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2002
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/ temi discussi
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
IL VALORE
DELLE PAROLE
«Non .vi fu parola, di tutto ciò che
Mosè aveva comandato, che Giosuè
non leggesse in presenza di tutta la comunità d’Israele, delle donne, dei
bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro»
Giosuè 8,35
La fine delle vacanze estive è stata
segnata da un’accesa polemica sul
valore reale della nuova moneta europea. Mentre le voci ufficiali assicuravano che il tasso di inflazione è pienamente sotto controllo, i più si domandavano come spiegare che non di
rado un euro di oggi corrisponde, come potere d’acquisto, quasi esattamente alle mille lire di un anno fa. Il
valore fluttuante e relativo del denaro
la base dell’economia moderna e
dunque meglio rassegnarsi davanti al
puzzle delle statistiche. Ciò che deve
preoccupare davvero è invece il valore assai mutabile delle parole. Non si
tratta soltanto di vocaboli, quali «bilancio», «spesa», «rendita», ma anche
il valore di parole ben più importanti,
«coerenza», «responsabilità», «giustizia» diventa piuttosto fluttuante.
Nella teologia ebraica le parole
della Torah hanno un valore assoluto e immutabile. Il nome di Mosè indica il loro legame con la storia,
la loro credibilità, invece, è garantita da colui che è «il Dio di Abramo, il
Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe»
(Es. 3, 15b). L’esigenza di avere un
orientamento sicuro si rendeva particolarmente viva nelle circostanze,
in cui il popolo di Israele doveva affrontare una situazione senza paragoni nel passato. Lo era indubbiamente la conquista della terra di Canaan. Una buona parte dei conquistatori apparteneva già a una nuova
generazione. La figura di Mosè, il
lungo cammino nel deserto, le tavole
della legge, tutto questo si riduceva a
un racconto, a una parola appunto.
È stata però la forza di questa parola
a dare slancio al popolo. Questa for
za non era legata tanto alla figura di
Giosuè, quanto all’immutabilità della
parola stessa. Nel momento cruciale
dell’inserimento in una realtà ignota
Giosuè, la massima autorità umana
dell’assemblea sul monte Ebal, non
proclama una nuova legge, la sua
preoccupazione è unicamente quella
di trasmettere più fedelmente possibile la parola di Dio rivelata a Mosè.
IL collante di ogni assemblea di
persone, di ogni collettività è la
parola; se il valore delle parole di
venta troppo oscillante verso il basso, si rischia lo sgretolamento o la
polverizzazione. Nella prassi delle
chiese riformate le assemblee sono
elementi portanti della vita comuni
taria. Per la vita delle comunità vaidesi e metodiste in Italia, ogni sessione del Sinodo è indubbiamente il
naomento più alto di tutto l’anno ecclesiastico. A Massello come a Pachino le attese sono sempre grandi.
^8ni parola degli atti sinodali assu■ne quindi un valore abbastanza alto.
Non si tratta però di parole infallibi
'• 21 dibattito nel Sinodo come pure i
suoi atti denotano talvolta un fallintento o un’incertezza. Tuttavia bi
®ogna sempre tener presente che l’efeacia della Parola eterna e infallibic. può copiosamente rivalutare tutte
a nltre parole, spesso soggette alle
uttuazioni del grande mercato.
Pawel Gajewski
INODOI
CU ospedali valdesi e la chiesa
SINODOI
li discorso condumo
del moderatore Gianni Cerne di jean-jacques peyronel
^-1 HHECO DEUE VALLII
La riapertura delie scurde
di MASSIMO GNONE e MARCO ROSTAN
Che cosa è cambiato dal tragico attacco terroristico aH'Amenca di un anno fa?
11 settembre
Il bilancio di un anno di lotto al terrorismo non è positivo, troppi problemi restano
aperti e le relazioni tra l'Occidente e l'IsIam sono segnati da sfiducia e diffidenza
EUGENIO BERNARDINI
A CCENDI subito la televisio\\J\ne, guarda che disastro sta
capitando», mi aveva gridato la voce
di un amico al telefono. Così anch’io,
un anno fa, ho acceso la televisione
e guardato incredulo le immagini
che venivano trasmesse. Anch’io ho
fatto il giro dei canali Rai e Mediaset
per controllare che non si trattasse
di un film o di un macabro scherzo.
Alla fine, anch’io mi sono seduto attonito a guardare il teleschermo che
ci mostrava gli aerei di linea dirottati infilarsi ed esplodere nelle «torri
gemelle» di New York, i corpi di un
numero ancora imprecisato di persone che, per sfuggire alle fiamme,
si lanciavano nel vuoto procurandosi almeno una morte rapida e, infine, il crollo dei due grattacieli (2.819
le vittime accertate a tutt’oggi, tra
cui 343 vigili del fuoco).
La prima guerra del nuovo secolo
Tutti abbiamo guardato attoniti
anche il Pentagono in fiamme, anch’esso colpito da un aereo dirottato
dai terroristi (189 vittime), e i rottami
di un altro aereo precipitato (o abbattuto?) in Pennsylvania dopo la rivolta dei passeggeri contro i dirottatori (44 vittime). Si parlò di «terza
guerra mondiale», della «prima guerra del nuovo secolo», di «apocalisse»,
si incominciò la ricerca dei responsabili, saltò fuori l’organizzazione Al
Qaeda, il nome di Osama Bin Laden,
l’Afghanistan. Poi la guerra, la liberazione di Kabul dal regime dei talebani, con il popolo in festa, almeno per
un breve periodo. Avvenimenti che
hanno colpito profondamente la coscienza dell’Occidente, anche per
averli potuti vivere «in diretta», quindi con una partecipazione emotiva
che manca per tante, poppe tragedie
e guerre «lontane», «dimenticate».
Un anno dopo facciamo tutti il bilancio di quel che è accaduto, di co
me siamo cambiati. Non è un gran
bilancio: le basi di Al Qaeda in Afghanistan sono state quasi tutte distrutte ma i suoi militanti sono sparsi ovunque, soprattutto in Iran e in
Pakistan; il terrorismo non ha più
colpito l’America ma ha colpito la
Tunisia, il Kashmir, il Pakistan; il
mullah Omar è vivo (sembra) e anche Osama Bin Laden (sembra), i talebani non governano più l’Afghanistan ma il futuro di questo paese rimane incerto. In Medio Oriente
continua a non esserci pace, le relazioni tra Islam e Occidente hanno
toccato un livello di sfiducia e diffidenza mai raggiunto in epoca contemporanea; perfino le relazioni interreligiose islamico-cristiane, nonostante tutti gli sforzi della buona
volontà, sono incrinate da quanto
accaduto TU settembre scorso. No,
non è pjoprio un bel bilancio.
Il diritto alla difesa
della democrazia
Intendiamoci, lo scrivevamo già
Tanno scorso, la democrazia ha il
diritto di difendersi dal furore omicida dell’estremismo ideologico che
considera le persone non esseri
umani ma semplici bersagli. La sicurezza va garantita il più possibile
ai cittadini e agli stati, ma non a costo di mettersi sullo stesso piano di
chi commette questi crimini (anche
per questo siamo contrari alla pena
di morte) e non a costo di inaccettabili discriminazioni o riduzioni delle libertà personali e collettive. La
vera forza della democrazia si basa
sul libero consenso, cioè sul patto
reciprocamente rispettato, e su una
politica rispettosa dei diritti propri e
altrui, più che sulla capacità di difesa e offesa sul piano militare e di
polizia. L’Occidente, certamente,
deve vigilare sul terrorismo, che è in
crescita nel mondo, ma deve vigilare anche su se stesso se non vuole
farsi trascinare proprio là dove lo
vuole portare chi ha commesso
questi atti criminosi; lo scontro
aperto in ogni angolo del mondo,
senza esclusione di colpi. Cioè una
guerra estesa, la terza guerra mondiale; oppure l’apocalisse, una guerra di civiltà e di religioni.
La nostra strada
Siamo «anime belle»? Forse, ma
quali risultati posso portare i fautori
della cosiddetta «linea dura»? La lotta contro il fanatismo religioso e politico (che si può legittimamente definire come «il Grande Satana» ó «il
Male») sarà tanto più efficace quanto più riusciremo a impegnarci nella
ricerca di una maggiore giustizia ed
equità sociale, riconoscendo i diritti
dei senza diritti, e di una maggiore
democrazia, laicità e tolleranza. Non
si tratta di valori delTOccidente, ma
di valori condivisibili per tutta
l’umanità, per un’umanità responsabile che non pretenda di costruire
il regno di Dio sulla Terra ma solo
una convivenza più fraterna.
Ci vuole più coraggio e fermezza
per percorrere questa strada che
per percorrerne altre. Sono necessarie scelte di vita, rinunce, condivisioni e solidarietà forti. Se non diciamo noi, cristiani evangelici, queste parole, chi dovrebbe dirle? Gesù
non ci ha insegnato a tradurre il
messaggio evangelico nel programma di un partito politico, ma indubbiamente ci ha insegnato a vivere
come testimoni delTEvangelo, come comunità fraterna di credenti
nella sua Parola, capace di unire la
visione di un futuro migliore con il
realismo di ciò che è possibile fare
con piccoli ma concreti passi. Dunque, nonostante le differenze che ci
sono tra noi sull’analisi dei problemi del mondo e sulle soluzioni, se ci
impegnassimo insieme su questa
strada, anche ecumenicamente, potremmo fare molto. E, in ogni caso,
potremmo fare bene.
L'OPINIONE
LO SCIVOLONE
SU ILLY
Lettera inviata all’on. Ferruccio
Saro dal senatore Lucio Malan, eletto
nella lista di Forza Italia
Caro Ferruccio, poiché mi trovavo
all’estero nel periodo in cui è esploso il
caso della tua dichiarazione su Riccardo Illy, solo ora posso mandarti queste
righe, doverose in quanto sono uno
degli altri due parlamentari valdesi.
Aggiungi che nel collegio dove sono
nato, vivo e sono stato eletto ci sono
più di diecimila valdesi, che in maggioranza hanno votato per il candidato
delTUlivo, cattolico. In compenso, la
maggioranza degli altri votanti, generalmente cattolici, mi ha consentito di
vincere. Evidentemente gli elettori
hanno considerato più importanti altri elementi rispetto alla religione dei
candidati e penso che anche i tuoi corregionali, alle prossime elezioni baderanno poco alla religione dei candidati
e molto ai loro programmi, alle cose
realizzate dalla giunta regionale di cui
sei stato autorevole e capace assessore,
così come a quanto ha fatto come sindaco di Trieste Illy, che ora può contate anche sull’effetto simpatia generato
dal tuo scivolone.
Noi valdesi abbiamo molto in comune con l’Italia per la semplice ragione
che è il nostro paese, di cui condividiamo la storia da ottocento anni. I nostri
padri sono stati sudditi fedeli ai loro
sovrani tutte le volte in cui essi non
hanno tentato di sterminarli e, per
quanto possibile, anche quando questo succedeva. Prima ancora di avere
libertà di culto furono soldati valorosi
e ogni anno il 17 febbraio festeggiamo,
accendendo falò ed esponendo il tricolore, il fatto che quel giorno del 1848 il
re Carlo Alberto cancellò la maggior
parte delle discriminazioni nei nostri
confronti. I valdesi hanno combattuto
le stesse guerre. Resistenza inclusa, e
obbediscono alle stesse leggi di tutti
gli altri italiani. Se poi qualcuno dice
che abbiamo una cultura calvinista del
lavoro, perché lo consideriamo una
vocazione da parte del Signore e al servizio del prossimo, per cui non c’è un
mestiere più nobile di un altro, beh,
spero solo che non siamo troppo al di
sotto della reputazione!
Concludo ricordandoti che Silvio
Berlusconi, nel suo libro più impor
tante, L’Italia che ho in mente, afferma
ben tre volte (pp. 162, 217 e 244) che
nel partito popolare europeo, di cui
facciamo parte, «sono confluite due
culture, due tradizioni: la tradizione
cristiana, cattolica e protestante, e la
tradizione liberaldemocratica». Non
ho bisogno di dire altro!
In attesa di incontrarti, ti invio i
miei più cordiali saluti
Lucio Malan
: Alle valli valdesi
Internet e turismo
Come si presentano le valli valdesi e
il Pinerolese sui siti Internet di promozione turistica? Andando a curiosare fra le opportunità fornite dalla
«rete» si trovano alcune sorprese. I siti
creati per conto degli enti interessati
sono variamente esaustivi, mentre
informazioni abbastanza strane e poco... informative si trovano su quello
dell’azienda Atl Mpntagne doc.
Apag. IJ
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
VENERDÌ 13
SETTEMBRE)
RICEVERE E ACCOGLIERE LA BENEDIZIONE DI D|Q
Accogliere questa benedizione non come formula rituale quasi magica, ma come parola annunciata e ricevuta, copo^^
di rimetterci nella direzione del discepolato, di ridarci un orientamento nel campo umano, oltre i nostri smarrimefìi
ERIKA TOAIIASSONE
Dallo scorso sinodo, in questo
anno che è passato, abbiamo
vissuto e continuiamo a vivere molti
avvenimenti ordinari e straordinari:
l’attentato alle Torri Gemelle e al
Pentagono, la guerra in Afghanistan,
il conflitto israelo-palestinese, la grave crisi economica in Argentina e
Uruguay; tutto questo mentre ciò
che consideriamo ormai ordinario
ha continuato ad affacciarsi alla nostra coscienza: il movimento continuo di popolazioni verso i paesi europei occidentali, la fame, le carestie,
le emergenze sanitarie. Potremmo
dire che, con questo bagaglio di vissuto, il tempo storico in cui ci troviamo è un tempo duro, difficile.
Non lo è certo nel senso che noi
che siamo qui ora non abbiamo da
mangiare o non abbiamo un tetto
per ripararci, o una cittadinanza, o
dei diritti, o alcune libertà. È un
tempo duro per alcune particolari
condizioni in cui ci troviamo e per
cui" una persona nata nel 1956, come me, non è attrezzata. Vi faccio
un esempio. Quando ero bambina,
vedere alla televisione il fungo atomico mi faceva sempre pensare a
chi era invisibilmente sotto quel
fungo mortifero. Quando poi ad
Agape con dei cadetti abbiamo potuto guardare sotto il fungo era passato tanto tempo e nessuno di noi
era nato nel 1945. Quelle immagini
in bianco e nero ci mostravano persone sofferenti ma lontanissime nel
tempo e noi ormai avevamo una
certa sicurezza che la deterrenza
avrebbe funzionato e sapevamo che
avremo vigilato e ci saremo impegnati contro questo particolare strumento di morte.
La durezza del nostro tempo
A settembre del 2001 mia figlia e
mia nipote erano sedute nella
mia cucina, e stavano guardando il
loro cartone animato preferito, alTimprowiso si sono trovate in diretta a New York. Noi abbiamo visto, a
migliaia di chilometri di distanza, in
diretta e continuiamo ancora oggi a
vedere e soprattutto a sapere ciò che
accade in giro per il mondo e anche
a sospettare che ci siano altre cose
da sapere e da vedere, cose che nessuno ci fa vedere e ci fa sapere. La
posta elettronica poi ci fa ricevere
messaggi da molti luoghi della terra:
io compio alle prime ora del mattino, nella mia casa silenziosa, il gesto
ormai di routine di controllo della
posta elettronica bevendo il mio
caffè; in mezzo a una quantità di
messaggi più o meno futili, un conoscente palestinese mi scrive della distruzione della casa del suo vicino a
cui ha assistito dalle finestre del suo
studio mentre lui, pacifista convinto, non è neanche riuscito a uscire
da casa sua e fare qualcosa. La sua
disperazione e Tordinarietà dell’inizio della mia giornata sono stridenti:
le immagini che mi ha trasmesso di
librerie sfasciate, un triciclo schiacciato, e i fiori delle aiole calpestati,
mi hanno accompagnata per lungo
tempo nella mia giornata.
A fronte di questo allargamento
del sapere e del sospetto che ci siano altre cose da sapere, abbiamo
aumentato in qualche modo anche
la nostra capacità ad intervenire? O
non ci troviamo forse nella stessa
situazione denunciata da Hanna
Arendt secondo cui il colpo finale
del regime di Hitler fu quello'di far
trapelare notizie sui campi di sterminio in modo che nessun cittadino tedesco potesse dire «io non sapevo niente» e quindi non solo dichiararsi, ma anche percepirsi come una persona innocente, estranea a ciò che avveniva?
Anche noi oggi abbiamo perso
ogni innocenza e anche il nostro
dolore è accresciuto; aveva proprio
ragione la Bibbia: chi accresce il sapere, accresce il dolore. La perdita
dell’innocenza e il dolore sono due
esempi della specifica durezza del
nostro tempo. Non siamo certo i
primi cristiani e le prime cristiane
ad essersi trovati in tempi duri, in
cui la decisione viene difficile, in cui
sentiamo la difiìcoltà delTagire efficacemente, in cui patiamo la diversità delle opinioni al nostro interno.
Il tempo che stiamo vivendo è duro
proprio come altri tempi sono stati
duri. Possiamo assumerci la scomodità della nostra situazione perché
ora la perdita dell’innocenza e il dolore attraversano le nostre vite concrete e siamo noi che rischiamo di
smarrirci sulla strada del discepolato che desideriamo e ci siamo impegnati a percorrere. In tempi duri
spesso si invocano i profeti. Potrebbe essere una soluzione. Potremmo
dire che nella chiesa abbiamo bisogno di profeti, della loro lucidità.
Ma come riconoscerli? Forse sono
già fra noi solo che non li sappiamo
riconoscere. Non si può riconoscere
un profetacosì facilmente.
quasi magica ma come parola annunciata e ricevuta, una parola capace di rimetterci nella direzione
del discepolato, di ridarci un orientamento nel campo umano, oltre i
nostri smarrimenti. In fondo è la
benedizione che pronunciamo alla
fine di ogni culto, o in circostanze
particolari, come nel battesimo, come per gli sposi. In questo senso benedire e ricevere una benedizione
ristabilisce la nostra posizione rispetto a Dio, e agli altri. Il testo della
lettera agli Ebrei che abbiamo letto
lo indica in alcuni punti.
Una benedizione collettiva
La benedizione di Dio
PER questo tempo umano, il nostro tempo, così straordinariamente ordinario, abbiamo bisogno
di ricevere e accogliere la benedizione di Dio. Ma come, protesteranno alcuni: non è forse la benedizione uno dei punti più contestabili
delle teologie cristiane? ridotta a
formula magica, dispensata ad animali da lavoro, trattori, automobili
e armamenti; ridotta, al di la delle
sue intenzioni, a segnp di complicità maschile nel passaggio del testimone tra un padre e un figlio; diventata parola facilmente associata
ai successi umani per cui alcuni sarebbero benedetti e altri no. È di
questa idea che abbiamo bisogno?
Dobbiamo proprio ancora dispensare e ricevere benedizioni? Io ritengo di sì perché come spesso accade oggi ai cristiani e alle cristiane,
non possiamo buttare via pezzi della nostra fede solo perché nel trascorrere dei secoli sono stati degradati, contraddetti e stracciati.
Vorrei riproporre quindi la benedizione, non come formula rituale
«Or il Dio della pace che in virtù del sangue
del patto eterno ha fatto risalire dai morti
il grande pastore delle pecore, il nostro Signore
Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, affinché
facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che
è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo;
a lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen»
(Ebrei 13, 20-21)
INNANZITUTTO l’annuncio contenuto nella benedizione è pronunciato al plurale, per un «voi» collettivo. Questo «voi» mette l’accento
su una delle caratteristiche della
chiesa; quello di essere un insieme
di persone o, come ci dicono altre
pagine del Nuovo Testamento, un
insieme di vocazioni. Certamente
sono io, sei tu, ognuno e ognuna di
noi, con la nostra storia personale, le
nostre scelte individuali, a essere
parte della chiesa, ma la benedizione
pronunciata al plurale individua Tessere insieme davanti a Dio, non come una possibilità basata sulle nostre simpatie, inclinazioni o consensi, ma come un dono di Dio. Siamo
cioè invitati a prendere sul serio Tessere insieme. Tessere chiesa nonostante le nostre differenze di scelte e
la nostra fatica dell’essere insieme
una comunità di credenti. A volte ci
pare più facile «bypassare» la chiesa,
a volte è proprio nella concretezza
della vita della chiesa che sorgono le
delusioni, i dubbi. Cerchiamo una
chiesa carichi di aspettative e poi nasce la delusione. La chiesa la vorremo più decisa e unanime di fronte ai
problemi mondiali, o anche solo più
fraterna al suo interno.
Oggi spesso incontriamo persone
disposte a perdere la chiesa, pur volendo conservare la fede. Anzi, possiamo anche spingerci oltre e prestare ascolto al sociologo Franco
Ferrarotti che sostiene che il bisogno di religione (noi più correttamente potremmo dire di rapporto
con Dio), va sottratto all’abbraccio
mortifero della religione di chiesa.
La sfida che sta quindi davanti a noi
è che riusciamo a stare nel collettivo che è la chiesa strappando il nostro essere chiesa al gioco al massacro a cui assistiamo ogni giorno: le
chiese cristiane vengono esaltate da
alcuni quando parlano contro la
guerra, o si schierano a fianco dei
poveri, al contrario vengono percepite come ostili da altri, quando ad
esempio, operano a favore degli immigrati e per i diritti umani. In genere percepiamo che molte parole
delle chiese sembrano cadere nel
vuoto. O ancora, come ha scritto
Il Dio del patto eterno
La benedizione affida questo collettivo a Dio, rimanda la chiesa a
Dio. Dio raccoglie vicino a sé questo
collettivo. La benedizione non ci rimanda a una divinità qualunque, a
un essere supremo senza contorno a
cui bisognerebbe vagamente aspirare, ad esempio con la propria particolare spiritualità. Al contrario il Dio
da cui siamo raccolti ha dei contorni
precisi: si tratta del Dio che tiene in
mano il rapporto con l’umanità. La
lettera agli Ebrei, in questa breve benedizione, lo presenta come un Dio
di azione, che innanzitutto ha fatto
di tutto per il «voi» che è a lui affidato. È il Dio che ha riconciliato gli uomini a sé facendo di noi dei partner
per sempre. Per sempre, eternamente, il suo patto è in vigore. È il
Dio la cui forza ha risuscitato Gesù
Cristo dai morti. Singolarmente in
questo testo Gesù Cristo viene chiamato il grande, cioè il vero pastore
delle pecore. Questo titolo ci trasporta su due linee: da un lato ci ricorda che il patto per sempre che ci
è stato offerto in Gesù Cristo non
nasce dal nulla ma si situa nella linea del patto con Mosè.
Mosè è stato il pastore del gregge
del Signore nella liberazione dalla
schiavitù d’Egitto. La ricerca di Dio
di un partner non è dunque iniziata
con noi, ma è una storia di lunga
durata. In secondo luogo, riferirsi a
Gesù Cristo come pastore del gregge ci rimanda alla prassi di Gesù, alla misericordia con cui guardava a
una folla agitata, confusa, dalle
aspettative contraddittorie e accettava di vedere interrompersi il suo
desiderio di tranquillità, per darle
un orientamento tramite i suoi inse
gnamenti. Fece sedere quella foli,
che andava inseguendolo senza f
sta e senza conoscere ostacolo ^
spensò i suoi insegnamenti i
sfamò in maniera sovrabbondane
Comunione, orientamento, sicS
za e pienezza di vita sono i fiait^
questa prassi ci indica come il do!!
di Dio in Gesù Cristo. ^
Enzo Mazzi, «il sistema della gobalizzazione sembra farsi un baffo
delle condanne ecclesiastiche».
Il fatto che la benedizione dica
«voi», contiene una speranza: che
riusciamo a stare davanti a Dio come un collettivo che egli ci dona e
non come una serie di atomi rinchiusi ciascuno in se stesso/a; che
riusciamo ad essere chiesa nonostante le chiese, che riusciamo a
strappare la chiesa dalla ragnatela
in cui l’abbiamo avvolta in tutti
questi secoli, fino a mascherare il
suo compito, permettendo che fosse uno strumento nelle mani dei
potenti di turno, rendendola indesiderabile per chi desidera mantenere
la fede; che riusciamo a sconfiggere
l’idea che la chiesa sia una pura costruzione umana, che ognuno se la
può fare come più gli piace, cosa
che al liberismo di questi tempi fa
pure comodo. Senza nulla togliere
alla benedizione individuale, la benedizione collettiva rimanda alla
necessità di prendere sul serio la
nostra vocazione come chiesa.
Il Dio che opera in noi e fra noi
La benedizione della lettera ai
Ebrei, dopo aver identifkatoj
Dio che raccoglie nel «voi» colletti«
annuncia la forza di Dio per la
attuale dei destinatari della benei
zione. Dopo aver raccolto presso Dio
la comunità, la benedizione larimanda alla sua vita sulla terra,Ia
prassi della comunità riceve due
orientamenti; il bene e la volonfidi
Dio. A questo punto proviamo foce
un moto di delusione: non è fot»
quasi ovvio per un credente e pej
una chiesa avere come scopo il bea
e non il male e la volontà di Diot
non la propria? E non è forse su queste due ovvietà che poi nascono inostri problemi concreti? Quando scopriamo che le nostre scelte, anche
quelle che riteniamo migliori, di cui
siamo più convinti riguardo alla loie
evangelicità, sono poi profondameli!
te impastate di bene e di mal^
Quanclo poi la volontà di Dio è usai
come una bandiera e spesso è addomesticata e svilita per dare autorii
opzioni del tutto umane, perfettil
dagli esiti spesso letali?
La beneclizione non intende dird
concretamente ciò che dobbiamo
fare, una volta che siamo rimandai
al campo umano. Ci dice però che
ih noi e fra noi, Dio è all’opera: lui
solo può raccogliere i nostri tentativi di stare nel mondo facendo la sua
volontà. In questo modo la bene§
zione è come un cuneo che si insinua tra i nostri relativismi, le nostre
indifferenze e l’opzione contraria
che è la semplificazione, Taffermfe
zione delle proprie scelte come le
uniche degne di essere chiamata
cristiane. Ma la benedizione è anchi
il cuneo che si insinua tra la chiesae
la chiesa: tra la chiesa che siamo eia
chiesa che siamo chiamati ad essere. Non è un timbro divino, un avallo divino di scelte umane. La benedizione ci dice; tra te e te, tra te e^
altri, ci sono io, Dio. Questo significa che ogni volta che riceviamola
benedizione riceviamo di nuovo!
nostro orientamento, la
che la nostra fatica non è vana.
A Dio sia la gloria
La conclusione è una,
di gioia: a Dio sia la gloria pet
sempre. Questo non significa solta^
to escludere la nostra gloria o qual'
siasi gloria umana. Si tratta per noi,
destinatari della benedizione, di ma'
nifestare lode e riconoscenza
l’opera di Dio, per la sua misericori
dia. Abbandonando ogni piagniat®
sulla nostra pochezza, sulle nostra
incertezze, sulle pastoie in cui sembra essersi arenato il cristianesitno
le chiese cristiane, per rendere lod*
Dio con la nostra vita, per tutto qu®'
lo che ci ha offerto e continua a o
frirci. Si tratta di mantenere qu«t
giusta distanza in cui Dio ci >*“ r j,
. fedelW
per saper riconoscere la sua
per percepire il coraggio di essel
scepoli in questo tempo duro, ut
nemmeno Tessere credenti et P
avere un terreno solido nel mond Siamo certamente noi a j
frontare con tutte le lacerazioni .
dolore, con le nostre persone, c
nostri corpi, questi tempi
ogni volta che viene jgjjj
una benedizione come quella
lettera agli Ebrei siamo raccol^
Dio, siamo da lui inviati,
in un giusto rapporto di
vicinanza, riceviamo speran^^^
Dio che opera in noi e uonosiW
noi. Forse di fronte al
mondo e al decadimento “i
del cristianesimo, può sembra»
co, diventerà molto se da
rola riceveremo coraggio e d ^
vo desiderio di fedeltà a Dio
Predicazione di apertura
do delle chiese valdesi e melo
tot
et
]\m
riconos
ringraz
brielli (
tennati
latestii
la sua f
luicom
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lavoro,
rito, di
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113 SETTEMBRE 2002
iNODO Valdese
PAG. 3 RIFORMA
Il discorso conclusivo del moderatore, Gianni Genre, subito dopo la rielezione
Trasmettere parole di risurrezione
io specifico della vocazione cristiana è sapere ridire al mondo la parola dello risurrezione
e questo può avvenire in mille modi: attraverso la predicazione, la diaconia e l'esempio
CIANNI CENRE
Anche quest’anno vorrei
iniziare con una parola di
riconoscenza al Signore e di
neraziamento a Bruno Gahriài che termina il suo settennato. Lo ringraziamo per
a testimonianza limpida della sua fede, sempre accolta da
lui come una grande sorpresa,
per la scelta appassionata di
vivere nel nostro Mezzogiorno di cercare di rispondere
allá sete e alla fame che quelle
sorelle e quei fratelli hanno
della parola di Dio. Grazie,
Bmno. E auguri anche a Giovanni Lombardo che inizia
adesso questa avventura.
