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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 2Q/B legge 662/^6 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'tMcio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 37 - 29 settembre 2000
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lEDITORIALI
Religioni per la pace
di VALDO BENECCHI
spiritualit;
D/o, la memoria e la mia identità
di MASSIMO APRILE
■CHIESE BAniSTI
Intervista al presidente Casonato
di LUISA NITTI
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■ECO DELLE VALLI
Per un turismo di qualità
AMASSIMO GNONE
BIBBIA E attualitAB La Chiesa cattolica argentina chiede perdono per le collusioni con la dittatura
RETE DELLE
MIE BRAME
«Il regno dei cieli è anche simile a
ma rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni genere di pesci; quando è
piena, i pescatori la traggono a riva,
poi si mettono a sedere e raccolgono il
buono in vasi, e buttano via quello che
non vale nulla»
Matteo 13,47-48
Nessuna sorpresa, in Rete c’è di
tutto (cioè in Internet, la Rete
globale), come del resto c’era di tutto nelle lettere dei tempi andati, nei
telefoni bianchi o neri, nei ciclostilati, negli annunci dei giornali dal sapore di piombo, quando il giornale
sporcava le mani con la sua patina
nera. La Rete è, e non poteva essere
altrimenti, luogo di raccolta del bene
e del male, luogo di insidia e di allettamenti, di comunicazioni di servizio, di cultura, di mercato e anche,
non raramente, pattumiera.
Tra gli «avvisi ai naviganti» (cioè
a coloro che «navigano» con il
computer nella grande Rete di Internet), proposti da una rivista nella rubrica «In rete», abbiamo U seguente:
«Bamboline cattive. Comprate in rete l’occorrente per un incantesimo.
Spedite un pupazzo Voodoo, datevi
alla magia. Ma state attenti». C’è l’indicazione di un sito (cioè un «luogo
virtuale» accessibile in Internet tramite un «indirizzo» elettronico) che
propone lettere di maledizione. Appare una bainbolina che possiamo
trafiggere con aghi e poi possiamo
inviare la posta malefica a chi vogliamo. Dei siti nazi, demenzial-horror,
pedofili & company, abbiamo sentito parlare abbastanza per sapere che
la Rete è specchio di ciò che siamo e
riproduce chi la usa e ne abusa.
La Rete non è invenzione satanica, possiamo mettervi i salmi e i
sermoni, come le imprecazioni e i
prodotti velenosi di cervelli bacati,
da tempo, non in occasione del «baco del millennio». Non stiamo avventurandoci in sogni di distruzione
della Rete con supervirus moralistici,
non stiamo vagheggiando il ritorno
alla santa biologica penna d’oca o
tecnologica penna biro dell’altro ieri.
Però, dato che chiunque può incontrare mostri navigando nel Mar della
Rete, è proprio il caso che essa trabocchi di pattume? Non potremmo
almeno dotare la Rete di «carte nautiche» che, salvando beninteso la libertà d’espressione di cani e porci,
eviti all’indifeso di cadere in trappole
peggiori delle insidie disseminate tra
Scilla e Cariddi?
Non vogliamo tuttavia neppure
cimentarci in un mini-saggio di
suggerimenti di pulizia della Rete. Ci
sovviene la memoria di un lavoro anhco, quello del pescatore, uomo di
sole, acqua e pesci e reti, da gettare,
da riparare, da calare di nuovo quando il sole tramonta. Il regno dei cieli è
anche simile a una rete che, gettata in
uiare, ha raccolto ogni specie di pesci
(Matteo 13, 47).-La rete da pesca non
è 1 immagine del Regno, che è invece
rappresentato dalla cernita, dalla separazione dei pesci commestibili da
quelli impuri. Lui, il Signore, farà la
cernita finale. Noi continuiamo a gettare la rete della Parola, verrà la brezza dello Spirito a tatuare il mare. Meno pattume, più gioia nella Rete delle
evangeliche beatitudini o felicità.
Alfredo Berlendis
Mea culpa argentino
Dopo alcune timide ammissioni ora si riconoscono apertamente i crimini perpetrati
dal regime militare contro la popolazione inerme. La reazione degli evangelici
BUENOS AIRES — Venerdì 8 settembre, nella città di Cordoba in Argentina, nel corso del Convegno ecucaristico nazionale, la Chiesa cattolica argentina ha fatto conoscere, sotto forma di una preghiera liturgica, il
suo pensiero rispetto alla «Riconciliazione dei battezzati, confessione
delle colpe, pentimento e richiesta di
perdono». Nel filone del gran numero di motivi di pentimento riconosciuti dalla Chiesa cattolica in questi
ultimi anni, la preghiera liturgica si
articola intorno al tema centrale dei
diritti umani. Perdono «per avere ceduto a metodi autoritari di intolleranza e imposizione nell’insegnamento della verità»; «per averla taciuta o dissimulata per convenienza
Fonico monetario
Chiese ceche
contro il debito
In occasione del summit di Praga
del Fondo monetario internazionale
e della Banca mondiale (19-28 settembre), le chiese ceche hanno rilasciato una dichiarazione di sostegno
alla campagna «Jubilee 2000», per la
cancellazione dei debiti dei paesi poveri, con un appello affinché «si cerchi con tutte le forze le soluzioni per
alleviare la povertà e facilitare lo sviluppo economico dei paesi sottosviluppati». Nella dichiarazione, firmata dal pastore Pavel Smetana, presidente del Consiglio ecumenico delle
chiese della Repubblica ceca, e da
mons. Jan Graubner, presidente della Conferenza episcopale ceca, le
chiese danno il benvenuto anche
agli ambientalisti e attivisti dei movimenti antiglobalizzazione giunti a
Praga per un «contro vertice», (nev)
o compiacenza»; mea culpa «per la
moltitudine di persone oltraggiate
nel loro diritto alla vita»; per «il male
della violenza che si è emersa in diverse epoche politiche, particolarmente la violenza guerrigliera e la repressione illegittima che hanno messo nel lutto la nostra patria»; «per i silenzi colpevoli, la tortura, la delazione e le morte assurda che hanno insanguinato la nazione...».
Ovviamente, la lettura di questa
preghiera liturgica ha provocato, provoca e provocherà reazioni molto diverse: opposizione indignata da parte
dei settori retrogradi, adesione entusiasta, accettazione tiepida, indifferenza, rifiuto da parte di coloro che
hanno sofferto nella propria carne la
violazione dei diritti umani senza poter contare sul pronunciamento criti
Ratzinger alFestero
Preoccupazione
e amarezza
Continuano le reazioni, improntate a preoccupazione per le prospettive del dialogo ecumenico, di chiese e
organizzazioni protestanti europee
alla Dichiarazione Dominus Jesus. Il
segretario generale dell’Alleanza
riformata mondiale, pastore Setri
Nyomi, ha inviato una lettera al cardinale Edward Cassidy, presidente
del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, per
esprimere «disappunto e costernazione». Il segretario generale della
Federazione luterana mondiale, pastore Ishmael Noko, ha ricordato che
solo un anno fa, con la firma della
Dichiarazione comune sulla dottrina
della giustificazione, veniva usato il
termine «chiesa» anche per le chiese
luterane. Critica anche la Federazione protestante di Francia. (nev)
co ufficiale della Chiesa cattolica di
quel tempo. Nella preghiera liturgica
si può notare un certo avanzamento
dell’autocritica per il polemico e triste ruolo disimpegnato dalla Chiesa
cattolica durante l’ultima dittatura
militare, e certo non abbiamo diritto
di dubitare della sincerità di questa
posizione che tende a mostrare una
chiara disponibilità a riconoscere la
propria responsabilità per non essersi opposta con la fermezza necessaria
alla repressione militare.
Riconoscerne la sincerità, non impedisce di vedere in questo atteggiamento una risposta alle molte questioni sollevate in questi ultimi anni:
soprattutto alle critiche ricevute per
«l’esame di coscienza», fatto nel 1996,
Segue a pag. 10
Valli val(Jesi
Un'agenzia
per lo sviluppo
Dovrebbe essere l’Agess (Agenzia
per lo sviluppo sostenibile della vai
Penice) a gestire il Palazzo del ghiaccio di Torre Pellice. Fra i compiti di
questa società per azioni (a capitale |
misto pubblico e privato ma con |
maggioranza del pubblico) voluta
dalla Comunità montana, c’è infatti
quella di mettere in pratica in maniera agile i progetti di interesse prioritario nella direzione della compatibilità
con i requisiti del territorio. Per
quanto riguarda il palaghiaccio, ogni
discorso va fatto nella prospettiva di
sfruttare le opportunità di utilizzo
della struttura legate alle Olimpiadi di
Torino 2006. Proprio in questa linea
potrebbe essere coinvolto nella gestione anche l’impianto di Pinerolo.
A pag. Il ‘
L'OPINIONE
ALLARME
ANTISEMITISMO
Si susseguono in modo allarmante,
in tutta Europa, episodi di antisemitismo. Il pestaggio del prof. Marsiglia a
Verona il 18 settembre non è che l’ultimo di una lunga serie. Tornano a risuonare le deliranti parole dell’odio
antiebraico: basta «navigare» in Internet per ritrovarle. Riferendosi alla
profanazione di cimiteri ebraici, Alessandro Galante Garrone scriveva nel
1965: «Il nostro dovere è di smascherare questo rabbioso antisemitismo
(che è sempre lurido, di qualsiasi veste
si ammanti), è di dissolverlo alla luce
della ragione, ma anche di stroncarlo
senza pietà, là dove appaia in sem- f
bianze delittuose». Sono parole da ri- j
petere oggi tali e quali, semmai con |
maggiore gravità, perché è chiaro che |
non siamo di fronte agli ultimi sussul- !
ti di qualcosa che passa, ma ai segni |
inquietanti di qualcosa che ritorna, i
L’Europa è radicalmente mutata eppu- |
re il veleno dell’antisemitismo c’è an- !
cora, e viaggia in Internet. Per cui è 1
necessario smascherarlo e stroncarlo ;
senza pietà nelle sue manifestazioni 1
violente. Non c’è tempo per indugiare, j
non bisogna minimizzare («sono solo i
poche migliaia di naziskin», «sono fenomeni marginali e circoscritti»). Non
lasciamo passare nessun episodio (dagli striscioni negli stadi alle scritte che
imbrattano i muri, dalle manifestazioni neonaziste alle aggressioni xenofobe) senza reagire con la rivolta morale,
la cultura, l’educazione e, dove necessario, l’azione giudiziaria.
L’antisemitismo non viene mai solo:
porta con sé una carica di odio contro
la libertà, la democrazia, la diversità,
la solidarietà, la convivenza pacifica di
etnie, culture religioni. Per cui U compito di smascherare e stroncare l’antisemitismo non va assunto soltanto come elementare dovere nei confronti
delle sue vittime, ma anche come tutela dei valori dell’Europa che noi vogliamo. L’antisemitismo è una cartina
al tornasole del livello di democrazia,
pluralismo e civiltà di una società.
Non preoccupano soltanto le azioni
delle «teste rasate» (e vuote), ma ciò
che avviene intorno a esse. La recrudescenza di antisemitismo avviene in
contesti in cui si esaltano le «piccole
patrie», le identità etniche, Tawersione per il diverso, la xenofobia e in cui
si diffondono razzismo e toni da crociata contro le altre religioni. La febbre segnala un’infezione, ed è quella
che dobbiamo affrontare, non limitandoci alle cure sintomatiche. Il clima di
paura, di chiusura, di aggressiva difesa del proprio habitat che viviamo è
un terreno di cultura ideale per lo sviluppo e la diffusione di antisemitismo
e razzismo. È anche lì che dobbiamo
intervenire. Non basta stigmatizzare i
naziskin, bisogna ribattere anche ai
discorsi contro i diversi, il pluralismo,
l’accoglienza che sempre più spesso
udiamo da persone «perbene».
L’ora presente assume una gravità
particolare per i cristiani: sui siti antisemiti di Internet ricompaiono anche i
luoghi comuni dell’antisemitismo cristiano. Se veramente i cristiani europei
hanno intrapreso un nuovo corso nel
loro rapporto col popolo ebraico si vedrà non solo dal modo in cui reagiranno contro questo antisemitismo «rabbioso», ma anche dall’impegno che
metteranno nell’educare al dialogo e
nel combattere al loro interno la polemica e l’intolleranza verso le diversità e
la pretesa di detenere la verità.
Daniele Garrone
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 29 SETTEMBRE 2000 V0ÆRDÎ 2Í
«^Adamo
conobbe Eva, sua
moglie, la quale
concepì e partorì
Caino, e disse:
“Ho acquistato
un uomo con
l’aiuto del
Signore”.
^Poi partorì
ancora Abele,
fratello di lui.
Abele fu pastore
di pecore; Caino
lavoratore
della terra.
^Avvenne, dopo
qualche tempo,
che Caino fece
un’offerta di
frutti della terra
al Signore.
* Abele offrì
anch’egli dei
primogeniti del
suo gregge e del
loro grasso. Il
Signore guardò
con favore Abele
e la sua offerta,
^ma non guardò
con favore Caino
e la sua offerta.
Caino ne fu
molto irritato,
e il suo viso era
abbattuto»
iSi
(Genesi 4,1-5)
L'ENIGMA DI CAINO
Dio non uccide chi ha ucciso ma muore per chi ha ucciso. Non applica la pena di
morte ma difende la vita dell'omicida per impedire la moltiplicazione della morte
PAOLO RICCA
CARI fratelli e sorelle, abbiamo tutti partecipato,
direttamente o indirettamente, attraverso la stampa e la televisione, agli ultimi giorni di
Rocco Barnabei, agli inutili
tentativi di sottrarlo all’esecuzione capitale inflittagli perché ritenuto colpevole di aver
trucidato la sua fidanzata Sarah, dopo averla violentata.
Non siamo qui, ovviamente,
per fare il processo al processo, o ai giudici, o alla corte suprema (che non ha fatto altro
che applicare la legge che, in
alcuni degli Stati Uniti d’America, prevede la pena di morte
per gli omicidi). Non siamo
qui neppure per processare la
pena di morte che, in qualche
modo, si condanna da sé, non
è una vittoria ma una sconfitta
della giustizia; già nel medioevo i valdesi erano contrari alla
pena di morte, e noi lo siamo
con tutte le nostre forze, irrevocabilmente, perché, come
vedremo, Dio non applica la
pena di morte agli omicidi, e
noi vorremmo lasciarci guidare da lui e dalla sua sapienza.
Infine, non siamo qui neppure
per replicare a tutte le sciocchezze che sono state dette e
scritte nei giorni scorsi, compresa quella che addossa al
protestantesimo la responsabilità della pena di morte; nel
nostro paese, ogni occasione
per sparlare del protestantesi
mo è buona, come sappiamo.
No, non siamo qui per tutto
questo. Siamo qui per ascoltare la parola di Dio, che il lezionario «Un giorno una parola»
provvidenzialmente ci propone per oggi, domenica 17 settembre, la prima dopo l’esecuzione di Barnabei e di altri di
cui nessuno ha parlato, e cioè
il racconto notissimo, che abbiamo riletto, di Caino e Abele.
Dico «provvidenzialmente»
perché forse non c’è passo biblico più appropriato che potesse venirci incontro dopo
quello che abbiamo visto e vissuto nel corso della settimana.
Un racconto enigmatico
^ ....
E un racconto pieno di enigmi. Enigmatico è il vero
motivo del conflitto tra Caino
e Abele: quello che lo scrittore
biblico adduce (l’«irritazione»
di Caino perché il sacrificio di
Abele viene preferito al suo)
non basta a spiegare una reazione così esasperata. Enigmatica è la ragione per la quale
Dio gradisce il sacrificio di
Abele e non quello di Caino.
Né si capisce come faccia Caino a sapere che il sacrificio di
Abele è stato preferito al suo.
Enigmatico è il segno posto
sulla fronte di Caino (un tatuaggio?), per preservare la sua
vita. Enigmatici sono in larga
misura anche gli stessi nomi di
Caino e Abele. Enigmatico infi
ne è il «paese di Nod» nel quale Caino riparò; un paese che
non è stato identificato su nessuna carta geografica dell’antico Vicino Oriente. Ma l’enigma
più grande è un altro; è l’enigma del cuore di un uomo che,
per la prima volta nella storia,
concepisce quello che non era
mai stato concepito, pensa, in
una sorta di raptus, quello che
non era mai stato pensato,
compie il passo fatale verso
l’inaudito; l’omicidio. Che 1’
uomo, creato a immagine di
Dio, possa uccidere, possa diventare omicida, sopprimere
cioè un altro uomo creato a
immagine di Dio, ecco l’enigma più grande, che non viene
spiegato e non si può spiegare.
I tanti enigmi del racconto di
Caino e Abele riflettono l’enigma più grande, oscuro, tenebroso: l’uomo è capace di uccidere, e poi di uccidere chi
uccide, in una catena di morte
senza fine. Su questo sfondo si
staglia il messaggio del nostro
testo (in realtà ne contiene
tanti), che si può articolare in
tre affermazioni fondamentali.
Uccidere il fratello
CAINO uccide Abele, che è
suo fratello. Non uccide
un nemico, uno sconosciuto,
uno straniero, un uomo di un
altro clan, di un’altra tribù, di
un’altra etnia, di un’altra razza. Non uccide un immigrato
come l’altro giorno dalle parti
di Verona, dove ne hanno bruciato vivo uno, rinchiuso in un
magazzino, nel nostro civilissimo paese in cui non c’è la pena di morte ma sovente non
c’è neppure la pena, non c’è
nessuna pena per i pluriomicidi della strage di Piazza Fontana, della strage del treno «Italicus», di innumerevoli altri misfatti di cui, nel nostro civilissimo paese in cui non c’è la pena di morte, non si sono scoperti o non si sono voluti scoprire gli autori. Scusate la parentesi. Dunque, Caino uccide
suo fratello. Il primo omicidio
della storia umana è un fratricidio. E qui c’è il primo messaggio: quando uccidi un uomo, un altro essere umano,
uccidi sempre un fratello, uccidi sempre tuo fratello. Anche
quando credi di uccidere un
nemico, uccidi sempre un fratello. E chi è tuo fratello? È un
pezzo di te stesso, un pezzo
della tua umanità. Uccidendolo, uccidi la tua umanità. Ecco
chiarito il senso di quella'frase,
anch’essa misteriosa: «Il peccato sta spiandoti alla porta»
(v. 7). Il peccato è paragonato
a una belva accovacciata, in
agguato, pronta a balzare sulla preda. Quella belva sei tu
quando, dimenticando che
l’altro è tuo fratello, alzi la mano omicida su di lui.
un fratello. La terra è improvvisamente diventata un deserto. Uccidere un uomo non è
solo sopprimere una vita, è
sopprimere un mondo, e trasformare la terra in deserto,
desertificare il mondo. Ma non
è tutto: Caino, privo ormai del
volto del fratello, è privato anche del volto di Dio: «Io sarò
nascosto dal tuo cospetto» dice
Caino (v. 14), che infatti «partì
dalla presenza dell’Eterno» (v.
16), lo perde di vista, come se
non osasse più guardarlo negli
occhi. La terra senza prossimo
è terra senza Dio. Se hai eliminato il fratello, devi eliminare
anche Dio, che è il suo testimone perché ode il grido del
suo sangue versato «che sale a
me dalla terra» (v. 10). La cancellazione del fratello e la cancellazione di Dio sono due facce della stessa medaglia.
Dio fa vincere la vita
Kiforma
rin^zìa i propri
sostenitori
Con l'abbonamento «sostenitore» (L. 200.000) siamo riusciti a creare
l'abbonamento «ridotto» (L 85.000), che è utilizzabile da coloro che
hanno un basso reddito familiare.
Nella situazione di dispersione degli evangelici italiani
l'abbonamento «sostenitore» è un aiuto prezioso
per mantenere uno strumento capillare
e settimanale di informazione evangelica.
Continuate ad aiutarci!!
Vivere senza prossimo
Cf È poi il secondo messaggio, legato alla domanda che Dio rivolge a Caino:
«Dov’è tuo fratello Abele?» (v.
9). Caino tergiversa, risponde
senza rispondere, cerca dì eludere la domanda che vorrebbe
non gli venisse mai rivolta. La
risposta, che egli non osa dare,
è questa: «Mio fratello non c’è
più, l’ho cancellato dalla faccia
della terra». Ed ecco la conseguenza (più che la punizione):
«Tu sarai vagabondo e fuggiasco» (v. 12), come se tutta la
terra ti diventasse straniera e
tu entrassi in un esilio perpetuo. Così è infatti; una terra
senza fratello, senza prossimo,
è terra straniera. Non hai più
un volto nel quale specchiarti
come creatura umana. Ti sei
condannato a una solitudine
vagabonda e fuggiasca perché
non hai più il punto di riferimento che Dio ti aveva dato;
Ma ecco il terzo messaggio, il più grande, il più
misterioso: il Dio di Caino non
è come Caino. Questi si allontana da Dio, ma Dio non si allontana da lui. Non per dargli
la caccia ma per dargli salvezza. Dio non è un Caino celeste
che applica la legge del taglione. Dio non uccide chi ha ucciso ma muore per chi ha ucciso. Non applica la pena di
morte ma pone un segno in
fronte all’omicida per difendere la sua vita e impedire la
moltiplicazione della morte. Il
segno sulla fronte di Caino è la
croce di Cristo che prende su
di sé l’omicidio di Caino e
muore al posto suo. Ecco perché Caino non deve morire:
perché per lui morirà Cristo.
Dio dice infatti: «lo non ho alcun piacere nella morte di colui che muore». C’è un’altra
via, mille volte migliore: «Gettate lungi da voi tutte le vostre
trasgressioni per le quali avete
peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo» (Ezechiele 18, 21-22). Alla fine vince la vita e non la morte, perché vince Dio. Caino, produttore di morte, diventa, alla fine, grazie al segno di Dio, testimone di vita. Amen.
Predicazione tenuta il 17 settembre 2000 nella chiesa valdese e battista di Campobasso.
<^Il Signore disse
a Caino: “Perché
sei irritato? e
perché hai il volto
abbattuto?^ Se
agisci bene, non
rialzerai il volto?
Ma se agisci
male, il peccato
sta spiandoti alla
porta, e i suoi
desideri sono
rivolti contro
di te; ma tu
dominalo!”. ^Un
giorno Caino
parlava con suo
fratello Abele e,
trovandosi nei
campi, Caino si
avventò contro
Abele, suo
fratello, e l’uccise.
^Il Signore disse
a Caino: “Dov’è
Abele, tuo
fratello?”. Egli
rispose: “Non lo
so. Sono forse
il guardiano di
mio fratello?”.
^°Il Signore disse:
“Che hai fatto?
La voce del
sangue di tuo
fratello grida
a me dalla terra.
“Ora tu sarai
maledetto,
scacciato lontano
dalla terra che
ha aperto la sua
bocca per ricevere
il sangue di tuo
fratello dalla tua
mano. '^Quando
coltiverai il suok,
esso non ti darà
più isuoi
prodotti e tu
sarai vagabondo
e fuggiasco sulla
terra”. Caino
disse al Signore:
“Il mio castigo
è troppo grande
perché io possa
sopportarlo.
Tu oggi mi
scacci da questo
suolo e io sarò
nascosto lontano
dalla tua
presenza, sarò
vagabondo
e fuggiasco
per la terra, così
chiunque mi
troverà, mi
ucciderà”.
^^Ma il Signore gli
disse: “Ebbene,
chiunque
ucciderà Caino,
sarà punito sette
volte più di lui"’
Il Signore mise ufi
segno su Caino,
perché nessuno,
trovandolo, lo
uccidesse. ^^Caiue
si allontanò
dalla presenza
del Signore
e si stabilì nel
paese di Nod, u
oriente di Eden»
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La memoria è costitutiva della mia identità, senza di essa non potrei dire «io»
Dio, la memoria e la mia identità
Oio abita la memoria, la tiene viva, ma anche la libera dal risentimento e dall'odio, come
nel caso del perdono e della riconciliazione. L'esempio della storia biblica di Giuseppe
MASSIMO APWLE
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La iTi6moria è costitutiva
della mia identità. Senza
memoria, infatti, non potrei
neppure dire «io». La memoria costituisce, infatti, un elemento fondamentale di continuità. È come un volano che
copre ,le mie interruzioni. Nel
destarmi dal sonno, al mattino, la memoria mi permette
di riallacciare i fili, di riordinare i miei giorni. Eppure la
memoria non è semplicemente un meraviglioso archivio di pensieri, esperienze, ricordi, associazioni logiche,
che genera stupore per la vastità dei suoi «ampi ricettacoli», come li chiamava Agostino. La memoria non ha solo il
potere di restituire, a volte
istantaneamente, immagini,
sensazioni, deduzioni già
compiute prima, nel momento in cui le evochiamo.
Facendo un’analogia con il
computer, direi che la memoria non è solamente 1’
hardware comprendente 1’
hard disk che immagazzina
la totalità delle informazioni
e la ram, la memoria volatile,
che ne rende disponibile immediatamente una parte. La
memoria è anche software
che in un dato momento organizza i dati in un modo
piuttosto che in un altro. La
mia memoria è infatti diversa
a seconda del momento della
vita in cui ricordo eventi passati. Il mio presente influenza
molto la mia capacità di ricordare e seleziona i miei ricordi. La memoria non mi re
Gran parte delle riflessioni sul senso della memoria che
pubblichiamo in questa pagina sono già state condivise dal
pastore Massimo Aprile nella sua introduzione alla serata
pubblica «Memoria e riconciliazione, fra teologia, storia e
politica», svoltasi il 24 agosto scorso a Torre Pellice in occasione della recente sessione congiunta dell’Assemblea battista e del Sinodo valdese.
stituisce il passato così come
è realmente stato, bensì intreccia l’ordito dell’«essere
stato» con la trama dell’«essere attuale». Il passato viene
interpretato sulla base del
presente. E da questo punto
di vista non è sempre detto
che alla memoria vada sempre attribuito un valore positivo, mentre alla dimenticanza 0 all’oblio se ne debba
sempre dare uno negativo.
Quello che conta è chi o quale principio governa la nostra
memoria e anche qual è il fine, l’obiettivo verso cui il nostro ricordare ci indirizza.
Agostino, nelle sue Confessioni, alla domanda di dove sia Dio rispetto alla sua
memoria, risponde che Dio
«non può che abitare negli
spazi aperti, negli antri e nelle caverne innumerevoli della mia memoria». Infatti, dice a se stesso: «Come ti troverò, se ti dimentico?». Eppure ad Agostino non sfugge
il fatto che la memoria non è
che una facoltà umana e dicendo che Dio vi abita, vi sarebbe il pericolo di limitarne
la sovranità, facendolo scadere a prodotto della mente
umana. Così sente il bisogno
di «sorpassare la memoria»,
ma in questo sforzo necessa
rio si smarrisce e si chiede:
«Per trovarti dove? In quale
angolo della memoria ti troverei, Signore?». Egli non
trova una risposta ma ha solo una confessione da fare:
«Ma perché vado domandandomi in quale parte della
memoria tu abiti, come se
esistesse diversità di luoghi?
Tu vi abiti, questo è certo,
perché io ti ricordo dal momento in cui ti ho conosciuto, e ti trovo in essa, quando
penso a te!».
Dio per il credente abita la
memoria, ma non in un luogo preciso in cui è contenuto
o costretto. Il ricordo umano
di Dio non è in grado di esercitare su Dio un potere di
controllo. In tal caso il ricordo diverrebbe estrema presunzione e la memoria di
Dio scadrebbe in idolatria.
Dio abita la memoria del credente solo come colui che la
guida. È Dio che aiuta il credente a «organizzare» la memoria, a interpretare il passato, anche aprendo nuove
strade per il futuro. Se la memoria non è guidata da Dio
ma dal risentimento essa
chiude la strada alla riconciliazione e a un nuovo futuro.
La memoria può divenire così un’ancella della vendetta.
Il padre misericordioso
Ci si può perdere
fra oblio e memoria
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La parabola del padre misericordioso di Luca 15 ci mostra come ci si possa perdere
sia nella dimenticanza che
nella memoria. Si perde il figlio minore quando decide di
partire e, con atto deliberato,
rimuove la memoria delle sue
origini, cancella dal ricordo
suo padre e la sua casa. Il figlio minore si perde nell’oblio
del suo passato ed è significativo che il suo ritrovarsi comincia con il doloroso recupero della memoria perduta.
Il cammino verso la sua libertà, si inaugura con il desiderio di un recupero, se pur
parziale, di un passato che
appariva perso per sempre.
Ma egli trova di nuovo libertà
6 dignità non per il fatto di ricordare finalmente quanto
aveva dimenticato, ma per il
fatto che suo padre non aveva
titai perso la memoria di lui. È
oel ricordo del padre che la
memoria del figlio apre una
'^a di libertà. Senza la memora del padre, il figlio poteva
solo sperare di ritornare come
servo, mai come figlio. Senza
•a memoria del padre, che è
memoria di amore, di perdono e di accoglienza, tra il pas
Librerfe
CLAUDIANA
^WLANOì via F. Sforza,
i2/A;tel. 02/76021518
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sato e il presente sarebbe rimasto un baratro incolmabile. È la memoria del padre che
costruisce quel ponte di misericordia che restituisce al figlio la sua identità.
Ma ci si può perdere non
solo nell’oblio, come avvenne
al figlio minore, ma anche
quando si è prigionieri del ricordo. È il caso del figlio maggiore della parabola. Egli non
lascia mai suo padre e non ne
■ dimentica mai la presenza, e
neppure dimentica mai suo
fratello. E tuttavia nella casa si
perde. Alla fine della parabola
si svela questo: si svela che
egli, figlio, viveva in realtà da
servo. Egli conosceva il padre
non come padre ma come padrone. Ricordava il padre, ma
la sua memoria ne risultava
distorta. Egli ricordava anche
suo fratello, ma solo nella sua
dissolutezza. La sua memoria
non l’aiutava dunque ad accogliere con gioia e gratitudine l’amore del padre né il ritorno del fratello. La sua memoria era la prigione del suo
risentimento.
La parabola si chiude con
le parole accorate del padre
che mentre ritrova un figlio,
si rende conto di non essere
mai stato compreso dall’altro. Le sue sono parole aperte: esprimono amore, un
amore che non si dimentica
di noi, anche quando noi ci
dimentichiamo di lui o ci ricordiamo male. Un amore
che affonda le sue radici in
un tempo che sempre ci precede. Solo questo amore può
restituirci a noi stessi come
figli amati, come fratelli e sorelle ritrovati. Solo questo
amore può aprirci a un presente di misericordia e a un
futuro veramente nuovo.
anche di quella più spietata
proprio perché tardiva, cioè
di più lunga memoria.
