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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBI.: CIECA VALDESE
1006Ö TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE - 18 Ottobre 1974
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
LA RIFORMA, DA IERI A DOMANI:
457« ANNIVERSARIO (31 ottobre 1974)
“Ci ritroviamo spesso
terribilmente protestanti
Quella riportata nel titolo è un’affermazione del pastore Jacques Maury,
presidente del consiglio nazionale della Chiesa Riformata di Francia. L’ha
pronunciata nel messaggio d’apertura
dell’ultimo sinodo generale di questa
chiesa, a Lione. È un’affermazione inconsueta ai giorni nostri, ma è vera,
corrisponde a una situazione reale. Ci
ritroviamo spesso terribilmente protestanti. In che senso? Nel senso che
certe intuizioni e posizioni del protestantesimo circa la chiesa, la fede, la
presenza nella società ci paiono valide
e utili per tutti quei cristiani — e non
son pochi — che nel nostro tempo si
pongono il problema del rinnovamento evangelico della chiesa e della testimonianza cristiana nel mondo.
La chiesa. Oggi, malgrado tante attese e tanti sforzi, la chiesa non sa
produrre la sua riforma. Sinodi e concili, curie e episcopati si affannano invano a promuovere (almeno a parole)
un rinnovamento che non può venire
da loro. La riforma della chiesa nel 16°
secolo non venne da un concilio generale ma da una predicazione e\^ngelica fatta in ogni città e in ogni comunità: dal concilio venne allora la Controriforma! Oggi un numero crescente
di cristiani si sta convincendo che per
una comunità di credenti il rapporto
decisivo non è col vescovo o in genere
con le autorità ecclesiastiche ma con
l’evangelo. Questo spostamento dell’asse della fede dalla chiesa gerarchica
all’evangelo corrisponde a un orientamento di fondo del protestantesimo e
ha come naturale conseguenza il sacerdozio universale dei crédenti. Purtroppo nelle stesse chiese evangeliche il sacerdozio universale è più predicato che
praticato; esso resta però un’indicazione fondamentale per la chiesa d’oggi e
di domani. S’è capito che quel che più
conta non è il vescovo ma la comunità
locale, e che la chiesa non è là dove
c’è il vescovo ma là dove c’è la fede,
speranza e amore. S’è capito che la comunità cristiana — due o tre riuniti
nel nome di Gesù — è chiamata a diventare adulta, maggiorenne, responsabile di tutta l’opera del Signore,
« congregazione vivente di Gesù Cristo,
Signore vivente », come disse Barth ad
Amsterdam nel 1948; e che per questo la gerarchia è più un ostacolo che
un aiuto. Insomma, da parte di molti
si sta scoprendo quel che è veramente
essenziale per un’esistenza cristiana e
Quel che invece è secondario, o superfluo o addirittura nefasto: è essenziale il rapporto con l’evangelo (non lo è
quello con la gerarchia), è essenziale
ciò che accade localmente (non lo è
ciò che accade nelle alte sfere), è essenziale praticare il sacerdozio universale dei credenti (tutto il resto dev’essergli coordinato e subordinato). Su
questi orientamenti e linee di fondo
non possiamo che confermarci « terribilmente protestanti ».
La fede. Mentre in alcuni vacilla, in
altri rivive. Ma anche qui non ci si accontenta più di surrogati. Un tempo
ci si affidava fiduciosi alla dottrina della chiesa. Qggi si chiede altro. Un nu-.
mero crescente di cristiani vuole leggere o rileggere la Bibbia. Il ricorso
alla Bibbia è stqto uno degli orientamenti tipici della Riforma e del protestantesimo in tutta la sua storia. Da
parte cattolica s'è obiettato: la Bibbia
non basta, ci vuole anche la Tradizione
e soprattutto il Magistero. Qggi per
molti credenti cattolici sono la Tradizione e il Magistero che non bastano,
ci vuole la Bibbia. Quanto più la fede'
diventa autentica, tanto più cresce l’esigenza di lettura biblica. Interessa
sempre meno quel che dice la chiesa e
sempre di più quel che dice la Bibbia.
In ambito evangelico v’è il fenomeno
parallelo: la Bibbia la si è sempre (più
o meno) letta, ora la si vuole rileggere. La Bibbia diventa così il punto di
convergènza dei credenti in ricerca i
quali, stanchi di nutrirsi di « ciò che
non è pane » (Isaia 55: 2), intuiscono
che solo nella Bibbia o tramite essa
potranno trovare ciò che cercano. Il
maggior valore e quindi il primato della narola biblica su ogni altra parola
della chiesa è una di quelle posizioni
intorno alle Quali non possiamo non
sentirci « terribilmente protestanti ».
La storia. Il protestantesimo luterano è stato rivoluzionario sul piano religioso ma conservatore sul piano politico: fu questo il suo limite maggiore. Il protestantesimo calvinista è stato invece politicamente più avanzato
e anerto verso il futuro e il nuovo. Luteramesimo e calvinismo furono però
concordi a declericalizzare la presenza
e l’azione cristiana nella società e, parallelamente, a riconoscere e rispettare l’autonomia del mondo cosiddetto
profano nei confronti di quello religioso. Il mondo è di Dio, non della chiesa.
Dio non è clericale. Viene quindi rifiutata ogni forma di integrismo, di clericalismo, di partito cristiano, di società cristiana, e via dicendo. Queste posizioni vengono oggi condivise da un
numero crescente di cristiani e sentiamo di doverle sostenere fino in fondo
in quanto favoriscono sia la libertà
dell’evangelo sia la libertà degli uomini. Qualunque passo indietro in questo settore sarebbe nefasto sia per la
chiesa che per il mondo. Un movimento come quello del « cattolici del No »
durante il referendum sul divorzio, sfociato poi in quello dei « cattolici democratici », pur coi suoi grossi limiti
e le sue ambiguità, costituisce uh primo spasso verso posizioni nuove da ^ui trasnare un nuovo modo di essere presenti e operanti nella società, in quanto cristiani. Intorno a queste posizioni
nuove e antiche ci ritroviamo « terribilmente protestanti ».
« Terribilmente protestanti ». Cos’è
mai questo? Un atteggiamento di incorreggibile presunzione confessiona1“? Una sconsiderata dichiarazione antiecumenica? O semplicemente un momento di debolezza, di amore di sé, un
atto di narcisismo religioso? Può esseri“ o diventare ciascuna di queste cose.
Bisogna fare attenzione: « Chi pensa
fti stare ritto, guardi di non cadere »
CI Corinzi 10: 12). Ma può anche essere. e vorremmo che lo fosse sempre,
u"a testimonianza resa alla verità dell’Evangelo e alla libertà del cristiano.
Per Questo bisogna su certe questioni
essere « terribilmente protestanti ». Ma
siamo ancora in grado di discernerle?
E siamo già in grado di discernere le
questioni in cui possiamo essere felicernente in comunione con altri cristiani?
Paolo Ricca
UN’ISOLA PROTESTANTE
NELLA BAVIERA CATTOLICA
Riformati a convegno
Norimberga
a
Le campane suonano impetuose, e ci
raccogliamo, ci pigiamo nelTantica
chiesa romanico-gotica di S. Marta, nel
centro storico di Norimberga. Secondo
una tradizione, era questa la sede dei
< Maestri Cantori » della città; ma stasera le volte echeggiano di salmi ugonotti, sia’ pure in tedesco: è la sera
del 10 ottobre, e si riunisce per il culto
di apertura, con celebrazione della santa cena, la sessione del Reformierter
Bund, la federazione che unisce le chiese riformate tedesche. Riconosco alcuni volti amici, fra gli ospiti tedeschi
(fra questi, il past. Czybulka di Monaco, che ha rappresentato il Reformierter Bund alle manifestazioni delT8°
centenario valdese) e fra coloro che,
come me, rappresentano chiese sorelle.
Altri ne conoscerò, e parecchi mi si
avvicineranno: dovunque, si trova qualche pastore che ha studiato con qualcuno dei nostri pastori durante il loro
perfezionamento di studi in qualche facoltà teologica estera, dovunque si trova qualche fratello che è stato in Italia, che ha visitato le nostre chiese,
che è in relazione con qualcuna delle
nostre opere. ^
Luogo d’incontro
dei riformati tedeschi
Il Reformierter Bund è una federazione, dalla struttura molto leggera,
che mantiene il collegamento fra i riformati tedeschi: o per lo meno, fra
PHILIP POTTER A ROMA
Il segretario generale del CEC, Invitato a portare al Sinodo dei vescovi un contributo suH’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, ha tenuto a incontrarsi
con gli evangelici italiani, prima di recarsi in Vaticano - Una significativa e non
casuale mescolanza di cordialità e di distacco nell’accoglienza cattolica
Provvedimenti
“straordinari”
del comune di Roma
per l’Anno Santo
Roma (Relazioni Religiose) - In vista dell’Anno Santo 1975 proclamato da Paolo VI
e del prevedibile afflusso dei pellegrini a Roma, il Comune ha previsto alcuni provvedimenti « straordinari ». I musei comunali saranno riaperti ed in attesa che si trovino i
mezzi per il personale di custodia quest’ultima verrà assicurata dai vigili urbani. Altri
provvedimenti decisi riguardano la rimozione dei cartelli pubblicitari, in special modo
quelli che sono in « contrasto » con il « criterio sacro della città di Roma » e che non
potranno essere esposti nei pressi delle principali basiliche romane. Si stanno predisponendo misure per la pulizia delle strade romane,
di quelle d’accesso alla città e delle strade
consolari. Infine il Comune ha deciso di restaurare venti edicole mariane nelle varie
zone di Roma, da molti anni trascurate o
abbandonate.
Come si addice al tipo di rapporti
ormai da anni instaurati, il past. Philip Potter, segretario generale del CEC,
è stato invitato a portare un contributo al Sinodo episcopale cattolico, in
Vaticano, che com’è noto è centrato
sulla tematica dell’evangelizzazione nel
mondo odierno. La visita è avvenuta
in termini contraddittori, almeno apparentemente: l’invito è stato un fatto
senza dubbio notevole, primo del suo
genere, tuttavia la visita è avvenuta
« in margine » ai lavori del Sinodo, come si è avuto cura di sottolineare, per
cui il past. Potter ha tenuto il suo discorso in locale a parte (la « Sala delle
teste rotte ») e non è stato ricevuto in
Sinodo né ha potuto partecipare, neppure come osservatore, ad alcuna delle
sue sessioni; per l’occa'sione il papa ha
inviato un saluto, ma non lo ha indirizzato direttamente all’ospite, bensì al
presidente delegato del Sinodo, il card.
Koenig; « L’Qsservatore Romano » ha
dato un certo rilievo al discorso e lo
ha riportato per stralci abbastanza
ampi, ma sottolineando che si trattava
di un contributo dato « in un colloquio in margine al Sinodo ». Qspite
gradito (almeno a molti), insomma,
ma segnando bene le distanze.
Perché questo miscuglio di cordialità e di distacco? Riflesso di diversità
di orientamenti, ad esempio fra il Segretariato per l’unità e la Segreteria di
stato vaticana? Paura, da parte dei più,
di dar troppo spago a un rappresentante di una linea cristiana che preoccupa dal punto di vista politico, ma
ancor più dal punto di vista dogmatico, in quanto Tecumenismo, specie
protestante, è visto come malefica sorgente del pluralismo che rischia di dilaniare la chiesa? Non è dato sapere.
Forse c’è un po’ di tutto questo. Ma
forse, più limpidamente, si esprime in
questa miscela di cordialità e di distacco, di ricettività e di riserve, la posizione di fondo del cattolicesimo, quale la nostra generazione dovrebbe avere infine riscoperto in tutta chiarezza:
esso mira alla sintesi, accetta e anche sollecita contributi da molte parti,
anche ’’fuori le mura”, ma la Chiesa è
una ed è quella e solo nella laboriosa,
dolorosa e sagace assimilazione della
chiesa (gerarchica e magisteriale) gli
elementi nutritivi possono essere digeriti e i veleni filtrati. Ciò che è in gioco.
insomma, è ben altro e ben più che un
contrasto di correnti vaticane. Il past.
Potter e i collaboratori che l’accompagnavano, fra i quali il segretario di Fede e Ordinamento, Lukas Vischer, lo
avranno potuto riverifìcare di persona.
Quel che teniamo a sottolineare è
che il segretario generale del CEC ha
tenuto, prima del suo incontro con il
Sinodo dei vescovi cattolici romani, ad
avere un incontro con i rappresentanti
degli evangelici italiani. Non tutti i
suoi predecessori hanno avuto questo
tratto di fraternità. Così, il 9 ottobre,
nei locali della EGEI in Via Firenze, si
è avuto un fraterno colloquio fra i
quattro ’’ginevrini” e un gruppo di
evangelici italiani: Piero Bensi per il
Consiglio della Federazione, Nando Camellini e i signori Girolami per
l’Unione battista, Sergio Aquilante e
Mario Sbaffi per la Chiesa metodista,
Aldo Sbaffi per la Chiesa valdese, Vittorio Subilia e Valdo Vinay per la Facoltà Valdese di Teologia, e alcuni rappresentanti avventisti, pentecostali (Assemblee di Dio) e salutisti. La riunione
è stata molto amichevole e perfettamente non-formale, gli intervenuti
hanno parlato a cuore aperto, con accentuazioni diverse, del problema del
l’evangelizzazione nel particolare contesto italiano, nella nuova prospettiva,
nella complementarietà di ’’verticale”
e ’’orizzontale”, di annuncio e di servizio; è ovviamente emerso il problema
della presenza nel mondo, del rapporto fra fede e politica. Si è manifestata la tensione fra l’evangelizzazione individuale e la necessità di inserirsi nella società, ma il colloquio si è svolto in
una comunione reale e profonda, che
il past. Potter ha espresso nella intensa preghiera che ha concluso rincontro.
L’indomani Philip Potter era in Vaticano e rivolgeva ai ’’padri sinodali” un
discorso di notevole valore, di cui diamo qualche stralcio, riservandoci di
riprenderlo più ampiamente, dato che
desideriamo ritornare, nel corso dell’anno, sulla tematica deH’evangelizzazione. Iniziando Ph. Potter ha detto:
« L’invito a questo incontro di un rappresentante del Consiglio Ecumenico
delle Chiese (che raggruppa 211 Chiese
cristiane sparse in più di 90 Paesi) è
segno dello spirito ecumenico che regna in questi giorni fra noi, l’espressione della grazia miracolosa, nella ve
(continua a pag. 6)
Una delegazione dell'OLP alla sede del CEC
Ginevra (soepi) — Una delegazione ufficiale deirOrganizzazione per la liberazione
della Palestina (OLP), guidata dal past. Eliya
Khoury, ha incontrato il 24 settembre il past.
Philip Potter e alcuni suoi collaboratori che
seguono da vicino } problemi mediorientali.
I rappresentanti palestinesi hanno espresso la loro soddisfazione per la comprensione
e Pappoggio dato al popolo palestinese, con
attività e dichiarazioni recenti del CEC; in
particolare, il Comitato esecutivo, riunito a
Bad Saarov nel febbraio scorso, aveva dichiarato : « Per ristabilire una giusta pace nel
Vicino Oriente e indispensabile che i diritti
legittimi dei Palestinesi siano riconosciuti e
che sia chiesta un applicazione immediata dei
diritti delV uomo. I Palestinesi dovrebbero
avere la garanzia di uno statuto ufficiale a
ogni livello e di una effettiva possibilità di
esprimere liberamente il loro punto di vista
circa il loro avvenire e di far valere i loro
diritti ».
La delegazione ha spiegato che si è creata
una situazione incoraggiante con la decisione
di presentare la questione palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite come
una questione politica più che come una questione di rifugiati. Ha espresso il desiderio
il CEC, collaborando a far capire i diritti polìtici del Palestinesi, sostenga un effettivo riconoscimento dell’OLP quale rappresentante
del popolo palestinese alPAssemblea generale delle N.U. e in ogni trattativa ulteriore.
