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Anno 121 - n. 16
19 aprile 1985
L. 500
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delle valli valdesi
SETTIMANALE
Punti
di vista
AL CONVEGNO ECCLESIALE DI LÛRETO
Il discorso del papa al Convegno ecclesiale di Loreto ha
fatto discutere, soprattutto i laici, sulla domanda: ha esortato
o no i cattolici a votare compatti per la DC? Evidentemente
in questo modo la domanda è
mal posta e, come ha affermato
il cardinale Ballestrero, « la lettura esclusivamente politica del
discorso del papa è riduttiva ».
Giustamente Giorgio Spini, nella
rassegna di opinioni raccolte dal
«Messaggero» (13.4) ha ricordato la forte tensione interna
deH’amtaiente cattolico italiano,
più religioso-teologica che politico-elettoraiistica, e ie schermagiie che prima del Convegno di
Loreto si sono svolte intorno al
rappresentante di uno dei due
poli della tensione, il prof. Monticone presidente dell’Azione Cattolica, tra le quinte dell’« Osservatore romano». L’appello all’unità del cattolicesimo ha dunque
questo sfondo in primo luogo.
Ma si tratta comunque di valutare di che marca sia questo
appello. E a questo fine, tra i
giudizi letti in questi gliomi sul
discorso del papa, quello di Piero Pratesi («Paese sera» 14.4)
mi è sembrato il più intelligente, proprio nel senso del « leggere dentro » ciò che esamina,
del capire e aiutare a capire.
Pratesi afferma che ciò che
preoccupa maggiormente non è
la possibile interferenza nella
vita politica italiana e neppure
il secco ridimensionamento del
pluralismo in omaggio alla verità, bensì la convinzione che la
verità è già tutta contenuta nella chiesa (eppure ci avevano insegnato, rimpiange Pratesi, « che
la verità non è una sequela di
dogmi, ma una Persona vivente»), per cui la storia della società ha senso solo nella misura
in cui è integrata in « ciò che la
Chiesa già sa e insegna ». E’ il
possesso della verità l’anima delrintegralismo, mentre l’integralismo è « il tarlo del Vangelo »,
ciò che lo corrode e svuota inesorabilmente.
Se dimque il marchio dell’appello papale è integralista, se
cioè è espressione della convinzione che la verità cattolica debba essere tradotta integralmente
nella società in campo economico, culturale, sociale, polìtico,
non ci si venga a dire che l’appello del papa non ha anche un
chiarissimo senso politico. La
compattezza dell’azione politica
dei cattolici in un partito cristiano è infatti parte integrante
di un progetto integralista e il
papa non ha latto proprio nulla
per impedire che il suo appello
fosse letto anche in chiave politica.
Ci sarebbe da preoccuparsi
davvero fortemente. Se non che
molti commentatori sono concordi nell’osservare che né il cattolicesimo politico né quello ecclesiale hanno non diciamo utilizzato, ma neppure raccolto il
discorso del papa. Minimipato,
dissolto in « ciò che i papi han
sempre detto », avulso dal calendario civile, esso resta un corpo
estraneo che il cattolicesimo italiano si trova a mettere rispettosamente da parte. Chissà che
il cattolicesimo italiano non cominci a voler tenere il Vangelo,
lasciando il tarlo al papa?
Franco Giampiccoli
Dove va il cattolicesimo?
In un incontro più ricco di componenti e di interessi di quanto non sia apparso attraverso i resoconti giornalistici, evidente il senso della chiesa: più nascosto il riferimento all evangelo
dal nostro inviato
« Riconciliazione cristiana e
comunità degli uomini », il secondo « convegno ecclesiale »
della chiesa cattolica italiana,
si è svolto a Loreto dal 9 al 13
aprile 1985.
Il primo convegno si era svolto a Roma, nel 1976, sul tema
« Evangelizzazione e promozione umana ».
Non è semplice comprendere
che cosa si proponesse il Convegno, e che cosa sia stato.
Credo si debba anzitutto evitare rm equivoco diffuso: interpretare il Convegno anzitutto
come un appuntamento « politico ».
E’ evidente che una assise importante del cattolicesimo italiano ha rinercussioni politiche
e attrae l’interesse dei polìtici;
ma penso che chi ha organizzato il Convegno e la maggior parte di quanti vi hanno preso parte avessero un'ottica « ecclesiale » e una preoccupazione essenzialmente ecclesiastica.
Sullo sfondo, certo, il contesto sociale in cui la chiesa si
muove, la « comunità degli uomini », ma in primo piano la
chiesa, con le sue dialettiche interne, i suoi problemi reali, i
suoi problemi di immagine. E
per chiesa, certo, si intende romanamente ed italianamente la
chiesa cattolica; gli altri, se ci
sono, sono contorno, solo alcu
ni irriducibili ecumenici lottano per una comprensione diversa.
Perciò il tema « riconciliazione » è stato essenzialmente concepito e Studiato nelle sue valenze interne; e assai spesso,
coerentemente con la prassi cattolica, è stato inteso in modo
abbastanza riduttivo, come « mediazione ».
Molte anime
Da quotidiani, radio e televisione siamo stati resi attenti
soprattutto all’asp)etto politico
del Convegno; e anche politicamente si è interpretata la_ presenza delle diverse « anime »
del cattolicesimo italiano, riconducibili ai due grandi fronti che
fanno capo a « Comunione e Liberazione » e all’Azione Cattolica. Si sono anche indicate le
parole d’ordine di questi schieramenti: « presenza » per CL,
« mediazione » per AC. Ad essere nominalisti, ha « vinto » la
mediazione; ma, paradossalmente, ha vinto perché il Papa, schierandosi con la minoranza ciellina, ha costretto la maggioranza a trattare con CL e a « mediare » con CL.
In pratica, secondo una lettura solo politica, né vincitori né
vinti. Ma abbiamo detto che una
lettura solo politica non sarebbe solo riduttiva, ma addirittu
ra sbagliata. Intanto gli^ schieramenti sono molto più frastagliati di quanto sia apparso a prima vista. Molti ambiti
non riconducibili ai due più
evidenti erano presenti al Convegno, anche se non hanno gridato, anche se hanno parlato
poco o in modo sommesso. Penso al mondo, in se stesso composito, delle religiose; a movimenti neocatecumenali o neopentecostali che non si possono
facilmente ricondurre, come alcuni vorrebbero, a spiritualismo
o a posizioni « di destra »; a movimenti che, a partire da ambiti specifici, stanno elaborando
una nuova prassi di chiesa, e
nenso una nuova teologia, come
Charitas, con la sua riflessione
sulla obiezione di coscienza, o
le « comunità locali », come
quella di Capodarco, organizzate in gruppi di accoglienza,
gruppi-famiglia, ecc., che agiscono ormai dal 1966, _e sono
presentì già in sette regioni italiane; e l’elenco potrebbe continuare.
Non si tratta dì un « dissenso», almeno nel senso classico
del termine; ma di una serie di
persone e movimenti che dimostrano la vitalità della chiesa
cattolica italiana, al dì là degli
schemi di comodo e delle ipotesi catastrofiche di una parte
almeno della gerarchia sugli effetti della secolarizzazione e del
laicismo.
UN DOSSIER DI ATTUALITÀ’ EDITO DALLA CLAUDIANA
“Fili diretti” con la Madonna
L’ultima in ordine di tempo
appare il 23 di ogni mese in un
comime della cintura di Napoli.
E’ la Madonna dei terremoto a
cui presto, grazie alle numerose
offerte, verrà dedicata una chiesa. Le apparizioni della Vergine
non sono mai state così numerose, a livello europeo, da quando un polacco è diventato Pontefice. Quali sono le ragioni che
stanno dietro alle presunte apparizioni e locuzioni della Vergine? Cosa c’è dietro a questo
movimento di massa che si lascia trascinare sul terreno dell’ascesi, del ritiro dal mondo e
quindi dalla vita sociale, politica, culturale?
Pier Angelo Gramaglia (si noti: docente di patrologia presso
la Facoltà teologica interregionale cattolica, sezione parallela di
Torino) risponde a questo interrogativo con una documentata
ricerca, ora raccolta in un agile
e puntuale volumetto che l’editrice Claudiana presenta in questi giorni in librerìa (').
La pubblicazione divisa in 3
capitoli tocca tre questioni di
forte attualità, tutte legate al
culto di Maria. Nel primo capitolo l’Autore ci conduce dentro
il Movimento Sacerdotale Mariano sottoscritto da oltre 40.000
sacerdoti e da qualche centinaio
di vescovi. Il Movimento in Questione sarebbe nato — dice il
suo fondatore Don Stefano Gobbi — per volontà stessa della
Madonna, nel maggio del 1972
a Fatima. Da allora le « locuzioni interiori » della Madonna a
Don Gobbi sono diventate frequentissime. Ne scegliamo una
a caso, tra le tante citazioni riprese da Gramaglia nel suo saggio: « Oggi — è la Madonna che
parla — chi non è col Pana non
riuscirà più a restare nella verità. Le seduzioni del Maligno sono diventate così insidiose e pericolose che riescono a ingannare chiunque. Vi possono cadere
anche i buoni (...), vi possono cadere i sacerdoti e anche i vescovi. Non cadranno mai quelli che
sono sempre col Papa » (pag. 25).
L’analisi del culto mariano, con
tutti i suoi addentellati di fanatismo e di turismo ecclesiastico
a spese dei seguaci, è condotta
da Gramaglia esclusivamente
sulla base di documenti (perciò
non si stupisca il lettore se l’apparato critico di note e citazioni
in fondo al volumetto, data la
vastità della ricerca, occupa quasi la metà del libro stesso).
Il secondo capitolo del saggio
di Gramaglia è dedicato al sa
cerdote Gianni Baget Bozzo, 1’« ascoltonario » di una voce divina
che lo avrebbe condotto a compiere le più disparate politiche:
ecumeniche, giornalistiche e spirituali. Il ritratto di Baget Bozzo, teologo cattolico nonché giornalista, è anch’esso fondato sulla
base di numerosi documend.
Teologicamente spregiudicato, in
continuo tête-à-tête con Dio, con
la Madonna e con i Santi, impersona 1’« ultimo mistico spagnolo
in Italia ».
Salottiero, affabile, logorroico,
vulcanico, sempre vestito ante
Concilio Vaticano II, Baget Bozzo, in pochi anni, è passato dalle braccia del cardinal Siri, ovvero da sponde estremamente
reazionarie, a lidi progressisti.
Sa anche essere duramente critico nei confronti della_ Chiesa
cattolica che ama. L’ultima critica al cattolicesimo l’avrebbe ricevuta direttamente dalla Madonna spagnola di Garabandal
con cui il prete genovese pare
avere un « filo diretto » (pag.
32). ■
Il terzo capitoletto del libro
è invece dedicato alle recenti apparizioni della Madonna a Medjugorje, nella regione croatocat
Giiiseppe Platone
(continua a pag. 8)
E’ stato un incontro
Ecco allora una prima possìbile risposta alla domanda su
che cosa il Convegno sia stato;
nonostante tatticismi e polveroni, il Convegno è stato anche
un incontro di quello che il cattolicesimo chiama il « popolo di
Dio ». Certo le delegazioni erano « filtrate » a livello diocesano, certo erano assenti comunità di base e dissenso « storico » (non tra i giornalisti), certo il Convegno non era un rigoroso specchio statistico di tutto
ciò che si muove nel cattolicesimo italiano, restava tuttavia
un luogo significativo della molteplicità di iniziative ed anime
di questo cattolicesimo.
Proprio questa molteplicità
aiuta a comprendere, se non a
giustificare, quella che quasi
chiamerei la « nevrosi » unitaria
che colpisce alcuni settori più
conservatori e tradizionalisti. E’
veramente possibile che ognuno viva il « suo » cattolicesimo,
senza preoccuparsi minimamente di un qualsiasi tentativo di
organizzare gli sforzi, di tirare
o spingere il carro nella stessa
direzione; è veramente possibile una anarchia di ispirazione,
che per molti non sarebbe f^
conda e che certo sarebbe dispersiva.
Non si tratta solo della « disobbedienza » già consolidata
alle direttive in campo etico;
sessuale, né di quella, da alcuni
auspicata, da altri paventata a
livello di indicazioni politiche;
è un panorama molto più vasto, che in una chiesa gerarchica rischia di non essere né compreso né gestibile.
Siamo dunque alla temuta
« protestantizzazione » del cattolicesimo? No davvero! Basti
pensare che le stesse divergenze evidenziate giornalisticamente tra l’ala tradizionalista e quella progressista sono nettamente,
inequivocabilmente cattoliche.
Anzi, da protestante direi che è
nettamente più « cattolica » l’ala
progressista, che pareva essere
nettamente maggioritaria in
Convegno. La preoccupazione
principale, quasi ossessiva, di
quest’ala è la sintesi, la mediazione, il pluralismo ordinato. La tradizione rischia di
essere antistorica, nella sua
preoccupazione di fedeltà e la
sua nostalgia di tempi migliori;
il « progresso » ■ è preoccupato
Sergio Ribet
(continua a pag. 8)
SOMMARIO
Q Inserto « Il metodismo
ieri oggi e domani »,
con contributi di G.
Spini, S. Aquilante, F.
Becchino, A. Sbaffi
□ Salute e malattia, di
M. Rossi, p. 4
Q Cosa vuol dire « povero » di L. Eót, p. 5
Q Enti locali e problemi
della pace, di £. Genre,
p. 6
2
^ Z Vita delle chiese
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19 aprile 1985
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CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I figli della scienza
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torre PELUCE — Oltre
centocinquanta persone hanno
partecipato, venerdì 12 aprile,
alla tavola rotonda organizzata
dalle chiese valdesi del l Circuito, nel Salone della Foresteria Valdese di Torre Pellice sul
problema della fecondazione in
vitro; «i figli della scienza». La
metodica del nuovo modo di venire al mondo è stata illustrata, dal punto di vista bio-medico, tramite audiovisuale, anche
nelle sue implicazioni sociali e
soggettive dal primario dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice Giovanni Mathieu.
