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PresEO Liftt 12
Anuo LXXVm - N. 14
TORRE PELLICE, 2 Aprile 1948f]
Mi Spedizione
in abbonamento postale - I Gruppo
Vola Bdoando
-'y Fontebella
LUSERN/^ GIOVANNI ^
..i'-tS
Non vi stancate di fare il bene
^ PAOLO
SETTIMANALE DELLA
Coq Cristo qetla passione
A
CHIESA VALDESE
La rievocazioiw dellfit croce dev'essere per noi> più che unt» consuetudine. Molto di più. Avvicinandocvi ad
essa spiritualmente, cerchiamo cào
comprenderne tutti il signifioasto.
Fra i tanti pensieri salutari che lù
Cr(M;e c'ispira, eccone uno motto importante,
/ nemici del Cristo han creduto di
¡Mter crocUfiggere la Verità, l'Amore, la Vita, n, parvero, riuscirvi.. Ge■'iu iniiom. Le tenebre, scendono sulla
leira sconvolta e fremente. Ma cktpp
pucne ore, sorge radiosa l’alba par
squaie. Cristo, risorge, t, con Lui risorgcmo la. Verità, LAmore, la Vite.
Iiicordjamoib<. Nelle ore dolorose,
quando ci sentmnio scoraggiati per M
apparente vittoria del mate in noi ed
uuorno a noi, non dimeiUìchmnto che
se noi parteoqnamo alle sofferenze dì
l.resto, parleci,peremo (^nctie al suo
.'riomjo.
Con Cristo
ia verirà^è crocifissa
Egli ha detto: ” lo> sono la Verv
là ' . Ma ki luce è nemica delle tenebre. Il suo insegnamento veniva ad
invertire totietmente la scala dei valori ea a mutare radvcmniente le ocncezioni tià vita individuiale, sociaie, ma- .
rate e religiosa del Suo tempo. La Ver
rita scesa dal Cielo entrava ui ditta
ron la menzogna regnante sulfa terra,
per far sì che l'uomo riprendesse la
I la ette conduce a Dio.
Ma il cuore umano è trattenuto da
jormidabiU catene, avvinto all’interesse materiitde ed ut proprio orgoglio,
liteonoscere di dover mutare atteggiainenlo costa tropjnn caro e troppo uintlia. Quindi la (otta. L'uomo] vuol
jar lacere la voce molesta, vuote spe
giii.re la kice jasiVldiosa... Crtcipggib>! ".E Gesù — la Verità — è crocifisso.
Ma la Verità non può morire. Tutto queltoi che Gesù ha proclamato ac
t ra la sua tfimiiiosa sanzione. ” Si
gnor mio e Dio mio! ” — esclamerà
un Suo discepolo già scettico, che si
dovrà arrendere all'evidenza dei fatti.
Mentre un altra discepolo, più pronto alla /etile' ha detta: ” Sigfiore a chi
ce ne andremmo noi? tu hai parole
di vita eterna".
Quante volte la verità è crocifissa!
Anche oggi, le tenebre rattristano la
terra. Quanta, quofita menzogna! La
treitienda ersi attuale è figliai della
menzogna di ieri, è l'amaro frutto
delle tante illusioni con cui è statai
ingannata ed! in cui è stata cullato l'umanità, la quale oggi brancolai nei
buio... Sarà sempre così? — No. Noi
guardiamo con fede al futura immancabile stabilirsi del. regno della Verità. La Luce vincerà le tenebre. A
noi cristiani dii cooperare al suo trionfo. Prendiamone l'impegno qui raccolti a' piè della Croce.
Con Cristo
l amore è crocifisso
Gesù è venuto a predicare ^Amore,
che è la base su cui Egli intende edià
ficare la nuova Umanità. Ed Egli predica coll'esempio. E’ L'Amore che gli
ha fatto lasciare la gloria de' cieli.
Gesù è venuto incontra al peccalo ed
al dolore pur dii campiere l’umaha
redenzione. Egli si china su tutte le
sofferenze umane. Si fa "l’Amico dei
pubblicani e della mala vita ", Si
rivolge agli umili, umile fra gli umili, Ai potenti ed ai ricchi egli addka
neMa potenza e nell» ricchezza un or
e nel trionfo
stacolo pericoloso. Flagella il. formalismo, l'ipocrisia e ^’orgoglio delle
autorità religiose. Pone come esempio
d’amor fraterno un rappresentante
del disprezzato popolo dei Samaritani. Rifiuta la corona regale. Predica il
perdono verso il nemicai..
Quale scandalo, tutto ciò per i
" ben pensanti ” del suo tempo)!
