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(Torino)
TOnnS PSLLICS
DELLE VAtLT VALDESI
Quindicinale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le qupU avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXiI — Nuro. 22
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pia
L . 2 0
ABBONAMENTI
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Eeo! L. 600 per Tinterno Eco e La Luceì'HL, 1000 per Tinterno | Spedis. abb. postale II Gruppo
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Ì^^^^^^0^^per^^rester^^j^^Can»bio^^dTndirÌMO Lire 30, —
TORRE PELLICE —24 Ottobre 1952
Ammin. Claudiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17537
La Chiesa e ì
E’ consuetudine, in alcune località delle Valli Valdesi, che i Comitati locali, civili o politici, si rivolgano anche alla Chiesa Valdese per
la celebrazione di un culto commemorativo in occasione della festa nazionale del 4 Novembre.
Nel passato, varie Chiese hanno
aiierito all’invito, ed i Pastori, con
maggiore o minore tranquillità d’animo, hanno celebrato un culto o,
per lo meno, hanno presieduto una
cerimonia religiosa nel tempio.
Può darsi che in avvenire la siluazione rimanga immutata e che,
tra i discorsi commemorativi di quel
giorno, l’esaltazione delle gesta del
passato, il ricordo commosso dei caduti, la benedizione di qualche gagliardetto, anche la Chiesa sia presente: per dare un tono di spiritualità- alla cerimonia, per completare
il quadro della lesta, per invocare
da ilio la pace, forse anche per dire
la sua parola accanto a molte altre
che vengono generalmente dette.
Non ci nascondiamo (lo diciamo
a titolo personale) it fatto che la
partecipazione ufficiale della Chiesa crea in noi un certo imbarazzo e
ci lascia perplessi. Ne diciamo il motive., fiati ca prende
re la parola per cercare di cliiànre
una situazione che a noi sembra un
poco oscura.
della umanità e del peccato, pur
nella tragica necessità di un evento
che ha accomimato padri e fratelli
nostri nel servizio, nel dolore, nella dedizione totale della loro vita.
Présence du frère
Le chrétien a donc absolument besoin
des autres chrétiens; ce sont eux qui peu
te speranza. Certo il messaggio della Parola di Dio può essere proclamato anche in un altro giorno e in
altre circostanze. Ma in qual modo
la Chiesa definisce il suo rapporto
con la festa nazionale del 4 Novembre e, se celebra un culto o una funzione commemorativa, quale deve
essere il contenuto del suo niessag
gio?
Hì ìf* Hi
E’ doveroso, innanzi tutto ed a
scanso di equivoci incresciosi, affermare che qui non è in causa la legittimità della cerimonia nazionale
del 4 Novembre nè la memoria dei
caduti della prima guerra mondiale.
NclUi comunità degli uomini di cui
facciamo parte, con le loro grandezze e con le loro miserie, sentiamo di
non poterci isolare, senza condividere il peso di una comune sofferenza, senza portare il peso di una co
Biiine responsabilità.
il punto in discussione è questo:
Deve la Chiesa partecipare con un
cullo commemorativo o con una
funzione « di circostanza » alla festa del 4 Novembre? E se vi partecipa, quale significato deve dare alla sua presenza?
Diciamo subito che, alle Valli,
la cerimonia del 4 Novembre è generalmente destinata ad affiancarsi
alla funzione celebrala nella Chiesa
cattolica. Essa Chiesa è presente un
po’ dovunque nella vita della nazione con i suoi riti specifici e tradizionali. Lo è anche in occasione de
4 Novembre con una funzione in
suffragio dei defunti: posizione
chiara, aderente alla dottrina della
Chiesa cattolica in mento ai detunli. Ora è ovvio che non possiamo entrare in quell’ordine di idee. Perche
allora accanto alla Messa per i e
imiti si dovrà continuare a celebrare
una funzione religiosa nella Chiesa
Valdese? Per non essere da meno degli altri? Per commemorare m modo speciale quei caduti, a pni i
irenl’anni dalla fine del conflitto e
dopo aver conosciuto altre c
altre situazioni politiche nei con i
ni della patria, confini che non hanno un carattere di eternità. cr a
re udire agli uomini il messaggio
della pace, della consolazione e de la speranza?
* ¡1:
Il pericolo di confusione o di contaminazioni politico religiose è sempre presente in un’occasione come
questa ed in altre occasioni ancora
e dev’essere comunque evitato. Del
resto tali confusioni sono non soltanto pericolose in sè e riguardo al
messaggio che la Chiesa ha il dovere di annunziare al mondo, ma anche a causa dei loro riflessi nella
comunità dei credenti, dove i giudizi e gli atteggiamenti politici sono
differenti e dove bisogna consolidare il prezioso vincolo della solidarietà nel nome di Gesù Cristo. Altre
volte ci è stato. chiesto di presiedere
una cerimonia religiosa in occasione
del 25 Aprile e non è facile dissipare dalla mente di molte persone l’idea che la Chiesa stia affiancando con
una specie di benedizione religiosa
le date commemorative di una guerra o ai una rlviriLiu±t.nt- ----
riamente giudicata. Di questo passo,
perchè limitarci al 4 Novembre e
non aggiungere altre date delia nostra storia nazionale?
Inoltre, bisogna andar cauti nel
celebrare religiosamente le festività
nazionali, per n^ rischiare di esaltare sempliceme||e le virtù civili e
patriottiche a dqbno di quella umiliazione che è rilaiiesta dalla Parola
di Dio e di quel||iudizio che la Parola di Dio fa ^ndere sulla condotta dei popoli ^sull’orgoglio delle
nazioni. In quai^ cittadini possiamo essere sensil^ al significato di
certi momenti (fecisivi della storia
del nostro popo|j{. Ma, perchè anche credenti, doj^iamo abituarci a
porre gli eventi «della nostra vita e
quelli della palr|a terrena nella luce del giudizio q. della misericordia
di Dio: tutti 1 si^ifici e tutte le pene, ma anche lu^ le violenze e le
atrocità della guerra ; tutti i diritti
rivendicati, ma anche tutti i doveri
non compiuti; tutte le esaltazioni
della potenza e dell’eroismo umano,
ma anche tutte le miserie, tutte le
viltà, tutta la vaita, retorica degli uomini; tutte le lacrime per quanti
non sono più tor|Wi, ma anche tutti i delitti e tutte. e desolazioni compiute nel nome d pl’ideale di patria
o di civiltà o di pjertà o addirittura nel nome di C&to.
Neppure la prlffia guerra mondiale, eonclusa il 4 Sov®t
dal giudizio dì'IM^o rispetto per i
morti e per i vivi, per quanti portano
ancora su di sè le stigmate della sofferenza e della mutilazione. E dopo
quanto è successo da allora in poi,
bisognar andar cauti nell’idealizzare quanto si è svolto sotto il segno
Infine, non vorremmo che, sia pure inconsapevolmente, si scivolasse
verso una specie di eulto dei morti.
Il messaggio di Cristo e la speranza
cristiana debbono dare alla nostra
vita ed, eventualmente alla nostra
cerimonia commemorativa, un tono
nuovo e diverso.
Più che in ogni altro momento,
davanti alla morte s’addice la fiducia e l’umiltà del cristiano. Anche
per loro, per i caduti. Cristo è morto sulla croce. La nostra vera speranza è che « mentre eravamo ancora peccatori. Cristo è morto per
noi ». Ricordando un passato che è
passato, siamo chiamati a nutrirci
di quella speranza ed a muovere in
quella direzione i nostri passi, prendendo la nostra quotidiana responsabilità.
Personalmente preferiremmo che
le festività inazionali conservassero
soltanto il loro carattere civile o patriottico. Ma se la Chiesa è invitata
ad essere presente, si ricordi di vigilare per evitare confusioni ed errori, e fare udire al mondo l’annunzio della Parola di Dio. Una patria
ha anche bisogno di essere perdonata, di ringraziare l’Iddio datore di
. Sìgno
giustizia e vèrìlaTTitm“ wrraMwdei discorsi o delle commemorazioni, ma nella testimonianza dei suoi
figli e in modo speciale dei cristiani.
Ermanno Rostan
vent vraiment et toujours à nouveau lui
ôter ses incertitudes et ses découragements.
