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alt. Z legge 549/95 nr. 27/
,a,o di mancato recapiti
si prega restituire al mittei
presso l'Ufficio PT Torino C
^Editore si impegna a
corrispondere il diritto di i
7;
igiosa
L'AMORE DI SE
(Ama il tuo prossimo come te stesso»
Matteo 22,39
pdi alcuni giorni fa la notizia di un
commercio di bambini, organizzato dal concepimento all’adozione;
altre notizie parlano di vecchi rancori
che vengono risolti a coltellate o a fucilate; insomma, situazioni in cui c’era
amore o un legame relazionale, giunto
poi alla fine. Abbiamo così l’impressione che, mentre siamo impegnati in
progetti e discussioni di portata europea, vicino a noi, nella vita quotidiana, abbiamo sempre e ancora la questione ardua della stima di sé, del riconoscimento della dignità di se stessi e
quindi della dignità degli altri e delle
altre. Nel nostro lavoro al Servizio cristiano di Riesi, soprattutto nel consultorio e nelle scuole, percepiamo domande più o meno prepotenti di ascolto e considerazione. Le chiese cristiane
sono state spesso liquidate come delle
fabbriche di incoraggiamento del masochismo e l’etica cristiana è stata tacitamente accantonata come un’etica
per persone che, non avendo niente da
perdere, potevano praticare l’amore
degli altri, il sacrificio, l’abnegazione.
Come spesso accade, non si è riusciti a
trasmettere con sufficiente decisione la
positività del messaggio evangelico e la
sua forza di trasformazione.
AJEL messaggio evangelico amore
di sé e amore del prossimo vanno
strettamente insieme tanto che Gesù
dice: «Ama il tuo prossimo come te
stesso». L’amore di se stessi non è dunque solo lecito, ma indispensabile per
amare gli alili e le altre. Che cosa vuol
dire però amare se stessi? Nell’intento
dell’Evangelo non può certo voler dire
una vita ripiegata o concentrata se se
stessa. Amare se stessi è vivere nella
certezza della propria dignità umana,
amare le proprie radici, reinterpretare
i luoghi e le storie della propria origine
alla luce della relazione con Dio, non
farsi del male. Paradossalmente si potrebbe dire che sono i comportamenti
quotidiani che rivelano il nostro poco
amore di noi stessi. Nelle storie degli
incontri di Gesù notiamo spesso persone che avevano perso amore di sé: la
samaritana prima di riconoscere la
mano tesa di Gesù, ironizza sul fatto
che un uomo ebreo si intrattenga con
lei; l’indemoniato di Cerasa percepisce
come un tormento l’intenzione di Gesù di stabilire una relazione. Il risultato dell’azione di Gesù si manifesta
spesso con un ritrovato senso della vita, una stima di sé che spinge ad andare verso gli altri e le altre.
Spesso mi colpisce incontrare molte persone alla ricerca di considerazione, di amore, di incoraggiamento,
che hanno comportamenti che invece
di attrarre altri li respingono: vite concentrate su loro stesse che non comPtendono né amore di sé, né amore per
sii altri. Non si può, tuttavia, giustificare la nostra mancanza di amore per
sii altri e le altre con le nostre difficoltà
od amare noi stessi. L’amore di sé può
anche nascere dal riconoscimento di
due relazioni: l'amore di Dio e la presenza di altri nella nostra vita. L’amoce di Dio, esigente ma né incoerente né
ricattatorio, così diverso dalle nostre
esperienze umane; la presenza di altri
c altre che segnalandoci confini ci danno meglio la percezione di noi. Per
ciuanto riguarda l’amore di Dio, deve
Siungere con più vigore l’annunzio
della liberazione dalla paura, del conferimento di un luogo dove dimorare e
dove lanciarsi verso altri e altre. Questo sarebbe certo un compito che le
chiese potrebbero assolvere non solo
per migliorare la qualità della vita
nmana, ma perché chi ama se stesso
può rinunciare a se stesso.
Erika Tomassone
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GIUSEPPE PLATONE
Si è tenuta a Graz l'undicesima assemblea della Conferenza delle chiese europee
Protestanti e ortodossi dopo Graz
Paradossalmente^ con la caduta del muro di Berlino e la maggiore circolazione di idee e
di persone^ tutto in Europa tende a complicarsi maggiormente, anche i rapporti ecumenici
amicizie nutrite di fiducia, di lealtà
e amore. Una rete di legami di pace nello Spirito».
Nel corso dei lavori è stata approvata l'integrazione con la Commissione ecumenica europea per
chiesa e società (Eeccs) che dagli
Anni 60 lavora presso le istituzioni
politiche europee. Anche questa
scelta, che arriva dopo anni di
stretta collaborazione, fa parte delle tre grandi priorità del futuro impegno della Kek che sottolinea almeno tre grandi questioni; a) chiese in dialogo; b) chiese nella società; c) chiese solidali. Sul primo
punto gioca moltissimo la valutazione positiva che ha dato la recente Assemblea. Significativo anche il
fatto che si auspichi a livello di tutti i ministeri cristiani, laici e ordinati, una vera formazione ecumenica. Sul versante della solidarietà
si spazia dalla diaconia al lavoro
tra i rifugiati e migranti, e via via sino al tema della violenza contro le
donne e i bambini.
Piuttosto laboriosa è stata la nomina del Comitato centrale che ha
cercato di seguire alcuni chiari criteri: tendere a rappresentare in
modo equilibrato le varie confessioni e regioni europee della Kek;
avere un certo equilibrio tra uomini e donne (40%), laici ed ecclesiastici, dirigenti ecclesiastici e pastori, giovani ai di sotto dei 30 anni
(20%). Inoltre si trattava di assicurare la continuità e garantire la
rappresentanza delle chiese minoritarie in un corretto rapporto tra
Nord e Sud, tra Est e Ovest. Sotto
la decisa moderatura del vescovo
metodista tedesco Walter Klaiber
l’assemblea ha votato il nuovo Comitato centrale della Kek, composto di 40 persone (tra cui, per la seconda volta, la pastora valdese
Gianna Sciclone), e che dovrà attuare un programma di lavoro
denso di probabili incognite, di sicure ristrettezze finanziarie e di
possibili cambiamenti nell’equilibrio tra le chiese e nei rapporti con
gli stati. Il primo atto del neocomitato sarà l’elezione del nuovo presidente della Kek.
GRAZ — Approfittando della seconda Assemblea ecumenica europea (Aee2), TIP assemblea della
Kek (Conferenza delle chiese europee) si è tenuta dal 30 giugno al 4
luglio nella stessa città austriaca.
Presenti i delegati italiani (per la
Chiesa valdese i pastori Bruno Gabrielli e Gianna Sciclone; per la
Chiesa luterana il pastore Alberto
Saggese e Birgit Kelm; per la Chiesa battista il presidente dell’Ucebi
Renato Maiocchi e chi scrive per la
Fcei), fra i circa 550 partecipanti di
cui 270 delegati delle 123 chiese
membro (protestanti, ortodosse,
anglicane e vecchio cattoliche) e
70 delegati fraterni di organismi
ecumenici e altre chiese. I lavori si
sono aperti con un culto durante il
quale sono state accolte 10 nuove
chiese (quasi tutte dell’Est) e 25 organismi associati (tra questi anche
la Federazione italiana).
Prepararsi a questo intenso incontro significava leggere il denso
rapporto della direzione della Kek
(ispirato al versetto biblico di Paolo
«Collaboratori di Dio», II Cor. 6, 1)
che ripercorre, in sintesi, l’itinerario da Praga (luogo della precedente Assemblea del 1992) a Graz. Anni
non facili, segnati dalla crisi dell’ex
Jugoslavia e dai conflitti nel Caucaso per non dire del complesso lavoro di preparazione della Aee2. Il primate anglicano John Arnold, presidente uscente deila Kek, nella sua
relazione introduttiva ha proposto
di intensificare maggiormente i
rapporti con la Chiesa cattolica
«nostra grande sorella non ancora
membro della Kek» e ha proposto
di avere a Strasburgo per l’anno
2000 oppure per il 2001 di nuovo
una grande manifestazione ecumenica europea, la prima dopo Graz.
Jean Fischer, segretario generale
uscente, al quale l’Assemblea nel
corso di un ricevimento ufficiale allo Schlossberg, su invito del sindaco di Graz e delle autorità regionali
della Stiria, ha espresso la propria
riconoscenza per l’intenso ed efficace lavoro svolto («un ingegnere
Una seduta plenaria deH’Assemblea
svizzero che ha saputo trovare - ha
notato il prof. Larentzakis del patriarcato ecumenico di Costantinopoli - soluzioni concrete e condivise dalla famiglia ecumenica») ha insistito sulla necessità di allargare e
rafforzare la comunione tre le chiese membro. In particolare Fischer
ha insistito sulla necessità di intensificare i rapporti tra Est e Ovest, fra
le diverse Europe che continuano a
procedere a velocità diverse.
Occorre dire che, pur essendo
partner fedeli da oltre un secolo nel
movimento ecumenico, protestanti
e ortodossi non hanno rapporti facili. Paradossalmente con la caduta
del Muro e la maggiore circolazione
di idee e persone tutto tende a
complicarsi maggiormente. Ma la
volontà espressa dall’l D Assemblea
va nel senso di un allargamento
della collaborazione: non è un caso
che, nell’ampia discussione sul documento programmatico per i
prossimi anni, molto spazio sia stato dato alla questione del rapporto
con la chiesa di Roma. La Kek dovrà
diventare sempre più un «forum»
in cui le varie tradizioni ecclesiastiche si interpellano e dialogano reciprocamente in vista di una testimonianza comune. Questi concetti
sono stati espressi anche dal nuovo
segretario, il pastore battista Keith
Clements che, malgrado le attuali
difficoltà, non vuol sentire parlare
di «inverno ecumenico». «La scena
ecumenica sta radicalmente cambiando - ha sostenuto Clements -.
Assistiamo all’emergere di una società civile ecumenica molto dinamica; dobbiamo prendere sul serio
quello che i vari gruppi cercano di
fare nel movimento ecumenico
europeo che è un tessuto fitto di
La delegazione italiana era fra quelle più numerose
Tutti i numeri dell'Assemblea europea di Graz
Alla seconda Assemblea ecumenica europea (Aee2), convocata
dalla Conferenza delle
chiese europee (Kek) e
dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) hanno partecipato 700 delegati delle
123 chiese protestanti,
ortodosse, anglicane e
vecchio cattoliche che
formano la Kek, e delle
34 conferenze episcopali cattoliche riunite nel
Ccee; 150 «delegati rappresentativi» di organismi ecumenici, associazioni cristiane e rappresentanti di altre religioni; e infine oltre 10.000
semplici «partecipanti»
provenienti da 45 paesi
europei: di questi, il 53%
erano donne e il 47%
uomini, 81% laici e 19%
sacerdoti, religiosi o pastori, 25% giovani al di
sotto dei trent’anni.
Più difficile determinare la percentùale di
partecipazione dal punto di vista confessionale,
poiché molti partecipanti non hanno indicato la chiesa di appartenenza (e anche questo è
un dato significativo); i
cattolici erano comunque almeno il 50%, mentre a protestanti e ortodossi si può attribuire rispettivamente il 25-30%
e il 15-20%. Oltre il 40% i
partecipanti dai paesi
dell’Est europeo.
La delegazione italiana era fra quelle più numerose, con oltre mille
persone, quasi un deci
mo dei partecipanti. Un
bel risultato, per un paese in cui l’ecumenismo
stenta a diventare fatto
di massa. Numerosa anche la partecipazione
degli evangelici italiani:
oltre cento, impegnati in
una serie di forum, dibattiti, stand. Fra i 12
complessi vocali di tutta
Europa, era presente anche il coro battista di
Napoli «Ipaharadisi»;
nella «Agorà delia riconciliazione» vi era uno
stand della Federazione
delle chiese evangeliche
e della Federazione delle
donne evangeliche in
Italia, e gli evangelici torinesi erano presenti
nello stand del coordinamento ecumenico
«Insieme verso Graz»;
nella «Casa della pace»
era allestito uno stand di
Agape. Due evangelici
italiani hanno partecipato ai «forum di dialogo» che hanno costituito
il «cuore» dell'Aee2; il
pastore Paolo Ricca in
quello su «Ricerca dell’unità visibile e confessione comune della fede», e il pastore Luca
Negro in quello su «La
comunità di uomini e
donne nella chiesa». Altri evangelici ed evangeliche sono intervenuti in
dibattiti, laboratori e
conferenze stampa.
Sul prossimo numero
di «Riforma» dedicheremo un’ampia sezione
a questo importante incontro ecumenico.
«NON UCCIDERE». Continua la nostra riflessione sul decalogo. Il sesto comandamento non si riferisce soltanto al
«non togliere la vita», ma anche al
non uccidere le possibilità, al non
soffocare le speranze, al rispetto globale per la vita. (pag. 3)
UNA CHIESA APERTA ALLE NUOVE
SFIDE DELLA SOCIETÀ AMERICANA. Divisa sul terreno ecumenico,
spaccata su alcune questioni etiche, la
Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti
(2 milioni e 700.000 membri), alla sua
209“ Assemblea generale sembra ritrovare la sua unità sul piano della testimonianza e dell'impegno per la giustizia e la pace. Il nuovo moderatore è
una donna laica nera. (pag. 4)
VIA RASELLA. L'attentato partigiano di
via Rasella del 1944 suscita interesse e
polemiche per l'immediata rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatlne che
ne seguì. Ma quei partigiani combattevano una guerra in cui si sparava su
tedeschi e fascisti, si fucilavano spie e
banditi e si rispettavano i civili, mentre i nazifascisti non si facevano scrupoli di colpire la popolazione per fermare la Resistenza. (pag. tO)
2
PAG. 2.RIFORMA
VENERDÌ 11 LUGLlfii
«Yahivé mi creò come primogenita
della sua via, come
antico inizio delle
sue opere di allora.
Da quel tempo
sono stata formata
saldamente fin
dall’inizio, dalle
origini della terra.
Quando non
c’erano ancora gli
abissi, sono stata
generata, quando
non c’erano ancora le sorgenti,
cariche d’acqua.
Sono nata prima
che i monti venissero sommersi,
prima che esistettero le colline,
quando Egli non
aveva ancora fatto
la terra e le steppe,
né le masse di zolle
della terraferma.
Quando egli
dispiegava il cielo,
io ero là, quando
tracciava, come
un circolo, la linea
dell’orizzonte
sopra gli abissi,
quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti
dell’abisso, quando assegnava al
mare il suo limite,
perché le acque
non oltrepassassero la sua bocca,
quando egli poneva i fondamenti
della terra. Io ero
presso di lui quale
artefice, io ero la
gioia, giorno dopo
giorno, tutto il
tempo scherzando
davanti a Lui,
scherzando nella
parte abitabile
della sua terra, e
la mia gioia è di
essere in mezzo
agli esseri umani»
(Proverbia, 22-31)
LA SAPIENZA
Nel Primo Testamento la Sapienza è l'immagine femminile di Dio. Essa gioisce
per la sua opera di creazione^ ma è anche in mezzo agli esseri umani
FRANCESCA COZZI - GYSHLAINE GUICNABD DUTOIT
Questo studio è u frutto di
un lavoro comune ed è stato
presentato in un incontro del
gruppo ecumenico femminile di
Intra. Durante un intero anno
abbiamo letto i testi biblici che
descrivono delle immagini femminili di Dio, per concludere
con la Sapienza.
«Sophia»
La Sapienza (Hokmah in e
I .
(traduzione tratta da
Riletture bibliche al
femminile, Claudiana)
braico e Sophia in greco) nel
Primo Testamento è l’immagine
femminile di Dio usata più volte
dagli autori biblici e fa la sua
comparsa frequentemente nel
libro dei Proverbi, oltre che nei
libri deuterocanonici (contenuti
solamente nella traduzione in
greco della Bibbia ebraica, detta
dei Settanta) della Sapienza di
Salomone, Baruc e Siracide. La
Sapienza è anche discussa a
lungo nel ventottesimo capitolo
di Giobbe, dove però non è personificata, ma è semplicemente
identificata con «il timore del Signore» (Giobbe 28, 23).
A partire dal III secolo a.C. la
teologia sapienziale è collegata
alla creazione. Così in Siracide
24, 3 leggiamo che la Sapienza è
uscita dalla bocca dell’Altissimo
per coprire la terra come una
nube, che ricorda Genesi 2, 5 e il
vapore che si alzò dal suolo per
irrorare la terra prima che fosse
inviata la pioggia. La Sapiènza di
Salomone (libro del I secolo
a.C.) rende esplicita la relazione
tra la Sapienza, la nube e lo Spirito creatore di Dio: «È un’emanazione della potenza di Dio, un
effluvio genuino della gloria
dell’Onnipotente...» (7, 25). Il tema della misericordia di Dio che
crea il mondo si unisce al tema
della presenza di Dio nel suo
popolo e all’invito alla giustizia.
La Sapienza, luce perenne, riflesso di Dio, rende le anime
amiche di Dio e le trasforma in
profeti (Sapienza di Salomone 7,
25-27) e fa loro conseguire l’immortalità (8,13,18).
«Shekinah»
g UCCIDE pone la Signora Sa
Preghiamo
O Dio: Tu che sei
e Padre nostro e Madre nostra,
che sei per le strade,
nella nostra vita quotidiana,
dappertutto nelle nostre lotte,
che il tuo nome e il tuo messaggio
siano presi sul serio,
che la giustizia sia fatta,
che si realizzi la condivisione
come tu ce l’hai insegnata,
che mtti gli sfruttati, qui e altrove,
abbiano il loro pane,
che tutti gli oppressi vivano nella dignità.
Dacci la forza di continuare
quanto tu hai cominciato.
Insegnaci a costruire una nuova società,
in cui gli uomini e le donne vivano
nuovi rapporti sociali.
Liberaci dal nostro orgoglio
e dalla sete di potere.
Che le nostre mani costruiscano
l’insegnamento di Gesù in gesti
di condivisione e di solidarietà.
Che lo sguardo di Gesù ci aiuti
ad oltrepassare le nostre frontiere.
Dacci il coraggio di resistere al miraggio
del denaro e di ogni privilegio.
Dacci la forza di resistere
alla società del consumismo
ed alle sue false sicurezze.
Armaci di una solidarietà a tutta prova. Amen.
da Poi et vie, 1981
(tratto da Quando è giorno? della Cevaa, p. 170)
_ pienza su di un trono su una
colonna di nubi (24, 4), mentre
Esodo afferma che l’autentica
presenza (Shekinah) di Dio dimorava in quella colonna (Es
13,21 e 16,10).
Ricordando la presenza e la
giustizia di Dio, la Sapienza di
Salomone usa come sinonimi
Dio, il suo Spirito e la Sapienza
(1, 6-7): «La Sapienza ama l’uomo, ma non sopporta chi disprezza il Signore. Sì, Dio sa
quanto accade nel cuore dell’uomo, conosce bene i suoi pensieri
e ascolta ogni sua parola. La potenza di Dio riempie l’universo e
dà stabilità a tutte le cose. Nessuna parola dell’uomo gli sfugge». Vedremo nella seconda parte di questo studio il rapporto fra
la Sapienza, lo Spirito Santo e
Gesù Cristo nel Nuovo Testamento. Per quanto riguarda il
Primo Testamento, la teologia
sapienziale integra nel discorso
della fede nel Dio d’Israele il linguaggio del proprio tempo, nello
sforzo di riuscire a comunicare
con la cultura del mondo di allora. In questo la letteratura sapienziale si differenzia dalla profezia, che era fortemente polemica contro gli idoli pagani e
aveva respinto con un linguaggio offensivo anche il culto della
dea in difesa del monoteismo. La
profezia, contrastando il politeismo, preferisce assolutizzare
un’immagine maschile di Dio.
La teologia sapienziale invece
recupera elementi del linguaggio relativo alla dea, special
mente al culto di Iside, per parlare della bontà misericordiosa
del Dio d’Israele. Una nota preghiera a Iside proclama che tutte le diverse nazioni e i vari popoli, usando i diversi nomi divini con cui hanno familiarità, si
rivolgono alla stessa dea e fanno
questo perché sanno che Iside,
essendo una, è tutto. Gli scrittori
biblici affermano che la Sapienza era prima di tutte le cose
create, che predica in Israele, insegna e crea, manda i profeti e
fa nuove tutte le cose. Senza mai
abbandonare il monoteismo, il
linguaggio della dea viene usato per parlare dell’unico Dio di
Israele, la cui bontà misericordiosa è la divina Sophia.
Anche nel nostro testo, in Proverbi 8, 22 la Sapienza dice che il
Signore Tha generata primizia
della sua attività e che era presente e partecipe alla creazione.
Perciò ella dispone di conoscenze precise sulle leggi che sostengono l’ordine cosmico e può
istruire gli esseri umani aiutandoli a vivere la vita nella sua pienezza (8, 19-21), «chi mi trova,
trova la vita e ottiene favore
dall’Eterno» (8, 35). La Sapienza
è dunque vicinissima a Dio, anche se mai gli autori biblici la
identificano con Dio, facendo
sempre molta attenzione a mantenere un assoluto monoteismo.
Essa è presso Dio e gioisce per la
sua opera di creazione, ma è anche in mezzo agli esseri umani,
fra i quali è il suo diletto.
Nel libro di Giobbe invece la
Sapienza sfugge agli uomini, che
non sanno dove trovarla. Solamente Dio sa dov’è la sua via e
dove essa si trovi (Giobbe 28,23).
Nel libro della Sapienza, questa è descritta come luce perenne, riflesso di Dio, che ti fa vedere che Dio agisce (Sapienza di
Salomone 7, 26). Possiamo dire
che la Sapienza è mediatrice tra
Dio e il mondo e rivela agli esseri umani la luce e la misericordia
divine. Essa è accanto a Dio nella sua azione di architetto e artefice (in ebraico amon) oppure,
secondo una diversa interpretazione, è accanto a Dio come suo
bambino, o figlio diletto (in
ebraico amun). In ogni caso rappresenta il collegamento fra il
Creatore e le sue creature, alle
quali insegna la saggezza e la
giustizia, e ciò che di più razionale esiste: la misericordia.
«La sapienza grida per le vie,
fa sentire la sua voce per le piazze; essa chiama nei luoghi affollati e pronuncia i suoi discorsi
all’ingresso delle porte in città»
(Pr. 1,20-91), «Non grida forse la
Sapienza?... Essa sta in piedi in
cima alle alture, lungo la strada,
agli incroci delle vie» (8,1-2).
La Sapienza è appassionata.
Quando grida per le strade e
nelle piazze è aggressiva, rumorosa, insistente, si mescola alla
gente, vuole essere ascoltata, sale sui tetti e grida. Non è il modello della signora nobile, nemmeno della donna sottomessa. È
bruciata dalla passione profetica
per la parola di Dio. A coloro che
l’ascoltano promette la vita «Io
amo quelli che mi amano, e
quelli'che mi cercano diligentemente mi trovano... Io cammino
nella via della giustizia, in mezzo ai sentieri dell’equità, per far
ereditare la vera ricchezza a
quelli che mi amano e per riempire i loro tesori» (Pr. 8, 17, 2021). La Sapienza vuole condividere i suoi tesori e chiede reciprocità. La nostra cultura, come
ogni società patriarcale, ci abitua purtroppo a schemi precisi:
vincitori e vinti. Tra i perdenti ci
sono ancora le donne, i bambini, gli handicappati, la gente di
colore, le minoranze etniche. La
Sapienza invece, benché descritta da uomini per lettori uomini (Pr. 8, 4 «mi rivolgo a voi, o
uomini, e la mia voce è indirizzata ai figli dell’uomo»), è portatrice di un messaggio totalmente diverso di gioia di vivere e di
amore per tutte le creature.
Immagine femminile di Dio
Naturalmente, n fatto
che anche in ebraico il ter
mine Sapienza sia femminile
non ha alcuna implicazione biologica. Nessuna descrizione di
Dio e della sua azione può pretendere di esaurire in un’immagine la realtà di Dio. Ciò nonostante la Signora, o Donna, Sapienza è un riferimento importante per la fede delle donne e
degli uomini di oggi. A donne e
uomini offre un modello di forza
e di dolcezza, di gioia e di conoscenza, che non necessariamente devono permanere separate.
Alle donne la Sapienza si presenta attiva, impegnata e coraggiosa, colei che fa ascoltare la
sua voce nella piazza pubblica.
Va oltre al concetto che la femminilità si realizzi solo nella maternità, sa di esistere e ne gioisce. Le donne hanno nella Sapienza un’immagine femminile
di Dio, un esempio da seguire e
un forte simbolo che le sostiene.
(1 - continua)
Note
omileticli,'
In una predica^
può cogliere lo spJ
to dai vv. 30 e 3l
la Sapienza
verte con Dio e abi|
gli esseri umani sut. „nr
Terra. Il motivo nj 3^
re del comporta^
gioioso della Sapier:
teso come un modoV-—^
sere di Dio) potrebu^
rizzare verso unateitO’^ '
dello scherzo, delW quei
del gioco. » ^ocf
Questo brano è pii noi fa
gratitudine e di gioLperd
la creazione, ess^%e
mezzo alla natura e£ „ho
fra gli esseri urranK,
sono per la Sapien"f
scelte che si escludi®”
vicenda (come invectP*^'^”
bra essere impostoptta co
vita moderna). La $& volte
za gioisce per la pi^inand:
della vita, che è natii|rdote i
sociale. La stessa pia|tre qui
emerge anche da co« di Ge
dei brani citati nel^nto de
mento, dove la SaDb,„h>io,
coniuga la razionali^ uq
misericordia, la conr
za alla solidarietà. E:
lesto
leccato
segna il buon sensdp-----
m pedanterF?''^’
non cor _________
buon senso, la rag|'”*®’
consiste nel valutarePuttap
se in modo oggetti|ja nio
agire di conseguenispettc
chiede conoscenza, ifio... è
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12, 14, 33; 9: 10). Lajìe.Vut
zia (3: 6, 8, 16, 17, l|e]-e le
deve interagire con^nnso
zionalità e questa aing] ¿j
dev'essere comune, siT
le, affinché sia posi .
un progresso nel
della giustizia. nento.
A tutto ciò si devef Q”®”
gare la misericordia ^
31, 35; 9: 2), cioè l'aitU que
incontro al prossimstrano?
calore, affetto, fan» post
humour, intuizioneme, o
more. Soltanto l'unioJie rit(
misericordia e raziorsjnpn
rende possibile unaoji
ta nella comunicazioni
le persone e garaa.jjjja
quindi la riuscita de(^j,jjef
ta. Il pensiero sapieii
colloca nella miseriti”®®^”'
il più alto valore deli}™”®'
zionalità umana: lanf^®''^'
e il cuore sono unail6sso
sola. Ciò esprime unifhe po:
di pensare complenido, ma
re (diverso dal penianims
analitico e dualistico,ui che
separa il corpo dalloio e IL
to e i sentimenti dalliiqat(;g,
gione), che è incili; Qg^
(comprende ciomiil;j;gyg
donne).
Questo punto metf
evidenza le radici eb ^
della fede cristiana."
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il Cristo. I
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in particolare dal sag^ezer di
Mieke Kùrenhof, p- D^hristia
Il testo che ha guidate», l’org
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come donna, di Virr««ari,
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Messaggero, Padova, , -•
New York, 1991). H
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Per approfondire il'', ¡un.,..
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di Elisabeth Schùssiet Laltc
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Claudiana. Il primo, ItlQuestc
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giustizia e vita P'®” migline
emarginati.
Priir
metodi
Nella foto, l’angelAtrario
ridente (Duomo di I
3
11 luglio 1997
Mi
E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
•redicazi.
oiVn
Le Scritture antiche: prosegue la riflessione sui dieci comandamenti
Sesto: «Non uccidere»
scher^Q^/esfo coivanclamento non significa semplicemente «non togliere la vita», ma
" anche non uccidere le possibilità, non soffocare le speranze, rispettare la vita
Colpire Caino è come colpire Dio
Uccidere non serve
e moltiplica il male
fflIISEPPE LA TORRE
Dio
nani suti
stivo pai
n portai
la Sapierft
un modof-—
0 unatektON uccidere! Credo che
'20, deliy questo sia il comanda
lento che alla maggior parte
rano èpi|„oi fa alzare le spalle, co® 9% per dire: «Non ammazzo
ne, essey^j nessuno io!» E credo
natura e^gche non siano pochi co'c che ritengono questo co
si «cluÌndamento il più pavé,
ne n e ich’io ho pensato 1 una e
impos Stia cosa. Anch io tantissiìa) La sS volte ho sorvolato questo
'er 'la pilmandamento come il saie è natlrdote e il levita passarono
tessa pieltre quel malcapitato sulla
he da coi^ di Gerico (quello del racitati nel|gnto del buon samaritano),
'e la Sapygji’io, da siciliano calvini■azionalit|g^ jio sempre pensato che
'' “''festo fosse veramente il
Recato più grave, e lo penso
edantScora. Ma uccidere, togliere
) la rao^- ® un’azione che
valutarepntrappone la vita rispetto
oggetti|a morte semplicemente. Il
Tseguenàspetto della vita è più amiscenza, nio... è globale. È il rispetto
idulti (cfrlellavita degna di questo no: 10). Lagne. Vuol dire allora non ucci16, 17, lijeje le possibilità, vuol dire
gire con soffocare le speranze,
questa ai^Qj dire non trascurare le
ornune, s|jj.2g Ritengo sia questa
sia posi jjjjg jjgj sesto comandato nel cj ,
¡3 Dento.
3 si devei Quaiido ero pastore a Paricordia(P™o ho mai predicato
cioè l'anUquesto comandamento,
prossimitrano? Credevo che ci avrebtto, fante posto dalla parte delle vitto izioneme, con l’alibi delle vittime
Ito Puniche ritengono che la colpa è
e ranoisrnpre e comunque degli allile una Gj¡ Gesù, che per noi cristiani
unicaziorjig vittima per antonomasia,
® ha mai ricordato ai suoi
^ °g-atnefici o ai suoi nemici
1 miseriti®®'-“ comandamento, ne ha
alore delÌ®°''h^h altri, ma mai questo,
ana: la npesùricordava agli altri e a se
3no unaiièsso «Non temete coloro
ime unifhe possono uccidere il corompleinoo, ma non possono uccidere
dal perfanima, temete piuttosto colualisticOiUiche può far perire e il corpo dalloi)o e l’anima nella geenna»
lenti dalliMatteo 10, 28). Questa frase
è indili Qggjj pgj. j^g divenne la
- oomiLjjjgyg pgj, gjj^gg
Il nostro immaginario, anche a causa deiia cuitura e dei mezzi
espressivi, si ferma generaimente a considerare ii «non uccidere»
come interdizione aila soia vioienza fisica
into mef
adici ebri
Tistiana.
dio cerà
iziare
la Saple»
lamento diffuso che mi im
mobilizzava tra le vittime
inermi, per pormi invece dalla parte degli assassini. Grande choc! io un assassino? Un
pastore di anime incapace
perfino di far la voce grossa
con i membri del Consiglio di
chiesa quando avrebbe dovuto? Un’animella rinchiusa al
sicuro tra le quattro mura
della sua parrocchia? Io? Altro
che assassino: io ringraziavo
tutte le mattine il buon Dio di
non essere come tutti quegli
altri assassini lì fuori, e avevo
ragione... mi sembrava di
avere ragione.
Si può uccidere un corpo
ma si può anche uccidere
un’idea, una vocazione, un
amore... e si è ugualmente
assassini! Gesù diceva: «È
scritto “Non uccidere”, ma io
vi dico che chiunque avrà
detto “cretino” al suo fratello
merita ugualmente di andare
nella geenna!» Che ve ne pare? Non soltanto si può ferire
una persona con le parole o
con il silenzio ma si può anche uccidere, si può anche
uccidere un intero popolo se
lo si castra nelle sue radici
spirituali e si può uccidere
un’intera chiesa se le si nega
la visione spirituale del suo
impegno specifico nei luoghi
e nei tempi dove vive. Si può
uccidere un’opera diaconale
trasformandola per mancanza di fondi o per mancanza di
visione spirituale. Si può uccidere la fede dei nostri
membri di chiesa costringendoli ad essere dei bravi membri di chiesa anziché dei di
scepoli e delle discepole del
Signore. Si può uccidere
l’ecumenismo con l’arroganza dei pregiudizi.