L’onta di persecuzione sale versoi Lui
sempre più mituteciosa. Gesù è crocifisso. E dalla', croce risuona la più sur
btiime parola d'amore: "Padre, perdona loro, perchè non saniwi quello
che fanno... ".
Ma Gesù risorgerà. E con Gesù,
i Amore, Scriverà un suo (Mscepolo:
"Dio è Amore". Le pagine, scritte
dagli Apostoli sono talmente ricche
dii esortaziord all'amor fraterno che
esse sono un giardino olezzante dei
più bei fiori.
Chi dirà la forza dell’Amore?
Quarido sarò innalzato dalla terra, tiorrò tutti) a me ”. Cosi ha detto
il Salvatore. Ed invero la Croce esercita in ogni tempo una forza ancora
irresistibile.
Ma rumore è speissoi crocifisso.
Quanto odio nel mondo! Come por
iremmo noi combattere vittoriosamente l’oahh e pre/iatrare il regno delramore? — "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se
avete amore gli uni per gli altri ”.
— Chiamati ad essere testimotii del
Cristo, ks nostra testimonianza rimarrebbe vana se noi non imparassimo,
qui raceelti a’ pie della Croce, la
grande lezione dell'amore. Riconosciamolo umilmente: noi non ci «>nùamu ancora gli uni gli altri!... Ep
pure, ricordiamolo), la nostra) forza
è quij tutta qui. Lo proclama il magnifico inno di Paolo alia Carità, aV
l’amore. O credenti, aiildliiiamo coll’esempio ttU’Umaiiità la via dell'Anvote: la sola via (bdla sua salvezza.
Con Cristo
la vita è crocifissa
"Ecce homo! ”. Con la gioia di
cui è soltanto caimce il fanatismo set
tario, i nemici del Cristo han finalmente v^uto il torà desiderio appar
goto. Gesù col manto d’irrisione e cefi
la corona di spine. Pei, M Croce. Poi
l’estremo anelito. Essi finalmente sono riusciti a spegnere la molesta voce
del profeta, a stroncare uttai vita che
era un continuo rimprovero al loro
m.odo di pensare e di vivere, sia in
relazione con Dio, sia in reiblzione col
resto dell’Umanità. Finalmente, lo
hanno ucciso...
Ma Gesù risusciterà. Trionferà- la
vita. Egli ha detto: " Io sono la vita”. iDalla Sua morte scaturisce ptìr
noi la vita. La viia^vera. La vita eterna.
Ricordiamo qui- la pegola dii Gesù:
"Chi vorrà salvare Ip sua vita la peirdérà; ma chi perderà la sua vka per
amor di me e del Vangelo la salverà".
G&à non ha voluto salvare la propria
vita. Egli l’ha data. E da codesto Sàia
sacrificio sgorgai per noi la vera vita,
la vita eterna. Matsdrebbe un concetto
erroneo del Cristianmimo il credere
di dover raggiungere unicamente la
propria salvezza.l II Cristianesimo er
scinde anche codesta forma di egoismo. Noi dobbiamo diventare alla
nòstra volta degU istrumenti di vita.
Ora dice Gesù; "In verità in, verità
io vi dico che se il granello di frur
mento caduto in terra non muore,
rimane solo; ma se muore, produce
molto frutto ”.
Così è della sua morte, che tanti
bei frutti ha prodotto e produce nel
corso dei secoli.
Così sarà di noi se, col Suo aiuto,
sapremo morbe al male, a noi stessi,
per vivere una vita nuova. Vita di cui^
comprendérem,o la soavità e la beltez-^
za già durante ili nostro pellegrinaggio terrestre, e di cui godrOmo la pier
nezza nella vita del Cielo.
AUora, la nostra vitti sarà in bener
diiàóne per moki. A questo ci chiama
Iddio. E’ così che nói pedremo contribuire td rinnovamento dell’Umanità che davvero h» bisogno di risorgere
dai morti!
Sia per noi feconda la rievocaszione
delta Croce. E’ di S. Paolo l’espressione: " Crocifissi con Cristo — Risuscitati con Cristo”,
Con Cristo. Portécipìamo idle: sue
sofférenze, alla Sua passione. Partecipererno td Suoi trionfo. Al trionfo della Verità, dell’Amore, delta Vkth.
G. Bertinatti
stanti con la tradiizipne di cui la Oiiesa cattolica si profcaaa rnnica' dlepoiat£)da.
Oggi... ap&wmente come ierilapertaineate aconumicava gli eretioi Val'
desi, Catari e AUngesi. '' ^
La Chìeto' Cattolica è coerente e
maestra dì Ittica; ìJL punto di' gnai^tura è semipre ©d eediasivaniràte'jreligióso. £d è pi-oprio ^ questo pu&to
di vista che i buoni'italiani non ne
vogliono sapere.
