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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S<>fpi(>iida Iu TeriU nella cariti
Efïs. IV. 15.
Si distribnlsce ogni Venerdì. — Per caduQ Namero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 20.
Condizioni d’A»so«iaKione :
Por Torino — Un Anno L. S. — Adomicilio L. « . — Proviscie l. « tO.
Sei mesi >3. — ■ 3 &o • a 99.
Tre mesi • 9. — » 3 _ • 9
Per Francia e Svìzzera franco a destmazioiic, e per linghilterra franro al contine lire 9 ftO
per ta anno, e lire ft per sei mesi.
num. 3t.
Le A»itociazioi)i si ricevono : in Tuiii?«o aU'UinzIo «lei (¿lurnale, viale del Re,
— A Genova^ alla Cuppellii Val«leMe. nun-a di S. Chiara.
Nelle pruviiicie, presso tutti gli postali )>cr mezzodì Vayïia, die dovranno essere inviati
fVanco ai Direttore delia Bio.na Nüvklla e non altrimenti.
Air estero, ai seguenti iuAiritzi: Loìdkà, dai «igu- NiM9i>eu e librai, at Hcriitfrs-s(r«et;
Parigi^ dallalibreriaC. Meyrucis,rne Tronchet, 2;Nimes, dui sig. Peyrot-Tinel llhruio; Ijonr;
dai aigg. Deniü et Petit Pierre librai, rue Neuve, (8; G(NtVKA,dal sig. K. Heioud libraio
Losanna, dal sig. Delafoiàaine libraio.
^Sommario.
Spedale evangelica di Genova. — Scuola di teologia a Torre-Valdese. — La luce si fa. — Ai
miei Concittadini pii. — Sfratto di due cristiani
evangelici dalla Toscana. — Industrie e maneggi dei sanfedisti. — Notizie : Piemonte. —
Avviso.
OBLAZIOM PER L’OSPEOALfi EVA.\GELICO
DI
«5a-jE::T«£r«a»^w^^
Oltre le somme già indicate, abbiamo
testò ricevute dal sig. N. N. . . L. 5.
SCUOLA DI TEOLOGIA
x»K 'X'OK.n.E:
Caldamente preghiamo ia Direzione di
tutti i giornali evangelici cui giunge la
Buona Novella a voler riprodurre nelle loro
colónne il seguente annunzio :
« Due cattedre, una di teologia esegetica
e critica, l’altra di teologia storica sono vacanti nella nuova scuola di teologia, con
deliberazione del Sinodo del 1854, annessa
al Collegio Valdese di Torre.
Le condizioni cui dovranno i competitori
a lali cattedre soddisiare sono le seguenti ;
a). Capacità scientifica ben constatata ;
b) Pietà sincera;
c) Sana dottrina ;
d) Schietta professione dei principii co
stitutivi della Chiesa valdese ;
c) Póssibiliià di porgere il loro insegnamento si in italiano che in francese;
/) Obbligo ai due eletti, finché non sia
nominato il terzo professore, di spartire fra di loro, oltre il proprio insegnamento delle rispettive cattedre,
quello della teologia sistematica e
pratica ;
g) Dare tra 10 e 15 ore di lezioni alla
settimana.
1 materiali vantaggi annessi a queste due
cattedre sono:
a) Annuo stipendio di L. 2000 cadauna ;
b) Alloggio convenevole o indennità cor
rispondente.
1 ministri del santo Evangelo, a qualun
que fra le comunioni evangeliche essi appartengano, sono ammessi a competere, a patto
che soddisfino alle varie condizioni sovra
enunciate.
I competitori dovranno, alla loro domanda, unire i documenti di qualunque
genere sui quali essi la fondano e mandare
ogni cosa al sig. Moderatore della Chiesa
Valdese, Torre {Piemonte), prima del i5
oilobre veìituro.
Nel caso che le domande giunte a quell’epoca non consentano una nomina definitiva, si avrà ricorso ad un concorso per via
di esame in queU’epoca e luogo che verrà
ulteriormente stabilito, ma, in ogni caso,
prima della metà del maggio venturo.
Ma si in un caso che nell’aUro, i competitori sono fin d’ora avvisali, che in conformità col vigente Regttl raento, la scelta fatta
dal Corpo dei Pastori non può essere considerata come definitiva, se non dopo ottenuta
la sanzione del Sinodo.
La Direzione della Buona Novella è istantemente pregata a voler dar posto uelle sue
colonne al suddetto annunzio, invitando, a
nome dei sottoscritti, i Direttori dei giornali religiosi evangelici di ogni paese e lingua a fare altrettanto.