Il lui faut la présence du frère dont Dieu
se sert pour lui porter et lui annoncer sa
parole de salut. Le but de toute communauté chrétienne apparait ainsi clairement:
elle nous permet de nous rencontrer pour
nous apporter mutuellement la bonne nouvelle du salut. Et quand les choses ne vont
pas comme nous le voudrions, nous parlons
de refus de collaborer, quitte à proclamer
que l’Eglise s’écroule lorsque nous voyons
notre rêve se briser. Nous commençons par
accuser nos frères, puis Dieu, puis, en désespoir de cause, c’est contre nous meme
que se tourne notre amertume. Il en va tout
autrement quand nous avons compris que
Dieu lui-même a déjà posé le seul fondement sur lequel puisse s’édifier notre cornmunauté et que, bien avant toute démarche de notre part, il nous avait liés en un
seul corps, à l’ensemble des croyants par
Jésus-Christ; car alors nous acceptons de
nous joindre à eux, non plus avec nos exigences, mais avec des coeurs reconnaissants
et prêts à recevoir.
Dieu ne nous donne pas son Eglise pour
que nous mesurions coniinfiellament sa
nousl^èn rèiné^^
dans la mesure où nous saurons le faire,
qu’elle deviendra de jour en jour plus forte et plus nombreuse selon le bon plaisir
de son Seigneur. (D. Bonhoeffer)
POUR ÊTRE NOTRE AMI
Ogni domenica, nel giorno e nel
culto del Signore, la Chiesa prega
per la pace e fa udire il messaggm
dell’Evangelo, fondamento della vera consolazione e dell’unica, viven
Quund je suis arrivé dans ma première paroisse, c’était le temps
des fenaisons. Mes paroissiens travaillaient du sbleil levant a la nuit
tombante. Et les journées de juin sont longues! Tous, petits et grands,
étaient dans les champs. Le soir, de pesants chars de foin étaient alignés dans les rues du village. Il fallait encore les décharger avant de se
coucher pour quelques heures.
Ce n’était pas le moment de faire la connaissUnce de mes paroissiens. Nous échangions de rapides bonjours sur les chemins. Je les
voyais le dimanche à l’église. Ils étaient bienveillants. Ils me témoignaient de la cordialité. Mais j’avais peu de contact avec eux. Je ne savais pas encore leurs noms. Je me sentais très loin d’eux. Que pensaient-ils? Que disaient-ils quand ils me regardaient passer? ’’Monsieur le pasteur se promène!”
Sournoisement un sentiment de solitude me gagnait. U n doute stérilisant s’insinuait en moi. Des questions me visitaient. ”Qu’est-ce que
je fais ici? Ces hommes, dont l’existence est une bataille incessante avec,
la nature, ont-ils vraiment besoin de ma présence? Comment leur parle/ ? Comment les connaître, eux qui sont si réservés?
Je sais bien que je suis ici pour témoigner de l’Evangile. Mais
comment en témoigner? Comment trouver la longueur d’onde qui corresponde à celle de mes paroissiens?
C’est pendant ces semaines de solitude — dont j’ai pesé le prix
longtemps après — que s’est installée en moi lu question qui n a cessé
de me tourmenter. « Comment parler à ces hoinmes? »
Quand on est au bord du découragement, oji fait d’étonnantes rencontres. Sur le moment, elles n’ont rien d’étonnant. Mais plus tard, on
s’aperçoit que cette rencontre a croisé notre niaô un endroit déterminé
et, d’un faible mouvement, à peine perceptible elle a changé la direction que nous avions prise. Sur le moment, ce changement n’est pas
sensible: l’épaisseur d’un cheveu. Mais les aînées passent et on voit
que cette rencontre a été capitale. I
La moisson était terminée. L’automne faisait flamboyer au soleil
sa féerie d’or. Les enfants gardaient les troupmux dans les champs d’où
montait la fumée bleue de leurs feux. Les p.ysans jouissaient d’une
brève détente avant les labours d’octobre. C ^st à ce moment que j’ai
fait la rencontre qui a remonté la pendule. L: pasteur Charles Wagner
disait souvent, en arrivant chez ses paroissi'-ns: ’’C’est moi, et viens
remonter la pendule”. Cette fois, c’est le ptroissien qui a remonté la
pendule à son pasteur. Ce n’est pas rare.
Il était dans son champ près du cimetièg. Je l’avais déjà rencontré plusieurs fois, ce paysan intelligent, réflcM, cultivé, que l’épreuve
avait durement forgé et dont la vie spirituelle répandait de la chaleur.
Gentiment, il me demanda de lui donner un coup de main. Je l’ai donné avec plaisir et... maladresse. Puis, nous mus sommes assis au bord
du pré et avons causé.
« Vous plaisez-vous avec nous? » Alorl c’est sorti. « Je me
mande ce que je fais ici ». H m’a écoute. Il a réfléchi et il a parle, lentement, avec des hésitations, avec des mots simples et vivants, il rne
semble que c’est tout simple. Vous êtes ici pour être notre ami . Un
temps. Un silence. Il reprit: ’’Vous êtes ici, de la part de Dwu, pour
être notre amir Regardez ce pays. C’est notre terre. Il faut l aimer. U
y a des champs, des forêts, des maisons, des chemins, h faut aimer les
lieux où vous êtes. Dans les trois villages de la paroisse, il y a des gens
ni meilleurs, ni pires qu’ailleurs. Ils sont un peu méfiants; ils sont réservés- vous les trouverez terre à terre. Il faut les aimer tels qu ils sont.
Tous, ’ils ont besoin d’amitié. Vous êtes ici pour faire amitié avec tout
cela. Je vous assure que ce n’est pas rien”. - j ■
C’était un bel après-midi d’automne. Dans un champ près du cimetière. Quand nous nous sommes séparés, j’avais entendu un de ces
mots qu’on emporte avec soi et qui pénètrent lentement, insensiblement et profondément. Nos^ paroissiens peuvent beaucoup pour nous
si nous voulons bien les interroger.
Vous êtes ici de la part de Dieu, pour être notre ami. Voilà ce qui
m’est demandé. Etre un homme qui connaît les lieux, les choses et les
êtres et qui les aime. Un homme qui, de la part de Dieu, regarde les
hommes de chair et d’os, les hommes avec des nerfs, des larmes, des rires, des désirs, des peurs et dei laideurs.
Sur le chemin du retour, je rencontrai mes paroissiens qui rentraient et se dirigeaient vers le village. Le soir, le paysan met sa bêche
sur l’épaule et rentre à la maison, travailleur anonyme et inconnu.
Quand on fait quelque chose on n’est jamais sans espoir. Il faut que je
sois modeste, comme ce paysan qui travaille dans son champ. Il faut
que je me contente humblement de mon champ dans lequel je mets de
l’ordre et de l’amitié. C'est là qu’est mon royaume de Dieu. Il n’est pas
dans d’autres champs sur lesquels mon rêve prend la fuite.
Dès lors, que de fois j’ai fait cette expérience que m’invitait à faire
mon paroissien; le meilleur moyen de se ressaisir pour une âme lourde
d’elle-même, c’est de prendre en charge le destin de ceux qui lui sont
associés. « Vous êtes ici pour être notre ami ».
Dernièrement, je suis retourné dans ma première paroisse. Après
le culte, un homme d’une cinquantaine d’années est venu me serrer la
main. Il est le fils de mon vieilami d autrefois. Il m a dit: J avais dix
ans quand vous avez quitté la paroisse. Mais je vous connais bien car
mon père nous a souvent parlé de vous. Il aimait à nous raconter une
conversation que vous aviez eue avec lui dans notre champ près du cimetière. Vous en souvenez-vous?”
Je suis allé revoir le champ près du cimetière où il y a bien longtemps, un paroissien m’a aidé à comprendre que pour prêcher JésusChrist aux hommes, mes frères, je devais commencer par être leur ami.
de
Article paru dans le « Semeur Vaudt
PAUL METRAUX
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Mentre si riaprono le Scuole
Chiesa e Scuola alle Valli
Caro lettore, che ami la Scuola e
la Chiesa, desidero intrattenerti su
di un argomento che venne trattato
ultimamente dagli Insegnanti convenuti a Torre Pellice per il Congresso annuale dell’A. I. C. E.: La
responsabilità della Chiesa di^ fronte al problema educativo alle Valli.