Ma se si riccmoiaoè alla Chiesa cattolica questa esdusiviità, che senso hanno le lamentele ed! i redami?
La Chiesa cattolica non può rivedere le sue posizioni di fronte al principio della libertà. Può adlattarsi ai
tempi, sfruttarlo a sup vantaggio, dal
Concórdiato passare alla Costituzione,
ma, alla base, c’è semp^ il Sìllabo e
renciclica «Quanta cura». Per la
precisione 8 dicembre 1864.
iijd&l. : CL.
S.O.S.
Gli Istituti Ospitalieri Valdesi stanno attraversando una
gravissima crisi di personale.
Le Diaconesse che svolgono normalmente l’opera loro
non sono ormai più in numero
sufficente. Inoltre dopo l’intenso periodo di attività di questi ultimi tre mesi, in cui non
solo gii ospedali sono stati
:! al completo , ma anche il
RIFUGIO c l’ASlLO sono stati e sono ancora pieni di ammalati, le nostre valorose Diaconesse sono « à bout de forces ;.
« ... la casa di qui è al completo con diversi infermi; all’infermerla ci sono diversi
ammalati ; poi c’è la Casa
Madre con gli uomini, senza
contare poi le pulizie, bucato
e tutto l’andamento di una casa come questa : e siamo in
due, con due ragazzine, una
delle quali parte fra poco ».
Così ci scrive’Suor Margherita Jourdan dall’Asilo di S.
Germano (70 ricoverati). Lettere analoghe cl giungono dagli altri Istituti. Rivolgiamo
perciò un fervido appello alle
giovani donne o signorine che
fossero disposfe a consacrare
alcuni mesi od anche solo alcune settimane per un opera
di fraterna assistenza ai loro
prossimo, nei nome di Dio, ed
a dare volontariamente una
volenterosa mano d’aiuto alle
nostre Diaconesse a farsi
conoscere scrivendo alla
C. 1. O. V. - Via Angrogna 12
Torre Pcllice.
il Presidente : A. Comba
Ricominciare daccapo ?
Sotto questo' titolo abbiairioi letto
nel Cotmiere di Milano un malinco'nieo articolo di fondo.
Grave e serio gioiiiale, questo Corriere di Milano, foirse un po’ ingenuo,
si era pnidèiiiteniente astenuto dal
prendlere posizione nei confronti della
nota pastorale dell’artuvescovo Schuster contro i comunisti. Un po’ pea:
prudenza, un po’ per convenienza.
La Chiesai maltratta i comunisti?
Tanto meglio ! Qualche voto di, guadagnato per qualche altro partito. Del
resto, in linea di diritto, osserva sempre il Corriere di Milano, gli stessi
Comunisti hanno riconosciuto alla
Chiesa Cattolica una « eccezionale
posiziono di privilegio della Chiesa
di fronte allo Stato » con la famigerata inclusione del Concordato nella
Costitnzione della Repubblica. Perchè si lamentano essi ora che la Chiesa cattolica si serve contro di loio di
quella posizione che essi le hanno riconosciuto. ?
E tutto andrebbe così bene, se fra
i due litiganti il terzo potesse godere !
Purtroppo dopo l’arcivescovo, ecco il
vescovo ; quello di Como che mette i
punti sugli i. Alle a correnti socialcomuniste td egli accomuna: umiche
gli aderenti ad altri movimenti conir ari alla professione cattolica, quafi
■«'ilio, per esempio, le varie correnti
liberali a tinte più o meno massoni' he già condannate dalia Chiesa”.
Ed il Corriere di Milano, sempre
(lìeferente è pronto a riconoscere che
è « pacìfico che la Chiesa cattoUca
condanni la massonsrja. Ma parche
confondere la massoneria e liberali». Insomma dice il buon Corriere «Scomunicato comunisti, socialisti, massoni, eco. ecc. » ma a me non
mi dito niente. Io sono .buono, io!
Seno così buono, contìnua il Corriere, che sono convinto che è « impossibile che la Chiesa cattolica nel 1948
non abbia ancora riveduto la sua pq"
sìgione di fronte al liberalismo, e non
lo abbia ancora oficettoto come una
conquista del inondo modérnat da cui
non si torna indietro
Ci vorrà mai un giorno spiegare il
Corriere, come si possa trovare « pa
cifico » che la Chiesa abbia il diritto
di intervenire apertamente nella lotta di partiti politici, in forza d’una
polsizione di privilegio, cioè (ffingiustizia, e parlare di principi acquisiti di libertà, da cui non si può prer
scindere?