Per il corpo dei Pastori, e dielro speciale
incarico del medesimo :
B. Malan, Pastore
B. Tron, Professore
G. P. Meille, Min. del S. Ev.
LA LUCE SI TA
Sì, grado grado la luce si fa, si diradano le
tenebro; cd a questo benefico risultato non
concorrono soli gli sforzi di coloro cui piace
la luco ed ardentemente la procacciano, ma
anche di coloro che la osteggiano, e tutte le
loro facoltà, tutta l'energia di cui sono capaci
le spendono a solTocarla. Nel novero dei loatativi piit arditi fatti a tal fine di solTocare la
luce e che avranno reffelto opposto di ravvivarla , merita al certo uno dei primi posti la
recente definizione della sìm labe, quella pili
che sfrenata manifestazione dello spirilo idolatrico di cui è profondamente informata la
Chiesa papale. 1 nostri lellori già sanno a quali
nobili 0 coraggiose proteste la proclamazione
di un lai domma abbia dalo e dia tuttora luogo
in Francia , per parte di un buon nerbo , cho
va ogni dì ingrossando, di preti generosi e pii,
ai quali serve di organo Y Obnertakur Catholique che si stampa in Parigi. Pariuienti sono
ad essi noto le sevizie, e diciam meglio le barbarie fatto soffrire in Ispagna ad un frate domenicano , il padro Morgaez, per aver quesli
avuto l’ardire di chiamare con quel nome chesi
meritava una silTalta innovazione. L'Italia nostra nò potea nò dovea mancare d’uomini pii o
dotti quanto coraggiosi, che alia lor volta protestassero contro simili enormezze. Uu primo
cenno della esistenza infra di noi di uomini
tali ci venne dato, or fanno circa duo anni, ia
quell’iwireo libro, di penna ignota, venuto alla
luce 1.» fTorino, e nel qualo il nuovo domma, cho
slava allora per spuntare, viene inipoguato eoa
tale una potenza di raziocinio, e sì abbondanti citazioni così della Scrittura che dei Padri da convincere anchw i [ <u renitenti. Cn secondo assai
più del primo importante, ed a cagiono del
quale noi sinceramenle ci rallegriamo, ci vien
profTerto nolla lettera che da qiuitlro preti di
Pavia veniva diretta, mesi sono, al [ladre sovrannominato, e che YObsercaleiir Catholique
ha testò fatta di pubblica ragione, in una col
nome degli scriventi. Tutli e quattro l’indomani dolla proclamazione del nuovo domma
presentavano, contro di esso, al lor dÌ9cesano
una protesta, per cui incorsi nella scomunica
maggiore si videro vietato qualunque sacerdotale uffizio. All'avvicinarsi delia Pasqua chiedetlero umilmente al vescovo di potersi approssimare al Sacramento, come semplici fedeli, ma anche queslo venne loro duramente
niégalo. Il che non lolse, che udendo della cattività di un loro confratello, perla stessa causa
che li faceva bersaglio a tante ire, iinmanlinente gii dirigessero una lettera di congralu»
lazione e d’incoraggiamento. In essa lettera
spira insieme al piii nobile ardire tanta semplicità, una pietà ed una fede tale «he non ci
venne fatto di scorrerla senza sentirci potentemente commossi, e senza che ci balenasse noi
cuore un raggio di speranza suH’avvenire religioso, per lami aspetti cosi fosco, della nostra
cara pairia. Ecco di quel nobile documento gli
squarci principali che togliamo dalla Semain«
Religieuse:
« Fra i preti del nostro paese, dicono i segnatari della lettera, havvene pochi i quali credano di cuore al dogma dell’Immacolata Concezione: il maggior numero, prima della definizione, lo detestavano apertamente; ma in
seguito, alla vista del pericolo, obbedirono
agli ordini ricevuti, per varii molivi. — I fe-
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deli son divisi in due parti. Gli uni, pii in apparenza , non lo sono in realtà, abbracciano
ciecamente il dogma pontificale, rifiutano d’istruirsi, 0 ci tengono in ahbominio quali eretici. Gli altri non sono nft freddi nè caldi, ma
tiepidi ; laonde o deridono il dogma o non se
ne occupano di piìi che del rimanente della
religione. Tuttavia, per la grazia di Dio, se ne
trovano alcuni fra i laici, pochissimi è vero,
che servono al Signore in ispirito e verilà: cotesti detestano il dogma perverso e si mostrano
pronti a tutto. Si possono eziandio citare parecchie donne che, spinte dalla necessità, hanno
accettata battaglia contro il nemico con virile
coraggio, e che, dopo molti mesi, allontanaronsi dalla confessione e dalla eucaristia».
Senza duhliio, il padre Morgaez sarà stato consolalo e sostenuto nella sua prigione da queste
parole affatto evangeliche de’ suoi fratelli lombardi: c II nostro Redentore e capo ha redento
il mondo per la sua croce e per la sua morte,
e conveniva che il grano di frumento seminato
nella terra morisse aflìnchò portasse in tutto
l’universo abbondante frutto. Simile sorte ò
riserbata a’ suoi discepoli; queglino altresì che
la grazia di Dio scoglie per banditori del Vangelo non raccolgono nella gioia, so non seminano nelle lagrime; non porteranno mai i
loro covoni con allegrezza se non avranno
sparsa la semente della verità piangendo ». —
« Coraggio adunque, atleta di Cristo, che le
avversità non abbattano mai la vostra forza
d’animo ! RaiTorzatevi nel Signore, siate pieno
di vigore e tenete ben forte ciò cbe possedete,
imperciocché quegli che persevererà sino alla
fine, sarà salvato. Se i vostri nemici non vogliono intendere la vostra confessione, non ne
avete di bisogno, essi agiscono così per odio
alla verità ; e siccome voi avete confessato
GesU Cristo e la sua parola, sarete da Lui confessato. Vi s’impedisce di dire la messa ; ma
siete voi stesso il sacrificio e l’altare sul quale
il Cristo si offre in olocausto al Padre suo :
voi non siete neppur consolato per la comunione laicale; abbiate confidenza nel Signore
nostro Dio, che nutrisce i suoi colla manna nascosta.
