOpm è legge dello stato e che non deve essere o diventare
legge della chiesa. Infatti la legge sull’aborto
e sul divorzio non ha diviso o rischiato di
spaccare le nostre chiese perché la libertà di
coscienza è una ricchezza del Vangelo, adottata dal protestantesimo. Grazie, no all’arroganza della facile profezia di sventura per la
chiesa, a prò delle proprie convinzioni.
Alla libertà di coscienza vorrei appellarmi
rivolgendomi agli irriducibili contrari
alTOpm, rispettando i loro principi e valori,
ma desidererei avere il medesimo rispetto e la
libertà di poter apporre la mia firma nel riquadro per TUcebi, per Tutilizzo che, tra i favorevoli, potremmo farne.
Comunque vadano le cose è bene non
drammatizzare perché sarà sempre possibile
non firmare oppure firmare per le altre chiese
evangeliche.
OSSI U\ \\1)() il calcnd.iI m noto di(' (]uesi,i gioì ii.ii.i, 2 noumibie, an/ii be
J,il nome di iin sanlo (* um11 ,iddistinla dalla se mia.
■ ( ommemor.i/ioiie dei defunti». Fin da ragazzo mi sono sempre domandato che
senso mai avesse dedicare
una giornata particolare
dell’anno al ricordo dei nostri
morti. Se chi ci ha lasciato ci
era indifferente o forse anche
antipatico, facciamo il possibile per dimenticarlo e il
giorno dei morti diventa una
forma di piccola ipocrisia. Se
viceversa chi ci ha lasciato
era profondamente amato
non esiste giorno, non esiste
ora in cui non lo ricordiamo e
la sua memoria non sia attuale al nostro cuore e al nostro pensiero. Possono passare gli anni, ma il ricordo di
quella persona è sempre lì vivo, palpitante, appassionato.
■ dic >—IiI/o
PIERO bensì
Credo che siano molti gli
ascoltatori che, come me.
passano attraverso questa
esperienza. Si tratta come di
una presenza quotidiana, e
non abbiamo certo bisogno
di un giorno particolare
dell’anno per commemorare
i nostri cari che sono morti.
Un poeta ha scritto: «Non
muoiono quelli che si amano/ rimangono dentro di
noi/ perché l’amore non
muore mai». È in fondo quello che noi credenti confessia
mo quando affermiamo «la
comunione dei santi»: in Cristo siamo tutti presenti, sia
noi viventi, sia quelli che ci
hanno preceduto, sia quelli
che ancora verranno. Siamo
tutti il suo corpo.
Ed è perciò assurda e antibiblica la pretesa di poter
con le nostre pratiche religiose facilitare l’ascesa verso
il cielo dei nostri cari scomparsi. Stefano, il primo martire cristiano, morendo
esclama: «Signore Gesù, ac
U»Etai6u <.
g*mmi
-t.t Oli «.!• a
'^mn£euQ sr.s.\
ÍÍ11iet*¡*néeáCíSf^ntí\MM
Mbra
Studiare a Bad I
‘ visitai
alla!
Noil
Nasceva nel 1951,
den Württenberg, quei_
è tuttora uno dei luoghi
legiati del pensiero
stante, da sempre coini
nel dibattito sulTatti
Umberto Polena
mero del 15 ottobre)
demia di Bad Boll, e ne
con il direttore, pasto!
Krummacher. Bad Bollèi
di oltre 400 convegni e,
nari all’anno: «“Ci oca
mo di tutti i temi di al
- spiega il direttore escluso, leggendoli
della parola di Dio.
miamo uno spazio, in
che i gruppi e le
si occupano di quei tei
sano ritrovarsi e dibatti
Quando si trattava della
struzione della Germi
fondatore Eberhard Mi
chiese quale contributi
tesse venire dai protesi
Prosegue l’articolo:
stituzioni sia dei Landi
della Federazione sono
discusse proprio qui»,
stesso spirito del Condì
ticano II, «Müller ritei
che i cristiani dovesseti
cuparsi non solo delle
e dei singoli individui,!
che della società ni
complesso».
