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Roma, 3 Ottobre 1908
Si pabt>ll«a «st»! Sàbato
ANNO 1-N. 40
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Italia: Anno L. 2^50 —
Estero : » » 5,00 —
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Semestre L. 1,60
» » o,uu — * « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I mano8«ritti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli,ì^Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Guardando attorno, N. N. — Massoni ed Evangelici,
Un Fuoruscito. — La processione di Londra. —
A proposito di processioni, Damiano Borgia..—
Sport, Agostino Franceschi. — L’Inghilterra e il
Papismo, G. W. Hargreaves. — La Bibbia ed
Enrico Ferri, Enrico Meynier. — Gustav Adolf
Verein, Paolo Calvino. — Convegno di Chexbres,
Hugon — Primi echi del Congresso della Storia
delle religioni, Y. — Per la Morale, Nello Elbano
Vezzosi. — L’anima di un popolo, E. Meynier —
XX Settembre, La Direzione. — Pagine di Storia, G. Jalla. — Oremus Orate, P. Pongo. —
Per intendere la S. Scrittura, e. r. — Misticismo
infantile. — Primavera della Vita. —TraiNiam
Niam — Abruzzo festante, G. del Pesco. — La giustizia regna t'. C. — Il mistico tesoro di Oetwil, e.r.
Guardando attorno
(Noterelle e Spigolature)
Secondo un « monsignor di Curia > interpellato dal
corrispondente vaticano della Gazzetta di Torino, il
fatto delle bandiere sarebbe dovuto alla rinascente
influenza del Cardinal Kampolla, e sarebbe quindi un
chiaro indizio di ritorno alla politica di Leone XIII.
« E qui, la conversazione cade sul fatto tristissimo
« delle bandiere italiane cacciate dal Vaticano.
« — C’entra in tutto questo il cardinale Rampolla ?
« — ho domandato al mio interlocutore.
,___Altro che !, — egli mi ha rispoéto. — Ella sa be
€ nissimo che la novella partecipazione dell’antico se•« gretario di Stato alla vita politica non avvenne ohe
« a queste tre condizioni : restaurazione del non ex€ pedit; ritorno alla politica di Leone XIII; trattative
» coll’Austria per la rinunzia al diritto del veto in
« Conclave.
€ Ora sta il fatto, che il ritorno alla politica leonina
« è manifesto col fatto vergognoso delle bandiere »,
Il corrispondente della Gazzetta di Torino aggiunge
per conto suo questa nota importante :
€ Ricordiamo frattanto che le bandiere nazionali
« erano già entrate altre volte per le medesime cir« costanze in Vaticano, e che anzi — una di quelle
« rifiutate nel caso presente era stata benedetta dallo
« stesso Pontefice e un’altra dal cardinale Ferrari di
c Milano ».
E il medesimo corrispondente amministra una brava
sferzata ai colleghi del Corriere e della Stampa, che,
in questi giorni non avrebbero potuto clericaleggiare
maggiormente :
« Intanto, è opportuno notare che mentre nessun
« giornale cattolico (non parlo AeW Unità Cattolica,
« nè della Difesa, ma di quelli velatamente sconsi« gliati dal^Papa) ha parlato di questo triste episodio^
€ due giornali dell’Alta Italia, il Corriere della Sera
< e la Stampa hanno assunta una bella impresa! La
« Stampa addossa la responsabilità al Comitato : e fa
€ dire ad un monsignore ; « Attraverso il portone di
« bronzo ogni manifestazione di carattere civile as€ sume un carattere politico, e la nostra politica è
« assai commentata e vagliata dai cattolici esteri più
€ di quello che il mondo liberale supponga. L’inter« vento del^tricolore italiano nell’appartamento, nelle
« stanze papali accanto alla bandiera pontificia è un
non senso nelle attuali condizioni; sarebbe ingomma
la conciliazione benedetta e la conciliazione non è
cosa religiosa, ma politica, e per noi tutto ciò che
ad essa possa riferirsi ha carattere diplomatico ».
« Il corrispondente vaticano del Corriere della Sera
dice che finora la * politica conciliativa di Pio X
ha raggiunto il suo limite estremo e che bisogna
: aspettarsi ogni tanto qualche passo indietro,senza che
però nulla venga mutato nel programma pontificio ».
« Perbacco ! si vede che il corrispondente del giornale milanese non conosce bene che la' logica di
monsignor Benigni. Chi torna indietro come può
non mutare nulla nel suo modo di essere ?
« Così è che i due predetti corrispondenti si sono
resi complici delle offese recate alla bandiera italiana ».
Poiché oggi abbiam prese le mosse dal Vaticano,
non dipartiamocene prima d’aver dato un’occhiata al
cortile del Belvedere; dove da un palco elegante Pio X
segue con sorridente compiacenza i salti mortali di
duemila ginnasti venuti da ogni regione d’Italia e da
vari paesi esteri. Buon divertimento • •-«
Il Papa ha parlato ai ginnasti italiani e (non v’è
dubbio), ha dato loro — tra altri — alcuni buoni consigli come potrebbe darli qualunque discreto parroco
di campagna.
Tanto in questa allocuzione, quanto in quella al pellegrinaggio veneto, e — si potrebbe soggiungere —
quanto in qualsiasi altro recente discorso, Pio X non
ha mai neppur nominato i santi nè le madonne. Avete
voi, lettori diletti, notato questo fatto veramente
straordinario? Si cambia registro! Si parla di Dio,
di Gesù 1
I clericali ingenuamente stimano che rencìclica Pascendi e le processioni eucaristiche senza eucarestia
e i salti mortali nel cortile del Belvedere valgano a
frenare l’irrompere dell’impulso moderno, che vuol
essere e che sarà, io spero, un ritorno all’Evangelo;
e i clericali pigliano così un granchio solenne. Mentre
il Vaticano cerca di porre un freno al nuovo movimento religioso, ne riceve l’influenza, si sente impaèciato nelle sue mosse, studia ogni parola che proferisce, e, ad imagine degli odiati Modernisti, lascia
santi e madonne in un cantuccio ed invita a pregar
Dio e ragiona di Gesù Cristo! Segno dei tempi evidentemente !
Un altrojsegnojdei tempi consiste nel fatto che quei
due sacerdoti ammiratori di Serafina Gentile, la bruttina facitrice di miracoli, sono stati considerati per
quello che meritano. Dieci anni addietro, quando
questo po’ po’ di movimento antivaticanesco non era
ancor nato, la Sorafina sarebbe stata venerata come
una dea e i suoi avvocati difensori esaltati come
profeti. ,
Il Papismo si evolve dnnque inconsapevolmente
sotto la pressione di fattori più o meno esterni ed
estranei. Ed io la penso come il Padre Giacinto e
spero che « a passi tardi e lenti » il Papismo tornerà
in carreggiata. Quando? — Tra secoli forse; ma tornerà, 0..... sparirà!
Intanto la guerra in famiglia si accende sempre di
più. La CiviltàZCattoliea — portavoce dei Gesuiti —
s’accapiglia con VUnità Cattolica, portavoce del Vaticano; e il Papa è'costretto a intervenire, mandando
una lettera autografa al direttore duella sua^. Unit^,
per consolarlo, per calmargli i nervi agitati: « Prendo
« parte|vivissima*— dice il Pontefice — prendo parte
« vivissima al suo giusto dolore per la guerra che
« deve l’Unità Cattolica sostenere contro gli attacchi
€ dei nostri stessi fratelli, ma stia di buon animo t
« la causa che difende l’Unità è santa ed è certo che
« il Signore non mancherà di confortare tutti che si
« adoperano a sostenerla ».
Causa « santa » p-"r modo di dire. Non credo cheti
Signore possa benedirla. A prova di ciò basti leggere le parole proferite dal cardinal Ferrari arcivescovo di Milano al « Convegno cattolico » di Carate
(Brianza) :
« L’arcivescovo di Milano, ricordato come il Papa
« abbia detto che nelle pieghe delle Associazioni cat« toliche sta l'Evangelo, ha illustrato diverse pagine
<t evangeliche nelle quali si insegna la fratellanza e
« la confidenza nel Signore. Ha invitato a meditare
« gli insegnamenti dei libri sani onde ricavarne come
• frutto l’unione e la concordia. Ha accennato in ,se« güito al suo viaggio in Inghilterra, rallegrandosi
« di non av;er mai trovato disgiunti fra i cattolici in« glesi l’amore al Papa daU’amore a Cristo; ha stimo« lato a frequentare assidus^ente la spiegazione della
- » -dottnina -oristian« fondamantó' della
« convinzione e quindi presìdio nèlla lotta contro l'in« differenza e l’errore ».
I Cattolici papisti hanno l’Evangelo • nelle pieghe ».... delle loro Associazioni; è leggono « libri
sani », ma non l’Evangelo, s’intende, che se ne rimane
ben custodito tra le « pieghe », e amano il Papa come
amano il Cristo, come se il Papa e ti Cristo si equivalessero o quasi, come se tra i due non fosse un
abisso, una voragine !
Sta il fatto tuttavia che il movimento, l’agitazione
è grande in Vaticano e fuori del Vaticano. Qualche
cosa di buono ne nascerà per la gloria di Dio. A noi
Evangelici spetta di secondare l’impulso con l’azione
e con la preghiera.
Volevo intrattenere i lettori intorno al Congresso
delle..Latterie Sociali e sul Colera, ma preferisco fer
marmi qui, invitandoli a guardare a lungo e con fede
ai nuovi albori spirituali che cominciano ad accennarsi sull’orizzonte lontano.
N. N.
nassoQi ed Cvaogelici
Il pergamo romano per i suoi iìai diffamatorii ha da
tempo cercato d’infondere la persuasione, a chi beve
grosso e non controlla, che queste due designazioni
indicano una stessa cosa ed ambedue significano; miscredenti, atei.
Ogni mente spregiudicata ed onesta sa che la Loggia
Massonica e la Chiesa Evangelica non hanno nulla di
comune e che tra loro non corrono patti nè palesi nè
segreti.
