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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Si«; .a
LON'iO 3 FI MA
Cas-i Valdese
TOi’.HL fhllicp:
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioiii per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 3
Una copia L ì re 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per rintemo I Eco e La Luce: L. 1.800 per Tintemo | Spediz abb. postale - il Gruppo
L. 1.600 per l’eatero
L. 2.500 per l’estero
Cambio d’indirizzo Lire 5 0
TORRE PELLICE - 16 Gennaio 1959
Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
• t: ■ ■ ■
4 f.
if
Mani vuote che non hanno nulla da offrire. Mani protese
ad invocare ciò che può venire solo dall’Alto: che siano
tutti uno... Solo questo puì> essere l'atteggiamento della
fede e della speranza cristiana nella preghiera per l’unità
della Chiesa (18-25 gennaio, vedere a pag. 3) smembrata
da divergenze umane e dalle più profonde divergenze
confessionali. Solo così potrà apparire qualche segno di
amore fraterno fra coloro che hanno uno stesso Redentore e Signore.
la Corte Costituzionale
Questo siij)remo organo della Magistratura nostra è entrato in funzione da appena qualche anno, accolto (almeno secondo l’opinione che
abbiamo sentito esprimere da molti)
con un certo scetticismo derivante
dal fatto che in genere si riteneva
che potesse trattarsi di una nuova
sovrastruttura che veniva ad aggiungersi alla già così pesante e farraginosa macchina burocratica che regge e governa la vita del nostro Paese.
Per chi ha seguito, invece, con
una certa attenzione i resoconti della radio e dei giornali quotidiani di
questi ultimi tempi, c’è da ricredersi alquanto. Infattij dopo un certo
periodo di sistemazione e di primo
ambientamento, abbiamo visto la
Corte Costituzionale prendere in ,esame con spirito veramente democratico e critico leggi e decreti approvati dal Parlamento nazionale, o
magari da quelli delle Regioni autonome: non sono pochi i casi in cui
talune di queste leggi sono state clamorosamente cassate ossia pienamente bocciate perchè ritenute incostituzionali.
F per citare una delle ultime, basterà quella dell’imponibile di mano d’opera agli agricoltori, basata
sul troppo semplicista calcolo dell’area di proprietà dell’agricoltore.
Ma di recente ancora vi è dell’al'•o che, nel campo strettamente ro‘
ligioso, abbiamo visto con sommo
jdàcere: si tratta della completa bocciatura di una legge che limitava
Autonomìa Distrettuale?
moltissimo la libertà dei culti e che
per noi evangelici aveva infatti provocato numerosi e gravi guai, particolarmente nella parte centro-meridionale di questo nostro Paese dove
libertà nel vero senzo della parola e nella sua piìi ampia applicazione trova pur sempre tante limitazioni o restrizioni, talune cercate e volute, tali altre permesse o favorite.
Noi vorremmo che dalle colonne
di questo nostro giornale che vogliamo considerare sempre più valdese
1 cento per cento, si alzasse la voce
(1 i qualche persona particolarmente
competente che ce ne illustrasse tutti gli effetti benefici o le restrizioni
mentali, se pure ve ne fossero anco-a, fra le pieghe della nuova legge.
Ci sembra che persona particolarmente adatta a questo compito dovrebbe essere l’avv. Peyrot che regge con tanta capacità e competenza
quell’ufliicio legale a Roma, cui tante
volte si appella per consigli e suggerimenti il nostro massimo organo
deliberativo che è il Sinodo Valdese .
Siamo certi che il valente aw. Peyrot vorrà accogliere qpiesto invito e,
pur nel molto lavoro che egli ha già,
troverà un po’ di tempo per rispondere ed illustrare agli amici ed ai
lettori un argomento che potrà forse
avere degli spiragli di luce non indifferenti.
E del resto, non è forse questo da
secoli l’emblema della nostra Chiesa Valdese: « lux lucet in tenebris »?
Davide Jalla
Abbiamo letto sull’Eco che la prò
posta di fare dei Ihstretti un po’ più
piccoli avrebbe portato alla separazione delle cariche di « Membro della Tavola » (cio<* di Amministratf-re della Chiesa fra un Sinodo e r-.il
tro) e di « Sovrintendente » o a Capolistretto », ciot^ di consigliere, coordinatore. animatore, vigilatore del
buon ordine delle cose (insieme agli
altri membri della Commissione Distrettuale da esso sovrintendente presieduta) su una parte del territorio
in cui si estende Topera Valdese.
Orbene, la po.»sibile separazionedi queste due fun.rioni è parsa a diversi oralori sinodali piuttosto pr occupante, anche per l’autonomia
che si sarebbe forse dovuto concedere
ad ogni distretto se si vuole che la
Comiuissione Distrettuale e il suo
Presidente godano effettivamente di
qualche considerazione da parte delle Chiese. Perchè se essi non avessero nessuna autonomia, cioè nessuna possibilità di azione, nessuna libertà, nessuna re.sponsabilità, o autorità, tutti farebbero sempre capo
ai a membri della Tavola » onnipotente, scavalcandtì^dnesorabilmente
le Commissioni Di|ì|ettuali che non
avrebbero mai liberà e autorità di
agire in modo autimpino.
A questa vaganierae veiitìlata possibilità di aiiton(^|||^^4^^^et9|taIe.^
hanno fatto opposizione diversi inter^-enti sinodali che l’Eco definiva
« autorevoli ». Ci sembra che sia
possibile delineare qui un concetto
di autonomia distrettuale con tali
precisazioni, da poter mettere in fuga ogni eccessivo, autorevole timore
di eccessiva libertà.
La limitazione
del bilancio
Il grande limitatore di ogni eccessiva libertà e autonomia ci sembra
essere il denaro, o piuttosto, la sua...
mancanza! Ossia: Fautonomia dei
Distretti potrebbe essere contenuta
nei limiti di un bilancio preventivo
accuratamente studiato sulla base
delle statistiche di diversi anni.
In altri termini, per permettere
l’autonomo funzionamento dei Distretti e al tempo stesso evitare ogni
pericoloso eccesso di libera iniziativa, potrebbe essere applicato ai nostri Distretti (presenti o, meglio, futuri, cioè più numerosi e più piccoli) il sistema applicato in alcune
Chiese estere alle varie attività di
ogni parrocchia, chiamato « bilan
o unificato ».
Il « bilancio unificato » di una comunità è un bilancio nel quale figurano non solo le cifre della « Cassa
Culto » come nei bilanci di quasi
bitte le nostre Chiese, ma anche le
cifre delle diverse attività e organizzazioni che operano nell’ambito della Chiesa e sotto il patronato del
Concistoro, Questo sistema di contabilità parrocchiale permette quindi
a tutti i membri, e ai Sinodi, di avere una idea di quella che è realmente la liberalità cristiana di una chiesa, che si esprime non solo attraverso le entrate della re Cassa Culto ».
ma anche delle altre attività, specialmente delle attività benefiche. E
permette anche di avere una ide.i
del re costo di esercizio » di una parrocchia, costo che sarebbe ingiusto
’imitare soltanto alle spese per il
culto e la cura d’anime, ma che
comprende anche il costo delle attività giovanili, SS. DD., corali etc.
Tornando ai Distretti, la Tavola
potrebbe avere, per il bilancio ordinario, una contabilità di questo
genere, che nel bilancio preventivo
calcoli con accurate statistiche il
presumibile ammontare delle entrais e delle spese che la Tavola dovrebbe rispettivamente ricevere ed
erogare in ogni distretto. In alcuni
Distretti le spese nel preventivo supereranno le entrate, e la Tavola
dovrà, come negli anni precedenti,
erogare la differenza: in altri distretti sarà l’opposto, e la Tavola
percepirà il di più, come nel passato, per bilanciare i preventivi di
-distretti finanziariamente più deboli. E’ quel che accade in realtà attualmente anche se quesie operazioni non risultano schematicamente
in specchietti distrettuali.
I vantaggi
del decentramento
La proposta autonomia dei cistretti potrebbe dunque svolgersi nei limiti del preventivo delle entrate e
delle uscite, ossia nei limiti determinati in base alla vita ecclesiastica
del distretto stésso nei precedenti
esercizi. Entro questi limiti, la Commissione Distrettuale potrebbe avere la cura e l’autorità di disporre
1 loco » dei denari occorrenti alla copéritira delle spèse, sènza che
lè entrate girino a Kòiiìa perchè Roma pàghi, ' Questo .deeèn^aiiiem
àmmmìsfr'afivo avfeBKe "JìversT^n taggi :
a) creare nei Distretti un senso di
responsabilità periferica per il tempestivo, graduale reperimento dei
fondi dalle Chiese, onde evitare che
le contribuzioni versate a fine anno
obblighino a contrarre onerosi pre
stiti. Quanto più energicamente e
chiaramente le Commissioni potrebbero darsi da fare per convincere
Chiese e contribuenti a versare la
Contribuzione annua in quote, se
essa stessa avesse la preoccupazione
e la spesa di procurarsi, in caso di
inadempienza, del denaro a elevato
interesse !
b) creare, nei membri delle Coni
missioni Distrettuali, una esperien
za amministrativa di natura eccle
siastica, che potrebbe in seguito ps
sere messa a frutto per altri iocari
(hi generali nella Chiesa (membr
della Tavola laici e non, membr
della Commissione d’esame, meni
bri di commissioni amministrative)
c) alleggerire la tesoreria centrale
della Tavola, del minuto lavoro d
ricevimento di piccole contribuzio
ni e di pagamento di modeste spese
individuali e locali, che sarebbe
svolto dalle Commissioni Distrettua
li, lasciando alla Tavola di trattare
unicamente sul piano dei Distretti
su (piello, già abbastanza impegna
tivo, del bilancio straordinario e dei
rapporti con l’estero.
