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IV.
Torino, Venerili 26 Gennaio 183ì>.
^nni.
LA BUONA NOVELLA
GIORxNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo U Tf riU nella «ariU
Efes. IV. il.
Si distribuisce ogni Sabbaio. — Per cadun Numero centesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 20.
Coiidizioni d’AMHorlazlonei
PerTomso — Un Anno L. i. — Adomicilio L. • •
Sei mesi • S, — • * »•
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— Pkoyixcie L. S «o.
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Per Francia p STizjora franco a dcslinaiione, e per ringhilterr« franco al confine lire » *•
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Le AssociaiiMi si ricevono: in Tnawo, all'lJfnml* del (iloraalp, Tia Valentino, e«M
Hellon^ N* rj, S» piano; e dai Kr»lelll Piane» librai, via B. V. degli Angeli, casa Forali».
— A Genova, alla Cuppelli» VaUlenr. mura di S. Chiara. .... ...
.Nelle prnvincie, presso tutti gli U/firii pollali per meizo di Vaglia, che dovranno eaaere innaB
franro al Direttore della Bi.os* Noyf,i.l* e non altrimenti.
All estero, al segnenti iiidiriiii : Lcisdra, dai sigg. Nissbett e t. librai. 21 Berners-street ;
Parici dallalibreriaC. Mevrucis, rue Tronchet, ì; Nmts. dal sig. Peyrol-Tinil lihraio; l.iosi,
dai sigg. Denis et Petit Pierre librai, rue Neure, il; GtxEvaA,dal sig. E. Beroud libraio;
Losassa, dal sig. Delafontainfl libraio._
MORTE DI S. M. LA REGINA
MARIA ADELAIDE.
Arriviamo un po’ lardi per dare a’ nostri
lettori l’infausto annunzio che a quest’ora,
pur troppo, avrà portato il cordoglio fino
aU’ultima capanna dell’estremo villaggio del
nostro paese. Tuttavia non vogliamo privarci del mesto conforto di deporre anche
noi il nostro ftmil fiore sulla tomba di
quell’Augusta Donna, che come Regina, non
meno che come Sposa e Madre, seppe negli
anni del suo troppo breve regno conquistarsi
in tal modo la venerazione e l’affetto dei
suoi popoli, che non vi è, si può dire, persona fra noi, qualunque sia il ceto, il partito, la religione a cui appartenga, che non
proclami perdita grande, immensa la di lei
morte. Perdita grande oltre ogni dire pel
suo Augusto Consorte e per tutla la Reai
Famiglia ; ma perdita non meno grande per
Ir intiera nazione che in Maria Adelaide si
compiaceva contemplare seduto sul trono,
unitamente alle grazie più squisite della
mente e del cuore, uno dei più splendidi
esemplari che dare si potesse di vita illibata
ed intieramente dedicata al dovere. Iddio
che ha fatto si grave ferita, sia anche quello
che la rimargini, ed al nostro amato Sovrano, ed ai teneri Orfani largheggi quelle
_ oasolazioni di cui solo Egli ha il segreto,
Ìe che si cercherebbero invano presso gli
uomini !
__•
li'art. 1 dello Statuto.
ConKiiuojwne. V. il N. S.
Nel numero precedenlo abbiamo dimostralo
come il potere civile abbia su tulli gli ordini
sociali ed anche ecclesiastici un diritto indeclinabile di supremazia, per ciò che riguarda i loro
rapporti colla società. Dopo ciò sarebbe cosa
agevole il dimostrare, coi documenti alla mauo, come di un lai principio (che se fosse
un portalo dei nuovi ordinamenti liberali, non
sarebbe per questo meno legittimo) cran del
tutto informato lo patrie leggi anche ai tempi
dell’assolutismo. Ma prescindendo da siffatta
liimostrazione, che ci tirerebbe sopra un terreno
die non è il nostro, limitiamoci ad alcune brevi
considerazioui sulla prelesa esdmitità religiosa, che il parlilo che combattiamo desume dal
primo articolo dello Statuto.
Convenghiamo che questo articolo ammette
il caltolicismo romano come religione dello
Stalo; ma deve parimente convenirsi cho se
una è la religione dello Stalo, non 6 una del
pari la religione del paese; infatti lo stesso
articolo che accorda al romanesmo una specie
di preminenza, riconosce gli altri culti e. ne
permette l’esercizio. Or quando una legge riconosce un culto e ne permette l’esercizio, quali
diritti accorda a chi lo professa? Forse il diritto di adorare Iddio, come più gli aggrada,
nel santuario della coscienza o fra le domestiche pareti f Ma questo diritto l’ha ognuno senza
che gli venga dal potere civile ; esercitare un
culto importa farne professione libera, palese,
alla luce del sole e con tutte le condizioni a ciò
necessarie, fra le quali anche quella d'innalzare
tempii, ed insegnare pubblicamente le proprie
dottrine.
Sia cho si vogliano considerare come semplici individui, o come cittadini, gli uomini che
professano un culto tolleralo e riconosciuto,
hanno il diritto di farne pubblica professione al
pari che gli altri aderenti alta religione dello
Stato ; imperciocché come uomini ereditano
dalla natura la stessa hbertà di coscienza, e
come cittadini godono degli stessi dirilfi che
emanano dal civile consorzio, li patrocinio
speciale annesso alla religione dominante non
può dunque essere spinto tant'oltre da pregiudicar le altre religioni professate dalla minoranza. Ciò sarebbe una flagrante violazione
dello Statuto, il quale mette per baso l'eguaglianza di tulli i cittadini ; sarebbe una violazione della legge di febbraio <848, che innalza
i Valdesi e gli Israeliti al pieno godimento dei
diritti politici e civili.
