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anno:lxjcv
Torre^PelHce, Tl Atoaio 1944-XXll
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L'ECO
Nulla ala più forte della vostra lede I
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N. 25
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SETTIMJIIIALE DELLA
. ABBONAMENTO
Italia e Impero . . Anno L. 20 —Semestre L.
Estero . . > » 30— >
Ogni cambiamento d'indirizzo costa una lira- La copia Cent. 40
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» 15
CHIESA VALDESE
Riguardate alla roccia onde fodte tagliati
^ (Isafa LI: 1)
_________________________' . ' . ' / :
OIrallor« i Prof. aiNO COSTABEL
ABCMINISTRAZIONE e REDAZIONE:
______ Via Carlo Alberto, 1 bis ■
torre PELUCE
Note Bibliche
$lla ricerca deUtrp
P LA GONQUISTA
Pellegrini nel cEeisierto per qiuwant’anni gli isfraielUM, dopo la morte di Mosè,
muovono alla conquissta della terra, di
Carmcm sotto la guida di Giomè. Conquistato il paelèe, Giosuè lo divide fra le
dodici tribù.
Le popolazioni vinte, paganie, rimangono accanto ai vin&itori. Stahilito un
sarituario '¿In. Silo, Giosuè adunato il popolo, dichiara: « Temete TEtemo, e se
non volete servirlo, qpmnto a me ad alla
casa mia, serviremo il Signore».
Nota,
Dio aveva promesso unta terra al suo
popolo^ e gli ebrei conquistano Canaan.
L’viomo ha bisogno di un regna, di una
terra ma l’esperienza insegnerà, sotto
la gw'éda dello spirito, che il vero regno,
la vera terra promessa, è quella della
carità, dimorante nel cuore umano.
La storia prepara, guidata da Dio, attraverso §li errori umani, l’avvento del
regno.
2« LA FORMAZIONE
DELLA NAZIONE
Epoca dei giudici.
E’ un’epoca di decadenza.
Mescolato col popolo pagano cananeo,
Israele si trova in continuo urto colle
tribù Picine.
Sorgono dei liberatori chiamati pindici.
In questo periodo sorge Samuele, l’ultimo dei giudici, il primo dèi prafetì).
Egli libera Israele dai filistei, e, uomo
di Dio, vuole che Israele serva soltanto
l’Eterno. Ma Israe e chiede un re che lo
domini e lo conduca alla guerra ed alla
gloria. Samuele, si rifiuta, consulta Iddio, ma Dio gli risponde: « Essi hanno
rigettato non te, ma me, perchè io non
regnii su di loro, mli hanno abbandonato, ordunque dà ascolto alla loro voce ».
Il re nominato è Saul.
Nota.
Il popolo életto dimentica che'ii suo
Dio è l’Eterno, il Crewtore e Signore dell'unìiverso. a lo consiidera come uno dei
tanti dèi, proteititoH dei popoli, al sfizio delle loro necessità e della loro
gloria.
Non nià il popolo al servizio di Dio,
ma Dìo al servuHo del popolo. •
Dio quindi non è più che un idolo, incarnazione oscura delle passioni umane.
Per questo Isrqfle chiede un re che
gli sia duce, perchè ha abbandonerò Iddio, ed ha conw re, se stesso,
3° IL MIRAGGIO DEL REGNO
Saul.
Saul è il primo re, l’uomo coraggioso,
buon oaipitano, rm violento e passionale.
Combàtte coraggiosamente contro i
nerriici di Israele, ma disubbidisce più
volte agU oréìni di Samuele il profeta,
poiché Saul, pur credendo in Dio, ubbidisce a se stesso. Egli è un credente, ma
un inconvertito, dominato inieramente
ddile sue passioni.
Samuele r^icerca un altro re.
Esso è il giovinetto DaPìde.
Saul è datninato dcdla gelosia del valore di Davide e gli crea una uito dolorosa di fuggmsco. Saul abbandonano da
Dio, incapace di ascoltarne la volontà,
va a concitare gli spiriti per opere dei
consigli. Samuele (morto da gmlche
anno) appare a Saul, ma lo rimprovera
aspramente, dicendogli; perchè consulti
me, mentre l’Eterno sì è Ritirato da te e
ti è divenhto avversano?
Saul poco dopo sconfitto dai filistei, si
toglée la vita.
Davide.
Egli regna su Israele per quarant’anì ni, consolida il regno, costmisae la dittadella diil Sion.
