1
Anno 128 - n. 39
9 ottobre 1992
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
100''
'r* '..' i
'-x:*
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA CRISI POLITICA ITALIANA
LA CHIESA ORTODOSSA AUTOCEFALA D’ALBANIA
In fase terminale Uscire dalle macerie
« Italia: crisi dei partiti in fase terminale ». Così l’autorevole
quotidiano francese « Le Monde » titolava Tarticolo di commento alte elezioni provinciali
di Mantova. E questo è anche il
tema dominante dei commenti
dei politologi alla situazione politica italiana nei imbws magazine di questa settimana.
Il ragionamento è noto. In
Italia « non si muove foglia che
il partito non voglia». Questa è
la partitocrazia. I partiti non
solo hanno occupato le istituzioni politico-amministrative con il
loro personale, ma hanno inserito loro fiduciari ad ogni livello
negli organismi di gestione di
tutti i settori della vita associata, dalle imjn'ese pubbliche alla
sanità, dai mezzi di comunicazione di massa ai progetti contro la fame nel mondo, procedendo ad una spartizione in base alla loro forza elettorale (lottizzazione). Le risorse dello stato sono state distribuite sul territorio e nei vari settori in base alla fedeltà partitica e non
alle necessità e sicuramente non
sono state gestite con criteri di
onestà e competenza. Le inchieste giudiziarie e giornalistiche
avallano i commenti con dovizia di prove e di confessioni.
Siamo alla fine del sistema politico che ha retto ritalia dal dopoguerra.
Oltre alla fase terminale del
sistema politico siamo anche alla bancarotta dello stato. Sul
piano politico il ceto medio sta
abbandonando — almeno al nord
— la DC e gli altri partiti. Sul
piano economico, alla rivolta
contro la fiscalità si aggiunge la
più completa sfiducia verso il
governo e le sue misure di risanamento. Nessuno (o quasi)
ha versato Timposta straordinaria sugli immobili entro la fine
di settembre.
Il 5 aprile scorso il paese si
è dato un Parlamento. Oggi quel
Parlamento non sembra rappresentare più il paese. Tra il palazzo e la gente si sta scavando
un fosso sepipre più grande.
Al di là delle molte e diverse
ingegnerie istituzionali attualmente in discussione al Parlamento, due mi sembrano le ipotesi prevalenti per la soluzione
della crisi. La prima, sviluppata
da quel che resta della borghesia industriale italiana, è un progetto di riformismo liberale. Attorno a questa ipotesi vi è un
vasto schieramento politico, che
va da Segni a La Malfa. La seconda è quella populista; fa appello alle virtù del popolo italiano e alla sua disponibilità alj
l’austerità. Sono portavoce di
questa ipotesi personaggi molto
diversi tra loro per storia e ispirazione politica, da Formigoni a
Occhetto, da Amato a Trentin.
Le differenze tra loro non sono sull’ipotesi, ma sui contenuti da assegnare all’austerità. A
seconda che vinca la prima o
la seconda avremo un sistema
politico istituzionale diverso.
Non mi sembra infatti che le
due ipotesi possano integrarsi.
Chi vincerà allora? Non è facile dirlo. In un paese consumista come il nostro è probabile
che a vincere alla fine sarà la
prima.
Marco Rostan si chiedeva sul
numero scorso cosa significa
« fare il proprio dovere » di credente evangelico in questo paese il cui sistema politico è in
fase terminale. Il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste e l’Assemblea delie chiese battiste
hanno indicato un percorso in
cui possiamo cercare risposte a
questa domanda. E’ la democrazia.
Non si tratta qui semplicemente di interrogarsi sui contenuti
da dare alla democrazia che vogliamo mantenere nel paese. Le
nostre chiese sono una democrazia concreta, sono per ciascuno
di noi un’esperienza di democrazia vissuta. Sono un tipo particolare di democrazia, la democrazia del limite. I nostri limiti
si trovano nella teologia protestante e nella concezione di chiesa.
Nessuno che abbia « potere »
nella chiesa può usare la nostra
democrazia a fini propri. Glielo
impediscono i limiti. I limiti
contrastano gli abusi, servono
per ristabilire le regole. Sono
una sfida morale al potere.
I partiti sono anche andati in
crisi perché è venuto meno il
rapporto con la democrazia e sono stati costruiti sulla base di
oligarchie, quando non attorno
al capo.
Quella della democrazia dei limiti è una proposta che possiamo fare proprio in campo politico. Certo non è l’unica risposta che possiamo dare, ma è un
tema di cui siamo « esperti ».
Fare il nostro dovere significa
dunque non tirarsi indietro, non
fare il tifoso di questo o quello,
ma partecipare. Significa uscire
la sera. Non per andare a cena
o al cinema, ma per partecipare
ad una riunione politica.
Giorno Gardioi
Un lavoro dì testimonianza da rìavviare dopo
berta religiosa e l’ingresso nella KEK - Fra
Una delegazione della Federazione giovanile evangelica italiana (FGII) ha effettuato, da sabato 26 settembre fino al
4 ottobre, una visita ad alcune comunità della Chiesa ortodossa autocefala albanese. Il viaggio è stato organizzato con
la collaboraiione delle chiese albanesi e del Servizio rifugiati
e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
I cinque componenti della delegazione hanno approfondito nel
corso di precedenti convegni i temi della cooperazione e della
solidarietà che sono all’orìgine della visita.
L’ihizrativa si propone di creare opportunità per le comunità evangeliche italiane — e in particolare per quelle pugliesi — per proseguire i contatti con la realtà albanese dopo
l’esperienza dell’estate scorsa con le prime ondate di rifugiati,
instaurando rapporti stabili con le comunità ortodosse albanesi. La delegazione, guidata dal pastore Daniele Bouchard,
segretario della FCEl, ha avuto incontri con le chiese di Timna. Borati, Agìrocaster e Korce.
Per approfondire la realtà religiosa della nuova Albania,
il nostro settimanale pubblica a partire da questo numero una
serie di servizi. Cominciamo con questa intervista a Aleko
Dhìmas, della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania.
Aleho Dhimas è stupito, ma
anche assai contento ;deU'intenesse di i cui la sua chiesa ed egli
stesso sono stati fatti oggetto nel
corso della X Assemblea generale
della KEK, svoltasi recentemente a Praga. La Chiesa ortodossa
autocefala d’Albania è una deile
più piccole e molto probabilmente la più povera tra le chiese che
aderiscono alla KEK. Durante il
passato regime, che nel 1967 ha
ufficialmente proclamato l'Alba
nia « stato ateo », i locali di culto sono stati requisiti, le comunità si sono riunite sempre meno,
non è stato possibile istruire nuovi sacerdoti. Ora, riconquistata
la libertà di culto, la chiesa riparte quasi da zero nel suo lavoro di testimonianza, ormai secolare, nel territorio albanese.
Gli chiedo di delinearmi in breve la situazione attuale della sua
chiesa. « Un anno fa abbiamo ottenuto la libertà religiosa — ri
AGIRE UMANO E PRESENZA DI DIO
La ricerca del bene comune
«Vanità delle vanità; tùtto è vanità»
(Ecclesiaste 1;
3)
« Tutto è vanità ». sì! li grande saggio che prende la parola in assemblea, il predicatore di tante
quotidiane verità aveva ragione. Tutto, o quasi
ruota intorno al culto di se stessi. Ciò che conta è
il prestigio, il potere. Il mondo è assurdo e irriformabile. Leggo anch’io in quest'ultima prospettiva
tanti avvenimenti, graridi e piccoli, che caratterizzano il nostro tempo.
Ma al di là dei singoli episodi l’incapacità generale di organizzare un’alternativa credibile, propulsiva, per rilanciare la vita politica del paese conduce allo sconforto, al rinchiudersi nel privato e
a dire con il sapiente: « Non c’è nulla di nuovo sotto il sole» (1: 9); in altre parole, uscire dallo sfascio in cui oggi viviamo pare impossibile. Del resto
ad anni di dissipazioni, sprechi, ruberie, lottizzazioni partitiche non si può rimediare in poco tempo e in ogni caso il rimedio non può essere trovato
da chi ci ha condotti a questo punto.
Il pessimismo dell’Ecclesiaste è di grande attualità, ma il suo discorso fa un deciso passo avanti quando riconosce che « non c’è nulla di meglio
per l’uomo del rallegrarsi nel compiere il suo lavoro» (3:22). Per quanto banale possa sembrare
¡’osservazione, non va da sé che una persona si
realizzi nel proprio lavoro, lo svolga anche onestamente. L’evasione fiscale, la ricerca di privilegi,
l’esigere trattamenti particolari, truffare chi ci sta
accanto sono spesso i punti di riferimento principali del lavoro quotidiano di molte persone.
Senza una nuova etica di responsabilità nel
proprio lavoro, senza una mentalità capace di spremere se stessi per una battaglia quotidiana di democrazia e giustizia che vada al di là degli inte
ressi privati non si riuscirà ad uscire dalla Babele
in cui ci troviamo. Il sapiente d’Israele conclude
il suo dire invitando ogni persona ad « osservare i
comandamenti di Dio» (12: 15) perché in questa,
scelta di vita è racchiuso il vero significato dell’esistere in questo mondo.
L’invito che ci arriva dall’antica sapienza biblica (e che si ritrova in temi della Riforma come
il « Beruf » di Lutero, il lavoro come vocazione)
è duplice. Da un lato è meglio non farsi illusioni
sulle capacità di trasformazione profonda della società; d’altra parte, pur nella confusione in cui viviamo, ogni sforzo è utile se sapremo collegare in
qualche modo il nostro agire alla volontà di Dio,
sapendo però che il Dio della sapienza è inafferrabile. Non cede il suo microfono a nessun « anchorman », neppure al più noto intrattenitore di cose
religiose. Non c’è filo diretto, né rappresentanza
terrena di Dio che possa spiegare la coerenza interna della creazione e quindi il senso della vita.
Sei tu che, senza delegare ad altri, devi entrare
nel vivo dei problemi del quotidiano, nelle responsabilità che si presentano o che ti sono affidate e lì,
nell’alternanza di crolli e resurrezioni, scoprire la
presenza di Dio.
In questa ricerca, il senso del limite e della
provvisorietà dell’agire umano descritto dall’Ecclesiaste può condurci all’umiltà, all’autocritica, al
dialogo ed anche alla gioia di consacrare le nostre
forze per una giusta causa.
In tempi di rivelazione di sfasci e risorgenza di
nuovi integrismi e fanatismi vari l’antica saggezza
biblica (un patrimonio culturale che Israele ha costruito raccogliendo anche le esperienze di altri
popoli e culture) diventa sensibilità politica nel
senso di autentica preoccupazione del bene comune.
Giuseppe Platone
l’ottenimento della lidifficoltà e speranze
sponde con una certa soddisfazione — ma l’80% delle nostre
chiese era distrutto, dopo bO anni di regime e di isolamento internazionale, Alcuni dei nostri
preti erano morti, altri erano in
prigione, altri erano molto anziani ».
«Oggi — aggiunge — sono rimasti quindici sacerdoti anziani.
Ad essi, dopo tre mesi di corso
nel seminario di Durazzo, si sono
ora uniti otto nuovi preti giovani. Ci sono anche venti diaconi.
Ma non sono sufficienti per tutto
il territorio, né il governo ci aiuta in alcun modo », commenta
amareggiato, pensando a quello
che è stato sottratto e che molto
probabilmente non verrà mai restituito.
Mi spiega che, ad esempio, « a
Tirana, che è la capitale, c’è solo^
un prete di 86 anni. E ci sono
altre chiese anche a Durazzo, a
Coriza, ad Agìrocaster, a Kavajé, a Lushnié; a Pier ne stia-^
mo costruendo una con moduli
prefabbricati. Nelle nostre chiese
viene molta genie, di tutte le età.
in Albania gli ortodosL^i sono circa il 25%, sulla carta,
con il regime il numero degit.
atei è diventato molto alto ».
Mancano anche gli elementi in
grado di coordinare l’attività
delle varie chiese locali; infatti
« non abbiamo neppure vescovi,
per questo il patriarcato ecumenico di Istanbul ce ne ha "imprestato” uno, che è diventato
arcivescovo di Tirana, ma non
è molto ben visto dalla componente musulmana. Attraverso lui,
però, abbiamo finalmente ricevuto aiuti finanziari dall’estero per
ricostruire le nostre chiese ».
L’Albania è un paese povero,
reso ancora più povero dalle riforme drastiche e troppo rapide
che sono state introdotte. Aleko
Dhimas ricorda che la maggioranza della popolazione, circa il
65%, è musulmana. Vi sono poi
gli ortodossi, i cattolici romani,
altri gruppi cristiani. « Ogni chiesa riceve aiuti da chiese estere
con cui è in relazione. Quindi —
ribadisce — la Chiesa cattolica
italiana invia degli aiuti in Albania, ma solo per i cattolici, non
per gli ortodossi ». Gli ortodossi
sperano di poter essere aiutati
« soprattutto da altre chiese ortodosse e dalla KEK; e un po’
già succede con il patriarcato di
Istanbul ». Ma tra le chiese
membro della KEK più vicine all’Albania vi sono anche le chiese
italiane che aderiscono alla
FCEL « La Federazione delle
chiese evangeliche italiane e la
Federazione giovanile stanno
prendendo dei contatti con noi;
hanno promesso che ci daranno
una mano in qualche modo: speriamo che ci riescano. In particolare, ora abbiamo bisogno
d’aiuto non solo per ricostruire
le nostre chiese, ma anche e soprattutto per poter mandare gli
aspiranti preti a studiare in scuole teologiche regolari all’estero,
almeno finché non ricominceranno a funzionare anche in Albania ».
A cura di
Alberto Bragaglia
2
fede e cultura
9 ottobre 1992
XXXII CONVEGNO STORICO DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
ZINGARI
Il metodo della rÌC6rC3 La pentola di rame
Il punto sulla situazione degli studi eresiologici - L’importanza
del ricupero delle fonti - Gli argomenti per i prossimi due convegni
Qual è la situazione degli studi storici sulle eresie medioevali? Ha ancora senso parlare di
eresia dopo il Vaticano II e il
diffuso clima ecumenico?
Al termine delle tre giornate
di studio a Torre Pellice (30 agosto - 1° settembre: XXXII convegno promosso dalla Società di
studi valdesi) qualcuno ha affermato di aver avuto l’impressione di una riunione di reduci.
Sensazione del resto presto fugata dall’impegno di tutti i partecipanti ad un attento consuntivo dei risultati fin qui conseguiti. Forse più passività che attività: pregiudizi, convenzioni e
convinzioni, metodologie, ideologie in questi ultimi anni si sono perdute per strada.
Una prima considerazione, emersa da tutte le relazioni presentate (Vauchez dell’Università
di Parigi; BUler di York; Cegna
di Milano; Cracco di Torino; Maleczeck di Graz; Rusconi di Salerno; De Michelis di Milano;
Capitani di Bologna) riguarda la
difficoltà implicita nella definizione del concetto stesso di eresia, in quanto in stretta dipendenza dall’orientamento dottrinale dei vari inquisitori. Non
presenti in ogni parte dell’ecumene, essi finivano col lasciare
ai fedeli delle zone non soggette alla loro giurisdizione una libertà di fatto che consentiva
ampie opzioni, altrove brutalmente represse. Il metro, inscmma, con cui veniva misurata l’eresia era così diverso da luogo
a luogo da sconfinare esso stesso nell’eresia: come è stato giustamente rilevato (prof. Cegna)
davanti a certi tribunali o a particolari inquisitori medievali difficilmente gli stessi ultimi papi,
incluso Giovanni Paolo II, si sarebbero salvati dal rogo.
Del resto le chiese da sempre
si sono scambiate reciproche accuse e condanne: se quella romana si è limitata a definire
l’ortodossia orientale come scisma, quest’ultima non ha esitato a restituirle la condanna con
l’accusa di eresia (l’aggiunta del
« filioque » alla formula trinitaria poneva infatti in essere un
vero e proprio attentato al dogma della Trinità). Ed è quasi
inutile ripetere che, in tempi
successivi, per 1’« eretico » Lutero unica e autentica eresia era
proprio il cattolicesimo romano.
I cosiddetti eretici mai hanno
ammesso di poter essere considerati tali: anzi hanno sempre
sostenuto di essere proprio e
soltanto loro buoni cristiani, nemici della corruzione dilagante.
Molte dottrine condannate come
eretiche si intrecciavano ad esigenze e richieste presenti in alcuni fedeli della Chiesa cattolica. Se i catari rifiutavano il matrimonio e la procreazione, non
pochi credenti ossequenti alla
chiesa gerarchica mostravano analoga avversione; se patari, catari e valdesi praticavano la più
stretta povertà, una larga schiera di cattolici osservanti aveva
lo stesso orientamento: Francesco ne fu solo l’espressione più
rilevante.
L’eretico in sostanza potrebbe
essere considerato ormai soltanto un credente esigente e intransigente, incapace di accettare le
debolezze della Chiesa e del suo
clero o le modifiche e gli stravolgimenti della dottrina apostolica introdotti dalle gerarchie.
Quasi di soppiatto la curia romana ha cercato nel corso dei
secoli di introdurre trasformazioni strutturali e dottrinali, gabellandole per adeguamento ai
tempi. E’, ad esempio, solo degli inizi del secondo millennio
la sacramentalizzazione dell’istituto matrimoniale (prima semplice benedizione): a questa novità si opposero i catari con il
rifiuto globale del matrimonio e
della procreazione (Vauchez).
La ricerca storiografica ha
Il celebre monumento a Pietro Valdo.
dunque dimostrato l’inconsiste-nza della tesi secondo cui l’eresia sarebbe fatto estraneo al
contesto in cui operava. Ciò che
ormai conta è l’esame integrale
di un determinato periodo storico, di cui sarà indispensabile
porre in luce le componenti
maggioritarie e minoritarie, ereticali o ortodosse, sottolineandone i reciproci condizionamenti
(prof. Cracco).
E’ importante a questo riguardo il recupero delle fonti ed il
lavoro editoriale ad esso connesso. La Chiesa, nel corso dei
secoli, ha finito per lasciarsi alle spalle tutti quei gruppi che,
rifiutando modifiche e trasformazioni, si appellavano alle origini e aH’autorità apostolica.
Del resto, la recente ribellione
del vescovo Lefebvre e dei suoi
seguaci fornisce l’esempio di un
atteggiamento analogo: ai cambiamenti proposti dal Vaticano
II e presentati come semplici
aggiornamenti, viene opposta la
vera continuità, l’autentico mantenimento della tradizione cattolica.
Un ostacolo al lavoro degli
storici è la difficoltà di reperire
testimonianze dirette della reale
dottrina professata dagli eretici:
a noi è giunta soltanto la documentazione — raccolta dai tribunali dell’Inquisizione — dei
capi d’accusa e delle confessioni, spesso estorte con ricatti e
torture (prof. Rusconi). Gli eretici hanno ad ogni buon conto
svolto una funzione insostituibile nel corso della storia, proponendo a tutti il recupero dell’identità personale. Se l’insistenza su una salvezza conseguita attraverso il rapporto immediato con Dio o sul diritto ad
una predicazione della Parola libera dai vincoli dell’istituzione
poteva essere scambiata per un
puro atto di ribellione, in realtà rappresentava un’autentica rivendicazione della dignità e dell’autonomia personale.
Nei secoli successivi alla Riforma, a queste due istanze si
sostituiranno altre modalità di
affrancamento: nazionalità, individualità, razionalità, tolleranza.
Ma il motivo conduttore resterà pur sempre l’istanza « ereti
Un’esperienza della comunità di Sant’Egidio L’adesione alle chiese pentecostali in Francia
La pentola di rame ’, pubblicato di recente a cura della Comunità di Sant’Egidio, reca un
titolo che trae origine dal tipico
oggetto dell’artigianato zigano;
nel passato aveva una grande
utilità mentre oggi ha soltanto
una funzione ornamentale. Come è ricordato nell’introduzione,
l’autore non ha inteso dare al
libro un carattere di specializzazione bensì fornire un aiuto per scoprire la vita quotidiana nei suoi aspetti più diversi, « oltre le barriere della prevenzione, sospetti e pregiudizi ».
