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LA BUOi\A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
(i domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 | L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | » 4,50
Per le provincie c l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)>;9£'jovTt; is ev ¿ya/tv?
SeguenJo la verit'a nello carfta.
Efes. IV. (5.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo di! Viale
del Re, N 12, piano 3 '.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SKIlilA,
contrada Nuova in Torino.
Oli Assoctali delle Provincie potranno proviiedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Gonvcriìoni dal puseismo. — Predica dell*Armonìa. — La Bibbia mutilata —> Una
visita ai coniugi Madiai — Circolare del Alinistro di Grazia e Giustizia agli
Avv. Fiscali. La Campana. — La Civiltà Cattolico. — Notizie religiose: PiC~
inorile — Londra— Olanda —• America — Cronachetta polìtica.
C;0^¥ER!$IOMI »Ali PlJ§li;i§]VIO
Quando la parola di Dio, ossia la
Bibbia c sottoposta al giudizio dell’uomo non vi ha più che due sistemi
possibili in religione, o il sistema
cioè del Cattolicismo del Papa o il sistema del filosofismo dei Razionalisti.
Tostochè un’anima cristiana non
si fida pili interamente di Dio che
gli parla nella sua divina parola re. gistruta nella Bibbia, e senlesi in bisogno di consultare l’oracolo della
autorità umana, egli è fuori di strada,
e conviene assolutamente che si
smarrisca, sia buttandosi nelle mani
de’ filosofi, 0 in quelle del Papa.
Se ama di abbandonarsi al filosofismo, ella diventa incredula, perchè entrando nelle quistioni della
Bibbia con animo di ridurle allo stato
di quistioni filosofiche, essa abbandona per ciò’ stesso la guida della
fede, e prende quella della intelligenza, e come questa non arriverà
in eterno a comprendere le misteriose
verità della rivelazione, conviene che
le interpreti in modo che divengano
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umanamente possibili. Ora le verità
incomprensibili, fatte per questo mezzo comprensibili, cessano di essere
quello che sono, e si trasformano
in quello che noa soiio. Cosi è accaduto al filosofismo volterriano -e
razionalista che della scienza biblica
ne hanno fatto o soggetto di riso
alle spalle del popolo ebreo che. nella
sua grossolana ignoranza bevve favole per verità e fantasmagorie per
realtà; o soggetto di creazioni ideoJogiclie, le quali mutarono in miti o
simboli i personaggi e i miracoli
narrati dalla sacra Scrittura. Nell’un
caso e nell’allro la parola di Dio, a
cui si deve attenzione e obbedienza
da discepolo, è stata cambiata in parola dell’uomo, che vi fa ridere o vi
fa delirare : o ridiate cioè con Voltaire
0 deliriate coi Razionalisti.
Che se l’anima cristiana preferisce
di fare il cammino de’ secoli, e di
tradizione in tradizione risalire alle
costumanze che di mano in mano si
vennero introducendo nel Cristianesimo , appoggiandole sempre con
molta sagacità alla parola della Bibbia, ella trova che nel secolo Xlll,
a cagion d’esempio, il papato era
giunto all’apogeo della sua suprema
potenza. Il secolo XIII era naturalmente , come sempre accade nelle
cose umane, stato apparecchiato dal
secolo XII, questo dal X, e così di
mano in mano si arriva finalmente
al IV, le cui corruttele rimontano
almeno in germe al III, al II, e al I.
Ragionando di tal guisa, e accettando non per parola di Dio, ma per
parola egualmente autorevole che
la parola di Dio anche la parola dei
secoli passati, ognun vede che a rigor di logica non resta niente a far
di meglio die entrare nel grembo
della chiesa del Papa, la quale appunto è salita alla supremazia chc
gode valendosi con somma destrezza
di tutte le aggiunte, che di mano in
mano introduceva la corruttela dei
tempi nella parola di Dio. il Papa
dal 4° secolo in qua ha sempre accettato le idee dei Concilii, de’ Padri,
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de’Vescovi, e perfiu de’ .ìlonaci privati, come sono i primi raccoglitori
del dritto canonico, e secondo queste
ha ordinato la disciplina, i rili, le
credenze e i precetti. Per tal modo
il simbolo degli .4postoli, e il decalogo della legge sono diventati volumi enormi e così numerosi che bastano appena le grandi biblioteche a
contenerli.
Ora i Puseisti hanno appunto
aperta e vanno percorrendo questa
carriera. Non più contenti della sola
parola di Dio, sono andati cercando
e quasi direi mendicando dai diversi
secoli del Cristianesimo le parole
dell’uomo aggiunte a (]uella di Dio,
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cioè colla Bibbia hanno voluto mettere insieme anche le tradizioni ecclesiastiche, e secondo che disse il
sig. Newman, attribuendo a (|ueste
la medesima autorità che si attribuisce alla Bibbia, si trovano nella necessità 0 di mancar di logica, cd essere inconseguenti, o di riabbracciare
come unicamente vera ;Ia chiesa del
Papa, da cui appunto si staccarono
i grandi lUforniatori del secolo XVI
per non confondere Dio coll’uomo,
la parola di Dio colla parola dell’uomo, la Bibbia colle tradizioni.
Coloro pertanto che afnano di esser logici, ed hanno già perduta la
fiducia nella parola di Dio, facendole
il torto di crederla insufficiente alla
nosira eterna salute, rientrano nella
chiesa del papa, ed ecco la vera causa
delle conversioni puseiste, di cui menano tanto rumore i fogli clericali.
Ultimamente alcuni membri dell’universilà d’O.xford, ove il puseismo
domina, e il vescovo americano Ives
di Norlh-Carohna della scuola puseista, la quale si è pur introdotta da
qualche tempo negli Stati Uniti fra
gli Anglicani, si sono dichiarati cattolici papali. A noi simili conversioni
non fanno la menoma sorpresa, perchè .sono tutte di uomini i quali per
amor di un sistema scolastico si sono
dilungali dall’uuica regola della fede
che è la parola di Dio; onde non c
da meravigliare se Irovaudosi abbandonati a se stessi cercano di aggrapparsi a qualche altro sistema chc loro
promette salute.
