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Anno 122 - n. 21
23 maggio 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
Si stanno raccogliendo sulle
piazze e sulle vie d’Italia molte
firme. Sono quelle per promuovere referendum (per limitare
la caccia, ner affermare la responsabilità civile dei giudici,
per modificare il consiglio superiore della magistratura, per
modificare l’inquirente nei procedimenti di accusa contro i politici, per impedire la costruzione di nuove centrali nucleari),
per leggi di iniziativa popolare
(ricordiamo quella promossa dalla chiesa avventista per impedire la propaganda dei prodotti alcolici).
Sono poi aUa discussione del
Parlamento alcune proposte di
revisione costituzionale, sia di
origine parlamentare che di iniziativa popolare, che riguardano la possibilità di indire refe
rendum di tipo « approvativo »
o « consultivo » su una serie di
grandi questioni quali l’installazione di basi militari con armamento nucleare. Il PCI ha annunciato una analoga iniziativa
per l’energia nucleare.
Di fronte alla complessità del
governo della nostra società, l’iniziativa popolare appare uno
strumento concreto per risolvere gli equilibri del governo e
così partiti che sono al governo
propongono i referendum sulla
giustizia. 1 partiti d’opposizione
utilizzano il referendum per rafforzare i loro punti programmatici e per obbligare il governo a discuterne.
Lo stesso PCI, abbandonata
ogni forma di « giacobinismo »
istituzionale (secondo cui il referendum ritarda l’azione riformatrice del Parlaménto) sceglie
là strada dei referendum e propone anche l’estensione del campo di loro applicazione.
La complessità del governo
della società insomma si risolve dando la parola, il voto, ai
cittadini, ai soggetti della sovranità popolare perché indichino
quale sia la via da seguire.
E’ una proposta molto seria,
di sicura democrazia, ma che è
anche indice di debolezza: evidenzia il distacco che c’è tra la
politica di governo e la politica
della gente. Nelle proposte dei
referendum (caccia e quindi
rapporto colla natura, giustizia,
questione nucleare) sembra che
le grandi questioni siano lasciate
in primis ai cittadini, non essendo possibile, per ora, che il
governo abbia una posizione
unitaria.
Siamo lontani dall’esigenza di
risolvere il problema della governabilità, così sbandierato all’inizio di questa legislatura. Riflettendo su queste cose, mi vien
da pensare aH’organizzazione
delle nostre chiese, al sistema
democratico che le regge, al fatto che nelle nostre chiese il referendum non si fa (anche se
qualcuno lo ha chiesto per la
questione dell’S per mille), al
fatto che i nostri esecutivi, la
Tavola e l’OPCEMI, hanno un
compito di servizio, di istruire
ed organizzare sulle grandi questioni il dibattito per poi far sì
che siano le Assemblee e il Sinodo ad assumere le decisioni.
Mi chiedo: se questo è possibile
per una chiesa piccola e senza
mezzi, nel tempo dell’elettronica e dell’informatica, può essere possibile anche per uno stato?
Giorno-iGardiol
USA: nuove frontiere
per lo testimonianza
Una nuova oncdata (Ji immigrazione nella « Nazione delle nazioni » - Diversi indizi mostrano
che gli USA si muovono in senso progressista - L’evoluzione del predicatore Billy Graham
Un lungo viaggio nell'altra America. Un contatto diretto con le
chiese, con i problemi sociali, politici più scottanti. Gli Stati Uniti
d’America nella lettura di Giorgio Bouchard, pastore e moderatore
della Tavola Valdese, costituiscono decisamente la nazione più viva
e più interessante del mondo. Appena rientrato dagli USA, Bouchard è stato intervistato da «Protestantesimo TV» sulle reazioni
critiche, particolarmente numerose, delle chiese cristiane evangeliche al "raid" di Tripoli. Ma al di là di quella tragedia specifica,
cosa cambia oggi negli USA? L’Eco-Luce ha potuto intervistare, a
Roma, Bouchard nell’ufficio di moderatore che tra tre mesi, per scadenza di termini, verrà occupato da un’altra persona. New York,
Pittsburgh, Chicago e anche Monnet, nel Missouri, piccola colonia
valdese dove per la prima volta Bouchard ha incontrato molti discendenti di valdesi delle Valli. Ma ritorniamo alla prima domanda.
« A volte — afferma Bouchard
—■ noi abbiamo una visione schematica della storia americana:
prima i padri pellegrini e i padri fondatori della Repubblica,
poi le grandi emigrazioni: anglosassone, tedesca, italiana, ebraica. Tutto si ferma al secolo
scorso. In realtà TAmerica continua ad essere terra di immigrazione. Verso il 1751 Beniamino Franklin, noto illuminista e
razionalista, era vivamente preoccupato per Timmigrazione tedesca in Pennsylvania e scriveva:
"Perché la Pennsylvania, fondata dagli inglesi, dovrebbe essere
colonizzata da degli stranieri che
presto ci germanizzeranno invece di lasciarsi anglicizzare?”. E
dopo di lui Thomas Jefferson,
grande aristocratico, ma anche
esponente della sinistra democratica americana, disse: "Gli im
migrati stranieri trasformeranno
questa nazione in una massa eterogenea, incoerente, distratta".
Dtmque i grandi illuministi, gli
uomini della ragione, avevano
paura degli immigrati di quel
tempo che erario i tedeschi. E
infatti i tedeschi cambiarono la
America di allora, così come 80
anni fa l’hanno cambiata gli italiani, gli slavi, gli ebrei.
Oggi è in corso negli USA una
ondata migratoria simile, per importanza e dimensioni, a quella
di cento anni fa. Alla fine del XX
secolo, nuovi immigrati stanno
cambiando il volto delTAmerica.
Gli immigrati legali sono circa
seicentomila e altrettanti sono
gli immigrati illegali. Questa
nuova immigrazione porta con
sé due tipi di popolazione: una
componente ispanica (che ormai
costituisce il 10% dell’intera po
1
STTfì
Washington D.C.: manifestazione a favore del Nicaragua.
(Servizio a pag. 12)
polazione)
asiatica ».
ed una componente
« Non si parlerà più inglese? ».
« No — continua Bouchard — si
continuerà a parlare inglese ma
con mutamenti notevolissimi;
TAmerica è sempre di più quello
che previde Whitman: "Una nazione di nazioni".
Esistono tre milioni di americani ohe dichiarano di essere di
origine araba ed esiste un corni
li CULTO E LA COMUNITÀ’ DEI CREDENTI - 5
Memoria del passato e del futuro
Abbiamo interrotto per il tempo di Pasqua e di
Pentecoste la serie su « Il culto e la comunità dei
credenti » iniziata con 4 meditazioni sul concetto
di culto, sull’invocazione, la confessione di pecca
to e la predicazione (numeri 7-10 del 14, 21, 28.2 e
7.3). Riprendiamo con questo numero la serie curata dai pastori per le chiese valdese e metodista
di Milano.
E quando lk>ra fu venuta, egli si mise a tavola, e gli apostoli
con lui. Ed egli disse loro: Ho grandemente desiderato di mangiare questa pasqua con voi, prima ch’io soffra; poiché io vi dico
che non la mangerò più finché sia compiuta nel regno di Dio. E
avendo preso un calice, rese gp*azle e disse: Prendete questo e distribuitelo tra voi; perché io vi dico che ormai non berrò più del
frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio. Poi, avendo preso del pane, rese grazie e lo ruppe e Io diede loro dicendo: Questo è il mio corpo il quale è dato per voi; fate questo in memoria
di me. Parimenti ancora, dopo aver cenato, dette loro il calice dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è
sparso per voi. Del resto, ecco, la mano di colui che mi tradisce
è meco a tavola. Poiché il Figliuol dell’uomo, certo, se ne va, secondo che è determinato; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito! Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni agli altri chi
sarebbe mai quel di loro che farebbe questo. (Luca 22: 14-23L
La Cena istituita dal Signore
Gesù Cristo è profondamente
radicata nella Pasqua ebraica ed
ha una tale ricchezza di significati che non può essere contenuta in una definizione, né in
un breve intervento come questo.
Possiamo, tuttavia, cercare di
capire in quale prospettiva si
colloca.
1) La «memoria» del passato.
Memoria, ricordo: non si tratta
della commemorazione di un defunto, non ci si appresta ad una
mesta cerimonia come traspare
qualche volta dai nostri volti.
Esodo 13: 8: « E in quel giorno tu spiegherai la cosa al tuo
figliuolo dicendo: si fa così a
motivo di quello che ’VEterno
fece per me quando uscii dall'Egitto ». La Pasqua ebraica
non è un pasto sacro, né un rito
evocatore. Nello spezzare il pane azzimo, nel mangiare la carne e le erbe amare, nel bere il
vino dalla coppa, il credente si
sente contemporaneo all’avvenimento che fece di una massa di
schiavi e di migranti sfruttati il
libero popolo di Dio. Noi siamo
passati dalla schiavitù alla libertà. Quella è la mia storia.
Quella è la mia esperienza.
Quando voi e le future generazioni di discepoli spezzerete il
pane e berrete dal calice voi lo
farete « in memoria di me ». Partecipando alla Cena, nella fede,
noi confessiamo l’attualità per
noi e per le future generazioni
della morte e della resurrezione
di Cristo. « A motivo di quello
che l'Eterno fece per me quan
Vàldo Benecchi
(continua a pag. 2)
tato — guarda un po’ — diretto
da un pastore metodista che difende la dignità degli immigrati
arabi (ovviamente non ha nulla
a che fare con Gheddafi). Un altro esempio: i negri della Giamaica si collocano socialmente
ad un livello superiore ai negri
americani per cui il problema
non è solo il razzismo — largamente sconfitto dal pastore battista Martin Luther King e dal
suo movimento — ma la stratificazione sociale. Ovviamente in
questa stratificazione, il negro
americano continua, come del
resto certi bianchi sociologicamente poveri, ad avere una posizione debole ».
« Sappiamo di un nuovo movimento che si sta facendo strada,
di carattere interrazziale ».
« E’ la Coalizione nazionale dell’Arcobaleno (National Rainbow
Coalition) che ha avuto — precisa Bouchard — un importante momento costitutivo giorni fa
a Washington, sotto la spinta
del pastore negro lesse Jackson.
In questa riunione c’erano i negri, gli ispanici, gli asiatici, gli
indiani, che si ritengono una nazione indipendenté, il sindacato
dei meccanici e i contadini bianchi del West. Proprio questi ultimi sono i più socialmente minacciati. Si è calcolato che degli
oltre due milioni e mezzo di
aziende agricole, nel prossimo
futuro si arriverà ad una concentrazione — prevista per fine
secolo — di 50 mila super-aziende, creando un’enorme disoccupazione. Jackson, parlando agli
agricoltori bianchi, ha detto:
"Oggi qui si incontrano contadini e cittadini, come gemelli separati fin dalla nascita e incontrandosi scoprono di avere gli
stessi bisogni, le stesse preoccupazioni, gli stessi dispiaceri, la
stessa solitudine, le stesse gioie,
lo stesso paese, lo stesso Dio” ».
« Ma questa coalizione ha un
a cura di
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
23 maggio 1986
IVREA: RELIGIONE A SCUOLA
Quale libertà di scelta?
IVREA — Giovedì 8 maggio,
in una sala cittadina, alla presenza di im numeroso pubbUco,
si è svolto un dibattito su «Religione a scuola: quale libertà
di scelta? », organizzato dal Centro Evangelico Culturale e patrocinato dall’Assessorato alla
Cultura.
Sono intervenuti come oratori Don Piero Agrano, insegnante
di religione in un liceo della città, l’Aw. Guido Fubini, membro
della Comunità Israelitica di Torino e il pastore Franco Giarapiccoli. Ha moderato l'incontro
l’Assessore alla cultura di Ivrea,
ing. Giorgio Jaimuzzi.
Ha aperto la tavola rotonda
don Agrano, da 12 anni insegnante di religione, che ha subito sottolineato la complessità
del problema e ha fatto ima distinzione tra rinsegnamento scolastico di approccio affatto religioso (che deve essere garantito
dalla scuola, preferibilmente in
forma non confessionale, perché il fatto religioso è un fatto
di cultura) e la trasmissione e
la crescita della fede che sono
compito della famiglia. Egli ha
Fpi esaminato gli aspetti negativi dell’Intesa Falcucci-CEI a seguito del nuovo Concordato:
ambiguità deH’insegnamento religioso cattolico, oggettivamente
confessionale: insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica e accettati dall’auto
rità scolastica; e gli aspetti positivi: riconoscimento del patrimonio culturale cattolico che è
assicurato come insegnamento
nella scuola per presentare strumenti atti a comprendere il fatto religioso e a rispondere alle
grandi domande sul senso della
vita e della morte.
Il pastore Giampiccoli ha subito precisato che la distinzione
tra insegnamento culturale religioso e educazione alla fede di
tipo catechistico è solo nelle intenzioni e non nella realtà e nel
Concordato. Egli ha poi chiaramente espresso la posizione valdese di NO all’insegnamento
confessionale con programmi
stabiliti dall'autorità ecclesiastica, libri di testo che devono
avere l’imprimatur della autorità ecclesiastica e idoneità degli insegnanti approvata
dall’autorità ecclesiastica, in ima
società civile che non coincide
più con una società religiosa.
Sr invece allo studio del fatto
religioso assunto dalla scuola
come progetto culturale e educativo secondo i suoi programmi e in piena autonomia. A questo proposito ha fatto riferimento alle Intese tra lo Stato e la
Tavola in cui risulta chiaramente la disponibilità della nostra
chiesa ad intervenire, su richiesta, per dare chiarimenti e informazioni neU’ambito di un discorso religioso più completo,
che può diventare materia a sé
stante o che può essere affrontato nelle singole materie laddove emerge. Egli ha anche evidenziato il senso sempre più restrittivo e confessionale che ha fatto
seguito all’Intesa soprattutto con
la facoltatività diventata opzionalità: le attività alternative infatti servono soltanto a giustificare la presenza dell’insegnamento religioso nell’orario scolastico normale. Il pastore ha
terminato il suo intervento auspicando che sia rispettato l’impegno di verifica del Parlamento dopo un anno in modo che sia
possibile rivedere l’Intesa per
una impostazione laica della
scuola.
L’Avv. Guido Fubini ha considerato il problema dell’insegnamento della religione prima di
tutto da un punto di vista storico facendo riferimento alla linea di tendenza dell’ebraismo
secondo la quale tale insegmmento non può essere compito
esclusivo della famiglia ma deve essere assunto dalla scuola.
Ha ricordato, raccontando simpaticamente alcune storie talmudiche, l’importanza dello studio
della Bibbia nelle scuole rabbiniche e nelle sinagoghe, basato
su due canoni: privilegiare il
dubbio poiché ogni uomo è portatore di verità e la verità viene
dalla discussione e non pronunciare il nome di Dio invano,
quindi diffidare di ohi dice di
Nuove frontiere
(segue da pag, 1)
programma politico? ». « Per il
momento — continua Bouchard
— tenta di premere sul Partito
Democratico in vista della prossima scadenza elettorale. Ma è
importante l’essere entrati in dialogo con i contadini, un tema sul
quale le chiese sono attentissime. 11 Consiglio Nazionale delle
Chiese Cristiane — lo stesso che
ha energicamente protestato per
il raid su Tripoli — ha ricevuto
da agenzie laiche 900 mila dollari da distribuire tra i contadini
poveri. In molte parti d’America
i pastori sono mobilitati per far
pervenire aiuti ai contadini che
ne hanno bisogno. Del resto si sa
che negli USA, per più di un milione e mezzo di persone, la fame è un problema quotidiano.
Anche in chiese di città prospere
come Pittsburgh si trovano cassoni in cui i membri di chiesa,
dopo aver dato la normale colletta, posano ima scatoletta di
carne, un pacchetto di crackers
e via dicendo; alimenti che il
Consiglio di chiesa distribuirà
agli affamati della città. Che non
sono pochi ».
« In Italia si ha un po' Vimpres~
sione, vedendo anche la reazione
patriottica del popolo americano
stretto intorno al suo Presidente
che ordina il bombardamento su
Tripoli, che l’America vada progressivamente a destra. E’ così? ».
« Ho letto diversi articoli sulla
questione. Ritengo ohe l’opinione
pubblica si sposti gradualmente
— dice Bouchard che mi mette
sotto il naso un articolo di F.
Rogers — su posizioni sempre
più progressiste. Certamente dopo la crisi petrolifera del ’73, lo
spostamento progressista si è rallentato. Oggi il 60% degli americani è d’accordo con la completa uguaglianza di diritti tra uomo e donna; il 65% ritiene che
il governo spenda troppo poco
per r assistenza pubblica e la
maggioranza degli americani vorrebbe che i profitti deH’industria
fossero limitati dallo Stato. Dunque la situazione non è così statica, è in mutamento._.: Reagan
raccoglie il suo successo elettorale da una situazione economica
in crescita, e quando l’economia
tira, l’americano medio vota il
presidente in carica ».
« A proposito di cambiamenti,
per tornare nell’ambito delle
chiese, anche il famoso predicatore Billy Graham, si potrebbe
dire l’ex cappellano di Nixon, è
cambiato? ». « E’ interessante notare — risponde Bouchard —
che il Washington Post, che non
è Tultimo giornale d’America,
ha dedicato, a Pasqua, un articolo al noto predicatore dal titolo: « Il rinverdire di Billy Graham ». Lo scandalo Watergate,
viaggiare nei Paesi deU’Est europeo, nel Terzo Mondo ha messo
in orisi Graham che ha detto:
"Ammetto di non aver sempre
visto molti problemi del nostro
mondo, sto ancora imparando’’.
Ora per un uomo di 65 anni che
è suironda del successo da 40
anni, onesta dichiarazione è un
indubbio segno di umiltà.
Graham oggi predica contro la
fame, contro il razzismo, contro
Incontri
GENOVA — Sabato 24.5 ore 18 In
via AssarottI 21, Concerto del Coro
evangelico di Firenze; in programnna
l'oratorio « Paulus » di F. MendelssohnBartholdy.
BOLOGNA — Assemblea per rVHI
circuito (Emilia Romagna) domenica
25.5 con apertura ore 11 nella Chiesa
metodista di via Venezian 1 col culto
del past. Iginio Carera. Termine ore 17.
TORINO — Religione e scuola: il
momento della scelta. Organizzata dal
Comitato torinese per la laicità della
scuola si terrà al Circolo della stampa, marted) 27.5 ore 21, una tavola
rotonda con la partecipazione deH'on.
F. BassaninI, del proff. N. Bobbio, fl.
Fornace, A. Galante Garrone, del doti.
venire a parlare in nome di Dio
per non assumersi delle responsabilità personali. Egli ha anche accennato che nella bozza
di Intese tra Stato e Comunità
IsraeUtiohe c’è la richiesta di insegnare l’ebraismo nelle scuole come informazione per chi è interessato aH’argomento e non in
alternativa all’insegnamento cattolico.
L’Avv. Fubini è poi passato a
considerare il problema dell’insegnamento religioso da un punto di vista politico attuale, esaminando: 1) l’aspetto giuridico:
incostituzionalità del nuovo Concordato (che dà una delega illimitata all’autorità amministrativa, previa Intesa), e illegittimità del decreto presidenziale
(che viola la legge delle Intese
introducendo delle disparità);
2) l’aspetto politico: incredibile
insensibilità dei laici che si sono accorti del problema solo dopo che le chiese evangeliche e
le comunità israelitiche lo avevano sollevato (libertà delle mi-,
noranze ma anche libertà degli
atei e degli stessi cattolici);
3) l’aspetto morale: la facoltà di
non avvalersi è di fatto una scelta tra fare come gli altri o fare
coraggiosamente in modo diverso dagli altri.
Nel dibattito che è seguito ci
sono stati diversi interventi interessanti dai quali sono emerse: la difficoltà di continuare ad
insegnare religione senza una riforma dei programmi, la mancanza assoluta di indicazioni
precise riguardo alle attività alternative, l’impossibilità di attuare l’insegnamento religioso
nelle scuole materne ed elementari.
Cinzia Carugati YitaU
ROMA
Religione
e cultura
scolastica
Nei giorni 23-24 maggio si svolgerà un seminario a inviti su Religione e cultura scolastica organizzato dalle Comunità di base, dalla Federazione Chiese evangeliche in Italia e dal quindicinale « Com Nuovi Tempi », con
sede presso la Facoltà valdese di
teologia in via Pietro Cossa 42'.
I lavori si svolgeranno nel pomeriggio fra le ore 16 e le ore
20.
Il tema è stato così formulato: Religione nella cultura scolastica, per diverse prospettive
di approccio alla informazione
religiosa e alla formazione umana neUa scuola pubblica.
Sarà introdotto da tre relazioni preparate
— dal gruppo promotore,
— dai professori Gualberto Giachi della Civiltà cattolica e
Lino Prenna di Religione e
scuola,
— dal professor Giunio Luzzatto dell’Università di Genova,
Seguiranno interventi e comunicazioni degli invitati.
Si prevede la divulgazione del
le tesi emerse nel dibattito e d’
eventuali conclusioni comuni.
Informazioni e richieste: via
Firenze 38, 00184 Roma, telef.
06/4743619.
la bomba atomica, va controcorrente rispetto ai predicatori
della televisione ohe spingono il
popolo americano verso una
grande restaurazione civile e religiosa. Anche il pastore Davidson, ex moderatore della Chiesa
Presbiteriana, si è messo contro
certi predicatori televisivi. Al niù
noto tra loro, Falwell, ha detto:
"Lei, fratello Falwell, adopera la
Bibbia come un ubriaco adopera
un lampione, se ne serve per appoggiarvisi contro ma non per
trarne luce". Due terzi delle persone impegnate seriamente per
una trasformazione sociale in
America hanno forti motivazioni religiose ».