Intuita questa settimana di
lavoro, di riflessione, di dibattito, di canto, di preghiera,
abbiamo avuto modo di renderci conto ancora una volta
dell’importanza (e della bellezza) del sistema democratico che presiede e anima tutto
il funzionamento delle nostre
chiese. Rivendichiamo umilmente, come diceva nei giorniscorsi il prof. Garrone, senza orgoglio ma con riconoscenza, il fatto che in questa
nostra casa, che è l’Aula sinodale, ci si confronta e si discute con grande franchezza.
Questa è una ricchezza, forse
faticosa, di cui dobbiamo
sempre essere consapevoli.
Quest’anno il lavoro della
Tavola è stato dominato dalla questione degli ospedali
piemontesi, da una grande
ansia per la sorte di questi
nostri nosocomi, ansia che è
tutt’altro che superata. I pensieri e le energie sono stati
largamente assorbiti da questo tema sempre centrale nei
nostri dibattiti, nelle nostre
riflessioni, nei nostri cuori.
Di giorno e, ogni tanto, anche di notte. Credo questo
dica la consapevolezza di
quale sia l’importanza che
per tutti noi rivestono queste
nostre strutture, per il servizio e la testimonianza che
rendono, per l’occupazione
che producono.
Eppure, il senso profondo
del mio, e credo del nostro
(parlo della Tavola) , disagio è
legato alla convinzione che il
nostro cuore, cioè le cose a
eui diamo la nostra priorità,
non dovrebbe essere là. Non
senso se è anche il momento
dell’affermazione della nostra fede. Lì §i coglie qual è lo
specifico della nostra vocazione come chiesa e come
singoli, la «cosa necessaria»
per dare contenuto al nostro
lavoro. E cioè il provare a ridire la risurrezione a chi ci
circonda. Questo lo si può fare in mille modi, anche negli
ospedali e nelle opere diaconali {e sono certo che questo
avvenga, ogni tanto), anche
attraverso di loro.
— coacic la. iNUii
soltanto là, non anzitutto là.
Lhoranitrs
capito, o ne ho avuto
conferma, lunedì mattina.
Melo hanno confermato l’attenzione e il silenzio che ho
avvertito durante il momen0 della memoria, che ha
La fede nella risurrezione
Questo si aspettano i nostri
contemporanei, da questo si
misura l’autenticità della nostra testimonianza. Ridire la
risurrezione, trovare e trasmettere parole di risurrezione. Ricomprenderé, riaffermare il fatto, insieme alle altre e agli altri, che la risurrezione ha moltissime dimensioni. Ha anzitutto una dimensione collettiva, come dicevamo lunedì mattina. Se la
morte è una realtà individuale, la risurrezione ha un orizzonte collettivo. Siamo insieme, Dio ci lega a lui e fra di
noi in un destino comune che
è per tutti o non esiste per
nessuno. E questo si comprende e si gioca non in un
futuro impossibile da immaginare ma qui e ora, nelle
contraddizioni e nelle difficoltà quotidiane. La fede nella
risurrezione ci vieta l’individualismo, il pensare a noi in
termini egoistici, il credere
che l’importante sia salvare se
stesso lasciando affondare gli
altri. Questa è la ragione che
più mi distanzia dalla fede,
che ha oggi un grande consenso, nella reincarnazione.
La risurrezione ha poi a
che fare con i corpi, cioè con
la concretezza delle nostre vite. La risurrezione dei corpi,
cioè delle nostre storie, dei
nostri progetti, delle nostre
speranze. Le nostre esistenze, nella loro dimensione
profana, saranno recuperate
e trasformate. Il discorso biblico, anche quello sul Regno
che viene, non nega la vita
terrena, ma anzi le dà un rilievo enorme (pensate alla
parabola del ricco e Lazzaro).
La risurrezione ha poi una
dimensione politica, ha una
forte valenza di giustizia. Se è
vero che la riflessione teologica e il radicamento della fede
nella risurrezione nascono
nel secondo secolo avanti
Cristo, con la dittatura e l’idolatria di Antioco IV, con la
morte di migliaia di giovani
liquidati dalla repressione del
tiranno, questo ci dice che
uno dei primi signiflcati della
risurrezione è politico. La fede nella risurrezione non nasce dalla preoccupazione per
l’aldilà, che sembra oggi interessare tanta gente, ma dal
sapere che Dio avrà un’ultima parola sulla storia e su ciò
che nella storia avviene. Il tiranno non ha vinto, non vince in modo definitivo. Dio risolleverà dalla polvere quelle
vite stroncate. C’è, anche nel
momento dell’evidenza della
sconfitta, speranza.
La risurrezione ha una parola di concretezza, come ho
compreso nell’incontrare
quei gruppi di donne contadine che si riuniscono in Argentina attorno alTEvangelo.
Per imparare l’autoconsumo
e perché insieme (e non da
soli) si resiste. Si impara nuovamente a seminare nel piccolo orto e ad attendere che
la pianta nasca. E la pianta
nascerà (come ci ricordava il
moderador Hugo Armand Pilón). Insomma, la fede non
nasce dall’angoscia della
morte. Questa estate ho letto,
e si rischia di rimanerne affascinati, un libro che un amico mi ha segnalato, un testo
di Henri Laborit, grandissimo biologo del secolo scorso,
che ha collegato la biologia
alla sociologia, alle scienze
sociali, al nostro comportamento. Tutto sembra essere
spiegabile. Il fatto che siamo
programmati geneticamente per mantenere la nostra
struttura biologica, che i nostri sentimenti e la nostra fede sono biologicamente interpretabili attraverso il nostro sistema nervoso. I sentimenti, secondo Laborit, sono
questione di endocrinologia.
L’amore decolpevolizza e
motiva la sottomissione, i bisogni sono alla base di tutte
le motivazioni e così via.
Non so se ho capito tutto di
questo libro, ma ho capito di
non essere d’accordo. L’angoscia, nella mia esperienza,
non dà origine alla fede, non
ne è la ragione profonda. La
prova banale è che molti nostri amici agnostici non vivono affatto segnati dall’angoscia, anzi sono sovente più sereni di me. La fede, anzi, crea
la consapevolezza di quanto
grande sia l’angoscia che attraversa la storia: non la cancella, non la rimuove, non la
sminuisce. La riconosce, la
chiama per nome, Tassume. E
Geometrie alla Casa valdese
solo dopo questa grande fatica di assunzione la affida a
Dio, al Dio della risurrezione.
Nei giorni scorsi abbiamo
letto, all’inizio del Sinodo,
che la nostra è una chiesa timida, che non comunica o
comunica poco. Credo vi sia
un elemento di verità in questo tipo di affermazione. Nel
mondo di oggi, il valore degli
esseri umani e di qualsiasi
altra merce dipende quasi
esclusivamente dalla capacità
di presentarsi e di farsi pubblicità; dobbiamo riflettere su
questo molto seriamente. E
dovremo prendere provvedimenti, in merito. Ma, personalmente, da molto tempo mi
interrogo sulle ragioni che
soggiacciono a queste nostre
difficoltà, che ci caratterizzano da molto tempo, che ci accomunano alle nostre chiese
sorelle, alle altre chiese riformate di questo vecchio no-'
stro mondo, di questa Europa
unita nella quale crediamo
profondamente.
'•ella Casa valdese si è presentato rinnovato, secondo il disegno dell’architetto Wolfgang
orne vedremo in alcune immagini anche nelle prossime pagine
Il pudore evangelico
Credo vi sia una ragione
profonda, una ragione teologica in questo pudore (così lo
definirei) che ci caratterizza.
Pudore che ha una corrispondenza con quello che un amico francese, in una sua riflessione, ha definito il pudore di
Dio. Noi crediamo in un Dio,
nel Dio di Gesù Cristo il cui
amore è caratterizzato da un
grande pudore. Non ho il
tempo per dilungarmi su
questo. Ma è indubbio che
l’agire di Dio in tutta la Bibbia è caratterizzato da un
grande pudore. Il pudore ha,
insomma, una caratteristica,
una valenza evangelica. Per
questo non dobbiamo perdere questa nostra caratteristica
in un mondo in cui tutto diventa spettacolo. Ovviamente, non dobbiamo confondere pudore con inibizione.
Dobbiamo comunicare agli
altri uomini e alle altre donne
il senso del nostro rapporto
di fede, ma con estremo pudore, corrispondente al pudore con il quale Dio parla e
agisce nei nostri confronti.
Ho scoperto che la nostra fede - la fede di molti membri
delle nostre chiese che incontro - è più grande di quanto
non possiamo immaginare.
Vorrei concludere con una
parola che non mi appartiene. Le nostre parole non
hanno nulla non dico di definitivo ma neppure di conclusivo. No, voglio finire con
una parola riassunta da un
piccolo simbolo a cui sono
sommamente affezionato.
Simbolo che è riportato anche su questa mia cravatta,
una cravatta che non ha nulla di particolarmente prezioso, se non il fatto che mi sia
stata regalata da un amico
scozzese. La porto sovente
non solo perché è memoria
di un’amicizia, ma per il simbolo stilizzato che vi è riportato: il simbolo della Church
of Scotland, un cespuglio in
fiamme. Un cespuglio che
brucia di una fiamma inestinguibile. Comprendete
bene a cosa alluda questo
simbolo, che solitamente
porta sopra di sé il motto
della chiesa di John Knox
«Nec tamen consumebatur».
Il cespuglio, o il pruno ardente che brucia senza consumarsi, è il luogo dove Mosè
scopre (Esodo 3) la presenza
di un Dio che si manifesta
senza lasciarsi afferrare, davanti alla quale Mosè e tutti e
tutte noi siamo chiamati a toglierci i calzari. Il punto esatto dove l’interrogativo di Dio
incontra e interroga le nostre
esistenze. Non il luogo dove
incontriamo le risposte di
Dio alle nostre domande, ma
quello dove il «perché» di Dio
ci investe, ci mette in discussione, ci trasforma.
Ho letto con attenzione un
paio di commenti che rilevano acutamente come qui (e
soltanto in questo passo)
Mosè usi la parola maddùa,
«perché», anziché il termine
lammà, termine consueto
per esprimere un interrogativo. Questa scelta è voluta.
L’autore del libro dell’Esodo
vuole, in questo modo, creare
una corrispondenza, una rima numerica fra il termine
cespuglio e il termine «perché». Il cespuglio ardente,
epifania e nascondimento al
tempo stesso della presenza
di Dio, è il perché eterno eli
Dio sulle e nelle nostre vite. È
il perché della nostra vocazione, di quella sottile inquietudine persistente, che
ha afferrato le nostre vite e
che nulla e nessuno riescono
a mettere a tacere. È il perché
che costituisce e dà senso alla nostra fatica e alla vita delle nostre chiese, è l’anima
dell’awentura spirituale del
popolo di Israele, dei profeti,
di Gesù, di Paolo, di tutti noi
e delle nostre chiese. Lorse
per questo, forse anche per
questo non abbiamo «grande
successo» in Italia, sorelle e
fratelli, perché i nostri contemporanei chiedono risposte e non sono entusiasti alla
proposta di coltivare, invece,
la domanda, il perché di Dio.
Alcuni di voi sanno quanto
io senta la mia vicenda esistenziale legata a coloro che,
dentro e fuori dalla chiesa,
non hanno ancora trovato risposte ma prendono molto
sul serio e mantengono (a
volte anche dolorosamente)
aperte le domande e i perché
di Dio. E sono giunto alla
conclusione (che non deve
essere necessariamente la vostra) che questa funzione di
rispettare, riconoscere, custodire il perché eterno di Dio,
sia alla fine la nostra specifica
vocazione, e dunque la nostra
unica identità, la nostra unica
ragione di esistenza. Le chiese nate dalla Riforma esistono
per questo, anzitutto per questo, a mio avviso.
Questa convinzione mi viene confermata ogni tanto.
Ogni tanto, non ogni giorno
perché l’interrogativo di Dio è
insostenibile ogni giorno, non
possiamo reggerlo permanentemente. Ma ogni tanto, sporadicamente, frammentariamente, Dio ci rende nuovamente consapevoli del fatto
che il suo cespuglio, il suo
«perché» bmeia senza consumarsi: nec tamen consumebatur. Me, ne sono nuovamente
reso conto negli incontri che
ho avuto nel Rio de la Piata o
poche settimane fa in Calabria, nel giro che ho fatto in
quelle chiese. Piccole, picco_lissime realtà sempre a rischio
di estinzione: realtà infinitesimali, irrilevanti sotto molti
aspetti. E attenzione: non sono loro, le nostre modeste
realtà, il segno del cespuglio
ardente, del perché inestinguibile di Dio. Noi siamo e rimaniamo orgogliosamente
protestanti. Le nostre modestissime comunità servono
solo a indicare agli altri che il
perché di Dio permane in
eterno. Noi protestanti serviamo a questo. Dobbiamo batterci e difendere la laicità che
serve a proteggere la società
da ogni forma di integralismo
e di tutela religiosa, e al tempo stesso dobbiamo tenere
aperta, in tutti gli ambiti della
vita, la domanda, il perché di
Dio. La domanda di Dio, il cespuglio che brucia, segno di
una presenza inafferrabile
che ci ha però afferrati.
Nec tamen consumebatur.
È sufficiente essere consapevoli di questo. È sufficiente a
consentirci di lavorare e di
progettare, di sperare e di lottare. Il perché di Dio, che bmeia nei nostri cuori, ci basta.
Grazie per la vostra pazienza.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 13
SETTEMBISj
„ L'intervento della vicepresidente del Comitato esecutivo delle chiese battiste
Armonizzare pragmatismo e profezia
Battisti, metodisti e valdesi sono chiomati a rendere una testimonianza comune in un paese
che sta cambiando, e non sempre in meglio. Le chiese e il futuro della diaconia evangelica
ANNAMAFFEI*
CARI fratelli e care sorelle
nel Signore, vi porto prima di tutto il saluto fraterno
e affettuoso delle chiese battiste italiane e del loro presidente, Aldo Casonato. Insieme agli altri delegati battisti
sono in questi giorni rimasta
in ascolto attento e silenzioso
del dibattito appassionato e
difficile che vi ha tenuti impegnati per lunghe ore. Insieme al saluto voglio esprimere
anche la mia personale vicinanza al moderatore, alla pastora Maria Bonafede, a tutta
la Tavola, a voi tutti che avete
la responsabilità e il compito
di condurre le vostre chiese
fuori dal momento difficile
che state vivendo. Non è facile in questi momenti tenere
conto di ciò che vorrebbe la
mente insieme ai desideri del
cuore, armonizzare concretezza e visione, pragmatismo
e profezia. Si mescolano continuamente nei nostri pensieri e nelle nostre parole insieme alle preoccupazioni e
alle incertezze per il domani.
Forse non vi consola il fatto
che anche noi battisti italiani
abbiamo fra i primi punti
della nostra agenda il nodo
del significato e del futuro
della nostra diaconia, una
diaconia modesta nelle proporzioni, se rapportata alle
dimensioni delle vostre opere, ma anch’essa giunta a un
bivio in cui sono necessarie
scelte strategiche. Il Villaggio della gioventù di Santa
Severa è in questo momento
chiuso e necessita di una
grossa ristrutturazione, l’Istituto Taylor ha attraversato
una crisi che speriamo sia superata ma necessita anch’esso di notevoli capitali per indispensabili ristrutturazioni.
Quasi tutte le nostre opere
stanno in situazioni analoghe. Come Comitato esecutivo Ucebi abbiamo segnalato
questa situazione alla nostra
Assemblea di giugno, la quale
ne ha dibattuto un’intera
giornata e ha deciso, fra le altre cose, di indire un’Assemblea straordinaria per il prossimo anno che discuta proprio sul senso della diaconia
oggi e sul futuro delle nostre
istituzioni. L’ascolto attento
’S
gli uni degli altri dunque, non
dovrebbe mortificarci ma
aiutarci ad imparare gli uni
dagli altri e a cercare insieme
direzioni nuove verso le quali
incamminarci.
Il fatto è che questo è solo il
sintomo più eclatante del fatto che noi viviamo in un’epoca di grandi e rapidi cambiamenti. E non sono quasi mai
cambiamenti per il meglio. La
nostra esistenza di chiese si
gioca fra lo sforzo di capire i
cambiamenti e di testimoniare TEvangelo in questo mondo che cambia pelle giorno
per giorno, e la necessità e la
fatica di restare a galla cercando di rimanere noi stessi.
A volte non riusciamo a capire l’entità dei cambiamenti e
siamo lenti a cambiaré indirizzo alla nostra testimonianza. Altre volte i cambiamenti
sono tali che rischiano di snaturare noi e svuotare la nostra
testimonianza mentre cerchiamo di adattarci. Forse
questo è il caso della diaconia
quando è inserita in un’economia di mercato. Altre volte
ancora ignoriamo i cambiamenti in atto e, innamorati
della nostra immàgine riflessa
nelle acque della nostra storia, ci accorgiamo che ci siamo caduti dentro e non sappiamo se e come uscirne.
Ma i cambiamenti che sono
fuori di noi sono anche dentro di noi, sono fuori le nostre
chiese ma anche le attraversano. Alcune delle nostre
commissioni e gruppi di lavoro anche in campo bmv sono
pensati proprio per orientare
le nostre chiese nella nostra
società e nella nostra chiesa
che cambia. Ne abbiamo alcune che sono preziose come
quella per la formazione dei
nuovi pastori e pastore che fa
un lavoro egregio per prepararli ad affrontare il ministero
pastorale oggi, ma ce ne sono
altre utilissime. Qualcuno si è
lamentato che quelle sulla
bioetica non siano congiunte.
Non è stata una nostra scelta.
ma si può cambiare se si vuole. Abbiamo visto nel dibattito che si potrebbe fare qualcosa in più insieme sul tema
dei migranti. Vedremo. Io ricordo che negli Anni 80 c’era
una commissione congiunta
sulla pace e il disarmo. Da un
po’ di anni non c’è più ma io
credo che un gruppo di lavoro bmv sul tema dei conflitti e
della vocazione alla pace sarebbe ora molto utile. Anche
in questo campo moltissime
cose sono cambiate. In peggio. Nel mondo che cambia ci
sono però dei punti fermi. Il
primo è la grazia di Dio.
La parola di Dio dice che
«Noè trovò grazia agli occhi
di Dio», lui che viveva in un
mondo non molto meglio del
nostro. E Dio lo salvò attraverso le acque, come fece poi
per Mosè e per il suo popolo,
per Giona che era «sprofondato fino alle radici dei monti», come fece per i discepoli
di Gesù nella tempesta e per
Paolo nel naufragio sulle rive
di Malta. Tutti e ognuno salvati perché avevano trovato
grazia agli occhi di Dio e anche perché avevano ancora
qualcosa da fare per conto di
Dio. Perché salvezza e vocazione sono collegate. E come
battisti, metodisti e valdesi
crediamo che in questo paese abbiamo ricevuto una vocazione comune che, al di là
delle difficoltà e delle crisi,
dobbiamo mettere a fuoco in
mezzo ai cambiamenti.
Il mondo cambia e anche
noi cambiamo, non sempre
per il meglio, ma Dio ha ancora pietà di noi quando siamo lenti, disorientati e, confusi, stiamo per annegare.
Dio ha pietà di noi e delle nostre opere. Tutte passeranno
attraverso il fuoco che ne
proverà la consistenza. Solo
questa pietà di Dio ci può
rasserenare. Forse alla prova
del fuoco ci ritroveremo alla
fine molto più poveri. Avevamo creduto che le nostre
opere fossero state oro o al
La pastora Anna Maffei
meno argento e scopriamo
invece che erano solo un po’
di paglia voluminosa e appariscente. Difficile capirlo prima, il fuoco lo rivelerà in ultima analisi. Ma a volte capita
di capirlo in tempo, in qualche sprazzo di lucidità spirituale che chiamiamo confessione di peccato. Non tutti
hanno questa lucidità ma
quando accade sono momenti importanti in cui siamo consapevoli di aver bisogno della pietà di Dio, del suo
occhio benevolo su di noi per
poter sussistere attraverso il
fuoco e soprattutto per cambiare strada. Per poter cambiare noi. Perché ci sono
cambiamenti e cambiamenti
e ci sono crisi che producono
cambiamenti buoni. Quando
siamo disposti a farci cambiare scopriamo che la povertà in spirito può essere
una benedizione. E di là si
può partire per un nuovo e
diverso operare.
Noi siamo piccoli popoli, o
piccole tribù di un i
popolo, un popolo che ami
mo appassionatamente, cti
per antica appartenenza, chi
come me, per recente in®
sto. Lo amiamo forse propÉ
perché ne conosciamo a foH'
do gli splendori e le miseiii
Queste tribù cui appartei^
mo, questo popolo che sei
damo nostro, è forse pocacosa agli occhi del mondo,!
è così per noi e credo cheiM®
sia così neppure agli oct^
Dio. Come ebbe a dirpm
giorno Tullio Vinay, «dob|
mo sempre guardare coi shi
pefatta meraviglia l’oper| c|
il Signore si compiace diiai
attraverso la nullità dei niy
mezzi e delle nostre pers^
Siamo piccole tribù, piò
popoli, eppure per la sitó g
zia siamo utili a Dio. QuéSl
volte ci stupisce ma ci reS
tuisce un’immensa digg
che non dovremmo mai {
dere di vista neppure )
no della tempesta.
* vicepresidentei
Il saluto di Winfried Neusel in rappresentanza delle chiese evangeliche tedesche
Gesti di solidarietà e responsabilità ecumenica
WINFRIED NEUSEL
A nome delle chiese evangeliche tedesche del Baden, delTAssia Nassau, della
Renania e della Westfalia,
e dell’organizzazione svizzera di diaconia ecumenica
«Heks-Eper» che, con la Tavola valdese, sono riunite nel
comitato di solidarietà denominato «Tavola rotonda»,
porgo i più cordiali saluti e vi
ringrazio per il privilegio di
restare con voi durante questo Sinodo nella comunione
dei santi di una chiesa una,
santa e apostolica, come dice
la nostra confessione di fede.
La comunione dei santi è una
festa della fede, ma significa
anche portare i pesi gli utìi
con gli altri. Questo lo abbiamo potuto sperimentare nel
culto di apertura del Sinodo
nel quale avete sostenuto con
la vostra preghiera e con la
colletta le vittime dell’alluvione nella Repubblica ceca e
in Germania dell’Est. Come
ha detto il moderatore Gianni Genre, questo è un gesto di
solidarietà e di responsabilità
ecumenica.
Le vostre chiese ci sostengono e incoraggiano con la
passione con la quale portate
il Vangelo nella società italiana in parole e atti. Abbiamo
potuto condividere la serata
sulla situazione in Argentina
e Uruguay e il vostro impe
gno e compassione per le
persone colpite di questa crisi. La vostra chiesa trae la sua
forza dalla fiducia nella parola di Dio e di un ampio respiro ecumenico.
Come partner tedeschi riuniti con voi nella «Tavola rotonda» comprendiamo le vostre preoccupazioni riguardo
un cambiamento significativo nelle relazioni ecumeniche che ci sono tra noi. Ma
mentre è vero che il nostro
aiuto materiale verso di voi è
diminuito a causa delle nostre possibilità finanziarie
che in questi anni si sono ridotte per diversi fattori, vi assicuriamo che nulla cambia
nel legame profondo che ci
lega alla vostra chiesa. I vostri partner nelle chiese tedesche e in Svizzera tentano di
collaborare strettamente per
usare tutte le sinergie possibili e migliorare costantemente la qualità dei nostri
rapporti ecumenici.
Così abbiamo trovato il
modo per sostenere la Tavola
nel raggiungere una soluzione assicurativa per l’integrazione delle pensioni degli
iscritti al ruolo. La nostra solidarietà potete anche misurarla col fatto che le chiese
del Baden e dell’Assia-Nassau quest’anno hanno mandato 22 giovani del Baden e 6
dell’Assia a svolgere un servizio di volontariato ecumeni
co nelle vostre opere diaconali e nelle vostre chiese.
Inoltre ci stiamo dando da fare per coinvolgere anche altre chiese regionali tedesche
e altri organismi nella solidarietà con le vostre chiese. Voglio qui attestare che la pastora Susanne Labsch è una
vostra ottima ambasciatrice
tra le nostre chiese e fa molta
attenzione che le relazioni tra
di noi siano improntate al rispetto e all’amore reciproco.
Vorrei farvi sapere che anche noi siamo colpiti dalla
grave crisi della diaconia
ospedaliera che sta minacciando tutto il servizio della
vostra chiesa. Permettetemi
alcuni pensieri attorno alla
parola biblica per la settimana in corso tratta dai Losungen (il lezionario Un giorno,
una parola): «Quello che
avete fatto ad uno dei miei
minimi fratelli lo avete fatto
, per me» (Matteo 25, 40). È
chiaro che la diaconia delle
nostre chiese per i minimi
sta al centro anche della nostra relazione con Dio. Il nostro futuro non si decide con
le dichiarazioni ma con il nostro impegno diaconale. Per
questa ragione le nostre
chiese si sono sempre impegnate nella diaconia attraverso i secoli.
Nella Repubblica federale
tedesca la diaconia è diventata una parte dell’identità co
stituzionale nel nostro paese.
Abbiamo avuto un ingrandimento continuo delle opere
diaconali. Ma con lo sviluppo
economico e finanziario, e
con le nuove normative di
legge, le nostre chiese in Germania hanno percepito che
le nostre opere si trovano oggi un una specie di «cattività
babilonese». L’identità del
servizio diaconale è a rischio
anche da noi. Ogni nuova legislazione e ogni nuova riorganizzazione statale producono dei nuovi problemi per
le nostre opere. Anche in
Germania siamo passati dal
pagamento completo da parte dello stato dei servizi da
noi prestati al sistema dei
budget, dei limiti di spesa,
delle riorganizzazioni. Abbiamo anche dovuto chiudere
alcune delle nostre opere per
la pressione degli alti costi e
della concorrenza di altre
istituzioni.
Adesso dovete decidere voi
se volete far .dipendere il futuro della vostra chiesa dalla
vicenda dei vostri ospedali.
L’impegno diaconale non deve venire meno, ma ci sono
anche delle possibilità da
parte della cosiddetta «diaconia leggera», con meno istituzione e più impegno personale. La cosa centrale è la disponibilità dei membri di
chiesa di mettersi al servizio
dei fratelli e delle sorelle, dei
minimi. Sento che alcuni di
voi dicono: «Bisogna avere
più fede». Certo, realismo
senza fede è cinismo, ma la
fede senza realismo diventa
cieca. Anche Gesù ha detto
che bisogna verificare bene le
proprie forze prima di costruire una torre. Voi vi situate in una tradizione profetica
che subisce le conseguenze
della globalizzazione. Ma
dobbiamo anche verificare le
nostre forze.
Se avrete bisogno del sostegno delle nostre chiese per
la discussione politica in Italia e in Europa, siamo pronti
a darvelo. Anche nel confronti del vostro governo della
Regione Piemonte siamo
pronti a sostenere i vostri diritti. Siamo sicuri che prenderete una decisione saggia.
In questo momento i nostri
politici sembrano ancora A'
duciosi sul neoliberisfflO
sulle sue promesse.
del dibattito ideologico cn
abbiamo sperimentato nep
Anni 60 e 70 sembra esser^
soffocata sotto la coperta
pragmatismo. Ma spero cW
nel corso delle elezioni
Germania la parola «gW*
sociale» sia riscoperta.
La nostra forza e il
sostegno stanno nella
di Dio. Questo si rnanii _.
già nella prima
la Bibbia. Iddio ha creato
mondo attraverso la
rola e lo mantiene con es
icili®
la parola che ci ricpncu
Gesù Cristo e che ci
e guida nella verità tra®“
Spirito Santo. Vogliaino
re, lavorare e sperare uis
in questo senso.
(traduz. di Susannel^
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^ L'intervento di mons. Chiaretti, in rappresentanza della Conferenza episcopale
Il dialogo ecumenico deve andare avanti
Le visioni della chiesa e della teologia sono diverse e talora contrastanti, ma bisogna
ugualmente procedere con saggezza. La Commissione mista per la «Charta oecumenica»
___gntfPPE CHIARETTI*
SORELLE e fratelli in Cristo, vi saluto tutti con antica e sempre nuova simpatia a cominciare dai presidente e dai membri del Sinodo dal moderatore e dai
membri della Tavoia.