Egli è uomo credente, sincero ricercatore dèlia volontà di Dh. Il tipo del servo di Dio, secondo l’antico testamento.
Servo dell’Eterno nell’ ordine terreno
delle cose, si macchia però dii grave colpa usurpando la moglie di un suo generale.
La spada entra nella casa di Davide.
I figli suoi eongiuirano contro di lui. Davide muore..
Salomone suo figfiio è unto re.
, Salom,tme.
Uomo sapiente, re esperto, porta
Israele al sommo splendore, cosriuisce il
ternpio. Ma la sua sapienza è grandezza
di intelletto più che nobiltà di coscienza e si adagia nel lusso di una vita di piaceri che deturpano le sue capacità e lo
rendono proclive all’idolatria, sicché
quand egli muore, la decaidenza 'e lo spìrito di divisione sono penetrati nel regno di Israele. Atta sua morte il regno
si divide.
Israele e Giuda. L’unità del regno è
infranta, il regno siesiso cammina verso
il disfaéimento.
Nota.
Il regno conquistato da Giosuè, formatosi con i Giudici, consolidato da Saul,
trova in Davide la sua forza e la sua
Mv
giustizia, in Salomone il suo splendore,
ma lo sfacelo è alle porte.
Il regno davìdico e salomxmico, è 'il
simbolo del siogno teocratico ohe anima
„ la storia di Israele.
Secondo questo sogno, Dio, il vero re,
deve governare il popolo riuediante il
suo inviato Principe e Megàìa, Principe
g,usto e potente, che deve dare pace e
prosperità al popolo, secondo la volontà
dell’Eterno.
Ma questo sogno, che sembra reaUàszarsi in Davide e Salomone, crolla, perché Davide e Sdiamone non sono che
uomini peccatori e nessun regno umano
.V, può reggere se fondato sul peccato.
Questo regno teocratico dtavìddco e salomonico, non è adunque che % simbote. Io di ciò che dovrà venire: U Regno di
Dio in cwi il Principe Messia ùon è più
un re della terra, re dì una nazionie e
peccatore, ma il vero giusto, re delle co^
scienze che non le domina, ma le trasporta coll’amore e col stacrificio, fondando il vera regno dell’uniità di tutti
gli utamin.. nella divina carità.
Il vero principe del regno sarà quindi
il Redentore, che toglie il peccato del
mondo che smembra l’umana famiglia, e
fa di tutti i popoli un solo popolo di fratelli nel Padre celeste; C. Lupo.
Ipocrisia profesianfe
E un vecchio luogo comune quèllo
che £a del vizio della ipocrisia quasi una
carattieriistica dei protestanti.
Ora io non voglio .afeatto negare che
tra i cristiani evangelici, tra coloro almeno che tali .si professano ufficialmente, non vi siano anche degli ipocriti, ma sento il dovere di protestare altamente contro |la! vieta calunnia che
ripecrisia sia quasi una conseguenza, se
non necessaria, almieno frequente del
fatto dì appartenere a una chiesa rifoimata.
E poiché ho avuto occasione di constatare ché un simile calunnioso pregiudizio attecchisce perfìno tra le nostre
file stesse, non ritengo inutile esaminare obiettivamente alcune' delle ragioni che hanno dato orìgine alla leggenda.