Si è deciso che il CEC continuerà i suoi
sforzi perché si istituiscano un dialogo e una
comprensione reciproca fra tutte le parti in
causa; si è preso nota della dichiarazione di
Bad Saarov che ha parlato di un’« eguale giustizia per il popolo palestinese come per il
popolo ebraico nel Vicino Oriente » e si è
espressa la convinzione che « è d'importanza
primaria che i diritti degli ebrei d’Israele e
l’applicazione dei diritti dei palestinesi non
portino a un’ingiustizia verso l’uno o l’altro
dei due popoli ».
quelli della Germania occidentale; la
relativamente forte presenza riformata nel nord della Germania est è stata
decimata dalla guerra e dall’emigrazione all’ovest, e divisa politicamente fra
Germania Est, Polonia e URSS (buona
parte della Prussia orientale). Nella
Germania Federale i riformati rappresentano una presenza consistente nella
media e bassa Renania (spesso, però,
associati ai luterani in Chiese Unite),
in Westfalia (specie la regione di Lippe), e nella Germania nord-occidentale, in particolare la regione di Brema,
Amburgo e la Frisia. Il protestantesimo riformato tedesco ha origini diverse e una storia molto complessa; e naturale che sia stato e rimasto particolarmente forte lungo la fascia renana,
in vis-à-vis con il calvinismo francese,
o meglio alsaziano, e con quello olandese. In tutto il resto del paese, poi, vi
è una vasta diaspora riformata, talvolta di consistenza esigua; e infatti del
Reformierter Bund fanno parte non
solo Chiese regionali, più o meno forti ma anche gruppi di chiese locali o
singole chiese, le quali tengono a conservare il loro attaccamento alla tradizione riformata e a mantenersi in
stretto rapporto fra loro. La stona ecclesiastica tedesca è resa assai complicata negli ultimi secoli, dalla connessione del fattore religioso e di quello
politico (il cuius regio ejus rehgto che
chiuse, più male che bene, le guerre di
religione), in un contesto politico dei
più frammentari. A differenza della
Francia e a somiglianza dell’Italia, forse peggio ancora, la Germania fu divisa fino al secolo scorso in una molti;
tudine di stati e staterelli: per farci
un’idea, immaginiamo la situazione italiana, se il mosaico di stati, principati,
ducati dei secoli passati avesse avuto
colorazioni particolari non solo politiche, ma anche religiose ed ecclesiastiche: riformati a Lucca, cattolici a Pisa e luterani a Massa... In Baviera, ad
es la piccola ma vivace Chiesa riformata ha una duplice origine: alcune
delle sue comunità sono di origine piu
antica, frutto della predicazione di teologi e pastori riformati, altre sono invece state costituite all’origine da immigrati ugonotti o fiamminghi, accolti
in alcune zone da principi locali favorevoli al calvinismo e lieti, d’altra parte di questa immigrazione attiva e
spesso qualificata. Vicende che i Vaidesi conoscono bene...
Norimberga,
città protestante
Norimberga è la sola grande citta
bavarese a maggioranza protestante
(luterana), con una forte e vivace comunità riformata, che si è spesa nell’accoglienza. Un’isola, nella Baviera
marcatamente cattolica e altrettanto
marcatamente conservatrice: si è in
periodo elettorale (per il Landtag bavarese) e le strade sono tappezzate
dalla pubblicità per l’Unione cristianosociale e il suo leader Franz Joseph
Strauss, con gli slogan anticomunisti
più pesanti. Non è probabile che tale
propaganda passi, a Norimberga, tuttavia, malgrado i trattati con l Est, il
trauma è sempre profondo, neH’anima
tedesca, più che di fronte alla divisione politica della nazione, di fronte a
quella che rimane una cortina di ferro.
L’ho sentito quando sono stati salutati
un anziano pastore, che dopo alcuni
anni di ministero nella chiesa riformata di Gdessa, era stato deportato e praticamente detenuto per quarant anni
nel Kazakhstan e ora ha finalmente ottenuto l’autorizzazione a trasferirsi in
Germania occidentale; e un pastore che
rappresentava le chiese riformate della Germania Est. Si noti che l’assemblea non era affatto particolarmente
conservatrice. A paragone con altre assemblee ecclesiastiche, ho anzi notato
con piacere la relativamente forte presenza di laici, di donne, di giovani, presenza attiva e loquente. Fra l’altro, risulta particolarmente intenso e diffuso
il lavoro dei gruppi femminili: le responsabili avevano deciso di non avere, quest’anno, il loro congresso, ma
di inserirsi nel lavoro dell’assemblea
del R.B., e hanno anzi assunto la responsabilità di uno dei quattro gruppi
di studio. Ho partecipato a quello, da
Gino Conte
(coontinua a pag. 3)
2
pag. 2
N. 41
18 ottobre 1974
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Elezione d'Israele e sovranità di Dio
(Romani 9: 14-33)
Israele, popolo eletto, popolo di Dio:
è difficile accettare questa verità, se si
pensa alle tristi vicende di un passato
lontano e vicino. « Eletto », ma per che
cosa? per fini reconditi o per una vocazione missionaria fra le nazioni del
mondo? È difficile crederlo oggi, se si
guarda unicamente agli avvenimenti
politici di questi ultimi anni, nel corso
dei quali Israele è entrato in conflitto
con l’Egitto e con altre nazioni del Medio Oriente. Si potrebbe anche dire
che Israele è stato « eletto » a soffrire
molto e per diverse ragioni dalle prime persecuzioni dei romani contro i
giudei, al confinamento nei ghetti medioevali, e più ancora a causa di un feroce, iniquo antisemitismo che la storia ricorda con orrore. Non si può non
auspicare che i campi di concentramento, i forni crematori, le torture subite da uomini, donne e bambini, non
abbiano più a verificarsi, per il bene .
dell’umanità.
Eppure è incontestabile che quel popolo, destinato ad essere popolo di
Dio, non per i propri meriti, ma secondo una scelta sovrana da parte di
Dio, è divenuto il popolo che non ha riconosciuto il Messia promesso e non
ha creduto neH’adempimento della promessa e nell’annimzio della salvezza in
Cristo Gesù. L’evangelista Giovanni ha
espresso questa verità dicendo: « È venuto in casa sua e i suoi non lo hanno
ricevuto» (Giov. 1: 11).
Paolo, tuttavia, non invalida le promesse di Dio, a cominciare da quella
rivolta ad Abramo, il capostipite del
popolo d’Israele: « Io farò di te una
grande nazione, e renderò grande il
tuo nome e tu sarai fonte di benedi-ipauoq JÍ 31(0 jipnb outpsusq 3 :3UOi2
ranno e in te saranno benedette tutte
le famiglie della terra » (Gen. 12: 2). In
linea di principio, queste promesse
conservano la loro verità in Cristo; il
popolo d’Israele ne è stato beneficiario
nella sua totalità, anche se non tutti
gli israeliti hanno creduto e credono
oggi a quelle promesse. C’è, infatti,
l’Israele che crede e l’Israele che non
crede, per il quale ciò che conta è l’interesse scientifico, economico e finanziario, il servizio reso alla nazione, piccola fra le altre nazioni del mondo eppur coraggiosa, socialmente avanzata,
pronta ad accogliere sulla propria terra altri Ebrei discriminati o perseguitati da regimi totalitari. Secondo Paolo, « non è che la parola di Dio sia caduta a terra; perché non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il
fatto che sono progenie d’Àbramo, sono tutti figliuoli d’Àbramo ».
* * *
A questo punto, il ragionamento di
Paolo diventa assai complesso, direi
scabroso e non è sempre facile seguirlo. Sembra che tutto Israele sia stato
oggetto di elezione da parte di Dio;
tuttavia c’è l’Israele che crede perché
ha riconosciuto che in Cristo la promessa si è adempiuta, ma c’è gnche
l’Israelita per il quale la sua nazione
è essenzialmente una entità sociologica e razziale.
Pertanto, bisogna riconoscere che, se
la elezione divina comprende tutto il
popolo, dall’interno di esso Dio opera
un’altra scelta e la compie con una volontà libera e sovrana. La scelta dipende non da privilegi né da diritti o da
ragioni di prestigio nazionale o personale, ma dalla sovranità di Dio, tanto
nella scelta quanto nella chiamata. La
sovranità di Dio sul suo popolo appare
sin dai primordi della storia d’Israele.
La discendenza fisica da Abramo non
costituisce di per sé una figliuolanza in
senso vero e spirituale. Il vero privilegio di Israele, im privilegio supremo
che non deve esprimersi con orgoglio,
sta nel fatto che da Israele « trae la
sua origine storica il Messia, quello
stesso Cristo che è la presenza del Dio
trascendente, onnipotente, benedetto ».
Ma tutto avviene secondo la volontà
di colui « che fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole ».
Il ragionamento dell’apostolo è piuttosto sconcertante, può sembrare molto duro e persino ingiusto; àd ogni
modo, la sua interpretazione è controversa tanto nel piano biblico e teologico, quanto sul piano filosofico. Sta
scritto: «Ho amato Giacobbe, ma'ho
odiato Esaii» (Rom. 9: 13). Confesso
di essermi fermato a lungo davanti a
queste parole, ma non sono l’unico ad
essere perplesso e insoddisfatto. « Che
dipemo dunque? V’è forse ingiustizia
in Dio? Così non sia ». Dio non è un
despota che sentenzia e opera in modo
ingiusto o arbitrario; anzi, la volontà
di Dio è prima di tutto ed essenzialmente una volontà misericordiosa. La
sua è ima volontà libera, come anche
è libera la sua grazia... Dio non deve
niente a nessuno, neppure agli Ebrei
oppressi da Faraone. La loro liberazione dalla schiavitù egiziana è un grande
atto della misericordia divina; « se indurisce il cuore di Faraone, permettendo che Faraone, si opponga in modo
tracotante e ostinato al Dio degli
Ebrei, è perché Faraone stesso servirà
con il suo induramento a rendere ancora più manifesta la sovranità e la
potenza di Dio. (P. Althaus: La lettera
ai Romani). Mosé è testimone dellq
misericordia di Dio, Faraone lo è del
giudizio di Dio.
* * *
Molti hanno veduto in questo ragionamento dell’apostolo un comporta
mento arbitrario da parte di Dio e un
argomento in favore della dottrina della doppia predestinazione secondo cui,
nella sua imperscrutabile volontà, Dio
avrebbe predestinato gli uni alla salvezza, gli altri alla dannazione. Non
sono convinto di questa interpretazione, e preferisco dire con l’apostolo che
l’Evangelo è « potenza di Dio per la
salvezza d’ogni credente; del giudeo
prima, e poi del greco » (Rom. 1: 16).
In realtà non penso che Paolo ci conduca in quella direzione; non parla del
destino eterno degli individui e dei popoli; ma, riaffermando la piena e libera sovranità di Dio nelle sue scelte,
Paolo vuol privare l’uomo di qualsiasi
pretesa di fronte a Dio e di qualsiasi
orgogliosa rivendicazione. Con la parabola del vasaio. Paolo intende affermare che Iddio è nel suo pieno diritto di
trarre dalla stessa argilla ciò che egli
vuole; perché dunque c’è da replicare
se Dio, « volendo mostrare la sua ira e
far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità dei vasi
d’ira preparati per la perdizione, e se,
per far conoscere le ricchezze della sua
gloria verso dei vasi di misericordia
che aveva già innanzi preparati per la
gloria, li ha anche chiamati non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i
Gentili? » (Rom. 9: 21-24).
Avete notato queste,parole: «Dio ha
sopportato con molta longanimità dei
vasi d’ira preparati o maturi per la
perdizione ». Dio non punisce per punire, non è costretto ad essere sempre
misericordioso e mai in collera con le
sue creature; ma Egli è libero e sovrano, nel sopportare con « molta longanimità » dei vasi d’ira, ragione per cui,
anziché lamentarci di, Dio e della. Sua
opera dovremmo prostrarci neH’adoràzione umile e grata.
Il mistero d’Israele non è ancora totalmente svelato. Crediamo tuttavia
che l’Israele del Patto e della promessa ha un posto unico nei diségni di Dio
in favore dell’umanità. Non vediamo
ancora il Regno di Dio nella sua pienezza; ma crediamo in Colui che disse:
« il Regno di Dio è vicino; ravvedetevi
e credete all’evangelo ».
Ermanno Rostan
Perchè acquistare subito la nuova
STORIA DEI VALDESI
La nuova tanto attesa Storia dei Vaidesi in italiano è finalmente pronta:
i primi due Volumi sono pubblicati, il
terzo è previsto entro il 1975 ma può
essere prenotato già sin d’ora. I due
volumi usciti coprono un arco di quasi 700 anni, dalle origini (1174) alla
Etnancipazione del 1848.
La serietà e la competenza degli autori, Amedeo Molnar — un valdese
della «diaspora », com’egli si definisce
— e Augusto Armand Hugon, sono talmente note che non è necessario insistervi. Anche se ampia, dettagliata e
densa, l’opera è accessibile ad ogni
lettore di media cultura. La ricca scelta di illustrazioni, in parte riprodotte
per la prima ¡volta, rende i volumi attraenti e di piacevole lettura.
Penso che ogni famiglia valdese dovrebbe acquistare la nuova Storia del
Valdesi innanzitùtto pér sé e per i propri figli, perché è storia nostra che
dobbiamo conoscere. Una storia dei
valdesi scritta con criteri scientifici
non è più una storia apologetica che
ruota attorno a figure di grandi eroi
e ad atti di coraggio sovrumano, ma
rimane la straordinaria se non unica
vicenda di un piccolo e debole popolo che resta fedele alla propria missione nonostante le cadute e gli sbandamenti, un popolo composto di gente comune e non di « giganti della fede », ma che si risolleva ogni volta che
viene abbattuto. Lo storico moderno
si limita a constatare il fatto, ma il
credente vede in questa vicenda una
parabola vissuta della fedeltà di Dio
verso una piccola parte del suo popolo. Letta sotto questa prospettiva è
Lui il vero protagonista della storia
valdese e i nostri figli devono sapere
di essere un momento, una tappa, di
questa vocazione incessante alla testimonianza fedele nel mondo di oggi.
Venite, torniamo al culto!
La crisi del culto non è causata solo dalle sue forme, in parte superate, ma essenzialmente dalla nostra passività interiore
Facciamo tutti un esame di coscienza. Non vedo perché si dovrebbe, per
amor di tradizioni, insistere su forme
di culto che non aiutano la comimità a
prender parte attiva a quanto si legge,
si commenta o si prega con la parola
o col canto. Non vedo perché non si
dovrebbe tener conto di quello che, da
trent’anni ormai, si è rivelato: che
l’attuale struttura parocchiale adatta
alla città del passato, non corrisponde
più a quella d’oggi; e, nemmeno, perché non si debba riscoprire tutta l’abbondanza di vita che la comunità primitiva aveva nella molteplicità dei ministeri. Ognuno chiamato da Cristo ha
il suo compito, secondo che gli è dato,
proprio secondo che gli è dato e non
secondo quel che ha scelto né per
l’azione né per la inazione.
In fondo la « ecclesìa » del primo
cristianesimo rispondeva alla freschezza della scoperta del « nuovo mondo »
rivelato nella persona del Cristo e ne
era la parabola vivente, atta in ciò a
dare una testimonianza vivente della
realtà nuova al mondo circostante pa
Sr Uomo e donna,
una parabola
Forse non tutti ricordano che il Signore Gesù, nel suo Sermone sul Monte, ha detto una parola definitiva anche sull’argomento delle relazioni fra uomo e donna. Egli dice (Matt. 5: 27-32)
« Voi avete udito che fu detto: non commettere adulterio. Ma io
vi dico che chiunque guarda una donna con desiderio, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore ». Anche qui, come riguardo
al non uccidere, quello che conta è il pensiero che determina, là
all’odio, qui al desiderio. L’atto che segue è la necessaria conseguenza.
Il Signore Gesù ribadisce il concetto fondamentale del matrimonio, che è segno fra gli uomini dell’unione di Dio con l’umanità. Ogni tentativo d’infrangere quest’unione è un danno radicale
per gli uomini — separati da Dio non si vive —; quindi è necessario, per conservare chiara e ferma questa verità, che anche il suo
segno, rapresentato dal matrimonio, non sia infranto; e perciò gli
uomini conoscendo la legge che determina le loro azioni, devono
guardarsi anche dal pensiero che è all’origine dell’adulterio. E
così il Signore Gesù condanna il ripudio della moglie da parte del
marito. Naturalmente vien preso in considerazione il vero matrimonio, cioè quello costituito nella fede. Non tutti i matrimoni,
anche se « celebrati » davanti alle più importanti autorità religiose sono stabiliti sulla fede: molti di essi sono conseguenza di impulsi umani. Questi sono soltanto parodie di matrimoni, non possono rappresentare l’unione fra Dio e l’umanità e quindi sono abbandonati al giuoco delle vicende umane.
Ma l’uomo e la donna che si uniscono nella fede, cioè sotto lo
sguardo di Dio e con le garanzie ch'egli dà, non devono e non possono essere soggetti alle variazioni dovute alle concupiscenze umane; essi devono rimanere uniti, per testimoniare della grande
verità che Dio ha una volta per tutte sposato il genere umano.
Lino De Nicola
gano e, spesso, corrotto. La predicazione si incarnava nella comunità. Nulla era ancora teorizzato, ma già dalla
Pentecoste il « nuovo » di Cristo emergeva: altra economia, cioè prima di
tutto preoccupazione dei bisognosi; altra sociologia, non più divisioni fra ricchi e poveri, fra saggi e ignoranti, fra
giudei e greci: tutti fratelli; altra politica, non Cesare il Signore, ma Cristo
il solo Signore, la cui grandezza non
stava nel dominare ma nel servire, nell’essere ultimo fra gli ultimi. Che si voglia riscoprire questa ricchezza di vita
piena mi pare cosa non solo buona
ma auspicabile per tutti.