« Quali sono le possibilità che
oggi si aprono di fronte alle chiese americane? ». « Quella — conclude Bouchard — di essere una
chiesa confessante in una democrazia. L’America di oggi, per alcuni, è in una situazione di orenazismo. A me sembra che il nazismo ha solo saputo uccidere.
L’America è creativa e penso che
i credenti confessanti possano far
parte di una vasta coalizione riformatrice come quella che ha
abolito la schiavitù ».
a cura di Giuseppe Platone
Memoria del passato
F. Calvetti, moderatore Filippo GentiIoni.
MILANO — Amnesty International e
il Centro culturale protestante organizzano una serie di manifestazioni per
ricordare i 25 anni di A,i.: 27.5, ore 21
all’Angelioum, P.za S. Angelo 2, Concerto della Corale polifonica sforzesca diretta da Umberto Balestrini;
29.5 ore 21 nel tempio valdese via
Sforza 12/a Concerto del Trio Cantelli
(Anna Sorrento, Daniele Gay, Daniele
BeltramI).
ISOLA DEL LIRI (FR) — Domenica
1.6, presso la locale Chiesa battista
si svolgerà la 2' Festa interdenominazionale delle Scuole domenicali con
partecipazione di chiese del Lazio, Abruzzi e Campania.
Ore 9.30 arrivo alla chiesa. Ore 10
tutti in campagna (a 10 minuti di auto). Ore 10.30 presentazioni, canti e
attività espressive. Ore 13 pranzo al
sacco. Ore 14.30 caccia al tesoro e
giochi .suggeriti : dal . gruppi.........
(segue da pag. 1)
do uscii dall’Egitto », confessava l’antico credente. Con la Cena noi lo diciamo nei confronti
della morte e della resurrezione
di Cristo. La Cena non è un monumento simbolico dei bei tempi andati ai quali ripensiamo
con nostalgia e con commozione.
Gesù spiega: « Questo è il mio
corpo il quale è dato per voi»
(v. 19). ’Corpo, ’sangue’ equivalgono alla persona dell’uomo nella concretezza della sua presenza. « Questo mio corpo » equivale a: « questo io per voi, questa mia persona per voi ». Lì
sul tavolo al quale la comunità
si avvicina non ci sono elementi
inerti che improvvisamente si
animano e si trasformano. Il pane ed il vino che Gesù distribuisce ai suoi sono la parabola del
suo ministerio di salvezza. Questo pane e questo vino vi parlano di quello che io sono per
voi. Come questo pane viene
spezzato e come questo vino viene versato, così io per voi. Così
succede della mia persona per
■voi, oggi, e per le future generazioni. E’ il segno della nuova
alleanza. Possiamo dire che ai
piedi della croce e al mattino
di Pasqua noi c’eravamo.
2) La « memoria » del futuro.
Nel pasto ebraico non si ’ricorda’ solo ciò che Dio ha compiuto
nel passato, ma i credenti si
tengono pronti per gli interventi che Dio compirà nel futuro a
favore di Israele e di tutti i popoli della terra.
Nel pasto pasquale non c’è solo la memoria del passato, ma
anche del futuro. Così nella Cena del Signore. « Poiché io vi.
dico che non la mangerò più finché sia compiuta nel Regno di
Dio » (v. 16). La memoria del futuro è quella del pane che oggi
chiediamo nel Padre Nostro, il
pane di cui Gesù ci parla nelle
parabole del Regno con l’immagine del banchetto. E’ la consapevolezza. di fede che noi, in Cristo Gesù, partecipiamo al banchettar ‘finaìe,-aUa- comtmione-^di
Dio con l’umanità, nella gioia e
nel trionfo della vita. Un’umanità che non avrà più né fame
né sete perché la misura della
grazia di Dio è sovrabbondante.
La memoria del futuro: già og,c'
il Regno ci investe e dà un nuovo significato alla nostra vita.
Lo diciamo e lo confessiamo
mangiando il pane e bevendo il
vino. Noi non crediamo nella
centralità del sacramento per la
nostra vita di fede, ma nella
centralità della Parola di Dìo.
La Cena del Signore è però la
più bella e più significativa parabola dell’opera di Cristo per
noi, la parabola del piano di salvezza che si realizza fra noi.
3) C’è un terzo elemento che
vorrei cogliere in Luca 22: 21-23.
Neppure Giuda è escluso dalla
Cena del Signore. La Cena noii
è per i sani e i giusti, ma per i
peccatori. Qualcuno non partecipa perché non si sente degno.
Il « mio corpo per voi » è successo proprio perché i peccatori
possano ricevere la nuova dignità dei figli di Dio. Chi si esclude
perché non si sente degno oserei dire che non è un umile, ma
un presuntuoso perché ritiene
che viene il momento in cui potrà sentirsi degno della salvezza.
La Cena è la memoria della morte e della resurrezione di Cristo
e, quindi, cadiamo in netta contraddizione con la nostra fede
quando ci escludiamo.
Così la Cena del Signore è
contraddetta dalla chiesa stessa
quando esclude qualcuno, come
se la Cena fosse cosa nostra di
cui disporre come vogliamo. A
casa nostra invitiamo chi vogliamo, alla sua Cena Gesù Cristo
invita chi vuole. E’ un dono ver
tutti.
La festa, la partecipazione ad
un banchetto sono cose diverse
da una mesta commemorazione.
La Cena del Signore è una festa
della fede della comunità e, quindi, vi partecipiamo non con tristezza e con nostalgia, ma con
gioia e con riconoscenza al nostro Signore e Salvatore, Gesù
Cristo.
----- —..........VaMo Benecchi
3
23 maggio 1986
fede e cultura 3
UNA TESTIMONIANZA - DENUNCIA
Dal pianeta
Opus Dei
La formula risale, storicamente, al 1928 quando il giovane prete spagnolo Escrivà de Balaguer, di fronte alla crescente perdita di potere della chiesa cattolica sulla società, propose la
penetrazione discreta, indolore e
tenace nei posti-chiave della società da parte di “santi", di "laici” profondamente formati ad
una mentalità integrista e monastica. Uomini dipendenti in
tutto dal loro superiore capace
di dirigere le loro coscienze;
membri insomma di una Istituzione religiosa segreta che andava all’assalto della società minacciata dal marxismo e dalla
secolarizzazione.
Nacque così l’Opus Dei. Da allora, certo, molte cose sono cambiate. Ma Balaguer, benché morto, parla ancora. In Italia,
gli opusdeisti si aggirano sui
5.000 membri; nel mondo assommano a 73 mila e sono presenti
in 50 Paesi. Una vera e propria
internazionale della fede nel “Padre”. Cuore deH’organizzazione è
il gruppo dei 15.000 "numerari“,
tutti laureati, celibi, che vivono
“in famiglia”, ossia insieme nelle case dell’Opera. Praticano i
voti di castità, umiltà, povertà,
obbedienza. Tutti i loro averi e
il loro essere appartengono alla
singolare associazione.
Nel novembre del 1982, l’Opus
Dei è stata promossa « prelatura
personale » del pontefice, sottraendola così ai controlli episcopali. Il timone dell’importante
vascello è stato affidato a mons.
Alvaro del Portillo, spagnolo anche lui. Ce chi ritiene che tanta
simpatia da parte di papa Wojtyla per l’Opus Dei sia legata anche alla “spinta" offertagli dall'Opus al momento dell’elezione
pontificale.
Il mistero rimane
Ultimamente si è discusso parecchio in Italia di Opus Dei.
Giacciono in Parlamento interpellanze sia dell’onorevole Bassanini, vicepresidente degli indipendenti di sinistra che degli onorevoli Petruccioli, Violante e
Bellocchio (tutti PCI) rivolte al
presidente del Consiglio circa la
segretezza di questo, a dir poco,
singolare fenomeno associativo.
Le interpellanze in sede politica
sono scaturite anche dall’indagine condotta dal settimanale
« L’Espresso » che, mesi fa, aveva messo in luce impressionanti
storie e carteggi di affiliati, o parenti di affiliati, che hanno vissuto il dramma di uscire dalla
« santa coercizione ».
Scrive ad esempio la madre
milanese di un membro “numerario“ ; « Mio figlio mi ha sempre assicurato d’aver compiuto
ogni suo passo (nell’Opus Dei,
n.d.r.) per libera scelta. L’idealismo, la dedizione di cui dà prova sono assoluti. Ma tutto
è avvenuto come se avesse imboccato un tunnel. Ciò che anche
a lui appare libero è in realtà
obbligato; ogni passo, in questo
tunnel, è determinato dall’esservi, un giorno, entrato dentro ».
All’indagine di Sandro Magister su « l’Espresso » ha fatto
seguito la prima intervista in assoluto (5 marzo 1986) rilasciata
all’ANSA dal Vicario dell’Opus
Dei in Italia, don Mario Cantini
che, ovviamente, getta acqua sul
fuoco. Nega che l’Opus sia una
associazione segreta, nega che vi
siano consuetudini di riservatezza, nega che TOpusdeismo miri
a piazzare i suoi “numerari” in
prestigiose cariche pubbliche, in
particolare quelle direttive. 'Tut
to normale. « Ma allora perché
vi fanno tante accuse? » — chiede un po’ ingenuamente il cronista dell'ANSA —. « E perché —
risponde don Cantini — rivolsero tante accuse a nostro Signore? ». Forse ha ragione Magister
quando afferma: « Tra le inesauste ambizioni delTOpus, c’è anche quella di impadronirsi di
Dio ». E in effetti per tenere in
pugno le coscienze, guidarle,
spremerle, manipolarle è necessario dare Timpressione di avere
un filo diretto col Padre eterno.
Ma in sostanza, cos’è oggi
rOpus 'Dei? Una « nuova P2 » a
valenza religiosa e politica, una
« santa mafia », una « ecclesiola
in ecclesia »? Oppure — come afferma l’agguerrito ufficio stampa
delTOpus — una innocente attività di formazione cristiana e
di apostolato laico? Ma c’è un’altra domanda che, per chi comincia ad interessarsi al “nianeta”
Opus Dei, è molto interessante;
il codice delTOpusdeismo del
1982, sostituisce realmente l’impressionante serie di costituzioni
varate nel 1950 che prevedono il
segreto delle norme approvate,
i « giuramenti supplettivi » che
membri “numerari” e "soprannumerari” devono emettere dopo la “fedeltà”, cioè cinque anni
dopo essere entrati nell’Opus?
Secondo don Lamberto de
Echeverría, docente di Diritto
canonico all’Università Pontificia
di Salamanca (Spagna) accanto
al « Codex luris particularis Operis Dei » (del 1982) « deve esistere una legislazione complementare che è sconosciuta ».
Uno sguardo
dairinterno
In Italia c’è, su questo problema, una novità. Al di là delle
proprie serafiche autopresentazioni è possibile gettare uno
sguardo dalTinterno delTOpus
Dei grazie alla testimonianza, seria e serena, del teologo cattolico
Klaus Steigleder
L'OPUS
DEI
VISTA
DALL INTERNO
Inlrodusone di Maurizio Di Giacomo
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 2
Tre chiese alle valli
Collana Nostro tempo/Claudiana
Klaus Steigleder che, dopo essere stato per 5 anni membro dell’Opus Dei, ne è, faticosamente,
uscito^. La testimonianza-denuncia di Stei^eder, corredata da
un saggio di Maurizio Di Giacomo — il maggior studioso dell’Opus Dei in Italia — è contenuta in un nuovo volume della Claudiana (300 pagine che si leggono
d’un fiato) che arriva a giorni
in libreria.
« L’Espresso » di questa settimana ha ottenuto l’esclusiva per
la presentazione del libro Claudiana, destinato a far discutere.
Steigleder descrive le tecniche
di proselitismo delTOpus, i metodi di formazione, il bisogno
delTOpus di reclutare i suoi
membri tra i giovani in tenera
età per plasmarli totalmente e
creare nella loro personalità un
perfetto meccanismo di dipendenza dal direttore spirituale.
L’Opus Dei punta sulle classi
agiate e su un fondamentale disprezzo della persona umana che
viene ’’usata” ai fini di un’opera
integrista, politicamente reazionaria. Il ciclopico tentativo di
cattolicizzare la società si ripropone con metodi subdoli che ricordano, per metodi e per stile,
la Santa Inquisizione. L’uomo
non deve mai diventare adulto.
Eterno bambino guidato perennemente dagli altri. L’esatto contrario di quello che il protestantesimo, da Valdo a Bonhoeffer,
ha cercato di proporre all’umanità.
Giuseppe Platone
^ Klaus Steigleder, L’Opus Dei
vista dall’interno. Introduzione di
Maurirdo Di Giacomo - Collana Nostro
Tempo - Claudiana, Torino 1986, pp.
280, Lire 18.500.
Riferiamo questa volta sulle
risposte che vengono dalle chiese di Pinerolo, Angrogna e Luserna San Giovanni.
Pinerolo « ritiene sia necessario ancora un periodo di studio e di riflessione per giungere ad un orientamento più consapevole anche in considerazione del fatto che non vi è particolare urgenza di prendere una
decisione », ed invita la comunità a proseguire lo studio, il Concistoro a programmare ulteriori
incontri su! finanziamento delle
opere e sui rapporti con lo Stato, il Sinodo a rinviare ogni decisione.
Non dissimile la posizione di
Angrogna, che anche essa chiede un rinvio di decisione, dopo
aver constatato che, negli incontri quartierali preparatori,
la metà degli interpellati era favorevole e la metà contraria all’accettazione di un finanziamento tramite INVIM, IRPEF
o deflscalizzazione.
La presa di posizione di Angrogna, votata a larghissima
maggioranza, dà un’ampia descrizione delle tesi sostenute dal
«fronte dei no» e dal «fronte
dei si». Tra i primi prevale la
tesi dei « poveri ma liberi », del
non porsi su un piano di rapporti privile.giari con lo Stato,
intendendo l’Intesa con spirito
concordatario. Tra i secondi
prevale la tesi di devolvere le
somme che si riceverebbero^ alle opere diaconali, aperte in genere a tutti, e un atteggiamento
allo stesso tempo di sfiducia
nello Stato «nei cui confronti
possiamo indicare un retto modo di amministrare il denaro dei
cittadini», e di necessità di collaborazione, con lo Stato stesso,
« non più ostile nei nostri confronti ».
Sul fronte dei « no » si è più
possibilisti sulla deflscalizzazione che sugli altri punti, sul fronte dei « no » alcuni ritengono
che dovrebbe essere comunque
evitata l’attribuzione della quota
IRPEP in modo proporzionale,
in favore di una accettazione di
quella quota soltanto che corrisponderebbe alla volontà di
quanti esplicitamente indicassero la chiesa valdese, o opere a
lei collegate, nelle preferenze dichiarate.
L’Assemblea di chiesa di Luserna San Giovanni approva, an
che essa a larga maggioranza,
un ampio ordine del giorno, ma
qui la tendenza prevalente ’è al
« sì ».
L’o.d.g. evidenzia « che sul
territorio della chiesa valdeSe di
Lusema San Giovanni operano
ben quattro Istituti gestiti dalla
Chiesa Valdese », « aperti non solo ai membri della Chiesa Valdese, bensì a tutta la popolazione, pur nel rispetto, talvolta,
di alcuni criteri preferenziali »,
e ribadisce che situazioni analoghe si verificano in altre comunità.
Dopo aver affermato di fare
proprio lo spirito dell’atto sinodale 60/SI/85 (è compito dei
credenti assumere l’onere di
mantenere la chiesa e si giudica
negativamente la assunzione da
parte dello Stato di oneri di mantenimento degli enti ecclesiastici e dei ministri di culto), precisa « che l’onere derivante dalla
gestione di Istituti aventi la natura e le finalità di quelli sopra
richiamati è cosa sostanzialmente diversa dal mantenimento di
un ente ecclesiastico », e si dichiara favorevole alla deduzione
dal reddito delle liberalità, alT8
per mille, e alla richiesta di esenzione dallTNVIM «di tutti quegli immobili che vengono utilizzati nello svolgimento delle attività istituzionali dellà Chiesa
Valdese (per chiarezza: locali di
culto, locali di riunione e sedi di
attività ecclesiastiche diverse,
abitazioni dei pastori) ».
Nel documento si esprimono
giudizi negativi sulle leggi riguardanti TIRPEF e ITNVTM, si
raccomanda alla Tavola di vigilare sulla gestione corretta e
trasparente dei fondi che le venissero assegnati, chiedendo che
i c'ontrìbuti, a chiunque devoluti, siano destinati « al sostentamento di opere a carattere sociale e non a scopo di non meglio identificato carattere religioso ».
In tutte e tre le chiese sonra
citate, le assemblee sono state
precedute e preparate da vari
incontri quartierali; la chiesa di
Pinerolo aveva altresì predisposto un documento preparatorio,
con una serie di domande, su
una serie di temi: lo stato, la
chiesa cattolica, noi; TINVIM;
la defiscalizzazione; l’8 per mille e la sua gestione ; la chiesa.
Sergio Ribet
UN SAGGIO DI ZIZOLA
La restaurazione di Wojtyla
Giancarlo Zizola, per molti anni vaticanista del « Giorno », collaboratore di « Informations Catholiques », è autore di numerose opere (vedi ad es. « L’utopia
di papa Giovanni », Assisi 1974;
« Nel basso dei cieli », Milano
1985) ohe dimostrano la sua competenza nelle questioni che riguardano il cattolicesimo e la
sua « politica ecclesiastica » in
questi ultimi anni e particolarmente dopo il Concilio Vaticano
II e l’avvento di papa Wojtyla.
Alla linea di questo è dedicato
il suo ultimo libro, che presenta una accurata e documentatissima analisi dei comportamenti
teologici e non (politici, etici,
finanziari ecc.) della Curia T
La tesi dello Zizola è che si
deve prendere atto del ritorno
ad un passato che il Concilio
sembrava aver definitivamente
superato e che di questo, ufficialmente non rinnegato, ci si serve
solo formalmente, dando però
ad alcune delle sue affermazioni
un significato diverso. E ciò perché, secondo i nuovi interpreti
del Concilio, questo sarebbe stato « stravolto » da teologi che
non Thanno capito.
Punta di diamante ed esecutore di questa « restaurazione », è
il cardinale Joseph Ratzinger,
Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede
(l’ex Sant’Uffizio), che del resto
non ha difficoltà ad ammetterla e
ad affermarne l’indispensabilità,
cercando tuttavia di attenuarne
il significato. Di Joseph Ratzinger
sarà utile, per capire l’atteggiamento della Chiesa che colpisce
e destituisce dalle loro cattedre
teologi famosi ed intreccia alleanze con quegli ambienti conservatori che il Concilio aveva
emarginati, leggere la lunga intervista concessa a Vittorio Messori (autore di « Inotesi su Gesù », SjE.L, Torino 1976) e pubblicata nel 1985 presso le Edizioni Paoline col titolo « Rapporto
sulla fede ». Dopo questa intervista molti hanno parlato di una
« svolta storica » (ma non in
senso positivo...) per la Chiesa.
Si parla apertamente della crisi
che dalla fine del Concilio travaglia il cattolicesimo, e la si attribuisce al fatto che molti cattolici dovrebbero reimparare a
leggere la Bibbia nel suo rapporto con la Chiesa; hanno dimenticato che « presa nella sua totalità, la Bibbia è cattolica. Accettarla come sta, nelTunità di tutte le sue parti, significa accettare i grandi Padri della Chiesa e
la loro lettura; significa entrare
nel cattolicesimo ». Parlando dell’ecumenismo, J. Ratzinger afferma: « L’atteggiamento di certo
ecumenismo cattolico postconciliare è stato segnato da un certo
masochismo, come da un bisogno un po’ perverso di riconoscersi colpevoli di tutti i disastri
della storia ».
Si può quindi capire perché
(come scrive lo Zizola nel capitolo intitolato « Vade mecum
per Lutero ») sia stato pesantemente attaccato un volume dei
teologi cattolici Heinrich Fries
e Karl Ranher, i quali sostenevano che, per essere cristianamente uniti, bisogna esserlo nell'essenziale, ma non su tutto...
L’unità della Chiesa non implica
la condivisione di tutte le dottrine, e neppure di tutti i dogmi.
Ad esempio, i dogmi mariani e
papali, propri della sola Chiesa
romana, non dovrebbero essere
imposti alle altre Chiese in caso
di imione.
L’Osservatore Romano del 25
febbraio 1985, in un articolo in
prima pagina dal titolo «Scorciatoie ecumeniche », scritto dal domenicano francese Daniel Ols
(che insegna mariologia all’« Angelicum », l’università romana dei
domenicani) su richiesta del cardinale Ratzinger, afferma che
tutti i dogmi, compresi quelli
mariani, appartengono al « deposito della fede ». Quindi, il vero ecumenismo « non consiste
nello svuotare la Chiesa cattolica della pienezza di cui essa è
portatrice, ma consiste, al contrario, nel portare gli altri a partecipare pienamente a questa pienezza ». Lo stesso Joseph Ratzinger, in una intervista pubblicata
da « Communio » nel novembre
1983, aveva giudicato le tesi del
Ranher « funambolistiche » e le
aveva criticate duramente.