Per le questioni giuridiche ha
parlato Giorno Peyrot prospettando i riferimenti della paternità e della maternità legati ai
nuovi modi di nascere. Giorgio
Tourn, con la sua relazione teologica, ha collegato il tema della nascita in laboratorio alla
questione dell’eutanasia ed ha
chiesto ai credenti di opporre
al cammino inarrestabile della
scienza delle scelte ispirate alla
nuova umanità realizzata in Cristo. Libertà, responsabilità, rispetto per la persona umana
sono gli aspetti fondamentali
che debbono informare — ha
concluso Giuseppe Platone, moderatore della serata — l’atteggiamento di chi si avventura
tra i ’miracoli’ dell’ingegneria
genetica. Nel vivace dibattito
che ne è seguito si è parlato a
lungo di adozione, come alternativa alla sterilità della coppia
e come scelta responsabile verso gli altri.
Altri interventi hanno sottolineato,-soprattutto da parte di
donne, la necessità di giungere
al bambino come progetto e non
come incidente biologico. Per
molti altri è importante‘la dimensione psicologica di tutto il
problema della fecondazione
che, su un altro versante, come
quello dell’aborto, ha risvolti
sul comportamento che possono sì essere subito analizzati
ma in realtà solo tempo dopo
essere stati messi in atto emergono in tutta la loro, sovente
drammatica, complessità.
Di qui è nata la proposta di approfondire innanzitutto la conoscenza della Bibbia.
• La domenica delle Palme,
dodici catecumeni hanno fatto la
confermazione. Essi sono: Orietta Balmas, Giuliana Beux, Ga^
briella Comba, Elena Giordan,
Silvio Jahier, Cinzia Long, Moreno Pagetto, Susi Plavan, Antonella Rivoira, Mario Robert, Katia Roccione, Oriana Rostan. C’era molta gente che assisteva alle
confermazioni. Il mio augurio è
che questi ragazzi possano trovare una comunità nella quale
esprimere i loro doni. E questo
non dipende dal Pastore.
Al culto del venerdì santo la
Corale ha presentato qualcosa di
nuovo. Come meditazione ha presentato alcuni brani della Passione secondo San Luca, attribuita a Bach. La riflessione e la testimonianza, condotte attraverso
la musica da un credente del
passato, hanno fornito lo sprinto per una riflessione sulla passione per i credenti di oggi. I
molti presenti hanno apprezzato
sia l’esecuzione fornita dalla Corale, sia gli spunti di riflessione.
• Domenica 21 aprile, come
annunciato a parte, si avrà l’inaugurazione del Museo valdese,
sezione di San Germano. In quest’occasione si avrà una iniziativa interessante; saranno posti in
vendita dei quadri del pittore
pinerolese Ugolino Duo ed il provento della vendita sarà interamente devoluto all’Asilo di San
Germano.
• Domenica 28 aprile si terrà, la mattina, il culto dedicato
alla famiglia, con la presenza
della Scuola Domenicale ed il
pomeriggio si avrà il Bazar curato dall’Unione Femminile.
• Due sorelle sono mancate,
in questo periodo: Reimondo Carolina e Long Emma. La nostra
simpatia va ai familiari colpiti.
Incontro con i
pacifisti svedesi
Sessuaiità e famigiia
SAN GERMANO — Il periodo
primaverile si sta annunciando
molto denso di imi)egni, per la
Chiesa di San Germano. Si è cominciato con l’Assemblea di
Chiesa sulla sessualità, a metà
marzo. I partecipanti non erano
molti, ma questo fatto non ha
reso l’appuntamento meno interessante. Dopo una presentazione di Claudio Tron, che ha illustrato i principi informatori del
documento sinodale, si è aperto
immediatamente il dibattito che,
più che chiarire le posizioni dei
singoli rig^rdo ai problemi della sessualità, ha mostrato come
in seno aH’Assemblea vi fossero delle letture molto diverse
della Bibbia ed una conoscenza
molto parziale del testo biblico.
Il 4985 ha portato nella libreria
di via Montebello \\ a Pinerolo i libri della
jr mmeditrice
Claudiana
Annunciandolo ricordiamo le nostre specializzazioni
iicanjaJDh
cxckmdohQ
"V'"
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
Visita da Warmbronn
VILLAR PEROSA — Il culto
di Pasqua, in cui sono stati accolti alla Santa Cena i confermati di cui abbiamo dato i nomi sull’Eco del 29.3, è stato im
gioioso incontro comunitario.
La corale ha partecipato con
due canti. Un coro è stato anche eseguito dal gruppo di giovani della comunità di Warmbronn (Stoccarda), che è stato
ospite del convitto per una settimana, con il pastore Barbara
Aichele-Tesch. I trombettieri e
la corale hanno anche partecipato al culto delle Palme, con
le confermazioni.
• Giovedì 25 aprile la scuola
domenicale va in gita a Viering
(Val d’Aosta). Le iscrizioni si
ricevono entro sabato 20.4.
'• Martedì 23.4: riunione a
Dubbione (fam. Vinçon).
• La settimana scorsa hanno
avuto luogo ì funerali di Enrico
Ribet, di 87 anni, da alcuni anni ospite deU’Asilo di S.. Germano, e di Lui^ Giordan, di 63
anni, deceduto in seguito a complicazione postoperatoria all’Ospedale Molinette di Torino. Alle famiglie Ribet e Giordan
esprimiamo la solidarietà della
comunità.
Deputazioni
PINEROLO — In occasione
della Pasqua si è imito alla comunità un gruppo di amici svedesi che ha dato la sua attiva
partecipazione al culto con due
canti sulla pace. Questa loro
esecuzione, il saluto loro rivolto in inglese, il canto della nostra corale di un inno in tedesco hanno dato alla nostra Pasqua la simpatica caratteristica di una « Babele » alla rovescia. Non si è registrata infatti alcuna confusione delle lingue ma una splendida concordia nel lodare con lingue diverse il nostro unico Signore.
Una giornata che sarà difficile dimenticare.
« Si sono sposati nel nostro
tempio, durante il culto domenicale, Giuliana Martinat e Sandro Piras.
• E’ stata accompagnata nel
cimitero di Cantalupa la salma
di Vittorio Vemé, di 77 anni.
Visita a Trieste
• Sabato 20 alle ore 20.45 avrà
luogo alla Casa Unionista una
Assemblea di Chiesa conclusiva
sul tema della sessualità,, già discusso il mese scorso.
• Il 1” maggio avrà luogo una
gita in Val Germanasca dei catecumeni dei primi tre anni
(scuola media). Iscrizioni presso i catechisti.
Auguri
MASSELLO — Martedì 9 aprile nel municipio di Pinerolo Ettore Micol, professore alla scuola media di Perrero, si è unito
in matrimonio con Maria Filletti di Lentini (Siracusa), insegnante presso la Scuola Media
di Perosa Argentina. Agli sposi
rinnoviamo l’espressione della
nostra partecipazione alla loro
gioia e l’augurio di una vita comune ricca di benedizione.
Giornata comunitaria
SAN SECONDO — Giornata
comunitaria; domenica 21 apri
Auguri
Nuovi membri
PRAROSTINO — La comunità dì Prarostino si è costituita in assemblea durante il culto di domenica 14 aprile 1985
per eleggere i suoi deputati alla
Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
Per la Conferenza Distrettuale sono risultati eletti i fratelli :
Fomerone Mauro, Dora Paschetto, Liliana e Cardon Rino,
deputati; Pons Enrico e Avondetto Enrico, supplenti.
Per il Sinodo : Montalbano
Sergio e Avondetto Bruno, deputati; Pornerone Mauro e Avondet Laura, supplenti.
TORRE PELLICE — Il Co
retto, accompagnato da alcuni
membri della comunità, è stato
accolto, sabato 13 e domenica
14, dalla comunità metodista di
Trieste. La visita, che comprendeva un concerto nella chiesa
valdese di S. Silvestro, ha avuto il suo momento culminante
nel culto e nel seguente pranzo
comunitario, durante il quale i
giovani di Torre Pellice hanno
potuto conoscere da vicino la
realtà degli evangelici triestini
con la bella iniziativa di Radio
Trieste Evangelica.
le dopo il culto avremo un’agape fraterna per poter passare un
pomeriggio assieme.
• Durante il culto di domenica 14 aprile i coniugi Giulio
e Maria Griglio hanno chiesto
che il loro piccolo Luca venisse
battezzato. II Signore benedica
questo bimbo.
• Il 9 aprile il Signore ha
chiamato a Sé Ines Bleynat ved.
Godino (Barbè). Alle figlie e ai
familiari tutti esprimiamo ancora la nostra simpatia cristiana.
POMARETTO — Auguri da
parte di tutta la comunità a ;
Santina e Giovanni Bleynat della Lausa che hanno festeggiato
le loro nozze di diamante; a Cesare Bruno e Marina Perrone
per la nascita di Alex; a Luna di
Roggero Tron e Anna Vittorà
Aquini che è stata presentata
al battesimo domenica 14 aprile.
VILLAR PELLICE — Nel corso del culto della domenica delle Palme abbiamo avuto la gioia
di accogliere nella Chiesa, attraverso il battesimo e la confermazione del loro battesimo, i seguenti catecumeni; Armand Ugon Giovanni, Baridon Marco,
Barolin Erik, Barolin Riccardo,
Berton Angela, Berton Claudia,
Berton Kit, Bouissa Marco, Buniva Roberto, Capello Simona,
Davit Daniela, Davit Stefania,
Gamba Marco, Geymonat Nives,
Gönnet Lidia, Gönnet Lorena,
Grand Ivan, Long Verena, Malan
Daniele, Pascal Roberto, Ricca
Luciano, Turaglio Gianluca, Verné Donatella.
Il Signore aiuti questi giovani ad inserirsi sempre più nella
vita della Chiesa e li guidi nella testimonianza di fede, che
anch’essi sono chiamati a dare
nella società. A ricordo di questa giornata ogni confermato ha
ricevuto dalla chiesa il Nuovo
Testamento e Salmi ed il libro
«I Valdesi e l’opera missionaria», dono del movimento «Testimonianza Evangelica Valdese ».
Viva gratitudine alla Corale ed
a Franco Taglierò per il sempre
valido apporto.
• Gli ospiti della casa «Miramonti » ringraziano sentitamente la Corale della Chiesa di
Torre Pellice per la visita ed i
messaggi ricevuti.
• Si sono svolti i funerali del
la sorella Grand Maria in Michelin Salomon, deceduta presso l’Ospedale di Torre Pellice
all’età di 81 anni. Ai familiari la
solidarietà della Chiesa e nostra,
in Gesù Cristo Signore.
•Valerlo di Catalin Gianni e
di Davit Silvia è venuto a recare
gioia ai suoi familiari ; tanti
auguri di ogni benedizione.
• Numerosa assemblea anche
al culto di Pasqua con buona
partecipazione alla Cena del Signore. Viva gratitudine al gruppo di Studio della Musica protestante, diretto da D. Ciesch, per
il contributo portato durante il
culto.
• Nel corso di una riunione al
Ciarmis è stata battezzata Barolin Lorenza di Fernando e di
Geymet Silvia; il Signore accompagni con la Sua grazia questa
bambina ed i suoi familiari.
• Alcuni dipendenti CIOV
hanno illustrato in diversi quartieri le diapositive circa il progetto della prossima ristrutturazione dell’Ospedale di Torre Pellice: li ringraziamo per la loro
visita e per le informazioni dateci.
INAUGURAZIONE
DEI MUSEI VALDESI
DI S. GERMANO E
PRAMOLLO
Programma manifestazioni :
• Sabato 20 aprile - Tempio di S. Germano Chisone ore 21: Concerto di organo e
chitarra. All’organo: Ferruccio Corsani; alla chitarra:
Furio Rutigliano.
• Domenica 21 aprile - Sala valdese di S. Germano
Chisone - ore 14.30: Inaugurazione del Museo di S. Germano. Interventi e saluto delle autorità. Proiezione audiovisivi : Pane di montagna La bènna. Visita al Museo Rinfresco.
• Mercoledì 24 aprile - Tempio di S. Germano Chisone ore 21: Cantiamo un canto
nuovo. Incontro musicale delle Corali valdesi dì Pinerolo
e S. Germano. Alla direzione; Claudio Morbo - Remo
Bouchard.
• Sabato 4 maggio - Tempio di Pramollo - ore 20.30;
I canti della tradizione valligiana provenzale e piemontese. Concerto della Badia Corale Val Chisone. Alla direzione; Enzo Secondo.
• Domenica 5 maggio - Sala valdese di Pramollo - ore
14.30: Inaugurazione del Museo di PramoUo. Interventi e
saluto delle autorità. Visita
al Museo. Rinfresco.
A cura dei Comitati
del Museo
I
Giovedì 18 aprile
□ RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Con inizio alle ore 1?
e termine alle ore 22 si tiene presso '
locali della chiesa valdese (via de'
Mille 1) l'incontro mensile dei colle
boratori dell'Eco delle Valli Valdese
Cena In comune. Annunciare la parte
cipazione al past. Giuseppe Platone
tei. 944144.
Domenica 21 apri.le
□ CONVEGNO
CATECUMENI
TORRE PELLICE — Alle ore 10 presso la Casa Unionista si tiene il convegno dei catecumeni del I e 11 circuito. Diapositive sul tema della pace e
del disarmo. Pranzo al sacco.