La parola di Dio è l’àncora che
tien saldi sull’oceano della vita gli
evangelici : se la tempesta delle umane superbie sollevate daH’amore smoderato della scienza li strappa a viva
forza da quella, essi rimangono alla
discrezione dei venti, e allro scampo
non hanno fuorché gittarsi in mezzo
ai filosofi dove perdono la fede, o ricadere negli antichi errori della corte
papale, da cui la Riforma del secolo
XVI li trasse.
Ci narrano che il vecchio dottore
Pusey, teologo rispeltabilissimo per
la sua erudizione e pietà, piagne u
calde lagrime ogni volta chc alcuno
de’ suoi discepoli si fa romanista. Ciù
prova che il sistema accreditalo
da lui non è giunto a scemare la fiducia nella parola di Dio. Ma pur
troppo le conseguenze del suo sistema, le quali in pochi anni si sono
vedute in molti de’ suoi discepoli,
provano che quel sistema non è favorevole allautorità della parola dì
Dio, e non può quindi evangelicamente
approvarsi. Felice colui che sa fidarsi
di Dio, perchè non ha bisogno di fidarsi dell’uomo.
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PREBICA DELL’ARMOMA
VArmonia del 19 gennaio è proprio
salila in pulpito a fare una predica
come va ai Deputati e ai signori aiinislri per vedere di scuoterli dal mortai letargo, in cui pare che siano da
lunga stagione pienamente assopiti.
« La stampa libertina, ella dice, e
molli Deputali del Parlamento, connivente fino a certo punto il Ministero,
lavorano c brigano per rendere libera
negli Stati Sardi la propaganda protestanlica. In tal frangente è pur bene
che il pubblico conosca che cosa ella
sia ». E qui il predicatore dà di piglio
alla Buona Novella e la va facendo
a brani, spiccandone ad arie alcuni di
cui si serve a conchiudere che empietà
ed enormezze immorali senza fine e
misura stanno per allagare, e inondare, e sommergere il Piemonte coi
servi, coi famigliari, coi figli, colle
spose, col popol tulto se si licenzia
più oltre la propaganda protestante.
Formando il noslro giornale il testo
di così bizzarra predica, non possiamo
non denunziare al pubblico l’abuso ivi
fatto delle nostre più innocenti parole,
dal predicatore clericale stravolle a
dire quel che non dissero, ed applicate
a un senso che mai non ebbero.
1" Egli accusa la. Buona Novella
di negar la libertà nell’uoino perchè lo
chiama schiavo del peccalo c incapace
di far nulla che valga per la sua eterna
salute.
Or è appunto qui dove anche i seguaci della Chiesa cattolica, se i loro
catechismi e concilii dicono la verità,
vanno d’accordo con noi. Lo stesso
IJossuet, dopo aver citato la dottrina
del concilio di Trento, ha queste precise parole ;— «!■; un principio primo
che il libero arbitrio non può far nulla
che conduca all’eterna felicità, se non
è mosso cd elevato dallo Spirilo Santo ».— « C’est un premier principe, que
« le libre arbitre ne peut rien faire
« qui conduise à la félicité éternelle,
« qu’autant qu’il est mù et élevé par
« le Saint-Esprit. Y, Exposii. de la
Il Doctrine de l'Èglise Catholique,
« VII ».
S. Paolo inoltre usa quella medesima espressione parlando dell’ uomo
irregenerato [Rom. 6, 17); e non sono per fermo ignote agli scrittori delr Armonia queste sublimi lagnanze
dello stesso apostolo :
<1 Perciocché noi sappiamo che la
« legge è spirituale; ma io son car« naie, venduto ad mer sottoposto al
« peccato. Conciossiacosach’io non riIl conosca ciò ch’io opero; perciocché,
(I non ciò ch'io voglio quello fo: ma,
« ciò ch’io odio quello fo. Or, se ciò
Il ch’io non voglio quello pur fo, io
(I acconsento alla legge Mclla è bueIl na. Ed ora non più io opero quello,
5
« anzi V opera il peccato ch'abita in
Il me. Perciocché io so che in me,
« cioè, nella mia carne, non abita al« cun bene: conciossiacosaché ben sia
« appo me il volere ; ma di compiere
« il bene, iq. non ne trovo il modo ».
Il Perciocché il bene che io voglio
« io noi fo, ma il male che io non
« voglio, quello fo. Or, se ciò che io
« non voglio quello fo, non più io
« opero quello, anzi l’opera il peccalo
« ch’abita in me. Io mi trovo adun« que sollo questa legge, che volendo
« fare il bene, il male è appo me. Per« ciocché io mi diletto Hella legge di
» di Dio, secondo Tuomo di dentro;
Il ma io veggo un’allra legge nelle mie
Il membra, che combatte coniro alla
Il legge della mia mente, e mi trae in
« cattività sotto alla legge del peccalo
« che è nelle mie membra. Misero me
« uomo ! Chi mi trarrà di questo cor« po di morte.p » [Rom. 7, 14. - 24).
Per questo lato adunque non può
esser condannata la dollrina della
Buona Novella se non venga insieme
condannala anche quella del concilio
di Trento riferita da Bossuetj
E parimente l’immoralità che si
rimprovera alla Buona Novella bisogna che prima venga rimproverata
alla Scrittura medesima.
2° Ci accusa d'insegnare che le
nostre opere buone non hanno nè valore, nè efncacia, nè merito per sal
varci. Ebbene, anche questa dottrina,
la quale presso gli Evangelici è senza
meno spiegala in modo più chiaro e
conforme alla qualità di Saivalore e
Mediatore che compete unicamenle a
Gesù Cristo, e al merito infinito del
sacrilizio ch’egli ha fallo per noi della
propria vita, noi la troviamo in Bossuet che nell'opera cilata avverte credersi nella sua Chiesa che i peccati ci
sono gratuitamente rimessi per mera
bontà e misericordia di Gesù Cristo,
8 non per alcuna nosira azione meritoria.