E di vero, se i Valdesi o gli Israeliti, in (orza
deH’atlo di emancipazione e dello Statuto, sono
capaci di occupare tutte le cariche dello Stato;
se godono de’ diritti civili e politici, n»ù pili
nò meno che i cittadini cattolici ; so possono al
pari di questi parlare e scriverò liberamente ;
so pagano le imposto e ser>'ono la patria al pari
degli altri ; sarebbe una inconseguenza quella
di tenerli inferiori a’ cittadini nell’esercizio dei
loro diritti religiosi; a questo modo si distruggerebbe il principio della civile uguaglianza,
che è la base del moderno diritto pubblico e la
precipua condizione del contratto sociale.
LA PAROLA DI DIO
Ili.
Quando si dice che Iddio ha parlato, s’intende ch’egli abbia, in quel modo esplicito e
chiaro ch'è la parola, esternato ciò di’ei porta
in se, nel suo pensiero, nel suo cuore, riguardo
a noi. — La parola ò sempre relativa a qualche
persona, e deve essere adattata airintelligenza
di coloro cui 6 diretta. Mentre è divina, poi
siamo dunque presupporre che non sarà meno
umana; quel doppio carattere è essenziale all«
Parola di Dio.
Di se stesso non dico Iddio che quanto faceva]
d’uopo che l’uomo conoscesse, onde gli tributa
con amore e con fedo il culto dovuto. So uno poi
tentasse d’invesligarno l’incompronsibilo na
tura, Dio gli dico per bocca di .Mosè: «Io sono!
quel che sono ». Quale ei sia per noi, si chiegga, ed allora troverassi nella Scrittura soddisfacentissima spiegazione.
Il suo pensiero riguardo all’uomo lo ha Iddio, in tutta intera la Scrittura ed in Cristo choj
è la Parola personificata, chiaramente rivelalo
Vi sentiamo cho siamo stati fatti a somiglianza
di Dio, e degni di godere in comunione con
esso la beatitudine perfetta ; ma cho cosi basse
siamo caduti, in tanta miseria, corruzione ed
infelicità siamo immersi, per il peccato, che a
redimerci e salvarci ei solo vale. Il Verbo incarnato colla Scrittura dirinamenle inspirata,
ci ofI|o il modello cui conviene che somigliassimo, e viene a creare un uomo nuovo nella
mortale natura. 11 pensiero di Dio è dunque
palese, ed è questo : « Siete tenebre, siale]
fatti figliuoli di luce > ; o tutta la Scrittura ,
tutla la divina Parola mira a convincerci del
primo fatto, ed a realizzare il secondo.
Che meglio? La benevolenza di Dio o la volontà del suo cuore verso di noi, tra altri lumi
benefici e salutevoli di verità, splende nel dono
dell’unigenito suo, nel sacrilizio del proprio
affollo, di se medesimo. — Ondo suona natura-1
lissimamenle sullo labbra di Cristo questa parola : « Quest’è la volontà del Padre che m’ha
mandalo, ch’io non perda niente di tulio ciò
ch’egli m’ha dato ; anzi ch’io lo risusciti all’ultimo giorno». Giov., vi.
La Parola di Dio, mezzo esplicito e chiaro
di comunicazione tra Dio e gli uomini, è essenzialmente rivelazione per la salvezza nostra
Diretta alla nostra salvezza, ella dovea peno-|
trare nelle viscere dell’umana natura, e svelarne
i misteri, non meno cho quelli della Divinità.
Tutto ciò che ò umano può essere materia
alla divina Parola. Non pug l’infinito pensiero]
di Dio attendere alle minime come alle più
grandi cose? Ciò che entro i nostri cuori si agita
gli ò forse pili nascosto e piìi indifferente di
quanto si muove sulle scene del mondo ? — Per
fermo, ciò ch’avviene, se non voluto diretta
niente, ^^ajuijutlo^ermessoedjndjr^^
2
scopo suo filiale, cui convergono tutte quante
lo coso, 0 debbono volontariamento, ovvero
sposso iiiscipntementc, concorrere. Quindi la
storia stossa bon può essere parola di Dio allorquando spiega avvenimenti che in modo specialissimo entrano negli alti suoi disegni, ed
è destinata a farne vedere il concetto o l’adempiiiiento. Nello stesso modo che niente di quanto
succede è estraneo al governo di Dio, niente di
umano rimane estraneo alla sua Parola.
Pertanto noi non dubitiamo cho la Scrittura
tutta sia Parola di Dio, o non esitiamo a professarlo altamente. Non facciamo eccezione
della storia dei re d’Israele, cos\ parlante per
i giudizi di Dio, 0 di tanta importanza nella
preparazione della teocrazia vera, ossia del regno di Cristo ; nò i Proverbi o l’Ecclosiaste cho
criticano cos\ nettamento la vita umana, n6 il
Cantico de’ Cantici, ove ò incantevolmente descritto l’amor di Cristo per la sua Chiesa, per
le animo nostre ; nè alcuna di quelle pagine
della Bibbia, ove l’Eterno Iddio appare con ordini di distruzioni, col gladio della giustizia,
con parole di sangue e di fuoco. Dovunque
splende luce divina cho rivela giustizia o grazia , il doppio aspetto cho dimostrar dove
Iddio verso creature mortali quali siamo. Ora
vedete segnate le umane iniquità, ora spiegato
l’amor eterno di Dio, ed il disegno suo misericordioso.
