1
ECO
DELLE mLI VALDESI
SIg. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 97 - Nnm. 5 ABBONAMENTI / P" l’interno
Una copia Lire 70 \ L. 3.500 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bìs/70
Cambio dì indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE - 30 Gennaio 1970
Amm.: Via Cavour I ■ 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
Questo Concordato
s’ha da disfare
l’il febbraio, e
e leggere le fa
Sta per tornare
torneremo a udire
sulle e ipocrite dichiarazioni sulla
felice ’conciliazione’ fra Chiesa (cattolica apostolica romana) e Stato (fascista?), così come riascolteremo
quanti contestano a fondo la realtà
e la legittimità di questa pretesa
’conciliazione’; rallegra sapere che
questi ultimi crescono di mimero e
di chiarezza anche nell’ambito cattolico.
Si ricorderà che lo scorso anno,
qua e là, in particolare a Milano e
a Roma, in alcune scuole alcune
classi hanno contestato la giornata
festiva riunendosi per lezioni particolari sulla storia dei Patti Lateranensi, sulle loro conseguenze giuridiche, sulla presa che hanno avuto
e tuttora hanno sulla vita nazionale,
discutendo con alcuni professori su
come lottare contro questa situazione.
Quest’anno PAssociazione per la
Libertà Religiosa in Italia (ALRI) e
il Partito radicale rilanciano insieme questa iniziativa (si legga un loro documento congiunto in 6“ pagina), chiedendo al mondo scolastico
anzitutto, ma non solo a quello di
studiare il modo per rifiutare, con
un gesto pubblico, la festività del
rii febbraio, che come già scrivem
ino in altra occasione dovrebbe in
vece essere considerato giorno d
lutto nazionale, sanzionamento ’le
"iile’ p di r»n.ñ diseT-imi
nazione profonda nel nostro paese.
Si usa dire, anche in ambienti non
clericali e persino ’evangelici’, che
ogni movimento o iniziativa anticlericale rappresenta oggi un anacronismo, un passo indietro, un ritorno a un’epoca felicemente revoluta. Perché non si dice piuttosto
che i Patti Lateranensi — che la
Costituente repubblicana è stata ben
lungi dal cassare, anche se vari giuristi affermano che non li ha avallati
elevandoli a norma costituzionale —■
hanno rappresentato e continuano a
rappresentare un gran passo indietro rispetto a talune conquiste risorgimentali e liberali, alle quali avevano collaborato, non lo si dimentichi, non pochi cattolici?
Desideriamo segnalare alle comunità evangeliche questo invito al ’rifiuto della festa’ e, nelle diverse situazioni nelle quali ognuna di esse
vive, come comunità e come individui, invitarle a esaminare e a decidere la linea di azione più opportuna, fra noi o con altri. E se è trop]>o tardi, quest’anno, per prendere
decisioni comunitarie, ognuno al suo
posto di lavoro e di servizio civile
valuti come può esprimere questo
rifiuto civile, che per noi è, alla radice, una conseguenza deH’accettazione e della comprensione della
Croce. Penso certo in modo speciale
a tutti gli insegnanti e gli studenti
evangelici. Anclie e in particolare
nelle Valli Valdesi (ma naluralmen1p altrettanto ovumjue in Italia): qui
si avrebbe, tra l’altro, una stupenda occasione per mettere in parallelo le ’feste’ dell’ll e del 17 febbraio,
e per affermare clip il ’17’ non è il
nostro j)iccolo coiicordatino, il magro e limitatissimo compenso locale a mia situazione generale discriminata, die esso non è una festa
provinciale per nostalgici, ma avrebbe ogni diritto di sostitiiirp — se
proprio di festività civile nazionale
c’è bisogno, per i rapporti StatoChiesa —- la festività dell’ll febbraio, quale prima, modesta, frammentaria, paternalistica fin che si
vuole, ma jnir prima affermazione
giuridica di libertà di coscienza nel
nostro paese sulla via dell’unificazione: e la libertà è indivisibile, dovremmo averlo ormai compreso, co
sì come unitaria è l’opposizione alla libertà.
Parrebbe ormai evidente nella
Chiesa romana, a parte i gruppi del
dissenso cattolico, l’intento di svuotare la lotta per l’abolizione del
Concordato indulgendo a una revisione del medesimo che lascerebbe
sostanzialmente immutata la situazione e darebbe per di più una vernice di ’costituzionalità’ ai Patti attuali. Deve dunque essere decisa e
perseverante la lotta; e forse è paradossale ma non troppo che, in un
mondo politico come quello italiano, nel quale anche settori molto
larghi dell’opposizione indulgono
come gli Ateniesi alla tentazione di
essere ’fin troppo religiosi’, i settori
’evangelici’ della cristianità si ritrovino a fianco dei movimenti laici,
tiiU’altro che anacronistici nella loro vitalità sebbene a loro volta esposti alla tentazione laicista. Agli uni
come agli altri, ai rappresentanti
sinceri o interessati di una religione
ecclesiastica come a quelli generosi
o astiosi di una religione laica noi
siamo debitori della posizione evangelica che non è in mezzo, ma altrove, diversa.
Per questo, jier il bene e la sanità della nostra vita nazionale, e più
ancora per la limpidezza dell’annuncio evangelico e per la dignità
del nome cristiano, come prima cosa (non basterà certo, sarebbe trop.v.ijcl), q^nesto Coìicorualo s’ba
da disfare: non per imposizione di
qualche signorotto e dei suoi bravi
(così fu stipulato, piuttosto), ma per
matura riflessione della maggioranza di un popolo e in primo luogo,
ancora lo speriamo, della chiesa del
Sginore Gesù Cristo nel nostro paese. O non sarà più la sua chiesa.
Gino Conte
La guerra al ciclostile
ia campagna di intimidazione contro l’uso dei mezzi poveri di diffusione delle idee è una minaccia contro le libertà democratiche
L’ondata di denunzie, perquisizioni,
arresti e processi, che il paese sta subendo era prevedibile: la propaganda
ideologica e la lotta politica stavano assumendo anche forme delinquenziali
che la stessa coscienza popolare rifiutava. La selvaggia distruzione dei beni
comuni (scuole, uffici amministrativi,
ecc.) e la violenza incanaglita contro i
privati (negozi, cantieri, auto in sosta,
ecc.) non sono che delitti dai quali le
leggi del nostro paese devono difendere la comunità e i singoli cittadini. E
questa difesa ha un indubbio significato pedagogico, in quanto obbliga a riflettere e addestra i cittadini a servirsi
dei mezzi di propaganda delle idee, a
portare avanti un discorso contestatario, in quei limii' del lecito che potrebbero essere così sommarizzati: « Non
fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te ». Un intervento della Magistratura, mi p.:ire, non era solo prevedibile, mq neiu '•sario, se non volevamo precipitare in un caos senza senso,
con 'la vita quotidiana alla mercé di
bande di gente capace di gustare la
violenza come gioco, del tutto indifferente ai danni e alle sofferenze che infliggeva (agli altri).
La tentazione reazionaria
Ma, a questo punto, il favore di una
opinione pubblica stanca e disgustata
dagli eccessi, le paure di un regime clericale paralizzai) dal sottogoverno, la
stessa convinzione di lavorare per la
giustizia, questi fattori ed altri hanno
congiurato per aprire la strada a una
tentazione, quella del conservatorismo
reazionario.
La stampa « di ,mformazione » non
ha iesiuato incoraggiamenti alla Magistratura, e in compenso ha tentato di
squalificare per « contro-inaugurazioni
dell’anno giudiziario » le manifestazioni
indette per un esame della situazione.
In effetti, non mancano motivi di allarme, e bisogna che stiamo in guardia
dall’accettare alcuni miti: l’indipendenza della magistratura, e la vita autonoma della legge, per esempio.
Da quando si formò il nostro stato
unitario — e la paura dei repubblicani
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiimiiriiimiiiiimmii
taglio
«Il mondo», e noi
(ossia: da che pulpito...)
Il ritardo nel pagamento delle
pensioni, nello scorso dicembre, ha
sollevato ondate d’indignazione, anche fra noi, nelle nostre comunità,
magari nei nostri culti. La pesante
inadempienza governativa e statale
— cosa non certo tollerata quando
si tratta di impresa privata: perché
sindacati, partiti e movimenti d’opposizione non si levano con la medesirna decisione contro le gravissime irregolarità pubbliche? —, si
tratti di rinvio alle calende greche
di pratiche di pensione, di erogazione di fondi raccolti e stanziati (v.
yajont, terremotati, ecc.) o di altre
Il regolarità ancora, fa sì che per
me.si, a volte per anni cittadini attendano invano quello che spetta
loio per legge, per diritto maturato
e sudato o sofferto: in conto di giustizia.
Bene, tiriamo im po’ il fiato e
tratteniamo la nostra virtuosa indignazione. La Tavola Valdese ha
comunicato, attraverso l’ultima circolare del Moderatore, che dall’esame della situazione della Chiesa
Valdese, fatto nel corso delle sedute per cui la Tavola si è riunita al
principio di gennaio, è risultato che
al 31 dicembre 1969 (cioè a oltre
metà dell’anno ecclesiastico), il disavanzo fra le entrate e le uscite
era di circa un terzo delle uscite
stesse. Vale a dire che in questi
sette mesi i professori, i pastori e
tutto il personale della chiesa è stato retribuito dalle chiese (inclusi
non indifferenti aiuti dalTestero) solo per 2/3 dei già non lauti stipendi. Se non si fosse ricorsi al « mon
do » (banche) tutto il lavoro avrebbe potuto procedere soltanto a ritmo ridotto, a 2/3, come un motore
in cui non tutti i cilindri lavorano.
Se andate in chiesa e salutate il custode, guardandolo in faccia abbiate presente che, per quanto dipende dalla chiesa, è stato pagato soltanto per 2/3; il viaggio di un predicatore nella diaspora dalla chiesa
è stato pagato soltanto per 2/3 del
chilometraggio; e con quel che ha
versato la chiesa avrebbe diritto
soltanto a 2/3 della luce e del ri■scaldamento di cui fruisce, etc. etc.
E non parliamo dei disavanzi di bilancio che continuano a ricostituirsi e accumularsi. D’accordo, c’è chi
dà {qualcuno dà tutto ciò che può,
ma gli spiccioli della vedova sono
rari) e chi dà nulla o briciole, pesando su chi dà; e c’è chi contesta
che i soldi sono spesi male, e chi
contesta le strutture: situazioni, atteggiamenti, posizioni che bisognerà pur decidersi a prendere di petto. Pure, un po’ di schiettezza:
quanti alibi...
E allora, se vogliamo avere un
minimo di autorità per togliere la
trave (trave è!) dalTocchio del nostro prossimo italiano, non dovremmo cominciare a togliere quella che
acceca gli occhi nostri facendoci accettare tranquillamente, anno dopo
anno .appello 'speciale' dopo appello ’specialissimo', quasi fosse normale (!) una situazione che non solo non vorremmo ma neppure potremmo semplicemente permetterci
nel nostro bilancio familiare? I tipi
cosi, Gesù li chiamava « ipocriti ».
e del socialismo nascente irrigidì la
Destra liberale — l’intervento della Magistratura dipese costantemente dalTindirizzo del Governo, fu ireazionario. E
reazionario restò con iTequivoco avvento della Sinistra al potere (1876) e col
trasformismo, come durante il periodo
fascista, quando al codice Zanardelli
fu sostituito quello che, nella parte non
abrogata, proprio oggigiorno è chiamato all'opera. Del resto, di tale mancanza di indipendenza non è il caso di fare un’accusa ma solo una verifica: gli
uomini della Legge sono naturalmente
coinvolti nella situazione socio-politica
del loro tempo, e partecipano sensibilmente al farsi della vita della comunità nazionale.
Allo stesso modo, è mitica l’idea che
un dispositivo del Codice, per il fatto
che è scritto e inserito fra i tanti articoli della Legge, abbia vita propria, autonoma, e possa essere usato fuori di
un contesto generale, dndipendentemente dai motivi a suo tempo addotti dal
■legislatore che l'ha fatto inserire come
norma di diritto. La stessa esistenza
delia Corte Costituzionale, che ha il potere di abrogare degli articoli del Codice, o almeno di rettificarne il significato pregnante/mi pare che dimostri la
necessità di intendere la Legge come
una realtà viva nel tempo, da usarsi
con una sensibilità autentica ed un senso storico aggiornato.
Oggi, di fronte .alTazione della Magistratura italiana ■— che non pretendiamo che sia « indipendente », che non
crediamo alle prese con un Codice cristallizzato in una miriade di articoli
viventi di vita propria — ogni cittadino
ha il dovere di chiedersi in quale direzione vada l'azione della Giustizia, in
quali settori si spinga la ricerca di.,1
presunti criminali, quali siano gli addebiti che sono mossi, come si svolga
e quali riflessi abbia la fase istruttoria.
In tutto questo vi è, ognuno lo può concedere, la tentazione di cedere a una
spinta reazionaria sempre latente in
una fragile democrazia come la nostra.
L’intimidazione
Non è quantitativamente misurabile,
Tintimidazione legale non è punibile: è
un fatto che lincide nella psiche dei colpiti e degli « spettatori ». In sostanza,
le forze conservatrici che bloccano la
vita del paese hanno già ottenuto un
grosso successo proprio attraverso la
azione in corso da parte della Magistratura: sul piano scolastico, su quello ecclesiastico, sul terreno delle lotte del
lavoro e della vita politica. La democrazia — che è data da tante libertà ■—
sta pagando forse troppo care le violenze piazzaioJe e la pazzia aberrante
dj Milano e di Roma.
La protesta studentesca aveva delle
motivazioni tuttora valide: è scattata
la repressione, ma oggettivamente non
si vedono segni di una radicale conversione del gruppo di potere che da 25
anni monopolizza Teducazione pubblica. Intanto « si prende il nome » degli
studenti che fan volantinaggio, si fa
visitare la guardina ad più decisi, si arroventa il conflitto fra le famiglie e i
ragazzi...
Parados.salmente, nel momento in
cui la Chiesa di Stato riflette sulla opportunità (e liceità) di un regime concordatario, la Magistratura è zelante
nell'intervenire contro il clero protestatario, tiene d’occhio i gruppi spontanei;
interviene massicciamente aH’Isalotto
di Firenze. DaU’Isolotto vanno ancora,
da mesi e quasi ogni giorno, dal giudice istruttore gruppetti sparuti di popolani: ogni giorno la Legge incombe
sul quartiere, mette le famiglie in agitazione, intimidisce i caratteri meno
forti. E si dicono, e si leggono, da parte
di uomini di Legge, perfino definizioni
teologiche (clericali e conservatrici,
naturalmente).
Negli ultimi mesi le forze del lavoro
hanno combattuto una battaglia gigantesca, e ce Thanno fatta a prezzo di
sacrifici enormi; ora c’c la stanchezza,
è naturale. Ma ancora una volta gli
uomini che stanno a tavolino, che hanno preso appunti, contestano reati, interrogano, intervengono: sempre in
una direzione sola, cosa assai sorprendente in una Repubblica che si dice
fondata sul lavoro. Ma se il lavoro manca, e si legge sui giornali che in questi giorni l’Italia ha comprato dagli
Stati Uniti una vecchia nave della guerra mondiale, per 100 milioni, bisogna
stare attenti a rifletterci su: può capitarci una perquisizione, com’è successo
alle sedi del MIR e del Servizio Civile
di Firenze!
La vita politica, poi, per l’intervento
della Legge in una direzione e con tanta intensità, presenta situazioni grottesche: il PCI difende ile libertà democratiche, gli equivoci contestatari extraparlamentari diventano vittime senza
bisogno di fare del vlttimiismo, i fascisti affossatori della democrazia sono
indirettamente incoraggiati. Intanto abbiamo le perquisizioni domiailiari (con
le forze deirordine che mettono a
soqquadro un’abitazione, spaventano
una famiiglia), la caccia ai giornali "sovversivi”, la libertà che sta tornando
una magica parola d'ordine come nel
Risorgimento. L’initimidazione in corso
contro la contestazione politica non di
destra, non solo rischia di restringere
l area dernoeratioa, ma distrugge le ultime illusioni di quanti non volevano
credere che quello democristiano fosse
un « regime », e inficia definitivamente
l’azione politica dell’attuale gruppo di
potere. Prepara una dittatura?
E il ciclostile?
Il ciclostile è una delle più nobili invenzioni del secolo: da quando ci imbrattavamo come negri passando un
rullo a mano sulla teletta a oggi, con
la manovella che gira allo spiedo la
matrice o il bottone che fa tutto, il ciolostile ha reso servizi enormi a tutti.
E il giornale dei poveri, è la riconosciuta umiltà di chi sa quant’è precaria la
parola d’uomo, è il punto d’incontro di
quattro amici che hanno delle idee, è
strumento povero di lotta per i poveri.
Certo, i giornali — anzi, le catene di
giornali — hanno alle spalle molto di
più: mezzi, mornim. sopratt'.'.tto danaro, e possono "scatenare” delle campagne o "addomes'ticare” l'opinione pubblica: è un loro diritto, si dice. E se
un giornale mente, calunnia un povero
diavolo o un gruppo di poveri diavoli,
questi inutilmente scrive lettere di rettifica; ha un solo modo di rivalersi:
andare per Tribunale, cioè spendere,
perdere giornate, cacciarsi nei meandri
di un palazzo di giustizia per uscirne
comunque danneggiato. (Intanto "il
giornale" ha d suoi avvocati, chi ha fatto del male al povero diavolo continua
la sua vita di sempre, ha altro da pensare!).