Che vi sieno degli evangelici nelle Logge Massoniche, come vi sono dei cattolici romani e degli ebrei,
questo è risaputo da tutti, ma non ne decorre per gli
evangelici, più òhe pei cattolici romani, che la loro presenza in una Loggia implichi rapporti o compromessi
tra la loro Chiesa e la Massonerìa.
Ciò posto ci corre l’obbligo di chiederci se individualmente l’evangelico si trovi al suo posto nella Mas-
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LA LUCE
soneria, senza venir meno alla sincerità della sua professione di fede.
L’abbiamo creduto fino a tempo fa, e potrà ancora
essere così in altri paesi, ma ormai in Italia le cose
sono mutate.
Trascriviamo, per comodo dei Lettori, a cui fossero
sfuggite, le decisioni ultimamente prese in Rema dalle
due grandi frazioni della Massoneria Italiana nei rispettivi Congressi del rito simbolico e del rito scozzese.
Parlino i simbolici : « La Massoneria non sintetizza
nel simbolo del grande Architetto deU’Universo nessun
domma religioso, ma consacra nell’architettura del mondo
il programma iniziale della indefinita opera di civiltà
e di libertà che la volontà sapiente degli uomini potrà
svolgere e compiere.... la Massoneria deve concorrere
a creare, nella coscienza dei popoli, ideali umani fondati nel vero scientifico ed illuminati da una cultura
sempre più positivista nelle classi superiori ».
E’ chiaro ? In lingua povera torna a dire : la Massoneria nel suo Architetto dell’Universo non adombra
una forza od una personalità divina, sintetizza in esso
invece le energie umane che valendosi della scienza
creano la civiltà.
Dunque bando allo spiritualismo di gente credente;
tutto è positivismo per il buon massone, i suoi ideali
sono esclusivamente umani e terreni..
Diamo ora la parola al rito scozzese: « Ferma restando la più liberale interpretazione della formula « libertà di pensiero » nelle Logge professanti il rito scozze, si compia di continuo opera di persuasione e di
elevamento intellettuale, che renda ogni massone libero
da qualsiasi costrizione dogmatica ».
Non è meno chiaro del voto dei simbolici. Resta,
ben inteso, che ormai nelle Logge si svolgerà un apostolato di areligiosità per spogliare le menti, ancora
ingombre di credenze, da quelle anticaglie che si chiamano dommi ! Nulla di formulato, di preciso, di chiaro,
di cosciente.
I cercatori della luce massonica devono, per vederci
meglio, rinunziare all’uso di talune facoltà essenziali
e caratteristiche deU’umana natura, e far funzionare
unicamente quel tanto di materia grigia (in volgare
cervello) di cui sono stati casualmente dotati.
1 due riti concordano dunque a volere la Massoneria
non solo areligiosa, ma a farne un Istituto di razionalisti, di positivisti, di gente insomma che evolve dalle
debolezze dei credenti alle virtù dei non credenti, di
spiriti forti nemici dei dommi, ossia di qualunque definizione d’una verità che abbia rapporti col divino!
Stando ormai le cose a quel modo è lecito domandarsi se l’Istituto massonico possa ancora contare nel
suo seno evangelici degni di questo nome ?
Non ci sono ignote le ingegnose caprio'e della coscienza con cui taluni si illudono di potere integrare
in loro stessi e fondere abilmente i due programmi
massonico ed evangelico.
Per lungo tempo a chiunque moveva una timida obbiezione sulla legittimità di simile connubio, in un’anima
sincera, tosto si scaraventava in faccia gli augusti simboli tutti tratti dalla Bibbia e specialmente gli si faceva comparire il grande Architetto dell’ Universo, se
non come il creatore della rivelazione, almeno come
l’ombra sua !
Ma ormai, dopo le ultime deliberazioni dei due riti,
ciò non è più possibile: hanno avuto cura di mettere
le cose a posto a Palazzo Giustiniani 1
Mi sento opporre, quale giustificazione di quegli evangelici che persistono, per i loro fini, a rimanere
massoni : « Ma non sapete che se rimaniamo in loggia
è appunto per rappresentare il principio spiritualista
contro quello materialista, che è bene anzi indispensabile che nella massoneria rimaniamo noi, paladini
della fede religiosa e del domma cristiano ? »
Rispondo : « Non ho mai sentito fin qui che un convinto monarchico persista a far parte d una società
di repubblicani rossi, tanto per rappresentare il principio, nè ho mai visto che la gocciola d’ acqua limpida
rimanga tale quando è caduta in acqua torbida. Siate
logici, siate coscienziosi, siate consentanei : è la condizione essenziale di ogni carattere d’ uomo che si rispetti e voglia essere rispettato.
Una più lunga confusione e compromissione non potrebbero che, perpetuando l’equivoco, fare di voi cattivi
massoni e pessimi evangelici.
iJn paoroseito
La processione di Londra
Persona molto conosciuta in Londra e degnissima di
fede ci manda le seguenti considerazioni — evidentemente esattissime — intorno alla famosa processione
con crii si chiuse il Congresso eucaristico.
Qui si parrà una volta di più qual fede si debba prestare alle notizie cattoliche romane di fonte clericale
e... clerico-moderata 1
La lettera del Legato dà un’impressione
intenzionalmente e interamente falsa sopra
la recente processione.
La processione passò soltanto attraverso
poche e strette strade in Westminster
nelle quali 100.000 persone bastano a formare una folla enorme ; probabilmente un
numero di persone assai inferiore era presente.
Del resto 100.000 persone rappresentano
soltanto il due per cento all’incirca della
popolazione di Londra e sobborghi, e a
Westminster vi sono facili accessi per ferrovia 0 col tram da tutti i punti della città.
Grandi preparativi erano stati fatti per
raccogliere da tutte le parti in quel ristretto quartiere i cattolici romani adulti
e bambini. Grandi somme pure erano state
spese dal Duca di Norfolk e da altri per
chiamare in quel ristretto spazio dalle province quanti più sostenitori fosse possibile
radunare.
Gli applausi dunque non furono indizio
dei .«ientimenti nazionali come intendono
far credere il Legato pontificio ed altri
cani inali.
Tutta quella gente che applaudiva non
era che un compatto assembramento di
cattolici romani attratti espressamente e
con la massima cura.
9 proposito di processioni
Se certi giornali liberaloni non fossero colpiti da degenerazione — spontanea o incosciente non dovrebbero dimenticare gli avvenimenti accaduti alcune volte
in molte borgate e città nostre ; avvenimenti che i
giornali stessi hanno allora stigmatizzato con parole
di fuoco.
0 perchè mai hanno dovuto intervenire l’autorità civile, la questura ed in infine il Governo stesso, per
vietare con decreti speciali le processioni pubbliche ?
Gli effetti prodotti dalle processioni pubbliche furono
spesse volte tumulti, risse, pugilati, rivolte, spargimento di sangue, morti e feriti ! — testimoni di tutto
l'effige del Santo festeggiato, della Madonna oltraggiata
e del Sacramento bestemmiato ! Quante volte per gelosia 0 rivalità fra parrocchia e parrocchia, incontrandosi due processioni, con a capo ciascuna il SS. Sacramento e l’immagine della Madonna o del Santo, si
venne a tafferugli indecenti?
Quante volte i devoti d’ambo le parti, dimenticato
ogni principio di devozione e, animati da rabbia selvaggia, si slanciarono gli uni contro gli altri, adoperando per offesa o per difesa tutto quello che poteva
essere a loro disposizione, spezzando croci e crocifissi,
spargendo qua e là incensori, immagini, ostensori, moccoli e acqua lustrale 111 Possibile che certi puritani
giornalisti sieno cosi labili di memoria da dimenticare
codesti fatti, dopo di averceli narrati essi medesimi ?
fatti che pur si ripetono ancora ogni qual volta in
barba alle leggi si permettono ancora le processioni
pubbliche ?
Poiché sembra che alcuni giornali, i quali un tempo
stimmatizzavano tali avvenimenti, li abbiamo completamente dimenticati (e ne fa fede il fatto che ora si
mostrano tanto afflitti e quasi scandalezzati, perchè
non è stato concesso di portare in processione per le
vie di Londra 1’ « ostia consacrata ») ricorderemo loro
r edificante caso di una processione cattoiica romana,
come fu raccontatà dal Corriere della Sera nel suo
numero del 13-14 Dicembre, anno 1893.
Riassumiamo :
Sotto il titolo : L'orribile tragedia di Bitonto — Un
uomo bruciato vivo — Morti e feriti, il Corriere della
Sera riproduceva testualmente la narrazione già pubblicata dal Corriere delle Puglie in tutti i suoi minuti 'particolari.
Si trattava di festeggiare a Bitonto con fuochi artificiali l’Immacolata Concezione, protettrice della città,
ma l’inclemenza del tempo impedi che la processione
ed i fuochi avessero luogo 1’ 8 dicembre e furono rimandati ad altro giorno. Il fuochista che aveva già
pagata la tassa relativa, non voleva pagarla una seconda volta come esigeva l’impiegato aU’Ufflcio tecnico
di finanza, il quale, forse per troppo zelo al suo dovere,
voleva impedire lo sparo delle batterie pirotecniche.
Ne derivò un odio selvaggio contro il disgraziato signor Curci, l’impiegato in questione.
La processione era giunta quasi alla piazza, nelle
prime ore del pomeriggio, quando una turba di forsennati tentò di penetrare nell’ Ufficio di polizia ; trovati
alcuni pali di ferro, in men che non si dica la porta,
fu sfondata e il disgraziato agente colpito con pugni
e colpi di quei pali di ferro. Non paghi di ciò quegli
indemoniati staccata dal muro una lampada a petrolio
la fracassarono sul capo del Curci, inondandolo del liquido infiammabile, poi, appiccarono il fuoco agli abiti
dello sventurato. A questa orribile scena si trovarono
spettatori impotenti il senatore Rogadeo ed altri signori che lo seguirono da presso per difenderlo.