* * •
'■E’ innegabile che ove ferve una più
intensa vita religioisia, specie qpando le
forme esteriori del culto e la lettera
pievalgóno sullo spirito, l’ipocrisia si
manifesta ipiù frequei^te e sfacciata
presso coloro che sono quasi obbligati a
ostentare una fede ed una elevazione
che non sentono intimam'ente o che del
fervore altrui traggono una fonte di
profitti che con la religione poco o pùnto hanno a che fare. Un simile fenomeno avveniva nel popolo israelita ai tempi di Nostro Signore, provocando le Sue
acerbe invettive contro la setta dei Farisei 'Che ne erano l’esponiente più caratteristico. Similmente è certamente
accaduto che, in tempi di iparticolarei
rigore pietistico e moralista, il fenom'eno si sia ripetuto presso alcune comunità protestanti, senza perciò e^ere
prerogativa di queste, perchè esso era
contemporaneamente rilevato, e di non ,
minore estensione, presso comunità e
ordini di altre confessioni cristiane. Gli
insofferenti, i tiepidi, gl’increduli, 'posti
nell’alternativa di essere esclusi’ dalla
comunità, rischiando i mezzi del proprio sostentamento, o dì dover simulare dei sentimenti che non provavano,
era naturale si afferrassero a quiest’ultima aliternatìva, esagerando spesso nell’ostentazione degli stpssi sentimenti, sì
‘ da essere citati come esempi di edificazione se quelli stèssi che, animati da
più sincera fede, non riuscivano a portarsi al livello dei simulatori. E’ inne_gabile che un buon attore riesca più eloquente nell’espressione dei sentimenti
posticci che non l’uomo comune in
quella dei suoi veri sentimenti; ipocrita infatti non significa altro che « attore ». '
Ma dobbiamo noi conchiudere che
una ipocrisia di tal sorta, che potremo
chiamare di convenienza sia e sia stata più diffusa tra noi che tra altri? Permettetemi di conchiudiere per il contrario. L’evangelismo, con la libertà che
lascia ad ogni individuoi neU’uiSo dei sacramenti, nella partecipazione ai riti, ha
molto minori incentivi che spingono
alla simulazione nelle pratiche religiose .di altre confessioni. ’
Ma — dicono i sostenitori della calunniosa voce — come va che sono stati proprio gli scrittori protestanti ad
avvalorala? E’ vero; molti scrittoi! di
questa iparte, uomini sinceramente religiosi, hanno fustigato questo vizio le
hanno lasciato dei ritratti pittoreschi
d’ipocriti di ogni stampo;'ve n’è uno,
di questi scrittori, che sembra essersi
proposta la missione di smascherare gli
ipocriti del suo tempo, bersagliando di
preferenza i falsi cristiani. A parte il
fatto che ad essi possiamo contrappoirre rimmortaile Tartufo del Molière che
non è protestante, mi pare si debba invece vedere .nieU’efficaciia raggiunta da
qu^li autori a rendere repulsivi i tipi
d’ipocrita da essi creati, come nella popolarità da alcuni di qiuesti tipi acquistata presso i lettori, una lodevole aspirazione alla sincerità. E come dal tipo
di Tartufo non si può dedurre che tutta la società dì quel tempo, dalla quale
il tipo è stato ritratto dal vero o dalla
combinazione di vari modelli, fosse composta di vari ipocriti bachettonj, cosi
sarebbe illecito il conchiudere che gli
arnbienti protestanti in cui i tipi d’ipocrita di cui parliamo agiscono siano in
modo particolare infetti d’ipocrisia.
Certo non, ne furono infetti gli autori,
perchè non è possibile rappresentare
artisticamente e analizzare con acutezza un’attitudine morale cui si partecipa
personalmente.
Vi sono poi alcune ragioni che contribuiscono a diffondere la leggenda dell’ipocrisiia protestante, là dove le Chiese evangeliche rappresentano una minoranza, come ci sì compiace spesso
ricordare, trascurabile. Escludo, beninteso, i casi in cui Tappunto ci è mosso
per evitiate ipalàiede e cercherò dì
spiegare i perchè deiropinione da mol
ti professata solo per errata inteipretazione di alcune nostre caratteristiche
che ci differenziano dall’ambientè in cui
viviamo.
Anzitutto una maggiore castigatezza
nel linguaggio tradizionale negli evangelici, anche tra soli uomini, e che per
molti è affettazione ohe puzza di sagrestìa. Poi una più diffusa morigeratezza
nei igiovani. Tali regole so bene che
sono purtroppo lungi dall’essere generali, ma è confortante il constatare ohe
i nostri giovani di oggi sono in buona
parte migliori e più coraggiosi di quelli di ieri sotto questi riguardi. N'on pre-.
tendo che i « protestanti » siano sempre tetragoni agli appelli del vizio, ciò
sarebbe un atteggiamento squisitamente farisaico, ma è innegabile che essi
nelle eventuali sregolatezze cui possono indulgere, conservano un senso di
pudore, una coscienza del peccato che
vieta loro di fame -cinica esibizione.
Si può chiamare ipocrisia! im riserbo
di tal fatta? Sì, se conveniamo di relegare tra le forane d’ipocrisia anche il
pudore e" la buona educazione. Ma come poi potremmo definirli ipoKariti,
quando molto spesso risentiamo lo stesso riserbo ;6d analogo pudore anche nelle azioni onorevoli, da parte di chi ha
ricevuta un’educazione evangèlica?
