1
Casa Valdese
TORRE PELLICB
DELLE YAIII VALDESI
Gettate lungi da voi tutte le vostre ,trq$gressioni per le qu<
Settimanale
della Chiesa Valdese
Ann« LXXXVIII - N. 14
Una copia L. 3 0
avete peccato, e iatevì un cuor nuovo e uno spirito nuovo
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1^00 per rintemo
L. l.(iee fa l’eatero
Eco e La laica: 1.860 per l’faitenio I Spediz. abb. postale - d Groppo
L. 2.500 reitero
Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE — 4 Aprile 1958
Ammin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P. 2-17557
PER IL aiORMO DI PASQUA
Il messaggio della RIsurrÉloee
Il lieto messaggio di Pasqua è proclamato oggi da tutti i pulpiti cristiani, in tutte le lingue del mondo.
E essenzialmente un messaggio di
gioia e di forza, anche se fra i primi
seguaci del Cristo accorsi al sepolcro
vuoto non sia diffìcile scorgere i segni del dubbio, dello spavento, della
perplessità. Ma si tratta di gioia e di
forza che procedono da Dio, da un
atto della potenza divina per cui il
Crocifisso del Venerdì Santo è anche
il Vivente del giorno di Pasqua.
Sulle orme degli evangelisti, degli
apostoli e dei credenti delle generazioni passate anche noi oggi rendiamo testimonianza alla verità della Risurrezione. Pasqua coincide con il risveglio primaverile della natura, ma
non è un fatto naturale, dipendente
dal corso delle stagioni o dal temperamento degli uomini. E' il segno sovrano della presenza e della vittoria
di Dio. La luce e lo splendore della
Pasqua cristiana permangono anche
quando la natura si sveste della sua
ricchezza e gli uomini percorrono solitari e tristi i sentieri della vita, circondati da un'atmosfera di scetticismo, di stanchezza o di spavento
mortale. Insieme con la schiera dei
primi testimoni del Risorto non possiamo fare altro che ripetere, fermi e
sereni nella nostra confessione di fede : « Gesù, il Nazareno... per man
d'iniqui inchiodandolo sulla croce, lo
uccideste ; ma Dio lo risuscitò, avendo
sciolto gli angosciosi legami della
morte, perchè non era possibile che
egli fosse da essa ritenuto ».
Quali siano state le conseguenze
di quell'annunzio, quali ne siano ancora oggi le ripercussioni nelle chiese
e nella vita dei credenti, ognuno di
noi lo sa. Il Cristianesimo è nato dalla certezza che Cristo è risorto : nessuna sapienza umana, nessuna intuizione religiosa, nessuna speranza terrena possono sostituire nel cuore dell'uomo il messaggio pasquale, con la
sua divina potenza di- consolazione,
con le sue gloriose promesse. Chi ha
veramente accolto quei messaggio
con sincerità di fede non può più essere come prima; non può più accontentarsi di avere nelle sue mani gli
aromi per imbalsamare un cadavere
o nel suo cuore l'ombra oscura e impenetrabile di mille tristezze terrene.
C'è qualcosa di nuovo, di veramente
nuovo nella sua vita.
Infatti : « Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra predicazione e
vana è pure la vostra fede » ; ma se
Egli è Risorto, distruggendo i nostri
timori e le nostre vanità, allora vera
mente Egli è « il prin^ e l'ultimo »,
ogni sua parola è vera, giusta ed eterna rimane la via ch'Egli ci addita ; allora l’indifferenza non ha più senso e
vani ci appaiono ogni forma di idolatria moderna, ogni interesse passionale per tutto ciò che ci sfugge, come
dei fantasmi, mentre la verità rimane
incrollabile, concreta, luminosa. Allora, se Cristo è risorto, non rimango
più a metà strada : o m'impegno con
Lui o sono disparatamente contro di
Lui; la sua croce e la sua risurrezione
m'impongono una scelta. Il Cristo è
risorto, ['Evangelo è vero, malgrado
tutte, le negazioni e le follie umane;
vero è, anche il pianto dei nostri occhi e dei nostri cuori, ma non siamo
senza speranza e senza intima consolazione. La gioia e l'alleluia di Pasqua echeggiano ancora nel profondo
della nostra vita « nascosta con Cristo in Dio » ; perchè « ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli
che dormono ».
Se nòn credessimo ai messaggio
della Pasqua cristiana potremmo tutt'al più dedicare un culto ai martiri
di tutte le cause giuste e buone o rallegrarci perchè la natura si ridesta
dàf sonino invernate. ■
Ma cosi non è e così non sarà. Il
lieto annunzio della risurrezione rimane a fondamento della nostra speranza per l'avvenire e della nostra
azione quotidiana nel presente. Ci
protendiamo verso il futuro nella luce di quella speranza; ma sappiamo
che Dio ci chiama a vivere oggi come
uomini e donne « risuscitati con Cristo », vivificati da Lui : « Colui che ha
risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i nostri corpi mortali
per mezzo'del suo Spirito che abita
in voi ».
Di fronte al fatto grave e solenne
della nostra morte sentiamo di dover
ripetere nella loro concretezza le parole di Gesù Cristo : « Chi crede in
me, anche se muoia, vivrà ». Ma, dal
futuro che affidiamo alla grazia di
Dio, siamo sempre ancora ricondotti
al presente, cioè alla nostra giornata
terrena con le sue gioie, le sue ansietà, i suoi doveri. Il miracolo di Pasqua non è soltanto il fatto del sepolcro vuoto e delle apparizioni di
Cristo; è anche il miracolo della potenza di Dio all'opera nei nostri corpi
per vivificarli, qui ed ora, traendoli
dalle tenebre dell'incredulità alla luce
della fede, dalla soddisfazione di una
quieta ma colpevole vita mondana al
senso continuo della responsabilità di
fronte a Cristo, dalla ricerca affannosa di ciò che passa alla benefica me
RISURREZIONE
Noi cristiani dobbiamo essere più
istruiti che le altre persone. Non leggete tanti romanzi, che non hanno
senso nè scopo. Non leggete néppure tanti libri di edificazione cristiana, che rendono la gente più Ottusa.
Leggete qualche cosa che vi introduca nel tempo di oggi, in quello
che oggi si deve conoscere se si vuol
trovare e assumere un punto di vista
moilerno — devo per forza adoperare questa espressione —; poiché
naturalmente i cristiani devono avere il massimo della modernità; intendo dire che dobbiamo costituire
la punta avanzata del progresso del
nostro tempo, perchè andiamo avanti nel modo più energico, mirando al Giorno di Gesù Cristo. Noi
non vogliamo affatto restarcene seduti, ogni sviluppo del mondo è
importante per noi, per il suo riferimento al Regno di Dio, al fine
verso il quale Dio conduce Vumanità. E ogni conoscenza dell'uomo,
ogni esperienza dell’uomo è d’una
importanza non comune, e perciò
procuriamo di guardarci attorno, in
questo territorio della .scienza umana e del sapere umano, per diventare capaci di sitimre in esso Vuoyno. C. Blumliarde
dilazione delle « cf^ di sopra, dove
Cristo è seduto alb destra di Dio».