1) L’argomento pastorale
da voi prescelto per questo
Sinodo, legato anche a problemi organizzativi interni, è
quello della vocazione come
risposta a una chiamata di
Dio (non nascondo che mi
sento particoiarmente coinvolto in questa vostra riflessione e nelle questioni pratiche che state trattando circa
il campo di lavoro). Dio chiama tutti a un’esistenza piena
e significativa come collaboratori suoi, e ci guida con il
suo santo Spirito. Non annulla però la nostra libertà, ma
l'affida alla nostra responsabilità di persone ragionevoli e
credenti. Il dono grandissimo
dell’esistenza risponde quindi a una precisa chiamata intenzionale di Dio: per questo
ogni vita è vocazione. Per noi
tutti, poi, la chiamata all’esistenza è stata anche una
chiamata alla fede, alla chiesa, alla testimonianza, al servizio. Proprio perché chiamati a formare e a servire la
chiesa, corpo di Cristo che
perdura per tempo, siamo
pure chiamati, e alcuni a particolare titolo, all’evangelizzazione. Sappiamo bene però
quanto sia necessaria per la
buona seminagione dei Vangelo la concordia degii evangelizzatori, e quindi la nostra
piena unità: le divisioni non
ci fanno credibili! Mai come
in questo momento di grandi
mutazioni epocali si pone
con urgenza il problema della credibilità, che è alla base
della fiducia e della fedeltà.
' Vengo da una visita a una
delle regioni devastate daii’odio e dalle «bombe intelligenti»: il Kosovo. Ho sentito
ripetere da gente semplice
musulmana, che non fa distinzione tra ortodossi-cattolici-protestanti, tra Bush e il
papa, tra fatti politici e fatti
religiosi, tra ideologia e storia: i cristiani ci uccidono!
Questo giudizio secco e ingiusto mi fa soffrire atrocemente; penso però anche a
quanto dovremmo intenderci di più, noi cristiani, a livello nazionale e internazionale,
su queste tragiche realtà di
natura politica, ricercando
una qualche unità di intenti
sui grandi temi biblici della
giustizia e del diritto! Johannesburg è anche per tutti noi
nuova Tavola valdese e, sotto, la Csd (manca Paolo Bensì)
Gli incarichi
per l'anno 2002-2003
La Tavoia valdese è stata eletta nelle persone di: GiovanPietro Genre, moderatore: Maria Bonafede, vicemodefatore; Franca Barlera, Giovanni Carrari, Franco Siciliano,
Giovanni Lombardo, Pietro Trotta, membri.
Il Comitato permanente dell’Opcemi è stato eletto nelle
persone di: Massimo Aquilante, presidente; Giunio Censi,
•^no Loraschi, Daniela Manfrini, membri.
La Commissione sinodale per la diaconia è stata eletta
elle persone di: Marco Jourdan, presidente; Bruno MaPaolo Bensi, Eugenio Bernardini, Piervaldo Du*U<i, Elio Forneron, Maja König, membri.
II Consiglio della Facoltà valdese di teologia è stato eletto
dispersone di: Ermanno Genre, decano; Daniele Garrod’ ^cedecano; Rosanna Ciappa, William Jourdan, Paolo
Debora Spini, Erika Tomassone, membri.
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola val^dl Cp/Opeemi e della Facoltà di teologia per il Sinorel/t ^ d stata eletta nelle persone di: Giovanni Anziani,
me n ■’ Rostan, Ulrich Eckert, Leonardo Casorio,
Mir^i I^^PPlenti Anne Zeli, Myriam Venturi Marcheselli,
dmScorsonelli, Eric Noffke).
nod S)°*i^*’^jssione d’esame sull’operato della Csd per il Simiat° ® eletta nelle persone di: Thomas Noffke,
bri Pons, Mattia Costa, Laura Vezzosi, mem
n,,.„VPPldnti Paola Reggiani, Jonathan Torino, Andrea
7®otto, Anita Tarascio).
(!¡(..?'^®®idldnte deila prossima sessione sinodale è stato inII s° persona del past. Salvatore Ricciardi.
®Pertf^^'° ha nominato come predicatore per il culto di
Plentp*’^ hel Sinodo 2003 ii past. Giuseppe Platone (sup■—___^st. Giuseppe Ficara).
credenti un’occasione di
contestualizzare insieme la
nostra fede e la nostra carità.
I pronunciamenti solitari giovano poco.
La mia è, ovviamente, una
semplice constatazione, ma
vuole anche essere un invito
a riflettere sui peso sociale e
politico delle nostre divisioni.
Non avvertiamo, ad esempio,
una comune radicale impotenza di noi cristiani nel dire
una parola univoca e forte
nella tragica lotta tra ebrei e
palestinesi? O dinanzi ai ricorrenti fondamentalismi
che in più parti dei mondo
fanno strage di cristiani inermi, cattolici ortodossi protestanti che siano? Forse è tempo di andare oltre i tradizionali confini del dialogo ecumenico riservato agli uomini
di chiesa, coinvolgendo nel
dibattito e negli interventi
più uomini e donne di pensiero, rappresentanti del potere culturale economico politico, in nome della dignità
di ogni uomo e di ogni donna
di tutti gii uomini e di tutte le
donne (lei mondo!
2) Il dialogo ecumenico in
casa italiana, dopo un breve
periodo di appannamento
nell’anno del giubileo, ha ripreso a camminare con i criteri e il ritmo già sperimentati. Quanto al dibattito teologico, che non può essere eluso, dipendiamo un po’
da quel che si fa a più ampio
raggio. Ci rendiamo conto
che le visioni di chiesa sono
diverse e talora anche contrastanti; e sappiamo benissimo che sul piano della fede
da piccole divergenze possono nascere grandi derive: bisogna quindi essere saggi e
prudenti nella ricerca. Siano
gli esperti teologi ad affrontare con diligenza e con sollecitudine certi nodi (e penso, visto il parlare che se ne fa, anche al delicato tema della
ospitalità eucaristica), aiutando ii nostro percorso comune con conciusioni significative, come queila ben nota sulia giustificazione, che
ha moito rasserenato l’orizzonte, anche se occorrerà
sempre dei tempo prima che
ii pronunciamento diventi
prassi consoiidata.
Sembra intanto importante
sviluppare la recezione dei
documenti e dei pronunciamenti concordati ufficiaimente. Essa consente di portare a conoscenza della base
di ogni chiesa, perché tutti
sappiano, i piccoli passi in
avanti del dialogo teologico,
e di far cambiare gradatamente mentalità e giudizi
stereotipati (e ingiusti).
E tuttavia, accanto e oltre il
dialogo teologico, c’è il dialogo per la prassi. In questo
momento siamo impegnati a
lavorare intorno alla Charta
oecumenica, che è un vero vademecum di convergenze
possibili. È stata costituita
una Commissione mista che
sta provvedendo a uno studio
comparato dei dodici paragrafi di quel documento, esaminandoli sotto due diversi
aspetti: quello problematico,
che evidenzia i nodi che sottostanno a formulazioni un
po’ ireniche che non mostrano tutta la complessità del
problema; e quello pastorale,
che consente di affrontare
con verifica reciproca alcuni
nodi comportamentali, sullo
stile degli incontri di p. Coutourier e dei dialoghi di Dombes. In questo ambito, ad
esempio, sarà possibile verificare (integrare, modificare),
l’informazione sull’una o
sull’altra confessione che
passa per i nostri mezzi di comunicazione sociale; o anche
le valutazioni su singoli episodi comportamentali, talora
letti più con taglio ideoiogico
o con memoria non purificata
Il vescovo Giuseppe Chiaretti
che con lo spirito della evangelica correzione fraterna.
Proseguono poi le iniziative programmate in comune,
già ben avviate con il convegno di Perugia del 1999 sul
Padre Nostro. Si terrà, infatti,
nel mese di febbraio 2003, un
analogo convegno a Viterbo
su «Le Beatitudini oggi».
È ormai pacifico l’impegno
comune intorno alla Parola
di Dio, come ha dimostrato
anche la grande mole di pubblicazioni di Sacre Scritture
proprio nell’anno giubilare.
Per questo e per altre iniziative condivise devono crescere
sempre più stima e apprezzamento reciproco, che consentiranno un po’ alla volta
di smaltire quel contenzioso
emotivo di vecchia data che
fa talora rinascere antichi
steccati. Il Signore benedica i
vostri lavori sinodali, e rafforzi in tutti noi la speranza di
tempi migliori. Sia gioia e pace sul vostro cammino!
* Presidente della
Commissione Cei per
l’ecumenismo e il dialogo
ÌÌ#ÌI#ÌWÌiÉÌtfÉÌÌÌs*ÌÌ«rt^lMl»ià*S»*Él#*l»
Ecumenismo e dialogo interreligioso
Il Sinodo, di fronte alla complessità con cui si sviluppano le relazioni e i singoli dialoghi bilaterali nel mondo ecumenico nazionale e internazionale,
invita la Tavola valdese a sollecitare le chiese a continuare nel
processo di ricezione della Charta oecumenica e a portare così a
termine l'invito dell'atto 69/SI/01;
invita le chiese ad accettare con fiducia la sfida posta dalla
nuova società multiculturale e multireligiosa, entrando nelle reti
di dialogo interreligioso che un po' ovunque segnalano un'apertura delle parti migliori della società italiana e, a partire dall'esperienza di questi cammini comuni, a riflettere teologicamente sul dialogo interreligioso.
Il saluto del rappresentante della Federazione delle chiese pentecostali
Un dialogo fraterno per la testimonianza comune
CARMINE NAPOLITANO
CARE sorelle e cari fratelli
in Cristo, a nome della
Federazione delle chiese
pentecostali reco il saluto
cordiale e fraterno del suo
presidente, past. Remo Cristallo, e dell’intero Consiglio
nazionale della medesima
porgendo il più sentito ringraziamento per l’invito ad
assistere ai vostri lavori sinodali; è senz’altro un’occasione che la storia e, attraverso
di essa, il Signore stesso ci offrono per cogliere qualche
segno di possibile e proiettiva speranza di comunione.
La Federazione delle chiese
pentecostali si è formalmente
costituita poco più di due anni or sono, ma ha alle sue
spalle un lungo cammino che
si è snodato attraverso varie
fasi e che per certi aspetti è
ancora in svolgimento: essa
rappresenta chiese locali e
unioni di chiese alcune delle
quali di rilevanza nazionale.
La Federazione intende rapportarsi in modo convinto e
fattivo alla più ampia e variegata realtà evangelica italiana
sia pure nella inelimlnabile
distinzione dei propri percorsi storici, teologici ed ecclesiali. La Federazione pentecostale non nasce come alternativa ad altre realtà, né come
concorrenziale; essa costituisce semplicemente uno strumento (da noi considerato il
più idoneo) attraverso il quale si è voluto creare un awici
namento tra diverse aree del
mondo pentecostale italiano
nel tentativo di porre un argine alla sua frammentazione e
raggiungere la soglia di una
soggettività più propositiva in
vista dell’unità pentecostale.
È convinzione della Federazione pentecostale che questo
modus essendi dei rapporti interpentecostali consente il
profilarsi di spazi comuni di
progettualità e impegno atti a
farci sentire tutti insieme parte e partecipi del mondo
evangelico italiano che nel
nostro paese svolge, sia pure
in forme diverse, un servizio
di testimonianza dell’Evangelo di Gesù Cristo; nello stesso
tempo garantisce la nostra
identità legata all’esperienza
pentecostale che non chiude
le porte al dialogo, anzi ne allarga gli orizzonti e lo spessore. Le chiese pentecostali che
hanno partecipato al dialogo
con le chiese valdesi e metodiste sono tutte membro della
Federazione pentecostale anche se il dialogo non è stato
condotto dalla Federazione in
quanto tale, ma dalle chiese
membro (non tutte) a titolo
proprio. Si può dire quasi che
questo dialogo è stato il primo
fmtto dello sforzo di unità interna che una parte dei pentecostali in Italia hanno com{Jiuto dando vita alla Federazione. Infatti l’invito al dialogo rivolto alle chiese pentecostali dalla Tavola valdese nel
1998, per una convergenza
storica e del tutto indipen
dente, fu quasi contemporaneo alla fase finale del progetto che ha poi condotto alla
creazione della Federazione.
Noi siamo nati come Federazione per fare la nostra
parte in modo più incisivo
nella necessaria opera di testimonianza evangelica in
questo paese; lo faremo con
le nostre specificità rna non
come isolati e solitari. È assolutamente necessario trovare
forme di convergenza e azioni comuni nello spirito di pari dignità e di pari opportunità che contraddistingue il
nostro comune essere evangelici. Il che non può che vederci presenti, partecipi e
protagonisti insieme agli altri
evangelici nelle scelte importanti relative alla nostra presenza nel paese, senza per
questo nascondere e nasconderci le diversità che ci caratterizzano e che in alcune direzioni sono piuttosto rilevanti. Il dialogo tra mondo
pentecostale e mondo riformato è solo cille prime battute
e queste prime battute probabilmente sono ancora poco
note anche se hanno prodotto alcuni significativi documenti pubblicati dalla Claudiana qualche mese fa; come
viene chiaramente affermato
nella introduzione di questa
pubblicazione mettere in moto il dialogo è stato una scommessa, proseguirlo è stato un
motivo di allegrezza, guardare a una possibile ripresa è
una ragione di speranza.
Siamo, credo, tutti consapevoli (noi e voi) del fatto che
la strada da fare è lunga, per
nulla lineare e irta di difficoltà. Ma le urgenze della storia e gli imperativi della fede
impongono che in Italia le più
antiche chiese evangeliche
rappresentate da voi e le più
recenti rappresentate da noi
si parlino e parlandosi si conoscano e conoscendosi imparino a rispettarsi.
. f"-¿i’iic
Dialogo con le chiese pentecostali
Il Sinodo, richiamando all'attenzione delle chiese l'atto 64/SI/01,
segnala alle chiese la pubblicazione, da parte della Claudiana,
del volume «Valdesi, metodisti e pentecostali in dialogo» che
raccoglie i risultati del dialogo di questi ultimi anni;
le invita a utilizzare il volume come materiale di studio e occasione di incontro con le chiese pentecostali, portando i risultati
del proprio lavoro negli incontri dei circuiti e inviando reazioni
alla Commissione;
invita la Tavola a rinominare la Commissione consultiva per il
dialogo con le chiese pentecostali in modo che il dialogo possa
proseguire con efficacia.
6
PAG. 6 RIFORMA
Valdese
Come affrontare le crescenti difficoltà di organizzare bene il «campo di lavoro»?
Il servizio pastorale nelle chiese
Assegnare la cura pastorale a ogni comunità è diventato, per la Tavola valdese, uno degli
impegni più complicati e frustranti Le necessità delle comunità e i bisogni dei pastori
PAOLO RIBET
. OTTO cambia»: le paM. role di questo canto
sudamericano, eseguito durante il culto di apertura, sono state ricordate diverse volte durante le giornate sinodali e si sono dimostrate significative in modo particolare se
riferite al dibattito sul «campò di lavoro». È infatti un vero e proprio allarme quello
che la Tavola valdese lancia
alla chiesa quando, in apertura della sua relazione, afferma che «le crescenti difficoltà nella copertura del
campo di lavoro hanno raggiunto il livello di guardia». In
Calabria e in Sicilia, per citare l’esempio più macroscopico, due anni fa operavano 9
pastori e pastore, due pastori
emeriti, una candidata e un
diacono, con una sola sede
vacante affidata al circuito.
Col prossimo anno, i pastori
si ridurranno a 4, affiancati
da un pastore emerito, un
candidato, due diaconi e tre
studenti, con due chiese affidate al circuito e l’intera Calabria senza alcun pastore residente. «Quali sono le cause
di questa situazione e quali le
possibili soluzioni? - si chie
de la Tavola, investendo del
problema il Sinodo tutto -. È
un problema strutturale o di
persone?».
È indubbio, ha esordito un
membro della Tavola, che la
«provvista del campo di lavoro», come si dice con termine un po’ vecchiotto, è resa
quanto mai difficile dalla
quantità di persone e organismi che si devono consultare quando si vuole spostare
una persona e dunque dalla
quantità di veti incrociati
contro cui si va a cozzare; ma
ciò che rende impossibile,
come è accaduto, coprire le
necessità delle comunità (comunità che pure meritano attenzione) è la mancanza di
disponibilità da parte dei pa. stori ad accettare i trasferimenti. Ciò che distingue un
mestiere da una vocazione
determinante, ha terminato il
rappresentante deU’amministrazione, è la capacità di
porre il servizio al di sopra di
tutto il resto; la mancanza di
questo elemento è un segno
della caduta di senso vocazionale. Parole forti che hanno segnato tutto il dibattito
successivo.
Da un lato, in molti hanno
rifiutato di far coincidere in
Facoltà di teologia di Roma
Grazie ai professori
Ricca e Rostagno
CLAUDIO PASQUET
La Facoltà di teologia è
stata ben presente in
buona parte del dibattito sinodale, anche quando non
ne si parlava direttamente
ma si discuteva dell’accompagnamento di studenti e
studentesse che andrebbero
seguiti da una apposita commissione dall’inizio degli
studi fin ai primi anni di pastorato. La Facoltà è infatti,
nel bene e nel male, un luogo deputato alla formazione
pastorale, alla ricerca teologica, al dialogo con le culture, alla formazione dei laici,
al dibattito ecumenico, ai
rapporti internazionali della
nostra chiesa. Quando poi si
è parlato direttamente di Facoltà, ci siamo accorti che
sono già passati 26 anni
dall’inizio dell’attività di insegnamento dei professori
Paolo Ricca e Sergio Rostagno che, quest’anno, lasciano il loro incarico. Il Sinodo
ha espresso loro la riconoscenza della chiesa tutta e ha
augurato ai nuovi professori
Fulvio Ferrano (Teologia sistematica) e Martin Hirzel
(Storia della chiesa) un buon
lavoro a Roma.
Per il resto si sono viste
Sergio Rostagno
Paolo Ricca
Il servizio fotografico
al Sinodo è o curo di
Pietro Romeo
aperture di prospettive per la
vita della nostra Facoltà teologica. Innanzi tutto la nascita del Centro studi ecumenici che verrà gestito con la determinante collaborazione
dei luterani italiani, che ci
offrirà la possibilità di proseguire il lavoro di contatti
ecumenici internazionali
che già la nostra Facoltà ha
intrapreso. Poi la possibilità
di istituire dei corsi «postlaurea» in vista dell’ottenimento di master o dottorati
di ricerca, come già avviene
in moltissime Facoltà teologiche in Europa e nel mondo. Visto che così il lavoro si
sta ampliando e che non si
può dimenticare il grandissimo impegno dei corsi di diploma a distanza, il Sinodo
ha anche approvato la possibilità che la Facoltà si avvalga dell’apporto di professori
a contratto annuale che si
occupino di un settore specifico di insegnamento.
Infine un invito alla Tavola
perché si attivi per vedere se
per caso non è possibile riscattare ai fini pensionistici
gli anni di studio in Facoltà.
Cosa difficile perché i pastori
sono iscritti al Fondo previdenziale speciale del clero,
molto conveniente per le
chiese che pagano i contributi, ma estremamente penalizzante per i pastori che ne
usufruiscono.
modo così stretto il servizio
con la vocazione, in quanto
questa ricopre una realtà ben
più vasta nella vita di qualunque credente, pastori compresi. D’altro canto, a fianco
di queste prese di distanza,
nel corso del dibattito è emerso però anche il fatto che
è il ruolo del pastore nel suo
complesso che da diversi anni è sottoposto a una revisione profonda. «Tutto cambia»:
occorre dunque che la chiesa
lavori sui temi di fondo, senza porre come prioritario il
problema di rispondere alle
emergenze, in quanto soluzioni non sufficientemente
solide possono produrre dei
disagi, sia nei pastori sia nelle comunità, difficilmente ricomponibili. In tale quadro,
diversi intervenuti hanno
con forza sottolineato come
il concetto del sacerdozio
universale sia il motore del
modo protestante di vivere la
chiesa e che pertanto, per
quanto importante possa essere, il ruolo dei pastori non
può ricoprire tutti gli altri
ministeri.
Ma è anche la «carriera»
pastorale che va tenuta presente in modo più organico.
Da tempo si richiede che ai
candidati non vengano affidate delle chiese e che questi
siano inviati in comunità
grandi in cui possano essere
seguiti molto da vicino da pastori di riferimento che li aiutino nelle loro prime esperienze. Inoltre, poiché è avvenuto che studenti prossimi
alla conclusione degli studi o
addirittura dei candidati
pronti per la consacrazione
abbiano abbandonato il servizio, è stato anche proposto
che fin dagli anni di Facoltà
si ponga un «filtro» che verifichi l’attitudine degli studenti
al pastorato. D’altro lato, è
venuta anche forte l’esortazione a non usare nel dibattito delle espressioni totalizzanti, che tengono presente
un solo modello pastorale e
che colpevolizzano l’interlocutore, in quanto spesso il
pastore, come tutti, è chiamato a rimanere fedele a
realtà diverse, talora in contrasto fra loro.
Gli ordini del giorno che
sono stati approvati hanno
cercato di tenere presente i
vari elementi emersi durante
il dibattito, indicando delle
linee operative a medio e
lungo periodo per la Tavola e
per le chiese.
Presidenza del corpo pastorale
Nasce la figura
del vicepresidente effettivo
Il corpo pastorale ha discusso sulle proprie funzioni
riprendendo anche in esame
la proposta di distinguere la
figura del moderatore da
quella del presidente del corpo pastorale, già dibattuta 10
anni or sono. Inoltre, in merito alle funzioni del corpo pastorale si è discusso sulla
possibilità di abolire questo
organo ecclesiastico o di affiancargli o di sostituirgli
un’associazione pastorale.
Si è ritenuto preferibile il
mantenimento del corpo pastorale con le funzioni tecniche che l’ordinamento gli affida (DV art. 16, R03 art. 32),
ma sono state evidenziate
due esigenze a cui l’attuale
impostazione non dà risposte
sufficienti: da una parte l’esigenza di una disciplina che
non abbia solo come interlocutore l’amministrazione ecclesiastica da cui i pastori dipendono: dall’altra l’esigenza
di una attività di formazione,
aggiornamento e supervisione, strutturata in modo più
organico e continuativo. Per
la prima di queste due esigenze si è riconosciuto che
essa va inserita in un contesto più ampio che comprenda anche funzioni di accompagnamento, senza che siano
per altro emerse, per il momento, risposte adeguate.
Per la seconda esigenza si è
riconosciuta la sua importanza e la sua possibile iscrizione tra le funzioni tecniche del
corpo pastorale.
In merito alla proposta di
distinzione delle figure del
moderatore e del presidente
del corpo pastorale, si è ritenuto che senza arrivare a una
distinzione delle funzioni, gli
inconvenienti di sovraccarico
delle competenze del moderatore potrebbero essere ovviati dalla figura di un o una
vicepresidente a cui il moderatore potrebbe delegare
molte delle funzioni della
presidenza del corpo pastorale con l’incarico di agire in
via ordinaria e non solo, come di solito accade per i vice,
in via straordinaria in caso di
assenza o impedimento.
In questa linea il corpo pastorale si è pronunciato a favore di un allargamento della
già esistente segreteria con
l’inclusione di un o una vicepresidente. Successivamente,
il Sinodo ha approvato le seguenti modifiche regolamentari (R03 capitolo V Corpo pastorale, art. 32): «Il corpo pastorale si dota di una segreteria che affianca il presidente e
opera sulla base di un regolamento adottato dal corpo pastorale. La segreteria è composta da un vicepresidente
che agisce con ampia delega
da parte del presidente per sostituirlo in via ordinaria, e da
due segretari. I membri della
segreteria sono eletti annualmente, per un massimo di 5
anni consecutivi, nel corso
dell’ultima sessione del corpo
pastorale precedente il Sinodo», e: «Il corpo pastorale delibera, organizza e svolge altresì programmi di formazione, aggiornamento e supervisione per i propri membri».
VENERDÌ 15 settembri: w:
mi
Sistemazione del campo di lavoro
Il Sinodo, esprimendo grande comprensione per le diffirok
incontrate durante l'anno dalla Tavola valdese nella sistetna?k
ne del campo di lavoro, ■
tenendo conto di una programma'zione a lungo termini
nell'ambito della concertazione con circuiti e distretti,
invita la Tavola valdese
a proseguire la progettazione avviata della pianta organ^
inserendo in questo quadro la possibilità di periodi di,
dutoQo;
stione delle chiese locali tra una assegnazione pastorale e
campo di lavoro, se non in
a non utilizzare per coprire
eccezionali, e comunque sempre accanto a un pastore di rif^
mento, studenti di teologia che non abbiano concluso gli stu^
in Facoltà, fatte salve le decisioni già prese;
a inviare i candidati solo in quei contesti che consentano ogng
tivamente un sereno completamento del loro percorso formati^
Formazione, aggiornamento, supervisione
Il Sinodo, preso atto della relazione della Tavola valdese, ch(
denuncia la paralisi progressiva del campo di lavoro e la perdio
di forze pastorali in via di formazione
ritiene che vada impostato un piano articolato su tempi bre» vigli
medi e lunghi, perché la chiesa nel suo insieme riacquisti maggit
scioltezza e dinamismo spirituale nell'esercizio della sua missioni
Nell'immediato, il Sinodo ritiene che si debba potenziai
un'attenta cura dei candidati nel loro periodo di prova per ci
che riguarda le destinazioni, prevedendo la vicinanza a un pa.
store di riferimento. Ciò potrà comportare disagi a un certo niimero di chiese che rimangono senza pastore/a per un periodi
Ma questi disagi devono essere messi in conto e sopportati inv
sta della formazione ottimale dei/lle futuri/e pastori/e
i tema ft
do, coro'
aofl 50^'^
mi
pubb
Era noto
loro rispi
d’esaroe
Nel tempo medio è necessario che la Tavola valdese curi con|i nostra rei
dovuta priorità, appoggiandosi al corpo pastorale, un ventagli^ i,
di possibilità di formazione, aggiornamento, supervisione peri: ^
pastori in attività di servizio, al fine di rompere l'isolamente ^
combattere la solitudine, evitare il pericolo dello sbandamene Nel dot
A questo proposito andranno studiate forme di disciplina e ai i Sinodo
todisciplina che diano ai pastori il supporto necessario perl'eseiS f nroori
cizio di un ministero che non sia affidato unicamente alla buoi) ^
volontà e all'autoregolazione del singolo.
nire una
mettesse
inazione
clié, coin
atore, »ii
Nel lungo periodo è necessario impostare un rinnovato pei
corso formativo per chi risponde alla vocazione pastorale. Indi* l3®;a) a
duando precise responsabilità di persone e organi, è necessar raccnc*
costruire un percorso lungo il quale si svolga non solo un'azioi 2001 non
di formazione e di accompagnamento, ma anche trovino posi provato i
momenti di valutazione quanto all'attitudine al pastorato, ond lancio co
evitare che la valutazione stessa, procrastinata fino alla sogl saltava p
della consacrazione, sia di fatto vanificata. , pieventn
Nel dare un ampio mandato alla Tavola su queste linee rivoli jQn erai
un appello ai pastori e alle pastore, ai Concistori e Consiglidi [ontrolli
chiesa, ai Consigli di circuito e alle Ced affinché tutti diano il Jjisinoc
massimo apporto al piano che la Tavola predisporrà in attuazip j0H’aunc
ne delle linee indicate. ) jj ]
Consapevole del fatto che «senza di me non potete far nulla! „
chiede al Signore di rinnovare per la sua chiesa la grazia di scegnP*^
re e costituire, mandare e produrre frutti permanenti (Giov.15).
Ciov sull
Migliori condizioni per i ministri della chie^
Il Sinodo invita la Tavola valdese,
a continuare l'elaborazione di modi per garantire miglii
condizioni materiali ai ministri della chiesa, non solo attravei
l'aumento di provvidenze specifiche, ma anche prevedendo
aumento dei tempi di riposo, ferie e aggiornamento;
a predisporre una mappa che tenga conto di tutti quei benel
che le chiese locali già operano nei confronti dei/lle loro pastori/!
a continuare nella prassi di sostegni mirati alle famiglie pasti
rali monoreddito, differenziando quindi, ma in vista di una mai
giore uguaglianza.