OgtiLattività che avesse a compor
Iranno, deiki spese di,.. ^
una certa entità »on previste in hi-' _
lànèip. preventivo, dovrehbé' logicafeinèKtlìp.àss»ifi. airiAvriite
per il necessario finanziamento, come del resto supponiamo avvenga
anche attualmente. In questo starebbe il limite che renderebbe superflui gli autorevoli timori di eccessiva autonomia distrettuale.
Shahor
COM U NIC ATI
La Tavola Valdese proclama la vacanza del posto di Pastore titolare
della Parrocchia di Angrogna Serre.
La nomina del nuovo titolare dovrà farsi a tenore degli articoli 12 13 - 14 - 15 - 16 - 24 - 25 dei Regolamenti Organici.
Roma, 10 Gennaio 1959 Ermanno Rostan
Moderatore
La Tavola Valdese proclama la vacanza del posto di Pastore titolare
della Parrocchia di Rorà.
La nomina del nuovo titolare dovrà farsi a tenore degli articoli 12 13 - 14 - 15 - 16 - 24 - 25 dei Regolamenti Organici.
Roma, 10 Gennaio 1959 ’ Ermanno Rostan
Moderatore
La Tavola Valdese proclama la vacanza del posto di Pastore titolare
della Parrocchia di San Secondo di Pinerolo.
La nomina del nuovo titolare dovrà farsi a termine degli articoli 12 13 - 14 - 15 - 16 - 24 - 25 dei Regolamenti Organici.
Roma, 10 Gennaio 1959 Ermanno Rostan
Moderatore
I Riformati dell Ucraina
carpatica
E’ nota l’esistenza di forti Chiese riformate in Boemia, nella Slovacchia e in Ungheria; ma una recente visita di personalità della Chiesa ceca, fra cui il Decano
della Facoltà Teologica Comenius di Praga, J. Hromadka, di cui è stata data relazione nel notiziario delle Chiese protestanti in Cecoslovacchia, ha permesso che
anche in Occidente si rifacesse (Conoscenza
con tin forte nucleo riformato che vive nell’Ucraina carpatica, terra che nell’ultimo
cinquantennio è passata dall’Ungheria alla
Slovacchia, ancora all’Ungheria e finalmente, dal 1945, airURSS, e più precisamente
alia Repubblica Sovietica dell’Ucra.na.
Le personalità cecoslovacche hanno incontrato il vescovo riformato di (juesta Zòna, Adalbert Genezy, e il decano della
Chiesa battista che pure vive là, F. M. Mocarko. La Ch'esa riformata subcarpalica
conta circa 90.000 membri, suddivisi in 96
comunità, curate da 56 pastori, di lingua
ungherese. Queste comunità, viventi in
una regione duramente provata da due
guerre mondiali, hanno dato ai visitatori
un’impressione di notevole vitalità, e collaborano attivamente con le Chiese hattiste di lingua russa che sono una trentina,
nella regione, con circa 5.000 membri;
queste ultime sentono particolarmente la
vocazione missionaria e registrano numerosi nuovi membri; si tengono in contatto
costante con la direzione della Chiesa battista a Mosca. L’una e l’altra Chiesa sembrano avere una notevole influenza generale sui due gruppi etnici e linguistici abitanti questa regione.
Per quanto le personalità che hanno
compiuto la visita siano note per aver accettato il regime comunista senza (pielle
riserve che ci paiono dover esser fatte, da
un punto di vista cristiano, sono comunque
rallegranti le notizè di questo quasi ignoto
ramo della grande famiglia riformata.
2
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Michel Morel et uoe réonioD
d’étudiante vaudois à Genève
Comme il est connu de la part de
nos lecteurs, avant la fondation en
1855 de notre Ecole de théologie, nos
étudiants étaient obligés de se rendre
à l’étranger pour leurs études théologiques et leur préparation au St. Ministère. C’est surtout dans la Suisse qu’ils
se rendaient, où au lendemain même
de la Réforme, s’était créé, avec l’Académie célèbre, un centre européen
d’études théologiques, véritable creuset où se formaient les plus belles
intelligences du Calvinisme. La ville
de Genève était devenue le centre d’attraction de tous les pays réformés, la
grande pépinière qui fournissait de
pasteurs, de théologiens et de « leaders » toutes les régions protestantes
da langue française, y compris les Vallées: pour les étudiants desquelles
avaient été créées, avec, la générosité
inlassable de ces bienfaiteurs du protestantisme persécuté, des bourses, des
subsides, des places gratuites, etc.
11 y aurait toute une étude intéressante à faire sur les nombreux étudiants vaudois qui sont passés, l’un
après l’autre, pendant près de trois
siècles, dans les différentes villes universitaires de la Suisse; de les suivre
dans leurs études, dans leur vie morale, dans leurs luttes intimes, dans les
réactions inévitables qui devaient se
manifester dans l’âme de nos jeunes
gens de la montagne, se trouvant tout
à coup plongés dans la vie agitée et
souvent tumultueuse d’une de ces villes étrangères, grandes, riches et intellectuelles.
Que de sujets de surprises, d’admiration et de gratitude se présenteraient
à notre méditaion!
Nous pouvons en juger par les lignes
qui vont suivre, tirées d’un carnet de
notes écrites sur sa première année de
théologie par un des étudiants vaudois
qui se trouvaient à Genève, en 1847,
112 ans passés.
Cettè page est d’un intérêt particulier parce qu’elle nous dépeint, en peu
de mots, le caractère de celui qui,
quelque douze ans plus tard, devait
devenir le pionnier de notre émigration en Amérique (qui a célébré son
centenaire l’année qui vient de terminer): Michel Morel, le premier pasteur de nos colons dans le Rosario
Oriental. S’il est tombé sur son champ
de travail et s’il ne lui a pas été donné
de contempler la réussite complète de
son oeuvre, il ne méritait certainement
pas l’oubli presque complet dans lequel on l’a laissé sombrer. Le mérite
des personnes ne se mesure pas toujours aux résultats directs de leur
oeuvre : car il arrive souvent, dans la
vie, que celui qui sème n’est pas celui
qui moissonnera, et viceversa.
Il y avait à Genève, en 1847. plusieurs étudiants vaudois: Michel Morel. qui venait de terminer ses études:
Amédée Sert, qui devait, l’année suivante. devenir le chapelain des Ambassades Protestantes à Turin; David
Bastie Muston, pasteur à Prali en ^851 ;
Jean Barthélemy Davit, qui sera, la
même année, pasteur à Massel; Prosper Parise. candidat en 1851 aussi;
Paul Combe, pasteur intérinaire à Angrogne, en 1854; un Coucourde et un
Malan, et enfin le jeune auteur de la
page qui va suivre, Jean Daniel Rivoire. plus tard pasteur à Maneille et
ensuite professeur à l’Ecole Latine du
Pomaret. auquel nous cédons volontiers la parole, en transcrivant sa lettre du 5 avril 1847.
« Sais-tu la nouvelle? Ce soir tous
les étudiants vaudois sont convoqués
chez Morel. Que nous veut ce Monsieur qui a l’air de se soucier de nous
comme de l’an 40? — Viens vers les
huit heures, tu le sauras.
La curiosité nous piqua du premier
au dernier, et à l’heure dit nous franchissions le seuil de la chambre de
Morel, grand, gros, aux sourcils épais,
au ton haut et altier. A peine assis, il
prend la parole, il est président de
droit. « J’ai fait aujourd’hui mon dernier examen : on m’assure qu’il a été
trouvé bon. C’était une thèse que j’ai
défendue mordicus contre toutes les
attaques qu’on a dirigées contre elle.
Libre désormais, je reprends le chemin de nos chères Vallées, et j’ai voulu
vous serrer la main avant de partir.
Trop occupé cette année pour pouvoir
me permettre des visites, les plus
jeunes d’entre vous ne savent pas
grand’chose de moi. Il est juste que je
leur en dise un mot.
Je suis natif de Rora, la patrie de
l’illustre Janavel, et je désire combattre pour la défanse de la vérité avec
la même vaillance qu’il a défendu la
patrie. Si je n’ai pas suivi les cours de
l’Ecole de théologie comme mon ami
D. Canton, c’est que, manquant de
moyens, j’ai dû accepter la bourse que
m’offrait l’Académie, qui n’a pas cessé
d’aimer notre église; mais je me suis
dès le premier jour mis en garde contre le socinianisme que professent
quelques professeurs, et nos pasteurs
en m’examinant verront si j’ai réussi
au gré de mes désirs. J’ai toujours
aimé les réunions entre étudiants vaudois. Plusieurs d’entre vous savent que
pendant plusieurs années j’y ai assisté
avec la régularité d’une horloge, quoique souvent je n’y aie trouvé que de
l’ennui. Je vous engage de toutes forces à en avoir, ne fut-ce que pour
vous maintenir vaudois en une ville
où l’on est tenté [être] tout autre chose, politiquement et religieusement ».
Quand il eut fini son discours, les
plus vieux d’abord, puis tous les autres
l’entourèrent pour lui serrer la main
et le remercier de s’être souvenu de
nous. Puis l’on parla au long de l’Académie, des professeurs, des bons, des
médiocres et des mauvais au nombre
des quels il mettait résolument Mr.
Chenevières; on passa naturellement
à l’Oratoire, à M. Merle, Gaussen,
Laharpe, Pilet et surtout Schérer, Tardent, le savant Schérer.
A la fin Morel tira deux bouteilles
d’une armoire et nous bûmes à sa
santé et à son bon voyage ».
