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Anno 128 - n. 12
20 marzo 1992
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10066 TOBRPJ PEIL ICE
elle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L'OMICIDIO DI SALVO LIMA
UNA STORICA BINASSI DELLE CHIESE ORTODOSSE
Una morte
“scenario”
La violenza in Sicilia prosegue da anni e sta
minando i fondamenti della stessa democrazia
« Hanno assassinato Palermo
e la Sicilia ». Una frase che —
urlata a più riprese davanti alle telecamere a poche ore dal
delitto Lima — racchiude un legittimo sfogo di condanna per
l’uomo simbolo, responsabile del
degrado dell’isola. E’ dettato meno da pietà, più da verità. Come dire, quello che conta adesso non è la pietà, che immohilisEza e neutralizza, ma è la ragione che cerca di capire. La
pietà copre, la ragione scopre;
la pietà livella e azzera, la ragione discrimina, perché giudica e stabilisce uno stato di diritto. Infatti in uno stato di diritto non si uccide, ma si dialoga, si cresce insieme, si costruisce e si ottiene il consenso.
Il consenso in democrazia è
la pietra angolare; senza di esso
l’ediflcio sociale è minato alle
fondamenta. Purché il consenso
sia consenso, e non il non-senso
del consenso, perché forzato da
un cumulo disperante di bisogni e di ricatti. Questo è successo e succede in Sicilia, nei
Mezzogiorno e oitre, dove il consenso non è uno scambio politico, ma un mercato nerissimo
del voto.
Infatti in Italia lo stato sociale è stato declassato a stato
assistenziale e in molte zone del
nostro paese, tra cui la Sicilia,
è stato gestito (montagne di soidi!) quasi esclusivamente da un
insieme di canali mediatori ed
unici (burocrati, politici e mafla-’ndrangheta-camorra). Con il
risultato di violentare le regole
della democrazia e di scrivere
« nuove regoie di convivenza ».
Questa vioienza continua, decennale, iniziata nei lontano
1969, disseminata di umiliazione
delle coscienze, di san^e strumentale e di vanificazione dell’angoscioso desiderio di democrazia, alimenta una cuitura in
cui il patto sociale non ha più
U sostegno dei « minima moralia » o delle virtù civili, dove
Locke è messo in netta minoranza e proliferano i lupi. Da
questo baratro dobbiamo risalire e in quest’ottica tutte le morti si equivalgono: Pio La Torre,
Dalla Chiesa, Navarra, Lima, Sebastiano Corrado e il piccolo
marocchino « Mario ».
Di qui parte l’esigenza del comune impegno di laici e credenti per ristabilire i presupposti
minimi della convivenza civile;
ma proprio ciò induce allo sforzo di capire questa morte, perché responsabilmente ci si associ con chi sceglie la democrazia
e la giustizia in essa.
Alcuni cattolici, elettori DC,
mi hanno confidato: Lima è rimasto vittima dello stesso sistema di potere che aveva contribuito a creare. Ne era al vertice. Una delle risposte alla domanda: « Perché ’’l’intoccabile”
è stato eliminato’? » sta proprio
nella sua posizione preminente
nel sistema di potere DC e politico della Sicilia. La mafia uccide quando è costretta a cambiare cavallo. Per una serie di
considerazioni, che si chiariranno dopo le elezioni e con i futuri assetti ai vertici della DC
siciliana. Lima non garantiva
più.
Ma sarebbe riduttivo fermarsi soltanto alla vicenda siciliana. Esponenti DC, intorno alla
salma, hanno bisbigliato: è un
delitto politico e terroristico.
Una tale qualificazione non era
soltanto un modo elegante per
non parlare di mafia e chiamare in causa gli autori del linciaggio morale della vittima. L’allusione è ad un sistema di potere
nazionale, che si è sviluppato intorno all’on. Andreottl.
C’è un limite che non deve essere sorpassato e vuole essere
sorpassato? Come dire: il gioco
sta sfuggendo di mano all’arbitro? O, come qualcuno ha detto e scritto, quella di Lima è
una morte strumentale (come
quella di Moro) verso un assetto di poteri nazionali diversi da
quelli attuali, che cominciano a
mostrare la corda a fronte di
esigenze politico-militari nazionali e internazionali (obiezione
di coscienza?!)? In questa ipotesi troverebbero spiegazione
certe anomalie riscontrate nelle
modalità di esecuzione dell’assassinio.
A conclusione, come uno che
vive da lunghi anni in Sicilia ed
è coinvolto passionalmente in
tutte le vicende salienti dell’isola, dirò: si tratta di una « morte scenario », nei senso che apre
su un orizzonte triste e drammatico, dei quaie l’Italia tutta,
dai Nord al Sud, farà bene a
prendere coscienza.
Alfonso Manocchio
No al proselitismo
cattolico
Una testimonianza di fronte al mondo dell’unità ritrovata - I rapporti con Roma sono difficili anche rispetto alla « questione uniate »
L'assemblea (Sinassi) che ha
riunito ad Istanbul 14 patriarchi
ortodossi in occasione della celebrazione liturgica dell’eucarestia
è sicuramente storica.
Era dai 1872 che non accadeva
niente di simile: ad Istanbul, il
14 e 15 marzo si sono riuniti tutti i patriarchi delle chiese ortodosse: russa (85 milioni di membri), romena (17 milioni), greca
(9 milioni), serba (5 milioni),
georgiana (5 milioni), ecumenica
di Costantinopoli (3,5 milioni), polacca (1 milione), antiochena (750
mila), cipriota (442 mila), alessandrina (350 mila), cecoslovacca
150 mila), finlandese (56 mila).
L’intento dichiarato dell’incontro, promosso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, era quello di testimoniare al mondo la ritrovata unità
ortodossa circa la testimonianza
della chiesa, l’evangelizzazione
nel mondo, il processo ecumenico « pace, giustizia ed integrità
della creazione ».
« Accanto a questo — aveva
detto padre George Tsatsis, rappresentante del Patriarcato ecumenico al CEC (Consiglio ecumenico delle chiese) di Ginevra,
presentando ai giornalisti rincontro — si discuterà delle relazioni
con le altre chiese e quindi anche
dei rapporti col cattolicesimo ».
Una processione ortodossa a Mosca.
I 14 primati delle Chiese ortodosse hanno raggiunto l’unità sui
temi in discussione e inoltre il
documento finale è stato approvato all’unanimità (altro fatto
storico). In sostanza il documento conferma la linea seguita dai
vari patriarcati di pieno appoggio all’elaborazione del Consiglio
ecumenico delle chiese in termine
di missione, testimonianza e partecipazione al progetto « pace,
IL SENSO DELL’AGAPE
UEvangelo in tre parole
«Dio è amore» (I Giov. 4: 8); «In questo è
l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che
egli ha amato noi» (I Giov. 4: 10); «L’amore non
verrà mai meno » (I Cor. 13: 8).
« Dio è amore » Nel testo originale greco è scritto: « Dio è agape ». Agape è una parola intraducibile nelle lingue moderne. L’amore di Dìq è non
solo quantitativamente diverso, ma soprattutto
qualitativamente. Non è un amore umano sublimato, ma altra cosa. Del tutto differente. Non si
tratta di amare molto Dio, ma di amarlo differentemente, come egli ci ha amati. Se è vero il gioco
di parole di Giov. 21, Pietro doveva averlo finalmente compreso. Solo così non si rinnega il Signore.
Ma qual è l’agape (amore) di Dio? Quel che di
lui sappiamo lo cogliamo in Gesù Cristo, vera incarnazione dell’agape di Dio. In lui c’è la pienezza
del Padre, ed è uno col padre perché in lui ne è
incarnata l’essenza, la sostanza: « Ora vediamo in
modo oscuro, poi vedremo faccia a faccia » (I Cor.
13: 12). Anche in modo oscuro, parlando dell amore
di Dio, si rileva subito una differenza; in noi Varnch
re è possesso, in Dio è dono completo di sé. Ecco,
Dio dà amore a chi non ne ha, dà onore a chi è
senza, dà salute agli ammalati, luce ai ciechi, vita
ai morti. Sì, sempre dà, e Paolo ben lo descrive in
un antico inno inserito nel II cap. dei Filippesi:
« Annichilì se stesso, prendendo la forma di servo
e divenendo simile agli uomini... abbassò se stesso
facendosi ubbidiente fino alla morte ed alla morte
sulla croce ». L’agape di Dio è il dono totale che
egli fa per la nostra salvezza, anzi, per la salvezza
del mondo. Ma chi di noi può amare così, e chi di
noi ha un amore della potenza redentrice dell’agape?
Il secondo versetto ci toglie ogni illusione nel
caso ne avessimo ancora qualcuna: « In questo è
l’amore (agape): non che noi abbiamo amato Dio,
ma che egli ha amato noi... ».
Noi non possiamo salire a Dio, ma solo lui può
scendere dove siamo noi nel nostro fango, nelle nostre bassezze. E può persino avvenire che ci faccia
partecipi della sua agape, quando il suo Spirito ci
investe. Ma sono gli attimi della fede non la normalità della vita quotidiana. Però a noi credenti,
nella nostra debolezza, nel nostro amore, che non è
agape, viene dato un compito: indicare, nella nostra pochezza, colui che ama e che può salvare noi
ed il mondo. Anche Giovanni ha fatto così dicendo: « In questo è l’amore, non che noi abbiamo
amato Dio, ma che Dio ha amato noi... » e lo ha fatto sempre indicando il Signore e l’opera sua, i segni che ci dà e quelli che ci richiede. Quando poi
pensiamo d’essere noi « inganniamo noi stessi e la
verità non è in noi» (I Giov. 1: 8). Eppure, nelle
nostre illusioni, quante volte pensiamo di essere
capaci di amare! E’ forse questo l’inganno più
grande, perché ci illudiamo di prendere il posto dt
colui che è agape. E’ forse il nostro maggiore pec
cato. .
Infine « L'agape non verrà mai meno ». Questa
parola è scritta in grande nel muro della chiesa
all'aperto nel centro di Agape, nelle valli valdesi. E
un canto di vittoria, scritto non perché abbiamo
scritto "Agape”, ma perché questo è l’evangelo che
ci muove. I muri che noi abbiamo costruito con
tanta fatica un giorno rovineranno, ma l’agape dt
Dio non verrà distrutta col tempo. E’ questo che ci
Tullio Vinay
(continua a pag. 4)
giustizia ed integrità della creazione ».
L’unità teologica raggiunta è
servita anche per meglio chiarire
i rapporti con la Chiesa cattolica.
Gli ortodossi riconoscono che la
comunione con Roma è auspicabile ma che, come ha dichiarato
Tsatsis, « è necessario risolvere
prima il problema ecclesiastico
che è alla base della separazione
tra cattolici romani ed ortodossi.
Dovrà essere una comunione col
vescovo di Roma, non sotto il vescovo di Roma; perché ogni chiesa, in ogni luogo, sotto l’autorità
del proprio vescovo, è l’espressione locale della Chiesa, una,
santa, cattolica e apostolica, nella
sua pienezza ».
Ma è la politica vaticana che
oggi rende difficile il dialogo col
cattolicesimo: alcuni patriarcati
ortodossi, sebbene invitati, non
hanno partecipato al Sinodo dei
vescovi cattolici che si è tenuto a
Roma dal 28 novembre al 14 dicembre scorso e il Sinodo della
Chiesa ortodossa di Grecia ha
qualificato il papa come persona
« né sincera, né fraterna ».
Il documento finale dell’incontro attacca « certi ambienti (leggi il cardinale Edward Cassidy)
della Chiesa cattolica romana impegnati in attività assolutamente
contrarie allo spirito del dialogo,
dell’amore e della verità ». Ed il
patriarca Daniele di Moldavia,
presentando alla stampa il documento ha spiegato che gli ortodossi non attaccano il papa ma « non
possono tacere il doppio linguaggio dei suoi collaboratori ».
Gli ortodossi denunciano il fatto che i cattolici scambiano la
«missione» con il «proselitismo »
e che « usano strumenti economici e varie forme di violenza
per catturare nuovi consensi »;
ciò in particolare nei paesi dell’Est europeo. Anche la questione delle chiese uniate (cioè quelle parti di chiese orientali che sono in comunione con la Chiesa
cattolica romana e riconoscono
Giorgio Gardlol
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 8)
2
fede e cultura
20 marzo 1992
ETICA E MORALE SECONDO PAUL RICOEUR
Vivere con l’altro
in termini di giustizia
I rapporti fra le persone non sono un fatto esclusivamente personale, ma avvengono nel quadro delle istituzioni delle nostre società
Sul tema dell'etica, all’ordine del giorno dei dibattiti in ambienti
diversi, pubblichiamo alcuni passaggi di un'intervista al filosofo
protestante francese Paul Ricoeur.
— Nel suo libro Se stesso
come un altro, lei stabilisce
una dualità tra l’etica e la morale, due nozioni o concetti così vicini che non è facile differenziarU. Quale distinzione stabilisce tra i due?
— Lei allude a una delle proposte che offro alla discussione
e alla quale do molta importanza visto che, in essa, sostengo
due tesi, anzi tre. Prima di tutto per me l’etica è più profonda, più fondamentale della morale, se p>er morale intendiamo
l’insieme delle norme, dei doveri, dei divieti che, il più delle
volte, funzionano in modo negativo; « Non uccidere », « Non
mentire », ecc...
Quindi, sotto questo strato di
norme dei doveri e dei divieti,
ho cercato di raggiungere qualcosa che fosse più vicino al desiderio profondo dell’uomo, il
desiderio cioè di una vita compiuta. E’ questo desiderio di una
vita compiuta che mi sembra essere il luogo etico per eccellenza. Cerco dunque di articolare
questa etica secondo la « terna »
che qui richiamo e che è messo in evidenza nel mio libro:
desiderio di una vita compiuta
con e per gli altri, in istituzioni
giuste; con la prima componente ritrovo ciò che, in Aristotele,
è desiderio di felicità e che reinterprete come stima di sé.
Poi viene la seconda componente della terna: con e per gli
altri. Si tratta della sollecitudine che, per me, include sia
l’amicizia tra uguali sia il rapporto tra maestro e discepolo,
che è un rapporto disuguale, o
quello della compassione.
Terzo termine: in istituzioni
giuste. Secondo una linea molto
aristotelica, ho voluto incorporare la giustizia all’etica prima
di darle il suo posto nella morale, perché il desiderio di giustizia mi dà un rapporto con
l’altro che è diverso da quello
dell’amicizia. Nell’amicizia, l’altro ha un volto; nella giustizia.
PROTESTANTESIMO
Un numero
su G. Miegge
E’ in distribuzione il n. 1/1992
di Protestantesimo, interamente
dedicato alla figura e al pensiero di Giovanni Miegge nel 30'
anno della sua morte.
Ecco il sommario del fascicolo: G. Spini, « G. Miegge, il
tempo in cui si formò il suo
pensiero »; S. Rostagno, « La linea teologica Gangale-Miegge »;
E. I. Rambaldi, « Pessimismo,
complessità e tolleranza nelle
"Tesi della nuova ortodossia” »;
G. Toum, « Giovanni Miegge a
Massello (1924-1930) »; P. Ricca,
« L’ecumenismo di Giovanni
Miegge »; C. Tron, « Il lascito di
Giovanni Miegge »; B. C., « Il
contributo di Miegge a ’’Protestantesimo” ».
Il fascicolo (che non contiene
null’altro) può anche essere acquistato come ricordo del teologo valdese, per tenerlo o per
regalarlo al fine di far conoscere Miegge ad altri (L. 9.000 -t
2.100 di spese postali, servirsi
del CCP n. 27822006 intestato alla rivista).
l’altro può essere uno sconosciuto portatore di diritti, e che cosa mi collega all’altro sul piano
della giustizia? Delle istituzioni.
Volevo quindi far posto all’istituzione fin dal livello etico, per
far vedere che l’istituzione non
è qualcosa di artificiale, è una
delle condizioni stesse di umanità.
Su questo punto, sono molto
vicino ad Aristotele nella sua
Politica, per il quale vivere nella città significa essere uomo.
Occorreva dunque introdurre
l’idea di giustizia fin dal livello
etico. Ecco la prima tesi sull’etica. La seconda tesi è che bisogna comunque passare attraverso la norma, attraverso il dovere, a causa dell’importanza della violenza.
Su questo punto, credo, mi
allontano abbastanza da Kant
per il quale non dico l’avversario, ma il « vis-à-vis » del dovere è il desiderio. Per me, invece, il « vis-à-vis » del dovere è
la violenza. La violenza nel desiderio. Se la violenza occupa
un posto così grande nella mia
riflessione, è sicuramente a causa di quel che abbiamo vissuto
in questo tremendo XX secolo,
con le guerre, le distruzioni, gli
stermini.
A mio giudizio, è innegabile
che la morale è stata troppo incentrata sul desiderio, mentre il
desiderio è portatore dell’augurio di vivere bene. Vi è qui, credo, una specie di « difetto di
fabbricazione » della morale, e
ho cercato di raddrizzare il
passaggio dall’etica alla morale
per mezzo della violenza che introduce il divieto: « Non uccidere », « Non mentire », cioè tutte
le forme di violenza con cui l’altro viene vittimizzato. Questo
rapporto tra l’azione e un altro
che è potenzialmente una vittima è per me fondamentale nel
passaggio dall’etica alla morale.
Ho una terza tesi. Per via del
suo carattere, non artificiale ma
formale e necessariamente formale, anzi formalistico, la morale crea dei conflitti, conflitti
di doveri. A questo punto, faccio intervenire il passaggio attraverso il tragico. Antigone, il
tragico dell’azione che mi porta
a ciò che considero come il terzo stadio, l’ultimo, dell’etica e
della morale, è la convinzione
che si esprime in giudizi in situazione. E’ il carattere sensazionale della saggezza pratica,
così che ho due « terne » intrecciate. Infatti ho la terna dell’etica suddivisa in: preoccupazione
di sé-preoccupazione dell’altropreoccupazione dell’istituzione;
e l’altra terna è; morale-eticasaggezza pratica. E’ quel che ho
chiamato « la mia piccola etica ».
Ho cercato di mostrare che l’ordine etico era strutturato in
modo molto forte, per cui l’ho
presentato come una specie di
matrice a doppia entrata.
Intervista a cura di
Philippe Michaël de Saint-Cherou
(dal « Bulletin du Centre
protestant d’études», n. 7/1991)
SEGNALAZIONI
Materiali dal
mondo evangelico
Per i tipi della DLC (di area
fondamentalista) sono uscite due
brevi pubblicazioni in accurata
edizione elegantemente rilegata:
l'una, un dossier sull’epidemia
dell’AIDS l’altra uno studio pastorale per cristiani 2. Elisabetta
Sulger Bùel, laureata in veterinaria e teologia, traccia una storia dell’epidemia di AIDS dalle
sue più lontane origini, ne indica la sintomatologia, le vie di
contagio, il decorso, le conseguenze psichiche, i pregiudizi
che ha generato e i mezzi di
prevenzione.
La pubblicazione, molto densa
di informazioni storiche e mediche, pur concepita in un’ottica
fondamentalista, evita di « criminalizzare» l’ammalato di AIDS;
La malattia non può essere considreata punizione divina, « ma
solo un appello a cambiare vita»
-Ovvio che « il modo migliore per
proteggersi da un’infezione da
HIV » sia offerto « dall’astinenza sessuale, dalla fedeltà coniugale e da una vita senza droga », ma se la moglie o il marito hanno contratto la terribile
malattia in ospedale per una
trasfusione di sangue o attraverso altre forme di contagio? Certo, « i preservativi riducono molto il rischio di infezione, ma
non rappresentano una protezione assolutamente sicura »!
Più di tanto non è possibile dire: altri consigli utili purtroppo
non esistono. Non mancano comunque suggerimenti per tutti
coloro che intendano assistere
malati di AIDS e indicazioni
adatte a sfatare pregiudizi e inutili fobie. Un piccolo vocabolario
tecnico chiude il volume.
Meno interessante e piuttosto
ingenuo l’altro volumetto
Interessante anche il numero
unico Documentazione evangelica, pubblicato a cura del GLEA ^
con l’intento di offrire in poche
pagine alcune notizie sull’origine degli evangelici, sulla loro
diffusione in Italia e nel mondo,
sui pregiudizi diffusi sul loro
conto e sulle principali divergenze con la chiesa romana. Nell’ultima pagina, completano il
quadro una bibliografia essenziale e l’elenco delle principali
librerie evangeliche nelle varie
città italiane.
Le nostre chiese potrebbero
farne uso come prima informazione da offrire a quanti intendano conoscere in breve le linee
centrali deH’orientamento protestante.
