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LA PREGHIERA
DI INTERCESSIONE
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e
ì troverete; bussate e vi sarà aperto; peri ché chiunque chiede riceve; chi cerca
I ’ trova, e sarà aperto a chi bussa»
Matteo 7,7-8
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ionepiii* (QUESTA meditazione parte dalnatfi ^l'idea di soddisfare due esigenze,
quella.della partecipazione e quella
del «fare». A questo scopo vengono fatticircolare dei palloncini di diversi colori su cui ognuno dovrà scrivere le
. persone (in modo specifico o generico)
per le quali vuole fare una preghiera
di intercessione. L’assemblea può invece intervenire commentando un cartellone su cui compaiono diverse paro
le: «necessità», «richiesta», «fare», «altri», «ipocrisia», «noi», «debolezza»,
«silenzio», «responsabilità», «apertura», «attenzione». Queste parole sono il
risultato di una serie di colloqui con
persone che appartengono alle varie
chiese valdesi delle Valli (pastore/i e
bici). A queste persone ho posto alcune domande sulla preghiera di intercessione: qual è per voi il senso della
: preghiera, perché pregate e che cosa vi
aspettate da questa preghiera? Dalle
risposte ricevute sembra che ci sia una
certa discordanza tra quanto detto nel
testo di Matteo e nel modo di intendere
ipiapicj 4 b.preghiera di intercessione.
, TVÌEL testo biblico vi è la certezza di
i#i ± \ vedere esaudite le richieste fatte a
Dio, mentre dalle risposte che ho avuarfjn to chi prega non ha questa certezza,
c'è fiducia nel fatto che queste richieste saranno soddisfatte, ma certo non
nei modi e nei tempi della richiesta,
viene sempre lasciato a Dio un «marine di manovra» e sarà lui a scegliere
i tempi e i modi. Si prega per portare
davanti a Dio la situazione dei nostri
fratelli e delle nostre sorelle che si trovano in difficoltà (necessità) e nei confronti dei quali noi non sappiamo come intervenire (debolezza o inadeguatezza di fronte a certe situazioni) e per
cui chiediamo a Dio di indicarci la via
per farlo (corresponsabilità nel risolvere le situazioni problematiche). Si
prega anche per «portare» in chiesa
coloro che ne sono lontani per i più diversi motivi, in questo modo la chiesa
si apre verso gli altri (apertura).
libro Come pregare di Jörg
1V Zink, pubblicato dalla Claudiana, viene citato il teologo tedesco Helmut Gollwitzer che dice che noi possiamo amare qualcuno dopo esserci
presentati con lui davanti a Dio,
quindi possiamo amare gli altri con
più forza attraverso la preghiera di
intercessione. Ecco che si arriva all’uldrno punto su cui tutti si sono trovati
d’accordo e cioè che la preghiera di
intercessione serve soprattutto a noi
per metterci di fronte agli altri e cercare di essere maggiormente presenti
nei loro confronti. Qualcuno ha risposto citando Kierkegaard e cioè che
la nostra preghiera dovrebbe essere
fatta sempre di più a bassa voce sino
nd arrivare al silenzio. Silenzio nel
quale potremo davvero ascoltare gli
altri e capire i loro problemi, le loro
necessità e finalmente agire e fare
qualcosa nel modo più efficace.
pCCO allora il senso di quei palloncini, di cui abbiamo parlato, alI inizio su cui scrivere le persone (in
modo specifico o generico) per le quali
dogliamo fare una preghiera di iriterecssione: come le nostre preghiere,
questi palloncini potrebbero salire verso l’alto, ma noi non li lasceremo andare, li terremo ancorati qui in modo
da avere sempre presentì le persone e
fe situazioni per cui vogliamo pregare
cfare qualcosa.
Patrick Stocco
dai culti mattutini al Sinodo
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Le scuole riaprono i battenti per un anno che non sarà di ordinaria amministrazione
La scuola e la formazione dei cittadini
Autonomia scolastica e nuovo contratto di lavoro dominano la scena in questo inizio d anno
ma altri provvedimenti sono alle porte come la legge di parità e il riordino dei cicli di studio
BENIAMINO LAMI
Le scuole riaprono i battenti per
un anno scolastico che non
sarà di ordinaria amministrazione.
Riforme in atto e in via di approvazione stanno modificando radicalmente il panorama al quale insegnanti, studenti e genitori erano
abituati da tempo. Attesa piena di
apprensione per qualche cosa che
non si è in grado di capire fino in
fondo e di controllare, è forse lo
stato d’animo prevalente tra gli insegnanti. È infatti a loro che è richiesto il massimo sforzo per interpretare e far vivere idee e progetti
di rinnovamento.
Autonomia scolastica e nuovo
contratto di lavoro dominano la
scena in questo inizio d’anno. Autonomia vuol dire decentramento
dei luoghi delle decisioni e quindi
maggiori responsabilità per chi governa e lavora nelle singole scuole.
Non ci sarà più la «noiosa» ma aiiche «rassicurante» circolare ministeriale che dirà come e che cosa
fare. Ci saranrwte leggi e i decreti
che attribuiscono risorse economiche e opportunità alle scuole che
saranno in grado di progettare percorsi formativi adeguati alla propria realtà sociale e al nuovo contesto europeo. Niente di cui spaventarsi, ma al contrario una positiva
sfida alle capacità creative e progettuali. Si può persino dire che
molte cose che vengono indicate
come grandi novità, in realtà erano
già ordinaria amministrazione.
Cambiano sicuramente la terminologia e il contesto e le strutture organizzative entro cui si realizzano.
Il nuovo contratto della scuola fa
sì che incarichi che prima erano
svolti in modo quasi gratuito ora
vengono retribuiti in modo abbastanza dignitoso. Inoltre, sono previsti consistenti aumenti salariali in
aggiunta al normale stipendio. Le
retribuzioni, che priiria erano differenziate unicamente in base all’anzianità di servizio, ora saranno fortemente differenziate in rapporto
alle quantità di lavoro svolto e alle
professionalità possedute. Quando
il Collegio docenti sarà chiamato a
indicare la persona che dovrà svolgere una particolare funzione (ad
esempio il coordinatore della didattica 0 chi curerà il rapporto con gli
enti locali) farà una scelta che non
sarà più il semplice delegare un
compito che molti non hanno voglia di assumersi, ma comporterà
anche l’attribuzione di un aumento
di stipendio. Le differenze retributive apriranno nuove dinamiche tra i
docenti che, con ogni probabilità,
coinvolgeranno il senso stesso della
loro funzione e del fare scuola.
Ma dietro tutto ciò si profila uno
scontro politico su tutto l’assetto
del sistema formativo italiano, i cui
esiti avranno un’importanza che
trascende i confini stessi della scuola. Scuola significa anche formazione dei cittadini e delle coscienze. La
Costituzione tutela la libertà di insegnamento perché l’istruzione è
considerata un diritto primario che
non può essere soggetto a vincoli e
condizionamenti di natura politica,
qualunque sia la compagine governativa di turno. Questa concezione
fa sì che il diritto all’istruzione non
debba essere considerato alla stregua di un qualunque «servizio»
pubblico, ma un dovere istituzionale dello stato, al di sopra delle parti,
laico, fuori dalle leggi del mercato.
I decreti delegati avevano introdotto gli organi collegiali, strumenti di gestione democratica della
scuola, che avevano rafforzato
questo carattere di bene collettivo,
socialmente rilevante e inalienabile. Ma è qui che si profilano alcuni
pericoli. Una concezione autoritaria e perversa dell’autonomia scolastica potrebbe portare all’introduzione di elementi liberisti di
mercato. Il disegno di legge di
riforma degli organi collegiali territoriali modifica la natura democratica dei vecchi organi collegiali trasformandoli in strutture di supporto del ministero della Pubblica
Ucciso nel massacro il leader protestante Francisco de Vasconcelos
Il Cec: l'Onu deve garantire la sicurezza a Timor Est
«Le Nazioni Unite devono intervenire a Timor
Est per assicurare la pace
e promuovere lo sviluppo
della società in democrazia e libertà»: lo afferma il
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) in un comunicato in cui, inoltre,
esprime il proprio profondo cordoglio per l’uccisione del pastore Francisco de Vasconcelos, segretario generale della
Chiesa cristiana di Timor
Est, la principale denominazione protestante
del paese. Dopo il referendum per l’indipendenza dall’Indonesia,
molti leader religiosi sono stati oggetto di violenze e uccisioni.
Secondo le informazioni fornite dalla Comunio
ne delle chiese in Indonesia Francisco de Vasconcelos, che nelle scorse
settimane aveva già ricevuto minacce di morte, è
stato ucciso dalle milizie
pro-indonesiane il 10 settembre scorso mentre era
in viaggio dalla capitale
Dili a Baucau, dove sperava di essere maggiormente al sicuro. Lo scorso mese, il leader protestante si
era unito all’appello rivolto all’Onu da parte del vescovo cattolico Carlos Belo e del segretario dell’Alleanza riformata mondiale (Arm), Milán Opocenskij, per l’invio di una forza di pace a Timor Est.
«De Vasconcelos - si legge nel comunicato - era
un leader ecclesiastico
coraggioso che ha scelto
di stare con i membri della sua chiesa».
«Dopo i risultati del referendum - prosegue il
comunicato - il Consiglio
ecumenico delle chiese
ha fatto tutto ciò che era
in suo potere per persuadere la comunità internazionale a provvedere alla
protezione della popolazione civile». Lo staff del
Cec ha seguito in questi
mesi con attenzione la situazione, mantenendo
contatti stretti con la
Chiesa cristiana di Timor
Est, che è membro del
Consiglio ecumenico e
dell’Arm e che ha collaborato al coordinamento
delle delegazioni degli osservatori internazionali.
«Le Nazioni Unite - si
legge ancora nel comuni
cato del Cec - intraprendano le iniziative necessarie per giungere al disarmo di tutte le fazioni e
ripristinare l’ordine e la
legge a Timor Est, rafforzando la propria presenza per prevenire ulteriori
atti di violenza». Il Cec
chiede inoltre all’Onu di
provvedere alla protezione di tutti i settori della
popolazione civile, indipendentemente dalla loro posizione rispetto ai risultati del referendum,
per facilitare la piena partecipazione alla vita politica del paese e lo sviluppo democratico. Infine, il
Cec chiede all’Onu di assicurare che i colpevoli di
crimini contro il popolo
di Timor E^t siano perseguiti e processati.
istruzione (anche se riformato); la
recente legge di parità approvata
dal Senato (che deve ancora essere
discussa dalla Camera) assegna
una funzione pubblica nazionale
alle scuole private paritarie (cosa
di dubbia costituzionalità) e prefigura un sistema formativo integrato in cui la distinzione tra pubblico
e privato svanisce, con il possibile
risultato di una privatizzazione di
tutto il sistema formativo; il contratto della scuola, se non trova un
forte protagonismo dei docenti,
può lasciare spazio all’introduzione di gerarchie all’interno di una
funzione che è sì dipendente, ma
che per la Costituzione non può
essere gerarchicamente subordinata. Prima ancora che la vera
riforma stmtturale, quella del riordino dei cicli, venga approvata, la
scuola si trova così in una situazione complessa e delicata, oggetto di
trasformazioni e ambizioni politiche ed economiche.
SPIRITUALITÀ^
Il libro e il messaggio
di PAWEL GAJEWSKi ^
A PAGINA J
CHIESEi
trotto per mille 1999
rendiconto deiia Tavola valdese
.EDITORIALE!
Istruzioni sulle indulgenze
di DOMENICO TOMASETTO
COMMENTO
Leva obbligatoria addio
di SALVATONE RAPISARDA
P ALBANIA
Il ruolo dei cristiani
paria l’arcivescovo ANASTASIOS
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2
PAG. 2 RIFORMA
__________VENERDÌ 24 SETTEMRPt.
«^^Poiché, come
il corpo è uno
e ha molte
membra,
e tutte le membra
del corpo, benché
siano molte,
formano un solo
corpo, così è
anche di Cristo.
Infatti noi tutti
abbiamo ricevuto
il battesimo di un
unico Spirito
per formare un
unico corpo.
Giudei e Greci,
schiavi e liberi;
e tutti siamo stati
abbeverati di un
solo Spirito.
'^Infatti il corpo
non si compone
di un membro
solo, ma di molte
membra. (...)
^^Se tutte le
membra fossero
un unico
membro, dove
sarebbe il corpo?
^°Ci son dunque
molte membra.
ma c e un unico
corpo;
^H'occhio non può
dire alla mano:
“Non ho bisogno
di te”; né il capo
può dire ai piedi:
“Non ho bisogno
di voi”.
^^Ora voi siete il
corpo di Cristo e
membra di esso,
ciascuno per
parte sua»
(I Cor. 12,12-14;
19-21; 27)
iéPoiché, come
in un solo corpo
abbiano molte
membra e tutte
le membra non
hanno una
medesima
funzione,
^così noi, che
siamo molti,
siamo un solo
corpo in Cristo e,
individualmente,
siamo membra
l’uno dell’altro.
^Avendo pertanto
doni differenti
secondo la grazia
che ci è stata
concessa...»
(Romani 12, 4-6)
MEMBRA DEL «CORPO DI CRISTO
»
Essere chiesa, cioè corpo di Cristo, implica l'esistenza di una relazione con Dio
che non solo rifonda la nostra vita ma si connota nel segno della differenza
MAURO PONS
yy A chi si interessa di comu
_____nità vorrei chiedere; perché ti interessi di comunità?»;
COSI inizia il suo studio sulla comunità Sergio Rostagno, che
proseguendo scrive: «Penso che
potrei ottenere diverse risposte.
Queste risposte sarebbero in
molti casi più chiare e utili di
una definizione del concetto di
comunità».
La comunità cristiana
Non ho una definizione del
concetto di comunità, ma
alla domanda di Rostagno risponderei che mi interesso alla
chiesa perché è l’ambito in cui
Dio mi ha chiamato a condividere con delle sorelle e dei fratelli in fede la vocazione che mi
ha rivolto. Dunque il mio interesse per la chiesa è motivato
dalla consapevolezza che se
posso vivere la fede in Gesù Cristo anche al di fuori di essa, è
solo al suo interno che posso
ascoltare la predicazione dell’Evangelo; entrare in comunione con Dio attraverso la partecipazione alla sua Cena e condividere con altre e altri la responsabilità di una testimonianza,
che è innanzitutto personale ma
che riesce a incidere nella realtà
del mondo solo quando sa trasformarsi in una azione comune
e collettiva. Detto questo, però,
devo anche osservare che nella
nostra chiesa questa consapevolezza sembra essersi affievolita
nel tempo, tanto che in molti
nostri membri di chiesa prevalgono molte incertezze sul senso
e sul significato da attribuire
all’esistenza della comunità cristiana. Perché? Non lo so ma
vorrei capire, per cui mi sembra
importante tornare a interrogarci sul nostro modo di essere comunità, sulle modalità attraverso le quali vogliamo articolare la
nostra militanza nella chiesa di
Gesù Cristo e, per fare questo,
non possiamo che partire da
noi. E naturalmente dal confronto con la parola di Dio.
zione di chiesa, in realtà parla di
me: se la chiesa è un corpo e io
sono un corpo, io sono la chiesa.
Paolo, costruttore
di comunità
Preghiamo
Padre, eterno, santo e giusto,
non avrei mai pensato di poterti ringraziare un giorno
per questo corpo che tu mi hai donato.
L’ho disprezzato e odiato perché
nella mia fanciullezza mi sembrava troppo gracile
per servire a qualcosa,
nella mia pubertà mi turbava nelle sue imprecise
e incostanti trasformazioni,
nel pieno del suo sviluppo, con la sua forza smisurata,
spaventava,
nella vecchiaia è occasione di continuo rimpianto
per ciò che è stato.
Eppure questo corpo
ha amato ed è stato amato, si è donato
ed è stato accolto,
ha curato ed è stato curato,
ha baciato, consolato, sorriso e pianto.
Che tu sia benedetto, perché questo corpo sono io.
E la mia vita è questo corpo.
Lf APOSTOLO Paolo ha fonI dato molte comunità nel
corso della sua attività di predicazione delTEvangelo di Gesù
Cristo. Eppure egli non ha lasciato tracce significative di una
teoria o di un modello di chiesa
nei suoi scritti. Il poco interesse
di Paolo nella ricerca di una definizione teorica e funzionale
(una dottrina?) della comunità
cristiana si può forse spiegare a
partire dalla considerazione
che lui era impegnato a costruirla questa comunità, e le
teorizzazioni conseguenti dovevano lasciar spazio ad altre
preoccupazioni di ordine teologico, ritenute prioritarie e più
importanti per le sue comunità.
Anche noi forse dovremmo
abituarci all’idea che le nostre
chiese sono dei cantieri aperti,
«case» che richiedono, non solo
una continua manutenzione,
ma a cui bisogna mettere mano
ininterrottamente per adattarle
o ai nuovi abitanti che vi vengono a risiedere, o ai nuovi bisogni
di chi già vi abita. È probabile
che in questo nostro «costmire»
la comunità non abbiamo bisogno di troppe «teorie» ma, per
evitare di mettere in piedi qualcosa che poi rischia di cadere
malamente una volta terminato,
rendendo inutili i nostri sforzi, è
bene dotarsi almeno di un qualche progetto, di qualche idea.
Dunque partiamo da Paolo
per cercare alcune di queste
idee. Per Paolo la chiesa è il
«corpo di Cristo». Questa definizione mi piace, perché indica la
cosa più concreta che io conosco. Infatti io sono il mio corpo,
il mio corpo sono io. Quando
Paolo vuole cercare una defini
II «corpo di Cristo»
Ma la chiesa non è semplicé^
mente un corpo, essa è il
«corpo di Cristo». E allora evidente che se, in quanto corpo, io
sono la chiesa, anch’io sono
«corpo di Cristo». Ma come è
possibile che io diventi «corpo di
Cristo»? Paolo sostiene che
aU’origine di tutto c’è la decisione di Dio in favore della mia salvezza. Dio mi ama, sono una sua
creatura. Egli vede il mio procedere incerto nella vita, conosce la
mia alienazione, avverte la ricerca che conduco per dare senso
alla mia esistenza, a lui non è celata la mia condizione di peccatore impotente a riscattarsi da
solo. Allora mi viene incontro e,
guarda caso, nella sua rivelazione egli si è fatto corpo in Gesù
Cristo («...la Parola è diventata
carne», Giov. 1, 14), perché non
c’è nessun altro modo di raggiungermi se non nella concretezza del mio corpo.
In questo incontro tra «corpi»,
in me, prende forma la consapevolezza della sua esistenza; la
scoperta della irriducibilità della
sua esistenza alla mia, anche se
nella sua incarnazione la distinzione fondamentale tra Creatore
e creatura sfuma tra identità
(Fil. 2, 6-8) e alterità; la possibilità di accogliere con gioia e speranza la decisione di questo Dio
che, abbandonando la sua «forma di Dio», viene incontro alla
mia umanità, assumendo
«forma del mio corpo».
L'incontro con Dio
sto, la nostra appartenenza alla
chiesa di Cristo non può che dipendere dalla nostra decisione
di stare dalla parte di Dio.
Nella chiesa di Cristo noi entriamo a partire da una relazione che Dio instaura liberamente
con ciascuno di noi. Essere chiesa, cioè corpo di Cristo, implica
di per sé l’esistenza di una relazione con Dio che non solo
rifonda la nostra vita, ma si connota nel segno della differenza.
Infatti nella relazione tra me e
Dio, io rimango sempre io e lui
rimane sempre lui: il nostro incontro è reso possibile solo dal
«corpo di Cristo». Tutti coloro
che scelgono di stare dalla parte
di Dio, che accolgono la sua
promessa di vita, che attraverso
il battesimo fanno il loro ingresso nel «corpo di Cristo», non
perdono o non devono rinunciare al proprio io.
Un corpo con molte membra
PER questo la chiesa è prof ■
la
Lf INCONTRO con Dio è seI gnato dal suo amore e dalla
sua grazia, dal suo perdono e
dalla sua volontà di guarire e liberare dal peccato l’«uomo vecchio» che è in me (Rom. 6, 6) per
consegnarmi a una nuova umanità. Attraverso il battesimo,
quando consapevolmente diciamo il nostro sì a Dio in Gesù Cristo, riconosciuto come il nostro
Signore e Salvatore, l’identità tra
i nostri corpi e quello di Cristo
(«voi siete il corpo di Cristo e
membra di esso») si compie, ma
essa presuppone una nostra
scelta di campo, di appartenenza, di schieramento. Se Dio fonda la sua chiesa a partire dall’azione redentrice di Gesù Cri
prio come il nostro corpo:
una unità costituita da una molteplicità di elementi diversi.
Nulla è più pericoloso per la vita
della chiesa che l’uniformità,
anzi nella diversità delle sue varie componenti la chiesa riesce
ad esprimere la ricchezza dei
doni che Dio ha attribuito ad
ogni sua creatura. Infatti la grazia di Dio agisce su ogni credente, attribuendogli competenze
specifiche, le quali non devono
però essere considerate come
un «bene personale» da usare
per sé ma, piuttosto, appartengono per intero al «corpo di Cristo», cioè alla chiesa, per essere
ampiamente utilizzate per la
missione che aspetta a quest’ultima: la predicazione dell’Evangelo di Gesù Cristo.
Possiamo quindi concludere
che, per Paolo, resistenza della
chiesa dipende dalla scelta che
ogni essere umano è invitato a
fare di fronte alla chiamata che
Dio gli rivolge: è il mettere in
pratica 1 invito di Dio a non
conformarsi a questo mondo,
ma al lasciarsi trasformare mediante il rinnovamento della
propria mente, per poter conoscere, attraverso la nostra esperienza «quale sia la volontà di
Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà» (Romani 12,2).
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletich,
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una riflessione *
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chiesa Eppure
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Paolo stesso ne^ia°t
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suoi avversari, nella5 ’spesso Sti
Ulta di Corinto Paol, ! termina
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cristologica; riprende! mn Aven
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la sua visione antropoLl*"“®®*'®*
ca dell'esistenza deoSinsnte qi
seri umani; ma noiiSficUe dar
bra interessato all'eia! mento d
zione di una sua «tejL tendo pe
sull'esistenza della cl| mia «libr
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farne un breve ac«^ si^boloi
nella parte iniziale* v>elNt
parte parenetica della^ " r
tera (cfr., anche lltestJ P““ ^
Romani 12, 4-6). Perdiii P^^o^p
Nelle parenesi dlli
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12, 12-27 e Rom. 12,fc. lisse. Ed
Paolo ricorre al di¡(i| se a dare
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dicare un modello jjj
sa, modello adottato,j
hábilmente, come fon
ecclesiologica dalla ji|
nità ellenistica. Düh
Paolo non è stato il pii
a coniare questa foir,
e vi ricorre raramenti
entrambi i nostri tei'
concetto di chiesa«
corpo è strettamente!'
nesso con la realtà ài
sto, tanto che la pris
comparata con la seco«
I credenti sono uni
corpo in Cristo (Rom.!
5), ma lo sono solo imi
del fatto che in un si
Spirito sono stati tutti
tezzati per formate pi
sto corpo (I Cor. 12,/|
Con l'espressione«!
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realmente la struttuiw
tomica del corpo uM
(cfr. per esempio lo si
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14ss.), ma il procesa
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munità, per cui Cristo)
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terreno e i credenti*i‘
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con tutto il loro esseri.!
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mo (Gal. 3, 27), pe«K
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li, 1962.
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- E. Kàsemann, ■ ■_ p,
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La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con metafore
Il libro e il messaggio
Il libro non è solo un contenitore ma è anche lo strumento
dell'intervento divino, è un segno visibile del Dio invisibile
paWEL GAJEWSKI_
L'importanza del libro per tutti gli ebrei nel mondo
Nel testo sta la radice comune di un popolo
dal Medio Oriente all'Europa dell'Est
IL tfirniine «libro» nel vocabolario teologico è una sorta di unità di misura oppure
«nesso sta per indicare un determinato contenuto, un
idea, un pensiero, un messaggio Avendo concentrato, giutlamente, la nostra attenzione sulla Parola, consideriamo,
non di rado, il libro soltanto
una sorta di involucro. L’editoria moderna con i libri da
mille lire e con supporti multimediali favorisce decisamente questo approccio. Diffcile dar torto a un ragionamento del genere, ripercorrendo però la storia della parola «libro» negli scritti biblici, scopriamo una realtà e una
simbologia un po’ diverse.
Nel Nuovo q estamento le
parole biblion o biblos appaiono 44 volte, più della
metà delle volte nell’Apocalisse. Ed è proprio l’Apocalisse a dare al simbolo del libro
0 del rotolo un particolare sipiificato, esso non è più un
sémplice contenitore ma diwntalo strumento dell’intervento divino, il libro e il suo
contenuto si fondono completamente.
NeU’Antico Testamento il
verbo dalle radicali spr ha invece una storia molto più
complicata. Il suo significato
principale è quello di «contare»; in senso lato esso significa anche incidere segni, stillare, scrivere. Da questa radice proviene il sostantivo
soepher che indica letteralmente un «pezzo di scrittura». Ctòirbia anche la statistica'. i\ sostaittivo soepher appare in tutta la Bibbia ebraica
185 volte.
Non si tratta, però, soltanto
dei numeri. Basta visitare
Rosarla Breci
una qualsiasi sinagoga per
scoprire che anche oggi il rotolo della legge è per gli ebrei
un qualcosa di veramente
prezioso. La fusione tra il
contenuto del messaggio e il
suo contenitore è totale. Il rotolo, il libro, diventa non solo
il principale punto di riferimento nello spazio in cui si
celebra il culto ma anche una
sorta di sacramento, ovvero
un segno visibile dell’invisibile presenza dell’Eterno. In
una forma meno solenne ma
tuttavia molto simile, questo
principio circoscrive anche lo
spazio liturgico nelle chiese
riformate.
Queste osservazioni portano inevitabilmente verso
un’altra dimensione del rapporto con il libro, quella del
destinatario del messaggio. Il
racconto della vocazione di
Ezechiele insegna molto a
questo proposito. Il rotolo
contenente la parola del Signore deve essere mangiato
dal profeta e solo così la sua
missione viene legittimata.
Questa identificazione corporea con il messaggio divino ri
flette uno dei pilastri della
fede ebraica, nella quale il
rapporto con Dio è appunto
corporeo; in altre parole, esso coinvolge l’intero essere
umano. A motivo di questa
convinzione fu introdotto nel
giudaismo l’uso dei tefilin,
dei filatteri, come vengono
chiamati nel Nuovo Testamento. I tefilin vengono indossati per la preghiera del
mattino al braccio sinistro e
sulla fronte, i piccoli astucci
di pelle contengono pezzi di
pergamena con i testi di Esodo 13 e di Deuteronomio 6,49; 11, 13-21. L’ebraismo ortodosso considera tuttora i tefilin come parte indispensabile dell’abbigliamento di un
ebreo adulto e professante.
Questo breve viaggio in un
mondo apparentemente
molto lontano dal nostro diventa una sorta di sfida; riusciranno le nostre braccia ad
abituarsi di nuovo al peso e al
volume del libro che non è
soltanto un soprammobile
ingombrante ma una componente essenziale della nostra
esistenza?
Lentini: a colloquio con «mamma» Rosaria Breci
I quaderni per scrivere l'esperienza di fede
«Io sono la mamma di tutti», ripete spesso e volentieri
la signora Rosaria Breci. Si
potrebbe anche aggiungere;
la nonna di tutti. I suoi quattro figli con le rispettive fatni^ie, con nipotine e nipotini diventati ormai grandi,
costituiscono un gruppo abbastanza numeroso all’interno della Chiesa evangelica
battista di Lentini. Il marito
della signora Rosaria, Salvatore Formica, è stato fino
®gli ultimi giorni delia sua
ytta una delle «colonne» per
' diritti dei contadini. Il sortiso e lo sguardo dolce di
«mamma Rosaria» riescono
4d estendere subito questo
tnpporto di parentela a
chiunque scambi con lei soto una parola, un semplice
saluto quotidiano.
La cucina della sua casa è
ampia e luminosa. La luce è
mtrata dalle piante del piccolo giardino che circonda la
vecchia casa popolare in una
delle periferie di Lentini. Al
centro di un massiccio tavom accostato alla finestra si
jiotano subito un leggio con
ta Bibbia, le penne Bic, ampolline di bianchetto e quaderni sparsi intorno.
