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Anno 115 • N. 1
5 gennaio 1979 - L. 200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A GIORGIO PEYROT
1979: l'anno del
nuovo Concordato?
Nella bozza emendata la caduta del principio della religione di Stato
resta un fatto formale privo di coerenti conseguenze sostanziali
Il 6 e 7 dicembre u.s. il Senato
ha discusso il tema del Concordato sulla base degli emendamenti alla seconda bozza di revisione (giugno ’77) proposti al
Parlamento. Come è noto il Senato ha espresso l’opinione che
« esistano le condizioni per entrare nella fase conclusiva del
negoziato » pur invitando il Governo a tenere nel massimo conto « le osservazioni, le proposte
e i rilievi » emersi nella discussione soprattutto a proposito di
tre punti: enti ecclesiastici, matrimonio e insegnamento della
religione nelle scuole. La cautela di questo rilievo, il fatto che
tra un mese cade il cinquantenario dei Patti Lateranensi, fanno
pensare che il 1979 sia davvero
l’anno della revisione del Concordato, o del nuovo Concordato. Ma come si configura quanto
a contenuto questa revisione?
Abbiamo intervistato a questo
proposito Giorgio Peyrot dopo
che in due precedenti articoli egli ha puntualizzato i risvolti
della discussione in Senato per
ciò che concerne la nostra Intesa con lo Stato (Il Senato informato anche sull’Intesa, n. 50/
15.12.’78) e ha dato un quadro generale della discussione stessa
(Concordato: la revisione avanza, 51-52/22.12.’78).
La « rinuncia »
— I giornali hanno dato risalto al principio contenuto nell’art. 1 secondo cui la Repubblica italiana e la S. Sede « concordano nel considerare non più in
vigore il principio della religione cattolica come religione dello
Stato italiano ». Vi sono novità a
questo proposito rispetto alla
bozza del giugno 1977?
— Novità sostanziali non direi. Con lo spostamento all’art.
2 di alcune affermazioni relative
alla libertà religiosa e con il
solo richiamo al principio dell’indipendenza e sovranità dello
Stato e della Chiesa cattolica, ciascuno nel suo ordine (art. 7 della Costituzione), oltre che con
la ricordata « rinuncia » al concetto di religione di Stato, l’art.
1 risulta assai più preciso e solenne nel suo contenuto. Esso si
limita ad enunciare i due principi su cui le parti intendono indubbiamente impostare e conseguentemente costruire tutto il
progetto di revisione concordataria. L’affermazione di tali principi dovrebbe comportare infatti
la eliminazione, nella nuova disciplina concordataria, di ogni
ingerenza ed interferenza di un
potentato nell’ordine proprio
Le Comunità di base
contro la revisione
Il seminario nazionale delle
Comunità di base che si è svolto
a Firenze il 9 e 10 dicembre sul
tema Chiesa senza potere e società autogestita ha visto circa
mille partecipanti impegnati nel
lavoro di diverse commissioni:
« Partecipazione e democrazia
di base », « La legge 382, banco di
prova del rinnovamento conciliare », « Esperienze di base ». Il
seminario, che si è concluso con
la celebrazione dell’ Eucarestia
.sulla piazza dell’Isolotto, ha votato una mozione sulla revisione
del Concordato che l’agenzia
ADISTA riporta in sintesi.
« Le comunità di base, fedeli,
al proprio impegno per l'abolizione del regime concordatario
in Italia, come di ogni altro regime concordatario, giudicano
inaccettabile la bozza di revisione del Concordato, anche nella
sua attuale versione », perché
« vedono in essa un tentativo di
confermare e rilanciare la tradizionale politica della chiesa di
legame col potere e di gestione
del potere, in contrasto con la testimonianza evangelica di povertà e di rifiuto di ogni privilegio ».
Al di là del fatto positivo che
sia stato lasciato cadere il principio della religione cattolica come religione dello stato, dalla
sostanza dei punti qualificanti
delta trattativa — continua il documento — emerge ancora una
volta ohe « i rappresentanti del
governo italiano hanno mostrato
dell’altro, assicurando così l’indipendenza e la sovranità delle
due parti ciascuno nell’ordine
proprio e nello svolgimento delle
rispettive competenze. Sarebbe
da attendersi inoltre che il progetto di revisione comporti non
solo la fine di quegli istituti tipici di un regime di chiesa di Stato, con cui lo Stato era solito offrire alle istituzioni ecclesiastiche il suo braccio quale ausilio
secolare per facilitare il perseguimento dei loro fini spirituali;
ma anche l’abbandono di quei
privilegi confessionali che implicano da parte dello Stato
l’assunzione di oneri anche finanziari relativi allo svolgimento dei compiti che una chiesa
persegue nell’umana società.
— I termini che hai usato —
dovrebbe, sarebbe da attendersi... — lasciano intendere un certo scetticismo da parte tua riguardo- aH’eSEettivo valore di questa rinuncia.
— Infatti. Il complesso degli
emendamenti ora presentati non
dà convincenti assicurazioni del
fatto che la caduta del regime
di chiesa di Stato seghi un radicale mutamento nella disciplina
dei rapporti correnti con la società civile e politica da parte
della Chiesa cattolica.
AL SEMINARIO NAZIONALE DI FIRENZE
— In altre parole, prevedi che
a fronte di questa grossa affermazione di principio — fine del
regime di chiesa di Stato — rimarranno come prima e come se
nulla fosse privilegi, trattamenti
preferenziali, sovvenzioni, ecc.
che un tempo derivavano dal
fatto che la Chiesa cattolica era
religione di Stato?
la loro incapacità e mancanza di
volontà politica di ottenere sostanziali mutamenti ».
Scendendo nei dettagli, la mozione puntualizza le proprie forti
riserve sul tema del matrimonio
(mantenimento degli effetti civili conferiti al matrimonio religioso), sull’insegnamento religioso (mancanza di autonomia da
parte dello stato e discriminazione nella condizione degli insegnanti della scuola materna ed
elementare), sugli enti ecclesiastici (rafforzamento e allargamento della politica vaticana
mediante l’artifìcio della « co-m
— Non si tratta di prevedere,
quanto di analizzare criticamente gli emendamenti per risco-ntrare il permanere di incoerenze
tra il principio conclamato e le
conseguenze che dal principio
stesso non sono state tratte o
sono state tratte in modo ambiguo.
Le incoerenze
— SaréBbe interessante fare un
elenco di queste incocrenze.
missione mista » con cui si tenta
di sottrarre il problema « al vivo di un possibile dibattito e
scontro attuale»).
La mozione invita infine « le
forze della sinistra a battersi nel
paese e nel parlamento per impedire l’approvazione della bozza,
mostrando con ciò di recepire i
fermenti dopoconciliari del mondo cattolico e i bisogni di laicità
e di democrazia » affiorati nel1’« ampio movimento di base ».
La linea di rifiuto di ogni privilegio è stata seguita nel seminario nazionale anche da una
precisa analisi e presa di posizione relativa al potere assistenziale della Chiesa e agli ostacoli
che essa frappone all’applicazione della legge 382. Una lettera al
Papa è stata inviata in questo
senso.
— Non sarebbe un elenco breve. Eccone comunque ima formulazione sommaria ancorché
forzatamente incompleta.
Se davvero non è più in vigore il principio della religione
cattolica come religione di Stato
e Stato e Chiesa cattolica sono
indipendenti e sovrani ciascuno
nel proprio ordine, non si capisce:
— perché il clero e i religiosi mantengano una posizione
di privilegio rispetto al servizio
militare «fi leva potendo scegliere al posto di questo l’esonero,
quando ogni altro cittadino può
scegliere tutt’al più il servizio
civile alternativo (art! 4);
— perché lo Stato sia ancora tenuto a prestare il proprio
ausilio quale « braccio secolare »
a favore di sentenze e provvedimenti ecclesiastici in materia
spirituale o disciplinare, pur con
(continua a pag. 8)
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
11 febbraio 1929: firma dei Patti Lateranensi. Una nuova firma
per il 1979?
4 VOLTI DI GESÙ’
Gesù guaritore
Marco 1; 21-34
Leggendo questa pagina del
Vangelo, si possono avere reazioni diverse. Molti, credenti, pensano che sia la cronistoria esatta,
dettagliata fino all'ultimo particolare di quello che è successo.
Altri, non credenti, tendono a
dire: guarigioni così sono impossibili, sono leggende, sono fantasie, sono invenzioni. Vorrei proporre un'altra lettura, ricordando cioè che i testi dei Vangeli
sono stati scritti mediamente
una cinquantina di anni dopo i
fatti e che quindi gli episodi sono stati filtrati attraverso il racconto popolare, sono stati probabilmente abbelliti, sono stati
stilizzati cioè collocati in quella
forma tradizionale in cui appunto i racconti popolari si tramandano. E però dietro, al fondo, c'è
un fatto vero: Gesù guariva. E il
fatto strano è che guariva con la
parola. Ancora una volta, non si
dica: la cosa è impossibile. Non
abbiamo forse oggi tra noi degli
psicanalisti che precisamente
tentano di guarire un certo tipo
di malattie con la parola? Ora
non vogliamo paragonare Gesù a
uno psicanalista: li abbiamo
menzionati soltanto per sottolineare come il guarire con la
parola annunziando liberazione
non è una cosa insensata, non è
una cosa inverosimile.
Tra quelli che Gesù incontrava,
che erano la parte più umile e
più semplice della popolazione e
anche la più oppressa in quella
lontana provincia romana, quanti erano in fondo afflitti da
frustrazioni, da sensi di colpa, da
sensi di oppressione, di vanità
della vita che si trasformavano,
come tanto spesso succede ancora oggi per altra gente, in malattie di cui loro non sapevano,
non potevano comprendere l'origine e che quindi attribuivano a
questi personaggi mitici e misteriosi, ai demoni. Allora, quando
Gesù viene e annunzia con autorità ma con semplicità e con
convinzione che la liberazione di
Dio viene, ecco che queste persone guariscono.
Qualcuno dirà che tale spiegazione toglie tutto il mistero, toglie tutta la trascendenza, toglie
tutto l'elemento divino a queste
guarigioni di Gesù. Ma domandiamoci un -momento: che cos'è
il divino? Il divino è qualcosa di
clamoroso, di strano, veramente?
C'è una famosa pagina dell'Antico Testamento in cui si racconta del prof età che salì sulla montagna e vide passare la tempesta,
ma Dio non era nella tempesta;
poi passò il fuoco, e Dio non era
nel fuoco; poi venne il terremoto
e Dio non era nel terremoto; e ci
fu un suono dolce e soave: di là
venne la voce di Dio. Ora qui
anche, in queste guarigioni di
Gesù, dove sta il divino? Sta forse nel fatto clamoroso di una
guarigione, diversa da quella che
noi possiamo immaginare? Oppure l'elemento divino non sta proprio nella liberazione che Gesù
annunzia, in questa liberazione
del corpo e dell'anima, in questa
liberazione dalla colpa e dal debito, dal peccato e dal debito? Ricordate il Padre nostro: cancella
i nostri debiti o rimetti i nostri
debiti come noi li rimettiamo,
cioè li cancelliamo ai nostri debitori. E se uno pensa a quanto
il debito sia stato e sia tuttora in
moltissime campagne una catena per mantenere schiavi i corttadini, capisce quanto questo
annunzio che i debiti sono cancellati, includendovi i debiti di
denaro e di peccato, quanto questo fosse veramente liberante per
quella gente a cui Gesù parlava.
Egli dovette una volta spiegare
queste guarigioni che praticava,
perché era contestato sotto questo punto di vista e qualcuno gli
disse: ma tu cacci i demoni dai
malati con l'aiuto del demonio.
E Gesù rispose: Se io li caccio
con l'aiuto del demonio, i vostri
figli con chi cacciano questi demoni? E aggiunse: ma se io guarisco i malati con l'aiuto di Dio,
allora il regno di Dio è venuto fino a voi; appunto quel regno di
perdono dei peccati e di remissione dei debiti. Appunto quel
regno che è liberazione del corpo
e dello spirito è arrivato fino a
voi. Questo è il senso delle guarigioni che Gesù praticava: un
annunzio dato, talmente chiaro,
perentorio, definitivo, che le catene già cominciano a cadere.
Aldo Comba
( Dalla trasmissione televisiva
« Protestantesimo »).
2
5 gennaio 1979
♦T- ' ■ »
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
rValdesi tra le sette
a colloquio con I lettori
Sul Corriere della Sera del 3
dicembre Fernanda Pivano (che
non è certo l’ultima venuta) tentando, a commento della vicenda della setta di Jones, una
« mappa italiana dei gruppi esoterici e spiritualisti » inserisce
nell’elencazione di tali sette « i
valdesi ». Già Nicoletta Grill con
una pacata e chiarissima lettera
pubblicata dallo stesso Corriere
il giorno 7, mette le cose a posto spiegando succintamente ed
esaurientemente chi sono e cosa
rappresentano realmente « i vaidesi » in Italia.
E Aurelio Penna, parlando a
Radio Regione lo stesso giorno e
ripetendosi il 9 a Radio Popolare
nel corso della trasniissione
« L’Evangelo in libertà » curata
dalla Fed. Regignale delle Chiese
Ev. Lombarde, ha ripreso l’argomento rimproverando alla Pivano non solo la assurda inserzione de « i valdesi » tra le sette
italiane, ma anche una infelice
citazione della « Bibbia e Vangelo » (come se fossero cose distinte e diverse) tra i testi base
delle varie forme di spiritualismo.
Tutto è così già detto e ben
poco v’è da aggiimgere; se non
ripetere una nuova volta che la
colpa di questa diffusa ignoranza delle nostre cose è per buona
parte nostra. Chi scrive ritiene
ohe, se dovremmo certamente
dare maggiore slancio all’apera
di evangelizzazione (senza più il
curioso rifiuto del proselitismo
che vuol poi dire « convertire »
gli increduli o chi crede in modo
per noi errato), dovremmo anche incrementare in parallelo
l’opera culturale che si svolge in
modo ancora insufficiente. È bene individuare i punti deboli della« cultura cattolica » nella quale è immerso il nostro paese, ma
sarebbe anche necessario contrapporre loro i contenuti della
« cultura protestante » che ci è
propria.
♦ ♦
Enrico Altavilla sul Corriere
della Sera del 20 die. illustra in
un lungo articolo lo sviluppo
dell’ecumenismo di base tra cattolici ed evangelici germanici
della Bassa Sassonia. Sottolinea
l’Altavilla, e questo è un primo
punto interessante, come tali
sviluppi ecumenici avvengano in
un Land ad alta (90 pc) prevalenza evangelica, mentre sono del
tutto assenti in Länder come la
Baviera dove la grande maggioranza è cattolica. Minore disponibilità ecumenica dei cattolici
(almeno dove sono maggioranza) maggiore disponibilità evangelica dove la situazione è diversa. E disponibilità in concreto che va dalla ospitalità offerta
al culto cattolico nelle Chiese
evangeliche, alla concelebrazione
di battesimi e matrimoni, anche
in assenza di una esplicita autorizzazione episcopale. Rimangono naturalmente e, non sono rinunciate, le differenze teologiche
anche nei loro riflessi concreti:
ad esempio gli evangelici tedeschi accettano di celebrare matrimoni tra divorziati, e i cattolici no; i primi non rifiutano l’uso
di anticoncezionali e i secondi
lo condannano, ma alla base
l’eoumenismo sembra essere sentito corne una realtà che non nega le differenze, ma non le considera motivo di ostilità preconcetta. Ciò almeno nei Länder ove
la maggioranza protestante assicura una atmosfera non solo di
tolleranza, ma di agape fraterna
che va ben oltre i limiti anagrafici delle Chiese.
Secondo l’Altavilla vi è comunque in Germania, e in particolare nella Bassa Sassonia, una forte ripresa di senso « religioso »
della vita confermata dalle cifre
(in due anni 44 pc. in più di studenti in teologia protestanti e
16,6 pc. in più di vocazioni sacerdotali cattoliche) imputabile,
secondo rAltavilla, alla diversa
Hanno collaborato a questo
numero: Ruben Artus - Gustavo Bouchard - Renato Coisson - Dino Gardiol - Mitzi Menusan - Paolo Ribet - Antonio
Russo - Giorgio Toum.
apertura verso il mondo esterno
dimostrata dalle due Chiese.
Apertura che si traduce anche in
sensibili variazioni liturgiche, oltreché nel marcato interesse per
i problemi sociopolitici.