Chiesa di lingua italiana nel VViirtemberg
Il Sinodo, preso atto della decisione di chiudere l'esperienza
tuzionale della chiesa di lingua italiana del Wùrtemberg, rict
sce in tale decisione la saggezza di un cammino di integrazii
nelle chiese protestanti del paese in cui si abita; esprime ricoi
scenza a quanti/e hanno lavorato per lunghi decenni per gara!
re uno spazio in cui poter esprimere la propria fede con la '
italiana e in legame con la chiesa d'origine; si augura di contini
re ad avere relazioni con le/i credenti di quell'area; invita laTa'
la a pensare un possibile utilizzo dei doni della pastora valdeseu ipijgjjg^
Costabel, che resta per il momento priva di un lavoro pastorale. Jjq ^ ^
l'idlasua
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2000, Ci(
''entivo a
in datai
Una pere
pi circa :
la Tavol
lapropr:
m
Post laurea alla Facoltà valdese di teologia
Il Sinodo, in accordo con gli intendimenti espressi dall'
43/SI/01, esaminato il progetto, che vede l'istituzione
coltà valdese di teologia di corsi post-lauream (master e dottO"
rato di ricerca) lo approva. Invita il Consiglio di Facoltà a
sporre, d'intesa con la commissione per le discipline, le
rie modifiche regolamentari per la prossima sessione sro°'^®'5„
mettere in atto i corsi di post-lauream possibilmente a pan”
dall'anno accademico 2003-04.
Professore a contratto
Sinodo, nella prospettiva indicata dall'art. 46/SI/01 tesa a
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M ,2>iMuuu, Menci piu^peciiva imuic.cilcì uon cn l. ‘♦u/ji/v • UartÙ
viduare figure di sostegno per ogni singolo insegnamento on .!
dalla Facoltà valdese di teologia, esaminata la proposta voiw
istituire, nel quadro delle attuali modalità di docenza,
del professore a contratto, intendendolo come incarico coni
dal Consiglio di Facoltà su proposta del Collegio accadernico tJi^
la durata di un anno (rinnovabile), con compenso stabilito
stesso Consigiio in base ail'impegno richiesto, la approva.
Centro dì studi ecumenici
Il Sinodo, nello spirito dell'alt. 42/SI/01, esaminato il
che istituisce il «Centro di Studi ecumenici», inteso come
di ricerca e di dialogo neH'ambito della comunione giè
europee che hanno sottoscritto la Concordia di wan»
pienamente accolto dal Sinodo della Chiesa evangelica lu
se ne rallegra per le prospettive che apre e lo approva.
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Riscatto pensionìstico ^
Il Sinodo chiede alla Tavola valdese, a fronte del
mento statale dei titoli di studio rilasciati dalla Facoltà '
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di teologia, di esperire la possibilità di aprire apposita
va con il fondo speciale previdenziale al quale sono
va con II Tonoo speciale previaenziaie ai quaie sum" ..
pastori/e per il riconoscimento ai fini pensionistici
studio in Facoltà, non escludendo la possibilità di un
personale per il riscatto.
7
.^^113 SETTEMBRE 2002
iiNODo Valdese
PAG. 7 RIFORMA
stnajio.
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rifeii -I dibattito sugli ospedali,
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j 11 Sinodo ha discusso per un giorno intero sul futuro dei tre presidi sanitari
Gli ospedali valdesi e la chiesa
Hibodita la volontà di salvaguardare gli ospedali di Torino, Torre Pellice e Pomaretto ma
nortondoli a un livello sostenibile per le finanze della chiesa. La gestione diretta della Tavola
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coniunQ’^® il più atteso
„„„solo dall’insieme dei de” ati ma anche dal foltissipubblico che ha gremito
rie dell’aula sinodale.
Eia'noto a tutti che fiiio alla
pi brevi visffia gli organi esecutivi e le
laggioi loro rispettive Commissioni
d’esame erano stati impei giorno e notte per definire una proposta che permettesse di uscire da una situazione drammatica perì, come ha detto il modemtore, »incompatibile con la
nostra realtà».
La grave crisi
finanziaria
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amenti Nel documento presentato
■>3 e Sinodo, la Tavola giustifica
lapropria decisione di scio® jlimento della Commissione
ato nei Sov sulla base dei seguenti
a Indh f®“*' ® ® chiusu
■cessati ra dell’esercizio finanziario
n'aziot risultava ancora ap
io post provato né presentato il bito, ond Kicio consuntivo; b) non ria sogi saltava presentato il bilancio
preventivo dell’anno 2002 e
5 rivoli lon erano stati eseguiti i
osigli diijontrolli trimestrali richiesti
dlanoj lai Sinodo 2000; c) il deficit
ittuazi^ leu
'anno 001 (circa 21 mir nullai risultava essere
i sceol superiore alla sti
: napresentata al Sinodo 2001
’ 13miliardi); d) tali fatti testi
,. t nomano di gravi carenze di
hl6S| Imzionamento dell’organo
■ ligestione dell’ente,
miglio In data 5 agosto giungeva al
traveiS iresidente della Ciov, Gianandp un arie Griot, una lettera della
‘ ipgione Piemonte, firmata
I benei lai presidente della giunta,
t litigo, e dall’Assessore
namai D’Ambrosio, che
[iconosceva alla Ciov alcuni '
( ifflporti relativi a una errata
i Gassificazione tariffaria negli
erg ( *^’97e’98 e alle prestaziounzaisd' J’axtra budget dell’anno
, ricolti “0. Ciò nonostante il pregrazii^ wntivo approvato dalla Ciov
■ ricofl ®data 13 agosto prevedeva
garant ma perdita per l’anno 2002
la ling àcirca 14,7 miliardi di lire.
pertanto ribadiva
'Lg, decisione del 20
»“gno, pur sospendendo fi™al 2 settembre l’effetto
sua delibera.
ildese G
orale.
Comprensibilmente segnato da una grande tensione
emotiva ma anche spirituale
in quanto tutti sono ben consapevoli dell’importanza dell’impegno diaconale nella vita delle chiese, il dibattito è
stato franco, duro, talvolta
nervoso, ma sempre nei limiti della correttezza, evitando
di cadere nel tranello della ricerca del capro espiatorio.
Certo, i membri rimasti nella
Ciov dopo le dimissioni di
due di loro nel corso dell’anno si sono comunque sentiti
presi di mira e l’intervento
appassionato del presidente
Griot, al quale il presidente
del Seggio ha concesso un
lungo tempo di parola, non
ha lesinato le critiche agli organi esecutivi e alle Commissioni d’esame che, secondo
lui, non hanno individuato il
vero motivo della drammatica situazione in cui si trovano
gli ospedali, e cioè la mancanza di competenza politica
e giuridica, oltre che tecnica,
dei membri del comitato di
gestione in un campo così
complesso come quello della
sanità. 11 pastore Paolo Ribet,
presidente della Csd dal 1993
al 2000, e Franca Co'isson,
presidente della Ciov dal
1996 al 2001, hanno riconosciuto con sobrietà la loro
parte di responsabilità quando, nel ’96-97, nel momento
in cui iniziava lo sbilancio
dell’ospedale evangelico di
Torino, si è deciso per il rilancio deH’ospedale, nominando un direttore generale
che, in pochi anni, portò il bilancio da 20 a 80 miliardi di
lire. Subito dopo, anche gli
ospedali delle Valli entrarono
in crisi. Nonostante un disavanzo crescente, si è andati
avanti nella certezza che la
Regione lo avrebbe ripianato.
Finché la Regione ha fatto sapere che «nulla vi è dovuto».
Per l’ex moderatore Gianni
Rostan e per il vicepresidente
della Ciov, Giorgio Bouchard,
la lettera della Regione Piemonte del 5 agosto è segno
che ci sono ancora spazi poli-,
tici per risolvere la situazione. In questa luce, la proposta della Tavola di amministrazione straordinaria appare loro «disastrosa» per i riflessi che essa avrà all’esterno. Molti altri interventi hanno invece sottolineato la saggezza della decisione della
Tavola e molti altri hanno insistito sulla necessità di ridimensionare radicalmente la
diaconia «pesante», in particolare quella ospedaliera.
La nuova Struttura
Alla fine il Sinodo ha approvato con ampia maggioranza la proposta congiunta
della Tavola e della Csd, dopo avere accolto alcuni emendamenti. A partire dal 2
settembre dunque, la Tavola
assume temporaneamente la
gestione diretta dell’ente patrimoniale Ciov «delegando
per la gestione dello stesso
un Comitato ristretto presieduto dal presidente pro-tempore della Csd». La tavola
eserciterà ü suo ruolo di controllo «tramite un proprio delegato e il collegio dei revisori
di sua nomina, fermo restando la funzione e i poteri delle
Commissioni d’esame». Il
Comitato ristretto dovrà relazionare mensilmente alla Tavola sul proprio operato.
Ovviamente tutte le deleghe, procure e poteri di firma
finora attribuiti alla Ciov «so
Ospedalì Ciov
Il Sinodo, esaminata approfonditamente la situazione che ha
caratterizzato, e caratterizza, la condizione economico-finanziaria e gestionale degli Ospedali valdesi dipendenti dalla Ciov;
vista la proposta formulata dalla Tavola valdese, d'intesa con
la Csd, in ordine alle procedure da mettere in atto e alle azioni
da compiere per affrontare adeguatamente la materia, proposta
che si allega al presente atto,
la approva, invitando la Tavola valdese:
a promuovere tutte le azioni di carattere ordinario e straordinario ivi previste e quelle che si renderanno utili e necessarie per il
definitivo superamento della situazione di crisi e il proseguimento
dell'attività, nelle forme che si riveleranno possibili, in un quadro
di salvaguardia dei complessivi equilibri economici e finanziari.
no revocati e conferiti al presidente del Comitato per la
gestione che prowederà successivamente ad attribuirli a
chi di competenza». In particolare il Comitato per la gestione «prowederà, con apposita delega, ad affidare ai
propri componenti o collaboratori la responsabilità di
sovrintendere alla progettazione straordinaria e al controllo dell’attività ordinaria di
uno o più dei diversi settori
aziendali, quali: relazioni
esterne, amministrazione,
organizzazione, personale, finanze, approvvigionamenti e
contratti, ecc.». Per tutta la
durata della gestione diretta,
che sarà di un anno e «potrà
essere espressamente prorogata» dal prossimo Sinodo,
viene sospesa «l’applicazione
delle norme relative all’affidamento della Ciov alla Csd e
alla nomina e funzioni della
Commissione». Infine, nel
caso in cui si rendesse necessario «procedere a modificazioni nella struttura proprietaria dei presidi ospedalieri o
alla cessazione dell’attività
degli stessi, la Tavola prowederà alla convocazione di
una sessione straordinaria
del Sinodo».
Un difficile bivio
In questi giorni Tavola e
Csd sono al lavoro per impostare l’attuazione del prowedimento. Come ha detto il
presidente della Csd, Marco
Jourdan, prima della sua riconferma, «le possibilità di
successo sono inferiori al
50%». La chiesa tutta è posta
di fronte a un bivio e occorrerà un grande discernimento spirituale per superare
questa delicatissima fase che
comunque rimette in discussione l’impostazione finora
seguita dalla nostra diaconia.
Come ha detto il pastore
Neusel, della Chiesa della Renania, nel suo apprezzatissimo saluto al Sinodo, «adesso
dovete decidere voi se volete
far dipendere il futuro della
vostra chiesa dalla vicenda
dei vostri ospedali», e ha aggiunto, dopo avere ricordato
il rapporto tra realismo e fede, «voi vi situate in una tradizione profetica che subisce
le conseguenze della globalizzazione. Ma dovete anche
verificare le vostre forze».
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Sinodo
"'ovato la p infine apostituzione della
nuova Commissione ridisegnando in questo modo il panorama della formazione diaconale della chiesa. Con la
costituzione di questo nuovo
strumento di formazione infatti, come accennato in precedenza, vengono a sparire
definitivamente sia il Centro
permanente di formazione
diaconale (Cpfd) sia il Centro
di formazione diaconale (Cfd)
Giuseppe Comandi di Firenze
esistenti fino al presente Sinodo. Il Cfd Comandi per la
verità già quest’anno, vista la
situazione di incertezza e
l’orientamento alla chiusura
già nell’aria, non aveva attivato nuovi corsi nel timore di
non poter garantire agli studenti il percorso formativo
pur svolgendo comunque alcune iniziative di formeizione
per chi doveva ancora concludere il proprio percorso.
A questo punto comunque,
con l’approvazione del regolamento della Commissione
di formazione diaconale
(Cfd), la Tavola viene ad assumere direttamente il com
pito di rivolgere vocazione
per il ministero diaconale e
ad essa viene affidato il compito della «supervisione delle
attività di formazione e aggiornamento delle persone
chiamate a svolgere tale ministero». La nuova Cfd, la cui
commissione composta da 7
membri sarà annualmente
nominata dalla Tavola, ha tra
le proprie finalità oltre che
quella di formazione dei candidati anche quelle di accoglienza e inserimento dei
diaconi provenienti dall’estero, la promozione di ricerche
e studi sullo sviluppo del ministero diaconale, di consulenza alle attività di formazione e aggiornamento degli
operatori nella diaconia, di
coordinamento dei diaconi
iscritti a ruolo. A queste finalità seguono diverse funzioni
ad esse legate come la progettazione dei percorsi individuali di formazione delle
persone a cui viene rivolta
vocazione, l’organizzazione
dell’accoglienza e delTinserimento dei diaconi prove
nienti dall’estero, l’organizzazione di incontri periodici
e di aggiornamento, e in più
la funzione di seguire gli sviluppi e le evoluzioni del ministero diaconale e organizzare almeno un incontro annuale dei diaconi e dei candidati a tale ruolo. La nascita
della Cfd insomma si presenta come un passo significativo nella direzione della semplificazione del quadro organizzativo della formazione
diaconale, passo che però
non potrà non fare tesoro di
quanto fatto fino ad ora nel
campo della formazione sia
dal Cpfd che dal Cfd Comandi. Questo guardare anche al
passato e non solo al futuro è
stato ricordato anche nel
corso del dibattito in Sinodo
dove è stata ricordata per
esempio l’importanza della
residenzialità che il Centro di
formazione diaconale Giuseppe Comandi dava anche
per la crescita e la maturazione personale dei candidati
cosa che il nuovo Cfd non
potrà non tenere in conto.
Chiesa e diaconia
Il Sinodo, alla luce delle analisi e delle riflessioni svolte sul tema della diaconia, invita i Consigli di circuiti e/o le Ced a organizzare convegni di approfondimento e di studio sull'impegno diaconale delle nostre chiese in tutti i suoi risvolti teologici e operativi. Incarica anche il seggio di nominare una «Commissione ad
referendum» che istruisca detti convegni, da tenersi livello circuitale e/o distrettuale, e raccolga i risultati dei convegni di studio
dei circuiti e dei distretti e ne relazioni al prossimo Sinodo.
Commissioni d'esame sulla Ciov
Il Sinodo, avendo approvato la proposta della Tavola valdese,
relativa alla gestione diretta dell'ente Ciov,
considerando inoltre che, secondo l'interpretazione fornita al
Sinodo 2000 dalla Commissione per le discipline, riguardo ai casi
di amministrazione straordinaria, l'esame dell'operato del comitato incaricato della conduzione della gestione diretta della Ciov
ricadrebbe nell'ambito di competenza della Cde Tavola,
tenendo altresi conto del fatto che il suddetto comitato è presieduto dal presidente pro-tempore della Csd
decide che la Cde Tavola e la Cde Csd, che relazioneranno al
prossimo Sinodo, opereranno congiuntamente sull'analisi
dell'operato del comitato di gestione dell'ente Ciov.
Fabbisogno della Csd
Il Sinodo, viste le esigenze della Csd in merito al fabbisogno
necessario per il proprio funzionamento e per la realizzazione
dei progetti che coinvolgono tutte le opere affidate o convenzionate con la Csd stessa,
autorizza, a partire dal 2003, l'incremento del contributo richiesto alle opere dal 2%o dei ricavi complessivi, al 4 per mille
per le opere di assistenza e all'8%o per le opere di accoglienza.
La Commissione sinodale per la diaconia
Il Sinodo, constatando che il carico di lavoro della Csd è aumentato progressivamente nel tempo, anche a causa della crescente complessità della gestione delle opere a lei affidate,
esprimendo la preoccupazione che la struttura attuale della
Csd e del suo staff in futuro possa non rivelarsi sufficiente per
continuare a svolgere efficacemente i compiti di indirizzo, di
coordinamento e di controllo che le sono affidati,
dà mandato alla Csd di procedere a una valutazione delle dimensioni che la sua struttura potrebbe assumere, per poter far
fronte efficacemente agli impegni attuali e futuri del|a Csd stessa.
Questa valutazione dovrebbe includere anche i costi conseguenti.
Domenica della diaconia
Il Sinodo, esprimendo apprezzamento per il risultato della colletta della domenica della diaconia dedicata a incrementare il
fondo per l'assistenza anziani gestito dalla Csd,
invita la Csd a continuare a dedicare questa colletta al fondo
per l'assistenza anziani,
invita le chiese a valorizzare ulteriormente la domenica della
diaconia, anche organizzando dei momenti di informazione e di
riflessione sull'azione diaconale della chiesa.
Regolamento interno della Csd
Il Sinodo, constatando i progressi fatti nella definizione del regolamento interno della Csd,
riaffermando l'estrema importanza di questo strumento p6r
una corretta gestione dei rapporti tra la Csd e le Opere,
ritenendo che il iavoro fatto finora debba essere necessariamente integrato da una proposta di armonizzazione con il suddetto regolamento degli statuti delle opere affidate alla Csd,
chiede alla Csd, in collaborazione con le opere, di completare
il lavoro preparatorio e di presentare al più presto una proposta
organica che includa sia il regolamento interno della Csd sia le
collegate variazioni statutarie delle opere ad essa affidate.
Opere fiorentine
Il Sinodo, prendendo atto della riflessione avviata sul progetto
di unificazione delle opere fiorentine,
invita le chiese e le opere fiorentine, in accordo con la Csd, a
continuare nel cammino intrapreso.
Centro servizi amministrativi
Il Sinodo, vista l'efficienza di prestazioni professionali offerte
dal Centro servizi amministrativi deila Csd; appurato il fatto che
vi sono ancora delle capacità per servire opere diaconali del nostro ordinamento non facenti capo alla Csd, suggerisce a queste
ultime opere di avvalersi maggiormente dei servizi offerti.
a*
Commissione per la formazione diaconale
Il Sinodo, esaminato il progetto di costituzione della Commissione per la formazione diaconale, attraverso la confluenza della
Commissione permanente per la formazione diaconale e il Centro per la formazione diaconale «G. Comandi», lo approva.
Abrogazione Cpfd
Il Sinodo, considerato che con atti n. 62-63 è stata costituita la
«Commissione per la formazione diaconale» che ha assorbito le
competenze e le funzioni sia del «Centro di formazione diaconale Giuseppe Comandi» sia della «Commissione permanente per
la formazione diaconale» (Cpfd), delibera di abrogare il regolamento della Cpfd approvato con atto 49/SI/98.
Chiusura del Centro di formazione diaconale
Il Sinodo, considerato che con atti n. 62-63 è stata costituita la
«Commissione per la formazione diaconale» che ha assorbito le
competenze e le funzioni sia del «Centro di formazione diaconale Giuseppe Comandi» sia della «Commissione permanente per
la formazione diaconale» (Cpfd),
delibera ai sensi dell'art. 25/RO/8 di revocare l'autonomia
dell'istituto «Centro di formazione diaconale Giuseppe Comandi» decisa dal Sinodo con atto 95/51/2000;
decide che le patrimonialità residue dell'istituto siano devolute
alla Tavola, indicando che questa le utilizzi prioritariamente per le
finalità della.nuova «Commissione per la formazione diaconale»;
incarica la Tavola di compiere tutti gli atti necessari, utili o opportuni per la chiusura dell'istituto Centro di formazione diaconale Giuseppe Comandi.
8
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 13 S
La Tavola valdese e l'Opcemi hanno chiuso i loro bilanci 2001 con un deficit
Le finanze della chiesa e l'otto per mille
Le contribuzioni da parte dei membri di chiesa aumentano, ma non di quanto sarebbe
necessario. Benché aumentino le firme, il gettito dell'otto per mille è in calo. La finanza etica
GABRIELLA MARANGONI
QUEST’ANNO il Sinodo
non si è più suddiviso in
gruppi di lavoro ma, data
l’importanza dei temi trattati,
tutti gli argomenti sono stati
dibattuti in seduta plenaria,
compreso quello sulle finanze; il tema è stato affrontato,
come si evince dalla relazione
della Commissione d’esame,
su due fronti: uno interno, la
«situazione finanziaria della
Tavola, dell’Opcemi, della Facoltà, delle Opere che rispondono direttamente al Sinodo,
l’Otto per mille» e uno esterno, «finanza etica». A partire
dall’anno in corso, alle Ced è
stato affidato il compito della
ripartizione tra le singole
chiese delle somme loro assegnate sia per le chiese valdesi,
sia per quelle metodiste.
Tavola valdese
Il bilancio consuntivo di fine anno chiude con un deficit
di 11.975,16 euro, pari a 23
milioni di lire. Malgrado che
le chiese abbiano incrementato, nel corso degli ultimi
anni, i versamenti alla Cassa
culto, il risultato finale è che
sono giunti 100 milioni in
meno rispetto alla ripartizione fatta dalle Ced. Non va
inoltre dimenticato che il
contributo al Fondo pensioni
per gli emeriti è sempre molto inferiore di quello preventivato dalla Tavola e l’atto sinodale che indicava tale importo nel 10% di quanto inviato per Cassa culto non è
mai realmente decollato; infatti non sono molte le chiese
che inviano regolarmente tale
importo. A fine luglio del corrente anno, i versamenti delle
chiese erano in grave ritardo;
è opportuno ricordare che la
Tavola deve pagare ogni mese gli stipendi per gli operai
della chiesa; sarebbe un senso di responsabilità da parte
di tutti che ogni mese si potesse versare (possibilmente
anticipato) il dodicesimo previsto, al fine di evitare esposizioni verso gli istituti di credito e relativi interessi passivi.
Opcemi
Il rendiconto economico
2001 chiude con un deficit
pari a circa 54 milioni di lire.
Anche per le chiese metodiste
vale quanto detto per le chiese valdesi rispetto al forte ritardo delle contribuzioni rilevato a fine luglio 2002; inoltre
va sottolineato che i versamenti al Fondo pensione sono in costante calo; il Fondo
pensione viene alimentato
principalmente dalla Settimana di rinuncia e non è pensabile che presso alcune chiese,
anche di grosse dimensioni,
non venga effettuata questa
raccolta. La relazione della
Cde sottolinea « ...la valenza
che la raccolta per il Fondo
pensione (settimana di rinuncia) ha nella sua collocazione
Operazioni di votazione
durante la Settimana Santa,
quale riconoscenza verso il
Signore per l’opera che i ministri hanno svolto nella cura
delle varie comunità». Non
va dimenticato che tanto la
Tavola valdese quanto l’Opcemi ricevono rimesse dall’estero che servono a coprire
le carenze d’esercizio; questi
doni stanno tuttavia calando
perché le chiese sorelle, soprattutto quelle tedesche,
hanno individuato altre aree
geografiche che hanno maggiormente bisogno del loro
aiuto; questo dovrebbe farci
riflettere sull’importanza di
riuscire a camminare con le
nostre gambe.
Pensioni
In aggiunta a quanto detto
in precedenza, occorre sottolineare che la necessità di
contribuire per il Fondo dipende da una sola considerazione: i pastori e pastore, con
uno stipendio mensile di
619,75 euro (pari a 1 milione
200.000 lire) raggiungono
l’età pensionabile con un assegno dell’Inps di 361,52 euro (pari a 700.000 lire) alle
quali viene aggiunta la somma di 309,87 euro (pari a
600.000 lire) per l’affitto, da
parte della (lassa centrale
della nostra chiesa II numero
degli emeriti (pastori, diaconi, vedove) è quasi pari a
quello degli iscritti a ruolo in
attività di servizio. Sostenere
le persone che hanno dedicato la propria vita al servizio
della chiesa dovrebbe essere
una questione etica oltre che
di responsabilità.
Il moderatore ha illustrato
l’iter, non ancora concluso,
del progetto sui «Fondi pensione» sostenuto in maniera
consistente da alcune chiese
regionali tedesche (Renania,
Westfalia, Baden, Hessen
Nassau). In marzo a Hannover, nel corso di una visita, è
stato organizzato un incontro
con un responsabile di una
compagnia assicuratrice tedesca che cura rapporti esclusivamente con ecclesiastici. Grazie a questo intervento, i cui vantaggi si potranno vedere non prima di
5-6 anni, gli iscritti a ruolo
che oggi sono sotto i 64 anni
di età saranno coperti da
questo progetto; per tutti gli
altri resteranno in vigore le
modalità precedenti. Le chiese regionali tedesche si sono
impegnate a contribuire per
il costo di questa iniziativa e
Tavola-Opcemi metteranno
una parte (come è giusto che
sia) a necessaria copertura.
Vogliamo quindi esprimere la
nostra riconoscenza a queste
chiese sorelle per l’aiuto prezioso e sostanziale che ci
stanno offrendo.
anni con Istituti di credito a
copertura di esborsi per gli
ospedali di Torino e Torre
Pellice; è stato acceso un mutuo di 200.000 euro per la
Commissione sinodale per la
diaconia. La cifra destinata a
progetti all’estero sarà di 957
mila e 500 euro di cui oltre
116.000 già anticipati.
Finanza etica
Facoltà
Il consuntivo 2001 chiude
con un utile di esercizio di
468,46 euro. Occorre ricordare che un atto sinodale disponeva che le singole chiese
dovrebbero inviare il 3% di
quanto richiesto per Cassa
culto (chiese valdesi) o per
Fondo ministero-Fondo pensione (chiese metodiste). Va
rilevato che le chiese valdesi
hanno leggermente incrementato tale invio (-i- 7,5% rispetto al 2000), mentre le
chiese metodiste hanno registrato una battuta d’arresto.
Otto per mille
Il Sinodo si è dato delle regole ben precise: il 70% dei finanziamenti per progetti italiani e nel Rio de la Piata e il
restante 30% per progetti
all’estero. Dobbiamo purtroppo registrare l’attuale
trend negativo delle rimesse
dal ministero delle Finanze. Il
moderatore ha illustrato la
tabella contenente la ripartizione dell’8 per mille dell’anno 2002. Il totale dell’esborso
per progetti italiani sarà di 2
milioni 234.000 euro (690.000
già anticipati) i cui maggiori destinatari sono: Agape
(70.000 di cui 40.000 già anticipati), Centro diaconale La
Noce (349.000 di cui 91.000
già anticipati). Centro culturale valdese (125.000 di cui
5.300 già anticipati). Libreria
Editrice Claudiana (120.600
di cui 29.700 già anticipati).
Meccanica Riesi (103.000 già
anticipati). Mesa Vaidense
(134.500), Servizio cristiano
Riesi (129.000 di cui 25.000
già anticipati); sono stati coperti i mutui accesi gli scorsi
Riporto dalla relazione della
Cde; «La Tavola valdese ha
aderito alla campagna pubblica per il mantenimento e l’applicazione della legge 1851990 sul controllo di fabbricazione e vendita delle «armi
leggere». Ricordiamo il decennio «overcoming violence-superare la violenza» lanciato dal Cec, di cui come
chiese valdesi e metodiste in
Italia siamo coinvolti, prevede anche un ambito di lavoro
sulla riduzione della violenza
nelle metropoli e nei conflitti
locali in cui vengono utilizzate appunto le cosiddette «armi leggere». Il nostro paese è,
nel mondo, il terzo esportatore di armi leggere (pistole, fucili, carabine, munizioni, mitragliatori, lanciamissili, pezzi
d’artiglieria, mortai portatili
antiaereo e antimissile, mine
antiuomo...) e la legislazione
italiana esistente, seppur severa, viene spesso aggirata
con la classificazione di tali
armi come «armi civili».
La Chiesa valdese-Unione
delle chiese valdesi e metodiste ha, purtroppo, rapporti
con alcune banche presso le
quali operiamo con le rimesse
dei membri delle nostre chiese e per il trasferimento dei
bonifici, che sono capofila nei
finanziamenti relativi alle
esportazioni di armi dall’Italia; inoltre questi Istituti di
credito lavorano anche all’aumento del debito dei paesi
poveri applicando, con l’autorizzazione del governo, compensi di mediazione vicini al
10% del valore della fornitura.
