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Biblioteca Vallcáe
•.(Torino)
TOnnS ?StBXC3
DELLE VALLI VALDESI
Quindicina!•
della Chiesa Taldese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo,,.
4
Í
Anno LXXXV - Num. 2
Una copia 25
ABBONAMENTI
Í Seo; L. 700 per l*interno Seo e Sa Luee ; L. per Tinterno | Spedis. ahb. paítale II Grappe
\ L. 1200 per reitero j L- .1800 per l'eitero | Cambio d'indiriaao Lire 40,—
TORRE PEIXICE —28 Gennaio 1955
Ammin. Clandiana Torre Pollice - C.C.P. 2-175.47
L'autogoverno delle Comunità
e l'esercizio del ministero collegiale
L’articolo di « Un emerito » apparso su « L’Eco » del 31 dicembre, pone in luce un grosso problema organizzativo; cioè invita a riflettere
su quali siano e quali debbano essere i rapporti tra Pastore e Concistoro (nelle Chiese autonome) e
Consigli di Chiesa (in quelle che ancora non lo sono). Dal detto articolo ricavo due precisazioni degne di
rinnovata attenzione da parte di tutti noi: 1) che l’andamento di questi
rapporti anziché essere ispirato e
guidato chiaramente dai principi
<die informano il nostro ordinamento ecclesiastico, risente dell’influenza esterna delle cose del mondo, ponendo il Pastore o in una posizione
più autoritaria e centralizzatrice, o
in una condizione che — in termini
di moderna democrazia ■— chiamerei « di minoranza «; e ciò a seconda che nel mondo che ci circonda
prevalgano i principi di un regime
autoritario e dittatoriale, o quelli
projrri di un sistema democratico di
vita associata. 2) Che il disagio che
si avverte nella vita delle nostre
Cliiese dipende appunto dal modo
con cui si svolgono questi rapporti
neH’intsrno dei Concistori e dei Consigli di Chiesa.
Ora, se questi rilievi sono veri,
tuttavia mi permetto di dissentire
profondamente dalle conclusioni cui
sembra voler pervenire l’autore in
parola. Egli reclama infatti una maggiore autorità per il Pastore in seno
ai Concistori ed ai Consigli. Ora per
i principi del nostro ordinamento,
sin tanto che una comunità non è autonoma, essa fa parte dell’Opera
missionaria delia Chiesa, aflidata dal
Sinodo alle cure della Tavola e da
questa intieramente diretta. La Tavola poi vi accudisce amministrativamente in proprio, e spiritualmente assegnando le singole comunità ad
un Pastore che le diriga, circondato
ed assistito dall’opera di un Consiglio. Ma quando le Chiese divengono autonome, cioè assumono per riconoscimento sinodale, una figura di
piena funzionalità in seno all’Opera
Valdese — figura che dovrebbe rispecchiare un elevato grado di maturità spirituale ed uno spiccato spirito evangelistico, oltre che una struttura associativa di particolare provata consistenza e coesione comunitaria — allora la posizione del Pastore in seno al Concistoro che regge
la detta comunità, non è più quella
di un unico dirigente assistito da un
Consiglio. La comunità infatti in tal
caso è diretta, governata dal Concistoro nel suo insieme, nel quale il
Pastore siede sì da Presidente, ma
solo in quanto è primus inter pares.
Alcuni articoli dei nostri regolamenti segnano chiaramente questa distinzione, ponendo il Pastore in una
condizione diversa a seconda che sieda in un Concistoro (con funzioni
di governo), o in un Consiglio di
Chiesa (con funzioni di ausilio). Cfr.
ad esempio R. 0. 1932 a. 12, 145.
Che il ministero pastorale nella
Chiesa sia una funzione collegiale,
per l’espletamento della quale il Pastore ha ricevuto una vocazione particolare, ma non esclusiva, e che deve essere svolto nella Chiesa e per
la Chiesa, dal Concistoro nel suo insieme, sembra essere uno dei fondamenti essenziali della nostra disciplina. Cosicché se è ovvio che nell’ordinamento presbiteriano, e specie in quello più tipicamente valdese, il Pastore non è un semplice
« impiegato del Concistoro », tanto
meno però può accettarsi di assegnargli una figura simile a quella
del Presidente del Consiglio in un
Gabinetto ministeriale. Qui proprio
il nostro autore è caduto in una deformazione mondana di primo grado delie cose ecclesiastiche nostrane.
Infatti il Pastore non risponde in
proprio dell’attività del Concistoro,
il quale eventualmente se la vede
in proprio, in quanto organo collegiale, di fronte alla Commissione distrettuale, alla Tavola ed al Sinodo;
e ciò perchè non è il Pastore presidente che governa la comunità, ma
il Concistoro che governa con lui la
Chiesa, che li ha eletti tutti. Qui è
la differenza sostanziale che non fa
reggere l’esempio tratto da un regime di governo democratico e non
calzante per l’ordinamento della
Chiesa Valdese; e cioè che il Pastore
in seno al Concistoro non è il Capo
del Governo, così come non lo è in
seno ad un Consiglio di Chiesa non
autonoma, poiché il Governo risiede in toto per esse nel Sinodo e da
questo è assegnato alla Tavola, salvo
rendiconto, nei suoi aspetti di direzione deil’opera. Ed infatti i Pastori delle Chiese non autonome rispondono direttamente alla Tavola, tramite il Sovraintendente, mentre
quelli delle Chiese autonome rispondono anzitutto al Coneistoro.
Nè mi sembra da acjjogliersi il
principio che « la vita di una comunità dipenderà sempre per certi aspetti dall’ apporto personale del
Pastore ». Che il Pastore debba dare — come, e meglio di tutti gli altri membri del Concistoro — una
sua impronta alla vita religiosa ed
ecclesiastica della comunità, è fuor
di dubbio; ma se la realtà dovesse
essere quella prospettata dal nostro
« emerito », allora dovrebbe concludersi che i dirigenti della comunità
(anziani e diaconi) non servono gran
che sul piano delle cose dello spirito; mancando in essi la capacità
di dare un’impronta formativa alla
vita della comunità stessa.
Quale sia poi il tipo di « responsabilità tutta speciale » e quale
« l’autorità » che occorrerebbe riconoscere a nuovo ai Pastori nella loro posizione concistoriale, l’autore
non dice in concreto; e forse non
sarebbe facile il precisarlo senza uscir fuori dalla nostra struttura ec
clesiastica ed entrar® invece in quella assunta tanti secoli fa da altre
formazioni ecclesiastiche che, in tema di autorità pertinente ai ministri
di culto, hanno tutto sperimentato
e tutto da insegnaigp, senza che da
parte della nostra Chiesa vi sia però
nulla da apprender®.
Certo è che il disagio che si avverte nelle nostre comunità dipende
in buona parte dalla mancata funzionalità dei Concistori e dei Consigli di Chiesa e dalla natura dei
rapjjorti che in essi si sono stabiliti tra i vari loro, componenti. E’
chiaro che le nostre? comunità hanno
bisogno di essere gradate da elemen
ti direttivi, preparati e capaci, dedicati per spirito vocazionale alle
funzioni che sono chiamati a svolgere per elezione della comunità.
Ora è vero che la nostra Chiesa
sostiene uno sforzo economico notevole e svolge una mole di lavoro considerevole attraverso la Facoltà di
Teologia per dare ai giovani chiamati al pastorato una adeguata preparazione; e tuttavia non sempre l’Amministrazione può disporre di elementi direttivi. Ma cosa si fa per
preparare in modo adeguato i nostri
membri di chiesa all’esercizio vocazionale dell’anzianato e del diaconato? Qui è, secondo Hte, il punto
su cui dobbiamo porre tutta la nostra attenzione, se vogliamo dileguare lo stato di disagio in cui versano
le nostre comunità. La Chiesa abbisogna di una ampia classe dirigente,
formata e preparata in vista dell’esercizio di tutte le cariche ecclesiastiche stabilite nella Chiesa, e non
solo di Pastori. E’ ovvio che il Ministero nella Chiesa non è retaggio
di pochi iniziati, ma deve essere esercitato da tutti coloro che sono
chiamati ad ottemperare alle funzioni assegnate dalla nostra disciplina alle cc cariche ecclesiastiche ». E
queste cariche, che non esprimono
nè un grado, nè ima dignità particolare, ma indicano un servizio, sono quattro: Pastori, Anziani-evangelisti, Anziani e Diaconi (CV. 1929
a. 12). Sono quattro ordini diversi
dell’unico Ministero esercitato nella
Chiesa in relazione ai diversi carismi ricevuti da ciascuno, secondo la
menzione che ne è stata fatta nella
S. Scrittura; e come è stato precisato nella nostra Confessione di fede (CF. 1655 a. XXXI).
Questi i comuni fondamenti dell’autogoverno delle comunità e dell’esercizio collegiale del Ministero
nella Chiesa.