Il compito della Chiesa, e, a mio
parere, non solo della Chiesa Valdese, è evidentemente questo : di
portare l’uomo adolescente, adulto
o maturo che sia, al ravvedimento e
alla conversione, a quella che nell’Evangelo vien detta dalla viva voce del Divino Maestro « La nuova
nascita ». La Chiesa che dimenticasse questo compito e fosse semplicemente, non una comunità di credenti, di veri figli rigenerati, ma
tutt’al più una comunità di conoscitori anche assai profondi della verità, non potrebbe dirsi cc La Chiesa ».
Ben si sa però che prima di essere uomini si è bambini, e che è fin
dall’infanzia che comincia a formarsi in noi quella che sarà la nostra
personalità. Ecco quindi di fianco
alla Chiesa la Scuola col suo compito altrettanto ben preciso che è quello di istruire e di educare la gioventù.
La Chiesa Valdese e la Scuola devono, dove è possibile,' essere vicine
in comunione di spirito e di intenti,
perchè le nuove generazioni che si
trovano oggi sui banchi della scuola siano domani su quelli della- chieso pronte a continuare quell’ascesa
morale e spirituale che sarà stata appena iniziata.
Qui alle Valli la scuola nel senso
comune della parola c’è e funziona.
Funziona cioè come in tutte le altre
contrade d’Italia. I bambini vanno
a scuola regolarmente puntuali, là
dove i maestri pretendono almeno
quanto si lÌloro studiare e ripetono spesso pappagallescamente quanto non hanno ben capito. Tutti i
programmi "sono dettati dall’alto e
a questi deve l’insegnante attenersi
scrupolosamente, libero solo di insistere più o meno su determinati argomenti e libero — qui c’è il bene
e il male — di parlare secondo la
propria fede sia politica che religiosa. iNon parlo del programma di Religione (Religione dello Stato); questo come evangelici non ci interessa,
ma di tutti gli altri programmi....
Chi mi vieta di dire che due santi
più due santi fanno quattro santi?
Chi mi vieta di dire che una delle
glorie d’Italia fu la conversione dei
Longobardi al Cattolicesimo? Perchè il bambino, che spesso studia a
memoria, deve venire a ripetermi
che Cristoforo Colombo, scoprendo
l’America, ha aperto una nuova via
« alle maggiori conquiste della Chiesa di Roma... faro di civiltà? »
Noi usiamo nelle nostre scuole dei
libri che non sono certamente conformi alla nostra mentalità di evangelici; ricordo i miei testi: in quello di -quinta, nessun più grande benefattore dell’umanità che G. Bosco, in quello della quarta è Dio che
vuole che i sedicenti cristiani partano per assassinare migliaia di turchi. E che può fare la Chiesa davanti a questi fatti?... Ben poco!, ma
quel poco almeno lo si faccia. Risvegliamo nei nostri bambini lo spirito
di osservazione e lo spirito critico
conformi ad un retto pensiero evangelico. Vana sarebbe la nostra opera
di insegnanti evangelici alle Valli se
il nostro lavoro non fosse pari a
quello che, nella scuola vicina, svolge il collega cattolico.
È possibile collaborare?
Possono la Chiesa e la Scuola collaborare?__ evidentemente si. Io
penso che questa collaborazione non
deve arrivare solo a far svolgere il
programma di Religione dal maestro
evangelico là dove il pastore non ha
il tempo e, certe volte, la voglia di
farlo; ma sono convinto che il maestro evangelico forse più del pastore
arriva a conoscere l’anima, il carat
re.'
Parliamo delle Valli
popolazioni più istruite, più educate, più morali, più religiose.
tere del fanciullo e a guidarlo non
solo sulla via del sapere ma soprattutto — il che è ben più importante
— sulla via del bene.
Quanta ignoranza fra la gente delle nostre Valli! Quanti giovani che
dovrebbero avere almeno la licenza
di quinta ne sono invece privi, quanta gioventù e quanti adulti quindi
che ben poco capiranno dei problemi religiosi, politici, educativi e sessuali. Non è possibile, a parer mio,
lasciare che tutto scorra secondo una abitudine tradizionale. Qui è
l’insegnante ehe non deve sentirsi
solo maestro in cattedra, ma sempre
e dovunque; essere cioè fratello e
consigliere dei suoi ex-scolari, per
continuare anche fuori della scuola
l’opera bene iniziata e che non ha
da essere spezzata quando il bambino compie il quattordicesimo anno
d’età o perchè ha già la licenza di
quinta. Certo che chi s’accontenta
di svolgere semplicemente, bene o
male, i programmi ministeriali per
poter dire di aver fatto il proprio
dovere e di aver ben guadagnato il
proprio magro stipendio, è, a parer
mio, poco maestro e poco cristiano.
L’amiamo noi veramente questa
gioventù che ci viene affidata? Sentiamo veramente che, quando saremo vecchi, la Chiesa tanto varrà e
tanto sarà vitale ancora, quanto più
noi avremo saputo amare e lavora
Perchè non organizzare, in collaborazione coi Pastori, delle scuole
serali?, perchè la Chiesa non potrebbe tenere in efficienza alcune
delle ex scuole Beckwith onde funzionino come scuole sussidiate o come scuole serali quartierali? Non
credo che nessuno di noi maestri evangelici alle Valli non darebbe la
sua opera gratuitamente... e allora
all’opera! Facciamolo, chè noi stessi ne trarremo un interesse incommensurabile. Le nostre borse di studio A. I. C. E., che Dio voglia benedire perchè sempre anno dopo anno possano portare il loro contributo alla realizzazione de! nostro ideale di miglioramento del tono culturale alle Valli, sono oggi il primo
passo di tutti noi che sentiamo nel
cuore la certezza che il nostro compito non si risolve con 900 ore di
lezione per anno contro le 7800 ore
di riposo quasi assoluto. Questo il
problema propriamente di noi maestri evangelici alle Valli, questo il
problema che con i Pastori dobbiamo meditare e vedere di risolvere
perchè la scuola secondo la nostra
tradizione ed il nostro pensiero protestanti prosperi nell’interesse unico
della Chiesa Valdese e del benessere
delle nostre Valli, oggi come in un
prossimo domani.
Dosio Levi
Certo la Chiesa Valdese molto ha
fatto per l’istruzione qui, e io non
sono in grado oggi di passare in rassegna tutto quanto si può leggere
scorrendo gli annali di detta Chiesa.
Il problema educativo il cristiano
ledente naturaimetrter
Ringraziamo gli insegnanti L. Dosio e E.
Pons per la loro collaborazione a questa
Pagina dedicata ai problemi della scuola.
Crii argomenti trattati hanno un interesse
rilevante ai fini della preparazione Intellettuale e spirituale della nostra popolazio
di essere sè
Italia ha sentito questo problema e
l’ha risolto anche assai bene un tempo. Chi può dimenticare l’opera delle nostre gloriose scuole Beckwith,
delle nostre benedette scuole di
quartiere dove forse unico testo di
lettura, sempre bello e sempre nuovo, era la Parola di Dio?
Oggi non è più così, io lo sento e
voi lo sentite: molti nostri bambini
sono affidati a dei maestri catteliei
o atei che sanno spesso svolgere, è
vero, assai bene i programmi, ma
non sempre avviare i giovani ardla
via della fede, in ogni modo della
fede evangelica. Ecco uno sguardo
alla situazione scolastica alle Valli:
21 scuole di proprietà dei Comuni; 42 ex scuole Beckwith o comunque di proprietà della Chiesa funzionanti; 81 scuole Beckwith chiuse.
1333 scolari valdesi; 742 scolari cattolici, 49 maestri evangelici e 68
maestri cattolici.
Come si può osservare molte delle nostre scuole alle Valli sono chiuse per scarsità di alunni, troppi sono gli insegnanti cattolici proprio là
dove la maggioranza degli scolari è
valdese, oltre 25 sedi non sono occupate da personale di ruolo ma da
provvisori quasi tutti cattolici. Qui
devo rivolgere un caldo appello a
tutti i maestri evangelici di ruolo
che insegnano lontano dalle Valli a
voler far domanda di trasferimento
qui___ Pradeltorno, Roccapiatta,
Prarostino, Pramollo ecc., aspettano
l’opera dei maestri valdesi. Lo so
bene che difficilmente succederà!