Ora cediamo la parola al Corriere della Sera, che
commentava il fatto cosi : « Tutti sanno quale attaccamento abbiano le popolazioni meridionali (anche le
centrali e settentrionali) per le loro feste religiose,
che sotto alcuni rispetti somigliano alle feste pagane ;
tutti hanno sentito parlare delle lotte sanguinose fra
paese e paese per mantenere alta la riputazione dei
rispettivi santi protettori; e non si può proprio comprendere come quella povera guardia di finanza, Curci,
avesse cosi poca prudenza ed uno zelo tanto eccessivo
da opporsi, egli solo, alla intera popolazione di Bitonto.
Ma ancor meno si può comprendere quanto è avvenuto
appresso ! La rfeazioàe di quei contadini fu feroce ; la
repressione dei carabinieri, che lasciarono sul terreno
tre morti e parecchi feriti, fu crudele ; e l'epilogo della
triste tragedia, in cui quei contadini per vendicare la
madre di Cristo abbruciano vivo un cristiano, è una
di quelle scene che sì crederebbero molto lontane da
noi e nel tempo e nello spazio, e che sarebbero appena
credibili nel Medio Evo o nel centro dell’ Africa. C’ è
proprio da pensare con mestizia ai buoni effetti della
religione di Cristo e dell’ istruzione obbligatoria su
quelle anime cristiane ed italiane ! »_
V eramente è ridicolo parlar di anime cristiane trattandosi di gente che commette atrocità come quelle
commesse a Bitonto, ma passiamo sopra a queste solite confusioni dei reverendi giornalisti ; e ci sia permesso invece di fare un confronto fra il linguaggio
del Corriere di quindici anni fa, in fatto di teatralità
e di paganesimo nelle chiese cattoliche e nelle processioni, che offrono troppo di frequente scene di sangue
come quelle di Bitonto, e il linguaggio del medesimo
periodico in questi giorni a proposito della processione
cattolica a Londra. Nella frenesia, nella superstizione
dei cattolici a Londra (fanatismo, paganesimo e superstizione tanto ammirati fino alla più profonda commozione dal corrispondente del Corriere) non vi sono i
germi atti a produrre, col tempo, in Inghilterra c le
lotte sanguinose » e le « scene crudeli e feroci » come
quelle avvenute a Bitonto e altrove? Ecco altra ragione per cui gl’ inglesi non vollero, che si oltrepassasse certa conveniente misura. Fu appunto per non
aver certi spettacoli « da Medio Evo o del centro dell’Africa », nel proprio paese, che prudentemente il Ministro proibì la passeggiata dell’ostia.
Per finire. Mentre il Corriere del 14 settembre pubblicava le strampalate del suo corrispondente londinese,
la Stefani annunciava al pubblico italiano che un’altra processione eucaristica aveva avuto luogo nello
stesso giorno e nella medesima ora a Budapest, e il
Corriere ne pubblicava la notizia a fianco della corrispondenza inglese, sotto il titolo :
Una processione aggredita dai socialisti — Cariche
di guardie a cavallo — Sciabolate, sassate e arresti I
Legga il lettore quella notizia. Senza cementi 1
3
LA LU CE
Se i socialisti a Londra si fossero permesso il lusso
di fare altrettanto, il corrispondente del Corriere aTrebbe gridato : « Ecco quello che volevano fare i bigotti dell’ Alleanza Protestante ! » Ma grazie a Dio
nulla di ciò avvenne a Londra. Gl’insulti scagliati dai
signori del Corriere contro i più grandi amici del nostro paese sono veramente ridicoli e fuori di luogo.
Damiano Borgia
.1
SPORT
Taluno bramerebbe che il nostro periodico s’occupasse d’ogni cosa un po’, senza trascurare nemmeno
gli esercizi ginnastici, le corse dei cavalli, le ascensioni in montagna, il tiro al piccione e aU’allodola, le
gare a piedi, in bicicletta, in motocicletta, in automobile.
L’idea è meno barocca di quel che a prima giunta non
sembri ; e, quant’a n\e, l’accett'erei non proprio tal quale,
bensì introducendovi una tenue restrizione, secondo il
mio parere, ragionevolissima, e direi ; « Si, occupiamoci anche di Spari, ma solo quando lo Sport direttamente 0 indirettamente abbia un poco a vedere col
nostro periodico, il quale vuol essere principalmente
un periodico religioso. C’è qualche relazione tra un
trattenimento sportivo qualsiasi e la religionetS^Ch,
occupiamocene ».
Sport \ E’ questa una fatidica parola pei nostri giovani specialmente. Quanti oggi non vivono che per lo
Sport I
Se invece del vocabolo Luce si volesse stampare a
capo di questo periodico il barbaro vocabolo Sport, gli
abbonati della... Luce crescerebbero a dismisura.
Ho letto i begli articoli pubblicati nel numero scorso
sotto il titolo generale ; Il Congresso e L’Inghilterra.
Ottimamente ! Mi fa specie tuttavia che a quei bravi
scrittori non sia venuta in mente la parola iS/oor/. Non
volevano forse parlare della processione con la quale
s’è chiuso il congresso eucaristico di Londra? E una
processione che cos’è se non una passeggiata^ E una
passeggiata che cos’è se non uno sport?
Sentite questa però. Un c^tellpne di teatro annunzia
coi soliti caratteri cubitali : « Questa sera canterà Caruso ». Voi accorrete. Ahimè, Caruso s’è acchiappato
un’infreddatura improvvisa e non verrà stasera in
teatro. Un altro canta per lui... Ma che voce, miseri
cordial Cani.....tanti 1 direbbe il Ponchielli. Voi ve ne
tornate via disgustati; e l’impresario ? potrà egli vantare un trionfo ? Un poco di buon senso : non sarà stata
colpa sua, ma di Caruso, anzi dell’infreddatura di Caruso...; non sarà stata colpa del Vaticano, ma del
l’ostia che probabilmente temeva il fumo londinese,
sarà stata colpa del ministro Asquith, ma il fatto sta
ed è che lo sport eucaristico di Londra andò maluccio;
una processione.. eucaristica senza... eucaristia è un
fiasco bell’e buono, anzi una damigiana addirittura.
In Vaticano si sperava ingenuamente, e forse si
spera ancora, che l’ostia, passeggiando su e giù per le
vie di Londra avesse tale potenza da convertir mezzo
regno britannico. Ai pellegrini irlandesi il Papa diceva infatti or son pochi giorni :
« Nelle dolorose vicende che la Chiesa dovette sof« frire per lo scisma anglicano, l’Irlanda si mantenne
fedele nonostante tutte le costrizioni. Se oggi la
« Chiesa intona l’inno di ringraziamento alla Provvi« denza, perchè vede di nuovo sorgere il sole antico
« nelle vostre regioni, e fiorire in esse una nuova pri« mavera per la religione cattolica, lo deve all’Irlanda,
« ai cattolici irlandesi, i quali senza alcun timore si
« imposero ai loro avversar} per tutelare la fede e ga« rantire almeno quella libertà che Gesù Cristo portò
« nel mondo. Quindi io mi congratulo con voi, o figli
« diletti, che sentite scorrere nei vostri petti il sangue
« dei padri vostri, che è destinato ad alimentare il vo€ stro coraggio e la vostra perseveranza. Prego il Si€ gnore che vi mantega sempre più forti inqnell’apo« stolato che esercitate per la difesa della fede che vi
« darà la vittoria, quella vittoria di cui spero che
« sia aurora il Congresso eucaristico di Londra,
« che ha commosso il mondo universo ».
S’illude tuttora Pio X ? Può darsi benissimo; ma
ciò non toglie minimamente che l’esercizio sportivo di
Londra, senz’ostia, sia andato fallito.
Una processione si può a buon diritto considerare
come un genere speciale di Sport; ma ve ne sono altri
e parecchi. E poiché a Londra gl’interessi andarono ma
luccìo, perchè non si chiamerebbero in Boma, anzi
in Vaticano, alcune compagnie di ginnasti ? Non c’è
qui in Vaticano il cortile del Belvedere, ove sotto
Papa Giulio II i buoni cristiani di Roma e di altri siti
accorrevano « a veder ammazzar tori e correr bar« bari ? ». Che male ci sarebbe alla fin dei conti ? E’
vero che queste gare ginnastiche in generale vanno a
finire in lamenti e bisticciamenti; ma intanto il prigioniero si divertirebbe un poco, e si divertirebbero
anche le sue sorelle.
11 pubblico... Quanto al pubblico... bisogna saperne
scoprire e soddislare i gusti. Panem et circenses l S\ok,
pane e giochi, o almeno giochi, se pane non c’è. E’
vero che, allorquando per Roma antica e attraverso il
vastissimo impero questo grido prorompeva dal petto
delle turbe, Roma e l’impero erano sul decadere... ma
e che per ciò ? Anche il Cattolicismo papale oggi è
sul decadere! Come arrestarlo giù per la china? Non
è possibile arrestarlo ; bensì un’altra cosa è possibile ;
rallentarne la caduta, impedire che precipiti. Oggi gli
uomini propendono verso lo Sport: dunque da bravi
filosofi pratici gridiamo : Evviva lo Sport ! 11 Papa
assista agli esercizi, e guardi bonariamente attraverso
, l’occhialino e applauda sorridente. La gente andrà in
visibilio ! Torneremo bentvisi al popolo ! E una nuova
folata d’aura popolare ci salverà da imminente rovina.
Cadrà il Cattolicismo romano ; ma l’importante è
ch’esso non cada ora.
Per ciò che concerne lo Sport, rotto il ghiaccio una
volta, tutto anderà come un olio in avvenire. Il cortile del Belvedere par costrutto appositamente per
spettacoli di simile genere. Oggi dunque quattro capriole ; domani — perchè no? — un circo equestre, il
cinematografo eie giostre. Che male ci sarà ? Purché...
l’Inghilterra... si converta !
Agostino ppaneeschi.
L’IDQRILTERRfl
e il Papismo
L’inglese G. W. Hargreaves ha diretto al Morning
Post la fiera lettera seguente, che con piacere traduciamo pei nostri Lettori.
Signore,
L’Inghilterra non dimentica il tentativo di Filippo
11° inteso a farci ingoiare la pillola del Cattolicismo romano, nè la distruzione dell’ Armada, cosi
detta invincibile, contro la quale perfino gli elementi combatterono in favore del nostro paese.