Ora la Miagistratura si occupa anche
dei ciclostilati, uomini di legge rispolverano un articolo del Codice (apparso
col fascismo, mai usato nel dopoguerra) per chiedere tali e tante "garanzie”
da scoraggiare chi non sia proprio un
patito del ciclostile. Non solo, ma dei
procedimenti in corso spingono l’indagine al contenuto ideologico dei ciclostilati, e ci si avvia alla incriminazione
a causa delle idee che si professano. Di
questo passo funzionerà solo il ciolostiile diocesano, per scrivere « Dio sia lodato — per il vescovo che ci ha dato ». Amen.
Noi protestanti ci siamo sempre avvalsi del oiclostile, perché siamo poveri e religiosamente sovversivi, e ce ne
serviremo ancora. Forse il nostro esempio incoraggerà altri, e renderemo un
servizio anche così al paese, un paese
che ha bisogno di idee dibattute, sofferte; ha bisogno di miriadi di piccoli
gruppi pensanti, appassionati, decisi a
non farsi addormentare dalla "grande"
stampa e dalla Rai-TV.
La Protesta evangelica è nata rifiutando l’intimidazione, si è sviluppata
conte.stando un tipo di società religiosa
e laica; se vuole restare fedele alla propria vocazione, ancora oggi ha un "no”
e un "si” ben precisi.
Luigi Santini
Dopo il Vietoam o il Biafra,
il KURDISTAN
Berlino (epd). - Il professor Helmut Gollwìtzer, docente di teologia airUniversìtà libera di Berlino Ovest, rivolge un appello alla
solidarietà con la rivoluzione del Kurdistan.
La pigrizia e la vigliaccheria sono gli unici
motivi della nostra inazione, poiché le sofferenze della popolazione civile kurda non possono passare inosservate.
Il Kurdistan, afferma Tappello, dev’essere
citato immediatamente dopo il Vietnam e il
Biafra come uno dei principali centri di assassinio attuali. A livello internazionale deve essere organizzato un aiuto efficace per salvare vite e alleviare le sofferenze.
2
pag
N. 5 — 30 gennaio 1070
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
Nolerelle intorno al XVII Febbraio
lA BIBBIA NEI MBNBO
III
Una breve premessa
Ci si consenta ancora una premessa
che si riallaccia strettamente alla conclusione del nostro precedente articolo.
Scrivendo il suo noto saggio sul Risveglio del 1825, il pastore Melile, non
certo sosipetto, riconosceva esplicitamente l’esistenza di due fattori negativi in quel periodo: « nazionalismo (oggi forse diremmo razzismo) e midtitudinismo » e sembrava ancora ammetterne la sopravvivenza in epoca posteriore, quando afferma pubblicamente
che il perdurare di queste tendenze
avrebbero sempre reso impossibile un
Risveglio in seno alla Chiesa Valdese.
Questo tema è stato, come è noto, ripreso ed approfondito nel suo polemico saggio dedicato al Melile da Oscar
Cocorda, lo... scismatico (1894).
Per lui la Chiesa Valdese è Chiesa
« territoriale perché fa tutt'uno con la
popolazione valdese con la quale si
confonde, è multitudinista perché amministra Battesimo e S. Cena a tutti i
valdesi senza distinzione... Il battesimo
dei bambini è l'arruolamento, la confermazione è leva ecclesiastica ».
Abbiamo ricordato queste affermazioni perché ci sembrano puntualizzare con estrema chiarezza, anche se con
un linguaggio oggi fuori corso una situazione di disagio e di tensione ohe,
dopo il '48, trova una sua manifestazione esteriore nel modo di celebrare
il 17 febbraio, anzi nella celebrazione
stessa.
COME SI CELEBRAVA
IL 17 FEBBRAIO
Del periodo fino al 1861, abbiamo
scarse notizie. I deliberati sinodali, come suole accadere nella nostra Chiesa,
furono ricevuti e interpretati secondo
le esigenze locali. La fusione con la celebrazione dello Statuto sembra aver
incontrato scarso favore, e morì di
morte naturale, tanto che la troviamo
sopravvissuta nel decennio successivo
solo a Torre Pellice, dove ha assunto
un carattere puramente civile: intervento delle Autorità, delle Società operaie, canti, bande musicali, discorsi,
commendatori ed ispettori. Non manca la sfilata della « compagnia del Collegio » che esegue sulla piazza « des
feux de parade » ben riusciti.
La « festa » del 17 sopravvive, più o
meno nella clandestinità ecclesiastica,
fino al 1880 quando si cristallizza in
una manifestazione che finora, con
qualche modifica, ha finito col diventare il 17 tradizionale.
Le informazioni sulla « festa » fino
a) 1880, dopo il 1862 sono particolareggiate e notiamo un periodo di assestamento. La Chiesa ufficiale sembra
disinteressarsi della celebrazione; in
certi casi, diremmo anzi, guardarla con
un po' di sospetto. Il culto ufficiale, solenne, non si celebra più, o di rado.
Per contro la « festa » è la « festa »
dei ragazzi e dei giovani. I ragazzi, il
mattino, in Chiesa; i giovani, la sera in
una sala.
L’espressione «agape fraterna» non è
ancora entrata nell’uso corrente, e il...
fatto neppure, tranne accenni eccezionali: nel 1874, alle Fontane (Rodoretto)
gli abitanti di quella località offrono
un pranzo « bien simple, mais cordial »
ad una v'entina di adulti che hanno sfidato la neve per accompagnare i ragazzi alla festa; nel 1877, un pranzo a Ferrerò alle ore 16! A S. Jean una « frugale collation » la sera. 1 resoconti di
questo periodo ci presentano tutti più
o meno gli stessi elementi: i ragazzi
delle scuole (460 a La Tour - 350 a
S. Jean) con bandiere; a Pomaretto
tamburi e, saltuariamente, la «banda».
Dovunque in chiesa: discorso - canti recite. Poi una « collation frugale » offerta ai ragazzi.
LA « SERATA »
La celebrazione serale acquista un
rilievo ed un significato particolare;
sorgono le Unions chrétiennes, ed i giovani organizzano la loro festa del 17.
In questi decenni essa si svolge in
modo alquanto diverso da quello diventato poi tradizionale. Infatti la
« serata » è la seduta regolare dell’Unione Cristiana, divisa nelle sue due parti: seria e ricreativa; la sola differenza
c che la seduta è pubblica e la parte
ricreativa ha maggior rilievo.
Nella « prima parte » vengono letti o
presentati al pubblico studi dei soci.
L’elenco dei titoli è suggestivo perché
ci permette di renderci conto dei pr<>
blemi che preoccupavano la gioventù
valdese, che doveva praticamente affrontare questi suoi problemi.
A S. Giovanni, nella serata del 1869,
due studi: l’unionista J. J. Parander
tratta dei « Patriottismo cristiano » e il
maestro Long dell’« Agricoltura ». E
parlano que.sti Unionisti davanti a oltre 140 Uditori!
A La Tour, serata del 1866 e 67 sono
di turno gli studenti del Collegio; uno
studio sulle « forze e ricchezze inutilizzate alle Valli »,' un altro « sul disinteresse per la lettura » (sempre alle Valli), mentre l’anziano Frache parla della
santificazione del giorno nel riposo.
E così è un po’ dovunque.
La Chiesa continua ad accogliere nel
tempio i ragazzi per un breve culto e
recite. Della « serata » non sembra occuparsi; l’ha praticamente affidata ai
giovani; se ne disinteressa, ma, in real
tà se ne preoccupa, tanto, che troviamo nel n. 8 deìì'Echo des Vallées del
1870 una nota di biasimo nella quale si
rileva il carattere ibrido della « serata »: « diversité » (...) «sans unité ». In
quella di Torre Pellice « una preghiera,
a quanto si dice, avrebbe rivestito la
forma di una invocazione ai Mani dei
nostri Padri ». Che dire poi dello « studio »; «“Lavoro e capitale” nel quale si
sarebbe attribuito a Gesù Cristo ed a
S. Paolo non sappiamo quale teoria
economica ».
Interessante il titolo dello studio
presentato da questi giovani unionisti,
che tutto sommato dovevano pur respirare qualche boccata d’aria fuori dal
« ghetto » valligiano!
Ma più interessante l’uso del condizionale. La Chiesa ufficiale non è presente! Il suo giornale riferisce « a
quanto si dice ».
L’ufficio « Voci » è già in funzione a
La Tour!
Ma il fatto è più grave: i giovani
sfuggono alla Chiesa. L’Unione Cristiana li accoglie. La Chiesa-istituzione
guarda con diffidenza questi interessi
nuovi per problemi che pure la interessano. Il giornale della Chiesa, per
esempio, accanto a tutta una serie di
articoli sulla Confermazione, sul Bat
tesimo, ha pure una serie di articoli
« pratici » sull’apicultura, sulTigiene; ed
il maestro Long, in un incontro di insegnanti di Luserna e S. Giovanni, proprio in occasione di un 17 febbraio, presenta uno studio su un argomento di
pedagogia... pratica: « Come ottenere il
silenzio in classe ».
Ma dove sono andati a finire i verbali di queste sedute, i registri, gli
studi?
E arriviamo così alla svolta decisiva
colla polemica del 1880, che ci darà
una soluzione chiara per i decenni successivi.
Gino Cost.abel
AVVISO
La « CASA EVANGELICA » in S. Marzano
Oliveto (Asti) cerca 2 persone per lavori cucina e servizi vari, e persona mansioni di aiuto Direzione per perioilo vacanze estive. Trattamento economico « alla pari », spese di
viaggio rimborsate. Scrivere a : Past. Giuseppe Anziani - Piazza Bini, 4 - 15100 Alessandria - Tele!. 0131/52378.
Nei paesi
deii'Europa orientale
Da un rapporto, apparso ultimamente, dei due segretari per l’Europa delrÀlleanza Mondiale delle Società bibliche, i pastori S. Smaadahl e B. J. Tidball, desumiamo queste informazioni
relative alla pubblicazione e alla diffusione della Bibbia nei paesi dell’Europa
orientale.
In POLONIA, nella GERMANIA
ORIENTALE e in JUGOSLAVIA l’importazione, la pubblicazione e la diffusione di edizioni bibliche non è praticamente ostacolata. In Polonia si trova,
fin dal 1809, una filiaile della Società Biblica Britannica e Forestiera, che non
ha mai dovuto interrompere la propria
attività. Nel corso del 1968 si è potuto
importare in Polonia 123.000 Bibbie,
invece nel 1964 era apparsa una nuova
traduzione polacca del Nuovo Testamento, mentre è quasi terminata quella del l’Antico.
Nella Repubblica democratica tede
iiiiiiimmiiiiiiiimiiiiMiNiiimiiitiiimiiiiNiimmi
Collaboratori dì Dìo
“Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani,,
« Noi siamo collaboratori di Dio »
(I Corinti 3: 9).
Sì, tutti i credenti in Cristo, sia i ministri nello svolgimento dei loro ministeri che il popolo tutto in ogni circostanza della vita, ognuno è e deve sentirsi impegnato come ’collaboratore di
Dio’. Lavorare con Dio e per Dio: questa è l’azione d’ogni credente, questa
è la ragion d’essere della Chiesa.
Essere collaboratori di Dio è ovviamente un alto privilegio per il cristiano e può essere anche motivo di gioia
interiore. Ma perché tale privilegio e
tale gioia non degenerino in un basso
sentimento di gretto orgoglio e di
sciocca presunzione, è necessario avere idee chiare, riflettere sul significato
di questa nobile ed impegnativa missione che il Signore ci ha affidato.
Innanzi lutto se siamo collaboratori
di Dio non è perché lo abbiamo voluto noi né tanto meno perché ce lo stiamo meritato in premio di qualche nostra virtù morale o di qualche facoltà
intellettuale o finanziaria. È il Signore
che, per Sua grazia, ha posto in noi la
fede in Gesù Cristo e ci ha chiamati
ad essere Suoi operai nella misura della nostra disponibilità a compiere la
Sua volontà.
Ed allora, essere collaboratori di
Dio vuol dire non fare la nostra volontà ma la Sua; non seguire gli impulsi carnali del nostro peccato ma
ubbidire alle Sue leggi; non cercare il
nostro interesse e la nostra gloria ma
il bene del nostro simile e la gloria
di Dio; non cedere agli allettamenti
del mondo che passa ma porre ogni
fiducia ed ogni speranza in Gesù Cristo e nel Suo santo Vangelo.
Ma dove sono oggi i collaboratori
di Dio? Eppure tutti ne riconosciamo
l’urgente necessità! Infatti il secolo
presente, con le sue conquiste scientifiche ed anche con le sue tensioni politiche e sociali; col suo elevato stato
di benessere economico per alcuni ed
anche con la morte per denutrizione
di milioni di bambini e di adulti; il secolo presente, col perpetuarsi dei suoi
drammi e delle sue tragedie per le
sempre più accentuale ingiustizie urna
Ricordando Elio Eynard
Addio caro Amico!
Ti vidi la prima volta tanti anni or
sono, sulle sponde della Dora Baltea, a
Carema. Eravamo studenti e tu, presidente della Società “Pradeltorno”, eri
venuto lassù con un compagno per
collcttare per le missioni nelle nostre
piccole chiesette dell'evangelizzazione.
Non ricordo quanto collcttasti, ma so
che conversammo fino a tarda ora della notte circa il nostro avvenire e che
tu confortasti in modo decisivo la vocazione che anche in me stava nascendo, di dedicare la nostra vita alla testimonianza cristiana.
Ci ritrovammo a Roma e tu, Praeses
degli studenti, avevi il talento di ispirare loro sempre un senso di ottimismo, di gioia e di fervore... Ed era per
tutti noi, numerosi allora, il principio
di una lunga e meravigliosa imvresa.
Le tue prime tappe furono in Chiese
lontane e modeste, come Orsara, Pachino ed altre... Ma le notizie che si
udivano di te erano sempre contornate
da un gran tono di ottimismo, parlavano sempre di progresso e di speranza.
Mai una volta uscì dalle tue labbra uno
di quei lamenti abusati sulla decadenza
e la miseria materiale o morale delle
Chiese come s'odono spesso da giovani operai alle prese con la delusione.
Ti rividi a Palermo, circondato da
una bella e numerosa gioventù nonché
da tanti capelli bianchi, sempre in un
felice contesto di fervore...
Poi ti chiamarono a Torino e vi fosti
un nobile ed amato Pastore e qui, dopo molti giorni di prosperità e di successo conoscesti anche le amarezze del
tempo di guerra. Restasti sempre fedelmente al tuo posto e molti ti ricordano
ancora mentre, durante i bombardamenti notturni, nei rifugi sotterranei,
conducevi in preghiera quelli che ti stavano attorno. Valdesi, Cattolici od
Ebrei che fossero e quando, subito dopo, accorrevi nei quartieri vicini per
sapere se i tuoi parrocchiani fossero
ancora incolumi...
Tu, però, non eri di quelli che si
preoccupano della saviezza di questo
mondo: Non sapevi piegarti come il salice, quando soffiava il vento e quando
la corrente si faceva impetuosa, osavi
resistere e non lasciarti travolgere. Perciò, non approfittasti degli splendidi
talenti che Dio ti aveva dato per curare la tua carriera. Forse, dopo Torino,
tu deludesti le speranze che alcuni fondavano su di te. Rimmz.iasti a due o tre
vie importanti che ti si aprivano dinanzi e che sembravano corrispondere
ai tuoi talenti e partisti per la piccola
comunità estera di Zurigo: Tu eri nato
per la testimonianza agli Italiani e la
tua via andasti a cercarla tra gli umili
emigranti di questa città straniera, nei
loro modesti alloggi e spesso alla stazione — come gli antichi esuli presso
ai fiumi di Babilonia — dove ti abbiamo visto tante volte intento a distribuire degli opuscoli in mezzo alla folla...
Eri sempre tu, come in quella prima
sera in cui ti avevo conosciuto a Carema... E costndsti qualcosa a Zurigo
che destò lo stupore ammirato di quanti lo videro.
Ma logorasti anzi tempo le tue forze,
nella tua opera di pioniere. L'autunno
scorso, con un gruppo di amici, tra cui
pastori e medici, ti supplicammo di
prenderti immediatamente quella vacanza che ormai appariva inderogabile: “Torna alla tua Torre, alle tue Valli, vi ritroverai salute e forza ed esse,
senza dubbio, avranno ancora bisogno
di te...". Non posso, rispondesti triste
ma fermo, con la crisi che oggi travaglia il mondo e la chiesa, lasciare l’opera di Zurigo che è costata tante fatiche
e tante preghiere. Sei rimasto e sei presto caduto tu stesso sulla breccia.
L'Opera di Zurigo, però, non può più
essere compromessa perché l'Opera
del Signore non è mai compromessa
quando i suoi servi cadono sulla breccia; ma tu lasci in mezzo a noi un gran
vuoto.
Circa trent'anni or sono, a Torino,
pronunziando l'oraz.ione funebre per la
dipartenza di Arturo Muston, il valente
ed ultimo presidente del Comitato di
Evangelizzazione della Chiesa Valdese,
tu esclamavi: “Oggi, in Israele è caduto un prode". Io credo che oggi, noi
possiamo ripetere le medesime parole
aggiungendovi questa preghiera a Dio:
“Non permettere, a Signore, che resti
vuoto il posto di coloro che servono la
causa dell'Evangelizzazione e che .sanno resistere al vento ed alla corrente
degli interessi e delle passioni di quaggiù". Mandane molti ancora, di questi
Servi tuoi alla tua Piccola Greggia e
dona loro la forza, se bisogna, di .sapere anch’essi, cadere sulla breccia!