Nous ajoutons, pour notre compte,
« tout est bien qui finit bien ».
T. J. P.
UNA RETTIFICA
Una delle quattro borse di studio del
Consiglio di Valle non è stata attribuita a
Silvana Barazuol, come erroneamente pubblicato ma a Roberto Eynard (Torre Pellicei.
lei, notre bon
vieux
F
ì
Festa di Natale all'Ospedale Valdese (Padiglione)
organizzata dalTUnione dei Coppieri (21 die. 1958)
Foto Gay Enrico
RECENSIONE
Le notti nere
Le « Notti nere » di Mario Lattes, pubblicate dalle edizioni Lattes nella « Collana di Questioni », sono novelle che si distaccano dai tini tradizionali della novellistica. Non sino l>ozzetti, non sono vagliegfiiameiti e contemplazioni idilliarlie
della natura o deiraiiima, non .sono esercitazioni letterarie \ i*re e proprie con personaggi intercainliiabili. .Sembrano frammenti autòbiogralii i. ricordi malinconici
di vita passata, sui quali l’autore ha costruito poi un'impalcatura irrazionale di
battute e periodi surrealistici. Lo scritto
che dà il titolo al volume, con la .sua descrizione di un palazzo senza pavimenti
né soffitti, è resempio più cospicuo di
questo surrealismo. Mario Lattes, che è
pittore — come dice il risvolto della copertina — sarà 11 11 astrattista? C’è da pensarlo. Altrove, l’.iutore ha osservazioni
pregevolissime, di yiv.are ed accorata introspezione, proliabilmente effettuate su
se stesso, come nel racconto « Pied-à-terre »
Ima perchè sbagliare così il titolo del racconto? -Altro è un « pied-à-terre » che in
francese significa r^ecapito^ domiciliare, e
altro è una « ga11 ijflnière » di cui qui si
parla!), il cui finale ha' lina concretezza di
indagine psicolorira che va sottolineata.
« L’ Avaro », che [lói avaro non è. o lo è
in un modo opigingle, mi sembra meno
riuscito; e pure lo’ spunto era dei migliori. Si. ha talora 1^ sgùsazione che. il particolare stile àdoftato — per mi il periodare, ampio, romiiieia una descrizione per
terminare con hn’altrà’, e ogni ripresa di
venta per tal modo un saltus difficile —
corrisponda ad un abito rappresentativo
anch’esKQ ricco di sallun. Alcune sforzature
( pag. 9) o addirittura uno stile classicheggiante ipag. 2-1) non e.sente da preziosità
superate (pagg. 31-32), contribuiscono a
staccare Tinteresse del lettor.e per quanto
si vieti narrando. Quà e là un errore di
sintassi: « disfo » per « disfece », « aveva
a che fare » per « aveva i he fare », « affacc.a la ferrovia » (pag. 83), qualche anacoluto (pag. 67). qualche improprietà: «una
scabra gragnuola », « attizzare le ceneri »,
Il il fenomeno non poteva non intrigarm; ». « la naturale preniurosità », per
Il premura », « morivo i topi » per « uccidevo i topi ». e poche altre cose insolite.
In conclusione, alcune pagine che si
[alino leggere per la loro tenuità gialloro.sa. come per esempio «Viaggio all’Isola ». « Viaggio al mondo nuovo » e « .Arturo R. », in cui l’invenzione è però appena abbozzata, malgrado una quantità di
particolari non afferenti; o. come s’è detto. il II Pied-à-terrè » e « L’ Avaro », migliori per la ricerca di una spiegazione di
certe interiorità dell’anima umana.
Il volume è edito dalla rivista « Questioni », di cui si legge (sempre nel risvolto del volume) che annovera tra i suoi
collaboratori Simone Weil. Tutti sanno che
Simone Weil non è più. da 15 anni. Come
potrà collahorare alla rivista? Non risulta
l'iiè" la "-pé)iiiòsà autrice''della fi Condition
ouvrière » coltivasse lo spiritismo...
Enrico Buzzi.
I LE TTORi CI SCRIVONO
L’hospitalité parfois généreuse et en tous
cas impartiale que TEco (ci-devant Echo)
accorde à la correspondance des lecteurs
est un des motifs qui ont le plus contribué
à rehausser l'intérêt du journal. -A l’enseigne de cette impartialité, bien iligne de
la liberté protestante, qu’il soit permis de
exprimer quelque perplexité sur la perplexité qu’un lecteur exprime dans le premier numéro de 1959 à propos de la part,
qui n’est pourtant pas celle du lion, que
l'on octroie encore, dans notre modeste
hebdomadaire, à la langue de Calvin et
des Huguenots.
H est probable que M. Guglielmo Scllari. au cours de ses voyages aux Vallées,
n’ait jamais eu l’oecas'on de prendre part
à la rencontre annuelle au Col de la Croix,
et il s’agit d’un ralliement dont le contenu spirituel dépasse de beaucoup l’agrément touristique. Cette précieuse réunion
internationale deviendrait impossible ou
plutôt absurde le jour où les Vaudois des
Vallées, y compris ceux qui en ont été ar.
radiés par les exigences de la vie. auraient
oublié le peu de français qu’ils connaissent encore. f,t ce n’est là qu’un exemple
des liens qui nous unissent au protestantisme de langue française: ajoutons les pèlerinages dans le» deux sens, les échanges
de prédicateurs, la possibilité d’innombrables lectures, etc.
Nou s sommes des premiers à regretter
que les étrangers ne connaissent que si rarement l’italien, mais nous ne nou» sentons pas de partager l'opinion des personnes qui trouvent que lâcher de ne
pas renoncer définitivement à un h'en inestimable, an point de vue de la vie religieuse aussi bien qu'à relui de la vie pratique. n’est qu’une « perte de temps ».
Il est notoire que la plupart des jeunes
élèves ne se soumettent qu’à l’effort minimum en vue de la note strictement suffisante pour le passage à la classe successive. Au seuil de la maturité, on se repent
en général de n’avoir su profiler que si
peu, et avec si peu d’intelligence, de
renseignement de ses maîtres; M. Sellari.
au C/ontraire, a l’air de se vanter que
lors de se» étude» il a considéré le français dont on prétendait lui bourrer le crâne
comme un tourment insensé, et maintenant qu’il a atteint Tâge de la raison, il
se donne raison. Sauf le respect de toutes
les opinions, noua ne pouvons ici nous empêcher de penser au renard à la queue
coupée.
M. Sellari savait-il que quand VEcho
auquel nous collaborons depuis plus de
trente ans — a perdu son h il a aussi perdu nombre d’abonnés qui, à l’étranger bien
entendu, ne connaissent pas ou plus l’ila
lieii.'’ Que ne connaissons-nous p'usicur»
autres langues! ^
Nous souscrivons de plein gré à presque
toutes les remarques ou réserve» de M. .'filari sur d’autres points, attenants à la politique: il n est piis^ possible - - ni pru<ie/il.
par les temps qui courent de demeurer
indifférents au danger du conformisme
Il officiel ».
Mai» si ce corresjHindant anti-bilinguiste
est sur le point de renoncer à son abonnement à cause de quelques articles écriten français et pafee qu'il ne tombe pas
toujours d’accord avec les différents collaborateur», on peut se demander pourquoi
les gens qui n’ont aucun intérêt au sport
l'ontinuetit d acheter des journaux quotidiens,^ où au moins une page entière est
affectée à ce genre de manifestations.
(Genova) Emanuele Tron.
Sig. Gino Conte, ,
non avrei sollevato la questione degli
articoli scritti in.Jlrancese sull’Eb'o. se non
sapessi che vi sqno fratelli in fede . che
non hanno rinnovato l'abbonamento appunto per il frane,pse che trovano inutile,
almeno per loro. , ,
Per la politiça starei sulla neutrale limitandomi alla pura, informazione visto che
questo o quello — per me pari sono.
Lo so purtroppo che i Valdesi hanno lottalo a denti stretti riineltendos'i spesse volte la pelle per difendere la libertà. Ma
contro chi lottavano? Noi sappiamo per
e.sperienza che le’dittalure politiche prima
0 poi crollano, noli così le dittature èccJesiastiche che dox^^ millenni sono sempre
le stesse. Volete un saggio sulle intenzioni
di quella brava jgente? leggete il libro
di Blanshard, troverete queste affermazioni: noi vogliamo la libertà quando .siamo
in minoranza perchè noi siamo nel vero!
noi neghiamo la libertà quando siamo in
maggioranza peridiè non vogliamo che
l’errore si propaghi! chiaro no? Io non
me la sento di coìlaborare con questa gente! Tanti fratelli con altrettanti castelli,
proprio come diceva Giusti!
Cordiali e fraterni saluti.
(Torino) Sellari Guglielmo
lece c ilisi ii(ere delle ilice in fun/ione delle
congiiinliirc della vita quotidiana.
Ove questa Associazione non fosse in letargo. avremo pollilo, ivi. dimostrare al
suo lettore per|ilesso che:
1) E molto probabile che vi siano molti
leKori deH’cEco delle Vali'», che non siano abboiiati alla « Luce ». ed allora certe
noli'zie. pubblicale da questa, è bene, anzi
doveroso, siano ri|ielule »uir«Econ.
2l II francese è coni|ireso alle Valli quanto I italiano, ed è. per quelle famiglie ehe
lo pralieano. una distinzione di gentilezza
oltreché di coltura, lo non ho mai avuto
bisogno del franeese per degli usi... utilitari. sibbene esso 'mi ha permesso di coltivare il mio intelletto con la lettura di
op<>re <-he non avrei potuto avere in italiano; e di corrispondere, oralmente o per
iscritto con'chi non sapeva di italiano.
