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4
'Gettate lungi da voi
I ■'Si?,a
LONGO SEUIA
Casa Valdese
TORRE PELUCS
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno LXXXVIII - N. 26
Una copia L. 30
ABBONAMENTI |
DELLE
'•Ai'p-.
1
tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Eco: L. 1.200 per rintemo
L. 1.600 per l’estero
Eco e
La Luce: L. UOO per l’intemo j Spediz. abb. postale - li Grappo
L. 2.500 per Tetterò | Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE — 27 Giugno 1958
Ammin. Clandiana Torre Pdlice - C.C.P. 2'17SS7
Spopolamento delle Valli VaMesi
4 A
Su queslo problema che ci sla così a cuore siamo lieli di pubblicare questo articolo che esprime un’opinione un po’ diversa da quellsr abituale
« Ma tu, che ne sai? Quante volte
e dove sei stato nelle Valli? Ci sei
mai vissuto? » Tutte queste domande
me le rivolgeranno chi sa quanti,
quando leggeranno quanto sto per
scrivere. « hastiàn cuntrari? » Forse
si, ma comunque non per principio;
gli è che, alle volte, è necessario avere il coraggio di dire certe cose, anche se possono produire una spiacevole impressione. Meno di chiunque
altro il Cristiano si può permettere
il lusso di sshtimentalisml (nota bene : non dico « sentimenti », bensì
«sentimentalismi»). In un’epoca di
crollo della maggior parte dei valori
tradizionali, inclusi quelli religiosi, ii
Crisilano non può vivere d’illusioni.
l'io, non sono vissuto — è bene cne
io dica subito — nelle Valli per piu
di poche settimane consecutive, se
escludiamo un breve soggiorno di un
anno da ragazzo al Convitto; se è vero cne sono staio in quasi tutte le località, è pur anche vero che questo
non mi dà che una conoscenza un
poco superficiale delle gioie, dei dolori, delle aspirazioni, dei problemi di
chi ci vive. Però so leggere ed ho orecciii come tutti gli altri; leggo la
nostra stampa e queli’altra, ascolto
cosa la gente dice, in Italia in viaggio, al Sinodo, alle Conferenze distrettuali; qui, in Argentina e in Uruguay,
cosa dicono gli immigrati... e mi sembra che sul problema dello spopola
tffi® stf»—
no mantenendo sempre quella sere». che non è prova d’indifferenza,
condizione indispensabile per
^>-1^ ragionare e cercare la soluzione
■njghore. Troppo spesso si dicono co^•IfEntimentali, si odono frasi molto
nobili: SI accenna con forme più o
meno poetiche alla pretesa nostalgia
che i Valdesi emigrati avrebbero verso le terre che videro nascere loro o
i loro padri o i nonni... Si grida persino al tradimento, quando c’è chi
vende al miglior offerente (ohibò, cattolico, ma che farci, se i Valdesi non
trovano i denari per riscattare la terra di chi se ne va?).
Un fenomeno generale:
urbaneaimo •••
Vogliamo dunque cercare di guardare un po’ l’altra faccia della medar
glia e vedere se non possiamo scoprire la realtà?
Punto 1“. In tutto il mondo, oggi,
le popolazioni di montagna tendono
a scendere a valle e poi in pianura;
quelle rurali in generale tendono ver
so le città. Questo movimento' si concreta in quello che comunemente è
chiamato urbanesimo, con le sue mostruose città-idrocefalo. Persino negli
Stati Uniti lo Stato è costretto a sovvenzionare i contadini, per impedire
che ci rimettano e se'ne vadano. Orbene, lungi da me difendere l’urbanesimo ; vivo in una di queste cittàridro
cefalo, Buenos Aires, in cui il lato demoniaco di questo movimento appare
nelle sue forme peggiori; d’altra parte, questo movimento è un dato di
fatto che non possiamo ignorare, an,
che se ci fa dispiacere. Comunque sia,
perchè il contadino lascia i suoi campi ed il montanaro le sue montagne?
Le cau,se sono generalmente economiche; nella migliore delle ipotesi, la
vita dei campi sui monti è materialmente pili dura che quella in cit
tà; lavorando 8 ore al giorno più gli
straordinari, assicurato contro gli infortuni ed i rischi più svariati, con
scarse possibilità di essere licenziato
Laurea ad honorem
Ci rallegriamo vivamente con il
prof. Giovanni Miegge, della nostra
Facoltà di Teologia, per il dottorato
conferitogli recentemente dall’Univer.sità di Ginevra. Questo nuovo riconoscimento reso all’attività teologica del nostro Docente è per noi
tutti un segno rallegrante della conoscenza e della stima del Protestantesimo d’oltralpe nei confronti della
Chiesa Valdese.
a meno che non vi sia una crisi molto seria dello stabilimento ove lavora,
l’operaio facilmente guadagna più e
più facilmente del contadino, vivendo normalmente con un confort su
periore; i suoi figli possono frequentare scuole in genere migliori e farsi
un avvenire più brillante. E’ sempre
più raro, oggi, anche nei paesi più
« depressi », che un vero operaio spe
cializzato sia disoccupato. Non c’è
quindi da stupirsi se oggi la gente di
tutto il mondo si dirige verso quelle
località che danno migliori opportunità di lavoro, anche se l’urbanizzazione del contadino presenta altri
problemi d’ordine morale che alle voice raggiungono punte tragiche; co
me ogni massaia compera là ove spende meno e la qualità è migliore, così
l’uomo preferisce lavorare là ove ottiene, o crede di ottenere, un prezzo
migliore per il suo lavoro.
.e spopolamento montano
Orbene, questa situazione si aggra
va ancor più per l’agricoltore di montagna. I vantaggi del contadino della
pianura gli sono preclusi (meccanizzazione del lavoro, razionalizzazàono
dell’irrigazione, facilità di trasporti
per i suoi prodotti ecc.). E’ vero che
molte volte i suoi prodotti (latte, burro, uova, lana ecc.) sono migliori di
quelli (Jet piano, ma corne farli giungere al ihercàto' senza '(àie il prezzo
di trasporto annulli il vantaggio iniziale? Come condurre un’azienda con
criterii di sfruttamento redditizio?
come produrre la quantità minima necessaria perchè « valga la pena »? La
agricoltura dei paesi montagnosi è
quindi, in genere, solo un « extra » che
serve per i non molto esigenti bisogni
familiari (e spesso nemmeno per questi); così si spiega che la tendenza
migratoria citata è normalmente ancora più forte nel montanaro che nel
contadino della pianura. Orbene, questo non è solo un fenomeno d’Italia
0 di Francia; nella Svizzera, il paese
montagnoso per eccellenza, i monta
nari, pur essendo favoriti da una se
rie di esenzioni fiscali, da tessere che
permettono racquisto di biglietti per
1 trasporti pubblici o di carburanti a
prezzo ridotto ecc., scendono prima a
valle, poi alle pianure, per finire, infine, nelle città di Zurigo, Basilea,
Losanna, Ginevra eoe., che si stanno
accrescendo paurosamente, specialmente dopo la seconda guerra mondiale. Negli Stati Uniti già abbiamo
visto cosa il governo deve fare per
evitare l’esodo dai campo; qui in An
gentina e nell’Uruguay le due capilali, rispettivamente Buenos Aires e
Montevideo, hanno una popolazione
di circa 6 milioni di abitanti (contando i sobborghi che ormai formano con
la città una linea ininterrotta) e di un
milione e mezzo, cioè un terzo di tutta la popolazione del paese, per l’Argentina, e quasi la metà per l’Uruguay!
Via d’aacita?
Punto II". Quali sono ora le possibilità di sviluppo della montagna nell’economia moderna? Conosco solo
due soluzioni al problema: Tindustrìalizzazione e il turismo. Per la prima,
c’è bisogno di giacimenti minerali,
buoni trasporti eoe., quindi condizioni che solo parzialmente dipendono
daH’uomc ; per la seconda ci vogliono
anzitutto località atte ad attrarre il
turista per la bontà del loro clima, le
loro bellezze naturali, le loro possibilità sportive (e sono tutti fattori indipendenti dalla volontà umana) ed
infine una buona attrezzatura alberghiera, che normalmente segue, quando si verifichino le prime condizioni.
In Italia esempio, forse tipico, per la
presenza di queste due condizioni sono la Valle "d’Aosta e l’isola d’Elba,
con i loro giacimenti di ferro e Tin
dustria conseguente, ma anche con le
immense capacità turistiche delle due
regioni; nella Svizzera i Grigioni presentano un aspetto caratteristico del
tipo turistico; in Val d’Aosta e nei
Grigioni i montanari in genere restano, avendo sul posto quelle risorse
che permettono loro di condurre una
vita decente.