E’ di questi giorni la notizia
che il teologo moralista americano Charles Curran è minacciato di espulsione dalla più importante università cattolica di Washington (USA), perché la Congregazione per la dottrina della
fede ha contestato le sue eterodosse tesi in materia di etica sessuale ed il suo rifiuto di rivedere
tali posizioni. Enrico Corsani
^ Giancarlo Zizola. La restaurazio~
ne di papa Wojtyla. Laterza 1985.
4
4 vita delle chiese
23 maggio 1986
ASSEMBLEA DELL’ UNIONE PREDICATORI LOCALI
SIENA
Due giorni di ossigeno
Più entusiasmo per il ritrovarsi e desiderio di trovare nuovo impulso
per la predicazione - L’assemblea ha eletto il nuovo segretario UPL
Nei giorni 25 e 26 aprile si è
svolta ad Ecumene (Velletri) la
VI Assemblea dell’Unione Predicatori Locali con una partecipazione superiore a quella degli
anni scorsi.
L’incontro ha avuto inizio con
un breve culto presieduto dalla
sorella Laura Carrari e si è svolto sotto la presidenza di Eimio
Sasso, di Genova. A far parte
del Comitato sono stati chiamati i fratelli Leonardo Casorio
(con l’incarico di Segretario) e
Mario Cignoni mentre la sorella Laura Carrari è stata riconfermata. E’ stata espressa unanime gratitudine ai fratelli Roberto Romussi (che ha assunto
rm incarico pastorale) e Claudio Tron (scaduto a norma di
regolamento) per l’opera svolta
per tanti aimi.
Purtroppo daU’ultima Assemblea non sono più con noi alcuni predicatori del Vangelo, richiamati dal Signore: Teofìlo
Santi, Armando Russo, Osvaldo
Piscini, Aldo Long e Tullio Viola. I convenuti hanno però salutato con gioia la presenza di
due nuovi fratelli: Sergio Bortoni e Francesco Viapiano così
come è stato salutato festosamente il ritorno di Èva L’Ecrivain.
Si è notato subito un crescente entusiasmo per il ritrovarsi
e maggior desiderio degli anni
scorsi di trovare nuovo impulso
per la predicazione. In tale clima sono iniziate le tre lezioni in
programma.
La prima, tenuta dal prof.
Paolo Ricca sulle differenze fondamentali tra Protestantesimo e
Cattolicesimo, ha fatto rivivere
i momenti salienti delle varie
tappe ecumeniche lumeggianti
nuove concezioni; dal tempo della divergenza a quello della convergenza; dalla distinzione, o discussione, a quello del come
fronteggiare l'unità (non l’unicità); dalla diversità della fede al
modo di esprimere la fede. Alla
luce delle diverse concezioni si
rileva, comunque, che i problemi confessionali del passato hanno subito una evoluzione e possono essere considerati su posizioni che si integrano, ma non
si escludono.
Il prof. Bruno Corsani ha poi
meditato sulla nozione di fede
nel Vangelo di Giovanni. E’ interessante notare che Giovanni
non usa il vocabolo fede, se si
eccettua la frase « abbiate fede
in Dio », 14: 1, tradotta però in
modo inesatto dalla Riveduta,
mentre è preferibile la traduzione Diodati « credete in Dio e anche in me ». Il verbo « credere »
è usato invece 98 volte nel Vangelo e 9 nelle Epistole.
Dai molti esempi portati nella avvincente lezione è apparso
che la voce credere viene messa
in rapporto spesso con altri verbi: vedere, udire, conoscere e,
soprattutto, credere e amare (la
tematica fondamentale di Giovanni). In tale contesto, appare
la bella frase di Gesù; « Beati
quelli che non hanno veduto ».
Il terzo studio è stato presentato dal prof. Giorgio Girardet,
il quale ha affrontato il tema —
da tempo oggetto di discussione — del culto nelle Chiese riformate.
A parte diversità delle situazioni locali, si nota che la liturgia è spesso trascurata, sciatta
in qualche parte, c’è una man
NEI PRESSI DI FIRENZE
Invito a Tresanti
Un sabato mattina di aprite,
in uno dei grandi prati che attorniano la Casa Comunitaria di
Tresanti, è stato piantato un
nuovo albero da frutto, un pero.
E’ stato il dono del grosso gruppo di fratelli della Comunità di
St. Leonhard di Basilea che, guidati dall’infaticabile Fredy Meury, ha svolto im interessante
« campo famiglie » dal 5 al 12.
La Casa non poteva contenere
tutti i « campisti » che haimo
desiderato questo incontro in
Toscana, cosi sono state alzate ben quattro tende molto ampie per ospitare i giovani. E’ stato, dunque, un periodo di vita
intensa, di attività comunitaria
vissuta con riconoscenza al Signore in questo piccolo lembo
di campagna, a brevissima distanza da Firenze e da dove si
possono raggiungere — in breve tempo — moltissime fra le
più interessanti città e località
a sud e a ovest del capoluogo.
Culti, incontri, giochi, gite,
escursioni, discussioni ecc. hanno riempito abbondantemente
le giornate che sono servite non
solo a cementare e rafforzare
l’amicizia fra i partecipanti, ma
ancor più a rendere più salda la
collaborazione di questa grande
Comunità riformata di Basilea
con la semplice e modesta azione che si svolge a Tresanti dal
1980.
Ora la Casa, oltre ad avere un
albero in più nei suoi giardini,
ha ricevuto altre piante in vaso
e nuovi doni come un bel tavolo
nuovo di ping-pong e altri giochi lasciati da questi fratelli per
l’uso di chi si susseguirà — gio
vani e non — nel corso del tempo avvenire.
La Casa Comunitaria di Tresanti ha un suo fascino che richiama coloro che amano la
semplicità del posto, la cordialità della gente dei dintorni, la
bontà della cucina totalmente
toscana, il clima di fraternità
che anima coloro che l’hanno
voluta e organizzata. Chi vi soggiorna vuole ritornare e spesso
nasce il desiderio di rivedere
questa campagna coperta di vigneti, di grano, di piccole macchie boschive, di olivete martoriate dal gelo del 1985, ma curate per rinascere, dove il canto
di migliaia di uccellini sovente
è l’unico gradito frastuono che
li sveglia al mattino.
Tresanti è una frazione di
Montespertoli, a 35 Km. dal
Duomo di Firenze. Per chi ancora non conosce questa nascosta e interessante parte della provincia fiorentina, carica di storia,
di villaggi caratteristici, con la
possibilità di raggiungere tante
località che ricordano etruschi e
romani, il medioevo e il rinascimento, la storia di ieri e la vita
di un popolo contadino e civile,
vale la pena formulare un invito a visitarla, a soggiornare un
po’, a vivere con chi vi opera
qualche ora di fraternità e amicizia, La spesa è quella giusta
e ne vale la candela. Vi sono ancora disponibili periodi in agosto e settembre, per chi non ha
possibilità diverse potrebbe essere un’occasione.
La Casa ha il seguente numero telefonico: 0571/608.355.
Non restaurazione
ma fermento di fede
canza di inventiva nel canto, la
lettura biblica affidata a lettori
non sempre è preparata e la
preghiera è un’anticipazione della predica che seguirà. Poiché il
culto è una manifestazione della vita comunitaria, esso dovrebbe esprimere l’essenza di
tutta la comunità e perciò il
prof. Girardet ha consigliato che
la predicazione rispecchi le esigenze degli uomini; forse il predicatore dovrebbe più rispondere alle domande della comunità, che a quelle che egli si pone.
Perciò, se fosse instaurato un
discorso collettivo nel corso della settimana, i temi del sermone già si delineerebbero e il linguag^o assumerebbe una dimensione profetica, non diretta
ad iniziati soltanto, ma all’estraneo che partecipi occasionalmente al culto.
E’ raccomandabile il rinnovo
del patrimonio innologioo (anche traducendo testi di altre lingue), l’incremento della preghiera estemporanea. Soprattutto è
raccomandabile l’uso più frequente della Santa Cena e l’adozione di un momento comunitario dopo il culto con l’invito
alla comunità a trattenersi e a
fraternizzare curando l’accoglienza dell’estraneo.
Quando l’Assemblea si è sciolta, si è avvertito quel soffuso
senso di malinconia che, come
sempre, accompagna la separazione dai seminatori della Parola, venuti da ogni parte d’Italia,
ma che è compensata dalla gratitudine verso il Signore che ci
ha donato giornate dedicate allo
studio dei problemi che accompagnano la testimonianza.
Una espressione di gratitudine anche agli organizzatori della ospitale Ecumene e agli animatori dell’Unione Predicatori
Locali.
Giovanni Conti
TORRE PELLICE
Congresso
FFEVM
« Donne in cammino - Fiduciose nella promessa», con quéste
tema il III Congresso della
FFEVM dà appuntamento a circa 140 donne provenienti da tutta Italia, a Torre Pellice (in seguito ad un invito delle sorelle
di Torre Pellice e Lusema San
Giovanni) durante i giorni SCSI maggio e 1” giugno.
I lavori del Congresso vogliono dare ampio spazio alla conoscenza reciproca, allo scambio di esperienze, all’analisi della nostra realtà di donne nella
chiesa, partendo dall’episodio
delle « due sorelle di Betania »,
Marta e Maria.
Durante il Congresso sarà allestita in Foresteria la mostra
della FCEI sul migranti.
Programma:
30.5 - Arrivi dalie 14 in poi. Dopo
cena: conosciamoci; meditazione delle sorelle di Savona.
31.5 ■ Ore 8.30 Aula sinodale; elezione del seggio, messaggi, adesioni,
relazione del Consiglio.
I lavori proseguono nel pomeriggio
con visita ai luoghi storici e studio
• Le due sorelle di Betania >. Cena e
festa alla sala Albarin di Luserna San
Giovanni.
1.6 - Discussione delle linee programmatiche e elezioni: culto nel tempio con la comunità di Torre (a cura
della FFEVM); risultati elezioni e chiusura. Il Congresso termina col pranzo in Foresteria alle ore 13.
Foresteria; via Arnaud 34. 10066
Torre Pellice, tei. 0121/91801.
La nostra presenza in Siena
si è articolata in varie maniere:
il 18 aprile nella Sala Comunale, su invito del Sindaco, il pastore Eimidio Campi ha presentato la figura di Bernardino Ochino e l’opera « Dialoghi sette», recentemente apparsa presso la Claudiana. Assistevano, con
vivo interesse, un centinaio di
persone di ogni ceto e condizione : la comunità evangelica al
completo. Tutti avvertivano il
si^ificato e la portata del contributo di Ochino nella crisi religiosa del Cinquecento.
La vita della piccola comunità si svolge normalmente: culti
domenicali, studi biblici, riunioni a vario livello, catechismo,
ecc.
Il nostro tempio si presenta
ancora in tono minore : continua ad essere transennato onde evitare il pericolo di caduta
di pietre o intonachi nella parte anteriore. Ma la speranza è
tornata nei cuori della chiesa e
della cittadinanza. Dopo tanta
attesa per il restauro, si stanno
mettendo a punto i progetti definitivi. Questo è consentito da
vari fattori convergenti: la precisa partecipazione dei fratelli e
sorelle senesi, la volontà della
cittadinanza di concorrere sul
piano finanziario, la collaborazione della Sovrintendenza ai
Monumenti ambientali e culturali con il concorso del Monte
dei Paschi, e l’aiuto generoso
della chiesa evangelica di Wetzlar. Questo ci fa pensare con riconoscenza a quanti, comunità
o singoli, vorranno darci una
mano nella iniziativa.
In questo periodo il flusso
dei turisti è molto denso nel Senese. Ricordiamo la visita di 30
visitatori della Svizzera orientale in marzo, ma soprattutto
quella degli amici di Wetzlar in
aprile: i pastori Preiss e Kunick accompagnati dalle loro famiglie. La delegazione wetzlarese è stata ricevuta dal Sindaco
Mazzoni Della Stella.
Il pastore Preiss e il Sindaco
hanno avuto modo di conversa
re sulle varie opportunità che
si presentano in vista di un fattivo impegno di avvicinamento
fra le due città, con forte connotazione medioevale, ma segnate altresì da ima speranza di
collaborazione per il presente e
l’avvenire.
Infine, in questi giorni, la Corale della città di Wetzlar è stata ospite della città di Siena e
della nostra comunità. In ottobre, in occasione della dichiarazione ufficiale del gemellaggio
fra Siena e Wetzlar, è previsto
un incontro con delegati della
terza città gemellata: Avignone. E poiché, come valdesi, non
siamo mai stati assenti da Avignone e dintorni, siamo certi che
non mancherà anche una delegazione di Riformati francesi.
In questo periodo in Europa
viviamo ore di timore per l’avvenire deU’umanità. Le nubi si
addensano su di noi. Ma, proprio
in questo periodo, vi sono uomini di buona volontà pronti a
rivivere e a vivere tempi di pace, riconciliazione, speranza. Uomini disposti a dare forma e
contenuto ai propositi ed ai progetti di coabitazione, collaborazione.
In questo clima domandiamo
a tutti i lettori de « La Luce »
di pensare in preghiera alla testimonianza evangelica in questa città. Il nostro tempio, opera dell’architetto Duprè, col suo
stile neoclassico, potrà essere un
punto di riferimento per la riflessione comune sul senso della Riforma, che non intenda essere restaurazione, ma fermento di fede nel Signore, che guida il mondo in ogni tempo, anche nel nostro.
Carlo Gay
(Sovrintendente X circuito!
Cambio indirizzo
Dal r giugno il past. Franco Giamplccoll, eifamiglia, abiterà in via Caste:nuovo 5, 10132 Torino, tei. 011/839.58.46.
BARI
Uniti nella diversità
Sul tema «unità nella diversità» e suU’altro, collegato,
« uniti per essere testimoni di
Cristo » si è riunito a Bari, nei
locali della chiesa valdese, il 26
aprile u.s., il 1” Convegno Evangelico di Bari e dintorni, promosso e organizzato dal Consiglio Pastorale Evangelico.
Hanno tenuto le relazioni :
Paolo Schaffer, esponente della
Tenda « Cristo è la risposta »,
e Donato Giampetruzzi, pastore della chiesa battista di Cersosimo (Potenza). Ha fatto seguito il lavoro a gruppi, concluso in assemblea. Numerosi canti e nreghiere spontanee hanno
intercalato a lungo i vari momenti. La presidenza è stata del
past. Giuseppe Mandato, della
chiesa apostolica di Modugno
(Bari).
Oltre una cinquantina sono
stati i partecipanti, provenienti
da diverse zone (Bari, Gravina,
Martina Franca, Modugno, Taranto), in rappresentanza di varie denominazioni (Chiesa Apostolica in Italia, Missione Cristiana, Missione del Pieno Evangelo) e di altre comunità indipendenti.
L’evangelismo pugliese — co
me altri — sta seguendo la via
dell’intesa, non senza difficoltà,
e pure con speranza. Il contesto
federativo non pare trovare corrispondenza, a misura di tutti,
neppure qui. Non sbarrare alcuna strada è forse il meglio
che si possa fare, al momento.
E’ bene, anzi, che realtà locali,
regionali, si esprimano indipendentemente dai grandi schieramenti a livello nazionale e internazionale.
Il Convegno barese, primo di
una serie, come si spera, non
ha l’ambizione di fare da battistrada, bensì solo di rispondere a una spinta. Spinta che già
trova corpo, da qualche anno,
in culti mensili nei locali delle
varie denominazioni, a turno;
spinta che viene incanalata programmaticamente dal Consiglio
Pastorale, in riunioni periodiche.
Nella vasta ecumene cristiana,
tutto ciò è entità trascurabile,
indubbiamente. Non lo è, ci sembra, l’impegno, anche limitato
nel tempo, di diversi che programmano di stare e di fatto
stanno insieme, per momenti di
incontro e di confronto.
G. V.
5
23 maggio 1986
vita delle chiese 5
I
COMMISSIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE
ROCCA DI PAPA
Ancora molte assenze Che cos’è
Disinteresse dogmatico, assenza di proselitismo, ecumenismo malinteso, assenza di grinta, questi i punti deboli della nostra azione
l’obiezione fiscale?
La Commissione di iniziative
evangelistiche (o più semplicemente: Commissione per l’evangelizzazione) nominata dalla Tavola dopo il Sinodo 1984, si è
resa subito conto del fatto che
essa non può ripercorrere e ripetere il cammino delle precedenti
Commissioni, per vari motivi:
1) Normalmente le Commissioni sono state investite della
responsabilità di suggerire alle
chiese iniziative tali che permettessero alla chiesa tutta di vivere
una stagione nuova di vitalità all’interno e di diffusione verso l’esterno, per cui si sono trovate
nell’impossibilità di trovare soluzioni tanto miracolose;
2) La spinta evangelistica è
sempre relativa all’entità numerica e al tipo di credenti di cui
le singole chiese sono formate
ed al luogo in cui esse si muovono;
3) Dopo gli edificanti ed ispirati discorsi sinodali espressi nei
conseguenti ordini del giorno, le
Commissioni per l’evangelizzazione, pur iniziando il loro lavoro con entusiasmo, vedono sistematicamente frustrata la loro
fatica o addirittura sentono scaricata su di loro la responsabilità
di una immobilità spirituale che
invece è da addebitarsi alle
chiese.
La nuova Commissione è persuasa di dovere svolgere un lavoro più umile che si prefigga
obiettivi più pratici e spiccioli,
convinta del fatto che come si è
educati alla fede (la quale è dono di Dio) così si deve essere
educati alla comunicazione della
fede: un tale tirocinio deve cominciare dalle piccole cose che
possono sembrare ovvie ma che
permettono di adottare una disciplina che è in grado di porre
in progressione i vari problemi
da affrontare.
Il questionario
L’attuale Commissione nella
sessione sinodale 1985 distribuì
un questionario molto articolato; successivamente, con la circolare della Tavola, il medesimo
questionario venne ancora una
volta mandato alle chiese ma a
tutt’oggi poco più della metà di
esse hanno risposto.
Lo scopo di queste note (che
avrebbero dovuto essere comunicate iprima ma ohe cadono a
proposito in questo periodo dopo
gli articoli sulle priorità nella vocazione delle nostre chiese, apparsi ne "La Luce’’ del 14 marzo
scorso) è di rendere note alcune
osservazioni che la Commissione
ha tratto dai dati emersi dalle
risposte al questionario.
Risposte pervenute: 60 (mancano le grandi chiese delle grandi città).
Chiese: Nord 27; Centro 14;
Sud 10. Opere: Nord 3; Centro 2;
Sud 4.
Di queste:
35 fanno circolari e bollettini;
20 fanno circolari e bollettini
diffondendoli all’estemo;
29 in casi eccezionali mandano
notizie alla stampa locale;
23 mandano notizie a « La
Luce ».
Alcuni dati riguardanti le iniziative di carattere evangelistico
mostrano che;
32 hanno avuto iniziative evangelistiche negli ultimi 5 anni;
9 volantinaggio;
5 mostre;
5 attività nelle scuole;
Il manifestazioni all’aperto;
7 dibattiti;
20 conferenze.
Quanto agli esiti si rilevano i
seguenti giudizi;
6 buoni;
20 solo interesse e presenza,
senza seguito;
6 modesti.
Al di là delle indicazioni numeriche, la Commissione ha avuto l’impressione ohe le chiese
hanno effettivamente una discreta mobilità e parecchie sono impegnate in attività per le quali
riescono a mobilitarsi a vari livelli.
Alcune considerazioni
Ci siamo chiesti: ma fino a
che punto allo sforzo evangelistico (con considerevole dispendio di tempo, denaro, forze), denunciato dalle risposte al questionario, rispondono risultati
degni di rilievo? 'Certo tutti sappiamo che il nostro compito è
quello di seminare e che il tempo del raccolto non matura, a
somiglianza del ritmo naturale,
col sopravvenire della adeguata
stagione; ma ouale è la ragione
per cui a tanta agitazione delle
nostre chiese non fa riscontro
nei nostri interlocutori ima risposta che diventi conversione e
che quindi vada al di là del semplice interesse o formale apertura?
Abbiamo l’impressione ohe il
nostro impegno evangelistico sia
affidato ad incontri contingenti
perché richiesti nelle scuole o
dibattiti pubblici sempre su argomenti particolari, e che quindi ci si limiti ad una evangelizzazione di presenza che ovviamente manca della cura delle
singole persone « da fede a fede ». Il nostro affaticarci a vuoto
dipende dal fatto che non solo
aibbiamo perduto la tensione spirituale che sappia comimicare l’esperienza e la gioia della fede, ma
abbiamo anche fortemente attenuato l’interesse per le motivazioni dogmatiche che hanno reso
fruttuoso il nostro confronto attraverso i secoli.
Il cambiamento delle situazioni ci ha fatto dare un significato
diverso all’ evangelizzazione per
cui oggi essa risulta complètamente sganciata dal proselitismo
ed in questo un ruolo importante lo occupa l’idea di un ecumenismo male inteso ohe ci ha letteralmente spogliato di quella
santa aggressività che era un
connotato non secondario della
nostra carta d’identità.
Siamo convinti del fatto che,
pur non dovendo riattivare metodi e sistemi che hanno portato buoni frutti nel passato, dobbiamo rivisitare i nostri metodi
attuali per non lasciarci pericolosamente irretire in essi.
Salvatore Brlante
Da chi è promossa e per quali
fini? Come si può fare? Quali
conseguenze amministrative, giuridiche e penali essa comporta?
E’ prevista la presentazione di
una legge che tuteli il diritto
alla difesa popolare nonvìolenta? Ecco gli interrogativi che sono stati discussi ad un convegno-seminario tenutosi il 19-20
aprile 1986 a Rocca di Papa, presso il Centro Evangelico Battista
sul tema: Obiezione di coscienza
alle spese militari: i cristiani si
interrogano, per l’iniziativa della
Commissione Pace e Disarmo delle Chiese battiste, metodiste e
valdesi.