L’Inghilterra non dimentica neppure il regno di
Maria la Sanguinaria, nè i fuochi di Smithfield ove
furono bruciati, legati al palo dei martiri, un numero stragrande di protestanti, fra i quali i due illustri eroi Ridley e Latimer. Essa si rammenta an
cora di coloro che sono stati perseguitati come
bestie feroci per il solo delitto d’aver voluto rimaner fedeli alla Bibbia.
L’Inghilterra ha sradicato 1’ albero maledetto del
Papismo ed essa rinnegherebbe le sue tradizioni
la sua bandiera, tradirebbe sè medesima se mai permettesse che quell’albero vi fosse ripiantato.
« Dio è Spirito, perciò conviene che coloro che
l’adorano, l’adorino in ispirilo e in verità... » e non
nell’esposizione profana di un Dio in effigie, che
una caricatura della divinità e un insulto all’Onnipossente.
La nostra libertà, Signor mio, è stata conquistata
a caro prezzo, e noi non dobbiamo permettere che
papisti riconquistino per colpa della nostra debolezza
il predomino antico. Vedete la Francia : essa ha seguito le nostre treccie e dopo lunga esitazione ha
spassato il ponte, come si dice in inglese.
Vi è forse libertà in Ispagna? A Barcellona mi
hanno screanzatamente fatto volar via il cappello,
perchè mi rifiutavo di salutare il Sacramento che
passava per la strada. A Reggio, in Italia^ mi hamno
fischiato, perchè non volevo inchinarmi fino a terra
in onore dell’Eucaristia.
Ecco un saggio di domande e risposte estratto da
un catechismo approvato dal papa Gregorio XVD e
da una quantità di vescovi e cardinali cattolici romani :
. D. Che fece Lutero dopo la sua condanna?
R. Dopo la condanna di Leone X', Lutero si
diede a lanciar ingiurie contro il papa, contro i vescovi e i teologi, sostenendo pretensionosamente d’aver egli solo maggiori lumi che tutto il mondo cristiano ; continuò a predicare 1’ errore e dopo aver
condotto una vita scandalosa, morì dopo un banchetto
durante il quale, secondo il suo solito, s’era rimpinzato di vivande e di vino ».
Altro brano della medesima opera : « Il Protestantesimo è stato fondato da quattro grandi libertini ed ha prodotto mali incalcolabili ; bisogna diffidare di quelli che lo predicano e aver orrore dei libri
che esso diffonde... »
La chiesa romana è sempre stata ugnale a sè stessa:
autoritaria, esclusiva, intollerante, pronta a scomunicare i suoi figli medesimi non appena li sospetti
inclini al progresso.
Si domandò una volta ad un Irlandese che cosa
egli credesse : « Credo » rispose « credo ciò che
crede la mia Chiesa ». « E che cosa crede la vostra
Chiesa ? »
« La mia Chiesa crede ciò che credo io ».
« E che cosa credete dunque tutti e due ? »
» Oh ! noi crediamo tutt’e due la medesima cosa ».
Ed è per ricondnrci ad un tale livello intellettuale che il Legato del Papa viene a visitare i nostri lidi ?
Si crede forse a Roma che noi accetteremo ad
occhi chiusi tutto ciò che hanno promulgato i papi
e i concili ?
Dio faccia che l’Inghilterra tenga sempre e fedelmente viva la memoria di Wicliffe, la stella aurorale della Riforma, e che essa contempli le nobili
schiere di martiri che lo hanno seguito, i quali ci
lasciarono per sacra eredità la Bibbia aperta, quella
Bibbia che la nostra defunta e diletta Regina Vittoria additava un giorno ad un principe indiano
come il fondamento della grandezza della patria
nostra.
Dev.mo suo
G. W.
La Bibbia^ed^^^rico Ferri
Secondo \Avanti ì (1), Enrico Ferri, ora
in giro perPAmerica del Sud, per un corso
di conferenze che sollevano in mezzo a
quei nostri connazionali molto entusiasmo,
ebbe la visita di due protestanti che ofíersero al bollente oratore, in omaggio, una traduzione della Bibbia in italiano. Il Ferri
ringraziò dicendo : « è proprio il libro che
mancava nella mia biblioteca ». Francamente non avremmo mai creduto che un
uomo erudito com’ è Enrico Ferri, non
possedesse almeno nel testo italiano la Bibbia, quel libro che non dovrebbe mancare
in nessuna, sia pur modesta, biblioteca (2).
L’ offerta di un esemplare del sacro libro
a Ferri diede occasione a quest’ultimo di
inveire contro la Bibbia, poiché egli chiamò
« eresia scientifica » 1’ affermazione che al
terzo giorno, o periodo, Dio creò l’orbe e
le piante e al quarto il sole. Ma il Ferri
ha dimenticato che già esisteva la luce dovuta alle forze elettrochimiche comunicate
alla materia primitivamente inerte : luce
distinta dal sistema solare, di cui è parola
nel quarto giorno. Del resto la Bibbia non
(1) E secondo la Provincia di Brescia — N. d. D.
(2) Non si possiede la Bibbia, e se ne parla per combatterla! — N. d. D.
4
4
LA LUCE
•• '-sì:- . li-‘ïv
ha njiai preteso dì essere un manuale di astronomia nè di geologia, perchè altro è
il suo scopo.
Purtroppo, i socialisti in genere, non si
occupano della S. Scrittura che per denigrarla. Così uno di costoro non l’ha definita nello stesso organo centrale del partito « un libro stupido e balordo ? » Eppure
volendo giudicare dal solo punto di vista
letterario, si deve riconoscere che la Bibbia
contiene libri cosi belli e attraenti che nessuna letteratura antica o moderna ne può
vantare di simili. (3)
E, m.
(3) Bonaventura Zumbini considera i Salmi come
la più alta poesia che esista.— N. d. D.
Gustav Ädolf Verein
(Società Gustavo Adolfo).
Dal 21 al 24 del mese di settembre si è tenuta nella
città di Strasburgo in Alsazia la 60““ Assemblea
generale della Società Gustavo Adolfo, alla quale
hanno preso parte rappresentanti di tutte le provincie della Germania, nonché deputati dei paesi
circonvicini : Austria-Ungheria, Olanda, Belgio, Svizzera, ecc.
La Chiesa Valdese d’Italia vi fu rappresentata da
due deputati i signori Paolo Calvino e Luigi Maranda.
Questa festa che si celebrava per la prima volta
in Strasburgo dacché l’Alsazia é ritornata germanica, riuscì particolarmente interessante. Crediamo
far opera accetta ai lettori della Lnce nel dar loro
alcuni cenni sulla storia di quella benemerita Società.
I
Il 6 novembre 1832 nei pressi di Liltzen attorno
allo Schwedenstein o sasso svedese sul quale leggevasi la brevissima iscrizione : « G. A. 1632, » era
convenuta una numerosa adunanza di cristiani evangelici della Germania nell’intento di celebrare il bicentenario della morte del nobile re di Svezia, Gustavo Adolfo, caduto da eroe precisamente in quel
luogo nella tremenda battaglia del 6 novembre 1632,
vittima del suo amore per la causa evangelica e della
prepotenza gesuitica.
In quel giorno commemorativo alcuni proposero
di innalzare un monumento alla memoria del re martire e di fare a tal uopo una colletta di 6 centesimi a testa in tutta la Germania. Si costituì subito un Comitato con a capo il D.r Grossmann, pastore e canonico di Lipsia, il quale ebbe la geniale
idea di volere che il progettato monumento anziché
di granito o di bronzo fosse formato di pietre vive
componente un Verein. Egli proponeva di fondare
una Società perpetua le cui contribuzioni dovessero
aver per fine di soccorrere le minorante evangeliche disperse e pericolanti in mesao alle popoIasioni cattoliche romane.
Quell’opera sarebbe stata la degna continuatrice
di quella di Gustavo Adolfo senonché al posto delle
armi materiali e micidiali sarebbero subentrate le
armi spirituali, cioè la diffusione delle Sacre Scritture e la fondazione delle scuole evangeliche e di
luoghi di culto a favore dei fratelli della diaspora
0 dispersione.
L’idea attecchì dapprima nella Sassonia, a Lipsia e
a Dresda e sebbene le sottoscrizioni fossero in principio e per molti anni successivi assai modeste, la Società estese pian piano le sue radici per tutta la
Germania. Vi s’interessarono anche i re di Prussia
e di Svezia e diedero il permesso che nei loro Stati
si facessero collette a favore dell’opera. Tuttavia le
somme raccolte rimanevan sempre infinitamente al
disotto dei bisogni che andavano manifestandosi più
qua e più là, e specialmente nella diaspora evangelica dell’Austria-Ungheria.
La mancanza efficace reclame si faceva sentire, e inadeguati al caso erano i timidi inviti è le
relazioni coscienziose. Ciò non riusciva ad infervorare il pubblico.
Intanto anche a Basilea per opera del sempre compianto Legrand., e indipendentemente dalla Germania, era nata spontaneamente la stessa idea filantropica riguardo alle minoranse evangeliche., ma fu il
predicatore della Corte di Darmstadt, D.r Karl Zimmermann, che il 31 ottobre 1841 col pubblicare qua
un
adò
energica chiamata al mondo evangelico accese
fuoco e destò un entusiasmo che d’allora in poi a
sempre crescendo. Nuove e più solide ed estese basi
dei Verein furono gittate a Lipsia nel mese di settembre 1842 e nuovi Statuti concretati nell’assemblea generale di Francoforte nel 1843. Da quell’anno
in poi il Gustav Adolf Verein subi bensì alcune
modificazioni dettate dell’esperienza ma non ebbe piai
più un momento di regresso nè di incertezza.
Il Governo bavarese ligio ai clericali, gli chiuse
‘bensì le porte non solo non permettendo si collettasse a favore del Gustav Adolf Verein, ma minacciando di pene severissime chiunque si fosse permesso di accettare un soccorso da quella odiatissima
Società evangelica.