< Nessuna scomunica vi spaventi dopo queste parole di Crislo che vi esorta e vi fortifica
dicendo: — Io vi ho dette queste cose, acciocchó
non siate scandalizzati. Vi sbandiranno dalle
sinagoghe: anzi l’ora viene che chiunque v’ucciderà penserà far servigio a Dio. E vi faranno
queste cose, perciocché non hanno conosciuto
il padre nò me. Ma io v’ho detto queste cose,
acciocché, quando quell’ora sarà venula, voi
vi ricordiate ch’io ve l’ho dette — (Oiov., XVI,
1-4). L’ora di cui parla il Cristo ò il nostro
tempo, e lo parole che abbiamo riportato furono scritte ancho per noi. — Stiamo uniti a
tutti i nostri fratelli per la comunione della
fede nel simbolo degli aposloli, ma non del
nuovo dogma.
« Noi vi salutiamo amatissimo padre e rispettabile confessore di Cristo. II nostro gran
desiderio, riguardo a voi, si 6 che proviate col
vostro esempio che un proto di Dio, fedele al
Vangelo e ai precetti di Cristo, può essere condannato alla morto, ma non vinto. Pregate per
noi afilnchò non veniamo fiacchi nelle prove
nostre.
« Vostri fratelli e rispettosi compagni d’armi
« Alfonso Tanca, prete, di 52
anni — Giuseppe Grignani,
prete, di i6 anni — Giuseppe
Parona, di 45 anni, fu direttore degli studii nel seminario vescovile — Aloisio, prete,
di 31 anni ».
Questa lettera è datata da Pavia, il 23 febbraio 18S6.
Non è fors’egli il nobile linguaggio della
libertà cristiana in lotta coll’oppressione della
coscienza?
A’ MIEI CONCITTADINI PII
Le fahe chiose.
XI.
Le alterazioni di senso e di parole formano
un capo così vasta dell’apostasia romana cho,
se dovessi analizzarne tutti i punti, mi converrebbe percorrere dal principio alla fine l’intero
insegnamento religioso dei proti : vi dirò dunque in generale che fu attribuito ai papi quanto
appartiene esclusivamente a Gesh Cristo o al
piii ad alcuno dei dodici apostoli ; o che per
conseguenza si andò incontro a moltissimo
contraddizioni.
Prendiamo a dirittura come prova la parto
es.senziale della dottrina cristiana, cioè la regola di fede ossia il Credo. Io so che non pochi
fra voi, che sono all’oscuro del vero, stimano
che il Credo degli evangelici sia diverso da
quello de’ cattolici romani : il che è un errore
grossolano. Sappiate, o miei cari concittadini,
che i primi usano le stesse parole cbe leggonsi
nei catechismi dei vostri vescovi. In proposito,
io desidero che vi rammentiate cotesta definizione che trovasi in quelli: « Si chiama sim
< bolo (il Credo) perch'è un contrassegno col
« quale si possono discernere i cristiani dagl’in« fedeli: si chiama simbolo degli apostoli, per« chè lo composero i santi apostoli per dare a
« tutti i cristiani una stessa regola di crédere
« che contenesse i principali articoli di fede i.
Voi non troverete nessun buono riformato che
ripudii una simile dichiarazione, e dovete convenire che tutti i protestanti che si attengono al
suddetto Credo, invoco d’essere infedeli, quali
ve li dipingono i preti, sono veri cristiani, amiche stando soipplicemente, come vedete, alle
surriferito parole del vostro catechismo. Ora,
senza dipartirmi da questo, osservate nel'simbolo dov’è fatta menziono della Chiesa, del
Sanlo Spirito, della remissione dei peccali, e
seguite la mia rapida scorsa. E detlo in sulle
prime che per Chiesa devesi intendere c la con« gregazione <li tutti i fedeli uniti colla mede« sima fede in un sol corpo, di cui Gesb Crislo
« è il capo » ; e così la intendo io, così la intende ogni evangelico. Riguardo allo Spirito
Santo è pur detto ch’egli t è stato mandato non
« pei soli apostoli, ma eziandio per vantaggio
« di tutta la Chiesa, ch’ei la anima e con una
« perpetua assistenza la regge e la governa » ;
e qui ripeto, così credo io e così crede ogni
evangelico. Circa alla remissione dei peccati è
detto per ullimo nei vostri catechismi cbe « Gesìi
« Cristo ò morto por la salute di tutti gli uo*
« mini, ed ha .wddisfatto per tutti * ; e ancora una volta, così dico io e così dice ogni
evangelico.