E ne sono lieto!
•3i Penso che la divisione in due gruppi
( Capitali.sta e Proletario) fatta o denunziata
da oltre un secolo, non lorrisponda affatto
alla Soc'elà Valdese, che ha per norma
l Epistola a Filemone; pure se talvolta il
Filemone odierno è restio a rendersi sensibile ed ubbidiente al versetto 17.
Neppure utile nè reale è questo raggruppamento Oriente contro Occidente, giacché
sono presenti ed operanti i gruppi Afro■ Asial.i'i che con i 200 milioni di musulmani sono i più decisi anti-comunisti fin
quanto questo gruppo è dichiaratamente
«/eoi; e i musulinani hanno tutte le premesse. dottrinali, per una possibile Guerra
Santa contro l'ateismo.
In conclusione, se vi è trincea fra Oriente
ed Occidente, fra credenti ed atei, non siamo noi che Tabhiamo voluto, e penso che
un Valdese non possa essere nella irineca
dei negatori Ai Dio.
Mi creda dev.nio E. A. Beiix.
Egregio Sig. Direftore
la" ho già comunicato i con mia precedènte che Ella non ha creduto di pubblicarci
come io penso essere, non solamente un
diritto ma un dovere del Direttore, di...
dirigere il giornale con suo obbiettivo eriterio.
E penso pure che ciascuno abbia, pure,
il diritto-dovere di esprimere il suo concetto sui diversi casi della vita. Avevamo
costituito a Torino una Associazione, proprio perchè in essa, avremo potuto dibat
Deux mots seulement pour appuyer (bien
modestement) ce qui a été si bien exprimé
dans 1 Echo: n Vogliamo il francese ». Oui,
noii.R le voulons et de toutes nos forces,
is est la langue des anceires dont nous i>ortons le-nom. Nous le voulons parce que
bien de nos vieux exilés d’Amérique connaissent encore le français et ne comprennent pas 1 Italien. Nous le voulons pour
.les- jeunes, pour qui le français est si utile^ quand ils doivent gagner leur pain à
1 etranger. Le peuple vaudois est bilingue.
(■ est une richesse. Pourquoi la perdre?
Pour des raisons donc d'ordre sentimental
et d ordre pratique nous voulons le français ce qui ne nous empêchera iiullemcni.
d être de bons Italiens et d’aimer notre
belle patrie « dove il si suona ».
Veuillez agréer lo.s salutations dislin-.
gtiees d’une Vnttdoitte.
27 - A dos yeux
tfu! veut voir
Monsieur Walter Bâchstâdt-Malan
vient de s’inscrire, dans le dernier
« Echo », pour la défense du bilinguisme de ce journal. Nous lui en savons gré. Notre contribution ne voudrait pas être un geste original (il est
cependant si difficile de l’être, aujourd’hui plongés comme nous le sommes
dans un conformisme universel!), mais
un rappel amical, débonnaire, à cette
langue à laquelle nous devons beaucoup, les Vaudois des Vallées, et certainement plus qu’à notre langue maternelle — que nous parlons parfois si
mal. avec un accent piémontais qui
fait... frémir — et qui ne nous a certes
pas approchés, autant que le français,
des grands problèmes de l’esprit et de
leur solutibn (l’esprit de la langue italienne est quand même toujours celui
du Père Segneri, et des révérends pères jésuites: un langage aux formes
exquises, admirablement façonné pour
dire et ne pas dire, pour la gloire des
rhétoriciens et des prédicateurs de carême, abstrait sans en avoir Tair, aux
expressions concrètement matérielles,
profane à force d’être religieux).
Qui dira ce que les Vaudois originaires des Vallées doivent à leur français? On n’en finirait pas:
1) nous avons trouvé une spéciaUsation professionnelle-, l’enseignement scolaire, qui ne nous a pas ménagé ses succès, ou la vocation d'institutrice, aujourd’hui en désuétude;
2) nos pasteurs et nos théologiens
et nos laïque.s aussi — y ont trouvé
un instrument admirable pour s'approcher de la pensée réformée dans
ses expressions originales;
3) cette connaissance nous a permis
de nous approcher de la civilisation la
plus brillante et la plus sociale qui
existe en Europe: la civilisation française. C’est à travers la langue française que nous avons connu Tobjection
de conscience, Tantiracisme. la lutte
contre la vivisection, le christianisme
social; et que nous avons connu les
ff droits des l’homme », la tolérance
de Voltaire (au suj'et de Talfairc Calas!), le roseau pensant (et les Provinciales) de Pascal, la satyre rabelaisienne peut-être égalée seulement pai
notre Celio S. Curione, de Chieri;
4) et nos psaumes? et nos clutnis
a'église? On se plaint justement, ces
temps-ci, que notre ancien recueil
« Psaumes et Cantiques » n’est plus
en vitrine. On voudrait ixiuvoir chanter à nouveau les psaumes de Goudimel et de Bourgeois, purifier l'atmosphère de nos cultes des « chansonnettes » quasi-profanes que nos vieux
ignoraient (leurs poumons n’étaient
pas atrophiés, cher lecteur, et ils ne
craignaient pas la psalmodie .syncopée!). Le chant des psaumes valait
souvent plus que dix sermons.
Et maintenant, on vient nous dire
que tout cela ne devrait pas signifier
grand’chose ptmr nous. 'Vaudois des
Vallées, et que cette mince chronique
en français n’est qu’un moindre effet,
qu’iT est temps de laisser de côté, de
cette peste de 1630 qui tua nos conducteurs spirituels et amena parmi
nous des pasteurs genevois qui ne prêchaient qu’en langue... gauloise!
Eh bien, voudrions-nous répondre, ayez la bonté d’aller jusqu’au
bout. Vous dites que le français est un
surplus dont il est temps de se défaire. Alors, pourquoi ne renoncez-vous
pas aussi aux Vallées comme patrie
traditionnelle de nos églises? Car c’est
au même titre que vous les aimez, et
que vous les parcourez. Tété, de Sibaoud à la Balsille. de Prali à Rorà.
Elles ne sont pas le salut des âmes,
évidemment, ni l’antichambre du Paradis; mais elles ont été et pourront
encore être l’instrument choisi par
Dieu pour le développement de son
grand oeuvre. Ainsi le français n’est
sûrement pas la langue sacrée des
populations évangéliques du Val Pélis
ou du Val St. Martin; mais il a été
et peut être encore, en maintes <x;casions. un in.strument que Dieu a choisi
pour que nous nous rendions mieux
compte du privilège, qui nous a été
donné, d être ses enfants sur la terre.
Vous n’êtes pas d’accord là-dessus? Tant pis pour vous. Les instruments de Dieu sont une ^râce dans la
mesure oü nous aimons à les reconnaître comijae tels. Ne voit bien que celui
qui n’a pâs renoncé à ouvrir ses propres yeux. Petit Valdo
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
UN PROGETTO DI3CUSSO
Per una
A brevissima distanza dalla Setti
mana Universale di preghiera, torna
anche quest’anno la Settimana di
preghiera per Tunità della Chiesa.
Ci si potrebbe forse chiedere se sia
veramente opportuno questo accosta
mento cosi prossimo e questo « duplicato ». In realtà, lo scopo ed il senso di questa seconda « settimana » c
così particolare da giustificarne resistenza autonoma lanciata nel 1936 —
riprendendc. l’iniziativa di due anglicani nel 1907 — dal cosldetto « Movimento di Lione », cattolico, guidato dall’Abate Gouturier — scomparso nel 1953 —, nel 1942 vi si associò, sia pure in modo autonomo, il Consiglio Ecumenico delle
Chiese, in modo particolare il Dipartimento di Fede e Costituzione. Ed
ora essa ritorna, di anno in anno
a ricordare a tutte le confessioni cristiane lo scandalo delle divisioni e
rimperativo dell’unità. Non unità a
qualunque costo, sacrificando la verità, ma l’unità richiesta al Signore
della Chiesa, con sete sincera, in attesa che Egli la accordi « quale la
vuole, con i mezzi che Egli vorrà e
quando Egli vorrà».
Non ci nascondiamo gli equivoci, e
le riserve mentali consce o inconsce
che spesso accompagnano questa generosa iniziativa, da parte cattolica
come da parte protestante. Sappiamo bene quale sia, purtroppo, il contenuto ed il senso dell’intercessione
raccomandata dalla gerarchia rama
na al popolo cattolico : il « gran ritorno » degli erranti all’unico ovile...
Porse non ci rendiamo altrettanto
conto, sp>esso, di come la nostra preghiera di protestanti per l’unità della Chiesa possa essere inficiata dallo
stesso orgoglio confessionale che deploriamo negli altri, dalla stessa certezza di possedere l’assoluta, definitiva, totale verità evangelica, che tante ci irrita nell’atteggiamento ufficiale cattolico.
La nostra preghiera per l’unità, in
ogni campo confessionale, oscilla
sempre fra un sincero anelito di obbedienza al Signore che vuole che tutti i suoi « siano uno », e l’orgogliosa
certezza del possesso della verità;
cioè il problema dell’unità della Chiesa è in fondo quello della verità; dinanzi a Colui che solo può dire; «Io
sono la Verità », sanno le Chiese mantenere la doverosa umiltà, pur non
disgitmta dall’impegno appassionato
' coerente per ciò che lo Spirito ha
dato loro di comprendere, nella Scrittura, della verità del Cristo? Sanno
e Chiese mantenere quel senso vi-,
vente di fraternità che sgorga dal
la coscienza di appartenere a Cristo, di essere le membra, anche dolorosamente lacerate, di un unico corpo la cui vita è il Cristo soltanto?