Son cose ormai vecchie, dette e ridette da più decenni.
Si son fatti anche tentativi in questo
senso. Culti in varie « comuni » con
quella che oggi si usa definire « liturgia della Parola »; o in comunità come
il « Servizio Cristiano » di Riesi, che
ha i suoi culti la mattina e la sera (ma
che non per questo è al di fuori del
problema); o in chiese, come ne ho viste, dove il sermone è discusso, o in
altre dove i giovani siedono per terra
e si interpellano l’un l’altro nell’interpretazione di un testo e non trascurano il momento di informazione prima
della chiusura di questo loro « culto ».
Nelle chiese, fra noi ed all’estero, ci
sono molti esempi di espressioni varie
che sono andate molto più in là di
quelle semplici modificazioni liturgiche che hanno ben poco inciso nel nostro tempo.
Però detto tutto questo ed anche
accettando di buon cuore ogni riforma
ecclesiologica, senza paure assurde per
il futuro, siamo giunti solo in parte al
fondo della questione. La passività dei
« credenti » al culto è data solo dalla
sua forma? Dipende da essa? Se così
fosse il male sarebbe superficiale e
presto rimediato. Ma non credo che il
fondo della questione stia qui. Mi pare
che prima di tutto sta in noi. Noi siamo passivi e perciò prima o poi svuotiamo di valore ogni forma di assemblea o di culto. Se colgo nel vero, la
cosa è assai più grave di quanto sembri, perché la malattia non sta nel1’« organizzazione », nella forma di
chiesa o di culto, ma sta proprio radicata dentro di noi.
Mi domando se questa malattia non
sia dovuta propria al nostro chiasso
dei dischi o nastri a tutto volurne, se
vado per strada vedo uomini coi loro
transistors sia che lavorino sia che
parlino. Si può pensare e riflettere così, o si vuol questo proprio per non esser disturbati dai nostri pensieri? Poi
le altre fughe di massa: il calcio, (^nzonissima, rischiatutto... per i quali si
rinuncia a tutto, tanto che gli organizzatori di altre cose, buone o cattive,
devono tenerne conto. I « week-ends »
non si toccano, quelli son per le gite,
per lo ski, per il mare, per la casetta
in campagna. In un tempo in cui i senzatetto divengono masse enormi, una
casa sola non basta più. Certo le metropoli richiedono un po’ d’aria pura...
tuttavia tutta questa nostra società
malsana ci ha inoculato il germe del
l’apàtia per le cose vere al punto che
si può andare in delirio per un goal o
per una canzonetta... e rimaner indifferenti ad una parola vera, alla Parola
che dà il senso alla vita.
V’è chi dirà che una parte dell’apatia comune è dovuta al fatto che si son
sentite dire e ridire le stesse cose « in
chiesa » da anni ed anni. Non ci siamo:
le cose vere son sempre nuove e sempre incidono nella vita, se questa non
è malata. Chi è nella narcosi non sente, chi è svagato non ascolta! Non è la
ripetizione che allontana, ma quel che
v’è dentro di noi. Noi abbiamo sempre
bisogno dello stesso richiamo — e lo
sappiamo bene — ed il sentircelo ridire, da un fratello qualsiasi, non occorre che sia il pastore, ci è necessario. Ma è il necessario che non ci attira, bensì il superfluo, ciò di cui non si
vive. Non credo che tutto ciò avvenga nelle civiltà nuove, dove la vita
sboccia al nuovo e dove il « nuovo » di
Cristo può risplendere di viva luce.
Le chiese di una volta avevano pure
i loro difetti. V’era forse chi le frequentava per abitudine. V’era chi aveva fatto dell’universalità dell’evangelo
la religione personale, e chi si chiudeva nella propria pietà magari non curandosi dell’oppressione inumana esercitata sui minimi. Ma v’era anche il
lato opposto, un desiderio d’ascolto
che oggi non c’è più. Personalmente ho
Tullio Vinay
(continua a pag. 4)
Anche oggi il « braccio dell’Eterno »
non si è accocciato e abbiamo tutti
bisogno di constatarlo nella nostra vita personale e di gruppo.
Penso anche che ogni famiglia valdese dovrebbe regalare almeno una copia di quest’opera ad un amico non
evangelico. La storia valdese è storia
che l’italiano non ha letto sui libri di
scuola né in biblioteca : è storia che
ci è stata sottratta perché è un «tabù » per la cultura cattolico-romana.
E sarà certo una scoperta per molti
amici non evangelici notare quanto
siano attuali molti aspetti della protesta di questo antico « dissenso » : dalla contestazione delle gerarchie per
una maggiore fraternità nella chiesa
alla lotta contro ogni compromesso
col potere, all’impegno per il rispetto
della persona umana.
A Torino i Valdesi sono stimati
spesso al di sopra delle loro reali virtù, ma sono visti come una curiosità
folcloristica: i costùmi, i canti ecc.
È tempo che si conosca la vera storia
di questo popolo che ha duramente lottato contro il trono e l’altare per difendere la propria fede e continuare
la sua protesta. La conclusione di questa appassionante vicenda è che, se il
Valdismo non fu un ramo secco e sterile nel grande albero della chiesa cristiana, fu tuttavia una spina nella carne del cattolicesimo costantiniano e
trionfalista che ancora conosciamo,
una spina che per volontà di Dio questo cattolicesimo non potè mai togliersi.
Vi attendiamo nei nostri negozi. Venite ad esaminare e a sfogliare con comodo questa bella opera. Ancora per
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La vostra sottoscrizione ci aiuterà a
portare al termine quest’opera indisnensabile per ogni lettore del Nuovo
Testamento.
Carlo Papini
9 II Dipartimento missionario della Chiesa
Unita di Cristo negli USA ha dato una
dimensione nuova alla sua missione nell’America latina. Il nuovo programma, oltre a prestare attenzione ai latinoamericani che vengono a studiare negli USA, tende pure a ”coscientizzare” la popolazione statunitense sui
problemi e le preoccupazioni in America latina, come pure ad aiutare la Chiesa Unita
a essere « ricettiva alla testimonianza delle
Chiese latinoamericane ». La Chiesa Unita di
Cristo negli USA ha vincoli storici con l’Argentina, il Brasile, l’Ecuador, l’Honduras e
il Messico.
0 Numerose Chiese dovranno affrontare
problemi ”di sopravvivenza”, nel prossimo inverno, quando il prezzo del petrolio le
costringerà ad a'ffrontare problemi discussi da
anni a livello teologico », ha dichiarato il
past. John Huxtable, segretario generale della Chiesa riformata unita in Inghilterra e nel
Galles, invitato a parlare al recente Sinodo
della Chiesa presbiteriana del Galles. Questo
Sinodo ha votato — 129 si, 13 no, 2 astensioni — una Dichiarazione d’unità che traccia
le linee delle trattative d’unione con la Chiesa (anglicana) del Galles. Il voto rende possibile l’intercomunione e dà via libera alle iniziative comuni locali.
/ lettori ci scrivono
Si parla del
ministero pastorale
Milano, 8 ottobre 1974
Signor direttore,
il pastore Roberto Nisbet afferma, nel n. 39
di questo giornale, che l’articolo del giovane
studente in teologìa, pubblicato sul n. 38
dello stesso giornale, ha destato in lui qualche
preoccupazione perché egli spiega di volere
diventare pastore per occuparsi dei problemi
dei membri di chiesa « soprattutto quando
questi esulano dal ristretto ambito ecclesiastico ».
Confesso che anche in me — non vecchio
pastore, ma vecchio membro di chiesa — lo
stesso articolo ha destato non poche ma molte
preoccupazioni, soprattutto per la frase « la
nostra ricerca deve essere una ricerca di credenti che si impegnano contemporaneamente
sia per la riforma della chiesa che per’ la
lotta per il socialismo ». Di quale socialismo
(dato che, per ora, in Italia, ce ne sono già
due?) E chi non si impegna per « la lotta
per il socialismo » verrà abbandonato dai
nuovi pastori?
Fraternamente
Ezio Bonomi
della chiesa valdese di Milano
Genova, 8 ottobre 1974
Ho letto la lettera apparsa su « La Luce »
del 4 ottobre e mi permetto di intervenire.
Caro Pastore Nisbet, fughi le sue apprensioni
e preoccupazioni!
Il ministerio dei vecchi Pastori, fatto di
gioiosa consacrazione al Signore, annunziando l’Evangelo della Grazia nelle Chiese e
fuori, confortando gli ammalati, i moribondi,
insegnando l’Evangelo ai giovani e ai bambini, compiendo tutto il dovere dei ministerio nella Chiesa, è l’unica vera risposta all’Amore di Dio che ci ha. afferrato e ci costringe ad annunziare all’uomo il ravvedimento e la conversione. È cosi che i figliuoli
di Dio operano efficacemente per mutare la
società nella quale viviamo. Se non stabiliamo nel cuore dell’uomo la pace con Dio tutti
gli altri sforzi rimarranno vani ed illusori. Il
Signore non ci chiama ad impegnarci nella
lotta di classe e di partiti seguendo i criteri
umani che sono destinati al fallimento; e se
le cose non vanno bene nel mondo è perché
l’uomo non va bene. Voglio augurarmi, e per
questo prego il Signore, che dalle nostre Facoltà Teologiche o Scuole Bibliche escano gli
evangelizzatori di un tempo, conduttori che
visitino e confortino i sofferenti, che insegnino la Parola di Dio e non i sindacalisti
con verniciatura religiosa.
Con affetto.
Pastore E. Santilli
3
18 ottobre 1974 — N. 41
pag. 3
Il potere
comunità
È Stato uno degli argomenti trattati
al Convegno di berramazzoni, sull'Appennino modenese, organizzato aal
Centro Studi Religiosi San Carlo di
MoUena alla fine (27-29) di settembre.
Circa 70 presenti, quasi tutti studenti,
contestatori e non contestatori, cattolici molto ricettivi per il messaggio
biblico. Gli studi sono stati essenzialmente esposizione di accurate indagini
oioiiche, salvo quello storico di M. Guasco e il mio di carattere ecumenico.
Gianfranco Bruni, della comunità di
Bose, ba mostrato in che senso si può
parlare di un Gesù per i poveri; Paolo
Kicca ha presentato le varietà teologiche ed ecclesiastiche, possibili nella
unità della fede della chiesa neotestamentaria; il camaldolese Robert Male
ha trattato del profetismo nella BibDia, Enzo Bianchi, monaco di Bose, ha
esposto i risultati della sua ricerca su
autorità, istituzione e carismo nel
Nuovo festamento. Specialmente in
quest'ultimo studio il problema del
potere della comunità cristiana, sfiorato nella mia relazione sui lavori di
« Fede e Costituzione » a Legon (Ghana), è stato affrontato con una certa
precisione dialettica.
Penso che anche i lettori de « L’EcoLa Luce » desiderino chiarezza su questo argomento di importanza essenziale per una evangelica comprensione del mandato che il Signore ha affidato alla sua comunità.
POTENZA DELLA PAROLA
E DELLO SPIRITO
Dicevo, in un mio precedente articolo, Che 11 bignore ha promesso e aato
ai suoi Qiscepoh fa potenza della parola e dello bpirito Santo. Nei Nuovo
lesiamenlo questa potenza è chiamala aynamis. il termine ha naturalmente (come ogni parola in una lingua viva; molti signmcati e i moderni hanno tratto da esso anche la parola « dinamite ». comunque nel Nuovo i'estamento dynamis è chiamata la potenza
dello Spirito, come anche le opere cne
si compiono per mezzo di esso.
La potenza dello Spirito caratterizza
la parola e l'opera di Gesù. Dopo la
icmazione egli se ne torna in Galilea
« nella potenza dello Spirito », per cui
comanda agli spiriti immondi e compie miracoli o meglio, come dice il testo biblico, « opere potenti », quali sono i segni del regno. L’impressione che
egli fa sulle persone che lo seguono, è
hene espressa dai due discepoli sulla
via di Emmaus; « Gesù Nazareno... un
profeta potente in opere e parole »
(Le. 24: 19). Per l’intima unione del Signore con lo Spirito, l’apostolo Paolo
chiama il Cristo «potenza (dynamis)
di Dio » (I Cor. 1: 24).
Il Signore dà ai suoi discepoli lo
stesso potere sui demoni, quando h
invia ad annunziare il suo regno (Le.
9; 1), mentre egli è ancora tra loro.
Dopo la risurrezione promette ad essi
la sua potente presenza nello Spirito
(Atti 1: 8). Questa dynamis dei discepoli si manifesta nella predicazione e
nelle loro opere potenti. Essi non la
attribuiscono a una loro particolare
facoltà, ma al Signore. Dopo la guarigione dello zoppo alla porta « Bella »
del tempio, l’apostolo Pietro dice: Non
« per la propria dynamis » abbiamo
fatto questo (Atti 3: 12). Il Signore risorto si unisce ai suoi discepoli e comunica a essi la sua forza. Perciò il
Vangelo della loro predicazione è « potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente » (Rom. 1: 16).
L’apostolo Paolo è pienamente cosciente del significato salvifico di questa predicazione resa efficace dallo
Spirito Santo, e ai fratelli di 'Tessalonica può ricordare gli inizi della sua
opera nella loro città dicendo: « Il nostro Vangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con
potenza, con lo Spirito Santo » (I Tess.
1: 5). È sempre lo Spirito Santo che
comunica dynamis alla parola e alla
azione dei discepoli. Con lo Spirito
Cristo stesso è presente e opera con loro. Paolo lo riconosce anche nelle situazioni più difficili. In carcere egli
scrive ai fratelli di Filippi: « Io posso
ogni cosa in Colui che mi fortifica »
(Fil. 4: 13).
La fede della comunità è fondata su
questa potenza di Dio, che è Gesù Cristo stesso (I Cor. 2: 1-5). Oggi non può
essere diversamente. Se la comunità
cristiana cerca un’altra forza, che non
sia quella che le viene dalla parola del
Vangelo e dallo Spirito Santo, essa
non è più cori Cristo e Cristo non vive, non parla e non opera più in essa.
POTERE POLITICO
Un vocabolo per indicare forza, violenza, potere, dominio su qualcuno o
qualcosa, anche in senso politico e militare, è krdtos. Prendere d’assalto una
città, inseguire il nemico con tutte le
forze, un governo tirannico, l’impero
dei Romani sono espressioni che usano sempre la parola kràtos. Nel Nuovo Testamento kràtos non viene mai
attribuito ai discepoli. Anzi Gesù lo
nega esplicitamente ai suoi, sia nel
senso di dominio che di violenza fisica. Ai discepoli, che contendono per
un posto d’onore nel regno, egli dice:
« I principi delle nazioni le signoreggiano, e i grandi usano potestà sopra
di esse. Ma non è così tra voi; anzi,
chiunque vorrà essere grande fra voi,
sarà vostro servitore... appunto come
della
cristiana
il Figliuol dell’uomo non è venuto per
essere servito, ma per servire » (Matt.
20: 25-28).
La comunità cristiana non può essere che una fraternità di servizio, in cui
soltanto chi si è messo e si trova fra
gli ultimi per servire con spontaneità
d’amore, è grande. Se qualcuno per
prevalere sugli altri distrugge questa
fraternità in Cristo, acquista un primato mondano e rimane senza fratelli
e senza il Signore.
Quanto al potere della spada, esso è
tolto alla comunità dei discepoli. Gesù
dice a Pietro nel Getsemani: « Riponi
la spada al suo posto » (Matt. 26: 52).
Gesù non diviene uno zelota per liberare il suo popolo con la guerriglia.
Fon si tratta del rispetto di un prindnio morale o umanitario, quale il pacifismo. Nel mondo, secondo il Nuovo
Testamento, è necessaria un’autorità
che porti la spada « per infliggere una
giusta punizione contro colui che fa
il male » (Rom. 13: 4). E un’autorità
molto relativa, perché è utile soltanto
quando opera per la giustizia e non si
none al posto di Dio. E vale sempre
la parola apostolica: « Bisogna obbedire a Dio, anziché agli uomini » (Atti 5: 29).
Comunoue alla comunità cristiana
non è affidato il potere (kràtos) in senso politico e militare per liberare il
popolo. Essa non ha da divenire « zelota », come non lo è divenuto il suo
Signore. Essa ha la potenza della parola e dello Spirito, che è la potenza
di Cristo, il quale è ed opera con lei.
DOMINIO UNVERSALE
DI DIO
Kràtos in senso politico, dicevamo,
significa dominio. La Vulgata lo traduce talvolta con « imperium » e la no
stra Riveduta dice « imperio ». In quanto termine politico, come lo è pure la
parola « regno », viene riferito al go
verno universale di Dio e alla sua gloria. Già nel Magnificat è descritto il
modo in cui Dio fa la sua politica nei
riguardi dei potenti e degli umili:
« Egli ha operato potentemente (lett.:
« fece violenza ») con il suo braccio...
ha tratto giù dai troni i potenti, e ha
innalzato gli umili» (Le. 1: 51 s.).
