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Anno 126 - n. 9
2 marzo 1990
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delle valli valdesi
VERSO L’ASSEMBLEA DI SEOUL
PROTESTANTI IN NICARAGUA
Un patto di pace
per il mondo
«Chi lancera un apx>eUo alla
pace, in modo tale che il mondo
lo possa udire, che sia costretto
ad udirlo? (...) Solo un grande
concilio ecumenico della santa
chiesa di Gesù Cristo dispersa
in ogni parte del mondo può farlo in modo tale, che il mondo
stesso oda questa parola di pace
digrignando ì denti e che i popoli si rallegrino, perché la chiesa di Cristo toglierà, in nome
di Cristo, le armi dalle mani dei
suoi figli, impedirà loro la guerra e griderà la pace di Gesù Cristo in questo mondo foUe... ».
Con queste parole Dietrich
Bonhoeffer lanciava nel *34, a
Fano, l’appello alla pace in un
mondo che stava precipitando
verso il baratro della seconda
guerra mondiale. Allora non venne ascoltato. Ma il suo appello
non è caduto nel vuoto, così come la parola degli antichi profeti, dapprima inascoltata, non
è mai caduta nel vuolo.
Dal 6 al 12 marzo cristiani di
tutto il mondo si ritroveranno a
Seoul, nella Corea del Sud, e
per una settimana intera discuteranno di giustizia, pace, salvaguardia del creato. Al termine
dei loro lavori concluderanno insieme dei patti ed assumeranno
insieme degli impegni su alcuni
punti particolari, come la questione dell’atmosfera e il suo
surriscaldamento (l’effetto serra), l’ordine economico internazionale, la crisi internazionale
dovuta aU’indebitamento dei paesi del terzo mondo, il processo di
militarizzazione e la ricerca di
un sistema di sicurezza tale da
garantire ogni nazione, e alternativo a quello della deterrenza.
550 saranno i rappresentanti
delle 307 chiese membro del Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC); a questi vanno aggiunti
i 20 osservatori della chiesa cattolica, più i rappresentanti di
altre chiese, di movimenti, i rappresentanti di altre religioni,
gli esperti, i consiglieri, e in più,
inoltre, almeno altri 500 tra giornalisti, invitati, personalità.
Seoul, dunque, si presenta come uno dei più grandi appuntamenti di questo scorcio di secolo
e come un’occasione unica, a lungo attesa, che ora finalmente si
verifica.
E’ la meta di un cammino iniziato, idealmente, a Fano nel ’34;
proseguito poi ad Amsterdam
nel ’48 quando il CEC si dichiarava apertamente contro la guerra, qualsiasi tipo di guerra; condotto con estrema difficoltà negli
anni della guerra fredda; riesploso, finalmente, negli anni ’80
con le marce e le manifestazioni in tante parti d’Europa e del
mondo.
A Vancouver (Canada), nell’83,
TAssemblea generale del CEC definiva come una delle sue priorità Timpegno delle chiese membro in un processo conciliare di
alleanza per la giustizia, la pace
e l’ecologia. Da allora in tutti e
cinque i continenti si sono svolti
incontri, consultazioni: ai nomi di Fano, Amsterdam, Vancouver si sono aggiunti quelli
di Düsseldorf ’85 con l’appello di
C. F. von Weizsäcker, e poi il
grande incontro dì Basilea ’89.
Il nostro eurocentrismo non de
ve però farci dimenticare l’Africa, con gli incontri svoltisi in
Nigeria, nel Kenia, nel Ruanda e
ad Harare nell’88, e neppure l’Asia, con gli incontri svoltisi in
India, a Hong Kong nel maggio
’89, nel Giappone, in Thailandia,
in Indonesia. E prima ancora,
neH’86, rincontro delle chiese dei
Caraibi con il documento su
« L’ecumenismo e il cambiamento sociale nell’ubbidienza a Gesù
Cristo e la solidarietà con i poveri ». In America latina le chiese si sono incontrate in Argentina, in Urnguay, nell’Ecuador
e perfino nel Paraguay; in Medio Oriente, a Cipro, nel maggio
’88; nel Pacifico a Tongatapu,
nelle isole Samoa occidentali, ed
in tanti e tanti altri posti ancora.
Seoul raccoglierà i risultati di
tutte queste consultazioni. Chiuderà una fase e ne aprirà un’altra, in uno scenario che, non solo in Europa, sta modificandosi
radicalmente. « Tra il diluvio e
l’arcobaleno » s’intitola il documento preparatorio. L’arcobaleno, il sepio della pace che Dio
fa con il mondo; chiediamo a
Dìo la capacità, l’intelligenza e
la costanza di saperla annunciare e vivere, come chiese e come
singoli.
Luciano Deodato
Povertà, guerra, fede
Battisti, moravi, pentecostali* diversi gli approcci alla realtà sociale - La teologia della liberazione come appello alla conversione
Si è votato in Nicaragua, domenica 25 febbraio. Per capire
meglio la realtà del Nicaragua ho
posto alcune domande al past.
Louis Schweitzer, battista, segretario della Federazione protestante di Francia, che recentemente si è recato in quel paese.
Qui ha partecipato ad un incontro su « Riforma e conqmsta »,
ha tenuto una relazione sui fondamenti e l’attualità della Riforma, ed ha inaugurato la biblioteca Georges Casalis, teologo protestante francese sepolto a Managua.
Gli ho posto alcune domande
sui protestanti in Nicaragua, che
rappresentano il 25% della popolazione e sono in maggioranza di
tendenza fondamentalista.
— Come si è strutturato il
protestantesimo in Nicaragua?
— Il protestantesimo è arrivato in Nicaragua per ondate successive. C’è un « vecchio » protestantesimo, arrivato alla fine del
XIX secolo dagli Stati Uniti. Sono essenzialmente i battisti.
— E i moravi?
— Si sono stabiliti sulla costa
atlantica. Provengono da missioni tedesche. Hanno una storia au
tonoma e sono radicati soprattutto nelle comunità dei misquitos.
La seconda ondata è arrivata
all’inizio di questo secolo. E’ di
tipo pentecostale e oggi queste
chiese sono più del 50% di tutti i
protestanti in Nicaragua.
— Come si situano i protestanti
nello scacchiere politico?
— I battisti sono sicuramente
progressisti. La Facoltà battista
di teologia di Managua lavora in
collaborazione con il Centro interecclesiastico di studi teologici
e sociali (CIETS) alla pubblicazione di una rivista teologica tutta centrata sulla riflessione dei
« teologi della liberazione ».
Nel resto del protestantesimo
abbiamo più correnti. La prima,
dominata dagli Stati Uniti sia sul
piano finanziario che intellettuale, è piuttosto antisandinista. La
seconda, che possiamo qualificare come moderata, si preoccupa
solo delle questioni sociali senza
occuparsi di politica.
La terza, molto vicina ai battisti, conduce una ricerca all’interno della teologia della liberazione.
—• Come si situano i protestanti di fronte ai problemi della
guerra alle frontiere, alla crisi
L’UOMO, IL CREATO E LA LODE A DIO
Il cielo stellato su di noi
« Alleluia. Lodate l’Eterno dai cieli, lodatelo
nei luoghi altissimi (...). Lodate PEterno dalla terra, voi mostri marini e abissi tutti (...); re della
terra e popoli tutti, principi e tutti i giudici della
terra; giovani ed anche fanciulle, vecchi e bambini... » (Salmo 148).
Tutto il creato è invitato a dare lode a Dio. Anche gli elementi tradizionalmente nemici, « mostri
e abissi del mare, fuoco e grandine, neve, nebbia »
sono invitati, in forma imperativa, a prender parte
a questa lode che scende « dal cielo » e sale « dalla
terra ». E’ una preghiera cosmica. Un canto che
commenta la grandiosità della creazione di Dio che
si conclude con il riposo, tempo di lode e di preghiera. I cieli, gli angeli, la luna e le stelle cantano
la gloria di Dio anche senza l’uomo. Egli è parte
della creazione in cui vive in un rapporto di dipendenza, di equilibrio. Ma mai come oggi questo rapporto è andato in crisi. L’allarme ecologico planetario che ha cominciato a squillare negli anni ’10
ha già una sua storia: Seveso, Three Miles Island,
Chernobyl, Bhopal, Basilea... Il mito del progresso,
la fiducia nel futuro, l’ansia di modernità devono
oggi confrontar.si con un bilancio catastrofico.
Eppure, indietro non .si torna. La tecnica che
distrugge può anche riparare. Lo sfruttamento intensivo delle risorse energetiche può essere diversificato e la natura — ormai scomparsa dai grandi
agglomerati urbani e parzialmente inquinata — può
essere riscoperta come condizione essenziale per la
vita. Lo scopo della creazione è dare lode a Dio.
L’uomo non è invitato ad innalzare un ’’assolo” al
Creatore, ma semmai ad associarsi al coro degli
elementi e delle vite che Dio crea: egli « vide
che tutto quello che aveva fatto era davvero inolio hello ».
Per troppo tempo abbiamo letto la Bibbia esclusivamente in chiave di rapporto uomo-Dio, dimenticando che Dio stabilisce con noi un patto insieme a tutti gli esseri viventi che sono sulla terra
(Gen. 9: IO). Non si tratta qui di idolatrare la na
tura, madre feconda di innumerevoli religiosità:
dall’antico culto del sole « giudice e vindice » ai moderni astrologi che scrutano il futuro indagando il
cielo. Occorre piuttosto riscoprire il nostro essere
parte del creato e la nostra responsabilità nei confronti della natura che ci circonda. Riscoprire insomma una certa gioia di vivere che si fonda
sulla scoperta del cosmo come creazione di Dio,
come teatro della sua gloria.
Ma il rapporto con la natura può anche portarci alla disperazione. In un suo racconto Anton
Cechov scrive di questa sua (e spesso nostra) sensazione: « Quando a lungo, senza mai distogliere lo
sguardo, tu fissi la profondità del cielo, accade che
la mente e l’anima vengono a fondersi in un senso di solitudine. Incominci a sentirti irreparabilmente solo... Ti si affaccia alla mente quella solitudine che aspetta ciascuno di noi nel sepolcro e la
vita, nella sua essenza, ti appare disperata, orrenda... ». Com’è ambiguo e spesso drammatico il nostro rapporto con il creato! Non lo possiamo affrontare né attestandoci sul fondamentalismo di
un ritorno ai primordi (per esempio: il terremoto
è punizione di Dio per i nostri peccati), di un ritorno a facili automatismi, né lo possiamo affrontare ignorando il fatto che questa natura non sta
certo lodando Dio ma piuttosto agonizzando, ogni
giorno di piti, a causa di un degrado ambientale
che non ha più confini.
L’antica preghiera del salmista insiste nel ricordarci che lo scopo della vita, di ogni vita, è lodare
Dio. I popoli, le diverse generazioni, sono invitati
a dare lode a Dio come uomini e donne corresponsabili di questo universo la cui immensità e complessità ci spaventano e ci schiacciano ma che, insigne a noi, attende la redenzione finale. La solitudine dell’animo di fronte al creato, « il silenzio eterno degli spazi infiniti che ci ango.scia » — come notava Pascal — può essere condivisa con tutti coloro che nella lode a Dio ne scoprono anche la sua
vicinanza alla nostra vita.
Giuseppe Platone
economica e alla campagna elettorale?
— Il OIETS e la parte più a sinistra del protestantesimo partecipano al processo di ricostruzione economica del paese; hanno
partecipato alla lotta per
l’autodeterminazione e la liberazione del paese ed ora a quella
per la dignità del popolo nicaraguese. (Questa corrente lavora a fianco del governo sandinista e ha partecipato direttamente
alla campagna elettorale, schierandosi con i sandinisti.
Ho potuto visitare un villaggio
con una forte presenza protestante e ho potuto constatare quanto i protestanti sono interessati
a discutere l'avvenire del loro
paese.
— E le altre correnti protestanti?
— Credo che non facciano niente in politica. Non hanno preso
posizioni esplicite antisandiniste
durante la campagna elettorale.
E’ questo un atteggiamento classico dei protestanti di tipo fondamentalista: i fondamentalisti si
dicono apolitici. Fanno una politica conservatrice, non meno efficace ma più discreta. Non c’è
però tra i fondamentalisti nicaraguesi una destra politica e religiosa paragonabile alla « maggioranza morale » statunitense.
— / pentecostali e i battisti
hanno un modo molto entusiasta di esprimere la loro fede; come si concilia questo con l’impegno politico?
— Il modo caloroso di esprimere la fede si traduce anche in
una pietà personale e in un impegno per la teologia della liberazione. Il vescovo metodista
Pagura, argentino, spiega che la
teologia della liberazione è innanzitutto un appello alla conversione. Una conversione all’Evangelo che poi si incarna nell’impegno politico per la liberazione sociale. Anche in Europa
troviamo questo stesso tipo di riflessione teologica, che, per lo
più, resta a livello intellettuale.
In America latina questo tipo di
riflessione diventa un problema
esistenziale di vita o di morte, di
fedeltà o di infedeltà al mes.saggio evangelico.
Vivere coesistendo con la povertà, la guerra, la distruzione
del paese conduce necessariamente la fede a prendere posizione.
Jean-François Furel
Meno 4
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delle chiese.
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commenti e dibattiti
2 marzo 1990
DIMENTICANZE
Egregio Direttore,
nel n. 2. neli’articolo in prima pagina « Politica e moraie - a firma Giorgio GardioI, leggo che « ad esercitare
ia poiitica del bastone "per le giuste
cause" sono oggi solo gli USA ».
Ebbene no! Dimentica il GardioI il
quotidiano stillicidio di assassini di
giovani palestinesi, inciusi bimbi in tenerissima età, perpetrati dall'esercito
di quel mostro sanguinario che è ormai israele, già popolo (auto-) «eletto»,
oggi ladro di terre altrui.
Dimentica la brutale arroganza con
cui si radono aila dinamite o al bulldozer case di palestinesi perché vi
abitano, o si suppone vi abitino, i
lanciatori di sassi.
Tace la prepotenza con cui vengono
scacciati dalie loro terre contadini paiestinesi per far posto ad ulteriori immigranti ebrei dall'est europeo o per
creare nuovi insediamenti in barba
alle ripetute delibere ONDI Ed aggiungo che a Panama gli USA hanno
aimeno insediato ii governo iegittimo,
perché democraticamente eletto, e rovesciato e messo in carcere il miserabile despota e sinistro mercante di
morte che quelle elezioni aveva soffocato nel sangue e dichiarato nulle
continuando poi, disinvolto, ad opprimere il popolo. Criticabile quanto si
vuole, l'operato USA ha almeno reso
questo servizio al Panama. Israele non
ha fatto che seminare terrore e morte attorno a sé altamente infischiandosi
della riprovazione del mondo interol
Cosa aspettarsi d'altro quando si hanno alti dirigenti del calibro di uno
Sharon (che qui ho sentito chiamare
« charogne ») ?!
A me sembra che sia ora di finirla
con le «sindromi di Dachau, Auschwitz»
ecc.; l'ora di ricordarsi di ben aitri
« olocausti » di gente ben altrimenti
meritevole di simpatia: Armeni (15
milioni), kulak (35 milioni), cambogiani (3 miiioni) ecc. di cui mai si parla; l'ora di rendersi conto delle costanti vioiazioni del diritto internazionale messe in atto da israele quali il
ratto di Eichmann in terra argentina
(gli USA avrebbero potuto fare altrettanto con Noriega a Panama, invece
hanno negoziato!), l'episodio di Entebbe
ecc.; l'ora soprattutto di accorgersi
dell'ettormità che rappresenta l'esistenza stessa dello Stato d'Israele che
pretende d'imporre dopo 2000 anni,
in barba ad ogni « prescrizione ». la
rioccupazione delle terre da cui la
storia l'aveva scacciato!
Massimo Pulejo, Bruxelles
IL CULTO IN TV
L'appassionata difesa che Aldo Comba fa da Ginevra dell'operazione televisiva della vigilia di Natale mi induce
a riprendere la penna, non certo per
dare addosso a quanto vi è esposto,
ma perché vi sono espresse delle tesi,
care ai nostri « esperti », che suscitano
aitre perpiessità. Ne enuncio qualcuna:
1) « La presenza di qualsiasi mezzo di comunicazione trasforma il comportamento della gente »: p.es., nel
caso di un culto in televisione, il pastore parlerebbe diversamente, e diversamente parteciperebbero i fedeli. Ma anche il messaggio (il « kerygma » caro ai nostri teologi) sarà diverso? Qui non parlo della sua forma
ma del contenuto. Un conto è abbandonare il « patois de Canaan » (comunque deprecabile in ogni occasione) , un conto è predicare comprensibilmente, nonché fedelmente, la Parola del Signore. Il richiamo che
Comba fa a 1 Cor. 14 dà da pensare,
ma le raccomandazioni fatte dall'apostolo riguardano innanzitutto la comunità locale, dove chiunque parli
(con un salmo, un insegnamento, una
rivelazione, la glossolalia, l'interpretazione ecc.) lo faccia sempre per l'edificazione comune, essendo capito da
tutti.
2) « Una trasmissione in diretta
non è in sé né più vera né più falsa
di una preparata e recitata »: sarà
anche vero, dunque né teatrino (Peyrot), né teatrone (Tron). Per me, la
questione non sta tanto nel preferire
una « diretta » o una « differita » quanto nel constatare se. nell'uno o nell'altro caso, la comunità presente è quella
autentica; senza orpelli, senza alterazioni liturgiche, senza artificiosi accresclmontl. In breve, così com'è normalmente, una domenica dopo l'altra...
Comba ci assicura che, in occasione
dei primi culti in TV a Roma presso la
chiesa scozzese di via XX Settembre,
i fedeli furono adeguatamente preparati perché non si sentissero • comparse », e non c'è ragione di non
credergli. Ma allora?
3) Per me, anche qui, la questione
è un'altra: potendo usufruire del mezzo televisivo, quale culto offrire ai
telespettatori? Un culto normale, o
uno straordinario? Di culti non ordinari, ne celebriamo qualcuno nell'arco
dell'anno liturgico; a Natale, a Pasqua,
il XVII febbraio, all'apertura del Sinodo, o anche in occasione di qualche incontro ecumenico,.., ma mai si
è tenuto alla vigilia di Natale!
Giovanni Gönnet, Roma
Scusate il ritardo! Ma sì, anche il
ritardo ha un pregio: non è vittima di
un'eco e. perciò, può essere più razionale. Norbert Elias, il « vecchiariello », comincia la sua « Humana condilo » con la premessa che « talvolta è utile, per meglio comprendere i
problemi del momento, distaccarsi da
essi mentalmente e quindi riavvicinarsi
ad essi lentamente e da una certa distanza. Così, si può meglio comprenderli ».
Dopo la lettera di Peyrot che criticava il culto del 24 come teatrino di
Dio e le diverse reazioni che ha suscitato vorrei provare, ad una distanza terapeutica, a inquadrare il problema sotto un altro angolo visuale.
Sì, perché il problema non sembra
riguardare tanto se il culto fosse in
diretta o registrato (la predicazione della Parola è sempre in diretta), né se
fosse un culto delle 24 o delle 10 di
mattina (la predicazione della Parola
non dipende dalle lancette degli orologi), neanche la mobilitazione di altre
chiese e il pienone dovrebbero suscitare perplessità (vedi le grandi mobilitazioni apologetiche degli Atti degli
Apostoli). Forse forse c'è da interrogarsi sulla questione del rapporto immagine/realtà, ma se l'immagine aiuta
l'immaginazione, e questa provoca la
realtà, potrebbe anche questo passare
per predicazione della Parola.
La questione è un'altra! E le mie
sono innanzitutto delle domande:
a) è vero che il culto era stato
previsto al Sud e in' una chiesa battista, e poi « quelli della Rai » hanno
posto la condizione che se -non fosse
stato al Nord, in una chiesa valdese
e con il moderatore, allora il culto
« non s'ha da fare, né domani, né
mai »?
b) è vero che si è cercata una soluzione di compromesso chiedendo ad
• una » pastorp battista di andare, dal
Sud, fino alle Alpi per celebrare « solamente » la Santa Cena?