Rosaría sta compilando
JJ" altro quaderno a tema,
«odicato questa volta alla
Preghiera e alla fiducia posta
’t.ell’Eterno. Trascrive pazientemente nei piccoli quaderni da scuola elementare i
brani che sceglie secondo un
Criterio molto semplice; «Sobo quelli che mi piacciono»,
•qon ha mai studiato teóloga, ha fatto solo due anni di
Scuola elementare, i passi bi
blici che le «piacciono» sono
però esattamente quelli che
si possono trovare anche nei
grandi e dotti dizionari di
teologia biblica.
L’opera della sua vita è costituita dalle due enormi pile
di quadernoni che contengono, trascritte a mano parola
pet parola, due traduzioni
della Bibbia; la traduzione
interconfessionale in lingua
corrente e la Riveduta.
Signora Rosaria, quando ha
cominciato questo lavoro?
«Sono ormai dieci anni. Vede, io la Bibbia la leggo tutti i
giorni e cosi un giorno ho
pensato di cominciare a scrivere, prima solo alcuni passi
ma poi, verso la fine del 1989,
ho deciso di trascriverla tutta
perché cosi mi sentivo più vicina alle parole che leggevo
ed esse entravano più facilmente nella memoria e io miglioravo anche la mia grafia».
La sua grafia è davvero bella,
ordinata, con pochissirne
correzioni aggiustate abilmente con il bianchetto. Ha
impiegato più di sei mesi per
trascrivere la Tilc e poi altri
tre per la Riveduta.
Ci sveli un segreto; come
trova il tempo necessario per
questo lavoro? «Io lo faccio
soprattutto al mattino, appena mi sveglio. Mi lavo, mi siedo a questo tavolo e comincio a scrivere. Spesso vado
cosi fino a mezzogiorrio. Poi
di pomeriggio rivedo il quaderno perché qualche volta
bisogna correggere il lavoro o
aggiungere qualche pezzettino. E quando al mattino ho
qualche impegno importante, mi alzo prima».
Grazie alla profonda venerazione della parola eterna
(nel giudaismo, ndr), il testo
della Torah si è conservato
immutato. Se confrontiamo
un rotolo della Torah degli
ebrei provenienti dall’Arabia
del Sud con un rotolo proveniente dalla Polonia o dalla
Germania, di un secolo qualsiasi, troveremo sempre, parola per parola e lettera per
lettera, lo stesso testo.
Un teologo evangelico,
profondamente colpito da
questa venerazione della parola, racconta; «Eravamo ospiti della sinagoga di Strasburgo. Il cantore ci portò allo scrigno che contiene la Torah, i rotoli della legge. Apri
la porticina intagliata con arte ed estrasse cautamente
con grande venerazione un
rotolo. Ghe regalità e bellezza
nei caratteri della scrittura
ebraica! L’uomo ci spiegò che
anni di esercizio di calligrafia
e una certa età rappresentano le premesse necessarie
per poter affrontare un tale
lavoro. Quando lo scrivano
riceve l’incarico, deve lasciarsi un anno di tempo per il
suo lavoro, perché ogni giorno può scrivere solo quel
passo della Torah destinato
alla lettura della sinagoga. Al
mattino prima di iniziare a
scrivere deve fare il bagno,
solo con le mani pulite può
prendere in mano la penna; e
tutte le volte che scrive il nome di Dio che non deve essere pronunciato, si rilava le
mani. Se durante la lettura ci
si rende conto che manca anche una sola lettera, la lettura
stessa viene interrotta e si
prende un altro rotolo privo
di errori. Ho lasciato la sinagoga di Strasburgo molto
pensieroso. Quale trattamento riserviamo noi agli scritti
della “Nuova alleanza’’?».
Questa conservazione del
la Torah, in apparenza pedante, ha fatto si che possiamo fidare incondizionatamente nel testo massoretico.
La consapevolezza di tenere
tra le mani la Torah di Dio,
che secondo un proverbio è
più prezioso delle perle, ha
portato a questa sconfinata
venerazione di ogni parola e
di ogni lettera. La lettera non
deve necessariamente annullare l’immediatezza e la
vita del messaggio divino,
può anche conservarla, ma
non deve mai essere assolutizzata. La forma, il testo e
persino la configurazione
grafica sono immutabili, ma
lo spirito che aleggia tra queste eterne custodie del messaggio divino può muoversi
liberamente. Gosl l’elemento
statico e quello dinamico si
Schalom Ben-Chorin
fanno evento attraverso un’
unica sintesi.
(tratto da La fede ebraica, Schalom Ben-Chorin, Il melangolo,
1997, pp. 204-205)
Si ricorda quando ha ricevuto la sua prima Bibbia? «È
stato il giorno del mio matrimonio, nel 1942. Però, vede,
ora io la Bibbia ce l’ho un po’
dappertutto».
Mamma Rosaria apre la
camera da letto per mostrare
la copia della Bibbia ricevuta
nel giorno del matrimonio.
La camera da letto è una sorta di santuario domestico
con le fotografie della famiglia, regali, bomboniere; sulle pareti sono appesi due
versetti biblici; «In pace io
mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà»
(Salmo 4, 8); «Io non mi vergogno dell’Evangelo; perché
esso è la salvezza d’ogni credente» (Romani 1, 16). La
sua prima Bibbia, piccola,
consumata, rilegata in un
pezzo di carta ricavato da un
quadernone è custodita nel
cassetto del comodino in
mezzo ad altre edizioni più
recenti. «Io non posso fare a
meno di parlare del Signore
- continua il suo discorso -,
non è che io sìa invadente
ma mi viene cosi naturale
quando qualcuno entra in
questa casa e vede la Bibbia
sul tavolo. Per questo ho bisogno di tenere la Parola del
Signore a portata di mano,
per leggerla e per sentirla
sempre vicina a me». La
mamma Rosaria, i suoi dieci
anni spesi per trascrivere il
libro della Bibbia e la vita intera dedicata agli altri sono
una testimonianza molto
forte, cosi forte com’è forte
il suo amore per la parola
dell’Eterno.
«Mangia questo rotolo
»
Io guardai ed ecco una mano stava stesa verso di me, la
quale teneva il rotolo di un libro; lo srotolò davanti a me,
era scritto di dentro e di fuori, e conteneva lamentazioni,
gemiti e guai.
Egli mi disse; «Figlio d’uomo, mangia ciò che trovi; mangia questo rotolo, e va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la
bocca, ed egli mi fece mangiare quel rotolo. Mi disse; «Figlio d’uomo, nutriti il ventre e riempiti le viscere di questo
rotolo che ti do». Io lo mangiai e in bocca mi fu dolce come
del miele. . „ „
Ezechiele 2,9 - 3, 3
Il libro della Legge
Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza
che è davanti alla porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mose che il Signore
aveva data a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea, composta da uomini, da donne e da tutti quelli che erano in grado
di capire. Egli lesse il libro sulla piazza che è davanti alla
porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno,
in presenza degli uomini, delle donne, e di quelli che erano
in grado di capire; e tutto il popolo tendeva l’orecchio, per
sentire il libro della legge.
NeemiaS, 1-3
Quando la lettura è anche vita
Il libro tenuto capovolto
FRANZ AMATO*
Girando gii occhi intorno, vide alle sue spalle un
uomo leggere un libro tenendolo però capovolto e cominciando dall’ultima pagina.
Lo sentì dire con tono serio; «Gredimi, ragazzo, è un
libro insulso ma da leggere
assolutamente e poi... ne
parlano tutti...!».
Goti (il protagonista del
racconto, ndr) incuriosito gli
chiese; «Ma perché lo leggete
tenendolo capovolto e cominciando dall’ultima pagina?».
«Beh, ovviamente, per farmi una mia idea del libro. Io
però, naturalmente, critico
tutte le tesi dell’autore anzi,
come ben vedi, le capovolgo!».
«Ma», disse Goti, «quale è
l’argomento del vostro libro?».
«Ora chiedi veramente
troppo e poi... che ne so io!
Gomunque cercherò di dirtelo lo stesso in poche parole. Non sono certo uno di
quelli che si perdono in un
bicchiere d’acqua. Dunque
ascolta. L’autore sostiene
che certi fatti si comprendono chiaramente quando sono fatti che chiaramente si
comprendono...».
Le ultime parole le pronunziò con tono enfatico e solenne. Poi, dopo qualche attimo
di silenzio, riprese a dire; «Mi
sembra di essere stato chiaro
no? E poi tu, ragazzo mio, sei
un impertinente curiosone e
vuoi sapere troppe cose».
Detto questo finse di immergersi di nuovo nella lettura e si allontanò borbottando
frasi incomprensibili.
• scrittore e poeta napoletano
(tratto da Storia di un eroe,
Lalli Editore, 1996, p. 35)
In casa di Rosaria Breci
Apocalisse
Chi è degno
di sciogliere
i sigilli?
Vidi nella destra di colui
che sedeva sul trono un libro
scritto di dentro e di fuori con
sette sigilli. E vidi un angelo
potente che gridava a gran
voce; «Ghi è degno di aprire il
libro e di sciogliere i sigilli?».
Ma nessuno, né in cielo, né
sulla terra, né sotto la terra,
poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il
libro, e di guardarlo. Ma uno
degli anziani mi disse; «Non
piangere; ecco il leone della
tribù di Giuda, il discendente
di Davide, ha vinto per aprire
il libro e i suoi sette sigilli».
Poi vidi, in mezzo al trono e
alle quattro creature viventi e
in mezzo agli anziani, un
Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e
aveva sette corna e sette occhi che sono sette spiriti di
Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro,
le quattro creature viventi e i
ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello,
ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi che sono le preghiere dei
santi. Essi cantavano un cantico nuovo dicendo; «Tu sei
degno di prendere il libro e di
aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato
a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione».
Apocalisse 5,1-9
4
r
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
La sessione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese
L'impegno del Cec per «vincere la violenza»
Il lancio del Decennio ecumenico contro la violenza è stato una delle principali
decisioni prese a Ginevra. Discusse le principali situazioni di conflitto nel mondo
Iniziati giovedì 26 agosto, a
Ginevra, i lavori del Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) si
sono conclusi venerdì 3 settembre. Una delle principali decisioni è stata il lancio
di un Decennio ecumenico
«vincere la violenza», come
era stato proposto dai delegati alla Vili Assemblea del
Cec, nel dicembre scorso ad
Harare (Zimbabwe). Il pastore Konrad Kaiser, segretario
generale del Cec, ha vivamente pregato le chiese di
contribuire a superare la
«cultura di violenza generalizzata» che imperversa oggi
nel mondo.
11 Comitato ha inoltre ascoltato un appello di Giara
A. Otunnu, rappresentante
speciale del segretario generale deirOnu per i bambini
nei conflitti armati. Quest’ultimo ha invitato il Comitato a
dare l’appoggio morale del
Cec alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu
mirante a proteggere i bambini dal flagello della guerra.
Otunnu ha affermato che
l’infanzia dovrebbe essere dichiarata «zona di pace». Il
Decennio ecumenico «vincere la violenza», durante il
quale le chiese saranno incoraggiate a riflettere sull’argomento in una prospettiva cristiana, si svolgerà contemporaneamente al Decennio delrOnu per proteggere i bambini dalla violenza.
D’altra parte, il Comitato
ha deciso di dedicare risorse
importanti allo sviluppo di
uno «spazio ecumenico» che
dia alle chiese la possibilità di
incontrarsi per discutere su
argomenti delicati che minacciano di dividerle. Alcune
chiese membro, sia ortodosse che protestanti, non riescono a mettersi d’accordo
su questioni quali la sessualità umana, l’ordinazione delle donne e gli stili missionari.
Il Comitato spera che lo «spazio ecumenico» susciterà
modelli che permetteranno
alle chiese di collaborare e di
dialogare in uno spirito di fiducia e di rispetto reciproco.
Il Comitato ha dedicato
una seduta plenaria speciale
all’Africa, per approfondire le
questioni sollevate a Harare.
Ha raccomandato di proseguire il lavoro su varie questioni riguardanti quel continente, in particolare le conseguenze delle guerre e dei
conflitti, la giustizia economica e gli effetti della mondializzazione dell’economia.
Ha inoltre raccomandato di
incoraggiare programmi sulla
«spiritualità e la promozione
di valori etici che permettano
di vivere nella dignità». È stato annunciato che la «Commissione speciale» sul dialogo tra ortodossi e protestanti
nell’ambito del Cec, terrà la
sua prima riunione a Ginevra, nella prima settimana di
dicembre 1999. La Commissione, composta di rappresentanti ortodossi e protestanti delle chiese membro,
proseguirà le sue riunioni per
tre anni; affronterà sia le questioni che dividono sia quelle
sulle quali vi è un accordo, e
si sforzerà di promuovere
un’intesa migliore.
1 membri del Comitato
hanno preso conoscenza di
rapporti dell’Act (Azione comune delle chiese), organiz
Hai fatto
Tabbonamento a
{?
La sede del Consiglio ecumenico delie chiese a Ginevra
zazione di coordinamento
dei soccorsi creata dal Cec
insieme ad altre organizzazioni cristiane mondiali, in
particolare la Federazione luterana mondiale. Attualmente l’Act sta aiutando migliaia
di vittime del terremoto in
Turchia; negli ultimi mesi ha
fornito aiuti alla Corea del
Nord e compiuto un grosso
lavoro a favore dei rifugiati
del Kosovo. L’aiuto di emergenza continuerà a occupare
un posto centrale nelle attività del Cec.
Dopo l’accettazione della
Chiesa anglicana della Corea,
il numero delle chiese membro del Cec ammonta a 337.
Inoltre, dopo avere ammesso
la Comunità di lavoro delle
chiese cristiane in Svizzera, il
Cec conta ormai 55 Consigli
di chiese associati. D’altra
parte, il Comitato ha pubblicato dichiarazioni su questioni di attualità. Un testo, intitolato «Memorandum e raccomandazioni sulle misure
da adottare di fronte ai conflitti armati nel quadro del diritto internazionale», chiama
le chiese a «essere artigiani di
riconciliazione in un mondo
turbato» e a impegnarsi «fin
dal primo momento per prevenire l’escalation dei conflitti». La comunità ecumenica,
si legge nel Memorandum,
deve «sviluppare e intensificare i propri sforzi per iscriverli nella prospettiva globale
della ricerca della pace, que
sto per l’amore della pace e
della giustizia nel mondo».
Il Comitato ha pubblicato
una nota sulla Nigeria in cui
incoraggia le chiese di quel
paese «a continuare ad essere
una voce profetica nel paese,
offrendo il suo appoggio nella ricerca della riconciliazione in Nigeria». In una nota
sulla pace e la riconciliazione
tra l’Etiopia e l’Eritrea, ha
espresso il suo sostegno alle
chiese e ai gruppi religiosi di
quei due paesi che hanno
creato «dei comitati religiosi
in vista di promuovere una
soluzione pacifica».
Ha inoltre pubblicato una
nota sullo statuto di Gerusalemme, nota redatta in risposta a una lettera inviata al segretario generale dai patriarchi e dai capi delle comunità
cristiane di Gerusalemme,
nella quale questi ultimi
esprimevano la loro soddisfazione circa la Dichiarazione
sullo statuto di Gerusalemme, adottata dalla Vili Assemblea del Cec. Il Comitato
ha ribadito «la convinzione
del Cec che Gerusalemme è
al centro della fede dei cristiani e il fatto che spetta loro
pregare e agire “per la pace di
Gerusalemme’’».
Infine, il Comitato ha pubblicato una nota sull’Indonesia, dove la violenza continua
dopo il referendum a Timor
Est in cui i cittadini si sono
pronunciati a larga maggioranza a favore dell’indipendenza. Tale nota impegna
l’Onu a mantenere la propria
presenza nel paese «fino a
quando la sicurezza non sarà
ristabilita». (eni)
L'invito del presidente del Comitato centrale del Cec
Occorre tendere la mano al popolo di Dio
Nel suo rapporto introduttivo alla sessione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
che si è tenuto a Ginevra dal
26 agosto al 3 settembre scorsi, il presidente del Comitato
centrale, il catholicos Aram,
della Chiesa apostolica armena, ha affermato che il movimento ecumenico del XXI secolo deve essere meno istituzionale e diventare «un ecumenismo che tende la mano
al popolo di Dio». «La chiesa
- ha detto Aram - non è un
museo, destinato a rimanere
immutabile e inviolabile. La
chiesa non è una realtà centrata su se stessa e autosufficiente. La chiesa è costantemente in interazione con il
mondo. Per questo, essa deve
ricercare costantemente modi di essere più adeguati e
nuovi modi di espressione».
11 Consiglio, ha sottolineato
Aram ricordando la sfida essenziale del processo «verso
una concezione e una visione
comuni», nonché il messaggio chiaro di Harare, «dovrebbe superare i propri obblighi e le proprie manifestazioni istituzionali» e preoccuparsi meno di programmi
che di edificazione di una comunità. «Può darsi - ha fatto
ancora osservare Aram - che
nel passato non abbiamo fatto lo sforzo di ascoltare attentamente le nostre chiese e di
farle partecipare ai nostri
compiti comuni. Questa negligenza ha ridotto la portata
delle attività del Consiglio nei
confronti della vita delle
chiese e ha scavato il fosso
tra queste ultime e il Consiglio stesso». Per giungere a
questo tipo di ecumenismo,
occorre imparare a sormontare una parte dell’eredità del
XX secolo, e in particolare:
• il predominio dell’antropocentrismo. «Più l’umanità
domina il creato, più accelera il processo di distruzione
della terra e il proprio annientamento»;
• il predominio dell’identità etnica sulla religione. «A
volte la chiesa si trova presa
tra gli imperativi dell’Evangelo e i propri legami e obblighi etnici»;
• la comparsa di un nuovo
sistema di valori nel quale «il
potere è diventato il criterio
assoluto della vita umana»;
• lo choc delle civiltà, provocato dalla mondializzazione e da vedute divergenti.
Il catholicos ha precisato
che «la mondializzazione introduce valori liberali occidentali che minacciano la
coesistenza, i valori condivisi,
le tradizioni e le comunità locali». Il movimento ecumenico, ha detto, «è pronto ad aprirsi a nuovi orizzonti. Non
sappiamo che farcene di un
ecumenismo di élite delle nostre chiese, di un ecumenismo riservato a circoli chiusi.
In realtà, l’ecumenismo istituzionale sta calando e l’ecumenismo popolare sta crescendo
in molte nostre chiese», (eni)
Molte chiese non pagano la propria contribuzione
La situazione finanziaria rimane precaria
Il presidente del Comitato
delle finanze del Cec, il vescovo protestante tedesco
Wolfgang Huber, ha dichiarato ai membri del Comitato
centrale che il Cec dovrebbe
fare fronte quest’anno a un
deficit di almeno 300.000
franchi svizzeri, a causa del
calo delle contribuzioni versate dalle chiese membro.
L’anno 1998 invece si è chiuso con un modesto attivo
(1,229 milioni di franchi,
mentre il deficit del 1997 era
stato di 1,960 milioni). Il vescovo Huber ha precisato che
«la maggioranza delle chiese
membro non paga la propria
contribuzione, o non paga il
minimo richiesto di 1.000
franchi svizzeri».
Negli ultimi anni, il Cec si è
trovato confrontato a una serie di crisi finanziarie, il che
ha portato a una ristruttura
zione dell’organizzazione e ad
una riduzione del personale
nel 1998. L’ex presidente del
Comitato delle finanze, Birgitta Rantakari, aveva dichiarato
all’ultima Assemblea del Cec,
ad Harare, che i tagli e le riduzioni di personale, iniziati nel
1991, e combinati con i risultati straordinari degli investimenti nel 1996, avevano reso i
responsabili delle finanze
«cautamente ottimisti», (eni)
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 1995 ‘ '0^^
Si svolgeranno a Versailles le Assise
della Federazione protestante di Francia
PARIGI — Si svolgeranno a Versailles, dal 29 al 31 ottobre
prossimi, le Assise della Federazione protestante di Francia
(Fpf), sul tema «Una speranza da vivere, una società da costrui.
re. Spiritualità e cittadinanza». In un editoriale pubblicato
nell’ultimo numero dell’agenzia stampa Bip, il nuovo presiden.
te della Fpf, pastore Jean-Arnold de Clermont scrive fra l’altto.
«Diversità e unità. Questa è la sfida permanente che intendi
raccogliere la Federazione protestante... dimostrare che è possj.
bile, nonostante la nostra diversità, aprire insieme dei dibattiti
di società e essere un luogo di proposte per i nostri contempo,
ranei. Dire, insieme, la nostra speranza, in termini concreti
senza mettere in tasca la fede che ci anima... La nostra unità si
manifesterà nella nostra volontà comune di affrontare le poste
in gioco di una cittadinanza responsabile su temi quali le sfide
sociali dell’economia liberale, le trasformazioni profonde della
famiglia e la crescita della violenza. La Fpf intende inoltre essere
all’ascolto delle sue 15 chiese membro e 500 associazioni afiìn.ì
ché le loro questioni diventino progetti comuni a tutti». (fi/pj i
Paul Ricœur insignito del Premio Balzati
BERNA— Il genetista Luca Cavalli Sforza, lo storico JohnEl.
Hot, il matematico Mikhael Gromov e il filosofo protestante
Paul Ricoeur sono i vincitori del prestigioso Premio Balzan
1999 (600 milioni per ogni disciplina). Il premio, conferito
ogni anno dall’omonima fondazione italoelvetica, è assegnato
da una giuria internazionale presieduta da Carlo Bo e verrà ■
consegnato a Berna il 16 novembre. Ricoeur, 86 anni, è stato
premiato «per aver portato l’ermeneutica ad una deUe configurazioni più significative della filosofia». (nwj
La visita dei Dalai Lama a Ginevra
GINEVRA — La presenza del Dalai Lama a Ginevra, il 7 el
agosto scorso, ha attirato moltissima gente. Migliaia di persone hanno assistito la domenica mattina al servizio interreligio.
so celebrato nella cattedrale Saint-Pierre alla presenza del capo spirituale dei tibetani. Nel corso della celebrazione, il Dalai
Lama ha parlato a lungo del buono e del cattivo uso della refigione. Le religioni «possono aiutarci a diventare migliori», ha
dichiarato. Il pastore Vincent Schmid ha espresso la sua gioia
di ricevere un simile ospite nella sua chiesa. (sppj
Georges Tsetsis lascia il Cec dopo
oltre 30 anni al servizio dell'ecumenismo
GINEVRA— In una lettera indirizzata a Bartolomeo I, il pastore Konrad Kaiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha espresso la propria riconoscenza
pef4 lunghi anni di servizio di padre Georges Tsetsis, cìieè
giunto all’età deU’emeritazione dopo oltre 30 anni trascorsia)
servizio dell’ecumenismo. Nel 1985 diventò rappresentante
permanente del Patriarcato ecumenico presso il Cec, dopo
essere stato prima segretario in Medio Oriente della Commissione di aiuto e di servizio ai rifugiati (Cesear) del Cec, quindi
direttore aggiunto di quella stessa Commissione. Dal 1961 al
1964, è stato arcidiacono della diocesi delle isole dei Principi
a Istanbul. Nel 1988 è stato insignito di un dottorato in teologia dell’Università di Salonica, in Grecia. (bipi
Angola: l'impegno delle chiese protestanti
per far cessare la guerra civile
LUANDA — Le chiese protestanti in Angola hanno organi?;
zato una «settimana santa» di preghiere, di raccoglimento e di
devozione, battezzata «Crociata per la pace». È stata organizzata per chiedere l’aiuto di Dio per fermare la guerra civile che
sta lacerando il paese fin dalla sua indipendenza nel novembre
1975. Dal 26 al 31 luglio scorsi, la settimana è stata segnata de
un periodo di quaresima, osservato da tutti i religiosi e religio;
se della chiesa. Un corteo di cristiani si è svolto nelle strade di
Luanda la domenica 1“ agosto, per celebrare «la vittoria della
fede cristiana» e pregare contro il conflitto. Inoltre, lo stessji
giorno, è stato organizzato nella capitale un «culto di lode e di
adorazione». Questa «settimana santa» è stata messa in pi6d>
pochi giorni dopo il lancio di un «movimento per la pace» da
parte della Chiesa cattolica romana. Nel manifesto pubblicato
per l’occasione, la Chiesa cattolica ha chiamato le parti in conflitto a fermare le ostilità, ad aprire canali di comunicazione a
corridoi umanitari per permettere la distribuzione dei soccorsi
alle popolazioni che vivono nelle zone di conflitto. (spp/ap^>
Perù: no degli evangelici all'insegnamento
confessionale nelle scuole
— 0CV.U11UU il ^^uasigiio nazionale aeiie cniej>e
fiche del Perù (Conep), l’educazione religiosa, soprattutto proveniente da una specifica confessione, non dovrebbe esse
re obbligatoria nelle scuole. Il Consiglio è intervenuto nell’ambito di un dibattito suscitato dall’arcivescovo di Lim®'
Juan Luis Cipriani, sull’opportunità che lo stato introduca u®
corso obbligatorio di religione nelle scuole superiori:
l’arcivescovo bisogna provvedere ad istruire i giovani sull un
portanza dei valori cristiani, in particolare di fronte al dilage|
della violenza. La Commissione per la difesa della libertà reogiosa e dei diritti umani del Conep, ha invece ricordato c^^
già dal 1979 lo stato e la chiesa sono separati, e che un co
di religione interconfessionale sarebbe più adeguato a una s“'
cietà multireligiosa come quella peruviana.
Seduta del Consìglio consultivo anglicano
DUNDEE —A Dundee, in Scozia, dal 14 al 25 settembre,
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no ecclesiastici e laici in rappresentanza delle 38 province
la Comunione anglicana. All’ordine del giorno relazioni e «
battiti sui temi del debito internazionale, sui problemi dell
ca e della tecnologia e una presentazione del documento ,
glicano-cattolico sul «Dono dell’autorità». (nevKi'^'
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24 SETTEMBRE 1999
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agosto: Convegno storico organizzato
cartografie delle Alpi
Ira / secoli XVI e XVIII la nozione di specificità delle valli valdesi si afferma e si
consolida all'Interno di una disciplina legata intimamente alle vicende europee
^___^apia rosa fabbrini
Lunedì so agosto ha avuto inizio il Convegno della Società di studi valdesi,
dedicato a «Strategie politiche e aspetti religiosi nella
cartografia delle Alpi occiSentali (secoli XVI-XVIII)».
Ma mattinata una pluralità
di interventi, particolarmente stimolanti, ha messo costantemente in relazione il
quadro cartografico generale
con la specificità dello spazio
definito «valli val
desi».
Daniele Tron, nella sua comunicazione, ha analizzato
l’evoluzione politico territoriale di quest’area dal 1532 fino agli anni che precedono la
Rivoluzione francese, colendo il riscontro dei mutamenti nella relativa cartografia. Ad esempio, per un territorio strategicamente importante come la vai Chisone,
l’alternante appartenenza alla Francia e al Ducato di Savoia si tradusse in una dispersione conoscitiva della
parte alta della valle, riscontrata sia nelle carte del Gastaldi del 1561-1566 che del
Mercatore del 1589, ma anche in quella del Borgonio
del 1680, mentre la rappresentazione risulta precisa per
il tratto che va da Pinerolo a
Porosa. Sicuramente questa
caratteristica rispondeva
all’interesse della committenza sabauda, orientata a
documentare i propri territori e non quelli altrui, ma si
combinava anche con esigenze dipolitica militare che,
con gli errori di resa della catena alpina, mascherava la riconoscibilità dei confini.
Quando le Valli incominciarono a essere definite vaidesi? Per rispondere, Daniele
Tron ha condotto la sua ricerca sul linguaggio, strumento che meglio di altri
consente allo storico di comprendere qualsiasi trasformazione, e ha confrontato quello che il potere sabaudo ha
adottato negli editti emanati
dal ’500 in poi con quello delle istituzioni riformate locali.
La differenza è evidente nel
Trattato di Cavour che viene
registrato nell’archivio sabaudo come «Capitulatione
seguita tra Filippo di Savoia
Signore di Racconigi et gli
habitant! nelle valli di Luzerna con concessione di diversi
Ptiyileggij», mentre la pubblicistica protestante che stampò l’interim e lo diffuse in
ambito europeo, riporta «Capitulation! et articoli ultimamente accordati tra l’IllusWssimo Signor Monsignore
m Racconiggi da parte di Sua
^tezza et quelli delle valli di
Piemonte chiamati Valdesi».