Enrico Geymet
ne; con le sue incessanti guerre e le
sue sanguinose rivoluzioni; col suo abbandono nelle più insulse idolatrie,
l’attuale secolo viene definito da alcuni ’di assestamento e di sviluppo’, e
da altri ’di confusione e di disfacimento’ soprattutto se considerato dal
lato morale e spirituale.
Ad ogni modo, sia in un senso che
in un altro, è pur sempre un secolo
in cui è più che urgente l’opera di Dio.
E ciò non soltanto per il riassetto delle cose, ma innanzi tutto per impedire
che questa nostra sconsiderata e dissennata umanità non sia travolta dal
la furia del peccato e perisca. Mai come oggi abbiamo invocato con tanto
ardore « che il Regno di Dio venga »!
Ma Dio è sempre presente per salvare il mondo! Ed il segno più concreto Egli lo ha manifestato nel dare
al mondo il Suo Figliolo Gesù Cristo,
affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna. In Gesù
Cristo, Dio è all’opera per la salvezza
del mondo; e per tale Sua azione salvifica il Cristo ha stabilito là Sua Chiesa, cioè il popolo dei credenti in Dio.
i ’collaboratori di Dio’.
A questo punto dobbiamo domandarci: £ la Chiesa d’oggi davvero impegnata a lavorare con Dio e per Iddio? Sono i cristiani, siamo noi in grado di affermare con sincerità che nella nostra vita e nella nostra testimonianza cristiana di ogni giorno « collaboriamo con Dio »? Oppure dobbiamo
doloro-samente confessare che non ci
è comodo collaborare con Dio e preferiamo lavorare soltanto e soprattutto
per noi e pei nostri interessi? Ad esempio: come può dire di collaborare con
Dio quella Chiesa o quel cristiano che
non conosce la rinuncia, che non confessa i propri peccati, che non respinge e non condanna l’uso delle armi,
che non confida nella potenza dello
Spirit(> Santo ma nella propria potenza politica e finanziaria, e non cerca
altro che il proprio prestigio anziché
la gloria di Dio?
Per essere autentici e fedeli collaboratori di Dio, per essere cioè facitori
dell’opera di Dio, ricordiamo la eterna
parola del nostro Signore Gesù Cristo
la quale c’insegna che l’opera di Dio
è opera d’amore, di perdono, di riconciliazione, di pace, di giustizia, di servizio, di abnegazione, di sincera consacrazione pei valori spirituali. Soltanto nell’esercizio di questi valori, soltanto credendo ed operando in Gesù
Cristo, noi e tutta la Chiesa possiamo
proclamarci veri collaboratori di Dio;
quel credente e ciucila Chiesa che non
agiscono in relazione alla volontà di
Dio c che non seguono fedelmente l’in.segnamento di Gesù, non possono portare il nome di cristiano e sono presto
portati via come la pula al vento c come una casa edificata sulla sabbia (...).
In questa missione di « collaboratol i di Dio » siano impegnate tutte le
Chiese e tutti i cristiani nel più efficace e costruttivo « ecumenismo ».
GiusEi’i'E Anziani
(dalla predicazione di domenica 25 gennaio)
Ospedale Valdese - Torre Pellice
Cercasi personale ausiliario. Ad cs.so PAiiiminislrazionc offrirà la possibilità di frequentare il corso al termine del quale si ottiene la
qualifica ed il diploma di « injvrmieri generici » e di essere inseriti nel ruolo corrispondente.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi all'Ufficio CIOV in Via Caduti per la Libertà,
n. 6 (telefono 91..536), Torre Pellice.
Il Presidente della C.l.O.V.
Edoardo Aime. Pastore
a cura di Edina Ribet
sca sono all’opera 13 Società bibliche,
due delle quali hanno l’autorizzazione
governativa a stampare e possono fornire le edizioni necessarie. Anzi attualmente vi è pure la possibilità di esportcirc verso nitri pnesi
Per la Jugoslavia è aperto a Belgrado
un deposito di vendita di Bibbie; appartiene alia Società Biblica Britannica,
ma il ^ suo funzionamento è assicurato
da un associazione di pastori jugoslavi.
L importazione di Bibbie avviene tramite un’agenzia di Stato, ma è libera
la diffusione di centri di vendita. Una
nuova traduzione biblica cattolico-romana in lingua serbo-croata, assai apprezzata pure da parte protestante, è
stata recentemente stampata in un’edizione di quasi 100.000 esemplari; purtroppo Talto prezzo di vendita (circa
7.000 lire) non ne faciliterà molto la
diffusione.
In UNGHERIA e in CECOSLOVACCHIA vi sono organizzazioni che producono e diffondono la Bibbia; ma non
sono sufficienti a coprire le esigenze
del mercato.
L'Ungheria vieta rimportazione di
grossi stock; e nel paese stesso, di regola, possono essere stampate delle edizioni bibliche soltanto se dalTestoro
viene messa gratuitamente a disposizione la carta. Dal 1949 a oggi la produzione biblica ungherese è stata solo di
153.000 Bibbie e 67.000 Nuovi Testamenti. Nella maggior parte dei casi la carta
necessaria è stata offerta dall’Alleanza
Mondiale delle Società bibliche. Anche
in Ungheria è quasi terminata una nuova traduzione curata dal Con.siglio biblico ungherese. Inoltre è apparsa in
questi giorni una nuova traduzione del
Nuovo Testamento, con ampio commento dovuti l’una e l’altro al prof,
Gergely Dudai e curata dal Consiglio sinodale della Chiesa riformata d’Ungheria. La pubblicazione, che ha avuto una
tiratura iniziale di 4.000 copie, è il frutto del giubileo 1967, nel quale si commemorava il quarto contenario del Sinodo costituente della Chiesa riformata
e nel quale erano state lanciate numerose iniziative nei settori deH’insegnamento teologico e del giornalismo ecclesiastico. Questa traduzione e questa
edizione è stata sostenuta da Chiese sorelle all’estero, e in modo speciale dalle
Chiese riformate d’Olanda.
In Cecoslovacchia Tattività della società biblica era stata vietata nel 1948.
Ma nel marzo scorso poteva essere ¡ondata una nuova organizzazione, l’Opera biblica cecoslovacca, che si appoggia
a tutte le Chiede membri del Coneigllo
cristiano cecoslovacco. L’autorizzazione
governativa non è stata però ancora
concessa. Recentemente gli uffici competenti della CSSR hanno concesso
l’autorizzazione a importare 30.000 Bibbie tascabili in lingua cèca. Sempre nel
1969 sono state stampate in Cecoslovacchia 30.000 copie di un’edizione biblica
di grande formato (la Bibbia di famiglia cèca), 7.000 copie di una nuova traduzione dei 12 profeti minori e 30.000
copie di una nuova traduzione slovacca del Nuovo Testamento c dei Salmi.
Di quest’ultima edizione, 5.000 copie sono state destinate alla popolazione di
lingua slovacca vivente in Jugoslavia.
Continua intenso il lavoro per una nuova traduzione in cèco e in slovacco. La
traduzione e l’edizione della Bibbia nella CSSR sono poste sotto il patronato
delTOpera biblica cecoslovacca, che è
in stretto rapporto con PAlleanza Mondiale delle Società bibliche e nella quale sono rappre.sentate quasi tutte le
Chiese cecoslovacche.
In ROMANIA, in BULGARIA, nelrURSS e in ALBANIA non vi è alcuna
diffusione organizzata della Bibbia. In
tutti questi paesi vi è un fortissimo bisogno di Bibbie. Inoltre non bisogna
dimenticare che nelle Chiese ortodosse,
le quali sono dominanti in questi paesi,
anche indipendontemente dalla pressione politica finora si è fatto p(x;o, fra il
popolo, per la diffusione della Bibbia.
Si spiega così pure il fatto che la maggior parte delle traduzioni bibliche sono assai invecchiate e procedono con
grande lentezza le revisioni del testo
biblico.
In Romania nel corso del 1969 la
Chiesa ortodossa ha fatto stampare
100.000 Bibbie; la carta era stata ftirnita daH’Alleanza Mondiale delle Società bibliche. La distribuzione di queste
Bibbie è avvenuta con un sistema eli
razionamento, per cui a ogni cornunita
sono state attribuite una diecina di
copie.
A Torre Pellice
ISRAELE, IL SIONISMO
E LA CHIESA CRISTIANA
Una conferenza del prof. Soggin
Come annunciato, nel quadro del
programma di conferenze predisposto
dal Comitato del Collegio Valdese, domenica 1" febbraio alle ore 15, presso
la Foresteria di Torre Pellice, il prof.
J. A. Soggin, docente di Antico Testa;
mento presso la Facoltà Valdese di
Teologia in Roma, parlerà su: Israele,
il sionismo e la chiesa cristiana. Seguirà libero dibattito. Cordiale invito
a tutti.
3
30 gennaio 1970 — N. 5
pag. 3
J, HROMADKA, UOMO DI FRONTIERA
L’Evangelo per gli atei
Le linee ili innrein [lee In fliiesn negli anni prossimi
« Sono ben consapevole della
difficoltà della situazione e del rischio di essere frainteso o respinto sia dai filosofi comunisti sia dai
teologi della Chiesa. Eppure, oso
esprimere la mia convinzione che
il significato dell'ateismo marxista
è quello di un umanesimo radicale. Il suo centro di gravità non è
ciò che chiamiamo un ateismo negativo, ma uno sforzo per liberare
l'uomo e la società umana da tutto
ciò che ha paralizzato la sua comprensione e la sua capacità di dominare le leggi della natura, della
società e della storia. Feuerbach e
i suoi seguaci più intelligenti hanno visto nella religione una autoalienazione, una auto-delusione e
in molti casi una auto-intossicazione. Tutte le idee religiose, compresa la più elevata idea di Dio, sono,
secondo loro, mezzi inventati dall'uomo per sfuggire alle limitazioni, alla miseria e alla fragilità della
vita umana, cercando rifugio in un
mondo ideale ma irreale, fatto di
incantevoli illusioni. Essi non distinguono tra religione e messaggio biblico. Molto sovente i cristiani, con il loro comportamento e il
loro oscurantismo, hanno convalidato le tesi marxiste sulla religione. Ed è proprio qui che dobbiamo approfondire la nostra discussione e la nostra battaglia spirituale con la concezione comunista
della religione.
« Dobbiamo capire che l’ateismo
del materialismo dialettico è una
lotta per affermare l’uomo, per
dargli una adeguata comprensione di sé, per creare un migliore
ordine sociale e politico, per costruire una società in cui le differenze di classe gradualmente
svaniranno. La forza dinamica di
questo tipo di ateismo non è la
negazione di dèi, idoli, culti pagani e sogni religiosi, rigettati e condannati dai profeti e da Gesù Cristo stesso. Noi cristiani siamo responsabili di molti malintesi. Dobbiamo aiutare i comunisti a capire in maniera più adeguata e più
vuniruiiiva la loro propria critica
anurehgiosa, e a liberarsi da una
pnuugunda antireligiosa pura
I legativa e superficiale. Se
e ¡..nano afferra il significato
ù II H lunesimo marxista e il comunisia, andando oltre tutti i
miti e le superstizioni religiose,
raggiunge le profondità della lotta profetica per il vero Dio contro
gli idoli e gli ideali, allora entrambi possono stabilire una solida
base per una controversia feconda e creativa. Noi non crediamo in
alcuna possibilità di sintesi ideologica tra comunismo e fede cristiana. Questa sintesi è impossibile. Comunismo e fede cristiana
si situano su piani diversi. Ciò
nondimeno, una nuova atmosfera
può essere creata, un’atmosfera di
giusta lotta per l’uomo, la sua dignità e integrità ».
Questa pagina di Josef Hromadka, che merita di essere letta
c riletta, illustra chiaramente quella che è stata una delle frontiere
sulle quali questo credente e teologo cecoslovacco recentemente
scomparso ha combattuto con
maggiore impegno, coraggio, costanza, apertura d'animo e fermezza di fede: la frontiera delVateismo marxista. Con un notevole anticipo sulle chiese nel loro
insieme Hromadka ha capito che
quello era un punto cruciale della
testimonianza cristiana nel nostro
secolo, e l’ha immediatamente additato ai credenti cercando di aiutarli affinché la loro confessione di
fede davanti aH’ateismo marxista
losse da un Iato scevra di ogni
contaminazione ideologica di sinistra o di destra e dall'altro immune da giudizi superficiali o pregiudizi inveterati riguardo al socialismo. Qual è la posizione « di frontiera » assunta da Hromadka su
questa questione, che resta di primaria importanza non solo per la
nostra generazione ma anche e
forse ancor più per le generazioni
future?
In primo luogo Hromadka cerca di dissipare gli innumerevoli
equivoci, malintesi, preconcetti
diffusi nella cristianità occidentale (e in parte anche in quella
orientale) riguardo all’ateismo
marxista. Hromadka osserva che
l'obiettivo principale di questo tipo di ateismo non è la negazione
di Dio ma l'affermazione dell’uomo. L’intenzione di fondo è positiva, non negativa. Si vuole costruire, non distruggere. « Il mio
scopo non è affatto solo negativo
Una testimQnianza
In occasione dei funerali di
J. L. Hromadka, tenutisi il 4
gennaio 1970 a Praga, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese ha detto fra
l’altro:
« I non cristiani non potranno mai capire completamente
Josef Hromadka, perché non
possono davvero credere che egli
è stato il testimone del regno
giusto di Dio, che trasforma in
idolatria inaccettabile qualsiasi
impegno unicamente politico in
un regno terreno.
« Fu così che durante la guerra fredda molti Americani hanno pensato che egli doveva essere un comunista e quindi un nemico, mentre molti comunisti
mettevano in dubbio il suo lealismo, malgrado fosse stato per
21 anni presso i suoi amici cristiani dell’Europa orientale la
voce più forte che cercava di
persuaderli a sostenere, nella fede e nella speranza, i nuovi governi e le nuove società socialiste rivoluzionarie; e nel corso di
questi 21 anni è stato, per l’Occidente, l’interprete eminente
della visione di giustizia e di pace che ha ispirato i migliori in
tutte le nazioni socialiste.
« Malgrado delusioni profonde, Josef Hromadka è stato, fino
alta fine, un uomo che sperava...
Fino alla fine ha cercato quel
Regno che non è di questo mondo, ma che è venuto e verrà a
causa di Cristo risorto e seduto
alla destra di Dio ».
E. C. Blake
e negatore, ma positivo; io nego
solo per affermare; io nego la realtà .apparente, fantomatica della
teologia e della religione solo per
affermare la concreta e reale realtà dell’uomo » (Feuerbach). Ci si
può certo chiedere: È davvero necessario negare Dio per affermare
l uomo? Noi pensiamo di no. .Anzi,
crediamo che solo affermando Dio
si possa veramente affermare l’uomo. È però importante comprendere che l’ateismo marxista risponde a un’intenzione affermativa e creativa, non negativa e demolitrice.
In secondo luogo, Hromadka
chiede alle chiese di aprire gli occhi sul fatto, increscioso ma innegabile, che esse hanno sovente
agito e parlato in modo da avvalorare (anziché confutare) la critica marxista alla religione. È indubbio, anche se dispiace doverlo
constatare, che una certa religiosità cristiana (in realtà pseudocristiana) è veramente alienante e,
anziché liberare, rende schiavi gli
uomini. Così pure, dobbiamo avere il coraggio di chiederci, come
cristiani, fino a che punto l’incredulità del mondo non è una replica della nostra stessa incredulità
e fino a che punto per causa nostra— cioè delle nostre infedeltà
e dei nostri tradimenti — il nome
di Dio è bestemmiato tra i Gentili.
Così 1 ateismo degli altri prima
ancora che suscitare il nostro sdegno, deve farci riflettere e indurci
a pentimento. E dobbiamo affrontarlo e fronteggiarlo non con uno
spirito aggressivo, di crociata, ma
con un atteggiamento in cui la fermezza della fede non sia disgiunta da un senso di corresponsabilità per il fatto che il nome di Dio
è così poco Scintificato nel nostro
tempo.
In terzo luogo Hromadka cerca
di far comprendere ai marxisti che
tra religione ed Evangelo c’è una
bella differenza. Se si può dire in
certi casi che la religione è l’oppio dei popoli, non si può dire questo dell’Evangelo. Questa fondamentale distinzione è oggi fatta
da diversi studiosi marxisti. « Certo nessun serio marxista oserebbe
dire che la religione cristiana, così
come la professano queste energie
fresche ed entusiaste [dei gruppi
spontanei e del dissenso], è l’oppio del popolo, direbbe tutt’al
più che è anch’essa un’ideologia,
un’ideologia in cui si esprime
un’autentica volontà rivoluzionaria. Quanto all’oppio dei popoli
potremmo affermare, proprio d’accordo con queste nuove correnti
cristiane, che esso è il riformismo,
il rifiuto della rivoluzione » (Lelio
Basso). Ma Hromadka chiedeva ai
marxisti di capire che l’Evangelo
non è l’oppio dei popoli già molto tempo prima del sorgere del
cristianesimo del dissenso, fautore sovente di un impegno politico
rivoluzionario. I marxisti devono
capire quel che è l’Evangelo confrontandosi con esso, non guardando ai cristiani, siano pure rivoluzionari.
Infine, Hromadka precisa con
assoluta chiarezza che tra Evangelo e ideologia marxista nessuna
sintesi è possibile. C’è, tra queste
due realtà, una differenza qualitativa. Nessuna confusione, dunque,
tra marxismo e cristianesimo. Nessun cristianc.sìmo marxista, nessun marxismo cristiano. Questo
non significa necessariamente che
marxismo e . ■ istianesimo siano
incompatibil' .significa semplicemente che n- e ; devono in nessun
modo e per ;e sun motivo essere
confusi. L’Ev .igelo è parola e
opera di Di> ome tale non può
essere messa Ila stesso piano di
qualunque ; ola od opera dell’uomo.