Non mancano le reazioni di tipo spiritualistico (l’Altavilla accenna alla possibilità di uno
scisma) guidate dalla stampa di
Alex Springer, la cui reputazione
dà il diritto di credere che la difesa di tradizioni « religiose » copra invece la difesa di ben altre
tradizioni. In questo quadro, dice l’Altavilla, « Marcel Lefebvre
è il nuovo Martin Lutero » come
quegli che si presenta riformatore di una Chiesa che è andata
cambiando e continua a dimostrare di voler cambiare.
Molte altre considerazioni (ad
esempio un confronto tra la religiosità cattolica germanica e
quella francese) arricchiscono
l’articolo deH’Altavilla, che abbiamo qui segnalato non perché
esso parli « di noi », ma perché
l’esperienza altrui è sempre un
prezioso ammonimento per chi
la sa capire ed accettare.
Niso De Michelis
I lettori sono invitati a collaborare a questa rubrica inviando
ritagli di giornali e periodici (locali, regionali, religiosi, culturali, ecc.) riguardanti gli evangelici, con l’indicazione della fonte
e con eventuali notizie che chiariscano situazioni locali. Inviare
il materiale a Niso De Michelis,
via S. Marco 23, 20121 Milano.
SALVATI PER GRAZIA
E NON PER ALTRO
Caro Direttore,
Le scrivo in relazione all'articolo
— In Provenza e in Piemonte « Due
esperienze carismatiche » — pubblicato su « La Luce » del 24 novembre
1978 n. 47.
Nel mese di agosto di quest'anno
il fratello Giovanni Gönnet assieme al
pastore Bouchard, sono venuti a farci
visita a Varisella, la nostra piccola
Agape; nel nostro incontro abbiamo
avuto una conversazione piuttosto animata e penso che non ci siamo capiti, poiché il fratello Gönnet nell'articolo in questione, scrive che i fratelli di Varisella sarebbero « convinti
che se non si riceve il dono delle
lingue non si ha lo Spirito Santo, e
senza lo Spirito Santo non si è salvati ». Questo lo smentisco nel modo
più categorico poiché tengo alla co
munione fraterna avuta per tanto tempo con diverse Chiese valdesi e altre comunità: questa affermazione male
interpretata può turbare la fede dei
miei fratelli, ed inoltre è in contrasto
con le Sacre Scritture: Gesù stesso ha
detto: « ..chi crede in me ha vita
eterna » (Giov. 6: 47).
Questa è la mia confessione di fede: « Salvato per grazia mediante la
fede » (Efesini 2: 8). Il battesimo nello
Spirito Santo attraverso la manifestazione delle lingue (Atti 2: 4). Guarigione per fede attraverso la preghiera e
per l'imposizione delle mani (Marco i6:
17 e 18).
Spero di essere stato chiaro nella
mia controversia, con questo non
vorrei rompere la mia comunione fraterna con il fratello Gönnet, ma sono stato obbligato a chiarire questo articolo, soprattutto per coloro che non
mi conoscono e che potrebbero trarne
un cattivo giudizio a mio riguardo.
Fraterni saluti
Vincenzo Buso, Venaria
ccctRI P
SAMPIERDARENA
Le due comunità hanno ricevuto la vìsita della Maggiore Figliola dell’Esercito della Salvezza nel mese di novembre: catecumeni e Unioni femminili hanno scoperto la straordinaria missione dei Salutisti nel mondo
intero ed a beneficio della parte
più emarginata della società; il
difficile periodo del fascismo è
stato rievocato dalla Maggiore
Figliola in riferimento ai luoghi
più presi di mira come Faeto,
antico villaggio valdese^ dove
la chiesa cattolica non è stata
tenera coi Salutisti; infatti, mentre un buon gruppo di fedeli
testimoni era inviato al confino
la chiesa cattolica di Faeto si
impossessava di banchi e di altre suppellettili; sembra che
ora 1 rapporti siano mutati e
ce ne rallegriamo. Ringraziamo
la Maggiore Figliola per le notizie e testimonianze che hanno
lasciato un segno nel cuore degli uditori.
La visita del caro fratello
Pietro Grua della chiesa del Risveglio di Torino è stata una
benedizione per le due chiese e
lo ringraziamo di cuore.
• La comunità di Sampierdarena si rallegra con Ivan Sasso
figlio del nostro diacono e predicatore Ennio, per aver brillantemente conseguito la laurea
in medicina e chirurgia.
• Durante il culto del 10 dicembre è stata battezzata Rachele, figlia di Carlo Piu e Ornella
Moriondo con la partecipazione
d’un folto gruppo di parenti ed
amici di Novi Ligure. Che Dio
Oenedica la creatura che ha tanto rallegrato le famiglie.
• Ricordiamo con gioia la nascita di Andrea Calabrese figlio
di Donato e Flora Zuffanti.
• Le attività in comune con
via Assarotti proseguono come
nel passato con incontri mensili
coi monitori, assemblee di chiesa, la prima delle quali su « Educazione in vista della fede » è
stata molto apprezzata, con la
partecipazione di Vera Darbesio. Ninfa Quartino e Sandra
Rizzi.
• La nostra simpatia a Ivana
Gamberi, a Silvia Cattaneo di
Sampierdarena per la perdita dei
loro rispettivi papà, ad Angela
Rizzi e signora Cassano di Sestri per la perdita rispettivamente del fratello e della sorella.
• Per la collaborazione nella
predicazione ricordiamo i nostri
fratelli; Giacomo Quartino, Mario Campagnolo, Ennio Sasso,
Amos Rossini, Carlo Baiardi.
compagnati dalla fraternità e
dalla solidarietà dei fratelli nella fede.
Per il centenario ci hanno visitati diverse comunità (Pinerolo, Prarostino, San Secondo, Torino) come pure singoli provenienti da altre comunità anche
non valdesi. Queste visite ci
hanno fatto sentire che non siamo tanto isolati e che lo Spirito del Signore ci unisce permanentemente nella nostra missione tra gli uomini.
Abbiamo anche ricevuto la visita del gruppo giovanile della
chiesa di Pinerolo che ci ha lasciato un messaggio molto attuale mediante una recita sulla violenza.
Un altro motivo di gioia è stata la visita e il messaggio del
pastore Hugo Gönnet della chiesa Valdese del Rio de la Piata,
di passaggio in Italia nel suo
viaggio di ritorno da Bangalore.
Abbiamo anche passato una
serata insieme con uno dei rappresentanti della « Lotta Mondiale contro la Lebbra ». Egli ci
ha fatto prendere coscienza del
nostro povero impegno davanti
a quelli che soffrono.
Un altro momento di gioia è
stata la confermazione di Anna
Rosa-Brusin che ha rappresentato per tutta la comunità un
momento di incoraggiamento e
di rinnovamento della speranza
in Cristo.
D’altro canto, il 13 novembre
ci ha lasciati la nostra sorella
Giuseppina Guderzo. La « zia
Pinna », come era chiamata dagli amici, è stata un membro
attivo della chiesa e la sua mancanza ha commosso tutti i membri della comunità, e non solo
questi ma anche gran parte della popolazione di Coazze. La nostra solidarietà in Cristo va alla
sua famiglia che ha passato e
sta passando momenti difficili.
LA SPEZIA
Alla presenza di rappresentanti di molte comunità lunedì
18 die. u. s. nel nostro tempio,
come da sua espressa volontà,
si sono svolti i funerali del past.
Gino Manzieri.
Il gruppo giovanile rinnova
da queste pagine la testimonianza, già resa in loco, per il compianto amico e pastore.
Abbiamo nel cuore e nella
mente il ricordo di un uomo
straordinariamente ricco di personalità, con i suoi limiti e contraddizioni, ma lucidamente consapevole di ciò. Gino si è dato
letteralmente senza riserve, senza la preoccupazione di doversi
nascondere dietro formalismi o
maschere di perbenismo, accettando ogni evento della vita con
fede sii ma dando libero spazio
a tutta la vastissima gamma di
sentimenti, passioni ed impulsi
di cui era naturalmente dotato.
Ma nello svolgimento di questa
intensa e contradditoria esistenza un punto rimane fisso, costante; la simpatia, l’affetto, l’amore
di Gino Manzieri per ogni persona che gli è stata cara, l’amore per gli amici, l’amore per le
comunità e per quella di La Spezia dalla quale si è così malvolentieri dovuto allontanare. L’amore concretatosi anche nei fatti nei confronti di amici e di
sconosciuti, l’amore fatto non
solo di parole verso colei che è
stata la compagna degli ultimi
suoi anni.
Conseguentemente ne scaturiva una predicazione ed un messagio portati a qualsiasi livello ed ambiente; un tipo di predicazione minante la base di
ogni caposaldo dogmatico di
qualsiasi confessione e di ogni
schema mentale e culturale preconcetto. Predicazione comunque sempre lontana da tentativi
moraleggianti e rivolta a tutto
quel problema che tanto intensamente ha sentito e sofferto ; la
liberazione dell’uomo.
In conseguenza lascia in noi
il desiderio di rafforzare la nostra posizione, sempre tesa a favorire tutte quelle istanze che,
nel contesto del nostro tempo,
servano a realizzare in concreto
i primi segni di tale liberazione.
Diamo anche notizia, sebbene
con ritardo, della morte del fratello Ruggero Fornili avvenuta
il 31.10 u. s. La lunga malattia,
durata tutta l’estate, ha messo
in evidenza ancora una volta la
sua tempra di credente, umile
ma fermo, protestante ma aperto al dialogo.
VITA NEI CIRCUITI
Orizzonti ampliati
COAZZE
Abbiamo avute durante l’anno
momenti di grande gioia per la
comunità, connessa con il centenario del Tempio valdese, ma
anche non sono mancati momenti di intenso dolore. Tanto
nei momenti belli come nei momenti brutti ci siamo sentiti ac
VI: LOMBARDIA E
PIEMONTE ORIENT.
Sabato 16 dicembre nei locali
della Chiesa Metodista di Milano l’Assemblea del VI Circuito
ha svolto i suoi lavori.
Possiamo dire che si è lavorato bene e con attiva partecipazione.
Per la prima volta le Chiese
battiste operanti nel Circuito
hanno inviato dei delegati osservatori. Osservatori attivi, che
hanno poste all’attenzione dell’Assemblea il problema della
cura dei fratelli di comunità diverse che abitano in situazioni
di dispersione e di isolamento.
Problema non nuovo — come
è stato fatto osservare — ma al
quale l’Assemblea ha dato l’attenzione dovuta con un ampio
dibattito ed approvando il seguente ordine del giorno: « L’Assemblea del VI Circuito, rallegrandosi della presenza attiva
degli osservatori inviati dalle
chiese battiste della regione, dopo ampio dibattito su problemi
posti oggi dalla cura d’anime
nella diaspora, ritiene che tali
problemi possono essere affrontati di comune accordo dalle
chiese battiste, metodiste e vaidesi della zona, chiede pertanto al Consiglio di Circuito di farsi promotore del necessario lavoro di coordinamento e di integrazione della cura d’anime in
vista d’una più incisiva testimonianza evangelica nella regione».
Gli osservatori battisti hanno
espresso il loro consenso al contenuto di questo o.d.g. e allorché il Consiglio di Circuito si
riunirà per studiarne l’attuazione provvederà a che anche i
fratelli battisti siano presenti.
L’ordine dei lavori dell’Assemblea prevedeva anche una « comunicazione sul propamma di
lavoro della Federazione Regionale ». Il piogramma è stato
ampiamente illustrato dal fratello Antonio Di Pierro, e l’Assemblea non nc ha solo ricevuto comunicazione ma, dopo averne discusso 1 punti, ha votato
all’unanimità questo ordine del
giorno:
« L’Assemblea del VI Circuito,
udita l’ampia relazione presentata dal fratello Antonio Di Pierro, presidente della Federazione
Regionale delle Chiese Evangeli
che della Lombardia e Piemonte Orientale, circa i servizi che
la Federazione stessa mette a
disposizione delle Chiese nei tre
settori della ’’Comunità di lavoro biblico-teologico”, della collaborazione con le radio locali e
di una qualificata presenza evangelica nella stampa lombarda, si rallegra per le prospettive indicate in tale relazione,
propone che ad ogni Assemblea
del Circuito venga invitato un
rappresentante del Consiglio
della Federazione regionale, in
modo che le Chiese possano essere tenute al corrente del lavoro svolto e delle possibilità di
testimonianza che esso offre ».
Altri punti, all’o.d.g., sono stati presi in esame ed altre comunicazioni sono state ricevute
dall’Assemblea, ma su un altro
tema TAssemblea si è soffermata sollecitando il Consiglio di
Circuito ad agire, richiedendo
l’eventuale aiuto di un gruppo
di lavoro; la preparazione e la
organizzazione dei predicatori
laici nell’ambitG del Circuito in
collegamentc con il Segretariato dei Predicatori Laici.
Renato Di Lorenzo
3
5 gennaio 1979
.1
Assemblea delle chiese evangeliche di lingua italiana delia Svizzera
Vicino anche se oltre frontiera
il discorso dei fratelli dell’Acelis
l
V
In concomitanza con l'assemblea di « Voce Evangelica » sabato 7 ottobre u. s. ha avuto luogo a Poschiavo l'assemblea dell’ACELIS. L'ACELIS è l'Associazione delle chiese evangeliche di
lingua italiana della Svizzera e
fu formalmente costituita nel
settembre 1966. E' un organismo
molto valido poiché permette
una collaborazione tra le varie
comunità, una maggiore conoscenza reciproca e la risoluzione
di molti problemi comuni.
All’assemblea, costituita sotto
la presidenza del past. Franco
Scopacasa, erano presenti i delegati di 18 comunità con voto
deliberativo, 30 membri delle
stesse comunità con voto consultivo, alcuni amici del Centro
evangelico di cultura di Sondrio,
il presidente della Federazione
delle chiese evangeliche del Ticino sig. Mattey, e il dott. Franco
Girardet del Servizio istruzione
ed educazione della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia.
Dopo la verifica dei mandati e
l’approvazione del verbale dell’assemblea dell’anno ’77, il sig.
Mattey ha portato il saluto del
Consiglio della Federazione ecclesiastica ticinese manifestando
il desiderio di mantenere un collegamento e rapporti di collaborazione con l'ACELIS.
Dopo l’intervento del pastore
Teodoro Balma, è stata letta la
relazione fatta dal presidente
dell’ACELIS, sig. Renato Diibendorfer. Questa relazione ha ricordato le prese di posizione dell’ACELIS contro la violenza, i
problemi degli emigrati e le reazioni negative delle comunità di
fronte a avvenimenti come la
Sindone che non giovano al progresso dei rapporti ecumenici
con la chiesa cattolica. Ha segnalato in seguito il rientro del past.
Gino Cantarella dall’Italia, l'attività del Centro evangelico di
cultura di Sondrio ed espresso il
desiderio di accogliere come parte attiva delTACELIS la comunità di Vicosoprano. Per quanto
riguarda le attività svolte durante l’anno, la relazione ha ricordato convegni, corsi serali e diurni
della scuola « Pier Martire Vermigli », corsi di taglio e cucito e
attività evangelistiche dei fratelli di Winterthur e segnalato
l’apertura a Vevey di una libreria religiosa e l’attività di « Telebibbia ». Infine ha comunicato
l’inizio dello studio per la realizzazione dei corsi per collaboratori laici, il programma dei prossimi convegni, i rapporti del Comitato con la Radio-Televisione
e con la Commissione federale
consultiva per il problema degli
stranieri.
Dalla discussione che ha seguito la lettura della controrelazione è emersa una valutazione positiva del lavoro svolto. Il rendiconto finanziario, chiuso con un
attivo, è stato approvato ed è stato raccomandato l’invio della colletta o del contributo annuale e
delle offerte per il Fondo di solidarietà. Al termine si è avuta
una conversazione con il dott.
Franco Girardet sul tema: « Educazione cristiana in vista della
fede ». Il comitato dell’ACELIS
dopo le votazioni è risultato com
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Il nuovo
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uno dei principali nodi della
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cercato di ampliare il suo servizio: una stampa migliore, più
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posto da Renato Dubendorfer,
presidente; Gianfranco Lupaioli,
cassiere; Fido Lambardi, Teodoro Balma e Renato Martone.
Si è fissata la prossima assemblea per il 6 ottobre 1979 in località da destinarsi come di consueto con l’assemblea di « Voce
Evangelica ».
L’assemblea annuale
di ’’Voce evangelica”
All’assemblea di « Voce Evangelica » erano rappresentate 18
comunità non solo con il delegato ufficiale ma pure con numerosi membri di chiesa. Le comunità presenti erano quelle di
lingua italiana della Svizzera tedesca e alcune comunità grigionesi; hanno partecipato all’assemblea anche alcuni amici del
Centro evangelico di cultura di
Sondrio.