Vero è che non si legge in questo
scrittore, nè in alcun altro che noi
sappiamo della chiesa caltolica, una
distinzione precisa tra la (/iustificaziona e la santificazione, e però non è
possibile mai che arrivino a comprendere la giustezza delle dottine pure
evangeliche le quali noi professiamo.
Ma noi domanderemo aU’*4mo«irt se
nel suo catechismo sia lecito di calunniare per empia una dottrina perchè
non si è studiala profondamente, e però nemmeno si giunse a comprenderla. L’eterna calunnia la quale dagli
scrittori callolici anche più rispettabili
si gitla in viso alla Chiesa Evangelica
di non eccitare cioè gli uomini a fare
opere buone e virtuose e sante e benefiche nasce da questa ignoranza. Impari dunque bene VArmonia a conoscere che noi ammetlendo la giustifi-
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cazione come cffctlo della sola grazia
e bontà di Dio pei meriti di Gesù Cristo, e nieiiie aiTàlto pei meriti nostri,
non dispensiamo giammai gli uomini
giustificati dai doveri della santificazione, che sono appuÌito le opere buone. E imparato che abbia questa dottrina quale è professala da noi, vedrà
che sono tulte falsità e calunnie quelle
che ci vengono affibbiate dai clericali,
quando nello loro declamazioni c’ incolpano di favorire ogni vizio, ed ogni
disordine. La Buona Novella ha più
di una volta spiegati questi principii,
e certamente i suoi lellori evangelici
lo potranno attestare; ma una certa
classe di leltori prevenuti, che non sono usi di farsi coscienza di mai confessare la verità, pur troppo non bada
a quanto la potrebbe illuminare, e si
diletta non di esaminare il drillo o il
torto di ciò che legge, ma unicamente di pescarvi pretesti a polemiche vane 0 a declamazioni ancor più vane.
Così ci pare abbia fatto l’autore della
predica di cui parliamo.
5" Ci accusa di ripetere che noi ci
salviamo per la fede in Gesù Cristo.
¡Ma quante volte non abbiamo noi spiegato questo principio, che pure è manifestamente insegnato da Gesù Cristo?
Legga la letlera ai Romani e imparerà
dall’Apostolo i meriti, ed il valore, e
r efficacia della fede in Gesù Cristo,
ma legga non da teologo che vada in
caccia di appigli scolastici, ma da sincero credente per profitto spirituale dell’anima.
4“ Ci accusa di volere la libertà dei
culti per tutte le sette si religioso che
filosofiche. L'Armonia pare che non
la voglia. Ebbene, ci dica essa come
cristianamente impedirla. Vorrà forse
implorare il braccio secolare ? Ma allora uoi siamo ad impiegare la foi'za,
ossia noi siamo alla Inquisizione. Ci
perdoni il predicatore dell’ Armonia ,
ma un evangelico non ¡avocherà giammai rinquisizione, e tutti i Deputali e
Ministri del %iemonto speriamo d’averli in ciò perfettamente d’ accordo
con noi. I soli clericali possono ai
tempi nostri avere il coraggio d’invocare l’aiuto dei Torquemada. Ma dunque, ei dirà VArmonia, volete che si
tolleri anche l’ateo.? Ma dunque, risponderemo noi, volete voi abbruciarlo ? Certo gli scrittori della Buona
Novella non divideranno giammai le
opinioni dell’aleo, ma nemmeno sapranno mai adottare per buono e per
legittimo il confutario alla maniera
dei frati inquisitori o dei clericali, sia
carcerandolo, sia impiccandolo, sia
bruciandolo.
5” Ci accusa finalmente di chiamare sistema di credenze religiose ogni
religione o indiana, o chínese, o turca, o ebraica, 0 cristiana. Ebbene,
e’insegni VArmonia altro termine più
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decente e meno offensivo, e noi l’adolleremo all’istante , ma fmcliè dovremo appellare le cose coi nomi che
ci fornisce il dizionario in vigore, noi
ci gioveremo di quelli in uso, non importa gli abbia anche usati, come Ella
osserva, un Ferrari e un Franchi.
Ora che abbiamo esposte le accuse
0 le difese a solo fine di mostrare
quanto sia andato lungi dal vero il
predicatore dell’ Armonia nel giudicare le dottrine e le massimo della
Buona Novella, ci sia lecito di qui
soggiungere a disinganno del pubblico poche linee del Catechismo evangelico da usarsi dalle madri di famiglia per l’istruzione dei fanciulli.
D. Come può la giustizia di Gesù
Cristo farsi nostra?
B. Per imputazione mediante la
fede {Rom. 4, o).
D. L’uomo è giustificiito per la fede sola innanzi a Dio?
R. Per la fede sola [Rom. 3, 27).
i). Che sono le opere della salute?
R. Sono fruiti necessari della fede
per mostrarla e giustificarla ( Jac. 2,
17. -2, 18).
D. Vi è qualche merito nella fede
per cui otteniamo la giustificazione?
R Nessuno, essendo quella la mano con cui afferriamo la grazia di
Cristo (l. Cor. 4, 7. — Filip. 1, 27.
— Rom. 5, 18).
D. Perchè non può giustificarci al
tro che la giustizia di Gesù Cristo innanzi a Dio?
R. Perchè sola e perfetta, e appieno soddisfa alla giuslizia di Dio [Rmn.
o, 24-26.
D. Può un uomo essere giustificato
da Gesù Cristo quando ancora vive in
peccato?
R. No cerio (2. Tim. 2, 19).
D. La giustificazione e la santificazione ne sono inseparabili?
/{. Affatto {Giov. lo, 5).
D. Possiamo noi essere giustificali
da Gesù Cristo senza un cambiamento
interno del cuore?
R. Non mai [Giov. 5, 5).
D. Qual’è questo cambiamento?
R. Il cambiamento intero della vecchia nostra natura (2. Cor. 5, 17.—
Ez. .56, 26).