Questi son. i è parso leggendo
la pagina ci: aia aH’inizio, i capisaldi della posi ’.ione che pone valide premes.s - : or quella « controversia creati > tra marxismo e
cristianesimo i ne a livello delle
nostre comunit.i, deve ancora avvenire. Di controversie, sull’argomento, ce ne son state anche da
noi; son le controversie creative
che tardano a venire, perché siam
troppo condizionati dall’ambiente e dalla posizione sociale che
occupiamo. Speriamo che quando
la controversia di-, nterà, un giorno, creativa, non sia già troppo
tardi.
Paoi.0 Ricca
Continua proficuo lo
sinodale nei colloqui
studio del messaggio
pastorali delle Valli
Il convegno pastorale del 12 gennaio
tenutosi a Pinerolo ha proseguito l’esame deirO.d.G. sinodale sulle linee di
marcia per la Chiesa negli anni prossimi. La discussione, introdotta dalla meditazione del testo di Efesini 4; 1-6, è
stata centrata sul tema della vocazione.
I credenti di Efeso sono stati chiamati
all’unità della fede, cioè sono stati chiamati a far parte del popolo di Dio di
cui Cristo è il fondatore. L’unità è qui
concepita come riconciliazione dei pagani e dei Giudei nella morte di Gesù:
è perciò una realtà definitiva, assoluta
ma anche una realtà dinamica. L’unità
della Chiesa e.siste in Cristo ma deve
anche essere continuamente vissuta dai
credenti.
La Chiesa è chiamata a esprimere
questa realtà dell’unità dell’opera di
Cristo nel mondo mediante la sua vita
e la sua opera.
A questo tema biblico della vocazione e dell’unità si è ricollegato il problema dei gruppi nella vita della comunità. 'È. sembrato che fosse una via
da seguire ed una tendenza da incoraggiare quella di formare delle cellule
di servizio, come già sono neile noslre
parrocchie le varie unioni di giovani e
lemminili o gruppi missionari ecc. Non
solo vedere questi gruppi come dei
rnezzi utili e vantaggiosi per un potenziamento deirattività ma come una
scuola di vita e di spiritualità moderna della fede Cristian i.
Nel pomeriggio la di.sjussione prevista su questo tema non hn purtroppo
potuto proseguire dato il ricco ordine
del giorno proposto sia dalla Tavola
che dalla Commissione Distrettuale. La
commissione missionaria ha riferito
della prossima visita di una missionaria, sono stati previsti incontri di concistori nel prossimo febbraio per presbiteri o valli (Pellice, Chisone Germanasca).
In seguito ad una inchiesta effettuata fra le mogli di pastori del n >stro distretto è risultata gradita la proposta
di avere un incontro p.-tst'jrale aperto
anche alle mogli di pastori che risultano libere da impegni. La maggioranza
delle risposte avute al referendum indica come giorno migliore il lunedì
insieme al Corpo pastorale, con un programma parzialmente comune e parzialmente distinto.
* * *
Il prossimo incontro avrà pertanto
luogo lunedì 9 febbraio a Torre Pellice
(Foresteria Valdese), per pastori e loro
mogli inclusi naturalmente, come per
ogni altro convegno, i pastori emeriti.
Il programma è il seguente: ore 9,30:
meditazione comune sul testo Efesini
4. 10-17; ore 10,30: esame del punto 4
e 7 delTo.d.g. sinodale sul tema; preparazione teologica dei membri di chiesa... e: sviluppo della riflessione sul ministero pastora'e.
Uno schema di discussione a cura dei
RIUNIONI ECUMENICHE AD ASTI
I cristiani s'interrogano
di fronte allateismo
In occasione della Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani SI sono avute, in Asti, due interessanti riunioni promosse in collaborazione fra il nostro gruppo evangelico di via Aliberti ed alcuni giovani cattolici. Sabato 24 gennaio, nel Ridotto
del teatro Alfieri, è stata indetta una
Tavola rotonda sul tema: « I Cristiani
s’interrogano di fronte all’ateismo».
Hanno introdotto il dibattito: il pastore Paolo Ricca, il pastore svizzero
D. Attinger, il sacerdote don M. Sigliano e G. Monaca.
Di particolare interesse la presentazione del pastore Paolo Ricca il quale,
fra l’altro, è entrato in polemica su alcune affermazioni udite in sala. Contro chi — ad esempio — sosteneva che
1 uomo moderno, essendo diventato
adulto, ha bisogno di un nuovo concetto di Dio che vada oltre la figura
di Dio-Padre, Paolo Ricca ha energicamente affermato che oggi più che mai
è I uomo che deve cambiare (ravvedersi) e non la Parola di Dio. L’uomo è
naturalmente ateo, e quindi non è mai
’adulto’. Dio è e rimane per tutti i secoli il « Padre nostro che è nei cieli »,
il Signore dei cieli e della terra.
La vasta sala era affollatissima, gli
interventi da parte del pubblico numerosi e vivaci.
Nel pomeriggio di domenica 25 ha
avuto luogo, nella centrale chiesa cattolica di S. Secondo, una riunione
ecumenica’ di preghiera. La parte liturgica, preparata congiuntamente fra
cattolici ed evangelici, è stata condotta dai sacerdoti don Mignatta e don
Sigliano e dai pastori Alfredo Scorsonelli e Giuseppe Anziani. Hanno pre
dicato: il pastore Scorsonelli e don Sigliano. Il pastore Scorsonelli, dopo vari riferimenti biblici, ha indicato —
quale insostituibile fondamento per
un ecumenismo costruttivo — l’assoluta fedeltà al Cristo nel cui nome è
possibile rivivere, nella Chiesa d’oggi,
lo stesso spirito della Chiesa apostoli
ca come è enunciato in Atti 2; 42-47.
Don Sigliani, nella sua breve omelia,
ha rivolto un appassionato appello ai
suoi fedeli per un ritorno alla meditazione ed alla pratica dell’Evangelo.
« La fedeltà alTEvangelo — ha soggiunto — ci porta alla confessione dei
peccati della Chiesa cattolica nei riguardi dei fratelli evangelici. Confessiamo i nostri peccati a Dio e chiediamo perdono ai nostri fratelli evangelici ».
L’ampio tempio era gremito da centinaia di persone.
Sabato prossimo, 31 gennaio, i giovani cattolici prenderanno parte al
Culto che si terrà nella nostra Sala
evangelica in via Aliberti 56.
Giuseppe Anziani
Notizie daiia Spagna
Mmlrìd (Relazioni Religiose). - L'Epi.seopato .spagnolo ha reso noto un tloeumento nel
(piale eliiede la ereazione di .sindaeali veramente liberi, non controllali dal governo. Nel
documento citato, si riconosce « l'urgente hi.logno di una nuova legge sindacale » che dia
agli operai i mezzi per [loter realizzare le loro
« legittime aspirazioni ». Si precisa inoltre che
le riforme devono (( riflettere i principi della
dottrina sociale della Chiesa » che richiedono
una autentica autonomia e una vera rappresentanza da parte dei sindaeali.
Bilbao (Relazioni Religiose). - Il seminari.sta Antonio Ahad è stato condannato a quattro anni di reclusione da un tribunale militare spagnolo sotto Taccusa di aver aiutato
i nazionalisti ba.schi. Il tribunale ha stabilito
che il seminarista ospitava nella sua camera,
nel seminario di Derio dove studiava teologia,
degli attivisti dell’organizzazione nazionalista
basca <( E.T.A. ». Inoltre, avrebbe permesso
che con la sua macchina da scrivere venissero stampati dei volantini contrari al regime
franchista che richiedevano la creazione di
uno stalo .separato basco nel nord della
Spagna.
past. F. Davite, C. Tourn, F. Giampiccoli sarà inviato nella prima settimana
del mese.
Ore 13,30: comunicazioni varie della
Tavola e della Commissione Distrettuale; ore 14,30: ripresa dei lavori con programma proprio per le mogli dei pastori su tema da stabilirsi; ore 16:
chiusura.
Per la Com. Distrettuale;
G. Tourn
ZOOMATIC I
Teologia
e nuova teologia
Chi sono i conservatori e chi
sono i rivoluzionari nella chiesa?
La gente avrebbe il diritto di saperlo.
Venticinque anni fa un certo
Padre Daniélou dava voce a un
movimento che subito fu bollato come « nuova teologia » dal
papa in persona, il quale dovette precisare molte cose in una
apposita enciclica. Oggi lo stesso
uomo, divenuto cardinale (qualcosa è cambiato), viene visto come uno dei teologi più conservatori.
Come si delinea un movimento teologico, subito bisogna parlare di « nuova teologia ». L’uomo ama risparmiare: un’etichetta salva la faccia e costa poco.
La vera teologia non merita
che molto raramente il nome di
nuova. E poiché dico questo alcuni penseranno che sono un
conservatore.
Vie Rabel
Comitato
Collegio Valdese
Doni ricevuti
(Quarto elenco)
Da Chiese Valdesi: Torino (5° versamento)
L 118.000; Torino (6° versamento) 143.500;
Venezia (l^* versamento) 50.000; Rimini (3°
versamento) 10.000; Bobbio Pellice (1° versamento) 150.000; Pramollo (2° versamento)
50.000; Angrogna Serre (2° versamento)
5.000; Villar Pellice (1° versamento) 300.000.
Da Chiese sorelle: Chiesa evangelica di lingua italiana e francese di Lugano L. 70.000;
United Presbyterian Church (USA) 467.250;
Chiesa di New York (USA) 93.810.
Da Associaz. ed Enti vari: I.M.H.E.K.I.D.
(Germania) L. 982.040; Associazione «Amici
del Collegio » (3° versamento) 750.000; Scuola di cucito « Le printemps », Luserna S. Giovanni 20.000: Istituto Bancario San Paolo di
Torino - Pinerolo, 45.000; Colletta concerto
vocale-strumentale Corale di San Giovanni a
Torre Pellice, 54.250; Corale di Villar Pellice. 15.000.
Da Amivi : L. Peiinington de Jongh, Roma,
0 in meni, di Olga Mariani Prochet », 50.000;
D.. Ro.ssi Servettaz, Savona, « alla cara memoria di Sofìa Servettaz, che apprezzava il
Collegio », 30.000; Famiglia Pecoraro, Torino,
« in mcm. di Adele Subilia », 20.000; Meucci doti. Mario, Trieste, « in memoria sig.ra
Marcella Triulzi », 25.000; Ghelfi Tina, Roccapietra (Vercelli), « in memoria dì Olivetti
Germana, 2.000; E. B., Villar Pellice, « in memoria dei miei Cari », 10.000; Elena Mìchelin-Salomon, Villar Pellice, « in memoria di
mio j)apà », 10.000; Elena Geymonat Cbauvie
Eynard e figli, « ricordando il caro cugino
Elio Eynard », 7.000; Ugo e Jolanda Rivoiro
Pellegrini, Torino, « in memoria del Pastore
Elio Eynard », 100.000; Sig.na V. Spelta, Torre Pellice, « in memoria pastore Elio Eynard »,
5.000; Giorgina Guerrina. Luserna San Giovanni, 5.000; Costantino Messina, Firenze,
100.000; Balmas Carlo Alberto, Luserna San
Giovanni, 10.000; D'Ari Achille, Rimìni,
10.000; Abbona Felice, Terrazza (Torino),
1.000; Clot ing. Carlo, Torino. 20.000; Buffa
Elvino, Angrogna, 5.000; Prevosto Anna e
Carlo, Terrazza (Torino), 5.000; Ulmini-Abbena Maria, Terrazza (Torino), 2.000; GalliiiaAbbena Elisa, Terrazza (Torino), 2.000; Bona
Ferrerò. Torino, 20.000; Allio Ayassot Emilia, Roma, 50.000; Griset prof. Emanuele, Torino. 50.000; Gunther Wolfang, Minden (Germania) a mezzo prof. Valdo Vinay, 33.970;
Zenone doli. Alfonso, Torino, 20.000; Bonino
Odin Emma, Luserna San Giovanni, 10.000;
Famiglia Meylre, S. Germano Chisone, 5.000;
Santoro Lilla, Messina. 20.000; Ribet-Rostain
Edina. Luserna San Giovanni, 10.000.
Totale L. 3.961.820 - Elenchi precedenti
L. 6.412.153 - Totale generale dei doni pervenuti al Comitato Collegio a tutto il 18-1-1970
!.. 10.373.973.
1 doni e le offerte possono essere versati al
Comitato Collegio Valdese dì Torre Pellice,
via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice, .sul conto corrente postale n. 2/32709 o sul conto
corrente bancario n. 56760 presso Istituto Bancario Italiano - Torre Pellice.
Offerte in memoria
di Adele Subilia
Inda Ade, Roma, per « La Luce »
L. 20.000.
4
pag. 4
N. 5 — 30 gennaio 1970
DOPO L’APPROVAZIONE DEL SENATO PASSA ALL’ESAME* DELLA CAMERA
II
Statuto dei diritti" o "potere dei lavoratori
II
?
D. - Sappiamo che fui dagli inizi delle discussioni in Commissione hai assunto una posizione critica, mantenuta e ribadita anche nella
fase finale. Vuoi precisarcela?
Albani • La pubblicazione del lesto approvalo dal Senato capila proprio nel momento
ìli cui le organizzazioni sindacali lamentano
con una lettera a Saragat, un telegramma a
Rumor e un incontro con Donat-Caltin, denuncie e raitpresaglie contro lavoratori, attivisti e dirigenti sindacali. Leggo oggi che i
socialisti propongono, come già per le manifest-;ZÌoni studentesche, la solila amnistia.
Ecco, noi continuiamo a produrre leggi così
dette di « tutela » dei lavoratori con più o
meno solenni affermazioni di diritti e libertà,
sovrapponendole e quindi mascherando tutto
un « sistema ». una struttura giuridica, una
realtà e una politica che sono quanto meno m
contrasto con quei diritti e quelle lil)ertà. o
semplicemente con i principi e gli indirizzi
della nostra Costituzione.
L'imbroglio, o la mistifìcazione, sta proprio
nella pretesa di dare ai lavoratori delle tutele
giuridiche con norme legislative, con procedure
burocratiche e giudiziarie, senza proporsi —
o proprio per evitare — di modificare radicalmente la concezione e la pratica deirattività
economica. delLimpresa, del rapporto tra lavoratori e impresa e tra impresa e società organizzata, che è propria del nostro codice e
delle sue leggi complementari, ma anche della
politica fatta in questi anni dai partiti di
governo.
Vediamo di scendere al concreto. Non vi
sembra una beffa che uomini e partiti di governo. direttamente responsabili della politica
economica e sociale fatta in tutti questi anni,
pensino a (juesto punto di cavarsela proponendo e approvando un così detto « statuto dei
diritti » dei lavoratori quando ancora non è
stato realizzato il fondamentale a diritto al lavoro » per lutti? Quando molti devono emigrare per procurarselo mentre si sprecano risorse e si esportano capitali, e troppi lavoratori, per conservare il posto di lavoro, sono costretti a subire e riconoscere soltanto la legge
del padrone? Quante volte e in quanti casi le
leggi <c sociali », che già ci sono, non vengono
osservate? Perchè?...
Nei codici e nelle leggi complementari che
sono in vigore. Fattività economica — e quindi
Fimpresa — sono concepite e regolamentate
ancora come semplice esercizio del «diritto
di proprietà ». E' la concezione tipica del sistema capitalistico-liberista. Vi si legge che
l'azienda « è il complesso dei beni organizzati
dall'imprenditore per l’esercizio dell’impresa ».
Beni che possono essere di sua proprietà o dei
quali ha il diritto d’uso, per cui è tenuto a
rispondere del suo operato a dei creditori ;
tutti proponendosi attraverso Fattività economica di realizzare un profitto.
L’imprenditore — vi si legge ancora — è
« il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori ». Questi
strani « collaboratori » che « dipendono gerarchicamente » e che sono poi i lavoratori, sono
tenuti a lavorare con « la diligenza richiesta »
non soltanto dalle prestazioni dovute in relazione alla retribuzione che ricevono in contropartita, ma richiesta anche « dall’interesse delFimpresa ». Devono perciò osservare « le disposizioni per l'esecuzione e la disciplina del
lavoro impartite dall'imprenditore e dai suoi
collaboratori dai quali gerarchicamente dipendono ». Per i lavoratori dipendenti, anche
nelle ore lìbere, non c'è la « libertà di iniziativa economica » che la Costituzione garantisce a tutti, nè possibilità di quella « libera concorrenza » che pure era il cardine fondamentale della (( teoria » liberista : non possono
cioè (c trattare affari per conto proprio o di
terzi in concorrenza con l'imprenditore ». Non
solo, ma se lavorando nell'impresa si rendono
conto che si stanno facendo cose che vanno
contro la morale o le leggi, contro la verità e
la giustizia, contro la salute e la vita, contro
legìttimi o superiori interessi delle persone, degli stessi lavoratori, ma anche dei risparmia
I' Stalo pubblicato in (juesti giorni alla Camera dei Deputati il lesto del disegno di legge, già approvalo dal Senato, con le « norme sulla tutela della
libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e delTattività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento)): quello che è stato
cliiamato lo « statuto dei diritti «lei lavoratori ». In questa occasione riprendiamo da un bollettino di Adista, Tagenzia stamjia della sinistra cattolica
(21 gennaio 1970), un’intervista con il senatore Albani, indipendente di sinistra, segretario della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato, che in sede di «liscussione al Senato aveva assunto nei confronti del
disegno di legge un atteggiamento fortemente critico del quale spiega le
motivazioni, (ionuinque possa essere valutato, questo « statuto » raj)presenla una lappa ini])orlante nella vita «lei nostro popolo e tenevamo a
sottolinearla.
continua ad avere vigore — e tempo fa dei
componenti di commissione interna di una
«rrande azienda di Sesto S. Giovanni sono .stati
denunciati in base a questo artìcolo del codice
— mentre da più di venti anni i « cattolici »
sono al potere: con tanti saluti al «primato
dei valori spirituali », alla « dignità della persona umana » e al « bene comune ».