Per avere la prima menzione
m valli valdesi nei documenti
bucali, occorre attendere il
1,694; in seguito, le citazioni
SI susseguirono numerose. Il
linguaggio delle opere storiche mette invece in evidenza
un attestazione interessante:
bicntre nel medioevo i cosiduettl eretici sostenevano di
uon essere valdesi, le cose
cambiarono a metà ’500 con
adesione alla Riforma; da
Ruel momento il termine
sei^ per rivendicare, insieme
all appartenenza, l’antichità
ueUa discendenza.
Dopo lo storico, il geografo,
^ino Lusso ha parlato di carlugrafia di piccola scala e di
fiuella parallela a grande scab nella quale emergono le
i-arte fatte all’interno del
biondo valdese e quelle costruite dal mondo cattolico.
Per le prime, Valerio Grosso
u> nel 1640, autore di una
'^erta topografica, toponoma
Un recente libro della Claudiana
Una sensibilità nuova nel
rapporto con gli animali
ERIC NOFFKE
Carta del «Le tre valli del Piemonte» (1668)
stica e corografica di grandissima precisione, capostipite
di una tradizione che continuò fino all’Ottocento e da
cui derivò, tra le altre, la cartografia francese del Nolin
(1690). A partire dal 1680, il
Ducato di Savoia pubblicò la
sua carta più significativa,
quella del Borgonio sulla quale si è soffermato Guido Gentile. Questa grande rappresentazione è un manifesto
politico, proposto con intendimenti diplomatici al pubblico europeo, la cui finalità
principale era di rappresentare il buon governo del sovrano che, pur in un territorio
circondato dalle Alpi, sapeva
padroneggiare le difficoltà e
garantire ampie zone coltivate e un ricco percorso di strade importanti. Alla straordinaria perizia disegnativa del
Borgonio si deve l’interpretazione pittorica di questo paesaggio, prevalente rispetto a
una scelta più descrittiva,
giudicata pericolosa per la sicurezza. Nel 1772 la carta
venne ripubblicata; i topografi militari che lavorarono
nell’archivio segreto di Sua
Maestà compirono un grande
lavoro, rettificando le imprecisioni dell’edizione precedente e inserendo i territori di
nuova acquisizione. Le valli
valdesi furono una delle zone
in cui meglio si evidenziò
questo perfezionamento.
Con l’intervento di Guido
Ratti, ci allontaniamo dalla
specificità valdese per entrare in una dimensione diversa,
giocata anche come interessante provocazione. Il contesto è sempre quello alpino,
teatro questa volta della «follia» sabauda che avviò a metà
Settecento una storia di fortificazioni. Vittorio Amedeo II
infatti, decise di seguire la
strada di Luigi XIV e di Vauban facendo progettare un sistema di difesa stanziale. Ratti introduce il concetto di «Alpi nemiche» dove l’aggettivo
è riferito a intenzioni umane
più che a ostilità della natura.
Le Alpi nemiche, aspre e selvagge, i cui varchi devono essere difesi da contaminazioni
e invasioni, sembrano però
non esistere: ignorate nelle
grandi guide italiane, dove
solo poche righe sono dedicate alle opere di difesa, assenti dai dibattiti culturali,
equivoche anche sul piano
istituzionale: in realtà costituiscono un archivio militare
e politico significativo, un
patrimonio monumentale di
varia fattura, un bene culturale ancora più interessante
se lo si considera in relazione
alla rete di strade e sentieri.
Nel pomeriggio, la visita
della mostra «L’immagine
delle valli valdesi nella cartografia dal ’500 al ’700», allestita presso la civica Galleria
d’arte contemporanea «Filippo Scroppo», ha dato concretezza agli argomenti trattati
in mattinata. L’itinerario cartografico esposto è stato iUustrato da Gino Lusso che si è
soffermato in special modo
sulla grande carta del Borgonio, mentre Ferruccio Jalla ha
fornito una particolareggiata
spiegazione della carta di
Jean Malet del 1691. ^
L’ultima parte del Convegno ha visto gli interventi di
Francesco Barrerà e Marco
Carassi. Il primo ha illustrato
ambiti, finalità e metodologie
di compilazione di un repertorio cartografico e ha presentato un recente lavoro di
cartografia a stampa del Piemonte realizzato dalla Facoltà di architettura del Politecnico di Torino. Il secondo
ha trattato della distribuzione dei documenti cartografici
e del problema della loro
conservazione e descrizione;
intervento minuzioso e fortemente specialistico quello di
Carassi, che ha reso con passione la complessità e vastità
della materia.
L> IMPORTANZA della pubI blicazione di un libro come questo’* va oltre il valore
dell’opera stessa (che, comunque, come vedremo tra
breve, è notevole), perché è
un segno che nella nostra
chiesa qualche cosa comincia a muoversi nella direzione dell’appello alla «salvaguardia del creato» lasciato
ufficialmente all’incontro
ecumenico di Basilea (1989);
un appello che ci aveva colti
non solo distratti, ma anche
assolutamente impreparati.
Dobbiamo ammettere, infatti, che la sensibilità ecologica
a cui la Bibbia ci chiama è
stata inesistente nella nostra
testimonianza e nelle nostre
elaborazioni teologiche.
Certo, non possiamo dire
che oggi i tempi siano mutati.
Anzi! Fio sentito più di un
commento irrisorio o divertito all’indirizzo di questa pubblicazione, segno di un’ancor
prevalente orizzonte antropocentrico della nostra mentalità teologica. Ma il fatto
che esso sia stato pubblicato
indica che «la chiesa» comincia a prendere atto che c’è
qualche cosa che non va nel
nostro modo di porci, come
credenti, nei confronti del
mondo: Vischer e Birch ci
aprono infatti la via a una
nuova comprensione del nostro rapporto con la creazione e con gli animali in particolare, che può essere particolarmente importante soprattutto ora che si parla tanto di bioetica (ma per lo più
in riferimento all’essere umano, guarda caso). Eppure, come ci illustra bene questo libro, la Bibbia parla chiaro:
noi esseri umani non siamo
la creazione; ne siamo parte
e la creazione tutta, che soffre per il nostro peccato, sarà
insieme a noi redenta... Potremmo rispondere che lo sapevamo già, ma come in
molti aspetti della vita, abbiamo dovuto aspettare che
altri ce lo ricordassero, magari partendo da una riflessione
non fondata sulle Scritture.
Ancora una volta ci siamo lasciati superare proprio quando giocavamo in casa.
Sempre meglio tardi che
mai. In questa breve opera,
che si legge di un fiato e che
scorre come un bel sermone,
«Q», ambientato ai tempi della Riforma, prodotto tipico della cultura di oggi
Un romanzo che ripropone una serie di stereotipi consunti
GIORGIO TOURN
Qi
. affascinante il volume,
pertinente la recensione
che ne ha fatto sul nostro
giornale Antonio Di Grado. Il
romanzo’*, opera di ignoti autori, è infatti un caso letterario quanto mai interessante,
ma la sua lettura ha suscitato
in me reazioni contrastanti
assai più radicali di quelle
espresse da Di Grado, un misto di stupore e fastidio, meraviglia e insofferenza. Stupore per l’abilità consumata
degli autori, la loro genialità
nella costruzione di questa
macchina letteraria nella più
pura tradizione letteraria italiana del romanzo secentesco
con i suoi intrighi miracolosamente risolti dalla destrezza e dalla fortuna. Dopo II
nome della rosa si è ormai
imposto con successo questo
«neo-seicentismo» che assommando genialità raffinata
di cultura libresca a struttura
poliziesca evoca in un’autocompiaciuta prolissità figure
storiche solo in apparenza
sanguigne e dense di uma
nità, in realtà esangui come
fantasmi. Seicentismo neppure più evocatore di sogni,
ma solo di ideologie allusive.
Stupore dunque ma all’opposto rabbia (disdicevole sentimento per un intellettuale
oggi ma tant’è) per evidenti
motivi confessionali. Anzitutto: non si può tollerare che
giovani studiosi come pare
siano gli artefici di questo
congegno letterario, aggiornati e intelligenti, si lascino
irretire dagli stereotipi di una
cultura del più gretto pregiudizio clerico-marxista. Del
Lutero «lecca... dei principi» e
del Calvino arrostitore di Servato trabocca ormai la nostra
letteratura accademica e popolare e sarebbe gran tempo
che questi giovani universitari leggessero altro e scrivessero altro! Reazione infastidita
di un chierico calvinista? i
vieux jeux, risponderanno:
forse ma se disponessimo di
spazio maggiore potremmo
divertirci a smontare la loro
macchina poliziesca dimostrandone la vacuità. I pezzi
del marchingegno sono esatti:
i luoghi, i testi, i nomi, ma
l’insieme è fasullo perché non
coglie il senso del dramma
cinquecentesco e qui nasce il
secondo livello di fastidio.
Il protagonista della vicenda dovrebbe essere un anabattista; in realtà una sorta di
avventuriero spadaccino che
ama le donne, il vino e il turpiloquio passando dalla
scuola di Mùntzer alla tragedia di Mùnster ai cenacoli radicali delle correnti fiamminghe per finire predicatore in
Italia senza credere a nulla. E
questi sarebbero gli uomini
che morivano sul rogo e rischiavano la vita per la fede
in Gesù Cristo? Ma qui di fede non si parla, neppure per
dire che si tratta di una alienazione psicologica, non è
l’errore è il non essere.
Il nostro mister X tedesco
anabattista? ma quando mai?
È questa l’immagine perfetta,
la creazione letteraria compiuta dell’italiano del Cinquecento, a meno che non
sia invece la proiezione utopica di quello che i nostri giovani autori sognano di vivere:
girare l’Europa, incontrare
donne, fregare il capitalismo
dei Fugger, commerciare libri
proibiti giocando d’astuzia
per sfuggire all’occhio inquisitoriale del papa onnipresente per finire nel mondo
confortevole dello scettico
Solimano?
Certo i romanzi sono romanzi, si può inventare e dire
tutto quello che si vuole, ma i
libri hanno messaggi e questo gioco raffinato ne ha molti, alcuni segreti, allusivi; uno
però resterà: gli anabattisti
furono in Europa una banda
di fanatici, deliranti, nel migliore dei casi fautori del libero amore, che l’Inquisizione
spazzò a ragione, e mentre
l’intellettuale moderno si riposa a Costantinopoli l’omÌ3ra di Carafa si materializza
nel papato di Paolo IV. Un libro da leggere, o sfogliare,
non per capire gli anabattisti
(bastano i due volumi di Ugo
Gastaldi editi dalla Claudiana) ma la cultura italiana
dell’età berlusconiana.
possiamo riscoprire la vocazione biocentrica a ‘cui ci
chiama la Bibbia, un invito a
vedere la vita al cuore della
nostra teologia e non solamente la vita umana. Nella
prima parte, infatti, Lukas Vischer ci guida in un una riflessione biblica, che sottolinea la stretta comunione tra
gli esseri umani e gli animali
e che le Scritture sottolineano in più modi. Un quadro di
rapporti che, però, non risulta per nulla idilliaco e che sa
rendere ragione sia della sofferenza degli esseri umani e
degli animali sia della violenza, che sottintende a molti
loro rapporti. Egli conclude
in questi termini: «Le affermazioni della Bibbia sono
così radicalmente contrarie
alle prospettive del mondo
moderno che sembra quasi
impossibile tornare ad attuarle (...). Forse la nuova
ispirazione di cui abbiamo
bisogno per superare l’attuale crisi può essere trovata
nella comprensione biblica
di Dio e della creazione. Forse dobbiamo fare un salto in
quel mondo sconosciuto. Sta
diventando sempre più evidente che una semplice limitazione di quel che è successo non ci consentirà d’imboccare la nuova direzione,
che è invece necessaria. È necessaria una decisa sterzata
nel nostro rapporto con gli
animali, qualcosa di più profondo di un movimento di
protesta che miri soltanto ad
alcuni ritocchi dei modi di
approccio abituali» (p. 50).
La seconda parte si concentra invece su tre aspetti
precipui della questione. In
primo luogo, con competenza scientifica, ci spiega che gli
animali non sono oggetti, ma
hanno sensazioni, provano
sentimenti, interagiscono col
mondo con intelligenza e non
solo d’istinto; forse anche
questo lo sapevamo già, ma
non con questa precisione di
dettagli e, soprattutto, sembriamo dimenticarcene molto spesso nella nostra indifferenza sul problema. In secondo luogo, Birch offre una bella riflessione sul valore della
vita stessa, sostenendo la necessità di estendere al mondo
animale quei diritti che ormai
consideriamo naturali per gli
esseri umani. Essi non possono essere considerati meri
oggetti, passibili di sfruttamento, di brevetto e di abusi
di ogni genere: «Invece di
un’etica antropocentrica, abbiamo bisogno di adottarne
una biocentrica o basata sulla
vita. Questo implica una preoccupazione per la qualità
della vita di quegli animali
che condividono con noi la
terra. Abbiamo bisogno di
modificare il nostro stile di vita, specialmente le nostre
abitudini di consumatori» (p.
112). In terzo luogo, semplicemente elencando gli ambiti
di sfruttamento e abuso degli
animali oggi, Birch ci spiega
che cosa si può fare per cambiare questo stato di cose.
Un libro da tenere presente, dunque, un appello alla
conversione che non ci può
lasciare indifferenti, proprio
in quanto credenti. Segnalo,
nel caso di una futura ristampa, due probabili sviste nella
traduzione. A p. 46 Vischer
crede davvero che la conversione del lupo di Gubbio da
parte di Francesco d’Assisi
sia un fatto reale? A p. 80 non
si capisce bene il filo del ragionamento; c’è un «anche
se» di troppo oppure c’è un
«contestare» al posto di un
«confermare»?
(•) Luther Blisset:
Einaudi, 1999.
Q. Torino,
(*) Charles Birch-Lukas Vischer: Vivere con gli animali. La
comunità delle creature di Dio.
Torino, Claudiana, 1999, pp. 116,
£ 15.000.
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Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste)
RENDICONTO SULL'ASSEGNAZIONE DELL'OTTO PER MILlÈI
..... ... r
Somma disponibile: 8.328 milioni \
recupero spese pubblicitarie e digestione anni '95 e '96: 423 milioni I
somma netta disponibile: 7,905 milioni \
così impiegata: per pastori e diaconi = 0 %; per edifici di culto = 0 %. I
PER PROGETTI IN ITALIA E NEL RIO DE LA PLATA - 5.510 milioni corrispondenti al 69,7%
Regione Ente
ANZIANI: CASE DI RIPOSO
Località e tipo di ente
Importo Progetto
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Sicilia
Rifugio “Re Carlo Alberto” Casa per anziani in Luserna S.G.
Casa delle Diaconesse Casa per anziani in Torre Pellice
Casa Miramonti Casa per anziani in Villar Pellice
Asilo per anziani Casa per anziani in Vittoria
Sicilia
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Asilo per anziani Casa per anziani in Vittoria
Asilo Valdese Casa per anziani in Luserna S.G.
Rifogio “Re Carlo Alberto” Casa per anziani in Luserna S.G.
Asilo Valdese
Casa per anziani in Luserna S.G.
SANITÀ: CURA E PREVENZIONE
Piemonte
Piemonte
Ospedali Valdesi
Istituto “Uliveto”
Piemonte RAFAEL
Sicilia
Campania
Campania
Toscana
Rio Piata
Rio Piata
Servizio Cristiano
Ospedale “Villa Betania
Istituto per la famiglia
Istituto “Ferretti”
Mesa Vaidense
Mesa Vaidense
Rio Piata JUM- Mesa Valdense
Ospedali di Torre Pellice e Torino
Istituto per assistenza a portatori
di handicap in Luserna S.G.
Associazione per assistenza
domiciliare in Pinerolo
Attività educative e sociali in Riesi
’ Ospedale di Napoli
Ass. di volontariato in Cicciano
Istituto per giovani in Firenze
E1 Pastoreo: centro sociale
E1 Sarandì-Hogar:
ist. portatori handicap
JUM: Area del Chaco
BAMBINI E GIOVANI; ISTRUZIONE E ACCOGLIENZA
Sicilia
Piemonte
Piemonte
Lìizio
Piemonte
Sicilia
Sidlia
Piemonte
Sicilia
Sicilia
Veneto
Lazio
Lazio
Toscana
Calabria
Rio Piata
Rio Piata
Rio Piata
Q'niro Diac. "I.a Noce'
Agape
Agape
YWCA
Collegio Valdese
Servizio Cristiano
Asilo Valdese
Centro Cultur. Valdese
Centro Diac. La Noce
Centro Diac. La Noce
Centro Menegon
Attività educat e sociali in Palermo
Centro ecumenico in Prali
Centro ecumenico in Prali
Casa per giovani in Rp|jja
Liceo in Torre Pellice
Attività educative e sociali in Riesi
Scuola materna in Scicli
Centro culiuràle in Torre Pellice
Attività educative e sociali in Palermo
Attività educaUve e sociali inPalermo
Centro di formazione in Tramoni i
Comunità di lingua francese Roma
Ecumene Centro di incontro in Velletri
Centro di incontro in Reggello
Centro di incontro in Taverna
Parque XVII de Febrero: centro sociale
Hogar Nimmo: istituto per giovani
Parque XVII de Febrero: centro sociale
Casa Cares
Bethel
Mesa Vaidense
Mesa Vaidense
Mesa Vaidense
CULTURA
Toscana
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Veneto
Piemonte
Lazio
Lazio
Veneto
Lazio
Rio Piata
Claudiana
Claudiana
Radio Bechwith
Casa Editrice in Firenze
Casa Editrice
Radio evangelica
Centro culturale valdese Centro in Torre Pellice
SEP Casa editrice
Paiazzo Cavagnis Centro culturale in Venezia
Com. luoghi storici valdesi Associazione culturale
NEV
ADISTA
Palazzo Cavagnis
Ass. Giordano Bruno
Mesa Vaidense
Agenzia Stampa
Cooperativa editrice
Centro culturale in Venezia
Associazione culturale
Biblioteca, Archivio, Museo: centro cult.
OCCUPAZIONE
Sicilia
Sicilia
L’Uliva
Meccanica Riesi
Centro agricoltura biologica
Meccanica
RIFUGIATI, MIGRANTI, NOMADI
Lombardia
Lombardia
Lazio
Associazione di volontariato in Milano
Associazione di volontariato in Milano
Fondazione in Roma
Sicilia
Lazio
Lazio
Lazio
Veneto
Diaconia
NAGA
Fondazione Internaz
Lelio Basso
Il Pellegrino della Terra Ass. di volontariato in Palermo
j , j. .... ... Ass. di volontariato in Roma
Servizio Rifugiati e Migranti
Federazione donne evangeliche
Casa dei diritti sociali
FCEI
Missione evang. battista ROM Località da definire
SicUia
Sidlia
Puglia
CF..MI.
CE.Ml.
Centro La casetta !
Centro migranti in Palermo
Centro migranti in Palermo
Centm accoglienza in Bari
PACE: INCONTRO TRA I POPOLI
Lazio Confronti Rivista
LOTTA AI CRIMINE E Ali'OSURA
Lazio Lega it. diritti dei popoli Procèssi in Roma
Lazio Fondazione Adventum Roma
CARCERATI
Lazio FCEI
SRM
114
200
45
30
80
71
350
410
605
90
20
100
250
35
50
60
50
20
243
78
58
50
139
170
50
20,5
54
350
75
10,4
15
40
25
50
27
32
50
45
30
84,5
15
20
20
20
5
41,3
7,5 :
58
100
200
5,5
35
40
20
20
173
5
40
30
111,5
10
113
74,5
25
14,5
sostegno alle attività
ristrutturazione edificio
sostegno alle attività
acquisto mezzo di trasporto
per portatori di handicap
ristrutturazione edificio
sostegno alle attività
ristrutturazione e ampliamento
costruzione nuovo residence per
ospiti autosufficienti
totale anno 1999 1300
1998 402
ristrutturazione ser\ i/.i generali
ristrutturazione edilizia
progetto: due infermieri al giorno
consultorio familiare
nuovo pronto soccorso
recupero disagiati
ristrutturazione edificio
assistenza alle attività
assistenza alle attività
promotrice sociale e infermiera
totale anno 1999 1280
1998 1240
nuovo centro di accoglienza
sostegno alle attività culturali
ristrutturazione servizi igienici
ristrutturazione servizi igienici
sostegno alle attività
borse di studio a famiglie disagiate
ristrutturazione edificio
sostegno alle attività culturali
inserimento bambini immigrati
sostegno alle attività
ristrutturazione edificio
borse di studio a studenti stranieri
adeguamento impianto elettrico
ristrutturazione edificio
ristrutturazione impianti
sostegno alle attività
sostegno alle attività
ristrutturazione edificio
totale anno 1999 1486,9
1998 884
apertura nuova libreria
fornitura a biblioteche pubbliche
ampliamento impianti e formazione
sostegno alle attività culturali
diffusione periodici
strumentazione informatica
manutenzione straordinaria
diffusione notiziario
diffusione bollettino
organizzazione convegni
pubblicazione documenti
sostegno alla gestione
totale anno 1999 396,3
1998248
acquisto impianti di sterilizzazione
sostegno all’attività
totale anno 1999 300
1998 220
sostegno alle attività
sostegno alle attività
organizzazione convegno
sulla schiavitù
liberazione delle prostitute
liberazione delle prostitute
sostegno alla gestione
convegno: donne mediterranee
centro prima accoglienza
e formazione ROM
sportello immigrati
ristrutturazione stabile
accoglienza rifugiati
totale anno 1999 490
1998 148
progetti interculturali
totale anno 1999 113
1998 103
sostegno ai processi desaparecidos
italo-argentini
sostegno alla lotta contro l’usura
totale anno 1999 99,5
1998 45
sportello carceri in Roma
FONDI DA ASSEGNARE 29,8
totale 5.510
I partner internazionali che assicurano la progettazi
sulla destinazione dei fondi sono i seguenti. Heksì'
Gaw: Gustav Adolf Werk, organiz. diaconale della Ct)
di azione apostolica (sede a Parigi); Agra: Organizzai
na con progetti di sviluppo rurale; Aidrom: Organiz
Romania; Ceas: Ass. civil centro ecumenico di Acciof
ne nel mondo): Organizzazione della Chiesa evangi
tedesca della Wesfalia; Wwf: organizzazione internai
INDICII
Indici di efficacia: 1997: 89,5; 1998: 89,3; 1999: 95%Pi
più di 95 lire sono andate alle destinazioni finali, aln*
Indice di realizzazione: nel 1998 per i progetti italiani
getti all’estero, al 31 agosto 1999 erano stati spesi il 9^
INFORi'
Sito Internet Chiesa valdese: http://www.chiesavald®
Ufficio OPM: Via Firenze 38, 00184 Roma. Tel. 06-481»
OR^
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste definistn^
gano preposto alla decisione finale sulle assegnaziail
analizzare tutti i progetti pervenuti e di formulare rad
POLITICHE E CRITEI^
L’Opm non può essere utilizzato per: finanziare le ®
re o mantenere locali di culto, finanziare attività di t'
contribuzioni dei membri di chiesa.
Inoltre 1 fondi devono essere assegnati a progetti s*
30%, deve essere assegnata a progetti per “combattetj^
fondi non devono superare il 5% dei fondi ottenuti p®“
I FONDI RICEVUTI NEL 1999 si riferì
Il ministero delle Finanze ha comunicato rimpod*
pari a 210.423.
La Chiesa valdese partecipa all’assegnazione dei
lé
assegnazioni diretta in quanto ritiene che senza
to e non da una chiesa. Sulla base di questo tiritcd® i
ni. Nel mese di agosto 1999 sono stati incassati 6.00''
IL PROCESSO DI
VALUTAZIONE
I fondi sono assegnati solo in base a progetti,
delle indicazioni di priorità e di congruenza alle >
-------pxiv/iita c ui v„uiJgifc***"^
te del 17-19 agosto 1999. Il Sinodo ha approvato
piu
gio
non
tolo
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va
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cos'
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già
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che
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comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
rcaso di mancato recapito si prega restituire
i^ente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
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VENERDÌ 24 SETTEMBRE 1999
ANNO 135 - N. 37
LIRE 2.000-EURO 1,03
'f
Festa dell’uva e presenza evangelica a Bricherasio nella
settimana dal 19 al 25 settembre. Nell’ambito del gruppo valdese e con la collaborazione della chiesa di Luserna San Giovanni, si è deciso di partecipare alla manifestazione con presenza aU’interno della mostra, che è allestita aH’interno del
municipio ed è aperta tutte le sere feriali. Sabato 25 e domenica 26, nella sala valdese vicino alla piazza, sarà proiettato
un video sui valdesi e allestito un banco di libri Claudiana.
Anche quest’anno la Festa
dei giovani di Pinerolo
ha tenuto fede al suo impegno
di proporre, accanto ai momenti di divertimento e di incontro, anche un’occasione
per riflettere su temi di attualità invitando persone che
all’impegno civile (e politico)
dedicano la propria vita. Così
nei giorni scorsi abbiamo
ascoltato il premio nobel Rigoberta Menchù e il teologo
brasiliano Frei Betto sulla situazione dell’America Latina;
nella passata edizione era stata invece la volta di Luigi
Ciotti, fondatore del Gruppo
Abele, e del giudice Giancarlo Caselli, venuti a sollecitare
l’attenzione sul problema delle mafie nel nostro paese.
La scelta di interlocutori di
ALLA FESTA DEI GIOVANI
EMOTIVITÀ
FEDERICA TOURN
indubbia serietà e valore fa
presupporre l’intenzione degli organizzatori di affrontare
i temi proposti con un tono di
largo respiro, approfondendo
i problemi e sollecitando un
dibattito critico con il pubblico; cosa che però non sempre
avviene. Anzi, soprattutto
quest’anno si è notata piuttosto un’adesione entusiastica
degli intervenuti alle parole
del relatore di turno, e in pai'
ticolare di certe parole, come
«pace», «solidarietà», «amore» (meglio se materno), che
avevano l’immediato effetto
di far scattare l’applauso nel
bel mezzo di un discorso.
C’è da chiedersi se questo
far leva sull’emotività quando
si affrontano temi complessi
come la guerra civile, la globalizzazione e la fame nel
mondo sia Fumea strada per
sensibilizzare le persone;’ tan
to più che il pubblico che interviene a dibattiti simili è
(almeno in parte) avvertito,
attento e magari già impegnato e non ha nessun bisogno
che gli si dica che la pace e la
solidarietà sono necessarie,
ma piuttosto che gli si suggerisca come cominciare a metterle in pratica. Oppure a noi
che ascoltiamo fa più comodo
commuoverci di fronte al lavoro altrui, magari alzarci in
piedi davanti a chi ha perso
figli e compagni sotto la dittatura o nella lotta alla mafia,
piuttosto che coltivare un problematico disagio e impegnarci in prima persona.
Quindi applaudire sì, ma che
sia l’inizio di una collaborazione e non la continuazione
di una delega.
Problemi ferroviari
uovi disagi
|)er gli orari
e i biglietti
L'apertura del nuovo anno scolastico
Scuola: sì inizia
con numerose novità
Forse in pochi se ne sono
accorti ma l’orario invernale
appena entrato in vigore in
realtà copre solo mezzo inverno; proprio per il fatto che dal
2000 dovrebbero essere le Regioni, tramite concessionarie,
a occuparsi del trasporto locale ecco il perché dell’orario,
dal 26 settembre al 29 gennaio
(e non più fino a maggio come
è sempre stato); e dopo? che
i, succederà? si sa poco o nulla.
La linea della vai Pellice dovrebbe passare alla Satti, ma a
pochi mesi dal fatidico momento non se ne sa nulla...
Quello che invece si sa già
. (confermato dal personale
viaggiante lunedì 20 scorso) è
che dal r ottobre non sarà
più possibile mettersi in viaggio senza biglietto. Finora se
non si aveva acquistato il «titolo di viaggio» prima di salire sul treno, nel caso di stazioni impresenziate ci si poteva risolvere al personale Fs
sul treno. Ora non sarà più
così: chi salirà sul treno senza
biglietto, anche comunicandolo subito al personale viaggiante, si vedrà appioppata,
oltre al costo del biglietto, anche una maggiorazione: «Abbiamo fatto il possibile per
informare durante l’estate»,
ci ha detto un ferroviere sempre lunedì. Ma se il biglietto
nel tuo paese nessuno lo vende, che fare? «Si può andare
fino a Pinerolo, acquistandone una serie», è la risposta.