Dopo im’introduzione storica
sull’obiezione di coscienza in generale e sulla sua pratica attraverso i secoli, in particolare
presso i valdesi e gli anabattisti
nei confronti della noiivìolenza
(giuramento, decime, crociate,
servizio militare, omicidio, pena
di morte ecc.), condotta dai
Proff. Fabrizio Fabbrini di Arezzo e Giovanni Gönnet di Roma,
si è svolta un’animata tavola rotonda sugli aspetti biblico-teologici dell’intera problematica (pastore Luciano Deodato, valdese,
past. Paolo Spanu, battista, sacerdote Gianni Novelli, animatore del Centro Interconfessionale
per la Pace di Roma), con riferimento alla questione dell’obiezione fiscale alle spese militari
e ai suoi aspetti giuridici e politici (Dott. Luciano- Benini del
MIR e Domenico Gallo, giurista
e magistrato).
Com’è stato già ricordato su
questo giornale da Roberto Peyrot (n° del 4.10.’85), l’obiezione fiscale consiste nella possibilità di
destinare il 5,5% (percentuale
presunta del bilancio statale destinato agli armamenti) delle proprie imposte ad usi di pace. Chi
fa quesito genere di obiezione alle spese militari non è un evasore fiscale: egli compie puntualmente il suo dovere di cittadino
non sottraendosi al pagamento
delle tasse, ma, facendo ciò, dichiara allo Stato che non gli
versa il 5,5% del do-vuto perché
non condivide l’uso che ne farà,
informandolo nello stesso tempo
che la somma così detratta è
stata da lui interamente -versata
a chi, persona o ente, ne farà un
uso più consono ai suoi ideali
di obiettore. Se l’obiezione fiscale riguarda innanzitutto chi deve
pagare le tasse (mod. 740) o le
ha già pagate alla fonte (mod.
101 e mod. 201), essa però può
essere fatta simbolicamente da
chi è sprovvisto di redditi tassabili, dichiarando, per esempio,
che, pur non dovendo nulla allo
Stato, egli pratica ugualmente
l’obiezione come un qualsiasi suo
debitore.
Un grazie vivissimo vada allo
staff del Centro di Rocca di Papa per l’accoglienza fraterna e
generosa.
G. G.
CORRISPONDENZE
Visite alla e dalla Calabria
COSENZA e DIPIGNANO —
Due i dibattiti sull’insegnamento della religione a scuola: il
primo a Cosenza, organizzato dal
CIDI con gli intervenfii di un
direttore didattico, di uri ispettore scolastico, di un sacerdote
cattolico e del pastore Gianni
Gente.
Il secondo organizzato dai
gruppi giovanili cattolici e vaidesi di Dipignano, nel salone
comunale del paese, nel quale
sono intervenuti un direttore didattico, un sacerdote cattolico
ed il pastore valdese. A questa
iniziativa, la popolazione ha risposto molto positivamente partecipando in modo massiccio e
dando vita ad un lungo ed interessante dibattito.
Le comunità hanno ascoltato
con grande gioia l’annuncio della resurrezione che il giorno di
Pasqua il prof. Paolo Ricca ha
rivolto a Cosenza e Dipignano,
parlando nelle due comunità a
più di cento persone. Il professor Ricca si è fermato a Dipignano alcuni giorni con la signora ed abbiamo avuto l’occasione
di condividere con loro la tradizionale agape di Pasquetta. Nel
pomeriggio il prof. Ricca ha tenuto una chiacchierata sulla Facoltà dì Teologia: è stato un
importante momento di collegamento per la nostra piccola ed
isolata realtà evangelica meridionale; lo ringraziamo ancora
per la sua visita e per la grande
disponibilità che ha mostrato.
Sempre nella linea di un collegamento stabile fra le nostre
comunità e la Facoltà di Teologia (non perdiamo la speranza
di vedere un giovane calabrese
in via Pietro Cossa), va visto
l’incontro con un altro professore, Bruno Corsani che in viaggio per la Sicilia con la signora
ha accettato di « deviare » per
Dipignano dove l’8 aprile ha te
nuto, sempre nel salone comunale, una interessante conferenza sulla figura di Gesù alla quale, oltre a tutta la nostra comunità ha partecipato ima rappresentanza della popolazione cattolica, fra cui molti giovani.
Anche a lui va il nostro sentito ringraziamento.
In occasione del 17 febbraio
siamo riusciti ad organizzare
una gita alle Valli Valdesi: la
neve era molta, ma l’ospitalità
dei fratelli delle diverse comunità visitate ci ha commossi e vogliamo ringraziare ancora le comunità di S. Secondo, Torre
Penice, Pomaretto, Pramollo,
l’Asilo di S. Giovanni, il centro
di Agape e tutte le famiglie che
ci hanno ospitati così fraternamente. La celebrazione del culto
del 17 febbraio e molti altri momenti in quei giorni, ci hanno
aiutato a conoscere da vicino
la realtà della chiesa-popolo che
sappiamo di avere alle spalle e
che ci permette — nel nostro
contesto di minoranza infinitesimale — di non perderci d’animo.
Con molta gioia abbiamo ricevuto due comunità delle Valli
che hanno accettato il nostro
invito dì febbraio a visitare la
Calabria: un gruppo della comunità di S. Secondo che, dopo
una visita ai luoghi storici calabresi (Guardia P., S. Sisto,
Montalto...), ed un giro nel verde della Sila (con vìsita al centro evangelico di Bethel), ha incontrato le nostre comunità di
Cosenza e Dipignano, riunite
domenica 27 aprile in un culto
unico presieduto dal past. Bertolino, e nell’agape fraterna che
abbiamo avuto nei locali della
nostra chiesa di Dipignano.
Una seconda visita pochi giorni dopo; i fratelli di Pomaretto, 44 persone che siamo riusciti ad ospitare nella nostra co
munità. Abbiamo in questa occasione inaugurato anche la vecchia chiesetta appena ristrutturata che speriamo ci permetterà
di ospitare anche in futuro,
gruppi dallTtalia e dall’estero.
E’ stato per noi molto bello
poter ricambiare l’ospitalità ricevuta alle Valli, a questi fratelli che sono scesi in Calabria.
Due concerti
PISA — Il 19 aprile, nel Tempio di via Dema, ha avuto luogo un concerto vocale a 4 voci
miste e con organo della corale
« G. Puccini » di Volterra, organizzato dal Centro Culturale Protestante e dal Gruppo di Impegno Ecumenico.
Sono state eseguite musiche
di Bach, Hassler, P.L. Palestrina,
F. Rosselli, I. Meini con la direzione del M.o I. Meini, all’organo Marino Lupi.
La corale di Volterra che ha
fama internazionale ed organizza ogni anno a Volterra il festival delle Corali Europee (quest’anno sarà il 19”), ha inaugurato l’organo, donato dalla famiglia Jahier di Firenze che lo
possedeva da svariati decenni.
Trasportato da Firenze nel Tempio valdese di Via Derna l’anno
scorso, l’organo ha avuto cosi
la sua presentazione ufficiale in
occasione di im pubblico concerto.
Domenica 4 maggio si è tenuto un concerto della Corale
Battista di Milano in visita a
Pisa, con musiche di Criiger,
Haendel, M. Lutero, B. Marcello, C. Gounod per testi di Salmi.
Il coro, guidato dal soprano
Eilsen King Saglia, diretto da
Tai Wan-En, all’organo, Rumi
Kurosawa. è formato dà giapponesi e cinesi di Taiwan tutti
allievi di canto del Conservatorio « G. Verdi » di Milano.
Scuole domenicali
LIVORNO — Domenica 4 maggio ha avuto luogo nei locali
della Chiesa valdese di Livorno
un incontro di Scuole Domenicali delle comunità di La Spezia,
Pisa e Livorno.
Questo incontro ha assunto un
carattere interdenominazionale
con la presenza e la partecipazione attiva dei membri della
comimità battista di Livorno.
Nel tempio valdese, in cui non
si notavano posti vuoti, í ragazzi hanno tenuto il culto incentrato sul tema della preghiera.
Monitori e ragazzi hanno avuto
con la comunità una riflessione
su vari aspetti della preghiera
(intercessione, aspetto personale e comunitario, perseveranza,
fiducia, come presentarsi a Dio),
incentrata su letture bibliche e
commenti personali. Viva commozione ha prodotto la preghiera spontanea che numerosi
membri presenti hanno singolarmente elevato realizzando una
presenza dello Spirito: un modo di lavorare con la certezza
che Dio è presente con quelli
che operano nel suo nome e dà
concretezza di risultati al mòdo di testimoniare la propria
fede senza barriere di età.
L’agape fraterna, che ha visto
impegnata l’Unione femminile
ha concluso in una atmosfera
di fraterna gioia, con canti, questa giornata che rimarrà tra i
ricordi più proficui nella vita
delle comunità che vi hanno partecipato.
— Si conferma per i ragazzi
delle Chiese della Toscana l’appuntamento a Tresanti (Fi). I
giovani della FGEI organizzano
anche quest’anno un campo estivo, dal 17 al 24 giugno, presso la casa comunitaria di Tresanti, che avrà per tema «la
forza d’amare ». L’età dei partecipanti è dagli 11 ai 17 anni.
6
6 prospettive bibliche
23 maggio 1986
L'Israele delle Alpi
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
SALMO 79
O Dio, le nazioni sono entrate nella
tua eredità, hanno contaminato il tempio
della tua santità, han ridotto Gerusalemme in un mucchio di rovine; hanno dato
i cadaveri de’ tuoi servitori in pasto agli
uccelli del cielo, la carne de’ tuoi santi
alle fiere della terra. Hanno sparso il loro sang^ue come acqua intorno a Gerusalemme, e non v^è stato alcuno che U
seppellisse. Noi siam diventati un vituperio per i nostri vicini, un oggetto di
scherno e di derisione per quelli che ci
circondano.
Fino a quando, o Eterno? Sarai tu adi
rato per sempre? La tua gelosia arderà
essa come un fuoco? Spandi l’ira tua sulle nazioni che non ti conoscono, e sopra
i regni che non invocano il tuo nome. Poiché hanno divorato Giacobbe, e hanno
desolato la sua dimora. Non ricordare
contro noi le iniquità de’ nostri antenati;
affréttati, cà vengano incontro le tue compassioni, poiché siamo in molto misero
stato.
Soccorrici, o Dio della nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome, e liberaci, e
perdona i nostri peccati, per amor del
tuo nome. Perché direbbero le nazioni:
Dov’è l’Iddio loro? Fa’ che la vendetta del
sangue sparso de’ tuoi servitori sia nota
fra le nazioni, dinanzi agli occhi nostri.
Giunga dinanzi a te il gemito de’ prigionieri; secondo la potenza del tuo braccio,
scampa quelli che son condannati a morte. E rendi ai nostri vicini a sette doppi
in seno il vituperio che t’hanno fatto,
o Signore! E noi, tuo popolo e gregge
del tuo pasco, ti celebreremo in perpetuo, pubblicheremo la tua lode per ogmi
età.
Un secolo fa, a quest’epoca, giungeva alle Valli un libro pubblicato
in Francia, scritto da un figlio
delle Valli, un uomo profondamente radicato in questa terra e nelle
sue vicende, che aveva dovuto abbandonare la patria per motivi giuridico-politici
rifugiandosi in Francia, dove aveva svolto per molti anni un ministerio pastorale intenso. Questo personaggio, xma delle
maggiori figure dell’800 valdese, si chiamava Alexis Muston. Il titolo del suo
libro, un classico della storiografia valdese, era: « L’Israël des Alpes ».
Il libro è stato scritto in francese e
non è mai stato tradotto, destinato cosi
a rimanere patrimonio di quelli fra noi
che conoscono questa lingua ed a scomparire nell’Italia moderna. Eppure Alexis
Muston ha, con questo libro, creato una
immagine della Chiesa valdese e della
realtà valdese che ha durato oltre un
secolo. Accostando la vicenda di questa
sua piccola comunità alla grande vicenda dell’Israele biblico, con un nesso che
non è solo intuizione’ geniale ma anche
professione di fede, egli ha formulato
una ipotesi di interpretazione: quello che
è accaduto, è stato rivelato, si è manifestato nella storia di Israele, cosi come
noi la leggiamo nella Scrittura, fornisce
la chiave per capire la vicenda dei nostri padri. Quando leggiamo la storia di
Israele non leggiamo solo la storia di un
popolo scomparso, la testimonianza di
una religione finita e neppure soltanto
le vicende storiche che hanno preparato
la venuta di Cristo, ma la nostra storia,
come comunità valdese.
E non v’è dubbio che se avessimo maggior dimestichezza con la Scrittura da
un lato e con la nostra storia dall’altro
il Salmo che abbiamo letto stamani non
avrebbe risuonato alle nostre orecchie
come uno dei tanti Salmi, come un testo qualsiasi, che si può leggere fra altri, ma lo avremmo individuato noi stessi come una pagina predestinata. Non è
un Salmo, è il Salmo, il solo che poteva
essere letto nel 1986 perché è l’unica preghiera che poteva essere ripetuta quest’anno nel ricordo di ciò che è accaduto
300 anni fa.
Narra la distruzione di Gerusalemme,
certo, ma leggendo quella vicenda Muston,
e la generazione dei nostri nonni, hanno
detto: qui non si tratta solo della distruzione di Gerusalemme ma della distruzione della nostra patria. I morti senza
sepoltura non sono soltanto i cittadini di
Gerusalemme: morti senza sepoltura, uomini impiccati, donne violentate e bambini squarciati hanno marcito per settimane, sotto il sole, nei villaggi della Val
Penice e della Val S. Martino 300 anni fa.
Chi ha scritto il Salmo non sapeva certo che le cose si sarebbero ripetute; ma
quando io, ora, leggo, so che non si tratta soltanto della storia di Gerusalemme
ma della storia della mia comunità.
Il libro di Muston ha fornito ai nostri
padri la chiave per capire la storia, la
vita, la realtà, perché ha chiarito loro
quattro verità.
La dignità dei disprezzati
La prima. Dicendo: voi siete l’Israele
delle Alpi Muston ha restituito ai nostri
padri la loro dignità ed in un certo modo
l’ha restituita anche a noi stessi. I nostri figli non sanno, e non sapranno mai;
convinti di esser sempre vissuti in queste paese da cittadini liberi per il sol
fatto che vanno a scuola come tutti ed
hanno preso la piega, lo stile, la faccia
di tutti i figli d’Italia ascoltando le stesse musiche e dicendo le stesse cose. So
Nell’anno del 300° anniversario del massacro che ha preceduto l’esilio dei Valdesi, una riflessione biblica ci aiuta a comprendere come questa storia lontana non riguardi solo il popolo delle Valli, bensì tutti
coloro che dalle precedenti generazioni hanno ricevuto un patrimonio di
fede vivente generato dalla Parola e arricchito dalla comprensione dei
passato. Questa predicazione è stata tenuta nella chiesa valdese di Torre Pellice il 17 febbraio 1986.
a cura di GINO CONTE
no convinti che in questo paese siamo
sempre stati così. E’ uno sbaglio. Bisogna ricordare che per 400 anni siamo
stati dei sotto-sudditi; siamo stati coperti dal disprezzo dei nobili, dalla Corte
Sabauda all’ultimo Marchese; il nome
che portiamo è stato un insulto ripetuto
nelle caserme, nelle bettole e nelle case
di tutto il Piemonte. Bisogna ricordare
che la nostra gente, non avendo altra
dignità che quella che gli veniva dalla
vocazione divina, è stata considerata la
immondizia del Piemonte. Bisogna ricordare che quando 300 anni fa Vittorio Amedeo II risaliva la Valle con il suo esercito
diceva ai suoi soldati: « Liberate la mia
terra da questa sozzura» («Délivrez mon
pays de cette obscénité »). E l’oscenità
eravamo noi; erano i nostri vecchi, le
nostre donne ed i nostri bambini.
Dicendo: siete l’Israele delle Alpi, Alexis Muston ha restituito a questa gente
la sua dignità e ci ha fatto intendere che
l’insulto della plebaglia piemontese ed
il disprezzo dei nobilucci sabaudi non
potevano fare né caldo né freddo perché
erano loro gli uomini senza dignità perché erano privi di senso e di storia. Essere l’Israël des Alpes ha voluto dire
per i nostri padri poter camminare in
piedi e morire da uomini, malgrado e
contro il carico di disprezzo di cui erano fatti oggetto.
Il senso della terra
Secondo. Col suo libro Muston ha realizzato un fatto più profondo ancora,
forse più difficile da percepire per una
assemblea come questa. Ha dato non
solo dignità a degli uomini ma ha conferito senso alla loro terra. Se qui vive
l’Israele delle Alpi, questa terra è terra
di Canaan. Quando il Salmo parla di
Sion, può riferirsi al Podio di Bobbio
come alla Balziglia di Massello, ai Pomieri di Frali come alla Ruà di Pramollo.
Essere terra di Israele significa che il
valore del luogo trascende il suo valore
commerciale perché è stato teatro di
una vicenda sacra, luogo dell’opera di
Dio.
Si capisce così perché fino alla generazione di mio padre nessuno abbia venduto la sua terra; dire « sua » è già imo
sbaglio, « questa » terra, bisognerebbe dire. Si capisce perché delle persone ridotte allo stremo economicamente abbiano
preferito abbandonarla. A tutti è stato
dato (forse non a tutti) di penetrare in
quelle case lasciate da chi partiva e che
lasciando tutto si è semplicemente tirato dietro, con gesto di sovrana libertà,
l’uscio alle spalle senza neppure girare
la chiave nella toppa. E quelli di noi che
hanno osato profanare (forse non si tratta di una profanazione, altri hanno profanato, quelli di fuori, quelli che non capiscono nulla) queste case morte non
hanno sempre capito perché sul tavolo
ci fossero ancora il piatto ed il giornale,
il cesto nell’angolo ed appesa al muro la
giacca, da 20, 50 anni. Tutto immobile
come allora. Perché non hanno venduto, non hanno realizzato con quei beni
almeno i soldi per il viaggio? Perché
quella terra non si commerciava, era
terra di Sion. E soprattutto non la si
poteva vendere ad un non valdese, ad
uno che nell’ottica del linguaggio usato
dal Muston poteva solo essere qualificato
con la locuzione biblica tra il serio ed il
faceto: un « filisteo ». Né v’era nell’animo
dei nostri vecchi alcun risentimento, disprezzo, odio quando usavano questa locuzione parlando dei propri concittadini, solo coscienza di una frontiera.
La mia generazione, purtroppo, ha fatto scempio della sua eredità. Con una
superficialità che denota il suo vuoto interiore ha creduto di realizzare qualche
soldo, come credeva di realizzarsi nell’entrare nell’industria moderna. Ha fallito nei due casi ed ora i suoi figli si accorgono che è stato semplicemente sconvolto un mondo. I « filistei » di oggi, che
non hanno radici, né possono averne,
hanno insediato il loro mondo mettendo gingilli dove c’erano quadri biblici,
televisione dove c’erano libri, tegole dove c’erano lose.
Essere l’Israele delle Alpi significava
per i nostri padri che la loro terra aveva
un senso e di conseguenza ne aveva la
loro vita. Non erano solo uomini che lavorano e faticano lavorando, come tutti
i contadini, i manovali, gli operai. Né
erano solo piccoli proprietari che lavorano la propria terra, lavoravano e costruivano su una terra che recava in sé
una dignità nascosta. Proletariato agricolo certo, legato alla dura condizione
della terra ma ciò che li riscattava era
più che l'eredità^ del fondo trasmesso di
generazione in generazione, era il fatto
che quel fondo avesse un suo senso intrinsecamente presente. E la dignità della
terra garantiva la loro personale.
Capire se stessi
attraverso la storia
Una terza funzione ha avuto il libro
del Muston, assai più importante: ha insegnato a capire se stessi attraverso la
storia. A capire il proprio passato, a
costruire, gestire questo passato nella
convinzione che un popolo senza passato
non ha neppure un presente né un avvenire. Un popolo che non è capace di
ritenere, rivisitare, rivivere il suo passato non ha futuro.
Non ci si è mai chiesti perché la generazione degli uomini del 1848 sia stata
capace di affrontare l’Italia con tanta libertà e coraggio, con tanta fierezza. E’
stata capace di giocare tutto il suo avvenire perché, come aveva detto Muston,
essendo l’Israele delle Alpi aveva una
storia. Avere ima storia non significa solo avere alle spalle un passato, un cumulo di eventi e fatti tramandati dalla
memoria propria ed altrui, significa avere la capacità di farsi carico di tutto
questo, di riviverlo, di intesserlo nella
propria esistenza, nel proprio sangue,
significa scoprire, o creare, un senso riel
seguito degli eventi, dargli una proiezione.
La generazione di Muston ha affermato la propria dignità ricollocando se
stessa nella catena di testimonianze, sof
ferenze, morti e sacrifìci che stavano alle sue spalle. Essere l’Israele delle Alpi
significava per quei credenti abbracciare con uno sguardo non solo il passato
ma tutto il reale. Ed hanno fatto questo
usando una chiave di lettura: la coscienza di essere una comunità perseguitata.
Non un popolo eroico. Sarebbe interessante sapere chi e quando ha fatto uso
di terminologie eroiche e gloriose nella
rilettura della storia valdese. Il « glorioso Rimpatrio » non è nella tradizione. Il
rimpatrio è il Rimpatrio, e basta così;
credere che la qualifica di « glorioso »
possa conferirgli maggior dignità e forza, possa specificare meglio ciò che fu
quell’evento è grave errore. La verità sta
nel fatto, nudo, spoglio, nell’accadimento.
