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Anno 127 - n. 24
14 giugno 1991
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CATTOLICESIMO E SOCIETÀ’
IL REFERENDUM DEL 9-10 GIUGNO
Rivìncita di Dio? || senSO del VOtO
Al di là del fenomeno Wojtyla, ce una realtà di
base, più ’’serva” che non ’’mater et magistra”
In mezzo al gran parlare di riforme, gli italiani hanno accolto con
favore una piccola innovazione per una politica più onesta e pulita
« La rivincita di Dio »: magari, così fesse! ho pensato leggendo la copertina di Panorama
del 9.6.’91. Ma, nessuna paura,
la grande inchiesta, annunciata
dalla rivista, più che di Dio si
occupa della chiesa; e poiché in
Italia si conosce una sola chiesa, si parla di come il cattolicesimo stia ricuperando spazi nella nostra società. L’inchiesta è
ampia, interessante, documentata. Non credo di poter aggiungere elementi nuovi o tali da
modificare la valutazione di fondo. Giustamente gli autori dell’inchiesta notano una ripresa
del religioso in una società che
sembrava ormai avviata inesorabilmente verso la secolarizzazione.
Dubito però che si tratti di
una « rivincita » di Dio. Intanto
perché non mi pare che il sentimento religioso, diffuso largamente a tutti i livelli della popolazione, sia da attribuire a
Dio. Molto di questo sentimento si confonde con la superstizione e con una teologia naturale. Molti hanno l’idea di un
dio, di un soprannaturale; ma
tra questa idea e il Dio- della
Bibbia, il Dio di Gesù Cristo,
ce ne corre, e ce ne corre molto! Che poi la Chiesa cattolica
cerchi di gestire questo sentimento, e in qualche modo di
farlo rientrare all’interno delle
proprie istituzioni, è anche vero. Non altrimenti mi spiegherei il recente viaggio del papa
a Fatima, il suo giocare abilmente sul mistero e l’apocalittica, elementi che hanno da sempre esercitato un grande fascino, soprattutto sulle classi meno fortunate.
In secondo luogo ho l’impressione che il fatto religioso sia
in Italia gonfiate- ad arte. Non
è possibile che ogni telegiornale dia spazio al papa. Capisco
che in Italia, paese in cui esiste il Vaticano, non possa essere ignorata questa realtà. Ma
non esiste solo il papa! Quando capita di andare all’estero ci
si sente sperduti perché né i
giornali, né i telegiornali parlano del papa e danno invece notizie su tanti altri fatti che noi
normalmente ignoriamo. E’ chiaro, allora, che alla fine ci sembra che ciò che fa il papa non
solo sia importante, ma sia quasi l’asse intorno al quale ruota
la politica mondiale, dai rivolgimenti nei paesi dell’Est alla pace nel monde, alla giustizia, all’economia, ecc. La « Centesimus
annus » ha trovato un rilievo
esagerato da noi; all’estero se
ne è parlato come di un avvenimento tra tanti.
C’è, invece, in terzo luogo,
una realtà che a me pare molto interessante e degna di attenzione perché in crescita nel
monde cattolico. Una realtà che
trae ispirazione dal Concilio Vaticano II, che seppur « tradito »
non è stato distrutto, che trova una sua realizzazione in una
serie di iniziative. Per esempio
la ricerca del dialogo, con un’attenzione particolare a comprendere l’identità dell’altro. E’ un
fatto nuovo, che caratterizza
molti dei rapporti che abbiamo
con realtà cattoliche; è uno spirito nuovo che prima non c’era
e che denota un senso di maturità del cattolicesimo che non
si interpreta come unica realtà
cristiana. Un altro esempio può
essere tratto dal sociale: molti
credenti cattolici sono impegnati su frontiere avanzate e difficili (Aids, droga, ecc.) in uno
spirito di autentica solidarietà
e non come « maestri ». E’ la
ricerca di una chiesa più « serva » che « mater et magistra ».
Ma di questa chiesa non si parla molto nei mass media (anche se è quella alla quale mi
pare che la gente dia l’8 per
mille). Non solo, ma spesso è
osteggiata dalla gerarchia ed
emarginata come le comunità di
base.
Quella che Panorama descrive
non è la « rivincita » di Dio, perché Dio non si prende alcuna
« rivincita », ma è lo spazio che
la chiesa-istituzione rivendica
per sé, e che in parte riesce ad
avere. Per (guanto riguarda Dio,
oggi come ieri, egli suscita dei
testimoni del suo amore, che
operano all’interno e all’esterno
delle chiese. Ma questo è un altro discorso; e difficilmente i
giornali lo possono fare.
Luciano Deodato
Alle prossime elezioni andremo
a votare (per la Camera) secondo
quanto deciso dalla maggioranza
del corpo elettorale: sbarreremo
il simbolo del partito o della lista
elettorale e daremo una sola preferenza — e non più 2, 3 o 4 come
è avvenuto sino alle ultime elezioni — e, volendo dare la preferenza a un candidato, dovremo scrivere anche il cognome, non bastando più il solo numero per rendere valida la preferenza.
Questo il risultato concreto del
voto sul referendum del 9 e 10
giugno scorsi. Gli italiani che si
sono recati alle urne hanno, votan
do sì al 95,6%, ritenute giuste e
valide le indicazioni del Comitato
promotore che aveva chiesto il sì
per evitare controlli del voto, brogli e infiltrazioni mafiose nel delicato sistema elettorale.
Dopo il gran parlare di riforme,
il popolo ha scelto una riforma
piccola piccola, quella della preferenza. Ha preferito l’uovo oggi
alla gallina di domani, troppe volte promessa.
implicitamente — come ha detto il presidente della Repubblica — il popolo sembra pensare
che l’attuale Camera, che è stata
eletta sulla base del sistema ora
Così in Italia
Votanti 29.383.273 65,2%
SI’ 26.922.176 95,6%
NO 1.247.951 [ 4,4%
Voti validi 28.170.127 - Schede bianche 565.677
nulle 598.883 - Schede contestate 48.536
Schede
IL KAIROS DI GESÙ’ CRISTO
I tempi e il tempo
« Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo...» (Ecclesiaste 3:1).
« Ecco, il seminatore uscì a seminare » (Matteo 13: 3).
« Non abbiate altro debito con alcuno se non
d’amarvi gli uni gli altri... E questo tanto più dovete fare, conoscendo il tempo nel quale siamo... »
(Romani 13: 8, 11).
Nel brano della lettera ai Romani incontriamo
l'esortazione all’amore gli uni per gli altri sapendo di vivere in un tempo importante.
Cosa è questo tempo? L’antica sapienza dell’Ecclesiaste ci ricorda che vi è un tempo favorevole
per ogni cosa e occorre agire in tale momento particolare: « Un tempo per amare e un tempo per
odiare ».
« L’attività umana non ha lo stesso successo e
la stessa opportunità in ogni momento, ma il suo
successo e il suo significato sono legati ad alcuni
momenti, la possibilità di riuscita dipende dall’istante favorevole» (von Rad).
La saggezza sta nel discernere il momento buono per una impresa, un progetto e una decisione.
Ma i nostri « istanti favorevoli » sono fuggenti: il
presente non rimane fermo in attesa di un nostro
agire, è già passato, e il futuro rimane sempre un
sogno.
Nella parabola del seminatore (Mt. 13: 1-9) Gesù
illustra questo tempo del seminatore come un tempo fuggente: tutta la sua fatica è resa vana dalla
presenza, nel campo, di strade, sassi, uccelli, spine.
Ma in quel campo il seme cade in un terreno favorevole. Ora vi è per noi un tempo favorevole! Vi
è un momento carico di decisioni importanti. Esso
non fugge, anzi sembra « fermarsi » per attendere
la nostra decisione. Il termine usato da Paolo è
kairós.
Come viviamo questo tempo? La nostra generazione, in questi ultimi mesi, ha avuto il suo kairós,
il tempo delle decisioni importanti: è stato durante
il conflitto nel Golfo Persico. Quel tempo, segnato
dai lampi dei razzi e dalle immagini di una guerra
« in diretta », è stato il nostro kairós.
In quel momento noi ci siamo affannati, siamo
stati colpiti solo da affanni: assalto nei negozi alimentari, grosse polemiche sul sì e sul no alla guerra, angosce per il nostro futuro personale.
Nel tempo del kairós noi non abbiamo amato
se non noi stessi, ma ci siamo affannati riuscendo
ad innalzare barricate gli uni contro gli altri!
L’apostolo Paolo invita ad amare proprio nel
tempo importante, nel kairós. Cosa è questo amore?
Si tratta di un rapporto e di una decisione. Un rapporto come necessità di trovare con altri, tra gli altri e per gli altri un momento di pace. Una decisione come rifiuto di azioni dettate dal ragionevole
tornaconto e assumere invece l’amore quale legge
dei nostri atti.