D. Chi opera un tal cambiamento?
R. Lo Spirito di Dio {Giov. 3, 5.
— Es. 36, 26).
LA BmUIA MUTILATA
Ultimamente la popolazione evangelica di Ginevra rimase assai scandalezzata dal sig. abate Combalot, che
dal pulpito di s. Germano predicò
contro il Protestantismo accusandolo
di avere falsificato la Bibbia. Informatone il pa.store Gaussen, si credette in obbligo di smentire solennen-e ite un’accus.i le mille volte confu-
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lata dagli scrittori evangelici, eppur
sempre colla medesima pei tinacia ripetuta dai predicatori di Roma. Invitò
pwlanto il sig. abate Combalot ad
una conferenza pubblica dove egli
assumevasi di provare la tesi seguente:
« 1 55 ecclesiastici componenti il
concilio di Trento nel 1546, agli 8
di aprile, hanno professato un’ eresia
di sei capi quando fecero quel loro
decreto che annovera fra i libri canonici della Sacra Scrittura altri libri
che sono apocrifi.
« 1° Si sono da se stessi dichiarali
rappresentanti della Chiesa universale;
« 2" Hanno abbandonato li dogma
apostolico secondo cui Iddio medesimo aveva affidato i suoi oracoli al
popolo ebreo ;
« o" Hanno indirettamente accusato
gli Apostoli d’infedeltà e Gesù Cristo
d’ignoranza; poiché i libri apocrifi,
se sono ispirati oggi, erano anche nel
primo secolo, eppure gli Apostoh e
Gesù Cristo non li hanno riconosciuti
per tali;
« 4" Hanno con quest’atto funesto
consumato uno scisma dalla Chiesa
primitiva universale;
« 5" Hanno conquesto medesimo
atto consumato lo scisma da tutta la
Ciiiosa che si chiama ortodossa cattolica orientale, che ha sempre ricusalo di ammettere per ispirati i libri
apocrifi, tutto che li giudicasse degni
d’essere studiati;
« 6° In fine hanno osato di scomunicare chiunque non vorrà separarsi
con loro dal consenso universale della
Chiesa Cristiana , nè vorrà condannare tanti secoli, tanti padri, tanti
scrittori pii che li hanno preceduti,
nè vorrà attribuire a questi libri umani lo stesso peso di autorità che sì
attribuisce alle sante Scritture di Mosè
e dei Profeti.
Il signor abate Combalot non sentendosi iu forze di sostenere in pubblica conferenza l'accusa da lui fatta
ai Protestanti, nè di ribattere la tesi
per se stessa evidente del sig. Gaussen, ha risposto al solito con un sotterfugio, dicendo che gli sembrava
inutile una discussione sui libri apocrifi, e proponendo una tutt'altra questione nei termini seguenti :
t La Fede soprannaturale necessaria
alla salute non ha per fondamento e
per regola la Bibbia sottomessa al
senso privato, o interpretata dalla
ragione di ciascun individuo, ciò eh«
è il principio di tulte le eresie e la
sorgente di tutti gli errori, ma l’autoritàinfallibile dellaChiesa insegnante».
Il signor pastore Gaussen premuroso di obbligare il sig. Combalot a
ritrattare pubblicamente l’accusa da
lui data pubblicamente ai Protestanti
d’avere mutilala la Bibbia, si mostrò
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prontissimo ad accettare la questione
proposta dal suo avversario, ma però
in secondo luogo, dopo cioè che fosse
stata discussa e decisa la prima proposta da lui.
Il sig. Combalot non volendo clic
trattare Ja tesi da sè proposta, pretendeva die la conferenza non avesse
luogo in pubblico ma nel salone
della parrocchia, presenti il parroco
e i suoi cinque vicari e sci ministri
evangelici, e che di più il sig. Gaussen
dovesse contentarsi di rispondere semplicemente ai quesiti che gii avrebbe
fatto egli stesso, e che si sarebbero
poi di comune accordo stampati colle
sue risposte.
Solite gherminelle dei clericali, che
ci fanno risovvenire di certa altra discussione a cui vennero già sOdati gli
scriitori della liuona Novella, trattali
a un dipresso come il sig Gaussen.
Mentre però stavano cosi le cose,
l’abate Combalot giunse a comprendere che il suo onore era gravemente
compromesso rifiutandosi alla prima
discussione propostagli dal sig. Gaussen quando questi aderiva a tutte
quante le sue, sempre sotto la condizione che fosse esaurita la prima,
pensò pel meglio di svignarsela, e
d’improvviso spari da Ginevra.
Noi per uso de’ nostri lettori facciamo qui un’osservazione di volo
sulla singolare opinione dei teologi
romanisti espressa dal sig. Combalot,
di non credere cioè di niuna importanza la questione dei libri apocrifi,
quasi che un Crisliano a cui è stata
data da Dio per norma unica di sua
fede la Bibbia, non debba curarsi di
sapere se sia conservata intatta, o
adulterata, o monca ed imperfetta.
IJ\4 VISITA
AI COML’GI MADIA!
(Vedi n. N. A-" 13)
II.
« Non minore fu l'edilicazione eh’lo
provai da quanto vidi ed udii a Lucca.
Rosa è di sua natura più enerfiica c più
irritabile del marito. Essa medesima couviene della diiTìeoltà che prova a domare
il suo cuore e a non ribellarsi conlrn
r ingiustizia, E rio nondimeno per
una coincidenza che dimostra essere un
medesimo Spirito quello die anima i
due coniugi Madiai , una fra le prinie
cose che udii dalla sua bocca si fu, che
anch’essa sentiva il bisogno di pregare
non solo per i suoi amici, ma ancora
per tutti coloro dei quali crede potersi
lagnare, in ¡special modo per la serv»
che la tradì. « Anch’essi, ella diceva,
hanno un’anima immortale ehe può essere riscattata e salvata per Ccsvi.Ciisto.