Dopo la nomina del presidente del seggio — past. Otto Ranch
di Lugano — e delle segretarie
si sono verificati i mandati ed è
stato approvato il verbale della
precedente assemblea. Il direttore del giornale, sig.ra Elena Fischli ha successivamente commentato la relazione del Comitato. Da questa relazione sono
emersi i temi affrontati dal giornale riguardanti il mondo dell’emigrazione, le missioni in Cina e in Corea, e il lavoro di sensibilizzazione verso il Terzo Mondo. Inoltre il giornale ha parlato
di K. Barth e di M. L. King, delle chiese battiste in Russia, dei
temi di attualità come l’energia
nucleare, la violenza e il terrorismo, della situazione in America
Latina e dei rapporti tra chiesa
e Stato e chiesa e società. La con
trorelazione curata dalla chiesa
evangelica di Winterthur si è
congratulata con la sig.ra Fischli
per l’ottimo lavoro svolto e ha
notato che l’impostazione del
giornale risponde ai desideri
espressi nelle assemblee di « Voce Evangelica ». Si è rilevato che
il Comitato per T emigrazione
avrebbe potuto svolgere un maggiore servizio di informazione ed
espresso il desiderio ohe i lettori scrivano i loro pareri sulla
« Voce dei lettori ». Si è raccomandato anche di pubblicare con
una certa regolarità dei brevi
studi biblici.
Il resoconto finanziario illustrato dall’ amministratore Roberto Tognina ha riportato un
attivo, minore però delTesercizio precedente. Questo è dovuto
in parte alle spese sostenute per
l’invio di una circolare agli abbonati e dei solleciti ai ritardatari; si è deciso perciò di invitare le comunità a fare una colletta annua per il giornale e a provvedere direttamente all’invio dei
solleciti. La relazione è stata poi
approvata e sono state decise
le quote di abbonamento. Il comitato redazionale è stato riconfermato nelle persone di Elena
Fischli, direttore; Giovanni Bogo, Carlo Papacella, Franco Scopacasa e Roberto Topina. Il comitato per l’emigrazione per il
prossimo anno è formato da Giuseppina Grasso, Gianfranco Lupaioli e Antonio Boccomino. La
comunità di Berna è stata incaricata di fare la controrelazione
mentre il luogo della prossima
assemblea sarà stabilito in accordo con il Comitato ACELIS.
L’assemblea si è conclusa dopo
la partecipazione al culto con la
comunità di Poschiavo.
M. M.
SCUOLA PUBBLICA E SCUOLA PRIVATA
Sovvenzioni, no;
convenzioni,
si può discutere
L’articolo di Platone apparso
su « L’E!co-Luce » dell’8 die. u.s.
è quanto mai opportuno, perché
la posizione di Tullio Vinay presentata nello scritto « Testimoniare: come? » (« Notizie da
Riesi», sett. ’78) apparirà senz’altro a certi interpreti di cose nostre come un furbesco ammiccare di qualche frangia della
Chiesa Valdese e, perché no, della sinistra indipendente a coloro
ohe si credono in diritto di « aggirare » all’italiana l’articolo 33
della Costituzione italiana, che
al suo terzo comma recita: « Enti e privati hanno il diritto di
istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
stato ». In base a questo articolo, il cui spirito è pienamente
condiviso dal progetto di « Intese » tra la Repubblica Italiana
e le nostre Chiese, non è ammissibile che lo Stato intervenga neppure con sovvenzioni di
modesta entità a finanziare le
scuole gestite da privati. Il progetto di revisione del Concordato usa, invece, a questo proposito, formule volutamente ambigue, perché sia sempre possibile domani trovare una scappatoia per chiamare forme di finanziamento in modo diverso
da « oneri ». Si potrà avere, detto in parole povere, una forma
di sovvenzioni sottoforma di
« piaceri » magari dati sottobanco, come contributi alle famiglie, anziché agli enti gestori,
fermo restando il fatto che, poi,
saranno le famiglie a pagare per
la gestione della scuola.
Un minimo di pudore etico e
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
ESERCITO DELLA SALVEZZA
Il col. Yarde, comandante dell’Esercito della Salvezza in Italia, ha partecipato a un convegno mondiale tenutosi in Londra, in cui i responsabili dell’opera, nei vari paesi, hanno esaminato i problemi del mondo
d’oggi e la strategia che l’Esercito della Salvezza vuole seguire l’anno prossimo. Ricordiamo
l’intensa opera sociale ed evangelistica che l’Esercito della Salvezza porta avanti in tutti i paesi del mondo, soprattutto fra i
diseredati e gli emarginati della
società.
— Anche quest’anno l’Esercito della Salvezza ha organizzato
durante l’estate i soliti cam.pi
estivi di Bobbio Pellice e di Torio d’Ischia. Il campo giovanile
a Bobbio Pellice si è svolto con
studi biblici, gite in montagna,
musica, fuoco al campo ecc.;
nel campo giovanile a Forio d’Ischia i giovani hanno dovuto vivere a « distanza ravvicinata »
per il gran numero di partecipanti.
— Molto ben riuscito il campo famiglia a cui hanno partecipato ben 65 persone giunte da
varie parti d’Italia. Anche quest’anno è stato caratteristica del
campo il vivere assieme in comunione fraterna, in ambienti di
sana spiritualità, che si esprime
in riunioni di preghiera, studi
biblici e conversazioni fraterne.
— Interessante attività di quest’anno è stato un campo musicale a Firenze. Gli esercizi musicali di assieme si sono alternati a studi biblici e discussioni.
Come attività sociale è stato offerto un concerto all’Ospedale
Psichiatrico.
CHIESA DEI FRATELLI
^ Sono dodici anni che a Pravernara, nei pressi di Valenza,
in provincia di Alessandria, i coniugi Lenzi mettono ogni estate
la loro villa a disposizione per
campeggi nell’ambito della Chiesa dei Fratelli; così ogni anno
sono centinaia di bambini, giovani e adulti che godono di questa ospitalità. L’oggetto di questi campi è di far conoscere ai
partecipanti i tesori della Sacra
Scrittura. Giochi, passeggiate,
lavori manuali, canti, racconti
missionari e studi biblici caratterizzano soprattutto l’attività
dei campi giovanili. Per gli adulti si inizia la giornata con un
tempo di meditazione individuale, vi è poi un’ora d’insegnamento biblico. Il pomeriggio è consacrato agli svaghi.
— Sono segnalati buoni risultati dell’opera d’evangelizzazione
a mezzo tenda sia a Manfredonia che a Tolve. Informazioni interessanti si avranno certamente in seguito dalle varie città
ove tende di evangelizzazione
hanno operato l’estate scorsa.
CHIESA AVVENTISTA
È terminata la campagna evangelistica di Milano. Al momento attuale ci mancano ancora i
dati conclusivi. Si sa solo che in
novembre sono stati distribuiti
oltre lOO libri della White a persone che hanno frequentato più
di dieci conferenze. Il « Messaggero Avventista » mette in evidenza come in vista di questa
attività sia stato stampato materiale per il valore di tre milioni di lire impegnando totalmente, per vario tempo, le possibilità di lavoro della stamperia
avventista. Dato da non sottovalutare, la sola chiesa di Firenze ha raccolto un milione e mezzo da destinarsi all’opera di
evangelizzazione.
— Sei nuovi obiettori di coscienza sono entrati al servizio
della Chiesa Avventista.
CHIESE PENTECOSTALI
In agosto delegati delle Assemblee di Dio in Italia hanno
portato il loro contributo alla
Conferenza Pentecostale Europea dell’Aja. Preceduta da tre
riunioni preparatorie, la conferenza ha studiato i seguenti pro
blemi riguardanti « L’ora di oggi » : il giornale e i mezzi di comunicazione, la scuola biblica,
l’evangelizzazione, il lavoro fra i
bambini, fra i giovani, il lavoro
in campo di missione, ecc. La
Conferenza Pentecostale Europea si raduna ogni tre anni ed
ha per scopo di « rompere quella specie di isolamento che avevano le une verso le altre le
Chiese Pentecostali delle diverse
regioni d’Europa », e questo scopo è stato pienamente raggiunto nel congresso. La prossima
conferenza avrà luogo a Helsinki.
— Il campeggio ELIM di Coppa di Chiaromonte (in Calabria)
ha avuto un notevole successo.
Al campo bambini gli iscritti
sono stati oltre il doppio dell’anno scorso. Al campo giovanile molto ben riuscito, hanno
portato un valido contributo gli
studi dei pastori Toppi e Bracco.
__________________BASILEA
Morte di Max Geiger
All’ inizio di dicembre, dopo
anni di sofferenze per un male
inguaribile, si è spento a Basilea
Max Geiger. Aveva insegnato per
lunghi anni storia del cristianesimo all’ università di Basilea,
collega di Cullmann e grande
amico di Karl Barth.
Le sue ricerche storiche si erano concentrate in modo particolare sul periodo illuministico.
Eia un uomo aperto al dialogo,
seguiva con interesse i rapporti
fra cristianesimo e marxismo.
Dopo l’abbandono dell’insegnamento di Barth, Max Geiger è
stato il professore che più ha
cercato il dialogo e l’amicizia
con gli studenti in teologia dell’università di Basilea.
Con il prof. Lochmann aveva
partecipato, nel 1974, ad un viaggio in Italia con un folto gruppo
di studenti, visitando le valli, la
Facoltà di teologia a Roma ed
alcune città italiane.
E. G.
politico dovrebbe essere sufficiente per dire che a noi queste
cose non garbano e che la forma e il linguag^o usato per coprire operazioni di sottogoverno anziché renderle accettabili,
le fanno puzzare ancora di più.
Detto questo, si deve pur riconoscere che viviamo in un
contesto storico e politico in
cui le scuole private hanno una
importanza innegabile e rispondono in un certo numero di situazioni a esigenze reali dei cittadini e non solo a mire di potere e di indottrinamento di coloro che le gestiscono. E’ indubbio che in questi casi l’obiettivo deve essere queUo di far sì
che lo Stato colmi al più presto queste esigenze rendendo
di fatto non necessarie le scuole private e quindi facendo si
che la loro esistenza e il loro
mantenimento siano facoltà e
compito esclusivo di quelli che
le vogliono pur avendo la possibilità di servirsi delle istituzioni
dello Stato stesso.
Non ci vuole, tuttavia, molta
dimestichezza con la burocrazia dello Stato e con le sue attuali possibilità per rendersi cónto che non si possono dall’oggi
all’indomani soddisfare tutte le
esigenze dei cittadini in ordine
ai problemi dell’istruzione. Esistono zone scoperte di scuole
materne, di corsi professionali,
di istituti superiori di un certo
tipo, che lo Stato potrebbe servire nella migliore delle ipotesi e con la più ferma volontà
politica solo nel giro di alcuni
anni.
In questi casi — e in questi
soltanto — a me sembra che
non ci sarebbe nulla di scandaloso se si addivenisse alla stipulazione di convenzioni, mediante le quali lo Stato delega
la gestione del servizio pubblico « scuola » ad organizzazioni
private, così come avviene per
altri servizi pubblici. In tal caso
lo Stato potrebbe anche accollarsi, in tutto o in parte, la spesa di funzionamento per tutta
la durata della convenzione.
Mi sembra che allora andrebbero tenuti fermi in ogni caso
i seguenti principi:
— la scuola convenzionata deve
essere di utilità indiscutibile
per la zona in cui opera in
base a precise analisi condotte da organi dello Stato;
— i costi di gestione devono essere non superiori a quelli di analoghe istituzioni gestite dallo Stato;
— deve essere garantita la perfetta rispondenza dei programmi svolti con quelli dello Stato;
— deve essere garantita la libertà di insegnamento prevista dal primo comma del citato articolo della Costituzione;
— il personale deve essere assimto mediante pubblico concorso in cui i titoli di valutazione siano analoghi a quelli
dei concorsi dello Stato e
non entrino in gioco determinati orientamenti ideologici;
— il trattamento giuridico ed
economico del personale e dei
ragazzi deve essere analogo
a quello del corrispondente
personale e degli alunni delle scuole dello Stato.
A questa condizione mi sembra che le scuole private non
ricadrebbero sotto il diritto
previsto dall’art. 33 della Costituzione, ma sotto il compito
che lo Stato ha di garantire il
massimo di istruzione per il
maggior numero di cittadini, magari anche giovandosi di associazioni private. In questo caso la
convenzione sarebbe uno strumento pulito, chiaro, limitato
nel tempo, regolato con precisione giuridica.
Ogni scuola che si metta, invece, in concorrenza con lo Stato — lo faccia anche per rendere una testimonianza al Signore — deve essere finanziata
da coloro che questa testimonianza vogliono e non dai cittadini
che ne fanno anche a meno.
c. tron
4
5 gennaio 1979
I GRANDI TEMI DELLA FEDE EVANGELICA - IL REGNO DI DIO |2 UN AIUTO PER LA MEDITAZIONE PERSONALE
Il “Regno" nei Sinottici
Guida bibiica
Riprendiamo ia serie di
studi tratti dai seminario del
GoUettivo teologico lombardo
con questo articolo che ha
come hase un incontro coi pastore Domenico Tomasetto.
Avevamo già visto come l’idea
di Regno di Dio fosse strettamente collegata, nell’Antico Testamento, con l’esperienza del
popolo d’Israele, come essa si
fosse formata ad un certo momento della sua evoluzione ed
in particolare in seguito al nascere dell’istituto monarchico
(v. Eco-Luce n. 41, 13 ott. 1978).
Tuttavia, se l’idea ed il termine di Regno di Dio sono stati
determinati da una precisa situazione storica, in tutte le pagine dell’Antico Testamento è
presente il concetto di signoria
di Dio sull’uomo e sulla storia,
signoria alla quale si rifanno
tutti i credenti di Israele nel
corso dei secoli che precedono
la venuta di Gesù, al di là e al
disopra di ogni incarnazione e
istituzionalizzazione storica del
loro modo di vivere la fede nell’unico Dio. Un filo conduttore
dimque, questo della signoria di
Dio, un punto fermo che proprio
a causa della sua sopravvivenza
al di là delle istituzioni storiche
sembra essere stato dettato e
mantenuto in vita più dalla volontà di Dio che dalla costanza
degli uomini.
Cercare di capire se e come
il Regno di Dio sia presente nei
Sinottici significa porsi in un
atteggiamento mentale e spirituale molto diverso da quello
che abbiamo avuto fin qui, perché completamente nuova è la
situazione di cui ci parlano gli
Evangeli, e sconvolgente per la
tradizione di fede israelita è
l’annuncio che in essi è contenuto.
Il Regno di Gesù
Non siamo più di fronte ad
ima lunga serie di testi elaborati nel corso di centinaia di anni da molti uomini passati attraverso esperienze profondamente diverse: ci viene proposto un numero di testi limitato
— gli evangeli di Matteo, Marco,
Luca — scritti in un arco di tempo ristretto — tra il 60 ed il 100
circa — tutti facenti esplicito riferimento ad un unico evento:
la predicazione, vita, morte e resurrezione di Gesù. Quel che
dobbiamo cercare di capire insomma non è quale sia stata
l’idea di Regno di Dio che gli
uomini di questo periodo hanno
avuto ma come Gesù ha vissuto
e predicato il Regno. Problema
centrale, questo dei Sinottici,
per comprendere la successiva
evoluzione della fede, delle istituzioni, della storia dei cristiani
e della chiesa. Quando Giovanni Battista manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: «sei tu
colui che ha da venire o ne aspetteremo noi un altro?» Gesù risponde : « andate e riferite a
Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i
lebbrosi sono mondati e i sordi
odono, i morti risuscitano e l’Evangelo è annunziato ai poveri »
(Matteo 11: 4-5).
L’annunzio del Regno di Dio
da parte di <3esù comporta infatti diversi aspetti, è realizzato
in diversi modi:
1. - Mediante reliminazì'one di
signorie che dominano l’uomo
ma che non sono la sovranità di
Dio, attraverso la restaurazione
della Legge nella sua pienezza,
del suo compimento attraverso
la liberazione dell’uomo da tirannie quali i demoni ed ogni
genere di impurità spirituali (vedi Marco 1: 21-28, 32-39 ecc.). Si
parla in questo caso di nozione
conflittuale di Regno di Dio, in
quanto l’autorità di Dio è esercitata in opposizione o con la
eliminazione di qualunque altra
autorità.
2. - Mediante la restaurazione
dell’immagine dell’uomo a somiglianza deH’immagine di Dio:
ogni guarigione, parziale o totale, fisica oltre che spirituale, fino al culmine della risurrezione,
rappresenta il segno tangibile
della sconfitta di tutti i mali che
affliggono l’umanità e la allontanano dalla sua pienezza originaria. È questa la nozione restauratrice di Regno di Dio in
quanto qui l’attenzione è centrata sul luogo (l’uomo) nel quale
Dio stesso esercita la Sua autorità e la Sua volontà (vedi Marco 2: 1-12; Luca 6: 6-11 ecc.).
