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Anno 112 — N. 25
27 giugno 1975 — L. 150
Soedizione in abbonamento postale
l Gruppo /70
biblioteca valdese
I006Ó TOSSE PEIL ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
_________FRANCOFORTE - 16° KIRCHENTAG TEDESCO - 11-15 GIUGNO
La fiera delle possibilità:
curiosità o impegno?
Informare e sensibilizzare, invito a
prendere coscienza delle cose che la chiesa fa e ad assumere responsabilità in prima persona. Questo lo scopo che si prefigge il Kirchentag evangelico tedesco.
Giunto alla sedicesima edizione dal 1949
ad oggi, continua a richiamare decine e
decine di migliaia di persone, per lo più
giovani, invitandole a partecipare attivamente alla vita della chiesa ed a formarsi
una coscienza cristianamente matura e
responsabile. Non è forse fuori luogo ricordare che l’animatore di tale incontro,
nel dopoguerra, fu Reinhold von Thadden, membro attivo della chiesa confessante e per lunghi anni impegnato al Consiglio Ecumenico delle Chiese, dopo una
prigionia di guerra in Siberia. Ciò che a
lui stava particolarmente a cuore era la
formazione di una generazione di credenti matura, che non si lasciasse trascinare,
per inerzia o insensibilità, verso un disastro simile a quello che era stato sotto
molti aspetti l’atteggiamento della chiesa
evangelica tedesca al tempo del terzo
Reich.
Come operare questa sensibilizzazione?
Favorendo rincontro di molte persone,
creando assemblee il più vaste possibili,
in cui venisse dato un quadro ampio e invitante di ciò che la chiesa opera nel
mondo contemporaneo, servendosi allo
scopo di conferenze, dibattiti, giornali
murali, proiezioni cinematografiche, distribuzione di volantini. Ma soprattutto
cercando rincontro diretto delle persone
impegnate con i « visitatori », in modo
da porre loro direttamente il problema
della loro resoonsabilità. Non vi è dubbio
che le più di 2.000 persone che hanno lavorato per mesi per organizzare gli stands
in cui si raccoglie la « fiera delle possibilità » (così viene chiamata la mostra
delle attività della chiesa e i punti in cui
viene richiesta una presa di posizione)
provengono da posizoni teologiche diverse e l’impegno che richiedono è anch’esso
qualche volta contradditorio.
L’interesse pare grande. Lo stand sulla
Sicilia e suU’onera sostenuta dal Diakonisches Werk à Riesi e Palermo è stato,
come tutti gli altri stands, visitato da migliaia di persone ed i pastori Tullio Vinay
e Panasela sono stati letteralmente subissati da richieste di informazioni sul loro
lavoro e sulle prospettive future, così come abbiamo constatato che la lista di
firme intese a chiedere al governo italiano
la revisione del progetto di autostrada che
verrebbe a tagliare in due il centro sociale di Riesi si sia arricchita continuamente di nuove sottoscrizioni.
Si potrebbe naturalmente anche osservare che le migliaia di persone che con
m QUESTO NUMERO
Scheda biblica
Delegati del CEC visitano
la Corea
Conferenza del IN e V distretto
In tema di catechismi
Valutazioni delle elezioni
alle valli
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4
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vergono al Kirchentag sono in massima
parte persone che sentono già precedentemente un impegno e che voghono approfondire la loro consapevolezza e maturare ulteriormente le loro convinzioni,
mentre coloro che vivono ai margini della
chiesa ne rimangono ulteriormente estranei. Il risultato che si ottiene è dunque
di informare maggiormente chi è già in
qualche modo informato e non già di informare chi è completamente disinformato. In questo senso nemmeno il Kirchentag riesce a superare il problema più grave, a mio giudizio, della società contemporanea e della chiesa in particolare :
l’informazione capace di raggiungere tutti. Occorre però dire che non tutto il programma si svolge all’interno della zona
della fiera di Francoforte, cioè in locali
chiusi, per cui bisogna pagare un biglietto di ingresso per partecipare. Vi sono
tentativi di uscire nella città, di richiamare l’attenzione della gente per la strada e siccome comunque il Kirchentag riveste, per la massa di gente che vi partecipa, una risonanza a livello cittadino e
nazionale e ne parlano i giornali di informazione, qualcosa riesce probabilniente a superare i confini degli « addetti ai
lavori » e raggiungere anche i distratti.
E’ un modo di presenza al quale non
siamo certo abituati e che probabilmente
sarebbe impossibile realizzare nella situazione italiana caratterizzata dall’esiguo
numero di evangelici. Rimane purtuttavia uno stimolo per tutti a ricercare sempre nuove forme di informazione, a non
accontentarsi delle forme ormai tradi
zionali e, soprattutto, invito a non dimenticare che solo una chiesa informata e
maggiorenne è in grado di evitare il conformismo.
Il tema stesso scelto era un invito a
radicare la predicazione della chiesa nella situazione concreta del mondo contemporaneo: nell’angoscia eppure viviamo. La situazione di angoscia è stata
messa in luce praticamente in ogni suo
aspetto, dall’angoscia dell’uomo sradicato
dal suo ambiente e dalla sua famiglia per
cercare lavoro nei paesi industrializzati
pronti a sfruttarlo e a non offrirgli nulla
se non il denaro che ha duramente faticato a guadagnarsi, all’uomo che non ha
preoccupazioni economiche né di altro
genere eppure non riesce a vincere quel
senso di profondo disagio che gli è connaturale, "come diceva Philip Potter nel
suo culto di apertura. Ma nello stesso
tempo è stata percepibile la speranza cristiana che è capace di sopportare e vincere l’angoscia a partire da Cristo che ha
fatta sua la nostra angoscia.
Il Kirchentag è dunque lo specchio fedele delle carenze delle chiese cristiane oggi, diverse anche profondamente
sulla visione e sulla interpretazione del
loro ambiente, esattamente la divisione
che proviamo nei nostri sinodi e nelle no^
stre conferenze, anche questo un segno
dell’angoscia del nostro tempo alla quale
possiamo aggiungere — eppure, per grazia, viviamo.
Bruno Bellion
TESI ECUMENICHE
Ci sarà un accordo?
Le chiese membro del Consiglio Ecumenico sono state invitate dal Segretario generale, past. Philip Potter, a pronunciarsi entro la primavera 1976 riguardo a tre documenti teologici sul battesimo, l’eucaristia ed il ministero. La decisione di proporre all’esame delle chiese questi testi è stata presa dal Comitato Centrale del CEC nella sua seduta di
Berlino, la scorsa estate. I docuinenti sono stati elaborati dalla commissione ^
de e Costituzione nel corso di Itmghi incontri e messi nella forma definitiva ad
Accra nel luglio 1974.
Il past. Lukas Vischer, segretario della commissione Fede e Costituzione, sottolinea, nella sua prefazione al testo pubblicato, alcuni punti.
— Chi conosce la grande diversità delle idee e degli usi, della dottrina e della
pratica su questi pimti (basterà notare
per il battesimo l’uso di battezzare i
bambini o gli adulti, per l’eucaristia la
S. Cena evangelica e la messa romana)
può valutare la grande importanza dell’accordo raggiunto. Quasi tutte le confessioni cristiane hanno preso parte alla
ricerca su questi punti ed alla elaborazione del documento ivi compresa la
Chiesa Cattolica Romana. « Si afferma
sovente che le differenze non hanno ancora trovato soluzione confacente perché
si possa raggiungere l’unità fra le chiese. In realtà non è forse vero il contrario? L’accordo non sarebbe per caso più
avanzato di quanto le chiese vogliono
ammettere?-» conclude Vischer.
— I documenti in questione non sono
stati discussi ed accettati come tali, non
sono cioè una nuova confessione di fede comune a tutti i cristiani, rispecchiano convinzioni e prospettive cornimi ai
teologi e credenti che le hanno elaborate; non si tratta neppure di trattati di
teologia in cui sia espresso tutto quello
che le diverse confessioni credono al riguardo ma soltanto di quegli elementi
comuni che possono interessare una ricerca ed un orientamento comune.
— L’esame di questi punti di dottrina
deve condurre i credenti a fare una critica, una autocritica, alle proprie posizioni dottrinali verificando la propria convinzione alla luce di quella degli altri
fratelli.
— Il linguaggio adoperato nello stendere il rapporto non è quello del giorno
d’oggi, si è continuato ad usare delle formule e delle parole che appartengono alla teologia, alla tradizione antica più che
al linguaggio che i credenti usano oggi.
Occorre che questo sia superato e che
i pensieri espressi siano in qualche modo tradotti nel linguaggio moderno dai
credenti stessi.
Il documento in questione è disponibile in testo francese nell’edizione delle
Presses de Taizé. L’interesse di questi
documenti è evidente; che cristiani di diverse tradizioni riescano a mettersi d’accordo su questioni controverse come il
battesimo, il ministero e l’eucaristia è
un fatto importante nella storia della
chiesa.
sussurrato
e gridato
LUCA 12: 2-3
Che gli uomini preferiscano organizzare la loro vita in maniera
nascosta, per poter tranquillamente tramare le loro azioni senza che
queste siano conosciute a tutti
nelle intenzioni, è chiaramente dimostrato dai fatti. Lo abbiamo visto più di una volta, gli scandali
del nostro tempo, in occidente e
in oriente e in modo particolare
in Italia, anche quando vengono
denunciati e si promettono indagini capaci di fare luce e portare
a galla tutta la verità, in modo da
colpire esemplarmente i colpevoli, lasciano le cose come prima e
dopo qualche settimana tutto è
dimenticato. Si ha tante volte l’impressione che ogni lotta sia inutile e che tutto quanto il mondo
nel quale viviamo sia caratterizzato da questo modo di essere, da
questo « sistema » di vita. Tanto
che molti dicono che gli scandali
denunciati non costituiscono che
la punta dell’iceberg, la parte visibile, che come ognuno sa è solo
una parte minima della montagna
di ghiaccio, che però rimane nascosta sotto il pelo dell’acqua.
Così la tentazione è forte di adeguarsi a vivere in questo modo,
quasi che non ci sia speranza di
salvezza per chi non si adatta. Gesù ci ripete, a nostro incoraggiamento: tutto verrà alla luce. Non
vi sarà più alcun angolo di tenebre, nemmeno nel più riposto di
noi stessi in cui sia possibile nascondere qualsiasi cosa, in cui sia
possibile l’inganno.
La chiesa lo sa ed è invitata a
perseverare nella verità, cioè in
Cristo. La fatica di chi vuole resistere alla vanità non è inutile.
Non solo, ma può anche accadere che in questo clima di paura
la chiesa sia in difficoltà e non
osi o non possa annunciare il suo
messaggio. Nella persecuzione si
può solo sussurrare, all’orecchio
di poche persone fidate, il messaggio di Cristo. Gesù non chiede, ancora una volta, di essere degli
eroi. Chiede però, anche nella distretta, di non trascurare l’annunzio dell’evangelo. E quello stesso
evangelo verrà ripetuto, in maniera che non è nostra e non dipende
da noi, come a mezzo di altoparlanti, dai tetti.
Vi è qualcosa di straordinario
nell’Evangelo. La crocè, il sepolcro e la resurrezione sono fenomeni veramente marginali della
storia dell'umanità, sono avvenuti
in un angolo remoto del mondo
eppure hanno acquistato risonanza mondiale. Così è ancora oggi:
la chiesa non ha da vergognarsi
se la sua voce non è appartnemente abbastanza forte da essere udita distintamente. Essa ha solo da
predicare senza stancarsi e Dio
stesso opererà il miracolo di farla
ascoltare. br.
2
a colloquio
con I letiori
La sig.na Marcella Bonjour, ora sposata in India, è stata per parecchi anni impegnata nel convitto di Torre Pellice; la
sua lettera, mostra anzitutto che malgrado la distanza si può partecipare ai
problemi della chiesa ma costituisce anche una nuova tessera che aggiungiamo al
mosaico degli istituti.
Rauchi (India), 19 maggio 1975
Mi riferisco alla lettera della sig.ra N. Rostan
apparsa suU’Eco n. 16 e vorrei che mi fossero
chiariti alcuni punti. Qual è il cambiamento intervenuto nei ’Convitti di cui le Comunità non
sono state informate?
Se per « cambiamento » s’intende il fatto che
i ragazzi ospitati, gradulmente non siano più stati mandati dalle famiglie ma da Enti pubblici,
questo non è dipeso né dalla « destra » né dalla
« sinistra », ma semplicemente da un fenomeno sociologico. Nei Convitti non sono più venuti i ragazzi delle Alte Valli o della diaspora
perché disponevano di mezzi per raggiungere
quotidianamente le scuole. Ora, dato che i Convitti disponevano di una certa capienza ed avevano bilanci da rispettare, automaticamente accoglievano bambini provenienti da altri ambienti e strati sociali e la cui retta veniva pagata
da Enti pubblici.
Vorrei inoltre domandare che cosa s’intende
per « linea » (« vero motivo della divergenza fra
le Comunità e i convitti »). Credo che le Comunità non si siano mai preoccupate molto della
vita dei loro Convitti (vedi Torre Pellice) né
compiendo delle visite, né fornendo personale, né
contattando i ragazzi ospiti. D’altra parte il personale, assorbito com’è dal lavoro con i ragazzi
(non c’è speranza del rispetto delle 8 ore giornaliere...) si lascia facilmente prendere dall’isolamento.
Quindi non riesco a capire in che modo, stando totalmente al di fuori, si possa dire che « neppure sono i ragazzini » ma è la linea che non
piace alle Comunità.
La linea in astratto non esiste. Non è creata
da qualcuno che vuol imporre la sua volontà su
altri, ma è il risultato del lavoro in équipe, di
gente di buona volontà che decide di servire il
suo prossimo nella persona di bambini difficili,
caratteriali, figli di emigrati, carcerati o altro,
che si comportano male, dicono parolacce e disturbano in classe.
E questo servire viene effettuato con amore, e
con il rispetto verso questi bambini che troppo
poco hanno avuto dalla vita e dalla società.
Perciò la linea pedagogica di un istituto non
è qualche cosa che sta lì, statico ed astratto, ma
è il frutto dell’incontro degli educatori prima
(lavoro in équipe) e con i bambini poi, in un
rapporto di dare ed avere, in cui chiaramente si
cerca di trasmettere al ragazzo certi valori e di
liberarlo dai condizionamenti che ha subito fino
a quel momento, ma partendo da quello che
lui è e non da quello che vorremmo che fosse.
Questo, forse, può non piacere alle generazioni
passate abituate ad imporre il loro volere, ma
insegnanti e genitori sanno quanto sia difficile
oggi un rapporto educativo valido!
In ultimo vorrei aggiungere che quando noi
crediamo in « qualcosa » e vediamo che questo
« qualcosa » non funzione (la linea che non piace) lo si cerca di cambiare impegnandoci in prima persona. Ora, se la linea di certi Convitti non
piace, perché alcuni membri deRa Comunità non
si inseriscono nel lavoro del Convitto per sperimentare sulla propria pelle e tentare di cambiare ciò che non va?
E’ chiaro che se nessuno s’è mai interessato a
questi problemi e se l’unico momento in cui la
Comunità viene interpellata è per uno sforzo
finanziario, quella risponderà in modo negativo.
Ma la colpa non è della comunità ma delle strutture e dei membri responsabili che fino a quel
momento hanno comodamente ignorato il problema.
Vorrei concludere esprimendo la mia amarezza
nel constatare che mentre noi spendiamo tempo
e parole nel voler definire dei problemi sulla carta, ci sono dei bambini ohe pagano ed hanno pagato (vedi Convitto Maschile di Torre Pellice)
mentre l’Evangelo ci insegna ohe anche la donna Sirofenicia (Marco 7 ; 24-30) ha avuto le sue
« briciole » daRa tavola riservata ai figlioli.
MarceRa Mazunder-Bonjour
libri - recensioni
D E' uscita la seconda edizione del libro di T.R.