Ragione e coscienza vogliono che il creatore
o reggitore del mondo no faccia giudizio, in riparazione degli arbitri! di una cieca fortuna,
la quale altrimente apparrebbo somma padrona
dello coso e degli uomini.intanto però conveniva che Iddio, se non altro, nella sua Parola
almeno, si palesasse quale giudico dei pensieri
e delle intenzioni degli uomini, e per così dire,
ponesse il dito sovra gli avvenimenti e lo operazioni del presente, onde fossimo accertati del
loro trascendentale significato.
Di queU’autorità della sua Parola testifica
Gesù Cristo allorché egli dico : c Chi mi sprezza
c non ricevo le mie parole, ha chi lo giudica ;
la parola ch'io ho ragionata sarà quella che lo
giuiiiclierà ncH’ultiino giorno». Giov., xii., 48.
P. G.
L’IM.MACOLAT.4 CO.\CEZIO!VE
Xon e soltanto nel campo degli Evangelici,
che la proclamazione di questo domma bizzarro,
per non dir altro, ha destato un grido di stupore
o di riprovazione. Kel campo stesso di Roma
■'.'ooi generosa si son fatte udirò protestando con
tutta la possibile energia contro una così desolante aberrazione dello spirito cristiano. Saggio
eloquentissimo di silTatte proteste ci porge la
lettera di cui diamo qui appresso la traduzione,
del francese abate Laborde, autore egli stesso di
un libro su questa materia; il quale libro stampato per ben tre volte, le tre volte fu condannato
a Roma, ove il coraggioso prete trovasi tutt’ora,
trattovi dalla ingannevole speranza di richiamare
Pio IX a più savii consigli di quelli datigli dai
Loiolesi. Questa lettera ammirabile per spirito
crisliano, non che per coraggiosa moderazione,
acquista un nuovo grado d’importanza dagli stessi
errori che qua e là si rinvengono, al punto di
vista di certe dottrine, poiché ci porgono la prova
essere dii la scrisse uoa un avversario di Roma,
anzi un prete sinceramente attaccato alla ierarcbia papale. Ed ecco perchè, aU'iufuori del suo
merito intrinseco, abbiamo voluto arricchirne le
nostre colonne. Non ci dimenticheremo, a scanso
di nuove benevoli insinuazioni di qualche nostro
confratello, di dire cho siffatta lettera pubblicata
in più giornali francesi, lo fu ultimamente dal
Glaneur Savoyard e che da questo noi l’abbiamo
presa.
Santissimo Padre,
Il nostro Signore Gesù Cristo, essendo sul
punto di lasciar la terra , diede ordine ai suoi
apostoli di andare e di ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole ed insegnando loro di osservare tutte le cose ch’egli aveva ad essi comandate (Matt., ixviii, 19). Per metterli in istato di
disimpegnarsi perfettamente ed invincibilmonte
di questa missione, aggiunse la promessa, che il
Santo Spiritj) verrebbe ad assisterli, che guesio
Spirito di verità abiterebbe in essi, li guiderebbe
in ogni verità., insegnerebbe loro ogni cosa, e rammemorerebbe loro tutte le cose ch'egli aveva lor
dette (Giov., xvi, 13; iiv, 2G'.
Gesù Cristo mantenne la parola; e dopoché i
beati apostoli furono stati ripieni dello Spirito
di Dio {Att., II, 4), predicarono ovunque sopra i
tetti ciò che loro era stato detto all’orecchio
(Matt., i , 27) : operando insieme il Signore, e
confermando la parola per li segni che seguivano (Marc., xvi, 20).
Noi abbiamo adunque per autori della nostra
credenza gli apostoli del Signore, i quali stessi
non hanno scelto niente di loro propria volontà
per introdurla, ma hanno trasmesso fedelmente
alle nazioni ciò che avevano ricevuto da Gesù
Cristo (Tertul., De Praescript., c. vi). Ora questo
sommario della dottrina di Gesù Cristo, ch’è stato
trasmesso dagli Apostoli a tutte le Chiese, a grado
a grado ch’essi lo fondavano, per essere custodito e per essere in tutti i tempi successivamente
trasmesso di mano in mano fino aU’ultimo giorno
del mondo, è la fede cattolica, è quel deposito
della nostra fede, di cui l’apostolo diceva, parlando a Timoteo: « O Timoteo, guarda il deposito
che ti è stato confidato , schifando le profane
novità di parole, e le cootradizioni della falsamente nominata scienza; della quale alcuni facendo professione , si sono sviati dalla fede ».
(I. Tiii., VI, 20, 21).
Bisogna aggiungere che questo deposito della
fede è stato trasmesso dagli Apostoli di Gesù
Cristo a tutti i Timotei, cioè a tutti i Cristianj
che temono Iddio, per essere custodito in modo
tale, ch’essi stessi non aggiungessero mai niente
a questo deposito, che non ne togliessero mai
niente, che non vi cangiassero mai niente, che
non vi mischiassero mai niente di straniero , e
che non tollerassero neppure che niente vi fosse
aggiunto, che niente ne fosse disvelto, cho niente
vi fossa*fcangiato, che niente di straniero vi fosso
mischiato da chicchessia ; e ci hanno ordinato,
se per caso qualcuno viene ad insegnarci altra
cosa che quanto ci è stato trasmesso da loro
fino dal principio, di dirgli anatema : « Avvegnaché noi, o un angelo del .cielo , vi evangelizzassimo oltre a ciò che vi abbiamo evangelizzato,
sia anatema. Come già abbiam detto, da capo
ancora dico al presente : Se alcuno vi evangelizza
oltre a ciò che avete ricevuto , sia anatema ».