Quindi ogni famiglia, compresi gli anziani che sono fra
i maggiori utilizzatori del treno dovrebbe avere, secondo
le Fs, dei biglietti in casa.
La cosa lascia perplessi: a
Torre Pellice l’edicola che fipo a qualche mese fa vendeva
i biglietti non lo fa più per
problemi di rapporti con le
ferrovie mentre l’ufficio postale, per altro aperto solo al
riattino, molto spesso non ha
più i biglietti, sia per Pinerolo
che per Torino.
CARMELINA MAURIZIO
Sono molte le novità che
accompagnano l’inizio
dell’anno scolastico 19992000, sia per gli studenti che
per i docenti e per la gran
parte di quanti, famiglie e
operatori, ruotano intorno alla
scuola, che nel Pinerolese e
ovviamente in tutto il Piemonte, è ricominciata il 15
settembre. Non c’è più il timore, assai recente, del calo
demografico; infatti, soprattutto nelle materne, dove la
tendenza italiana in generale
(e non fa eccezione il nostro
territorio) mostra un lieve ma
rassicurante aumento del nu, mero degli iscritti; gli altri ordini e gradi di scuole sono
stabili, con l’eccezione delle
secondarie superiori, dove
con l’estensione dell’obbligo
scolastico i nuovi iscritti sono
aumentati: tutte le scuole superiori del Pinerolese infatti
hanno formato classi prime in
più rispetto agli altri anni scolastici, con aumenti notevoli
soprattutto all’agrario di Osa
sco, al corso per operatore turistico a Torre Pellice e anche
al Liceo valdese pareggiato di
Torre Pellice.
«Abbiamo iniziato l’anno
con molte speranze - dice il
preside dell’agrario, prof. Ramotti - e tuttavia al momento
siamo di fronte a problemi abbastanza importanti: per esempio, nel nostro istituto abbiamo 12 alunni disabili su
una popolazione di circa 300
studenti, ma in questo momento non abbiamo nessun insegnante di sostegno. Inoltre i
lavori di ristrutturazione di
due nuove aule, necessarie
proprio per l’aumento del numero degli iscritti (ci sono 15
classi contro le 6 di pochi anni
fa) sono stati rimandati dalla
Provincia a ottobre inoltrato.
D’altro canto siamo molto
contenti dell’aumento degli
iscritti, in gran parte ragazzi e
ragazze molto motivati, e intendiamo portare avanti tutti i
progetti che hanno funzionato
bene, tra cui soprattutto quello
degli scambi con l’estero e degli stage lavorativi in Italia».
Un’altra novità di quest’anno scolastico è dovuta al fatto
che molti insegnanti per la
prima volta hanno avuto la
possibilità concreta di passare
da un grado all’altro dell’istruzione, e in gran parte sono
effettivamente approdati alle
secondarie, dove la creazione
delle nuove prime ha determinato nuove cattedre. La scuola
media inferiore in alcuni casi
si è trovata priva dei suoi docenti e questo sta rendendo
spesso faticoso l’avvio del
nuovo anno. «Nella nostra
scuola - dice Mauro Ughetto,
preside della media San Laz
zaro di Pinerolo con oltre 400
allievi - abbiamo alcune cattedre scoperte ma la situazione
dovrebbe aggiustarsi entro la
prima metà di ottobre con
l’arrivo dei nuovi docenti».
Tutte le scuole stanno intanto cominciando a sperimentare in concreto l’autonomia e
in molti casi il lavoro svolto
nel passato viene valorizzato e
proseguito anche alla luce delle nuove normative. «Tutti i
valori e i compiti prioritari
della scuola pubblica - dice
Mariella Amico, dirigente
dell’istituto comprensivo di
Villar Porosa - restano fonda
La prima scossa di terremoto ebbe
luogo il 2 aprile 1808. Era di sabato
pomeriggio. Molte case furono lesionate
e con esse anche molti templi delle Valli,
in maniera più o meno grave. Non si hanno notizie (almeno io non ne ho!) di come si siano comportati i valdesi il giorno
successivo, domenica. I culti sono stati
sospesi perché ognuno aveva da pensare
ai suoi problemi? Per la chiesa di San
Giovanni, il cui tempio costruito due anni
prima era stato gravemente lesionato,
sappiamo da ricerche effettuate dallo storico Teofilo Gay che negli archivi è conservata la notizia che la domenica 10
aprile fu culto con confermazione dei catecumeni e che il culto stesso si tenne nel
campo posto a ponente del tempio nuovo.
La stessa notizia ricorre per le due domeniche successive, mentre il 5 giugno,
giorno di comunione di Pentecoste (ricordiamo per inciso che la Cena del Signore
veniva celebrata nelle chiese valdesi
IL FILO DEI GIORNI
DANNI
BRUNO BELLION
quattro volte l’anno, intorno a Natale, a
Pasqua, a Pentecoste e a metà settembre e
sempre per due domeniche consecutive,
in modo da consentire a tutti i componenti le famiglie di parteciparvi, pur non lasciando la casa e soprattutto il bestiame
abbandonato) e la domenica successiva il
culto venne celebrato nel vecchio tempio
del Ciabàs, che evidentemente aveva subito danni minori, anche perché la sua
struttura era molto meno pesante.
Sempre per San Giovanni abbiamo notizie sui grossi lavori che dovettero essere intrapresi per rimettere in uso il nuovo
tempio, che dapprima dovette essere
puntellato in modo da salvaguardarne la
stabilità. I muri perimetrali vennero raddoppiati e la base della volta verso ponente venne racchiusa da un pesante semicerchio di ferro e vennero messi dei tiranti di ferro in sostituzione di quelli di
legno che erano stati strappati dalle scosse. Il cerchio di ferro secondo il progetto
doveva pesare quaranta miriagrammi ed
essere fissato con bulloni alle estremità
del peso di un miriagrammo ciascuno.
Come avvenne a San Giovanni, dovette accadere anche per le altre chiese, tanto che il 7 marzo 1810 fu emanata una
legge che imponeva il controllo di tutti
gli edifici pubblici e il 16 maggio dello
stesso anno il sottoprefetto di Pinerolo
autorizzava i comuni a porre una sovrattassa straordinaria per quattro anni, in
modo da poter provvedere alla riparazione degli edifici pubblici, chiese e abitazioni pastorali comprese.
mentali anche in una scuola
che cambia. Stiamo elaborando un progetto per l’offerta
formativa (Pof) attivo, costruttivo e creativo». La realizzazione del Pof è proprio una
delle novità che i docenti e i
dirigenti si sono trovati di
fronte all’inizio di questo nuovo anno scolastico e le risorse
messe in campo per realizzare
i vari progetti sono notevoli; i
vari progetti, tra l’altro, dovranno essere presentati entro
breve tempo e dai loro contenuti dipenderanno poi in gran
parte i finanziamenti per le
varie iniziative.
Nella scuola che sta cambiando molto più rapidamente di quanto ci si possa rendere conto gli operatori stanno
cercando di adeguarsi e a
volte anche di anticipare novità e modelli positivi; in
questo senso l’istituto comprensivo di Torre Pellice ha
attuato quest’anno, per la prima volta, un vero e proprio
programma di accoglienza,
mirato a rendere l’impatto
con la scuola piacevole e rassicurante, così i piccoli della
materna, i «primini» delle
elementari e i nuovi delle
medie hanno trovato ad accoglierli i compagni più grandi
e alle loro famiglie è stato
poi consentito di entrare e
stare con i propri figli all’interno della scuola, per conoscere e conoscersi meglio, ma
anche per prevenire il bullismo da parte dei più grandi.
8
PAG. Il
Delle Yallì "\àldesi —:
venerdì 24 SETTEMBR^.^^pnì ^
PIOGGIA SULLA FESTA ALL’ASILO — È stata decisamente disturbata dalla pioggia la Festa dell’Asilo valdese
di San Giovanni (nella foto) organizzata dalla Casa e dalla
neonata associazione «Amici dell’Asilo» che è stata presentata ufficialmente domenica scorsa; dopo il culto e il
pranzo il pomeriggio è stato allietato dal noto chansonnier
valligiano Carletto Amoulet.
«NATURALMENTE CUMIANA» — Dal 25 al 26 settembre
Cumiana ospita la tradizionale fiera della salute, con mostra
mercato, convegni, spettacoli, incontri, giochi, tutto improntato alla tutela e al giusto rapporto con la natura. Quest’anno la manifestazione si apre all’insegna della polemica, in quanto a organizzarla non è più l’associazione «Naturalmente Cumiana», ideatrice e conduttrice dell’iniziativa,
bensì l’amministrazione comunale.
PIAN DEL RE — Legambiente, con la collaborazione di Pronatura, Wwf Piemonte, Italia Nostra e Mountain Wilderness, orgaiuzza per sabato 25 settembre alle 17, nella sala
polivalente di Paesana, una conferenza stampa sul degrado
e la gestione poco lungimirante del territorio, soprattutto
durante i mesi estivi. Verrà allestista una mostra fotografica
sulla torbiera di Pian del Re, a cura di Pro Natura.
ASSEMBLEA DELLA CGIL IN VAL PELLICE — Dopo
la pausa estiva, riprende l’attività sindacale: i temi da affrontare sono tanti, dalle pensioni al «sanitometro». La Cgil
organizza un incontro-assemblea aperto a tutti il 22 settembre alle ore 15 nella saletta d’arte in via ex Deportati e internati 24 a Lusema San Giovanni, il 23 settembre alle ore
15 alla Foresteria valdese di via Amaud a Torre Pellice, il
24 settembre alle ore 15 alla Società operaia in via Ospedale a Bibiana e il 27 settembre alle ore 15 nel circolo Rinnovamento in via Vittorio Veneto 6 a Bricherasio.
L’ARCHIVIO STORICO DELL’ASL ALLA BIBLIOTECA — L’archivio centrale dell’Asl 10, che contiene 30.000
faldoni di documenti (dalle 120.000 cartelle cliniche dei pazienti rièoverati all’ospedale Agnelli in questi anni alle oltre
100.000 lastre radiografiche e alla documentazione di tutte
le attrezzature diagnostiche), è stato trasferito in un capannone industriale appositamente attrezzato. Nell’ambito di
questo riordino complessivo è stata trovata una documentazione storica risalente agli anni compresi fra il 1926 e il
1945 relativa alle antiche «Congregazioni pinerolesi di carità, ex Ospedale degli infermi e Ospizio delle orfane». Fra
le carte ci sono inventari patrimoniali, deliberazioni assunte, contratti stipulati e altri documenti che consentono di ricostruire l’attività e il ruolo di questi enti nel servizio sanitario pinerolese. In seguito a contatti con la Soprintendenza
archivistica del Piemonte e della Valle d’Aosta, la direzione
dell’Asl ha consegnato ufficialmente questa documentazione alla Biblioteca di Pinerolo, che presto la metterà a disposizione di tutti gli interessati.
Corso di formazione giornalistica
RADIO BECKWITH EVANGELICA
in collaborazione con il settimanale
Riforma-L’eco delle valli valdesi
promuove la formazione di due giornalisti collaboratori.
Il periodo di formazione durerà un anno, eventualmente rinnovabile, e si svolgerà in parte presso la sede di Radio
Beckwith a Luserna, in parte presso la redazione de L’eco delle
valli valdesi a Pinerolo e in parte «sul campo».
Sono previsti incontri di studio sulla realtà pinerolese e sulla
Chiesa valdese e attività di preparazione di articoli e trasmissioni radiofoniche di tipo informativo; ai due partecipanti all’attività di formazione sarà garantito un rimborso spese;
• è richiesta la residenza in uno dei Comuni delle Comunità
montane valli Pellice, Chisone e Germanasca o dì San Secondo, Prarostìno e Pinerolo;
• i partecipanti dovranno essere automuniti;
• sarà motivo di preferenza un’età compresa fra i 20 e i 35 anni.
Le domande degli/delle interesrati/e dovranno pervenire, entro il 23 ottobre 1999, a Radio Beckwith, casella postale.
Torre Pellice, presentando curriculum vitae, titolo di studio,
eventuali esperienze già maturate nel settore giornalistico locale.
Un’apposita commissione valuterà le singole candidature mediante incontri, test e prove pratiche.
La data indicativamente prevista per l’inizio del periodo di
formazione è il 1“ dicembre 1999.
Il direttore
di Radio Beckwith Evangelica
fíervaldó Rostan
Valli Chisone e Germanasca: ecomuseo
Scuole e turismo
DAVIDE ROSSO
'ettere in rete il lavoro
.delle associazioni e
delle scuole, valorizzare le risorse storiche e di archeologia industriale presenti sul
territorio collegandole fra loro e offrendole alla visita turistica. Questi alcuni dei temi
dibattuti nel corso della tavola rotonda tenutasi sabato 18
settembre a Perosa Argentina
organizzata dall’associazione
Ecomuseo di Perosa dal titolo
«Valli Chisone e Germanasca. L’offerta turistico-culturale per le scuole», alla quale
hanno partecipato rappresentanti del mondo della scuola,
della politica e dell’associazionismo. Nel corso dell’incontro, a cui è seguita una visita guidata ai siti del tessile
di Perosa, è stato presentato
un dossier di studio, che è
stato preparato sotto la guida
dei ricercatori della facoltà di
Architettura del Politecnico
di Torino e con il finanziamento della Provincia, che
vuole essere soprattutto una
ricerca preliminare a futuri
approfondimenti. L’idea proposta dal Politecnico, ha spie
gato l’architetto Chiara Ronchetta che ha guidato la ricerca, è quella di dar vita a un
ecomuseo che coinvolga,
mettendolo in rete, il patrimonio di archeologia industriale
e di memoria presente sul territorio delle valli Chisone e
Germanasca collegando per
esempio in itinerari di visita
lo Scopriminiera della vai
Germanasca e il museo del
cuscinetto di Villar Perosa la
fortezza di Fenestrelle e i siti
del tessile di Perosa avendo
magari come sede per le associazioni che operano nel settore l’ex convitto Gutermann
di Perosa. Il problema è reperire le risorse necessarie alla
realizzazione di questo progetto, come è stato ammesso
anche dal presidente della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca, Erminio
Ribet, che però si è dimostrato fiducioso sul fatto che
«nelle valli ci siano le basi
per cominciare a lavorare sulla cultura da vendere. La
scommessa è quella di aprire
un dialogo con le scuole per
creare quella cultura dall’accoglienza che da noi purtroppo è ancora insufficiente».
Un momento dell’incontro di presentazione dell’iniziativa
A colloquio con Graziella Cortesi
Alzanì^ tipografi
jOiSCUSSi
tuo
e editori fin dall 925
fedei
GIAN MARIO GILLIO
Nel lontano 1925, nel cuore di Pinerolo, in via Ve
scovado prima e in via Carlo
Alberto poi, il teologo Giovanni Alzani iniziava la sua
attività di tipografo specializzandosi nella stampa di libri
e riviste religiose; nel 1971
Giovanni Cortesi, affiancando il cugino nella conduzione
dell’azienda, trasferitasi nel
nuovo stabilimento di via
Grandi, apre le porte alla
nuova generazione che oggi
continua l’opera, il «Gruppo
Alzani».
In questi anni il progresso
ha consentito di ampliare notevolmente la qualità dell’impegno, con l’ingresso di
nuove strutture e macchinari
ma non ha assolutamente intaccato la tradizione ormai
ben nota: il Gruppo è sicuramente il maggior promotore
pinerolese, per quanto riguarda l’editoria locale. Oggi parlare di tipografia potrebbe risultare un termine restrittivo:
Graziella Cortesi ci spiega
perché la scelta di «Gruppo
Alzani».
«Il nostro impegno in questi ultimi anni si è spostato:
infatti, oltre alla tradizionale
tipografia, abbiamo voluto
raggruppare un insieme di attività, che riteniamo complementari, come lo studio grafico pubblicitario e l’editoria
locale. Ricordo che noi siamo
casa editrice ormai dagli Anni 20, quando è stata fondata
la tipografia, che è sorta dalle
ceneri di una precedente tipografia di Chiantore Mascarelli che operava in Pinerolo al
L'astronoma Margherita Hack apre l'anno di studi del Collegio
La vita oltre il sistema solare
MASSIMO GNONE
ccorre saper dare imNv portanza al sogno»:
così ha aperto il suo intervento il moderatore Gianni Rostan, all’inaugurazione dell’anno scolastico 1999-2000
al Collegio valdese di Torre
Pellice. Un sogno diventato
realtà, anche quello dei 31 fra
studenti e studentesse iscritti
al primo anno; una cifra, un
numero impensabile, almeno
qualche anno fa, quando si
era arrivati a parlare di una
chiusura dell’istituto. Ecco
allora, nel sogno, la «stella»
del sabato pomeriggio alla
Casa valdese, appositamente
arrivata per la prolusione:
Margherita Hack, ordinaria
di Astronomia all’Università
di Trieste ma, ha ricordato
Lucetta Geymonat, presidente del Comitato del Collegio
valdese, «certamente questo
non sarebbe l’unico titolo
con cui presentarla».
La prof Hack ha parlato per
tre quarti d’ora ricordando,
ma quasi rincorrendoli, alti e
bassi dell’impegno umano
verso la scoperta dell’«altro»,
nello spazio, nel nostro sistema solare e poi al di là, in altre galassie, lontano e alla ricerca delle «possibilità di vita
nell’universo». Spingendo 1’
occhio e tutti i sensi umani oltre le proprie facoltà e, come
ha sottolineato in un’occasione la relatrice, condannando
sovente l’ardito alle fiamme
punitrici del rogo. «Le probabilità che qualche forma di vita intelligente esista sono rela
tivamente alte - ha concluso
la prof. Hack -, anche se sperare di vedere gli uomini verdi, gli extraterrestri sulla terra,
ma anche sperare di poter colloquiare con loro è una cosa
estremamente improbabile».
Alla fine del pomeriggio
abbiamo incontrato Giovanni
Peyrot, presidente dell’associazione astrofili Urania di
Luserna San Giovanni e fra
gli entusiasti promotori della
presenza dell’astronoma a
Torre Pellice: «Il discorso di
Margherita Hack è stato un
compendio di astronomia in
meno di un’ora di tempo ed è
stato ricchissimo di informazioni: la scienza astronomica
è la madre di tutte le scienze
ed è molto formativa per gli
studenti. Dal Collegio valdese si esce soprattutto ricchi di
cultura umanistica, ma in
quest’occasione viene finalmente buttata la pietra della
scienza e della ricerca. Non
bisogna vivere nel sogno o
nella fantascienza, ma vedere
ciò che di reale c’è sulla Terra e nell’universo».
Di reale al Collegio valdese
ci sono, come già ricordato, i
31 iscritti al primo anno,
l’apertura del nuovo indirizzo
di liceo scientifico che va ad
aggiungersi alle tre possibilità
già attivate negli anni precedenti: classico, e per quanto
riguarda il liceo europeo, gli
indirizzi giuridico e linguistico. «Gli studenti iscritti quest’anno - spiega il preside.
Elio Canale - sono 94 in totale, con 13 docenti». Il Collegio intanto aumenta anche la
sua apertura verso l’Europa e
la sua vocazione di apertura
internazionale: «Quarantacinque nostri allievi soggiorneranno all’estero da due a quattro settimane: in Svizzera,
Francia, Germania, Inghilterra
e Irlanda, e in più ci sono gli
scambi di classe», aggiunge
ancora il professor Canale.
All’inaugurazione la pastora
Daniela Di Carlo, chiamata
per la riflessione biblica, ha
letto dal libro di Giobbe, al
capitolo 38: «Dio invita Giobbe a guardare fuori di sé, lo
invita a usare l’intelligenza
che egli stesso gli ha posto nel
cuore per comprendere certamente se stesso, in relazione
però con gli altri e il mondo
che lo circonda; lo richiama a
un’intelligenza che si sviluppa
con il solo confronto con l’altro e l’altra, la luce, le stelle,
l’acqua: la vita intera; la curiosità che ci fa sgusciare fuori di noi». Una curiosità, si potrebbe concludere, che è sempre effetto di un sogno.
/
sm
la fine del ’700 e gli inizi del
’800 con il nome “Società
anonima cooperativa”. Sj
possono infatti trovare in bi.
blioteca libri di fine ’700 di
Chiantore Mascarelli: era
normale che un tipografo %
se anche editore. Oggi non è
più così, le esigenze della
stamperia sono diverse da
quelle della casa editrice
l’impegno richiede due ani’
me distinte, da unire per il risultato finale».
- Si può dare un numero alla vostra produzione di Hkfj
scritti da autori locali?
«Non possiamo risalire
produzione dal 1925 in quanto
l’archivio storico presenta
cune carenze; ultimamente abbiamo in catalogo 120 libri».
- Ci può spiegare la scelta
di pubblicare autori locali i
raccontare così la storia dà
nostri luoghi?
«Riteniamo che essere sostenitori della cultura locale,
che potrebbe perdersi nella
memoria, o comunque alterarsi nel ricordo, sia una bella sfida. Ricordo che le mie
origini sono liguri, ma amo
questa terra che mi ospita e
ritengo che la cultura eia
storia di ogni luogo debbano
essere salvaguardate e valorizzate, penso che un territorio così eterogeneo e vasto
come il Pinerolese e le vali
possa trarre vantaggio dall'
editoria locale».
- Quali sono i temi prevalentemente trattati dagli autori?
«Noi possiamo, grazie agli
autori ricchi di idee e sensMi
al territorio, offrire un ampio
raggio di interesse: il tema del
lavoro toccato da Walter Careglio nel suo ultimo libro
Quando il telaio scricchiola,
la crisi del cotonificio Mazzonis e la vai Pellice, è stato toccato in contemporanea anche
da altri autori, da Lorenzo Tibaldo, Walter Bruno e Gian
Vittorio Avondo, per il libro
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sulla Riv, due valli diverse,
due periodi storici, paragoni
su mondi vicini. Abbiamo
inoltre libri sul territorio, come Abitare in valle e La
draia, e racconti sul territorio
come quelli di Lina Dolce o
racconti fantastici come quelb
di Fabrizio Legger».
- L'editore legge tutto do
che gli viene proposto dagli
autori: quali sono i criteri &
valutazione?
«Oltre alle capacità dell’autore, va verificato che l’argo;
mento sia attinente ai nostri
interessi; abbiamo anche
l’aiuto di enti pubblici che
spesso, collaborando con gl*
autori nella fase della ricerca,
consentono pubblicazioni dettagliate».
- In conclusione, come avviene la distribuzione?
«Abbiamo deciso di gesWla in proprio, contattando direttamente i librai, almeno
per quanto riguarda il nostro
territorio; per il resto del P*0'
monte ci appoggiamo a un distributore».
La prof. Hack durante la prolusione
9
112^1 venerdì 24 SETTEMBRE 1999
Delle %lli ìàldesi
PAG. Ili
jpiscussi alla Festa dei giovani i problemi dell'America Latina
Luomo «a rischio di estinzione»
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donna», dice deciso Frei Betfrchiamato alla Festa dei
¿¿vani il 13 settembre scorso
aoarlare di globalizzazione,
n teologo della Liberazione
irasiliano sgombra subito il
campo dai dubbi: «Più che di
globalizzazione dovremmo
parlare di imposizione del
.nodello anglosassone, di
“globalcolonizzazione”». Il
nercato la fa da padrone,
continua Detto, e detta condiàoni insopportabili a due terzi della popolazione mondiale. La maggior parte dei brasiiiani non ha i diritti fondamentali: né cibo sufficiente,
né educazione scolastica,
spesso neanche la casa e il lavoro. «La sfida è trovare il
modo di distribuire in modo
solidale la ricchezza - agpiunge Luis Inacio da Silva,
meglio conosciuto come Loia, sindacalista e fondatore
del Partito dei lavoratori in
Brasile, sconfitto alle presidenziali deir 89 - dobbiamo
soodlizzare le nostre tecnologie, portare da mangiare a chi
non ne ha: questa dovrebbe
essere la globalizzazione». La
(globalizzazione della solida■ ' s la chiama Frei Bette,
«perché non è possibile che
ogni anno muoia un milione
di bambini sotto i cinque anni
e nessuno intervenga».
Lula esorta poi i giovani a
occuparsi di politica, perché
disinteressarsene vuol dire
delegare a una minoranza la
risoluzione di problemi fondamentali. Critico nei confronti del governo del Brasile,
che a suo avviso non investe
nelle risorse interne ma copia
maldestramente i modelli occidentali, Lula insiste sulla
necessità di impegnarsi in
prima persona per cercare di
contribuire al cambiamento:
«Un’inversione di rotta è possibile - spiega - ma non c’è
un’uscita individuale: un
mondo globalizzato impone
che si cerchi una risposta col
lettiva ai singoli problemi».
A conclusione degli incontri sull’America Latina, sabato 18 settembre Gerard Lutte
ha presentato il suo libro
Principesse e sognatori nelle
strade del Guatemala, edizioni K. L’autore raccoglie le testimonianze delle quetzalitas,
un gruppo autogestito di ragazze che hanno deciso di
uscire dalla droga o dalla prostituzione. Il gruppo fa parte
della «movimento dei giovani
di strada», che si propone di
essere un punto di riferimento
per chi vive nella strada, fornendo pasti regolari e organizzando corsi di alfabetizzazione, laboratori di attività
espressive tentando di dare ai
giovani mezzi per vivere in
modo autonomo.
Favelas a Rio de Janeiro
TENNIS TAVOLO
Con l’autunno i,prendono
anche i campionati di tennis
tavolo e col prossimo fine
settimana anche le formazioni
della Valpellice saranno ai
nastri di partenza. Tutte le
formazioni valligiano saranno
in trasferta, la CI nazionale,
rinforzata dal torinese Valter
Fresch, sarà a Vigevano, la
C2 regionale riposerà, la DI A
andrà a Cambiano.e la DIB
andrà venerdì 24 a Ivrea. Intanto domenica 19 si è svolto
il torneo sociale della Valpellice: ha vinto Marco Malano
davanti a Paolo Rosso, Maurizio Migliore e Davide Gay.
ANCHE IL 3S ABBRACCIA
IL PATTINAGGIO
La polisportiva 3S di Luserna San Giovanni ha allargato la propria attività allo
sport del ghiaccio aprendo
una sezione di pattinaggio artistico. L’associazione sportivi ghiaccio Valpellice presieduta da Mauro Ferrando si è
sciolta facendo confluire l’organico di atleti e tecnici nel
gruppo lusernese; l’attività
agonistica si svolgerà al palaghiaccio di Torre Pellice e
sarà guidata dai tecnici Lucia
Bertolino e Miriam Lo Faso.
Gli atleti parteciperanno alle
gare federali e, in vista delle
olimpiadi del 2006, è stata inserita in calendario per fine
gennaio una gara nazionale di
pattinaggio artistico.
Dal 23 settembre in Val d'Angrogna
L'autunno» al vìa
Da ormai 21 anni nei mesi
di settembre e ottobre la valle
d’Anpogna si ravviva di incontri, concerti, manifestazioni popolari 0 dibattiti organizzati dal Comune in collaborazione con alcune associazioni: è il momento dell’«Autunno in vai d’Angrogna»,
una rassegna nata sul finire
degli Anni 70, quando l’Italia
era percorsa dai brividi del
teiTorismo e in generale c’era
più voglia di discutere e di
confrontarsi di quanta ce ne
*.‘2 oggi. Le serate nei quartieri erano spesso occasione
di accese discussioni di fronte
u sale gremite; negli ultimi
®ni non è stato sempre così,
Wwe i temi scelti per non
sono stati privi di interesse.
L edizione di quest’anno
prende il via giovedì 23 setsnibre, alle 21, alla bibliotecomunale, con un confron
0 sull’edilizia e in specifico
sul regolamento edilizio coijtunale con la partecipazione
presidente dell’apposita
coi^ssione comunale, Marp Rostan, di Adriano Longo,
incono della Chiesa valdese,
J.® rappresentanti di Asl, Repone e Comunità montana,
rassegna chiuderà i battenvenerdì 29 ottobre, con un
sull al tempio del Serre,
a nuova legge sui trapianti
1 °”®^'one di organi; fra gli
‘0 erventi si segnala quello
^ senatore Fassone e, spera
* organizzatori, anche
1' P'^ofossor Salizzoni delpedale Molinette di Toricomunque di qualcuno
sua nota équipe.