La nostra situazione
vailìgi
|iana
Punto III". Le Valli Valdesi in Italia non sono che una piccola zona
fra le tante dove si sta verificando
l’esodo descritto. La vita vi è quasi
sempre dura ; varie volte ho visto gente vivere in manieiù che oggi non
considereremmo più degna di perso
ne civili. L’agricoltura è poca, salvo
nella bassa Val Penice; Tindustria, se
prescindiamo dalla « Val Chisone », di
cui tutti conosciamo storielle molto
poco edificanti (anche se, senza di
lei, la Val Germanàsca già sarebbe
forse deserta), Tindustria, dicevo, si
concentra anch’essa al principio delle due valli, in Pero^, in Torre e in
Lusema, in Pinerolò, Ma a supplire
ai bisogni di lavoro delle due Valli
non basta evidentemente; e così molti vanno a lavorare altrove: a Torino, in America ecc. Ho viaggiato una
volta su quell’indecenza meccanica
ch’è il trenino Torino- Torre con un
operaio che viveva nella Valle d’Angrogna ; ogni mattina s’alzava un ^io
d’ore prima della partenza del primo
treno, per giungere a Torino verso le
sette e mezza; prima,delle 22 non era
di ritorno a casa. I giorni festivi li
passava dormendo, dloeva, e non stupisce che in Chiesa andasse poco,
vero? Non so se ce ^ saranno molti
come lui, se questo^pin caso tipico o
(continua in 4" pagina)
Quante case abbandonate come questa ci sono nelle Valli 1
NON UCCIDERE
Martedì 17 giugno, all’alba, radio Budape.st ha dato laconico annuncio della condanna capitale per alto tradimento inflitta da un tribunale speciale, dopo un processo segreto, a Imre Nagy, presidente
del governo ungherese al tempo dell’insurrezione antisovietica nell’ottobre 1956, e a tre dei suf.i collaboratori, mentre altri venivano condannati a pene minori. La sentenza era già stata eseguita. Questi uomini, quando le armate corazzate russe avevano schiacciato l’in.surrezione popolare ungherese, avevano cercato rifugio politico presso l i
ambasciata jugoslava a Budapest, da
cui erano stati tratti con l’inganno
di un salvacondotto. Spariti dalla
circolazione ritornano tragicamente
sulla ribalta del mondo.
Quello che mi pare più tragico,
nella loro sorte, è che non sono più
stati degli uomini; solo delle pedine. Pedine del gioco politico sovietico, che in questo momento in cui po ■
leinizza violentemmite con l’autonomismo comunista jugoslavo ha voluto, secondo l’espressione dell’on. Giolitti (colui che l’estate scorsa, con altri, si è dimesso dal PCI) «gettare dei
cadaveri ai piedi di Tito », dando
al tempo stesso un sanguinoso monito a Gomulka ed al suo comunismo nazionale polacco. Così, venti
mesi dopo l’insurrezione, per una
mossa polìtica di una freddezza che
ha del demoniaco, quando ormai essi erano nell’impossihilità di nuocere al « regime », questi uomini sono
stati sacrificati.
Ma pedine anche del gioco politico occidentale in quel che ha di reazionario a tutti i costi. Pur riconoscendo che òi sono levate sobrie voci di deplorazione, sincere ed accorate, mi chiedo se per tutti i partiti,
per tutti i quotidiani, per tutti gli
uomini politici, per la radio impadronitisi della questione e lancianti
alle grida puritane, il puro, semplice, umano grido di rivolta contro
questa « ragion di stato » che non esita a versare freddamente il sangue,
sia stato preminente sull’innegahile
argomento psicologico fornito alla
propria propaganda. Non accorgen
dosi che non si può costruire nè da
una parte nè dall’altra sui cadaveri.
Credo che in questo mondo in cui
gli nomini sono considerati delle
pedine la Chiesa debba oggi ricordare la dignità della persona umana: non la dignità antonoma dell’Uomo (il solo Uomo non la volle,
questa dignità, e obbedì al Padre,
perendo « per mano d’iniqui ») ma
la dignità dell’uomo cui è rivolto
l’Evangelo della figliolanza divina,
in Cristo, di cui la libertà è segno
caratteristico. Libertà che può essere soffocata in un processo segreto
o in una propaganda interessata, ma
che rimane il senso della morte cui
sono stati condotti questi uomini. E’
i! loro testamento: non se ne può
fare uno slogan.
Due cose ancora, mi ha fatto pensare questo triste episodio. Anzitutto, che diventa sempre più problematico parlare del comuniSmo con; e
flel partito del « progresso ». C’è veramente un’evoluzione, in esso, un
procedere innanzi? Mi pare, in realtà che esso sia l’esempio più impresnionante di come sia attuale l’antico
mito classico dell’« eterno ritorno »
della storia umana: è come un circolo chiuso, pare di procedere, e dopo un poco ci si ritrova a mordersi
la coda. Epurazioni, « purghe » e
riabilitazioni si sono succedute anche nell’ancor giovane storia comunista; non è ancora spenta l’eco della clamorosa destalinizzazione kruscioviana, ed ecco che lo stesso Kruscev ripete passo passo gli errori che
aveva cosi aspramente riprovato.
Menzogneri sono i soli nascenti al
l’orizzonte se non preceduti da Colui che è la lucente stessa mattutina.
Infine se la Chiesa in occidente è
tentata di gridare quello che gridano, più o meno, tutti i benpensanti,
perdendo di vista l’originalità dell’Evangelo, mi chiedo se la Chiesa
nei paesi d’oltre cortina sarà vittima
della tentazione del silenzio. Forse
non avremo, almeno per ora, risposta, la cortina rimarrà impenetrabile. Ma un giorno sarà squarciata
e allora fra le molte cose chiedereumìli perchè conosciamo noi
stessi, ma ansiosi, se è stato dato alla « Chiesa del silenzio » l’ardire di
lompere il silenzio e di dire il Non
li è lecito! per cui essa è fra gli uomini. Ce l’auguriamo ardentemente
non come occidentali ma come cristiani; dobbiamo fraternamente pregare per lei, senza dim^tieare di
guardare in noi stessi. Se così non
dovesse essere (ma si è mai lasciato,
Dio, senza un testimone?) non potremmo che umiliarci con loro per
la debolezza miserevole del Corpo di
Cristo, senza facili giudizi di chi
« non era in ballo ». Ma, certo, quella Chiesa avrebbe perso ogni autorità, ad esempio, per proclamare,
come lo fa, la pace, il disarmo, la
noii-violenza... jNfon sono certo se,
dinanzi a Dio che vede scorrere le
generazioni degli uomim e andare
ilolorosanieute verso la fine che Egli
ha stabilita, nella sua grazia onnipotente, la fine violenta dei quattro
giustiziati di Budapest sia essenzialmente diversa da quella delle vittime di un generale e folle macello
atomico. E non so se, di là, sia più
facile dire a Kruscev e Kadar: Il
vostro « processo » è mio scherno feroce, o firmare petizioni per la pace
e il disarmo atomico.
Gino Coiste
2
a —
L’EGO DELLE VMJÄ VALDESI
Fra le donne della Bibbia la figura
di Ruth, la Moabita, brilla per quelle
doti che son tenute in grande pregio
presso il Signore ma che nel mondo
hanno poco risalto. Eppure sono quelle che rivelano l’albero fondamentalmente buono e del quale il Signore si
compiace. Fanno parte di quella schiera che « in quel giorno » sarà alla destra del Signore che dirà loro: o Venite, benedetti dcd Padre tnio... » Ed
essi stupiti diranno: a Perchè? »...
Oh, se veramente giungessimo a
comprendere il valore di queste doti
che elevano la creatura all’altezza del
privilegio divino, senza distinzione di
razza o di classe sociale! La Bibbia
ce le presenta quasi ad ogni passo per
chi sa intenderla. « Dio ha scelto
le cose deboli del mondo per svergognare le forti » dirà l’Apostolo ai
Corinzi, ed esorterà i Romani « per
le compassioni di Dio... a non avere
l’animo alle cose alte, ma a lasciarsi
attirare dalle umili », perchè — dice
il Signore — « chi s’innalza sarà abbassato, ma chi si abbassa sarà innalzato ».
— Allora — o Signore — metti in
noi questo spirito di abbassamento!