(Gal., I, 8, 9). Quindi è che un gran personaggio,
o piuttosto tutti i Padri della Chiesa, e successori degli Apostoli, per bocca di uno d’infra loi-o,
ci hanno dettata questa legge : « Annunziare altra
cosa oggidì ai Cristiani cattolici che quanto hanno
ricevuto per lo innanzi, è una cosa che non è mai
stata permessa, che non è in alcun modo permessa,
che non larà/ mai permessa: e anatematizzare
coloro che lo fanno è ima cosa ch’^ bisognato
setr.pre fare, che bisogna fare ancora, che bisognerà
far sempre. Dopo ciò, aggiunge lo stesso personaggio, v’ha egli qualcuno, o assai pieno d'audacia
per volere annunziare altracosa che quanto è stato
annunziato fin qui nella Chiesa, o assai imprudente per ricevere altra cosa che quanto è stato
ricevuto dalla mano delle Chiese? L’apostolo
s. Paolo, quel vaso d elezione, quel dottore dello
nazioni, quella tromba dogli apostoli, quell’araldo di tutta la terra , in fine egli ch’è stato
testimone di ciò che avviene nel cielo, esclama,
ed esclama anche per due volte, e, parlando per
mezzo della sua lettera, indirizza la parola a tutti
i fedeli, in tutti i tempi e in tutti i luoghi ; esclama , io dico , e dice : Se alcuno vi annunzia un
nuovo domma, sia anatema». (Vincenìo di LeRixs, Common., I.).
Ciò essendo, Santissimo Padre, chi non stupirà di vedere che un nuora domma è annunziato
ai Cristiani cattolici ; che un nuovo domma si fabbrica in Roma in questo momento? Poiché, noa
si é egli sparso dovunque il grido che la Vostra
Santità minaccia l'Universo di un decreto che sta
per ordinarci di credere che la concezione della
beata Vergine è stata immacolata? Ma, Santo
^ Padre , ecco precisamente cjò che l’apostolo
ehiaiunvil : profana novità di parole, e contradizione della falsamente nominata scienza ; ecco ciò
ch’è precisamente evangelizzarci oltre a ciò che ci .
ha evangelizzato quel Maestro delle uazioni,
quella tromba degli apostoli, quell'araldo di tutta
la terra, egli ch’è stato testimone di ciò che
avviene nel cielo.
Infatti, questo Apostolo, ch’è stato testimone
di ciò che avviene nel cielo, non ci ha già annunziato che la beata Vergine sia stata esente dal
peccato di origine. Egli non ha eccettuato nissuno assolutamente, e cosi ha toccato la beata
Vergine come tutti gli altri, allorché ha detto :
« Perchè , mentre eravamo ancor senza forza,
Cristo è morto per gli empii, nel suo tempo.
Perciocché, appena muore alcuno per un giusto;
ma pur per un uomo da bene forse ardirebbe
alcuno morire ». {Rom., v, 6, 7). Non era dunque
giusta, non era dunque santa e senza macchia,
la beata Vergine per la quale Gesù Cristo è morto.
0 Pfir un uomo il peccato è entrato nel mondo,
e per ^o peccato la morte ; ed in questo modo la
morte è trapassata in tutti gli uomini, per esso
nel quale tutti han peccato ».(iio»i.,v, 12]. Tutti,
dunque anche la beata Vergine. « L’amor di Cristo ci possiede ; avendo fatta questa determinazione, che, se uno è morto per tutti, tutti adunque eian morti; e ch'egli é morto per tutti, acciocché coloro che vivono , non vivano più per
l’innanzi a se stessi, ma a colui ch’é morto e risuscitato per loro ». (2 Cor., v, 14, 15). Si vedrà
qui sotto l’applicazione di questo passaggio per
sant'.Agosfino. <
Gli antichi Padri della Chiesa, successori della
Cattedra degli Apostoli, interpreti legittimi delle
Scritture, ed essi medesimi a tempo loro testimoni, custodi ed oracoli della tradizione e della
fede della Chiesa, ci hanno insegnato che il Nostro Signore Gesù Cristo solo è stato senza il
peccato d’origine, perchè egli è il solo che sia
stato concepito senza il principio virile e senza
la congiunzione dell’uomo e della donna ; ma che
Maria, sua santa madre, è stata carne di peccato;
cioè, conceputa nel peccato, come tutti gli altri ;
perocché, come tutti gli altri, essa è nata della
congiunzione dell'uomo e della donna. « Niun
altro dunque vi é stato mai che abbia potuto sfuggire da queste reti (della concupiscenza del peccato). Poiché tutti hanno peccato, com’è scrittoi
Per un uomo il peccato è entralo nel mondo, e per
3
lo peccato la morie, ecc. E ancora : S'iuno i mondo,
la tua rila non sarebbe stala che di un sol giamo
(Giob., ivi). Il Nostro Signore e Salvatore Gesù
Cristo è dunque il solo che non abbia peccato; ma il Padre l’ha fatto peccato per noi, affinchè essendo 7iella simiglianza della carne del
peccalo, e venuto dal peccato, condannasse il peccato. Egli è dunque venuto in queste reti, ma
egli è il solo che non abbia potuto esserne avvolto ». (Orig., Canlic., omil. 3. in /ine). * Quegli
solo è nato senza peccato, il quale è stato concepito senza gli abbracciamenli deH'uomo , non
nella concupiscenza della carne, ma nell'obbedienza dello Spirito, per una vergine. Il rimedio
alla nostra ferita , lo ha potuto preparare quella
sola, la quale ha prodotto il germe di un santo
parto, senza ohe quésto sia della ferit.i del peccato » (S. Agost., De pece, inerit., lib. I, c. xix,
li. 57).