Sono poi questi articoli del codice civile
che fanno da logico sostegno a quelli del codice
penale che configurano lo sciopero come un
delitto, che fanno delFazienda un « riservalo
dominio ». proprietà e domicilio privalo dei
padroni, facendo scattare le attuali denuncie
e le solite ingiunzioni quando i lavoratori occupano le fabbriche.
Ebbene, confrontate anche solo queste norme che ho richiamato e la concezione evidente
che le ispira, con quelFarticolo della Costituzione che dice : Finiziativa economica è libera. ma non può svolgersi in contrasto con Futilità sociale () in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà e alla dignità umana...
la legge determina i programmi e i controlli
opportuni perchè possa essere indirizzata e
coordinata a fini sociali. E’ tutto l'opposto: la
persona e la comunità, il loro bene, stanno prima e al di sopra dell’interesse economico delFimpresa e dei suoi proprietari-imprenditori.
D. - Ma l'approvazione della « statuto dei
diritti » dei lavoratori non è un primo tentativo di « far entrare la Costituzione nelle fabbriche »?
Albani - Vediamo: la Costituzione impegna
lo Stato e quindi il legislatore a ristrutturare
e riorganizzare tutta Fattività economica, ad
indirizzare e controllare tutte le imprese ni
modo coerente ai principi fondamentali e agli
indirizzi programmatici che la ispirano, precisali in particolare dall’artìcolo 41 che ho citalo. Non già quindi di continuare ad appiccare pezze e offrire coperture o sostegni al
vecchio sistema, restaurato e sviluppatosi secondo la logica che ho pure richiamato. Altrimenti il continuare con gli interventi per tutelare o amnistiare i lavoratori, che ne subiscono le conseguenze, si rivtla un inganno e
una ipocrisia.
La Costiluizone impone alla Repubblica di
i( rimuovere gli ostàcoli di ordine economico e
sociale » — in questo caso anche giuridici —
« che limitando di fallo la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese ».
Altro che tutele e amnistie!
Confrontate anche questo articolo, fondamentale circa i compiti nello Stato, con la concezione e la codificazione che vi ho richiamato. con la realtà concreta che ci ritroviamo. con la politica seguita in questi anni e
quindi anche con questo « statuto » che, in
sostanza, è la più palese ammissione di tutto
Fimhroglio. Ma veniamo al pratico: la legge
può riaffermare diritti e libertà dei lavoratori prevedendo penalità per gli imprendiloriprojirietari che non la rispettano. Poi, però,
nelle imprese, non entrano la legge e la Costituzione. ma i lavoratori, e le trovano sempre
struUurate. dirette e garantite giuridicamente
lori e dei consumatori, o dell'intera comunità,
i « dipendenti » non possono parlare: non (!evono « divulgare notizie alltìnenti all'organizzazione e ai metodi di produzione delFimprcsa.
o farne uso in modo da recare ad essa pregiudizio ».
Come vedete, l'interesse delFimprcsa. un interesse economìco-inateriale (la produzione e il
profitto: che è poi Finlcresse dei proprietariimprenditori). sta al di sopra e prima dei diritti. delle libertà, della sicurezza e dignità
delle persone, del bene dell'intera comunità
Anche il « primato della coscienza » e In
fedeltà a valori superiori sarebbero negali dalFuhima citazione che ho fatto di un articolo
del codice in vigore, che si intitola appunto
« obbligo di feflellà » dei lavoratori nei confronti delFinleresse dell'impresa. Tutto questo
e politicammte nel itkmIo che vi ho accennalo.
1 padroni-imprenditori non fanno nemmeno
più laute discriminazioni ; basta sia loro garantito il diritto, in base alFinleresse dclFiinprcsa che loro possono valutare e <Ie! quale
non sono tenuti a rispondere altro che a se
stessi o ai loro creditori, di organizzare come
meglio credono il lavoro. Di impartire disposizioni per Fesecuzìone e la disciplina interna,
di adottare consogucnli sanzioni dìscijilinan,
fino a quella di dare o di negare il lavoro, valutandone i rendimenti. Di fronte al giudice
potranno sempre giustificare il loro operato indicando come (f giusta causa » l’inosservanza
da parte dei lavoratori di queste norme e disposizioni interne, comprese quelle poste a tutela
<r dei beni » che costituiscono l'azienda con gli
interessi ilei loro ]>roprietari. Anzi, in base a
queste norme, sono gli imprenditori che denunciano i lavoratori, e ai politici anche di
sinistra non resta che proporre la solila nmuistia.
D. - Tutto sbagliato e tutto da rifare, allora?
Albani - No, intendetemi bene, perchè di
fronte a queste mie osservazioni in sede di
discussione è stato facile insinuare la solila
accusa di estremismo infantile. Oppure, come
ha fatto il collega Pozzar della DC, definirle
un « alì!)i di lusso » per non fare nulla.
La logica che sostiene e anima la nostra
Costituzione — non l'estremismo infantile —
è sintetizzata in un suo articolo: la Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia come nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua attività. E*
Farlicolo 2 sempre citato dai proponenti e dai
sostenitori dello « statuto dei diritti » dai lavoratori, in quanto « cittadini », in quella
tipica « formazione sociale » che è Fimpresa.
Ma proprio il richiamo non equivoco o superficiale a questo articolo deve indurre a
temere e riflettere certe intrusioni e interferenze dello Stato — che non è mai neutrale
o disinteressato — in ben precisate sfere di
autonomia personale e collettiva, come invece
si fa per molti aspetti con il così detto c< statuto ».
A parte che, come abbiamo visto, Fimpresa
non si configura minimamente nel nostro ordinamento giuridico come una « formazione
sociale ». questo articolo precisa che i titolari
dei diritti e delle libertà sono le persone, per
cui lo Stato deve innanzitutto riconoscere e
garantire che le persone stesse possono esercitarli. individualmente e collettivamente. Altrimenti che significato ha parlare tanto di « democrazia » e di « pluralismo »?
Ora, in situazioni e in condizioni sempre
così diverse e mulevoli, come è proprio delle
imprese e dei rapporti di lavoro, di fronte alFagire concreto dell'imprenditore, è ai lavoratori che deve essere riconosciuto il diritto e
garantita la libertà di vedere e giudicare se e
come i loro diritti in?^’friabili, la loro dignità
e sicurezza, i loro interessi e il loro lavoro
che è espressione concreta della loro personalità. sono riconosciuti e garantiti, in concreto e continuamente. Non in modo formale,
generico e generale, di tanto in tanto. Quindi
il diritto di sindacare tutte le condizioni del
rapporto di lavoro, tutti i mutamenti e le disposizioni disposte e impartite dai proprietariimprenditori che, naturalmente, tendono a far
prevalere l'interesse economico dell’impresa
subordinandovi quello delle persone e della
comunità. Chi altro invece può pretendere o
presumere di giudicare e disporre dalFeslerno.
sostituendosi alle persone dei lavoratori che
sono direttamente implicati nella vicenda e
sono i titolari di quei diritti inalienabili? Chi,
se non gli stessi lavoratori, devono valutare e
decidere i mezzi e i modi, le strutture organizzative e gii strumenti operativi, che ritengono più adatti nelle diverse e mutevolì
situazioni storiche e ambientali per realizzare
questi loro diritti?
Questa è la concezione e la logica della Costituzione, che del resto i lavoratori più consapevoli conoscono da tempo molto bene, che per
molli ha costituito la « scoperta » fatta direttamente e in concreto nel corso delle recenti lotte. In questo senso, tenuto proprio cont ) di queste lotte non ho difficoltà a ripetere
che, tanto più in questo momento, lo « statuto » si rivela in molle sue parli e nelle intenzioni di molti suoi sostenitori come una trappola. che toccherà ancora ai lavoratori far
saltare.
1 lavoratori sanno o devono comprendere
infatti che il diritto e il potere di sindacare
e condizionare in modo efficace, diretto e dalFinterno l'operare delFimprcsa. è nelle loro
mani, associandosi e agendo collettivamente
sulla base dei comuni interessi e delle specifiche condizioni in cui ,'avoraiu): eoslituendosi
ad ogni livello in «soggetto collettivo» per stabilire e modificare continuamente con Fimpresa-imprendilore le condizioni generali e
specifiche del « lavorare insieme ». Senza deleghe incontrollabili e irrevocabili. Temendo
sempre — dopo tante espropriazioni — di essere espropriali anche di questo loro diritto e
potere. Che se invece, in qualsiasi momento,
ritengono che i loro diritti e i loro interessi
non sono suficientemente rieonosciuti e garantiti, che le condizioni interne ed esterne
del rapporto del lavoro non sono sopportabili,
hanno il tlìrillo di rifiutare e sospendere il lavoro: il diritto dì sciopero.
Questo non è estremismo infantile o avventuristico. questa è semplicemente la Costituzione con gli articoli 39 e 40 che indicano i
modi e i mezzi (il sindacalo e lo sciopero)
per fare sì che l'iniziativa economica privata
e pul)l)lica non si svolga recando danno alla
sicurezza, alla libertà e dignità delle persone,
quelle che vi lavorano soprattutto, come precisa il successivo 41.
In questo modo sono anche fìssati i limili
propri «Iella « legislazione sociale ». delle tutele giuridiche e burocratiche, dalFeslerno o
dall'alto. liimiti e pericolo: quale quello appunto di stravolgere, affermando di volerla applicare, proprio la logica e la concezione fondamentale della nostra Costituzione. Col pericolo, continuando con le tutele dall'alto o
dall'esterno per « proteggere la parte più de
bole » — o proprio
con l'intenzione —
di mantenere continuamente i lavoratori in condizioni di debolezza e di tutela,
aggiungendo altri ostacoli o alimentando
illusioni che ritardino la loro presa di
coscienza per l’esercizio diretto delle loro responsabililà, al
limite per ingabbiare
la loro azione, il loro
potere, il pieno manifestarsi di quella
« autonomia » collettiva » che è fondamentale per la realizzazione di uno Stato
sostanzialmente democratico, soprattutto in una società industrialmente avanzata.
D. Sei quindi sempre contrario ad interventi legislativi in questa materia?
Albani - No, se sono nel senso che ho indicato nelle prime risposte, riforinulando e
semplificando ad esempio tutto il codice del
lavoro, il regime di proprietà privata, il diritto dì impresa e la legislazione sociale che
abbiamo. La confusione è tale ormai che i^erve
soltanto ai padroni e ai loro avvocati. Ma la
Costituzione stessa prevede esplicitamente la
possibilità di interventi dello Stato e della leggi nei rapporti economici, e non solo con la
pianificazione e il necessario controllo delle
imprese, ma anche per i lavoratori. A parte la
prima generica affermazione dell’artìcolo 35
ripresa dal primo articolo del codice del lavoro, le partì e gli articoli successivi, 36, 37 e
38, indicano le materie che possono essere
fatte oggetto di interventi legislativi. Ad esempio, stabilire per tutti i lavoratori, prevodend ) un sistema di adeguamenti in base al costo della vita, la retribuzione « in ogni caso
sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla
sua famiglia un’esistenza lìbera e dignitosa » :
il (c minimo vitale » che lo Stato dovrebbe poi
garantire anche nel caso di disoccupazione involontaria. Cosi pure la durata del lavoro, i
riposi settimanali, le ferie annuali, i limiti di
età lavorativa e tutto il sistema di sicurezza
sociale. Sono garanzie minime e generali che
non devono essere lasciale alla disponibilità
delle persone o delle parti contralluaii. che la
Costituzione stessa riserva quindi allo Sialo e
alla legge, riconoscendole di interesse si ¡icriore. Ma proprio perché queste materie smso costituzionalmente precisate, risultano chiari i
limiti posti all'intervento legislativo e il favore accordato invece all'autonomia collettiva. alla libertà sindacale garantita dal diritI ) di sciopero. Libertà, diritti e garanzie che
— ripeto — lo Stato può e deve far diventare
concrete ed effettive, non con delle proclamazioni, ma realizzando il « diritto al lavoro »
per tutti i cittadini, promuovendo con tutta la
sua politica economica c sociale (determinante
a questo fine è anche la politica scolastica)
« le condizioni che rendano effettivo questo
diritto » come prescrive da oltre venti anni
Farticolo 4 della Costituzione.
D. Ae/ merito comunque della legge, anche
in relazione agli emendamenti che alla fine
hai presentato, che cosa ci puoi dire?
Albani - Nel merito della legge, fatte queste osservazioni generali che il progetto governativo ha anche cercalo in qualche modo dì
tenere presenti, cadendo però in aperte contraddizioni e incostituzionalità, vi sono alcuni articoli e contenuti anche positivi. Il
dubbio è sempre quello relativo alla loro effettiva applicazione, con le procedure giuridiche e burocratiche che sono previste. Ma
j)osson«t costituire dei punti di riferimento per
Fazione diretta dei iavo:atori senza della quale resteranno lettera moria. Sono gli articoli
che sanciscono conquiste già realizzale dai
lavoratori in molte aziende e con la contrattazione collettiva. Anche in questo modo si
conferma che l’unica garanzia valida non sta
tanto nelle affermazioni di una legge, ma nella forza dei lavoratori, nella loro azione solidale.
Degli emendamenti che alla fine ho })roposti e mantenuti, che tendevano in scsUmza
a ! abrogare e riformiilare alcuni articoli del
codice in vigore, ne è stato accollo uno solo,
appareniemenle il più innocuo. Tnfatli ho
soltanto ripreso una formulazione approvala m
Commissione a premessa di un articolo uroposto dal governo e redalivo agii « alti ’Uscriminatori ». Non ho fatto altro clic proporre di
fa^e con quella premessa un articolo a parte
intitolandolo « diritto di associazione e di attività sindacale ». Illustrando questa semplice
proposta ho fatto notare che, per me. il nuovo articolo valeva tutta la legge. Dice infatti
quello che è poi diventato Fattuale articolo
14: « il diritto di costituire associazioni nindacali. di aderirvi c di svolgere attività sindacale, è garantito a tutti i lavoralori all .inlerno
dei luoghi di lavoro ». Quando, apt»rovat«> qiie•sto articolo e i succe.s.sivi del litoio 11. si è
passati agli articoli del Titolo IIL ho fatto osservare che questi ultimi risultavano in contrasto con Farlicolo 14 oltre che, a mio i»arcre,
con la Costituzione.
Con Farticolo 14 si garantisce infatti «a
limi i lavoratori» il « diritto » (non soltanto
la libertà) di « costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività .sindacale ». e questo non soltanto Liiori delle imprese, ma « alFintcrno dei luoghi di lavoro >>.
Ora. costituire associazioni sindacali significa riunirsi, eleggere dirigenti, rappresentanze o delegati che, all'interno dei luoghi dì lavoro, non possono che essere « aziendali ».
Svolgere attivit»à sindacale non può significare
altro che riunirsi per discutere sulle condizioni interne ed esterne del rapporto di la
\oro. per formulare giudizi e avanzare rivendicazioni, quindi contrattarle, stabilire forme e tempi di agitazione, di sciopero, c attuarle coneretamenle. Ma attività sindacale
è anche Fazione di proselitismo, di informazione, di propaganda, di raccolta dei contrihuli: tutto quello che può servire per raggiungere gli scopi per i quali i lavoratori si
associano sindacalmente c che di volta in volta si propongono e decidono loro stessi. Non
altri, non lo Stalo o la legge, perché la Costituzione afferma che « l'organizzazione siml 'cale è libera ».
Tutto questo — ribadisce in sostanza l'articolo 14 — è un diritto di tutti i .lavoratori
c specifica, visto che i padroni lo negano lo
contestano, anche e soprattutto all’interno dei
luoghi dì lavoro.
È, come ben capite, il riconoscimento del
sindacato in fabbrica, con tutte le forme a le
attività ohe i lavoratori vorranno decidere.
Con le strutture, le articolazioni, i nomi, le
rappresentanze, i comitali, i consìgli, le assemblee. i delegati di reparto, di squadra, di
turno, di ufficio o di cantiere; con i cdlegainenti interni ed esterni, locali, nazionali e
internazionali che soltanto i lavoratori ¡irranno decidere. E tutto questo in relazione
agli scopi che loro stessi, associandosi sinda
cálmente, si prefiggono di raggiungere, tìie
non sono mai soltanto economici, ma sempr '
anche politici », alla faccia di tutte le Jistìrzioni o le separazioni che si pretende di fare.
E il riconoscimento della contrattazione ai ;endale. a tutti i livelli, inferiori e superiori, love
i lavoralori ritengono di dover sindaca’.‘e e
stabilire delle condizioni specifiche in relazione alle particolarità del. lavoro e ai loro
mutamenti, senza più tante assurde e incostituzionali (c pregiudiziali » confindustriali, senza esclusive per le rappre.sentanze e le coiitrattazioni nazionali e confederali. È il « s.-idacato dei lavoratori in fabbrica », con luti*; quel
10 che può significare per modificare il rapporto di « dipendenza gerarchica » tra lavoratori e impresa, sindacando e stabilendo consensualmente tutte le condizioni del lavoro, in
sostanza, condizionando le decisioni delFimjirenditore costringendolo a concordarle preventivamente con ì lavoralori associati. Una
pratica e una prospettiva che favorisce c riceverà una spinta determinante con Funità
dei lavoralori.