Martedì 23 aprile
□ UN PROTESTANTE
NELLA RESISTENZA
TORRE PELLICE — Alle ore 21 nel
salone della Foresteria Valdese la libreria Claudiana di Torre presenta la
ristampa dei libri « Un protestante nella Resistenza » di S. Mastrogiovanni e
la « Resistenza nelle valli valdesi » di
D. Gay Rochat. Nel corso della tavola
rotonda suH’argomento intervengono
Raffaele Muruffi, compagno di Lombardini nel lager di Mauthausen, Paolo Favout, comandante partigiano, Gustavo
Malan,, commissario politico partigiano,
moderatóre Osvaldo Coìsson.
# Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Olga Fuhnnann, Nino
Gullotta, Vera Long, Luigi
Marchetti, Lucilla Peyrot,
Teofilo Pons, Paolo Ribet,
Mario Rivoir, Bruno Rostagno. Franco Taglierò, Laura
Tomassone, Cipriano Tourn.
Foto attuali dell’inserto:
Mario F. Berutti.
Radiovideo
di Maccari Felice
Vendita e Riparazione
RADIO TV HI-FI
Centro Assistenza
GRUNDIG
VIA 2 GIUGNO, 4 . @ 0121/51032
VILLAR PEROSA
■'4
3
19 aprile 1985
vita delle
3
RIESI: INCONTRO DI CATECUMENI
Incontrarsi,
conoscersi,
discutere
ili'.
'
Incontrarsi, conoscersi, discutere, tre parole, tre obiettivi che
con la voglia dei catecumeni di
ritrovarsi insieme, in tanti, hanno dato forza ad un menu coronato dallo sforzo di rendere accessibili gli « inviti della bibbia ».
Il convegno pensato per i catecumeni fra i tredici e i diciassette anni ha visto la presenza
di olire quaranta ragazzi provenienti da comunità battiste, vaidesi, metodiste della Sicilia orientale, non certo il massimo,
ma sicuramente un buon numero.
Da parecchio tempo vi era
« l’idea » di un lavoro comune
con circuito-distretto-comunitàfgei sulla problematica giovanile
e in particolar modo sulla Questione del catechismo considerato da tutti un momento importante e particolarmente difficile
per la formazione delle nuove
generazioni.
Certo ha ragione chi dice che
il problema dei giovani è dei
giovani, ma quale testimonian
za? quale etica? con quali gesti.
con quali parole della fede ci si
avvicina ai giovani?
C’è ancora molto da fare e
l’impegno, troppe volte delegato
ai pastori più direttamente coinvolti, deve assumere con più
forza il senso di un « ministe
rio » collettivo che investa la comunità tutta. La comune ricerca di fede, quindi, deve tener
conto di spazi di autonomia, di
sensibilità diverse quali possono
esprimere le nuove generazioni.
Il problema chiaramente più
generale va al di là di un semplice, ma — speriamo — proficuo,
convegno.
L’incontro è stato un primo
tentativo di dialogo fra catecumeni (di comunità diverse) che
difficilmente hanno altre possibilità di incontro e che vivono
nelle loro comunità identici problemi. Non ultimo quello delr« isolamento », del ritrovarsi in
pochi al catechismo, di non sentirsi parte di un gruppo più ampio. Avvertendo, nello stesso
tempo, il peso di una teologia
che li fa sentire diversi, ma sapendo pure che il resto della
settimana lo passeranno ciascuno con i propri amici, ciascuno
con altri interessi.
L’incontro ha avuto luogo Presso il Servizio Cristiano di Riesi,
a cui vanno ancora i nostri più
calorosi ringraziamenti: la collaborazione dello staff residente
ha giocato sicuramente un ruolo
importante per la buona riuscita del convegno.
L’incontro è partito con due
momenti di canto inframezzati
da una breve riflessione sul sermone sul monte. E’ quindi proseguito avvalendosi della collaborazione dt Maria Bonafede
per quel che riguarda il fulcro
del convegno: gli « inviti della
bibbia » e di un gruppo di catechisti animatori e musicisti che
insieme ai catecumeni hanno
dapprima analizzato alcuni testi
di canzoni sulla tematica della
fede, di Dio, ecc... e in un secondo tempo hanno composto una
« canzone » prendendo spimto
dal testo biblico sulle beatitudini, che ha dato tono e vita alla
fine di una domenica densa di
riflessioni. Non è stato per tutti
facile andarsene, comprensibile
certo. Ma è pur vero che questo
può essere inteso come un segno,
una possibilità di ritrovarsi ancora, approfondire la conoscenza e crescere insieme...
Patrizia Peyrot
Carmelo Lanzatame
Un momento del Convegno catecumeni al Servizio cristiano.
UN INCONTRO A ECUMENE
. -’S
Emilio Nini
I giovani e le chiese
NAPOLI — Il Centro culturale G. Caracciolo organizza per
il 25 aprile, in collaborazione
col CIDI, a partire dalle 10.30,
un Convegno-festa su Scuola e
Mezzogiorno sottolineando così
la propria attività di animazione, assistenza è formazione scolastica con bambini e ragazzi
del quartiere di Ponticelli. In
questa occasione, ad un anno
dalla sua scomparsa, sarà ricordato Emilio Nitti che tanto ha
dato a quest’opera. Al suo nome sarà intitolato d’ora in poi
il Centro. Il programma prevede una tavola rotonda al mattino, pranzo al sacco, quindi giochi, animazione, film e concerto.
Domenica 24 marzo c.a. si è
tenuto ad Ecumene (Velletri) un
incontro fra i giovani e i responsabili delle chiese dell’XI Circuito, organizzato da quest’ultime in
collaborazione con la EGEI.
Una consistente ed interessata
partecipazione ha caratterizzato
questo convegno che aveva come
scopo prioritario una verifica del
rapporto fra i giovani e le comunità, anche per individuare come
tale rapporto possa essere migliorato, tenendo conto delle
eventuali difficoltà di inserimento e di partecipazione da parte
giovanile.
Nella mattinata sette gruppi di
lavoro (di cui 3 formati da responsabili e 4 da giovani) hanno
CORRISPONDENZE
Domenica della Facoltà a Torino
analizzato i vari problemi indicati da un questionario appositp
mente preparato. Nel pomeriggio
si è tenuto invece un confronto
generale in assemblea plenaria.
Quest’ultima è stata preceduta
dalla lettura di due lettere scritte da giovani che segnalavano le
difficoltà che hanno determinato
il loro allontanamento dalla comunità di Roma — P. zza Cavour.
Si è deciso di incaricare il Consiglio di Chiesa di detta comunità
di elaborare un’adeguata risposta
scritta.
Venendo ora ai contenuti più
rilevanti del convegno, c’è da s^
gnaiare che sia nel corso del dibattito generale che della discussione in gruppi, l’argomento che
ha maggiormente polarizzato l’attenzione di giovani e non, riguarda il culto e la liturgia. r'
Quasi unanimemente è stata
avvertita l’esigenza di ricercare
nùove forme liturgiche, atte a
promuovere una più sentita partecipazione dei membri, soprattutto giovani. E’ emerso che quasi tutte le comunità del Circuito
Siamo grati al Signore per
averci permesso di trascorrere
una breve, ma intensa giornata
comunitaria con alcuni studenti della Facoltà di teologia nei
quattro locali di culto della nostra chiesa e nella comunità di
lingua inglese.
Ringraziamo ancora per il loro messaggio Daniela Di Carlo,
Fulvio Ferrario, Bruno Giaccone, Gregorio Plescan e Dario
Tron, li ringraziamo per averci dedicato questa giornata e
per aver dialogato con noi sugli studi da loro intrapresi e
sul servizio che intendono svol
gere.
Dopo l’agape in via Pio V, la
conversazione si è articolata in
maniera piuttosto libera e spontanea, toccando vari punti: corso di diploma, licenza, pastorato straordinario.
Attraverso gli interventi di
Dario Tron e Bruno Giaccone,
abbiamo potuto comprendere
meglio che cosa è questo corso
di diploma e quale importanza
ha la nostra facoltà di teologia,
unico istituto evangelico di for
mazione teologica a livello universitario oggi esistente in Italia. Questa unicità le impone
certe responsabilità che non
possono essere né eluse né sottovalutate. Si tratta di responsabilità nei confronti del mondo evangelico italiano nelle sue
varie espressioni sia della cultura teologica cattolica e della
cultura laica operanti nel nostro paese.
Qilesto «faccia a faccia» annuale con alcuni studenti della
facoltà valdese di teologia ci
rende maggiormente partecipi e
ci rammenta l’impegno preso
per un sostegno morale e finanziario allorché, nel 1976, formammo a Torino il gruppo « Amici Facoltà ».
A Daniela, Bruno, Fulvio, Gregorio e Dario grazie ancora per
l’annuncio della Parola, per la
loro disponibilità e per la loro
fraternità.
zio, hanno avuto a Forano il
loro convegno di studio sul tema del « Perdono ». In mattinata essi stessi avevano tenuto il
culto con Santa Cena. Ringraziando i giovani per questa loro
gradita visita, vogliamo sottolineare la serietà e la profondità
del lavoro svolto ed il desiderio della nostra comunità, di
poter ospitare convegni analoghi.
Il 14 febbraio abbiamo avuto
una conferenza del prof. Ricca
su « Barmen 1934: una chiesa
nella resistenza ».
Il 17 febbraio, anche se con
l’apporto di una spruzzata di
kerosene (visto il tempo pessimo), abbiamo potuto accendere il falò e cantare il « Giuro di
Sibaud» al termine di un’agape fraterna che aveva riunito
un centinaio di membri di chiesa e simpatizzanti. Nostri ospiti graditi i professori Rostagno
e Gönnet con le loro signore.
Un ultimo ringraziamento alla sorella Rita Gay, che con la
sua visita e la sua conferenza ci
ha dato una mano nel lavoro di
studio del tema sinodale sulla
sessualità nella Bibbia e nel
tempo presente.
25 - 28 APRILE: SEMINARIO EGEI A S. SEVERA
La soggettività
Un trimestre
Assembiea Unione
Predicatori Locali
L’assemblea annuale della
U.P.L. è convocata a Ecumene
(Velletri) per sabato e domenica 27-28 aprile 1985 col seguente
programma :
27 aprile: ore 11: culto (Gaetano Valentini); ore 14.30: La
predicazione di testi biblici diversi : parabole - miracoli - epistole. Introduce Paolo Ricca;
ore 21 : Questioni amministrative.
28 aprile: ore 8.30: Lo Spirito
Santo nel libro degli Atti. Introduce Bruno Corsani.
Il Comitato U.P.L.
FORANO — Con un pensiero
di riconoscenza a Dio, vogliamo segnalare i momenti d’incontro particolari, che hanno
caratterizzato la vita della nostra chiesa nel trimestre passato.
Con gioia ci siamo uniti attorno a Anna Rosamina e Luciano Pazzaglia che il 13 gennaio ’85, davanti a Dio e alla
chiesa, hanno dato pubblica
certificazione del loro matrimonio.
Il 21 gennaio abbiamo avuto
nella nostra sala, un culto ecumenico, caratterizzato da
notevole affluenza e da un sincero senso di riconoscenza al
Signore per questo momento
comune di preghiera e di ascolto della Parola nella fraternità.
Il 3 di febbraio, una quarantina di giovani della EGEI La
II seminario della Egei di Santa Severa (25-28 aprile) potrà risultare un interessante « raccoglitore » di quel che è andato
emergendo, come uno dei temi
centrali di rifiessione teologica
in ambito evangelico : il tema
della soggettività.
Dalla lettura biblica alla cura d’anime; dalle novità nell’organizzazione di campi e incontri alla strutturazione dell’impegno e della vocazione (ministeri) nella chiesa; dal rapporto con la politica e più in generale con ogni forma di progettualità collettiva alla ricerca
delle donne, agli interessi dei
più giovani: di qualunque cosa
ci si sia occupati, in questi ultimi anni, è emersa abbastanza
in fretta l’impossibilità di non
assumere anche il punto di osservazione personale dei sog^
getti coinvolti nel tema affrontato. E i problemi che questo
■-¡Í?
comportava. E le potenzialità
interpretative che questo approccio soggettivo implicava.
Il campo tenterà dunque di
mettere insieme molto di quel
che è stato pensato (e prodotto
e capito e sofferto e intuito) in
questi anni, perché la « soggettività » non si riduca a moda di
una stagione più o meno Itinga,
affascinante per alcuni e scomoda per altri, ma si manifesti per
quello che è: segno della crisi
profonda che attraversa il nostro tempo e le nostre persone
e contemporaneamente possibilità di arricchimento e di approfondimento della comprensione che oggi possiamo avere
della vocazione che ci è stata
rivolta: comprensione non solo
intellettiva ma che si pone per
noi tutti, giovani e meno giovani, al livello del vissuto, delle
scelte, delle contraddizioni e
anche delle speranze. F. Spano
stanno o hanno già sperimentato
varie innovazioni che vanno dal
dibattito sul sermone alle testimonianze personali, dalla preghiera libera alla drammatizzazione.
Questo dibattito ha evidenziato una notevole concordanza di
vedute fra i giovani e i responsabili, anche se alcuni di questi ultimi hanno lanciato dei moniti:
sì alla ricerca del nuovo, ma nel
rispetto dell’ossatura fondamentale del culto, vista come patrimonio storico-teologico della
chiesa.
Rivediamo pure i modi di concepire il culto, si ammoniva ancora, ma le forme sono relative,
ciò che conta è una coerente, vissuta proclamazione dell’Evangelo. Inoltre, un avvertimento: attenzione alle forme liturgiche che
cercano di interessare le persone
più con fattori estetici che di
contenuto teologico.