Ruth, la Moabita, aveva questo
spirito. Apparteneva al popolo che
nacque dall’incesto di Lot con le sue
figliuole. Un popolo nemico di Israele,
che se lo trovò sovente di fronte dal
giorno in cui il loro re Balak invocò
l’aiuto del profeta Balaam per maledire gli Israeliti che minacciavano il
suo territorio.
Ecco che ima famiglia israelita, affamata, si trasferisce in Moab in cerca
di cibo (anche oggi si ripetono queste
migrazioni per ragion di lavoro...). Un
padre, una madre, due figliuoli. Questi sembrano disprezzare i pregiudizi
della loro razza e sposano delle Moabite. Ma muoiono e muore anche il
padre. Rimane sola la saggia e buona
vedova Naomi con le due nuore. Che
cosa fare in paese straniero? Naomi decide di ritornare al suo popolo
e lascia libere le nuore perchè possano
trovare una nuova sistemazione nella
loro patria. Qui appare la bella anima
di Ruth, nella sua semplice e ferma
fiducia, nella sua umile condizione di
donna che nulla può aspettarsi ma che
«ha capito...». « Il tuo popolo sarà il
mio popolo — dice alla suocera —• e
il tuo Dio sarà U mio Dio». Eppure
quel Dio non era apparso benigno verso la sua famiglia tanto che Naomi
aveva esclamato : « La mano dell’Eterno si è stesa contro di me ». Ruth lo
aveva capito quel Dio così giusto, il
Dio della buona, saggia Naomi. Da
essa più che da suo marito aveva imparato a conoscerlo ed a temerlo. « Il
tuo Dio sarà il mio Dio » e lascia la
sua patria, il suo parentado e segue, in
miseria, la sorte della suocera. Così,
come in tempo lontano aveva fatto —
per fede — un grande antenato della
sua stessa razza.
Così... semplicemente, per fede!
Da ora innanzi il racconto assume
il tono di un idillio campestre che a
volte sconcerta per le situazioni che
presenta per chi non sa che la Bibbia
ignora i falsi ed ipocriti pudori della
morale umana, quando la volontà di
Dio si attua in una realtà che sconvolge ogni giudizio razionale.
Siamo in un campo di orzo al tempo
della mietitura. L’orzo è un cereale
povero ma sano. Erano di orzo i pani
che Gesù benedisse prima di farne la
moltiplicazione per sfamare una moltitudine.
Naomi non aveva campi da mietere. non aveva nulla; e Ruth era entrata in quella miseria, l’aveva fatta sua.
{Beati voi che siete poveri perchè il
Regno di Dio è vostro). Certamente la
sua vita ed il suo avvenire sarebbero
stati molto diversi se fosse entrata in
una casa d’abbondanza. Qui, in casa
di Naomi, l’abbondanza c’era ma di
altro genere. Vi era dovizia di fede, di
umiltà, di buon senso, ma occorreva
anche del cibo.
Ed ecco che la giovane vedova si
reca nei campi dove si miete il beU’orzo biondo, ma non ci va come mietitrice salariata, ma come spigolatrice,
ossia per raccogliere, spiga per spiga,
quelle che i mietitori, nella fretta, lasciano indietro. E’ un diritto dei poveri sancito dalla Legge d’Israele. E’ una
dura fatica nel campo assolato, esposta, lei giovane vedova straniera, ai
possibili oltraggi dei rudi mietitori
esaltati dal caldo e dalla fatica. Lei lo
sa ma non importa: occorre il cibo
per la suocera anziana e per lei. La
mano dell’Eterno, del Dio d’Israele
non graverà sempre pesante sopra di
loro...
No, la mano dell’Eterno è misericordiosa e soccorrevole! Il campo nel
quale si reca Ruth — vedi combinazione — è di un uomo giusto e leale,
che anche lui « ha occhi da vedere e
cuore da capire », l’anziano ricco
Boaz. Egli nota la donna e qualcosa di
lei lo colpisce. No, non è il tradizionale « colpo di fulmine » che accende i
sensi ed acceca gli occhi degli innamorati. Almeno, la Bibbia non ce lo
presenta così questo incontro. E’ un
sentimento di ammirazione e di stima
per quella coraggiosa e fedele donna,
di cui intanto viene a conoscere la storia. Vi sono dei valori intimi che hanno maggior pregio della potenza e
della ricchezza per chi li sa scorgere
e Boaz è uno che « vede ». Ed egli
usa benignità verso la donna e l’aiuta
in modo discreto senza umiliarla. Vi
è nobiltà nel suo modo di agire, vi è
rispetto.
Ruth, torna stanca ma felice, dalla
buona suocera, con il cibo messo a
parte per lei con filiale sollecitudine, e
le racconta gli avvenimenti della giornata
Un raggio di speranza si accende in
quella povera dimora. {Chi si abbassa
sarà innalzato...).
Quel che accade ora è forse non
conforme — ripeto — alle rigide norme di una morale puritana ma s’inquadra così bene nello spirito della
realtà biblica da farci capire che non
poteva avvenire in altro modo. Il sentimento che domina la Bibbia non è
la morale ma la fede, ed i piani di Dio
si compiono indipendentemente da
ogni falso concetto di morale umana.
La donna che si lava^ si profuma,
per entrare furtivamente di notte nella tenda dell’anziano ricco Boaz, ricorda un fatto avvenuto alcuni secoli
prima a due capostipiti della sua razza : le figlie di Lot. Ma anche in Israele un fatto simile si era registrato e
proprio nella genealogia nella quale
questa donna entrava inconsciamente.
Sì, il fatto di Tamar e di Giuda.
Tutto si svolge ora come in un racconto di fate. La povera vedova straniera diviene moglie del potente Boaz
e gli darà dei figli.
Ruth la Moabita diventerà la nonna di Davide che da lei erediterà il
carattere che tanto l’ha fatta apprezzare agli occhi di suo marito. Sarà però Davide, suo nipote, divenuto
re potente, che combatterà contro il
suo popolo, lo sconfiggerà e lo assoggetterà ad Israele.
Davide, grande agli occhi di Dio e
davanti agli uomini, sarà il capostipite
di un regno che non avrà fine, perchè
da lui, secondo la carne, nascerà Gesù, il Re dei Re, il Redentore.
Ed in questa alta genealogia entrerà un’altra donna sublime, per eletti
sentimenti di modestia, di umiltà, di
fede e di sacrificio. Colei che canterà,
qualche secolo più tardi : « L’anima
mia magnifica il Signore, e lo spirito
mio esulta in Dio, mio Salvatore; poich’Egli ha riguardato alla bassezza della sua ancella... Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso
quelli che eran superbi nei pensieri del
cuor loro; ha tratto giù dai troni i potenti ed ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni i famelici e ha rimandato a vuoto i ricchi... ».
Si tratta di Maria di Nazareth, la
madre, secondo la_ carne, di Gesù. Anch’essa ha portato la sua vergogna senza arrossire perchè sapeva di entrare
nel piano di Dio.
Arnaldo Bensì
I" Congresso Femminile Valdese
Torre Pellice ~ 29 agosto 1958
Comunichiamo fin da ora il programma del l» Congresso che si
terrà nella Sala Unionista di Torre Pellice il 29 Agosto 1958.
Ore 9
- Culto di apertura presieduto dal Moderatore della Chiesa
Valdese past. A. Deodato.
Ore 10 - Nomina del Seggio.
Relazione del Comitato provvisorio (D. Bert).
Presentazione dello Statuto (L. Santini).
Discussione e mozione conclusiva.
Ore 12,30 - Pranzo in comune.
Ore 14,30 - Nomina del Comitato Nazionale.
Ore 15 - Impressioni sul lavoro della donna nelle chiese degli Stati
Uniti d'America (L. Deodato).
Ore 16 - Chiusura del Congresso.
Ci auguriamo che un buon numero di sorelle, oltre a quelle ufficialmente delegate, possa essere presente. Quella giornata vissuta nella
comunione fraterna dovrà segnare il punto di partenza per una più
precisa testimonianza ai servizio di Cristo e un rinnovato impegno in
seno alle nostre comunità.
Incontro di donne valdesi
La costituenda « Federazione Femminile Valdese » ha rivolto un caldo
invito alle donne della nostra Chiesa
a partecipare all'incontro che ha avuto luogo ad Agape dal 31 maggio al
2 giugno.
E' stato un atto di coraggio ed anche di fiducia da parte delle organizzatrici di dare l'occasione di questo
incontro a noi donne evangeliche che
formiamo spesso piccoli gruppi in
tutta Italia e che non sempre abbiamo
la possibilità di poterci conoscere.
Credo di espritjiere il pensiero di
tutte se dico di tutto cuore grazie a
chi ha realizzato l'incontro dandoci la
gioia di passare questi giorni nel cuore delle Valli.