Sarebbe facile fare dell’iromai su
questi buoni e piudenti uomini il cui
ideale è di scansare le pedate che gli
altri ricevono, in attesai di riceverne
loro una doppia razione! Ma l’ora è
troppo seria 1 Si tratta di affrontare il
problema della libertà, una e indivisibile. Si tratta NON dii ricominciare
daocaipo, ma di COMINCIARE una
buona volta. Si tratta dii affrontar© il
problema religioso.
Bisogna aver© il coraggio di porr©
questo proiblema. Bisognai comprendere che la (Chiesa cattolica scomunica oggi apertameme comunisti, socialisti, massoni, NON perchè essi abbiano dottrine sociali pericolose, ma
semplicemente © più profondamente
perchè essi hanno il coraggio di porre il problema religioso e di proporre soluzioni in qualche modo dontra
* Ci accade spesso, in quanto, rittadini italiani, d’imbatterci in solennità
religiose che «soleunizìamo» con U'
n’alzatiua di spalle senza cercarne il
significato,^ pagiù della giornata festiva o dleUa paga dóppia. Eppur© esse
hannip un sìguifioato loro proprio, c^e
vale lampona di conoscere perchè
Irebbero servire a renderci attenti a
quali sbalorditive conseguenze si arriva quando si abbandona il solidio
terreno del pur© evangelo.
La « festa » di San Giuseppe è oltremodo significativa a questo proposito.
Di Giuseppe l’evangelo non dice gran
cosa ; dell’origine © dòU’età non parlano; della sua professione anche milla di precìso narrano; il termine con
cui il suo mestiere è indicato è molto
generico, e soltanto nel II secolo gli
sì è dato il signìfiicato generico di falegname. Del suo carattere anche sappiamo poco (un poco che vale molto!): egli era giusto. Ritornato dall’esìlio d’Egitto si stabili a Nazaret,
dove prohabìlment© morì primia ohe
Gesù iniziasse il suo ministerio, poiché non si potrebbe spiegare altrimenti il silenzio degli Evangeli.
Come si è giimti alla « festa» dì S.
Giuseppe, e quando?
Tardi, molto taidi.
»
E’ stata uecesèaria tutta una lunga
elaborazione di testi, uno sviluppo di
fior ite leggende, ai fini di quello ohe
sembrava alla Chiesa cattolica un
sempre più saldo puntellamento della
dbttrina dellap^e/me Verginità di
Maria.
I vangeli apocrifi hanno cominciato
quindi col parlare di un Giuseppe,
daU’età molto avanzata; hanno continuato a parlar© di un secondo matrimonio di Giuseppe. Come ooncilìare
infatti la perenne Verginità di Maria,
con (( i fratelli e sorelle del Signore»
di cui parlano così chiaramente gli
Evangeli?
Giuseppe dunque, vecchio, ha dovuto, vedovo con prole, sposare Ma
ria. E la Leggenda aureo sa cose maravigliose intorno a quest’argomento.
I Padri della Chiesa non offrono
una letteratura molto rioca su questo
argomento! E<J il culto ufficiale di
Giuseppe si è sviluppato assai tardi.
Fatto assai significativo, è in Oriente
che esso si è anzitutto svìlupp.alo. la
Occidente la sua diffusione è molto
più lenta e rkale probabilmente al
X secolo, per svilupparsi poi enormemente grazie alla propaganda di San
Tommaso e nel 1538 sorgeva in ftq-
2
fç’ *?■'
ïft
?;ii
l?
- -S \f7 - ' ■
ma la oonfratemìta di San Ginaeppe
dei Falngnaini. t' Finalmente nel 1870, 1*8 dicembre
veniva dimenticato il 20 settembre!
' Con decreto della Congregazione
dei riti, Pio IX dichiarava San Giu*
zeppe patrono della Ghiesa universa'
le, fissando la sua lesta al 19 mairaoe
i E così la storia è finita, per ora,
•<’ X. Y.
.r
■W^‘,
per le ^cuoIb Domenicali
V 1 s“>v
torio/e a bwciapelò, domanda a Gesù :
*ei tu l'I i\© a®j tjiudei / —■ b Gesù :
bi, lo sono j e*gli spiega la iuuura, spirituale, del suQ iregno (Giovanini la :
3tì}. Pilato ha compresó che Gesù è inr
■nocenite, e d.oliiara : lottion ttirovo colpa
alcuna in quest’uomo. iVla come i capi
saceirdoti uisistono nell'accusa, e che
egli viene a sapere da Iprp gite Gesù e<ra galtiee, egli cerca di svignarsela deferendolo al suo collega 'Erode, governatore di queJJa iprovincia, ohe per il’appunto si trovava di quei giorni in Gerusalemme.
ki
' donò Gesù alla
4 e .si macclhiò dira
Lesione delVtl Aprile t948
O esù davanti a Pilato e ad Erode
Lettura ! San Luca 23 ,: 1-25. Imparare 23: 1-4.