Pertanto il Sinodo è stato
chiamato a esprimersi in coerenza invitando la Tavola,
l’Opcemi, la Facoltà, la Csd e
tutte le opere, nonché i membri delle nostre chiese «...a
compiere delle scelte coerenti
con le prese di posizione contrarie cd commercio delle armi
(...) trovando il modo per dare
un segnale forte in direzione
di una gestione etica delle nostre finanze, sviluppando la
consapevolezza che la trasformazione della società e la ricerca della pace fra i popoli
passano anche attraverso
scelte di consumo critico e
scelte di finanza etica».
Contribuzioni
Il Sinodo, preso atto che anche per l'anno 2001 le cont
ni, sia delle chiese valdesi sia di quelle metodiste, nonh’’
raggiunto la copertura, non solo del fabbisogno necessari»
31/7/02 le rimesse alle casse centrali sono molto inferiori
to
sonale,
ech(¡
aqin
atteso; ricordando che la contribuzione dovrebbe essere^
lale, periodica e proporzionata al reddito, invita le chiese''*
desi e metodiste a raggiungere nei prossimi mesi quanto lomdicato dalle Ced per l'anno 2002.
Pensione integrativa emeriti
Il Sinodo, ricevuta ampia informazione sulla materia,
si rallegra con la Tavola per il progetto sui fondi pensione
pastori e diaconi, da appoggiare a una società di assicurasi
tedesca; ™
esprime la propria riconoscenza alle chiese regionali tedw
(Renania, Westfalia, Baden, Hessen-Nassau) e agli altri orga^
esteri di sostegno, per l'aiuto prezioso e sostanziale eheste
offrendo nella realizzazione di tale progetto;
invita la Tavola a proseguire nella definizione dell'accordò»
rivendo al più presto alla fase attuativa. ^
Fondo emeriti
Il Sinodo evidenziando il fatto che il gettito per il fondoiai
ritazione dell'amministrazione valdese, anche se in increijmi
di anno in anno, non raggiunge l'auspicato 10% di quantolj
to per la cassa culto, chiede ai Concistori e ai Consigli delledj
se valdesi di farsi promotori di eventuali iniziative atte ala
giungimento della copertura di questa voce di bilancio.
Banche e commercio delle armi
Il Sinodo, informato sui diversi gradi di coinvolgimentSii
commercio di armi leggere e pesanti degli istituti bancariaciii
appoggiano le diverse amministrazioni della Chiesa valda
Unione delle chiese metodiste e valdesi;
in coerenza con il decennio «Overcoming violence»-«Sup6a
la violenza» del Cec, a cui la nostra chiesa aderisce, e con
ferenti prese di posizione in favore della pace e della giustizi|
invita i membri delle nostre chiese, gli iscritti a ruolo, laT^
valdese, l'Opcemi, la Facoltà, la Csd e le opere, a compieredd
scelte coerenti con le prese di posizione contrarie al comm®
delle armi da parte del nostro paese, trovando i modi perda
un segnale forte in direzione di una gestione etica delle neS
finanze;
invita le chiese locali a sviluppare la consapevolezza che lai
sformazione della società e la ricerca della pace fra i popolili
sano anche attraverso scelte di consumo critico e scelte difè
za etica.
Otto per mille
li Sinodo, preso atto del lavoro svolto dalla commissioneil
per mille e delle ripartizioni operate dalla Tavola per l'anno
invita la Tavola a proseguire con determinazione l'attività
pubblicizzazione del significato dell'assegnazione dell'opm^
Chiesa valdese-Unione delle chiese metodiste e valdesi;
approva i criteri adottati dalla Tavola nella ripartizionep
sentata per l'anno 2002.
Altri temi discussi
Intolleranza verso le minoranze
Il Sinodo registra con grande preoccupazione l'aggravarsi«
nostro paese, di un clima di intolleranza nei confronti dellei
noranze etniche e religiose, talvolta stimolato e strumenteHI
to da esponenti di partito e di governo.
In tale quadro, l'attacco sferrato all'on. Riccardo llly in
valdese e quindi portatore di una cultura calvinista, che prS
rebbe sentimenti egoistici, oltre che fondato su presupporti!
è testimonianza del più profondo disprezzo dei principi di li
e pluralismo e tende a stimolare sentimenti di ostilità pregiuilì
in funzione dell'appartenenza confessionale. Il Sinodo
va gratitudine nei confronti di quei rappresentanti della CW
cattolica e delle comunità ebraiche che hanno respinto tale prW
razione, dimostrando nei fatti che una fede autentica rifiuta W
sciarsi usare quale strumento di ostilità e divisione tra le persol#
Settimanale Riforma
Sinodo, valutata negativamente la costante diminuai'
¡one^
numero degli abbonati a Riforma, ritenendo il giornale
un
di
Claudiana
Il Sinodo, rallegrandosi dei nuovi progressi editoriali
Claudiana attestati da un catalogo sempre più ricco e ag^-j;
to su temi teologici e storici, dovuti all'impegno generoso .
— ____^^1 _________1« ^ ----_________-11« I++Iir»«a COI«**:
razione con il Sie, con le nostre chiese - particolarmente a|
zata quella più recente con la Celi - e con enti diversi;
richiamandosi all'art. 54/SI/01, ^
chiede alla Tavola valdese di proseguire e condurre
la ricerca già avviata, insieme al Comitato di gestione,
stituire un nuovo assetto societario idoneo alle normad''®^
ti in materia di editoria e nel contempo a ricercare
che possa razionalizzare il lavoro e le strategie editoriali ^
mereiai! della Claudiana, senza per questo che essa veng
alla propria specifica vocazione evangelica; ^
chiede alle nostre chiese di attivarsi, attraverso gli '
che riterranno localmente più opportuni, per far
pubblico più vasto le varie pubblicazioni del catalogo Cia
che coprono un'ampia gamma di interessi, proposte, R
del e sul protestantesimo; ^
ringrazia il fratello Umberto Stagnato che ininterrott^^
per 35 anni ha progettato, gratuitamente, le copertine
dell'editrice Claudiana.
fina
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Nuovo documento sull'eutanasia
Sinodo riceve il documento n. 5 del Gruppo di lavoro suLJ
blemi etici posti dalla scienza, recante considerazioni in tneti®
tema dell'eutanasia e lo invia alle chiese come materiale dirtii»
[Il documento sarà pubblicato sul prossimo numero, ndrj
ini
spensabile strumento di collegamento e confronto nella c ^
sione del protestantesimo italiano, invita le chiese e i cirti*
vjci LC3(.ai I LCdii I lu iLaiiaiiL^, iiiviLa ic «.iiic^av w • ,.a.A
farsi promotori di progetti riguardanti una più capillare dit^
ne dello stesso con conseguente incremento degli abbonale"
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: A quarant'anni dall'autonomia dalla Conferenza metodista della Gran Bretagna
Il futuro del metodismo italiano
finanze, rapporti con il metodismo nel mondo, ricambio degli organismi dirigenti; guasti i tre
¡emi della discussione sinodale. Il pastore Massimo Aquilante nuovo presidente dell'Opcemi
MARCO CISOIA
IL 2002 è un anno particolare per le chiese metodiste italiane perché quest’anno cade il quarantesimo anniversario della loro autonomia dalla Conferenza metodista britannica. Del senso di
questa autonomia e del futum del metodismo in Italia si
era discusso ampiamente durante la Consultazione metodista tenutasi a Ecumene alla
fine dello scorso mese di
maggio. Delle riflessioni di
Ecumene vi è un’ampia eco
nella relazione che il Comitato permanente (Cp) dell’Opera per le chiese evangeliche
metodiste in Italia (Opcemi)
ha presentato al Sinodo.
La Commissione d’esame
ha indicato al Sinodo tre linee di discussione. La prima
riguarda le finanze, riguardo
alle quali si rileva che le contribuzioni delle chiese non
crescono da alcuni anni e
non riescono a coprire il costo del campo di lavoro (nel
2001 le rimesse delle chiese
sono rimaste 100 milioni di
lire al di sotto del costo del
campo di lavoro). L’Opcemi
si vede dunque costretta, per
pagare i costi del campo di
lavoro, a utilizzare parte del
reddito che proviene dagli
immobili, che andrebbe però
investito per il mantenimento e la ristrutturazione degli
stabili stessi. Lo stesso Cp,
che pure ha fatto in questi
anni un grosso lavoro di risanamento dei bilanci, manife
sta quindi preoccupazioni
per il futuro.
La seconda linea di riflessione è il rapporto con le
chiese metodiste estere; in
questi ultimi anni le relazioni
con le chiese metodiste di diversi paesi si sono molto intensificati, e non solo con le
chiese che hanno portato il
metodismo in Italia (Stati
Uniti e Gran Bretagna), ma
anche con le chiese metodiste della Germania, dell’Austria, della Svizzera, dell’O
landa, del Ghana, della Costa
d’Avorio, della Corea del Sud.
Il Cp rileva nella sua relazione come una delle principali
vocazioni del metodismo sia
la ricerca dell’unità e della
collaborazione delle diverse
denominazioni del mondo
evangelico; la situazione particolare in cui il metodismo
italiano si trova (chiesa di minoranza in un paese a maggioranza cattolica, integrazione con i valdesi, rapporti
bmv, il lavoro comune tra le
L'Opera metodista in Italia
Il Sinodo, nel quarantennale dell'autonomia del metodismo
italiano dalla Conferenza britannica, rallegrandosi delle riflessioni storiche e teologiche svolte in sede di consultazione (Ecumene, 24-26 maggio) in cui si è tentato un primo bilancio di questi
ultimi anni di presenza e testimonianza metodista nel nostro
paese, nell'ambito dell'integrazione con le chiese valdesi, nel
momento di passaggio della presidenza Opcemi,
ritiene che il cammino energicamente intrapreso, in questi ultimi anni, di riassetto economico finanziario dell'opera metodista nel nostro paese vada proseguito in vista di una maggiore
produttività dell'intero patrimonio, tenendo in debito conto le
priorità della testimonianza evangelica,
chiede all'Opcemi di continuare e possibilmente incrementare
le relazioni internazionali con il mondo qietodista comprese anche quelle con I paesi del Sud del mondo spesso presenti, attraverso fratelli e sorelle in fede, nella realtà stessa delle nostre
chiese.
«iiiSisiiiSMiiHiWiMIÌM
Settimana di rinuncia
Il Sinodo rende attente le chiese metodiste sull'importanza
della raccolta della settimana di rinuncia, principale fonte di entrata del Fondo pensione, invita il Cp Opcemi a distinguere nel
bilancio di previsione la voce Fondo pensione da quella Fondo
ministero. Ricorda altresì che la sua collocazione nel periodo pasquale (settimana santa) vuole rappresentare un segno di riconoscenza al Signore.
chiese evangeliche membro
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia) suscita perciò notevole interesse negli organismi internazionali del metodismo.
La terza linea di riflessione
proposta dalla Commissione
d’esame era quella del ricambio negli organi dirigenti delrOpcemi. Quest’anno si sono
conclusi i 7 anni di presidenza del Comitato permanente
Opcemi del pastore Valdo
Benecchi (a cui il Sinodo ha
tributato un lungo applauso,
mostrando così la sua gratitudine per il lungo e impegnativo lavoro sfrolto) e questo fatto coincide anche con
la sua entrata in emeritazione. Ma con lui sono usciti dal
Cp anche il past. Bruno Gabrielli, che era il membro designato dalla Tavola vtJdese,
dove ha terminato anche lui
il suo settennio, e il fratello
Alberto Cristoferi. Il Sinodo
ha dunque eletto come nuovo presidente del Cp dell’Opcemi il past. Massimo Aquilante e nuovo membro il fratello Bruno Loraschi (la Tavola designerà quanto prima un
suo membro), mentre sono
stati riconfermati il fratello
Giunio Censi e la sorella Daniela Manfrini. Proprio la
continuazione del risanamento economico e l’intensificazione dei rapporti con la
famiglia metodista internazionale sono stati i mandati
generali che il nuovo Comitato permanente ha ricevuto
quest’anno dal Sinodo.
La difficile situazione di Casa Materna e il futuro di Ecumene
L'impegno di tutti per rilanciare le opere
RENZO PAGLIANI
SE in un dibattito si pensasse di valutare l’importanza data a un argomento
rapportandola al numero e
all’entità degli interventi,
giungeremmo a concludere
che il Sinodo 2002 non ha dato gran rilievo a Casa Materna
e a Ecumene: ma sarebbe una
conclusione errata. A queste
due opere metodiste il Sinodo
ha dedicato il pomeriggio di
■uercoledì, un buon decimo
del suo tempo totale, per buona parte impiegato d^a relazione della Commissione di
esame e da informazioni inte^ative: ciò ha limitato tempo
^sponibile per gli interventi
dei membri, senza che se ne
possa dedurre un limitato interesse dell’assemblea.
La scarsità di informazioni
pregresse spiega anche il riotto numero di interventi,
ra noto già da alcuni anni
ne queste due opere aveva0 seri problemi, ma mancaH soprattutto per Casa Macna, una conoscenza più
PProfondita e aggiornata,
® ® stata fornita solo nel
orso del Sinodo. Entrambe
le
opere sono accomunate
(, ordini di difficoltà: di
tn ?^,,®*^oriomico da un lacon ®lfro l’esigenza di riridimensionare
ritalizzare la loro attività.
queÌÌn^a®"J?®° travaglio
del r 9^®^ Materna: errori
qy |9°toltato generale, in
anche incompettonn^ ®*'0rsa trasparenza, un
periodo di ge“ uir poco inadeguata.
Regala
abbonamento
a
Riforma
un concatenarsi di eventi che
ha comportato l’accumularsi
di un pesante passivo. Una
volta superate le obiezioni dei
comitati internazionali, sospendendo le funzioni del comitato generale alla cui insufficienza risalgono molte responsabilità della situazione,
bene hanno fatto l’Opcemi e
la Tavola a intervenire con decisione e fermezza, affidando
a un team manageriale di tre
persone i pieni poteri per la
gestione e l’impostazione delTattività futura. Il risanamento, la trasformazione e il rilancio richiedono il concorso di
tutti, dei comitati internazionali come delle comunità e
dei diversi organi della chiesa.
Inevitabile riconoscere che
non si può fare di più di
quanto consentono le fonti di
finanziamento: ciò va fatto
senza tuttavia venir meno agli
scopi dell’opera e non senza
la necessaria sensibilità per la
situazione angosciante che
coinvolge il personale.
Per Ecumene, che ha già
conseguito una situazione di
equilibrio nella gestione, si
tratta di reperire i finanziamenti che consentano di restaurarla, creando anche
nuove strutture adeguate alle
nuove necessità, realizzando
un progetto già messo a punto. Anche per Ecumene è stato necessario e utile l’intervento dell’Opcemi, essendosi
dimostrata fiacca e poco efficace l’opera del comitato generale. L’allargamento del
campo di attività, che ora
prevede di svolgere anche
una funzione di centro di ricezione turistica, è certamente utile perché consente un
apporto di risorse per la realizzazione dei progetti della
«nuova» Ecumene. Per queste, come per altre opere, è
comunque sensibile l’incidenza della crisi economica
generale che stiamo attraversando e della quale occorrerà
tenere oculatamente conto
nel fare ogni previsione. Per
altro verso non si potrà prescindere dall’esigenza di tutelare i collaboratori, che potrebbero essere posti in gravi
difficoltà da troppo sbrigativi
e drastici provvedimenti di
taglio delle spese.
Il limite per così dire «fisico» delle reali disponibilità
di risorse non ci deve portare
a considerare come fine
principale la sana gestione
economica. Non sarà certo
cosa facile, ma dovremo avere come scopo primario la
realizzazione del fine per cui
sono state fondate. Nel caso
di Casa Materna e di Ecumene la loro ragion d’essere è
tuttora più che valida, ma
occorre ripensarle, esaminando criticamente le modalità di realizzazione, che
non possono certamente essere quelle di una ripetizione
sistematica di tutto ciò che si
era fatto in passato.
La domanda «che cosa occorre trasformare» è stata posta già negli scorsi anni e in
particolare se la sono posta il
gruppo di lavoro e la Commissione d’esame nel caso
Casa Materna. Quali attività
oggi sono idonee a realizzare
l’aiuto ai minimi nella zona di
Napoli? Come «fornire assistenza materiale, morale e
spirituale ai fanciulli, le cui
famiglie non siano in grado di
provvedervi»*?
Alcuni ritengono che la
scuola, quanto meno quella
elementare, non abbia più
caratterizzazione specifica
per Casa Materna, oggi che a
Portici esistono in abbondanza scuole pubbliche. Altri
al contrario affermano l’aspetto spiccatamente diaconale di un sostegno a quei ragazzi che per ragioni familiari
«à.'Valdesi e metodisti
Verso l'inaugurazione
di un nuovo metodo?
MARCO ROSTAN
Al Sinodo ci sono momenti opachi e momenti
di fraternità e di schiettezza.
Entrambi sono stati vissuti
quest’anno dalla componente metodista, in occasione
della designazione di un
candidato per la presidenza
del Comitato permanente
Opcemi. L’accettazione della
candidatura da parte di Gian
Paolo Ricco e la sua successiva, sofferta, rinuncia al
momento del voto, sono stati episodi decisivi per aprire
finalmente tra i deputati metodisti una discussione franca e difficile ma necessaria
dopo tanti, troppi momenti
di cose non dette, di incomprensioni, di diffidenza reciproca. Dopo la rinuncia di
Ricco, la componente metodista si è riunita con l’urgenza di trovare im’altra candidatura e in quell’occasione si
Il neopresidende M. Aquilante
è vissuta una reale fraternità,
almeno me lo auguro, pur
nella durezza che spesso si
accompagna al chiarimento.
Massimo Aquilante ha accettato un compito difficile e
il Sinodo lo ha eletto con
un’ampia maggioranza. Alla
luce di questa vicenda, anche parlando con i fratelli
metodisti con i quali ho condiviso in questi anni la tradizionale riunione della loro
componente perché, come
loro, sono membro dell’unica Chiesa evangelica valdese-Unione delle chiese vaidesi e metodiste, (si abolisca
per sempre il termine improprio di valdo-metodista!)
vorrei proporre che quella
riunione al Sinodo non si
faccia più. Si mantenga la
Consultazione di Ecumene e
in quella sede si abbia non
solo una riflessione sulle
candidature ma un confronto sui contenuti che il metodismo intende portare nella
nostra unica chiesa.
Durante il Sinodo potrebbe per altro essere utile trovare un momento, per tutti i
deputati che lo desiderano,
valdesi e metodisti, per riflettere sulle varie candidature, dalla Tavola, all’Opcemi, alla Csd: in seguito la
Commissione proposte, che
svolge anche il compito di
commissione elettorale, potrebbe predisporre il foglio
con le candidature da distribuire ai deputati al momento delle votazioni. Grazie a
Gian Paolo e a Massimo perché hanno reso possibile
questo nuova passo avanti
nell’integrazione.
sono allo sbando nel doposcuola, intervento già in atto
e molto apprezzato: purtroppo solo in piccola parte potremo sopperire a quanto a
tale riguardo sarebbe necessario. Non è questa la sede
per una analisi dettagliata
delle diverse attività di Casa
Materna giunta oggi, a quasi
cento anni dalla sua fondazione, a una svolta cruciale: il
gruppo di lavoro che ha studiato la situazione, permettendo con il suo contributo
l’accordo concluso nel giugno scorso daR’Opcemi e dalla Tavola con i comitati internazionali, ha prodotto una
buona analisi della situazione ed indicato linee guida.
Questo lavoro preventivo
sarà utilissimo al team manageriale che di conseguenza è
stato nominato, che dovrà affrontare anche il ripensamento in termini pratici del
funzionamento di Casa Materna in conformità dei suoi
fini, tenendo in considerazione le esigenze delTambiente
socio-economico in cui si
trova ad operare e nei limiti
delle risorse disponibili. Ciò
potrà avvenire nel modo migliore se anche la chiesa tutta
darà il suo contributo, in particolare le comunità evangeliche della zona.
Un analogo ragionamento
vale per Ecumene, che negli
scorsi anni sembra essere
stata trascurata se non abbandonata dalle comunità, in
particolare quelle dell’Italia
centrale. Del rilancio di Ecumene si parla già da anni; ora
occorre por mano, oltre che
alle costruzioni, agli adeguamenti programmatici, organizzativi e amministrativi necessari, in parte già delineati.
Esiste già un progetto per
quanto riguarda i fabbricati e
la campagna, esistono delle
idee per rivitalizzare il suo
L'OpcemI e Casa Materna
Il Sinodo, dopo aver attentamente ascoltato l'esposizione dei
fatti relativi alla situazione di Casa Materna, ricevuto i chiarimenti richiesti, condividendo e sostenendo le azioni adottate dal
Cp Opcemi d'intesa con la Tavola, esprime un vivo ringraziamento ai componenti del gruppo di lavoro per l'impegno con il quale hanno svolto il loro lavoro che ha permesso di fare chiarezza
su una situazione di non facile comprensione.
Ringraziamento al team di Casa Materna
Il Sinodo, nella speranza che Casa Materna sia ancora in grado
di vivere e di testimoniare, anche in un ridimensionamento delle
attività, l'amore di Dio verso tutte le creature e in particolare
verso i minimi e i bisognosi, particolarmente nella complessa
area napoletana, consapevole che il lavoro affidato al team manageriale sarà gravoso e difficoltoso, ringrazia i componenti del
team manageriale per aver accettato questo compito ed esprime
loro la solidarietà di tutta la chiesa che saprà accompagnarli con
la preghiera di intercessione.
Ringraziamenti ai comitati
Il Sinodo ringrazia i Comitati internazionali e il Comitato italiano per l'impegno a non far mancare a Casa Materna, in questa delicata fase di riassetto e trasformazione, il loro sostegno
morale e finanziario indispensabile perché la storia quasi centenaria di quest'opera non venga vanificata.
Ecumene
Il sinodo, sentito il dibattito su Ecumene,
preso atto degli sforzi messi in campo per il rilancio del centro
nella prospettiva indicata dell'art. 40/SI/01,
riconoscente per il lavoro sin qui svolto, in particolare sotto il
profilo del riordino dell'assetto economico del Centro,
riconoscendo che esiste ancora una situazione di tensione nelle relazioni e una mancanza di progettualità condivisa,
chiede al Cp Opcemi
di richiamare il Comitato generale a un più assiduo esercizio
delle sue funzioni in materia statutaria;
di impegnare il Comitato generale a ridisegnare, in stretto dialogo con l'assemblea degli «Amici di Ecumene», la Fgel e le chiese,
il quadro in cui collocare la rinascita del Centro sia sotto il profilo
strutturale sia sotto il profilo dei contenuti, e a riferirne in Sinodo.
Chiede alla Tavola valdese, incaricata della nomina della direzione di Ecumene, di valutare in questo atto di nomina la necessità che si instauri un rinnovato clima di serena collaborazione.
funzionamento, occorre proseguire sia nelle costruzioni,
sia nel rilancio delle attività,
non disprezzando le opportunità dell’estensione anche
in piccola parte a casa per ferie. Occorre che Ecumene
torni a «essere un luogo di serenità, di accoglienza. Essere
spazio per il dialogo, per le
idee, per la crescita».
Quello che non sembrava
indicato dal numero degli in
terventi, è stato invece aff^ermato dal largo consenso espresso dal Sinodo nell’approvazione degli ordini del
giorno, i quali indicano di
proseguire con giudizio ma
anche con slancio e determinazione. Importante è che le
comunità e i sostenitori di
queste opere non allentino la
vigilanza.
(*) dallo statuto
di Casa Materna
10
PAG. 10 RIFORMA
Si Stima che in Italia vivano 160.000 evangelici provenienti da altri continenti
Multiculturalità e immigrazione
Chi proviene dalle chiese sorelle dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina spesso non si trova
a proprio agio nelle nostre chiese. Una sfida per il presente e il futuro di tutte le comunità
ELISABEnARIBET
PUR essendo stati presentati in Sinodo come tema
di importanza prioritaria,
due argomenti che stanno facendo parte della nostra
realtà di chiese da anni non
hanno purtroppo avuto spazio sufficiente per essere affrontati in modo approfondito ed efficace. Si parla della
questione della multiculturalità nelle nostre chiese e della
questione di rifugiati e migranti approdati in Italia che
si rivolgono alle realtà evangeliche italiane per un sostegno. un appoggio. Il tema è
ormai noto; gli spazi di riflessione, almeno in teoria, esistono e fungono, cosa importantissima, da ponte per le
chiese valdesi e metodiste
non solo verso le altre realtà
evangeliche italiane (attraverso il Servizio rifugiati e migranti e il programma «Essere
chiesa insieme» della Fcei, per
esempio) ma anche verso le
altre chiese del pianeta, in
particolare quelle del Sud del
mondo e della Cevaa-Comunità di chiese in missione.
' Manca molto. La commissione ad referendum «Essere
chiesa insieme», nella sua relazione al Siiiodo, mette in
evidenza alcuni punti deboli
di questo cammino per certo
difficile ma sicuramente necessario: la stima del Srm
, della Federazione parla di
circa 160.000 persone evangeliche provenienti da altri
continenti, il cui numero è in
crescita. Ci si chiede giustamente se non sarebbe l’ora di
interrogarsi in modo organico e cercare di concretizzare
«il senso della nostra missione in questo paese», anche e
soprattutto guardando al futuro sempre più multietnico
che ci sta davanti. Una denuncia: «Mentre la nostra
scelta è parsa quasi scontata
per le poche centinaia di protestanti comunitari e nordamericani presenti in Italia,
non lo è ancora per le migliaia di “extracomunitari”
provenienti dalle chiese sorelle di Africa, Asia ed America Latina».
Non è questione di fare
convegni e conferenze, aggiunge la commissione, quanto piuttosto di tentare di dare
alle chiese locali delle coordinate su come affrontare una
simile questione, resa ovviamente più difficile e spinosa
da sospetti, paure e tentennamenti in molti casi piuttosto comprensibili. Questa situazione è profondamente
contraddittoria, per moltissimi motivi. Primo fra tutti, il
fatto che dovrebbe far parte
della natura stessa di una comunità di credenti il sentirsi
chiamata a essere luogo di
incontro, confronto e accoglienza: la comunità locale
può diventare il primo passo
che aiuta a rompere da entrambe le parti il muro del
«ghetto» delFimmigrazione.
Il tempo è poco, il Sinodo
I
Il culto di apertura
lavora, soffre e medita. Alcuni
risultati ci sono: un importante atto di denuncia dei rischi che comporta la legge
Bossi-Fini sull’immigrazione,
il sostegno ai due passi importanti: la casa di accoglienza di Intra e il progetto missionario a più voci a Mezzano
Inferiore (Parma); l’approvazione dell’animazione proposta dal gruppo sulla pastorale
multiculturale del II distretto.
Un’esortazione alle chiese af
finché non abbiano paura di
affrontare l’argomento, anche chiedendo supporto alle
strutture già esistenti, in ambito Bmv e Fcei.
Concludendo un’osservazione a margine, una semplice occhiata alla cartina di tornasole: l’uso del termine
«straniero» come quasi-sinonimo di «persona del Sud del
mondo», come per evidenziarne la lontananza, l’estraneità al nostro mondo, alla
nostra cultura. Certo un’espressione usata, come altre,
«per comodità», ma sintomatica di una distanza e di una
difficoltà a relazionarsi all’argomento tutt’altro che superata. L’ennesimo indizio del
fatto che è importante che sul
tema si rifletta insieme in
quanto chiese, che l’iniziativa
non sia lasciata alla libera interpretazione e al coraggio di
chi osa buttarsi o solo ha gli
strumenti per farlo.
I rapporti con l'area rioplatense della Chiesa valdese
Siamo più che mai una sola chiesa
SERGIO RIBET
E
30CO
stato relativamente po
il tempo che il Sinocio ha
dedicato alle relazioni tra
l’area europea e l’area rioplatense della nostra chiesa:
stretto da un lato dall’esigenza di approfondire un tema
(quest’anno, inevitabilmente, quello degli ospedali vaidesi) e d’altro lato dal desiderio irrealistico di parlare di
tutto. Poco tempo, dunque,
ma una preparazione informativa ed emotiva adeguata:
dalla relazione al Sinodo della Tavola (pp. 30-32 e 159168), alla relazione della
Commissione d’esame sull’operato della Tavola (pp.
13-14), dalla presenza del
moderador Hugo Armand Pilón e del Grupo Vocal Sdraila
tavola rotonda pubblica della
serata di lunedì 26 agosto,
senza contare i numerosissimi incontri informali nel «Sinodo parallelo» che si svolge
fuori dell’aula sinodale.