Giorgio Petrot
Attènti alle citazioni
Ritorniamo alla pibbia. Ma per
studiarla attentame&te. Purtroppo,
si odono o si leggono di frequente
certe citazioni della Sacra Scrittura
tutt’ahro che fedelT al testo. Fra i
tanti, ecco alcuni ^empi.
Molto spesso SI rfcorda la parola
di Gesù: « Tutte le ico.se che voi volete che gli uomini 'vi facciano, fatele anche voi a loro » (MattT 7: 12 ;
Le. 6: 31). Ma la si riferisce così:
« Non fare agli altri quel che non
vuoi sia fatto a te ». Anche così, certo, è un consiglio saggio, ma che fa
presente soltanto il lato negativo —
il non fare — della parola di Gesù,
Quanto più bello il lato positivo:
fare, far del bene! E’ una dimostrazione di vera vita cristiana.
* * *
Pochi giorni fa, leggevo nell’articolo di fondo d’un nostro quotidiano questa domanda: « Possiamo ripetere senza ottimismo irresponsabile il versetto evangelico natalizio:
Pace agli uomini di buona volontà-,
versetto che contiene qualcosa di
più di un augurio, e cioè una promessa in via, almeno, di realizzazione?... ».
Ecco, abbiamo tutti rievocato l’inno degli angeli celebranti la venuta del Redentore; ed amo credere
che l’eco gioiosa sia penetrata ne’
CISTERNE SCREPOLATE
Come è noto, la Claudiana, tempo
fa, ebbe a bandire un concorso, in
vista di rifornire le nostre filodrammatiche di nuovi drammi più rispondenti alle esigenze dei nostri tempi.
Cisterne screpolate, dramma in 3 atti e 4 quadri, di Edina Ribet Rostain, è stato giudicato il migliore
fra quanti presentati al concorso, e
vede ora la luce nella serie filodrammatica della Claudiana (Torre Pellice) (Edizioni del Centenario).
Nelle prime pagine, una parola di
Geremia: « Hanno abbandonato me,
fonte di acqua viva ■— dice l’Eterno
— per scavarsi delle cisterne, cisterne screpolàte che non trattengono
l’acqua » ed una chiarificazione introduttiva : « Questo dramma è un
tentativo per invitare la gioventù a
riflettere sul problema dei matrimoni di mista religione ».
Un tema delicato che poteva facilmente correre il rischio di essere
trattato in modo scopertamente apologetico, moraleggiante o predicatorio, con una contrapposizione di « ti
rate » di cui lo spettatore anche meno prevenuto sa già il contenuto e le
conclusioni. Siamo lieti di osservare
che l’autrice ha saputo evitare questi
vari scogli, preferendo scendere sul
terreno più intimo dell’analisi psicologica, che è condotta con grande
delicatezza e notevole sicurezza. Siamo cioè posti di fronte al sorgere della crisi nel cuore e nello spirito d’un
padre che, dimenticata la sua fede, la
riscopre in conseguenza della crisi del
figlio che scopre « la fonte dell’acqua
viva ». E tutto un passato di rinunzie, di piccole e grandi viltà, coperte
un giorno dalla parola « amore » che
viene brutalmente lacerato nell’ora
della crisi: è una storia qualunque,
che, trasportata sulla scena, assume
un sapore amaro.
E’ un lavoro che fa riflettere, scritto senza odio e con grande, vero amore. Vogliam.o sperare che troverà
un’eco favorevole nelle nostre comunità; dove non potesse essere rappresentato deve essere letto,
lector'
nostri cuori. Ma quanto pochi avranno rettamente inteso la grande
parola : a Pace in terra fra gli uomini eh’Egli gradisce! » (Le. 2: 14).
La prima parte di codesta parola
è tuttora interpretata erroneamente. La s’intende, cioè, come un appello agli uomini onde vivano in
pace fra di loro. Ora, senza dubbio,
ilio vuol la pace fra gli uomini. Ma
perchè vi sia pace fra gli uomini
v’è una condizione assoluta: che gli
uomini siano anzitutto in pace con
Dio. Pace alle coscienze, a’ cuori,
alle anime tormentate! Dice bene
Calvino che per avere una chiara definizione deUa parola Pace, basta
pensare all’opposto: all’ira di Dio
ed alla paura della morte. Ma « Dio
ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figliuolo ». E’ una
pace che si mantiene in mezzo alle
lotte della vita, nella tempesta, nella tentazione. Anche in tempo di
guerra, il vero Cristiano ha la pace
nel cuore. E quando gli uomini saranno così in pace con Dio, allora
vivranno in pace fra di loro. Ma soltanto allora. E’ bene ricordarlo.
Non si deve dare il primo posto a
ciò che è soltanto una conseguenza
■— sia pur bella e molto preziosa ■—
dimenticando quella che è la fonte
da cui scaturisce la pace nelle sue
varie manifestazioni: la pace con
Dio.
E’ poi assolutamente erronea la
traduzione che è pure così in voga,
della seconda parte del messaggio
angelico: « Pace in terra agli uomini
di buona volontà! »
Gli antichi manoscritti contengono
alcune varianti. Ma nessuna di esse
ci autorizza a tradurre come fa la
Vulgata: « .. et hominibus bonae voluntatis ». Tale versione ■— dice Calvino — dev’essere respinta, non solo perchè contraria a quella vera e
naturale, ma anche perchè es^ corrompe e rovescia completamente il
senso del passo evangelico.
Il vocabolo greco eudochìa esprime benevolenza, o gradimento, o
compiacimento, e ciò da parte di
Dio verso gli uomini. Esso ci ricorda la parola che s’udì quando Gesù
fu battezzato: c< Questo è R mio diletto Figliuolo nel quale eudochesa
— dice il testo — cioè: cc mi son
compiaciuto » (Matt. 3: 17). Gesù
è venuto ad offrire agli uomini la pace, e, con la pace, l’espressione della benevolenza del Padre celeste,
dell’amore che vuol salvare. Perciò,
sono legittime le altre versioni (in
italiano, o francese od inglese): cc Benivoglienza — o benevolenza — verso gli uomini » o cc buona volontà
(di Dio) verso gli uomini » o, come
dice la Riveduta:- cc Pace in terra,
fra gli uomini ch’Egli gradisce! »
E’ necessario tener sempre presente che soltanto le buone disposizioni della misericordia divina, del
divino amore, possono darci pace e
salvezza.
Senza dubbio, quando l’uomo è
in pace con Dio, è trasfoimato nelle
sue disposizioni d’animo, ed egli apre il cuore anche alla « buona volontà ». Anzi, è opportuno fare appello del continuo alla buona volontà. Sicuro. Ma se osiamo ancora sperare nella venuta della sospirata pace nel mondo, è perchè crediamo
nell’azione del Principe della pac;e.
Poveri noi se dovessimo fare assegnamento sulla buona volontà degli
uomini!
Con ogni umiltà, vorrei esprimere
un vivo rincrescimento. Che si senta
il ripetersi deU’errore da parte di
chi trae le citazioni dalla Vulgata,
ci rincresce, ma si comprende. Quel,
lo che ci stupisce è il sentirlo ripetere o rileggerlo talvolta anche nella
stampa evangelica! Stiamo attenti
alle citazioni, curando ch’esse siano
sempre lo specchio fedele del testo
evangelico.
* * *
Nello stesso articolo già citato, si
leggeva quest’altea... pseudo citazione : Poiché siamo di Natale ricordiamo un altro detto evangelico : « Nella casa del padre mio molte sono le
funzioni ». Provveda ciascuno alla
sua: la Storia giudicherà quale fosse
più importante e migliore ».
Ma come: cc molte sono le funzioni? » Da dove vien fuori cjuesta parola?
La parola di Gesù: cc Nella Casa
del Padre mio vi sono molte dimore » (Giov. 14: 2) è tradotta così nella versione latina o Vulgata: cc In
domo Patris mei mansiones multae
sunt ».
Ora, si badi bene: cjui la versione
latina è giusta. Perchè mansiones significa dimore. Il verbo maneo, manere fa al passato: mansi: dimorai.
Ma tutto cpiesto non ha nuUa a che
fare col vocabolo italiano cc mansioni » o cc funzioni ».
Purtroppo, anche persone istruite,
colte, e perfino autorevoR scrittori,
dimostrano poca familiarità col testo sacro. Soprattutto, ne ignorano il
significato profondamente spirituale.
Ma, in fondo, abbiamo tutti bisogno di scrutare sempre meglio il Libro di Dio, guidati sempre dal Suo
Spirito.
G. Bertinatti
2
J _
L’ECO DELLE VAyj VALDESI
Pour bien lire la Parole de* Dieu
T
La lecture par images
— Des images?...
!— Parfaitement, des images. Mais
entendons-nous: il y a image et ima.
ge. Il ne s’agit évidemment pas à'illustrations, choisiss pour être un
commentaire, plus ou moins précis,
de la Parole de Dieu. Nous ne sommes pas protestants et réformés pour
rien!