Anche se ponesse soltanto questi
interrogativi — ma il valore della
preghiera va al di là di questo, rivolta com’è al Signore onnipotente —
questa « settimana » avrebbe già comunque un valore profondo. E per
accompagnare, arricchire, approndire la meditazione di questi interrogativi, non potremmo consigliare con
abbastanza calore la lettura del vo
luraetto del Prof. Oscar Cullmann;
Catholiques et Protestants — Un
projet de solidarité chrétienne (1).
Due anni or sono, in occasione della Settimana in questione, il prof.
Cullmann aveva tenuto una conferenza, in Svizzera, in Italia (a Roma,
con folta partecipazione cattolica),
in Francia ; ponendo chiaramente,
senza mezzi termini, il problema della divisione delle Chiese, egli proponeva di arricchire la reciproca intercessione con un gesto di solidarietà
fraterna, interconfessionale; una colletta che, nel corso di questa « settimana », si sarebbe dovuta raccogliere
in ogni ch’esa m favore dei pioveri di
un’altra chiesa.
Questo progetto fece molto rumore,
suscità molti consensi e — era prevedibile — molte reazioni ora violente
ora irridenti. E’ pier questo che il
prof. Cullmann ha deciso di dare alla
.stampa la sua conferenza — anche
perchè lo si piossa citare con cono
ecumenica
Attività culturale
del Piccolo Teatro
Francesco Lo Bue
Come già gli anni scorsi, anche per
quest’anno gli studenti del Collegio
Valdese hanno organizzato delle conferenze culturali sotto l’egida del Piccolo Teatro Studentesco « Francesco
Lo Bue ». La prima conferenza ohe
avrà luogo nel salone della Soc. Oi)eraia di via Roma, sabato 17 corr., avrà
per tema ; « Studi psicosociologici a
Torre Penice ». Essa verrà presentata
dal prof. Giorgio Vitratti. Come è noto la nostra cittadina è stata il centro
di indagini sociali svolte p>er conto
deirUNESCO dall’«Istituto Italiano di
Psicologia Sociale » di Torino, diretto dalla docente prof.ssa Angiola Masucco-Costa. Tra l’altro verrà spiega;
to come si svolgono queste indagini
e la cosa potrà essere molto interessante per tutte le persone che finora
si sono visto sottoporre uno strano
questionario e pier le altre a cui forse
prossimamente sarà sottoposto. Tutti sono dunque invitati sabato 17 corrente mese alle ore 21.
scenza di causa e non p>er superficiae «sentito dire» — arricchita dalla
discussione con i suoi ascoltatori.
Pubblichiamo una p^na dell’opera, atta a mostraré come TA. non affronti superficialmente i problemi e
non si lasci prendere da quel «senti
mentalismo » di cui è stato accusato
xl riguardo. Egli affernia di esser stato portato a considerare la possibiltà
tà e l’opportunità di una «colletta
ecumenica » proprio dallo studio del
Nuovo Testamento, e in particolare
daH’o.sservazione del posto occupatovi da un elemento apparentemente
assai secondario, quello della colletta
per i poveri della Chiesa di Gerusalemme; le chiese che man mano sorgevano per opera della predicazione
apostolica e della testimonianza cristiana nel mondo pagano, erano invitate — e rispondevano generosamen
te — a manifestare la loro solidarie
tà con la chiesa giudeo-cristiana di
Gerusalemme, per quanto le posizioni
teologiche del settore giudeo-cristiano
e di quello pagancKiristiano fossero in
certi casi divergenti, pur senza giun
gere ad una frattura dell’unità della
Chiesa. In questa prospettiva, malgrado la divisione di fronte a cui ci
troviamo oggi sia ben altrimenti profonda, si può intravvedere il valore
di una colletta ecumenica, questa volta reciproca. Così coloro che sinceramente pregano per l’unità della Chiesa, unità nella verità, potrebbero dare un segno della loro unità nell’amore.
Certo, la tesi dell’A. è discutibile ;
ed è stata discussa, ^a da parte di
coloro che guardano, scetticamente a
tutti questi generosi tentativi, che
considerano sentinientalismi passeggeri di dilettanti (e questa critica
non mi sembra, ¿avvero, avere un
profondo valore cristiano), sia — e
qui la critica si fa più seria — da coloro che, proprio in nome dello spirito ecumenico, rifiutano lo « scetticismo » di cui il Cullmann dà prova nei
confronti di un’effettiva possibilità di
avvicinamento delle Chiese, qui ed
ora; per loro il «progetto Cullmann»
è frutto di uno i^>irito rinunciatario,
che si accontenta di briciole, e che
non possono accéttere,
In ogni caso, l’opera vale la pena
di essere seriamente meditata, e la
discussione che ha suscitato lo dimostra, del resto. L’aderenza alla situazione nectestamentaria, costante dell’opera del Cullmann, è un pregio che
tutti apprezzeranno. E non si può augurarsi altro che, al di là dei consensi e delle riserve, questo «progetto»
rappresenti un utile fermento per la
meditazione e, possibilmente, per razione delle Chiese. Affinchè ci sent-iamo tutti uno, in attesa del giorno
in cui Dio sarà tiftto in tutti, con la
Sua verità ed il Suo amore.
Gino Conte
(1)0. CULLMANN — Catholiques
et Protestants — Un projet de solidarité chrétienne — Delachaux et
Niestlé — Neuchâtel et Paris 1958, pp.
70, fr. sv. 2.75, anche presso la Claudiana.
Catholiques et Protestants
frères pourtant
Chaque année, dans la .semaine du
18 au 25 janvier, les chrétiens séparés, protestants et catholiques romains, prient pour l’unité. Cette semaine de prière est-elle un moyen d’union? Oui, car la prière unit toujours,- et nous lie pouvons pas assez
prier puor l’unité, d’autant jilus que
nous ne voyons pas comment réaliser^
par nos propres moyens l’unité de
i’Rîrlise. Si nous savons que nos frères prient en meme tèmps que iioius
et que nous sommes l’objet de leurs
prières, cette certitudé à elle seul'“
est déjà un élément d’tinion.
Cependant il y a une chose que
dans l’intérêt de la vérité je ne peux
pas cacher à ce propos. Dès que,
dans nos prières pour l’unité, nous
pensons à ht itiuttiort* de realiseï
l’unité de l’Eglise, nous ne prions
plus pour la iiitune chose. (•••) Dans
la situation actuelle l’unité de l’Eglise est possible seulement si les uns
se soumettent à la cfinception de
l’Eglise des autres, et vice versa,
donc s’il y a (conversion collective
dans un sens ou dans l’autre. Si les
catholiques prient, en tant que catlioli(tues croyants, pour l’unitc de
l’Eglise, ils doivent nécessairement
Dio solo sia la gloria
La commemorazione della Riforma
ebbe quest’anno un significato particolare, o almeno le circostanze le avrebbero permesso di assumere questo significato eccezionale. Mentre in
fatti ricordavamo con riconoscenza
ed allegrezza il dono della libertà e,
vangelica e della verità scritturale
fatto ai nostri padri, era da poco
scomparso un pontefice e stava per
essere eletto il suo successore. Mentre riaffermavamo che l’unico fonda
mento della chiesa di Gesù Cristo è
la sua Parola rivelata nella Bibbia,
il cattolicesimo ricercava la sua guida e la sua speranza in una direzione
totalmente opposta. Coincidenza piena di significato, eccezionale contrasto che forse non è apparso in tutta
la sua evidenza a tutti gli evangelici,
ma tale da fare riflettere.
Questo susseguirsi di giudizi ed ap
prezzamenti che hanno aureolato gli
avvenimenti in sè era tale che nessuno ha potuto evitarli e li abbiamo seguiti con stupore, con rassegnazione
forse con indignazione. La nostra
stampa evangelica ha espresso questi
sentimenti, questi stati d’animo del
nostro evangelismo in un modo che
i ha lasciato un po’ perplessi e che
ora coll’andar del temjx) ci pare veramente insufficiente. Non che le cose
dette non dovessero esser dette o che
dovessero essere dette altrimenti. Il
giudizio dei nostri giornali evangelici è stato serio e si colorava a tratti
di una serietà piena di rispetto ma
di severità. Rispetto e serietà che ca
ratterizzano indubbiamente un modo
di pensare protestante. Ma di fronte
al problema del papato quale si impo
neva a noi, è stata veramente la nostra una parola autenticamente protestante? Per arrivare a dire, scrivere,
pensare quello che abbiamo saputo
scrivere, dire, pensare valeva proprio
la pena di commemorare la Riforma?
E’ stata la nostra testimonianza caritatevole sì ma inesorabiile del giudizio della parola di Dio? Non staremo
a polemizzare sulle parole di simpatia espresse per il cattolicesimo provato dalla perdita del suo Capo, ne
staremo a rivedere se era il caso di
offrire alla Sua memoria il tributo
del nostro riconoscimento alla sua
umana grandezza. L’avevano detto gli
altri a iosa, potevamo fame meno;
ma sono quisquilie. Si poteva dire tutto quello, ma c’era ben altro da dire,
da affermare, da gridare di fronte a
quella stupefacente manomissione del
le verità evangeliche.
Ci siamo accontentsti di dire tre
cose ; che il papato di Pio XII non
era forse quella meravigliosa fioritura
di cristianesimo che ci volevano far
credere, che lasciavamo il giudizio a
Dio, che per il suo successore l’augurio e la preghiera erano che potesse
guidare la sua chiesa verso altre mete
più evangeliche.