Un uomo i cui sententi e le cui valutazioni sono legéli esclusivamente
a questo mondo, à|b sua sensualità
alla sua fatica, al sfe denaro, ai suoi
egoismi terreni, difjfcilmente riuscirà
a comprendere la pranza e la potenza della Pasqua ifristiana.
Lo abbiamo compreso noi? In ofUale misura Colui che ha risuscitato Gesù dai morti ha vivfeto i nostri corpi mortali mediantévil suo Spirito dimorante, in noi? ¡y,.,
Non possiamo elildere questa domanda. Pasqua signifca passaggio ed
è necessario che il l?isorto sia con noi
per farci passare da morte a vita, dal
mondo delle cose eh® passano al pieno possesso della « t^ona parte » che
non ci sarà mai tolta.
lanno Rostan.
Agite per la pace
Fatela regnare nelle vostre case, nelle vostre città, nelle vostre comunità. Vivete in pace col vostro vicino.
Se parlate di pace avendo nel cuore sentimenti di rancore, seminando la zizzania, rifiutando di rendere servizio o di darvi da fare per
gli altri o di dare per essi quello di cui hanno bisogno, voi non siete un
artigiano della pace, ma un agente di divisione.
Voi non farete mai la pace senza qualche sacrifìcio.
I piu difficili ad accettare sono quasi sempre i più umili : vivere in
pace con la propria suocera, amarla, fare il primo passo per perdonare
a colui che ci ha fatto del male, rinunciare ad avere sempre ragione...
E' qui, e non solo qui, che la pace comincia. Nel nostro mondo in piena
decomposizione, abbandonato all'odio ed alla guerra, un mondo nuovo,
opera di Cristo Gesù, si prepara nell'ombra. Create attorno a voi, in piena disfatta, degli isolotti di pace e di giustizia. Essi saranno per gli uomini di questo secolo un segno di quel regno che viene ed una ragione di
sperare.
Se il mio popolo s'umilia — dice Dìo — prega e cerca la mia presenza e si pente, lo dal Cielo ascolterò, lo perdonerò ! suoi peccati, lo lo
guarirò.
( L'Araldo )
3 e socialità
Il problema ^éU'assistenza sociale nella vita moderna - 11 fine autentico
di uno vera^%^ane politica è l'oiuto at ì^òVéri>otferebti 'di ogni genere
L’aiuto sociale che si ispira alla
dignità umana è iudubbiamente l’unico che abbia una piena validità
morale.
Infatti, esso parte da una constatazione tanto semplice quanto universale, tanto logica quanto accettabile da tutti. Questa : il problema sociale — che è poi il problema della
miseria, del pauperismo e delle diverse piaghe sociali e individuali che
il riformatore sociale vuole affrontare — va risolto perchè il suo permanere in una società bene ordinata,
in un’umanità civile e moderna, è
inammissibile. Lo esige la dignità
di ogni creatura umana: di quella
che, fortunata e ricca, non può ammettere la coesistenza di esseri poveri e miserabili, bisognosi di una sostentazione elementare, negata loro
dalla sorte; e di quella appunto che
nulla possiede, e che costituisce una
assurda eccezione in mezzo ai conforti
del progresso e del benessere individuale.
Indubbiamente, l’aiuto sociale che
s’ispira a queste premesse è pienamente valido. Ma è anche il più pericoloso. Si ponga mente un istante.
Di quale dignità umana si intende
infatti ragionare? Della calpestata dignità di coloro che debbono esser
l’oggetto di quell’aiuto? O di quella
che si sublima nell’aiutare e nel soccorrere altrui?
In altre parole: è la nostra dignità,
ad imporci di non vedere più dei poveri intorno a noi, delle miserie da lenire, delle insopportabili piaghe purulente da guarire? E’ la nostra personale dignità a suggerirci che tutto
ciò non è, non può esser degno di noi?
L’equivoco può esser sorto per un
attimo, ma è presto dileguato. In realtà, la dignità del povero si afferma e
sussiste a condizione che sia accettata
la mia indegnità! Il detto latino, che
rispecchia la lotta della giungla —
« Mors tua, vita mea », se tu muori io
sopravvivo — deve esser qui capovolto : « Vita tua, mors mea », se io
muoio, tu puoi vivere!
Riconoscere il povero che sta alla
mia porta significa riconoscere l’insulto che è per lui la mia ricchezza, for
se la mia sola agiatezza. Dargli del
pane e del lavoro ha oggi un solo significato — ossia confessare apertamente che, fino ad oggi, il p>ane che
ho mangiato e il lavoro che ho compiuto è stato varie volte un furto (non occorre essere marxisti per riconoscere che, al dì d’oggi, molte ed
anzi troppe volte la proprietà di taluni singoli esseri fortunati è un furto
vero e proprio ai danni dei miserabili).
Forse non è inutile ricordare, in
proposito, che Gesù Cristo non si è
espresso meno aspramente quando ha
parlato di talune « ricchezze inique ».
mediante le quali gli uomini, che dovrebbero sentirsene soltanto gli amministratori, in detenzione provvisoria di beni altrui, compiono le più
odiose prevaricazioni.
E sia permesso aggiungere che ogni
atteggiamento di spirito che non coincida con questa dialettica della dignità-indegnità, è ipocrisia e raffinato inganno. Come succede in certe pie associazioni per il rilevamento sociale
dei non abbienti, e che in definitiva
giovano soltanto alle persone che si
mettono in mostra, con quelle ridicole commedie che si chiamano « balli
di beneficenza », « serate benefiche »
(beninteso, dedotte le spese di esercizio!), « lotterie assistenziali », e simili, in cui ci si diverte a spese dei poveri. Autentici stupefacenti dello spirito, fondati sulla frasetta ben nota:
« mi diverto e intanto faccio un po’
di bene ».
S’è volutamente escluso, nella classificazione che precede, l’aiuto sociale
sul piano dei partiti politici. Per una
ragione semplicissima.
Un partito politico come tale, in sostanza, sta o cade con la validità concreta 0 con l’insistenza sostanziale della sua politica sociale. I tempi malvagi che viviamo hanno, nella mente di
molti, attenuato questa verità primordiale di ogni azione di partito. Taluni
partiti politici, poi, sono sorti e si
muovono tuttora nell’ambito di presupposti teoretici organizzativi, costituzionali, a sfumature più o meno sto
riche, per non osservare che altri partono da presupposti dogmatici, teologici, filosofici (di varia natura), perfino confessionali e letterari! Come se
ci potesse essere una azione pjolitica a
carattere, poniamo, letterario, o magari giuridico! Come se la politica,
ossia l’arte di amministrare la « polis », fosse altra e diversa cosa dal
preoccuparsi, costantemente, quotidianamente, ad ogni ora del giorno e
della notte, del benessere sociale, cioè
precisamente del modo migliore di
trovare le fonti dell’aiuto sociale, e
del metodo migliore j)er redistribuire
questo aiuto sociale a chi ne ha ingente, inderogabile bisogno!