P. T. A.
Domenica 8 marzo: la data
della rubrica coincideva con
la festa della donna ed è
quindi naturale che si sia
parlato di teologia femminista. Data la « trasversalità »
dell’argomento erano in studio due teologhe cattoliche,
due insegnanti e due « pastore » valdesi ( mi scuso delle
virgolette ma incidentalmente
mi chiedo se non sarebbe
stato bene discutere o motivare questa nuova terminologia in ambito più allargato anziché darla ormai per
scontata).
La trasmissione comprende
anche teologa, afferma che in
campo cattolico si stanno rileggendo dal nuovo punto di
vista non solo la Scrittura
ma anche la tradizione e la
storia e ne emerge una presenza di donne straordinaria
e misconosciuta.
Marcella Gay non rileva
grandi mutamenti nella Chiesa valdese negli ultimi decenni, non avendo mai incontrato limitazioni o difficoltà; osserva anzi che l’aumento di
posti di responsabilità affidati
alle donne corrisponde probabilmente ad un parallelo disimpegno degli uomini, per
8 marzo
va, oltre ad interviste alle
presenti, due schede illustrative: una sul lungo impegno
nei problemi della società da
parte del collettivo ecumenico donne che fa capo alla
rivista « Confronti » e l’altra
sulla presenza della donna
nella chiesa, presenza rilevante agli inizi del cristianesimo
e via via sminuita e sottovalutata. I quesiti posti concernevano il ruolo attuale delle
donne nella chiesa e il loro
contributo alla riflessione teologica.
Per Franca Long la rilettura della Scrittura « dalla parte delle donne » riporta all’attenzione aspetti rimasti in
ombra per secoli. Nell’ambito
della ricerca etica, l’impegno
della donna credente aiuta
a capire che i valori cristiani
non vanno contrapposti ad
una visione laica della società.
Analogamente Letizia TOmassone ritiene che, all’interno della chiesa, lo spazio fatto alle donne comporta e
agevola l’inserimento dei laici.
Per Cettina Militello, teologa cattolica, nel progetto di
una nuova umanità il maschio
e la femmina non vanno considerati isolatamente ma « letti in reciproca mutualità ».
Questa mutualità non è ancora raggiunta per la sottovalutazione fin qui operata
a danno della parte femminile. A parte l’accesso a! sacerdozio sono però stati compiuti « passi giganteschi ». Il problema del ministero va affrontato ripensando la funzione del medesimo.
Adriana Valerio, storica ma
cui non c’è di che rallegrarsi.
Daniela Di Carlo ritiene invece che le donne siano ora
molto più « visibili » anche da
noi: ricorda la lotta degli anni '60 per l’accesso al ministero pastorale e la recente
costituzione di Sophia, associazione italiana di donne protestanti per la ricerca teologica, il cui tema attuale è
« il pensiero della differenza ».
In quest’ottica non si vuole
sostituire alla precedente una
immagine femminile di Dio.
Si tratta di scoprire modi
diversi in cui egli può rivelarsi.
Per Letizia Tomassone il
fatto che le donne leggono
ì’Evangelo a partire dalla propria esperienza porterà elementi nuovi alla predicazione. Alla domanda cruciale se
le teologhe femministe stiano elaborando una riflessione
solo per le donne oppure per
tutti risponde che la proposta,
pur elaborata fra donne,
è da offrire alla chiesa nel
suo insieme. Lo scopo è pervenire ad una chiesa e ad una
società costruite nella reciprocità.
Il numero elevato delle persone intervistate ha forse nuociuto un po’ alla linearità del
discorso. Inoltre il fatto che
nessuna avesse la possibilità
di esprimere compiutamente
il proprio pensiero ha dato
l’impressione di una sostanziale uniformità di vedute,
probabilmente non rispondente al vero. Per concludere, un
primo approccio a una problematica che merita di essere ripresa.
Mirella Argentieri Bein
Appuntamenti
' ELISABETTA SULGER BUEL, AIDS,
dossier di una epidemia - una guida
per i giovani - DLC, 64045 Isola del
Gran Sasso (Te), 1991, pp. 76, s.i.p.
(trad. dal tedesco di Damaris Veneziani Kràttli).
^ W, NITSCHE, Il labirinto delle mie
sconfitte, DLC, Isola del Gran Sasso
(Te), 1991, pp. 74, s.i.p, (trad. dal tedesco di Damaris Veneziani Kràttli).
’ Documentazione evangelica, numero unico - GLEA, via Calamandrei 48.
41100 Mantova.
Giovedì 26 marzo — CASSANO
MURGE (Ba): Alle ore 18,30, nella
chiesa di S. Maria delle Grazie, si
tiene un incontro ecumenico di preghiera a cui partecipano il pastore
battista Michele Sinigaglia e Francesco Megli, cattolico.
Venerdì 27 marzo — TORINO: Organizzato dal gruppo « Beati i costruttori di pace » e dal Servizio diocesano Terzo Mondo, alle ore 18, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele Il 23, si tiene un incontro di testimonianze, preghiera e canti, con
la partecipazione di Hugo Malan, moderatore delle chiese valdesi del Rio
de la Piata; p. Davide Lopez, gesuita
salvadoregno; J. M. Aullaca e D. Tenesaka, rappresentanti della pastorale
indigena di Rio Bamba (Ecuador); Giuliana Martirani (M1R); titolo dell'iniziativa è 1492-1992: le caravelle ritornano.
27-29 marzo — RIESI: Alle 20,30 di
venerdì 27 inizia l'Assemblea annua
degli amici del Servizio cristiano, con
una predicazione di Irene Wigley. L assemblea prosegue sabato e si conclude domenica con il culto presieduto da Franco Giampiccoli nella Chiesa valdese. Parallelamente, con inizio
alle 14,30 del sabato, si tiene anche
l'assemblea dell'Ass. amici di Riesi.
Sabato 28 - domenica 29 marzo —
SAN FEDELE D'INTELVI (Co): Al Centro evangelico « Pietro Andreetti » si
tiene il convegno « Fede e testimo
nianza » sul tema: Una rilettura dogmatica per una revisione del culto.
Relatore è il past. Alfredo Berlendis.
L'inizio è previsto per le ore 16 del
sabato e il termine con il pranzo della domenica. A seguire, alle ore 14,30,
si terrà anche l'assemblea 1992 degli
amici del centro. Per prenotarsi telefonare allo 031/525346 (past. Del Priore) o al 02/89300416 (L. Defilippis).
Sabato 28 marzo — TORINO: Alle
ore 15, nel salone di corso Vittorio
Emanuele II 23, si tiene un dibattito
sul tema Le donne pensano Dio. Introducono Letizia Tomassone e Adriana Zarri.
31 marzo - 3 aprile — TORINO:
Presso la multisala Massimo del Museo del cinema (via Montebello, 8) si
tiene il convegno sui tema: Religioni
del libro e religiosità contemporanea,
organizzato dall'Assessorato alla cultura della Città di Torino con il patrocinio della presidenza del Consiglio
dei ministri. Per informazioni: segreteria del convegno, tei. 011/57653720.
24-26 aprile — SANTA SEVERA (Roma): Al Villaggio della gioventù si tiene il r convegno nazionale per genitori e responsabili di adolescenti, organizzato da « Adolescenti d'oggi ». Le
iscrizioni devono pervenire entro il 29
marzo presso « Adolescenti d'oggi »,
via Fiume Taoina 21b - 88100 Catanzaro. Per informazioni tei. 0961/799390.
3
20 marzo 1992
commenti e dibattiti
DIBATTITO
EBREI ED EVANGELICI
Etica e passione evangeiica
Il « socialismo cristiano » è dotato di una storia bella, non equivoca - Gli
scenari post-comunisti - Le nostre chiese non devono rischiare l'isolamento
L’antisemitismo
non è follia
L’articolo di Marco Rostan \ simpatico e fraterno
nella forma, contiene nella sostanza una critica
molto netta: il discorso
che Aquilante, io ed altri
stiamo conducendo sul
« socialismo cristiano » nei
nostri libri 2 e in televisione sarebbe in realtà un
discorso equivoco, che si
presta a troppi fraintendimenti da parte di quei
partiti che portano nel loro nome la parola « socialista » o la parola « cristiano ». A questi equivoci Rostan contrappone la coerenza della sua generazione, che fin dal ’68 ha sempre saputo salvaguardare
la chiaroveggenza politica,
la purezza della fede e la
coerenza d’una predicazione biblicamente fondata:
tutte cose che mancavano,
invece, nel titolo della nostra trasmissione e nei titoli dei nostri libri. Evidentemente Mirella Argentieri Bein, che ha lodato
questa trasmissione sullo
stesso numero del giornale,
non aveva colto la gravità del fatto...
Tre strade
Un intervento così autorevole merita qualche puntualizzazione. Cerchiamo
anzitutto di capire perché
sia riemerso, in questi anni, il nome augusto di « socialismo cristiano » che ha
una storia molto bella e
per niente equivoca. Il motivo è essenzialmente uno:
dopo la catastrofe (anche
morale) dei regimi socialisti dell’Est, a noi credenti restano aperte solo tre
strade:
1) cavalcare l’ondata reazionaria che vuol cancellare le esperienze di settant’anni (compresa la guerra
antifascista) in nome delle identità nazionali, regionali, religiose.
Da noi, la manifestazione più pericolosa di questa
tendenza sono le Leghe,
ma non ci sono solo loro:
c’è anche la tentazione,
per gli evangelici, di rinchiudersi in Un biblicismo
privo di respiro e incapace
di incidere nella storia.
2) Dichiarare il socialismo fallito e riciclarne
qualche pezzo (le mutue,
le pensioni) nel grande
contesto della società liberaldemocratica. E’ la via
proposta dai migliori intellettuali del momento
(Dahrendorf) e che il papa
ha semplicemente cercato
di benedire e « cristianizzare » con l’enciclica Ceritesimus annus.
3) Infine c’è una terza
possibilità, che riguarda
soprattutto noi, gente di
sinistra: ammettere apertamente la sconfitta, fare
l’autocritica e ripartire
(quasi) da zero, puntando
su una democrazia socialista completamente sganciata dalla metafisica marxista. Orbene, se vien meno (come viene meno nei
fatti) l’impianto marxista
(che era filosofico, non
scientifico come allora si
diceva), qualcosa dovrà
pur sostituirlo; la storia,
infatti, come la natura,
« aborre dal vuoto ».
A mio avviso, questo
vuoto (oggi drammatico)
può essere sostituito da
un'etica, e su questo mi
trovo d’accordo con laici
come Salvadori e prote
stanti come Mario Miegge.
Ma, di grazia, avete mai
visto un’eifca razionale mobilitare le masse e motivare le coscienze? Certo,
c’è stato Socrate, ma basta passare da Socrate a
Robespierre che subito
cominciano i guai (soprattutto per i ghigliottinati...).
In realtà, per poter simultaneamente mobilitare le
masse e motivare le coscienze, la razionalità non
basta, ci vuole la passione.
Oggi, la passione evangelica di molti di noi (conipreso Marco Rostan) può
(a mio avviso deve) svolgere questa funzione; come diceva Barth: « Un
cristiano dovrebbe essere
socialista, un socialista dovrebbe diventare cristiano ». In questo senso accetto che si adoperi, tra
mille virgolette, la parola
'« sociahsmo cristiano »:
quando ne troveremo una
migliore, la adopereremo
senza problemi.
Così com’è, questa parola ci permette di rendere
giustizia a un movirnento,
anzi a un gruppo di movimenti che hanno svolto
un ruolo profetico e che
si sono trovati abbastanza
emarginati e minoritari
per almeno un secolo^; i
nomi sono stati vari: socialismo cristiano; socialismo religioso (Tillichl);
Christianisme social, la
rivista protestante francese da cui abbiamo tutti
ricevuto molto, e a cui collaborava anche Paul Ricoeur, un tipo certo non
equivoco.
Non si tratta di ripetere
tardivamente ciò che questi fratelli hanno avuto il
coraggio di dire 50, 100,
150 anni fa. Si tratta di
rendere loro giustizia: le
chiese non lo fecero allora,
perché li consideravano
dei pericolosi estremisti;
gli intellettuali marxisti
non lo fecero, perché erano certi di possedere la
verità « scientifica ».
Ma noi possiamo, anzi
dobbiamo farlo: non solo
per noi, ma soprattutto
per le giovani generazioni
che crescono disorientate
e senza memoria. Una volta recuperata questa « memoria storica », che è anche una memoria spirituale, andremo avanti. E per
questo abbiamo bisogno
di idee, e di parole che le
esprimano; certo le parole
hanno sempre una pluralità di significati: ma che
dobbiamo fare? Non usare mai in televisione la
parola chiesa perché a molti fa pensare alla Chiesa
cattolica, o la parola comunione perché fa pensare a
Comunione e liberazione,
né la parola liberazione
(per lo stesso motivo), né
la parola sociale perché
rientra nella sigla di un
partito politico, né la parola radicale perché rientra nella sigla di un altro
movimento? Finiremo per
impoverire drasticamente
jl nostro vocabolario e la
nostra stessa capacità di
comunicare.
No al ghetto
Io, a dire il vero, non
sono tra quelli che hanno paura dell’« immagine »
pubblica delle nostre chiese. Ho anzi un timore opposto: ho paura della tendenza, oggi prevalente, a
rinchiuderci in un ghetto,
nobile quanto isolato. Non
è un pericolo che corriamo solo noi; le grandi
chiese americane, ad esempio, in televisione non
parlano affatto (fatta eccezione per il metodista
Bob Schyller e pochi altri).
Il risultato è che in quel
paese gli schermi sono occupati da quei telepredicatori che noi giustamente
critichiamo (Jimmy Bakker, Jimmy Swaggart ecc.):
colpa di questi invadenti,
o di chi si è lasciato emarginare dai moderni mezzi
di comunicazione di massa?
L’accoglienza della nostra trasmissione sul « socialismo cristiano » è a
questo proposito indicativa. Ho infatti ricevuto molte reazioni di base: alcuni
condividevano i timori di
Marco Rostan, ma la grande maggioranza esprimeva
il timore opposto, che la
trasmissione fosse stata
troppo contro il regime oggi dominante: altro che
equivoci! Un altro fatto interessante è che questo
programma ha avuto molti più spettatori della media (per l’esattezza 412.000)
e che questi spettatori
l’hanno guardato più a
lungo del solito: eppure,
non era certo uno spettacolo brillante! Può anche
darsi che gli italiani siano
più maturi di quanto noi
non pensiamo, e sappiano
cogliere le idee al di là
delle formule e dei loro
possibili « equivoci ».
Infine vorrei aggiungere
qualche nota più personale. Rostan, pur nella sua
squisita cortesia, non è
generosissimo verso i nostri libri quando afferma
che essi « raccolgono per
10 più riflessioni e scritti
appartenenti alle vite degli autori ». In realtà, 3/4
del libro di Aquilante e
quasi metà del mio (compresa la fondamentale
postfazione di Mario Miegge) sono cose nuove, o
scritte nel corso degli ultimi due-tre anni; e a dire
11 vero, essi contengono
proprio una proposta: la
ripresa del discorso cristiano sul socialismo da un
punto di vista protestante.
Ancora: Marco Rostan
lamenta che io non abbia
citato nel mio libro il volantino MCS del ’68 sul
caso cecoslovacco. Quel volantino, a dire il vero,
l’avevo pubblicato in prima pagina su Gioventù
evangelica con un titolo
duro: « Socialismo e carri
armati ». Riletto ora, lo
trovo però obsoleto: il caso cecoslovacco poneva infatti drammaticamente il
problema della democrazia.
Ma su questo tema così
coinvolgente spero di poter tornare più ampiamente in altra occasione.
Adesso, quel che mi
preoccupa è di vedere se
riusciremo tutti insieme
ad affrontare i « problemi
del socialismo » a un livello adeguato. E non risolveremo il problema andando a caccia di equivoci;
caro Marco, noi evangelici
di sinistra siamo come dei
soldati di Napoleone la sera di Waterloo: è inutile
che ci rinfacciamo a vicenda che abbiamo le ghette
in disordine o la carabina
sporca. Il problema è un
altro: la carabina è scarica. E qualche volta, anche
prima, sparava a salve.
Giorgio Bouchard
' « Contro gli equivoci di un
"sociaiismo cristiano" », La Luce, 21 febbraio 1992, p. 4.
^ SERGIO AQUiLANTE, Per
un socialismo cristiano; testimonianze da un osservatorio
meridionale. Collana della Federazione deiie chiese evangeiiche, Torino, Ciaudiana, 1991;
GiORGiO BOUCHARD, Spirito
protestante e etica del socialismo, Roma, Com-Nuovi Tempi,
1991.
1 Rimando all'articolo di Paoio Ricca, « Aspetti storico-teoiogici del socialismo cristiano »,
in Quaderni di Diakonia, n. 3,
1991.
* Movimento cristiano studenti.
Il 3 marzo, sul quotidiano ’’La Repubblica”, è apparso un articolo a firma di Vittorio Zucconi
(«Scende in campo l’America dei neri », pag. 13)
in cui, a proposito della
realtà dei neri d’America,
si parla delle « prediche
travolgenti dei pastori neri nelle infinite chiesette
della setta battista » (il corsivo è nostro). Il pastore
Giorgio Bouchard, presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (FCEI), ha scritto il
giorno stesso una lettera
al direttore de ”La Repubblica”, Eugenio Scalfari,
esprimendo « vivo stupore » per la definizione di
Zucconi, ed affermando
che « i battisti non sono
una setta, come non lo è
la Chiesa ortodossa o la
Chiesa cattolica romana:
sono una comunità mondiale che raccoglie quasi
settanta milioni di persone
di cui oltre 50 nei soli Stati Uniti d’America e che
ha dietro le sue spalle una
storia gloriosa ». « Batti
sti — ricorda Bouchard —
erano i soldati di Cromwell che fecero la prima
vera rivoluzione moderna
(Inghilterra, 1640-49); battista era quel Roger Wil
E’ troppo riduttivo e
fuorviante attribuire l’antisemitismo alla pazzia,
che sposta il giudizio dalla responsabilità alla devianza, dalla colpa all’incapacità di intendere e di
volere.
L’antisemitismo è di fatto la somma di una serie
di fattori che vanno dalla
paura di ciò che si ignora
all’invidia per valori che
non si hanno, dalla rabbia
per un popolo che pur
rispettando le leggi del
paese di cui è ospite cerca di mantenere la propria identità religiosa ^ e
culturale alla « necessità »
di individuare un capro
espiatorio di situazioni sociali., politiche, economiche
locali che non si sa come
risolvere.
Sovente nella storia il
popolo ebraico, pur, avendo meriti oggettivi, è servito ai dirigenti di uno
stato quale diversivo e pretesto per proiettare contro di esso tutta l’insoddisfazione e la violenza accumulata dai sudditi di
quello stato a causa di
mali sociali che nulla avevano a che vedere con la
presenza di ebrei.
I cristiani, finita la persecuzione nell’impero romano, da perseguitati divennero persecutori, e molto prima della nascita dell’islamismo hanno imprigionato, torturato, inquisito, scacciato gli ebrei, e
dopo hanno ridotto il loro
spazio vitale nei ghetti, e
infine hanno portato a termine il più grande olocausto della storia.
Costretti alla diaspora
da invasioni e deportazio
ni precristiane, gli ebrei
finivano, per liberarsi dalle moderne persecuzioni e
ghettizzazioni e dalle accuse di attentati e di complotti internazionali, con
l’ideare il sionismo che si
è risolto, dopo la seconda
guerra mondiale, nella
creazione dello stato di
Israele.
L’antica conflittualità
ebraico-cristiana si spostava e trasformava in quella
arabo-israeliana di cui gli
stati cristiani occidentali
che dominavano la zona
tra la fine dell’ ’800 e il
primo Novecento non sono
affatto innocenti.
Ed oggi, nella interminabile guerriglia israelo-palestinese, gli stati e i
gruppi che si richiamano
al cristianesimo non solo
non creano condizioni di
pace per il Medio Oriente,
ma non offrono alcun
esempio irenico da seguire.
La fratellanza che dovrebbe procedere da religioni monoteistiche che si
rifanno ad uno stesso Padre è lungi dal vedere
l’alba e suscitare speranza nel prossimo futuro.
L’ecumenismo, sin qui riservato ad incontri fra soli cristiani, tradisce il proprio nome — che indica
tutta la terra abitata — e
le sbandierate finalità di
dialogo universale.
Le lotte fratricide tra
credenti di diverse confessioni monoteistiche sono
purtroppo il terreno su cui
fiorisce la mala pianta del
razzismo e del nazismo di
molti nostri figli confusi
e smarriti.