I moti politici del 1848-49 se misero a dura prova
resistenza del Verein, ebbero però per risultato di
far crollare le barriere che gl’impedivano di penetrare in Baviera e cosi da un male momentaneo
nacque un bene duraturo. Giova osservare che sin
d’allora la Società fece pervenire soccorsi alla Chièsa
Valdese della quale era Moderatore il compianto
G. P. Revel.
Nel 1851 venne tenuta in Amburgo l’assemblea
generale la quale ebbe il piacere di vedersi nascere
attorno un bel numero di figliuole gentili ed attive
chiamate Franenvereine, ossia Società femminili,
che dovute all’iniziativa del venerando P.Jonas di Berlino tornarono d’incalcolabile giovamento all’indremento del Gustav Adolf Verein e misero in évi
I
denza la suprema importanza per la Chiesa di interessare le donne a tutte le opere buone.
Nacquero Società analoghe al Gustav Adolf
Verein in Olanda, nella Svezia, nell’Alsazia, in Ungheria e persino in Russia.
Se durante i primi vent’anni della sua esisteéza
il Gustav Adolf Verein non poteva disporre ànnuabnente che di alcune diecine di migliaia di lire,
neH’nltimo decennio le sue beneficenze superano ogni
anno il milione — le cifre esatte le daremo ^iù
tardi.
Le assemblee generali tengonsi ogni anno alterha
tivamente in una grande città del Nord o del Sud,
dell’Est 0 dell’Ovest e costituiscono le più imppr
tanti assemblee dell’insieme della Chiesa evangelica
continentale. La prima alla quale ebbi l’onore di rappresentare la Chiesa Valdese fu quella di Cassel
nel 1872.
Paolo Calvino.
CONVEGNO DI CHEXBRES
Dal 14 al 18 settembre convennero a Chexbres
molte persone di varie Chiese e di varie nazionalità
alla scopo dì ricercare insieme i mezzi più opportuni per ottenere lo sviluppo della vita spirituale
in Cristo.
Vi furono ogni giorno sotto una vastissima teiida
tre grandi radunanze in cui vari oratori trattarono
i temi seguenti :
Il peccato : la lotta del Cristiano; la testinjionianza della Chiesa contro il peccato; il peccato nel
mondo e le sue conseguenze. '
La grazia : l’accettazione della grazia; la Chiesa
testimonio della grazia; tutto per grazia.
La santità : siate santi, perciocché io sono santo;
santificati per lo Spirito per ubbidire a Cristo; lo
Spirito Santo dono del Padre.
Il servizio di Dio : le compassioni di Dio vei^so
l’umanità; il trionfo della grazia nel mondo.
Non rammentiamo i nomi di tutti coloro che rivolsero la parola al numeroso uditorio. Eccone almeno alcuni :
Signori Tophel, Alfr. Porret, E. Favre, Fermaud,
Ynng (cieco, ma allegro nella fede in Cristo), Perolaz, G. Appia(che nonostante i suoi 81anni ha parlato per più di mezz’ora), Delattre, Lortsch, Melesac,
Long, A. Boegner (direttore della Società delle Missioni di Parigi), Grandjean (di Neuchâtel), Alessandro
Morel (di Berna), Fritz Malan (Brigadiere dell’Esercito della Salvezza), Alexander (giovane scozzese il
quale presa la spada dello Spirito ne trafisse ì suoi
uditori spiegando questa parola : « il tuo peccato ti
troverà »).
Tutti cercarono di confermare i credenti e di chiamare al ravvedimento ed alla fede i titubanti, o quelli
che erano ancora lontani da Dio.
Il signor R. Saillens ha presieduto con diligenza
ed ha parlato con ogni franchezza completando o
raffermando quello che era stato detto.
Cristo è stato glorificato.
Vi furono numerose-preghiere. Ogui mattina molti
domandarono di poter pregare, e fra altri il curato
di Montmartre, presente al convegno con altri due
colleghi in sottana.
Si collettò per le Mi.ssioni. Vi furono vocazioni
al servizio del Signore nel campo delle Missioni. Vi
fu ordine con benevoglienza, pace e gioia nel Signore.
Evans Robert ci mandò il seguente messaggio :
« Riputate che ben siete morti al peccato, ma
viventi a Dio in Cristo Gesù (Rom. 6,11). Egli vi
battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco » (Matteo 3,11).
Il signor Siordet, pastore di Chexbres nell’ultima
adunanza rammentò le parole di Cristo all’indemoniato di Gadara : « Va a casa tua, ai tuoi racconta
loro quanto gY2LnAi cose il Signore ti ha fatte ».
Primi Echi del Congresso
della Storia delle Religioni
Questo terzo Congresso, di cui abbiamo fatto parola
nel n- 36 del 5 settem. u. s., si è aperto a Oxford nel
giorno fissato, 18 settem., con una numerosa accolta di
dotti studiosi delle principali religioni del mondo. Le
discussioni si fecero nelle quattro lingue ; inglese, francese, tedesca e italiana. E’ bene ripetere che da siffatti
Congressi sono escluse le discussioni confessionali e dogmatiche ; non sono Congressi religiosi ma storici, a
cui possono partecipare, e in realtà partecipano, individui professanti le più diverse opinioni religiose, senza
che i loro sentimenti particolari abbiano a soffrire il
menomo urto.
Una delle prime e principali comunicazioni fatte al
Congresso fu quella del prof. Haupt, il quale, basandosi
sopra alcuni versetti della Bibbia e specialmente sul
passo di 2 Re XVII, 24 —ove sono enumerate.legenti che
« il re degli Assiri fece venire di Babilonia e di Cuta
e di Avva e di Hamat e di Sefarvaim, per abitare
nelle città di Samaria in luogo dei figliuoli d’Israele »
ne deduceva che Gesù-Cristo non era Semita, e quindi
non ebreo ; ma Ariano, ossia di quelle genti che si
erano sostituite agli Israeliti nella Samaria dopo la
deportazione delle dieci tribù.
A questo asserto stupefacente il prof. Hiupt ha soggiunto che la discendenza davidica di Gesù-Cristo era
stata introdotta nei Vangeli, posteriormente ai Vangeli stessi, per indnrre gl’israeliti a convertirsi al
Cristianesimo, solleticando il loro amor proprio.
Se Gesù nacque in Palestina vi sono altrettante probabilità della sua orìgine ariana, quante ve ne sono
della sua origine semita.
A questa comunicazione abbastanza strana sorse a
rispondere il prof. Diessman di Copenaga, il quale, dopo
aver contestata l’ubicazione dei paesi nominati nel
sopraeitato versetto del secondo libro dei Re, e di Hamat specialmente, osservò che la caduta di Samaria,
capitale del reame d’Israele, era avvenuta l’anno 721
prima della nascita di Gesù, e che, di conseguenza, se
anche il pahee fu in queU’epoea popolato da ariani —
propriamente Arii — nulla impedisce, anzi apparisce
5
LA LUCE
Tlaturale, che in quei sette secoli i semiti si sieno infiltrati grado grado fra quelli estranei fino a riconquistare il predominio.
Non conosciamo, in questo moménto, qual sìa stata
la conclusione della discussione del Congresso su questo
punto speciale ; ma, con ^utti gli studi già fatti
intorno a Gesù, con tutti i documenti storici irrefragabili che ne attestano la razza e la d iscendenza
davidica, la tesi sostenuta dal prof. Haupt, ne sembra
priva di fondamento. Possibile errasse Paolo quando
affermava essere « Gesù Cristo nostro Signore, fatto
del seme di Davide, secondo la carne » (Eom. 1,4) ?
Il Marzocco, giornale fiorentino (u‘ 39 del 27 settembre) rileva l’asserto del prof. Paolo Haupt di Baltimora, in un articolo del sig. H. P. Chajes, il quale
confuta la tesi del professore americano in modo esauriente. Ne terremo il brano seguente, notando che
Tautore è israelita :
«... Che Gesù non sia stato di origine davidica possiamo senz’altro concedere all’Haupt — e possiamo anche ammettere che prima delle vittorie dei Maccabei,
nella Galilea si aveva soltanto una minoranza giudaica.. Ma ciò, per l’epoca di Gesù, e dei Vangelisti,
non avrebbe che pochissima importanza ; perchè è certo
che a più tardi sotto il regno di Aristobnlo I (105 a.
Cr.) cominciò la giudaizzazione della Galilea seguita da
una forte immigrazione dell’elemento giudaico.
« Come dunque si farebbe a dimostrare che proprio
la famiglia di Gesù era di sangue prevalentemente ariano ? Noi abbiamo delle prove sicurissime che al
tempo di Gesù la parte non pagana della Galilea aveva
un'anima prettamente ebraica. I patriotti più ardenti
nella lotta contro Eoma erano precisamente i Galilei
(si pensi a Giuda il Gaulonita colia sua famiglia, v.
Giuseppe Flavio, Bell jad. IL 8; I e II17. 8-9, ed
ancora all’episodio sotto Pilato, cui accenna S. Luca
XIII, 1). Poco più di un mezzo secolo più tardi tutta
la vita intellettuale del giudaismo palestinese si concentra nella Galilea...
« Poi, ciò che più conta... anche se nulla sapessimo
della patria di Gesù, basterebbe il suo insegnamento
(Si badi ; non parlo di tutto il Vangelo nella redazione a noi pervenuta) per dimostrare il carattere ebraico del suo spirito. Egli si considera il continuatore
dei profeti d’Israele e quasi tutti i suoi detti hanno
le loro radici nell’anima e nella tradizione giudaica.
« Anche se l’Haupt, facendo degli scavi a Nazaret
trovasse un albero genealogico di Gesù, che ne provasse la provenienza ariana, si dovrebbe pur dire che
il suo spirito si è cosi intimamente assimilato a quello
giudaico da perdere ogni traccia di un’altra coltura ».
per la jYìorale
del parlamento e delle autorità prefettizie. Intanto, a
scongiurare il minaccioso pericolo, si è costituita in
Genova la Lega dei padri di famiglia, là quale al Convegno di cui parliamo era rapprèsentata dal suo presidente, il marchese Pallavicini. Noi ci auguriamo che
in ogni città italiana si costituisca una lega consimile.