Ma si tratta anche di un debito! Esso deve essere
saldato ossi e mai una volta per tutte (Romani
13: 8-14)
Intendere l’amore come un debito è nella origiginalità dell’Evangelo: comporta una continua azione, un continuo legame e una continua dipendenza
dal fratello, l’altro. In tale modo l’altro è il mio
creditore ed io il suo creditore! Il rapporto non si
pareggia mai perché mai sapremo amare come Gesù
Cristo ha amato noi.
Si tratta di una forte relazione senza fine, ma
soprattutto di una relazione che supera il valore
di « opera buona ». Amare gli altri non è un atto
moralmente bello e buono, quanto è il segnale del
tempo nuovo di Dio, anzi è l’unico segnale che rende
la notte finita e il giorno trionfante.
Nel nostro tempo, tante volte fermo e monotono,
colmo _ di pensieri angosciosi, oppure tempo tante
volte fuggente da non riuscire a fermarci per valutare il cammino percorso, oppure tempo tante volte perso cercando di rincorrere dei beni ritenuti
buoni e poi scoprire che era solo « vanità delle vanità, un correre dietro al vento ». Ecco, in questo
nostro tempo, si presenta di nuovo il kairós di Gesù Cristo risorto e ci permette di rispondere con
atti di amore e non più, mai più, con il tornaconto
personale.
Giovanni Anziani
abrogato, sia stata almeno in parte
inquinata nella sua composizione.
Ne nasce così una questione
molto delicata sul consenso fche i
rappresentanti del popolo hanno'
per poter decidere provvedimenti
di governo. Il fatto che la maggioranza assoluta del corpo elettorale abbia votato sì (27 milioni su 47
milioni di aventi diritto al voto)
non è cosa da sottovalutare in democrazia e stupirebbe il contrario. Quindi elezioni anticipate per
rinnovare il Parlamento secondo
le nuove regole? Questo è certamente un effetto possibile, ma la
decisione sulle elezioni in Italia obbedisce anche a logiche diverse da quelle del rapporto elettore/eletto per cui, prima di decidere, si aspetterà l’esito delle elezioni siciliane di domenica prossima.
Una cosa però è certa: le prossime elezioni non potranno essere
più condotte dai partiti come è
stato fatto recentemente, le campagne elettorali dovranno esprimere trasparenza e moralità (a proposito, che fine ha fatto la proposta di Valdo Spini circa la trasparenza dei fondi nella campagna
elettorale?), l’azione dei ’’capibastone” per il controllo del voto dovrà essere limitata. Se questo avverrà, sarà già qualcosa.
Certo le riforme che il popolo
vuole sono di ben altro spessore
che quelle di una semplice modifica della legge elettorale. C’è nel
voto anche la richiesta di una
nuova classe dirigente politica.
Una nuova classe politica che dovrà essere selezionata con metodi
diversi da quelli della cordata e
della corrente organizzata. Questi metodi dovranno essere ricercati con cura, analizzando fino in
fondo i sistemi uninominali di altri paesi prima di riproporli acriticamente in Italia. Il rischio è che
sì passi dal sistema della cordata a
quello del notabilato.
Politicamente poi il voto ha significato la sconfitta del balnearismo leghista di Bossi e dell’astensionismo di Craxi. Per il promotore della divisione del paese
l’aver scoperto che l’Italia, almeno per quanto riguarda i diritti
elettorali, è più unita di quello che
si pensava (la provincia di Bergamo ha votato come quella di Ragusa), lo costringerà quanto meno
a rivedere i suoi slogan qualunquisti. 11 fatto poi che la gente
voglia avere un rapporto stretto
tra eletto ed elettore, un rapporto
cioè che rivaluta il Parlamento
nella sua funzione di rappresentanza del popolo dovrà indurre
Craxi e il suo partito a rivedere
alcune idee sul decisionismo e sulla riforma istituzionale.
I tantissimi sì sono poi una
richiesta di cambiamento di tutti
i partiti. Sapranno i partiti rispondervi positivamente?
E’ quanto si augurano i tantissimi sì del 9 e 10 giugno.
Giorgio GardioI
2
ecumenismo
14 giugno 1991
DIBATTITO SULLA ’’CENTESIMUS ANNUS”
I poveri
e il capitalismo reale
Mei documento papale il punto di vista dei diseredati non appare
mai come centrale - Giudizi positivi sul nostro modello di sviluppo
r
Per compiere una valutazione
■della « Centesimas annus » cercherò di collocarmi dal punto di
vista che considero epistemológicamente più valido ed evangelicamente più autentico, quello dei
poveri come soggetti; e quindi, in
particolare, dal punto di vista dei
popoli del Terzo Mondo come
soggetti.
Se analizziamo il paragrafo 11
della lettera, si vede che i poveri
sono costantemente presenti nella vita della Chiesa cattolica. Lo
sono però in quanto oggetto delle
sue preoccupazioni e dei suoi numerosi interventi assistenziali,
non in quanto soggetti potenziali
di iniziativa storica, di potere, di
cultura, di evangelizzazione. Anche per questo l'opzione preferenziale per i poveri, a cui si ispira
Giovanni Paolo II, non è intesa
come una presa di partito in im
conflitto tra oppressori ed oppressi, e meno ancora nella « lotta
di classe ». Si tratta al massimo
di una « lotta per la giustizia »,
che « si trasforma poco a poco in
im’onesta discussione » (nn. 12,
14). Ora, per chi si pone dal punto di vista dei poveri come soggetti, non è chiaro come essi possano difendere i propri diritti
senza lottare contro coloro che li
violano sistematicamente, mirando anche, ove occorra, alla conquista del potere. Invece la « partecipazione » dei lavoratori, che il
papa propugna, non ha come oggetto il potere, ma la vita dell'azienda, « di modo che, pur lavorando insieme con altri e sotto
"la direzione di altri", possano in
un certo senso lavorare in proprio, esercitando la loro intelligenza e libertà » (n. 43).
Preoccupazioni per
il Terzo Mondo
Analoghe considerazioni si pongono per quanto riguarda i popoli del Terzo Mondo. La preoccupazione per le condizioni di miseria e di sottosviluppo in cui vive
la maggioranza deH’umanità è
presente lungo tutta l’enciclica,
e provoca delle critiche severe nei
confronti delle « carenze umane
del capitalismo », quale viene realizzato in quella parte del mondo
<n. 32). Tuttavia, il punto di vista dei popoli oppressi come soggetti potenziali non assume mai
un ruolo centrale nel documento:
per cui il rapporto Nord-Sud non
è mai descritto come un conflitto, un rapporto di dominio e di
sfruttamento, ma solo come una
dolorosa situazione di diversità e
distanza nei livelli di sviluppo.
L'ecclesiocentrismo presente
nella « Centesimus annus » si rivela qui indissolubile dall’eurocentrismo. Il luogo di osservazione della storia, in cui si colloca
l'enciclica, è quello di una chiesa
inserita nell'Europa occidentale e
capitalista, da dove ha condotto
una battaglia vittoriosa contro il
comunismo e che da questa battaglia sente il bisogno di trarre
lezioni per il futuro del mondo, e
particolarmente nel Terzo Mondo. La lezione principale è la necessità di rinunciare ormai definitivamente alle « scorciatoie
marxiste »; di concentrare invece
gli sforzi sul superamento della
distanza tra la situazione di quei
popoli e il modello occidentale;
di ispirarsi all'insegnamento della
chiesa per accedere ad una concezione integrale dello sviluppo.
Questa collocazione spiega perché, nei confronti del Terzo Mondo, l’enciclica non dica nulla di
sostanzialmente diverso da quan
to ne dice l’ideologia liberaldemocratica.
Sebbene infatti Giovanni Paolo II intenda contrapporre il suo
messaggio a quello di tutte le
ideologie, perché lo considera
fondato sulla fede, in realtà Tecclesiocentrismo che lo caratterizza gli imprime un evidente carattere ideologico. In che senso? Intendo qui per ideologia « un sistema di rappresentazioni prodotto da rapporti di dominio e inteso a riprodurli e che a tale
fine occulta e deforma (inconsapevolmente) la realtà ».
Non sarebbe difficile mostrare
analiticamente come, lungo questa enciclica, l’ecclesiocentrismo
funzioni effettivamente come
ideologia, diventando im ostacolo
alla comprensione dei grandi temi che affronta: il marxismo,
l’ateismo e la laicità, il capitalismo e lo stesso cristianesimo.
li fallimento
del marxismo
Nei confronti del marxismo e
del suo « fallimento », il papa riproduce sostanzialmente i temi
della cultura dominante liberaldemocratica. Come lei, egli parla
del fallimento non già di determinati modelli, ma del marxismo senz’altro, e quindi in termini universali e irreversibili.
Quella stessa pregiudiziale ideologica che induce il papa a considerare il capitalismo suscettibile
di riforme e di rinnovamento lo
spinge a dichiarare irriformabile
il socialismo. L’ecclesiocentrismo
impedisce alla chiesa wojtyliona
di capire chi è diverso da lei.