:esia d
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IL MATTII
Chiesa soggetto polf f
Il 17 ottobre Claud
mardella intervista il
naie di Napoli Michele
dano sul possibile s'
del Sud, ma il tema più
ressante è quello deirapj ^
fra Chiesa e politi“'"'itmpo di
c’è offesa più grandepe
Chiesa - dice Giordano
offesa più grande alladig _ ,
dello Stato che far dive»
la Chiesa soggetto poi# ,
La storia ha già vissuto! “
sto. È andata malepe
Chiesa e (...) anche peti
verno (...). Si ¡mò svilup
nella gente e nello stesso
ro una mentalità cleri
(...). In senso opposto
segue il cardinale - ciP“kpegn£
sere la tentazione deh .
smo, la tentazione di di
state in Chiesa, pregati
non toccate mai prò#
che escono dal sagrato.
cismo è nocivo tanto gl
■' "'ericalismo». E più®
Papa enuncia la dol
il clericalismo». E P*F“®aliem
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15
i^RDÌ 7 NOVEMBRE 1997
PAG. 1 1 RIFORMA
[Linguaggi diversi e contatti personali fra le confessioni
•ria di una stagione ecumenica
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Conci
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vidui,
età nel
■sso recumenismo (coi^gni contatto politico)
[e promosso o stroncato
le simpatie o antipatie
si installano negli inconItra le persone, come eviia la mia agenda.
aio. Prima visita di
■¿sia dal pope ortodosso,
in trovo la porta giusta e lui
ira quasi irritato di doji aprire da un’altra paridi guida in una piccola
iza dove aspettano due
cattolici. Parliamo poco
li congedo dopo 20 minuti,
forzo. Tre incontri con il
e, la presidente della sua
lunità e due giovani imati della Chiesa cattolica
'organizzare l’accoglienza
lue frati della comunità
enica di Taizé. Fumo la
,a sigaretta con il pope in
ambiente dove non fuma
isuno.
prile. Nell’incontro di
■ iera «stile Taizé» il po^dl vescovo cattolico e io
lariamo insieme per maistare i primi cenni di un
ianesimo volenteroso di
mtrarsi. Ormai mi semdi conoscere il pope che
iresenta con tanto di calo e mitra e di incontrare
i la solidarietà che acco
muna le minoranze di fronte
alla «chiesa grande». Una
piccola delegazione della nostra chiesa partecipa ai vespri
del Venerdì Santo della Chiesa ortodossa. Nonostante che
siamo venuti in tre, costituiamo circa il 25% dei presenti.
Domenica, cortese invito al
grande e festoso pranzo che
segna la fine del loro digiuno
prepasquale.
Maggio. Nell’amhito di uno
studio sulla riconciliazione
invitiamo il pope ortodosso a
un incontro con la nostra
chiesa. Alla fine della sua
esposizione viene quasi aggredito dalle domande. I centri della discussione sono: il
ruolo della donna e l’importanza delle icone.
Giugno. Incontro cattolico,
ortodosso, evangelico per
programmare le future uscite
ecumeniche. Primo accenno
all’arrivo del metropolita.
Agosto. L’appuntamento
della nostra chiesa con il metropolita è ormai certo. Il
gruppo ecumenico di lavoro
organizza il programma degli
incontri del metropolita con
le due chiese (cattolica e
evangelica) e prevede altri
due appuntamenti ecumenici per l’autunno: un concerto
a voci confessionali e una
conferenza-dibattito con don
Aldo Giordano, segretario del
Consiglio delle conferenze
episcopali europee.
Settembre. Accompagniamo ogni nostro «vertice a tre»
con una cena. Giovedì 25 settembre, con 30 minuti di ritardo, arriva con la Mercedes
scura il metropolita Genadios, arcivescovo d’Italia e
esarca dell’Europa meridionale. «Un titolo degno di un
gerarca della Chiesa ortodossa», penso e l’imponenza della sua personalità conferma
le mie aspettative. Quando
gli dò il benvenuto, non si
ferma, ma va oltre alla ricerca
del pastore della chiesa. L’incontro dura quanto la nostra
attesa e mentre noi, pastore e
pope locali, cerchiamo di collocare il nostro ecumenismo
nella partenza europea per la
riconciliazione e allacciare
legami con Graz, il discorso
del metropolita consiste in
convenevoli e beile parole.