Pensiamo alla storia biblica di Giuseppe, il patriarca
di Israele. La memoria delle
sofferenze patite a motivo
dell’invidia dei suoi fratelli
sembra suggerire a Giuseppe, ora che la ruota della fortuna ha finalmente girato a
suo favore, la possibilità della vendetta. Thomas Mann
in «Giuseppe il nutritore»
dedica passaggi mirabili a
descrivere tale tentazione.
Giuseppe nel momento che
appena precede la rivelazione della sua identità ai fratelli è in preda a una grande
agitazione. Egli, memore
delle cose che i fratelli avevano fatto contro di lui e
contro suo padre, non sa come agirà. Teme se stesso, teme di essere vinto dalla sete
di vendetta. Ma un abbraccio scioglie la lunga separazione: Dio stesso ha offerto a
Giuseppe la capacità di perdonare, e con essa, un’interpretazione nuova di tutto il
suo passato, e al futuro una
nuova strada: «Dio mi ha
condotto qui prima di voi dice - per conservarvi in vita.
Non siete dunque voi che mi
avete mandato ma Dio».
Nessun teologo avrebbe avuto il diritto di interpretare
gli eventi in questo modo.
Solo Dio lo può fare. Dio solo può, abitandola, affrancare la memoria dallo scacco
del risentimento.
È la memoria conferita dalla fede.
Frammenti dalle «Confessioni»
Agostino e la ricerca
di Dio nel ricordo
Iddio è nella memoria
Ecco quanto sono andato
spaziando nella mia memoria, per cercarti, o Signore: e
fuori di essa non ti ho trovato, ché anzi non vi ho trovato
nulla di Te che io non ricordassi dal momento in cui imparai a conoscerti. Da quel
momento in cui cominciai a
conoscerti, non ti ho mai dimenticato. Dove ho trovato
la verità, ho trovato anche il
mio Dio, la verità stessa, e da
quando la conobbi non la dimenticai. Perciò Tu sei fisso
nella mia memoria dal momento in cui ti ho conosciuto: ivi ti trovo, quando mi ricordo di Te, quando cerco la
mia gioia in Te.
Queste sono le mie sante
delizie, e Tu me le hai donate
quando, nella tua misericordia, riguardasti la mia povertà.
Ma in quale parte?
Ma in quale angolo della
mia memoria te ne stai. Signore? In quale angolo?
Quale dimora ti sei fabbricato? In quale santuario vi ti sei
costruito? Hai fatto l’onore
alla mia memoria di formarvi la tua dimora, ma io mi
studio di sapere dove essa
sia. Quando ti cercai nel mio
ricordo, misi fuori discussione tutti quei luoghi che abbiamo in comune con gli animali, perché tra quelle cose
materiali non ti trovavo; venni dunque a quelle parti a cui
ho affidato i sentimenti dell’animo, ma non ti trovai
neppure in esse. Mi sono addentrato nella sede stessa
dello spirito, che è pure nella
memoria, poiché l’animo ha
il ricordo di sé, ma non era là;
come Tu non sei un’immagi
II pilota e, neirimmagine grande, gli effetti dei bombardamenti
Un'esperienza sconvolgente
Pilota in Vietnam
il miracolo del perdono
ne materiale, così neppure
sei un sentimento degli esseri
viventi quali la gioia, la tristezza, il desiderio, il timore,
il ricordo e la dimenticanza e
tutti gli altri di codesta natura: non sei neppure l’animo,
ma il Signore Iddio dell’animo: tutto si muta, ma tu permani immutabile al di sopra
di tutto. E ti sei degnato di
prendere dimora nella mia
memoria dal momento in cui
ti ho conosciuto.
Ma perché mai vado domandandomi in quale parte
di essa tu abiti, come se vi
esistesse diversità di luoghi?
Tu vi abiti, questo è certo,
perché io ti ricordo - dal momento in cui ti ho conosciuto
- e ti trovo in essa, quando
penso a te.
Iddio parla
Ebbene, per conoscerti,
dove ti ho trovato? Prima che
ti conoscessi, certo Tu non
eri ancora nella mia memoria. Dove dunque ti ho trovato quando ti conobbi, se non
in Te, sopra di me? Non vi è
spazio né luogo: ci scostiamo, ci riavviciniamo a Te,
ma non vi sono distanze. O
Verità, Tu dunque sovrasti a
tutti, anche a quelli che ti interrogano, e rispondi a tutti
a seconda delle domande: rispondi chiaro, ma non tutti
ascoltano chiaro. Ti consultano su quello che vogliono,
se non sempre ascoltano da
Te ciò che vogliono. Il miglior tuo servo è colui che
non tanto cerca di udire da
Te ciò che egli vorrebbe,
quanto di volere ciò che ha
sentito da Te.
(da Sant'Agostino, «Le Confessioni», capitoli XIV, XV e XVI,
Fabbri Editori, 1997, pp. 294-5)
La testimonianza che segue è
tratta dal libro di Johann Christoph Arnold, interamente dedicato al problema del perdono
e della riconciliazione, tradotto
e pubblicato recentemente con
il titolo «Settanta volte sette»
dalle Edizioni S. Paolo (Milano, 2000, pp. 92-93).
John Plummer, un pastore
metodista da me conosciuto
ultimamente, conduce la sua
vita tranquilla in una cittadina della Virginia: ma non è
sempre stato così. Pilota di
elicotteri durante la guerra in
Vietnam, fu lui a guidare nel
1972 un bombardamento al
napalm sul villaggio di Trang
Bang: la spedizione fu immortalata dalla celeberrima
fotografia di una delle vittime, Phan Thi Kim Phuc.
Durante i successivi ventiquattro anni John rimase ossessionato da quella fotografia, un’immagine che coglieva l’essenza della guerra: una
bambina di nove anni nuda,
ustionata e in lacrime, che
con le braccia aperte corre
verso l’obiettivo, mentre dietro a lei pennacchi di fumo
nero s’innalzano nel cielo. La
sua coscienza lo tormentava.
Avrebbe voluto trovare quella
ragazza per manifestarle il
proprio dolore, ma non poteva. Il Vietnam, perlomeno
geograficamente, era per lui
un capitolo chiuso e non sarebbe mai riuscito a tornarci.
Alcuni amici cercarono di
rassicurarlo: non aveva fatto
il possibile per accertarsi che
il villaggio fosse sgombro di
civili? Tuttavia non riusciva a
darsi pace. Si chiuse in se
stesso, il suo matrimonio
andò a rotoli, si diede al bere.
Per una coincidenza quasi
incredibile, in occasione del
Veterans Day dell’11 novembre 1996 incontrò Kim al
Vietnam Veterans Memorial.
Lei era venuta a Washington
a deporre una corona per la
pace; John vi si era recato
con un gruppo di ex piloti ancora sempre alla ricerca di
una riconciliazione col proprio passato. Rivolgendo la
parola ai presenti, Kim disse
che non serbava rancore. Anche se continuava a soffrire
per le ustioni riportate, voleva che si sapesse che altri
avevano sofferto più di lei:
«Dietro quella fotografia che
mi ritrae, migliaia e migliaia
di persone... sono morte.
Persero parti del loro corpo.
Tutta la loro vita fu distrutta e
nessuno le fotografò». Adesso
perdonava gli uomini che
avevano bombardato il suo
villaggio e, anche se non poteva cambiare il passato, voleva «promuovere la pace».
John, trasecolato, si fece largo tra i presenti e riuscì ad attirare la sua attenzione prima
che fosse trascinata via da
una scorta di polizia. Le disse
chi era e poterono parlare
per un paio di minuti.
«Kim vide il mio dolore, la
mia pena, il mio rammarico...
Tese le braccia e mi abbracciò. Tutto quello che riuscii a
dire e a ripetere più volte fu
“Mi dispiace, mi dispiace”,
mentre lei diceva: “Stia tranquillo, la perdono’’». Qualche
ora più tardi si rividero nell’
albergo in cui lei alloggiava;
Kim riaffermò il proprio perdono e pregarono insieme. Da
allora sono diventati amici e
si telefonano regolarmente.
È riuscito a trovare la pace
che cercava? John dice di sì.
Anche se il suo animo continua a essere talvolta scosso
dai ricordi della guerra, ormai sente che è capace di
perdonare se stesso e di lasciarsi alle spalle quegli eventi. Per lui è stato decisivo l’incontro con Kim, che gli ha
permesso di manifestare tutto il proprio tormento. Tuttavia John sostiene che il perdono ricevuto è un dono,
non qualcosa da lui guadagnato 0 meritato. È come un
mistero; non riesce ancora a
capire come una conversazione di due minuti sia riuscita a spazzare via ventiquattro anni di incubi.
^ Un racconto chassidico
L'«antimemoria» di Dio
La seguente storia, dai Racconti dei Chassidim di Martin
Buber (Garzanti, 1979, p. 542),
ci suggerisce che Dio sia, per
così dire, Tantimemoria dell’essere umano.
11 giorno di Capodanno
rabbi Jehuda disse: Noi abbiamo pregato così oggi:
«Tutto il dimenticato tu ricordi dall’eternità». Che cosa abbiamo detto con questo? Dio
vuole ricordare soltanto ciò
che l’uomo dimentica. Se uno
fa il bene e non tiene in mente ciò che ha fatto, ma sa di
non aver compiuto nulla, Dio
ricorda il suo servizio. Ma se
uno dice al suo cuore insuperbito: «Ho pregato bene, ho
studiato bene», davanti agli
occhi di Dio non resta nulla.
Se uno cade in peccato e poi
ripensa con tutta la sua forza
e si pente, Dio l’ha dimenticato. Ma i peccati abbandonati alla leggera sono conservati presso di lui.
4
PAC. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 2000 '
Si è svolto vicino a Praga alUnizio di luglio un Forum teologico sull'identità battista
I battisti di fronte alle sfide del presente
La prepotenza del potere del inercato e l'eccessivo tecnicismo non solo stanno scompaginando
gli assetti sociali ma frantumano le culture, le comunità, e influenzano ormai anche le chiese
NUNZIO LOlUDia
Nella prima settimana
dello scorso luglio si è
svolto a Siroky Dui, un villaggio dell’hinterland praghese,
il «Patefo 2000», un simposio
teologico teso a fare il punto
sulle problematiche e sulle
sfide cruciali che i battisti
nelle varie parti del mondo
sono chiamati ad affrontare. Questa iniziativa è stata
fortemente voluta e organizzata da una comunità battista
di Praga (Pankrac Baptist
Church) dalla quale appunto
deriva il nome della conferenza (Patefo: Pankrac Theological Forum). Hanno risposto all’invito rappresentanze
battiste provenienti da Canada, Texas, Scozia, Germania,
Italia, Repubblica ceca ed Estonia. Tra gli invitati erano
presenti alcuni ospiti di rilievo come Ray Hobbs e Warren
Kay, che sono stati professori
al Seminario battista europeo
di Praga e Teff Pool, anch’egli
in passato professore al Southwestern Baptist Theological
Seminary, a Fort Worth in
Texas. Da loro si attendeva
un contributo più attento e
puntuale e le attese sono state ampiamente soddisfatte.
Anche gli altri interventi, tenuti per la maggior parte da
pastori e non da accademici,
sono stati altamente qualificanti perché in grado di penetrare la realtà dei problemi
in relazione ai fenomeni che
prendono piede nella società
e nelle nostre chiese. Da tali
contributi si è avvertito un
comune senso di appartenenza ad una visione battista.
Nel quadro introduttivo il
prof. Hobbs e gli altri hanno
proposto un’analisi dei temi
che dominano la scena mondiale. In particolare la prepotenza del vasto potere del
mercato e l’eccessivo tecnicismo che scompaginano non
solo gli assetti sociali ma
frantumano le culture, le comunità e influenzano ormai
Praga: la piazza di Staré Mèsto, con ii monumento a Jan Hus
anche le chiese. A tutto ciò
va aggiunta la difficoltà della
comunicazione intesa come
crisi del discorso, del dibattito, del dialogo: è in corso una
vera e propria «umiliazione
della parola».
Dopo questa pur sommaria
riflessione sulla realtà generale si è cercato di analizzare
come le chiese hanno reagito
a tali fenomeni. In linea generelle la reazione più diffusa
contro la mancanza di valori
forti è l’atteggiamento di
chiusura, nido privilegiato
dei fondamentalismi che in
questi anni hanno avuto la
possibilità di proliferare. In
sintesi si è formata alTinterno
delle chiese una forte componente reazionaria che ha
raccolto consensi soffiando
sull’insicurezza e sulle paure
delle persone, raggiungendo
così un disegno di grande
ambizione: il controllo politico delle istituzioni e degli organismi operativi delle Unio
ni battiste attraverso strutture gerarchiche che si confanno ad ecclesiologie di tipo
episcopaliane. A tale proposito il prof. Jeff Pool ha presentato il caso emblematico
della Southern Baptist Convention la cui aggressività si è
manifestata sia nei suoi confronti (Pool è stato licenziato
per motivi imprecisati), sia
nei confronti di chi esprime
un parere diverso da quello
promosso dal gruppo dirigente attuale. E in atto una
sottile operazione di rimozione di caratteristiche e pratiche che finora hanno definito
l’identità battista e cioè l’autorità nella signoria di Cristo,
la libertà religiosa, il sacerdozio universale dei credenti, il
carattere congregazionalista
nel governo della chiesa. Ne
consegue una profonda perdita del senso di appartenenza ad una comunità.
Dai vari interventi è emerso
che il riscatto è possibile sol
tanto se la comunità accetta
di ripensarsi come luogo di
incontro tra individui che
hanno pronunciato il loro sì a
Dio. Ciascun individuo, nella
suà libertà, contribuisce a costruire una visione di gruppo
la cui missione principale non
è provare a convincere altri
ma donarsi completamente. È
necessario riprendere alcuni
concetti chiave del battismo
storico per approfondire la
natura della comunità locale,
del suo ruolo e della sua missione per affrontare così criticamente stili di vita omologati, difendersi dall’effimero e
dalle ideologie che rendono
l’individuo passivo e funzionale alla produzione e al consumo delle merci.
Nel corso del convegno sono stati affrontati temi relativi a problematiche proposte
dai battisti in Scozia, Repubblica ceca, Estonia, Germania
e Italia, che saranno in futuro
riportati su un sito Internet.
Il Comitato esecutivo della Cevaa si è riunito a Zurigo e a Basilea all'inizio del mese
Verso l'Assemblea della Comunità di chiese in missione
FRANCO TAGLIERÒ
IL Comitato esecutivo della
Cevaa si è riunito all’inizio
di settembre a Zurigo e Basilea per sviluppare un fitto
programma di incontri con i
responsabili delle organizzazioni missionarie della Svizzera tedesca. Nelle chiese
protestanti svizzere da alcuni
anni si sta cercando una ristrutturazione degli organismi missionari e di cooperazione allo sviluppo in vista di
una problematica razionalizzazione del lavoro comune e
di una ormai improrogabile
riduzione delle spese di funzionamento. A Basilea, dove
la crisi finanziaria ha provocato il licenziamento di una
ventina di impiegati nella
storica Mission-Haus (Casa
della Missione, che sta per
diventare un albergo di lusso!), la collaborazione in
campo missionario ha visto il
drammatico ritiro della Missione di Basilea, potente e
ricca società missionaria
agente in ogni parte del mondo, la quale è tornata ad agire
in modo autonomo. Il Dipartimento missionario della
Svizzera Romanda, insieme
all’Eper-Heks e alla Kem, dipartimento per la cooperazione missionaria nei cantoni di
lingua tedesca, hanno cercato
di mettere in piedi una struttura più agile e più econo
II segretario generale della Cevaa, Alain Rey, pastore della
Chiesa riformata di Francia
mica, finora senza riuscirci.
La crisi istituzionale ha interessato, nei suoi risvolti finanziari, anche la Cevaa, che
già da anni ha visto diminuire
in modo sostanzioso le entrate provenienti dalle chiese
svizzere. Dunque gli incontri
miravano a un chiarimento
della situazione. I risultati sono stati positivi, infatti la Cevaa può contare ancora su
importanti estimatori e i responsabili delle organizzazioni missionarie hanno ripetuto
più volte che ogni sforzo sarà
fatto perché la Comunità non
debba ancora soffrire della
crisi. Una soluzione ai pro
blemi locali potrà forse essere
trovata nella scelta di scegliere la Federazione delle chiese
protestanti svizzere (Feps)
come capofila delle iniziative
missionarie. Questa prospettiva, sostenuta e incoraggiata
dai gruppi di sostegno alla
Cevaa che operano in ogni
chiesa cantonale, sarà ancora
approfondita, ma sembra al
momento avere buone probabilità di realizzazione
Il Comitato esecutivo ha
anche incontrato il Segretario
generale della organizzazione
«Pane per il prossimo» (Ppp).
Sul tavolo del dibattito sono
state poste le possibilità che
Ppp si faccia carico in modo
consistente di alcuni tra i tanti progetti nel campo della
formazione e della assistenza
che le chiese della Cevaa propongono alle chiese sorelle in
vista della ricerca di fondi. In
questo settore un grande aiuto è dato da altri donatori, tra
i quali un posto importante
ha l’8 per mille della Chiesa
evangelica valdese.
Nel settore dei progetti la
Comunità si sta dando una
struttura molto più rigorosa e
più abilitata al controllo sull’uso dei fondi destinati alle
chiese: solo in questo modo
sarà possibile, tutti ne sono
ormai consapevoli, anche i
partner del Sud, continuare a
reperire fondi e promuovere
progetti nel grande business
DAL MONDO CRISTIANO
È stata eletta aH'unanimità lo scorso giugno
Zanele Mbeki è la nuova presidente
della banca ecumenica Oikocredit
GRANADA — La moglie del presidente della Repubblica
sudafricana, Thabo Mbeki, è stata eletta all’unanimità presidente della Banca ecumenica Oikeredit (ex Scod) dal Consiglio di amministrazione della Società nel corso dell’Assemblea generale mondiale della banca cooperativa, svoltasi a
Granada (Nicaragua) alla fine dello scorso mese di giugno.
La signora Zanele Mbeki subentra all’avvocata ganaense Ernestina Hagan che ha presieduto il Consiglio negli ultimi
quattro anni. La nuova presidente, da cinque anni membro
del Consiglio di amministrazione della Scod-Oikocredit,
aveva collaborato, fino al suo ritorno dall’esilio nel 1993,
con la Banca mondiale delle donne, di cui rimane presidente per il Sud Africa. «È di fronte all’urgenza delle situazioni
di povertà nel mondo, in particolare in Africa e alla necessità imperativa di ridurre il fossato tra ricchi e poveri, e tra
Nord e Sud, che accetto questo impegno nella nostra Società cooperativa» ha dichiarato. Oikocredit rappresenta, secondo Zanele Mbeki, «un incoraggiamento e una speranza
per molti uomini e donne che hanno idee e progetti, ma
non dispongono dei mezzi materiadi e tecnici indispensabili
per realizzarli». L’Assemblea generale ha nominato il teologo svedese Peter Larsson, attualmente direttore del Museo
nazionale delle scienze e della tecnologia di Stoccolma, per
succedere al pastore francese Yo Ludwig al posto di membro del Consiglio di amministrazione. (hip)
della cooperazione internazionale. Oltre a questo delicato lavoro diplomatico, il
Comitato esecutivo ha messo
a punto il programma della
prossima Assemblea generale, che si terrà a Séte a fine ottobre prossimo. Nella località
del Sud della Francia si riuniranno due delegati per ogni
chiesa per dare il via a una
nuova stagione nella vita della Cevaa. Dopo le Assise di
Torre Pellice nel 1996, grazie
anche al nuovo Segretario generale della Cevaa, ben supportato dall’esecutivo, la Comunità ha allargato la rete di
collaborazioni, si è aperta
maggiormente al mondo ecumenico internazionale,
uscendo allo scoperto e riverniciando la sua immagine un
po’ troppo velata, che ultimamente l’aveva penalizzata
nei rapporti con i dipartimenti missionari francofoni.
La Cevaa è una comunità di
chiese in missione che vuole
sviluppare un programma di
evangelizzazione mettendo
insieme chiese diverse in
paesi molto diversi tra loro,
sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista economico. Questa è la sua specificità e l’Assemblea generale dovrà dare nuovi impulsi
all’attività missionaria di tutte le chiese membro, comprese quelle decimate dalla secolarizzazione in Europa.
Il nuovo governatore (Jello stato del Chiapas
Un membro della Chiesa del Nazareno
CHIAPAS — È membro della Chiesa del Nazareno il nuo
vo governatore dello stato messicano del Chiapas. Pablo
Salazar, 45 anni, sposato, tre figli, dal 1994 rappresenta il
Chiapas nel Senato messicano ed è stato tra i fondatori della Commissione per la concordia e la pacificazione (Cocopa) che da sei anni tenta di riportare la pace nel distretto.
Entrerà in carica il prossimo 8 dicembre. (nev/icp)
L'opinione di un vescovo luterano in Giordania
«Senza una "Gerusalemme condivisa",
non ci sarà pace in Medio Oriente»
AMMAN — I negoziati di Camp David non sono stati un
fallimento totale perché almeno sono stati affrontati, anche
se non risolti, tutti i problemi sul tappeto, e «le chiese cristiane palestinesi pensano che sia meglio avere un accordo ne
goziato con una solida base piuttosto che un accordo inatte
guato che potrebbe creare problemi in futuro»: è l’opinione
di Munib Younan, vescovo della Chiesa evangelica luterai
in Giordania, che ha le sue comunità, oltre che in Giordania,
a Gerusalemme e nei territori occupati. «Gerusalemme - ha
dichiarato il vescovo Younan il 4 settembre all’agenzia
Lutheran World Information - potrebbe diventare la capitale
di due nazioni, con frontiere aperte. Senza una “Gerusalemme condivisa” non ci sarà pace in Medio Oriente», (nev/lwi)
Consiglio latinoamericano delle chiese
Per la pace in Colombia
AMERICA LATINA — Domenica 17 settembre le chiese
evangeliche dell’America Latina hanno celebrato la Giornata del Consiglio latinoamericano delle chiese (Clai). Il Clai
ha invitato le comunità ad osservare, in questa occasione
una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Colombia
e per le chiese di quel paese, tormentato da guerra civile,
narcotraffico ed enormi problemi sociali. (neu/rapidas)
H Aumento del 5,4o/o delle tasse ecclesiastiche
Più soldi alla Chiesa evangelica tedesca
BERLINO — Nel 1999 la Chiesa evangelica tedesca (Ekd)
ha visto, rispetto all’anno precedente, un aumento di 480
milioni di marchi (-i-5,4%) nelle entrate dalle tasse ecclesiastiche (che lo stato raccoglie per conto delle chiese, esclusivamente dai contribuenti che dichiarano di essere membri
di una chiesa). Fra le 24 chiese regionali membro dell’Ekd,
l’aumento più consistente si è registrato nella Chiesa evangelica del Nord-Elba: più 16,4%. (nev/Publik Forum)
Svizzera: gli evangelici e il referendum
Non limitare la quota di stranieri
BERNA — Il 24 settembre il popolo svizpro è stato chiamato alle urne per esprimere la propria opinione sull’iniziativa che intende limitare al 18% la quota di popolazione
straniera residente nella Confederazione. Chiara la posizio
ne degli evangelici: la Federazione delle chiese (Fces), 1 Ente
di aiuto delle chiese (Aces) e la Federazione delle donne
evangeliche (Fdes) hanno invitato l’elettorato a respinger®
la proposta che «favorisce e rafforza sentimenti xenofo
verso chi invece rappresenta una componente importante
un arricchimento per la società elvetica».
\ Commissione Usa per la libertà di fede
11 paesi contro la libertà di religione
__Sialannn a 11 1p nazioni in cui avven]
WASHINGTON — Salgono a 11 le nazioni in cui avvengo^
no sistematici attentati alla libertà di religione, secondo un
segnalazione della Commissione statunitense per la *‘ber
di pensiero e di fede. In uno studio consegnato al Segreta
di stato, Madeleine Albright, Laos, Corea del Nord, Ara
Saudita e Turkmenistan vanno ad aggiungersi a Cina, d
ma, Iran, Iraq, Serbia, Sudan e Afghanistan.
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Intervista all'artista milanese di origine ebraico-bulgara impegnato a Torino
Moni Ovadia e la musica dell'esilio
llretoggio della cultura yiddish si coniuga a una profonda riflessione sul mondo globalizzato
e sullo necessità di saper dialogare con gli altri, come sottolinea lo spettacolo
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MASSIMO CNONE
Identità nomade e sapiente arte del raccontare.
Sono le parole d’ordine di
Moni Ovadia, che abbiamo
incontrato al termine di «Alpove-Canti e musiche dall’esilio», uno spettacolo presentato nel capoluogo piemontese per «Extra Torino
festival». Accompagnato dai
12 elementi della sua TheaterQrchestra, Ovadia si è destreggiato fra le veloci melodie di tradizione klezmer e la
pungente ironia di matrice
ebraica, riuscendo a riscaldare la platea torinese. Ci accoglie nel suo camerino, stanco, ma soddisfatto.
-In questo mondo globalizzato, ma anche così frammentato, dove si può cercare
un proprio «altrove» o, come
definito durante lo spettacolo,
una propria «Yiddishkeit»?
«Solo nella propria interiorità. Uri tempo c’era il deserto 0 la Russia zarista; oggi nel
deserto c’è il “Carnei Trophy”. I confini sono ormai
esplosi: i nazionalismi e le
“piccole patrie" sono delle
pagliacciate sanguinarie e
violente. L’avvento di Internet rende grottesco l’attaccarsi a identità su base spaziale. Il nodo reale è la gestione del tempo e dell’interiorità: nessuno mette in crisi la
tua identità se sei sufficientemente forte da tenertela. Il
vero attacco all’identità è
compiuto dall’omologazione, non dalle altre identità,
che sono una sollecitazione
di confronto per la tua: chi
ha paura dei marocchini o
degli albanesi dovrebbe invece temere la gente verso cui è
attratto, cioè quelli che portano ricchezza e prosperità.
Queste cose hanno sempre
un costo pesante».
- Qiesto spettacolo è una
comunicazione coinvolgente e
strutturata su più piani: la
musica, le voci, la parola, le
poesie e i ricordi. Anche Internet e le nuove tecnologie della
comunicazione sono un «fatto
totale»: lo spettacolo vuol forse essere una risposta?
«L’ebraismo non ha problemi con la modernità. Non
ha problemi con niente, tranne che con l’etica. Ecco un
aneddoto; a New York con un
gmppo di amici siamo andati
in un quartiere di ebrei ultraortodossi: c’era un ebreo,
quelli del tipo “Polonia del
1800”, con i calzini bianchi, il
cappello di pelliccia, i riccioli
e la barba... e con il telefono
cellulare! Io gli ho detto: “I
miei amici sono piuttosto
stupiti, la vedono con questo
telefono, ma lei è vestito come un chassidim, non si trova in contraddizione?”. Lui
ha fatto un gran sorriso e ha
detto; “Questo cellulare? La
Torah non lo proibisce”. Per
1 ebreo ciò che eticamente
non è proibito, è permesso.
E altra lezione l’ho avuta da
un vecchio ebreo egiziano,
un agopuntore, che mi curava 25 anni fa; a quell’epoca la
tossa passione proletaria mi
possedeva e quindi “o questo
u quello”, “o noi o loro”. Un
giorno mi disse: Signor Ovadia, perché lei dice sempre:
ou questo ou quello”, qualche volta si può anche “y
questo y quello”. Perché il
cellulare o l’identità? Io sono
Un uomo che usa il cellulare,
u computer e anche il palmate, che è meraviglioso... ma
siccome io sono il suo padroe non lui il mio, lo uso
quando mi serve e mi prendo
ti mio tempo. C’è uno spazio
universale che l’ebraismo ha
tondato per tutti, ebrei e non
®hrei, animali, terra, uomini
e piante: il sabato. Lo Sabbath ebraico è la risposta alla
globtdizzazione. Io non sono
un ebreo osservante, ma la
cosa per me più dolorosa è
non poter fare lo Sabbath. In
queste ore l’ebreo non produce, non consuma, non fa
produrre e non fa consumare; per dirla con Marx, esce
dall’alienazione. Lo Sabbath
si festeggia nel fuso orario di
dove ti trovi, non quello di
Israele; è una dichiarazione
di extratemporalità e di extraterritorialità. Siamo esseri
umani e non funzioni socioeconomiche».
- Il teologo ebraico Martin
Buber ci ricorda che il confronto con Dio è anche dialo
go con il diverso, con l'alterità. Nello spettacolo ci sono
stati molti accenni a questo:
che cosa ci può insegnare in
questi anni di integralismi
religiosi?
«L’integralista viene sempre attaccato in modo sbagliato: bisogna invece denunciarlo per blasfemia, perché
pretende di conoscere la volontà di Dio. È anche un idolatra perché scambia il mezzo per il fine; il fine è la fratellanza universale, la giustizia
sociale. Se si perde questo,
tutti gli apparati religiosi sono delle pagliacciate idolatre.
Buber ha scritto un libro memorabile sul “tu”, Ich und
Du, e il “tu” è una cosa molto
Un artista poliedrico
Moni Ovadia nasce a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946, da una
famiglia ebraica. Studia a Milano dove si laurea in Scienze politiche e incomincia la sua attività artistica come cantante e
musicista. Nel 1972 fonda e dirige il «Gruppo folk internazionale» che si dedica allo studio della musica tradizionale di vari
paesi, in particolare dell’area balcanica. Il lavoro teatrale vero
e proprio inizia nel 1984 quando avvia una serie di collaborazioni con numerose personalità teatrali tra cui Pier’Alli, Bolek
Polivka, Tadeusz Kantor, Giorgio Marini, Franco Parenti.
Con il Teatro Franco Parenti crea lo spettacolo Dalla sabbia
dal tempo in occasione del Festival di cultura ebraica, nel 1987.
È questa per Moni Ovadia la prima occasione di fondere le
proprie esperienze di attore e di musicista, realizzando la proposta di «teatro musicale» lungo il quale ancora oggi opera la
sua ricerca espressiva: nel 1990 fonda la TheaterOrchestra. Nel
1998 sono state pubblicate l’autobiografia Speriamo che tenga
(Mondadori) e l’antologia L’ebreo che ride (Einaudi)._
ebraica. In ebraico “tu” si dice “’attah”: così noi preghiamo l’Eterno: “baruk ‘attah",
“benedetto tu”. Il “tu” è composto di “alef, cioè la prima
lettera dell’alfabeto, e “tau",
l’ultima lettera dell’alfabeto.