Des images,
c’esl à dire des types
Par images nous entendons, tout
simplement, ce que les théologiens
appellent, avec un mot plus diffici e,
des « types »: c’est à dire la présentation extrêmement vivante d’une vérité évangélique, par le moyen d’une
anecdote, d’une histoire, d’une similitude, d’une parabole. Des images, c’est à dire des symboles, qui
éveillent en nous des échos profonds,
qui nous permettent des rapprochements singuliers, mais féconds, entre des hommes que nous n’avons jamais connus et nous, entre des faits
qui nous semblaient jusqu’ici étrangers et les menus détails de notre
vie, entre l’histoire d’un passé bien
révolu et notre histoire à nous, qui
se fait chaque jour, ici et aujourd’hui même...
La Bible est ce miracle unique
dans l’histoire plusieurs fois millénaire de l’écriture humaine: chaque
page, chaque chapitre, je dirais presque chaque mot, est un miroir dans
lequel, sans nous en rendre bien
compte, mais d’une façon indéniablement véridique, nous retrouvons
notre portrait, notre histoire, noire
vie tout entière...
Mais attention. On dit souvent, à
ce propos, que la Bible est le miroir des péchés de l’homme, qu’on
y trouve .a description de l’homme
tel qu’il est, avec ses défauts et ses
erreurs, avec tout le mal qui est en
lui, et dont il ne réussit pas à se débarrasser. La Bible serait, pour ainsi dire, le diagnostic d’un médecin
qui nous révèle à nous-mêmes.
Un miroir loul spécial
Et bien, en réalité la Bible n’a
pas du tout pour but principal de
nous montrer que l’homme est mauytàs, comme du reste elle n’a pas
du tout le but de nous montrer qu’il
y a eu, de tout temps, des hommes
bons.; mais au contraire de nous
montrer comment des hommes mauvais aient pu devenir bons: comme
des pécheurs ont pu devenir des en
PER GLI AMMALATI
Le ali deUa colomba
(Dal Salmo 55)
Un nostro caro fratello in fede, passato da poche settimane ’’all’altra riva”, al termine di una assai lunga sofferenza, chiedeva che
per mezzo di questo giornale si dicesse ogni tanto una parola cristiana agli ammalati.
Questa parola vorrei dirla oggi a quanti, fra i lettori, e, in generale, fra i nostri fratelli Valdesi, sono chiamati a portare il peso della
malattia e della sofferenza umana. Una parola che giunga a quanti
giacciono nelle corsie degli ospedali, degli a.sili per vecchi o per inciirabiti, oppure nell’intimità ’della loro cameretta; a quanti ' sono costretti a fermarsi nella loro attività quotidiana, a causa di una prova
più o meno pesante e dolorosa, e ad aspettare per un tempo assai
lungo l’ora della liberazione.
La parola, anche se animata da un vivo senso di simpatia, non
elimina la sofferenza, è vero; eppure, nell’ora della malattia, della
solitudine, della debolezza umana, una parola può far del bene, può
esser d’aiuto, può anche giovare a quella comunione fraterna e cristiana di cui parlava S. Paolo quando desiderava vivamente di vedere
i cristiani di Roma: « affinchè ci conrortiamo a vxcenaa mediante la
fede che abbiamo in comune, voi ed io ».
* ^
Non è facile parlare agli ammalati ed ai sofferenti, perchè nessuno può veramente mettersi al loro posto, in una esperienza che è
tipicamente personale, bi può agevolmente ragionare sulla malattia in
senso generale; una cosa, però, è la malattia e un’altra cosa, ben diversa, sono gli ammalati ed i sofferenti. Quaggiù, la prova è una
realtà: talvolta la si comprende, la si spiega; altre volte, essa rimane
un mistero, ma un mistero nel quale il Padre Celeste ci chiama ugualmente ad entrare con un animo cristiano, con la serenità del credente.
Quando viene l ora della prova, cari fratelli, è inevitabile che
si pensi, sos-pirando, alla liberazione: Ci pensava anche il salmista
quando, con animo accorato, esclamava: « Oh avess’io delle ali come
la colomba! me ne volerei via e troverei riposo. Me ne fuggirei lontano, andrei a dimorar nel deserto; rn’affretterei a ripararmi dal vento
impetuoso e dalla tempesta ».
E’ umano che sia così. Potessimo, almeno per un po’ di tempo,
uscire dai nostri tormenti, dalle nostre afflizioni, dalle nostre ansietà!
Potessimo evadere da un ambiente o da uno stato d’animo che ci
addolora, ci rende irrequieti, ci stanca, ci scoraggia! Quale ristoro!
Dovremmo essere delle macchine e non più degli uomini per non
soffrire nello spirito, oltre che nel corpo, e non sentire il bisogno di
aver le ali
'come la colomba” per fuggir lontano e cercar riposo!
S! $
Talvolta, purtroppo, questo sospiro è anche un ségno della nostra
debolezza interiore e della nostra mancanza di coraggio cristiano.
Davanti alla sofferenza, non ci rendiamo sempre conto che Dio ci
chiama ad uscir dalla nostra tranquillità o dalla nostra egoistica pace
per entrare in una esperienza nuova in cui viene messa alla prova
la nostra fede in Colui nel quale affermiamo assai facilmente di voler
credere e sperare. Forse dimentichiamo anche che, talvolta, la malattia ha le sue radici in noi, in cause fisiche e morali ben determinate
o che, comunque, esistono sempre nei piani di Dio delle dispensazioni che a noi sembrano sul momento dolorose ed ingiuste e che si
risolvono invece per il nostro vero ed eterno bene.
Le ali della colomba ’ sono un pio desiderio per tutti noi, un
sospiro verso la pace o poco più. La volontà di Dio, il Padre Celeste,
è invece che accettiamo la sofferenza e l’attraversiamo con un animo
aperto alla comunione con Lui, Se non è facile evadere ” al riparo
dal vento impetuoso e dalla tempesta », è però sempre possibile trovar
lifugio nella grazia di Dio che si rivela ’’nella nostra debolezza” e
che, quando siamo deboli, ci rende forti.
Non ’’con le ali della colomba” ma ’’sulle ali della preghiera”,
vi sarà sempre possibile, fratelli e sorelle ammalati, conoscere un’ora
di calma, di forza e di serena attesa del domani. La vostra preghiera
sia quella della fede, umile, perseverante, fiduciosa.
’’Quanto a me: io griderò a Dio e l’Eterno mi salverà”, dichiara
il salmista. E noi vi diciamo con lui: ’’Getta il tuo peso sull’Eterno
ed egli ti sosterrà”. e. r.
fants de Dieu! La Bible ne nous invite pas à constater une condition
humaine, mais à contrôler une action divine en nous. Ses lecteurs ne
sont pas seulement des spectateurs,
mais surtout des acteurs. Et voi.à la
Bible devenue le livre dynamique
(c’est à dire « puissant », en grec;
mais vous savez que rien n’est puissant comme la dynamite!) par excellence.
Des reflels de la'Lumière
Remarquons encore, à cet égard,
que les images (similitudes, comparaisons, symboles, etc.) concern.,nt
Jésus-Christ sont part,culièreinenl
nombreuses dans l’Ecriture. Or les
images oont des reflets de la lumière,
qui joue avec l’ombre. Nous sommes
des jeux de luiiiière, disait un peintre piémonta s. Et là où il y a une
ombre, il doit y avoir aussi un corps,
c’est à dire une réalité. Il est évident qu’il n’)^ aurait pas d’images
symbolisant un objet (une personne, un fait, une doctrine, une pensée), si cet objet, tous comptes faits,
n’avait pas une existence réelle, n’était pas VRAI.
Ce que l’on vient de dire est tout
particulièrement valable pour l’Ancien Testament, sur lequel, cette
fois, nous nous arrêterons de préférence. Du reste, l’Ancien Testament
n’a-t-il pas été la Bible, toute la Bible, de Jésus?
Dieu a choisi les images...
Dieu a choisi les images pour instruire le peuple d’Israël sur l’accom.
plissement de ses promesses. (Entre
parenthèses: quelle folie a donc été
l’ambition de certains chrétiens d’en
choisir d’autres!). Les 10 Commandements donnés sur le Sinaï, la Loi
mosaïque, les cérémonies et les ustensiles mêmes de l’ancienne Alliance, nous font pressentir l’Alliance
nouvelle en Jésus-Christ. Il y a peu
de pages de l’Ancien Testament où
l’oeii exercé ne Eémssisse à découvrir
une image du Rédempteur et de son
oeuvre. En voici quelques exemples:
1) Varche de l’alliance, c’est à dire
le signe visible de la demeure du
T rès-Haut au milieu de son peuple.
L’arche accompagnait Israël dans
ses déplacements vers la terre promise, voir Exode chap. 25, verset
22. Voilà une image frappante de
l’Incarnation du Fils de Dieu, ainsi
que nous l’apprenons dans le Prologue johannique: cc La Parole a été
faite chair et a habité parmi nous »
{Jean, chap. 1, verset 14);
2) les bassins et les coupes destinés aux sacrificateurs (2 Chron. 4:
6), c’est à dire ¡le signe visible de
la nécessité pour tout serviteur de
l’Eternel, de la purification et de la
sanctification, sans lesquelles personne ne verra Dieu (comparez la béatitude évangélique de la pureté des
coeurs). Or, cette image ne nous rappelle-t-elle pas ce que l’apôtre Paul
dite de l’Eglise: « Afin qu’il la sanc
tifiât après l’avoir nettoyée en la lavant d’eau, et par sa Parole » (Ephésiens 5: 26)?