Se le risposte sono affermative si
noterà che la questione si sposta di
180°: si è, insomma, in un nuovo territorio argomentativo; se la Rai può
porre tali condizioni oggi, lo potrà fare anche domani, e con quali conseguenze per la nostra predicazione di
un vangelo incondizionato? Se la « ratio » delia Rai trionferà, lo show soprattutto, cosa ne sarà della predicazione della croce? Non è meglio,
forse, perdere un'opportunità che perdere la faccia? Non è meglio, forse,
perdere un'opportunità che tradire degli ideali da sempre predicati: la
priorità del Sud, la priorità dei rapporti BMV?
in conclusione vorrei sperare che
questo ritardo non irriti nessuno, e
che in seguito possiamo dire che
non c'è « servizio » senza scandalo.
Questo « servizio » di mezzanotte, purtroppo, non ha scandalizzato nessuno!
Raffaele Volpe, Lentini
Concludiamo, con la pubblicazione
di queste due lettere, il dibattito sul
culto di Natale.
G. G.
IL CASO MANDELA
Il capo storico del movimento sudafricano, Neison Mandela, è stato liberato dopo 27 anni di carcere. Lo ha
stabilito De Kierk, presidente di quello
Stato.
Questo avvenimento ha sorpreso ii
mondo intero. Ma se, come opportunisticamente afferma De Kierk, questo
capo carismatico delle libertà dei negri
e paladino dei più nobili ideali è « seriamente impegnato neila ricerca di una
risoluzione pacifica ai confiitto razziale », perché avere atteso così tanti
anni per iiberarlo e, magari, strumentalizzarlo?
Tutti hanno giubilato per la liberazione del campione pacifista Nelson
Mandela, ad iniziare dall'arcivescovo anglicano Desmond Tutu per terminare
al mondo del giornalismo e a tutti i
popoli amanti delia libertà, della giustizia e della pace.
Ma a chi attribuire il merito per la
fine di questo doloroso calvario? E se
Mandela è stato riconosciuto solo ora
dal presidente sudafricano quale eroe
e difensore della libertà e vittima innocente della politica dell'odioso apartheid, quali manovre covavano sotto le
ceneri dell'ingiustizia, prima di giungere alia riscoperta della grande verità?
Nulla di nuovo sotto il sole, in questo mondo di soprusi e d'intrighi -politici azionati da tante nazioni, come
afferma giustamente nei suoi articoli
Giorgio GardioI sul periodico valdese.
Ma perché, dunque, sono sempre le
grandi potenze ad arrogarsi il diritto
di definire buoni o cattivi gli uomini ed i movimenti? Perché servirsi degli uni e degli altri quando sono in gioco le loro sorti economiche, i loro
privilegi?
Mandela, con il sacrificio della sua vita, ha fatto trionfare la verità ed ha
aperto la strada alla giustizia. Dunque la realtà dei diritti umani affiora
soltanto quando ci sono di mezzo gli
interessi delle nazioni? Perché certi
capi cedono solo sotto la pressione e
le minacce delle sanzioni economiche?
Qppure si decidono a cambiare politica in seguito ad eventi tragici
come quelli della Romania, piuttosto
che aprire gli occhi in difesa della
giustizia prima che si giunga all'irreparabile 0 a distruggere la vita degli
uomini giusti?
Orbene, tutto questo può darci la
vera lezione che le sorti dell'umanità
non possono essere nelle mani dei
capi delle nazioni, bensì devono essere i popoli ad autodeterminarsi, facendo trionfare la giustizia per il bene comune. Perché le grandi potenze
sono sempre interessate a -portare
acqua al proprio mulino a danno della vera giustizia nel mondo.
Sandro Marroni, Firenze
« ...CHI DI VOI E’
SENZA PECCATO... »
Capisco le reazioni di chi condanna
quell'unico falò del 17 febbraio, ma
capisco anche come l'entusiasmo per
il 17 febbraio possa avere, in quel
caso, oltrepassato il confine della riflessione.
Per questa ragione mi pare che una
lettera sarebbe stata sufficiente perché troppe lance possono, talvolta,
più che correggere, ferire e creare grave sofferenza.
Non dimentichiamo le parole di Gesù, quando gli presentarono la donna
adultera; « Chi di voi è senza -peccato
(chi non ha mai sbagliato) lanci la pietra contro di lei ».
C. P. Poèt, Torre Pellice
SE FOSSE STATO
UN GIOCO...
Se fosse stato un gioco, avrebbe
anche potuto essere divertente.
Gli ingredienti c'erano tutti: un folto
gruppo di persone convenute per « i
problema Villa Qlanda » che giocava i
ruolo della pubblica accusa, con dif
ferenti sfumature e angolazioni; un so
lo imputato, la Tavola valdese, rappresentata dal moderatore.
Se appunto fosse stato un gioco!
Vediamo i personaggi La pubblica
accusa: alcune persone che si preoccupano di « salvare » alla chiesa valdese un'opera storica e per questo
usano armi molto appuntite, affilate accuratamente per l'occasione: ironia,
allusioni alla segretezza della Tavola
(...non dice mai niente), asserzioni precise circa 1« onesta » incapacità di
ogni esecutivo ecclesiastico a ben amministrare, accuse alla Tavola di partito
preso nei confronti di Villa Qlanda,
accuse alla Tavola di cattiva gestione
del patrimonio immobiliare. Più sfumate altre posizioni, meno aggressive,
preoccupate più di salvare una casa
per autosufficienti utile ai bisogni
della valle che di attaccare la
Tavola. Per ultima una proposta: raccogiiere la non indifferente cifra dì 1
miliardo e 200 o anche 500 milioni
per la ristrutturazione deH'ìstituto.
L'accusata. La Tavola valdese, gravata di ogni sorta di problemi e assillata dal bisogno di denaro. La Tavola, organo esecutivo con una visione globale dei problemi di tutta la
chiesa che deve rispondere prima alla
Commissione d'esame e poi al Sinodo
del suo operato. La Tavola, che subito
dopo il Sinodo '89 ha deciso di soprassedere alla vendita dell'immobile fino
al 31 dicembre 1989.
Questi jjunque i ruoli.
Domenica, mentre seduta -muta ed
allibita ascoltavo interventi di volta
in volta pacati o istrionici, mi sono
chiesta: « E se alcune delle persone
presenti che ora, con arguzia e un
pizzico di perfidia, seminano incertezza
e dubbio, si trovassero a dover rispondere direttamente di tutti gli istituti
della chiesa, di tutte le chiese locali, stabili, sistemazioni pastorali, come
fa la Tavola? ».
-Per un attimo mi sono divertita ad
immaginarle alle prese con tutto ciò,
ma poi mi è venuto in mente che
anch'io allora sarei stata tentata di
comportarmi come loro — con mezze
verità, cattiveria gratuita e poca comprensione e carità. Ma poi un -pensiero mi ha trafitta: se queste persone così poco caritatevoli avessero
questa responsabilità, quali sarebbero
le conseguenze per la chiesa?
E così finì la mia idea del gioco
delle parti perché, in fondo, sulla
critica volutamente distruttiva non può
costruire un piccolo potere personale
neppure chi non trova altra possibilità di mettersi in mostra.
Carla Beux, Torre Pellice
TROPPI
SPETTATORI
Egregio Sig. Direttore,
mi perdoni se le rubo un po' di spazio per dar sfogo a tutta la rabbia
che ho dentro in questi giorni, ma
spero con questo di trovare un po' di
pace.
Da quando sono nata, ho avuto la fortuna, almeno dal mio punto di vista,
di vivere In questa bella valle verdeggiante e tranquilla, a pochi minuti da
Pinerolo, ma oggi quello che -mi circonda è un paesaggio triste, nero come la
pece. Qrmai è tutto tranquillo, ma l'inferno di giovedì 15 qualcuno non potrà
scordarlo: alle 10 una nube enorme
di fumo nero si sollevava all'altezza
del ristorante Malan e veniva spinta
a valle da un vento fortissimo e all'ora
di pranzo a Prarostino già divam-pava
l'incendio. A casa mia, in poco tempo,
ci siamo ritrovati circondati dalle fiamme; erano ovunque, e se spegnevi qui
sì accendeva là. Abbiamo lottato tino a
tardà sera e poi ancora durante la
notte, portando acqua senza sosta, e
alla fine ce l'abbiamo fatta: abbiamo
salvato la casa. Quindi, anche se abbiamo provato il terrore, siamo stati più
fortunati di tanti altri.
Ma adesso non c'è solo cenere, desolazione e macerie qui a Prarostino:
c'è un gran senso d'amaro. Sì, perché
abbiamo visto tanta gente, venuta dai
paesi vicini, ostruire le strade con la
macchina e poi, con le mani in tasca,
starsene a guardare il grande incendio, indifferenti o peggio divertiti da
questo triste spettacolo, mentre le
case degli altri stavano per bruciare
o addirittura già bruciavano. Forse, se
solo avessero portato una secchia
d'acqua o avessero buttato un po' di
terra con una pala, qualcuno avrebbe
ancora ciò che si era costruito coi
frutti del suo lavoro. A me hanno insegnato a non augurare il male agli
altri, ed è per questo che auguro a
queste persone di avere tanta fortuna
da non avere mai bisogno dell'aiuto
di quanti, egoisti come loro, sanno
solo godere delle disgrazie altrui.
G. P., Prarostino
r
delle vaili valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato. Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actìs
Amministrazione: MItzi Menusan
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Italia
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Il n. 8/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle
valli valdesi il 22 febbraio 1990.
Hanno collaborato a questo numero: Aldo Comba, Leonardo Casorio, Dino GardioI, Cesare Milaneschi, Bruna Peyrot, Lucilla Peyrot, Roberto Peyrot, Giovanna Pons, Sandra Rizzi.
3
2 marzo 1990
commenti e dibattiti
TRA PUBBLICO E PRIVATO
Comuni anni '90
Il 6 maggio si vota per le elezioni amministrative. Ai nuovi
eletti affideremo per cinque anni il buon governo di paesi e
città, della nostra convivenza,
motivo sempre valido per scegliere bene. Nei giorni scorsi, dopo un travaglio di 40 anni, ha
finalmente visto la luce la nuova
legge sulle autonomie locali. Le
leggi sono come i violini dei
maestri liutai di Cremona, non
si sanno più fare come una volta. Pure questa .sulle autonomie
locali non è male, non foss’altro
per il tempo che ci han messo
a discuterla, a congegnarla. Poi
gli strurnenti di legge, come i
violini, bi.sogna saperli suonare.
Riusciremo a riorganizzare,
con rinnovate passioni civili e
solide competenze, municipi e
regioni, sotto rincalzare di vecchi e nuovi problemi, in prossimità del confronto europeo, oggi che chiedono cittadinanza gli
immigrati extracomunitari, culture diverse?
Giorno dopo giorno abbiamo
visto avvitarsi la crisi del sistema di \'alori politici, delle istituzioni, dello Stato.
E’ diventato atteggiamento di
massa criminalizzare la sfei'a
pubblica, sia politica che burocratica, addebitandole inefficienze e disfunzioni amministrative,
rituali malavitosi, gran parte dei
mali de] convivere. Certo la nostra amministrazione pubblica è
una vecchia carretta, mal governata, con una ciurma neghittosa e demotivata, avrebbe bisogno di fermarsi in bacino di carenaggio. Costretta com’è a navigare sempre in mare aperto,
ricostruirla, riformarla non sarà
impresa da poco. Ma c’è molto
di scaricabarile italiano in questo buttarle la croce addosso.
Siamo avvezzi da sempre a rimuovere il peccato da noi, ad
autoassolverci dei vizi privati
professando pubblica virtù, a
schivare le responsabilità collettive, a chiedere civismo agli altri senza spenderne di nostro.
Ogni paese ha le burocrazie che
si merita, che gli sono congeniali. Da noi i ceti politici dominanti, il fascismo prima, poi i partiti di governo, al centro ed alla periferia, hanno sempre offerto alle burocrazie la cambiale
dell’« ordine », hanno chiesto al
personale amministrativo e burocratico, contro qualche privilegio, solo di essere cliente, non
anche di essere all’altezza del
compito. Bene o male, lo scambio ha dato frutti fintanto che
la struttura sociale e politica è
rimasta semplice, si è esteso come un cancro quando la democrazia bloccata ha ampliato gli
Spazi di pluralismo, di consociazione.
T ’70 furono gli anni dell’utopia. Il sociale irruppe nelle isti
tuzioni locali, le forme di democrazia di base furono istituzionalizzate: fu un errore, perché
la partecipazione politica spontanea della gente venne così soffocata. Il livello di governo locale essendo incapace di dare risposte utili allo sviluppo, il sistema delle autonomie venne pe
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 4 MARZO
ore 23.15 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 12 MARZO
ore 10 - RAIDUE
UN DECENNIO PER
ASCOLTARE LE DONNE
nalizzato, negli anni ’80 si tornò
a rafforzare il « centro ». Oggi
tale impostazione — con l’intreccio, nella realtà centrale come in
quella periferica, di affarismi politici e privatismi rampanti —
fa correre danni gravissimi. Non
credo ci siano remore confessionali o arroccamenti localistici
nella preoccupazione della gente
della vai Pellice di vedere sbaraccata la loro USSL. E’ che l’ospedale valdese funziona, sostenuto com’è da sinergie tra iniziative e contributi « privati »,
sensibilità comunitarie ed azione dell'ente pubblico. Perdere
l’autonomia significherebbe quasi inevitabilmente perdere efficienza gestionale, vedere scadere
il servizio.
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Ci sono segnali che mostrano
per gli anni ’90 l’emergere di
una domanda di centralità delle
persone, di responsabilità democratica, di diritti sociali di cittadinanza, l’attivcizione di energie private e di gruppo da spendere autonomamente nel collettivo. E' una novità rispetto ad
una cultura che riteneva che il
sociale dovesse essere ricompreso nell’ente pubblico e credo che
su questa domanda civica più
moderna e responsabilmente partecipe si debba far leva per tentare una riforma.
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Non si tratta di immettere nell’amministrazione pubblica dosi
rnassicce di privatismo, quanto
piuttosto attenzione capillare alle esigenze della nuova domanda sociale, creatività nel valorizzare e nell’avvalersi delle risorse umane e civiche interne ed
esterne, orientamenti direzionali di gestione per obiettivi e
controllo dei risultati, propri delle aziende private modernamente organizzate. Lo Stato moderno è nato — è stato scritto sul
settimanale dell’ANCI (l’Associazione dei Comuni italiani) — anche ereditando dalla Chiesa la
gestione delle anagrafi, allorquando l’uso della scrittura e delle
informazioni passarono nelle mani dei servitori laici di re e principi. Il modello culturale dominante neH’amministrazione pubblica del nostro paese è ereditato da una concezione dello Stato e delle sue funzioni che faceva della « forma », del legalismo
il fondamento dell’azione amministrativa. Questa struttura organizzativa verticistica, autoritaria — che ripete quella dei chierici, che detenevano e conservavano il magistero delle norme
Con quale spirito si governano
le città e le metropoli?
— è ormai anacronistica. L'organizzazione moderna, anche nella sfera pubblica, è lo staff di
specialisti, di competenze articolate, in grado di interagire tra
loro, di acquisire ed elaborare
nuove informazioni, valori aggiunti una volta impensati.
Sapremo darci, a Pinerolo o a
Gioia del Colle, strutture organizzative e funzionali del governo locale all’altezza delle necessità di oggi? Ha notato Giorgio
Peyrot che subito con la Riforma, sotto l’influenza delle idee
franco-ginevrine, si formò nelle
Valli valdesi un ceto laico responsabile della vita comunitaria. La tradizione di autogoverno è antica quindi, come antica
è la cultura del prendersi in
proprio le responsabilità collettive. Le fondazioni sono buone
per lavorarci su.
N. Sergio Turtulici
cSaudìana editrice
NOVITÀ’
È appena uscito il n. 7 della collana « Parola per l’uomo d’oggi »
HENRY MOTTU
Geremia: una protesta
contro la sofferenza
Lettura delle « confessioni »
pp. 200, Lire 23.000
La sofferenza non è una fatalità; è un crogiolo dove la
fede può crescere. Soffrire in piedi, protestando contro la disgrazia, è il tema di questo libro scritto per un vasto pubblico.
La solidarietà del profeta con il popolo attesta la presenza nella
storia del Dio che promette al suo popolo la misteriosa profezia di una nuova alleanza.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
DIBATTITO
La crisi dei valori politici e delle istituzioni - Ogni paese ha le
burocrazie che si merita - Una domanda di centralità delle persone
8 per mille
e defiscalizzazione
Con un solo voto di maggioranza il Sinodo ha deciso di non
accettare l'8 per mille dell’Irpef,
che, su indicazione del contribuente, dovrà essere devoluto ad
una chiesa o allo stato.
•Sul numero del 9 febbraio, Artus-Martinelli ha evidenziato bene e tecnicamente in modo perfetto il problema e la difficoltà
di scelta per il contribuente valdese e metodista.
A quanto detto, vorrei aggiungere tre osservazioni:
1) per una materia così importante il Sinodo non avrebbe
dovuto decidere a maggioranza
semplice;
2) il Sinodo avrebbe dovuto
indicare come il contribuente
valdese e metodista si sarebbe
dovuto regolare nel compilare la
denuncia dei redditi, su questo
punto;
3) non mi risulta che il Sinodo abbia preso una decisione per
la compilazione delle ricevute
delle offerte da parte delle chiese. Ricevute che potrebbero essere inserite nella denuncia, contribuendo alla riduzione del reddito.
Per la denuncia dei redditi relativa all'anno 1989, purtroppo,
non c'è più nulla da fare, non
potremo detrarre nulla. Ma per
la denuncia del 1991 sarebbe necessario che le chiese si mettessero in condizione di rilasciare
delle ricevute per le offerte.
Cerco di spiegare il motivo di
questa richiesta con un esempio:
supponiamo che un contribuente, con reddito di 30 milioni, de^
ci da di versare una contribuzione annua alla chiesa di 1 milione; questa contribuzione gli costerà 1.330.000 L. perché, non essendo detraibile, dovrà pagare
330.000 L. di Irpef su quella fascia contributiva.
Se, invece, potesse esibire delle ricevute per 1 milione non pagherebbe più le 330.000 lire di
tasse, e quindi potrebbe:
a) mettersi in tasca 330.000
lire;
b) dare altre 330.000 lire alla
chiesa;
c) decidere di fare metà per
uno!
Concludendo, per una offerta
di 1 milione alla chiesa, perché
il contribuente-credente deve buttare 330.000 lire?
Torniamo all’8 per mille. Perché devo scegliere il « minore
dei mali » indicando, come destinatario del mio 8 per mille, le
Chiese avventiste e le Assemblee
di Dio? Non voglio certo darlo
alla Chiesa cattolica e neppure
allo stato che sperpererebbe, come sempre, il mio denaro.
Ragioniamo un attimo:
1) l'8 per mille è mio perché
sono io che devo decidere a chi
deve andare: lo stato è soltanto la mia banca, alla quale do
ordine di fare un bonifico ad
una chiesa di mia scelta;
2) i nostri istituti ricevono
aiuti e sovvenzioni dalle USSL
e dalle Regioni e non se ne sentono « condizionati ». O forse si
sentono condizionati i pastori,
per aver accettato una ventina
di anni fa il contributo INPS
per le loro pensioni?
3) è vero che i regolamenti
della chiesa impediscono di ricevere sovvenzioni dallo stato.
Ammesso, per assurdo, che si
tratti di sovvenzioni, dovremmo
poter chiedere, con ampia facoltà di controllo, che T8 per mille
venga attribuito a determinate
opere; eventualmente nuove opere diverse dalle attuali e non
sotto il vincolo dei regolamenti
(perché non « Villa Olanda »?).
L’unica cosa su cui sono pienamente d’accordo con il Sinodo è di non accettare le quote
percentuali delle « non scelte »
di altri contribuenti. Infatti appropriarsi delle « non scelte » sarebbe ricevere un inaccettabile
finanziamento di persone distratte o non istruite sulla destinazione della loro non scelta.
Nelle varie discussioni delle
assemblee di chiesa questa era
stata una preoccupazione di molti membri. Ma gli altri (Chiese
Avventiste e di Dio) ci hanno
indicato la strada, risolvendo
brillantemente il caso.
Perché non dovremmo ragionare un po’ meglio e risolvere
questi problemi anche noi?