Ciò vale anche per tutto il discorso sviluppato dall’ enciclica
nei confronti dell’ateismo e della
laicità. Individuati come nemici
nella progettazione del nuovo ordine sociale e mondiale essi vengono presentati in termini puramente negativi: negazione di Dio,
della verità assoluta, dei valori,
quindi della libertà, dei diritti
umani ecc. Una ricerca più sincera della verità dell’altro avrebbe imposto per lo meno una distinzione molto più accurata tra
le diverse forme di ateismo e di
laicità; avrebbe condotto a rico^
noscere la presenza di posizioni
laiche od atee percorse, e talvolta
anche giustificate, da una forte
tensione morale e politica; avreb
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dal mondo
cristiano
be suggerito di domandarsi se
nelle negazioni vada riposto davvero il lignificato ultimo di quelle posizioni e non invece nelle affermazioni che le motivano. Ancora una volta l’ecclesiocentrismo
costituisce uno schermo tra la
Chiesa cattolica e una parte delTumanità, di cui pure essa vorrebbe orientare la condotta.
L’analisi del
sistema capitalista
Ma è forse nell’analisi del sistema capitalista che il peso delTecclesiocentrismo e dell’eurocentrismo ha le conseguenze più
drammatiche. Esso porta infatti
a separare il capitalismo dell’Europa occidentale da quello del
Terzo Mondo, analizzandoli e valutandoli come se fossero due
realtà indipendenti Tuna dall’altra e non invece il centro e la periferia dello stesso sistema economico. Questa dissociazione permette al papa di proporre (conformemente all’ideologia liberaldemocratica) un’analisi del Terzo
Mondo, della miseria e del sottosviluppo che lo travagliano in
termini di ritardi tecnologici e
scientifici, senza nessun riferimento alle responsabilità del
mondo ricco nella genesi della povertà del Terzo Mondo.
Questa dissociazione e deresponsabilizzazione rendono possibile il giudizio fondamentalmente
positivo sul modello capitalista
realizzato nei paesi « avanzati »,
che può in tale modo essere proposto come traguardo ai paesi
più « ritardati » sia dell’Europa
orientale sia del Terzo Mondo.
Nello stesso tempo l’ottica
« spiritualista » con la quale egli
guarda la società e la storia gli
impedisce a sua volta di cogliere
il peso determinante che hanno,
sulla vita delle nazioni e del mondo, le strutture economiche, le libere imprese transnazionali, gli
organismi intemazionali e le potenze imperiali che le governano.
La stessa ottica spiritualistica lo
induce a fare suo il dogma liberaldemocratico della riformabilità del capitalismo, attribuendo ad
una auspicata egemonia cattolica
il potere di orientare il suo rinnovamento.
Giulio Girardi
Docente di filosofia all’Università di Sassari (ADISTA)
Lo stato della
fede in USA
NEW YORK — E’ considerata la ricerca più ampia e più
dettagliata in merito allo « stato delle fedi » pubblicata negli
Stati Uniti negli ultimi anni.
L’indagine, curata dall’Università di New York, analizza Tappartenenza religiosa e descrive
i comportamenti sociali e politici dei membri delle varie chiese, facendo il punto sulla fede
stato per stato. Alle gerarchie ecclesiastiche, ha spiegato Tom
Smith del Centro nazionale di
ricerca sulle opinioni, questa indagine sarà utilissima: « E’ come se la General Motors ricevesse un rapporto dettagliato
sui gusti e i bisogni degli americani in tema di automobili ».
Secondo i dati raccolti dall’Università di New York nel
corso di 113.000 interviste con
altrettanti cittadini USA, T86,5%
degli americani (circa 214 milioni di persone) si dice cristiano. La confessione religiosa che
raccoglie la « maggioranza relativa » dei fedeli è quella cattolica, con il 26,2%, mentre il
60,3% appartiene ad una delle
varie denominazioni protestanti. Gli ebrei sono oltre 4 milioni {l’l,8% della popolazione); i
musulmani soltanto 1 milione e
mezzo, di cui il 40% è di colore; i mormoni raccolgono TI ,4%
della popolazione, mentre una
percentuale insignificante dal
punto di vista statistico aderisce al movimento della « New
Age ». Tra i risultati, ritenuti
« sconvolgenti » da molti esperti, c’è il declino delle sette e
degli altri movimenti spirituali
di nuova nascita, la cui presunta diffusione sembra uscire decisamente al di sotto delle previsioni. Gli stati dell’Ovest e della costa del Pacifico, poi, ottengono il primato della mancanza di fede: la maggioranza di
coloro che si dichiarano atei o
comunque non affiliati ad alcuna confessione religiosa (globalmente il 7,5%) risiede infatti
nelTOregon (17%), nello stato di
Washington (14%) e in California (13%).
Altro dato molto interessante
è quello del rapporto tra appartenenza religiosa e « fede » politica: votano « partito democratico » la maggioranza degli ebrei,
dei battisti, dei pentecostali e
dei cattolici. « Repubblicani », e
quindi più conservatori, sono invece i fedeli presbiteriani, luterani, episcopali, i mormoni e i
membri delle sette fondamentaliste.
Dall’analisi disaggregata, stato per stato, risulta che i cattolici costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione
nel Connecticut, nel Massachusetts, nel Rhode Island e la maggioranza relativa (47%) nella
Louisiana.
I 2/3 della popolazione ispanica immigrata negli USA dal Centroamerica è cattolica, mentre
gli americani di origine irlandese e scozzese sono perlopiù protestanti. Più della metà del milione e mezzo di arabi immigrati in America è cristiana, come
anche la maggior parte degli
asiatici, mentre il numero degli
indù sta « crescendo rapidamente ».
Un dato rivelatore, infine, sul
precetto della indissolubilità del
matrimonio: il minor numero di
divorzi si riscontra tra i greci
ortodossi (solo il 4,4%), mentre
ad avere il tasso più alto di separazioni sono gli « unitariani ».
I cattolici, nonostante la fermezza vaticana, si piazzano a
metà strada con il 7,5%, su percentuali simili a quelle della
maggior parte delle principali
denominazioni protestanti.
(ADI STA)
Amnistìa per
gli obiettori
Sedici responsabili ecclesiastici degli Stati Uniti hanno chiesto l’amnistia per i militari che
hanno rifiutato di prendere le
armi durante la guerra del Golfo.
Quésto appello è stato formulato in una lettera indirizzata
al presidente George Bush, al
Congresso degli Stati Uniti e ai
capi di Stato Maggiore.
Convinti che « difficoltà inutili sono state create nei confronti dei militari che hanno cercato di applicare giuridicamente
lo statuto di obiettori di coscienza e di rifiutare il servizio », gli ecclesiastici hanno chiesto la soluzione dell’amnistia e
la fine delle punizioni, dei processi e delle incarcerazioni degli obiettori.
Tra i firmatari della lettera
troviamo Joan Campbell, nuo
va segretaria generale del Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti, Joseph Lowery,
della « Southern Christian Leadership Conference », Edmond
Browning della Chiesa episcopale, Patricia Rumer, rappresentante di « Church Women United », James Lapp della Chiesa
mennonita, e William Schultz
della Associazione universalista
unitariana.
(SOEPI)
Apostolici
in dissenso
La Chiesa apostolica della Danimarca, di origine pentecostale, ha abbandonato il Consiglio
ecumenico della Danimarca di
cui era membro dagli anni ’70.
La ragione di questo ritiro è un
rapporto negativo sui gruppi
fondamentalisti e sul movimento pentecostale in Centro America, apparso in una pubblicazione di cui il Consiglio ecumejiico danese è coeditore. Ma la
Chiesa apostolica non approva
neanche l’impegno di questo
Consiglio nei confronti del Fondo t)er la lotta contro il razzismo del Consiglio ecumenico
delle chiese, perché ritiene che
il denaro viene dato a gruppi
favorevoli alla violenza. Tuttavia, essa si dichiara favorevole
all’adesione al « Consiglio delle
chiese danesi » in formazione.
(SOEPI)
^Vbeille
Assicurazioni
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14 giugno 1991
commenti e dibattiti
LA CRIMINALITÀ’ ORGANIZZATA IN CALABRIA
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Origini deiia ’ndrangheta No ai privilegio
La disoccupazione all’origine dei più gravi problemi sociali - Tra
cittadini e istituzioni rapporti mortificanti - Cosa fa lo stato?
Una premessa mi pare doverosa: di questo grave problema
si parla e si scrive da tantissimo tempo, da sempre. Non sono mancate le analisi, gli approfondimenti: il fenomeno è noto
in tutte le sue sfaccettature. Se,
dunque, il problema rimane tale e quale, e anzi non fa che
aggravarsi, è evidente che chi
dovrebbe affrontarlo non vuole
farlo davvero, o almeno non ci
riesce assolutamente.