Seguitiamo, e rimarcate, vi prego, le alterazioni susseguenti e le analoghe contraddizioni dei clericali in quesli soli tre punti, e da
esse giudicate del rimanente. Nel commentare
le ¡larole: Santa Chiesa cattolica. Comunione
dei santi (credenti in Cristo), i preti aggiungono
che cotesti santi o fedeli devono stare sotto il
gorerno dei legittimi pastori; che per essere
membro della Chiesa bisogna riconoscere ed
ubbidire il papa e gli altri legittimi pastori,
se non si vuol essere posti fuori della Chiesa e
dichiarali scismatici o eretici ; che i pastori della
Chiesa sono il papa, pastore universale.e vicario
di Gesù Cristo, e poi i vescovi e il basso clero;
che a motivo della residenza del papa a Roma,
la Chiesa dee pur chiamarsi romana, capo e
madre di tutte le Chiese, e cho fuori di essa
nessuno si salva, ecc., ecc.
Vi pare, o miei concittadini, cho le parole
espres.se del Credo rinchiudano simili idee?
Ecco già che una pagina dopo, nel medesimo
catechismo, la Chiesa non è piii la congregazione dei fedeli tutti, chierici o laici, ma per
farisaica sapienza ècoslituila di soli preti. Ecco
in seguito, che divenuta la Chiesa una compagnia di papi, di vescovi, di sacerdoti, questi
hanno la potestà di rimettere tutti i peccati, col
mezzo dei così detti sacramenti speciali da loro
introdotti, e non più Gesù Cristo unicamente,
« in cui noi abbiamo la redenzione per lo suo
« sangue, la remissione dei peccati, secondo le
« ricchezze della sua grazia » (Efesi, I, 7).
Ecco non esser più il Santo Spirito dato a tutti
0 comunicante a tutti la fede, ma a quella
Chiesa che si compone di clericali e non d’altri
uomini. Ecco che Iddio ha rivelato ad essi in
modo esclusivo le verità infallibili e ch’eglino
poi, formanti la Chiesa, le comunicano all’umanilà. Ecco infine che i santi non sono più i fedeli, com’ò detto a principio nei catechismi, e
si tramutarono invece in intercessori, mediatori e Cristi, cui dobbiamo prestar culto, e ricorrere nei nostri bisogni.
Che la dottrina dei preti contenga mille contraddizioni, effetto dello chiose adultere fatte
nella parola di Dio, sta bene ; ma in sò la parola di Dio non può averne di certo ; ora, se
nolla interpretazione di una verità, questa si
trova in contrasto con altra verità, è d’uopo cercare quel significato che le ponga d’accordo. Vi
offro ad esempio la grande profezia di Gesù
Crislo che fu tema di tanti litigi fra i papisti e
1 cristiani evangelici : al cap. XVI del vangelo
di Matteo, ver. 18 e 19, il Redentore dico a
Pietro : « Tu sei Pieiro, o sopra questa pietra
« io edificherò la mia Chiosa, e le porto dell’in« ferno non la potranno vincere. Ed io ti darò
« le chiavi del regno de’ cieli : e tutto ciò che
« avrai legato in terra sarà legato ne’ cieli, e
a tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto
« no’ cieli » • Su questa promessa fu innalzato
specialmenle il dispotismo dei papi, i quali, se
non si peritano d’intitolarsi vice-dii, molto meno
3
temono di .ippropriarsi le virtù di Pietro e di
chiamarsi tanti Pietri ; è per ciò, chc fanno
spesso udire, fra le altre, queste sentenze : una
noia greggia ed un solo pastore; dov’è Pietro,
ivi è la Chiesa; ed il pastore e Pietro sono
sempre il papa, in opposizione al vero ; ma i
clericali non riconoscono le cose che Gesù ragiona ad essi; eppure, Egli è la porta delle
pecore; Egli è il buon pastore; Egli dà loro la
vita eterna (Giov., cap. X). Or siccome nessun
passo della Divina Scrittura dev’essere ¡solatamente consideralo, poiché ciò facendo si può
cadere sovente in inganno, e siccome nna verità è d’uopo che armonizzi con quelle apparentemente contrarie, così citandovi altre parole
dol nostro Maestro, che sarebbero in contraddizione colle suespresse, ammettendo le infallibili sentenze dei preti, vi convincerete facilmente, 0 miei concittadini, della necessità di
cercare un significato diverso alle parole che
stiamo esaminando.