Nel Convegno si è pure trattato del male prodotto
da ributtanti rappresentazioni teatrali e si è messo innanzi un piccolo progetto di azione, cbe presto il Comitato Centrale renderà di pubblica ragione.
La lega della Croce Violetta — contro la bestemmia ed
il turpiloquio — che come società aggregata fa parte del
Comitato Centrale italiano, era anch’essa rappresentata
da un socio.
Le poche parole eh’ egli disse, per chiedere la cooperazione delle leghe di Pubblica Moralità furono molto
bene accolte, ed il prof. Bettazzi presidente del Comitato centrale pregò il Comitato di Firenze di tentare
il possibile a favore della Croce Violetta.
Il prof. Bettazzi alluse inoltre alla necessità di avere
nei borghi e nelle città secondarie soci corrispondenti
che possano esercitare una certa azione d’intorno a sè
in connessione con l’opera generale di pnbblica moralità. Speriamo che persone serie e attive di ogni dove
rispondano al caloroso invito.
Quant’a noi — Cristiani Evangelici — chiaro è che
il più sacro dovere c’ ingiunge di favorire gli, sforzi
generosi e di metterci, dov’è possibile, a capo del nobile tentativo mirante a debellare la potenza multiforme del male dovunque o comunque a noi si presenti.
Ideilo Elbano Vezzosi
Ebbe luogo a Firenze il settembre scorso un convegno di rappresentanti di Associazioni aggregate, di aderenti e di corrispondenti del Comitato Centrale Italiano per la Pubblica Moralità. Il lavoro del convegno
fu in maggior parte di preparazione per un vero congresso che avrà luogo probabilmente nel 1911 a Napoli
in quella stagione dell’anno in cui tutti gli studenti e
professori che fan parte delle leghe di Pubblica Moralità potranno comodamente intervenire. Fu scelto
Napoli per dare una spinta all’azione nelle provincie
meridionali. I soggetti preparati per il Congresso sono
di un’estensione straordinaria e di una grande importanza ; e citeremo fra i più meritevoli di uno studio
speciale ; la lotta contro la corruzione ; la lotta contro
la tratta delle bianche e l’impiego di donne negli uffici di pubblica sicurezza.
Noi evangelici, che facciamo contieni sforzi pei conservarci personalmente « puri dal mondo » e per concorrere alla morale della patria, non dobbiamo lasciar
passare inosservato e senza una parola di incoraggiamento, questo movimento ispirato da nn sincero senso
di amor patrio e di carità cristiana. La corruzione che
in questi ultimi tempi è orribilmente cresciuta mette
in seria apprensione i padri e le madri, i quali vedono
continuo il pericolo che i loro figlioli vengano trascinati nel vortice di quelle mali passioni, che li snervano e li disonorano.
Il nostro governo, è assorto in tutti altri pensieri ;
e quindi sarà bene che dal prossimo Congresso di Pubblica Moralità si levi una voce severa di ammonizione
e di consiglio ; e che il Comitato Centrale cerchi di
influire con tutta la forza di cui dispone sull’ azione
XX 5EffEN|BRE
-----— ^ i'
Ci si annuQzia che il XX Settembre fu
degnamente commemorato dai nostri amici
di Borrello, di Grotte e di Monferrante.
Anche a Genova bella commemorazione
sotto gli auspici dell’Associazione della Gioventù.
Non entriamo in particolari, poiché questa festa ha avuto luogo in moltissime
delle nostre chiese, per/ non dire in tutte
0 almeno in quasi tutte.
Cogliamo l’occasione per avvertire che i
fatti non spiccatamente speciali non potranno essere che accennati in sunto nel nostro troppo ristretto giornale. Così faremo,
ad esempio, per ciò che concernerà le festicciole dell’ Albero di Natale, tanto care
al cuore dei piccini ed anche al cuore di
molti... grandi, le quali tuttavia, in generale almeno, si somigliano troppo e non offrono nulla che' possa attrarre particolarmente i nostri lettori.
J-ia IDirezione
L’iñniTTÍñ DI un POPOLO
Uno scrittore tedesco, il Lindheim, lamenta che mentre Governi, Municipi e Istituzioni private infinite cure rivolgono alla
istruzione del popolo, è quasi del tutto dimenticata l’educazione delle moltitudini, la
quale è più necessaria della coltura intellettuale, perchè essa è il substratum della
convivenza sociale eS il più potente fattore
della formazione del « carattere », nel
qu.ale appunto vive e palpita l’anima di un
popolo. E opportunamente egli ricorda ciò
che fu il « carattere romano » nell’epoca più
gloriosa della Repubblica e il carattere del
tedesco ai tempi della Riforma.
Con quale mezzo si può arrivare all’ educazione di un popolo se non con una visione completa della vita e dei suoi destini supremi, quali il Vangelo addita? E,
perciò, giustamente Clodio Fiat nella critica che muove nel Correspondant alla morale positivista dimostra che questa, prescindendo completamente da ogni concezione superiore, toglie all’esistenza gran
parte del suo valore e prepara inevitabilmente il periodo della decadenza umana
per queste ragioni : che l’uomo, via via che
si evolve e si abitua a riflettere, comprende
la necessità dei beni terrestri, non fosse
che per il fatto che non dipende da lui
goderli e conservarli, e che perciò sorge
naturale in lui il sentimento di disinteressarsi da ogni progresso. E, inoltre, tolta
all’uomo la suprema idea di una vita futura e di un premio futuro, si sopprime
il primigenio diritto alla felicità, e si toglie
alla morale ogni idea di giustizia senza la
quale non è possibile alcuna influenza effettiva nelle coscienze.
Dunque si torni alla morale del Vangelo.
Quivi è la via della salvezza.
E. M.
pj\qiHE PI STORI»
' : . . , - fi' t'
I Valdesi deliinesi nella prima metà del XV secolo
Nei primi anni del XV secolo, l’opera dell’Inqaisizione al di là delle Alpi fa alquanto paralizzata
dallo scisma detto d’Occidente, Alessandro V pretendendo di nominare Inquisitori anche nei paesi che
riconoscevano l’antipapa Clemente VII. Però le esazioni ed i supplizi non mancarono, per opera di
Ponzio Feugeyron, di Antonio Aillaud e di Pietro
Fabri.
Circa il 1427, più di 300 Valdesi di Val Chisone
abiurarono, ma solo prò forma, poiché 60 anni più
tardi Alberto Cattaneo inquisiva sui loro figli come
relapsi. Nel 1429 Fabri infierì contro i Valdesi di
Val Futa, costringendo parecchie famiglie a rifugiarsi sul versante italiano delle Alpi, ed assimilando
agli eretici quelli che avevano assistito con viveri
od in altro modo i miseri profughi. Altri furono
processati per essersi confessati ad un barba ed avere mangiato e bevuto con loro (forse presa la
Santa Cena?). Furono pure confiscate delle proprietà a Chàteauronx.
Tuttavia, lo zelo dei Valdesi si ridestava, adunanze
notturne raccoglievano molti uditori a Freissinière,
adunanze che diedero occasione al clero immorale di
risuscitare le viete calunnie dei pagani sulle adunanze dei primi cristiani. Da quanto narra lo Knatz,
si vede che nel 1431 i Valdesi del Delfinato, benché
essi stessi in continuo pericolo, soccorrevano gli
Ussiti di Boemia nella loro lotta contro la coalizione
dell’altare e del trono.
Nel 1434 Carlo Tholozan, giudice di Briançon,
procedette sommariamente contro i Valdesi della
Valle della Dora Riparia, condannando parecchi di
essi, a Bardonecchia, Cesana, Oulx, Exilles ecc. alla
frusta e alla mutilazione, all’impiccagione od al rogo.
Le esecuzioni furono specialmente spietate ad Exilles,
dove quasi tutti i superstiti abbandonarono il paese.
Un’inchiesta fatta dal segretario delfinale stabili che
la regione era rimasta deserta e che solo 15 case
di Exilles erano ancora abitate. Nel 1435 si ricorda
l’abiura di Simone Oli.veti, di Bardonecchia, di Brianzona moglie di Giovanni Colomban, del Villar, di
Tommaso Amphoux e d’altri ancora.
Giovanni Jalla.
MBdico EiangElicii accetterebbe qualsiasi impiego.
Pretese modeste. Si rivolge a tutti i fratelli nella fede
pér òtt'enere il loro appoggio morale. Scrivere all amministrazione del giornale « La Luce » Via Magenta
18 Roma, — alle iniziali Dr E. B.
6
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7.: ■ ’ ^
LA LUCE
(Drcmus - 0rat(^
Questa parola che migliaia di volte fa ripetuta
nelle cattedrali e nelle camerette dov’è il più puro
incenso dell’orazione, l’ho trovata testé in un libro
di Teodoro di Beza, il successore di Calvino e mi
fermò, come un monito, da non disdegnarsi. Orafe,
comanda il sommo Maestro : oremus dicono le anime
pie, pietose e semplici che nell’ orgasmo della vita
luttnale o nelle silenziose, feconde ore di pace, sono
entrate — ed orano.
Ed io pensavo che tu, amico mio, compagno di
eterno pellegrinaggio, (perchè questo continuerà di
certo nelle sfere superiori,) io mi immaginava che
tu trovassi la preghiera, l’oratio piena, come una
prova di morale deficenza, di abdicazione neH’umana
dignità, laddove in essa io scorgo (col po’ di lume d’intelletto che mi vien daH’alto,) che forse la preghiera
è l’atto maggiore in cui l’nomo si afferma e si concreta davanti all’infinito.
Se ho errato, o se erro, ti piaccia redarguirmi,
lettore mio.
Se più vale l’uomo che conosce sé stesso, di quello che tronfio e gonfio fa pompa di sé ridicola, io
penso che l’nomo, la creatura che sa e vuole piegare
le ginocchia e le energie ingenite del proprio cuore
passionale davanti all’Ente supremo, è di molto superiore, di assai, all’azzimato zerbinotto che sorride,
colla sigaretta in bocca, quando scorge un atto religioso, puro, semplice, informato ad indiscutibile serietà.