Davide Melodia
Contro
il razzismo
LETTERA DEL PRESIDENTE FCEI A « LA REPUBBLICA »
I battisti non sono una setta
liams che ha creato la libertà di coscienza nelle colonie nordamericane; pastore battista era Martin
Luther King (uomo tra l’altro di altissima cultura),
come lo sono lesse Jackson e Andrew Young (...),
i battisti sono una chiesa
popolare, ma è forse que
sto sufficiente per squalificarli col nome di ’’setta”? Ho l’impressione che
un approccio scientificamente più corretto alla storia e alla sociologia del
rArotestantesimo farebbe
del bene a tutti ».
(NEV)
In seguito alla manifestazione neonazista, svoltasi a Roma il 29 febbraio,
la Federazione giovanile
ebraica d’Italia ha lanciato
un appello a cui hanno aderito, fra gli altri, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e la Federazione giovanile evangelica italiana. D amo di
seguito il testo dell’appello, che porta la data del
1” marzo.
« Sabato 29 febbraio 1992
è sfilato per le vie di Roma un corteo di centinaia
di giovani neonazisti provenienti da tutta Italia. I
gruppi di naziskin,_ che
imperversano ormai da
tempo nelle città italiane
perpetrando violenze ingiustificate, sono usciti allo
scoperto, chiedendo ed ottenendo di sfilare pubblicamente per le vie della
capitale.
Noi denunciamo quanto
accaduto; noi accusiamo le
autorità competenti ver
aver permesso che centinaia di persone giungessero indisturbate in piazza
Venezia con croci uncinate sulle braccia e con striscioni che declamavano:
"Eccoci qua come 50 anni
fa”, per aver permesso che
in piena legalità sfilassero
per le vie romane slogan
come: "I negri inquinano
la nostra razza”, "Sieg
heil! Apartheid” e "Juden
rausl”.
Noi chiediamo alle autorità italiane di intervenire
in modo deciso e di prendere le misure necessarie
per contrastare l’azione di
tutti i gruppi che, richiamandosi a ideologie naziste, fasciste, antisemite, xenofobe o comunque razziste, costituiscono una seria minaccia per la democrazia e per la libertà.
Oggi non si deve ripetere ciò che è accaduto ”50
anni fa”; la società civile
e tutte le forze politiche
del paese non possono rimanere indifferenti di fronte alle nuove ondate di
razzismo che stanno investendo, anche se in misura diversa, l’intera Europa.
Oggi più che mai è necessario reagire prontamente e in modo compatto.
Ci appelliamo a tutte le
coscienze civili e democratiche d’Italia affinché nel
nostro paese non sia tollerata nessuna legittimazione di ideologie di dichiarata matrice nazifa.scista ».
Anche l'Unione delle comunità ebraiche italiane^
si è appellata « ai custodi
di questa Repubblica perché non si limitino a controllare ma prevengano tali lugubri manifestazioni ».
(NEV)
4
vita delle chiese
20 marzo 1992
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
ZURIGO
Anziani e giovani
ANGROGNA — Mercoledì 4
marzo è stato predicato l’Evangelo della risurrezione in occasione dei funerali di Louis Monnet, un membro della nostra
chiesa mancato all’età di 84 anni. Vedovo da diverso tempo,
Louis ha vissuto in una condizione di sostanziale solitudine
gli ultimi anni della sua vita. E
questo funerale è stato allora
anche un’occasione per riflettere
sulle tristi condizioni di tanti
anziani.
• Domenica 8 marzo i giovani dell’Unione giovanile di Prassuit hanno curato in un modo
semplice ma chiaro e coinvolgente il culto della « domenica
della Egei ».
Essi hanno presentato alla comunità i risultati di una loro
riflessione sul perché tanti giovani si estraniano da ogni forma di partecipazione alla vita
della chiesa, e hanno chiesto poi
agli « adulti » presenti al culto
di portare in una breve discussione il contributo del loro parere e delle loro impressioni su
questo problema.
E’ nata così una conversazione molto bella tra giovani e meno giovani.
Solidarietà
VILLASECCA — Settimana
triste per la comunità; abbiamo
accompagnato al cimitero due
fratelli che ci hanno lasciato
improvvisamente: Giosuè Enrico
Peyronel, di 78 anni, deceduto al
Centro aperto per anziani a Perosa Argentina, il 10 marzo e
Carlo Massel, di 51 anni, deceduto a casa sua ai Trossieri il
12 marzo. Rinnoviamo alle famiglie l’espressione della nostra
simpatia nell’ora del lutto, sapendo che nella fede la nostra
fiducia non è in noi stessi, ma
nel Signore che non rende confusi.
• Ottima riuscita ha registrato la duplice presentazione della recita della Pilodrammatica,
sabato 7 e domenica 8 marzo,
nel tempio di Villasecca. Molti
dei presenti sabato sono tornati
domenica, per l’apprezzamento
che ha suscitato l’impegno degli
attori. Molto bravi anche quelli
che hanno allietato la manifestazione con la musica. A tutti
la riconoscenza della comunità.
• Sabato 28 marzo, alle 20,30,
avrà luogo un incontro fraterno con la comunità di Perrero
nella sala delle attività di quest’ultima; tutti coloro che ne
hanno la possibilità sono, tuttavia, invitati a trovarsi già nella
sala alle 19: consumeremo insieme il pasto mettendo in comune quello che ognuno avrà portato. Affinché il menu abbia una
certa varietà coloro che intendono partecipare sono pregati di
mettersi in comunicazione col
pastore entro giovedì 26 marzo.
Dopo il pasto la serata continuerà con canti, animati dal gruppo giovanile, e conversazioni
amichevoli.
• Una vivace assemblea di
chiesa ha approvato il 15 marzo la relazione finanziaria 1991
e il preventivo 1992, che pareggia su circa 33 milioni di lire.
Sono anche state approvate altre due proposte del Concistoro:
quella di avere una volta al
mese un culto con liturgia elastica e con dibattito su un tema, come nelle riunioni quartierali; nonché quella di fare seguire ogni tanto il culto domenicale da un’agape fraterna mettendo in comune i piatti preparati
in precedenza dai partecipanti.
Culto dei ragazzi
SAN SECONDO — Il culto di
domenica 15 marzo è stato preparato e presieduto da un gruppo di ragazzi del catechismo i
quali, guidati da Peggy Bertolino, hanno studiato per tre anni
Antico e Nuovo Testamento e
da questo studio hanno preso
il tema « Storia della salvezza ».
Tema che hanno svolto con serio impegno per cui hanno rivolto alla comunità un buon
messaggio della Parola.
• Il 10 marzo il Signore ha
chiamato a sé Livio Godine. Nella certezza della risurrezione
esprimiamo ancora ai familiari
la nostra simpatia cristiana.
più presto presso l’Asilo valdese o presso i pastori.
• Domenica 22 è convocata
l’assemblea di chiesa al culto
delle ore 10 che avrà luogo alla
Sala Beckwith.
All’ordine del giorno la relazione sulla « Mappa della nostra
chiesa » e reiezione dei deputati al Sinodo ed alla Conferenza
distrettuale.
• Un grazie al Gruppo giovani che domenica scorsa ha presieduto il culto con Santa Cena
portando un convincente messaggio di fede e di serio impegno al servizio della chiesa.
La Corale ha dato il suo prezioso contributo al canto degli
inni ed il vicepresidente del concistoro ha salutato i delegati
della Commissione esecutiva distrettuale in visita alla nostra
comunità.
Il past. Fulvio Ferrarlo
dottore in teologia
Incontro
Domenica 1° marzo, 185 sorelle delle valli si sono incontrate
con le comunità di Bordighera
e Vallecrosia in occasione della
giornata mondiale di preghiera.
Il culto nella chiesetta di Bordighera, il pranzo e il pomeriggio di canto e preghiera hanno
dato ad ognuna delle partecipanti un messaggio molto arricchente.
Un vivo ringraziamento va al
gruppo di lavoro della casa per
ferie di Vallecrosia e alle comunità che hanno ospitato rincontro per il grande lavoro che ha
contribuito alla riuscita della
giornata.
Merenda sinoira
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Riprendendo una simpatica tradizione interrotta alcuni anni or
sono, la commissione stabili organizza per sabato 21 una « marenda sinoira » alle ore 19,30
presso la Sala Albarin.
Tema della serata: informazioni e dibattito sul futuro di Villa Olanda dopo l’incontro del
comitato con la Tavola valdese.
Chi desidera partecipare alla
cena è pregato di prenotarsi al
Con i genitori
TORRE PELLICE — Domenica 15 marzo il gruppo flauti ha
dato un apprezzato contributo
musicale al culto nel tempio del
centro. A questo culto erano particolarmente invitati a partecipare i precatecumeni ed i loro
genitori, che al termine di esso
hanno avuto alla Casa unionista
un momento di incontro con il
pastore Pasquet ed i catechisti.
• Per domenica 22 marzo alle ore 15, alla Casa unionista,
è convocata l’assemblea di chiesa. All’odg due importanti argomenti di riflessione e di impegno: la chiesa e i migranti - la
chiesa e il Rifugio Carlo Alberto.
• La comunità circonda con
cristiana simpatia la famiglia di
Malvina Eynard in Bertin, il cui
servizio funebre si è svolto lunedì 16 marzo.
• Mercoledì 25 marzo alle ore
20,30 presso i locali della Comunità alloggio di via Angrogna agli
Appiotti, avrà luogo uno studio
biblico tenuto dal pastore Marchetti sul capitolo 2 della lettera ai Calati.
Assemblea di chiesa
BOBBIO PELLICE — Domenica 22, ore 10,30, assemblea di
chiesa. Odg: esame della relazione finanziaria 1991; esame ed approvazione del preventivo di spesa per il 1992; impegno finanziario per il 1993; elezione di un
deputato al Sinodo e di tre deputati alla Conferenza distrettuale, che si terrà a Pinerolo nei
giorni 13-14 giugno.
• Domenica 29, ore 10,30 saranno i giovani a condurre la
liturgia del culto ed a far conoscere le proprie riflessioni sull’argomento: la posizione ed il
ruolo delle donne nella comunità dei credenti. A questo culto
sono particolarmente invitati a
partecipare i genitori dei nostri
ragazzi.
Nell’ultima sessione di esami
del semestre d’inverno 1992, la
Facoltà di teologia delPuniversità di Zurigo ha conferito tre dottorati. Tra i candidati vi era il
pastore valdese Fulvio Ferrario.
Se nel passato sono stati numerosi gli studenti valdesi che
hanno trascorso un periodo di
studio a Basilea, e se non sono
mancati coloro che hanno conseguito presso quella università un
grado accademico, è la prima
volta, a memoria d’uomo, che
ciò avviene a Zurigo. Il decano
della Facoltà, prof. Hans Ruh,
nella sua allocuzione, non ha
mancato di sottolineare tale novità, rivolgendosi al candidato
nella sua lingua materna.
Per il conseguimento del dot>
torato Ferrario ha presentato
una ponderosa dissertazione, redatta in lingua italiana, dal titolo : « La sacra ancora. Il principio scritturale nella Riforma
zwingliana 1522-1525». Con questa precisa delimitazione cronologica, che escludeva un campo
di ricerca oggi molto privilegiato come gli ’’initia” della riforma
zwingliana, l’autore ha voluto fissare la sua attenzione su due temi : i rapporti tra Erasmo e
Zwingli, lo sviluppo delTernieneutica del riformatore nell’incontro/scontro con gli anabattisti.
La « Sacra ancora » è una metafora, già usata da Erasmo e ripresa da Zwingli, per indicare la
Scrittura. Ferrario ha voluto
esprimere con questa metafora
una delle tesi centrali, certo la
più innovativa, del suo lavoro.
Nella storiografìa zwingliana si è
soliti distinguere due fasi, se non
antitetiche per lo meno diverse,
nello sviluppo di Zwingli: una
umanistica e l’altra riformatrice.
Dopo un’approfondita analisi delle fonti, Ferrario giunge alla
conclusione che la « teologia riformatrice di Zwingli... non va
interpretata come un allontanamento da Erasmo, ma come un
radicale approfondimento della
eredità erasmiana in vista della
Riforma ». Con questa tesi dovrà
d’ora in poi misurarsi la storiografìa zwingliana.
Forse non altrettanto originale, ma pur sempre chiarificatrice, è la seconda idea-guida della
dissertazione. Contro l’opinione,
assai diffusa tra gli studiosi dell’anabattismo, di una oscillazione di Zwingli nella sua comprensione del principio scritturale,
Ferrario sottolinea il fondamentale consenso ermeneutico tra il
riformatore zurighese e i suoi
giovani collaboratori nella fase
iniziale del moto riformatore,
ed attribuisce l’origine del dissenso ad una differente valutazione del ruolo del consiglio cittadino nella vita della comunità
cristiana.
Con questo lavoro Fulvio Ferrarlo non solo ha conseguito un
importante titolo accademico,
ma si è qualificato come un acuto conoscitore del pensiero di
Zwingli. La storiografia zwingliana, la scienza storica italiana, la Chiesa valdese non potranno che beneficiare dell’apporto
di questo giovane studioso. Al
neodottore, l’augurio sincero di
continuare le sue ricerche con la
stessa diligenza e sagacità dimostrate nel suo primo lavoro.
Emidio Campi
Calendario
Venerdì 20 marzo
□ CULTURA
DELL’ADATTAMENTO
0 CULTURA
DELLA DIFFERENIA?
PIOSSASCO — Organizzato dalla comunità di base di Piossasco si svolge, alle ore 20,45, presso la sala valdese di via Magenta, un incontro sul
tema: « Cultura dell’adattamento o cultura della differenza? »; intervengono
don Franco Barbero, la past. Erika Tomassone, un rappresentante del mondo arabo.
21 e 22 marzo
n CONVEGNO FCEI
VALLI E TORINO
VILLAR PEROSA — Presso il convitto valdese, a partire dalle ore 16,30
di sabato, inizia il convegno della FGEI
valli e di Torino sul tema: « Il Dio
che cantiamo » in preparazione del
prossimo campo studi delia FGEI nazionale.
E' possibile il pernottamento. Per
iscrizioni e informazioni, tei. Oriana
Soulier (0121/501425) o Andrea Rostagnol (011/328649).
Domenica 29 marzo
□ AMICI
DELL’OSPEDALE
VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista di via Beckwith
5, si svolge l'assemblea annuale del
soci dell’associazione « Amici dell’ospedale valdese di Torre Pellice ».
L’Evangelo in tre parole
(segue da pag. 1)
dà forza di lavorare, di predicare, di cercare chi
non la conosce. E' questo che dà senso ad ogni nostra ricerca e alla nostra fatica, perché oltre alle
nostre ricerche ed alle nostre fatiche rimane ciò
che resta per sempre: l’amore (agape) di Dio.
« L’agape non verrà mai meno » non riguarda
solo il futuro, che pur riempie di coraggio, ma
anche il passato e il presente. C’è, per Dio, passato,
presente e futuro? Questo è un modo nostro di ragionare legato alle lancette dell’orologio o, se volete, al girare della terra intorno al sole. Ma questo
non è un ragionare che riguarda Dio.
Cos’è impossibile a lui? Ecco, Poi Pot ha massacrato 1 o 2 milioni di cambogiani... posso io pregare « Signore, fai rivivere questi uccisi? ». Nei deserti africani a milioni cascano per fame. Noi novi
possiamo ridar loro vita, ma Dio ha questa libertà.
In Brasile uccidono «i ragazzi della strada» per
onore dei « colletti bianchi ». La giustizia di Dio che
è manifestazione può intervenire. Dio oggi agisce
sul ieri, come sul domani. Se l’agape non verrà
mai meno questo concerne ogni tempo ed è perciò (lo dico nel nostro umano linguaggio) quella grande speranza che non dobbiamo seppellire nei
nostri ragionamenti, che non hanno nulla a che vedere con Dio. I suoi pensieri non sono i nostri pensieri, né le sue vie sono le nostre vie.
L’uomo, col suo pensiera, gira sempre intorno
a se stesso. Questo non è agape, ma una triste
realtà. .
Allora quella parola deve liberare anche noi. Cosa può sfuggire all’agape di Dio? Paolo dice: «...Noi...
ora vediamo (...) in parte (...) in modo oscuro, ma
allora vedremo faccia a faccia: ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno, come anche^ sono
stato appieno conosciuto » (I Cor. 13: 12). L’agape
di Dio ci tiene fermamente. Nulla ci può strappare
da lui. Il peccato? Esso ci fa soffrire ora, ma la
grande realtà è che Dio è il difensore dei peccatori,
più che dei « giusti » che non ne hanno bisogno. In
lui è il nostro futuro, al di là di tutti i nostri rinnegamenti.
Sì, oltre al peccato c’è la morte che ne e conseguenza. Ma Dio ha vinto anche quest’ultimo nemico (I Cor. 15: 26). Così, dopo il lungo cammino
terreno, non attendiamo la morte, ma la resurrezione. E questo è il segno definitivo che « l’agape
non verrà meno ».
Tullio Vinay
Casa valdese di Rio Marina - Isola d’Elba
La direzione comunica che sono aperte le prenotazioni
presso la Casa che entrerà in funzione dal
1° aprile 1992
Si offrono particolari facilitazioni a quei pastori che
siano disponibili ad offrire il loro contributo spirituale
durante il loro soggiorno.
Sono previste riduzioni speciali per nuclei familiari e
per situazioni particolari.
Rivolgersi alla direzione:
Sig.ra Ornella Grein - Piazza Mazzini, 1
tei. 0565/96.26.56 - 96.21.41 - Fax e tei. 0565/96.27.70
5
20 marzo 1992
vita delle chiese 5
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
CORRISPONDENZE
Vivere nel creato
Incontro a Nizza
con saggezza
L’argomento scelto si è inserito neH’impegno per la pace e la giustizia - Solidarietà con quanti nel mondo testimoniano Gesù Cristo
OMEGNA — Per il secondo
anno consecutivo abbiamo celebrato la Giornata mondiale di
preghiera assieme alla comunità cattolica che si riunisce nel
convento francescano di monte
Mesma, e stavolta siamo state
noi ad andare lassù da loro, dopo che l’anno scorso erano state
loro a venire nella nostra chiesa.
« Vivere nel creato con saggezza » era il tema di questo 6
marzo, proposto dalle donne
d’Austria, Germania e Svizzera,
che nella presentazione della liturgia hanno detto; « Nei nostri
paesi industrializzati dobbiamo
diventare capaci di vivere con
saggezza nel creato, per evitare
che le conseguenze negative si
ripercuotano su tutta l’umanità...
dobbiamo imparare a vivere in
solidarietà con gli altri esseri
umani e a rispettare la natura ».
Già sul frontespizio del libretto la riproduzione di una litografia di Jutta Votteler, intitolata « Grande giardino di uccelli », introduceva in un’atmosfera
magica di bellezza fiabesca e
rarefatta. Poi, tutta la liturgia
aveva un ritmo « femminile » come una vita di donna o lo scorrere di un ruscello, dapprima
calmo e solenne per descrivere
la bellezza armoniosa della natura, poi drammatico e turbinoso allorché — dopo la testimonianza delle donne che raccontano il passato e la fatica della
ricostruzione dopo la guerra —
tutta l’assemblea deve accorgersi che non ci accorgiamo più
del pericolo... « Vediamo, eppure
siamo ciechi; capiamo, ma non
sappiamo discernere. Ci manca
la sapienza ».
Allora c’è la comparsa della
sapienza di Dio che invita all’ascolto, che mette in crisi, che
fa esprimere lutto e lamenti, sino a che — dopo il kyrie —
si incontrano i due ciechi del
vangelo di Matteo, i due ciechi
che gridano la loro disperazione anche se la folla li tacita come fastidiosi. E Gesù chiede ai
due disperati: « Che cosa volete
che io faccia per voi? » perché
essi dicano il loro bisogno, la
loro speranza più grande. E
quando i ciechi dicono: « Signore, fa’ che i nostri occhi possano vedere! » Gesù li guarisce,
li fa vedere.
E’ a questo punto che la pastora Francesca Cozzi espone,
interpreta, sintetizza e dà senso e voce a tutto quello che
decine di donne, evangeliche e
cattoliche, hanno discusso insieme durante i vari incontri preparatori di questa serata ecumenica di preghiera.