Mi consolo però del fatto che
ci siamo incontrati, ci siamo
abbracciati e ci siamo scambiati un sorriso a cuor sincero. Chi sa dire quanto vale un
incontro?
Herbert Anders - Cagliari
Basket a Villa Betania
riteii
ICome ho
llçonosciuto
!^)ean Gönnet
’TU
Gönnet l’ho conoscius^orà anni fa in una vaimadi mezza estate. In casa
ili®ci suoi che sarebbero
iO®i anche miei. Di lì a
® settimana sarei eni^roselito valdese, nella
sa di Luserna San Gioie quella era la mia priMiena immersione nel
. , nohdo valdese, quel piccolo
' ‘ uppo di valdesi confessanti,
f.®” Ì)nnet e quegli amici mi
'e alla?
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rie di dii in seguito della sua
„regate di apprezzamento;
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■o.,iatn ^®ioi a parte per lettera
tantoq»
E più a' provocazioni intellet
ia la doli annoverò tra quelli,
rosulpi H prof. Gönnet, forse il privaiori,! "sfudioso che abbia ap’di Pcciato scientificamente la
pria del Medioevo valdese,
'amancato. Altri ricorde0 i suoi meriti di medieIjsta, di storico dell’eresia
'dose. A me piace ricordare
'a Gönnet era, si era conserto lui stesso un eretico, forlultimo eretico delle chieWdesi. La cultura valdese
uà avuti di questi intellettu di valore, uomini cree impegnati ma non del
u organici, non schierati,
cuno ho avuto la fortuna
Oonoscerlo anch’io: Gonirti ’Oandro Sarti. L’istituzio
ne valdese talora li ha amati,
apprezzati anche, ma forse li
ha messi un po’ nell’angolo. A
una provocazione di Gönnet
ho ripensato spesso in questi
anni di mala giustizia italiana, che hanno visto frange di
magistratura inquirente sollecitata dalle emergenze, tracimare dagli argini. Nel tempio
di Torre Pellice c’era una tavola rotonda di Sergio Rostagno con Sergio Quinzio. Intervenne il prof. Gönnet:
«Bernardo Gui, il frate domenicano, il Grande Inquisitore
credeva in Dio? Certo, credeva in Dio tanto quanto i vaidesi, i fraticelli del Libero Spirito, che, sollecitato dall’emergenza, dal pericolo eresia,
mandava al rogo».
Sergio N. Turtulici
Pinerolo
Il viaggio
in Alsazia
stracci
1 consol'
Dal resoconto di Adriano
Longo sul viaggio in Alsazia
organizzato dalla Csd, pubblicato sul n. 39 di Riforma,
non emerge un fatto degno di
nota: che questa opportunità
si è resa possibile grazie a un
finanziamento dell’Unione
europea e all’organizzazione
curata dall’on. Bontempi,
parlamentare europeo, che
attraverso queste righe desideriamo ringraziare.
Paolo Ribet-Pinerolo
# Promuovere la
cultura politica
Marco Tullio Fiorio, che mi
chiama in causa per il mio articolo sul n. 39 a proposito
della crisi di governo, in sostanza mi fa un complimento
notevole, dicendomi che analogamente si scrive su «Il Sole
24 ore», «La Stampa», ecc. In
effetti se non avessi speso i
miei anni migliori a militare
in prima linea nel movimento
1
‘Ordinario
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85.000
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operaio fin dal lontano 1966,
forse potrei scrivere anche su
tali giornali. Così non è stato e
quindi riservo il mio contributo a Riforma e lo considero
un modo per testimoniare
della mia fede.
Ciò che sto cercando di fare con l’insieme dei miei articoli è fare cultura politica
senza faziosità di parte, ma
ovviamente partendo da valutazioni personali. Un fare
cultura di cui c’è estrema necessità, perché ci troviamo di
fronte a fenomeni nuovi come la globalizzazione dei
mercati e l’internazionalizzazione dei capitali, che richiedono nuovi strumenti interpretativi, da cui possa nascere un programma teso alla
giustizia sociale, alla piena
occupazione, alla difesa dei
cittadini nei momenti più
difficili della vita.