Potete comprendere a questo punto ;>rrché
invece altri articoli della legge risultano in
aperto contrasto con Farticolo 14 e con 'a Costituzione. L'articolo 19 ad esempio staii.iiscc
che le « rappresentanze aziendali » po.ssono
essere costituite dai lavoratori «( nelFanibiio
delle associazioni aderenti alle Conferedazion* maggiormente rappresentative sul piano
nazionale ». oppure di quelle firmatarie di contratti collettivi nazionali e provinciali. L'articolo proj)osto inizialmente dal governo era
anche peggio.
La Lrap])ola è troppo evidente: nelle aziende si possono costituire soltanto quelle rapprf*scntanze sindacali che garantiscono di agire
nei limili predisposti dalla contrattazione generale, disciplinate dalle organizzazioni « superiori ». E infall! non si capisce lime se sono
« rappresentanze » dei lavoratori o delle superiori organizzazioni. Ma, a parte questo che
S'ombra accogliere pienamente le preoccupa:ùoni di un Montanelli o Sp'vlolìni dei « Corriere della Sera », dove vi a finire la libertà.
11 diritto e Fuguaglianza di tutti i lavoratori?
L-ì « libertà sindacale » dclFartìcolo 39 della
Coslituzionc?
Non solo, ma lutti i successivi articoli rcla!ìvi alle « a.ssembloe ». al referendum, ai trasferimenti. ai fjertnessi retriluiìli per i rao:-'rescnlanti e diritti sindacali (come dire: pa■’••onc. mi paghi lì faccio pure la « lotta di
classe »), a! « diritto di afiissionc ». ai « locab » messi a disposizione dalFazìcmIa. fanno
lutti riferimento soltanto alle « rappresenlaiiz ' sindacali aziendali » delle « organizzazioni
simlacali » indicale dall'arlicolo 19. prevedendo se mai delle « fusioni » tra di loro (articolo 29), alla faccia dell'unità sindacale clic
deve nascere dal basso coinvolgendo tutti i lavoratori.
D. - Ritieni che alla Camera .si possano eliminare queste che definisci contraddizioni interne e gli articoli piu chiaramente incitstitnzionnli?
Albani - Me lo auguro, ma non ci .spero
molto. Si vorrà non modificare la legge per
non ritardare l'aj)provazione definitiva. Ma
poi questo «f ingabbiamento sindacale » può
far comodo ad alcune delle attuali « rajiprescntanze » politidìe c sindacali. Allora è meglio contare sulFazione dei lavoratori che, con
o senza « statuto », stanno facendo saltare
tulle le gabbie realizzando la loro unità, con il
diretto esercizio del potere, senza attendere
t. siq)oriori autorizzazioni » e senza subire altre « espropriazioni ».
5
30 gennaia 1970 — N. 5
pag. 5
Vita evangelica fiorentina
11 Febbraio; una festa da rifiutare
Si intensifica la vita comune delle
■Chiese evangeliche fiorentine, e iti particolare fra metodisti e valdesi. In seguito alle decisioni dei rispettivi Consigli e Assemblee di chiesa, le comunità metodiste e valdesi hanno ora in comune un bollettino quindicinale, « Diaspora evangelica ». Nella predicazione
d’ora in poi non si alternano soltanto i
pastori F. Sommani e L. Santini, ma
anche il past. V. IncelJi; e nel periodo
natalizio reso diffìcile dalle malattie,
10 comunità hanno ricevuto con gratitudine la predicazione di vari fratelli: A.
Bonnes jr., S. Caponetto, L. Sansone e
A. Spini.
In comune sarà pure condotto il Corso di cultura evangelica, che quest’anno
avrà come tema: « Chiamati a libertà! ». Si spera che questo corso incontri lo stesso favore di quello passato;
si comporrà di una triplice ricerca: biblica (F. Sommani, nella sala metodista), il 3, 10 e 17 febbraio rispettivamente su Calati 3: 1-14; Romani 14; Colossesi 2: 4-23); storica (L. Santini, nella
rinnovata sala valdese di via Manzoni),
11 24 febbraio e il 3 e il 10 marzo, con
una ricerca in Lutero (la libertà del
cristiano — la libertà della Chiesa — la
Parola liberatrice); infine pratica (V.
Incelli, nella sala valdese), il 17, 24 e
31 marzo (La libertà del cristiano nella
Chiesa: fede individuale o comune? •—
La testimonianza come libertà — La
libertà del cristiano nelle strutture ecclesiastiche).
Questo corso sarà seguito dal Corso
per predicatori laici metodisti (naturalmente aperto a tutti!) e ne costituirà
l’avviamento e Pintroduzione.
La Libreria Editrice Claudiana — su
indicazione del Sinodo, che ha chiesto
l’espansione della sua attività — ha
incaricato una messaggeria libraria della diffusione in Toscana e Umbria. In
via Manzoni si avrà il deposito librario
e la Libreria commissionaria.
Per la « settimana di preghiera per
l’unità » si sono seguite iniziative interconfessionali, unitamente ai battisti e
a gruppi cattolici, di cui si parlerà in
una ulteriore corri.spondenza.
I lavori nel tempio metodista di Via
de' Benci, seriamente danneggiato dall’alluvione, procedono felicemente. Si
è ormai giunti all’ultima fase: l’installazione del riscaldamento e la nuova
pavimentazione. Chi si reca in via de’
Benci e dà un’occhiata al cantiere può
rendersi conto della qualità del lavoro
di restauro compiuto in questo « San
Jacopo tra’ Fossi » che non è solo uno
dei più antichi luoghi di culto della città, ma uno dei più fervidi e operosi centri della evangelizzazione fiorentina.
I nostri Istituti
Sia il « Ferretti » che il « Gould »
hanno davanti a sé la prospettiva di un
ampliamento della loro capacità di accoglienza.
Per il « Gould » è allo studio il progetto di restauro e di adattamento dello stabile: esso comporterà uno sforzo
finanziario notevole, ma ormai indispensabile e non procrastinabile. Il vecchio palazzo non trova compratori ed
è in grave stato di deperimento; occorre quindi provvedere nel senso del restauro e la Tavola, d’accordo con il
Comitato dell’Istituto, ha deciso di procedere su questa via. Ne risulterà una
sistemazione migliorata di tutti i locali e servizi e la possibilità di accogliere un numero maggiore di ragazzi,
nonché di avere una foresteria per studenti e ospiti di passaggio.
.Anche il «Ferretti» ha bisogno di
maggiore spazio: le richieste sono sempre molto più numerose delle possibilità di accijglienza. Si è quindi deciso
di affittare un’altra palazzina, vicinissima alla sede dell’istituto. Ciò permetterà di aumentare considerevolmente
ii numero delle ospiti e di avere anche
qui una foresteria efficiente.
La Tavola Valdese, che si è soffermala a lungo su questi problemi nel corso
delle sue sedute dell’inizio di gennaio,
nota che questo impegno significa, naturalmente, che questi nostri istituti
hanno bisogno di essere sostenuti validamente dalle chiese, e non solo dagli amici all’estero, nel momento delicato dello sviluppo della loro attività.
II Centro Evangelico
di Solidarietà
I,.a di Natale 1969. il nostro giovane
Carlo Zizza, che tanti hanno aiutato fraternajiicntc per potersi operare ai reni, ha subito il tanto atteso e necessario intervento chirurgico con esito favorevole per quanto riguarda rinlervento stesso.
Fino al 29 Dicembre 1969 lutto è andato
bene, ma improvvisamente è comparsa una
violenta emorragia — causata dalla grave malattia che affligge Carlo sin dai primi anni di
vita : 1 emofilia — per cui è stato necessario
ricorrere a tutti i preparati speciali (americani, svizzeri e nazionali) già acquistati attraverso la vostra sottoscrizione.
La violenza tremenda del male — tuttavia — non è stata sconfitta con i costosi preparati a di.sposizione ed è stato urgente e necessario ricorrere ad un preparato antiemofilico. prodotto in Inghilterra, estratto dal sangue suino e da quello bovino.
Questi prodigiosi medicinali sono giunti in
tre volte, per via aerea.
La prima spedizione è giunta il 30 dicembre
1969 (ritirata personalmente a Roma dal Prof.
Rossi-Ferrini), la seconda il 3 e la terza il 7
gennaio c. a.
Non stiamo qui a raccontare la durissima
lotta che giorno e notte sta sostenendo il
Prof. Rossi-Ferrini, deU'Università di Firenze,
e tutte le difficoltà che abbiamo dovuto superare per far giungere alTOspedale — in tempo — il farmaco prezioso.
Siamo grati al Signore per quanto ci è stalo
possibile fare: ogni ostacolo è stato superato
con la collaborazione gentile e solidale di tutte
le autorità interessate. Ringraziamo i funzionari del Ministero della Sanità, delPAlitalia di
Roma. Firenze e Pisa, oltre a quelli di Londra, gli agenti della Polizia Stradale di Roma. Pisa e Firenze, che hanno portato urgentemente il medicinale dai vari aeroporti
fino a Caregffi. Siamo grati al Comandante
della Polizia Stradale di Firenze per aver messo a nostra disposizione un provetto autista.
Ringraziamo tutti i fratelli fiorentini che hanno collaborato con noi mettendo a disposizione le loro auto e il loro tempo.
Oggi, malgrado tanti pericoli ancora incombenti, Carlo Zizza sta superando la crisi. Si
hanno buone prospettive di superamento del
male e si hanno buone ragioni di sperare bene
per questo giovane che soffre e .sopporta questa .suo tremendo peso con serenità e con viva
speranza, oltre che con profonda fede.
Del denaro che ci è stato mandato abbiamo
speso in più la somma di lire 1.500.000 circa
(il medicinale inglese costa oltre L. 6.000 a
fialetta e finora ne sono state consumate più
di 240). I donatori di sangue sono stali più di
600 e tantissimi amici si sono prodigati per
nottate e assistenze varie.
Sono circa 4 anni che lottiamo uniti per
salvare questa giovane vita : uniamoci ancor
più strettamente per portare a termine vittoriosamente la nostra lotta.
Ci affidiamo alla vostra preghiera, ai vostri pensieri perché tutta la nostra azione verso questo giovane fratello giunga a compimento.
Il Centro Evangelico di Solidarietà
Via dei Serragli, 49 50124 Firenze,
c. c. p. 5/20840
...e nella città
L’evangeli.smo fiorentino è abbastanza attento alla vita della città, sforzandosi di impegnarvisi in chiara prosipettiva evangelica.
Si fa ad esempio drammatico il problema deWassistenza ai bambini spastici: l’Associazione che provvedeva alla gestione dei tre Centri (Erta Canina,
S, Frediano e Castello) non ce fa fa
più; le sovvenzioni che venivano indirettamente dal Ministero della Sanità
sono bloccate al primo trimestre 1969.
Altrove tali sovvenzioni, sia pure con
ritardi, sono giunte: la situazione di
Firenze è la più grave fra le città italiane; la Prefettura ha decurtato un
contributo assegnato ai nostri Centri
dall'Amministrazione provinciale. Ora
si è formato un « comitato di agitazione » con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica cittadina su questo problema doloroso, di premere sulle autorità e ottenere la statalizzazione di un
servizio sociale che non può vivere sulla buona volontà dei privati cittadini.
Nel quadro della reazione in atto, osserviamo poi con preoccupazione Voffensiva anti-ciclostilati condotta dalla
Procura generale e patrocinata da « La
Nazione ». È chiaro che nessuno può
prendere un ciclostile e macinare offese, calunnie, ecc. contro chi ha il difetto di pensarla diversamente; ma riteniamo che la Legge possa e debba difendere i cittadini da questi abusi (spesso sconsiderati) di una libertà fondamentale: quella di stampa. Tuttavia
non deve sfuggire a noi evangelici il
nesso innegabile che passa fra clericofascismo e strangolamento dei « mezzi
poveri » di diffusione delle idee. La violenza del capitale che compra le testate dei giornali e manipola l’opinione
pubblica, è ben più micidiale di tanti
ciclostilati: distrugge con la libertà il
confronto e l’espressione delle idee, addormenta un popolo e lo incatena nell’errore. Noi siamo da sempre fervidi
ciclostilatori!
GEHMAl^O CHISOKE
Nella seconda meta del 1969 sono stati richiamati dal Signore i nostri fratelli ;
Alessandrina Peyret ved. Vinçon, ben nota
fra noi, benché non di origine sangermanese;
Carlo Long, da poco tempo ritornato alle
Valli dopo un lungo periodo di permanenza in
Argentina;
Maria Davanzo, da diversi anni ospite della
« Casa di Riposo ». e conosciuta sotto il nome
di « Tante Mari »:
Remo Ribet, scomparso in giovane età, in
seguito ad un incidente automobilistico:
Olga Bounous. insegnante per oltre quarant'anni, la cui scomparsa ha lasciato un profondo rimpianto in lutti i sangennanesi e in
modo particolare in coloro che la ebbero per
maestra e che ne apprezzarono le qualità
di vera educatrice:
Amandine Vinçon, molto stimata dalle persone che ebbero il pn\ilegio di conoscerla;
Enrico Martinal di Porte deceduto dopo una
lunga malattia:
Stefano Enrico Roslan che ci lascia un luminoso esempio di fede;
Albertina Giaiero siìenlasi serenamente in
casa della sorella.
Luigi Bouvier della Costabella;
Amedeo Balma.s. <lecedulo a Pinerolo dove
risiedeva da ormai diversi anni.
A tutte le famiglie colpite dal lutto, in questi ultimi mesi, rinnoviamo l’espressione di
simpatia della Coimiiiità tutta, chiedendo al
Signore di consolare quelli che piangono e di
dar loro la preziosa certezza della Risurrezione in Cristo Gesù.
I bambini, su cui c stato posto il segno del
Battesimo sono; Manuel Comba, Oriana Rostan, Alessandro Maurino, Gabriella Comba,
Luisa Stalle, Elena Giordan, Mariella e Monica Martinat, Silvano e Oriana Rivoira. La
Grazia del Signore accompagni ognuno di
questi bimbi e tutti i membri delle loro
famiglie.
È stata invocata la benedizione del Signore
sul matrimonio di Carlo Plavan ed Erica Bouchard, di Ezio Vignetta e Mara Avondet, di
Mario Sappei e Diiva Canone, di Roberto
Bourno e Paola Fraschia. di Elio Gallian e
Salvatora Buemi, di Franco Concorde e Alda
Sapei. di Gino Long e Vanda Petrone.
Le nostre preghiere e il nostro augurio di
tanta serenità accompagnano questi cari sposi.
(segue da pag. 6)
tacere, da una parte, la spinta di rinnovamento ecclesiale che coinvolge ogni
giorno di più le coscienze dei credenti,
dall’altra parte per impedire che, nell’estendersi e nel maturare di un ampio
fronte di diritti civili, credenti e non
credenti avvertano quale necessità comune la lotta intransigente contro l’ipoteca, l’ingerenza clericale.
In questo fronte dei diritti civili~si
salderebbero vecchie (ma non ancora
terminate) e nuove battaglie: da quella
per una corretta educazione sessuale ed
una migliore igiene demografica a quella delle minoranze religiose, finalmente
avvertite del loro diritto a conquistare
una completa parità di libertà e ad eliminare i privilegi morali, culturali, giuridici accordati alla « chiesa di Stato »;
da quelle di giuristi, magistrati ed avvocati, o semplici cittadini « utenti » della
giustizia, per la revisione di codici dalla mentalità e dai riflessi assolutisti a
quella dei lavoratori della scuola rivendicanti autonomia e libertà di ricerca
e di sperimentazione; da quella di migliaia di famiglie che impongano alla
collettività di assumersi chiare, precise
responsabilità nel settore dell’assistenza all’infanzia a quella dei cittadini che
esigano una vera riforma dell’assistenza ospedaliera che liquidi gli immensi
privilegi assicurati alle strutture privatistiche, come ai centri di poteri di diretta espressione clericale che — come
a Roma, nella gestione degli « Ospedali
Riuniti», ma non solo a Roma — ne impediscono da sempre l’attuazione; da
quanti sentono l’immoralità dell’imposizione di una religione ufficiale, negli
eserciti, a quanti già oggi lottano per
ottenere che anche in Italia venga introdotta quella necessaria riforma che
è il divorzio e che trovano nella DC e
nel Vaticano i loro naturali avversari.
Non è il caso che la Lega Italiana
per l’Istituzione del Divorzio, per prima, abbia accolto l’appello rivolto dal
Partito Radicale per la raccolta di 500
mila firme per procedere ad un referendum abrogativo del Concordato, non
appena il parlamento avrà votato la leg
ge per d’introduzione di questo fondamentale strumento di democrazia popolare. Certamente, questa raccolta, alla quale sono invitati gruppi ed associazioni democratiche, è la forma più
avanzata e più efficace di lotta per l’abrogazione del Concordato; ma ugualmente importante è quella forma che
noi qui suggeriamo, di rifiuto della festività doli’11 febbraio, da manifestarsi
attraverso iniziative autonomamente
prese in ogni città; nella storia del movimento democratico, non dimentichiamolo, la conquista della festività del
primo maggio ha rappresentato un analogo momento unificante, un appuntamento di lotta non certamente insignificante.
PARTITO RADICALE A.L.R.I.