Sono stati incontri fervidi, attenti, pieni di riflessione e di
ricerca di verità personali e poi
comuni, da donne a donne; si
è parlato anche di proposte per
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 22 MARZO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 30 MARZO
ore 10 - RAIDUE
EVANGELICI
NEL MEZZOGIORNO
Testimonianze ed esperienze
di alcuni centri sociali del
sud.
continuare insieme momenti di
riflessione, di preghiera e di
azioni concrete che rendano visibile ed incisiva la fede e la
volontà di bene anche nell’aspro
campo del sociale e della politica, cioè là dove proprio la
« fede » rende impopolari, scomode e ci fa correre il rischio
deH’emarginazione perché, nel
sistema che non rispetta il creato, noi abbiamo il compito di
andare controcorrente rispetto
al benessere egoistico e consumista che inquina e distrugge
il mondo ancor prima di impedire la giustizia da cui può nascere finalmente la pace. E’ stato bello che a dire queste cose
per tutte le altre donne fosse
una pastora evangelica di nome
Francesca, proprio nel convento francescano.
E’ stato bello che, dopo esserci prese tutte per mano nella preghiera comune del Padre
Nostro, si raccogliesse la colletta che quest’anno è devoluta ad
opere sociali che in Svizzera andranno in direzione di aiuto a
future madri indigenti, all’ampliamento di un impianto solare in una piccola masseria sperimentale ed assolutamente ecologica, all’aiuto culturale a donne e bambini sfavoriti, ad un
punto di incontro per donne
curde e turche, a corsi di formazione per donne in Thailandia,
Corea e Filippine. In questi « piccoli » scopi così concreti si ritrovava il tipico e fattivo « buon
senso » di donne, come quello
che ha animato le donne cattoliche ed evangeliche, che hanno
cucito e ricamato borse e sacchetti « per il pane quotidiano »
e li hanno messi in vendita in
fondo alla chiesa gremita, che
risuonava ancora del dolcissimo
piccolo coro di ragazze. Poi, fuori, gli infiniti punti di luce sul
lago, laggiù, ci chiedevano, anche loro, di « vivere nel creato
con saggezza ».
Una riflessione
di attualità
NAPOLI — Le donne evangeliche napoletane sono intervenute numerose a celebrare la Giornata mondiale di preghiera, gradite ospiti dell’Esercito della
Salvezza. « Vivere nel creato con
saggezza»; questo è l’invito, proposto quest’anno dalle donne austriache che hanno preparato la
liturgia per la GMP ’92.
La riflessione sui temi della
creazione, della salvaguardia della natura, della tutela della pace e della ricostruzione della
giustizia è oggi quanto mai opportuna e di vivissima attualità. In un mondo in cui le guerre, le armi nucleari, l’inquinamento, piaghe sociali come la
droga, la disoccupazione, la corruzione politica e morale, la
malavita ed altro ancora funestano la nostra vita e mettono
in pericolo l’integrità del creato,
il richiamo ad un comportamento « etico » che affondi le sue
radici nell’Evangelo, nutrendosi
dei suoi principi morali, linfa
vitale dei cristiani, è un dovere
prioritario di tutti, uomini e
donne, sulla terra.
Pertanto è assolutamente necessario integrarsi in un processo di continua ricerca di uno
stile di vita quanto più possibile conforme alla morale evangelica che, al di là della norma
e della coscienza individuale,
pervenga ad un bene comune.
La lettura di Isaia 35, « La
strada del Signore », e di Matteo 20, « Gesù guarisce due cie
chi », ha condotto la riflessione
sul tema più squisitamente teologico dell’annuncio messianico:
« Tutti vedranno la gloria del
Signore: i ciechi riacquisteranno la vista, i sordi udranno di
nuovo, gli zoppi salteranno come cervi, i muti riavranno la parola. Dove ora dimora lo sciacallo, cresceranno l’erba, le canne e i giunchi. Gesù è il nostro
unico Signore e Salvatore, e solo la fede in lui ci renderà liberi e ci restituirà la ’’vista” dell’intelletto e i sentimenti del
cuore. Ciechi resteranno gli increduli, gli impuri e gli empi
che non percorreranno la via
santa ».
In questa giornata molte donne cristiane nel mondo si sono
riunite per pregare, per cantare, per meditare insieme in segno di solidarietà con gli altri
popoli e di testimonianza della
comune fede in Gesù Cristo. Anche noi abbiamo inteso inviare
lo stesso messaggio con questa
riunione di preghiera, che si è
svolta in un’atmosfera di intensa spiritualità, evocata dai momenti di preghiera spontanea e
personale e dalla musica suggestiva che ha accompagnato i
canti di lode a Dio e alla perfezione del creato.
Le riflessioni teologiche hanno, infine, costituito le linee guida di un discorso serio e approfondito che le donne hanno contribuito ad arricchire con una
vivace partecipazione di interventi pregnanti di significato.
La serata ha avuto la sua felice conclusione intorno ad un
ricco buffet e in mezzo a tante
mimose, distribuite in tanti ramoscelli alle partecipanti come
simbolo e ricordo di una giornata che si è inserita tra le innumerevoli iniziative di un mese di marzo per tradizione dedicato alle donne, e che le donne cristiane dedicano alla solidarietà con le loro consorelle
nel mondo.
APPELLO EGEI
Terremoto
in Turchia
In seguito al terremoto che
ha colpito la Turchia, provocando migliaia di vittime, alcune agenzie protestanti tedesche e svizzere sono già entrate in azione sia con l’invio di
generi di prima necessità, sia
con l’esplorazione di canali affidabili di intervento diretto.
A queste agenzie farà riferimento anche il Consiglio ecumenico delle chiese, che non
dispone in Turchia di canali
propri.
La PCEI è disponibile a raccogliere e a convogliare attraverso le suddette agenzie e il
CEC le offerte che perverranno e incoraggia tutti coloro
che vorranno esprimere in
questo modo la loro solidarietà verso le vittime dì questa
nuova sciagura a versarle sul
ccp 38016002 intestato a; Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze, 38
- 00184 Roma ■ specificando
nella causale; prò Turchia.
Il 22 e il 23 febbraio una rappresentanza delle Chiese valdesi
e metodista di Genova, Sampierdarena e Sestri Ponente è stata
ospitata dalla comunità riformata di Nizza (Francia).
Da tempo i nostri pastori, in
occasione del 17 febbraio, si alternavano nella predicazione
presso la comunità francese mantenendo vivi i contatti tra le nostre comunità. Lo scorso anno,
per la prima volta, i fratelli francesi ci hanno fatto visita ed il
clima di amicizia instauratosi
ha stimolato in tutti noi il desiderio di mantenere rapporti più
stretti tra le comunità e, quando
i fratelli di Nizza ci hanno rivolto l’invito a contraccambiare
la visita, abbiamo acconsentito
con entusiasmo.
Al nostro arrivo a Nizza siamo stati accolti dal pastore
Cabanis che, dopo il rituale benvenuto, ci ha distribuito un programma per le giornate che
avremmo trascorso insieme.
Dopo il pranzo, effettuato al
sacco nel parco cittadino, abbiamo avuto l’opportunità di fare
una prima breve passeggiata per
le vie del centro addobbate a
festa in occasione del carnevale,
che avrebbe avuto inizio proprio la sera del nostro arrivo.
I fratelli francesi, in occasione della nostra visita, hanno
preparato un’esposizione sulla
storia della Chiesa valdese di
Nizza (1848-1939), curata da
Charles Delormeau, che è stata
inaugurata alla presenza delle autorità cittadine presso il Centro
protestante di incontri.
Successivamente ha avuto luogo un dibattito sul tema L’evangelizzazione in una grande città
introdotto dal pastore Richard
Dahan; Targomento, di grande
interesse ed attualità per le no
stre comunità, ha dato vita ad
uno scambio di informazioni sulle esperienze fatte nel campo
dell’evangelizzazione.
In serata, dopo un eccellente
pasto preparato dalle sorelle
francesi, ci siamo immersi nel
carnevale ormai in pieno svolgimento lasciandoci coinvolgere
dal clima festaiolo e spensierato
che si respirava a Nizza.
Il giorno dopo abbiamo avuto
il culto con Santa Cena; la predicazione, in francese, è stata tenuta dal pastore Valdo Benecchi.
Nel pomeriggio, dopo un abbondante pasto ’’self-service”, alcune persone della comunità, tra
cui anche il pastore, ci hanno
accompagnato in una escursione
panoramica che ci ha permesso di ammirare Nizza dall’alto
con la rinomata ’’Promenade des
Anglais” in tutto il suo splendore.
La giornata si è conclusa con
un tè insieme alla comunità che
ci ha ospitato e con un simbolico falò con fuochi verdi, rossi
e bianchi in nostro onore.
Ed eccoci al rientro. I nostri
ospiti ci hanno accompagnato
alla stazione ed hanno atteso
con noi l’arrivo del treno; le
partenze sono sempre un po’ tristi ma in questo caso ci ha rallegrato il pensiero che entro un
« breve anno » i fratelli francesi
saranno nostri ospiti. Avremo così un’ulteriore occasione per consolidare i nostri rapporti, per
conoscerci meglio e arricchirci
reciprocamente scambiandoci le
nostre esperienze di evangelici
che vivono in paesi diversi.
Un grazie di cuore a queste
nostre sorelle e fratelli per l’accoglienza riservataci e per l’affetto dimostratoci.
Gianna Zanatta
UNIONE PREDICATORI LOCALI
Verso l’Assemblea
Sabato 4 e domenica 5 aprile si
svolgerà al « Villaggio della gioventù » di Santa Severa l’assemblea dell’Unione dei predicatori
locali.
Il programma si articola lungo
le direttrici deH’aggiornamento
teologico e della vita dell’associazione: dopo il culto che sarà
presieduto alle 11 del sabato da
Febe Rossi Cavazzuti, nel pomeriggio (ore 15) il prof. Ermanno
Genre guiderà la prima parte
della riflessione sul tema Liturgia e comunicazione; la seconda
parte prevede invece una esercitazione esegetica curata dal past.
Salvo Rapisarda sul tema; Il
Deuteronomio: struttura letteraria e teologica.
In serata vi sarà la relazione
del Comitato, e nella mattina di
domenica si tratteranno le questioni amministrative. L’UPL rimrimborserà ai predicatori e candidati PL le spese di viaggio e di
soggiorno.
Per informazioni: L. Casorio, ^
segretario, via Aurelia 632 bis
57012 - Castiglioncello (Li).
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Studi storici » è uscito il n. 14:
SALVATORE CAPONETTO
La Riforma protestante
nell’Italia del Cinquecento
pp. 526, con 64 ill.ni + 16 tav. f.t. e 4 cartine, L. 54.000
L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti o perché la situazione
politica e la reazione inquisitoriale non lo hanno consentito,
malgrado una vasta adesione? Questa sintesi rigorosamente
scientifica delle più recenti scoperte ed aggiornamenti espone i fatti accertati offrendo un quadro articolato della vasta
diffusione del protestantesimo in Italia nel ’500 in ogni regione ed in ogni ceto sociale. Il quadro di un’Italia sconosciuta che « vuole vivere secondo Lutero ».
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.l.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00681900012
6
6 prospettive bibliche
20 marzo 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Ma che cosa dice la Bibbia?
Nei capitoli 1-2 Paolo ha raccontato i
fatti del passato per dimostrare ai galati
che né Giacomo né Pietro si erano opposti al suo lavoro di evangelizzazione dei pagani, né avevano avuto da ridire sul contenuto della sua predicazione: l’Evangelo
della salvezza per grazia. Per convincere i
suoi lettori a non lasciarsi sedurre da « un
altro evangelo » ( 1: 6-9) Paolo deve ora affrontare i propagandisti di quell’insegnamento diverso e batterli sul terreno dottrinale. E’ quello che fa nei capitoli 3 e 4.
Dal contenuto della lettera si capisce che
gli agitatori che predicavano questo « altro
evangelo » devono aver messo in evidenza
ciò che a loro sembravano mancanze della
fede dei galati rispetto all’Antico Testamento interpretato in modo legalistico.
Paolo aveva imparato a leggere nell’Antico Testamento la testimonianza della promessa, cioè della salvezza per grazia senza
merito alcuno. E insieme a questa, anche la
promessa di salvezza per tutte le genti. Gli
agitatori insistevano invece sui singoli precetti della legge mosaica, specialmente la
circoncisione, ritenendoli vincolanti. Così
finivano per considerarli più importanti della promessa. Per difendere la fede dei galati, Paolo doveva battere gli agitatori sul
terreno dell’interpretazione della Scrittura.
Facendo questo. Paolo otteneva anche un
altro risultato: dimostrare che quando egli
trovò in Cristo la salvezza per grazia non
era né una sua illusione, né un’altra « religione », perché il punto centrale dell’insegnamento e dell’opera di Gesù (Dio cerca
i peccatori, li chiama, li riconcilia con sé
unicamente per grazia, cioè senza alcun merito da parte loro) era già contenuto nelle
Scritture d’Israele e nel modo di agire di
Dio con il suo popolo e con i suoi personaggi più significativi (per esempio, Àbramo).
La legge e la fede
Dopo alcune domande incalzanti con cui
Paolo cerca di fare appello all’esperienza
dei galati e alla fede con cui avevano accolto l’annunzio del Salvatore e il dono dello Spirito (3:, 1-5), inizia la discussione di
passi biblici. Nella prima metà del cap. 3
sono passi che riguardano il rapporto fra
la legge e la fede.
Il primo passo citato è Gen. 15: 6:
« Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo
in conto come giustizia». E’ il passo che
Paolo ricorda anche in Rom. 4: 3. Con
questa citazione Paolo vuol dire: ecco, già
nelle antiche Scritture la salvezza veniva
data da Dio non per la puntigliosa osservanza di precetti, ma per la fede in lui (in
Romani 4 questa citazione è accompagnata da quella del Salmo 32, e Paolo ne
ricava questa conclusione: che la giustizia
accreditata ad Abramo è equivalente al
perdono del peccati).
La seconda citazione fatta da Paolo è al
versetto 8. Si tratta di Gen. 12: 3 (e 18: 18):
« In te saranno benedette tutte le nazioni »
(o « tutte le famiglie della terra »). Se la
giustificazione, il perdono e la salvezza sono
per fede e non per condizioni umane (appartenza a un popolo, osservanza di certi
precetti), è chiaro che non sono limitati
a una categoria di persone ma possono
essere estesi a tutti gli umani.
Con queste due citazioni Paolo dava un
colpo vigoroso alla propaganda degli agitatori, che sostenevano la necessità della
circoncisione per essere salvati. Secondo loro, la salvezza era per i figli (= discendenti carnali di Abramo), o per i convertiti che
diventavano figli di Àbramo facendosi circoncidere. Ma nei due testi citati dalla Genesi non si esige affatto questa condizione!
Perciò Paolo può esclamare: « Riconoscete
dunque che coloro i quali hanno la fede
sono figli di Abramo! » (3: 7). I figli si
riconoscono dalla somiglianza col padre.
Se Abramo si caratterizzò per la sua fede, i
suoi figli autentici saranno quelli che hanno
una fede simile alla sua, anche se appartengono a un’altra tribù o nazione; perché
la promessa, secondo la Genesi, è per « tutte le nazioni ».
La giustificazione e la salvezza dunque
sono per fede. La legge è fonte non di
salvezza, ma di maledizione, perché sta
scritto: « Maledetto chiunque non osserva
tutte le cose scritte nel libro della legge.
Nei capitoli 3 e 4 della lettera, Paolo affronta i suoi avversari sul
terreno dottrinale. E lo fa dimostrando che si può, anzi si deve, leggere
e interpretare l’Antico Testamento in modo non legalistico. La promessa
fatta ad Abramo precede di 430 anni la legge data a Mosè. Ma la
legge non annulla la promessa. Essa è stata valida solo fino alla venuta
di Cristo. In Cristo siamo tutti figli della promessa e quindi liberi. La
lettera è cosà il più forte manifesto di libertà che ci sia nel Nuovo Testamento. (Red.)
per metterle in pratica» (Deuter. 27: 26).
Siccome non c’è nessuno che osservi tutte
le cose prescritte dalla legge (cfr. Rom. 3:
10-20: tutti passi delle Scritture d’Israele),
Paolo può concludere che mediante la legge
nessuno è giustificato (v. 10); anzi, il giusto vivrà per fede ».
Anche questo passo, di Abacuc 2: 4, si
ritrova nella lettera ai romani (1: 17). E’
il passo che ebbe un’influenza determinante
nella riscoperta della giustificazione per
grazia, fatta da Martin Lutero nel 16° secolo.
La legge misura gli uomini con un metro completamente diverso da quello usato
da Dio con Abramo. Infatti, la legge non
guarda alla fede, ma all’osservanza dei precetti, come è precisato nel Levitico (18: 5):
« Chi avrà messo in pratica queste cose,
vivrà per mezzo di esse ». E siccome nessuno è in grado di metterle in pratica, tutti
ricadono sotto la maledizione minacciata
per i trasgressori.
La grande novità portata al mondo dai
discepoli di Gesù è che con la sua morte
egli ha liberato tutti da questa maledizione (cfr. il vers. 13: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge essendo
divenuto maledizione per noi — poiché sta
scritto: ’’Maledetto chiunque è appeso al
legno”» — Deut. 21: 23). Con queste sei
citazioni. Paolo sostiene la tesi che Dio
guarda alla fede per salvare gli uomini, e
non all’osservanza dei precetti (e della circoncisione).
Tre di queste citazioni sono positive:
Abramo fu giustificato per fede (v. 6); il
giusto vivrà per fede (v. 11); in Abramo,
la promessa si estende a tutti i popoli
(V. 8).
Due citazioni sono negative: chi fa queste cose vivrà per esse (v. 12) — ma nessuno le fa!; maledetto chi non osserva tutte
le cose... (v. 10).
Negativa è anche l’ultima: « Maledetto
chiunque è appeso al legno »; ma applicata
al Cristo diventa positiva per tutti quelli
che riconoscono il valore della croce per la
loro salvezza.
La promessa ha
preceduto la legge
Il discorso di Paolo sull’interpretazione
della Scrittura non è finito: dopo l’alternativa fede/legge, ecco ora un’altra alternativa: promessa/legge. Qui Paolo non procede più a forza di citazioni letterali, ma solo
di riferimenti alla Scrittura. Egli comincia
ricordando che la promessa fu data ad
Abramo «e alla sua progenie» (3: 16). Il riferimento è a Gen. 13: 15 (17: 8; 23: 7).
Per Paolo, questa progenie « è Cristo ».
La promessa di benedizione fatta da Dio
ad Abramo è fatta anche, implicitamente,
al Cristo. E’ in lui che il Dio d’Àbramo diventa anche il nostro Dio (cfr. Gen. 17: 7)
ed è in lui che tutti i cristiani, di tutte le
nazioni della terra, diventano eredi della
promessa di grazia fatta ad Abramo.
Un altro argomento di Paolo è che la legge fu data (a Mosè) 430 anni dopo la promessa fatta ad Abramo, quindi la legge non
può annullare la promessa (3: 17). Questa
volta il riferimento è a Esodo 12: 40 ss.
La promessa ha priorità sulla legge, e la
legge non può annullarla né modificarla. E’
come la « carta d’argento » delle Ferrovie:
per un paio d’anni sono state messe in vendita delle « carte » permanenti. Qra non
se ne vendono più, ma la nuova disposizione non può annullare la validità di quelle che sono state comprate come carte permanenti!
Qual è allora il senso della legge?
A questa domanda Paolo dà una risposta che è stata spesso faintesa, per colpa
di una traduzione inesatta: al v. 24, la legge sarebbe presentata come un « pedagogo » o un « precettore » che aveva lo scopo
di « condurre a Cristo ». Paolo non accetterebbe né l’immagine né lo scopo, così come risultano da quasi tutte le traduzioni
(bene traducono la TILC: « Uno che ci sorvegliava, fino alla venuta di Cristo », e la
TQB: « La loi a été notre surveillant en attendant le Christ »). Nelle lingue moderne,
« pedagogo » vuol dire insegnante, maestro.
Non così in greco: il maestro era chiamato
« didàskalos » e il pedagogo era quello che
accompagnava i bambini a scuola (o dal
maestro), sorvegliandoli perché non gli accadesse nulla di male per la strada, o non
marinassero la scuola. Questa custodia della legge è durata « fino a Cristo ». Da allora non c’è più bisogno di sorvegliante. In
Cristo si è « tutti figli di Dio per la fede »
(3: 26), si è tutti « discendenza di Abramo,
eredi secondo la promessa» (3: 29).
Agar e Sara
L’ultima grande allusione alla Scrittura
è in 4: 21-31, nel passo che commenta la
storia di Agar e Sara. Questa volta il riferimento è a Genesi 21: 1-21. Abramo non
ha abbastanza fiducia in Dio per credere
alla sua promessa di una discendenza numerosa come la sabbia del mare, e si procura un figlio attraverso la schiava Agar.