Il programma comunista è
stato bocciato quanto meno
da questa fase della storia, le
politiche keynesiane di intervento statale che hanno sorretto le socialdemocrazie
nordiche (in cui tanta parte
ha avuto il pensiero protestante) sono armi spuntate.
Se non ci sarà la capacità di
proporre altro di nuovo finirà
per prevalere il liberismo di
Reagan e della Thatcher, con
Nell’ambito delle attività della Fondazione
evangelica Betania a Napoli Ponticelli, si è dato vita a una squadra di basket che vede impegnati attivamente medici e dipendenti dell’ospedale con l’aggregazione di giovani del quartiere e dei comuni limitrofi. La squadra, tra le
vincitrici dei gironi di qualificazione, ha conquistato il terzo posto in Campania al Torneo
Uisp 1996-97 e continuerà la propria attività
sportiva e sociale anche nell’anno 1997-98.
Presidente della squadra è il prof. Francesco
Grassi. Nella foto, in piedi da sinistra: Pietro
Picardi, Pasquale Loffredo, Giacomo Negri,
Mario Gabbiani, Pietro Maida, Tommaso Di
Marco. Accosciati da sinistra: Alessandro Faggi,
Siro Grassi (ortopedico all’ospedale e membro
della Chiesa evangelica del Vomero), Alessandro Lucibello, Mario Rossi, Antonio Mirone.
,i costi sociali relativi. Non mi
preoccupo di avere idee in
comune con chi scrive sui
maggiori giornali; questo è
un momento in cui nessuno
ha la verità in tasca e chi crede di averla dovrebbe rifletterci: le tasche potrebbero
rompersi disastrosamente.
Quanto al papa, con tutto il
rispetto, quando da una parte
si scagliava contro i regimi
comunisti, dall’altra sponsorizzava i regimi democristiani
o peggio come in America Latina, rappresentanti del peggior capitalismo che adesso
vivamente critica. Fare cultura politica, dunque, mantenendo fermi gli Ideali, ma rimettendosi in discussione.
Paolo Fabbri
Arzago d’Adda
Contribuzioni
alla Tavola
valdese
Il 24 ottobre, nella serata di
incontri di zona, a Pino Torinese è stata presentata una
videocassetta sulla raccolta e
sugli impieghi delle nostre
contribuzioni alla Tavola.
L’iniziativa mi ha colpito per
diversi motivi che ritengo di
È disponibile presso le Librerie Claudiana e l’Editrice
Valli Nostre 1998
Calendario delle chiese
valdesi e metodiste
con 13 vedute a colori - versetti biblici e didascalie in 4 lingue - indirizzi aggiornati delle chiese e opere evangeliche
membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e, inoltre, quelli delle chiese di lingua italiana all’estero,
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esprimere per solidarietà a
chi ha avuto e realizzato
l’idea; a) la considero formativa. È la presentazione semplice e suggestiva di un tema
di cui generalmente non si
parla, ma che la gente ama
conoscere per avere una base su cui discutere in modo
concreto;
b) dà sicurezza. La trasparenza dei conti aiuta a capire
come la Tavola usa in maniera rispettosa il denaro della
comunità e si impegna a raggiungere il pareggio nei vari
capitoli di spesa che ci interessano e negli obiettivi che
sono più o meno sufficientemente finanziati;
c) stimola la «fiducia». La
comunicazione è semplice, a
prova di popolo, e inoltre è
fatta con volti semplici e sereni che persuadono chi ascolta
a sostenere gli indirizzi sui
quali la Tavola ci guida nel
compito di sovvenire alle sue
necessità e di sostenere le
strutture di bene con cui vogliamo dimostrare la presenza del Vangelo nel mondo.