I nostri padri hanno dunque letto la
loro storia come storia di persecuzione
e questo li ha preservati dal sentirsi eroi
ma anche dal sentirsi vittime. Quelli di
voi che verranno questa sera alla rappresentazione dell’atto unico di Weisei
che i nostri giovani ci offriranno vedranno che cosa è stato il passato nella coscienza ebraica, che cosa ha prodotto.
Gli ebrei sono stati perseguitati, come
noi, ma i valdesi non harmo prodotto
questo tipo di spiritualità e di sensibilità. Gli ebrei sono stati vittime e non a
caso la locuzione che ormai ricorre abitualmente per definire l’ultimo, mostruoso, pogrom deH’epoca moderna è olocausto, macello di vittime sull’altare. I
valdesi non si sono mai detti vittime ma
perseguitati. La persecuzione significa
l’accanirsi di una violenza cieca, bruta,
ottusa sulla propria esistenza, significa
che la rabbia, la brutalità del mondo ti
si rovescia addosso senza che però tu
ceda. E non perché tu sia più bravo, più
spirituale ma perché Dio ti impedisce
di cedere.
C’è nel Salmo che abbiamo letto un
versetto, breve, due righe, che danno
senso a tutto il lamento: « Signore perdona il nostro peccato ». E questo ridirà il capitano Salvagiot quando rientrato dail’esilio scrìverà le sue memorie, le
memorie di quei mesi d’inferno. Grande
lucidità occorre per saper dire questo,
dopo aver visto la distruzione del proprio villaggio, la morte dei suoi, la fine
di un mondo. Il Duca non ha peccato,
è semplicemente un irresponsabile, i frati non peccano, sono solo dei fanatici
ottusi a cui è negata la luce della verità
ed i soldati hanno eseguito stupidamente
ordini criminali, come i soldati di tutti
i tempi.
II peccato era invece in noi, in noi
era l’inadeguatezza alla vocazione divina.
Non vittime dunque ma martiri. E questa coscienza ha fornito per generazioni
gli strumenti per capire il passato, il presente, la vita.
Il senso della
testimonianza
Una quarta verità ha insegnato Muston: il senso della testimonianza. Come
Israele, la cui vicenda può essere letta
in molti modi ma resta inequivocabilmente una comunità portatrice di un messaggio, la comunità valdese trova il suo
senso nel messaggio di cui è portatrice.
Se non avete messaggio non siete nulla.
Riscoprire, rivivere, reinventare il messaggio significa continuare una storia,
realizzare se stessi.
L’Israël des Alpes è giunto fra noi un
secolo fa ed è ormai sparito dalle nostre
case, per molti illeggibile nel suo francese romantico, ma resta il messaggio di
Muston. Il Signore ci dia di avere dignità, consistenza, storia e testimonianza.
Giorgio Toum
7
23 maggio 1986
obiettivo aperto 7
RACCOLTA DI FIRME PER DUE REFERENDUM E INIZIATIVE LEGISLATIVE DEL PARLAMENTO
REFERENDUM: SI’ O NO PER LA CACCIA?
Saranno dunque le urne, in
una domenica della prossima
primavera, a decidere l’esito
della battaglia che si è scatenata tra ecologisti e cacciatori?
E’ abbastanza improbabile. Una
prospettiva assai più realistica
è l’approvazione da parte del Parlamento di modifiche (più o
meno formali, più o meno sostanziali : su questo terreno si
giocherà probabilmente la partita più importante) delle norme
per abrogare le quali sono stati
richiesti i referendum.
E’ diffìcile che si giunga alla
consultazione popolare perché la
caccia è un tema che divide in
modo trasversale i partiti e gli
schieramenti politici; e la prospettiva di dover fare una scelta,
prendendo posizione per il SI’
o per il NO, che significherebbe inimicarsi la potente lobby
dei cacciatori o il nascente movimento « verde » è cosa che turba i sonni di molti dirigenti.
L’esempio più clamoroso di questa situazione è, per quanto non
si tratti di un partito, l’ARCI, alla quale sono affiliate tanto la
Lega per l’ambiente, che è fra
le organizzazioni promotrici dei
referendum, quanto l’ARCI-Cac
cia, che ne è uno dei più intransigenti nemici.
Quel che è certo è che, nell’attesa di vedere se i referendum
si faranno o si troverà un compromesso parlamentare, la polemica infuria. Uno dei punti fondamentali che vengono dibattuti è la reale consistenza dell’esercito dei cacciatori. A questo proposito la situazione è particolarmente confusa, perché mancano
dati ufficiali e certi (non ne dispone neanche il ministero delle
Finanze, al quale pure affiuiscono le tasse di concessione dell’esercizio della caccia), e perché le stime che vengono fatte
sono sempre valutazioni interessate. Per di più, tanto i cacciatori che gli ecologisti sono di volta in volta tesi a dimostrare
che la caccia è un’attività molto
diffusa o, al contrario, che non
lo è affatto. Per i primi, infatti,
un elevato numero di cacciatori
servirebbe a dimostrare quanto
sia popolare l’attività venatoria;
e un numero ridotto dimostrerebbe invece che non esiste un
rischio reale di estinzione per le
specie cacciate. Capovolto, ovviamente, l’uso che delle cifre
fanno i rìémìci della caccia.
Secondo le valutazioni più attendibili, peraltro, il numero dei
cacciatori dovrebbe aggirarsi intorno al milione e mezzo di unità, con una tendenza al decremento che data dalla fine degli
anni Settanta, quando fu raggiunto il « tetto » con oltre due
milioni. Questa cifra, che da sola
non dice molto, acquista significati più chiari se confrontata
con la situazione di altri paesi.
Balza agli occhi il fatto che, in
Europa occidentale, la sola Francia conta un numero di cacciatori superiore a quello dell’Italia
(1.850.000), peraltro, distribuiti
in un territorio circa due volte
più vasto; per quel che riguarda altri paesi dalle dimensioni
paragonabili, in Spagna e Gran
Bretagna a stento si supera il
milione di unità (rispettivamente 1.050.000 e 1.010.000). Nella Repubblica Federale Tedesca,
invece, dove la coscienza ambientalista è più diffusa, i cacciatori sono appena 260.000, con
un rapporto cacciatori/kmq pari a 0,70 (in Italia : 5, 25 cacciatori/kmq). Gli ecologisti sostengono polemicamente che ai cacciatori italiani sarebbe possibile
tenere sotto tiro ogni angolo del
territorio nazionale, compresi i
centri abitati, le acque interne
e le vette dei monti!
Nessuno si accapiglia, invece,
sul numero dei capi abbattuti,
perché in Italia su questo punto
c’è una totale mancanza di dati.
Anche il « Compendio di dati
sulle popolazioni e i carnieri»,
edito dalla Federazione delle associazioni venatorie della OEE,
è costretto a riportare per quasi tutte le specie che in Italia
« ...non c’è alcuna informazione
sul livello degli abbattimenti».
Una stima è invece possibile
per le cartucce consumate in
ogni stagione venatoria ; tra i
500 e gli 800 milioni; e questo
porta l’attenzione su un altro
aspetto che rimane in ombra
nelle polemiche di questi mesi,
vale a dire i rilevanti interessi
economici connessi con la cac
I termini deila questione
Sono due le richieste di referendum sulla caccia. Assai lunga e
apparentemente incomprensibiie è
la doimanda che, nel caso che la
consultazione popolare abbia luogo,
figurerà sulla prima scheda: « Volete voi !,’abrogazione degii artt. 2,
3, 4, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16,
17, 18, 19, 20, 27, 28, 29, 30, 31,
32, 33 della legge 27 dicenibre 1977
n. 968; "Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela
della fauna e la disciplina deila
caccia”? ». La sostanza, però, è
assai più semplice. Se in questo
referendum i SI' dovessero prevalere, sarebbe abrogata quasi Integralmente la legge che disciplina la
caccia, della qua,(e resterebbero in
pratica in vigore le sole disposizioni relative alla concessione della
licenza di caccia e alle riserve di
caccia (ridefinite come « aziende
faunistica-venatorie »), e questo sarebbe in ultima analisi l’unico tipo
di caccia consentito.
Più semplice e imeno « rivoluzionaria » è invece la seconda proposta di referendum, che porrebbe
agli elettori il seguente quesito:
« Volete voi l’abrogazione dell’alt.
842 del codice civile (caccia e pesca), approvato con R.O. 16 marzo 1942, n. 262? ». L’articolo In
questione è quello che sancisce il
diritto del cacciatore di introihirsi nelle proprietà altrui per esercitare l’attività venatoria.
Condizioni perché i due referendum possano avere luogo sono: innanzitutto che siano raccolte le firme richieste da!,ia legge (500.000
per ogni referendum); e, inoltre,
che le norme di cui si chiede l'abrogazione non siano state nel frat
tempo modificate — il che può
avvenire fino al giorno precedente
quello fissato per la consultazione— dal Parlamento in modo sostanziale. Quest’ultima è, in realtà,
una possibilità assai concreta. Il
19 marzo scorso, infatti, la commissione Agrieoi,tura della Camera
ha approvato in sede referente una
proposta di legge che recepisce
la direttiva CEE del 2 aprile 1979
sulla tutela degli uccelli selvatici;
e tale disegno di legge modificherebbe appunto la legge 968 e l’art.
842 del codice civile.
Se venisse approvato, sarebbe
rivisto, restringendolo, l’elenco delle specie cacciabili, sarebbe accorciata, in media di 50 giorni, la
durata della stagione venatoria,
verrebbe proibito l'uso di fucili automatici a più di due colpi, sarebbe rivisto, limitandolo, il diritto
di accesso alle proprietà private,
che verrebbe anche esteso ad altre
catello (ad esempio, gli escursionisti) ,
A questa operazione si oppongono vivacemente i promotori dei referendum, che l,a definiscono una
« manovra per impedire la consultazione popolare ». Lo schieramento
anti-caccia, assai composito, era
composto in origine da una serie
di associazioni ecologista — Italia
Nostra, Lega per l'Abolizione della
Caccia, Lega Ambiente, Lega Antivivisezione, Lega italiana per la
Protezione degli Uccelli, World
Wildiife Fund (fondo mondiale per
la natura) —, dal coordinamento
delle liste verdi e dal settimanale
<1 L'Espresso ». Ad essi si sono aggiunte in seguito le adesioni di
DP, della FGCI, della FGSI. del PR.
eia. Basti qui dire, a tal proposito, che il fatturato delle industrie legate alla caccia è di
circa 1.000 miliardi l’anno, e che
gli occupati sono oltre 30.000.
Un ultimo aspetto da sottoPaolo Fletio
{continua a pag. 12)
Memorie di un cacciatore pentito
Uno dei fenomeni che marcano il nostro tempo, il cosiddetto
«pentitismo», si è un po’ allargalo a tutti i settori, del nostro
vivere civile. Dai terroristi pentiti, si è passati ai mafiosi e ai camorristi pentiti, ai faccendieri,
ai petrolieri ed ai « finanzieri »
pentiti. Ma anche ai generali pentiti, ohe da falchi sono diventati
colombe, a scienziati e a tecnici
pentiti che hanno rinnegato o
rinunciato a tutto quanto ha a
ohe fare colla produzione bellica,
ecc.
'Mentre nel primo gruppo è difficile sapere fino a che punto
giochi una vera convinzione o solo la speranza di vedersi diminuita la pena giudiziaria, nel secondo sono i motivi di coscienza a determinare una nuova scelta. A quest’ultima categoria appartiene senza dubbio Guerrino
Giorgetti, che rende pubblico il
suo « pentitismo » nei riguardi
della caccia con un libro recentemente uscito'.
Prima di parlare di questo libro, vorremmo segnalarne un limite e vale a dire, la mancata
presa in esame del problema venatorio dal punto di vista ecologico e deirequilibrio naturale.
E' ben vero che numerose specie di animali rischiano restinzione o per lo meno un’ingiustificata riduzione; per contro, non
si può ignorare il rovescio della
medaglia, come ad esempio il
proliferare di certe specie (penso ai cinghiali) con i conse^enti danni alle colture agricole,
ben noti anche nelle valli valdesi.
L'autore, nipote e figlio di cac
ciatori, imbraccia il fucile molto
presto, a 16 anni, ottenendo la
licenza con la firma del padre.
Dopo molte '“brillanti” prove venatorie contro allodole, quaglie,
pernici, tortore, storni, ecc., il
regalo importante: un fucile automatico, e sono stragi di verdoni, di merli, di fringuelli...
Cominciano a manifestarsi i
primi dubbi: « Quando arrivano
gli uccelli, li guardo dal capanno posarsi sui rami, li sento cantare e saltellare; poi un colpo,
un tonfo nell'erba... E’ la caccia,
mi ripeto, ma qualcosa in me si
sta incrinando ».
Ma la passione venatoria ha il
sopravvento, e sono altre ecatombi di uccellini. Tornando a
casa, ne fa un bel mucchio sul
tavolo della cucina: l’ultimo
fringuello è ancora vivo: « Coll’ala aperta e col becco spalancato gridava, gridava. Il giorno
dopo non tornai a caccia ».
Lo choc permane e l’estate successiva non rinnova la licenza di
caccia: « Perché continuare ad
andarci? Rimaneva soltanto l’orrore di uccidere ». Passano alcuni
anni. Giorgetti si sposa, e la caccia resta « un lontano ricordo ».
Durante l’estate, in occasione
delle vacanze in mezza montagna, si presenta di nuovo l’occasione, data dalle pressanti insistenze di nuovi conoscenti. « Avevo ritrovato quell’antico entusiasmo che la caccia sa dare ». Ma
l’improvvisa e immatura morte
del padre lo porta a nuove riflessioni: « Colla sua scomparsa, era
finita un’età della mia vita ».
Dopo 5 anni, un cugino — nel
quale egli vede come una reincarnazione del padre — lo induce ad imbracciare nuovamente
il fucile per uccidere col barbaro sistema del richiamo.
« Gli stomi del gabbione stanno digiuni per 24 ore, sono
stretti ed affamati, uno a ridosso dell’altro. Quando si prevede l’arrivo di un branco si
mette nel centro, sulla parte alta della gabbia, una palla di farina di granoturco cotta ed impastata con fichi secchi e carrube macinate. Gli storni si accalcano e gridano come ossessi: un
finimondo. Quelli di passo sentono le grida e si abbassano immediatamente, posandosi sull’unico albero vicino (il posto
era stato scelto con cura). A questo punto, arrivano le fucilate ».
Poi, una nuova esperienza: la
caccia in riserva. « Mi era stato
detto che i fagiani venivano, sì,
allevati, ma ohe a giugno venivano liberati tutti. Così, a ottobre,
si sparava a fagiani ’’selvatici” ».
Ma la bambina del guardiacaccia della tenuta gli rivela la verità, malgrado gli zittii dei genitori: il babbo, in un recinto, ha
più di mille fagiani, che libererà
l’indomani all’alba, all’apertura
della caccia! « Al mattino, quando venne il guardiacaccia a prendermi, gli dissi che avevo un po'
di febbre e che me ne tornavo
in città ». Mentre se ne andava,
ecco in arrivo l’armata dei "riservisti” che, scherzando tra loro
« tiravano fuori stivali, fucili, cartucciere, scatole e scatoline di
cartucce di tutti i colori... I nemici erano nel bosco, impauriti ed
acquattati. Qualcuno, forse, beccava un filo d’erba. Il primo filo d’erba della sua vita. Provai
vergogna di appartenere anch’io,
come cacciatore, all’esercito di
coloro che di lì a poco li avrebbero sterminati ».
L’anno dopo, un nuovo tentativo in una riserva di tortore,
non di allevamento. « Ai primi
spari, cominciarono a volare come imipazzite, zigzagando veloci ».
Raccoglie le prede abbattute, vicino alla rete che delimita la riserva. A pochi metri da lui, oltre
la divisione, scorge i cacciatori
"esclusi” appostati nella speranza che qualche uccello voli verso
di loro: « Credo di non aver mai
visto, in vita mia, tanto odio come su quei volti ».
La decisione, questa volta, è
definitiva, irrevocabile: « Come
potevo continuare ad essere un
cacciatore? ».
Egli ricorda di aver avuto quella passione perché « ero cresciuto in un ambiente in cui andare
a caccia era simbolo di maturità; ero tornato a caccia perché
avevo trovato le persone e l’ambiente giusto; avevo ripreso il
fucile una terza volta per nostalgia di un mondo antico d’abitudini e di affetti ». Ma adesso era
finita. « Ci si rende conto di essere stati dalla parte sbagliata.
Dall’altra parte, quella giusta, ci
sta chi rispetta la vita, chi rispetta gli animali ».
Roberto Peyrot
' Guerrino Giorgetti ; « Memorie
di un cacciatore pentito ». Ed. Mondadori 1986, pagg. 158, L. 18.000.
Non sono
più un
cacciatore
I cacciatori sono pieni di
terribili contraddizioni. Amano gli animali e li uccidono.
Rimangono incantati di fronte alla natura e la violentano.
Giustificare la caccia non è
facile, perché non sono giustificabili i comportamenti che
la caccia determina.
Rendersi conto che il divertimento consiste nel provocare la morte di un essere vivente non è divertente. Uccidere con armi sempre più
perfette esseri che hanno come sola difesa la fuga è umiliante.
Ci sono, in una giornata di
caccia, episodi bellissimi da
raccontare, ma occorre omettere quei particolari che degraderebbero o rovinerebbero U racconto. Eppure essi
fanno parte integrante della
caccia.
Solo necessità alimentari o
di difesa possono giustificare
la caccia. Altrimenti cacciare
VUOI dire uccidere per divertimento.
Ogni cacciatore è tentato
cento, mille volte di smettere. Poi il giorno, la settimana,
il mese, l’anno dopo qualcosa
lo spinge a riprendere il fucile, a sparare ancora. Ma un
giorno trova finalmente il coraggio di dire: « Non sono
più un cacciatore».
(da « IMemorie di un cacciatore pentito »).
8
8 ecumenismo
23 maggio 1986
CONVEGNO NAZIONALE PRIMAVERILE DEL SAE
Catechesi e
testimonianza comune
H- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Claudio Pasquet e Susaiuie Labsch
Nella dolce cornice della laguna grádese si è svolto, fra il 23 e
il 27 aprile, il Convegno nazionale primaverile del S.A.E. sul tema: «Catechesi e testimonianza
comune», come sempre preludio
alla Sessione estiva della Mendola.
Il Convegno — apertosi il 24
mattina con la presentazione di
Maria Vingiani, pres. naz. SAE,
il messaggio di A. Fasiolo, pres.
com. SAE del Friuli, e la riflessione biblica del prof. A. Soggin — ha poi sviluppato il tema
della catechesi apostolica e patristica (relatore Traian Valdman, arciprete della chiesa ortodossa-rumena di Milano) e del
contributo teologico del Medioevo (relatore Lucio Soravito, direttore dell’ Ufflcio Catechistico
Diocesano di Udine). Entrambi i
relatori si sono soffermati sulle
peculiarità della catechesi nella
Chiesa indivisa l’imo, nella Chiesa medioevale l'eiltro, sottolineando altresì il compito specifico della famiglia nella catechesi. Chiarendo il significato del
verbo katekein («parlare da un
alto luogo, insegnare a viva voce »), Valdman ha sottolineato
inoltre la specificità della religione cristiana che si distingue dal
formalismo delle religioni misteriche e dalla teoricità delle varie
filosofie, in quanto portatrice di
un annimcio. La fede consiste
nell’accogliere l’annuncio della
Resurrezione. Gli apostoli, primi
catechisti, insegnano a vivere il
dato annunciato. In tal senso la
catechesi non. è una lezione, ma
una testimonianza del vissuto.
Lucio Soravito ha invece illustrato con im’ampia esposizione
il contributo teologico-cateohetico ohe il Medioevo ha dato alla
missione profetica della Chiesa,
suddividendo il Medioevo in tre
periodi storici. Dopo aver presentato, con ima introduzione di
carattere storico-ecclesiale, gli
aspetti più significativi della riflessione teologica di ciascun periodo e le conseguenti caratteristiche assunte dalla catechesi.
Soravito concludeva sottolineando come la comunità medioevale, pur nell’ininterrotta azione
dello Spirito, abbia vissuto momenti di crisi e di povertà spirituale, soprattutto quando la catechesi ha perso il contatto vivo
con le sue fonti bibliche e si è
ridotta ad un codice di comportamento morale, spesso separato
dall’annuncio di fede. Dio peraltro ha portato avanti la storia
della salvezza al di là di tutti gli
errori della Chiesa e interpella
ancora oggi i credenti ad una testimonianza di unità.
È seguito nel pomeriggio un dibattito riservato alFAssemblea di
soci ed aderenti del S.A.E., aperto da una pregnante introduzione di Maria Vingiani, ohe ne ha
ripercorso il cammino e le scelte: laicità ed interconfessionalità. Il dibattito è stato vivo ed
ampiamente partecipato.