“He”, l’aspirata, cioè la quinta lettera dell’alfabeto, è presente due volte nel nome di
Dio. È anche la lettera che
prende Abramo quando diventa monoteista, da Abram
ad Abraham, cioè da padre
individuale a padre collettivo. Siccome secondo la tradizione mistica ebraica il mondo è stato creato guardando
le lettere dell’alfabeto che
preesistevano alla creazione,
allora nel “tu” c’è il tutto: dalla alef alla tau, dalla prima
all’ultima lettera. Il tutto va
quindi verso il divino: quando accogli in te l’altro da te,
non c’è bisogno di cercare altrove. Dio è lì».
- Quali sono i nuovi progetti di Moni Ovadia?
«Ho molti progetti artistici;
teatro, libri e cinema. Vorrei
fare della fiction e poi penso
a un impegno politico, in
senso lato e non angusto dei
partiti, proprio per quelle alterità vessate. In questo momento vorrei attivarmi per i
Rom e i Sinti; il popolo dei
nomadi è vittima di una concezione dell’esterno brutale e
inconciliabile, un’autentica
vergogna dopo tutto quello
che hanno passato».
Moni Ovadia, saggista, cantante, attore e autore teatraie
Letteratura II male nel romanzo
«Nel cuore del romanzo dell’Ottocento», recita il sottotitolo delTultimo libro del critico Pietro Citati {Il male assoluto,
Mondadori, 2000, pp. 511, £ 33.000) che mette in evidenza,
in una serie di saggi autonomi, come la forma-romanzo sia
strettamente connaturata all’epoca di riferimento e come in essa si esprimano le
più acute e impietose investigazioni sulla
profondità e le contraddizioni dell’animo
umano. Fanno la parte del leone, perché
al centro delle preferenze dichiarate
dall’autore, i libri di Charles Dickens e soprattutto di Dostoevskij, a sua volta determinato a svelare comportamenti oscuri
quanto emblematici.
PIETRO
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Escursione della Chiesa valdese di Siena
Siti religiosi intorno al monte Amiata
RADIO
EUGENIO STRETTI
IL monte Amiata, confine
tra le province di Siena e
Grosseto, rappresenta da
sempre un’interessante realtà religiosa, politica e sociale. Abbiamo scelto questo
monte per la gita del gruppo
giovanile della Chiesa valdese di Siena, spinti dal desiderio di trascorrere una «giornata verde», in luoghi religiosi non comuni: alle pendici del monte esiste una comunità tibetana «Merigar»
tra le più importanti a livello
europeo e sul monte Labbro,
nel gruppo dell’Amiata, le
tracce della comunità giurisdavidica di David Lazzaretti
(1834-1878).
Al di là della moda, vi è una
serietà nel buddismo autentico non disgiunta da pratiche
che coinvolgono milioni di
fedeli. A Merigar, per ovvie
ragioni, si trova solamerrte
una casa centrale di preghiera e una piccola stupa (costruzione religiosa buddista,
antesignana delle pagode)
che ricorda la predicazione
del Budda; vi è la possibilità
di passare soggiorni in confortevoli strutture alberghiere
annesse al centro.
Più in alto, a quota 1.170, vi
è il monte Labbro, dove nel
1870 il vescovo di Montalcino
consacrò al culto una chiesa e
una torre di sassi: a capo della
comunità vi era il barrocciaio
David Lazzaretti e due sacerdoti oratoriani, Gianbattista
Polverini e Filippo Imperiuzzi. La comunità era costituita
da 33 persone, comprese la
moglie e due figli del Lazzaretti, che praticavano la comunione dei beni.
David Lazzaretti fin da giovane aveva avuto delle «visioni» sino a quando il 25 aprile
1868, in preda a forti febbri
malariche, ebbe una visione;
un frate gli ordinava di andare
a Roma da papa Pio IX e annunciargli una nuova era dello Spirito. Pio IX, informatosi
sulla zona di tradizione anarchica e anticattolica da cui
Lazzaretti proveniva, lo ricevette e lo benedisse, sicuro di
avere trovato un «guastafeste»
per il nascente stato italiano.
Dopo un’esperienza mistica
in una grotta di Montorio Ro
Culto radio
Prolusione
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione del
146® Anno accademico
Sabato 21 ottobre 2000 ore 17,30
Aula Magna
via Pietro Coesa, 40
prof. SERGIO ROSTAQNO
IL TEMPO DELLO SPIRITO
Culto d’apertura
Domenica 22 ottobre, ore 10,45
Chiesa valdese - piazza Cavour - Roma
predicazione della pastora Giovanna Pons
Al termine della prolusione seguirà un rinfresco
a cui sono tutti/e cordialmente invitati/e
Roma, 6 settembre 2000
Il decano, prof. Ermanno Genre
mano (Sabina) con i sacerdoti
Polverini e Imperiuzzi, Lazzaretti fondò la confraternita del
monte Labbro.
Denunciato come sovversivo nel 1870, l’anno dopo venne arrestato con l’accusa di
essersi appropriato indebitamente di parte dei beni della
confraternita; del fatto venne
assolto. Intanto, dopo una
serie di visite ad amici francesi, nel febbraio 1878 muore
Pio IX. Il successore Leone
XIII comprende la pericolosità, per la Chiesa cattolica, di
un fanatico che stava per
proclamarsi «Nuovo Messia»,
gli intima di consegnarsi al
Santo Uffizio che, dopo avergli sequestrato tutti gli scritti,
nel marzo 1878 lo interroga
per un mese, dichiarandolo
infine in preda ad allucinazioni diaboliche.
Il ritorno al monte Labbro
significa la rottura con Roma:
quando il 18 agosto scende
con i suoi verso il paese di
Arcidosso troverà le pallottole dei carabinieri che spararono su una piccola folla
inerme che gridava semplicemente «viva la repubblica!». Il sogno eterodosso di
Lazzaretti non finisce con la
sua morte e la condanna, nel
1879, da parte del tribunale
di Siena, dei suoi seguaci. Infatti la Chiesa universale giurisdavidica proseguì con
contatti anche con la Chiesa
valdese di Siena, che non ebbero però seguito. Di questa
storia, che avevo udito la prima volta nel 1969 dalla voce
tonante di padre Ernesto
Balducci (1922-1992), originario di Santa Fiora, comune
dell’Amiata, va colto il sogno
di uguaglianza, sogno politico e religioso, da parte di un
popolo di carrettieri, contadini e minatori sfruttati dalla
Chiesa e dallo Stato italiano
che con quei colpi perpetuò
il mito di David Lazzaretti,
anche noto come «messia dei
poveri dell’Amiata».
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal moiido evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
Protestantesimo
„ Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
_____■' zinne delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 1“ ottobre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «La famiglia più piccola del
mondo - Testimonianze filmate e interventi da Studio». La replica sarà trasmessa lunedì 2 alle 24 e lunedì 9 alle 9,30 circa.
Il libro di Martin Ibarra
Battisti ad Altamura
PIERO bensì
Bene ha fatto il pastore
Martin Ibarra a raccogliere in volume* ricordi e testimonianze sulla chiesa di
Altamura, in cui ha svolto il
proprio ministerio negli anni
1989-95: un’iniziativa che dovrebbe essere seguita in tutte
le nostre chiese. Dopo una
nutrita introduzione di. una
trentina di pagine in cui si
delinea, con notevole capacità di sintesi, la storia del
battismo in generale, l’autore
passa a raccontare come è
sorta e come ha proseguito la
sua strada la Chiesa battista
di Altamura (Bari).
Il libro è bilanciato fra cronaca e storia: la prima parte è
largamente debitrice degli
appunti storici sul battismo
italiano, a cura di N. Palminota, apparsi sul Messaggero
evangelico negli Anni 50 e 60.
La seconda è ricca di approfondimenti storici e dottrinali, soprattutto tenendo
presente l’impatto della comunità sulla cittadina pugliese. Tutto ebbe inizio negli anni 1892-94, quando ritornò
ad Altamura dal servizio militare un giovane scalpellino,
Antonio Cammisa, che si era
convertito all’Evangelo a Pistoia. Presto si raccolsero intorno a lui vari amici, scalpellini e altri, che si misero a leggere la Bibbia con assiduità
formando una prima piccola
comunità. Fra loro anche un
giovanissimo studente, che
più tardi diventerà pastore
battista, Domenico Scalerà.
La comunità battista nasce
e cresce in mezzo a una continua e violenta opposizione
clericale, che arriverà persino
ad accusare i «protestanti» di
essere diffusori del vaiolo anziché dell’Evangelo. Nonostante questo la comunità
cresce, vivace e combattiva.
L’aspetto sociale dell’Evangelo non viene trascurato e si
creano un asilo infantile, un
convitto femminile e un circolo di cultura. Significative
testimonianze di una piccola
minoranza nella città. Infine,
per l’appassionata iniziativa
del past. Colombo, la comunità darà vita alla tipografia
Filadelfia, negli Anni 70, che
verrà accolta con grande interesse in Altamura e servirà anche per dare lavoro ad alcuni
giovani, sollevandoli dalla necessità di emigrare al Nord.
Nel complesso, una chiesa
che ha avuto i suoi momenti
di crisi e di difficoltà, ma che è
rimasta fedele al suo Signore.
Una lettura che ci offre una
ventata d’aria fresca in questo
clima plumbeo clericale della
nostra Italia del 2000.
(•) Martin Ibarra; La chiesa
cristiana evangeiica battista di
Altamura. Altamura, 1999, pubbl. in proprio, pp. 232, sip.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 29 SEngjB^ .^
Dibattito di attualità in occasione delle tradizionali Giornate dolciniane
La coscienza di fronte alle scelte etiche
Il concetto di peccato sessuale nel corso dei secoli ho permeato le culture e si è ritrovato
intrecciato alla repressione: oggi il dibattito si allarga con argomentazioni inedite
ANNA nOVESAN ZEGNA
Quale pubblico si è presentato sabato sera ad
ascoltare Erika Tomassone?
Con piacere si osservava una
predominanza maschile nettissima segno, ho pensato, di
un desiderio di ascoltare, confrontarsi e forse un domani
cambiare idea sull’uso della
sessualità. Chiare, ritmate,
senza veli le parole della pastora risuonavano nella stessa
sala dove la domenica si tiene
il culto, senza che nessuno
mostrasse di sentirsene offeso. Merito della laicità protestante, ho pensato ancora.
Più che un’analisi conclusiva l’excursus storico-teologico della pastora Tomassone
ha condotto i suoi ascoltatori, uomini e donne, a prendersi carico di molti interrogativi ancora senza risposta.
Perché la sessualità non ha
conquistato in 2.000 anni di
storia della cristianità un posto di rispetto nelle teologie e
nella vita? Perché il reato sessuale veniva considerato il
peccato più abominevole,
un’infamia da punire con più
severità che non l’omicidio, a
quanto consta dall’esame dei
libretti scritti per i confessori
attorno al XIII secolo, quando la confessione diventa un
esercizio annuale obbligatorio? Perché la sessualità non
riesce a elevarsi nemmeno
nel matrimonio e nonostante
Dio abbia detto agli uomini
«andate e moltiplicatevi»
l’unione fisica di una donna e
di un uomo, senza la quale
non vi sia generazione, era ed
è ancora a mala pena tollerata? Perché la chiesa protestante non è riuscita a raggiungere su questo tema un
ruolo creativo e propositivo
Il tradizionale incontro organizzato dal Centro studi dolciniani, svoltosi sulla Panoramica Zepta (Biella) domenica 10
settembre per ricordare il martirio di Dolcino e Margherita, ha
avuto quest’anno due momenti caratterizzanti: il primo è stato la trattazione da parte della pastora Erika Tomassone del
«peccato sessuale» dal medioevo ai nostri giorni; il secondo ha
evidenziato la figura di Gherardino Segalello a seicento anni
dal rogo. Hanno reso ornalo a questo sensibile poeta del Trecento Tavo Burat e Corrado Mornese. Il primo tema è stato, invece, trattato sia nel dibattito di sabato 9 settembre nella chiesa valdese di Biella sia nel sermone del culto all’aperto di domenicali all’Alpe Margosio (Panoramica Zegna).
ma più evidentemente reattivo, una reazione molto spesso agli antipodi, estrema?
Anche i barba valdesi, votati alla predicazione e alla
castità, si trovano in una situazione conflittuale al momento di aderire alla Riforma: come avrebbero fatto a
cambiare radicalmente visione di vita, abbandonare la
pacifica convivenza con le loro «sorelle in Gesù Cristo» e
sposarsi come tutti i predicatori protestanti? Perché i giovani oggi vivono la sessualità
o con baldanza avventurosa
o con un’ansia sottile (ma hai
fatto il test per l’Aids e il suo
controllo?) che limita, in effetti, non solo il libero esercizio della sessualità ma anche
la libertà di espressione e di
comunione fra esseri diversi,
uomo e donna, fatti per congiungersi? Che cosa insegnare ai propri figli: l’attesa del
matrimonio per scoprire le
gioie della sessualità o l’autonomia di gestire le proprie
conoscenze correndo il rischio che se ne formino delle
conclusioni insufficienti e
parziali? Come conciliare
l’esistenza di pulsioni sessuali ed erotiche con l’ordine sociale, dove tutti e tutte hanno
diritto di esistere con libertà
e rispetto senza essere aggre
diti ma senza nemmeno costituire solo delle «belle prede» per un appetito sessuale
che esige soddisfazione?
Domani e nei giorni seguenti noi tutti cercheremo
delle possibili risposte ma
per farlo con più profitto spero ci ricorderemo di misurare
le nostre risposte con quelle
di altre persone, come lo spirito di questo tempo ci induce a fare. Nel millennio di
storia umana che sta per
concludersi gli esseri umani
hanno imparato a ergersi in
piedi, sfidare e conquistarfe
molti misteri della natura e
del corso della vita; sono arrivati a pensare di non avere
più limiti, una donna può
procreare anche in menopausa, oltre i cinquant’anni,
quando il marito è già morto,
una coppia può ottenere un
figlio a dispetto di qualunque
limite fisico o psicologico. E
in tutti questi casi la sessualità viene dimenticata, trascurata, messa all’ultimo posto oppure medicalizzata. La
libertà di concretizzare le potenzialità è lecita a patto che
venga mantenuta la consapevolezza di quanto avviene.
Eppure queste soluzioni
tecnologiche non richiedono
una presa di coscienza ed
escludono di fatto l’obbligo
biologico dell’amplesso e
quello mentale del costruire
qualcosa insieme a qualcun’
altro. Ma cosa diremo ai
bambini nati in provetta?
Dove risiederà il seme dell’amore di un essere per l’altro su cui si è impiantata una
nuova vita? Sarà solo perché
l’uomo non ha ancora scoperto l’eccesso di orgoglio
che sta dietro a quel suo desiderio di fare tutto quello
che si può fare, bucare la terra e il cielo, sbarcare sulla luna e fotografare il sole? Non
potrebbe essere che, occupato com’era a sviluppare il suo
ego, l’uomo abbia dimenticato che tutto vive in armonica duplicità e che dunque
anche il corpo non può essere inferiore rispetto all’anima
ma ne è unito? E che la Terra
è fatta per gli uomini e per le
donne insieme?
Certo occorre guidarlo, il
corpo, soprattutto nei suoi
istinti sessuali che possono
stordire e far perdere la testa.
E per riuscirci la strada migliore sarà forse quella, già
provata nei 2.000 anni trascorsi, della negazione (lontano dalla fonte del peccato
che mi allontana da Dio facendomi preferire le gioie fisiche) o non dovrà essere
un’altra? Forse una via ancora sconosciuta, dove la sessualità, l’eros, le gioie ottenute con il corpo assumono il
loro vero colore, parti di un
linguaggio, come le lettere
dell’alfabeto per scrivere a
proposito di unione, di amore, di incontro e di ascolto di
mondi così vicini eppure così
lontani come sono quelli degli uomini e delle donne. Anche l’inchiostro può macchiare ma è stato usato per
scrivere dei poemi bellissimi!
L'ultimo libro di Eberhard Jungel, che sarà a Torino il prossimo 6 ottobre
La giustificazione, cardine della fede cristiana
FULVIO FERRARIO
La discussione che, in Germania ma non solo, si è
sviluppata tra il 1998 e il 1999
intorno alla Dichiarazione
congiunta cattolico-luterana
sulla giustificazione non ha, a
mia conoscenza, paralleli
nelle cronache religiose e
culturali, neppure su grandi
giornali come la Frankfurter
Allgemeine Zeitung che ospitano interventi di teologi e
vescovi, o radio e televisioni
che discutono di temi che di
solito escono a stento dalle
aule universitarie o, nel caso
migliore, dai locali ecclesiastici. Ebbene, il primo teologo tedesco a formulare obiezioni molto severe nei confronti della Dichiarazione
congiunta è stato Eberhard
Jungel (anche in un’intervista
a Riforma), classe 1934, allievo di Karl Barth, Gerhard
Ebeling ed Ernst Fuchs, professore a Tubinga, tra i maggiori teologi viventi. Nel pieno della polemica, Jungel ha
poi pubblicato un libro che
in breve ha raggiunto in Germania la terza edizione e che
ora viene tradotto dalla Queriniana di Brescia*.
Il volume intende tratteggiare la dottrina della giustificazione per grazia mediante
la fede così come è stata compresa dalla Riforma, nel quadro delFattuale dibattito ecumenico. La Dichiarazione
congiunta in quanto tale è citata solo di passaggio e nella
prefazione alla terza edizione
tedesca l’autore afferma che
gli annessi e le precisazioni
permettono di considerarla
meno negativamente da
quanto egli stesso fece in un
primo tempo; da tutto il libro
emerge tuttavia la convinzione che la visione protestante e
quella cattolica così com’è
espressa dal Concilio di Trento non siano conciliabili.
L’opera consta di cinque
capitoli: dopo l’inquadramento del problema, si espone la
funzione dell’articolo sulla
giustificazione nel quadro
della fede cristiana; segue la
presentazione della nozione
di giustizia di Dio nella Scrittura; poi una riflessione sul
peccato come mancanza di
fede; il capitolo più ampio riguarda la struttura dell’evento
del perdono e il significato dei
«sola» della Riforma [solus
Christus, sola grada, solo verbo, sola fide, detti anche «particelle esclusive»); il libro si
conclude con i lineamenti
fondamentali di un’etica a
partire dalla giustificazione.
Jùngel insiste sul fatto che
il suo interesse dominante è
l’esposizione della testimonianza biblica e non di bandiere confessionali, e da questo punto di vista egli critica
anche il documento dei professori tedeschi di teologia
contrari alla Dichiarazione
congiunta: il libro muove comunque dalla convinzione
che la Riforma abbia compreso rettamente Paolo,
mentre Roma, dal Concilio di
Trento in poi, l’ha frainteso
sull’essenziale. Le particelle
esclusive dei riformatori garantiscono l’evangelo del
perdono dei peccati elargito
in forza della misericordia di
Dio e indipendentemente da
Il teologo Eberhard Jüngel
ogni concorso umano e non
si prestano ad attenuazioni.
In particolare esse permettono di comprendere la radicale e decisiva affermazione di
Lutero, per il quale Tessere
umano è giusto in quanto oggetto dell’amore di Dio e al
tempo stesso peccatore in
quanto visto in se stesso e
nelle proprie opere {simul justus et peccator): come si sa
Roma ha notevoli difficoltà a
sottoscrivere questa tesi (con
la quale, peraltro, tutto il resto sta o cade): molto acutamente Jùngel si chiede (paggine 221-223) se ciò non dipenda dalle conseguenze per
la comprensione della chiesa.
A questo proposito occorre
rilevare la serena fermezza
delle osservazioni di Jùngel
su temi nei quali si riverberano le diverse comprensioni
della giustificazione, come
appunto la visione della chiesa e la dottrina su Maria.
Sull’infallibilità papale, ad
esempio, si può leggere: «La
Chiesa cattolica romana dovrà [dopo quello che ha detto
a Trento] rivedere la propria
pretesa di essere infallibile,
se non vuole assumersi la triste responsabilità di avere
anatematizzato l’apostolo
Paolo» (p. 246). L’autore è
anche molto severo nei confronti di un protestantesimo
che da un lato è più «tridentino» di molti cattolici e dall’altro tende a presentare il messaggio della giustificazione in
termini pallidi e succubi dell’indifferenza religiosa della
società secolarizzata.
Naturalmente su molte tesi
di Jùngel si potrebbe discutere a lungo, ma non c’è dubbio che il libro costituisca
una lettura corroborante. Fa
piacere leggere pagine come
queste da un professore tedesco di teologia e sicuramente,
ben al di là della polemica
sulla Dichiarazione congiunta, è anche un bene per un
ecumenismo non opportunistico. Jùngel è anche convinto di aver scritto un libro se
non proprio popolare, certo
alla portata di chiunque voglia leggerlo con buona volontà: in effetti cbi conosca le
altre sue opere deve riconoscere uno sforzo encomiabile
in questa direzione.
(*) E. IOngel: 11 vangelo della
giustificazione come centro della fede cristiana. Uno studio teologico in prospettiva ecumenica.
Biblioteca di Teologia Contemporanea 112, Brescia, Queriniana, 2000, 286 pp„ £ 48000.11 testo
della Dichiarazione congiunta
con alcune prese di posizione si
trova nel volumetto II consenso
cattolico-luterano sulla giustificazione, Torino, Claudiana, 2000.
Più che
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Un curioso film americano
L'anima del commercio
e la voce della Bibbia
RENZO TURINEHO
TU sei ciò che vendi, potrebbe dire questo film*.
TheBigKahuna (copio un critico) «è il Magico Stregone dei
Mari del Sud che nel gergo dei
venditori incarna l’agente di
fronte al quale tutti si inchinano per capacità professionali e superlative tecniche di
convincimento». Le strategie
di persuasione sono la specialità di Larry, con arte sopraffina sonda il cliente, lo lascia
parlare e confidarsi, se ne fa
complice e quando ne ha
conquistata la fiducia gli affibbia il prodotto. È aggressivo, logorroico, suo imperativo
è vendere, quindi alToccorrenza untuoso non di suo ma
per mestiere, quasi uno sdoppiamento della personalità.
Non è sposato. Invece Phil ha
separato la sua vita da quella
della moglie e la sua anima
dal suo lavoro. È un veterano
esperto e disincantato. Con
loro è Bob che i due devono
addestrare. È un cristiano
battista, giovane e fedele sposo da sei mesi, suo codice sono i principi della Bibbia che
cita e applica.
I tre si trovano nella striminzita suite di un hotel a
Wichita, nel Kansas, a preparare un raduno di propaganda dei lubrificanti della loro
ditta ma soprattutto per accaparrarsi un possibile ricco
cliente. Il quale non si fa vivo.
L’attesa è snervante. Dopo
avere spolverato il (modesto)
buffet e scolato le bottiglie,
tutti se ne sono andati da due
ore. Convention finita e contratti niente. Però Bob dice
che tuttavia non è stata una
serata male, e con uno dei
presenti lui ha potuto parlare
di religione. Di che? ringhia
Larry. Sì, di religione, e quel
tale lo ha anche invitato a
una festa. Una festa? Ma... è
la festa dell’invisibile magna
te, dove non si entra senza
invito. E tu l’invito ce l’hai,
corri. Bob, corri... Bob cene,
Ma non torna. E quando torna a notte fonda racconta ai
due esterrefatti che non ha
potuto parlare di affari perché l’altro voleva continuare
con la religione e allora Bob
gli ha parlato di Cristo. «Di
Cristo? Oh, Cristo!», è il doppio senso della battuta di
Larry, «ma proprio Gesù Cristo, quello che è morto peri
nostri peccati?...».
Proprio di lui gli ha parlate
Bob; e Larry, persa l’occasione d’oro (la vendita) se nevi
Phil ha taciuto quasi sempre.
Logoro del suo lavoro, noi
da oggi ha preso a chiedersi
se la vita ha un senso o quale
senso darle. Non accusa Bob
per l’eventuale guadagno andato in malora, ma pacatamente gli fa capire che anche
nelle certezze più assolute,
nel più granitico rigore morale, c’è una intransigenza,
un’ossessività che priva l’individuo di umanità.
Film claustrofobico, girate
quasi interamente al chiuso
seguendo l’impianto delle
commedia ricavata a sua volta dal libro Hospitality Suiti
(appunto) di Roger Rueff
Inevitabili i riferimenti a due
classici teatrali del genere,
Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Millere
Americani di David Maniet
Straordinari sono Kevin Spocey e Danny De Vito, ma»
meno conosciuto Peter Facinelli è degno partner neU’at
canita dialettica delTamei»
cano medio conformista, h
sciando l’albergo, nella h®
Bob incrocia per caso I»
sguardo di Larry. Che acc®
na un sorriso comprensiva
Attenti ai venditori, ma tut»
abbiamo due anime, coiu»
Larry, Phil e Bob.
(*) The Big Kahuna; regia ^
John Swanbeck, Usa, 2000.
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gioventù evangelica
ABBONAMENTI
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versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a.
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
7
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Vita Delle
PAG. 7 RIFORMA
Le riflessioni del primo di una nuova serie di campi di Agape
La povertà globalizzata
più che in un «villaggio globale» viviamo in un «saccheggio globale»
in cui pochi si arricchiscono e mollisi impoveriscono. Offrire speranza
LUCIANO KOVACS
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, 2000.
IL termine globalizzazione
I diventato uno dei più
Stilizzati nel gergo politico e
cfl^logico degli ultimi anni
e come tutte le dizioni abusate, ha da una parte colorato
l'hnmaginario collettivo, in
questo caso di promettentìiecnologiche tinte, e dall'altra ha mistificato, confuso e ingannato le menti di
' chi si affaccia alle tematiche
dftittualità senza pretese di
approfondimento. Una cinquantina di persone hanno
cercato di districare questo
termine dalla giungla di accezioni e di approfondire da
più punti di vista le realtà nascoste dietro questo fenomeno economico, politico e culturale nel primo di una serie
nuova di campi politici di
Agape (28 agosto-3 settembre). Con il tìtolo La globalizzazione della povertà lo staff
organizzativo ha voluto dare
al campo un taglio prettamente economico nel suo
tentativo di capire come mai
ciò che ci viene presentato
come villaggio globale in
realtà non sia che un saccheggio globale teso a impoverire i più e arricchire pochi.
Parlare di economia in senso
critico oggi non è una riduzione di analisi della società
in termini esclusivamente
economicisti, ma un tentativo di guardare alla tirannia
del discorso economico con
occhi antagonisti.
Come Samuele Pigoni ha
spiegato nell’introduzione al
campo, se veramente il capitalismo globale desse vita a
un villaggio globale, esso allora dovrebbe basarsi su una
mappa interrelazionale i cui
presupposti sarebbero di eguaglianza e di partecipazione politica di tutti gli esseri
umani e dei diversi soggetti
politici locali; si darebbe cioè
una rete organica di relazioni
sociali di base capaci di discussione e controllo delle
decisioni politiche ed economiche di interesse generale.
Nella nozione di villaggio è
insita la reciprocità e la solidarietà delle relazioni sociali.
Il mito secondo cui le tecnologie informatiche permettono una partecipazione agli
eventi di interesse collettivo è
falso a partire dal semplice
fatto che solo una minima
percentuale della popolazione mondiale ha la possibilità
di farne uso (vedi Internet).
Le condizioni e possibilità
materiali, ancora una volta,
smascherano i rivestimenti
ideologici. Nello stato di fatto possiamo parlare invece
di un piccolo centro elitario
(le imprese transnazionali,
gli istituti globali tra cui il
Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e
1 Organizzazione mondiale
por il commercio con l’ap
poggio e la complicità dei
governi dei paesi più ricchi)
che gestisce i meccanismi
economici mondiali in modo
non democratico, poco trasparente e a dir poco omicida a discapito della maggior
parte delle popolazioni. Esse
si trovano così a sopravvivere e a morire in quelle che
possiamo definire «periferie
globali», o ancora meglio bidonville globalizzate.
Che la tanto osannata integrazione di tuttele genti in un
prospero villaggio globale per
tutti sia un falso mito presentato, mantenuto e diffuso dalla propaganda della élite capitalista, è stato più volte ripetuto negli interventi succedutisi durante la settimana e
introdotti dalle parole del
teologo indiano M. P. Joseph.
La sua presenza ha reso il
campo più ricco e stimolante
e ha portato la prospettiva del
Sud del mondo, dove la globalizzazione miete il maggior
numero di vittime. Il mercato
globalizzante, sostiene Joseph, invade lo spazio dedicato all’alterità e alla relazionalità, aliena la coscienza della gente e mercifica la natura,
le relazioni, il tempo, il corpo
funzionando da meccanismo
di esclusione.
La globalizzazione è un fenomeno di politica economica (come ha illustrato Sara Fornabaio nella sua presentazione sullo strapotere
degli istituti globali), con pesanti ripercussioni sociali e
culturali, che ha radici nella
depredazione di risorse, nello sfruttamento del lavoro
umano e nella schiavitù e nel
genocidio di popoli non europei iniziato circa 500 anni
fa con il colonialismo come
forza propulsiva del mondo
cosiddetto moderno. Esso è
gestito da una minoranza
della popolazione planetaria
all’interno di un «casinò globale» dove «pochi ricchi giocano con la vita di milioni di
poveri». Le multinazionali
raccolgono ideologicamente
l’eredità del potere economico coloniale, riproponendo e rinforzando la logica del
dominio attraverso la gestione irresponsabile e sfruttatrice del lavoro, della natura
e dell’umanità. Le nuove
strutture manufatturiere
vengono spostate in luoghi
dove la manodopera è ottenibile a prezzi di schiavitù,
dove le terre vengono svendute e adibite a prodotti destinati al commercio nei
paesi dell’Occidente e a discapito delle colture locali. Il
capitale finanziario circola
indiscriminatamente speculando sui cambi flessibili e
raccogliendo il surplus di
paesi che versano già in gravi crisi economiche. I debiti
contratti negli ultimi decenni dai paesi più poveri strangolano le economie locali e
richiedono l’accettazione da
parte dei governi locali di ricette (aggiustamenti strutturali) dettate dai paesi ricchi e
dedite alla massimizzazione
dei profitti delle imprese occidentali e non certo alla
elargizione di magnanimità
nei confronti dei più deboli.
Nel nome della crescita e
dello sviluppo si affamano
intere popolazioni in una
straziante logica che vede un
miliardo di persone consumare il cibo che dovrebbe
sfamare i restanti 5 miliardi
della popolazione del pianeta che muore di fame (ogni
giorno 40.000 persone).