INGRAM, La fanciulla di Israele, presso la casa editrice battista, il volume costa L. 2.500.
Negli ultmi numeri della sua pubblicazione «Voce Metodista » ha pubblicato una serie di articoli
di Giovanni Conti sui Valdismo in Calabria ed in
modo particolare sull'opera e sulla figura di Gian
Luigi Pascale. Questi articoli sono stati ora raccolti
in un volume che l'autore pubblica in occasione
del « Vili Centenario del Movimento Valdese ».
Il libretto è arricchito di riproduzioni di documenti del tempo che danno adeguato risalto al testo. Le abbondanti note rendono il lavoro utile
anche a chi vuole approfondirsi nello studio delta
materia.
Dopo un esame della situazione della Calabria e
dell'apporto degli immigrati Valdesi, mettendo in
evidenza la gravità e la crudeltà della persecuzione contro i Valdesi, l'autore tratteggia la figura
di Gian Luigi Pascale mettendo in evidenza la sua
serenità di fronte alla morte e la sua fedeltà alla
fede evangelica.
È un pìccolo libretto ma il cui valore supera abbondantemente la sua pìccola mole. A. R.
RAI-TV
Per ragioni indipendenti daRa nostra volontà,
ci è giunta da Trans World Radio/Monte Carlo
la comunicazione che le trasmissioni evangeliche serali hanno dovuto subire un cambiamento
di orario, per cui RADIO RISVEGLIO sarà diffuso alle ore 19, pari alle 20 ora legale.
LA SPEZIA
Incontri di studio biblico
Giovedì 19 giugno è terminato lo studio biblico comune delle Chiese Battista e Metodista di La Spezia che aveva il seguente tema: « Lo sviluppo del- ■
la Comunità primitiva nel libro degli
Atti ».
Alternativamente i pastori Mannelli
e Foligno hanno condotto l’analisi ermeneutica dei vari capitoli dell’interessante libro; soffermandosi principalmente sulle pericopi più rilevanti da
un punto di vista esegetico.
Particolare attenzione è stata data
al linguaggio ed alla distinzione tra
forma e contenuto quale appaiono da
un’attento esame del libro. (A tal proposito si ricorda che il pastore Foligno terrà un seminario su tale argomento ai prossimi lavori della Federazione Ligure - Genova 28-29 c.m.).
- In questi nostri incontri quindicinali
abbiamo rilevato che la comunità primitiva, nell’annunzio dell’Evangelo di
Gesù Cristo, non usava formule prefabbricate (tipo Gesù mio personale
Salvatore; espressione classica dell’individualismo protestante borghese) oppure facili slogans consumistici (Vedi;
Gesù ti ama, Gesù risolve ogni problema...) mà viveva concretamente la propria esperienza di fede, con la sola
preoccupazione di annunziare la sua
parola con ogni franchezza » (Atti' 4;
29).
Infatti la buona Novella era annunziata ogni giorno (Atti 2: 46-47; 4:< 2;
5: 42; 6: 7; 8: 4 ect.) quindi i cristiani
primitivi non conoscevano « campagne
speciali di evangelizzazione » (tali
campagne sono l’invenzione, non certamente basata sulle scritture del famoso Finney, predicatore americano
del Risveglio; si legga a tal proposito
il libretto « Sotto Autorità » dei Gruppi Biblici Universitari che dimostra
chiaramente la non-biblicità di tali
organizzazioni missionarie).
I credenti del primo secolo non disponevano né di tende, né di alcunché
che potesse attirare l’attenzione degli
uditori; anzi molti di essi « udendo
queste cose, fremevano di rabbia nei
lóro cuori e digrignavano i denti contro di lui » (Atti 7: 34 la reazione dei
componenti il sinedrio alla predicazione di Stefano). Grazie a questa costante, umile e talvolta rischiosa testimonianza evangelica, la chiesa « moltiplicava » (Vedi Atti 9: 31); che differenza con le trionfalistiche « evangelizzazioni totali » che lasciano il tempo che trovano!!!
« La Dorta della fede ai gentili » (Atti 14; 27) è stata aperta da discepoli,
che non hanno mai affermato che Gesù è la risoluzione di ogni problema e
che la fede comporta ogni sorta di felicità; anzi « esortavano i discepoli a
perseverare nella fede, e dicevano loro
che dobbiamo entrare nel regno di
Dio attraverso molte tribolazioni » (Atti 14; 22).
Lo stesso apostolo Paolo nel corso
del suo ministero, tenne conto delle
diversità di « forma mentis » e di identità socio-culturale tra ebrei e gentili.
(Si veda a questo proposito Atti 21,
il comportamento di Paolo a Gerusalemme e atti 17 il discorso dello stesso apostolo all’Aereopago di Atene).
Le due comunità, nel ringraziare i
rispettivi conduttori per la indubbia
perizia dimostrata nella esplicazione
dei loro studi, si augura che il materiale elaborato possa essere confrontato e discusso nell’assemblea di Genova sopraccitata, con quanto altre
comunità liguri hanno espresso alla
luce della Parola di Dio.
Eugenio Stretti
SCHEDA BIBLICA
Vita, morte, risurrezione
5 - Immortalità deiranima o rìsurrózione dei corpi?
Giungiamo al termine di questa modesta ricerca e al problema che ci era
stato posto: per la fede cristiana vi è,
oltre la morte, l’immortalità dell’anima o la risurrezione dei corpi? È stato necessario considerare come l’Antico e il Nuovo Testamento parlano dell’uomo; su questa base possiamo ora
tentare di rispondere alla domanda.
DIO, NON L’UOMO,
E> IMMORTALE
Dovrebbe essere risultato chiaro che,
secondo l’A. e il N.T. è impensabile
parlare di « immortalità dell’anima ».
Il termine stesso di « anima » non ha,
nella Bibbia, il senso che gli si dà oggi
correntemente (anche se confusamente). L’uomo, che è un tutto inscindibile,
è — tutt’intero — creatura. Non ha e
non è, quindi, una « anima », scintilla
divina chiusa temporaneamente in un
corpo corruttibile, la quale sia per sua
natura eterna, immortale. Tale concezione, che ha tanto pesato sulla teologia e sulla prassi cristiana, è tipicamente pagana, non solo come origine
storica (greca), ma nella sua essenza
stessa: è manifestazione caratteristica
dell’ampia volontà dell’uomo di affermare se stesso, di farsi valere, anche
davanti a Dio. « Il nostro desiderio di
immortalità è una rivolta contro la
nostra condizione di creature » (H.
Gollwitzer).
Secondo la testimonianza biblica,
neppure alle origini, prima della ’caduta’, all’uomo è stata conferita una
natura immortale. Si ricordi, la Bibbia non specula sulla natura dell’uomo
in sé, ma considera questi come una
persona in relazione: con Dio anzitutto, il datore della vita, e poi. con gli
altri, con la natura, con il resto del
creato. La vita dell’uomo — durevole,
nel progetto di Dio — sta nel durare
della sua comunione con il Dio vivente. Il racconto di Gen. 2 è chiaro: Dio
non crea affatto un essere immortale,
dotato di vita propria, autonoma; crea
un essere vivente, una persona intelligente e responsabile, capace di ascoltarlo e di rispondergli, capace di capire e di ricordare che solo restando in
comunione di vita, di fiducia e di obbedienza con il suo Creatore egli resterà vivo e sarà se stesso. Neppure per
il momento dell’« eden », quindi, si può
parlare di immortalità dell’uomo (tanto meno dell’anima): l’affermazione
che è creatura dice esattamente il contrario. Tutto l’accento è sul Dio vivente, che nella sua divina generosità vuol
mantenere in vita questa sua creatura purché essa, accettando la propria
condizione, gli rimanga fedele mantenendosi così unita alla fonte della vita
(E. Pidoux).
LA MORTE, SEPARAZIONE
DAL DIO VIVENTE
Se la vita è la relazione con il Dio
vivente, la morte è la cessazione di
questa relazione, e il rifiuto di tale relazione, il peccato, comporta la morte,
il recidersi dalla radice della vita
(Gen. 2: 17; Deut. 30: 15, 19).
Questa visione di fondo si è mantenuta costante, anche se attraverso i secoli dell’A.T. la ’coscienza della morte’
manifestata da Israele ha avuto accentuazioni diverse. Soprattutto in
epoca patriarcale si avvertiva in modo
diverso una morte violenta e prematura o il morire « sazio di giorni »
(Gen. 25: 8; 35: 29); in un’epoca in cui
la mortalità, soprattutto infantile, era
altissima, una lunga vita era considerata ùna grande benedizione. Inoltre
la fede e la mentalità israelite, determinate dal Patto, erano comunitarie,
prima che individuali e personali, sicché « il decesso dei membri del popolo non è un problema particolarmente
lancinante: la perennità del popolo è
assicurata nonostante il carattere effìmero dei suoi membri (Sai. 103: 1518) » (von Allmen); ecco d’altra parte
la ragione dell’importanza vitale di
avere una discendenza.
Con il passare dei secoli, pur permanendo questa fede comunitaria nel
Patto, si avvertì in modo via via più
lancinante il problema, del resto mai
assente nemmeno prima, della morte
personale, in tutto il suo orrore. Se
leggiamo Eccl. 9: 4-6; Sai. 31; 13;
139: 8; Is. 38: 18 s.; Sai. 88: 5, 10-12;
Giob. 26: 5-6 comprendiamo che si sia
scritto: « La sorte dei morti è tragica
non perché essi siano morti, ma piuttosto perché, cessando di esistere, non
hanno più parte alcuna ai benefici che
Dio distribuisce sulla terra dei vivi.
I morti sono per sempre separati da
Dio. Certo, l’Eterno regna sul soggiorno dei morti, come regna sull’universo intero. Ma i morti non possono più
entrare in comunione con lui, ricevere le sue benedizioni, lodarlo » (Ph.-H.
Menoud).
PER ISRAELE
NON C’E’ UN «ALDILÀ’ »
È vero che l’A.T., accanto all’uso di
espressioni come « andarsene per la
via di tutta la terra » (Gios. 23: 14;
1 Re 2; 2) e « essere raccolto o riunito
con tutto il suo popolo» (Gen. 25: 17;
35: 29; 49: 33), parla con una frequenza
del « soggiorno dei morti » (shéol). Abbiamo però qui un’idea che Israele ha
trovato e derivato dall’ambiente, idea
corrente in tutte le religioni. Essa rimane comimque sempre marginale, la
condizione dei morti nello shéol è una
non-esistenza che sottolinea il tragico
distacco dal Dio vivente e vivificante.
In realtà, per Israele non c’è un « aldilà »: non ci può essere che la vita di
Dio e di coloro a cui egli la dà (e la
toglie); lontano da lui c’è il vuoto: non
per nulla si parla dello shéol come di
un abisso che si spalanca e inghiotte
(ad es. Prov. 1: 12),
Anzi, a questo riguardo si è notato
(ad es. E. Jùngel, H. W. Wolff) che l’A.
T. si distingue dalla religiosità ambiente per una radicale demitologizzazione
della morte. Anche se la si può definire « il re degli spaventi » (Giob. 18: 14),
non vi è mai glorificazione o divinizzazione della morte (tanto meno del
morto). Tombe e necropoli non sono
luoghi sacri ma, anzi, impuri. I riti
funebri, spesso ricchi e comunque considerati doverosi, sono privi di ogni
carattere liturgico; anzi, chi li celebra viene a trovarsi in una condizione di impurità rituale dalla quale deve purificarsi. E questo non nel senso
che vi sia nel morto, o nella morte,
qualche potere sovrannaturale, sia
pur negativo, ma nel senso di cui abbiamo parlato: la morte è la non-comunione con Dio. Con questa lucida
sobrietà — e serietà — di fronte alla
morte, con la sua rigida intolleranza
nei confronti di ogni forma di culto dei
morti (e di necromanzia, cioè di evocazioni di morti) TA.T. si è nettamente
distinto da tutto l’ambiente e la sua
protesta contro ogni « pompa funebre », tanto più se religiosa, resta oggi ancora attualissima: la morte è
prosaica, non può e non deve essere
"trasfigurata”.
DIO E’ SIGNORE
DELLA MORTE STESSA
Sopratutto sul finire dell’A.T,, parallelamente alla presa di coscienza che
la sovranità di Jahveh è universale e
abbraccia non solo Israele ma tutti i
popoli con i loro pretesi dèi, pare chiarirsi la coscienza che egli è signore anche della morte; non solo nel senso
che può togliere la vita, e quindi far
morire, questo era ben noto fin dal
principio; bensì nel senso che Dio può
avere, e avrà l’ultima parola anche
contro la morte, questa non è una "terra di nessuno" che sfugga al suo dominio: Sai. 22: 28-29; 73: 23-28; 139:
8; Is. 53. « Voleva dire affermare che
lo shéol finirà, per ordine di Dio, col
restituire i suoi prigionieri (Is. 26: 19),
i quali si leveranno come gli ossami
della visione di Ezechiele 37; che li
vomiterà come Giona fu vomitato dal
gran pesce (Giona 2: 11). Dio, infatti,
è il Dio "che fa morire e che fa vivere” (1 Sam. 2: 6; cfr. Os. 6: 2); è più
forte della morte (Os. 13; 14). Questa
fede, prima esistente, è andata affermandosi, finendo — nel libro più recente dell’A.T. — per annunciare la risurrezione dei morti in vista del giudizio finale (Dan, 12: 2) » (von Allmen).
E il grido di Giobbe: « Io so che il mio
Vindice — Redentore — vive e che alla fine si leverà sulla polvere. E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto
queslo mio corpo, nella mia carne ve>
drò Dio. Io lo vedrò, a me favorevole;
lo contempleranno i miei occhi, non
quelli di un altro!...» (19: 25-27), il grido che Haendel ha espresso in uno dei
momenti più intensi de « Il Messia».
Non dunque la pretesa immortalità di
una pretesa "anima”, ma la risurrezione dei corpi, la risurrezione dell’essere intero alla vita che è comunione
con il Dio vivente. Il N.T. risponderà
a quest’anelito, a questo grido di sofferto realismo.
Gino Conte
3
f
Delegazione del CEC in Corea
La repressione dilaga nel paese - Impiccagioni, soppressione della libertà di stampa,
chiuse le università, leggi speciali sospensive delle garanzie costituzionali
Una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), composta da William P. Thompson di New York, Presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale, da
R. von Weizsäcker, deputato al Parlamento tedesco per il partito cristiano democratico, dal gen. T. Simatupang, presidente della Conferenza Cristiana dell'Asia
e da L. Niilus, Direttore della Commissione delle Chiese per gli Affari internazionali, s’è recata tra la fine di maggio e Tinizio di giugno nella Corea del Sud. I risultati di questa missione sono ora stati
pubblicati nel bollettino d’informazione
del CEC (cfr. soepi n. 17). Data la personalità dei membri della delegazione, certamente non passibili di accuse di « sinistrismo » ( ! ), vi può essere la garanzia di
una qual certa obiettività di giudizio e
ponderatezza nelle valutazioni.
Come si sa la situazione ecclesiastica
(ma non solo quella!) nella Corea del Sud
desta non poche preoccupazioni. Anche
sulle pagine di questo giornale sono state
riportate spesso notizie di arresti, intimidazioni, minacce compiute dal governo
reazionario di Kim nei confronti delle
Chiese. Soprattutto ora, dopo la vittoria
dei vietcong e la clamorosa sconfitta degli
americani, il governo di Kim vive letteralmente nel terrore di fare la stessa fine
di Thieu. Una vasta opera di repressione
è in corso in tutto il paese, e molte ne
sono le vittime; solo poco tempo fa otto
persone sono state impiccate sotto l’accusa di appartenere al partito comunista; la
libertà di stampa è stata soppressa e l’ultima voce ancora indipendente il giornale Donga Ubo, è stata messa a tacere; le
università sono state chiuse; ed ora il governo ha emanato delle nuove leggi, che
vanno sotto il titolo « misura d’urgenza
n. 9 », con le quali viene praticamente sospesa ogni garanzia costituzionale, con il
pretesto, com’è stato detto ufficilmente,
di una « minaccia d’invasione comunista ».