Il gruppo delle partecipanti era di
una ventina la sèira del sabato, si è
aumentato di p^r.®ehio domenica per
poi raggiungere quasi il centinaio il
lunedì.
Erano rappiesentati i gruppi femminili di Trieste (con un buon numero di partecipanti!), Milano, Como,
Torino, Pinerolo, S. Secondo, S. Germano, Prarostino, Pomaretto, Luserna
S. Giovanni, Torre Pellice, Villar Pellice, Prali.
Nella giornata di domenica si ebbe
parecchio tempo libero per contatti
personali, per passeggiate o semplicemente per godere la quiete della
montagna. Il Pastore T. Vinay ha presieduto il culto della mattina nella
chiesa di Praly-Ghigo.
Più tardi egli ci ha dato interessanti notizie sulla Parrocchia di Praly di
cui ora fa parte la comunità di Agape.
Nel tardo pomeriggio la Signora
Christiane Pachoud di Losanna ha tenuto uno studio biblico molto completo della parola « Casa » e del suo significato nell'Antico e Nuovo Testamento. Questa analisi biblica ci avviò
spirituaimente verso lo studio del
giorno seguente che il Pastore Vinay
tenne su « la Famiglia e la Chiesa ».
Non posso in questo breve resoconto
entrare nell'argomento ma vorrei ringraziare il Sig. Vinay del suo messaggio, certa che tutte ne abbiano tratto
profitto e che nel ricordo di queste
giornate passate ad Agape il nostro
pensiero tornerà spesso su quanto ci
è stato detto.
In una riunione serale, abbiamo anche avuto modo di esprimere un parere — sia come singolo membro di
una comunità, sia come portavoce di
un gruppo femminile — sulla prossima costituzione della federazione.
Chi ha avuto il privilegio di vivere
per brevi ore la vita di comunità non
può non sperare che l'incontro di quest'anno aiuti a chiarire le idee di ciascuna di noi e che possa regolarmente ripetersi in avvenire.
L'incontro si è chiuso con la Santa
Cena che ci ha fatto sentire e capire il
profondo significato della vita comunitaria vissuta fraternamente in una
stessa « Casa ».
P. E. I.
La donna nella Chiesa
ORIENTAMENTI
Le Circolari che abbiamo ricevuto in questi ultimi mesi ci bannt>
permesso di allargare il nostro orizzonte venendo a conoscenza di quello che si fa in Italia e all’estero in
seno ai vari gruppi femminili.
Daire.same delle notizie pervenuteci, rileviamo che l’attività della
donna si esplica seguendo tre direttive principali.
C’è anzitutto il lavoro sociale e di
assistenza. Qualcuno ha detto ultimamente « je suis certaine que la
femme préfère l’action à l’effort <lc
pensée. De par sa nature même, elle
se lance volontiers dans la pratique,
le concret, le palpable- Ce qui lui
est naturel, c’est la société de couture ». Da questo bisogno di tradurre in atti concreti la sua consacrazione al Signore sono nate le varie
forme di assistenza, dalla confezione
di indumenti per la diaconia, gli orfanotrofi o gli asili, dall’organizzazione di vendita di beneficenza per
le opere pKi urgenti che la comunità
richiede, alle visite ai vecchi, agli
infermi o agli isolati, alla corrispond nza con i carcerati ecc.
Lii’attività tipicamente femminile e che ha già dato all’estero risultati preziosi in molti casi particolarmente penosi è il « dépanage familial » cioè l’assistenza temporanea a
famiglie venutesi a trovare in disagiate condizioni per la malattia della madre o di qualche altro membro.
Oppure ancora il « troc amicai »
vero e proprio servizio di scambi fra
indumenti per bambini, in questi ultimi anni le donne hanno preso una
parte molto attiva in seno alle chiese per organizzare l’accoglienza ai
rifugiati là dove per necessità di cose, il problema è stato più vivamenle sentito.
Per quanto riguarda l’attività culturale dei gruppi femminili, notiamo una particolare sensibilità per i
problemi di educazione. Sembra anzi che le donne non si accontentino
più di discutere simili problemi tra
di loro, ma vogliono discuterli con
la parte in causa: i figli- Prova ne
è il dialogo tra genitori e figli nel
corso di una riunione organizzata a
Ginevra tra i responsabili della gio
ventù e i gruppi di madri.
Oltre ai problemi di educazione
notiamo un crescente interesse per i
grandi ¡>roblemi del nostro tempo.
Molti gruppi si sono soffermati sugli argomenti più scottanti quali le
zone depresse (alte Valli Valdesi,
Sud Italia, Sardegna...) conflitti di
razze, diaconato, missioni ecc.
Ma soprattutto ci sembra di cogliere un generale desiderio di ri
pensamenio della fede. Studi in co
mune (Agape) lettura regolare delle
S. Scritture, meditazione e preghiera, sono chiari indìzi della volo ir.
di porre tutta l’attività femminile
nella prospettiva della fede, alla luce della volontà di Dio. A questo riguardo basterà ricordare la giornata
universale di preghiera che ha riunito le donne protestanti di tutti i
continenti in una medesima intercessione. Come si ricorderà, il tema
era « il ¡tane di vita ». Ed è sommamente significativo per noi, donne
protestanti dei paesi latini, il sapere
die nel corso di quella giornata siamo state l’oggetto di un particolare
alto di intercessione e di solidarietà.
In questo stesso spirito, vogliamo
segnalare l’invito che è stato rivolto
alle donne valdesi all’inizio di questo anno di attività, di riservare alcuni minuti, ogni sabato sera, all’in
tercessione per i culti deU’indoma
ni, chiedendo al Signore di benedire
dovunque, e in particolare nella nostra chiesa, l’annuncio della sua Parola, e di ispirare coloro che hanno
la responsabilità di predicarla.
La solidarietà sul piano della fede e dell’impegno cristiano non manclierà di portare i suoi frutti.
D. Bert
Il tema delVincontro
La famiglia
e la chiesa
Il tema sul quale le donne valdesi
sono state chiamate a riflettere nelle
giornate dell’incontro ad Agape è
quanto mai attuale in questa nostra
epoca di transizione tra quella che
era la vita patriarcale di un tempo,
centrata sul focolare e da esso irradiante, e la vita dinamica, nervosa e
per vari aspetti instabile che tutti viviamo oggi.
Mentre, da un lato, si fa sempre
maggiormente strada il senso degli affarTper“ cut inEr~vito—ral«' ì»
redditizia,. valida dal punto di vista
economico, tutti avvertiamo, d’altra
parte, quel senso di disagio per cui
non ci si rassegna alla perdita progressiva di certi valori base per un’esistenza che non vuol essere soltanto considerata da un punto di vista materiale.
E’ logico che le condizioni di vita
cambino col mutare degli anni. Quello
che è meno logico è che ci adattiamo
così facilmente a veder scomparire
certe consuetudini che, per essersi alle
volte cristallizzate in mero conformismo, furono tuttavia all’origine fulgida espressione di fede operante per
mezzo della carità.
Ritrovare il senso della famigliachiesa e della chiesa-famiglia, ecco
Toggetto della ricerca da parte delle
convenute ad Agape. Come tradurre,
giorno per giorno, nella concretezza
della vita vissuta, l’ideale biblico delr« oikos » cristiano? Come trovare la
via giusta nel conflitto delle generazioni, in mezzo-alle rovine dell’edificio di ieri, troppo facilmente fondato
sul concetto di autorità che conteneva
in sè troppi elementi puramente umani, e come preservare, d’altra parte,
la libertà cristiana dalle pericolose influenze paganeggianti del nostro tempo?
Non sono mancate le discussioni, i
preziosi suggerimenti tanto per quello
che riguarda la vita religiosa della famiglia quanto per quello che concerne la vita comunitaria della chiesa.
Viva per tutte è stata la realtà delle
difficoltà da sormonitare, degli interessi da far tacere, dei pregiudizi da
scalzare, dell’ispirazione biblica da ricercare. Non è mancata neppure la
parola della speranza cristiana e della
riconoscenza verso la chiesa che, in
un continuo sforzo di adattamento e
di ripensamento, rinnova, con i suoi
gruppi di persone impegnate, la sua
testimonianza di famiglia di Dio, redenta in Cristo. a. t.
^ elui-là est vraiment grand qui a
une grande charité.
Celui-là est vraiment grand qui est
petit à ses propres yeux et pour qui
les honneurs du monde ne sont qu’un
pur néant.
(Imitation de J.-C.)