Il campo si era posto tre
obbiettivi principali, che
sembrano essere stati raggiunti. Il primo era di fornire
strumenti di lettura, interpretazione e analisi del complesso fenomeno della globalizzazione e delle sue nefaste
conseguenze sul maggior numero di abitanti della Terra,
in modo anche da poter affilare il pensiero critico in supporto dei vari movimenti nel
mondo che si oppongono alle forze distruttrici in atto. In
secondo luogo portare insieme un numero nutrito di persone diverse tra di loro (spiccano oltre a italiani e italiane,
studenti e studentesse cechi
e ungheresi, un gruppo di
americane e due studenti indiani) che si confrontassero
sull’impatto economico e
culturale della globalizzazione nei rispettivi paesi di provenienza. Il confronto soprattutto fra partecipanti
provenienti dai paesi appartenenti all’ex blocco socialista e il resto del gruppo ha
assunto a volte tratti particolarmente frizzanti soprattutto
nell’analisi di concetti e di
parole, come socialismo e comunismo, che nel loro contesto storico rievocano fantasmi da esorcizzare. È interessante però quanto la propaganda di un altro totalitarismo, il capitalismo dei consumi, si stia sostituendo ai
regimi stalinisti illudendo i
nostri giovani amici che le
imprese occidentali abbiano
a cuore le sorti del loro futuro
e del loro ambiente.
Come è consueto ad Agape
il terzo obiettivo era quello di
fare un’esperienza spirituale
di speranza nel rispetto delle
diversità di espressione religiosa. Ed è proprio quest’ultimo uno dei risultati positivi
del campo politico. Al termine infatti si è potuto constatare che le parole del professor Joseph sono diventate
verbo vivente. Secondo lui il
primo passo verso un mondo
più giusto consta nell’offrire
speranza a coloro che lottano, alle vittime, ai sopravvissuti. Questa è l’essenza della
fede cristiana.: «I dubbi legati
alla impossibilità del cambiamento storico sono un invito
ad accettare la legittimazione
dell’inevitabilità del presente
stato di cose, un assassinio
dei sogni della gente che spera e lotta quotidianamente,
un cedere alle forze del mercato, simbolo e strumento
egemonico e di dominio del
capitalismo globale - ha affermato Joseph -. La creazione è un invito del divino a
partecipare nel processo
creativo e nel progetto di Dio
teso a risollevare gli abbandonati. La crisi dettata dalla
globalizzazione della povertà
non è solo crisi economica,
ma anche morale. Lasciare
morire di fame milioni di
persone significa che noi non
siamo in grado di preservare
la creazione di Dio e così facendo neghiamo la presenza
di Dio nella storia».
Le impressioni ó\ una partecipante al campo
studiare rottimismo della volontà
SARA POÉT
IL professor M. P. Joseph
parla del nuovo ordine
economico mondiale e della
povertà, dati alla mano; molti
di questi sono già noti a qualcuno, ma il professore porta il
suo racconto impresso sulla
pelle. Quando dice che la
produzione di beni e servizi
nel mondo è aumentata di sei
volte, eppure ogni giorno
40.000 persone muoiono di
fame, c’è da credergli: questi
sono gli effetti più evidenti di
un’economia e una società da
secoli strattonate e ultimamente illuse di avere un posto in prima fila per la farsa
mondiale del progresso. In
India 50 imprese dominano
la produzione agricola, l’introduzione sistematica di
macchinari e tecnologie di
produzione ha portato di botto a 160.000 licenziamenti e a
un’esclusione senza appello
delle donne dalle economie
rurali, tradizionalmente il loro settore lavorativo.
Le università sono quasi del
tutto privatizzate; le multinazionali si propongono come i
più voraci acquirenti. Il risultato è l’impossibilità di accedervi per la maggior parte degli studenti, soprattutto donne, viste le rette vigorosamente più alte. Al di là del rischio
oggettivo di un «allineamento» culturale alle nuove logiche globali, cioè di mercato,
la competizione aziendale fra
atenei pone lo studente nella
condizione di consumatore
nel supermercato del sapere:
molto probabilmente sceglierà il prodotto meno costoso, più verosimilmente non
potrà avere mezzi per scegliere e si troverà escluso dalla
fruizione di un servizio. La
consonanza con il vagheggiato adeguamento agli standard
europei in Italia è inquietante.
In India si riscontra un generale rafforzamento del sistema delle caste. Gli studenti
e le studentesse discriminati
perdono la possibilità di istruirsi, e con gli abbandoni
scolastici cresce anche il lavoro minorile. Per le donne la
necessità di procurarsi una
dote per il matrimonio non
consente di investire nelle
rette scolastiche, e parallelamente prende piede una nuova forma di discriminazione
di genere per via della pubblicità di matrice occidentale,
che propone all’immaginario
comune una donna sempre
più oggetto sessuale.
Joseph insiste con metafore teologiche: il mercato è og
gi la nuova religione, con una
sua teologia e un suo concetto di divino, assolutamente
mercificato. Il principio della solidarietà come unità all’interno della creazione, la
compassione, sono stati sostituiti dall’interesse e dalla
competizione per il raggiungimento di un nuovo dio, il
denaro. Occorre ridefinire in
toto la nostra fede per non
farne uno strumento di riproduzione del dominio attraverso l’omologazione. Liberismo e neoliberismo sono facilmente accostabili a «libertà»: ma oggi questa parola
si svuota nel fatuo diritto alla
proprietà privata, all’accumulazione, al consumo, tanto più che solo il 20% della
popolazione mondiale tiene
in piedi l’economia del pianeta. E il restante 80% è escluso dal tempio. Chi non
possiede mezzi non accede al
mercato, perciò è automaticamente escluso anche dal
diritto di conseguire la felicità, intesa come bene di
consumo per la nostra soddisfazione. E l’avere che determina l’essere; più beni materiali si possiedono, maggiore
sarà la nostra realizzazione
ontologica. Joseph ricorda
Gandhi e il principio delVenoughness, cioè la sufficienza dei beni, per la promozione di uno sviluppo spirituale laddove l’eccesso materialistico non può esprimere la gratificazione per la vita.
L’esperienza di incontro e
confronto internazionale ha
manifestato anzitutto delle
priorità comunicative: asiatici, americani, europei dell’Est
ed europei dell’Ovest di fronte alla necessità di ridefinire i
termini, letteralmente, dell’agire politico. Passati storici
diversi di cui tenere conto come ciò che non vogliamo, con
un enorme rispetto e disponibilità al dialogo dove i rischi
di incomunicabilità e tensione sembrano più grandi. La
relazione del prof. Halama
sulla ricostruzione delle società ceca ci ha posti seriamente di fronte ai nostri limiti; di ascolto, comprensione.
Ciò che per l’Occidente, invaso da tempo dal modello economico capitalista, vale la pena di essere ridefinito e aggiornato (sinistra, marxismo,
comunismo come alternative
di sviluppo più eque) per gli
amici dell’Est ha ancora il
marchio fresco di una dittatura costata vite, sogni, libertà.
Due ragazze ceche ci dicono che oggi da loro i comunisti sono vecchi nostalgici del
«si stava meglio quando si
stava peggio», fermi a quel
modello. Non vengono presi
sul serio. Di una lontana primavera che volle dare un volto veramente umano al socialismo, non si ricordano
più neppure loro.
Halama esprime un pessimismo antropologico, sociale, politico disarmante. L’impressione è che la società ceca stia ripercorrendo gli ultimi sessant’anni della nostra
storia economica in tempi record. I cechi aspiravano alla
libertà e si sono trovati del
tutto impreparati alla possibilità di un consumo senza limiti. Ma fare la critica della
modernità non equivale a
criticare il consumismo, che
ne è solo un aspetto. Il gruppo egemonico, con le parole
di Gramsci, cerca sempre di
trascendere un tipo particolare di buono e comune seriso per crearne un altro più vicino alla sua conceziotte.
Nell’assenza di pensiero critico, questo processo culturale
si rafforza a livello inconscio,
trasfigurando la percezione
del mondo. Dopo 12 ore di
lavoro, questa società propone il consumo come unica
maniera di occupare il tempo
libero, invadendo ogni spazio
per le relazioni fra persone a
favore dell’interesse economico. Forse siamo di fronte a
un modello socio-economico
fallito, votato solo all’esasperazione di se stesso. Le persone sono delegittimate come
soggetti politici in moltissimi
ambiti, la distribuzione delle
risorse non è mai stata così
ingiusta, le condizioni di vita
della maggior parte della popolazione mondiale peggiorano di giorno in giorno. La
responsabilità da cittadini e
da cristiani ci chiama ad agire in questa storia. E forse anche a fidarci di più delle testimonianze che ognuno porta
dalle proprie realtà.
Confidiamo comunque nell’aver gettato il seme (di senape?). Sicuramente in luoghi
come Agape l’ottimismo della
volontà non fatica ad attecchire. Ad Agape dal 28 agosto
al 3 settembre si svolgeva il
campo politico internazionale sul tema «Globalizzazione
della povertà». Staff internazionale, partecipanti di tutte
le età da Asia, America ed Europa. Incuriosita, ero salita
un giorno a dare un’occhiata.
Entusiasta, sono rimasta.
Questi erano un po’ di momenti e pensieri che volevo
mettere in comune. All’anno
prossimo. Insieme.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ29SEnEMBRE),^^ VENERDÌ
Intervista al nuovo presidente dell'Llnione delle chiese battiste, Aldo Casonato
Dialogo, ecumenismo, rispetto della vita
Con metodisti e valdesi bisogna sviluppare la collaborazione ai vari livelli e la testimonianza
comune al paese. L'ecumenismo andrà avanti, così come l'impegno contro lo pena di morte
LUISA NITTI
OLTRE a una valutazione
di questo terzo appuntamento congiunto fra battisti,
metodisti e valdesi (bmv), ad
Aldo Casonato, nuovo presidente dell’Ucebi, abbiamo
chiesto un’opinione sulle
prospettive e le aspettative
delle chiese battiste italiane
nel dialogo ecumenico con la
Chiesa cattolica. Infine, abbiamo interpellato il presidente Ucebi sulla posizione
delle chiese battiste italiane
di fronte alla pena di morte.
-Ad agosto si è svolta la terza sessione dell Assemblea-Sinodo: quali sono a suo parere
i punti di forza del processo di
collaborazione fra chiese battiste, metodiste e valdesi, e su
quali aspetti crede invece che
ci sia ancora strada da fare?
«Da più parti è stata notata
la “ordinarietà” di questa Assemblea-Sinodo. Ma questo
non è un giudizio negativo: le
basi del processo bmv sono
già state costruite e completate, il riconoscimento reciproco è una realtà consolidata.
Siamo come una famiglia, e
quindi non si mette fuori il
“gran pavese” quando ci si
riunisce, ma si amministrano
le cose comuni. In particolare,
credo che dobbiamo adesso
sviluppare due settori: la collaborazione territoriale, già
operante su scala limitata, e i
servizi che potrebbero diventare più compiutamente (in
parte già lo sono) servizi comuni. Viceversa, se un rilievo
c’è da fare all’Assemblea-Sinodo, ora che abbiamo costruito la casa comune biso
Aldo Casonato (foto A. Bonnes)
gnerebbe manifestare più visibilmente la nostra comunione attraverso la riflessione e la
presentazione comune all’esterno di temi di grande rilievo, teologici, etici e politici,
sui quali invece ancora le due
assemblee hanno espresso
pronunciamenti separati».
- Una serie di prese di posizione e iniziative della Chiesa
cattolica hanno suscitato negli
ultimi mesi forti incomprensioni e critiche da parte delle
chiese protestanti (non solo
italiane) e di altre comunità
religiose. Dopo la beatificazione di Pio IX e di fronte alla recente Dichiarazione vaticana
«Dominus Jesus», il dialogo
sembra attraversare un momento di crisi. Come si pongono le chiese battiste italiane di
fronte a questo momento di
stallo, e come intendono proseguire il dialogo ecumenico?
«Per noi battisti, come è noto, la chiesa in senso proprio è
la chiesa locale, dove anche si
realizza un intenso rapporto
Un gìonio una Parola
Letture bibliche quotidiane per il 2001
SrolÀ|
296 PD., 4 ill.ni a colorì
L. 12.000, Euro 6,19, cod. 255
Sotto gli auspici della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia ecco disponibile
la nuova edizione per l'anno 2001 dei famosi testi moravi, preparati a partire dal 1731
dalla Chiesa evangelica dei Fratelli moravi.
Un invito all'abitudine tipicamente evangelica di una lettura regolare e continuata della
Bibbia in comunione spirituale con milioni
di credenti in tutto il mondo.
Giorgio Spini - Gianni Long
La libertà relìsìosa in Italia e Europa
48 pp., L. 5.000, Euro 2,58, cod. 353
«Cinquantapagine» n. 20
In Italia il cammino verso una effettiva libertà
religiosa è iniziato nel XIX secolo. A che
punto siamo? In Italia la libertà religiosa è un
diritto acquisito? Spini, storico emerito, analizza la situazione italiana mentre Gianni
Long, docente universitario, offre una panoramica sulle soluzioni al problema adottate
nei vari paesi europei.
Francesco Quaranta
Preti sposati nel Medioevo
Cinque apologie
148 pp., L. 20.000, Euro 10,32, cod. 335
Il celibato obbligatorio esiste solo dalla seconda metà dell’XI secolo, circoscritto alia
cristianità occidentale. I cinque testi medievali, qui tradotti per la prima volta in italiano,
esprimono in modo vivace la loro lucida opposizione all'introduzione di questa nuova
disciplina, che nasce da una ideologia sessuofobico.
jm mmeiihrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
ecumenico. Le pronunce, i ritardi, gli arretramenti della
gerarchia non dovrebbero influenzare questo ecumenismo
di base, che si nutre di studi
biblici comuni, di preghiere,
di incontri e di iniziative di
vario genere. A livello dei rapporti fra denominazioni, ci
stiamo effettivamente domandando se sia opportuno,
proprio quest’anno, partecipare alla ripresa dei colloqui
fra Alleanza mondiale battista
e Chiesa cattolica, prevista
per l’autunno, con nostri esponenti. Stiamo valutando la
questione e discutendo con i
nostri rappresentanti mondiali. In una prospettiva storica, l’ecumenismo è un cammino inarrestabile, perché
corrisponde all’unità rivolta a
tutti i cristiani. Ma conosce
sviluppi e intralci, e in questo
momento prevalgono senza
dubbio gli intralci: forse dobbiamo accettare una moratoria e comunque esporre con
franchezza alla gerarchia cattolica il nostro disagio e la nostra sofferenza di fronte ai recenti atteggiamenti».
- Ancora una volta negli
Stati Uniti è stato giustiziato
un uomo. Durante l’Assemblea di quest’anno le chiese
battiste hanno approvato un
ordine del giorno molto incisivo contro la pena di morte,
in cui fra l’altro si esortano i
fratelli della Southern Baptist
Convention (la più grande
unione di chiese battiste negli
Usa, che di recente si è schierata a favore della pena capitale) a recedere dalla loro decisione. Quali motivazioni,
etiche e teologiche, spingono
le chiese battiste a prendere
posizione su una questione
così delicata? Quali iniziative
intraprenderete infuturo?
«Vorrei ribadire che noi battisti italiani non reagiamo a
caldo di fronte a casi clamorosi, ma abbiamo da sempre
una posizione riconoscibile
su questi temi. Si veda, ad
esempio, l’approfondita relazione del pastore Domenico
Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche, in occasione del
recente convegno di Assisi su
"1 Parlamenti d’Europa contro la pena di morte”: la parola biblica che chiama al perdono e a “vincere il male con
il bene” si intreccia proficuamente con il concetto di “pena redentiva”, che consente al
colpevole di redimersi e rein
serirsi nella società. Queste
posizioni e altre su importanti
temi teologici, ecclesiologici,
sociali e politici dei battisti
italiani sono ben note nel
mondo battista internazionale e ci hanno spesso meritato
l’appellativo di “battisti borderline”. Noi non cessiamo di
argomentarle e difenderle, in
tutte le sedi, e lo faremo con
maggiore intensità in tutte le
prossime occasioni di incontri europei e mondiali. Ma
sulla questione della pena di
morte, in particolare, non siamo poi così isolati: ci sono
molti battisti e molte chiese
che condividono le nostre posizioni, anche se la Southern
Baptist Convention, essendo
l’unione battista più numerosa, fa notizia con le sue prese
di posizione. Quanto alle iniziative da intraprendere, ancora una volta il nostro essere
battisti fa perno sulle chiese
locali. Ma anche agli altri livelli, Comitato esecutivo, dipartimenti e associazioni regionali, non mancheremo di
utilizzare tutti gli strumenti
che abbiamo a disposizione.
Infine vorrei ricordare che su
temi come questi, oltre a
quello che possiamo fare come battisti, c’è un vasto campo d’azione per ambiti più vasti, come il processo di collaborazione fra battisti, metodisti e valdesi, la Federazione
delle chiese evangeliche, gli
organismi ecumenici internazionali, per attuare iniziative
comuni di maggior portata».
Chiese battiste in vai di Susa
La fede espressa
attraverso il canto
Ce
IVO BLANDINO
F
stata una grande testimonianza di fede l’esperienza che le tre chiese battiste
della valle di Susa (Meana,
Susa e Sant’Antonino) hanno
vissuto negli ultimi giorni di
luglio con la presenza in Italia del «Bob Jones University Choir» del Sud Carolina
(Usa). Le comunità si sono
accollate questo non irrilevante impegno finanziario e
organizzativo, nia ne rendono lode e gloria al Signore per
il benefico clima spirituale
che questi trenta giovani credenti hanno saputo trasmettere, con il loro canto professionale ma soprattutto la loro
testimonianza alle numeroi,
persone presenti ai concen
che hanno tenuto nelle nj
stre chiese.
I bravi coristi sono stai
portati qua e là per la stori«
valle a vedere e ammirarej
nostri monumenti, e ovuj.
que essi si trovassero tioi
hanno dimenticato il lot,
scopo e la loro missione, ta
stimoniando così dell’Evat.
gelo dì Gesù Cristo, unica vj
per la salvezza dell’uou,
peccatore. 11 loro lodevoli
impegno ha suscitato inta
resse e ammirazione pressi
la popolazione di Meana da
ve sono stati accolti e ospitai
al Villaggio evangelico «M®.
tin Luther King».
Alcuni membri dei coro durante uno dei concerti
CRONACHE DELLE CHIESE I
SAN SECONDO — Un caro augurio a Samantha Romano e Andrea Ciancio per la nascita di Cecilia, alla quale diamo un
caloroso benvenuto.
• Nelle ultime settimane si sono svolti i funerali del fratelli
Alessandro Rostagno e Renato Grassi; ai familiari rinnoviamo la nostra solidarietà cristiana.
PRAMOLLO — Sabato 16 settembre, nel tempio di Ruata, si
sono uniti in matrimonio Ombretta Travers e Demis Gönnet. A questi giovani sposi giunga l’augurio di una vita serena e benedetta dal Signore.
• Ci ha lasciati, all’età di 75 anni, il fratello Abele Benech di
Pomeano. Ai familiari e a quanti gli sono stati vicini esprimiamo la fraterna solidarietà cristiana di tutta la comunità.
Ringraziamo il pastore Luciano Deodato, che ha celebrato
sia il matrimonio di cui sopra sia il funerale.
SAN GERMANO — Domenica 10 settembre sono stati battezzati Sara e Barbara Bounous, di Giorgio e di Silvia Frighi, e
Francesco Gabriele Paolo Vellano, di Michele e di Elisabetta Pasqualini. Auguri affettuosissimi di tante benedizioni
del Signore a bimbi e genitori da parte della comunità tutta.
• Rinnoviamo un pensiero molto fraterno e affettuoso alla
famiglia Monnet, sangermanese ormai d’adozione, per la
scomparsa della sorella Violetta, deceduta a Pinerolo il 14
settembre all’età di 90 anni.
Per godersi i privilegi della terza età
Vivere bene la vita fa
stare meglio
Simona M.
37 anni
medico
Quando i miei pazienti mi chiedono consigli p«r
vivere la loro terza età in modo indipendente, io
suggerisco sempre una soluzione residenziale.
Una villa in una località tranquilla con un ampio
parco dove fare belle passe^ate.
Una residenza dove si mantengono le proprie
abitudini ma, si può contare su assistenza e servizi;
dove ci sono spazi per la vita in comune, dove si
possono ricevere visite, con la massima libertà.
Quando i miei pazienti mi chiedono un indirizzo,
io non ho dubbi: La Residenza di Malnate perché
so per esperienza che è la scelta giusta.
Ferrara
La gioia del
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la Chiesa evangelica bai
tista di Ferrara ha avuto ui»
gioiosa occasione di testimO'
nianza. Una sorella inglesi
Yvonne Hambleton, e il mari
to Giuliano Cittanti, già spe
sati con rito civile, hanno ti
cevuto la benedizione del Si
gnore in un culto matrinM
niale. Il nostro locale di culti
sobriamente ma piacevol
mente adornato, ha accolti
una numerosa assembleai
parenti e amici degli spo#
fra cui rappresentanti del fi
ro ferrarese e amici della spi
sa giunti dall’Inghilterra.
Il culto è stato condotto®
pastore Leonardo De Chin#
della locale Chiesa dei paW
che, avendo conseguito®
dottorato in teologia a Lo»
dra, ha potuto celebratela"
turgia matrimoniale sia in®
liano sia in inglese. La letti®
del Salmo 127 è stata fatta®
testimone dello sposo,
tre uno dei parenti della spi
sa ha letto in inglese un btaJ>
dall’epistola ai Filippesiquesti testi ha preso spunta
pastore per la predicazn^
ricordando agli sposi il s#
Acato del matrimonio cristi
no e la scelta di viverlo qno
dianamente sotto lo
del Signore, con la respon
bilità data dalla fede e d
l’amore reciproco. In ultim
stata offerta da un anziano
della con®
settanti
disegni
Scrivia i
z’ora di
erano al
venute
fresco, 1
sugli asi
lorare 1
passato
silenzi
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chiesa
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menti
per ri
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riceve
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chiesa, a nome ..— ^
nità, una Bibbia, con l’nUr
rio che il libro, per noi un
regola di fede, sia una gd'
sicura nella vita uoind
lampada al loro
sul loro cammino. La
nia si è valsa anche di jn
canti d’occasione in à^lid
inglese eseguiti dal sop*“*
coreano Benedetta Kim
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^BRE20(| VPMFRDÌ29settembre2000
—: Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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piacevo!
la accolti
Iglesia evangelica hispano-annericana di Genova coinvolge bambini e ragazzi
I battesimi e i campi dell'estate
Cerinfionie coinvolgenti aiutano a superare le distanze culturali per mettersi all ascolto
della parola del Signore. Proficui anche i soggiorni di studio e di svago a Ecumene
AGENDA
28-30 settembre
TEODORO FANLOY CORTÉS
GIOVANNA VERNARECCI
niFOSSOMBRONE
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n ultimo
IL 2 luglio scorso eravamo
sicuramente più di una
settantina, sulla spiaggetta
disegnata dall’ansa dello
Scrivia sotto Casella, a mezz’ora di auto da Genova. C’
erano altre persone, al fiume,
venute a cercare un po’ di
fresco, in costume da bagno
sugli asciugamani stesi a colorare le pietre; ma tutto è
passato in un lontanissimo e
silenzioso secondo piano
quando, verso Luna, diciotto,
tta sorelle e fratelli, hanno indossata la tunica bianca e si
sono andati a disporre intorno al pastore per iniziare la
preghiera in cerchio.
La cerimonia dei battesimi
al fiume è sempre veramente
suggestiva, anche se il fiume
è'un torrente e subito dopo si
toma agli abiti e alle abitudini
cittadine; ma questa volta lo è
stato particolarmente, forse
perché i battezzandi erano
così tanti, di tante età diverse;
0 forse perché c’era tra loro
anche un italiano, che ha cominciato a frequentare la
chiesa dopo averla incontrata ai tempi della campagna
evangelistica di un anno fa, al
Porto antico; e, naturalmente, perché durante la preparazione al battesimo avevamo conosciuto bene ciascuno di loro, e ben compreso,
dunque, il significato profondo, anche a livello personale,
che quell’immersione può,
quando lo Spirito Santo la
guida e illumina, assumere.
I canti in cerchio, accompagnati dalla chitarra; la lettura
della Bibbia, declamata mentre davvero si fa il silenzio intorno, anche tra le persone
che al fiume erano andate solo per fare il bagno; e infine il
momento in cui uno per uno i
catecumeni scendono nell’acqua e vi si immergono interamente aiutati dal pastore e da
un membro del Consiglio di
chiesa, tutto questo è qualcosa che sicuramente aiuta la
nostra mente a disporsi al superamento delle categorie di
spazio e di tempo in cui siamo abituati a vivere... per
aiutarci ad ascoltare il mormorio dolcissimo della Parola, che spesso sceglie i momenti di silenzio dello spirito
per riversare in chi la ascolta
la sua forza di unica Verità.
Molti dei giovani che hanno
ricevuto il battesimo il 2 luglio
hanno partecipato al primo
dei due campi della leha, entrambi tenutisi a Ecumene.
Il pastore con i battezzandi lungo il fiume
Sulla buona strada per diventare una tradizione, questo
infatti è il secondo anno di
realizzazione, il primo campo
di quest’anno ha avuto la durata di una settimana «piena»,
mentre il secondo si è dovuto
«restringere» dal lunedì al venerdì, anche perché Ecumene
aspettava l’arrivo di oltre cento fratelli e sorelle pentecostali per il periodo intorno al 15
di agosto. Nella prima settimana, 27 giovani della Iglesia
hanno «invaso» la struttura...
materna di Ecumene: la mattina la riunione di preghiera
nello chalet che ha le finestre
sul campo da pallavolo, prima
della colazione; poi il lavoro,
dalle 9,30 alle 12,30, che ha riguardato i fondamenti della
ecclesiologia protestante; al
pomeriggio lo studio biblico
che ha riguardato anche i
principi della spiritualità
evangelica, poi la partita al
pallone, con i ragazzi italiani
del campo-lavoro; la sera,
spesso si visionavano video
dei culti in Sud America, e si
cantava insieme.
Nei ritagli di tempo, i ragazzi... studiavano! Infatti,
nell’organizzazione curata da
Maritza Mera e da Ivan Dàlgo, instancabile accompagnatore dei canti con la chitarra, era prevista anche una
sorta di gioco a domande incrociate sul libro degli Atti
degli Apostoli; così, sotto gli
alberi di Ecumene nel primo
pomeriggio e la sera si sentivano risuonare i nomi dei
sette diaconi ordinati dagli
apostoli, le frasi più importanti dei discorsi di Pietro e
di Paolo, la geografia dell’evangelizzazione raccontata
da Luca... La serata finale ha
visto i due gmppi in cui i ragazzi si erano divisi protagonisti di due «recite», ispirate
Luna al processo e all’esecuzione di Stefano, l’altra alla
conversione di Saulo: le lenzuola di Ecumene sono valse
come fantasiose tuniche mediorientali e la difficoltà è
stata nel dover scegliere il
vincitore tra le due «compagnie teatrali».
Nella seconda settimana
l’«invasione» è stata affidata
alle sette bambine, tutte intorno ai nove anni, che avevano accompagnato i loro
genitori o nonni al campo
per adulti. Mentre i grandi
studiavano il libro degli Atti e
percorrevano, se pure a partire da ottiche necessariamente diverse, lo stesso sentiero di studio dei giovani che
li avevano preceduti, le «ragazze» hanno anche loro rivisitato l’episodio della conversione di Saulo: un perfido fariseo a cui piaceva «mutar todos los cristianos» si è trasformato sotto i nostri occhi nel
più entusiasta degli apostoli,
magistralmente interpretato
da Diana Iosa che, con i suoi
sette anni, era tra le più piccole delle partecipanti.
Con entrambi i gruppi, il
giovedì è stato dedicato alla
visita di Roma: un’esperienza
decisamente «calda» (erano
infatti le prime due settimane
di agosto) nel corso della
quale abbiamo potuto vedere
i monumenti più importanti,
chiacchierare di storia con
qualche incursione nella teologia e anche vedere, purtroppo solo da fuori, la chiesa
valdese di piazza Cavour e la
sede della Facoltà.
CASORATE PRIMO — Nella chiesa battista il missionario
Gerard O’Flaherty tiene un seminario, m collaborazione con
il Dipartimento di evangelizzazione, sul tema: «Chiesa-cellule: testimonianza, evangelizzazione, crescita». Conclusione
domenica con l’agape dopo il culto.
29 settembre
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), il prof. Gianfranco Hofer parla sul tema:
«La scuola in Italia in una società pluralista».
MANTOVA — Alle 18, nell’Aula ovale del Conservatorio, per il
ciclo del Sae dedicato a Bach, Maria Cecilia Farina presenta la
Cantata Bwv 51, con proposte di ascolto di brani scelti.
30 setteinbre
LANUVIO (Rm) — A partire dalle 10, al Monastero di Vallechiara (v. Fontata Parata 2), a cura della Banca etica si tiene
un convegno dal titolo: «Denaro e fede cristiana. Testiinonianza e impegno dei cristiani per un uso responsabile del denaro». Intervengono fra gli altri Luigi Ciotti e Daniele Garrone.
5 ottobre ^ ^ ,,......
TRIESTE — Alle ore 17,30, alla basilica di San Silvestro (piazza S. Silvestro 1), per il ciclo «Frontiere dell’etica oggi, nel pluralismo delle culture della globalizzazione», la prof. Margherita Hack parla sul tema: «Libertà e ricerca scientifica».
6 ottobre
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, il teologo Eberhard Jùngel (Università di Tubinga) parla sul tema: «Che cosa significa dire: Dio è amore?».
Presiedono Eugenio Costa e il pastore Fulvio Ferrarlo. E previ
sta la traduzione simultanea in italiano.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanrio
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Testi della chiesa universale
Spalanca la finestra
Insediamento alla Chiesa valdese di Felonica Po
Benvenuto al pastore Emanuele Fiume
MICHELE CAZZANTI
I
N un’atmosfera carica di
_ affetto e di aspettative, si è
insediato nella chiesa di Felonica il nuovo pastore, Emanuele Fiume. La cerimonia, a
cui ha partecipato anche una
rappresentanza della Chiesa
battista di Ferrara, con la
quale divideremo il pastore, è
stata semplice ed essenziale,
ma allo stesso tempo solenne
e importante. La piccola comunità valdese di Felonica si
apre così alla guida di un
nuovo pastore con semplicità
e facendo festa: è arrivato un
nuovo amico, e posso ben
dirlo io che di questa amicizia ho fatto esperienza diretta. Anche le autorità locali
oziano'*
la coifl“'
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zotnf.