28*! ***®^^o tanti momenti. Il
il p^llcnrbre, alla biblioteca,
teatro Angrogna
yo ®o.ta >1 premontaggio del
si ° rn lavorazione sulla ReHj, in vai Pellice, destisuita . storienti delle scuole
j,I«nori; il 7 ottobre, giorno
ficftTa^ ad Angrogna, verrà
fen, . ^ta, in una serata al
P'o del Serre, la figura di
Levi Buffa col titolo «Non
c’è memoria senza futuro»; il
10 ottobre, Angrogna sarà sede della manifestazione «Città d’arte a porte aperte» e ospiterà una mostra di prodotti
artigianali, una di quadri e
balli occitani sotto l’ala. Sabato 16 e domenica 17 mostre
di prodotti agricoli e artigianali, triathlon della vai d’Angrogna, castagnata; sabato 23
nella chiesa cattolica di San
Lorenzo verrà presentata la
prima cassetta del coro La
draia dal titolo «La notte in
sogno» con la partecipazione
del Coro alpino di Rivoli;
nell’intervallo verrà presentato il 19° «quaderno del Centro
di documentazione» sulla storia di Angrogna fra il ’48 e il
’75. Domenica 24, durante
un’assemblea pubblica in biblioteca, si discuterà dell’ampliamento della fognatura nella zona orientale della valle.
E poiché in Angrogna si
stanno realizzando o sono già
stati portati a termine alcuni
interventi nel settore turistico
(basti pensare al lavoro avviato alla Vaccera o alla costruzione del centro sportivo
al Passel), il Comune ha colto
l’approvazione di una nuova
legge sul turismo approvata
dalla Regione Piemonte nel
luglio scorso come occasione
per discutere: è una legge che
porterà nuove occasioni di
sviluppo nelle valli alpine? si
chiedono gli amministratori
di Angrogna; con una punta
di amarezza, il sindaco, JeanLouis Sappé, commenta: «Se
invece di tutto il “can can
messo su con le dimissioni di
mezzo Consiglio, il commissariamento e le elezioni anticipate, si fosse lavorato insieme per far partire il progetto
del “Pomo d’oro”; entro breve tempo avremmo potuto
avere sulla piazza di San Lorenzo un bar, una sala attività,
un punto di ristoro e di accoglienza turistica...».
Incontri percorrendo le vecchie borgate
Sentieri e ricordi
in Val d'Angrogna
GIUSEPPE PLATONE
Quell’antico sentiero me
lo aveva mostrato, per la
prima volta, il pastore Renato
Coìsson nel 1974. Si partiva
nel primo pomeriggio dal Serre d’Angrogna giù verso il
fondovalle, poi su verso i
Coìsson Ricca passando accanto a una scuoletta Beckwith poi, oltre il gruppo di case, attraverso i boschi, sull’antico ponte in pietra Salbertrand, si saliva ancora passando vicino all’insieme di
case dette la «Maisonassa»,
ancora su e questa volta in
piano, costeggiando una lunga
siepe di bosso, verso il villaggio di Cacet. Andando a fare
quel giro il pastore si fermava
sempre da Catrina, anziana
contadina che amava leggere
la Bibbia, fare domande e invitarci con lei a pregare.
Da Cacet poi, verso sera, si
andava ancora un po’ più in su
in una bella scuoletta Beckwith, con un grazioso cortiletto cintato, per una attesissima riunione serale. C’era
Amato, Yvonne, Ida, Albino,
Giulio, Ricu Brira, e altri, pochi. Ah, dimenticavo Elda con
suoi bambini e qualche volta
un paio di giovani come Elder
Plavan e poi, spesso, dai Coìsson ci raggiungeva Luigina
con qualcuna delle sue figlie
che trotterellavano come caprette su per i prati. Ho percorso tante volte quel sentiero
per me costellato da personaggi affascinanti. Ricordo, su
quel sentiero, Etienne Coìsson
con i suoi preziosi lavori in legno e sua sorella Maria dentro
una casa che pareva una piccola Svizzera catapultata lì per
caso, tisana compresa.
Ho ripercorso di nuovo dopo tanti anni, in questi giorni
di vacanza, quel sentiero sino
al cuore di Cacet e qui ho ritrovato Pierino Rivoira. L’ultimo abitante di Cacet. Diciamo meglio: l’unico, perché
ogni tanto, specie d’estate,
qualcuno torna ancora a rivedere la casa degli avi. E Pierino, ormai pensionato, si è ritirato quassù con qualche bestia da accudire e un paio di
cani per compagnia. Mi mostra la casa dei suoi (data di
fabbricazione scolpita su una
pietra del muro perimetrale:
1771), una strana casa fornita
di due ampi porticati, che costituivano passaggi comunitari tra le case. Ho visto qualcosa di simile nel paese di Milena in Sicilia. Sono arcate che
non fanno parte della tipologia della casa angrognina e
che qui danno un certo tòno
architettonico all’insieme.
Più in là una casa del ’600:
«Non è stata distrutta durante
l’esilio - precisa Pierino - e il
tetto di lose tiene ancora. E
fin che tiene, la casa non andrà giù». Più in su, faticando
un po’, incontro Ida, vedova
da alcuni mesi, con i suoi cani. E più in là ancora, alle Arvure, gruppo di case lungo la
strada che scende verso il
Serre, incrocio Alfredo. Vive,
da anni, solo: ha il telefono,
delle mucche, ha un aria forte, fiera. Sembra sfidarmi.
Forse gli faccio pena sudato
come sono con questa pinguedine da prelato protestante. «Finché mi posso alzare
ogni mattina ringrazio il Signore - aggiunge Alfredo -.
Non so quanto durerà ma finché dura starò quassù».
Mentre torno giù penso a
questi brevi discorsi, quasi
frasi fatte, banali, eppure c’è
dietro un amore testardo per
questa montagna, per queste
case che rinviano direttamente
alla sofferta storia valdese.
Nelle
Chiese Valdesi
SAN GERMANO —
Procedono i lavori di recupero del muretto che delimita il giardino del presbiterio della chiesa. La nuova
recinzione, già in parte rifatta, al termine dei lavori
permetterà la vista del giardino interno che dovrebbe
rinascere, anche grazie alla
consulenza della facoltà di
Agraria di Torino, come
giardino all’«inglese». Intanto, in questi giorni, il
Comune di San Germano
sta provvedendo alla realizzazione di un marciapiede
che costeggerà parte del muro di cinta rendendo più sicuro
il passaggio dei pedoni nella stretta strada che costeggia lateralmente il presbiterio e che conduce a villa Widemann.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La ripresa delle attività
sarà domenica 3 ottobre, alle ore 9,15, alla sala Albarin, con
rincontro dei ragazzi e delle ragazze del catechismo (nati tra
il 1983 e il 1986) e del precatechismo (nati nel 1986 e nel
1987); alle 10 culto con la partecipazione anche dei bambini
e delle bambine della scuola domenicale e delle loro famiglie. Il Gruppo musica si ritrova mercoledì 29 alle 20,45.
PINEROLO — Il culto di apertura delle attività si terrà
domenica 10 ottobre seguito dalla tradizionale agape.
SAN SECONDO — Giovedì 23 settembre, alle ore
20,45, si ritrova la filodrammatica. Domenica 26, alle 10,
culto di apertura delle attività.
TORRE PELLICE — Domenica 26 settembre al centro
culto con Santa Cena. Mercoledì 29 settembre, alle 20,30,
alla Casa unionista, tutti i genitori dei ragazzi e delle ragazze che frequentano la scuola media sono invitati a una riunione per stabilire gli orari del precatechismo. Orari del catechismo: mercoledì 29 settembre, alle 16, alla Casa unionista, r anno, alle 17 2° anno; giovedì 30 settembre, alle 17,
sempre alla Casa unionista, 3° anno di catechismo.
La borgata Martel
Una storia che non c’è bisogno di raccontarsi perché la
conosciamo. Pierino dopo una
vita da muratore a San Secondo ha preferito, da pensionato,
ritirarsi quassù. Scendendo
più in giù, dopo le Arvure, al
Fè, esce dalla sua bella dimora, quasi un trampolino collocato sulla valle, una principessa dai capelli bianchi, con due
cani, un po’ aggressivi per la
verità: ma è tutta scena per difendere la loro dolce padrona.
È Elena, una vita a Ginevra
nella chiesa di Calvino come
custode; è sola anche lei. Il figlio, i fratelli, la sorella la
vanno a trovare spesso.
Ma questa solitudine della
montagna non è la stessa di
quella di tanta gente che vive
in quell’anticipo di loculo che
è l’appartamento condominiale. Quest’ultima, mi pare, è
una solitudine più amara. Perché è rotta da rumori di televisori accesi, di piatti, di urletti
per le scale lanciati magari per
sollecitare l’arrivo dell’ascensore. Ma non c’è storia, non
c’è niente. È una somma di
metri quadri umani e di cemento. La solitudine di queste
montagne è silenziosa. Rotta
soltanto dal lamento lugubre
notturno del gufo, dal latrare
dei cani, dal vento che piega i
cespugli di bosso e i rami delle betulle. E un silenzio naturale che non ti svuota ma ti
avvolge. Certo ti può anestetizzare, rendere asociale, schivo, in effetti non basta il venerdì del mercato per riumanizzarsi. Una solitudine in cui
un pulviscolo diventa una
montagna. Una frase detta
(disegno di Marco Rostan)
viene sezionata mille volte.
Lassù ogni parola ha il suo peso che nel suo rotolare nella
mente sino al prossimo venerdì, può diventare enorme.
Eppure quel modo lento di pesare i discorsi, di osservare i
silenzi tra una frase e l’altra.
Quel guardarsi senza parlare,
quel camminare tra pietre cariche di storie, ricordi e forse
anche desolazione, quei rari e
preziosi incontri umani trasmettono una particolare forza
spirituale.
Finalmente si intravede il
villaggio di Buonanotte, vivacizzato da schiamazzi di bambini (qui arriva anche lo scuolabus del Comune), e qui, a
novecento metri, c’è un po’
più di movimento. Su di un
grande prato, Nicoletta fa
viaggiare un trattore e lavora
con la stessa abilità di un agricoltore provetto che se lo
mangerebbe in insalata. La zia
Nadine, immobile come Lot
sulla verde altura odorosa di
fieno, segue attenta e ammirata quel circumnavigare del
mezzo meccanico. Per la strada senti uno scambio di allegre battute in spagnolo perché, da qualche anno, vivono
qui famiglie uruguaiane affascinate anche loro da questa
mezza costa del vallone. E di
notte senti scorrere giù, al fondo della valle, l’Angrogna.
Rumoreggia e rivendica il suo
ruolo di colonna sonora di un
paesaggio suggestivo che ti
entra dentro e non ti molla
più. Sì penso che ci sia un mal
d’Angrogna, colpa della sue
gente, colpa dei suoi boschi e
della sua storia. Inguaribile.
10
PAG IV
Delle ^lli moESi
VENERDÌ 24 SETTEMBRE ]qq^Ì
Il campionato inizia il prossimo 2 ottobre
Hockey ghiaccio: solo
la Valpe in Piemonte
Pinerolo: concluse le prime gare di salto
Concorso ippico
Fra due settimane sarà al
via una delle più importanti
stagioni dell’HC Valpellice
nel massimo campionato italiano di hockey su ghiaccio.
Valpe in serie A2 (ma la Al
non e uste e il solo Milano ha
deciso di non aderire alla
scelta di giocare la massima
serie con un solo straniero)
con 14 avversarie che rappresentano il meglio dell’hockey
italiano. Al via saranno, oltre
ai biancorossi, Alleghe, Amatori Asiago, Appiano, Auronzo, Bolzano, Brunico, Como,
Fassa, Val Venosta, Merano
campione d’Italia, Renon, Varese, Vipiteno e Zoldo; dunque la A2 dell’anno scorso
più la serie A1 senza Milano e
Courmaosta sparito dalla scena a livello nazionale. E da
Aosta arriva la maggior parte
dei rinforzi messi insieme dal
presidente Cotta: i confermati
De Luca e Melotto cui si sono
aggiunti Olivo, Tomasello,
Tremolaterra, Cintoci, Marziale, Scapinello e il giovanissimo portiere Favre. Naturalmente a difesa della gabbia ci
sarà il riconfermatissimo Alessandro Rossi che ha scelto
di restare a Torre Pellice, come il terzino De Zordo. Altri
due acquisti arriveranno dal
Bolzano, gli attaccanti Stevanoni, recentemente approdato
alla nazionale, e Dorigatti.
Con loro ci saranno alcuni
«vecchi» della valle (ci piace
a questo proposito sottolineare il ritorno di Cristian Zancanaro) e un gruppo di giovanissimi provenienti dall’under 16
(Gonin, Viglianco, Babolin,
Carignano, Poet e Cogno).
Forse questi ultimi giocheranno poco e faranno tanta panchina, ma sta proprio in loro il
futuro dell’unica squadra piemontese in serie A; sono infatti i primi giocatori a riemergere dopo la lunga chiusura della pista di Torre Pellice.
La trasformazione dell’impianto di refrigerazione da
ammoniaca a glicole, un’operazione da diverse centinaia
di milioni necessaria anche
per la sicurezza, ha protratto
l’apertura della pista; i dirigenti del Valpellice contano di
avere il ghiaccio per il prossimo fine settimana, intanto i
primi allenamenti, sotto la
guida del neoallenatore Massimo Darin, sono iniziati la
scorsa settimana ad Aosta.
Negli stessi giorni è stato sottoscritto un nuovo e importante contratto di sponsorizzazione con la più importante industria dolciaria della valle: la
Valpe si chiamerà così Caffarel Valpellice Sparea. In settimana è prevista un’amichevole a Varese, poi sabato o domenica un confronto con il
Como e martedì 28 a Torre
dovrebbe arrivare anche il Varese. Il 2 ottobre prima di
campionato con lo Zoldo.
Si è concluso domenica 19 settembre, con la vittoria nell’ultima gara dell’irlandese Harry Marshall, il 13° Concorso ippico
intemazionale di salto ostacoli categoria Csi-A città di Pinerolo. La manifestazione, che si è svolta sul percorso a ostacoli di
piazza d’Armi, era cominciata venerdì 17 ed è stata caratterizzata, come già gli anni scorsi, dalla partecipazione di molti cavalieri di qualità. Il «Gran Premio città di Pinerolo», che si è tenuto nel pomeriggio di domenica in due manches, è stato molto
combattuto e solo al barrage a cronometro finale l’irlandese
Harry Marshall in sella a Cruiseline ha avuto la meglio
sull’olandese Eric Van der Vleuten che cavalcava Ausi’s Nily
de la Ferme Rose e sul belga Kristof Cleeren in sella a lux.
Nella classifica finale della tre giorni il premio come miglior cavaliere (una Fiat Bravo) è andato però a Kristof Cleeren mentre miglior cavaliere italiano è risultato Andrea Bracci. Fra le donne si è aggiudicata il premio come miglior amazzone straniera Helena Vamberg mentre Elena Scarpa è risultata essere la migliore fra le italiane. L’appuntamento autunnale
con l’ippica a Pinerolo proseguirà il 24 e il 25 settembre
quando si terrà l’ll° Concorso ippico nazionale di salto a
ostacoli tipo-A e si concluderà il 3 ottobre quando tra l’altro è
attesa la visita del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, che parteciperà alla cerimonia organizzata per i 150
anni della Scuola di cavalleria di Pinerolo.
Una serie di concerti (gratuiti) a Luserna San Giovanni
Tre appuntamenti con l'organo
Torre Pellice
«Jeux d’Orgues»; la parola
francese jeu indica il gioco
nella più completa accezione
del termine, in alternanza di
situazioni e sfumature. Anche
i registri dell’organo con le
loro diverse fisionomie sono
chiamati jeux. Il tocco stesso,
con la sua immensa varietà tra
il legato e il non legato, unico
mezzo espressivo a disposizione dell’organista per comporre frasi e accentare singole
note, viene definito Jeu.
Nel nostro caso, «Jeux d’
Orgues» vuole essere l’offerta
all’ascoltatore di una visione
d’insieme, dove sia possibile
percepire il massimo della varietà, dettata dal sentire personale dell’esecutore e mediata dal carattere dello strumento e dall’acustica della
chiesa. Riflettori puntati,
quindi, a seguito dell’importante restauro dell’organo
della chiesa di San Giovanni
Battista a Luserna San Giovanni, costruito nel 1750 da
Giacomo Filippo Landesio,
Hai mai pensato di imparare
TED^CQ
SPAG®?''*''
INGLESE
a sole 11.000 lire/ora?
Allora chiama il Collegio
valdese di Torre Pellice
al numero 0035-7031062
e troverai:
• insegnanti madrelingua
• corsi personalizzati
• gruppi min. 4 max. 8 persone
• videoteca/biblioteca
a tua disposizione
Scadenza i.scrizioni e riunione
per tutti gli interessati
LUNEDÌ 27 SETTEMBRE
'99 ORE 20
Collegio valdese-via Beckwith I
10066 Torre Pellice (To)
artigiano originario di Levaldigi nei pressi di Cuneo. Si
tratta infatti di un unicum nel
Pinerolese, sia per lo stato di
conservazione della fonica
originale sia per essere l’unico strumento del XVIII secolo
presente sul nostro territorio.
Questo capolavoro è il fiore
aH’occhiello della piccola
parrocchia e una delle risorse
culturali del Comune, tanto
da renderlo protagonista assoluto di un festival che comprende tre concerti. Maurizio
Croci, che inaugura la rassegna «Jeux d’Orgues» venerdì
24, è organista presso la chiesa della Trinità di Berna, professore all’«École Normale
Cantonale» e direttore artistico deir«Académie d’Orgue»,
entrambe a Friburgo.
Il programma che verrà
eseguito in questo primo
concerto evidenzia un percorso che guida l’ascoltatore
passando attraverso i cromatismi di Giovanni de Macque, compositore italo-fiam
mingo della seconda metà
del ’500, fino al ’700 inoltrato, passando per Frescobaldi
e Scarlatti. Notevole il numero di composizioni presentate, con alcuni nomi poco conosciuti come Aleotti o Paganelli, accanto ai più celebri
Willaert, Clemens non Papa,
Muffat e Fischer.
Suonerà sabato 2 ottobre
Luca Scandali, titolare della
cattedra d’organo al conservatorio «U. Giordano» di
Foggia e vincitore, lo scorso
anno, del prestigioso primo
premio assoluto «Paul Hofhaymer» di Innsbruck. A Silvano Rodi, organista della
chiesa di Santa Devota nel
Principato di Monaco, insegnante d’organo all’«École
Départementale de musique
des Alpes Maritimes» di Nizza, spetta il compito di chiudere la rassegna domenica 10
ottobre. L’ingres.so ai concerti, che si terranno tutti alle ore
21 nella chiesa di San Giovanni a Luserna, è gratuito.
Trial europeo
femminile
con la pioggia
GW/\
ESpOSiziONE E UboRATORÌO:
vìa S. SEcoNdo, ?8 - * 0121 /201712 fAx 0121 /505042
E'MaìI; qRÌVA@qfiivA.ÌT hTTp;//www.qRÌVA.ii
ABBADIA ALPINA - PINEROLO (To)
(di IRONTE aIU caserma AlpiNi «BERARdi»)
VeIRÌNA NOVITÀ - vicob CiRAud/pORtici VÌA ChÌAppERO
Malgrado una pioggia incessante che ha accompagnato le concorrenti per tutta la
giornata, domenica scorsa si è
svolto a Torre Pellice il 3°
trial intemazionale femminile
valido come prova unica di
campionato europeo con la
partecipazione di atlete provenienti anche da Giappone,
Stati Uniti e Canada.
La pioggia ha reso più difficoltose le 15 zone su cui era
articolata la prova e ben poche concorrenti sono riuscite
a inanellare dei percorsi netti.
Il successo è stato comunque
ampio, sotto il profilo tecnico
e, malgrado tutto, anche della
partecipazione di pubblico.
Ha vinto nella categoria A, la
più complessa, la tedesca Iris
Kramer, già vincitrice lo
scorso anno; dietro di lei la
norvegese Linda Meyer e la
lusernese Simona Chauvie.
Nella categoria B, ha vinto la
belga Tine Jacobs davanti alla tede.sca Ute Kramer (sorella dell’altra vincitrice) e alla
giapponese Ban Tsuruyo.
23 settembre, giovedì
BRICHERASIO: Alle 21,
Piero Montanari e Pino Miller
presentano «Cantò e cantò mia
tera», spettacolo di canti e cabaret, ingresso gratuito.
TORRE PELLICE: Per due
giorni, alla Bottega del possibile, incontri sul tema dell’handicap e informazione, su rapporti
tra servizi e famiglia per costruire, il progetto individuale
per so.stenere la domiciliarità.
24 settembre, venerdì
BRICHERASIO: Alle 21,
all’ala comunale, concerto de
«I tre castelli».
25 settembre, sabato
POMARETTO: Dalle 18,
assemblea dei soci del gruppo
sportivo Pomaretto ’80 con elezione del direttivo, cena e premiazione dei migliori atleti.
Domenica, dalle 16, «Strapomaretto».
PINEROLO: Mercatino delle pulci nel pomeriggio e per
tutto il giorno domenica 26.
BRICHERASIO: Mostra
mercato dei vivaisti e spettacolo pirotecnico.
TORRE PELLICE: Alle
21, nella palestra di via D’Azeglio, festa con musiche eccitane, suona Vincenzo Cagliotti.
PINEROLO: Al parco del
Veloce Club, dalle 8 di sabato
fino alle 23, e dalle 9,30 di domenica 26, campionato italiano
a teme categoria «D».
26 settembre, domenica
BRICHERASIO: Mercatino
delle pulci e gran mercato ortofrutticolo, dalle 8 alle 19.
PRAROSTINO: Giornata
del Cai, organizzata dalla sezione di Pinerolo.
ANGROGNA: Alle 10, gara
di cross e country Mtb, con raduno alle 9 in località Passel,
prova di campionato regionale
gran fondo Uisp «1° giro della
vai d’Angrogna».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle ore 15,30, a Villa
Olanda, «Stazione 0», giochi,
teatro, poesia e tanta musica
per la grande abbuffata di fine
millennio.
PRALI: In località della miniera Paola, «Minatori e cantastorie», viaggio culturale, storico e musicale dentro il mondo
delle miniere con la famiglia
Bregoli della vai Trompia e
con l’accompagnamento del
gruppo Cantovivo.
27 settembre, lunedì
BRICHERASIO: Alle 21,
serata per i giovani con il gruppo «Pericolo acustico».
30 settembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
21, alla Bottega del possibile,
dibattito sul tema «Giubileo,
debito internazionale e giustizia economica», con Giuseppe
Platone, pastore valdese e vicepresidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia, e Astrig Tasgian, economista e docente di economia dei
paesi in via di sviluppo presso
la facoltà di Scienze politiche
dell’Università di Torino.
Una trialista in azione
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(gioielli)
via trieste 24
tei. 0121/397550
Pinerolo (To)
VALLI
CHISONE - GERMAN
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
telefono 167-233111 '
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 26 SETTEMBRE
Fenestrelle: Farmacia GrinriaU^
- Via Umberto I 1, tei. 83904 ;
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festival
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 26 SETTEMBRI
Bricherasio: Ferraris - via vi
Emanuele 83/4, tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879(
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivi
Ospedale civile, tei. 167-2331(51
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERI!
dalle ore 8 alle 17, pressi
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULAII
telefono 118
BARGE — Venerdì 24, <
21.15, Taxi, sabato 25, all
21.15, L’ombra del dubbiif
domenica 26, ore 19 e 21,15,
lunedì 27, martedì 28, mercoledì 29, ore 21,15, giovedì 30,
ore 21,15, La mummia.
PINEROLO — La mulùsala Italia ha in programma alla
sala «5cento», Star wars episodio 1, La minaccia fanta.^-----------
sma; feriali 19,30 e 22,20, sa-—_____
bato 19,30 e 22,30, domenici.^A7|n\|Ai 1
14,30, 17,05, 19,30, 22,20; alli
sala «2cento» giovedì 23
visione Fuori dal mondo, oitii^^one c
20 e 22,20; da venerdì Entrap ^lica tedesc,
ment. feriali 20 e 22,20, sabato lanongovi
20 e 22,30. domenica 15,15, .conale ecu
17,40, 20 e 22,20. Buenos Aire
TORRE PELLICE — Il ci a; E.K. Wes
nema Trento ha in program-lasalvagua
ma, giovedì 23 e venerdì 24,
ore 21,15, Harem suare, di F. Dfi i/r)i:
Ozpetek; sabato, ore 20,20 e
22,10, domenica, ore 16, 18, ®6assegn
20,10 e 22,10, lunedì e mar-'«e di pubi
tedi, ore 21,15, E allora Mani’ ito erano s1
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"no^di
‘assegnati
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; lax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 93240»
Sped. in abb. posf./50
Pubblicazione unitaria con Riforme
non può essere venduto separatamen
Reg. Tribunale di Pinerolo n.
Resp. ai sensi di legge Piera Egi“'
stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
*mnza di ¡
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do veri
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Coitimi,
C Tavoli
11
1999,
JjíÉDELL'OTTO PER MILLE (Opm) ANN0 1999 (dichiarazioni del 1996)
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festiva
IMPORTO TOTALE INCASSATO NEL 1999: £ 8.328 milioni
:a:
■22)
'EMBRe
a Grippo!'
83904 ,
menia^AZIONALI
^0;alii . , .. 11 • 1
13 è il dei programmi di intervento e il controllo m loco
jo, oii'^azione di assistenza della Chiesa riformata svizzera;
ntrap-tedesca (sede a Lipsia); Cevaa: Comunità evangelica
sabato lanon governativa che opera in Africa e in America Lati15,15, conale ecumenica ortodossa e protestante che opera in
luenos Aires (sede Buenos Aires); Brot für die Welt (Pa- Il d- a; E.K, Wesfalia: organizzazione della Chiesa evangelica
)grani- la salvaguardia del creato,
rdì 24,--------------
•‘*‘’)^EDELL'OPM
1.20 e
6 ^
,, J, l**^® assegnate dai cittadini all’OPM della Chiesa valdese
mat- *®e di pubblicità e di gestione amministrativa.
Tara- ito erano stati spesi il 99% dei fondi assegnati; per i proli Lu- i assegnati. -»
progetti
>■47885308 — email: 8xmille@chiesavaldese.org
nobili petenti
van
■ ®i criteri di gestione dell’Opm. La Tavola valdese è 1 orcr.»n * progetti. La Commissione Opm è incaricata di
’ni alla Tavola
51 defi
ìniti dal Sinodo
j*tlesa, pagare il compenso ai pastori e ai diaconi, costrui
®ne: tutte queste attività devono essere finanziate dalle
®tenziali e culturali; una congrua porzione, valutata nel
^ niondo”. Infine le spese di pubblicità e di gestione dei
Ilo '9S, dichiarazioni presentate nel '96
* n®segnato alla Chiesa valdese e il numero delle firme.
^®nza di altre confessioni religiose, solo per la quota di
jji^nzione, i fondi dovrebbero essere gestiti dallo staI^Duiti alla Chiesa valdese, per il 1995, lire 8.328 milio«do verrà incassato nel mese di ottobre.
® avvenuto secondo questi passi
, K “’’’missione ha valutato tutti i progetti e ha espresso
¿11 mvola ha espresso e approvato i progetti nelle sedus^^avola nella settimana del 22-27 agosto 1999.