Quante vite, quanta vitalità
e quante persone si possono
uccidere senza sparare un
colpo! Così come possiamo
essere uccisi senza bisogno
che si spari! Diversamente da
come pensiamo è più facile
essere degli assassini che delle vittime, come è più normale temere chi può uccidere il
corpo anziché l’anima. E che
cos’è «l’anima» se non il nostro essere riconciliato con
Dio, che a lui non si contrappone più? Che cos’è l’anima
se non la stessa vita? Che
cos’è il «corpo» se non l’attaccamento alla nostra vita
chiusa nei suoi interessi personali e che vede nella morte
il suo confine estremo, una
morte distruttrice che è già
entrata nella vita?
In ogni persona e in ogni
vita c’è la presenza dello Spirito di Dio e lo affermo anche
a costo di essere tacciato per
un semplicista. Non mi piace
dividere il mondo in bianco e
nero, ma non mi piace neanche teorizzare su tutto, affrontare tutto al vaglio della
«buona teologia». L’amore
per la vita ritengo sia il primo
atto di fede: l’amore per
qualsiasi forma di «respiro» e
di vitalità...«qualsiasi», senza
vedere, prima cosa c’è dentro.
Qualsiasi espressione di vita
che porta respiro all’umanità. Sono persuaso infatti
che lì dove c’è vita c’è lo Spirito di Dio e lì dove c’è lo Spirito di Dio c’è vita!
Noi non siamo assassini? II
sesto comandamento non è
per noi, ma solo per Hitler e
per tutti quei maiali che uccidono e massacrano? Questo è
un comandamento da ricordare ai mafiosi soltanto? e chi
è allora che nella chiesa uccide lo Spirito del Signore?
È scritto «Non soffocate,
non uccidete lo Spirito Santo!» (I Tessalonicesi.5, 19)
non soffocate, non uccidete
la vita!
ENRICO PEYRETTI
CHI vuole uccidere il
proprio nemico consideri bene se proprio con ciò
non lo rende dentro di sé eterno» (Nietzsche). Il malvagio prospera e il giusto soffre.
E ben vero. Eppure, contro
questa antica e continua
constatazione, osiamo affermare che uccidere non solo è
male, ma non serve, è un errore stolto ed esiziale. Se fosse così, le eccezioni perderebbero molta validità.
Un primo dato di fatto è
quello che Kant raccoglie da
una incerta fonte antica: «La
guerra è un male, perché produce più malvagi di quanti
ne tolga di mezzo». Uccidere
i malvagi li moltiplica! Un
secondo dato è che non ti liberi del nemico che uccidi. Il
mito di Caino e Abele è fecondo di indicazioni in questo senso. Leggiamo la sua
verità profonda in una delle
testimonianze più recenti:
«Quando uccidi qualcuno
scopri che è molto facile. Ma è
difficilissimo continuare a vivere col pensiero che tu hai
rubato loro la vita» (K. McKlinton, irlandese, militante
unionista pentito).
Questo è vero anche indipendentemente dalla resipiscenza dell’omicida. È un
fatto che uccidere non serve,
perché ogni uccisione suscita un vendicatore, dà inizio a
un’altra uccisione, la propria. Non soltanto Caino non
si è liberato di Abele, ma ha
suscitato un popolo di «Caini», che ora gli dà la caccia. È
minacciato di morte dal proprio omicidio. La morte data
ha spaccato l’unità della vita:
come la scissione dell’atomo
dà luogo a una reazione a catena. Caino è reso insicuro e
debole dalla sua violenza.
Neppure uccidere Caino
serve, neH’illusione di ristabilire il bene con la vendetta
che ripete il male. Dio difende Caino più di quanto abbia
difeso Abele, perché ora la
minaccia è maggiore. E non
lo fa solo con la voce entro la
coscienza, ma con un segno
suo: l’omicida porta un di
stintivo di Dio, è sua immagine. Colpire Caino è colpire
Dio. Questo è detto oggi alle
società imperiali ricche e
«calne», dove i candidati, per
piacere all’elettorato, devono
presentarsi favorevoli alla
pena di morte e respingere le
domande di grazia.
Uccidere non serve, perché c’è in ogni Abele una
parte inviolabile anche nel
senso che non può (non soltanto non deve) essere presa
e distrutta, perché sfugge a
qualunque Caino. Il gesto
che vorrebbe cancellare il
nemico è impotente, può solo crearsi un fantasma persecutore, una voce che incessantemente lo chiama. Il delitto contiene il castigo. E pure la salvezza possibile.
Uccidere non serve se non
a sperimentare, a carissimo
prezzo, che uccidere non si
deve. Mai. Ma non sempre
Caino ascolta e riflette. «Se
avrai ascoltato, continuerai
ad ascoltare, e se non avrai
ascoltato, non ascolterai»
(Talmud, Berakhot 40a). Conosco le esperienze di due
uomini che uccisero, molto
diversi tra loro: un monsignore, cappellano militare, e un
anarchico senza Dio (senza?).
Non si conoscevano tra loro,
e mi raccontarono entrambi
di aver ucciso un soldato russo per salvarsi, durante la tragica ritirata dell’Amir.
Il monsignore si sentiva
giustificato dalla morale: legittima difesa; la guerra è la
guerra. L’anarchico, dopo decenni, vedeva di notte gli occhi del suo ucciso, e non si
dava pace. Il secondo dava
ascolto alla voce di Abele, che
è voce di Dio; il primo copriva
questa voce con una norma
giustificatrice. Per l’anarchico, l’avere ucciso gli proibiva
di uccidere, ormai sempre
impossibile. Per il monsignore, lo stesso atto giustificava
un certo uccidere, sempre di
nuovo possibile.
(Tratto dall’articolo «Non
fare omicidio, comandamento
ed eccezioni» nella rivista Servitium, Quaderni di spiritualità n. 108, Le dieci parole,
1996, pp 57-59).
I Un testo di Martin Luther King ripropone l'attualità dirompente di un metodo di lotta alternativa
La nonviolenza come strumento di affrancamento per i neri d'America
‘-be segue è un brano di
IlOMUlin articolo apparso nel febbraio
^ M 1957, a firma di Martin
udio ^ Luther King, sulla rivista prote1 parte f tante americana «Christian CenRòe Jfiy» all'indomani della formaiana, 19wone, nella Chiesa battista Ebedal sag^ezer di Atlanta, della «Southern
lof, p. l^^hristian Leadership Conferenza guidate», l’organizzazione di cui Maritri ecotritn Luther King fu primo presiquestolj^aite, che avrebbe poi guidato
)minile,^Sli anrii successivi la lotta per i
iblico dyili dei neri d'America.
, di articolo veniva espressa la
enkott \P^ranza di King che la nonvio»adova, diventasse non solo il meto91). Il car° anche la filosofia di riferi
iza è il per i cristiani per sconfigonclude 1?®^® ™ ^^gregazione razziale negli
agirli bibc“”' Solo tre mesi prima la supreijli. ‘^’^'ftedegli Stati Uniti, dopo il
indire ¡1 vX,, degli autobus
sopra% ''‘Somery, si era pronunciastarnent0:,„^®"5° segregazioniste
rali I due^ '^^Sore in Alabama.
ichùsslef L alternativa alla violenza è
wrv nonviolenta.
"'^todo è stato reso
^uiiltotin^^'^j nostra genera,ul “zione da Mohandas K. Canio usò per liberare
ù/A dominio deU’im
della 5aC„ '’’^ùannico. Possiamo
icazionU„'Ì,'"®rare cinque punti che
ano diOr,® ®*'dano la nonviolenza
ta P'®®^mif.i-^ '^Petodo per favorire
, e ooi 8 lori condizioni razziali.
^ questo non è un
1« tr^i ? P®*" codardi, al conc 0 un metodo per resi
che
M/r/a'^l’India
stere. Il resistente nonviolento si oppone così fortemente
al male contro cui protesta,
quanto lo fa la persona che
usa la violenza. Il suo metodo
è passivo o non aggressivo
nel senso che egli non è fisicamente aggressivo verso il
suo avversario. Ma la sua
mente e le sue emozioni sono
sempre attive, costantemente
cercapo di persuadere l’avversario di quanto stia sbagliando. Questo metodo è
passivo fisicamente ma è fortemente attivo spiritualmente, è non aggressivo fisicamente ma dinamicamente
aggressivo dal punto di vista
spirituale.
Un secondo punto è che la
resistenza nonviolenta non
cerca di sconfiggere o umiliare l’avversario, ma vincere la
sua amicizia e comprensione. Il resistente nonviolento
deve spesso esprimere la sua
protesta attraverso la non
cooperazione o il boicottaggio, ma è cosciente che la
non cooperazione e il boicottaggio non sono fini in se
stessi, essi sono solo mezzi
per risvegliare un sentimento
di vergogna morale nell’avversario. Il fine è la redenzione e la riconciliazione. Il risultato della nonviolenza è la
creazione di comunità d’a
more, il risultato della violenza è tragica amarezza. Una
terza caratteristica di questo
metodo è che l’attacco è diretto contro le forze del male
piuttosto che contro le persone catturate da queste forze.
È il male che noi cerchiamo
di sconfiggere, non le persone succubi del male. Quelli di
noi che lottano contro l’ingiustizia razziale devono rendersi conto che la tensione di
base non è fra le razze. Come
amo dire alla gente di Montgomery in Alabama; «La tensione in questa città non è fra
la gente bianca e la gente nera. La tensione è in fondo fra
giustizia e ingiustizia, fra le
forze della luce e le forze delle tenebre. E se una vittoria ci
sarà sarà una vittoria non soltanto per 50.000 neri, ma una
vittoria per la giustizia e per
le forze della luce. Noi siamo
per sconfiggere l’ingiustizia,
non quei bianchi che oggi sono ingiusti».
Un quarto punto da far valere circa la resistenza nonviolenta è che essa evita non
solo la violenza fisica esterna
ma anche la violenza interiore dello spirito. Al centro della nonviolenza c’è il principio
dell’amore. Lottando per la
dignità umana, gli oppressi
della terra non devono con
sentire a se stessi di inasprirsi
ed indulgere in campagne
alimentate dall’odio. Vendicarsi con odio e asprezza non
avrebbe altro risultato che intensificare l’odio nel mondo.
Lungo le vie della vita qualcuno deve avere sufficiente
sensibilità e sufficiente moralità da spezzare la catena
dell’odio. Questo può essere
fatto solo se proiettiamo l’etica dell’amore al centro della
nostra vita.
Parlando d’amore a questo
punto, non ci riferiamo a
qualche emozione suscitata
dal sentimento. Sarebbe un
nonsenso incoraggiare ad
amare i propri oppressori affezionandosi ad essi. «Amore» in questo ambito significa
comprensiva buona volontà.
Ci sono tre parole nel nuovo
testamento greco per la parola amore. In primo luogo
c’è eros. Nella filosofia platonica eros significava la brama
dell’anima per il regno del
divino; oggi ha assunto il significato di una sorta di amore estetico o romantico. In
secondo luogo c’è la philia,
che ha il significato dell’affetto intimo degli amici: philia
denota una sorta di amore
reciproco; la persona ama
perché è amata. Quando parliamo di amare quelli che a
noi si oppongono non ci riferiamo né all’eros, né alla philia; parliamo di amore come
è espresso dalla parola agape
che non implica sentimento
o affetto ma significa una volontà buona, che redime e
comprende, rivolta a tutti, un
amore traboccante che non
chiede nulla in cambio. È
l’amore di Dio che opera nella vita degli esseri umani.
Quando amiamo al livello
dell’agape noi amiamo non
perché quelle persone ci
piacciono, non perché il loro
atteggiamento e i loro modi
ci attraggono, ma perché Dio
li ama. Qui giungiamo fino
ad amare la persona che fa
azioni malvagie, odiando nel
medesimo tempo le azioni
che compie.
Infine il metodo della nonviolenza è basato sulla convinzione che l’universo è dalla parte della giustizia. È questa profonda fede nel futuro
che consente al resistente
nonviolento di accettare la
sofferenza senza vendicarsi.
Egli sa che in questa battaglia
per la giustizia ha compagnia
cosmica. Il credere che Dio
stia dalla parte della verità e
della giustizia ci giunge da
una lunga tradizione della
nostra fede cristiana. C’è
qualcosa proprio al centro
della nostra fede che ci ricorda che il venerdì santo può
regnare solo per un giorno,
ma alla fine deve fare spazio
al ritmo trionfante dei tamburi di Pasqua. Il male può
così forgiare gli eventi che
Cesare occuperà un palazzo e
Cristo una croce, ma un giorno lo stesso Cristo risorgerà e
dividerà la storia in un avanti
Cristo e dopo Cristo, così che
anche la vita di Cesare deve
essere datata dal suo nome.
Così in Montgomery possiamo andare a piedi ma mai
stancarci, perché sappiamo
che ci sarà un grande campo
dove incontrarci nella terra
della libertà e della giustizia.
(Tratto da «A testament of
hope. The essential writings
and speeches of Martin Luther
King, ]r.», Harper, San Francisco, 1986, pp 7-9. Traduzione
di Anna Maffei).
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4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 11 LUGLIO
La 209^ Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti si è svolta a Syracuse dal 14 al 21 giuc
Una chiesa aperta alle nuove sfide della società americana di ogg
Divisa sul terreno ecumenico, spaccata su alcune questioni etiche, la Chiesa presbiteriana sembra ritrovare la sua unif t'u
sul piano della testimonianza e dell'impegno per la giustizia e la pace. Il nuovo moderatore è una donna laica nera ^
PAOLO NASO
Syracuse, nello stato di
New York, è la città del sale. Gli impianti salini sono
stati la sua principale attività
e gloria in un tempo ormai
passato e del quale è rimasta
ben poca traccia. E proprio il
sale è stato il tema che ha
ispirato la 209^ Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti (Pcusa)
svoltasi dal 14 al 21 giugno: il
sale che è un bene prezioso
che dà sapore ai cibi ma è soprattutto il sale evangelico
che nell’immagine biblica si
identifica con la testimonianza e la missione della comunità cristiana nel mondo.
L’Assemblea della Chiesa
presbiteriana non ha abusato
di questa immagine forte e
impegnativa ed ha accettato
di misurarsi con coraggio e fiducia con alcune questioni
molto complesse e controverse che da decenni travagliano
le varie comunità locali: le relazioni ecumeniche con le altre denominazioni evangeliche, la consacrazione di anziani, diaconi e pastori omosessuali, il rilancio della missione internazionale sui temi
della libertà religiosa, della
giustizia e della pace.
Un patto per l'Unità
Cocu è la sigla di «Covenant
on Church Union» (Patto
sull’unità della chiesa), un
programma ecumenico che
impegna da oltre 25 anni varie denominazioni evangeliche degli Usa: oltre alla Chiesa presbiteriana (Pcusa), la
Chiesa metodista (Urne), la
Chiesa episcopale (Comunione anglicana), la Chiesa di
Cristo (Ucc), i Discepoli di
Cristo e altre denominazioni
minori in prevalenza afroamericane. 11 Cocu punta al reciproco riconoscimento dei
sacramenti e dei ministeri ed
è stato il «sogno» ecumenico
di importanti personalità del
protestantesimo americano
già a partire dagli Anni 60.
Nella fase conclusiva di questo lungo cammino, le varie
denominazioni impegnate
nel Cocu si sono dovute confrontare con gii aspetti operativi dell’accordo e in particolare con la formula del riconoscimento dei ministeri: e
qui sono sorti i problemi, soprattutto tra i presbiteriani e
gli episcopaliani. Come conciliare, difatti, ecclesiologie
così distanti tra loro? Da una
parte i presbiteriani, ben radicati nella loro tradizione
congregazionalista che riconosce e valorizza il ministerio
degli anziani e dei diaconi;
dall’altra gli episcopaliani, altrettanto radicati in un sistema ecclesiologico fondato sul
ministerio particolare e l’autorità dei vescovi: esiste un
punto di incontro e di equilibrio tra queste due ecclesiologie? Chi presiede alla consacrazione dei pastori? Un
anziano, come talvolta accade secondo l’ordinamento
presbiteriano, o necessariamente un vescovo?
Le mediazioni faticosamente raggiunte all’interno
del Cocu non hanno convinto la maggioranza dei presbiteri regionali in cui si articola
la chiesa e l’Assemblea generale di Syracuse sembrava
destinata a sancire il suo ritiro dal Cocu. Con una significativa maggioranza, però, i
delegati hanno deciso diversamente e, pur confermando
perplessità e critiche alle formule espresse nel Cocu, hanno confermato la partecipazione della Chiesa presbiteriana a questo organismo
ecumenico.
Una veduta della 209^ Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degii Stati Uniti (Pcusa), svoitasi a Syracuse
(Foto Ron Rice)
Sul piano delle relazioni
ecumeniche, un’altra importante decisione assunta dall’Assemblea riguarda il pieno
e reciproco riconoscimento
di presbiteriani. Chiesa di
Cristo (Ucc), Chiesa riformata
in America e luterani. L’accordo, che molti hanno definito un passaggio storico del
dialogo tra luterani e riformati, si esprime in una «Formula
di riconoscimento» che prevede il reciproco riconoscimento dei sacramenti, l’incoraggiamento a condividere la
Santa Cena, il ritiro delle reciproche condanne che si sono
espresse nei secoli. Sul piano
ecclesiologico la Formula stabilisce il reciproco riconoscimento e lo scambio sia dei
pastori che degli anziani regolarmente consacrati.
Questo «pacchetto» di decisioni, come ogni altra risoluzione dell’Assemblea, andrà ora all’esame del vari
presbiteri regionali; la Chiesa
luterana americana voterà
sulla Formula nel Sinodo che
avrà luogo in agosto.
Una chiesa aperta a tutti
La Chiesa presbiteriana si è
spaccata attorno «all’emendamento B», una formulazione
approvata con un leggerissimo scarto di maggioranza dai
presbiteri regionali in cui si
affermava che requisito essenziale per la consacrazione
a qualsiasi ministerio della
chiesa è «una vita all’interno
del patto di matrimonio tra
un uomo e una donna o la castità nella condizione di single». In termini più che espliciti l’emendamento B, approvato dall’Assemblea generale
del 1996 e confermato dai
presbiteri nei mesi scorsi, impediva la consacrazione di
omosessuali a qualsiasi ministerio della chiesa presbiteriana: una decisione sofferta e
lacerante contro la quale si
sono espressi presbiteri, pastori, teologi e movimenti:
primo tra tutti «Per una chiesa
con più luce», una rete di comunità sorta nel 1992 con lo
specifico obiettivo di promuovere «un uguale trattamento di tutte le persone, a
prescindere dai loro orientamenti sessuali». Le chiese che
aderiscono al movimento
espongono un triangolo rosa
nella bacheca visibile al pubblico, lo stesso triangolo utilizzato dai nazisti nel lager per
identificare gli omosessuali.
Nel corso dell’ultimo anno la
Chiesa presbiteriana ha vissuto un dibattito appassionato e lacerante; per qualcuno
l’emendamento B era la clausola di salvaguardia dell’integrità morale e spirituale della
chiesa, per altri era invece
una barriera che aggiungeva
divisione a divisione, esclusione ad esclusione. Un anno
di discussioni, polemiche,
condanne che, come ha affermato Patricia Brovm, eletta moderatore di questa Assemblea, ha «sconquassato il
prato sul quale si combattevano due elefanti». A Syracuse i delegati presbiteriani (qui
definiti commissari perché il
cuore dell’Assemblea sono le
Commissioni di lavoro tema
così come in tutte le altre relazioni della vita».
Senza esplicito riferimento
agli omosessuali costituisce
una «finestra» aperta per la
loro consacrazione. Giunto in
plenaria questo emendamento è stato approvato con una
maggioranza del 60% circa
dei votanti. Lunghi minuti di
preghiera hanno preceduto
ogni votazione sull’argomento e, nonostante l’Assemblea si svolgesse in un palazzetto dello sport, con migliaia
e migliaia di persone assiepate sugli spalti, durante tutto il
dibattito e le votazioni non si
è levato mai un applauso né
un mormorio. Dopo la votazione finale, rompendo un silenzio che copriva emozioni
opposte, lacrime di gioia per
gli omosessuali, quelli blu
quelli contrari. Ed è esattamente la divisione tra le due
chiese presbiteriane che si divisero durante la guerra di secessione e che si sono faticosamente riunificate solo nel
1983. La nostra chiesa è unita
solo nella forma».
Patricia Brown, moderatore deiia Pcusa
tiche che istruiscono le mozioni che arrivano in plenaria) erano giunti con pareri
meditati e precisi sull’emendamento B: prò o contro, difficile incontrare posizioni
sfumate. La Commissione
che doveva assumere i risultati delle votazioni dei presbiteri in merito all’emendamento B ha quindi votato un
ulteriore emendamento che
modifica nella sostanza la
precedente formula: condizione essenziale per la consacrazione ai ministeri della
chiesa, difatti, viene considerata «la fedeltà e l’integrità
nel matrimonio così come
nella condizione di single.
(Foto Ron Rice)
qualcuno e di sofferenza per
altri, il moderatore ha pregato per la riconciliazione all’interno di una chiesa che su
questo argomento resta spaccata in due e che deve affrontare un altro anno di discussioni: anche la nuova risoluzione, difatti, deve andare al
voto dei presbiteri e, se approvata, entrerà in vigore solo
il prossimo anno. Sempre che
non accada qualcosa nel frattempo. «Vede questa carta
geografica? - mi chiede un
delegato della Florida decisamente schierato a favore
dell’emendamento B - 1 presbiteri rossi sono quelli favorevoli alla consacrazione de
Pace e giustizia
Divisa sul terreno ecumenico, spaccata su alcune questioni etiche, la Chiesa presbiteriana americana sembra
ritrovare la sua unità sul plano della testimonianza e
dell’impegno per la giustizia
e la pace. Già l’elezione del
nuovo moderatore - una
donna, laica, nera - ha costituito un importante segnale:
la chiesa presbiteriana, in
crescita tra la comunità coreana e latinoamericana,
conta solo il 2,7% di afroamericani; tra gli obiettivi della
Pcusa vi è quello di portare
questa percentuale al 10%
entro il 2010. Ma l’Assemblea
è andata oltre i simboli. Ancora una volta il momento
centrale di questo incontro
che ha raccolto oltre diecimila persone in occasione del
culto domenicale, è stato il
saluto ai missionari, oltre 400
persone che la Chiesa presbiteriana invia in ogni parte del
mondo come partner delle
chiese locali per iniziativa di
carattere umanitario e sociale. Nulla a che vedere con lo
stereotipo dei missionari
americani che esibiscono tabelle sulla percentuale di
proseliti, del tutto disattenti o
irrispettosi delle tradizioni e
delle culture locali.
Come nel secolo scorso il
simbolo della missione presbiteriana era la scuola, così
oggi è il centro sociale, l’ambulatorio, le case famiglia:
luoghi aperti, di dialogo, di
fraternità e condivisione nei
confronti della comunità di
cui si è a servizio; tra le minoranze cristiane e africane del
Sudan come nei territori palestinesi; tra le fiorenti chiese
dell’Africa centrale come tra
gli studenti dei seminari teologici di Cuba o del Salvador.
Tutto questo non si improvvisa: la Chiesa presbiteriana
cura la formazione dei suoi
missionari con la stessa attenzione e gli stessi investimenti con cui promuove la
formazione dei suoi pastori;
un apposito ufficio, Worldwi
de Ministry Division,
coordinamento tra le«
iniziative missionarie e n I ®
nitarie e la promozioiK
sostegno da parte delle
munità locali degli Stati]
ti; ogni anno l’Assemblea
ta alcune mozioni di ind tesso i
zo ebe costituiscono laq lo con
ce spirituale e politicai
quale si colloca lo sforzo] sUo^o^
sionario. L’Assemblea di
racuse ha concluso un a 1 conci
di lavoro dedicato in pn
lenza all’America Latina:
votato una importante]
zione che impegna la di
a premere sulla Casa Bij B*'' ^
e sul Congresso per hp^en
dell’emhargo contro
Altrettanto impegnativi®!®®
mozioni a sostegno del|p®^®°'
cesso di pace in Mediol®^®®®'
riente e del dialogo inteift® ^®™
gioso così come quelle pi'®®®® ®
messa al bando delle
nucleari e delle mine antit
sona (di cui tra l’altro ripoe, a
è il principale esportatoli®
scala mondiale). Temad®®®*®®
trale per il prossimo aif®®P®*
sarà l’educazione. et
tempi I
Musica e preghierapioduz
La Chiesa presbiterianaP®4^”
gli Usa conta 2 milio/®® “
700.000 membri. È quindi®™?''^^
piccola delle altre denoni®’^‘ì|,^®|
zioni protestanti storiche”®
gli Stati Uniti: i battisti®P^®®°
Sud contano 15 milior®
700.000 membri, i metoi
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superano gli otto milioni,!; jtetani complessivame'®®^“^
sfiorano i sei milioni.
mente però i suoi mer ^
contribuiscono con 700 à
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ca doppia rispetto a ql
delle altre denominazioit
fronte all’emergenza de^jj
tentati razzisti contro led
se nere, la Chiesa presbite
na è quella che ha tacci $,
più fondi a sostegno deif
getti di ricostruzione prou—^ qj
si dal Consiglio nazionalejjl
le chiese degli Usa. ressani
Sono cifre che danno lai^-g
sura dell’impegno di«(.}jgj[,
chiesa viva, certamente etichetti
gliosa della sua identitàijjjjjjgj
tenticamente riformatae.q^gg^j
dicalmente presbiteriaijgjyg^
Una chiesa che soffre P®fmnte
sue divisioni interne
che consapevole del fattoiyg ^jg
l’apertura al confrontoitQjj. ^
dialogo è tra i suoi doni
tuali più ricchi e fruttuosi gig^g]
somma una chiesa cheijuggig
nella democrazia interna ¡leAloi
consapevole della missiitiaccb
che è chiamata a svolgbattitc
nella società, non solo ani gjj,
cana, di oggi. Frane
Un occhio esterno enBepiscg
nel palazzetto dello spoUfi pj-g
cui si è svolta l’Assembleaipresid
nerale (tra megaschermi'stano
to elettronico, migliaia dhCome
legati e osservatori, tonni avuto
te di documenti a staWlreche
avrebbe potuto scambi* terrof
per il Congresso di un grf nità d
partito di massa. ValutaziJ autori
superficiale: il cuore dell! seria
semblea è la preghierai pensi
musica che molto spess^sonoi
esprime. Cori di bambii* Pp
ogni razza o il gospel ® vicari
tradizione afroamericaH' dicati
ritmi delle comunità lati® veritè
mericane o le improwis^ salve;
ni del quartetto di Daveinesin
beck, vera e propria leggd dono
del jazz americano: sernp| ®®®li;
comunque la musica è v® Marc
lo di una preghiera, di rraint
particolare spiritualità rad' cristù
ta nella Bibbia e nella d nu
zione di una chie.sa che a cultu
ta la sfida del confronto non 1
la complessità culturale! n
ca e sociale degli Stati Ut"
oggi. 1 tempi deH’Am® ®zio
bianca e protestante son ®d(
finitivamente tramontati' salve:
tutti i nipoti e i pronip®® ®utt
Padri pellegrini.
5
^pij 11 LUGUO 1997
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Concluso il settimo ciclo delle «Settimane» milanesi
Bach tra sacro e profano
ì unì serata ha evidenziato l'intreccio tra la struttura delle cantate religiose
nera ^ mus/ca strumentale del compositore grazie a esecutori di fama mondiale
PAOLO FABBRI
Sion, ciij..-— -■
laiip!’ li è conclusa la settima
nozior! I ornata delle settimane
■te dpli ach con il quarto e ultimo
di sii Scerto nella chiesa brafemu itesca di Santa Maria
ti di 5 tesso San Satiro a Milano,
tno So conduttore della serata e
olitica alala struttura concertistica
tsfoS decomposizioni, elaborata
nblM hÌ .Italia sulla traccia dei granilo unÌ concertisti del primo 700:
to in n Udi. Alessandro Marcello
Latini iperando la concezione del
trtan recedente concerto grosso,
na la c i^tti le due cantate Bwv 170
"’asa R' Bwv35 presentano sostan"oer 1p lalmente una struttura conin tror, ertistica e possono abbinarsi
eenaiR aolto bene al Concerto per
no d folitio e oboe e al VI Concerì Med »brandeburghese, che hanso int deformato il programma intuelle #1"® al frammento di canta
altro l’ Pae, a noi pervenuto m foraortatnPe di concerto per due claviTemaF®bali Bwv 1080, è stato
sitnn Composto a Lipsia intorno al
1730 ed è strutturato nei tre
tempi che caratterizzano la
eghierapioduzione concertistica ve,j.pria™neziana del primo 700. In
, ¡^realtà gli strumenti solisti
p ■ Emergono poco daH’insieme
HL̙bcbestrale e, specialmente
storirh!"®'*’^*l®S’'U
t ::: 'ispesso poche battute riservauu . . ieloro prima di essere som) mujoLgjgj dall’orchestra. StupenF',.°llo l’Adagio centrale, che
'^1 '“Scandisce la composizione,
oj^^^^^'appresentando con accorato
0 i
m700d(
Ita airi
to a
linazioB
iza dei
itro le
presbitf
la racci sandro di tommaso
;no dei|
8‘ugno si è
,joncuc||^ tenuto a Aosta un intelessante dibattito a cui è staanno laijQ a partecipare an
,no di igjjg jj pastore Ruggero Maruuul® °|chetti. Il tema, suggestivo e
mentita‘stimolante, era formulato in
imatae.qagg^j jg^jjiini: «Itinerari di
’ g^u®salvezza come speranza di
offre P®fronte al mondo contempo®‘raneo». La scritta campeggialel ta oiyg dig(j.Q gj tavolo degli ora.‘luuio tori: moderava la seduta il
1 doni sppjggjjjgjj^g jgj Consiglio reuttu°stgionale, Francois Stévenin,
sa che ^mentre il consigliere regiona'ul^iu^e Aloisi alla fine ha cercato di
u uiisLtracciare una sintesi del dia svolg battito.
solo ani Qjj grano don
Franco Lovignana, vicario
ino entir~-- ■ ^
La Porta di Brandenburgo in un dipinto d’epoca
lirismo un mondo di pace,
amore, gioia, quale appare al
compositore il regno di Dio.
La Cantata Bwv 170 è analoga alla Bwv 35, eseguita
poche settimane più tardi e
come questa scritta nel 1726.
Il testo per entrambe è di
Georg Lehms, poeta minore
dell’epoca. Fin dal primo verso che le dà il titolo [Verniigte
Ruh, beliebte Seelenlust - Pace appagata, cara delizia
deU’anima) esprime il contenuto del messaggio, che riguarda l’angoscia dell’anima
in questo mondo corrotto e
la conseguente attesa della
morte, intesa come liberazione. Come nell’altra cantata
non c’è coro, ma soltanto un
solista, l’alto, che insieme
con l’organo obbligato è protagonista del pezzo. L’aria di
apertura esprime il desiderio
di pace con un’atmosfera pastorale, serena. Nel recitativo
le dissonanze, pur nella purezza della voce bianca, esprimono la perdizione dell’anima. L’aria successiva richiama il mistero del Maligno, con un tumultuare dell’organo in corrispondenza
delle parole Rack (vendetta)
e Hass (odio), che conferiscono al brano una efficacia rappresentativa e una bellezza
straordinarie. Ancora un recitativo con dissonanze come il
precedente e infine l’aria
conclusiva; un’Allemanda
proposta da tutto il complesso orchestrale esprime il desiderio della felicità che solo
Dio può donare.
Il VI dei Concerti brandeburghesi è ritenuto il più antico e viene datato 1718.
Composto in riferimento alla
qH Aosta: cattolicesimo, protestantesimo e «New Age)
Il mondo contemporaneo cerca salvezza
Jepiscopale per la pastorale, e
i* prof. Riccardo Taraglio,
nhieai presidente del gruppo valdo
• Hilp Ducieia itiusuiicci.