Ebbene, lasciate che almeno rivolga
im grazie a nome della Chiesa Valdese e della popolazione tutta delle
nostre Valli a tutti coloro che, da anni, lavorano nelle nostre scuolette
sperdute fra le rocce.
Sì amici, non cessiamo di amare e
di lavorare con davanti ben preciso
il sublime ideale di vedere le nostre
seria e libera oltre che di una fede personale e cosciente. Chi vuole intervenire nella dheussione di questo problema può farlo liberamente.
Parla un Padre
Tra i collaboratori sui quali possiamo contare, come genitori, nella
nostra opera educativa, bisogna citare in primo luogo, gli insegnanti.
La scuola? — taluno dirà — Ma la scuola, oggi, non si preoccupa
che di istruire, non di educare. Ha commesso e commette l’errore fatale di trascurare le forze vive di tutto l’essere per considerare solo la
sua intelligenza, a tal punto che se ora la tecnica la più spinta va di
pari passo con l’avvilimento generale delle coscienze, la colpa è della
scuola. Essa ha sopravalutato il valore della conoscenza; ha creduto
che fosse altrettanto facile regolare le proprie passioni, che pilotare
una macchina ben costruita.
Ahimè, queste illusioni son quelle del nostro tempo e sarebbe ingiusto addossarne la responsabilità solo alla scuola.
Inoltre, badiamo a non generalizzare. Lasciamo da parte ogni prevenzione teorica e prendiamo i fatti quali si offrono a noi. Riconosceremo anzitutto che, se è vero che l’istruzione non è tutto per l’uomo,
è altrettanto vero che essa' non è senza importanza, e che d’altra par
te per essere trasmessa richiede una somma non indifferente di pa
zienza e d’amore. E’ pur grande, dite, la nostra gioia, quando i no
stri figli ci rivolgono domande impreviste, .si interessano a fenomeni
che fino a ieri li lasciavano indifferenti e misuriamo l’aprirsi e lo svilupparsi della loro intelligenza! E allora, non dimentichiamo che
queste scoperte, che sempre ci riempiono di meraviglia, sono opera
della fatica della scuola; non godiamone egoisticamente; chiamati
a mietere, pensiamo a quelli che ogni giorno hanno lavorato in quella
terra e hanno .seminato a piene mani.
C’è di più. Sono sempre profondamente colpito di quanto s’affaticano i maestri per illuminare la coscienza dei piccoli loro affidati,
per formare il loro carattere e la loro volontà. E notate, vi prego, che
chi scrive è padre di quattro figli! Egli sa perciò il valore di quanto
afferma e con tutto il cuore può dare la sua testimonianza.
Qui un ragazzino ha perso la mamma; quando viene, in maggio,
la festa della madre, il maestro conduce i suoi alunni, carichi di fiori,
sulla tomba, familiare all’orfanello. Così si insegna, ad un tempo, la
simpatia per chi soffre e la riconoscenza per le madri che faticano.
Altrove, la maestra enumera, un giorno, i difetti che dobbiamo
tutti vincere; in seguito invita le sue giovani ascoltatrici a confessare
per iscritto i loro propri difetti: il disordine, la pigrizia, la gola, la
bugia... oh, che lista interminabile! Poi, raccolti i malinconici scarabocchi, li fa passare uno ad uno nel fuoco; ’’Delle ceneri — conclude
— un pugno di cenere! Così devono perire tutte queste brutture che
sono in voi . Ammirabile simbolo, di quelli che non si dimenticano.
Così compreso, il compito dei nostri pedagoghi è magnifico. Diamo loro la nostra fiducia, il nostro affetto, senza preoccuparci del posto che occupano nel cuore dei nostri piccoli; non ne sono anch’essi
un poco i padri e le madri poiché si sforzano, con noi, di ’’elevarli”
ad una vita più alta e più pura? ^ _
(Trad. da « Quand les enfants soiit
couchés » di Clarus - Ed. La Concorde - Lausanne).
CHIESA E EDUCAZIONE
Poco meno di un centinaio di delegati
di varie Chiese cristiane si sono incontrati
nell’agosto scorso , all’Istituto ecumenico
di Bossey (Svizzera); per una conferenza
sull’educazione eristica. Come e più del
solito, essi componevano un caleidoscopio
molto vario, a causa idei diversi paesi, lin
gue, culture e razze ili provenienza e tuttavia tutti eran lì convenuti, convinti di
avere, quali educatori cristiani, una comu
ne responsabilità da ricercare, in uno spi
rito di gravoso servizio per il comune Si
gnore. i
Il primo degli argomenti proposti (la re
.^ponsabilità che lo Slato si assunte e gli
scopi che Si propone nel campo dell’educazione), occupò interamente le prime giornate di studio; era (nfatti indispensabile,
ma non facile docum miarsi reciprocamente su tutta una serie di svariate situazioni
scolastiche, per poter comprendere le diverse reazioni' dei pirtecipanti, di fronte
agli stessi problemi; l’erano rappresentanti
di scuole pubbliche e di scuole private, di
scuole laiche e di scude confessionali o inlerdenominazionali; qi¡ lo Stato ha avocato a sè tutte le setole senza lasciare il
benché minimo margine all’iniziativa privata; là al contrario ! esso la favorisce al
punto da indebolire pericolosamente le
sue scuole e con esse le ’ondamentali garanzie di rispetto della peisonalità de! fan.
ciullo e della verità storila e scientifica;
qui esiste un insegnamentr religioso obbligatorio per tutti senza liscriminazione,
lì è un pullulare di scuoh di ogni ten-V
denza, religiosa o non, là l’insegnamento
religioso dato fuori orario, t visto di mal
occhio dalle autorità.
Malgrado queste differenzi, si constata
che in tutti i paesi, senza iccezione, una
corrente sotterranea trascini tutta 1® vita
moderna ( e quindi anche la cultura e l’educazione) verso una secolarizzazione radicale dell’mmanità.
In questa situazione che cosa fanno le
Chiese? La loro responsabilità è qui grande ed immediata, siano esse piccole e
grandi, abbiano o no scuole proprie.
La prima e fondamentale è quella della
y
igli insegnanti
Quando, nel correggere noi slessi, mosheremo allrefianto
zelo quanlo -ne mostriamo nel voler correggere gli alfri, conosceremo i noslri difesi meglio di quanto non coiosciamo
quelli del nostro prossimo. quisnel
Nelle scuole delle nostre Valli,
come dovunque, è avvenuta la ripresa delle lezioni.
Maestri e maestre sono rientrati
in sede ed fwmio messo la mano all’aratro nel campo di lavoro che è
loro assediato, per compiere un servizio che richiede dedizione, costanza, amore e vivo senso di responsabilità.
Accanto al programma scolastico
da svolgere durante Vanno, molti
insegnanti Valdesi danno anche le
lezioni di religione, così necessarie
alla formazione cristiana dei giovani fanciulli. Ci piace di sottolineare questo fatto, per dire agli insegnanti, a nome della Commissione
Disti ettuale, la parola della viva riconoscenza e del giusto apprezzamento per una fatica che è buona e
che tanto più è utile Ut quanto è
compiuta nel nome del Signore.
Mentre rivolgiamo agli insegnanti
tutti l augurio di una buona attività
nell’anno che viene, guardiamo innanzi verso tutto ciò che può impegnare Pastori, Concistori, Insegnanti e Autorità civili in un’azione sempre più solidale e fraterna per la difesa di un patrimonio che ci è caro
e in vista di una chiara, coerente tes-timonianza evangelica e Valdese
nella terra dei padri.
E. Roslan
proclamazione del Vangelo, in ogni tempo
e luogo, a tutti gli uomini e specialmente
ai giovani. Poiché la Chiesa crede « all’Etemo (al quale) appartiene la terra e lutto
ciò ch’è in essa » (Salmo 24) c a Gesù Cristo, Signore della vita, essa s’interesserà
anche all intero campo dell’educazione in
generale e non soltanto di ciò che si chiama insegnamento religioso.
Di qui alcune specifiche responsabilità.
1; verso i fanciulli. Creati ed amati da
Dio, non possono essere considerati come
mezzi per raggiungere un fine; e nessuna
differenza d intelligenza, di classe o di
razza deve incidere su questo rispetto. Nel
daie a quelli che ha battezzati, col consenso dei genitori, una istruzione religiosa, la
Chiesa veglierà a non isolarla dagli altri
insegnamenti e a vivificarla inserendola
nella vita della comunità.