3. - Mediante la predicazione
del Regno di Dio con parabole,
racconti o semplicemente con
l’annuncio esplicito della sua venuta (vedi per es. il cap. 13 di
Matteo).
Capire e scegliere
Sappiamo bene però che tutto quanto Gesù ha detto e fatto
non è mai stato suscettibile di
una chiara ed inequivocabile definizione da parte degli uomini.
La stessa risposta che Egli dà
a Giovanni Battista e che abbiamo ora ricordato è un esempio concreto del modo in cui
Gesù vuole presentarsi all’umanità: di affermazioni esplicite,
di dichiarazioni trionfalistiche
non ce ne saranno mai. Gesù
non dà altro agli uomini che dei
segni, verbali e non, attraverso
i quali essi sono chiamati a capire ed a scegliere. Capire significa riempire i segni che Gesù
offre di un significato che si inserisce nella tradizione di attesa del Messia e del Regno caratteristici di tutta la tradizione
veterotestamentaria ma che allo
stesso tempo rinnova e trasforma questa tradizione : 1’« ipotesi » di Messia offerta da Clesù
contrasta infatti fortemente con
le attese della parte più legalista
di Israele che non la comprende e giunge fino a rifiutarla e
condannarla.
Gesù non solo non prende
sulla-sua persona in modo esplicito il termine Messia — preferendogli quello più ambiguo ma
anche più libero da caratterizzazioni tradizionali di Figlio dell’Uomo — ma rifiuta anche la
identificazione tra la sua persona ed un messia regale e vincitore secondo la mentalità umana.
Il Regno predicato da Gesù
non è stato quello che una gran
parte dei Giudei attendeva in
quel momento: regno puramen
te storico, istituzionale, che si
opponga alla potenza romana liberando il popolo di Dio dal
giogo straniero. Di nuovo l’immagine del Regno offerta da Gesù rovescia i canoni tradizionali
accettati dall’uomo e propone
un radicale rinnovamento dei
rapporti tra gli uomini nella storia, e nel rapporto tra l’uomo e
Dio al disopra della storia.
Scegliere significa accettare la
parola e l’azione di Gesù anche
contro la volontà e il giudizio
delle istituzioni umane (nel caso
specifico dei discepoli: non rinnegarlo nel momento in cui le
istituzioni giudaiche e romane
lo condannavano e lo deridevano come re dei Giudei) significa cioè riconoscere e testimoniare che Gesù è il Messia atteso,
che con la sua venuta, con la sua
azione, con la sua Parola, il Regno nuovo di Dio si è manifestato concretamente nella storia
dell’uomo.
Questo infatti è il problema
del Regno di Dio nei Sinottici:
chi dite voi che io sia? Predicazione, morte e risurrezione di
Gesù sono lì| e parlano da sole
ma sta all’uomo riconoscerle come se.gni della presenza del Regno di Dio nella storia e rendere questo riconoscimento esplicito, noto anche agli altri uomini che ancora non lo sanno.
Sovranità di Dio
Gli evangeli di Matteo, Marco e Luca Si pongono, dunque,
nella stessa linea degli scritti veterotestamentari : anch’essi sono delle confessioni di fede della sovranità di Dio sulla storia
dell’uomo; tuttavia la loro testimonianza ha un contenuto totalmente nuovo, unico nella storia
di tutta Tumanità : l’annuncio
della rivelazione, della incarnazione della Parola di Dio, del
Suo Regno. Gesù è il Cristo, il
Messia atteso : con la sua venuta ha avuto inizio un tempo nuovo nella storia dell’umanità.
Questo tempo nuovo, questo modo nuovo di vivere sono presenti tra di noi (Luca: 17; 21) ma
come ai tempi dell’Antico Testamento, siamo noi, è l’uomo che
deve riconoscere questa novità,
accettarla per fede, annunciarla
e viverla.
Daniela Bocassini
« Io non ho che una passione.
Lui, soltanto Lui ».
Sono parole del conte di Zinzendorf (1700-1760), il fondatore
della Comunità dei Fratelli di
Herrnhut, uno dei rami più importanti del pietismo tedesco del
XVni secolo, sorto sulla’ scia
deH’opera teologica e pastorale
di Philippe Spener, che ha dato
l’impulso decisivo al pietismo tedesco insieme ad Hermann Francke.
Nel 1722 un gruppo di Fratelli
moravi perseguitati si installa
nelle terre del conte di Zinzendorf e fonda la colonia di Herrnhut. La colonia diventerà presto un centro di ospitalità per
molti rifugiati (una quindicina
d’anni prima lo stesso Arnaud
con un gruppo di Valdesi si era
stabilito nel Wuerttemberg, allora centro del pietismo popolare,
contadino, diverso quindi da
quello di origine nobile e borghese di Herrnhut).
Il progetto di Zinzendorf era
quello di costruire una chiesa
nella chiesa, secondo l’indicazione di Spener. Così, con il gruppo di moravi immigrati e di altri rifugiati, Zinzendorf fonda,
nel 1727, la nuova Unità dei Fratelli. Pur mantenendo dei contatti con la comunità locale, la
« chiesa » di Zinzendorf ha una
sua costituzione e un suo culto
particolare; è una nuova chiesa
che si andrà diffondendo rapidar
mente in molte zone della Germania, fino al suo allontanamento e all’esilio voluto dalle autorità della Sassonia.
È a partire da questo retroterra storioo e spirituale che noi
dobbiamo accogliere l’edizione
italiana « Parole e testi per ogni
giorno » che la Comunità di
Herrnhut pubblica anno dopo
anno. Molti lettori avranno già
utilizzato l’edizione francese; ora
è disponibile per un più largo
pubblico il testo italiano (il testo biblico è della Riveduta).
Un testo biblico scelto accuratamente ed una breve preghiera
per ogni giorno. È un’esigenza
non ancora tramontata. Venendo incontro a questa richiesta la
Claudiana copre un vuoto, vale
a dire quelle esigenze di molti
fratelli che desiderano avere una
guida giornaliera per la loro meditazione personale. Certo questo non basta: è la stessa storia di Herrnhut a ricordarlo.
Questa parola letta non può ri
RADIO E TELEVISIONE
Una storia inquietante
« Scene da un matrimonio »,
sei episodi televisivi di Ingmar
Bergman, ha fatto discutere dei
problemi matrimoniali fin sulla
prima pagina dei quotidiani. Vale forse la pena di occuparsene
brevemente anche su queste pagine.
L’argomento è complesso, ma
la trama è semplicissima; anzi
di trama in senso stretto non si
può neppure parlare; si tratta,
appunto, di scene e colloqui della vita di una coppia.
All’inizio, Johann e Marianne
sono sposati da dieci anni; hanno entrambi un lavoro qualificato e remunerativo; la loro vita è
perfettamente organizzata, fin
troppo, senza momenti non programmati; hanno due figlie, di
cui si parlerà più volte, ma che
non appariranno mai nel corso
delle sei puntate; forse perché
l’autore voleva analizzare più i
rapporti marito-moglie che quelli genitori-figli; ma i figli non
fanno forse parte dei problemi
della coppia?
I protagonisti si definiscono
una coppia felice; ma esistono
delle difficoltà nascoste, che si
palesano nel momento in cui
Marianne resta incinta; è una
gravidanza voluta per una superficiale speranza di ravvivare
il loro matrimonio, e poi interrotta da un aborto senza validi
motivi, per una sorta di mancanza di entusiasmo. La crisi
prosegue nelle puntate seguenti;
dapprima sotterranea, affiora talvolta da una discussione, da
un senso di stanchezza per le solite abitudini, dalla differenza
sempre più marcata tra le concezioni di vita dei due coniugi;
poi viene a galla improvvisamente quando ' Johann, che ha da
tempo un’amante, lo dice bruscamente alla moglie e se ne va.
Seguono altri loro incontri, nei
quali parlano senza riuscire a
capirsi. « Noi andiamo d’accordo
perché parliamo lo stesso linguaggio » aveva detto Marianne
nella prima puntata, quando tutto pareva andare per il meglio.
In realtà, il loro disaccordo è appunto un problema di linguaggio,
di comunicazione. Per sei puntate Johann e Marianne parlano
continuamente senza riuscire a
capirsi; c’è un diverso modo dei
due di intendere il linguaggio;
Marianne usa le parole per capirsi (è lei che a un certo punto
va dallo psicanalista e tiene un
diario), per analizzare se stessa
e Johann, in una continua ricerca della verità su di loro e sul
loro rapporto, e in una morale
esigenza di sincerità. Per Johann
le parole sono uno schermo per
nascondersi; è lui che dopo aver
parlato a lungo spesso conclude
« Ma tutto questo non vuol dire
niente ». L’unico linguaggio comune fra loro diventa il sesso,
e ogni loro incontro finisce con
un rapporto sessuale. La loro separazione per Johann significa
lasciare ogni responsabilità, specialmente nei riguardi delle figlie; per Marianne, che dapprima ne risente duramente, è inve
manere inoperosa, cerca l’obbedienza, soprattutto cerca rincontro con Cristo. Per contro, vuole combattere un biblicismo fine a se stesso, una lettura che
tende a porsi fuori dalla storia.
Rettamente intesa, questa disciplina di lettura biblica personale porta alla lettura comunitaria,
all’ascolto comunitario di quella
stessa parola che ci chiama a
vivere l’esperiènza della chiesa,
rUnitas Fratrum, come l’hanno
definita gli antichi moravi.
Raccomandando questa guida
all’ascolto della Parola non possiamo non raccomandare allo
stesso tempo un altro volumetto della Claudiana: « La sfida
della Parola », edito nel 1972. È
un buon compagno di viaggio...
34 pastori, 13 laici e la comunità di S. Egidio hanno formulato le preghiere in calce ad
ogni testo. È anche un invito alla preghiera...
Ermanno Genre
ce l’acquisto di una nuova maturità e sicurezza.
Nell’ultima puntata, dopo essere passati per diverse esperienze amorose, entrambi risposati
non troppo soddisfacentemente
— sono ormai passati alcuni anni — si frequentano di nuovo
clandestinamente, come amanti,
ancora insicuri dei loro sentimenti.
Una storia inquietante, come
spesiso i films di Bergman, e una
storia che, pur nei particolari tipici di una società nordica molto
diversa dalla nostra, presenta
dei contenuti comuni ad ogni
paese e società; la contraddittorietà dell’animo umano, la difficoltà di capirsi, i non facili rapporti tra coniugi, ecc.
Una delle cose che maggiormente colpisce come positiva è la
continua introspezione dei protagonisti, specialmente di Marianne, il riuscire a valutarsi obiettivamente; che non è certo proprio della nostra mentalità, più
estroversa che introversa, e forse a volte superficiale; anche se
viene da domandarsi se una tale ricerca della verità su se stessi
sia insita nella mentalità nordica, e se sia una caratteristica
narrativa dei personaggi.
L’altra caratteristica che colpisce, questa volta non troppo
positivamente, è il modo di usare il sesso, spesso del tutto iiidipendentemente dall’affetto; il
che dà un senso di squallore più
che un’impressione di libertà.
Robeirta Colonna Romano
— Ascoltiamo insieme il Signore - Parole e testi per ogni
giorno (1979), Claudiana, 1978,
pp. 108, L. 1.200.
Collettivi teologici
Elezione
e libertà
Il tema della libertà e della
predestinazione è al centro del
lavoro di due collettivi teologici.
Dopo un primo ciclo di studi
sul Regno di Dio, conclusosi il
2 dicembre ’78, di cui è in corso
di pubblicazione su queste pagine un resoconto (l’Eco-Luce
sta pubblicando una serie di articoli tratti da questo ciclo), il
Collettivo teologico lombardo riprende i suoi lavori nei mesi di
gennaio e febbraio col tema: La
libertà del cristiano e la predestinazione.
13 gennaio - relatore Valdo Vinay - Libertà del cristiano (studio del testo di Lutero : Lettera
a Leone X).
3 febbraio - relatore Giorgio
Tourn - Libertà del cristiano e
predestinazione (in relazione al
testo di G. Toum: La predestinazione nella Bibbia e nella storia, Torino, Claudiana, 1978).
24 febbraio - relatore Giorgio
Bouchard - Libertà della chiesa Libertà nella chiesa.
Questo ciclo di incontri avrà
luogo nei locali della chiesa metodista di Milano, via Porro
Lambertenghi 28. Informazioni
e iscrizioni presso Giorgio Cavazzutti, tei. 02/3092900.
A Torino inizia in gennaio sul
tema Predestinazione e libertà
l’attività di un nuovo Collettivo
teologico che intende rispondere a una precisa richiesta di formazione emersa dal gruppo dei
confermati dell’anno scorso.
11 gennaio - Predestinazione
ed elezione nella Bibbia - introduzione di Sergio Ribet.
18 gennaio - Grazia e libertà
in S. Agostino - introduzione di
Saverio Merlo.
25 gennaio - Il Servo Arbitrio
di Lutero - introduzione di Roberto Jouvenal.
1° febbraio - La predestinazione in Calvino - Introduzione di
Giorgio Tourn.
8 febbraio - L’elezione in Karl
Barth - Introduzione di Aldo
Moda.
15 febbraio - La libertà del cristiano - Introduzione di Paolo
Ricca.
22 febbraio - Un’etica della libertà; Karl Barth - Introduzione di Sergio Rostagno.
1° marzo - Sviluppi della teologia agostiniana nel cattolicesimo - Introduzione di Franco
Ardusso.
L’ultima riunione dell’8 marzo
sarà dedicata ad una valutazione critica del seminario e a proposte per l’attività successiva.
Le riunioni si tengono nella sala di via Pio V 15 con l’orario
ore 18 - 20.
5
5 gennaio 1979
A 100 ANNI DALLA MORTE
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DAVID LAZZARETTI,
il profeta del Monte Amiata
Una giustizia social-radicale di ispirazione evangelica e dalle tinte apocalittiche al
centro della vicenda di un popolano stroncato dalla repressione clerico-liberale
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Nelle estese terre maremmane
avevano di che lavorare tutti
quelli di casa Lazzaretti. Terra
non sempre buona e avara, con
stagni disseminati qua e là ove
attecchiscono poche erbe utili
al bestiame. David Lazzaretti,
secondo di sei figli, nato nel novembre del 1834, lascia la terra
per un irrequieto girovagare.
Robusto barrocciaio, instancabilmente va da un punto all’altro con i suoi carichi di farina
o di svariati prodotti cereali.
Viaggia e medita, sempre tormentato da qualcosa che gli sta
nel cuore: mettersi al servizio
del Signore. A vent’anni lascia
il barroccio e uno dopo l’altro
visita i conventi del Grossetano,
soggiorna ad Assisi; percorre la
maremma tutto un piano livellato, con casolari sparsi lontani
l’uno dall'altro e macchie di eucalipti. Sono luoghi che conosce bene. Nello sfondo è il Monte Labro; più a nord svetta imponente il massiccio dell’Amiata. Raggiunge ancora una volta
il Lazio, poi ritorna verso la Liguria, e si spinge in ritiri di penitenza fin nella deserta Isola
di Montecristo ove sono le rovine di una antica abbazia. David
vi fa lunghi soggiorni, tutto solo, in un raccoglimento che in
crescendo continuo diventa estasi e misticismo.
Medita W vangelo
e profetizza
In David una conversione ser’a e profonda si era prodotta.
Durante un soggiorno in Francia scrisse un volumetto: « La
mia lotta con Dio» (1876), rilevando in esso uno studio accurato dell’Antico e del Nuovo
Testamento e affermando la divinità della sua missione. Rientrato in Italia si diede a predicare il matrimonio degli ecclesiastici, la Bibbia non lo proibiva; insisteva sulla comunione
dei beni, la confessione di peccato fra i fratelli e non all’orecchio di un confessore, diceva
che il papa non era il successore di Cristo, prediceva l’avvento di una nuova era, della nuova Sion.
Con l’aiuto dei suoi devoti costruì un Tempio sul Monte Labro. Quel tempietto si direbbe
per la sua semplicità uno dei
nostri Ciabas valdesi, uno stanzone nudo, semplice con solo una
croce dipinta sulla porta. Nel
1871 indirizza una « Lettera ai
Parrochi » ed altre « Ai cittadini Romani » ed « Ai popoli d’Italia », e nel 1873 la « Lettera anonima »; tutti questi scritti sono
carichi di tristi presagi, annunzi
di rovine e calamità perché sacerdoti, reggenti la cosa pubblica e singoli credenti tutti si sono allontanati da Dio.