Sr PROGETTI ALL'ESTERO - 2.395 milioni corrispondenti al
Importo
Paese Partner Località e progetto
SVILUPPO AGRICOLO Bolivia Heks Area di Cochabamba
Romania Heks Area di Covasna
Romania Heks- Aidrom Area di Bucarest
Serbia Heks Regione di Sanski Most
Etiopia Brot fur die welt Area di Wabera
Etiopia Brot fur die welt Area di Wata Dara
Bolivia AGRA AreadilTOCTA
Madagascar Guinea eq. Chiesa di Gesù Cristo Josafrica Villaggio di Bakake
Mozambico CEVAA Cooperativa agricola Manzir
ASSISTENZA E SVILUPPO SOCIALE Albania Heks Cooperativa donne di Tirana
Zambia CEVAA Sostegno a cooperativa donne
Argentina GAW Periferia di Buenos Aires
Brasile GAW Regione di Paranà
Brasile GAW Comunità di Saldo Do Jacul
Brasile GAW Stato di Spirito Santo
Zaire CPRF Regione rurale di Kapanga
Brasiie CEDAPP Regione del Nord-Est
Mondo EK-Wesfalia Vari progetti sociali
Mondo Ek-Essen Nassau Vari progetti sociali
Senegai Nicaragua CEVAA Città di Dakar
AGRA Municipio di Wiwili
Argentina CEAS Periferia di Buenos Aires
Madagascar Chiesa di Gesù Cristo Vari centri in diverse regioni
30,3%
Progetto
BAMBINI E GIOVANI: FORMAZIONE E ACCOGLIENZA
Albania
Romania
Ungheria
Benin
Camerún
Bielorussia
Bielorussia
Bìeiorussia
Bielorussia
Sud Africa
Camerún
Bosnia
Brasile
Heks-Chiesa ortodossa
Heks- AIDrom
Heks
CEVAA
CEVAA
Il sassolino bianco
Il sassolino bianco
Il sassolino bianco
11 sassolino bianco
United Church Trust
CEVAA
Chiesa valdese Ivrea
Gruppo PéNoCliao
Diaconato Agapes
Città di Bucarest: casa di accoglienza
Città di Berekfurdo
Borse di studio
Centro Cafrad
Campo scuola a Rio Marina
Campo scuola a Bobbio Pellice
Campo scuola a Reggello
Muti alle famiglie ospitanti
Merryland Playcentre
Centro sociale di N’Tolo
Gruppo giovanile
Stato di Recife
LAVORO
Salvador
FUN’DAES
Regione di Usulutan
Algeria
Brasile
COSPR
ASPIIOMA
Comune di Ageri
Regione di Caruarù
SANITÀ
Ungheria
Zambia
Zambia
Argentina
Mozambico
Camerún
Cekia
Somalia
Ungheria
Ungheria
Pakistan
Heks
CEVAA
CEVAA
CEVAA
The Leprosy mission
Ospedale evangelico
Diakonie
COOPI
Heks
Heks
The Redeemer Society
Città di Debrecen e Mizro
Area di Kalabò
Area di Kalabò
Periferia di Buenos Aires
Provincia di Cabo Delgado
Centro di N’Dounguè
Centro di Rolnicka
Città di Berbera
Missione Kimm
Centro Betania
Città di Karachi
ANZIANI
Argentina GAW
Periferia di Buenos Aires
RIFUGIATI E MIGRANTI
Bosnia Heks
Argentina CAREE
Centro di Novi Sad
Periferia di Buenos Aires
AMBIENTE
Perù WWF
Argentina Centro Emmanuel
Provincia di Manu
Periferia di Buenos Aires
DIRITTI UMANI
Guatemala Peace Brigade Intern.
Osservatorio diritti umani
70
75
30
44
75
75
55
44
13
10
22
18
35
20
8
24
20
90,3
50
50
28,5
112
48
150
45
80
30
5
15
22
24
21
26
53
15
5
30
205
40
19
25
36
42
25
72,
80
50
28
15
20
10
13
44
15
60
28
20
1
sviluppo agricolo
sviluppo agricolo
sviluppo agricolo
dono bestiame
sviluppo integrato
sviluppo integrato
ampliamento caseificio
centro di produzione del pane
allevamento bestiame
acquisto bestiame
totale anno 1999 491
1998 401
assistenza sanitaria e sociale
sviluppo attività commerciale
edificio multiuso
centro comunitario
assistenza sociale
formazione assistenti sociali
sostegno alle donne
sostegno campesinos
assistenza sociale
assistenza sociale
centro libertè
ricostruzione case e scuole colpite
dall’uragano Mitch
assistenza ragazze madri Indios
vari progetti sanitari e sociali
totale anno 1999 675,8
1998 329
gioventù ortodossa
recupero bambini di strada
Casa della gioventù
borse di studio
centro d’educazione
ospitalità bambini
ospitalità bambini
1 ospitalità bambini
ospitalità bambini
sostegno attività scolastica
acquisto mezzo di trasporto
progetto interculturale
recupero bambini di strada
totale anno 1999 371
1998 171
riforestazione area devastata
dall’uragano Mitch
sviluppo attività artiganale
raccolta di materiale riciclabile
totale anno 1999 264
1998 0
centri di assistenza sociale
progetto di prevenzione sanitaria
acquisto di land cruiser per ospedale
aiuto a donne malate di AIDS
cura della lebbra
acquisto stmmenti medicinali
centro portatori di handicap
suppòrto all’ospedale
recupero tossicodipendenti
recupero alcolisti
recupero disagiati
totale anno 1999 403,1
1998 316
case per pensionati
totale anno 1999 13
1998 0
centro assistenza rifugiati
sostegno donne migranti
totale anno 1999 59
1998 0
inquinamento fiumi da mercurio
podere ecologico
totale anno 1999 88
1998 80
sostegno alle attività
totale anno 1999 20
199869'
FONDI DA ASSEGNARE 10,1
totale 2.395
Istruzioni per la assegnazione dell'8 per mille
(dichiaranti che presentano i modelli ex 101 e 201)
Tutti coloro che intendono assegnare l’otto per mille alla Chiesa valdese e che sono esonerati dal presentare i modelli 740
o 730, debbono:
1) utilizzare i modelli ex 101 e 201 esprimendo la scelta ogni armo;
2) firmare la copia del modulo entro la casella Chiesa evangeUca valdese, Unione delle chiese valdesi e metodiste, senza
superarne i bordi;
3) firmare la copia del modulo dove è scritto «Firma» (sono 2 le firme da apporre);
4) inserire la copia in una busta su cui deve essere scritto «Scelta per la destinazione dell’otto per mille dell’Irpef relativa
all’anno fiscale di dichiarazione» oppure munirsi della busta di trasmissione acquistabile presto i tabaccai e i negozi tipo Buffetti;
5) scrivere sulla busta il proprio codice fiscale e il proprio cognome e nome;
6) consegnare la busta chiusa allo sportello di una banca o di un ufficio postale.
Si ricorda che la scelta non comporta nessuna madore imposta da pagare.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle
VENERDÌ 24 SETTEMBRf i
I Centri evangelici accolgono ogni anno migliaia di giovani e adulti
Grandi occasioni di incontro e formazione
Dal Piemonte alla Sicilia le chiese evangeliche italiane hanno creato una rete
di Centri in cui chiunque può trovare occasioni di crescita spirituale e umana
Bethel può essere considerato territorio neutrale?
FLAVIO FASULO
CHE rapporto intercorre
tra Bethel e il mondo esterno? Quanto questi due
ambienti hanno in comune e
quanto divergono? La staccionata che circonda il Centro evangelico è un muro
punteggiato da qualche fenditura come recita il trafiletto
di presentazione al campo? A
queste e ad altre simili domande hanno risposto, alla
fine di un percorso di studi
mirati, i circa 25 partecipanti
al campo giovani internazionale che si è svolto dal 22 luglio al 3 agosto nella Sila Piccola, in provincia di Catanzaro. L’internazionalità del
campo è stata garantita dalla
gradita e particolarmente attiva presenza di alcuni giovani tedeschi di Dresda e di
quattro statunitensi della
Pennsylvania, ispiratori di
animati confronti fuori programma, specie a proposito
di sistema capitalistico e stato
assistenziale e riguardo alla
pena di morte, vigente in
Pennsylvania. Un arricchimento per entrambe le parti.
Il tema che dava il titolo al
campo, «Territorio neutrale»,
è stato chiarito interamente e
trattato soltanto al termine di
questa esperienza di vita comunitaria fatta di gioco, di
creatività, di condivisione, di
riflessione e di studi che si sono sviluppati giorno dopo
giorno attraverso animazioni,
giochi di simulazione e discussioni. Le attività hanno
preso avvio da una definizione della propria identità, decisamente ispirata alla frantumazione dell’io e al concetto
pirandelliano di maschera,
per proseguire con i rapporti
tra sé e gli altri. Successivamente sono state analizzate le
modalità e le motivazioni dei
molteplici conflitti tra esseri
umani: conflitti tra generazioni, sessi e culture, religioni e
ambiti sociali: conflitti che riguardano il singolo o intere
comunità; conflitti armati o
nonviolenti. Sono stati mostrati film (per esempio «Gatto nero gatto bianco», pellicola recente del caotico e visionario quanto geniale regista
serbo-bosniaco Emir Kusturica) e sono state presentate le
modalità di lotta nonviolenta
teorizzate e applicate da due
tra i più grandi uomini politici
di questo secolo, M. L. King e
Gandhi, leggendo loro brani
significativi.
Le attività si sono progressivamente avvicinate alle domande di fondo proposte dal
tema del campo fornendo
mezzi e argomentazioni per
affrontare la discussione. Si
può considerare Bethel un
territorio neutrale? È un osservatorio asettico dal quale
studiare le contraddizioni del
mondo che solitamente ci
circonda ma che a Bethel ci
sfiora soltanto? Oppure è un
laboratorio in cui si verificano in piccolo conflittualità simili a quelle esterne, e come
tali vengono affrontate? In altre parole: è un’isola di pace
e concordia o un microcosmo che conosce tensione e
contrasti, maschere e finzione? Ci si è così trovati a valutare i giorni passati, alla luce
delle attività svolte e soprattutto degli inevitabili conflitti
e incomprensioni creatisi durante un’intensa vita di campo tra individui o gruppi di
Un momento del campo cadetti a Bethel
persone a stretto contatto per
gran parte della giornata. Rispetto a domande simili hanno preso posizione anche i
componenti dello staff studi,
un pastore e quattro studentesse in teologia.
Non è stata data una risposta univoca ma è apparso
chiaro il rifiuto di considerare Bethel come un mondo a
parte, come un’isola felice. È
necessario fuggire da una visione tanto pericolosa e fuorviante, favorita forse dall’effettivo isolamento spaziale di
cui gode il Centro evangelico,
immerso in una verde folta
pineta. È vero: Bethel rimane
fortunatamente diverso da
ciò che si trova al di fuori
perché entrando a Bethel ci si
dispone in una maniera particolare, si è più schietti e pazienti del solito, si lascia della
negatività alle spalle. Tuttavia, che si creda o meno alle
qualità taumaturgiche di un
luogo comunque splendido,
resta il fatto che un centro e
l’aria che vi si respira sono
dati dalle persone che li vivono. La disponibilità al dialogo, l’apertura al diverso, l’impegno a risolvere i contrasti
nel rispetto del prossimo, la
capacità di gettare la maschera sono e devono essere
caratteristiche dei campisti,
prima che di Bethel.
Al Centro rimane il compito
di risvegliare le buone qualità
nell’incontro e nel confronto
di giovani differenti sotto
molti punti di vista ma uniti
in un’esperienza di condivisione. A essi viene chiesto di
lasciare alle spalle parte della
negatività accumulata durante l’anno entrando a Bethel e
di gettare il resto uscendo,
con l’impegno di una più sentita testimonianza evangelica
nella vita di ogni giorno.
L'esperienza di «spostarsi
»
SARA RIVOIRA
Q OPRATTUTTO, non de
' vi perdere la voglia di
camminare. I pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo (...). Perciò basta
continuare a camminare, e
andrà tutto bene» (S. Kierkegaard). Che cosa significa
viaggiare? In che modo possiamo farlo e che importanza
ha nello svolgersi della nostra
vita? Durante i dodici giorni
trascorsi insieme al campo
cadetti di Bethel abbiamo
provato innanzitutto a rispondere a queste domande
e a dare un significato alla
parola «viaggiare», partendo
dalle nostre esperienze personali che ci hanno visti impegnati come viaggiatori e
viaggiatrici. Abbiamo scoperto quali sono le cose indispensabili senza le quali non
partiremmo mai e in quali
luoghi vogliamo assolutamente andare.
Abbiamo poi provato a vedere come i posti in cui abitiamo (la nostra città o paese)
siano anch’essi dei luoghi da
scoprire e alTinterno dei quali fare nuovi incontri. Da qui
abbonamenti 1999
interno L. 10.000
estero L 20.000
sostenitore L. 20.000
siamo passati a considerare
come il viaggio non consista
solamente nello «spostarsi»
fisicamente ma possa anche
essere il risultato delle nostre
esperienze, del nostro incontrare altre persone ed entrare
in contatto con realtà diverse. Durante le nostre attività
abbiamo visto e ascoltato i
viaggi di altre persone, cercando di capire come «lo
spostarsi» abbia significato
molto spesso una svolta nella
loro vita e un nuovo modo di
rapportarsi alla realtà. Si è lavorato, tra gli altri, sul racconto dell’Esodo, cercando
di cogliere il significato fondante che il viaggio verso la
terra promessa ha avuto per
il popolo d’Israele.
Il nostro «andare a spasso»
è poi continuato afl’interno di
noi stessi, ci siamo accorti
che cercare di conoscere la
nostra personalità, il nostro
modo di rapportarci al mondo e di percepire gli stimoli
da esso prodotti sia uno dei
tanti modi di viaggiare. Siamo
allora partiti dai nostri sensi,
cioè dai nostri primi e più immediati strumenti di conoscenza del mondo esterno per
cercare di soffermarci sulle
singole sensazioni che ne derivano e sulle reazioni emotive che le accompagnano.
Abbiamo sviluppato insieme il contenuto della parola
«viaggio» cercando di coglierne tutti gli aspetti, alla fine del nostro percorso ci siamo ritrovati ad averne ampliato il significato facendone la chiave di lettura della
nostra esistenza.
Gesù insegna con la vita
ELISA BAGLIO
DALL’11 al 21 luglio a
_
Rocca di Papa si è tenuto il terzo campo giovani che
anche quest’anno è risultato
una bella avventura. Per la
seconda volta il campo è stato diretto dalla pastora Gabriela Lio affiancata da Giovanni Lucignano, Eugenio e
Donatella Baglio di Napoli.
Al campo abbiamo avuto
l’opportunità di confrontarci
con ragazzi appartenenti a
diverse culture e religioni.
Oltre a ragazzi di comunità
battista italiane, hanno preso
parte alle attività giovani
musulmani del Kosovo, evangelici dell’Eritrea, della
Romania, della Corea e africani della Nigeria. È stato interessante notare il forte legame, la complicità e l’amicizia che si sono instaurati
tra noi ragazzi, che superando le difficoltà di comunicazione dovute soprattutto alla
lingua abbiamo dimostrato
la forte volontà di sentirci
gruppo fin dal primo momento.
«Quando Gesù cammina ci
insegna con la vita» è stato il
tema del campo. I testi con i
quali ci siamo confrontati sono stati: Gesù guarisce l’indemoniato di Cerasa (Marco 5,
1-20), Filippo e l’etiope (Atti
8, 26-40), la sconosciuta che
unse Gesù (Marco 14, 3-9),
Gesù e la cananea (Marco 7,
24-30, Matteo 15, 21-28).
L’elemento costante del
campo è stata la preparazione di uno spettacolo di leaving-theatre che si è tenuto la
sera del 20 luglio in piazza
Margherita a Rocca di Papa.
Nello spettacolo abbiamo
potuto esprimere i nostri
sentimenti sui temi del razzismo, della guerra e dell’amicizia con particolari azioni
sceniche.
Il culto finale è stato preparato da noi ragazzi e ragazze
sui temi affrontati durante il
corso del campo. Come avviene per tutte ìe belle avventure, anche questa ci è sembrata troppo breve, per cui
tra noi è stata avanzata la
proposta di far durare il campo più a lungo per stare più
tempo insieme. È così che il
21 luglio, tra abbracci e lacrime, i saluti sembravano non
finire mai...
a
ilorizza
afleo c
lU, il te
Adelfia, villaggio
dell'amicizia fra giovani
VITEA ALLEGRA
PER quei pochi (sfortuna
1 '
ti) che ancora non lo sapessero, sulla splendida, rinomata, riviera Kamarina, in
provincia di Ragusa, sorge il
Centro giovanile delle nostre
chiese «Adelfia». Quest’estate
ho avuto la fortuna di passarvi le mie vacanze come staffista, insieme con Laura Testa,
Sara Grasso e Elena Caruso,
del campo giovani dal 25 luglio al 6 agosto. Il campo si
intitolava «La macchina del
tempo. Recuperare il passato
per progettare il futuro».
L’idea era quella di ripercorrere le tappe salienti della
storia dell’umanità in parallelo con la nostra storia personale, per soffermarsi a riflettere sulla nostra identità,
sui famosi quesiti «chi siamo» e «da dove veniamo?»
per arrivare al «dove andiamo?». Insomma un campo
sui «massimi sistemi» per restare in sintonia con la filosofica terra di Sicilia. Un progetto ambizioso, forse, ma
noi confidavamo nella creatività e nell’impegno delle/i
partecipanti che, in effetti, si
sono rivelati notevoli.
Le tappe erano quattro.
Siamo partiti dalla preistoria
con dei giochi e delle simulazioni attraverso i quali ci siamo immedesimati in questa
atmosfera da «alba dell’umanità» per riviverne scoperte e
sensazioni. Poi siamo passati
alla storia antica della Sicilia,
alla sua «cultura tradizionale», come esempio, tra i tanti
possibili, ma più vicino alla
maggior parte dei partecipanti, di cultura «preindustriale». Poi abbiamo affrontato la svolta dell’età moderna, con il suo sogno di progresso, benessere, sviluppo
scientifico ed economico illimitato. Quindi la crisi di tali
utopie con l’avvento dell’età
lì dalle d
gazion
(cificate,
lei di u
incontri
[gè dell’!
lungo
lodo di
i esseri
no della
io meti
Jtotegr;
[elo staf
àio pro]
[ti. L’an
contemporanea fatta di
hi, incertezze, insicuri
sconfitte. Su questa
biamo gettato lo sguari
nostro futuro come sin(
come società. Abbiamo
guerre tribali, abbiamo
tato le storie degli ani
della Casa di riposo dii .
ria che si sono carament(P^° ^
disponibili, abbiamo
allo spettacolo teatrale p®,
compagnia lentinese
Triaggianti», ci siamoff'S®^*®’"
prowisati cuochi, balltf*®®”® '
cantastorie, pittrici, cosi^v ^
sti, avvocate, fotomodelff® ? ^'P'
tori. Abbiamo messo insr°™5^^®
conflitti generazionalil
epocali. Ci siamo rai
dipinti, trasformati,
coniami
di
.scrivere
Abbiaino litigato, P^Vtempc
ciQTYirï Tììttii m a I o àDDl^ *•
siamo fatte male,
preso il sole e ci
in uno dei mari più azJ^jone no
del mondo. Abbiamo sulla riv
to la testimonianza dLjj.^
giovani provenienti dirnità e
Jugoslavia, abbiamol^jgg ’ ^
nuove amicizie. Insolyyjf^
un’esperienza intensa. ; scelta ir
Poiché il campo era^f gygyg
pensato in particolariÌim.gg[{,
per persone esterne alltpstj-o mo(
stre chiese, abbiamo dew g jgj
to le mattinate ad unol
zioparola in cui le
bliche fossero fatte mol#
camente, con attenzioni pi
aspetti psicologici e ant#
logici presenti nella W
libro che abbiamo sceltol n \ A
ta Ivi
ché raccoglie molti mi''*'*
lettivi dell’umanità.
Noi confidiamo
ELE
Le tre grandi religioni monoteiste
che un campo così part«
to e vivo possa segna#
nuova fase di Adelfia, «pA
strutturazione». Persi#
mente l’ho vissuto cofflUEI gic
posto semplice e accogW la Chi
pieno di movimento e^one h
ma anche con spazi po™ Comit
per la riflessione in soHteione
ne, dove i tramonti denre si riu
mare stimolano amorHua in It
cazioni. nwez
_^appuni
^ti, si è ]
lo attoi
naie Cai
* Comit
PAWEL GAJEWSKI
L'
INCONTRO tra le tre
grandi religioni monoteiste non è più un concetto
astratto in un’Italia dominata
dal cristianesimo nella sua
forma cattolico romana. La
recente ondata di immigrati
di fede islamica nonché un
forte rilancio della cultura
ebraica diventano una sorta
di invito alla riflessione sulle
proprie radici di fede a partire dall’ebraismo e in confronto con l’Islam, nato quasi
sei secoli dopo il cristianesimo. A questo argomento è
stato dedicato il campo famiglie tenutosi a Santa Severa
dal 1° al 15 luglio dal titolo
«Le grandi religioni monoteiste. Istruzioni per l’uso».
Lo splendido mare di Santa
Severa e il caldo estivo non
favoriscono, di certo, attività impegnative di tipo intellettuale, ciò nonostante un
gruppo abbastanza numeroso ed eterogeneo di persone
adulte e di bambini ha partecipato al programma di incontri animati dallo staff guidato dal pastore Emanuele
Casalino. Ogni giornata iniziava con un momento di
preghiera e di meditazione
biblica concentrato sul tema
dell’unità nella diversità. Una
serie di incontri serali guidato
dal pastore Casalino, da chi
scrive e dal gradito ospite
Mostafa E1 Ayuobi, islanW megli
giornalista di «Confro#™ lavort
dato la possibilità di me
o di riordinare alcune nwonibil
necessarie per compra# di ti
la sostanza e le probla#* ' eccel
che delle tre grandi teli^^' autis
I bambini, invece, r'c ®.®ani
dendo il racconto dei
Sepùlveda «La gabbia#^ ®ase
il gatto» hanno vissuto, . sta
verso giochi di ruolo e n »Si ali
rose animazioni, la
di rispettare tutto fatr
sembra molto divers. o
proprio modo di Jilgo^Q
--------------------^com
A pag 9 e nel pross^ue soi
numero altri resoc^inam
13
mere i 24 SETTEMBRE 1999
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Dal r al 10 agosto si è svolto il campo giovani a Ecumene
Partire da sé per scoprire gli altri
)jed giorni per affrontare un tema che coinvolge direttamente ciascuno di noi
La società attuale e i rischi di una individualità fatta di tanti «atomi»
«aMUEIE PIGONI_________
1« al 10 agosto il CenItro di Ecumene ha accolIfenipo giovani dal titolo
&p^azione: tra indivife collettività». Il percorso
*) nei dieci giorni di cambiato scandito da laboratidiOTPPO’ giochi di simuloiivisioni di film tematilitive discussioni. Il filo
itore, quanto al metoj animazioni, è stato la
cidel «partire da sé». Il
Ifoiito nonviolento tra
Inze anche irriducibili,
Horizzazione del senso
delle parole e dei
-.tóoli, il tentativo di svincoli dalle definizioni e dalle
legazioni massificate e
jtefflcate, sono tutti aspetti
Itici di una ricerca che fa
l'incontro con gli altri e le
|e e dell’ascolto reciproco,
le lungo la costruzione di
ido diverso e antagoni11 essere individui aH’inlO della nostra società,
ito metodo in realtà è già
itegrante dei contenutilo staff organizzativo ha
Ito proporre ai parteciti. L’analisi che ha supato 1 vari laboratori è staieclinata nel senso di una
ica dell’individuo»,
ippoggiandoci alle indicaini-generalizzazioni di vateorie sociali abbiamo
di mettere in discus
II
1 fatta di
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resta basti
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tome siq
Abbiamo
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degli an;
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riamo asi
teatrale
ntinese
ci siamo
sere collettività. È importante
ricordare che volenti o nolenti siamo radicati in un sistema sociale teso a scioglierci
da legami politici vitali con
gli altri e le altre.
Viviamo in un sistema che
ha tutti gli interessi di smarrire uomini e donne nella
collettività da supermercato
o da audience televisivo. Gli
affetti comunitari, il bisogno
radicato in noi di solidarietà e reciprocità nelle relazioni sono sempre più oscurati
e fatti dimenticare. La partecipazione alla collettività si
riduce in definitiva al voto e
al consumo. La «pars costruens» del lavoro svolto dal
campo si è concretizzata nella riflessione sull’esigenza di
un sentimento di partecipa
zione a una comunità viva in
cui le relazioni siano intreccio autentico, solidale e realmente umano tra noi e gli altri. Con una buona dose di
spirito utopico abbiamo provato a raccontarci mondi
possibili in cui la fantasia ha
saputo spesso esprimere le
esigenze più profonde di noi.
Ma il bisogno e l’impegno nel
tentativo di costruire relazioni sociali solidali e riconciliate tra singoli e tra gruppi non
è solo fantasia. È esigenza
ineludibile del nostro tempo.
Questo chiama in causa il
quotidiano come le dinamiche politiche globali. La guerra nei Balcani, che prosegue
sotto altra forma in fase di ricostruzione, ci chiama a impegnarci, con la prassi come
con la riflessione teorica,
nell’elaborazione di percorsi
di cooperazione che siano costruzione di comunità di pace
e di incontro tra differenze. È
visibile a questo proposito il
nesso tra la riflessione svolta
al campo di Ecumene e il lavoro che la Egei sta portando
avanti nei Balcani. Intanto al
campo giovani, in Albania,
una delegazione della Egei
stava lavorando a un campo
sulla gestione nonviolenta dei
conflitti e sull’educazione alla
pace. È importante mostrare
il filo conduttore che lega
questi diversi momenti politici di ricerca e di impegno della Eederazione. Con estrema
umiltà e consapevolezza dei
nostri limiti vogliamo continuare su questa strada.
Chiesa battista di Torre Annunziata
Un nuovo locale per rilanciare la comunità
nomode|«“'l‘'P° individuahta
nesso ata» venutasi a crea
irazionà1™,l^®?dernita.Limma
no raccirf' ®
’ • , Ite aeWuomo moderno e
1 ’ ^ wiit^^la’aipotaneo è quella di
- c smarrito in una
' ' solitaria». Tale conside
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b.iamo as| jujjg rivoluzione antropoiianza JWa apportata dalla monienti enon chiude il di
bDiam iQfjQ jygjj jndivjrjui g fa colie. InsoKjtjyjf^ siamo. Tuttavia
intensa, gggjjg interpretativa dello
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derne jistro modo di essere indivibiamo ÍW e del nostro modo di ese ad uno)
li le leliL'feiE-.'
Fatte molti
gicfeTn® Chiesa battista di Pordenone
i nella Gii
IkfSla Missione europea
jjafforza la comunità
Una piccola linda sala, situata in una centrale piazza
di Torre Annunziata, ospita
da qualche settimana la testimonianza della locale Chiesa
battista. Domenica 12 settembre si è tenuto, alla presenza
di una nutrita rappresentanza
di fratelli e sorelle provenienti
dalle altre chiese battiste del
Napoletano, e del pastore
della chiesa luterana della
città, Paolo Poggioli, il culto
di inaugurazione. Il trasferimento della piccola comunità
da un locale ormai fatiscente
nel nuovo che consta anche
di una saletta attigua per le
attività sussidiarie, è stato deciso, in accordo con l’Ucebi,
per favorire il rilancio della
sua presenza sul territorio dopo un periodo di crisi. L’arrivo, qualche mese fa del giovane pastore in prova Emanuele
Casalino, ha stimolato la comunità che da qualche unità
è passata a contare anche 25
persone al culto. Un gruppetto di 6 giovani frequenta poi
regolarmente le classi di catechismo e c’è una bella scuola
domenicale di 8-10 bambini.
Il nuovo locale, decorato con
gusto con citazioni bibliche
sui muri, è un piccolo ma
concreto segno di ripresa e di
rinnovato impegno nella testimonianza nella cittadina
vesuviana, come si è espressa
anche la vicepresidente dell’Ucebi, pastora Anna Maffei,
intervenuta per l’occasione,
che ha aggiunto; «La decisione di mandare un giovane pastore a Torre Annunziata (che
però oggi cura anche la chiesa
di Pozzuoli), è stato considerato un investimento un po’
folle ma oggi, per la grazia del
Signore, cominciamo già a
vederne i frutti».
Una vigorosa predicazione
sul testo di Giosuè 24, a cura
del pastore Massimo Aprile
ha dato il giusto tono all’incontro. Citando il libro di inizio secolo di Matilde Serao «Il
ventre di Napoli» che faceva
una descrizione ironica e im
pietosa della fantasiosa religiosità e superstizione del
popolo napoletano di quell’epoca, Aprile ha affermato
che il problema, allora come
oggi, non è la mancanza di
fede ma la «troppa fede». «I
napoletani e non solo loro,
come la febbre del lotto e
dell’enalotto dimostra, credono in troppi dèi, forse anche perché, qui in Italia, non
c’è stata mai una Riforma che
li abbia abituati a fare scelte
chiare e definite - ha detto
Aprile -. Il testo di Giosuè pone un’alternativa irriducibile:
scegliete in chi volete porre la
vostra fiducia! Nei tanti dèi
disponibili dappertutto o nel
Dio della rivelazione biblica.
Anche una giovane comunità
come quella di Torre Annunziata trova il senso della sua
esistenza proprio nel saper
porre con forza alla città, segnata da violenza camorristica e superstizione, questa alternativa e nel testimoniare
con fedeltà dell’unico Dio».