Spesso si trova questo termine nelle dossologie che esaltano il potere, la
gloria, la signoria di Dio su tutte le
creature. Così in I Tim. 6: 15-16 Dio è
chiamato il « beato e unico Sovrano,
il Re dei re, il Signore dei signori (Dominus dominantium)... al quale siano
onore e potenza (kràtos) eterna ».
Nell’Apocalisse simile dossologia è
per il Cristo: « All’Agnello siano la benedizione e l’onore e la gloria e l’imperio (kràtos), nei secoli dei secoli »
(Ap. 5: 13). Il Signore non si trova più
nell’umiliazione della carne e della
croce, ma è risorto nella gloria del suo
regno. Il Cristo glorioso dell’Apocalisse è il Cristo già respinto dal mondo
e crocifisso, « l'Agnello... che pareva
essere stato immolato » (5: 6). I due
aspetti del Cristo vengono rigorosamente riferiti l’uno all’altro. Non sarà
sempre così. Il Cristo pantokrator, dominatore su tutto, dei Bizantini ha quasi nascosto il Crocifisso, per cui è divenuto il fondamento della potenza politica degli imperatori di Oriente.
Per la comunità cristiana è pericoloso dimenticare oual è il suo potere e
il suo mandato. Essa può essere luce
per il mondo, secondo la parola del
Signore, soltanto se rimane fedele alla
sua missione e non cerca altra potenza che quella che le viene dalla presenza del Signore mediante la parola e lo
Spirito. Ogni altro guadagno è perdita, ogni vittoria con un altro spirito e
un’altra parola è sconfitta. Anche per
la comunità cristiana vale Tammonimento: « Che le gioverà se, dopo avere guadagnato tutto il mondo, perde
poi l’anima sua? » (Matt. 16: 26). Che
cos’è una chiesa che ha perso la sua
anima?
Valdo Vinay
Riformati a convegno
a Norimberga
L’episcopato cattolico messicano
contrario a un Concordato
Città del Messico (Relazioni Religiose) L’arcivescovo dì Hermosillo, mons. Carlos
Quintero Arce, ha dichiarato ufficialmente, a
nome di tutta la gerarchia, che la Chiesa Cattolica messicana non vuole la firma di un
concordato tra il governo locale e la Santa
Sede. L’arcivescovo ha chiarito ulteriormente tale posizione, affermando che i Vescovi
messicani approvano « la separazione costituzionale della Chiesa dallo Stato » esistente
c non vogliono che essa venga meno tramite
la firma di un concordato.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimimiiiiiiiiiìiiiiiiitiii
I cristiani più influenti?
Sei redattori di riviste ecclesiastiche americane hanno steso un elenco dei più influenti esponenti delle Chiese cristiane del mondo. Hanno scelto 50 personalità per quello
che hanno chiamato, con discutibile esage
razione, 1’« elenco dei giganti della fede ».
Fra loro, Jiirgen Moltmann definito « la presenza teologica dominante del nostro tempo »,
e Hans Kiing, evidenziato per i suoi sforzi
per salvare la « Chie.sa istituzionale ». Sono
poi menzionati l’evangelista nordamericano
Billy Graham, il vescovo metodista rhodesiano (nero) Abel Muzorewa, l’arcivescovo brasiliano Helder Pessoa Camara, il pastore e sociologo americano Andrew Greely, il docente
di etica cristiana a Chicago, James Gustafson,
il gesuita canadese Bernard Lonergan, l’insegnante americana Rosemary Radford Reuther,
l’unica donna deU’elenco (!), l’indiano Sioux
Vino Deloria, magistrato specializzato in questioni teologiche, e David Duplessis, la personalità più notevole del movimento pentecostale negli Stati Uniti. Questa iniziativa giornalista si presenta come parecchio « aR’americana »... Bisognerebbe, intanto, cominciare
a definire che cosa s’intende per « influenza ».
(segue da pag. 1)
to l’interesse del tema, e ho constatato
la efficace volontà di integrazione e di
stimolo nel lavoro e nella ricerca della
chiesa tutta, in una piena collaborazione fra donne e uomini.
Esser pronti a render conto
deUa nostra fede
e della nostra speranza
Il tema dell’assemblea era « Siate
pronti a render conto », con espresso
riferimento a 1 Pietro 3: 14-17: esser
cristiani significa esser capaci e pronti
a render conto della fede e della speranza che ci sono state date. La predicazione inaugurale era centrata su questo testo biblico, come pure il rapporto centrale. La tematica è stata poi discussa, rifratta, in quattro gruppi: 1)
la fede responsabile di fronte alla testimonianza biblica, 2) la fede responsabile di fronte alTinsegnamento della
chiesa, 3) la fede responsabile, espressione religiosa di vita, 4) la fede responsabile di fronte al mondo. Più che
di grandi questioni teologiche (ho anzi avvertito una carenza al riguardo),
si è parlato di problemi concreti, persino spiccioli, di vita cristiana: problemi di catechesi, a livello ecclesiastico
(la passione di questi riformati per il
« Catechismo di Heidelberg » sfiora
quella dei luterani per i loro grandi testi confessionali; non a torto, del resto, dato che non c’è evidentemente alcuna sovrapposizione di autorità con
la Scrittura, e d’altra parte manchiamo di un qualsiasi testo catechetico
che abbia il nerbo e la passione di quel
grande catechismo, pur invecchiato),
ma anche a livello familiare, in piena
confusione e inquietudine di fronte alle pesanti difficoltà di "comunicare la
fede”; problemi di predicazione; problemi di presenza nel mondo, soprattutto nelle grandi metropoli (un giovane pastore di Monaco mi ha espresso
con calore il desiderio di avere un rapporto maggiore con gli evangelici italiani, non solo impegnando una parte
del suo tempo pastorale, ma cercando
di coinvolgere la sua chiesa; finora ci
siamo, forse, rivolti più alle grandi
chiese luterane che ai riformati).
Problemi e prospettive
di una diaspora riformata
Non è venuta alcuna "illuminazione”;
ma ho sentito — ed era incoraggiante
— una forte ricerca, un desiderio intenso di lavorare insieme, di ascoltarsi, di scambiare pensieri ed esperienze: manifestazioni tipiche di una realtà ecclesiastica che, fatte le debite proporzioni, non è nel suo insieme dissimile dalla nostra: una diaspora riformata. E caratteristico che, a differenza
di ciò che avviene per il resto del protestantesimo tedesco, vi siano seri problemi finanziari: salvo alcune forti
chiese, siamo nell’insieme di fronte a
una diaspora relativamente debole,
che stenta a sostenere certe spese, come ad es. il mantenimento di alcuni
degli studentati teologici riformati, la
IL MIR ORGANIZZA A ROMA UN NUOVO SEMINARIO
La teologia della pace
e la liberazione dell’uomo
Il segretariato italiano del Movimento Internazionale della Riconciliazione
(MIR) organizza, periodicamente, dei
seminari teologici di cui abbiamo più
volte dato notizia, in passato. Un nuovo seminario su « La teologia della pace e la liberazione dell’uomo » è ora in
programma per il 9 e il 10 novembre,
a Roma. Comunicandocelo, la segretaria del MIR italiano, Hedi Vaccaro, ci
segnala tre aspetti particolari, chiedendoci di farne partecipi i lettori: lo facciamo volentieri.
Anzitutto, è desiderata e sarà curata la partecipazione di giovani teologi
del terzo mondo: dato il tema, il loro
contributo pare fondamentale, e il
MIR ci tiene giustamente mólto.
In secondo luogo, e dati pure l’origine e l’orientamento di alcuni di questi teologi, accanto al seminario vero
e proprio si avrà pure un convegno sui
movimenti carismatici e in particolare
sui pentecostali, con una pubblica tavola rotonda sul tema : « La responsabilità politica e sociale dei cristiani carismatici». Sarà un’occasione per esaminare un po’ più da vicino e per conoscere un po’ più di persona alcuni
aspetti, almeno, della « esplosione » carismatico-pentecostale che si manifesta un po’ ovunque nel mondo, accanto alle chiese o dentro di esse. Fra le
personalità la cui partecipazione è particolarmente desiderata — e quasi certa —, oltre al prof. Walter Hollenweger, il maggiore studioso del pentecostalismo, vi è L. Luntadila Ndala, un
giovane teologo della Chiesa kimbanguista, che è già stato una volta in Italia. Come è noto, la Chiesa kimbanguista, di tipo pentecostale, è una chiesa
evangelica indigena (anche di origine,
fondata dal ’profeta’ Simon Kimbangu) dello Zaire; essa è entrata ultimamente a far parte del Consiglio ecumenico delle Chiese. Sarebbe buona
cosa se si potesse approfittare della
presenza in Italia di queste persone, e
soprattutto del past. Luntadila, per allargare l’eco dei lavori del seminario
e del convegno romani, e in particolare per una presa di contatto, in alcune almeno delle nostre chiese evangeliche italiane, con questo fratello e
con la chiesa che rappresenta.
In terzo luogo, il MIR italiano ci dice, in tutta franchezza, le sue pesanti
difficoltà finanziarle: con le sue sole
forze non è in grado di sostenere le
spese di viaggio di queste persone,
specie tenendo conto dei viaggi più
lunghi, come quello dallo Zaire. E con
pari franchezza fa appello alla nostra
fraternità solidale. Sicché, oltre a ribadire quanto detto or ora, e cioè l’interesse che avrebbe una presa di contatto con questi ospiti, giriamo, con
cordiale sottolineatura, ai nostri lettori l’appello del MIR; coloro che vorranno dare la loro offerta, piccola o
grande, a questo scopo, la potranno
inviare al Segretariato italiano MIR,
Via delle Alpi 20, 00198 Roma (tei.
83.10.837), ove si possono richiedere,
naturalmente, maggiori informazioni
sull’iniziativa e sugli incontri.
La
luterana camerunese
ha bisogno di teologi africani
Yaoundé (sepd) — La Chiesa evangelica luterana del Camerún, con i
suoi 33.000 membri e i suoi 40 pastori è
autonoma dal 1961, almeno teoricamente. Tutti i compiti amministrativi
sono stati assunti da indigeni, pur rimanendo dei missionari nel paese. Ma
la Chiesa ha troppo pochi responsabi
Austria. - Nel gennaio 1974 è stato
aperto a Vienna un centro per lavoratori immigrati Jugoslavi, al quale il
segretario generale della Società Biblica austriaca ha offerto 50 Bibbie e
N. Testamenti in lingua serba croata
e macedone.
li africani che la possano guidare. Non
uno solo dei pastori indigeni ha studiato nella Facoltà teologica diYaoundé,
perché non uno solo ha la richiesta
preparazione culturale. Il teologo alsaziano Christian Kempf, che conosce
bene la situazione, ha dichiarato:
« Questa Chiesa ha bisogno di collaboratori dotati di una robusta teologia
che sia loro propria e che li metta in
turali, morali e storiche. Nessuno straniero, per quanto aperto, per quanto
lucido e pieno di buona volontà, può
formulare una tale teologia. Solo degli
africani possono farlo ». La tradizione
africana non può essere semplicisticamente respinta in blocco come paganesimo e dichiarata peccaminosa: facendola si ferisce nell’intimo l’africano.
stampa riformata, editoriale e periodica; e vari "soci” del Reformierter Bund
erano in ritardo nel pagamento della
loro quota... Nonostante queste difficoltà — i più forti sono chiamati a sostenere i più deboli — il R.B. fa molto
per mantenere i contatti e per offrire
tutto l’aiuto che può ai riformati dell’est europeo, specie in Polonia, in Cecoslovacchia, in Jugoslavia e in Romania (i riformati ungheresi sono relativamente più forti). Nell’insieme, mi
son trovato in un’atmosfera riformata,
magari difficilmente definibile ma pur
chiaramente avvertibile; e, senza chauvinismi, mi ci son trovato bene: fra
tante internazionali, anche questa, riformata, ha il suo senso.
Nove secoli di storia
al cuore della Germania
Conclusi i lavori, ci è stato ancora
offerto un giro nella città. Si freme a
dirlo e a guardarsi intorno non si direbbe, ma la città è stata distrutta, nell’ultimo conflitto, al 70-90%. La vecchia
città libera imperiale, fiera delle sue
autonomie, agglomeratasi attorno all’antica Burg fondata nelTXI secolo, ha
conosciuto la sua maggiore fioritura
nel Rinascimento; la ricchezza tratta
dal commercio e dalle manufatture
permetteva una fioritura culturale stupenda. Così Norimberga è stata la città dei Maestri Cantori (la semplice statua di Hans Sachs sorride acuta e bonaria in una quieta piazza), la città di
Diirer, vi ha lavorato lo scultore in legno Veit Stoss e tutta una scuola di
architetti hanno dato al grande centro
storico, circondato da oltre 5 chilometri di mura, un’unità e un’armonia che
dovevano essere stupende e che l’intelligente e accurata ricostruzione ha cercato di restituire al massimo. A Norimberga Peter Henlein ha costruito il primo orologio tascabile e Martin Behaim
il primo globo terrestre. Dopo un periodo di declino, durante le guerre di
religione, la città ha ripreso slancio.
Vi è stata costruita la prima ferrovia
tedesca ed è oggi centro importante
di alcune industrie "leggere”: nei suoi
dintorni sorge quella che è attualmente la maggiore industria fotografica del
mondo, la Photo-Quelle, ed è la sede di
una delle più grandi industrie di cancelleria; le matite Staedtler che ne
partono annualmente, messe di fila,
coprirebbero 25.000 chilometri, più di
metà della circonferenza terrestre. Notissima industria norimberghese è
quella del giocattolo, e la città ha un
museo del giocattolo che è un incanto,
non solo per i piccoli. La vita culturale è attivissima.
Il giro della città ci porta per stradine antiche e vaste piazze, fini, splendide case rinascimentali e chiese dalle
aeree fioriture e guglie gotiche, la Burg
imperiale e le torri dalle quali i burgravi e i ricchi e potenti borghesi si
sorvegliavano e si fronteggiavano. Le
fortificazioni grandiose hanno impedito che, nei suoi nove secoli di storia,
la città sia mai stata presa d'assalto,
ma solo per fame: oggi nei bastioni, a
ridosso del vallo ombroso d’alberi,
hanno installato, alberghi della gioventù, istituzioni pubbliche e soprattutto, nella zona più bella, una vasta e
tranquilla casa per anziani. Le friggitorie di Wiirstel, a ogni canto, le infinite birrerie, e le altrettante pasticcerie ci ricordano che siamo pur sempre
nella grassa Baviera gaudente. Tutt’attorno si estende, vastissima — quasi
assenti i grattacieli-casermoni di tante
nostre cinture urbane — la città che
ha ormai superato il mezzo milione:
tutto è stato ricostruito o costruito nel
verde, col senso dello spazio, di ampio
respiro.
Il vero tribunale
di Norimberga
L’ultima tappa ci prende alla gola:
fuori città, fra i parchi, ci si apre all’improvvi'so un anfiteatro. Vasto, silenzioso, invaso dalla vegetazione fin
sulle gradinate. Solo la grande tribuna
è libera. Di lì, nel 1932, Hitler arringò
le schiere innumerevoli dei nazisti di
ogni gruppo, convenuti da tutta la Germania. Ci guardiamo intorno, rivediamo — grazie ai ricordi documentari —
quel grandioso spazio gremito di folle
fanatizzate, rivediamo lo sventolare di
mille simboli che cadranno come ombre di morte su quasi tutta l’Europa,
risentiamo la retorica farneticante, l’ululato della massa umana che si è lasciata sedurre ed è sprofondata nell’orgoglio di nazione e di razza. Anche i
fratelli tedeschi sono silenziosi, chissà
per quanti di loro sono ricordi taglienti, dolorosi. Si ritorna per l’immenso
"viale della marcia”: costruito apposta
per far affluire, in una grandiosa dimostrazione di forza, i nazisti al luogo di
convegno, batte di molte misure teutoniche le più massicce prospettive della Roma imperialfascista. Perché fu
scelta Norimberga? Non perché fosse
più nazista di altre città tedesche, ci
dichiara accorata la guida. Forse perché può essere un po’ considerata —
la mitologia di Wagner aiutando — il
cuore della vecchia Germania. Tornando in città, fra il verde, costeggiamo
una collinetta. E graziosa, ricoperta di
betulle. Ma è artificiale: è costituita
dalla massa dei detriti rimossi dalla
città semidistrutta. È stato, questo,
forse, il vero tribunale di Norimberga.
Possano, i bambini che vanno a giocarci, ricordarlo sempre.