L’uomo che si conosce ìntus et in cute, anche sub
cute deve pregare l’Ente supremo ; ne deve sentire il
prepotente bisogno, pur presentendo che l’atto intimo dell’orazione invece di deprimerlo, lo sublima
e lo trasporta, malgrado le sue infedeltà e demerenze nel Eegno di Dio. Quando il vecchio ed eloquente Tertulliano, anima di Dio benché avversa ai
prelati, esclamava : * anima naturali ter Christiana »
oh davvero da profondo conoscitore del cuore umano
naturale (non rigenerato) egli pensava a quelle naturali, impulsive e pur tanto care elevazioni dell’anima a Dio.
E siccome, amico lettore, la prima condizione della
preghiera è la sincerità in quelle pagane imprecazioni votive, in quei gridi di dolore verace vi era
più virtù che non nelle prosopopee insulse e biascicate dai preti.
La primitiva chiesa pregava del continuo in lingua volgare e questo fatto strappava dalle labbra
dei pagani quella testimonianza esimia; « guardate
come si amano e come sono presti a consacrarsi l’uno
all’ altro » Oggi si prega nelle chiese, nelle camerette, con un gergo tutto stereotipato, talvolta rimpinzato d'intrugli inglesi ed americani e l’ordine di
Cristo, sublime come il suo carattere santo, è lasciato da parte per dare sfoggio a qualche predicatore eloquente ma in sostanza diaccio — « Non soverchie dicerie ». \
« Oremus, orate » nelle case, nelle camerette, con
sincerità soave e domandando a Dio cose sante, pure
recenti e non stantie od intaccate di umana labe.
Domandiamo * l’ora presente ».
Farsi dell’ orazione uno scopo e regolare la vita
riguardo ad essa suppone un progresso nella vera
via pietatis a cui pochi arrivano; e non ci pervengono che grado grado gli altri ; e non sia una
confusa sognatura la orazione, una superficiale emozione, ma la conversazione ardente dell’ uomo con
Dio. Alcune volte pare un divertimento ! Dio ce lo
perdoni e lo sperda.
La preghiera (credo lo disse quell’ anima eletta
di Avinet) è simile a quell’ aria pura di alcune isole dell’ Oceania dove nessun microbo può vivere.
Dobbiamo circondarci di questa atmosfera come il
palombaro che si mette la campana di aria pura
attorno prima di scendere nel pelago profondo —
Oremus ommi tempore et cnm gratta.
P. liongo
Fbf intendere la S. Scrittura
La porta delle pecore
Il professore scozzese George Adam Smith spiega,
in un libro recente, certe imagini adoperate da Gesù,
le quali si lumeggiano solo con la conoscenza dei costami orientali.
L’ autore racconta che trovandosi, nella Siria, una
sera, vicino ad un pastoroj nell’ora che la greggia di
lui tornava all’ovile, osservò che questo consisteva in
un ampio quadrato, cinto di muro, con una sola apertura.
— Non c’é da temere delle fiere ? domandò il professore.
— Eh ! si sa, devo star sempre all’ erta, rispose il
pastore, e vegliare tutta notte.
— Il muro del recinto non basta dunque a proteggere le pecore ?
— Nojj^dicerto.
— Ma non vedo porta che sbarri l’ingresso.
— Sono io la porta, replicò sorridendo il pastore.
— Ohe volete dire ?
— Voglio dire che quando le pecore sono tutte
dentro l’ovile, faccio io da porta, ingombrando l’ingresso col mio corpo. Cosi, restan custodite le pecore
mie.
Questo fattarello spiega come Gesù possa paragonare
sé stesso (Giov. X) ora al pastore della greggia, ora
alla porta dell’ovile.
(Semaine religieuse) e. r.
li fico sforile
Il pastore C. T. Wilson, che fu missionario in Palestina, scrisse un libro intitolato : « La vita di un
contadino in Terra Santa » nel quale viene spiegato
come segue il passo Marco XI, v. 13: Cleono, dice egli, dei fichi di varie sorta ; il frutto, di una di esse
matura di primavera, o al principio dell’ estate sotto
la foglia ; gli Arabi chiamano il frutto di questa specie di fichi col nome ; dnffiir, ed esso non è da confondersi
con quello del fico ordinario che dicesi tin. E’ chiaro
che apparteneva a quella specie il fico cui Gesù si avvicinò per cercarvi frutto, e il passo di Marco va inteso a questo modo : « Gesù andò a vedere se trovasse
qualche fico precoce (duffdr) perchè non era ancora la
stagione dei fichi comuni (tin) » Si capisce allora come
il Signore abbia potuto prendere quel fico sterile davvero, quale imagine del popolo d’Israele indurito nella
sua incredulità.
(Semaine religieuse) e. r.
Wisficismo Infantile
C’è qualche cosa di mistico nei piccoli bambini.
Qnalchevolta, quando alla scuola Domenicale vedo tutti
i loro occhietti fissi sopra di me provo la strana sensazione che essi ne sappiano assai più che Jnon ne
sappia io riguardo alle cose del Signore, e che Egli
abbia già parlato loro misteriosamente, come al fanciullo
Samuele nel recinto del Tempio.
Peccato che i ricordi della prima infanzia si cancellino cosi completamente dal nostro spirito 1 La visione
delle cose divine sparisce, ahimè col passar degli anni
e non resta pur troppo che il nudo aspro profilo della
vita...
Teniamo viva nel bambino la fiaccola della fjde, alleviamolo per il Signore 1
Tra ì Jfiam fliam
Il Cav. Pasquale Mario, noto evangelico di Agnone
che passa parte dell’anno in Isvizzera e parte in Affrica,
quest’anno ha intrappreso il suo ottavo viaggio nel
Sudan, e precisamente nel paese dei Niam - Niam. Lo
scopo del viaggio era « commerciale, per aumentare
la somma destinata all’erezione dell’Ospedale » di Agnone. Cosi dice \'Eco del Sannio che si pubblica in
quella città.
Il signor Mario narrò piacevolmente le varie peripezie incontrate tra il curioso popolo dei Niam - Niam
in tre numeri del succitato giornale.
Primavera
della Vita
Francia. — La Federazione Francese delle
Associazioni Cristiane di Studenti tenne di recente
il suo Congresgp a Bordeaux.
Essa ha affermato, con più energia che non l’avesse
fatto mai nei precedenti Congressi, il suo desiderio
di propugnare un « Cristianesimo positivo ». Il rapporto del segretario generale, signor Carlo Grauss,
dal quale stralciamo le seguenti parole, ci rivela quale
ne sia stata l’ispirazione :
« Più volte — dice questo studente laico —
ebbi delle ore di stanchezza, in cui domandai a me
stesso, di fronte a certe difficoltà e più di tutto di
fronte all’indifferenza dei giovani, se eran pazzi loro,
0 se ero pazzo io di ostinarmi nel mio lavoro, in
un mondo che pensa unicamente a godere. Quando
già stava per vincermi lo scoraggiamento, ritrovai
riposo e saldezza perchè mi fu dato assumere — misticamente a cosi dire — l’atteggiamento di Giovanni:
Chinarmi sul petto di Gesù, accogliere nell’anima
una certezza più forte d’ogni dubbio, la certezza
cioè di conoscere la via del la verità e della vita. Codesta certessa ha da essere la nostra, quella di
tutti noi, ella è la base della nostra azione morale,
sociale e religiosa, essa è la condizione del valore
dinamico del nostro movimento ».
(Da Le Ghristianisne au XX Siede). e. r.
A.ustria. — Dopo lunghe trattative l'Unione
di Vienna ha comperato un terreno, di 936 metri
quadrati, che costa circa 90,000 corone, per il suo
futuro edificio ch’essa spera di poter cominciare non
appena la questione economica sia risolta.
— Sotto la presidenza del D.r Ch. A. Witz-Oberlin
fu tenuta in "Vienna la IV Conferenza dell’Alleanza
austriaca delle Unioni Cristiane.
Il segretario generale del Comitato Universale'
signor Phildius, era presente alla sedata del Comitato dell'Alleanza e lesse una relazione intorno all’opera degli emigranti che s’è pure iniziata in Austria.
Svizzera. — Osservando l’ultima lista delle
Unioni della Svizzera si può vedere che il numero
di esse in due anni, è salito da 497 a 502 ed il
totale dei membri da 8970 a 9550.
Il numero delle Unioni è diminuito in qualche
Cantone, è rimasto immutato nella maggioranza, ed
è cresciuto in modo rallegrante nelle campagne di
Basilea, Vaud e Turgovia.
f^ussia. — Un amico dell’Unione di Mosca le
ha fatto ultimante un dono di 20,000 rubli per l’erezione di un edificio e 10,000 per la istituzione di
una stamperia. Aggiungendo questo bel dono alla
somma di già raccolta, si potè comperare una casa
del valore di 77,000 rubli.
La sola Mitán aveva prima d’ora ua edificio unionista proprio in Russia.
Grermania. — L’Alleanza delle Unioni bavaresi ha celebrata la sua festa annuale a Monaco.
A qualcuno sembrava temeraria la scelta, della capitale cattolica della Baviera, come luogo di riunione,
ma invece tutto andò bene e la festa fu un grande
incoraggiamento per le Unioni della Baviera.
Queste erano trentacinque nel 1903, cioè nell’anno
in cui fu fondata l’Alleanza, e possedevano 1800
membri; adesso sono quarantuna con 3100 membri.
— L’Unione di Amburgo ha stabilito, da 6 anni
in qua, Colonie estive delle quali si giovano specialmente i Cadetti che hanno bisogno di rimettersi in
salute.
Queste Colonie, ad esempio di quelle americane
ed inglesi, hanno acquistato un completo materiale
di campo, scarto del materiale di campo militare e
ch’esse hanno potuto ottenere mediante l’appoggiodi ufficiali superiori.