I testi infatti raccontano le esperienze fatte dalla Comunità
di Sant’Egidio nei rapporti con
gli zigani, in un clima di amicizia, e sviluppatisi attorno alle
scuole popolari per bambini e
adolescenti di varie città d’Italia; non soltanto: la Comunità
ha assunto un serio impegno nei
confronti d’una vasta gamma di
creature infelici come gli anziani, i malati terminali e di AIDS,
sorretta quotidianamente dalla
lettura e spiegazione della Parola e dalla preghiera; a Genova,
ad esempio, ci sono centinaia di
giovani ben organizzati per poter raggiungere con la loro missione d’amore creature poco avvicinabili come i barboni.
La cultura
degli zigani
ca » della riappropriazione di se
stessi. Nel contesto di una ricerca storiografica del genere
non poteva mancare un riferimento alla « vexata quaestio »
del raffronto fra Valdesio e
Francesco d’Assisi.
Il professor Rusconi, francescanista, si è assunto il
compito di questa indagine, partendo dai lontani lavori del Sa,batier (1883) per giungere alle
più recenti conclusioni di storici protestanti e cattolici. Se per
gli uni Francesco è il simbolo
del recupero all’obbedienza e
Valdesio solo un ribelle eresiarca, per gli altri quest’ultimo è
libero pensatore del Vangelo,
sottoposto alla sola autorità di
Dio, mentre Francesco sarebbe
il modello di una strumentalizzazione a puri fini istituzionali.
Importanti gli studi successivi
di Moinàr, di Giovanni Gönnet,
di Valdo Vinay e di Grado G.
Merlo, nonché le conclusioni dei
recenti incontri intemazionali di
Aix-en-Provence e di Todi. Valido l’intervento di Giovanni Gönnet a proposito dell’obiettività
dello storico: è impossibile la
neutralità assoluta, in quanto
ogni persona è sempre frutto
dell’ambiente e dei maestri da
cui è stata formata; un’obiettività astratta sarebbe vuoto assoluto di idee e di pensiero. Ciò
che invece si può richiedere allo storico è il rigore scientifico
e l’utilizzazione di documentazione obiettivamente certa.
La Società di studi valdesi —
l’antica Société d’histoire vaudoise (1881) — ha il compito di
programmare incontri su tematiche storiche e storiografiche
relative ai movimenti religiosi.
Quest’anno l’argomento in discussione riguardava il Medioevo; per il 1993 è stata proposta una ricerca di storia moderna (secolo XVII) volta a stabilire rimpcrtanza degli scambi di
frontiera nella circolazione delle idee; per il 1994, infine, è in
programma un’indagine sull’istituto dei cappellani militari nel
corso degli ultimi due conflitti
mondiali ( « La spada e la croce »).
Paolo T. Angeleri
Ne La pentola di rame l’autore, Gino Battaglia, sottolinea « la
crisi che attraversa la cultura
degli zingari, lo scontro con le
società moderne e urbane seguito da gravi conflitti, con conseguenze pesanti nei comportamenti devienti come l’alcolismo,
la diffusione della droga e il minor rispetto per gli anziani ».
Purtroppo lo stile di vita dei
« gagé » influenza in modo negativo tutto il quadro dell’esistenza
degli zigani.
La scuola
e gli zigani
L’autore del libro osserva che
i bambini zigani vanno volentieri a scuola e per i motivi più
diversi; purtroppo sin dal primo giorno l’accoglienza è deludente. Cita infatti l’esempio di
un bambino che al momento del
suo ingresso nella scuola « era
sotto gli occhi di tutti: bidelli,
insegnanti e bambini che sorridono, fanno le boccacce e le corna »; Gino Battaglia rileva ancora che la scuola è desiderata
« ma irraggiungibile, ostile e fru
strante, guardata con sospetto e
disprezzo da chi, come alcuni adulti zingari, pretende di avere
una cultura concreta della vita
che non ha bisogno di libri... ».
Il carcere
minorile
In questi anni il numero dei
minori zingari detenuti è molto aumentato; l’autore afferma
che nei reparti femminili
le ragazze sono l’80°/o delle recluse ed i ragazzi il 15%. Egli
cita esempi emblematici di bambini inviati in carcere in età al
di setto dei 14 anni e osserva:
« La giustizia è sempre molto
severa con gli zigani senza rispettare l’ordinamento giuridico
della non imputabilità ». So che
lo zigano abituato ad una vita
libera, a contatto con la natura,
è doppiamente colpito dalla detenzione nel carcere.
Ricordo le frequenti visite che
ricevevo a Genova dagli amici
zingari per i quali era una pena restare seduti ed in luogo
chiuso.
Esperienza
religiosa zigana
L’autore dedica anche un capitolo al problema religioso degli zigani con un interessante
riferimento aH’esperienza pentecostale manifestatasi in Francia
a seguito della guarigione di una
bambina mediante la preghiera.
Il messaggio pentecostale ha
coinvolto gli illetterati zigani
nella lettura e nella meditazione
della Parola di Dio, con particolare insistenza sulla preghiera
per ricevere la potenza dello Spirito Santo. L’esperienza ha dato
« un forte senso di identità e di
partecipazione ad un’esperienza
religiosa tutta zigana » e di vera
dignità di figlioli di Dio (Romani 8: 14).
Oltre queste note su La pentola di rame desidero ricordare
il volume Commenti ai Vangeli
di Valdo Vinay nella collana
« Cieli aperti » della Morcelliana
a cura della comunità di Sant’Egidio. La seconda parte del libro presenta un commento e
predicazioni sull’Evangelo di
Giovanni tenute nella chiesa romana di Sant’Egidio poco prima della sua morte.
Gustavo Bouchard
‘ Gino BATTAGLIA, La pentola di
rame; frammenti di vita del mondo
dei nomadi, Comunità di Sant'Egidio Melusina Editrice, L. 27.000.
Sabato 10 ottobre — TORINO: Alle
ore 15, nel Salone valdese di corso
Vittorio Emanuele 23, l'imam AbduI
Hamid Haddarah e il teologo Armido
Rizzi parlano sul tema: Percorsi verso Dio: un cristiano e un musulmano a confronto.
Sabato 10 ottobre — SAVONA: Alle 15,30, nella sala della chiesa metodista (piazza Diaz 6) il past. Claudio H. Martelli parla sul tema: I cristiani nella prospettiva della nuova Europa.
Lunedi 12 ottobre — CINISELLO
BALSAMO: Con un'assemblea che si
tiene alle ore 20, iniziano presso il
Centro culturale « Jacopo Lombardini »
i corsi di preparazione agli esami di
licenza media e di italiano per stranieri.
Martedì 13 ottobre — FERRARA: Alle ore 21, nel salone di Casa Cini
(via S. Stefano 24), si tiene un incontro con Giovanni L. Giudici, respon
sabile delia casa « Eben-Ezer » di Venezia-Zelarino, sul tema: Vivere con (e
per) i malati di Aids.
Mercoledì 14 ottobre — FIRENZE;
Alle ore 21, presso la chiesa luterana
(Lungarno Torrigiani) l'organista Daniele Boccaccio esegue musiche d
Bruhns, Buxtehude, Bach, Mendeissohn
Giovedì 15 ottobre — NAPOLI: Pres
so il Centro culturale « E. Nitti » d
Ponticelli, alle ore 16,30, per gli in
contri di medicina preventiva, i dott,
Siro Grassi e Giacomo Negri parlano
sul tema: Il mal di schiena.
Sabato 17 ottobre — TORINO: Alle
ore 15,30, nel Salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23 Emidio Campi, Salvatore Caponetto e Massimo
Firpo parleranno sul tema: Perché in
Italia non si è affermata la Riforma
protestante? Motivazioni storiche e
conseguenze. Sarà presentato il volume di Caponetto La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento.
3
9 ottobre 1992
vita delle chiese
ALBANELLA
Un incontro con il Signore
Un culto solenne per la dedicazione del tempio restaurato - La storia delia comunità - Una giornata fraterna che sarà indimenticabile
Domenica 27 settembre si è
svolto ad Albanella un culto con
Santa Cena presieduto dal past.
Giovanni Anziani, con la partecipazione di numerosi fratelli e
sorelle provenienti da Roma, Firenze, Napoli, Salerno, Portici,
Caivano, Ponticelli e Ottaviano.
La piccola comunità metodista
si è sentita circondata da tanto
affetto e simpatia, ma soprattutto dalla solidarietà di tanti credenti che con la loro presenza
hanno inteso dare una testimonianza di quella fede che nasce
dalla Parola che va condivisa,
vissuta e trasmessa. Una giornata di incontro, ad Albanella, paesino di circa 6.000 abitanti, tra
le ridenti collinette del Salernitano tra Eboli, Battipaglia e
Paestum. L’occasione è stata la
dedicazione dell’antico tempio
metodista, danneggiato dal terremoto del 1980 e restaurato con
i fondi statali in virtù della legge
speciale del terremoto.
Il tempio fu costruito nel 1900
con le offerte dei metodsti di Albanella emigrati negli USA che
vollero fare questo dono alla
loro città e alla locale comunità
che, formatasi nel lontano 1880,
contava allora ben 200 membri
di chiesa.
La comunità si è mano a mano assottigliata per la massiccia
emigrazione dei suoi membri sia
in altre città italiane che all’este
ro. La sua cura è stata affidata
negli ultimi tempi ai vari pastori assegnati a Salerno, tra i quali ricordiamo Ivo Bellacchini,
Tullio Di Muro, Paolo Sbaffi,
Gaetano Janni e l’attuale Giovanni Anziani.
Un ricordo particolare va all’opera del pastore Riccardo Santi che ail’inizio del secolo con
grandi sacrifici per le difficoltà
dei precari mezzi di trasporto,
ne assunse la cura e contribuì
al suo sviluppo. Egli fu coadiuvato dal giovane figlio Teofilo,
allora studente in medicina che,
recandosi ad Albanella per lunghi periodi, riusciva a conciliare il duro studio con la predicazione delTEvangelo.
Quello di domenica è stato un
incontro a due livelli: col Sigore in chiesa, per ringraziarlo
e lodarlo per la sua guida che
non è mai mancata anche nei
momenti più difficili e scoraggianti; per invocare la sua benedizione sulla comunità affinché pos.sa esprimere un maggiore impegno evangelistico per
l’espansione dell’opera del Signore ed essere una viva testimonianza evangelica per tutta la
cittadina.
La predicazione del past.
Claudio H. Martelli, presidente
delTOPCEMI, ha avuto come
esordio l’esortazione che la timida campana, suonata prima
del culto, diventi così forte da
far sapere a tutti che anche se
piccole, ad Albanella ci sono una
presenza e una voce evangelica
che vogliono glorificare Dio ed
espandere il suo Regno.
I canti sono stati guidati dalla fanfara dell’Esercito della Salvezza di Praime (Pz). Erano presenti, inoltre, i pastori Sergio
Aquilante, Antonio Squitieri e il
fratello Antonio Michele Sfameli
presidente del Consiglio di chiesa di Salerno. La Federazione
delle chiese evangeliche in Italia era rappresentata dal suo presidente, pastore Giorgio Bouchard.
II secondo livello della giornata è stato il pranzo insieme, una
vera agape dove ognuno si è
rallegrato nel Signore e con i
fratelli sperimentando che è veramente bello stare assieme. Una
giornata indimenticabile grazie
alla locale comunità alla quale
auguriamo buon lavoro e buon
proseguimento di una testimonianza tutta rivolta alla sola gloria di Dio.
Un grazie particolare ai fratelli Giuseppe Cennamo e Antonio Auricchio, alle loro famiglie
e alla famiglia del pastore che
hanno reso possibile tale giornata e un tempio non solo restaurato, ma anche ben accogliente.
Antonio Squitieri
La dedicazione del tempio è stata un'occasione particolare per la
piccola comunità metodista di Albanella. Il tempio era stato danneggiato dal terremoto del 1980, e ora il suo restauro è stato portato a
compimento. Nelle due foto la facciata dell'edificio e la celebrazione
della Santa Cena.
Matteo 13: 24-38
A molte persone piace pensare che
il mondo possa essere diviso con
una semplice riga. Da un lato tutto ciò che è bianco, dall’altro ciò
che è nero; da una parte il buono, dall’altra il cattivo; da una parte ciò
che è giusto e dall’altra ciò che è ingiusto oppure, se vogliamo esprimerci
con il linguaggio caro a parte del Nuovo Testamento, da una parte la luce, dall’altra le tenebre. Tra queste persone ci
sono anche molti che si dicono « cristiani ».
Tra le varie semplificazioni che essi
amano di più c’è quella assai diffusa che
distingue tra la sfera religiosa e quella
laica della vita, tra ciò che appartiene
alla dimensione della fede e ciò che appartiene invece alla prassi quotidiana.
Per costoro una linea netta separa una
zona luminosa dell’esistenza dalle tante
zone di oscurità che segnano invece la
quotidianità del vivere.
L’insegnamento di Gesù afferma il contrario: ci avverte che queste divisioni sono una pericolosa distorsione che può
portare a terribili conseguenze. Queste
idee sono le zizzanie che il nemico dell’uomo semina. La vita è ben altro: nel
mondo ci sono all’opera forze oscure che
agiscono mescolandosi in maniera inestricabile con ciò che è giusto, buono, bello,
opportuno e desiderabile.
Guardiamo alla realtà del nostro paese: corruzione, violenza, criminalità organizzata, furberia, menefreghismo sono
in mezzo a noi. Onesti e disonesti vivono fianco a fianco, così come violenti
e pacifici, gente laboriosa e furbi che
sfruttano gli altri. Questa è la vita, il
campo che Dio ha creato e che un nemico ha sconvolto approfittando anche
del sonno, della disattenzione umana. E
noi non possiamo andarcene, non possiamo sceglierci un’altra vita, anche se lo
volessimo: questa è la realtà nella quale siamo immersi. La parabola ci parla
della pazienza di Dio e della pazienza
che noi stessi dobbiamo avere. Bisogna
stare molto attenti a non fare di tutt’erba un fascio, a non sradicare tutto, grano e zizzania, in un’azione sommaria se
non siamo certi di saper fare una cernita accurata. Si corre il rischio di far
morire ciò che vale per estirpare ciò che
non vale. Specialmente quando le male
piante sono tante e le loro radici si sono sparse nel terreno e si sono intrecciate con quelle del grano.
E’ necessaria pazienza, discernimento.
Non serve l’entusiasmo bruciante e spesso inconsulto; bisogna attendere il momento del raccolto e allora si potrà buttar via ciò che non vale nulla, anzi, co
LA PREDICAZIONE DEL PASTORE MARTELLI
Il grano e la zizzania
me la zizzania, ciò che è addirittura velenoso. L’insegnamento evangelico, anche
di fronte a ciò che sta accadendo attorno a noi, ci spinge ad essere vigilanti e
prudenti.
Per prima cosa ci dice che è sbagliato
pensare che possiamo chiamarci fuori,
tirarci da parte e non essere coinvolti
e danneggiati dagli scandali e dall’ingiustizia. Così si coltivano illusioni e non
si raccoglierà nulla; gli operatori di scandali, i disonesti fino in fondo all’anima,
i violenti e i ladri sono proprio in mezzo a noi, sono mescolati con noi in
modo inestricabile. Questo non deve farci paura e, soprattutto, non deve farci rinunciare ad essere buon grano: come tale Dio ci ha seminati, nel campo della
società.
Improvvisamente, qualche mese fa, ci
vengono a dire che l’Italia è piena di
corruzione, di tangenti, di furti, di disonestà. Si fanno nomi, si mettono in
piedi processi, anche sommari. Eccoli là
i corrotti: a Milano, Roma, Venezia, Napoli. Eccoli in quel partito, in quelTaltro,
tra gli amici di quest’uomo politico o di
quelTaltro; improvvisamente arriva uno
sconosciuto magistrato che stura il vaso
di Pandora. Ma davvero noi crediamo a
questo? Dove eravamo noi tutti quando
queste cose avvenivano? Su un altro pianeta, in un altro continente? O pensiamo
che si tratti di qualcosa di nuovo, di recente nella nostra storia?
Non sapevamo tutti, ma proprio tutti,
che il sistema era questo, diffuso, capillare, intrecciato, accettato e praticato da
un enorme numero di persone? Davvero
pensiamo che questo sia un qualcosa che
riguardi pochi e potenti? Non era pieno
il paese di infiniti piccoli raggiri, di favori richiesti e scambiati, di occhi chiusi, di accomodamenti, di leggi fatte per
non essere osservate, di lottizzazioni?
Non c’erano ogni giorno migliaia e migliaia di italiani che frodavano il fìsco,
non pagavano il biglietto dell’autobus,
fìngevano di essere malati, uscivano dall’ufficio per fare i propri comodi o un
seconde lavoro in nero? La zizzania non
ci cresceva dunque a fianco, sul posto
di lavoro, in famiglia, nello stesso quartiere, negli organismi sociali e politici?
E se vogliamo essere onesti fino in fondo non cresceva persino dentro di noi
quando cercavamo scorciatoie, sollecitavamo favori rivolgendoci a chi può, quan
do davamo deleghe in bianco ad alcune
persone od organizzazioni?
Era questo il momento in cui dormivamo e il nemico seminava la zizzania
fin dentro il nostro cuore e nei nostri
pensieri? Dov’eravamo noi quando un
gran coro di gente, assai ben organizzata, chiedeva sempre più diritti abbandonando sempre più doveri, quando l’egoismo del singolo e delle corporazioni lasciava intere fasce di popolazione sempre più deboli ed indifese, senza voce?
Quanti anni ci sono voluti, per esempio
nel sindacato, perché le categorie con forte potere contrattuale sentissero il dovere di battersi per coloro che non ne avevano affatto? E quanto è durata questa
solidarietà prima che cominciasse l’orgia dei « Cobas », delle « Gilda », delle
« Aquile selvagge »? Che ci sia in questo
paese gente che guadagna — parlo di
dipendenti e anche di pensionati, quelli
doc, d’annata — 10, 20, 30 volte di più
di altre persone, per non parlare dei disoccupati, non è mostruosamente perverso, diabolico? Non è corruzione questa?
Noi, quando tutto ciò accadeva, eravamo dove siamo adesso, nel campo, fianco a fianco, grano e zizzania, godendo
dell’oggi, timorosi di assumerci il compito di essere diversi. Noi, cristiani in
teoria, che amiamo dividere a modo nostro ciò che è Dio dai nostri affari. La
parabola ci insegna che non dobbiamo
prendere coscienza che siamo, o potremmo diventare grano. Buon grano pieno
di sostanza, che nutre, che si trasforma
in pane, che fa crescere la vita. Ci insegna che anche noi saremo misurati, valutati. Dalla storia, da Dio.
Ci insegna che se rinunciamo ad essere noi stessi, onesti, laboriosi, pronti alla
solidarietà, disposti a dire di no quando
serve, ma anche a dire di sì quando è
necessario, saremo lentamente soffocati
dalle male piante che ci sottrarranno acqua, luce, speranza, futuro. Ci siamo forse illusi che bastavano i convegni, qualche libro, le marce inutili e le tristi feste con comizi e polli alla griglia. E ciò
perché forse quella era una strada più
facile e meno faticosa della via dolorosa
e solitaria che ci fa portare la croce di
una quotidiana battaglia contro il conformismo che ci invita ad adeguarci perché così va il mondo.
La fede è impegno quotidiano, non episodici momenti, non proclami.
La nostra testimonianza forse non
cambierà il mondo e nemmeno il nostro
paese o la nostra città ma, TEvangelo
ce lo dice, può e deve essere un punto
di riferimento per chi ha bisogno di scorgere il grano in mezzo alla zizzania. Può
e deve affermare una realtà diversa, anche nei rapporti sociali e interpersonali,
che dia paziente speranza a tanti mentre
il mondo si avvia al tempo del raccolto.