Il saluto del moderador al
Sinodo ha ben riassunto «le
molte iniziative che negli ultimi anni ci hanno permesso
di intensificare la nostra comunione, essere e sentire che
Il «Grupo vocal Sur»
siamo la stessa chiesa». Visite istituzionali ed estemporanee, scambi pastorali
e di volontari, l’apporto delle collette
del XVII Febbraio e di
una quota dell’otto
per mille, le pubblicazioni Claudiana inviate a pastore e pastori, scambi tra Facoltà di teologia di
Buenos Aires e di Roma, e nell’area della
ricerca storica, dei
musei e degli archivi
sono stati menzionati dal moderador come segni significativi
di reciproco interesse. Non meno importante la presentazione dialettica della
situazione nel Rio de
la Piata, dove il compito della chiesa è di
«denunciare ingiustizie e valorizzare
cammini di speranza». «Le crisi - ha continuato
Hugo Armand Pilón - presentano da un lato un’alta
componente di conflittualità, ma d’altro lato opportunità di cambiamenti».
In concreto, le chiese si
stanno preparando tra l’altro
per un programma di aiuto
alimentare e di fornitura di
medicine essenziali per un
periodo limitato e per un numero definito di persone. La
costruzione di una rete di solidarietà e di informazione
tra comunità locali, nelle due
aree, potrebbe essere significativa. Traendo spunto dalla
riscoperta del valore dell’orto
famigliare e altre iniziative di
microeconomia di sussistenza e di sopravvivenza, il moderador ha offerto in dono
simbolico semi di ceybo (il
fiore nazionale di Argentina e
Uruguay) e di una palma (ùm
II moderador Hugo Armand Pilon
tia capitata) che attraverso i
percorsi delle antiche carovane cresce su un lungo percorso nei due paesi. Qualcuno
ha ricordato il valore di speranza e di tenacia che aveva
rappresentato, dopo il Rimpatrio del 1689, l’atto di piantare i castagni.
L’atto sinodale che è stato
votato all’unanimità era stato
predisposto dalla Commissione d’esame, che con attenzione aveva raccolto informazioni e suggerimenti
provenienti dall’area rioplatense. Sarà necessario da un
lato comprendere il tentativo
che la chiesa, e con essa molti pastori e pastore, fa per evitare una fuga non controllata
dai paesi del Rio de la Piata, e
d’altro lato prepararsi per
una disponibilità all’accoglienza per chi non dovesse
avere altra prospettiva.
VENERDÌ 13 settembre
Essere chiesa insieme
Il Sinodo, riconoscendo che molto cammino è già stato fat*.
nelle chiese
invita le chiese valdesi e metodiste ad accogliere le sorelle«'
fratelli provenienti da altri continenti con la più grande aperti^]
di cuore, ma anche con quella franchezza necessaria che perm^
te di condividere e superare le reciproche difficoltà a vivere k'
sieme la stessa fede;
invita le chiese a collaborare, nel campo dell'immigrazione rni
Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei, utilizzando gli
menti di analisi e operativi da esso offerti. Esprime inoltre i
suo ringraziamento al Srm per il lavoro svolto da anni in
questa
campo e invita le chiese a sostenere maggiormente questo lavo,
ro anche finanziariamente;
Ki
invita la Tavola valdese a rinominare la commissione «
chiesa insieme» nell'ambito bmv;
esprime la propria ferma critica nei confronti della leg®
sull'immigrazione varata in questi giorni, e in particolare deni^
eia la pratica discriminante della schedatura delle persone extra
comunitarie attraverso la raccolta delle impronte digitali, pre\s.
sta dalla legge stessa; a questo proposito fa propria la critica alla'
legge espressa nell'atto 19/02 della Cd del II distretto;
invita la Tavola a diffondere presso tutte le chiese il materii
prodotto nel II distretto dalla Commissione per la pastorale itiul
ticulturale, sollecitando la condivisione dell'esperienza già coiti
piuta in alcune chiese di quel distretto e la moltiplicazione dì
momenti di formazione non soltanto di pastori/e e diaconi/ema
anche di tutti/e i membri di chiesa;
invita la Tavola valdese a inviare alle chiese il materiale prodi
to dalla commissione «Essere chiesa insieme» perché le chiese ne
facciano oggetto di attenta riflessione, a partire dalla loro pra2
di relazione con le chiese straniere presenti nei diversi contesti;^
invita la commissione «Essere chiesa insieme» a predisporre una'
pagina web che dia accesso gratuito a diversi materiali quali litu^
gie in diverse lingue, informazioni e articoli sul tema ed altro.
La legge Bossi-Fini sulLimmigrazione
Il Sinodo, nel quadro del processo «essere chiesa insieme», riferendosi alle proprie riflessioni sulla pastorale multiculturali
sia alle esperienze di integrazione di persone immigrate nel
nostre chiese, sia al lavoro diaconale delle comunità e degli istP]
tuii evangelici, denuncia il pericolo:
che la legge denominata comunemente «Bossi-Fini» intaccliij
in modo significativo i diritti della persona umana, considerateunicamente una variabile del mercato del lavoro;
che ciò contribuisca a creare una società chiusa, che affronti l'occasione dell'immigrazione come un problema di ordine pubblico;
che la moltiplicazione delle situazioni di clandestinità intensifichi le tensioni e gli spazi di illegalità e i margini di manovri
delle organizzazioni criminali italiane e internazionali;
invita le chiese:
a testimoniare in questi contesti il messaggio biblico, impei
gnandosi, in parole e azioni, per una società che vede nell'ai
delle persone straniere un'occasione prima ancora che un pri
blema;
ad approfondire la riflessione sulle attuali politiche di li
grazione, come un momento non secondario del proprio
gno civile, ma anche diaconale;,
a prendere posizione nelle forme e nei modi considerati
portoni nelle diverse situazioni, costruendo una politica deHl^
migrazione socialmente responsabile, aperta, solidale; che sii
fica anche controproposte di legge che vanno in senso oppi
La Casa di accoglienza di Intra
Il Sinodo si rallegra per l'apertura, l'inaugurazione uffidaléf it]
funzionamento della casa di seconda accoglienza di Intra; ap;
prezza la tempestività con cui l'Opcemi ha realizzato questo pf<
getto diaconale e invita le chiese del circuito e del distretto a s^
stenere Tagire della chiesa locale in questa impresa, che impll^
la sperimentazione di modelli nuovi e ricchi di convivenza sod
le, nella valorizzazione delle differenze culturali e religiose.
Il progetto di Mezzano
Il Sinodo si rallegra del previsto avvio del progetto di MezzOT
nella collaborazione fra Opeemi e Cevaa; invita le chiese del^
cuito e del distretto a seguire e sostenere con attenzione lol
gersi del progetto.
Autocertificazione
Il Sinodo invita la Tavola a chiarire al più presto, utilizzarli
la consulenza della Commissione «Essere chiesa insieme», sesi|
possibile o meno iscrivere gli/le evangelici/che stranieri/ej e no
nei registri dei membri di chiesa, attraverso il metodo dell'au
certificazione.
Area rioplatense
anche
Il Sinodo,fortemente emozionato e in apprensione per le <
zie che provengono dalla regione rioplatense e per le inferii
zioni portate dal moderador della Mesa Vaidense,
esprime la più fraterna solidarietà alle sorelle e ai
Sud America, che stanno vivendo un periodo molto difficile
loro storia;
ritiene indispensabile rafforzare i rapporti solidali da teli
esistenti tra le due componenti territoriale della Chiesa vald^
auspica la creazione di nuove forme di solidarietà chej
espressione diretta delle singole comunità di credenti,
traverso forme di gemellaggio fra chiese e scambi di visi®
informazioni, oltre ai canali di solidarietà già percorsi: la coll®
del XVII Febbraio e l'utilizzo dell'otto per mille;
invita le chiese, le pastore e i pastori a rendersi disponibilU
reciproci scambi pastorali;
invita la Tavola a rinominare la commissione sul Rio de l®.'
ta, perché lavori sia sul piano dello scambio di informazioni, f
sone e solidarietà con le chiese rioplatensi, sia sul piano r'
coglienza a eventuali persone migranti verso l'Italia;
invita la Tavola a continuare a sensibilizzare gli enti
Comuni delle valli valdesi, dove sono le radici di tanti
sorelle, figli e figlie di emigrati nel XIX e XX secolo, sui prooR
della cooperazione internazionale con l'Argentina e l'Urugi*
nella crisi attuale.
m mmeditrice
claudÈana
via Principe Tomaso,
lei. 011-6689804-fax
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PAG. 11 RIFORMA
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^ Numerosa la presenza al Sinodo di rappresentanti di chiese e organismi esteri
Essere parte della chiesa universale
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Quello protestante è una vera e propria famiglia, capace di unità pur nella diversità dei suoi
veri componenti Anche quest'anno il gruppo di amici più folto è giunto dalla Germania
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La presenza di tanti ospiti
durante il nostro Smodo
dimostra ogni anno quanto
Imo collegati con altre
blese soreUe e organizzazioecclesiastiche di sostegno
alla Chiesa valdese. E questo
a„ segno tangibile che la piccola Chiesa valdese fa parte
deUa grande famiglia protestante. Molte persone presenti al Sinodo seguono la vita della nostra chiesa da anni,
e questo emerge anche al
momento dei saluti ufficiali
che durante il Sinodo oppure
nella serata dedicata agli
ospiti ci vengono rivolti.
Non uno straniero, ma uno
di casa, Valdo Bertalot, segretario generale della Società biblica italiana, nel suo
saluto ha sottolineato lo
stretto legame tra la Chiesa
valdese e la Società biblica,
soprattutto nella collaboraàone scientifica e per le traduzioni. C’è da sottolineare
che nel 2001 sono già passati
25 anni della prima traduzio
lan Alexander
ne interconfessionale della
Bibbia, la Tilc, di cui si sta attualmente stilando una revisione. Di questa edizione sono stati venduti più di 10 milioni di copie.
È sempre impressionante
costatare quanti dei nostri
amici sono così gentili da rivolgere il loro saluto in italiano, come per esempio Gisèle
Tron, che rappresentava la
Federazione protestante di
La presidenza dei lavori sinodali
Una conduzione
efficace e pastorale
In una sessione sinodale che si preannunciava delicata il seggio'
presieduto da Franco Becchino (vicepresidente Giovanna Vernarecci) ha mostrato grande serietà e animo pastoraie. li past.
luca Anziani ha guidato il team di addetti ai resoconti e atti.
Francia, sottolineando il lavoro diplomatico che la Federazione stessa svolge insieme ai
pentecostali e agli avventisti
per il riconoscimento del
nuovo presidente del Madagascar da parte del governo
francese. Ma anche nel lavoro
con gli immigranti viene portato avanti un lavoro molto simile a ciò che fa il Srm in Italia, non ultimo per il riconoscimento del culto islamico.
Dalla Germania era presente un folto gruppo di amici che da anni condividono le
gioie le preoccupazioni della
nostra chiesa. Fra loro Ulrich
Möller, della Chiesa evangelica della Vestfalia, da 2 anni
responsabile per le relazioni
della sua chiesa con la Chiesa
valdese ma come abbiamo
potuto vedere già molto «addentro» le nostre questioni.
Una delle «nostre» è senz’altro Susanne Labsch, della
chiesa evangelica del Baden,
che è un po’ l’ambasciatrice
della Chiesa valdese in Germania, dopo tutti gli anni vissuti lavorando nella e per la
nostra chiesa.
Un legame che è stabile e
fhittuoso da anni ci lega con
la Chiesa evangelica della Renania, dalla quale erano presenti Wilfried Neusei, che a
nome di tanti amici tedeschi
ci ha rivolto un saluto sincero
di condivisione e di solidarietà il martedì mattina in aula sinodale, e Elke Wieja, che
lavora come lui a Düsseldorf
nella sede centrale della loro
chiesa. Il pastore Hansjoerg
Haag ha portato il saluto della Chiesa evangelica di
Kurhessen-Waldeck e il pastore Walter Schulz rappresentava l’Alleanza riformata.
Molte delle nostre opere
conoscono bene il lavoro che
svolge il gruppo degli amici
di valdesi che opera in Germania, impegnato a sostenere non poche delle nostre
opere diaconali cercando di
seguirne con attenzione lo
sviluppo. Il saluto da parte
loro ci è stato rivolto dalla pastora Cordula Altenbernd,
che sottolineava che «questo
tipo di rapporti ecumenici e
interpersonali ha lo scopo di
cambiare il mondo e di salvare la creazione». Anche Peter
Menzel, in un breve saluto,
ha sottolineato che attraverso il collegamento con la
Chiesa valdese nascono spesso rapporti anche con altre
chiese, e ci ha portato in questo quadro i saluti della chiesa dell’Alsazia-Lorena. Jürgen Hanssmann, vecchio
agapino, rappresentava anche quest’anno la «Deutsche
Waldenservereinigung».
Dalla Gran Bretagna possiamo segnalare la presenza
di George Moreton, della
Chiesa riformata unita, che
sottolineava nel suo saluto
che «noi abbiamo imparato
molto da voi. E vorremmo fare ancora di più». Si sentiva
molto in sintonia con la posizione del Sinodo espressa a
riguardo di Johannesburg.
Erica Scroppo Newbury rappresentava la Waldensian
Church Mission dell’Inghilterra, l’antico comitato di
Cromwell. Grazie al lavoro
del Comitato, quest’anno
hanno potuto continuare gli
scambi grazie a cui sono presenti per un anno due ragazze metodiste alla Noce di Palermo e uno studente della
Facoltà valdese potrà fare il
suo anno all’estero studiando
a Cambridge. lan Alexander
rappresentava la Chiesa di
Scozia con la quale esiste un
duraturo legame di amicizia.
Unica presenza molto gradita dai Paesi Bassi è stata
quella di Roger Dewandeler,
del Comitato valdese della
Chiesa vallone, che suggeriva
uno scambio pastorale per
conoscere meglio le reciproche realtà. Numerosi sono
stati invece le amiche e gli
amici presenti dalla Svizzera.
Il Comitato valdese della
Svizzera tedesca (con esclusione di Berna) era rappresentato dalla loro presidente.
Susi Hoegger-Passera, e da
Walter Bammerlin.
Il Comitato valdese di Berna era rappresentato dal presidente Ansgar Kuehnrich e
da Charles Buffat, amici da
lunghissimi anni. Paul Schneider, della Federazione
delle chiese protestanti svizzere, che rappresenta 23
chiese con circa ai 2,8 milioni
di membri, ci diceva che le
preoccupazioni per gli ospedali lui le conosce bene anche in Svizzera, essendo medico. Sottolineava la necessità di osservare attentamente i bisogni della popolazione
del territorio e di agire in
questo modo, non aspettandosi aiuti da nessuno.
Santa cena al culto di chiusura
Una serata sulla crisi del Sud America
Modi per sopravvivere
Susanne Labsch
CARMELINA MAURIZIO
CRISI del Sud America,
problemi vecchi e nuovi a
confronto, globalizzazione e
debito: su questi e altri temi si
è svolto lunedì 25 agosto un
interessante dibattito nel
tempio valdese di Torre Pellice, organizzato dal Sinodo in
collaborazione con il comitato che ha sostenuto per tutto
il mese di agosto la manifestazione «Sud America e dintorni». L’incontro, assai affollato, è stato moderato dal pastore Sergio Ribet, esperto di
Sud America, dove ha vissuto
e lavorato tra le comunità del
Rio della Piata. L’ospite d’onore è stato Hugo Armand Pilofi, moderador della Mesa
Vaidense delle chiese del Rio
della Piata. A lui è stata chiesta una testimonianza sull’attuale drammatica situazione
dei Argentina e Uruguay, alla
luce della crisi finanziaria degli ultimi mesi. Armand Pilón
ha raccontato, citando un caso tipico, lo sconcerto della
gente, che di colpo ha dovuto
fare i conti con miseria e debiti, partendo da situazioni
lavorative di tutti i generi. La
sua testimonianza è stata
particolarmente sentita dai
tanti intervenuti, visti anche i
forti legami che esistono
tutt’oggi tra le comunità vaidesi del Rio della Piata e quelle delle Valli. Armand Pilón
ha anche raccontato che in
molti si stanno avvicinando
alle chiese valdesi argentine e
uruguaiane proprio per recuperare le origini e dimostrare
di essere discendenti di italiani, in modo da ottenere più
facilmente i passaporti.
Durante il dibattito è stato
presentato anche l’interessante video che la registagiornalista Gianna Urizio ha
realizzato nei mesi scorsi in
Argentina. Urizio ha illustrato
e commentato il video, raccontando delle nuove frontiere dell’economia sudamericana, di quanti cioè davanti alla
crisi si sono «inventati» dei
nuovi modi di sopravvivere:
tra questi il famoso trueque, il
baratto, per cui ci si ritrova
spontaneamente a volte anche nelle comunità valdesi,
per potersi scambiare merci,
manufatti, materiali. Così chi
per esempio sa fare la pasta
prende farina e uova e poi
porta la pasta, che a sua volta
è scambiata con altro. Così
per molti è almeno scomparso lo spettro della fame.
Sono poi state portate altre
testimonianze tra cui quella
dell’argentino Jorge Ithurbum, che a suo tempo ha attivamente partecipato alla conduzione dei processi sui desaparecidos di origine italiana.
Ithurburu ha spiegato come
l’attuale grave crisi discenda
dalla pessima gestione governativa dell’epoca della dittatura. Si è parlato anche di Paraguay e dell’archivio che lì si
trova relativo agli anni della
dittatura, che grazie a un progetto 8 per mille sarà messo a
disposizione di quanti vorranno far luce sulla tragedia delle
dittature degli Anni Settanta.
Bruna Peyrot, da anni impegnata nella ricerca e nella documentazione sulle lotte delle
donne e del sindacato in Colombia e Brasile, ha detto che
anche in quei paesi sono stati
i gruppi di base organizzati e
non a gestire i momenti di crisi. Il sindaco di Torre Pellice,
Marco Armand Hugon, che di
recente ha visitato l’Uruguay,
ha portato la sua testimonianza, mostrando la disponibilità
dell’amministrazione comunale nel portare avanti progetti di aiuto concreto per le
popolazioni argentine e uruguaiane. Infine Giorgio Gardiol ha sollecitato i presenti a
riflettere sulle responsabilità
passate e presenti dei governi
occidentali, tra cui quello italiano, che hanno avallato i
dittatori. Molto apprezzato è
stato il commento musicale
del gruppo vocale «Sur», in
tournée nelle Valli
12
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 13
SETTEMBjl
^ Chiesa metodista di Milano
Il fratello Roberto Bellini
Domenica 25 agosto è deceduto il fratello Roberto Bellini della Chiesa metodista di
Milano. I funerali si sono
svolti il 28 agosto alla presenza di familiari, conoscenti e
diversi membri di chiesa. La
Chiesa valdese di Brescia ha
voluto partecipare al dolore
di tutta la comunità inviando
una lettera e con la presenza
del pastore, Giovanni Maria
Grimaldi. Riportiamo la testimonianza presentata durante la cerimonia funebre dal
fratello Claudio Cervi a nome
del Consiglio di chiesa.
«Dopo una lunghissima
lotta contro la malattia, combattuta con coraggio e dignità, il nostro caro Roberto
ci ha lasciati. La comunità
non piange solo la perdita di
un membro fedele e generoso ma piange la perdita di un
amico, di un fratello sempre
disponibile ad aiutare chi era
in difficoltà. La vita di Roberto è stata scandita da un forte
senso di appartenenza alla
sua chiesa e ai valori del metodismo. Per capire meglio il
suo percorso di credente laico, responsabilmente impegnato, è utile sfogliare alcune
pagine della storia della
Chiesa metodista di Milano:
una storia di impegno concreto, non gridato ma reale:
una storia sostenuta dalla
presenza di valorosi pastori,
dalla generosità di predicatori, monitrici e monitori, dalla
competenza e capacità di laici impegnati su diversi fronti.
In queste pagine della storia
è giusto ricordare quanto le
famiglie Bellini e Mauri hanno dato alle chiese di Mezzano, Parma e Milano e in particolare ricordiamo il maestro Mauri, che ha onorato la
tradizione metodista, operando con dedizione nella
generosa provincia di Parma.
Roberto nasce e cresce in
questo contesto. Dopo gli
studi e le prime esperienze,
entra a livello responsabile
nell’attività giovanile metodista. Lo troviamo, in seguito,
nel Consiglio di chiesa, fino a
ricoprire la carica di presidente. Ha fatto parte anche
delia giunta di circuito, esperienza che gli ha consentito
di ampliare e sviluppare i
rapporti con le chiese sorelle.
Sempre vigile e interessato,
malgrado i problemi di salute
lo vediamo attivamente impegnato nella corale metodista di Milano, un’attività nella quale ha trasmesso passione ed entusiasmo. Una corale che ha ben figurato anche
in ambito ecumenico, rappresentando una caratteristica peculiare del metodismo:
la gioia del canto al Signore.
Roberto rappresentava in
Consiglio la corale metodista.
Per la sua attività, ma anche per il suo carattere cordiale, Roberto Bellini poteva
contare non solo sull’affetto
della famiglia e della comunità, ma anche sull’amicizia e
la stima di quanti nella casa e
nel mondo del lavoro avevano rapporti con lui. La sua
forza d’animo e il suo coraggio lo hanno aiutato ad affrontare e superare i difficili
ricorrenti momenti segnati
dalla sofferenza. La sua forza
d’animo, il suo coraggio resteranno per tutti noi un
esempio, un valore da ricordare e tenere prezioso. Fino
alla fine Roberto non si è
stancato di fare progetti, di
immaginare, malgrado tutto,
un futuro; mai rassegnato,
sempre pronto a lottare. Negli ultimi tempi era un po’
stanco di lottare. Chi non lo
sarebbe stato? Ma tutta la sua
vita è stata un inno di speranza. Giobbe (19, 25), stremato
dalla sofferenza, trova ancora
la forza arcana di gridare «Io
so che il mio Redentore vive».
Roberto, malgrado la sofferenza, è rimasto fermamente
in comunione con la sua
chiesa. Non aveva perso quella certezza, difficile da spiegare, che il Signore era al suo
fianco. In una sera di fine
estate, in una città deserta,
Roberto, in silenzio, ci ha lasciati. Tutta la comunità si è
sentita convocata per l’ultimo
saluto. Il tempio era colmo di
familiari, sorelle, fratelli e
amici, addolorati ma fiduciosi
nelle promesse del Signore.
Caro Roberto, ti ringraziamo
per quanto ci hai dato con il
messaggio della tua vita. Resterai sempre nei nostri cuori.
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Errata
Nella cronaca riguardante
la chiesa di Fioridia (Riforma
30 agosto, p. 8) si dovrebbe
leggere «Il battesimo, per mano del past. Salvatore Rapisarda, la forte predicazione
dello stesso, i canti eseguiti
dalla corale di Siracusa...». Nel
testo, però, manca la seguente frase: «per mano del past.
Salvatore Rapisarda, la forte
predicazione dello stesso».
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
ViaS. PioV, 15-10125Torino,tel.011/655278-fax
011/657542 e-mail: redazione.torinoSriforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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fax 081/291175, e-mail: redazione.napoliSriforma.ili
REDAZIONE PINEROLO:
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,, ^ ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr: euro 30,00;
tWià tv sostenitore: euro 105,00.
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La testala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con li numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 34 del 6 settembre 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 4 settembre 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
^ Civitavecchia
Ultimo saluto
al pastore
Luigi Spuri
BLASCO RAMIREZ
VENERDÌ 16 agosto è morto a Civitavecchia, quasi
ottantenne, il pastore battista
Luigi Spuri, per i postumi di
una lunga e difficile operazione subita alcune settimane fa. Il funerale si è svolto
domenica 18, durante il consueto orario del culto, e nonostante la 'Vicinanza del Ferragosto la chiesa battista era
gremita, da evangelici e non,
a testimonianza di un affetto
sincero e di una stima profonda verso la moglie Anna
Mattei, i figli Stefano e Augusto, il fratello Ermanno e il
cerchio più vasto di quanti,
per via di parentela, fede ó
arnicizia erano legati a lui.
È sempre difficile tracciare
in poche righe il profilo di un
uomo. Forse ciò che più colpisce ripensando alla vita del
past. Luigi Spuri è il fatto che
egli abbia sempre avuto la capacità di trasformare, con
estrema naturalezza, le sue
scelte di parte in occasione di
servizio e accoglienza per tutti. Così è stata la sua ■vita politica, quando in anni lontani
fu assessore al Comune di Civitavecchia. Lo stesso si dica
per la sua scelta di fede: proveniente dal cattolicesimo, è
stato tuttavia un promotore
della comprensione ecumenica fin dai primi tempi e fino
alla fine della sua "vita. Di lui è
stato ricordato l’amore per la
vita, senza esserne però attaccato, la sua mansuetudine
e la sua prontezza a rendere
ragione della speranza che
era in lui, quale manifestazione autentica della dedicazione della sua vita a Dio. La
predicazione, tenuta da chi
scrive queste note, è stata basata sul Salmo 71, 18: «Anche
quando sia giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio,
non abbandonarmi finché
non abbia fatto conoscere il
tuo braccio a questa generazione, e la tua potenza a quelli che verranno».
Tutto il percorso ospedaliero richiede attenzione e solidariejj
Assistenza e amore per le persone
In riferimento all’articolo
«Le mani di Dio» (2 agosto)
posso dire che leggo sempre
Riforma, con particolare attenzione, fra l’altro, ai temi
del sociale, perché vi opero
da molti anni. Credo perciò
di conoscere e comprendere
che cosa si provi di fronte a
una persona incapace di autonomia, anche per un trauma occorso. Non credo però,
generalmente parlando, che
gli operatori tendano solo a
scaricare nelle mani di qualcun altro il caso. Se è vero
che esistono i famosi «Drg»,
elementi di riferimento di degenza piena ospedaliera, esistono anche un’etica professionale e una responsabilità
operativa e umana.
Il percorso ospedaliero, le
sue tappe, la dimissione, non
prescindono dal concetto della solidarietà; anche gli atti
amministrativi possono essere percorsi dal senso del rispetto e del sostegno. Il lavoro
quotidiano è completato
dall’ineludibile messaggio di
comprensione, l’uno verso
l’altro. Nella maggior parte
dei casi, come in quello che
viene citato nell’articolo, c’è
una rete di relazione tra i tecnici, che coinvolge anche le
forze familiari, amicali, volontaristiche. Ciò può essere letto
anche nella forma del «gioioso oprar» ricordato fra le parole dell’inno 267 (Torre Pellice, culto del 18 agosto), che
può diventare guida dei nostri
sforzi quotidiani, a volte poco
compresi. Nessun ospite non
autonomo può uscire da un
circuito di cure se non supportato da sostegni grandi o
piccoli, ma comunque adeguati ai casi e alle situazioni.
Anche l’intervento che viene descritto non può prescindere da una serie di gesti
grandi e piccoli: individuazione della idoneità della strut
zazione delle pratiche!
ti, modalità di snelL
delle stesse, insieme i
saggi formali necessa;
cuno vi deve porremd_
Condivido l’amore^
persona. L’altro da sé è à
il nostro fratello o son,
duti nei lacci della sol
fisica. La necessaria ph
di tempi e obblighi^
amministrativi e fofi
spesso non prescinde c,
tenzione che si provai
chi è in difficoltà. Quj
sentimento è dagli op®«
tradotto nell’attivazioi
tutte quelle accortezze’iL
consentono al paziente dìi
vere meglio le limitai
della propria condizion
tivando risorse (cheingQ
non sono mai molto nud
se) nel rispetto delle non
in un progetto di sosteg
dividualizzato.
tura ricevente per cure o prosecuzione ricovero, formaliz
M. Chiara Sfi
Alessi
POSTA
La fede e la
«chiave laica»
In relazione all’intervento
di Ernesto Incerti, comparso
sul numero 32 di Riforma del
23 agosto, nella rubrica «Pagina dei lettori», vorrei testimoniare la presenza di più di
due modi di «interpretare,
giudicare e vivere gli eventi
sociali e politici del nostro
paese». Questo naturalmente
da un punto di vista laico. Da
un punto di vista cristiano,
quali noi ci dichiariamo, le
leggi consegnate a Mosè e
l’insegnamento di Gesù (Luca 18, 18-30) non dovrebbero
a’wicinarci nel giudizio e nel
vissuto degli eventi sociali
non solo del paese ma del
mondo intero? L’errore forse
è che mettiarno sullo stesso
piano la chiave laica e quella
della fede: diamo a Cesare e
diamo a Dio come se fossero
pari in categorie diverse. Ma
questo, secondo me, genera
contraddizioni portandoci a
comportamenti schizofrenici. È cristiano simpatizzare
con tutti gli uomini che testi
moniano, con i propri comportamenti, principi di pace,
di amore, di solidarietà di
eguaglianza, valori, questi,
non solo evangelici: non è
cristiano solidarizzare né con
gli sfasciacittà né con le forze
dell’ordine penetrate nella
scuola Diaz o presenti nella
caserma di Bolzaneto.