Converrà, in ogni caso, partire dalle cause dell’incessante e
disastroso sviluppo della ’ndrangheta in Calabria, evidenziandole in tre punti:
1) i politici non si sono mai
seriamente preoccupati delle
condizioni di vita in Calabria.
In particolare la piaga della disoccupazione non può essere
considerata un problema come
un altro, perché è una condizione che determina una pluralità
di conseguenze negative, e determina obiettivamente tutta una
serie di scelte quasi obbligate,
fra cui il delitto non può essere escluso. Per capire questo, bisognerebbe considerare famiglie
in cui tutti i componenti sono
disoccupati; famiglie magari con
diversi figli, con bollette e tasse che comunque, in ogni caso,
bisogna pagare, in aggiunta al
« pane » che va pure procurato.
La situazione non è solo calabrese, ma anche lucana, siciliana, campana, sarda, pugliese. La
gran parte dell’Italia meridionale vive una situazione di grande
disagio, un destino che centellina solo pane amaro. Per sopravvivere ci si arrangia come si
può, ma è una lotta a coltello
e ad oltranza. E là dove non
c’è la ’ndrangheta, ci sono i fenomeni non meno immorali: la
rete clientelare dei politici locali, per cui bisogna sottoporsi ad
anni di portaborsaggio e di umiliazioni per ricevere, come una
grazia, quel posto di lavoro che
dovrebbe costituire un diritto;
la « mediazione » al posto di lavoro stesso, per cui capita che
bisogna sborsare 20-30-40 milioni
per ottenerlo: e questo non ai
mafiosi di professione, ma ad
affaristi che si annidano nel sottogoverno;
2) il rapporto con le pubbliche istituzioni al Sud è, spesso,
mortificante per il cittadino. Durante la guerra del Golfo, mentre le forze alleate dominavano,
si ebbe a dire che non bisognava mortificare gli arabi. Ma che
dire dei calabresi, che pure hanno dignità e cultura a iosa? La
Calabria è la terra di Bernardino Telesio, di Tommaso Campanella, di Corrado Alvaro, di
scienziati illustri, scrittori e anche di validi uomini politici. Ma
il nostro governo non se ne cura: negli ufBci i diritti più elementari del cittadino non vengono rispettati, i giudici agiscono da « onniscienti » e trattano
i cittadini con disprezzo, le forze pubbliche esibiscono un’arroganza tale da indisporre e dividere anziché unire;
3) per il mafioso, o per lo
’ndranghetoso, questo stato di
guerra è una condizione normale, che risale a una piaga antica e che esprime una condizione che segna fin dalla nascita.
E’ un po’ come in Libano, dove i libanesi sono nati e cresciuti nella guerra: là vivono
una situazione che dovrebbe essere anomala, ma è l’unica che
hanno conosciuto... Insomma è
una guerra, la nostra, che i mafiosi ritengono « giusta per sopravvivere », per assicurarsi il
necessario alla sopravvivenza.
« La Calabria è una polveriera
(!) — grida e ammonisce Salvatore Foderare dalla tribuna di
Montecitorio il 15 luglio 1948 —;
è una polveriera che da un silenzio apparente potrebbe passare ad una tremenda esplosione ».
Ma lo stato non ha mai voluto
recepire questo monito; ha continuato e continua irresponsabilmente a tapparsi le orecchie,
trascurando invocazioni ed appelli che giungono alle varie istituzioni attraverso la stampa, i
telegrammi, le dichiarazioni e
gli episodi ormai sin troppo no
Preghiera e mafia
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
mafia! Metti al riparo e proteggi con la tua mano le persone, le famiglie che, direttamente o indirettamente, rischiano
di cadere vittime di così spietata criminalità.
Volgi il tuo sguardo verso le madri, le vedove, gli orfani
che i delitti di mafia — dalTuna e dall’altra parte — lasciano ogni giorno in un disperato, straziante dolore che solo
tu puoi lenire.
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
mafia! Raccomandiamo alla tua paterna bontà i fanciulli, i
giovani, quelli che cercano e non trovano lavoro ma che,
per sopravvivere, rischiano di essere travolti nell’oscuro vortice della malavita che li corrompe e li assolda per uccidere.
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
maña! Ti presentiamo in preghiera i magistrati, i carabinieri, gli agenti di polizia, le guardie di finanza di ogni grado
che, per la nostra incolumità, per impedire la disgregazione
della società umana, rischiano la vita in una lotta ad oltranza. „ , „
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
maña! Dai agli uomini di governo la saggezza necessaria per
rimuovere le cause che la determinano, per impedire che la
maña faccia ogni giorno nuove vittime, espanda le sue ramificazioni, corrompa e inquini maggiormente la nostra so
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
mafia! La fede evangelica della chiesa che vince il mondo
muova le nostre coscienze, ci liberi dalla paura, ci faccia
uscire dall’omertà e dal silenzio, ci dia il coraggio di opporci, a viso aperto, a questo male che scredita le nostre
regioni e disonora la cristianità. ^ n
Libera, o Signore, le nostre contrade dal flagello della
mafia, poiché tuo è il Regno, la potenza e la gloria, in sempiterno. Amen!
Palermo, Pentecoste 1991.
Questa preghiera è stata composta in seguito alla dolorosa
notizia che un giovane, M.P. di 29 anni, padre di due gemelli, già
alunno della scuola media del nostro Centro di Palermo, la cut
famiglia ha vissuto per circa 15 anni nel Villaggio Speranza, di
Vita, è scomparso — si suppone — per un caso di lupara bianca.
ti. Uno stato che non vuol garantire nulla — a questa latitudine — a nessuno (se non ai
garantiti per nascita).
Individuati i punti base determinanti le cause del fenomeno, ai cittadini onesti si può
rimproverare non « il silenzio »
(chi sta fuori non può capire),
ma l’incapacità di unirsi per lottare insieme, e non contro i mafiosi ma contro lo stato. Questa
affermazione è dettata dal fatto
che l’unico modo per vincere la
guerra contro la maña è contrapporgli un sistema giusto,
una convivenza equilibrata basata su regole di giustizia sociale. A tutti i cittadini, onesti
e non (perché bisogna pensare
che neanche i mafiosi amano la
loro condizione, in cui la vita
è comunque legata a un filo),
si deve rimproverare il fatto di
essere incapaci di rinnovarsi in
sede politico-elettorale, di non
saper esprimere, nel voto, una
ribellione nei confronti dei padroni di sempre.
Quali possono essere, dunque,
le soluzioni?
Il compito primario spetta allo stato. Come, è presto detto:
1) dare a tutti la possibilità
di sopravvivere, e anzi di condurre un’esistenza « sicura e dignitosa ». Garantendo questo attraverso un posto di lavoro e,
quando non si è in grado di
fornirlo, attraverso un « assegno
sociale » proporzionato alla composizione della famiglia. Non ci
si scandalizzi: diversi paesi europei prevedono da tempo questa forma di assistenza. Insomma, lo stato deve riflettere su
una questione cruciale: se non
si risolve il problema della disoccupazione, Se non si garantisce a tutti di poter soddisfare i bisogni primari, comunque
lo squilibrio determinerà dei fenomeni di grande pericolosità
sociale, siano ’ndrangheta o altro. Ed è facile capirlo. Chi non
ha entrate, come fa a pagare
la luce, l’acqua, il gas, l’affitto?
E come fa a mangiare? Si può
rinunciare ai lussi, ma non si
può fare a meno dei soldi per
pagare il ticket sulle medicine,
o le tasse per mandare i figli
a scuola. Per queste cose si è
costretti ad ammazzare;
2) rispettare il cittadino. Questo dovrebbe essere un dovere
da parte delle pubbliche amministrazioni. Negli uffici, nelle
banche, in comune, in tribunale. Le leggi vanno fatte rispettare, ma le leggi devono essere
uguali per tutti, senza favoritismi e senza mortificare nessuno. Potrà mai, questo, essere
possibile?
Una cosa è certa. Finché non
si troverà una risposta adeguata alle manchevolezze indicate,
la mafia continuerà a proliferare, sarà sempre più vigorosa e
seminerà sempre più morti. D’altra parte, che si vuole pretendere? Che chi non ha da mangiare per sé e per i figli si rassegni, e magari fantozzescamente ringrazi politici e benestanti
sfruttatori per le condizioni in
cui lo fanno vivere? Le tante categorie sociali che vivono nel bisogno e nella miseria, sotto l’incubo martellante delle inique
tasse, attendono da sempre di
avere assicurato un migliore domani, ma con i fatti e non più,
oramai, con le vuote e stancanti promesse.
Se si garantirà la giustizia sociale, invece, il discorso cambierà. Il fenomeno mafioso non
avrà ragion d’essere, deperirà da
solo. E a quel punto, per qualche residuo boss mafioso che
volesse continuare la strada della prepotenza, « potrebbe » andar bene anche la pena di morte.