Siamo chiamati ad essere diversi dagli
operatori di iniquità, ad ogni livello, piccolo e grande; il mondo vuole tornare
a dividersi? C’è chi ci invita persino a
ridividerci tra italiani. Piccole patrie dove lo straniero di oltr’Arno o oltre Tevere o oltre lo Stretto è mal visto e tollerato. L’Europa vuole marciare a due
o tre velocità?
Se siamo grano di Dio noi dobbiamo
dire di no a tutto questo. Il cristiano
ama il suo prossimo, considera sacro come se stesso lo straniero, desidera per
l’altro pari dignità e responsabilità. Gioisce ed impara dalla bellissima diversità
della quale è pieno il mondo creato da
Dio. Se siamo grano noi testimonieremo
solidarietà, unità, nuove possibilità.
Questa testimonianza non può nascere
che dalla fede, che dà una visione della
vita che ci fa comprendere quanto siamo intimamente legati agli altri. La zizzania seminata dal nemico, la subdola
pianta che sembra grano, è proprio il
veleno che ci divide, che ci mette uno
contro l’altro, che ci impedisce di riconoscere i nostri errori, il nostro peccato,
affinché la grazia di Dio ci consenta non
solo di continuare a crescere ma a portare abbondante frutto. E non dimentichiamolo mai che il Signore del campo
ha seminato diversi tipi di grano, non
solo il nostro.
Impariamo a distinguerlo e a sentirci
parte dello stesso disegno finché il tempo del raccolto abbia luogo; quest’anno,
il prossimo o più avanti come il Signore ha deciso; anche questa chiesa, che
riapriamo qui ad Albanella, non è nulTaltro se non una piccola spiga di grano
in mezzo ad altre che Dio qui ha seminato. Noi sappiamo che essa starà nel
campo anche in mezzo alla zizzania, che
questo fatto, di per sé, non modificherà
la realtà della vita, buona e cattiva, di
questa città con la sua gente.
Tuttavia sappiamo, ed abbiamo speranza, che questa pianta di grano resterà
in piedi, non verrà soffocata dalle piante
velenose della discordia, della violenza,
del sopruso. Abbiamo speranza che assieme all’altro grano che l’Onnipotente
fa crescere anche qui essa contribuisca
a nutrire una vita che vuole esprimersi
pienamente e liberamente secondo la volontà di Dio.
Claudio H. MarteUI
4
vita delle chiese
9 ottobre 1992
L’OSPEDALE EVANGELICO DI NAPOLI-PONTICELLI
Al servizio della città
Un dibattito organizzato dal Tribunale per i diritti del malato - Il
ruolo della struttura e l’attesa del suo riconoscimento regionale
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La ripresa
delle attività
Organizzato dal segretario re“gionale del Tribunale dei diritti
del malato, Raffaele Pellegrino,
si è tenuto nei locali del Centro
documentario in Ponticelli un
forum sul tema: « L’Ospedale
e\^angelico di Napoli a servizio
della collettività ».
Sono intervenuti rappresentanti dei Gruppi consiliari della circoscrizione di Ponticelli e San
Giovanni, i parroci del quartiere
e membri di numerose associazioni culturali e di volontariato.
Ha introdotto il tema Salvatore Cortini, responsabile locale
del Tribunale dei diritti del malato, sottolineando il ruolo sociale dell’Ospedale evangelico nell’ambito di un comprensorio fortemente degradato ad altissima
densità abitativa.
Ha preso poi la parola il presidente dell’Ospedale evangelico,
Sergio Nitti, che dopo aver ricordato come l’Ospedale operi
dal 1968 ed abbia presentato
istanza di classificazione già dal
1985, ha sottolineato come,
pur avendo ottenuto tutte le
autorizzazioni, a tutt’oggi, per
lungaggini della Regione, non
vede ancora completato il suo
iter.
Ha ribadito le preoccupazioni
già espresse dal Sinodo valdese
sul futuro dell’Ospedale in assenza del dovuto riconoscimento.
L’ospedale evangelico « Villa Befania » di Napoli: un presidio sanitario in un quartiere con molti problemi.
Pasquale Accardo, direttore
sanitario dell’Ospedale, ha sottolineato l’importanza e l’irrinunciabilità dei servizi sanitari offerti alla collettività: primo fra
tutti la terapia intensiva neonatale, con l’allestimento di un reparto di otto posti letto strategicamente collocati nella periferia est di Napoli.
Ha concluso Raffaele Pellegri
PISA
Un pastore
va in pensione
La seconda domenica di settembre ha visto la comunità di
Pisa, e con lei tanti estimatori
ed amici anche di altre chiese,
riunita in assemblea di culto e,
dopo, in una agape fraterna
molto commossa e vibrante, per
salutare il pastore Salvatore
Briante, entrato in emeritazione
e in partenza per Milano dove
risiederà insieme alla moglie,
Santina.
Non è facile riassumere quanto sia stata illimitata, energica,
valida e profondamente evangelica l’opera pastorale da lui svolta in questi 9 armi di permanenza fra noi, sia verso la comunità che nella città, fra gli studenti, verso gli emarginati, verso il folto gruppo dei cinesi che
avevano da lui aiuto pratico e
fraterno, nella diaspora pisana
di Barga e Viareggio e, in quest’ultimo anno, anche a Livorno
dopo la morte del pastore Scuderi.
La vita di una comunità è del
continuo piena di momenti più
o meno difficili o dolorosi ma
anche sereni e belli come quelli di questi ultimi quattro anni,
durante i quali sono stati benedetti tre matrimoni, tre battesimi e nove confermazioni. Quanti ricordi ognuno di noi si porta dentro!
Ed oggi siamo qui, pieni di
tristezza e di riconoscenza per
lui e per Santina che anch’essa
si è prodigata con animo aperto ed evangelico, nelle varie attività della chiesa, nelle varie
scuole pisane in cui ha insegnato, in Amnesty International dove era la rappresentante della
Chiesa valdese, quale brava prédicatrice a Siena e a Rio Marina e in altri settori importanti
della vita cittadina; sempre attiva, instancabile, piena di iniziative. Grazie anche a te, Santina! Nove anni! Un cammino
lungo con il nostre pastore; un
cammino che per l’assidua sua
volontà e appassionata costanza, con la collaborazione di tan
ti fratelli, anche stranieri, ha reso la nostra chiesa, cadente nelle sue strutture di edificio e quasi dimenticata o ritenuta un po’
« difficile », un centro importante in Toscana, un luogo in cui
è bello ritrovarsi per incontri
interconfessionali di preghiera,
per scambi culturali, per gli studi biblici ed ecumenici, assai
frequentati e, infine, per le nostre agapi e le feste; sempre accolti da un saluto caldo e affettuoso, sempre legati in comunione spirituale nel nome del
Signore.
Nel momento più intenso del
commiato, fra i vari commossi
saluti di altri fratelli e sorelle,
il presidente del Consiglio di
chiesa, Giorgio Barsotti, ha così sintetizzato il valore dell’opera pastorale di Salvatore e di
Santina: « Alla fine di questo
culto, in assemblea di chiesa,
come Consiglio di chiesa, come
comunità, è bene che Salvatore
e Santina sappiano che abbiamo
ricevuto da loro un ministero
specifico e non certo minimale
e, nella benedizione di Dio, abbiamo avuto da Salvatore una
retta predicazione sempre ligia
alla nostra fede riformata e questo va detto con profonda riconoscenza ».
La verità in Cristo è sempre
stata ricerca nella sua vita; la
sua predicazione è sempre stata orientata all’evangelizzazione;
la sua parola chiara ed efficace
ha voluto spronarci ad un servizio cristiano senza debolezze
perché non siamo soli, ma il
buon Pastore ci guida e ci dice: « Lascia tutto e seguimi ».
Grazie, Salvatore e Santina,
per i tanti doni spirituali di fraternità vera e sincera, per la vostra pazienza, per la gioia della vostra presenza e per tante
altre disponibilità che ci avete
dato a piene mani. Siete stati
un dono di Dio per tutti. Grazie ancora.
Marcella Barsotti
no, profondo conoscitore della
realtà ospedaliera napoletana,
che ha sottolineato come la
chiusura dell’Ospedale evangelico di Napoli sarebbe una vera
sciagura per la numerosa utenza che ad esso fa capo, non essendo gli ospedali napoletani in
grado di sopperire a tanta mancanza: vuoi perché alcuni sono
ai limiti del collasso, vuoi perché altri sono nel totale degrado.
Il dibattito è stato vivacizzato da numerosi interventi, tra
i quali la lettura di un’interrogazione parlamentare del senatore
Luigi Manna, di Rifondazione
Comunista, in cui si chiede al
ministro della Sanità quali iniziative voglia prendere in favore dell’Ospedale evangelico di
Napoli.
A conclusione del dibattito si
è costituito un Comitato permanente per la classificazione dell’Ospedale evangelico di Napoli
il cui compito sarà quello di promuovere una serie di iniziative
tendenti a sensibilizzare il presidente della Regione Campania e
l’assessore alla Sanità sul tema
in oggetto.
Pasquale Accardo
ANGROGNA — Domenica 11
ottobre alle ore 10,30 si svolgerà nel tempio del Serre il culto
di inizio attività.
Diamo qui notizia delle attività dei vari gruppi:
— Venerdì 9 ottobre alle ore
21, nella scuola grande del Capoluogo, primo incontro della
corale.
— Sabato 10 ottobre, alle ore
15, inizio della scuola domenicale e incontro dei genitori con il
pastore e i monitori.
Ancora sabato alle ore 16,30,
incontro nella scuola grande del
pastore con i catecumeni e i loro genitori. Si tratterà anche di
programmare giorno e ora degli
incontri dei gruppi di catechismo.
— Domenica 11 ottobre alle
ore 14,30, al presbiterio, primo
incontro dell’Unione femminile.
— Mercoledì 14 ottobre alle
ore 21, presso la scuoletta di
Prassuit, incontro dell’Unione
giovanile.
Battesimo
POMARETTO — Domenica
4 ottobre Marco Clot e Loretta
Ughetto hanno presentato la piccola Valentina per il battesimo.
Possa questa bambina crescere
sotto la costante guida dello
Spirito del Signore.
Il 26 settembre si sono uniti
in matrimonio nella chiesa cattolica di San Lorenzo, a Rodoretto, Johnny Genre e Laura Coutandin; agli sposi che si stabiliscono in Pomaretto vanno gli
auguri della nostra comunità.
Studi biblici
TORRE PELLICE — Gli incontri di studio biblico avranno
inizio lunedì 12 e sabato 17 ottobre al presbiterio; quest’anno
non verranno studiati singoli libri, ma temi che caratterizzano
il messaggio biblico nel suo insieme: reiezione di Israele, creazione e scienza, peccato e riconciliazione.
• Domenica 11 ottobre, alle
CORRISPONDENZE
Sette anni intensi
Dopo anni di lavoro a «tutto campo» si trasferiscono a Rimini Maddalena e Bruno Costabel
ore 15, presso la casa unionista,
il dott. Marco Tullio Fiorio e la
signora Alba Nitti Fiorio parleranno della loro recentissima
esperienza quali inviati della
CEVAA in Camerún; tutti sono
cordialmente invitati.
• Il Signore benedica il piccolo Simone Catalin che è stato
battezzato domenica 4 ottobre.
Festa del raccolto
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica 11 ottobre avrà luogo
la tradizionale festa del raccolto con esposizione e vendita di
prodotti alla sala Albarin; alle
18,30 è prevista la « merenda sinoira » per la quale è opportuno prenotarsi presso l’Asilo o i
pastori.
Scuola domenicale
BOBBIO PELLICE — Venerdì
9 ottobre, ore 19,30, riunione delle monitrici. Siamo grati a Ely,
Gabrielle, Manuela, Sabrina che
hanno confermato la propria disponibilità anche per quest’anno.
• Sabato 10 ottobre: ore 14,30,
scuola domenicale; ore 14,45,
precatecumeni dei due anni; ore
15,15, catecumeni dei quattro anni. Verranno fissati raggruppamenti, orario e programmi. Il
Concistoro è convocato alle ore
20,30, nella saletta.
• Il primo culto giovani avrà
luogo domenica 23 novembre,
ore 10,30, su un argomento da
fissare.
Corso per coralisti
VILLAR PELLICE — Il 17 ot
tobre, al Castagneto, avrà luogo
il corso didattico corale diretto
dal m.o Sebastiano Korn. Inizio
ore 14, termine all’ora di cena.
Si riprenderà la domenica mattina alle ore 9 e si proseguirà
sino alle ore 16. Al termine avrà
inizio l’Assemblea delle corali.
Poiché ogni partecipante riceverà le partiture è assolutamente necessaria la prenotazione di
ogni singolo partecipante, ed è
richiesta la frequenza per tutto
il corso.
Prenotarsi entro e non oltre
il 15 ottobre al Castagneto, tei.
93.07.79.
PADOVA — Dopo sette anni
di servizio a Padova e Vicenza,
Maddalena e Bruno Ccstabel
hanno deciso di trasferirsi a Rimini.
Sono stati anni particolari,
questi sette trascorsi, pieni di
avvenimenti significativi per la
società civile, che ad esempio
ha dibattuto a lungo problemi
quali l’insegnamento della religione nella scuola pubblica, il
finanziamento pubblico alle chiese, i problemi ecologici, la guerra nel Golfo. Ma pieni di questioni rilevanti anche per le nostre comunità locali: il dialogo
con la Chiesa cattolica, l’accoglimento degli extracomunitari,
il rapporto con un gruppo di
omosessuali, la partecipazione di
tutti i credenti ai ministeri, il
rinnovamento della predicazione, il significato del battesimo
e della Santa Cena. Temi generali e questioni specifiche hanno spesso provocato discussioni
molto vivaci, nelle quali i coniugi Costabel si sono inseriti con
passione e competenza.
Padova è centro universitario
di primaria importanza e non
mancano le iniziative culturali,
anche quelle dirette alla diffusione della conoscenza della Bib
Calendario
bia. Bruno Costabel, biblista,
collaboratore alla traduzione e
redazione della TILC, ha dato il
suo contributo costante di presenza ad ogni manifestazione
che in qualche modo potesse
coinvolgere la testimonianza evangelica. Lo studio biblico interconfessionale, con la parteci;
pazione di cristiani e credenti
di varia provenienza, e quello
nell’ambito più ristretto della
comunità hanno visto la sua assidua partecipazione. Con l’aiuto fondamentale di Maddalena,
sua attivissima compagna, si è
occupato dell’assistenza pastorale al gruppo « L’incontro » (omosessuali credenti) e ad alcuni extracomunitari, in modo da
favorirne la crescita spirituale e
l’inserimento in un contesto sociale non sempre ben disposto
all’accoglienza.
Il 24 settembre sorelle e fratelli della comunità di Padova
si sono stretti affettuosamente
attorno ai due « servitori del Signore », nel desiderio di mostrare la loro riconoscenza per l’opera svolta ed augurare un buon
soggiorno, unitamente ad un
servizio grato all’Eterno, nella
nuova sede.
P. A.
Mercoledì 14 ottobre
n STUDIO BIBLICO
SULLA GENESI
TORRE PELLICE — Presso i locali
della Comunità alloggio in via Angrogna, alle ore 20,30, si svolge un incontro dello studio biblico promosso
dal I Circuito. 'Il pastore Marchetti
presenta I primi 12 capitoli della Ge
Sabato 17 ottobre
a INCONTRO MONITORI
1° CIRCUTO
TORRE PELLICE — Alle ore 16,30,
presso la Casa unionista, si incontrano i monitori del I circuito; introduce il past. Marchetti. La parte musicale è curata da Massimo Long.
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - ® 91334
10066 TORRE PELlìCE (To)
5
9 ottobre 1992
vita delle chiese
BATTISTI
LE ISTITUZIONI BATTISTE
Riconvertirsi ai mondo
Occorre riscoprire i pregi della società « non ecclesiale », forse in
contrasto con l’elitarismo « sacro » - Il lavoro pastorale nel Cuneese
Herbert Anders, 2S anni, nato nella Germania meridionale, è
l’ultimo pastore, in ordine di tempo, entrato nell'UCEBl e cura la
diaspora cuneese. Gli abbiamo posto alcune domande.
— Vuoi presentarti brevemente ai nostri lettori?
— Sono figlio di madre cattolica e padre evangelico, cresciuto nella Chiesa cattolica. Fin da
bambino ho avuto interesse per
la teologia, stimolato poi dall’aver frequentato una scuola di
pedagogia e psicologia e dall’aver lavorato in ospedale come
aiuto infermiere.
Le risposte a certe mie esigenze non le ho trovate nella Chiesa cattolica, che pure mi ha dato una certa base su cui, a contatto con gruppi di tipo « evangelical », è cresciuta una fede
personale. L’esperienza di tipo
fondamentalista mi ha poi « riconvertito » al mondo.
— Cosa intendi per « riconversione » al mondo?
— Intendo la riscoperta del
valore e dei pregi della società
non ecclesiale, in contrasto con
l’elitarismo « sacro » di un certo pietismo. Ho imparato che
non esiste solo il bianco e il nero, ma che la realtà ha una vasta gamma di sfumature. Ho
imparato la tolleranza, l’apprezzamento dell’altro nella sua diversità. La mia riconversione al
mondo è stata la riapertura a
chi la pensa diversamente da
me.
E questo lo vivo ora concretamente nelle chiese del Cuneese, dove ci sono non solo battisti e valdesi, ma anche luterani e pentecostali, fratelli e nazareni. In questa diversità vivia
mo la sfida di costruire la chiesa insieme.
— Come sei arrivato al pastorato?
— Dopo la mia « riconversione » decisi di studiare teologia,
nella consapevolezza che non mi
avrebbe mostrato chi è Dio, ma
che almeno avrebbe soddisfatto
le mie curiosità. Pei all’ultimo
anno mi sono convinto che lo
studio teorico non avrebbe avuto senso senza la comunicazione e l’applicazione nella chiesa.
Ho scelto di studiare non in
una università tedesca, ma a
Riischlikon perché aveva il vantaggio di essere situato in un
ambito niccolo. ma internazionale, che prometteva un confronto con fa reologia a livello
internazionale.
— Ma com’è che sei arrivato
in Italia?
— A Etischlikon gli studenti
italiani mi parvero i più avanzati, intendo dire che sembravano essere usciti dal fondamentalismo che travaglia buona parte del mondo battista. Così ebbi i primi contatti con l’UCEBI.
Naturalmente c’era anche il fascino socio-culturale per il paese dove « fioriscono i limoni »,
come dice Goethe. Non sono certo il primo né l’ultimo tedesco
che ha subito questo fascino. Ma
il fattore decisivo è stato conoscere al seminario Gabriella Casanova; dopo due anni ci siamo
sposati. E — sposato a una Casanova — dove altro potrei vivere? E così l’Unione battista mi
ha assegnato come pastore in
prova a Cuneo. Adesso anche
Gabriella ha fatto domanda per
entrare in servizio neH’Unione.
— Congratulazioni e auguri
per Gabriella! QuaU sono i vostri progetti per il futuro?
— Noi ci troviamo molto bene con le sorelle ed i fratelli
del Cuneese e speriamo che anche loro possano dire altrettanto. Vorremmo consolidare il lavoro consueto nella chiesa e tradurre revangelo proclamato in
evangelo operante; per usare
un’immagine vorremmo che le
nostre voci e le nostre mani si
facessero voce e mano per coloro che non hanno né l’una né
l’altra.
A cura di
Emmanuele Paschetto
L’ATTIVITA’ DI « VILLA GRAZIALMA »
Un servizio reso con amore
<nTu ti alzerai davanti ai capelli bianchi e tu onorerai la
persona del vegliardo. Tu onorerai il tuo Dio. Io sono l’Eterno » (Levitico 19; 32).
« Dopo il triste epilogo della
seconda guerra mondiale che
sconvolse individui, famiglie e
nazioni, molti sentirono il bisogno urgente della ripresa perché
le necessità erano molte... ». Così inizia un opuscolo del pastore
Eldo Mattone in cui si narrano,
con il linguaggio del pietismo fiducioso di un tempo ormai lontano, le vicende che portarono
alla fondazione della « Casa di riposo per anziani cristiani evangelici » di Avigliana.