^ Siamo alla seccmda fase del processo
^ di Gesù. Il Sinedirto l’a/veva condannató a morte,; senza remission©. Si trattava ora di far convalidare questa oondanr
na .dall’autorità' roraana, gfi© soda poteva- ^:.te;àeriéàizà di ^ìirte e
ERODE, pruiicipe crudele e debosciato, 1 uccisore ai Giovanni Battista, quando vide G-asù se ne rallegrò grandemenle, perone sperava di .vederlo fare qualche mirafio/lo, nuli’ altro ohe 'per soddisiare la sua curiosità, e gli -riivolse va'rie domande. jVia Gesù non rispose una
sona parola. Per cui Brodei imitato, dopo averlo schernito e vilipeso, ilo vesti
per der.sione di ^un manto splendido, e
io rimando’ a Pilato.
In quesito fosco dramma, sono di fronte d seguenti personaggi ; gli accusatori,
cioè i capi sacerdoti; Pilato, governatore romano delia Giudea; Erode, tetrarca della Galilea; il popolo giudaico, sobilato dagli accusatori; Gesù, l’acousato innocente, che tutti li domina e sovrasta con la sua grandezza momle e la
perfetta serenità.
GU accusatori, falsi e bugiardi, conducono Gesù davanti a Filato, e’ ben
sapendo che un’accusa di caraittere religioso non avrebbe alcun valore per il
governatore romano, ne inscenano invece una politica, per intìmorire iPilato,
accusando Gesù di sommuovere il popoli istigandolo pure a ricusare il suo
tributo "a Cesare, Tinipà-atore dii Roma.
XfU-ttq falso. É Gesù non se ne difende,
nulla risponde.
Pilato inizia allora ¡1 suo interroga
Che farà FILATO? Ancora egli inteiToga Gesù, si ©oniviince viepipiù della
sua innocenza, e ripete 'Per una seconda e terza volta : .Egli non iha fatto nulla ohe sia degno di monte.
Perchè allora, se riteneva Gesù innocente, e desiderava di liberarlo, cedette egli gradatamente dinanzi all’iinfuriare degli accusatori? Perché offerse
egli, per tacitare gli accusatori, di inr
fli^ergH il sanguinoso castigo della flagellazione prima di metterlo in libertà ?
Perchè egli era un uomo senza coscienza, ohe nulla voleva sacrificare della
sua pace e dei suoi interessi, non pure
per -un’altissima ragione di giustizia e
d'umanità. Egjld cercò bensì, in vari
modi, di venire a 'patti con 1-a sua coscienza; egli tenne testa un bel pò a
quelle turbe scatenate che alzavano un
solo grido furente : Crocifiggi! e certo vi
fu in lui turbamenito e lotta. iMa quando
la folLla inferocita gli gridò : Se liberi
costui non sei amico di Cesare ! egli ebbe paura ; e scivolmdo verso gli abissi
delia viltà, egli cedè di colpo, e obban
dè> Sitei tièmici
alla storia d’un
■‘i* 'orrendo inoanoellbSIej&litto. Orfico ammonimento per tuttifieoloro che, transi’ gendo con h. propria dfedejiza, si riteingono tuttavia scusabili ^rchè ihan ceduto solo dinnanzi alla gravità di un grave
iparkolo^o danno personale, eppoi, di
cessione in cessioni,'« vedono suli’orlo
deU’abisso e della iperdizione. — No, fa
quello che devi, e afwenga che può!
A nulla valse ohe Pilato, lavandosd le
mani dinanzi alla folla; ¡abbia creduto di
riversare la sua responsabilità sopra di
loro. Le sue mani restano in eterno macdhiate di saingue innocente. E le turbe
giudaiche che follemente risposero : 11
suo sangue sia sopita di noi e i nostri
figliuoli ! -non hanno Énito ancora di tragicamemte scontare la loro feroce, insana imprecazione. ' '
Fra il desolante spettacolo dii tanta ignominia, Gesù, rivestito del suo manto
scarlatto e cinte della corona di spine,
Gesù’ giusto e sann), quale contrasto!
sì avvia calmo e ser^o verso il luogo
deirestremo supplizio. Un’aureola divina rie iillumiina il volto : l’aureolia del
sacriiflcio d’amore per la salvezza degli
uomini che col loro peccato llian condotto alla croce. |E4
G. Bonn ET
ÌBBONANeNYI fi
Tini DELIE VIUIVDIDESI,.
ANNUALE SEMESTR.
Italia .
Estero
L. 500 280
L. 900 500
Ogni cambiamento d’indirizzo
costa Lire DIKCI ;
Roberto d’Azeglio e “6CX) generosi cittadini
II
,, L’anno venturo segherà il centenario
di un’opera di notevole interesse storico
e d; cui, ipurtroppo, non si ha conoscenza adeguata, nè dentro nè fuori i limiti
ristretti del nostro mondo valdese.