4
pag. 4
Notiziario Evangelico Italiano
Í
N. 41 — 18 ottobre 1974
Riunito a Tono Poico
i Consigiio della Fodoraziono
Le Chiese evangeliche dinanzi ai problemi del rientro di emigrati italiani e del
mercato di lavoratori africani in Italia - Note omiletiche. Il servizio studi - La testimonianza dell’Evangelo nelle situazioni di particolare gravità
La notte tra il 19 e il 20 settembre ignoti teppisti hanno imbrattato l’ingresso e la tabella della Chiesa Battista di Pozzuoli con svastiche e la scritta
« luden raus SS ». Si tratta di una bravata che si aggiunge a tutta una serie di
episodi in cui alla Comunità di Pozzuoli ed in particolare al Pastore Umberto
Delle Donne sono stati rivolti insulti e minacce; due mesi fa furono tra l’altro
rotti a sassate i vetri della sala di culto. Il perché di tanto interesse per questa
piccola comunità di una quarantina di battezzati è da ricercarsi nella sua composizione operaia e nel tipo di predicazione e di testimonianza fortemente impegnate nel contesto della lotta di classe.
La FGEI di Napoli, nell’esprimere la sua solidarietà verso questi fratelli a
mezzo di un volantino domenica 6 ottobre ha invitato « le comunità evangeliche
napoletane a voler riflettere con serietà sull’importanza della scelta di predicazione al proletariato che, con franchezza e coraggio, i fratelli di Pozzuoli stanno effettuando ».
Il Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia ha tenuto
la sua sessione autunnale presso la
Foresteria di Torre Pellice nei giorni
26 e 27 settembre. All’ordine del giorno erano particolarmente le attività di
alcuni Servizi.
Servizio azione sociale. Il Servizio si
articola in due sezioni: assistenza sociale ed emigrazione. Mentre il settore
dell’assistenza sociale si propone di
svolgere un lavoro di collegamento con
le varie opere esistenti e di sviluppo
delle nuove iniziative sorte in questi
ultimi anni in varie parti d’Italia (ol
tre Riesi e Palermo, la Marsica, Agrigento, ecc.), il settore emigrazione si
trova dinanzi a nuovi problemi, derivati anzitutto dal rientro di molti emi
grati meridionali. Si tratta in pertico
lare di essere di stimolo e di orienta
mento per nuove forme di lavoro, spe
cialmente a carattere cooperativistico
Un altro grave problema è posto dalla nuova « tratta dei negri », cioè dal
fatto che vengono fatti entrare in Italia lavoratori africani, più o meno
clandestinamente e vengono fatti lavorare senza alcuna garanzia assicurativa. Già il Centro di documentazioni di
Agrigento e il Centro Emigrazione Siciliana in Europa (C.E.S.E.) avevano
documentato il fatto. Il Consiglio della Federazione decide di orientare l’attività del Servizio di assistenza sociale
anche su questo settore per poter dare
un’assistenza cristiana a questi fratelli
oppressi, in conformità al comando di
Gesù, al fine di sollecitare presso gli
organi responsabili le provvidenze del
caso e aiutare gli interessati a tutelare
i propri diritti, rendendo sensibili del
problema le chiese e l’opinione pubblica.
Servizio istruzione ed educazione.
L’Assemblea di Bologna aveva affidato
a questo servizio anche la preparazione di corsi biblici per laici e di materiale idoneo per predicatori laici. Il
Consiglio demandò al Servizio l’inca
oronache antimilitariste e di azinne nonviolenta
Processo alla
vilipendio alla
nonviolenza,
Costituzione
Come avevamo annunciato in un
precedente articolo, nei giorni 23, 24
e 23 ottoore prossimi si svolgerà a
lorino un processo contro otto militanti nonvioienti torinesi, aaerenti al
Movimento Antimilitarista, al Movimento Nonvioiento e ai Movimento
ueila Riconciliazione.
Ancora una volta si tratta di un processo concernente « reati di opinione »
tvilipenuio alle rorze armate, istigazione uei militari a aisonoedire alle leggi); e non c’è dubbio che, sia per ii
numero degli imputati, che per l'ampia serie di fatti a cui si riieriscono
le accuse — varie manifestazioni e dibattiti avvenuti nell’arco di quattro
anni, dal 1968 al 1971 — esso prende
l'aspetto di un processo a un intero
movimento e al contenuto ideologico
e di azione che esso ha espresso.
« Processo alla Nonviolenza »: così
gli imputati lo hanno intitolato, aggiungendo un significativo sottotitolo:
« vilipendio alla Costituzione »; una
Costituzione che, come sappiamo, garantisce l'assoluta liberta di espressione, e proprio per ciò raramente
viene rispettata. Ma di questo abbiamo parlato più volte, e non ci dilungheremo oltre. Ci interessa però softermare la nostra attenzione su due
dei fatti che hanno provocato questo
processo.
Il primo risale al 4 novembre 1971:
in quella data, come ogni anno, si celebravano, tra sguainamenti di spada,
alzabandiera e inni patriottici, la Giornata delle Forze Armate e l'Anniversario della Vittoria nella guerra del
'15-'18. Nella centrale piazza Castello
di Torino, gremita di soldati, di poliziotti, di reduci e di autorità civili e...
religiose, si trovavano anche alcune
decine di giovani (del Movimento Antimilitarista, del Movimento Nonviolento, del M.F.E. e dei gruppi giovanili dei partiti), recatisi lì per distribuire un volantino in cui si chiedeva di
non considerare festa, ma lutto, il 4
novembre: « perché ogni evento militare, comunque concluso, non è mai
una vittoria ma una sconfitta dell’uomo e della sua ragione ».
Ovviamente i giovani venivano immediatamente bloccati, alcuni picchiati e quattro arrestati sotto l’accusa di
vilipendio. Per la precisione, l’accusa
non si riferiva tanto al contenuto del
volantino, qùanto al fatto che esso
fosse stato distribuito durante la « sacra » cerimonia dell’alzabandiera.
Uno degli arrestati, Giuseppe Marasso, si era dimostrato particolarmente testardo nella sua azione « criminosa »; e visto che le precedenti denuncie — da lui confezionate nel 1968,
69 e 70 — non erano servite a intimidirlo, qualcuno pe-nsò bene di « attribuirgli » (per così dire) il possesso
di un manganello ferrato, nel tentativo evidente di screditare e negare il
carattere nonviolento dell’azione di
Marasso. Ma il tentativo è troppo
maldestro: un poliziotto, uomo di coscienza, non sta al gioco, ed è così che
i carabinieri cap. Lungo (ora « maggiore »), cap. Sesti, m.llo Cintura e
appuntato Quaranta si vedono recapitare un avviso di procedimento pe
naie per calunnia e falso ideologico
A questo punto il gioco si fa pericoloso; ma a correre ai ripari ci pensa il
Procuratore Capo della Repubblica
Giacomo La Marca, che con un atto
che nella prassi giudiziaria riveste un
carattere di notevole gravità, avoca a
sé il processo, ed emette in fase istruttoria una sentenza dalla quale si apprende che « a concretare l etemento
psicologico dei delitto di calunnia è
necessario cne l'agente abbia piena
scienza dell'innocenza dell’incolpato,
mentre ad escluderlo è sufficiente il
dubbio sulla sua colpevolezza; (per
CUI) Il reato di calunnia si rivela nella
specie inconsistente. Conseguentemente non è da promuovere (contro i 4
carabinieri) a riguardo l’azione penale ».
Così si conclude la vicenda del manganello, mentre rimane l'accusa di vilipendio. La « morale » che se ne trae
e semplice: non è vero che la nonviolenza sia innocua, o che addirittura
faccia il gioco di chi sta al Potere; al
contrario, essa può far più paura della violenza, perché mentre quest’ultima offre al Potere un valido appiglio
per poter intraprendere una repressione a volte spietata, la norivioienza
non ne offre la minima giustificazione
ui rronte all’opinione pubblica.
u unica via per il Potere è dunque
quella ui screuitare la nonviolenza, ui
lumai e manganelli sotto la giacca ai
cm mamtesta pacificamente.
J.1 seconao episodio di cui vogliamo
panare e meno grave, ma altrettanto
signuicativo, almeno ual nostro punto
di vista.
Il « solito » Marasso era stato invitato a tenere un dibattito sull’obiezione di coscienza in un quartiere periterico di Torino. Sede dell’incontro:
la parrocchia cattolica di San Luca,
c., poiché le chiese vengono considerate luogo pubblico, e il reato di vilipendio si concreta se espresso in luogo pubblico, il Servizio Italiano della
Difesa (SID) pensò bene di inviare un
proprio « osservatore » al dibattito, il
quale denunciò prontamente l'oratore.
Anche qui le conclusioni sono semplici: visto che non è la prima volta che i
nostri governanti prendono informazioni sul nostro conto servendosi delle forze dell’ordine, non è poi così inverosimile che un giorno o l’altro anche noi ci troviamo un osservatore
del SID in chiesa, intento a controllare la liceità di quello che vi si dice.
Una cosa è comunque certa: che
non sarà questo a far cessare la nostra predicazione di libertà e di pace, in chiesa o fuori: di quella libertà
e di quella pace che Cristo ci ha dato, invitandoci ad annunziarla e a testimoniarla a tutti gli uomini.
Luca Negro
Un convegno di studio
organizzato dalla FCEI
EvaiyelizzanoDe qgl
rico di preparare per il prossimo anno l’adeguato materiale omiletico, in
collegamento con la rivista Scuola Domenicale, ma di cui ci si possa servire
anche autonomamente, cercando la collaborazione di fratelli delle diverse
chiese.
hervizio studi. A seguito di una accurata analisi aelie esperienze passate,
u (jonsigiio aelinea un ampio programma ai attività aei Servizio stuai: organizzazione aei Campi stuaio, preseli
tazione ane cniese di argomenti ai stuaio, ricerca ai una più organica conaoorazione tra i vari Centri ai stuaio
già esistenti (.Agape, jiicumeiie, a. ocvera, Aaeiiia, ecc.j per aare la possiunita ai maggior numero ui evangelici
itaiiam ui trattare comuriitanamente
almeno alcuni temi ai lonao, senza
metterli nella necessità cu anrontare
granai trasferte o di rinunciarvi. A
questo proposito sarà necessario sollecitare anche Tiniziativa delie Federazioni regionali.
Una istanza emersa chiaramente anche in (ìuesta seduta del Consiglio e
cne la F’ederazione non diventi un organo burocratico a sé stante che organizza delle attività « federali », ma
risulti in concreto dall’azione comune
aeile varie chiese e, quindi, anche i
(servizi "siano strumenti meaianie i
quali le vane attività delie smgoie chiese ai identico carattere convergono e
operano comimitariamente.
un altro problema affrontato è quello aeiia eventualità che gii organi aeila deaerazione emettano aocumenti o
esprimano prese di posizione ainanzi
aa avvemmenti di particolare gravita
cne ricnieoano una chiara testimonianza evangelica. Il referendum sul divorzio ha messo in evidenza quale peso
possa avere in Italia una chiara presa
ai posizione delle chiese evangeliche.
Pertanto, rimanendo fermo che — nella misura del possibile — le prese di
posizione della Federazione devono nascere dal maturarsi della coscienza delle chiese, il -Consiglio ritiene anche che,
in circostanze di particolare urgenza e
per coerenza con la predicazione dell'Evangfelo, il Consiglio stesso o, nella
stretta urgenza, la Giunta della Federazione debbano assumere la responsabilità di chiare prese di posizione
evangeliche, per non venir meno ail’impegno deU’annuncio della Parola sovradi Dio.
Alfredo Sonelli
La foto mostra l’ingresso della Chiesa di Pozzuoli, che si trova sotto il livello stradale, come del resto la casa pastorale. Sulla targa, sfregiata dalla svastica, si possono leggere le parole
evangeliche: ’’Beati gli affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati” (Matt. 5, 6) e
’’L’Evangelo è annunciato ai poveri” (Luca 7, 22) ’’per rimettere in libertà gli oppressi
(Luca 4, 18).
PER LUNEDI’ 4 NOVEMBRE, A GENOVA
Convocata l’assemblea costituente
della Federazione evangelica
regionaie Liguria e Sud Piemonte
na
Come forse si ricorderà, il 13 giugno
u. s. si era riunito a Celle Ligure un
convegno di chiese evangeliche della
Liguria e del Sud Piemonte: proseguendo il lavoro e i contatti avviati da
vari anni, i convenuti erano giunti alla
decisione di costituire una Federazione
evangelica regionale a avevano affidato
alla Commissione d’intesa fraterna
(l’organo che in questi anni ha curato,
informalmente, i collegamenti) il compito di preparare e convocare nell’autunno l’assemblea costituente. Il « centro di servizio » designato dalla Commissione, nelle persone di Paolo Marauda, Enos Mannelli, Giovanni Ghelli,
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllinilllillllllllllllllillllllllllllllllll llllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllll"
Venite,,torniamo ai cuitoI
Gli imputati invitano tutti i democratici torinesi a solidarizzare con loro, assistendo numerosi al processo
che inizierà alla Corte d’Assise mercoledì mattina 23 ottobre alle ore 9, in
Via Corte d’Appello 9, Torino.
Il Servizio studi della Federazione organizza dal 1° al 4 novembre, a S. Severa, un convegno sul tema « Evangelizzazione oggi ».
Quota L. 10.000, iscrizioni presso la FCEI,
Via Firenze 38, 00184 Roma, entro il 28 ottobre. Daremo ulteriori informazioni sul programma, nel numero prossimo; per ottenerle
ci si può rivolgere al past. P. Spanu, Via
Bertela 63, Torino.
(segue da pag. 2)
sempre rimpianto che una riforma ecclesiologica non sia stata fatta allora,
quanao le cniese erano piene e la malattia ai CUI sopra non aveva ancora
Iiueuaio la maggior parte aei toro
memori. Ora alla aiserzione delle chiese Cile SI e sostituito.-' Alcune riunioni
seguite aa pochi e con qua) aurata.-'
ivon aobbiarno aver paura ael futuro
sia perché la chiesa è m realta una diaspora e non un complesso sociologico,
iiia ancor di più se siamo capaci ai
guardare al giorno fn cui l'umanità e
ciiiamata aa esser tutta il corpo ai
uiisto. Anche questo può farci pensare!
In conclusione non c'è da rimpiangere il passato, ma neanche da rallegrarci ael presente. E neppure consolarci con la teologia della chiesa nel
deserto. V'è un male che dev’essere
guanto ed è qui che abbiam bisogno
di Colui che apre gli occhi ai ciechi
e raddrizza gli storpi, à^'è successo
questo inverno, aH’estero, di aver parlato del problema dei prigionieri politici del Sud Vietnam, problema precipuo delTagape di Cristo e che deve
concernere prima di tutti quelli che lo
confessano. L’uditorio era esclusivamente di membri di una grande chiesa,
anche se eran pochi. È stata forse la
volta che più ho realizzato la sordità
ai veri problemi di molti « credenti »
d’oggi. 11 giorno dopo ho assistito al
culto. La gente non era molta, ma la
Parola espressa nella liturgia, nei canti, in ogni atto del culto, era così vera che m’è venuto naturale un pensiero. Eccolo:
Si è verificata nella chiesa cristiana
una dolorosa divisione. Quanti che
avrebbero bisogno di un simile culto
non sono presenti. Molti sono ai divertimenti, ma molti anche son quelli impegnati nella lotta d’oggi che_ pagano
di persona per la giustizia sociale, per
la causa della pace e dell’uguaglianza.
Essi avrebbero bisogno di questo nutrimento che qui è dato ai sazi. Essi
dovrebbero tornare al culto, proprio
per acquistare nuove forze e « ringiovanire » nella loro vita. E d’altra parte tutta questa gente per bene che siede educatamente in chiesa, e che non
si è mossa per i problemi urgenti di
presenza dei fratelli impegnati fuori
per esser aiutata a venere, a comprendere il mondo, ad amarlo e a
lottare per la sua redenzione. Ma i due
gruppi SI son separati e gli uni e gli
altri deperiscono nell’aridità della vita, SÌ perché la vita è arida se (tristo
non vi entra, ed è arida se lo si rinchiude, come un oggetto, in sacrestia
senza invece sentirlo Signore sulla nostra vita di ogni giorno.
Questo era il mio pensiero. Ve lo ho
esposto. Ma concluderei con un’altra
osservazione. Una delle caratteristiche
dell’annuncio cristiano è proprio quella che esso è contro tutte le divisioni.
Ci spinge a non allontanarci dal fratello ma a cercarlo, a non passare dal
lato opposto ma a chinarci sul ferito.
£ questo dentro e fuori la comunità
cristiana. Quei « di dentro » hanno un
enorme bisogno di quelli « di fuori »
anche se son chiassosi e a volte irriverenti. Quelli di fuori hanno bisogno di
quelli di dentro non per una tradizio
Dina Careri e Massimo Romeo, ha assolto al suo mandato, e convoca per
lunedì 4 novembre, a Genova, l’assemblea costituente: per le ore 9, nella
chiesa valdese di Via Curtatone; l'assemblea si aprirà con un culto e i lavori proseguiranno anche nel pomeriggio, dopo il pasto insieme.