Per quanto riguarda più specificamente i problemi dei giovani,
merita di essere menzionata una
inquietante segnalazione fatta dagli stessi: la confermazione non
sempre coincide con uha presa di
coscienza dell’identità che si intende acquisire. Si è parlato di
auto-costrizione alla confermazione come forma burocratica di
accettazione.
Molti altri spunti hanno caratterizzato rincontro, quali le attività della chiesa complementari
al culto, l’esercizio dei singoli carismi da parte di ogni singolo
credente, l’importanza di curare
maggiormente il canto, l’esigenza
di inni più moderni.
La riuscitissima giornata si
chiudeva con il proponimento di
continuare questo genere di ricerca e di confronto alla prossima Assemblea dell’XI Circuito
che si terrà nel mese di maggio
a Roma — Via IV Novembre.
Luigi Nicolai
4
f*.' .
P
4 fede e cultura
19 aprile 1985
■I'
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MILANO
Salute e malattia
Esiste il rischio che l'estrema specializzazione vada a discapito di una
visione d’insieme - Occorre un nuovo e diverso modello di vita
Proseguendo una riflessione avviata da tempo sui rapporti tra il
mondo della scienza e gli interrogativi della fede, sabato 9 marzo presso il Centro Culturale Protestante di via Francesco Sforza,
Amelio Mauri Paolini e Ugo Gastaldi hanno tenuto una conversazione sul tema: ’’Difesa della
salute e prevenzione delle malattie: un equivoco da chiarire".
Che esista proprio un equivoco in relazione a due fenomeni
che paiono concatenati, secondo
Amelio Marni Paolini è un aspetto della nostra epoca, capace di
portare all’eccesso il metodo ri
duzionistico, cioè di basarsi su
una estrema specializzazione, a
scapito di una visione più completa dei meccanismi che sovrintendono all’essere vivente. Per
l’uomo di media cultma il corpo
è solo un insieme di apparati,
sotto la guida del cervello: in tal
modo si offuscano la dimensione
biochimica e quella deH’informazione. Eppme spesso ìa funzione
specifica di un organo non è data dalla sua struttura in sé, bensì dal giuoco delle molecole della sua struttma e delle sue cellule. Alla base della sopravvivenza vi è l’omeostasi, cioè una se
UNA FEDE MISTICA E MESSIANICA
Marc Chagall
Abbiamo letto sulla rivista « La rassegna mensile di Israel » una
bella biografia di Marc Chagall, scritta prima che il grande pittore
rnorisse. Ne riproduciamo la parte finale.
Ormai non c’è critico che non
comprencte quanto l'arte di Marc
Chagall sia immersa ed illuminata in un certo ebraismo, forse
discusso ed inviso agli ortodossi
ed ai hassidim, ma comunque
sempre acceso, difensore di una
fede mistica non meno che messianica.
Egli parla e canta col pennello,
in quanto sa di compiere una
mitsvà. Racconta a se stesso e
agli altri una storia lunga ed infinita: quella del suo popolo.
Non dice forse in un’intervista...
« io cerco di essere la stessa vita.
E’ la vita che manovra, che muove nella tela ».
Dirà ancora: « Io faccio il mio
lavoro come io l’ho ricevuto in
eredità dai miei genitori dopo
migliaia di anni...Se la mia pittura non ha nessun ruolo nell’esistenza del miei, in rivincita la
loro vita, i loro gesti hanno influenzato la mia arte ».
Da buon ebreo si sente millenario. La sua famiglia, i vecchi
rabbini delle feste religiose, il
quartiere ebraico di Vitebsk rendono incandescente il pennello
chagalliano. Marc sorride dipingendo, incidendo, ponendo le tessere sui mosaici.
Dicono che le tele di Chagall rivelino un racconto hassidico o
canto che sia. Può darsi che, in
questa allusione ai hassidim, il
critico francese Gilbert Lascaut
abbia intuito un certo segreto
creativo, anche se non si è certi
delle tradizioni hassidiche in seno alla famiglia Chagall a Vitebsk. Da parte nostra noi vediamo una grande felicità nell’opera del pittore. Egli è ebreo, nulla più, nulla meno.
« Giorno di festa » o « 11 Rabbino col limone » del 1916 (chi sa
perché un limone, quando, con la
palma tenuta stretta nella mano
sinistra del morene, si dovrebbe
tenere il cedro in quella destra);
« Il ritratto di un ebreo in rosa »,
del 1914-1915; « L’apparizione con
l’angelo in blu »; « Solitudine »
del 1933 (un rabbino avvolto dal
taled, col sefer tra le braccia) e
soprattutto « Le porte del Cimitero » invadono il cuore, assieme
agli occhi, degli uomini e non
solo ebrei.
Non per un fatto anomalo, in
una poesia scritta direttamente
in francese a quanto si può supporre, e firmata con le semplici
iniziali del celebre nome, si legge:
En moi fleurissent des jardins
Mes fleurs sont inventées
Les rues m’appartiennent
Mais il n'y a pas de maisons
Elles ont été détruites dès
[l’enfance,
Les habitants vagabondent dans
U’air
A la recherche d'un logis.
Ils habitent dans mon âme.
Seul est mien
Le pays qui se trouve dans mon
[âme.
Non occorre approfondire l’analisi estetica, per comprendere la
visione tutta ebraica della immensità che anima il novantasettenne vitebskino. Oggi come ieri.
Enrico Terracini
rie di equilibri favorevoli allo
sviluppo della vita di un individuo.
Ogni uomo, infatti, ha due prerogative. E’ unico ed è partecipe
di dimensioni maggiori della sua.
Significa che siamo un assemblaggio di elementi di materia
che mai aveva visto la luce nrima
e mai sarà riproponibile dopo.
Ma questo essere unico nel tempo e nello spazio vive e opera in
un ambiente fisico e sociale con
cui è estremamente legato. La vita, dunque, non è racchiusa in
uno splendido isolamento, ma è
ima società aperta, e tale va accettata. Esiste un progetto, che
ci ha determinato: noi manteniamo il nostro aspetto anche se,
materialmente, le molecole iniziali, di quando siamo nati, si sono rinnovate migliaia di volte.
Aurelio Mauri Paolini ha proseguito illustrando il ruolo degli
stimoli sentimentali e razionali
sugli equilibri molecolari e convenendo sul fatto che le informazioni pilota, ovvero il binario su
cui cammina la nostra esistenza,
sono due: il piacevole e lo spiacevole. Alla prima dimensione appartengono il consumare cibi, il
sorseggiare bevande, il procreare. Non sempre invece abbiamo
una esatta percezione dei pericoli insiti nella seconda dimensione: l’oratore che durante un intervento sbraita e urla credendo di stimolare maggiormente
l’uditorio non si rende conto che
il suo cervello è poco ossigenato
e quindi inadatto a condurre ragionamenti lucidi.
Fortunatamente, quale filtro,
disponiamo di una grande capacità di adattamento, che opera
però in tempi lunghi. Lo stile di
vita che informa la nostra società è invece ritmato sui tempi brevi:, ecco quindi un’influenza negativa sugli equilibri che mantengono la salute. Dal 1850 ai nostri giorni centinaia di invenzioni
hanno ribaltato un secolare processo di lenta crescita: sono conquiste culturali che certamente
hanno migliorato il tenore della
nostra esistenza, ma sono anche
stimoli in quantità e qualità tali
da essere sconósciuti a tutte le
generazioni che ci hanno preceduto. Ne consegue un aumento
deH’aggressività, e la possibilità
che i delicati equilibri biochimici
che già sono instabili per natura
superino i limiti di elasticità loro
consentiti. E’ il cervello l’organo
che in tale situazione viene sottoposto a una teoria di sollecitazioni di tipo fisico, emotivo, razionale. E’ il cervello che deve
operare una continua selezione,
che le accetta o le respinge. Una
complessità dunque che mal si
concilia con il mito del particolarismo, che è una prassi dominante anche nel campo della salute. Ricorriamo allo specialista
per ogni minimo disturbo,
l’esperto del corpo e l’esperto
deU’anima, lo psichiatra. Senza
renderci conto che dovremmo invece vagliare gli stimoli e irrobustire le nostre difese mediante
uno scambio di emozioni e di
idee con il nostro prossimo.
Occorre un diverso modello di
vita: in questa ricerca un contributo significativo può essere apportato da una ipotesi cristiana
per la nostra esistenza?
AH’interrogativo ha tentato di
dare ima risposta Ugo Gastaldi,
muovendo dalla constatazione
che l’uomo non è certamente sulla via di trovare un equilibrio.
L’aumento deU’ambiente artificiale, il progressivo distacco dalla natura, la crescita ipertrofica
del sociale, il dirottare l’aggressività aH’interno dei rapporti interpersonali, la proiezione psicologica verso l’esterno: quali speranze infondono? Si verifica un
dispendio di energia nervosa, aumentano gli stati angosciosi, si
atrofizza la capacità di autocontrollo. La civiltà del rumore ci ha
fatto scordare quanto siano salutari momenti di solitudine, da
riservare alla riflessione e alla
meditazione. L’uomo così ricorre
con crescente attesa alle terapie
psicanalitiche. Questo è un sintomo di disarmonia, di incombente malattia.
E allora, a detta di Ugo Gastaldi, la parola chiave è una: ritrovare sé stessi. Si deve reagire alle diffìcili condizioni in cui viviamo attingendo alle risorse che
vengono dal nostro stesso organismo. Nella natura umana non
esiste solo la capacità di proiettarsi verso l’estemo, talvolta a
prezzi altissimi: esiste anche una
consapevolezza che conduce all’elaborazione interiore.
Siamo cresciuti nella corporalità e non nell’animo. Chi crede
di essersi arricchito, vive in perdita. Mai più appropriate suonano le parole di Luca 9: 25: « Infatti, che giova all’uomo l’aver
guadagnato tutto il mondo, se poi
ha perduto o rovinato se stesso? ».
Al di là deU’effìmera esistenza
terrena, la fede cristiana può aiutare a ritrovare equilibri. Il credente supera una dimensione
prettamente storica, si libera dall’isolamento e dai condizionamenti della disperazione. Diventai
cioè un’umile particella, sotto ii
controllo di un Iddio che è sconfinato amore e che si è riconcilia
to con l’umanità a mezzo di Gesì
Cristo. Avere fiducia in Dio significa sviluppare un corretto rap
porto con le cose e con gli uo
mini. Le cose debbono essere in
serite in una prospettiva di possesso temporaneo giustificati
dall’uso, esse devono servirci
troppo spesso invece diventiami
noi i loro servi. La responsabili
tà verso il prossimo ci permeti .
di cercare il nostro bene conti
stualmente a quello degli alt) .
L’uomo che ha fede non ha nem|
ci (dunque: bando all’ag^essivi
tà), allontana da sé cupidigia, o;
goglio, invidia e odio. In noclv
parole si disintossica da ques*’
pericoli e contribuisce a ricercari
gli equilibri essenziali alla su:,
salute.
Rimane aperto un interrogat;
vo, aleggiato nel dibattito che h.a
seguito le relazioni. Esiste ui
cammino preciso, un nrogetto
globale, per contribuire a tradurre in pratica ideali che rischiano di rimanere inapplicabili? Ugo Gastaldi, al proposito, è
stato netto nel rifiuto dì tale ipo
tesi. La responsabilità spetta
sempre ai singoli individui, ’
mutamenti possono avvenire scio con un concorso volontario.
Da parte nostra, sottoscriviamo;
l’esperienza insegna come le \cì
leità politiche di costruire ir
uomo nuovo siano quasi sernpr,
naufragate in incomprensioni
drammi e tragedie.
Marco Rossi
DAL PONTE
Personalmerrte ho immaginato di trovarmi su un ponte che potesse, con
grandi arcate, sorvolare la zona di intervento della F.C.E.I. a Ruvo del
Monte, uno dei tanti paesini della Basilicata terremotati dal sisma 23 novembre 1980.
Devo dire che lo sguardo panoramico è riuscito alla perfezione, tanto
più che sul ponte ho avuto la compagnia di un contadino ruvese, « dalle
scarpe grosse e cervello fine », con II
quale ho avuto dei frammenti di conversazione.
il dialogo dal lontano 23 novembre
1980 è arrivato fino ai giorni nostri
senza stanchezza alcuna.
Naturalmente, per farla breve, devo
dire che l'agricoltore ruvese ha effettivamente messo in evidenza due modalità di intervento post-sisma del quale il paese parla e dimostra di essere
giunto ormai alla conoscenza di una
delle prime forze di soccorso arrivate
a Ruvo del Monte.
E' stato Interessante e sintomatico,
che il contadino, con forme dialettali
molto colorite, abbia parlato da un lato di opera degli • evangelisti », riferendosi a un prefabbricato messo a
disposizione di un ruvese per permettergli di continuare la sua attività di
barista: un gesto, una struttura che
in precedenza era servita per gestire
una mensa e attività culturali. Dall'altro. della stalla sociale come di un
perenne cantiere delia « Federazione ».
Sono stato colpito dal fatto che dicesse durante il diàlogo ripetutamente:
« certo che la Federazione ne ha soldi da investirei ».
Devo confessare che le risposte non
si sono fatte attendere, per rldimen
sionare certe libere espressioni, ma ci
sono stati dei momenti di silenzio in
cui velocemente cercavo di incamerare
l'antifona del discorso che poi era vox
populi.
Mi sembra che per bocca di un
semplice agricoltore, ci viene posto
davanti l'aspetto di una diaconia che,
senza accorgersene, si avvia ad avere
due modalità di intervento che implicano delle scelte di campo, capaci anche di spazzare futili frustrazioni personali.