Il leader dell’opposizione, Kim Dae
.Tung, e col quale la delegazione del CEC
ha potuto avere un proficuo colloquio, ha
categoricamente smentito le voci di una
invasione comunista. Ed infatti mancano
le prove concrete di aggressioni da parte
della Corea del Nord. Si tratta quindi di
voci allarmistiche diffuse dal governo per
giustificare le misure repressive. Kim Dae
Jung ha anche precisato che il popolo
sud-coreano desidera semplicemente il ripristino della democrazia ed una migliore
giustizia sociale. Solo in tal modo esso
potrà guardare con serenità al proprio
futuro. Il governo sembra invece non
rendersi tragicamente conto che, seguendo una politica di miope e feroce repressione, favorisce il coagularsi delle forze
desiderose di una reale libertà e democrazia su posizioni di sinistra che, alla lunga,
vedranno nel comunismo Tunica via d'uscita ad una situazione insostenibile.
ARIA DI ROMA
Appello del Po ipa
ai cattolici de 1 dissenso
Durante l’udienza generale delTll giugno scorso il pontefice Paolo VI ha rivolto un appello (elettorale, secondo alcuni, ma non è necessario supporlo) ai
cattolici del dissenso chiedendo loro, perdono nel caso che egli li abbia involontariamente offesi e invitandoli apertamente alla riconciliazione e alla pace.
L’appello termina con un richiamo alT« anno santo» (il cui tema generale è
appunto: rinnovamento e riconciliazione)
e Tauspicio che i cattolici dissidenti « non
vogliano privare noi [cioè il papa] e se
stessi della gioia della nuova pace fraterna ».
Le domande di perdono sono una caratteristica del pontificato di Paolo VI.
Molti ricordano che anni or sono, mentre si svolgeva il concilio. Paolo VI chiese perdono, sia pure in forma indiretta
e ipotetica, ai « fratelli separati » ; ora lo
chiede ai « figli dissidenti ». Si tratta indubbiamente di un fatto nuovo: in altri
tempi, nella migliore delle ipotesi, il papa avrebbe offerto il perdono, non Tavrebbe chiesto.
Senonché, il contesto in cui la richiesta di perdono si trova collocata è tale
da suscitare un certo stupore. Paolo VI
chiede, si, perdono ai cattolici dissidenti
(«Li abbiamo forse offesi? Vorremmo
assicurarli che non era nelle nostre intenzioni; ad ogni modo noi per primi domanderemo il loro perdono»), ma parla
di loro in termini molto è soltanto ne-*
gativi; egli descrive «quei nostri fratelli,
questi nostri figli » come persone « che
del malumore cattolico, della contestazione abituale, della critica amara, della
sdegnosa distanza, e talvolta della subdola o spregiudicata defezione, ammantata
spesso di logica fallace, si sono fatti stile
e nrogramma ».
Vien da chiedersi: quale cattolico del
dissenso potrà riconoscersi in una descrizione cosi tenebrosa e cos’i lontana dalla
verità? Che valore può avere una ricoiiciliazione offerta nel quadro di un giudizio cosi ostile e in fondo cost ingiusto?
Quale eco può trovare la proposta del
papa, in cui vengono totalmente ignorati
gli aspetti cristiani e i fermenti evangelici presenti nel dissenso cattolico? Come
è pensabile di avviare pacifiche e amichevoli relazioni sulla base di incomprensioni cosi massicce e di valutazioni cps’,
superficiali? Paolo VI prima squalifica i
cattolici del dissenso e poi chiede loro
perdono! Che cosa può nascere da questo pasticcio? Non certo una riconciliazione nel senso evangelico del termine.
Secondo Tevangelo, riconciliarsi significa riconoscersi fratelli. Ma la prima regola della fraternità è non guardare il
bruscolo nell’occhio del fratello prima di
aver tolto la trave dal nostro proprio occhio. La fraternità comincia non con la
critica ma con l’autocritica. Un’altra re
gola è non squalificare sul piano morale
i fratelli da cui si dissente sul piano ideale. Infine, per riconoscersi fratelli, bisogna anzitutto conoscersi bene e non attraverso le lenti deformanti dei nostri
pregiudizi; e poi bisogna sapersi accettare anche proprio in ciò che ci differenzia
ed eventualmente ci oppone gli uni agli
altri, purché il comune riferimento resti
davvero Gesù Cristo e il suo evangelo.
La fraternità è il suo dono miracoloso in
mezzo ai nostri contrasti e alle nostre
stesse divisioni; non la troviamo in noi
e nei nostri rapporti reciproci ma in lui
e nei suoi rapporti con noi. Riconciliarsi
in senso evangelico non significa solo incontrarsi ma incontrarsi in Cristo, cioè
riconoscere la realtà del rapporto di Cristo con l’altro oltreché con me.
Per quanto concerne Paolo VI e il dissenso cattolico, il problema dei loro rapporti non è da impostare nei termini di
reciproche offese che le due parti si sarebbero scambiate e di cui ciascuna ora
chiederebbe perdono. Ciò che divide il
cattolicesimo istituzionale da quello dissidente non sono sgarbi involontari o cattive maniere ma, almeno potenzialmente,
una diversa concezione della chiesa e deiTevangelo. Di questa diversa concezione
noi speriamo che il dissenso cattolico non
si penta e non chieda perdono al pontefice! Qui non c’è perdono che tenga, ma
solo confronto aperto, libero, fraterno,
sulla basé delTevangelo. Ma quando mai
questo confrontò è avvenuto?
Abbiamo l’impressione che per Paolo VI, come per tutti gli altri pontefici
romani, riconciliarsi significhi ancora,
anzitutto, accettare la sua autorità. Dom
Pranzoni ha risposto all’invito di Paolo VI
chiedendo anch’egli perdono «al Papa, al
vescovi ed ai cattolici italiani che in qualsiasi modo avessi offeso » e spostando
poi il discorso sui « fondamentali nodi sociali » tuttora irrisolti, che devono avere
la precedenza nelle preoccupazioni del
cristiani. Sono considerazioni giuste ma
un po’ fuori bersaglio. I nodi sociali noti
possono essere dimenticati in nessun momento ma non possono neppure far dimenticare i nodi teologici tuttora irrisolti, che hanno un’incidenza politica e sociale tutt’altro che secondaria e che ci
sembra meritino qualche attenzione: ad
esempio la questione del potere e del governo nella chiesa, dei rapporti fra i credenti, delle espressioni istituzionali della
comunità cristiana e, naturalmente, del
contenuto stesso delTevangelo. Queste
questioni il dissenso cattolico le ha poste, avvertendone l’importanza. Sarebbe
peccato se ora, in risposta all’appello di
Paolo VI e per amore di conciliazione più
che di riconciliazione, le lasciasse cadere.
Al pontefice romano, probabilmente,
basterebbe.
Paolo Ricca
Le Chiese si trovano dunque a vivere un
momento assai delicato della storia della
(Ìorea del Sud. E se esse soffrono oggi
sotto l’ondata repressiva è perché da tm
lato dividono insieme al popolo l’ansia e
la speranza per un clima di libertà e di
pace, e dall’altro perché si rifiutano di essere un puntello, un sostegno dell’attuale
regime.
R. von Weizsäcker, che ha visitato una
bidonville di Seul, ha sottolineato come
Tinteressamento della Chiesa verso i poveri andasse ben al di là di una carità di
tipo paternalistica. Essa piuttosto andava
nel senso di « permettere alla gente di
partecipare alle decisioni riguardanti la
loro vita »; creando dunque le premesse
per una compartecipazione ed una corresponsabilità. Ma questo è proprio quello
che il governo teme! Può essere inoltre
interessante riportare l’opinione di un
altro membro della delegazione, L. Niilus,
che è di origine argentina. Egli ha detto
d’aver trovato in Corea una presa di coscienza cristiana più grande di quella delTAmerica latina; ed inoltre ha dichiarato
testualmente che « la Chiesa è oggi la
forza democratica chiave, l'ultima che
resti », per lottare a favore della libertà e
del ripristino della democrazia. Von Weizsäcker, che aveva già avuto occasione di
visitare la Corea nel ’68 e nel ’69 ha affermato, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Tokyo, d’aver « la più grande
ammirazione e il massimo rispetto per la
Chiesa coreana che, di fronte alle difficoltà e in mezzo a sofferenze, si tiene con
fermezza coerente alle proprie convinzioni e ai propri principi ».
Come si sa l’occasione per la visita della delegazione del CEC è stata offerta dall’arresto di quattro pastori, accusati di
aver stornato dai fondi inviati dall’associazione « Brot für die Welt » (cioè: Pane
per il mondo), sorta nella Germania occ.
Come han dichiarato i responsabili dell’organizzazione, l’accusa è frutto di una
montatura, per cercare di colpire la Clhiesa, o comunque di intimidirla. I fondi infatti sono stati regolarmente impiegati
per ciò cui erano stati destinati dai dona-:
tori. « Brot fili djb Welt » ha dichiaràto
anch,e la propri^ disponibilità a pàttecU
pare al processo; ma tale offerta non sembra essere stata presa in debita' considerazione dal governo sud-coreano. A giudizio della delegazione del CEC il processo
dovrebbe risolversi in una assoluzione,
dato che le accuse sono palesemente una
montatura e non hanno alcuna effettiva
consistenza. Il processo comunque, secondo le assicurazioni del ministro della giustizia, sarà pubblico. Sarà dunque possibile seguirne le varie fasi. Può anche darsi che, di fronte alle numerose-prese di
posizione in favore degli accusati, il governo faccia macchina indietro, anche
perché l’accusa di connivenza tra la Chiesa ed il partito comunista è del tutto infondata. Vale, per rendersene conto, la
dichiarazione di Kim Dae Jung: « Il governo non può accusare la Chiesa di essere favorevole al comuniSmo, perché
nessuno lo prenderebbe sul serio ».
La delegazione del CEC ha cercato anche di compiere, nel corso della sua visita, un’opera di mediazione tra le varie
correnti che si contrappongono in Corea.
Essa si è incontrata con rappresentanti
delle Chiese, sia protestanti che cattoliche, con varie organizzazioni, tra le quali quella delle famiglie dei detenuti politici, e con la federazione degli studenti
cristiani.
Mentre il Past. Thompson cercherà di
sensibilizzare gli ambienti statunitensi al
problema, R. von Weizsäcker s’è impegnato a portare la questione a conoscenza delle Chiese e del governo della Repubblica Federale Tedesca. L. Deodato
Abolito
un altro concordato
echi
dal mondo cristiano
Hca
Libertà religiosa nel Ciad
N’djamena (Ciad) (Ansa) — Il consiglio superiore militare, che dopo la morte del presidente Tombalbaye regge il
paese, ha emesso un comunicato col quale rende noto che tutte le attività religiose sono nuovamente autorizzate. Il comunicato aggiunge che, essendo la repubblica del Ciad laica, ogni cittadino senza
eccezioni è libero di seguire il culto che
crede meglio; tutti i templi e le chiese
arbitrariamente chiusi dal precedente regime saranno riaperti.
La decisione di chiusura delle chiese e
il divieto di ogni attività religiosa erano
stati presi dal regime di Tombalbaye per
l’ostilità che le autorità religiose avevano manifestato verso alcune cerimonie cfi
« iniziazione » che davano luogo a manifestazioni di immoralità.
Qmeríca
La prima parrocchia sperimentale non
territoriale creata negli USA, la « comunità Giovanni XXIII » è entrata in conflitto con l’autorità diocesana di Oklahoma City riguardo alla comunione aperta
da essa praticata, la concezione dell’autorità ecclesiastica, il sacramento della penitenza.
Dorothee Sofie chiamata a succedere
a Paul Tillich
La teologa tedesca Dorothee Sofie ha
accettato l’invito a occupare la cattedra
di teologia sistematica, rivoltole dafi’Union Theological Seminary di New York.
Essa si recherà in settembre per un anno negli Stati Uniti, Se la nomina avrà
luogo, la Sofie si troverà a occupare la
stessa cattedra che fu di Paul Tillich. Attualmente, essa insegna filosofia afi’università di Colonia, perché nessuna facoltà di teologia tedesca ha osato finora nominarla fra i propri docenti. Autrice di
numerose opere, tradotte anche in italiano, la Sofie è considerata una dei maggiori esponenti della teologia radicale.
^uh&ha
Colombia (RW). — Per i protestanti
della Colombia che nel recente passato
hanno conosciuto odiose forme di vessazione e persecuzione, si sta aprendo un
nuovo periodo, caratterizzato da una maggiore libertà di pensiero. Il governo di sinistra del Presidente Alfonso Lopez Michelsen, ha già avuto una marcata e benefica influenza nella vita del paese. Un
atto assai interessante compiuto dal governo è stato quello di abolire il Concordato col Vaticano, che era in vigore dal
l.o3i. Questo ha significato immediatamente per tutte le Chiese cristiane non
cattoliche la possibilità di usufruire di
una libertà religiosa sconosciuta finora.
Il programma del governo della Colombia prevede anche riforme economiche, educative e sociali.
Diacono sposato, alla testa di una
Parrocchia cattolica
(KIPA) — A Binom, in Belgio, un diacono quarantenne, sposato e con cinque
figli, è stato nominato « responsabile pastorale» (praticamente conduttore della
comunità), in sostituzione del parroco
nominato in un’altra parrocchia.
Per protestare contro la liberalizzazione
dell’aborto, un vescovo norvegese dà le
dimissioni
Oslo (SOEPI) — il vescovo luterano
Per Loenning ha dato le sue dimissioni
il 29 maggio 1975, in segno di protesta
contro la liberalizzazione dell’aborto approvata la settimana precedente dal parlamento norvegese (lo «Storting»). Nella sua lettera di dimissioni, indirizzata al
re Olav V, motiva la sua decisione col
fatto che le autorità del paese avrebbero
ignorato la voce della Chiesa.
Da qualche anno alcuni vescovi luterani (la Chiesa di Norvegia ne conta dieci)
avevano protestato contro la liberalizzazione dell’aborto. La riforma approvata
dal parlamento garantisce ora alle donne di cui la « situazione sociale lo giustifica», il diritto all’aborto durante i primi tre mesi di gravidanza. La loro domanda dovrà tuttavia essere vagliata da
una commissione comprendente un medico, un responsabile defi’aiuto sociale e
un altro membro del corpo medico-sociale.
Nella sua lettera di dimissioni, il vescovo Loenning solleva anche la questione della Chiesa di Stato. Egli sostiene
che si dovrebbe giungere a una completa separazione di Stato e Chiesa. Attualmente la Chiesa luterana conta 3,5 milioni di membri, il 95% della popolazione.
Il vescovo Loenning, che è stato anche
membro del parlamento per il partito
conservatore, è stato accusato dal ministro dell’educazione (che si occupa anche dei rapporti con la Chiesa), di aver
scatenato questa campagna per motivi
politici personali.