Come si esprime la lettera di convocazione, « all’assemblea potranno partecipare — anzi, è bene che partecipino — i membri delle Chiese Evangeliche, in buon numero, tutti con diritto di parola; avranno diritto di voto
non più di 4 membri per ciascuna Chiesa, che siano designati dalle Chiese
stesse, i loro nomi saranno raccolti all’inizio della seduta. Secondo quanto è
stato richiesto dal convegno di
il Centro di servizio manda ora, più di
un mese prima dell’Assemblea, 2 bozze
(preparate con la preziosa collaborazione del past. F. Becchino), che dovranno essere esaminate dalle varie
comunità, in modo che coloro che paiteciperanno all’Assemblea Costituente
rechino non solo dei pareri personali,
ma quelli delle loro Chiese.
« La prima di queste bozze è l’Atto
Costitutivo della Federazione Regionale: non un semplice statuto come
quello di una qualsiasi organizzazione,
ma soprattutto una confessione della
fede comune, con l’indicazione delle linee di azione in cui si vuole manifestare tale fede. È essenziale sottolmeare
il fatto che la Federazione Regionale
non sarà un organo burocratico, bensì
uno strumento di servizio per dei credenti che vogliono impegnarsi in una
più profonda collaborazione per una
comune testimonianza al Signore della
Chiesa e del mondo. La seconda bozza
contiene la proposta di un regolamento: anche qui si tratta non di un appo
ne ma per una eredità che non può es- rj santimento legalistico, ma di un mini
ser lasciata, alla leggera, da parte. PerliVmo " ' *
lavo
gli uni e per gli altri comunque è valida la parola di Cristo: « non son venuto per giudicare ma per salvare »
(Giovanni 12: 47). A Lui di salvarci, a
noi basti non giudicarci, ma aiutarci.
Aiutarci molto ed a vicenda. Aiutarci!
Però prima è necessario non giuclkare. « L’agape non gode dell’ingiustizia,
ma gioisce con la verità: soffre ogni
cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa,
sopporta ogni cosa » (I Corinzi 13: 6-7).
E tutto questo per il compito vero
della chiesa che non è di rallegrarsi
delle cerimonie solenni — che Dio può
anche detestare (Isaia 1: 13) — ma
essere strumento valido nelle madei Suo Signore per la salvezza fisica e spirituale del mondo.
Quella domenica uscendo di chiesa
avevo voglia di gridare a tutti i miei
amici « di fuori »: venite, torniamo al
culto! E ciò perché sentivo fortemente
in me quanto oggi il mondo ha bisogno di conoscere la sola Via che è Cristo. E se quegli amici venissero davvero aiuterebbero la chiesa a non esser
ghetto di sacrestia ma assemblea nelpiazza, sì chiesa nella piazza, dove
di
ni
di struttura che consenta di
rare con ordine.
« Nel tener conto di quanto è stato
detto nel convegno di Celle, ed espresso nel suo ordine del giorno, il Centro
di servizio invita aU’Assemblea Costituente tutte le Chiese evangeliche della
zona, senza discriminazioni, augurandosi che anche le Chiese che non intendano, almeno per ora, far parte
della Federazione Regionale, intervengano alla prossima assemblea con la
presenza di loro membri la cui paroh'.
sarà fraternamente ascoltata. Desideriamo, com’è stato detto a Celle, che la
Federazione Regionale rirnanga sempre aperta a tutti i credenti, com(i servizio di cui essi potranno valersi, forse
anche solo in parte. Prepariamo la nostra assemblea con spirito di picghiera, nella consapevolezza che in ugni
cosa abbiamo bisogno dell aiuto e della grazia del Signore il quale ci dice.
’’Senza di me non potete far nulla »
la
oggi, quanto avrebbe bisogno della
pulsa e freme la vita degli uomini.
Tullio Vinay
Auguriamo fin d’ora ai fratelli liguri
sud-piemontesi (la diaspora rnetodia dell’Alessandrino e dell’Astigiano
gravita sulla Liguria costituendo un
unico Circuito) una feconda giornata
una positiva attività comune, nello
e
sta
spirito così bene espresso.
5
18 ottobre 1974 — N. 41
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
ANCHE PER CIO’ CHE RIGUARDA
LA VOLONTÀ’ E L’IMPEGNO CONTRIBUTIVI
l'inforiDaziOK è detiinniiinte
Lo si è visto innumeri volte: anche
per ciò che riguarda la volontà contributiva, l’informazione è determinante.
Ciò vale in ogni direzione: quando si
lancia un appello per la raccolta di
fondi per uno scopo particolare, l’immediatezza e la continuità d’informazione sono determinanti, e la risposta
tanto più diretta e continua quanto più
coloro cui ci si rivolge sentono lo scopo ’vicino’ e in qualche misura noto,
si sentono personalmente coinvolti nel
problema, nella necessità. Gli esempi
si potrebbero moltiplicare; e anche
quelli negativi: per quello di cui poco
si sa, poco si dà e malvolentieri.
Questo vale anche per ciò che riguarda la vita finanziaria della nostra
— come di ogni — chiesa, la quale non
ha ancora trovato il modo (!) di vivere
senza una pur modesta impalcatura
istituzionale, né ha trovato il modo di
far sussistere questa ’istituzione’ senza
quattrini: più precisamente, senza offerte, e la parola « contribuzioni », meno elegante, vuole sottolineare il carattere di contributo partecipe, e non
di generosità benefica, che le nostre
offerte all’istituzione comune rappresentano. O dovrebbero rappresentare.
Ma affinché anche in questo aspetto
della vita della chiesa — non certo il
primo, ma non evitabile —• vi sia effettiva possibilità di contributo partecipe e solidale, condivisione di responsabilità, è determinante l’informazione.
Informazione che invece, dal catechismo alla tomba, è spesso assai carente. C’è da scommetterci, una percentuale altissima di membri di chiesa,
magari anche assidui, non ha la benché minima idea di che cosa sia, nei
fatti, nelle strutture, nelle cifre, la vita amministrativo - finanziaria della
chiesa. Come e quanto sia pagato il
personale, quale entità di spese rappresentino il riscaldamento del locale in
cui ci si riunisce, i servizi generali della chiesa, quale incidenza abbiano le
opere. In poche parole, quelle poche o
molte migliaia di lire che il membro
di chiesa dà, dove vanno? In quali rivoli e rivoletti si spargono, dopo essere confluite con quelle degli altri fratelli? Etc. etc.
A dire il vero, molti non la desiderano, questa informazione. Hanno fiducia. Quel che danno, lo danno con
fiducia: c’è chi sa come si deve fare,
e tutto procede; bene o male, ma procede. Ora, una famiglia che vivesse
così, vivrebbe male: bisogna che si sia
compartecipi e corresponsabili, non solo di portare a casa dei soldi, ma di
quel che se ne fa. In parecchi membri
di chiesa dunque questa, che non è curiosità ma compartecipazione e corresponsabilità, bisogna sollecitarla. A rischio di far cadere più d’uno dalle nuvole. C’è poi un gruppo che, invece,
magari con qualche pizzico di curiosità (siamo uomini...), vuol sapere per
benino, e lamenta spesso che l’informazione è insufficiente.
Intendiamoci, tutto è controllato,
nelle nostre chiese. Ci siamo dati giustamente gli strumenti di controllo, e
ce n.e serviamo, vi sono commissioni
di esame e revisori di conti; e anche
su questo sì fonda la fiducia di cui si
è detto. Ma, di fatto, la massa dei
membri di chiesa ignora come realmente stanno le cose; e non di rado
l’ignorano almeno in parte anche coloro che più direttamente portano la
responsabilità della nostra vita comunitaria in questo campo particolare : i
cassieri delle nostre chiese locali.
L’esigenza di una maggiore informazione, più capillare e più continuata,
oltre che più ampia, si è fatta sentire
in misura crescente, negli ultimi anni.
Da un lato crescono continuamente le
necessità, e le richieste, dall’altro si
cerca, anche in questo campo, di stimolare la corresponsabilità, appunto.
Attraverso le riunioni periodiche fra
la Tavola e le Commissioni Distrettuali, si è avviata in questi anni una reciproca informazione senz’altro feconda,
anche per ciò che riguarda la questione finanziaria. La Commissione del I
Distretto, poi, da un paio d’anni ha
preso di petto la questione e l’ha portata con perseveranza di fronte alle
chiese, ha lavorato a uniformarne il
lavoro amministrativo, ne ha rixmito
regolarmente i cassieri (che in queste
occasioni hanno anche potuto porre
domande e questioni al delegato della
Tavola per il Distretto e a un membro della Commissione finanziaria, la
ni ha dato una consulenza e indicaziocommissione di esperti che da due anni preziose alla Tavola e al suo Ufficio
amministrativo), insomma ha svolto
un lavoro capillare, intelligente quanto paziente. E ha cominciato a trame
frutti molto rallegranti: il I Distretto, come insieme, è oggi fra i più attenti nel seguire il problema e fra i
più regolari e tempestivi nel portarne
le responsabilità.
Ancora recentemente, nel pomeriggio della domenica 29 settembre, si sono riuniti a Pinerolo tutti i cassieri delle chiese delle Valli (per certe chiese,
più di un responsabile), insieme alla
Commissione Distrettuale, al dr. Gustavo Ribet e al past. Gino Conte. Si
è esaminato tutto un ventaglio di questioni, ed è sempre pure un’occasione
per dare informazioni che poi i cassieri possono e devono portare nei Concistori e, per loro tramite, nei quartieri e nelle chiese. Sono ormai regolarmente in programma ogni anno due di
queste riunioni generali per tutto il
Distretto, una dopo il Sinodo e una a
fine anno ecclesiastico ; altre due o più
riunioni settoriali, ’per valle’, si avranno all’inizio della primavera, al momento di esaminare il' ’preventivò’ proposto dalla Tavola e da sottoporre a
concistori e assemblee, per l’approvazione e l’impegno. Questa attività, come detto, ha già portato a risultati
molto positivi.
Ora la stessa iniziativa è stata ripresa dalla Commissione del II Distretto (è possibile che ve ne siano altre
altrove, ma non ne abbiamo per ora
notizia), che organizza per domenica
27 ottobre, a Torino (Via Pio V, 15),
un incontro sul problema finanziario,
aperto a tutti i membri dei consigli di
chiesa e in particolare ai cassieri e ai
pastori. I più lontani potranno giungere già la sera del sabato. La mattina di domenica, alle 9, il past. Giorgio Tourn, presidente della Commissione del I Distretto, illustrerà iniziative, metodi e criteri adottati nel I Distretto per far fronte agli impegni fl
nanziari. Dopo la partecipazione al
culto, nel tempio di Corso Vittorio, si
potrà proseguire la discussione avviata prima; alle 13. pranzo comunitario
nel salone di Via Pio V, e dalle 15 alle
18 proposte di ripartizione della cifra
richiesta al Distretto (a cura della
Comm. Distr.), eventuali delibere di
iniziative da proporre alle chiese, di
un’eventuale nuova ripartizione da proporre alla Conferenza Distrettuale etc.
Queste iniziative vanno intese non
come puro mezzo per trovare fondi
maggiori, ma come ima sollecitazione
ad assumere più largamente — e con
maggior conoscenza di causa — quelle
che sono le responsabilità cornimi, e
come im meizzo per condividere fraternamente problemi, difficoltà, esperien
A ORSARA DI PUGLIA
L'Asilo infantile “Betania"
ha riaperto i battenti
ze e prospettive.
g. c.
Puntualmente col primo ottobre,
diversamente che l’anno scorso a causa del colera, abbiamo riaperto il nostro caro asilo ’Befania’. In questo
tempo di forte lavoro di campagna
sappiamo quanto un giorno prima o
dopo rappresenti molto per le famiglie. Per me, evangelica da tre generazioni, è una data ancora più importante, poiché metto subito in rodaggio il
NAPOLI (Via dei Cimbri)
* Durante i mesi estivi, nonostante
la consueta « dispersione » di alcuni
membri, momentaneamente trasferitisi in altre località per un necessario
periodo di riposo o per urgenza di particolari cure fisiche, la comunità ha
seguito i culti domenicali nell’apprezzato servizio cristiano di vari collaboratori, alternatisi, durante l’assenza del
Pastore; hanno validamente annunciata la Parola di Vita: i fratelli Onorato,
M. T. Fiorio, Barba, il pastore Ricciardi, tutti della chiesa del Voroero, D.
Maselli della Comunione delle chiese
libere, il pastore Stragapede della chiesa Avventista, P. Olivieri ed E. Rinaldi della chiesa di Via dei Cimbri.
* Il 30 giugno u. s. ha efficacemente
relazionato- sulla Conferenza Distrettuale (22-23 giugno) tenuta a Campobasso, la sorella Elisa Fiorio.
* Il 21 agosto si è addormentata nel
Signore la sorella Bianca Chenaux ved.
De Filippis, nata nella Svizzera francese e da molti anni residente a Torre del Greco (Napoli). La testimonianza evangelica data da questa sorella
con coraggio, in tante occasioni (specie
in periodi nei quali non era conosciuto un certo tipo di « tranquillante ecumenismo ») era dettata da una ferma
fede che diveniva, talvolta, battagliera
nel ricordo delle lotte religiose sostenute per la fedeltà all’Evangelo dai lontani avi ugonotti. Il servizio funebre
tenuto sobriamente, ma con forza edificante dal pastore Vincenzo Napoleone della Comunione delle Chiese Libere, che qui fraternamente ringraziamo,
ha richiamato i numerosi presenti, parenti ed amici, tra cui molti cattolici,
alle promesse divine di chi, dopo aver
sostenuto la prova, come la sorella
Bianca, e perseverato sino alla fine, riceverà la corona della vita eterna; anche il fratello Rinaldi ha rievocato la
bontà d’animo e l’esempio luminoso
di genuina condotta evangelica che
hanno tanto inciso sull’animo di chiunque ebbe la sorte di avvicinare questa
sorella andata ora nell’attesa Casa del
Padre; alle figlie: sorelle Jolanda e Gina, alla piccola Silvana e al genero
Preside Ciampa tutta la simpatia cristiana della comunità.
* Chiudiamo queste note ricordando
che a tutte le celebrazioni per l’VIII
Centenario Valdese, oltre il pastore
S. Carco, sono stati presenti, a Torre
Pelhce e a Lusema S. Giovanni, due
membri del Concistoro: L. Azzarello e
P. Olivieri, mentre deputato al Sinodo
è stato il fratello Bruno Decker.
Elio Rinaldi
mio fresco diploma di giugno a servizio dei fratelli e della Comunità.
Mi commuoveva il mattino di quel
giorno il vedermi circondata da tante
mamme che mi affidavano i loro tesori con tanta premura, ma anche con
tanta fiducia. I vecchi scolaretti scappavano già dalle mani delle mamme
per mostrare locali e giuochi ai nuovi
venuti mentre questi, piuttosto spauriti della novità, erano restii a liberarsi dalla tutela materna per partecipare a tanta euforia, alcuni anche pronti
a resistere con lagrime e strilli. Mi rassicuravano però le stesse madri, affermando che ogni anno è la stessa
scena, forse accorgendosi della mia segreta preoccupazione di ricordare gli
ammonimenti di Pestalozzi o della
Montessori a riguardo... dei traumi infantili. In realtà è stato così. Ora, grandi e piccini, i bimbi giocano insieme,
come fratellini di una famiglia più
grande di quella che lasciano ogni
giorno, ma più piccola dell’altra in cui
dovranno pur entrare e per la quale
vorremmo prepararli nel modo più
confacente alla loro età.
La nostra opera vuole essere una testimonianza cristiana, al di fuori di
ogni intento proselitistico ma pur fermamente radicata sul fondamento
evangelico della grazia e della liberazione.
Com’è solito farsi, nel periodo estivo
fu curata la parte materiale dell’Opera
onde tutto fosse al massimo funzionale al suo scopo. Certo i tempi sono duri ed oscuri, ma noi tutti abbiamo piena fiducia che, comùnque vadano le
cose, prima di tutto il Signore , e poi
gli amici tutti che ci han seguiti sin
qui, non ci abbandoneranno per l’avvenire. Perciò ci permettiamo di ricordare a chi lo avesse smarrito e interessasse che il nostro c.c.p. è 13/2092
intestato a Centro Ev. Sociale Betania,
Orsara di Puglia (Fg.).
La Maestra: Lucia Melchiorre
Iniziative deila Regione
Cronaca delle
Piemonte
Valli
Occorre creare il
a favore deli'agricoltura
AVVISI ECONOMICI
CASA riposo evangelica a Blonay sur Vevey
(Svizzera) cerca cuoca anche primo impiego. Stipendio, contributi secondo la legge
svizzera, vitto, alloggio. Rivolgersi sig.na
lotti Condominio « La Villa » - 10062 Luserna San Giovanni.