Effettivamente si può avanzare l'ipotesi di una diaconia che si dona al
terremotato , e una che cavalca la tigre del terremoto divenendo una Impresa a sé stante, dando una immagine di imprenditorialità che potrà condizionare, in senso lato, l'esistenza
stessa della chiesa.
Non so se questa doppia anima, rilevata dall'amico ruvese, che in pratica
significa diverso impiego di forze e
di denaro, sia da conciliare o da sdoppiare, o da ridimensionarne una.
Una cosa è certa: entrambe le modalità creano una differenza e una avvertita Incongruenza.
Si può rilevare che quando una diaconia non sa fermarsi entro limiti di
una certa sobrietà evangelica, ma si
sbilancia su un versante di imponente imprenditorialità edilizia e non, cl
sono più pericoli che rischi, gli stessi
operatori o membri delle singole comunità locali avvertono una distanza
e un malessere che inizia a far sentire il suo peso.
Non so se II riassunto di « sprazzi
di conversazione » avuti a Ruvo del
Monte, con le relative e limitate riflessioni, possono essere estese ad
altre zone colpite dal sisma '80 dove
siamo presenti, e se il contadino, da
non addetto ai lavori, abbia accennato,
intuito, toccato una riflessione in corso nel nostro ambito ecclesiastico.
Forse qualcosa di accennato, può essere rintracciato ed ampliato, vagliando e trasferendo i risultati del convegno FGEI-Valli (vedi La Luce dell'1.2.85),
proprio nelle zone terremotate in cui
da tempo si è all'opera.
Sicuramente l'amico ruvese, • dalle
scarpe grosse e cervello fine », si renderà conto di non aver abbozzato una
conversazione fuori posto con lo scrivente, anzi aderente a fatti e tematiche che altrove vengono esaminate.
Personalmente mi sento di ringraziare da queste pagine l'amico incontrato sul ponte.
Oltre alla comune panoramica, abbiamo respirato un'aria di amicizia e
socialità che nel cantiere di cui parlava, sono ormai diventate mosche bianche e ci si sente forestieri.
Ci fortifica e ci consola il fatto che
a qualcuno sia capitato la stessa cosa:
il paragone certamente non regge ed è
fuori posto, ma una cosa si può liberamente aggiungere: la fede è veramente un dono del Signore che è
stato fatto forestiero per coloro che
vivono situazioni di estraneità donando
una grande forza di resistenza e di
speranza.
Salutoni.
Francesco Carri, Rapolla
DA BONHOEFFER
Mi limito a far presenti alcune riflessioni di Bonhoeffer tratte dal suo
libro » Le prix de la grâce » dedicato al Sermone sul monte.
Tale libro mi è stato di grande aiuto
nel mio lavoro con i catecumeni, particolarmente trattando con essi l'argomento della sessualità.
Ecco cosa dice Bonhoeffer relativamente ai versetti del Sermone sul
Monte che concernono la donna: « Gesù non fa un programma di matrimonio 0 di celibato, ma vuole liberare
il discepolo dalla fornicazione, sia
nel matrimonio e sia all'infuori del
matrimonio, in quanto la fornicazione
non costituisce solamente un peccato
contro il corpo del discepolo ma anche contro il corpo di Cristo. Il corpo del discepolo appartiene a Cristo, i nostri corpi sono membra del
corpo di Cristo. Poiché Gesù, figlio
di Dio, ha rivestito un corpo d'uomo
e poiché noi abbiamo comunione col
suo corpo, la fornicazione costituisce
un peccato contro lo stesso corpo di
Cristo ».
E Bonhoeffer cita r Corinzi 6 versetto 15: « Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo? ».
Riferendomi alla petizione presentata da Testimonianza Evangelica Valdese al Sinodo dello scorso anno, aggiungo.
Siamo tutti dei peccatori e nessuno di noi ha i titoli per giudicare il
prossimo. Ma penso che la Chiesa
deve pronunciare una ferma parola
sul problema della depravazione e
la ferma parola si trova nella Bibbia.
Dove troveremo la forza per continuare il cammino o il coraggio di
rialzarci se siamo caduti se non attraverso le Parole di certezza che la
Bibbia ci dà?
Nelly Rostan, S. Germano
5
19 aprile 1985
ecumenismo 5
NUOVA CALEDONIA: VITA E CULTURA DEI KANAKI
Cosa vuol dire "povero”?
I.
Riprendiamo l’informazione sul popolo kanako — facendo seguilo a quanto pubblicato sul n. 1/4.1.85 e 6/8.2.85 — con un articolo tratto dal Journal des Missions Evangéliques che esprime
l'anima di questo popolo così radicata nella terra e nella realtà
comunitaria. Altri due articoli in questa pagina ci ricordano che
■questo popolo lotta con passione per la sua indipendenza.
Devo parlare della povertà. Essendo kanako, lo farò secondo il
pensiero kanako.
La prima cosa da dire è che le
parole « povero » e « povertà »
non esistono nella nostra lingua.
Nella Bibbia, i traduttori inglesi
hanno inventato la parola « lifou ». Questa parola corrisponde
ad una nozione materialista che
è del tutto estranea alla nostra
mentalità. D’altra parte questa
parola non è passata nel linguaggio corrente. Esiste soltanto
stampata nella Bibbia. Significa;
« che non possiede qualche cosa ».
La nozione di povertà è sernpre legata al contenuto ed al significato della vita in una società, dipende da quello che, in questa società, viene considerato corne successo. In una società ma‘ terialista, il successo è materiale,
e la povertà sarà anche materiale.
Ma in un altro tipo di società?
Se voglio parlare della mia società, bisogna che io vi dica chi
sono. Se mi presento come cittadino francese, io, Lawi, sono definito dal mio passaporto: età,
statura, segni particolari, professione... Ma se mi presento come
kanako, io allora mi presento come figlio di... », cioè « in relazione con... ». Sono allora le mie relazioni che mi definiscono.
Nel primo caso, non si dice
nulla delle mie relazioni, io sono
»'■come sezionato, classificato. Nel
secondo, io non esisto se non in
relazione con un gruppo e grazie
a queste relazioni; nulla mette in
luce la mia situazione di « ricco »
o « povero » come dite voi.
Tutto questo appare chiaro in
quello che è il perfetto simbolo
della nostra società; la capanna
kanaka. Ogni elemento della capanna rappresenta un clan o una
persona. I pali della capanna che
sostengono il tetto, rappresentano i proprietari della terra, conficcati nella terra. E la terra rappresenta gli antenati.
L’intelaiatura di legno del tetto
rappresenta Linsieme dei clan.
Le traverse e le stringhe per legarli, sono i vari clan. La paglia posta al di sopra anche.
Quando viene costruita la capanna del gran capo, ogni clan porta
il suo elemento. Io porto l’elemento che rappresenta il mio
clan e non ho il diritto di portare quello che rappresenta un
altro clan.
Qgni elemento della capanna
ricopre la sua funzione. E’ in vista e per mezzo di questa funzione che esiste.
Il palo centrale è direttamente
legato ad ogni elemento deH’intelaiatiura; la sua funzione è quella di sostenere l'armatura del tetto. Il palo è però anche piantato
nella terra dei padri (se no la
capanna non resisterebbe!). Se
ogni elemento adempie la sua
funzione, la capanna è solida.
Possiamo dire che la capanna è
lo schema della nostra società.
Qppure che lo scopo della nostra
società è quello di riprodurre
questo schema-capanna. Ogni
elemento ha una ifunzione in rapporto con gli altri.
Allora, in tale società, dove
può situarsi la nozione di povertà? Essa non può essere un elemento della società. Lo schemacapanna nega la povertà. Ma, al
tempo stesso, indica che, al di
fuori di qualsiasi relazione o funzione, il kanako sarà un isolato,
un anonimo. Possiamo forse dire
allora che sarà un « povero ».
Questo non ha però nulla a che
vedere con i mezzi di cui dispone. D’altra parte, questo « povero » è forse vittima di una situazione o la subisce: se il palo della capanna marcisce, la traversa
posata sopra non è più sostenuta, e porta la conseguenza del cedimento del palo. Ma se il kanako non ricopre più il suo ruolo
(come avviene neU’esempio del
palo) è lui responsabile, e rimarrà solo (come il palo che non
sostiene più la traversa, si stacca
da lei). Sarà solo e forse abbandonato. Posso anche dire che sarà maledetto, ma bisognerebbe
fare una lunga spiegazione.
Dunque la « povertà » come la
posso immaginare è quella di un
uomo senza relazioni, isolato,
vittima, forse colpevole, e perfino maledetto.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Moon: dottorato
pecuniae causa
(L'actualité religieuse) — E’
un profeta dei nostri tempi e
anche un benefattore dei paesi
latinoamericani. Con queste
motivazioni l’università cattolica di La Piata in Argentina ha
conferito il dottorato « honoris
causa » a una persona molto
chiacchierata per le sue attività
economiche mascherate da fede
religiosa. Il neodottore è infatti
il sedicente reverendo Sun
Myung Moon fondatore di una
setta che si autodefinisce « Chiesa dell'Unificazione ». Il ’’dottor”
Moon è attualmente in carcere
negli USA accusato di frode fiscale, la laurea « ad honorem »
l’ha ritirata la sua consorte, essendo egli, per ovvi motivi, impossibilitate a farlo. Questa decisione è stata vivamente contestata dal segretario generale delrONU e dal Vaticano stesso, ma
il rettore dell’università di La
Piata ha spiegato che ronorificenza è stata conferita al sig.
Moon essenzialmente perché egli in passato aveva fatto dono
all’Università di 120.000 dollari
(circa 240 milioni di lire).
canti saltuariamente e il 10%
dei protestanti avrebbero votato
per il Front National guidato
dal sig. Le Ben.
Val la pena di ricordare che
questo partito si batte in Francia per l’espulsione dei lavoratori migranti del terzo mondo
ed è accusato da più parti di
essere un partito razzista.
Impiccato per apostasia il Gandhi sudanese
Francia: percentuali
di cristiani di destra
(L’actualité religieuse) — Secondo un sondaggio fatto all’uscita dei seggi elettorali francesi, subito dopo le elezioni europee ’84, sondaggio da poco reso
noto, il 12% dei cattolici praticanti, il 12% dei cattolici prati
(Terre nouvelle) — Si è molto
parlato del Sudan in questi giorni che hanno visto un colpo di
stato deporre il presidente Nimeiry. Prima che questo avvenisse si era però verificato un altro
fatto gravissimo ed ignorato dai
media. Per la prima volta un
musulmano era stato condannato in Sudan per apostasia ed
impiccato.
Questo era stato possibile dopo rapprovazione, nel 1983, della
«charia» la terribile legge islamica. L’uomo giustiziato era noto come il Gandhi sudanese, apostolo della non violenza e
promotore di un movimento per
una lettura modernista dell’Islam. Il suo nome era Mahmoud
Taha e si era opposto, nel nome dell’Islam, alla promulgazione della charia da parte del presidente Nimeiry. Egli aveva fra
l’altro definito la legge islamica
come una « legge scellerata umiliante il popolo sudanese». Purtroppo però questa legge è stata approvata ed il Gandhi sudanese, in base ad essa, è stato
giustiziato quale bestemmiatore
ed apostata.
Arriva il francese
Ma ecco che il kanako ha incontrato la società occidentale.
La sua concezione si è evoluta.
La parola « povero » è entrata, in
francese, nel suo linguaggio, e,
con la parola, la nozione occidentale di « povertà ». Soprattutto
perché nella sua vita sono entrati
altri elementi; rinsegnamento,_ il
lavoro individuale per un salario,
invece del lavoro collettivo per
un profitto comune. Contemporaneamente è apparsa la possibilità di confronti e paragoni: io
guadagno del denaro, dunque sono « ricco », mentre gli altri sono
« poveri » — questa volta nel senso materiale del termine. Oppure: io sono « povero » in rapporto a qualcun altro che guadagna
del denaro, mentre io non ne
guadagno — o in rapporto a chi
ne guadagna più di me.
Se questa è povertà, è però
personale, individuale. Ma i kanaki si scoprono oggi poveri pllettivamente, potrei dire etnicamente: in ogni modo i bianchi
posseggono più cose dei kanaki.
Per i kanachi, questa povertà è
diventata il segno del fallimento
della loro società.
Non so se posso veramente
parlare di fallimento. Ad ogni
modo, per i kanaki, integrarsi
nel nuovo modello di società che
viene loro proposto, presuppone
non più riferirsi allo schema tradizionale loro proprio, cioè devc>
no impoverirsi. Perché se non è
più innanzitutto « in relazione
con » e non si definisce più per
il posto che occupa nel suo gruppo, il kanako diventa un isolato.
Ha tagliato i legami, ha rotto i
ponti. Questo lo si può dimostrare con un esempio: un kanako
commerciante sarà due volte
« povero ». Da una parte, per
« avere successo », deve essere un
individuo che guadagna del denaro, perciò non essere più un
kanako che si identifica nella sua
funzione e nelle sue relazioni
con gli altri: avrà del denaro,
ma sarà solo. D’altra parte pur
avendo del denaro, rimarrà povero in rapporto ai bianchi che
ne avranno sempre più di lui,
senza arrivare mai ad integrarsi
nelle loro società.
...Ma chi sono forse allora i
« poveri ».■'
AIUTIAMO L’INDIPENDENZA KANAKA
Appello speciale per
la scuola Do-Kamo
La Chiesa Evangelica della Nuova Caledonia (membro della OEvAA) si è impegnata a fondo perché l’indipendenza del paese sia raggiunta con mezzi pacifici e
nella giustizia.