Aldo Rostain
UNA PAGINA DI STORIA DIMENTICATA
Le ACDG
Oggi non si parla quasi mai
delle ACDG.
Eppure proprio in queste Associazioni cristiane dei giovani,
sparse in tutta la nostra penisola, era cominciato fin dal secolo scorso quel dialogo fraterno tra cristiani delle diverse
confessioni che ha portato in
questi ultimi decenni a mutamenti cosi profondi.
Forse sull’ACDG hanno pesato
a lungo due equivoci: prima di
tutto la si è considerata troppo
facilmente, con l’YMCA di tipo
statunitense, una specie di società sportiva, mentre d’altra parte le si rimproverava una superficialità teologica che l’avrebbe portata a fare di ogni
erba un fascio.
Personalmente ne ho un ricordo ben diverso. Vi si svolgeva
un’intensa attività culturale e
una ricerca di fedeltà a Dio nell’amore per i fratelli, visto che
proprio lì Giovanni Miegge e
Ugo Janni, Giovanni Ferreri e
Walter Lowrie si confrontavano
in dibattiti appassionati con Ernesto Buonaiuti, Giuseppe Rensi,
Roberto Bracco, o anche con
rappresentanti di altre culture
come l’fndiano Rabindranath
Tagore.
E una fede abbastanza lucida
doveva guidare quei giovani che,
cresciuti nelle scuole del militarismo e delTimperialismo fascì
sta, osavano diffondere messaggi di pace e di fraternità fra gli
individui e fra i popoli, accoglievano e davano la parola ai perseguitati dal regime, aprivano le
porte ai giovani cattolici, agnostici o atei, con un rispetto totale per le loro convinzioni, ma
portandoli a conoscere la Bibbia
di Luzzi e la teologia di Barth.
Dopo la mia chiesa valdese e
prima di Agape io devo ringraziare l’ACDG in cui sono cresciuta per il mio incontro con Dio,
e anche del fatto che per me è
stato così facile e gioioso ritrovarmi, al momento dell’integrazione, con i fratelli metodisti, e
oggi con la medesima riconoscenza vedo approfondirsi il
dialogo e la collaborazione con i
battisti: non è una novità; è la
continuazione di un’esperienza
iniziata tanti anni fa.
Sempre l’esperienza giovanile
nell’ACDG mi ha aiutata a riconoscere la fede degli amici cattolici, proprio nel momento in
cui il confronto con loro mi
conferma sempre più nella mia
confessione evangelica, e a ricordarmi che « Dio ha tanto amato
il mondo », non solo una singola
chiesa, e mi chiama ad amare
tutta l’umanità.
Perciò ho sentito il bisogno
di rompere un silenzio che mi
pare duri da troppo tempo.
Marcella Gay
4
fede e cultura
2 marzo 1990
GERMANIA EST
HONORIS CAUSA A MONTPELLIER
Chiese e democrazia
Il crollo del muro ha catalizzato i processi politici che stavano
per svilupparsi nella RDT; le chiese di fronte ad un ruolo profetico
Johannes Langhof, 38 anni, pastore in una chiesa riformata nei
pressi del muro di Berlino, fa parte di quella non piccola schiera di
pastori e laici impegnati non solo
nella chiesa, ma anche nella società, per cercare di costruire insieme una nuova democrazia. Nel
periodo intorno al 17 febbraio è
sceso in Italia, s’è incontrato con
le chiese di Torino e di Milano, è
stato ricevuto dal presidente della
Regione Piemonte, è stato intervistato dal TG 3, da radio e televisioni private. Tutto questo interesse perché era possibile udire
dalla viva voce di uno dei protagonisti quanto è successo in questi ultimi mesi nella Repubblica
Democratica Tedesca (RDT) e capire le linee di tendenza in atto.
Riviviamo con lui l’atmosfera
irreale dell’apertura del muro,
« un avvenimento inatteso, che ci
ha colti di sorpresa ». Sebbene, riconosce Langhof, quando nell’estate scorsa Honecker disse che il
muro sarebbe durato ancora altri
cinquant’anni, egli capì che ne
era ormai già decretata la fine.
Ricorda i primi giorni, quando la
gente dell’una e dell’altra parte si
abbracciava commossa e gioiosa.
« Abbiamo scoperto di aver sempre avuto la nostalgia per l’unità
tedesca. La gente piangeva perché
si era di nuovo insieme e per le
sofferenze di questi 40 anni in cui
quasi ogni famiglia è stata divisa ».
L’apertura del muro ha accelerato e messo in crisi un processo
di riunifìcazione che doveva essere preceduto da una graduale maturazione verso la democrazia e la
libertà, che doveva compiersi all’interno della RDT. Ciò che doveva essere, in un certo senso,
conquistato o costruito lentamente, ma solidamente, viene ora offerto senza sforzo e senza alcun
costo. Lo standard di vita che viene offerto è quello occidentale.
Non solo, dunque, « la prematura
apertura del muro presenta un
grande pericolo — osserva il past.
Langhof — perché la libertà attuale è la libertà occidentale, sconosciuta ai cittadini della RDT,
ma anche lo standard di vita, a
portata di mano, è quello occidentale, senza però che vi sia stato
prima lo sforzo della sua costruzione da parte dei cittadini della
RDT. Non si conoscono quindi
da parte nostra i rischi connessi ».
Riunificazione:
problema aperto
E veniamo alla grossa questione
della riunifìcazione, di cui tanto si
parla in questi giorni. Anche per
Langhof, come per la maggior
parte dei tedeschi, non si tratta
di rimettere in discussione la frontiera suirOder-Neisse. Quello è ormai un fatto consolidato. La riunificazione tra quella che è oggi la
RDT e la Repubblica Federale
Tedesca (RFT) non può avvenire
in un rapporto di disuguaglianza:
« La RDT, per poter essere un vero partner, un partner di peso
uguale nel processo di riunificazione della Germania, avrebbe dovuto potersi prima sviluppare sotto il profilo economico, strutturale, finanziario e, perché no?, anche politico. Ora invece tutto viene vissuto a livello emotivo, e poiché viene data la sensazione della
bancarotta dilagante della RDT, si
originano ansie all’interno della
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Pi fronte alle prime libere elezioni sì moltiplicano i programmi,
confronti, e si evidenzia la voglia di partecipare.
popolazione della RDT e si fa strada l’idea che l’unica soluzione del
problema, e di tutti i problemi
della RDT, sia l’integrazione il più
possibile rapida nel sistema economico e politico della RFT ».
Con rabbia e tristezza Langhof
parla dei 2-3.000 che ogni giorno
abbandonano la RDT, per lo più
giovani. Si lasciano alle spalle gli
anziani, i malati, molte volte la famiglia con bambini ancora piccoli, per inseguire un sogno che
forse è solo una chimera.
Costruire un
futuro diverso
La chiesa sente una responsabilità nella situazione presente per
costruire un futuro diverso. Questa responsabilità le deriva dal fatto di essere stata Tunica organizzazione che, durante il regime,
avesse mantenuto una certa qual
indipendenza ed autonomia, per
cui la gente ha continuato a ragionare con la propria testa e a
sapersi assumere le proprie responsabilità. « Il regime ha cercato di averla come sua alleata,
ma la chiesa ha preferito mantenere la propria indipendenza ed
è diventata uno spazio nel quale
la gente poteva liberamente discutere dell’economia e dell’ecologia,
della pace e dei diritti umani. Nel
corso dell’estate questi gruppi di
discussione han cominciato ad assumere una connotazione più politica. Perciò questi nuovi movimenti democratici sono costituiti
da un’alta percentuale di credenti,
semplici membri di chiesa od anziani, membri del Sinodo, assistenti di chiesa, diaconi, pastori ».
In un momento in cui lo stato
ha perso di credibilità e di autorità le chiese si trovano ad essere
una struttura tuttora funzionante
ed efficiente, e dunque impegnata
ad evitare che il paese crolli nel
caos. Forse non tutti conoscono
un episodio emblematico: il vecchio (e malato) Honecker ha trovato asilo nella casa di un pastore
evangelico. Nelle chiese si riuniscono le assemblee, i dirigenti ecclesiastici sono quelli che conducono le tavole rotonde e cercano
di agire in modo tale da permettere la crescita delle forze democratiche. Esse dunque sono per
il dialogo, per una mediazione tra
il vecchio sistema, ormai esaurito,
e il nuovo che sta nascendo, dalla
intelaiatura ancora debole e fragile.
« In questo momento politico
la chiesa ha una funzione mediatrice e prende, come d’altronde già
Sergio Rostagno
dottore in teologia
nel passato, le difese dei gruppi
emarginati. Siamo per la riconciliazione. Vogliamo evitare che si
crei uno stato nello stato. Difendiamo le persone coinvolte nel
passato regime; in modo particolare vogliamo rappresentare gli interessi delle persone anziane e dei
malati, che rischiano di essere presto dimenticati in questo momento. Rappresentiamo anche gli stranieri, che già stanno per essere discriminati. Ho l’impressione dunque che la chiesa assuma la sua
funzione profetica e il suo compito diaconale. La chiesa non ha
una sua propria politica da sviluppare, ma deve aiutare ogni organizzazione democratica a svilupparsi politicamente, dal momento che i cittadini della RDT
non sono stati abituati a pensare
politicamente. In questo momento torna utile l’esperienza dei cristiani e l’esercizio che essi hanno
nelle discussioni sinodali e in altre assemblee rispettose delle regole democratiche ».
Con tutti i
democratici
La chiesa non sostiene un partito in particolare. Il fatto che sia
favorevole ad un processo democratico esclude di per sé che essa
si schieri da una parte soltanto.
Ci sono credenti, pastori compresi, che si inseriscono in partiti
conservatori, come il DSU, collegato alla CDU bavarese, ma anche in tutti gli altri movimenti
democratici.
Langbof pensa con passione alla RDT ; sembra voler ricuperare
in qualche modo il tempo perduto; lo affascina l’idea di costruire
insieme con altri una nazione, ma
su basi diverse. Una nazione integrata nell’Europa. Vuole una Germania unita, perché non si può dividere un popolo, ma una Germania che sia un tassello importante
nel processo di pace e distensione.
Essa è stata fino ad oggi il punto
di confronto tra i due sistemi, emblema della spaccatura tra Est ed
Qvest. Qggi essa può essere il terreno d’incontro e riconciliazione.
Ma per questo sono anche necessari l’aiuto e la volontà degli altri
paesi europei.
Tra pochi giorni si voterà nella
RDT. Le previsioni danno la vittoria ai socialisti, però potrebbe
anche vincere la democrazia cristiana legata a Kohl; ma l’importante è che il processo di democratizzazione della RDT non sia
bloccato.
Luciano Deodato
Il 12 febbraio scorso il prof.
Sergio Rostagno, titolare della
cattedra di teologia sistematica
presso la nostra Facoltà, ha ricevuto il dottorato honoris causa dalla Facoltà di teologia protestante di Montpellier (Francia).
Il conferimento è avvenuto la
sera del 12, alla presenza del
Consiglio di Facoltà, di professori e studenti, del decano della Facoltà teologica protestante
di Parigi e di numerosi membri
delie comunità riformate della
città.
Mentre il decano Jean Ansaidi ha pronunciato la laudatio
esponendo le ragioni del conferimento del titolo, è stato il più
anziano dei professori di Montpellier, André Gounelle, a dichiarare il nostro collega Rostagno
dottore h. c., mentre un terzo
professore gli consegnava la pergamena e l’ermellino.
La mattina del 12 il prof. Rostagno aveva tenuto una lezione
pubblica su Approche dogmatique de la mariologie, nel quadro di ima settimana interdisciplinare di aggiornamento teologico per pastori e studenti di
4" anno, centrata quest’anno sulla mariologia.
Domenica 11 il prof. Rostagno
aveva predicato in una comunità
riformata di Montpellier, per
sottolineare il vincolo che lega
la teologia alla chiesa e alla predicazione.
Desideriamo felicitarci con Sergio Rostagno per Tonoriflcenza
ricevuta. Essa onora anzitutto ed
essenzialmente la sua persona e
la sua attività di studioso; di
riflesso onora anche la Facoltà
nella quale egli lavora. E’ dunque ima doppia gioia quella che
comunichiamo ai lettori.
Ci rallegriamo anche di questo
ulteriore vincolo con la Facoltà teologica di Montpellier (alla
quale già siamo legati per altre
vie) e, più in generale, con il
mondo teologico protestante
francese; è qui il caso di ricordare che molti anni or sono la
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop. TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - © 91334
10066 TORRE PELLICE (To)
Facoltà teologica di Parigi insignì con la stessa onorificenza il
prof. Vittorio Suhilia, allora titolare della cattedra ora affidata al collega Rostagno.
Paolo Ricca
Appuntamenti
Giovedì 8 marzo — Napoli: Presso il
centro » Emilio Nitti » di Ponticelii, per
gli incontri di medicina preventiva, la
dott. Patrizia Zuccaia parla alle ore
16.30 sul tema: « Contraccezione e problemi ginecologici ».
Domenica 11 marzo — Roma: Nell'ambito dei ciclo su « La riscoperta
ecumenica della festa », organizzato dal
SAE, si tiene, con inizio alle ore 16.15,
presso il SAE (v. Giusti, 12) l'inconCorato: Con inizio alle ore 18 si
tengono presso la Chiesa valdese le
lezioni bibliche a cura del prof. Bruno
Corsani dedicate all'Evangelo di Marco.
Lunedi 12 marzo — Torino: Per l'organizzazione di « Città amica », alle
ore 18, presso le ACLl (v. Perrone, 3),
si tiene un incontro sul tema: • L'immagine dello straniero così come cl
viene proposta attualmente attraverso
la stampa e i vari mezzi di comunicazione ».
TORINO
Pace,
giustizia,
ambiente
Dopo la grande assemblea
europea di Basilea del maggio
scorso su giustizia, pace e integrità del creato e in concomitanza con l’analoga assemblea mondiale di Seoul
promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese, vogliamo
sostenere questo impegno anche a livello locale, convinti
che solo una grande mobilitazione e trasformazione di
mentalità potrà affrontare positivamente le « urgenze » del
nostro tempo.
Per discutere questo pro- |
blema, il Centro evangelico di |
cultura, le Comunità di base,
il SAE, e le redazioni de « Il
foglio » e « Tempi di fraternità » organizzano per sabato
10 marzo 1990 alle ore 9,30, nel
Salone del S. Paolo di v. Lugaro, un incontro sul tema;
Pace, giustizia, ambiente: un
impegno comune.
Programma :
Mattina :
— Ernesto Balducci, teologo,
Firenze: Quale cristianesimo di fronte a queste « urgenze » del nostro tempo ;
— Sergio Givone, filosofo, Torino : Quale umanità di
fronte alla possibilità dell’autodistruzione ;
— Bianca Guidetti Serra, avvocato e parlamentare, Torino : Quale giustizia per
l’umanità del 2000;
— Tullio Regge, fisico e parlamentare europeo : Quale
scienza di fronte ai grandi
rischi delTumanità.
Pomeriggio :
Libero dibattito tra i partecipanti e gli organismi invitati, tra cui: Beati i costruttori
di pace, Adi, Caritas, Agesci,
Gioc, Sermig, Commissione
diocesana per Tecumenismo,
Pax Christi, Mir, Gruppo Abele, Loc, Coordinamento obiettori fiscali. Associazione nazionale per la pace. Casa delle
donne. Udì, Gruppo donne Palestina, Ufficio stranieri del
Comune, Lega per l’ambiente,
Cisv, Movimento sviluppo e
pace, Centro di documentazione Sereno Regis, Consulta
regionale e comunale femminile, Comitato pari opportunità, varie parrocchie cittadine.
La conclusione del convegno è
prevista alle ore 18.
5
2 marzo 1990
fede e cultura 5
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Nuovo statuto
Un archivio della scrittura familiare - Una ricerca sulle valli nel
periodo della Resistenza - Atti del Convegno e opuscolo del XVII
Anche la Società di studi vaidesi ha ripreso la sua attività
nei nuovi locali del Centro culturale. La sua biblioteca e l’archivio sono di nuovo in funzione e si stanno arricchendo con
l’apporto di nuove donazioni. Con
l’assemblea straordinaria del 9
febbraio scorso, la Società si è
dotata di un nuovo strumento
di lavoro: un nuovo Statuto. Le
finalità sono sempre le stesse:
ricerche, convegni, pubblicazioni,
scambi con altre associazioni,
*^useo, tutto in vista della « valorizzazione del patrimonio storico ed archivistico delle Valli
valdesi, in collaborazione con le
chiese, con la Tavola valdese, con
gli enti locali e con i privati interessati » (art. 2/e).
In questo quadro sono nati due
progetti di lavoro molto interessanti per i quali invitiamo i lettori a collaborare. Il primo riguarda la costituzione di un archivio della Scrittura familiare
che raccolga lettere, diari, quaderni di spese e di canzoni, cartoline, e tutta quella epistolografia minuta che di solito si considera poco rilevante. Invece essa può diventare un’utile fonte
di studio per comprendere la vita quotidiana. Per questo, chi ne
fosse in possesso — e tutti hanno sicuramente qualcosa —
può rivolgersi alla Società (tei.
932179, in particolare a B. Pevrot).
Un altro progetto, nato dalla
collaborazione con l’Istituto per
la storia della Resistenza di To
rino, riguarda l’avvio di una ricerca riguardante l’area delle Valli valdesi nel periodo compreso fra le due guerre mondiali
e la Resistenza. In particolare,
per il mese di giugno (entrata
in guerra dell’Italia nel 1940), si
prevede una mostra con materiali e testimonianze del luogo.
L’importanza di questo studio
è quasi ovvia, data la rilevanza
presso la popolazione locale di
un avvenimento, come la Resistenza, che ha coinvolto capillarmente uomini e donne. Il nostro
intento è di costituire presso la
biblioteca un fondo sulla Resistenza in cui raccogliere tutta
la documentazione possibile e
renderlo agibile alla consultazione. Per questo motivo chiediamo, anche per questo settore, la
collaborazione di quanti possedessero materiali, fotografie, o
avessero voglia e tempo di raccontare semplicemente la loro
storia o esperienza affinché resti
registrata come fonte nel nostro
archivio sonoro.
La Società ha in programma
per il mese di giugno la presentazione degli Atti del convegno
storico sul Glorioso Rimpatrio,
con la raccolta di tutte le relazioni: un’occasione di bilancio
storiografico non solo sull’avvenimento del 1689, ma sulle metodologie applicate e sull’uso delle fonti.
-Nel settore dell’editoria è appena stato pubblicato l’opuscolo
del XVII febbraio su « Gilly e
Beckwith fra i valdesi dell’Ottocento », curato da Augusto
Comba. Nel 1989 è caduto il secondo centenario della nascita di
ambedue questi personaggi, che
hanno esercitato, come si sa, un
benefico influsso su] mondo valdese.
Dopo le fatiche centenarie, invece, la Società preferisce, nel
settore viaggi, optare per una gita di breve durata, prevista per
i giorni 28, 29 e 30 giugno in vai
BregagUa e Engadina, per incontrare le locali comunità riformate. Al proposito daremo prossimamente maggiori dettagli.
Infine, alcuni membri del Seggio parteciperanno ad un Convegno storico a Parigi.
Al prossimo Convegno storico
di settembre, invece, prevediamo
un momento commemorativo dedicato al prof. Augusto Armand
Hugon, suo principale animatore. Ricorre infatti il trentennale
di questi incontri storici che hanno riunito molti studiosi di fama nazionale e internazionale.
Sempre al Convegno sarà prevista una « sezione » particolare
dedicata alle « scuole valdesi »,
in cui tenteremo di analizzare
la diffusione, la qualità, i metodi di studio, il ruolo degli insegnanti ed il dibattito pedagogico. Invitiamo dunque fin da ora,
soprattutto gli insegnanti, a segnare sulla loro agenda questa
scadenza (2-3 settembre).
R. P.
CAMPO INVERNALE A BETHEL j
La religiosità popolare
Una rottura doli unità interna delle prime comunità
lamento funebre e altri rituali - L’evangelizzazione e i
cristiane - Il
proselitismo
Dal 27 dicembre 1989 al 2 gennaio 1990 si è svolto a Bethel,
nella piccola Sila, un campo studi invernale avente come tema:
« La religiosità popolare ». Relatori erano Cesare Milaneschi ed
Eugenio Stretti.