Il
3
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— S
Poitiers: il 51'Sinodo della Chiesa Riformata di Francia
Dal 31 maggio al 2 giugno ha avuto luogo a Poitiers la 51“ sessione del Sinodo Nazionale della Chiesa Riformata di Francia. Come
molti dei nostri lettori certo già sanno, la Chiesa Riformata di Francia, che è uscita nel 1938 dalla fusione della corrente ortodossa e di
(fuella liberale del Protestantesimo riformato francese, prima scisse,
raccoglie sotto la sua giurisdizione la maggior parte dei 460.000 rifor
Diati francesi, che, insieme ai 400.000 luterani e ad un certo numero di battisti e di credenti indipendenti, rappresentano una minorità, ma non certo trascurabile della popolazione francese.
Come tutte le Chiese riformale, la Chiesa Riformata di Francia
è retta da un sistema presbiteriano (sul piano della parrocchia) __ si
nodale (sul piano generale). Essa ha suddiviso il territorio metropolitano in un certo numero di Circoscrizioni (che corrispondono ai nostri Distretti, ma assai più numerosi). Ogni Circoscrizione ha, in autunno, il suo Sinodo regionale, che, pur avvicinandosi alle nostre Conferenze distrettuali, ha però poteri deliberativi sul piano regionale
che le nostre Conferenze purtroppo non hanno ancora. Questo fatto
permette al Sinodo nazionale, che si riunisce alla fine della primavera, di affrontare soprattutto problemi generali di dottrina e di organizzazione; così è stato negli ultimi anni a proposito della nuova
liturgia, del battesimo...
Quest’anno erano all’ordine del giorno in modo particolare i due
temi: ” Membri di Chiesa ” e ” Chiesa e malati ”. Inoltre, le ore i.iquiete che la Francia attraversava proprio in quei giorni hanno lo, temente segnato, se non i lavori sinodtdi (salvo nelle risoluzioni finali), le conversazioni.
La comunità ospitante
Ha manifestato la sua gioia di accogliere il Sinodo nella città in cui
Calvino nel 1534 celebrò per la prima
volta la S. Cena nella sua forma evangelica, e dove, nel 1558, si riunì Tassemblea che dotò il Protestantesimo
francese del Sinodo nazionale, preparando per raimo seguente il l.o di
questi Sinodi, a Parigi. (L’anno prossimo se ne celebrerà con impegno il
quarto centenario).
Il rapporto iniziale
Tenuto dal Presidente Nazionale,
pastore Pierre Bourguet, ha fatto il
punto sull’attualità della Chiesa, ed
ha introdotto i lavori sinodali, ricordando i risultati dei vari Sinodi regionali. Rallegranti i rapporti con le
Chiese sorelle, in particolare con i Luterani, con cui si ricerca, prima o poi,
rigiiarda
l’atteggiamento della Chiesa nel monco, egli ha ricordato che i due pericoli da cui ci si deve guardare sono la
politicizzazione e la disincarnazione:
« Gardez-vous à droite, gardez-vous à
gauche, selon le mot fameux de la bataille de Poitiers-». Il tesoriere generale ha ricordato che per la prima
volta dopo 9 anrù il bilancio è in deficit ; ma vi è pure segno di una maggiore presa di coscienza del problema,
che è di fede: ad esempio la formazione a Parigi di im’équipe di laici,
che si incarica di ricordare ai protestanti il significato teolotgico dell’offerta come atto di fede e di consacrazione.
Si è quindi avuta la discussione dei
due grandi rapporti, non letti ma precedentemente stampati in opuscolo:
se la cosa ha sveltito i lavori, è stato
peccato, perdere il lato « conferenza »
di questi studi pregevoli. Eccone alcuni cenni.
Il primo rapporto
Membro di Chiesa
Era stato preparato dal pastore
Paul Conord, ed il problema era stato
già studiato nei vari Sinodi regionali.
Si tratta dell’eterno problema di trovare una posizione giuridicamente e
soprattutto teologicamente, biblica
EGLISE ET MALADES
Ordre du jour synodal de Poiliers
Le Synode national...
considère que la maladie de l’homme n’est pas réductible à un simple déséquilibre
biologique mais que, touchant la totalité de la personne, elle doit être comprise
à partir de ce qui caractérise l’homme comme personne: sa relation avec Dieu;
que, comme telle, la maladie se réfère à la situation mortelle et pécheresse
de l’homme, sans être nécessairement le produit d’une faute précise;
que, par suite, la maladie disparaîtra, dans le Royaume de Dieu, lorsque la
puissance de Vie qui est dans le Christ ressuscité sera pleinement manifestée par
delà la défaite du péché et de la mort, ce qu’attestent les guérisons rapportées par
la Bible et, de nos jours encore, les guérisons qu’il plait à Dieu de donner avec
ou sans le secours de la médecine;
que, toutefois, la non-guérison du malade ne signe pas plus son incrédulité
que sa guérison ne prouverait sa foi;
enfin, que la guérison dont parle l’Ecriture ne consiste pas dans le seul rétablissement des fonctions physiologiques, mais en un changement de vie, par une
nouvelle consécration à Dieu, ce changement restant d’ailleur possible et authentique là-même où la maladie n’est pas biologiquement guérie;
que le malade est témoin de la faiblesse du Christ, de sa patience et de sa
gloire.
En outre, et pour concrétiser ce qu’il a reçu de l’Ecriture, le Synode:
— rend grâce à Dieu pour la médecine et reconnait comme servitem-s de Dieu
les médecins, chirurgiens, infirmiers et infirmières et tous ceux qui se consacrent
à la lutte contre la maladie; il les appellent à saisir comme une vocation le métier qu’ils exercent;
— estime que l’imposition des mais aux malades peut être pratiquée dans la
communion de l’Eglise par ceux qui s’y sentent appelés, étant bien entendu que
par ce geste ils ont l’intention de confirmer la Parole de l’amour de Dieu et non
de produire un acte médical;
— appelle à prier régulièrement pour les malades et les médecins, croyants
ou non, et à demander à Dieu la guérison des malades dans l’espérance et l’obéissance à sa Volonté;
— rappelle l’importance de la communion donnée aux malades, car des promesses de conservation et de soutien sont liées au sacrement non seulement pour
l’esprit mais aussi pour le corps;
— demande que médecins, pasteurs, visitateurs de malades collaborent pour
porter le souci des malades, et travaillent au nom de l’Eglise parmi eux;
— remercie Dieu pour tous les biens que l’Eglise a reçu des malades en qui
11 a manifesté la puissance de sa grâce en les faisant vivre jour après jour de la
Promesse qu’elle suffit à tout, et appelle les malades à tenir leur poste dans le
combat de l’Eglise par l’intercession et le témoignage d’une vie obéissante;
— enfin estime que le malade peut être le témoin de ce que le Christ a voulu
s’unir à nous dans notre faiblesse pour nous faire vivre de son amour patient et
nous as,socier à sa victoire.
Queste notizie relative al Sinodo di Poitiers sono state tratte da una cronaca del
Past. N. Goetz, che ce l’ha fornita e che ringraziamo di cuore. Fiduciosi che anche
questo sia un mezzo di approfondire la conoscenza e la Fraternità delle nostre Chiese
mente soddisfacente per le varie i)ersone costituenti una parrocchia, memDii comunicanti, membri elettori, battezzati non confermati, i loro figlioli.
E’ un problema grave, dovuto a secoli
di tradizione « cristiana » nei nostri
paesi, che ha portato ad identificare
troppo spesso il popolo e la Chiesa, il
OiisaanesiinO' come un dato naturale
ed acquisito della nostra società, perdendosi quel carattere di fede e di impegno chiari e personali che sono, invece, la caratteristica del credente e
della Chiesa nella Scrittura. E’, forse,
un problema inevitabile, e che non
può ottenere una soluzione tranchante; ma è questione vitale per la Chiesa che essa non lo perda d'occhio. La
distinzione fra membri « responsaoili» (da noi: elettori) e membri semplici (da noi comunicanti) giuridicamente ragionevole, ma biblicamente
assai contestabile permane, anche se
sarà eliminato il termine « responsabile » : il Consiglio di Chiesa ha Tincarico dell’iscrizione dei membri sulle
liste elettorali e della revisione di que
ste. (L’iscrizione suppone una domanda, la radiazione una possibilità d’ap
pello). Rimane dunque la perplessità
dei Consigli di Chiesa ogni volta che
(in Francia come da noi) essi si trovano di fronte a queste liste elettorali
ed ai registri dei membri di Chiesa.