Il rude montanaro aveva fatto strada; anche se in modo farraginoso era riuscito a formarsi una certa cultura, passando
da un convento all’altro, trattando con frati e preti d’ogni congrega e arricchendosi di varie
informazioni.
Gli aderenti al suo movimento crescevano di giorno in giorno. Fu accusato di falso e di
appropriazione indebita di terreni e immobili; fu processato più
volte, arrestato; ma la gente accorreva a testimoniare che i loro
beni erano stati volontariamente messi in comune, che avevano formato una comunità di fratelli alla quale ciascuno partecipava portando quanto possedeva di suo, e Lazzaretti usciva assolto. Lo si assolveva ma
lo si teneva d’occhio: la polizia
vedeva e temeva in lui un capo
popolo rivoluzionario, un elemento pericoloso.
Nel 1875 riuscì a portare a
termine con l’aiuto dei suoi fedeli la costruzione dell’Eremo
e la Chiesa, la nuova Sion come la chiamavano i visitatori
che affluivano da ogni parte.
L’inquisizione
vaticana
Correvano i tempi di Pio IX;
il papa che tempo prima gli aveva dato udienza e lo aveva accolto affabilmente ora vedeva in
lui un visionario, un mestatore,
un elemento pericoloso.
Lazzaretti, nel frattempo, aveva pubblicato gli « Editti » ove
si annunziavano cose nuove fra
l’altro: « l’abolizione del voto
del celibato dei preti ed ogni
vincolo posto all’umana coscienza... ». Per giungere a tanto bisognava lottare, aver fede, combattere senza cedimenti. Senonché gli « Editti » pervennero
presto nelle mani del nuovo pontefice, Leone XIII, e David Lazzaretti fu convocato dal Santo
Uffìzio. Giunto a Roma fu trattenuto un mese nel Convento di
San Giovanni e Paolo ove disse « d’esser stato sotto la procedura del Sant’Uffìzio ». Ed i suoi
affermarono più tardi che anche
lì il loro profeta « si disse vittima che doveva essere immolata per la redenzione dell’umanità ». I reverendi padri gli dissero ch’egli era in preda a visioni diaboliche e ch’era un illuso.
Rientrato ad Arcidosso convocò i suoi e nei giorni seguenti
rilesse loro quanto aveva scritto nei mesi precedenti, gli « Editti » ed altri scritti, aggiungendo
a commento: « confratelli eremiti vi esorto a sostenere la mia
causa che è la vostra causa contro l’idolatria papale ».
Il Profeta deH’Amiata incitava
i suoi fedeli all’obbedienza assoluta a Dio; non solo con le
prediche ed innumeri scritti ma
anche con delle poesiole: «O
giovani adulti / o cuori virili /
andiam per la Fede / la Patria
a salvar !/Evviva la Repubblica/
Iddio e Libertà». Ed in altro
componimento : « Io, per mio
conto, sarò oscuro al mondo /
Fino a che Italia non sarà in
gran lutto / E allora mi vedranno dall’Appennino / Calar come
Mosé dal Sinai Monte / E mischiarmi fra i popoli agguerriti / E portar pace e riformar
le leggi ». Questi erano i versi
dell’inno di carattere politico e
religioso che echeggiavano per
ogni dove di casolare in casolare, come i canti del Risorgimento uditi da David nei lontani
giorni di milizia contro le soldatesche pontifìcie.
La manifestazione
« profetica »
Dal febbraio ai primi di agosto del 1878 era tutto un agitarsi un accorrere di gente che proveniva dai paesi più lontani poiché la voce passando di bocca
in bocca annunziava fatti straordinari: il Profeta si sarebbe manifestato ai popoli, avrebbe fatto chissà quale portentoso miracolo; la sua fama in una parola
aveva accresciuto la fede nei fedelissimi e morbosa curiosità
nelle folle. Egli aveva detto « Io
devo morire e non devo morire...; quarantanove vittime con
me, ma io solo basto per tutti
i morti al mondo... ». Ed erano
altri messaggi, lunghe preghiere,
canti e penitenze, mentre sulla
vetta del Monte Labro svettava
la rossa bandiera.
Intanto il 16 agosto era giunta ad Arcidosso la notizia che
l’autorità ecclesiastica — come
in precedenza minaccàato — ora
aveva messo all’Indice tutti i libri di David. E, immediatamente dopo, il Lazzaretti commentava: « Io sono la vittima del
genere umano; io basto per tutti ». Il presentimento dell’epilogo di questa faccenda era nei
pensieri e nei cuori di tutti, e
David invitò: «grandi e piccoli,
giovani e vecchi, padri e madri
coi vostri piccini in collo venite con me in Arcidosso... vedre
te il miracolo, pensate alla repubblica di Cristo e gridate tutti con me: Evviva la repubblica di Dio». Due giorni dopo
l’immenso corteo si mosse, lentamente; tutti i crociferi erano
vestiti nei loro variopinti curiosi costumi con camicie rosse e
grandi mantelli. In testa era David: disse poche parole che im
testimone ricorda « ...noi non
siamo dei masnadieri, le nostre
armi saranno solo la tolleranza, il perdono e la pazienza;...
se vogliono il mio sangue ecco
il mio petto pronto a versarlo
per amore di Cristo ». Ripresero la lenta marcia; in testa erano tre giovinetti e fra essi Turpino, il figlio, che portava in
alto un drappo rosso con la
scritta: «La Repubblica è il Regno di Dio ». Alle ore 10 di quel
18 agosto 1878 avanza verso il
corteo ii Delegato regio De Luca con la fascia tricolore a tracolla e sulla spalla un fucile a
due canne. Schierati dietro a
lui i carabinieri.
Dietro a quella truppa era tutta una massa di gente. David appena vide quello spiegamento di
forze ordinò ai suoi di fermarsi
e di cessare il canto, indi avanzò da solo verso al Delegato:
«David Lazzaretti in nome della legge retrocedi e sciogli questo corteo ». E il Lazzaretti: « Io
UNA RECENTE BIOGRAFIA DI LAZZARETTI EDITA DA MONDADORI
Lotte contadine e repressione
Nel pieno della sua curiosa attività missionaria tra i contadini deU’Amiata, nel 1873, David
Lazzaretti venne arrestato e sottoposto a visita psichiatrica. I
due medici che lo tennero in osservazione per alcuni giorni non
notarono nulla di anormale nel
suo comportamento (« sufficiente intelligenza ed equilibrio di
spirito »). Ma quando vennero in
possesso dei suoi numerosi scritti, i due ’medici-censori’ notarono, nel rapporto inviato al Prefetto, che Lazzaretti era animato da un duplice scopo: "provocare un fanatismo religioso e
propagandare un partito politico: il primo scopo non è che un
pretesto, il secondo è l’oggetto
principale” (1). La verifica di
questa tesi è alla base della accurata ricostruzione della vita
di Lazzaretti compiuta dal giornalista e scrittore, Arrigo Petacco. Si tratta di una pagina di
storia, estremamente avventurosa e poco nota, con molti riferimenti attuali; ancora oggi a
cento anni di distanza la singolare figura del ’profeta’ Lazzaretti rivive nelle canzoni popolari
che rievocano la lunga stagione
di lotte contadine contro il potere e l’oppressione: « Lassù sul
monte Amiata — dice una di
queste canzoni — è morto Gesù
Cristo/da vero socialista/ucciso
dai carabinieri ».
Dall’attenta analisi del Petacco emerge la figura dell’agitato
barrocciaio dell’Amiata che, sulla spinta di una giustizia social
radicale dalle tinte apocalittiche,
riuscì ad organizzare una comunità che si pose oggettivamente
contro lo Stato e la Chiesa dell’Italia post-risorgimentale. La
drammatica avventura della
'nuova Sion’, l’eremo dell’Amiata, che vide realizzarsi una forma di comuniSmo radicale cori
la comunanza delle terre e dei
beni dei contadini, finì presto in
un bagno di sangue. Lazzaretti,
commenta Gramsci nei ’Quaderni’: "fu fucilato e non ucciso iii
conflitto". Negli ultimi scritti di
David Lazzaretti si rintraccia
un’ampia critica al sistema sociale dell’epoca (le vessaziorii del
fisco, l’assenza di scuole, il dispotismo dei latifondisti, sono i
bersagli delle sue arringhe) riassumibile nello slogan: ’La repubblica è il Regno di Dio’. Certo la giustizia, per Lazzaretti, doveva cadere dall’alto. Ma avrebbe trovato pronte le schiere salmodianti dei lazzarettisti e le
frustrazioni delle classi subalterne si sarebbero risolte. Il
'Messia dell’Amiata’ fissò anche
il giorno per questo avvenimento
extra-terrestre: il 18 agosto 1878.
In un contesto politico in cui il
Ministro deH’Interno Zanardelli
(il suo motto: ’reprimere non
prevenire’) temeva, specie dopo
le avventure rivoluzionarie di
Bakunin e Andrea Costa in Romagna, il più piccolo sentore di
rivolta, l’innocente manifestazione ’profetica’ ovvero l’arrivo della giustizia, divenne agli occhi
delle autorità la rivolta di peri
colosi socialisti. Clero e possidenti locali prepararono accuratamente il quadro repressivo che
vide l’uccisione del ’profeta’ a
capo di un corteo di tremila persone sceso dall’eremo del monte Amiata.
Autodidatta, con un istintivo
senso del comando, divoratore
insaziabile di letteratura religiosa, Lazzaretti propugnò un ideale repubblicano a sfondo religioso. Corteggiato dai notabili e
dalla chiesa per la sua grande
popolarità, rigidamente coerente ai suoi principi altruistici, si
ritrovò ben presto solo poiché i
suoi ideali, condivisi da centinaia di contadini e braccianti
amiatesi, non corrispondevano
agli interessi del governo e del
Vaticano che finirono, appunto,
con lo schiacciarlo.
L’utopia sfrenata di Lazzaretti non avendo sufficienti basi
evangeliche finì, sostanzialmente, per sparire con la morte del
’profeta’; i suoi stessi scritti, zibaldoni ermetici di argomenti
religiosi, non riuscirono ad alimentare un movimento di seguaci. Ciò non toglie che la sete
di giustizia del 'profeta’, sottolineata dalla sua ’epica’ morte, ha
messo radici nella cultura popolare delle classi subalterne.
G. Platone
(1) Arrigo Petacco, Il Cristo
dell’Amiata, pp. 185, Verona 1978
(mondadori), ivi pag. 133.
vado avanti in nome della legge
del diritto ». Ed ancora: « Lazzaretti retrocedi! » ed il profeta con
la sua bella voce tonante, disse:
« Io vado avanti in nome di Cristo duce e giudice. Se volete la
misericordia porto la misericordia, se volete il mio sangue ecco il mio petto; io sono la vittima ».
Improvvisamente alcune pietre, lanciate da mano ignota,
caddero fra il Delegato e Lazzaretti. Questi si volse ai. suoi
e a voce alta disse: « ricordatevi di quello che ho detto; guai
a colui che alzerà una mano contro il suo simile... » ed aggiunse ;
« Popolo mio disarmati ». Ma pare che il suo appello fosse inteso o compreso altrimenti: non
« disarmati, ma disarmali! ».
Frattanto un sasso colpì alla
nuca il Delegato (quel sasso non
poteva certo provenire da quelli
che erano davanti a lui), furibondo il Delegato invitò ancora
una volta David a retrocedere,
partirono da parte delle forze
militari alcuni colpi e fu allora
che un bersagliere prese la mira e lece partire il colpo mortale che centrò in piena fronte
Lazzaretti. Il ferito fu subito raccolto dai suoi fedeli mentre un
clamore disperato si levò dalla
folla. Un’altra scarica di fucileria aumentò il tumulto; la folla
ormai premeva contro i militari
che indietreggiando ripararono
nella non lontana caserma. Per
terra giacevano i cadaveri dei
crociferi: Domenico Borgagli,
Mariano Camani e Antonio Lorenzini, gente umile, campagnoli del grossetano; vennero raccolti oltre cinquanta feriti mentre il corpo del Lazzaretti era
stato adagiato all’ombra di un
castagno. I congiunti del Lazzaretti vennero condotti e confortati in un casolare amico. L’indomani la spoglia del profeta
delTAmiata, venne tumulata, con
rito semplicissimo, nel cimitero di Santa Fiora.
Che rimane del movimento suscitato dal Lazzaretti? Poca cosa, e Tevangelismo nostrano
non ha saputo raccogliere le
parti sane, buone, dell’ansia
evangelica delle masse contadine dell’Amiatese in tutta la sua
estensione. Comunque in alcuni
villaggi della bassa Toscana, del
maremmano ed anche a Roma
oggi ancora, chiusi in se stessi,
diffidenti verso chiunque li avvicini, vivono gruppi di giurisdavidici (ancora perseguitati nel
periodo Sceiba!), e parecchi hanno partecipato al recente Convegno Storico celebrativo del primo centenario della morte del
Lazzaretti, convegno al quale sono intervenuti uomini di cultura quali ring. Leone Graziani
del gruppo Lazzarettista romano; mentre nelle tavole rotonde
e nei dibattiti altri studiosi come padre Balducci hanno difeso l’opera del Lazzaretti per
quanto riguarda il suo tentativo
di autentica solidarietà e fraternità umana intesa in una concreta trasformazione dell’ordine
sociale.
In Arcidosso il Museo « D.
Lazzaretti» è stato rinnovato e
abbellito e soprattutto arricchito di numerosi documenti e cimeli che prima erano andati dispersi.
Domenico Abate
6
5 gennaio 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
INTERVISTA AL DIRETTORE DEL CONVITTO DI VIA ANGROGNA servizio scoppiano sempre più
Promesse e CHÌ CÌ VÌV6 G COSO fO
progressi per
la viabilità
montana
Sulla Stampa del 30 dicembre
una intervista al presidente della Provincia Salvetti metteva in
rilievo i progressi compiuti dall’amministrazione provinciale negli ultimi anni. Per quanto riguarda la Val Germanasca le informazioni date dal Sindaco di
Prati Fiorio sembrerebbero confermare questo giudizio positivo.
L’inverno scorso aveva fatto
constatare, a dire il vero, una situazione del tutto insoddisfacente: una riunione ai primi di marzo, convocata su richiesta della
popolazione di Prati e a cui dovevano partecipare il presidente
Salvetti, il vicepresidente Ardito
e gli assessori Bozzello e Baridon, aveva visto la partecipazione soltanto di quest’ultimo, che
encomiabilmente si era assunto
tutto il peso del dibattito.
L’assessore alla viabilità Bozzello aveva fatto dire che entro
la fine dello stesso mese di marzo avrebbe effettuato una visita
in valle. Ma neanche questa seconda promessa andò ad effetto.
Per cui ci si chiedeva fino a
che punto in Provincia si fosse
convinti dell’importanza del dialogo con la popolazione, per non
parlare dell’importanza e gravità dei problemi della montagna.
Ora le notizie sono un po’ più.
confortanti. Nei mesi di settembre e ottobre vi e stata una serie di incontri tra il Comune di
Prali e la Provincia, in cui da
parte degli amministratori provinciali si è dimostrata una certa disponibilità. Sono state accolte alcune delle richieste formulate dalla popolazione in una
lettera inviata nel febbraio 1978
all’assessore alla viabilità: quest’inverno un pesaneve della
Provincia stazionerà a Prali, i
cantonieri collaboreranno regolarmente con gli addetti del Comune per lo sgombero della neve, saranno immediatamente restituite le ore eventualmente prestate dai mezzi comunali sulla
provinciale. L’assessorato ha inoltre concesso l’uso di uno spandisabbia che era fermo in deposito a Grugliasco.
Anche il discorso dei famosi
paravalanghe si è riaperto con
prospettive interessanti. Per il
momento non c’è nessun impegno preciso, ma una cosa pare
certa: si abbandonerà il colossale progetto che avrebbe trasformato l’Indritto dei marmi in
un tunnel aperto sul tipo di
quello che accede al traforo del
Gran San Bernardo, e si studieranno interventi più modesti, ma
realizzabili: nei punti principali
sperimentare delle strutture leggere, anche in legno e lamiera;
negli altri punti consolidare i canaloni con briglie. Questi interventi, non troppo costosi, migliorerebbero in modo sostanziale la
sicurezza del traffico.
Ora bisognerebbe non lasciar
passare altri anni prima di passare alla fase realizzativa. Se
l’amministrazione provinciale si
è dimostrata sensibile, il Comune dal canto suo dovrà continuare a battersi per ottenere entro questa stagione invernale un
impegno preciso.