3) les chandeliers d’or fin, dont
la lumière aurait brillé dans l’obscurité du Temple, préfiguraient la
lumière du monde qui resplendit
dans les ténèbres, Jésus-Christ;
4) les pains de présentation préfiguraient le Pain vivant, Jésus-Christ;
5) le souverain sacrificateur luimême était enfin une image du Sauveur qui doit venir. Comme Aaron,
Jésus avait reçu sa vocation d’EnHaut; comme l’ancien sacrificateur,
il a été introduit dans sa dignité
par un serment « pour toujours sauver ceux qui s’approchent de Dieu
par lui, étant toujours vivant, pour
intercéder pour eux » (Hébreux 7 :
25, 20, 21 et 28).
Et ainsi de suite, une quantité de
faits de l’Ancien Testament — il n’y
a qu’à choisir! — comme l’Agneau
pascal, le jour de la réconciliation,
le rocher de Réphidim (dont l’apôtre Paul dit explicitement: cc Ce rocher était Christ », 1 Chorinthiens
10: 4), les sacrifices, le tabernacle
du désert, les villes libres, le serpent d’airain — nous renvoient à
l’oeuvre de réconciliation, parfaite
et pour tous temps, accomplie par
Jésus-Christ.
Personnages myslérieux
vérilês Iransparenles
Si, des faits et des objets de l’Ancien Testament, nous passons aux
personnages de la première Alliance, les parallèles n’en seront que
plus frappants. Il y a évidemment
là un mystère, un divin mystère, qui
transforme ces portraits d’hommes
si loin de nous et de notre civilisation en de véritables images du
Christ, ou de l’existence humaine
qui le recherche éperdument.
Je me suis quelquefois demandé
s’il n’y avait pas, dans la littérature
universelle, quelque autre chef
d’oeuvre, dont les pages nous renvoient avec une pareille netteté notre propre portrait, soit avant, soit
après notre rencontre personnelle
avec Dieu. Il se peut qu’on puisse
tirer de certaines oeuvres immortelles une signification générale pour
ITioinme (comme de la cc Divine Comédie » du Dante, du cc Faust » de
Goethe, ou, comme le florentin Bargellini a essayé de le faire, du cc Pinocchio » de Collodi!) Mais ce ne
sont .à que des fragments, des éclaircies momentanées d’un symbolisme
qui est fin pour soi-même, et par
conséquent n’est jamais complet, ni
universel, n’embrassant jamais, d’un
seul coup, le ciel et la terre, le péché et la sainteté, la créature et le
Créateur, les enfants des hommes et
le Fils de Dieu!
Mais voyons la Bible:
a) Adam, un type du Christ. Les
deux Adam, voiià un célèbre parallèle paulinien. Et voici un sujet de
recherche: n’y a-t-il pas aussi dans
la Bible un troisième Adam?
b) Abel et Caïn. Voici les deux
créatures: 1’ homme spirituel et
l’homme naturel. Mais le berger Abel est une image du bon Berger, du
Berger des cieux.
c) Joseph. On trouvera difficilement une image plus touchante. Joseph a été haï par ses frères, dépouillé de ses vêtements, vendu pour
quelques deniers, emprisonné — et
après cette passion, le voi±à cc souverainement élevé », avec cc un nom
qui est au dessus de tout autre nom »,
et tout le monde cc fléchit ses genoux » devant lui. Voulez-vous approfondir pour votre compte le paralièle entre la vie de Joseph et la
vie de Jésus? Vous y trouverez des
ressemblances étonnantes.
d) Les patriarches sont des images
de la vie de l’âme: xVdam représente
la faiblesse humaine devant la tentation, l’humanité pécheresse; Abel,
la réconciliation; Hénoch, la communion avec Dieu, avec lequel cc il
marcha »; Noé, la nouvelle naissance; Abraham, la foi; Isaac, la filialité; Jacob, l’éducation et le service;
Joseph, la souveraineté par la souffrance. Vous pourrez pour votre
compte en ajouter des dixaines,
Th. Balma.
La suite au prochain numéro.
PIANGI, O TERRA AMATA!
Il celebre romanzo di Alan Paton,
nella riduzione teatrale di Danie.e
Atger, è ora tradotta in italiano. Il
fascicolo, testé pubblicato, fa parte
della collana cc La Scena e la Fede »,
diretta da T. Balma, e costa L. 200
franco di porto. Richiederlo alla Libreria Evangelica e di Cultura di
Torino (via Principe Tommaso, 1 b)
oppure inviare l’importo al dott. T.
Balma, versandolo sul c.c.p. 2-34841.
ÿ ÿ ÿ
Ci siamo accinti alla lettura di
questo dramma con un certo timore
reverenziale, dovuto a precedenti esperienze deludenti in materia di
trasposizione sulla scena e specialmente sullo schermo di più o meno
illustri vicende di romanzi famosi,
E del resto un problema tuttora dibattuto e... dibattibils se sia possibile rimanere fedeli alla lettera di
un romanzo per rimanere fedeli allo
spirito stesso del romanzo, in una
sua riduzione cinematografica o teatrale. Ad ogni modo è doveroso
preliminarmente ed onestamente ri
conoscere che la riduzione teatrale
di Daniele Atger è fsdele alla lettera del romanzo di Paton, e, in buona
misura, riesce a farne veramente ed
efficacemente rivivere lo spirito sulla
scena,
I singoli personaggi: il pastore negro, Rumalo, il venerando pastore
che non ha mai lasciato la « terra
amata » ed il suo giovane coFega:
Teofilo, che vive invece nalla città
maledetta, teatro dell’azione prepotente del dominio dei bianchi; Giovanni, il tribuno negro; Jarvis, il
bianco che ama i nsgri; ed altri ancora sono i personaggi che i lettori
del romanzo di Paton ritrovano nella riduzione drammatica di Atger.
La loro crisi dà vita al dramma, così come aveva fatto vibrare di umani palpiti il romanzo, anche se ci
sembra che sia stato un errore di sottolineare in Teofilo Msimangu, cc un
passionale: dinamico insieme e pessimista » che « dell’azione che va
svolgendo egli è più spettatore... che
attore ».
Nel romanzo questo atteggiamento spirituale poteva trovare la sua
giustificazione nel fatto che l’ambiente, la « terra amata » (e odiata)
parlano in modo diretto: esso è, in
fondo, un poema in cui tutto par’a:
le cos? non meno degli uomini. Nel
dramnta questa « coralità » dell’azione si perde in buona parte e rimane solo il dramma degli uomini.
Ma in esso c’è indubbiamente di che
dar vita a questi 4 atti. Il contrario,
in fondo, di quanto accade in un altro lavoro di questa collana: Padrone dopo Dio, fino ad ora insuperato
esempio di dramma-predicazione,
dove le grida dei miseri rinchiusi
nella stiva, respinti da tutti, amati
da nessuno, giungono sul ponte della nave e sono più forti dei venti e
delle onde.
Non possiamo ad ogni modo che
sperare che le nostre filodrammatiche abbiano il coraggio di sentire la
bellezza di un impegno in questo
campo.
lector
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L'ECO DELLE VALU VALDESI
— I
Breve sommario di scoria valdese
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PRIMI APPROCCI CON I RIFORMATORI
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Alla fine del 1517 scoccò l’ora fatale per Roma, con l’affissione a Wittemberga delle 95 tesi di Lutero: il
lungo predominio che il Cattolicesimo aveva esercitato fino allora sul
mondo cristiano era spezzato per
sempre, e si iniziava il grande movimento della Riforma con le sue pesanti conseguenze reUgioss, sociali,
economiche, politiche. Nello stesso
tempo in cui la Riforma nasceva,
suonava la diana di risveglio per il
clero cattolico, e nella lotta contro
gli eretici la Chiesa ritrovava le sue
energie, le sue forze migliori, la sua
vocazione vera.
Il vento della Riforma scosse tutta l’Europa, e la percorse rapidamente lasciando tracce di sè ovunque: il movimento di rivolta alla
Chiesa, e quindi ai suoi prelati dissoluti. alla sua ricchezza improduttiva, alla sete di dominio politico dei
suoi dirigenti, trovò aderenti entusiasti e pronti in tutte le regioni, in
tutte le classi sociali: non v’è parte
d’Europa che sia sfuggita nella priruii metà del ’500 alla penetrazione
delle nuove idee, non vi fu categoria di persone che non trovasse in esse nutrimento all’anima e risposta
alle proprie aspirazioni: umili e potenti, ca.zelai e uomini di cultura, si
volsero con stupore e con entusiasmo al nuovo mondo religioso e sociale che la Riforma offriva in mezzo alle guerre che laceravano l’Europa.