® j'^onie si vede, l’iniziativa ha
un carattere particolaposto più di un ini”“ *e"°gativo circa l’opportu^ un dibattito di cui le
Aid ®“*?rità politiche, peraltro in
, ®difficoltà nell’esporre
Pensieri assai complessi, si
fatte promotrici.
^1 Ri ■ Pi-iirio oratore è stato il
'■ Il episcopale che ha in’¡‘'L ^'^eio in Gesù Cristo, «via,
^ a vita» la speranza di
/VIS® salvezza propria del cristia, Jl^siirio per cui la salvezza è
egg® otro di quell’Altro che la
- J in me. Il pastore
f. ha denunciato il
I r^'^.i^ndimento che spesso il
^ _?®h^nesimo ha comunicato
latria mondo adattandosi alla
leao cultura greca, annunciando
pu” Wangelo ma un ibrido
ri®’ ¡I j. ^ metteva in primo piano il
^'ì^mo sull’anima, di deriplatonica e trascu«rF.i I n®’ quindi, il fatto che la
il®‘ ®m\ezza riguarda tutto l’«io»
¡poti utta la realtà terrestre. Par
tendo da questa premessa
Ruggero Marchetti proponeva al pubblico (assai numeroso per un pomeriggio domenicale: 150 persone, tra cui
alcuni valdesi) un ritorno alla
Bibbia, una riscoperta della
parola fraintesa. Passava,
perciò, a tracciare le linee bibliche della storia della salvezza, commentando il testo
di Esodo 3, 1-15.
Marchetti ha fatto subito
rilevare che il nome con il
quale Dio si presenta a Mosè
è: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe». Un Dio
dunque che, autorivelandosi,
prende il nome dalle persone
che ha scelto per una storia
di salvezza che riguardava loro, sì, ma anche quelli che sarebbero venuti dopo, in una
catena di vite liberate, salvate
appunto. Ma anche tenendo
conto della rivelazione del
nome «Io sono», che segue
alla pressante richiesta di
Mosè di sapere chi lo manda,
esso va inteso ebraicamente
in senso dinamico: come rivelazione di un progetto. Così quel Dio diventa colui che
cammina, che si muove e che
alla fine, nella croce di Cristo,
porta a compimento il suo
«discendere» verso l’umanità
sofferente. Seguendo lo sviluppo della fede di Israele,
Marchetti è arrivato al centro
della fede cristiana, alla risurrezione che è risurrezione dei
corpi, certo trasformati, ma
corpi veri, e alla creazione di
cieli nuovi e'di una terra nuova. Già oggi noi possiamo, in
Cristo risorto, pregustare
quello che saremo: questa la
speranza cristiana che, seguendo Gesù, ci fa chiamare
Dio con il nome di Padre, anzi di «Abba», «papà».
Il professor Riccardo Taraglio, infine, ha presentato il
punto di vista della teosofia.
struttura concertistica dei
musicisti italiani dell’epoca,
si avvale di un organico di archi con clavicembalo, senza
strumenti a fiato né violini:
un insieme di orchestra che
attribuisce un sapore dolce e
amabile al concerto con particolare evidenza dei timbri
gravi. La Cantata Bwv 200
(Bekennen will ich deinen
Namen - Voglio del suo nome dare testimonianza) è un
canto di lode al Signore per i
meravigliosi prodigi della sua
creazione e di accorata invocazione della fine del percorso terreno per adire alle gioie
celesti. L’attacco è una sinfonia caratterizzata da un denso tessuto contrappuntistico.
L’aria successiva fa esplodere
subito la gioia nella voce che
penetrerà tutto il brano con
vibrante passione, travalicando anche il significato del testo. La sinfonia può essere
considerata come il terzo
tempo di un concerto, e lascia spazio aperto all’organo
solista. L’alto conclude l’aria
successiva con un minuetto
gioioso. L’esecuzione della
«Petite bande» è stata di livello adeguato all’elevata specializzazione del complesso
diretto da Sigiswald Kuijken,
che è anche primo violino. Le
lodi maggiori vanno però al
contralto Andreas Scholl, che
ha espresso una purezza di
voce incomparabile.
Attendiamo ora con impazienza la «Settimane Bach 8»
nel prossimo autunno.
Presentazione di un libro a Firenze
Erasmo da Rotterdam
e le utopie del Cinquecento
MATTIA TURATELLO
L’affermazione centrale della
sua esposizione è stata la seguente: la Società teosofica,
essendo un’organizzazione
aperta a tutti, non si propone
come religione, bensì soltanto come stimolo alla fratellanza tra persone al di là del
loro credo religioso; anche
per gli atei c’è posto. La teosofìa non ha proposte di salvezza, essa indica nella presa
di coscienza «di una verità
personale» la via da perseguire: neppure la teosofia può
dire che la sua dottrina sia
superiore alla verità.
Il dibattito si è subito appuntato su quest’ultima affermazione. Vari interventi
dal pubblico coglievano in essa una certa contraddizione e
anche una buona dose di genericità: come si può, in effetti, affermare che la teosofia
ha una dottrina ma che non
la propone? Come si può dire
che la verità è quella che ciascuno raggiunge nell’intimo
di se stesso? Altre obiezioni
sono state rivolte agli altri
due oratori, ma credo che in
buona sostanza il livello del
confronto nel pubblico non
sia stato molto qualificato. In
più si respirava una certa aria
di polemica che faceva pensare a una difesa da erigere
come argine tra cristiani e
teosofi. La contraddizione più
stridente, comunque, è emersa allorché il prof. Taraglio ha
parlato della New Age in termini non proprio pacifici. Il
fatto è che nella nostra città
sia la New Age sia altri movimenti suscitano molto interesse e riempiono le sale:
questo preoccupa molto soprattutto i cattolici. Forse, allora, un ritorno al discorso biblico, che parla di salvezza
dell’uomo concreto e intero e
della terra stessa che sarà rigenerata, è l’unica via di rinnovamento per le chiese.
Tre termini si sono imposti
nella presentazione del libro curato da Achille Olivieri*, avvenuta a Firenze martedì 27 maggio scorso, presso
l’Istituto nazionale di studi
sul Rinascimento a Palazzo
Strozzi: «mutamento» in primo luogo, e poi i suoi due
aspetti più tipici nel pensiero
di Erasmo da Rotterdam,
«ambiguità» e «durezza».
Mutamento innanzitutto
nell’approccio a Erasmo: dal
letterato equilibrato, piacevole ma senza brividi o sussulti, ammirato e insieme criticato da Croce e Huizinga,
all’intellettuale sempre più
«integrale» e dirompente analizzato dagli anni Trenta in
poi, fino all’attualità, in cui
c’è sempre meno uniformità
e più pluralità di visioni, pur
continuando a privilegiare
l’Erasmo, se non rivoluzionario, critico; e questo libro evidenzia bene l’Erasmo critico
della società e dei principi:
«pedagogo», come afferma
Jean-Claude Margolin, ma in
ogni caso di una pedagogia
ben poco omologante.
Mutamento nel secolo in
cui vive, e in cui vivono i suoi
continuatori. Erasmo nasce
nel 1469 e muore nel 1536,
ma la sua influenza rimarrà
grande anche in seguito.
Muore appartato, ma non
certo dimenticato, come si è
affermato anche di recente.
La persecuzione delle chiese
ufficiali limiterà la sua influenza, soprattutto tra il popolo e nei paesi cattolici, ma
Un classico per il «Piccolo»
Arlecchino personaggio
immortale delle scene
Scrivere dell’«Arlecchino
servo di due padroni» significa scrivere del Piccolo: il Piccolo Teatro di Milano, che il
14 maggio ha compiuto il
mezzo secolo di vita e di
continua intensa attività. Dal
1947 ad oggi sono state realizzate oltre 1.800 repliche
(di cui moltissime all’estero)
di questo spettacolo, con
due grandissimi interpreti
del personaggio goldoniano,
Marcello Moretti e Ferruccio
Soleri, che si sono passati il
testimone nel senso letterale del termine: Moretti ha
istruito Soleri a sostituirlo in
occasione di una tournée in
America dove era richiesto
un sostituto.
La trama dello spettacolo si
presta a diventare un contenitore delle invenzioni partorite dalla fantasia di Giorgio
Strehler e Paolo Grassi. Beatrice (torinese) si presenta in
abiti maschili nella casa di
Pantalone (notabile veneziano), spacciandosi per il fratello Federico, ucciso in duello
da Fiorindo, l’innamorato
della stessa Beatrice. Scopo
della finzione, sorretta da una
frottola che giustifica la mancata morte di Federico, è
quello di ottenere denaro da
Pantalone per aiutare Florindo, fuggito a causa del duello,
puntando sulla promessa di
matrimonio tra Federico e
Clarice, figlia di Pantalone.
Nel frattempo però Clarice si
è innamorata di Silvio, figlio
del dottor Lombardi (medico
bolognese). Beatrice viene
però riconosciuta da Brighella, suo ex servitore e attuale
locandiere, che tace dietro
compenso, accettando di
ospitare la bella torinese nella
sua locanda dove finisce con
l’alloggiare anche Fiorindo in
fuga. Arlecchino, servo di
Beatrice, riceve l’offerta di
servire Fiorindo e accetta, tacendo il suo precedente impegno, attratto dal doppio
compenso. Una serie di esilaranti eventi, vivacizzati da innumerevoli scenette, porta
Beatrice a incontrarsi con
Fiorindo, Clarice a rifiutare
Silvio per poi riprenderlo su
intercessione della sua svelta
servetta Smeraldina, Arlecchino a sposarsi con Smeraldina.
In effetti la trama è solo
un’impalcatura su cui costruire lo spettacolo. Come
dice Strehler: «Se noi teatranti, per compiere il nostro meraviglioso e disperante mestiere, dovessimo aspettare
quelli che scrivono, non ci
sarebbe più una ribalta che si
accende nel mondo». In realtà la bellezza della rappresentazione sta proprio nell’estrema eleganza dell’insieme, nella raffinata naturalezza con cui dal gesto scenico si
passa alla scenetta; un batter
di piede ed ecco un balletto,
uno sventolar di fazzoletto da
naso ed ecco una «minicorrida», un accenno di fuga ed
ecco la straordinaria danza
sulle briglie di gomma. 1 tipi
umani creati da Goldoni rinascono a nuova vita attualizzandosi. È un modo di riproporre la commedia dell’arte che sarebbe interessante applicare a qualche testo
classico della tradizione teatrale valdese.
La versione di quest’anno
sdoppia la scena fra la casa di
Pantalone e la locanda di Brighella, movimentando di più
lo spettacolo che, per la verità, non ci guadagna né ci
perde significativamente, ma
attesta la propria continua
evoluzione, (p.f.)
le sue opere continueranno a
essere lette fino alla riscoperta nel Settecento, all’edizione
integrale delle sue opere e a
un successo da allora sempre
crescente. Mutamenti in tutto: nella società, nella cultura,
nell’economia, nella conoscenza del mondo, che Erasmo e i suoi seguaci hanno in
parte promosso e in parte
cercato di indirizzare verso fini il più possibile evangelici.
Mutamenti in Erasmo e nel
suo pensiero, che possono
essere anche trasformismo,
anche se non si può più affermare che Erasmo non abbia avuto una «via di Damasco», come affermava il grande storico Huizinga nel 1929.
Erasmo, così amante di San
Paolo, ha vissuto la crisi della
Riforma e del Sacco di Roma;
ha risposto con equilibrio e
con misura, ma anche con
decisione. Non si è mai esposto troppo: gli si può rimproverare di aver inasprito i suoi
attacchi quando gli avversari
erano già a terra, ma non
l’incoerenza né l’esaltazione;
anzi tutta la sua vita è nel segno della prudenza, che era
pur sempre una delle virtù
cardinali dell’uomo e del cristiano. Prudenza ironica,
perché, come ha detto uno
dei relatori, non c’è nulla di
più serio dell’ironia, e la festivitas di Erasmo è stata
contrapposta alla gravitas
del periodo successivo, come
gli «allegri compagni di Davide» di Robert Schumann si
contrapponevano ai Filistei
conformisti e tardi.
Accanto a Erasmo, Thomas
More. In lui si ritrovano spiccati gli aspetti che ricordavamo prima: ambiguità e durezza, qualità tipiche dell’uomo
di stato. Utopia emerge come
un libro dal tono spiritoso e al
tempo stesso realistico e duro, attento ai problemi concreti della politica e più erasmiano di Erasmo, come osserva uno degli autori del volume, Gregorio Piaia, nel senso che More più dell’amico
riesce a conciliare, almeno
sul piano letterario, l’inconciliabile, grande ideale della filosofia dell’Umanesimo di cui
Erasmo e More si confermano tra i massimi rappresentanti. A margine compare
Machiavelli, forse l’unico vero rivoluzionario dei tre, ma
V Utopia di More appare ora
ben più sorella del Principe di
quanto non sia madre di molta letteratura utopica sognatrice successiva, che portò i
giacobini ad affermare che
«l’utopia ora è finita».
Conclude il libro un saggio
su Erasmo e la musica, che
non appare fuori posto se si
considera che, citando Massimo Mila, «qualsiasi studio
sul problema della felicità
dell’uomo nel Seicento e Settecento, dagli utopisti come
l’antesignano Moro, Campanella e Mandeville, a pedagogisti come il Comenio, a giusnaturalisti (...) rimarrebbe
incompiuto se non sfociasse
nella considerazione di quei
sommi monumenti di pensiero musicalmente espresso
che sono II flauto magico e la
Nona Sinfonia».
{*) Erasmo e le utopie del Cinquecento. L’influenza della
Morìa e dell’Enchiridion, a cura
di Achille Olivieri, Milano, Unicopli, 1996.
Hai fatto
Tabbonamento
a
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 11 LUGLIO
Il filosofo francese e protestante Paul Ricoeur a Torino
Saggezza e interpretazione
L'ermeneutica, come arte interpretatori a, assume un carattere particolare
in riferimento alla Riforma protestante e il libero esame dei testi biblici
MARCO DI PASQUALE
IL Centro studi filosoficoreligiosi «Luigi Pareyson»,
ha inaugurato il 5 maggio, alla Biblioteca Nazionale di Torino, la sua esistenza pubblica, dopo un anno di intensa
attività. AlTawenimento ha
preso parte il filosofo francese Paul Ricoeur con una prolusione sul tema Ermeneutica
e saggezza pratica. Ricoeur,
del quale la nostra testata ha
avuto occasione di pubblicare interventi su temi religiosi
(oltre che filosofo di fama
mondiale, è membro della
Chiesa riformata di Francia e
si è più volte occupato di
problemi di ermeneutica biblica, collaborando con teologi come Eberhard Jiingel), è
uno dei massimi esponenti di
quel variegato movimento di
pensiero che va sotto il nome
di «ermeneutica» e che comprende al suo interno figure
cardine della cultura del ’900
quali Heidegger e Gadamer.
L’ermeneutica, come arte o
tecnica deU’interpretazione,
viene tematizzata all’alba
dell’età moderna, in ambito
protestante, nel particolare
contesto dell’esegesi delle
Sacre Scritture, ma il suo significato si amplia ben presto
fino a indicare l’insieme di
operazioni necessarie alla
comprensione di testi in generale e addirittura di opere
d’arte figurativa. La progressiva scoperta che l’interpretare è tratto essenziale dell’essere umano (per cui l’uomo è tale primariamente perché interpreta il proprio essere al mondo) fa assurgere
l’ermeneutica a dignità di disciplina filosofica e anzi di
orizzonte in cui la stessa filosofia è resa possibile.
«L’ermeneutica - ha detto
Ricoeur - vuole essere una
scienza generale, ossia l’arte
di cogliere il significato dei
segni che provengono da una
coscienza estranea e sono resi accessibili all’altra coscienza grazie alla loro espressione
esterna (gesti, atteggiamenti,
linguaggio). L’ambizione della comprensione è di cogliere
il significato delle espressioni
verbali e scritte, al di là dell’esteriorità dei loro segni, risalendo all’intenzione significante». Poiché molte discipline (esegesi, filologia, giurisprudenza) hanno a che fare
con «testi», che sono appunto
oggetto dell’ermeneutica, essa è in questo senso una
«scienza generale».
In un campo differente dalla comprensione testuale si
situa invece la problematica
della saggezza pratica, che riguarda l'azione (praxis). La
saggezza pratica (prudenza o
ragionevolezza) è definita da
Aristotele come «virtù intellettuale», diremmo oggi: riflessiva. Essa si applica a decisioni concrete in situazioni
singolari e congiunge insieme la disposizione soggettiva
del saggio all’impegno in una
situazione oggettiva, segnata
dall’incertezza.
La singolarità, dei testi e
delle situazioni-azioni concrete, è dunque il punto d’intersezione tra ermeneutica e
saggezza pratica. In entrambe, il pensiero procede dal
generale al particolare. L’antica ermeneutica aveva un
termine per designare questa
procedura: applicatio. L’applicazione non è un processo
meccanico, ma implica una
invenzione, una creazione.
Schleiermacher aveva l’esigenza di applicare l’esegesi
dei testi alla predicazione e
perciò alle concrete situazioni
della comunità. Perciò, dopo
di lui, l’interpretazione vie-s
ne appunto definita un’arte,
da cui il suo risvolto pratico.
Nella seconda parte della
conferenza, Ricoeur ha offerto due esempi paralleli di discipline, in ciascuna delle
quali il concetto di applicazione svolge un ruolo primario: la giurisprudenza e la medicina. In entrambi i contesti,
il procedimento applicativo
muove da una particolare situazione di disagio (conflitto,
sofferenza), richiede la mediazione di un terzo (l’istituzione giuridica, il giudiice, l’istituzione medica, il medico),
avvia un’interazione verbale
secondo una procedura determinata (processo, consulto), implica un confronto che
colleghi i fatti all’interpretazione (dibattimento, trattamento), approda a una decisione finale (sentenza, prescrizione) che risolve la situazione di disagio. In entrambi i casi si tratta di formulare un giudizio operativo, cioè di applicare l’interpretazione al fatto concreto
per chiarire e mutare una situazione («Nelle questioni di
diritto è più importante dire
una parola di giustizia, che
comminare una pena»).
Al di là delTindubbio interesse per la prospettiva pratico-ermeneutica indicata da
Ricoeur, merita comunque
interrogarsi su quelle situazioni in cui le procedure per
la soluzione di un disagio,
pur correttamente seguite,
non hanno l’esito sperato e
anzi peggiorano la situazione, e cioè sulla fallibilità e
fragilità umana che permane
oltre qualsiasi procedura posta in atto per farvi fronte.
Le «Storie» di Ezio Ponzo
Un rifugio sicuro
per la fantasia dei bambini
La fantasia dei bambini popola volentieri le loro notti e i
loro sonni di figure immaginifiche e di storie che dalla
paura possono portare ad associazioni inconsuete e impreviste. Strane amicizie,
strane alleanze, strane solidarietà possono nascere in
questo mondo di sogni, soprattutto se i grandi assecondano questa che è una necessità dell’infanzia e mettono i
loro figli in condizione di volgere nel senso più rassicurante le proprie immagini.
A questo processo servono
le Storie della buonanotte*
che Ezio Ponzo, dopo averle
inventate e utilizzate per far
addormentare le figlie, ha
riunito in un fascicolo corredato di simpatici disegni.
Strane alleanze, perché sono
quelle che possono far legare
un buco nella camicia a un
buco del calzino, che possono far scoprire l’amicizia e la
solidarietà là dove sembra di
vivere «ai margini» delle relazioni e dei rapporti. Tale è la
storia dei buchi che si fanno
compagnia l’un l’altro. E, per
rimanere al rapporto testoimmagine, le libere associazioni deH’invenzione ci portano a scorgere nella visualizzazione del buco un volto di
bimbo, oppure una goccia
d’acqua, o una faccia di luna
ridente, o... chissà.
Dice lo stesso Ezio Ponzo
rifacendosi a Piaget che «i sogni dei bambini popolano
sempre le stanze dove dormono», e che «alcuni bambini che hanno fatto cattivi sogni non vogliono neppure
entrare nella loro stanza». Al
lora, come si evince dalla seconda storia, un modo per
vincere la paura dei fantasmi
può essere quello di immaginarsi di porsi sullo stesso piano loro e, nelle ultime due
storie, può essere utile fornire al bambino l’immagine di
un rifugio sicuro dove sentirsi al sicuro. Le vicende che
queste ultime affrontano
hanno per protagonisti un
pinolo e un gruppo di marmotte, e in questo ultimo caso non si può che vedere con
favore la scelta dell’autore di
discostarsi dalla consueta
abitudine di «antropomorfizzare» gli animali, attribuendo
loro comportamenti «umani»: le marmotte descritte, dice, «vivono davvero come descrive la storia».
Se tutto questo ba un fascino, si aprirà lo spazio per inventare nuove storie, di nuovi buchi e nuovi fantasmi,
magari insieme ai più grandi,
in un gioco di rimandi e continue sollecitazioni che non
possono che aiutare la crescita e lo sviluppo della fantasia.
Dall'epoca turca alla recente guerra
Il ruolo dei Bogomili
nella storia della Bosnia
GIOVANNI GÖNNET
(*) Ezio Ponzo; Storie della
buonanotte. Ellera Umbra, Ed.
Era nuova, 1997, £ 12.000.
A cura dell’«Institut Bosniaque» di Zurigo è uscita un’intervista con un
personaggio tuttora vivo di
quel mondo che, situato al
centro della penisola balcanica, visse per lungo tempo all’ombra di una delle sei repubbliche jugoslave: Un bosniaque, Adii Zulfikarpasic.
Histoire contemporaine de la
Bosnie à travers les entretiens
avec l'homme qui essaya d’éviter la guerre, a cura di Milovan Djilas e Nadezda Gace
(1996, pp. 294). Djilas è il noto
uomo politico, uno dei partigiani di Tito, entrato in conflitto nel 1953 con i dirigenti
deH’allora Partito comunista
jugoslavo, mentre la Gace è
giornalista e attiva collaboratrice televisiva nel suo paese.
L’interesse del volume
consiste essenzialmente nel
mettere in rilievo la lenta affermazione di una entità,
quella appunto bosniaca,
che per troppo tempo è stata
trascurata dalle storiografie
ufficiali. L’intervista si snoda
lungo 14 capitoletti che. procedendo dalle origini della
Per i vostri acquisti, per gii abbonamenti ai periodici evangeiici
Librerie CLAUDIANA
MILANO: via Francesco Sforza, 12/A tei. 02/76021518 TORINO: via Principe Tommaso, 1 ; tei. 011/6692458
TORRE PELLICE: piazza della Libertà, 7; tel.0121/91422 ROMA: Libreria di cultura religiosa piazza Cavour, 32; tei. 06/3225493
Bosnia, ne rievoca brevemente le varie tappe soffermandosi via via prima sulle
dominazioni turco-ottomana
e austro-ungarica, poi sul
passaggio dalla Jugoslavia
monarchica a quella di Tito,
infine sull’attuale crisi dei
«popoli» jugoslavi l’un contro l’altro armati.
Nel passato della Bosnia
preottomana assume un significato particolare la storia
dei Bogomili, un movimento
religioso indipendente sia dagli ortodossi di Serbia che dai
cattolico-romani di Croazia, e
del quale si discute tuttora se
di origine manichea o protocristiana. L’intervistato propende per la tesi manichea e
parla di una «mentalità bogomila», a cui fa risalire quel
che di meglio ci sarebbe oggi
nel paese, «gente non combattiva né aggressiva», pur essendo «molto tenaci e portati
a resistere» (p. 67). Ma quel
che angustia Zulfikarpasic
non è tanto quella lontana
«presenza» bogomila quanto
le storture storiografiche di
chi parla oggi soltanto di una
Bosnia serba o di una Bosnia
croata, o persino di una «terza Bosnia» ancora turca e
islamica (p. 87).
Comunque, a prescindere
dalla preferenza dell’intervistato per l’origine manichea
dei Bogomili, quel che conta
oggi per lui è l’ideale di una
Bosnia libera e pluralista, ancorché il suo sogno, concretizzato in un accordo del 1991
con le parti in causa, si sia
miseramente infranto causa i
persistenti nazionalismi di
matrice ustascia o cetnica.
La rivista «Protestantesimo)
Concezioni dell'unità
e del pluralismo
sped
art- 2
inca
almi
L'Edi
Duecento anni fa il poeta
romantico tedesco Novalis
scopriva il «pluralismo» e ne
elogiava la bellezza e l’importanza, alla luce della possibilità di entrare in rapporto con
altri in vista di uno scambio
arricchente. Questo numero,
in uno spirito non dissimile,
verte sulla responsabilità delle chiese cristiane nei riguardi dell’unità del cristianesimo, tenuto conto delle sfide
della storia. L’occasione ci è
data da due documenti ora in
discussione: quel particolare
contributo vaticano che è
l’enciclica Ut unum sint e la
proposta di riformulazione o
ridefinizione della natura del
Consiglio ecumenico delle
chiese in vista dell’assemblea
mondiale che si terrà a Harare nel 1998. Si parte infatti
con concezioni dell’unità e
del pluralismo assai lontane
le une dalle altre, almeno
all’apparenza: orientata sull’unità quella vaticana, maggiormente articolata quella
ortodossa e protestante, ma
potrebbero esserci ripensamenti in un campo come nell’altro. All’interno della vasta
problematica alcuni temi sono scelti e discussi da un nutrito e sufficientemente pluralistico gruppo di autori.
Manca una partecipazione
ortodossa russa, sulla quale
avevamo contato. Non possiamo che esserne spiacenti.
Occorre iniziare esaminando il contenuto teologico
del concetto di alterità. Giuseppe Ruggieri ne mette in
luce vari aspetti, partendo
dall’alterità di Dio. È forse
Dio prima di tutto un alieno
per la sua chiesa? In che senso lo può o lo deve essere?
Segue un gruppo di contributi: i primi tre si situano nel
contesto delTenciclica e della sua distinzione tra papato
ed esercizio del primato papale; il quarto estende la discussione alla centralità di
Cristo e della chiesa romana
in vista del Giubileo del 2000.
Gli altri due contributi vertono sul modello conciliare di
pluralità.
Forse la distinzione tra papato ed esercizio del primato
riveste un interesse specifico.
Non nel senso che la distinzione sia evidente; al contrario, qualcuno potrebbe chiedere: che differenza c’è tra la
funzione di un organo e l’organo stesso? Qui tuttavia uno
potrebbe essere il papa come
capo della sua chiesa e uno il
papa come simbolo visibile
della cristianità; la giurisdizione potrebbe essere esercitata entro la Chiesa cattolica,
e un altro tipo di funzione,
più simbolica, potrebbe riguardare l’insieme dei cristiani, in una sorta di «unio
personalis». O ancora altre
possibilità potrebbero essere
esaminate.
Il contributo di Paolo Ricca,
che reagisce alla sollecitazione proveniente dall’enciclica.
dedica la propria analisi,!
visione di un nuovo papj
Quindi la distinzione in
stessa tra funzione e r *
che la incarna, potrebbeZ
adito a una serie di svilu|
Per Giuseppe Zarone la|
zione simbolica del pan,
per l’insieme della cristiaii
pare sussistere lo si vogK
meno e ne illustra i mo|
sulla base di un testo politji’
religioso di Cari Schmitt. ^
Sergio Rostagno ritornaji
documento papale, ne»
prezza alcune parti, mai
spinge la sua concezione
l’unità preferendo aliasi
lungimirante prospettiva#
compiutezza una prospetti
più ravvicinata decisamei
pluralista. Giulio Girardi ®
te in campo la voce di uno
stianesimo di fatto perifetii
la voce di coloro che stant
ancora sempre sotto la coi
tingenza di condizioni ecoii
miche sfavorevoli in cito
stanze ove la presenza dio
raggiosi sacerdoti non troi
rispondenze adeguate m
l’apparato ufficiale del
Chiesa cattolica. Questo co
tributo, insieme con quello
Ruggieri, si espone a una pi
blematica che non può ess
ricompresa soltanto nellap
larità tra modello «petrinoi
modello «conciliare». Eppii
questo nodo esiste. Ne pail
no i successivi due contrib«
Aldo Landi ricorda alcuni 4
storici sul conciliarismo, d
è la base delle posizioni pi
testanti e non ritiene che
possa evitare il problem
Fulvio Ferrario illustra il pi
cedere della formula prot
stante di pluralità attravei
recenti colloqui e documet
in particolare quelli dei
Concordia di Leuenbergi
espone la portata teologi
delle soluzioni proposte.
I due studi critici tocca
aspetti controversi sulla tri
eia di recenti pubblicazioi
Gianfranco Hofer sottoliii
gli intendimenti spiritai
della riforma gregoriana Í
secolo XI; Mario Mieggei
corda il paradosso della coi
danna delle tesi di Loisy, ut
le quali il problema della si
ria, su base cattolica, veni
affrontato in modo tale dai
sultare più avanzato rispet
alle stesse posizioni proli
stanti. Renzo Bertalot tacci
glie in sei tesi i punti princ
pali della controversia i®
riologica.
Nel fascicolo trova infli
posto la risposta della Coi
missione consultiva per le«
lazioni ecumeniche della Ti
vola valdese (Cere) alle p®
poste contenute nel receil
documento Verso una col
prensione e una visione
mane del Consiglio ecumei
co delle chiese.
Per non suddividere gli
terventi in più numeri, q®
sto fascicolo esce come fas®
colo doppio 2-3. A novemli
uscirà il quarto numero co®
di consueto.
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(Canberra 1991 ) (foto L. Deo
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in a.p. comma 26
^ legge 549/95 - nr. 27/97 - Torino
' di mancato recapito si prega restituire
'"flettente presso l’Ufficio PTTorino CMP Nord.
'’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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La classica ciliegina sulla torta è arrivata nell’ultima partita; battendo la Francia per 2-1, la nazionale femminile italiana ha conquistato 1’ 11“ edizione della Coppa delle Alpi disputatasi sul beirimpianto di Villar Porosa dal 4 al 6 luglio. Di
fronte Italia, Repubblica ceca, Francia e Austria, classificatesi
nell’ordine al termine dei confronti diretti che hanno visto la
squadra azzurra imporsi in tutti e tre i confronti. La giornata
conclusiva, allietata da un sole finalmente estivo, prevedeva
il confronto Italia-Francia, a cui si riferisce la foto, vinto dalle
italiane di fronte a un pubblico partecipe; dopo aver subito
inizialmente il vantaggio delle transalpine l’Italia ha saputo
ribaltare il punteggio aggiudicandosi l’ambito trofeo.
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JLj_
venerdì 11 LUGLIO 1997
ANNO 133 - N. 27
LIRE 2000
Quando nel maggio del
1990 il Parlamento italiano approvò la legge 142 sulle
autonomie locali, qualcuno
sobbalzò: si prevedeva la
possibilità per i Comuni di
fondersi fra loro; addirittura
quella legge prevede notevoli
aiuti economici per quelle
municipalità che scegliessero
l’accorpamento. Qualche anno dopo, più o meno al momento del cambio di legislatura, dalla Regione Piemonte
venne fuori uno studio-proposta che indicava i Comuni da
far sparire dalla mappa geografica e quelli che si sarebbero dovuti creare: una mezza rivoluzione che ovviamente ebbe come solo risultato
una sollevazione generalizzata di sindaci e amministratori.
L'ACCORPAMENTO DEI PICCOLI COMUNI
UNIONE?
PIERVALDO ROSTAN
Nel frattempo la situazione
è andata peggiorando sotto il
profilo economico; quasi tutti
hanno aumentato Pici per garantirsi un po’ di entrate eppure si fatica ad andare oltre la
normale amministrazione, i
mutui diventano palle al piede
per anni, progetti importanti
saltano, anche i servizi ai cittadini vanno in crisi. A fine
giugno tutti i Comuni hanno
approvato il conto consuntivo
del 1996; in passato quasi
ovunque si registravano forti
avanzi di amministrazione con
cui si realizzava qualcosa in
più. Quest’anno le cifre raccolte dicono di avanzi sempre
più ridotti all’osso. Eppure
non mi pare si possa dire che i
Comuni, i servizi e le risposte
al cittadino siano più puntuali
ed efficaci che in passato.