Oli! che Iddio l'ilhnm’ni! die Iddìo perdoni loro nella stessa guisa che ho I isognoeh’Ei mi perdoni me stessa! »
Il Mi commosse poi profondamente la
umiltà sincera colla quale confessa le
sue debolezze. « Chi siamo noi, diceva
per essere stali giud¡cali degni di soffrire qualche cosa per l'amore di Gesù
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Cristo, e di portare il suo obbrobrio ?
Niente, assolutamente niente che povere
creature vendute al peccato. E poiché
Egli ci ha fatto un tal onore e grazia,
non dovremmo stargli di continuo davanti in ginocchioni per lodarlo e
benedirlo? Eppure non mi riesce sempre di farlo; e ipialclie volta mi ribello
contro questo carcere, e mi sorprendo
rammaricandomi dei beni perduti » — lo
cercai allora di consolarla facendole riflettore che i più incliti fra i santi, chc
gli .\posloli uiedesiuii avevano avuto 1
loro momenti di deii(|uio-, che senza
dubbio Iddio permette questo per mantenerci ncH’umillà 0 per ispirarci una
salutevole sfiducia di noi medesimi. Ma
a lutli i suoi fedeli Gesù dice ; « A'on
temere: la mia grazia ti basta » — Ah !
sì, soggiunse ella, io lo sento, e quando
per ricuperare la mia libertà, e quanto
ho perduto, dovessi rinunziar la mia
fede, io avrei assai più caro di morire
in questo carcere. Ma sono per natura
di un carattere altiero ; e quando dico
il me stessa che non abbiamo fatto male
a nissuno; quando io penso alTinteresse
che ha destato la nostra condanna, a
tulte le istanze fatte presso il Gran
i)uca in nostro favore, ed alla loro inutilità, a stento mi posso difendere da
una certa irritazione d. — « Voi siipete
senza dubbio, le dissi allora, ciò che
noi dobbiamo fare onde liberarci da simili tentazioni e da ogni sentimento colpevole che sorga nei nostri cuori. Pregate. Pregate per il vostro sovrano. Egli
ha uua carica importante e diffìcile:
nna gran rispousabilità pesa sopra di
lui. Egli ò disagevole assai ai grandi
della terra di fare il bone. Più di chiun
que abbisognano che si facciano salire per loro fervide orazioni alt'Onnipotente ». — « Ah! non crediate, mi
rispose ella con una vivacità che prorompeva dal cuore, che in me alberghi
il benché minimo sentimento di odio
contro il Gran Duca. Io darei per lui il
mio sangue e la mia vita ; ma vi sono
dei momenti in cui von’ei spandere il
mio cuore davanti a lui, e prenderlo a
testimonio deH'ingiustizia di cui siamo
vittime ».
f Quest’anima forte e generosa più
ancora che alle ingiurie, è sensibile ai
benefizi. Fu colle lacrime agli occhi e
coU’accento della più profonda gratitudine che mi parlò di quanto il signore
Chapman ha fatto per essa e per il sim
marito. Lo stato di questo la tiene di
continuo in pensiero. — « Io son troppo
privilegiata, mi diceva ; mi si permette
di ricevere quattro volte al mese la visita dei miei amici, mentre il ndo invero Francesco, nel medesimo spazio di
tempo non vede che una sola volta il
signor Chapman. Ah! fate in modo, io
ve ne scongiuro, che la parte sia meno
disuguale, ed anche, se fia possibile,
che il mio marito abbia la migliore. »
— Il Non è ancora giunta a (|ueir intiero staccamento del mondo, a quel
totale rinunziamento a se stessa die mi
ba colpito nel suo marito. In es.sa la
natura umana soffre maggiormente ; ma
egli è facile, anche in mezzo a questi
combattimenti ed a queste angoscio di
accertarsi che quest’anima appartiene a
Gesù Cristo.
« 11 cuor di Rosa l’attrae di preferenza verso coloro che soffrono; e fra
gli amici che ha lasciati a Firenze,
11
(|iiolli clic avrtìlilie iiiù caro di rivoderc, e
di cui s’infoniia con maggiore soileciludinc, sono appunto o i più poveri, o
i i)iù disgraziati.
'< Non voglio diiueiiticarml di dirlo,
clift la salute di Rosa pare abbia un po’
migliorato in questi ultimi tempi. Ciò
non oetarite essa è debole, e va soggetta
talvolta a violenti dolori di capo.
« Allorquando io ripasso nella mia
mente quanto mi fu dato di vedere c
di udire si a Volterra che a [.ucea; allorquando io rivolgo a me stesso il pensiero ed alle anime cui io debbo annunziare la parola di Dio, ei nd pare
di non poter meglio riassuniore la provata impressione che con (jueslc parole
tolto ad impreslito da s. Paolo, modificandole : n Piacesse a Dio che o per poco
od iilfatto , non solamente io, ma tutti
coloro chc mi ascoltano, divenissimo tali
quali questi due. prigioni, tali quali questi due galeotti, a costo anche di dividere i loro legami!» Niente infatto di
più proprio del loro esempio a persua.
derci tutti di divenire cristiani.
Il Mi sarebbe stata cosa sommamente
grata il recare a quei cari carcerati lutti
i conforti, tutte le consolazioni della
religione, e specialmente di celebrare
seco loro la Cena del Signore. Sapevo
chc bramavano ardeutemenle di accostarsi alla mensa di Gesù Cristo, e per
fermo niente avrebbe maggiormente concorso ad accrescere la pace che godono.
Ma ho dovuto sostarmi davanti agli ordini dati ai direttori dei due stabilimenti. lo mi sono creduto obbligato a
uon fare cosa alcuna che fosso di natura da couipromettereygli occhi dei loro
suiierlori, impiegali, i quali mi hanno
accolto con ogni benevolenza, c la cui
umanità addolcisce, per quanto sia fattibile, la condizione dei Madiai. Tuttavia ardisco sperare, signor Commendatore, che grazie al suo intervento, mi
sarà lecito di visitarli ancora , e sopra
tulto di amnuidslrar loro il sacramento
della S. Cena. 11 Governo Granducale
non respingerà, io ne son certo, una domanda cosi naturale e così legitUma...