La storia della Riforma in Italia è
ormai conosciuta abbastanza per
aff ermare che essa vi avrebbs prosperato come altrove se non fosse stata stroncata dalla violenza
della Inquisizione: ogni regione,
rgiii città ebbe i suoi aderenti, e
l’eresia penetrò nelle campagne, nelle città, nei porti di mare, nelle corti
dei grandi, si insinuò nei conventi e
raggiunse le altissime cariche ecclesiastiche: credo che nessun altro fenomeno storico, se non il moderno
ComuniSmo, avesse così larga eco di
consensi, così vasto seguito, così improvvisi e inaspettati risultati. La
Chiesa corse ai ripari, rinsavì, adoperò le armi dei principi, usò l’abilità diplomatica, convocò il Concilio
di Trento, e perseguitando col ferro
quanti poteva, si chiuse nella sua
torre d’avorio dei Canoni Tridentini.
lì Piemonte, più ancora di altre
regioni italiane, fu centro di un’intensa propaganda protestante, e basta che noi apriamo quella ricca mirti era di documenti che è <c La storia
della Riforma in Piemonte » di Giovanni Jalla per convincerci che solo
i roghi, le confische e g’i esili impedirono a questo angolo d’Italia di essere conquistato dàlia Riforma. Qui
la corruzione e l’ignoranza del clero
erano più grandi che mai; le prediche non venivano fatte, le chiese erano abbandonate, *e l’unica preoccupazione degli ecclesiastici era quella
di ritirare i proventi dei loro benefici.
Hi *
I Valdesi, già eretici da tre secoli,
come si comportarono davanti al nuovo movimento di idee? Mentre non
sfuggiva loro il fermento che pérvadeva regioni vicine e lontane, si resero conto che le voci autorevoli di
oltralpe erano concordi con le loro
dottrine e che la loro protesta, un
po’ « nicodemita » cioè occulta, fino
a quel momento poteva, se non doveva, accompagnarsi ed unirsi a quella di Martino Lutero. Perciò, fedeli
alla loro organizzazione democratica, presbiteriana, si trovarono in Sinodo al Laus di Fenestrelle nel 1526.
Data la difficoltà di comunicazioni e
le grandi distanze, si può pensare
che la convocazione era stata decisa
un paio d’anni prima e che già allora i responsabili del movimento valdese avevano giudicato opportuno
una riunione plenaria. Al Laus, nella quiete dei monti di Val Chisone,
convennero, si dice, 140 barbi, d’ogni parte d’Europa: discussero e, da
bravi montanari, per il momento
non decisero nulla, se non di mandare qualcuno in Svizzera e Germania a vedere da vicino cosa stava sue.
cedendo, a interrogare, a prendere
informazioni. La scelta cadde su due
barbi, Martin Gonin, di Angrogna,
cioè del centro geografico delle Val
li, e Giorgio di Calabria: forse essi
rappresentavano due correnti diverse, e perciò furono uniti nsl viaggio
esplorativo. Partirono subito, ma si
ignora con esattezza il loro itinerario: c’è chi afferma che si spinsero
fino in Germania a incontrare persoiia'mente Lutero.
Tornarono comunque entusiasti e
Gonin « raconte merveilles de la Reformation qui se faisait en AUemagne ».
La cosa non fece altro che invog’iare i Valdesi a uscire dalle incertezze
dogmatiche e dottrinali in cui si trovavano: non bisogna infatti dimenticare che erano gente alla buona e che
teologi non ne avevano avuti. Perciò
fu convocato un secondo Sinodo, nel
1530, a Mérindol, in Provenza: nulla
da stupire sulla scelta della località,
perchè allora e per parecchio tempo
ancora, l’organizzazione ecclesiastica
valdese non faceva quistione di confini politici e non aveva un centro
ben definito. In quel Sinodo fu redatto un elenco dei punti su cui i
barbi non si trovavano d’accordo o
non avevano idee chiare, e furono
inviati altri due barbi a chiedere precisazioni in Svizzera: questa aveva
ormai dei nomi celebri, come Ecolampadio. Bucero, Farei, e si poteva con loro parlare nella comune
lingua francese, senza bisogno di
spingersi in Germania. Fu questo
perciò il primo di una lunga serie di
fecondi contatti tra i Valdesi ed i
fratelli Svizzeri, e spiega anche l’indirizzo Zwingliano e Calvinista delle
Chiese Valdesi, laddove il contatto
con i riformatori tedeschi avrebbe
forse dato un indirizzo diverso.
I due delegati di Mérindol furono
Giorgio Morel, di Freissinière, sul
versante francese delle Alpi, e Pietro Masson di Borgogna: anche qui
uno dei centri a’pini e l’altro dePa
diaspora. Morel ci ha lasciato la
narrazione del viaggio e sappiamo
perciò che i due barbi si recarono
DONI PER L'ECO
L’Amministrazione del giornale ringrazia
gli abbonati per questi doni in favore della
diffusione del giornale.
Jaquet Edouard 100; Buffa Ernesto 300;
Balinas Rina 100; Pellegrin Anna 50; Codino John 100; Pons Virginia 400; Grill
Carlo Amedeo 300; Bostan Aldo 150; Lapise Nancy 300; Tourn Flora 150; Giaime
Enrico 100; Blanc Nella 100; Jouve Elsa
350; De Biasio Giuseppe 500; Coisson Gio.
vanna 150; Gönnet Giovanni 150; Albarin
Ida 100; Geymonat Angela 100; Garnier
Enrica 100: Malan Luigi 100; Pons Albertina 50; Mercadalli Pia 300; Fenouil Davide 200; Rivoir Ferruccio 300; Buffa Enrico 150; Donini Idino 150; Gay Emma 100;
Bastia Maria 150; Griglio Giacomo 150;
Benech Fanny 300; Col. Luigi Grill 500;
Long Eli 300; Balma Enrico 150; Revel
Paolo 100; Prof. Peyronel Beniamino 300;
Don Clotilde 100; Coisson Guido 200; Mar.
tinat Augusto 100; Tron Margherita 400;
G. E. 200; A. D. 200; Morel Corrado 300;
Prof. Baridoii Paolo 100; Monnet Silvio
300; Malan Long Marta 100; Martoglio Lui.
gì 150; Gudbrandes 150; Balma Giulietta 150; Gay Caterina 50; Tron Clotilde
200; Jahier Emilio 300; Rostan Arturo 150;
Bazzotta Piero 150; Peter Corrado 150;
Hustadt Irene 563; Jahier Davide 50; Puppo Malanot 300; Piazzani Adele 150; Meytre Jeanne Marie 685 ; Rostan Max 400.
prima a Neuchàtel, Morat e Berna,
e poi a Basilea, presso Ecolampadio.
Il Riformatore li accolse b;n'gnamente, li ascoltò e diede loro le richieste
informazioni; per maggior sicurezza
li consigliò di passare a Strasburgo,
da Bucero, e li munì di una lettera
commendatizia per lui. Morel e Masson passarono infatti a Strasburgo, e
tornarono quindi a Mérindol: ma a
Digione, il secondo di essi fu riconosciuto, arrestato e suppliziato.
Morel tornò solo a Mérindol, ma
aveva grandi cose da raccontare ai
suoi colleghi barbi, e la sua relazione destò grande interesse e commozione: furono mandati a ch’amare i
barbi anche dalla lontana Calabria,
e fu tenuto probabilmerite a Mérindol nel 1531 quello che potremo
chiamare l’avan-sinodo di Chanforan. Ci è dato anche di sapere di cosa discussero, perchè le domande di
Morel e Masson ai Riformatori e le
risposte di questi ci sono state conservate: esse vertevano su diversi punti di dottrina, e la conclusione del
secondo sinodo di Mérindol fu una
vera e propria confessione di fede,
in quattordici punti, che non citeremo perchè essi corrispondono alla
dottrina riformata.
L’anno seguente, al Sinodo di
Chanforan in Valle Angrogna, la stessa assemblea di barbi avrebbe continuato le sue sedute per pronunciarsi su altri particolari più pratici e su
taluni punti dettati daH’influenza di
Farei, oltreché sulla definizione più
esatta di alcuni importanti argomenti- Augusto Armand Hugon
SPAGNA - Il Sinodo della Chiesa
Evangelica.
Il Sinodo della Chiesa Evangelica
ha avuto luogo in autunno a Madrid.
Al termine dei suoi lavori, il Sinodo ha votato i seguenti ordini del
giorno :
a) La Chiesa Evangelica di Spagna
riconosce di avere una particolare
missione nel suo paese secondo i
principi della fede protestante. Si
sente ugualmente unita ai movimenti della Riforma del XVI secolo e
si considera come l’erede del movimento di Risveglio del XIX secolo.
b) Di fronte al disprezzo ed alla
oppressione di cui è l’oggetto da
parte della Chiesa Cattolica Romana. la Chiesa Evangelica di Spagna
rende testimonianza alla libertà alla quale si sente chiamata dalla potenza di Dio... Si sente pure chiamata a proseguire senza stancarsi l’opera di evangelizzazione e di difesa
dei valori della persona umana quaTè stata rivelata da Gesù Cristo.
c) La Chiesa Evangelica di Spagna è consapevole del suo carattere
ecumenico, poiché è nata dall’unione di diverse tradizioni evangeliche.