Ecco il privilegio del figlio, ecco il privilegio
della madre. Il figlio è il sola ooncepulo senza
peccato. La madre è la sola che abbia conceputo
un frutto esente dal peccato.
« Quegli solo, il quale si è fatto uomo senza
cessare di esser Dio , non ha inai avuto alcun
peccato, e non ha presa la carna del peccata, quantunque nato di una madre ch’era carne del.peccato » (S. Aoost., De pecc. merit., lib. II, c. xiiv,
n. 38). « Dunque tulli son morii, e Gesù Cristo ò
morto per tutti, acciocché coloro che vivono non
rivano più per ¡’innanzi a se stessi, ma a colui
ch'i moria c risuscitato per loro » (SJCor., v). « Cosi
tutti, senza eccezione di nissuno assolutamente ,
sono morti nei peccati, sia originale, sia anche
aggiunti dalla volontà, o nell'ignoranza , o sapendo ma non facendo ciò ch’è giusto; edilio/o
vivente, cioè il solo che non ebbe assolutamente
alcun peccato, è morto per lutti gli altri, i quali
erano morti, affinchè coloro che vivopo per la
remissione dei peccati, non yivano più a se stessi,
ma a colui ch’è morto per tutti a cagione dei nostri peccati, e ch’è risuscitato per la nostra giustificazione » (S. Agost., De Civit. , lib. XX,
c. VI, n. 1).
Tutti gli altri Padri hanno parlato lo stesso di
unanime voce.
Tal’è dunque. Santissimo Padre, la dottrina
che noi abbiamo ricovi^ta dal principio. Oggi ancora, mille ottocento cinquanta quattro anni dopo
la predicazione degli Apostoli, non è già un
domma della fede che la santa Vergine sia stata
creata esente da peccato ; dunque, se ciò diviene
domani un domma di fede, questo domma sarà
un damma nuovo.
Noi mandiamo alla Vostra Santità, con la presente lettera, un volume ; La credenza alfimmacolala concezione non può divenire domma di
fede, nel quale ciò che stabiliamo qui in poche
parole è dimostrato più a lungo. Vi si determina
l’epoca in cui era ancora inaudito nella Chiesa,
che la beata Vergine sia stata creata esente dalla
macchia del peccato ; vi si nomina il dottore che
pel primo ha avanzato questo sentimento in pubblico , e si prova istoricamente, pei progressi,
stessi coi quali questo sentimento si è avanzato,
ch’è nella Chie.ia una nuova invenzione. Vi preghiamo , Santissimo Padre, di meditare seriamente il valore di quegli argomenti ; poiché la
V ostra Santità non deve ignorare le tristi conseguenze che deve necessariamente avere l’intrapresa di fare adottare un nuovo domma dal popolo cristiano. « Noi non abbiamo niente che
fare di curiosità dopo Gesù Cristo, nè di scoperte
dopo 1 Evangelo. Allorché noi crediamo, non desideriamo niente di credere al di là, poiché la
crediamo è cho non v’è niente
al di la di CIO che crediamo che dobbiamo credere ». (Tertcl., De prxser., c. viii).
Noi non possiamo trattenerci dall'obbedirc agli
ordinamenti degli Apostoli. Non ci è permesso di
non opporci a nuovi dommi di fedo.
Noi crediamo e confessiamo volentierissimo
certamente, Santissimo Padre, che il Fe»cotio
della jirima Sede [Condì, carth., can. ixv) ha il
primato nella Chiesa. Noi siamo pronti a predicare e a difendere con tutte lo nostre forze che
Pietro , cui era stato afiìdato il gregge da Gesù
Cristo, era il ^rimo nel coro apostolico; ch’egli
aveva la prima autorità nell’affare della religione,
come essendo colui al quale tutti erano stali confidali. (S. Ciirtsost., hom. 3, ad., c. t. n. i, 3).
Noi diciamo che il vescovo di Roma è il legittimo successore di san Pietro , e crediamo che
l’autorità di quello non valga meno di ciò che
valesse {S. Chrisost., hom. 3, ad., a. i, n. i, 3)
l’autorità di questo ; ma non ci è permesso di
non ricordarci che possono aN-venire da un tempo
all'altro casi in cui sia necessario che Paolo resista in faccia a Pietro, allorché, per eventualità,
questi i da riprendere, e l'altro vede ch'egli non
cammina di pii diritto secondo la verilh deir Evangelo. {(¿al., II, 11-14). Voi, Santissimo Padre, siete
Pietro ; e noi, tutti i Cristiani, siamo Paolo. Se
dunque voi imitate Pietro, non camminando di piè
diritto secondo la verità dell'Evangelo, tocca a noi
l’imitar Paolo, e di resistervi in faccia. Ma v'ha
egli niente ohe sia più non camminare di pii diritto secondo la verilh deli'Evangelo, di quello che
voler fare nuovi dommi?
« Noi certamente , con tuttoché non seguendo
altro primo capo che Gesù Cristo, siamo uniti di
comunione con la Vostra Santità, cioi con la cattedra di Pietro. Noi sappiamo che la Chiesa è edificata su questa pietra; e crediamo profano chiunque mangia l'agnello fuori di questa casa». (San
Girol. a Dani. pap.). Ma ciò non ci fa dimenticare con qual forza d'animo il nostro sant’Ilario
di Poitiers disse ad un certo vescovo saerilego
della Chiesa romana : ( Sappi, Liberio, che io ti
dico anatema a te od a' tuoi compagni. Io ti dico
anatema per U seoouda e per la terza volta, prevaricatore Liberio », (S. 1la»io,7“/tfrro delleislorie
framm. vi, n, 6).