Lo sforzo maggiore viene
concentrato sulla formazione
dei giovani kanaki, tenuti fino a trent’anni fa lontani
dall’istruzione, relegati nelle
riserve. Se oggi mancano i
quadri nella popolazione locale è perché nel passato non
si è voluto formarli.
Nel 1978 la Chiesa Evangelica apriva un liceo a Nouméa, prima scuoia superiore
a disposizione dei giovani kanaki, chiamato simbolicamente « Do-Kamo » che significa
« Vero Uomo ».
Oggi questa scuola conta
152 alunni ripartiti in 7 classi con 15 professori. Questo
non basta.
E’ pronto un progetto per
creare altre 6 classi e costruire un Convitto maschile, da aggiungere al Convit
to femminile, già esistente;
la maggior parte degli alunni viene dalle campagne e
dalle isole vicine.
Il costo del progetto è di
550 milioni di lire.
Il Governo francese ha assicurato un finanziamento di
300 milioni di lire. Al Consiglio Ecumenico sono stati
chiesti 150 milioni di lire.
Rimangono però scoperti
100.000.000 di lire da trovare
nell’ambito delle chiese della
CEvAA.
Aiutiamo questi nostri ■ fratelli a costruirsi un futuro
di libertà e di pace, dando
loro i mezzi perché ognuno
possa essere un « do Kamc »,
un vero uomo nella dignità
che Gesù Cristo ci ha portato.
Chi vuole contribuire mandi la sua offerta al Cassiere
della Tavola Valdese, c.c.p.
n. 00998005 specificando «Appello CEvAA prò Nuova Caledonia : Do-Kamo ».
Renato Co'isson
Messaggio dei responsabili
delle chiese cristiane
Lawi Eot
(trad. R. Coïsson)
In questi ultimi mesi il clima
politico e sociale del nostro paese si è gravemente deteriorato.
Alcuni tragici avvenimenti ci
hanno portati alla situazione attuale; si è instaurato tm clima
di paura, di diffidenza, di menzogna e di odio che hanno reso
difficile, forse anche impossibile, il dialogo per il ristabilimento di una vera pace fra tutti.
Ognuno di noi può immaginare
quale sarà l’evoluzione dei prossimi mesi: la mancanza ed il
rifiuto di dialogo aggiunti al1’« iperpoliticizzazione » (interpretazione esclusivamente politica di ogni realtà vissuta) rischiano di portarci ad uno scontro violento.
Come cristiani insistiamo presso i responsabili delle formazioni
politiche perché venga imboccata, con spirito di apertura verso
gli altri, la via indispensabile del
dialogo per evitare che il regolamento degli attuali conflitti venga lasciato ad un processo crescente di violenza che dà ragione
alle posizioni estremiste e porta
ad azioni incontrollabili, irresponsabili o disperate.
Il compito degli uomini politici è molto difficile, ognuno qui,
e ancora di più all’esterno, deve
vegliare a non complicarlo maggiormente. Si tratta della ricerca del bene cernirne per l’awenire del paese; questa ricerca verrà facilitata se tutti prenderanno in considerazione i diritti e
le aspirazioni legittime delle diverse componenti della popola
zione.
Il rispetto di ogni uomo, creato ad immagine di Dio, qualunque siano le sue posizioni politiche deve essere al centro delle
nostre preoccupazioni. Ognuno
di noi dovrà dunque vegliare a
non rinchiudersi nella paura e
dovrà fare uno sforzo per comprendere l’altro rispettando le
differenze ed allontanando dal
proprio cuore qualsiasi germe
di razzismo, perché è proprio
qui il peccato che ci minaccia.
Dobbiamo dunque vegliare a
conservare la fiducia nell’uomo
e a permettere ad ognuno di assumere le proprie responsabilità di uomo in un paese rinnovato.
Infatti, se vogliamo restare fedeli all’Evangelo, dobbiamo incoraggiare il dialogo e la ricerca
della pace in uno sforzo senza
tregua di giustizia attraverso il
riconoscimento dei diritti e dei
doveri di ognuno, il rispetto degli altri, la comprensione ed il
perdono come il Signore ci ha
richiesto.
In questo spirito noi, responsabili delle comunità cristiane,
invitiamo tutti i credenti a fare
del mese di marzo ed in particolare del periodo pasquale un
tempo di ricerca del dialogo e
di preghiera per la i>ace.
Mons. Michel Calvet, Arcivescovo di Nouméa - Past. Jacques Ajapunhia, Moderatore della Chiesa Evangelica - Past. Watre Hanye, vice presidente della
Chiesa Evangelica Libera.
I
6
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fe:,'
6 cronaca deile Valli
19 aprile 1985
í-®;
I NOSTRI AMMINISTRATORI E IL TEMA DELLA PACE
Enti locali
U eredità e problemi della pace
40° della
liberazione
Ms.
Ho accompagnato l’altro giórno « Poluccio » Favout, comandante partigiano, al Bagnóou.
Dall’alto di questa terrazza naturale che domina la Val Pellice,
la « Valle della libertà », Favout
ricorda la drammatica stagione
di vita e di morte che fu la resistenza ài nazismo e al fascismo. Mi racconta particolari inediti del predicatore Lombardini
o del pastore Edoardo Aime che
nel Presbiterio del Serre ospitava partigiani e nottetempo ciclostilava stampa clandestina.
iiA
n
Per molti episodi e dettagli
siamo alla tradizione orale. A
Favout non piacciono le meda' glie, i riconoscimenti, le cittadinanze onorarie, le declamazioni
retoriche, le pergamene che og, gi, a quarantanni dalla resistenza, alcune istituzioni e gli stèssi
Comuni si sentono in dovere di
offrire ai partigiani, prima che
sia troppo tardi. Ma al di là degli orpelli retorici cos’è stata la
resistenza? « Essa fu nella soistanza — dice Favout — una reazione alla prepotenza, alla violenza del potere costituito. Fu
un’insopprimibile scelta di liber• tà che per molti era certamente
legata anche alla fede in Dio.
Una scelta che poteva costare la
vita ».
li '
L’album che Favout mi sfoglia
sotto gli occhi, stampato con
carta, di recupero nel 1945, in cui
appaiono i volti e brevi didascalie biografiche di decine e decine di giovani partigiani caduti è
solo una piccola parte di quella
storia. Cosa realmente successe
in quegli anni, nelle nostre zone,
ce lo racconta in parte il bel libro di Donatella Gay Rochat su
la resistenza nelle Valli Valdesi.
Opportuna ed appropriata è stata
anche la scelta della Claudiana
di ripubblicare in questi giorni il
magnifico volume di Mastrogiovanni su Jacopo Lombardini ed
il mondo della resistenza, così
come felice, dal punto di vista
storico e dei contenuti, e non
penso dal punto di vista commerciale, è stata l’idea della
Claudiana di ripubblicare la collezione del Pioniere, il foglio
clandestino partigiano. Ma nel
panorama delle ricostruzioni attente e fedeli manca una riedizione e traduzione dell’« Eglise
sous le jous fasciste » del 1946
di Giovanni Miegge e un « rilancio » dei « Diari » di Emanuele
Artom. Se questa storia di libertà dev’essere ricordata alle giovani generazioni essa dev’essere
anche menamente documentata
per farne non una storia agiografica ma obiettiva.
K'
Sarebbe interessante proporre una indagine dettagliata fra
le amministrazioni comunali
delle valli e fare una sinossi delle delibere, delle reazioni-discussioni, dei silenzi, rispetto al problema pace-denuclearizzazione
del territorio.
Si tratta, a mio avviso, di una
questione che definire di ordine politico soltanto significa dire una mezza verità. Sono convinto infatti che l’atteggiamento di fondo che noi assumiamo
rispetto alla problematica della
pace e della denuclearizzazione
del territorio, pur implicando
subito dei ragionamenti di ordine politico, abbia alla radice
una riflessione di ordine spirituale, esiga cioè una capacità
di cogliere delle prospettive a
lungo raggio, capire il valore
mobilitante di certi simboli, di
indicazioni che successivamente si traducono in azioni ed interventi politici.
La mia impressione, per quanto ho potuto seguire sui giornali locali, ascoltare e partecipare al lavoro di sensibilizzar
zione che da alcuni anni i comitati per la pace e le chiese
hanno svolto, è che numerose
amministrazioni comimali, nell’atteggiamento che hanno assunto, non abbiano colto il valore simbolico e di prospettiva,
il valore educativo e politico in
senso lato della proposta di denuclearizzare il territorio. Abbiamo così assistito^ a cose curiose: comuni sordi ad un problema che concerneva loro in
prima persona in quanto espressione di tutta la popolazione e
non solo una sua componente,
chiese che si sono dichiarate
zona denuclearizzata sfidando
rimmobilismo e la non volontà
di dialogo delle amministrazioni comunali. Ciò che ancora si
può rilevare è che questa realtà ha toccato sia amministrazioni a maggioranza cattolica
che a maggioranza valdese
(fatto più grave questo in quanto nelle Comunità valdesi vi è
stata grande mobilitazione e informazione su questo tema che non pare abbia coinvolto i
consiglieri comunali).
La mia impressione — da verificare — è che la presunta « libertà » di certi schieramenti e
gruppi politici (ma il termine
non è preciso) non ben definiti
abbia giocato un brutto scherzo a molti amministratori.
creando fantasmi, paure, la cui
origine è tutta da definire. Alcune amministrazioni insomma
hanno dato l’impressione di essere prigioniere di una logica
di schieramento preconcetto che
normalmente viene attribuita a
Montecitorio e rispetto alla quale si ritiene di essere immuni.
Se questa è più che un’impressione il fatto è preoccupante
perché significa allora che numerosi nostri amministratori locali hanno la vista molto corta,
poca informazione e mancanza
di chiarezza su una questione
che, una volta tanto, non ha dietro a sé alcun « interesse » di
tipo personale o di gruppo ma
che pure è stata oggetto di conflitti, a mio avviso ingiustificati
(vedi Ferrerò), oppure è stata
esorcizzata rifiutando il dialogo
richiesto con la popolazione
(vedi Frali). Viene naturale di
domandarsi ; ma se anche su
queste questioni generali non è
possibile dialogare, confrontarsi, come si affrontano, e con
quale maturità, i problemi spesso ingarbugliati dei piccoli comuni in cui sono spesso in gioco degli « interessi » personali e
di gruppo?
Questa riflessione rivela, una
volta ancora, che la dimensione fondamentale della « democrazia popolare» ha bisogno di
essere reinventata, sempre, e
che la disponibilità al dialogo è
una conquista a cui tutti dobbiamo partecipare : non è mai
offerta su un piatto d’argento.
Ermanno Genre
Tra le molte celebrazioni deil’anniversario della Liberazione
che si svolgeranno in molti paesi e città delle valli valdesi ricordiamo quella di Pomaretto
dove il 24 aprile al cinema Edelweiss verrà proiettato un film
realizzato dagli studenti della
scuola media statale di Ferosa
e quella di Angrogna che viene
presentato come iniziativa di educazione alla pace. Tra gli appuntamenti previsti ad AngrC'
gna, giovedì 25 aprile lo spettacolo del gruppo teatro « Ninna
Nanna della Guerra » ed intervento di Osvaldo Coisson ì ;
Chiot di’ Alga), venerdì 26 aprile
al Vernè proiezione del film
« una minestra di foglie di faggio » realizzato dagli allievi de
la scuola elementare di Angrogna e intervento di Ettore Sera
fino, domenica 28 aprile replic
ai Giordan del film e intervem
di Eldina Bellion e Mirella Ber:
GRUPPO IN FORMAZIONE A. I. VAL PELLICE
Concerto pro Amnesty
TORRE PELLICE — La serata del 30 marzo, in chiusura della Campagna per i diritti dell’uomo in Perù, è stata molto
importante per il Gruppo in formazione della Val Pellice: grande affluenza di pubblico, una
raccolta di molte firme per i
« desaparecidos » del Perù.
Il Gruppo « Val Pellice » per
quella sera aveva invitato la popolazione ad un concerto nel
tempio valdese di Torre Pellice,
un concerto per trasmettere un
messaggio da e per Amnesty attraverso la musica, perchè-la musica, come ha affermato la prof,
ssa Elena Corsani nel suo caldo
appello per Amnesty, è un linguaggio universale che parla al
cuore di tutti. La voce grave e
possente dell’organo e quella tenue ed espressiva del flauto hanno indotto i presenti alla meditazione e alla riflessione. Il pensiero è andato alle sofferenze di
coloro che per motivi di coscienza sono incarcerati in condizioni crudeli, sottoposti ad atroci
torture, trucidati. Elena Corsani
ha ricordato che quella non era
una serata spensierata, di puro
godimento, ma una serata in cui
si doveva necessariamente parlare di sofferenze, perchè le soffe
renze in tanti paesi sono purtroppo una realtà. Amnesty International operando in favore
dei diritti deiruomo denuncia e
combatte questa realtà, ma
quanti uomini rimangono indifferenti ed impassibili di fronte
ad essa! A questo nunto la prof,
ssa Corsani ha citato un pensiero molto significativo di Martin
Luther King: « Gli uomini del
nostro tempo dovranno dolersi
della malvagità dei cattivi, ma
più ancora del terribile silenzio
dei buoni ».
Quindi ha invitato ad avere
fiducia e speranza nell’opera di
Amnesty, perchè sono tante le
testimonianze dei successi di
questo impegno, come, ad esempio, le lettere dei prigionieri
adottati da Amnesty e liberati,
lettere ancora offuscate dai cupi
ricordi delle orribili condizioni
di prigionia, ma colme di espressioni di riconoscenza per Amnestv. Brani di lettere sono stati
scelti dalla Corsani per la lettura, appello e messaggio insieme, rivolto al pubblico nresente,
silenzioso e turbato.