Accade invece, purtroppo, l’opposto; come nella Costituzione della Repubblica Italiana, la quale, sta scritto,
è fondata sul lavoro, ossia sulle condizioni tecniche che sole possono creare i presupposti di un aiuto sociale
concreto e veramente valido. Ma è
pure noto che quanto è scritto non è
da noi, sventuratamente, applicato se
non in piccola parte. La disoccupazione, la sottoccupazione, la permanenza delle zone depresse e dieci altri
problemi analoghi o derivati, lo confermano. '
E’ prevedibile il giorno in cui, rinunciando alle prerogative della dialettica politica, e guardandosi attorno,
negli sterminati vivai della miseria,
della solitudine, della malattia, i partiti politici si costituiranno tutti in comitati di immediata assistenza sociale
per i sofferenti di ogni genere (e non
già di... assistenza egoistica per i privilegiati della fortuna, nè pure di trampolino per l’assalto al potere!); e, così
agendo, svolgeranno Vunica e grande
forma di attività concreta e vitale che
è, davvero, degna di loro? E’ questa
una domanda che implica una risposta facile e a un tempo estremamente
diffìcile: perchè non v’è nulla che,
abbandonato alle mani dell’uomo,
non venga da questi, dopo un po’ di
tempo, rovinato e guasto; e non v’è
altresì nulla che l’amore del prossimo,
il sincero desiderio di aiutare il prossimo che soffre ed è in diflBcoltà, non
possa ricomporre e guarire e purificare. B. d. O.
2
castißv
SDIJJ31 HFiHOr
l.’ECO OELUC ¥AUJ VAUM»!
UNO SGUARDO
ALLA CROCE
L'ora sesta del dì di Parasceve si avvicinava. E come quell'ora si
avvicinava ecco il Procuratore Ponzio Pilato presentare dal suo balcone
Gesù. Questi era stato a lui condotto perchè venisse condannato. Alla
folla ubriaca che gridava e chiedeva la Sua"morte Pilato presenta Gesù
e dice : Ecce Homo !
«Crocifiggilo! Crocifìggilo!» è la risposta della folla scalmanata.
E Filato consegnò loro Gesù perchè fosse crocifìsso. E Gesù inizia
la « via del Calvario ».
I molti visitatori venuti a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua '
videro passare uno strano corteo: un uomo caricato di una croce camminava per le vie della bianca Gerusalemme seguito da una grande
folla silenziosa. Silenzio delle grandi ore... rotto di tempo in tempò
dalla voce rauca dei soldati che incitavano il condannato/che cadèva^
sotto il peso della croce, a rialzarsi ed a riprendere il suo cammino. 'f
Eccoli al Golgotha.
Tre croci erano posate a terra.
Su due di esse due ladroni vengono subito distesi e inchiodati ; sulla terza viene deposto il Cristo. 1 chiodi vengono piantati nelle Sue mani. Non un lamento. In quel momento Egli è in intima comunione con
il Padre Suo. I discepoli lo avevano abbandonato.
Mentre nelle orecchie del Giusto risuonava ancora l'eco delle grida selvagge della folla «crocifìggilo» una voce ruppe il solenne silenzio, era la voce del Figlio di Dio... « Padre perdona loro... ».
Sublime manifestazione di amore del Cristo verso l'umanità che
nemica di se stessa diventa la nemica di Chi era « venuto per cercare e
salvare ciò che era perduto » portando a tutti la parola dell'Amore, del
perdono e della fratellanza... La folla cieca manda il grido che è l'espressione della malvagità umana: «crocifìggilo»; Gesù... il Giusto, dall'alto della croce del Suo martirio, manda al cielo il grido dell'Amore:
« Perdona I ».
Distogliamo, ora, il nostro sguardo dalla triste visione del Golgotha.
Distogliendo il mio sguardo dalla collina rosseggiante di sangue
innocente io spingo il mio sguardo lontano nei secoli che son venuti
dopo quel giorno unico, solo nel tempo. Guardo...
Guardo... e vedo... vedo venire verso la croce una moltitudine di
uomini e di donne, di bimbi, di giovani e di adulti... una moltitudine di
stanchi e travagliati, di vinti... è una lunga teoria di creature che portano il peso del lutto, della sofferenza, del dolore,, della miseria, sono i
tanti che piangono... sono i cercatori della Verità, della salvezza..., sono
i vinti della vita... vengono e passano sotto il mio sguardo... sono le
schiere di quelli « che vengono dalla grande tribolazione » e che vanno
ai piedi della Croce per trovare, ricevere la consolazione, la pace, la Vita 1
E vedo ancora un'altra grande moltitudine di uomini e di donne
che cammina ma va in direzione opposta alla croce: è la schiera dei
« senza Dio » che credono di poter fare a meno del perdono di Dio, che
pensano poter fare a meno di Dio stesso.
Verso questa moltitudine che vive intorno a noi, dobbiamo andare
ed a nome di tutti i credenti vorrei poter dire loro: « credete all'Evangelo »...
« Solo un guardo rivolto alla croce in eterno salvar ti potrà ».
Uomini assetati di luce, unite la vostra ricerca e le vostre energie,
camminate con quelli che implorano perdono e consolazione, mischiatevi con quelli che hanno sete di liberazione, cantate l'inno dell'amore:
Gesù ci ama e ci perdona !
' t ai piedi della Croce andiamo anche noi credenti, andiamo per
portare a Colui che ci invita e ci vuole salvi il peso del nostro peccato,
il nostro tormento, portiamo l'ansiosa nostra ricerca, affinchè EGLI si
faccia trovare; portiamo la pochezza della nostra fede affinchè Egli la
renda sempre più ferma e travolgente.
Con la Croce del Golgotha incomincia un'era nuova per l'umanità,
l'era della libertà largita a tutti i figli del bene, l'era nella quale l'umanità dovrà immergersi nella luce salvatrice come le stelle s'immergono
nella profondità degli spazi infiniti, come le perle si immergono nelle
purissime profonde acque del mare.
« Veramente Egli è il Figliolo di Dio ». Seiffredo Colucci.
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Ragaxxl da! RonvtUo aMoÈ*im all'albaco di Maiala
Santità individuale
In un sermone^ pronunciato nella chiesa
riformata di Passy e radiodiffuso^ il jHistore
Marc Boegner, presidente della Federazione protestante di Francia, ha trattato della
santità; egli ha dichiarato che se la nostra santità è una esigenza di Dio nei riguardi di ciascuno dei suoi figli, troieria è
un atto di umiltà, di fiducia obbediente e
di amore Secondo il Boegner ogni cristiano è chiamato a divenire un santo
” originale ” come nessun altro può essere
nè deve essere, e di cui deve scoprire il segreto nelVintimità di Gesù Cristo; perchè
il santo che ogni cristiano deve divenire è
il Cristo stesso che viene, secondo la promessa, ad abitare nel suo discepolo, e dal
più profondo della sua anima, elicgli penetra progressivamente, lo trasforma a propria immagine irradiandone la bellezza.