CERCASI cascinetta, con piccolo appezzamento terreno. Telef. 91806 Torre Pellice.
SIGNORE anziano valdese, residente Milano,
cerca, pieno tempo, signora/ina, governante. Stipendio, vitto, alloggio. Telefonare Milano, ore ufficio, 02/432913 o 4695352 oppure scrivere Ditta ORMA, Via San Vittore 27, 20123 Milano.
Dal 1° luglio ’74 sono entrate in vigore le iniziative della Regione-Piemonte
a favore dell’agricoltura, con prevalenza per il settore zootecnico. I provvedimenti che principalmente possono
interessare le valli sono:
1) La fecondazione artificiale: L.
3.000 per dose per un massimo di 3 dosi, per le zone di montagna la prestazione per la inseminazione è completamente gratuita.
2) L’allevamento di bovini da ingrasso: premio da L. 50.000 per ogni
capo bovino portato al peso di kg. 400
(kg. 350 se femmina), nato in azienda
dal T luglio ’74 e per i vitelli acquistati
con permanenza in azienda per oltre i
sei mesi. Se non vi sarà la bolletta di
fecondazione il premio si ridurrà di L.
5.000, il peso dovrà superare i 420 kg.
(360 per le femmine).
3) L’allevamento di bovini da riproduzione: L. 70.000 per ogni vitella
destinata alla rimonta e portata fino
a! T parto (sempre nate dopo il T luglio '74).
4) La montificazione: contributo di
L. 12.000 per capo bovino alpeggiato.
5) Centri d’allevamento: contributi dell’80% in pianura e del 100% in
montagna per la gestione di centri per
rallevamento di vitelle da riproduzione. Questi centri devono essere con un
numero di capi non inferiore ad 80 in
pianura, 40 in montagna. Per l’acquisto
si può usufruire di prestiti triennali al
3% in pianura e quinquennale del 2%
in montagna. Queste iniziative oltre
che da contadini associati potrebbero
essere prese da enti come i Comuni o
le Comunità Montane per sfruttare i
pascoli abbandonati.
Tutti questi aiuti o premi vengono
dati solo al bestiame trovato indenne
da brucellosi o tubercolosi. Se le vacche vengono trovate ammalate sarà
dato un contributo di L. 70.000 per lo
abbattimento.
Seguono altri provvedimenti con
agevolazioni di credito o contributi
per: cooperative, elettrificazione rurale, meccanizzazione, miglioramento
fondiario, ecc.
Dopo una prima occhiata ai provvedimenti, considerando che la nostra regione è comandata dai democristiani
abituati a dare soldi solo agli agrari
e imprenditori agricoli, sembrerebbero questi provvedimenti abbastanza
positivi o almeno più positivi perché
fanno meno discriminazioni dei vari
Piani Verdi, ecc., tuttavia si capisce
che dietro non c'è ancora la volontà
politica di cambiare le cose, di realizzare una politica delle strutture, ma
solo la necessità di tappare dei buchi,
di « fare qualcosa » in vista delle elezioni. Difatti cosa sono L. 50.000 di premio o qualche fecondazione gratuita
se tutti i mezzi di produzione sono aumentati più del 100% e la carne si vende al prezzo di 10'anni fa? Inoltre il
premio viene dato solo aH’allevatore
che ingrassa il vitello e non alla nascita, quindi i contadini di collina e montagna che per il costo troppo elevato
non possono più ingrassare i vitelli,
non prendono nulla pur avendo avuto
il maggior rischio.
Nei primi tre mesi in cui queste
Leggi erano già in vigore i contadini
hanno dovuto pagare le fecondazioni
perché i veterinari non avevano i moduli occorrenti, la legge era stata fatta
ed approvata ma non si era ancora
provveduto ad applicarla. Qra che i
moduli sono arrivati, i contadini che
possono usufruirne faranno bene a
sbrigarsi chiamando il veterinario condotto prima che finiscano i moduli o i
fondi a disposizione. Per informazioni
più dettagliate o per altri tipi di intervento i contadini possono informarsi
presso gli Ispettorati Agrari e i sindacati agricoli, tenendo presente che
quello che chiedono è un diritto e non
un favore perché è giocando su questo
equivoco che la Coldiretti aumenta gli
iscritti e la DC i voti.
Speriamo che i contadini valdesi
prendano sul serio l’o.d.g. della Conferenza del 1° Distretto che invitava a
dire no ai metodi clientelari e che invece acquisiscano una maggiore capadire no ai metodi clientelari, e che inproblemi per poter insieme prendere
delle decisioni e far valere con questi
metodi i loro diritti.
Mauro Gardiol
Luserna S. Giovanni
Festa del raccolto
Domenica, 20 ottobre avrà luogo a
Luserna San Giovanni la tradizionale
festa del raccolto.
Dopo il culto del mattino avrà luogo
alle 12.30 un pranzo comunitario nella
sala Albarin (L. 1.500) e alle 14.30 l’apertura della manifestazione pomeridiana
con esposizione e vendita dei frutti e
proventi della campagna. È una occasione per un rendimento di grazie al
Signore e per una riflessione sui gravi
problemi in cui è coinvolta la situazione agricola della nostra Valle.
ntiiiiHiiiiiiimiiiiniiimiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiniiiii
Lo sapevate ?
9 Ogni 52 secondi si verifica un incidente
stradale mortale, nel Brasile, e questo ha
spinto l’episcopato del paese a lanciare un
appello a ogni cattolico perché lotti contro
questo flagello.
0 Su 33 milioni e mezzo di Polacchi, solo 600.000 sono non-cattolici, suddivisi
in una trentina di denominazioni.
0 Sette diocesi della Germania federale
hanno acquistato l’83% delle azioni del
settimanale cattolico a Rheinische Merkur »,
suscitando forte agitazione nell’opinione pubblica cattolica non tradizionalista.
distreno scolastico dolio Valli Valdesi
Ho seguito con interesse il dibattito
intorno all’autonomia delle Valli Vaidesi, suscitato da Gustavo Malan e lo
ritengo importante, anche se tale da
suscitare qualche amarezza. Si tratta
di impostare il problema della difesa
delle peculiarità economiche e culturali del nostro territorio, senza per
questo isolarlo dal più ampio contesto
nazionale. L’esperienza delle Regioni
autonome ha dimostrato proprio che
la loro specifica condizione, anziché
isolarle, ha consentito di coliegarsi direttamente al governo centrale, senza
dover passare attraverso mediatori, garantendo la difesa diretta di interessi
che non è bene delegare quando si è
una minoranza. Ma nel nostro caso il
problema si è complicato per i suoi
aspetti religiosi e non è possibile rimproverare la Chiesa Valdese di essersi
preoccupata più dell’evangelizzazione
in tutta l’Italia che di farsi portavoce
degli interessi economico-sociali dei
valligiani.
Mi sono comunque meravigliato che
questo dibattito sia rimasto al livello
di storia passata e non abbia colto l’occasione per affrontare il problema presente del distretto scolastico. Si tratta
di un’occasione da non perdere per tutelare e valorizzare il patrimonio culturale popolare delle Valli e per vedere riconosciuta, almeno su questo piano, una certà autonomia. È vero che il
Consiglio Scolastico distrettuale, così
com’è attualmente concepito dal decreto delegato sugli organi collegiali non
ha potere deliberante se non col consenso dei singoli istituti scolastici e degli enti locali, ma è chiaro che questo
consenso sarà tanto più facile da ottenere se il territorio del distretto coinciderà con quello delle Valli, senza
l’aggregazione di corpi estranei e senza che (cosa ancor peggiore) le Valli
stesse siàno aggregate a più vasti territori. «Nella delimitazione dell’area del
distretto si farà riferimento alle caratteristiche sociali, economiche e culturali della zona interessata » afferma
l’art. io lett. b) del citato d.d.
Il Consiglio scolastico distrettuale
organizza i corsi di istruzione per gli
adulti ed è innanzitutto uno strumento per la piena realizzazione del diritto
allo studio, ma può anche, per esempio, proporre al Ministro della P.I.
« l’inserimento nei programmi scolastici di studi e ricerche utili alla migliore conoscenza delle realtà locali »
(art. 12).
Su questo terreno culturale mi sembra che non possano sorgere divergenze di interessi tra prospettive economico-politiche e prospettive evangelistiche. Ma è necessario prendere prontamente delle iniziative: sempre lo stesso d.d. all’art. 9 stabilisce che i distretti sono determinati dal Ministro della
P.I. « su proposta delle regioni che sentiranno gli enti locali interessati ».
Quali pareri hanno espresso i Comuni delle nostre Valli? Quale mobilitazione è stata attuata nella popolazione e nelle scuole? Quali alleanze
politiche sono state concordate? È
chiaro che sul terreno della difesa dell’autonomia locale si potrà contare sulle forze politiche di sinistra e sul sindacato CGIL e in primo luogo su quello
della scuola. Siamo disposti ad aprire
un franco dibattito con queste forze
per concordare non solo /’autonomia
scolastica delle Valli, ma i criteri generali di politica culturale che si intenderà attuare in questo distretto? Quale
ruolo intenderanno assumersi in questo quadro le nostre scuole secondarie?
Può darsi che molti di questi interrogativi abbiano già delle precise risposte, ma la lontananza non mi consente di conoscerle, né il nostro giornale ne ha parlato. Se invece questi
interrogativi pongono problemi non ancora risolti, è bene mettersi prontamente al lavoro.
Emilio Nitti
« Questa è la promessa che Egli
ci ha fatta: la vita eterna».
(1 Giov. 2: 25)
Il 14 ottobre 1974 il Signore ha richiamato a Sè
Margherita Cardon
ved. Bonjour
di ani 90
La famiglia commossa ringrazia
tutti coloro che con la presenza o gli
scritti hano manifestato la loro simpatia nell’ora della prova. I familiari
inoltre esprimono la loro più viva riconoscenza al past. A. Deodato; al
medico curante dott. Italo MatlUeu;
alle famiglie Clot-Jacumin e A. Cardon per la generosa solidarietà dimostrata durante la lunga malattia della
defunta.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Amilda Pone n. Poèt
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e simpatia avuta nell’ora dell’immenso dolore,
ringraziano sentitaniente tutti quanti
sono stati vicini con le forme più belle di umana solidarietà; ed in particolare, per l’assiduo conforto di presenza, il medico curante dott. Lorenzo Vivalda, il Pastore sig. Deodato, l’ing.
Ambrogio Turati, il sig. Giorgio Mauro.
Perrero, 12 ottobre 1974.
6
pag
I NOSTRI GIORNI
N. 41 — 18 ottobre 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio litti
CarosGoolo - Dirino
Riforma della scuola
allo studio
Le difficoltà economiche intaccano il livello della
scolarità - Come utilizzare i nuovi organi collegiali
La riapertura della scuola comporta
quest’anno nuovi problemi a causa delle difficoltà economiche, che colpiscono soprattutto gli strati più disagiati
della popolazione. Si rende evidente in
queste circostanze quale grave attacco
alle libertà fondamentali del cittadino
ed al principio costituzionale di uguaglianza si stia compiendo da parte di
chi è responsabile della crisi economica e per di più ne fa ricadere i costi
sui lavoratori. L’esempio della FIAT
parla chiaro. Se c’è una Società che in
questi anni ha potuto usufruire di condizioni favorevoli al suo sviluppo non
limitato da alcunché, ed alla sua incontrollata accumulazione capitalistica, questa è appunto la FIAT, ma tutto ciò non ha impedito ai suoi dirigenti di decidere a solo danno dei dipendenti, che non si possono produrre
troppe autovetture... È vero che per
avere un camion o un pullman bisogna ordinarlo 4-5 mesi prima, ma non
si è mai pensato di sviluppare questo
settore della produzione: si preferisce
mettere « a riposo » gli operai.
Così un finanziere come Sindona ha
lllllllinilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMllllllllllllllliMIIIIIII
potuto in questi anni arricchirsi come
ha voluto ed al primo accenno di burrasca dichiarare fallimento rifugiandosi, di certo non a tasche vuote, nella
Confederazione Elvetica, della quale è
un buono e onesto cittadino.
Intanto i lavoratori disoccupati, o
quelli che, anche occupati, non riescono a tirare avanti la famiglia devono
affrontare anche il problema della
scuola dei loro figli. Soprattutto nel
Sud la conseguenza immediata è stata
la diminuzione delle iscrizioni a scuola.
Si è potuto così constatare come Tattacco padronale alToccupazione sia anche un attacco alla scolarità. L’evasione dell’obbligo scolastico, la rinunzia
alla prosecuzione degli studi oltre la
3“ media e il corrispondente incremento del lavoro minorile sono forme
complementari della stessa speculazione che tenta di emarginare nella condizione di sottoproletariato vaste fasce
popolari. La logica, immediata risposta deve essere la richiesta di garantire
la piena gratuità della scuola delTobbligo e ampie facilitazioni per la frequenza delle scuole superiori. Libri,
PHILIP POTTER A ROMA
(segue da pag. 1)
rità, che Dio dispensa al suo popolo e
al mondo ». Ricordato lo sviluppo dei
rapporti fra la Chiesa cattolica romana e il CEC, è quindi venuto all’evangelizzazione affermando che « il CEC,
da parte sua, è stato sempre convinto
che l’evangelizzazione è il tema ecumenico per eccellenza. Sostenere le Chiese nel loro impegno di evangelizzazione è stato, fin dalla creazione del Consiglio, uno dei principali compiti che i
■fondatori si proposero di raggiungere », e l’attività e i documenti del CEC
dimostrano che così è tuttora.
Quanto alla natura dell’evangelizzazione, « in primo luogo Vevangelizzazione non è propaganda. Essa non consiste nell’offerta di una dottrina o di
un modo di vivere una confessione particolare, e nemmeno nell’imporre una
cultura cristiana superiore escludendo
tutte le altre. L’evangelizzazione non è
proselitismo, che è la forma corrotta
della testimonianza ». Accennato all’urgenza, alle dimensioni e ai compiti dell’evangelizzazione, Potter ha rilevato
che in realtà essa « non incombe unicamente a un’élite, ma è compito della
comunità cristiana tutta intera. Questa
visione della Chiesa si fa strada negli
animi, a poco a poco ».
Cercando di discernere i segni del
nostro tempo, positivi e negativi, il segretario generale del CEC ha notato
che « la situazione delle Chiese (nel
mondo secolarizzato) è essa stessa un
segno dei tempi. Le Chiese non sono
più una forza dominante e dominatrice nella società. Dovunque, la Chiesa è minoranza o sta diventandolo, vivendo come diaspora nella società ».
Queste e altre situazioni costituiscono
un’autentica « praeparatio evangelica »
a una migliore assunzione del proprio
mandato; e del resto il criterio interpretativo dei contraddittori segni dei
tempi sta nel Cristo crocifisso e risorto, che rende impossibili il pessimismo
e la disperazione.
« Per la Chiesa che annuncia l’Evangelo si impongono due necessità: in
primo luogo l’evangelizzazione non è
una strategia elaborabile da un Sinodo
Episcopale o dal Consiglio Ecumenico
delle Chiese o ancora da un Congresso
mondiale sull’evangelizzazione. La chiesa locale è la base stessa dell’evangelizzazionec il popolo di Dio nel suo insieme, nella comunità che celebra il culto,
vivendo fra gli uomini, nel dialogo e
nella solidarietà. In secondo luogo l’evangelizzazione deve tener conto di
tutti gli aspetti dell’esistenza delle persone e dei gruppi. Parola e scelte, annuncio e servizio, teologia e prassi, contemplazione e lotta, paziente attesa e
impegno imperativo sono indissolubilmente legati fra loro secondo il ritmo
caratteristico dell'evangelizzazione ».
In realtà, concludeva Potter, « evangelizzazione, rinnovamento e unità, vocazione comune di tutte le Chiese, sono indissociabili. L’evangelizzazione
mette alla prova la nostra vocazione
ecumenica. La crisi che attraversiamo
oggi non è tanto una crisi di fede. È
una crisi di fedeltà di tutto il popolo
di Dio alla grazia che egli ci ha offerto
nel Signore crocifisso, e all’esigenza
che Dio manifesta nella saggezza e nella potenza dello Spirito Santo ».