Con l’adesione di:
F.G.R. - Federazione Giovanile Repubblicana, F.G.S. - Federazione Giovanile Socialista, « Questitalia », Circolo Maritain
(Rimini), Gruppo Azione Pacifista (Sulmona), Gruppo Ernesto Rossi (Pisa),
iiiiiiMiiimmiiiiiiiMi
Felicemente avviati a Luserna San Giovanni
Incontri Irn genitori, alnnni e insognanti
Venerdì 23 gennaio, a Luserna San
Giovanni, si è riunito un gruppo di genitori, studenti, e insegnanti spinti dall’esigenza di affrontare insieme una
serie di problemi relativi alla scuola.
È importante il fatto che tale incontro non è stato organizzato e voluto
dall’alto, cioè dall’autorità scolastica,
ma è sorto come espressione diretta
di una volontà da parte dei genitori
stessi di pronunciarsi in prima persona sui problemi della scuola. Questo
infatti non è che il primo di una serie
di incontri tesi a prospettare un rapporto nuovo tra la scuola e la famiglia. Attualmente la scuola presenta
una struttura gerarchica: tutto viene
dall’alto (ministro, ispettori, provveditori, presidi, insegnanti) senza che le
famiglie e gli studenti (cioè proprio
coloro che fruiscono di tale servizio)
possano esercitare alcuna forma di
controllo né tantomeno partecipare direttamente alla gestione della scuola.
La famiglia deve cessare di delegare
alla scuola ogni iniziativa quasi fosse
spettatore esterno: al contrario i genitori devono « entrare nella scuola »
partecipando alla sua gestione perché
essa diventi veramente « scuola della
comunità » c non « scuola della burocrazia » come è attualmente.
Nell’incontro di venerdì si è iniziato a discutere una serie di problemi
partendo dalla situazione della locale
scuola media:
1) cambiamenti continui di professori, ciò che ha impedito lo svolgimento di un minimo di attività didattica;
2) contraddizione caratteristica
della media inferiore che si proclama
scuola dell’obbligo, gratuita, mentre le
famiglie devono sopportare uno sforzo
finanziario rilevante per l’acquisto dei
libri;
3) inefficienza del sistema di trasporto degli alunni per molti dei quali
non c’è il servizio di « scuolabus »;
4) insufficienza e inadeguatezza
delle aule.
Nel prossimo incontro, che avverrà
nella settimana in corso, si discuteranno i modi per affrontare e cercare
di risolvere almeno alcuni dei problemi sopra elencati, ma soprattutto verrà dato ampio spazio alla discussione
relativa ai problemi del voto, della
bocciatura, dei metodi di insegnamento proprio perché questi non sono problemi la cui soluzione debba essere
lasciata all’arbitrio di ogni singolo
professore ma sono problemi che coinvolgono direttamente le famiglie chiamate a pronunciarsi in prima persona.
E. B.
POMARETT
Tavola rotonda a Perosa
sui bambini nialformati
Martedì 8 febbraio, nella cappella di
Perosa, si terrà una tavola rotonda
sull’importante problema dei bambini
malformati: la situazione attuale, la
terapia, ecc.; sarà presieduta dalla
prof. Frida Malati, assessore all’igiene
del Comune di Torino, e parleranno la
dott. Lea Viitay e un altro medico di
Torino.
VILLAR PEROSA
II 22 dicemlire. iisufruemlo del privilegio
concessoci (unica fabbrica in Italia!) abbiamo dato i consueti messaggi natalizi nel grande Refettorio degli operai, ai Ire turni. Hanno parlato, di volta in volta, i Pastori M.
Ayassot, A. Genre e B. Bellìon. Sono stati puro distribuiti dei calendarietti con passi biblici
e abbiamo rimpressione che tutti abbiano apprezzato questi messaggi di speranza nella dura vita quotidiana.
Dipartenze. - Un nostro caro angioletto, il
piccolo Paolo Comba di 5 mesi, è tornato in
cielo, dopo breve malattia, lasciando nello
sconforto i suoi genitori e il fratellino. Il funerale è stato celebrato nella cappella e in
mezzo alla commozione generale, il Pastore
ha proclamato la certezza della vita eterna,
esortando i genitori a riprendere il loro pellegrinaggio con serenità e fiducia.
Il 16 dicembre ha pure avuto luogo il funerale della nostra sorella Valentina Genre,
infermiera, deceduta a Pinerolo dopo una
vita di dedizione al prossimo. Alle sue esequie hanno parlato i Pastori Deodato, Conte
c Geymel che ha accompagnalo le spoglie
mortali al cimitero delle Clieneviéres.
Celebrazioni natalizie. Sono state un po’
danneggiale dall'influenza che ha colpito la
maggior parte delle nostre famiglie.
Tutte le attività hanno però avuto il loro
normale svolgimento. Ottimo il programma
dei nostri bambini i quali hanno rinunciato
volontariamente al loro piccolo dono a favore
degli orfanotrofi di Firenze.
La sera del 24 dicembre i nostri giovani
hanno organizzato un’ottima riunione a Vivian nella stalla del nostro diacono Attilio
Long. Essi hanno pure preparato una riuscitissima recita che ha avuto luogo in gennaio.
Ottimo risultato ha pure dato la veglia <!i fine
danno alla quale hanno partecipalo giovani
ed anziani.
Ringraziamo sentitamente i Pastori Tron
e Berlin nonché l’anziano Dino Gardiol per la
loro preziosa collaborazione durante il periodo
natalizio.
T0RIÎE PELLICH
I coniugi Sigg. .àvv. Stefano Peyrot c Emilia Albarin hanno celebrato recentemente il
loro 50" anniversario di matrimonio. In tale
circo.stanza si sono ricordati del deficit del nostro A.silo Infantile e nell'intento di alleggerirlo gli hanno fatto dono della cospicua somma di L. 50.000.
Siamo certi di interpretare il pensiero dei
numerosi estimatori, porgendo ai non più giovani sposini, i più vivi auguri di ancora
molti anni di vita in comune nella più completa .serenità e letizia.
Gruppo Pacifista Bergamasco. Rivista a II
Confronto », Associazione Italiana per la
Educazione Demografica (AIED), Gruppo
Ernesto Rossi (Venezia), Circolo M. Pannunzio (Torino), LID Milano, LID Bari,
LID Ascoli Piceno, LID Vicenza, Gruppo
Camillo Torres (Perugia), F.G.R. di Modena, F.G.R. di Roma, Rivista « Critica
Liberale », Gruppo per la Nuova Sinistra
(Ascoli Piceno), Rivoluzione Libertaria
(Forli), Gruppo Anarchico G. Pinelli
(Porli), Gruppo Azione Politica (Pescara), Gruppo di Azione Pacifista Cosentino,
Mov. Salvemini, Sindacato Naz. Scuola
CGIL.
ROMA
dorso è\ ag^ìornameDto
teologico per pastori
alla Facoltà Valdese di Teologia
Anche quest’anno presso la Facoltà Valdese di Teologia si svolgerà un corso di aggiornamento teologico per Pastori, dal 2 al 10
aprile p. v. Il corso avrà inizio il giorno 2
aprile alle ore 17. Il programma comprende i
seguenti argomenti :
Antico Testamento: I profeti post-esilici
Prof. Dr. Alberto Soggin.
Nuovo Te.stamento: L'interpretazione di Ro
mani 9-11 - Prof. Bruno Corsani.
Storia della Chiesa : L’importanza degl
scritti scoperti a Nag-Hammadi per la sto
ria del Cristianesimo antico. - Prof. Dr
Valdo Vinay.
Teologia sistematica; Argomento da desti
nare - Prof. Dr. Vittorio Subilia.
Teologia pratica : Problemi dell’attività ecu
manica in Italia - Prof. Dr. Valdo Vinay
Coloro che desiderano partecipare al corso
possono farlo, iscrivendosi preferibilmente attraverso i loro organi denominazionali, op
pure scrivendo direttamente alla Facoltà, Via
Pietro Cossa, 42 - 00193 Roma. Il termine ultimo per le iscrizioni è il 28 febbraio.
AVVISI ECONOMICI
RIVISTA BILYCHNIS cerco fascicolo 1° anno 1912, Novembre 1922 - Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Luglio e
Ottobre 1923 - Ottimo compenso - Zarotti,
Via Ripoli, 73, 50126 Firenze.
FAMIGLIA cerca tuttofare fissa a Cavour.
Ottimo trattamento. Telefonare al 6106 Cavour.
CEDESI avviatissimo negozio tessuti, mercerie, confezioni, in Torre Pellice, posizione
centrale. Rivolgersi al giornale.
CERCASI pianoforte buone condizioni. Rivolgersi Pastore Genre, S. Secondo di Pinerolo.
Lydia Eynard con i figli Sergio e
Bruno, la sorella Elda ed i parenti,
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano di cuore tutti coloro che hanno partecipato al loro
grande dolore ed hanno dimostrato
affetto e stima per il
Pastore Elio Eynard
L’espressione della più profonda riconoscenza al pastore Franco Ronchi
ed all’amico Geraldo Matthieu per
l’affettuoso fraterno aiuto. Viva graytudine al Console Generale d’Italia
dott. A. Russo ed alla Chiesa Evangelica di lingua francese di Zurigo.
Un particolare ringraziamento al
past. A. Ruhcfr, Presidente del Beirat,
all’arch. A. Semadeni, al past. J. R.
Matthey, alla sig.ra A. Curetti 'Volli;
al past. R. Jahier, al Moderatore N.
Giampiecoli, al past. C. Gay ed al
dott. E. Gardiol per le loro parole di
simpatia espresse in occasione della
commemorazione a Zurigo e a Torre
Pellice.
È per la famiglia di grande conforto, nell’ora della prova, il sapere che
l’opera e la memoria del Caro Scomparso permangono in benedizione ed
in testimonianza presso tutti quelli
che lo hanno conosciuto ed amato.
« La mia grazia ti basta,
perché la mia potenza
si dimostra perfetta
nella debolezza »
(2 Corinzi 12: 9)
Zurigo, 14 gennaio 1970
Torre Pellice, 17 gennaio 1970
« Ho finito la corsa, ho serbato
la fede, del rimanente mi è
riservata la corona di giustizia » (2 Tim. 4; 7).
Nella Pace del suo Signore è stato
chiamato il 15 gennaio c. a. in Genova
Silvio Molinari
di anni 93
Ricordando con riconoscenza il cristiano esempio sempre dato, ne danno
la notizia le figlie Delia con il marito
Adolfo Ferrando; Alice; Renata con
il marito Ugo Zeni; i nipoti ed il pronipote; il fratello Ettore ed i parenti
tutti.
Un particolare ringraziamento ai
Dottori Simeoni ed Alzetta ed a tutto
il Personale dell’Ospedale Evangelico
Internazionale di Genova per l’assistenza prestata.
6
pag.
N. 5 — 30 gennaio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Messaggio del segretario
del C.LC. al presideote
nigeriaao Gowoa
Ginevra (soepi). - Il pastore Blake,
segretario generale del CEC, ha accolto con soddisfazione ratteggiamento
conciliante che il generale Gowon ha
adottato ned riguardi della popolazione
Ibo e l’ordine che egli ha dato all’esercito di risparmiare vite umane.
Il pastore Blake ha inviato un messaggio al capo della repubblica federale nigeriana, in cui fra l’altro dice:
« Il Consiglio ecumenico delle Chiese, cosciente delle gravi responsabilità
che il vostro governo deve fronteggiare... ha appreso con gratitudine la vostra decisione di risparmiare vite umane e di fare tutto ciò che è in vostro
potere per sovvenire alle necessità di
coloro che oggi sono privi di cibo, di
medicine e di riparo.
« Sono convinto che la vostra volontà di riconciliazione verso la popolazione Ibo e che la rapida esecuzione
degli ordini dati all'esercito saranno
accolti con soddisfazione e speranza
da tutti i popoli che desiderano la pace.
« La nostra Divisione Aiuti (la Desear,
n. d. r.) si appresta ad inviare dei soccorsi tramite le Chiese onde collaborare a por fine alle sofferenze del vostro
paese e favorire la ricostruzione totale,
nella pace e nella giustizia per tutti,
in tutto il paese ».
Un rappresentante della Desear si
reca in questi giorni a Lagos per prendere parte a degli incontri con rappresentanti governativi, con dirigenti di
Chiese e membri di organizzazioni assistenziali.
Il Consiglio Cristiano della Nigeria
ha già stabilito il piano delle operazioni. Esso comprende servizi medici,
programmi di vettovagliamenti e l’assistenza agli orfani di guerra.
JOINT CHURCH AID;
TROVARE UNA RAPIDA
SOLUZIONE PER SALVARE
DALLA FAME
MILIONI DI PERSONE
Losanna (spp). - Immediatamente
riuniti a Stoccarda, i responsabili del
Joint Church Aid (JCA) hanno esaminato la situazione dopo la capitolazione del Biafra. Prima loro preoccupazione è l’invio di soccorsi e di viveri
verso le popolazioni civili che sembrano ai limiti di ogni resistenza fisica.
Un’interruzione anche solo di pochi
giorni potrebbe avere delle conseguenze catastrofiche per un’alta percentuale della popolazione. In un comunicato,
JCA dichiara di « ...confidare che il governo federale nigeriano conceda senza
indugio la continuazione ed il potenziamento dei voli di carità finché i soccorsi non possano giungere per le normali vie di superficie» (n. d. r.: com’è
noto, il governo nigeriano ha respinto
la collaborazione e l'aiuto di alcuni Enti, fra cui anche il ICA in quanto aveva
assistito il Biafra già durante la
guerra).
JCA continua facendo pure « appello
ai governi degli altri paesi perché assicurino la ininterrotta spedizione di
aiuti in quantità sufficiente per via aerea e che inviino successivamente per
via marittima e terrestre altri soccorsi ».
JCA è stato avvisato che un selezionato gruppo di volontari e di missionari sarebbe rimasto sul posto per soccorrere le popolazioni civili, per dirigere i centri di distribuzione e per curare i malati degli ospedali e delle infermerie.
Joint Church Aid ha fatto appello al
governo nigeriano affinché assicuri con
tutti i mezzi in suo potere la personale
sicurezza dei volontari e missionari rimasti sul posto ed ha pregato le autorità di facilitare lo svolgimento della
loro opera umanitaria.
IL 113 MEMBRO
DELL’ALLEANZA RIFORMATA
MONDIALE
Ginevra (spr). - Con l’ingresso della Chiesa evangelica di Sangir/Talaud sale a 113 il
numero delle Chiese membri dell’ARM.
Questa Chiesa evangelica, frutto dell’opera
evangelizzatrice del Consiglio missionario della
Cliiesa riformata olande.se a partire dal 1855,
è stala costituita ufficialmente nel 1947. Essa conta 200.000 membri, con 124 pastori in
248 comunità.
La maggior parte delle comunità ai trova
nelle isole Sangir e Talaud, situate fra l’isola idoncsiana Silawesi (l’antica Celebes) e
le Filippine; vi è poi una diaspora nelle città di Giakarta e di Bandung (Giava) e a Medan (Sumatra).
Il dipartimento scolastico di questa Chie.sa
amministra 183 asili e scuole elementari, 3
scuole secondarie, una scuola supcriore di
commercio e due facoltà teologiche.
«L’EQUIPE NELLA DIASPORA»
Figueira da Foz, Portogaìln (spr). - « L’équipe nella diaspora » è il nome dato a un tentativo di coordinare il programma ecumenico
in Spagna e Portogallo. Questo movimento è
stato creato per iniziativa del Centro di riconciliazione ecumenico, che si trova nella
città suddetta. Altro obiettivo di questo progrello: aiutare il primo Centro di formazione
dei laici nella Peni.sola iberica ad avere membri « dispersi » nel mondo anziché degli interni. per evitare la formazione di un sistema
di “ghetto" tagliato fuori dalla vita quotidiana.
È previsto che ogni membro potrà sperimentare nuovi metodi in fatto di programmi
teologici e di formazione laica nella regione
in cui risiede, e che le nuove idee che serviranno di tema per conferenze potranno essere canalizzate verso il Centro, dove tre responsabili collahoreranno nel coordinamento
dei risultati. Coloro fra i membri della équipe che si trovano attualmente nel Centro o
che risiedono nelle vicinanze dovranno recarsi nelle varie provincie spagnole e portoghesi
per conoscere in loco la vita e il lavoro delle
Chiese e delle comunità.
All’inizio del marzo prossimo il past. lan
Fraser (Chiesa di Scozia), che lavorò al Dipartimento dei laici del CEC, e il pastore luterano Paul Rieger. direttore del Centro di
formazione laica di Tutzing, rafforzeranno
« l’équipe nella diaspora » collaborando al
lancio di nuove iniziative. Il nucleo di questa
équipe comprende, fra gli altri, il prof. Mario
Neves, presbiteriano, decano del Seminario
evangelico di teologia (Carcavelos, Portogallo)
e il past. Samuel Pimentai della Chiesa evangelica spagnola.
Il Centro di Riconciliazione ecumenico di
Figueira da Foz è sostenuto da sei Chiese protestanti e dalle Unioni cristiane studentesche di Spagna e Portogallo.
« DEMOCRAZIA INDUSTRIALE »
IN GERMANIA
Essen (spp). - La Ditta Friedrich Krupp di
Essen ha dichiarato <c persone non gradite »
un insegnante di religione protestante e due
suoi colleghi cattolici che prestavano la loro
opera presso la scuola commerciale professionale dell'impresa, in quanto avevano solidarizzato con gli apprendisti e gli alunni che
criticavano pubblicamente degli stati di fatto inaccettabili in seno alla scuola.