Le nostre riserve sul papato di papa
Pacelli sono state espresse, è d’altra
parte la cosa più naturale lo fossero ;
sintomatico è però che in questi giudizi fosse costante il riferimento alle
giuste ed acute osservazioni di cotidiani indipendenti. In alcuni ambienti cattolici fra i più aperti e vivi si lamenta infatti che la Chiesa eccedy.
nel fare pcilitica e si auspica il suo
ritorno a più sane posizioni religiose
Molti cattolici e noi con loro lamen
taño l’eccesso di pubblicità che ha cir
condato il papa vìvo e che si è rinvi
gorita ancor più nell’ora della sua a
gonia. Ma la luce della Scrittura ben
altrimenti cruda ed inequivocabile
non era forse sufficiente a(i illuminare e conseguentemeinte a giudicare un
ventennio di pontiteato? Certo a Dio
’-1. giudizio sulla vita e l’opera, sulla
fede ed i peccati di Eugenio Pacelli
come lo lasceremo su Angelo Roncalli. Ma proprio perchè la Bibbia ci è
stata data dobbianl(>'aspettare al giudizio universale per' gridare alto e
forte che la pretesà'papale di governare la Chiesa nel ùome di Gesù Cristo e di autonominèiifei Vicario di Lui
à il sovvertimen.to ^ITordine voluto,
dal Cristo, è il rinn;^anlento della sua
opera e della sua autorità,, è l’usurpazione di un potete, che non compete
che a Dio ed al Cristo? Dobbiamo forse aspettare la fine dei tempi per rifiutare ancora, una^volta, ed in modo
altrimenti esplìcito’ di come lo facciamo quella glorificazione della chiesa
ed umiliazione dellsuo Signore?
E riguardo al nuovo eletto s* può
sperare ed attendere una maggior libertà dell’episcopato gallicano, una
revisione della politica vaticana in
Oriente, si può anche sperare una li
beralizzazione di certe zone della
Chiesa. Ma è quello che da secoli
aspettiamo? Staremo a vedere ; a ve
der che cosa? Qualche nuova enciclica? Qualche virata di bordo? Anche
se tutto questo si vérificasse, non muterebbe di un iota la posizione della
chiesa cattolica e la nostra nei suoi riguardi, ed il papato rimarrebbe identico a se stesso; il peccato dei peccati,
nel seno stesso della chiesa di Cristo.
Non- si tratta di sapere se avremo un
«A qualcuno sembra che siamo mal
(licenti ed eccessivamente duri quan
do affermiamo che il papa è antier!
sto; questi non considerano però che
la stessa accusa dovrebbe essere rivolta a S. Paolo seguendo il quale
facciamo la affermazione suddetta: è
lui infatti che ci dice « l’anticrislo
si porrà a sedere nel tempio di Dio »
(2 Tcss. 2: 4), e lo Spirito ci afférma
in un altro passo che il regno suo
consisterà in proferir parole contro
l’Altfssimo... ( Dan *7 : 25 ). Da queste
affermazioni deduco che (nel caso
deiranticristo) la 'sua tirannia sar:\
sulle anime più ch'é sui corpi e rivolta contro il regno spirituale del Cristo. In secondo luogo questa tirannia
è di natura tale che non abolisce il
nome di Cristo e della sua chiesa ma
si nasconde sotto l’ombra di Gesù
Cristo e sotto la veste di chiesa come
sotto una maschera... Quando Paolo
parla di un’apostasia e di un rivolgimento intende con questi termini che
il regno dell’apostasia di cui parla
sarà stabilito quando avverrà una
sorta di rivoluzione totale nella chic
sa... Ma più ancora, poiché ci fornisce
questa prova per riconoscere Tanti
cristo ; che prenderà a Dio il suo onore per attribuirselo, di questo criterio
dobbiamo servirci per riconoscere
Tanticristo stesso... Poiché è ora no
to che il papa ha impudentemente
noto che il papa ha impudentemente
trasferito alla sua persona quello che
è di Dio solo e di Gesù Cristo, non
può esservi dubbio che egli è a capo
di quel regno di iniquità e di abomi
nio ».
Calvino, Inst. Christ, IV,7,25
pontificato liberale aperto alle istanze
sociali, se più dell’aristocratico suo
predecessore il nuovo pontefice saprà
udire la voce del poptolo, se farà rneno
discorsi e li farà meno retorici ; si
tratta sempre e solo della chiesa di
Gesù Cristo, quella per cui ha dato
la sua vita, che viene annientata, ingannata, calpestata, gettata fuori dei
sentieri della rivelazione sulle vie dell’errore e della tentazione religiosa.
Proprio per quel legame che ci unisce nella cristianità tutta, proprio per
il profondo, reale ecumenismo fatto
di preghiera e di sofferenza, non possiamo accontentarci dì modèsti pare
ri, di deplorare, di stare a vedere.
Proprio perchè il protestantesimo si
è costituito non contro ma per la chiesa di Roma, per ricordarle nel confronto con la Scrittura la volontà di
Dio, proprio per questo non possiamo
non denunciare la tirannia del papato e la perpetua, .rinnovata ingiuria
che esso reca al Signore della Chiesa.
Proprio perchè la verità ci è stata resa evidente nella Scrittura non possiamo nè dobbiamo tacere E denunciare come lo hanno fatto i riformatori che per quanto riguarda le chiese
sotto il papa «egli le ha profanate
con la sua empietà, le ha afflitte con
1 suo inumano governo, le ha avvelenate con false e perverse dottrine e
quasi ridotte in fin di vita, tanto che
Gesù Cristo vi è quasi sepolto e Tevangelo vi è soffocato e la cristianità
sterminata ed il servizio di Dio abolito, tanto che essa (chiesa) appare
piuttosto ad immagine di Babilonia
che di città di Dio ».
Ci si dirà che tutto questo lo abbia
mo sempre saputo e lo abbiamo sem
9 detto. Ci permetteremo di doman
dare allora come mai in questa ceca
sione abbiamo' parlato in forma tanto
riservata, rassegnata. Senza passione,
elencando osservazioni e giudizi quasi
concernessero cose che non ci r’guai
dano. Ed abbiamo parlato di un papa
defunto e di un suo sui^essore inveex
di pronunciare un giudizio sul papato
in sè.
Ma perchè inveire contro il papato''
— ci si potrà domandare — ognuno r,
libero di avere in religione le idee che
vuole, e se il cattolico crede cosi, che
diritto abbiamo di pronunciare giudizi così radicali e duri centro questo
punto della sua fede? E’ libero, se sbaglia peggio per lui, .se considera capo
della sua chiesa o della chiesa quello
che non riteniamo tale, la colpa è sua.
E’, a questo ragionamento che dob
biamo dire di no, e decisamente ; perchè il papato non è solo un’opinione
personale, un pvmtò di dottrina che al
cuni accettano ed altri rifiutano ; nella dottrina del papato è in gioco Tonc■e di Gesù Cristo, la sua autorità, la
sua gloria. Quanto il papa chiede e
pretende per se non gli appartiene,
non gli compete, è di Dio solo, ed innalzandosi, glorificandosi è il Cristo
che viene umiliato, abbassato.
Gesù Cristo non è solo il Signore
della chiesa cattolica, è pure il nostro ;
perciò al rinnovarsi di una elezione
pontificia, culminante nelTadorazione
lei cardinali e nella benedizione urbi
et orbi, ripetiamo la protesta della ve
rità e delTevangelo ed all’equivoco
motto dei gesuiti « Ad maiorem Dei
gloriam » (per la maggior glcjria di
Dio) ripetiamo il motto della Riforma
;< Soli Deo gloria » (a Dio solo sia glo
ria).
Giorgio Tourn
prier pour notre soumission à Rome.
Si nous prions pour l’unité telle que
nous la concevons, nous devons prier
pour que les catholiques cessent
(l’être exclusifs dans le sens catholique, autrement dit: pour qu’ils cessent d’être catholiques romains. Certes en Dieu nos prières se rejoignent
et c’est Dieu qui sait quelle est la
vraie unité. Mais il faut reconnaître,
aussi douloureux que ce soit, que
dans l’acte même de la prière nous
restons séparés dès que nous préci.sons le mode de l’unité ecclésiasti(jue. Lorsqu’elle n’est pas faite dans
un esprit oecuménique, la prière
pour l’unité risque même d’approfondir l’abîme; l’on m’a cité un cas
où elle est devenue une occasion
d’excitation contre les hérétiques.
Elle risque toujours de devenir la
prière de deux adversaires dont
chacun prie pour la défaite de l’autre. Il n’est pas nécessaire qu’il en
soit ainsi, mais c’est le danger. Tout
dépend de l’esprit dans lequel on
prie pour l’unité. La prière peut
séparer davantage les frères séparés,
alors qu’elle devrait renforcer leur
fraternité. Ce danger, qu’il n’est
malheureusement pas possible d’éviter complètement dès que nous
pensons au mode de réalisation, ne
doit cependant pas nous empêcher
de pratiquer cette prière pour l’unité qu(x Dieu entendra et purifiera.
Mais aucune prière n’a de force
lorsqu’elle n’est pas accompagnée
(k-i l’action. Certes Dieu seul peut
nnir son Eglise. Mais il est trop
commode pour nous de prier pour
Tunhé lorsque par ailleurs nous
mêmes ne faisons rien, aucun sacrifice pour cette unité, et qu’au contraire par notre passivité, notre indifférence, nous contribuons à creuser l’abîme qui nous sépare. Voilà
ce qui m’a poussé à envisager un
moyen de rendre visible et efficace
notre .solidarité et de créer la communauté d’esprit nécessaire pour
une prière commune en faveur de
l’unité; une collecte réciproque
qu’on ferait une fois par an, préci
sèment le dimanche qui tombe pendant la .«emaine de prière; collecte
des protestants pour les pauvres
parmi les catholique.s, collecte des
catholicpies pour les pauvres parmi
les protestants. .le n’ai pas inventé
cette proposition. Elle m’a été suggérée par le Nouveau Testament,
par la collecte (jui en tant qii’institution a existé dans le christianisme,
primitif peur 'es pauvres de .lérusalem. Celle-ci avait un caractère
oecuméniqtip puisque, selon (îal.