Ed ecco allora tornare sul
tappeto la proposta di unione
fra municipalità. Forse non è
più proponibile la semplicistica fusione o l’accorpamento;
da più parti ci si sta però chiedendo se non sia il caso di affrontare la gestione dei servizi
in modo associato. Ma non
solo quelli sociali; la polizia
municipale in molti paesi è
costituita da una sola unità,
idem per gli uffici tecnici,
quasi ogni pratica edilizia ha
bisogno della perizia di un
geologo. Ognuno continuerà a
fare tutto da solo cioè a non
risolvere i problemi oppure a
farlo con costi altissimi? Non
dimentichiamoci che la nascita delle Comunità montane
trovò, in vai Pellice, un terreno fertile, grazie alla felice intuizione, degli Anni 60, del
Consiglio di valle.
ecuiTi
iL.
Regione Piemonte
Le risorse
per i piccoli
Comuni
Risorse finanziarie drasticamente ridotte, perdita graduale
dei servizi, scarsità di personale, funzioni dei segretari
confuse, scuole a rischio di
chiusura con conseguente diminuzione di popolazione per
i Comuni montani, carenza di
strumentazione e di uffici tecnici per le incombenze urbanistiche, viabilità e trasporti insufficienti, scarsa collaborazione della Regione: ecco
l’elenco dei principali problemi che la Consulta permanente dei piccoli Comuni ha presentato il 20 giugno al sottosegretario agli Interni, Adriana
Vigneri, in un incontro sollecitato dalla presidente della
Provincia, Mercedes Bresso.
La Consulta permanente dei
piccoli Comuni della Provincia di Torino, a cui aderiscono
110 Comuni, si è costituita
aU’inizio dell’anno per richiamare l’attenzione del governo
e delle istituzioni sulla situazione sempre più grave dei
Comuni minori. Sono complessivamente 126 i Comuni
in provincia di Torino con
meno di 1.000 abitanti e 129
con meno di 5.000 abitanti, su
un numero totale di 315.
Il coordinatore della Consulta, il sindaco di Vallo Torinese Ausilio Bergero, ha
avanzato come condizione irrinunciabile l'autonomia vera
dei piccoli Comuni, maggiore
numero di assessori ai Comuni sotto i 100.000 abitanti, effettiva autonomia tributaria
locale e finanziamenti sistematici a carico dello stato da
investire in opere pubbliche
di prima necessità. La presidente della Provincia ha assicurato la riorganizzazione
dell’assistenza tecnica ai Comuni e il sottosegretario Vi§neri ha affermato di occuparsi della revisione della
legge 142; per quanto riguarda il personale si esaminerà la
possibilità di assumere parttime 0 a tempo determinato.
Si è concluso a Torre Pellice il corso di «Università estiva» del Centro culturale valdese
A scuola di storia del protestantesimo
DAVIDE DALMAS
Da lunedì 30 giugno a venerdì 4 luglio a Torre
Pellice, nella biblioteca della
Casa valdese, abbiamo avuto
una «Università estiva», cioè
un corso di studi organizzato
dal Centro culturale valdese,
dalla Facoltà di teologia e dal
Collegio valdese dal titolo
«Protestantesimo ieri e oggi:
Lutero, Zwingli, Calvino e
l’Italia». I 17 partecipanti formavano un gruppo piuttosto
eterogeneo perché provenivano da diverse parti d’Italia:
dalle Valli come da Milano,
da Bologna come da Napoli,
ma anche dalla Svizzera, dalla
Polonia e dalla Costa d’Avorio, e la metà circa è iscritta
anche al Corso di formazione
della Facoltà. Tutti i partecipanti comunque si sono trovati di fronte a un programma
compatto che ha permesso di
avere una visione storica e
teologica d’insieme della Riforma religiosa del 500 europeo. Ogni giornata era organizzata in modo da avere una
presentazione generale del
problema da parte del docente
di turno e uno spazio per Fa
.T'
La lezione di Paolo Ricca nell’ambito del corso
nalisi diretta dei testi e per la
discussione tra i partecipanti.
Il pastore Fulvio Ferrarlo
ha aperto il corso trattando
del meno noto dei riformatori
principali, Zwingli, presentandolo tramite le sue connessioni con la cultura dell’umanesimo europeo, tramite i
rapporti con la sua città, Zurigo, e con la chiesa di Roma, e
con i suoi avversari nel campo «protestante», ossia Lutero e gli anabattisti. Si è poi
passati alla lettura e al commento di alcune delle sue 67
tesi e di parte della predica
sulla Chiarezza e certezza ovvero veracità della parola di
Dio. Il secondo giorno il prof.
Paolo Ricca ha tratteggiato
prima una visione d’insieme
sulla Riforma europea e poi
la personalità e il pensiero di
Lutero, anch’esso colto attraverso i rapporti con persone,
situazioni e pensieri che nella
sua vita ha incontrato e discusso. Mercoledì il pastore
Giorgio Tourn ha ripercorso
le vicende e il pensiero di
Calvino, mostrando chiara
mente le peculiarità dell’area
riformata, in senso stretto,
all’interno del protestantesimo, anche discutendo intorno
alla risposta di Calvino a Sadoleto intitolata Aggiornamento o riforma della Chiesa? Il giorno successivo è stato dedicato alla visita al museo valdese e all’aula sinodale, con discussioni sulla storia
valdese e sull’attuale organizzazione della chiesa. Infine il
corso si è chiuso con l’intervento della prof. Susanna
Peyronel relativo a un ambito
più complesso e tuttora molto
discusso tra gli storici, quello
della Riforma in Italia, difficilmente riconducibile a
un’interpretazione univoca.
Tuttavia si è tentato di comprendere alcune posizioni anche tramite la lettura di brani
di Juan de Valdés, Pietro
Martire Vermigli e del Sommario della Santa Scrittura.
La prosecuzione di questo
corso interessante e molto apprezzato dai partecipanti è già
in progetto per l’anno prossimo, con l’analisi dell’evoluzione e delle conseguenze nel
secolo successivo degli eventi
esplosivi della Riforma.
Stazione di Torino: non si tratta di
Ferrovie dello Stato ma del termine
con cui la Chiesa valdese definiva, nel
secolo scorso, le comunità in formazione
di lingua italiana al di fuori delle Valli. E
i pastori di queste comunità erano automaticamente considerati «evangelisti». A
Torino, mentre il pastore Amedeo Bert
era il titolare che teneva i culti in lingua
francese la domenica mattina, Giovanni
Pietro Meille era l’evangelista che conduceva il gruppo di lingua italiana con
un culto nel pomeriggio. Il gruppo era
costituito in parte da esuli toscani o da
altre parti d’Italia e da cattolici convertiti. Stando a una relazione della Tavola
valdese del 1859, la situazione nella stazione di Torino andava modificandosi.
Soltanto alcuni anni prima i nuovi partecipanti al culto italiano chiedevano subito un colloquio e F iscrizione alla chiesa.
Si sospettò che lo facessero per ottenere
vantaggi materiali. Vedendo però che
queste aspettative venivano frustrate.
IL FILO DEI GIORNI
TORINO
ALBERTO TACCIA
questo genere di simpatizzanti era stato
poco per volta eliminato e sostituito invece da elementi che, ascoltando con
perseveranza la predicazione evangelica,
dimostravano un atteggiamento molto
più serio e senza secondi fini. Anzi parecchi di loro, pur frequentando i culti
con assiduità, non desideravano farsi conoscere né contattare il pastore che dopo
molto tempo. La scuola domenicale in
lingua italiana contava ben 70 fanciulli,
con risultati incoraggianti a giudicare da
quanto scrive l’evangelista: «Se la conoscenza della verità deve essere considerata con molta gioia, devo assicurare
In Questo
Numero
Guardie ecologiche
Con l’arrivo dell’estate
si intensifica il lavoro delle
guardie che sorvegliano lo
stato deir ambiente montano e valligiano: i settori su
cui esse prestano sorveglianza sono soprattutto
quello delFabbandono dei
rifiuti e quello del transito
sulle piste.
Pagina II
Maturità
Finalmente, a quanto pare, scomparirà l’esame di
maturità così come si è
svolto negli ultimi 30 anni:
ne facciamo un bilancio
con alcuni professori delle
scuole del Pinerolese.
Pagina II
che ho motivo di grande rallegramento
udendo le risposte che vengono da parte
di fanciulli i quali, fino a poco tempo
prima, sapevano soltanto fare il segno
della croce e borbottare incomprensibili
preghiere in latino!».
La scuola settimanale invece contava
115 iscritti provenienti sia da famiglie
evangeliche convertite che da famiglie
«ancora cattoliche romane». Anche una
scuola serale aperta in zona periferica
della città dava discreti risultati di partecipazione e nello stesso locale erano anche tenute regolari riunioni serale di culto. Ma Torino era anche centro della
«Società dei trattati», che quell’anno
aveva prodotto ben 10 pubblicazioni
evangeliche, vi si trovava una libreria e
vi si svolgeva un'intensa attività di colportaggio evangelico che dal gennaio del
1856 all'agosto del 1858 aveva diffuso
ben 31.372 copie comprendenti Bibbie,
Vangeli, porzioni della Scrittura, opuscoli e altre pubblicazioni.
PINEROI.O
Il Consiglio comunale
ha dato un’indicazione relativa ai requisiti per l’assegnazione degli alloggi a
edilizia residenziale agevolata: sarà data precedenza a chi è residente in Pinerolo da almeno due anni.
Pagina III
Guerra partigiana
Fa discutere, come era
prevedibile, la decisione di
riaprire l’inchiesta sulla
bomba di via Rasella. L'
episodio è commentato da
Ettore Serafino, che lo inquadra nella temperie di
una presunta «revisione»
della storia.
Pagina III
Ciov E Ause 10
La Convenzione recen
temente firmata tra la Ciov
e la Ausi 10 è uno «stru
mento ponte» in vigore in
attesa del nuovo Piano sa
nitario regionale. Fra i capitoli dell’accordo, parti
colare rilievo ha quello
dello scambio di consulen
ze tra ente pubblico
ospedali valdesi.
Pagina III
8
PAG. Il
Rorà: uno scorcio del parco montano
RONACHE
L’ESTATE DELLA PRO RORÀ — Successo per le iniziative organizzate dalla Pro Loco di Rorà neH’ultimo fine settimana; concerti e assadi nell’ambito del festival della birra
hanno riscosso un buon successo di pubblico. La settimana
prima era stato inaugurato un piccolo ma suggestivo laghetto aH’intemo del parco montano annesso al quale è stato costruito un piccolo edificio in pietra: peccato che dovendo realizzare ancora alcuni interventi il bacino artificiale sia stato nuovamente svuotato mandando deluse le attese
dei visitatori. Intanto un gruppo di persone sta valutando
quali iniziative avviare per l’estate, compresa l’ipotesi di
distaccare alla nuova costruzione una parte della biblioteca
dedicata alla natura in modo da consentire ai visitatori una
buona lettura immersi nel verde del parco.
ESTATE SPORT IN VAL PELLICE — Si chiama «Estate
sport»; è l’ultima iniziativa della Comunità montana vai
Penice per i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Verranno organizzate,
sotto la guida di istruttori sportivi, animatori del tempo libero e insegnanti Isef, attività di kayak, pattinaggio su
ghiaccio, arrampicata sportiva, minivolley, pallacanestro,
calcio a cinque, atletica leggera. Il periodo previsto va dal
28 luglio al 14 agosto. Per informazioni più dettagliate telefonare a Informagiovani di Lusema San Giovanni (0121900245) oppure all’ufficio Giovani della Comunità montana (0121-953131) entro il 18 luglio.
163 ASSUNZIONI IN PROVINCIA — Sono pronti i bandi
per la partecipazione ai concorsi provinciali per l’assunzione di 163 persone; i posti sono di qualifica medio alta (si va
dal diploma alla laurea) e le domande andranno presentate
entro il 31 luglio. I btuidi sono in distribuzione presso la sede in via Maria Vittoria 12 a Torino e anche sul sito Internet della Provincia (ht-tp://www.provincia.to.it).
12 NUOVI INFERMIERI A PINEROLO — Si è concluso il
primo luglio presso la scuola infermieri di Pinerolo l’esame
per il conseguimento del diploma di infermiere professionale; tutti i 12 candidati hanno superato la prova. Il percorso
formativo del triennio è assai impegnativo con una parte
teorica che comprende discipline sanitarie e scientifiche legislazione e formazione psico-sociale; ad essa si affianca
una parte pratica in ospedale e sul territorio. «L’obiettivo spiega il direttore dell’Ausl, Ferruccio Massa - è quello di
formare un infermiere in grado di operare sia in ambiente
ospedaliero che sul territorio, particolarmente attento
all’aspetto preventivo ed educativo, capace di rapportarsi
positivamente con il paziente e la sua famiglia».
MODIFICATA LA LEGGE REGIONALE SULL’URBANISTICA — Dopo un lungo iter in Consiglio regionale è
stata approvata la scorsa settimana la modifica alla legge regionale sull’urbanistica; un primo testo, approvato l’anno
scorso, era stato rinviato alla Regione dal Commissario di
governo. Maggiore autonomia dei Comuni: questa dovrebbe
essere la novità maggiore della modifica della legge 56/77.
Le modifiche ai piani regolatori sono state divise in varianti
«parziali» e varianti «strutturali». Le prime saranno di competenza comunale mentre le seconde dovranno essere approvate dalla Regione. Sono state individuate come strutturali
le varianti che diminuiscono o aumentano la quantità globale delle aree a servizi per più di 0,5 metri quadri per abitante, che incrementano la capacità insediativa residenziale del
prg, che aumentano le superfici territoriali e gli indici di edificabilità relativi alle attività produttive, direzionali o turistico-ricettive, in misura superiore al 6% nei Comuni con meno di 10.000 abitanti, al 3% in quelli fra 10 e 20.000 abitanti
e al 2% nei comuni con più di 20.000 abitanti.
IN 1.000 AL TOUR DELL’ASSIETTA — Oltre 600 atleti
agonisti e 400 cicloturisti hanno partecipato domenica
scorsa al 10° Tour delTAssietta in mountain bike, quarta
tappa del Giro delle Alpi. Heric Santysiak si è confermato
dominatore della corsa davanti a Pietro Castellino; nella
gara femminile successo dell’olandese Klomp con la pinerolese Manuela Mié 3“.
SABATO 12 AI PIEDI DEL VISO — Alle sorgenti del Po,
a Pian del Re, sabato 12 luglio si svolgerà una grande manife.stazione multimediale: 12 cori di bambini, 12 percussionisti dislocati sulla montagna, ottoni e corni, cantori occitani, una corale russa e nelle pause verranno letti brani e
versi dedicati aH’avvenimento. 1 brani eseguiti sono stati
composti appositamente per l’occasione, il tutto per questo
particolare «Omaggio al re di pietra».
E
ronhut
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Corso Gramsci, 2 - Torre Pellice - Tel. 0121-91820 - Fax 932063
E Eco Delle Aàlli ^ldesi
A colloquio con alcuni docenti
Vecchia maturità
ultimo anno?
VENERDÌ 11 LUGLIO
Sarà vero che dopo quasi
trent’anni di lavoro almeno la
maturità «sperimentale» istituita nel lontano anno .scolastico 1969-70 riuscirà ad andare in pensione? In attesa di
conoscere la risposta dal Parlamento, dove in questi giorni
sta per passare all’esame della
Camera la riforma proposta
dal ministro Berlinguer, abbiamo chiesto l’opinione di
alcuni insegnanti di ieri e di
oggi in forza alle scuole del
Pinerolese sulla matuirtà
com’era, com’è, come la si
vorrebbe. «Forse la maturità
su tutte le materie, come era
un tempo, non sarebbe più
proponibile - dice Lucetta
Geymonat, insegnante di inglese presso il liceo scientifico, in pensione da pochi anni
e presidente del Comitato del
Liceo europeo di Torre Pellice - e tuttavia la maturità come è stata negli ultimi trent’
anni mostra ormai tutti i suoi
limiti. Le prove scritte secondo me andrebbero accompagnate da un tipo di esame pluridisciplinare, e anche l’orale
su due materie va rivisto, soprattutto per evitare che i ragazzi smettano di studiare e
imparare quelle materie che
non sono state selezionate, riducendo le proprie possibilità
di conoscenza».
Anche Franco Bellion, insegnante di scienze e geografia
presso l’Istituto alberghiero di
Pinerolo, considera in modo
critico la maturità attuale: «Le
commissioni, oltre ad essere
fonte di sprechi per i costi elevati che comportano, non
hanno il tempo materiale di
conoscere i ragazzi, considerano inutile ogni forma di selezione, che avviene effettivamente negli anni precedenti, e
si limitano spesso a prendere
atto dell’esame e dei giudizi
riportati dai ragazzi, forse una
commissione mista potrebbe
dimostrare più serietà per una
prova che per i ragazzi resta
importantissima, quasi rituale.
Le prove scritte sono limitate,
si dà troppo peso al tema di
italiano, mentre manca del
tutto la possibilità di misurarsi
con altre tematiche, sia di attualità che storiche e letterarie; forse una terza prova multiculturale sarebbe utile».
Marco Baltieri, professore
di storia e filosofia al Liceo
scientifico di Pinerolo e attualmente commissario interno, dal canto suo la pensa così: «Nel corso degli anni la
maturità così come è stata
concepita ha finito con il penalizzare i migliori, appiattendosi su risultati molto modesti; inoltre le commissioni,
come sono state formate soprattutto negli ultimi anni,
non hanno né il tempo e spesso nemmeno la competenza,
trattandosi molte volte di insegnanti subentrati all’ultima
ora e con poca esperienze di
insegnamento, per poter dare
un giudizio idoneo. Certo, se
la commissione sarà mista c’è
qualche speranza in più per
avvicinarsi a un giudizio più
obiettivo; ma che cosa succederà all’obiettività nelle scuole private?».
La scuola italiana sta cambiando: come si concilia con
un esame di maturità concepito per una scuola come era
quella di trent’anni fa? «Non
si concilia - risponde Enrico
Fumerò, docente al Liceo europeo di Torre Pellice - anzi
mostra tutti i suoi limiti: non
è infatti possibile esprimere
un giudizio idoneo al termine
dei cinque anni di studi superiori con strumenti sclerotizzati come quelli proposti
dall’attuale prova di maturità.
E inoltre da augurarsi una
partecipazione più significativa dei docenti interni alla
prova per valorizzare sia i ragazzi sia le iniziative, le sperimentazioni, gli scambi a livello europeo che avvengono
ormai in molte scuole».
Volontari a tutela déll'ambiente
La vigilanza delle
guardie ecologiche
PIERVALDO ROSTAN
E arrivata l’estate, finalmente; e con essa i frutti
del sottobosco, i funghi, le
semplici passeggiate per antichi sentieri o nuove piste. Insomma è il fiorire della stagione estiva a metterci in pieno contatto con la natura. A
guidarci e a vigilare sui nostri
comportamenti rispetto all’
ambiente, da anni sono impegnate le guardie ecologiche
volontarie (Gev); la loro attività prende le mosse in particolare dalla legge regionale
32/82. Nel corso degli anni
più di un corso è stato organizzato dalla Provincia di Torino per «formare» nuove
guardie ecologiche, fin dai
primi Anni 80, e oggi queste
figure sono alcune decine, nel
Pinerolese; in vai Pellice è la
Comunità montana a svolgere
un ruolo di coordinamento
con la responsabile del servizio ecologia, Marisa Bigo. «In
vai Pellice - spiega la dott.
Bigo - operano 20 Gev oltre
ad altre 8 che presto avranno
il decreto che consente loro di
intervenire sul territorio, dunque possiamo dire di essere
abbastanza fortunati».
Quanto tempo viene mediamente dedicato da questi «volontari» agli interventi di tutela ambientale? «A conferma
del fatto che le nostre guardie
sono effettivamente motivate sottolinea la Bigo - abbiamo
un dato: nel 1996 le Gev della
nostra valle hanno ejfettuato
circa 3.000 ore di servizio a
testa. Ovvio che le persone
già in pensione hanno maggiore possibilità di intervenire
rispetto a chi ancora lavora e
deve limitare i suoi servizi al
fine settimana. È chiaro che
proprio nel periodo estivo si
presentano le maggiori occasioni di intervento».
La prevenzione (o la repressione) che viene esercitata dalle Gev sulla base della
Dibattito a più voci pubblicato dalla «Beidana»
Al di là del fantasma Occitania
MARCO ROSTAN
L? ultimo numero della
Beidana (n. 29, giugno
’97) merita di essere letto e
discusso anche nelle chiese,
perché partendo da diversi
ambiti (il recupero delle borgate, il dibattito suirOccitania, le valli valdesi e il turismo) si affrontano alcuni degli interrogativi che da tempo
sono presenti nel popolo valdese e che anche la recente
Conferenza distrettuale ha
posto all’ordine del giorno: il
rapporto con il proprio territorio, con le altre realtà culturali presenti, con chi viene a
visitarci, la questione dell’identità, tra tradizioni e vocazione, della fede tra storia e
cultura. Un fascicolo dunque
particolarmente tempestivo
nelle tematiche, che prosegue
il dibattito suscitato dalla trasmissione televisiva «Linea
Verde» e pensa per tempo al
ciclo di eventi che caratterizzeranno il 1998, in occasione
del 150° anniversario delle
Patenti del ’48.
Va inoltre dato atto al gruppo redazionale di aver cercato
di mettere a fuoco una questione non facile e per lo più
oggetto o di entusiastiche adesioni 0 di critiche violente I
che, dopo aver appassionato
per molti anni dei ristretti
gruppi di ricercatori, è diventata, soprattutto con la musica
e le danze, un fatto relativamente di massa che ormai caratterizza la maggior parte
delle feste e delle manifestazioni, cioè rOccitania e tutto
ciò che evoca questa parola.
Proprio per andare al di là dei
fantasmi e dei luoghi comuni.
La Beidana ha cercato di ricostruire i precedenti con due
articoli di Bruna Peyrot e del
Centro di documentazione
provenzale Coumboscuro, assai utili a situare il risveglio
occitanista odierno, rivolgendo in seguito alcune domande
a persone diverse come età e
come attività. Che cos’è l’Occitania? Dovrebbe organizzarsi come nazione o regione autonoma nella futura Europa?
E una ricerca di radici o un
pericolo che può portare a
idee di purezza etnica? Che
rapporto c’è tra valli valdesi e
Occitania? La croce ugonotta
e la croce occitana sono la
stessa cosa? Rispondono
Osvaldo Coisson, Duccio
Gay, Alexis Berton, Diego
Anghilante, Andrea Salasso,
Luigi Sapone, Aldo Charbonnier, Roberta Peyrot, Jan Peire de Bousquier, Marcella
Gay, Sergio Degioanni, Flora
Sarzotti, Sergio Berardo, Mario Durando. Il panorama delle opinioni è quanto mai articolato, anche se ci sembra di
poter dire che la maggioranza
comprende TOccitania come
area linguistica e culturale più
che come nazione o area geografica omogenea; molti interventi sono critici verso
l’ideologia politica occitanista, mettono in luce gli aspetti
positivi del rinnovato interesse occitano ma sono ben consapevoli dei rischi e del pericolo della «moda» e del puro
folclore. Ai lettori valdesi interesserà in particolare la sezione che riguarda il rapporto
tra le Valli e TOccitania, di
cui sono parte, perché qui le
risposte toccano il senso della
nostra identità e se in teoria è
evidente che essa, per dei credenti, è una questione di fede,
non si può dire che nella
realtà le cose siano sempre
evidenti. La discussione sulTOccitania che qui è iniziata
pro.seguirà, a cura del Centro
culturale e della Beidana, con
alcuni degli intervistati in occasione di un dibattito durante
le giornate di Radio Beckwith, sabato 26 luglio alle ore
17, presso il Collegio valdese
di Torre Pellice.
legge regionale 32/82 spd
dalla raccolta funghi a quei
del piccoli frutti spontaJ
dalla raccolta delle lumad
agli abbruciamenti e altri
tori di intenso intervent
«Circa un terzo dei servili,
guarda la vigilanza sull'io
bando no rifiuti - spiega lan
sponsabile del servizio Ecol
già -; su questo terreno su
mo definendo dei veri e pi^
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tempo viene poi dedicato J
sensibilizzazione ambientai
all 'educazione verso i ragap
delle scuole con vere e pn
prie lezioni. Da qualche mes
infine le Gev, a rotazione ca
altri addetti, svolgono un’k
portante azione diformazios
presso la discarica intera
manale di Torre Pellice, dai
do indicazioni e suggerimen
sulle corrette modalità i
smaltimento dei rifiuti ini
scarica».
Le guardie ecologiche ji
corso degli anni hanno assai
to sempre più un ruolo «pij
positivo», di confronto coni
cittadinanza; insomma pi
una persona che spiega e ca
ca di migliorare i comporli
menti verso l’ambiente cl
non il puntuale e «feroce» ri
pressore. Ci sono comunque
casi in cui scatta raccerti
mento della sanzione amni'
nistrativa di fronte al ripetei
di infrazioni. Con l’entrata:
vigore del cosiddetto «dea
to Ronchi» nuovi compiti s
no stati attribuiti alle guari
ecologiche: «Va posta m
specifica attenzione sull'ari
colo 14, inerente l’abbanà
no dei rifiuti - spiega Maris
Bigo -; rispetto al passatoi
sono importanti novità: pii
ma la gravità era determini
ta dal tipo di rifiuto, ora l’a
cento è posto su chi abbanài
na il rifiuto e sono state ini
sprite le sanzioni. Il privali
cittadino che abbandona ri
fiuti, anche a partire da ni
pacco di sigarette, può esset
multato fino a 400.000 Un
se si tratta invece di una dilli
che abbandona i propri rifinì
si va sul penale con Tarresti
da 3 mesi a due anni. C'è pi
una importante novità sullt
rottamazione dei veicoli e li
Gev stanno proprio lavorati
do su questo fronte. Si è scé
to di informare i cittadini
nell'obiettivo e di avere h
minor quantità possibile
rifiuti sparsi sul territoridspesso accadeva che dopi
aver restituito le targhe é
un 'auto la si lasciava in gin
nei pressi della propria abitazione o in un prato: og¡i
questo è vietato in quarli
l'abbandono è tale anche
terreno privato. Informandoi
cittadini della pesantezza dd
le multe le Gev sono riusciH
a far rimuovere più di uri
carcassa d'auto abbandonata; divise in gruppi le guardii
ecologiche stanno comunqd
verificando in tutti i Cornun
la presenza di zone di discarica abusiva di rifiuti».
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.500
FM 91.200
tei. 0121-954194
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Dibattito
Un atto di guerra
ETTORE SERAFINO________
Sto riflettendo sulla grande
polemica che si è scatena: (2 sui giornali per la notizia
I che un certo giudice avrebbe
I ancora tenuto in piedi, non
archiviandolo, un procedimento (ignoro quando sorto,
; e perché solo ora, a oltre 50
I anni, se ne parli) inteso ad act cenare la sussistenza o meno
di estremi di reato (e potrebbe
essere solo quello di strage,
ogni altra ipotesi delittuosa
essendo ormai prescritta)
nell’attentato perpetrato in
via Rasella a Roma che, causando la morte di 33 soldati
tedeschi e coinvolgendo qualche civile, scatenò la bestiale
rappresaglia nazista alle Fosse Ardeatine. Chi censura la
decisione di quel giudice sostiene che quell’attentato è
inquadrabile nello stato di
guerra di allora, è quindi da
considerarsi un «atto di guerra» perché destinato a colpire
il nemico, a contrastarne e ridurne in qualche misura (anche la perdita di uomini è
mezzo tragicamente ritenuto
idoneo) la capacità offensiva;
mentre non può certo essere
ritenuto atto di guerra la bieca
vendetta esercitata, e in così
mostruosa sproporzione, su
persone «non belligeranti»,
che nessuna responsabilità
portavano per quel che era
successo a opera di terzi, con
i quali non avevano alcun
rapporto o contatto.
Mi riporto a quel tempo
quando, dopo anni di guerra
non certo voluta ma imposta
e condotta dal fascismo, con
le ben note rovinose conseguenze, mi trovai a scegliere
la parte nella quale ritenni
giusto schierarmi; indossando
così la divisa di combattente
della libertà e impegnandomi
nella lotta contro la tirannide
dell’allora rinato (e ben in
peggio) fascismo e contro
l’occupazione e l’ideologia
nazista.
Ritornando al problema dibattuto, non posso che convenire che, per quanto possa essere stato non utilmente produttivo, anzi destinato se pur
non volutamente a provocare
la tragedia che ne seguì, l’attentato di via Rasella fu di
certo un atto di guerra: si pò-,
tra discutere, discettare in terniini anche di critica storiografica militare se fu un atto
«intelligente», «necessitato»
0 se se ne poteva fare a meno;
se 1 averlo compiuto sia da rienere conforme a regola di
eorretta strategia o invece sia
uyuto a calcolo errato, come
può essere sbagliato l’ordine
ato a un reparto di assaltare
na trincea nemica, ordine
e porta invece a un rovescio militare (altro discorso è
e debba considerarsi atto
*erorco» e sia stato bene pre°’,come è avvenuto, con
sii ^§1* untori; le meda
dovendo semmai essere
„ solo a chi affronta
uraggiosamente il nemico in
‘^umpo aperto).
Quanti nel corso dell’ulti0 ancora prima, in
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5ra .‘^'''^lutesi poi errate?
che Inghilterra e
la dichiarassero nel set
tembre 1939 guerra alla Germania nazista che, dopo aver
sbocconcellato per la sua fame di conquista buona parte
d’Europa si era gettata sulla
Polonia e dava vista di non
fermarsi mai? Certo sì; e non
avrebbe senso dire che quell’atto (la dichiarazione) di
guerra provocò l’immane rogo che ne seguì e che quindi
per questa ragione si trattò di
una decisione errata.
Mi sto chiedendo, e chiedo
a quanti siano disposti a riflettere su quel passato, se
possano allora considerarsi
atti di guerra o no i bombardamenti a tappeto che raserò
al suolo intere città, portando
a morte popolazioni civili che
non impugnavano le armi ma
chiedevano solo, disperatamente, che quel mostruoso
conflitto finisse.
Perché l’attentato di via Rasélla dovrebbe essere un atto
di criminalità comune, e lo
sganciamento della prima
bomba atomica su Hiroshima
un necessitato atto di guerra?
O si è capaci di rivivere quel
tempo di buio e di terrore (ma
quanti, per ragioni anagrafiche, possono ancora ritornarvi? I più non possono forse
nemmeno immaginarselo, e
allora è meglio che talora...
tacciano) o si cade nel facile
giudizio, nei comodi «distinguo», sentenziando nel modo
che fa più comodo e che più
conviene politicamente. Come mi è accaduto di leggere
(ho deliberatamente voluto
leggerlo, pur non essendo il
mio quotidiano abituale, per
rendermi conto di tutte le voci
e reazioni) un articolo di Feltri su il Giornale di domenica
29 giugno, dove fra l’altro
ignobilmente sta scritto: «I
partigiani erano buoni anche
se massacravano i bambini,
gli altri erano cattivi anche se
esercitavano la cattiveria per
non esserne vittime» (ma di
che?). L’articolista in parola,
se non vuole che le sue affermazioni siano definite una
mascalzonata storica, dovrebbe dimostrare, prove alla mano, quali stragi di bambini
avrebbero commesso i partigiani, mentre stragi di bimbi,
di donne e di vecchi furono
compiute proprio dai nazifascisti; dovrebbe dimostrare
che i duemila civili uccisi a
Marzabotto sono un’invenzione, e così cento altri eccidi del
genere, anche quelli più vicini
a noi, di Cumiana, di Grugliasco, perpetrati senza che neppure un tedesco fosse stato
ucciso ma per semplice malvagia prepotente ferocia.
A chi vuole, falsificando la
storia, far credere alle generazioni succedutesi e che si succedono che le due parti in lotta erano e vanno messe sullo
stesso piano, regalo, invitandolo a scorrerne le pagine, il
volume (non ne esiste uno
dall’altra «parte» da contrapporgli) Lettere dei condannati
a morte della Resistenza (italiana e europea) nella speranza che ne resti folgorato e che
la luce che si sprigiona da
quelle altissime testimonianze lo investa e lo renda capace di comprendere e di ricredersi: il che è pur sempre il
gesto più nobile che ogni uomo, nella sua vita, può compiere. Speranza vana?