Questo messaggio, l’oratrice ha
voluto rivolgèrlo in modo particolare ai due giovani musicisti.
Paolo Pronello al flauto traverso
e Renato Pizzardi all’organo accompagnatore, esprimendo lo o
la dìù viva riconoscenza per a\ere essi dedicato ad Amnesty tanto del loro tempo, del loro i npegno e del loro promettente talento. Meritatissimi gli anolai à
per loro e per il noto e apprezzatissimo M. Ferruccio Corsani, il quale ha magistralmente
eseguito all’organo solista brani
felicemente scelti di musica d;
chiesa e musica di intrattenime
to.
Con questo concerto il
Corsani ha voluto offrire ad A "
nesty, per questa indimenticab’
serata, la sua valentìa e la s; a
generosa disponibilità.
Di questo, con tutta la nos: a
più profonda stima, lo ring aziamo di cuore e con lui i d ie
bravissimi giovani musicisti e la
prof.ssa Elena Corsani Ravazzini, così convinta e persuasiva
nel perorare la causa di Amnesty. Siamo profondamente grati
a tutti coloro che, in im modo
o nell’altro, hanno contribuito alla riuscita di questa manifesiazione in favore di Amnesty International.
Anna Manilio Reedtz
In questo senso ritengo che il
compito principale delle associazioni partigiane che tra venti
anni non esisteranno più dev’essere quello, oggi, nelle singole
situazioni di catalogare, raccogliere, ordinare il materiale esistente e continuare a pubblicare. Le medaglie, i pranzi del 25
Aprile e i raduni dei reduci hanno un sapore nostalgico, retorico. Ma ricostruire con cura il
passato, mettendo insieme la
maggior documentazione possibile è il modo migliore di festeggiare il quarantennale della liberazione. Non solo, ma questa
ricostruzione completa ed obiettiva è la migliore eredità che
noi, generazione nata dopo il
1945, aspettiamo dai protagonisti di quella storia di libertà che
ha ridato, statura morale e politica al Paese. Anche se, molte
volte, questa prospettiva è stata
tradita.
Giuseppe Platone
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7
19 aprile 1985
cronaca delle Valli
« Memoria musicale »
PRECISAZIONI
DAL PSI
Egregio Direttore,
dopo ii secondo articolo comparso
■sul suo giornale in ordine ai lavori
degli ultimi consigli della Comunità
Montana Val Pelllce, ci preme, per
ovvi motivi, rappresentare aH'opinione
pubblica un doveroso chiarimento sul
comportamento e sulle opinioni espresse dal gruppo socialista e mio
personale su alcuni punti fondamentali
portati aH'ordine del giorno dei suindicati Consigli.
Premesso e precisato che la nostra
azione è sempre stata improntata alla
massima correttezza e lealtà nei confronti di una maggioranza di cui ci
siamo sempre sentiti parte integrante
e nell'intento anche di fugare facili
strumentalizzazioni, interrogativi ed interpretazioni non corrispondenti alla
realtà, vorremmo precisare II nostro
pensiero su tre punti sui quali abbiamo tentato di esprimere una nostra
valutazione politica.
1) Bilancio preventivo 1985 e consuntivo di legislatura.
Il PSI ha espresso un giudizio sostanzialmente positivo sia sul bilancio
che sulla legislatura che sta finendo,
anche se, a nostro giudizio, l'attività
e l'indirizzo generale è stato rivolto
più a dare continuità al passato che
ad un reale sforzo di movimento ed
innovazione in relazione ai mutamenti
che si sono prodotti in Valle sia sul
piano economico sia sul piano sociale.
Sui problemi più generali di politica montana e di riforma degli Enti Locali. pur condividendo le giuste preoccupazioni della relazione del Presidente, non siamo altrettanto convinti che
|: futuro possa essere così nero, cosi
come rappresentato.
Riteniamo che l'azione svolta dall’Uncem, anche se non sempre in presenza di una reale partecipazione de^ii amministratori e delie forze politi•èhe. sia a livello politico che tecnico
_ propositivo con il « Progetto Montagna » del Piemonte nelle sue varie articolazioni provinciali e di aree omogenee, sia il progetto proposta sulla
riforma degli Enti Locali, saprà, se opportunamente sostenuta dalle forze sociali interessate, trovare un suo dovuto spazio; ed infine che la Regione
e la Provincia hanno garantito un flusso di risorse, magari disarticolate, magari non sempre programmate, ma comunque tali da garantire una possibile
azione ed una presenza sul territorio
più che dignitosa.
2) Riforma dello Statuto
Premesso che siamo sufficientemente informati sullo stato legislativo Regionale e Nazionale e ricordato, inoltre. che su nostra proposta immediatamente accolta dal Consiglio nel lontano 1983, e poi caduta per disinteresse. come bene ha ricordato la presidenza. fosse quella la sede giusta per
elaborare una proposta di modifica
dello Statuto che fosse anche un atto
di volontà politica tale da far lievitare,
definire e completare con il contributo delie forze sociali delia Valle, in
attesa ohe anche dal punto di vista
amministrativo e legislativo fosse approvabile dal Consiglio con conoscenza di causa.
Per cui la proposta della Giunta
giungeva in Consiglio non solo in un
momento delicato, ma come un semplice atto burocratico dovuto e non
come un atto politico partecipato.
3) Sede dell'U.S.S.L.
Premesso che noi, sulle tre opzioni presentate, siamo favorevoli al recupero dell’area di Stamperia almeno
per due motivi fondamentali: il primo,
l’essere in presenza di un piano particolareggiato di iniziativa pubblica, il
secondo che non v'è dubbio che tale
iniziativa creerebbe un volano tale da
attivare il recupero complessivo dell'area.
E' nostra convinzione che anche
questo problema è giunto in ritardo e
non era possibile decidere, tenuto conto dei problemi urbanistici di destinazione d’uso non risolti, di implicazioni
amministrative e burocratiche non
chiare, del comunque ingente e particoiare impegno finanziario.
Tanto ci sembrava di dover chiarire
e anticipatamente Vi ringraziamo della
pubblicazione.
Per il Gruppo Socialista
Arch. Piercarlo Longo
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
di fede, egli si attenne all’etica calvinista nei suoi continui interventi.
Arbitro di calcio, fin dalla sua gioventù, entrò ben presto a far parte
dei massimi organismi dirigenziali della Federazione Gioco Calcio, prima
quale componente il Consiglio Federale ed infine quale Presidente della
« Commissione disciplinare » della
stessa Federazione, distinguendosi per
l’obiettività dei suoi giudizi e per la
comprensione dei problemi derivantigli
da tale carica. Fu per parecchi anni
Presidente del “ Panathlon Club » ed
un mese fa partecipava ancora alla
sua ultima riunione, a Genova.
La morte improvvisa dell’Aw. Aldo
Fuhrmann, che lascia nel lutto i familiari ed i suoi numerosi conoscenti,
non può non rattristare chi l’ha conosciuto nei momenti buoni e meno buoni della nostra vita. A Lui vadano i
sentimenti non solo della nostra amicizia, ma il ricordo che Egli ci ha lasciato di una persona buona ed integerrima. M. R.
La Badia Corale di Val Chisone
(10064 Pinerolo - Via Battitore, 2)
chiede ai lettori interessati al recupero ed al mantenimento delle tradizioni musicali locali, che posseggano
quaderni o manoscritti relativi alia
« memoria musicale » nel plnerolese,
di contattare la Badia Corale stessa
(l’ing. Gustavo Beiforte per la Val
Pelllce, tei. 91655, la prof.ssa Donatella Pascal per le Valli Chisone e
Germanasca, tei. 201845, il prof. Enzo Secondo per Pinerolo, tei. 72780).
Dal 1967 rassooiazione ricerca e
diffonde II patrimonio musicale tradizionale vocale della zona, con dischi,
concerti, pubblicazioni e spettacoli
televisivi.
il prossimo concerto avrà luogo sabato 4 maggio alle ore 21 presso il
Tempio di Pramollo, in occasione della inaugurazione del Museo della
Istruzione Valdese dei Pellenchi.
Educazione alla pace ____c«nlt.ti per i. igw
E’ improvvisamente deceduto l’Avv.
Aldo Fuhrmann, noto penalista a Verbania-Pallanza, ma proveniente dalle
Valli Valdesi del Piemonte dove ha trascorso gli anni della sua fanciullezza e
della sua gioventù.
Nato nel lontano Zambesi dove i
suoi genitori erano missionari protestanti, ancora in tenera età venne
nelle Valli Valdesi e precisamente a
Luserna San Giovanni, in seguito all'improvvisa morte di suo padre.
Frequentò il locale Collegio Valdese, compì i suoi studi universitari a
Torino e, laureatosi in giurisprudenza,
iniziò la sua carriera di avvocato prima ad Omegna, sul lago d’Orta, ed in
seguito a Verbania-Pailanza, sul lago
Maggiore.
In questa città l’Aw. Fuhrmann si
affermò grazie alla sua grande e positiva personalità tale da riscuotere
la fiducia delle numerose persone che
a lui s’erano affidate. Di carattere
schietto ed aperto non esitò mai a
prendere quelle giuste posizioni che
il profondo senso della sua responsabilità personale esigeva.
Ma egli non si distinse soltanto nell’attività forense, ma diede il meglio
di se stesso in molte altre attività di
carattere sociale. Valdese di nascita e
TORINO — La Provincia di
Torino organizza presso il ceritro dibattiti della Cassa di Risparmio, nei giorni 26-27-28 aprile, un importante incontro nazionale sul tema delTeducazione
alla pace. Le tre giornate di studio ed approfondimento, con relatori provenienti dagli USA e da
Paesi europei, verranno concluse
con un intervento dell’tntellettuale torinese Norberto Bobbio su:
« Le vie della pace ». Aderiscono
all’iniziativa, rivolta soprattutto
al mondo della scuola « che nella formazione dei giovani deve
porre — afferma l’assessore all’istruzione della Provincia Maria Grazia Sestero — la pace come un valore tmiversale da far
vivere nelle coscienze di tutti »
molti organismi democratici e,
nel corso del convegno, presenteranno esperienze dirette 6 Comuni, 3 Università italiane e diverse scuole.
La nostra redazione riferirà in
un prossimo numero del giornale su questa iniziativa.
PINEROLO — Il comitato per la pace
si riunisce giovedì 18 aprile alle ore
20.45 presso la Camera del Lavoro
(via Demo 8).
TORRE PBLLICE — Il comitato per
la pace della Val Pelllce si riunisce
presso la sede di Via Repubblica 3 alle ore 21 di lunedì 22 aprile.
Teatro
LUSERNA S. GIOVANNI — La Filodrammatica valdese di Torre Pellice
presenta domenica 21 aprile alle ore
21 presso la sala Albarin il dramma
incompiuto di D. Bonhoeffer » Tegel ».
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RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è ii mio pastore
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
I parenti di
Luigi Enrico Ciordan
ringraziano tutti coloro che hanno
partecipalo al loro dolore con scritti,
fiori e parole di conforto. In modo
particolare ringraziano il gruppo dei
medici ed il personale di tutti gli
Ospedali in cui Luigi è stato ricoverato in questi ultimi mesi, i pastori
Bruno Rostagno e Giuseppe Platone.
Villar Perosa, 15 aprile 1985.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli ed i familiari
tutti del compianto
Luigi Enrico Ciordan
dì anni 63
grati e commossi per la grande partecipazione al loro dolore, nell’impcwsibilità di farlo singolarmente, ringraziano dì vivo onore tutte le gentili
persone che in qualsiasi modo sono
state vicine nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare ai Pastori Bruno Rostagno e Giuseppe Platone, ai vicini di casa, alPA^ciazione
Ex-Xntemati, all’-Aissociazione Invalidi
e Mutilati di Guerra, a tutti gli amici
di Giancarlo e alle colleghe/i di Loretta.
Villar Perosa, 15 aprile 1985.
a Io aspetto il Signore e spero
nella sua parola »
(Salmo 130: 5)
L’8 aprile si è spento serenamente
a Vienna
l’Avv. Aldo Fuhrmann
PINEROLO — Il comitato di solidarietà col Nicaragua sì riunisce sabato
20 aprile alle ore 18 presso il centro
sociale del quartiere San Lazzaro.
Lo annunciano addolorati la moglie
Olga Rivoir, i figli Grazia con Lucio
Sohirò, Paola con Pierre Revel, Elena
con Giuseppe Ippolito, Ivetta, Andrea con Raffaella Berrà, nipoti e parenti tutti.
La salma riposa nella tomba di famiglia, in Luserna San Giovanili., Per
desiderio del defunto non fiori, ma
offerte all’ Associazione Ricerca sul
Cancro, Via Corridoni 7, Milano.
Verbania Pallanza, 10 aprile 1985.
TORRE PELLICE — Venerdì 19 aprile alle ore 20.30 presso l’Asilo Nido
si tiene un incontro sul tema « C’era
una volta... fiabe, fiabe, fiabe ». Introduce il pedagogista Francesco Agli.
Ernesto e Clara Giampiccoli sono
affettuosamente vicini alla famiglia
ed in particolare ad Elena, Grazia,
Paola, Ivetta ed Andrea per la perdita del papà
Avv. Aldo Fuhrmann
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19 aprile 1985
UN ESEMPIO DI AZIONE PER LA PACE
Comuni olandesi contro
l’installazione di missili
AMNESTY INTERNATIONAL
A Torre Pellice per il 17.2, abbiamo avuto con noi alle Valli,
Imco Brouwer, un ragazzo olandese che ha lavorato attivamente per la pace sia in Olanda che
in Italia, a Comiso. In occasione di questa sua visita ci ha lasciato un documento sui comuni denuclearizzati in Olanda; ci
sembra quindi interessante e
doveroso da parte nostra rendere noto il contenuto di tale
documento che può essere un
utile stimolo al dibattito e alla
riflessione sulla denuclearizzazione di vaste aree, realtà che
stiamo già vivendo anche in Italia.