Gesù Crislo disse pure agli apostoli e quindi
a Pietro medesimo : « Non siate chiamati, mae« stro : perciocché un solo è il vostro dottore,
« cioè Cristo: e voi tutti siete fratelli. E non
« chiamato alcuno sopra la terra, vostro padre,
« perciocché un solo è vostro padre, cioè quel
« ch’è nei cieli. — E il maggioro di voi sia vo« stro ministro (Matt., cap. XXIII)». Riflettete
poi a quella contesa che surse fra gli apostoli
stessi, « chi di loro paresse che fosse il mag« giore ». — « Il maggiore fra voi [esclama
« Gesù) sia come il minore, e quel che regge
« come quel che ministra » (Luca, XXII). L’apostolo Pietro dichiara che Gesù * è quella pio« tra..., la quale é divenuta il capo del cantone.
« Ed in niun altro è la salute... » (Atti IV). E
l’apostolo Paolo dice: « Chi è Paolo? e chi è
Apollo? » E perla stessa ragione chi è Pietro?
« Se non ministri ». Se gli apostoli medesimi
di Gesù Cristo non furono che ministri pei quali
voi (Paolo parla ai Corinti) avete creduto, e ciò
secondo (notate bene) che il Signore ha dato a
ciascuno, io non so davvero che cosa dire dei
papi, almeno dei più, che non seguirono
certamente gli esempi dei Pietri, dei Paoli,
ecc., ecc. « Niuno può porre altro fondamento
che quello ch’è stato posto, il quale è Gesù
Cristo ». — « Pietra spirituale è Cristo ». Possibile che il papa voglia essere la pietra materiale, un mattone ! « Il capo d’ogni uomo è
« Cristo » non già la Chiesa romana. Ma udite
queste altre parole di Paolo : « Io stimo di non
« essere stalo da niente meno dei sommi apo« stoli » e ripete ancora altrove : « lo non sono
« stato da nulla meno..... bene ch’io non sia
« niente » (1» Cor. Ili, 5, 11 — X, 4 — XI, 3
— 2" XI, 5 — XII, 11). Osservate inoltre che
Paolo ci fa chiaramente conoscere che Pietro
era in particolare l’apostolo degli Ebrei, ed egli
dei Gentili; osservate che il viaggio e l’evangelizzaziono di Paolo a Roma ci sono in modo
preciso narrati, e ch’egli in Antiochia resistette
in faccia a Pieiro, perchò era da riprendere
(Galati, II, 8, 11). Figuratevi se Paolo si sarebbe opposto a Pieiro se questi avesse avuto
da Gesù Cristo il primato ; e se negli Atti e nelle
Epistole non è fatto neppur cenno veruno che
Pietro siasi mai recato a Roma, e assai sospetta
è la confusa tradizione accani[iata dai clericali,
costoro avrebbero dovuto piuttosto dire che i
papi sono i successori di Paolo; ma allora, le
promesse, fatte a Pietro ? oh ! poveri preti !.....
come evitare i due scogli ! E in ogni mo.lo, che
importa che Paolo o Pietro sia stato vescovo di
Roma?
A tutte le falle citozioni devo aggiungerne
una che sarà l’ullimà, non perchè le abbia esaurite, ma per brevità, altrimenti non terminerei
più ; e quest’ultima finirà per condurvi al retto
significato dello parole dette a Pieiro. Se al
capo XVI del vangelo di Matteo, Gesù Cristo
dirige in particolare a Simone lali promosse ;
al capo XVIII le indirizza in genere, meno la
specialissima riferibile a! nome Pietro, non solo
a tutti gli apostoli, ma a tulli i discepoli, tanto
che se due indistintamente, purchò discepoli
ossia veri cristiani (non già duo preti), consentono sopra la terra, intorno a qualunqm cosa
chiederanno, quella sarà lor fatta dal Padre
ch'è nei cieli. Perciocché, dovunque due o ire,
son raunati nel nome mio, quid sono io nel
mezzo di loro.
Dielro l’esposto, ecco il senso naturale delle
divine espressioni. Intanto voi sarete persuasi,
o miei concittadini, cho la Chiesa non ò di
Pietro, ma di Cristo ; « Io edificherò la mia
« Chiesa ». Poi, riguardo a Simone figliuolo di
Giona, « tu sarai chiamalo Cefa » che vuol dire
pietra, disse Gesù, la prima volta che lo vide;
ma quando e perchè? Il quando, fu a Cesarea
di Filippo, allorché Gesù richiese gli aposloli
chi egli, Figliuol delVuomo, si fosse ; cui Si mone tosto rispose, Tti sei Cristo il Figliuol
dell’iddio vivente. E perchò allora il nostro
Salvatore soggiunse, confermando il nomo cho
gli aveva dato due anni prima, « Tu sei Pietro
e sopra quesla pietra, ecc. ? » Perchè, rispondendo così, non fu la carne o il sangue (cioè
l’intelletlo, essendo l’apostolo ancora uomo
rozzo, che non possedeva il lume dello Spirilo
Sanlo) che aveva suggerito a Simone quelle
parole, ma il Padre celeste, inspiratore della
fervida fede, per cui Gesù lo chiama beato
(XVI, 17-19). Ed è appunto la fede viva, pronta,
impetuo.sa qualche volta, che distinguo Pietro
da tutli e che fa di Pietro un tipo di essa ; dolla
qual fede in Gesù Cristo, il Figlio dell’iddio
vivente, divenuto egli predicatore, avrebbe una
parte considerevole, avrebbe il primato ntlla
pesca miracolosa, secondo la profezia, ossia
nella formazione di quell’assemblea o società
0 popolo o chiesa (in greco) che Gesù si proponeva di edificare, basata precisamente sovra
una tal fede, pietra o ròcca contro di cui
riuscirebbero vani gli assalti dello potenze
maligno.