Dalla Riforma a oggi
Il mattino di venerdì è stato
dedicato ad un ampio quadro
della catechesi dalla Riforma ad
oggi: relatori il past. Valdo Vinay, storico e teologo, e Piergiorgio Camaiani, ordinario di storia
all’Università di Firenze. Vinay
ha illustrato la catechesi della
Riforma, indicandone l’accentuazione cristocentrica e la prevalenza del Vangelo sulla Legge, sulla
base di una antropologia pessimista in cui trìoiffa la liice della
Grazia operante di Dio. La Riforma, secondo Vinay, segna un
processo di rinnovamento della
cristianità occidentale. Attraverso un excursus storico dai catechismi di Lutero fino alla dogmatica di Barth, Vinay ha evidenziato il cammino di detto rinnovamento, arrivando poi agli anni nostri in cui la fede ha talvolta subito l’influsso di tematiche esterne: la catechesi e la predicazione devono invece essere
nel tempo ma non conformi al
tempo, la catechesi deve essere
in conclusione una confessione
di fede. E’ la Parola che nella
catechesi ha autorità, perché
procede daU’alto (di nuovo un
riferimento, che verrà poi ripreso anche daH’arohimandrita ortodosso, sul significato del verbo
katekein).
P.G. Camaiani ha proceduto ad
un esame storico degli sviluppi
più recenti della catechesi cattolica, dall’epoca della Controriforma, in cui nascono catechismi
in funzione anti-protestante, alla
Rivoluzione Francese, al Modernismo, fino ai giorni nostri, in
cui emerge una nuova necessità:
una catechesi fondata sulla testimonianza dei catechisti e della
comunità.
Hanno fatto seguito nel pomeriggio e nella mattina seguente due tavole rotonde, che hanno particolarmente suscitato gli
interventi dei presenti. La prima
verteva sul tema: « Catechesi e
catechismi: momento di unità o
di divisione?» e attraverso la
voce di Timotheos Eleftheriou, archimandrita greco-ortodosso di Trieste, Teodoro Fanlo
y Cortes, pastore valdese di Trieste e Zelindo Trenti, docente di
catechetica alla Pontificia Università Salesiana di Roma, si sono appresi i diversi modi di « fare catechismo » nelle rispettive
comunità ecclesiali. L’archim.
Eleftheriou ci ha riportati all’unità della vita sacramentale e
di fede. Il past. Fanlo y Cortes,
evocando il Salmo 78 come salmo catechetico per eccellenza,
ha indicato i sensi precipui della
catechesi intesa cóme trasmissione di fede, insegnamento dell’amore, preghiera, annuncio,
confessione di fede. Il prof.
Trenti si è chiesto se i catechismi siano uno strumento adeguato di educazione alla fede, se
loro tramite sia possibile portare i catecumeni 'ad una assunzione della identità cristiana.
Religione e scuola
La seconda tavola rotonda verteva sul tem'a scottante delTinsegnamento religioso nella scuola, visto ovviamente in un’ottica
ecumenica. Flavio Pajer, direttore della rivista « Religione e
Scuola » di Milano, in una esposizione molto chiara ed aperta,
in cui forse non tutto il Cattolicesimo si riconoscerebbe, ha
posto innanzitutto il problema
di quanto sia competenza dello
Stato e quanto competenza delle
Chiese. La scuola laica non deve
essere chiesa ma, per l’appunto,
scuola e in questa veste presentare un’elaborazione critica del
fatto religioso. In nessun caso
Tinsegnamento religioso nella
scuola può essere catechesi. Pajer
si è anche chiesto se sia legittima l’ora alternativa e se lo siano
le due ore di religione nelle scuole materne ed elementari.
Maddalena Costabel, docente
valdese di Padova, ha esordito
con un limpido richiamo tdle Intese stipulate fra le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese
e lo Stato italiano, dichiarando
come irrinunciabili due principi.
il rifiuto di ogni posizione di privilegio e l’esigenza di completa
indipendenza delle strutture ecclesiastiche. Rifiuto altresì nella
scuola laica, del confessionalismo e delle materie alternative,
che sarebbero discriminanti sia
per i « non avvalentisi » ohe per
gli stessi « avvalentisi ». M. Costabel si è anche chiesta quali
possano essere i risvolti nelle regioni di confine, problema emerso poi successivamente nel corso
del dibattito, che è stato particolarmente denso e nutrito. E’ sorta
da più voci l’idea di un documento da preparare alla Mendola, che indichi ima via ecumenica
al problema.
Il pomeriggio dell’ùltimo giorno è stato dedicato al tema della
pace, S'viluppato da mons. Luigi
Sartori, presidente dell’Associazione teologi italiani e membro
di Fede e Costituzione nel C.E.C.
Attraverso l’impegno per la pace,
ha detto Sartori, Dio sfida dall’est' IO le Chiese: il problema
della pace non è solo politico,
dunque, ma teologico e per Cristo, per Dio, per l’uomo le Chiese
devono unirsi in uno sforzo comune. Le confessioni sono oggi
ancora dei muri di divisione e i
catechismi gli strumenti di questa divisione. Il contenuto di una
catechesi ecumenica deve pertanto essere la pace: creare uomini
di pace, dando spazio alle diversità e distinguendo la sostanza
della 'Parola di Dio dal rivestimento culturale.
Profonde e cariche di stimoli
le riflessioni bibliche con cui si
apriva ogni giornata, dovute, oltre che al past. J. Alberto Soggin,
al biblista Rinaldo Fabris e al
past. Valdo Vinay. I lavori, condotti con ottima organizzazione
grazie al Comitato regionale SAE
del Friuli, si concludevano alla sera con un momento di intensa comunione nella splendida Basilica
di S. Eufemia: culto evangelico
di S. Cena presieduto dal past. T.
Fanlo y Cortes, funzione ortodossa presieduta dall’ archim. T.
Eleftheriou, liturgia eucaristica
cattolica presieduta da mons. Antonio Bommarco, arcivescovo di
Gorizia.
Florestana Sfredda Piccoli
Documento congiunto
CEC - Vaticano
(soepi) —Dopo la visita del
segretario generale del CEO Emilio Castro a papa Wojtyla le
rispettive commissioni per l’ecumenismo hanno pubblicato
una dichiarazione comune in cui
si afferma di ricercare insieme
« un’unità visibile delle chiese »
come « responsabilità prioritaria ». Inoltre il CEO e la Chiesa
romana dichiarano di voler cercare «una testimonianza comune contro il male dell’apartheid». Il CEO ha offerto il suo
sostegno alla giornata mondiale di preghiera per la pace che
il papa sta organizzando ad Assisi. La dichiarazione non contiene invece uguale affermazione da parte della Chiesa cattolica per il Concilio mondiale per
là pacé é'Ià giustizia proposto
dal CEC per il 1990.
G.B.: opinioni diverse
sulle donne pastore
(epd) — Tramite giornali e
riviste ecclesiastici il vescovo
anglicano di Londra, Graham
Léonard, ha lanciato una raccolta di firme contro la consacrazione di donne al pastorato
nella Chiesa d’Inghilterra. Egli
teme una spaccatura della chiesa se le donne verranno ammesse al pastorato.
A Canterbury invece, per la
ammissione delle donne al ministero, hanno dimostrato circa 2.000 donne con sfilate, tavole rotonde ed un culto nella Cattedrale di Canterbu:^ al quale
ha partecipato l’arcivescovo di
Canterbury, Robert Runcie, ed
un gruppo di 16 vescovi della
Chiesa anglicana, tutti favorevoli all'apertura del ministero
pastorale alle donne.
USA: visita di una
deiegazione rus^
(news) — Una delegazione di
18 rappresentanti della Chiesa
ortodossa russa ha visitato le
chiese degli USA. La delegazione,
presieduta dal Metropolita Fi
UN’iNIZiATIVA CERCA APPOGGiO
Carcere e società
Il progressivo reinserimento
dei detenuti nella società è un
obiettivo che sta a cuore a molti, dentro e fuori le carceri. Le
iniziative più interessanti a questo proposito sono probabilmente quelle che affrontano anche, direttamente, il problema
del lavoro.
Nella « Area omogenea della
dissociazione » del carcere romano di Rebibbia è sorta recentemente una cooperativa che
intende operare nel campo dei
computerà, e precisamente per la
produzione di ricerche, di « software » e di servizi informatici.
La cooperativa, interna ed esterna al carcere, si chiama « SYNTAX ERROR - Jail Cooperative Society»; tra coloro che
Thanno promossa Roberto Vitelli, autore della lettera inviata al sinodo valdese e metodista e all’assemblea battista nel
1984, e Maurice Bignami.
La chiesa cristiana evangelica
battista di Albano, di cui è mem
impe
disso
taro il Vitelli, da tempo è
gnata sul problema dei
ciati politici dal terrorismo, e
ora si propone di dare il suo
appoggio alla cooperativa, per
la quale le difficoltà, di ordine
burocratico e finanziario, non
mancano.
La comunità evangelica lancia quindi una sottoscrizione
straordinaria, per dare alla Syntax Error la possibilità di acquisire i primi strumenti di lavoro, come ad esempio un primo computer.
Il quindicinale « Com Nuovi
Tempi » pubblicherà l’elenco dei
doni che saranno inviati per
questo scopo.
Chi volesse ulteriori informazioni sulla cooperativa può mettersi in contatto con la «Comunità evangelica battista, via Risorgimento 87, 00041 Albano Laziale » ; le offerte possono essere inviate tramite vaglia a Elda
Troiani Vitelli, Via Focaccia 25,
00040 Ariccia.
larete, ha visitato alcune facoltà teologiche di varie denominazioni, ha partecipato ad una
conferenza sul ruolo delle chiese nello sviluppo delle culture
dell’URSS e degli USA ed ha
partecipato ad alcuni culti ecumenici a Chicago e New York.
La visita è stata accompagnata
da proteste da parte di russi
che vivono in esilio negli Stati
Uniti.
Il vicepresidente del Consiglio
delle Chiese degli USA, Neff, ha
sottolineato che questo incontro
è «una testimonianza importante in un tempo di tensioni internazionali » e che « la preghiera
ci lega in una maniera che non
avremmo mai potuto immaginare ».
Filippine: BCC e HEKS
sul dopo - Marcos
(reform) — Il Comitato Esecutivo del Consiglio delle Chiese Britanniche ha espresso il suo
apprezzamento per lo sviluppo
dei diritti umani e della democrazia favorito dal nuovo governo delle Filippine sotto la
presidenza di Corazon Aquino.
La sua è « ammirazione per gli
anni della lotta per la giustizia
vissuti dalla chiesa, da gruppi
cristiani ed altri movimenti sotto il governo delTex-presidente
Marcos ».
Il Foro nazionale per le relazioni con le Chiese delle Filippine — informa per parte sua
l’agenzia evangelica tedesca epd
— ha rivolto un appello alTHEKS, un’organizzazione svizzera per l’aiuto ecumenico, chiedendo che le banche svizzere restituiscano i soldi delTex-dittatore Marcos, nascosti in conti
bancari svizzeri, al popolo filippino. Un rappresentante dell’HEKS ha sottolineato che non
ha senso che le chiese invesiano soldi provenienti da collette
e sottoscrizioni in progetti di
sviluppo per le Filippine mentre rimangono bloccati su coati
bancari svizzeri i soldi che Marcos nei vent’anni della sua dittatura ha rubato e sottratto al
popolo filippino.
Sud Africa: per Tutu
auspici non facili
(epd/soepi) — Per la prima
volta un nero, Desmond Tutu,
è stato eletto arcivescovo della
Chiesa anglicana del Sud Africa. Tutu era già stato eletto vescovo di Joharmesburg superando le obiezioni di molti blandii.
Nella recente elezione il detentore del Premio Nobel per la
pace ha ottenuto facilmente la
prescritta maggioranza di due
terzi dei voti. La Chiesa anglicana del SA ha circa due milioni di membri, T80% dei quali
sono neri.
Il ministro sudafricano per la
informazione, Louis Nel, si è
congratulato con Tutu auspicando che egli possa contribuire
alla riconciliazione fra bianchi
e neri. Tutu ha risposto che la
riconciliazione non sarà facile
da ottenere se il governo non
abolisce subito l’apartheid.
Gruppi d’azione contro l'apartheid nella RFT hanno intanto denunciato una nuova
proposta di legge del governo
sudafricano (Laws on Development Aid Amendment Bill! che
prevede la possibilità per il governo di dichiarare una zona del
SA abitata da neri come ’homeland’ in modo da rendere stranieri i cittadini neri senza deportarli.
9
23 maggio 1986
ri
si
■K ■
vita delle chiese 9
SCOMPARSA DI UN PASTORE VALDESE
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Lamy Coïsson
Lamy Co'isson è stato, se non
andiamo errati, l’ultimo dei 17
Pastori originari della Valle di
ingrogna. Era nato 80 anni or
sono nella lontana borgata
Crui da genitori credenti che,'
non senza sacrifici, lo avviarono agli studi presso il Collegio
di Torre Pellice. A quei tempi
non esisteva un servizio di scuola bus, e ancora meno una bella
strada carrozzabile. Il giovane
ragazzo tutti i giorni si faceva
la strada a piedi, quasi come allenamento per il ministero che
svolgerà in gran parte in sedi
di montagna. Dopo aver frequentato la Facoltà di teologia a Roma, venne destinato alla parrocchia di Prali. Qui lo raggiunse Viola Pastre, che gli sarà di
tanto aiuto durante tutta la vita e arricchirà la famiglia con
la nascita di Graziella e Odette.
Nel 1937, conseguita la laurea
SII Giovanni Léger, presentò la
sua domanda per essere consacrato al ministero pastorale.
Allora esprimeva il sentimento
che accompagnerà tutta la sua
vita: « Servire il Signore come
Pastore è sempre stato il mio
desiderio, la vocazione che ho
sentito e che si è rafforzata maggiormente durante i sei anni di
ministero in seno alla Chiesa
Valdese ». In quell’occasione i
professori della Facoltà di teologia sottolineavano « le doti
morali non comuni che potranno renderlo atto quanto mai al
ministero cristiano: vivo senso
del dovere, fermezza di propositi, perseveranza, abnegazione
giuliva al servizio degli altri e
bontà profonda ».
Nel 1940 Prali venne a trovarsi nelle immediate retrovie della
guerra con l’ordine, dopo alcuni giorni revocato, di sgombero di tutta la popolazione. Quello stesso anno Lamy Co'isson
venne trasferito a Felónica Po,
nel Mantovano, dove l’intensiflcarsi delle azioni belliche non
tardò a fare sentire le sue pesanti conseguenze. Proprio a Felónica i tedeschi avevano creato
un traghetto sul Po e nell’aprile 1945 il paese venne a trovarsi
nel caos della ritirata delle truppe. i( Il 23 aprile fu una giornata
tremenda — raccontava — i caccia mitragliavano da tutte le
parti. Giungevano truppe in ritirata dal sud, òvest, est perché
insaccate proprio qui. Affamati,
quei militari pretendevano del
cibo dai civili; davano fuoco ai
loro automezzi, carri e bagagli.
Gli incendi divampavano e gli
scoppi di mine e camion di munizioni facevano tremare la terra finché giunsero gli alleati.
‘Fidenti in Dio noi quattro siamo sempre rimasti in casa quando il nostro stabile era già circondato da macchine da fare
saltare, ma che vennero poi portate altrove. Un fratello di 60
anni venne freddato da un colpo di rivoltella, due sorelle ferite da schegge e gli altri tutti
danneggiati ».
Dopo sette anni trascorsi a Felónica, accettò la vocazione rivoltagli dalla parrocchia di Perrero. dove rimarrà fino al 1954.
Dalle montagne delle "Valli passò ad Aosta, centro di una vasta diaspora; poi Susa e Coazze
dal 1961 al 1969 e finalmente a
Rorà, dove nel 1976 lo raggiun
I Camisards
tra storia e leggenda
se l’emeritazione.
Questa, in sintesi, una vita di
45 anni umilmente spesi al servizio del Signore. « Vi è diversità di doni — scriveva S. Paolo
— ma v’è un medesimo Spirito »
(1 Cor. 12: 4) e allo Spirito noi
rendiamo gloria perché si compiace di servirsi di poveri strumenti come noi siamo per la
sola gloria del suo Nome.
Roberto Nisbet
• Messaggi di solidarietà sono pervenuti in redazione, in
particolare dalle comunità di
Angrogna, Rorà, Pomaretto.
« Egli — dice uno di questi
messaggi — per il suo lungo servizio pastorale lascia un buon
ricordo di sé; alla moglie Viola,
alle figlie ed ai familiari la simpatia in Cristo ».
« I Camisards, dalla storia alla leggenda »: sarà il tema del
seminario di studio che la Società di Studi Valdesi ha intenzio
ne di tenere il 6-7 giugno 1986
presso la Biblioteca Valdese di
via Beckwith, a Torre Pellice. A
condurlo sarà il prof. Philippe
foulard, storico della Università
di Aix en Provence, studioso del
protestantesimo delle Cevenne
di cui, in particolare, ha raccolto la tradizione dei Camisards.
Essi hanno formato uno dei primi focolai di resistenza a Luigi
XIV, dopo la revoca delTEditto
di Nantes (1685) che ha posto
fine al culto riformato e obbligato aH’abiura e all’esodo migliaia di persone. Eredi anche
della ehiesa del « deserto » e del
profetismo, hanno dato luogo ad
una guerra popolare, una lotta
per la difesa della fede che per
secoli ha interessato storici, politici, psicologi e medici.
Joutard ci ha mostrato come
la memoria collettiva comprentradizioni diverse, affermi
da
un’idea, un ricordo, un giudizio
e i loro contrari. Egli ne ha letto i segnali nelle testimonianze
orali, messe a confronto con
quelle scritte, ne ha inseguito
le origini facendo parlare fonti
di opposte tendenze ed ha ricostruito il mito dell’« eroe » e del
« brigante » camisard. Sette lunghi anni di lavoro: interviste.
letture, documenti, giornali, letteratura, storia, conversazioni
con insegnanti, pastori, narratori locali, archivi familiari e pubblici, fotografie... tutto diventa
documento e aiuta a chiarire
l'immagine e il senso di una storia di minoranza che somiglia
molto a quella dei valdesi.
Per questo è interessante il
confronto, per ritrovare « la nostra sensibilità al passato » e
cercare di capire se il ricordo,
la memoria degli avvenimenti
che ci vengono tramandati o che
viviamo è « naturale », risponde
a criteri di veridicità o non è essa stessa costruzione, se la storia narrata è sempre narrata allo stesso modo o se proprio la
narrazione non dipenda dalle domande del presente, dal senso
che le attribuiamo già prima di
scriverla, e dal modo che abbiamo di vedere e pensare noi
stessi. L’introduzione al seminario sarà fatta con il bellissimo
film di René Alilo « I Camisards », un romanzo storico per
immagini, che aiuterà a calarci
meglio nel clima e nelTambiente che studieremo in seguito.
Accanto a questa riflessione
centrale, saranno proiettati due
videotapes. « Vivre survivre »:
la storia di alcune donne durante la seconda guerra mondiale
e « Elles ont eu vingt ans »: testimonianze di un gruppo di
donne che raccontano la loro
giovinezza, i 20 anni appunto,
riferendosi a situazioni diverse,
dall’Oriente all’Occidente, dalla
Algeria alla Germania...
Progettati in un istituto tecnico superiore di Marsiglia a cura di Geneviève Joutard, i video
mettono in rilievo l’uso delle interviste in un filmato e im modo di far storia di efficace comunicazione. La fonte orale infatti
rivela, con la memoria dei gesti
e delle parole « vissute », una
parte della società contemporanea nella sua complessità esistenziale.
B. P.
P.S. - Le iscrizioni si ricevono
presso la S.S.V., Via R. D’Azeglio 2, Torre Pellice, tei. 0121/
932179.
Sabato 24 maggio
□ ASSEMBLEA
III CIRCUITO
PRALI — Alle ore 20.30 nella sala
delle attività della Chiesa valdese si
tiene l'assemblea di chiusura dell'anno
ecclesiastico '85-86 del IH Circuito.
Venerdì 30 maggio
□ CONGRESSO FFEVM
TORRE PÉLLICE — Ha inizio alle ore
14 il Congresso Nazionale della Federazione Femminile Valdese e Metodista.
Il Congresso si svolge in parte alla
Foresteria e nell’Aula Sinodale e si
conclude domenica 1“ giugno alle ore 13.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Festa di canto delle Scuole domenicali
Un centinaio di bambini delle Scuole domenicali della Val
Pellice si sono dati appuntamento la domenica di Pentecoste per la loro tradizionale festa. Quest’anno è toccato a Torre Pòllice ospitare l’incontro,
che si è svolto, come di consueto, tra la vivacità e la gioia dei
bambini e la vigile attenzione
dei monitori.
I bambini hanno partecipato
al culto animandolo con canti e
letture con cartelloni coloratissimi e battimani ritmici. La festa è proseguita prima nel cortile della Casa Unionista e poi
nel campo sportivo del Collegio dove giocando è stata costruita una grande Torre di Babele con scatoloni di cartone,
opportunamente distrutta al termine della giornata. La giornata afosa ha messo a dura prova
la resistenza degli adulti presenti, non certo dei più piccoli,
che serberanno certamente un
buon ricordo dell’incontro.
Assemblea
TORRE PELLICE — Durante il culto di Pentecoste è stata
ammessa in chiesa mediante il
battesimo Sonia Del Giorno,
che per motivi di lavoro non
aveva potuto essere presente con
i suoi coetanei la domenica del
le Palme. A questa giovane la comunità rinnova l’augurio di una
vita benedetta dal Signore.
0 Sabato 24 prossimo, alle ore
20.45 ai Coppieri la locale Unione Giovanile presenta la recita
« Episodi del 1686 », già presentata in occasione della giornata
dei giovani del I Circuito. Tutti
sono cordialmente invitati ad
intervenire.
0 Domenica 25 avrà luogo, dopo il culto, l’Assemblea di chiesa dedicata a questioni finanziarie. In particolare dovrà essere
presa una decisione circa la
questione dello 0,8%, già dibattuta in una assemblea ad aprile.