Erano presenti famiglie valdesi
e cattoliche provenienti dalla Sicilia e dal Meridione, per un totale di 45 persone.
Intorno al caminetto acceso le
discussioni si sono intrecciate
con fervore mentre ci si stringeva in cerchio per contendersi
un posticino caldo vicino al fuoco che faceva dimenticare il
freddo intenso della Sila.
Dalle vetrate del salone si potevano ammirare gli alti alberi
innevati, che nella loro maestosità inducevano alla riflessione ed
alla meditazione.
Avevo dato con gioia la mia
adesione a questo campo e le
aspettative non sono andate del
tutto deluse. Ho provato tre sensazioni diverse :
1) la gioia di ritrovare persone note e di riabbracciarle;
2) la tristezza di non rivedere alcuni fratelli di Catanzaro
che erano ammalati e sulla cui
presenza avevo contato;
3) il dubbio di riconoscerci
uniti al di là delle divisioni confessionali per rivedere i nostri
stili di vita, le nostre identità di
credenti.
Cesare Milaneschi ha affermato che la religiosità popolare è
conseguente alla rottura deH’unità interna della comunità cristiana avvenuta all’inizio dell’era costantiniana, allorché il popolo, divenuto cristiano ma non evangelizzato opportunamente, conser
vò molti elementi dell’antico paganesimo.
Lo stesso papato, infatti, dedicando il Pantheon di Roma a Maria ed a tutti i martiri invece che
a Dio. aveva favorito la continuità del paganesimo al posto della
sua rottura.
I culti dei santi, delle reliquie,
i pellegrinaggi vennero allora assorbiti nel culto cattolico ufficiale.
La discussione ha assunto un
carattere veramente dinamico allorché si è spostata su alcuni fenomeni di religiosità popolare
come il lamento funebre e il tarantismo, relativi ad alcune zone
dell’Italia meridionale.
Si è giunti alla conclusione che
questi fenomeni attecchiscono là
dove esiste una miseria psicologica ed esistenziale, incapace di difendere una personalità ed una
fede non consolidata.
Fenomeni di
tipo estatico
Il past. Eugenio Stretti ha illustrato nei giorni seguenti i fenomeni di tipo estatico ricorrenti
nella storia del cristianesimo, come quello del montañismo del II
secolo (movimento nato in Frigia dal neofita Montano che profetizzò la venuta del Paracleto richiamandosi a Giovanni 14: 16),
di Gioacchino da Fiore nel XII
secolo e dei profeti delle Ceven:ie.
La discussione si è rivelata particolarmente interessante
quando si è affrontato il problema del pentecostalismo e della
« glossolalia », quali attestazioni
di una vita cristiana santificata
attraverso il battesimo dello Spirito Santo.
Il pentecostalismo, l’ultimo dei
grandi movimenti spirituali sorti all’interno del protestantesimo, nacque contemporaneamente da due esperienze di tipo carismatico avvenute negli anni
1904-1906 in Inghilterra (Galles)
e negli Stati Uniti ( Kansas-California).
L’ultimo dibattito, accesissimo,
ha avuto come tema l’evangelizzazione ed il proselitismo.
Molti si sono espressi negativamente a questo proposito,
chiarendo che non si può svilire
l’evangelizzazione a mera strurnentalizzazione o a metodi coercitivi, perché l’evangelizzazione è
un evento che dipende dal Signore come azione dello Spirito diretta a raggiungere i cuori e le
coscienze al fine di produrre il
ravvedimento, la coerenza morale ed una mentalità nuova fondata sul Cristo.
Il campo si è concluso con la
bella ed edificante predicazione
del pastore di Catanzaro, Samuele Giambarresi.
Da questo campo sono ritornata con la convinzione che dobbiamo mettere in pratica con urgenza la trasformazione dei nostri rapporti con gli altri attraverso un esercizio di umiltà.
Per essere, infatti, «veri credenti » occorre capire che le differenze che ci separano sono davvero poche di fronte ad una riconversione al Cristo che tutti
accoglie nella sua Grazia infinita.
Evangelina Campi
PROTESTANTESIMO IN TV
« Gli evangelici della Germania orientale di fronte al domani » era l’argomento principale della trasmissione del
18 febbraio. Si è accennato
infatti anche al prossimo incontro mondiale dei cristiani a Seoul rilevando come, a
differenza degli altri paesi, in
Italia i mass media non se
ne occupino, e ciò in linea
con l’evidente disinteresse del
Vaticano. L’osservazione era
di don G. Novelli, direttore
del centro interconfessionale
per la pace, il quale ha ricordato che i cattolici saranno presenti in veste di « esperti delegati » e in numero ridotto rispetto a quanto deciso in precedenza. « Protestan
1969: nasce la Federazione
nazionale delle chiese evangeliche che inizia una convivenza « in solidarietà critica con
il socialismo ». Ci si batte tra
l’altro a favore dell’obiezione
di coscienza.
1981: si sviluppa nelle chiese un ampio movimento per
la pace con una grossa partecipazione esterna.
1989: le chiese dissentono
dall’esodo di molti verso l'occidente ma contemporaneamente operano e insistono
per la democratizzazione del
paese. Di qui nascerà la convocazione della « tavola rotonda » di cui sopra che — su
richiesta — le chiese stesse
La RDT di fronte
al domani
tesimo » spera di potervi inviare un proprio redattore. Ci
rallegriamo all’idea di vedere
prossimamente il relativo servizio filmato.
T ornando alla Germania
dell’Est, abbiamo seguito R.
Maiocchi nella sua puntata
sul posto a Lipsia e a Berlino. Si può avere un’idea del
ruolo propulsivo delle chiese
evangeliche tedesche dal fatto
che esse organizzano una tavola rotonda settimanale di
tutte le forze politiche di opposizione (siamo ormai all’undicesima « tavola »). Di
qui è scaturita la nomina di
ben sei nuovi ministri tra cui
R. Eppelmann, pastore della
Samariterkirche di Berlino
Est.
Attraverso varie interviste
anche a non credenti, è chiaramente risultato che senza
queste chiese gli eventi del
1989 non sarebbero stati possibili. Il loro iter dal termine della guerra ad oggi è stato così sintetizzato.
Dopo il 1945 le chiese stesse (a cui facevano capo i quattro quinti della popolazione
della futura RDT) non ricevono più sovvenzioni statali,
cessano ogni attività al loro
esterno, devono rinunciare all’insegnamento religioso nelle
scuole.
1961: viene eretto il muro
di Berlino e ogni speranza di
inversione di tendenza è accantonata.
continueranno a gestire fino
alle elezioni.
Quali sono le indicazioni
che questi fratelli ci trasmettono come frutto della loro
travagliata esperienza? Cerchiamo di riassumerle brevemente:
— Riconoscere l’autorità del
Cristo come guida della propria vita.
— Superare l’antagonismo
chiesa-mondo, secondo la visione di Bonhoeffer.
— Agire all’interno della società con piena assunzione di
responsabilità come cittadini
e credenti.
— Respingere assolutamente l’ipotesi di un partito politico di ispirazione cristiana.
— Accettare come dato positivo che la chiesa non riceva sovvenzioni dallo stato e
che sia negato l’insegnamento religioso nelle scuole.
Nei confronti della riunificazione ci sono preoccupazioni da parte delle fasce sociali
più deboli per timore della
disoccupazione e dell’emarginazione, risvolti abituali delle società opulente. Esiste nelle chiese una considerazione
vigile e critica dei modelli di
vita del mondo occidentale.
La trasmissione, probabilmente per sua stessa natura,
ha concesso ben poco allo
«spettacolo » e ha richiesto
attenzione e concentrazione
costanti.
Mirella Argentieri Bein
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Tra ricordo e speranza
Con questo titolo la Claudiana ha pubblicato nella sua collana « dossier » una serie di discorsi e di sermoni — in totale sono 12 — pronunciati in occasione
del tricentenario del Rimpatrio
Come la stessa editrice precisa,
la maggior parte dei testi era
già stata pubblicata sul nostro
settimanale.
I documenti sono presentati in
ordine cronologico: partono dalla predicazione tenuta il 30 luglio 1989 a Sapatlè (Frali) e si
concludono con la rievocazione
storica del 10 settembre a Sibaud. Come viene ricordato nell’introduzione, gli interventi sono di tre generi: innanzitutto le
predicazioni che hanno costantemente accompagnato lo svolgersi delle varie manifestazioni;
in secondo luogo le rievocazioni
storiche che portano un ulteriore contributo alla conoscenza della nostra presenza; infine, i messaggi rivolti al Presidente della Repubblica in visita
alle Valli ed il suo discorso in
occasione dell’apertura del Convegno di studi storici.
Anche in occasione di questa
celebrazione, come in quelle che
l’hanno preceduta, è riemersa la
problematica (dibattuta anche
sulla nostra stampa) « intervento divino - volontà umana ». A
tal proposito, vogliamo citare
un brano, contenuto nella predicazione del 20 agosto scorso:
« Le mie azioni, quando ci saranno, mi guarderò bene dal dire che sono azioni del Signore:
sono le azioni di cui mi prendo
la responsabilità e che cercherò di confrontare. So però che
il Signore (...) può servirsi anche di noi, di qualcuno di noi.
Basterà questo a renderci attenti alle voci di coloro che, oggi,
dappertutto, gridano, oppure a
renderci attenti a coloro che non
possono neppure gridare? ».
R. P.
' Tra ricordo e speranza, ed. Claudiana. 1990, pp. 84, L. 7.500.
6
6 storia religiosa
2 maxzo 1990
EVANGELICI NEGLI STATI UNITI
INCONTRO’ GILLY E BECKWITH
Merlanti's story
Dall’attività militare a quella giornalistica, alla scoperta della vocazione evangelica - Era stato soprannominato il « barba valdese »
Ignazio Bonomi
« I nostri fratelli d’Italia, a cagione della loro fede, soffrono
persecuzioni da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche. Mostrate la vostra solidarietà! Scrivete ai parenti ed amici in Italia,
pregandoli di protestare presso i
loro deputati al Parlamento italiano affinché sia garantita a tutti
la libertà di coscienza e di fede
e sia abrogato il trattato Vaticano-Mussolini del 1929 che sfortunatamente, per gli intrighi cattolici, fu inserito nella nuova Costituzione della Repubblica italiana ». Il Rinnovamento (« The Renevval ») — mensile dei protestanti d’origine italiana negli Stati
Uniti ■— nell’aprile del 1953 lancia
da New York una campagna contro la « vergogna italiana del Concordato » e chiama a raccolta tut
corrispondente ”free lance” di
alcuni giornali italiani, nello stesso tempo accetta un incarico di
pilota civile nella « Triangle Airlines », la prima compagnia aerea
americana.
A Chicago intanto Merlanti riscopre la propria originaria identità evangelica, frequenta la locale chiesa valdese dove conosce e
più tardi sposa Francesca Aronica, di origine siciliana.
Nel corso di un volo solitario
Merlanti, piombato nella nebbia,
perde il controllo dell’aereo e precipita nel lago Michigan. Dopo la
tragica esperienza tra la vita e la
morte il nostro, uscito dalFocpedale, decide di iscriversi ai corsi
di studi teologici del Me Cornick
Theological Seminary.
Uscito dalla facoltà, ancora fre
II past. Ernesto Merlanti (primo a destra) nel 1959 a Rochester con
il Concistoro della North Presbyterian Church.
ti coloro che « credono in Gesù
Cristo e non credono nel potere
del papa ». Tra i più attivi esponenti deH'evangelismo italiano
d’America che marrtengono i contatti con la madrepatria spicca
la figura di Ernesto Giuseppe
Merlanti. E’ appunto di lui (sulla base di una ricerca che ho
condotto a Rochester nel marzo
del 1988 e di notizie fornitemi
dal figlio di Merlanti) che voglio
parlare.
Nato nel 1896 a Bologna dove
compì i suoi studi umanistici
presso la locale Università, Merlanti, allo scoppio della prima
guerra mondiale, divenne pilota
dei primi aerei militari. Aveva
già volato nello squadrone di
Gabriele D’Annunzio in imprese,
per quei tempi, che avevano delTincredibile. La guerra non era
ancora terminata che il nostro,
conosciuto ormai negli ambienti
militari come « asso mondiale
dell’incursione aerea », fu inviato come addetto militare presso
l’ambasciata italiana negli Stati
Uniti. Qui divenne istruttore nell’American Army dei piloti degli
aerei da combattimenlo. Rientrato in Italia, Merlanti continuò
a mantenere una fitta corrispondenza con gli amici conosciuti negli USA. E’ appunto un gruppo di
emigrati che, nel 1921, propone
al Merlanti di tornare in America come presidente di una banca
fondata da italo-americani con
fini filantropici.
C’era dunque questa grossa
possibilità. D’altra parte Merlanti
era sostanzialmente deluso da
quello che succedeva in Italia negli anni del dopoguerra, anni che
in tutta Europa furono pieni d’inquietudine e miseria. Disgustato
dalla rapida ascesa dei « Fasci di
combattimento» e dall'attivistica demagogia di Benito Mussolini che tanta suggestione e.sercitava sulle masse, il Merlanti deci.se
di lasciare il Paese.
Ma una volta arrivato negli
USA preferisce declinare il prestigioso incarico bancario e diventa
SCO di studi. Merlanti viene a sapere che la chiesa cattolica di
Chicago rifiuta di svolgere la
funzione funebre per la salma di
un gangster ucciso da una banda rivale. Sono gli anni del proibizionismo e Chicago è una città
armata fino ai denti. Merlanti,
come pastore protestante, si offre di presiedere il funerale del
giovane gangster. Tutta la città
ne parla, ne discute. Questo atteggiamento di forza, di indipendenza piacque ad Al Capone che
volle conoscere l’ecclesiastico anticonformista. E gli offrì del denaro, ma Merlanti vide nella generosità di Al Capone, per altro
leggendaria verso i poveri di Chicago, il prodotto della corruzione.
« Al Capone — annotava Merlanti — fa soldi calpestando la
legge, corrompendo la polizia e
rovinando la vita di centinaia di
individui che non lo assecondano. Il denaro di Capone gronda
sangue e da lì non può uscire
nulla di nuovo ».
Malgrado la ferma decisione di
non diventare beneficiario della
generosità del celebre gangster,
indirettamente Merlanti ne godè
i favori. Basti un esempio; dall’Italia, in quegli anni, la voce del
fascismo richiamava in patria gli
emigrati per sostenere la causa
bellica portando — e su questo i
proclami dall’Italia erano particolarmente dettagliati — con sé
oro, denaro e oggetti preziosi.
Merlanti fin dall’inizio si scagliò
con veemenza contro la politica
del «cagnolino Mussolini, del porco Hitler e del sorcio Hirohito»,
come li definiva un altro italoamericano antifascista Fiorello
La Guardia — mitico sindaco di
New York e prototipo dell'italiano che ha contribuito a trasformare l’America —, e per questi
suoi discorsi fu a più riprese minacciato, ma nessuno a Chicago
osava toccare il ’’pastore degli
italiani”.
AI Capone l’aveva soprannominato « Seminarían »; non condi\’ideva le sue idee ma voleva che
tutti lo rispettassero. Nel 1935
Merlanti pubblica un romanzo
che avrà discreto successo: Honor Divided. Si racconta la storia di due fratelli siciliani, uno
giudice, l’altro gangster. Il giudice, per far carriera, americani?,
za il proprio cognome. L’altro
mantiene la nropria identità e
applica fino alle estreme conseguenze il « codice d’onore » siciliano. Alla fine del libro il giudice condanna il proprio fratello
a morte. Il romanzo era in sostanza un messaggio ai milioni
d’immigrati; antipatico il giudice che si mimetizza al massimo,
simpatico il gangster che però
finisce sulla sedia elettrica.
Per Merlanti si tratta di trovare la propria identità di italiani in America adattando, in modo nuovo, la propria latinità e
quello spirito disincantato di chi
ha dietro alle spalle non solo
una civiltà millenaria, ma una riseiwa insopprimibile e fondamentale verso tutte le cose. C’è però un punto, secondo Merlanti,
che va colto e interiorizzato con
grande entusiasmo: l’Evangelo di
Cristo.
Questo suo entusiasmo lo porterà negli anni ’40 nella città industriale di Rochester, nel nord
dello stato di New York, dove
diverrà pastore della « Chiesa
dell’Evangelo ». I membri provenivano quasi tutti da una grossa ondata migratoria scaturita
da Grotte, in Sicilia. La chiesa
era stata organizzata nell’estate
del 1909 dal pastore Giovanni
Tron. Più tardi la comunità costruirà il tempio e la casa pastorale. In seguito la comunità
confluirà nell’ambito della chiesa presbiteriana. Merlanti lavora
a Rochester dal 1943 alla fine
degli anni ’50. Predica soprattutto in italiano. Ancora oggi a
Rochester alcuni membri anziani di chiesa parlano di Merlanti
con grande rispetto e conservano alcune delle sue predicazioni.
« Oggi — scrive il pastore Renfrew, responsabile della Christ
Presbyterian Church, che ha assorbito la ’’Chiesa italiana dell’Evangelo” — nessuno capirebbe un culto in lingua italiana. I
figli degli emigrati dall’Italia sono completamente americanizzati.
Merlanti ha rappresentato il ponte dell’integrazione per centinaia
di immigrati. Il problema affrontato da Merlanti in cinquant’anni di ministero pastorale si po
ne oggi per noi nei confronti di
altre minoranze etniche; coreane, ispaniche, haitiane. Occorrerebbe che da ogni Paese di provenienza di questi emigrati ci
fosse con loro un Merlanti ».
Nel 1972 il pastore Merlanti
muore. Gli amici lo avevano soprannominato « barba valdese »
— lui stesso ci teneva a definirsi figlio del valdismo internazionale — per questa sua enorme
passione per la predicazione, per
tenere i contatti nella vasta diaspora degli immigrati, per il suo
stile di vita austero. Le ceneri
del suo corpo vennero disperse
dalla moglie e dai tre figli sulle
acque del lago Michigan, dove
era precipitato con l’aereo salvandosi miracolosamente.
« Agli inizi degli anni ’60 ho
lavorato con Merlanti — aggiunge il pastore Gibson, della American Waldensian Society — ricevendo l’impressione, ero al
loia un giovane pastore, di essere di fronte ad un appassionato avversario dello ’’status
quo” e ad uno spirito forte, critico, libero ». Il figlio di Merlanti mi ha scritto in questi giorni
dal Mis.souri chiedendomi se potevo raccogliere ulteriori informazioni sugli anni di suo padre
in Italia, dal 1896 alla fine del
1921. Giro la richiesta ai lettori.
Giuseppe Platone
,.1.^-..- „..rii.
II bozzetto originario di Bonomi per il tempio di Torre, ritrovato
in un archivio privato.
L’architetto Ignazio Bonomi (di
cui ricorreva due anni or sono il
200° anniversario della nascita) ha
svolto la sua maggiore attività nella contea di Durham, in Inghilterra. Ed è a Durham che gli è stata
dedicata una esposizione commemorativa con una selezione dei disegni e progetti della sua vàsta
produzione architettonica. La città
di Durham ha anche promosso l’edizione di una sua accurata biografia; « Ignatius Bonomi of Durham, Architect », dovuta alla appassionata ricerca della sig.ra June
H. Crosby.
Figlio di un architetto italiano,
Giuseppe, nato a Roma nel 1739
ed emigrato poi in Inghilterra, ha
seguito la professione del padre,
con un avviato studio nella città
di Durham. Esperto anche nella
costruzione di ponti, è noto per
aver progettato il primo ponte ferroviario costruito in Inghilterra.
La sua produzione è molto vasta,
sia in architettura civile che religiosa, e portano la sua firma molte chiese inglesi sia cattoliche che
protestanti.
Di religione cattolica, aveva
sposato una gioyane della buona
società locale, di famiglia protestante. A Durham viveva il rev.
dr. Gilly, il grande amico dei vaidesi, e per mezzo suo il Bonomi
era stato presentato al Beckwith,
e portato a conoscere ed interessarsi dei valdesi. Per influenza
della moglie, del dr. Gilly e per il
suo eontatto con il valdismo (è venuto in visita alle Valli eoo la moglie) egli verrà indotto ad una conversione al protestantesimo.