Circa poi all’espressione del legare e sciogliere, oltreché si tratta d’una promos.sa fatta
ai discepoli di Cristo d’ogni tempo, notale eziandio, come risulta a chiare note dal cap. XVIII
di Matteo, ch’ella fa seguito di un discorso intorno alle offese personali, e che il Signore non
ebbe certo di mira di erigere a giudici d’ogni
specie di peccati e di falli possibili i fratelli
contro i fratelli. Quanto sta scritto riguarda una
disciplina che sarebbe desiderabile che fosse
anche al presente seguita. Alla Chiesa od as- i
somblca, dolla quale gli uni o gli altri sonò
membri, si dovrebbero sottoporre, esauriti i
mezzi privati, le quistioni personali; ovvero
agli anziani o a porzione dcH’asscinblea in caso
che la Chiesa fosso troppo numerosa : so poi il
fratello dichiaralo colpevole non volesse ascoltare nessuno, ecco allora la giustizia di trattario come cslraneo alla fodo. In ultima analisi
confrontando i duo luoghi, cioè i capi XVIII
e XVI, è d’uopo conchiudere che la divinità od
infallibilità nolla Chiesa, voglio dire nolla congregazione di lutti i fedeli, non già nella casta
dei preti, consistono nei due punti seguenti; che
dovunque Gesù Crislo è annunzialo fedelmente,
Dio stesso in qualche maniera parla per bocca
dei banditori; e cho ogni assemblea cristiana
cho si conforma con esattezza scrupolosa ai comandamenti del suo Capo divino, è sicura degli
alli suoi come so Gesù Crislo medesimo li
pronunciasse.
SFRATTO IH 1)1 K CRISTIANI EVANGELICI
dalia Toscana
Valga il falto che stiamo per riferire a far
vcflero ciò cho sotto l’influsso austro-protino
sia diventata la mitezza un dì tanlo docantala,
e con ragione, del governo toscano:
Quindici giorni or sono, duo giovani maestri
di scuoia elomenlarR, valdesi, se no partivano
dallo nalìe valli per recarsi a Firenze, all’unico
scopo di perfezionarsi nel inaneggiamenlo doll’italiana favella, per poterla poi insegnare alla
loro volta ai proprii scolari.
Passando per Genova furono da un fratello
di colà muniti ognuno di una Bibbia itiiliana o
di un’altra francese por uso proprio, oltre ad
una Ribbia e N. T. ebraico che doveano consegnare ad un israelita di Livorno il qualo no
aveva fallo richiesla. Giunti in questa città,
menlre aspettavano airUiTicio dei Forestieri cho
venisse loro restituito il passaporto , il caso o
meglio Iddio volle chc un di loro, mentre apriva
il suo sacco da viaggio, lasciasse adocchiare da
un poliziotto che ivi trovavasi il sacro volume.
Questo bastò perchò non solo venissero tolti
ai due giovani maestri, in una coi libri, tutto lo
letlere commendatizie di cui erano muniti, ma
perchè, dopo tre giorni di carcere, durante i
quali furono sottoposti ad interminabili e minutissimi intorrogatorii, venissero dal territorio granducale sfrattati come sospetti di propaganda valdese! — I considerandi destinati a
giustificare una tal misura sono così meschini,
l’ipocrisia la più schifosa vi trapela talmente
ad ogni riga, unita alla più sfrenata paura, che
a fare adeguata giustizia di un tale documento
basta il pubblicarlo. Eccolo adunque:
Eliseo Augusto Costabel di Gioyanni, di anni
23, nato e domiciliato a Pramollo in Piemonte,
scapolo, contadino in proprio, e
Gio. Daniele Giordan di Daniele, di anni 22,
scapolo, nato e domiciliato alla Torre di Luserna
provincia di Pinerolo nel Piemonte, maestro di
scuola.
Per misura di polizia preventiva come esteri
sospetti propagandisti della Società Biblica nei
Valdesi.