Bde,
a ceriiOÌ^
di ini"
italiani
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La CELI (Chiesa evangelica luterana in Italia)
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per la Scuola elementare parificata «Gesù di Nazareth» in Santa
Maria La Bruna (Torre del Greco, Napoli), un
Referente d'istituto
a tempo pieno con obbligo di domicilio
neH'appaitamento della scuola
Mansioni: rappresentanza legale; contatti esterni e pubbliche
lelazioni in conformità con le normative della CELI; rapporti
Pon autorità e istituzioni; iniziative per accrescere le offerte
didattiche della scuola; relazioni tra corpo insegnante e genitori; contatti continui con CDOG (Comitato direttivo dell'Opera
del Golfo) e Concistoro della CELI.
Qualifiche: Doti manageriali con esperienza amministrativa
scolastica e didattica, familiarità con l'ambiente locale.
Condizioni; Contratto di lavoro e salario secondo le norme
vigenti di categoria. Inizio lavoro 1° settembre 2001, salvo accordi per un inizio precedente di collaborazione.
Domande in carta semplice con curriculum da inviare entro il
30 novembre a: Decanato CELI - Comitato direttivo per l'Opela del Golfo - via Toscana 7 - 00187 Roma.
Per eventuali informazioni:
tei- 081.64.35.47 - fax 081.64.30.25 - e-mail: groeben@tin.it
Napoli, 8 settembre 2000
le
hanno voluto partecipare, chi
personalmente chi per lettera, all’evento, senza dimenticare le associazioni di volontariato e una rappresentanza
della comunità cattolica loca... Non è mancato nulla, né
dal punto di vista ufficiale né
da quello umano.
Il pastore Fiume ha predicato sul passo degli Atti (3, 111) che parla della guarigione
del nato zoppo, soffermandosi sull’aspetto salvifico della parola di Dio, che può guarire anima e corpo. Alcuni
passaggi della predicazione
stessa mi sono sembrati illuminanti per capire quale sarà
il tema di fondo della predicazione del nostro giovane
pastore, e volentieri cerco qui
di condividerli.
Innanzitutto si è messo in
evidenza come il nato zoppo
fosse anche condannato a
morire zoppo; si nasceva zoppi e si era certi di rimanerci
per tutta la vita; l’unica attività che uno zoppo poteva fare era chiedere l’elemosina
per potersi mantenere, ed è
proprio questo il risultato
dell’elemosina: mantiene la
persona nello stato in cui si
trova; perpetua fino alla morte quella condizione non risolvendo niente. Anzi, noi
stessi «usiamo» il dolore degli
altri per lavare la nostra coscienza facendo l’elemosina.
Dio solo può risolvere questo
problema: Egli risana completamente. Ma oltre al niiracolo della guarigione vi è l’importanza della predicazione
della Parola, per chi zoppica
spiritualmente. Coloro che
stavano intorno allo zoppo risanato ascoltarono la Parola e
credettero. Ecco lo scopo della predicazione: far conoscere
a tutti che Dio ci ha scelti,
non siamo noi che scegliamo
Dio ma è lui che sceglie noi, e
possiamo saperlo solo tramite
la predicazione.
Mi ha poi colpito una frase
che si commenta da sola: si
deve servire l’altro per riconoscenza verso Dio, e non
per lavarci la coscienza. Forse non sarebbe male meditarci sopra per un po’, è una
frase veramente molto profonda. L’ultimo passaggio riguarda la felicità. Dio vuole
che siamo felici ed è per questo che ci invita al suo banchetto preparato apposta per
noi. Ma questo non significa
la ricompensa dopo la morte:
la mensa qui è intesa come
mensa della vita, cioè ciò che
siamo chiamati a vivere su
questa terra; è in Dio e nelEubbldire alla sua volontà
che possiamo ritrovare il vero
scopo e la vera vita che ci è
data da vivere. In lui è la nostra missione sulla terra.
/» f FRATELLI
FIORINI
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DOPO Quando è giorno?,
uscito nel 1988, In attesa
del mattino (1991) e Al di là
delle barriere (1995), il Comitato italiano per la Cevaa-Comunità di chiese in missione
ha appena pubblicato una
quarta raccolta di testi di fede
della Chiesa universale, dal
titolo Spalanca la finestra*,
che è anche il titolo del primo testo di questa raccolta,
scritto dal pastore Renato
Coisson, curatore e traduttore dei quattro fascicoli finora
pubblicati.
Come sempre, i testi scelti
sono espressione dell’ampia
e variegata spiritualità dell’ecumene cristiana, cioè del
vasto mondo abitato, ormai
rimpicciolito dalla cosiddetta
globalizzazione. Finora, grazie a Dio, quest’ultima non è
riuscita a uniformare i mille
modi di vivere la fede dei popoli dei cinque continenti.
Molti dei testi presentati sono stati ripresi da un volume
pubblicato dal Defap (Dipartimento missionario della
Chiesa riformata di Francia),
intitolato «Paroles lointaines... Paroles si proches». Parole lontane, come quelle che
ci giungono dalla Nuova Caledonia, dal Madagascar, dal
Guatemala o dal Sud Africa e
che, in qualche caso, hanno
autori anonimi. Altre più vicine a noi arrivano dalla Francia o dalla Svizzera, e sono
state scritte da persone che
spesso conosciamo.
Alcune gridano la disperazione e denunciano l’ingiu
stizia degli uomini, altre cantano le lodi del Signore dell’Universo. Tutte sono incentrate sulla speranza del mondo nuovo di Dio e sull’azione
del Cristo, unico Salvatore
dell’umanità. Alcuni degli
autori di questi testi non ci
sono più: sono stati eliminati
perché ritenuti scomodi, come Gandhi, Bonhoeffer o
Martin Luther King. Ma la
voce dei martiri della fede
così come quella dei semplici
credenti, anche anonimi, rimane incisa nella parola
scritta che oggi ci giunge anche attraverso questa raccolta. Sono parole di lotta, di resistenza, di denuncia, di adorazione, di ringraziamento,
di intercessione, di confessione, che ormai non appartengono più a coloro che le
hanno scritte ma che fanno
parte del grande tesoro spirituale della chiesa universale.
Più volte, nella pagina «All’ascolto della Parola» di questo giornale, abbiamo pubblicato, come preghiere, testi
dei tre precedenti volumi, e
tutti sono stati sempre molto
apprezzati dai nostri lettori.
La lettura di alcuni testi di
questa nuova raccolta ha accompagnato la liturgia dei
culti mattutini dell’ultimo Sinodo. Non dubitiamo che
anche «Spalanca la finestra»
sarà ampiamente utilizzato
nella vita delle nostre chiese.
(*) Spalanca la finestra, raccolta di testi di fede della chiesa
universale, a cura del Comitato
italiano per la Cevaa. Stampato
ma non pubblicato, disponibilità
presso le librerie evangeliche.
dtOtMigUeriFIrmt
Proéadomtu Misara
Sarramtitli In ¡..agno
l^arqtttlUs
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La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno .......................I- 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...........L. 50.000
Abbonamento per l’estero .......................I- 40.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)....................L- 30.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestalo a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro Lambertenghl 28 - 20159 Milano
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ29SEnEMBRE2(ii^ VENERDÌ'
CHIESE E RELIGIONI
PER LA PACE
VALDO BENECCHI
Giuseppe Platone ha già parlato sul numero scorso di Riforma della sua esperienza all’Expo 2000 di Hannover. Chi scrive
ha avuto il privilegio di partecipare alla «Giornata mondiale
delle religioni» che si è svolta il
12 settembre sempre nell’ambito dell’esposizione. Si è trattato
di una giornata dallo spessore
spirituale davvero notevole. Il
momento più significativo della
giornata è stato il contributo che
i rappresentanti delle chiese cristiane, dell’ebraismo, dell’Islam,
del buddismo hanno dato alle tre
tavole rotonde che si sono svolte
in tre sale diverse coinvolgendo
circa 1.500 persone. Gli argomenti affrontati
sono stati: «Religioni e la difesa
della dignità umana» (a cui ha
partecipato chi
AII'Expo 2000 di
Hannover esponenti
grandi sofferenze e ingiustizie.
L’elenco dei conflitti in cui le religioni hanno occupato un ruolo
diretto o indiretto o hanno offerto una legittimazione alla
guerra è davvero senza fine. Il
mondo ha oggi bisogno di essere rifondato spiritualmente. Abbiamo tutti bisogno di pace perché pace non c’è. Abbiamo tutti
bisogno di maggiore giustizia.
Non possiamo attenderci una
nuova spiritualità né dalla tecnologia, né dal mercato globale.
Le religioni hanno un compito
insostituibile, sempre che ripensino se stesse all’interno
dell’impegno per la pace, per la
giustizia e per la conservazione
del pianeta Terra.
I rappresentanti delle religioni
hanno espresso la
speranza e l’impegno che in fu
scrive), «Religio- relipiOSi del mondo si t“*'" religioni
sono impegnati per
la pace e la giustizia
ni e le sfide del
presente: la povertà», «Le religioni e la pace».
Da questa giornata è emerso
un pensiero di fondo: viviamo
in un tempo in cui le ideologie
forti sembrano dei residui della
nostra memoria, e che alcuni
tentano di rimuovere del tutto.
Lo scenario mondiale presenta
una situazione di «disordine»
culturale, politico, religio.so,
economico, ecologico. Molta
umanità grida per essere soccorsa. Pensiamo soltanto ai tanti disperati che ogni giorno entrano nel nostro paese e in Europa e alle relative inquietudini
che questo vasto fenomeno crea
a vari livelli; pensiamo ai tanti
interrogativi che essi sollevano
sulla dignità umana e alla ineludibile sfida culturale che ciò
comporta. In questo scenario si
situa l’incontro o lo scontro delle culture e delle religioni. Non
possiamo esorcizzarlo, non possiamo affrontarlo con uno spirito di crociata, non possiamo scivolare verso una deriva razzista
o xenofoba. Non possiamo risolverlo né con leggi liberali né con
leggi restrittive. Anche se ci vogliono leggi: i rappresentanti
delle religioni che si sono ritrovati ad Hannover hanno affermato che ci vuole una nuova risposta. Le religioni possono dare un contributo essenziale al
dialogo fra le culture, passaggio
cruciale verso una nuova realtà.
I vari interventi non solo non
hanno taciuto, ma hanno evidenziato il fatto che, nel passato
e nel presente, le differenze religiose e culturali hanno provoca
to in molti paesi del mondo ranza per tutti.
non si prestino
più a finalità politiche o alla legittimazione delle
guerre, ma che
siano impegnate
a costruire la pace e la cooperazione fra i popoli.
In questo contesto si è affrontato il tema della libertà religiosa. In molti paesi questo diritto è limitato, in altri si soffre
la persecuzione e l’emarginazione. Pertanto è necessario che
i membri delle differenti religioni lottino senza riserve per
la libertà di religione. Intanto
esse non dovrebbero promuovere la propria immagine a
danno di altre. È necessario che
le religioni si conoscano meglio
reciprocamente in maniera da
eliminare molti pregiudizi,
molti fardelli storici. Per i cristiani U dialogo con le altre religioni del mondo comporta un
particolare sforzo perché le
chiese cristiane stesse non vivono in pace tra loro e non c’è piena collaborazione. Anche se, nel
ventesimo secolo, nonostante
tutte le divisioni, è indubbiamente cresciuta una comunità
ecumenica e questa esperienza
non può essere cancellata.
Dall’incontro di Hannover si
leva un messaggio chiaro: ci siamo impegnati ad assumerci la
nostra responsabilità per il futuro del mondo; non ci lasceremo mai strumentalizzare contro la libertà della fede e contro
i diritti umani degli altri; mediante il dialogo tra le religioni
cerchiamo di promuovere la pace, la giustizia nel mondo e la
salvaguardia del creato. Lavoriamo per un universo di spe
Dei cattolici torinesi prendono le distanze da Ratzinger
Alla «chiesa sorella» valdese
Cari fratelli valdesi, si sa
che i teologi, quando ci si
mettono, sanno spaccare il
capello in quattro, e magari
anche le teste: le loro, certamente, e in certi casi addirittura quelle altrui, specialmente quando, oltre che pensare teologia, si trovano a ricoprire anche ruoli di potere.
È già successo in passato, anche se oggi siamo diventati
talmente civili e cristiani che
ci offendiamo soltanto a parole, tanto più pesanti quanto
più solenni, ma soltanto parole. Infatti, lo stato pontificio
ha preceduto di molti anni
tanti altri stati, odierni fari di
civiltà, nell’aholire l’irrogazione della pena di morte (anche
perché è stato quasi del tutto
abolito esso stesso, regnante
Pio IX beato. Vi stiamo scrivendo proprio nel giorno del
130“ anniversario dell’evento,
veramente beato).
La vostra chiesa è sorella o
htjHBpwmnira.it
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 - 10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redaz@rifonna.it;
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REDAZIONEPINEROLO:
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fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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_ . ^ ordinario: L. 175.000; v. aerea: L. 195.000; semestrale: L. 90.000;
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51,
Riforma-L'Eco delle valli vaidesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 36 del 22 settembre 2000 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercolecfi 20 settembre 2000.
1998
Associato alla
Untone stampa
periodica itaiiana
sorellastra della nostra? La
quale sarebbe quindi non solo madre, come tiene a ribadire, ma anche matrigna, o
zia. Chissà. Dilaniati nel dubbio, e nell’ardua difficoltà del
problema teologico (le nostre teste sono troppo dure
per tali sottigliezze, e speriamo anche per essere spaccate), abbiamo provato ad aprire il Vangelo e vi abbiamo
trovato una parola di Gesù
(in realtà un po’ troppo semplicistica, ma tant’è, ubi maior minor cessai], che dice:
«Dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, io sono in
mezzo a loro».
Noi ci siamo riuniti con
voi, nel nome di Gesù, molte
volte, per pregare, per ascoltare la sua parola, per pensare le responsabilità cristiane
nel mondo. Se non siamo
fratelli in lui, presente tra
noi, che cosa siamo? Cugini?
Vicini di casa? E se le nostre
,»»:• , Ï.,-'
Mea culpa argentino
sull’azione della Chiesa cattolica nel corso della storia
nazionale, documento considerato molto debole da
parte di molti settori della
società. In quella circostanza, i vescovi si erano limitati
a segnalare cose ovvie, come
il fatto che le loro dichiarazioni pubbliche e la loro azione più riservata in favore dei
diritti umani «non erano state sufficienti per contenere
l’orrore». Da qui nasce una
domanda pertinente: con la
dichiarazione di perdono di
oggi si va avanti e si approfondisce la presa di coscienza? È possibile constatare
passi positivi, dato che riconoscere «che non si sono impegnati a sufficienza nella difesa dei diritti umani» è più
impegnativo, nel vocabolario
ecclesiastico, che dire semplicemente «che non fecero a
sufficienza». Chiedere «perdono per i silenzi colpevoli,
la torture, la delazioni e la
morte assurda» è un passo
mai fatto prima, ed è probabile che si sia anche andati
avanti nella ricerca di un
consenso che permetta di affrontare con maggiore senso
della realtà la storia infame
degli anni della dittatura.
Ciononostante sussistono
omissioni, confusioni e letture che sollevano molte osservazioni critiche, dentro e fuori del cattolicesimo. Dall’interno della Chiesa cattoli
ca ci sono osservazioni come
le seguenti: il gesto della
Chiesa argentina non è stato
accompagnato da alcun documento serio e approfondito, tanto che molte cose paiono essersi fermate nella penna; è mancato il riferimento
ai crimini ecologici, alla posizione di sottomissione della
donna nella chiesa; è manca
chiese, nella loro realtà di
persone, meglio che negli uffici giuridici, si incontrano
sempre più nel nome di Gesù, che cosa sono? Delegazioni diplomatiche di enti
estranei?
Evidentemente non possiamo capire certe alte sottigliezze, troppo alte. Non stiamo negando che ci siano veri
problemi tra le diverse chiese, e che ci sia bisogno di intendersi meglio su tante cose,
rispettando le nostre diverse
interpretazioni della sequela
di Gesù. Ma, ci chiediamo,
l’essere noi fratelli in lui, e
sorelle le nostre chiese fondate su di lui, non è la base di
tutto? Non è quel tantissimo
che veramente abbiamo in
comune? A noi pare proprio
di sì, cari fratelli della chiesa
sorella valdese di Torino.
Torino, 20 settembre 2000
La redazione de «Il foglio»
viaAssietta 13/a, 10128 Torino
to il riferimento alla schiavitù, ai crimini economici, ai
«figli della chiesa» che sfruttano i loro fratelli; è mancato il
riferimento al mantenimento
di sistemi crudeli e perversi
come l’attuale debito estero;
è mancato il riferimento ai
bambini sequestrati dai militari 0 nati in prigione...
La richiesta di perdono
comprende anche una richiesta di perdono della chiesa alle madri per non averle
accolte mentre invece sono
stati accolti i militari? Implica anche una richiesta di perdono ai cristiani che sono
stati duramente criticati, anzi
squalificati, per essersi impegnati nella difesa dei diritti
umani? Il silenzio o la critica
alla valida azione dei vescovi
De Nevares, Hesayne, Novak
e altri, entra nella richiesta di
perdono? Veramente, la supposta richiesta di perdono lascia molti dubbi. Moltissimi.
Può essere un passo avanti,
ma perché sia un passo e non
un «punto di arrivo» dovrà
essere accompagnato da
molti gesti. Intanto ci sarebbe da chiedere perdono per
questo perdono tanto slavato. Perdono alle vittime e ai
loro familiari.
Tuttavia ci sono molte osservazioni anche da parte degli organismi dei diritti umani, osservazioni come queste:
la Chiesa cattolica parla di
guerriglieri, però non riconosce che ci sono stati neonati,
donne incinte e uomini disarmati che sono stati -vittime
del terrorismo di stato. Non
riconosce che è stata complice fin dalla cupola: chiedere
perdono non è sufficiente,
dovrebbe realizzare azioni
concrete. La Chiesa cattolica
deve spiegare ai nostri nipoti
perché ha partecipato per er
Una madre mostra la fotografia
del figlio «desaparecido»
rore o per omissione e anche
collaborato con la dittatura.
La chiesa dovrebbe precisare
le responsabilità dello stato
nel non aver evitato le illegalità e impedire che ciò accada
di nuovo. La chiesa dovrebbe
aprire i propri archivi e anche
valorizzare l’informazione
importante messa insieme
dai cappellani.
Da parte nostra, evangelici
argentini, mi auguro che sul
tema dei diritti umani cer
chiamo una maggior presa di
coscienza personale e collettiva, evitando di cadere nella
trappola di concentrare l’attenzione nelle polemiche interne. Mi auguro, in primo
luogo e sopra ogni cosa, che
l’attenzione sia posta verso le
nostre sorelle e i nostri fratelli che hanno sofferto terribili
patimenti a livello personale
e familiare. Mi auguro che
siamo capaci di sommare le
nostre voci, i nostri gesti e le
nostre azioni di denuncia e,
insieme, di impegno per la
giustizia a partire dall’annuncio evangelico e dal mandato
ricevuto da Gesù Cristo.
Delmo Rostan
COLGO l’occasione di una
lettera di un ascoltatore
di Palermo che si rifà alla vita e al pensiero di Dietrich
Bonhoeffer per riflettere con
voi oggi sul tema della patria. Il nostro ascoltatore sta
facendo molte ricerche su
«questo eroe, vero cristiano
da nessuno più ricordato pur
avendo coscientemente giocato la vita per amore del suo
paese, la Germania». In questi termini si esprime il nostro corrispondente: è amante, aggiunge, del suo popolo e
del divenire della sua patria.
Bonhoeffer (lo dico per
quelli che non ne avessero
mai sentito parlare) era un
giovane pastore tedesco al
tempo del nazismo; a causa
della sua presa di posizione
7
EUGENIO RIVOIR
contro il regime di Hitler fu
arrestato, portato in un campo di concentramento e poi
condannato a morte e impiccato. Morì pochi giorni prima
della fine della seconda guerra mondiale, poco prima della fine del regime nazista, che
egli aveva tanto combattuto.
Giustamente il nostro corrispondente palermitano dice
LA SICILIA
Cristo al centro
In riferimento alla dichia
razione Dominus Jesus e all;
quasi contemporanea bea^;
ficazione di Pio IX, alcun
pastori evangelici in Sicili
(Salvatore Rapisarda, Pawel
Gajewski, Italo Pons, Enrico
Trobia) hanno inviato al
quotidiano isolano una lettera pubblicata con grande
evidenza sul numero dell’n
settembre. «In quanto pastori di chiese nate dalla Riforma protestante del XVI
sec. - scrivono - confermiamo la validità del "Solus Ch-'
ristus” di Lutero. Cristo è 1
centro della nostra confessione di fede. Egli, avendo
dato la sua vita sulla croce, è
per noi il Salvatore del mondo». E ancora; «Niente è più
distante dalla nostra sensibilità di testimoni di Cristo e
di predicatori del suo Evangelo di quanto lo possa essere una chiesa che voglia
appropriarsi di Cristo e am
ministrare la sua salvezza in
modo discriminante. Qui
sta il vero ostacolo (scandalo) al dialogo ecumenico»,
Quanto a papa Mastai, prosegue la lettera, «per ordine
di quel papa la Bibbia è stata sottratta al popolo eli
dove era distribuita dai protestanti essa finiva sul rogo
attizzato da preti zelanti». In
risposta all’affermata unicità della chiesa, i pastori
concludono che «il nostro
modello di ecumenismo!
basato sul rispetto, sull’arricchimento costante mediante il dialogo, gesti di carità e servizio reciproco».
Sv
Costiti
in gre
DA
FAMIGLIA
CRISTIANA
Almeno c'è chiarezza
IN que
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all’Agess
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vengon
simile
Il vescovo Giuseppe Chiaretti, recentemente ospite
del Sinodo valdese, commenta sul settimanale cattolico (17 settembre) la «Dichiarazione» Dominus lesili
A Renzo Giacomelli che gli
chiede se il documento produrrà difficoltà nel dialogo
ecumenico dice: «Non credo (...) perché non fa che
riaffermare verità già note a
tutti, e anzi, in gran parte
patrimonio comune delle
chiese e comunità cristiane.
Riguardano infatti il senso
della rivelazione di Gesù
Cristo, l’unicità e l’universalità del suo mistero salvifico, la chiesa di Cristo in rapporto al mistero della salvezza». E ancora: «Il dialogo
ecumenico o interreligioso
a base di convenevoli diplomatici, con tante riserve
mentali e tante diffidenze
celate (...) non serve a niente, nemmeno a creare rapporti umani di amicizia . -»■
che rigt
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quella
paese e ci fa capire che pioj
che fu «amante del suo popolo e del divenire della sua patria»; ma è interessante notare che nell’ultimo periodo
della sua breve esistenza,
Bonhoeffer non smise di pregare perché la Germania, il
suo paese, perdesse la guerra. In questo modo egli ci
aiuta a riflettere su che cosa
significa amare il proprio
una volta amare il pt°PL
paese significa saperlo eng ^
care, e criticare le cose d*
non vanno. J
Amare il proprio paese m
significa essere nazionale
non significa dire che sii
migliori degli altri ppP®
degli altri paesi, ma sigiti'
lavorare e pensare perca'
paese diventi migliore»)
giusto, più vero, più abiti
le. Si ama il proprio pa®
potremmo dire, quarto®
riesce a metterlo accanto
altri paesi, quando gl* ®
non sono nemici ma per*
da incontrare. ^
(Rubrica «Parliamone
della trasmissione «Culto evom
lico» curata dalla Fcei an«“
onda domenica 24 settembre)
" Pala:
11
PAG. Il RIFORMA
2000
i dichia.
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<il nostro
enismoè
3, sull’arante meest! di caroco».
Inaugurata una sala per la comunità
Rorà: la scuola di Fucine
Sabato 23 settembre, alla presenza di un foito pubblico, è
stata inaugurata la sala dell’ex scuola delle Fucine a Rorà, sono
intervenuti il pastore Mercurio, il sindaco Giorgio Odetto che
ha fatto una lucida rievocazione dell’opera di ricostruzione di
quegli anni, e Aladino Rivoira che ha portato il saluto della Società di studi rorenghi. Per l’occasione sono state lette due lettere indirizzate al pastore Gustavo Bouchard negli anni ^ 49-50
che annunciavano il sostegno dei rispettivi mittenti all opera
di costruzione della scuola. La scuola fu importante anche perché accoglieva scolari delle altre borgate. La sala potrà ora essere a disposizione di tutta la comunità rorenga per accogliere
riunioni quartierali, ma anche varie attività e feste.
Proseguono i lavori sulla Perrero-Prali
Il nuovo ponte ai Masselli
A Pomaretto proseguono i lavori per la costruzione del nuovo ponte di collegamento fra la strada provinciale 166 della v^
Chisone e la provinciale 169 della vai Germanasca in località
Masselli Affacciandosi sul cantiere, in questi giorni sono già visibili i nuovi pilastri sulle sponde del torrente, le cui acque sono al momento convogliate in grossi tubi per permettere il passaggio dei mezzi d’opera. Il progetto esecutivo è stato approvato nel luglio dello scorso anno ma la realizzazione, oltre 2 miliardi di spesa per l’importo in base d’asta, era prevista addirittura per i Carnpionati mondiali di sci del Sestriere nel 1998.
Quando sarà inaugurato, il prossinio anno, saranno ben tre i
ponti sul Germanasca in poche centinaia di metri.
Ripor
_ Come funzionerà l'Agenzia a capitale misto voluta dalla Comunità montana vai Pellice
Sviluppo; se è sostenibile piace di più
Costituita da capitale pubblico e privato, a maggioranza pubblica, viene gestita da un comitato che è
in grado di promuovere i progetti autonomi e rendere operative le strutture che le vengono aifidate
Fondato nel 1848
DAVIDE ROSSO
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3Ü diploriserve
ffidenze
e a nien;are rap
IN queste ultime settimane sono stati molti
nelle cronache i riferimenti diretti 0 indiretti
all’Agess, l’agenzia per lo
sviluppo sostenibile della
vai Pellice. In particolare
recentemente si è parlato
molto della decisione
della Comunità montana
vai Pellice di dare in gestione per 6 anni l’impianto del palaghiaccio
di Torre Pellice a questa
agenzia e dei segnali che
vengono di un indirizzo
simile anche per quel
che riguarda il palazzetto del ghiaccio di Pinerolo. Contemporaneamente la stessa Agess viene
indicata come un soggetto che dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale nel futuro del
complesso della Crumière di Villar Pellice i cui
lavori di completamento
del 2° lotto dovrebbero
concludersi a giugno
quando gli investimenti
dovrebbero diventare
più forti anche dal punto
di vista progettuale. Ma
cosa è di preciso l’Agess,
quest’agenzia nata per
volontà della Comunità
roontana vai Pellice quasi 2 anni fa, per la precisione nell’aprile del ’99?
«L’Agess - spiega Riccardo Lorenzino, membro del Comitato di amininistrazione - è una società per azioni con capitale misto pubblico e privato, a maggioranza pubblica, che è nata innestandosi sul progetto
Cmmière che aveva tra le
proprie finalità anche
quella di dar vita a pro
ICONTRAPPUNTOI
QUESTIONI DI GUSTO
...E DI QUALITÀ
PIERVALDO ROSTAN _
La gente, si sa, ama mangiar bene. Lo sanno anche
a Saluzzo dove dopo alcuni
anni di fiere di settembre
poco seguite dal pubblico,
quest’anno hanno scoperto il gusto, e in particolare
i salumi. Risultato: il pienone. Ma la rassegna in
corso nel vicino centro cunéese è soltanto l’aperitivo: a fine ottobre infatti ci
sarà a Torino, // SOttOrG COSGOriO
con dirama- . . ,
zioni sul terri- SI intrecciQ Sempre
ne del territorio pinerolese
tendente a far diventare il
caseificio di Bobbio Pellice
il fulcro dell’attività di trasformazione del latte delle
tre valli, stenti in modo
sconcertante a prendere
avvio. Si dice che alcuni alpigiani che hanno ormai ristrutturato le proprie baite
vivano come una concorrenza interna
più a quello
turistico e alla
tutela ambientale
Il cantiere del secondo lotto del lavori alla Crumière di Villar Pellice
cessi di sviluppo sostenibile per la valle. L’idea di
una società per azioni
porta con sé la caratteristica di avere un’agenzia
che si pone come strumento agile, più rapido
nel prendere le decisioni
ma che contemporaneamente dal punto di vista
finanziario deve “fare
fuoco con la propria legna’’». Dal punto di vista
pratico l’Agess è gestita
da un Comitato di amministrazione composto da
un presidente, 2 vicepresidenti e 4 membri, nominati dall’assemblea
dei soci, 12 in tutto all atto della fondazione ma
sono allo studio nuove
richieste di adesione, e
;he piùf
propri
;rlo crii'
cose cu*
toevo’v
jnià*®* slazzo del ghiaccio di Torre Pellice
da un direttore operativo. Attualmente l’Agess
ha in cantiere diversi
progetti ed è attivamente
impegnata nel progetto
Leader plus indirizzato
allo sviluppo rurale.
La domanda che viene
spontanea è: ma cosa
centra con lo sviluppo la
gestione del palaghiaccio? «L’opportunità della
gestione di questo impianto - spiega Gianclaudio Magra, direttore
dell’Agess -, si inserisce
invece proprio in questa
linea intendendo l’Agess
come strumento motore
di sviluppo che usa per
muoversi un’organizzazione che dovrebbe rivelarsi agile sia nella gestione che nella ricerca
di nuove risorse. Sostanzialmente poi non ci si
può dimenticare che nel
2006 ci saranno le Olimpiadi invernali di Torino
che dovranno essere anche uno strumento di
sviluppo oltre che un avvenimento sportivo. Siccome per la vai Pellice e
Pinerolo le Olimpiadi
vorranno dire soprattutto hockey su ghiaccio occorre agire in questo
campo per rion lasciarsi
scavalcare dagli eventi
sfruttando tutte le possibili sinergie che potranno venire e perciò vediamo positivamente l’interessamento di Pinerolo
per una nostra eventuale
gestione del suo impianto del ghiaccio».
Lo smaltimento dei rifiuti
Per una raccolta
più differenziata
Dopo Pinerolo, che
qualche mese fa aveva
scelto di cambiare i contenitori per i rifiuti del
suo centro storico passando dai tradizionali
cassonetti metallici a un
più suadente color bordean, la scorsa settimana
analogo intervento è stato realizzato anche a
Torre Pellice. Indubbiamente l’aspetto estetico
ne guadagna; l’intervento è stato sostenuto economicamente dai Comuni interessati.