0 Sabato 31 maggio allò ore
21 nel tempio del Centro avrà
luogo un concerto dei Coretti e
del Petit Choeur du Collège de
Morges. Questi ragazzi svizzeri
saranno ospiti per due giorni
dei loro amici di Torre Pellice,
con i quali da anni tengono contatti. Ci auguriamo che il pubblico sia numeroso.
Leggende in scena
LUSERNA S. GIOVANNI —
I racconti leggendari che il folklore valdese ha tramandato di
generazione in generazione e che
ancora oggi, malgrado il dinamismo della vita moderna, sono
oggetto di interesse per molti,
In un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
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Cosa transfuiìla aperta tutto Vanno
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TORRE PELLICE
saranno portati sulle scene dal
Gruppo Càdetti sabato 24 maggio alle ore 20.45 nella Sala Albarin.
Tutti sono cordialmente invitati a questa rappresentazione
che ha per titolo « Leggende in
scena ».
• L’Assemblea di chiesa è convocata domenica 25 c. m. durante il corso del culto per discutere il documento proposto dal
nostro « Gruppo Pace ».
Poiché la stessa Assemblea sarà chiamata a prendere posizione sul nostro impegno di contribuzione alla Cassa Culto per
il 1987, si fa viva raccomandazione a tutti di essere presenti.
• La Corale tedesca proveniente da Monaco di Baviera, in questi giorni in visita alle Valli Vaidesi, terrà un concerto vocale e
strumentale nel tempio, mercoledì 28 c.m. alle ore 20.45.
Le offerte saranno devolute a
favore della C.I.O.V.
Pace e bazar
ANGROGNA — Domenica 25
alle 10.30 nel Tempio di Pradeltorno culto della pace con la Johannes Kantorei di Monaco (che
abbiamo conosciuto a Venezia
durante la gita comunitaria e
che abbiamo invitato alle Valli).
Nel culto si celebrerà il matrimonio di Nanni Corongi e Marina De Regibus; per tutti seguirà Un rinfresco nel salone
della Foresteria ”La Rocciaglia”.
La colletta è destinata alla ”ca
d’ia pais” al B^nòou d’Angrogna. Nel pomeriggio alle 14.30,
nella Sala Unionista del Capoluogo, si terrà l’annuale Bazar
con prodotti tipici e lotteria di
beneficenza.
• Domenica scorsa al Capoluogo abbiamo avuto un culto
con i comitati della Foresteria
”La Rocciaglia” e gli amici di
Stoccarda che hanno svolto volontariamente alcuni lavori di
manutenzione. Nel corso del cul
to è stato battezzato il piccolo
Daniele Danna di Marisa e Roberto. Al piccolo l’augurio di
ima vita nella conoscenza del
Signore.
0 Ai familiari di Evelina Chiiu
via in Bertin (Prassuit-Vemé),
deceduta a 81 anni, originarla
degli Eissartet, la comunità numerosa e commossa ha dimostrato, venerdì 16, la propria
simpatia in Cristo.
Serate bìbliche
VILLAR PEROSA — E’ iniziata la serie di serate bibliche
del periodo primavera-estate.
La seconda serata avrà luogo
giovedì 22/5 al convitto alle ore
20,30. Tema di questa serata sarà: «L’esodo, passaggio dalla
schiavitù alla liberazione ».
0 Con piacere abbiamo accolto al convitto il gruppo di famiglie di Zuffienbausen che si fermerà tutta la settimana.
0 Mercoledì 14/5 T Unione
femminile si è recata a Bergamo visitando anche la casa per
anziani a Gerle.
0 Domenica 25/5 la corale andrà in gita a Vallecrosia. Al
mattino è prevista la partecipazione al culto a Bordighera. Partenza dal convitto ore 6.00.
Assemblea e gite
PRALI — Domenica 25, ore
10: Assemblea di chiesa.
0 Domenica 1" giugno, culto
con la partecipazione dei bambini della Scuola domenicale,
pre-catechismo e catechismo.
Dopo II culto partenza per
Galmount, pranzo al sacco e
giochi. (Se il tempo sarà bru^
to resteremo nella sala).
0 Mercoledì 4 giugno, gita a
Saint Véran. La gita è organizzata dalla Unione Pemiffinlle
ma tutti coloro che vogliono partecipare sono i benvenuti. Prenotarsi al più presto presso il
pastore.
10
ÍO cronaca ddle Valli
23 maggio 1986
FERROVIA TORINO - TORRE PELLICE
Con il treno si risparmio
Trovato
per strada
Il denaro è qualche volta benedizione, spesso occasione di
errori, sempre una tentazione.
Tuttavia, nella nostra tradizione protestante, e borghese, il denaro è legato all'idea del lavoro,
della fatica, della responsabilità, della imprenditorialità, tutte
cose, se non nobili, per lo meno
rispettabili.
Recentemente invece nel nostro paesello montano il denaro si « trova per strada ».
Si è passati da un eccesso all'altro. Fino a qualche anno fa,
quando i militari utilizzavano il
poligono di tiro per le loro esercitazioni, i rimborsi concessi alle famiglie che erano costrette
a evacuare le baite, a sopportare disagi vari, erano una beffa
che si aggiungeva al danno. Ora,
grazie ad un accordo tra le varie autorità competenti, i tiri si
fanno in stagione morta, il disagio è limitato, i rimborsi, specie per chi deve fermare le macchine necessarie all'estrazione
della pietra, sono cospicui.
E in fondo i benefici cadono
a pioggia, « sui giusti e sugli ingiusti », su chi fatica e chi fatica meno, o nulla.
E’ una forma di “sussidio" in
favore delle popolazioni montane? Forse sì, ma non è esattamente quella che chiameremmo
una cultura di pace.
E i soldi arrivano, e in fondo
chi ne beneficia non si sta a
chiedere da dove. Ma i soldi
“trovati” hanno un'origine, sono
denaro delta collettività investiti nella macchina militare, e rischiano di pagare non solo i
danni, ma anche il consenso.
Da una parte si studiano forme di obiezione fiscale, si cerca
di non far arrivare denaro pubblico da destinarsi alle armi,
dall'altra parte non si vede, o
si finge di non vedere, che in
fondo una parte di questo denaro destinato alle spese militari ci arriva nelle tasche, e ci
“militarizza" al di là delle intenzioni, delle dichiarazioni, degli ordini del giorno sulla pace,
e via dicendo.
Certamente si può dire che se
quei soldi non venissero qui, andrebbero pure a finire da qualche altra parte, che se il poligono di tiro fosse spostato dai nostri monti finirebbe su altri monti, che le soluzioni localistiche
non risolvono i problemi globali, che non ha senso liberarci di
una servitù per passarla ad altri,
e tanti bei discorsi.
Resta il fatto che questo denaro “trovato per strada" non
Sembra pesare molto a chi lo
riceve. Eppure c'è l'impressione
che se per alcuni si tratta di un
rimborso, forse tardivo, per fatiche e disagi effettivamente sostenuti, oggi o ieri, per molti è
denaro non certo rubato, no, ma
neppure faticato; non certo
“sporco”, no, ma neppure limpido.
L'uomo sfrutta l'uomo, la montagna ha affaticato e fatto piegare la schiena a generazioni di
lavoratori legati a lavori ingrati e dando ricompense avare.
Ma oggi c'è una cultura più
redditizia di quella dei piccoli
frutti, dei mirtilli e dei lamponi
e delle fragole; e il disagio di
qualche tuono di cannone o di
mortaio sembra ben ripagato:
tanto sono soldi di tutti, quindi
di nessuno.
Ma forse qualcuno paga per
tutto questo; e farci un pensiero non sarebbe tanto male.
Sergio Rtbet
I pendolari e il comitato di
difesa della ferrovia hanno ragione. E' quanto risulta dallo
studio predisposto daU’Assessorato ai Trasporti della Regione
che è stato illustrato mercoledì
14 nella sede della Comunità
Montana Val Pellice presenti alcuni amministratori della valle,
consiglieri provinciali, sindacalisti, il comitato di difesa della
ferrovia e lo stesso assessore regionale, Cerutti.
«Il risultato di questo studio
— ha affermato Cerutti — porta
a dire che non solo è possibile
salvare la linea, ma che se si
attueranno alcune indicazioni
della Regione si risparmierà del
denaro pubblico ».
I tecnici regionali con la consulenza di un ingegnere specializzato nei sistemi di trasporto,
Mario Carrara, hanno infatti
presentato una simulazione di
traffico basata sulla integrazione tra ferrovia e trasporto su
gomma che prevede la riduzio
ne del disavanzo dai 4.500 milioni ipotizzati dalle PP.SS. ai
2.000 ipotizzati dalla Regione che
diventerebbero circa 4.200 se si
integrano col disavanzo del trasporto su gomma. 300 milioni
all’anno in meno di quanto perde la sola ferrovia, e circa 3 miliardi in meno del deficit complessivo attuale se si conteggiano treno e autobus. Ciò senza
diminuire le corse giornaliere,
che nella simulazione regionale
dovrebbero addirittura aumentare di una (si passa da 28 a 29).
A questo risultato si giunge dopo una razionalizzazione del sistema di traffico (il pullman è
complementare al treno e non
concorrenziale), la riduzione e
automatizzazione dei passaggi a
livello ed una serie di investimenti sulla linea (4,5 miliardi,
un miliardo in più dei lavori già
previsti e appaltati dalle PP.SS.),
la adozione di standard diversi di trasporto che comporterebbero la riduzione di perso
______VALLI CHISONE E GERMANASCA
Contrasti sulle nomine
Una seduta quasi tutta dedicata ai bilanci, quella del Consiglio
della Comunità Montana Ohisone e Germanasca, del 16 maggio,
con una parentesi dedicata, invece, ai consueti litigi tra i gruppi: bilanci e conti sono stati approvati, come sempre all’unanimità, le beghe sulla nomina dei
rappresentanti nei consigli direttivi dei parchi, di Pra Gatinat e
della futura piscina sono state al
contrario così accese da causare
un rinvio di questi ultimi punti
ad una prossima seduta.
Il conto consuntivo dell’USSL
42 e i relativi bilanci sanitario e
socio-assistenziale sono i nodi
più grossi ohe il Comitato di gestione deve sciogliere; ormai 11
giro di denaro deH’USSL supera
i dieci miliardi, ma il dato preoccupante è la scarsità dei contributi regionali, che non vengono
adeguati di anno in anno all’aumento delle richieste. Sono state
messe in evidenza le difficoltà
che si incontrano nel soddisfare
la previsione dell’Ospedale valdese, il cui bilancio raggiunge i 4
miliardi e 600 milioni, ma non sono rosee neppure le prospettive
dei servizi socio^assistenziali, i
quali da soli raggiungono il mezzo miliardo. Il presidente Sola ha
esposto, tra gli altri problemi, la
situazione deH’assistenza ai minori, ospiti del Convitto di Pomaretto, per i quali è stata assicurata la convenzione soltanto fino al 30 giugno e la maggior spesa per l’assistenza agli anziani
che non hanno più trovato posto
nell’Asilo di S. Germano, in via
di ristrutturazione.
Non è detto, tuttavia, che in
tempi successivi i contributi regionali non permettano di giungere a un assestamento soddisfacente del bilancio, ma è chiaro
che il Comitato di gestione già
prevede una riduzione dei servizi, incominciando da quelli che
susciteranno meno critiche: già
10 si è visto nel caso del Convitto di Pomaretto, per il quale si è
quasi anche ipotizzata la chiusura.
Purtroppo, a fare le spese del
clima di austerità saranno in primo luogo gli utenti e in secondo
luogo le opere della chiesa valdese che affrontano forti spese
di ristrutturazione non certo
sfruttando il denaro pubblico e
per le quali in queste assemblee
pur fittamente popolate di consiglieri e di amministratori valdesi non si spende mai una parola
di riconoscimento. Non manca,
invece, mai la richiesta del vicesindaco di Villar Perosa, Minoli,
di poter mettere il naso direttamente neH’amministrazione dell’ospedale, considerato evidentemente come un importante centro di potere.
Precedentemente ai bilanci dell’USSL, è stato anche approvato
11 bilancio della Comunità Montana, che supera i due miliardi,
insieme con i vari programmi di
intervento.
L. V.
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particoiare L. 20.000.
naie addetto da 81 a 39 persone.
Alle tariffe attuali il rapporto
costi ricavi sarebbe così di 3,2,
un rapporto inferiore a quello
attualmente sostenuto dalle FF.
SS. per il trasporto su linea di
grande traffico quali la TorinoMilano o la Torino-Roma.
Lo studio della Regione che
non tiene conto di altri elementi (quali i tempi di percorrenza, il confort, la sicurezza, l’impatto della sostituzione automobilistica con il traffico stradale,
i costi ecologici) dimostra senza
ombra di dubbio che la soluzione ferroviaria è la più economica per le casse pubbliche. Cade
così l’argomento forte del ministero per il taglio. Nei prossimi giorni si terrà a Roma un
incontro ministeriale per decidere se togliere dal decreto
di soppressione la linea. Dopo
non rimarrà che prendere una
decisione circa la gestione :
FF.SS. o Regione? I presenti
alla riunione si sono espressi
per la gestione dell’Ente ferrovie anche per non essere tagliati fuori dal trasporto ferroviario diretto verso Torino.
Giorgio GardioI
USSL 42
Radioattività
in Vai Chisone
L’Unità Socio-Sanitaria Locale
n. 42 ha provveduto a far eseguire presso il Laboratorio di
Sanità Pubblica di Ivrea rilevazioni dì radioattività su campioni di latte e di foraggio fresco
provenienti dal territorio della
Val Chisone.
I DATI
I dati delle analisi eseguite
sono i seguenti:
13.5.86: Latte campionato a Balboutet, proveniente da mucche
alimentate con foraggio vecchio: radioattività non rilevabile.
13.5.86: Latte campionato a Pinasca, proveniente da mucche
alimentate con erba fresca:
— Iodio 131 = 7,9 nCi/litro
— Cesio 137 = 9,3 nCi/litro
13.5.86: Erba fresca campionata a
San Germano Chisone:
— Iodio 131 = 34,4 nCi/Kg.
— Cesio 137 = 48,4 nCi/Kg.
Nei prossimi giorni sono previste iilteriori rilevazioni.
COME VALUTARE I DATI
Per il latte e per i vegetali la
Legge pone:
Relativamente aUo Iodio 131
— soglia di attenzione 15 nCi/litro o Kg. per un intervallo
di 7 giorni;
— soglia di pericolo 150 nCl/litro o Kg. per un intervallo
di 7 giorni.
Relativamente al Cesio 137
— soglia di attenzione 300 nCi/
litro o Kg. per un intervallo
di 7 giorni;
— soglia di pericolo 3000 nCi/
litro o Kg. per un intervallo
di 7 giorni.
Cantieri di lavoro
PEROSA — La Comunità
Montana Chisone e Germanasca ha organizzato anche per il
1986 un cantiere di lavoro per
lavori finalizzati alla difesa dell’ambiente, con l’impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati.
Dal progetto sottoposto all’esame del Consiglio si ricavano i seguenti dati.
I lavori, per un totale di 1.664
giornate, riguardano dodici Comuni sui sedici facenti parte
del territorio della Comunità ;
non sono inseriti in questo progetto Massello, Salza, Perrero e
Usseaux. Si prevede di impiegare venti disoccupati, che verranno retribuiti con un’indennità giornaliera di L. 40.(K)0, oltre ai trattamenti assistenziali
e previdenziali di legge.
I lavoratori saranno scelti tra
gli appartenenti a nuclei familiari col reddito inesistente o
molto basso e ripartiti come secondo criterio in misura proporzionale tra i vari Uffici di
Collocamento.
I contributi saranno erogati
dalla Regione, in base alla L.R.
55/1984, dalla Provincia di Torino e dai Comuni stessi per i
quali l’Ufficio tecnico della Comunità Montana ha predisposto
un piano secondo le richieste : è
privilegiata la manutenzione delle strade secondarie, con la ripulitura delle scarpate, cunette,
ecc. e la pulizia delle rive dei
torrenti.
II bando di concorso relativo
a questa iniziativa verrà emanato al più presto e l’inizio del cantiere di lavoro è previsto per i!
mese di luglio.
Trasporti e viabilità
PINEROLO — La Sinistra indipendente del Pinerolese ha illustrato in una conferenza stam
pa le sue proposte circa la viabilità verso Torino ;
— potenziamento, ammodernamento e raddoppio del tratto
ferroviario Torino-Pinerolo e
suo inserimento nell’esercizio
del Nodo dì Torino, nonché
ammodernamento della ferrovia
Pinerolo-Torre Pellice ;
— inizio immediato dell’intervento relativo al completamento dello svincolo del Drosso, come previsto dal piano triennale
1985-87 del Piano decennale ANAS;
— interventi contestuali per
il raddoppio ed il miglioramento del livello di servizio della
S,S. .589 e per la soluzione dei
nodi critici della S.S. 23 (Airasca. Riva);
— disimpegno dell’area di Stupinigi, collegando la S.S. 23 con
la tangenziale attraverso strada
del De Bouchet;
—- miglioramento della Statale 13 lungo la Val Chisone;
— collegamento pedemontano
con Cuneo.
# Hanno collaborato a questo
numero: Guido Baret, Dino
GardioI, Giovanni Gönnet,
Franca Long, Luigi Marchetti,
Bruna Peyrot, Katharina Rostagno, Leopoldo Sansone,
Franco Taglierò, Erika Tomassone, Giulio Vicentini.
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11
Æ 23 maggio 1986
isr
cronaca delle Valli 11
POSSANO: FESTA DI CANTO DELLE CORALI
I canti delia fede
nella prigione dei Valdesi
Nel cortile dell’austero Palazzo
degli Acaia, a Possano (nelle cui
"segrete" morirono, nel 1686, più
di mille Valdesi), domenica 11
maggio si è svolta l’annuale « Festa di Canto» delle Corali. Assiepati in quel severo luogo, delimitato da possenti muraglioni, i
quattrocento coralisti hanno tenuto un importante concerto,
molto riuscito. Si è passati dagli
irrefrenabili canti della fede dell’antica collezione dei Salmi ugonotti, sino ai canti storici, come
quello suggestivo de « La sentinella d’ia Ghieisa d’ia Tana », interpretato dalla Corale di Angrogna. Torino ha cantato con Torre Pellice, San Germano con Pinerolo, San Secondo con Luserna San Giovanni, la Val Germanasca con Pomaretto; ma Timpres sione più forte è venuta dai
canti dei cori riuniti.
Tra i coralisti si sono notate molte facce giovani, spesso
giovanissime, segno indubbio che
l’antica tradizione canora protestante è viva e coinvolgente.
A metà del programma, Giorgio Tourii (il quale nella stessa
giornata, per conto della Società di Studi Valdesi, aveva guidato un centinaio di nersone in alcune località della prigionia valdese del 1686), ha rievocato la
pagina di storia piemontese tristemente legata al Castello di
Possano e ai Valdesi: « Le condi-,
zioni dei prigionieri “barbetti”
— ha detto Tourn — erano inumane, la razione di pane non superava i 300 grammi, scarseggiava l’acqua, la paglia era un tritume di escrementi e vermi, ogni
individuo disponeva di poco più
di un metro quadro fra malati e
irroribondi. I religiosi ed i sacerdoti continuamente presenti facevano, presso i più deboli e bisognosi, un’intensa opera di persuasione per convincerli alTabiura che permetteva di riacquistare la libertà.
Il governatore e le guardie eranc’ sovente sipietati, la popolazione era ostile nei confronti dei
prigionieri valdesi per la spesa
pubblica che questo comportava,
compresi anche i turni di guar
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 25 MAGGIO 1986
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 25 MAGGIO 1986
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
5P774.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
Le Corali delle Valli Valdesi e di Torino riunite in Possano, nella
cornice del castello degli Acaia. (foto Italo Pons)
dia degli uomini e il rischio che
in Possano si sviluppasse una
grande epidemia. Tra i prigionieri la mortalità oscillò fra il 60
e il 75% ».
Ascoltando Tourn, il pensiero
andava all’olocausto di Auschwitz e — perché no? — anche
alla disgraziata situazione del
Sud Africa o di altre insanguinate contemporanee dittature.
Il pubblico ha seguito con emozione l’intensa rievocazione di
Tourn, che dava profondità storica ai numerosi canti delle Corali. E’ impressionante riflettere
sul fatto che trecento anni dopo
gli eccidi e la prigionia, i Valdesi sono tornati nell’austero castello di Possano non più in catene, ma per cantare a Dio. Ed
è un peccato che soltanto pochi
fossanesi (tra questi alcune religiose) abbiano preso parte a questo concerto, che è stato, in fon
II compianto Prof. Augusto Armand Hugon, nel recensire il
primo volume della storia di Pomaretto (v. « L’Eco delle Valli
Valdesi » del 18.1.1980), scriveva
fra l'altro: « ..jben vengano queste monografie dei singoli paesi...
Anche perché oggi la storia, seppure di una piccola comimità,
tende sempre di più ad essere
“globale”, e cioè a presentare
non soltanto le vicende confessionali, ma anche quanto riguarda l’economia locale... ».
La Chiesa valdese di Pomaretto, sensibile al passato storico
della comunità nel contesto della storia valligiana, si è preoccupata, in questi ultimi anni, di
completare ulteriormente le notizie apparse nel primo volume
della sua storia e, visto che nel
frattempo era stata raccolta una
quantità notevole di notizie che,
se non pubblicate, sarebbero col
tempo andate irrimediabilmente
perse, ha deciso di dare alle
stampe un secondo volume della sua storia, il cui lancio dovrebbe avvenire nel corso del
corrente anno.