Non conosciamo una corrispondenza fra il Beckwith e il Bonomi,
relativa alla chiesa di Torre Pellice, ma è stato recentemente ritrovato, in un archivio privato, un
disegno della facciata del tempio
di Torre Pellice del tutto simile a
quella attuale con la sola variante
del tetto dei campanili. Il disegno
è firmato Bonomi N Cori (J.D.
Cori età SOCIO di Bonomi), il che
fa presumere che l’idea base del
tempio di Torre sia di questo ar
chitetto. La sig.ra Crosby, nel suo
libro, avanza l’ipotesi che il disegno sia stato consegnato al Beckwith in occasione della visita di
Bonomi e moglie alle Valli.
Sicuramente suo è il primitivo
progetto della chiesa di Pinerolo e
su questo argomento esiste, presso
l’archivio della Tavola, uno scambio di lettere fra il moderatore
T.F. Revel e Bonomi. Un primo
schizzo della facciata principale,
che ci è stato cortesemente procurato dall’autrice del libro, differisce di poco da quello pubblicato a pag. 95 del libro di Gianni
Long: Chiesa evangelica valdese
di Pinerolo, 1886-1986. E’ noto
poi come, per imposizione degli
uffici tecnici di Torino, il tempio
abbia preso tutt’altra forma. Della
questione il Bonomi è stato tenuto
al corrente e ha dato il suo benestare alla nomina dell’architetto Daniele Coìsson, che doveva
eseguire le modifiche imposte dalle autorità.
Altra opera del Bonomi, anche
se poi non è stata costruita su suoi
disegni, è stato il progetto per ia
chiesa di Genova, di cui rimane
traccia nella corrispondenza scambiata con il pastore Geymonat,
11 volume, fra le numerose illustrazioni fuori testo, riproduce anche un disegno « per una chiesa
valdese, probabilmente quella di
Genova», e due fotografie del tempio di Torre, una della facciata e
una deH’interno.
Osvaldo Co'isson
PARIGI
L'Ecole des Hautes Etudes en
Sciences Sociales e l'Istituto italiano di cultura organizzano per il
12-13 marzo un convegno internazionale sul tema: « Alla nascita
del liberalismo in Europa, l’avventura di un popolo-chiesa; 1689-90, il
Glorioso Rimpatrio dei valdesi del
Piemonte ».
Per informazioni; Società di studi
valdesi - tei. 0121/932179.
7
2 marzo 1990
marta e maria
CONSIDERAZIONI SUL LIBRO DI MARGA BUEHRIG
TESTIMONIANZE
La teologia femminista: Donne in lotta
una ventata di libertà
Liberazione dei popoli e liberazione della donna - Esperienze di esilio, guerra e genocidio
I percorsi femminili negli ultimi anni: analisi, nuovi strumenti,
nuove letture della realtà - Come muoversi nella crisi dei valori?
Passeggiando lungo FAmo guardo, osservo e rimango incantata
dal messaggio continuo di arte,
cultura che proviene da questa
città. Lascio l’Arno, l’incanto dei
colori rosso-autunnali, arrivo in
Santa Croce e mi fermo a guardare gli angoli, gli scorci, i richiami continui che provengono
da questi balconi quattro-cinquecenteschi; un frastuono mi disturba, una carta per terra mi
infastidisce, e penso; è proprio
Un delitto rovinare un luogo così ricco di storia, di arte, ma
continuo il mio itinerario, continuo a camminare per queste
strade quattrocentesche e una bici mi viene addosso, un’altra m’
scansa, una motoretta mi sbraffa la sua benzina e penso: non
vogliamo proprio cambiare, non
vogliamo dare un asipetto più civile alle nostre città, siamo degli Inguaribili incoscienti.
Mi fermo davanti al palazzo
Davanzali, esempio splendido di
una casa del ’400. Incuriosita entro, voglio penetrare almeno per
poco nel mondo di ieri: l’entrata è splendida con il suo cortile
antico. L,e sale sono tutte ben
tenute, arredate con i mobili del
tempo, ma quello che più mi
colpisce è il corredo che portavano queste donne al momento
del matrimonio: dentro una cassapanca ci sono tutti i pizzi, i
leiizuoli, le trine che m’incantano. Mi fermo a guardare fuori
dalla finestra; c’è un grande silenzio, una grande pace e immagino per queste stanze le donne
di allora: tutto sembra in ordine, perfetto agli occhi di noi donne inquiete del 2000; e proprio
da una di queste stanze, e precisamente da uno di questi palazzi fiorentini, provenivano le
lettere di una donna del ’400:
Alessandra Macinghi (1406-1471),
Sposa di Matteo Strozzi, che ci
danno questo tracciato del tempo; « ...la storia dei suoi pcnsieti alti mesti sereni... » (E. Garin),
« Donna invisibile »
nel Quattrocento
Nel suo epistolario che tutte
noi possiamo ancora leggere, documento importante sulla vita di
allora, trattava del problema dell’educazione dei figli, del loro
avvenire e della possibilità di
eventuali matrimoni, della casa;
era una « donna invisibile », dunque, come direbbe Marga Bùhrig
nel suo bel libro Donne invisibili
e Dio patriarcale?
Mi sposto dalla finestra, vado
al piano di sopra e non posso
fare a meno di pensare al percorso femminile di questi ultimi anni. Noi non abbiamo più
corredo da portare, non abbiamo damigelle che la sera tessono con noi la storia delle nostre
giornate, non abbiamo attorno a
noi il silenzio: ma pos.sediamo
il diritto alla parola. Abbiamo
percorso in pochi anni tanti c
tanfi orizzonti, forse quello che
auspicavano queste donne del
'400, ma inutilmente, anche .se
proprio qui in Firenze la donna
è visibile: basta entrare agli Uffizi, in ogni sala c’è un volto femminile che ti ferma, ti attrae, ti
incanta e ne subisci il fascino.
Penso alla Venere di Urbino
di Tiziano, a Eleonora di Toledo nei suoi bellissimi costumi,
a Elisabetta Gonzaga di Raffaello... ti guardano nei loro quadri;
loro sono visibili, sono rimaste
nel tempo grazie alla forza del
...Abbiamo acquisito un modo diverso di esistere, più ricco, più maturo, più consapevole di noi stesse...
pennello di grandi pittori, ma
quante di noi oggi, anche se abbiamo acquisito il diritto alla
parola, possiamo dire altrettanto, quante donne oggi, malgrado
abbiano studiato, si sono rinchiuse in casa per mancanza di lavoro, quante hanno rinunciato
ad esistere per abitudine alla rinuncia, hanno pensato che è preferibile un figlio al lavoro fuori,
all'espandersi nel sociale, all’esprimersi, tante, una marea, e
quante ancora si consolano della solitudine attraverso ninnoli
inutili, tante!
C’è ancora
bisogno di lottare
Percorrendo queste strade fiorentine, dove la bellezza della
donna è visibile, dove ci si accorge ad ogni angolo che c’è la storia della donna del ’500, e che
le ragazze ancora oggi si portano dentro nel trucco, nel modo
di vestire, nel parlare sciolto, si
portano la bellezza incantata delle madonne di Raffaello, Michelangelo, Leonardo; qui, nello scorrere orrendo di automobili sui
viali, penso che molto le donne
del Nord, del Sud e di tutti i
paesi hanno ottenuto, ma ancora molto dovranno lottare per
se stesse, per essere persone e
non automi, come si augura la
Bùhrig nel suo lavoro. Ma per
diventarlo bisogna conoscere, bisogna possedere il linguaggio
(della conoscenza), conoscere la
storia per interpretare e capire
il presente che ci circonda e il
passato che ci ha recato questo
retaggio di abitudini sbagliate,
di consuetudini errate, e ha fatto sì che « le donne tacessero
nelle chiese »; e come ci siamo
aperte spazi nuovi attraverso lo
studio della psicanalisi, della
storia, della politica, della musica, dell’arte in genere, della letteratura e abbiamo acquisito un
modo diverso di esistere, più ricco, più maturo, più consapevole
di noi stesse, così mi sono entusiasmata quando molti anni fa
una mia amica teologa mi parlava di teologia femminista: coglievo che per me era un linguaggio nuovo, ma ne vedevo e ne
capivo l’importanza; fenomeno
di grande portata in America c
di notevole risonanza in Germania, dove le donne sono molto
più avanti di noi, traducono da
anni le teologhe americane e loro stesse si esprimono attraverso la Sòlle, la Fiorenza Schùssler, e altre ancora.
Tornando alla Bùhrig, direi che
questo lavoro è un lavoro maturo, non polemico, indice che la
teologia femminista comincia a
sedimentarsi in molte di noi come un linguaggio acquisito. In
questo cammino meraviglioso
che ha visto le donne impegnate a studiare, a cercare nuovi
orizzonti per liberarsi dal silenzio, dall’incomprensione, dal proprio masochismo, ben venga la
teologia femminista (che si potrebbe chiamare della liberazione, cito la Bùhrig), se attraverso di essa più donne arriveranno alla maggiore consapevolezza
di se stesse, dei propri valori,
della propria autonomia; e ben
venga una chiesa, come auspica
la Bùhrig nell’ultimo capitolo, dove le donne siano persone, dove
il linguaggio più umano consenta l'esprimersi dell’uno, dell’altro e al di fuori del femminismo,
ben venga una società più giusta dove trionfi la giustizia, la
pace, il rispetto della creazione
(D. Scille citata dalla Bùhrig).
Le teologhe
e la Bibbia
Come ben si può capire questo libro pone molte domande
e anzi è talmente stimolante, nella sua analisi storica di come è
stata interpretata la Bibbia e di
come le teologhe oggi tentano
di rileggerla e di commentarla,
che mi ha lasciato senza parole; per me è stata una scoperta
entusiasmante quanto la psicanalisi. Chi oggi si scandalizzerebbe di parlare di inconscio?
Tornando alle grandi donne
del '500 penso a Vittoria Colonna, grande poetessa cantata da
Michelangelo nelle sue rime, in
corrispondenza con alcuni riformatori quali Valdcs, Bernardino
Ochino, Pietro Carnesecchi, all’avanguardia dunque per quei tempi, ma comunque chiusa dal costume della sua epoca, dalla tradizione; dedicherà le sue poesie
alla memoria del marito, e finirà i suoi giorni in convento e
precisamente a Roma, nel 1547.
Non diventiamo dunque anche
noi chiti.se a] nostro tempo a
causa del rillusso, dell’inquinamento, della perdita dei valori,
non rimaniamo fra le mura peraltro splendide del quattrocentesco palazzo Davanzali per la paura del nuovo, per la paura del
conoscere!
Rina Lydia Caponetto
Alcune donne, provenienti da
paesi che devono affrontare attualmente gravi problemi, hanno partecipato a una tavola rotonda alla presenza di più di 200
persone ( Parigi-Cimade, autunno
1989).
Ecco la testimonianza di cinque di loro.
Una palestinese
Dal ’78 ci sono quattro movimenti di donne, con un coordinamento.
Si sono creati dei legami di conoscenza e un lavoro comune tra
donne israeliane e palestinesi.
Sono la parte della popolazione
che dà speranza.
Al centro delFIntifada c’è un
grande spirito d’iniziativa. Ad
esempio, il rifiuto di pagare le
tasse per gli armamenti; la disubbidienza civile farà di più della lotta armata.
Bisogna vigilare perché le donne attive nella lotta di liberazione non siano sottomesse dopo,
quando il popolo sarà liberato,
ad un codice della famiglia, come
è successo in paesi musulmani
(come in Algeria). Su questo punto un colloquio di donne magrebine avrà luogo in Francia
nel corso di marzo.
Una cipriota
« Noi donne immigrate siamo
qui perché degli imperi bianchi
erano laggiù. Abbiamo il diritto
di essere qui, ciò non si discute ».
Siamo stati « sviluppati in modo
sottosviluppato dal colonialismo », Cipro è diventata una
base aerea contro tutti gli altri
paesi sottomessi al colonialismo.
I ciprioti non hanno una loro
identità.
Il termine femminista è quasi
un insulto nel mio paese. « Gli
uomini sono creatori di guerre.
Mia madre è passata attraverso
5 o 6 guerre; io sono figlia della
guerra». Come gruppi di dorme
abbiamo creato il «giorno della
pace», nella nostra società diretta da militari, con una mentalità da assediati, dove si costruiscono statue per i morti, cerimonie per la morte, mai per la
vita. Noi dorme greche e turche
di Cipro non possiamo incontrarci; per questo l’estate prossima
faremo il « festival della pace »,
insieme, « si romperarmo tutte le
regole imposte» perché siamo
rifugiate nel nostro proprio paese, e gli altri popoli non lo sanno.
Una canaca
All’inizio della lotta contro 150
anni di colonialismo in Nuova
Caledonia rivendicavamo la no
stra identità nazionale. Per noi
la tradizione conta, le persone
arrziane contano. Non ci sono
esclusi nella nostra società. Sono orgogliosa di ritornare nella
mia società, solo lì mi sento
bene, anche se ho vissuto in
Francia, Spagna, Inghilterra.
In Nuova Caledonia la società
è patriarcale, ma « matrilineare ».
Le donne danno il loro nome ai
figli, e il nome del loro clan. Possono essere molto indipendenti.
La terra è del clan. E’ fuori questione parlare di proprietà individuale. Ma adesso la nostra prima rivendicazione è la sovranità
nazionale, perché non possiamo
godere della terra dei nostri antenati.
Una brasiliana
Gli operai sono esclusi dalla
ricchezza che producono. Ci sono 13 morti al giorno per incidenti sul lavoro. Un milione di
bambini non va mai a scuola;
ci sono 30 milioni di adulti analfabeti. La lotta più importante
dei contadini per il diritto alla
terra causa centinaia di morti.
L’agricoltura per l’esportazione
serve a pagare il debito. Lo sviluppo capitalista serve solo al
20% della popolazione.
Le donne subiscono in quanto
tali un’oppressione specifica. Sono le più sfruttate sul lavoro,
con salari inferiori. Sono ignorate, discriminate, dipendenti dal
marito o dal figlio maggiore.
Fanno una doppia giornata. Le
donne sposate con bambini sono
private del loro lavoro. Si fanno
test di gravidanza prima di assumerle in un’impresa. 300.000 all’anno vengono sterilizzate.
Le comunità di base hanno
creato associazioni con le contadine per informazione e attività
artigiane, come complemento di
salario. « Lottare con le armi sarebbe più facile che lottare per il
pane, la casa, il diritto ad installarsi su un pezzo di terra come
garanzia di sopravvivenza e libertà ».
Una timorese
Nell’isola, invasa dall’Indonesia, viene operato un vero genocidio. Il popolo resiste. Si
chiede un referendum perché fino ad ora il popolo non è stato
consultato.
Molte donne non vanno dal
dottore, per paura che provochi
loro un aborto. Alcune vengono
sterilizzate senza saperlo. E’ importante informare di quanto
succede nel Timor, scriverne alle
autorità, alle chiese.
(A cura di
Marie-France Maurin Co'isson)
8
8 vita delle chiese
2 marzo 1990
RIO MARINA
CORRISPONDENZE
Un cantiere aperto
Insediato il comitato che curerà la gestione della Casa - Lo stato
dei lavori di ristrutturazione - I tempi previsti per l’ultimazione
Settimana per l’unità
Si è insediato ufficialmente —
presente il moderatore Franco
Giampiccoli — il comitato che
assumerà la responsabilità della
Casa valdese per ferie di Rio Marina nell’isola d’Elba. E’ avvenuto sabato 3 febbraio scorso, a
Rio Marina stessa, durante una
splendida giornata di sole e con
un mare molto calmo.
Era presente all’incontro il sig.
Gerhard Nölle, segretario presso
la Chiesa della Renania e incaricato dei rapporti con i valdesi.
Il comitato (composto da M.
Ricca, presidente, A. Visco Gilardi, rappresentante della Tavola,
sig.ra L. Berti, della comunità
di Rio Marina, past. G. Scuderi
e F. La Marca, rispettivamente
conduttore e presidente del Consiglio della chiesa valdese di Livorno, nonché da L. Casorio quale membro indicato dalla CED
del 3® Distretto) ha potuto, sul
pwsto, constatare lo stato dei lavori di ristrutturazione della casa per ferie: un cantiere ancora
aperto, attivo, in cui è stato possibile verificare la grande quantità di cemento e ferro utilizzata per consolidare ed adeguare
alla vigente normativa antisismica tutta la struttura, con particolari accorgimenti onde eliminare e scongiurare i] fenomeno delrumidità, tanto temuta nella zona.
Il progetto finale prevede
una cinquantina circa di posti
letto in camerette per lo più dotate di servizi autonomi, uno spazio soleggiato sul retro da adibire a polmone verde, un salone
a pianoterra con ampi finestroni, una biblioteca, una nuova ala
per i servizi di cucina, ed anche
un ben congegnato impianto di
riscaldamento che permetterà
l'utilizzo eventuale della struttura pure nei periodi invernali più
freddi. Una casa, dunque, con i
presupposti per integrarsi nell’ambiente naturale circostante (è
stato infatti previsto un sistema
di smaltimento fognario che tiene conto della salvaguardia del
Una visita al cantiere di lavoro della casa per ferie di Rio Marina.
Da sinistra: F. La Maica, G. Scuderi, M. Ricca, A. Visco Gilardi, G.
Nölle e F. Giampiccoli, moderatore.
l’ambiente per ciò che riguarda
l'inquinamento degli scarichi) e
per dare molto a quanti vorranno
usufruire del servizio quasi diaconale che l’opera offrirà.
Una prima indagine della Tavola ha permesso al comitato di
esaminare alcune candidature
per la direzione della Casa, per
lo più pervenute da persone qualificate che hanno avuto esperienze di vita vissuta per lunghi anni fuori d’Italia e disponibili per
questo impegno con un particolare spirito di servizio.
Pur constatando che il piano
di lavoro sta avanzando secondo il programma, si pensa che la
funzionalità dell’opera potrà esplicarsi solo alla fine di questa
stagione estiva e, a pieno regime (dotando le camere di arredi e suppellettili varie), appena qualche mese dopo.
Certo, lo sforzo finanziario gestito dalla Tavola, con l’indispensabile e provvidenziale concorso
dei contributi in denaro di tanti amici evangelici, in massima
parte della Chiesa della Renania,
non è poco; e le preoccupazioni
per una corretta gestione amministrativa dureranno nel tempo,
e testimonieranno il coraggio di
Un avvio con speranza.
I tempi in cui si sentirà di
nuovo parlare di programmazione di ferie a Rio Marina, fra i
fedeli delle nostre comunità, si
stanno dunque avvicinando; e
sarà il tempo che vedrà rinnovare i contatti tra la piccola comunità valdese ancora esistente
e tutti quei fratelli ed amici che
ricercano, per bisogno e con desiderio, un po’ di mare, sole caldo, aria pura, atmosfera serena,
quiete paesana, simpatia e sorrisi.
« Il mio piano sussisterà, e
metterò ad effetto tutta la mia
volontà », ha ricordato il moderatore Giampiccoli neU’avviare
il lavoro del comitato leggendo
da Isaia 46, « ...chiamo da una
terra lontana l’uomo che effettui
il mio disegno. Sì, io l’ho detto,
e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò ».
Nardino
GINEVRA
Il XVII febbraio
e due rievocazioni
Giosuè Gianavello e il capitano Bourgeois; due figure
la storia valdese - L’impegno delle chiese a favore
rilevanti neldei rifugiati
GINEVRA — Il 4 febbraio, dopo il consueto culto pomeridiano all’«Auditoire de Calvin», la
comunità ha preso conoscenza
del lavoro svolto dalla Chiesa
nazionale protestante di Ginevra a favore dei rifugiati. Ne ha
parlato Maurice Gardiol, discendente di valdesi, e attualmente
diacono della Chiesa ginevrina.
Il suo è un compito di aiuto e
assistenza pastorale, svolto assieme ad altre persone, a favore degli immigrati che arrivano
in cerca di asilo. Un audiovisivo ha permesso di vedere in quali condizioni essi sono ricevuti.
Le autorità svizzere, d’accordo
in questo con tutti gli altri Stati europei, stanno , diventando
sempre più intransigenti e dure
contro coloro che cercano asilo
politico. Tanto più meritorio,
quindi, un lavoro tendente a offrire un po’ di calore umano a
chi, fuggendo da situazioni insostenibili nel proprio _ palese, arriva qui in cerca di rifugio e
trova per solito delle porte chiuse.