Sufi’opportunità della separazione tra
lo Stato e la Chiesa è in corso in Norvegia una vivace discussione.
i
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TRIESTE - CONFERENZA DEL
DISTRETTO
Per una pratica della giustizia nella società
Dalla relazione della
comm. del III distretto
Un ordine del giorno della chiesa di
Milano ci chiede di discutere le responsabilità che conseguono per tutti noi alla
crisi della giustizia nel nostro paese. Oggi ci vien chiesto di assumere una coscienza critica evangelica di fronte agli
avvenimenti del nostro paese (e non ci
sembra un caso chhe questa richiesta ci
venga da Milano, cioè da una città dove
parecchie persone in questi ultimi tempi
sono morti in Conseguenza della violenza
fascista). Quest’odine del giorno ci sembra importante perché ci chiede di non
discutere dei problemi delle nostre chiese
senza tener conto di quel che sta succedendo nelle città dove siamo chiamati a
render conto della nostra speranza. Il lavoro che tentiamo di fare rischia qualche
volta di essere più difficile di quel che immaginiamo; anche dalla Germania, dove alcuni nostri pastori lavorano con piccole comunità di emigrati, le difficoltà aumentano^ (a Stoccarda, per esempio, le
« autorità » evangeliche sono intervenute preoccupate solo perché qualcuno procedeva alla distribuzione di Com-Nuovi
Tempi); dal settore del lavoro fra i minori nelle Valli valdesi invece il modo democristiano di gestione dello stato minaccia di schiacciare il tentativo di un
piccolo numero di credenti di impegnarsi
in modo serio <e bene ha fatto, ci sembra,
la comunità di Verona a comunicare la
sua protesta per questo). Mentre proponiamo che la conferenza di Trieste si fermi un momento a discutere di questa partecipazione nostra alla vita del paese, segnaliamo il pericolo che ci potrebbe essere a discutere solo del nostro paese o solo
della nostra gente, dimenticando il contesto mondiale nel quale viviamo; la chiesa di Zurigo ha sentito la necessità di manifestare la propria solidarietà al Consiglio ecumenico delle chiese per il piano
di lotta al razzismo e per la sua lotta
«per la liberazione e la dignità dei popoli »: questo ci ricorda — nelTanno di
Nairobi — che le parole che diciamo e i
gesti che facciamo non haupo importanza soltanto per noi e che, nello stesso
tempo, dobbiamo restare attenti alle grida e alla speranza degli altri.
te; P. Ribet, vice-presidente; E. Eynard,
segretaria.
La Conferenza ascolta la relazione della Commissione distrettuale, particolarmente centrata sui vari temi che impegnano il distretto nel tempo attuale.
La Conferenza, discusso ampiamente il
problema della foresteria di Venezia, vi
ravvisa uno strumento valido su tre piani; a) l’ospitalità a gruppi e convegni di
evangelici italiani; b) l’accoglienza a gruppi e singoli evangelici stranieri; c) l’eventuale creazione di uno studentato.
Raccomanda perciò alla commissione
distrettuale e alla Tavola di intensificare
la ricerca di un direttoré che possa dedicarsi a pieno tempo al lavoro della foresteria.
La Conferenza si rallegra del modo costruttivo con cui le chiese di Ginevra e
Losanna hanno affrontato la nuova situazione in cui si sono venute a trovare.
Invita la C.D. a sostenere in ogni modo la vita di queste chiese, incoraggiando in particolare la maturazione e lo sviluppo dei vari tipi di ministeri locali.
La conferenza distrettuale, preoccupata per la situazione della diaspora, invita il Sinodo valdese a prendere posizione, incaricando la Commissione per lo
studio della diaspora a proseguire il suo
lavoro secondo le linee indicate nella sua
relazione.
La conferenza ascolta la relazione del
rappresentante della FGEI-Lombardia e
discute sul problema dei giovani delle
nostre chiese. La FGEI-triveneto ha mandato il suo saluto.
La Conferenza ascolta il preventivo di
aumento del 25% proposto dalla Tavola
e lo segnala alle chiese.
La Conferenza procede all’elezione della Commissione distrettuale per l’anno
1975-76. Risultano eletti : Naso Ernesto,
presidente; Ribet Paolo, vice-presidente;
Rogo Paolo, segretario.
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Ordini del Giorno
La Conferenza, visto l’o.d.g. della Chiesa di Milano sul problema della crisi della
giustizia nel nostro paese,
— condivide tale preoccupazione, ritenendo che la crisi sia presente a tutti i
livelli, daU’amministrazione della giustizia
alla prassi di governo, dal modo con cui
si vuol mantenere l’ordine pubblico al
fatto che il peso maggiore della crisi economica viene riversato sui più deboli;
— invita le chiese a considerare il
modo con cui può essere rinnovata tra
noi una coscienza critica evangelica, suscitando l’impegno personale e di gruppo
nel contesto della vita della città e della
nazione.
— Parlare di coscienza critica non
significa però fare un discorso vago, buono
per tutti gli usi, ma riferirsi puntualmente ai fatti. Per fare un esempio concreto,
la Conferenza ritiene che U tollerare fenomeni di corruzione financo al livello
delle più alte dirigenze mentre nel contempo si varano leggi evidentemente repressive e intese a difendere posizioni di
potere, sia un segno di quella crisi della
giustizia contro cui la coscienza evangelica non può che insorgere.
La Conferenza dopo aver discusso la rubrica televisiva « Protestantesimo »,
— ne approva i contenuti,
— protesta per l’orario inaccettabile
in cui questa rubrica è stata collocata,
— chiede alPamministrazione della
RAI-TV che tale orario sia radicalmente
modificato, in modo da far si che la rubrica « Protestantesimo » possa essere seguita dalla vasta gamma di persone che
vi sono interessate,
— tenendo conto del fatto che la
maggioranza di esse è normalmente im
pegnata in attività lavorative fino al tardo
pomeriggio.
La Conferenza, dopo aver preso visione
di tre numeri della rubrica televisiva
« Protestantesimo », esprime la sua viva
solidarietà con l’équipe impegnata in questo lavoro; sottolinea i seguenti elementi
che ritiene particolarmente importanti;
— la necessità di mantenere sempre
a fuoco il momento centrale della predicazione dell’Evangelo biblicamente fondata,
— l’importanza di usare un linguaggio sempre, che non presupponga il possesso di una « cultura protestante » da
parte dei telespettatori,
— l’utilità di documentare frequentemente la vita e la testimonianza delle
chiese evangeliche facendo ricorso anche
a « servizi » brevi,
— si augura che le chiese appoggino, anche in modo critico, il lavoro di
questo importante servizio.
La Conferenza distrettuale del III distretto considerato che la Claudiana continua ad incontrare nelle sue attività editoriali forti difficoltà d’ordine finanziario
e che svolge in Italia un compito insostituibile — qualificato e qualificante — di
testimonianza evangelica, invita le comunità a sostenerla responsabilmente e
ad appoggiarla finanziariamente.
La Conferenza preso atto con gioia della realizzazione del settimanale unificato
valdo-metodista « La Luce » esprime il
suo cordiale apprezzamento per il contenuto e l’impostazione del giornale,
invita tutte le chiese del distretto a sostenere il giornale stesso, curandone diffusione ed abbonamenti, ed iniziando con
regolarità brevi notizie sulla vita delle
chiese.
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NAPOLI - CONFERENZA DEL V DISTRETTO
Rinnovare i ministeri e ie strutture
La Conferenza
Si è tenuta a Trieste, nei giorni 14-15
giugno, nella bella chiesetta di S. Silvestro la Conferenza del III distretto. Presenti i pastori e i delegati delle tredici
chiese del distretto che comprende Lombardia, Triveneto e le comunità svizzere
di lingua italiana. L’argomento che più
attirava l’attenzione dei delegati era quello proposto dalla chiesa di Milano sulla
crisi della giustizia nel nostro paese. La
Conferenza si esprimeva quindi con un
o.d.g. (Atti n. 9) che, volendo uscire dal
vago, cita alcuni esempi, quali la differenza di comportamento dei legislatori di
fronte ai due fatti dei finanziamenti neri
dei partiti e dell’ordine pubblico. Sulla
opportunità di citare quest’ultima legge
si sono avuti dei dissensi; To.d.g. è comunque passato a larga maggioranza.
Nella serata di sabato il curatore della
rubrica televisiva « Protestantesimo » ha
presentato tre filmati andati in onda durante l’anno; era un tema sentito, quello
dell’uso dello spazio televisivo, e il curatore ha potuto raccogliere pareri, consigli ed anche critiche da parte dell’assemblea (cfr. Atti n. 14, 15 e 16).
Ultimo « grosso » argomento la FGEI :
rappresentanti di comunità in cui essa
è presente hanno voluto testimoniare della mole di lavoro che i giovani svolgono,
lavoro che è di stimolo per la comunità
per sviluppare al suo interno un dibattito che le permetta poi di essere presente
in maniera significante nel mondo che
la circonda.
Ultimo atto della Conferenza sono state le elezioni della nuova Commissione
distrettuale, in seguito alle dimissioni
della precedente, provocato dal trasferimento del suo presidente, Eugenio Rivoir, ad Agape. Sono risultati eletti; Ernesto Naso, presidente; Paolo Ribet, vice-presidente ; Paolo Rogo, segretario.
P. Ribet
La Conferenza si apre a Trieste, nel locale tempio, il 14.6.75 alle ore 10 col canto dell’inno 14, la lettura biblica (Giacomo 1;19) e la preghiera fatte dal past.
Liborio Naso.
La Conferenza nomina il seggio che risulta composto da S. Rriante, presiden
La Conferenza Distrettuale del 5° distretto si è-aperta alle ore 16 di venerdì
13 giugno nei locali della chiesa valdese
di Via dei Cimbri, con una lettura e una
meditazione biblica del pastore Davide
Cielo sul testo di II Timoteo 2; 14-17.
Il seggio era così composto; Armando
Russo, presidente; Salvatore Carcò, vicepresidente; Rosanna Nitti e Gianna Sciclone, segretarie. La Conferenza ha subito inviato una lettera di saluto e di augurio al pastore Enrico Corsani, assente per
motivi di salute. La discussione sulla relazione della Commissione Distrettuale si
è aperta con gli interventi dei delegati
delle comunità e si è protratta per tutto
il pomeriggio. I lavori riprendevano sabato 14 e l’attenzione della Conferenza si
soffermava soprattutto sui temi della presenza e della predicazione evangelica, della formazione biblica, del culto; problemi, questi, tutti suscitati dalle «tesine
sulla predicazione oggi », preparate dai
pastori del 5° Distretto dietro preciso
mandato della Conferenza 1974 e diffuse
e discusse in varie occasioni nelle comunità. La relazione della Commissione Distrettuale sottolineava che il culto dovrebbe smettere di essere, ovvero di essere considerato un rito, per diventare
un momento reale di riflessione biblica e
di formazione; dalla discussione emergeva che le forme del culto dovrebbero essere l’espressione della struttura e della
composizione sociologica delle comunità;
che comunque un rinnovamento profondo delle forme liturgiche, caratterizzate
sempre da estrema povertà inventiva,
perché sostanzialmente trapiantate dall’estero, dovrebbe essere il segno di un
mutamento di indirizzo più profondo della vita stessa della chiesa, che dia significato alla nostra presenza ed alla nostra
predicazione. In questo senso la relazione esprimeva una valutazione positiva del
lavoro dei gruppi FGEI del distretto che
quest’anno, soprattutto a Napoli e a Taranto, si sono costituiti o rinsaldati, collaborando con i Cps per la diffusione di
Com/NT, o partecipando a convegni e
dibattiti. E qui, naturalmente si riproponeva il problema del rapporto FGEI-comunità e dei tentativi della FGEI di inserirsi costruttivamente in certi settori chiave della vita comunitativa come le scuole domenicali, per essere di stimolo ad
un’apertura ai problemi reali. In conclusione veniva presentato un odg per la
preparazione di materiale evangelistico
da finanziare e diffondere nelle comunità.
che tenga conto delta realtà religiosa sociale e politica delle nostre regioni e ad
essa si rivolga. La discussione sul capitolo « finanze » della relazione, sottolineava
che, se è vero che le contribuzioni non
sono il « termometro » della fede, sono
tuttavia l’indizio di un impegno preciso,
non sporadico, non facoltativo, che i credenti si devono assumere nei confronti
della chiesa. D’altro canto un distretto
come il 5°, costituito in gran parte da
comunità di modesta estrazione, pur nei
suoi limiti, contribuisce in larga misura.
Breve cenno vai la pena di fare ancora
alla discussione sul settimanale « La Luce ». Positivo, in liena generale il giudizio espresso suH’orientamento più unitario e omogeneo che il settimanale sembra aver assunto; unici rilievi; si auspica
per il futuro una maggiore informazione
dalle comunità metodiste e la costituzione di una rete di corrispondenti regolari
dalle comunità valdesi del distretto.
Al termine dei lavori la Conferenza ha
eletto la coihmissione Distrettuale nelle
persone di; Davide Cielo, presidente; Antonio Matacchione, vice-presidente; Ennio
Del Priore, segretario, designando Cerignola sede della prossima Conferenza.
Il culto di chiusura è stato tenuto dal
fratello Armando Russo.
La Conferenza, preso atto dell’imminente emeritazione del past. G. Castiglione, desidera esprimergli la propria viva
riconoscenza e il proprio apprezzamento
per tutti gli anni di lavoro svolto in questo Distretto con spirito di consacrazione e di servizio. Augura a lui ed alla Signora lunghi anni di riposo benedetto e
sereno.
La Conferenza, preso atto della dichiarazione del past. S. Ricciardi, che dopo
sette anni di presidenza della C.D., non
accetterebbe una eventuale rielezione, lo
ringrazia vivamente per il servizio da lui
reso con grande dedizione e competenza.
R. Nitti
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Ordini del Giorno
La Conferenza, convinta della necessità
che le chiese escano da una situazione di
immobilismo e di ristagnq, evangelistico
per tornare ad essere comunità che vivono la loro fede oggi, incoraggia le chiese (e in particolare quelli che in esse hanno responsabilità di predicazione) a riscoprire il senso del loro esser chiese : discepoli della Parola, chiamati ad esser sale
che si scioglie e lievito che fermenta, disposti a pagare eventualmente il prezzo
della loro testimonianza al Regno di Dio
che viene e che in Cristo si è manifestato.
La Conferenza invita la Commissione
Distrettuale a convocare entro l’autunno
un incontro di persone che possano preparare del materiale evangelistico scritto in
forma breve e semplice, che tenga conto
della realtà religiosa, sociale e politica
delle nostre regioni e ad essa si rivolga.
Impegna la comunità :
— a fare del lavoro evangelistico il
punto focale della vita comunitaria;
— a finanziare la stampa di questo
materiale e a farne abbondanti scorte
nelle chiese, evantualmcnte aiutando le
comunità finanziariamente più deboli;
— a diffondere detto materiale in
ogni ambiente ed occasione possibile, mo
bilitando nelle comunità delle persone che
se ne assumano l’incarico.
La Conferanza, rallepwndosi del campo FGEI svoltosi a Pescolanciano, esorta
la C.D. ad adoperarsi perché quei locali
vengano utilizzati per campi monitori,
per incontri di anziani e diaconi e per
tutti quei raduni di studio e di fratcìslizzazione che possano essere aperti soprattutto a quanti non possono permettersi la
partecipazione a campi ed incontri in posti lontani.
La Conferenza dopo ampia discussione sul settimanale La Luce, ringrazia il
direttore e la redazione per il lavoro che
stanno svolgendo; si augura di leggervi in
futuro notizie più abbondanti delle comunità metodiste e di quelle valdesi fuori
delle Valli; dà mandati alla CD di adoperarsi per costituire sul piano distrettuale e nelle chiese una rete di corrispondenti regolari.
La Conferenza elegge la CD nella persone di: Davide Cielo, presidente Antonio Matacchione, vice-presidente; Ennio
Del Priore, segretario.
La Conferenza designa Cerignola sede
della prossima Conferenza ordinaria e S.
Ricciardi predicatore d'ufficio (supplente :
G. Castiglione.
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ENGLISH SPOKEN HERE
Genova
CATECHISMO
Protestants
and Holy Year
Rome is more crowded than ever this
year, because 1975 is being celebrated by
the Roman Catholic Church as a « Holy
Year », and Catholics from all over the
world are urged to make a pilgrimage to
Rome at some time during the year.
« Holy Year » has a long history, stretching back to the 13th Century. The pilgrimage to Rome has been a central feature, and a « plenary indulgence » has
been granted to the pilgrims making the
prescribed visits to the major basilicas.
This « plenary indulgence » has been defined as « the remission of all temporal penalties due to forgiven sin, in virtue of
the merits of Christ and the saints »; and
although primarily for the pilgrims themselves, the indulgence can be applied, according to Roman Catholic teaching, to
departed souls in purgatory.