E’ stato comunque un riesame fecondo di tutta la profondità della grazia
che Dio fa ad ogni uomo che chiama
a far parte integrante ed operante del
Suo Corpo. E’ stato pure chiesto che
si studiasse la differenziazione fra Associazione cultuale (il termine giuridico con cui le parrocchie di ogni confessione sono designate e considerate
dal Codice francese) e Chiesa locale :
questo porterebbe, fra l’altro, alTabbassamento dell’età minima per l’elettorato.
Il secondo rapporto
Chiesa e malati
(Questo 2.0 rapporto, che viene dopo
tutta una serie di studi su questo problema (che finora abbiamo troppo poco considerato, in Italia), era stato
preparato dal professore Georges Crespy (di cui ricordiamo un’opera precedente: «La guérisohpar la foi», Neuchâtel 1952). Apijarc'-eMaramente dalla Scrittura che v’è un rapporto fra la
malattia ed il peccato; il problema
nasce dal fatto che il peccato non si
manifesta necessariamente con la malattia. Così pure, il mondo della guarigione è legato all’atmosfera del Regno di Dio; ma la guarigione non e
un prodotto automatico della fede: è
uno dei segni che indicano il Regno.
La Chiesa non ha dunque uno specifico ministero di guarigione; ma ci
sono dei casi, nella Chiesa, in cui Dio
guarisce, con o senza il medico. Quanto a domandare se bisogna imporre le
mani al malato, equivarrebbe a domandare « se ima madre può abbracciare i propri figlioli»; l’imposizione
delle mani non è un atto terapeutico
o magico, ma un gesto legato alla Pa
rola, un segno che sottolinea l’amore
di Dio. E’ urgente che la Chiesa si avvicini ai malati. (Facciamo certo nostra questa constatazione, anche se si
rimane un po’ perplessi sul carattere
quasi sacramentale di questa imposi
zione delle mani, n.d.r.). La discussione è stata'assai intensa, con la partecipazione dei delegati medici non
sempre più d’accordo di quanto lo siano i teologi... Alcuni delegati hanno
esortato a progredire sul terreno dell’esorcismo. Altri hanno avvertito che
la medicina « non è un bene indiscutibile: può essere ima trappola e una
idolatria ». Altri hanno insistito sulle
possibilità di « trasfigurazione spirituale» che offre la malattia (?). Altri invece hanno insistito sulla lotta
spirituale per la guarigione dei malar
ti, e sul carattere anormale della mar
lattia nel credente. Si è parlato di
équipes di medici e pastori. La discussione si è mantenuta ad un livello notevole. Al termine di essa; malgrado
le diversità di ofànioni, si è giunti ad
un O'.d.g. che riproduciamo qui accanto, notevole.
Le risoluzioni finali
Prima di sciogliersi il Sinodo ha voluto prendere posizione nei confronti
della situazione politica, data la gra
vità degli avvenimenti. E’ stata accettata senza difficoltà ima Lettera Pastorale ai fedeli della Chiesa, che riproduciamo anch’essa. Invece il Sinodo si è trovato profondamente diviso
a proposito di un messaggio al Capo
dello Stato, presidente Coty. Sono stati respinti molti testi, l’uno troppo
« gaullista », l’altro troppo « repubblicano » e infine si è votato questo telegramma, vergine di ogni colore politico (ma anche, forse, di ogrfi significato e di ogni audacia): «Synode National Eglise Réformée de Franco
adresse chef de TEtat expression de
ses sentiments déférants et assurance
de son intercession auprès de Dìeu
très spécialement dans l«s circonstances actuelles».
Infine, anche qui con molte esitazioni, è giunto alla formulazione di un
o.d.g. a proposito del riarmo e disarmo atomico: una dichiarazione ohe
non differisce di molto da quelle simili che collegialmente i Sinodi e individualmente alcuni gruppi, in molte
Chiese, hanno espresso in questi ultimi tempi: caratteristica, però, vi è
Taffermazione che esso, « davanti alla
paura crescente che afferra l’umanità,
vuole affermare la ferma speranza del
regno vittorioso di Gesù Cristo».
LeUre pastorale du Synode
aux fidèles des Eglises
Chers Frères,
Deux teutatious nous menacent à l’heure présente et nous devons prendre garde à ne céder ni à Tune ni à l’autre.
En premier lieu nous pouvons être tentés de formuler des jugements politiques intransigeants et contradictoires qui risquent dans nos Eglises mêmes de nous
diviser. Il est sans aucun doute bon que nous prenons position, mais rien ne pourrait jamais justifier que ces options politiques conduisent soit à juger des frères
et à briser le lien de charité, soit à diviser l’Eglise elle-même. Nous n’avons le
droit pour aucune de ces raisons de déchirer le corps de Christ. Le témoignage
premier que nous avons à rendre dans notre pays divisé est celui de notre unité
et de notre amour fraternel sans réserve, malgré nos options politiques différentes.
En second lieu nous pouvons être tentés de nous replier sm: la vie privée,
pratiquant les vertus individuelles et cultivant notre vie intérieure, soit par dégoût de la politique, soit par une confiance aveugle dans le gouvernement. Nous
devons rappeler que ce renoncement est inacceptable. Même si un gouvernement
nous déchargeait de toute fonction politique, les chrétiens n’auraient pas le droit
de se désintéresser de la vie politique. C’est de notre vigilance que dépendent la
possibilité de vertus civiques, l’établissement de libertés vraies et le maintien du
gouvernement dans les limites de la justice. Nous avons ici à rappeler à ceux qui
détiennent le pouvoir qu’ils sont serviteurs du Souverain Seigneur dont nous
sommes les ambassadeurs. « Examinez toutes choses et retenez ce qui est bon »
(1 Thess. 5: 21). Veillez, frères, et priez!
Specchio della stampa
CATTOLICESIMO D'OGGI
Negativo
Ecco alcune piluccature post-elettorali
su come è stata applicatp sul piano parrocf-hiale la dichiarazione dell’Episcopato cattolico italiano :
— Dal bollettino parrocchiale di Rivadolmo del 27 aprile: «Carissimi parroc‘-.hiani, nelle elezioni del 1953 avete votato
così: 210 D.C., lOO comunisti e socialisti,
25 per i partitini, 25 schede bianche o sbagliate. Quindi 150 persone hanno tradito
il loro dovere di cristiani, hanno disobbedito alla Chiesa, hanno peccato gravemente » (citato da Voce Evangelica).
— Dal bollettino parrocchiale di Nonanlola (a pochi chilometri da Modena, città
laica), « Campane della Pieve », su cui il
parroco ha scritto fra l’altro: « ...Ma il
guaio più grosso si è che spesso si tratta di
donne sposate e mamme, per cui, pensando ai bambini che sono in tali mani e che
crescono in siffatti ambienti, vien voglia
di pregare cosi: Signore, piuttosto che lasciarli guastare questi piccoli che credono
in Te, prendili Teco nell’età ancora innocente! Signore, recidi questi teneri fiori e
portali nel bel Paradiso prima che il fango li copra e li sciupi, forse irreparabilmente » (citato da L’Espresso).
— Avviso sacro affisso nelle chiese di
Forlimpopoli, con approvazione ecclesiastica :
1) Chi, scientemente e Uberamente, ha
votato:
a) per i partiti socialista e comunista
ai sensi del Decreto del S. Ufficio, ha commesso peccato grave contro la Fede Cattolica;
b) per i partiti che hanno combattuto
la Cliiesa, le sue istituzioni, le sue verità,
ai sensi del Diritto Canonico, ha commesso
peccato grave contro la Fede Cattolica.
2) Chi, scientemente e liberamente, ha
agito contro le disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana, ha commesso
peccato grave di disobbedienza ai Legittimi
Pastori stabiliti da Gesù Cristo nella Sua
Chiesa.
3) Per una valida assoluzione dei peccati
predetti è necessario accusarsene in Confessione, anche se non si è interrogati, esserne pentiti e proporre di non ricadere
più nella stessa colpa che è grave per Tofl'esa a Dio e per le responsabilità e le conseguenze che comporta nei confronti della
Religione (riprodotto da L’Espresso).
Pensa veramente la gerarchia cattolica di
difendere così la causa di Cristo?
Positivo
Qualche tempo fa e comparsa sullo ’’Specchio dei tempi” de La Stampa la seguente
lettera, firmata, di un lettore alessandrino:
« Premetto che sono un cattolico fervente, osservante e praticante. Ti scrivo per
un senso di umano sentimento. Domenica
mattina, alle 7,20, ho aperto la radio, programma nazionale, e ho sentito una marcia... Finita la marcia, un valzer e dopo
qualclie secondo : « Culto Evangelico ».