Ai problemi dell’immediato dopoguerra si aggiungevano per gli
evangelici l’intolleranza e le ostilità del cattolicesimo. Particolarmente colpite dalla sorte di alcuni anziani isolati e perseguitati
fin sul letto di morte, le chiese
della valle di Susa cominciarono
nel 1947 una raccolta di offerte
per creare una struttura di accoglienza, una « Casa del tramonto
cristiano », Coinvolti in questa
iniziativa comunità e credenti di
varie regioni e di diverse denominazioni evangeliche lavorarono
tenacemente per anni per realizzare il loro sogno.
Al LETTORI
Per mancanza di spazio io scorso numero abbiamo dovuto rinviare alcuni articoli dello « speciale »
relativo aH'Assemblea delle chiese battiste.
Per la stessa ragione rinviamo
alcuni articoli questa settimana.
Col prossimo numero contiamo
di metterci in pari.
Finalmente, nel i960, grazie all’intervento decisivo di un fratello di Torino, Cesare Geuna, fu
possibile acquistare una villetta
sulla collina di Avigliana, a circa
25 km. da Torino, che fu donata
per gli scopi suddetti all’ente patrimoniale deirUCEBI.
Sono trascorsi 31 anni dall’inaugurazione di « Villa Graziai ma », avvenuta il 1® maggio
1961. Molti di coloro che tanto
si diedero da fare (e citiamo solo i primi nomi che ci vengono
alla mente), Francesco Lo Bue,
Bruno Saccomani, Arnaldo Bensì, Carmelo Mollica, Miriam Rosa, Giacomo Giovannini e gli
stessi Cesare Geuna ed Eldo
Mattone, che per oltre 25 anni
ne fu il cappellano, riposano ora
nella casa del Padre, e con loro
decine e decine di credenti che
contribuirono alla realizzazione
del progetto.
Abbiamo sottratto per qualche
minuto l’attuale direttrice Marta
Centola (a tutti nota come Nella
Righetti) al turbinio dei lavori
assembleari, per chiederle alcune informazioni che ci sono state date telegraficamente.
40 sono gli anziani ospitati
dalla struttura, evangelici di tutte le denominazioni e cattolici.
La metà circa non sono più autosufficienti e presto per loro
verrà stipulata una particolare
convenzione con l’USSL della
zona. 12 i dipendenti, affiancati
da 9 volontari, tra cui due obiettori che prestano servizio civile.
La Casa è retta da un comitato formato da membri delle
chiese battiste del Piemonte, ed
è presieduto dal fratello Stefano Marcinnò della chiesa di Valperga Canavese. La cappellania
delTistituto è affidata al pastore
Morlacchetti di Rivoli. Cinque
predicatori delle chiese battiste
del Piemonte assicurano i culti
Nella Righetti.
domenicali, ed i pastori battisti
del Piemonte si alternano, un
mese ciascuno, nella meditazione del mercoledì pomeriggio.
C’è Un gruppo di sostegno che
con diverse iniziative raccoglie
offerte per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria
che si rendono via via necessari.
Proprio recentemente è arrivata
l’approvazione dell’ufficio tecnico dcirUnione battista (e arriveranno anche contributi) per la
costruzione della cosiddetta
« scala di fuga » e Finstallazione
di un secondo ascensore che colleghi l’intero sviluppo della casa,
dal terzo piano ai servizi esterni. Ci sono problemi?
« In questo momento, ringraz.iando il Signore, no, né dal punto di vista economico né per
quanto riguarda i rapporti col
personale. Resta la tensione continua per far sì che il servizio
che si rende sia all’altezza delle
necessità e sia svolto con amore ».
E. P.
Una Commissione
diaconale
Per un maggior coordinamento sui problemi comuni e per la formazione del personale
Non c’è stato molto tempo
per discutere in Assemblea dei
problemi della diaconia. La questione dei rapporti con lo stato
ha assorbito molto del tempo
dei delegati e così una questione
importante è stata rinviata ad
altre assemblee.
Le « istituzioni », così i battisti
chiamano le loro opere, hanno
presentato all’Assemblea i loro
rapporti di funzionamento. Il
Centro Filadelfia di Rivoli, la casa di riposo Villa Grazialma di
Avigliana, l’istituto G.B. Taylor
di Roma, lo SPAV (il servizio di
produzione audiovisivi) di Roma, il Villaggio della gioventù di
Santa Severa, Campo Sardegna,
il Villaggio M.L. King di Meana
di Susa hanno tutti visto approvare il loro rapporto di funzionamento.
Tuttavia i delegati hanno
espresso l’esigenza che in materia diaconale ci sia un coordinamento, uno scambio di esperienze tra i diversi tipi di servizi che
vengono prestati, che si provveda
alla preparazione spirituale e
tecnica di coloro che vi lavorano.
Su questa base l’Assemblea ha
approvato una mozione che impegna il Comitato esecutivo dell’UCEBI a istituire una « Commissione diaconale » che segua
attentamente e collabori con le
singole istituzioni per coordinarne il lavoro comune.
Istituzione e finalità
della Commissione
L’Assemblea,
— vista la presenza di istituzioni diverse presenti sul territorio,
— considerata la necessità di
inquadrare tutte le attività presenti
o prevedibili nel contesto nazionale.
— constatata la necessità di avere una forma di collegamento più
incisiva, soprattutto per le materie di comune rilevanza,
— vista la varietà delle istituzioni e la loro diversa richiesta
e necessità di personale qualificato per i vari servizi,
— ritenendo che l’attività diaconale locale debba avere l'apporto
di esperienza, di impegno, di responsabilità, di consiglio, di conoscenza e di progettualità da parte di tutti i membri delle chiese
battiste presenti in Italia,
chiede
al Comitato esecutivo di istituire una Commissione diaconale permanente che abbia scopo di;
1. progettare, proporre e coordinare l'impegno diaconale delle
chiese battiste in Italia, nelle molte forme in cui esso può esprimersi;
2. sostenere le opere diaconali
già esistenti e svilupparne di nuove;
3. curare la preparazione specifica dei candidati ai ruoli diaconali, di intesa con i Dipartimenti o
i centri specializzati;
4. suscitare e promuovere vocazioni diaconali nelle nostre chiese
mediante informazione sulle necessità esistenti e sulle possibilità
diaconali offerte dalle opere, istituzioni e centri dell’llCEBi;
5. porsi come organo di consulenza per le materie e per i campi di intervento in cui operano istituzioni, opere e centri battisti, anche in collegamento con organi
similari delle chiese valdesi e metodiste;
6. adoperarsi per il buon andamento delle istituzioni, dei centri
e delle opere diaconali che fanno
riferimento aH'UCEBI.
La votazione ha dato il seguente risultato; approvata a maggioranza con 1 contrario e 3 astenuti.
RICORDO
Paula Giampetruzzi
La scuola biblica nel Galles, il matrimonio e
la scuola missionaria frequentata negli USA
NAPOLI — Martedì 22 settembre 1992, alle ore 22, è deceduta
nell’Ospedale evangelico di Napoli la sig.ra Paula Nimiela Pi,rjo, moglie del pastore evangelico battista di via Foria 93, a
Napoli.
La sua vita era dedicata alla
testimonianza evangelica, alla famiglia ed allo studio. Paula, nata il 7 dicembre 1946 a Valkeala, a nord-est di Helsinki, dopo
essersi laureata, aveva frequentato la Scuola biblica di Swansea nel Galles. Lì aveva conosciuto e sposato Donato Giampetruzzi; insieme si erano poi
trasferiti negli Stati Uniti
per frequentare una scuola missionaria. Venuta in Italia nel
1973 aveva continuato a studiare, laureandosi in lingue presso
l'Università di Bari.
Nell’estate 1991 fu ricoverata
all’Ospedale evangelico di Napoli, dove fu diagnosticato un male inguaribile. Dopo un anno di
cure, di sofferenze e di cristiano coraggio il suo corpo mortale ha ceduto, ma la sua forte
testimonianza di fede è eredità
vivente per il marito Donato ed
i figli Ester, Marco e Sara. Il
culto funebre, per richiesta di
Donato e per incarico del pastore Franco Scaramuccia, presidente deiruCEBI, è stato te
nuto da chi scrive queste righe.
Oltre alla comunità di via Foria, vi è stata una larga partecipazione di comunità evangeliche napoletane con testimonianze di membri e di pastori. Ho
scritto questo con particolare
commozione, essendo la mia vita legata alla storia ed alla testimonianza cristiana delle famiglie Giampetruzzi, Bellisario e
Castelluccio di Santeramo in
Colle (Bari).
Fu con loro che iniziai i primi passi di evangelico e avvertii la chiamata al pastorato che
sarebbe maturata in seguito.
Donato Bellisario, nonno di
Donato Giampetruzzi e suocero
di Donato Castelluccio, pastore
battista di Bisaccia (Avellino),
tornato dall’America, ove si era
convertito alla fede evangelica,
aveva con i figli ed altri evangelici costituito la piccola comunità. Quando io iniziai a frequentare le riunioni di culto erano tenute nella casa Bellisario
che era la chiesa evangelica domestica del paese. Questa comunità diede a me, che ero molto
giovane, la fede e le certezze
spirituali che tuttora sono il patrimonio essenziale della mia vita di uomo e di pastore.
Nicola Leila
6
prospettive bibliche
9 ottobre 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
«Solus Christus» o teologie naturali?
Gesù figlio di Davide o Belzebù?
« Allora gli fu presentato un
indemoniato, cieco e muto; ed
egli lo sanò, talché il mutolo
parlava e vedeva. E tutte le turbe stupivano e dicevano: Non è
costui il fìgliuol di Davide? Ma
i Farisei, udendo ciò, dissero:
Costui non caccia i demoni se
non per l’aiuto di Beelzebub,
principe dei demoni. E Gesù,
conosciuti i loro pensieri, disse
loro: Ogni regno diviso in parti
contrarie sarà ridotto in deserto; ed ogni città o casa divisa in
parti contrarie non potrà reggere. E se Satana caccia Satana,
egli è diviso contro se stesso;
come dunque potrà sussistere
il suo regno? E se io caccio i demoni per l’aiuto di Beelzebub,
per l’aiuto di chi li cacciano i
vostri figliuoli? Per questo, essi
stessi saranno i vostri giudici.
Ma se è per l’aiuto dello Spirito
di Dio che io caccio i demoni, è
dunque pervenuto fino a voi il
regno di Dio. Ovvero, come può
uno entrar nella casa dell’uomo
forte e rapirgli le sue masserizie, se prima non abbia legato
l’uomo forte? Allora soltanto
gli prederà la casa. Chi non è
con me, è contro di me; e chi
non raccoglie con me, disperde.
Perciò io vi dico: Ogni peccato
e bestemmia sarà perdonata
agli uomini; ma la bestemmia
contro lo Spirito non sarà perdonata. Ed a chiunque parli
contro il Figliuol dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque
parli contro lo Spirito Santo,
non sarà perdonato né in questo mondo né in quello a venire » (Matteo 12: 22-32).
Lo spunto per afFrontare questo
dibattito-scontro tra Gesù e i farisei
sulle opere potenti, i miracoli che il
« figlio di Davide » compie, mi è stato suggerito dalla partecipazione ad
un campo di Ecumene su « La teologia naturale: ricerca di Dio o affermazione dell’uomo? ». Le relazioni
denunciavano la tendenza di quella
corrente teologica a mettere in discussione proprio le capacità « divine » di Gesù, considerate non esclusive, ma solo perfettamente amministrate da lui in quanto uomo che
avrebbe saputo gestire al mas'simo
quanto è patrimonio naturale di ogni
essere umano.
La teologia naturale è quella posizione religiosa e filosofica che afferma la presenza « naturale » nell’essere umano (in quanto creatura
di Dio) della divinità, dello Spirito
divino. Farebbe parte della natura
dell’uomo, in poche parole, avere
una specie di « impronta digitale »
di Dio che alcuni hanno definito
« scintilla divina » ed altri, più illuministi, hanno identificato con la
« ragione » o la capacità razionale.
Per i primi, il male del mondo può
essere esorcizzato attraverso pratiche religiose, concentrazioni spirituali, invocazioni, preghiere speciali,
ccc., tendenti alla « cacciata » di vecchi c nuovi demoni; per i secondi,
ogni problema è riconducibile alla
sua razionalizzazione perché tutto
dipende dall’uso che l’uomo fa delle
sue capacità conoscitive; la sua « ragione » è particella di divino.
Che c’entra questo con il passo di
Mt. 12 è presto detto. Gesù, stando
La cosiddetta « teologia naturale » tende a mettere in discussione le
capacità ’’divine” di Gesù. O meglio, per essa Gesù è l’uomo perfetto
che ha saputo evidenziare al massimo le capacità divine presenti ’’naturalmente” in ogni essere umano. Per alcuni, tali capacità sarebbero
una ’’scintilla divina”, per altri semplicemente la ’’ragione” umana. I
primi possono essere definiti ’’carismatici”, i secondi ’’razionalisti” o
’’illuministi”.
Ma che cosa ci dice la Scrittura al riguardo? Il racconto di Matteo
sull’indemoniato cieco e muto, in cui i farisei accusano Gesù di derivare
il suo potere di guarigione da Belzebù, cioè da Satana, mentre la folla
meravigliata si chiede invece se «co'tui non è il figliuol di Davide», ci
permette di fare chiarezza. La storia e l’attualità ci ricordano quanto
spesso si ricorre alla demonizzazione degli ’’avversari”, dei ’’nemici”
o, più semplicemente, degli altri e, di conseguenza, alla propria autoesaltazione. Ma l’Evange'lo afferma che il potere di salvezza e di liberazione di Gesù deriva unicamente dallo Spirito Santo di Dio.
alla prima accezione della teologia
naturale, può essere rifiutato in base
alla convinzione che nel mondo è in
atto uno scontro tra esseri spirituali
buoni ed esseri spirituali malvagi, i
quali ubbidiscono solo ai loro rispettivi sovrani: o a Dio o al suo nemico (Satana). Sconfiggere ciò che
rende « indemoniato » il malato del
testo non può essere fatto in quattro
e quattr’otto, come fa Gesù, ma ci
vorrà molto tempo, molte invocazioni, lunghi esorcismi; se Gesù risolve
tutto con due parole vuol dire che
egli è in combutta con il padrone dei
demoni, qui detto Beelzebub. Di questo, in fondo, viene accusato, oltre al
fatto che egli, non essendo un guaritore autorizzato dalle confraternite
riconosciute e sotto la tutela-controllo della religione, andava guardato con sospetto.
E c’entra anche perché, stando alla seconda emanazione della teologia
naturale, ogni guarigione non spiegabile razionalmente non può avere
alcun senso e viene, di fatto, squalificata o demonizzata: chi coinvolge
la gente in cose del genere è un nemico dell’umanità adulta, razionale,
consapevole, acculturata e scientificamente matura; è un pericolo per
il progresso, è un oscurantista, è un
pagano superstizioso!
« Depuratore spirituale »
Certi imprevedibili accostamenti (e
nei rispettivi differenti schemi mentali), carismatici ed illuministi, che
se ne accorgano o no, hanno la loro
paternità nella teologia naturale che
è una teologia la quale, nella sua
più intima sostanza, può addirittura
fare a meno di Gesù Cristo, sia quando lo riduce ad una specie di « depuratore spirituale o psicologico », sia
quando lo identifica con la ragione
al sommo livello. A loro basta ed
avanza il possesso della propria ben
definita idea di Dio: un dio che ha
dato i propri poteri alle sue creature
umane e che è a disposizione per
ogni ratifica d’intervento.
Il nostro testo ci conduce, invece,
su di un altro piano: ci mette in
guardia contro alcuni trabocchetti
nei quali rischiamo di incappare, magari in buona fede e senza neppure
accorgerci di essere caduti. Vediamo
intanto qui il potere accecante della
malafede. Già altri miracoli e guarigioni operati da Gesù sono stati interpretati all’opposto del loro obiettivo. Qui il miracolo del Regno, con
la sua libertà e la sua vita nuova,
viene frainteso come minaccia di
schiavitù: liberare un uomo dal demone dell’incomunicabilità, dalla
malattia dell’isolamento, è inteso co
me opera demoniaca pur di mettere
sotto accusa Gesù, predicatore scomodo perché vero liberatore delle
coscienze. Così, spesso, nei rapporti umani, sociali, politici, anche internazionali, i dati vengono truccati
e si vuol vedere (si denuncia) il pericolo sempre nell’altro da noi. Ogni
dialogo diventa impossibile, perché
si è già preso partito, si è già deciso
che l’altro ha sbagliato e magari si
accusa proprio lui di non voler dialogare; qualsiasi cosa dica o faccia,
lo si è già imprigionato in un personaggio da cui non gli è concesso liberarsi. Per Gesù, poi, si è arrivati addirittura a classificarlo come demoniaco: è di Belzebù. Ci si è liberati
così dell’interrogativo che egli pone,
del pericolo che egli rappresenta per
i nostri schemi mentali e religiosi.
Domande spontanee,
riserve schematiche
Gesù ha appena offerto un modo
di vivere disalienato ad uno che era
trattenuto nelle tenebre e nell’isolamento più totale. La gente, quella
che non è intristita sempre da sospetti, da riserve mentali o da preconcetti, si chiede spontaneamente:
« Ma non sarà proprio costui il Messia? ». I farisei, che il loro 'sistema
religioso e mentale ha reso ormai incapaci di vedere oltre il proprio naso
(oltre i propri schemi settari), reagiscono con sprezzante violenza: quest’uomo è un diavolo! Certo, non
possono negare il miracolo: quell’indemoniato ora parla, ci vede, ma
l’idea che si sia trattato di una liberazione non riesce a penetrare la loro ottusità, non riesce a vincere la
loro miope visione delle cose, del
mondo ed anche di Dio. Tutto, così,
viene volutamente inteso in senso
opposto. L’intervento dello Spirito
di Dio (o, come dice Luca 11: 20, « il
dito di Dio ») viene trasformato in
possessione demoniaca. Il figlio di
Dio diventa il principe dei demoni.
L’atto di liberazione dell’Evangelo
viene inglobato, digerito dalla macchina della religione naturale. Il verdetto viene emesso senza appello:
« E’ stata opera del diavolo, punto
e basta! ».
Nella storia della Chiesa (del cristianesimo) questa macchina ha sempre funzionato molto bene. Quelli
che si ergono a garanti della continuità del sistema religioso (la teologia naturale è capace di spiegare
ogni cosa, la sua massima espressione avvolgente è la cosiddetta « complexio oppositorum » della Controriforma, per cui, ad esempio, si
riesce a far coesistere la giustificazione per fede e la salvezza per ope
re) hanno sempre sentenziato contro
ogni parola, pensiero o evento che
potesse incrinare o anche solo turbare il loro sistema, affermando o
insinuando che essi vengono da Belzebù. I catari, gli albigesi, i valdesi,
gli bussiti, Lutero...: tutti emanazione del diavolo! I protestanti? sono
posseduti dal demonio! D’altronde
anche i luterani, di fronte alla violenta reazione « romana », hanno replicato: « E tu sei Belzebù-Babilonia,
la grande prostituta! »...
La demonizzazione, o la criminalizzazione, di ciò o di chi costringerebbe, 'se preso sul serio, a rivedere
le proprie certezze (se preferite, la
propria « ideologia ») è un fenomeno
più diffuso di quanto si pensa. Si manifesta anche, molto spesso, in maniera difficilmente avvertibile, si camuffa da «nobile sentimento» di crociata in difesa della sana tradizione
dei padri, si esprime in educati ma
squalificanti dissensi, salvo poi esplodere con virulenza quando ci si
accorge di essere allo scoperto e
non si riesce a mascherare la propria intolleranza di fondo.