Il Convitto Valdese di Pomaretto
____________ —
La nostra collaboratrice, venuta dalla Francia per un periodo di lavoro al Convitto,
j ci parla delle sue esperienze e degli scopi che il Convitto si sforza di realizzare
Pubblichiamo con piacere questa
corrispondenza da Pomaretto della
sig.na Domiane Durrleman. La si
gnor ina, figlia dell’-avvocato Patrick
Durrleman, nipotina del pastore
Freddy Durrleman, fondatore de
’’ La Cause ” a Parigi, trascorre
l'anno scolastico al Convitto di Pomaretto come assistente volontaria.
Essa fu particolarmente felice di venire alle Valli perchè tutta la sua
famiglia è rimasta idealmente legata a queste terre da dove discende
la bisnonna, signora Lidia Pons di
Angrogna, andata, sposa al pastore
Jean Durrleman e dove conta fra i
Valdesi ima numerosa parentela che
si estende dai Pons ai Jalla, dai Gönnet ai Berlin, dai Gay ai Lantaret.
Au mois d’Oclobre, je ne savais
pas encore ce que j’allais faire cette
année. J étais tèï>rilïlV!ment indécise.
Beaucoup de cJioses me tentaient,
mais je n’arrivais pas à prendre sérieusement une décision. Lorsque
une occasion providentielle s’est présentée; on m’attendait en Italie!____
Je pouvais arriver quand je voulais,
je serai utile à quelque chose. Je me
décidais rapidement et me voilà partie vers l’inconnu: je ne connaissais
ni le pays, ni la langue, et encore
moins ceux qui allaient me recevoir !
En arrivant à Pomaretto, je vois
se dresser un grand bâtiment de deux
étages d’une architecture sobre et
liarmonieuse.
De.s enfants jouent joyeusement
dans la cour. Qui sont-ils? Quelle
est cette maison dans laquelle ils vivent?
La jeune directrice m’accueille
cordialement. Nous faisons rapide
SCRITTI DI LUTERO
« Alla moderna coscienza storica
sempre maggiore appare l’importanza
dei testi nei quali nei secoli andati
ha trovato espressione l’esperienza
religiosa dell’umanità. Per le idee, i
sentimenti, i costumi di cui serbane
testimonianza, per le lotte e i rivolgimenti civili e spirituali che documentano e illuminano dall’interno, i
testi religiosi si rivelano infatti ogni
giorno di più indispensabili strumenti di cultura e preziosi veicoli di conoscenza».
Queste parole con cui la Casa Editrice. Laterza presenta il volume degli
Scritti di Lutero giustificano il proeTamrna di allargamento e di arricchimento degli orizzonti culturali che
essa intende attuare.
Il volume dedicato a Lutero è il
primo di una collana di « Testi religiosi»; poiché, aggiunge la presentazione fatta dalla Casa editrice,
«quando si voglia risalire alle origini del mondo contemporaneo e in particolare dell’attuale civiltà europea,
il grande evento della Riforma protestante appare come una delle tappe fondamentali, e l’opera religiosa e
politica di Lutero come una delle
componenti essenziali del rinnovamento etico-sociale da cui è nata l’era
moderna ».
Per noi, evangelici, all’ interesse
sempre vivo per gli scritti del riformatore, s’aggiunge la soddisfazione
di sapere che la raccolta è dovuta all’opera seria e robusta di due profes
sori della Facoltà Valdese di teologia :
Valdo Vinay e Giovanni Miegge. La
loro presenza nel mondo della fede
e della cultura è anche una bella testimonianza. Trattandosi, pero, di
una raccolta di scritti, la loro flg;ura
scompare per far posto a quella del
Riformatore protestante. Le pagine
scelte fra i numerosi scritti di Lutero
sono tutte di intonazione nettamente
religiosa. Esse vanno dalle famose
« Tesi sulle indulgnze », aflisse alla
porta della cattedrale della Chiesa
del castello di Wittemberg il 31 ottobre 1517, ai sermoni sui sacramenti
del battesimo e dell’eucaristia e a
quello sulle « buone opere » ; dal commento al Magnificat alle prediche sui
Vangeli; dalla «Esortazione a guardarsi dai tumulti » al breve trattato
sui diritti che conseguono al sacerdozio universale dei credenti. L’ultimo
testo della raccolta è 1’« Enchiridion »,
il piccolo catechismo «prò pueris et
rudibus >! che Lutero comp)ose nel
1528, indotto a far ciò dalla deplorevole ignoranza del Vangelo in cui
viveva il popolo e che, per la genuina espressione della fede evangelica
e per la semplicità della forma, incontrò subito il più largo favore ed
ebbe un numero di edizioni e di traduzioni quale nessun altro scritto
della Riforma protestante può vantare.
La stampa del volume è quanto di
meglio si possa desiderare. E l’avere
sott’occhio in ottima lingua italiana
una simile raccolta di scritti di più
di quattro secoli or sono, eppur così
aderenti alla realtà odierna, è motivo di gratitudine agli autori e all’editore.
Il volume consta di 460 pagine; il
suo prezzo è di L. 3.600. Lo raccomandiamo come fonte di documentazione e di biblica meditazione.
LUTERO - SCRITTI RELIGIOSI
A cura di Valdo Vinay in collabarazione con Giovanni Miegge - Editorì Laterza - Bari.
La verità non ha un suo tempo particolare. La sua ora è adesso, sempre,
e più che mai quando sembra maggiormente inopportuna alle circostanze del momento. A. Schweitzer
CHIEDETE
Uova pasquali
G u p e r
ment connaissance, puis elle me fait
visiter cette grande maison que je
ne connais pas encore et dans la(luelle je vais vivre toute l’année...
Au rez de chaussée, nous voyons
la salle à manger: c’est une grande
pièce bien aérée, aux couleurs vives et gaies. Six tables sont dréssées, environ huit couverts sont mis
sur cliacune. La famille est grande!
Tout est propre, agréable à voir,
sympathique.
f ous les enfants prennent leurs repas dans ce réfectoire, repas simples, sains et nourrissants. Chacmi
a un petit travail à faire et le fait
volontiers et avec le sourire. L’horaire est toujours respecté grâce à
la bonne volonté de chacun.
Tout à côté de la salle à manger,
il y a la salle d’études. Autre large
pièce bien éclairée par trois grandes baies. 11 y a plusieurs rangées
de bancs, séparés par de petites allées.
Au deuxième étage nous visitons
avec grand intérêt les dortoirs qui,
à cette heure là, sont baignés de soleil.