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tei, e fax 0121/954340 (notturno e festivo)
Delle Yallì Aàldesi
Consiglio comunale di Pinerolo
L'assegnazione
degli alloggi
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_________DAVIDE ROSSO________
A Pinerolo entro la fine
dell’anno dovrebbero
prendere il via i lavori per la
costruzione di circa 50 nuovi
alloggi ad edilizia residenziale agevolata per una superficie massima di 3.639 mq e
relative autorimesse. Su questi alloggi, che verranno costruiti nell’area compresa tra
via Vigone, via Bignone e
strada antica di Buriasco
adiacente a un area già interessata da un intervento simile, avranno la prelazione per
l’assegnazione i residenti nel
Comune di Pinerolo da almeno due anni. A stabilirlo è
stato il Consiglio comunale
di lunedi 30 giugno, nel corso dell’approvazione della
convenzione da stipulare con
la Coimpre per la costrazione
dei nuovi alloggi, accogliendo parzialmente tra i criteri
per l’assegnazione un emendamento, in cui si parlava di
diritto di precedenza all’assegnazione per i residenti da almeno cinque anni a Pinerolo,
presentato dal consigliere
della Lega Nord Stefano Drago. Il Consiglio comunale,
che si era aperto con la lettura
da parte del presidente Piccato di un comunicato della Lega Nord in cui il Consiglio
veniva informato dell’espulsione dalle file del movimento del consigliere De Petris,
aveva anche all’ordine del
giorno la discussione relativa
alla variazione di bilancio resasi necessaria per poter garantire lo svolgimento della
2r Rassegna dell’artigianato.
La Rassegna vedrà anche
quest’anno l’intervento attivo
da parte del Comune di Pinerolo nel finanziamento delle
spese derivanti dalla sua realizzazione. La spesa prevista
per la manifestazione è di 365
milioni, 200 dei quali dovrebbero provenire dalla vendita
degli spazi espositivi, i rimanenti (lo sbilancio effettivo
dovrebbe però essere di 110
milioni) dovranno essere recuperati dal Comune ed è
proprio a questo fine che il
Consiglio comunale ha provveduto alla variazione di bilancio con lo storno di fondi
destinati ad altri interventi.
Nel corso della discussione
le opposizioni si sono dimostrate molto critiche riguardo
al mancato affidamento all’esterno, da parte dell’amministrazione, dell’organizzazione della Rassegna ritornando così a una gestione diretta della manifestazione, e
hanno sollecitato la costituzione di un ente manifestazioni. La maggioranza da parte sua ha risposto rinnovando
il suo impegno affinché entro
l’anno prossimo venga costituito l’ente manifestazioni.
Una mostra a Villar Porosa
Cuscinetti a sfera
MARCO ROSTAN
Per costruire e produrre il
cuscinetto a sfere, questo
componente tipico di moltissimi veicoli e macchine della
«modernità», ci vuole una
delle più antiche macchine
progettate e inventate dall’uomo nel corso della storia della
tecnologia, vale a dire il tornio. Da questo interessante
abbinamento nasce la mostra
«La madre di tutte le macchine», allestita in un ampio salone dello stabilimento Skf di
Villar Perosa e inaugurata il
1° luglio. Novant’anni fa, nello stesso stabilimento iniziava
la produzione di cuscinetti a
sfere Riv, che avrebbe portato
alla notorietà internazionale
la cittadina di Villar Perosa e
costituito per molti anni l’asse portante della produzione e
dell’occupazione in vai Chisone. Oggi, come succede ormai a molti stabilimenti industriali, una parte della fabbrica diventa storia e museo, nel
quadro di un vasto progetto
che in occasione dell’apertura
della mostra è stato presentato dal presidente della Comu
nità montana e dai responsabili della Skf. Il progetto, a
cui è già stato assicurato un
finanziamento di circa 2 miliardi, sarà gestito da un consorzio interaziendale e prevede anche un centro servizi per
la formazione professionale.
La parte che si riferisce alla
«memoria» trova in questa
mostra un primo assaggio
estremamente interessante
non soltanto per i tecnici e gli
esperti, ma in modo particolare per le scuole del Pinerolese
che potranno trovare documentata una cospicua fetta
della storia delle macchine e
dell’energia (sono stati costruiti fra l’altro due modelli
di mulini ad acqua, mentre il
tema del progressivo perfezionamento delle ruote dentate costituisce uno dei fili conduttori). Insieme alla storia
del tornio, in questa prima
mostra realizzata con il decisivo contributo dell’archivio
storico Amma, è documentato il passaggio dal «press’a
poco al micron», cioè la conquista di sempre più elevati
traguardi di precisione nelle
lavorazioni.
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Convenzione tra Ausi 10 e Ciov
Lavorare insieme
per la popolazione
______PIERVALDO ROSTAN
La convenzione di cui abbiamo dato notizia sullo
scorso numero del giornale
(Eco n. 26 D pag) fra Ciov e
Ausi 10 merita qualche approfondimento.
E una convenzione «ponte». Una convenzione è esistita fin dal sorgere della nuova
Ausi pinerolese, un’altra dovrà esserci a seguito dell’approvazione del piano sanitario
regionale su cui da mesi si
confrontano le forze politiche,
i rappresentanti di enti sanitari
e ospedali e nei confronti del
quale (o meglio delle bozze
fin qui presentate) anche dal
Pinerolese e dalla Ciov sono
giunte diverse osservazioni.
E una convenzione che dice
però di una volontà comune di
Ciov e Ausi 10 di lavorare insieme per rendere un servizio
alla popolazione. Il direttore
generale dell’Ausl 10, Ferruccio Massa, lamenta che le risorse sono poche e gli ospedali valdesi in questo quadro di
ristrettezze e di obiettivi di risparmio posti dalla Regione
Piemonte, finiscono per sottrarre risorse al resto dell’azienda. Perciò, ponendo la
questione risorse, cioè garanzia di servizio in un territorio
montano e relativi maggiori
costi, l’Ausl 10 chiede maggiore attenzione per questo
specifico territorio; giusto ma,
si potrebbe anche pensare,
grazie a un miglioramento
della situazione generale
dell’ospedale civile di Pinerolo, a un aumento di attività
conseguente all’arrivo a Pinerolo di cittadini da altri comprensori, facilitando in questo .
modo il rientro di parte almeno delle spese di gestione.
Fra gli aspetti specifici della nuova convenzione vanno
segnalati almeno due protocolli; il primo riguarda la codificazione di quanto già avveniva prima del 1° luglio
(data di firma della convenzione). L’Ausl 10 fornisce diverse consulenze (cioè in sostanza propri operatori in settori scoperti negli ospedali
Ciov) garantendo una rete di
servizi ai pazienti ricoverati
negli ospedali di Pomaretto e
Torre Pellice. La Ciov farà altrettanto (in misura numericamente inferiore) offrendo proprio personale alle sedi dei distretti della vai Pellice e vai
Chisone. Il tutto avverrà mediante pagamento di regolari
fatture emesse in base ai tariffari regionali.
Il secondo e forse più scottante protocollo riguarda
l’emergenza territoriale. Gli
ospedali valdesi forniscono da
tempo prestazioni di primo
soccorso di area medica; in
determinati casi, negli ultimi
mesi, si sono verificati casi di
disorganizzazione fra 118,
operatori del soccorso, strutture ospedaliere che avrebbero potuto avere conseguenze
assai gravi. La convenzione,
definendo una geografia di intervento, oltre a valutare le
caratteristiche patologiche
dell’emergenza, rilancia il
ruolo dei due ospedali Ciov.
Anche in questo caso però
manca un elemento determinante; oltre alla solita Regione per via del piano sanitario,
anche i responsabili del 118
dovranno essere presto e in
pieno coinvolti nella materia.
L'attività dell'associazione Raphael
Un anno di lavoro
Il 27 giugno ha avuto luogo
l’assemblea annuale dell’associazione Raphael per l’assistenza a domicilio dei malati
particolarmente gravi o in fase terminale, nella zona del
Pinerolese e Valli. Il periodo
considerato in sede consuntiva va dal gennaio ’96 al marzo ’97 con l’assistenza di una
ventina di casi con un totale
di 1.095 giornate di degenza
assistita e 1.250 ore di presenza da parte degli operatori.
L’operatore maggiormente
impegnato è stato l’infermiere professionale (571 accessi)
a cui hanno fatto seguito i volontari (94), le assistenti domiciliari (72), un tecnico metamorfico (45; particolare forma di massaggio rilassante),
lo psicologo (18), il medico
(9) l’assistente spirituale (7;
prete o pastore).
Gli operatori, in collaborazione con il medico curante,
hanno lavorato in stretta cooperazione tra di loro al fine di
assicurare interventi mirati ed
efficaci; incontri settimanali
hanno assicurato il confronto
e il coordinamento dell’attività dell’équipe. Per il soste
gno delle famiglie per l’elaborazione del lutto, sia nella
fase precedente che seguente
al decesso, sono stati offerti
incontri in sede con lo psicologo. Parallelamente all’attività diretta verso i degenti e
le loro famiglie sono stati organizzati corsi pluridisciplinari per la formazione dei volontari. Il servizio ai degenti è
gratuito e l’associazione vive
di offerte volontarie quasi del
tutto assorbite per la retribuzione dei professionisti.
E stato costituito un «comitato promotore» allo scopo di
sviluppare un più stretto legame tra gli associati (oggi
sono 220) e incrementare iniziative, proposte, progetti in
vista della maggior conoscenza dell’associazione e
della raccolta di fondi necessari per il sostegno economico della sua attività. La quota
minima associativa annuale è
di 30.000 lire ed è pure a disposizione il primo numero
di un bollettino di informazioni, Raphael notizie, da richiedere in sede, via Trieste
42, Pinerolo (telefono 0121323047, ccp 335245109).
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1ÌOI.I.1NO
M RDE
14
PAG.
IV
Eco Delle Yaui ^àldesi
VENERDÌ 11 LUGLIO 1997
Teatro alTaperto a San Germano
L'amore è un
bimbo addormentato
PAOLA REVEL
Luglio porta il teatro all’aperto. Una cornice di
verde, di alberi centenari, di
cespugli odorosi: il parco di
Vilìa Widemann a San Germano Chisone ospita il nuovo lavoro teatrale messo in
scena dal gruppo di Rinasca
«Costruire cantando», conosciuto per il musical «Forza
venite gente». «Con amore,
per amore» è il titolo del
nuovo lavoro e vede il gruppo impegnato in una ricerca
attraverso le tematiche che la
parola «amore» suggerisce. Il
dialogo tra la «sonnambula»
e il «genio del bidone» prende lo spettatore per mano e lo
guida attraverso il sentiero
che lo porta alla scoperta di
questo mistero che da sempre
è alla base della vita.
L’amore è «il nostro bimbo
addormentato nella culla»,
«un volo di rondini che si stagliano come nere frecce nel
cielo azzurro», «due giovani
innamorati che non si guardano solo negli occhi ma guardano insieme nella stessa direzione», «l’aiuto a chi non ha
più speranza...».
Lo spettacolo nasce da una
ricerca di musiche, da una
scelta di canzoni d’amore intorno alle quali si sviluppa e
si realizza un’idea: l’amore e
le sue manifestazioni giocano,
si inseriscono ora nella musica ora nella poesia ora nella
drammatizzazione. L’arte scenica si costruisce non solo attraverso la parola, il dialogo,
ma trova supporto nella musica e nella danza creando così
un teatro interdisciplinare. La
musica dà degli spunti, offre
delle suggestioni, suggerisce
delle possibilità. In questo alternarsi di mimi, voci soliste,
corali o strumentali, lo spettacolo assume una propria vitalità, sottolineando le emozioni
di un amore sempre diverso:
tenero, passionale, esclusivo,
materno... l’amore che ci consente di realizzarci nell’amore
per Dio. Magico potere della
musica: trasportati dall’onda
della melodia, ognuno di noi
può collocarsi in questi spazi,
a seconda delle emozioni che
10 spettacolo saprà suscitare,
scavando nel nostro vissuto,
nella nostra memoria, nel nostro essere noi stessi.
Più di 50 persone tra attori,
cantanti, musicisti, ballerini
daranno vita a questa rappresentazione, che ancora una
volta si propone di aiutarci a
riscoprire valori fondamentali, qualche volta trascurati,
quali l’amicizia, lo star bene
insieme, l’amore per gli altri,
11 rispetto e l’impegno verso
la creazione, la natura e infine, ma non ultimo, l’amore
verso il Creatore.
La «prima» di questo spettacolo si terrà sabato 12 luglio
nel parco di Villa Widemann
a San Germano Chisone.
IPORT
SKIROLL A BIELLA —
Domenica 6 luglio gli atleti
dello Sport club Angrogna si
sono ben difesi nella gara in
piano a Biella, valida come
2“ prova di Coppa Italia, conquistando ben cinque medaglie. In particolare fra i Giovani Davide Ricca è giunto
3°, come Simone Pastre fra
gli Esordienti; doppio podio
per Katia De Biasi, V e Federica Buenza 2“ fra le Esordienti. Terzo posto per Antonella Chiavia fra le Alliave
(6° Katia di Buono), 10° Andrea Bertin fra i Seniores, 6°
posto per Enrico Coucourde
fra i Master I, 4° per Alfredo
Chiavia nella valida pattuglia
dei Master II e infine 8° posto
per Claudia Bertinat fra le
Seniores. Lo sport club Angrogna è giunto 3° nella classifica per società.
3S PINEROLO CAMPIONE LIBERTAS — Il 3S
Nova Siria Pinerolo ha conquistato nello scorso weekend il più prestigioso risultato
della sua breve storia pallavolistica. Ha vinto in Valtellina
il titolo di campione d’Italia
Libertas al limite dei sediei
anni al termine di tre interminabili giornate di gara che
hanno visto la squadra di
Marco Gardiol opposta a
compagini che rappresentavano alcuni dei migliori vivai
nazionali. Marco Ferrerò ha
giocato per l’ultima volta con
il 3S per passare in autunno
all’Alpitour Traco. A coronamento del successo anche la
convocazione per rappresentativa regionale di Fabrizio
Actis-Danna e di Igor Violino
impegnati a Courmayeur nel
Trofeo delle Regioni.
Appuntamenti
Il luglio, venerdì — SAN
GERMANO CHISONE: Alle
21.30, al Parco Widemann, per la
rassegna «Sotto questo cielo»,
spettacolo teatrale all’aperto con
Luciana Littizzetto in «Recital».
Ingresso lire 15.000.
11 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 21,30, a Palazzo
Vinone, concerto di New & Traditional Musica con il gruppo dei
Tanteeka. Ingresso £ 10.000.
11 luglio, venerdì — SAN
SECONDO: In piazza nuova alle
21.30, per la rassegna «Cinema
in piazza ’97», viene proiettato il
film «La tregua», di Rosi. Ingresso lire 5.000, ridotti lire 3.000.
11/12 luglio — BRICHERASIO: Nella sala consiliare del
municipio, alle 17 di venerdì 11,
conferenza stampa di presentazione della manifestazione «La
Doc pinerolese di presenta», alle
20.30 cena tipica al ristorante
«Sacucin» di Barge; alle 9,30 di
sabato 12 in piazza Giretti inaugurazione della 1“ esposizione di
macchine e attrezzature per il vigneto, alle 10 alle scuole medie
inizio del convegno; alle 13,30
avvio del Tour gastronomico: V
tappa Bagnolo P.te, 2“ tappa Prarostino, 3“ tappa Frossasco; alle
20.30 cena conclusiva presso
l’agriturismo di Pomaretto «La
chiabranda».
12 luglio, sabato — ANGROGNA: Alle ore 21, nella chiesa
cattolica di San Lorenzo concerto
del coro «La rocca» di Cavour e
proiezione del video «Le Queyras».
12 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Per via Repubblica
esposizione di quadri e oggetti in
legno.
12 luglio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 10 a
Villa Olanda, via Fuhrmann 23,
nell’ambito delle iniziativa per
combattere le acariosi, il dr. Cucco effettuerà una dimostrazione
di trattamento degli alveari.
Posta
Al servizio
degli anziani
L’abbiamo provvisoriamente chiamato «Coordinamento Adest-St», dove St sta
per Strutture tutelari: siamo
cioè Adest operanti in strutture residenziali per persone
anziane, soprattutto del Pinerolese e del Saluzzese, ma
non solo. Ricordiamo che
Adest significa «Assistente
domiciliare e delle strutture
tutelari». Intendiamo, riflettendo sulla nostra esperienza,
confrontando le diverse esperienze di cui siamo portatrici
e portatori e utilizzando tutte
le risorse alla nostra portata,
contribuire al dibattito complessivo sulla qualità della
vita delle persone anziane e a
migliorare quella delle persone che sono ospiti delle strutture in cui lavoriamo. Partendo dalla convinzione, che in
noi si va radicando sempre
più, che la vita migliore è di
chi può vivere fino all’ultimo
giorno a casa propria, circon
RRATA
Nel numero 26 del 4 luglio
1997, nell’articolo di Liliana
Viglielmo dal titolo «Definite
le modifiche al Piano regolatore», pubblicato a pagina III,
compare erroneamente la frase «...un aggancio con l’area
provenzale della Francia settentrionale che si spinge fino
ai Pirenei», mentre si tratta
ovviamente della Francia meridionale. Ci scusiamo dell’errore con l’autrice e con i
lettori. Nel quaderno degli appuntamenti estivi inoltre è
scritto che il Convegno della
Società di studi valdesi a Torre Pedice inizia alle ore 21,
anziché alle 16, del 31 agosto.
dato dagli affetti e dalle amicizie, dagli oggetti e dai ricordi di una vita. Il lavoro
del Coordinamento è iniziato
da pochi mesi e abbiamo
scelto di cominciare riflettendo in modo particolare sul
momento dell’ingresso di
una persona, più o meno autosufficiente, in una struttura
residenziale.
Il momento dell’ingresso in
una struttura residenziale per
una persona anziana è molto
difficile e traumatico, innanzitutto perché spesso e per lo
più non è una sua libera scelta. Noi pensiamo che tale ingresso dovrebbe avvenire il
più tardi possibile, dopo aver
cercato tutte le alternative da
parte della famiglia e dei servizi di territorio per far restare a casa sua la persona che lo
desidera, naturalmente dandole tutti i supporti necessari.
È indispensabile inoltre il suo
consenso, espresso con la firma sulla domanda di ricovero, per rispettarne la libertà
(tranne ovviamente nei casi
di grave impedimento psicofisico). Purtroppo poi l’ingresso dell’anziano in struttura avviene quasi sempre senza che r Adest abbia informazioni sulle sue abitudini e sulla sua storia.
Questo secondo noi è negativo per entrambi: per l’Adest, che non conosce l’anziano,
e per l’ospite che si trova affidato a persone sconosciute.
Invece occorre sottolineare
come il momento dell’accoglienza sia determinante per
la persona, al fine di mantenere il suo orientamento e la
sua «voglia di futuro» nonostante il ricovero; sia essenziale per avviare una fase di
recupero e riabilitazione e
non invece di decadimento e
regressione.
Dopo che l’anziano abbia
deciso di entrare in struttura o
dopo che la famiglia, con il
supporto dei servizi di territorio, abbia fatto tutto il possibile per cercare di farlo rimanere dove avrebbe desiderato
continuare a vivere, l’inserimento «ideale» potrebbe essere così organizzato: 1) una
visita preliminare a domicilio
0 in ospedale da parte di un
responsabile, di un’Adest e di
un infermiere professionale
della struttura, per poter conoscere un po’ la vita, i problemi, le ritualità quotidiane
della persona da accogliere,
alla presenza dei familiari e
dell’eventuale assistente, domiciliare o privata, che la segue; 2) una visita alla struttura da parte del futuro ospite
prima dell’entrata vera e propria, facendogli trascorrere
un po’ di tempo con gli altri
ospiti o coinvolgendolo in attività organizzate all’interno
o invitandolo a pranzo ecc.,
in modo che il successivo abbandono della propria casa
non avvenga bruscamente ma
gradualmente, iniziando con
alcune ore della giornata, meglio nel pomeriggio, con la
presenza e collaborazione dei
familiari, assistenti, amici,
volontari (la rete territoriale),
cercando di capire lo stato
d’animo, le abitudini, i bisogni (piccoli o grandi che siano) di chi sta entrando; 3)
l’entrata definitiva, progettata
a seconda delle situazioni nel
modo migliore, mirato per
«quella» persona, per renderle l’ingresso meno traumatico
possibile. Sarebbe molto importante arredare la camera
che la persona occuperà con
oggetti personali a cui è molto legata affettivamente, che
le ricordano la sua casa (ciò
per creare un minimo di «spazio proprio»).
La famiglia ha un ruolo
molto importante come sostegno all’ospite durante l’inserimento e può diventare risorsa preziosa per addolcirne
la sofferenza e per aiutare il
lavoro di accoglienza da parte degli operatori. L’équipe
della struttura tutelare incontrerà l’ospite e le persone della rete territoriale per raccogliere tutte le indicazioni utili
alla redazione del progetto
individuale; 4) nei giorni successivi poi si dovrebbe: far sì
che l’anziano ospite non si
chiuda in se stesso, cercando
di coinvolgerlo il più possibile nelle varie attività della
giornata; valutare le sue potenzialità e elaborare un piano di lavoro finalizzato a promuovere tutta la sua autonomia, non sostituendosi a lui
ma semplicemente aiutandolo, sostenendolo, accompagnandolo. Poi, dopo una prima fase di riabilitazione di
recupero funzionale, sulla base del progetto individuale
adeguatamente predisposto,
qualora fosse possibile e desiderato dall’ospite, dovranno
essere attivate tutte le risorse
disponibili, più o meno conosciute, affinché possa far ritorno nel suo contesto, nella
sua casa, magari ristrutturata,
accompagnato da un progetto
di domiciliarità.
Tutto questo abbiamo pensato e scritto nella speranza
di: creare e mantenere le migliori condizioni di benessere
per le persone anziane, rispettando la dignità che è propria
di ogni essere umano a prescindere dalle sue condizioni
di maggiore o minore disabilità e autosufficienza; coinvolgere le diverse istituzioni
e gli enti locali del territorio
perché aumentino le risorse
disponibili nella comunità locale e soprattutto la loro integrazione nelToperare a servizio dei più deboli.
Questa proposta nasce dalla
nostra convinzione che la
grande maggioranza dei cittadini e delle cittadine della comunità locale sia disposta a
mettere al centro della propria attenzione la persona,
con la sua specificità e irripetibilità, e non il mercato.
Per contatti, invio di contributi e informazioni. Coordinamento Adest-St, presso
Bottega del Possibile, 10066
Torre Pellice (0121-953377).
Beppe Pavan del Coord.
Adest-St - Torre Pellice
12 luglio, sabato — BOBBIO
PELLICE: Alle 21,30 sul prato
adiacente la chiesa valdese (nella
sala polivalente in caso di pioggia) proiezione di «Shine», con
Geoffrey Rush, premio Oscar per
il migliore attore. Ingresso lire
5.000, ridotti lire 3.000.
12 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: In piazza Gianavello,
alle 17, concerto della banda cittadina.
12 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Dalle 8 alle 17 mercatino biologico nell’area pedonale.
12 luglio, sabato — SAN
GERMANO CHISONE:
Nel parco Widemann, alle
21,15, musica e teatro con il
gruppo «Costruire cantando»
nello spettacolo «Con amore
per amore».
12 luglio, sabato — PINEROLO: Alle 21,30, nel cortile di
Palazzo Vinone, recital di Marco
Carena «Quanta ... nel mondo».
Ingresso lire 10.000.
12-13 luglio — PINEROLO:
Air expo Fenulli Festa pedemontana organizzata dalla Lega Nord
Piémont.
12-16 luglio — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Nella piazza
del mercato coperto, dalle 19 di
sabato 12 Festa de l’Unità. Alle
20 di sabato 12 incontro con il
consigliere regionale Marco Bellion; domenica 13 pranzo alle
12,30, alle 14,30 mercatino delle
pulci per i pulcini, alle 17 balli e
musiche occitane, alle 20 saluto
di Bruna Peyrot; lunedì e martedì
cena e ballo alle 21; mercoledì
alle 18 IV edizione della gara
podistica.
12-20 luglio — PRAROSTI
NO: Per «Prarostino in fiore»:sabato 12 giro musicale delle
borgate con omaggio floreale a
tutte le famiglie, serata danzante
con ingresso libero a tutti. Domenica 13 mostra floreale organizzata dalle borgate, mostra fotografica «Prarostino i suoi fiori,
i suoi nonni», pranzo tra i fiori,
gara alle bocce. Giovedì 17 serata danzante.
13 luglio, domenica — LUSERNETTA: Nel parco delle
Betulle «Giornata di solidarietà»
a partire dalle 12,30 con la grigliata (prenotarsi ai numeri
954158 e 909345); alle 15 pomeriggio di giochi per tutti, alle 19
cena a sorpresa e alle 21 serata di
balli occitani.
13 luglio, domenica — BIPIANA: Mercatino delle pulci.
13 luglio, domenica — PINEROLO; Alle 21,30, nel cortile
interno di Palazzo Vittone, spettacolo teatrale in due atti di Luigi
Oddoero «Tant fracass per niente», con la compagnia «Piccolo
Varietà». Ingresso lire 10.000.
13 luglio, domenica — PINASCA: Festa della montagna a
Grandubbione.
13 luglio, domenica —TORRE PELLICE: Al circolo Mûris
festa del quarantennale con giochi e gare a premi, assado, lancio
di quaranta palloncini. Ingresso
libero a tutti.
15 luglio, martedì — VILLAR PELLICE: Alle 21,15, nel
tempio, concerto per clarinetto e
quartetto d’archi dell’orchestra
sinfonica della Rai, musiche di
Mozart, Webern. Ingresso lire
10.000, ridotto lire 7.000.
16 luglio, mercoledì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella biblioteca della Casa valde.se, «La
Crumière: un progetto della valle, un progetto per la valle», presentazione di Franco Agliodo,
Sergio Bertin, Bruna Peyrot.
17 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 21,30, nel cortile
interno di Palazzo Vittone, concerto di cover disco musica anni
70-80 con il gruppo Night Fever.
Ingresso libero.
17 luglio, giovedì — PEROSA ARGENTINA: Alle 21, in
piazza 1° maggio, serata di solidarietà per i bambini di Reciza
(Bielorussia).
18 luglio, venerdì — SAN
SECONDO: Per «Cinema in
piazza», alle 21,30 in piazza nuova, «La carica dei 101», ingresso
lire 5.000, ridotti lire 3,000,
18 luglio, venerdì — PEROSA ARGENTINA; Per «Musica
in piazza», alle 21 in piazza 1”
maggio, concerto con il quartetto
italiano con V, Liboni e B, Castellani,
Nelle
Chiese
Valdesi
CAMPI AD AGAPE —
Fino al 16 luglio si svolgerà
il campo per ragazzi dai 14
ai 17 anni sul tema «Aa, Vv.
Senza Titolo, Pramollo, ed.
Sappiatti»,
COPPIE INTERCONFESSIONALI — Dall’ 11 al
14 luglio a Torre Pellice, alla
Foresteria, 15° incontro delle
coppie interconfessionali
francosvizzere: inizio dei lavori alle 9 di sabato mattina.
RODORETTO-FONTA
NE — Domenica 13, alle 9,
culto a Rodoretto.
FERRERÒ — Domenica
13 luglio, alle 15, riunione
all’aperto a Lorenzo.
POMARETTO — Domenica 13 luglio alle 15 riunione quartierale estiva a
Combavilla.
PRALI — Venerdì 11 luglio, alle 21, nella sala valdese, secondo della serie di tre
incontri serali sul tema «Che
cosa credono i valdesi?». Sabato 12, alle 21, nella sala
valdese, serata di poesie, racconti e musica dal titolo
«Una serata qualunque. Gli
spazi dell’arte e dell’anima
semplice: composizioni musicali e poesie di giovani pinerolesi allo sbaraglio». Tutti
sono invitati a partecipare
con le proprie poesie. Serata
dedicata alla Sicilia domenica 6 luglio, alle 21, nella sala, con proiezione di diapositive. Il coretto propone per
mercoledì 9 luglio, alle 18,
un incontro per cantare anche
d’estate, e per chiunque voglia suonare il flauto l’appuntamento è sempre mercoledì
9 alle 18 al presbiterio.
VILLAR PELLICE
Martedì 15 luglio Giornata
alla Piantà, alla scuola ristrutturata del quartiere; sono invitati tutti gli anziani
della borgata e gli ospiti della Miramonti; alle 12,30
verrà servita una grande polenta. Adesioni da comunicare entro il 12 luglio a Silvia Davit.
VILLASECCA — Alle 15
di domenica 13 luglio, riunione all’aperto.
Iervizi
VEl
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 13 LUGLIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787.
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE |
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 13 LUGLIO
Torre Pellice: Farmacia lO’
ternazionale - Via Arnaud 8.
tei. 91374.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 9^3355
Croce V. - Bricherasio, tei. 5987
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Piner*
Via Ubi iviiiie, I ■ luwuTP ,
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Psilics ^
tei. 0121-933290; lax 932«»
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Resp. ai sensi di legge Piera E9' '
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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I probiemi sorti nel primo anno di «gestione» dell'otto per mille
Le proposte della Tavola valdese al Sinodo
GIANNI ROSTAN
IL primo anno di «gestione»
dell'otto per mille (Opm) sta
mettendo in evidenza alcuni
problemi, che riteniamo opportuno portare all'attenzione delle nostre chiese, e dei deputati
al prossimo Sinodo, con un certo anticipo rispetto alla Relazione della Tavola al Sinodo in
modo che vi sia il tempo di elaborare suggerimenti o considerazioni critiche.
Mentre scriviamo conosciamo
solo quanto dovrebbe essere
l'ammontare presunto per
l'Opm da affidare alla Tavola
valdese (vedi l'articolo di Bruno
Ricca), ma ancora non sappiamo quando arriverà, se sarà
spezzettato in più pagamenti o
in un solo versamento. Sappiamo anche che l'Opm ha suscitato nelle nostre chiese attese eccessive e che all'estero si è iniziato, sembra, un parziale sganciamento da parte delle agenzie
straniere che hanno fortemente
ridotto i loro doni mettendo in
crisi drammatica alcuni dei nostri istituti diaconali.
Nell'articolo di Bruno Ricca
viene fatta una prima serie di
considerazioni sui criteri per la
scelta dei progetti. Al Sinodo
speriamo di poter dire quali saranno i progetti scelti per il finanziamento e quali non saranno approvati (per ora o per
sempre) e ovviamente le ragioni
delle scelte. La Tavola intende
fornire degli elementi globali
per indirizzare la discussione sinodale, ottenendo poi degli indirizzi utili a confermare o modificare la strategia utilizzata
quest'anno soprattutto nelle
aree seguenti:
1) Oltre ai progetti «arrivati»
secondo tutte le regole, abbiamo ricevuto notizia di progetti
spediti ma non arrivati (è il caso
per esempio dei progetti della
Mesa vaidense) oppure abbiamo sollecitato come Tavola la
presentazione di adeguati progetti in alcune altre aree che
potrebbero arrivare entro il
1997 0 il 1998. È il caso del
progetti del Diakonisches Werk.
In sintesi, la Tavola ha mantenuto un'alta flessibilità procedurale, che però dovrà essere
ridimensionata nel corso del
prossimo anno per rientrare
nelle disposizioni procedurali
approvate dal Sinodo.
2) Le aree di intervento sono
diverse, e ciascuna ha un suo
proprio «peso». Dato per scontato che il 30% dell'Opm dovesse andare ai progetti per la
lotta alla fame nel mondo, come da indicazione sinodale, è
risultata comunque una distribuzione molto sbilanciata fra le
diverse aree di intervento «in
Italia». Salvo le variazioni che
potranno ancora essere apportate alle assegnazioni dei fondi,
in funzione dell'ammontare effettivo e della «valuta» (giorno
e mese del versamento effettivo e quindi della disponibilità
reale), si sono di fatto evidenziati queste aree di intervento e
queste dinamiche:
a) estinzione di debiti pregressi (esempio: La Noce, Carlo
Alberto) per circa un 10% del
totale destinato ai nostri progetti (esclusi quindi quelli per la
lotta alla fame nel mondo), in
quattro anni;
b) sostegno alle gestioni «irrinunciabili» (Servizio cristiano.