Ma nasce anche un figlio dalla moglie legittima (Sara), e così abbiamo da un lato
il figlio della promessa, Isacco, e sua madre
Sara; dall’altra il figlio nato « secondo la
carne » (v. 23), cioè grazie ai normali espedienti umani dell’epoca per assicurare una
discendenza a un uomo che non aveva avuto figli da sua moglie. Isacco è nato « in
virtù della promessa » (v. 23) perché a viste umane Sara era troppo anziana per sperare di avere un figlio.
Paolo scrive ai galati (v. 28): « Voi,
come Isacco, siete figli della promessa » —
cioè sono diventati figli di Dio (cfr. 3: 26)
non per capacità o meriti loro, ma per la
libera grazia di Dio, sempre per effetto di
quella promessa fatta ad Abramo che tutte
le nazioni sarebbero state benedette in lui
e nella sua discendenza.
Il versetto più provocatorio di tutto
questo brano su Agar e Sara è il 25, dove
Paolo identifica Agar con il monte Sinai
(cioè con la legge di Mosè) e con la Gerusalemme del tempo presente: quella da cui
provengono i falsi fratelli di 2: 4 e quelli
della corrente di Giacomo di 2: 12 e, senza
dubbio, anche gli agitatori che mettono a
soqquadro le chiese della Galazia (1: 6-9).
Paolo non ce l’ha con la Gerusalemme simbolo del popolo di Dio e delle promesse di
Dio, ma con la comunità cristiana della
capitale, nel cui seno ci sono degli individui così reazionari e arroganti da portare
divisione nelle chiese di Antiochia e della
Galazia, individui che calpestano gli accordi presi solennemente da Pietro, Giacomo e Giovanni insieme a Paolo e Barnaba
(2: 9).
I credenti della Galazia invece sono figli
della Gerusalemme di sopra, una Gerusalemme celeste, libera da pregiudizi, che nel
tempo messianico accoglie tutti i credenti
secondo l’antica promessa di Isaia 2: 2-4
(e Michea 4: 1-2). Così Paolo in pratica
definisce la chiesa di Gerusalemme una madre-matrigna, ma serba per i credenti della
Galazia un rapporto diretto e fecondo con
la Gerusalemme ideale, in modo da non
separarli dalle radici e dal tronco della
promessa e della discendenza spirituale di
Abramo, il padre dei credenti.
« La libertà che
abbiamo in Cristo »
La lettera ai galati adopera solo quattro
volte la parola « libertà », una volta il verbo « liberare » e sei volte l’aggettivo « libero » (di questi, cinque sono nel brano su
Agar e Sara, 4: 21-31). Abbastanza poco, a
ben guardare! Ma il discorso cambia completamente, se cominciamo a contare i passi in cui Paolo parla di qualcuno o qualcosa che opprime, asservisce, impone, costringe, perseguita, maledice. La lettera ai
galati è contro tutto questo, in nome della
«libertà che abbiamo in Cristo» (2: 4), e
diventa così il più forte manifesto di libertà che ci sia nel Nuovo Testamento.
La forza di quest’appello alla libertà viene da due fattori: il primo è l’opera di Cristo. Benché non ci sia la parola, il Cristo
di questa lettera è un liberatore. Paolo lo
proclama energicamente in 5: 1 : « Cristo
ci ha liberati perché fossimo liberi: state
dunque saldi e non vi lasciate porre di
nuovo sotto il giogo della schiavitù! ». Ma
l’immagine del Cristo-liberatore appare fin
dai primi versetti della lettera, dove Paolo
augura ai lettori la grazia e la pace da Dio
e dal Signore Gesù Cristo « che ha dato se
stesso per i nostri peccati, per strapparci
al presente secolo malvagio secondo la
volontà del nostro Dio e Padre» (1: 4).
La vocazione di libertà dei credenti si
muove tra due estremi: la tirannia di questo secolo, dominato dalle forze che si oppongono alla volontà di Dio (1: 4) e la
« nuova creazione » (di 6: 15). La morte di
Gesù in croce è la liberazione della tirannia
di questo secolo, e il dono dello Spirito è
l’anticipo della realtà finale del mondo
nuovo di Dio, data già in questa vita ai
credenti come forza che permette loro di
camminare sotto la sua guida (5: 25), in
novità di vita, cioè come nuove creature
(6: 15).
« Sono morto alla legge
per vivere a Dio »
Il secondo fattore che permette a Paolo il
suo energico richiamo alla libertà per i
credenti della Galazia è l’esperienza del
suo incontro con Cristo sulla via che portava a Damasco. Non dimentichiamo che per
Paolo la vita non è qualcosa di autonomo;
è sempre un rapporto: si vive per qualcosa,
o per qualcuno (« Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso », scrive
Paolo ai romani, Rom. 14: 7). La forma
verbale greca (aoristo) allude a una rottura
nella vita di Paolo, non a una evoluzione
graduale. A un certo punto della sua vita.
Paolo ha cessato di esistere per la legge.
La legge non era più il controllore della
sua vita, e neppure la sua ragione di vita:
al di là della legge. Paolo vede aprirsi davanti a lui un rapporto diretto con Dio attraverso Gesù Cristo. La sua vita diventa
una vita vissuta per Dio e sotto il controllo e l’ispirazione di Dio, al punto che può
anche dire: « Non sono più io che vivo, ma
è Cristo che vive in me ».
In questa nuova qualità di vita (che è un
anticipo della « nuova creazione » di 6: 15)
si manifesta la grande libertà del cristiano
che Paolo sperimenta in prima persona e
che deve rimanere una realtà anche per i
suoi fratelli della Galazia: libertà dalle superstizioni astrologiche (gli « elementi del
mondo » e gli scrupoli per il calendario,
cfr. 4: 3, 8-10), libertà dai pregiudivi culturali e sociali (« non c’è più giudeo né
greco, schiavo né libero, maschio e femmina... » 3: 28), libertà dalle imposizioni di
una direzione ecclesiastica gerarchica («chiesa-madre » abusivamente rappresentata dagli agitatori, cfr. 2: 4, 6, 14, sconfessati
però dai veri leaders apostolici, 2: 12), libertà dal proselitismo terroristico (3: 1; 1:
6-9) che cerca di imporre precetti rituali resi superflui dall’avvento dell’era messianica (2: 14; 5: 1-2; 6: 12-13), libertà dalla
sopravvalutazione della legge mosaica alla
quale gli agitatori attribuivano un valore
e una funzione superiori alla realtà (cfr.
3: 5; 3: 18; 3: 21).
Se Cristo è risuscitato dai morti, la sua
croce ha davvero un valore liberatorio per
tutti gli uomini; la risurrezione segna veramente l’inizio del tempo nuovo, del mondo
nuovo di Dio. Il tempo della custodia « sotto sorvegliante » (3: 23-25) è finito. Libertà significa essere « figli di Dio per la
fede in Cristo Gesù ».
Bruno Corsani
Leggere Galati - 3
(continua al prossimo numero)
7
20 marzo 1992
obiettivo aperto
LA SPIRITUALITÀ’ DEL TERZO MONDO: NAIROBI, 6-13 GENNAIO
Un grido in favore deila vita
Fra i mass media quasi nessuno si è occupato
di un’ assemblea straordinariamente significativa,
l’Assemblea generale dell’Associazione ecumenica
dei teologi del Terzo Mondo (EATWOT/ASETT)
che si è svolta a Nairobi, nel Kenia, dal 6 al 13
gennaio 1992.
Vi hanno partecipato un centinaio di teologhe
e di teologi del Terzo Mondo oltre a parecchi invitati da ogni parte del mondo.
Ormai l’associazione conta 16 anni di vita, da
quando si svolse il suo congresso di fondazione a
Dar-es-Salaam (Tanzania) nell’estate 1976. In questi anni ha organizzato ben 8 congressi in Africa,
Asia e America Latina. Nel 1983 l’incontro si svolse
a Ginevra, in Svizzera, nel cuore bancario del capitalismo del ricco Nord.
Gli atti dei congressi, sempre pubblicati con
grande tempestività, non sono disponibili in italiano.
Speriamo che si provveda almeno alla traduzione degli atti di Nairobi, che stanno per essere pubblicati.
Essi sono stati definiti come una « biblioteca della
teologia del Terzo Mondo ».
Ecco come funziona l’associazione.
« L’assemblea generale si tiene ogni cinque
anni e comporta un congresso teologico su un tema
generale (e non settoriale/continentale) e insieme
un lavoro amministrativo, tra cui le elezioni per il
rinnovamento dei membri della presidenza e del comitato esecutivo, ed è preceduta da precongressi continentali. Oopo l’assemblea di fondazione di Dar-esSalaam del ’76 sul tema ”11 vangelo emergente; teologia dal rovescio della storia”, la prima assemblea
generale è stata quella di New Delhi (India) del
1981 sul tema ’’L’irruzione del Terzo Mondo: una
sfida alla teologia”; la seconda è stata l’assemblea
generale di Oaxtepec (Messico) del 1986 sul tema
’’Teologie del Terzo Mondo: convergenze e divergenze”; la terza è stata, appunto, la recente conferenza di Nairobi, 6-13 gennaio 1992, sul tema ”Un
grido per la vita: la spiritualità del Terzo Mondo” »
(Rosino Gibellini, «Il Regno», 4/1992).
I LAVORI DELL’ASSEMBLEA
UN COMMENTO
Una
che non ha precedenti
Il crescente impoverimento
del Terzo Mondo, la crisi profonda in cui si trovano i popoli dell’ex URSS, la critica radicale che ha investito il marxismo e il « socialismo reale »
europeo e soprattutto la crescente aggressività càpitalistica,
che riesce a scaricare sul Terzo
Mondo tutte le contraddizioni
del ricco Nord, rendono questi
anni pieni di drammaticità.
L’oppressione cresce e il grido
dei poveri o si lascia incantare
dalle sirene dell’Occidente, oppure sale più alto e vigoroso fino
al cielo e riempie la terra. La
rassegnazione è grande e diffusa ma, prestando fede alla testimonianza dei protagonisti di
Nairobi, Dio tiene vivi il grido
e la speranza dei poveri. Dio
si fa presente in questo grido.
« Il grido per la vita è già esso
stesso espressione della presenza di Dio nei nostri popoli e
nei nostri continenti » (Pablo
Richard).
Per noi eurocentrici, che spesso guardiamo e giudichiamo tutto il mondo dalla « piccola finestra » dell’Europa, suonano saggiamente ammonitrici le parole
di Nairobi: la crisi delTURSS
non comporta necessariamente
la crisi globale del socialismo e
l’analisi marxista, lungi dall’essere liquidata per sempre, conserva un’enorme pertinenza per
la critica del capitalismo e della « società sempre più disuguale » ip cui stiamo vivendo.
Massiccia presenza
delle donne
Una caratteristica estremamente positiva e sorprendente è
stata costituita dalla presenza
massiccia delle donne. Se alTassemblea di fondazione del 1976
era presente una sola donna
teologa (Beatriz Melano Couch,
Argentina), a Nairobi le teologhe rappresentavano il 45o/q,
uguagliando (quasi) il numero
dei teologi. Tra queste Marianne Katoppo (Indonesia), Mercy
Amba Oduyoye (Ghana), Virginia Fabella (Filippine) e la giovane teologa di Seoul, Hyun
Kiung Chung.
Questa presenza delle donne
teologhe sta diventando, a livello
ecumenico, costante e crescente.
E’ un dono che Dio sta facendo alle nostre chiese, ma è anche il frutto di una lotta « pacifica e grintosa » che le donne
hanno combattuto.
Come si legge nel documento
finale di Nairobi: « Le parole
di Gesù non sono le parole imperialiste del Cristo imperialista del cristianesimo coloniale,
ma parole di amore e di servizio. Egli è venuto perché noi
avessimo la vita e l’avessimo in
abbondanza ». Si tratta di affermazioni vigorose, ma a simili
accentuazioni eravamo già abituati da molti anni sia in Europa che nelle elaborazioni teologiche del Terzo Mondo,
La vera novità di Nairobi è
su una direzione di ricerca teologica ed esegetica di grande
spessore. Essa raccoglie il meglio della produzione teologica
(in particolare cristologica) dell’Europa e degli altri continenti e compie un passo decisivo,
fecondissimo, radicale, ricco di
prospettive per la sequela di
Gesù.
La relazione cristologica più
significativa, sotto il profilo biblico, è stata quella del teologo
cattolico indiano George SoaresPrabhu in cui si espongono le
linee di una spiritualità cristiana ecumenica per i popoli che,
sotto i colpi dell'oppressione,
acquistano coscienza di dover
attraversare la notte oscura della resistenza.
« La spiritualità cristiana rimanda alla cristologia. Ma quale cristologia nel Terzo Mondo? ». Utilizzando la ricerca cristologica di Schillebeeckx, anche
Soares-Prabhu distingue tra cristologia funzionale e cristologia
ontologica. La cristologia ontologica, di cui il teologo indiano
ha dottamente ricostruito le fasi
successive di formazione, è preoccupata di definire Tessere di
Gesù e lo fa con categorie ellenistiche, che rischiano di smarrire il « mistero di Gesù », che
è « mistero che dà vita ».
Nella cristologia si deve distinguere tra il mistero di Gesù e
il « meccanismo » utilizzato per
spiegare il mistero. I meccamsmi possono essere vari; la chiesa ellenistica (come Tha chiamata Karl Rahner) ha privilegiato le categorie di natura (physis),
sostanza (ousìa), sussistenza
(hypòstasis) in un processo di
progressiva dogmatizzazione, che
è passato attraverso Nicea, Efeso e Calcedonia: « Ma questa
cristologia, per quanto ’’corretta” possa essere, rappresenta
uno sviluppo culturalrnente angusto, e perfino politicamente
motivato, che utilizza solo una
piccola frazione del potenziale
cristologico offerto dal Nuovo
Testamento ». E’ un « meccanismo » o modello culturale difficilmente viabile in Asia e in genere nel Terzo Mondo.
Soares-Prabhu constata che la
fine di quella che ha chiamato,
con riferimento all’Asia, l’epoca
di Vasco de Gama coincide con
l’apparizione, ancorché timida,
di « teologie pon-ellenistiche ».
E’ un processo appena iniziato, « di cui EATWOT è stata
una vigorosa levatrice », che cerca di risalire dal « meccani
Le “cose” antiche
sono nuovissime
smo » al « mistero » cristiano,
ripercorrendo il cammino inverso della tradizione ecclesiastica,
che ha proceduto dal « mistero »
al « meccanismo », ossia alla
dogmatizzazione e alTontologizzazione del « mistero » di Gesù,
da ricuperare come « mistero
che dà vita » e come « paradigma
per l’azione »: « Iti verità il mistero di Gesù può essere colto
solo attraverso la prassi, perché
Gesù è essenzialmente la via.
Non è attraverso la costruzione
di modelli teoretici sul suo essere che noi ’’comprendiamo” Gesù (anzi questi ci alienano da
lui), ma nel seguirlo in una vita
di solidarietà e di conflitto che
è il suo modo di vivere. Ogni
vera cristologia si fonda, da ultimo, sulla cristoprassi. Ed è
in comunità che si incamminano
in questa via che noi scopriremo (come ci ha già detto
Aloysius Pieris) i ’’nomi” che
dobbiamo dare a Gesù nel Terzo Mondo oggi. Qui in particolare il riferimento è al teologo
singalese Pieris, in particolare
ad un suo saggio». (Gibellini).
Un’apertura
universalistica
La teologia latinoamericana,
tranne alcune elaborazioni del
teologo Jon Sobrino, non era
giunta a questa « critica radicale » delle cristologie ellenistiche,
spesso anche per ragioni di
« strategia ecclesiale ». Lo stesso
Leonardo Boff, specialmente nei
suoi ultimi saggi, non si era
spinto così audacemente nella rivisitazione dogmatica di Nicea,
Efeso e Calcedonia. Anzi, il tentativo di « recuperare ad ogni
costo » anche ogni singola affermazione dogmatica ha sovente
prodotto, nella teologia latinoamericana della liberazione,
una certa dose di « pasticcio ».
Qui siamo di fronte ad una
rigorosità scientifica di notevole
spessore con un’apertura ecumenica inconsueta che, per la teologia asiatica, è una necessità
assoluta: « Gesù è il nome salvifico che diamo al mistero assoluto quale è sperimentato da
noi. Ma l’inesauribile mistero assoluto ha, come ci insegna l’induismo, mille nomi salvifici »
(Soares-Prabhu).
Nella stessa direzione si rnuove il teologo singalese Tissa
Balasurya che « esamina il lungo
processo di ”de-viazione” della
teologia cristiana e sostiene la
necessità di una riconduzione della stessa teologia alla fedeltà al
messaggio e alla pratica di Gesù » (Gibellini, art. cit.). La deviazione qui è intesa come « uscita dalla via » e la riconduzione
come ricupero e rientro nella via.
Teologie del Terzo Mondo: un arricchimento spirituale.
1) Siamo di fronte ad una coscienza di chiesa che sceglie tra
la rassegnazione-disperazione e
la speranza. I teologi e le teologhe delle chiese più povere
del mondo poverissimo scelgono la speranza. Sappiamo benissimo che essi rappresentano, anche tra i teologi, una minoranza. I teologi cantori del potere
sono ben più numerosi ovunque,
in Europa come negli altri continenti.
C’è un messaggio da raccogliere e una solidarietà da rendere sempre più desta. Sapremo
e vorremo farlo?
2) Da almeno quindici anni
mi vado domandando come mai
i teologi e le teologhe del Terzo Mondo non raccolgano la
« provocazione » biblica ed esistenziale che le teologie cristologiche di frontiera, nate in Europa (Küng e Schillebeeckx e
altri), possono offrire alle elaborazioni dei continenti della fame. Del resto le cristologie europee sono immensamente debitrici verso quelle del Terzo Mondo. Ora questa reciproca fecondazione è in atto, e ciò avviene
con possibilità e valenze ricchissime.
3) Non si tratta di squalificare le « cristologie ellenistiche »,
ma di rileggerle nella loro genesi e nel loro contesto. Oggi
esse, nel loro quadro culturale
e nel loro linguaggio, per moltissimi uomini e donne non sono più in grado di metterci in
rapporto con Gesù e con Dio.
Dovrebbe essere chiaro che la
nostra fede non può essere vincolata né all’universo culturale
né alle formulazioni dogmatiche
di Nicea, Efeso e Calcedonia.
Con queste dogmatizzazioni continueremo a fare i conti, come
« pezzi della nostra storia » che
restano dei significativi e positivi punti di confronto, nella
consapevolezza della caducità,
parzialità e ambiguità di tutti
i linguaggi storici (anche quelli
nuovi).
4) Speriamo che gli autori nella stesura degli atti di Nairobi
non siano costretti, da censure
o intimidazioni ecclesiastiche
sempre molto pesanti, a spegnere la loro profezia o a smorzare l’audacia. E speriamo anche
che qualche coraggioso editore
italiano ci dia la possibilità di
avere in lingua italica questa
raccolta di studi. Almeno questo
ottavo volume.
5) Personalmente sono grato
a Dio perché la ricerca di molti fratelli e sorelle della nostra
comunità di base e del nostro
movimento da oggi dispone di
una nuova qualificatissima compagnia di donne e di uomini che
cercano di unire la passione per
la testimonianza di vita e la
passione della ricerca biblica e
storica. Due elementi, due componenti che sono inscindibili
per un autentico cammino di liberazione.
6) Ancora una nota: questa
cristologia, certamente sovversiva per le dogmatiche cattolica e
protestante ufficiali, è quanto
mai « tradizionale » e antica. Essa, infatti, trova larga diffusione nelle origini cristiane. Ironia:
le « cose » antiche spesso sono
nuovissime! Non siamo noi a
scoprire le vie nuove; spesso altri le hanno scoperte prima di
noi. Altri, ancora, le hanno seppellite e noi ora semplicemente
le disseppelliamo.
pagina a cura di
Franco Barbero
8
8
ecumenismo
20 marzo 1992
LE CHIESE E LE DONNE
Azioni positive
Un aggiornamento sul « Decennio di solidarietà » - Notizie provenienti da diverse nazioni
r
Echi dal mondo
cristiano
Conflitto jugoslavo: il movimento per la pace delle madri
di Croazia invita alla solidarietà con le madri che hanno Agli
nell’esercito, e desidera conoscere indirizzi di organizzazioni di
donne in Europa e fuori Europa, anche per facilitare i contatti con madri di soldati serbi.
Scrivere a WCC Sub-Unity on
Women, 150, route de Ferney,
1211 - Ginevra 2 - Svizzera).