Si sforza di collaborare intimamente
con le altre Chiese Evangeliche spagnuole, recando così un contributo
all’ecumenismo all’interno e all’esterno del paese.
SCOZIA - Presenza di Pastori fra
gli operai.
Non si tratta di pastori-operai, ma
di pastori incaricati di esercitare il
loro ministero fra la massa operaia,
nelle miniere, nelle fonderie, nei
cantieri navali, nelle grandi imprese
industriali e commerciali. Se ne contano trecento; alcuni di essi hanno
anche cura d’anime in una parrocchia.
In ogni stabilimento c’è una sala
a disposizione dei pastori per le riunioni o le conversazioni con gruppi
di operai. Nel mondo del lavoro,
questa presenza della Chiesa accanto agli operai ha fatto una favorevole impressione. Tuttavia i pastori
stessi avvertono un pericolo: temono di dover essere, in qualche misura, dei funzionari sociali o dei semplici mediatori tra datori di lavoro
e impiegati, mentre invece il loro
compito è di condurre gli uni e gli
altri a Gesù Cristo. Accanto ai pastori specializzati, vi sono dei gruppi di credenti di diverse denomina
zioni i quali s’impegnano a comportarsi come cristiani in mezzo e di
fronte ai loro compagni di lavoro.
STATI UNITI - Conversioni al Protestantesimo.
In Italia è facile leggere notizie
molto impressionanti sulle conversioni di Protestanti al Cattolicesimo
negli Stati Uniti. Secondo i dati di
certe agenzie cattoliche di propaganda, sembra quasi che si tratti di
una processione continua verso la
Chiesa Romana. L’autorevole rivista
protestante « The Christian Herald », in seguito ad un’inchiesta fatta nella totalità del corpo pastorale
statunitense, pubblica alcune precisazioni degne di nota. Nel corso degli ultimi dieci anni, 4.144.366 persone avrebbero lasciato il Cattolicesimo per entrare a far parte di qualche chiesa protestante. Secondo la
statistica ufficiale cattolica, nello
stesso periodo, 1.071.897 persone adulte si sarebbero convertite al Cattolicesimo.
Nel campo della fede le statistiche
hanno un valore relativo. Comunque queste precisazioni sono degne
d’essere conosciute.
UNGHERIA - Chiese restaurate o
ricostruite.
In occasione della Conferenza Ecumenica di Evanston, le Chiese
Protestanti ungheresi hanno pubblicato un rapporto dal quale risulta
che 579 chiese sono state in parte
o totalmente distrutte durante l’ultima guerra: complessivamente un
quarto degli edifici ecclesiastici già
esistenti. Nel 1952 la maggior parte
dei restauri era completata grazie ai
contributi delle parrocchie (42 milioni e 600.000 fiorini), dello Stato
(10.774.000) e delle Chiese sorelle
dell’ estero (2.750.000). Dopo la
guerra altre chiese sono state costruite in diciannove parrocchie della
Chiesa Riformata. La Chiesa Luterana possiede venti nuovi stabili ecclesiastici.
FRANCIA - Contro Palcoolismo.
Il Consiglio della Federazione delle Chiese Protestanti di Francia e
numerosi Sinodi regionali delle Chiese Riformate e Luterana hanno inviato un messaggio di incoraggiamento al Presidente del Consiglio
Mendés-France, nella lotta da lui intrapresa contro una delle piaghe
più funeste della Francia, cioè l’alcoolismo.
GERMANIA - Cerimonie di « consacrazione » della gioventù.
Nella zona orientale della Germania esistono delle cerimonie di carattere politico chiamate « consacrazione della gioventù ». Varie Chiese hanno colto l’occasione per ricordare ai genitori ed ai figli la netta
differenza che esiste tra la « confermazione » alla Chiesa e la nuova
« consacrazione » della gioventù.
Tra l’altro, alcune Chiese evangeliche hanno dichiarato: cc Siamo altrettanto convinti, quanto i partigiani del marxismo^^ninismo, che la
fede cristiana e la filosofìa marxista
sono fondamentalmente incompatibili. La Chiesa insiste sulla necessità di segnare nettamente la differenza tra la confermazione dei giovani nella chiesa e la loro consacrazione profana. Tutti i cristiani protestanti, in particolare i catecumeni,
sono chiamati a rendere testimonianza della loro fede cristiana, senza
paura e nella gioia ». e. r.
Celebrazione del IVatale
alla Scuola Latina
Nel pomeriggio di giovedì 23 Di
cembre, vigilia deU’inizia delle va
canze, nel teatro del Convitto, si ra
dunavano i 50 allievi del nostro Isti
tuto coi loro docenti e un discreto
numero di amici dalla Presidenza
Facevano corona ai loro figli i geni
tori accorsi da quasi tutti i Común
delle valli di Perosa e della Germa
nasca: da S. Secondo a Massello
Salza. Il simpatico incontro ha luo
go da alcuni anni allo scopo di otte
nere una sempre maggior collabora
zione tra la scuola e le famiglie nel
l’interesse della istruzione e dell’e
ducazione. La prima parte dell’in
contro ebbe carattere ricreativo con
esecuzione, intorno ad un bell’albe
ro scintillante di luci, di canti dir et
ti dalla Prof.ssa Matilde Tron e d
recite, da parte degli aUievi. In mo
do tutto particolare fu applaudito i
bel dialogo scritto dal pastore eme
rito sig. Virgilio Sommani: « Nata
le in casa del proconsole Flaminio »
Alla confezione dei costumi dell’e
poca romana si prodigò la Prof.ssa
Speranza Tron.
In tma sala attigua al teatro ..era
stata allestita una interessante e riascita esposizione dì disegni eseguiti
dagli allievi e dalle allieve a cura
della Prof .ssa di Disegno sig.na Liliana Balmas e di lavori femminili a
cura della Prof.ssa di Economia domestica Sig.na Jolanda Bastelli. La
seconda parte della festa — colloquio
tra insegnanti e genitori — si svolse
intorno ad una tazza di tè.
Sguardi sui mondo
aSILO VECCHI 01 g. OERHaiVO CHISOHB
Doni in memoria neefiU dal 1 Gennaio 1935
Long Adelina, in metn. del Papà, Mamma
e fratello L. 1.000; Bosio Edmondo in
mem. dei Genitori 1.500$ Garro Beniamino
e Fam. in mem. suoi Cari 1.500; Gino e
Giorgina Jahier, in mem. Giuseppina Jahier
Î5.000; Godino Sigfrido e Ivonne, in mem.
di Elisa Bounoug 5.000; Concistoro di Prarostino, in mem. di Godino Ale-sandro
15.000; N. N. alla mem. di Emma Leidheu.
ser e Emilio Gardiol 500; Bertalot Gina e
Ida, in mem. loro Cari 1.000; Durand Cesarina e Aldo, ih mem. Sorella e Zia 500;
Long Elìsa, in mem. miei Cari 100; Long
Ing. .Arturo, in mem. Genitori 2.000; Famiglia Long, in mem. Mamma Lucia Bietti
4.000; Vera e Aldo Vinçon, in mem. dei
Genitori 5.000; Rostagno Levi, ricordando
la Mamma 3.000; Vola Adolfo e Ida, in
mem. diletta Ada 2.000; La Montagna Guido, in mem. Nonno 1.000; Fam. Buffa, in
mem. del Padre M» G. Buffa 5.400; Impiegati e compagni di lavoro del figlio Eli, in
mem. di Reynaud Federico 3.100; Travers
Enrichetta ved. Balmas e famiglia, in mem.
Bounous Giuseppina e Enrico 1.000; In
mem. Martinat Bartolomeo, 2.000 dalla famiglia; Bouchard Ulderico, in mem. della
Mamma 500; Dino Costabello, in mem. del.
la Madre Elena Gardiol 2.000; La Moglie
e il Figlio Alfredo con Mary, in mem. dì
Giovanni Baret 6.000, La cognata Alma
Giustetto 1.000; Famiglia Grill Amedeo, in
mem. suoi Cari 1.000; Fiori in mem. di
Pietro Menusan, le figlie Maria Menusan
e Caterina Richard 1.000; Micol Ernest, in
mem. dei Genitori 400; Godino Bounous
Maria, in mem. Marta e Carlo Bounous
1.000; Papà e Mamma, in mem. diletta El
da. 1.000; C. S. M, in mem. Schreiber 1.000;
Nel X® ann.rio mo.te del fratello Adolfo,
Serafino Ettore 1.000; Cavallone Lucia, in
mem. del fratello e Mamma 1.000; Avv.