Ecco qui. Santissimo Padre, i decreti legittimi
e sinceri del sesto Concilio generale contro un
vescovo della prima sede dei tempi passati ; * Insieme con quelli noi abbiamo giudicato di staccare dalla saula Chiesa cattolica di Dio e di anatemalixzare al tempo stesso Onorio, ch'era stato
papa dell’ antica Roma, perchè abbiamo trovato
negli scritti eh' egli aveva indirizzati a Sergio ,
com’esso abbia eseguiti in tutto i sentimenti di
lui, e come abbia confermati gli empi dommi di
lui ». (Condì. Const. ni, Act. xm. Lab., t. 6,
p. 827 e seg.).
Ecco qui, Santissimo Padre , gli atti legittimi
e sinceri del settimo Concilio generale, contro il
medesimo : « Quindi noi professiamo le due volontà ed operazioni, secondo la proprietà delle
nature in Gesù Cristo, come lo fece altresì con
acclamazione in Costantinopoli il sesto Concilio,
allorché staccò Sergio, Onorio, Ciro, Pirro, Macario e quelli che sono nemici della piota e pensano come loro ». (2.“ Candì di Nicea, Act. vii.
Lab., t. 7, p. 555.).
Ecco qui. Santissimo Padre, la lettera sincera
di un altro vescovo della prima sede, che dice
parimente anatema a questo indegno vescovo
dulia Chiesa romana, e conferma l'anatema del
sesto Concilio generale; è la lettera di Leone II:
«Noi aitaiemaltsztamo egualmente gl’inventori
del nuovo errore: cioè Teodoro, vescovo di Fare;
Ciro, vescovo d’Alessandria; Sergio, Pirro, Paolo,
Pietro, successori piuttosto che vescovi della
Chiesa di Costantinopoli, ed inoltre Onorio, il
quiilo, invece d’illustrare questa Chiesa aposto
lica per la dottrina della tradizione apostolica ,
si i sforzato di rovinare la fede santa, con un reo
tradimento ». (Ep. Leon. II. Lab, al seguito del
6“ Concilio).
Non ci è permesso d’ignorar niente di tutto
questo, siccome non ci è permesso neppure d’ignorare molti altri fatti simili che si sono veduti
dagli Apostoli fino ai nostri giorni, ma che sarebbe troppo lungo di enumerare. Guai a quei
pastori perfidi, i quali, invece di confermare i loro
fratelli Tiella fede {Lvc.,xxii,32),'comedovrehheTO,
si sono sforzali di rovinare la fede stessa! Guai a
quei pastori, lupi rapad sotto la pelle di pecore
(Matt., vii, 15), i quali, dopo aver ricevuto da
Gesù Cristo questo santo comandamento : < Pascete i miei agnelli, pascete le mie pecore!Giov.,
XII, 15-18) », hanno sbranate coi loro denti e
colle loro unghie e lo pecore e gli agnelli t
Dio vi guardi. Padre amatissimo, dall’entrare
nelle loro vie. Il Signore ri dia gli occhi della
mente vostra illuminati (Efes., i, 17, 18), per farvi
vedere le astuzie del serpente, preparate e contro
l'anima vostra e contro la pace del'a Chiesa, por
la bocca degli adulatori. Noi lo sappiamo ; l'ingannatrice adulazione non cessa di adescarvi. Vi
dice che voi siete per rendere il vostro nome glorioso al cospetto degli uomini, e per assicurare
ai vescovi di Roma la dominasione su tutta la
Chiesa, «e, per un decreto di fede che comandi
a tutti i Cristiani, fedeli, chierici, preti, vescovi,
voi definite una quistione che, nè alcuno de'vostri
predecessori, nè alcun Concilio hanno osato definire in quel senso. Ecco le imboscate del serpente; poiché se la Vostra Santità ha la disgrazia
di ordinare di credere il nuovo domma che si
medita, voi non raccoglierete già per voi la gloria, ma l'ignominia ; nè pel vescovo di Roma la
dominazione, ma la derisione. Infatti, tutto que>
sto che cosa sarà mai, se non una nuova prova,
dietro tante altre prove ¡storiche, che il vescovo
di Roma è, corno tutti gli altri uomini, un uomo
debole, inclinato a peccare, soggetto all' errore,
a cui può accadere di divenire prevaricatore della
sacra sua carica, di essere ingannato e di volerà
ingannare gli altri?
Ascoltate noi dunqu^piuttosto. Padre amatissimo , noi che cerchiamo la vera gloria della
Vostra Santità, non con l'adulazione, ma con l'amore della verità, della carità e della pace.
Che Iddio vi mantenga per lungo tempo in
buona sanità, e vi conservi santo per la grazia
del Nostro Signor Gesù Cristo.
Santissimo Padre,
Per me e per molti preti e fedeli dell’ uno e
dell’altro sesso che sono con voi unanimi di sentimenti.
Il 13 agosto 1854.
L'Abate Laborde, di Leotoure.
ESPOSIZIONE EV.4\GEL1CA
Voi non irete ricenito Io spirito di
aerrità & timore; ansi arete riceTUto
lo spirito di addottasione, per lo
quale gridiaino Abba, Padre.
Hom. Vili, 15.