- Difatti, tra costoro si osserva molto
frequèntemente un’evidentq^ ripugnanza la (esporre i motivi delle proprie decisioni è dèi propri atti, im’awersioine a
lasciare sguardi estranei penetrare nella propria coscienza, una riservatezza
nelle manifestazioni sentimentali che
può sembrare freddezza e aridità di
cuore. Agli occhi di un osservatore allevato ed abituato a tutt’altro stile, un
risèrbo di tale fatta rende talora anigmatiiche le nostre azioni e ciò ci attira
il sospetto di essere dei disshnulaitori.
Si dimentica che il perfetto ipocrita
tende inviece ad esagerare le manifestazioni dei propri senttìmenti e ad essere
prolisso sui pretesi moventi dei propri
atti.
(segue). , M. Eynard.
V RUimj A.
Ogni tanta riceviamo qualche lettera
che oi laséia perplessi. E’ quaìtahe lettore che ha bisogno dì uno sfogo e> prospetta e discute problemi che non rientrano propriamente nel campo specifico
della proclamazione evangelica che
l’Eco Si sforza umilmente di compiere.
D’altra parte è ev/idente che direttamente o indirettamente è spesso in gioco la coscienza; ed allora? Allora, ai
lettori la parola ed il giudisdo.
Passaggio riservato ai pedoni: sta
scrìtto ben chiaro all’iriizio.del vitale che
le mamme irifilano con un sospiro di soddisfaizione. Finalmente, se Dio vuole, sii
può godere di-qualche niinuto di tranquillità: si può dare « il via » ai marmocchi, che si shizzarrispono senza pericolo di- investimenti, di 'incontri con
qualche veicolo. Sì può..,; cioè, si poteva, perchè oggi lo scrìtto c’è sempre:
riservato ai pedoni, ma i signori della bicicletta non se ne preoccupano; la strada
sotto il viale è in migliore condizioni,
quindi, giù, a grande velocità, sorridenti.
E bastasse anicora, se fossiero sorridenti!
Ma sono anche screamxt^, e, naturalmente hanno ragione laro ! Come sosteneva l’altro giamo un tale, a cui Si faceva osservare che, dopo tutto, la legge
proibisce simili man^estazkmi dii arbitrio; •
« Ah ! ah ! fate ridere voi con la vostra legge ! EsMe ancora una legge? E
se esiste, chi la fa osservare? E se <fuoIcuno volesse farla osservare, chi è disposto ad osservarla? ».
E l’individuo non aveva tutti i Unti:
p è un poi’ l’opinéone comune: per i tempi che corrono, con i problemi angosciosi che ei travagliano, vale ancora la
pena di pretenidere che la gente si fer-
2
mi ad ossefpare^un ca.HeUo ''con sopra
scnitiÉo; Passaggio* mervàto * ai pedoni?
Le madri riminzvno a qualche minuto dii quiete, i bhnlfi riimfìeino alta gioia —
dt acorrazzatre senza panura; tcmbo oggi,
• chi si preoccupa, dei fastidi di una donna, dei trastulli di un bimbo iimocente?
' CM^ha tempo per'« fare del spniimento? »V I „
Però non si .tratta soltanto di sentii
mento, si tratta anche dii coscienza. Nella guerra l’uomo ha, troixdo finora il
modo di legalizzare gU, istinti bestiali
che dormono in fondo ad ogni creatura
umana, e che'Veduaoetom, l’istruzk>ne,
^ la morale cercano di imbrigliare nello
sviluppo normale della civiltà. Perciò
anche nella guerra guerreggiata ricorrono spesso termini come: il concetto e
le leggi dell’onore, ed altri ancora. In
realtà, l’uomo approfitta di questi fenomenli morbosln per sfamare i sttót più intimi istinti: Sii rivela per quello che è:
anche i prindpii fondcmverétaU dell’educazione, dell’istruzione, della morale,
uenpono 'mpunernente e, quel che piti
conta, impudentemerite violati.
Che cosa importa se si calpesta il diritto dei bimbi ad essere rispettaci, quan. do il preizizo dei copertomi di una bicicletta è salito a dei prezzi favolosi?
De minirnis non curait praetor, dicevttsi sorridendo nella notte dei tempi. E
il sorriso d.ceva tutto: « iMSdia correre,
tanto queste son solo piccolezze ! », E
gli uomini han lasciato correre, e come!
Anzi, quando la colpa era piccante, il
delitto passionale, la truffa all’americana, le calonrie erano aperte, l’esposizione arguta e la gente rideva volentien.