La Noce, Servizio rifugiati e migranti), per circa il 20-23% del
«nostro» totale, ogni anno;
c) finanziamento di «grandi
opere» (per esempio Ospedale
di Torino, La Noce, Casa delle
diaconesse. Ospedale di Torre
Pellice, Casa Materna, Uliveto,
Ucdg) per quasi il 50% del
«nostro totale». Questa percentuale è considerata anomala, pur essendo stata ridotta a
questo valore mediante l'utilizzo previsto di mutui bancari,
che hanno però il difetto di
«prenotare» quote consistenti
dell'Opm anche negli anni successivi (almeno 9 anni oltre il
primo). Il non utilizzo dello stru
mento bancario del mutuo ridurrebbe notevolmente la possibilità di finanziare i progetti
sopra esemplificati. È una scelta
oculata quella proposta dalla
Tavola? Può essere accettata
nelle dimensioni proposte, o va
diminuita per evitare di «pesare
sulle prossime generazioni» ma
riducendo contestualmente i
progetti finanziabili?
3) La Tavola vorrebbe stimolare dei «progetti innovativi».
Quest'anno non ne è arrivato
nessuno. Una forma di stimolo
potrebbe essere quella di prevedere per i prossimi anni la
destinazione di un 2-3% del
totale a questa area non secondaria.
4) Progetti culturali. La serie
di progetti proposti e in buona
parte finanziabili è interessante, e contribuirebbe quest'anno con circa l'8% del totale. Si
tratta di progetti di diffusione
della cultura protestante (Claudiana, Riforma), di borse di studio o per i campi giovanili (Collegio, Agape), per progetti culturali (Centro culturale valdese) o per il potenziamento dei
mezzi di diffusione (Radio
Beckwith).
5) Non mancano progetti
con organismi esterni al nostro
ordinamento: da Confronti al
Naga (associazione di Milano
con progetti di assistenza ai nomadi e ai carcerati) alla Fondazione Lelio Basso. Grosso modo, 4-5% del totale.
6) La Tavola vede positivamente l'opportunità di utilizzare i fondi dell'Opm anche per
progetti interdenominazionali o
comunque all'interno dell'evangelismo italiano o internazionale: si è in attesa di un progetto
della Missione contro la lebbra
e stanno per iniziare dei contatti con le chiese awentiste in vista di una partecipazione (nel
1998) alla loro campagna contro l'usura. 1-2% del totale.
7) Come detto sopra, i progetti della Mesa sono in arrivo.
Si sono «riservati» fondi per un
7 per cento circa.
8) Vi sono poi altri progetti,
intesi sia alla salvaguardia di
posti di lavoro in serio pericolo
(Meccanica Riesi) sia a altre
emergenze.
Dall'esame di queste «aree»
e del loro peso percentuale si
possono trarre gli spunti per un
«aggiustamento del tiro».
Quale strategia vuole indicare il
Sinodo? Mantenere le suddivisioni percentuali di quest'anno
oppure dare delle indicazioni
di spostamenti graduali delle
percentuali stesse? Per esempio, il «rimborso debiti» secondo la Tavola dovrebbe essere
un fatto sporadico, limitato ai
primi 4 anni, per poi sparire. I
progetti con organismi esterni
dovrebbero forse aumentare e
altro ancora si può dire su tutto il resto.
Una seconda considerazione
va fatta con forza: se un progetto è considerato essenziale
per la nostra testimonianza o
presenza in Italia, occorre prevedere non solo un eventuale
utilizzo parziale dell'Opm, ma
anche il caso di una impossibilità di utilizzo dell'Opm, o di un
utilizzo molto parziale, oppure
non in sincronia con le necessità del progetto stesso, vuoi
perché non vi sarà la disponibilità finanziaria, vuoi perché il
progetto potrà avere una priorità molto bassa. Il disaster recovery (espressione che significa semplicemente «che cosa fare se i soldi dell'Opm non ci saranno» - per la limitatezza della
disponibilità) deve diventare
una tecnica di progettazione finanziaria normale.
Così pure, il sapere quali saranno gli effetti finanziari provocati sulla gestione futura
dell'ente,' opera o istituto 'dal
l'esecuzione del progetto di cui
si richiede il finanziamento, deve diventare uno strumento di
direzione e di decisione da par
te dei Comitati e direttori interessati. Come vedete, ce n'è
per tutti.
Le decisioni del Sinodo 1996 sull'otto per mille
La Commissione permanente consultiva e le «linee guida»
ALBERTO TACCIA
IL Sinodo dello scorso anno
con l'atto n. 35 deliberava la
costituzione di una commissione permanente consultiva sulla
9estione dei fondi dell'otto per
mille (Opm) e approvava un documento denominato «Linee
Suida per la gestione dell'
Upm» riassuntivo delle principali indicazioni emerse dalle re82ioni e dagli atti dei Sinodi
precedenti. Tale commissione
e il compito di collaborare con
8 Tavola valdese, che rimane tioiare e responsabile della gestione dell'Opm.
Le «linee guida» stabiliscono
9' ambiti sia di esclusione ai
provvedimenti dell'Opm sia
PPelli a cui tali proventi possoessere destinati. L'esclusione
T^'^ta per i costi afferenti il
chi ° ''^'mministrazione della
m senso stretto perché i
a .P^^'l'Opm costituiscono
Iti gli effetti denaro pubblicoerenza delle nostre diP ine ecclesiastiche fondate
rj„i,,P''mP'PÌo dell'autonomia e
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esernn'^ ccrritribuiscono (per
comp^i° grandi chiese
Torino Giovanni
non cn®Là dei membri
-____alcuna contribuzio
ne), ma questa mancanza di
collaborazione non può essere
surrogata da denaro pubblico.
La chiesa subisce negativamente il disagio di questa mancanza
di solidarietà, ma non dispone
di altri mezzi che non siano
quelli suscitati dalla predicazione del Vangelo.
Gli ambiti a cui invece vengono devoluti i proventi dell'Opm,
sono indicati con chiarezza dalle disposizioni sinodali. Si tratta
di attività di tipo sociale, assistenziale, umanitario e culturale
rivolte a tutta la popolazione.
Sono considerate, in Italia: a)
le opere delle chiese valdesi e
metodiste a carattere sanitario,
sociale e assistenziale e culturale; b) le opere di enti ecclesiastici
collegati (Fcei) o di altre chiese
che svolgano attività con le stesse caratteristiche; c) gli enti associativi non ecclesiastici con finalità analoghe alle precedenti.
All'estero: a) opere della Chiesa
valdese del Rio de la Piata; b) organismi e agenzie ecumeniche
tramite le quali raggiungere situazioni del Terzo Mondo di
particolare gravità, a cui devolvere la porzione del 30%
dell'Opm da destinare alla lotta
contro la «fame nel mondo»; c)
organismi non ecclesiastici internazionali con le stesse finalità.
Per quel che concerne in modo specifico le opere diaconali
della nostra chiesa, un convegno, che ebbe luogo a Firenze,
indicò 5 situazioni verso cui è
possibile orientare l'attribuzione
di una quota dell'Opm.
1) Supporto 0 salvezza di
opere in torte difficoltà, a condizione che la loro funzione sia
pienamente giustificabile per un
servizio significativo e suscettibile nel futuro di una piena autonomia gestionale.
2) Apertura di opere nuove a
condizione che rispondano a effettive necessità e che siano in
grado di garantire una gestione
efficace e finanziariamente autonoma.
3) Finanziamento di nuovi
progetti autonomi o inseriti in
opere già esistenti al fine di
promuoverne l'ampliamento e
l'ammodernamento, senza che
questo costituisca un aggravio
tale da mettere in difficoltà l'intera gestione.
4) La copertura di debiti o
mutui consolidati, contratti in
fase di costruzione o per adeguamenti strutturali in forza di
norme legislative. La condizione
è che il ripianamento sia risolutivo e che l'opera raggiunga
l'autonomia finanziaria, salvo
che il servizio reso sia di tale rilevanza da richiedere un sostegno protratto nel tempo.
5) Non è possibile invece, salvo casi eccezionali, garantire il
ripianamento di deficit ricorrenti di gestione. Nel caso di case
per anziani è possibile la costituzione, per esempio, di un
fondo per «borse assistenziali
individualizzate». Tale fondo, a
cui i proventi dell'Opm dovrebbero essere integrati da altre
fonti di finanziamento, non potrebbe ovviamente essere gestito direttamente dalla Tavola
valdese, ma dovrebbe essere
amministrato da un apposito
comitato la cui nomina e la cui
gestione sono tutte da determinare.
Sul versante culturale non ha
ancora avuto luogo un dibattito
altrettanto approfondito. Rimane tuttavia affermato il principio generale della responsabilità
delle chiese evangeliche di offrire al nostro popolo una cultura
protestante quale contributo a
un pluralismo in campo religioso di cui il nostro paese ha ampiamente bisogno. In questo
settore è valido lo sviluppo di
attività editoriali, informative,
per la diffusione del pensiero
mediante centri culturali, librerie, giornali, riviste, mezzi audiovisivi, radio, ecc. È anche
ammissibile la gestione di scuole a carattere particolare che
sviluppino un servizio di formazione in situazione di carenza
pubblica o in azioni promozionali o specificamente rivolte
verso particolari fasce di utenti
in situazioni di difficoltà.
È pure previsto il possibile sostegno a associazioni o attività
non promosse da una chiesa,
ma ugualmente rivolte all'attuazione di scopi di valore sociale o
umanitarie.
Il numero dei progetti che
giungono alla Tavola valdese è
rilevante, ma le disponibilità finanziarie sono di gran lunga inferiori alla domanda. Alla Tavola è chiesto il compimento di un
serio lavoro di analisi e valutazione delle singole domande
per una non facile operazione
di graduatoria.
L'applicazione della linea sinodale
Il lavoro della Commissione
permanente consultiva
BRUNO RICCA
IL processo di assegnazione
dei fondi otto per mille (Opm)
è avvenuto alla luce di alcuni
principi che la commissione
Opm ha messo a punto, prima
di esaminare i singoli progetti:
- I fondi vengono assegnati
in base a un progetto e non genericamente a un ente che ne
abbia fatto richiesta. Ciò significa che ci deve essere un progetto descritto precisamente, con
un obiettivo, i risultati che ci si
attende, il programma delle attività e dei lavori, la previsione
di spesa complessiva, la richiesta di finanziamento Opm e la
descrizione delle altre fonti di finanziamento.
- I progetti devono essere
pertinenti alle finalità dell'Opm
come indicate dal Sinodo
- Gli enti che fanno richiesta
di un finanziamento Opm, specie se si tratta di progetti di ristrutturazioni edili o di grandi
trasformazioni, devono essere
in grado di «camminare da soli» al termine dell'investimento,
cioè devono presentare dei conti di gestione in pareggio. Non
si intende finanziare ristrutturazioni al cui termine si potrebbero presentare rischi per la sopravvivenza dell'ente, vanificando l'intervento Opm, cioè i soldi
che ci sono stati affidati. Questo ha comportato un'analisi
accurata dei bilanci dei singoli
enti per capire in quale situazione si trovano e la richiesta di
previsioni di gestione per capire
come andranno in futuro.
Su quali disponibilità finanziarie possiamo contare? Indicazioni, per ora ufficiose, del ministero delle Finanze prevedono
un'assegnazione di fondi di circa 4.900 milioni per l'anno
1993, erogabili nel 1997. Le
previsioni per i 3 anni successivi
sono state valutate in 5.200 milioni per l'anno '94, 5.500 per
ciascuno degli anni '95 e '96.
Da questi importi occorre recuperare le spese pubblicitarie degli anni passati, per cui si passa
a cifre nette disponibili rispettivamente di 4.400, 4.700 e
5.000 milioni.
Secondo le indicazioni del Sinodo 1996, si è proposta l'assegnazione del 30% ai progetti
contro la fame nel mondo nei
paesi sottosviluppati, il rimanente ai progetti presentati dalle nostre opere, incluse quelle
sudamericane, e da enti laici.
Concordati i principi generali
e valutate le disponibilità, la
commissione Opm ha proposto
alla Tavola di traguardare una
valutazione su un arco di 4 anni, dal 1997 al 2000, per un
piano di interventi bilanciato e
equilibrato, anche perché alcuni
progetti ricevuti si sviluppano su
un arco di tempo pluriennale e
non avrebbe senso esaminarli
anno per anno. È chiaro che il
piano esprime solo delle linee
guida: a essere finanziati sono
sempre e solo I singoli progetti.
Per i progetti «fame nel mondo» si rendono disponibili: nel
'97 1.320 milioni, nel '98 1.400
milioni stimati, nel '99 1.500
milioni stimati, nel 2000 1.530
milioni stimati. In linea di massima si è deciso di agire tramite
organizzazioni diaconali internazionali quale la Cevaa (un
progetto nel Camerún a Ntolo e
diversi progetti nel Madagascar), Hecks Eper svizzera (per
progetti nell'Europa orientale di
tipo agricolo-assistenziale in vari
settori incluso quello dei ragazzi
di strada di Bucarest, in Albania, Ungheria, Serbia, Bulgaria,
progetti che vengono svolti in
collaborazione con altre chiese
ed enti diaconali internazionali
e locali) e i Diakonisches Werk
delle chiese tedesche (sono stati
riservati 250 milioni in attesa di
progetti in corso di elaborazione) che da anni e hanno maturato competenze e presenze
territoriali in tutto il mondo.
Inoltre si è proposta l'approvazione di progetti come: Università luterana del Salvador per
un progetto di sviluppo agricolo; Ceas per l'assistenza alle ragazze madri di Buenos Aires;
Aera (un'organizzazione laica
che già opera nell'area) per uno
sviluppo agricolo in Bolivia.
Per quanto riguarda l'Italia, o
meglio i progetti diversi dai precedenti, il piano è stato sviluppato secondo le seguenti linee:
- finanziamento di progetti
che prevedono ristrutturazioni
complessive di opere che hanno
presentato un piano strategico
di interventi, da 2 a 4 anni, e
che rispondono ai requisiti generali. La limitatezza dei finanziamenti Opm ha obbligato a
prevedere in alcuni casi il ricorso all'indebitamento, mettendo
in carico al finanziamento Opm
il pagamento delle rate dei mutui che verranno contratti. L'alternativa sarebbe stata l'eliminazione di alcuni interventi. La
conseguenza è che le rate andranno oltre l'anno 2000, traguardato dal piano, ipotecando
circa il 20% del possibile Opm
dal 2001 al 2006, se si faranno
mutui decennali:
- sostegno di alcuni progetti
di supporto della gestione di
opere diaconali ritenute strategiche per la nostra diaconia in
Italia, anche a seguito di una
progressiva riduzione dei doni
provenienti dall'estero, per
esempio: il Servizio rifugiati e
migranti della Fcei, il Servizio
cristiano di Riesi, La Noce per i
servizi diurno, disabili, educativo domiciliare e per la comunità
alloggio;
- sistemazione di alcuni debiti
pregressi che pesano in modo
rilevante sulla gestione di opere
importanti, ad esempio: La Noce, il Rifugio Carlo Alberto. Si
tratterebbe di una sanatoria
una tantum per chiudere situazioni generatesi nel passato:
questo tipo di progetti «finanziari» non si dovrebbe presentare più negli anni futuri;
- l'esecuzione di numerosi
progetti nell'ambito culturale,
ad esempio: l'Editrice Claudiana
per la diffusione di libri in biblioteche pubbliche; la Edizioni
protestanti per la diffusione di
Riforma in biblioteche pubbliche; Agape per partecipazioni
internazionali a vari campi; il
Collegio di Torre per borse di
studio; il Centro culturale di
Torre per la ristrutturazione di
sale del Museo valdese; l'Associazione Lo Bue, proprietaria di
Radio Beckwith, per il potenziamento dei mezzi di trasmissione
e corsi di formazione;
- partecipazione con associazioni laiche a progetti in settori
in cui la diaconia valdese e metodista non è presente, ad
esempio: l'associazione Naga
opera nell'area milanese per
l'assistenza di immigrati e nomadi e nel carcere di San Vittore; la rivista Confronti per il progetto in Palestina «Semi di pace»; l'associazione Lelio Basso
per l'organizzazione di un convegno di giuristi e di operatori
sociali sui minori utilizzati per lo
spaccio della droga;
- finanziamento dei progetti
della Mesa vaidense: i progetti
sono stati elaborati, ma non ancora esaminati e approvati;
- Infine, progetti non rientranti nelle categorie suddette,
come il supporto alla ristrutturazione della Meccanica di Riesi,
nata nell'ambito del Servizio cristiano di Riesi, e in corso di sistemazione.
Questo è stato il primo anno
in cui abbiamo avviato un processo così complesso e cosi
nuovo: siamo confidenti di aver
svolto un buon lavoro; ciò non
toglie che miglioramenti importanti potranno avvenire negli
anni con l'esperienza e con il
contributo di tutti.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita
La testimonianza di una sopravvissuta
Il dono della vita
Il rastrellamento nazifascista del 16 ottobre 1943 ai danni
degli ebrei romani resta una parte della propria identità
MARTA D’AURIA
Alberta Levi Temin, attuale presidente dell’
Amicizia ebraico-cristiana di
Napoli, è sopravvissuta alla
prima deportazione in Italia
avvenuta a Roma il 18 ottobre
1943. La signora Temin è stata felice di offrire al nostro
giornale la sua testimonianza.
«Decidemmo di lasciare la
nostra Ferrara quando alle 4
del mattino un questurino
italiano, accompagnato da
un soldato tedesco, con il fucile spianato fece irruzione in
casa nostra alla ricerca di mio
nonno, morto da ventidue
anni, a cui risultava intestato
il telefono. Il 12 ottobre 1943,
allora avevo 24 anni, arrivammo a Roma dove ci accolse un fratello di mio padre. Erano trascorsi pochi
giorni, ricordo ancora la nostra ultima cena: mio cugino
Giorgio al pianoforte suonava un valzer di Chopin, mentre noi ragazze riordinavamo
la sala da pranzo. Andammo
a coricarci ignari della tragedia che incombeva. Alle 6 del
mattino del 16 ottobre una
improvvisa scampanellata ci
svegliò di soprassalto: erano
le SS. Senza esitazione scesi
dal letto e scappai fuori al
balcone: era stretto e lungo, e
portava anche alla finestra
della cucina. Con le baionette
spianate i due tedeschi entrarono come cavallette in tutte
le stanze gridando “Kommt!
Kommt!”; improvvisamente
quel grido divenne più attutito: mia mamma aveva chiuso
la finestra e io ero rimasta
fuori. Ad un certo punto si
spalancò l’altra finestra,
quella della cucina: mio cugino Giorgio Taveva aperta intuendo il mio nascondiglio.
La voce dei tedeschi incalzava; poi il rumore della porta
di casa che si chiudeva e molte mandate di catenaccio.
Dopo un po’ rientrai nella casa vuota. Era passato solo un
quarto d’ora, il più lungo della mia vita e di cui più passa
il tempo più mi vergogno.
Non mi vergogno di essermi
Alberta Levi Temin
salvata, piuttosto di avere
avuto la forza di rimanere
dietro quella finestra».
- Che cosa ha fatto poi?
«Volevo uscire ma la porta
era chiusa a chiave. Avevo già
cominciato ad annodare alcune lenzuola per calarmi giù
dal balcone, quando fra i
miei vestiti trovai le chiavi di
casa: mia zia in quella tragedia aveva avuto il tempo di
pensare a questo. Riuscii a
telefonare a mio padre e a
dirgli che anche lui era in pericolo: il destino volle che ritrovassi mio padre a casa di
un suo vecchio compagno di
guerra».
- E sua madre e sua sorella
Piera?
«Furono portate nel collegio mihtare: li non risultavano in alcun elenco di ebrei
romani, e quando una voce
annunciò che tutti i cattolici
di matrimonio misto dovevano passare in un’altra stanza,
mia zia le convinse a farsi
passare per cattoliche. Così
raccontarono di essere bolognesi e di aver perso tutto,
documenti inclusi, nel terribile bombardamento che, il
25 settembre, aveva quasi distrutto Bologna, e che si trovavano a Roma perché avevano ricevuto ospitalità dai
parenti del rispettivo marito
e padre. Furono credute e
una volta libere ci raggiunse
ro a casa dell’amico di mio
padre».
- E suo cugino Giorgio e i
suoi zii?
«Il 18 ottobre, insieme ad
altri 1.022 ebrei, furono deportati da Roma ad Auschwitz-Birkenau, dove poi sono
stati trucidati. Raccontare la
mia storia non è facile: è come affondare un coltello in
una ferita mai rimarginata,
ma continuo a farlo con passione soprattutto quando ad
ascoltarmi ci sono tanti giovani. È a loro che ripeto sempre di considerare il meraviglioso dono della vita. Ricordo sempre l’infinita gioia che
provai quando, buttate via le
mie carte false, potevo andare per le strade e dire “sapete
mi chiamo Levi, sono ebrea e
mi sono salvata’’».
- Alla luce della sua esperienza come ha vissuto e come
vive oggi la sua ehraicità?
«A tale proposito le racconto un episodio della mia infanzia. Avevo 5 anni e dovevo
andare in prima elementare.
A Ferrara la scuola ebraica
era distante da casa nostra,
così la mamma pensò di iscrivermi alla più vicina scuola
comunale. Naturalmente ha
dovuto pormi il problema
della mia diversità: le altre
bambine si sarebbero alzate
in piedi e avrebbero recitato
una preghiera. “Non è la tua
preghiera - mi disse la mamma - per rispetto ti alzerai in
piedi e dentro di te reciterai la
tua preghiera Scemà Israel".
Poi, per farmi capire che
dopo tutto questa differenza
non era tanto grande, prese
un foglio di carta e vi disegnò
una piramide “Ai lati di base
ci sono tanti popoli - disse uno diverso dall’altro per
cultura, colore della pelle.
Non ha importanza, tutti si
incontrano al vertice in un
punto che è unico. Ci arrivano per strade diverse, chi andando in chiesa, chi in sinagoga, chi in moschea, e chi
non andando in alcun luogo.
Eppure c’è un punto, equidistante dagli altri, dove ci incontriamo tutti’’».
Chiese
VENERDÌ 11 LUGLIO 1997
Napoli
Ebrei
e cristiani
da dieci anni
Presso la sala capitolare di
San Lorenzo Maggiore a Napoli è stato celebrato il 4 giugno 1997 il decimo anniversario dell’Amicizia ebraico-cristiana di Napoli. Per l’occasione Lucia Antinucci, Diana
Pezza Borrelli e Alberta Levi
Temin, presidenti dell’associazione dalla sua istituzione ad oggi, hanno ricordato ai
presenti il cammino fatto finora. In questi ultimi anni oltre alle consuete riunioni a
scadenza mensile tenutesi su
varie tematiche affrontate dai
due punti di vista, ebraico e
cristiano, l’associazione si è
data come impegno prioritario quello di organizzare incontri nelle scuole medie inferiori e superiori. Dal ’92 al
’97 sono stati realizzati ben
112 incontri che hanno coinvolto più di un migliaio di ragazzi. La parola poi è stata data ai due relatori ospiti: Maria
Caterina Chiavari, presidente
della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia
e Giorgio Bouchard, pastore
valdese. Tra i vari appuntamenti futuri è da segnalare il
convegno internazionale dal
titolo «L’altro come mistero e
sfida. Il significato del popolo
ebraico per la chiesa cristiana
e della chiesa cristiana per il
popolo ebraico», che si svolgerà dal 7 all’11 settembre
prossimo al «Mondo migliore» presso Rocca di Papa. Gradito ospite della serata, che ha
raccolto oltre un’ottantina di
persone tra cattolici, protestanti, ebrei e Ba’hai è stato il
cardinale Corrado Ursi, uno
dei promotori dell’Amicizia
ebraico cristiana di Napoli. Il
tutto è stato arricchito dalla
lettura di tre toccanti poesie
ebraiche fatta da Valeria Sabato e di alcuni canti tratti
dalla tradizione veterotestamentaria eseguiti dal coro
evangelico «Ipharadisi» diretto dal maestro Carlo Leila.
Nell’Amicizia ebraico-cristiana, che conta gruppi in
molte città italiane, si esplica
un passaggio fondamentale
per una diversa comprensione del rapporto che lega le religioni monoteiste, al di là di
vecchi pregiudizi.
■ Nuovi membri per la Chiesa valdese di Genova
Nuove forze e nuovi stimoli per la comunità
PISTOIA — Un culto vivace e ricco di canti, un’agape comuni,
taria e un pomeriggio di canti e preghiere: è questo il pjQ.
gramma che domenica 15 giugno ha caratterizzato la Dq.
menica della gioventù celebrata a Pistoia presso la Chiesa
battista. Il gruppo giovanile della Chiesa battista di Fireij.
ze, aderente alla Fgei, ha tenuto il culto di adorazione,
Laura Casorio, segretaria regionale della Fgei Toscana, ha
curato la parte musicale. La predicazione, basata sulla pa_
rabula del granello di senape e del lievito, è stata a tre voci;
Susanna da Firenze, Ernesto dal Sud Africa, Katiuska dalla
Bolivia. Tre voci, tre sensibilità diverse, per annunciare
un’unica speranza in Cristo.
RENATA BUSANI
La Chiesa evangelica valdese di Genova sta vivendo un periodo particolarmente intenso che fa ben sperare
per il futuro della comunità,
per la sua edificazione e l’opera che potrà svolgere nella
nostra città al servizio delTEvangelo. Già da alcuni anni
fratelli e sorelle provenienti
dal cattolicesimo fanno la
professione di fede e si inseriscono attivamente nelle varie
attività ecclesiastiche.
Durante Tanno appena trascorso abbiamo accolto con
gioia e riconoscenza al Signore quattro membri giunti a
noi dopo un serio cammino
di ricerca e travaglio interiore. A ottobre 1996 Aldo Morini, non più giovanissimo ma
pieno di vigore e entusiasmo,
con un prezioso bagaglio di
esperienza nel servizio diaconale e di assistenza agli ammalati; a Pentecoste 1997 due
sorelle e un fratello, le cui
confessioni di fede hanno costituito un momento veramente gioioso e di grande arricchimento spirituale per
tutti i presenti.
Per tutti e tre è stata determinante, per l’approccio alla
nostra chiesa, la conoscenza
fortuita di persone evangeliche. Stefania Bozzolo, infermiera, ha incontrato sul posto di lavoro una nostra sorella; ha iniziato a frequentare la nostra corale (donandoci il suo prezioso apporto vocale) e ha finalmente scoperto ciò che da anni stava rincorrendo con ansia. Giorgio
Caccioppoli, professore, venuto in contatto con alcuni
membri di chiesa, studioso e
profondo conoscitore di filosofia, ha trovato la risposta
alle sue ricerche. Giovanna
Vernarecci di Fossombrone,
avvocato, che ha sempre affrontato la vita con grande
coraggio e entusiasmo, ha incontrato il nostro pastore
presso la scuola germanica
frequentata dai figli, e non ha
impiegato molto a trovare la
sua strada. Sia Giovanna che
Giorgio si sono iscritti alla
Facoltà di teologia per Tapprofondimento della loro conoscenza del Vangelo.
La nostra scuola domenicale, che da qualche tempo
contava ben pochi elementi,
è rifiorita anche perché ha
accolto tra le sue file alcuni
bambini sudamericani. Essa
ci ha offerto un culto prenatalizio e uno di chiusura
dell’anno di studio, con lettu
re, canti e preghiere. I bambi
ni sono il futuro della comunità e a loro vanno rivolte
tutte le nostre cure.
Si è recentemente costituito
il Centro culturale valdese, associazione che si richiama al
Circolo culturale valdese di
tanti anni fa e che si propone
di sviluppare e diffondere la
riflessione teologica, culturale
e storica protestante, ai fini
dell’evangelizzazione, nonché
di valorizzare la presenza
evangelica in città, in prospettiva europea, trattando argomenti di attualità. Ha in programma conferenze, dibattiti,
concerti, manifestazioni e
quant’altro utile allo scopo.
Dopo tanti anni di silenzio
abbiamo nuovamente una
corale. Nata in sordina, con
pochi elementi, e via via arricchitasi, conta ora una ventina di persone entusiaste
che si impegnano seriamente
per contribuire con il loro
servizio a sostenere il canto
della comunità, a testimoniare in occasione dei culti
all’Ospedale evangelico internazionale, a tenere concerti sia nella nostra chiesa
che fuori, in occasione di incontri ecumenici nella città, a
partecipare all’annuale festa
delle corali.
VE
SAN GERMANO — Domenica 22 giugno nel nostro tempio j
stato celebrato il matrimonio di Igor Sappé e Stefania
Chialvo. Il parroco di San Germano, don Ferdinando, nel
consegnare la Bibbia da parte delle due chiese agli spos(
ha rivolto loro il suo fraterno augurio commentando breve,
mente il Salmo 23. La nostra comunità vuole ancora espti.
mere a Stefania e Igor i propri più affettuosi auguri per uà
avvenire sempre sereno sotto lo sguardo del Signore.
• Due altri nostri fratelli non sono più fra noi: Nelsoj
Ciarriè, di 74 anni, ospite dell’Asilo da ormai parecchioj
tempo e ben conosciuto dai sangermanesi, e Edoardo Ri.:
bet, deceduto dopo un intervento chirurgico all’età di 84'
anni. Alle famiglie in lutto la comunità esprime la sua piìij
affettuosa e serena simpatia cristiana
La «Iglesia Hispano-Americana», che raccoglie credeiiti
evangelici sudamericani, si è
consolidata in un gruppo numeroso e attivissimo che si è
dato uno statuto, un regolamento interno e ha stabilito
una convenzione con la Tavola valdese per consentire il
proprio ingresso nell’ordinamento valdese. I rapporti tra
la nostra comunità e la «Iglesia» sono improntati a vera
fratellanza: abbiamo culti bilingui in comune e condividiamo con gioia i locali per le
nostre distinte attività.
Si aprono per il nostro
Ospedale evangelico internazionale prospettiva di ampliamento: infatti la Regione
Liguria ha proposto di trasportare le strutture e i reparti di degenza presso l’Ospedale di Genova Nervi, che rischierebbe la chiusura, per
riorganizzarlo e ampliarlo. 11
Consiglio di amministrazione
ha assicurato il massimo impegno nella trattativa con la
Regione allo scopo di mantenere il posto di lavoro per il
personale nonché l’autonomia giuridica amministrativa,
l’alta qualità dei servizi e delle prestazioni, la denominazione di Ospedale evangelico
internazionale.
AOSTA — Domenica 22 giugno, prima dell’alba, moriva a Ro.
ma il padre del nostro pastore Ruggero Marchetti. Qualche
ora più tardi, facendo riferimento a I Corinzi 13, testo scelto per la predicazione, il pastore custodiva silenziosamente
il proprio dolore mentre celebrava il matrimonio di_ Marie
Rossi e Nadia Peloso e il battesimo di Samuel Rossi, e aj
nunciava che più grande di tutte le cose è 1 amore. Mente
ci rallegriamo per questo nuovo focolare posto sotto lo
sguardo di Dio, vogliamo esprimere al pastore Marchetti
tutta la nostra fraterna simpatia.
• Venerdì 27 giugno, nella chiesa dei frati cappuccini di Chi
tillon, una veglia di preghiera nel segno della riconciliazioni
in concomitanza con i lavori di Graz ha riunito un folti
gruppo di cattolici con il loro vescovo e di valdesi con il loti
pastore, impegnato nella predicazione: è stato un momenl
intenso e partecipato, sia per U vigore con cui è stata annun
ciata la Parola sia per la sua travolgente attualizzazione.
• Domenica 29 giugno la comunità si è riunita per accoglit
re con gioia la confessione di fede di Carla Bertolina, dii
ha chiesto di entrare a far parte della Chiesa valdese: siali
riconoscenti al Signore per la testimonianza che ci permei
te di rendere mediante il dono della sua grazia, (l.d.)
MESTRE — Presso la casa Eben Ezer per malati di Aids ^
ospiti sono 4. Prosegue il servizio di volontariato pressi
l’ospedale. Non sono mancate, in seguito ai decessi, aneli
celebrazioni evangeliche.