Eppure è un’cpena che non solo è
sta'ta una buona azione, ma il nobile
tentaitivo di uno spHto intimamente religioso e hello stesso tempo tollerante
che, negli ormi fatidici che ipreparairono
il nostro Risorgimento nazionale, si sforzò in ogni modo di far comprendere ai
suoi connazitmali quel che egli riteneva
esser© il dovere degli uomiini responsabili in una liazione il'i'bera, nella quale
tutti i cittadini debbono essere uguali
davanti alle leggi e queste li debbono
ugualmente proteggeTe : senza alcuna
distinzione di credo religioso, sociale,
politico.
Alludiamo al vol'ume di Amedeo Bert
su « 1 Valdesi, 'pssiano i cristiani -catto
lici secondo la Chiesa primitiva abitanti le co^ dette Valli di Piemonte ^
apparso a Torino nel 1849, ad un anno
sol© di distanza dall’avvenuta ooncessione dell’Emancipazione dei Valdesi e degli Ebrei, di cui celebriamo quest’anno
il Centenario.
Lo spirito informativo del libro suddetto appare fin dalla prima pagina, ove si
legge la dedica (tell’opena al a Marchese
Roberto d'Azeglio, precìpuo promotore
ddl’indirizzo al 1^ Carlo Alberto per
impetrare la emanciipazione dei Vajdesi,
ed ai seteente onorandi citadini chei generosamente sottoscrivendosi a lui s’unironio » per promuovere quel nobile
atto sovrano che, dopo secoli di lotte,
di vessazioni, di soprusi, e dopo poco
più di cinquant’anni di partioolare ansiosa attesa, valse ai valdesi e agli israeliti la loro emancipazione civile e politica.
Ed ih quesito breve arhcolo ci piace
sottolifteare quieta viva, calda, imme• diota gratitudine deH’autore (ohe oggi
' vogliamo far nostna) verso colui che fu
il più zelante ed autorevoile patrocinatore delle libertà civili degli acattoli. ,ci, e verso quei «6ÍX) generosi cittadini » piemontesi e liguri, ohe umiilLaro
no al sovrano l’indiirizzo preparato dal
<1 Azeglio, onde ottenere d'emancjpazion-e dei Valsesi e degli Ebrei, anoara a"
vulsi dal resto della popodazione de.iio
srato sabaudo.
to che rileviamo il fatte che fra i 600
fiii-matari dell’indirizzo d’azeglia-no, il .posto d’onore spetta àgli ©ócl-esiastici : teoicigi, sacerdoti, canonici, preti e curati
Gì è atteastanza jioto lo zelo ardente
e lio spirito di carità one animò il U Azeglio in questa sua attività — che si può
ritenere la più balla pagira deila sua
nobile viltà — volta ad intercedere, lui
ca.toiico, perchè si concedesse la libeirta ai n,on cattolici. E tanto più ne ammiriamo l'ardore e la perseveranza, diretti
a raggiungere do scopo ohe si era proposto, quanto più era rano di tioyare
nella nobiltà piemontese della vigilia
del 1848, degli uomiini che come lui avevano saputo conciliare le loro conyinzioni politiche liberali con quelle religiose.
La grande tragedia infatti di molti
uomini ragguardevoli dell’epoca fu quella perplessità, quella esitazione, quel
, tentenmamento fra il principio d’autorità, personificato dalla religione, e quel
lo di libertà, Ohe era il frutto ritardato
della Rivoluzione francese della fine
del secolo precedente.
Perplessità ohe costituì, durante tutta
la durata del suo regno, il dramma infimo, profondo, doloroso di Carlo Alberto, il quale, a malincuore © senza lootivinzione nè slancio, largì rEditto di emaheipazione ai Validesi e lo Staituto ai
sudditi liguri e piemontesi : perchè egli
non aveva saputo risolverei il suo coso
di ci^cienza p non aveva fatto ohe obbedire olla ragion di stato, come gli era stata prospettata maggiorami del suo
Governo, sotto la pressione degli avvenimenti.
ohe, in numero di 75, hariirio voluto, col
porre la loro firma in teslta airindiri’zzo,
subito dopo quelle di 13 uomini ipolitici
come ¡1 d’Azeglo stesso, il 'Cavour, il
Balbo, il Persano, il Bandi ed alcuni decurioni, o capì delFAmministraizione comunale, della città di Genova —- dare
un belli’esempio di larga tollerainiza e di
vero amor cristiano, ilnteroedendo, con,
tutto il peso ohe derivava dal loro sacerdozio e dalle cariche ohe rivestivano,
per ottenere dallo Stato una più ampia
libertà a prò degli « infelici fratelli
ancora sottoposti al rigor© di editti antichi ed anaoroniistici, incomipafibili con
1 atmosfera dei nuovi tempi di libertà
civile e d immineinte risurrezione nazionale.