All this is of course unacceptable to
Protestants, on various doctrinal grounds.
How therefore should they respond to
the Roman Catholic invitation to participate in the Holy Year observance —
since the Pope specifically invited other
Christians « to participate at least spiritually in this feast of grace and redemption »? Moreover, the current Holy
Year has the special theme of « Renawal
and Reconciliation », which is one that
must have a strong appeal for all Christians.
I think it is true to say that in many
parts of the world the special theme of
« Renewal and Reconciliation » has been
stressed, while the anderlying practices
of indulgences and veneration of sacred
relics have been given far less emphasis;
and many Protestants in other countries
have respondend positively to the invitation to participate in Holy Year. Some
groups of pilgrims coming to Rome from
North American and European countries
have included Protestants in their number, who wish to identify themselves ecumenically with the Roman Catholic observance. After Easter, for eexample,
y myself met with the members of an
ecumenical pilgrimage from Bristol,
in *' England,' whicTfi mcTuSfâ Anglicans,
Methodists and Baptists as well as Roman
Catholics.
Protestants in Italy have taken a totally
different line, because from their standpoint everything looks quite different.
They regard the Roman Church as a bastion of political reaction in their own
country. They see a kind of Catholicism
in Italy which is still to a large extent
untouched by the modern movement of
renewal. They see, particulary in Rome
itself, the sort of Holy Year observances
which are still very much centred on receiving indulgences and venerating the
relics of the saints. It is not therefore
really surprising that may Protestant
leaders in Italy have not only denounced
the Holy Year celebration itself, but have
called for a suspension of all ecumenical
contacts with the Roman Church during
the whole period of the Holy Year.
These very different responses to the
Holy Year observance could easily lead
to grave misunderstanding between the
various Protestants involved. It calls for
quite an effort of imagination and sympathy on both sides — for Protestants in
those countries where ecumenical relations with Roman Catholics are close to
understand the reactions of Italian Protestants, and for Protestants here in Italy
to understand how their brethren in other
countries,could possibly contemplate sharing in any kind of Holy Year observance.
Yet I hope these efforts of imagination
and sympathy can be made — in both
directions. Because the different attitudes spring from the quite different situations in which Protestants find thems^ves. In fact I am sure that both are faithfully obeying their Chistian consciences
in accordance with their own situations.
In questo articolo si tratta della celebrazione dell'Anno Santo istituito dalla
Chiesa Cattolica, e del problema che impone agli Evangelici a causa delle dottrine da cui scaturisce. Ecco il problema:
perché molti evangelici italiani ne hanno
condannato l’osservanza ed hanno rifiutato tutti i rapporti ecumenici con i cattolici durante l’Anno, mentre protestanti
di altri paesi vi partecipano, venendo persino a Roma in pellegrinaggio? I diversi
atteggiamenti derivano da situazioni diverse che devono essere conosciute e meditate con spontanea simpatia e comprensione sia dagli uni che dagli altri.
Rogerf Ducker
L’attività della Scuola Domenicale si è
conclusa con un culto insieme alla comunità, la domenica 15 giugno.
La nostra sorella Emilia Prandi e il pastore emerito Emilio Corsani hanno cornpiuto il 90° anno di età. La grande famiglia della chiesa si rallegra con loro e
formula i più affettuosi auguri.
Sabato ^ e domenica 39 avrà luogo
nella sala di via Curtatone 2 un convegno organizzato dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche in Liguria sul tema
L’EVANGELIZZAZIONE
L’argomento è stato studiato iielle comunità sulla base di una riflessione biblica partendo dal libro degli Atti.
Il programma prevede;
Sabato 28:
Ore 9,30; culto (G. Bouchard).
Relazioni; La teologia del libro degli Atti (P. Marauda); Tutta la chiesa è chiamata alla missione (M. Romeo).
Il linguaggio da usare nell’evangelizzazione (M. Foligno).
Ore 15-19; discussioni a gruppo.
Ore 21; discussione generale.
Domenica 39:
Ore 9; conclusioni.
Ore 10.30; culto.
Ore 15; presentazione del dr. Lawton di
materiale relativo a campagne di evangelizzazione e discussione.
Ore 17; chiusura del convegno.
Prenotarsi per l’agape di domenica
presso il past. Marauda.
Firenze
• Gli alunni della S. D. hanno deciso di
rimettere il denaro che avrebbero speso
nel pullman per una gita lontano a due
scopi; i bambini del Vietnam e quelli
delle regioni assetate dell’Africa. Si tratta di una somma totale di lire 15.000 -f15.000.
• Domenica 8 l’Assemblea è stata aperta
durante il culto ed ha proseguito i suoi
lavori nel Centro Comunitario, dopo l’àgape. L’assemblea si è particolarmente
soffermata a considerare problemi e prospettive del rapporto della comunità con
gli istituti ed i ragazzi in genere. Scarsa
la partecipazione della comunità.
• Un gruppo di studio si è formato per
l’esame dei documenti della 3‘ sez. della
Asstìnblea EcismenieB di Nairobt. Presieduto dal past. G. Lento, il gruppo è composto di fratelli delle chiese metodista e
battista, e i chiunque pud aggregarsi, a wa
ricerca bomùhe che ha questo tema; 1 attesa comune di uomini di diverse credenze, culture e ideologie.
• Sabato 7 c. m. hanno avuto ima numo
ne in comune — presente il sig. Moderatore __i comitati dei due Istituti fioren
tini. Approvate le relazioni e un O.d.G.
che propone di passare a una fase di
pratica realizzazione, è stato prospettato
il lavoro per il prossimo anno, col priino
gruppo familiare misto all’Ist. Ferretti.
Ivrea
Giovedì, 29 maggio una buona rappresentanza della comunità di Ivrea con alcuni fratelli di Aosta ha compiuto una
gita « storica » alla scoperta di luoghi storici di Angrogna.
La bella valle, nel suo verde intenso e
nella sua freschezza primaverile, ci ha accolti generosamente. La comitiva ha raggiunto prima di tutto Pra del Torno ; nel
tempio il pastore ha rievocato la storia
ed il significato di quella località, nel valdismo primitivo e poi durante le persecuzioni. Molti saliti un po’ più in alto per
una visita alla Scuola dei Barba ne hanno tratto motivi di riflessione profonda.
Poi pranzo al sacco sul sagrato del tempio del Serre mentre cadeva la pioggerella; ci siamo poi riuniti nel tempio, per
una preparazione storica e spirituale alla rievocazione del Sinodo di Chanforan
attorno al monumento che ricorda quell’evento; quindi visita alla Chiesa della
Tana, nella quale sono penetrati entusiasti i giovani catecumeni, alcuni genitori
ed il pastore, malgrado l’età e gli acciacchi della... vecchiaia!
Sulla via del ritorno, siamo stati accolti fraternamente nella sala delle attività dove alcune sorelle in fede ci hanno
offerto una gradita tazza di tè. Le ringraziamo sentitamente insieme con il pastore e la sig.ra Coisson.
A Torre Pellice, sotto la guida del prof.
A. Armand Hugon e del dott. Peyrot, abbiamo visitato il Museo Valdese, nella
sua nuova e bella presentazione. In complesso, per gli eporediesi evangelici, si è
trattato di una gita « storica » molto apprezzata. A conclusione della giornata,
l’autista che non ci conosceva affatto, ci
ha chiesto di poter leggere la storia valdese. La sua richiesta è già stata esaudita.
I corsi sono finiti
il problema resta aperto
F. Delforge nell’articolo di fondo del
n. 24 di « Le Christianisme au XX‘ siècle » solleva il problema della trasmissione della fede. Ecco in sintesi le tesi
presentate all’attenzione dei lettori che
riteniamo possano valere anche per
Quello che fino a 20 anni fa sembrava pacifico Viene oggi posto in discussione. L’annunzio dell’evangelo infatti
che pone molti problemi, quando si
pensa agli adulti, ne solleva di ancor
maggiori quando si tratta di bambini
e di adolescenti. È questo un fatto negativo e positivo nello stesso tempo.
Alcuni sono infatti preoccupati di dover abbandonare una tradizione sicura, radicata nel passato, altri invece
si rallegrano di dover procedere su
terreni non ancora esplorati in una ricerca difficile ma appassionante.
La prima considerazione che deve
essere fatta è questa; Tinsegnamento,
la trasmissione della fede è nella comunità un fatto troppo importante
perché lo si possa lasciare a qualche
specialista; è in realtà un problema
che concerne tutta la Chiesa.
COMPITO DELLA CHIESA
Di che si tratta infatti? Si può pensare che c'è una persona che sa alcune
cose e che le trasmette, le insegna ad
una che non le sa. La cosa è in realtà
molto più complessa; la conoscenza
dell’evangelo è cosa ben diversa da un
insegnamento qualsiasi. Quando il
Nuovo Testamento parla di una « nuova dottrina », « un nuovo insegnamento » (Marco 1;2; Atti 17; 19) parlando
del messaggio evangelico indica che
non si tratta di una qualsiasi filosofia
o di una quantità somma di conoscenze ma una persona viva...
La « dottrina del Signore » è qualcosa di più che un insieme di dogmi, significa partecipare alla vita del Figlio
di Die;- ^
L’elemento caratteristico dell’insegnamento catechetico consiste in questo: Gesù, di tùi parla il catechista,
che ne è testimone, agisce lui stesso
quando la sua parola è trasmessa.
L'insegnamento catechetico non è
propaganda o pubblicità ma annunzio
di una persona viva, che trasforma le
parole dell’educatore in parole vive.
L’essenziale in tutto questo è rincontro col Signore. Il compito dell’educatore è perciò modesto da un lato ma
grande dall’altro, consiste nel preparare rincontro col Cristo, quando questo
sia avvenuto il catechista non ha che
da ritirarsi. Perciò la chiesa tutta deve considerarsi strumento nella trasmissione della fede; vi possono essere persone specilizzate, gruppi particolarmente impegnati in questo, ma l’opera è comune ed inscindibile, è la
chiesa intera che trasmette l’evange
10 e che lo trasmette in tutti i tempi, in
modo continuato.
EVANGELO E VITA
Molti credenti sono oggi consapevoli
del fatto che l’annunzio dell’evangelo
nel periodo dell’infanzia e della adolescenza non rappresenta che un punto
di partenza. C’è nella vita del credente
un tempo per la scoperta della parola,
11 momento della catechesi, c’è xm tempo per passare come dice l’apostolo
dal latte al nutrimento solido (Ebrei
5: 12), c’è infine un tempo per apprt>
fondire questo o queU’aspetto della vita cristiana.
La chiesa deve essere sempre disponibile per dare risposta a coloro che
la interrogano sulla sua fede e la sua
speranza. Alcuni credenti oggi sembrano preoccupati ed addolorati di vedere
sorgere degli interrogativi, sia da parte del mondo circostante che da parte
di gruppi interni alla comunità stessa. Perché non rallegrarsi invece di
queste domande? Sulla sessualità, il
senso della vita, la violenza, l’aiuto da
dare e a coloro che lottano per la propria indipendenza il potere? Tutti questi interrogativi vanno situati nel flusso
della parola che è ricevuta e trasmessa. Ricercare, interrogarsi, studiare
fanno parte integrante del cammino
della chiesa.
Qualche progresso e qualche realizzazione si è già avuta in questo settore
ma si tratta di poca cosa, qui resta
molto da fare per convincere la gente
e per organizzare soluzioni.
imparare ed insegnare
CONTINUAMENTE
Si è parlato negli ultimi anni di problemi di metodo nell’insegnamento e
si è sottolineato in particolare la nuova prospettiva, non solo nell insegnamento ma nella impostazione della vita cristiana, offerta da una tipo di lavoro induttivo; si tratta per individua;
re i veri problemi, scoprire le soluzioni
reali di partire dalla vita vissuta. Sul
piano pedagogico questo modo di prc>
cedere non ha nulla di eccezionale, ^ e
da sempre che l’insegnamento dellevangelo non può essere staccato dalla
vita e la scoperta dell’evangelo e scoperta della vita. Occorre prendere in
considerazione i problemi profondi di
una persona per raggiungerla nel profondo... Dewey, il filosofo-pedagogista
americano, diceva « un cavallo lo puoi
portare all’abbeveratoio ma non lo
puoi costringere a bere ».
Gesù annunzia alla samaritana il
messaggio deiramore e della liberanone partendo dalla sua richiesta di
qua. E partendo dagli interrogativi profondi dell’uomo che l’evangelo può essergli annunziato.
Anche in questo caso occorre pero
essere prudenti e diffidare dagli slogan
e dalle soluzioni già fatte. L’incontro
con l’evangelo è sempre diverso per
tutti è diverso come sono diverse le
condizioni della vita. Osservazione e
deduzione, analisi e sperimentazione
tutti i metodi si assommano nel comunicare la parola della vita.
Se nella trasmissione della fede ce
una crisi, di cui risente anche la catechesi, questo fatto non deriva semplicemente dal fatto che c’è crisi della tede stessa? Quando Paolo si rivolge a
Timoteo per chiedergli di cercare anziani capaci di trasmettere il messaggio, lo esorta dicendogli « Tu fortificati nella grazia che è in Gesù Cristo (2
Timoteo 2; 1-2). È la convinzione di tede che uno ha che rende capaci di
trasmettere la Parola. È il dinamismo
della propria fede che rende capaci di
insegnare. Questo è il punto che non
va mai dimenticato.
Ciò che il catechista non è
___ Un mini pastore, un sostituto
del pastore.
___ Uno che dà risposte a tutte le
domande. In seno al suo gruppo il
catechista partecipa alla ricerca comune, è un credente che da un lato ha la
certezza che la fede è essenziale alla
sua vita e dall'altra che vive una costante ricerca di Dio.
___Uno che sa tutto ; al contrario e
uno che rifa il suo catechismo, come
una nuova esperienza, col suo groppo.
Ciò che il catechista è
— Un credente, un adulto, che accetta di guidare ed accompagnare un
gruppo di catecumeni alla scoperta
della fede cristiana.
— Una persona che nel suo gruppo è accolto come un delegato della
chiesa, della comunità, uno che testimonia della fede della Chiesa.
___ Il contrario di un solitario: con
lui, alle sue spalle c'è l'équipe formata dal pastore e dagli altri catechisti.
da ”La Vie Protestante” n. 24
Conferenza 1° distretto
« La conferenza preso atto di un ordine del giorno della chiesa di Pomaretto col quale essa chiede la facoltà
di modificare lo svolgimento dei corsi
di catechismo riducendone la durata
a 3 anni e anticipando l’inizio, riconosce valide talune motivazioni che hanno portato alla proposta di tale modifica, ritiene tuttavia che il problema
del catechismo (programrna, durata,
età d’inizio, svolgimento dei corsi) debba essere riconsiderato da tutte le
chiese del distretto; sollecita perciò
le chiese a questa riflessione e le invita a riferire alla prossima conferenza
straordinaria mediante ordini del giorno delle assemblee locali ».
Abbozzato nel corso del dibattito il
problema è rinviato allo studio delle
chiese.
6
6 __
aUe vatu oggi
Qualcosa
è cambiato
Dopo il Referendum del maggio '74 i risultati delle recenti consultazioni elettorali confermano la notevole e decisiva
maturazione politica avvenuta, oltre le
prudenti attese e al dilà dell’impostazione politica data dalle sinistre alla vita
politica italiana. Addivenire ad un « compromesso storico » — a breve o lunga scadenza, pur con le notevole differenze che
i tempi comportano — significherebbe
una volta di più imporre al paese la marcia ridotta; dopo aver colato il moscerino, ingoiare il cammello democristiano,
come in parte è stato con l’attuale governo Moro.