• Con una settimana di anti
cipo si è tenuta a Ginevra l’il
febbraio la celebrazione dell’Emancipazione dei valdesi. Motivo : le vacanze scolastiche, che
allontanano dalla città la gente
nella settimana del 17 febbraio.
Quest’anno ha predicato Giovanni Genre, di Ivrea, nella
Chiesa dei Pàquis; dopo il consueto pranzo ha mostrato una
serie di diapositive sulla Calabria e su Guardia Piemontese,
che hanno spinto alcuni dei presenti a suggerire una forma di
gemellaggio. Si vedrà se l’idea
sarà realizzabile...
Il sig. Jacques Picot, ben noto amico dei valdesi, ha tenuto
anche quest’anno il discorso storico, ma si trattava di qualche
cosa di assai eccezionale: è stata infatti la cinquantesima volta
che Jacques Picot teneva un discorso storico al XVII febbraio
a Ginevra. L’« Union vaudoise »
e tutti i presenti hanno festeggiato e ringraziato Jacques Picot per queste « nozze d’oro »; un
regalo per lui e dei fiori per la
signora hanno espresso la gratitudine dei valdesi di Ginevra a
un amico così devoto e fedele.
Nel suo discorso storico Jacques Picot ha ricordato due eventi di cui ricorre quest’anno il
300° anniversario. Il primo è la
morte di Josué Janavel, avvenuta appunto a Ginevra nel marzo
del 1690: un anniversario che
nessuno finora ha sentito il bisogno di ricordare. Il secondo è
l’esecuzione del cap. Jacques
Bourgeois, avvenuta nello stesso anno. Questi avrebbe dovuto
comandare la spedizione del
« Glorioso Rimpatrio », ma giunse tardi all’appuntamento a Prangins (o forse Arnaud, sospettando qualche cosa, anticipò la partenza). Bourgeois si lasciò indurre in seguito a capeggiare
una successiva spedizione che p>erò, infiltrata di spioni dei Savoia,
ben presto si sbandò. Egli rimase solo, come capro espiatorio. Avrebbe potuto essere uno
degli eroi del Rimpatrio, ma oggi è un nome praticamente dimenticato. Così va la storia umana, che distribuisce gloria e
oblio in maniera assai casuale ed
arbitraria. A. C.
SIENA — La settimana per
l’unità dei cristiani ci ha visti
impegnati con il gruppo SAE
locale in riunioni di preghiera,
predicazione, chiarimento di ciò
che intendiamo per ecumenismo,
sia da parte cattolica che da
parte protestante. Gli incontri
hanno avuto luogo a Siena, alla chiesa valdese e alla chiesa
cattolica di S. Vigilio, a Montalcino e a Poggibonsi. La settimana si è conclusa il 25 gennaio alla
chiesa valdese con un concerto
gentilmente offerto dall’Ensemble « Muliebrem in Modum »,
costituito da artiste di nazionalità diverse con una lunga esperienza concertistica e che intendono presentare al pubblico brani inediti o raramente eseguiti.
Nel corso di questa serata sono
stati letti brani del documento
di Basilea, dell’ottavo capitolo
della lettera ai Romani ed il
Cantico delle creature.
Nel corso della settimana è
stato anche insediato al tempio
valdese un candelabro del 1633
proveniente dalla Cattedrale cattolica di Lucerna (Svizzera), dono di una signora di confessione cattolica che frequentava il
gruppo biblico di Nussbaumen
(Argau). Ella lo diede al pastore, prima della sua partenza dalla Svizzera, perché lo collocasse in un luogo dove si predicava
la « Parola di Dio », in segno di
riconciliazione. Noi ringraziamo
questa sorella e speriamo che
il futuro sia ricco di esperienze di riconciliazione in Cristo.
• Il 27 dicembre 1989 i parenti e gli amici della famiglia
Reggiani ed alcuni membri della nostra chiesa, riuniti in comunità, hanno avuto la gioia di
accogliere per il battesimo Giacomo Reggiani, di Luca e Monika
Bùschlen. Anche questa volta abbiamo sentito che la « potenza
dell’Evangelo » non tiene conto
delle frontiere geografiche e culturali, infatti la famiglia di Giacomo Reggiani abita a Berna.
Ai genitori e al loro primogenito
i nostri più cari auguri.
• Al convegno « Lo straniero
in Italia », organizzato dal « Centro per la pace » di Siena, che
ha avuto luogo il 26 e 27 gennaio
nell’Aula magna dell’Università
degli studi, abbiamo partecipato con una piccola rappresentanza. Ricca la documentazione,
vivace la discussione, molti immigrati hanno preso la parola
portando la testimonianza di
un’esperienza diretta, vissuta e
sofferta. Il pastore, su invito del
Centro per la pace, ha fatto un
intervento sulla « Cooperazione
tra chiese per una nuova politica verso gli stranieri ».
• La Tavola valdese è venuta
incontro alla nostra comunità
riattando alcune stanze al piano
terreno della Casa valdese. I lavori saranno presto finiti e noi
siamo riconoscenti di poter riprendere le nostre attività di
studio biblico, di scuola domenicale, di incontri... in locali adeguati. Un grazie.
® Il tempio si apre ogni domenica mattina per il culto alle
ore 10.30.. Le monitrici offrono
parallelamente il loro servizio
alle bambine/i che desiderano
partecipare alla scuola domenicale.
Con i bambini
SESTRI PONENTE — Il 6
gennaio i locali della Chiesa metodista hanno ospitato la 4* edizione del concerto di Natale. Con
gioia attendiamo questo appuntamento che ormai vede aumentata la partecipazione attiva anche di amici dei nostri ragazzi,
delle scuole domenicali e del
catechismo di Sampierdarena e
Sestri. Il 1990 vede infranto il
precedente record: eravamo in
80 ed erano rappresentati ben
tre continenti! I giovani artisti
— età varia dai 3 ai 14 anni —
che si sono cimentati nelle lo
ro specialità musicali, canore ed
espressive corporee, hanno affrontato il pubblico attento con
competenza e serietà. Successivamente Daniela, con l’aiuto della sua chitarra, ha coinvolto tutti i presenti con alcuni canti italiani e stranieri. Grande il successo della lotteria e del banco
pesca che offrivano premi costruiti dagli stessi ragazzi durante l’anno. Il pomeriggio è poi
terminato con un’abbuffata a base di dolce cioccolata.
Al termine del culto, il giorno
dopo, i bambini ed i catecumeni
hanno consegnato al cassiere lo
intero ricavato della lotteria quale contributo della scuola domenicale alla sottoscrizione
straordinaria indetta dall’OPCEMI. A neppure un mese da queste giornate, il 4 febbraio, la comunità ha avuto la gioia di stringersi vicino a Stefano Costa.
« Ho sperimentato la rinascita
della speranza, che era morta,
quando mi sono affidato alla promessa di Gesù circa l’esaudimento della preghiera fiduciosa», ha
detto Stefano mentre professava la sua fede. E’ stato un momento edificante per tutti noi
ascoltare questo fratello, da molti anni in ricerca, ricco di esperienze di incontro con molte
realtà evangeliche italiane e sudamericane.
« Solo le prospettive delTEvangelo, ed in particolare quelle
dateci da Romani 8, possono
fondare la nostra speranza collettiva: il conseguente impegno
nell’agape». Lo ringraziamo di
questo suo messaggio perché
proprio in questa speranza collettiva la nostra comunità sestrese ha trovato la forza per
superare momenti diffìcili e alla
luce dell’Evangelo raccoglie segnali positivi della sua testimonianza sul territorio.
Lo studio biblico e il culto
sono ben frequentati anche dagli
amici, che si incontrano mensilmente per le cene comunitarie.
Questo momento conviviale si
svolge nei nostri locali, che da
più di due mesi sono teatro dell’operosità di alcuni fratelli.
Sembrava una pazzia, un’irnpresa troppo ardua, viste le dimensioni, il decidere di riverniciare tutto il salone... Ecco che,
senza annullare alcuno degli impegni con le istanze pubbliche
frequentanti i nostri locali, i lavori sono quasi terminati: muri
bianchissimi ed un perlinato in
legno che li riveste fino ad una
certa altezza.
Grazie fratelli, adesso meritate un po’ di riposo... Però forse... tra qualche mese... perché
non pensare anche alla chiesa?
XVII febbraio
DIPIGNANO — II XVII febbraio ha visto radunate circa 70
persone per ascoltare una conversazione di Valdo Bertalot
sul tema : Liberi di predicare.
Dopo aver ripercorso le tappe
principali della presenza valdese
in Italia dal 1848 fino ad oggi,
Bertalot si è posto il problema
della qualità della predicazione e
della testimonianza attuate dalla
Chiesa valdese, e ha evidenziato
le possibilità che sono ancora
aperte in questo campo.
Oltre alla comunità di Dipignano, quasi al completo, hanno
partecipato alla riunione una decina di persone della comunità
di Cosenza, diversi simpatizzanti, il pastore avventista Marco
Menna e alcuni sacerdoti della
diocesi di Cosenza.
La riunione è proseguita con
un’agape fraterna che ha costituito un momento di amichevole
dialogo e si è conclusa con il
falò.
Il XVII febbraio, ricordato
quest’anno per la seconda volta,
ha rivelato le possibilità e insieme la problematicità della testimonianza evangelica in questa
zona del Meridione. Ed anche le
possibilità, e la delicatezza, del
dialogo ecumenico.
9
2 marzo 1990
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
Campo di lavoro '90
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I giovani e il cuito
Le sedute invernali che si tengono a Torre Pellice, solitamente in febbraio, sono per la Tavola un’occasione di incontro con
comitati e commissioni che operano alle valli e quindi di « sentire il polso » di quella metà della. chiesa che è costituita dal T>
Distretto.
Nei giorni 9-12 febbraio la Tavola ha incontrato in primo luogo la Commissione esecutiva del
I*> Distretto e i sovrintendenti
dei primi 3 Circuiti. La preoccupazione dominante, emersa nell’incontro, riguarda la previsione
di diminuzione, a breve termine,
di forze pastorali.
Nella vai Pellice lasceranno il
campo il pastore Severino Zotta
per emeritazione e il pastore
Susanne Labsch, che tornerà in
Germania insieme alla sua famiglia. Dalla vai Germanasca partirà Hans Eugen Bitter, vicario
tedesco, per due anni coadiutore a Pomaretto, e Aldo RutigUano
si sposterà da Villasecca a Bobbio, mentre Lucilla Peyrot da
maggio entrerà in congedo per
maternità. Anche il 2« Circuito
soffre un certo disagio per la cura della chiesa di Piossasco, affidata quest'anno al circuito. La
Tavola, aggiungendo a queste
partenze certe la possibilità che
anche il pastore Renato Co'isson
lasci il distretto alla fine di quest’anno, ha risposto che una vera e propria sistemazione del
1« Distretto si potrà avere solo
nel 1991, quando nuove forze entreranno nel campo di lavoro.
Per l’autunno del ’90 la Tavola sta studiando un piano per
far fronte alle maggiori necessità, senza tuttavia poter rispondere a tutte.
Campagna
delle 3 P
Dal confronto sul tema delle
finanze, discusso in questo incontro in relazione alle chiese
del 1» Distretto, la Tavola ha ricevuto conferma che l’attuale sistema di previsione ha bisogno
di ritocchi, per ravvicinare il momento delia previsione al periodo per il quale la previsione
viene espressa: infatti, più è anticipato il momento della previsione, più è impreciso (Tavola)
o prudente (chiese) il preventivo. Una modifica è aÌlo studio,
con la collaborazione della Commissione finanziaria, anche allo
scopo di rendere la costruzione
del bilancio più coerente con la
« campagna delle 3P » (per una
contribuzione personale, periodica, proporzionale al reddito), lanciata dal Sinodo 1988.
Il futuro
della CIOV
Un incontro fondamentale ha
avuto luogo tra Tavola e CIOV
nel pomeriggio del 10 febbraio.
In questo incontro si sono intrecciati i temi dello « scorporo della diaconia » dalla responsabilità della Tavola (ipotizzato dalla
Commissione sul funzionamento
degli esecutivi che ha riferito
all’ultimo Sinodo) e quello delTaltemativa tra « crescita o sparizione » della CIOV che, con la
maggiore autonomia di un Comitato di gestione dei due ospedali di Torre Pellice e Pomaretto (a cui si sta aggiungendo quello di Torino), sarà più disponibile a responsabilità più larghe
nell’ambito della diaconia, e le
ipotesi del decentramento distrettuale o delTallargamento della
CIOV. Nel corso di un approfondito dibattito ha preso maggiormente corpo l’idea di una « grande CIOV » che, ristrutturando.si
in modo esclusivamente valligiano, assuma progressivamente la
resjwnsabilità di settori della diaconia della nostra chiesa. In questa idea — non nuova, per la
verità, ma precisatasi recente
mente sia alTinterno della CIOV
che nella discussione sul funzionamento degli esecutivi — resta
fondamentale la necessità dei
collegamenti « verticale » (tra opere della stessa categoria) e
« orizzontale » (su uno stesso
territorio tra chiese e opere), di
cui la Tavola ha discusso nelle
precedenti sedute e di cui si è
parlato nell’articolo di gennaio
« Due nodi per gli esecutivi ».
Asilo di
San Germano
Con il Comitato dell’Asilo di
San Germano la Tavola ha esaminato la situazione finanziaria
del dopo-inaugurazione.
Lo scoperto riguarda circa il
15% del costo totale: una percentuale non eccessiva, ma un
carico ancora pesante. Buona
parte di questa esposizione è
stata coperta con un mutuo bancario decennale: questo e il restante scoperto bancario graveranno specialmente sui primi anni del decennio per il carico degli interessi; l’impresa dell’Asilo, che si è conclusa dal punto
di vista della ricostruzione con
l’ingresso degli osipiti nella nuova Casa lo scorso dicembre, non
può certo dirsi conclusa dal punto di vista finanziario. Insieme
alla gratitudine per ciò che abbiamo fin qui ricevuto. Tavola
e Comitato hanno espresso la
speranza e la fiducia che le chiese e i singoli donatori continueranno con tenacia a sostenere
fino in fondo quest’opera.
Comunità alloggio
di Torre Pellice
Un cambio di direzione è stato proposto' per la Comunità alloggio di via Angrogna, Torre
Pellice. La Tavola ha incontrato
il Comitato e il direttore designato, Roberto Brosia, che la Tavola ha successivamente nominato con un incarico che partirà Testate prossima. Roberto
Brosia, da 7 anni educatore all’Uliveto, subentrerà a Judy Elliott che la Tavola ha salutato
con riconoscenza al termine del
suo lungo impegno prima come
educatrice e, per gli ultimi 4 anni, come direttrice.
La Tavola ha ancne approvato in linea di massima un piano di lavori che dovrebbero concludere un lungo intervento sulla struttura delTedificio della Comunità alloggio.
Nel corso delle sedute la Tavola ha anche incontrato il Comitato della Foresteria durante
una cena e i pastori del 1® Distretto durante la loro riunione
mensile.
Amministrazione
e opere
L'amministrazione ha occupato una larga parte delle sedute
di febbraio. Anche se l’esercizio
’89 non era ancora definito in
tutte le sue voci, la Tavola ha
riscontrato un dato abbastanza
positivo. L’anno non si chiude
in pareggio, ma si prevede un
deficit inferiore a quello dell’anno precedente (28 milioni): il che.
di fronte al rischio di un grosso
deficit, testimonia della « rimonta » operata da molte chiese, non
tutte, nell’ultimissimo periodo.
La Tavola ha proseguito nell’analisi della situazione patrimoniale e ha impostato un piano
di interventi edilizi per il 1990-91.
Non poco lavoro ha richiesto
anche la messa a punto del contratto di lavoro dei dipendenti
Tavola, che è in via di definizione dopo che il precedente contratto triennale è scaduto con la
fine delT89.
Nel campo delle opere prose
gue Timpostazione de] lavoro del
Centro culturale di Torre Pellice, per il quale la Tavola ritiene
utile Un contatto diretto tra Tavola-Società di studi valdesi e
Comitato del Centro.
Il moderatore ha riferito sulla
situazione del Servizio cristiano
di Riesi (preoccupante per il deficit, rallegrante per le prospettive di un nuovo gruppo) e sui
lavori di Rio Marina, il cui Comitato ha avuto una prima riunione, a Rio Marina, presente
il rappresentante della Chiesa
della Renania, Gerhard Nölle,
che sostiene in modo rilevantissimo questa ricostruzione. La Tavola ha provveduto alla nomina
ufficiale di questo Comitato:
Marco Ricca, presidente; Liliana
Berti, Filippo La Marca, Giovanni Scuderi; Aldo Visco Gilardi,
rappresentante della Tavola; Leonardo Casorio, rappresentante
CED.
La Tavola ha infine discusso
la prossima applicazione, per la
prima volta, del meccanismo delÌ’8 per mille e la richiesta al nostro giornale di dare, dalle sue
pagine, la più ampia informazione possibile riguardo alla struttura del meccanismo e allo sbocco concreto delle opzioni possibili, date in alternativa alla Chiesa cattolica: stato, avventisti,
pentecostali delle ADI.
ANGROGNA — Domenica 4
marzo il culto sarà presieduto
dal gruppo giovanile del Prassuit-Verné che, in questi mesi,
sta lavorando aH’allestimento di
un museo che documenti la storia e realtà delle Unioni giovanili
in vai d’Angrogna.
• Con la partecipazione di numerose rappresentanze militari
si sono svolti, giovedì 22, i funerali di Stefano Coisson, spentosi
all’età di 87 anni, generale degli
alpini, originario della vai d’Angrogna (Martinail): era una figura molto nota in vai Pellice.
Alla vedova, ai figli, rinnoviamo la nostra solidarietà in Cristo.
Grazie!
LUSERNA S. GIOVANNI —
Un vivo ringraziamento al pastore emerito Gustavo Bertin per
aver accettato di presiedere il
culto in francese, domenica scorsa. Il suo convincente messaggio
di fede è stato molto apprezzato
dalla comunità.
Assemblee di chiesa
MASSELLO — Domenica 11
marzo alle ore 11 è convocata
l’assemblea di chiesa per discutere la relazione finanziaria e
IN VISITA ALL’ULIVETO
Una giornata
che ci ha arricchito
« Uliveto »... Chissà quante persone, sentendo il nome di questo
istituto, hanno pensato, immaginato le loro reazioni se si fossero trovate a contatto con questo mondo così diverso e lontano dal nostro.
Ebbene, noi abbiamo voluto
provare: domenica 21 geimaio
verso le dieci abbiamo varcato
il cancello che segna l’inizio della proprietà dell’istituto e qui
è incominciata questa esperienza per . noi così umanamente importante. Dapprima la direttrice,
signora Franca Recchia, ci ha
accolti nel suo ufficio e, come
è solita fare con tutti i gruppi
di visitatori, ci ha introdotti in
questo universo così diverso e
crudo, eppure così reale.
E abbiamo poi conosciuto i
giovani ospiti uno per uno: c’è
chi non ha l’uso della parola ma
è comunque in grado di comunicare con gli altri; infatti abbiamo assistito alla ricerca di
contatto umano, segno di un bisogno di comunicazione che- va
ben al di là del mezzo espressivo della parola. C’è chi invece
parla molto, racconta tutta la
sua gioia per l’indomani, per l’incontro con i compagni di scuola, per le amiche, per le educatrici del C.S.T. Sia chi parla molto, sia chi non può parlare ha
in comune il desiderio di comunicare. Perché?
Forse perché cercano affetto
al di fuori delle famiglie che in
alcuni casi non sono state capaci, perché impreparate a questo
incontro-scontro con Thandicap,
di dare loro il calore umano che
non può mancare nella crescita
di un individuo. Questa non vuol
certo essere presunzione, ma un
invito a fare un esame di coscienza. Non sono in molti a tentare di aiutarli, sia umanamente
che finanziariamente. Non tutti
certo siamo capaci di comunicare con persone psichicamente labili ma possiamo, se non tutti
comunque in tanti, contribuire
a soddisfare le esigenze di questi enti che si occupano di emarginazione.