VARESE — La conferenza del 27 giugno su Dietrich Bonhoel
ha visto un’ampia partecipazione. L’argomento affrontai
dal prof. Pier Giorgio Grassi è stato centrato sulla «spirìtui
lità» del teologo, perno motivante della sua esperienza cl
lo condusse alla morte. Ci si è soffermati a lungo sulTaspi
to della «croce di Gesù» non come evento ma come esseiu
di Dio: sulla croce troviamo l’immagine di un Dio M
trionfalistico ma umile, che si cala profondamente nel vi
suto umano e che comprende fino in fondo Turnanit
Grassi si è anche soffermato sulla «stupidità» delTuoia
come capacità di manipolare e di lasciarsi manipola«
senza opporsi all’ordine corrotto costituito. Bonhoefferai
cora una volta è stato dunque occasione di meditazione
di pensiero fecondo per il nostro cammino cristiano, (tra
TRAMONTI DI SOPRA — La comunità valdese ha salutato s
bato 28 giugno la sorella Pierina Pradolin vedova Zign
deceduta dopo breve malattia. Da giovane, per il prop«
matrimonio, aveva dovuto sottostare alle gravi restnzioi
relative ai matrimoni misti, accettando che i suoi nume««
figli fossero educati nella chiesa cattolica. Era rimasta p«
radicata nella propria fede evangelica, con la lettura w
Bibbia e il canto degli inni imparati da bambina. Per lisi
funerale, a cui ha partecipato moltissima gente, il parnJ
don Livio ha voluto aprire la Chiesa cattolica e dare spai
alla celebrazione secondo l’uso evangelico. Si è realizza
così, grazie alla nostra sorella, un ecumenismo vissuto i
base con pieno rispetto e comprensione reciproca, (r.c)
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LUGLIO-AGOSTO 1997
Graz
Luci ed ombre della II Assemblea ecumenici
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Vita Delle Chiese
I II Movimento femminile battista ha compiuto 50 anni
Protette fin qui dal Signore
Si è svolta a Roma una giornata di festa e riconoscenza per un'attività di
testimonianza di cui sono state ripercorse le tappe e tracciate le linee future
PAG. 9 RIFORMA
Le donne battiste in Italia
Nella chiesa
prima e dopo il 1947
ELENA GIROLAMI
Gioia di incontrarsi, percorso storico (dal 1888 a
oggi) del lavoro compiuto
dalle donne battiste prima in
America poi in Italia, canti,
preghiera, testimonianze, relazioni, piani per il futuro lavoro è stato il programma
svolto dalle sorelle di varie
Unioni femminili per la celebrazioni del 50“ anniversario
della fondazione del Movimento femminile evangelico
battista in Italia. Il convegno
si è tenuto presso la chiesa di
Roma-Trastevere il 14 giugno, esattamente 50 anni dopo il primo congresso del
Mfeb. Sono intervenute numerose sorelle da varie parti
d’Italia, accolte con grande
affetto dalle sorelle delle
chiese di Roma. Dopo un caldo benvenuto dato dalla presidente, la pastora Adriana
Gavina, sono stati letti auguri
e messaggi pervenuti da organizzazioni femminili estere
e da sorelle assenti. Il presidente deirUcebi, Renato
Malocchi, e la presidente della Fdei, Doriana Giudici, hanno reso ancora più bella l’atmosfera di comunione con
un messaggio personale.
Il programma è iniziato
con il culto presieduto da
Adriana Ca'vina, che si è soffermata sul miracolo della resurrezione di Tabita (Atti 9)
compiuto dall’apostolo Pietro, resurrezione che richiamala nuova nascita di chi accetta Cristo nella propria vita.
Tabita era una sarta, cuciva
tuniche e vestiti, «faceva buone opere e molte elemosine».
Questo particolare, l’arte del
cucire, è una delle tante atti
vità manuali delle donne che
permette allo stesso tempo di
pensare; questo costituì per
le donne del passato l’opportunità di impegnare contemporaneamente i propri pensieri per dare vita a nuove
idee, riflessioni e programmi
da svolgere nel concreto. Il
«vecchio cucito» spesso criticato dalle donne di oggi,
compiuto dalle Unioni femminili del passato, fu il mezzo per realizzare un aiuto finanziario concreto per le
opere delle chiese, le missioni e i propri programmi.
Dopo il culto, terminato
con la celebrazione della cena del Signore, una sorella
che ha seguito con amore e
impegno il lungo percorso
del Movimento fin dalle sue
origini, ne ha ricordato le radici soffermandosi sulle tappe più importanti della sua
storia. Intorno agli anni
Trenta le donne battiste cominciarono a formare le prime Unioni femminili, stimolate e incoraggiate dalle mis
Anniversario a Carbonia
Grati a Dio per
una lunga vita di coppia
Domenica 22 giugno, nei
locali della Chiesa evangelica
battista di Carbonia, la cornunità ha chiesto le benedizioni del Signore su Anna e
Samuele Meloni per il loro
cinquantesimo anniversario
01 matrimonio. Al culto, oltre
3 un nutrito gruppo di fratelli
0 sorelle della Chiesa battista
u* Cagliari, hanno partecipalo numerosi parenti e amici
bella coppia. Interessante è
Sfato il messaggio del pastore
Giuseppe Miglio, tratto dal 11fo della Genesi capitolo 18,
■15. che a più riprese ha evi
denziato come «la vita della
coppia non cessa con un’età
o con un’altra ma deve essere
creativa, e soprattutto vissuta
intensamente essendo grati a
colui che l’ha elargita, perché
è un suo dono». Solamente
con il rendere creativo e responsabile il rapporto con il
nostro compagno/a, ha aggiunto il pastore Miglio rivolgendosi anche alle coppie
più o meno giovani, possiamo evitare di sciupare i momenti di vita comune per viverli invece fruttuosamente
l’uno per l’altro.
menici
e Samuele Meloni
JI^A
■ ordinario
■ ridotto
•sostenitore
lA ABBONAMENTI 1997
ESTERO
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85.000
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__^stato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
sionarie in Italia Susy Wittinghill e Alice Moore, esponenti del Movimento femminile battista della Convenzione battista del Sud sorto nel
1888. Le Unioni battiste ne
assunsero le stesse finalità spirituali e operative valide
tutt’oggi ed ebbero tre convegni nel 1931,1936 e 1938.
Rafforzatesi nella preparazione biblica, nella consacrazione personale e nella crescita delle proprie capacità
decisero di costituire un’organizzazione nazionale. Il 13,
14 e 15 maggio del 1947 indissero presso la Chiesa battista
di Firenze un congresso nazionale dove fondarono il
Movimento femminile missionario battista. Erano presenti 150 donne provenienti
da 21 città e paesi d’Italia. Fu
un avvenimento importante
per la vita delle chiese e per le
donne grande gioia, speranza
e coraggiose prospettive.
Il cammino però non fu facile per le Unioni femminili.
La loro crescente autonomia,
il coraggio di prendere la parola in pubblico, esprimere il
proprio parere nella chiesa e
nella famiglia, suscitò severe
critiche da parte degli uomini e di quelle donne che erano convinte ormai dalla cultura maschilista del tempo
della propria inferiorità nei
confronti dell’uomo. La relatrice ha ricordato inoltre
l’importanza che il Movimento fin dalle sue origini ha
dato all’offerta della decima
dei propri averi al Signore,
per l’indipendenza finanziaria della chiesa, del movimento stesso e per le opere
missionarie. Questo incontro
di celebrazione e di ringraziamento al Signore «per
averci protette fin qui» è stato stimolo a proseguire il
cammino di fede in questa
nostra epoca pur così diversa, con lo stesso amore e la
stessa perseveranza delle nostre sorelle del passato.
Nell’ambito della discussione che è seguita, la presidente
ha proposto nuovi modi di
aggregazione per coinvolgere
anche le donne più giovani e
sono state suggerite altre iniziative per un lavoro più capillare e evangelistico. Le presenti hanno espresso molto
apprezzamento per i seminari
di formazione culturale, psicologica e teologica delle
donne che da alcuni anni si
svolgono presso il Centro battista di Rocca di Papa diretti
dalle pastore Adriana Gavina
e Elizabeth Green e hanno
deciso di mantenere questa
utile iniziativa. L’incontro si è
concluso con preghiere e canti. Tra abbracci e commozione ci siamo salutate con l’impegno di rivederci presto.
MERCEDES CAMPENNÌ
A Roma, nella chiesa evangelica battista di via della
Lungaretta, il 14 giugno scorso si è festeggiato il cinquantenario del movimento femminile battista italiano. È stato inebriante poter dire: «Io
c’ero», in queU’assemblea
delle donne a Firenze dell’aprile 1947 che dette i natali
all’Unione femminile missionaria battista.
Il 14 giugno scorso ho rivissuto la magia di quei giorni di
50 anni fa, quando giovane e
felice con il gruppo delle delegate delTUnione femminile
di Napoli, per di più animata
dall’entusiasmo che si provava per tutte le espressioni di
libertà e di vita nelTimmediato dopoguerra, venni nientemeno che a Firenze, la città
gioiello fino a quel momento
studiata solo sui libri. Venivamo da tutta Italia ed eravamo
davvero tante, tutte pervase
dallo stesso desiderio di fare,
di arrivare al concreto del
servizio e alla testimonianza.
Le donne che ci avevano
preparate a quel momento
erano state veramente di
grande volontà e determinazione. Ci avevano preparate
con studi biblici che dovevamo discutere e approfondire
nei nostri incontri locali perché apprendessimo come sino dalla creazione il Signore
si fosse rivolto alle donne come agli uomini, come il Signore Gesù avesse affidato
alle donne come agli uomini
il mandato dell’evangelizzazione e della testimonianza.
QueUe che ci avevemo preparato erano donne magnifiche, come Miriam Rosa, fattiva e instancabile; Gina Bassi, profonda nella conoscenza biblica e già abituata a sa
lire sul pulpito; Ada Landi,
energica e pratica nelle soluzioni, per non dire di tutte le
altre che sono seguite o che
hanno fatto coro con loro. Le
prime tre furono allora elette
prima segretaria delTUnione
femminile missionaria battista, prima presidente, prima
cassiera.
Non che prima del 1947 le
donne battiste non abbiano
partecipato attivamente alla
vita delle loro chiese. Anzi, si
è voluto anche testimoniare
che fino dagli anni ’20-30 del
’900, donne straordinarie il
nostro mondo italiano battista le ha sempre avute. Ma le
loro erano rimaste azioni isolate, circoscritte. Nel 1947,
col dare vita al nostro movimento femminile si volle determinatamente affidare alle
donne un programma di lavoro, che facesse scuola e le
investisse tutte, così che le
donne agissero da traino nei
progresso di vita delle chiese.
Testimonianza dei successo e dei risultati del lavoro
del Movimento femminile se
ne sono avute. Il presidente
dell’Ucebi Renato Maiocchi,
ha dichiarato che, proprio in
virtù del lavoro femminile,
quando aveva 14 anni in un
campo estivo per ragazzi a
Rocca di Papa ha incontrato
l’Evangelo e ne è rimasto avvinto. Raccomanderei perciò
alle giovani battiste di non
disertare il nostro movimento perché c’è sempre nuovo e
tanto lavoro da fare. E anche
se così come è oggi alcune lo
trovano invecchiato e superato, lo frequentino, lo rinnovino e lo adattino a se stesse,
perché insieme unite più facilmente ottengano dei risultati e con maggiore incisività
procedano nella ■vita di evangelizzazione e testimonianza.
Spunti di riflessione a partire da una tavola rotonda a Grosseto
Le vie della riconciliazione e deirecumenismo
LISA SARACCO
■p ICONCILIAZIONE e
A\X\ecumenismo», due
termini che solitamente non
sono al centro dei dibattiti
pubblici a Grosseto, hanno
finalmente avuto un po’ di
spazio durante il mese di
maggio e la prima metà di
giugno aU’interno di iniziative peraltro non sempre ben
coordinate fra loro. L’evento
principale è stato una tavola
rotonda a cui hanno partecipato cattolici, ortodossi (nonostante non siano presenti
sul territorio) e protestanti di
diverse denominazioni. In
particolare erano presenti il
vescovo della città, mons. Babini, Daniele Garrone, pastore e docente alla Facoltà valdese di teologia, Claudia Angeletti, presidente dell’Associazione chiese battiste della
Toscana, Roberto Mazzeschi,
pastore della Chiesa apostolica e Nicola Dassoyras, protopresbitero della Chiesa ortodossa di rito greco.
L’incontro, organizzato
dall’Università delle Tre età,
aveva la finalità di confrontare i diversi modi di vivere la
fede cristiana e di trovare
percorsi di collaborazione fra
loro. Naturalmente, con l’Assemblea ecumenica di Graz
alle porte, la tematica è stata
ancora più attuale: nelle relazioni è emersa la necessità di
riconciliazione che viene
sentita alla fine di un secolo
così travagliato. Non si tratta
di reimpostare solo i rapporti
fra cristiani, ma anche quelli
con Dio, con il creato, quelli
fra uomini e donne, fra Nord
e Sud del pianeta. Si fa avanti
un bisogno forte di ridefinire
gli equilibri che sono stati distrutti; ridefinire ma anche
ricostruire attraverso progetti comuni che comprendano la conversione personale, esperienze di vita cristiana vissute in comune come
la preghiera, vere e proprie
strategie per combattere i
problemi che affliggono la
nostra società.
L’esortazione a essere chiesa insieme è stata fatta propria da tutti i relatori ma con
delle differenze di impostazione: mentre da parte evangelica è stato posto l’accento
sulla necessità del dialogo fra
confessione diverse in vista di
interventi concreti, da parte
cattolica il richiamo era finalizzato all’unità della chiesa;
le diversità e il pluralismo venivano in secondo piano.
Due a mio parere le mancanze dell’incontro. Prima di
tutto non sono stati affrontati, se non dalla relazione di
Angeletti, i problemi maggiori che ostacolano l’ecumenismo. I muri che ci dividono e
ghettizzano allo stesso tempo vanno abbattuti, ma prima bisogna prendere coscienza del fatto che esistono. Capire è il punto di partenza per dialogare e mettersi in discussione: l’aver messo in evidenza resistenza di
ostacoli ha dato vita a un dibattito che, oltre alla solita
questione papale, ha visto
sul campo problemi come la
mancanza di un’educazione
pluralistica nel nostro paese,
la questione del ministero,
visto come servizio e non come forma per esercitare un
potere, la posizione delle
donne discriminate proprio
in questo ambito.
Per quanto riguarda la seconda mancanza, sicuramente più grave, non c’è stata né da parte dei relatori
(principalmente i rappresentanti delle realtà presenti a
Grosseto) né da parte dell’uditorio una effettiva proposta di cooperazione per testimoniare lo spirito di riconciliazione nella città, tanto
auspicato a parole. Purtroppo questo atteggiamento era
già emerso durante la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani e in occasione di
una riunione di preghiera
per Graz, organizzata dalla
diocesi pochi giorni prima, a
cui gli evangelici non sono
stati invitati. Nonostante
questa nota negativa, è senz’
altro positivo che un dialogo
interconfessionale, pur fra
alcune difficoltà, abbia cominciato a muovere i suoi
primi passi.. Speriamo che in
un prossimo futuro possano
diventare più fermi e sicuri e
dar vita a quell’armonia che
contraddistingue il corpo di
Cristo, ovvero la chiesa, per
dare una testimonianza reale
della sua presenza a tutta la
cittadinanza.
Il prof. Daniele Garrone
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche, trasmessa a domeniche alterne
alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 9,50 circa. Domenica
13 luglio (replica il 21 luglio) andrà in onda:
«Le chiese americane contro il razzismo»; «Persecuzioni e libertà religiose: le vicende di Sonnino»; «Terza di copertina».
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 11 LUGLIO I997
Riforma
Via Rasella
Giorgio Rochat
L’attentato di via Rasella torna a suscitare interesse e
polemiche. Ripercorriamo momenti e significati di una
lunga e contrastata vicenda.
1) Il 23 marzo 1944 un nucleo di partigiani fa esplodere
una bomba in via Rasella, nel centro di Roma, al passaggio
di un reparto di SS e fa 33 morti. Hitler ordina una rappresaglia immediata: il giorno e la notte dopo alle Fosse
deatine, una cava nei pressi di Roma, vengono uccisi, cinque alla volta, 335 italiani prelevati alla rinfusa nelle carceri e nelle strade. L’ingresso delle cave viene chiuso con
l’esplosivo, un proclama annuncia l’eccidio e minaccia ulteriori rappresaglie in caso di attacchi alle truppe tedesche.
2) attentati partigiani si ebbero nel 1943-45 a Torino, Milano, in una serie di città. Anche Teccidio delle Fosse Ardeatine non rimase isolato, i nazifascisti massacrarono decine di civili in tutte le valli partigiane e nell’estate 1944 le
truppe tedesche in ritirata dalla Toscana al Po distrussero
interi villaggi facendo centinaia e migliaia di morti. Tuttavia l’attentato di via RaseUa ha continuato a suscitare maggiore attenzione perché fu Tunica grossa azione partigiana
in Roma, dove la Resistenza era debole (ma la città era
tutt’altro che pacificata, pochi mesi prima proprio da Roma era partito il più grosso convoglio di ebrei mandati a
morire nei lager) e per la rappresaglia che subito lo seguì.
3) L’attentato di via Rasella è stato quindi oggetto, nel
corso degli anni, di una serie di processi e polemiche; per
esempio agli attentatori fu rimproverato di non essersi
consegnati ai tedeschi per evitare la rappresaglia, che invece i tedeschi annunciarono soltanto dopo averla eseguita. L’accusa maggiore, portata avanti anche nei tribunali,
era che i partigiani di via Rasella avevano agito senza divisa o segni di riconoscimento, quindi non erano militari,
ma banditi che conducevano una guerra «illegittima».
Un’accusa valida per tutta la guerra partigiana e infatti respinta dai tribunali anche di più alto grado, ma pruna ancora dal buon senso. Si badi che per i tribunali anche Teccidio delle Fosse Ardeatine diventa legittimo, perché eseguito da militari che obbedivano agli ordini di Hitler; il comandante tedesco Kappler fu condannato all’ergastolo
soltanto perché nella fretta aveva sbagliato i conti e fatto
uccidere 5 uomini in più dei 330 ordinati da Hitler (dieci
italiani per ogni SS) e quindi «legittimi».
4) Le sentenze dei tribunali sono talvolta difficili da capire. Il giudizio su via Rasella va rapportato ai tempi, quando
una minoranza di italiani si levò contro il nazifascismo.
Certo era più facile aspettare passivamente che angloamericani e russi vincessero la guerra, ma gli uomini e le donne
della Resistenza (tra cui non pochi evangelici) credevano
che la libertà e la democrazia non cadono dal cielo, ma vanno conquistate; e presero le armi per rompere in modo netto con il passato fascista e la Repubblica di Salò. La guerra
partigiana era pulita, sparava su tedeschi e fascisti, fucilava
spie e banditi, e rispettava i civili; ma li metteva anche in
pericolo, perché i nazifascisti avevano meno scrupoli e colpivano la popolazione per fermare la Resistenza. Non era
facile continuare a combattere conoscendo il costo della
lotta; ma neppure era possibile accettare senza reagire gli
eccidi e le deportazioni, le devastazioni e la tortura.
5) La Resistenza fu opera di una minoranza, la sua eredità e i suoi valori hanno avuto un ruolo minore nell’Italia democristiana e craxiana, malgrado trionfalismi e parate strumentali. E oggi sembrano fuori moda. Il processo al cap. Priebke è condotto in modo tecnico e poco
comprensibile, come se si avesse paura di ricordare gli
orrori commessi a Roma dalle SS di Priebke. E un magistrato ha riaperto il processo ai partigiani di via Rasella
perché non portavano una divisa. Il problema rion è la
divisa, ma il giudizio sul nazifascismo. L eccidio delle
Fosse Ardeatine è un’infamia, anche se compiuto da soldati in divisa che obbedivano agli ordini di Hitler. I partigiani di via Rasella erano in borghese, ma combattevano
per la libertà e la giustizia.
Rifórma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girola'mi, Pasquale lacobino, Milena Martinat. Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1« gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 26 del 4 luglio 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale aH'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoii 44/11 di Torino mercoledì 2 luglio 1997.
Tra coinvolgimento e strutture ecclesiastiche
Lo spazio per i giovani
La comunità locale deve essere il luogo primario in cui
le nuove generazioni possano vivere la propria fede
PAOLO MANOCCHIO
CARI giovani... tante esortazioni, consigli e progetti attraversano la nostra penisola metodista e valdese. Si
potrebbe parafrasare la famosa ode manzoniana; s’ode
su «Riforma» un patetico invito, a Monteforte Irpino il IV
distretto in pieno accordo
con Tll° circuito. Tutti in coro pensano ai giovani... Non
starò a dire di no per non essere una voce fuori coro ma
mi sono posto alcune domande e mi sono dato alcune
risposte. Noto innanzitutto
che pur essendo una minoranza, siamo una chiesa ben
organizzata. Abbiamo un Sinodo, distretti, circuiti... Abbiamo una Facoltà, abbiamo
una casa editrice. Non è finita! Affidiamo i nostri problemi e le nostre prospettive ad
una coorte di commissioni,
comitati ecc. Ultima, ma non
ultima per ovvi motivi la
Commissione sinodale per la
diaconia con il contorno dei
servizi amministratm. Con i
tempi che corrono è complicata anche la vita dell’ultimo
cassiere dell’ultima comunità. Tutto ciò si muove all’interno di un contenitore
perfetto, sempre vigile tra le
mani del presidente di turno.
Parlo dell’ordinamento.
Oggi su tutto questo apparato giganteggia una grande
scritta come una grande idea
che illumina e rischiara ogni
angolo: «Una buona organizzazione e una perfetta amministrazione sono la “misura
automatica” della fede». In
questo quadro così ben dipinto e messo in risalto si insinua una timida domanda.
Qualcuno si accorge cbe
manca il personaggio, mancano i giovani; ma siamo una
chiesa ben organizzata... e si
rimedia subito nella maniera
più naturale: intruppiamoli
nei campi estm e formiamoli. È la soluzione più semplice
e a portata di mano, più coe
rente. Non sarebbe più giusto, ecco la mia prima riflessione, interrogare i giovani,
sentire quello che hanno da
dire, il perché disertano il culto? Il malessere esiste, è stato
evidenziato con più o meno
puntualità; penso che il metodo vada corretto nella linea
«localista», caso per caso.
Questo semplice rilievo mi
porta alla seconda osservazione, che è più di fondo ed è
tale da poter capovolgere certi nostri assetti prima mentali
che organizzativi. Voglio dire
che la chiesa locale deve riassumere l’importanza che la
teologia riformata le ha assegnato durante i secoli di elaborazione. Gli orpnismi (Sinodo, distretto circuito ecc.)
sono luoghi di servizio per la
chiesa locale e non l’inverso.
Se questo è un punto irrinunciabile, la conseguenza è
che la comunità deve essere
messa in condizione di vivere
e trovare in sé soluzioni essenziali. Al riguardo desidero
farmi guidare da questa
affermazione di Karl Barth:
«L’unità e il mutuo riconoscimento nell’unità, il magnus
consensus delle ecclesiae... saranno fondamentalmente,
necessariamente, infallibilmente ed efficacemente garantiti unicamente dal fatto
che ogni comunità si trova
fondata essa stessa dalTunico
Signore di tutte le comunità e
che ciascuna di esse resta
fondata e retta da lui obbedendo al suo Spirito». E questo pensiero è tanto più forte
se si accetta che «ogni comunitià locale, dovunque sia è la
comunità una e unica... con il
suo carattere, nel suo contesto, con la sua tradizione, il
suo linguaggio...».
Quindi la chiesa locale è il
luogo di nascita e di esercizio
primario dei doni. È in questo
ambito che muovono i primi
passi i nostri giovani e qui devono trovare gli spazi per «donarsi» e fare frutti. Una strategia diversa rischia di creare
ottimi dirigenti, ma senza
esercito. Agiscono in proprio,
ma senza collegamento con i
«fas e nefas» della chiesa locale. Una strategia diversa impoverisce gli stessi campi estivi, che (sia detto con molta
comprensione) spesso si
muovono su binari solo e
sempre paralleli con quanto si
muove nella chiesa locale, che
è pur sempre un pezzo della
società. Quel che si vuol dire
in fondo è molto semplice. Ci
sono troppi segnali che sembrano far capire che Torganismo superiore è un bene in
sé; che l’industria e la tecnologia siano preferibili alTartigianato. I pesi cioè che la piramide scarica sulle comunità
potrebbero rivelarsi eccessivi,
dannosi e non appropriati per
la loro stessa vita.
f. Il concetto di laicità nella vita pubblica italiana
Il Tevere è sempre più «largo»
SERGIO N. TURTULICI
Quella dei Tevere stretto
o largo è un’espressione,
una metafora di Giovanni
Spadolini. Lo ricordiamo tutti
come politico, presidente del
Senato; non tutti sappiamo
che era ottimo storico del Risorgimento, delle vicende
chiesa-stato in Italia. Tevere
più stretto o più largo stava a
significare il grado minore o
maggiore di laicità nella vita
pubblica, il fatto che fosse più
forte o più debole l’ingerenza
del Vaticano nella politica italiana, nelle cose del governo,
dello stato italiano. Molte cose lentamente, anche contraddittoriamente certo, stanno cambiando nella chiesa,
nel mondo cattolico. Viene
fuori anche su Riforma che i
cattolici leggono di più la Bibbia, che si fanno un po’ meno
orientare dal prete nelle scelte di vita, che si incontrano
ora di più con noi protestanti
nelle occasioni di culto, di
preghiera, di testimonianza e
pratica comune.
Quello che su Riforma non
viene fuori è che il Tevere si è
fatto, si sta facendo largo,
molto più largo. A me sembra chiaro perché non viene
fuori su Riforma, nei nostri
discorsi. Sono venuto alla
Chiesa valdese da cattolico
che ero e forse per questo
non ho, oltre che nessuna
nostalgia, nessuna particolare tensione ecumenica, pur
se credo nelTecumenismo
come vocazione e via da seguire delle chiese cristiane e
spero in Graz, che soffi sulle
chiese lo Spirito della riconciliazione. Non ho nostalgia,
non faccio il panegirico della
chiesa romana ma registro
quello che vedo. Il Tevere si è
fatto più largo negli ultimi
tempi. Il Vaticano ha preso
atto delle novità italiane.
Che non c’è più la De e se
questa dovesse tornare non
sarebbe la stessa cosa, che il
voto cattolico va ora dove
vuole, che non ci può più essere collateralismo della chiesa di Roma con qualsivoglia
opzione politica e scelta di
campo, con qualsivoglia partito (stato o partito) chiesa
che presuma di riassumere in
sé l’etica e la pratica cristiana.
Che in definitiva, in Italia come altrove, non è mestiere,
non conviene alle chiese di
Cristo schierarsi, riconoscersi
e posizionarsi di qua o di là
nel campo politico. La fine
del collateralismo ha liberato
la chiesa romana dalle pregiudiziali politiche e la chiesa
può dire nella società le sue
parole di fede, porsi come coscienza critica, come voce
profetica di giudizio al di sopra delle forze in campo. La
laKepuhMica
àmsamaum
Campagne otto per mille
A nemmeno un mese di distanza da un precedente arti,
colo sul quotidiano, «La Re.
pubblica» torna sull’argo.
mento delle campagne ecclesiastiche per la ripartizione
dell’otto per mille sul supple.
mento finanziario del lunedì
(23 giugno). Gabriele Di Matteo parte dall’esempio che
viene dagli Usa: anche quid
sono campagne pubblicitarie
in cui, a colpi di spot, le prin- ,
cipali chiese si contendono le;
offerte di fedeli e non. La
spuntano le Assemblee di
Dio, seguiti da battisti del
Sud, presbiteriani, luterani e
dai cattolici. Inoltre, pei
quanto riguarda il rapporto
con i media, «sono 67 milioni
gli abbonati al Eamily Network del telepredicatore Pai
Robertson». Per venire all’Italia e all’otto per mille, di nuovo si fa riferimento all’«originale campagna della Chiesi
valdese: “Do l’otto per midi
alla Chiesa valdese perchi
non credo in Dio”. Slogai
spaesante che segue a ruoti
quello dello scorso anno: “Di
l’otto per mille alla Chiesi
valdese perché sono terrone”. Perché queste forzature?» si chiede Di Matteo, ei
creativo Paolo Rosti risponde: «Non dovevamo convincere i valdesi a sottoscriveii
l’otto per mille ma gli alti
contribuenti, ecco perché ab
biamo puntato su un impatti
forte». Paolo Ettorre, dell
Saatchi & Saatchi precisaci
«il nostro obiettivo non è sci
tonare una guerra di marke
ring tra chiese ma recuperai
risorse per finalità social
mente utili». Interessante!
conclusione deH’articoli
«Nella competizione trai
chiese sui mass media c’èii
solo sconfitto: lo stato».
Le orme di Stevenson
stampa cattolica (quella che
esprime la voce della chiesa,
L’Osservatore romano, L’Avvenire) può manifestare stimolo, apprezzamento, giudizio,
condanna nei confronti del
governo Prodi come del governo Berlusconi, sa valutare
il lavoro di procure come Mani Pulite a vantaggio della legalità nella vita associata ma
anche i guasti allo stato di diritto indotti dalla smania di
giustizialismo e di inquisizione delle stesse procure, sa richiamare il dovere di solidarietà sociale verso i deboli ma
anche quello di rivedere un
Welfare rivelatosi tanto vorace di risorse quanto ingiusto
verso i poveri veri.
Mi chiedo se noi valdesi
battisti e metodisti, schierati
come dichiaratamente siamo, abbiamo lo stesso sereno equilibrio di valutazione.
Su questo giornale qualcuno
ha ingaggiato il papa nella
sua squadra poiché il papa
ha alzato, giustamente alzato
la sua voce di giudizio contro
i mali del liberismo economico. Dimenticando che
Wojtila prima ancora aveva
alzato la voce contro i mali
ben più devastanti del dirigismo economico, del comunismo e che la voce del papa
era stata decisiva nel far precipitare del comunismo la
crisi e la caduta.
Richard Newbury, «scriW
re e poeta che (...) viveti
Cambridge (...) e Torre Pei
ce, nelle valli valdesi del P*
monte, dove restaura case!
campagna», è autore sul ni
mero del 26 giugno, dij
ampio articolo su «L’isola«
tesoro» e l’opera di Stevei
son. Il testo, intitolato «S®
venson cantò la scimmia!
Charles Darwin», esaminai
vicino la temperie cultura
in cui si formò lo scrittori
successivamente videro'
luce le principali opere, a
tanto fu fondamentale lafj
mazione calvinistica d®
tradizione della Chiesa!
Scozia: «La Bibbia, il“*
grim’s Progress di John B»
yam e il Catechismo W
erano letture che andavan
rafforzare il senso di c«|
individuale e lo stesso
venson ne fu fortemente
fluenzato (...) il senso d
onnipresenza del
concezione della vita cf
pellegrinaggio e un’irtin
ciabile etica del lavoro
sero centrali nella sua ,
stenza». Un altro cap''
delTedticazione del gio’j
Robert fu rappresentato
racconti «sugli antenati .
tiri presbiteriani che nel
secolo si erano oPP°j
tentativi di imporre Tang
nesimo e i suoi vescovi»scoperta dei veri cara
delle persone dietro le f
renze di dignità, e j
sibilità che anche da ,
considerato «cattivo» P
venire del bene, lo por
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articoli
)ìie trai
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i Toni meno
giornalistici
Poche righe per esprimere
l’amarezza e il dolore provati
alla lettura dell’articolo riguardante la situazione delle
^munità di Trieste, Udine e
Gorizia nel resoconto della
Conferenza distrettuale del II
distretto.
Non metto in dubbio che
trattasi della cronaca dei fatti
ma, considerato che le parole scritte a differenza di quelle pronunciate rimangono
scolpite e fanno molto più
male, potevano essere usati
toni e vocaboli meno giornalistici e più consoni al nostro
settimanale che non dovrebbe indulgere agli «scoop».
Non intendo con questa
mia accendere un dibattito
sui fatti che lascio giudicare a
chi è preposto a questo compito, in primis nostro Signore
Gesù Cristo, mi permetto
però di invitare tutti a ricercare la riconciliazione tra fratelli e sorelle onde poter essere riconciliati con Dio.