Il dibattito politico in corso all’interno
dei vari partiti e fra i vari partiti permetterà nelle prossime settimane, forse
prima delle sacre ferie, di vederci un po’
più chiaro. Se il rimpasto che dovrà verificarsi a livello regionale e provinciale
è ancora tutto da attuare (e ancora una
volta sarà decisiva la posizione socialista), per i comuni invece le cose sono
molto più chiare e definite.
Diamo un’occhiata nelle nostre valli.
Dopo i primi dati relativi alle regionali
e provinciali molti pensavano che per le
comunali i risultati non sarebbero stati
di eguale portata per i partiti della sinistra, soprattutto nel pinerolese; invece,
salvo rarissime eccezioni (praticamente il
solo comune di Luserna), la svolta ha investito anche i piccoli comuni dove si temevano sorprese in seguito alle note manovre democristiane.
La Val Germanasca vede al suo sbocco
i due grossi comuni di Pomaretto e Perosa in mano alle sinistre (clamoroso il successo a Perosa); meno chiara invece la
situazione a Perrero e negli altri comuni
dell’alta valle dove le giunte comunali
sono formate da diversi schieramenti politici (a Massello si deciderà soltanto in
autunno). Nella bassa Val Chisone Agnelli vince di strettissima misura (5 voti) a
vaiar Perosa dove le sinistre fanno un
notevole passo avanti; a Inverso Pìnasca
la personalità del cav. Olivero riesce ancora una volta ad arginare l’affermazione
delle sinistre unite; nessuna novità a San
Germario Chisone rispetto alla passata
amministrazione di sinistra, così a' Pramollo dove il mancato consigliere regionale Maccari resta alla guida del comune
(PSI). ,
A Porte il neo-consigliere regionale
Bontempi (PCI) ottiene ancora una volta
la fiducia degli elettori.
Sorprese invece a S. Secondo dove il
sindaco uscente non viene più rieletto e
deve accontentarsi della presenza nella
minoranza; anche la lista di sinistra è
nettamente battuta dalla lista éentrista.
A Prarostino invece la lista delle sinistre (contrassegno libro aperto, vanga,
spiga di grano e incudine) ottiene la maggioranza dei voti e la passata amministrazione entra come minoranza.
A Pinerolo netta avanzata delle sinistre:
anche Democrazia proletaria ottiene un
seggio nel comune accanto ai 10 del PCI
(' + 4) e ai 5 del PSI C + 2), contro i 15
della DC; di fronte al tracollo del PLl e
del PSDI la DC locale ha contenuto la sua
perdita sul 3,5, ben poco in confronto alla
secca perdita subita nelle regionali.
A Bricherasio nonostante U processo e
la condanna del sindaco democristiano
uscente (Calieri assolto perché non sapeva che qualcuno gli faceva lavori gratis sui suoi terreni!) la DC locale resta al
potere.
In Val Pellice, fatta eccezione per Luserna dove i serbatoi di voti DC si mantengono intatti (varrà la pena di analizzare prossimamente la provenienza e le
motivazioni dei voti DC), l’intera valle ha
risposto seccamente ai vari tentativi di
penetrazione democristiana: soprattutto
a Rorà dove la lista DC è stata sbaragliata, ad Angrogna dove il buon lavoro impostato dai giovani ha avuto successo.
A Lusernetta la lista liberale batte il
rappresentante della Lanterna e lo stesso Celeste Martina che, accanto allo scacco subito nelle regionali deve accontentarsi di un posto di consigliere comunale di
minoranza (addirittura con un voto contestato).
Nessuna novità per Bobbio e Villar Pellice (salvo il fatto della rinuncia di Baridon presentatosi e eletto alla Provincia).
Un quadro dunque che dovrebbe permettere alle Comunità Montane di proseguire con più incisività e coraggio che nel
passato le linee di lavoro.
E. Gente
—------------------------------- cronaca
Democrazia diretta come alternativa
al clientelismo politico
Abbiamo chiesto all’arch. Longo, sindaco di Rorà e presidente della Comunità Montana
Val Pellice, una valutazione della situazione locale in seguito al voto del 15 giugno partendo dai problemi del suo comune. Ecco la sua risposta:
Placate le acque della bagarre preelettorale, l’euforia del giorno dopo e decantate alcune situazioni equivoche, ritengo
che per i Rorenghi sia il momento quanto mai opportuno per una serena quanto utile meditazione.
L’occasione per tentare con umiltà di
riscoprire, tutti insieme, i valori autentici della nostra terra, e in essi ritrovare
la nostra identità.
Riflettere quindi su alcune iniziative
portate avanti dalla amministrazione
uscente, esplicitando il motivo conduttore che ha informato certe scelte che in
definitiva potevano anche risultare, come
in effetti è stato, un preciso programma
preelettorale.
Infine, dato per scontato che esistono
problemi piccoli e grossi insoluti da sempre, cercare non delegando ad altri, di rispondere ad essi nel rispetto delle autentiche aspirazioni della nostra piccola comunità.
La realtà nella quale siamo chiamati
ad operare, è purtroppo quella di ieri, e
cioè seria, ed è quella stessa che denunciavo fra le righe circa un mese fa in
un’intervista su questo giornale, e in tante altre occasioni, sì da apparire noioso,
cioè da un lato la sempre più accentuata
impotenza economica e programmatica,
dall’altra il sempre più marcato impoverimento delle risorse.
Quali gli sbocchi futuri?
Anche qui non vorrei essere noioso, ma
è una convinzione che la Comunità Montana prima e il Comprensorio poi abbiano in sé le premesse politiche e tecniche
necessarie per un deciso cambiamento di
rotta e reali possibilità per un armonico
riassetto sociale dei nostri Comuni e
quindi siano, come è stato detto, lo strumento base per contraddire la logica della concentrazione urbana e l’emarginazione della periferia.
È indubbio che se vi sarà la volontà e
la forza politica a questi livelli si potrà,
in una visione globale, profondamente incidere in settori come la scuola, la cultura, il mondo del lavoro e della agricoltura, l’assistenza sociale e sanitaria; si
potrà gestire il territorio in modo nuovo
per un uso diverso dal passato e garantirci una concreta autonomia in ordine
sopratutto alle infrastrutture ed ai servizi
di base.
Bastano però queste brevi considerazioni per rehdere evidente la sproporzione
che esiste tra la complessità e la gravosità dei compiti che sono affidati alle
Comunità e che lo saranno ai comprenso
ri e le strutture di cui disponiamo per
renderci perplessi. Comunque, è chiaro
che è solo in queste dimensioni che il Comune, un Comune come Rorà, potrà ritrovare un suo spazio operativo e quindi una
propria funzione.
Quali dunque i nostri compiti e programmi di neoeletti?
Crescere e maturare politicamente insieme alla gente, cercando soluzioni e risorse atte a risolvere problemi contingenti non più dilazionabili fino a dove ci
è consentito, e prepararci a recepire e gestire in modo nuovo Tauspicata programmazione Regionale, attraverso i piani delle Comunità e in futuro dei Comprensori,
nella speranza di beneficiare di iniziative
e di opere finalmente volute e programmate dalla base cioè da noi, in una visione che non contrasta con iniziative prese
da altri.
Su questa linea, dovremo cercare per
esempio di valorizzare il nostro territorio
a beneficio prima di tutto della nostra
gente, con un piano regolatore quale ci
viene offerto, ma al quale comunque noi
siamo chiamati a dare delle indicazioni di
fondo; esso dovrà sapere recepire le autentiche aspirazioni di una comunità come Rorà che ha dietro di sé una storia,
una cultura ed una tradizione, valori tutti da riscoprire e attualizzare, non con un
museo delle cere, ma come una risorsa
viva cui attingere per creare condizioni
di vita migliori.
A questo tipo di impegni chiediamo,
però, delle garanzie perché la nostra fiducia nella Comunità Montana o nel Comprensorio è condizionata dalla possibilità
di porre termine alle devastazione prodotte dal cancro del parassitismo e del
clientelismo, da una politica sociale ed
economica diretta a premiare l’elettore rispetto al cittadino.
Avendo ben presenti le cause storiche
e topografiche di formazione della copertura umana della montagna, sappiamo
che il suo domani di vita sta nell’attuazione di strumenti di autonomia e di democrazia diretta e che, quindi, le Comunità Montane devono essere un effettivo
modo democratico e popolare di base di
gestire il potere sul territorio, nel ricordo non cancellabile, per la sua persistente attualità, della Carta di Chivasso. A
questo fine occorrerà batterci affinché sia
riconosciuto che, se si vuole gestire democraticamente il territorio, le Comunità
Montane esistono con chiare caratteristiche di Comprensorio e che, se pur inserite in Comprensori più vasti, hanno pro
Agnelli sindaco per 5 voti
Le elezioni comunali a Villar Perosa
hanno dato un risultato imprevisto: la
lista n. 1 capeggiata dall’avv. Giovanni
Agnelli che in questi ultimi anni aveva
avuto una maggioranza indiscussa è riuscita ad avere questa volta soltanto 11
seggi su un totale di 20. A questo proposito abbia rivolto le seguenti domande a
Livio Notta, candidato eletto della lista
n. 2, esponente del partito comunista villarese ;
— Dopo quasi trent’anni di amministrazionezione DC a Villar Perosa una lista
di sinistra ha quasi raggiunto la parità
con la lista ufficiale di Agnelli. Come giudica questo fatto?
—L’esito del voto al Comune di Villar
Perosa non può essere disgiunto dalla
avanzata della sinistra in campo nazionale, che è l’elemento determinante, ed
anche dall’acquisita consapevolezza che
la scelta degli amministratori locali è oltre che scelta di uomini una scelta politica. In secondo luogo la scelta può essere stata determinata dal fatto che nella gente si fa sempre più pressante la volontà di partecipare e di contare qualcosa. e le passate amministrazioni non hanno certo ricercato o favorito la partecipazione. Le scelte sono sempre state chiuse nell’ambito del Consiglio comunale,
senza nessun rapporto con i cittadini.
—Che cosa cambierà nel modo di amministrare il Comune, con questo nuovo
equilibrio di forze?
— I mutati rapporti dovrebbero favorire un nuovo tipo di conduzione del Co
blemi culturali, economici e sociali loro
che da sempre si è cercato di non risolvere con provvedimenti e politiche calate
dall’alto. Quindi, evitare che la nascita dei
Cornprensori in cui, sia chiaro, crediamo,,
coniprometta la vita delle Comunità; fare
in modo che non diventino lo strumento
per un ulteriore svuotamento di potere
politico ed economico della montagna.
Per creare tutte queste condizioni, secondo me, occorre stabilire, non solo il
dialogo con la base, ma anche con gli amministratori degli altri Comuni e se vogliamo far seguire i fatti alle parole occorre non solo una adesione silenziosa
ma un’attiva partecipazione. Si tratta di
convincersi che, a parte certe illusioni, il
modo tradizionale di amministrare l’Ente
locale, il concetto stesso di Comune quale noi ereditiamo è finito ed è finito nel
momento in cui è stato svuotato di autonomia economica e programmatoria.
Se mai uno dei nostri piccoli Comuni
dovesse oggi programmare l’attuazione di
un acquedotto firmerebbe, oltre che una
cambiale in bianco, la propria condanna
(ben lo sanno i miei colleghi Sindaci): su
chi, se non sui cittadini, graverebbero le
spese di ammortamento, di mutui e prestiti, degli allacciamenti, ammesso di riuscire ad avviare l’opera? A cosa mi serve una pala meccanica della Provincia se
il lavoro per cui opera sul mio territorio,,
a parte le spese che comunque gravano
sul Comune, non è un lavoro programmato e prefinanziato o se questa arriva per
aprire una strada di accesso ad una borgata ormai disabitata?
Questo non significa che oggi si debba
rifiutare la politica della mano tesa, e
quindi la collaborazione di altri Enti, dico che, se aiuto ci deve essere, questo deve essere programmato e quindi tempestivo, non dato perché qualcuno lo vuole ma sentito come un diritto, dimostrando una maturità politica là dove, fino a
ieri, si era considerati degli emarginati o
peggio dei sottosviluppati.
In definitiva, chiediamo che ai nostri
Comuni vengano date non promesse ma
programmi, non opere calate dall’alto
ma autonomia economica e politica, nel
quadro delle Comunità e dei Comprensori per poter decidere il nostro futuro
nel rispetto dei doveri e dei diritti di
tutti.
Pinerolo
VILLAR PEROSA
mune, nel senso da noi proposto, e cioè
di rapporti diversi con la gente e nello
stesso tempo dovrebbero dare la possibilità di condizionare maggiormente le
scelte da farsi.
— Che cosa vi proponete di fare, nei
cinque anni che vi stanno davanti?
— Se non si vuole ricadere nella ordinala amministrazione, ma far svolgere al
Oom.une il ruolo che gli compete, cioè
della prima istanza a cui si rivolgono i
cittadini per vedere soddisfatte le loro
necessità, è chiaro che dovremo batterci
innanzi tutto per rivendicare al Comune
una reale autonomia, che, oggi viene mortificata dalla insufficienza di disponibilità
finanziarie e da controlli eccessivi. In secondo luogo, oltre al problema dell’acqua
potabile (molto grave a Villar Perosa),
della viabilità, delle fognature, deH’illuminazione ecc., noi intendiamo affrontare i
problemi dell’occupazione, della medicina preventiva, della scuola, dell’assistenza agli anziani, dello sport e della cultura.
È evidente che alcuni di questi problemi possono essere risolti solo in una
dimensione territoriale più ampia, e cioè
nell’ambito della comunità montana e
del comprensorio. Ci impegnamo a farci
promotori verso queste nuove istituzioni
di iniziative in questo senso.
Per ottenere qualche risultato positivo consideriamo determinante la partecipazione della gente. Essa andrà ricercata in tutti i modi possibili con riunioni, assemblee, bollettini d’informazione
ecc. ecc.
Nella sala di palazzo Vittone ha avuto
luogo mercoledì la presentazione dell’ultimo volume della Claudiana « Una chiesa da reinventare ». Don Barbero, che ha
collaborato alla sua stesura, e Sergio Ribet hanno illustrato il significato di questa pubblicazione. La secolarizzazione del
mondo moderno pone alle chiese cristiane una nuova responsabilità missionaria.
Il dibattito, a cui hanno partecipato
numerosi presenti non ha permesso di
approfondire il problema ma ha posto
alcuni interrogativi importanti, inizio di
un ripensamento critico del libro stesso.
Villar Pellice
È stata battezzata Sonia di Giacomo
ed Irma D’Agostino.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni per la nuova costruzione pervenuti nel
mese di maggio 1975:
Livio e Dina Gobello, in mem. di Franco Gay
L. 5.000; Margherita e Giuseppe Gasparotto. in
mem. di Emilia Durand Canlon ved. Albarin
30.000; Tante Marie, Edmea e Gino Meynier, in
mem. di Franco Gay 10.000; Giorgio e Giovanna Peyronel (Mi) 50.000; Emanueiita e Vittoriano Petrilli, in mem. di Emilia Durand Canton
ved. Albarin (Roma) 10.000; Niny, Piero, Cristina, Maura e Silvio Boer, in mem. di F. Gay
10.000; Malanot-Riva inea, in mem. suoi cari
20.000; i vicini di casa in mem. di Franco Gay
16.500; i colleghi di lavoro della Mìcrolecnica,
in mem. di Franco Gay 69.500; in mem della
mamma Giordan Matilde ved. Pons. i figli Renato, Alberto e Silvio 41.500.
Ringraziamo molto vivamente per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo che per le offerte piiò>
essere usato il c.c. n. 2/16947 « Asilo Valdese »
Luserna San Giovanni (Torino).
7
[
delle valli
Luserna S. Giovanni
• L’Assemblea di chiesa, riunitasi venerdì sera, ha approvato la Relazione morale e finanziaria presentata dal Concistoro.
Dalla discussione che ha fatto seguito
è emerso chiaro il desiderio da parte di
tutti di programmare più frequenti studi
biblici, per approfondire l’orientamento
della propria vocazione oggi.