Luca Gaydou-Torino
Una sfida
per la sanità
Leggo su Riforma del 30
agosto un’eccellente riflessione del past. Alberto Taccia
sulT«Evangelicità delle strutture» ospedaliere. Mi sembra
che la relazione (una buona
comunicazione) degli opa
tori sanitari tra loro, con| _ ,
ammalati e i loro fanfiliajf
pubblico sia la sfida fonè
mentale oggi, e non sola »
gli ospedali valdesi delPi —^—
monte, per la credibili
tutto il nostro Servizio
rio nazionale, dentro e
le strutture ospedali:
disponibilità umana
scolto (cfr. Parole di m
parole di pazienti di Gii
Bert e Silvana Quadriai
pensiero scientifico edit
2002) deve andare dipj
passo con competenze si
IN ques
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è parla
b^enza
le Valli, i
formativi
ìi sono (
jlietto d
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studio co
levali!
Convegno monitori
(Aceblom - 6“ circuito - Chiesa riformata del Ticino)
Sabato 14 settembre - (ore 9,15-16)
Milano - Salone della chiesa metodista
(via Porro Lambertenghi 28)
Giochi di comunicazione:
Porte aperte... porte chiuse
Relazione e elaborazione di proposte didattiche
a cura del pedagogista Anton Ramon
saoi pu
e una robusta attitudi^a pdotti 1
criticità anche in ea| l,oche
scientifico e assistenzi^ scere. Me
„ '. , „ ^ io anche
DaniekBm
OSp6um6 di VlCS [ÌC0{^Y0 ^
rete di ol
«Ecco io sto alla porta e picchio;
se uno ode la mia voce
e apre la porta, io entrerò
e cenerò con lui ed egli meco»
Apocalisse, 3-20
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
Nel mare di Lyndos (Rodi), il
giorno 2 settembre, è mancata
Evelina Bogo Cacciar!
Ne danno il triste annuncio il
marito Agostino, la figlia Elisabetta, il genero Alessandro, le
amate nipoti Stella ed Eliana, i
fratelli Gianni e Aldo.
Venezia, 4 settembre 2002
Presidente, Consiglio direttivo,
socie dell'Ywca-Ucdg, Unione
cristiana delle giovani, ricordano
con commozione
Bianca Meynier Decker
attiva nell’associazione fin dalla
più giovane età, interprete fedele
e generosa dello spirito unionista, per le sue doti di saggezza e
di equilibrio punto di riferimento
autorevole nella storia dell’Ywca
italiana e torinese.
Torino, 13 settembre 2002
[•vendibi
ill’offer
„.Jœanifesti
figlio Roberto e familian tuttialjjj
Gioannina MelchlQi
ved. Corrado
profondamente commossi è
noscenti per la dimostrazioij
affetto e di solidarietà ric< '
ringraziano tutti coloro che
no voluto stringersi a lóro
sta triste circostanza.
Un ringraziamento pailk
al pastore Mario Berùtti, ai
ci e al personale tutto dell'i
dale valdese di Torre Peli
del Rifugio Re Carlo All
Luserna San Giovanni
13 settembre 2002
ringraziamento
La famìglia De Bettlnl rin!
zia tutti gli amici che hanno P
tecipato con tanto affetto "
dolore.
Torre Pellice, 13 settembre 2
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Per i necrologi tele
011-655278-fax f
ACaltanissetta un uomo di
38 anni, Maurizio, uccide
i due figli di 9 e 2 anni e quindi si getta dal balcone di casa, sfracellandosi al suolo. In
una lettera incolpa del suo
gesto la moglie dìe lo ha lasciato da qualche tempo. A
Torino, dopo due giorni di
interrogatori. Toni, il fidanzato di Nadia, la ragazza trovata uccisa nel suo appartamento, confessa di essere lui
l’assassino, motivando il suo
gesto con il timore di essere
abbandonato dalla ragazza.
Negli ultimi sei anni abbiamo conoscenza di oltre 700
fra omicidi e suicidi compiuti
da uomini lasciati dalla compagna (e in genere anche dai
figli che vengono quasi sempre affidati alla madre). Si
tratta di fatti innegabilmente
molto tristi, sui quali dovremmo imparare a riflettere.
sessuale, ma tutta P®
Non si possono
conoscere le reazioni^
personalità spezzata. N
PIERO bensì
E la prima considerazione è
che non dovremmo prendere
alla leggera il rapporto uomodonna. Oggi ci si accoppia e
ci si separa con estrema superficialità. Non voglio dire
con questo che il divorzio sia
sempre da condannare. In talune situazioni un divorzio
rappresenta il male minore
rispetto a un matrimonio infelice. Ma voglio dire che il
rapporto coniugale è una
realtà seria, che non va presa
alla leggera: non è soltanto un
piacevole divertimento che,
nel suo aspetto legale, riguarda unicamente i tribunali. Il
rapporto uomo-donna è una
realtà esistenziale che coinvolge l’intera personalità.
Quando la Bibbia vuole istituire questo rapporto del tutto particolare, afferma: «L’uomo lascerà suo padre e sua
madre, si unirà a sua moglie e
saranno una stessa carne».
Non riguarda solo la sfera
giudice può farlo.
La seconda ossei
lo scarso valore che
tribuito alla vita
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13
ij 13 SETTEMBRE 2002
PAG. 13 RIFORMA
- A partire dal 13 settembre a Pinerolo
Torna il Concorso ippico
Inizierà il mattino di venerdì 13 settembre, in piazza d’Armi
a Pinerolo, con la prima giornata del 16“ concorso ippico internazionale Csi-A, l’ormai tradizionale appuntamento settembrino con gli sport equestri. La manifestazione, che ha un
monte premi totale di 65.000 euro, proseguirà anche sabato
14 e si concluderà domenica 15 con l’assegnazione dei numerosi premi in palio, tra cui una Lancia Y al miglior cavaliere del
concorso. Venerdì 20, sabato 21 e domenica 22 nuovo appuntamento con i concorsi ippici, sempre in piazza d’Armi, con il
17“ concorso nazionale Tipo A «Città di Pinerolo». Il monte
premi in questo caso sarà di oltre 27.000 euro, con in palio anche una «Vespa» destinata al miglior cavaliere.
L'8 settembre celebrato al Bagnòou
I valori della Costituzione
A 59 anni da quei giorni e in una giornata nuvolosa, domenica 8 settembre si è tornati al Bagnoòu «non solo per ricordare,
ma anche per agire». È il messaggio che ha caratterizzato tutti
gli interventi alla cerimonia di commemorazione dei caduti in
vai d’Angrogna e alla lapide in memoria di Jacopo Lombardini,
morto nel lager di Mauthausen. Alla presenza delle delegazioni
di partigiani (Anpi e Fiap) ex internati (Anei) e delle amministrazioni locali, nell’orazione ufficiale il sindaco di Angrogna,
Ezio Borgarello, si è soffermato sul concetto di democrazia e
sull’attuale tendenza a limitarne il significato. «Bisogna tornare
- ha detto Borgarello - ai valori della Costituzione italiana, figlia della Resistenza», battendosi «per la giustizia sociale».
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zioitóy jA
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Fondato nel 18481
I Le informazioni ottenibili sui vari siti Internet non sono sempre utili a conoscere la zona
Le avventure del turista sul Web
iguopii More le opportunità della telenoatica è un'ottima strada per incentivare l'interesse verso il territorio
'X°l mo a volte l'informazione è reticente e in qualche caso errata. Il trainante ruolo delle istituzioni
da foli
n soloa DAVIDE ROSSO
!i deli! —----^--
libili!^ p ultimi anni si
ZIO sm parlato molto di actro e n jjpenza e di turismo alalieti le Valli. Molti punti inina all formativi e strutture che
di m (¡sono dichiarate «bidi Gira fiotto da visita» per le
adrinS Vii sono nati o sono allo
0 edit^studio come la «Finestra
ole valli» di Villar Pero40 i punti vendita di
re di pi
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Udine 1 prodotti tipici nati qua e
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0 che dovrebbero nascere. Molto si sta facenlo anche per cercare di
incrementare le strutture
ricettive e per creare una
rete di offerte turistiche
«vendibili» all’esterno:
ial'offerta museale alle
■UMlfestazioni culturali,
ild momenti di intrattentaento sportivo agli itinerari sportivo-culturale.
Stenta ancora un po’ a
crearsi una rete ricettiva
ma anche qui qualcosa si
etamuovendo come pure nel campo della vera e
propria cultura delTaccnfpienza dove molto c’è
Incora da fare. L’accojsieina turistica è basata
IPerò in particolare sulle
l®totmazioni che arrivali all’esterno attraverso
We canali.
Urto di questi è InterL|„’"'®2zo sempre più
- e utilizzato per
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‘abbia^^° Pineroleamo però avuto
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La struttura di «Una finestra suiie vaiii» a Viiiar Perosa
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ta. Ns^iglietë (
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presenta il sito della Comunità montana vai Pellice, ma qui pare si stia
pensando a un aggiornamento, mentre ancora un
po’ «piccolino» si presenta quello della Comunità
pedemontana. Di buon
livello e ricco di informazioni invece il sito della
Comunità montana vai
Chisone e Germanasca,
anche se qui il visitatore
vorrebbe forse informazioni più complete sugli
appuntamenti e sulle manifestazioni. Numerosi
sono anche nei siti i rimandi ai comuni valligiani e ai siti di enti come i
parchi naturali o lo Scopriminiera o il forte di Fenestrelle ed è immancabile il riferimento alle
olimpiadi di Torino 2006.
Discorso a parte merita
invece il sito della Atl
Montagne doc. Qui le informazioni che sono presentate sulla vai Chisone
e Germanasca ma anche
sulla vai Pellice sono
quantomeno riduttive se
non a volte originali. Se
non si conosce nulla delle
Valli e si «clicca» per esempio su vai Chisone si
scopre che questa è posta
a 80 chilometri da Torino,
mentre per la vai Pellice
si dice, in via di presentazione, che narrarne la
storia in poche righe «è
impresa ardua» e quindi
non si dice altro. Quando
poi si cerca di scoprire
che cosa si può visitare si
scopre che tra l’altro si
possono visitare molte
chiese oppure che se si fa
una gita a Prali vi si possono trovare due musei
valdesi visitabili rivolgendosi al pastore. Se poi il
povero visitatore del sito
si reca sul territorio scopre che le chiese cattoliche segnalate ma anche i
templi valdesi per lo più
non sono visitabili perché
chiusi, a Prali non ci sono
due musei valdesi ma solo uno (visitabile rivolgendosi all’ufficio il Barba che è a Torre Pellice
quindi in un altra valle) e
che il secondo museo
probabilmente e il museo
etnografico di Rodoretto.
Tutto questo non sembra un buon servizio fatto al turista. Certo è che
un buon modo per «fidelizzare» i turisti è quello
di accoglierli nel modo
giusto e cioè dando le
giuste informazioni e comunicando con loro utilizzando tutti i mezzi a
disposizione, anche Internet. Oggi è importante
che siano le istituzioni e
l’Atl per prima a porre
particolare attenzione a
questa forma di comunicazione dedicando tempo e risorse per far sì che
chi visita le valli anche
solo virtualmente abbia
di fronte una bella fotografia di esse e non una
copia sbiadita con molti
punti troppo chiari per
essere percepiti e altri
troppo deformati per essere compresi.
Ospedali valdesi delle Valli
Anche le Adi
si sono mobilitate
L’anno 2002 sarà ricordato come anno cruciale
nella storia degli ospedali valdesi. Dopo il difficile e lungo dibattito sinodale e le manifestazioni
spontanee organizzate
da dipendenti e cittadini
che hanno caratterizzato
le scorse settimane, anche le Adi di Torre Pellice si mobilitano per salvaguardare i presidi sanitari delle Valli, proponendo alla popolazione
una raccolta di firme «in
difesa del diritto alla salute» e soprattutto «contro l’eventuale chiusura
degli ospedali valdesi».
La difficile crisi che
stanno vivendo queste
strutture, si lepe nel testo della petizione, «non
può che incutere profonda preoccupazione: infatti, in un momento in cui
si assiste a un grave attacco al diritto alla salute,
con una progressiva riduzione delle forme di assistenza sanitaria, in particolare verso le fasce più
deboli della società, gli
ospedali valdesi continuano a essere un presidio sanitario per tutta la
popolazione della vai Pellice e della vai Chisone».
In tutti questi anni e
proprio per le loro particolarità, «gli ospedali vaidesi hanno saputo offrire
alla popolazione un servizio di alta professionalità che deve essere non
solo garantito, ma ampliato ed esteso per rispondere alle esigenze di
un effettivo diritto alla
salute». Tirando le conclusioni da quanto detto
le Adi e i firmatari della
petizione «si oppongono
fermamente a ogni tentativo di ridimensionamento o chiusura degli
ospedali valdesi, sollecitano un tempestivo intervento delle autorità competenti (in primo luogo la
Regione) per trovare una
tempestiva soluzione alla
grave crisi ed esprimono
apprezzamento e solida-,
rietà a tutto il personale
occupato presso gli ospedali valdesi».
Le firme verranno raccollte il mercoledì, il venerdì e il sabato, dalle 15
alle 18, presso la sede
Adi di Torre Pellice, in
via al Forte 9.
ICONTRAPPUNTOI
IL BOSCO
E IL SUO TERRITORIO
PIERVALDO ROSTAN
«Bosco e territorio». La
manifestazione organizzata
lo scorso fine settimana a
Usseaux, in alta vai Chisone, dalla Provincia di Torino ha mosso persone e interessi notevoli, a dimostrazione che il tema della gestione del bosco coinvolge
persone, territori, associazioni. Toccata solo marginalmente dalla —____________
pioggia la manifestazione si
è svolta in uno
scenario naturale di grande
suggestione,
appena al confine del comprensorio sciistico che inizia
poco dopo: le
uniche funi erano quelle delle teleferiche
per il trasporto del legname
posizionate su un versante
a livello dimostrativo. Detto del «colpo d’occhio» bisognerà pure entrare nel
merito; le macchine esposte, tranne qualche eccezione, avevano un che di avveniristico, forse solo qui,
poiché altrove vengono utilizzate regolarmente: certo
è che risulta difficile immaginare le nostre ditte boschive alle prese con certi
macchinari, abituate come
sono a continuare nella ricerca di piste (di esbosco
appunto) sui versanti, piste
che finito Tutilizzo per il taglio di un lotto vengono regolarmente abbandonate.
Il problema vero sta nella
dimensione delle macchine
(talvolta ho avuto l’impressione di partecipare a una
delle classiche fiere agricole
di pianura, con mega trattori che nessuna azienda di
montagna può permettersi
di utilizzare), oppure la
questione di fondo riguarda
le dimensioni delle aziende,
da noi per lo più familiari,
altrove più consistenti, con
maggior numero di addetti,
fatturato più alto e dunque
in grado di investire? Gestione del bosco come il turismo 0 per lavorare meglio
dobbiamo guardare a comprensori più forti come il
Trentino o l’Alto Adige?
Le nostre due Comunità
montane hanno entrambe il
loro piano territoriale forestale; una specie di piano
regolatore delle foreste, con
indicazioni precise sulle
modalità di intervento, partendo dalle analisi del territorio. Non sempre a queste
indicazioni seguono interventi conseguenti, in parte
perché molta della superficie buscata delle valli è di
eccessivamente parcellizzata, in parte perché mancano
in misura allarmante le risorse economiche. Intendiamoci: il bosco è esso
stesso una risorsa ma, specie dove la foresta sta costituendosi occupando anno
per anno centinaia di ettari
abbandonati dall’agricoltura, si impone un meccanidi gestio
Oltre ai progetti
esistono opere
significative non
sempre utilizzate
ne! modo migliore
ne e di crescita controllata. Cosa che si
può fare, prima dei convegni, creando
modelli di gestione e finanziando gli
interventi;
nel mare dei
problemi abbiamo oggi alcuni interventi della Provincia, qualcosa
dalla Regione, domani forse
nuove e vitali energie dai
fondi derivanti dalla gestione delle risorse idriche; oggi
però sembra di vuotare il
mare con un cappello...
C’è poi la questione energetica: l’uso delle biomasse
per produrre calore si sta
affacciando pian piano anche nel nostro territorio.
Un impianto a cippato è attivo a Torre Pellice da alcuni anni, un altro dovrebbe
avviarsi a breve in vai Chisone: si tratta di impianti di
relativa piccola dimensione, nati anche per utilizzare
localmente gli scarti legnosi
delle lavorazioni del bosco:
insomma una sorta di incentivo alle ditte boschive
che tra l’altro si sono attrezzate in tal senso. Ora,
malgrado il capitolato di
gestione specifichi in modo
chiaro che la legna deve
provenire almeno per una
quota maggioritaria dalla
vai Pellice, la ditta che gestisce l’impianto di Torre
Pellice la legna la acquista
ben lontano facendo fallire
l’idea forte del progetto.
Così come occorrerà vigilare sulle dimensioni degli
impianti, perché determinate centrali di produzione
di energia elettrica dalla
biomassa, a causa del forte
bisogno di materiale, finiranno per mettere in moto
centinaia di camion al giorno in una piccola zona o favoriranno la coltivazione
forzata, dunque con concimi chimici, di essenze legnose per alimentare le
centrali. Con buona pace,
nell’un caso come nell’altro, della sostenibilità, dell’imprenditoria locale, del
bosco, del territorio, e delle
notevoli risorse investite
proprietà privata e dunque per l’organizzazione.
14
PAG. 14 RIFORMA
FESTA ALL’ASILO DI SAN GERMANO — Anche quest’anno sono state molte le persone che hanno
partecipato alla Festa deU’Asilo dei vecchi di San
Germano Chisone che si è tenuta domenica 8 settembre. La giornata, meteorologicamente non
certo invitante, non ha scoraggiato i visitatori che
hanno potuto così partecipare al bazar e ammirare i lavori degli ospiti e dell’Unione femminile di
San Germano. L’Unione femminile di Prarostino
dal canto suo ha pensato al banco dei dolci. Alla
fine, fatto non secondario, la giornata ha consentito tra l’altro di raccogliere fondi per 6.270 euro
tra lotteria buffet e bazar di cui 170 per il progetto
di accoglienza alle donne straniere di Riesi. Novità quest’anno della Festa lo spettacolo di burattini allestito dalla compagnia teatrale «Aiegre»
che ha presentato al pianterreno dell’edificio, per
i visitatori più piccoli, «Pulcinella, la poesia».
PINEROLO; NUOVO DIFENSORE CIVICO — Armando Piccato, che sostituisce Renato Storero, è
il nuovo difensore civico di Pinerolo. 11 difensore
civico riceve ogni martedì e giovedì dalle 14,30
alle 18,30 e ogni mercoledì dalle 9 alle 12. L’ufficio è al pianterreno del municipio.
«PIAZZA LO SPORT» A PINEROLO — Il primo appuntamento per i «Ragazzi del 2006» è «Piazza lo
Sport», in programma domenica 15 a Pinerolo.
Si inizia alle 14, con una corsa podistica che partirà dal centro storico di Pinerolo e proseguirà
nella zona degli impianti sportivi. In programma: tornei di beach volley, calcio a 5, street-basket, mountain bike, slalom con i pattini in linea
e nuoto. Alle 20,30: «Giovani in concerto», rassegna di complessi musicali emergenti pinerolesi.
SCUOLA DI MUSICA DELLA VAL PELLICE: NUOVO
ANNO AL VIA — Le lezioni inizieranno il 30 settembre, ma si parte con un concerto dei docenti
venerdì 13 settembre alle 21 nel tempio di Torre
Pellice. Oltre ai corsi già presenti, alla Scuola di
musica intercomunale sono stati introdotti nuovi
corsi collettivi di musica popolare, canto gregoriano, musica antica, armonia e un corso individuale di clavicembalo. Le iscrizioni inizieranno il
16 settembre: per informazioni rivolgersi alla segreteria, in via Roma 41 a Luserna San Giovanni,
ogni lunedì, mercoledì e giovedì ore 16-18,30 e il
martedì ore 14-16 (tei. 0121-902734).
UNA FINESTRA SU... OSPEDALI IN CAMERUN — A
partire da questa settimana è visitabile al Centro
culturale valdese di Torre Pellice la mostra
«Ospedali evangelici del Camerún». La mostra è
visitabile martedì e sabato ore 9-12,30 e 14-18,
lunedì 9-12,30 e 14-7,30. Il 27 settembre alla Casa valdese ci sarà una serata sul tema con la partecipazione del dott. Richard Petieu dell’ospedale di Ndoungue in Camerún e del dott. Jean-Daniel Rostan dell’ospedale evangelico di Torino.
RISCHI NATURALI E TERRITORIO — È il titolo di
un incontro organizzato dalla Provincia di Torino al Circondario di Pinerolo in via dei Rochis 12
venerdì 13 alle 17. Si parlerà dei rischi «naturali»,
di meteorologia, di interventi, di alluvioni: «Conoscere, educare e prevenire» è il sottotitolo della manifestazione.
UNGULATI E CONCERTO — Il parco Orsiera Rocciavrè organizza per domenica 15 un’escursione alla
scoperta degli ungulati: camoscio, muflone, cervo, capriolo e cinghiale. L’appuntamento è alle 8
alla sede del parco a Foresto. Pranzo al sacco e
costo dell’escursione fissato a 3 euro a persona
(gratuito fino a 14 anni). Alle 15,30, nella certosa
di Montebenedetto, concerto del Coro alpino Valsusa di Bussoleno. Informazioni allo 0122-47064.
E Eco Delle ^lli mDEsi
VENERDÌ 13 SETTEMI
MALAN SUGLI OSPEDALI VALDESI — «Fin da
quando il moderatore e il presidente della Ciov
l’inverno scorso mi hanno informato, insieme
agli altri parlamentari, della situazione finanzia
ria degli ospedali valdesi ho sollecitato la giunta
regionale a porre tutta l’attenzione necessaria
alla questione e mi risulta che i colloqui siano
stati parecchi» ha detto il senatore di Forza Italia
Lucio Malan che aggiunge: «L’assessore regionale al bilancio, Gilberto Picchetto, mi ha assicurato che ci sarà parità di trattamento tra il Mauriziano e gli ospedali valdesi con misure di emergenza che quantomeno consentano di fare fronte agli interessi dell’ingente debito accumulato».
IL CD DEL CORO VOCAL SUR — Dopo il passaggio
dei fratelli uruguaiani (Grupo Vocal Sur) e il successo dei concerti da loro tenuti, in molti ci hanno chiesto se è possibile reperire il Cd «Palabras
autorizadas». I Cd saranno disponibili presso il
pastore o alla Casa Miramonti di Villar Pellice.
NELLE CHIESE VALDESI
PRAROSTINO — Domenica 15 settembre, dalle 17,
riunione al Roc con cena comunitaria.
TORRE PELLICE — Domenica 22 settembre, dalle
15, pomeriggio comunitario ai Coppieri.
La situazione delle opere «olimpiche» nel territorio pinerolese
Il ponte sul Chisone entro il 2005?
/ progetti relativi alle infrastrutture comprendono anche una nuova strada
detta «delle cave» tra Luserna e Bibiana. Altri interventi in vai Cermanasca
MASSIMO GNONE
DAVIDE ROSSO
ALLUVIONE nell’ottobre 2000 e Olimpiadi
invernali del 2006: eventi
cardine, nel bene e nel
male, per le infrastrutture del territorio. Il tempo
vola: da quel fatidico ottobre sono trascorsi ormai due anni e alla cerimonia inaugurale dell’evento olimpico mancano
meno di tre anni e mezzo.
Tra il coro degli scettici e
il vociare degli ottimisti è
bene fare il punto di alcune opere principali.
Per quanto riguarda le
opere olimpiche partendo dalla vai Pellice vediamo che riguardo all’ipotesi di variante alla
provinciale 161, dal bivio
di cappella Merli all’innesto nella futura circonvallazione di Osasco,
l’assessore alla Viabilità
della Comunità montana, Giorgio Odetto, sembra soddisfatto. «L’Agenzia Torino 2006 - spiega ha affidato l’incarico di
progettazione a un pool
di professionisti guidato
dagli ingegneri Ripamonti e Bergeretti, gli stessi
che avevano realizzato lo
studio di fattibilità. Stiamo rispettando il cronoprogramma e, se tutto
dovesse filare liscio, a
metà 2003 dovrebbero
iniziare i lavori».
Il progetto della variante non si discosterebbe
troppo da quello presentato nei mesi scorsi e
comprenderebbe la messa in sicurezza del tratto
compreso fra cappella
Merli e Cascinetta, vale a
dire l’ingresso a Bricherasio arrivando dalla vai
Pellice. Intanto la Provincia sta procedendo con la
progettazione della nuova «strada delle Cave» tra
Luserna e Bibiana, sulla
destra orografica del Pellice. «L’Associazione cavatori - dice ancora Odetto -, sollecitando la realizzazione dell’asse, ha
addirittura fatto pervenire una lettera a tutti gli
enti interessati, nella
quale annuncia di mettere a disposizione per i la
II ponte sul Chisone a Pinerolo
5 Inizio dell'anno al Collegio
Scoprire la scrittura
CARMELINA MAURIZIO
COME ogni anno si è
svolta sabato 7 settembre, nell’Aula sinodale della Casa valdese a
Torre Pellice, la tradizionale cerimonia di inaugurazione dell’armo scolastico del Collegio valdese, che ha già iniziato
le lezioni ai primi di settembre. A rivolgersi ai ragazzi, ai docenti, al personale e a tutti i familiari,
come al solito intervenuti numerosi, è stata Piera
Egidi, che ha parlato di
«Letteratura e giornalismo». La prolusione di
Egidi è stata non solo intessuta di numerose citazioni, riferimenti e aneddoti relativi a quanti nel
corso dei secoli più recenti si sono dedicati sia
alla letteratura e sia al
giornalismo, ma è anche
stata un invito ai ragazzi
e alle ragazze affinché la
lettura e la scrittura e tutto ciò che esse possono
produrre siano un patrimonio prezioso dell’esperienza di ciascuno di
noi. Piera Egidi ha anche
costantemente fatto riferimento alla sua personale esperienza di giornalista e scrittrice, mettendo in luce le numerose differenze e le costanti
che ci sono nell’uno e
nell’altro «mestiere».
La cerimonia ha visto
anche un intervento del
Piera Egidi
RADIO
BECKWITH
FM 91.200-96.550
pastore Taccia, che all’inizio della seduta ha
parlato di comunicazione, anche in senso teologico, e la partecipazione
nonché il caloroso saluto
di Marina Bertiglia, già
provveditore agli studi di
Torino, oggi dirigente del
dipartimento del ministero deiristruzione e
della ricerca (Miur) che
come ogni anno ha onorato il Collegio valdese
della sua presenza. Marina Bertiglia ha parlato
del momento difficile e
di travaglio della scuola e
della società in generale,
invitando i ragazzi a considerare il valore dello
studio e l’importanza dell’impegno. Sono state poi
consegnate le borse di
studio alle pagelle più alte e come da tradizione
docenti e studenti hanno
offerto il rinfresco. Durante la manifestazione
si è esibito il coro del
Collegio, che ha recentemente inciso un Cd e si
prepara a diversi impegni anche internazionali.
Pinerolo
Venfanni
con il W
Il nuovo ponte di Miradolo
vori tutte le attrezzature
da cantiere di cui dispone». Molto piresto infine,
entro il mese di ottobre,
sarà organizzato un incontro pubblico durante
il quale Comune di Torre
Pellice e Comunità montana presenteranno il
progetto definitivo del
nuovo palaghiaccio di
Torre Pellice, che dovrebbe mantenere le caratteristiche di 2.500 posti, ristorante, foresteria e accesso dalla Provinciale.
In direzione Pinerolo,
rivolgendo l’attenzione
verso le infrastrutture
danneggiate dall’alluvione del 2000 incontriamo i
resti del ponte sul Chisone: qui i lavori di ricostruzione non sono ancora
cominciati ma pare che si
sia finalmente arrivati
all’affidamento degli appalti non senza polemiche e ritardi. Il cronoprogramma presenta già un
ritardo di alcuni mesi ma
la speranza della Provincia è di riuscire a ricollegare la vai Pellice a Pinerolo entro il 2005. È ter
minato invece il ponte sul
Chisone a Miradolo, prima opera ad essere stata
messa in cantiere dopo
l’alluvione con il Comune
di San Secondo che chiese allora alla Provincia la
scelta di non puntare su
un ponte bailey ma di andare subito alla ricostruzione. Il ponte ora c’è ma
non è ancora stato ufficialmente aperto cosa
che comunque dovrebbe
avvenire a breve.