L’assesspre Bozzello ha intanto nuovamente dichiarato che
accetta l'invito a recarsi a Prali
per incontrare la popolazione.
Aspettiamo dunque questo incontro per avere nuove e speriamo positive informazioni.
B. Rostagno
Concorso di poesia
La Fatnìja Canavsan-a indice e organizza ia seconda edizione deila
« Marcialonga competitiva di poesia attraverso il Canavese » riservata a poeti di lingua italiana e a poeti di lingua
piemontese, che parteciperanno in due
distinte categorie.
Sono previste cinque prove a tema
libero distribuite fra marzo e ottobre
1979.
Gli interessati possono fin da ora
richiedere il bando di concorso a:
Famija Canavsan-a - Casella Postale
244 - 10015 Ivrea.
— Sappiamo che nel Convitto
di Via Angrogna sono terminati
i lavori di ristrutturazione; come si presenta attualmente la
casa?
— I lavori sono iniziati a fine
maggio e sono stati ultimati a
fine agosto. Attualmente abbiamo, dunque, un appartamento
al pianterreno per una delle due
comunità-alloggio, comprendente
cueina, sala da pranzo, soggiorno, stireria' tre bagni é-tre camere da letto di 2-3 posti; un altro appartamento al secondo
piano per l’altra comunità-alloggio con lo stesso numero di
stanze ; dal primo piano sono
state ricavate 4 camere da letto, con servizi, per gli educatori e 4 camerette per i bambini
più piccoli, che sono in affidamento familiare. Il primo piano
quindi, interamente riservato al
personale, fa da cuscinetto fra
le due comunità-alloggio, evitando così interferenze fra l’una e
l’altra. Questa nuova sistemazione, ormai definitiva, ci pare
efficiente e razionale.
— Da chi è composto il personale e quanti ragazzi sono
ospiti delle due comunità-alloggio?
— Il personale è composto da
6 persone: Jean-Jacques e Judith Peyronel e Franca Malan,
responsabili della comunità^alloggio del 21’ piano; Marinella
Granerò (col marito che però
lavora all’esterno). Franco Pallard e Rosa Orlandi, responsabili della comunità-alloggio del
pianterreno. Di queste 7 persone, 5 sono di origine protestante, 2 di origine cattolica.
La prima comunità-alloggio è
formata da 9 bambini, 5 maschi
e 4 femmine, dai 4 ai 16 anni. La
seconda da 8 bambini, 4 maschi
e 4 femmine, dai 6 ai 14 anni. Rispetto all’anno scorso, vi sono 9
nuovi minori, di cui 5 provenienti dalla Val Pellice, 1 dalla Val
Chisone e 3 da Torino. Come
sempre, sono tutti ragazzi o senza famiglia alle spalle o con famiglie profondamente disgregate. Ognuno di questi ragazzi è
assistito da un ente assistenziale (Provincia, Comune, Enaoli,
Comunità Montana, ecc...).
— Quali obiettivi pedagogici
vi ponete rispetto ai ragazzi?
— Se da un lato siamo convinti che il grosso istituto sia
dannoso per i minori, dall’altro
lato riteniamo che sarebbe un
errore cercare di ricreare artificialmente il modello familiare,
sia perché sarebbe un non-senso
psicologico sia perché l’istituto
familiare è ormai profondamente in crisi nella società. Puntiamo dunque sulla comunità-alloggio, cioè su un gruppo di bambini né troppo piccolo né troppo
grande (8-9 minori), gestito da
tre educatori con mansioni polivalenti. Ci sembra importante
sottolineare questo aspetto: non
vi è qui una divisione più o meno gerarchica dei ruoli, tipo personale direttivo - personale educativo - personale di servizio.
Tutti insieme svolgiamo queste
mansioni come parti integranti
del nostro lavoro, e questo non
solo perché cerchiamo di essere
il più possibile uguali tra di noi,
ma soprattutto perché i ragazzi
si rendano conto che la casa non
va avanti da sola, ma che il suo
andamento complessivo è una
questione che riguarda tutti, comunitariamente. Questo permette di eliminare atteggiamenti tipici del minore istituzionalizza
PEROSA ARGENTINA
Presto un nuovo
edificio scolastico
Riprendono a Perosa Argentina i lavori per il nuovo edificio
che ospiterà, presumibilmente a
partire dal prossimo anno scolastico, la Scuola Media statale
« C. Gouthier ».
Il fabbricato è dietro il Municipio ed è stato iniziato vari anni or sono, poi è stato interrotto
per mancanza di fondi. Finalmente, dopo pratiche laboriosissime e snervanti contrattempi, è
stato affidato l’ultimo lotto dei
lavori. Il luogo in cui sorge l’edificio non è dei più felici, poiché
prima che fosse spianato era
una ripa in forte pendenza, per
cui è stato necessario innanzitutto un grosso muro di sostegno
che si è mangiato fior di decine
di milioni. Anche la disponibilità
dei locali è condizionata dalla posizione. Tuttavia, nel complesso,
a lavori ultimati, la scuola sarà
bella e accogliente con un cortile
sufficientemente ampio. Dopo vari pellegrinaggi per la cittadina
e dopo la situazione attuale nell’ex-convitto del Cotonificio Valle Susa, con le aule ricavate dai
cameroni tramezzati con armadi
e con panforte, ci si troverà in
paradiso!
Ci sono nella costruzione nove
aule normali più tre speciali per
le attività come l’educazione artistica, la musica, le scienze naturali, le attività tecniche.
Siccome la popolazione scolastica è ancora attualmente tale
da formare Tanno prossimo 13
classi, si dovrà sistemare qualche classe in locali più stretti.
La situazione sarà, da questo
punto di vista, più felice tra qualche anno, con la diminuzione del
numero degli alunni. Naturalmente questa diminuzione è, sotto tutti gli altri aspetti, assai
meno rallegrante.
Oltre alle aule, si disporrà di
tutti i locali necessari per attività particolari (ceramica, fotografia, stampa ecc.) e di una bellissima palestra che potrà anche
essere utilizzata dalla popolazione, oltre che per attività della
scuola diverse dalla ginnastica
(cinefórum ecc.). Nel complesso
il futuro della scuola si presenta abbastanza interessante, anche in vista di un potenziamento
e di una migliore impostazione
del tempo pieno, che già si attua
con un esperimento modesto alla misura delle attrezzature attuali nelTedificio del Convitto
Valle Susa.
È sperabile che la presenza di
una scuola con possibilità più
ampie serva di stimolo alla popolazione tutta non solo di Perosa ma anche dei comuni vicini,
per il miglioramento della cultura e per attività di ricerca.
Comunicato della Regione
Su proposta dell’Assessore alla Sicurezza Sociale e Sanità,
Ezio Enrietti, la Giunta Regionale, con deliberazione del 31.10.
1978, n. 123-1703, ha approvato la
concessione a favore della Comunità Montana Val Pellice di
un contributo di L. 30.000.000 per
le spese relative all’attuazione
del programma di tutela materno-infantile.
Tale programma, che costituisce parte integrante del piano
di sviluppo regionale per gli anni 1977/80, approvato dal Consiglio Regionale, intende raggiun
gere l’obiettivo di ridurre i danni alla salute delle persone, che
rientrano nelle fascie di età destinatarie del programma stesso.
La Comunità Montana ha, già
da tempo, organizzato una rete
di servizi socio- sanitari integrati e coordinati, che mirano alla
realizzazione della prevenzione
primaria soprattutto attraverso
interventi nel settore dell’età
evolutiva. Tali interventi, organizzati in modo omogeneo su
tutto il territorio della Val Pellice, sono stati intesi come avvio
dell’attività della ULS n. 43.
to: farsi servire oppure sentirsi
costretto a fare certe cose. Con
questa impostazione, abbiamo
verificato che il minore prende
rapidamente possesso della casa e trova il suo posto all’interno della comunità. Questo, secondo noi, è dovuto al clima non
repressivo che riusciamo a creare, al fatto che offriamo ai ragazzi sufficienti spazi (la camera da letto - non il dormitorio,
il « salotto », la cucina, l’atelier,
gli spazi esterni, ecc.) e infine
perché i minori trovano negli
educatori la sicurezza affettiva e
morale di cui hanno bisogno. Il
nostro obiettivo è questo: restituire questi ragazzi ad una vita
normale, dar loro fiducia in se
stessi, aiutarli a diventare delle
persone che sappiano reggersi
autonomamente e che sappiano
dare un senso cosciente alla loro vita.
— Quali sono le prospettive
del Convitto per Timmediato futuro?
— Le due comunità-alloggio
del Convitto sono ormai Tunica
struttura « assistenziale » della
Val Pellice, insieme all’Uliveto
che però è riservato agli handicappati gravi. Purtroppo non
riusciamo a rispondere a tutte
le esigenze del territorio (i casi
di minori aventi bisogno di tale
Servizio Sociale della Comunità
Montana Val Pellice che ci ha
affidato la quasi totalità dei ragazzi. Pertanto, l’équipe degli
educatori lavora in stretta collaborazione con l’équipe pluridisciplinare della Comunità Montana per tutta una serie di problemi: sanitari, sociali, pedagogici, psicologici, sbocchi e inserimento lavorativo, ecc... Ora che
abbiamo risolto in modo soddisfacente i due problemi che ci
hanno assillato in questi ultimi
anni — quello della ristrutturazione della casa e quello del personale — pensiamo di poter lavorare in modo più sereno e
più continuativo, verificando e
confrontando sistematicamente
il nostro intervento ed i risultati ottenuti.
Inoltre, a gennaio, daremo
l’avvio al programmato Centro
socio-educativo che, inizialmente, sarà composto di 3 o 4 laboratori (teatro, manipolazione,
falegnameria, fotografia), gestiti in comune tra educatori del
Convitto e un gruppo di animatori esterni. Per ora, le attività
saranno rivolte solo ai preadolescenti, sia quelli ospiti del Convitto sia quelli esterni che vorranno partecipare. Con questa
iniziativa pensiamo di rendere
un servizio utile alla popolazione in quanto essa permetterà
l’impiego costruttivo del tempo
libero dei ragazzi, l’acquisizione
di certe tecniche e lo sviluppo
della manualità, la socializzazione ed il rapporto con la realtà
locale.
Jean-Jacques Peyronel
____COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Precisazione sui Piano
Nei giorni scorsi sono comparsi
sulla stampa quotidiana e sui settimanali locali notizie riguardanti l'esame,
da parte del Comitato Comprensoriale
di Pinerolo, del Piano di Sviluppo Economico Sociale della Comunità Montana Val Pellice: poiché tali notizie sono
risultate fra di loro contradditorie e,
in più casi, parziali ed inesatte, la
Giunta della Comunità ritiene opportuno emettere il presente comunicato,
a titolo di chiarimento, doveroso soprattutto nei confronti della popolazione valligiana, ohe, attraverso le forze sociali, politiche, di base, ha fornito un’attenta e sentita partecipazione alla formulazione di detto Piano.
I punti che si ritiene di dover precisare sono i seguenti:
— il Comprensorio non doveva
approvare o respingere il Piano, bensì
esprimere un parere su di esso: l’approvazione od il rinvio sono di competenza della Regione.
— In realtà il Comprensorio non i,a
assolto al proprio compito, poiché
non è stato espresso un parere favorevole, in quanto solo la minoranza
delle Sinistre, con il P.R.I , ha dato
voto positivo, né è stato espresso un
parere sfavorevole, in quanto la maggioranza D.C., con il P.L.I. si è astenuta.
— Le osservazioni formulate dalla maggioranza, praticamente ripetitive di quelle a suo tempo formulate
in sede di Comunità Montana dalla
minoranza D C., riguardano sostanzialmente: il settore agricoltura, dove il
Piano trascurerebbe la bassa Valle: d
settore industria, dove il Piano affronterebbe il problema in modo insufficiente: il settore finanziario, dove il Piano
sarebbe sovradimensionato, trasformandosi in un " libro dei sogni ».
— In breve, a tali osservazioni —
messe in rilievo da qualche giornale,
che ha nettamente trascurato i chiarimenti forniti, nella stessa seduta .lei
Comprensorio, dal Presidente della
Comunità, Arch. Longo — si può rispondere che: seppure una maggiore
accentuazione è stata data agli interventi nella zona più tipicamente montana, ciò è dovuto al fatto che l'agricoltura montana è maggiormente degradata, mentre non si può dire che
la zootecnia, gli stessi alpeggi, la cooperazione, la frutticultura, non riguardino l'agricoltura della bassa Valle: il
Piano riconosce l'insufficienza di una
programmazione locale nel settore industriale e pone l'accento sulla sua
dimensione comprensoriale: il settore
finanziario solo in parte si riferisce
agli interventi della Comunità (tenendo, a tale riguardo, ben presenti i
servizi e le attività già realizzati dalla
Comunità, con i relativi impegni finanziari), bensì è comprensiva degli interventi di tutti gli altri Enti (Comuni,
Provincia, Regione) e della stessa iniziativa e partecipazione privata, con
tutta una serie di finanziamenti già n
atto al momento della formulazio,ie
del Piano e dei quali il Piano stesso
sollecita il potenziamento, al fine di
sanare carenze paurose, soprattutto
nel settore delle infrastrutture, segnalate, proprio per l’inclusione nel Piano,
dagli stessi Comuni, (mentre ora gli
Amministratori Comunali D.C. e P.L.I
criticano tale inclusione).
— Alla luce di tali osservazioni
la previsione di spese per 20 miliardi
nella Valle nell'arco di 5 anni non
appare più un ■■ sogno »: basta pensare che la sola Comunità, utilizzando i
vari finanziamenti reperiti, ha effettuato od impostato nel 1978 spese per
oltre 700 milioni (corrispondenti nel
quinquennio a 3 miliardi e mezzo);
che è in corso di redazione un programma di interventi alla luce delia
Legge Regionale n. 63/1978 per 400
milioni; che all'atto della redazione
del Piano, gli interventi regionali assicurano la realizzazione annua di opere
pubbliche per 400 milioni; che all'atto
della redazione del Piano, gli interventi regionali assicurano la realizzazione annua di opere pubbliche per
400 milioni (nel quinquennio, dunque,
2 miliardi), dal Piano denunciata come
assolutamente insufficiente; che realizzazioni di uguale o maggiore importo
vengono Realizzate dai Comuni con
propri fondi; che nel 1977 sono state
incluse nel Piano Regionale per l'edilizia scolastica opere da eseguire nella Val Pellice per 450 milioni e che
altre presumibilmente verranno impostate nell'arco del quinquennio; che,
sia pure in seguito all’alluvione 1977
ma non solo per la riparazione dei
danni, lavori per miliardi sono stati
eseguiti o sono programmati dal Magistrato del Po lungo il corso valligiano del Pellice; vanno aggiunti, poi,
gli interventi per l'elettrificazione rurale, per la viabilità provinciale, gli investimenti per le reti dei vari servizi pubblici, le spese dei Comuni, delia
Provincia e di altri Enti nei settori
dei servizi socio-assistenziali e sociosanitari. Tutto questo è forse un « libro dei sogni » o forse non doveva
essere contemplato da un Piano di
Sviluppo Economico e Sociale che, insieme al Piano Regolatore intercomunale ed al Piano Commerciale, già
redatto dalla Comunità, per tutti i
Comuni della Valle, deve costituire
— senza rigidità, ma con la dovuta
flessibilità — Il supporto di ogni seria Iniziativa nella Valle?
Per la Giunta della Comunità Montana
IL PRESIDENTE
Longo Arch. Piercarlo
Assemblea delle
Corali
L’Assemblea delle Corali delle
Valli è convocata a Pinerolo nella sala della Chiesa valdese domenica 14 gennaio alle ore 15.
7
5 gennaio 1979
CRONACA DELLE VALLI
_______________CAPIRE MEGLIO IL PASSATO E IL PRESENTE
L’«altro volto» della nostra storia
LUSERNA
SAN GIOVANNI
POMARETTO
L’articolo di C. Tron, pubblicato tempo fa su questo giornale, mi ha spinta a riesaminare
l'opuscolo di C. A. Tron, ivi citato (1). La sua lettura, effettuata in parallelo ad una ricerca
condotta su documenti d’archivio, mi ha suggerito alcuni spunti di riflessione.
Il libretto suddetto è improntato ad un netto ottimismo. Forse ad una visione delle cose, così pacata e serena, l’autore è
giunto grazie al distacco della
maturità...:
Torre Pellice, « la capitale delle Valli », dispone di un « suntuoso convitto » ed il suo tempio è dotato « di un organo potente che non ha nulla da invidiare a Torino o a Roma ». A
Rodoretto grande è l’autorità del
Pastore « che si considera quale padre ».