È mia convinzione che
l’iniziativa, simpatica e utile,
debba non solo essere diffusa
sul tema del bilancio e della
risorsa denaro, ma vada ripetuta con gli stessi supporti di
comunicazione moderna e
Facoltà
valdese
dì teologia
Martedì 18 novembre
alle ore 18, nell’Aula magna, si tiene una presentazione della Encyclopédie
du Protestantisme, pubblicata nel 1995 come coedizione dalle Editions du
Cerf di Parigi e Labor & Fides di Ginevra. L’opera si
segnala per l’attendibilità
dei suoi dati, la ricchezza
dell’iconografia e l’originalità del suo impianto.
L’iniziativa si situa nel
contesto delle attuali discussioni sulle radici della
cultura europea. Intervengono Pierre Gisel (Università di Losanna), Mario
Miegge (Università di Ferrara), Marco M. Olivetti
(Università La Sapienza di
Roma), Jos Vercruysse
(Pontificia Università Gregoriana), Giancarlo Zizola
(«Il Sole-24 ore»). Modera
rincontro il prof. Sergio
Rostagno.
con lo stesso stile sui temi
della cultura, della storia,
della geografia, della medicina, della letteratura, dell’arte,
della musica, dei canti ecc. in
cui, noi valdesi, siamo presenti e desideriamo farci conoscere.
Giovanni Tartara-Torino
La Biblioteca elvetica-valdese di Trieste cerca, per completare la propria raccolta, gli
opuscoli della Società di studi
valdesi editi in occasione del
XVII febbraio negli anni 1929,
1933, 1950, 1952, 1982. Tel.
040-632770; piazzetta San Silvestro 1, Trieste.
Il candidato al pastorato
Marco Gisola, che cura la chiesa di Carrara, comunica il proprio nuovo numero di telefono:
0585-74253.
Nonviolenza
Seminario
a Torino
Il Centro studi Sereno
Regis di Torino organizza
un seminario sul tema:
«Politica e nonviolenza,
nonviolenza e politica». I
prossimi impegni sono per
il 10 novembre, quando si
tratterà di «Politica della
nonviolenza in Gandhi»
(Giuliano Pontara, Università di Stoccolma); e il 13
novembre con «Aldo Capitini filosofo e riformatore
religioso» (Roberto Mancini, Università di Macerata). Gli incontri iniziano alle 17,30 in via Garibaldi 13.
REMERCIEMENT
«Je me suis réjoui à cause
de ceux qui me disaient: "Nous
irons à la maison de l’ÉterneT»
Psaume 122, 1
Le fils de
Catherine Ayassot
veuve Chanforan
remercie toutes les personnes
qui ont partécipé à son deuil.
Un grand merci au directeur du
«Rifugio Carlo Alberto», au pasteur Berutti, au docteur Mourglia,
à M.me Louise des Chabriols.
La Tour, le 27 octobre 1997
16
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 7 NOVEMBREiqqt
Il pastore Boukhechem ci ha detto
In Algeria l'ecumenismo è
vitale per le chiese cristiane
Il nuovo presidente della Ceta
La Ceta e le chiese hanno
il diritto di criticare i governi
Uno su due ha meno di 18 anni
Unicef: la metà dei profughi
nel mondo sono bambini
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Nella lotta feroce che
oppone musulmani moderati e integralisti islamici
in Algeria, quale spazio hanno i cristiani, e in particolare
i protestanti? Lo abbiamo
chiesto al pastore Slimane
Boukhechem, di origine libanese, pastore della Chiesa
riformata di Francia (Erf), che
è stato per molti anni in missione presso il Consiglio metodista nel Maghreb.
In Algeria, dice il pastore
Boukhechem, esiste la Chiesa
protestante d’Algeria, formata dall’unione della Chiesa
metodista e della Chiesa
riformata d’Algeria. Si tratta
di una chiesa ecumenica che
conta tra i suoi membri persone di altre tradizioni protestanti; è formata essenzialmente di stranieri residenti
in Algeria. Essendo ultraminoritaria, collabora molto
strettamente con la Chiesa
cattolica romana e con le altre chiese minoritarie (Chiesa
anglicana e Chiesa awentista). Fino a non molto tempo
fa questa chiesa aveva tre sedi di attività, una ad Algeri,
una a Costantine e una a
Orano. Qualche anno fa i pastori di Costantine e di Orano
se ne sono andati, per cui è
rimasta attiva solo la sede di
Algeri, presieduta dal pastore
Hugh Johnson, in Algeria da
quarant’anni. Ora sta per arrivare un giovane pastore
metodista svizzero che probabilmente andrà ad Orano.