2) verso gli insegnanti. La Chiesa ha una
responsabilità nella formazione degli insegnanti cristiani e anche per gli altri deve
chiedere ch’essa sia fatta nel rispetto della
libertà e della verità. Essa deve inoltre
aiutare tutti i cristiani che a qualsiasi titolo sono impegnati nell’educazione, a ripensare e riorientare la loro professione
come una vocazione che li chiama ad una
vita impegnata.
3) verso la famiglia. La Chiesa deve sentirsi responsabile verso i genitori che hanno bisogno di lei per « elevare » i loro figliuoli nella conoscenza e nell’obbedienza
alla Parola di Dio.
Come mezzo d’azione pratica, da parte
dei delegati di quelle Chiese che già ne
hanno sperimentato l’utilità, è stato suggerita la costituzione di Consigli per l’educazione cristiana, che, lavorando anche localmente su base ecumenica, siano i veri
centri propulsori di tutte le iniziative relative a questo argomento.
Infine la Conferenza ha rivolto un invito
a tutte le Chiese, a tutti i cristiani, onde
vogliano studiare questi problemi c cercarvi insieme soluzioni valide.
Vogliamo provare anche noi?
E. Pons
3
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
Entrando in Chiesa
Si &a che in chiesa ci ñ deve entrare con sommo rispetto. Dio è presente ovunque, ed ovunque ci troviamo gli dobbiamo rivolgere la
mente ed il cuore. Ciò non toglie che
il tempio sia un santuario, dove Dio
manifesta in modo particolare la
Sua presenza, perchè ivi si riurùscojio i Suoi figli per offrirgli tutt'insieme il loro culto. Quindi Vopportunità di conferire ai nostri templi
(nella misura del possibile e pur
mantenendo la dovuta semplicità),
un certo decoro, senza trascurare
quanto può contribuire al ruccogliuiento ed alla elevazione.
Osserviamo con gioia che un po’
dovunque si cerca oggi di restituire
alle chiese quelle caratteristiche che
durante alcuni anni si sono trascurate. Trascuratezza che per taluni
sembrava quasi un dovere. Si faceva
un’esegesi sbagliata del passo: ’’Iddio è spirito; e quelli che l’adorano,
bisogim che l’adorino in ispirito e
verità” {Giov. 4: 24). Si cercava, e
con ragione, di rendere la propria
casa attraente, simpatica, accogliente. Ma la Casa del Signore era trascurata.
Ora, in molte chiese riformate si
cerca di restituire al tempio le sue
legitlime caratteristiche, ed anche
da noi ci si rimette sulla buona via.
Ma — d’altra parte — si delinea
purtroppo una tendenza opposta
nell’atteggiamento di taluni membri
di chiesa. Un punto particolare va
rilevato.
Potremmo ricordare l’opportunità
di arrivare puntualmente in orario,
di rivolgere al Signore una fervida
preghiera quando s’è raggiunto il
proprio posto, di non conversare coi
vicini, di aspettare ch’entri il pastore senza chiedersi: ” Speriamo
che oggi predichi il tale, e non quelValtro...” quasi che non dovessimo
andare in Chiesa SOLTANTO per offrire a Dio il nostro culto ed ascoltare la Sua Parola, accogliendola nel
cuore, chiunque ne sia il messaggero. Non trascuriamo nulla di ciò che
può giovare alla edificazione nostra
e degli altri.
0
Ora, v’è un punto particolare che
rileviamo anche perchè da varie parti abbiamo udito delle lamentele che
ci sembrano giustificate. Si tratta del
mòdo di vestire. Chi l’avrebbe detto, fino a pochi anni fa, che si sarebbero vedute entrare in chiesa
delle sorelle nostre, prima poche,
poi sempre più numerose, senza copricapo, e con altre lacune... nell’abbigliamento?
All’ingresso di molte chiese cattoliche-romane, v’è un manifesto che
proibisce le sottane corte, maniche
corte ecc. Le misure richieste per lo
varie parti del vestito variano a seconda della località. Alcuni manifesti sono più rigorosi di altri.. 1 giornali hanno testé riferito che qualche
donna è stata cacciata dalla chiesa
perchè non in regola colle misure
prescritte. Da noi c’è libertà. Bene.
Ma badiamo che la libertà non diventi licenza.
Le nostre care sorelle che han preso l’abitudine d’entrare in chiesa
senza copricapo non se l’abbiano a
male. Non badino a me, ma ascoltino San Paolo. Rileggano attentamente I Corinzi 11: 3-16. E’ un brano molto chiaro.
Ma mi sembra di sentirmi dire che
codeste sono cose ormai sorpassate.
San Paolo scriveva tanti secoli fa...
Un momento. E’ vero, S. Paolo proibì anche alle donne, molti secoli fa,
di parlare nelle assemblee religiose.
Cosa ormai sorpassata. Una signora
ci rimproverò un giorno d’aver osato citare la parola scritta dai due apostoli Paolo e Pietro: ’’Mogli siate soggetti ai vostri mariti ”. Cosa
ormai sorpassata. Ora s’è fatto un
altro passo. La donna deve partecipare al culto col capo coperto? An
che questa è cosa ormat. sorpa.ssta...
Io temo che a forza di dire ch’è
cosa sorpassata, si ri^hi d’andar
molto lontano. Siamo su di un pendio che ci conduce... dove? E continueremmo a dire che a atteniamo
strettamente al Vangelo, senza nulla aggiungervi nè toglierne nulla?
Comprendo, d’estate fa caldo. Ma
via, almeno un velo sarebbe sopportabile. Roba da cattolici romani?
Ho visto usare il velo anche in assemblee evangeliche.
Certo, non rimpiangiamo i cappelloni d’una volta, nè i giardini od
orti pensili, nè gli spilloni ch’erano
un pericolo per gli occhi dei vicini.
{Rimpiangeremmo piuttosto la candida cuffia valdese). Ma non è chieder troppo l’uso d’un rnodesto cappellino o di un velo. ,
Fuori di chiesa, comprendo. Sebbene non credo che sia assolutamente necessario che le nostre giovani
vadano in montagna in abiti quasi
maschili molto... accorciati. Non è
bello. Ma rispettiamo almeno il
tempio, ed entriamoci vestiti come
.s’addice all’ambiente, al santuario.
Ed una parola anche al sesso maschile. Per fortuna, ne ho visto pochi, ma pur ho visto taluni entrare
in chiesa senza giacca, maniche della camicia corte o rimboccate. Ho
perfino visto qualcuno avvicinarsi,
vestito così succintamente, alla Sacra Mensa.
Il caldo, comprendo. Ed il nostro
organismo non è più resistente come
quello dei nostri predecessoli. Ma
via, siamo noi ridotti al punto da
non poter più sentirci addosso un
vestito per partecipare al culto?
Lo so, è quistione di forma, non
di sostanza. Ma anche la forma ha
la sua importanza, e spesso rivela
l’intimo del cuore. Non possiamo
abbandonarci ad un lasciar andare
che potrebbe condurci molto lontano. Anche il nostro atteggiamento sia
consono all’ambiente e contribuisca
alla comune edificazione.
G. Bertinatti
COLLEGIO VALDESE
Sempre sulla libertà
Nell’articolo del nostro direttore
apparso sul n. 20, non trovo menzione tra gli esempi di intolleranza
religiosa ufficiale in Italia della vicenda tuttora in atto di « Ecumene »
di cui si sono avuti degli echi su vari quotidiani, e non solo nelle corrispondenze locali, oltre ad una diffusa relazione su « Voce Metodista ».
Si tratta di un esempio tipico della
condotta ispirata da suggestioni confessionalistiche da un lato e da una
costante preoccupazione di sbagliare
dall’altra da parte di alcune autorità periferiche. Ecco come stanno le
cose.