JLEI« DE MATTIA
amo nel
così parti
sa segnai*
idelfia, «P®- _________________
e». Perso!
'Suto coffliìK giorni 3-5 settembre
; e accogli^ la Chiesa battista di Porimento ha ospitato i lavori
spazi pOg Comitato esecutivo della
ne in soWssione battista europea,
nonti denre si riuniva per la prima
IO amori* ta in Italia. La comunità,
'ti avvezza a fare da cornice
.^appuntamenti così impor_ >1 SI è riunita con entusia
0 attorno al pastore Pa
1 p Castelluccio, membro
, organizza
obi, islaiiW meglio l’incontro.
«Confroii lavoro da fare era certalità di acgmte molto ma, grazie alla
alcune e alla collabora
■ compra®: ® di tutti, i risultati sono
le propria eccellenti: improwisanandi autisti, interpreti, cuo
nvece, accogliendo
conto degli ospiti nelle proi gabbian^ case e adibendo al me) vissutOi ^ e stanze della foresteria
ruolo e al 8*' altri, i membri della
hanno creato un
tutto cl®L ® *amiliare alquanto ino diverso, jreto per i lavori del Codi vivere, j., che generalmente si
_________dal contesto
. locali.
® i momenti
ri resoC'"^ nanti delle tre giornate:
aata di venerdì, durante
la quale la corale ha dato il
benvenuto agli ospiti, che
hanno quindi tenuto una
conferenza per illustrare le attività della Missione battista
europea, e il culto della domenica mattina, nel corso del
quale la predicazione è stata
tenuta dal segretario generale
del Comitato; al culto è seguito un momento di festa prima
della partenza degli ospiti.
Al termine delle tre giornate c’era da entrambe le parti
la consapevolezza di avere
contribuito a scrivere una
pagina della storia del battismo in Italia e la soddisfazione di averlo fatto insieme iti
un’atmosfera di gioia. Per i
membri della comunità inoltre si è arricchita di una pagina significativa anche la storia della Chiesa battista di
Pordenone, che da tempo
non aveva conosciuto un
momento di aggregazione
tanto efficace: membri di
chiesa vecchi e nuovi hanno
lavorato fianco a fianco, avendo occasione di confrontare esperienze e riflessioni;
sono così nate anche delle
proposte perché possano verificarsi più spesso questi
momenti di comunione.
Chiesa battista di Genova
Una vacanza alternativa
fra le chiese inglesi
ERMINIO PODESTÀ
UN gruppo composto da
14 giovani della Chiesa
battista di Genova, guidato
dal pastore Mark Ord e dalla
moglie Claire, ha trascorso
tre settimane in Inghilterra
alternando la vacanza alla visita ad alcune chiese di Londra e del Galles. Al loro ritorno abbiamo rivolto a questo
gruppo alcune domande.
- Quali chiese avete visitato? e quali sono le vostre impressioni?
«Abbiamo visitato quattro
chiese battiste a Londra e tre
chiese nel Galles. La Clapham Baptist Church è stata la
nostra prima tappa ed è stato
anche’il posto dove abbiamo
alloggiato per tutto il tempo
della nostra vacanza. Al nostro arrivo la prima cosa che
ci ha colpito è stato il gruppo
dei giovani, dai 15 ai 18 anni,
che popolavano la chiesa. La
pastora Ann è una donna
piena di idee ed è molto appoggiata dal Consiglio e da
tutta la Comunità».
- Quali sono le attività più
frequenti?
«Ogni giorno ci sono attività. Soprattutto i giovani uti
lizzano il locale come loro seconda casa, si fermano a
mangiare, organizzano feste
e partecipano quasi sempre
al culto con disinvoltura e
coinvolgimento. Alle agapi in
quella chiesa ci sono sempre
e giovani e anziani che vivono veramente come fratelli e
c’è un rispetto reciproco verso tutti. Inoltre durante questa vacanza abbiamo potuto
vedere riflesso negli occhi dei
fratelli e delle sorelle che abbiamo incontrato un unico
spirito, un’unica fede, un
unico Dio Padre di tutti».
- Oltre a Londra voi siete
stati anche in Galles. Che cosa
vi ha colpito maggiormente?
«Siamo stati ospitati dalle
famiglie per cui attraverso i
discorsi sono emerse notevoli differenze tra la vita dei
protestanti in un paese cattolico, come l’Italia, e l’Inghilterra. A Porthcawl, il posto in Galles dove abbiamo
vissuto, che sarà grande come Varazze, ci sono ben 8
comunità protestanti e una
cattolica, ma la cosa curiosa
è che spesso i due filoni religiosi organizzano insieme
incontri, campi giovani, culti
ecumenici».
Agenda
25 settembre
MILANO — A partire dalle 9,30, nella chiesa metodista (via
Porro Lambertenghi 28), si tiene il convegno dei monitori
organizzato dal Consiglio del 6° circuito delle chiese valdesi e metodiste e dall’Associazione delle chiese battiste della
Lombardia. Sono previste introduzioni teologiche dei past.
Eulvio Terrario e Giovanni Carrari, esercitazioni guidate di
acquisizione di tecniche di lettura e comprensione dei testi
a cura di Graziella Gandolfo Censi e Maria Girardet Soggin.
Conclusioni previste per le ore 16,30.
30 settembre
MANTO"VA — Alle ore 20,45, nella sala «Isabella d’Este»
(via Giulio Romano 13), il prof. Paolo Ricca tiene un incontro pubblico dal titolo: «L’altro Giubileo — laici e credenti di
fronte alla provocazione biblica; liberazione dalla povertà,
dal debito, dall’oppressione».
TORINO — Alle ore 17, nella sala Viglione della Regione
Piemonte (Palazzo Lascaris, via Alfieri 15), viene presentato il libro a cura di B. Gariglio e R. Marchia «Cattolici, ebrei
ed evangelici nella guerra, vita religiosa e società 19391945». Era gli autori dei saggi contenuti nel libro Alberto
Cavaglion, Bruna Peyrot, Erancesco Traniello, Giorgio
Tourn. Intervengono Eranco Peradotto, Eabio Levi, Giovan
Battista "Varnier, Alessandra Minerbi, Giorgio Rochat.
1 ® ottobre
TORINO — Alle ore 18, al Centro teologico di corso Stati
Uniti 11/h, il Centro teologico, in collaborazione con il Centro ev.mgelico di cultura «A. Pascal», organizza una conferenza del teologo valdese Giorgio Tourn sul tema: «Dal totalmente altro all’Umanità di Dio. La fede di Karl Barth».
1 °-3 ottobre
LONATO (Bs) — Il Centro ecumenico Abbazia di Maguzza
no organizza un convegno di formazione ecumenica dal titolo: «Conosci la Chiesa cattolica». Per informazioni e iscrizioni: Abbazia di Maguzzano, 25017 Lonato (Bs); tei. 0309130182; e-mail: abamaguz@tin.it
SIRACUSA — A Largo Aretusa, primo appuntamento del
Pestivai delle chiese battiste di Calabria e Sicilia (il secondo
a Lentini il 29-31 ottobre). Sono previsti concerti strumentali e vocali, testimonianze, predicazioni e tavole rotonde
oltre a esposizione di libri e materiale evangelico.
2-3 ottobre
MIGLIONICO — La Chiesa evangelica battista celebra il
suo centenario con inizio alle ore 10 del sabato alla sala «La
taverna» con l’apertura della mostra «Cento anni di testimonianza evangelica». Alle 18 conferenza del presidente
Ucebi, Renato Maiocchi, sul tema «Battisti perché»; alle 20
concerto del Coro ecumenico di Bari. La domenica, alle ore
11, nella chiesa battista, culto di ringraziamento.
4 ottobre
ROMA — Alle ore 17, nell’Aula magna della Pacoltà valdese
di teologia, si tiene l’assemblea deU’«Associazione per la ri
cerca sull’efficacia dell’assistenza sanitaria - Centro Coch
rane italiano» (presiede il dr. Alessandro Liberati); intervie
ne il decano della Facoltà, prof. Ermanno Genre.
10 ottobre
MESTRE — Alle ore 9,30, alla Casa card. Urbani (via Ca
stellana 16/A) il Sae organizza un incontro sul tema del
Giubileo. Relatori past. Renzo Bertalot e don G. Toffanello
Radio e telemsione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appunta
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, tra
smessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,45 circa.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
MONACHE
PINEROLO — La pastora Anne Zeli ci ha lasciato, dopo quattro
anni passati con noi, per le nuove sedi di Intra, Luino e
Omegna. L’abbiamo festeggiata e ringraziata per tutto il lavoro svolto durante il culto all’aperto del 13 giugno e dopo
l’ultima sua predicazione il 22 agosto. Tutta la comunità,
dai bambini della scuola domenicale agli ultraottantenni
sempre visitati in occasione del loro compleanno, la ricorderà con affetto ringraziando il Signore per il suo ministero.
• Si sono uniti in matrimonio Roberto Satteri con Valeria
Fradin e Monica Felizia con Paolo Rizzi.
• Sono stati celebrati i funerali di Susanna Michelin Salomon di 90 anni, di Corrado Monnet di 85, di Ilda Bertin vedova Genre di 97 e di Adelaide Pons di 93.
SAN SECONDO — Sabato 18 settembre, nella sala attività della
chiesa valdese, si è tenuto Rincontro con i bambini della
scuola domenicale e i ragazzi del precatechismo e catechismo e i loro genitori.
• Domenica 5 settembre il culto è stato tenuto da Rino Cardon, che ringraziamo per la sua disponibilità. Il 1° settembre, nella sala valdese, i membri del Concistoro hanno avuto un incontro informativo con Anne Pilloud, animatrice in
prova al 2° circuito.
• Il 25 agosto si sono svolti i funerali della sorella Maria Luzia Heigelmann Romano: rinnoviamo la nostra solidarietà
al marito Italo, alla figlia Mara e ai parenti tutti.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 24 SETTEMBR^
Kifom
A
Istruzioni suUe indulgenze
Domenico Tomasetto
La costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina,
emanata da Paolo VI nel gennaio 1967, è il testo magisteriale più organico su questo tema. Subito dopo, la Penitenzieria Apostolica (una specie di Ministero o Congregazione vaticana), il 29 giugno 1968, ha pubblicato l’Enchiridion Indulgentiarum, arrivato alla sua terza edizione nel
1986, e ormai esaurito nell’edizione latina. Credevamo
che sul tema delle indulgenze sia la dottrina, sia il «manuale per l’uso», dopo ben sette secoli, fossero ormai arrivati alla versione definitiva. Ma, come si sa, la riflessione
teologica non ha mai fine, quindi non ha mal fine la pubblicazione di testi. In occasione dell’Anna giubilare, e in
particolare per la prevista presenza di molti pellegrini (30
milioni?) che verranno a Roma per acquistare le indulgenze, e per i tantissimi che resteranno nel loro paese e
che vorranno beneficiare anch’essi delle indulgenze, è
stata predisposta una nuova versione dell’Enchiridion Indulgentiarum contenente anche una novità per quanto riguarda le modalità di concessione e di acquisto.
Il 17 settembre è stata presentata la nuova edizione
deU.'Enchiridion Indulgentiarum nella Sala stampa vaticana da parte del card. William W. Baum, penitenziere maggiore, e di mons. Dario Rezza, canonico vaticano, alla presenza di vescovi e monsignori diversi. La lettura del lungo
comunicato stampa vaticano conferma e accresce U senso
di distanziamento fra ie chiese della Riforma e la chiesa romana. Questo capitolo della dottrina e della riflessione teologica ci risulta ancora oggi del tutto estraneo. Alle tre modalità generali precedenti per l’acquisto delle indulgenze (1.
chi, nel compiere i suoi doveri e nei sopportare le avversità
deila vita, innalza con umUe fiducia l’animo a Dio aggiungendo, anche solo mentalmente, una pia invocazione; 2.
chi, con spirito di fede e con animo misericordioso, pone se
stesso o i suoi beni a servizio dei fratelli che si trovino in
necessità; 3. chi, m spirito di penitenza, si priva spontaneamente e con suo sacrificio di qualche cosa lecita), se ne aggiunge una quarta: chi dà pubblica testimonianza della
propria fede in determinate circostanze della vita di ogni
giorno, quali la partecipazione frequente ai sacramenti,
l’inserimento nelle forme comunitarie di espressione della
fede e dell’apostolato, l’annunzio, con la parola e con le
opere, della salvezza cristiana a chi è lonttmo dalla fede.
Ci sembra del tutto naturale che la chiesa romana si
preoccupi di rendere comprensibili le modalità vecchie e
nuove per acquistare le indulgenze, e torni così a parlare
del «tesoro della Chiesa» costituito dai meriti di Cristo, di
Maria e dei santi che essa amministra. Ci sembra anche
comprensibile che parli della colpa e della pena in ambito
spirituale: la prima rimessa da Dio mediante il sacrtunento
della riconciliazione, la seconda rimessa mediante l’acquisizione delle indulgenze. Ma osiamo sollevare una domanda impertinente: se Dio ci rimette la colpa, perché la chiesa ci deve fare scontare la pena? La distinzione fra induigenza (al singolare) e indulgenze (al plurale) non sposta di
un niente la discussione teologica. Si tratta sempre di «lucrare» (vecchia terminologia economico-finanziaria) o di
«acquistare» (nuova terminologia commerciale): terminologie che esprimono la negazione della concezione teologica della grazia di Dio, quindi dell’Evangelo. Siamo sempre
al punto di partenza della Riforma protestante, due concezioni contrapposte: Luna nega l’altra; dove c’è l’una, l’altra
non trova posto. E poiché l’Anno Santo, o Anno giubilare, è
incardinato sulle indulgenze, noi protestanti continueremo a considerarlo del tutto estraneo all’Evangelo della
grazia rivelatoci in Gesù Cristo, l’unico che ha «ben meritato» presso Dio per tutti noi.
Un’ultima annotazione: il comunicato stampa vaticano
cita la tesi n. 91 (dalle famose «95 Tesi») di Lutero (se le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito tutte le difficoltà sarebbero risolte) per attenuare il senso generale della sua contestazione. Perché non leggere la tesi 91 insieme
alle tesi 5 e 6 («II papa non può...» di ben altro peso e consistenza!)? Non abbiamo mai letto tanta disinvoltura e semplificazione in materia. Anche se Tafflssione fosse una «leggenda», questo non sminuisce di un niente la posizione del
riformatore che emerge da tutto il trattato e non solo da
mezza tesi estrapolata dal suo contesto. Brutto scivolone.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 36 del 17 settembre 1999 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 15 settembre 1999.
\
E importante creare anche una cultura non militarista
Addio alla leva obbligatoria
Ora c'è chi propone dì rendere obbligatorio il servizio civile
ma il volontariato scelto nella libertà è proprio un'altra cosa
SALVATORE RAPISARDA
MI rallegra molto apprendere che tra qualche anno non ci sarà più la leva obbligatoria. Con una formazione cristiana, non violenta e di
sinistra, evitare di vestire la
divisa e imbracciare le armi,
nel ’68-69 quando non era
ammessa l’obiezione di coscienza, è stato per me un
momento di crisi che ha dato
una svolta alla mia vita. Mi ha
soccorso l’entrata nel ministero pastorale, avvalendomi
delle famigerate leggi del ’2930 che consentivano ai ministri di culto di ricevere il congedo provvisorio, così come
consentivano agli stessi ministri di celebrare matrimoni
con valore civile, o agli alunni
di ricevere l’esonero dall’ora
di religione a scuola. L’esercito di massa, la difesa democratica, non mi ha mai convinto. Negli Anni 60 l’esercito
era in funzione esclusivamente antisovietica e il potere era,
come adesso, in mano ai generali, cioè ai militari di carriera, e al potere politico. Ai
singoli militari di leva che si
opponevano agli ordini non
rimaneva che il carcere militare. Allora, come adesso, appare chiaro che la difesa del
paese non passa attraverso le
caserme, ma attraverso una
maturazione civile, democratica e pacifista del paese.
Certo, l’abolizione della leva obbligatoria non significa
smilitarizzazione del paese.
Comprendo bene che la nostra è una società complessa,
dove attorno alle questioni
militari ruotano interessi ingenti, e che l’esercito lo avremo per molti anni ancora.
Sarebbe veramente utopistico, e forse anche integralista,
chiedere lo scioglimento dell’esercito. Infatti, né le forze
di destra, né quelle di sinistra
si spingono a tanto.
A proposito della riforma
del servizio di leva, non si
parla di una nuova coscienza
democratica o di una difesa
nonviolenta. Si parla invece
di questioni di più bassa portata. Ci si interroga se il nuovo assetto sarà più oneroso o
meno oneroso per le casse
dello stato, quindi per noi
tutti. Ci si interroga sul colpo
che riceveranno, per mancanza di personale, le organizzazioni che impiegano
obiettori di coscienza. Ci si
preoccupa del fatto che il
nuovo esercito sarà invaso da
meridionali incolti e disoccupati in cerca di stipendio e di
professionalità.
Sono tentato di dire che
ogni lira spesa per il mantenimento dell’esercito è una
DOPO quindici giorni di
inferno, finalmente il
Consiglio di sicurezza dell’Onu iha deciso l’invio di un
contingente di truppe per
porre fine al genocidio a Timor Est, una piccola isola al
confine tra l’Oceano Indiano
e l’Oceano Pacifico. Sono stati quindici giorni atroci per
quella popolazione sottoposta a violenze d’ognl genere:
stupri, bastonature, demolizione delle case, migliaia gli
uccisi, fra cui sacerdoti, suore, un pastore protestante e
molti altri operatori umanitari. Teste mozzate venivano issate su delle pertiche, mentre
i cadaveri venivano trascinati
per dispregio lungo le strade
di Dili, la capitale, ormai deserta. Oltre 200.000 sono fuggiti sulle montagne, terrorizzati, senza cibo, senza coperte, senza difesa.
Mentre queste cose acca
In caserma
lira di troppo. Tanto più che
serve a pagare lauti stipendi a
generali che diffondono zibaldoni razzisti e antimeridionali e a finanziare manovre e commesse fittizie. Sono
sconcertato nel leggere che
qualcuno (molti) si lamenta
della fine del servizio civile,
confondendolo surrettiziamente col volontariato, come
se i giovani che optano per il
servizio civile lo fanno per libera scelta e non per opposizione a una costrizione che
nasce da una cultura militare. Sembra che si voglia imporre il servizio civile, per
non far mancare gli ex obiettori. Complimenti a quanti
così vogliono perpetuare una
cultura dell’obbligo (del dovere) e non sanno avventurarsi per una cultura nuova
fatta di libertà e di scelta volontaria. Che dire poi dell’apprezzamento sui meridionali
che occuperebbero l’esercito? Lo farebbero perché privi
di scolarizzazione o perché
disoccupati. Mi sembra assodato che il livello di scolarizzazione al Sud, anche per
mancanza di opportunità di
lavoro, è ben più alto di altre
aree del paese, dove il lavoro
è a portata di mano. Non è
poi detto che vi sarà una immissione in massa di giovani
meridionali nell’esercito.
Molte fabbriche del Nord
hanno offerto posti di lavoro
a meridionali, ma quei posti
sono rimasti vacanti. Non si
tratta, quindi, di offrire posti
di lavoro e stipendi. È essenziale offrire una nuova qualità della vita, un’opportunità
di realizzare i propri sogni, la
propria personalità in maniera duratura e non episodica.
Questa azione del governo,
che saluterei con piacere, ha
evidenziato diverse carenze e
contraddizioni della nostra
società, persino in quelle aree
che sembravano progressiste,
e rischia di inculcare una cultura militarista: l’aver fatto il
militare (volontario) diventa
una corsia preferenziale per
l’accesso a vari corpi, tra cui
quello dei vigili del fuoco.
Molti giovani potrebbero trovare difficile sfuggire al canto
di certe sirene.
PIERO BENSÌ
devano (e ancora accadono)
e ci venivano mostrate dalla
televisione o descritte nei resoconti dei quotidiani, il
Consiglio di sicurezza delrOnu sedeva in permanenza
per discutere sul da farsi. Prigioniero dei propri regolamenti, degli intrecci politici,
delle menzogne, ancora una
volta rOnu ha mostrato la
sua lentezza e mancanza di
autorità per intervenire in
tempi rapidissimi nei casi di
crimini contro l’umanità. Il
segretario generale, Kofi Annan, ha sovente ripetuto di
avere le mani legate e di non
poter prendere decisioni immediate.
Ma, allora, a che cosa serve
rOnu? A seppellire i morti? È
una domanda che da anni ormai serpeggia negli ambienti
diplomatici e politici e che ha
solo due risposte alternative:
o si abolisce l’Organizzazione
delle Nazioni Unite, nata dalla seconda guerra mondiale;
o le si dà tutta l’autorità di
2
ss
mmut tms. sat
•' ‘ilRestoís'Carííto "
Menire
Multidenominazionale
Toni Morrison, scritttj,
nero-americana, premio |
bel 1993, a Mantova perilF)
stivai letterario, racconta]
propria fede: «... ho !
«nptet
sione - dice a Alessand»
Zaccuri (10 settembre) -c|,
negli Usa, la religione nonj
considerata un argomeni
degno di considerazione 4
punto di vista culturale, Bj
pure il 94% della popolazioi
afroamericana non esita ai
chiararsi credente (...)», Ej|
avanti: «...i grandi leaderdj
neri d’America, da Matt](
Luther King a Malcom X, sm
no stati, (...) uomini difel’
Anzi, sono stati straordini]
predicatori». E poi: «non tot
gli afroamericani sono proti
stanti evangelici, comesi)
abituati a pensare. Io, co«
molti altri della mia famig|
sono stata educata nel catti
licesimo (...) continuo a coi
siderarmi cattolica, ma aitici
gospel della tradizione evaj
gelica. (.,.) Diciamo che!
considero “Multidenomi»
tional", nel senso che rico»
SCO qualcosa di mio in ogi»
na delle diverse “denomini
zioni” cristiane che ho in»
tram nella mia vita. Mam
credo che sarei mai capace!
scegliere in modo definii
una sola di esse».
NATIONAL
GEOGRAPHIC
L'olio e la Bibbia
cui ha bisogno per poter i*
tervenire quando necessan
Le nazioni saranno costrea
a questa seconda scelta F
fermare le pazzie del mona
Una strada però molto
colosa. Perché un
mondiale non potrà che ess
re una dittatura alla qua^
dice la Bibbia, «fu data
stà sopra ogni tribù e pop'
Il numero di settembre del
la prestigiosa rivista america
na propone anche nell’edizit
ne italiana un servizio dedio
to all’olio d’oliva, nellaci
produzione eccellono Italiaj
Spagna. In epigrafe alla paj
na d’apertura del servizio*
citazione: «Questo saràpi
voi l’olio della sacra unzio»
per tutte le vostre future
nerazioni (Esodo 30, 31)»-f*
avanti, nell’abbazia di Mo®
Olivete Maggiore in ToscaB
viene intervistato un mona*
don Celso, che chiaria*
«...dal punto di vista storicoi
della sacralità, l’olio ha si^
ficati più profondi [del vi*
ndr]. Ancora oggi viene usai
per consacrare gli altari e
il battesimo. La parola “C®
sto”, vuol dire “Unto”». Ea®
cera: «La Bibbia è piena di®
ferimenti all’olio d’olivUi dal*
parabola delle vergini p*
denti e delle vergini stolte (a quella del buon Samaritai*
(...), al riscatto della pova®
vedova da parte del profa®
Eliseo (olio come merce)»
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissione ‘
diouno «Culto evangelico» cn ,
dalla Federazione dell^p.jt
evangeliche in Italia undn
onda domenica 19 setternbt /
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24 SETTEMBRE 1999
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Bibbia
e operazioni
finanziarie
Alcuni anni fa l’onorevole
guttiglione nel rispondere a
un giornalista sulla contesa
jgll’emblema della Democrazia cristiana rispose citando dal Vangelo di Luca: «Lascia i morti seppellire i loro
morti». La stessa reazione ne«ativa che quelle parole hanno provocato in me, purtroppo l’ho provata nuovamente
nel leggere la lettera alle
chiese del giugno 1999, inviata dal presidente dell’Ucebi
alle singole comunità. A proposito della vendita di parte
dell’immobile di piazza San
Lorenzo in Lucina a Roma
(sede degli uffici Ucebi) il fratello Malocchi, dopo avere
presentato le difficoltà dell’operazione finanziaria in tutte
le sue angolazioni, scrive testualmente: «Posso immaginare che a molti, come a noi
per primi, dispiaccia privarsi
di una fetta di questo edificio
che ha per noi tutti un valore
storico e sentimentale. Ma
mi sembra che la Bibbia, dalla vicenda di Abramo alle
esortazioni di Paolo, ci incoraggi a non legarci più di tanto alle pietre, per quanto
umanamente care, di questo
mondo, per fondarci invece
sulla “pietra angolare’’». In
conclusione, io mi domando:
è legittimo strumentalizzare
la Bibbia per giustificare mere operazioni finanziarie?
Sergio Vergavi - Roma
I Ogni essere
è un mondo
\V2.7 agosto, all’entrata del
Sinodo valdese, mi ha colpito particolarmente una fotocopia del quotidiano «Il Manifesto» del giorno prima,
con scritto a grandi lettere:
«Troppe mani sulla fecondità», articolo di Paolo Griseri sulle nuove tecniche di fecondazione e di informazione circa la procreazione assistita: in sintesi il pericolo di
strumentalizzazione del corpo della donna e la profanazione della stessa procreazione. La foto inclusa, per
associazione di idee, mi riportò al tempo di guerra e
alla malvagità nei confronti
degli ebrei. E il giorno successivo, 28 agosto, sulla pri®a pagina de «La Stampa»,
ho letto: «Guarda una ragazza, picchiato a morte; sedicenne ucciso da tre coetanei
a Siracusa».
Deduco da altre esperienze
che i giovani non sono occupati, interessati in lavori,
compiti che possano raffinare, sublimare i loro istinti.
Nel 1963 avevo scritto per i
miei allievi un libretto: «Educazione e sesso» che interessa anche i ragazzi di oggi e
già nel 1958 avevo pubblicato
uno studio sul complesso di
particolari che differenziano
uomo da uomo: «Indagine
sui caratteri individuali». Anche oggi ogni essere è un
mondo da analizzare.
Lucia Gallo Scroppo
Torre Pellice
Una sola lettera
per ogni
denominazione
Chiedo nuova ospitalità per
completare il pensiero iniziato la volta scorsa a proposito
del percorso bmv, che un titolo di Riforma aveva trasformato in bmw (con la v doppia), e che un difetto di trasmissione con la posta elettronica ha fatto saltare. La
battuta sulla v doppia che
esprime il fatto che i valdesi
sono due, quelli italiani e
quelli rioplatensi, non è mia
ma di Giorgio Peyrot, nostra
massima mente ecclesiologica, che ha saputo dire tante
verità spesso scherzando.
E nello stesso spirito di
chiarezza, ma anche di battuta, concludevo augurandomi
che nessuno interpretasse la
storia delle due v in modo distorto. Perciò andiamo avanti
nel processo bmv, dicevo, sapendo che ogni denominazione ha una sola lettera perché nessuno è più importante degli altri e ognuno ha ricevuto dal Signore doni diversi da condividere. Ci mancherebbe solo che dando due
V ai valdesi, qualcuno pensasse che si vuole imporre
qualche egemonia: idea sbagliata ma che purtroppo a
volte circola dietro le quinte.
E farci su un po’ di ironia,
ogni tanto, non guasta.
Marco Rostan
Luserna San Giovanni
Ospiti al Sinodo
Nel numero di Riforma dedicato al Sinodo valdese (n.
35 del 10 settembre), nella
pagina dedicata agli ospiti
stranieri non si fa menzione
della Chiesa riformata dei
Grigioni, quest’anno da me
rappresentata. Si tratta della
presenza di una chiesa storicamente legata, a vari titoli di
fraternità e collaborazione,
con la Chiesa valdese.
Alfredo Berlendis - Brusio
confix)
SETTEMBRE 1999
Albania
L’illusione è finita
Mafie
Tra don Puglisi e monsignor Cassisa
Buddismo
Il dialogo tra chiesa e pagoda
Sinodo
Valdesi, mansuetudine ecumenica
Germania
2000 moschee senza riconoscimento
Con/roftii: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 66.000;
^Sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06*4820503, fax 4827901,
tindirizzo Internet; Httpv'/hella.stm.it/market/scVhome.htm)
L'incontro di Chianciano del Segretariato attività ecumeniche
Pregare insieme? Alcune precisazioni
ELENA MILAZZO COVIMI
PUR avendo apprezzato l’articolo di
Emmanuele Paschetto, su Riforma
del 27 agosto, sulla sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (Sae) svolta a Chianciano, mi pare che alcune osservazioni
non ne abbiano colto il senso e il messaggio per cui mi permetto alcune rettifiche.