Antonio Rametta
Tribuna Sud Italia
Pubblichiamo questo contributo, ridotto a cura della redazione,
nella speranza di non aver tradito il pensiero dell’autore. Sulla questione dell’otto per mille
non saranno pubblicati interventi di lunghezza superiore alle due
cartelle dattiloscritte (max. 60
righe).
Ho letto il documento sull’8
per mille, a cura della Commissione sinodale ad referendum, e
ho alcune critiche e riflessioni
da fare.
Fatta eccezione di un brano
del primo paragrafo, a pag. 3,
in cui si sintetizzano le due posizioni contrapposte (una a favore e l’altra no), la relazione
non affronta i vari argomenti
obiettivamente, ma in maniera
unilaterale, schierandosi esplicitamente a favore. In altre parole. sembra che la commissione
abbia avuto l’incarico esclusivo
di stilare un documento in modo téle da sollecitare i deputati
al prossimo Sinodo a votare «sì».
Tutte le conclusioni, infatti, portano allo stesso punto, senza tentennamenti di sorta: sia per il
nostro ordinamento — afferma
la Commissione — che per la nostra teologia ed ecclesiologia... i
soldi si possono prendere! Di
fronte a questa tesi, chi avrà più
il coraggio di dire no!?
La posizione assunta diventa
più grave perché non si giustifica solo l’8 per mille, ma praticamente vengono legittimate tutte le entrate pubbliche (salvo
qualcuna, almeno finora...) sia in
atto che future.
Non sarei partito subito dal
1985, ma dalle Intese, con tutto
il chiasso che esse hanno provocato. Non so quanti si ricorderanno ma — prima della firma
— imperava un atteggiamento di
rifiuto radicale ad ogni tipo di
contributo pubblico. Personalmente ho lottato contro le Intese perché ero e sono tuttora convinto che esse avallano il Concordato con la Chiesa cattolica,
entrando in una fase di legittimazione della disuguaglianza a
favore delle chiese e a danno
della parità di tutti i cittadini.
Appena la chiesa chiede contributi extra, chiede leggi diverse
da altri, stipula accordi che altri non possono stipulare, essa
stessa non si considera alla pari e perde gradualmente la sua
immagine di organismo autonomo e critico.
Tutto ciò che è detto a pag.
12, per esortare a « non confondere autonomia, indipendenza,
non ingerenza con indifferenza,
rifiuto, disprezzo », indicando implicitamente che nella seconda
categoria si trovano coloro che
ancora si ostinano a dire di no.
è veramente scorretto e fuorviante.
Il Sinodo ’90 ha praticamente
rigettato le tesi protestanti italiane che caratterizzavano le nostre chiese, dando loro una specifica identità e una forza ideologica e morale. Siamo già arrivati al riconoscimento ufficiale
di norme anche finanziarie « fruibili dalle sole confessioni religiose Rimane ancora timido il
rifiuto Iter finanziamenti finalizzati al mantenimento del culto,
ma fino a quando? E cosa vuol
dire in pratica?
Come si fa ad affermare che
il nostro ordinamento e la nc>
stra ecclesiologia consentono liberamente di accettare T8 per
mille e il resto? Certo, se si tiene conto esclusivamente dell’attuale clima concordatario anche
della nostra chiesa, sono d’accordo-. Ma, indubbiamente, 15-20 anni fa, un simile problema non
si sarebbe neppure posto _ perché inconcepibile. Ed è evidente che l’art. 5 della Disciplina
generale, in cui si dice che « La
Chiesa si regge da sé in modo
indipendente, senza condizioni di
privilegio... » sia stato stilato con
la mentalità e l’atteggiamento di
allora. Affermare che « il privilegio nelTordine temporale bam
dito dall’articolo 5... sia solo il
finanziamento delle attività di
culto e dei servizi di natura religiosa » significa voler camminare sugli specchi e tradire il
senso originario dell’articolo stesso. Più corretto sarebbe cassare
la norma o parte di essa e non
interpretarla secondo la comodità de] momento.
Per questo principio, che ritengo inamovibile, continuerò a
sostenére il mio no, anche dopo
il voto favorevole del Sinodo (se
ci sarà!).
No, perché l’8 per mille è un.
privilegio solo per alcuni.
No, perché questo nostro graduale assenso a tutte le entrate
pubbliche ci sta portando verso
una cultura dell’assistenzialismo
— molto comune in Italia — che
abbiamo sempre criticato.
No, perché non possiamo dedicare tutto il nostro tempo e
la nostra energia a potenziare e
a rendere sempre più efficaci le
nostre opere (...bisogna « far vedere» come spendiamo bene i
nostri soldi...)» ^ detrimento dell’opera di predicazione e di testimonianza, già adesso lasciata
molto da parte.
Se vogliamo del denaro pubblico, serviamoci delle leggi esistenti ma di cui tutti possono usufruire. Lottiamo perché ognuno
abbia gli stessi diritti e doveri,
anche se questa battaglia è più
difficile e forse perdente. Ma è
questo il nostro ruolo!
Nino Gullotta
Conferenze distrettuali
Il DISTRETTO
La Conferenza del secondo distretto si tiene sabato 15 e
domenica 16 giugno presso la Casa valdese di Vallecrosia,
con inizio alle ore 10 del sabato. Il culto sarà presieduto dal
pastore Gianni Gente.
Ili DISTRETTO
La Conferenza del terzo distretto si tiene al centro di
Ecumene (Velletri) sabato 15 e domenica 16 giugno e sarà
aperta alle 9.30 del sabato dal culto presieduto dal pastore
Bony Edzavé. La domenica si terrà un culto liturgico.
IV DISTRETTO
La Conferenza del quarto distretto è convocata presso
Casa Materna a Portici (Na) nei giorni di venerdì 21, sabato
22 e domenica 23 giugno, con inizio il venerdì alle 17.30. Il
culto sarà presieduto dal pastore Giuseppe La Torre. Nel
pomeriggio del sabato si terrà una conferenza del prof. Paolo Ricca dedicata all’enciclica « Centesimus annus ». Nella serata del sabato si svolgerà l’assemblea della Società di studi
evangelici.
'Tutti i membri di chiesa possono assistere.
4
vita delle chiese
14 giugno 1991
RIO MARINA
La Casa valdese di Rio Marina.
— accompagnato con trepidazione commossa di quanti le erano vicini — è stato operato dalla piccola Susanna Mercantelli.
E’ seguita la visita alla Casa
tra espressioni di compiacimento, soddisfazione ed apprezzamento per l’immane sforzo e la
cura con cui ne è stata realizzata la ristrutturazione. Con le
accoglienti 15 stanze, sobriamente arredate, tutte dotate di servizi, vi è la possibilità di ospitare una cinquantina di persone. Due ampie terrazze permettono di prendere il sole e di
godere di un bellissimo panorama estendentesi sul vicino
mare e attorniato dalle pittoresche abitazioni isolane; una cucina attrezzata riesce a fornire
pasti a circa 100 ospiti; la casa
inoltre è dotata di riscaldamento centrale a termosifoni che ne
permetterebbe un uso anche invernale. L’ampio giardino interno assicura infine una tranquilla occasione di riposo.
Il pastore Giovanni Scuderi,
responsabile della comunità locale, ha rinnovato la speranza
che questa occasione possa costituire premessa per un rinnovato impegno evangelistico ed
ha infine ceduto la parola al pastore Luigi Santini che, per poco meno di un’ora, è riuscito
a tener viva l’attenzione di tutti, parlando sulla « presenza
evangelica a Rio Marina ».
Il primo culto
... nel lontano 1851
Questa infatti può farsi datare dal 1851, anno in cui fu tenuto un primo culto con confessione di fede. E’ di quell’anno l’informazione che un ciabattino ed una portinaia furono
messi in carcere perché legger
vano la Bibbia. Nel 1862 la Casa iniziava un’attività di educazione e istruzione, sopperendo
alla cronica assenza di scuole
di stato nel paese. La presenza
evangelica sull’isola, fra alterne
vicende, fu pressoché assicurata
in via continuativa dalla Chiesa valdese che vi ha inviato numerosi pastori con salda fede
e provato impegno (Bonnet, Rochat. Rosati, Banchetti, ecc.).
Con il trascorrere del tempo
le vicende della Chiesa valdese,
ma soprattutto la storia della
Casa, si sono fuse con l’impegno sociale e politico degli abitanti di Rio Marina. Nelle scuole valdesi i bambini non erano
strumentalizzati; nel 1919 la
scuola era intesa come ultimo
baluardo di libertà.
Vicende, anche tragiche, del
passato hanno fatto capire ai residenti che la Chiesa valdese
non era un corpo estraneo, ma
parte integrante della propria
storia. Dal decennio degli anni
’50, la Casa fu adibita per ospitare gruppi di ragazzi bisognosi di cure marine e in seguito
anche famiglie, fino al 1983. «Abbiamo vissuto il racconto di
questa storia come storia nostra », ha testimoniato il pastore Paolo Ricca nel ringraziare
il relatore al termine della sua
conferenza.