Come li Ito detto, sono un cattolico osservante, ma li confesso, caro Specchio dei
Tempi, che ho provato un senso di dolore
nel sentire che una cerimonia religiosa, sia
pur essa in contrasto con la N. S. Madre
Chiesa, sia stala preceduta da musiche tanto profane. Cosa possono pensare di noi
italiani cristiani cattolici romani, milioni
di ascoltatori non cattolici anche fuori
confine? Che mettiamo in ridicolo la religione Evangelica? Questo non mi pare
umano, nè mi pare amore fraterno, e lasciamelo dire cristiano ».
A parte il fatto che l'Evangelismo viene
considerato un’« altra » religione, ci rallegriamo vivamente di questa sensibilità non
universalmeme diffusa.
4
Il cristiano è un « uomo di
pace », non un « uomo in pace » : fare la pace è la sua vocazione.
L'Eco delle Valli Valdesi
La pace comincia in noi... in
me e da me, da te, da ciascuno... Come la guerra.
Notizie dalle nostre Comunità
PRAMOLLO
Una simpatica ceorimonia ha avuto
luoso nella sala delle attività giovanili la domenica 15 giugno. Alla presenza del Sindaco di Pramollo, del
Comandante la Stazione dei Carabinieri di S. Germano e di un numeroso pubblico accorso da tutti i villaggi
del Comime, ha avuto luogo la Festa
della Scuola e della Mamma. Gli alim
ni della scuola delle Lussie, di Feugiomo, di Pomeano e della Buata si
sono succeduti sul palcoscenico, egregiamente diretti dalle loro insegnanti, ed hanno offerto al pubblico venuto ad ascoltarli un interessante programma di recite e di canti. Parecchie volte i piccoli artisti (che sono
stati bravi tutti) hanno raccolto i vivi applausi della assemblea.
Dopo la lecita ha avuto luogo la
premiazione, fatta dal Sindaco, degli
allievi distintisi durante l’anno per
10 studio e la disciplina. Non tutti sono stati premiati, ma abbiamo fiducia che tutti abbiano latto abbastanza bene durante l’anno. Speriamo che
con gli scrutini finali e gli esami che
avranno luogo in questi giorni confermino questa nostra fiducia.
La festa si è conclusa con la distribuzione ad ogni bambino di una brio
che e di un mazzetto di fiori. Le mamme presenti, e qualche papà pure, prima di separarsi si sono raccolti intorno ad una tazza di tè offerta dall’Unione delle Mamme di Pramollo.
Cogliamo l’occasione per esprimere
al Sindaco, geom. sig. Rosia, promotore e sostenitore della Pesta della
Scuola, il grazie riconoscente delle
scolaresche e della popolazione. E’
questa una simpatica occasione offerta agli abitanti dei due versanti per
conoscersi ed apprezzarsi meglio ed
anche per fraternizzare insieme. E’
im incontro che fa piacere e che fa
del bene.
La nostra riconoscenza va pure a
tutte le Insegnanti del Comune, non
solamente per quanto esse hanno fatto in vista della festa, ma per tutto
11 lavoro compiuto durante l’anno a
favore dei bambini.
Da qualche tempo il nostro vallone è rallegrato di nuovo dal suono caratteristico delle campane delle mucche al pascolo e si sente ogni tanto
nei prati il rumore della prima falciatrice apparsa a Pramollo. Il bestiar
me infatti è stato trasferito su negli
alpeggi e sta incominciando la fienagione. E’ il periodo del lavoro più du
ro, delle giornate lavorative di 15 o
16 ore. La mattina presto e la sera
tardi la corsa su alle miande, di porno il lavoro senza sosta nei prati.
Voglia il Signore assistere ognuno
nella propria fatica e benedire il lavoro che verrà compiuto.
Hanno ultimamente presieduto il
culto nel tempio il Prof. Ernesto Tron
e il Pastore Bruno Tron.
La Chiesa li ringrazia del loro messaggio e della loro gradita visita.
H bazar annuale organizzato dall’Unione delle Mamme, tenutosi al
principio di giugno, ha dato un ottimo risultato.
Un grazie di cuore a tutti i generosi donatori.
E’ state presentato al S. Battesimo
il piccolo Mauro Beux di Amato e
Adele dei Toumin. Il Signore lo benedica abbondantemente insieme alla sua famiglia.
PUMARETTO
Domenica 1 giugno ha avuto luogo
subito dopo- il culto, l’Assemblea di
Chiesa, durante la quale si è proceduto alla lettura della relazione del Concistoro suH’andamento della vita spirituale della nostra comunità. Da tale relazione è emerso come, pur tenendo conto dei numerosi segni di
vitalità che la Chiesa di Pomaretto
ha dato durante l’anno ecclesiastico
trascorso, sia mancato un impegno
costante di ognuno dei suoi membri,
specialmente p>er quel che riguarda
la frequenza ai culti e quindi rasento della Parola di Dio.
Nella stessa occasione erano stati
eletti come delegati alla Conferenza
distrettuale i sigg. Vitale Jahier ed
mio Long. Quale delegato al Sinodo
è stato eletto il sig. Giovanni Conte,
sostituto il prof. Ernesto Tron.
Il 2 giugno ha avuto luogo la gita
della Scuola Domenicale con mèta
Fra Catinai. Malgrado il maltempo
che ci ha obbligati ad abbandonare
prima del previsto i prati del colle,
per rifugiarci a malincuore più in
basso, i ragazzi hanno goduto, prima
della bella camminata, poi dei giochi. Quasi tutti son tornati con grandi mazzi di fiori, con qualche strappo
nei calzoni e con una buona provvista di aria pura, non senza aver apprezzato come si doveva la discesa in
funivia. Siamoi grati alle monitrici e
alle signore che hanno voluto occu
Spopolamento delle Valli
V aldesi
continua dalla 1« pagina)
sembra che, a quest’ora, egli avrà già
lasciato il vallone natio, per trovarsi
un palo di stanzette a Torino o nei
dintorni. Anche qui in America, parlando con quelli che sono immigrati
dopo la. seconda guerra mondiale, il
discorsa cade sempre su queste cose;
bei posti, le Valli, vero?... certamente, ma bisogna pensare anche alla pa
gnotta che in America, volere o volare, non è più facile da guadagnare,
ma almeno è più grossa e va accompagnata Con più companatico.
E il turismo? Bene, tutti sappiamo
che le Valli sono il luogo ideale per
passare un paio di settimane di riposo; ma per il vero turismo, capace di
attrarre migliaia di persone all’anno,
le porte sono praticamente chiuse: i
paesaggi sono belli, ma per chi non
è Valdese ce ne sono di rmgliori. Quindi anche questa possibilità resterebbe
circoscritta a poche zone e nulla più.
Così l’esodo delle Valli continuerà,
finché la percentuale della popolazione non abbia raggiunto un livello che
le permetta di vivere con una certa
agiatezza. Questo processo è giimto
già al suo ultimo stadio in molte valli
della Svizzera e della Francia ; da noi
iniziò con la partenza dei primi emigranti per il Sud America (1856-57),
ma, per ora, possiamo dire che siamo
ancora al principio.
Gnardace ¡n faccia
la realtà
Punto IV®. Essendo questa la situazione dei fatti, non vale recriminare
contro chi se ne va, arrabbiarcisi sopra, piagnucolare pensando a un bel
tramonto dietro «le dentate, scintillanti vette» che gli «esuli» più non
vedranno se non tornando un giorno
in im rombante autopullmann turistico; è facile, invero, farlo, stando
comodamente in una delle nostre città italiane o americane, o seduti al
freschetto davanti a Morè in Torre,
o contemplando la naiura selvaggiamente bella dal porticato del nostro
« ciabot » estivo. Tanto, non fermeremo nessuno'. Finché le Valli non po
tranno dare lavoro decente a chi vi
resta, la gente se ne andrà.
L’opera della Chiesa non mi sembra che si sviluppi utilmente, cercando di mantenere la gente lì dove sta,
nella miseria (la Scuola di agricoltura sembra non avere suscitato degli
echi troppo grandi tra la popiolazione
delle Valli). Là dove, a mio parere, la
Chiesa può e deve aiutare, è nel cercare una sistemazione altrove a chi
si trova nella miseria più nera, o almeno aiutarlo a trovarla; la Chiesa
può e deve stare al lato di chi è ob
bligato al duro distacco dalle terre
tradizionalmente sue, dandogli aiuto
spirituale e materiale.