Lo spettro dell’emigrazione esiste, purtroppo, ma chi scrive,
pur non ignorandolo, vi accenna
solo brevemente. La realtà socio-economica delle Valli non
sembra rivestire, per il pastore
Tron (come, del resto, per una
certa parte della nostra storiografia) un interesse particolare...
Più importante è il mettere in
rilievo, per ogni parrocchia descritta, « le famiglie di marca,
influenti, che occuparono un posto in vista, ben note nella società, che accumularono grandi
ricchezze, che primeggiarono
sulle altre ». Quest’ultima definizione non sarebbe stata di certo privilegiata dal concistoro
della chiesa di Prarostino, a cui
premeva sottolineare, in un verbale, redatto verso la metà del
secolo scorso, che, se fosse stato
permesso, ai membri più abbienti della comunità, di avere
un banco proprio nel tempio e
di collocarlo al posto voluto,
« il se serait élevé de grandes
contestations, peut-être même
des disputes et des chicanes,
bien loin d’être édifiantes et de
contribution à l’avancement du
Règne de notre Sauveur qui disait que celui qui veut être le
premier soit le dernier ».
Con la stessa solerzia il past.
Tron mette in evidenza il numero degli avvocati, dei notai, dei
professori e dei pastori per comunità (una « falange » per Massello), con abbondanza di titoli,
specialmente se riferiti a persone ancora in vita: « Cav.; Uff.;
Ing.; Dott.; Avv.; Comm., ecc. ».
La conoscenza delle Scritture
sembra andare di pari passo con
l’agiatezza: « Il cavalier XY, che
fu sindaco, uno dei proprietari
più agiati, conoscitore della sua
Bibbia ».
Recentemente, effettuando delle ricerche in alcuni archivi delle nostre parrocchie allo scopo
di ricostruire la storia, « a bran
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delli », di una famiglia non « influente » non « di marca », non
« in vista », mi sono imbattuta in
un volume, dalla rilegatura consunta, su cui un’etichetta recava
la scritta, in una nitida grafia:
« Varia - Collectes - Diaconie ». Incuriosita, Tho aperto a caso ed
un’intensa commozione mi ha
pervasa quando ho letto, nell’apposita colonna, le motivazioni per
cui erano state fatte le collette
ed i nomi dei destinatari.
Ad un tale « pour sa femme
malade »; ad un altro « malade
toutes ces dernières années » o
« incendié » o « atteint de la pleurésie » O « qui a perdu la peau
après une très longue maladie ».
« A la veuve XY pour ses deux
imbecilles malades ». « Au pauvre XY recommandé ». « A XY
forcé hideusement de deux côtes
pour s’acheter un bendage ». « A
XY, en sa disette et maladie ».
Alla malattia si accompagnava
la miseria e così c’era chi aveva
bisogno di un sussidio perché
« déchaussé » ed alla sorella dello stesso veniva data una somma
uguale per il « raccomodage des
souliers ». Miseria materiale ma
anche morale: due ragazze, recatesi alla « maison des accouchements » venivano aiutate con una
colletta. E neppure la morte alleviava le preoccupazioni finanziarie dei poveri. Molti non disponevano dei soldi occorrenti
all’acquisto della bara per i loro congiunti e dovevano ricorrere alla carità comune.
La preparazione degli insegnanti delle scuole quartierali
(come risulta dai verbali delle
Commissioni Scolastiche che vi
sovrintendevano) era spesso incompleta ed inadeguata: un candidato aveva commesso ben 45
errori all’esame di concorso!
La vita comunitaria, turbata,
di frequente, da beghe e controversie sull’operato dei pastori e
dei « régents » non era austera
e moralmente sana come si è
spesso fatto credere.
Perché, allora, abbiamo sempre finto con noi stessi ed abbiamo ricordato, con orgoglio, solo
il nostro passato glorioso, ignorando tutto il resto? Lo stato di
estrema incuria in cui si trovano, per lo più, i registri parrocchiali, dimostra il disinteresse
per una ricerca storica che parta
dalla base e non dal vertice. Gli
archivi parrocchiali, lasciati nelle loro sedi ed affidati alle cure
di responsabili, nominati ad hoc
da ogni comunità, potrebbero,
invece, diventare la prima fonte
di consultazione per chiunque
intendesse affrontare una ricognizione del nostro passato nell’ottica indicata.
Forse la riflessione sull’« altro
volto » della nostra ¡storia ci permetterebbe anche di capire ed interpretare meglio l’epoca in cui
viviamo...
Annalisa Coucourde
(1) C. A. Tron, Quello che si è
veduto - Quello che si è udito Quello che si è provato in 45 anni di ministerio. 1928, Tip. Alpina.
ANGROGNA
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91.300
90.205
Il culto di Natale, svolto rei
tempio del Serre eccezionalmente gremito, è stato curato dai
bambini delle Scuole Domenicali e dai catecumeni che hanno
presentato, intorno al tradizionale albero (donato da Eric della Sterpa), dialoghi e preghiere
sulla natività; i canti dei coralisti hanno intercalato la liturgia. I giovani del Prassuit-Vernè,
che il giorno prima hanno compiuto un lungo giro di visite agli anziani, hanno collaborato
per l’organizzazione della giornata natalizia. Segnaliamo anche
la visita, nel periodo d’avvento,
dell’Unione Femminile agli ospiti del Rifugio Carlo Alberto. Infine abbiamo salutato il 1978
con un culto serale al Serre, celebrando insieme la Cena del
Signore e riflettendo sul: « timore di Dio, principio di ogni
scienza ».
• Per domenica 7, alle 14.30,
incontro nella Sala Unionista
con Laura Nisbet sul significato della missione oggi: partecipate!
• Il Concistoro s'incontra sabato 13 gennaio alle 20.
• Domenica 14 gennaio assemblea di chiesa al Capoluogo, imzio ore 10. All’o.d.g.: elezione
degli anziani, esame consuntivo
1978, comunicazione sulla conciliarità.
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
RODORETTO
Diamo Telenco delle riunioni
quartierali di gennaio: mercoledì
IO, ore 14.30, Grangette ; ore 19.30,
Forengo; giovedì 18, ore 14.31,
Gros Paset; ore 19.30, Brualacomba; venerdì 19, ore 19.30,
Baissa; lunedì 22, ore 19.30, Bessé; giovedì 25, ore 20.30, Perrero;
venerdì 26, ore 19, Fontane; mercoledì 31, ore 14.30, Pomeifré;
ore 17, Crosetto.
Tema delle riunioni quartierali di questo mese saranno i matrimoni misti.
• Ricordiamo ancora che venerdì 12, alle ore 20.30, avrà luogo nella sala valdese di Perrero
il secondo incontro di studio biblico tra le comunità cattolica e
valdese. Il testo che verrà esaminato sarà: lettera di Giacomo, cap. 2°, versetti da 14 a 26.
Intervenite numerosi e muniti di
Nuovo Testamento.
• Buon esito del Natale dei
bambini e del bazar dell’Unione
femminile domenica 24 alle Fucine. Grazie ancora a tutti quanti hanno generosamente collaborato.
• Ringraziamo l’anziano Aldo
Tourn per la sua predicazione
di domenica 31. Lo stesso giorno abbiamo avuto una cena comunitaria per trascorrere insieme l’ultimo dell’anno; vi hanno
partecipato una cinquantina di
persone, grandi e piccoli. Anche
questo incontro è stato possibile grazie alTimpegno di alcune
sorelle e fratelli a cui va la nostra riconoscenza.
• Martedì 9 gennaio riprende
la riunione quartierale alle Fucine.
• La Festa di Natale ha avuto
luogo nella Sala Albarin dove i
bambini della Scuola Domenicale, sotto la guida del pastore
Adamo e della Signora Jalla, hanno presieduto il culto e presentato alcune scene di Natale ed
alla scuola dei Peyrot con il tradizionale albero allestito dai bimbi di quel quartiere che, alla
presenza dei genitori, hanno recitato dialoghi e poesie intercalate da inni natalizi.
La signora Nora Peyrot che
per tanti anni è stata l’infaticabile animatrice di questa scuola,
quest’anno assente per motivi di
salute, ha inviato un messaggio
che i presenti hanno ascoltato
con commozione augurando alla
signora Peyrot di poter presto
ritornare, ristabilita, in questa
sua scuola tra i bambini che l’attendono con gioia.
• Il preannunciato Concerto
Natalizio ha avuto luogo sabato
30 dicembre davanti ad un pubblico numeroso che gremiva il
Tempio. •
• Con un simpatico gesto di
cortesia il direttore dell’ Asilo
Valdese sig. Gobello ha invitato
a fine d’anno i membri del concistoro e le loro famiglie ad una
cena in comune con gli ospiti
dell’Asilo.
Una serata trascorsa con gioia
in un’atmosfera di fraterna cordialità, per cui ancora diciamo
grazie aU’amico Gobello per questa sua lodevole iniziativa.
• Il giorno 23 dicembre il pastore Arnaldo Genre univa in
matrimonio nel nostro tempio
Odino Paola e Caffaratti Riccardo della nostra comunità.
Chiediamo al Signore di benedire questo nuovo focolare.
• In questi ultimi tempi abbiamo accompagnato all’estrema dh
mora terrena le spoglie mortali
di Pons Ernesto Stefano di anni
88 di via Vola; Parise Giuseppe
dei Boer, di anni 76, Piston Lidia
ved. Pons della Caveia, di anni
72 e Avondet Cesare di Ciot May,
deceduto all’età di anni 69.
Alle famiglie colpite dal lutto
esprimiamo tutta la nostra fraterna simpatia cristiana.
Il periodo di Natale è stato
per ia comunità un buon momento di rifiessione sull’amore
di Dio per gli uomini. Segnaliamo la buona riuscita della festa
di Natale delle Scuole Domenicali e del precatechismo attraverso i suoi vari momenti: culto,
preparato dalle monitrici, visita
all’ospedale, pranzo in comune,
pomeriggio ricreativo; la simpatica riunione la sera di Natale ai Cerisieri, nei locali rinnovati da un gruppo di volontari;
la festa della Scuola Domenicale di Inverso Pinasca; il culto di
fine anno a cura della Corale.
Trombettieri, Corale ed alcuni
giovani organisti Lionello Gardiol. Erica Bleyimt e Elena Calvetti, hanno arricchito le varie
attività con il loro contributo
musicale.
• Mercoledì 27 dicembre ha
avuto luogo il funerale del nostro
fratello Tosetti Francesco. La
salma è stata tumulata nel cimitero di S. Martino.
Rinnoviamo alla famiglia la
solidarietà della comimità.
• Unione Femminile; prendere
nota che per il mese di gennaio
c’è un cambiamento di data: la
riunione sarà a Pomaretto il 7
gennaio alle ore 14.30.
• Incontro donne a Perosa Argentina (Sala Lombardini): riprende il 10 gennaio alle ore 20.
Invito cordiale a nuove interessate.
TORRE PELLICE
• Esprimiamo la nostra simpatia alla famiglia del nostro fratello Ernesto Ruhoff deceduto all’ospedale evangelico di Torino
la scorsa settimana.
• Utile e costruttivo è stato rincontro della comunità domenica
24 con i bambini, alla Foresteria,
nel corso del quale è stato presentato dai ragazzi della Scuola
Domenicale la riflessione fatta
nelle settimane precedenti sulla
nascita di Gesù.
Nel pomeriggio una sessantina
di bambini hanno trascorso insieme il pomeriggio nella Casa
Unionista intrattenendosi in giochi organizzati dal gruppo giovanile e in una merenda apprestata dai monitori.
Sabato 23 e domenica 31 hanno
avuto luogo le feste di Natale
della Scuola domenicale degli Appiotti e dei Coppieri nelle rispettive sedi con partecipazione
di bambini e dei genitori.
• Malgrado il tempo inclemente il concerto delle corali di Bobbio-Villar e Torre, che si è tenuto sabato 23, ha ottenuto un buon
successo di pubblico.
• Il prossimo giro di riunioni
quartierali sarà a cura del Gruppo Giovanile che discuterà con i
fratelli sul problema della gioventù nella chiesa, ci auguriamo
che siano molti a parteciparvi.
INCONTRO
PASTORALE
Il prossimo incontro pastorale del I distretto avrà luogo
lunedì 15 gennaio
ore 9.15: (biblioteca valdese, Torre Pellice): rifiessione esegetico-teologica su Osea 11: 7-9
(B. Rostagno).
Dibattito su « Essere
cristiani » di H. Kiing,
sulla base delTesposizione critica di G. Platone
svolta il mese scorso,
ore 12: pranzo a Villa
Olanda.
ore 13.30; matrimoni misti (relazione dei pastori del 1° circuito); stampa e informazione; comunicazioni della Tavola e della Commissione distrettuale.
SAN SECONDO
Doni per l’Asilo
dì Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di novembre T978:
L. 100.000: Codino Giulia (Pinerolo); Alilo Emilia, in mem. di Roberto
Alilo (Roma); Guido Russo.
l. 60.000; Malan Sapei Maddalena,
in memoria miei cari (osp. Asilo).
l. 50.000; Besson Malvina, in mem.
suoi cari; Jalla Margherita, in mem.
suoi cari; Balmas Amalia, ved. Beila, in
mem. del caro marito (S. G. Chisone);
Emma Armand Bosc ; Odetto Ivonne, in
mem. di Edmondo Vola (osp. Asilo);
Pennington de Yongh Nadine.
L. 41.000: Cuero Maria (Texas-USA).
L. 40.000: i cugini Liline Beux e
Margherita Balmas e figli, in mem. della cara Ada Grill; Besson Alberto e Lidia (osp. Asilo).
L. 20.000; Stefano e Giuseppina Durand Canton, in mem. di Arnaldo Boero Rol ; Charbonnier Paolo e Costanza.
l. 10.000; Jalla Margherita, in mem.
dello zio Amato Gaydou ; idem in mem.
di Margherita Boer ved. Revel ; idem, in
mem. di Matilde Guazzoni ved. Roman;
Erica Armand Pilon, in mem. di Paolo
Gay (Chiavari); Reynaud Lea, in mem.
della sorella Maria (osp. Asilo); Grill
Paimira ved. Gaydou, in mem. del caro marito; Filippi Elsa (Verona); Malan Emma, in mem .dei miei cari ; Alma
Long, in mem. di Luigi Martinat.
L. 5.000: Reynaud Lea, in mem. delle
sorelle (osp. Asilo); Reynaud Lea (osp.
Asilo ).
l. 4.000: Barilaro Clelia (Sanremo).
AVVISI ECONOMICI
MEMBRO Chiesa Torino vende automobile 127, base 3 porte, color rosso ossido, stato di conservazione come nuova, anzianità 6 mesi. Telefonare 011/486061.
Domenica 24 è stato battezzato Paolo Paschetto, il secondogenito di Roberto e di Rosanna
Revel (Miradolo), il nipote dell’Anziano di questo quartiere.
Lo stesso giorno è stato celebrato il matrimonio di Emanuela
Goisson (Cavoretto) con Gianni
Camusso (Pinerolo).
• Il 26 è stata seppellita nel cimitero di San Secondo Elena
Gardiol in Destefanis. Questa
sorella abitante a Villar Perosa
era originaria della Rivoira.
Chiediamo al Signore di essere con queste famiglie nel dolore come nella gioia.
• I ragazzi della Scuola Domenicale sono stati i protagonisti
di una serata ben riuscita la sera del 26. Davanti ad una assemblea numerosa ed attenta si sono presentati con « ronde » e
dialoghi e canti molto applauditi. La colletta è stata destinata al Comitato per i luoghi storici valdesi e al lavoro di Amnesty International.
AVVISO: Per tutta la zona di
San Secondo variano, a partire
dal 10 gennaio, i numeri telefonici : andrà inserito uno zero dopo
la prima cifra. Il telefono della
chiesa sarà pertanto 500132.
RINGRAZIAMENTO
« Vegliate e pregate perché non
sapete né il giorno né l’ora che
il Signore verrà » (Mt. 24: 42)
I familiari deRa cara
Enrichetta Rewel in Grill
di anni 80
espriiftono la loro riconoscenza a
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Conte, al medico curante dott.
De Clementi, al Personale e ai Medici deirOspedale Civile di Pinerolo e a
tutti i vicini di casa.
San Germano, 18 dicembre 1978
RINGRAZIAMENTO
« La mia grazia ti basta »
(II Cor. 12: 9)
II marito ed i familiari di
Elena Gardiol in Destefanis
ringraziano sentitamente tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai
vicini di casa .