La stessa cosa accade, sia pure in
maniera civilmente intellettuale, tra
le varie scuole esegetiche. Ecco l’esegeta freudiano che vede tutto in
chiave psicologica o nei sensi di colpa; ecco l’esegeta marxista che vede
il suo ’’belzebù” nella borghesia, per
cui Gesù è sì l’uomo nuovo, ma solo
quello ripulito dalle ideologie borghesi; ecco l’esegeta strutturalista che,
con i suoi metodi e il suo linguaggio
ermetico squalifica ogni altra scuola
precedente, per poi sfornare delle
verità evidenti ad ogni lettura immediata quando si affronta il testo
con tutta semplicità. Anche noi, agli
studi biblici, rischiamo spesso di
usare troppo tempo a dimostrare o a
negare la storicità e l’autenticità di
questa o quella sezione di un testo
biblico, trascurando di fatto di cercarvi il messaggio o per lo meno la
testimonianza di fede in esso evidente (è su questo che vale la pena di
metterci a confronto e non su altro!).
Un punto di partenza è, a parer
mio, indiscutibile, ed è la forza della
fede nell’autorità di colui che è il Signore anche della Scrittura: Gesù
Cristo. E’ lui la Parola di Dio; è lui
il « dito » di Dio; è lui che opera per
lo Spirito Santo di Dio. Se ne ha la
prova con la più semplice delle deduzioni: malattia, schiavitù, solitudine, cecità, sordità, incomunicabilità non possono essere classificate
come cose buone, gradevoli e utili,
ma sono tragico ostacolo alla piena
espressione dell’umanità e non possono essere volute dal Dio della Bibbia; se e quando qualcuno ne è liberato, non può certo essere per opera di un ipotetico potere malvagio
(Belzebù, Satana, diavolo, ecc.), ma
da chi vi si oppone, cioè il Dio biblico, rivelato in Gesù Cristo.
Qgni liberazione è quindi opera di
Dio, ed è per il suo Spirito che Gesù
agisce. Egli, poi, è la presenza stessa
del Dio che libera e salva nella nostra storia.
C’è di che rallegrarsi. Gesù confonde e vanifica ogni tentativo di depistaggio. Noi vogliamo seguire questo Gesù, lasciandoci liberare da lui,
nel sentiero della disponibilità ad
ascoltarlo ed a prenderlo sul serio.
Paolo Sbaffi
(1 - continua)
7
9 ottobre 1992
obiettivo aperto 7
NOVANT’ANNI FA MORIVA EMILE ZOLA
Lo scrittore-reporter
Circa due anni fa lo scrittore e critico americano Tom Wolfe ha messo a rumore l’ambiente letterario con un « manifesto » in cui
attaccava violentemente gli scrittori contemporanei del suo paese, accusati di indulgere
troppo al personalismo e all’autobiografia, in
quella corrente che è stata definita « minimalista»: racconti di piccoli fatti quotidiani,
amori, delusioni, gesti banali.
Occorre, secondo Wolfe, che i letterati di
oggi ricomincino a scendere per le strade, si
documentino sulla realtà che li circonda, effettuino ricognizioni e sopralluoghi per trarre
materia viva per le loro opere. Occorre — scrive — « un battaglione, una brigata di Zola »,
che annoti come veramente vive la gente, e ne
riferisca lucidamente. Ma come lavorava Emile
Zola? E con quali esiti?
Secondo il manifesto di Tom
Wolfe l’importanza di Zala consiste innanzitutto nel metodo:
nella capacità di indagare il reale senza mediazioni, ma recandosi sul posto, interrogando la gente, scandagliando la società nei
suoi strati, trasferendo meticolosamente ogni osservazione, anche minima, in quelli che saranno i suoi Carnets, ì taccuini utilizzati poi per dare veste letteraria a queste osservazioni h
Questa pratica, che Zola esercitò dapprima come giornalista,
ricalcava profondamente le indicazioni della poetica naturalista,
che a sua volta aveva trovato nel
sulla scena letteraria gli ambienti
operai con L'assommoir: il volume esce nel 1877 e deve il suo
titolo. L'ammazzatoio, al nome
di un locale in cui i protagonisti
sprofondano neU’alcol,
« Ho portato alla luce le piaghe
dell'alta società — scrive Zola
per difendersi dalle accuse di
« socialismo » che gli furono rivolte l’anno prima, quando il romanzo uscì come « feuilleton »
—, non nasconderò di certo quelle dei ceti più bassi. La mia non
è opera di parte né di propaganda; è un'opera di verità »
La perentorietà di tale affermazione sarà ridimensionata in
iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiimiiiiiiiiiiiiiiimiii
« ...Dalla parte del mercato della frutta, l’ultimo banco
dell’asta, verso me Rambuteau, ha intorno
due vivai circolari, divisi da grate
di ferro {...). In ogni scomparto brulicano gamberi alla
rinfusa, passano a frotte le schiere nerastre delle
carpe, e le anguille si snodano e riannodano senza posa
i loro dorsi lenti e intricati (...).
(Il ventre di Parigi, 1873)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiPiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniimiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiM
positivismo le proprie basi filosofiche e forse ideologiche.
Anzi, questa pratica portava
forse proprio alle estreme conseguenze la volontà di ricercare le
cause dei comportamenti umani
nella società, o come più precisamente si diceva, nel « milieu ».
Così il monumentale ciclo dei
Rougon-Macquart taglia trasversalmente le varie classi della società francese del Secondo Impero, attraversa gli ambienti urbani
e quello agricolo, e, ciò che più
fece sensazione, fa comparire
SCHEDA
Vita e opere
Emile Zola nacque a Parigi nei 1840
e vi morirà nei 1902, dopo aver abitato con la famiglia in Provenza. Rimasto orfano del padre conoscerà una
giovinezza difficile, gravato da problemi economici. Nuovamente a Parigi
con la madre nel 1858, inizierà l'attività nel mondo dell’editoria diventando capo del settore della pubblicità
della editrice Hachette,
A partire dal 1866 inizia l'attività
giornalistica, e l’anno dopo pubblica
il primo romanzo, Thérèse Raquin.
L'opera principe di tutta la sua produzione sarà il ciclo I RougonMacquart, storia naturale e sociale di
una famiglia sotto il secondo impero,
che comprende 20 volumi e lo occupa dal 1871 al 1893, richiamandosi alla Comédie humaine di Balzac.
L'ampio affresco dei costumi e della vita privata di un'epoca, realizzato
attraversando i vari strati della società dell'epoca, comprende fra gli altri La fortuna dei Rougon [1871], Il
ventre di Parigi (1873, sui mercati popolari di Parigi), L'ammazzatoio (1877,
sull'alcolismo nella Montmarire operaia), Il paradiso delle signore (1883,
dedicato ai nascenti grandi magazzini), Germinale (1885, sulle rivendicazioni dei minatori in una regione carbonifera), La bestia umana (1890, sull’ambiente dei ferrovieri delle linee
del Nord), La terra (1887, di ambientazione contadina).
Sono minori le opere successive alla chiusura del ciclo, ma va ricordato il testo teorico li romanzo sperimentale (1880).
sede critica, e d’altra parte l’intento stesso di progresso che si
prefiggeva l’estetica naturalista
non raggiunse lo scopo prefisso,
né Zola interpretò se non superficialmente le teorie positiviste e
evoluzioniste. La realtà è più
complessa di quanto i positivisti prima e i naturalisti poi non
credessero; l’individuazione del
« male » ora nelle circostanze ora
neH'essere — per il quale opterà
Zola — era un’alternativa brutale quanto ingenua e superficiale.
Non va dimenticato tra l’altro
che in un mondo, quello dell’Ammazzatoio, in cui non si vede speranza umana « basterebbe un
raggio di luce in un angolo perché
si abbia un'opera cristiana; ma
la grazia è bandita dall'opera di
Zola ancora più rigorosamente
che da quella di Balzac. L'uomo
è solo, senza rimedio, senza speranza, senza peccato »L
Il vero miracolo, allora, sta
tutto nell’esito poetico dell’operazione: al di là della volontà di
documentazione oggettiva, delrumanitarismo, prevale il polso
del romanziere, la vena artistica
prevale su quella ideologica. Se
il determinismo naturalista ci appare datato, per nulla superati
sono i « tini » umani descritti in
quelle pagine: la psicologia dei
personaggi non è data una volta
per tutte, è fatta di sfaccettature,
di sfumature, non si riduce agli
effetti del « milieu », sia che si
tratti dei minatori del Voreux in
Germinale, sia del giovane rivoluzionario del Ventre di Parigi, sia
di Gervaise, la protagonista delV Ammazzatoio.
Una frase («A vederlo continuamente, finì per non sognarlo
più »), secca e lapidaria all’apparenza, è in realtà illuminante sull’alternarsi di rimpianto, repulsione, amore e odio della lavandaia per l’uomo che l’ha amata,
le ha fatto fare due figli, l’ha tradita e abbandonata e ora si ripresenta come amico del di lei
marito... Una complessità di sentimenti che deriva dalle pagine,
dalla ripetitività delle azioni, che
non è data come « psicologismo »
di maniera, ma che abbozza il carattere del personaggio in base
,MM HAKIM
..>eAK
CABIN
SIMON
ÌJivfjimd«
StREHOm
d'oprfesl^uvre
al tessuto narrativo, anche nel
dettagli.
Proprio dagli elementi che
sembrano marginali deriva molta della grandezza dell’artista
Zola. Secondo Jacques Dubois i
dettagli addirittura riabilitano
l’assunto determinista, e si trovano nelle pieghe del « quadro
sociale», nella « psicologia di
gruppo » come Zola la analizza
nell'Ammazzatoio, e nell’introduzione del linguaggio popolare,
dell’« argot ».
Ma si può anche andare più in
là, e citare l’episodio dell’introduzione del cavallo da tiro nella
miniera di Germinale', ancora
puledro viene calato nelle viscere della terra per non uscirne
che da morto, simbolo straziante della condizione dei minatori,
ma anche dell’abbrutimento, del
rimpianto per il sole.
Lo accoglie il cavallo vecchio
(«...avvertiva nel compagno il
buon odore dell'aria aperta, l’odore, che lui aveva dimenticato,
dell’erba al sole »). Poche volte
all’intento della denunzia di una
condizione sociale si è accompagnata una tanto marcata capacità d’evocazione.
E ancora, nel medesimo romanzo, lo sciopero fallito raggiunge la massima drammaticità
allorché gli scioperanti per impedire il crumiraeg'o tag’iano i
cavi dei montacarichi, obbligando chi è giù a risalire centinaia
di metri di scale in legno: è
un’epopea disperata, capolavoro
di tensione e al tempo stesso descrizione orrorifica, benché realistica, dell’ambiente di lavoro
(che raccapricciante era non solo in quell’occasione di dramma,
ma ogni giorno).
Visione allucinata benché realistica, anzi, forse proprio in virtù del realismo. Zola ebbe tra i
suoi estimatori, oltre a André
Gide, Thomas Mann e, prima.
Anatole France, che ne pronunziò l’orazione funebre, anche i
simbolisti Huysmans e Mallarmé,
un creatore di immagini letterarie come Jean Cocteau, e più
tardi lo sperimentatore Michel
Butor; come si spiega una tale
attenzione da parte di autori tanto immaginifici e formalisti per
un autore che si basava sull’inchiesta, sull’indagine del reale?
In realtà Zola osservava il
mondo così da vicino che ne colse, proprio attraverso questa lente, anche gli aspetti stralunati,
grotteschi, «autodeformanti» che
lo caratterizzano. Fatta salva l’attendibilità sempre documentata
delle sue fonti, quei materiali,
trasposti nelle pagine dei romanzi, assumono aspetti inquietanti,
come inquietante è in fondo il
mondo stesso.
Gervaise festeggia con la famiglia e i vicini un compleanno
con un’oca il cui profumo
fa uscire per strada i negozianti della « Goutte d’or » a
Montmartre (« Era come se tutta
la strada scoppiasse di indigestione »). Lo stesso si dica per i
banchi di carne, pesce o verdura
del Ventre di Parigi, o per la locomotiva, quasi compagna umana di Jacques Lantier nella Bestia umana: « La macchina ronfava, scaracchiava, come una bestia costretta a una dura fatica,
con sussulti, come se si sentisse
lo scricchiolio dei suoi congegni.
Jacques la bistrattava, da femmina invecchiata e indebolita,
non avendo più per lei la stessa
tenerezza di una volta ».
La materialità e al tempo stesso rallucinazione. Un po’ come
in certi recenti film di fantascienza, che sotto una cornice futuri
I « TACCUINI »
Gli appunti
quotidiani
Può essere utile confrontare i testi dei romanzi con gli
appunti tratti dai « taccu.ni ».
« Quattro venditrici per
quadrato. Esso è sormontato
da due asticciole in ferro con
i nomi (...). Sotto le tavole,
casse di legno foderate in
zinco, certo per conservare il
pesce. Negli angoli interni vi
sono quattro rubinetti; ogni
venditrice ne ha uno. Il pesce è esposto sulle lastre. Le
aragoste sono spesso in ceste, quelle cotte legate e con
la coda ricurva; i gamberetti in panieri. (...) Un raggio
di sole in pescheria. La merce coperta da giornali. La
venditrice si mette un giornale in testa. Viale bagnato,
odor di fresco ».
(Il ventre di Parigi)
« Pine febbraio. Crepuscolo
del mattino (...). Il vicecapostazione incaricato della partenza del treno ha una lanterna in mano, quel che si
chiama un segnale a mano:
è una lanterna che ha un vetro bianco, un vetro rosso e
un vetro verde, che lui espone a seconda delle necessità,
girandola. E infine, quel che
c’è di più caratteristico sono
i fumi, in questi spazi vasti male illuminati, con le
loro stelle di gas, le loro poche luci colorate, le loro coltri di ombra tagliate da colori. I fumi dei fumaioli delle locomotive sono rossi e
neri, salgono e riempiono
l’aria di grossi vortici scuri;
li si vede andare a schiacciarsi sotto la tettoia, sollevarsi in massa di fuliggine
nel cielo pallido di Parigi che
si accende. E poi c’è il vapore, i fumi dello spurgo che
in un primo momento sgorgano bianchissimi in im getto potente, rasoterra, poi salgono in un vortice di lanugine, di piume leggere, di
schiuma bianca, che si solleva e se ne va in brandelli
leggeri di garza».
(La bestia umana)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
« Rrima di mettersi in moto vi fu un silenzio, vennero aperte
le valvole e il vapore sibilò rasoterra in un getto
assordante. E allora si vide traboccare
dal ponte quella massa bianca che si gonfiava, subito
turbinando come una nevicata attraverso le armature di ferro».
« ...Il macchinista si rimise al posto di manovra,
attentissimo, pronto a una grossa sgobbata
per superare quell’altura. (...) Ea mano
sul volante del cambio di marcia, guardava sfilare
i pali telegrafici cercando di rendersi conto della velocità ».
(La bestia umana, 1890)
..................................................................................................................
bile lasciano intrawedere schemi
e rapporti delle nostre società di
oggi. Zola affermava con vigore
resistenza di una sola verità,
quella concretamente osservabi
tMUT fàUCNAK
L’AURORE
UttAraIra. ArtisHqtM. Sodata__
J’Aecuse##.!
LETTRE AU PRÉSIDENT DE LA REPUBLIQUE
Par ÉMILE ZOLA ^
le. Ma, appunto, a quale si riferiva? Probabilmente a tutt’e due,
e qui sta la forza della sua arte:
alla realtà oggettiva, misurabile,
indagabile dei rapporti economici e di potere, ma anche a quella
che ci sembra « irreale » corne,
oggi, le guerre elettroniche, le violenze gratuite delle metropoli, gli
esodi a livello planetario, l’incanacità comunicativa, il ghigno
dell’indifferenza. A indagare, nonostante tutto, questa realtà, che
è sempre una malgrado le molte
facce, Tom Wolfe richiama gli
scrittori di oggi; che avrebbero
molto da imparare da Emile Zola, classe 1840.
Alberto Corsani
Nel 1849 il capitano Dreyfus viene arrestato e si apre il celebre
« caso ». Zola è fra gli innocentisti che si oppongono al complotto
militarista e al clima da « pogrom ». Il suo « J accuse » gli varra
un anno di carcere evitato andando in Inghilterra.
' Una scelta dei « carnets », basata
sull’edizione francese a cura di Henri
Mitterrand, è stata pubblicata in Italia da Bollati Boringhieri, Torino, 1987.
^ In M. BERNARD. Zola, Paris, Ed.
du Seuil, 1952-88, p. 42.
■' id., p. 45.
8
8 ecumenismo
9 ottobre 1992
PRAGA: X ASSEMBLEA GENERALE DELLA KEK
r
I cristiani e l’ecologia
Quale rapporto devono avere le chiese e i credenti con l’ambiente?
- Dal dibattito è emerso come inscindibile il nesso con l’economia
Echi dal mondo
cristiano
«L’umanità ha scatenato delle
forze che ormai minacciano la
sua stessa esistenza », ha dichiarato la signora Niki Goulandris
alla X Assemblea generale della
KEK, svoltasi a Praga lo scorso
settembre. Quello di Niki Goulandris, « Donna dell'anno 1991 »
ed ex ministro nel governo greco, è stato forse l’intervento più
appassionato tra quelli dedicati
alle tematiche ambientali. In
realtà, gli attuali avvenimenti
europei hanno fatto sì che l’Assemblea dedicasse la maggior
parte delle sue energie all’esame
ed alla discussione delle iniziative di pace e riconciliazione,
sulle proposte per la difesa dei
diritti civili soprattutto dei più
deboli, sui grandi problemi sollevati dal cercare di avere una
predicazione dell’Evangelo comune e credibile in un continente
così tormentato.
Tuttavia non si può dire che
le tematiche legate all’ambiente
siano state molto trascurate.
Già la scelta del luogo in cui
l’Assemblea si è svolta risulta
assai significativa; il centro congressi utilizzato, infatti, è stato
ricavato all’interno di un’università agraria. Università che non
ha cessato la sua attività primaria di ricerca e sperimentazione
anche durante i lavori dell’Assemblea, come si è potuto notare dal continuo movimento di
macchinari e di personale.
L’Assemblea è stata richiamata a riflettere sul rapporto che
le chiese e i singoli credenti devono avere nei confronti dell’ambiente anche dall’invito del patriarca Bartolomeo, del patriar
cato ecumenico di Costantinopoli, a celebrare tutti insieme i
Vespri del 1» settembre, primo
giorno dell’anno ecclesiastico
per la Chiesa ortodossa. Infatti,
da quest’anno, il 1» settembre è
stato dichiarato dai capi delle
chiese ortodosse « giorno di protezione del creatori e si è quindi utilizzata una speciale liturgia « per l’ambiente e per tutta
la creazione ».
Al centro della celebrazione è
stata la benedizione del pane e
di altri frutti della terra, portati da delegati di varie chiese ed
alla fine condivisi tra tutti i presenti.
Nel corso delle discussioni plenarie, il tema dell’ambiente si
è strettamente intrecciato a quello della crisi economica. In particolare il vescovo Jeremiasz, della Chiesa ortodossa polacca, ha
ribadito nel suo intervento che
« il dominio dell’uomo sull’ambiente e le conquiste della scienza e della tecnologia non conducono necessariamente alla felicità o ad una pienezza di vita ».
In più appare chiaro che all’Est
si assiste soprattutto ad una nuova Spartizione delle risorse nelle mani di nuovi padroni, con
rischi concreti di ulteriore impoverimento delle popolazioni e
danneggiamento dell’ambiente.
La signora Goulandris ha evidenziato come ci sia bisogno di
un’« etica ecologica », chiara e
comune: è ormai evidente che i
problemi mondiali, sempre più
interconnessi, hanno bisogno di
risposte precise, autorevoli e tenaci, in grado di resistere ai veti imposti dagli interessi delle
potenze economiche e da aspirazioni nazionali spesso distorte.
Dai gruppi di studio, utilizzati
nel corso dell’Assemblea per affrontare varie tematiche in modo più annrofondito, è venuta
la richiesta di impegnarsi di più
affinché lo stile di vita e le
scelte economiche di singoli e
nazioni siano più in sintonia con
la creazione. E si è ribadito anche che tutte le chiese europee
potrebbero impegnarsi direttamente nella celebrazione annuale _ del « giorno del creato » istituito dalle chiese ortodosse.