Voilà onze ans que le « Convitto » reçoit des enfants. Dès après
la guerre il a été ouvert pour pouvoir loger tous ceux qui venaient
poursuivre leurs études à l’école
Latine. Il y en avait au début seulement quatre. Puis chaque année
leur nombre a augmenté et ils sont
aujourd’hui quarante deux. Les locaux ont été peu à peu modernisés
et organisés en recherchant toujours
le confort et les commodités indispensables.
La plupart des pensionnaires sont
élèves de la « Scuola Media Latina ».
Il y en a seulement sept qui vont à
l’école élémentaire du village, c<;
sont les « petite ».
Les enfants vont à l’école chaque
matin pour quatre heures de cours.
Puis, ils ont à l’Internat environ
cinq heures d’études, pendant lesquelles ils doivent faire tout leur
travail de classe. Ils sont continuellement surveillés par deux ou trois
personnes qui sont là pour leur ex¡diquer ce qu’ils n’ont pas très bien
compris lors de la leçon, pour vériliei que les devoirs soient faits correctement et que les leçons soient
•sues. Nous essayons de veiller principalement sur l’ordre, le soin et la
jtropreté des devoirs faits ici.
C’est en vivant dans cette grande
famille, au milieu de si nombreux
frères et soeurs que chacun commence a apprendre ce que sera la
vie plus tard. Ils voient tous les
difficultés mais aussi les joies qu’apportent cette vie en commun, et
chacun apprend à servir et à aimer
son prochain dans un bon esprit.
Ils sont en général là pour trois
années scolaires succéssives. Pendant ces trois ans ils grandis.sent,
se dévelojipent, tout en eux change,
St' modifie: d’enfants qu’ils étaient
ils deviennent adolescents. C’est
nue période de la vie où toute influence, quelle qu’elle soit, marque
sur un caractère. C’est juste le mo
ment où l’on peut le modeler, lui
donner un peu de personnalité.
C’est maintenant que nous pouvons
préparer les enfants pour la vie.
que nous essayons de leur montrer
quelle est la meilleure voie à suivre pour arriver à un but utile.
Notre devoir n’est pas tout à lait
similaire à celui du professeur qui
suit ses élèves: il leur explique et
enseigne des choses jusque là inconnues mais nécessaires pour leur avenir. Ils sont contents d’apprendre, de s’instruire, enthousiastes
même; cependant le professeur ne
voit les réactions de ses élèves que
pendant les quelques heures de
cours. Mais pour nous, ce qui est
plus intéressant encore, c’est de
pouvoir vivre avec les enfants, de
pouvoir partager chaque instant de
leur existence ici. Nous apprenons
à les connaître, à les comprendre.
Quoi de plus palpitant que de faire
l’étude psychologique de chacun
d’eux!...
On tâtonne, on hésite au début.
1,’enfant ne se laisse pas pénétrer
aussi facilement qu’on le croit.
C’est un être mystérieux, énigmatique même. Mais peu à peu nous
arrivons à connaître, psychologiquement parlant, chaque cas, chaque type.
Nous leur jjarlons à coeur ouvert.
Tout simplement et franchement
nous leur disons sans détour ce que
nous pensons d’eux. Ils apprennent
à ne pas se vexer et essayent avec
bonne volonté de se corriger, de
s’améliorer. Les changements, les
transformations qui se produisent
dans un enfant en seulement deux
ou trois mois de «. Convitto » (et
cela pour les éléments les plus difficiles!) sont étonnants et extraordinaires. Dans chaque cas particulier nous agissons de la façon qui
nous semble la plus appropriée,
celle qui devrait apporter une amélioration.
Nous voudrions, en somme, former des personnalités qui soient
l>lus lard capables de faire quelque
chose de bon dans la vie. Nous souhaitons qu’ils puissent toujours travailler et vivre honnêtement et simplement, en ayant de bons rapports
avec leur prochain, et cela sans difficultés puisqu’ils l’auront appris et
mis en pratique dès leur adolescence.
Nous voudrions -leur donner un
départ dans la vie qui soit un vrai
départ et nous espérons qu’ils ne
fassent pas marche-arrière mais aillent franchement toujours plus loin
et toujours avec le sourire et bonne
humeur.
Notre idéal est élevé. Ce n’est
pas sans peine ni lutte que nous
pouvons l’atteindre. Nous traversons quelques fois des heures sombres de découragement et de lassitude, mais la joie et la satisfaction
que nous éprouvons ensuite sont
d’autant plus grandes et plus réjouissantes!
Domiane Durrleman
3
T
L’ECO DELLE TAUJ VALDESI
— 8
iim mwioM A mm
Lo spopolamento
montano
L ultimo lunedì del febbraio scorso, il
Gruppo u Studi » ha ricevuto la gradila
visita del Doli. A. Comba, pastore a Praly,
il quale con pacala quanto brillante esposizionc, inetleva a nudo (]uuuto sìa urgenlenieiUe attuale il problema dello spopolamento delle Alte Valli e quanto sia perciò impellente affrontarlo e risolverlo.
JNe seguiva una animata discussione cui
presero parte i Sigg. Oott. Aldo Ribet,
Uott. D. Varese, Dott. B. Corsani (die
presiedeva), Dott. Pons, E. A. Beux, Dott.
Ventura da cui risultava che i presentì si
rendevano conto perfettamente della:
a) ineluttabilità dell’abbandono delle terre montane, in quanto non rendono in proporzione del lavoro che richiedono ; '
b) che i giovani hanno pur diritto di
adire ad un genere di lavoro che permetta
loro di vivere come le altre popolazioni
più a valle o in città;
c) che è ozioso ricorrere a retoriche-sentimentali reminiscenze, accettando lo stato
di fatto;
d) infine che è ora di passare alle proposte, anzi alle azioni di concreto fattivo
aiuto, onde fronteggiare il fenomeno del1 abbandono, arginarlo e, se possibile, fermarlo.
Si è parlato di turismo (seggiovie, camere ammobiliate, alberghi eoe...) e si è
proceduto ad integrare la Commissione ad
hoc, con la nomina dei Dott. Ribet e Varese.
Si è parlato di trasformare lo sfruttamento agricolo di quelle zone, con rimpianto di una redditizia silvicoltura, ed il
migliore sfruttamento della produzione lattiloi-;i-casearia, ed infine con una più radicale-metodica raccolta del miele delle Alpi.
E stato pure ventilata l’idea di organizzare un sistema artigiano-industriale, sul
tipo di quel che si fa all’estero, onde usufruire del tempo reso disponìbile dall’impianto delia silvicoltura.
Dare cioè ai giovani la possibilità di
sfruttare i propri terreni, ricavandone un
reddito pari almeno a quello attuale, relegando nel museo dei ricordi la zappa e
la gerla. Offrire loro una occupazione, in
casa propria, del genere di quel che dovrebbero compiere in officina, che dia loro
un reddito uguale a quanto potrebbero
guadagnare quali operai dell’industria.