Contro la violenza sulle donne: dopo 16 giornate di riflessione, dal 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) al 10 dicembre 1991 (giornata intemazionale dei diritti umani) il centro di
leadership per le donne ha lanciato una petizione per raccogliere 100.000 Arme da mandare,
in marzo, al Comitato preparatorio per la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui diritti
umani del 1993 (che è la prima
in 25 armi).
Si tratta di far includere come centrali i diritti umani delle donne (denuncia di violenza
in famiglia, rapimenti, molestie
sessuali, traffico di donne, infanticidi di bambine...).
Per queste materie si fa riferimento agli articoli 2, 3, 5 della Dichiarazione universale dei
diritti umani.
Altre pubblicazioni del Consiglio ecumenico insistono sul fatto che la violenza sulle donne
può essere intesa come sfruttamento e potere nelle relazioni
interpersonali più che come problema sessuale. Essa danneggia
non solo la vittima, ma anche
chi perpetra queste azioni e la
società che le tollera.
Esiste infatti una cultura « del
silenzio ». La violenza sessuale,
tra l’altro, si manifesta spesso
come violenza all’intemo della
famiglia, e include l’abuso di
bambine/i.
Lotte di donne consacrate: un
gruppo di donne consacrate della Chiesa presbiteriana di Taiwan si sono incontrate per condividere le loro storie. Esse han
no rilevato che professori e studenti si dimostrano paternalisti
nei loro confronti; le comunità
sono lente nel chiamare una pastora, e poche donne hanno posizioni di leadership. Esse organizzano gruppi di autocoscienza
e hanno creato l’Associazione
delle pastore per condividere
esperienze e approfondire lo studio della teologia.
Associazioni di teologhe in
Africa: sono già diverse quelle
nate; esse hanno un bollettino,
« Amka » (alzati). L’edizione viene affidata ogni anno a un paese diverso, e la periodicità è semestrale. Nel 1991 è stato pubblicato in Kenia; per quest’anno tocca invece aUo Zaire. Chi
scrive si esprime nella lingua
della propria regione.
Donne evangeliche in Camerún: l’Unione delle donne cristiane della Chiesa evangelica
del Camerún propone di studiare il problema delle donne nella chiesa non più secondo una
prospettiva etica, ma da un altro punto di vista. Non si parlerà più della donna in relazione al suo sesso, ma alla luce
della buona novella della salvezza, che raggiunge ognuno/a nella sua condizione, per liberare
e permettere di trovare la propria vocazione, per e con gli/le
altri/e.
Esse auspicano che il Decennio non sia solo un’affare « di
donne », ma piuttosto la mobilitazione di tutte le forze vive
della chiesa in favore delle donne. Stanno creando, al livello di
sinodo, di regioni e delle singole comunità, una commissione
evangelica di solidarietà con le
donne (CESAF), composta di
donne e uomini, pastore/i, e
laiche/laici, di responsabili di
opere e di consiglieri o anziani
di chiesa. La loro speranza è anche che la chiesa metta in primo piano la formazione, con
stages e borse di studio per le
donne.
Chiesa nazionale di Ginevra:
un gruppo sul Decennio lavora
USA
Luterani di fronte
all’aborto
La Chiesa evangelica luterana
ha di recente preso posizione nel
corso del dibattito che da tempo
si va svolgendo negli USA a proposito dell’aborto.
La commissione di lavoro sull’argomento nominata in seno all’ELCA (Evangelica! Lutheran
Church in America) si è occupata durante gli ultimi mesi dello
scorso anno di una nutrita serie
di emendamenti da apportare ad
un documento conclusivo che
fosse la voce dei luterani americani sull’argomento. Le singole
congregazioni, i vescovi e vari
gruppi di lavoro si sono prommciati su alcune questioni fondamentali. Si è così dibattuto, per
esempio, sul linguaggio da usare
nell’ambito delle chiese parlando
dell’aborto, se considerarlo cioè
tra i peccati, o se solo definirlo
peccaminoso, e ha prevalso quest’ultima posizione. Si è poi discusso su quelle che sono le
principali motivazioni che portano una donna a decidere per
l’aborto e in un primo tempo in
diversi si erano posti su posizioni estremamente restrittive :
alcuni vescovi, per esempio, accettavano che si fosse d’accordo
sull’aborto solo in quei casi in
cui c’era rischio di salute jjer la
madre o quando c’era stata vio
lenza all’atto del concepimento.
Alla fine questa posizione è stata stralciata del tutto e non sono
state indicate situazioni particolari in cui l’aborto fosse o meno
da ritenere lecito.
Mentre la discussione è ancora
in atto ci si domanda, come fa
tra gli altri Barbara K. Lundblad su « Christianity and Crisis», se per caso in qualche modo la Chiesa luterana americana stia arretrando su posizioni di
stampo conservatore. Ci si domanda anche quale sarà in futuro l’impegno di questa chiesa a
favore di quelle donne che comunque decideranno di abortire
e soprattutto se si lavorerà sul
piano dell’informazione sulla
contraccezione, o anche per impedire tutte quelle campagne intimidatorie nei confronti di quella che dovrebbe alla fine rimanere una scelta il più possibile libera della donna.
E’ diffìcile ipotizzare, sempre
secondo Lundblad, che l’ELCA
possa aderire al Comitato religioso per il diritto all’aborto
(RCAR), ma questo non significa che anche la Chiesa luterana
americana non possa e non debba impegnarsi nel dibattito sull’aborto e in particolare su quelle leggi che dovrebbero regolarlo.
da due anni, e comprende laici
e pastori, sia uomini che donne. Finora ha svolto un’opera di
sensibilizzazione incentrata sul
posto delle dorme nelle chiese
(teologia, pubblicazioni di donne, seminari di teologia femminista, rapporti con la vita parrocchiale), sulla catechesi (riabilitazione dei modelli femminili biblici, sensibilizzazione delle
comunità sui condizionamenti
che subiscono i bambini), sul
linguaggio liturgico (revisione
di inni, sperimentazione di testi
liturgici inclusivi), sul linguaggio quotidiano, amministrativo
e professionale (con la proposta
dell’organizzazione di una giornata della « Compagnia dei pastori » per sensibilizzarli al Decennio).
Sono previsti anche degli incontri sull’evoluzione delle identità di uomini e donne.
Il gruppo sta attualmente elaborando anche la richiesta della creazione di un posto pastorale di « missione temporanea »
per il Decennio.
Le pastore in Ungheria: fino
a poco tempo fa isolate tra loro, hanno avuto un primo incontro; esse rappresentavano
tendenze diverse (carismatiche,
pietista, fondamentalista, ortodossa e liberal-razionalista) della Chiesa riformata ungherese.
Queste donne hanno ricordato
la necessità di preservare l’unità della Chiesa riformata, lamentando la loro assenza dai sinodi decisionali, la discriminazione nei salari, e hanno chiesto
opportunità per compiere degli
studi più approfonditi.
Attualmente esse non hanno
accesso alle informazioni essenziali come quelle sulle finanze
della chiesa o su importanti decisioni che vengono assunte.
California: sta nascendo la
prima organizzazione di donne
ortodosse negli USA.
(da Decade Link, n. 8-9, die. 1991)
a cura di
Marie-France Maurin Coïsson
SAE
Attività '92
Al centro della riflessione dei
partecipanti alla XXX sessione
di formazione ecumenica del
SAE ( Segretariato attività ecumeniche) sarà la cristologia. In
una lettera circolare ai soci Maria Vingiani — segretaria dell’organizzazione — spiega che la
scelta del tema è stata operata
dal comitato di esperti perché la
cristologia « è al cuore della fede
e della vita della chiesa, ed è il
punto nodale di qualifica dell’identità cristiana per rapporto
all’ebraismo e alle altre religioni ».
La sessione si svolgerà dal 26
luglio al lo agosto prossimi a
La Mandola.
Si terrà invece, dal 30 aprile al
3 maggio prossimi, a Loreto, il
convegno di primavera del SAE
che avrà come tema «1492-1992:
l’ecumenismo in Europa tra memoria e profezia ».
Al convegno partecipano quali
relatori Lea Sestieri, Fuad Kaled
Allam, Maurizio Girolami, Piero
Stefani, Petre Coman, Paolo Ricca. Luigi Sartori.
Sempre la stessa circolare annuncia l’imminente pubblicazione, tramite la casa editrice Dehoniana, degli atti della XXIX sessione.
Chi è interessato a ricevere
maggiori informazioni sulle attività del SAE può scrivere a Segreteria per le attività ecumeniche, via Cava Aurelia 8/3, 00165
Roma.
I problemi della
Chiesa riformata
BUCAREST — Mille membri
di chiese riformate romene del
distretto di Oradea hanno firrnsu
to petizioni in appoggio alla richiesta del vescovo Laszlo Tòkès al ministro della Giustizia
romeno, riguardante la restituzione degli uffici episcopali del
distretto di Oradea alla Chiesa
riformata.
Il distretto di Oradea chiede
la restituzione di questa proprietà già da due anni. Nel 1990 il
tribunale locale aveva preso una
decisione favorevole alla restituzione, ma il Consiglio municipale aveva fatto appello e la decisione fu annullata nel 1991. La
Chiesa riformata ritiene che questo sia illegale e sia un segno
di vessazione nei confronti della chiesa. Pertanto ha fatto nuovamente appello al ministro per
rivedere il caso e cambiare la
sentenza d’appello.
L’Alleanza riformata mondiale
ha fatto appello al ministro della Giustizia romeno in appoggio
alla richiesta della Chiesa riformata in Romania. L’Alleanza riformata mondiale è inoltre profondamente preoccupata dalle
notizie di vessazioni e di minacce nei confronti del vescovo
Laszlo Tokès. Essendo uno dei
simboli della rivolta contro il
regime di Ceausescu, nel 1988,
e una voce critica rispetto all’attuale governo romeno, Tokès
continua ad essere bersaglio di
vessazioni e di minacce da parte di forze occulte dentro e fuori la Romania.
Tali preoccupazioni sono condivise dal Consiglio ecumenico
delle chiese e da altre organizzazioni.
(ARM)
I 90 anni
del prof. Cullmann
BASILEA — Lo scorso 27 febbraio l’Università ha organizzato
una manifestazione pubblica di
omaggio al prof. Cullmann in occasione del suo 90° compleanno.
Nella Peterskirche, a due passi
dall’università, gremita di amici
ed estimatori del festeggiato.
hanno parlato successivamente
il decano della Facoltà di teologia, prof. U. Gàbler, e il rettore dell’università, prof. K. Pestalozzi, per un breve saluto (con
riferimenti precisi a due opere
di Cullmann: il primo al volumetto sull’ecumenismo. Unità
attraverso la diversità, e il secondo alla grossa opera La redenzione nella storia). Un altro
saluto era portato dal presidente (moderatore) della Chiesa riformata di Basilea città, past. T.
Schubert, e dal pastore della comunità di lingua francese O.
Perregaux — anche perché Cullmann, oltre che membro di chiesa, ha fatto parte per molti anni del suo Concistoro.
Il discorso di maggiore spessore scientifico è stato tenuto
dal dr. Anton Hänggi, vescovo
emerito della diocesi cattolica di
Friburgo. Ricordando il passo di
Ef. 4: 15 (perseguire verità in
carità) e il fatto che la carità
(agàpe) è Cristo, il dr. Hänggi
si è soffermato sulla visione dell’ecumenismo come sforzo di individuare i carismi dell’altro e
di collaborare per lo scambio
dei rispettivi, specifici carismi
tra chiesa e chiesa.
A tutti ha risposto il festeggiato con un lungo discorso centrato sulla parola « riconoscenza », ricordando gli anni di lavoro a Basilea dal 1938, la collaborazione con la Sorbona (un
viaggio a Parigi ogni quindici
giorni!), la direzione della casa
per studenti « Alumneum », il
rettorato dell’università nel periodo difficile del Sessantotto. Il
prof. Cullmann ha avuto la bontà di mettere in rilievo, nel suo
discorso, la presenza dei decani
delle Facoltà evangeliche di Strasburgo e di Roma...
Dopo ben due ore di discorsi,
inframmezzati da scelta musica
eseguita dal flautista Mattia Ebner con accompagnamento d’organo, e dal coro della chiesa di
lingua francese, gran parte dei
presenti si è ancora stretta intorno al prof. Cullmann e a sua
sorella in un foyer di rappresentanza dell’università, per un rinfresco dove si è ancora potuto
stringere la mano a Cullmann
e augurargli ogni bene per il futuro (e per il libro che sta scrivendo sulla preghiera nel Nuovo Testamento).
No al proselitismo cattolico
(segue da pag. 1)
la giurisdizione del papa) pone
problemi. Gli ortodossi temono
che la formula di unione («l'uniatismo»). che il Concilio Vaticano Il ha definito « provvisoria »,
diventi definitiva e che Roma risolva unilateralmente la questione.
Il dialogo con il Vaticano continuerà ed i patriarchi non hanno rinviato l’appuntamento previsto per giugno nel Libano, ma
dicono chiaramente le condizioni
perché essa possa proseguire: risoluzione della Questione uniate
e cessazione del proselitismo. In
particolare molte cose dovranno
essere chiarite. Perché il papa ha
parlato in macedone nella sua
lettera pastorale di Natale? Ha
voluto con questo sabotare il
dialogo interortodosso e attirare
verso Roma gli aderenti alla chiesa di Skopje (una chiesa che si è
staccata dalla Chiesa ortodossa
di Serbia negli anni ’50 e che nel
’67 ha proclamato la propria autocefalia)?
Gli ortodossi greci accusano gli
« ambienti vaticani » di voler catturare qualche centinaia di migliaia di fedeli con questo metodo.
Ma la scortesia ecumenica non
finisce qui. Famiglia Cristiana accusa i metropoliti Filarete, Nikodim, Juvenali di essere stati,
negli anni ’80, agenti del KGB.
Giorgio Gardiol
Jean-Jacques Peyronel
per la stampa dì
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subalpina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLICE
9
20 marzo 1992
v^alli valdesi
9
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Uimpasse
Mense sotto controllo
Una valutazione che non in tutti i casi può essere positiva - Tossinfezioni alimentari, un problema per la popolazione delle valli
Fumata nera, lunedì 16, per l’elezione del presidente dell’ACEA,
Vazienda-consorzio che ormai raggruppa quasi quaranta Comuni
del Pinerolese, gestisce un bilancio che per il 1992 si avvicina ai
60 miliardi, occupa più di 160 dipendenti.
Fumata nera perché un partito, il PSI, a cui in base alla spartizione dei posti spetta la presidenza dell’azienda (mentre alla
DC tocca la presidenza dell’assemblea dei Comuni), non ha
ancora deciso chi candidare a
questo incarico.
Finora è stato presidente l’ing.
Daviero, anch’egli PSI, che il suo
partito non intenderebbe più confermare nell’incarico; ma all'interno del partito del garofano di
Pinerolo non c’è ancora accordo
sul personaggio con cui sostituire Daviero.
L’ACEA è un consorzio di Comuni ognuno dei quali nomina i
suoi rappresentanti in seno all’assemblea. Per molti mesi la convocazione dell’assemblea è stata
rinviata stante la situazione di
commissariamento di Pinerolo e
dunque — si diceva —■ non aveva
senso eleggere il presidente dell’azienda senza i rappresentanti
del maggior Comune; dopo ulteriori tentennamenti si è arrivati
alla convocazione di lunedì scorso. Curiosi per certi versi anche
gli schieramenti: compatto il PSI
a chiedere un ulteriore rinvio, allineata per ragioni di equilibrio
politico la DC, decisamente favorevoli a procedere alla votazione
con la conferma di Daviero gli
altri partiti.
Alla fine, dopo accese discussioni, la decisione, a maggioranza,
per il rinvio.
Eppure i problemi su cui sarebbe importante decidere sono
molti e per questo Santiano, presidente del consorzio, aveva voluto arrivare all’assemblea rivelatasi inutile: un ennesimo episodio di malcostume politico secondo alcuni, un ulteriore omaggio alle leghe che nella denuncia
della degenerazione partitocratica trovano ampi consensi.
L’ACEA, azienda che ha saputo
negli anni crearsi uno spazio nel
Pinerolese, si occupa di produzione ed erogazione di energia (si
pensi al metano, ma anche alle
centrali idroelettriche), di raccolta e smaltimento rifiuti, compresa la gestione delle discariche di
Pinerolo, di organizzazione della
raccolta differenziata dei rifiuti,
di erogazione dell’acqua a molti
comuni.
Su questo fronte si era parlato
insistentemente dell’ACEA come
di quell’azienda che avrebbe potuto gestire il pacchetto-acqua
(erogazione più depurazione) se
il progetto di legge ’’Galli” fosse
stato approvato, ipotizzando una
autorità di bacino a livello comprensoriale.
La stessa Lega per l’ambiente
aveva, qualche tempo fa, citato in
una sua pubblicazione nazionale
l’azienda pinerolese come esempio da seguire per affrontare in
modo corretto molte questioni
legate alla tutela dell’ambiente.
Noi non ci siamo mai illusi; se
ad esempio la raccolta differenziata oggi come oggi funziona
male o poco in molti settori ciò
è anche responsabilità dell’ente
che nella zona dovrebbe occuparsene. Ma una gestione di problemi che hanno un’enorme importanza per la vita quotidiana affidata ad un consorzio di enti pubblici piuttosto che a un soggetto
privato sembrava rappresentare
una garanzia in più, anche per le
piccole comunità locali; salvo
quando i partiti occupano il "pubblico” come cosa privata...
Piervaldo Rostan
Intossicazioni alimentari, salmonellosi, cibi avariati, corpiestranei: quasi ogni giorno, sui
nostri quotidiani, compaiono titoli e conseguenti dettagli di cronaca che ci illustrano tutti i
rischi del consumare i pasti alla
mensa, sia essa scolastica, aziendale, ospedaliera o di casa di
riposo. La stessa OMS (Organizzazione mondiale della sanità)
ha più volte raccomandato alle
amministrazioni pubbliche e private e all'industria alimentare
« l'adozione di misure preventive più efficaci e meno costose »,
Viene spontaneo domandarsi:
quali sono le condizioni delle
mense nel territorio della nostra
USSL 42, vista e considerata la
presenza di un ospedale, di asili per anziani, di diverse aziende
e di numerose mense scolastiche,
che vanno dagli asili nido alle
scuole medie?
« Dopo un anno di controlli
a tappeto delle mense presenti
nel territorio della nostra Unità
sanitaria, si può fare oggi una
valutazione, che purtroppo non
c sempre positiva — afferma il
responsabile del Servizio veterinario, dott. Voghera —. Il suddetto controllo si basa sulla
compilazione di una scheda a
punteggi, i quali danno una valutazione tenendo conto delle
strutture, degli alimenti, del
personale. Tutto viene vagliato
accuratamente. Durante le inda
gini gli operatori di vigilanza si
sono trovati a rilevare spesso
la presenza di condizioni igieniche a rischio e soprattutto ad
individuare comportamenti scorretti e inadeguati agli scopi da
parte degli alimentaristi ».
« Inoltre, negli ultimi mesi del
1991, .si è registrata (attraverso
la valutazione della notificq delle malattie infettive, obbligatoria) un’elevata presenza di malati e portatori di salmonelle
minori — rileva il dott. Falco,
responsabile del Servizio di igiene e sanità pubblica —; le tossinfezioni alimentari rappresentano un grosso problema per
tutta la popolazione delle nostre
valli ».
« Non è da sottovalutare —
prosegue il dottor Voghera — la
posizione degli alimentaristi, che
spesso si sono trovati molto
perplessi di fronte ad una valutazione negativa del loro operato ed hanno, quindi, chiesto
di poter avere conoscenze più
precise per quanto riguarda i
rischi di contaminazione e la
possibilità di prevenzione ».
« Il Servizio dì igiene e sanità pubblica e il Servizio veterinario, attenti alle indicazioni
fornite dall’OMS — interviene il
dott. Falco — hanno scelto quindi la formazione e l’addestramento pratico del personale addetto
alla manipolazione e distribuzio
CORSO DI AGGIORNAMENTO
Agricoltura:
hobby o mestiere?
Ha riscosso un buon successo
il corso di aggiornamento sulle
tecniche agricole organizzato
dall’assessorato aH'Agricoltura
della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca: notevole
il numero dei partecipanti e
l'interesse per i temi proposti.
Infatti gli organizzatori avevano deciso di mettere da parte
le questioni troppo specialistiche, considerando il fatto che
nelle valli Chisone e Germanasca
gli agricoltori a pieno tempo
sono ormai molto ridotti di numero.