Arnaldo Pittavino, in meni, del Padre Alberto Pittavìno 1.000. {continua)
Errata corrige-, leggasi nel n® 26 del giornale: Sig.ra Rutelli Geymet Deborah, in
mem. del marito. Comm. Emanuele Rutelli L. 20.000.
.1 nome della Commissione, delle Direttrici e dei beneficati si ringrazia, con gratitudine, i generosi sostenitori delle nostre
Istituzioni di beneficenza.
Il Presidente-. U. Bebt.
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
Doni licoTuti per il primo centenario
dell’Orfanotrofio
{continuazione) Margherita Bertalot, pesos 50 (L. 1.12.5); Ing. Garnier e Sorelle
5.000; Doti. Gustavo Invernizzi 5.000; Livia Stallè 1.000; Dott. Mario Gherardi, per
rivestimento cucina con pianelle smaltate,
75.000; Maddalena Waudfluk Talmon 1.000;
Federico Bertalot Fr. 1.000 (L. 1.700); Ines
e Italo Hugon 5.000; Emilia Jouve Bonfanti 1.000.
FIORI IN MEMORIA
della Sig.ra SILLA GHERARDI
Per Orfanotrofio Femminile: Giacomo
Capitanio e Famiglia L. 10.000. __
Per Rifugio Re Carlo Alberto: Evelina e
Leo Bellion L. 20.000.
La famiglia del compianto
Alessandro fornerone
ex-Sindaco di Prarostino
in occasione del suo recente lutto, ringrazia sentitamente il Pastore Sig. Peyrot, il
Dott. Ros, il Sindaco dott. Peano, unitamente al Consiglio Comunale di San Secondo. ÌSeir impossibilità di ringraziare tutti personalmente, esprime la propria riconoscenza a quanti sono stati di aiuto nella
dolorosa circostanza e alle numerose persone che hanno manifestato la loro simpatia sia con scritti, sia intervenendo ai
funerali.
S. Secondo di Pinerolo, 15 gennaio 1955.
Madame Susanne Ganière; ses enfants et
petits enfants; ansi que les familles parentes et alliées, ont la douleur de faire part
du décès de Monsieur
Bernard Ganiére
survenu subitement le 17 janvier 1955 en
Suisse.
Il 28 dicembre 1954 e stata rapita alVaffetta dei suoi cari la piccola
Irene Costabel
di anni 3
Il papà, la mamma, il nonno, le nonne,
U padrino, la madrina e tutti i numerosi
parenti, commos.si delle numerose attestazioni di affetto e di simpatia ricevute, ringraziano sentitamente tutti coloro che sono
stati vicini nel grande dolore. Un particolare ringraziamento desiderano rivolgere
ai Pramollini ed ai Valdesi presenti a Ginevra ed ai vicini di casa di PramoUo per il
grande affetto loro dimostrato.
« Lasciate i piccoli fanciulli venire
a me, e non glielo vietate, perchè dì
tali è il regno dei cieli » (Luca 18: 16)
Ginevra - PramoUo, 28 dicembre 1954.
4
« —
L’ECO ©ELLE tVALU VALDES
M VOCE DELLE COMUMITA
r
Bobbio Penice
Il tempo, eccezìmtalmente mite, ha
grandemente favorito la buona riuscita delle Feste Natalizio. Il culto
di Natale è stato arricchito dell’esecuzione di due cori e di un inno da
parte della Corale.
La festa dei bambini ha raccolto
attorno al maestoso albero diverse
centinaia di persone che sono state
dilettate dal canto e dalle recito dei
bambini. A chi ha lavorato per il
buon esito della Festa rinnoviamo i
nostri ringraziamenti.
Il giorno di Capodanno il culto è
stato presieduto dal Vice-Moderatore, Pastore Roberto Nisbet. Egli ha
promesso di ritornare fra noi nel mese di febbraio. Alle riunioni serali,
al Centro, ci hanno rivolto il loro
messaggio il missionario Roberto
Coisson, il cand. tbeol. Bruno Costabel e lo studente Mario Miegge. Grazie a tutti per le gradite visite.
La nostra gioventù ha visitato le
Unioni di Luserna S. Giovanni e del.
la Pianta; serate benedette che hanno servito a conoscerci e ad affratellarci.
n 3 gennaio è deceduta all’Abses
Margherita Bsrtinat, di anni 68. Essa
I viveva con una sorella che ha lasciato dopo pochi giorni di malattia. Il
14 c. abbiamo preso per ben due volte la via del cimitero, per accompagnarvi le spoglie mortali di Artus
Anna ved. Rostagnol di Malpertus
di anni 76 e Charbonnier Maria ved
Michelin dei Cortili di Danna, di an
ni 88. La prima mori improvvisa
mente nel suo letto, accanto alla fi
glia; la seconda morì dopo grandi
sofferenze. Gesù disse: « Io sono la
risurrezione e la vita ».
Il 4 dicembre si sono uniti in matrimonio Michelin Giovanni (Laus)
con Bertinat Anna (Parau). Gesù
disse: « Non sono più due ma uno ».
Sono stati battezzati: Mondon Aldo di Stefano e di Baridon Annina
(Centro) e Rostagnol Edda di Davide e di Mondon Marin Giovanna
(Rostagnol). Gesù disse: « Lasciate
venire a me i piccoli fanciulli ».
Pinerolo
\
Tutte le attività natalizie e di fine
d’anno si sono svolte con la partecipazione di buone assemblee, tanto ai
culti quanto alle feste dell’albero di
Natale a Pinerolo ed a San Secondo.
L’ultima sera dell’anno ha avuto luo.
go un culto liturgico di S. Cena. La
Corale ha cantato il giorno di Natale
un cantico della raccolta francese.
L’Unione giovanile a Pinerolo ha atteso insieme l’anno nuovo, in una
riuscita serata familiare. Come sempre, l’infanzia e anche un numeroso
pubblico di adulti si sono raccolti attorno agli alberi natalizi ed hanno
seguito con gioia lo svolgimento dei
programmi di recito e di proiezioni
luminose a colore sul primo Natale.
II culto della domenica dopo Natalo è stato presieduto dal Sovrintendente R. Nisbet.
— Il missionario R. Coi’sson ha vi.
sitato la chiesa a Pinerolo e San Secondo. La sua visita è stata gradita e
il suo messaggio è stato molto interessante.
— Il Bazar organizzato dall’Unione femminile di Pinerolo, l’8 dicembre, ha dato un ottimo risultato finanziario. Un grazie particolare alle
sorelle della Chiesa ed a quanti, in
qualsiasi modo, ne hanno favorito il
successo. Una simpatica serata di recite e musica ha completato la bella
ed utile giornata.
— E’ deceduta a Cantalupa una
sorella in fede di Maniglia: Pons
Margherita nata Poet. Il funerale si
è svolto alla presenza di un pubblico
raccolto ed attento alla predicazione
del Vangelo. Alle famiglie nel lutto
giunga il nostro pensiero di simpatia
cristiana.
— Lo studente universitario Mario
Miegge ha rivolto due efficaci messaggi sulla Conferenza Ecumenica di
Evanston: i] primo, allUnione giovanile di Pinerolo e San Secondo,
l’altro in occasione di una conferenza serale a Pinerolo. Lo ringraziamo
sentitamente per la sua visita e per
quanto ci ha detto in modo così chiaro ed interessante.
Pramollo
Nel cOTSo di ijueste ultime settimane alcuni gravi e dolorosi lutti
hanno colpito diverse famiglie della
nostra parrocchia.
. Il 7 dicembre ci giungeva notizia
che, vittima di una grave disgrazia,
era improvvisamente deceduto a Torino, dove da anni viveva con la famiglia e con il frateLo, Bouchard
Guido, della Ruata. Non aveva che
40 anni e la notizia della sua improv.
visa e tragica morte ha commosso e
rattristato tutti. Per quanto egli non
avesse più qui la sua residenza, avendolo il lavoro condotto a vivere
lontano dal proprio paese, egli aveva continuato a considerarsi .ed a
sentirsi a pramollino ». Aveva qui
numerosi e buoni amici e qui ritornava ogni volta che gli era possibile.
Soprattutto in estate non mancava
mai di venire a riaprire la vecchia
casa paterna per le sue vacanze estive. Ed erano quelle settimane felici: rivedeva i luoghi ed i compagni
d’infanzia ed ogni tanto faceva qualche scappata sui monti. I Pramollini aspettavano con gioia il suo arrivo, perchè sapevano che con lui era
un amico che giungeva. Essi, a testimoniare ancora una volta il grande
affetto che gli portavano e la grande
stima in cui era tenuto, sono scesi
numerosi a Torino il giorno dei suo
funerale.
Alla sposa, alla piccola Lilia ed al
fratello Livio, essi rinnovano l’espressione della loro sincera e viva
simjjatia.