E’ seguito un ricco buffet a
cui hanno preso parte oltre 150
persone.
Nel tempio il gruppo canoro
« La draia » di Angrogna, composto da 21 coristi e diretto dal
maestro Avondet, ha allietato i
presenti con un apprezzato concerto vocale il cui programma
comprendeva il meglio ed i più
caratteristici canti corali delle
zone montane, rievocando lo
spirito nostalgico, gaio e romantico tipico della gente semplice
e laboriosa delle valli valdesi.
Inaugurata la Casa
Un programma denso di messaggi, rievocazioni, manifestazioni culturali per salutare la nuova stagione della struttura ora rinnovata
Avete presente l’alveare? Una
struttura tipo casa, e tutto intorno un rumoroso va e vieni
di api che mostrano la loro vitalità e l’attività in favore della
loro casa. E’ quello il tempo di
darsi da fare: apparentemente
c’è confusione, ma ognuno ha il
suo compito prestabilito. E il
tutto è finalizzato alla continuità della vita: affinché la regina
viva e con lei tutte le api.
Cosi si presentava la Casa valdese di Rio Marina il pomeriggio di sabato 1° giugno 1991. Un
gran viavai di gente attempata,
giovani, anziani, bambini, donne; tutti che entravano ed uscivano, si fermavano, si chiamavano, discutevano, si preoccupavano, si salutavano... Stava per
aver inizio il programma della
cerimonia per Tinaugurazione
della ristrutturazione della Casa.
Si sono visti volti, alcuni molto noti, del mondo evangelico
e del mondo politico locale e
poi, con la firma sull’apposito
registro delle presenze e con la
consegna di una ricca cartellina contenente riproduzioni fotostatiche di alcuni documenti
riguardanti la storia della Casa
valdese di Rio Marina e la presenza evangelica nell’Isola d’Elba, nonché un foglio illustrativo sull’identità dei cristiani
evangelici, nel salone centrale —
incapace di contenere i numerosi convenuti — è iniziato il
giro dei discorsi ufficiali.
Invocazione e
lode al Signore
E’ stato il pastore Paolo Ricca a voler iniziare la manifestazione con una preghiera di invocazione e di lode al Signore:
lo stesso ha poi continuato le
varie presentazioni disciplinando gli interventi e scandendo il
ritmo nelle singole fasi. Il tutto inframmezzato da brevi momenti musicali a cura del Trio
di Roma composto da Emilio
ed Alessandra De Pasquale ed
Alfredo De Ninno rispettivamente al pianoforte, violino e flauto traverso.
Il benvenuto agli ospiti è stato dato dal dr. Marco Ricca,
presidente del Comitato della
Casa. In successione sono stati
ascoltati pronunciamenti vari
dei sindaci di Rio Marina e di
Portoferraio, del parroco della
locale Chiesa cattolica, della signora Adele Rimoldi in Luraschi, arredatrice, dell’architetto
Negri, dei progettisti, dell’impresa di costruzione Bucci, di Ornella Rovelli in Grein, direttrice della Casa, del past. Franco
Giampiccoli, moderatore della
Tavola valdese e del « Praeses »
della Chiesa evangelica della Renania, pastore Peter Beier che,
in segno di un ulteriore slancio di generosità amichevole e
fraterna, ha donato una cospicua somma alla Casa affinché
possa dotarsi di un generatore
di corrente « perché la luce non
manchi mai ».
Senza il contributo specifico
in denaro, offerto dalla Chiesa
evangelica della Renania, la Casa non sarebbe potuta diventare quella che è oggi. Ma importante è rivolgere un pensiero veramente grato a fratelli in
Cristo che hanno voluto dare fiducia ad un’opera che potrà attivare, con l’impegno dei responsabili ai vari livelli, nuovo
impulso ad una presenza evangelica nella collettività locale,
mediante l’offerta di una « casa » — gestita con spirito diaconale — che possa essere considerata come un ritrovo sereno e tranquillo per tutte quelle persone e famiglie che desiderano un momento di pausa
nella frenesia di una vita materiale attiva.
. Il simbolico taglio del nastro
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Conferenza
del primo distretto
Tra musica
e commedia
Quasi in una spinta ideale di
affiancamento culturale a tale
manifestazione, nel salone della
Casa, la « Nuova compagnia riese », composta da giovani abitanti del pesto, si è esibita in una
commecUa (scritta da Luciano
Barbetti, membro della chiesa
evangelica) dal tipico contenuto
locale: « Lauretta ed i suoi mariti », storia di una donna riese moglie di un marittimo di
lungo corso, in navigazione.
Entrambe le manifestazioni
hanno registrato un’intensa ed
affettuosa partecipazione di pubblico locale.
Tra le varie manifestazioni,
nel giardinetto, era stata allestita una mostra di vecchie fotografie e di documenti riproducenti le prime attività, i primi gruppi, i volti delle prime
persone che hanno avviato la
presenza evangelica a Rio Marina.
La domenica 2 giugno si è
svolto il culto con Santa Cena
nel tempio, presieduto dal pastore Franco Giampiccoli e che
ha visto una grande partecipazione anche di persone non
evangeliche.
L’avvio è dunque stato ottimo. Si è percepita la sensazione che l’obiettivo sia stato raggiunto. La commistione di abitanti del paese con il popolo
valdese convenuto ha innescato
® rinnovato la stima reciproca
ed ha evidenziato che lo spirito cristiano può ancora suscitare speranze in un tempo apparentemente indifferente agli
slanci spontanei di solidarietà
per costruire una vita densa e
degna di essere onorata.
La Casa valdese di Rio Marina, oggi come oltre un secolo
fa, con le sue mura, farà da
cornice ad una testimonianza di
fedeltà allo Spirito di Dio che
— unico — consente l’armonia
e la fratellanza con i singoli.
Leonardo Casorìo
BOBBIO PELLICE — Si è
svolta sabato e domenica scorsi la Conferenza distrettuale del
I distretto; la discussione si è
incentrata in particolare su ecumenismo, cura d’anime e disagio psichico, diaconia, evangelizzazione.
Al termine dei lavori è stata
eletta la nuova CED, nelle persone di Tom Noffke, presidente, Graziella Tron Lami, vicepresidente, Silvana Marchetti, segretaria, Dario Tron, Vito Gardiol, Attilio Sibille, Carla Beux
Longo.
La commissione d’esame che
valuterà l’andamento dell’attività ecclesiastica del prossimo anno sarà composta da Renaio Ribet, Ruggero Marchetti, Aldo
Lausarot e Ileana Lanfranco.
Deputato della conferenza al
prossimo Sinodo sarà Luca Davide Simond.
La prossima Conferenza si
svolgerà a Pinerolo, predicatore
sarà il past. Franco Davite.
Unioni femminili
TORRE PELLICE — Due interessanti iniziative chiudono
Tanno di attività dell’Unione
femminile: mercoledì 19 giugno,
dalle 15 alle 17, incontro delle
socie a Villar Perosa per salutare Marie France Coisson; domenica 23 giugno gita a Carema; la partecipazione è aperta
a quanti sono interessati.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Jole Tomasini
(tei. 91059).
VILLAR PELLICE — Domeni
ca 2 giugno l’Unione femminile
si è recata in gita a Rorà, dove ha visitato il locale museo,
partecipato al culto con la comunità locale, consumato il
pranzo al Parco montano del
Bric, rievocando altresì alcuni
episodi di storia valdese legati
al vallone. Un grazie alle sorelle rorenghe per la fraterna accoglienza.
• Ringraziamo sentitamente
il predicatore locale Umberto
Rovara per la sua disponibilità
e per il messaggio dato nel corso del culto che egli ha presiedute.
• Il fratello Paolo Salomone
Michelin Salomon ci ha lasciato all’età di 87 anni. Alla sua
anziana compagna ed a tutti i
familiari rinnoviamo l’espressione della fraterna solidarietà della chiesa e nostra.
• Il gruppo giovanile di Inverso comunica che non sono
ancora stati ritirati i premi della sottoscrizione corrispondenti
ai numeri 4.485 e 4.557; i premi sono presso il pastore.
Rallegramenti
SAN SECONDO — Rallegramenti a Enzo Avondetto, membro della nostra comunità, che
alla VII edizione di tiro con la
balestra antica — svoltasi a Castrocaro T. - Terra del Sole il
25-26 maggio — ha ottenuto il
primo posto nella classifica finale del campionato individuale.
Matrimoni
ANGROGNA — Sabato 1" giugno, nel tempio del capoluogo,
si sono uniti in matrimonio
Franca Coisson, sindaco di Angrogna, ed Ezio Borgarello. La
liturgia matrimoniale è stata
presieduta dal pastore Giuseppe Platone, che ha predicato
sull’« inno all’amore » della prima epistola di Giovanni. Un saluto è stato porto agli sposi da
don Armando, parroco della comunità cattolica di Torre Penice alla quale appartiene il dottor Borgarello.