2: 8 s., elle était de.stinèe à être un
lien entre les missions judéochrétienne et pagano-chrétienne qui d’un
commun accord avaient décidé de se
séparer sans rompre l’unité. Dès
l’abord je .souligne cependant que
la transposition de cette collecte dans
notre situation ne peut .se faire que
p.ar analogie; car nous ne saurions
identifier sans autre le rôle des
judéo-chrétiens d’autrefois avec celui de l’Eglise catholique d’aujourd’hui, de même que nous ne saurions identifier simplement les pagano-chréliens avec les protestants.
Oscar Cullmann
Catholiques et
.39-41.
Protestants, pp.
Per la buona
stampa
Ajíoslinelli tfnihcrlo. Lire KM) — Bagnar) Evelina in Bellion, 200 — Platania
Angelo, 100 — Bo.xio Paolo, .700 — Boer
Giovanni, 100 - Mantelli Giovanni, 350 —
Grilli Bruno. 350 — Gay Paolo, 100 —
Pons Laura, 1450 — Capitini Aldo, 300 —
Bandinelli Agostinelli Seba, 300 — Conte
Luigi. 500 — Beneeli Fanny, 200 — Monden Placido, 300 - - Berlalot Einima, 100
^— Masclietli Aline, 200 - Martinal Luigi,
100 — Bouebard Davide, 300 - - Pons Virginia, 100 — Bertalot .Susanna, 535 — Romano, famiglia, 300 — Beux Livia, 200 —
Albarin Alberto, 200 -- Allio Emilia, 200
—■ Pennelli Monlarsino Elsa, 100 — Plavan
Enrica, 100 ■ Bein Emilia, 200 — Scopa
casa Franco, 500 Pasebetto Umberto,
300 — Ferrerò Alberto, 300 — Rostagnn
Emilio, 150 — Pascal Enrico, 200 — Malanot Cesare, L50 - - Gay Lisette, 200 —
Stoffel Meta, 200 — Quaglia Giuseppe, 100
— N. IN., 200 — Forneron Angiolina, lOO.
Grazie!
4
Sarà Luì che recherà la pace.
Sarà chiamato Principe della
pace.
Mich. 5: 4; Is. 9: 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; AAatt. 5: 9.
MotÊÆÊe dalle nostre Comunità
MASSEL
Les fêtes de Noël occupænt tout naturellement notre chronique quoique
avec un certain retard. L’assemblée
du jour de Noël moins nombreuse que
d’habitude a été par contre cette année particulièrement attentive et recueillie, on n’éprouvait pas, comme il
arrive souvent en ces occasions, une
impression de grande fête. Le culte
et la St. Cène se sont déroulés dans
une atmosphère d’adoration et de
communion véritable pour autant que
des gens comme nous protestants et
vaudois par surcroît sont sensibles à
des réalités spirituelles telles que l’adoration et la communion du culte.
Les enfants ont eu dans l’après-midi leur fête et la première remarque
qu’il nous faut faire à ce propos c’est
que ces deux heures ont été pour tous
particulièrement belles. Aucun désordre ni excitation chez les enfants; aucunne agitation chez les parents et
point d’inquiétude chez les organisateurs ce qui rend ces fêtes une épreuve plus qu’une joie; c’est au lieu un
calme singulier et une profonde attention qui l’ont caractérisée. La polémique contre et pour ces manifestations n’est pas encore tarie et nous
l’avons évoquée ce jour même, mais
nous sommes d’avis et notre fête de
cette année nous l’a prouvé, qu’il ne
s’agit que de mesure dans le programme et de piété intérieure. Il s’agit de vivre et éprouver la véritable
joie de Noël, la grande joie du Seigneur et la faire éprouver à nos enfants pour que ces heures deviennen*^
quelque chose de mystérieusement vivant et proche de cette évocation des
choses spirituelles que l’on voudrait
obtenir. Nous remercions tous ceux
qui ont collaboré à cette journée: particulièrement M.me Micol qui a préparé les petits et les élèves de Salse.
Les cornets traditionnels ont été offerts cette année grâce aux dons que
nous avons reçu de la part de Mr.
Sert, Mr. Serafino, un ami suisse et
Mr. Debély. La collecte que nous avons éffectuée à la sortie et que nous
destinons cette année à l’oeuvre de
Danilo Dolci parmi les enfants pauvres a rendu 5.000 lires, ime somme à
peu près équivalente au frais des cornets ce qui nous encourage à penser
(lue l’on peu apprendre à donner en
recevant. Nous avons tenté cette année de supprimer quelques dialogues
en jouant une petite pièce de Noël ce
qui a augmenté le travail mais a
sans doute caractérisé la signification
de toute notre journée.
L’Union des jeunes a continué son
activité régulièrement chaque quinze
jours pendant tout le mois, nous souhaitons que l’année nouvelle ne provoquera pas de crise et une diminution do notre intérêt. La soirée du
premier de l’an a remporté un bon
petit succès. Les acteurs inexpérimentés SC sont prodigués autant que les
plus âgés de la troupe et il faut louer
leur bonne volonté et leur application.
Si en toute chose ils mettaient autant
de persévérance leur témoignage ne
manquerait pas d’être positif.
La chorale a participé comme d'habitude au culte de Noël et cette année aussi au culte du premier de l’an,
ncus la remercions vivement; il nous
faut ajouter à ces deux cultes la soirée où elle nous a offert deux choeurs
de circonstance: c’est plus qu’il n’en
faut pour justifier la satisfaction des
membres de la chorale elle même et
de ceux qui ont eu le plaisir de l’entendre.
L’Union des jeimes a eu samedi 3
le plaisir de recevoir la visite de Mr
Genre membre du Comitato di Gruppo. Notre union qui mène depuis
longtemps déjà ime existence plus ou
moins clandestine n’avait plus eu de
contacts officiels avec les responsables de jeunesse, cette visite était
donc particulièrement appropriée et
ncus savons gré à Mr Genre d’être
monté jusqu’à nous. Nous espérons
reprendre et développer encore les
informations qu’il nous a données et
ses conseils. Notre assemblée était ce
soir là particulièrement nombreuse
grâce à un certain nombre de nos
masselins en vacance. La soirée qui
s’est déroulée dans une atmosphère
fort sympathique s’est terminée avec
quelques jeux.
Nous n’avons pas encore mentionné la reprise de notre Union cadette:
elle a eu jusqu’à ce jour trois séances
qui ont eu naturellement beaucoup de
succès. Ce ne sont pas ces activités
qui peuvent transformer nos vies mais
ce .sont des instruments qui nous sont
offerts pour notre instruction et notre éducation chrétienne; puissionsnous savoir nous en servir.
Nous formulons les voeux que cette
nouvelle année que nous savons entre
les mains de Dieu et soumise à sa
volonté soit pour tous une occasion
de foum'r de nombreux exemples de
foi et de piété.
PRAMELLO
Quelli pei quali Natale senza neve
non è Natale sono stati accontentaf:
quest’anno. La mattina del 25 dicembre infatti tutto era bianco, tutto era
ricoperte da una spessa coltre di circa 80 cm. Splendeva il sole però, un
sole meraviglioso, caldo anche, che
invitava ad uscire di casa e che faceva trovare maestose e superbe le
vette dei monti. Così anche dai quartieri più lontani sono accorsi numerosi i fedeli (le strade erano state convenientemente spalate il giorno prima) e alle dieci, quando ha avuto inizio il culto, il tempio era quasi gremito. Dopo la proclamazione della Parola di Dio ha avuto luogo la celebrazione della Santa Cena alla quale
hanno preso parte molti dei presenti.
Poi le famiglie si sono raccolte nel
proprio focolare dove, in compagnia
di parenti ed amici venuti anche da
fuori, hanno trascorso in intimità il
resto della giornata.
Un bel Natale che ha lasciato nel
cuore di tutti un dolce ricordo.
Pcssa anche il messaggio della Parola che è stato ascoltato essere in
benedizione per le anime.
La tradizionale festa dell’Albero di
Natale si è svolta la domenica 21 dicembre. Malgrado il bel po’ di neve
che già ricopriva il nostro vallone, i
bambini erano quasi tutti presenti.
Hanno assistito alla festa anche numerosi genitori ed un pubblico discreto. Gli alunni delle elementari, ottimamente preparati e diretti dalle lo
E' USCITO
Il sapore del sale
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Il Maiale all’Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
A nome di tutti i nostri ospiti vorremmo mandare da queste colonne
un caldo ringraziamento a quanti
hanno particolarmente pensato a noi
in occasione delle passate feste natalizie
Non possiamo nominare qui tutti,
ma ricordiamo con riconoscenza la
visita ed il buon thè offertoci dall’Unione delle Madri di San Germano ed i sostanziosi pacchi della Missione dei Fiori di Torino e del gruppo del « Bicchier d’acqua ». Il 6 gennaio ci siamo ritrovati attorno ad un
ottimo « cappuccino », rallegrati dal
trattenimento assai bene organizzato
dall’Unione giovanile di San Germano e dalla Cerale con il simpatico intervento di un gruppo di bimbi guidati dalla sig.na Anita Long con tanto amore e tanta allegria!