« Ancora ima riflessione. Non vi ha
paese in cui in seguito dell’imperfezione
degli umani istituti, la legge civile non
vada in rischio di colpire coloro chc
non fecero chc ubbidire a Dio ed alle
loro convinzioni. Ma iu tal caso spelta
alla clemenza del Sovrano di riparare
questa specie di disordine. E quando la
più bella prerogativa del potere, quella
di far grazia, troverà ella migliore occasione di esercitarsi, che a favore di chi
soffre per attaccamento ad uu principio?
Il Sono ahimè ! troppo rari ai di nostri
gli uomini di coscienza e di fede, perchè anche coloro che ubbidiscono a convinzioni opposte, non si sentano l'obbligo di trattarli con mansuetudine c
con rispetto.
«Speriamo aduntiue, signor Commendatore , che avendo la giuslizia umana
ottenuto quella soddisfazione che le spelta
(ed ormai mi pare che l’abbia ottenuta)
sia per avere la sua volta anche la clemenza.
« Egli è impossibile che tanti [lassi.,
tante sollecitazioni venute d’ in alto
luogo, e sopra tutto che le tante preghiere pòrte a Dio u favore dei Madiai
rimangano inefficaci!.,.»
Firenze, addi 51 dicembre 18pl2.
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CIRCOLARE
del Ministro di Grazia e Giustizia
agli Avvocati fiscali generali, intorno all'applicazione degli articoli 164 e 165 del codice penale.
Mentre adempiamo ad un obbligo
di giuslizia, crediamo di fare altresì
cosa grata ai nostri letlori, mettendo
loro sott’occhio questo documento dal
Ministro di Grazia e Giuslizia invocalo
nel dibattimento del 24 p. p., come
prova delle disposizioni liberali dell’attuale governo:
<1 Dappoiché il nostro paese si trovò in
possesso delle libertà costiluzioDali consacrale dallo Slaluto, vennero a cognizione del governo alcuni faUi per cui
si cercò di diliondere principii contrarii
alla religione dello Sialo. Se per una
parie è necessario cbe rispetlo a questi
come a lulli gli allri reali si vegli alla
precisa osservanza delle leggi, importa
egualmente che l’applicazione delle pene
che esse sanciscono, sia falla in modo
che nè anche i più maligni non possano
apporre al governo la taccia di persecutore; sia tale chc non ue ricevano incitamento quelle discordie religiose che
il Legislatore ebbe in mira di prevenire
vietando il proselitismo contro la religione dello Stato. Al ravvisare l’impressione che fece in tutta l’Europa una
sentenza per reato di religione di recente
pronunciata in un allro Stato, il governo
del Re non potè a meno di prendere in
grave considerazione gl’inconvenienti a
cui potrebbero dar luogo sitTalti procediraenli, quando non si avessero prt
senli tulli quei riguardi che la natura
delle cose prescrive. Mentre il sotloscritio ha piena fiducia chc questi sconci
saranno evitali, mercè il senno e la
prudenza dei magistrali incaricali del
ministero pubblico, esso non tralascierà
tuttavia di eccilarli a penetrarsi in ogni
occasione di quello spirito di moderazione da cui debbe informarsi il contegno di un governo liberale e dei suoi
ufficiali ogni volla che debbano occuparsi di faUi di questa natura. Se in
tutti i generi di reali è desiderabile che
l’accusa si fondi, e sopra un fallo incontrastabile e sopra un’evidente disposizione della legge, queste condizioni
sono necessarie soprattutto nei reati contro la religione. Un’accusa di lai fatta,
intentata sul fondamento di prove insufficienti, 0 di una troppo rigorosa interpretazione della legge, darebbe occasione
a richiami, che si debbono prevenire.
Perciò imporla por mente alla sana interpretazione da darsi agli articoli I6i
e 165 del codice penale. Nè l’uno nè
l’altro di questi articoli punisce la professione di una dottrina opposta a quella
della religione dello Stalo. L’articolo 16i
non punisce che i pubblici insegnamenti,
la pubblicazione e lo spaccio di scritti e
di libri (codice penale, articolo 16i).
Indi è che i discorsi tenuti anche in
luogo pubblico, quando abbiano aspetto
di conversazione privata, e uon contengano un insegnamento propriamente detto
non cadono sollo il disposto di questo
articolo. Con somma avvertenza è poi
da procedere nell’applicazione dell’articolo 163. Certo che la legge nell’accennare ai fatti che offendono la religione
non può qualificare di reato ogni azione
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conlraria ai precelli di essa : nell’aiicennare ai Talli che ne eccitino il disprezzo
non può isliluire una inquisizione sui discorsi e sidia vila privata; Dcli'accpnnare ai falli che arrechino scandalo non
può sottoporre a pena lo scandalo inteso nella significazione strellanienle relijiiosa. L’azione della legge penale non
di lilie esercitarsi quando non sia turbato
l’ordine puhhiico: nei delitti contro la
religione questa condizione non ha luogo,
se non quando sia stalo pulihlicamente
commesso uno di quegli oltraggi contro
la religione che non possono a meno di
odendere la coscienza di tulli gli uomini
onesti, qualunque siano le loro credenze.