Nulla a che vedere tuttavia con il futuro cambio nel meccanismo della raccolta che porterà a
una divisione netta fra
materiali organici e inorganici. «Siamo comunque a buon punto - annuncia il direttore dell’Acca, Carcioffo stiamo
appaltando la realizzazione dell’impianto e c’è già
il cantiere delle opere
edili. 11 tutto dovrà essere
realizzato per la metà del
2002». Il sistema, detto
«finlandese», porterà a
compostare tutta la frazione organica e ad altra
destinazione (ad esempio
nell’edilizia) del materiale inorganico appositamente trattato. Ma c’è già
chi sta sperimentando il
nuovo sistema di raccolta; è il Comune di Frossasco, 3.000 abitanti che da
marzo sono stati invitati
a differenziare direttamente a casa i propri rifiuti fra sacchi diversi.
«Dalle prime verifiche aggiunge l’ing. Carcioffo
- possiamo dire che circa
un terzo dei cittadini ha
seguito, e molto bene, le
nostre indicazioni: altri
hanno fatto dei pasticci
mentre circa metà dei
cittadini interessati hanno fin qui ignorato l’invito dell’Acca».
torio regionale, la seconda
edizione del
«Salone del gusto». Due anni
fa fu un successone e quest’anno gli organizzatori si aspettano la
replica al punto da aver decentrato in varie località
piemontesi dei «laboratori
del gusto». Ma non finisce
qui. A Perosa Argentina, lo
scorso fine settimana, si è
svolta una nuova rassegna
denominata «Il dono del
formaggio» con tanto di
rievocazione storica ma soprattutto mostra mercato
del formaggio di alpeggio.
Il formaggio dunque come elemento portante di
un’economia montana che
vede rinascere aziende agricole zootecniche con
produzioni di formaggio
d’alpe decisamente interessante, dalle classiche tome pur così diverse tra loro a seconda del produttore, del foraggio, delle miscele di latte, al sairass, con
o senza fieno. È un’economia che si intreccia fortemente con il turismo (molto del prodotto caseario
viene venduto direttamente in alpeggio o sui mercati
di zona) e anche con l’ambiente grazie alle ricadute
che la zootecnica montana
ha sul pascolo, dunque sul
territorio e dunque anche
sul paesaggio alpino.
Quella dell’agricoltore di
montagna oggi più di ieri è
una scelta: l’impegno è tanto, si vive comunque lontano dai momenti ricreativi
classici, le condizioni ambientali non sempre sono
ottimali. Ma è una scelta
che può rendere in termini
economici e forse anche di
gratificazione personale se
si riesce a entrare in determinati circuiti di vendita:
quello del Salone del ^sto
e di Slow food in particolare, è uno di questi. Ed è curioso che proprio un progetto di attività associata
come quello messo in piedi
dalle tre Comunità monta
li caseificio; i
mancati o ritardati pagamenti del latte sicuramente rappresentano un freno
ma il fatto
che la latteria
di Bobbio sia
oggi a secco
"™****" di latte (e non
solo per i lavori effettuati
di adeguamento dei locali)
è davvero un nodo insoluto. Tutti gli alpigiani diventeranno dei caseificatori in
proprio e magari avranno
anche un loro centro di
vendita aziendale? È una
ipotesi sul tappeto, ma la
sua fattibilità presenta
molti ragionevoli dubbi, di
cui uno «a monte» e per
certi versi irresolvibile: i
veterinari dell’igiene pubblica non perdono occasione per sottolinearli.
Pochissimi allevatori oggi hanno ottenuto, in tutto
il territorio che fa capo
all’Asl 10, i bollini Cee indispensabili e tali da certificare le condizioni in cui si
producono i formaggi. Non
pare che i veterinari usino
nei confronti degli allevatori particolari metodi punitivi ma, lo hanno ricordato recentemente a Perosa,
alcuni nodi restano insoluti. Se molti hanno cioè fatto
importanti lavori di messa
a norma dei locali di caseificazione, molto più raramente si ha certezza della
potabilità delle acque utilizzate nella lavorazione e
sempre in pochi casi le
aziende sono a norma per
quanto riguarda lo scarico
dei reflui. Problemi non da
poco conto, e non solo sul
piano meramente burocratico. Questi interventi hanno dei costi, a cominciare
dalle analisi delle acque per
andare alle opere infrastrutturali. Sovente le richieste dell’Asl agli allevatori paiono davvero eccessive però talvolta i nodi
vengono al pettine anche
confrontando la qualità e la
pulizia dei formaggi ottenuti. Insomma se «montagna è bello», anche igiene e
ordine dovrebbero esserlo
altrettanto.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ìàlli "^àldesi
VENERDÌ 29 SEHEMBREo
NATURALMENTE... CUMIANA — Buon successo
neH’ultimo fine settimana della 7“ edizione di
«Naturalmente... Cumiana, fiera della salute»
che ha visto la partecipazione di un centinaio di
espositori fra artigiani e produttori biologici.
Forse inferiore alle attese la partecipazione di
pubblico, sostanzialmente concentrata nelle poche ore della domenica pomeriggio.
UN ECOGRAFO DALLA CRT ALL’ASL 10 — Un ecografo ostetrico-ginecologico digitale di ultima
generazione è stato consegnato giovedì scorso
^l’ospedale Agnelli di Pinerolo; lo ha donato la
fondazione Crt ed è già in funzione. L’apparecchio va a inserirsi in un settore dove fin qui era a
disposizione un solo ecografo, tra l’altro risalente al decennio scorso. «Potremo così seguire il
decorso di una maternità in modo preciso, verificando l’accrescimento del feto ed eventuali
patologie», commenta soddisfatto il primario di
Ginecologia, Luciano Galletto. Ogni anno circa
1.500 donne necessitano di ecografie ostetricoginecologiche al Civile e fino a ora un centinaio
di pazienti dovevano essere inviate a Torino.
CITTÀ D’ARTE A PORTE APERTE — Domenica 1“
ottobre Torre Pellice, Lusernetta e Angrogna
ospiteranno la manifestazione provinciale «Città
d’arte a porte aperte», che ha preso il via lo scorso 15 aprile e si concluderà domenica 15 ottobre
a Pinerolo. L’intera manifestazione, che ha visto
coinvolti oltre 70 tra piccoli e grandi Comuni
della provincia di Torino, vuole essere un’occasione per visitare e scoprire a pochi passi da casa propria pezzi di storia, arte, archeologia oltre
alTincontro ravvicinato con le tradizioni locali,
prima fra tutte quella culinaria.
PINEROLO: 10 NATI IN UN GIORNO — Mercoledì
scorso all’ospedale Agnelli di Pinerolo sono nati
10 bambini; un evento che non si Verificava da
tempo e che si colloca in una linea di tendenza
che sembra aver invertito il costante calo di natalità degli ultimi anni. Rispetto al 1999 sono già
170 i nati in più il che potrebbe portare alla fine
dell’anno a più di 1.000 nuovi nati. Fra l’altro è
stata recentemente avviata anche la pratica del
parto in acqua, sistema molto apprezzato da 100
neomamme che hanno scelto il nuovo metodo.
UN CONSORZIO PER LA CASTAGNA? — Se ne parla da tempo ma ogni anno, quando arriva la stagione delle castagne i produttori si rendono
conto come ormai il loro raccolto venga venduto in regime di monopolio: un solo grossista acquirente che determina il prezzo e le condizioni.
Eppure la castanicoltura potrebbe dare occupazione e anche reddito, basti pensare a un patrimonio di alberi che, solo in vai Pellice, si aggira
sulle 10.000 unità. La presenza del castagno è
poi elemento di protezione ambientale e indubbiamente suggestivo a livello di paesaggio. Per
verificare se sia possibile arrivare a una azione
concertata fra produttori è organizzato a Torre
Pellice, nell’ambito della castagnata, un dibattito giovedì 5 ottobre, alle 21, nella sala consigliare: Piervaldo Rostan, della Comunità montana
vai Pellice, Davide Baridon, agronomo e Guido
Martano, dell’associazione Produttori di marroni della vai Susa si confronteranno sulle prospettive della castanicoltura in una zona alpina.
NUOVI ASSESSORI — Diversi enti locali si preparano, in questa settimana, a rinnovare o potenziare le proprie giunte; comincia mercoledì Bobbio
Pellice che nomina un nuovo assessore, Giovanni Michelin Salomon, prosegue giovedì 28 la Comunità montana vai Pellice con la nomina ufficiale ad assessori degli attuali consiglieri delegati
Marco Tumminello e Piervaldo Rostan e conclude venerdì sera il Comune di Torre Pellice che
sostituisce il dimissionario assessore alla Cultura, Claudio Bertalot, con Anna Bertolé.
PINEROLO: DUE RAPINE — Due rapine in 3 giorni
a Pinerolo, con dinamiche simili e stesso risultato. Venerdì 22 in via Trento un uomo, scappato
poi a piedi, ha aggredito una commerciante pinerolese colpendola al volto e sottraendolo un
milione e mezzo di lire. Domenica 24 in via Valmaggi l’episodio si è ripetuto: sono stati rubati 3
milioni a una donna che scendeva dalla sua auto; lesioni guaribili in un mese.
CONSIGLIO COMUNALE A PRAROSTINO — Nel
consiglio di lunedì 25 settembre si è preso atto
della situazione di equilibrio di bilancio, che si
assesta senza debiti e avanzi; è stata invece rimandata l’approvazione della convenzione tra i
Comuni di San Secondo e Prarostino per la gestione della scuola media di San Secondo, per
alcune variazioni ancora da apportare alla stessa
convenzione. Altro punto all’ordine del giorno
l’adesione al progetto Leader Plus 2000-2006,
che prevede la possibilità di accedere ai finanziamenti europei per la promozione del patrimonio ambientale, culturale e produttivo locale.
I
Giro di opinioni fra i gestori delle varie strutture ricettive dell'alta valle
Al Pra occorre puntare sulla qualità
L'afflusso di automobili, se non ha creato danni irreparabili all'ambiente, mal
si concilia con la ricerca di contatto con lo natura di chi ama la montagna
MASSIMO GNOME
U
NA nebbia che tutto
avvolge. Incontriamo pochi temerari sul
sentiero in direzione del
Pra, evidentemente confidano in un improbabile
sole: sarà una delusione.
Domenica 24 settembre,
una delle ultime giornate
per approfittare della
montagna «estiva», l’azzurro del cielo fa capolino per pochi minuti soltanto eppure a Villanova
ci sono numerose automobili parcheggiate. Anche al Pra troviamo i locali pieni; alle 14, al rifugio Jervis, arriva a piedi
un folto gruppo di ragazzi: sono bielorussi ospitati nelle famiglie della
vai Pellice. Con i fari accesi due grandi automobili percorrono la conca.
Terminata la buona
stagione, è tempo di bilanci. Prima tappa prevista: la storica trattoria
della «Ciabota». «È andata meglio dell’anno scorso - dice la titolare. Silvana Charbonnier - perché
il tempo è stato migliore». I problemi maggiori
sono sorti dopo la realizzazione della strada da
Villànova al Pra. «I nostri
clienti si lamentano del
rumore e della polvere e
riceviamo molte telefonate a cui dobbiamo dire:
“Con l’auto da noi non
potete venire, rischiate la
multa”. Non è giusto, facciamo tutti lo stesso lavoro». La legge regionale
che regola il traffico sulle
piste parla chiaro: l’accesso è consentito solo ai
proprietari di fondi e agli
allevatori, con l’eccezione
dei visitatori delle aziende agrituristiche.
Pochi minuti dopo
siamo all’agriturismo di
Bruno Catalin, aperto
ormai da 5 anni. All’esterno contiamo 10 automobili, un cartello avverte che il traffico nella
conca è vietato: la vettura bisogna lasciarla nel
parcheggio. Purtroppo
«il titolare è in vacanza»,
come ci viene detto. La
sala è molto ben curata e
i clienti affollano il locale. La ricevuta fiscale rilasciata alla fine del
pranzo attesta la permanenza nell’agriturismo
in caso di controllo del
corpo forestale. «Dal
1995 è stato un crescendo di presenze», dice il
proprietario, raggiunto
telefonicamente.
Il rifugio Jervis è la nostra meta finale, prima di
intraprendere la discesa.
«Si sta pagando una scelta fatta in questi anni sostiene Roby Boulard,
guida alpina e gestore da
ventun’anni della struttura del Cai -: in luglio e
agosto transitano anche
20-30 automobili al giorno. Ma macchine e piedi
non sono compatibili,
anche se chi è cliente
dell’agriturismo non sarà
mai nostro cliente e un
vero impatto sulla natura
non c’è ancora stato. Ini
zialmente non ero contrario alla strada, se non
fosse nato l’agriturismo i
problemi non ci sarebbero. Deve esserci la volontà di. discutere: dobbiamo lavorare insieme,
puntando sulla qualità e
non sulla quantità, allungando la stagione e sqffermandoci sulla compatibilità ambientale».
Il ripristino della navetta, interrotto per motivi di sicurezza, e un limite dell’orario di transito nella fascia oraria del
mezzogiorno. Queste lé
proposte del sindaco Aldo Charbonnier: «Il regolamento recentemente
approvato a Bobbio Pellice già lo prevede».
«Meno marmitte, più
marmotte». In agosto slogan come questo sono
stati scritti con la vernice
sui muri di Villanova; distribuiti anche numerosi
volantini: una protesta
pacifica di giovani della
valle, a fronte dell’«assenza delle forze ambientaliste», rilevata anche da
Boulard. Qualche settimana dopo alcune autovetture parcheggiate a
Villanova sono state danneggiate da ignoti. Risvolti spiacevoli di una
questione spinosa, che
sembra difficile da risolvere. Ma i richiami delle
marmotte, nella nebbia
di domenica scorsa, li abbiamo ancora ascoltati.
Pinerolo
Città amica
dell'infanzia
Avere i mtanzia co^ CnfltinUl
riferimento per la trask / u,
mazione e la rivaluta^' e eW
ne dell’ambiente. È Z
sto l’intento del proS DAV*®*
«Città amica delTinf^*-'"''^
zia» che partito lo scow » costru
anno sotto la spinta J.coUetton
Comune di Pinerolo vi&esta d
un nuovo momento di71.a rete di :
flessione sabato 7 o^^e sul C
bre, nei locali della ScajLa daUa se
la universitaria di Mam,^ntinuanc
gement a Pinerolo, quaj,,entto dell
do si terrà un convegunon solo df
dal titolo «Progettarektratorimai
città e il territorio. Pa^tadini della
cipazione ed educazwAll’incontro
ne». Scopo dei lavori fajnatosi a Po
il punto sull’effettivivedì21 setti
ruolo deirinfanziandgainento, <
processi di sviluppo l^an resocor
cale e su ciò che possonin questa s
fare in questo campo ìvenerdì 22
scuola dell’autonomlaiseguitauna
gli enti locali.
Presenza valdese alla Rassegna di Bricherasio
Fuori dal vecchio «ghetto»
MARIO BERUTTI
Anche quest’anno la
r.............
Automobili parcheggiate alla conca del Pra
Chiesa valdese è stata sollecitata alla partecipazione alla Sagra dell’
uva di Bricherasio. L’afflusso di persone è stato
molto intenso soprattutto la domenica quando si
è tenuto il mercatino delle pulci: dalla biblioteca
teologica del predicatore
locale Dino Cardio! a
materiale elettrico, cartoline e vecchi oggetti di
casa. La nostra partecipazione ha comportato
una presenza di volontari
nella mostra allestita nella sala consiliare. Abbiamo seguito il filone di
una esposizione di libri
Claudiana; la presenza di
persone diverse, fra cui
molti giovani, disposte a
un dialogo sul senso della nostra esistenza, ha suscitato interesse e consenso. Gli espositori quest’anno erano oltre 90,
sparsi anche in varie sedi.
Il nostro sforzo è stato
rivolto alla mostra della
Bibbia curata dalla Società biblica, con un’am
pia aggiunta di Bibbie di
famiglia reperite in zona.
Il «vernissage» della mostra si è trasformata in
un’occasione di incontro
ecumenico. Ha aderito
all’iniziativa il parroco di
Bricherasio, che ha portato con sé un gruppo di
persone impegnate nella
catechesi. Il nostro presentare il comune fondamento sulla Parola ha
spinto il parroco a chiedere informazioni sulla
traduzione interconfessionale: la presenza di
uno dei traduttori, il pastore Bruno Costabel, ha
permesso di illustrare le
la sala del
della .Provii
lo,acuihar
to oltre agl
tori locali <
sore alle R
della Pro\
Ferro, e tee
gione e de
Tradizionale rassegna agricola a Prarostino
Al via la Festa dell'uva
DANIEU GRILL
CONSUETO appuntamento per la prima
domenica di ottobre con
la «Festa dell’uva» a Prarostino, una tradizione
ormai consolidata che si
ripete puntuale ogni anno. Sabato 30 settembre
è prevista la serata danzante a ingresso libero a
San Bartolomeo, con il
gruppo «Franca, Federico
e Fabrizio». Il giorno seguente, domenica 1° ottobre, le attività iniziano
al mattino: «Come ogni
anno ci sarà una piccola
fiera, un mercato di prodotti agricoli, artigianali e
commerciali, allestita nel
cortile del palazzo comunale e nella sala consiliare - spiega Luisa Bertalot,
assessore alla Cultura di
Prarostino - lungo il viale
e nell’intera piazza davanti alla cantina del vino
Prustinenc, saranno allestiti numerosi gazebo e
stand con esposizione di
macchinari agricoli, biciclette, moto, autovetture
e artigianato locale. Per
chi desidera ci sarà la
possibilità di pranzare
prenotandosi presso la
Pro Loco, anche il mattino stesso». Nel pomeriggio sono previsti numerosi intrattenimenti: la
sfilata dei carri, animazione per i più piccoli
con un giocoliere, giochi
vari come gara al punto,
gara alle bocce e la stima
del maiale, possibilità di
mangiare ottimi gofri, di
bere un bicchiere di vino
e di assaggiare un po’ di
uva locale.
Festeggiamenti sì, ma
non solo: a Prarostino
continua, anche se con
fatica, la volontà di proseguire la promozione
della viticoltura locale.
Iniziata nel ’94 con la produzione del Prustinenc,
vino rosso da tavola prodotto con le uve dei viticoltori prarostinesi e vinificato dalla cantina Dora
di Frossasco. La produzione del vino del ’99 è
stata minore degli anni
scorsi e conta poco di più
di un migliaio di bottiglie: questo sia a causa
dei problemi meteorologici come grandine e
metodologie di lavoumontana v
tanto nei suoi aspetiGermanasc
tecnici quanto nello spitri sono pi
rito di ricerca con cuisiicorso dell;
lavorato. Roure e a S
Un culto di ringrazi» Sultavol
mento e lode ha voluliste riunic
sottolineare la nostisvolte a Ih
gratitudine. La mani!»sempre o
stazione non è condus questione
poiché si prospetta lane, giudii
ripetizione della mosti dannose (
in un locale più ampioigambient
con serate di conferemtpro Ghise
sotto il patrocinio dipio), viste
Comune. La possibifflrabiliper
di una presenza fuoridimici dall’a
confini del «ghetto»|coUettore
una sfida che dobbiaiiiidrvalf®' P
raccogliere. unargine f
¡questo in
----------------------- i argoment
j lamento i
J Incontri del «Collettivo Mieggeinecessitè
Il tema della Verità
FRANCESCA SPANO
pioggia che hanno rovinato non poco il raccolto
delle vendemmie, sia perché il numero dei conferitori delle uve si è ridotto
a poche persone. Si sta
cercando di sponsorizzare l’ottenimento della
Doc per i vari vigneti per
una migliore qualità del
vino e soprattutto per
una maggiore tutela economica dei vigneti. Continua anche la produzione del Robur, vino speziato invecchiato in botti
di rovere, con la produzione del ’99 che si aggira
sulle 2.000 bottiglie.
Lf 8 ottobre ricominI ciano gli incontri del
«collettivo Miegge» organizzati dal Centro culturale valdese, un’esperienza che dura da diversi anni su una formula
collaudata: la lettura comune di un testo classico
della teologia protestante (gli scorsi anni si è letto di tutto da Calvino a
Kierkegaard) che viene
«lavorato» attraverso domande rivolte agli altri
membri del gruppo, al
testo che si legge, a se
stessi. Interroghiamo il
testo e ci facciamo da esso interrogare, e spesso
proviamo a rispondere in
una ricerca complessiva
di senso per la nostra fede, per il nostro essere
protestanti, per la nostra
vita. Ci incontriamo una
domenica al mese alle
17; verso le 19,30 consumiamo un pasto insieme
e poi continuiamo a parlare e a pensare fino alle
22. Una breve riflessione
biblica e una preghiera
concludono questo modo insolito, ma molto
coinvolgente, di trascorrere la domenica. Quest’anno la formula cambierà leggermente; invece che da un testo, partiremo da un tema specifico e leggeremo vari testi
che ci possano guidare
nella riflessione.
Riflettere sul tema della verità, per dei cristiani,
può sembrare paradossale: la risposta è scritta e
la ripetiamo quasi ogni
domenica «Tu sei la via.
impatto
garanzia
monitoraj
Nel corse
la verità e la vita». Vonfdi vener
mo approfondire tuttai/ib^nquilli:
cosa può significare senso dai
comunicare a noi stessii>nonitora;
agli altri quella verità di mentr
diciamo di avere incot sono arrh
trato: oggi, in un temfi *o de
stretto tra un relativisti Pásente
sincretista che finisce pi stanz
risultare distruttivo e
sempre risorgente fot^®™ne c
damentalismo, compri^ ledono
so quello apparentemet tealizzaz
te così cristocentrico»^P™hat
Ratzinger, cosa signifi»
la «verità»? E in che t®
mini si può parlare di'* ®sione
rità 0 di Verità quando^.
grandi maestri del nos® i
secolo ci hanno insegni
to il sospetto su tuttoj j
cominciare da noi stess
Come si vede la carne*
fuoco è tanta e saporiti
Il gruppo ha un sd
nucleo ben consolidai
negli anni; alcuni tutti ida
andati via, altri sono aj
vati. La presenza di ® .■ . '
versi pastori e in partici '
lare quella costantej^ J
Giorgio Tourn e Brut',
Rostagno ci ha sos „
con il contributo di uj q/ ^
Quale
indiscutibile compete*
za teologica e soprattut"
di un’umanità grande, » ragg/up,
cui non avremmo poW nostri ai
fare a meno. Il Colletti* Grazie h
è ovviamente aperto
quanti vorranno unirsi
noi. Il primo appun® iq
mento è fissato per d“
menica 8 ottobre neW BENNA
sala della Chiesa vald^,
di Pinerolo per le 17,^ na?!?’®®
d
di
date e luoghi degHj^'to
di Pinerolo per le i nard
In quella sede
mo modalità di l^v^perenn!
contri successivi in idj kfgg, _
do che tutti possiamo®
ganizzarci. £ 70.00
13
WBREji
Riunione a Pinerolo nel locali della Provincia
^impatto ambientale
izia con Continuano a far discutere i progetti per le nuove centrali
elettriche e per il collettore fognario in vai Chisone
paWDE ROSSO J
IO
valuta^
te. È qn
1 Progen
^11 infajj* .
' lo scow A costruzione di un
spinta (S-coUettore di valle e la
-roloviva,¡chiesta di realizzare
^otodiSa rete di 5 nuove cento 7 ottiene sul Chisone avan
lellaScSaUa società Idrova
di Maajfontinuano a essere al
olo,qu¿'"ntro deH’attenzione
t^onvegunon solo degli amnainigettare^stratori ma anche dei citrio. Pan» adini della vai Chisone.
educaziifAll’incontro pubblico te
lavorifn^tosiaPomarettogio
’effettivivetì21 settembre sull aranzianijgoinento, di cui diamo
duppolwn resoconto completo
e possoftin questa stessa pagina,
campokvenerdì 22 settembre e
tonomiaiseguita una riunione nella sala del Circondano
della Provincia a Pinero'lo, a cui hanno partecipato’oltre agli amministratori locali anche l’assessore alle Risorse idriche
della Provincia, Elena
Ferro, e tecnici della Regione e della Comunità
i lavoumontana valli Chisone e
i aspetiGermanasca. Altri inconnello Sfitti sono poi previsti nel
m cuisiicorso della settimana a
RoureeaSan Germano,
ingrazii Sul tavolo di tutte quela voluliste riunioni, anche se
a nostB svolte a livelli differenti,
1 manifcsempre ovviamente la
concili!questione delle centralilettauune, giudicate troppe e
¡a mosti dannose da alcuni (Le1 ampioigambiente e Comitato
nferemtpto Chisone per esem;inio dipio), viste come insepaossibl labili per motivi econoi fuoridjmicidall’altro progetto, il
¡hetto»)coUettore fognario unico
iobbiaii di valle, per altri. Quasi a
, margine poi, ma non per
questo in secondo piano,
1 argomenti come lo sfrut• riamento del torrente, la
IG55C'necessità di energia, 1’
^ ^ impatto ambientale, la
i|4j| garanzia di controlli e
I lU monitoraggi per il futuro.
Nel corso dell’incontro
a». Voffldi venerdì la Ferro ha
re ruttati l™<ltiillizzato in questo
¡care senso dando garanzie di
,oi stessii monitoraggio del torrenveritàchie, mentre dalla Regione
re inco!sono arrivati inviti a svelLin tempii''^® lo decisioni facendo
jlativisD» presente che i 3 miliardi
'iniscepi 8^^ stanziati per un prittivo eijmo intervento di realizente fo!^®^lone del collettore ricompi* ohiedono tempi stretti di
’enteme!'-®o'^*^^ozione. Intanto il
gntricoi*".o®lirrio pro Chisone
j signifif di aver già rac
n che tei oolto circa 3.000 firme di
lare di'* ot^osione alla sua iniziatiquando
del nos» 1*
D insegni
valdese
a carne» (|j LuSCriia
saponta,
a un SOI San Giovanni
nsolida*
:uni so» , ['^graziare calorosamente
sono arf . ' fonatori di seguito elencati,
n za di ili che i doni non dedica
in nartic» ' »rno scopo specifico, sono
ictantei progetto di conteni
1 e Bru» l'ette per gli ospiti
sostenuti 1.°'^ convenzione con l'AsI con
Vai.o aàldesi
Luserna San Giovanni
Presto i lavori al
cinema Santa Croce
PAG. 13 RIFORMA
Il bacino idroelettrico a Viliar Porosa
va e continua il suo giro tro gli interventi previsti
informativo sul progetto
chiedendo alla Idroval di
rinunciare almeno a 2
delle 5 centraline da realizzare, quella di Pragelato e quella a valle di Fenestrelle; le rimanenti
sarebbero costruite nei
territori di Viliar Perosa e
di Roure. A Fenestrelle
per altro, in un Consiglio
comunale informale, è
stato approvato recentemente un documento sostanzialmente con
La dialettica insomma
per il momento continua
anche se effettivamente
la decisione ultima spetta
comunque alla Provincia,
che dovrà dare materialmente le concessioni alla
Idroval. Tra i Comuni della valle oltre a Fenestrelle solo Pomaretto e San
Germano sono su posi
zioni per ora di «riflessione» mentre gli altri sem
brano propendere per
una soluzione favorevole.
La minoranza cerca le
occasioni per polemizzare con la giunta comunale ma, per la verità, questa volta gli argomenti
paiono mancare anche
alla coppia ColombaCorda, alfieri dei due
gruppi di opposizione di
Luserna San Giovanni;
manca il sindaco, Piergiorgio Ghibò, impegnato in uno dei suoi consueti «viaggi intorno al
mondo». In occasione
del Consiglio del 22 settembre scorso tocca così
al vice Paolo Gardiol presiedere la seduta e, dell’assenza del primo cittadino se ne duole il solito Colomba. Lo stesso esponente del Polo ha lamentato che nella sua
cartellina ci fossero degli
inviti a convegni ormai
passati; «Non so se ci sarei andato ma così non
ho nemmeno potuto scegliere» ha commentato il
consigliere di minoranza. L’altro gruppo di opposizione, quello leghista, aveva presentato una
interrogazione sulle modalità di consultazione
da parte dell’assessore
Mensa per il piano commerciale; la sua parte po
litica sarebbe stata volutamente ignorata.
Schermaglie politiche a
parte, la seduta è filata
via liscia. Una variazione
di bilancio consentirà
aU’amministrazione di
accendere un mutuo per
arrivare alla tanto attesa
ristrutturazione funzionale del cinema Santa
Croce di Luserna Alta
(750 milioni il costo dell’opera). Altri due argomenti: è stata adottata la
delibera programmatica
del nuovo piano regolatore e prorogata la convenzione con Torre Pellice
per la gestione dell’Asilo
nido con dieci posti per le
famiglie lusernesi.
S, Torre Pellice
Tanti libri
per ragazzi
Il progetto delle centrali discusso a Pomaretto
Dibattito tra i cittadini
LIUANAVICUEIMO
IL progetto di costruire nuove centrali elettriche lungo il corso del torrente Chisone sta suscitando accaniti dibattiti tra la popolazione delle valli
Chisone e Germanasca, per opera soprattutto del comitato di salvaguardia
nato con lo scopo di mettere in guardia
i cittadini contro le «insidie» di questa
operazione.
Anche l’amministrazione comunale
di Pomaretto ha dedicato una serata alla discussione del tema, invitando tra i
relatori gli agguerriti membri del Comitato pro Chisone con in testa la rappresentante della sezione di Pinerolo
di Legambiente. La partecipazione dei
residenti non è stata entusiasmante, è
noto infatti che l’interesse per i problemi ambientali si fa vivo soltanto quando si è direttamente coinvolti, in compenso i presenti erano tutti d accordo
nel deplorare questo nuovo attentato
all’integrità del territorio.
Il sindaco, Giorgio Bonis, ha messo
in luce la situazione particolare del Comune che ospita sul suo territorio le
centrali della Manifattura di Perosa e
della Cascami seta, costruite parecchi
decenni fa e oggi non più sicure. Il canale coperto della Cascami passa a ridosso di villaggi e case sparse e si è già
sgretolato in vari punti. Le centrali della
Manifattura sono servite da una lunga
conduttura che arriva a Pomaretto con
un tunnel e una condotta forzata quasi
verticale. Nella zona sottostante è sorto
negli ultimi anni un nuovo quartiere di
villette e condomini, sempre più a rischio quanto più i materiali di costruzione si deteriorano col tempo.
La preoccupazione del sindaco riguarda il fatto che in queste trattative
tra l’impresa e la Comunità montana
manca un progetto globale per l’assetto
idrologico del Chisone che consideri
anche Tesistente e richieda garanzie a
chi l’energia elettrica la produce da
tempo. Tanto più che le concessioni
stanno per scadere e l’occasione si presenta favorevole. È già quasi una frase
fatta il solito commento che in montagna si viene solo a prendere il meglio,
vedi le polemiche sulle aziende faunistico-venatorie ma, se le imprese hanno
come unico scopo il profitto, 1 ente
pubblico dovrebbe correggere le situazioni di regresso del territorio, senza
perdere in partenza tutte le battaglie.