Il Concistoro ha pertanto deciso di
iniziare, con il prossimo anno ecclesiastico, dei corsi biblici quindicinali.
• Il concerto liturgico che ha avuto luogo domenica scorsa nel tempio dei Bellonatti con la partecipazione dell’organista prof. Ferruccio Rivoir e delle corali
di Villar Pellice, Bobbio e San Giovanni
ha avuto un lusinghiero successo, sia per
la partecipazione del pubblico, sia per
il modo con cui si è svolto.
Chi era presente non ha potuto che associarsi al commento del pastore Taccia
quando ha affermato che la parola « concerto » era un termine improprio. Infatti
abbiamo assistito non ad im concerto con
virtuosismi canori od originalità di corali, ma ad un vero culto con letture e commenti, canti religiosi tratti dalla musica
dell’epoca della Riforma e moderna.
Una lettura che ha ripreso i messaggi
di tutto l’anno liturgico: l’Avvento, il Natale, le Palme, il Venerdt Santo, la Pasqua e l’Ascensione.
La partecipazione delle corali al culto
del mattino, l’agape in comune, la visita
ai ricoverati dell’Asilo sono stati un vero
incontro tra la comunità e le corali, il
cui servizio ha avuto un profondo valore ai fini della comunione fraterna e della testimonianza evangelica.
• Ricordiamo che domenica 29 c. m. alle
ore 16 avrà luogo la programmata Giornata deU’Asilo. Tutti sono cordialmente
invitati.
• Martedì, mattina si sono svolti i fune-,
rali della sorella Pacotto Maria ved. Monnet, deceduta improvvisamente all’età di
anni 72.
Ai familiari ed in modo particolare al
figlio, impiegato presso la Ditta Helca, la
più sincera e sentita simpatia cristiana.
Bobbio Pellice
• Il culto di domenica 15 giugno è stato
presieduto dal signor Aldo Varese, che
ringraziamo per il suo messaggio.
• Venerdì 20 giugno, a Pinerolo, è nata
Barbara Charbonnier di Roberto e Marina Barolin. Ai genitori ed alla piccola
formuliamo i migliori auguri.
Pomaretto
LUSERNA SAN GIOVANNI
S. Germano
Scuola a tempo pieno - 3
Dopo lunghi anni di sofferenza Magno
Celestino ci ha lasciati.
Costretta a letto per 9 anni, è stata curata con affetto e simpatia dal personale
e Direttrice del Rifugio C. Alberto, con
riconoscenza diciamo loro grazie!
Il pastore Jahier nella piccola cappella
del Rifugio ha voluto con un breve e profondo culto, ricordare la pazienza di magno Celestino, la sua umiltà, il suo animo buono, la sua grande fede in Dio da
cui è stata sempre sorretta nelle dure
prove. Dopo il canto che a lei era caro,
« Io t’amo ineffabile Gesù Redentor », la
abbiamo accompagnata a Pomaretto dove, per suo espresso desiderio, riposa accanto al suo caro Gino.
Scuola a tempo pieno
Concludiamo con questo numero la
presentazione di alcune parti della relazione sul pieno tempo a S. Giovanni curata dall’équipe. In particolare in questo
numero parleremo di come abbiamo cen
cato di risolvere il problema della valutazione degli alunni e di come abbiamo affrontato l’inserimento nella scuola di
« bambini difficili ». Infine ci soffermeremo sulle prospettive per il lavoro futuro.
Valutazione degli alunni
Nella nostra situazione di tempo pieno,
muovendo da considerazioni teoriche metodologico-didattiche, abbiamo eliminato
il voto e la bocciatura. Contrariamente a
quanti ancora sostengono che il voto sia
un incentivo per studiare di più e meglio, abbiamo constatato che l’eliminazione del voto non ha provocato cali di
rendimento; infatti l’apprendimento degli alunni ha nel complesso seguito un
andamento positivo e soddisfacente. La
eliminazione della bocciatura e del voto
attraverso la promozione di tutti gli alunni, non risolve però alcun problema, se
si lasciano intatte le strutture scolastiche e le metodologie tradizionali. La promozione non significa nulla se la scuola
non viene incontro alle difficoltà e ai
problemi dei bambini nel loro apprendimento. Operando quindi nella direzione
di una scuola di tutti e per tutti i bambini, di una scuola che venga incontro alle difficoltà dei soggetti nel non sempre
facile cammino dell’apprendimento, abbiamo posto la scuola come l’istituzione
che non promuove e non boccia ma educa. Alla valutazione tradizionale (voti,
bocciature ecc.) abbiamo così preferito
un altro tipo di valutazione, cioè la valutazione, cioè la valutazione formativa.
Ci siamo così messi su tre direttive di
valutazione, che sintetizziamo qui di seguito: a) una valutazione da parte degli
insegnanti degli strumenti che adoperano
per promuovere l’apprendimento degli
alunni. Questi strumenti possono essere
modificati in rapporto alle risposte dei
bambini; b) una valutazione da parte dell’insegnante delle difficoltà presentate dagli allievi, nel corso del lavoro; c) una
valutazione degli alunni dei progressi o
dei non progressi compiuti nelle attività.
In relazione a quanto esposto, sono
stati approntati programmi ed interventi
atti a favorire al massimo l’apprendimento di tutti i soggetti.
Accanto alle pagelle, sono stati compilati dagli insegnanti dei rapporti alle famiglie, con lo scopo di informare i genitori dell’andamento scolastico dei figli.
L’inserimento dei bambini difficili.
Il problema dei bambini caratteriali,
dei bambini con difficoltà motorie e con
carenze affettive, va imponendosi lentamente alla coscienza di tutti. In questi ul
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timi anni molte persone hanno preso coscienza che il problema del disadattamento minorile è un problema sociale e che
è pertanto sul piano sociale che va affrontato. Fino a pochi anni fa la scuola
« risolveva » il problema con le classi differenziali e speciali. La tendenza prevalente oggi, dopo il fallimento delle scuole differenziali, è quella di inserire i bambini disadattati in classi « normali ».
Nella nostra scuola è stato attuato l’inserimento di bambini difficili, già dal primo anno di sperimentazione. Detti bambini sono stati seguiti, in particolare, da
un’insegnante di appoggio. L’insegnante
d’appoggio ha lavorato, in particolare
quest’anno, sempre nella classe dove erano presenti tutti i bambini e l’insegante
di classe, seguendo questi soggetti diffìcili individualmente. Abbiamo notato che
questi alunni hanno compiuto, rispetto
allo scorso anno, notevoli progressi soprattutto dal punto di vista della socializzazione. Intendiamo perciò anche per
il futuro continuare con l’inserimento di
questi bambini handicappati nelle classi
« normali », con l’aiuto indispensabile di
un insegnante di appoggio. Purtroppo incontriamo ogni giorno notevoli difficoltà
e soprattutto sentiamo l’esigenza di avere per loro materiale adatto, attrezzature
e locali più ampi in cui si possano muovere liberamente.
Prospettive
Edilizia: benché di recente costruzione
le strutture edilizie in questi due anni
hanno rivelato dei gravi limiti. L’amministrazione comunale si è resa conto della
insufficienza deH’edificio ed ha approvato
un progetto di ampliamento e riadattamento. Al momento però i lavori non sono ancora stati iniziati.
Rapporti con gli Enti: la scuola deve
intensificare la collaborazione, gli altri,
servizi dell’età evolutiva, in particolare
con la scuola materna e con la scuola
media per il coordinamento di tutta l’attività riguardante la scuola dell’obbligo.
Deve altresì intensificare la collaborazione con gli enti locali.
Scuola aperta: per vivere l’esperienza
scolastica in assoluta serenità da parte
di tutte le componenti (famiglia - bambino - insegnante) è necessario realizzare
una collaborazione e una compartecipazione effettiva. Se si vuole arrivare a questo è indispensabile capire che scuola, lavoro, famiglia sono tre aspetti di una
unica realtà: quella sociale. Pertanto da
un lato la scuola come servizio sociale deve essere gestita da tutti. Dall’altra deve
diventare un fattore attivo di crescita
culturale per tutto il contesto ambientale. Scuola aperta, vuol dire quindi luogo
di educazione permanente^ per insegnanti, genitori, bambini e per tutte le forze
sociali.
L’équipe t. p.
Il coretto al Kirchentag
Su invito del Diakonisches Werk, il Coretto del Collegio ha partecipato al Kirchentag di Prancoforte, di cui il past.
Bellion riferisce in prima pagina. 25 tra
cantori e accompagnatori hanno trascorso alcuni giorni in quella che il past. Spitta ha definito la Chicago tedesca. Un intenso programma di canto ha tenuto impegnati i nostri giovani : essi sono infatti
stati chiamati a cantare a due riprese, in
una piazza gremita di persone, insierne
ad altri gruppi dalle caratteristiche più
varie (dal pop alla musica negro-americana). I nostri giovani, sotto la guida del
maestro Arnoulet, hanno saputo far fronte a questo primo impegno con notevole
disinvoltura, malgrado la stanchezza di
un lungo viaggio. Viaggio che del resto
non era ancora terminato perché abbiamo dovuto percorrere altri 65 km. prima di trovare un letto. Siamo stati accolti in un centro d’incontro e di vacanze
della Chiesa Evangelica, sito in mezzo ai
campi e alle foreste. Il posto era cosi bello e riposante che, ogni mattina, lo lasciavamo con rincrescimento, per ritrovarlo a sera tarda. Nei giorni successivi
al nostro arrivo abbiamo partecipato a
varie riunioni all’interno dei capannoni
della Piera di Francoforte, impegnati dalla Chiesa Evangelica per le attività del
Kirchentag. Abbiamo così; cantato in presenza di gruppi di ragazzi, come in occasione di una conferenza serale tenuta dai
pastori Vinay e Panascia per presentare
la situazione siciliana nonché in occasione di un incontro pomeridiano con gli
emigranti italiani, al quale erano presenti anche i pastori Ceteroni e la candidata Mirella Leibbraud-Abate col marito.
Abbiamo avuto tutti la gioia di es^re accolti fraternamente nello stand «Sizilien»,
accuratamente allestito in uno dei capannoni della Piera. Vi è stato persino il
tempo di visitare alcune parti della città, come il brulicante mercatino lungo le
rive del Meno, tra una visita ad un centro
per anziani e l’altra.
Dovunque gli ascoltatori hanno mostrato di apprezzare il nostro Coretto. Quanto a noi desideriamo rivolgere un sincero ringraziamento al Diakonisches Werk,
ed al past. Spitta in modo particolare,
per la cura con cui era stata preparata
la nostra venuta e per l’affetto con cui
siamo stati ricevuti.
Un grazie di cuore anche a Carletto Arnoulet ed a quel gruppetto di «eterni
studenti » che accompagna fedelmentte
ogni uscita dei nostri giovani cantori.
Pensiamo con riconoscenza al nostro
autista che ha faticato non poco nel corso di un viaggio tanto lungo.
Giovanni Conte
• Domenica 22 e limedii 23 abbiamo ancora dovuto separarci da due membri dtìla comunità: si tratta di Edvy Comba di
65 anni e di Carolina Tamagnone di 87
anni. Se quest’ultima si è spenta nel sonno senza troppe sofferenze il nostro fratello Edvy è stato a lungo provato dalla
malattia. Ai suoi familiari, come al personale ed agli ospiti della Casa di Riposo,
che era da tempo la casa e la famigua
per Carolina Tamagnone, ricordiamo che
il Signore ci esorta a non temere ma ad
aver fede nella sua potenza di resurrezione.
• Sempre domenica 22 ha avuto luogo
l’annuale bazar della Casa di Riposo, con
risultati davvero rallegranti, non soltanto dal punto di vista finapiario. Vogliamo dire con questo che si è trattato veramente di un’occasione di incontro con
gli ospiti della Casa. D’altra parte
sti ultimi hanno preso viva parte alla
preparazione e allo svolgimento della
giornata. Abbiamo visto con piacere molte comunità delle Valli ben rappresentate. La Direttrice desidera esprimere ^
queste colonne il suo più vivo ringraziamento a quanti dentro e fuori la Casa
hanno validamente contribuito alla buona riuscita di questa giornata.
• Tutti i rappresentanti della lista N. 1
e quelli della mini-lista N. 2 sono stati
eletti quali amministratori del comune di
S. Germano. Mentre ci rallegriamo con
quanti sono stati rieletti facciamo un particolare augurio ad Andrea Ritet che entra per la prima volta a far parte del Consiglio Comunale. Ci auguriamo cne per
la prossima elezione la rosa dei nomi si
allarghi perché è sempre un po’ preoccupante quando in un comune come il
nostro i cittadini disposti a svolgere qu^
sto servizio sono cosi, pochi. Ciò detto
facciamo i nostri migliori auguri alla nuova amministrazione, sperando che possa
svolgere un efficace lavoro a favore dello
sviluppo urbanistico e sociale del nostro
comune.
• Lo scorso week-end ha visto varie manifestazioni destinate a segnare la festa
del nostro paese. Gare sportive, concerto
della banda, mostra fotografica, pasti serviti sulla piazza di Risagliardo, nonché
l’immancabile « balera ». Il tutto a favore del costruendo campo sportivo. La
Pro-loco ha svolto una notevole attività
organizzativa in questa occasione.
-4- Hanno collaborato; Giovanni Conte,
Franco Davite, Dino Gardiol, Piercarlo Longo, Lina Paschetto, Ermanno
Rostan.
Ospedale dì Pomaretto
L. 5.000;
Bernardi Angelina, Torre Pellice; Nevache
Maria Rosa, Rinasca.
L. 6.000:
Gli alunni della III ielemeniare. di Pomaretto.
L. 10.000:
Pistore Agostino, Perosa Argentina; Ramassotto Albina, Pinerolo.
L. 15.000:
Mangarda Giuseppina, Orbassano; Giai-Checco Olga, Pinerolo.
L. 20.000:
Micol Enrico, Roberso di Massello; Balma Elvira in Bertalmio,. Brasile, in memoria della zia
Balma Elisa; Bonfiglio Jolanda, Villar Perosa;
Zecchin Nelly, Venezia; Freyra Fava Maria Maddalena, Perrero.
L. 50.000:
Famiglia Falco, Villar Perosa; Biglione Enrico, Ivrea.
San Secondo
La comunità è stata colpita da un improvviso ed imprevedibile lutto quando,
nella notte fra il 18 ed il 19 giugno è mancato Dante Gardiol. Dopo una giornata
normalmente attiva è stato colpito nel
tardo pomeriggio da un grave malore ed
a nulla hanno servito le cure ed un intervento chirurgico d’urgenza. Nel pomeriggio di venerdì, 20 una grande folla ha accompagnato la salma partendo da Miradolo verso Prarostino, sua parrocchia, di
origine dove il pastore A. Genre ha presieduto il funerale.
Le comunità di S. Secondo e di Prarostino esprimono ancora alla moglie ed
al figlio il loro affetto e la loro fraternità cristiana.
AVVISI ECONOMICI
PERMUTEREMMO piccolo alloggio a Roma con
casa terreno al mare oppnre Torre e San Giovanni. Rivolgersi Clandiana, Torre Pellice.
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TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta; Sala Giulio, via
Belfiore 85, Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
KINGRAZIAMENTO
Le figlie Ida e Emma con i loro familiari, ringraziano riconoscenti tutte le gentili persone che
con la presenza, scritti ed opere di bene sono
state loro vicino neRa dolorosa circostanza della
dipartita della cara mamma e nonna
Luigia Bouchard ved. Bertalot
Un grazie particolare ai pastori Pons e Conte,
ai dottori Bertolino e De Clementi, alle famiglie
Grindatto e Beux ed alle compagne di lavoro di
Emma.
io ho lungamente e pazientemente
aspettato l’Eterno ed Egli si c inchinato
a me ed ha ascoltato il mio grido ».