La vocazione valdese
E’ qui ch’io vedo un lavoro utile e
costruttivo, realista senza essere cini
co, un’opera, che vede nel Valdese delle Valli non un servo della gleba, moralmente incatenato alla sua terra,
bensì un libero figliuolo di Dio, capace di vedere nella dolorosa necessità del distacco dal tuo tetto e dalla
sua terra, un segno della vocazione
divina, per cui è mandato a dar testimonianza della sua fede in terre a
volte lontane, dove vi sono altre persone simili a lui, che ancora non hanno conosciuto la fede. Questa, almeno, è la coscienza che si sta facendo
sempre più strada tra i Valdesi sudamericani, e mi sembra che debba essere necessariamente la forma di pensare del Valdese italiano che se ne va
dalle sue montagne; ed è qui che la
Chiesa, accettando un fatto concreto
come tale, cioè anche riconoscendone
tutti gli inconvenienti, ha un’occasione illimitata di predicazione e di assistenza.
J. Alberto Soggin.
parsi dei bambini anche in questa occasione.
Il 5 giugno è stata la volta dell’Unione delle Madri : le signore hanno
partecipato in buon numero alla trar
dizionale gita di chiusura recandosi
prima ad Avigliana, poi alla Sagra di
San Michele e calando infine su Coazze, dove le attendava la calorosa &o
coglienza della comunità locale. Un
grazie di cuore a quanti hanno voluto contribuire in modo così simpatico al bel pomeriggio che si è potuto
trascorrere laggiù, e specialmente al
past. Vetta ed alla sua gentile signora. Serberemo un bel ricordo della
nostra visita.
In questi ultimi tempi vi sono stati
quattro battesimi: Tron Graziella di
Ermon e di Peyrat Elsa; Baret Erica
di Guido e di Rostan Ida; Charrier
Claudio di Remigio e di Castagna Elvina; Vaucher Patrice Silvio di Victor
e di Castana Emilia. Abbiamo accolto con gioia questi teneri agnelli dei
gregge. Voglia il Signore concedere
loro di crescere in sapienza, in statu
ra ed in grazia dinnanzi a Lui.
Per due volte ci siamo raccolti per
udire il messaggio della speranza in
presenza della morte. A quanti sono
stati colpiti in modo particolare dalla dipartenza di Maccari Virginia in
Maurino e Ribet Enrico, va il nostro
pensiero di profonda simpatia cristiana.
Ringraziamo assai il sig. Bruno Bellion che ha presieduto il culto deH’8
giugno ed il past. Bivoira che ha pre
senziato ad un funerale, in assenza
del pastore locale.
Ed ora i lavori campestri si fanno
sempre più intensi... vediamo di far
sì che non siano epsi intensi dall’impedirci di trovare almeno un istante
per ascoltare la Parola dì Dio nel raccoglimento e nella preghiera.
Terre;- prêle
i’oreille
Ah! certes, nous n avons pas de
peine à prêter l’oreille. Nous sommes rrnturellement curieux. Beaucoup de personnes poussent même
la curiosité jusqu’à l’indiscrétion...
Elles ont de la peine à s’empêcher
d’écouter aux portes, et elles ne sont
contentes que lorsqu’elles savent
tout ce qu’il y a d’intime dans la
vie d’autrui. Mais ce n’est là que
rexagération d’une disposition qui,
en soi, n’a rien de blâmable. Même
maintenue dans ses justes limites,
ce qui importe, au point de vue
chrétien, c’est de savoir vers quoi
se porte d’ordinaire notre curiosité.
Prêter l’oreille, c’est bien, mais à
quoi? Aux voix du dehors seulement, ou aussi à la Voix du dedans?
Vous, hélas! vous ne prêtez l’oreille qu’aux bruits du dehors. Vous
êtes assoiffé de nouvelles, de commérages aussi. Ce qui vous préoccupe surtout, c’est ce qu’on pense
de vous. Vous subordonnez tout à
cette approbation. Ah! votre oreille, perpétuellement tendue au dehors, vous causera bien de soucis!
Pesez ce mot de l’auteur de /’Imitation: « Quand on le loue, tu n’en
es pas plus saint; et quand on te
Id âme, tu n’en es pas pire ».
Combien est plus sage, plus heureux aussi, celui qui d’ordinaire prête surtout l’oreille à la voix intérieure! Là aussi il y a tout un monde: il y a l’âme, il y a Dieu en
Christ, et leur éternel dialogue est
bien fait pour exciter notre curiosité. Aujourd’hui nous découvrons
une erreur, demain, une nouvelle
grâce. En tout temps. Dieu nous dit
qu’il nous aime, et aussi ce qu’il
pense de nous, et tout cela, je crois,
vaut bien la peine qu’on prête l’oteille, car l’Eternel parle: que nous
sachions tous écouter Sa voix.
F. Berthalot
{Le Relèvement)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Vallecrosia du 9 au 20 Septembre 1958
CAMP FRAICO ITALIElVf
pour Moniteurs et Monitrices d’Écoles du Dimanche
QRGANfSATION
Lieu du camp: La maison de vacances de l’Eglise vaudoise d’Italie
La Casa Valdesc, Vallecrosia, f Imperia).
Responsables: M. le pasteur Carile, président des Ecoles du Dimanches d’Italie. Bologne. — M. le pasteur Cook, directeur des Ecoles
du Dinianche de France. Paris — M. Emile Wagner, directeur d’école.
Liiigolsheim (Bas-Rhin). — M. le pasteur Santini, directeur de la Casa
Valdese, à Vallecrosia. — M. Blumenreeder, professeur au Conservatoire
de Strasbourg, dirigera le chant.
Nombre de places: Nous limitons le nombre de places à 40 Françai.s
et 40 Italiens.
PROGRAMME
Etudes bibliques: Genèse chap, l à 11: M. le pasteur Santini et M.
Wagner. — Evangile de Luc; MM les pasteurs Carile et Cook.
Etudes techniques: a) Etude sur la méthode psychologique de Jésus
par le pasteur Carile. — b) Etude sur la psychologie religieuse et la piété
de l’enfant, par le pasteur Cook. — c) Etude sur la pédagogie actuelle et
son utilisation dans les .Ecoies du Dimanche, par M. E Wagner.
Veillées; a) .Soirées musicales. Chant —^ b) Soirées d’information
mutuelle; Italie et France. — c) Soirées d’information générale: Japon.
Promenades: Plusieurs excursions seront organisées sur la Riviera
italienne et la Côte d’.àzur.
INSCRIPTICINS
Ce camp est ouvert à tous les moniteurs ou futurs moniteurs des
Ecoles du Dimanche de France et d’Italie.
S’inscrire jusqu’au 10 Juillet.
La fiche d’inscriptiori a été publiée dans le,s N. 2 et 3 de la Revue
« La Scuola Domenicale » et peut être demandée à MM. les Pasteurs.
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Le molteplici attività
dei missiouari uel Laiiierouti
Le notizie che si ricevono dal Cameroun sono caratteristiche della ra
pida evoluzione in Africa: tournées
nella boscaglia, con tutto quello che
ciò comporta: lunghe marce nella foresta, battesimi, sorveglianza di numerose scuole, visita di chiese molto
disseminate nel retroterra.
Ma a Duala questo ministerio cambia assai aspetto; bisogna predicare
in francese nel tempia del Centenario, occuparsi della parrocchia europea, consacrare molto tempo alla radio.. ■ .
Quest’ultima attività è affascinante, perchè degli apparecchi riceventi
si trovano sempre più numerosi sia
in città che nella « brousse ». Da che
un Africano protestante è responsabile del programma, il numero delle
emissioni protestanti è assai aumentato: tutte le domeniche culti o meditazioni in duala e in francese; due
volte per settimana le trasmissioni
terminano con un «pensiero della sera » ; in settimana si ha un bollettino
d’informazione protestante, la « cassetta delle domande » e la rassegna
« Cameroun protestante » con réportages e interviste. (S.OE.P.I.)
Norvegia - Culto al posto
della Festa deirincoronazione
Il nuovo Re di Norvegia, Olav, ha co
municalo di voler rinunziare alla festa del
l’inooronazione. Al posto di questa, egli
desidera compiere un viaggio in autonio
bile, nel mese di Luglio, da Oslo a Tron
djem e partecipare al culto nella Catte
drale del luogo. Il 22 Giugno, giorno del
l’incoronazione di suo padre il Re Haa
kon, egli desidererebbe essere consacrato
in preghiera nel suo ufficio regale.
(E. P. D.).
Redattore ; Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Tel. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Prof. Dr. A. Boniscontro
. _ Libero docente
in Clinica Odontoiatrica aTTUmversTtà
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Pinerolo - Via Palestro, 7 - Tel. 24-98
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