In Olanda la discussione tra
le Amministrazioni comunali
iniziò nel 1978 quando il Comune di Hoensbroek si pronunciò
contro Tintroduzione della bomba al neutrone. Ma solo nel 1981
tale discussione assunse un carattere nazionale. Il 22 ottobre
irfatti a nome deU’Amministrazione di Hellevoetssluis, un piccolo comune della zona di Rotterdam, venne presentata una
mozione che in seguito sarebbe
stata presa a modello da altre
Amministrazioni. In tale mozione TAmministrazione comunale
affermava:
1) ' Che Tinstallazione di arrni nucleari sul proprio territorio 'Sarebbe stata contrastata
con ogni mezzo legale.
2) Che il Collegio del Sindaco
e degli Assessori avrebbe reso
noto questa presa di posizione
a tutti i Consigli e a tutte le
Amministrazioni comunali d'Olanda.
3) Che il Collegio avrebbe informato di questa mozione anche i Ministri della Difesa, degli Interni, degli Esteri e i Membri del Parlamento. Il successo
della mozione di Hellevoetssluis,
come stimolo alla discussione
. L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pineroio N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons. Giuseppe Platone. Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)
locale venne rafforzato dal fatto
che in quel periodo veniva indetta ad Amsterdam la grande
manifestazione per la pace del
21 novembre, la cui rilevanza
spinse molti comuni ad aderire
a tale mozione. Su questa adesione influì molto anche il fatto
che il Governo Olandese non
aveva ancora deciso l'eventuale
località destinata all'installazione dei missili nucleari: qualsiasi comune, cioè, avrebbe potuto essere prescelto. Spesso le
rnozioni dei comuni denuclearizzati sono state appoggiate dai
partiti della Sinistra tradizionale, come il Partito Socialista
(P.V.D.A.) e il Partito Comunista (C.P.N.) e della Nuova Sinistra come il Partito Socialista
Pacifista (P.S.P.) ed il Partito
Politico Radicale (P.P.R.), ma
anche da gruppi Democristiani
(C.D.A.) e Liberali (V.V.D.) di
alcime Amministrazioni comunali. Bisogna infatti sottolineare che sovente in Olanda si può
distinguere una grande differenza tra le prese di posizione delle sezioni locali di un partito e
quelle della segreteria; questo
perché non sempre gli interessi
nazionali coincidono con quelli
Denuclearizzazione
VERBANIA — Il Comitato
per la Pace e il Disarmo dell’alto Novarese ha ottenuto che
il Consiglio Comunale tenesse
il 25 marzo una seduta aperta,
perché la proposta di « denuclearizzazione » del territorio
contenuta in un ordine del giorno (sottoscritto da 1844 firme di
cittadini) venisse illustrato al
pubblico presente.
Ne è se^ta un'ampia e serena discussione che si è conclusa con l’approvazione all'unanimità dell’ordine del giorno
stesso.
Il Comitato per la pace dell’alto Novarese, di cui fanno
parte alcuni membri delle comunità di Intra e Omegna, si
era impegnato nella raccolta
delle firme e nel sollecitare e
Cattolicesimo
(segue da pag. 1)
di trovare « a ciascuno il suo
posto»: così riassumerei l’articolata relazione del cardinale
Pappalardo, forse la più abile
nel cercare il nuovo e reinserirlo nel quadro dell’esistente,
realmente preoccupata di dare
a ciascuno il suo spazio, in una
ricerca di pluralismo, ma di pluralismo profondamente cattolico: il « suo » posto, né di meno,
né di « più » che il « suo » posto: al papa il posto del papa,
al vescovo quello del vescovo,
alla chiesa locale quello della
chiesa locale, e via via in progressione gerarchica.
La mia impressione è che in
entrambi gli .schieramenti sia
presente un grande senso della
chiesa, della tradizione, della
storia; è invece quasi assente,
nascosto, un riferimento all’evangelo, rintracciabile solo di
rimbalzo, tra le citazioni delle
encicliche, e, nei più informati,
dei teologi protestanti. In alcuni incomincia a farsi strada la
necessità metodologica di distinguere tra tradizione e fonti; ma
nella pratica non vi sono quasi
strumenti per questa « conversione ».
Sergio Ribet
ottenere l’impegno del Comune.
Fin dall’ottobre scorso le assemblee di chiesa di Intra, Omegna e Luino avevano approvato un ordine del giorno per
la denuclearizzazione del territorio su cui sorgono edifici di
loro proprietà.
PACHINO — Il problema della denuclearizzazione è uno dei
problemi che è stato affrontato
dal locale comitato per la pace
tramite varie iniziative: inviti
agli amministratori locali, raccolta di firme, coinvolgimento
delle pan-occhie cattoliche, trasmissioni radio e denuclearizzazione dei locali della chiesa evangelica valdese.
Finalmente, il consiglio comunale ha votato a stragrande maggioranza un ordine del giorno,
in cui si sottolinea: il rifiuto
della logica del terrore che è
sottintesa al concetto di « equilibrio strategico » fra i blocchi
contrapposti, che altro non è
se non « garanzia di reciproca
distruzione » in caso di conflitto; la preoccupazione per la crisi della distensione e la corsa
agli armamenti; il convincimento che la lotta per la pace è
strettamente legata all’avanzamento dei processi di democrazia, autodeterminazione, liberazione in tutte le parti del mondo e che, solo attraverso il superamento dei blocchi, è possibile sconfiggere la logica del
riarmo e l’equilibrio del terrore e pervenire ad un diverso ordine internazionale fondato sulla solidarietà e la cooperazione
tra il Nord e il Sud del mondo;
la considerazione che la decisio:
ne del Governo italiano del 1
agosto 1981 di dare il via alla
costruzione della più grande base missilistica europea, con la
installazione di 112 missili "Cruise”, acuisce ancor di più i già
precari rapporti tra i due blocchi militari ed espone le popolazioni locali ad enormi pericoli, mentre l’unica strada da
scegliere è la non installazione
dei ’’Cruise” americani e lo
smantellamento degli "SS 20” sovietici.
Tutto il territorio di Pachino
è stato dichiarato zona denuclearizzata.
locali, ma anche perché le sezioni locali godono di una relativa libertà di scelta e di opinione.
La Segreteria Centrale del
Partito Democratico (C.D.A.) che
allora formava con il Partito
Liberale (V.V.D.) il Governo Nazionale invitò tutti gli Amministratori comunali a votare contro la mozione di Hellevoetssluis e' l’àllora ministro degli Interni dichiarò che i comuni hanno diritto di esprimere il proprio parere sull’eventuale installazione di missili sul proprio
territorio ma esiste la possibilità che il Governo intervenga
qualora interessi superiori ne
determinino la necessità.
Nonostante queste dichiarazioni delle alte sfere ben 80 comuni _ si dichiararono denuclearizzati. E’ necessario comunque
capire cosa significhi la denuclearizzazione di un comune al
di là del semplice fatto di dichiarare la propria opposizione
ad una eventuale installazione
di missili nucleari. Ma a questa
domanda cercheremo di rispondere nrossimamente.
Marco Fraschia
Il Notiziario di A.I. del mese
di febbraio invita i lettori a mandare appelli in favore dei seguenti prigionieri per motivi di
opinione :
EDGAR FERNANDO GARCIA
Guatemala
25 anni, sposato, ha una bambina di 18 mesi. Era rappresentante sindacale del « Sindicato
de Trabajadores de la Industria
Centro Americana de vidrio »
nella fabbrica di vetro dove lavorava. Fu prelevato in una strada di Città del Guatemala da
uomini della Polizia Nazionale
il 18 febbraio 1984 e da allora
è scomparso. Le autorità interpellate non hanno dato alcuna
informazione al riguardo. Da
quando il Generale Mejia Victores è salito al potere con il colpo di stato dell’83 i « desaparecidos », come Garcia, si contano a centinaia.
Si prega di inviare lettere cortesi, chiedendo sue notizie e il
suo rilascio a: General Humberto Mejia Víctores - Jefe de Estado - Palacio Nacional - Guatemala City - GUATEMALA.
IVAN ZOGRAFSKI
Jugoslavia
70 anni, di nazionalità bulgara, abitante a Serajevo dal 1972,
medico, specialista in traumatologia, in pensione.
Fu arrestato nel 1983 e condannato a 5 anni e mezzo di prigione, confisca dei beni ed
espulsione dalla Jugoslavia (dopo aver scontato la pena) per
« propaganda ostile » e « danno
alla reputazione della Jugoslavia». Egli avrebbe espresso giudizi critici nei confronti del governo nel corso di conversazioni private. Il prigioniero si trova in cattive condizioni di salute.
prigionieri
del mese
Si prega di inviare appelli
cortesi chiedendo il suo ril ascio a : His Excellency Veselin
Djuranovic - Predsednik Preùsednistva SFRJ - Bulevar L?njina - Beograd - JUGOSLAVIA.
OTTO PRIGIONIERI
Brunei (Estremo Oriente)
Abdul Hamid bin Munaf, 4 2
anni, montatore; Abdul Rad
mad bin Abdul Hamid, 49 a., insegnante; Sulaiman bin Abmacì,
46 a., pescatore; 3 agricoltori
Lisa bin Lamat, 61 a.; Suhailj
bin Badas. 53 a., e Take b:r
Mangol, 48 a.; e 2 caporepart
Sarponin bin Serpo, 53 armi r
Tinggal bin Muhammad, 64 anni.
Facevano parte del Partito
del Popolo (PRB), che riceve"te nel '62 r80% dei voti per r
elezioni al Parlamento, ma , ,ì
esautorato dal Sultano che S' :1se altri rappresentanti. Ci t a
una rivolta da parte del PRB
che venne presto soffocata e i
suoi membri arrestati. I c: pi
del PRB vennero poi libe; ti
ma gli otto rimasero in prigione, senza accusa né procer-o,
condannati per periodi che r nno dai 14 ai 22 anni. Non ci reno prove che abbiano usate o
provocato la violenza. Molti di
loro sono in gravi condizioni di
salute fisica e psichica.
Per favore inviare lettere cortesi chiedendo il loro rilascio i:
His Highness Sir Muda Hasi,anal - Bolkiah - Sultan of Brunei Istana Darul Hana - Bandar seri Begawan - BRUNEI.
Dallo stesso Notiziario apprendiamo che nel dicembre ’84
A.I. è stata informata del rilascio di 100 prigionieri in adozione o investigazione e che hr
assunto 102 nuovi casi.
' a cura del Grui:; >
« Val Pelile ■’
“Fili diretti”
(segue da pag. 1)
tolica dell’Erzegovina in Jugoslavia. Prima di mettersi a scrivere Gramaglia, lo si nota dalle
note e dallo stile estremamente
informato, ha letto moltissimo
anche se poi — lo dice egli stesso ironicamente — ha dovuto
scrivere da solo, senza l’aiuto e
l’appoggio scientifico della Santissima Vergine.
Chi intende comprendere il fenomeno di Medjugorje può leggere utilmente questo capitolo
realizzato su base documentaristica evitando le solite battute,
illazioni o critiche superficiali.
Nel caso jugoslavo i veggenti, a
partire dalla prima ragazza che
ha visto la Madonna e che si
trovava in una difficile situazione psichica ed affettiva (sua madre era morta poco tempo prima della visione) sino a tutti gli
altri, conservano gelosamente dei
grandi segreti rivelati loro direttamente dalla Vergine. Segreti che hanno la capacità, evidentemente, di tenere desta la curiosità e l'attenzione del nubblico numeroso; pare che a Mediugorje si siano recate più di 3
milioni di persone. Ma a vederla e a sentirla è stato solo oualche veggente o un piccolo gruppo di privilegiati. Le audizioni
pubbliche della Madonna sono
escluse. Chi l'ha vista dice che
la Madonna sia bellissima, sui
vent’anni: « ha capelli neri, leggermente ricci, che a sinistra escono un po’ dal velo; gli occhi
blu-chiaro o azzurri; il colorito
rosa alle gote su un volto bianco; le labbra rosso vivo e la bocca piccola. E’ slanciata e legge
ra, con una voce musicale che
ovviamente parla croato, è alia
circa 1 metro e 60» (pag. 48).
I messaggi della Madonna sono in sintonia con « la gestione
francescana della parrocchia di
Medjugorje ». Essa va in onda secondo scadenze liturgiche precise e cambia, spesso, di abito. I
suoi discorsi, in linea generale,
sono contro il mondo comunista
e contro la corruzione morale
dell’Occidente. Teologicamente è
molto modesta e parla il linguaggio della messa. Sullo sfondo dei
suoi messaggi c’è sempre una
catastrofe cosmica che aspetta.
E la paura che deriva da onesto
catastrofismo d’oltreterra crea
un terreno favorevole a lasciarsi
intrappolare in pericolose suggestioni collettive.
Giuseppe Platone
(1) PIER ANGELO GRAMAGLIA,
Verso un « rilancio » mariano?. ClaiiJiana Editrice. Torino 1985. p|i. 91,
lire 4.500.
QUESTO INSERTO
Copie extra dell'inserto « Metodismo ieri, oggi e domani » sono a
disposizione delle chiese per lo
studio in gruppi, nei corsi di catechismo, distribuzione esterna, ecc.
Le ordinazioni vanno fatte pervenire, per lettera o telefono (011/
655.278) alla redazione in via Pio
V 15 Torino entro e non oltre domenica 5 maggio. Costo per copia
L. 200. Minimo 20 copie con costo
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