(Salmo -40: 1)
S. Germano Chisone, 20 giugno 1975
8
8
ETIOPIA
Luterani e ortodossi
neiie ¡otte sociaii
I BERSAGLI ALLA MODA
7 - L'Ecumenismo
« L’imperatore è in prigione^ la chiesa
tace, i militari sono nervosi, così si presenta la situazione alcuni mesi dopo la
presa del potere da parte dei militari ».
Così un testimone oculare descrive l’Etiopia dopo gli avvenimenti dello scorso
anno.
Il colpo di stato del 12 settembre era
stato preparato con cura. Le promesse
di riforme avevano incontrato il favore
di larga parte dell’opinione pubblica, ma
a parecchi mesi di distanza, non essendo
ancora iniziata la loro realizzazione, lo
scetticismo sta soppiantando l’entusiasmo iniziale: il popolo etiopico era già
stato troppe volte deluso nell’attesa di
riforme che non venivano mai.
Nella previsione dei militari vi è anche
una netta separazione della chiesa dallo
stato e questo è significativo per la riforma agraria, punto di partenza necessario per ogni altra riforma. La chiesa
ortodossa, che è stata considerata chiesa di stato dal 1955 al 1974, possiede infatti circa Un terzo della superficie coltivabile e il rimanente è proprietà di circa 300 famiglie nobili La situazione risente di strutture arcaiche e ciò costituisce
una delle cause principali del sottosviluppo di questo paese.
La lotta contro l’analfabetismo, la lotta contro la fame che ha mietuto nell’anno passato circa 100.000 vittime sono gli
obiettivi più immediati che si prefiggono
i militari.
In una loro dichiarazione i militari hanno manifestato l’intenzione di costruire
una società di tipo socialista e questo significa tra le altre cose la riforma agraria con la consegna delle terre ai contadini che sono invitati a riunirsi in cooperative.
L’Etiopia necessita ancora per molto
tempo di capitali stranieri, prima di giungere ad una gestione autonoma della sua
economia.
LE CHIESE ETIOPICHE
1. La chiesa ortodossa etiopica.
Molti cristiani e soprattutto le minoranze non ortodosse si aspettano dalla
nuova costituzione ima maggior libertà
di azione e si dichiarano pronti ad assecondare il governo nelle sue riforme e
particolarmente nella lotta all’analfabetismo. Circa la metà dei 27 milioni di abitanti è ortodossa, mentre circa il 37%
è cristiana. L’1% circa è evangelico (200
Fascismo e neofascismo
Dal 5 al 6 giugno si è svolto a Weimar,
nella Repubblica Democratica Tedesca,
un colloquio internazionale sui problemi
attuali del fascismo e del neo-fascismo a
trent’anni dalla fine della guerra. Questo
incontro, organizzato dalla Berliner Konferenz, ha visto la partecipazione di rappresentanti di 19 paesi europei. Nel corso di due giorni si sono susseguite relazioni, interventi denunce sul fascismo di
ieri e di oggi, e sono state messe in risalto le motivazioni che sono al fondo
del risorgente fenomeno del neo-fascismo,
assai diffuso nei paesi occidentali. La manifestazione si è conciusa cón una visita
ufficiale al campo di sterminio nazista di
Buchenwald dove sono state deposte corone di fiori in memoria dei martiri cattolici, ebrei, comunisti e democratici.
Cernitalo di Radaiieno: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouehard, Niso De
MIchelis, Ermanno Gente, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore rotpensabiie : GINO CONTE
Amminitlraziene : Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
AbisenamaMi : Italia annuo l. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. lOC, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzieni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza, una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
, luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
mila luterani) e lo 0,6% cattolico-romano.
Nelle zone rurali sono ancora numerosi
gli adepti di religioni naturalistiche.
Si comprende come la chiesa ortodossa
veda con difficoltà di essere ridotta al rango di pura spettatrice degli avvenimenti,
privata dei mezzi di intervento che le erano garantiti dalla sua posizione di chiesa di stato e soprattutto è anche evidente che vede sotto una cattiva luce il programma di esproprio delle sue immense
proprietà terriere. Esistono tuttavia all’interno della chiesa ortodossa, soprattutto da parte del basso clero, posizioni
diverse che ritengono utile una rinuncia
ai beni temporali della chiesa, come mezzo per ridare alla chiesa una maggiore
credibilità.
2. La chiesa Mekane Yesu.
Essa conta circa 200.000 membri ed ha
deciso di rinunciare ad impiegare i fondi precedentemente raccolti per la sua
assemblea generale, destinandoli invece
alla lotta contro la fame.
Il presidente della chiesa era in carcere dal maggio 1974 ed è stato liberato recentemente. Il consiglio militare ha fatto sapere che egli, come gli altri prigionieri liberati, non rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale.
Egli è una delle personalità più in vista del mondo luterano e si occupa intensamente dello sviluppo agricolo delle zone particolarmente esposte alla minaccia
della carestia.
È strano constatare come l’atteggiamento delle nostre Chiese, o di larga parte di esse, verso l’ecumenismo sia andato
uniformandosi in larga misura a quello
della Chiesa Cattolica Romana. Quando
il « buon papa » Giovanni cominciò a parlare di « fratelli separati » e a dare una
personalissima impronta ai contatti con
le altre Chiese cristiane, l’eco che trovò
fra di noi fu grande, forse sproporzionata alla realtà. Quando poi gli successe lo
amletico Paolo, anche fra di noi sorsero
e si svilupparono dubbi ed incertezze. Ad
una prima fase di incontri al vertice e
alla base, seguì una fase di rifiuto di
ogni incontro e di tiri al bersaglio contro chi si ostinava a vedere nell’ecumenismo valori autonomi e reali indipendenti daH’atteggiamento che verso di esso prendeva la Chiesa Romana. Come se
esso dovesse valere solo nei limiti in cui
tale Chiesa lo accettasse e lo facesse suo
e perdesse ogni valore quando essa per
i suoi fini lo trasformò in un « ritorno
all’ovile ».
Pare a chi scrive che l’ecumenismo sia
una cosa seria indipendentemente da come lo interpreta e lo snatura la Chiesa
di Roma. Cosa seria, in quanto inteso
non come riafl'ermazione del proprio modo storico di vivere la Fede cristiana, ma
come ricerca comune di tutti i cristiani
di un modo, nuovo per tutti, di viverla
e di testimoniarla, tale da superare il peso della storia degli uomini e dare vigore
nuovo ai suoi contenuti fondamentali. In
questo spirito l’ecumenismo non dovrebbe essere un bersaglio per strali più o
meno pungenti, e non dovrebbe esserlo né
quando cerca di trovare la sua strada
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
IL DRAMMA DEL SUD-VIETNAM...
...è ancora molto lontano dalla sua
conclusione: la pace, dopo la luga, immane tragedia, è ritornata soltanto da poche settimane, ed ecco che grandi difficoltà si presentano per una ripresa della
vita civile a Città Ho Ci Minh, (ex Saigon)
e nelle altre città del Sud-Vietnam.
Nnuyen Van Hieu, ministro di Stato del
governo rivoluzionario del Sud-Vietnam,
in un’intervita concessa all’inviato speciale dell’« Humanité » (e riportata su « Le
Monde » del 17.6.’75), ha detto:
« La disoccupazione è aumentata in seguito alla sconfìtta del nemico. Infatti coloro che furono militari nell’esercito-fantoccio (un milione), costituiscono una
massa enorme di disoccupati. Posso dirvi
che, sui sette milioni d’abitanti delle città, si valuta oggi a due milioni il numero
dei disoccupati. Ecco: è un fatto molto
grave! (...) Ma posso anche dirvi che le
riserve di riso saranno sufficienti, ai bisogni della popolazione, fino al prossimo
raccolto. Su questo particolare noi possiamo essere soddisfatti, perché il regime-fantoccio era obbligato a importare il
riso (‘/2 milione di tonnellate, l’anno
scorso) dal fatto che noi controllavamo
la maggior parte delle risaie.
Oggi la circolazione del riso si fa in
modo normale: la prova migliore è che
il prezzo ufficiale del riso è fissato dal
governo a 220 piastre al Kg., e che è possibile acquistarlo sul mercato a 180 piastre. (...) La difficoltà maggiore proviene
dal fatto che noi abbiamo ereditato
un’economia neo-coloniale. Le officine di
Saigon dipendono interamente dall’estero
per l’energia, nella misura dell’80% per
quanto concerne le materie prime. (...).
Noi mobilitiamo, per la ricostruzione,
tutte le forze del paese, compresa la borghesia nazionale. Noi favoriamo le attività di quei Vietnamiti che hanno dei capitali e dei mezzi di produzione, noi li incoraggiamo a far funzionale le loro officine. Credo che, per certe specialità, vi
siano delle possibilità di sviluppo, in rapporto al livello antecedente alla liberazione.
La nostra politica intende favorire il ritorno degli esuli; essa è determinata dalla
preoccupazione di sviluppare l'agricoltura che, prima, era prospera. Pensate che,
nel solo delta del Mekong, le terre incolte
occupano un’estensione di Vi milione di
ettari ».
Ma qui sorge spontanea una domanda,
alla quale sembra difficile poter rispondere: « Perché i nuovi dirigenti comunisti sudvietnamiti vogliono ritardare l’unificazione col Vietnam del nord?«.
Risponde « L’Espresso » (del 22.6.’75):
« I paesi dell’Indocina che si sono libera
ti o sono in procinto di liberarsi dalle ingerenze americane, temono di finire, per
contraccolpo, nell’orbita della Cina. In
particolare la Cambogia e il Sud-Vietnam,
proprio in questi giorni, hanno ripresi i
rapporti con i paesi occidentali e con il
Giappone e si parla già della riapertura
di ambasciate americane a Phnom Penh
e a Saigon. In questo gioco si è inserita
anche l’URSS che, per impedire un aumento dell’influenza cinese, si batte contro i progetti di fusione tra gli Stati liberati dell’Indocina ».
Certo, ripensando alla storia degli ultimi trent’anni, non si può fare a meno di
meditare sulla seguente valutazione che
G. Tacelli ha pubblicata su « L’incontro »
del maggio ’75): « Anche per la Repubblica Democratica di Hanoi (e non solo per
gli USA) il conflitto ha avuto un prezzo
sproporzionato. Risolta, con la sconfitta
dei francesi a Dien Bien Phu, l’avventura
coloniale in Indocina, la successiva guerra civile fra Nord e Sud ha occasionato
uno scontro fra Est e Ovest, fra comunisti ed anticomunisti. Forse bisognava fermarsi agli accordi di Parigi del ’72, accontentarsi del disimpegno americano, e attendere, come in Corea, l’unificazione pacifica delle due Repubbliche Vietnamite.
Invece il nazionalismo rivoluzionario ha
prevalso allargando alla Cambogia la strage, moltiplicando gli orrori della tragedia
(lutti, distruzioni, rovine, orfani) e instaurando un regime e un’ideologia la cui accettazione non sarà verificata da libere
elezioni... ».
Noi però non ci sentiamo di far nostra
una tale valutazione, sia perché essa non
ci sembra basarsi su una constatazione
del tutto obiettiva dei fatti, sia soprattutto perché riteniamo che ogni situazione
storica abbia la sua logica propria: non
abbiamo il diritto di suggerire a nessun
popolo (che non sia il nostro) di rinunciare, neppure temporaneamente, alla libertà e all’indipendenza.
INFATICABILE BEATE!
« Hans Dietrich Erns, già funzionario responsabile della "Gestapo” di Angers
(dep. Maine-et-Loire, Francia) è vivo: si
trova a Leer, una cittadina della Germania del Nord, ove esercita tranquillamente la professione d’avvocato-notaio.
L’infaticabile Beate Klarsfeld ofr. il nostro art. su ”La Luce” del 28.6.74) l’ha trovato e ne ha dato notizia in una conferenza stampa tenuta, mercoledì IÌ-6 ad Angers, alla presenza di suo marito. (...) I
coniugi Klarsfeld sperano d’ottenere, dalle autorità tedesche, che H. D. Ernst venga processato ». (Dal Journal de Genève »
del 13.6.’75).
attraverso contatti più o meno di vertice,
né quando la cerca attraverso contatti
con la movimentata base della Chiesa romana o di altre.
Certo vi sono pericoli sia nell’una che
nell’altra direzione. Chi insiste nei contatti con le gerarchie rischia di essere
strumentalizzato a fini trionfalistici che
non sono i nostri. Chi si spinge in contatti di base rischia di arrivare non all’ecumenismo cristiano, ma ad una coincidenza di opinioni sociali e politiche,
che può essere per sé interessante, ma
che non ha molto a che fare con l’ecumenismo cristiano. La proclamazione dell’Anno Santo ha aggravato i rischi dei
primi. E per i secondi può valere la valutazione che non si può fare dei vari
Gruppi del cosiddetto dissenso cattolico,
con i quali i contatti sono più stretti. Non
si può non apprezzare e non aiutare quanto di vero spirito evangelico c’è in molti
di tali Gruppi (come in talune persone
della Gerarchia) ed il loro ammirevole
tentativo di portare nella Chiesa Cattolica (della quale, dissenzienti o no, dicono
tutti di voler restare a far parte) un soffio di vita nuova che riavvicini all’Evangelo questi nostri « fratelli separati ». Ma
è in fondo deludente vedere come i frutti
di questi contatti siano buoni se si ha riguardo ai problemi sociopolitici (e non
sarò certo io a sottovalutarli) ma molto
meno buoni se guardiamo ai problemi
della Fede.
Spendiamo pure qualche freccia per
tirare addosso a chi si ostina a cercare
l’ecumenismo nei contatti di vertice portando, certo senza volerlo, acqua al mulino di un trionfalismo da anno santo;
e serbiamone alcune per tirarle a chi perde per strada l’ecumenismo cristiano per
trovare invece una coincidenza sociopolitica che ecumenismo non è.
Ma ricordiamo che l’ecumenismo rimane una cosa seria, come ricerca di una
unità dei cristiani, voluta dagli Evangeli
e negata dagli uomini, e che questo dobbiamo ricercare.
O siamo sicuri di essere già noi i « perfetti cristiani»?
Niso De Michelìs
PARAGUAY
Si scatena
la repressione
In seguito alla scopèrta di un complotto per uccidere il dittatore Stroessner, rincrudisce la repressione nel Paraguay. Nuovi motivi di tensione tra
Stato e Chiesa cattolica si sono creati
in seguito all’attacco e alla distruzione operata dai militari di una cooperativa agricola dipendente dalla autorità ecclesiastica. Solo di recente, grazie a notizie sfuggite al rigido controllo della censura, s’è saputo che in
febbraio un’azione militare di particolare gravità si è svolta a Jejuì, (300
Km. a nord di Asuncion) contro la
cooperativa « Esperienza di fraternità
contadina ». La cooperativa e le case
del villaggio sono state incendiate. Otto persone sono state uccise, molte ferite, una cinquantina sono state arrestate. Secondo l’Agencia Noticiosa Paraguaya, con sede a Buenos Aires, tra
i prigionieri ci sarebbero sacerdoti e
suore francesi ed americani. Nella
perquisizione e saccheggio successivo,
bibbie, e libri religiosi sono stati distrutti. Rubati circa tre milioni e mezzo di lire, ricevute in dono da organizzazioni cattoliche europee per l’acquisto di terreni circostanti la cooperativa. La situazione del Paraguay è particolarmente grave: si pensi che 185
proprietari posseggono il 53% delle
terre coltivate. Il reddito medio di un
contadino non supera all”anno i 100
dollari; la loro condizione è tra le più
misere nel Sud America.
Un vasto movimento di emancipazione si sta sviluppando tra i contadini, che si sono costituiti in «leghe
agrarie », ed al quale la Chiesa cattolica sembra dare il proprio appoggio.
Il governo accusa le « leghe » di essere « estremiste », ostili alla sua politica, e di ricevere sovvenzioni da movimenti guerriglieri. « La Chiesa (dichiara Mondo e Missione n. 10/1975) è disposta a lottare per i diritti dei poveri contadini fino a scendere nelle catacombe, se fosse necessario ».