Nella scorsa primavera, la « Gioventù Metodista » in collaborazione
con l’Associazione Internazionale
per i Campi di Lavoro (mi si scusi
se la designazione non fosse esatta)
chiese al Comune di Spoleto l’assegnazione di im lotto di terreno dove
stabilire un campeggio sul Monteluco di Spoleto, in provincia di Perugia, ridente località montana, ricca
di boschi e di memorie francescane e
tuttora da alcuni definito « sacro al
culto di S. Francesco ». In realtà se
esiste tuttora nella località un convento di Minori Osservanti, vi sorgono nelle immediate vicinanze alberghi eleganti; gli antichi « eremi »
sono divenuti ville e sul Monte si
tengono durante l’estate raduni e
kermesse, vi si balla, vi si gozzoviglia, vi si beve, sia pure compostamente e senza dubbio il ricordo del
« Poverello di Assisi » non è molto
presente in queste manifestazioni
L’Amministrazione Comunale di
Spoleto, dopo aver invitato a scegliere una zona diversa da quella in origine designata, perchè destinata a
villini privati ed in realtà troppo
prossima al convento ed agli alberghi, vicinanze per diverso motivo
non consigliabili per un campo del
genere, e dopo alcuni contrattempi
dovuti alla laboriosa scelta della zona definitiva, con deliberaziorie pre
Conversiamo in famiglia
E’ un po ’ difficile sapere che impressione riceva uno sventurato che si vede
precipitare addosso una valanga, dato che,
nella generalità dei casi, questo tale non
è più in grado dr venircelo a raccontare.
Forse non sarà un’impressione diversa
da quella provata da uno clic viene, di
punto in bianco, nominato, poniamo il caso, Presidente degli Istituti Ospedalieri Val.
desi, con varie altre cosette insieme.
Superato il primo istante di sbigottimento, si ragiona, e si dice: Questo peso sarebbe più facile ad essere portato, se fosse
condiviso non solo da valenti collaboratori
tua da tutti i fratelli e sorelle della nostra
famiglia cristiana, e in modo particolare
dai lettori dell’Eco. Se provassimo perciò
a chiedere al direttore di questo giornale
Un po’ d’ospitalità per discorrere in famiglia delle cose concernenti i nostri Istituti e per metterli a parte dei segreti della'
nostra amministrazione?
E cominciamo subho.
Cominciamo dalle.... patate, castagne,
mele 0 simili.
Non sgranare gli occhi, amico lettore,
non credere che il cervello ci abbia dato
di volta! Mi avete capito: all’orfanotrofio
di Torre Pellice ci sono delle bambine ancora piccoline, è vero, ma se le vedeste a
tavola si che sgranereste gli occhi! E i ragazzi dell’orfanotrofio di Pomaretto non
scherzano, e anche al Rifugio e all’Asilo
di S. Germano e negli ospedali bisogna
pur vivere.
Insomma, per oggi, siamo intesi: da tut
ti i cascinali più lontani delle nostro par
rocchio, in questi giorni si inizia la mar
eia della bontà. A centinaia e centinaia
Valdesi scendono col loro sacco o la ger
la, e bussano alla porta degli Istituti per
lasciare qualche cosa del raccolto.
E se la conversazione in famiglia questa
volta è stata scherzosa, non dubitiamo che
c’è qualcuno che benedirà la decisione di
ogni cuore generoso, che si ricorderà della
colletta in natura per i nostri Istituti.
Roberto Nisbet.
sa nella prima seduta del Consiglia
Comunale uscito dalle ultime elezioni, concedeva alla Gioventù Metodista ossia al suo rappresentante alcuni lotti per l’impianto di un campeggio permanente. Approvavano (è
interessante notarlo) oltre alla maggioranza socialcomunista, i consiglio
ri del M. S. I.; votavano contro i
democristiani, i liberali (povero Cavour!), si astenevano i repubblicani.
L’opposizione era motivata con u la
intenzione polemica » del progetto e
con il timore che la presenza di un
nucleo di « protestanti » turbasse la
serenità e il carattere francescano
del luogo che, a quanto pare, non
turbano nè la mondanità, nè gli
schiamazzzi, nè il jazz!
Intanto il Comune autorizzava l’occupazione temporanea del terreno
in atteisa della apprQiV.^jl̻aie jdellaL .
vendita da parte della giunta Provinciale; ed ai primi di Luglio, subito
dopo un violento temporale, il campo drizzò le prime tende. La località
prescelta era isolata, lontana dal convento, dalle ville, dagli alberghi e
dalle Colonie estive.
Presto incominciarono le vessazioni. Accampando l’eccessiva vicinanza alle colonie dell’E. N. P. A. S. e
l’insufficienza dei servizi igienici,
l’esistenza di focolai di tifo in alcune località della provincia, il Prefetto della Provincia di Perugia ordinava la smobilitazione immediata'
del campo, ai primi di Agosto, notoriamente dietro pressione di uomini politici clericali. Intanto i campisti avevano provveduto a condurre
l’acqua concessa dal Municipio in
prossimità del campo e ad impiantare servizi sanitari. In seguito a relazione favorevole dell’ufficiale Sanitario del Comune ed al fermo atteggiamento del Direttore del Campo, pastore Mario Sbaffi, l’ordine
prefettizio restava lettera morta, mà
continuavano da parte delle autorità
prefettizia piccole vessazioni. A tutt’oggi la deliberazione del Consiglio
Comunale non è stata approvata dal"
l’autorità tutoria e la Gioventù Metodista non può essere immessa nel
possesso del terreno sul quale ha eseguito alcune opere.
Caratteristico della vicenda il fatto che, mentre le Autorità provinciali opponevano all’iniziativa ostruzionismo ed aperta ostilità, quella
Comunale e quella di polizia, competente per le pratiche di soggiorno
degli stranieri, abbastanza numerosi
al Campo, agevolarono ed incoraggiarono in ogni modo l’opera del
Direttore del Campo. E l’iniziativa
riscosse le simpatie generali presso
la popolazione, eccettuati i soliti inguaribili Tartuffi.
Diciamo francamente che preferiremmo un’aperta persecuzione a queste meschine vessazioni che irritano'
mentre non giovano ad affermarè
l’autorità degli organi dello Stato.
E vorremmo domandare a Fon. Igino Giordani: di chi la colpa, se in
questo caso si finirà con l’invocare
l’intervento degli organi internazionali cui l’iniziativa è collegata, onde
vincere le resistenze ostruzionisti
che? Creda che se ne sarebbe fatto
volentieri a meno ».
Un piccolo particolare: i consi^
glieri missini furono censurati dagli
organi centrali del loro partito per
il voto favorevole e così i repubblicani; avrebbero dovuto questi votare a favore o contro___ Ma!
Al campo « Ecumene » si ebbero
quest’anno presenze variabili dai 20
ai 50 « giovani » tra i 17 ed i.... 70
anni. Per alcune settimane vi soggiornò inoltre un gruppo di ragazzi
della Chiesa Valdese di Firenze, via
Manzoni, col Pastore Carlo Gay.
Tutti sono andati via con rincrescimento e con l’augurio di ritrovarsi
l’anno prossimo.
M. Eynard
Quando pregale...
La nostra generazione corre il pericolo
di essere stanca di tutto, di pensare che non
vi è nulla di veramente nuovo sotto il sole
e che si può quasi tutto predire. Anche i
giovani sono annoiati. Non si attendono
più nulla dalla vita sia perchè si lasciano
trasportare placidamente dalla sua corrente,
sia perchè dinnanzi a tutto ciò che la vita
può loro riservare non agognano più le
cose inattese che U domani farà conoscere;
ma giorno dopo giorno, Dio tende come un
arco quelli che pregano e si intrattengono con lui delle numerose nullità di cui è
fatta la vita umana: al mattino, la preghiera rianima la loro attesa di tutto ciò che
Dio ha preveduto per il giorno che si leva, e la preghiera della sera li lascia sospesi riguardo al domani.
Asmnssen.
Nel pomeriggio di giovedi 16 coir, nell’ampia aula della Casa Valdese di Torre
Pellice, si è inaugurato il 121® anno scolastico del CoUegio Valdese. Numeroso il
pubblico fra cui si notavano le autorità locali ed i Direttori delle Scuole della VaUe.
La cerimonia era presieduta dal Vicemoderatore, pastore Ermanno Rostan, il
quale la introdusse con una meditazione
religiosa adatta alla circostanza, indicando'
la necessità di porre a base dell’istruzione
e dell’educazione scolastica il concetto del'
progresso spirituale della personalità ispirato dall’Evangelo. Indi il prof. Luigi Micol, nel suo discorso inaugurale, presentò
efficacemente la bella figura del romanziere francese Paolo Bourget, della cui nascita si celebra quest’anno il centenario.