7
LA LUCE
Esso comprende 6 tende ad uso dormitorio; 1
tenda-cucina; 1 tenda per le radunanze; 1 tenda-refettorio; 1 tenda-infermeria; 1 tenda per i sorveglianti; Ttenda per lo stato maggiore; 1 tenda per la
posta con tutti gli accessori. Questo accampamento
può accogliere ogni anno ben 1000 giovani e non
è costato in tutto che 15,000 franchi.
L’Unione di Dortmund ha posta la prima pietra
del suo nuovo edificio, che avrà 4 piani e conterrà,
oltre ai locali di riunione, due appartamenti per il
segretario ed il Consiglio, più 46 stanze per dozzinanti.
L’Unione Cristiana a Elberfeld ha celebrato il 21
giugno il suo settantesimo anniversario.
Quest’Unione è stata una delle prime, 60 anni or
sono, a proporre un’Alleanza di Unioni Cristiane
germaniche.
Lo Home unionista per soldati, che l’Alleanza
della Germania Occidentale fa edificare su la piazza
d’Armi di Senne, in Westfalia, costerà 185,000 lire
all’incirca; si spera di poterlo inaugurare nella prossima primavera.
Nella conferenza missionaria militare dell’Alleanza,
tenutasi nel maggio passato a Siegen, s’è deciso di costruire un edificio simile a Magonza e un altro più
piccolo a Thion, città della Lorena.
Un generale in ritiro, che desidera di restare incognito, ha dato 12,500 lire per la costruzione di
nn Home unionista per i soldati a Dresda.
Questo bel dono è un incoraggiamento a procurare
le altre 100,000 lire che mancano ancora.
T. a
(balla Correspondance mensuelle du Comifé Universel des Unions Chrétiennes de Jeunes Gens, !■ ottobre 1908).
Abruzzo Festante
Perchè in questi giorni, nella vallata del Sangro
e in tutto l’Abruzzo, s’odòno tanti suoni di bande
e di tamburi e spari di mortaletti e di petardi?
Perchè tanto rumore ? Perchè ora, nella breve tregua
dei lavori campestri, si celebrano quasi tutte le feste
ai santi e alle madonne. Oggi è a Borrello, domani
nel villaggio vicino e cosi di seguito, tanto che gli
accattoni, che vanno di festa in festa, chiamano
questo il mese della loro raccolta e non tornano
alle loro case che dopo una ventina di giorni di assenza. E si spendono danari, sapete, qui in queste
occasioni. Si tratta di migliaia e migliaia di lire che
ogni anno si raccolgono per la musica e i fuochi
artificiali e la bella messa parata e l’indispensabile
panegirico, stabilendosi fra i vari comuni una gara
pazza a chi più spreca. Figuratevi ; un mio amico
capitò un giorno a Ripa, Teatina, villaggio di pochi
abitanti, ed ebbe l’indicibile fortuna di trovarvi ben
quattro bande, le quali — tanto la piazza era grande !
— dovevano cedersi a vicenda il posto : quando l’una
sonava, le altre rimanevano spettatrici, applaudendo
e criticando liberamente e fraternamente.
Spettacolo allegro se si vuole, ma che rivela la
vera insipienza di questa gente.
Difatti, l’abruzzese è lavoratore febbrile, paziente,
indefesso. Ah! vorrei farvi vedere questi contadini
0 meglio, queste contadine — chè gli uomini sono
quasi tutti in America e qui non rimangono che le
donne e i vecchi — vorrei farveli-vedere quando lavorano la campagna, cosi spesso improduttiva, con
mezzi quasi sempre antiquati, dalla mattina di buon’ora alla sera tardi e con un sole che brucia. Vorrei
mostrarveli tutti questi lavoratori e farvi conoscere
con quale tenacia essi faticano, chè qui, senza in
dustria e commercio vero, bisogna sudar sangue per
tirare innanzi la vita ! Eppure, buona parte del poco
danaro, raggranellato con tanti sforzi, e con tanti
sudori, viene speso per S. Antonio o S. Luca o un
altro santo qualunque del calendario. « Popolo religioso » dirà qualcuno. E in parte è vero : il sentimento religioso, per quanto corrotto e sviato, c’è
in fondo a molti di questi contadini, e questi paventerebbero gravi sventure se non si facesse la festa
dei santi.
Ma quanti — e formano la maggioranza — sono
indifferenti e scettici e chiamano bande e panegiristi
per semplice divertimento ! Il santo per loro è una
scusa : essi si servono del suo nome per imporsi ai
creduli e spillar loro danaro, per acquetare il prete
e favorire i propri interessi.
Povera religione 1
Ora, fate un po’ i conti. Ogni villaggio — i centri
popolosi e più importanti fanno peggio naturalmente
— celebra almeno quattro feste all’anno, spendendo
in media da quattro a cinquemila lire. Se in paese ci
fosse il necessàrio, igienicàmente parlando, meno
male, ma questi comuni mancano di tutto : d acqua
pura ed abbondante, di scuole elementari spaziose
ed aereate, di strade che li mettano in comunicazione fra loro ed aiutino il loro misero commercio.
Non parliamo della necessità assoluta di provvedere all’igiene pubblica e al soccorso dei poveri e
dei malati.
Ah se una buona volta si mettesse giudizio ! Se
invece di mandare in fumo tanto danaro lo si impiegasse in opere utili e necessarie ! Almeno i cosidetti signori, gl’intellettuali e i reggitori di questi
paesi, dovrebbero pensarci ; ma essi hanno ben altro
pel capo e dormono e fanno dormire la grossa al
povero popolo.
G. Del Pesco
La Giustizia regna
« Chi mi disprezza ha già chi lo giudica, la parola
ch’io ho pronunziata è quella che lo giudicherà all’ultimo giorno. » Giov. 12,48.
Racconta Pietro Eosegger ; Ho conosciuto un uomo
che avvelenò la propria moglie colla quale conduceva
una vita infelicissima. Dopo il delitto ei visse ancora
da benestante onorato, nessuno avendo mai nutrito a
suo riguardo il minimo sospetto ch’ei potesse essere
un assassino. L’indole sua mauifestavasi generalmente
ostinata, brontolona, imperiosa e taciturna, la qual cosa
veniva attribuita a naturale fierezza e contribuiva a
farlo maggiormente rispettare; spesse volte però dimostravasi in società oltremodo allegro e spensierato,
la qual cosa gli meritava ammirazione tanto maggiore.
Egli era uomo benefico ; lo si venerava e non si sapeva come lodarlo abbastanza ; quando per un caso
fortuito il suo delitto venne Scoperto-Condotto in tribunale ei nulla negò, anzi tutto confessò senza cercare
la minima scappatoia, nè circostanza attenuante. Venne
condannato a vent’anni di lavori forzati. Io gli feci
visita alcun tempo appresso e lo trovai in disposizioni
d’animo ben diverse di quello che mi sarei aspettato. Egli era occupato a far dei cestini, aveva bella
cera, uno sguardo chiaro e pareva contento come il
più felice degli operai di questo mondo. Quando
presi da lui commiato ei mi saltò al collo e mi disse :
Pietro, tu non puoi credere quanto al presente io sia
felice ! il tempo’ pa.ssato è stato orribile ! i dannati non
possono soffrir -più di quanto ho sofferto. Avere quel
tremendo segreto sulla coscienza, esser sempre giorno
e notte perseguitato dal pensiero di dovere vegliare
affinchè il delitto nou venisse scoperto; esser sempre
tormentato dai rimorsi...era proprio patir le pene dei
dannati ; non posso definirti diversamente il mio stato.
Ora sto soffrendo la giusta punizione che m’è stata
inflitta, nè ho più bisogno di aver paura che il delitto
venga scoperto, ho fatto i conti con me stesso e col
mio Dio e posso vivere, lavorare, dormire tranquilo e
tranquillo morire. Sono come liberato ».
Lo lasciai compreso di un sacro spavento. Ben di rado
mi s’era manifestata in modo cosi chiaro la Giustizia che
regna sovrana in cielo e in terra e che con tanta potenza manifestasi nell’anima deU’uomo. Il Giudizio di Dio
vive nella coscienza umana e anche l’incredulo ne fa
da'
l’esperienza. (P. Eossegger-Mein Himmelreich).
P. C.
Nei
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Cenisi
Il mistico tesoro di Oetwil
pressi della borgatella di Oetwil, nel Cantone di
vivevano parcamente in una discreta Fattoria
èchi sposi. La contadina si riteneva la Vergine
reincarnata, e aveva indotto a condividere la sua
n solo il marito ma una cerchia numerosa di
ed amici. Le si rendeva un culto misterioso
riunioni notturne : ella bagnavasi, in cospetto
deli suoi, nel sangue di vitelli ; riceveva regali
nti in oggetti d’oro e pietre preziose. La donna
to ad intendere che essa non morrebbe,
pur mori e fu non poco deluso il marito. Se non
orto egli pure, si diffuse il grido che presto la
risusciterebbe, onde furono sotterrati accuratatutti i tesori offertile perchè avesse da ritrontatti nell’ora della sua glorificazione,
corsero degli anni parecchi, non seguiva il mila fede venne meno in alcuni eredi che domanla spartizione degli averi lasciati dalla coppia
prole. L’autorità locale dovè procedere all’invenallora si venne a scoprire a Oetwil un vero
cucchiai da minestra d’oro del peso di 1500
ogni pezzo, cazzuole, piatti, calici, pissidi, can- tutti d’oro - una corona d’oro incastonata di
ti, smeraldi e zaffiri, una cintura, e una spada
assiccio dall’elsa adorna con un grosso diamante
i d’oro, collane, braccialetti, anelli, spilli,borchie,
i, pettini, forcine da capelli, il tutto in oro, e
deH’argenteria per nn peso di 13 chilogrammi
¿ontare il denaro in moneta sonante !
tati da siffatta bazza, gli eredi spuntano da ogni
Uno solo, fra essi, propone di tener ogni cosa
stodita fino alla risurrezione della Vergine di
Ma, ahimè non gli si diede ascolto, e la ventutta quella roba è forse già avvenuta, con
vento, s'intende, di gioiellieri competenti. Sicché,
collaterali della pretesa Vergine Maria si con0 a gara le sue povere spoglie 1
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