La società anche ha lasciato correre, e
come ! Metteva delle guardie perchè appioppassero delle multe a chi andava in
bicicletta sotto i viali, questo sì; ma nel
complesso chiudeva ufi occhio su tanti
affari che non erano sempre pulttL E la
morale eira: « Lascia correre..., tanto sie
^-y
^ ¿,'non mbi tu, ruberà un altro; se l’affare
non Ip fai tu, sarà lud a diventar ricco »,
fi, E così si creava una Jolidaiìeitàfi’ iriten^
■irdiamoci bene: non uiÉ^I omertà, ma una
benigna sopportazioni' « Tanto le cose
non Si possono camb.03r^, il carattere iitahano è quello che è; siamo, in fondo,
delìà buona gerite; sàio un po’ debole ».
Delia genie insomma che ha bisogno
sempre delle guardie che mettano la
multa, che ricordino che c’è una legge;
altrimenti dimenlichùmpo di avere una
coscienza.
* **
Andare kn bicicletta Sotto i viali non
è certo un gravissimo, problema, ma è
un sintomo, uno dei tanti.
La nostra civiltà era morale; aveva
ottenuto dei risultati cospicui in più di
un campo; era perfino tiusóM a dar
Vimpressione che l’uomo pecaastore della Bibbia fosse un uomo buono, che nella sua bontà avesse la principale carattcristica che lo distinguesie da uno
scimmione delle foreste equatoriali. Ed
ì Stgnofi^ì filosofi avevano prcpasMto delle
vernici dall’effetto sorprendente; la civiltà del secolo ventesimo doveva darci
un prodotto sopraffino: il superuomo;
tutte le dottrine e tutte le teologie dovevano essere rifuse e confuse per darci una sapienza di D.o, che permettesse
di scrivere Dio con il d mmmcolo ed
uomo con l’U maiuscolo. Quando la crisi
è scoppiata tutto è andato a catafascio:
cioè è rimasta l’urnanità nuda, lo scimmione nella giungla civile: si è confermato che morale e cristianeS.mo sono
due cose molto diverse.
La civiltà, le masse erano moralmente cresciute; ma gli individui non erano
cnstìani. Con la crisi, con la guerra la
morale è scomparsa dalla ércolazione,
e gli uomini onesti sono stati presi dalle
spire della borsa nera, et sfmilia. L’evangelo invece è rimasto a saggiare la nostra azione ed i credenti a confondere il
mondo.
E questa è veramente una consolazione, Il fotograrfo.
J^ncora ¡a sirena di allarme
Ho letto col più vivo interesse l’articolo
apparso nel N. 23 dell’« Eco»; Lo sirena di
allarme. Quante volte in questi due ultimi
anni ^>ecialmente ho avuto nel cuore gli
stessi pensieri, che cosi bene esprime la professorrasa Mainilo, e quante volte ho deplorato la nostra incoscienza di fronte alla grande responsabilità che incombe su noi. Davanti ad un’opera di testimonianza in gran
parte mancata vlen fatto di ricercare le cause che hanno determinato un tale insuccesso. Sotto altro aspetto riprenderò dunque l’interrogatorio incominciato dalla professores^
sa Marullo, rivolgendomi in modo speciale
alle mie giovani sorelle in fede.
O donne delle nostre chiese, ditemi, che
avete fatto per rendere efficace la vostra testimonianza cristiana davanti al dilagare
ognor cresoenie in queste nostre Valli della
brutta moda del trucco? Avete cercato di
arginarla, dimostrando col vostro esempio
che la donna valdese non si abbassa a certe
volgari esibizioni?
Che cosa avete rii^osto, o donna delle nostre chiese, a quella signora sfollata, giunta
qui precipitosamente da Torino, dopo una
lunga sosta in un rifugio, e che parlando dei
danni causati alla sua casa dal bombardamento, si rammaricava per primissima cosa
che fossero stati distrutti per ben 200 lire di
cosmetici acquistati il giorno innanzi, di cui
solo un piccolo quantitativo era stato salvato per vero miracolo nella borsetta che
aveva seco? Quando essa ei preoccupava se
« in questo paesello » vi sarebbe stato modo
di riparare al gran danno, vi siete affrettata
a indicarle uno degli spacci di tali intrugli, che qui pullulano, o le avete indicato con
tatto ma con parola ferma, la fonte di ogni
vera e duratura bellezza?
Avete mai pensato, o donna delle nostre
chiese, che forse mentre v’indugiate davanti
allo specchio a tingervi le labbra, o a cambiarvi altrimenti i connotati, veltro padre,
vostro marito o vostro fratello versa in qualche grave pericolo, e ciò non solo nel combattere su di un campo di battaglia, ma semplicemente nel raggiungere il proprio ufficio
o laboratorio?