0 Rivolgendosi a magislrnti espertissimi neirinterprelazionc e nell’applicazionc delle leggi, il sottoscritto non ha
mestieri di entrare in maggiori parole,
affine di spiegare come si deliba evitare
che l’esecuzione non venga ad aggravare
ancora una logge die, fatta ragione dello
spirito die informa le legislazioni moderne, non può a meno di giudicarsi
alquanto severa. Non è nemmeno necessario che si accenni come, quando si
tratti di quei reati, le stesse considerazioni prescrivano in particolar modo e
la celerità del giudizii, ed i risguardi di
umanità verso coloro cbe, aspettandone
l’esito, sono sostenuti nelle carceri. Bensì
farà il sottoscrilto espressa e vivissima
raccomandazione alla S. V. pregandola
di dare in proposito le opportune direzioni agli avvocati fiscali, di tenerlo
esattamente ragguagliuto dei falli di questa natura, ecc. »
liA C.4.WPA3VA
Alle istanze da noi fatto alla Campana
nel noslro N" 12, perchè rendesse di pubblica ragione i documenti cbe dice tenere presso di sè, costatanti la realtà di
una propaganda evangelica fitta in Torino
per mezzo del danaro, vogliono sapere i
nostri lettori come abbia risposto il pio
giornale?—Appunto come si dovea aspdtare da chi si assume il tristo ufiìcio di
diflamatnre.cioèniegando. sotto il derisorio pretesto: « che le persone dimesse (sono
le proprie parole dcllaC impana) assef/naie,
riguardose, probe, alle quali ricorriamo
noi fra le molle allre che col danaro furono
soVecilate d'aggregarsi al prolestantismo,
naiurab'v.nle non amano d'essere poste al
puhhiico palio dei giornali !! »
Or se dopo sotlerfugii di questa fatia,
gli Evangelici dilTorino .«ono, agli occhi di
ogni onesta persona, più che giustificati
della turpe accusa mosso loro dalla Campana , lo saremo anche noi se con queste
linee poniamo fine ad ogni ulteriore controversia con un giornale che mostra di
beffarsi a tal segno di quanto chiamasi
fra gli uomini onestà o solo pudore.
L.\ CIVILT.V CATTOLICA
Nella corrispondenza torinese della
Civiltà Cattolica del 22 corrente leggesi
quanto segue;
Il La propaganda protestante fa sforzi
disperati. So positivamente che spende e
spande ingenti somme per comprar proseliti, massime tra gli operai. .Mi piange il
cuore al pensare d’una famiglia intera
che per la miseria d’un cento lire annue
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vendette l’anima, rinnegò la fede cattolica, e diè il suo nome ai culto valdese.
Un degno e pio ecclesiastico mi aiTermò
che già molli e molli del ininulo popolo
era^òi consigliati con lui se potessero,
salva la coscienza, e solo per iscopo di
guadagnarsi il danaro loro oiTerto largamente da certi emissari anglicani, fingersi protestanti ed assistere alle congreghe valdesi. Le perfide arti di colesti
setlarii sono così iniquamente velate, e
pur si efficaci, da potersi ammettere
come non lontano dal vero ciò che altri
mi aiTermava, cioè calcolarsi da oUumila
i disgraziati che già scambiarono con
poca moneta il tesoro della cattolica
fede! Basta intrattenersi qualche poco
nelle botteghe e nei fondachi, o viaggiare
verso le provincie per doversi convincere
che le menzogne degli eterodossi, aiutate dalla nequizia de’malvagi o finti
callolici hanno già menato una dcploranda strage ».
Poniamo per un momento che non siano
le imputazioni contenute in questa co..-ispondenza, quel che sono infatti, altrettante impudenti menzogne, che no emergerebbe? Questa conseguenza fra altre:
Che un influsso cosi moralizzante hanno
esercitalo i Gesuiti sopra la popolazione
torinese, di cui per anni e secoli furono
pressoché i soli educatori, da rinvenirsi
fra questa popolazione non meno di ottomila persone abbastanza vili da « scambiare con poca moneta il tesoro della cattolica fede ! o Davvero che un bel complimento fanno a se stessi, senza accorgersene, i Itevereudi della Civillà Cattolica !
XSEIilCfOSE
Piemonte. Sfratto del dottore Mazzinghi. C'jnlemporaueamente alla sua grazia, il dottore Mazzinghi riceveva dal .Ministero l’ordine di lasciare lo Stato entro
cini]ue giorni. SilTatla misura sulla quale
parlando davanti alla Camera, il Ministro
avea serbato il più completo silenzio,
non polendo interpretarsi che come una
soddisfazione dala al partilo clericale,
ha fallo un pessimo senso nel pubblico,
e dato cagione a parecchi di dubitare
che la promessa riforma del codice penale possa riescire quale la richieggono
i lempi, e quale porgeano motivo di
aspettarla le dichiarazioni bastanlemente
liberali del Governo.
LoNiiRA. Il 25 p. p. si è tenuto a Ex.eter-IIall il meeting forse il più numeroso
che siasi mai riunito in questa stessa saia.
Erano siati distribuiti 6,000 biglietti, e
siccome il locale non può contenere più
di 4,000 persone, 2,000 non poterono
entrare. Si trattava questa volla ancora
dei conjugi Madiai. « Le risoluzioni, dice
un giornale inglese, sono stale prese in
termini ben precisi. Il punto essenziale
è il richiamo dell’ambasciata inglese da
Firenze; ed è cosa ben naturale: le rimostranze urgenti di due fra i primi sovrani sono stale disprezzate per persistere
in una dura tirannia. Perchè mai l’Inghilterra eia Francia conserverebberoesse
i loro inviati presso una Corte così insignificante, se la loro intercessione sopra
un punto di tanta importanza non ha peso
alcuno? E questi Governi protestanti non
potrebbero essere accusali di approvare
in qualche modo queste persecuzioni, se
per impedirle, non ricorrono chc alle ri-
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mostranze senza alcun serio appoggio? »
Ot.anua. Le somme raccolte finora in
questo paese per aiutare alla erezione del
Tempio Valdese in Torino oltrepassano
gii i 50,000 fr. e la cuilella non è ancor
compiuta. In questa somma trovansi compresi 3o0 fiorini (circa 800 fr.) frutto di
lavori diversi fatti daalcuue giovani damigelle della città di Groninga, clie vollero
testimoniare a questo modo il vivo interesse che portano alla causa dell’Evangelo in Piemonte. Si abbiano le geutili
donatrici, e tutti quanti con esse concorsero a quest’opera di carità cristiana i
più fervidi ringraziameuti dei loro fratelli piemontesi.
A'iEniCA. Un cunvegno in Nuova York
per tu famiglia Madiai!