Risalendo la vai Chisone troviamo alcuni interventi in cantiere come
quello di rifacimento del
ponte di Villar Perosa e
altri già appaltati come
quelli sulla ex statale 23 a
monte di Perosa. Infine
gettiamo uno sguardo al
ponte dei Masselli a Pomaretto, opera finanziata con fondi addirittura
dei mondiali di Sestriere
del 1997. Il ponte è quasi
terminato ma non ancora finito e quindi percorribile, speriamo che le
altre opere seguano un
iter per così dire un po’
meno «tortuoso».
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Episodi inquietanti in vai Pellice e in vai Chisonj
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«Un amico della montagna» è la firma di una
lettera inviata alla fine di
agosto da Pinerolo ai Comuni delle valli Pellice,
Chisone e Germanasca, al
Prefetto e alle Comunità
montane. Nella lettera
l’interlocutore solleva la
questione della vigilanza
ambientale in montagna,
vigilanza che nel suo caso
sarebbe stata esercitata
da persone non qualificatesi come appartenenti
a un qualche «corpo» e
senza segni di riconoscimento. «Il primo episodio
in vai Chisone sulla strada che da Pra Catinat
conduce al colle delle Finestre, il secondo in vai
Pellice sulla strada che da
Villanova conduce al Rifugio Jervis al Pra e infine
il terzo, sempre in vai Pellice, sulla strada della valle dei Carbonieri per il rifugio Barbara. In tutti
questi casi sono stato oggetto di tentativo di controllo da parte di persone
che senza indossare divise, senza equipaggiamenti 0 distintivi, palette per
segnalazione stradale o
quant’altro di utile per il
riconoscimento, si avventavano verso di me e i
miei familiari con minacce di multe. In queste occasioni le persone in argomento non si qualificavano, imponendo l’alt ai
mezzi con il solo gesto
della mano a bordo di
mezzi privati, senza adesivi 0 segni distintivi».
La lettera, di fatto ano^
nima, solleva la questione della vigilanza sul territorio in particolare nelle
zone montane. I soggetti
che svolgono la vigilanza
ambientale sono i vigili
urbani, i carabinieri, il
corpo forestale, gli agenti
ittico-venatori della Provincia, tutte persone in
divisa. Così come sono
dotate di divisa 0 distintivo le guardie ecologiche
volontarie coordinate
dalle Comunità montane
e dalla Provincia. Ci sono
nelle valli (e la vittima di
più avvistamenti sarebbe
solo il nostro «amico della montagna»?) soggetti
altri che imperversano
con eccessivo zelo o al limite della legalità?
Certo è che ogniB &nt.m
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135 firme raccolte al Sinodo
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In occasione del Sinodo valdese, come ann
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sociali. Notevole il successo dell’iniziativa' çj,
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dia di oltre duecento persone tra deputan e (jj
sono raccolte 135 firme, senza svolgere alca
ganda ma affidandosi alla libera volo.
0 c
del
15
,j 13 SETTEMBRE 2002
L* Eco Delle \àlli \àldesi
problemi alla riapertura delle scuole delle valli valdesi in attesa della futura riforma
PAG. 15 RIFORMA
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'^^jecondo il ministro
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dei rispettivi istituti già
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settembre. Il «nostro»
Collegio valdese batte
tutti: docenti e allievi si
«ino incontrati addirittuS rail3 settembre. Potere
'«.•iÌ "Sr.TL.ono.,a
si deve che nessuno fra
»li istituti del territorio
ri < abbia voluto cimentarsi
Un nell'anticipo scolastico,
cioè quella facoltà conppIbK» «sa ai genitori di iscri
P"'
r ma elementare a cinque
anni e mezzo e non a sei.
Sulla proposta è molto
negativo il giudizio di
uno dei più titolati dirigenti scolastici delle
Marco Armand Hu
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deU’istituto comprensivo
dlLusema San Giovanni,
la cosiddetta sperimentazione lanciata dal ministro Moratti «è a costo
rero-rileva Armand Hugon-inoltre l’ingresso
materne a due anni
e mezzo è davvero problematico. Per fortuna il
è limitato, perché
le scuole individuate sopochissime. Tuttavia
resta la confusione alientata nell’opinione
'y rabblica: i genitori sono
' “^olto disorientati».
Gli istituti delle Valli
le compaiono nella «listanera» compilata dal
ministero dell’Istruzione
sono Bricherasio, Luserna San Giovanni, Torre
Pellice e Perosa Argentina. L’accusa? Non rispettano il famoso rapporto
9,2 fra studenti e insegnanti che però non tiene conto, ad esempio, oltre che del tempo prolungato, della presenza
di studenti portatori di
handicap e del conseguente insegnante di sostegno. «Il calcolo non si
fa più a livello di singolo
plesso scolastico - precisa Armand Hugon - ma
per istituto comprensivo:
è chiaro che se la coperta
si fa più corta saranno le
scuole nelle zone marginali a essere maggiormente colpite». Il provvedimento non riguarderà Tanno scolastico
2002-2003 e la contrazione toccherebbe soprattutto scuole medie e superiori e il personale assunto con contratti a
tempo determinato. «Paradossalmente - conclude Armand Hugon - i tagli minacciano le scuole
che hanno osato di più,
puntando sul tempo pieno e un migliore servizio
per il territorio».
Bloccati i buoni libro
Altri motivi di tensione nell'ambiente scolastico sono
le scuole «parificate» e ì tagli negli istituti piemontesi
MARCO ROSTAN
SETTEMBRE, riaprono
le scuole ed è subito
polemica. Innanzitutto
per 1 buoni libro: a Torino non ci sono i soldi per
aiutare in questa forte
spesa le famiglie a basso
reddito, come è avvenuto
negli ultimi anni, quando
agli aventi diritto era stata attribuita una cifra variabile dai due ai 300 euro per ogni figlio che iniziava la scuola media o le
superiori. Quest’anno
niente. Uno dei motivi è
che le Province di Trento
e Bolzano avevano fatto
ricorso perché escluse
dai finanziamenti: il ricorso è stato accolto e
inoltre la Corte Costituzionale ha annullato il
decreto ministeriale che
assegnava alle Regioni
100 milioni di euro T
anno per il diritto allo
studio. Poiché da novembre a oggi il governo non ha emesso alcun
nuovo provvedimento, i
soldi stanziati resteranno
bloccati fino a quando il
Consiglio dei ministri
non deciderà sul da farsi.
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di fiori, sia nelTorganizzare piccole
manifestazioni un po’ diverse, e quello
del Concistoro per risistemare il presbiterio e il campanile. Certo non è facile, bisogna fare i conti con i bilanci,
con la burocrazia, con le poche risorse
presenti, tuttavia non mi pare che
manchino «né la fantasia né il coraggio»; sicuramente è necessaria e auspicabile molta collaborazione tra chi in
montagna vive quotidianamente e chi
invece per pochi giorni Tanno e sicuramente la vede con occhi diversi.
Marilena Long - Pramollo
L'assalto di automobili
A proposito dell’articolo «Il degrado
della Conca del Pra» comparso su
Riforma-L’eco delle valli valdesi dei 23
agosto, non posso che confermare
quanto esposto con chiarezza da Marco Rostan. Siamo una famiglia proveniente da Bologna e abbiamo piacevolmente soggiornato per tre settimane
nelle vostre belle valli (Germanasca,
Chisone e Pellice): ovunque è percepibile la cura, l’organizzazione, il rispetto, l’amore che tutti i residenti dimostrano pèr questi luoghi, così peculiari
geograficamente e culturalmente. Davvero si può pensare che la natura sia
stata prodiga in questa regione.
Purtroppo una passeggiata domenicale nel sentiero da Villanova alla Conca del Pra è stata Tunica nota stonata di
queste belle vacanze. Perché, come dice
Rostan, non è possibile abbandonare
quel bel sentiero all’assalto di autovetture che si muovono libere su quel tratto che sarebbe invece da preservare con
attenzione, e che inondano con gas di
scarico turisti sbigottiti alla ricerca di
quella poca natura incontaminata che
ancora sopravvive nel nostro bel paese.
Che direbbe la gente se, recandosi agli
Uffizi per ammirare delle opere d’arte,
vi trovasse invece degli scarabocchi sui
muri? Spero che questo paragone faccia
almeno riflettere gli amministratori della vai Pellice. Cordiali saluti.
famiglia Astolfì - Bologna
Ancora uno scontro
sulle scuote parificate: il 5
agosto infatti una delibera della Regione Piemonte ha stanziato la metà
dei fondi assegnati per
arricchire l’offerta formativa (4 milioni di euro) alle «istituzioni scolastiche non statali paritarie»
Secondo l’opposizione,
questa è «una furbata
della giunta regionale per
far passare dalla finestra
quel che dalla porta principale era stato negato». A
fine luglio infatti il Consiglio regionale aveva accantonato l’ennesimo
tentativo di finanziare la
scuola privata a scapito di
quella pubblica.
La Cgil-scuola, su un
intera pagina di Repubblica-cronaca di Torino,
denuncia i tagli della Moratti e la politica scolastica della «Regione Pantalone» ed elenca i risultati
ottenuti con la mobilitazione dei lavoratori:
mantenimento di circa
60 sezioni di scuola di infanzia statale, mantenimento della lingua straniera nelle terze, quarte e
quinte classi dell’elementare, rispetto della normativa a favore degli
handicappati, mantenimento del tempo pieno o
prolungato nella scuola
dell’obbligo, continuità
didattica in alcune classi
delle superiori che erano
state accorpate.
Ancora: nel mirino della Moratti ci sono ben
156 scuole piemontesi, di
cui 45 in provincia di Torino, le quali hanno un
rapporto fra alunni e docenti superiore a 9,2 (un
insegnante ogni nove ragazzi) e dunque potrebbero essere ridimensionate. Sarebbe interessante sapere dai nostri dirigenti scolastici locali se
nell’elenco compaiono
scuole delle nostre valli.
La logica che soprassiede
a questa politica scolastica è sempre quella aziendale che piace a Berlusconi: questi istituti saranno «sorvegliati», perché dove il rapporto fra
alunni e docenti è eccessivamente ridotto, l’istituto non è efficiente e
non rende abbastanza.
Chissà che cosa sarebbe
successo, con questa logica, con le nostre tante
scuolette di borgata, le
famose «pluriclasse», dove una maestra doveva
gestire un gruppetto di
alunni che andavano da
chi non sapeva leggere e
scrivere a chi, teoricamente, sarebbe già stato
in quinta. Certamente la
Moratti avrebbe chiuso
anche la scuola di Barbiana di don Milani: forse la Moratti dovrebbe rileggersi la famosa «lettera a una professoressa»,
come se fosse intitolata
«lettera a un ministro». E
farne tesoro.
Il 20 settembre a Pinerolo
Concerto per la pace
PAOLA DONDONA
SI svolgerà venerdì 20
settembre alle ore 21,
sempre all’auditorium di
corso Piave, il «Concerto
per la pace» organizzato
dalla sezione pinerolese
della associazione Amnesty International. Come è noto questa associazione indipendente si
batte ormai da 61 anni
per denunciare e limitare
le gravi violazioni dei diritti umani fondamentali,
sulla base della Dichiarazione ùniversale dei diritti umani del 1948, violazioni che vengono perpetrate ancora massicciamente in quasi tutti i
paesi del mondo, e promuove la sensibilizzazione ed educazione a questi temi nell’ambito scolastico e presso l’opinione pubblica.
A venire a suonare e
cantare in sostegno delle
iniziative di pace e promozione dei diritti umani di Amnesty International, interverrà il gruppo
folk di Torino «Cantovivo», già molto noto nel
Pinerolese e nelle vallate
della zona. Sono ormai
27 anni che questo gruppo, che raduna musicisti
diversi attorno al noto
ghirotondista Alberto
Cesa, ripropone brani
tratti dal vasto patrimonio popolare piemontese, affiancando a questa
attività artistica e musicale anche un notevole
sforzo di sensibilità per
tematiche più politiche e
sociali: temi legati al
mondo del lavoro, dell’emigrazione, dei soprusi patiti dai popoli poveri
di tutto il mondo nella
loro lotta per la sopravvivenza e dignità umana,
tanto da dare al lavoro
del gruppo musicale
stesso un’impronta particolare, meglio nota sotto il nome di «folkcombat», a sostegno appunto
delia musica popolare
appartenente a tutte le
minoranze o popoli in
lotta per i loro diritti rtegati. L’ingresso è fissato a
6 euro e i proventi verranno interamente devoluti ad Amnesty International, sezione italiana.
Corsi d'organo
La Commissione musica dell distretto organizza corsi di organo per
principianti. Le iscrizioni sonp raccolte da Patrizia Massel (tei. 0121808625), Monica Natali
(0121-91188) e Giuseppe
Maggi (0121-91500) entro il 20 settembre.
Monica Natali
è lieta di annunciare
l’apertura della nuova
LIBRERIA MUSICALE
via Repubblica 17/c
Torre Pellice
tei. 0121-91188.
Terza rievocazione storica
In costume d'epoca
a Poggio Oddone
DAVIDE ROSSO
Nel 1574 la prima dominazione francese
della vai Perosa aveva fine e i valligiani chiesero
al governatore sabaudo il
permesso di poter continuare a praticare scambi
commerciali fra alta e
bassa vai Chisone. Questo fatto storico è alla base della rievocazione storica denominata «Poggio
Oddone terra di confine»
che quest’anno, giunta
alla sua 3=* edizione, vedrà
coinvolte circa 150 persone in costume che riporteranno Perosa Argentina, per tre giorni, il 20, 21
e 22 settembre, al 1574.
La rievocazione storica
prevede come momenti
culminanti venerdì 20
settembre alle 21 «Tassoldamento dei soldati
che accompagneranno il
re di Francia a Lione»,
sabato 21, alle 16, da borgata Ciappella «il grande
corteo storico e la partenza dei soldati» e domenica 22, alle 16, sul sagrato della chiesa cattolica «il ritorno dei soldati,
la cacciata dei francesi e
la nomina del governatore di Perosa». Ma «Poggio Oddone» non è solo
rievocazione storica. Innanzitutto domenica 22,
dalle 9 alle 17, a Perosa si
terrà la fiera del «plaseintif» (da un’antico
formaggio), fiera che
quest’anno avrà diverse
sezioni da quella dei formaggi d’alpeggio al Arino,
dalTartigianato tipico al
«paniere del margaro».
Dal venerdì 20 al lunedì
23 poi sarà possibile visitare, nei locali del Centro rete della Comunità
montana, la mostra faunistica delle specie animali presenti in valle
preparata dal Comune in
collaborazione con il
Parco Orsiera-Rocciavrè.
Non mancheranno inoltre momenti enogastronomici nel corso di
tutte e tre le serate e il
«Festival di balli e suoni
occitani» che vedranno
impegnati sabato 21, al
Palaplan di Perosa alle
21,30 il gruppo Arbebo
(ingresso 6 euro) e domenica 22, sempre al Palaplan ma alle 21, «Li barmenk» (ingresso libero).
Infine nel corso della tre
giorni sono previsti anche tre concorsi: un primo riservato ai bambini
dai 5 e agli 11 anni intitolato «Pittori per un ora.
Colori e fantasia»; un secondo dal titolo «Panettieri e panificatori» in cui
è richiesta la creazione
di un’opera in tema con
la manifestazione; e infine un concorso fotografico in due sezioni, ragazzi fino ai 14 anni,
adulti da 15 anni in su,
dal titolo «Perosa e Poggio Oddone. Paesaggi,
personaggi e altro».
Tra sport, doping e politica
Resta solo il Toro?
Sono stato un tifoso di
Felice Gimondi. Da troppi anni orfani del grande
Coppi, il campionissimo,
faticammo a lungo per
ritrovare un punto di riferimento ai nostri sogni
ciclistici. Poi arrivò Gimondi: di lui abbiamo
ammirato anche la sobrietà, la capacità di soffrire, abbiamo condiviso
la sfortuna. Ne ebbe tanta anche perché aveva
incontrato sulla sua strada la più veloce ruota di
Eddy Merckx. Più recentemente abbiamo esultato per gli scatti di Pantani sui tornanti del Giro e
del Tour de France e ci
sentiamo ancora defraudati perché gran parte di
quelle emozioni, che solo il ciclismo può dare,
non erano frutto di muscoli ma di farmaci Acetati. Tutto crolla, anche
nello sport.
Leggo sui giornali che,
poche settimane fa, il
suddetto Felice Gimondi,
insieme a Basso e a Baronchelli, è andato a fare
una sgambata in bici per
la vai Pusteria insieme a
Bossi e a Tremonti. Sceso
di bici. Bossi ha detto ai
giornalisti che Tremonti è un vero federalista.
Non lo avevamo mai dubitato, peccato che di
quel Bossi stia andando
in vigore una legge firmata con il suo amiconemico Fini che non è
neanche civile. Comunque, Gimondi se la poteva risparmiare questa biciclettata con Fini e Bossi: la notizia mi rovina il
ricordo di quella bella vai
Pusteria che percorsi oltre trent’anni fa per andare a camminare nelle
Dolomiti di Sesto, ospiti
di Nidia Long, a lungo
segretaria di Giorgio Peyrot negli uffici della Tavola a Roma. Tutto crolla
dunque, e dopo la disfatta calcistica ai Mondiali (menzionata anche in
Sinodo!), ecco Gimondi
con Bossi e Tremonti.
Non ci resta che il Toro,
anche lui malmesso e
neanche più capace di
difendere dalla voracità
dei soldi i vecchi trofei e
te coppe vinte nel glorioso passato, (m.r.)
ÏI
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16
PAG. 16 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 13 SETTEMBRE^
mËSmmê.
SPORT
PALLAMANO
La sezione pallamano del 3S Lusema
e del 3S Pinerolo sono in attesa dell’imminente apertura dell’impianto
sportivo di Bibiana per iniziare gli allenamenti e sviluppare così al massimo
le potenzialità delle squadre. Quest’anno in campo femminile si vedrà la partecipazione ai campionati Under 14,
Under 16 e Under 18, mentre per il
maschile si disputeranno i campionati
Under 14, Under 16 e Under 19. Gii impianti di gara sono a Luserna San Giovann. Barge con e Bibiana.
CURLING
Il gruppo dirigenziale del curling si
trova in questi giorni a Cortina per un
corso di aggiornamento riservato a tecnici e giudici. La Federazione nazionale e quella intemazionale, in collaborazione con il Toroc e il Comune di Pinerolo, stanno predisponendo un piano
per mettere a disposizione l’impianto
del ghiaccio di Pinerolo per gli allenamenti, a ottobre del prossimo anno.
PATTINAGGIO ARTISTICO
In prospettiva dei giochi olimpici
«Torino 2006», il 20 settembre aprirà il
Palazzetto del ghiaccio di Pinerolo:
l’équipe del 3S è al lavoro dopo gli stàges estivi, tenutisi ad Aosta, Alzano e
Couchevelles (Francia), per partecipare con competitività alle gare a livello
federale e nazionale. A coordinare le
oltre 50 pattinatrici saranno Claudia
Masoero, Barbara Balzano, Manqela
Ravetti e Miriam Lofaso.
CALCIO
Il ritorno del Pinerolo in serie D inizia con una batosta casalinga; nell’anticipo di sabato scorso i biancoblù sono stati battuti per 5-0 dal Voghera,
squadra leader dalle molte individualità. Per il Pinerolo privo del «bomber»
Capobianco un primo tempo quasi alla
pari annullato da un doppio break nel
finale; il secondo tempo segna la resa
della squadra pinerolese, che domenica affronterà un’altra impegnativa trasferta sul campo dell’Uso calcio.
Torre Pellice
Un concerto
pianistico
pro ospedale
Si è conclusa la tournée del «Grupo Vocal Sur»
Dal Rio de La Piata alle Valli
DARIO TRON
CARLOS, Daniel, José, Juan Pablo e
Mario: sono i nomi dei componenti
il gruppo «Vocal Sur» che, con le sue
canzoni, ha accompagnato e ritmato i
nostri incontri del mese di agosto appena trascorso. Sette concerti in chiese
diverse, numerose partecipazioni ad altre attività comunitarie, tante strette di
mano, scambi di indirizzi e di notizie
varie sulle persone, sui luoghi, sulla situazione dell’Uruguay e dell’Argentina.
Questo, in sintesi, ciò che è stato il soggiorno dei fratelli uruguaiani nel 1 distretto delle nostre chiese.
I dati, come sempre, dicono poco; ciò
che invece è stato molto importante sono stati i contatti avuti tra persone che
abitano in paesi diversi ma che coltivano e condividono una stessa fede e una
stessa speranza; per chi non è mai stato
in Sud America è stato ancora una volta
fondamentale incontrare persone che
ti mettono in contatto con l’altra metà
della tua chiesa ma con un’altra realtà;
per chi è già stato nel Rio de la Piata è
stato un respiro di aria già respirata altre volte; per chi è di origine sudamericana è stato un po’ come tornare a casa
per qualche giorno.
Alcuni di noi li hanno seguiti in varie
serate e li hanno avuti alcune volte a casa loro, e anche questa è stata una fortuna. Grazie, cari amici rioplatensi, grazie per le vostre melodie dolci e piene di
significato, grazie e alla prossima volta.
Vi abbiamo sentito cantare più volte
«Todo cambia»: tutto cambia, è vero,
ma non cambia l’affetto che nutriamo
per voi; ci incontreremo ancora, ma per
ora continueremo a cantare nei paesi in
cui viviamo, parole che invitano a difendere la pace è che ci danno, pur nella lontananza fisica, il senso della vicinanza e della comunanza di intenti.
Sabato 14 settembre,
alle ore 21, nel tempio di
Torre Pellice, si terrà il
concerto del duo pianistico a quattro mani Simona Tosco-Laura Vattano. Il duo nasce nel
2000 dall’incontro di due
giovani musiciste pinerolesi brillantemente diplomate al Conservatorio
«Giuseppe Verdi» di Torino sotto la guida del maestro Antonio Valentino
e ha partecipato a vari
concorsi nazionali e internazionali, ottenendo
fra l’altro il terzo premio
alla IX edizione del Concorso nazionale di esecuzione musicale «Giulio
Rospigliosi» di Lamporecchio (Pt). Ha finora affrontato un vasto repertorio che comprende
composizioni di Brahms,
Schubert, Dvorak, Debussy, Fauré, ma anche di
autori del ’900 come Reger e Gershwin. Attualmente si sta perfezionando sotto la guida del maestro Antonio Valentino
all’Istituto musicale «Gorelli» di Pinerolo.
Nel corso del concerto
di sabato saranno eseguite la Sonata K186c
(358) in sib maggiore di
Mozart, la Fantasia in fa
minore op. 103 di Schubert, una scelta dalle Sechs Burlesken op. 58 di
Reger e la celeberrima
Rhapsody in Blue di Gerschwin. L’ingresso è libero e le offerte saranno
devolute all’Associazione Amici dell’ospedale di
Torre Pellice.
APPUNTAMENTI
14 settembre, sabato
PRAGELATO; Festa di Santa Croce, antica fiera
zootecnica degli Escartons a Soucheres Hautes.
14-15 settembre
TORRE PELLICE: In programma la «Festa delle Pro
Loco della vai Pellice»: sabato apertura della festa alle
16 in piazza Muston; alle 18 proiezione di una videocassetta sul trial; alle 20 cena sotto il tendone, alle 21
concerto di musica e ballo con Aldo Forrer e il «Welsch
Tyrol Jodel». Domenica dalle 9,45 visita ajle antiche
ville di Torre Pellice e al vecchio mulino; alle 11 esibizione di musica e danze occitane; segue pranzo sotto il
tendone in piazza Muston poi alle 15 concerto delle
bande di Cavour e None; alle 21 serata di ballo liscio.
RINASCA: L’Avis organizza la consueta festa nel salone polivalente: il 14, alle ore 21, serata di cabaret
con «Marco e Mauro»; il 15 alle ore 8,30 sfilata della
banda folcloristica «La Vigoneisa» per le vie del paese.
15 settembre, domenica
TORRE PELLICE: Giornata del Collegio valdese; alle 12,30 pranzo al Gilly, seguirà l’assemblea dell'associazione «Amici del Collegio», sempre nelle sale del
Gilly e, alle 16,30 al teatro del Forte, pomeriggio in festa con due rappresentazioni teatrali.
PRAGELATO: Festa della borgata Souchères Basses.
BRICHERASIO: Alle 9,30, nel centro culturale Aldo
Moro, incontro su «Tecniche di vinificazione per la
produzione di un vino di qualità»; intervengono Agostino Tarditi del Consorzio tutela e valorizzazione
della Doc pinerolese, Giulio Re, tecnico della scuola
Malva di Bibiana, Vincenzo Gerbi dell’Università di
Torino, Gianfranco Corderò, enologo. Massimo Bellocchia, tecnico della Regione Valle d’Aosta, Dario
Martina, della scuola Malva.
BRICHERASIO: Con partenza alle 14,30 da piazza
Santa Maria, la locale società ciclistica organizza la
terza «pedalata ecologica dei quattro comuni», attraverso Bricherasio, Garzigliana, Osasco e San Secondo.
TORRE PELLICE: Sulle pendici del Vandalino, 6®
prova di campionato italiano di trial con moto d’epoca a cura del motoclub Ovest Alpi.
18 settembre, mercoledì
PINEROLO: Alle 20,30, alla coop Informazione democratica, inizia un corso biblico sulla figura di Gesù.
20 settembre, venerdì
PEROSA: Al Centro rete, alle ore 17, all’interno della manifestazione «Poggio Oddone terra di confine»
inaugurazione della mostra faunistica delle specie
presenti nelle valli pinerolesi.
21 settembre, sabato
PORTE: Inaugurazione a Villa Giuliano della Mostra «I maestri della pace».
TORRE PELLICE: Alle 21, alle Officine Colors, in
piazza San Martino, riapertura dopo la pausa estiva.
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TORRE PELLICECinema Trento è chiusi
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BARGE — Il cinei_
Comunale propone, v”
nerdì 13, ore 21,15, Dust;
sabato 14, ore 21,15,
passi dell’amore;
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Rider, mercoledì 18, ote^
21,15, L’ultimo badot
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aumenti del 30% nell'area del
Pinerolese. Il processo di smaltimento è
quindi più costoso. Eppure molti
cittadini si chiedono perché devono
pagare le tasse dell'immondizia.
Sono i Comuni che fissano le quote e i
criteri della tassa da applicare. La legge
nazionale dice anche che bisogna
passare da ima tassa applicata in base ai
metri quadri, ad una tariffa defiiiita in
base a quanto ogmmo getta via; e che la
tariffa deve pareggiare i costi di
smaltimento e di raccolta.
È un buon prùidpio, seppure difficile da
applicare.
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La valorizzazione "nel
stabilimento
Attraverso le lavorazioni
stabilimento nuovo' in costr .
presso la tangenziale di PineroIoi^i|
valorizza il materiale organico fai
diventare: fanghi per compost (ter
(10%) da utilizzare in agricoltura e
usi, e biogas (21%) che produrrà
elettrica per far funzionare le mac.
di produzione, acqua dai rifiuti (2
Lo stabilimento tratta anche il mah ^
che avrete gettato negli, alt
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Un obiettivo: fare in modo che nei
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Con l'aumento dei rifiuti crescono
anche i costi di raccolta e smaltimento, é
di seguito le tasse. i
Se l'adesione alle varie raccolte
differenziate fosse maggiore, intanto si
otterrebbe da subito l'obiettivo di lasciar
ferma (o di incrementare poco) la tassa
da pagare, nonostante la crescita annua
dei rifiuti sia in media del 5,4%.
Non bisogna lamentarsi, bisogna ricavare energia. :• ...
impegnarsi anche con la nuova raccolta.
La nuova proposta Acca; Verde
Sacchetto per l'umido una raccolta
comoda che inizia da casa vostra
Rivoltato e riempito di materiale
"umido", ben chiuso con due’ nodi
prima di gettarlo nel
una nuova
differenziata.
separandoli; mentrè .una parte^ div
combustibile (CDR). (23%¡(
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La proposta funziona se‘ i cit
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differenziate classiche,da una.,^
deU'altfa la nuova raccolta de0
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cassonetto, il,, separati? d^Ll Secco,' cón il Sa^
sacchetto verde è una nuova raccolta , Verde. - * tij
Grazie per il vostro impegno!
entro il 2002 arrivo nelle vostre case;
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