Oltre a questa chiesa «storica», negli ultimi anni si sono
sviluppate in Cabilia comunità protestanti autoctone. Ci
sono gruppi anche ad Algeri e
a Costantine. Sono comunità
evangelicali e carismatiche,
tollerate perché considerate
come chiese di stranieri. Ad
Algeri e a Costantine ci sono
spesso conflitti con gli integralisti islamici. In Cabilia invece queste comunità, formate dai ceti popolari, possono
radunarsi pubblicamente in
piazza. Per il popolo cabilo,
che non ha mai accettato l’arabizzazione forzata, la tolleranza nei confronti di queste
comunità vuole essere un segno di pluralità e di specificità culturale e religiosa in
una regione orgogliosa di essere stata la sede della diocesi
di Agostino, vescovo di Ippona alla fine del IV secolo. Il
compito del pastore Boukhechem era di dare una solida
formazione biblica a queste
comunità, sorte sull’onda di
conversioni individuali sotto
l’influenza di forti personalità
carismatiche. Ora questo lavoro sarà portato avanti dal
giovane pastore metodista
proveniente dalla Svizzera.
Ad Algeri il pastore Johnson anima, quattro volte l’anno (Natale, Pasqua, Pentecoste e primo dell’anno), un
culto radio di 30 minuti, seguito da una trasmissione
cattolica di 45 minuti. Il personale della radio è molto affezionato a queste trasmissioni che «annunciano la
buona novella» ad un popolo
che ne ha tanto bisogno. In
Algeria, conclude il pastore
Boukhechem, l’ecumenismo
è una necessità vitale, proprio per preservare la possibilità di annunciare una parola di vita e di speranza.
Subito dopo la sua elezione
alla presidenza della «Conferenza delle chiese di tutta
l’Africa» (Ceta), il professor
Kwesi Dickson, del Ghana, ha
fortemente difeso il diritto
della Ceta e delle chiese di
criticare gli uomini politici ed
i governi. «Se una persona ha
delle convinzioni, e la chiesa
ne ha, deve cercare per quanto possibile di agire secondo
tali convinzioni», ha dichiarato in una conferenza stampa.
Secondo Dickson è spesso
imbarazzante affrontare direttamente i politici, ma bisogna farlo: «Gli si legge in faccia che vorrebbero mettervi
alla porta» ha detto raccontando che una volta un politico gli aveva detto che non doveva occuparsi di politica.
«Gli ho risposto che non stavo parlando di politica, ma
della gente». Il prof. Dickson
rispondeva alla domanda di
un giornalista sull’utilità delle
lettere che la Ceta ha deciso
di inviare ai capi di stato africani. Anche se tutte queste
lettere usano il linguaggio diplomatico, alcune di esse
chiedono riforme nei paesi
interessati. «Pensa, ha chiesto
il giornalista, che i leader africani vi ascolteranno? Non
ascoltano neanche i loro cittadini. Vogliono soltanto rimanere al potere». «Questo
non ci fermerà - ha risposto
Dickson, precisando che le
chiese dovrebbero verificare i
fatti prima di fare dichiarazioni pubbliche Là dove la
democrazia è in pericolo, è
importante verificare i fatti».
Le chiese devono anche essere «credibili» se vogliono
che le loro critiche siano
ascoltate, ha ancora sottolineato Kwesi Dickson. «Che
cosa possiamo dire ai governi
se noi stessi non ci comportiamo in modo democratico?