Un semplice avviso nei giornali convocava la sera del venerdì 7 p. p. nel
Metropolitan—Hall, uua riunione di
sei mila persone. L’assemblea era composta dei più distinti cittadini di questa
vasta metropoli, e ci fu gruto il vedervi
gran numero di signore accorse anch’esse
a protestare contro l’ingiusta condanna
del Governo Toscano, che per zelo ultracattolico gettò nel fondo d’un carcere due
senili persone perchè credenti nel vero
Vangelo di Cristo. Ad edificazione dei
reverendissimi e piissimi redattori delVArmonia, Campana e Cattolico diremo
che nessuno degli oratori, benché protestanti, 0 come essi appellano eretici, si
permise il minimo insulto alla religione
papale, ma pronunciarono parole di conciliazione, di carità cristiana, di tolleranza che avrebbe fatto onore ad un conclave
di prelati romani.
Il Sindaco presiedeva a) convegno, e
prima cbe si facesse menzione dello scopo di questo ineeling, un ministro di Dio,
venerabile per età e per virtù cristiane,
indirizzava una preghiera all’ALTissiMO
onde in questo secolo d’incivilimento cessassero le barbate persecuzioni religio.sc
contro di qualsiasi fede'. Indi il
Kev. Dr. Iluird fece lettura del delitto
per cui vennero comlannati i poveri Madiai; disse che in Italia av\i un folo angolo ove i protestanti e gli tb.-ei .sono
liberi di pregare Dio secondo il loro credo,
e questa terni italiana è il Uegiio Sabaudo (.l/i/JÌausi), mentre in Roma, ci;)itale
della cristianiià, gl’israeliti sono chiusi
nel Ghetto come bestie da soma (iV/yHo
d’orrore in tutta l'adietiza)-, e terniinò il
suo interessante discorso col proporre
alla vasta assemblea di chiedere dal l*iesidente degli Stati Uniti d' intervenire
presso il D'ica di Toscana perchè sieno
liberati i coniugi Madiai e mandati agli
Stati Uniti a spese del Governo americntio.
Tale proposizione venne accolta da unanimi applausi, e vi si aggiunse che, appena saranno liberi, verranno provveduti
per mezzo di contribuzioni voloutarie,
onde possano vivere senza ulteriori sofferenze 0 privazioni.
Sappiamo che a quesl’ora il degnissimo
Capo di questa Repubblica ha di già spedito importanti dispacci al Gran Duca, e
facciamo voli che i tentativi del Presidente ottengano il desialo intento.
{L’Eco d'Italia)^
CROXACliETTA POLITICA
Camera dei Deputati. Nella seduta
del 27 è approvata la legge sul riordinaiuento delle Camere di Coiamercio.
In quella del 29 è approvata l'alienazione di beni demaniali iu Novara per
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la costruzione d’una nuova caserma.
Continua la discussioue sul progetto di
legge per la tassa personale e mobiliare.
— L’^rmom'a fa festa per un articolo
reazionario pubblicato ultiniamenie dal
giornale dei Déhals contro lo stato attuale del Piemonle. Vi si domanda la
riforma della legge elettorale, la restrizione della stampa e delle liberti comunali. Dice bene a questo proposito la
Yoceddla Libertà: «Napoleone liaschiacciato dottrina e dottrinari in Francia,
ed eccoli, che non avendo più nè credito, nè lingua sulle rive della Senna,
si l'ivolgono verso il Po e la Dora. »
IloMA. Nella Consulta di Stato il sig.
marchese Carlo Bevilacqua deputalo di
Bologna richiese al ministro delle Finanze
i consuniivi dal 18i9 al 18S2, e il ministro Calli, d’ordine del cardinale Antonelli, rispose di non poterli mostrare
a nissuno. Questa negativa ba (inito di
togliere ogni illusione a quc’pochi costituzionali che ancora speravano di riconciliare le cose coi preti.
Mo.ntenecro. 1 Montenegrini si battono con valore contro i Turchi, cd è
confermata la vittoria che riportarono il
15 gennaio contro le truppe di Osman
pascià.
Anche Omer pascià e il Visir d’Antivari furono respinti da tutte le parti.
Si dice che l’insurrezione di Montenegro sia molto favorita da emissari russi
6 dall’Austria.
Pabigi. a di 20 gennaio, dopo la celebrazione del matrimonio civile, le LL.
JIM. e le persone invitate assistettero
nel teatro delle Tuilleries ad una cantata di M. Auber, A dì 50 a mezzoffionio
le LL. MM. uscirono dalle Tuilleries per
rendersi alla Cattedrale'alla celebrazione
del matrimonio religioso. Facean ala al
corteggio la Guardia Nazionale e la
truppa di linea.
— Tutti i giornali di Parigi hanno
ripetuto i dispacci telegrafici comprovanti che le popolazioni delle città e delle
campagne hanno accolta con esultanza
la comunicazione del matrimonio imperiale.
— S. M. l’imperatrice ha ordinato chc
si spendano a sollievo dei poveri in opere
di licneOcenza i 600.000 fr. offertile in
dono dalla Comune di Parigi.
— Un’amnistia dell’ imperatore torna
alla libertà più di 3000 condannati politici.
iNGiiir.TnnRA. In occasione che il si^.
Cobden ha pubblicato un lihro per dimostrare insussistenti i timori di guerra
in Europa, il popolo inglese non cessa
di far manifestazioni favorevoli agli armamenti. Pare che sia in tulli un pre
sentimento di guerra, e il Ministero non
avrà opposizione per le nuove spese che
si propone di chiedere al Parlamento
per tale oggetto.
Diretlore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Vendibile in Torino dalprlìie. Librai.
BREVI CEiViM
SVI YÀLVESl
ad uso
DEI LIBERALI E DE! CLERICALI,
DEI COI.TI
E DFX5L1 IGNORANTI
per A. R. C.
Opnscoìetlo di 52 p. prezzo 20 Cent.
TIP. SOC. DI A, POINS E CO.MP.