Lo spirito è quello cho regola la vita e cho dà
alla volontà i suoi impulsi. Nello stato primitivo
il nostro spirilo era lo spirito di Dio. Questo
vincolo spirituale manteneva tra il Creatore e
la sua creatura una perfetta armonia. Ma il peccato avendo fatto irruzione nel mondo, ha cangiato il nostro spirito normale. D’allora in poi
i nostri rapporti con Dio sono diventati rapporti coatti. Sentiamo di aver bisogno di Dio;
non vogliamo romperla intieramente con Lui,
4
ma Jo spirito in cui gli serviamo è uno spirito
di xervitù: non siamo più figliuoli, siamo diventati mercenarii. Il nostro culto, lo nostre
pratiche, il nostro cristianesimo ci valgono sforzi
penosi. So investighiamo il nostro cuore all’effetto di conoscere la cagione di una tale resistenza , noi troviamo consistere quella in un
principio d'inimistà contro Dio, in un cattivo
volere, che si trao dietro aridità e stanchezza.
Nella conversione, lo spirito ò di bel nuovo
rivolto a Dio; egli è dominato da un nuovo
principio di vita cho ò l'amore. Ci vieu data la
testimonianza che in Gesù Cristo siamo stati
adottati per rientrare in possesso dei privilegi
che il peccalo ci avea rapiti. Questa fedo dispone il cuore ad accostarsi a Dio in uno spirito
di figiiuolanza; essa c’insegna a chiamare quel
Dio Abba, nostro Padre. Deh ! voi che leggete
convertitevi, e voi scorgerete la differenza cho
passa tra lo spirito di sertitù, e lo spirito di
adottasione. Il primo è il più grande supplizio
dell’ anima, mentre il secondo la riempie di
confidenza o d’amore, essendo quello ancora
che rende l’uomo di Dio compiuto e perfettamente atto ad ogni buona opera.
L.
m\ RlTRATTAZIOi\E
che non è altro che una mistificazione.
L’ Armonia in uno dei numeri della settimana
scorsa pubblica la ritrattazione di un tale Tromhotto da S. Secondo, addoloratissimo di essersi
lasciato cadere, a quanto egli pretende, nei lacci
àeU’ereJÌa valdese. Ora noi possiam, senzatemadi
èsser smentiti, assicurar VArmonia, che le lagrime
del suddetto Trombotto[non per colpa sua però, ma
per colpa di chi, avendolo riconosciuto per quel che
è, si è ostinatamente ricusato ad accondiscendere
ai suoi voleri ) sono lacerne più che superflue,
non avendo egli m.u potuto consumare il delitto
che gratuitamente s’addossa ; ed afferriamo voontieri questa occasione per dare alla nostra
consorella il caritatevole avvertimento di mettersi in guardia, in avvenire, più ohe non l’abbia
fatto per lo passato, contro quei suoi ottimi soggetti, i quali dopo essersi provati, ma invano, di
ingannare gU Evangelici, fingendo sentimenti che
non hanno, si recano da lei, sperando miglior
ventura, ad accusarsi di peccato che non è stato
loro fatto di poter commettere.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. Mercoledì, giorno delle esequie di S.
M. la Regina Maria Adelaide, i Cristiani evangelici di questa città, si radunavano, numerosi,
un’altra volta, nel loro tempio, all’effetto di pregare da Dio sul capo augusto del nostro Re e su
tutta la reai famiglia, nelle luttuosissime cii;costanze in cui si trova, le celesti consolazioni, le
sole che possano sollevare efficacemente una
tanta sventura. Ognuno recandovisi, mentre sentiva di adempiere ad un dovere cristiano inverso
l’Augusto Monarca, sentiva di cedere altrettanto
al bisogno di un cuore veramente addolorato, il
duolo della reale famiglia essendo, alla lettera,
quello dell’intiera nazione. Voglia quell’iddio che
implorato, non ha creduto, nei suoi inscrutabili
disegni, di doverci concedere il favore che gli
era stato da tanti e cou tanto fervore domandato,
la conservazione della nostra amata Regina, donarci quella di tergere Egli stesso le lagrime che
ha fatto spandere , e far provare una volta di
più al nostro addolorato Monarca ed a noi tutti,
ch'Egli gastiga chi egli ama, e flagella ogni figliolo ch'egli gradisce [Ebr., iii, 6).
Londra. Unione cristiana dei giovani. Questa
pia associazione occupa da qualche tempo un
nuovo locale che ha preso in affitto per quarantasei anni, e per c<ii le spese di addobbo ammontarono alla somma di 85,000 fr. Al di là della
metà di questa somma è di già sottoscritta; i principali negozianti della città portando il massimo
interesse ad un’opera che rende i loro impiegati
attivi, fedeli e pii. Il numero dei membri dell’Unione oltrepassa il mille, e si stima essere stata
tale società dalla sua fondazione or sono IO anni,
stromento di conversione per almenoóOOgiovani.
B.du M. C.
Turchia. Un fatto importante. Un Armeno avea,
sono più di 30 anni, abbracciato il maomettismo;
si era sposato ad una donna turca, e da quelTepoca vivea da turco a Adabazur. Quest’ estate,
approfittandosi delle attuali circostanze, egli si
recò a Costantinopoli, rinunziò al maomettanismo e si aggregò alla nuova Chiesa armena.
Essendo stato veduto da alcuni fra i suoi antichi
conoscenti turchi, fu da questi denunziato alle
autorità che lo fecero arrestare e lo misero sotto
processo. Ma esaminato l’affare, egli fu rilasciato
colla libertà di seguire la religione di sua scelta.
Tal fatto è importantissimo come il primo che
stabilisca officialmente che un discepolo di Maometto può dichiararsi cristiano, senza esporsi,
secondo la legge maomettana, ad una sentenza
di morte. (F. R. du C. do V.)