4
Ritiene coustare che i predetti Costabel e
Giordan nella mattina del di 8 corr. provenienti
da Genova, sul vapore Sardegna, vennero arrestati airUffizio dei Forestieri alla bocca del porto
allorché sbarcarono, perchè poterono offerire dei
sospetti alle fattegli interrogazioni, e si resero
mendaci dichiarando che non tenevano indosso
nè nel bagaglio altre carte o libri oltre quelli
cbe avevano spontaneamente esibito, mentre
nell'afto di perquisizione cui vennero ambedue
«ottoposti, si riscontravano possessori di più lettere che tenevano nascoste nelle vesti ed altre
carte che facevano ritenere al contenuto essere
due propagandisti della Società Biblica , tanto
più che varie copie della Bibbia del Diodati le
vennero perquisite nei loro bagagli; e
Attesoché quantunque costoro siansi studiati
a sostenere che il loro oggetto della venuta in
Toscana fosse quello di recarsi in Firenze per
meglio appi’Gudere la lingua italiana, nonostante
dalle stesse loro dichiarazioni, dai mendaci nei
quali incorsero all’Utfizio dei Forestieri, dal possesso di più lettere piuttosto equivoche, e di più
Bibbie del Diodati (*) vietatein Toscana, e di altri
libri pure contrarii alla religione cattolica, sia
dato invece di dubitare fossero due propagandisti della Società Biblica dei Valdesi, e volessero cosi propagare dottrine contrarie alla
Chiesa cattolica, e per conseguenza alla religione dominante nello Stato.
Attesoché sebbene ad essi non possa rimproverarsi un vero e proprio delitto perchè vennero
arrestati non appena sbarcarono dal vapore, nonostante le loro sospettissime qualità morali impegnino l’autorità governativa a prendere adequati
provvedimenti, e come esteri il provvedimento
più congruo sia quello che appresso:
P. G. M. Visti li Art. 12 ¡n» 12), 24 e 26 del
Regolamento di polizia amministrativa
Trasmette ai mentovati Eliseo Augusto Costabel e Gio. Daniele Giordan il formai precetto
di sfratto dal Granducato che importa perpetua
inibizione di farvi ritorno senza un preventivo
permesso del Governo superiore colla minaccia,
trasgredendo, dell’arresto, carcere da otto giorni
a due mesi e reincidenza ; ordina poi che dalla
pubblica forza siano fatti scortare al più prossimo Confine in direzione della patria.
Sottoscritto li Delegato
C. PàOto Carli.
Concorda coll’originale
Bbrtini
Sappiamo da fonte sicura essere stata, dalla
persona cho consegnò ai due giovinetti la Bibbia ed il N. T ebraico per portarli ad un israelita livornese, sporta al console toscano in Genova un’energica protesta, lagnandosi dell’accaduto e chiedendo la restituzione dei libri, e
sinceramente speriamo quella protesta nou sia
l’unica.
Iim'STRIE E DEI S.\MDISI1
Disse già Cristo nel suo Vangelo che i figliuoli
di questo sècolo son più avveduti nella lor generazione che i figliuoli della luce (Lnc., 16., 8);
c proferì tal sentenza dopo aver narrato ai discepoli il caso di quel fattore, il quale credendosi in procinto d’essere per la sua infedeltà
espulso dalla fattoria, nè sentendosi disposto
a curvare il dorso sotto un onesto e moderato
(•) Ne tenevano una per ciascheduno ed uu N. T.
Redazione.
lavoro, seppe con inganni e con frodi cosi ben
fare, che riuscì a procurarsi da vivere seuza fatica, sicché meritò periino le lodi del padrone
medesimo derubato. Con queirintendimento, e
in quel senso istesso in cui quel signore encomiò la furberia del fattore, noi possiamo lodare
le industrie ed i maneggi dei sanfedisti, _e francamente diciamo che se i figli della luce spiegassero altrettanta energia ed attività , quanta
ue spiegano i figli delle tenebre, già il nostro
orizzonte sarebbe forse più rischiarato dalla luce
benefica del Vangelo.
I lavori che fanno e ie macchine che adoprano gli uomini della bottega per arrestare i
progressi dell’ Evangelio e della civiltà sono
sorprendenti, e se il più delle volte riescono
senza effetto i lor tentativi, talvolta però raggiungono il loro scopo, e tanto è più facile
che vi riescano, in quanto che ogni mezzo per
loro è lecito purché conduca al fine preteso ,
essendo antica la massima gesuitica che il fine
santifica i mezzi che si adoprano per conseguirlo. Varie Società si sono formate in Italia
ed altrove sotto denominazioni diverse, come di
— Società de’ Paolotti, ossia di san Vincenzo
de’ Paoli — Società per la conservazione della
fede cattolica — Società dell’immacolata Concezione ; — ma in sostanza altro non sono che
Società segrete dei più furibondi sanfedisti. Non
ha guari che il Times, e dietro lui varii altri
giornali riportavano gli esecrabili giuramenti
con cui i membri di dette Società si obbligano
alla difesa della santa fede ¡romana) anche sotto;
pena di farsi sgozzare, tagliar la mano diritta,
morir di fame, ecc. , e di non risparmiare verun individuo, nè aver pietà dei pianti dei bambini, nè dei vecchi, ecc., ecc. Tant’è; la gran
bestia è stata sempre sitibonda di sangue, e
dove non può più colle inquisizioni e colle crociate, tenta di supplirvi colle Società segrete.