Agli sposi va il nostro più ca
ro augurio di tanti anni di serenità da trascorrere insieme
« guidati nei loro passi dal Signore » (cfr. Proverbi 16: 9).
® Domenica 16 giugno avremo la gioia di accogliere la visita della Corale della Chiesa
valdese di Torino. Le sorelle e
1 fratelli della Corale prenderanno parte al nostro culto delle 10.30 nel tempio del capoluogo e terranno poi subito dopo un breve concerto nel tempio stesso. Per tutti è questa
una bella occasione di ritrovarsi insieme con questi nostri
fratelli e sorelle torinesi nell’ascolto della parola di Dio e
nel canto di lode al Signore.
POMARETTO — Si sono uniti in matrimonio Moreno Soster e Laura Pedriali e Daniele Refour e Monica Daviè; ad
entrambe le coppie è stata consegnata la Bibbia quale dono
della comunità, con l’augurio
che essa rappresenti una guida
costante nella vita di queste
nuove famiglie.
• E’ stato presentato al battesimo Simone Clot, di Paolo e
Paola Gilli; la comunità invoca
la benedizione del Signore su
questo bambino e sui suoi genitori.
• La nostra cristiana simpatia va ai familiari di Alberto
Pascal deceduto all’età di 72 anni presso l’ospedale valdese di
Pomaretto.
PRALI — Sabato 1” giugno si
sono sposati nel tempio Cristina Richard e Willy Richard: tanti auguri agli spesi e... non dimentichiamoci che erano quasi
2 anni che la nostra comunità
non era più allietata da un matrimonio!
Bazar
LUSERNA SAN GIOVANNI —
A partire dalle ore 14.45 di domenica 16 giugno avrà luogo
nella sala Albarin il tradizionale bazar organizzato dalla Società di cucito; un simpatico
pomeriggio per trascorrere insieme alcuni momenti di comunione fraterna e dare anche un
contributo concreto alle necessità finanziarie della chiesa.
Scambi pastorali
VILLASECCA — Nel tempio
di Chiotti, domenica 16 giugno
alle 10, il culto sarà presieduto
dal pastore Eugenio Stretti di
Pomaretto. Nello stesso tempo
Ludwig Schneider predicherà
nella chiesa di Pomaretto. Questo scambio pastorale vuole
esprimere la realtà unica delle
chiese valdesi in vai Germanasca ed invitare a guardare oltre
il proprio campanile, conoscendosi reciprocamente.
15-16 giugno
□ INCONTRI TEOLOGICI
«GIOVANNI MIECCE»
VILLAR PELLICE — L'incontro che
precede la pausa estiva prevede, dopo l’arrivo e la sistemazione al Castagneto, alle ore 15.30, la lettura del
cap. Ili di « Per una fede ” (a cura
di B. Rostagno). Dopo la cena si discuteranno le tematiche emerse dalla lettura (a cura di Claudio Pasquet).
Domenica, ore 9, studio biblico,
partecipazione al culto a Villar, e dopo pranzo dibattito sul tema: « Una
chiesa in analisi... 20 anni dopo; facciamo il punto sulla Chiesa valdese
alle Valli » (introduce Giorgio Tourn).
Chiusura alle ore 17.
5
r
14 giugno 1991
vita delle chiese 5
ASSEMBLEA DI CHIESA
UN INCONTRO A PENTECOSTE
Divisi
sull’8 per
Una discussione che è
ramenti precostituiti
ROMA — La chiesa di piazza
Cavour si è riunita in assemblea domenica 2 giugno per discutere il documento suH’8 per
mille proposto allo studio delle comunità. Il dibattito è stato vivo, ricco e anche carico di
emozione.
A differenza del passato, le posizioni diverse non si sono
espresse in schieramenti di
principio, ma hanno rivelato
« ascolto » delle ragioni degli
altri. L’assemblea ha avuto al
centro della sua riflessione la
ricerca inevitabilmente contraddittoria e parziale del modo più
evangelico di essere testimoni di
Gesù Cristo, qui e oggi: la possibilità di accedere aH’8 per mille è per le nostre chiese un « talento » da non sotterrare, l’occasione per praticare modi trasparenti e corretti di gestione
mille
Novità a
Radio Beckwith
Ogni giovedì alle 17,30 (ritrasmessa il sabato) la nuova rubrica: Protestanti, perché? Alcuni pastori rispondono alle vostre domande sulla Bibbia, la vita cristiana,
la storia ecclesiastica, il confronto interconfessionale.
Non esitate a scrivere o telefonare a Radio Beckvrith,
10066 Torre Pellice, via Repubblica 6, tei. 0121/91507.
andata al di là di schie- Alcuni interrogativi
del denaro pubblico, o un gesto percepibile dalla gente come un’omologazione alla chiesa
romana, la rinuncia alla battaglia anticoncordataria e a quella per l’accesso a fondi pubblici democratico e controllato,
senza privilegi riconosciuti alle
chiese in quanto tali? E ancora: esiste un rischio di deresponsabilizzazione dei membri
di chiesa sul piano contributivo?
La complessità
del problema
Su questi e altri interrogativi si è discusso e si è votato:
14 contrari all’8 per mille, 13 favorevoli, 6 astenuti. Il sostanziale equilibrio non è stato vissuto come spaccatura della comunità, ma come naturale conseguenza della complessità del
problema. In particolare ha contribuito a questa consapevolezza un appassionato intervento
del past. Tullio Vinay che, anche in vista del prossimo Sinodo, ha raccomandato la ricerca
di proposte capaci di permettere un superamento dell’impasse
in cui ci troviamo, mantependo
la comunione nelle nostre chiese. In questo spirito l’assemblea
di piazza Cavour, prima di contare i sì e i no, ha votato all’unanimità (con un astenuto)
la mozione che qui riportiamo:
« L’assemblea... ribadisce che
un’eventuale entrata dal fondo
8 per mille Irpef non può essere utilizzata per la cassa culto; chiede che non sia utilizzata per opere di diaconia delle
nostre chiese; chiede che sia interamente utilizzata per la fame nel mondo ».
Evangelici a Agrigento
Il gruppo resiciente di Riesi ospite della comunità valdese - Una
visita alla « Mostra della Bibbia » - Un protestantesimo « variegato »
AGRIGENTO — « Evangelista,
comunista, zoppa »: così gridavano spesso dei ragazzini aizzati da
preti fanatici neH’immediato dopoguerra ad una sorella di chiesa
quando usciva di casa. Insieme
al gruppo residente del Servizio
cristiano, la piccola comunità
agrigentina, attraverso alcune testimonianze orali, ha voluto ricostruire la propria storia di valdesi nel Sud. Oggi i ricordi arrivano sino a 60, 70 anni fa e sono
soprattutto ricordi amari di difficoltà a vivere in libertà la propria fede religiosa. Quella che
abbiamo registrato ad Agrigento
è stata un pezzetto, intenso e formidabile, di storia deH’evangelisrao in Sicilia, una vicenda che
inizia con i colportori valdesi dopo l’Unità d’Italia.
In questa città vive attualmente una piccola ma vivace comunità valdese che ha voluto condividere, nel tempio di via Esseneto, il culto di Pentecoste con il
gruppo residente (8 adulti e .'i
bambini) del Servizio cristiano,
invitato a trascorrere un fine
settimana lontano da Riesi. Dopo
il culto con Santa Cena, presieduto dai pastori Irene Wigley e Giuseppe Platone, un’agape fraterna
ha permesso una maggiore conoscenza e scambio di informazioni
storiche: i membri del Servizio
cristiano hanno presentato i primi 30 anni di vita della complessa opera diaconale fondata da
Tullio Vinay. I membri di chiesa
di Agrigento hanno ripercorso im
cammino più lungo, quello della
presenza protestante in città. Si
è parlato anche dell’oggi, in particolare di ecumenismo, rapporto con il mondo cattolico, e qui
non sono mancate puntate polemiche sugli atteggiamenti grossolanamente mariani dell’attuale
papa e sulla sfacciata pubblicità
all’S per mille dell’Irpef che tappezza tutta Agrigento. Si è parlato anche del rapporto con il mon
Sermone di prova
Il 25 e 26 maggio 1991 si è
svolta a Velletri, presso il Centro di Ecumene, l’assemblea delTXI circuito delle Chiese valdesi e metodiste, circuito che comprende le chiese del Lazio e la
comunità di Terni.
Nonostante il numero ridotto
dei partecipanti, che ha dato origine ad una raccomandazione da
parte delTassemblea ai Consigli
di chiesa di mandare le proprie
delegazioni al completo, i temi
affrontati sono stati diversi.
L’assemblea è iniziata con una
conferenza del prof. Sergio Rostagno sul tema « Gli evangelici ed il futuro dell’Europa » seguita da un dibattito. C’è stato
poi il sermone di prova della
candidata al pastorato Teodora
Tosatti, prova superata con esito positivo.