Mirella Scorsonelli - Napoli
i II vero pensiero
di Kant
Un lettore di Roma, nel n.
20 di Riforma, intervenendo
nell’ambito del rinnovato
scambio di opinioni sulla legittimità cristiana o meno
della pratica dell’omosessualità, per favorirne il libero
uso in coppie omosessuali
consenzienti, arriva al punto
di citare a favore nientemeno
che Kant, il gran filosofo della Ragion pura e della Ragion
pratica, che è stato anche definito il «filosofo del protestantesimo». Non contento
di questo, il lettore di Roma
arriva ancor più su, a Sant’
Agostino, riferendone la famosa massima deH’«Ama e
fai quello che vuoi».
Risparmiandoci la difesa
del gran santo e teologo-filosofo dall’enormità di questa
distorta applicazione di tale
massima, merita, invece,
un’energica precisazione relativa al vero pensiero etico
di Kant su questo punto; di
lui riporto un chiarissimo
passo della Metafisica dei costumi (Parte I, cap. II, sez. Ili,
par. 24, dedicato al «Diritto
coniugale»). In questo passo
n grande filosofo moralista
tedesco distingue un uso
«naturale» del rapporto sessuale, e un uso «contro natura». E su questo secondo così
SI esprime testualmente:
«Questo ha luogo o con una
persona dello stesso sesso o
con un animale di un’altra
specie diversa dalla umana.
Queste trasgressioni delle
leggi si chiamano vizi contro
natura o anche vizi innominabili e, quali lesioni dell’umanità che risiede nella
nostra propria persona, non
possono essere preservati,
per nessuna restrizione e per
nessuna eccezione, dalla
universale e assoluta riprovazione».
La conclusione di questo
passo kantiano esclude nella
maniera più assoluta la legittimazione dei rapporti omosessuali di coppie di «adulti
liberi e consenzienti che a loro insindacabile giudizio
contribuisca a rafforzare il
legame di amore fra loro»,
come sostiene il lettore di
Roma.
Antonio Ardito - Pisa
Non voto
e qualunquismo
Leggo in modo discontinuo e con disagio Riforma
perché, indipendentemente
dal suo nome, contiene articoli che poco hanno a che
vedere con la problematica
religiosa e le sue attinenze, o
viene utilizzato per fare tribuna politica. Non vorrei allearmi a codesta abitudine,
ma mi pare che l’articolo di
Piera Egidi sui referendum
richiami ulteriori riflessioni
di carattere etico.
Ho sempre pensato che
una delle differenze fondamentali tra cattolicesimo e
protestantesimo sia che il primo ti abitua a delegare, mentre il secondo, secondo la
buona tradizione calvinista, ti
educa alla responsabilità personale, quindi ti sollecita ad
approfondire, ad essere più
attento aUa gestione della cosa pubblica. Non a caso nel
mondo i paesi a maggioranza
protestante sono socialmente
più evoluti di quelli a maggioranza cattolica.
Dire che il massiccio non
voto non è dovuto a qualunquismo mi pare un’affermazione tutta da dimostrare. Mi
pare invece che una buona
parte di italiani continui anzitutto, e ne abbiamo purtroppo la prova tutti i giorni, a farsi gli affari propri con scarso
senso dello stato. In fondo a
chi interessa se i cacciatori
possono liberamente entrare
a sparacchiare nella proprietà
altrui: va bene che ciò non
succede nei paesi civili, ma
tanto io abito in un condominio.... (ref. n. 3); se circa il
40% di chi è di passaggio nelle patrie galere viene poi riconosciuto innocente: l’importante è che non capiti a me, i
Nella collana della «Cinquantapagine» è uscito il n. 4
Giorgio Girardet
Protestanti e cattolici:
le differenze
pp. 48, L. 5.000
Non è esatto dire che «tutte le religioni sono eguali». In
temi di pluralismo rispettiamo le differenze, ma ciò non
significa che tutto sia relativo. Le
chiese evangeliche vivono un cristianesimo «emendato» o purificato che ha eliminato dottrine,
devozioni e riti considerati aggiuntivi e non conformi al mes®sggio biblico originale. Qui sono
presentati sia il fondamento co'h'Jne sia le differenze che ancora separano le due grandi confes®'oni cristiane nel mondo.
m mmetStrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http;//www.arpnet.it/~valdess/claudian.htm
Qlor^Carafdet
protestanti
e cattolici ;
differenze
magistrati continuino pure a
far carriera non per capacità
ma per anzianità (ref. n. 4).
Il nostro paese, dice giustamente l’articolista, «desidera
essere governato bene con
onestà e saggezza». Ma siamo realisti: la parola d’ordine è la ricerca del consenso
che spesso fa a pugni con la
vera giustizia, il bene comune. Un cittadino di Torre Pellice, al presidente del seggio
che lo informava della scarsa
affluenza alle urne, diceva lapidariamente: «Abbiamo lo
stato che ci meritiamo».
Walter Sellari
Torre Pellice
Il rientro
dei Savoia
Su «La Stampa» in giugno
era stata pubblicata una mia
lettera con un commento sul
previsto rientro dei Savoia in
Italia. Pur considerando l’argomento di scarso rilievo storico, come cittadino mi dichiaravo favorevole al loro rientro, ma a due precise condizioni: 1) prima del ritorno
Vittorio Emanuele dovrebbe
solennemente e pubblicamente chiedere il perdono a
tutti gli italiani che hanno dovuto subire il fascismo, le leggi razziali, la guerra, le distruzioni, i lutti. 2) Quando deciderà di visitare il Piemonte,
dovrebbe venire nelle Valli,
dove i valdesi subirono orrendi massacri (1560-61; 1655;
1686} per opera dei suoi predecessori ben coadiuvati dai
francesi e da Santa Romana
Chiesa, e qui invocare il perdono a questo popolo sopravvissuto nei secoli conservando un patrimonio immenso
di cultura e fede.
A chi chiedere perdono,
quando non ci sono più le
vittime e i carnefici? Una richiesta di perdono sincera rivolta al Signore. Sarebbe comunque un gesto simbolico
significativo. Willy Brandt a
Auschwitz, inginocchiato,
chiese perdono a nome del
popolo tedesco alle vittime
del genocidio.
Lo storico Giovanni Gönnet mi aveva, sempre sulla
«Stampa», quasi «rampognato», perché secondo lui le
colpe di questi massacri si
dovevano in parte ascrivere
ai valdesi stessi. Gli ho fatto
allora notare che i morti non
sono tutti uguali, perché dipende da come sono vissuti:
ci sono morti perseguitati e
morti persecutori, morti oppressi e morti oppressori,
quelli che avevano scelto di,
morire nella purezza dell’Evangelo e quelli che avevano
scelto di morire da assassini.
Ermanno Aimone - Rodello
LA
TAVOLA
VALDESE
cerca
un volontario
possibilmente ex capo officina meccanica per la gestione di una piccola officina (16 operai) per lavorazioni meccaniche di precisione, su disegno, disposto a trasferirsi per almeno
sei mesi a Riesi (Cl).
Offresi vitto e alloggio,
rimborso spese viaggio e
trattamento Associazione
evangelica volontariato.
Rivolgersi a Tavola valdese, via Firenze 38, 00184
Roma, fax 06-4743324.
PiccoLLi .Annunci
In seguito al suo trasferimento il nuovo indirizzo del
pastore Donato Giampetruzzi è: via Cavallerizza 53,
83044 Bisaccia (AV).
Appello del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Per una buona legge sulPimniigrazione
L’iter della legge sull’immigrazione, il cui
relatore è l’on. Domenico Maselli, è entrato in
una fase decisiva. Il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei invita singoli, gruppi
e chiese a mandare fax ai parlamentari
membri della I Commissione affari costituzionali della Camera perché nella legge in discussione siano salvaguardati alcuni punti.
Presentiamo qui una sintesi della lettera che
il Srm ha preparato, sottolineando che un testo più dettagliato può essere richiesto al Srm
della Fcei - via Firenze 38 - 00184 Roma. Tel.
efia: 06-48 905101.
«Le chiese evangeliche seguono con vivo
interesse l’iter della legge sull’immigrazione
in quanto i loro membri, come cittadini di
questo paese, sentono la responsabilità verso le persone che vengono in Italia in cerca
di protezione, di lavoro, di formazione professionale. Ritengono che una buona legge
sia necessaria per garantire i diritti umani a
tutti coloro che si trovano già in Italia o che
si presentano alle nostre frontiere, per rendere possibflé una convivenza multiculturale pacifica, per combattere la piaga dello
sfruttamento degli ingressi clandestini e del
traffico di esseri umani. Le chiese evangeliche chiedono pertanto di emendare il disegno di legge presentato dal governo secondo
le indicazioni proposte dal gmppo di riflessione attivato insieme a varie associazioni di
area laica fatte già pervenire al governo e al
Parlamento come “emendamenti irrinunciabili”. In particolare chiedono:
1) con riferimento ai provvedimenti dì allontanamento dal territorio dello Stato
- la previsione di un’effettiva possibilità di
ricorso contro il provvedimento d’espulsione;
- la possibilità per lo straniero die si presenti alla frontiera di accedere a strutture di
assistenza e orientamento da istituirsi ai valichi di frontiera;
2) con riferimento alla programmazione
dei flussi di immigrazione per lavoro
- l’istituzione di liste di prenotazione nelle
rappresentanze diplomatiche dei paesi di
emigrazione nelle quali coloro che aspirano
a migrare in Italia si possano iscrivere;
- la possibilità che lavoratori stranieri facciano ingresso in Italia anche senza la copertura di uno sponsor per consentire rincontro diretto con la domanda di lavoro;
- la garanzia di reingresso per i lavoratori
stagionali che lascino il territorio dello Stato
alla scadenza del permesso;
3) con riferimento all’inserimento sociale
- la precisazione dei criteri per accedere
alla carta di soggiorno e la drastica limitazione delle possibilità di revoca della stessa;
- l’abolizione della condizione della reciprocità fra l’Italia e i paesi di provenienza
degli immigrati riguardo al godimento dei
diritti civili;
- l’estensione per lo straniero a tutti i settori professionali della possibilità di iscrizione agli albi ove la persona abbia titoli di studio conseguiti in Italia o titoli equipollenti
conseguiti altrove».
I fax possono essere mandati all’on. Rosa
Russo lervolino, presidente della 1 Commissione (jnx: 06-69941078} e all’on. Domenico
Maselli (fax: 06-67602690) con preghiera di
estendere le richieste anche agli altri membri
della commissione.
La brutta esperienza di una giovane somala
In Italia in un «momento sbagliato
»
ALFONSO MANOCCHIO
Treno Roma-Llvomo, un
giorno qualsiasi del mese
di giugno. L’Italia è attraversata dalla sindrome Somalia:
«Italiani brava gente» è un
mito decaduto. Una passeggera di colore viaggia su quel
treno come tanti altri e come
a tanti altri in qualsiasi giorno dell’anno le è capitato di
non riuscire a fare il biglietto
per prendere il treno utile in
partenza. Si può rimediare
viaggio facendo, ma a quella
«sporca negra» non è permesso; è già molto accettarla
su suolo italiano ed è inaccettabile concederle di andare in giro sui treni italiani
senza biglietto. Il buon senso
e la civiltà di una passeggera
italiana corsa in aiuto vengono categoricamente tacitati
con un «tu non ti impicciare»
da parte del controllore di
quel treno. La donna di colore si ribella, come qualsiasi
persona civile, ma è costretta
a scendere. Nuova ribellione.
A Livorno l’attendono due
poliziotti che l’accompagnano in carcere per resistenza a
pubblico ufficiale. Cinque
giorni di limitazione della libertà. Soltanto un giudice attento vi pone rimedio e le
ridà libertà con l’obbligo di
risiedere a Palermo.
Evelyn (è un nome di comodo) è capitata in un momento sbagliato alle prese
con una mente, tra l’altro insindacabile, ottundila dall’onore dell’esercito e in particolare della Folgore. Dall’insieme dello svolgimento
dei fatti si ha la netta impressione che Evelyn sia entrata
nella tana del razzismo acceso dall’orgoglio patrio: «Questi sporchi negri che siamo
andati a civilizzare, ad aiutare, che accogliamo in mezzo
a noi, ci ripagano con moneta ingrata con la complicità
di citrulli italiani!».
Qualche altro aggiunge:
«Perché tanta cagnara intorno a qualche foto? Il buon
nome di un’istituzione non
vaie molto di più di un vile
prigioniero o di una schifosa
puttanella?». E più oltre uno
dei partecipanti alla campagna di Somalia, spettatore
dei fatti, rincara sconsolato:
«Allora eravamo considerati
degli eroi...». In molte zone
della nostra società si affacciano questi grappoli di idee,
il cui fondamento è da porsi
nella concezione gerarchica
della società.
A questo punto bisogna affermare rigorosamente che
nulla è tanto sacro sulla terra, neppure la chiesa, da non
poter essere sottoposto a
giudizio. Tutto deve rimanere a livello umano, creato. È
tanto più credibile quanto
più assume le vesti della fragilità creaturale. Si dice che
le colpe sono del singolo: è
giusto, ma tutti sappiamo
quali contaminazioni circondano l’individuo negli am
bienti in cui vive e si sviluppa. Allora qualunque istituzione, quando succedono
certi fatti, non deve subito
difendersi, ma interrogarsi e
farsi interpellare. È questa la
normalità, è umano che sia
così. Diversamente si costruisce un monstrum, sacro,
intoccabile; infine, in democrazia (lasciandosi alle spalle
quella bloccata e disseminata di misteri prima del 1989),
una istituzione deve porsi
nella condizione della trasparenza. Porsi oltre è negare
le ragioni e le radici della democrazia, è costruire i motivi
per negare la dignità dell’altro e del prima.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«In pace mi coricherò e in pace
dormirò perché tu solo, o Signore,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
I figli e I familiari del caro
Ettore Travers
di anni 90
riconoscenti, ringraziano quanti
con telefonate, scritti e presenza
sono stati loro vicini in questa dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare
al doti. Cesare Picca Coronella,
al pastore Deodato e alla signora
Germana Costantin.
Inverso Rinasca, 11 luglio 1997
RINGRAZIAMENTO
«Siate saldi e il vostro
cuore si fortifichi, o voi tutti
che sperate neH'Etemo»
Salmo 31,25
La moglie, i figli e i parenti tutti
ringraziano tutti coloro che in modi diversi sono stati loro vicini nella triste circostanza della perdita
del loro carissimo
Edoardo Ribet
San Germano Chisone
29 giugno1997
La comunità della chiesa di
Perrero-Maniglia partecipa commossa al dolore di Ernesto Micci
e della famiglia per la scomparsa
della moglie
Lina Tron
Ferrerò, 6 luglio 1997
RINGRAZIAMENTC
I familiari del caro
Stefano Melli
di anni 72
Commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di solidarietà, affetto e stima ringraziano
tutti coloro che con presenza,
scritti, parole di conforto, fiori e
opere di bene sono stati loro vicini
in questa circostanza.
Un ringraziamento particolare
al medico curante dottoressa Susanna Brun, al pastore Claudio
Pasquet, al sig. Luigi Demaria, ai
siedaci e alle amministrazioni comunali di Luserna San Giovanni e
Bricherasio, alle Associazioni partigiane, al sig, Cttavio Trucco e ai
collaboratori e dipendenti della
ditta Italmec.
Luserna San Giovanni
1 Muglio 1997
RINGRAZIAMENTC
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I familiari del caro
Mario Meynet
sentitamente ringraziano tutti
coloro che in ogni modo hanno
voluto dimostrare la loro stima e
solidarietà nella triste circostanza.
Un grazie in particolare alla Cri
di Torre Pellice, al pastore Pasquet, ai dottori Genesi e Mourglia, ai vicini di casa Albina e Tullio Saretto, ai signori Franco Cangioli e Arturo Caffarel, all’Arma
aeronautica sezione di Pinerolo e
nucleo vai Pellice.
Luserna S. Giov., 11 luglio 1997
20
PAG. 1 2 RIFORMA
^ALE ------^
VENERDÌ 11 LUGLIO 1997
Russia: approvato dalla Duma il nuovo disegno di legge
Vittoria della Chiesa ortodossa russa contro
il «proselitismo» cattolico e protestante
FERDINANDO PELAZZO
MOSCA — Il 23 giugno
1997, nonostante le pressioni
di alcune chiese protestanti
(battiste, awentiste, pentecostali) e delle associazioni per
la difesa della libertà di coscienza, la Camera bassa del
Parlamento russo (Duma) ha
approvato, in terza e definitiva lettura, il testo di legge sulla «Libertà di coscienza e le
associazioni religiose», che
parrebbe ancora più restrittivo di quello votato, in seconda lettura, il 18 giugno scorso,
e di cui si fa riferimento nel n.
25 di Riforma. L’ulteriore elemento di novità consisterebbe nel divieto per le organizzazioni religiose presenti da
meno di 15 anni di svolgere
attività caritativa. Queste organizzazioni, inoltre, non sarebbero autorizzate a svolgere
attività pubblica (culti compresi) o educativa e a detenere delle proprietà, mentre i
missionari stranieri potrebbero svolgere la loro attività in
Russia solo sotto gli auspici di
un gruppo religioso «tradizionale» e quindi registrato.
Il testo di legge concede,
infatti, eguale dignità alla due
religioni storicamente prevalenti in Russia (ortodossia e
Islam) a cui sono collegati
anche il buddismo e l’ebraismo. La proposta, così approvata, deve ora passare al
vaglio del Consiglio della Federazione (Camera Alta), dove non si prevedono soverchie difficoltà, a cui seguirà la
firma o meno del Presidente.
Quest’ultimo non ha ancora
espresso un parere in merito,
però si possono sin da ora
trarre alcune considerazioni;
1) normalmente la terza
lettura presso la Duma non
modifica il contenuto di un
testo di legge, come in questo
Mosca, la Piazza Rossa
caso, ma si occupa soltanto
di aspetti formali; vi è da ritenere quindi che la stragrande
maggioranza del Parlamento
(300 su 308) sia favorevole alla salvaguardia delle religioni
«tradizionali» al punto di introdurre delle novità nell’iter
legislativo.
2) Il legame tra la Chiesa
ortodossa e il governo sta diventando sempre più stretto.
Ogni cerimonia, laica o religiosa, vede la presenza del
pope ed è significativo il ripristino della domenica festiva, anche in presenza di festività infrasettimanali, che in
passato avrebbero comportato l’abolizione della stessa; è
quanto accaduto in occasione dell’anniversario dell’indipendenza della Russia dal’Urss (giovedì 12 giugno) per
il quale non è stato concesso
lo slittamento della domenica al venerdì onde consentire
la chiusura delle aziende per
tre giorni consecutivi (giovedì, venerdì e sabato); la decisione è stata presa in segui
to alle proteste della Chiesa
ortodossa, che ha sottolineato l’importanza del 15 giugno, domenica di Pentecoste.
3) La proposta di legge è
sostenuta non solo dagli ortodossi, ma anche dagli islamici e raccoglie consensi, come dimostra l’esito del voto,
dalla sinistra comunista (iniziatore e relatore della legge è
il comunista Zorkaltsev),
mentre solo alcuni «liberali»
si sono opposti.
4) La preoccupazione dominante nella Duma di frenare le possibili attività illegali delle sette non regge in
quanto, ovviamente, esistono
già leggi specifiche contro tali
eventualità. In verità il testo
di legge permette, da un lato
alla Chiesa ortodossa e
all’Islam, principalmente, di
godere di alcuni vantaggi di
posizione, dall’altro allo stato
di tornare ad interessarsi di
questioni religiose, concedendo 0 negando le apposite
licenze, così come avveniva
in un non lontano passato.
Un bollettino speciale dell'Osce dedicato al problema
Le restrizioni della libertà religiosa in Europa
Secondo Karen Lord, consigliere alla Commissione del
Congresso Usa incaricata
delle questioni della «Organizzazione per la sicurezza e
la cooperazione in Europa»
(Osce), la libertà religiosa viene «frequentemente rifiutata
in tutta impunità». In un bollettino speciale dell’Osce dedicato alla libertà di religione, Karen Lord spiega che tale libertà viene limitata dall’imposizione di restrizioni
per la registrazione legale
delle comunità religiose e dal
«diniego del diritto di esprimersi liberamente sulla religione». L’Osce, che comprende tutti gli stati europei, gli
Usa e il Canada, nonché la
Russia e i paesi dell’ex Urss,
si occupa delle questioni di
sicurezza e dei diritti della
persona in Europa.
Karen Lord parla tra l’altro
della situazione in Russia dove, afferma, gli «oblast» (distretti) hanno adottato leggi
che restringono la libertà delle minoranze religiose. Tali
restrizioni sono state imposte
anche in Azerbaigian, in Uzbekistan e in Albania. In Bulgaria, alcuni gruppi non ortodossi vengono dipinti «in
modo spaventoso e impreciso» dai media. In Turchia,
paese membro della Nato,
delle restrizioni limitano la libertà religiosa dei cristiani e
in Grecia, paese membro
dell’Unione europea, i gruppi
minoritari non ortodossi sarebbero «relegati ad uno status di seconda classe».
«Il non rispetto della libertà
religiosa con l’imposizione
abusiva di condizioni di regi
strazione deve finire, così come le restrizioni imposte.dai
governi circa la libertà di
espressione quando si tratta
di religione - chiede la Lord
-. Se delle restrizioni governative simili a quelle che vengono imposte ai gruppi religiosi di molti paesi venissero
applicate ai partiti politici di
opposizione, questi governi
verrebbero denunciati come
non democratici».
Eroi Akdag, rappresentante
dell’Osce, ha precisato che
un gruppo consultivo di undici esperti, istituito nell’
aprile scorso, al termine della
riunione dell’Osce sui diritti
religiosi, elaborerà un «rapporto preliminare» mettendo
a confronto le differenti leggi
religiose nei paesi dell’Osce;
tuttavia ha aggiunto che molti governi di paesi membri
dell’Osce devono ancora indicare la loro volontà di dare
più mezzi all’Osce per affrontare efficacemente la questione dei diritti religiosi. «Alcuni
fatti gravi verificatisi di recente in Europa hanno evidenziato l’importanza della
religione come fonte potenziale di conflitto. Ma soltanto
un terzo dei governi ha finora
risposto alla nostra richiesta
di documenti legali a questo
riguardo», ha precisato Eroi
Akdag, che ha ancora fatto
notare come «alcune chiese,
benché forti nel loro paese e
senza problemi per quanto
riguarda la loro situazione,
possono anche non approvare l’intervento di un’organizzazione internazionale, con il
timore che ciò provochi una
presa di posizione de facto a
È accusato di aver rubato fondi per la lotta all'apartheid
Il prossimo 4 agosto Aliati Boesak comparirà
davanti alla Corte Suprema di Città del Capo
Il prossimo 4 agosto sarà
celebrato, davanti alla Corte
Suprema di Città del Capo, il
processo contro Allan Boesak, personalità ecclesiastica
molto nota e militante impegnato contro l’ex regime
dell’apartheid in Sud Africa.
Allan Boesak dovrà rispondere di. 30 capi di imputazione:
21 per furto e 9 per truffa. È
accusato infatti di avere sottratto fondi versati dall’Organizzazione di aiuti umanitari
danese DanChurchAid alla
Fondazione «Pace e giustizia»
di cui era direttore, e destinati alle vittime del regime
dell’apartheid.
Il 17 marzo scorso, Allan
Boesak è rientrato dagli Stati
Uniti e si è presentato davanti al tribunale di Città del Capo. Al termine dell’udienza, il
ministro della giustizia Dulah
Omar ha spiegato che DanChurchAid aveva chiesto
all’Ufficio della polizia sudafricana incaricato di seguire i
delitti economici di aprire
un’inchiesta.
Questo ufficio ha trasmesso il suo rapporto al procuratore generale, il quale ha deciso di rinviare a giudizio Allan Boesak. Quest’ultimo si è
sempre dichiarato innocente.
Dopo la sua comparizione,
Allan Boesak è stato messo in
libertà provvisoria. Ex membro influente del Congresso
nazionale africano (Anc),
Boesak aveva rinunciato a diventare ambasciatore presso
l’Onu a Ginevra quando era
scoppiato ii caso, e si era trasferito con la famiglia negli
Usa, dove ha svolto vari incarichi universitari.
Al suo rientro in Sud Africa,
il Consiglio delle chiese del
Sud Africa (Sacc) ha rivolto a
Boesak un messaggio di sostegno. «Vogliamo assicurarlo della nostra amicizia duratura - ha scritto il Sacc in una
dichiarazione resa nota a
lohannesburg l’8 aprile scorso -. Questo non significa che
abbiamo preso posizione nel
processo che verrà celebrato.
Significa semplicemente che
Allan Boesak è un amico che
era dei nostri durante gli anni
di lotta e che resta dei nostri
oggi, qualunque sia la sua situazione personale». Il Sacc
ha dichiarato di accogliere
Boesak «nel paese al quale
appartiene: il Sud Africa. È
triste constatare che con l’avvento della nostra nuova società, egli sia dovuto andare a
vivere in un’altra nazione per
un così lungo periodo».
Il Sacc si è dichiarato preoccupato dall’eventualità di
uno sfruttamento mediático
del processo, come avvenne
per il processo a O. J. Simpson negli Usa, e di una divisione dell’opinione pubblica
Allan Boesak il giorno del suo
ritorno in Sud Africa
secondo linee razziali: «Temiamo soprattutto che questo processo venga sfruttato
da coloro che non si preoccupano molto della nostra
nuova democrazia, fondata
sull’unione di un popolo, per
trasformarlo in un processo
nazionale (...) e dividere una
volta di più un popolo oggi
unito in una sola nazione.
D’altronde, si avvertono già
segni in tal senso». Il Sacc,
ha precisato la dichiarazione, continua ad intrattenere
rapporti amichevoli con l’organizzazione danese DanChurchAid. (eni)
Davanti alla Commissione «Verità e riconciliazione»
Sud Africa: l'Esercito della Salvezza si pente
per il suo silenzio durante l'apartheid
favore di nuovi gruppi minoritari. Al contrario, chiese
aperte sul piano ecumenico
possono reagire positivamente e ritenere, come noi,
che non ci dovrebbero essere
limiti alla libertà religiosa».
Il bollettino dell’Osce sulla
libertà religiosa contiene
inoltre un articolo di un rappresentante della Conferenza
delle chiese europee (Kek),
Uwe-Peter Heidingsfed. Pur
condividendo l’idea di un
esame comparativo delle leggi e dei regolamenti negli stati membro, Heidingsfed ritiene che occorra riflettere di
più sulla questione dei diritti
rispettivi delle chiese di stato
e delle chiese minoritarie,
sulle circostanze nelle quali
gli stati possono limitare in
modo legittimo la libertà religiosa, e sul modo di fare
fronte alla proliferazione di
nuovi gruppi e movimenti religiosi: «Anche se le società di
tutti gli stati europei sono
pluraliste, le chiese hanno
ancora un ruolo cruciale da
giocare per salvaguardare e
promuovere i valori etici e
spirituali che hanno dato la
sua anima all’Europa. Questi
valori, che i cristiani condividono con altre religioni, sono
necessari se il continente
vuole ritrovare la sua salute
morale e la sua vitalità spirituale. È importante riconoscere che lo stato non ha nulla da concedere in questo
campo particolare, ma deve
soltanto garantire che le
chiese e le comunità religiose
possano godere pienamente
della libertà religiosa», ha dichiarato. (eni)
L’Esercito della Salvezza
ha riconosciuto davanti alla
Commissione «Verità e riconciliazione» di avere mantenuto il silenzio di fronte
agli abusi commessi sotto il
regime dell’apartheid in Sud
Africa e di pentirsi oggi per
tale silenzio.
Nel documento che ha
presentato all’arcivescovo
Desmond Tutu il 7 giugno
scorso, l’Esercito riconosce
che «avendo adottato una posizione apolitica, ci siamo
serviti di questo atteggiamento per evitare la forma di protesta per la quale l’Esercito
della Salvezza era noto in precedenza. Avendo nelle nostre
file persone di ogni convinzione politica, abbiamo scelto
di stare zitti, il che è un peccato di omissione di cui ci
pentiamo profondamente».
Questa incapacità di parlare contro l’apartheid «ha disumanizzato i nostri membri
e diabolizzato gli artigiani del
cambiamento, distruggendo
la fiducia in tutte le relazioni
- continua il documento -.
Abbiamo dato prova di autosoddisfazione e di paternalismo, di ripiegamento su noi
stessi e di indifferenza nei
confronti di ciò che stava avvenendo intorno a noi. Anche se si può pensare che un
tale atteggiamento ci permette oggi di esercitare più
liberamente il nostro ministero, dobbiamo confessare
che questo era un peccato,
un affronto fatto a Dio e
all’umanità».
In quel periodo, prosegue
il documento, l’Esercito della
Salvezza voleva seguire il
principio di non lasciarsi
coinvolgere nella politica; «Ci
sforzeremo tuttavia di non
nasconderci dietro questa
scusa per giustificare il nostro
silenzio mentre avremmo dovuto essere pronti a parlare
con voce profetica e senza timore sulle questioni di giustizia». Il tenente colonnello
Briant Tuck, portavoce dell’
Esercito della Salvezza presso la sede di Johannesburg,
ha precisato che l’organizzazione conta circa 24.000
membri in Sud Africa. Stabilitasi in Africa australe fin dal
1883, era aperta a tutte le
razze, anche se ha incoraggiato l’idea di uno sviluppo
razziale separato, cosa frequente in quel tempo.
L’Esercito della Salvezza ha
abbandonato il Consiglio
delle chiese del Sud Africa
(Sacc) nel 1978 ma vi è rientrato nel 1994. «Essendo non
politici, non eravamo contenti di vedere che il denaro
che davamo al Sacc veniva
dato ai combattenti della libertà [contro l’apartheid]»,
ha ricordato Briant Tuck.
Un’altra grande chiesa del
Sud Africa, la Chiesa riformata olandese (Nederduitse Gereformeerde Kerk-Ngk), che
conta circa 1,3 milioni di
membri, rifiuta di presentare
un rapporto alla Commissione circa il suo ruolo nell’appoggio all’apartheid.
Fino alla fine degli Anni 80
questa chiesa ha sostenuto,
per motivi biblici e teologici,
la politica dell’apartheid; tuttavia il presidente Freek Swanepoel ha dichiarato recentemente ai giornalisti di Pretoria che la Ngk ha incaricato
un esperto di preparare un
documento su questo tema,
che dovrebbe trattare dello
«sviluppo delle relazioni tra i
gmppi etnici e delle relazioni
razziali aH’interno della chiesa partire dal 1962». (eni)
L'«oro dei morti» rapinato agli ebrei
Jean Ziegler: «La Svizzera
deve scusarsi pubblicamente»
Stuart Eizenstat, del ministero del Commercio degli
Stati Uniti, ha pubblicato un
rapporto da cui risulta che
l’accordo di Washington del
1946, che prevedeva la restituzione dell’oro rapinato alle
vittime del nazismo, è stato
rispettato solo in minima
parte dalla Svizzera. Essa infatti ha messo a disposizione
solo il 15% dell’oro rapinato,
per un valore di 58,1 milioni
di dollari, mentre 231 milioni
sono rimasti nelle casse delle
sue banche.
Eizenstat ha affermato che
gli svizzeri durante e dopo la
seconda guerra mondiale sono stati i maggiori banchieri
e finanziatori del nazismo. Le
«fiorenti relazioni commerciali» con il Terzo Reich hanno sostenuto e prolungato la
guerra della Germania nazi
sta. La maggior parte dell’oro, depositato nelle banche svizzere in lingotti, è in
gran parte «oro dei morti» ricavato dai gioielli e dai denti
degli ebrei vittime del nazismo. li rapporto ritiene però
che i banchieri svizzeri non
fossero al corrente di questo
particolare.
Il sociologo ginevrino Jean
Ziegler, in un’intervista rilasciata al rotocalco «Blick» di
Zurigo, nel riprendere le affermazioni del rapporto ha
detto che la Svizzera deve fare pubblica ammenda per
questo fatto e scusarsi pubblicamente.
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