Dopo la rivoluzione del 1831 accaduta nelle
Romagne , il cardinale Bernetti segretario di
Stato di Gregorio XVI, voleva organizzare una
simile Società segreta negli Stati romani per
l’eslerminio dei liberali, ma trovò tanto pochi
individui disposti a prendervi parte che dovette
desistere dal suo progetto. Le Società sanfediste
lavorano cou più alacrità, e spiegano maggiore
energia in quei luoghi, ove vedono più minacciata la lor santa fede, ma sopratutto sta loro a
cuore di arrestare i progressi di quella cji’essi
chiamano eresia protestante, e che iu realtà npa
è altro che la religione del paro Vangelo di G. C.
tal quale fu dagli Apostoli predicata e praticata.
Le attribuzioni e gl’impieghi dei membri di simili Società sono varii secondo la capacità ed il
potere di ciascheduno, ma tutti sono in obbligo
di far qualche cosa per conservare ia religione
degli avi. Nelle allocuzioni che si dirigono ai
soci si cerca sempre di eccitarli a far mostra di
zelo, e si rammentano loro gli esempii di Finees,
di Elia, di Mattatia, dei Maccabei e di altri che
più si distinsero nel difendere la religione dei
padri, e si fa loro intendere che se Iddio tiene
conto d’un bicchier d’acqua che si dà per suo
amore, certo non dimenticherà nè lascierà senza
ricompensa un rimprovero, un’ingiuria, un calcio, una sassata che per impeto di santo zelo si
scaglierà contro un protestante per difendere la
santa fede. Per meglio nascondere i loro malvagi disegni, e cuoprir tutto col manto della religione, sanno molto bene frammischiare parole
e pratiche di religione alle opere più tenebrose
e ributtanti, quindi recitano preghiere, s’impongono dei digiuni, ascoltano messe, si confessano
e si comunicano, e cose simili; ma convien dire
che essi stessi abbiano ben poca fiducia nelle
loro preghiere e nella protezione dei santi che
invocano. Un esempio di ciò si ha in quel che
giornalmente accade in Genova nel vicolo della
Croce bianca, ove con satanica perseveranza già
da quasi tre mesi adoprano ogni sorta d'insulti
contro i Valdesi per una scuoia serale che quivi
hanno aperta. Dopo aver fracassate le finestre
con pietre, come dicemmo già in altro numero,
si limitarono a die rosarii e cantar litanie con
urli e gridi da forsennati; ma vedendo come già
i profeti di Baal che il loro Dio non li ascoltava,
e la loro madonna se ne restava dura e fredda
precisamente come un pezzo di marmo di Carrara, pensarono di cambiar scena e venire a far
fracasso sulle siale, ma minacciati dalla polizia
dovettero ritirarsi anche di là mordendosi il pugno , ed ora ci regalano qualche sassata dalle
finestre mentre passiamo per le vie. Poche sere
fa fu colpita nel capo nna donna che accompagnava alla scuola un suo figlio, seuza poter vedere da qual parie e da qual mano fosse pcagliata. Ecco di qual carattere è il nemico che
abbiamo a fronte. Le sue file son numerose e
ben compatte, e di più animate da uno zelo infernale per la c^usa che difendono. Cosa faremo
noi? preghiamo, e combattiamo il buon combattimento della fede. Se Giosuè combatteva nel
piano, Mosè pregava sul monte. Mediante la
preghiera e l'azione, la vittoria sarà per noi.
(Continua).
ÍW o nr K SK K e:
Piemonte. — Pue sepolture ETangeliche. —
Due sepolture di cristiani evangelici eI>bero
luogo nella scorsa settimana in due località differenti di provincia, nei camposanto cqmune ,
una a Caselle, l’altra a Collegno. Nella prima di
queste località, grazie all’energiaedal liberalismo
illuminato del sig. sindaco , la sepoltura non
incontrò il benche minimo ostaco o , e venne
compiuta in mezzo a numeroso' concorso di popolo ed al massimo raccoglimento. Non cosi
nella seconda ove furono necessarie speciali
provvidenze governative per superare il catlivo
volere del parroco, e quello non molto migliore
del sig. sindaco e far si che onorata sepoltura
venisse data, dopo quattro giorni, alla salma
del defunto. —Non sarebbe ormai tempo che
una circolare energica quanto schietta, diietta
dal Ministro degl’interni ai Sindaci tutti del regno, togliesse ogni argomento al rinnovarsi di
tali sconci? Noi così la pensiamo, e sono molti,
grazie a Dio,.in Piemonte, che la pensano come
noi su questo proposito.
Ciro«»« ••■tenleo gerea*«.
AVVISO
Una damigèlla di onòrata iamrglia valdese, incòmbènzata di parte dell’insegnamento nella pensione di zitelle delle signore
Chautemps, a Grandson, cantone di Vaud,
Svizzera, dovendo far ritorno al suo posto
verso la iìne del corrente luglio, volentieri
si assumerebbe l’incarico di portar seco
giovani zitelle italiane cui i genitori volessero far godere i benefizii di un cosi giustamente rinomalo stabilimento.
Per le condizioni e più minuti schiarimenti dirigersi, in Torino all’ufficio della
Buona Novella, in Pinerolo al sig. Monet,
negoziante.