Qua-iche giorno dopo un’altra tristissima ed inattesa notizia, proveniente questa volta dalla Svizzera, ci
informava del grave lutto abbattutosi sulla casa di Eli ed Irma Costabel dei Micialetti. Essi, attualmente
residenti a Ginevra per ragioni di
lavoro, hanno avuto il grande dolore di perdere, dopo mesi e mesi di
trepidazione, di ansia e di speranza,
la loro piccola Irene, di 3 anni. Essa
era la loro unica figlia. L’ha portata
via un male misterioso che ha resistito a tutti gli sforzi ed a tutti i ten.
tarivi che sono stari fatti per vincerlo. iV.mmalatasi un anno fa, circa, la
piccola Irene si è addormentata, per
essere accolta nel cielo, la sera del
27 dicembre, lasciando nel cuore de]
suo papà, della sua mamma, del
nonno, delle nonne e di tutti i numerosi parenti un grande incolmabile vuoto.
La chiesa si stringe intorno a questi fratelli afflitti in quest’ora triste
di lutto che invoca su di loro le consolazioni che vengono da alto.
Il 4 gennaio abbiama deposto nel
cimitero di Pomeano la spoglia mor.
tale di Bounous Elvira in Bounous,
di anni 55. Essa ha chiuso la sua giornata terrena dopo molti anni di sofferenza. Essa ha trascorso gli ultimi
tre mesi della sua vita terrena quasi
completamente immobile nel suo
letto, colpita da una grave malattia.
Ha accettato tutto e sopportato tutto con fede sicura e ferma, Prima di
chiudere per sempre i suoi occhi alla luce terrena, essa ha riaperto ancora una volta il suo cantico francese ed ha riletto l’inno n. 146 « Viens,
âme qui pleures, viens à ton Sau^
veur... », raccomandandosi che lo
stesso venisse anche letto il giorno
del suo funerale.
Al marito, ai figli, ai vecchi genitori ed ai parenti tutti che piangono
la sua immatura scomparsa tutta la
simpatia e la cristiana solidarietà
della chiesa.
« Signore, a chi ce ne andremo
noi? Tu hai parole di vita eterna »
(Giov. 6: 68).
Il 20 novembre sono stati uniti in
matrimonio Nelly Peyronel dei Tournin e Aldo Peyronel della parrocchia
di Villasecca.
Ai due giovani sposi, stabilitisi ai
Chiotti di Riclaretto, l’augurio di ogni gioia e di ogni benedizione nel
Signore.
Quest’anno abbiamo celebrato le
Feste completamente senza neve. Il
giorno di Natale ci ha regalato una
giornata quasi primaverile. Alle IO
un folto uditorio si è raccolto nel
tempio per udire la proclamazione
dell’Evangelo. Al termine del culto
è stata celebrata la S. Gena alla quale hanno partecipato molti fratelli e
sorelle.
La festa dell’albero ha avuto luogo la domenica 19 dicembre con un
buon concorso di pubblico. I bimbi
delle scuole elementari e della scuola domenicale hanno svolto un ricco
ed interessante programma di canti
e di recite, molto apprezzato dall’uditorio.
Al termine della festa è stato offerto ad ogni bambino un piccolo regalo della chiesa.
Esprimiamo alle nostre insegnanti
Sig.ra Ilda Giordano e Gesira Gonfalonieri, alla Sig.ra Eugenia Reynaud
di Pomeano ed a quanti altri hanno
coìlaborato alla preparazione della
bella festa un grazie riconoscente.
Una visita molto gradita è stata
fatta dal Signor Mario Miegge, membro del Gomitato Nazionale della F.
U. V. Egli ha parlato ai giovani sabato sera, 15 gennaio, presentando
una interessantissima relazione sopra la Gonferenza di Evanston.
Al Signor M’egge, che ha inoltre
presieduto il culto di domenica 16
gennaio, il nostro sincero ringraziamento.
Rorà
Il Natale ed il Gapodanno sono
stati caratterizzati da un simpatico
incontro di rorenghi vicini e lontani
ed in uno spirito di calda fraternità,
vuoi nei culti, vuoi nell’agape di fine d’anno che ha raccolto una ventina di commensali, mercè la sempre
preziosa collaborazione della signora Mary Morel di Galliè. Siamo lieti
di inviare a tutti i rorenghi ed agli
amici di Rorà il nostro fraterno saluto per il loro segno di amicizia rivelatosi in occasione delle feste con
i loro scritti.
Le feste dell’Albero sono riuscite
felicemente in tutti i quartieri e quest’anno anche ai Rnmè dove s’è aperta la scuola sussidiata. Siamo lieti di ringraziare caldamente le signorine insegnanti: Tourn, Ugolini
e Margiunti, nonché i collaboratori
loro per la predicazione dell’evangelo effettuato sulla scena dei vari teatrini locali. Il numeroso pubblico accorso ha applaudito con entusiasmo
e con gioia.
Ringraziamo caldamente l’anziano
lourn Aldo per il culto della prima
domenica dell’anno da lui presieduto, nonché per la sua sempre simpatica collaborazione.
Il giorno 6 gennaio sono stati celebrati i funerali di Toum B. Augusto,
deceduto a Rorà dopo sofferenze sopportate con spirito cristiano. Un folto pubblico ha ascoltato il messaggio
della vita e ha ayuto l’opportunità di
cogliere gli amijaaestramenti salutari
per la vita dello spirito. Alla famiglia in lutto, la; vedova ed i figli inviamo un pensiero di viva simpatia
cristiana.
Villasecca
Il Missionario Sig. Roberto Goisson ha suscitato vivo interesse in seno alla Gomunità con la sua visita.
Purtroppo un tempo proibitivo ha
seriamente ostacolato l’afflusso alla
conferenza con proiezione di documentari, avvenuta alla sera, ai Ghiotti.
Le Unioni Giovanili sono pure state visitate da Mario Miegge, relatore
della sua delegazione ad Evanston;
anche questa volta il tempo è stato
inclemente per cui molti non hanno
potuto approfittare delle informazioni e della gaia serata che l’ha seguita.
Buoni i culti delle solennità e la
partecipazione alla Gena il giorno
di Natale. Molti hanno certamente
notato che quando la chiesa è più
piena, anche l’acustica migliora assai. Ghissà se qualcuno non vorrà fare il suo possibile perchè questo miglioramento non avvenga solo alle
grandi occasioni?
I bambini della scuola di Bibbia e
Francese hanno recitato con successo
ai quattro Alberi quartierali ed a
quello generale di Villasecca fatto la
domenica 26 Dicernbre. Un ringraziamento alle Insegnanti che li hanno preparati con molto amore e....
pazienza !
Il 18 Dicembre è stato celebrato il
matrimonio fra Peyronel Alberto e
Oliva Adelina Evelina, del quartiere dei Ghiótti. Iddio benedica e protegga il nuovo focolare.
Il battesimo è stato amministrato
il 19 Dicembre a Eddy Benech di Ido
e di Menusan Linda. Al bimbo ed ai
genitori, ritornati in Svizzera, giungano ancora gli auguri della Gomunità.
Purtroppo il lutto non ha risparmiato alcune famiglie : Peyronel Henriette, deceduta al Giulberso l’8 Dicembre dopo lunga malattia; Poet
Emanuele, deceduto al Grò di Roccia a 59 anni, il 21 Dicembre dopo
dure sofferenze. Peyronel Maria Maddalena, madre dell’Anziano di Gombagarino, deceduta dopo anni di sofferenze il 31 Dicembre. Poet Adele
Enricheita, chiamata alla Gasa del
Padre dopo lunghe sofferenze il 1
Gennaio alla età di 56 anni, dopo aver potuto ancora rivedere il figlio
domiciliato in Svezia. La parola di
Dio « Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore, perchè
si riposano delle loro fatiche » consoli le famiglie afflitte, cui rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia.
Lugano
La Gomunità è nella pena per il
lutto della famiglia del pastore Fuhrmann. Il figlio, Daniele, a soli 35
anni, è deceduto a Firenze dopo mesi di lotta contro il male che l’aveva colpito nel Gamerun dove lavorava per la Missione di Parigi.
L’Eleo delle Valli esprime alla famiglia cosi duramente colpita l’espressione della sua cristiana simpatia. Red.
PERSONALIA
La famiglia del nostro collaboratore prof. A. Armand Hugon è stata rallegrata dalla nascita del terzogenito Sandro.
I nostri migliori auguri.
Direzione e Redazione-, Past. Ermanno RoBtan - Via dei Mille 1 - Pinerolo ■ Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo. con decreto del 27-X1-1950.
Tip. Subalpina s.p.a. Torre Pellice (Torino)
La Commissione degli Istituti Ospitalieri
L aldesi partecipa, con rammarico l’improvvisa dipartenza, avvenuta in Pinerolo, la
mattina di domenica 23 gennaio, del chiarissimo
Doti Prof. Giuseppe Pinardi
che per oltre venti anni è stato apprezzatissimo chirurgo negli Ospedali Valdesi di
Torre PelHce e Pomaretto, attirandosi la
gratitudine della popolazione delle due Valli.
Memore della sua valente opera di chirurgo e benefattore la Commissione esprime alla Signora Pinardi ed ai Familiari la
sua profonda simpatia cristiana nell'ora del
la dolorosa separazione.
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