Discussioni e approfondimenti
hanno trovato una prima concretizzazione nel documento finale, approvato quasi all’unanimità dall’Assemblea, che determina le priorità di azione della
KEK per i prossimi anni. Le indicazioni riguardo alle questioni
ambientali sono precise: in particolare si afferma che la KEK
deve impegnarsi direttamente sia
nei confronti della crisi ecologica, in cooperazione con gruppi
ed organizzazioni appropriate,
sia nel campo della riflessione
circa le alternative economicamente proponibili « al nostro attuale insostenibile stile di vita ».
Ij coordinamento delle varie iniziative e proposte su questi temi dovrebbe essere affidato al
segretariato della KEK che si occupa di giustizia, pace e diritti
umani. Il compito è molto gravoso e ci sarà proprio bisogno dell’impegno e della preghiera di
tutti, dai capi e responsabili delle diverse chiese membro ai singoli credenti.
Alberto Bragaglia
IN VISITA ALLE CHIESE CECOSLOVACCHE
Progetti da realizzare
I partecipanti aN’Assemblea hanno potuto prendere visione della
vita e dei problemi delle comunità locali - Verso maggiori legami?
Siamo solo 19, la domenica
mattina alle 6.30, sul pullman
per Hradec Kràlové. Fa freddo
e certo non scalda la blanda
chiacchierata con l’inviato della
CCEE, pacato inglese spesso appisolato o meditabondo. Ripenso
insoddisfatta a chi ha scelto di
restare a Praga per la visita
alle comunità cittadine. Nel paesaggio non vedo traccia del disastro ecologico che affligge la
parte più orientale della regione; lo squallore delle periferie
mi ricorda quello di tante nostre città.
Alle 8.15 arriviamo a Hradec
Kràlové. Mi stupisce la normalità della gente, dei negozi, delle
auto.
Ammetto: da buon occidentale
medio mi aspettavo casermoni
piastrellati e un’atmosfera da
neorealismo rosselliniano.
Ci fermiamo davanti alla Chiesa unita (riformati più luterani)
per far salire il pastore che
spiega che a Hradec Kràlové
quattro diverse comunità aspettano la nostra visita.
Ci dividiamo; in sei ci rechiamo alla Chiesa evangelica. Il
pastore, simpatico grigio gigante, ci accoglie nella sua immensa sala da pranzo. Inizia a parlare, e io non ho il coraggio di
dire che non capisco una parola
di ceco. Si rende conto che io
e il francese non seguiamo, ci
spiega in fretta, in tedesco, che
deve iniziare il culto, e che gli
servono alcuni nostri dati per
presentarci ai partecipanti. La
chiesa è già piena, hanno lasciato per noi il primo banco. Il
culto è in ceco e durante la pre
dicazione osservo l’edificio bianco e scevro, tipicamente evangelico. Canto assieme al coro e
all assemblea, ma fatico ad accordarmi ai morbidi suoni della
lingua slava.
Sento chiamare il nome di noi
delegati; quando arriva il mio
turno descrivo alcuni aspetti
della Chiesa luterana in Italia,
del pastore di Firenze e Venezia
che si occupa anche dei circa
40 luterani sparsi in terra padana. Parlo in italiano, come mi è
stato chiesto; dubito che qualcuno capisca.
Dopo il culto noi delegati ci
mettiamo sul portone a stringere la mano a chi esce. Ci salutano in tedesco e inglese, c’è
anche un signore che parla italiano. Molti ci accompagnano
nella visita della città. Sotto la
pioggia ammiriamo la gotica cattedrale cattolica, il ghetto ormai
spopolato, i resti delle mura della fortezza antica, il museo
liberty finito di costruire, dopo
70 anni di lavoro, un mese prima del crollo de] comuniSmo.
Il lungofiume alberato si accorda
ai vivaci colori degli edifici restaurati di recente, ma globalmente la città mitteleuropea è
spenta.
Mi dicono che i disoccupati
sono meno del 5%, che alcuni
già possiedono auto da capitalisti, che gli anziani sono preoccupati, ma i giovani si adattano
alla situazione precaria che sentono di vivere.
Sono quasi assiderata quando
torniamo alla chiesa, dove la moglie del pastore ci aspetta per
il pranzo. Stiamo a tavola quasi 3 ore; tramite la traduzione
della delegata serba chiacchiero
con due giovani che suonano in
un gruppo ecumenico e che vivono facendo i postini. Parliamo
del quotidiano, che è lo stesso
per tutti, anche se il ritmo in
Cecoslovacchia sembra essere più
lento.
Nel pomeriggio ci portano in
una localtà vicina ad ammirare
il famoso presepe « Betlemme »,
tutto di legno, con oltre 2.000
figure in parte mobili. E’ un capolavoro artigianale, solo l’osservazione prolungata permette di
individuare le tante scene che
mi.schiano nei secoli e millenni
varie attività umane e molle
tappe della vita di Cristo.
AI ritorno abbiamo tempo per
scambiarci altre informazioni riguardo alle nostre chiese e comunità. Siamo tutti evangelici
di chiese minoritarie, la condizione comune permette tra noi
l’instaurarsi di quella fiducia che
esiste fra amici. Ci promettiamo l’invio di opuscoli e lettere
per meglio conoscere la situazione delle nostre comunità. Mi
chiedono se noi luterani in Italia siamo in grado di ospitare
un grappo evangelico ceco. Rispondo che il progetto non è
irrealizzabile, ma che bisognerebbe coinvolgere le altre chiese
evangeliche italiane più frequentate anche da giovani e più
« italiane ».
Prima delle 6 salgo sul pullman che ci riporta a Praga. Ripenso alla bella giornata passata e mi chiedo se saprò realizzare almeno qualcuno di questi
progetti.
Birgit Kelm
Studio su
fede e economia
GINEVRA — La versione definitiva del documento di studio
riguardante i rapporti tra fede
e economia è stata presentata il
22 agosto scorso al Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese. Intitolato « La
vita in abbondanza per tutti »,
questo documento è frutto di
un gruppo di lavoro istituito nel
1989 dalla Commissione sulla
partecipazione delle chiese allo
sviluppo (CEPD) e dal Gruppo
consultivo del CEC sulle questioni economiche (GCQE). Presentato al Comitato centrale da
Aaron Tolen (Chiesa presbiteriana del Camerún), co-presidente
del CEC, « La vita in abbondanza per tutti » vuole essere più
un documento di studio che una
dichiarazione. Esso dovrebbe
permettere alle chiese di affrontare meglio le questioni economiche.
Alcune critiche al documento
sono già state espresse: per Ambrosius de Joensuu (Chiesa ortodossa di Finlandia), era ora
che le chiese interpellassero il
potere economico ma il titolo
del documento reca ancora le
tracce di un idealismo superato: anziché promettere abbondanza per tutti, non era meglio
chiamare alla necessaria solidarietà? Anche André Birmelé
(ECAAL, Francia) si è dispiaciuto che la visione comune della
fede cristiana, caratteristica del
CEC, non sia più esplicita.
« L’ideologia dell’economia mondiale è basata sull’autorealizzazione degli individui. Dobbiamo
dire, in modo radicale, che rifiutiamo questa giustificazione
per mezzo delle opere e che questa non è la nostra visione della creazione ».
(BIP)
L’arcivescovo Carey
in visita
TAIZE’ — L’arcivescovo di
Canterbury, George Carey, si è
recato a Taizé dal 23 al 29 agosto scorso. Era accompagnato
da mille giovani anglicani, rappresentanti di tutte le diocesi
d’Inghilterra. Ha avuto colloqui
con il priore di Taizé, frère Roger, e con la sua comunità, sul
tema « la fede e l’incredulità
nelle nuove generazioni ». L’arcivescovo ha espresso il desiderio di approfondire la ricerca
delle decine di migliaia di giovani europei dell’Est e dell’Ovest
che ogni settimana, per tutto
l’anno, vengono a Taizé per sessioni di sette giorni.
Al suo arrivo l’arcivescovo ha
dichiarato: « Sono venuto in pellegrinaggio a Taizé perché è un
luogo di generosità e di riconciliazione. Le divisioni tra cristiani devono essere guarite. Credo alla riconciliazione con la
Chiesa cattolica e vorrei che avvenisse prima della mia morte ».
(BIP/TRIZE)
Cristiani contro
la tortura
BENIN — Per la prima volta, la Federazione internazionale dell’« Azione dei cristiani per
l’abolizione della tortura »
(FIACAT) si è riunita in Africa.
Delegati provenienti da 22 paesi dell’Africa, deH’America e dell’Europa hanno lavorato, pregato e si sono formati ai diritti
umani.
La FIACAT allarga così la sua
dimensione internazionale al servizio della mobilitazione di tutti i cristiani contro la tortura.
Questo secondo incontro internazionale è iniziato il 2 settembre a Cotonou, capitale economica del Benin, con una sessione di 3 giorni di formazione ai
diritti umani. L’incontro ufficiale si è svolto dal 5 al 7 settembre. La dichiarazione solenne di
Cotonou e le varie mozioni approvate sono il segno della ricchezza dei dibattiti e degli impegni espressi.
(BIP)
Comitato misto
sulle scelte etiche
FRANCIA — Il Comitato misto cattolico-protestante ha pubblicato gli ultimi lavori sotto il
titolo « Scelte etiche e comunione ecclesiale » (Paris, Editions
du Cerf, 1992, 100 pp., 49 F.). Il
documento rende conto della riflessione del Comitato misto in
materia di scelta etica. La riflessione è essenzialmente basata
sul ruolo della Scrittura e sui
rapporti tra convinzione teologica e scelta etica. Dal 1987, dopo
aver pubblicato « Consenso ecumenico e differenza fondamentale », il Comitato misto ha orientato la propria riflessione sulle
implicazioni confessionali nelle
questioni etiche relative alla morale sessuale e familiare e alle
questioni politiche, economiche
e sociali.
Nel 1989 il Comitato misto aveva proposto un’analisi critica
dell’insieme dei documenti riguardanti le questioni etiche, in
un fascicolo intitolato « Cattolici e protestanti di fronte alla
morale in una società laica ».
(BIP)
Iraq: le sanzioni
colpiscono il popolo
NEW YORK — 15 leader religiosi statunitensi hanno inviato
una lettera aperta al presidente
George Bush evidenziando che le
sanzioni imposte all’Iraq in realtà colpiscono soprattutto la popolazione civile e in particolare
i bambini. « Il governo iracheno è senz’altro colpevole per la
sua intollerabile politica aggressiva — dice la lettera — ma la
popolazione civile dovrebbe poter ricevere aiuti di tipo umanitario ». Tra i firr^atari dell’appello figura il vescovo metodista
Melvin Talbert, membro del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese.
(NEV)
Rigoberta Menchú
Nobel per la pace?
BOLIVIA — Il Consiglio delle
chiese dell’America Latina
(CLAI) ha deciso di appoggiare
la candidatura di Rigoberta Menchú Tum al Premio Nobel della
pace 1992. La decisione è stata
presa dai 160 rappresentanti di
chiese e organismi ecumenici durante l’incontro « Martirio e speranza », organizzato in occasione dei « 500 anni », dal 10 al 15
agosto a Cochabamba, in Bolivia.
Rigoberta Menchú Tum, giovane leader cristiana guatemalteca, ha intrapreso la lotta per la
difesa dei diritti umani nel proprio paese e dei diritti dei popoli autoctoni del continente latinoamericano dopo l’assassinio
dei suoi genitori e di vari suoi
fratelli da parte delle forze di
repressione guatemalteche. Ha
dovuto quindi rifugiarsi in Messico dove, con l’appoggio dei comitati di solidarietà e del movirnento di difesa dei diritti umani, ha continuato a portare avanti la sua lotta. Il suo libro
« Mi chiamo Rigoberta Menchú »
(pubblicato in Italia da Giunti)
ha ottenuto il premio « Casa de
las Americas » nell’83, il premio
« Educazione per la pace » dell’UNESCO nel 1990 e il premio
del Comitato di difesa delle libertà e dei diritti umani, nel
1991, in Francia.
(SOEPI)
9
9 ottobre 1992
t Eco Delle Yaui Valdesi
MALTEMPO IN PIEMONTE
Segnale
(Tallarme
Tre giorni di pioggia intensa
ed è stata alluvione.
Certo non pesante come nel
1911 (allora si era a maggio e
alla pioggia si aggiunse rapido e
micidiale lo scioglimento delle
nevi) ma ugualmente pericolosa.
I danni — come si legge qui a
fianco — sono stati questa volta
contenuti, ma a giudizio di tutti
sarebbero bastate, lunedì sera,
poche ore in più di pioggia intensa (120 mm d’acqua in una sola
giornata) per vedere i torrenti
uscire dagli argini ed i ponti cedere alla pressione delle acque.
Ancora una volta, pur nell’eccezionaiità dell’evento, non si può
parlare di sola calamità naturale.
La temperatura si è mgntenuta
su livelli inferiori alle medie del
periodo e ciò ha rappresentato
un altro elemento positivo tant’è
che in quota i danni sono stati
ancora più contenuti; sono stati
i bacini dai 1.500 metri in giù a
destare le maggiori preoccupazioni.
Sono stati i ’’coumbal” delle
nostre montagne a trasformarsi
in torrentelli impetuosi che trascinavano a valle rami, pietre e
terriccio.
E questo dato ci riporta ancora una volta a quella grande malata che è la fascia dai 6-100 metri ai 1.200, dove un tempo era
vitale un’agricoltura sicuramente modesta, ai limiti della povertà, ma importante nell’economia
di un territorio.
Nelle valli oggi l’agricoltura o
è nelle zone più basse o è negli
alpeggi; il resto è abbandono,
rovi, poco altro.
Talvolta questa fascia di territorio è anche baite ristrutturate
con cortili asfaltati, strade di accesso pure, cemento al posto delle mulattiere e pochi metri più
in là abbandono; al massimo si
incontrano anche delle piste di
accesso ai boschi aperte da mezzi cingolati in breve tempo ma
con nessuna attenzione al rischio
di frane, alla possibilità di ricostituzione di cotiche erbose.
E più a valle, solo lì riescono
ad intervenire gli enti locali; sono pochi i finanziamenti e si puliscono gli alvei dei torrenti ben
sapendo che è sempre a monte
che occorrerebbe intervenire.
Se un muro di contenimento
dovrebbe essere lungo 120 metri
ma il mutuo copre solo 100 metri di quell’opera, non si riesce a
trovare il necessario per rendere
compiuto l’intervento e così c’è
sempre una casa, un ponte, una
strada non protetti.
Più volte chi ha esperienza in
piene dei torrenti ricorda i cantieri di lavoro di alcuni decenni
or sono; oggi non si fanno o se
ne fanno troppo pochi. Si troveranno sempre i miliardi per ripristinare le strade o rifare i ponti, ma non si trovano mai i milioni per fare della concreta prevenzione, così come si spendono
miliardi per soccorrere i feriti in
incidenti stradali ma non si trova il denaro per potenziare i servizi di trasporto pubblico collettivo. Questa è la realtà con cui
dobbiamo fare i conti; qualcosa
ora si farà, ma fra un paio d’anni chi si ricorderà dello scampato pericolo?
Piervaldo Rostan
Il Pinerolese sotto l'acqua
Allagamenti, frane e smottamenti; danni materiali, ma per fortuna
non si contano vittime - Morti alcuni ovini travolti dalle valanghe
Dopo anni di siccità il 1992
si sta confermando come uno
fra i più piovosi dell’ultimo periodo; ad un’estate insolita, molto « in ritardo », fa ora seguito
un autunno precoce, per certi
versi addirittura simile ad un
anticipo di inverno.
In quattro giorni, da venerdì
a lunedì, sono caduti in montagna da 60 centimetri ad un metro di neve e, al di sotto dei
1.500-1.800 metri enormi quantità d’acqua; alla stazione pluviometrica di Torre Pellice risultano scesi in 90 ore 381 millimetri
di acqua; 380 litri per metro
quadro quando la media annuale della vai Pellice è di 1.200-1.300
millimetri.
Per dare un’ulteriore misura di paragone, durante l’alluvione del maggio ’77 caddero oltre
400 litri per metro, ma concentrati per la maggior parte in 24
ore.
C’è stata tensione in tutto il
Pinerolese (come nel resto del
Piemonte) soprattutto nella serata di lunedì scorso, quando il
livello dei corsi d’acaua stava
salendo progressivamente e si
andava incontro ad una notte
che avrebbe potuto essere drammatica. « Avevamo a disposizione una quarantina di posti letto da utilizzare in caso di improvvise evacuazioni — dice il
sindaco di Luserna, Claudio Badariotti —; per fortuna soltanto
una. famiglia ha dovuto dormire
fuori casa per motivi di sicurezza (l’abitazione era minacciata
da una frana in località Blancio,
ndr) ed abbiamo mantenuto tutta la notte del personale in municipio pronto a segnalare nuove situazioni difficili ».
I danni sono comunque rilevanti anche se contenuti: « Circa
mezzo miliardo — dice ancora
Badariotti —, soprattutto a causa di alcune frane ».
Anche a Torre Pellice una famiglia ha dovuto abbandonare
la propria abitazione: l’acqua
impetuosa dell’Angrogna stava erodendo la terra sotto le fonda
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 9 ottobre, alle ore 20,45, presso la Foresteria valdese, si svoigerà un assembiea dei soci di Amnesty Internationai In esame l’attività ’92-’93, il mandato di A. I. e le nuove forme di
azione alla luce delle decisioni dei
Consigiio internazionale di Yokohama.
Incontri
PINEROLO — Il gruppo per l’Alternativa organizza un’assemblea aperta
a tutti per venerdì 9 ottobre, alle ore
21, presso il centro sociale di via
Lequio; in discussione l’organizzazione
del gruppo, il lavoro del gruppo consiliare, ulteriori progetti,
POMARETTO — Venerdì 9 ottobre,
per l’organizzazione del Comitato pace valii Chisone e Germanasca, si
svoigerà una serata sulla situazione
economica ed occupazionale sia generale che locale. L’incontro si svolgerà alla sala consiliare del Comune
ad iniziare dalle 20,30.
Una scena che non può che allarmare: la vegetazione nei casi di
pioggia torrenziale può minacciare gli argini dei torrenti.
Manifestazioni
menta poi, col cessare della precipitazione, l’allarme è rientrato.
Allagamenti in molti punti (soprattutto all’Inverso Rolandl dove l’acqua di una considerevole
fetta di versante finisce tutta in
un unico piccolo canale), frane,
smottamenti e strade sottosopra
sulle zone collinari hanno trovato nelle 24 ore interventi di
tempestivo ripristino.
Anche il Chisone e la Germanasca hanno raggiunto col passar delle ore livelli di tutta pericolosità; diversi ponti sono stati chiusi al traffico nel timore
di cedimenti; buona parte delle strade della valle risultavano
comunque allagate.
Si è detto che fortunatamente
in alto la precipitazione è stata
nevosa; e fortuna è stata effettivamente, ma non per le 700
pecore che ancora si trovavano
all’alpeggio del Lausoun nel vallone di Massello.
A quota 2.000 metri la neve è
stata abbondante quanto fradicia e poco stabile e le operazioni di recupero sono state complicate proprio dalla caduta di
valanghe che hanno travolto anche diversi ovini.
Circa 400 animali sono stati
recuperati in buone condizioni
grazie all’intervento dei volontari del soccorso alpino e delle
squadre antincendio, oltre a singoli fra cui i sindaci di Massello, Peyran e di Ferrerò, Legger,
e portati a valle con l’elicottero;
molte altre pecore sono state ritrovate ferite o morte. L’operazione si è conclusa nella serata
di martedì, in tempo per veder
partorire una delle bestie tratte in salvo.
Era intanto uscito un pallido
sole: fine di un incubo o solo
una tregua?