1 nostri giovani valligiani potranno avere allora la possibilità di starsene a casa,
migliorare il loro «standard» di vita e
conservare accesi quei focolari che furono
nei secoli così ben difesi e mantenuti dagli avi.
E con buona pace di qualche corrispondente, formuliamo il parere che questa sia
la migliore, se non l’unica via di conservare la popolazione ai nostri villaggi alpini; che la laboriosità di altre popolazioni
(siculo o altre) potrà (forse) uguagliare,
non mai sorpassare quella dei nostri pramollinì, rodorini o di qualunque montanaro delle Valli Valdesi.
E ci sia permesso di porgere i più sentiti ringraziamenti al Pastore Comba per
la sua gradita visita e la speranza che un
prossimo futuro ci permetta di incontrarlo
ancora. Enrico Beux.
Helia sala da pranzo de! OonvMe Maschile Valdese di Powaretto
Comme chaque année, l’Union Vaudoise de Marseille a célébré l’anniversaire de l’Edit d’Emancipation.
Voici donc quelles sont les manifestations qui ont marqué cette commémoration.
Nous dirons tout d’abord que nous
avons eu l’honneur d’accueillir parmi
nous M, le Pasteur Paolo Marauda,
envoyé per la Table. Au plaisir de
prendre contact avec un délégué de
notre Eglise, encore jamais venu par
mi nous, nous avons cependant du
mêler le regret de n’avoir pas eu la
visité de M. le Pasteur Ermanno Rostan, primitivement désigné pour venir à Marseille. Souhaitons que ce
ne soit qu’un voyage remis.
M. le Pasteur Marauda a conquis
d’emblée l’estime de tous, comme
avaient d’ailleurs su le faire les Pasteurs qui l’avaient précédé. Le Dimanche matin, 23 Février, au Temple de la Rue Grignan, son éloquence
sut capter l’attention des fidèles par
mi lesquels nombreux étaient les
Vaudois, sans oublier les Vaudoises
en costume!
Après le culte, nous nous retrouvions une centaine dans notre Maison, autour d’une table bien garnie.
Passons .sur cette Agape et l’ambiance
vraiment fraternelle qui régnait, si
ce n’est pour signaler qu’à la table
d’honneur, autour de notre Président
et M.me Poet, avaient pris place, outre M. Marauda, MM. les Pasteurs
Donadille, ûemeret et Ferrier de
l’Eglise Réformée de France, M. le
Pasteur Chéilx, de l’Eglise Suisse. M.
le Consul dTtalie s’était fait excuser, retenu qu’il était par des engage
ments antérieurs
A peine nous levions-nous de table,
qu’arrivaient déjà les premiers spec
Lia sera del 10 gennaio abbiamo
ascoltato con piacere la Sig.ra Peggy
Bertolino parlarci della Chiesa Evangelica in America. Buona riuscita ha
avuto la serata del 17 Febbraio, sia
per il numero degli intervenuti che
per l’interesse delle relazioni presen
tate dalla Prof .ssa F. Gardiol sui
documenti recentemente scoperti relativi alle Pasque Piemontesi, e da
Archimede Bertolino sul suo lavoro
di colportore alle Valli; l’atmosfera
è stata gioiosa e fraterna. E’ intervenuto anche un numeroso gruppo
di Monfalconesi e Sergio Zorzin dal
lontano Brasile ci ha rivolto il suo
messaggio registrato sul nastro.
Il corso per responsabili è stato seguito con interesse da una trentina
di partecipanti delle tre comunità
evangeliche. Ora i corsi di Introduzione all’Antico Testamento (Vicario
Sig. p. Hotzelmann) e di: Schema
di una Dogmatica (Past. G. Girardet) sono stati conclusi. Pra breve
Vi sarà il colloquio finale. Intanto si
annunziano un corso di: Storia delle
religioni (Past. S. Carrari) e uno di
Controversia (Past. G. Girardet).
11 gruppo del Vangelo ha continuato le sue riunioni ogni venerdì: sono
stati letti i primi 11 capitoli della
Genesi. E’ ora in corso la lettura
dell’Apocalisse,
Ci rallegriamo per la forma di
fraterna collaborazione che si è stabilita fra la comunità evangelica metodista e la nostra. Oltre al lavoro
comime della gioventù, vi sono stati
nel corso dell’anno due scambi di
pulpito con il Past. Carrari, il quale
inoltre presiede ogni mese un culto
a Monfalcone. Il 10 marzo ha avuto
luogo a Verona rincontro del Consiglio dei Patsori della nostra regione. Si è parlato della costruenda
<•' Casa Evangelica » a Forni di Sotto.
Sono attualmente in corso visite alle Unioni Giovanili del Veneto
Monfalcone continua ad essere visitata regolarmente due volte la settimana, soprattutto dal Sig. Archimede Bertolino collaboratore del pastore. Egli ha poi l’incarico di visitare la vasta zona di Tramonti, Forni e Pontebba. Per chi vive isolato
ci sono grandi difffcoltà, sconosciute
a noi che abbiamo il privilegio di
costituire una vera e propria comunità. Bisogna che ci ricordiamo di questi nostri fratelli, li visitiamo quando possibile e non ci stanchiamo di
pregare per loro e per l’opera di testimonianza in tutta la regione.
tateurs de notre séance récréative.
Mais avant que nos petits acteurs
prennent possession, de la scène, le
Pasteur Marauda apporta un nouveau
message au nombreux auditoire (300
personnes environ). Et ce fut ensuite le déroulement du programme soigneusement préparé par nos enfants,
amoureusement dirigés par M.me
Poet. Signalons, entre autres: Le costume vaudois, dit par Michèle Ghigo — Barbettas, Barbéttas!, par Claudine Tron et Hélène Breuza — Armand Biolzi, dans son répertoire accordéon — Tribunal pour parents,
avec Marcelle Odet, Denise Odet, De
nise Tra.vers, Françoise Poet, Bruno
Tron, Jean-Pierre Brosia et Armand
Biolzi — L’homme explosif, par Jeanne Biolzi, Daniele Odet, Annie Léger,
Jacques Travers et Claude Tron. —
La chorale, animée par M. Vidal.
Inutile d’ajouter que chants et comédies furent frénétiquement applaudis par tous les spectateurs.
Vers 20 heures, uri nouveau repas
était servi à une centaine de convives
qui voulaient terminer ensemble cette journée vaudoise. Succès complet,
donc, ainsi d’ailleurs que le souligna
M. Marauda qui voulut bien exprimer
sa joie d’avoir connu ce qu’était le
XVII Février à Marseille.