Gnor© e gratitudine ai W hüü geneixisi
cittaaaii » e con lOro a quei sacerdoti
cauotici, eoe coi loro lerviüi voti, hanno oontriDuiiio a tarci euargire 'i .tidA’to
aeiia nostra enianisfipazipne : elaugizione
une essi tiatnno r.itenpto essere .«non
solo un atto di beneiticenza, ma di dovere cattolico (noi d.remmo cnatiainoi ohe
spinge ad amare e trattare .il moeiro
prassuno come noi stessi ».
- u n aiitra classe assai degn'Omente rap‘ presentata fra quei « 6uu .generosi cittaidi.ini », piasse spregiudicata, loera ed
aperta .alle nuove correnti' di pensiero e
ù idee politiche e sociali, fu quella dei
magistrati : avvocati, caus.dici ed altri
uomiini di 'legge che in numero di 108
diedero, fiirnando la petizione del d’Azeglio al Re, Fadesione dei loro cuori
generosi e della loro pronta Intellligenza alla nob.ile causa caldamente propugnata dal d Azeglio e iper la quale essi
volevano fosse reso .possibile ad un
grup'po cospicuo di oittadiinini dallo sia■ to, tenuti imo allora segregati nelle loro
valli come in un ghetto, di poter esplicare, lòonie tutti gli altri', in seno alla
pajtria comune, le 'loro capacità ^ il
loro valore nei più .svariati campi deirattività umana.
Anche a questa classe; degnamente
rappresentata -n questa coorte di «600
generosi cittadilni », yg oggi la nostra
riconoSoeinza ed il nostro memore ricoirdo. Come va a tutti gli altri leali e
coraggiosi cittadini die il 30 novembre
.1847, '.ad iniziativa del d’Azeglio, apposero numerosi le loro firmei alla supplica indirizzata al Re perchè .gli Israeliti ed i Valdesi fossero 'equiparati ai
cattolici nelle leggi dello Stato : circa
60 medici, dhirurgi, farmacisti ; 20 notai, 16 'professori, 17 fra negozianti,
banchieri ed agenti' di commercio, 5
artisti e pittori, 2 iingegii,eri e 2 ufflciali, e gli altri 300 ciix^ che non è
passibile olassiiìcare. Ma fra i qualii troviamo uominì ragguardevotissimi come
Angelo B'rofferio, Vittorio Bensezìo,
iFelire 'Govean : uomo politico, ietterato, oratore (focoso, patriota illuistre ed
uno dei più attivi cooperatorii del Risormento, il primo ; storico, giornalista, deputato, autore drammafioo, fecondo romanziere, il secondo; drammaturgo e
giornalista fecondo il terzo., fondatore
Col Bottero, col Barella e col Rosa delta « Gazzetta del Popolo » e più tardi
fondatore e direttore del giorriiale « Papà Gamillo».
Questi ed altri di cui non sappiamo
dire se è il loro nome ohe dà lustro alrindirizzo o se è la nobiltà del medesimo che 'Onora il loro nome, e Che '—■
a cento anni di distanza dal loro geéto
genoroso, al quale in. .parte notevolissima siamo debitori deilla mostra Emancipazione —; ce li fa ricordare con, emozione e gratitudine, e additare alla viva
e sincera riconoscenza dei Valdesi e degli Israeliti non solo, ma di tutti gl’ltaliani amanti della libertà.
A Dio pertanto ohe nella sua grand©
bontà ha diretto e guidato la miano dei
nostri emancipatori di 100 anni fa, vada la nostra profonda iricoriioscanza ; e
poi ai «600 generosi cittadini » e a
tutti coloro ohe, facendo loro la nostra
causa, hanno validamente oonilriibui’to a
accelerare i tempi e a convincere o a
spingere i poteri responsabili d’allora a
camminare con la storia.
'Così possa essere anche oggi a 100
anni di distanza in clima di democrazia
repubblicana.
T. O. Pons
Oaiwto Sacro
Le tradizicKial» feste di canto avranno
luogo quest’anno a'ie date e secondo Fordine seguente :
'a precedenza alla festa di canto nella Val
Penice onde non interferire col convegno
DOMENICA 2 MAGGIO :
Festa dii Canto per 'e Corali della Val
Pellice nel Tempio di Torre PeUlice, alle.
ore 16. Le Corali sono convocate per la
prova degli inni da cantare insieme, aile
ore H alla Casa Valdese, l.a colletta sarà
devoluta aha Cotnmfissiiime Canto Sacro.
giiovairtile delio FUV ohe avrà luogo a Praii
la domenica 2 maggio e ohe è destinato sopratutto aria Gioventù .della Val S. Martino.