Le chiese devono essere la
chiesa del Cristo, non una
chiesa di esseri umani, come
tendiamo a diventare». L’Assemblea generale della Ceta
ha deciso di inviare ai capi di
stato africani una lettera nella quale esprime l’impegno
delle chiese ad agire per il
miglioramento delle condizioni di vita in Africa, pur riservandosi il diritto di criticare. Altre lettere saranno inviate ai capi di paesi in cui ci
sono conflitti, disordini, e
quelli in cui i conflitti sono
appena cessati (Burundi, Nigeria, Angola, Sierra Leone).
La lettera al generale Sani
Abacha, capo di stato della
Nigeria, paese denunciato
per la repressione e la corruzione, ha suscitato un dibattito durante l’Assemblea.
Questa lettera infatti, pur
esortando il capo di stato ad
accelerare il processo di democratizzazione, si congratula con lui per il contributo
del suo paese alle forze di
mantenimento della pace in
alcuni paesi africani. Per Desmond Tutu, presidente uscente della Ceta, una lettera
troppo dura al generale Abacha potrebbe causare problemi alle chiese e ai cristiani
della Nigeria. «È facile essere
bravi quando non siete quelli
che saranno gettati in prigione - ha detto potete dire
cose dure in modo sereno. Si
acchiappano più mosche
con il miele che non con
l’aceto». (eni)
L’Unicef, organizzazione
dell’Onu per l’aiuto ai bambini, chiede un maggior impegno nell’aiuto e nella protezione dei profughi minorenni. L’anno scorso in tutto il
mondo più di 20 milioni di
bambini e bambine, ragazzi e
ragazze hanno dovuto fuggire
soprattutto per le guerre e i
conflitti armati, ha riferito
l’organizzazione in occasione
della giornata mondiale dell’infanzia del 20 settembre, il
che significa che un profugo
su due ha meno di 18 anni.
Sette milioni di ragazzi e ragazze hanno dovuto lasciare
il loro paese e circa 13 milioni
vivono nel loro paese, cacciati dal luogo di origine.
I bambini coinvolti dalla
guerra sono particolarmente
in pericolo, afferma l’Unicef.
Spesso sono bersaglio premeditato degli attacchi militari.
«Le guerre moderne sono rivolte innanzitutto contro i civili», denuncia l’Unicef. I
bambini divengono testimoni
di violenze e di morte, travolti
dalla corrente dei fuggiaschi
perdono i loro parenti e talvolta vengono reclutati con la
violenza come soldati.
Molte donne e ragazze vengono violentate mentre fuggono o nei campi profughi.
Molti neonati e piccoli bambini muoiono di fame, di
spossatezza e di malattie come dissenteria, colera o morbillo. Ogni giorno 16 bambini
vengono uccisi o mutilati dalle mine. I paesi in via di sviluppo sono i più colpiti dalla
tragedia dei profughi. In Iran
ce ne sono due milioni, un
milione e duecentomila in
Pakistan. In Africa quasi 4 mi
lioni di persone sono uscite
dai confini del loro paese a
causa delle guerre e 8 milioni
e mezzo vivono come sradicati nel loro paese. I paesi più
avanzati ospitano diverse
centinaia di migliaia di persone fuggite dalla loro terra, ma
le leggi per l’accoglienza sono
sempre più restrittive. L’Unicef chiede che almeno ai
bambini non si rifiuti il diritto
d’asilo quando la loro vita è
minacciata al paese d’origine.
In tutto il mondo si sono
avute l’anno scorso 28 guerre
o guerre civili. Ad esse vanno
aggiunti 21 conflitti armati
sporadici. Negli Anni 80 circa
due milioni di minorenni
hanno perso la vita a causa
della guerra. Centinaia di mi.
gliaia muoiono per le «conseguenze silenziose» dei fatti
bellici: per denutrizione o
per mancanza di servizi sanitari. Oltre 10 milioni di minorenni hanno subito gravi
traumi per la fuga, il terrore,
la violenza. (ep4
Stime dell'Onu
L'Aids colpisce
anche i bambini
Secondo stime dell’Onu, in
tutto il mondo alla fine del
1997 i bambini al di sotto dei
15 anni portatori del virus
dell’Aids saranno circa un milione. Il 90% hanno contratto
il virus dalla loro madre, infetta, durante la nascita o l’allattamento. (Reformierte KZ)
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