Il Sae non «aveva Tambizione di affrontare un aspetto essenziale della
pratica religiosa, ponendo a confronto
credenti delle principali fedi vìventi» (Iq
sottolineatura è mia), ma semplicemente voleva porsi all’ascolto di esperienze provenienti da diverse tradizioni
religiose riguardo alla preghiera, e avviare un inizio di conoscenza dell’«altro». La sessione fa parte, infatti, di un
ciclo intitolato «L’ecumenismo di fronte al dialogo interreligioso». Soggetto
principale delle sessioni del Sae è sempre Tecumenismo in senso stretto, cioè
inteso come dialogo fra cristiani appartenenti a confessioni diverse e il problema dei rapporti delle varie famiglie
cristiane, poste a contatto con diverse
comunità religiose, è stato considerato
un tema ecumemco emergente. Si è interpellato un rappresentante per ogni
fede presa in considerazione; indù,
buddista, ebraica, islamica. Il confronto vero e proprio tra la gente verrà dopo, quando coloro che hanno ascoltato
e capito l’esigenza di conoscersi e confrontarsi, svilupperanno questi «inizi»
nella pratica della vita quotidiana, che
è sempre più spesso, nessuno può negarlo, terreno di incontro tra diversi.
Non cerchiamo risultati pratici nell’oggi: ci vuole ben altro che un convegno
del Sae per risolvere i complessi problemi nei rapporti tra aderenti a diverse fedi, ma gettiamo solo un seme perché ci sia chiarezza nel cammino.
Certo l’incontro ha messo in particolare rilievo le incomprensiom gravi che
esistono ancora tra i cristiani, ma questo era proprio uno dei suoi scopi: suscitare nei cristiani, al confronto con
gli «altri», l’imbarazzo e la vergogna
per la propria persistente divisione di
fronte alia grandezza del Vangelo, di
fronte alle braccia di una croce che ci
parla d’ampre e di perdono. Sono davvero contenta che il disagio sia stato
avvertito, e che il nostro tranquillo galleggiare sulla barchetta ecumenica del
Sae sia stato scosso da qualche dubbio,
spero, anzi, che il disagio aumenti e
dia luogo a qualche impennata positiva del dialogo fra cristiani.
Per quanto riguarda i relatori delle
altre fedi, il programma non richiedeva
che dovessero essere molti, né erano
tutti italiani. Era prevista la presenza di
3 indù indiani; 3 buddisti, di cui due
italiani e una tailandese; 5 islaimci, tra
cui un solo italiano. Qualcuno era convertito dal cristianesimo, anche questa
è però una realtà che è bene conoscere, perché il fenomeno è molto ampio
e il fatto di averne preso coscienza ci
stimola a cercare ü modo di affrontarlo
in profondità.
Per quanto riguarda la diminuita partecipazione di relatori e consulenti protestanti e ortodossi, ciò non corrisponde assolutamente a verità, basti fare un
rapido confronto con qualche convegno, preso a caso, di qualche anno fa; a
Chianciano c’erano 21 cattolici (15 in
meno rispetto al’91, 10 in meno rispetto al *94), 15 evangelici (11 in meno rispetto aL’91, 2 in meno rispetto al ’94),
7 ebrei (3 in più rispetto al ’91, 1 in più
rispetto al ’94), 8 ortodossi (5 in più rispetto al ’91,2 In più rispetto al ’94).
Mi pare evidente che su un calo
complessivo di relatori e consulenti
per motivi di ordine amministrativo e
organizzativo, il maggior calo si è verificato tra le presenze cattoliche e c’è
stato addirittura un incremento di
ebrei e ortodossi. Per quanto poi riguarda le «poche facce nuove» è chiaro
che all’interno di un ciclo è bene che ci
siano alcune costanti. Ma il Sae tornerà, quanto prima, al dibattito interconfessionale (che del resto non ha
mai abbandonato a livello di convegni
di primavera e lavoro dei gruppi locali), e vi tornerà più motivato, proprio
perché questo ciclo ne ha evidenziata
tutta l’urgenza. >
Vengo adesso alla domanda di P.
Dupuis «Pregare insieme?», ripresa per
affermare che non si è pregato. Si è
trattato di un approccio di conoscenza
e non di un raduno di preghiera o ritiro
spirituale, ma ci sono stati diversi momenti di preghiera intensamente vissuti da molti partecipanti, forse non da
tutti, come è inevitabile: è già difficile
pregare, diceva il pastore Ferrarlo, ancor più difficile è farlo insieme, ancor
più difficile è far si che la nostra preghiera trasformi i sassi freddi di questa
civiltà in pietre viventi, in cuori che comunichino tra gli uomini l’amore di
Dio. Questo è lo spazio degli incontri
di preghiera che di solito i convegni del
Sae stimolano e motivano, e che si
svolgono spesso tra i gruppi locali.
Ultima cosa il disagio per la località,
apprezzata da alcuni e avversata da altri, inserito nel contesto di una valutazione del convegno. Rispondo solo che
il gran numero degli alberghi è derivato dalla risposta di molto superiore alle
nostre attese: dovendo ospitare un’ottantina di partecipanti non previsti (a
causa delle cattive profezie su Chianciano), abbiamo aggiunto alberghi che
aH’ultimo momento non avevano molti posti.
L’ascolto dei nostri amici indù, buddisti, ebrei, islamici che ci hanno parlato del loro rapporto con Dio, mi fa chiedere: conie mai il legame più stretto tra
noi in relazione al nostro comune Signore, non genera più frequenternente
queUa «pazienza e costanza» di cui scrive Paschetto, nella ricerca della comunione fraterna?
Non entro nel merito della prima
parte della lettera, ma mi sembrano
utili alcune precisazioni sulla seconda
parte. Mi scuso innanzitutto perché la
concisione non sempre è chiarezza. La
minore presenza di protestanti, ortodossi ed ebrei è riferita ai corsisti, non
ai relatori. Ritengo preoccupante che
l’interesse già scarso della base (parlo
dei protestanti, che conosco) tenda a
scemare. Per quanto riguarda il pregare, non penso alla settimana del Sae come a un ritiro spirituale né dico che a
Chianciano non si sia pregato, ripeto
solo che pregare insieme è cosa delicata
e non facile. Ci siamo trovati insieme,
ma il pregare insieme è altro.
In quanto alla località scelta c’è la
constatazione che è mancqto ciò che
alla Mendola era essenziale: il mangia
re insieme, lo spazio per la socializza
zione, il commento, il confronto offerto
dalle varie sale, dallo spiazzo fra i due
alberghi e anche dai diversi bar della
zona, (e.p.)
Non rinnegare
i princìpi
della fede
L’articolo apparso sul n. 33
del 27 agosto «A proposito
dell’intercomunione» tradisce
(se non ne ho capito male il
senso) l’aspirazione a realizzare un’unione dei cristiani
intorno alla eucaristia (cattolica) o Cena del Signore (protestante). Se questo è l’assunto mi cascano le braccia nel
constatare quanto ci stiamo
allontanando dalla «fede trasmessa ai santi una volta per
sempre» (Giuda v. 3). Se al
centro della messa cattolica
c’è una ripetizione (anziché
una commemorazione) del
sacrificio di Cristo, offerta dal
prete che ha il potere di «ricrocifiggere» Cristo sull’altare,
allora «la Messa è un rifiuto
opposto alla Croce del Signore, un dimenticare la sua
morte» (A. Sonelli, La Messa
in italiano, Claudiana, 1966).
Nello stesso libretto è scritto a pag. 26: «La Messa distrugge e dissipa il sacramento della Santa Cena, che ci è
stato lasciato come ricordo
della morte del Signore». E a
pag. 19: «la Messa è un’offesa
a Gesù Cristo, perché non riconosce il pieno valore del
sacrificio della croce». A pag.
28 il pastore Sonelli afferma:
«La Messa allontana i credenti dal loro Signore». Poiché il
deposito della fede evangelica è immutabile e deve essere custodito (II Timoteo 1,
14) per evitare di allontanarsi
dalla verità biblica, non vedo
come si possa auspicare una
partecipazione di un cristiano evangelico all’eucaristia
della chiesa romana. Se per
Enrico IV Parigi valeva una
messa, in nome di un afflato
ecumenico non si possono
rinnegare principi di fede.
Beniamino Calvi-Varzi (Pv)
Nuovi indirizzi
La pastora Gabriela Lio comunica il nuovo numero di
telefono: 06-9321842.
Il pastore in prova Jaime
Castellanos comunica il suo
nuovo indirizzo: via Brennero 63, Policoro 75025 (Mt).
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
È mancato all’affetto dei suoi
cari il cavalier
Adolfo Rostan
di anni 74
Ne danno il doloroso annuncio
la moglie Bluette insieme alle figlie Cristina, Mirella con Aldo e
Monica, Silvia con Giuseppe,
Piergiorgio e Eleonora, la sorella
e i parenti tutti.
Torino, 14 settembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate e pregate perché non
sapete né il giorno né l’ora
che il Signore verrà»
Matteo 25,13
La famiglia ricorda con affetto
llda Giaiero ved. Ferrier
improvvisamente mancata all’affetto dei suoi cari il 7 settembre
1999; riconoscenti, ringraziano tutte le persone che con la loro presenza e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
S. Germano, 24 settembre 1999
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
via Pietro Cossa 42 - Roma
Formazione teologica a distanza
CORSO DI DIPLOMA IN TEOLOGIA
'2® sessione intensiva di studi 1999:1°, 2,3 ottobre 1999
Facoltà, aula A cattedra di Teologia sistematica
Storia del pensiero cristiano {XIX e XX sec.)
CHE COS'È IL CRISTIANESIMO:
LE RISPOSTE DI DUE SECOLI
Docenti; proff. Giampiero Bof, Nynfa Bosco, Sergio Rostagno
Programma
venerdì 1° ottobre: 9,15-9,30: presentazione (Rostagno-Bottazzi)
9.30- 10,30: U lezione
Che cos'è il cristianesimo:
la risposta della teologia protestante (Bof)
10.30- 10,45: intervallo
10.45- 11,30; lettura-lavoro di gruppo
11.30- 12,30: discussione, domande al docente
15 -16 : incontri con il coordinatore
16-17: 2“ lezione
il dialogo Harnack-Barth (Rostagno)
17- 17,15: intervallo
17.15- 18: lettura-lavoro di gruppo
18- 19,: discussione, domande ai docenti
sabato 2 ottobre: 9,15-9,30; lettura biblica (Bottazzi)
9.30- 10,30: 3* lezione
Che cos'è il cristianesimo:
la risposta della teologia ortodossa (Bosco)
10.30- 10,45: intervallo
10.45- 11,30: lettura-lavoro di gruppo
11.30- 12,30: discussione, domande al docente
15-16: incontri con il coordinatore
• 16-17; 4* lezione
Tillich: protestantesimo e cultura (Rostagno)
17- 17,15: intervallo
17.15- 18; lettura-lavoro di gruppo
18- 19: discussione, domande ai docenti
domenica 3 ottobre: 9-10,30 discussione finale e domaride al docente (Rostagno)
10.30- 13 test di verifica
Iscrizione! gratuita studenti Corso; L. 30.000 uditori; materiali didattici; L. 10.000
Convitto: L. 150.000 pensione completa; L. 10.000 ciascun pasto
16
PAG. 1 2
RIFORMA
Vilijaggio Globale
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 199g
Secondo l'arcivescovo Anastasios, primate della Chiesa ortodossa d'Albania
Grazie ai loro legami di amicizia, i cristiani albanesi possono
contribuire alla riconciliazione nella regione dei Balcani
Venendo in aiuto alle vittime musulmane del conflitto
del Kosovo, i cristiani albanesi hanno forgiato legami di
amicizia e di rispetto che potrebbero col tempo contribuire alla pace e alla riconciliazione nella regione dilaniata dei Balcani. È quanto
ha dichiarato l’arcivescovo
Anastasios, primate della
Chiesa ortodossa d’Albania.
«La Chiesa ortodossa in Albania si è trovata in una posizione molto difficile quando
è scoppiata la crisi del Kosovo», ha ricordato Anastasios,
che è noto a livello internazionale per essere un prelato
moderato e percettivo, durante un’intervista rilasciata
all’agenzia Eni in occasione
della riunione del Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), a
Ginevra.
L'azione della Chiesa
ortodossa d'Albania
«1 kosovari, che attribuivano le loro sofferenze agli ortodossi serbi, si chiedevano
quale sarebbe stata la posizione della Chiesa ortodossa
in Albania. Siamo stati tentati
di rimanere in disparte e di
accontentarci di pregare, ma
questo non sarebbe stato autentico, perché è impossibile
non vedere il volto del Cristo
nel volto di un popolo che
soffre». Simili opinioni hanno
valso all’arcivescovo Anastasios un rispetto che va ben al
di là della propria chiesa e
della comunità ortodossa.
Con milioni di dollari di
aiuti forniti da altre chiese
partner del movimento ecumenico («La nostra chiesa è
povera, ma ha molti amici») la
Chiesa ortodossa d’Albania ha
messo in piedi un ampio ventaglio di programmi di soccorso per aiutare i kosovari
giunti a centinaia di migliaia
in Albania. Oggi, constata l’arcivescovo, «molti kosovari che
una volta ci guardavano con
diffidenza si fermano nelle
nostre chiese per preghiere di
ringraziamento, sulla via del
ritorno verso le loro case».
La Chiesa ortodossa alba
Rifugiati kosovari albanesi nel campo profughi di Kukes, neH’aprile scorso
nese intende inviare squadre
di soccorso nel Kosovo per
continuare ad aiutare i vecchi
e i nuovi rifugiati. Secondo
l’arcivescovo, l’assistenza che
i cristiani ortodossi forniscono ai musulmani vittime di
un conflitto devastatore ha le
sue origini nella caduta del
regime comunista nel 1991.
La collaborazione
con i musulmani
«Dopo l’avvento della democrazia, tutte le comunità
religiose (due gruppi cristiani, ossia gli ortodossi e i cattolici romani, e due gruppi
musulmani, ossia i Sunniti e i
Bektashi) hanno lavorato insieme per creare un clima di
comprensione e di collaborazione - ha spiegato Anastasios -. Anche coloro che non
hanno alcuna religione sono
nostri fratelli e nostre sorelle.
È stato quindi più facile per
noi operare durante questa
crisi». Sui 3,5 milioni di albanesi, il 65% è musulmano, il
25% circa è ortodosso, e
l’ll% cattolico romano.
L’arcivescovo Anastasios
ha inoltre preso le difese della Chiesa ortodossa serba al
la quale, verso la metà degli
Anni 90, è stato rimproverato
di avere vedute nazionalistiche. «Sappiamo che la chiesa
serba non ha appoggiato
quello che il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic
stava facendo in Kosovo - ha
dichiarato -. Sappiamo inoltre che i dirigenti jugoslavi
non agivano secondo i valori
ortodossi. Non bisogna dimenticare che prima di intervenire in Kosovo essi erano contro la chiesa stessa».
È verso la fine del 1998,
quando i primi rifugiati kosovari hanno cominciato a varcare la frontiera albanese,
che la Chiesa ortodossa autocefala d’Albania ha messo in
piedi operazioni di soccorso.
«L’aiuto che abbiamo fornito
ai primi 7.500 rifugiati tra ottobre e la fine dell’anno ci ha
dato una certa esperienza e ci
ha convinti che potevamo venire in loro aiuto», ha detto
Anastasios. Quando i rifugiati
sono arrivati a centinaia di
migliaia, la Chiesa ha subito
reagito, mobilitando Diaconia Agapes (il suo organismo
di aiuto sociale, di aiuto allo
sviluppo e di aiuto di emergenza) il quale ha collaborato
Secondo alcuni responsabili di chiesa del continente
«L'Africa è ora sulla via della rinascita»
Dopo essere stata per anni
«il campo di battaglia» della
guerra fredda, l’Africa è ora
sulla via della «rinascita». È
quanto hanno dichiarato tre
responsabili africani ai giornalisti presenti a Ginevra in
occasione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Ciò che si può notare oggi,
ha sottolineato Samuel Kobia, membro del personale
esecutivo del Cec e originario
del Kenia, «è che il popolo
africano vuole mettere in pratica la ricchezza delle sue
esperienze e delle sue idee».
Poiché la maggior parte dei
paesi africani hanno ottenuto
la loro indipendenza durante
la guerra fredda le superpotenze, in particolare l’Unione
sovietica e gli Stati Uniti, hanno imposto i termini della loro libertà. «1 popoli africani
sono stati privati della facoltà
di decidere sui propri governi
e sui propri sistemi. La loro libertà è stata raggirata». Subito dopo l’indipendenza, le
nuove nazioni africane sono
state scosse da una serie di
violenti colpi di stato, anch’
essi causati dalle potenze della guerra fredda. «Non era nel
loro interesse vedere installarsi la democrazia, perché è
più facile controllare le popo
lazioni con la dittatura». Per
Samuel Kobia, il ciclo dei colpi di stato e delle guerre civili
«dovrebbe giungere alla fine».
Infatti, le guerre civili che
persistono ancora, in particolare in Angola e in Sierra Leone, «non hanno più legittimità». Kobia ha fatto notare
che la resistenza dell’Esercito
popolare di liberazione del
Sudan (Apls) contro il governo fondamentalista islamico
del Sudan rappresenta ormai
una «eccezione».
L’impotenza nel rispondere
ai bisogni delle popolazioni
africane è uno dei retaggi più
dolorosi della guerra fredda,
ha lamentato Clement landa,
del Sudan, segretario generale della Conferenza delle
chiese di tutta l’Africa (Ceta),
che ha sede a Nairobi: «I nostri problemi continuano perché il retaggio della guerra
fredda non permette un approccio realistico dei problemi». In Sudan, ha fatto notare
landa, esistono grandi giacimenti di petrolio e di uranio
ma, dopo 35 anni di guerra
civile, «le potenze non discutono sugli effetti della guerra
nei confronti della popolazione, ma si chiedono chi controllerà le risorse». In simili
situazioni, il ruolo delle chiese è di rappresentare gli inte
ressi del popolo, ha sottolineato Malaku Kifle, originario
dell’Etiopia, membro del personale del Cec; o tramite la
solidarietà con i movimenti di
liberazione, come in Sud Africa, o con l’organizzazione di
forum per dibattere i problemi. «Spetta alla chiesa e al
movimento ecumenico aiutare le chiese a comprendere le
cause profonde dei problemi
e a rispondervi».
Malaku Kifle ha espresso la
speranza che il Forum ecumenico sul Sudan, che riunisce una volta l’anno responsabili di chiese del Nord e del
Sud per esaminare e dibattere il futuro di quel paese dilaniato dalla guerra, introdurrà
la preoccupazione della chiesa per i poveri nell’ambito di
negoziati che, diversamente,
sarebbero centrati solo sul
potere politico. «Sembra a
volte che solo la chiesa cerchi
davvero di trovare soluzioni a
lungo termine», ha affermato
Kifle. Gli sforzi compiuti dalle
chiese cominciano a produrre ciò che Samuel Kobia chiama una «rinascita» in Africa.
«Dal Ghana al Sud Africa, vediamo paesi che stanno adottando un modo di governo
democratico - ha rilevato -. E
si può parlare di una nuova
società in Africa». (eni)
con l’«Azione comune delle
chiese» (Act), la rete mondiale di aiuto delle chiese e di
organizzazioni religiose che
ha sede presso il Cec e la Federazione luterana mondiale.
Accolti 20.000 rifugiati
albanesi del Kosovo
La Chiesa è venuta in aiuto
a 20.000 rifugiati albanesi,
musulmani e cattolici, offrendo loro vitto e alloggio, quasi
sempre presso membri della
chiesa in 12 città dell’Albania.
Altri sono stati soccorsi in un
grande campo vicino a Tirana. Anastasios ha sottolineato
in modo particolare l’azione
delle donne e dei giovani delle parrocchie ortodosse locali,
che si sono incaricati di impacchettare viveri e altri soccorsi, e hanno provveduto a
che l’aiuto venisse dato a coloro che ne avevano bisogno.
L’arcivescovo ha aggiunto
che i giovani, «giocando con i
bambini, hanno dato a questi
ultimi molto più del vitto e
deU’alloggio: hanno portato
loro la gioia e la speranza».
Gli sforzi della Chiesa ortodossa si sono rapidamente
estesi agli ospedali della regione dove rifugiate hanno
dato vita a più di 300 bebé nei
primi mesi dell’anno.
Vincere la cultura
dell'odio
Il vero dramma, nel conflit
to del Kosovo, ha proseguito
l’arcivescovo, «è la cultura di
odio che è stata seminata nei
Balcani». Per cortocircuitare
il ciclo di violenza che si è abbattuto sulla regione, «ci
vorrà molta pazienza e il potere di Dio per giungere alla
riconciliazione - ha detto -.
L’unica “chance” è di persuadere gli abitanti dei Balcani
di vivere insieme e di integrarsi pienamente nel resto
dell’Europa. I popoli dei Balcani vivevano insieme nel
passato, durante i periodi romano, bizantino e ottomano.
Perché non vivere insieme di
nuovo nell’ora della democrazia?». I responsabili religiosi d’Albania, sia cristiani
che musulmani, ha insistito,
si stanno dedicando interamente a questo sforzo. «I capi
religiosi devono avere fede e
coraggio - ha aggiunto -. I
musulmani e i cristiani ci
credono. Non è facile, ma chi
ha detto che le soluzioni facili sono le migliori?». (eni)
L'Onu ha chiesto l'appoggio del Cec
Bisogna proteggere i bambini
coinvolti nei conflitti armati
Nel ricordare che il 90%
delle vittime causate da conflitti armati sono civili, per lo
più donne e bambiili (mentre
erano il 45% durante la seconda guerra mondiale e il 5%
durante la prima guerra mondiale) un alto funzionario
deirOnu ha chiamato le chiese a collaborare con TOnu per
far fronte a questo problema.
«Non dobbiamo permettere
questo», ha affermato Giara A.
Otunnu, che è stato nominato
rappresentante speciale per la
protezione dei bambini in periodo di conflitto armato dal
Segretario generale delTOnu,
Kofi Annan.
Rivolgendosi il 28 agosto
scorso ai membri del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
riuniti a Ginevra, Giara Gtunnu ha esortato il Cec a collaborare con l’Gnu e con altri
organismi umanitari per creare «una zona di pace» attorno ai bambini, per proteggerli
dai conflitti armati e per garantire che essi non saranno
utilizzati come soldati e che
l’aiuto umanitario giungerà
loro qualora venissero coinvolti in situazioni di conflitto
armato. D’altra parte gli ospedali e le scuole non devono essere prese di mira nei
conflitti armati. Giara Gtunnu ha espresso la speranza
che il Cec «aggiungerà la sua
voce possente» in appoggio
alla risoluzione dell’Gnu che
mira «a salvare i bambini dal
flagello della guerra».
Durante una conferenza
stampa successiva. Giara Gtunnu ha ricordato che, con
questa risoluzione adottata
dalTGnu il 26 agosto scorso,
«il Consiglio di sicurezza ha
stabilito, per la prima volta, il
legame tra le proprie preoccupazioni circa la pace e la
sicurezza da un lato e, dall’altro, la portata di queste preoccupazioni nei confronti dei
bambini». La risoluzione è
straordinaria, ha aggiunto,
perché non è avvenuta «nel
contesto di un caso specifico
ma di una discussione su
questioni molto più ampie di
diritti della persona».
La risoluzione esorta tutte
le parti in conflitto a smettere
di prendere come bersagli dei
bambini; a prendere in considerazione il benessere e i diritti dei bambini nei negoziati
che seguono i conflitti; ad
adottare misure speciali per
proteggere i bambini, in particolare le bambine, dallo stupro e da altri abusi sessuali;
ad assicurare l’accesso senza
ostacoli dell’aiuto umanitario
ai bambini coinvolti in situazioni di conflitti armati, a far
cessare il reclutamento e l’utilizzo di bambini come soldati
nei conflitti armati.
Giara Gtunnu, che si è complimentato con il Cec per le
sue dichiarazioni precedenti
sul problema dei bambini
usati come strumenti di guerra, in particolare una dichiarazione sui bambini soldati
che condannava, tra l’altro,
ogni ricorso ai bambini come
soldati nelle operazioni di
guerra (adottata durante la
Vili Assemblea del Cec nel
dicembre scorso), ha presentato cifre terrificanti: in questi ultimi anni, due milioni di
bambini sono stati uccisi in
conflitti armati, sei milioni
sono stati mutilati, dieci milioni hanno patito gravi traumatismi mentali e psicologici; e venti milioni sono stati
spostati dalle loro case.
La Chiesa ha un ruolo da
giocare, ha proseguito Gtunnu, perché il «mondo sconvolto» dalla violenza dei soldati nei confronti dei civili «ha
prodotto un vuoto morale,
una caduta dei sistemi di valori» che prima proteggevano
i bambini nei conflitti armati.
«Abbiamo bisogno di un rinnovamento spirituale - ha
detto -. Il ruolo della chiesa è
cruciale per riunire la gente
attorno a valori che uniscono
e non attorno a dottrine e a
slogan che dividono». (eni)
Gli Usa tentano di dissuaderlo
Il papa non vuole rinunciare
al viaggio in Medio Oriente
Un braccio di ferro oppone
il Vaticano agli Usa. Il papa
infatti intende recarsi in Iraq,
l’antica patria di Abramo, ma
la Casa Bianca vi si oppone
dicendo che questo viaggio
potrebbe rafforzare il regime
di Saddam Hussein. Il 27 agosto scorso il portavoce del Vaticano, Joaquin Navarro Valls,
ha ufficialmente precisato che
la data e Titinerario del viaggio «non sono stati ancora definiti», anche se il papa «desidera ardentemente compiere
questo pellegrinaggio».
Già nel 1994, nella lettera
apostolica «Tertio Millennio
Adveniente» sulla preparazione del Giubileo dell’anno
2000, il papa aveva espresso la
speranza di «visitare, in occasione dell’anno 2000, tutti
quei luoghi che si trovano sul
cammino del popolo di Dio
dell’Antica Alleanza, dalle terre percorse da Abramo e da
Mosè, attraversando l’Egitto e
il Monte Sinai, fino a Damasco, città testimone della conversione di san Paolo».
Regala un abbonaniento a
Il 29 giugno scorso, in una
lettera «sul pellegrinaggio ai
luoghi santi legati alla storia
della salvezza», Giovanni
Paolo II ha espresso la speranza di poter iniziare il suo
pellegrinaggio a Ur, in Caldea, l’attuale Tal al Muqayyar, a sud dell’Iraq, città che
è stata, secondo la Genesi, la
patria di Abramo. Abramo è
considerato «il padre nella fede» dagli ebrei, dai cristiani e
dai musulmani.
Dopo la città di Abramo,
Giovanni Paolo II vorrebbe
visitare il Monte Sinai, dove
Dio rivelò a Mosé i dieci comandamenti, e le città legate
all’apostolo Paolo (Damasco
e Atene). Ma, mentre una visita al Sinai, oggi in territorio
egiziano, non porrebbe difficoltà politiche particolari, la
questione si pone a proposito
della visita a Ur, che si trova
in Iraq. Nella sua lettera, il pa'
pa descriveva il suo lungo pellegrinaggio, che si farebbe
probabilmente a tappe, come
«esclusivamente religioso. Sarei rattristato se si attribuisse
al mio progetto significati differenti». Al giornale La Nazione di Firenze il ministro degli
Esteri iracheno, Tarek Aziz, ha
confermato, il 28 agosto scorso, che «sono in corso trattative diplomatiche» tra l’Iraq e il
Vaticano sulle «modalità» della visita del papa. (eni)
ben
l’aii
il Pi
gon
in c
strh
ché
pacón
org
fori
con
unt
scu
nel
po
gru
ni i
var
refe
ra,
nej
ne due
gar,
«gi
pai
Val
div
toh
gai
pre
noi
ma
te i
sin,
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Ciri
fed
fac
chi
che
tesi
ra
fra
lor
tut
re I
che
fin
sor
ore,
do
COI
pa,
avi
pri
an,
len
ver
to,
chi
chi
zie
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