La pubblicazione, preceduta da
una presentazione di Renato
Coìsson, si divide nei capitoli:
Figure del passato; Anni di guerra; Qualche pagina di storia; La
Toponomastica; Tradizioni e
Folklore, con scritti di Erica e
Guido Baret, Laura Micci, Guido
Mathieu, Paola Revel, Ettore Serafino, e con la collaborazione
di un centinaio di volenterosi (i
SOCIETÀ’ DI
STUDI VALDESI
Gita storica
a Peumian
La seconda gita storica, contrariamente a quanto annunciato, non si farà a Rodoretto, ma
a Peumian il 15 giugno.
Ore 9; partenza da Torre Pellice; ore 11: culto a Peumian;
ore 12.30: pranzo al sacco; ore
14.30: rievocazione storica; ore
16.30: visita al museo di San
Germano; ore 18.30-19: ritorno.
Per sapere se dobbiamo organizzare un pullman o solo un
gruppo di auto, invitiamo ad
iscriversi al più presto presso
Jole Tommasini (tei. 0121/91059).
Non è previsto il pranzo al ristorante, data la località.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino, lei. (Oli) 62 70 463.
VENDESI villetta familiare, 6 stanze, tripli servizi, garage, in Val Germanasca, altitudine m. 700. Telefonare »1 n. (0121) 848818.
Segnalazioni
do, destinato soprattutto ai Vaidesi presenti.
A duecento metri, fuori dal Castello nel cui cortile le Corali riunite dispiegavano le loro voci,
centinaia di persone passeggiavano tra i banchetti del “mercato delle pulci”. Epnure il concerto delle Corali era inserito nel
programma ( delTAmministrazione comunale) del « Maggio fossanese ». Al termine della manifestazione è, inoltre, mancato un
momento di “rinfresco”, che
avrebbe permesso uno scambio
di saluti, di impressioni. Forse,
anziché andar via in ordine sparso, saremmo riusciti a dire a
tutti i nostri coralisti ed ai bravi direttori la riconoscenza per
un anno di lavoro che arricchisce spiritualmente non soltanto
ohi canta, ma anche chi ascolta.
Giuseppe Platone
PINEROLO — Si raccolgono ogni
giorno feriale dalle ore 9 alle ore 13
presso la Direzione didattica del 4“
Circolo (Scuola elementare F. Farri, via
Rocchietta 1 - Pinerolo) le iscrizioni al
Corso di alfabetizzazione per adulti
privi della licenza elementare.
Il corso verrà organizzato nelle ore
serali presso la scuola elementare F.
Farri.
Storia di Pomaretto
cui nomi figurano nelle « Fonti
delle Notizie »), che hanno fornito informazioni e materiale iconografico. La pubblicazione è
inoltre illustrata con un centinaio di fotografie d’epoca.
La Chiesa valdese di Pomaretto preannunoia questa iniziativa
per offrire a tutti la possibilità
di prenotare il libro a condizioni particolarmente convenienti:
la storia di Pomaretto, per il suo
intreccio con quella delle altre
comunità delle Valli Chisone e
Germanasca, può infatti interessare non solo i pomarini di nascita o di adozione, bensì tutti
gli appassionati di storia valligiana.
Le prenotazioni dovranno essere fatte al più presto rivolgendosi ai Signori Remo Ribet a
Perosa (Mulino), Luigi Marchetti a Pomaretto (Masselli) o nresso gli Anziani del Concistoro della Chiesa valdese di Pomaretto;
si possono naturalmente prenotare anche più copie, in vista di
regali a familiari, omaggi ad amici all'estero, ecc.
G. B.
PINEROLO — La Biblioteca Centrale
di via Battisti 11 rimarrà chiusa al pubblico nella settimana dal 19 al 24 maggio per le consuete operazioni dì spolveratura, riordino e controllo del materiale librario.
BR1CHERASIO — Si è costituito
ufficialmente il Circolo Arci-Lega Ambiente che si rivolge a tutte le realtà
territoriali della Val Pellice e dintorni.
Il Circolo nasce in un momento particolare in cui il degrado ambientale ha
raggiunto livelli gravissimi e In cui
però va contemporaneamente sviluppandosi una maggiore coscienza ambientalista.
Chi fosse interessato può telefonare
ai seguenti numeri: 0121/598192 e chiedere di Paola, 0121/91334 e chiedere
di Piero.
Dibattiti
PINEROLO — La libreria « Il cavallo
a dondolo ■> e « La rivista della monte
gna », organizzano per giovedì 29 mag
gio presso il Veloce Club, piazza S
Croce 3, alle ore 21, una serata in cu
verrà presentata la guida escursionisti
ca delle valli Chisone e Lemina (ed
Arciere - Cuneo).
Intervengono gli autori Gian Vitto
rio Avondo e Franco Bellion. Moderato
re il prof. Felice Burdlno.
La serata è organizzata in collabora
zione col CAI di Pinerolo.
PINEROLO — Il comitato per la lai
cità della scuola organizza per vener
dì 23 maggio alle ore 21 presso i
Centro Sociale di via Lequio un di
battito sul tema della religione a scuola. Introduce Maria Luisa La Malfa
della FISM.
Obiezione fiscale
PINEROLO — Il Comitato per la pace e II disarmo si riunirà giovedì 29
maggio, alle ore 20.30, presso la Camera del Lavoro (via Demo, 8).
In tale serata sarà presente un tecnico che fornirà consulenza a chi intende fare l’obiezione fiscale alle spese militari.
Uguale consulenza sarà svolta martedì 27 maggio, alle 20.30, a Torre
Pellice, presso il Centro d'incontro
Giovani (via Repubblica 5 - 2° piano).
RINGRAZIAMENTO
« Così parla VEtemo: ... voi sarete allattati, sarete portati in
braccio, carezzati sulle ginocchia. Come un uomo cui sua
madre consola così io consolerò
voi... Il vostro cuore si rallegrerà e le vostre ossa, come
l’erba, riprenderanno vigore ».
(Isaia LXVI: 12-14)
I familiari di
Emanuele Tran
deceduto in Svizzera TU aprile 1986
rinigraziaxio per le testìmomanze di
simpatia e di affetto ricevute da quanti
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Giovanna Pons, aiHa Comimità
evangelica di lingua itailiana di Zurigo e alla Comunità valdese di Genova, la cui presenza costante nella comunione della fede e stata di grande
conforto nei giorni della malattìa.
Lus&ma S. Giovanni, 12 maggio. 1986
(c Beati i morti che muoiono
nel Signore »
(Ap. 14: 13)
£’ mancata
Irma Notarbartolo
ved. Olivieri
Addolorati per la separazione ma
certi della risurrezione in Cristo lo
annunoiano il figlio Paolo con la moglie Giuseppina Azzarello, la sorella
Emma, il fratello past. Vittorio, gli
adorati nipoti Emma, Oscar e Luciana e i parenti tutti.
Napoli, 12 maggio 1986
RINGRAZIAMENTO
« Ho creduto, perciò ho parlato »
(II Corinzi 4: 13)
II -giorno 11 maggio è mancato all’affetto dei suoi cari
Lamy Coìsson
Pastore valdese
Angosciati, ma nella certe^a della
risurrezione, lo annunciano a funerali
avvenuti : la moglie Viola Pastre, le
figlie Graziella con Erika, Odette con
Giorgio e Davide, parenti tutti. I familiairi esprimono un pensiero ricouoscente al pastore Renato Coìsson c signora, ringraziano d pastori Neri Giampiecoli, rappresentante la Tavola valdese, Bruno Rosta-gno, presidente della
CED 1° Distretto, il prof. Claudio
Tron, sovrintendente del III Circuito,
la Corale di Pomaretto e l’organkta, 0
doti. Teodoro Peyrot e il doti. Saverio Del Din, il personale medico e paramedico degli ospedali di Pinerolo
(Urologia) e Pomaretto e tutti coloro
che in modi diversi hanno preso parte al loro dolore.
Pomaretto, 15 maggio 1986.
La chiesa di Rorà ricordando con
affetto e -riconoscenza il pastore Lamy
Coìsson esprime alla famiglia la sua
solidarietà cristiana.
una libreria - due specializzazioni
^ j£cmioJl]h ^
acbndo&r^
"1
giochi educativi e libri montagna, natura, 1|
per bambini e ragazzi agricoltura j[|
VIA MONTEBELLO, 9 - TEL. 74449 ■ PINEROLO
12
12 uomoesodetà
23 maggio 1986
USA - NICARAGUA: UNA DENUNCIA DI 200 RESPONSABILI DI CHIESE
Basta
basta
con
con
le bugie,
gli assassini!
Un’impalcatura di menzogne viene costruita intorno al Nicaragua - 14
luoghi comuni dell’amministrazione denunciati come patenti falsità
Ronald Reagan mente sul Nicaragua. Questo il forte messaggio — riferisce la rivista Sojourners di maggio — che più di
200 responsabili religiosi statunitensi cattolici, protestanti, ebrei hanno espresso in ima manifestazione senza precedenti sfilando per le vie di Washington
D.C. reggendo croci con i nomi
di civili nicaraguensi uccisi dai
contras.
Ecco il testo della dichiarazione sottoscritta dai partecipanti tra cui più di 20 vescovi
di varie denominazioni, 8 presidenti di scuole teologiche .e
più di 50 responsabili di ordini
religiosi e comunità;
« Un’impalcatura di inganni
viene costruita intorno al Nicaragua. Esagerazione, disinformazione e falsità vera e propria
formano il nocciolo dell’accusa
che l’amministrazione Reagan
porta contro il Nicaragua. Lo
scopo della campagna di distorsione della verità condotta dal
governo è di preparare il popolo americano ad un’ulteriore
azione militare USA in Nicaragua. Il detto ”In guerra la verità è la prima a morire” è una
adeguata descrizione degli eventi
che si stanno compiendo.
Noi della comunità religiosa
ci sentiamo obbligati a parlare
chiaramente sul Nicaragua prima che molte altre vite siano
perdute. Ci rifiutiamo di permettere che l’inganno vada a
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pineroio n. 175.
Redattori: Giorgio Gardioi, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e; Mireila Bein Argentieri,
Vaido Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Clappa Nlttl. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
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- 10125 Torino.
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delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
vanti senza esser messo in questione o di accettare la violenza
senza senso che è la compagna
dell’inganno. Insieme diciamo:
”In nome di Dio, basta con le
bugie, basta con gli assassini!”».
Oltre. a questo i partecipanti
alla manifestazione hanno sottoscritto la denuncia di 14 luoghi comuni deU’amministrazione
identificati come menzogne:
— I contras sono « combattenti della libertà ».
— I contras rappresentano
una sollevazione popolare contro il governo sandinista.
— L’amministrazione Reagan
non vùole che i contras rovescino il governo sandinista.
— Gli Stati Uniti non hanno
minato i porti del Nicaragua
nel 1984.
— Il governo sandinista ha esportato armi e rivoluzione presso i propri vicini.
— Il Nicaragua è impegnato
nella preparazione di un intervento armato offensivo.
— I cittadini nicaraguensi sono rinchiusi in una « cella tota^
litaria ».
— Il governo sandinista perseguita la chiesa e gli ebrei nicaraguensi.
— I sandinisti hanno condotto larghi massacri di Indios Miskito.
—.1 sandinisti violano sistematicamente i diritti umani dei
nicaraguensi.
— Le elezioni del 1984 in Nicaragua sono state fraudolente.
— Il nuovo stato di emergenza segna un’ulteriore oppressione del popolo nicaraguense da
parte del governo sandinista.
— L’amministrazione Reagan
appoggia il progetto Contadora.
Tra le dichiarazioni che hanno accompagnato la manifestazione menzioniamo quella di
Paul Moore Jr., vescovo episcopale di New York, che ha posto la
sua firma in rappresentanza ufficiale dei 2.800.000 membri della Chiesa Episcopale. «Ritengo
che questo sia uno dei più profondi problemi morali che il nostro paese avrà davanti per molti anni», ha detto il vescovo
Moore; ed ha così definito il contenuto di questo problema:
« l’uccisione di donne e bambini con le nostre armi e con i
dollari delle nostre tasse », « bugie e inganni che rappresentano
il tradimento più totale del nostro popolo e del nostro paese ».
La denuncia degli inganni e
delle falsità con cui il governo
TJSA cerca di coprire il terrorismo dei contras per preparare
RELIGIONE
A SCUOLA
Il numero del 6 giugno conterrà
un inserto sull'insegnamento delia
religione a scuoia: breve storia dei
problema, testi normativi, ia situazione attuale per la materna, elementari e medie (inferiori e superiori), un discorso vaiutativo generaie.
L'inserto, che arriverà a tutti gii
abbonati, potrà essere utiiizzato in
questo periodo di « sceita » da parte di famigiie e studenti per documentare e far conoscere la nostra posizione.
Ordinazioni presso la redazione
(011/655.278) entro martedì 3 giugno. Prezzo L. 500 la copia (minimo 10 copie).
l’opinione pubblica a nuovi sviluppi deH’intervento americano
in Nicaragua non si limita alla
manifestazione dello scorso marzo. La rivista Sojourners cita
rapporti di organizzazioni come
American Watch e Witness for
Peace che hanno raccolto im impressionante materiale documentario sui delitti dei contras
appoggiati dal governo USA.
Questi, nella sua politica tesa
a ottenere finanziamenti sempre più consistenti per « l’aiuto umanitario » ai « volontari
della pace » in Nicaragua, ha
ignorato questi rapporti bollandoli semplicemente come materiale subordinato alla propaganda sandinista.
In questa vasta campagna di
denuncia le chiese, di cui abbiamo ricordato la manifestazione
dello scorso marzo a livello nazionale, svolgono una penetrante azione anche a livello locale. A Minneapolis per esempio
i volontari dell’organizzazione
« Testimoni per la pace » hanno
letteralmente invaso l’ufiìcio del
locale senatore repubblicano
Durenberger organizzando, con
medici e personale specializzato,
una raccolta di sangue per bilanciare visivamente il voto del
senatore a favore degli « aiuti
umanitari» ai contras con un
genere di soccorso per le vittime
di quel voto. La città è stata
riempita di autoadesivi con la
scritta « Durenberger appoggia
la guerra in Centroamerica. Io
ho dato del sangue per le vittime ». Il senatore Durenberger è
stato costretto a emettere un
contro comunicato in cui rimetteva in questione il suo voto e
si dichiarava alla ricerca del
modo migliore per arrestare i
conflitti armati in Centroamerica.
Alla manifestazione dei leaders religiosi ha parlato anche
Charles Liteky, cappellano militare in Vietnam, che per il suo
coraggioso servizio laggiù ha ricevuto la medaglia congressuale
all’onore. Egli ha detto che la
politica delTamministrazione
Reagan in Nicaragua appare come «di nuovo un altro Vietnam».
Rivolgendosi al governo USA
ha detto: « Venite via dal Nicaragua, prima che sia troppo
tardi ».
Franco Giampiccoli
Sì o no per la caccia?
(segue da pag. 7)
lineare è l’estrema durezza del
confronto fra cacciatori e ecologisti, che spesso raggiunge toni da guerra di religione, fatto
che contribuisce a rendere particolarmente delicata la posizione delle forze politiche. Una
possibile spiegazione ne è l’estrema lontananza, sul piano culturale e sociologico, dei due schieramenti. Prevalentemente giovani, concentrati soprattutto
nelle grandi città e provvisti di
un livello di istruzione mediosuperiore gli ecologisti, mentre
i cacciatori provengono in gran
maggioranza dai piccoli centri.
sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo in tutte le fasce di età, e hanno un livello di
istruzione generalmente basso
(solo il 15% ha un titolo di studio superiore alla licenza media). Con questi presupposti, i
referendum anti-caccia potranno anche essere evitati, ma il
contrasto fra due mondi cosi
incapaci di comunicare è destinato a protrarsi indefinitamente (a meno che qualche nube radioattiva non finisca per togliere ad entrambi — una volta
per tutte — la materia del contendere).
Paolo Fiorio
DALL’ESPERIENZA AMERICANA
Il terrore nucleare
Dopo il disastro nucleare di
Three Mile Island (28 marzo
1979) alcuni credenti, singoli e
gruppi, furono indotti a riflettere teologicamente su quanto era
accaduto e a rendere pubblica la
loro riflessione. Riprendiamo alcuni spunti tratti da una dichiarazione del Lancaster 'Theological Seminary (istituto universitario della United Church of
Christ, situato nelle vicinanze del
luogo dell’incidente, in Pennsylvania) e da un articolo del
pastore William C. Mielke, della Olivet PresbyteriEin Church,
in Harrisburg, che fu responsabile del soccorso di emergenza
organizzato dalla Croce Rossa.
Il documento della facoltà di
teologia, del 6 aprile, parte dall’affermàzione del primo versetto del salmo 24: « All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò ch’è
in essa, il mondo e i suoi abitanti », e riprende le riflessioni
classiche suiraffidamento del
mondo all’ucmo e sulla responsabilità che deriva da questo
fatto, fa riferimento alla cooperazione dell’uomo alla creazione divina, agli uomini « artigiani
di una nuova umanità » (Vaticano II), e ai concetti paolinici
sulla necessità dì disarmare « i
principati e le potestà» (Colossesi 2: 15).
Questa prima parte termina
affermando: « Noi crediamo che
sebbene l’energia nucleare sia
parte della creazione, buona, di
Dio essa sia stata utilizzata nei
nostri tempi in modi che sono
divenuti distruttivi. L’incidente
di Three Mile Island evidenzia
gli aspetti nocivi dell’energia nucleare in modo drammatico, e
richiede alle chiese di pronunciarsi ».
Una seconda parte affronta i
problemi suscitati dallo sviluppo dell’energia nucleare. Le valutazioni di rischio precedentemente erano troppo ottimistiche, l’incidente considerato «quasi impossibile » ha reso attenti
tutti ai problemi connessi all’uso
del nucleare, evidenziandone la
pericolosità, la non economicità
e riproponendo il problema delle scorie.
Un’ultima parte sottolinea le
« strutture malvage » che devono
essere combattute, non nella
facile ricerca di capri espiatori,
ma nella consapevolezza che si
tratta di strutture « che noi stessi abbiamo contribuito a creare »: il modo di vita americano,
che consuma e spreca quantità
immense di risorse e di energie;
la « tecnolatria », che induce a
pensare che tutto può essere risolto con la tecnica; il potere
economico innescato dalla ricerca nucleare (la Commissione
per la regolazione del nucleare
è investita dei compiti contraddittori di regolare e promuovere
l’uso dell’energia nucleare); non
ultimo, il senso di impotenza che
sembra opporsi ad ogni positiva
reazione. Ma a volte proprio i
momenti di crisi possono aprire
la via alla consapevolezza che
si può reagire. Per la chiesa,
questo significa pregare, pensare, agire, anche contro il cinismo, nemico sia della fede cristiana che delle radici della democrazia.
Impressionante la testimonianza del pastore Mielke (The
Christian Century 18 aprile ’79).
« Nessuno di noi si è ripreso
a sufficienza dallo shock emotivo, tanto da avere la pretesa di
pensare razionalmente », egli dice.
E sottolinea, più che i danni
materiali, fisici, gli effetti psicologici devastanti della minaccia
nucleare nell’area metropolitana. « La vita nella nostra comunità non sarà più la stessa e sarà meno sicura. Le voci contraddittorie hanno scosso il nostro
livello di fiducia, e lo stress ha
accorciato le nostre vite ». La
dimensione umana, il senso della comunità sparirono in un attimo, un terzo dei residenti nell’area metropolitana scapparono, gli altri si rinchiusero, pronti a scappare. L’incidente « introdusse il mondo occidentale al
la dimensione reale del terrore
urbano, prodotto dalle tecnologie avanzate ». Non si trattava
semplicemente della minaccia
nucleare, ma della consapevolezza della nostra « vulnerabilità
rispetto alle nostre macchine >i.
Venivano spazzati via dal trauma vari miti sulla sicurezza. Si
rendeva evidente che nessuno
nel Nord America era preparato. Chi aveva più possibilità di
farlo o più paura se ne andava
per primo. In ospedali ed infermerie questo si risolse in minore attenzione ai ricoverati. Chi
rimase, lo fece per i più diversi
motivi:' perché lo imponeva il
lavoro, per proteggere la proprietà, per ostinatezza, per qualche senso di responsabilità comunitaria. Un pastore luterano,
impegnato nel gruppo di soccorso, scriveva nel suo diario
di aver preparato le cose più
necessarie da portar via; ma a
che avrebbero potuto servire? e
si diceva: « Che cosa predicherò
domani? Il sermone dovrà predicarsi da solo. Sono troppe
stanco. Signore, andremo avanti, un gradino alla volta ».
« Poiché nel nostro terrore
non vedevamo il terrore di massa — continua Mielke — commettemmo errori ». La vita comunitaria, in tutte le sue dimensioni, andava in collasso. Nel
tentativo di diffondere la calma
si comunicava una forma di disonestà psicologica, si gridava
pace quando pace non c’era.
Non si era in grado di sostituire i leaders che crollavano, né
di fare appello all’elemento umano, al di là delle risorse tecniche.
Ufficialmente « tutto era sotto
controllo »; ma come controllare
il terrore?
Nella comunità teologica, come affrontare le implicazioni
terrorizzanti della cattività tecnologica? Come far fronte al
nuovo Moloch, e al suo « oracolo », la « Commissione per la regolazione del nucleare »?
Sergio Ribet