Ollmììtz (Moravia). Sconiunica vescovile. Ecco,
dietro il Protestantischè Kirchenzeitung di Berlino
copiato dalla semaine Religieuse, il testo della scomunica testé pronunziata dal vescovo di questa
città contro la baronessa Emanuela di Bees, passata dal romanesimo alla fede evangelica:
« Xoi Fredrigo, per grazia di Dio e della santa
» Sede apostolica, principe-vescovo di Ollmiitz,
« ecc. ecc. La baronessa Emanuela di Bees, nata
« baronessa di Seldnitzky, è stata accusata da« vanti a noi del peccato di eresia. Dopo essere
« stata da noi esortata una prima, una seconda
t ed una terza volta a fare ritorno alla vera fede
« cattolica, infuori della quale non vi è salvazione;
« a fare penitenza ed a rinunziare a quelle rela« zioni colpevoli che consideriamo come la ca« gione del suo peccato ; e per soprappiù ad
•« espiare con sufficiente soddisfazione, il grande
« scandalo commesso; e dopo averla citata da« vanti al nostro tribunale.main vano,non avendo
« la medesima nè dato retta alle nostro ripren
* sioni, nè ritrattato i suoi colpevoli discorsi, nè
a anco fatto comparizione davanti a noi, noi in
« nome dell’iddio onnipotente, Padre, Figliolo e
« Spirito Santo, in nome dei ss. apostoli Pietro
t e Paolo, e di tutti i santi pronunciamo la sco
* munica contro la baronessa di Bees, nata print cipessa di Seldnitzky ».
Patagonia. — Nuova spedizione missionaria.
— I nostri lettori che ricordano ancora la morte
orrenda di quei sette missionarii evangelici,
che recatisi in quelle inospitali regioni per
annunziarvi G. C. ai Pagani, vi perirono tutti di
fame e di freddo, sentiranno con ammirazione
che or sono tre mesi un nuovo stuolo di coraggiosi evangelisti, salparono dall’ Inghilterra per
quelle spiagge lontane, suU’Allan-Gardiner, cosi
nominato dall’eroico corpo della precedente spedizione, e che fu costrutto a bella posta per questo oggetto.— Così vien data nuova e splendida
smentita ai detrattori delle missioni evangeliche
che le accusano di non offrire nei loro annali esempii di grandi sagrificii come le missioni cattolicoromane.
Africa Occidentale : Uaomey.—Duo uomini benemeriti della causa evangelica in quelle inospitali regioni (i sigg. Wastone Freeman), ci danno importanti
ragguagli d’una loro visita al feroce Daomey. — Nel
breve loro soggiorno a Vidal e luoghi circonvicini,
rilevarono con dolore essersi riattivata l’orribil tratta
per l’assenza di navi inglesi impegnate nella guerra.
— Costatarono l’imbarco di oltre a 2,000 infelici
africani sopra un va.scello portoghese. — Coi loro cannocchiali distinguevano, un giorno, benissimo quelle
misere creature salire a bordo, e molte anteponendo
la morte al lungo martirio, precipitarsi in mare.
La loro visita a Daomey (nella città di Aomey), lasciò
però nei loro cuori le più dolci speranze. — Furono
accolli con benignità da quel tremendo capo. — Stringendo forte la mano a Freeman, lo chiamava «suo
vecchio amico. » Si mostrò dolente della tratta nei
suoi Stati, e bramoso di cooperare quanto prima
all’efficace sua abolizione.—Dichiarò aver intavolato
in proposito pratiche colla regina d’Inghitterra, e
possiamo augurarne felice esito per gl’infelici figli
di Cam.
BOLLETTINO POLITICO.
—*HOOAA05H.-~
In seguito al rifiuto delle potenze alleate di
ammettere la Prussia alle conferenze, finché non
abbia aderito alle loro domande , il gabinetto di
Berlino ha protestato contro le deliberazioni che
potranno esser prese senza il suo intervento, dai
plenipotenziarii delle potenze.
Lord Russell ha dichiarato alla Camera che la
Russia accettò realmente, come base de' negoziali, l’interpretazione data de’quattro punti di
garanzia, e che il gabinetto inglese è disposto a
negoziare.
Il gabinetto austriaco ha domandato al principe di GorgiakofT delle spiegazioni sul passaggio
del Danubio operato da’ Russi ; ed il principe di
Gorgiakoff ha risposto essere stato provocato
dai Turchi, e nulla avere di ostile rispetto all’Austria.
Jiulla di nuovo a Sebastopoli—assicurasi però
che pmer-pascià ricusi di marciare alla volta
dell’istmo di Perekop, considerando questa impresa siccome assai difficile e pericolosa.
Assicurasi che la Svezia abbia deciso di aderire al trattato del 2 dicembre, e che a Vienna
trattisi di mutare questo trattato in lega offensiva é convenzione militare.
A Londra corrono voci di cambiamenti ministeriali.
Pare che l’alleanza tra la Francia e l’Inghilterra frutterà una radicale modificazione delle
dogane francesi, conducendo questa potenza
sulla via del libero scambio.
In Ispagna le Cortes si occupano della riforma
costituzionale. La capitale è in allarme per la
comparsa del generale Cabrerà a’confini.
I governi di Londra e di Parigi hanno già
ratificato il trattato conchiuso il 10 gennaio col
nostro governo.
Groiiaa Dotnrniro gerente.
Un abile cuoco, il quale occorrendo sarebbe pure
capace al disimpegno di una contabilità, desidera di occuparsi presso qualche famiglia o negozio. — Recapito
Via dell’ospedale, porta n. 17, dal portinaio signor
Marchier Giov. Battista.
Torino, 1855.- l'SIONP TlPOGRAFICO-p)lTRlCE TORINESE