VI siete mal domandate, o donne delle nostre chiese, se un padre, un fratello, un marito, che ha occupato od occupa presentemente un posto in vista in seno ad una delle nostre congr^azloni, non sia mai Incorso
nel biasimo o nell’aspra critica a causa nostra, per l’indulgenza colla quale tollera il
vostro modo di adornarvi, «àie è In piena
rotta colle tradizioni di serietà e di dignità
delle famiglie, da cui discendete?
Ditemi, potete solo supporre che le pie
donne che seguivano Gesù avessero il volto
deturpato dal trucco, o ve l’immaginate Intente ad imbellettarsi prima di accorrere al
Calvario, il giorno della crocifissione? Óh
come vorrei che tutte voi poteste dirmi, donne delle nostre chiese, che mai avete varcata ia soglia della Casa di Dio colle fattezze detmpaite dal troceo, e che mal delle
mani dalle unghie laccate si sono avanzate
per prendere i Sacri Elementi alla Tavola,
del Signore, che il sacrifizio della Croce ricorda e commemora 1
Abbiamo passato ultimamente giorni di
indicibile angoscia; non entro in particolari:
il ricordo di quanto è successo non si scancellerà tanto pres.to dalla nostra memoria. Ditemi, o donne delle nostre chiese, che avete
l’abitudine di truccarvi poco o molto che sia,
che cosa avete fatto in questi giorni di lutto? Non avete provato nessun disagio morale nel mettervi davanti allo specchio per
« farvi la faccia », mentre che una vostra
cara amica, forse una vostra congiunta piangeva su di un essere caro scomparso? So che
molte di voi sono buone e compassionevoli e
che perciò non avrete mancato di portare il
vostro contributo di simpatia agli afflitti. Ma
come .non avete temuto di recare affronto
a chi soffre, presentandovi con una faccia,
che non è la vostra, e che dinota una ben
altra preoccupazione di quella di consolare
o .simpatizzare? Ed è dalle vostre labbra triste che sarà sgorgata -la preghiera d’intercessione a prò’ di tanti derelitti?
Che pensare di voi, o giovani spose delle
nostre chiese, che invocate, a mo’ di scusa,
la complicità del vostro marito, sostenendo
che è per il suo volere che vi truccate? Oh,
non lo dite ! Non gettate il ridicolo sul vostro compagno, e il biasimo su voi stesse !
Lo conoscete l’antico adagio? L’ttomo adotta
invariabilmente i gusti e le opinioni della
donna collo quale vive. In ultima analisi è
vostra la colpa se il vostro consorte non ha
ricevuto ima migliore impronta e se la sua
opinione è così errata in materia che vi riguarda in modo diretto. Del resto, se nei
rapporti col vostro compagno non esistono
altre divergenze aH’infuori di quella creata
dal trucco, posso assicurairvi che la vostra
felicità'coniugale non corre nessun rischio.
TRUCCO !... Ma, sorella mia, Tavete mai
cercato nel vocabolario il significato di questa parola? Ecco quello che de dice lo Zkigarelli; « Truccare (e derivati); ingannare;
mettere in mezzo; travestire per ingannare;
imbellettarsi; dipingersi il volto per la sc«ia.
Trasformarsi per ingannare. Truccato: traslormato nell'aspetto e nel fare per inpdnnare; raflazzonamentó per ingannare ». —
E' qu^to lo scopo che vi proponete nell’adottare l’&ntiestetica moda, o donne delle
nostre chiese? Ed è così che potrete mai raggiungere il santo ideale che l’Apostolo mette davanti a voi e che tanto si addice alla
donna cristiana; « Tutte le cose trere, tutte le
cose onorevoli: tutte le "cose giuste; tutte le
cose pure; tutte le cose amabili, tutte le cose
di buona fama, quelle in cui è qualdie virtù
e qualche lode, siano oggetto del vostri pensieri »?
— Oh cóme prende le cose al tragico, —
dirà qualcuna di voi. — Noi non crediamo
far niente di male e non ne facciamo difatti.
La nuova generazione non può aìdottare le
idee di una donna avanti negli anni. Del resto tutto sta nello spirito con cui si agisce.