P. V. R.
PINEROLO — Lunedì 12 ottobre si
svolgerà una fiaccolata per le strade
della città ripensando agli avvenimenti legati alla « scoperta » 'dell’America. Durante il percorso, che si avvierà da piazza Facta alle 20,45, verranno effettuate delle soste con brevi interventi sulla situazione in vari
paesi sudamericani e sugli attuali rapporti Nord-Sud,
Autunno in vai d’Angrogna
ANGROGNA — Per l’Autunno in vai
d’Angrogna sabato 10 ottobre, alle ore
21 nel tempio dei Serre, si svolgerà
un concerto del coro La Draia; verrà inoltre presentato il quaderno del
Centro di documentazione « La gerla
del diavolo ed altri racconti ». Domenica 11, sotto l’ala di S. Lorenzo, mostra di funghi. Mercoledì 14, ore 21
nel tempio del Serre, dibattito sul tema: « Si riparla di collegamento con
la Francia attraverso il colle della Croce: quali le proposte? », Intervengono
Claudio Bonansea, Marco Bellion, Giorgio Cotta Morandini e Paolo Gardiol.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
TORRE PELLICE La miniera
museo
Badia Corale,
stile rigoroso
Alla ricca serie di Cori presentatisi a Torre Pellice negli ultimi mesi si è aggiunta, per il
concerto organizzato dall’AVO,
nel tempio valdese, il 3 ottobre,
la Badia Corale vai Chisone; sorta 25 anni fa, essa è nota per il
rigore delle ricerche storico-filologiche su cui fonda il suo impegno artistico; il m" Renato
Pizzardi la dirige con una sobrietà di gesto che rivela la seria preparazione a monte; notevoli l'impostazione vocale, la fusione, la finezza deH’esecuzione,
mai proclive ad effetti facili. Le
esecuzioni sono state o a 4 voci
miste (come El galucio cantarin,
briosa canzone composta dal direttore) o per uomni soli come
la pregevole La bella al molino
armonizzata da A. Benedetti Michelangeli) o per sole donne (come la delicata melodia Un beau
dimanche, raccolta a Pramollo).
Meno felice, forse, l’unione di
canto c recitazione all’inizio:
l’ascoltatore attento non sapeva
quale dei due elementi privilegiare; il bellissimo corale di
Bach poteva ad ogni modo essere replicato, da solo, in seguito.
La pioggia battente ha tenuto
lontani parecchi ascoltatori: un
vero peccato!
Dopo una falsa partenza (la
seduta del 25 settembre rinviata
per mancanza del numero legale), martedì 29 settembre il Consiglio della Comunità montana
Chisone e Germanasca ha approvato, appena nei termini utili per
ottenere il finanziamento CEE
necessario, il progetto ’’Intereg”
per la valorizzazione del patrimonio minerario.
Il progetto, che comprende
zone minerarie italiane e francesi, avrà uno sviluppo graduale:
si inizierà con il censimento delle miniere abbandonate e con la
raccolta di dati sulla loro attività; seguiranno proposte di itinerari con accompagnatori esperti,
ripristino e apertura ai visitatori di tratti di galleria. Si potranno anche raccogliere oggetti e arnesi di lavoro per creare un museo con proiezioni per i turisti.
Il piano finanziario prevede
una spesa di 7(X) milioni e la parte che compete alla Comunità
montana e che era necessario approvare per l’inoltro della pratica è dell’ll»/o. Questa somma è
abbastanza elevata per le casse
di un ente che non ha grandi introiti, la speranza è che la valorizzazione di una parte estremamente interessante del patrimonio valligiano attiri un turismo di
qualità e in definitiva si risolva
anche in un vantaggio economico.
Terminata l’esposizione dell’assessore Genre il sindaco di Pi
'A ••
Uno degli stabilimenti della «Talco e grafite».
nasca, Richiardone, ha espresso
il suo dissenso, non sulla bontà
del progetto ma sulla convenienza di destinare una somma rilevante ad un solo obiettivo. Al
termine della seduta, Richiardone ha presentato un suo esposto
sulla situazione dell’asilo nido di
Perosa Argentina che avrebbe
bisogno di un aumento di personale e di altri locali e ha indicato in quel servizio una priorità
per un eventuale contributo.
Il presidente Ribet ha replicato che oltre alle necessità del
l’asilo nido ci sono quelle dei piccoli Comuni che non riescono a
pagare le spese del trasporto
scolastico e che purtroppo è necessaria a volte una scelta non
certo facile.
Con questa visione un po’ deprimente delle cose che si vorrebbero fare e dei soldi che mancano, si è conclusa la seduta del
Consiglio: il futuro dirà se la
decisione di rimettere in sesto
le vecchie miniere sarà stata
proficua oppure no.
Liliana Viglielmo
10
10
9 ottobre 1992
E Eco Delle ^lli ¥vldesi
FRALI VERSO LA STAGIONE INVERNALE
ANGROGNA
Frali si avvia a una nuova stagione di turismo invernale.
La Seggiovia decide:
aumento di capitale
La decisione si inserisce in un programma di notevoli investimenti
- In vista migliorie tecniche anche per la segnaletica delle piste
Domenica 13 settembre si è
riunita Tassemblea generale
straordinaria degli azionisti della Seggiovie 13 Laghi Spa. Gli
azionisti erano chiamati a deliberare su una proposta di modifica dello statuto sociale in relazione ad un nuovo aumento di
capitale sociale a pagamento
per un miliardo duecentocinquanta milioni. La proposta prevedeva remissione di 50.000 azioni del valore nominale unitario
di 25.000 lire da offrire in opzione ai precedenti azionisti in ragione di due azioni nuove per
ciascuna vecchia posseduta.
L’assemblea ha approvato questo progetto di rifinanziamento
e si è pertanto avviata la procedura attuativa per la realizzazione concreta dell’aumento, procedura che comprende soprattutto
la sottoscrizione delle azioni di
nuova emissione e che dovrebbe
concludersi alla metà del prossimo mese di maggio.
L’esborso per l’acquisto di
ogni nuova azione è previsto in
26.000 lire di cui 25.000 di valore
nominale e 1.000 di spese. La possibilità di un aumento parziale,
cioè per un valore inferiore ai
1250 milioni non è stata esclusa,
ma è stato comunque fissato il
limite minimo di un miliardo di
lire, ritenendo infatti inefficace un afflusso di capitale p'ù
contenuto a fronte degli investimenti, in impianti e servizi, contestualmente programmati.
Se comunque l’aumento previsto verrà integralmente realizzato, il capitale sociale raggiungerà la cifra di lire un miliardo
ottocentosettantacinque milioni,
pari a tre volte il livello attuale.
Come si è già accennato, l’aumento di capitale si inserisce in
un programma di notevoli investimenti, circa due miliardi complessivi, da realizzare nell’arco
di due o tre anni e da reperire
appunto in parte con remissione
delle azioni ed in parte con finanziamenti agevolati.
Gli investimenti proposti dal
Consiglio d’amministrazione riguardano numerosi settori e si
possono dividere fra interventi
sulle strutture e miglioramenti
dei servizi fomiti. Tra i primi
spicca innanzitutto l’acquisizione di impianti per il totale innevamento programmato delle sciovie Sale! e Gigante, che assicurerebbe ’un utilizzo più lungo
ed affidabile della principale pista di collegamento fra gli skilift in quota e la partenza della
seggiovia, e la • ristratturazione del ristorante e bar Capannina, fondamentale per eliminare
code e disservizi; oltre alla costruzione di un nuovo tracciato
Una nuova identità?
all’inizio della pista Verde con
altri lavori di sistemazione della
stessa per renderla omologabile
per gare ufficiali. Nel settore
servizi sarebbe previsto tra l’altro un deciso miglioramento
della segnaletica delle piste e
sulle piste, associato ad un rilievo topografico delle stesse.
In sostanza pare che, anche
per le dimensioni economiche
dell’operazione, il quadro propo
sto agli azionisti e a tutti coloro
che sono interessati alla vita della
stazione sia assai difficile: in assenza di una decisa politica di
rilancio, le prospettive della società e degli impianti risultano
decisamente preoccupanti, prossime al collasso, la concorrenza
delle stazioni più vicine non permette ulteriori ritardi.
Danilo Massel
INCONTRO A PRAGELATO
Ualcol
e il posto
di lavoro
Cinema
PINEROLO — 'Il cinema Hollywood
ha in programma fino a giovedì 15
«Il tagliaerbe »; orario: feriale 20,15 e
22,30; festivi ore 14,15, 16,15, 18,15,
20,15, 22,30,
Ai Ritz, fino a domenica 11 è in
visione « Nel continente nero »; feriali ore 20 e 22,15; festivo ore 15,15,
17,30, 20 e 22,15, Da lunedì 12, ore
20 e 22,15, « Parenti e serpenti ».
Il cinema Italia riapre dopo le ferie
e propone «Basic instinct »; feriali
ore 20 e 22,20; sabato ore 20 e 22,30;
domenica ore 15, 17,30, 20 e 22,20,
TORRE PELLICE — il cinema Trento
ha in programma, venerdì 9, ore 21,15,
« Ju dou ». Sabato, ore 20 e 22,10
« Ferro e seta »; domenica, ore 16, 18,
20 e 22,10 e lunedì, ore 21,15, «Fratelli e sorelle ».
« Un memento di festa, un
programma interessante, sicuramente una giornata, di lavoro e
di socializzazione, riuscita », così ha definito uno dei partecipanti rincontro del 4 ottobre,
a Pragelato, dei Club degli alcolisti in trattamento (CAT).
L’attenzione si è soffermata
sul tema « L’alcolista e il mondo del lavoro », una discussione
che vede coinvolti diversi soggetti sociali. Il problema è particolarmente sentito nella nostra zona; il Piemonte, insieme
alla Valle d’Aosta e al Friuli, è
ai primi posti nella diffusione
dell’alcolismo. Il 20% dei ricoveri ospedalieri sono collegati a
patologie in stretta relazione
con il consumo di alcol.
I CAT rappresentano la risposta non medica alla tossicodipendenza da alcol; si tratta di
gruppi autogestiti con la partecipazione di operatori sociali, ex
alcolisti e loro familiari nella ricerca di nuovi stili di vita e solidarietà con chi vuole smettere
di bere.
II profondo radicamento della
cultura del bere, il mito del vino, gli interessi economici che
stanno alla base della commercializzazione di questo prodotto
sono aspetti e difficoltà che incontra chi cerca di intervenire
nella prevenzione.
Oggi gli stessi ambienti sindacali riconoscono come sul posto
di lavoro il problema dell’alcolismo sia sempre stato affrontato solamente come una questione individuale.
Gli stessi ex alcolisti si soffermano sul rapporto tra infortuni
sul lavoro ed abuso di alcol, ma
Ventiquattro bambini alla scuola elementare (pochi anni fa il
numero era sceso a 13), la popolazione risalita a 761 unità dopo
aver raggiunto un minimo « storico » di 728; queste alcune cifre
che indicano una ripresa, almeno
a livello di residenti in Angrogna,
Comunque che ormai da 14 anni
con l’arrivo dell’autunno si propone numerose iniziative. Com
certi, proiezioni e dibattiti che
confermano la vitalità di questa
piccola comunità sempre ricca di
energie e risorse.
Su cosa si discuterà quest’anno?
« Ci sono argomenti prettamente locali, altri di respiro pinerolese ed altri ancora nazionale —
esordisce il sindaco, Franca Coisson —; tutti però hanno o possono avere delle influenze sulla vita locale. Parleremo dei problemi
economici del nostro paese, della ripresa di interesse per un
collegamento mediante traforo
con la Francia dall’alta vai Penice, di quanto si è fatto in Angro-^
gna per il recupero dei vecchi
sentieri e delle mulattiere ».
La questione del traforo non
è nuova; perché parlarne proprio
all’Autunno in vai d’Angrogna?
« L’idea ci è venuta in seguito
alla presentazione da parte della Provincia di Torino di un progetto di valenza transfrontaliera
nel quale si trova il collegamento tramite il traforo del colle
della Croce.
Di fronte a questo progetto ci
è parso non solo di parlarne tra
amministratori ma anche con la
popolazione. Così il 14 ottobre il
presidente della Comunità montana, Cotta Morandini, farà un
po’ la storia di questo progetto
di traforo attraverso, ormai, i
decenni; interverrà anche l’assessore provinciale Bonansea, delegato dal presidente a seguire la
materia, il vicepresidente dell’ente di valle Bellion e il consigliere verde di Luserna, Gardiol, che
presenterà presumibilmente una
posizione più problematica, nonché il sindaco di Bobbio, Char
honnier, sul cui territorio inizierebbe il traforo ».
Si parlerà in un’altra serata
della manovra economica del governo; quali ripercussioni potrà
avere sul Comune e più ancora
sulla popolazione?
« La situazione è molto grave;
a meno di qualche modifica ancora possibile, i nostri bilanci
subiranno per forza dei tagli ma
sarà soprattutto l’insieme dei servizi sanitari e sociali a rischiare
lo stravolgimento. Naturalmente
a pagare finiranno per essere
quelle classi sociali già più deboli ed in maggiore difficoltà; noi
speriamo di poter discutere di
tutti i provvedimenti economici
per capirne di più ed anche in
qualche modo per capire carne
’’gestire” alcuni provvedimenti ».
Tra l’altro gli abitanti del C(>
mune di Angrogna risultavano fino a pochi anni fa fra quelli col
reddito più basso della provincia di Torino; oggi non è più
solo così; da un lato si spopolano le borgate più lontane, dall’altro si insediano nuovi nuclei
familiari provenienti da fuori valle; tutto ciò metterà alla prova
la forte identità che Angrogna
ha saputo mostrare fin qui?
« E' interessante notare come
ci siano stati negli ultimi anni
dei ritorni e giovani che non sono
più partiti, come un tempo, dalla valle; è vero anche che fino
ad oggi molti, originari di Angrogna, pur risiedendo altrove,
si riuniscono nelle associazioni
esistenti nel nostro Comune per^
fare attività sportive, culturali
e musicali.
Fra tutti i gruppi esistenti mi
piace ricordare il Gruppo Teatro
che da vent’anni propone attività
teatrale, non fine a se stessa ma
con una riflessione sociale e politica assai ricca; è già significativo che un gruppo di non professionisti abbia saputo vivere per
tutti questi anni. Arrivo a dire
che sarebbe difficile pensare alla
vita di Angrogna senza la sua esistenza ».
O. N.
CONSIGLIO COMUNALE A PINEROLO
sottolineano anche gli aspetti di
emarginazione nell’ambito dei
settori lavorativi, e ricordano
quanti fingendosi amici li hanno
talvolta indetti al bere per trarne divertimento.
In tanti hanno testimoniato la
loro volontà di solidarietà con
chi vuole con loro condividere
il motto « Non bere è bello;
smetto di bere non solo perché
fa male ma perché non bevo e
sto meglio, non bevo e la vita
è più bella ».
La dott.sa Mirone, responsabile del progetto tossicodipendenze della Regione Piemonte, ha
sottolineato come dal dicembre
1977 esista la legge che impegnava i servizi pubblici ad intervenire riguardo al problema, ma
che fino al 1988 non sono stati
fatti che esperimenti sporadici;
oggi 40 USL su 63 hanno attivato il servizio di tossicodipendenza dall’alcol. Ha inoltre ricordato come sia possibile utilizzare
un periodo di aspettativa fino
a tre anni per lavoratori che intendano intraprendere un programma di riabilitazione da patologie alcol correlate, facendo
riferimento all’art. 124 del DPR
309/90; tale possibilità è estensibile anche ai familiari.
Al di là degli aspetti incoraggianti del lavoro svolto dai CAT
nell’ambito della premozione
della salute in valle, rimane il
rammarico per l’assenza all’incontro di domenica dei responsabili deirusSL 42 e degli amministratori locali, che certamente qualche nobile e improcrastinabile impegno ha trattenuto altrove.
M. M.
La
resta a tre
Il Consiglio comunale svoltosi
la scorsa settimana in due serate successive non è riuscito ad
affrontare la difficile situazione
politica ed i suoi possibili sviluppi: l’ora era ormai troppo
tarda ed il Consiglio è stato aggiornato a questa .settimana.
Ma è chiaro che Pinerolo, dopo
elezioni e ricorsi, con una giunta
estremamente risicata, non ha
ancora una sua stabilità politica.
Neppure l’ingresso in giunta del
PDS di cui si parla da mesi è
ancora cosa fatta. « Abbiamo
chiesto non un rimpasto ma una
vera e propria nuova giunta —
ci ha detto il capogruppo PDS,
Barbero — con un nuovo programma che tenga conto della
questione morale, della necessità di rivedere il piano regolatore
e di rilanciare la città, ad esempio con la creazione di una sede
universitaria per laurea breve.
I contatti sono avviati, ma abbiamo l’impressione che ci sia
chi frena mentre la credibilità di
una classe politica si dovrebbe
anche vedere dalla capacità di
trovare rapidamente delle soluzioni ».
Intanto il PDS di Pinerolo, che
ha chiesto due assessorati fra
Urbanistica, Finanze e Cultura,
potrebbe creare dei problemi alle « unioni » sorelle delle valli,
probabilmente più perplesse rispetto all’ingresso in giunta a
Pinerolo, anche se, dice ancora
Barbero: « Ci sono stati degli
scambi di opinione fra le ’’unioni” ma ognuna di esse è sostanzialmente autonoma, non c’è in
sostanza un coordinamento territoriale ».
Chi sostiene la necessità di im
dibattito in Consiglio sulla situazione politica locale è soprattutto l’Alternativa che lamenta sul
Pinerolese gli effetti di una crisi nazionale che « taglia sullo stato sociale, rischia di stravolgere
il sistema previdenziale e colpisce i più deboli » (Giorgio Canal),
una crisi che comunque anche
localmente ha le sue radici.
« A Pinerolo — aggiunge Canal — continua a trionfare il sistema dei partiti che ha condotto
l'Italia allo sfascio; lo stesso PDS
ripropone a livello locale schemi
bocciati a livello nazionale. Anche sullo statuto il PDS ha votato a favore (come del resto la
Lega Nord) mentre pochissimo
si sta facendo per la gente, i suoi
problemi, la vivibilità della città,
i servizi.
Pinerolo e le sue valli soffrono
in modo particolare di una difficile situazione occupazionale;
migliaia di posti di lavoro sono
venuti meno senza che si sapesse affrontare la crisi in modo
adeguato, a partire da una valorizzazione dell’artigianato autentico che in zona va potenziato ».
L. V. M.
11
9 ottobre 1992
lettere il
UNA STUPENDA
GIORNATA
Una breve nota per portarvi l’eco
di una stupenda giornata comunitaria
con la società di cucito di Torre Pellice in visita alla comunità di Biella
lo scorso 20 settembre. E' stata una
escursione di amici allietata fin dal
mattino da scambi di fiori e di doni
abilmente preparati per questa gitapremio per tutti quelli che hanno collaborato al buon esito delle « fatiche »
del lungo bazar del Sinodo e alla quale sono stati invitati anche alcuni amici. Fa piacere vedere questi fratelli
e sorelle così impegnati con gioia al
servizio della chiesa.
A Biella, incontro fraterno al culto
e poi agape nello stesso locale subitamente trasformato in accogliente sala da pranzo. Il sermone del responsabile locale, Franco Taglierò, ci ha
fatto riflettere sulla storia di Naaman
(il Re: 5) dove Dio si serve degli
umili per intervenire nelle vicende dei
potenti.
Nel pomeriggio breve escursione
nell'aspra ed impervia vaile di Piedicavallo dove ancora esiste il tempio
valdese che la comunità locale ha
edificato nel 1895; è chiamato il tempio dei « picapere » per l'attività nella
quale erano occupati buona parte dei
suoi membri dell'epoca. Radunati fra
queste antiche mura abbiamo cantato
con emozione II Giuro di Sibaud. Ci
è stato detto che qui, due volte
l'anno, una volta in luglio e un'altra
in agosto a fine stagione tutto il culto, ossia predicazione, lettura e canto viene fatto in piemontese.
Ora la comunità si è trasferita a
valle, a Biella, ma il severo edificio
ricorda l'origine di questo gruppo dissidente delia fine dell'800.
Sotto il tempio ci sono ancora le
aule della scuola valdese, a suo tempo condotta da una coraggiosa maestra Goss, di San Secondo, qui chiamata a reggere le classi.
E' rilevante notare come, anche
presso questo gruppetto di montanari,
all'esperienza evangelica si è affiancata l'indispensabile istruzione di base
come è stato in passato qui alle Valli.