Villar Perosa, 27 dicembre 1978
8
8
5 gennaio 1979
In un documento proposto all’attenzione delle chiese del CEC
“Sorprendenti prospettive"
sui terrorismo itaiiano
1979: nuovo Concordato
Llmmagine dell'Italia 1978 che
ovunque rimarrà impressa sarà
sicuramente quella di un uomo
in maniche di camicia, dal volto
triste e ancora enigmatico, sullo
sfondo di una bandiera rossa
con stella gialla a 5 pxmte: Aldo
Moro. Il suo assassinio non è
certo l’unico avvenuto durante
l’anno: più di 20 altre persone
sono state uccise dai terroristi
e diverse decine sono state azzoppate. Ma indubbiamente l’assassinio del presidente della DC
rimane il simbolo più impressionante di un’Italia gravemente minacciata dalla destabilizzazione terroristica.
Come è stato interpretato all’estero questo simbolo e la complessa realtà che gli sta dietro?
Sarebbe interessante — ma fuori della nostra competenza —
dare un quadro delle principali
interpretazioni che del terrorismo italiano sono « passate »
all’estero. Ma ugualmente interessante è segnalare una di queste interpretazioni per le caratteristiche che presenta: un’analisi condotta dall’intemo della società italiana, data da un-* valdese, attualmente in circSlazione
nell’ambito del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Alla Arie di maggio Mario Miegge, professore di filosofia all’Università di Ferrara e membro
della Commissione delle Chiese
sugli Affari Internazionali (CCIA)
ha scritto per questa Commissione un documento di studio
intitolato « Reflections on Terrorism in Italy». L’importanza di
questo studio è dato dalla Commissione per cui è stato scritto,
l’organismo del CEC incaricato
di seguire gli affari intemazionali mondiali per fornire alle
chiese informazioni e chiavi interpretative della realtà contemporanea.
A chi giova?
L’analisi proposta da Mario
Miegge in questo documento
parte dalla domanda « A chi giova il terrorismo? » e dalla immediata e recisa risposta, sostanziata dall’intero documento,
che. le Brigate Rosse sono totalmente estranee agli interessi del
movimento operaio in Italia:
« Sì tratta puramente di un'organizzazione militare il cui fine è di destabilizzare la situazione politica del paese
per provocare così un aumento della
repressione da parte dell'apparato statale e ottenere un clima più favorevole alla guerra civile ».
Dopo aver delineato lo sviluppo economico, sindacale e politico degli ultimi anni, Mario Miegge schizza una storia della « strategia della tensione» di cui il
terrorismo delle Brigate Rosse,
particolarmente negli ultimi due
anni, è stato espressione parti
Comitalo di Redazione: Sergio
Aquilante, Dino Ctesch, Marco DavUe, Nìso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direltere: FRANCO GIAMPICCOLI
Oirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a; «L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 ■
10066 Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna ; commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- ecor«omici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Payrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribù.lale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
colare e culminante. Nessun tentativo apertamente reazionario,
afferma Miegge, avrebbe avuto
possibilità di successo in Italia.
Per questo le forze più antagoniste ai mutamenti democratici
di fronte al progresso e alle conquiste del movimento operaio si
sono impegnate in una guerra di
logoramento che ha avuto fasi e
volti diversi.
Nel momento più acuto del
conflitto sindacale la strategia
della tensione è esplosa con la
strage di P.za Fontana a Milano (dicembre 19g9) col tentativo
di riversare la colpa e la relativa repressione sulla sinistra del
paese, progetto condiviso da organismi stetaii ma neutralizzato
dalla mobilitazione di massa.
Dopo,-un certo successo delle destre, nelle elezioni politiche del
1972 il vero volto della strategia
j^lla tensione si è scoperto con
, 'm^aggior cinismo in tutta una se1^'rie di attentati rivendicati daile organizzazioni neofasciste. Ma
dopo la reazione di massa che
ha portato ad un imponente
passo avanti delle sinistre neile
elezioni amministrative del 1975
e-politiche del 1976, la strategia
della tensione ha di nuovo mutato volto. Non è certo una coincidenza, osserva Miegge, che « il
. terrorismo innescato dalle Brigate Rosse abbia prodotto una
nuova ondata nel 1977-78 ».
Che le BR siano un aspetto
del disegno reazionario mascherato di estremismo di sinistra, è
chiaro a partire dal fatto che
esso è funzionale alla strategia
della tensione e dalle caratteristiche dell’organizzazione. Essa
infatti
« a) usa un linguaggio che appare
legato all'estrema sinistra (lo "Stato
imperialista delle Multinazionali", "comunismo", "revisionismo", ecc.); ma
bj segue la prassi e rientra nel
quadro dell'estrema destra (struttura
elitaria, militarismo, culto della violenza, disprezzo per le masse,' odio per
i sindacati e per i partiti politici della
sinistra); e
c) ha obiettivi che coincidono con
le forze che mirano ad una radicale
"destabilizzazione" della situazione polìtica italiana, la rimozione di tutte le
organizzazioni della classe operaia da
posizioni di potere per ricondurle al
l'opposizione e se possibile all'emarginazione dallo Stato »
L’aver chiaramente identificato il carattere del terrorismo non
elimina tuttavia gli effetti preoccupanti e deleteri del terrorismo
stesso: il principale è per Miegge il peso che attraverso la crisi economica e l’inerzia politica
« grava sempre più pesantemente
sull’iniziativa e sulla capacità di una
effettiva mobilitazione del grande protagonista della lotta del 1969; lo straordinario movimento sindacale italiano ».
Questo peso, prevedeva Miegge alla fine dello scorso maggio,
è destinato ad aumentare ed il
terrorismo è destinato ad incidere maggiormente
« in una situazione in cui la strategia della sinistra, e specialmente del
PCI, è incerta e improduttiva, in cui
i sindacati sono oberati di difficoltà e
in cui il processo di depoliticizzazione
comincia a prendere piede ».
Analisi di parte?
Un’analisi di parte? Certo, come ogni analisi. Il suo valore
è comunque dato dalla chiarezza e coerenza dell’analisi e dal
taglio chiaramente polemico nei
confronti di tante interpretazioni di comodo. Non fa meraviglia che il direttore della CCIA,
Leopoldo J.. Niilus, nel presentare il documento alle chiese
come stimolo alla riflessione io
qualifichi dichiaratamente non
come opinione della Commissione ma come analisi personale
dell’autore. Ma è significativo il
fatto che egli noti come l’analisi
proposta offra « alcune sorprendenti prospettive che, a quanto
sappiamo, sono state largamente neglette o ignorate dai massmedia ».
Che queste « sorprendenti prospettive » (certo per noi non così sorprendenti) siano ora in circolazione nell’ambito ecumenico
è un fatto di grande importanza
e possiamo essere grati a Mario
Miegge per il suo interpretare
in modo cosi attivo e fortemente impegnato il proprio ruolo di
membro di questo importante
organismo ecumenico.
Franco Giampiccoli
{segue da pag. 1)
il limite (importante e di nuova
istituzione) dei soli casi in cui
tali sentenze e provvedimenti siano « in armonia con i diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini italiani» (art. 4);
— perché in materia di edifici aperti al culto permangono
condizioni particolari relative
alla requisizione, occupazione,
demolizione e ora anche alla
espropriazione e limiti di accesso alla polizia negli stessi ; ancor
più, perché l’autorità civile debba tener conto dei bisogni religiosi delle popolazioni per quanto concerne « la costruzione di
nuovi edifìci di culto », sia che
questa dizione ambigua costituisca un impegno in tema di finanziamenti, sia che si tratti soltanto del vincolo di determinate
aree nei piani regolatori urbani (art. 5);
— perché si vorrebbe « assicurare » alle scuole confessionali ed ai loro alunni un « trattamento » che comporti aggravio
per la pubblica spesa mediante
una indebita equiparazione di
queste con le scuole degli « enti
territoriali » e cioè comuni, provincie e regioni, in contrasto
con quanto disposto dall’art. 33
della Costituzione (art. 9);
— perché venga mantenuto
l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche
come materia ordinaria con
motivazioni (valore della cultura religiosa e patrimonio storico
del popolo italiano) che non costituiscono nel paese un carattere esclusivamente pertinente
al cattolicesimo romano; e perché, ove si voglia malgrado tutto mantenere tale insegnamento, non lo si attui almeno a mezzo di personale estraneo alla
scuola preposto e a carico della
competente autorità ecclesiastica e lo Stato debba invece accollarsi spese relative all’esercizio di uno dei fini diretti di ogni
chiesa (istruzione religiosa dell’infanzia e della gioventù) e abbia ad inserire nei ruoli dei docenti un personale non selezionato per pubblici concorsi, ma
nominato sul solo fondamento
che esso è ritenuto idoneo in sede ecclesiastica (art. 9);
— perché, oltre a garantire
ad ogni confessione religiosa il
libero esercizio del ministero di
assistenza spirituale presso le
forze armate, gli istituti ospedalieri e quelli di pena, lo Stato
debba provvedere a detti .servizi
di assistenza per ciò che riguarda la Chiesa cattolica mediante
rinserimento di « cappellani »
nel ruolo del personale militare
ed in quello dell’amministrazio
Í
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
]
Cina-USA; nuova amicizia
La decisione degli USA e
della Repubblica Popolare Cinese di « riconoscersi scambievolmente » e di stabilire normali
relazioni diplomatiche a partire
dal 1.1.1979, è stata annunziata,
dai giornali di tutto il mondo,
più con preoccupazione che con
soddisfazione. Il giornale « Le
Monde », nel suo articolo di testa del n. 10539 (17-18.12.’78), ha
scritto:
« Per Mosca il colpo è duro,
malgrado i recenti successi dell’URSS ottenuti con l’eliminazione dell’ “ancien régime" in Afganistan e con l’adesione del Vietnam al Comecon. La campagna
anticinese dei sovietici è in pieno sviluppo, come abbiam visto
nella “conferenza ideologica" di
Sofia. E una campagna che si
accentuerà certamente in altre
occasioni, se le nazioni dell’Occidente aiuteranno Pechino nel
campo dell’energia nucleare e
degli armamenti, e se Hanoi arriverà a porre in serie difficoltà
il regime filo-cinese di PhnomPenh. Certamente l’URSS sfrutterà la fase di ristagno dei negoziati fra Egitto e Israele, ristagno che è uno scacco per il
Presidente Carter ».
Ma, nello stesso articolo, questa valutazione veniva subito
moderata. Vi si legge infatti:
« Rimane da dire che Mosca e i
suoi alleati non sono in grado
di approfittare realmente della
crisi mondiale del capitalismo:
la loro propria debolezza economica, l’invecchiamento della direzione sovietica, Vindebolimento del movimento comunista internazionale dal punto di vista
ideologico, sono tutti fattori di
natura tale da prevenire, per il
momento, ogni serio tentativo
del genere suddetto. Che vi sia
pericolo da parte cinese, o no,
è interesse dell’URSS di accelerare le trattative sulla limitazione degli armamenti strategici ».
Sull’altra sponda, « Carter si
trovava costretto a condurre a
termine il piano iniziato dai presidenti Nixon e Ford, suoi predecessori: prendere atto di questa "realtà di fatto", che è la
Repubblica Popolare Cinese, e
abbandonare l’alleanza di quella
Formosa che continua a restare
ancorata ai suoi vecchi sogni di
riconquista del continente. D’altro lato, la realistica Cina di
Teng-Siao-Ping (l’eccellente allievo, anche in questo campo, di
Ciu En-Lai) non poteva che metter fra parentesi gli slogan, vecchi ormai di trent’anni, sulla “liberazione di Taiwan” {=Formosa).
Hua Kuo-feng ha certo dichiarato che egli vedrebbe di mal occhio il proseguimento delle forniture di armi difensive americane al regime del Kuomintang
(= il regime cinese nazionalista
anticomunista). Ma altrettanto
certo è che nessuno morirà per
la conquista dell’isola! È infinitamente più importante, per la
Cina d’oggi, modernizzarsi al più
presto, senza troppi scrupoli sui
mezzi da impiegare, e far fronte
ovunque alla “egemonia sovietica” ».
La situazione, in pochi giorni,
pur nuova, ha già accennato ad
evolversi. « Teng-Siao-Ping (si
legge su « Le Monde » del 21-22.
12) ha già evocato, parlando ai
giornalisti americani Evans e
Nowak, pochi giorni fa, l’eventualità d’un vero e proprio trattato d’amicizia con gli USA, sul
modello del recente trattato cino-giapponese. Come reagirà la
Casa Bianca di fronte a una simile proposta? Se la reazione
fosse positiva e veramente seguita dai fatti, per es. in occasione
della visita, già annunziata, del
capo del governo cinese a Washington, ai primi del 1979, allora il ritorno all’alleanza verrebbe consacrato. Allora la famosa
teoria dei “tre mondi”, che giudica alla pari il “social-imperialismo dei nuovi zar e V “imperialismo decadente" degli USA
(l’articolista allude evidentemente a certi slogan di cui la Cina
si è nutrita per tanti anni!), verrebbe relegata negli archivi! Il
“triangolo” che ha dominato la
politica internazionale per circa
vent’anni, cesserebbe di esistere, e non si avrebbe più che
un solo “asse" diretto contro
l’URSS ».
Nel qual caso, avremmo ben
ragione di essere preoccupati!
ne carceraria e degli osoedali,
assumendone l’onere finanziario
relativo e fissandone « l’organico
stabilito d’intesa » con la S. Sede. (art. 11).
I miglioramenti
— A parte queste incoerenze,,
di cui la maggior parte era riscontrabile nella bozza del giugno 1977, vi sono dei miglioramenti rispetto al testo precedente?
— Si deve menzionare il fatto
che sono state eliminate le residue affermazioni in re aliena (a
suo tempo da noi denunciate) e
cioè ingerenze in una materia
estranea al rapporto specifico
tra lo Stato e la S. Sede, affermazioni che per esempio coinvolgevano la cristianità al di là
della Chiesa cattolica (nel valore
particolare riconosciuto alla città di Roma), o le intese tra lo
Stato e le altre confessioni religiose, ecc.
È caduto inoltre un comma
(art. 3/3) con il quale, sia pure
in modo indiretto, si confermava rinserimento nel concordato
del regime dei supplementi di
congrua per il clero a carico
dello Stato.
Come ho già detto, è stato
anche inferto un primo colpo al
principio del riconoscimento
del braccio secolare al servizio
dei giudicati dell’ordine ecclesiastico, anche se si è persa Tocca
sione per eliminare del tutto il
principio stesso.
Tre questioni
aperte
— L’ordine del giorno del Senato menziona particolarmente
tre questioni aperte tra cui quella degli enti ecclesiastici. Come
giudichi il fatto che questo complesso problema sia stato rinviato ad una apposita commissione a termine?
— Ritengo molto improbabile
che in un anno una commissione riesca a risolvere in modo
soddisfacente una materia che
le parti non sono riuscite a concordare in due anni di trattative. Questo « stralcio » convalida l’impressione che su tutto
il resto si voglia concludere entro Tanno del cinquantenario
dei Patti Lateranensi, ma la sua
procedura e gli sviluppi futuri
lasciano molto perplessi.
— E sul matrimonio?
— Alcune modifiche rendono
la norma più aggiornata rispetto alle leggi italiane e le sentenze ed i provvedimenti canonici
più assimilati alle sentenze straniere. Non si è tuttavia ancora
giunti alla formulazione migliore neppure in questo campo.
— Hai già espresso diverse riserve sull’articolo 9, scuola e
insegnamento religioso.
— Aggiungerò che non è stato emendato il testo del giugno
'77 in cui lo Stato « assicura »
l’insegnamento della religione
cattolica, con un netto peggioramento rispietto al « consente »
con cui nel ’29 lo Stato estendeva l’insegnamento religioso
dalla scuola elementare agli altri ordini e gradi università esclusa. Tale «assicurazione» è
formula ambigua e gravida di
conseguenze negative.
Rimane inoltre compromessa
l’equiparazione tra le scuole di
ogni ordine e grado di fronte
all’insegnamento religioso per il
fatto che nella scuola materna
ed elementare tale insegnamento è impartito dagli insegnanti
di classe che non chiedano l’esonero, determinandosi cosi discriminazioni in seno al corpo
insegnante.
— E l’esonero dalTìstruzione
religiosa?
— Sono caduti alcuni paragrafi tra cui quello che prescriveva le modalità dell’insegnamento religioso e del relativo
esonero. Il fatto che le parti abbiano convenuto di non prescrivere alcunché in questo campo
se da un lato snellisce il testo,
dall’altro non implica necessariamente che lo Stato consèrvi
al riguardo quella piena autonomia legislativa che è propria
dell’indipendenza e della sovranità del suo ordine di fronte a
quello della Chiesa cattolica romana, riaffermato nelTart. 1 del
progetto di revisione.