SIAMO MATURA PER AROLÌRE li. CONCORDATO?
H Febbraio ; una festa da rifiutare
Un appello dell’Associazione per la Libertà Religiosa in Italia e del Partito radicale
L’il febbraio è la festività civile istituita per dare risonanza e valore popolare alla stipula del Concordato tra
Chiesa e Stato, avvenuta nel 1929. A
quarant’anni dal trattato, è giusto cominciare a domandarsi se l’opinione
pubblica debba ancora continuare a riconoscere come ricorrenza nazionale un
avvenimento che ha segnato, con i condizionamenti che ne sono scaturiti, un
vero e proprio arresto nello sviluppo
della società civile italiana.
Sempre più, e proprio in questi anni,
il Concordato si viene dimostrando infatti lo strumento giuridico eretto a
garanzia esclusiva degli interessi clericali, e quindi lesivo di quelli della società civile. Se la battaglia divorzista ha
dimostrato chiaramente quanto questa
società sia ormai matura per darsi un
nuovo, più responsabile ordinamento
familiare, non è possibile dimenticare
che la Democrazia Cristiana e le gerarchie della Chiesa hanno più volte minacciato di voler far ricorso al più presto, una volta approvata dal Parlamento la legge istitutiva del divorzio, ad un
referendum abrogativo ed alla stessa
Corte Costituzionale per annullare questa conquista civile, vanificando così le
attese e le giuste aspirazioni di milioni
di « fuorilegge del matrimonio » e irridendo alla coscienza popolare che ne
ha sostenuto e approvato la dura, difficile lotta; ma se il mondo clericale può
impunemente esprimere e sostenere
queste intenzioni, è perchè esso può invocare — a torto o no, non importa —
il Concordato del 1929, facendosi forza
di una interpretazione che potrebbe tro
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
DOPO L’IMMANE TRAGEDIA
Abbiamo riportato, nel num. precedente di questo settimanale, ampi
estratti di un documento firmato da
J.-P. Sartre, da S. de Beauvoir, da
L. Schwartz e da altre personalità dell’alta cultura francese, sulla fine catastrofica della guerra del Biafra. In quel
documento (da « Le Monde » del 13 c.)
nulla si salvava, nessuna istituzione,
né partito, né movimento politico.
« In Francia e a sinistra (vi si leggeva ancora), poiché è proprio là che noi
siamo, bisognerà ricordarsi per lungo
tempo dei silenzi o delle informazioni
avaramente misurate della stampa politica o "obiettiva", dei pudori filologici dei partiti di sinistra, come pure
dell'azione dei sindacati, i quali hanno impedito che la questione biafrana
sia posta alla coscienza delle masse in
termini politici.
Questo c’immerge in uno stato di disgusto tale, che una sola constatazione ci è possibile: nulla di ciò che questa sinistra dirà potrà più esser accolto senza sospetto. La sua fraseologia
e le sue generosità a senso unico, hanno rivelato la propria vuotezza, schifosa e micidiale ».
E il documento terminava con un
grido d’angoscia: « Per il momento, il
resto è silenzio ».
Ma dobbiamo proprio credere che
sia ancor oggi valida la terribile massima inventata da una civiltà estranea
alla Rivelazione Biblica: « Una salus
victis, nullam sperare salutem »? («Vi
è una sola salvezza per i vinti: il non
sperare in nessuna salvezza », Virgilio,
Eneide lib. II v. 353). Noi cristiani, pur
ponendo la nostra speranza al disopra
degli uomini, non lo crediamo. E perciò ci sentiamo più vicini al punto di
vista di Jacques Madaule, dal cui articolo (apparso su « Le Monde » del 20
c.) riportiamo quanto segue.
« Non v’è ingiuria peggiore, né conseguentemente peggior sofferenza, per
un vinto, che il sentirsi dire che la causa che egli ha difesa con tanto accanimento, in fin dei conti non valeva nulla, e che la sua sconfìtta lo dimostra.
Non basta lenire delle ferite fisiche e
render meno aspre delle miserie. Bisogna anche restituire agli uomini, che
hanno or ora abbandonato il combattimento, il gusto di vivere: a tale scopo, noti bisogna aggiungere alla condanna che l'avvenimento ha loro inflitto, anche una condanna morale che
aumenterebbe l’amarezza della sconfitta. Bisogna rispettare i vinti perfino
nelle scelte che essi fecero.
Questo non vuol dire che si dia loro
ragione in tutto. Ma si spera che da
tanti sforzi eroici uscirà qualcosa di
diverso dalla pura e semplice rassegnazione a ciò che non si poteva evitare. Anche se gli Stati plurinazionali
dell’Africa devono conservare rigorosamente le vecchie frontiere coloniali,
forse la tragedia del Biafra li inciterà
a tener meglio conto della loro diversità interna. Facciamo presto, noi europei, a parlare di rivalità “tribali",
come se II milioni d’individui parlanti la stessa lingua, formati dalle stesse
tradizioni, non costituissero una vera
nazione piuttosto che una semplice
tribù. Una cosa importa che gli Ibo
(abitanti del Biafra) abbiano ottenuto
col loro coraggio, col loro sacrificio:
che possano vivere ormai nella concordia, entro i confini d’uno stesso Stato,
popoli differenti, senza che l’uno eserciti sugli altri un’ingiusta egemonia.
(...) Importa non soltanto all’Africa,
ma al mondo intero, che questa lezione non sia perduta. Allora la guerra
del Biafra avrà un senso. Infatti, se la
umanità non riuscisse ad elevarsi al
disopra delle contese “tribali” che oggi la dividono, essa sembrerebbe irrimediabilmente condannata... ».
IL DISONORE
E insieme alla tragedia del Biafra, l’altra del Vietnam. Jean Lacouture, su « L’Astrolabio » del 25 c., si chiede « quale sia stato in realtà l’effetto,
sull’opinione pubblica americana, dell’affare di Song My » (il massacro compiuto, com’è noto, da un reparto americano).
« Meno profondo di quanto pensassero in un primo tempo gli osservatori, anche se bene informati sulle cose
americane. Un recente sondaggio dell’Istituto Harris rivela che più del 63
per cento degli americani considera il
massacro inevitabile in tempo di guerra, e la sua rivelazione un errore da
parte della stampa. Un’uguale percentuale di cittadini compiange il tenente
Calley, responsabile immediato della
carneficina, che tuttavia è stato visto
da testimoni scaricare il mitra su dei
bambini. Molti organi di stampa americani hanno subito ricordato i cadaveri scoperti a Hué, dopo l’offensiva
del Tet, attribuiti, con molta verosimiglianza, a "liquidazioni massicce di collaborazionisti" da parte di combattenti rivoluzionari. Si possono mettere insieme gli uni e gli altri morti, quelli
vittime di un esercito ben equipaggiato e questi di commandos popolari?
I massacri degli occupanti e quelli della liberazione? Davanti alle camere
della televisione francese, Sartre ha
cercato di distinguere gli uni dagli altri. Queste distinzioni non si fondano
in realtà che su un partito preso: per
giudicare bisogna prendere partito,
non dare lo stesso valore a tutte le violenze, a tutti i mezzi, perché i fini non
sono gli stessi.
In breve. Song My ha suonato a morto ma non ha dato il segnale della fine della guerra. Un certo tipo di disonore (minore di quello che deriva dall’utilizzare indiscriminatamente la propria aviazione contro un avversario
che non ne ha affatto e contro popolazioni civili disarmate) colpisce così il
corpo di spedizione americano, come
altri eserciti che nel corso della storia
hanno compiuto lo stesso genere di
missioni ».
8 FEBBRAIO 1970
Giornata Mondiale
contro la lebbra
Non dimenticate i 200.000 infermi di lebbra curati dalla Missione Evangelica contro la lebbra.
C.C.P. 2/35862 - 10060 Prali (To)
vare accoglienza presso la parte più pavida, meno rigorosa, delle forze politiche laiche.
Il rifiuto del Concordato, la lotta p ,r
la sua abrogazione non interessa solo
i « fuorilegge del matrimonio » e i divorzisti. In settori essenziali della vita
e delle istituzioni civili il peso del Concordato rappresenta una continua minaccia, un intollerabile ricatto.
L’ipoteca clericale che in Italia soffoca la coscienza civile, lacera il tessuto
sociale, snatura e soggioga le istituzioni
pubbliche, mortifica e insidia ogni autentica tensione religiosa, non è infatti
— come troppi a^^cora mostrano di ere
dere —■ solo testimonianza degli ultimi
sussulti di un passato che possa mo’'ire
per la forza stessa delle cose, ma è l’anello necessario di congiunzione tra le
più tradizionali forme oppressive e i
progetti di sviluppo autoritario e illiberale della nuova società in formazione.
Essa resta in Italia, nelle sue due espressioni primarie, Tecolesiastica e la
partitica, uno specifico ostacol® alla affermazione dei diritti civili e un blocco
storico opposto ad ogni rinnovamento
delle strutture produttive, sociali ed economiche che risulti volto alla liberazione dell’uomo dalle più moderne ed
insidiose forme di oppressione, di sfruttamento, di servitù.
Abrogare il Concordato è quindi un
obiettivo estremamente importante per
il nostro paese, nei prossimi anni. La
battaglia sarà lunga e difficile, ed è
necessario iniziarla subito. Per questo,
i sottoscrittori di questo appello invitano i cittadini italiani a rifiutare già,
con un atto simbolico ma non per questo inessenziale, la festività civile dell’Il febbraio ed a significare, con iniziative collettive o singole, questo loro rifiuto all’opinione pubblica, alla stampa,
alle forze politiche e parlamentari laiche, come forma di civile e democratica
pressione, di concreto appello, di presenza popolare.
...IN PRIMO LUOGO NELLA SCUOLA
Agli studenti, agli insegnanti, ai lavoratori della scuola si rivolge, in primo luogo, questo appello.
Nella scuola italiana, attraverso il
Concordato, si attua infatti il più pesante ed dnaocettabile degli autoritarismi, nella pretesa di controllare la coscienza dello studente come dell’insegnante, di indirizzare lo sviluppo e la
ricerca culturale, di condizionarne scelta essenziali. Non è soltanto nell’ora di
religione — un indottrinamento che le
stesse coscienze dei credenti cattolici
rifiutano — che si manifestano le conseguenze gravi degli accordi concordatari; ma in ogni momento, in ogni grado, della vita scolastica.
« Il Parlamento italiano — ricorda la
Associazione per la Libertà Religiosa
in Italia — ha destinato alle scuole materne (asili) gestite dalle suore una cifra di oltre 60 miliardi tra stanziamenti
e contributi, contro un importo di 28
miliardi e 150 milioni per la istituenda
scuola materna statale: questa potrà
ospitare soltanto 50-100.000 bambini,
quella gestita dalle suore 1 milione e
300.000 bambini (legge 24 luglio 1962, e
legge 9 marzo 1968) ». Con ciò si è vanificato il precetto costituzionale per una
scuola che fosse pubblica e gratuita
fin dall’inizio. Nella scuola elementare
e successivamente nei vari gradi delle
medie e nella stessa università, ogni
passo dello sviluppo civile e culturale
è sottoposto ad un vaglio controriformistico pesante, assolutista, rigorosissimo. « Il governo italiano ■— ricorda
l’ALRI — impone a tutti gli alunni delle scuole elementari e delle scuole materne (D.P.R. 14 giugno 1955 n. 503 e
D.P.R. 11 giugno 1958 n. 584) il «fondamento » confessionale della dottrina
cattolica attraverso l’insegnamento di
qualsiasi materia e in qualsiasi occasione della vita scolastica, rendendo cosi
inefficace anche l’esonero dalla lezione
di religione ed educando gli alunni a
non vedere la sistematica coartazione
che la scuola fa della loro nascente libertà di coscienza e di pensiero ».
Mentre le scuole magistrali sono nella loro grandissima parte sotto la diretta gestione di enti confessionali, nella stessa Università il conservatorismo
dei « baroni della cattedra » viene puntellato attraverso scelte di indirizzi culturali e una corrispondente assenza di
libera ricerca che trovano nel clericalismo un punto di riferimento politico
essenziale. In certi settori, come ad
esempio nella ricerca psicologica, il
condizionamento è così massiccio da
aver cancellato la stessa possibilità di
rinnovamento scientifico e culturale. Se
l’Università Cattolica del S. Cuore, pur
sovvenzionata da contributi dello Stato, richiede ancora a studenti e docenti
il giuramento antimodernista e il matrimonio religioso, l’insegnamento della
psicologia è, in Italia, un quasi assoluto monopolio di tale Università o è
comunque soggetto a gravi limitazioni
di provenienza confessionale.
L’impegno antiautoritario degli studenti, manifestatosi in questi anni, per
un rinnovamento profondo delle strutture stesse della scuola, non può esi
mersi di fare i conti con questa realtà,
così peculiare al nostro paese. L’anno
scorso, a Milano ed a Roma, l’iniziativa
ant'iconcordataria in occasione dell’ 11
febbraio venne promossa in primo luo
go a partire dalle scuole, con assemblee
studentesche dedicate a dibattiti anticoncordatari e con manifestazioni pubbliche cui la stampa non mancò di dare rilievo. Nel corso di queste manifestazioni si riscoperse, come valore fondamentale della lotta antiautoritaria
nella scuola, la pregnanza di quell’anticlericalismo che troppi « politici » —
nella continua ricerca di un fallimentare « dialogo » con la gerarchia confessionale — hanno cercato e cercano ancora oggi di far passare come residuo
del passato. Si avvertì certamente, nel
corso di quelle iniziative autonomamente prese da studenti, che l’anticlericalismo, come rivendicazione dell’autonomia delle grandi battaglie ideali delle
sinistre, rivoluzionarie come riformiste,
è invece strumento moderno ed attuale di interpretazione e di lotta nella
realtà specifica del paese.
L’« azione diretta » promossa dagli
studenti l’anno scorso si è dimostrata
efficace. La stampa vi diede rilievo, certo di più che alle ancora insufficienti
indicazioni fornite dagli universitari
cattolici della FUCI per l’abolizione del
Concordato, o che ai timidi e solitari
comunicati del sindacato scuola CGIL
di Treviso, unico apprezzabile accenno
di impegno del mondo sindacale democratico.
Agli studenti perciò, che infine non
possono più consentire che sia delegata
ad altri, e sia pure alla famiglia, la facoltà di determinare, scegliere per loro, indirizzi ideali e fedi religiose, scelte culturali e modelli di comportamento, agli insegnanti, affinché sappiano
iniziare un difficile e certo faticoso
processo di ripensamento della propria
funzione liberatrice nel dialogo e nel
confronto con le nuove ansie di libertà, chiediamo un contributo attivo, già
da quest’anno, perché l’il febbraio cominci a diventare, in tutta Italia, un
momento dell’impegno di rinnovamento, di affermazione ideale di autonomia,
nel rifiuto di una delle più essenziali
strutture autoritarie del regime.
CREDENTI E NON CREDENTI
PER I DIRITTI CIVILI
Credenti e non credenti sono ugualmente impegnati a questa lotta contro
il Concordato, e immediatamente a questo gesto di rifiuto della festività civile
che ne simboleggia il concreto, quotidiano manifestarsi e l’oppressiva forza
autoritaria.
Per credenti e non credenti, in quanto
cittadini, il permanere della mentalità
costantiniana, che lega Stato e Chiesa
in un reciproco condizionamento, è ormai un peso intollerabile, una concreta
minaccia contro valori e tensioni ideali,
L Concordato non è infatti un anacronistico residuo da dimenticare perché
venga liquidato da pacifiche, indolori,
automatiche trasformazioni della società. Ormai è obiettivo del mondo conservatore e clericale, di una classe politica
inerte di fronte a problemi che investono le più profonde strutture istituzionali, una revisione del Concordato
che sia una revisione di comodo tale
cioè da lasciare sostanzialmente inalterati i dati fondamentali del vecclùo
strumento fascista.
Una' simile « revisione » finirebbe col
legittimare, nelle istituzioni repubblicane, di fronte alla coscienza civile, la sostanza del Concordato ma questo accordo di comodo lo si vuole per mettere a
(continua a pag. 5)
'I beni Immollili ecclesiastici
seno on furto', afferma
nn presbiteriano Inglese
Londra (spr). - Reagendo ai risultali di
un’inchiesta recente sulle risorse e sulla manodopera nella Chiesa presbiteriana d Inghilterra. lautore di un articoJo apparso su
« Outlook », rivista uiliciale di questa Chiesa,
pensa che gli edifici ecclesiastici costituiscono
un furto del denaro, dei tempo, dell’energia e
della Imona volontà di molti fedeli.
Dalle statistiche desunte da quest’inchiesta
sulla frequenza al cullo risulta che solo il
22”/o delle chiese hanno più della metà dei
posti occupati, la domenica mattina, e il 2.4%
la sera: pili del 50% delle chiese non hanno
nemmeno un terzo dei posti occu})ati la domenica mattina, c il 90% la sera. Queste chiese sono, nella maggior parte dei casi, utilizzale 2 o 3 ore per settimana, e quando lo
sono, sono solo parzialmente riempite. L’autore pensa che la vendila di questi beni e la
loro distribuzione ai poveri, come pure l’affitto dei locali sarebbe l’ideale cui tendere;
ma suggerisce almeno una razionalizzazione
della costruzione e delLimpiego dei locali :
G potremmo distruggere i nostri grandi edi’
fici e costruirne di più piccoli; potremmo suddividere maggiormente i nostri locali o condividerli con altri, fruire dei locali a tempo
limitato 0 addirittura prendere in considerazione la possibilità di strutture mobili ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Vip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice iToì