«L’Osservatore Romano» (12 otto
Direttore responsàbile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
bre) commenta; « Il discorso del pastore Potter, lungamente applaudito,
ha dato a quest’incontro una dimensione ecumenica unica e singolare ». Ma
secondo una corrispondenza de « La
Stampa» (12.10), «aveva appena finito
di leggere la sua relazione, che si è levato in piedi il card. Felici per chiedere quale fosse sulla scorta dei dettami
evangelici il concetto di autorità apostolica in seno alle Chiese facenti parte del Consiglio di Ginevra. Potter è
parso sorpreso, poi ha affidato la risposta al suo assistente, il teologo Lukas Vischer. Felici ha ascoltato fino in
fondo la risposta che ripeteva le tesi
dei separati in contrasto con la dottrina del ’’primato” del Papa di Roma
(Paolo VI non era intervenuto, per
parte sua, alla riunione), e senza aggiungere altro ha dichiarato di ’’non
ritenersi soddisfatto” ». Non abbiamo
modo di controllare quest’informazione, e come tale la riportiamo.
g. c.
trasporti, mense gratis sono le richieste già avanzate anni fa, ma che adesso diventano impellenti. E il movimento operaio, là dove è più forte, sta già
estendendo le nuove forme di lotta al
campo della scuola, propagandando il
rifiuto del libro di testo e la sua sostituzione con le biblioteche di classe. È
sintomatico come questo tipo di richiesta abbia il doppio pregio di soddisfare un’immediata esigenza economica e di favorire la diffusione della nuova didattica, punto di partenza per la
riforma della scuola. Bisogna infatti
inquadrare il problema della scuola in
modo analogo a quello degli altri problemi di riforma. Oggi sembrerebbe
prioritaria la necessità di difendere i
diritti acquisiti piuttosto che avanzare
nella lotta per le riforme, ma in realtà
così si asseconda il tentativo padronale di costringere su posizioni difensive
arretrate i lavoratori, distogliendoli
dalla pressione per l’acquisizione di
più ampi spazi democratici e per la
radicale modifica del tipo di sviluppo
fin qui perseguito. È chiaro che per i
lavoratori accettare questa logica significherebbe accettare un terreno di
lotta nel complesso perdente, anche
qualora essi riuscissero ad ottenere
qualche vittoria.
Così gli sforzi per vedere garantito
il diritto allo studio, significherebbero
uno spreco di energia ed una lotta per
un falso obiettivo se non inquadrati
nella problematica più generale della
riforma della scuola.
Con questo atteggiamento di rivendicazione globale si deve pure partecipare alle elezioni ,qd alja. gestione dei
nuovi organi collegiali, se non si vuole
cadere nel gioco di chi vorrebbe fare
di una conquista dei lavoratori una pastoia burocratica, o al più il terreno
per facili, ma futili, conquiste. In questa prospettiva gli organi collegiali
aprono per i lavoratori un nuovo terreno di lotta, particolarmente significativo nell’attuale momento storico. Lo
scontro di classe passa ormai chiaramente attraverso la scuola e per riuscire vincenti è necessario ricollegare
alla prospettiva della riforma tutte le
possibili iniziative contro il caroscuola.
E dire che c’è ancora chi dice che a
scuola non si deve fare politica...!
Organizzato ad Ancona dalla Sezione italiana della Lega internazionaledeir insegnamento, dell’educazione e della cultura popolare,
un convegno di studi sul tema
Cultura e ambiente
Dal 27 al 29 settembre, si è svolto
ad Ancona, sotto la presidenza del
prof. Mario Gliozzi, Presidente della
Sezione italiana, il X Convegno di Studi organizzato dalla Sezione italiana
della Ligue internationale de l’Enseignement, de l’Education et de la Culture populaire (con sede in Torino via Ponza 4).
Oltre ai partecipanti italiani, di cui
ben undici provenienti dal Piemonte,
Torino e Torre Pellice comprese, era
presente il vice-presidente internazionale della Ligue, M. Pierre Lamarque,
che ha portato il saluto del Presidente
M. De Coster. Ammiratore dell’Italia,
sensibile a tutti i problemi che riguardano educazione, laicismo, riforme
scolastiche, ecc. in Europa e fuori diEuropa, M. Lamarque è fedele ai rendez-vous italiani ove porta la sua competenza di storico e la sua sensibilità
di critico e di uomo di alta cultura.
Decadenza della civiltà contadina
e carenza della legislazione
urbanistico-territoriale d’Italia
Nel « Parlamentino » della Camera
di Commercio di Ancona si sono udite
tre interessanti relazioni: la prima, del
dott. Giancarlo Castagnari, Direttore
della Biblioteca Comunale di Fabriano, che ha illustrato la decadenza della « civiltà contadina » come effetto
della industrializzazione forzosa e la
perdita con ciò di valori culturali; la
seconda, dell’arch. Ludovica Casali del
Politecnico di Torino, che ha segnalato la carenza della legislazione urbanistico-territoriale dell’Italia, dove la « civiltà cittadina » fondata sull’equilibrio
storico-sociale delle « città murate » si
va dissolvendo sotto la spinta dell’urbanesimo e della speculazione edilizia.
Entrambi i dibattiti che sono seguiti
hanno messo in evidenza la concordia
nor<d - sud - est - ovest
■ Lungo le coste atlantiche del Messico
sono stati scoperti importanti giacimenti petroliferi : le riserve si valutano approssimativamente a 2 miliardi di barili di greggio. Non si tratterebbe, del resto, che di un
inizio; secondo alcune fonti il Golfo del Messico potrebbe diventare un secondo Golfo
Persico (o Arabo che ¿h si voglia).
I II governo della Germania Federale ha
stanziato 10 milioni di marchi (circa due
miliardi e mezzo di lire) per ricerche sulla
energia solare nel 1975. Oltre all’uso della
energia solare per satelliti artificiali, il pro
gramma prevede ricerche sullo sfruttamento
del calore del sole pej riscaldare acqua ed
edifici.
H II primo satellite per comunicazioni interne statunitense, il Westar I della Western Union, sta aprendo nuove possibilità di
sviluppo anche neU’industria giornalistica.
L’American Satellit Corp. ha infatti sperimentato con successo un servizio simultaneo
fra New York, Dallas e Los Angeles trasmettendo via satellite il fac-simile di una pagina
completa di un quotidiano newyorkese, che è
così apparsa contemporaneamente nelle tre
città.
Coop. Tip. SubtlpÒM - Terre Pelliee (Torino)
L’ARMA
CLANDESTINA
DELLA
POLITICA
ESTERA U.S.A.
È Stata, per_____________________
anni, la CIA ( = Centra/ Intelligence Agency), e il presidente Ford la difende.
« L’intervento americano in Cile attraverso la CIA contro il governo di
Salvador Allende è stato deciso “per il
bene dei cileni”, ha detto il presidente
Gerald Ford, e perché, secondo la Casa Bianca, il Paese si avviava verso un
regime comunista, con pregiudizio per
l’intera situazione politica nell’America
Latina.
L’impiego del servizio segreto come
strumento della politica estera americana ha scatenato un acceso dibattito
in USA, dove cresce l’indignazione per
questo ritorno ai metodi della guerra
fredda negli anni della distensione con
il mondo comunista. Proprio nei giorni scorsi Henry Kissinger ha espresso
ripetutamente la preoccupazione che
anche l’Italia, sotto la spinta della crisi del petrolio, si avvii verso il comuniSmo. Sono in molti a chiedersi nel
mondo (e il primo ministro indiano Indirà Gandhi l’ha già fatto) quale sia la
nuova politica estera americana » (...)
Ecco la precisa domanda rivolta al
presidente Ford: « Quale legge internazionale ci dà il diritto di rovesciare il
governo costituzionalmente eletto di
un altro Paese? ».
Ed ecco la precisa risposta: « Non
sto a giudicare se è consentito o no dal
diritto internazionale. È un fatto noto
che storicamente, come pure nel presente, certi interventi vengono effettuati per il bene dei paesi interessati.
Questa secca risposta del presidente
USA a una conferenza stampa, è stata
giudicata dal settimanale Time troppo
brutale o troppo ingenua. La domanda
(...) era venuta dopo l’ammissione, da
parte di Ford, che l’amministrazione
Nixon aveva autorizzato la CIA a spender 8 milioni di dollari (oltre 5 miliardi di lire) tra il 1970 e il 1973 per sostenere i nemici del governo marxista di
Allende.
Fino al 16.9, quando il presidente
USA ha fatto le prime ammissioni in
altra conferenza stampa, i funzionari
del governo Nixon e quelli del successivo governo Ford avevano negato ogni
corresponsabilità degli USA nella cadu
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
ta del governo cileno, affermando che
la CIA non era coinvolta nel colpo di
Stato del 1973, in cui prese il potere la
giunta militare di estrema destra.
Numerosi membri del Congresso (il
parlamento USA) non hanno nascosto
la propria indignazione per esser stati
ingannati ancora una volta dall’esecutivo. Fatto ancora più importante, le rivelazioni sull’operazione Cile hanno fatto aumentare la perplessità del Congresso sulla condotta della CIA: si è
sbilanciata troppo negli ultimi anni?
Bisogna proibirle d’interferire negli affari interni di altri Paesi? Ha deviato
perché è sfuggita a qualunque controllo, oppure è stata la Casa Bianca a
guidarla e ad usarla in modo poco ortodosso?
Inoltre le polemiche hanno messo a
fuoco un dilemma d’importanza fondamentale, quello d’una società aperta e democratica che usa come strumento di politica estera i “dirty tricks”
(i"giochi sporchi", come vengono chiamate alcune delle operazioni clandestine della CIA) ».
Nella conferenza stampa di cui all’inizio, « Ford ha detto anche: “Il nostro governo, come altri governi, svolge certe azioni nel campo dei servizi
segreti per contribuire a realizzare la
politica estera e a proteggere la sicurezza nazionale. Apprendo da fonte
attendibile che i Paesi comunisti spendono, per lo stesso genere d’imprese,
somme molto più alte di noi". Dal
momento che molte cose erano già
trapelate, Ford non ha avuto altra
.scelta che confermarle. Ma la sua dichiarazione pare che non ponga nessuno o pochi limiti agl'interventi clandestini negli affari di un altro Paese.
Un limite più definito, ma ancora
molto flessibile, lo ha posto più tardi
Kissinger. Egli ha dichiarato a Time:
“Un Paese democratico può intraprendere operazioni clandestine solo con
senso di misura e solo quando può dire in buona fede che questo è il solo
modo per raggiungere obiettivi vitali".
Inoltre sulle parole di Ford pesa il
sospetto della malafede. Lo scopo dell’operazione in Cile era veramente
quello di garantire
la libertà di stampa e dei partiti di
opposizione, come
il presidente ha affermato, o semplicemente quello di
minacciare Allende? Dopo il golpe, gli USA non hanno
sollevato alcuna obiezione quando il
regime militare ha messo al bando i
partiti politici e i giornali dell’opposizione.
Ci sono altri aspetti preoccupanti
nella dichiarazione di Ford. Il presidente ha detto che l’operazione è stata effettuata “nell’interesse del popolo cileno”, un brusco ritorno a un atteggiamento che in passato si é rivelato particolarmente offensivo per molti Paesi: quello dell’America che sa
“ciò eh’è bene per te”.
Quello che ha infastidito il Congresso e molti esponenti politici americani e di altri Paesi, è stato il fatto che
alti funzionari della passata amministrazione Nixon hanno ingannato ripetutamente il parlamento sull’operazione cilena. L’anno scorso, durante
la sua deposizione alla Commissione
esteri del Senato per l’approvazione
della sua nomina a segretario di Stato, Kissinger dette assicurazioni che,
fin dal 1970, gli USA non avevano fatto
nulla in Cile, tranne che “rafforzare i
partiti democratici". Ma molti osservano che fomentare scioperi e dimostrazioni è qualcosa di ben diverso ».
(Da un’inchiesta pubblicata su « Panorama » del 10.10.’74).
SFRUTTAMENTO A DUE
•ir « In un’intervista all’agenzia
“Tass", il vice presidente della commissione statale sovietica per la pianificazione, Nikolaii Inozenteev ha dichiarato (l’Il.lO) che, in vari settori
dell’economia sovietica, si portano
avanti piani che prevedono una più
vasta coopcrazione con gli USA.
Il vicepresidente del “Gosplan" ha
ricordato soprattutto le enormi riserve energetiche non sfruttate, racchiuse nel sottosuolo della Siberia, pronte
per “progetti congiunti" di sfruttamento e la seconda linea della transiberiana, aperta (questo il ministro
non l'ha detto) perché i binari di
quella già esistente sono virtualmente intasati da convogli militari ».
(Dal « Manifesto » del 12.10.1974).
dei partecipanti nel segnalare l’aiuto
che potrebbe venire da tutta la scuola, già fin dalla scuola primaria, al fine
di ottenere un? rinnovata coscienza
rurale e la volontà di rivitalizzare i
centri storici in quanto centri di tutta la città (non solo centri di musei e
monumenti).
L’istituendo
distratto scolastico
Nella terza relazione, il prof. Aldo
Visamberghi, dell’Università di Roma,
ha parlato àeW'istituendo « distretto
scolastico » inteso a promuovere l’iniziativa degli enti locali e la partecipazione della comunità civile all’attrezzatura scolastica e culturale e con ciò
alla vitalità dell’ambiente sia urbano
che rurale. Vorrei ricordare una richiesta rivolta ai giovani, espressa durante il dibattito che è seguito: accettare di svolgere, come servizio sociale,
la funzione di « fratelli maggiori » presso i bambini che si trovano negli asili,
perché, staccati dal mondo degli adulti e dei giovani di poco maggiori di
età, essi non progrediscono quanto i
coetanei che vivono in ambiente familiare. ‘ ■
Poiché ai Convegni annuali della Ligue vi è stata un’alternanza fra argomenti generali ed argomenti particolari, e dato che nel 1973, a Livorno, il
tema: « Il laicismo di fronte ai condizionamenti di massa: informazione,
scuola, tempo libero » comprendeva
una relazione particolarmente approfondita del prof. Carlo Ottino sulla
« Scuola », così interessante da venire
poi tradotta in francese e pubblicata
nella rivista semestrale « Europe et
laïcité », quest’anno, salvo la parentesi sui distretti, l’argomento trattato,
come si è detto, è stato di carattere
generale.
Due mozioni
Esso ha appassionato i partecipanti,
dando luogo a due mozioni finali che
riassumiamo brevemente.
La prima auspica anzitutto « un’azione efficace per arrestare con civili
comportamenti la degradazione dell’ambiente e ricreare una coscienza
professionale agricola, che può essere
esercitata da tutta la scuola e particolarmente da quella dell’obbligo »; in
seguito « un’organica unificazione e la
sollecita creazione di un Ministero dei
Beni Culturali, dotato di vaste e rapide competenze operative unificate, capaci di impedire alla speculazione di
Enti e privati di far prevalere la logica del profitto particolare sull’interesse della Comunità locale e nazionale »
ed infine « un retto funzionamento dei
distretti per condurre ad una gestione
più sostanzialmente democratica della
scuola ».
La seconda, prendendo spunto dalla
urgente « legge speciale per Venezia »,
invoca « un’azione decisa della cultura
italiana e in particolare della scuola a
salvaguardia del patrimonio storicoartistico nazionale » (esempio: la minaccia che pesa sugli uliveti di Gioia
Tauro a causa dell’installazione del 5°
Centro Siderurgico e sul Parco Nazionale dello Stelvio a causa dell’autostrada che lo dovrebbe attraversare).
L’atmosfera cordiale, il tempo mite,
la visita alla città, serena nonostante
i ricordi del recente terremoto, unica
città in Italia che vede sorgere il sole
dal mare e che lo vede tramontare nel
mare, la breve escursione alla Riviera
del Cònero, invitano i partecipanti e
quanti possono avere interesse per i
problemi dell’educazione, a prendere
parte al prossimo Convegno 1975.
Liliana Ribet
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM''
Il Vaticano e la Cina
Roma (Relazioni Religiose) - Gli esperti
vaticani per le questioni cinesi, seguono con
una certa apprensione la nuova campagna
in corso nella Cina Popolare e rivolta questa volta contro « i seguaci di Confucio ».
Si ha l’impressione che essa sia rivolta prevalentemente contro i seguaci dei tradizionali culti della Cina e contro i tradizionalisti
in generale. Tuttavia, si tratta sempre di una
mobilitazione anche contro una delle grandi
religioni del paese. Secondo questi ambienti
vaticani la campagna in corso fa aumentare
i dubbi sull’esito dell’azione vaticana, silenziosa e sottile, ma non per questo meno tenace, per migliorare i rapporti tra il governo
di Pechino e la Chiesa Cattolica. Paolo VI,
parlando il 6 gennaio del 1967 della Cina,
fu molto esplicito : « Che cosa vogliamo noi?
Noi lo diciamo con molta semplicità : riprendere i contatti ». Ultimamente si sono recati
in Cina diversi sacerdoti cattolici europei,
come « semplici turisti », ma gli uffici consolari cinesi non ignoravano la loro « professione ». Si è registrato un viaggio in Cina
anche da parte del responsabile della « Caritas » edesca, ma più che altro sembrano importanti i contatti che il Vaticano, indirettamente, tiene con le autorità cinesi tramite
un diplomatico francese ed un parlamentare
democristiano italiano. Si deve, almeno in
parte, anche a loro se nelle chiese di Pechino sono stati ripristinati, almeno nei giorni
festivi, i culti della religione cattolica.