Prospera invece un tipo di coltivatore a metà tempo o dilettante, che desidera svolgere
un'attività a volte redditizia, ma
senza l'assillo del guadagno immediato, a volte anche rimettendoci ma con la soddisfazione di
produrre qualcosa di proprio e
di genuino. I temi degli incontri
sono stati perciò molto vari, appunto per tener conto delle varie
esigenze: tre serate sulla vite
e sul vino, tre sulla coltivazione
delle piante da frutto, due sull'orticoltura, e ancora apicoltu
ra, agriturismo, proprietà fondiaria, animali da latte.
A richiesta dei partecipanti, il
corso è stato prolungato con altre due serate: una sulla coltivazione della patata, venerdì 20
marzo, mentre il martedì successivo si parlerà della commercializzazione dei prodotti agricoli
montani.
E’ evidente che quest'ultimo
punto è fondamentale se si intende mantenere almeno una
parte della produzione agricola
ad Un livello di reddito accettabile. Collegato a questo aspetto
è il riconoscimento del marchio
di qualità dei prodotti, come il
vino, il miele, i frutti e i formaggi. Altre iniziative che interessano particolarmente i giovani sono legate all’attività agrituristica che muove da noi i prL
mi passi. Ma anche i coltivatori
« fai da te », i pensionati con
l’hobby del campicello, trovano
un posto neH’economia montana e gli amministratori hanno
tenuto in giusto conto le loro
esigenze.
L. V.
Agricoltura
biodinamica
CERCASI URGENTEMENTE
per incarico educativo a tempo pieno educatore o
assistente sociale o laureato/a in scienze educative
con provata esperienza.
Inviare domanda e curriculum a fermo posta
n. 05724549 Luserna San Giovanni.
Affrancare con L. 1.050.
ne degli alimenti, quale intervento prioritario nell’ambito dell’igiene degli alimenti ».
« Mi sembra di dover sottolineare che riteniamo estremamente valida la formula della
prevenzione, piuttosto che la sola funzione ispettivo-punitiva —
sostiene il dott. Voghera —; gli
operatori di vigilanza continueranno a fare il loro lavoro ma,
da parte degli alimentaristi, ci
sarà più conoscenza e consapevolezza in materia ».
Come si sono concretizzati la
formazione e Faddestramento
pratico del suddetto personale?
E’ ancora il dott. Falco ad
intervenire: « Abbiamo progettato un corso dal titolo; ”Le abitudini e i comportamenti di chi
man’DOla, prepara e somministra
gli alimenti: aspetti igienici”, che
ha come obiettivo generale l’imparare a riconoscere nella propria realtà gli elementi di rischio per la salute umana e le
possibilità di eliminazione ejo
riduzione dei fattori di rischio ».
Quali sono i contenuti?
« Abbiamo individuato alcune
priorità: 1 ) principali fattori di
rischio per le tossinfezioni alimentari, pulizia e sanificazione,
igiene personale, rapporto tempo / temperatura; 2) individuazione dei punti critici; 3) individuazione delle strategie per eliminare gli elementi a rischio; 4)
le salmonellosi.
Attraverso questi primi quattro incontri gli addetti alla preparazione e manipolazione degli alimenti saranno in grado,
tra l’altro, di individuare nella
propria realtà i principali elementi di ostacolo per una corretta preparazione ».
Terminato il corso chiediamo
a Claudia e a Laura, che lavorano nella mensa autogestita dai
genitori della scuola elementare
di Pomaretto, quali sono le loro
impressioni.
« Abbiamo trovato il corso
molto interessante sia dal punto
di vista della presentazione dei
vari argomenti, sia dal punto di
vista della metodologia. Dopo la
’’lezione” da parte del conduttore, si proseguivano i lavori a
gruppi con momenti di attività
pratiche (visita ad una mensa,
descrizione dettagliata di alcuni
piatti ecc.). In fine di serata una
riunione plenaria per discussione
e confronto.
Certamente molti argomenti
affrontati andrebbero approfonditi. Speriamo che ci possano
essere, in futuro, incontri simili
a questi. Lavorando con i bambini non si è mai abbastanza informati. Importante è lavorare
con coscienza ».
Il dott. Voghera sottolinea l’alta partecipazione e frequenza al
corso: « Abbiamo notato persone fortemente motivate e con
una preparazione certamente superiore alla media. Questo ci
fa ben sperare in una diminuzione di malattie trasmesse con gli
alimenti e in un personale sempre più qualificato ».
Intervista a cura di
Paola Revel
PINEROLO — Gli agricoltori
biodinamici del Pinerolese organizzano un corso di introduzione aH’agricoltura biodinamica;
sono previste otto lezioni settimanali ad iniziare da martedì
24 marzo, ore 20,30, presso il
centro sociale di via Rochis 7.
Durante il corso, che verrà illustrato con dispense e diapositive, saranno affrontati argomenti diversi inerenti la coltivazione: la fertilità naturale del terreno, le erbacce, malattie e parassiti, influenze cosmiche, i preparati biodinamici da composto
e da spruzzo, la qualità dei prodotti, le prospettive di lavoro;
sarà inoltre organizzato un pomeriggio di pratica sul terreno.
Le iscrizioni si raccoglieranno
aH’ingresso della prima serata.
Lezioni di
ecologia pratica
TORINO — La Pro Natura organizza, per il periodo aprilemaggio, una serie di lezioni sull’ecologia pratica; durante gli incontri si discuterà di risparmio
energetico e riciclaggio rifiuti,
alimentazione naturale e medicina alternativa, giardinaggio
biologico e di come passare il
tempo libero in attività non dannose per l’ambiente.
Le lezioni si terranno al lunedì, dalle 17,30 alle 19, presso la
sala conferenze dell’istituto S.
Giuseppe in via Andrea Doria 18;
iscrizioni ed informazioni presso Pro Natura, via Pastrengo 20,
tei. 011/56.22.789.
Le spese per i
ripetitori TV
FERRERÒ — In difficoltà nel
sostenere le spese i promotori
dell’installazione dei ripetitori
TV hanno lanciato un appelloultimatum ai cittadini: o tutti
si fanno carico delle spese (vengono chieste 20.000 lire per famiglia), oppure entro breve tempo tale servizio dovrà essere sospeso.
Rapporti tra
arte e scienza
TORINO — L’assessorato per
la Cultura della Citta di Torino,
in collaborazione con l’Extramuseum divulgazione scientifica, organizza l’esposizione a carattere
internazionale « ARS LAB », incentrata sul tema dei rapporti
tra il mondo dell’arte e quello
della tecnoscienza, che si terrà
alla Mole antonelliana dal 19
marzo al 26 aprile 1992.
La mostra è nata da una proposta dell’artista Piero Gilardi
ed è stata coordinata da un comitato scientifico composto da
Mirella Bandini, Piero Bianucci,
Claude Paure, Tullio Regge, Peter Richards e Franco Torriani.
L’esposizione è articolata in
due sezioni: una statunitense e
l’altra francese, che nella loro
diversità concorrono a realizzare
una stimolante rassegna dell’interscambio estetico, metodologico ed epistemologico tra due modalità di conoscenza che appaiono oggi problematicamente ma
fecondamente ravvicinate.
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - @ 0121/201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
10
10 valli valdesi
20 marzo 1992
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
Cinema
PINEROLO — L’Hollywood ha in programma, fino a mercoledì 25, « Mato
grosso »; feriali 20,15 e 22,30, festivi
ogni due ore dalle 14,15.
Al Ritz, fino a lunedì 23 sarà in
proiezione « La tenera canaglia »; orari 20,15 e 22,30, feriali, dalle 14,15,
ogni due ore, festivi.
Il cinema Italia ha in programma
« Scacco mortale »; orari: feriali 20
e 22,20; sabato 20 e 22,30, festivi 15,
17,30, 20 e 22,20; non è consentito
l’ingresso a spettacolo iniziato.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: « Merci la vie »,
venerdì 20, ore 21,15; « FieveI conquista il West » (cart. animati), sabato 21, ore 20,30 e domenica 22, ore
16 e 18; «Paura d'amare» sabato 21,
ore 22,10 e domenica 22, ore 20 e
22,10.
BARGE — Il cinema comunale ha
in programma, venerdì 20, ore 21, « Un
week-end su due », di N, Garcia.
Nuovo assessore
La prossima seduta del Consiglio discuterà del funzionamento della
USSL - Rinnovata la convenzione con la Comunità alloggio di Torre
In breve
A beneficio dei lettori che risiedono
nelle valli valdesi, pubblichiamo in
questa rubrica brevi notizie sulle iniziative elettorali delle varie liste.
PRI — Giorgio La Malfa, segretario
del Partito repubblicano italiano, sarà
a Torre Pellice, presso l’Hôtel Gilly,
venerdì 20 marzo alle ore 14,30. Nell'occasione sarà ricordato il cinquantenario della fondazione del Partito
d’Azione avvenuta a Roma il 4 giugno 1942, fondazione a cui partecipò
Ugo La Malfa, padre dell’attuale segretario politico del PRI.
PDS — Una lettera-appello inviata
al nostro settimanale con 28 firme di
persone, alcune delle quali residenti
in vai Pellice (D. Abate, A. Andreasi,
M. Armand Hugon, F. Barbero, E. Bellion, C. Bertalot, U. Bertot, F. Ferrari,
T. Ferrerò, M. GardioI, G. Rivoir, E.
Lo Bue, R. Manovella, A. Marnilo, C.
Messina, P. C. Michelin Salomon, D.
Mourglia, M. Parisa, B. Peyrot, R, Pia,
C. Pron, D. Rostagno, D. Storero, E.
Tron, D. Vottero), invita a votare PDS
ed in particolare per Marco Bellion.
I firmatari dell’appello individuano in
Bellion una candidatura da sostenere
per ■■ il quotidiano impegno dimostrato » nel perseguire gli obiettivi programmatici (Italia democratica e laica,
alternanza, politica come servizio ai
cittadini, realizzazione delle autonomie
locali, ripudio della guerra).
NON VOTARLI — Il manifesto affisso dall’Associazione per la pace e dalla LOG reca indicazioni di non votare
nel collegio TO-NO-VC deputati della
DC, PRI, Lista Pannella, PSI, PLI, Lista referendaria, PSDI. Non sono quindi compresi nella circoscrizione delle
Valli i deputati del PDS, partito che
ha votato contro l’intervento militare
italiano nel Golfo.
La LOG indice per martedì 31 marzo,
alle ore 21, presso la sala valdese di
corso Vittorio Emanuele 23 a Torino,
un incontro per spiegare le ragioni
dell'iniziativa. Per altre informazioni
contattare telefonicamente (martedì
ore 10-13, venerdì ore 17-19) il numero 011/2262070.
PLI — Giorgio Mathieu e Giancarlo
Perassi incontreranno giovedì 19 marzo, alle ore 21, all’Hòtel Gilly di Torre Pellice gli elettori della valle e
presenteranno il programma.
Renato Altissimo, segretario generale del PLI, e Giancarlo Perassi, spiegheranno il programma elettorale liberale durante il pranzo per loro organizzato venerdì 20 marzo, alle ore
13 presso il ristorante Flipot a Torre
Pellice.
Per informazioni telefonare al numero 011/8126059.
RIFONDAZIONE COMUNISTA — Mariangela Rosoien e Franco Calamida
parleranno presso il Gentro sociale di
via Lequio a Pinerolo, giovedì 19 marzo, alle ore 21, sul tema « Perché
votare comunista ».
VERDI — Erica Malan incontrerà gli
elettori di Luserna San Giovanni, venerdì 20 marzo al mercato dalle ore
10 alle ore 12.
Le ispezioni alla USSL 43, gli
interventi successivi dell’assessore regionale alla Sanità, Maccari,
l’ampio e non sempre obiettivo
risalto dato da alcuni organi di
stampa ai presunti ’’sprechi”, sono stati oggetto di riflessione durante l’ultimo Consiglio della Co
munità montana vai PelliceUSSL 43.
Il presidente Cotta Morandini
ha letto un lungo documento di
precisazioni, riprendendo temi
già oggetto di discussione in passato e ricordando come l’ispezione abbia riguardato non l’attuale
amministrazione bensì la precedente (unitaria).
I temi del fimzionamento delrUSSL verranno comunque ripresi in un prossimo Consiglio di
Comunità montana; in un primo
tempo il presidente proponeva si
trattasse di Consiglio aperto alla
popolazione ma, dopo un successivo intervento del capogruppo
DC Bonansea, si optava per un
Consiglio tradizionale, da tenersi il 10 aprile. Per concordare su
questa data c’erano per altro delle forti contestazioni: Charbonnier chiedeva una sospensione
tecnica del Consiglio per riunire
i capigruppo e fissare la data della seduta, il presidente Cotta,
con toni forti, ricordava che a lui
spetta il compito di convocare i
capigruppo. Charbonnier minacciava di abbandonare l’aula ( « le
minoranze non vengono tenute in
alcun conto! ») e successivamente
sull’ispezione chiedeva polemicamente se « essa è stata voluta da
Maccari, come asserisce il presidente Cotta o dallo stesso avv.
Cotta Morandini, come ha affermato pubblicamente Maccari? ».
Dopo la sospensione del Consiglio si arrivava comunque ad un
accordo fra i gruppi circa l’opportunità di convocare il Consiglio in data appena successiva alla tornata elettorale.
Anche il punto seguente, il rimpasto di giunta con sostituzione
dell’ex assessore socialista Gobello con l’arch. Canale, dello
stesso partito e proveniente anch’egli da Luserna, dava il via a
vivaci discussioni.
Charbonnier si chiedeva se non
sarebbe stato il caso di superare,
cogliendo l’occasione di questo
rimpasto, talune divisioni manifestatesi in passato e che hanno
di fatto danneggiato il buon andamento dell’ente.
« Sempre disponibili al confronto — diceva allora Cotta Morandini — ma attualmente si
tratta soltanto di una sostituzione di un membro di giunta ».
Mentre Bonansea preannunciava il voto contrario del suo gruppo sulla proposta Canale, ancora
Charbonnier « esternava » sul
cambio nell’esecutivo: « Non vorrei si trattasse di una soluzione
tampone, temporanea, visto che
circolano voci insistenti di probabili futuri nuovi cambi in
giunta che dovrebbero coinvolgere esponenti di spicco ».
Al presidente che affermava di
non saperne nulla, ancora il sin
Tempo di teatro
Tempo di teatro a Pomaretto,
che da circa un anno e mezzo
ha visto risorgere da quelle che
erano le ceneri del vecchio cinema una stagione teatrale vera
e propria. Artefici dell’apporto
di nuova linfa culturale e della
rinascita teatrale in vai Chisone
sono dei professionisti che da
molti anni ormai hanno fatto
del teatro la propria ragione
d’essere: l’Assemblea teatro, ovvero un gruppo di attori, tutti
ex studenti che sul finire degli
anni Sessanta hanno cominciato
a dedicarsi al teatro attraverso
la sperimentazione, la ricerca di
più stili, di nuove tematiche.
« Oggi l'Assemblea teatro —
spiega uno dei suoi membri, Renzo Sicco — dopo aver vissuto
la stagione del teatro d’avanguardia, quello per ragazzi e dopo aver a lungo viaggiato un
po' per tutto il mondo alla ricerca di nuovi spunti e di scambi con altre culture e altri teatri ha deciso di fermarsi e di
rivalutare il patrimonio teatrale
europeo, per diventare veicolo
di cultura proprio laddove le occasioni culturali sono meno frequenti ».
Circa un anno e mezzo fa
c’è così stato rincontro tra il
gruppo ormai pieno di esperienza deH’Assemblea teatro e quello degli Ali Dada, che in qualche
modo hanno chiesto aiuto e
soccorso per salvare l’ex cinema
« Edelweiss » di Pomaretto, prima che perdesse la sua funzione di luogo dello e per lo spettacolo.
« Da quella prima richiesta di
aiuto e dai primi contatti — dice ancora Sicco — alle prime
rappresentazioni in via sperimentale a Pomaretto è passato
poco tempo e ci siamo subito
resi conto di quanta "sete" avesse la gente di questa valle di
teatro; di occasioni simili non
ne aveva ormai da molto tempo ».
Così a partire da quest’anno
non solo ci saranno diverse rappresentazioni fino alla fine di
maggio, ma è stato fatto im
ulteriore tentativo di incidere
maggiormente sul territorio, il
teatro infatti è stato aperto alle
scuole sia per assistere agli
spettacoli veri e propri e sia,
fatto insolito, per consentire
agli studenti delle scuole medie
della valle di poter toccare con
mano come si fa uno spettacolo teatrale, assistendo alle
prove.
In particolare, nel corso delle
ultime settimane i ragazzi hanno potuto seguire le prove per
la preparazione dello spettacolo
messo in scena in questi giorni,
« Mio Frankenstein, tua Mary »,
una riedizione e rielaborazione
dalToriginale della scrittrice inglese Mary Shelley.
« Abbiamo scelto questo lavoro per coinvolgere gli studenti
perché ci sembrava un testo che
potesse essere interpretato a più
livelli — spiega ancora Renzo
Sicco — e in qualche modo la
nostra interpretazione è stata
proprio in una chiave di lettura
che privilegiasse del mito del mostro Frankenstein ciò che riguardava la crisi degli adolescenti
in una società confusa e disordinata. Inoltre abbiamo voluto
coinvolgere gli studenti nel nostro lavoro, perché in qualche
modo pensassero un po’ di più
al significato stesso del lavorare insieme per creare qualcosa,
un qualcosa in particolare che
fosse piuttosto lontano dal mondo spesso troppo banale della
televisione al quale sono abituati ».
Intervista a cura di
Carmelina Maurizio
daco di Bobbio replicava: « Posso anche capirlo, ma in vai Pellice lo sanno anche i sassi ».
Dopo queste schermaglie si passava al voto (favorevoli i 14 presenti della maggioranza) e all’esame dei successivi prmti. Tra
questi segnaliamo il rinnovo della convenzione con la Comunità
alloggio di via Angrogna a Torre
Pellice; fra le novità, a parte una
revisione della retta, la riduzione
da 7 a 4 dei posti riservati al territorio della vai Pellice. « Un dato
positivo — ha sottolineato l’assessore ai servizi Borgarello —
perché vuol dire che nella stragrande maggioranza dei casi si
sono trovate valide soluzioni alternative al ricovero in una struttura protetta ».
Piervaldo Rostan
Incontri
POMARETTO
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 20
marzo, alle ore 20,30, la direttora del
centro ecumenico di Agape, past. Letizia Tomassone, parierà durante un
incontro organizzato dai comitato pace
vaiii Ghisone e Germanasca su « 500
ing-anni »; conquista, colonizzazione,
debito; riscoprire l'America con un occhio non conquistatore. L’incontro si
svoigerà presso ia sala Lombardini.
TORRE PELLICE — Presso il tempio
valdese, venerdì 20 marzo, ore 21, l’orchestra « L’archicembalo » diretta da
Marco Ghiappero e l’organista Waiter
Gatti, proporranno un concerto « La
musica organistica e il concerto per
organo e orchestra nel 1700 ».
Concerti
TORRE PELLICE — Lunedì 23 marzo,
ore 15,30, organizzato dali’Università
deiia terza età, presso il salone delle scuole Mauriziane in via al Forte,
si svolgerà un incontro musicale col
flautista Ugo Piovano che eseguirà
musiche per flauto solo dal Medio Evo
ad oggi.
SAN SECONDO — Il coro polifonico
deii'istituto musicale « Corelli » di Pinerolo, diretto da Claudio Morbo, presenterà un concerto domenica 22
marzo, ore 21, nel tempio valdese.
Treno il 28 marzo
TORRE PELLICE — Prevista
per il 17, poi per il 19, la riapertura della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice avrà luogo sabato 28 marzo; non è ancora
ben chiaro il programma della
giornata inaugurale proposto
dalle PPSS.
Si stanno avviando a conclusione i lavori di ammodernamento e ripulitura delle stazioni che
stanno assumendo un aspetto
più che decoroso.
Per quanto riguarda la gestione, nel breve periodo verranno
ripresi i vecchi orari antecedenti
la chiusura della tratta. Da maggio entreranno in vigore nuovi
orari e nuove corse ; saranno presenziate le stazioni di Torre Pellice e Bricherasio.
Dov’è il TG3?
TORRE PELLICE — I pensionati del sindacato CGIL hanno
deciso di protestare per lettera contro la BAI. « Il terzo canale — dicono — è difficilmente
ricevibile e sono anni che la situazione è questa. Abbiamo più
volte chiesto un intervento dell’ente, ma non si sono visti miglioramenti ». Dopo le lettere è
stata aperta una raccolta di firme, presso il negozio ’’Bruno Sergio” in piazza Libertà, per chiedere nuovamente l’intervento della RAI.