Sarei ben riconoscente se voi, donne della
nuova generazione, voleste 'spiegare a me,
donna avanti negli anni, quale è lo spirito
che vi anima nel fare getto così a cuor leggero della vostra gioventù, adottando una
moda che v’invecchia, distrugge - la vostra
personalità, vi espone a critiche, e che non
di rado è stata causa di vere tragedie in
seno alle vostre famiglie. 11 male è, purtroppo, più grave di quel che sembra a prima
vista. In tempi calamitosi per il popolo elet
to se ne sono preoccupati ^i antichi profe, ^l:ti; chè anche allora le donne si facevano no,:.ire perula loro frivolezza ed incoscienza.
In tempi più vicini a noi il male è stato de' nunzlato più volte. Ultimamente una conosci utiissima scrittrice ginevrina nel suo. aureo libro Pour un plus clair foyer, ha stigrnatizzato con parole di fuoco il trucco, ed è
s giunta^ a dire che tutte le volte òhe vede una
dorma truccata, si vergogna del * suo sesso,
I Nel'campo cattolico, eminenti prelati haaino
S combattuto e combattono la brutta moda, oo^ “ me cosa immorale, ed un aaxivescovo ha mlnaociato di sospendere a divìnis tutti 1 sacer. doti che tollereranno che donne truccate pey netrino nelle chiese della sua araidiocesd.
Quale conto farete delle mie parole? Vi da;< ranno esse materia a rifiettere, o verrò io da
• voi fraintesa, lasciandovi Timpresslone di
voler chiudere gli occhi — a causa di un
po’ « d’innocente bellétto » — sulle solide
virtù che Indubbiamente vi adornano nella
maggior parte dei casi? Credetelo, io sono
la prima ad ammirarle quelle virtù, e ad apprezzare il coraggio col quale sapete affironr
tare la gravità dell’ora presente e gli atti di
quotidiana abnegazione di cui date prova nel
provvedere ai bisogni delle vostre famiglie,
e non di rado, anche degli amici. Quello che
deploro è la costanza, degna di miglior causa, colla quale vi ostinate ad adottare una
meda che concorre ad alimentare quéll’atmosfera d’insincerità che tanto ci fa soffrire
in tutte le manifestazioni della vita odierna,
e che voi introducete flnanco nel santuario
domestico, dove, specialmente per i vostri
maggiori, sarebbe così riposante il potersi ritemprare nella visione delle vostre amate
sembianze, colle loro partloolari caratteristiche, non alterate dal .trucco che poco o molto, immanicabilmente cambia l’espressione
della fisionomia. Quello che deploro è la tenacia colla quale avete resistito alla voce di
un padre, di una madre, di im essere a voi
caro, che vi esortava a desistere dal brutto andazzo. La voce importuna ha finito per
essere messa in tacere; ma Dio solo sa al
prezzo di quali intimi dolori da tutti ignorati ! ■
Ma poi, credetelo, è della vostra bellezza,
che mi preoccupo, o donne delle nostre chiese. Il volto umano è sempre im capolavoro a
causa delle caratterisitiche che lo distinguono, ed un viso giovane è sempre bello, anche se ha tratti singolari. Il trucco v’invecchia, vi predispone alle rughe e le accentua,
rovinando irreparabilmente la pelle. La brutta moda passerà, ma vi resterà per tutta la
vita una faccia floscia e avvizzita, innanzi
tempo. L’aria fresca e pura e l’acqua limpida di queste amene vallate, quali impareggiabili cosmetici potrebbero diventare per le
vostre gote ! Prendetele a contribuzione. Non
dilapidale i doni che la natura vi ha elargiti, sotto pretesto di volerla correggere ! Ricordatevi che l’arte del pittore non è da tutti e che non di rado nelTintento di fare un
capolavoro, non sì riesce che ad ottenere una
carica.tura.
Dirò, terminando, che vi è, grazie a Dio,
ancora un buon numero di donne nelle nostre chiese, che non si sono piegate all’inconsulte esigenze della moda. A voi, care sorelle, va il mio ^pensiero riconoscente per la
nota di sincerità che continuate a fat vibrare nel nostro ambiente valdese. Perseverate nel vostri buoni propositi, vegliando a
che essi non vengano meno. Non presumete
troppo di voi stessi; ho vistò cedere davanti
a questa brutta moda giovani donne che
non avrei creduto, e che tante volte avevano affermato che mai trucco avrebbe deturpato la loro faccia. Perseverate non solo, ma
fate opera di propaganda fra le vostre amiche e le vostre còmpagne di studio o di lavoro. L’opera di salvataggio è affidata alle
vostre mani, o donne non truccate delle nostre chiese ! Passiate anche in una quistione
che sembra di secondaria importanza, onorare col vostro esempio l’antico motto valdese: Lux, lucet in tenebris.