Un ringraziamento vivo va pure al
mittente di un enorme ottimo panettone ed al pastore Liborio Naso di Venezia pel gradito dono di una lanterna magica con diapositive.
In questi doni e in queste visite noi
sentiamo la Chiesa tutta che ci cir
conda e ne siamo riconoscenti.
Vorremmo, per terminare, dire ancora quanto abbiamo goduto della visita di una ventina di cadetti della
chiesa di Pomaretto, guidati dalla
sig.na Lauretta Micol e da alcune collaboratrici. I loro canti e le loro recite anche al capezzale dei nostri maiali, sono stati un gesto fraterno tanto
apprezzato da chi non può più muoversi nè uscire a causa della malattia.
Il noto sacerdote francese, l’abbé
Pierre, scriveva così : « Partecipate alle sofferenze degli altri non solo esercitando la carità, ma attraverso ad
una compartecipazione diretta alle
loro esperienze »... e noi pensiamo che
questo può’ anche avvenire quando
dei fratelli si .scomodano a venire fino qui da noi e regalano alcune or«i
o tutto un pomeriggio del loro tempo
per i nostri ospiti, per fermarsi a parlare con essi, a simpatizzare personalmente, donando così tempo e amore a chi ne ha tanto bisogno.
A tutti, ancora, il nostro grazie riconoscente !
Fiorella Comba
ro Insegnanti, e quelli della Scuola
Domenicale, si sono succeduti sul piai
co, presentando al pubblico un interessante programma di dialoghi. Alla
fine della festa ha fatto la sua apparizione Papà Natale, sempre benvenuto ed atteso, distribuendo a tutti i
bimbi un piccolo regalo.
Un grazie di cuore alle nostre Insegnanti per tutto il lavoro compiuto
ed a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita della simpatica festa
L’Unione Giovanile ha ricevuto in
dicembre la visita di due membri del
Comitato di Gruppo: i Sigg.ri R. Genre, di Maniglia, e R. Long, di Pomaretto. La loro visita è stata molto
gradita e il loro messaggio molto apprezzato
Esprimiamo loro ancora qui il nostro grazie sincero e tutta la nostra
riconoscenza.
L’inverno quest’anno sembra proprio prenderci gusto a farci passare
da un estremo all’altro. Dopo le pioggie torrenziali del mese di novembre.
i ha regalato alcune giornate rigi
dissime a principio dicembre, in seguito gli 80 cm. di neve di Natale, poi
un breve periodo di temperatura mitissima, quasi primaverile ed ora, con
l’arrivo dell’anno nuovo, un vento già
ciale da Polo Nord, che fa trovare
belli e buoni gli indumenti di lana.
Fortunatamente questi capricci dei
tempo non hanno finora influito gran
che sulla salute: qualche raffreddore,
qualche acciacco, ma nulla di grave.
Non ha ancora fatto la sua comparsa
tra di noi (e speriamo non abbia a
farla mai ) la famosa « febbre australiana», che i giornali hanno prean
nunziato come novità in fatto di malanni invernali.
In occasione delle Feste diversi Pramollini lontani e diversi amici ci
hanno inviato il loro messaggio. Li
ringrariamo molto sinceramente e
formuliamo per loro i migliori voti
per l’anno nuo\ o. Possa essere per loro tutti un anno ricco in benedizioni
ed in grazie celesti.
l/ILl.aSECUil
La serie degli Alberi di Natale è iniziata il 21 dicembre con l’albero nel
vecchio tempio di Villasecca, organizzato dai quartieri ri Chiotti e VUlasecca e con la partecipazione di rappresentanti da tutti gli altri quartieri. Purtroppo il tempo è stato poco
propizio limitando la partecipazione
dei bambini dai quartieri lontani.
Durante la settimana ogni scuoletla di quartiere ha visto accendersi le
candeline dell’abete, fra i canti e le
recite dei fanciulli.
Il 22 a Roccia, il 23 a Bovile, il 24 a'
Trussaii, il 26 all’Albarea. Tutte queste festicciuole hanno rivelato l’impegno dei ragazzi e di chi li ha preparati, ma in modo particolare lo abbiamo visto all’Albarea, dove il quartiere è rimasto quasi senza bambini
Eppure in quattro hanno saputo montare tutta una seratina, ben fornita
di recite e di dialoghi.
Canti e dialoghi dei vari quartieri,
registrati su nastro, hanno servito a
creare un collegamento fra le varie
scuolette, pur così sparse sui due versanti della valle.
IlCulto di Natale è stato celebrato
ai Chiotti, con una buona partecipazione di fratelli e sorelle. Come è tra
dazione della nostra parrocchia la S
Cena è stata ripetuta la domenica seguente per permettere di parteciparvi
anche a coloro che ayevano dovuto
rimanere a casa il giorno di Natale.
Buona pure la partecipazione al
Culto del 31 sera e di Capodanno.
La gioventù dei Chiotti ha organizzato una riunione speciale per la sera del 31 dicembre, dopo il culto, per
attendere assieme l’anno nuovo in selenità e letizia. Una trentina di giovani da tutti i quartieri hanno prese
parte ed hanno animato questo simpatico incontro ed hanno iniziato assieme il 1959.
L’Unione delle madri ha avuto un.a
seduta speciale, ai Chiotti, il 28 pomeriggio, con una buona partecipazione di sorelle e di bambini che hanno offerto alle mamme alcune recite
e poesie adatte alla circostanza. Dopo
la meditazione del Pastore e le recite
dei bambini, la proiezione di qualche
cine-documentario, l’audizione di dischi religiosi e la tradizionale tazza di
thè hanno concluso questa simpatica
riunione cui hanno partecipato una
cinquantina di mamme e bambini.
La Filodrammatica ha presentato a
Villasecca il 4 Gennaio, pomeriggio e
sera « Lo smemorato », commedia
brillante in tre atti. Un monologo
sorpresa del Sig. Norberto Ferrerò ha
suscitato incontenibili scrosci di risate e, per finire, i radiocronisti e inviati speciali dell’Unione dei Chiotti, sot
to la direzione del M.o Pietro Massel,
raccoglievano le ultime e sensazionali notizie dalla nostra zona, registrate
3 messe in onda da una nuova emittente « Radio Villasecca — che trasmette sulla lunghezza della lingua
delle donne, mt. 12,47, pari a 1742 parole al minuto».
PutropiK» "il tempo è stato particolarmente inclemente rendendo le strade impraticabili e sollevando un vento
gelido, il che ha significato l’assenza
''i quasi metà delle persone che erano
'’tate previste!
Il nostro ringraziamento ai membri
della «Filo» per l’impegno dimostrar
<0 ed una parola di felicitazione per
I risultati ottenuti.
saiv SECIIIVDII
San Secondo. L’assemblea di chiesa
ha eletto ad anziano del quartiere di
Barbé Prima il sig. Aldo Pastre, conipretande così il nuovo Concistoro.
Una visita gradita è st'ila queUa
elei giovani àeH’Unione rii Puierolo,
i quali hanno partecipato attivamente alla seduta della nostra Unione.
Si è discus.so sull’attitudine che il cristiano deve prendere di fronte al problema della guerra.
COMUNICA TO
La Commissione delle pubblicazio
ni prega vivamente quanti hanno letto il Dizionario Biblico di farle pervenire, non oltre la fine di Marzo,
suggerimenti e consigli in vista di
una futura nuova edizione del volume.
D’rettore^Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata ^al Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-195.5
La famiglie Malan e Martina profrndamente commosse per la dimo
strazione di affetto e simpatia ringraziano indistintamente quanti in qual
siasi modo di presenza, con scritti hanno preso parte al loro grande dolore
nella dipartenza della loro cara
MARIA ODIN
in Malan
Un ringraziamento particolare a'
Pastori Sigg.ri Jahier e Toum, il Doti.
Scarognina, la Signora Melli-Audreou
per le sue amorevoli cure, le famiglie
Bertin. Emilio, Bertin Lorenzo, la Signora S’.moimd Evelina e la Signorina
dalla Dina per il loro grande aiuto.
Luserna S. Giovanni, 9 Gennaio 1959
AVVISI ECONOMICI
La Casa Vinicola Garzla & Marino,
Via Cappuexini 2/b, MARSALA, gestita dal fratello Garéìa Salvatore, cerca rappresentanti nella fratellanza
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avec toi; tu m’as pris par la
main droite. Tu me conduiras
par ton conseil, puis tu me recevras dans ta .gloire ».
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Le Seieneur a rappelé a lui, le 9
janvier, à l’âge de 72 ans, après une
douloureuse maladie, le
Géom.
AMATO ALBARIN
La veuve Emilia Durand-Canton, le
fils Bruno, sa femme Biancamaria
Gasparetto et le petit Daniel Valdo,
la soeur Emilia AlbarinrPeyrot, les
beaux frères et belles soeurs Albarin
Peyrot, Durand-Canton avec leurs famUles, les nièces Ayassot et famille, la
famille Gasparotto et tous les palents, en donnent la triste nouvelle.
Un remerciement particulier aux
Pasteurs M.rs Sommani. Conte, Jahier, au neveu Dr. Toselli, au Dr. Pellizzaro. à Soeur Lydie Perrou, pour
'eurs soins et leur fraternelle assist-nce, aux parents, aux voisins, aux
amis qui ont été si affectueux et à
Icui ceux qui ont voulu témoigner à
la famille leur sympathie.
« O Jésus, ta présence
c’est la vie et la paix;
la pa’x dans la souffrance
et la vie à jamais ».
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellicc - c.c.p. 2 175.57
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torno)
Prof. Dr. Franco Rperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedi e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Rr. A. Bonìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
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