Dopo averne a rapidi tratti riassupta la vita e l’opera letteraria, l’oratore analizzò
con accurata indagine le notevoli doti dello scrittore, del critico letterario, del narratore, che seppe scrutare, con un’acuta
ricerca psicologica, la vita interiore dei
suoi personaggi, nelle loro passioni, nelle
loro crisi e lotte spirituali, presentando
specialmente l’ambiente della nobiltà e alta borghesia parigina. La dotta esposizione
fu conclusa dai vivi applausi del pubblico.
Finalmente il preside prof. Teofilo Pons
lesse una breve relazione sull’anno scolastico trascorso, tratteggiandone lo svolgimento nei suoi vari aspetti ed indicando
poi i risultati degli esami, coi nomi degli
allievi più meritevoli d’ogni classe.
Le lezioni, nelle 8 classi dell’Istituto, si
sono iniziate regolarmente la mattina del
17 corr. L’orario ha subito una lieve modificazione, utile specialmente per gli allievi che abitano lontano: l’inizio delle lezioni ha luogo alle ore 8,30 per finire alle
12,30 e riprende nel pomeriggio alle ore 14.
Il numero degli allievi è risultato in aumento. Mentre alla chiusura dell’anno
scorso essi erano in totale 116, all’inizio
del nuovo anno si presentano con un totale di 129, e forse qualche altro s’aggiungerà nei prossimi giorni. Tre nuovi professori hanno sostituito i tre mancanti dopo
la fine dell’anno scorso : il prof. Roberto
Jouvenal ha sostituito per storia e filoso-fia al Liceo il prof. Attilio Jalla, pensionato per limiti d’età; il prof. Adriano Don.
nini ha sostituito per matematica e fisica
al Ginnasio e al Liceo la prof. Piera Lovera; ed il prof. Alberto Peyrot la prof. Tron
Roman per scienze.
^ «
Anche al Convitto Valdese i convittori
sono risultati in aumento: da 33, quali erano l’anno scorso, sono saliti a 38, e sono
ancora attesi alcuni altri giovani. Tale aumento è la diretta conseguenza dell’ottima
organizzazione e trattamento dell’Istituzione, diretta dal dott. Franco Girardet.
Nel pomeriggio del 15 corr. i professori
del Collegio Valdese si riunivano all’Hotel
du Pare intorno al collega anziano prof.
Attilio Jalla, il quale ha dovuto lasciare
l’Istituto per l’inesorabile motivo dei limiti d’età. Il prof. Micol, in nome dei presenti, rivolgeva al prof. Jalla cortesi parole d’augurio per una lunga e prospera vecchiaia.
La voce delle Comunità
San Germano Chisone
Esprimiamo la nostra riconoscenza a tutti coloro che, nel corso di questi ultimi
mesi, ci hanno edificati con le loro visite
ed i loro messaggi: past. Alberto Ricca,
Alberto Ribet, Giuseppe Briante, Virgilio
Sonmtani, Prof. Silvio Pons e sigg. Domenico Abate e Jacques Picot.
Abbiamo iniziato buona parte delle attività invernali: segnaliamo, in un modo
speciale, la riunione per i catecumeni dei
quattro corsi U pomeriggio della domenica 26 Ottobre, U Convegno Interquartierale
di Villa il pomeriggio della domenica 2
Novembre e la Settimana della Beneficenza che avrà luogo dal 2 al 9 Novembre.
Battesimi. Tron Ebe di Beniamino e di
Salvai Anna. Urigu Enrico di Luigi e di
Tron Ada. Long Alida di Walter e di Costantino Irene. Rostan Maurizio di Fidoardo e di Soulier Virginia. Vinçon Alberto
di Paolo e di Tognolo Maria. ,
Matrimoni. Bounous Giovanni e Fornerone Ilda Emma. Griglio Alessandro Francesco e Forneron Ines Velina.
Funerali. Ribet Bartolomeo, di anni 44
(Menusan). Bertalot Edvico, di anni 42
(Ronchi). Comba Celina nata Long, di anni 71 (Martinat). Travers Caterina Alessandrina, di anni 76 (Vergerò). Poet Giovanni
Enrico, di anni 81 (Asilo). Costantin G.
Davide, di anni 75 (Marchisa). Griset Enrico, di anni 68 (Asilo).
La chiesa è stata vicina alle famiglie nell’ora della gioia ed a quelle che sono pascete attraverso l’ora del lutto e del dolore.
Voglia il Signore accompagnarle con la sua
grazia e concedere loro la sua benedizione.
Angrogna ( Capoluogo )
Domenica 19 ottobre, nel corso del Culto
pomeridiano nel Tempio del Ciabas sono
state presentate al Battesimo le bambine:
Soulier Clodetta Angela di Emilio e Stallò
Elisa; Malan Marisa e Graziella di Giacomo e Soulier Olga, tutti residenti in frazione Baussang.
Il Signore circondi ed accompagni sempre con la sua grazia le bambine ed i loro
genitori. e, a.
Pinerolo
Sabato, 25 co>r., alle ore 21, nella sala
del tempio avrà luogo una riunione nel
corso della quale il Dott. Mario Jahier, prò.
veniente da Buenos Aires, parlerà su alcuni aspetti della vita nella Repubblica Argentina. Seguirà la proiezione di un film
a colori sul Parco Nazionale Argentino. I
membri della comunità sono cordialmente
invitati.
TEMPIO DEL CIABAS
Durante il mese di Novembre, il
Culto avrà luogo alle ore quindici!
(3 pom.) nelle seguenti Domeniche:
2, con S. Cena (in frane.); 16 (in
italiano); 30 (in frane.).
4
4 —
L’ECO OmE VALLI VALDESI
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Réforme
Foi vie
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il CorpUaio di Gruppo
C 4 N T o SACRO
La Commissione del Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle Scuole Domenicali, in vista delle Feste di Canto ¿ella primavera del 1953 gli inni seguenti :
CORALI
(metronomo: semiminima 63)
(metronomo : semiminima 69)
Innario Cristiano:
N. 128 strofe 1, 2, 3
N. 145 strofe 1, 2, 3
N. 181 strofe 1, 2, 3, 4 (metronomo: semiminima 69)
Psaumes et Cantiques:
N. 26 strofe 1, 2, 3 (in due tempi)
N. 185 strofe 1, 2, 3 (marcato)
Ogni Corale è tenuta a cantare da sola alla Festa dì Canto: 1) un inno dell’Innario o del^Psaumes et Cantiques, di sua scelta; 2) un Coro (od Inno).
Si prega di dare tempestivamente comunicazione al Presidente della Commissione circa la scelta dell’inno, onde evitare che uno stesso inno venga cantato da
due Corali.
SCUOLE DOMENICALI
Innario Cristiano:
N. 5 strofe 1, 2, 3 (metronomo: semiminima 72)
N. 46 strofe 1, 2, (metronomo: minima 52)
N. 187 strofe 1, 2, 3 (metronomo: semiminima 76)
Psaumes et Cantiques:
N. 179 strofe 1, 2, 3
N. 29 strofe 1, 2, 3
Le singole Scuole Domenicali sono tenute a preparare almeno un inno a scelta
in una delle due raccolte, da cantare singolarmente alla Festa di Canto.
Un augurio fraterno di un lavoro abbondantemente benedetto alle Corali, alle
Scuole Domenicali ed a coloro che le dirigono.
LA COMMISSIONE DEL CANTO SACRO
Partecipazione - Invilo
La Chiesa di Luserna S. Giovanni, con
riconoscenza al_Signore, partecipa ai suoi
membri ed amici che, D. p., il 2 Novembre, Domenica della Riforma verrà inaugu.
rato
l'organo del Tempio
nuova bella opera della Ditta L. Berutli di
Torino.
Programma della giornata: ore 10,30:
Culto di ringraziamento e di consacrazione.
Ore 14,30: Concerto di musica sacra (organo, violino, violoncello e coro). Ore 16,30:
Thè prò organo.
Il Concistoro.
A. I. C. E.
L’assemblea della nnovà^società
sportiva
Domenica 12 ottobre ha avuto luogo la
prima assemblea della S. P. E. S. (Società
Piemontese Evangelici Sportivi), con una
buona partecipazione di persone provenien.
ti da molte località delle Valli Valdesi e
della provincia di Torino, nonostante il
disservizio postale per il quale molti destinatari non hanno ricevuto a tempo il programma dell’Associazione.