Com’è noto, malgrado l’installazione di un ripetitore a Rocca
Bera, in poche zone della valle
è ben ricevibile il segnale della
terza rete piemontese, dunque
con le notizie locali; maggiore
il numero di quanti ricevono il
segnale di RAI 3 Lombardia.
Centro
culturale
valdese
Iniziative
PINEROLO — Il centro culturale valdese organizza per giovedì 26 marzo
ore 20,45, presso i locali della chiesa
valdese in via dei Mille 1, un incontro con il moderador della Mesa vaidense, Hugo Malan, sul tema: « L’America Latina a cinque secoli dalla ''scoperta” ».
Altri incontri si svolgeranno, venerdì 27, ore 20,30, a Torre Pellice presso la biblioteca del Gentro con Giovanni De Luna « Una amicizia partigiana » e sabato 28, ore 17,30, presso
ia sala Lombardini di Porosa Argentina, con Aldo Ribet che parlerà su « Presenza dei nostri valligiani in Sud America ».
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
11
20 marzo 1992
lettere 11
parís
DA DEPUTATI
A DELEGATI
Stiamo ormai avvicinandoci a grandi passi al prossimo Sinodo e, inevitabilmente, riaffiorerà l'annoso dilemma ■■ deputati » o « delegati ».
Non per tradizione, ma « per legge »
i rappresentanti delle comunità devono essere considerati « deputati » e
ben comprensibili possono essere le
ragioni ohe hanno portato a tale orientamento.
Paolo dice ai Calati (5: 13): »Voi
siete stati chiamati a libertà » e la
sorella o il fratello scelto dalla comunità quale suo rappresentante sembrerebbe non libero se dovesse esprimere dei pareri non consoni ai suoi
convincimenti. Ed in questo senso, volente 0 nolente, fino ad oggi si è
orientato il Sinodo in base ai suoi
regolamenti.
Personalmente mi ero sempre sentito a disagio allorché — delegato al
Sinodo — dovevo operare scelte che
sapevo di orientamento diverso da quello della mia comunità, anche perché
ho sempre interpretato limitativa l'affermazione di Paolo in fatto di libertà,
in base alle successive esortazioni.
Ma il Sinodo scorso (1991) ha per
me rappresentato un qualche cosa di
traumatico guardando all'operato della
Tavola e mi ha fatto comprendere, più
di quanto mai avessi compreso, il significato nel senso più lato dell'esortazione di Paolo a Timoteo: « Sii di
esempio ».
Una parte maggioritaria dei componenti della Tavola aveva decisamente
dichiarato che non avrebbe accettato
la rielezione se l'orientamento del Sinodo su un determinato argomento
fosse stato contrario al suo modo di
pensare. Confesso che avevo fortemente sofferto per tale dichiarazione, pur
comprendendola nello spirito della interpretazione del citato « chiamati a
libertà »,
E l'orientamento del Sinodo è stato contrario nella sua decisione al
pensiero di quelle sorelle e di quei
fratelli che avevano apertamente .manifestato in tal caso la loro contrarietà ad una eventuale rielezione.
Ma ecco che l'esortazione di Paolo a
Timoteo (1 Tim. 4: 12) « Sii d'esempio »
è stata più forte della volontà di tali
componenti la Tavola ed essi, rieletti,
sono ancora lì, sopportando certamente un peso che chiamerei « morale »
più forte di prima.
Non più, a mio avviso, « deputati ».
ma « delegati ».
Ringrazio quelle sorelle e quei fratelli per l'umiltà e lo spirito di servizio dimostrato ed ho chiesto e chiedo al Signore che li sostenga nella
loro ancor più dura fatica.
Nel contempo mi chiedo però se
questo esempio non deve essere di
stimolo per tutti noi a rivedere a priori, con umiltà, il senso del mandato;
da » deputati » a « delegati » allorché
si accetta di rappresentare al Sinodo
la propria comunità.
Ugo Zeni, Cantagallina
VALORIZZAZIONE
DELL’OBIETTORE
Caro Direttore,
sono perfettamente d'accordo con
Alberto Corsani e con quanto espresso nel suo articolo serio, sereno, ponderato sull'obiezione di coscienza e
sul senso di responsabilità che dovrebbe accompagnare questa decisione (» Le ragioni della coscienza » nel
n. 10).
Vorrei solamente aggiungere che, a
mio parere, perché questa scelta acquisti veramente un'importanza decisiva nella vita dell'individuo e della
società, i'automoralizzazione in corso di stesura da parte di alcuni enti
che utilizzano l'opera degli obiettori,
automoralizzazione che sarebbe necessario diventasse la base per disposizioni a carattere generale, dovrebbe
tenere presenti due aspetti che mi
sembrano fondamentali.
— L'obiezione non deve riguardare
solo una comoda scelta a 20 anni,
ma deve invece costituire un serio
impegno per tutta una vita all'insegna
della » nonviolenza ». In particolare,
per esempio, la legge dovrebbe essere più severa nei confronti degli obiettori che, successivamente, partecipassero ad azioni violente nella scuola.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriaie: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud, 23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Pollice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: vie Pio V, 15 - 10125 Torino • telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica. 6 - 10066 Torre Pelllce - telefono 0121/932166,
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
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Italia
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Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
negli stadi, nelle manifestazioni sindacali, ecc.
— Avendo presente che il giovane
che presta servizio militare è pronto
a prendere effettivamente le armi e
rischiare la propria vita per la difesa
di tutti, l'obiettore di coscienza dovrebbe poter essere chiamato anche
in seguito a prestare la sua opera attiva di sostegno e di aiuto nel caso
di particolari eventi che colpiscano la
nazione, siano essi incendi, inondazioni, epidemie, cataclismi naturali, inquinamenti radioattivi « et similia ». All'uopo tali persone dovrebbero ricevere una adeguata istruzione, almeno per
gli elementi fondamentali, nell'ambito
di particolari strutture gestite direttamente dallo stato e destinate ad organizzare I possibili tempestivi interventi.
Solo in tale maniera, a mio parere,
la figura dell'obiettore acquisterebbe il
pieno valore che la sua scelta merita.
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
GLI ISTITUTI
E LE COMUNITÀ’
Nel leggere l'articolo « Visite? » sul
supplemento del numero del 21 febbraio, mi sono venuti alcuni pensieri.
I nostri istituti esistono e vivono
per chi o per che cosa? Come si fa
a dire che un istituto ha legami profondi con le comunità locali? O meglio, in base a che cosa si afferma
che un istituto non ha questi legami...
solo perché il direttore o i membri
del comitato di gestione non partecipano ai sempre più numerosi incontri
di responsabili?
Siamo sicuri di essere nel giusto
noi (e mi ci metto anch'io) che siamo sempre presenti?
E' questo che ci chiede il Signore?
Certo, è piacevole incontrarsi, confrontare e discutere insieme gli stessi problemi, ma non credo che si
possa dire che un istituto apparentemente isolato perda per questo la
sua identità.
Non siamo forse anche noi, come
membri di comunità, a trascurare alcuni istituti?
Per quanto riguarda Villa Olanda, mi
sento di dire (al di là del fatto di
tenerla aperta o meno) che ho sempre sentito molta disponibilità nell'accogliere la visita sia di persone singole della comunità di cui faccio par
te, sia di gruppi come per esempio
la Corale, che va in visita a Villa Olanda una volta all'anno, esattamente come negli altri istituti della valle.
Infine penso che prima di fare delle
considerazioni sull'inserto che « riunisce » tutti gli istituti, sarebbe bene
pensare alle persone che ci vivono
come operatori e che si sforzano come tutti noi di servire il Signore, anche se in modo diverso. Forse qualcuno di loro ha sofferto nel leggere
quelle righe, non pensate?
Adriana Prochet Bellion, Luserna S. G.
XVII Février
Ce dimanche 16 février par
une très belle journée printanière, malgré la transmission télévisée des jeux olympiques, nous
nous sommes retrouvés au
coeur du quartier Latin chez
Madame Gilmer pour célébrer
« notre 17 ».
Ambiance toujours chaleureuse, conversations animées en attendant les derniers arrivants,
nous étions une trentaine, nombre qui se maintient malgré le
temps qui s’écoule nous emportant inexorablement.
Assis en cercle, la coutume
veut que nous écoutions la secrétaire annoncer les disparus et
commenter les événements qui
se sont déroulés aux Vallées durant l’année écoulée.
Ensuite, le professeur Appia
nous parla du Risorgimento à
travers la vie de Garibaldi entrainant quelques Vaudois, peutêtre nous réserve-t-il la surprise
d’une biographie, d’une étude sur
une époque où il évolue aisément.
Félix Vigne lui s’inquiéta du
déclin de l’économie Piémontaise
en particulier dans le Pignerolais
qui lui apparai! délaissé reléguant nos Vallées vers un destin
injuste. Toutefois, il nous apprit
qu’à l’initiative de courageux Pignerolais le commerce du bois y
est florissant, celui du bétail très
important grâce aux importations Françaises.
Ainsi souhaite-t-il que tous
prennent conscience qu’un bon
voisinage permettra de redresser
une situation compromise, ce ne
sont pas les bonnes volontés qui
font défaut en France!
Enfin! nous avons parmi nous
un pasteur d’origine Vaudoise,
Philippe Cardon, qui sut par
queiques mots ranimer notre foi
évangélique — à défaut d’église.
Dieu nous le garde longtemps,
lui et sa charmante épouse.
Un joli buffet autour duquel
nous nous sommes pressés avant
de nous disperser dans un Paris
crépusculaire alors que les premiers « falò » s’allumaient dans
nos montagnes!
, Huguette Vigne-Ribet
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« lo sono la resurrezione e la
vita; chi crede in me, anche se
muoia, vivrà »
(Giov. 11: 25)
La Chiesa valdese di Marsala e Trop
pani partecipa al dolore del fratello
Agostino Impicciché per la tragica
morte della nipote
Anna Segreto
di anni 28
Marsala, 1° marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari del compianto
Ettore Balmas
riconoscenti, ringraziano di cuore tutti
coloro ohe con presenza, fiori, scritti e
parole di conforto hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai nipoti Ivonne e René, al pastore Ruben
Vinti ed ai medici e personale dell’ospedale valdese di Pomaretto.
Pomeano-Pramollo, 12 marzo 1992.
« UEterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
E’ mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari, in Uruguay
Renato Poet (René)
Ne danno il triste annuncio la moglie Rita Bouissa co-1 figlio Osvaldo e
famiglia, le sorelle Alice e Elena, la
suocera, cognate, cognati, nipoti e parenti tutti.
Torre Pellice, 12 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
(( UEterno è la mia luce e la
mia salvezza, di chi temerò? »
(Salmo 27: 1)
I familiari del caro
Livio Codino
riconoscenti per l’affettuosa partecipazione, ringraziano di vivo cuore tutte
le gentili persone che hanno voluto
prendere parte al loro dolore e coloro
che l’hanno seguito durante la lunga
malattia.
S. Secondo di Pinerolo^ 20 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti,,.
Donde mi verrà Valuto? Il mio
aiuto viene daWEtemo che ha
fatto il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1)
I familiari tutti del care
Luigi Monnet
ringraziano quanti sono stati loro vioir
ni, in modo particolare il pastore Marchetti, il dott. Bevacqua, la Croce Rossa, il personale deU’ospedale « E.
Agnelli » di Pinerolo, il gruppo ANA
di Angrogna.
Angrogna, 20 marzo 1992.
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USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 22 MARZO 1992
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
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12
12 villaggio globale
20 marzo 1992
UN ANNO DOPO LA GUERRA DEL GOLFO
Un disastro umano
ed ecologico
La gravità della situazione nei paesi coinvolti è addirittura più tragica di quanto era stato previsto - Verso un nuovo "intervento ’?
In occasione del primo anniversario della fine della guerra
contro l’Iraq, vari organismi internazionali si sono recati in
quella regione per verificarne le
condizioni socio-sanitarie, ecologiche ed economiche conseguenti al conflitto ed alla prosecuzione deH’emhargo. I dati qui
riportati sono tratti da un servizio apparso su « Le Monde Diplomatique » di marzo e da un
documento pubblicato da « Medicus », settimanale di informazione scientifica.
Occorre subito anticipare che
la realtà supera le più pessimistiche previsioni che anche il
nostro settimanale aveva espresso allo scoppio di quel conflitto.
Quante vittime?
Il costo umano, ancor oggi, è
difficilmente valutabile anche
perché gli effetti della guerra sono destinati a prolungarsi per
anni, specie nella popolazione
infantile. Per rendersi conto della gravità della situazione è bene premettere che durante la
guerra ebbero luogo 110 mila
bombardamenti, la cui gran parte distrusse non obiettivi militari ma strutture ed infrastrutture civili: su un totale di 88.500
tonnellate di esplosivo rovesciato sull’Iraq il 70% mancò il
bersaglio o, meglio, esplose su
case, ospedali e altri centri civili: altro che « operazione chirurgica »! Le vittime sotto le
bombe vengono calcolate dai 160
ai 220.000 morti (secondo il Pentagono, poco più di 100.000, dei
quali 143 « alleati » uccisi per errore dal « fuoco amico ».
Dalla fine della guerra ad oggi si sono aggiunti altri 70.000
morti — in grande maggioranza bambini — mentre si
calcola che altri 119.000 versino
in immediato pericolo. I « bombardamenti » infatti continuano:
si chiamano povertà, fame, tifo,
colera, gastroenterite ed epidemie di ogni specie. Per di più
il sistema sanitario è quasi inesistente: si stima che fra qualche mese esso non potrà operp
re se non al 5% delle proprie
necessità. Manca quasi tutto,
dalla garza alle siringhe; dagli
anestetici agli antibiotici; dalle
vitamine ai vaccini. Malattie dell’infanzia facilmente prevenibili,
come la poliomielite, il tetano
ed il morbillo, stanno dilagando.
I danni
dell’embargo
Un gruppo di medici e di
scienziati occidentali di ritorno
dall’Iraq, dove ha visitato trenta città, ha studiato gli effetti
sulla popolazione della distruzione di tutti i servizi di base, dagli impianti di purificazione delle acque ai sistemi fognari, dalla mancanza di energia elettrica a quella delle infrastrutture.
La situazione appare insostenibile: l’unica via per migliorarla è
rappresentata dalla fine dell’embargo — che tuttora prosegue
— in modo che la popolazione
possa tornare a vivere a dei livelli umani. Di fronte al divieto di importazione di materie
prime e di manufatti si sta aggravando una potente crisi economica che favorisce l’espansione dei settori dell’economia
sommersa, che hanno fatto perdere ai salari un valore d’acquisto pari al 95% di quello anteguerra. Le famiglie sono costrette a vendere i propri beni
durevoli mentre gli allevatori di
bestiame, a causa della mancanza di vaccini, subiscono enormi
rtiv
Dopo la
guerra:
quale
futuro
per questi
bambini?
falcidie. Lo stesso succede nell’agricoltura, dove la mancanza
di antiparassitari e di fertilizzanti è causa di grave crisi.
L’ambiente
Per quanto riguarda il dissesto ecologico il quadro è altrettanto fosco. Solo lungo le coste
dell’Arabia Saudita l’ecosistema
marino e costiero ha subito un
durissimo colpo per almeno 700
chilometri. L’incendio delle centinaia di pozzi petroliferi in
Kuwait da parte di Saddam Hussein ed i bombardamenti dei
B52 americani hanno mandato
in fumo il 10% della quantità
di petrolio consumato quotidianamente nel mondo nonché ingenti fuoruscite di greggio nel
Golfo Persico. E’ vero che le
operazioni di spegnimento dei
pozzi si sono concluse prima del
previsto, entro otto mesi dalla
fine della guerra, ma essendo
state effettuate con bombe ad
alto potenziale esplodente hanno profondamente modificato le
strutture idrogeologiche delle
aree interessate, estinguendo
specie vegetali e formando veri
e propri laghi di petrolio emananti esalazioni tossiche. Un
gruppo di 87 specialisti dell’ambiente ha rilevato che i fuirii
hanno raggiunto al nord la Siria e la Turchia, all’est l’Afghanistan, all’ovest le coste del Mar
Rosso. Piogge « nere » si sono
avute in Iraq, in Iran, nell’ex
URSS meridionale e in Bulgaria.
Anche l’enorme massa di rifiuti organici e chimici (taluni
tossici) abbandonati all’aperto
dalle forze armate della coalizione avranno sulla popolazione
kuwaitiana conseguenze gravi e
perduranti nel tempo.
I profughi
di migliaia le persone che hanno dovuto abbandonare Kuwait
ed Iraq fuggendo verso i paesi
d’origine in condizioni di miseria, riversandosi in Giordania,
in Siria, in Libano, in Turchia,
nel Bahrein, e persino nei territori occupati della Cisgiordania
e di Gaza.
Come si vede, questo dopoguerra del Golfo, se da un lato
non ha sortito gli effetti annunciati nel regolamento dei problemi regionali, dall’altro ha dimostrato una volta di più che la
forza delle armi è una forza
sempre più brutale e devastante.
Ciononostante, dopo la drammatica seduta straordinaria del
Consiglio di sicurezza dell’ONU
in cui è stata contestata all’Iraq
la mancata ottemperanza alle
precedenti risoluzioni, si sente insistentemente parlare di un nuovo, imminente intervento aereo
contro quel paese (mentre i consiglieri del presidente Bush vagliano quanto potrebbe elettoralmente giovargli questa nuova
operazione bellica).
Quando questo numero sarà
uscito ne sapremo forse di più.
Fin da ora però non si può che
deprecare fermamente questa
ipotesi, che farebbe nuove vittime innocenti degradando ancora di più l’attuale situazione.
Eleviamo la nostra obiezione
morale e cristiana a dei sistemi
che, lungi dal risolvere i problemi sul tappeto, retrocedono
le persone — perdenti o « vittoriose » che siano — ad un livello indegno della propria umanità.
Roberto Peyrot
Ma un altro dramma, non
considerato dai servizi e dagli
studi di cui sopra, riguarda i
profughi. Già il nostro settimanale si è interessato a questo
argomento, ed anzi il Fondo di
solidarietà sta raggiungendo
l’obiettivo dell’invio di 10 milioni di lire al Consiglio ecumenico
delle chiese del Medio Oriente,
che segue particolarmente la situazione. Si contano a centinaia
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
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Il Grande Capo bianco
« Il Grande Capo Bianco
ci manda a dire da Washington che desidera
acquistare la nostra terra.
Come si possono comprare o vendere
il cielo e il calore della terra?
L’idea ci sembra strana.
Noi non siamo padroni della freschezza dell’aria
e dello zampillare dell’acqua.
Come si può chiedere di comprarli da noi?
Per la mia gente
qualsiasi componente di questa terra è sacro.
Qualsiasi ago splendente di pino,
qualsiasi sponda sabbiosa,
qualsiasi nebbia nell’oscurità dei boschi,
qualsiasi radura erbosa,
qualsiasi insetto ronzante
è santo nella memoria ed esperienza del mio popolo.
Sappiamo che l’uomo bianco
non comprende il nostro sistema di vita.
Per lui un pezzo di terreno è lo stesso di un altro,
perché egli è uno straniero che viene durante la notte
e prende dalla terra qualsiasi cosa gli occorra.
La terra è sua nemica, non sua sorella,
e quando egli l’ha conquistata
continua per la sua strada.
Egli abbandona la tomba di suo padre
e dimentica il diritto di nascita dei suoi figli.
Non vi è alcun posto tranquillo
nella città dell’uomo bianco.
Nessun posto ove possono ascoltare
lo stormire delle fronde in primavera
0 il ronzare delle ali degli insetti.
Ma forse è soltanto perché io sono un selvaggio
e non comprendo,
mi sembra che il frastuono delle città
offenda le orecchie.
Quanto vale la vita
se l’uomo non può udire di notte il grido _
del succiacapre o il gracidare delle rane in uno stagno.
Anche i bianchi scompariranno,
forse prima delle altre tribù.
Continuate a contaminare il vostro letto,
e una notte sarete soffocati
dai vostri stessi rifiuti.
Quando i bisonti saranno stati tutti sterminati,
1 cavalli selvaggi tutti domati,
quando gli angoli segreti delle foreste _
saranno invasi dall’odore di molti uomini,
e la vista delle colline
sarà oscurata dai fili che parlano,
allora l’uomo si chiederà:
"Dove sono gli alberi e i cespugli?
Scomparsi!
Dov’è l’aquila?
Scomparsa!”
E cosa significa dire addio al rondone
e alla caccia
se non la fine della vita
e l’inizio della sopravvivenza?».
Capo Seath, pellirossa
(lettera inviata nel 1855
al Presidente degli Stati Uniti Franklin)
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