D’intesa col capogruppo della FUV »1 Convegno giovanile della Vaccera, già annunziato .per la domenlica 9 !magig,lo, è pimandaito
alla domenca 23 .maiggio.
E qual tìh© ci piace soprattutto sottolineare oggi, è Fodesiome spontanea e
concorde all’opera dal d’Azeglio di quei
« 600 generosi' cittadinii », rappresentanti un po’ tutti i ceti dallo stato sardo,
desiderosi uguaknenite di aPP°S8'®ro,
con la Jiopo firma, una iniziativa da essi
‘ritenuta equa e giudicata doverosa riparazione ad un passato doloroso ad ingiusto.
E’ (pure con particolare compiocimetn'
domenica 9 MAGGIO :
Festa di Canto per le oora® della Val S.
Martino nel tempio di San Germano, alle
ore 15, La prova degli inni d’Insteme avrà luogo alte ore 14 nel locale a ciò destinato.
Le Feste di canto delle Scuole Domenicali avranno ambedue luogo, rispeteivarnente a San Germano ed a Torre Pehice
il (giorno 27 maggio, alle ore 10, Dopo la
festa, pranzo al sacco alfaperto, od 'in locale adatto Se M tempo sarà piovoso. Dopo
pranzo: canti e giochi all’aperto.
N.B, Siamo coetretti quest’anno a dare
Per la Commissione Canto Sacro
EDOARDO AIME, pastore
DONI RICEVUTI DAL
CASSIERE
DELLA TAVOLA VALDESE
Per Asilo di San Germano '4
N. N. Roma 500 — Immobili in mcm. .. jS
loro Card 500 — N. N. iTic. al Signore,
Fontane, 2000 — Ernesto e Evelina Tron 50.
Per Asilo di Sicilia
N. N. Roma L. 500 ^ ImmovU'a, in m.
loro Cari 500 — Dott.'* Italo D’Angelo e
signora 1000 Firancesoo Valente, in m.
figlio Ernesto 1000 — D’Ursd Viito 100 —
Garufl Antonio, ta m. fìgMo 100 — Lungo
Paolo 200 —' Giuseppe Bellona, in mem.
200 — Chiesa di Corallo lOOO — id. Ceri©iola 1000 .— Idi. Messina 1500 — Id.
Reggio 1500 — Rocohenei’o 550.
Per Asilo Italia
Domenica e Bmllia .tn memoria diletta
maiinma Mairia Donadio ved. Hall 300 _______
Immov.ili, in mtem. loro cairi 500 _____. A
dunanza di Bastia 500 — Chiesa di Ci<rato
1000 — Id. Cerignoila 1000 — NVomen’s
Auxiliary Church St. Paul, Roma 20.000
PRÀROSTINO
PRO VALLI
L’esercito della salvezza
è lieto di annunziare ad lettori di questo
giornaile che il 12 aprile, inizierà nel suo
locale di Corso Fiume 26 una cucina popolare a modico prezzo sopratutto per faci!iitare gli operai deilie vicine fabbriche eid altri
che voglliamo apprioflltare di questa itiiiziatiiva. La distribuzione avverrà soltanto nei
gioi-nii ferialli e dalle ore 12 alle 13,30.
Direzione; Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Telefono 409
Amministrazione: Via Carlo Alberto
1 bis - Torre Pellice
Dir. Resp. Ermanno Rostan
ARTI GRAFICHE "L’ALPINA,,
Torre Pelliee
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Il dr. DANIELE ROCNAT
visita a TORRE PELLICE
tutti i venerdi dalle
10 alle 12 presso il
dr. Gardiol Tel. 77
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Domenica 11 aprile ore lò,30
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utilità.
H provento dej bazar andrà, come kJì consuetuid:ine, ;per l© necessità più urgenti' della nosta vita parrocchiale.
Facciamo un caldo appello affinchè i doni
cFoggetti vani ©d i preziosi doni in natura
c-i pervengano in tempo utile © cioè non o'tre .il! 9 aprii©.
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Bonnet, Torre Pellice,
i
L’Ufficio Pro Vali presso la Casa Valdese dì Torre Pelloe è aperto ai correligionari muntiti d.1 una detterà dì presentazione del loro pastore, (tutti d lunedì e tutti
i venerdì daO'le ore 9 a’Je ore 11,30. Gli altri giorni telefonare al n. 96 di Tarr© PelHce dall© IO all© li.
Volendo conferire colila Presidenza te'©fonare al n. 1 di Rorà.