Alessandrina Rostagno Trinchera.
Cronaca Valdese
ANGROGNA (Serre)
Martedì 8 agosto, nel nostro tempio del
Serre, è stato benedetto il matrimonio di
Daniele Fraschia (Chiodarbec) e Angela Simond (Eìssart). Il Signore circondi ed accompagni con la Sua grazia questo nuovo
— Mercoledì 9 agosto, abbiamo accompagnato alla loro ultima dimora terrena le spoglie mortali di Giovanni Damele Monnet, deceduto a Barfè alla età di anni 71. Sulla famiglia afflitta, invochiamo le consolazioni del.
Padre. e. a.
PRAMÓLLO
Abbiamo accompagnato al campo del riposo la spoglia mortale del nostra fratello Luigi
Sappè, deceduto ai Pellenchi, afl’età di 83
anni. Prima di chiudere la sua giornata terrena, egli ha dovuto sopportare lunghi mesi
dì infermità, durante i quali sì era profondamente radicata in cui la convinzione che
Dio è la sola fonte di vera pace e consolazione. Rinnoviamo alla famiglia l’espressione della nostra viva simpatia.
RORA’
Il 29 luglio u. s., in una giornata radiosa
di azzurro e di sole, gli sposi Lilly Rivoìra
e Domenico Boero Boll, celebrarono il loro
matrimonio. Una folta assemblea di amici e
parenti assisteva alla cerimonia ed esprimeva la propria simpatia ai giovani festeggiati.
— Il 1° agosto un numeroso corteo percorreva il lungo cammino che separa l’Ente
dal Centro di Rorà per accompagnare all’estrema dimora, le spoglie mortali di Olga
Tourn in Rivoìra, giovane donna di 35 anni,
che lascia dietro a sè 11 marito, un bimbo di
tre anni e mezzo e numerosi parenti. Nel
tempio, attorno alla sua bara e dopo aver
ascoltato le consolazioni dell’Evangelo, abbiamo ricordato con riconoscenza le sue virtù. Operaia per vari anni nel fondo valle.
awva saputo' serbare integra la sua modestia e la sua semplicità vaMese. Unionista
, zc’ante e generosa era stata .per molto tempo
una delle colonne delle Union Giiovanlll della Chiesa, il vuoto ch’essa lascia In mezzo a
noi è grande, spio le consolazioni ineffabili
dell’Etemo potrénno recare ai suoi cari il
balsamo riparatore,
Il 9 agosto tutta la nostra comunità si
riuniva per prendere commiato, con una imponente dlmostrazloàe di simpatia, dalle spoglie mortali di Umberto Morel, di 32 almi,
deceduto ^l’Ospedale di Lusema iin seguito
ad un tragico incidente. Anche qui dopo aver
ricordato lé esortazioni evangeliche sulla vigilanza, abbiamo potuto dire del bene di lui.
Sì, anche il caro e buon Umiberto ha detto
ia sua parola di testimonianza I
Il 12. agosto, per la terza volta in pochi
giorni, uin corteo funebre è salito dalle Fucine verso Rorà. Terminava il suo pellegrinaggio terreno Cipriano Pavarin, di anni 82.
Ligio alle tradizioni del suo tempo, voHe essere portato direttamente dalla sua casa alla
, fossa e la sacrameditazione ebbe perciò,luogo nel cimitero. Considerammo il valore'e il
per. colo delle tradizioni e ne traemmo argomento per esortarci a conservare vivènti ;le
sacre tradizioni della nostra fede evangelica.
Spanda il Signore le Sue preziose consolazioni sui nostri frateiUi in lutto !
Lo sera del 12 agosto improvvisamente
mancava all’affetto della sua famiglia
Cesare Pons
dì anni 50.
in Comba Carino - Riclaretta.
■ Con strazio ne danno l’annunzio la moglie
CLEMENTINA BOUNOUS, il figlio ARNALDO che tanto amava, ed i parenti tutti.
Un ringraziamento particolare al pastore
Janavel, per le sue parole di consolazione e
di conforto, e a tutti qiMnti sono stati di
aiuto e con fraterna assistenza hanno preso
parte al loro gran dolore od hanno partecipato al funerale.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede ». II Tim. 4: 7.
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