Nel corso dell’Assemblea gli intervenuti
hanno approvato Io statuto ed hanno espresso il loro consenso al programma suggerito dai promotori.
Com’è noto, la neonata Associazione intende promuovere lo sviluppo dello sport
fra gli evangelici della nostra regione, indicendo gare, aiutando i soci nella pratica
sportiva ed agonistica, e collaborando in
questo campo con le unioni giovanili.
Fra le attività previste figurano lo sci.
— con questo sport si inizierà l’attività ufficiale di gare, — l’escursionismo, tennis,
bocce, ping-pong ed in modo particolare
l’atletica leggera, la pallavolo ed il ciclo
turismo.
La S. P. E. S. ha tre categorie di soci
soci attivi, i quali praticano lo sport e ver
sano una quota annua di almeno L. 100;
soci ordinari, i quali versano una quota di
almeno L. 1.200; soci sostenitori, i quali
versano una quota annua di almeno Lire
5.000.
Il Consiglio Direttivo testé eletto è composto dei signori; Renato Breuza, Roberto
Henking, Renzo Pagliani, past. Bruno Saccomani, doti. C. A. Theiler, Alberto Travers, Italo Tron, Aldo Vola.
Sono aperte sin d’ora le iscrizioni per il
1953: coloro che tuttavia desiderassero essere membri fondatori possono versare le
quote 1952.
Per quanto riguarda la nuova Associazione rivolgersi ai membri del Consiglio Di4
rettivo od al Segretario della SPES (Renzo
Pagliani, piazza Statuto n. 18, Torino),
Per gli isolati
E’ uscito ¡1 Quaderno Biblico per le
Scuole Domenicali (trimestre Ottobre-Dicembre). Con il quaderno è anche in distribuzione il Manuale del Monitore.
Le Scuole Domenicali sono già in possesso di questo utile materiale di insegnamento. Ci permettiamo di segnalarlo e di
raccomandarìu a tutte le famiglie evangeliche isolate, affinchè se ne servano per la
istruzione religiosa dei loro figli nelle loro case.
Per l’acquisto dei volumetti rivolgersi ai
Pastori delle Chiese o al Pastore Guido
Comba, via IV Novembre 187, Roma.
Convegno d’autunno
Tutti gli insegnanti evangelici, compresi
i fuori ruolo, sono invitati al Convegno che
avrà luogo Dio volendo a Ferrerò, domenica 2 novembre p. v. col seguente programma :
Mattino: Partecipazione al culto locale.
Pranzo in comune (prezzo modico);
Pomeriggio, ore 14: 1) Studio delia signorina Ada Bessone e del Pastore Dr. E.
Ayassot sul tema : « L’importanza del canto per la formazione morale e religiosa
del fanciullo; 2) Comunicazioni varie. Mostra di materiale didattico per l’insegnamento della religione e di altre materie.
Il Seggio
AVVISI ECONOMICI
Concorso Borse di Studio
’WILLY JERVIS
La Commissione nominata per l’assegnazione delle « Borse di Studio — 'Willy
Jervis ».
COMUNICA:
è aperto per l’anno 1952-53 il Concorso per
l’assegazione di N. 2 borse di studio , di
L. 4500 caduna, per studenti delle scuole
secondarle oriundi delle Valli Valdesi senza distinzione di confessione religiosa, uno'
dei quali preferibilmente iscritto a Scuola
Statale Magistrale l’altra al Collegio Valdese di Torre Pellice o alla Scuola Latina
di Pomaretto.
Per partecipare al Concorso sono richiesti i seguenti documenti:
a) la pagella dell’ultimo anno scolastico
od un documento equivalente.
b) certificato in carta libera dell’Agente
delle Imposte.
c) ogni altro documento utile per la migliore classificazione del concorrente o
comprovanti le condizioni economiche del
candidato e dei membri della sua famiglia.
Ogni studente non può concorrere che ad
una sola borsa.
Domande e documenti devono essere indi,
rizzati alla Commissione Borse di Studio
« Willy Jervis » presso il prof. Teofilo
Pons — Torre Pellice — (Torino) nei
quaranta giorni successivi alla data del
Bando stesso.
Torre Pelice, 14 ottobre 1952.
LA COMMISSIONE
Monsieur et dame âgés, habitant
villa à 1/4 d’heure en train de Ge^
nève, cherchent jeune couple pro
testant, bien recommandé, pour ser
vice de cuisinière et valet de cham
bre - aide jardinier. Offres à M
Pierre Bordier à Versoix (Genève)
La famiglia Gaydou-Pastre, profondamente commossa per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della dipartenza
della cara mamma
Rosa Gaydou Fornero
ringrazia sentitamente quanti hanno preso
parte al suo dolore.
Luserna San Giovanni 21 Ottobre 1952
Dir. Resp. Ermanno Rostan
Autorizzazione Decreto 27 - XI
Tribunale di Pinerolo
1950
PERSONA LI A
Auguri sinceri agli sposi Giulio Giacomelli e dott.ssa Marcella Deslex, Dott. Loris Bein e Paola Peyrot, i quali si sono
uniti in matrimonio rispettivamente a Torino U 2 ottobre ed a Torre Pellice il 18
ottobre.
Dio conceda loro una vita di famiglia fedele e coraggiosa nella ’’prospera come nell’avversa fortuna”.
« La tua volontà sia fatta »
La nostra cara e indimenticabile
Lidia Bieiker
nata Moreno
ha lasciato, dopo breve malattia, la vita ter.
restre, i’il Ottobre, nel suo 73» anno.
Addoloratissimi ne danno il triste annunzio, anche a nome dei parenti e amici
tutti, ü marito Giovanni Bieiker e la sorella Ester Moreno;
essi, profondamente commossi per la di
mostrazìone di affetto e di stima ricevuti
in occasione della dipartenza della loro Ca.
ra, e nell’impossibilità di farlo personal,
mente, ringraziano sentitamente quanti,
qualsiasi modo, si sono uniti al loro im.
menso dolore;
in modo speciale ringraziano i Signori
Pastori Jahier e Bertinatti, per le loro pa.
role di conforto; i Dottori Cardici e Sca-'
rognina, le Suore dell’Ospedale Maiiriziauo
per le affettuose cure prodigate, parenti
amici e conoscenti, e particolarmente gli
amici Comm. Gino Jahier e Dott. Carlo
Malan per la loro fraterna assistenza.
Luserna San Giovanni, 14 Ottobre 1952
La cognata, i nipoti, le nipoti, i pronipoti e parenti tutti del compianto
Emilio Enrico Jahier
esprimono la loro sincera riconoscenza a
quanti si unirono a loro nell’ora del lutto.
Un ringraziamento particolare desiderano
rivolgere al Pastore Micol per le sue parole
di conforto, ai vicini di casa per il loro generoso aiuto ed alle Associazioni ex Combattenti ed Alpini in Congedo dì S. Ger
mano che hanno onorato il caro Scompars.
intervenendo con una rappresentanza speciale .al suo accompagnamento funebre.
Pramollo, 23 Settembre 1952
Con cuore commosso i familiari del compianto
Alfredo Rovara
mancato all’affetto dei suoi cari all’età di
69 anni, nell’impossibilità di ringraziare
personalmente, esprimono la loro ricemscenza ai Dottori Gardiol e Scarognimi, olle Suore dell’Ospedale Mauriziano, ai Pastori Jahier e Bertinatti, ed a tutti coloro
che con la loro presenza o con scritti, hanno dato dimostrazione di simpatia e di affetto cristiano nell’ora del dolore.
Luserna San Giovanni 10 ottobre 1952
CAMERA due letti con pensione preferilìilmente per due signorine vicino s'azionc Porta Nuova. Signora Eynard, via
Bertolè 3, Torino.
ORECCHI
NASO - GOLA
Don. DANIELE ROCHAT
riceve in Torre Pellice viale
Fahrman 1 (presso Dr. Gardiol)
il VENERDÌ’
dalle ore 10 alle 12.
a Torino riceve gli alcrigiorni,
dalle ore Ì4^0 alle Ì.S in r
Berthollet, 36 i OspedaleJSva
gelico).
via
n/
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