Particolarmente commoventi
sono stati i cinque minuti in cui
una giovane ospite ha voluto incontrare un’anziana ricoverata
del Rifugio Carlo Alberto. E’ stato impressionante il modo in cui
comunicavano, magari non comprendendo le frasi ma leggendone tra le righe i sentimenti tramite l’espressione dei volti. E’
da sottolineare il fatto che l’Uliveto è un istituto valdese ma,
nonostante ciò, gli ospiti sono in
maggioranza cattolici: siamo soprattutto cristiani e proprio questa nostra cristianità dovrebbe
aiutarci a placare le nostre paure ed i nostri timori nei confronti di queste persone meno fortunate rispetto a noi.
Un gruppo di catecumeni
di Pomaretto
VISUS
di Luca Regoli & C. s.n.c.
OTTICA - Via Arnaud, 5
10066 TORRE PELLICE (To)
Il posto degli occhiali
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s.nc.
Via Roma, 42
10062 LUSERNA S. GIOVANNI (To)
procedere alla nomina o rinomina dei membri del Concistoro.
VILLASECCA — Domenica 11
marzo si svolgerà una assemblea di chiesa che avrà tra l’altro da eleggere i deputati al
prossimo sinodo e alla conferenza distrettuale.
Lutti
FERRERÒ — Sono mancate
recentemente due sorelle di Maniglia: Ida Pascal e Alda Pons;
ai figli e familiari esprimiamo la
nostra simpatia fraterna.
Rapporti BMV
TORRE PELLICE — E’ stato
con vivo piacere che le persone
convenute al tempio dei Coppieri nella serata del 16 febbraio,
dopo aver udito le parole di Mario Cignoni sulla diffusione della Bibbia nell’Est europeo, hanno assistito alla serata che il
coro « Camerata corale la grangia», diretto dal maestro Angelo Agazzani, ha voluto offrire in
occasione della presentazione alle valli di un nuovo disco che
contiene una raccolta di canti
del repertorio classico del mondo valdese.
• Lunedì 26 febbraio, alle ore
20.45, presso il presbiterio, è iniziato lo studio del documento
battista, metodista e valdese In
preparazione delTassemblea-sinodo congiunti del novembre prossimo a Roma.
• Prosegue lo studio biblico
del sabato alle ore 14.30, che ha
per oggetto TEvangelo secondo
Matteo.
• Nel corso dell’ultima settimana si sono svolti i funerali di
Adelina Oudry Pasquet e di Riccardo Cesan; ai familiari in lutto
la comunità esprime la sua fraterna simpatia.
• Venerdì 2 marzo, alle ore
20.30, presso la casa unionista,
avrà luogo un incontro fra catecumeni delTultimo armo, genitori e pastori.
Giovedì 1° marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso Il centro d’incontro in via Repubblica, inizia lo studio della lettera agli
Efesini.
Martedì 6 marzo
□ GRUPPI GIOVANILI
PINEROLO — Alle ore 20.45, presso
I locali della chiesa valdese in via dei
Mille, si incontra il coordinamento dei
gruppi giovanili del 1° distretto.
_______Giovedì 8 marzo_______
□ VERSO SEOUL
PINEROLO — Alle ore 20, presso
la parrocchia di Fatima, in via Città
d’Alba 32, si svolge Un'assemblea di
preghiera, di ricerca e di impegno in
vista deH’assise di Seoul su « Giustizia, pace e salvaguardia del creato ».
Domenica 11 marzo
□ VILLA OLANDA
TORRE PELLiCE — Alle ore 15, presso i locali della foresteria valdese, si
svolge un incontro di tutte le persone
interessate a riesaminare la situazione di Villa Olanda in vista del suo futuro.
□ COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Il terzo appuntamento
dell'anno è previsto per le ore 15,
presso la parrocchia di S. Lazzaro; il
tema dell'incontro è: - Come presentare ai figli della coppia mista le differenze tra cattolici e protestanti. Per
una catechesi ecumenica familiare ».
10
10 valli valdesi
2 marzo 1990
VAL PELLICE
PRAROSTINO
Finito Verso il recupero
lo SCiOpOrO per la ricostruzione, che prosegue a ritmi serrati
Dopo oltre due settimane di
sciopero gli operai della Fabidi Lusema San Giovanni sono
tornati, la scorsa settimana, al
lavoro; c’è stato chi in assemblea si è espresso per proseguire ancora nella protesta, ma alla fine è prevalsa la linea del
confronto, anche perché la stessa disponibilità è stata riscontrata da parte padronale.
Liliana Giai Bastò, che per conto della CGIL ha seguito la lotta degli operai, racconta di questa lunga vicenda: « La piattaforma aziendale che abbiamo
presentato nello scorso dicembre
prevedeva una serie di punti: da
un premio annuo alla rivaluta^
zione dell’indennità di trasporto,
dal diritto all'informazione a dei
corsi infermieristici di base, ai
problemi legati all'ambiente di
lavoro e, non ultimo, chiedevamo di tener conto, anche in termini occupazionali, degli ultraventinovenni. In sede di trattativa da parte della proprietà
sembrò all’inizio che ci fosse una
grande disponibilità, se non che,
quando ci venne proposta l’introduzione di un premio sul rendimento, da parte nostra non
ci è parso di individuare gli
strumenti necessari per un reale miglioramento quantitativo,
per il quale sono ancora necessari investimenti ».
Quando però gli operai si sono
riuniti in assemblea, si può dire che si siano sentiti mettere in
discussione proprio sul piano della capacità produttiva ed hanno
iniziato questo sciopero ad oltranza. Naturalmente in queste
condizioni la proprietà, pur essendo le trattative aperte, rifiutava gli incontri stante il blocco
della produzione. Alla fine si è
ripresa la trattativa, ma nel contempo sono stati annunciati 16
licenziamenti, cioè in pratica la
chiusura di una linea di produzione. « I lavoratori a questo punto — prosegue Giai Bastò — si
sono resi conto che da una non
buona organizzazione dello stabilimento, che era alla base di questa lunga protesta, ci si trovava
di colpo con 16 posti di lavoro in
meno su oltre 100 dipendenti ».
Sono stati coinvolti gli enti locali in questa vicenda'^
« Come CGIL eravamo molto
favorevoli a che ciò accadesse,
ma gli altri sindacati hanno preferito esalare questo passo e non
se ne è fatto nulla... ».
Tuttavia alla fine si è arrivati
a nuovi incontri, alla creazione
di una commissione che, formata da rappresentanti delle parti,
valuterà la situazione nel suo
complesso; l’azienda pare intenzionata a ritirare i licenziamenti: ci sarà un nuovo incontro
il 9 marzo. Si può dare un giudizio sull’intera vicenda?
« Secondo me gli operai hanno speso troppo del loro salario
per far capire all’azienda che la
sua organizzazione ha pecche;
viceversa da parte della dirigenza non si è capito che i lavoratori, con la loro intelligenza, con la loro capacità, sono in
grado veramente di dare suggerimenti qualificati in vista di un
miglioramento della produzione ».
Piervaldo Rostan
Giovedì 15 febbraio, nel pomeriggio, un furioso incendio avvolgeva la collina di Prarostino.
Il vento impetuoso non poteva
che propagare le fiamme, in poche ore sono andati in fumo anni di lavoro, boschi, vigne, case,
attrezzature agricole, animali domestici. Venerdì già tutti erano
al lavoro a rimuovere le macerie, si sostituivano le travi dei
tetti arse dal fuoco. Sabato, 17
febbraio, in molti hanno interrotto il lavoro per recarsi al culto e aH’agape del XVII. Oggi, a
Prarostino non si vede altro che
mattoni, tegole, mucchi di sabbia, impalcature. La vita ricomincia e si cancella, se non il
ricordo, la traccia di una giornata da dimenticare.
L’ufficio tecnico del comune lavora a ritmi serrati; bisogna
quantificare i danni, valutare,
progettare. Il bilancio ancora
non è, né potrebbe, essere definitivo. Sono andate distrutte sedici seconde case, otto abitazioni di residenza. Tredici aziende
agricole hanno perso i capannoni con il loro contenuto (trattori, spargiletame, irroratrici, ecc.),
5 imprese artigianali dovranno
ricostruire i laboratori. I vigneti, da un primo esame, paiono
distrutti per il 70% della loro
estensione.
E se non mancano la volontà
e te energie per la ricostruzione,
ci si incomincia ad interrogare
sul finanziamento delle opere.
L’incendio è stato causato, ormai la cosa è appurata, dalla
caduta di un traliccio elettrico:
ma è stato abbattuto dal vento
e l’ENEL non sembra essere responsabile. Eventuali assicurazioni possono coprire i danni? In
linea di massima no, perché la
maggior parte delle polizze esclude gli « eventi naturali » come
nubifragi, vento, alluvioni, ecc.
Dovrebbe essere il « pubblico »,
LUSERNA SAN GIOVANNI
Osservare le stelle
Una delle più antiche curiosità scientifiche dell’uomo, quella
di scrutare le stelle, non cessa
di avere appassionati. In vai Pellice, a Luserna, opera da una
quindicina di anni im gruppo
che ha costruito in proprio un
osservatorio sulla collina di San
Giovanni, che è diventato nel
tempo punto di riferimento qualificato soprattutto per le scolaresche. Da qualche mese il gruppo si è trasformato e ampliato,
costituendo ufficialmente 1’« Associazione astrofili Urania », che
si è data il progetto ambizioso
di creare un osservatorio dotato
delle più sofisticate apparecchiature, due cupole di osservazione, sala convegni e strutture di
appoggio. A dedicare il nuovo impianto alla musa dell’astronomia,
Urania appunto, ci si sono messi
in molti: fra i nomi più illustri
il prof. Luigi Briatore, dell’Istituto di fisica generale dell’Università di Torino, e il dott. Paolo
Tanga, del Gruppo astrofili Herschel di Torino. Il presidente
dell’« Urania » è il dott. Giovanni Peyrot, urologo, segretario è
il comandante dei vigili urbani.
Aniello Errico, da sempre appassionato astrofilo. Fra i soci numerosi professionisti del pine
rolese, il sindaco di Luserna,
Badariotti e, naturalmente, il pioniere del primo osservatorio,
Beppe Ellena. Il progetto di costruzione è già stato presentato
alla commissione edilizia di Luserna, per un costo iniziale di
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360 milioni di lire; la località del
nuovo impianto non è ancora definita, essendo in ballottaggio
alcime località adatte.
« Siamo ora a caccia di finanziamenti — dice il dott. Peyrot
—, le amministrazioni pubbliche
hanno espresso pareri favorevoli.
D’altra parte in tutta Italia c’è
molta attenzione per gli impianti
di questo tipo, che affrontano un
ramo della scienza che è ancora, anche, se non sembra, una
pagina tutta da scrivere; fatte
salve le ’’grandi” scoperte che
hanno rivoluzionato un certo
modo di pensare e agire, l’uomo
ha finora appena scalfito i grandi misteri dell’universo ». E la
posizione, sulle propaggini delle
Alpi Cozie, in una zona relativamente poco inquinata e con un
cielo terso, è ottimale, affermano i tecnici, per sviluppare il lavoro futuro. L’osservatorio di
Pino Torinese, dicono all’AAU,
appoggia in pieno l’iniziativa e
contribuirà, con la cessione in
uso di telescopi e altre attrezzature, alla buona riuscita del
lavoro. « Soprattutto — continua
Peyrot — la gente, oggi, è troppo
abituata a guardare per terra.
Scrutare il cielo vuol dire invece
scrutare se stessi, vuol dire filosofia, autoconoscenza. Vuol
dire, anche, scrutare il futuro ».
Con l’avvertimento, d’obbligo
a scanso di equivoci, di non confondere astronomia con astrologia.
S. A. H.
cioè lo Stato o chi per esso, a
farsi carico deH’onere finanziario. « Il comune ha chiesto alla
Regione la dichiarazione di "stato di calamità naturale" — dice
il segretario comunale di Prarostino, Antonina Gurreri — e l’assessorato competente ha inoltrato la richiesta al ministero. Se
il ministero accoglierà la richiesta, potremmo accedere a una
serie di finanziamenti e contributi a fondo perduto ». Questo
per quanto riguarda le case civili, di residenti, ammesso che
al ministero sia giunta l’eco di
questo dramma vissuto con compostezza montanara.
« Per quanto riguarda invece
le az.iende agricole — continua
la dott .ssa Gurreri — si potrà
ricorrere alla legge 590 che dovrebbe consentire l’accensione di
mutui a tasso agevolato ». A tasso agevolato significa un interesse del 2-3% annuo, un « affare »
in termini valutari, ma significa
anche che il capitale dovrà essere restituito, lasciando immutato il danno subito. Ma sono i
primi approcci, non si possono
escludere strade diverse. Intanto
la solidarietà si fa tangibile. Al
fondo aperto dal comune sono
affluiti circa trenta milioni, altrettanti sono stati promessi dalle
maggiori banche, alcune industrie del pinerolese hanno comunicato la decisione delle maestranze di devolvere Tequivalentc di una giornata di lavoro (le
chiese inoltrano le offerte al concistoro, che le gestirà in prima
personal.
« Arrivano anche molti aiuti in
natura — aggiunge il segretario
—, abbiamo approntato dei magazzini per accumulare e distribuire fieno, attrezzi agricoli, lenzuola e biancheria, mobili e suppellettili. Sta arrivando un carico di materassi, inviati da una
fabbrica di Torino». Il comune
inoltre, coadiuvato da due funzionari provinciali, ha steso già
tutti i progetti edili, il cui costo
non graverà sugli interessati.
Una commissione di giunta sta
valutando le denunce dei danni
in vista di una equa ripartizione degli aiuti che giungeranno.
« Devo sottolineare — afferma
ancora Gurreri — che se c'è purtroppo qualche caso di preventivi "gonfiati" ci sono molti, mol
tissimi casi di persone che, avendo .subito un danno dell’ordine di 1-2 milioni, rifiutano di
farne denuncia, per favorire cosi chi ha avuto danni maggiori ».
Una solidarietà dentro la solidarietà. Intanto stanno giungendo
a Prarostino squadre di volontiiri, disponibili « per qualsiasi lavoro », da Pramollo, Ferrerò, Roletto e altri comuni dei dintor*ni. Si può contribuire al fondo
di solidarietà istituito dal comune tramite versamento sul conto corrente n. 1675063 presso la
Cassa di Risparmio di Torino,
agenzia di San Secondo di Pinerolo.
Stelio Armand-Hugon
Due liste
unitarie?
PINEROLO — Organizzata da
DP, si è svolta giovedì 22 febbraio un’affollata assemblea per
verificare un’ipotesi di lista per
taria della nuova sinistra pinerolese. DP ha infatti proposto
nei giorni scorsi di presentare
alle prossime elezioni per il consiglio comunale della città una
lista unitaria di tutte quelle forze
che si muovono nella sinistra
per l’alternativa e per l’opposizione al regime DC. Paolo Ferrerò introducendo la riunione, ha
proposto una lista su contenuti
di difesa delle condizioni di vita
degli strati più deboli della società, di difesa ambientale e di
allargamento degli spazi democratici. Ferrerò ha poi criticato
la proposta di lista aperta fatta
dal giudice Fassone, in quanto
non chiara sui contenuti programmatici e tutta interna al
progetto occhettiano di rinnovamento del PCI.
Giorgio Gardiol, esponente locale dei verdi arcobaleno, ha rilevato come dal suo punto di vista la proposta di DP sia impraticabile in quanto interna ad una
logica di creazione di un polo comunista rinnovato. Meglio per
Gardiol la presentazione di una
lista di DP, su cui non dovrebbero mancare i consensi minimi
per reiezione di un consigliere.
Numerosi altri interventi hanno sottolineato l’importanza di
non lasciar cadere la proposta
Fassone ed hanno proposto incontri comuni tra i promotori
della lista unitaria della nuova sinistra e della lista aperta alla società civile proposta da Fassone.
Stop ai
motori accesi
PINEROLO — L’inquinamento
atmosferico del centro storico
preoccupa il sindaco che, per ovviarle a ciò, ha invitato con un’ordinanza a non tenere i motori
delle auto accesi per motivi non
inerenti al traffico. Dunque a Pinerolo niente macchine ferme
con il motore acceso, pena una
forte multa.
Presentato
il bilancio
TORRE PELLICE — E’ di ol
tre 3 miliardi e 100 milioni il bilancio che la giunta ha presentato nel corso dell’ultimo consiglio
comunale e che rispetto al 1989
vede un aumento di circa l’8%.
In verità, la relazione che accompagna il documento economico
evidenzia come difficoltà non indifferenti derivino dal fatto che
i trasferimenti statali non sono
stati adeguati al tasso di inflazione e non sia stata confermata
una possibilità mutuativa, per i
comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, di 100 milioni a totale carico dello stato, riducendo nel contempo l’interven
to statale anche nell’ammortamento di nuovi mutui.
Pur in presenza di questi limiti oggettivi, l’amministrazione
prevede di poter proseguire in
alcuni settori avviati da tempo:
il potenziamento degli uffici, le
fognature, le opere di ammodernamento degli edifici scolastici
(non ultimo con l’abbattimcnto
delle barriere architettoniche), la
viabilità minore, il sostegno alla
protezione civile. Su tutto, però,
gli interventi che si potrebbero
avviare nell'anno in corso per
proseguire nei successivi riguardano la copertura de! palaghiaccio e l’inizio della ristrutturazione di casa Bert (anche in questo caso tutto è condizionato dalTeffettiva concessione di mutui),
destinata ad ospitare la galleria
d’arte contemporanea.
11
2 marzo 1990
valli valdesi 11
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Chi gestisce ii territorio?
Dare un impulso a un nuovo sviluppo economico, che consenta alla
popolazione di rimanere in valle - L’adozione del piano paesistico
Ritornare ad essere protagonisti della gestione del proprio territorio, ridare voce alle autonomie locali in diretto contatto
con le esigenze di vita della popolazione residente; sono queste
le motivazioni cardine dell'incontro-dibattito promosso dalla Comunità montana valli Chisone e
Germanasca il 24 febbraio scorso presso la propria sede a Perosa Argentina.
Nell’introduzione al dibattito il
presidente Gerolamo Sola ha evidenziato come il mantenimento del territorio passa attraverso la « presenzà deU’uomo sul
territorio ». Ha puntualizzato che
« gli amministratori non sono più
disponibili a elemosinare e semplicemente a chiedere contributi,
ma c'è necessità di uno sviluppo
che crei interesse economico per
rimanere in valle ». Ha proseguito sottolineando come da un lato « ogniqualvolta si tenti qualche iniziativa che consenta di approdare ad uno sviluppo ed alla
creazione di posti di lavoro, che
oggi non si possono più individuare nell'industria, ci si trovi
di fronte all'isolamento e ad una
progressiva penalizzazione del
territorio »; d’altra parte si constata giornalmente la pesante
realtà dei vincoli.
Il piano paesistico del comune di Pragelato, strumento adottato dalla Regione in applicazione della legge Galasso, è vissuto
daH’amministrazione comunale
come ennesima imposizione. Viene valutato come un documento
che nel suo insieme non ha preso
in considerazione il piano regolatore del comune, che a suo
tempo fu approvato dalla stessa
Regione Piemonte.
L’adozione del piano paesistico paralizza di fatto i progetti
del comune, che prevedeva la
realizzazione di un complesso edilizio con creazione del collegamento sciistico con il Sestriere
e la costruzione di una ampia
area alberghiera. L’amministrazione comunale vede nel suo piano la valorizzazione di quella
parte di territorio individuata
come zona a « vocazione turistica », con la riqualificazione dei
sei^izi turistici ed effetti in positivo sulla realtà economica locale.
Al di là della valutazione in
merito ai contenuti della proposta del comune di Pragelato, che
sicuramente oggi è discutibile,
gli amministratori della comunità montana sono concordi nel
ribadire la necessità di una maggiore autonomia nella gestione
delle realtà locali, e di un coinvolgimento di esse prima di adottare strumenti che vanno a
incidere pesantemente sulla loro
vita sociale ed economica.
A seguito dell'intervento del
sindaco di Pragelato, l’assessore
regionale Maccari ha esposto il
Suo punto di vista sull’argomento; egli ha detto che « il problema centrale che interessa il comune di Pragelato e la velile è
permettere la costruzione dell'impianto, che rappresenta uno strumento valido per l'inserimento
di Pragelato nel circuito del Sestriere ».