Cependant, mon compte-rendu ne
s’arrêtera pas ici. En effet, quand
nous «tenons» un Pasteur de chez
nous, nous voulons qu’il nous parle
longuement de ce qu’il se fait de
l’autre côté des Aljies. C’est ainsi que
M. le Pasteur Marauda donna, le Mercredi 26 Février, une conférence publique dans le Temple de la Rue
Grignan ,sur le suj^: «Italie, terre
de mission? ». Aux quelques 70 personnes qui avaient bravé le mistral
violent et froid qui soufflait ce soir-là,
M. Marauda fit d’abord un coure
résumé d’Histoire Vaudoise, illustré
de paysages des Vallées et autres
lieux où passèrent nos ancêtres. Ensuite, le conférencier montra l’étendue du travail énorme qui doit être
accompli en Italie pour faire connaître l’Evangile à ceux qui l’ignorent
encore, et ils sont nombreux, même
parmi les chrétiens. Malgré la pauvreté de ses moyens, notre Eglise
poursuit cette tâche indispensable.
Tout en regrettant que des obstacles
soient parfois mis sur cette route qui
mène à Jésus-Christ quelquefois par
ceux-là même qui se disent chrétiens,
M. Marauda évoqua divers succès
déjà rencontrés.
Et ce n’est pas fini! Notre hôte
rendit aussi visite aux Vaudois hors
Marseille. C’est ainsi qu’un soir une
réunion fuc organisée aux Fermes
Mirabeaux où vivent les familles Berton, Fomeron, Peyrot, Bonjour et
autres. Là aussi, par la parole et par
l’image, M. Marauda captiva son auditoire (20 personnes environ).
Un autre soir, ce fut au Tholonet
près d’Aix, chez une famille Rivoir
qu’eut lieu notre réunion. Les familles Grill, Gardiol et Rivoir étaient
représentées. La joie de se retrouver
fut telle, qu’une chorale improvisée,
dirigée par M. Marauda, entonna les
cantiques aimés qui nous ramenaient
aux Vallées, ces Vallées qui venaient
de défiler devant nos yeux, sous la
forme de photos en couleurs.
Enfin, le Samedi lo Mars, à 21
heures, nous étions à nouveau réunis
« en famille », dans notre Maison. Ce
soir là aussi, M. Marauda nous fit de
jolies vues des Vallées, et notamment les lieux historiques. Quelques
photos nous transportèrent au Pomaret ,lors de la célébration du XVII
Février 1957. Et puis ce fut un nouvel
expo^, combien captivant, qui permit à l’envoyé de la Table de nous
parler plus particulièrement des Vallées. C’est ainsi que furent évoqués:
le problème du dépeuplement, grave
surtout pK>ur les villages des hautes
v allées ;
— l’attitude des jeunes: M. Marauda nous parla de ses expériences avec
ceux du Pomaret, en nous prouvant
que la jeunesse actuelle n’a pas que
des défauts!
— renseignement du Français: la
connaissance de cette langue est
nécessaire aux Vaudois (non pas
seulement pour lire mes articles!)
mais surtout pour parfaire leur culture religieuse notamment.
— le rôle actuel du Pasteur dans
sa paroisse, quelque peu différent de
celui d’autrefois.
Je signalez ai encore les visites que
M. le Pasteur Marauda a faites aux
Vaudoises originaires de Pramollo et
autres lieux, qui vivent actuellement
dans des maisons de retraite. Elles
aussi attendaient la visite du Pasteur
des Vallées, qui leur apporterait un
peu de cet air si pur et si vivifiant.
Et leurs yeux brillaient aux souvenirs
de jeimesse que M. Marauda, avec
bonté, savaient leur faire raconter.
Pour terminer (enfin!?), j’ajouterai
encore que le Comité de l’Union Vaudoise de Maz’seille veut remercier ici,
publiquement, tous ceux qui se dé
vouent sans relâche afin que nos
manifestations soient réussies. Sans
les noiruner tous, car ils sont trop
nombreux, je citerai au hasard: M.
et M.me César Peyronel, M. et M.me
Louis Combe, M. et Mme Vidal, MM.
Aiipé Tron, Albert Malanot, Aldo
Tron, M.me Artuso, bref tous ceux,
qui d’ime manière ou de l’autre — ne
serait — ce que par l’encouragement
de leur présence — font la prospérité
de notre Union. *
Pour conclure, im seul regret: que
nous n’ayons pu garder plus longtemps parmi nous, M. le Pasteur Marauda!
Un deuil à malheureusement frappé, le soir même de notre fête, M me
Sanmartino, cruellement frappée par
la mort subite de son mari. A elle
et sa famille, nous renouvelons ici
nos sincères condoléances.
A L'OCCASION OU XVH FEVRiER
La visite du déiegué vaudois a Marseiiie
Dalla Chiesa
di Livorno
Solenne anche. quest’anno è stata
la celebrazione del XVII Febbraio. Il
giornale locale «Il Tirreno» e i giornali « La Nazione » e « Il Paese » con
la cronaca di Livorno haimo annunziato il Culto che si è tenuto il mat
tino del 16 Febbraio e la Conferenza
che sarebbe stata tenuta nel pomeriggio.
Il culto solerme del mattino presieduto dal Pastore Seiffredo Colucci ha visto la comunità raccolta ai
piedi del trono di Dio per render
Gli un culto di ringraziamento per
le libertà che ci permette di godere.
I membri di Chiesa avvicinandosi
alla Mensa del Signoie deponevano
r.*j di essa la busta contenente la loro «rinuncia per l’opera del Signore ».
Nel pomeriggio una conferenza dal
titolo « Esiste oggi libertà religiosa
in Italia?» è stata tenuta dinnanzi
ad un discreto pubblico dal Pastore
Gustavo Bertin.
La sera, poi, una quarantina di
fratelli e sorelle hanno avuto un’agape fraterna, trascorrendo così due
ore in fraterno congioire.
In questi ultimi mesi abbiamo avuto tre lutti. In primo luogo per la
morte del fratello F'rancesco Meli di
<y anni; sicihano di nascita egh visse per molti anni e sino alla nne in
Livorno, sempre fedele alla sua Chiesa Valdese che tanto amava.
La seconda volta, per la morte del
fratello Oott. Stefano Russo, Vice
Prefetto Ispettore di Livorno di 52
anni. Al servizio religioso celebrato
in Chiesa eran presenti S. E. il Prefetto Dr. Bianchi di Lavagna, i due
Vice Prefetti, il Questore. Rappresentato da un assessore il Sindaco. Molte altre rappresentanze di Autorità
Civili e Militari, la comunità. Il Dr.
Stefano Russo, era un uomo credente: aveva affèrata la Verità e nel Cristo Salvatore aveva creduto fermamente.
Infine è deceduto il Dr. Rodolfo
Braun di '79 ar^, già Console di
Germania in Livorno, e padre dell’attuale Console Dr. Otto Braim,
membro della nostra Comunità, assieme alla sua famiglia.
Alle famiglie Meli e Monti, alla
cara sorella Mimma Russo, alla Ved.