Elena e Maria Peyrot, Genova
SEGNALAZIONE
Desidero segnalare (mi scuso per
il ritardo) la pubblicazione apparsa sul
mensile evangelico “ Il cristiano « nei
mesi di maggio, giugno e luglio; si
tratta di tre articoli relativi alla Chiesa valdese, a firma di Augusto bella; nei suddetti articoli vengono trattate le origini dello spirito riformatore, della testimonianza attraverso la
predicazione itinerante e delle atroci
persecuzioni da parte della Chiesa cattolica romana; con una certa obiettività è ricordata la saggia guida di En
rico Arnaud nel ■■ Glorioso Rimpatrio ■>,
fino a Chanforan e all'emancipazione
del 1848. Nell'ultimo articolo, che va
fino ai nostri giorni, viene rilevato il
maggior impegno sociale e politico rispetto alla primitiva « spinta » evangelistica della chiesa.
E' naturale l'interesse informativo rivolto alla nostra Chiesa valdese dall’Assemblea dei fratelli, la cui denominazione non fa parte della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Elio Rinaldi, Firenze
NO A CHIUSURE
PREGIUDIZIALI
L’articolo di Saverio Merlo « Coscienza e portafogli » sul numero del
25 settembre mi spinge a suggerire
sommessamente all'« intellighenzia »
della nostra chiesa di non chiudersi
pregiudizialmente di fronte al fenomeno « Lega ».
Innanzitutto perché io credo che noi
dobbiamo imparare a dialogare con
tutti e a « non condannare nessuno
prima di averlo ascoltato » (cfr, Gv.
7: 51).
Personalmente (non fosse altro che
per motivi « etnici », essendo romano)
non sono un leghista e penso che
molte posizioni della Lega siano demagogiche. Non è comunque questo
un fenomeno che si possa liquidare
con troppa sufficienza (basti pensare
alle dimensioni che sta assumendo)
ed è comunque solo da un dialogo
approfondito che sarà possibile per
noi e per i nostri membri di chiesa
far emergere quello che di Bossi & C.
non possiamo accettare.
Ma, prima di condannare, dialoghiamo!
Anche perché abbiamo almeno tre
buoni motivi per farlo.
Il primo motivo è che la Lega l’abbiamo già in casa. Le nostre Valli
sono forse state la zona del Piemonte in cui — nelle elezioni del 5 aprile — la Lega Nord ha ottenuto le
percentuali più alte, E io conosco (tanto per fare un esempio) molti membri della mia chiesa di Angrogna che
hanno votato Lega. Vanno scomunicati? Credo di no. E allora occorre parlare, confrontarsi con questo che è
— volenti 0 nolenti — anche un « nostro » fenomeno.
Secondo motivo: unico tra tutti i
movimenti politici nella storia della
Repubblica, la Lega ha più volte manifestato — e lo ha fatto per bocca
dei suoi più alti esponenti, da Bossi
a Miglio — un forte interesse per il
reco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud, 23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Penice - telefono 0121/&1334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 176. Respons, Franco Glampiccoll
REDAZIONE 6 AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino ■ telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pelllce - telefono 0121/932166.__________
Registro nazionale dalla stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481 ____
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Domenico Tomasetto (vicepresidente). Paolo Gay, Silvio Revel, Franco Rivoira
(membri).
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 30.000 per modulo mm. 49x53
Economici: L. 500 ogni parola
Partecipazioni personali; L. 550 ogni parola
Mortuari; L. 600 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 500 ogni parola
Finanziari, legali, sentenze; L. 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'IVA
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 Intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione dal fondo: Maria Luisa BarberIs, Renato Coisson. Roberto Peyrot
mondo e la cultura protestanti. Si tratta solo di demagogia? lo non lo credo, anche perché in un paese cattolico come il nostro, non vedo proprio quale vantaggio possa venire in
termini di popolarità alla Lega dal manifestare « simpatie protestanti »... Comunque, anche se fosse demagogia,
anche qui verifichiamo, prima di etichettare e di respingere a priori ogni
approccio.
Terzo: in questa, nostra « tangentopoli » la Chiesa cattolico-romana, dopo aver esercitato per mezzo secolo
un enorme potere politico ed economico, come tutti ben sappiamo, ora si
tira fuori da ogni contaminazione con
la corruzione, e anzi — .così come è
da sempre abituata a fare — dà lezioni di moralità a tutti e si erge come la sola sede dell’onestà e della
rettitudine, pronta a .perdonare e ad
aprire le porte del paradiso a chi
si pente (vedi Romiti e il Cardinal
Martini). Se Di Pietro e C. riusciranno ad andare avanti nelle loro Indagini, ho l'impressione che ne vedremo delle belle anche per quel che riguarda la Chiesa cattolica (già il caso Gerini-Merolli sta cominciando a
sollevare un po' un coperchio su una
pentola « piccante »).
Anche su questo fronte, lo dobblamo riconoscere, il solo movimento politico che abbia chiamato in causa la
gerarchia cattolica è stata la Lega,
con 1 suoi attacchi certamente « rozzi » ma almeno aperti e chiari a Ruini e a Martini.
Noi certo non dobbiamo fare dell’anticlericalismo a buon mercato, ma
se una voce è in sintonia con la nostra ed esprime quello che molti di
noi pensano e dicono in privato, perché non cercare anche su questo un
confronto?
Già in passato noi abbiamo preso
delle posizioni pregiudiziali a favore
di quello e contro questo. E spesso
abbiamo dovuto poi riconoscere di esserci sbagliati.
Non dico che sarà questo il caso
della Lega ma, per favore, non mettiamoci ancora una volta a pontificare
senza ascoltare! \
Anche perché — vedi il 5 aprile alle Valli — rischieremmo di trovarci
come « classe dirigente valdese » su
una posizione che non è poi affatto
quella di tanti nostri membri di chiesa.
Ruggero Marchetti, Angrogna
ACCETTARE TUTTE
LE DIVERSITÀ’
Per ora solo a Milano (ma si spera, in futuro, anche in altre città italiane) opera l'Agedo, associazione di
genitori che hanno figlie o figli omosessuali. L’associazione vuole essere
d’aiuto e sostegno a quei genitori che
hanno saputo deH'omosessualità della
propria figlia o figlio e ne soffrono
perché non se ne fanno una ragione.
Vogliamo far sapere che i genitori
di omosessuali sono un grande numero (due per ognuno dei tre milioni di
« gay » e lesbiche stimati in Italia):
sono sempre di più i genitori che
Partecipazioni personali
Cinque generazioni
chiedono a testa alta che i loro figli
vengano accettati e rispettati.
Vogliamo far sì che i genitori di
eterosessuali ci aiutino a creare una
nuova mentalità capace di accettare
tutte le diversità; vogliamo con la
nostra forza fare da argine alle discriminazioni, alle ingiustizie, alle intolleranze cui sono soggetti i gay, affinché acquisiscano pari diritti, libertà, e rispetto come tutte le altre persone. Il nostro intento è che nessuno
abbia più a soffrire inutilmente per
ignoranza del fenomeno e per colpe
inesistenti. Vogliamo aiutare le famiglie a ritrovare armonia e serenità
tra tutti i componenti.
Adele Salzano, Venezia
RINGRAZIAMENTO
K Vegliate dunque perché non
sapete quando viene il padron
di casa; se a sera^ o a mezzanotte, 0 al cantar del gallo, o
la mattina; ora quel che dico
a voi, lo dico a tutti: vegliate »
(Marco 13: 35-37)
I figli e i familiari di
Maria Scarano
di anni 62
annunciano la sua dipartita a tutti coloro che l’hanno conosciuta ed amata.
Un particolare ringraziamento ai pastori A. Taccia e C. Milaneschi.
Torino, 26 settembre 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Venuta la sera Gesù disse:
’^Passiamo alValtra riva’* »
(Marco 4: 35)
II 14 settembre scorso ha terminato
la sua giornata terrena
Giuseppina Belloni Gay
I familiari lo annunciano a funerali avvenuti ed esprimono la loro riconoscenza ai medici e al personale
dell’Ospedale valdese di Torre Pellice,
alle assistenti e agli ospiti del Foyer
di Angrogna.
Torre Pellice, 9 ottobre 1992.
AVVISI ECONOMICI
ANTICHITÀ’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
ACQUISTIAMO mobili, oggetti, quadri d’epoca. Tel. 011/9407243.
Le cinque donne che compaiono in questa foto rappresentano cinque generazioni della mia
famiglia e più di mezzo secolo
di testimonianza cristiana a ■Vittoria.
Io che vi chiedo, cari redattori, di pubblicare questo documento, sono Saro Solarino, presidente del Consiglio della Chiesa valdese di Sampierdarena.
La donna più anziana, a sinistra, è mia madre, che oggi ha
novant’anni. E’ nata cattolica ed
è stata molto impegnata nella
vita della chiesa: a trent’anni
era vicepresidente del circolo
cattolico di Vittoria. Aveva fatto
solo la prima elementare, ma
per la sua costanza nella lettura, un bel giorno arrivò anche
alla Bibbia: teniamo presente
che in quegli anni per un comune fedele cattolico, che non fos
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
di
BERTOT TULLIO
ufficio: c.so Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
tei. 0337211111
Abitazione: via G. Modena, 8 - tei. (0121) 932153
« Il decoro, l'assistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirverli è nostro dovere ».
se un intellettuale, era ben diffìcile avere tra le mani una Bibbia. Conosciuta così la Parola
del Signore, dopo un periodo di
ricerca e di travaglio, si convertì all’Evangelo, entrando in una
chiesa pentecostale, della Congregazione libera, distinta dalle
più note Assemblee di Dio. Tuttora ne è parte attiva.
Con l’aiuto del Signore e per
la fedeltà della sua testimonianza, tutta la sua famiglia, marito e figli, aderì alla stessa chiesa. Alla sua età, esce ancora di
casa e va a piedi in altri quartieri a tenere riunioni di preghiera, come ha fatto per tutta
la sua vita, senza mai dare segno di stanchezza.
Il Signore le ha fatto vedere
i figli dei figli fino alla quarta
generazione dopo di lei.
Saro Solarino
USSL 42 ■ VALLI |
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 11 OnOBRE 1992
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000
Croce Verde Porte: Tel. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 [Ospedale Civile],
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tale
fono 932433.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 11 OTTOBRE 1992
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
Traslochi
Preventivi a richiesta
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 43
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
12
12 villaggio globale
9 ottobre 1992
IL RAPPORTO DI UNA COMMISSIONE DI STUDIO
Per la difesa dei
diritti umani in Guatemala
li potere è in mano ai civili, e nonostante questo non esiste un vero e proprio stato di diritto - Fra detenzioni illegali e sparizioni
NEW YORK
« I diritti umani in Guatemala
costituiscono il punto debole delle buone intenzioni espresse dallo Stato ma non sono più un
tema tabù ». Lo afferma l’ultimo
rapporto pubblicato dalla Commissione per i diritti umani del
Guatemala e reso noto a Città
del Messico dove la Commissione ha sede, all’inizio di settembre. « La violazione dei diritti
umani — afferma il rapporto
nelle sue prime righe — evidenzia che non esiste uno stato di
diritto nonostante il potere sia
in mano ad un governo civile».
Le cifre rese note dal rapporto parlano chiaro. Da gennaio ad
agosto di quest’anno si sono verificati .187 casi di « assassini
extragiudiziali ». 322 cittadini sono in carcere senza che sia stato
loro contestato alcim reato. 21
detenuti sono spariti e infine risultano 106 casi di individui minacciati di morte. La commissione ha inoltre documentato 290
attentati contro privati cittadini, 86 casi di tortura da parte
della polizia o dei gruppi paramilitari, 14 sparizioni di bambi
ni. In totale le violazioni dei diritti umani assommano a 1.140
casi che sono il « risultato della
politica istituzionale di violen
za ».
Denunciare
le illegalità
Tuttavia il rapporto sottolinea
Un grande cambiamento a livello globale nel paese: la popolazione sta prendendo coscienza
dell’importanza della denuncia
verso i crimini e le illegalità
commesse da chi avrebbe il compito di tutelare i cittadini. « La
popolazione partecipa alla difesa dei diritti umani. I padri esigono la liberazione dei figli, i
contadini chiedono la riforma
agraria, la popolazione nel suo
insieme comincia ad essere sensibile verso il tema dei diritti
umani » in quanto ha capito che
la strada della denuncia e non
quella del silenzio « è il solo modo per difendersi dalla prepotenza e dagli abusi ».
RIFORMA.
TRE VOCI EVANGELICHE,
UN SOLO GIORNALE.
IL VOSTRO.
J^IFORMA E' IL SE'i FIMANALE DELLE CHIESE
EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE E VALDESI.
PER FARLO CRESCERE IN FREriA E' NECESSARIO IL CONTRIBUTO DI 7TJTTI VOI: SOSTENETE
LA REALIZZAZIONE DI RIFORMA UTILIZZANDO
IL C/C POSTALE N° 20936100 INTESTATO A:
ASSOCIAZIONE INFORMAZIONE PROTESTANTE
VIA SAN PIO V N° 15 10125 TORINO
Riforma
Il computer contro
l’analfabetismo
In quanto al governo il rapporto denuncia l’uso sistematico
dell’intimidazione e il clima di
pesante restrizione nei confronti
del lavoro degli avvocati, il frequente ricorso alle minacce.
Il Guatemala — 9 milioni di
abitanti in 108 mila chilometri
quadrati — ha un governo di
centro-destra tra i più refrattari
al processo di pacificazione che
alla fine degli anni Ottanta ha
investito tutta l’area centroamericana. 1 colloqui di pace con la
guerriglia del Fronte rivoluzionario unito, iniziati nel 1987, sono ancora in alto mare. Anche
l’ultima riunione, a Città del Messico, alla fine di agosto, non ha
prodotto risultati di rilievo.
Principale punto di frizione è
proprio il tema dei diritti umani: la guerriglia chiede un impegno immediato del governo
per il rispetto delle libertà individuali e la fine della violenza
da parte di esercito e polizia
mentre il governo vuole impegnarsi solo dopo la firma di un
accordo di pace.
(ADI STA)
Consultare in una qualunque
città una pianta o un orario di
autobus può sembrare naturale
a tutti; in realtà ciò diventa un
incubo per chi non sa leggere,
e non parliamo di ciò che può
capitare quando queste persone
devono cercare lavoro...
Nel mese di agosto 250 specialisti si sono riuniti a New York,
presso le Nazioni Unite, su iniziativa deirUNESCO, dell’Università e del Centro di assistenza
aH’alfabetizzazione della città
americana lavorando su questo
problema: come aiutare quei
milioni di cittadini analfabeti
ad acquisire delle conoscenze
elementari?
I dibattiti hanno assunto un
ulteriore significato in questa
città immensa, con la sua massa
di senzatetto e i suoi quartieri
di povertà estrema. Una città,
inoltre, in cui due abitanti su
cinque si esprimono in casa in
una lingua straniera. Un abitante su tre di New York è nato all'estero.
L’analfabetismo, che tocca un
miliardo di persone nell’intero
pianeta, non è solo una malattia del Terzo Mondo: nei paesi
industrializzati l’immigrazione
stessa è un fattore che lo alimenta. Anche se sanno cavarsela nella propria lingua natale,
gli immigrati possono avere difficoltà ad impararne una nuova,
e questo handicap li confina in
lavori subalterni.
I partecipanti alTincontro hanno discusso anche dei mezzi a
disposizione degli insegnanti per
rispondere ai bisogni della formazione. Per Automa Stane, animatrice di un movimento americano che cerca di mettere l’informatica al servizio della comunità, « occorre assolutamente
trasformare la maniera di alfabetizzare gli adulti, e per questo
occorre appoggiarsi alla tecnologia ».
Nel 1980 Antonia Stone ha fondato un’associazione ad Harlem,
chiamata «Playing to Win» (Giocare per vincere), che offre a
persone di tutte le età una formazione all’utilizzo del computer. Queste persone possono così acquisire una fiducia in se
stesse che permette loro di « partecipare maggiormente a un
mondo dominato dalla tecnologia ». L’ultima iniziativa deil’associazione, presentata all’incontro, è una pubblicazione che riunisce centinaia di attività a disposizione di formatori e allievi
per imparare a leggere, scrivere,
far di conto, utilizzare il computer...
« Il metodo si fonda sui bisogni degli analfabeti — ha spiegagato Andrea Kimmich-Keyser,
direttrice del centro di Harlem —
ai visitatori. Queste persone possono definire un loro programma individuale man mano che
fanno progressi e possono valutare questi ultimi. Il movirnento
« Playing to Win » è riuscito a
creare sette centri di questo tipo
nel nord-est degli USA. e intende aprirne una quarantina.
Lesile Limage, esperta dell’UNESCO, ha tuttavia messo in
guardia rispetto agli intrecci tra
impiego e programma di alfabetizzazione. Anche se l’educazione
ha come « vocazione » quella di
rispondere ai bisogni dell’economia e della società « sarebbe pericoloso — ha detto — legare
troppo strettamente, questi programmi alle tendenze del mercato del lavoro, che sono molto
fluttuanti ».
Leslie Limage ha insistito invece sulla flessibilità delle strategie educative per gli adulti, sottolineando che Lagos, per esempio, dovrebbe poter conoscere le
esperienze condotte a New York,
e viceversa.
( UNESCO/Sources)
____________SOMALIA
Iniziative
umanitarie
PARIGI — Un’iniziativa per
aiutare la Somalia a vincere la
battaglia contro la fame è stata presa dall’organizzazione
« Medici senza frontiere », che riceve contributi di 50 franchi omultipli da destinarsi alla cura
e al sostentamento dei bambini. L’indirizzo è Médecins sans
frontières - 8, rue St. Sabin,
75544 Paris Cedex 11.
ROMA — Prosegue il ponte a,ereo per gli aiuti alla Somalia,
un’iniziativa del Consorzio ecumenico al quale fanno capo diverse confessioni religiose guidate dalla Federazione luterana
mondiale. In Italia la raccolta
delle offerte è coordinata dalla
Federazione delle chiese evangeliche: via Firenze 38, 00184 Roma, conto corrente postale n.
38016002.
SETTI MAINALE BELLE CHIESE EVANGELICHE HATTISTE. METODISTE E VALDESI
IMMOBILIARE
LA colomba'
s.n.c.
LUSERNA S. GIOVANNI • Via 1 ^Maggio, 114 -Tel. (0121 ) 901617
PINEROLO - Via Virginio, 60 • Tel. (0121) 794514
ANGROGNA - casa indipendente su 3 lati. 8 vani, 3 bagni,
ristrutturata. L. 125 m.
BOBBIO PELLICE (centro) - alloggio. Ingresso, cucina, 2 camere, bagno, 2 balconi, tavernetta. L. 96 m.
LUSERNA ALTA - alloggio. Ingresso, cucina, camera, bagno
e cantina. L. 30 m.
LUSERNA S. G. - alloggio con ascensore. Ingresso, 2 camere,
cucina, bagno, balcone e cantina.
LUSERNA S. G. (centro) - villa di 3 alloggi. Garage e giardino
privato. L. 440 m.
LUSERNA S. G. (centro) - alloggio. Ingr., sala, 2 camere, cucina, bagno, ripostiglio, 2 balconi, cantina, garage. L. 155 m.
PRAROSTINO - casa indipendente su 3 lati. 6 vani -i- 5.000
mq. di terreno. (Adatta come 2‘ casa).
TORRE PELLICE (zona Gilly) - alloggio. Ingresso grande, salone, cucina, camera, bagno, terrazzo, cantina -f giardino priv.
TORRE PELLICE (centro) - alloggio al 3” piano. Ingresso, sala, 2 camere, cucina grande, bagno, 4 balconi, cantina, riscaldamento autonomo. L. 140 m.
TORRE PELLICE - favolosa villa indipendente con
2.500 mq. terreno. Doppio ingresso, salone grande,
cucina, 2 camere, 3 bagni, mansarda, tavernetta,
lavand., cantina, garage (per 3 auto). L. 670 m.