Successo a Torre Pellice del «Cerca-trova», mostra mercato dei libri usati promossa dagli Amici della biblioteca in
collaborazione con il Comune. Sabato 23 e domenica 24 settembre una
trentina di giovani si sono alternati sotto i portici del municipio proponendo alla vendita ma
soprattutto allo scambio,
libri usati, di scuola e
non. Alcuni giovani hanno anche esposto altri
oggetti, giochi e addirittura piccoli manufatti del
loro ingegno. L’intento
dei promotori è di dar un
seguito a questo primo
episodio riproponendo il
cerca-trova in altre occasioni, a cominciare dal
prossimo Natale.
NELLE CHIESE VALDESI
ATTIVITÀ SCOUTISTICHE — È tempo di ripresa anche per le attività scoutistiche del I distretto. Da quest’anno, con l’aumento delle adesioni, è stato aggiunto
un gruppo, quello dei medi. I piccoli sono divisi in due
gruppi, vai Pellice con incontri a Torre Pellice e Pinerolo-Pomaretto con incontri alternati. I medi (anni
’89-87) si riuniranno a Pinerolo; i grandi si ritroveranno in incontri a sé stanti. Il primo appuntamento e per
il 30 settembre: i grandi incontreranno i ragazzi bielorussi a Bobbio alle 15,30 mentre gli altri gruppi si ritroveranno alle 19 a Pinerolo in via dei Mille.
ANGROGNA — Il culto di inizio del nuovo anno ecclesiastico avrà luogo domenica 1“ ottobre alle 10 nel
tempio del capoluogo: tutti i bambini, ragapi, catecumeni, membri dei gruppi di attività (corale, giovani,
donne) sono calorosamente invitati a non mancare.
luserna san GIOVANNI — Domenica 1“ ottobre
culto di ripresa attività.
FERRERÒ — Culto unico di apertura delle attività,
domenica 1° ottobre a Ferrerò, con distribuzione del
pane e del vino. Sabato 7 ottobre, alle 14,30, incontro
per monitori, monitrici, bambini e bambine, ragazzi e
ragazze per fissare gli orari delle attività.
POT/IARETTO — Culto al Centro anziani, venerdì 6
ottobre, alle 16.
FRALI — Domenica 1° ottobre, culto con S. Cena,
domenica 8 verrà insediato il nuovo past. Pffankuche.
PRAMOLLO — Domenica 1“ ottobre ore 10, culto
con assemblea di chiesa. AlTordine del giorno la relazione del deputato al Sinodo e comunicazioni sulla
situazione degli stabili.
rORÀ — Giovedì 28 alle 17 incontro dei giovani
con il gruppo bielorusso al Centro. Merenda, partita
di calcio e cena autogestita; portate quindi qualcosa
da condividere per la cena. Domenica 1° ottobre culto al tempio alle ore 10.
SAN SECONDO — Sabato 30 settembre, alle 15, incontro con i genitori e i bambini/e della scuola (tomenicale, dei ragazzi/e del precatechismo e catechismo. Domenica 1° ottobre, alle 10, culto.
TORRE PELLICE — I gruppi di catechismo si riuniscono giovedì 28 pomeriggio, la scuola domenicale
inizierà invece sabato 7 ottobre. L’Unione dei Coppieri
si ritrova venerdì 29 alle 21. Domenica 1“ ottobre assemblea di chiesa sul servizio pastorale a Torre Pellice
e relazione delle deputate al Sinodo; pomeriggio comunitario ai Coppieri. Martedì 3 ottobre, alle 15, alla
Casa unionista, incontro della Cevaa.
VILLASECCA — Il culto di inizio attività si svolgerà
nel tempio di Villasecca domenica 8 ottobre alle 10.
Í il
n Hi u» ci prefiggiamo di ridurre
^nète» ? giornaliere le rette a
t^Mtfuttl ospiti; in merito, poi
«nHe i ^'pbiettivo non è ancora stato
rintui ci rivolgiamo a tutti i
npttiil sostenitori per aiuto,
^^l^razie in anticipo.
’ ELENCO DONI
ppun SEMESTRE 2000
,re ne» GENNAIO
j valde^ p
le Marco e Franca Ey
lecider«p®i''
i lavof% Vittoria Colongo nel
iegli ricordo dell’aw. Roberti »" Bertarione,
'iamoef pc-®’ ®t»'do Rossetti, Ivrea.
E65.000; Eunice Biglione.
'O-OOO: Sauro Gottardi in mem.
del past. Mollica, Albisola Sup.
£ 100.000: Fiorina e Umberto Tenan con Danilo e Denise in mem.
di Fredino Gaydou; Anna Malanot in mem. di un caro compagno; Erika Armand Pilón; Giulia e
Giovanna Bertalot, Prarostino;
Germana C. Jouvenal, Roma.
E 190.000: Lionello Gay
E 200.000: dott. Carlo Travaglini;
Nella Revel in mem. di Emilio
Revel e Susanna Pons.
E 300.000: Giulia Bensa.
E 1.000.000; Gianni Long.
FEBBRAIO
£ 50.000; Telma Malcrida
£ 200.000: i coristi della Corale
di Torre Pellice; Luisa e Giuliana
Giampiccoli;
£ 500.000: Unione femminile e
Gruppo Omega della Chiesa
evangelica valdese di Milano.
£ 748.000; N.N.
£ 1.300.000; Bruno Revel in memoria della moglie.
£ 2.000.000: N.N.
MARZO
£ 50.000: Daisy Mazzetti in memoria della zia Cesira Costanzo,
Liliana Ribet.
£ 100.000: Claudia dalla in mem.
della sig.ra Cesira Costanzo
ved. Giacobino; Ferruccio e Mirella dalla con gratitudine, in
mem.della Sig.ra Cesira Costanzo ved. Giacobino; Marina Giacobino e Vittoria Costanzo in
mem. di Cesira Costanzo.
£ 200.000: Onoranze funebri
Bessone, Perassi e Monnet.
£ 295.200: Vigne Ribet, Parigi.
£ 1.000.000: maestranze della
Skf di Viliar Perosa in occasione
del 17 febbraio; Silvana Militami
in mem. del papà Michele.
APRILE
£ 20.000: Unione femminile di
Luserna San Giovanni, fiori in
mem. di Lilly Robba.
£ 100.000; Francesco Cerutti e
Margherita Canova; Onoranze
funebri Bessone, Perassi e Monnet; N.N. ricordando Vera e Bice;
Elsa Lapisa Ved. Boero Rol.
£ 200.000: Renato, Rinaldo Gaydou in mem. del fratello Fredino.
£ 250.000: Guido Benecchio e
famiglia in occasione degli 80
anni di Roberto Malan.
£ 300.000; Unione femminile di
Luserna San Giovanni.
£ 470.000: Lionello Gay.
Da üeco delle valli valdesi
Cinquanfanni fa
MAGGIO
£ 30.000; familiari di Tiziano
Danna.
£ 67.000; E. G. ricordando Marcella.
£ 100.000: Onoranze funebri
Bessone, Perassi e Monnet.
£ 300.000: Florinda Tourn ved.
Balestra; Tatiana Gobello in ricordo deiia mamma.
£. 400.000: Eddy Pennington de
Yongh Muriana in mem. del marito Richard.
£ 500.000; Gino e Mariuccia
Barbiani con riconoscenza.
GIUGNO
£ 100.000: Onoranze funebri
Bessone, Perassi e Monnet;
Francesco Cerutti e Margherita
Canova; Rina Bertin in mem. di
Lilly Pavese Robba.
£ 150.000; Silvia Bonnet.
£ 200.000; Emilio Perotti; Maria
Viotti dei Maestro.
£ 8.786.410; Comité Vaudois.
£ 10.000.000: fam. Zagrebeisky.
£ 11.900.000; gruppo Amici dell’Asilo.
Il 30 luglio 1950 si svolge a Torre Pellice la cerimonia della presa di costume di 4 novizie di ritorno dalla Casa delle
diaconesse di Saint-Loup,
dove hanno frequentato
corsi di infermiera: si
tratta di Dina Costantin,
Cadiga Perini, Giocondina Cauli e Gaetana Tozzi.
Amici, parenti, diaconesse le festeggiano nel convitto, perché a quell’epoca la Casa madre «è tutto
un cantiere». Pare che
Agape vi avesse trasferito
l’alloggio di un gruppo di
lavoratori, così mi dice il
pastore Taccia, che tagliavano alcuni alberi per
le travi del Centro in costruzione.
È sempre interessante
curiosare nei Sinodi passati: leggendo le cronache di quello del 1950
scopriamo che già si discuteva molto pro e contro l’autonomia delle
chiese; l’occasione allora
era data dalla chiesa di
Zurigo che voleva prolungare la permanenza
del proprio pastore oltre i
regolamentari 14 anni.
Come al solito la Tavola è
invitata a seguire la prassi
della consultazione con i
Consigli di chiesa. Bruno
Corsani viene designato
quale professore alla Facoltà teologica evangelica
di Buenos Aires. Anche
allora regnava un clima
pesante con il cattolicesimo e vale la pena riportare Todg votato: «Il Sinodo, di fronte alTannunciata proclamazione dell’Assunzione della Vergine Maria come dogma rivelato, riafferma che questa dottrina è compietamente estranea alTEvangelo; che si risolve in una
indebita glorificazione
della natura umana; che
contribuisce a distogliere
la fede da Cristo, vero Dio
e vero uomo, solo Signore e Redentore dell’umanità perduta. Il Sinodo
deplora che con tale dichiarazione vengano accentuati i contrasti dogmatici in seno alla cristianità, rendendo sempre
più problematica la prospettiva di riunione delle
membra sparse del Corpo di Cristo».
Si discute anche di
giornali evangelici e il
cronista osserva: «La proposta che più ha impressionato e che è stata condivisa da molti è stata
quella dell’unificazione
de La luce e de L’eco delle
valli valdesi in un solo
giornale». Chissà se cinquant’anni dopo è digerita? Manco a dirlo si parla
di una «crisi dei giovani»
e del fatto che «non sempre la parte più anziana è
in grado di comprendere
il travaglio e la mentalità
di una gioventù uscita
dalla guerra e alla ricerca
di un annuncio verbale
che sia convalidato dalla
realtà della vita». Il Sinodo poi ringrazia il pastore
Tullio Vinay, segretario
della Fuv, per tutto quello
che sta facendo per i giovani. Ecco la Tavola eletta
queU’anno: Guglielmo
del Pesco moderatore,
Achille Deodato vice, Alberto Ribet, Pier Valdo
Panasela, Ermanno Rostan, Gino Costabel e Vittorio Ravazzini membri.
Nell’ultima settimana
di settembre si svolge anche il 1“ Congresso delle
Chiese dei paesi latini
d’Europa (l’attuale Cepple): 70 delegati da Portogallo, Spagna, Italia, Svizzera, Francia e Belgio: i
temi trattati sono l’evangelizzazione, i rapporti
fra le chiese e lo stato, la
gioventù.
(a cura di
Marco Rostan)
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli "^.ldesi
VENERDÌ 29 SETTEMBIìPv
SPORT
TENNIS TAVOLO
Nella CI nazionale la
Polisportiva di Torre Pellice si è irtiposta per 5-0 a
Domodossola grazie a
due punti di Paolo Rosso
e Walter Preseli e a uno
di Davide Gay. Vittoria
anche in C2 regionale
con i valligiani che passano sul campo del K2
Torino per 5-2 con due
punti ciascuno di Marco
Malano e Giuliano Ghiri
e uno di Andrea Girardon. In DI la squadra «A»
è stata battuta ad Alpignano per 5-2 con Massimo Battaglia autore dei
due punti mentre sono
rimasti a zero Mauro Cesano e Simone Odino. La
formazione «B» ha invece vinto a Torre Pellice
per 5-0 con il Moncalieri
con due punti di Sergio
Ghiri e Riccardo Rosetti e
uno di Gino Piras. Nel
prossimo turno la «B»
della Valpellice in DI affronterà venerdì a Torino
lo Stampalia mentre le
altre formazioni giocheranno sabato 30 settembre dalle 16 alla palestra
di via Filatoio.
CORSA ALPINA
Rinviata a giugno per il
maltempo è stata recuperata domenica scorsala tradizionale corsa del
Castelluzzo organizzata
dal Gasm Torre Pellice:
una cinquantina i partecipanti con trionfo degli
atleti delTAvis Luserna:
primo Davide Bonansea
e secondo Massimo Lasina; solo terzo il vincitore
degli ultimi anni Claudio
Gamier del Gasm. L’Avis
ha così vinto anche la
classifica per società.
Torre Pellice
Mostra
di fotografie
«Centogiorni al 2000»; è
il titolo di una mostra fotografica che verrà inaugurata sabato 30 settembre, alle 17, al Centro culturale valdese di Torre
Pellice. Si tratta del lavoro
di Emilio Ingenito, fotografo poco più che quarantenne, originario del
Napoletano. Una sequenza di scatti collocata lungo una parete di oltre 10
metri. Il progetto ha inizio il 22 settembre del
1999: l’autore, come il
personaggio di un film di
qualche anno fa che tutti
i giorni alla stessa ora fotografava i passati delle
via, ha scattato in varie
ore del giorno una serie
di foto, mantenendo però
sempre lo stesso angolo
di ripresa. Il soggetto
principale è l’orologio di
una insegna pubblicitaria; in primo piano, ma
sfocati, ci sono i passanti,
veicoli o persone. Non
importa se si prepara o
no un evento, tutto si
svolge ogni giorno allo
stesso modo, tutti si lasciano trasportare da
questo fluire apparentemente ineluttabile. Ingenito ha voluto cristallizzare una situazione
temporale, come dice lui
stesso, «con costanza,
proponendo il “rimmemorare” come necessità
storica». La mostra di
Emilio Ingenito resterà
aperta fino al 22 ottobre,
giovedì, sabato e domenica dalle 15 alle 18, gli altri
giorni dalle 14 alle 17.
POSTA
Stupore
Leggiamo con una certa soddisfazione e anche con
un certo stupore su L’eco delle valli valdesi n. 34 dell’8
settembre un articolo di Massimo Gnone riguardante
le normative che regolano i cosiddetti «lavori socialmente utili», una categoria bistrattata e praticamente
ignorata da partiti, sindacati e, dispiace affermarlo,
anche dalle chiese che, al di là delle periodiche e altisonanti «dichiarazioni di intenti», lasciano poi le vittime del disagio sociale e della povertà da sole con i loro problemi e, anzi, continuano ad accentuare l’importanza del «management» sia nella società che nelle chiese (basta guardare le foto e i titoli del n. 34 di
Riforma). Ci si dimentica troppo in fretta, per interesse e omologazione al «sistema», che i protagonisti e i
destinatari del messaggio evangelico sono proprio gli
esclusi (vedi Matteo 5, Luca 4, 18; Isaia 1, Isaia 57 riguardanti i «poveri del Signore»),
Bisogna ritrovare urgentemente la coerenza fra credo e opere attraverso una profonda e rigorosa autocritica. Da parte nostra proprio in quanto «prescelti»
e «protagonisti», continueremo a lottare secondo il
manifesto pragmatico di Gesù descritto da Matteo 5 e
da Luca 4 con la speranza che altri facciano lo stesso.
. Ovviamente ci sentiamo in diritto e in dovere di parlare anche a nome di tutti coloro che condividono
con noi questa penosa situazione «lavorativa».
Mario Alberione, Fabrizio Corvo
Lsu - presso l’Asl 10 Pinerolo S. Pre.Sal.
N.B.: gli scriventi ricevono uno «stipendio mensile»,
etichettato come «sussidio di disoccupazione», erogato
dail’Inps, di £ 833.000 per 20 ore settimanédi.
FONDAZIONE
«DOTI. ENRICO GARDIOL»
via Beckwith 1 -10066Tórre Pellice (To)
BANDO DI CONCORSO
per l’assegnazione di borse di studio
, per runiversità
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli
studi universitari per esercitare nelle Valli le attività
professionali conseguenti, possono richiedere una
borsa di studio per l’anno accademico 2000-01,
entro il 20 ottobre 2000, indicando:
- facoltà universitaria prescelta:
- condizioni economiche personali (copia della
dichiarazione dei redditi);
- previsione delle spese che intendono pagare
con la borsa di studio. '
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presi'
denza del Collegio valdese.
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Concorso ippico a Pinerolo
Belle giornate per
il salto a ostacoli
DANIELA GRILL
Altre tre giornate di
prove ippiche accompagnate dal bel tempo: dopo il concorso Internazionale di due settimane fa, lo scorso weekend piazza d’Armi di Pinerolo ha accolto la XIV
edizione del concorso
Nazionale di Tipo A. Numerosi cavalieri provenienti da tutta Italia, ma
soprattutto dal Nord, si
sono presentati puntuali
all’appuntamento e si sono cimentati nelle varie
prove di salto a ostacoli
previste nel cartellone del
programma: 18 premi divisi nelle tre giornate di
concorso per un monte
premi di 52 milioni.
Le prime prove di venerdì 22 settembre erano
dedicate ai cavalli debuttanti e ai giovani cavalli;
il premio «Allevamento
Le Fontanette» ha visto
vincitore il famoso Filippo Moyerson in sella a
Loro Piana Quirky Mare;
l’amazzone Francesca
Ottonello con Troika de
Monfort è risultata prima
nel premio Caffè Ghigo,
mentre Aldo Caffi con
Dama V si è aggiudicato
il premio Comune di Sestriere a categoria mista.
Il giorno seguente, sabato 23, Gianluca Palmizi
con i cavalli Zeligo e Legrand ha vinto sia il primo premio in cartellone,
dell’Eco del Chisone-Eco
mese, sia il premio Stiln
M Musica e cori
Canta e prega
È programmata per sabato 30 settembre, alle
ore 21, nella storica abbazia di Staffarda, la 3^
serata di canto popolare
della rassegna itinerante
«Piemonte canta e prega», ideata dall’Ordine
mauriziano nelle chiese
e abbazie e patrocinata
dalla Famija turinèisa.
L’organizzazione dello
spettacolo è stata curata
anche quest’anno dal coro Valpellice, con la collaborazione del coro La
Gerla, sempre di Torino,
e si prevede un concerto
in cui i vari gruppi corali
che parteciperanno alla
serata sapranno trasmettere al pubblico profonde
emozioni grazie alla loro
abilità, alle loro musiche
e suggestività del luogo.
Alcune notizie in più
sui vari cori che parteciperanno alla serata: il coro Valpellice, diretto da
Ugo Cismondi, è nato nel
1958, ha al suo attivo numerosi scambi culturali
con cori italiani e stranieri e vari concerti in
Italia, Francia, Svizzera,
Belgio, Germania e nel
Sud America; il coro Alpi
Cozie di Susa, diretto da
don Walter Mori, conta
oltre 50 coristi, e in circa
trent’anni di concerti ha
portato il canto popolare
in Italia, nell’Europa,
nelle Americhe del Nord
e del Sud e in Giappone;
il coro Stella Traffiumese
di Cannobio, diretto da
Daniele Bonati, è di formazione mista e ha alle
spalle 22 anni di attività,
con un repertorio di brani d’autore e di polifonia
sacra, canti della tradizione piemontese e lombarda e ogni anno organizza la rassegna nazionale di canto corale del
Lago Maggiore.
gegneria; il premio Mustad è stato assegnato a
Filippo Giannini in sella
a Arie V; i tre premi delle
Comunità montane vai
Pellice, valli Chisone e
Germanasca e Pinerolese
pedemontano, sono stati
vinti rispettivamente da
Gian Michele Minardi
con Kamara, Francesca
Ottonello con Troika de
Monfort e Francesca
Leone con Arlette. Domenica 24 ha aperto con
il premio delle Skf Industrie, vinto da Roberto
Tamborra in sella a Dalia
VII, e con quello della
Banca Popolare di Novara assegnato a Gianfranco Defilippi con Gladys; il
premio Memorial Lodovico Cosso, in onore dell’imprenditore pinerolese
fondatore dell’Industria
Corte e Cosso (poi Corcos) e gran amatore dei
concorsi ippici, è andato
a Vassilia Sacco a cavallo
di Thommo; il Gran premio città di Pinerolo a
Ignace Philips su Danton
du Manoir e l’ultimo premio Itt Industries Galfer,
categoria di salto a ostacoli a tempo, a Filippo
Moyerson in sella a Loro
Piana Quirky Mare.
29 settembre, venerdì
PINEROLO: Alle 21, all’istituto Murialdo, incontro
su «Come nasceranno i futuri piani regolatori dei nostri Comuni?» e «Il recupero dei rustici e del patrimonio edilizio montano», con Franco Botta, assessore
regionale all’Urbanistica.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Dalle 17 alle 19, nella
sala consiliare, inaugurazione deila mostra personale
di pittura di Gianni Bertela, ingresso libero. Alle 21, «I
guitti del ’600», teatro, danza e canto, ispirati all’epoca della Maschera di Ferro.
30 settembre, sabato
CUMIANA: Nella sala incontri Carena, alle 21, concerto del coro Ana, a cura del gruppo alpini di Torino.
Ingresso libero.
STAFFARDA: Alle 21, nell’abbazia, concerto del
«Coro vai Pellice», insieme ai cori «Stella traffiumese»
di Cannobio, e «Alpi Cozie», di Susa.
PINEROLO: Per tutta la giornata, presso il banchetto del Wwf, in corso Torino 2, raccolta fondi a favore
del patrimonio boschivo nazionale con particolare
attenzione per gli alberi secolari.
1° ottobre, domenica
CUMIANA: Alle 10, al campo sportivo Pieve, esposizione canina locale, con esibizioni di cani per ciechi del Lyons Club e del gruppo cinofilo Polizia di
stato di Torino.
ANGROGNA: Alle 8,30, ritrovo in località Sonagliette, per la partenza del 2° Trofeo della vai d’Angrogna
di mountain bike, gara di campionato regionale Uisp.
Per informazioni e iscrizioni tei. 0121-91577; spaghettata finale per tutti, offerta dalla Pro Loco.
TORRE PELLICE: Il gruppo Amici Santa Margherita
organizza una gita nelle Langhe: per informazioni rivolgersi allo 0121-91453.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Dalle 10, apertura
esposizione delle bambole artistiche di Angela Musso, nel Palamagic, alle 12 inizio distribuzione di polenta, funghi e salsiccia, alle 14 apertura degli stand di
prodotti tipici e hobby della vai Lemina, e artisti in
piazza; apertura mostra degli allievi delle scuole locali; alle 14,30, ritrovo per l’iscrizione degli espositori di
funghi e inizio di «Giochi in piazza». Seguirà rappresentazione storica con divise e mezzi della 2“ Guerra
mondiale e gara di tiro al bersaglio, alle 16 premiazione degli espositori.
2 ottobre, lunedì
TORRE PELLICE; «Metamorfosi nell’era dell’acquario», propone un incontro su «Pensiero positivo,
causativo, autostima», etile 21, via Bouissa 13/3.
3 ottobre, martedì
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 21, concerto per coro e organo, musiche di Schutz, Bach,
Mendelssohn, Britten con il gruppo Brunder Kantorei.
4 ottobre, giovedì
POMARETTO: Alle 20,30, nel tempio, concerto del
coro Bunder Kantorei.
6 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: All’hotel Gilly, alle 20,15, «Sapori
d’autunno», cucina a base di prodotti autunnedi. Prenotazioni alla sede della Pro Loco.
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Torre Pellice: bambini e ragazzi futuri artisti
Creatività alla «Libera officina»
CARMELINA MAURIZIO
RICCO, vario e di qua1
lità: così si presenta il
programma per la prossima stagione dell’associazione «Libera officina delle arti», nata un anno fa a
Torre Pellice, che propone ancora una volta ad
adulti e bambini molti
modi interessanti di accostarsi all’arte, alla creatività, all’espressione. I
laboratori prenderanno il
via mercoledì 4 ottobre,
con il primo incontro per
ragazzi e adulti su «Ritmi
delle forme», il disegno,
secondo l’ottica e le idee
della Piccola officina Lebedev; gli incontri successivi, (tutti dalle ore 17
alle 18,30) mireranno alla
produzione di piccoli libri personali (riproducibili in più copie) e manifesti, e prenderanno in
considerazione varie tecniche come la serigrafia,
la linoleumgrafia e l’acquafòrte, l’attività in galleria e la preparazione
delle mostre. Sempre
mercoledì 4 ottobre, comincerà il percorso trimestrale, rivolto agli adulti, su «Segno, gesto libero», condotto da Orietta Brombin, illustratrice,
artista, animatrice e fondatrice deU’associazione;
in questo caso gli incontri
si svolgeranno dalle 20,45
alle 22,45, per condurre
gli allievi alla scoperta
delle proprie capacità di
osservazione, immaginazione e realizzazione attraverso la potenzialità
del gesto.
Alla fine di ottobre, sabato 28, sarà la volta dei
più piccoli: ai bambini
«Libera officina» dedica
quest’anno alcuni laboratori mensili, fino a maggio (un sabato al mese,
dalle 16 alle 18), nei quali
si potranno divertire a inventare forme manipolando materiali diversi,
creando oggetti, con argilla, carta, stoffa, frammenti industriali, scagliola, plastica, nylon, sabbia.
A gennaio e febbraio del
2001, la «Libera officina»
propone per due mesi alcuni incontri, per riflettere sul significato delle immagini nella nostra epoca, dedicati a chi ama
l’arte nelle sue forme innovative, con «Conversazioni sull’arte contemporanea», condotte il mercoledì dalle 20,45 alle
22,45 da Massimo Tosco,
scrittore e artista. In primavera sarà la volta delle
serate calligrafiche, appuntamento assai gradito
nella scorsa stagione.
Le attività si concluderanno a giugno con la
mostra finale dei lavori
di tutti gli allievi. Per chi
vuole saperne di più, per
iscriversi e per conoscere
più da vicino il grande
atelier dove si svolgono
corsi e laboratori, l’appuntamento è per ve
nerdì 29 settembre, alle
18, in via Angrogna 20, a
Torre Pellice, quando avverrà la presentazione
ufficiale del nuovo anno
di «Libera officina», alla
presenza dei docenti dei
vari corsi e laboratori.
venerdì Ho fatto apeipoguerr;
mia moglie. Alla sijimcentir
«5cento» è in programipo ogni ii
La tempesta perfetta;!
rìali 19,50 e 22,20, sai»
19.50 e 22,30, domenii* Zf»
14.50 17,20 19,50, e22i"
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m ECONOMICI iFontana
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VENDO pianofoil34 dell’l
verticale Werner. Telécognoir
nare allo 0121-93320! correttai
lasciare messaggio inS ne scusi;
greteria telefonica, e con i le
TORRE PELLICE zoi
centralissima affittasi
canoni agevolati, alloj
varie metrature in el
ciò d’epoca compie*
mente ristrutturato, li
0121-374995 opp. 03S
5950796 (ore ufficio).
Rievocazione storica a Pinerol
La Maschera di ferij
Cavalieri e moschettieri a guardia delle vie insieme a balestrieri e archibugieri e poi per le
strade spettacoli di giocolieri e tamburini e ancora artigiani commercianti e popolani in costume, rigorosamente
del ’600. Chi attraverserà
le vie del centro storico
di Pinerolo domenica 8
ottobre si imbatterà in
questo insolito spettacolo che impegnerà circa
600 persone, per lo più
cittadini pinerolesi, che
daranno vita ad altrettanti personaggi impegnati nella «2" rievocazione storica della Maschera di ferro».
La speranza degli organizzatori è certo quella di
ripetere l’exploit di pubblico della passata edizione (circa 30.000 persone) ma è anche quella
di dare seguito a un’iniziativa che nata lo scorso
anno è già divenuta un
classico dell’autunno!
nerolese.
La manifestazione,
rievoca la figura della
mosa Maschera di ft*
un misterioso persona
gio francese che la tra!
zione vuole essere st<
prigioniero prima a PjJ
rolo poi al Forte di ES»
e quindi a Parigi tna|
cui poco si sa anche
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tesi avanzate, vuole e**
re tra l’altro soprattn*
un momento di aggrpi
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giovedì! esortare alla luce della Parola
>fival ciupna comunità in crescita.
;na, otel veneziano è stato un parta; Icanstore «carismatico»; emanava
tigini; 111 infatti un fascino particolare,
y Toolinia cui non era estranea la cae 21,15,jpigiiatura prematuramente
enical»! canuta, anzi candida. La sua
15 e 22ipredicazione, priva di fron,15, Ilnzoli culturali, andava diritto
d’oro aliai cuore, sapeva suscitare
da). emozioni, commuoveva; era
Il cinejfatta di sottolineature, pause
la in DB e improvvisi slanci verbali,
erdì 299Nella fonte battesimali in1 15 llidossava un camice nero che
1 nrincii'e rendeva austero. Era an„ 2115 {ehe dotato di senso pratico
Ì-ire- dèi ed era ottimo organizzatore;
21 ìund lei' fidelità gli hanno permes,/priì nrpiso di adempiere con succes’ so a importanti incarichi
nelTUnione battista.
— Lami Durante il suo ministero la
telef. OlJcomunità di via Urbana è
ti pregiaicfesciuta in consistenza e in
«2centoi|2elo. Solo nell’immediato doatto apKpoguerra ha celebrato oltre
. Alla siun centinaio di battesimi; doprogramipo ogni immersione la comuperfetta;i
2,20, salsi
l:5o°S" corrige
nità cantava con commoaone la strofa: «Sii fedele fino
alla morte e la corona di vita
io ti darò». Che emozione,
che gioia! Come era bello
sperimentare di essere chiesa
di Cristo. I servizi erano molteplici: la domenica mattina
si iniziava con la scuola domenicale, seguiva il culto di
edificazione e la sera ancora
un culto; il sabato, la riunione dei giovani.
Come non ricordare poi le
gite fuoriporta del lunedì di
Pasqua, le recite dei giovani il
giorno della Befana, le poesie
dei più piccoli nel periodo
natalizio, l’incontro in piazza
in Lucina per formare, durante il canto degli inni, un
cerchio di persone, la cui circonferenza cresceva con l’ingresso di chi decideva di
prendere Gesù Cristo come
personale salvatore?
Con la morte del pastore
Veneziano se ne va un pezzo
molto importante della storia
di questa comunità, se ne va
la parte migliore. Perdiamo
una persona a noi molto cara, che si è impegnata senza
riserve, senza risparmio per
far crescere la chiesa di via
Urbana. Con animo commosso ci sentiamo particolarmente vicini ai familiari;
con loro ringraziamo Dio per
averci dato, e per lungo tempo, il dono della sua persona.