R. Braim, a tutti i familiari che piangono, non senza speranza, la dipartenza dei loro Cari, giunga una volta ancora l’espressione viva della
simpatia cristiana e fraterna della
Comunità Valdese di Livorno, mentre ripetiamo a tutti : « Cristo ha distratto la morte ed ha messo in luce
la Vita e l’Immortalità ».
Nota gioiosa : in poco più di un
mese abbiamo avuto la gioia di invocare le benedizioni divine su due
coppie di sposi: Armerding Joseph e
Feather Victoria Ann; Gocchiara
Giovanni e Geraci Elisabetta. Questi
ultimi, membri della nostra Comunità, hanno celebrato il loro matrimonio religioso con effetti civili nel
corso del Culto la domenica 2 Marzo
circondati dall’affetto dei facenti
parte la comunità Valdese di Livorno.
Ai sigg. Armerding e Cocchiara il
nostro augurio per una vita vissuta
sotto lo sguardo del Signore.
Prof. Dr. Â. Boniscontro
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4
La risurrezione non può essere
una fede vittoriosa se non per
coloro che si trovano in vivente
unione col Cristo vivente.
L. Ragaz
L'Eco del le Valli Valdesi
Intenderò la risurrezione colui
che s'impegna contro la miseria,
l'ingiustizia, la morte, anche nella forma della guerra.
L. Ragaz
Il passato ci parla
Prima
della Santa Cena
Siamo a Riesi, nel centro della Sicilia, nell’anno ecclesiastico 1887-88.
« Un nuovo ammesso, ci dice la
Relazione, settantenne, prima di partecipare alla Santa Cena, privatamene disse al Pastore; Ho perdonato
al mio nemico che da 20 anni ho
mortalmente odiato, non mi vendicherò più del torto fattomi, perchè
ormai sono di Cristo ».
Ecco un uomo che ha capito bene
le parole di Gesù: «Se dunque tu
stai per offrire la tua offerta sull’altare e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia
quivi la tua offerta dinnnazi all’altare, e va prima a riconciliarti col tuo
fratello; e poi vieni ad offrir la tua
offerta». (Matteo 5: 23-24).
Quest’uomo, che cosi tardi (a 70
anni) ha conosciuto il Vangelo del
perdono, ha capito che per essere veramente « di Cristo » bisogna saper
perdonare, come siamo stati da Dio
perdonati, e prima di avvicinarsi alla Santa Cena, perdona al suo nemico, perchè ora è «di Cristo».
E noi? ce ne ricordiamo? o non ci
avviciniamo invece troppo spesso alla Santa Cena serbando ancora nel
cuore vecchi rancori, odi sopiti ma
non del tutto vinti; oppure ripetiamo come tanti: Perdono, si, ma non
dimentico...
Forse, pur portando il nome di cristiani, noi non siamo ancora conipletamente « di Cristo »? il suo Spirito d’amore non ci ha ancora cosi
permeati da renderci capaci di perdonare, e di amare anche i nostri
nemici, così come siamo stati da Lui
amati e perdonati?...
Selma Longo
RICORDATE
uova pasquali
Guper
Dalle nostre Comunità
TORlQiO ; 'tCocso Oddone)
Le « riimioni del lunedì sera » a
Corso Oddone sono state consacrate
questo anno ad un corso di polemica
sulla traccia del libro «Ma il Vangelo non dice così». Le riunioni sono
state seguite da un gruppo non numeroso, ma attento e fedele.
L’ultima riunione, la sera del 24
Marzo, è stata dedicata al fenomeno
di Lourdes, così di attualità in questo
momento. Sono state proiettate quattro filmine-documentario, che illu
stravano a colori quattro aspetti di
Lourdes : città di Bernadette, città
della Madonna, capitale della preghiera, capitale della sofferenza. La
documentazione foto^afioa ha con
sentito ai presenti di rendersi conto
dei vari aspetti conturbanti di questo fenomeno: l’elefantiasi del culto
della Madonna, l’invadenza del commercialismo, la mole di umane sofferenze che credono di trovare il miracolo (si pensi alla mole delle delusioni se
centinaia di migliaia — o addirittura
milioni — vi.sitano Lourdes ogni anno dal 1858 e .soltanto 54 « miracoli »
sono stati riconosciuti!).
Le filmine ci sono state fornite dal
Comitato Nazionale delle Scuole Domenicali (Centro Filmine) che teniamo a ringraziare per questo servizio.
Dopo le proiezioni diversi presenti
hanno aggiunto osservazioni e esperienze critiche, tra cui anche due medici stranieri.
La settimana scorsa abbiamo accompagnato al luogo dell’estremo riposo terreno la salma di Jahier Bartolomeo, di Pramollo, residente a Torre Penice. Il servizio funebre è stato
presieduto dal pastore Corsani, di
Corso Oddone, per competenza territoriale. Erano presenti, oltre ad un
gruppo di Valdesi di Torino, il figlio
del defunto ed altri congiunti scesi
dalle Valli. A tutti i familiari rinnoviamo con la fraterna simpatia, l’augurio della cristiana speranza: «In
quanto a noi, la nostra cittadinanza
è nei cieli, donde anche aspettiamo
come Salvatore il Signor Gesù Cristo,
il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria» (FU.
3: 20-21).
MASSELLO
Abbiamo avuto il giorno II la visita molto gradita del Direttore della
Casa delle Diaconesse di St. Loup.
Pastore Gagnebin, accompagnato da
Suor Jacqueline, che ci ha intrattenuti nel pomeriggio, presente l’Unione delle Madri e le catecumene, sul
carattere particolarmente vocazionale del Diaconato. Suor Jacqueline ha
aggiunto con semplicità impressiva
la .sua personale testimonianza contribuendo a chiarire molti equivoci
che circolano nelle nostre Chiese intorno al Diaconato. Formuliamo il
nostro più fervido augurio per la loro opera.
Il giorno 19 cinque catecumeni accompagnati dal Pastore si sono recar
ti al convegno ad Agape per trascorrere la giornata. Questa partecipazione sopntanea ci ha rallegrati e ci ha
dimostrato che molte prevenzioni
cadono alla prova dei fatti.
Molto ben riuscito è stato pure rincontro di domenica 23 coi giovani
dell’Unione di Perrero. Accompagnati dal Pastore e dalla sua gentile Signora numerosi i giovani hanno af
frontato a piedi il non breve tragitto
per rispondere al nostro invito. Ci
siamo intra*:tenuti molto fraternamente sul prossimo congresso di Firenze al quale ci è parso evidente di
inviare un nostro delegato, e speriamo che questo ancor sconosciuto
giovane venga presto nominato !
Il pomeriggio si è chiuso col consueto thè offerto dall’Unione di Massello, e con alcuni giochi
Diamo con qualche ritardo un affettuoso benvenuto alle piccole Lorena Meytre di Salza, e Giraud Bianca che sono venute ad allietare le
loro famiglie.
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Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
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Pinerolo