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Contemporaneamente l’assessore regionale ha difeso la validità del piano paesistico. Non ha
mancato l’occasione per frecciate polemiche nei confronti del
fenomeno verde, dimenticando
che in valle gli ambientalisti sono una realtà, e tra i primi ad
essersi posti il problema del territorio e delle sue risorse.
E’ intervenuto anche l’ing. Daviero, affermando che la Comunità montana valli Chisone e Germanasca in questi anni è stata
« un grosso laboratorio politico »;
egli ha poi richiamato resistenza di Un piano regolatore intercomunale che coinvolge praticamente tutto il territorio, eccetto
il comune di Pragelato, ha citato
la gestione collegiale di alcuni
servizi, il piano di assestamento
forestale, ma ha anche messo in
evidenza il rischio che si passi
da Un ruolo di laboratorio ad
un ruolo di cavia.
Anche la voce di altri amministratori si è fatta sentire; Rie
Alla riscoperta
di una cultura
Sabato 10 marzo prenderà il
via una nuova edizione della rassegna di musica popolare « Cantavalli » nelle valli Chisone e
Germanasca. Il successo che l’ha
accompagnata nelle precedenti edizioni ha contribuito a rilanciare l’impegno di quanti lavorano aH’allestimento delle undici
serate in altrettanti comuni delle
valli; « Si tratta di un’operazione particolarmente importante
— dice l’assessore alla cultura
della Comunità montana, Erminio Ribet — perché significa decentrare il messaggio culturale
su tutto il territorio e significa
anche produrre importanti sinergie tra le associazioni culturali,
associazioni locali ed ente pubblico. La cultura della collaborazione è sicuramente una delle armi vincenti in questa battaglia
che giornalmente conduciamo
per la salvaguardia della nostra
identità, della nostra cultura,
della nostra storia e contro l’impoverimento delle valli ».
Il primo appuntamento di questa edizione è dunque previsto
per il 10 marzo a Pomaretto; alle ore 21, presso il cinema Edelweiss, il gruppo « Canto vivo »
presenterà il suo repertorio fatto di danze tipiche (monferrina, sbrando, courènto) alternate a canti narrativi di notevole
respiro con qualche nuova composizione; in pratica viene presentato l’ampio patrimonio musicale piemontese.
Al termine delle varie serate
ci sarà quest’anno un appuntamento fisso con Dino Tron e Da
DISCHI HI-FI
di ATTILIO SIBILLE
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Teatro
cardo Ricchiardone, sindaco di
Pinasca, preoccupato per l’attuale situazione così si è espresso;
« Ottimi possono essere gli obiettivi, discutibili le strade proposte per raggiungerli, ma certamente siamo in perfetto e netto
contrasto con quelli che erano
gli obiettivi di coloro che in queste vallate, meno di 50 anni fa,
hanno dato la vita, sono caduti,
perché proprio oggi queste vallate potessero vedere realizzato
quello che è stato il loro sogno
ideale »; ed ancora ha notato con
amarezza come « i problemi grossi, importanti e vitali della valle
siano in discussione soltanto dopo e non durante la realizzazione dei progetti ».
Il dibattito è stato vivo e vivace, le dichiarazioni tante, ma
il metro di verifica sarà la valutazione del risultato; su quella
base si potrà riscontrare quanto
di concreto e quanto di elettorale rimarrà dei discorsi.
Mauro Meytre
« CANTA VALLI »
niele Ronchail, che offriranno
un ulteriore momento di musica
e danza, un « prolungamento »
rivolto in particolare ai valligiani perché tornino od imparino
a ballare le danze tipiche delle
valli.
TORRE PELLICE
Cinema
d'autore
Per la quinta volta la cooperativa La tarta volante, che gestisce il cinema Trento, organizza una rassegna di cinema d’autore. Come già in passato i film
In programma verranno posti in
visione sempre di venerdì alle
ore 21.15; si inizia il 2 marzo,
per finire il 27 aprile.
Il biglietto di ingresso per ogni
proiezione costa 5.000 lire, ma è
possibile usufruire di una tariffa in abbonamento al costo di 24
mila lire; le tessere sono in vendita presso il cinema Trento oppure alla videoteca Metropolis di
Luserna San Giovanni. Il primo appuntamento ha in programma ; « Voglio tornare a casa! », di Alain Resnais.
PINEROLO — In occasione del 130°
anniversario della fondazione dell'Istituto magistrale Rayneri, il <■ 'Flauto
magico », laboratorio di teatro e danza
per ragazzi, presenta venerdì 2 marzo
alle ore 21 presso II Palain (ex caserma
Fenulli) lo spettacolo « Boîte à joujoux » su musiche di Debussy e testi
di Molière. In scena 14 ragazzi.
Lo spettacolo sarà replicato per le
scuole elementari e per l’Istituto magistrale sabato 3 marzo alle ore 10.45.
Prevendita biglietti presso alcuni negozi di giocattoli di Pinerolo oppure alla biglietteria del Palain. Costo L.
5.000, scuole e ridotti 2.000.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato
3 imairzo, presso la palestra comunale, con inizio alle ore 21, avrà luogo
una rappresentazione teatrale dal titolo « Uomini », ovvero come ironizzare sul comportamento umano; partecipano Toni Mazzata e Maurizio Tropea.
Programmi di Radio Beckwith
______________91.200 FM________________
Fra I programmi settimanali segnaliamo Rendez-vous di mercoledì 7
marzo, ore 11.30, dedicato all’attività
dell'AlDO vai Pelllce; con la puntata di
martedì 6 marzo, ore 11.30, in replica
lunedì 12 alle ore 17 di « A confronto »,
inizia un ciclo dedicato alla questione
dell’otto per mille; il culto di domenica 4 marzo, ore 11.30, sarà curato
dalla FDEI.
Amnesty International
TORINO — I gruppi di Torino di
Amnesty International organizzano per
lunedì 5 marzo, presso la discoteca
» Studio Due » In via Nizza 32/D, una
serata nel corso della quale avrà luogo una sottoscrizione a premi a favore
dell'attività di A.l.
incontri
B1B1ANA — La Comunità montana
Val Pellice-USSL 43 organizza per venerdì 2 marzo, presso la sala consiliare, un Incontro sul tema: « L’utilizzo
dei fitofarmaci in frutticoltura e i loro
residui nella frutta destinata al consumo »; inizio ore 20.45,
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 2 marzo., alle ore 20.45, presso la
sala consiliare, si svolge II secondo
incontro del ciclo « Pensare al femminile »: la dott. Marisa Tourn, docente alla cattedra di chimica degli
alimenti, parlerà sul tema: «Come
mangi? ».
Cinema
POMARETTO — Il cineforum '89-90
conclude la sua attività venerdì 2 marzo con il film: « La coda del diavolo »;
inizio, come sempre, alle ore 21.
TORRE PELLICE -- Il cinema Trento
ha in programma per II prossimo fine
settimana la visione del film; « Sorvegliato speciale », inizio: sabato ore
20 e domenica ore 16.
Grazie!
La famiglia di Cesare Cardon,
della regione Bamorero di Prarostino, ringrazia di vivo cuore tutte le gentili persone che si sono
prestate per spegnere il fuoco attorno alla sua casa giovedì 15 febbraio. Un particolare ringraziamento vada alla famiglia di Guido Costantino dei Simunin per
l’aiuto prestato. Grazie a tutti.
Cesare Cardon
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 43
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
RINGRAZIAMENTO
« Io sono persuaso che né morte
né vita potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo
Gesù nostro Signore ».
I nipoti tutti con la cara Rocchi annunciano la morte della cara zia
Francesca Borsalino
Un grazie di cuore al dr. Taborelli,
infermieri e tutto il personale della
’’Villa Celesia” per l’assistenza prestata.
Como, 12 febbraio 1990,
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Venite a me voi
tutti che siete travagliati e aggravati, e io vi darò riposo »
I familiari di
Alda Luigia Pons (Dada)
commossi per la dimostrazione di stima
e affetto tributata alla loro cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente
ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, parole di conforto
hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al
personale infermieristico e medico dell’Ospedale valdese di Pomaretto, al dottor Meli e al pastore Lucilla Peyrot.
Chiabrano, 26 febbraio 1990
RINGRAZIAMENTO
I familiari e quanti hanno seguito
con affetto il decorso della malattia di
Adelina Oudry Pasque!
ringraziano sentitamente la dott .ssa
Grand, i medici, le infermiere e tutto
il personale delFOspedale valdese ohe
con amore l’hanno aiutata nei tristi
giorni della sua degenza.
Ora ella ha chiuso serenamente la
sua giornata terrena e vive in Dio.
La famiglia ringrazia tutti per la solidarietà dimostrata.
Torre Pellice, 2 marzo 1990.
« Pietà di me, o Dio: presso di
te mi sono rifugiato, all’ombra
delle tue ali ho cercato scampo»
(Salmo 57: 2)
Guido Marcheselli
è tragicamente mancato il 14 febbraio
1990 in Milano.
La famiglia annuncia che le sue ceneri saranno deposte nel cimitero di
Torre Pellice sabato 10 marzo alle ore
14,30.
AVVISI ECONOMICI
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 MARZO 1990
Porosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
tono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 MARZO 1990
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
2 marzo 1990
THAILANDIA: UNA CONFERENZA MONDIALE ORGANIZZATA DALL’UNESCO
Obiettiva educazione elementare per tutti
Nei bilanci pubblici e nelle spese sociali sono in diminuzione gli interventi a favore dell’insegnamento di base:
è un grosso rischio per le generazioni più giovani nei paesi in via di sviluppo - Le donne particolarmente penalizzate
Più di 900 milioni di analfabeti, più di 130 milioni di
bambini che non iniziano mai a frequentare le elementari: il
diritto all’educazione è ancora un miraggio per un quinto degli abitanti della terra, in maggioranza donne e ragazze.
C’è di peggio: la crisi economica ha spezzato il formidabile impulso che era stato dato all’educazione nel corso degli
anni ’60-’70, soprattutto nel Terzo Mondo. Ed è proprio l’educazione di base ad aver subito il più grave arretramento.
Di fronte a questa vera e propria regressione l’aiuto internazionale è insufficiente quantitativamente, e male orientato
qualitativamente. Per queste ragioni si terrà una «Conferenza
mondiale per l’educazione per tutti », il mese prossimo, in
Thailandia.
Sarà l’occasione per dare un nuovo impulso alla mobilitazione internazionale per aiutare I paesi più penalizzati a ritrovare una nuova vitalità, perché le esperienze pilota di estensione del diritto all’educazione divengano regola.
L’educazione trova raramente
spazio sulle prime pagine dei
giornali. E anche la crisi nata
dal declino dell’educazione di
base nel Terzo Mondo, e, a un livello inferiore, nei paesi industrializzati, è passata più o meno inosservata.
Eppure, degli interi sistemi
scolastici hanno cessato di svilupparsi, la qualità e l’efacacia
dell’Insegnamento calano, chiude im gran numero di scuole di
campagna, gli insegnanti non
sono più pagati regolarmente.
L’educazione aveva conosciuto un’enorme espansione nel corso degli anni ’60 e all’inizio degli
anni ’70. Perché è stata poi presa di mira per prima, quando
si è trattato di fare delle economie? « Le spese sociali sono
più controllabili a livello nazionale rispetto, per esempio, alle
questioni del debito, e per questo sono più immediatamente
suscettibili di essere colpite dall’intervento governativo », ha
fatto osservare Keith Lewin,
dell’ Università del Sussex, in
uno studio redatto nel 1986 per
l’UNESCO.
« In secondo luogo — prosegue Lewin — l’educazione, proprio perché rappresenta una delle principali voci della spesa sociale, è anche quella che offre
le più grandi possibilità di realizzare delle sensibili economie.
In terzo luogo, quando le politiche economiche vanno nella
direzione di una riduzione del
ruolo dello stato e di una limitazione dei servizi forniti da quest’ultimo, i servizi sociali nel
loro insieme sono particolarmente esposti alle restrizioni ».
Infine, sottolinea ancora il documento, quando si privilegia il
breve termine, i settori i cui benefici si manifestano solo a lungo termine sono accantonati.
Il dato più inquietante è che
questo deterioramento colpisce
le basi stesse della piramide del
l’educazione: l’insegnamento elementare e l’alfabetizzazione.
Gli effettivi dell’insieme delle
elementari continuano a crescere — sono passati da 332 milioni
(I960) a 587 milioni (1987). Ma
in un quinto dei paesi in via di
sviluppo essi sono in diminuzione, in alcuni casi di im terzo
tra il 1980 e il 1985 (in alcune
regioni dell’Africa, regione del
mondo di gran lunga più duramente colpita). Più di 130 milioni di bambini dai 6 agli 11 anni
di età non hanno mai seguito insegnamenti di nessun tipo. Quanto a quelli che sono scolarizzati, circa il 29% (che corrisponderebbe a circa 130 milioni) cessa di frequentare la scuola
prima della fine del quarto anno di studi.
In questo modo, mentre alcrmi paesi restano alle prese con
un forte incremento demografico, l’universalità dell’educazione
primaria appare come una mèta
sempre più inaccessibile.
Guadagnarsi altrove
il salario
Dopo il 1980 il costo reale dell’insegnamento elementare per
allievo è calato nei due terzi dei
paesi in via di sviluppo. La quota dell’educazione nel bilancio
nazionale si è ridotta in un paese del Terzo Mondo su due.
Man mano che queste risorse
diminuiscono, gli operatori e gli
ausiliari impegnati nell’educazione diventano più rari; i servizi
di ispezione e di supervisione
non funzionano più, soprattutto
nelle zone rurali. Spesso i maestri si assentano, per cercare ^
guadagnare altrove un salario
che non viene loro più corrisposto.
Che cosa potrà esserne, della
qualità dell’educazione, quando
(come tra il 1975 e il 1987 nei
EFFECTIFS FEMININS
enseignemei^t primaire en pourcentage
Sempre secondo queste previsioni continuerebbe la discriminazione
subita dalle ragazze di fronte all’insegnamento. Essa resterebbe sensibile in Africa, nei paesi arabi e nei paesi meno avanzati, in cui,
nel 2025, si prevede che solo il 47% delle ragazze sarebbe iscritto
alle scuole elementari.
paesi di debole reddito) le spese pubbliche di funzionamento
per ogni allievo delle elementari
crollano da 45 a 29 dollari, mentre nei paesi ricchi esse aumentano da 601 a 1987 dollari?
Da tutto questo deriva la persistenza di quel flagello che è
l’analfabetismo: per l’anno 2000
si prevede che si conteranno ancora 942 milioni di analfabeti, i
cui due terzi saranno rappresentati da donne. Essi saranno
inoltre anche il 22% degli adulti nel mondo.
Certo, il tasso di analfabetismo cala poco a poco. Ma le cifre assolute continuano ad aumentare e le risorse destinate
all’alfabetizzazione degli adulti
restano desolatamente insufficienti: nella maggior parte dei
paesi in via di sviluppo esse
non arrivano a superare il 2%
del bilancio dell’educazione.
Sfortunatamente, questo degrado drammatico dell’educazione di base nel corso degli anni
’80 non ha provocato la necessaria reazione nella comunità internazionale.
Rimborsare
o investire
La recessione economica e il
peso sempre più soffocante del
debito hanno senza dubbio giocato il ruolo maggiore in questa regressione. Se delle politiche di aggiustamento economico sono messe in atto senza
prendere in considerazione _ i bisogni dei più poveri e dei più
« esposti », se il rimborso del debito deve avere la precedenza
rispetto agli investimenti di cui
l’educazione ha tanto bisogno,
fino a vedere quest’ultima perdere di credibilità e, nello stesso
tempo, di qualità, allora gli squilibri e le tensioni economiche
nelle attuali relazioni Nord/Sud
potranno degenerare, portando a
lungo termine ad ima erosione
delle stesse risorse umane.
I paesi del Sud rischieranno
fortemente di vedere il loro sviluppo essere in ritardo di una
generazione, o anche di più.
Ma non è tutto perduto. Malgrado gli enormi problemi, il
decennio ’90 si annuncia ricco
di possibilità senza precedenti.
L’avanzata mondiale della pace
e della democrazia, l’accelerazione della distensione Est/Ovest creano un clima internazionale più favorevole alla cooperazione. Ci si trova sempre più
d’accordo nel riconoscere che lo
spiegarsi delle facoltà umane è
l’essenza di ogni sviluppo; che i
media, che penetrano fino al fondo delle più sperdute campagne,
possono essere un potente alleato all’educazione; che l’educazione stessa — cioè l’acquisizione
delle conoscenze e delle competenze fondamentali di cui ogni
individuo ha bisogno — è un diritto di ciascuno.
Per questo, in questi giorni, la
Thailandia accoglierà una « Conferenza mondiale sull’educazione
per tutti », rincontro più importante che abbia mai avuto luogo
tra governi, ONG, specialisti, ecc.
Essa lancerà anche l’Anno internazionale dell’alfabetizzazione e
segnerà una svolta nello sviluppo dell’educazione di base.
L’obiettivo è quello di suscitare
uno slancio generale in favore
dell’istruzione elementare per
tutti, e di mobilitare su scala
mondiale il sostegno e le risorse
necessarie a questo scopo. Perché la promozione dell’educazione per tutti non può essere prerogativa di qualcuno. Occorre
aiutare i paesi in via di sviluppo a ritrovare lo slancio perduto.
Dieter Berstecher
(da « UNESCO - Sources »)
EVOLUZIONE E PROSPETTIVE
Le cifre evidenziano
una crescita
in caduta libera
V ELEVES INSCRITS DANS
I960 1970 1980 1987
2000
Secondo l’ufficio statistiche delV UN ESCO, il tasso di crescita
degli effettivi scolarizzati nell’insegnamento elementare (fra i 6
e gli 11 anni) ha fatto uri balzo
senza precedenti tra l’inizio degli anni ’60 e la metà del decennio passato. Dato che, più o meno, tutti i bambini dei paesi industrializzati erano già scolarizzati, questi progressi sono stati
essenzialmente opera dei paesi
del Terzo Mondo, in cui gli effettivi sono passati da 217 milioni (1960) a 478 milioni (1987),
con un aumento del 120%.
Il periodo d’oro di questa crescita si situa fra gli anni ’60 e
’70. In questo ultimo decennio
il tasso di crescita annuale media degli allievi delle elementari
nei paesi in via di sviluppo è
stato del 3,7%, con punta massima in Africa (7,5%).
Con l’eccezione dei paesi arabi, queste percentuali crollano
fortemente a partire dal 1980,
tanto per delle ragioni demografiche (calo della natalità, special
mente in paesi di enorme popolazione come la Cina), quanto
perché la generalizzazione dell'insegnamento elementare comincia
ad estendersi in particolare in
alcuni paesi dell’America latina
e dell’Asia dell’Est e, soprattutto, a causa della crisi economica.
Per l’insieme dei paesi in via
di sviluppo, la percentuale di
crescita annuale cade all’1%; i
lassi più elevati si registrano nei
paesi arabi — 4,1% — e nei paesi meno avanzati, 3%.
Nell’ipotesi che l’evoluzione osservata fin qui si prolunghi, dopo una netta ripresa fra oggi e
l’anno 2000, si potrebbero constatare: un tasso di crescita annua
media del 2,2% per i paesi in
via di sviluppo (4,4% in Africa
e 4,3% nei paesi meno avanzati); un certo declino fino al 2025.
con percentuale che si stabiliz.
zerebbe allo 0,4% per l’insieme
del Terzo Mondo e che cadrebbe
(sempre fra il 2000 e il 2025) della metà per l’Africa e gli altri
paesi meno avanzati.
ENFANTS NON SCOLARISES
garçons el filles, en millions
Amérique latine & Caraïbes
1970 1975 1980 1985 1990 1995 ^ 2005 Ì«)10 20't5 2020 2025
La principale conseguenza di queste previsioni è che la generalizzazione universale dell’insegnamento elementare sarà lungi dall’essere
raggiunta nel 2025. Per l’insieme dei paesi in via di sviluppo il numero di bambini tra i 6 e gli 11 anni che non frequentano nessun
tipo di scuola salirebbe a quasi 100 milioni, di cui il 46,9% in Africa,
il 44,10/n in Asia e nel Pacifico. E tutto questo senza tener conto dell’« analfabetismo di ritorno ».