Pierluigi Diociaiuti - Roma
Nella « Dominus Jesus» si interpreta la «lettera» del Concilio in senso restrittivo
Ratzinger ha chiuso gli spiragli aperti dal Vaticano II
_i__-nriTi
mERTORANZI
SECONDO Paolo Ricca {Riforma
" ^ = 11....T-1,
ger, falsando la lettera del testo. Quindi,
secondo il Vaticano II, non c’è ne^una
identificazione della chiesa di Cristo
con la Chiesa cattolica: c’è soltanto una
continuità storica attraverso la successione episcopale (LG 20) che pero, di
per sé, non implica un monopolio
esclusivo della seconda sulla prima rie
esclude altre forme di continuità tra la
stessa chiesa di Cristo e altre chiese cristiane. D’altronde, come poteva il Concilio sostenere che l’unica chiesa di Cn
n.35) il card. Ratzinger nella sua Dichiarazione Dominus Jesus si limiterebbe a citare la lettera, quantunque non lo
spirito, del Concilio Vaticano II, senza
interpretazioni restrittive e senza citare
se stesso. Ma a me sembra invece che
Ratzibgèr, oltre a citare anche se stesso,
non si limiti alla lettera del Concilio, ma
ti conciliari con aggiunte personali, fino cattolica, quando al di ..v
ad .mv.™ a una ver. e propria mani- Ssa'it menrre
tfaSuSment'ando il celebre passo non è dimostrato (con buona pace di
Ricordo di
Berta Subilia
Nell’articolo «Helene Dhyr
lIVIICI iFontana i contatti internazionali» apparso su Riforma n.
iianofoÌ34 dell’8 settembre 2000 il
ler. Telà
-93320!
cognome della pastora va
. correttamente letto Dyhr. Ce
iggio in! ne scusiamo con l’interessata
nica. e con i lettori.
.LICE zoi
Paolo Ricca, Mario Miegge
e Eugenio Stretti hanno scritto molto bene, ricordando
Berta Subilia. Chi la conosceva bene può domandarsi come reagirebbe... Vorrei aggiungere qualche ricordo,
poiché effettivamente ha occupato un posto, nella vita
delle nostre chiese.
Amava appassionatamente
la Bibbia; amava la riflessione
nella fede, con una sensibilità
non clericale e interessi ampi;
e amava scrivere. Lo ha mostrato redigendo per decenni
L’amico dei fanciulli, ma anche scrivendo parecchio per
La luce-L’eco delle valli valdesi, dove per anni ha tenuto
una regolare e varia mbrica di
letteratura per l’infanzia, e redatto con larga collaborazione i «doppi paginoni» a cura
della Federazione femminile
della Lumen Gentium secondo cui
«l’unica Chiesa di Cristo, che il Salvatore
nostro (...) diede da pascere a Pietro (...),
costituita e organizzata in questo mondo, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro» (LG 8),
egli afferma che il »suhsistit» sigriifica
«continua ad esistere soltanto e pienamente»; il che è un’evidente interpretazione restrittiva, mentre l’ambiguità del
verbo lascia ampio margine a interpretazioni meno esclusivistiche. In nota,
poi, Ratzinger cita un suo documento
del 1985 (la famosa «condanna» di Chiesa: carisma e potere di L. Boff) in cui si
dice che «il Concilio aveva scelto la parola "subsistit” per chiarire (!) che esiste
una sola “sussistenza” della vera chiesa,
mentre fuori della sua compagine esistono solo “elementa ecclesiae” che, essendo elementi della stessa chiesa, tendono e conducono verso la Chiesa cattolica». Ma in realtà la Lumen Gentium
dice testualmente che, al di fuori della
Chiesa cattolica, «si trovano parecchi
elementi di santificazione e di verità
che, quali.propri elementi della chiesa
di Cristo, spingono verso l’unità cattolica {ad unitatem catholicam impellunt)»,
È chiaro che l’aggettivo «cattolica» si riferisce all’unità, non alla chiesa di Roh
ma, come vorrebbe far credere Ratzin
Ratzinger) che gli stessi elementi sipo
presenti pienamente anche nella Chiesa
cattolica? (basti pensare al ruolo della
Bibbia nella formazione del clero e nella
vita spirituale dei laici cattolici, pressoché nullo al tempo del Concilio e ancora
oggi del tutto marginale per gran parte
dei fedeli rispetto ai sacramenti e alle
devozioni). Inoltre, è evidente dal testo
che l’unità «cattolica» va ricercata nori
nella Chiesa cattolica (altrimenti ogni
possibilità di dialogo ecumertico sarebbe stata preclusa fin dall’inizio!), ma in
un’unica chiesa universale qu^e segno,
non ancora realizzato, dell’unica chiesa
di Cristo professata nel Credo.
Quanto al passo del documento sull’ecumenismo citato dal prof. Ricca; «Solo per mezzo della cattolica chiesa di
Cristo (per la precisione, il testo dice appunto «per mezzo della» non «nella»),
che è lo stmmento generale della salvezza, si può Ottenere tutta la pienezza dei
mezzi di salvezza» e «solo al Collegio
apostolico con a capo Pietro il Signore
ha affidato tutti i tesori della Nuova Alleanza» (UR, 3e), è proprio sicuro che la
«cattolica chiesa di Cristo» si riferisca alla Chiesa cattolica, quale si è venuta realizzando nel corso della storia, e non alla
chiesa di Cristo, che nel Credo viene
professata «una, santa, cattolica e apo
stolica» e che sussiste nella ma non è la
Chiesa tattolica? A me sembra più verosimile la seconda ipotesi, se considenaroo il brano non isolatamente, ina nel
suo contesto generale, dove «Chiesa di
Cristo» e «Chiesa cattolica» veiigono
sempre considerate due realtà distinte. ^
Il fatto è che la lettera del Vaticano II,
frutto di tante mediazioni e cornpromessì, è spesso ambigua e non univoca
nel suo significato per cui, se non e interpretata, dice ben poco. Ma allora se
si vuole coglierne lo spirito, perché non
privilegiare le interpretazioni meno restrittive? ,
Infine, è vero che lo stesso documento sull’ecumenismo (UR 22c) riserva la
denominazione di «comunità ecclesiali» a quelle chiese che mancano del sacramento dell’Ordine e che non hanno
conservata la «genuina ed integra sostanza del mistero eucàristico»; ma non
dice esplicitamente che «non sono
chiese in senso proprio»; questa e
un’aggiunta del card, Ratzinger, che
ancora una volta interpreta in sepso restrittivo e non cita neimneno altre fonti
del magistero in cui si trovi un’affermazione del genere. Inoltre, il paragrafo
del doemnento in questione conclude:
«Bisogna che la dottrina circa la cena
del Signore, gli altri sacramenti, il culto
e i ministeri della chiesa costituiscano
l’oggetto del dialogo»; indicando così
chiaramente un cammino comune da
percorrere per approfondire i punti di
dissenso e le possibilità di accordo. Ma
Ratzinger si guarda bene dal citare quest’ultima frase.
È certamente vero, come afferma il
prof. Ricca, che il magistero cattolico
non ha mai fatto, rispetto d Vaticano
IL quel passo avanti nel dialogo ecumenico, auspicato da tanti cristiani. In
fondo quel Concilio aveva aperto solo
degli spiragli; ma mi pare che la «Dichiarazione» del cardinale Ratzinger,
approvata dal papa, li abbia nuovamente e decisamente chiusi.
valdese, pagine accurate, ricche di dati e di spunti vivaci e
originali. Della Ffv, infatti,
aveva fatto parte del Consiglio
e per alcuni anni ne era stata
la presidente. In quel contesto
ha curato pure la redazione di
tutta una serie di dossier studi biblici, presentazione di
problemi, di temi teologici, di
libri - quale materiale di lavoro sia per le Unioni femminili
sia per gruppi di cadetti.
Più recentemente era stata
animatrice, con altre, di annuali serie di incontri di studio e dibattito che hanno riunito, a Roma, a turno in varie
affittasi,^
lati, allei
re in el
compie*
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Passatempo
(D. Mazzarella)
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nel tein
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appendi»
alconi e»
a dispo'
deliaci»
non no»
estazio»
1 giorno
I inizio
e 19.
22. Dolce ozio
25. Si dice che quella verde
è la più bella
26. Destinatario di una lettera paolina
28. Mostruoso protagonista
di un film di fantascienza
29. Dio greco dell’amore
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Orizzontali
15.
della
Così era il pane mangiato dagli ebrei nella notte
della Pasqua
Elemento dell’indirizzo
Figlio di Giacobbe e di
Zilpa
Il re Davide si invaghì
della moglie di costui
11- Lo si dice di un malanno
persistente
*3' Insetto parassita
16.
17
9.
18
19
20
Regnava prima
creazione
Insieme ai cavalieri nei
balli di un tempo
Segno grafico per indicare i numeri
Per causa sua Giovanni
Battista... perse la testa
Monete e stmmenti musicali
Introduce il condizionale
21. Sigla di Venezia
Iniziali del musicista Gabrieli
Il padre di Giovanni Battista
L’ultima e la quarta lettera dell’alfabeto
I giocatori di pallavolo lo
fanno con le mani
Lo donarono i re Magi a
Gesù
Sommo sacerdote che
processò Gesù
Scrivere non in poesia
10. Lo si evita guidando con
prudenza
Lo è anche un membro
di chiesa
Cuore... poetico
Centro giovanile evangelico in Sicilia
Popoli semitici occidentali ricordati nella Bibbia
Molte in città
Diritto di opposizione
all’approvazione di una
legge
Il nome dello scrittore
Fleming
Bisonte della strada
Simbolo dell’osmio
11.
12
13
14.
17.
21.
23.
24.
27.
comunità, donne e non solo
donne di varia estrazione
evangelica introno a grandi
temi biblici e teologici di attualità. Sì, amava scrivere, e
su Protestantesimo ha via via
presentato molti volumetti di
cui apprezzava l’utilità per lo
studio di gruppo e per l’approfondimento personale
della lettura biblica da parte
dei «semplici laici».
Le centinaia (migliaia) di
cartelle che rappresentavano
la produzione teologica del
marito, corrispondenza spesso impegnativa, articoli, libri,
talvolta dispense (Vittorio
Subilia scriveva tutto rigorosamente a mano) sono sempre passate, per decenni, sotto le sue dita alla macchina
per scrivere, e non le batteva
solo meccanicamente, se ne
nutriva. Così come la sua calligrafia si alternava a quella
del marito sulle centinaia di
schede (molte migliaia di dati) dello sterminato schedario
bibliografico che è un lascito
importante di Vittorio Subilia
e che, anche quando lui è
scomparso, lei ha cercato di
continuare ad aggiornare,
RICERCA
LAVORO
Sono alla ricerca di un
contratto di lavoro per un
giovane nigeriano che uscirà dal carcere di Catania
ai primi di novembre. Si tratta di un giovane di 27 anni,
in buona salute, credente
evangelico. All'interno del
carcere è addetto a lavori
generici; pulizia, manovale
elettricista, muratore. Madrelingua inglese, buona conoscenza dell’italia;no. Se
la nozione di ravvedimento
ha un senso, almeno per
del credenti, a una persona
che ha provato la pena e
che si ravvede dovrebbe essere accordata tanta fiducia
quanta a chi non è stato
condannato. ,
Per ulteriori informazioni,
prego contattarmi; pastore
Salvatore Raplsarda, telefono e fax 095-504077.
E-mail: sdmrapis@tin.it.
scorrendo le principali riviste
che giungono alla Biblioteca
della Facoltà valdese.
Fitta era la corrispondenza
che intratteneva, mai banale
e superficiale, sempre con la
nota di una fede non cleriche
che condivideva con il marito
perché con lui l’aveva scoperta. Ed era stata una gioia,
per lei, poter seguire e affiancare, in qualche modo, la ricerca di quattro giovani studiosi per una tesi di laurea
sull’opera di Vittorio Subilia;
una, dal tedesco, l’aveva poi
tradotta così come aveva tradotto, anni addietro. Il Figlio
di Dio (commentario a Marco) di G. Dehn e poi Giobbe,
l’uomo in rivolta e Che cos’è il
protestantesimo? di R. De
Pury, per la Claudiana, e Dio
e Cesare. Il problema dello
stato nel Nuovo Testamento
di Oscar Cullmann, per Comunità, nonché, di quest’ultimo, tutta una serie di articoli per Protestantesimo,
quando il teologo amico veniva a Roma per úna delle
sue frequenti conferenze.
È giunto il tempo del riposo (per lei, però, la morte è
stata, irriducibilmente, «l’ultimo nemico»). Rimane in
tante e in tanti il ricordo di
questa vita attiva e appassionata, serena e sorridente; il
pieno della gratitudine e il
vuoto del rimpianto.
Gino Conte-Firenze
L’ultima è della mattina
dell’11 settembre: alle 6 i titoli continui del Tg3 annuiiciavano che «Tre protestanti sono rimasti feriti nell’Ulster».
Alle 7, gli stessi titoli recitavano; «Tre unionisti sono rimasti feriti nell’Ulster».
Perfetto. È come quando si
scrive che uomini dell’Esercito repubblicano irlandese
hanno provocato una strage
o che militanti cattolici sono
stati massacrati dai protestanti; solo che sono sottilmente invertiti i fattori: i protestanti non possono venir
feriti o uccisi in Irlanda, sarebbe una spiacevole propaganda per gli stessi.
Vero cardinale Ratzinger ?
Sergio Verneau
Cicciano (Na)
GRAZIE!
Nell’Impossibilità di farlo
personalmente, voglio ringraziare i tanti fratelii e amici cattolici, evangelici e «laici» che, avendo saputo dell’incidente da me subito, e
che mi rende ancora immobile, mi sono stati e mi sono
vicini con visite, messaggi e
con la preghiera.
past Archimede Bertàlinó
terni
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«lo ho pazientemente
aspettato l’Eterno, ed egli
si è inclinato a me e ha
ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
I familiari tutti di
Silvio Richard
riconoscenti, ringraziano il dott.
Carbone e il personale del reparto Urologia, il dott. Franco Sarli e
il personale del Day Hospital di
oncologia dell’Ospedale civile di
Pinerolo, la dott.ssa Anita Tarascio, il dott. Giovanni Villianis, il
pastore Winfrid Pfannkuche, la
sig.ra Rosanna Ferrerò e tutti coloro che in vario modo hanno
preso parte al loro dolore.
Villa di Frali, 25 settembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
I familiari di
Violetta Monnet
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore. In particolare desiderano
esprimere la propria riconoscenza al prof. Dario Varese, che l’ha
sempre seguita con affetto, e al
pastore Platone per le sue parole
di speranza e consolazione.
S. Germano, 29 settembre 2000
I necrologi si accettano entro
le ore 9 (toi lunedi.
Tel. 011-655278 - fax 657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 29 SEHEMBRE
Un «atelien> organizzato dal Cec insieme alla Conferenza delle chiese del Pacifico
La lotta dei popoli autoctoni per la propria identità
La Conferenza delle chiese
del Pacifico (Ccp) e il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) stanno per concludere
una tappa importante dell’impegno delle chiese del
Pacifico a favore dei diritti
degli autoctoni. Un «atelier»
regionale sul tema «La lotta
dei popoli autoctoni per le
proprie terre e la propria
identità nella regione del Pacifico» organizzato dall’ll al
14 settembre a Suva, qualche
settimana dopo la crisi costituzionale a Figi e il conflitto
etnico nelle isole Salomone,
ha accolto una ventina di
rappresentanti di chiese di
tutta la regione del Pacifico.
«Ci sono questioni che i dirigenti delle isole del Pacifico,
sia religiosi sia politici, cercano di esprimere da molti anni. A volte facevano fatica a
formulare i problemi, tanto
più che subivano ancora l’influenza di un lungo periodo
coloniale. Ma oggi abbiamo
l’opportunità di parlare di
questi problemi, e possiamo
farlo liberamente», ha affermato il vescovo anglicano
della Polinesia, Jabez Bryce,
che è uno degli otto presidenti del Cec.
L’atelier faceva parte di una
serie di incontri organizzati
ovunque nel mondo dal Programma del Cec per i popoli
autoctoni. Il primo si è svolto
in Ruanda nel 1999; atelier simili si sono svolti quest’anno
in Bolivia e nelle Filippine, un
altro è previsto in Tailandia il
prossimo novembre. I rappresentanti di chiese che
hanno partecipato all’atelier
del Pacifico provenivano dall’insieme della regione: Vanuatu. Nuova Caledonia, Papuasia-Nuova Guinea, isole
Salomone, Tonga, Samoa, Samoa americane, Kiribati,
Tahiti, Niue, isole Cook, Micronesia, Polinesia francese,
Nauru e Figi. L’atelier aveva
lo scopo di incoraggiare le
chiese del Pacifico ad accrescere il loro impegno di fronte ai problemi degli autoctoni
e a difendere gli interessi di
queste popolazioni. La situazione attuale a Figi ha evidenziato l’importanza di queste
questioni per le chiese.
Fin dagli Anni 70 il Cec sostiene, nelle sue attività di
programma, le nazioni, comunità e organizzazioni au
Un abitante autoctono della Nuova
toctone. In questa prospettiva, atelier e colloqui sono
stati organizzati sù temi relativi all’analisi storica, lo studio delle spiritualità autoctone e l’elaborazione di strategie miranti a sviluppare la
partecipazione degli autoctoni alla vita delle chiese.
Caledonia
Il Consiglio ecumenico delle chiese ha inoltre sostenuto
la creazione di reti e la difesa
degli interessi dei popoli autoctoni presso rOnu, in particolare durante la preparazione del progetto di Dichiarazione sui diritti dei popoli autoctoni e dell’istituzione di
una Istanza permanente per
gli affari autoctoni presso
l’Onu. È nell’ambito di simili
forum che vengono discussi i
problemi della terra, della cultura, della lingua, della spiritualità, del potere, dell’identità, della sovranità e dell’autodeterminazione. (cec info]
Per l'indennizzo dei lavoratori forzati durante il nazismo
Germania: anche la Chiesa cattolica dice sì
La Chiesa cattolica romana in Germania ha
accettato di versare cinque milioni di marchi
(5 miliardi di lire) ai lavoratori forzati portati
dall’estero durante la seconda guerra mondiale e che hanno lavorato in istituzioni cattoliche. La chiesa darà cinque milioni di marchi
supplementari per finanziare l’opera di riconciliazione. La decisione, presa dalla Conferenza episcopale tedesca, è stata annunciata il 29
agosto scorso nella quale la Chiesa cattolica ha
ufficialmente riconosciuto di avere impiegato
lavoratori forzati durante la guerra.
Nel luglio scorso, la Chiesa evangelica tedesca (Ekd) e l’organizzazione diaconale protestante Diakonisches Werk avevano annunciato
che avrebbero versato 10 milioni di marchi al
Fondo di indennizzo creato dal governo e dalle
imprese tedeschi a favore dei lavoratori forzati
ancora in vita. Le organizzazioni protestanti
avevano allora ammesso che alcuni dei milioni
di lavoratori forzati portati in Germania durante la guerra erano stati impiegati in istituzioni religiose. Ma in un primo tempo la Con
ferenza episcopale tedesca aveva rifiutato di
contribuire al Fondo, dicendo che non c’era
alcuna prova che lavoratori forzati fossero stati
impiegati in istituzioni cattoliche.
L’importo versato dalla Chiesa cattolica non
andrà ad aggiungersi al Fondo ufficiale di indennizzo. I vescovi cattolici hanno sottolineato che il Fondo ufficiale era destinato all’inizio
ad aiutare i lavoratori forzati impiegati dallo
stato o daH’industria. I lavoratori forzati che
hanno lavorato nelle istituzioni religiose riceveranno un compenso solo se questo non andrà a danno delle vittime impiegate dalle istituzioni di stato e dall’industria.
La Chiesa cattolica si sforzerà di ricercare
chi erano i lavoratori forzati impiegati in istituzioni cattoliche. Questo compito sarà controllato da Helmut Puschmann, presidente
del servizio di aiuti della Chiesa cattolica in
Germania, Caritas. «Molti sono coloro che ci
aiuteranno a ritrovare le vittime», ha dichiarato Martina Hoehns, che si esprimeva a nome della Conferenza episcopale. (nev)
Dopo una recente visita a Cuba
Il Consiglio delle chiese Usa
chiede la fine dell'embargo
In occasione della prima visita a Cuba di responsabili
ecumenici americani, dal 2 al
7 settembre scorsi, il segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese (Ncc),
Bob Edgar, ha chiesto al presidente Clinton di porre fine a
40 anni di embargo nei confronti dell’Avana e ha esortato
gli americani a riconsiderare
l’immagine che essi hanno
dei cubani: quella di «comunisti senza Dio» che seguono
ciecamente Fidel Castro.
Bob Edgar, che ha stabilito
forti legami tra il Ncc e il
Consiglio cubano delle chiese (Ccc), facendo campagna
per il ritoriìo a Cuba del piccolo Eliàn Gonzales, ha posto
l’accento sui progressi del
cristianesimo a Cuba e sulle
lacune che devono essere
colmate nei campi della medicina e dell’istruzione.
La parte più commovente
della visita, secondo Edgar, è
stato un giro nei vecchi quartieri dell’Avana, dove i medici
di una clinica erano costretti
a utilizzare un apparecchio di
radiografia vecchio di oltre 50
anni. «Quando abbiamo visitato le cliniche e le scuole, faceva pena vedere queste persone, così preoccupate di offrire cure e un insegnamento
di qualità e così sprovviste di
risorse», ha detto.
Secondo Edgar le sanzioni
economiche americane costituiscono una «forza devastante» contro i cittadini di
Cuba. Durante una conferenza stampa all’Avana, ha esortato il presidente Clinton a
porvi fine. «Il nostro paese
sta facendo i salti mortali per
instaurare rapporti diplomatici e commerciali completi
con paesi come la Cina e il
Messico eppure, 40 anni dopo l’episodio della Baia dei
porci (fallimento di un’invasione di Cuba da parte di cubani anticastristi, appoggiati
dagli Usa), non riusciamo a
trovare un modo di coabitare
con Cuba», ha dichiarato Edgar. Come mai Fidel Castro è
più forte che mai, nonostante
le sanzioni che imponiamo
da 40 anni?, si è chiesto. «Se
gli americani vogliono davvero sapere cosa sta succedendo a Cuba, non sarebbe me
glio togliere le sanzioni?,
La delegazione del M,,;
comprendeva Melvin G.
bert, vescovo metodista h'
West Sacramento (Califoj
nia); Jay Rodriguez, membm
della Chiesa presbiterian.
Usa; Kermit DeGraffenrei*
segretario-tesoriere dellj
Missioni all’estero deirAfr},
can Methodist Episcopai
Zion Church di NewYorb
Bernard R. Wilson, pastori
esecutivo di Riverside Chat,
eh di New York, comunitàij.
terconfessionale, interrazzia.
le e internazionale; Richard
Augsburger, mennonita e di.
rettore dell’Ufficio degli in.
terventi d’urgenza del Servi,
zio cristiano mondiale di
New York; Oscar Bolioli, consigliere del direttore esecutivo del Servizio cristiano
mondiale di New York ed et
presidente della Chiesa metodista deirUmguay; e Leroy
R. Perry jr., medico cattolico
impiegato presso l’Istituto internazionale di medicina
sportiva di Los Angeles.
Mentre la delegazione del
Ncc si trovava a Cuba, si stava svolgendo il Vertice del
millennio presso la sede delrOnu a New York. Il 6 settembre, dopo il suo intervento, Fidel Castro ha strettola
mano di Bill Clinton. Bob Edgar ha detto di sperare che
questo semplice gesto, cosi
come le crescenti pressioni
esercitate dai cristiani negli
Usa e a Cuba, e l’esito della
vicenda Eliàn, aiuteranno a
migliorare i rapporti tra i due
paesi. L’8 settembre Fidel Castro, al termine della sua visita di una settimana al Vertice
del millennio, ha visitato Riverside Church di Harlema
New York. Rivolgendosi a invitati che si oppongono all’
embargo americano. Castro
ha dichiarato che tale embargo è «criminale». Ha anche
ammonito contro una mondializzazione dell’economia
che non fa altro che rafforzare le disuguaglianze economiche nel mondo. «Il nostro
mondo sta attraversando un
periodo catastrofico», ha detto, aggiungendo che gli esperti voltano le spalle alle
«realtà crudeli dei paesi in via
di sviluppo». foni]
«V
vi àu
D
gran
felic
sonc
vetu
Mae
criti
udit
dei I
coni
orse
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deD
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vin
lon
dej
era
du
poi
ver
coi
lea
La visita di una delegazione ecumenica di cinque donne nel paese africano
Le donne della Liberia: perdonare ma non dimenticare
KARIN ACHTELSTETTER
Quando, per la prima volta dopo i lunghi anni di
guerra, Grace si è ritrovata di
fronte a una classe, le è sembrato di svenire. Fra i ragazzi
e le ragazze che l’aspettavano
con impazienza, ha riconosciuto il ragazzo che aveva
assassinato suo marito e suo
figlio sotto i suoi occhi. Anche lui ha riconosciuto Grace. È caduto in ginocchio e le
ha chiesto perdono, e Grace
gli ha perdonato.
«Forgive and forget»; «Perdona e dimentica», dice il
proverbio inglese. Christiana
R. Davies, presidente delle
Unioni cristiane femminili
(Uef) della Liberia, è pronta a
perdonare ma, di sicuro, non
a dimenticare: «Se dimentichiamo, non trarremo le lezioni della nostra storia», dice Christiana, e le sue parole
risuonano quasi come un incanto: «Non vogliamo mai
più la guerra».
Le donne riunite nella sala
di conferenze della Commissione nazionale delle donne della Liberia (Nawocol)
approvano con la testa. La
Nawocol raggruppa 105 organizzazioni femminili liberiane. Fondata nel 1991, duran
te la prima fase della guerra,
la Nawocol si è prefissato in
particolare l’obiettivo di stabilire legami tra le iniziative
di autoassistenza delle donne
e di coordinare gli sforzi di
difesa degli interessi delle
donne in Liberia.
I gruppi di donne riuniti
all’interno della Nawocol sostengono progetti agricoli,
aiutano le donne a lanciarsi
nel piccolo artigianato, concedono loro microcrediti
quando si trovano in situazioni particolarmente difficili e si occupano delle madri
adolescenti e delle ragazze
tossicomani. Le donne e le
ragazze vittime di sevizie o
di stupri trovano aiuto nell’ambito del progetto Awag
della Nawocol. «Crediamo
fermamente alla solidarietà
tra le donne. Ci preoccupiamo le une delle altre. Ci aiutiamo reciprocamente. Durante la guerra, abbiamo dovuto sbrogliarcela da sole. 1
nostri mariti venivano reclutati con la forza o si nascondevano nelle cantine per
non dover combattere. La
guerra ha fatto di noi degli
uomini. Abbiamo imparato a
contare sulle nostre sole risorse», dice Pearl con una
fierezza mista alla sfida.
Le donne della Nawocol
dovranno continuare a dimostrare coraggio e tenacia, perché il progetto Awag (servizio
di consulenze alle donne e alle ragazze traumatizzate dai
maltrattamenti o dagli stupri
durante la guerra) dovrà in
futuro cavarsela senza l’appoggio delTUnicef. Eppure,
Pearl e le altre donne di Awag
rifiutano di cedere allo scoraggiamento: «Dobbiamo
trovare i mezzi per finanziare
noi stesse i nostri progetti,
per renderci indipendenti
dalle agenzie donatrici».
Tre anni dopo la conclusione di una pace fragile in Liberia, i consigli per aiutare le
donne a superare le loro esperienze traumatizzanti sono
particolarmente necessari.
Pearl riconosce che l’orientamento del lavoro è cambiato
con il tempo; dopo la fase dei
primi soccorsi, si tratta ora di
lavorare sulle conseguenze a
lungo termine e di lavorare alla reintegrazione delle donne
e delle ragazze vittime di sevizie e di stupri; «Abbiamo portato queste ragazze e queste
donne a superare in una certa
misura quello che hanno vissuto. Ora, dobbiamo aiutarle
a prendere una nuova partenza nella vita».
Il cammino che porta a
questa nuova vita è lungi
dall’essere facile. «Silenzio,
non ne parlare mai»: questo è
il consiglio che la maggior
parte delle donne e delle ragazze ricevono dalla loro famiglia e dai loro amici. «Non
ne parlare mai, perché chi
vorrebbe sposare una donna
violentata? Finora i violentatori sono rimasti impuniti.
Spesso, le donne e le ragazze
devono vivere fianco a fianco
con i loro torturatori nella comunità del villaggio. L’atto rimane non confessato, non
espiato, eppure tutte quelle
che hanno parlato con la delegazione ecumenica internazionale di donne lo hanno
detto e ripetuto: vogliono
perdonare.
Perdonare, ma non dimenticare, è quello che vogliono
anche le donne della Baptist
Missionary Educational Convention. Sara ha fatto un lungo cammino. Quando finalmente arriva alla riunione, è
troppo tardi. I membri della
delegazione ecumenica internazionale di donne stanno
per andare via. Sara sta lì,
dritta e determinata, in mezzo al gruppo. È venuta per testimoniare. Vuole che le visitatrici sentano ciò che ha da
Donna liberiana
dire, che lo portino con sé.
«La mia storia è senza fine dice Sara -, e non voglio entrare nei dettagli. Ho sopportato tutto quello che una
donna poteva sopportare durante questa guerra, ma non
voglio parlare di questo». Sara
parla di suo marito, aggredito
sotto i suoi occhi da un bambino soldato. «Alla fine il ragazzo gli ha tagliato la testa.
Ho dovuto assistere a questo.
Mia madre è stata uccisa e
non ho neanche potuto seppellirla perché ero trattenuta
dall’altra parte del fronte».
Tuttavia Sara vorrebbe per
(Foto S. Nardin))
donare questo ragazzo. A
questo ragazzo ebe incontra
quasi ogni giorno, a questo
ragazzo che le fa rivivere quotidianamente la scena di orrore, vorrebbe concedere il suo
perdono. Sara respira profondamente; «Ci vuole molto
tempo per perdonare, ma la
Bibbia ci insegna ad amarci
gli uni gli altri e a perdonarci»'
E Sara lotta con tutte le sue
forze per amare anche questo
ragazzo. Lo include nelle sue
preghiere. «Ogni giorno - dice
- posso perdonargli un po’ d*
più». Ma Sara non dimenticherà mai... (cec info)
bai
te.
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