L’assemblea ha ascoltato la relazione del Consiglio di circuito.
che ha toccato i vari punti della vita ecclesiastica.
La vita delle comunità dell’XI
circuito è stata nell’anno ecclesiastico 1990-91 caratterizzata
dall’evento della guerra del Golfo: ognuna delle comunità che
fa parte del nostro circuito ha
affrontato in modo diverso tale evento che si è inserito in
maniera violenta nella vita ecclesiastica.
Per quanto riguarda la vita
delle chiese da segnalare la richiesta dell’assemblea alla Tavola valdese di lasciare a disposizione del circuito Tecdora Tosatti affinché possa continuare il
suo lavoro nella diaspora delle
chiese di Roma. Infatti si sta
sviluppando una possibilità di
evangelizzazione a Latina mentre in alcune zone di Roma si
stanno costituendo piccoli gruppi formati da membri delle co
Per Villa Olanda
Il prossimo Sinodo dovrà decidere sulla prosecuzione o
meno dell’attività di Villa Olanda.
Tutti coloro che ne desiderano la continuità sono invitati
a sottoscrivere con urgenza un impelo il cui importo verrà
richiesto se la decisione sarà affermativa.
Si prega di indirizzare a:
Comitato prò Villa Olanda, caseUa postale, 10066 Torre
Pellice specificando nome, indirizzo e telefono.
do pentecostale e quello awentista, fecondo di nuovi sviluppi.
L’incontro si è concluso andando
a visitare nella centrale via Atenea la « Mostra della Bibbia » allestita dalla Chiesa dei fratelli.
A parte il fondamentalismo di
alcuni cartelloni che ricordano il
rifiuto della critica biblica, questa iniziativa importante sta avendo, in questi giorni, un grosso
successo di pubblico. « La Chiesa
dei fratelli e pentecostali crescono di numero — mi spiega un
membro di chiesa — ma nella seconda generazione, quando si
vuol dare sostanza storica e teologica ad una fede entusiastica,
si approda al mondo del protestantesimo storico con la sua cultura e le sue opere sociali ». Non
ci potrebbero essere maggiori
contatti tra le varie denominazioni evangeliche cittadine? « Pre
feriamo — ammette un membro della Chiesa dei fratelli —
camminare senza indugiare in
compromessi. La libertà del protestantesimo è anche diritto di
costituirsi in chiesa di fronte a
Dio con le proprie convinzioni di
fede basate sulla convinzione che
tutta la Bibbia, nessun versetto
escluso, è ispirata direttamente
da Dio... ». Avventisti, pentecostali, fratelli, valdesi ed altri ancora.
Un protestantesimo che procede
in ordine sparso e perciò non
riesce a far sentire la propria
voce in una città in cui la Chiesa
cattolica detiene il monopolio del
fatto religioso. « Apparentemente
ha ragione lei — conclude un ragazzo pentecostale —, di fatto la
gente sa che l’alternativa c’è ».
Ma l’alternativa è Gesù Cristo,
per tutti.
G. P.
CENTRO DI BETHEL
ASSEMBLEA DELL’XI CIRCUITO
munità ma aperti all’esterno,
collegati alle chiese di origine
(Roma piazza Cavour, via IV
novembre e via XX settembre).
L’assemblea di circuito ha poi
approya,to un nuovo sistema di
ripartizione delle spese relative
al funzionamento dell’attività
del circuito decidendo di ripartire tali spese in misura proporzionale al numero dei membri
di ogni comunità.
Nel circuito si sta sviluppando un programma di formazione dei predicatori locali, lavoro che è già iniziato nell’anno
trascorso attraverso una serie
di incontri curati dai vari pastori del circuito.
L’assemblea si è rallegrata
per 1 entrata nel ruolo dei predicatori locali di Giuseppe Sacco, della comunità di Roma piazza Cavour.
La parte finale dell’assemblea
è stata dedicata alle nomine delle varie cariche del circuito
mentre la componente metodista ha anche eletto i suoi deputati al Sinodo.
Il nuovo Consiglio di circuito
e così composto: Giovanni Conte (sovrintendente), Federico
Roela, Paolo Scarinci, Franco
Sommani e Stefano Volpi (consiglieri).
Come delegati metodisti del
circuito al Sinodo sono stati
eletti M. G. Deleva e F. Roela
e come supplenti R. Balducci e
L. Cappello.
Giuseppe Sacco
Appello
Cari fratelli,
tutti voi conoscete o avete sentito parlare del centro Bethel,
che sorge in una località incantevole della Piccola Sila fra il
Villaggio Mancuso e Racise. Il
Centro opera già da dieci anni;
ha iniziato lentamente con molti campi lavoro che hanno permesso la realizzazione di una
grande casa in pietra, poi con
i vari interventi della Tavola
valdese e grazie al generoso aiuto delle chiese dell’estero ha
ampliato la ricettività, creando
le condizioni per svolgere parecchie attività di evangelizzazione.
Infatti, oggi, non sono pochi
i giovani e meno giovani che
sono venuti a Bethel e ci sono
ritornati.
Da un paio d’anni il Comitato ha voluto intraprendere nuove iniziative come il campo invernale che si svolge dal 26 dicembre al 2 gennaio, un nuovo
modo di condividere queste festività nella comunione e nella
fratellanza.
Da quest’anno avrà inizio in
via sperimentale un campo dedicato alla terza età che, se andrà bene, come ci auguriamo,
potrà essere ripetuto in diversi
periodi dell’anno. Il sostegno
delle comunità è stato ed è una
leva importante che ha tenuto
e tiene sempre desta l’attenzio
ne del Comitato.
Ora vi scriviamo perché, fidando nella generosità dei nostri fratelli, desideriamo realizzare un impianto di riscaldamento nella grande casa di pietra ed acquistare una lavatrice
per comunità. Non sono, come
si potrebbe credere, spese superflue ma necessarie per offrire un po’ di comfort e di igiene in più.
A tal fine il Comitato ha aperto una sottoscrizione per raccogliere 15 milioni, sufficienti a
realizzare questo progetto. Non
è poi una somma iperbolica, basta un po’ di buona volontà ed
entro novembre potremo realizzare quanto detto sopra. Quindi facciamo appello alla vostra
generosità, ma più che a questa al vostro impegno di credenti.
Certi del vostro aiuto e del
vostro sostegno, in attesa di un
segno tangibile della vostra solidarietà, vi porgiamo fraterni
saluti.
Il Comitato
Le offerte possono essere spedite
tramite conto corrente postale n.
10185890 intestato a Centro evangelico Bethel - 88055 Taverna (CZ). Oppure mediante vaglia postali o assegni bancari intestati al direttore del
Centro - past. Pietro Santoro, via Trento 9 - 89125 Reggio Calabria, specificando la causale del versamento.
Rorà: un paese per tutte le stagioni
MINI-MARKET
Alimentari - Tabacchi
APERTO LA DOMENICA
Tfcl. 93.144 - RORÀ
ALBERGO - RISTORANTE
COLLEDIPIAMFRÀ-m.n50
CUCINA CASALINGA
Tfcl. (0121) 93.101
Bar - Ristorante KOLIRA.
NEL PARCO MONTANO
Servizio Ristorante su prenot.
Tfcl. (0121) 93.139
A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Frioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Frioland - Comour - Rif. Valanza
- Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
6
6 prospettive bìbliche
14 giugno 1991
Una lezione di fede
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
« ...Gesù, disse loro: passiamo all'altra riva. I discepoli, congedata la
folla, lo presero, così com’era, nella
barca. E vi erano delle altre barche
con loro.
Ed ecco levarsi una gran bufera di
vento che gettava le onde nella barca,
tanto che questa già si riempiva.
Ed egli stava dormendo sul guanciale a poppa.
I discepoli lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non ti curi che noi
periamo?
Egli, svegliatosi, sgridò il vento e
disse al mare: taci, calmati!
II vento cessò e si fece gran bonaccia.
Egli disse loro: perché siete così
paurosi? Come mai non avete fede?
Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano l'un l’altro: chi è
dunque costui, che anche il vento e il
mare gli ubbidiscono? ».
(Marco 4: 35-41)
« ...e fattosi sera, Gesù disse loro:
passiamo all’altra riva ». Fino a pochi anni or sono, succedeva abbastanza spesso che questo versetto venisse preso come testo per una predicazione durante un funerale, o venisse indicato da una famiglia evangelica nell’annunzio mortuario di
qualcuno dei suoi cari. E certo il testo, bello e suggestivo come tanti altri nella Bibbia, si prestava assai
bene a questo uso. Ma aveva un solo
difetto: trasformava il racconto della « tempesta sedata » in un racconto simbolico.
Non è un
racconto simbolico
Molte cose indurrebbero anche noi
a trattarlo così: la difficoltà, per l’uomo moderno, di intendere i miracoli,
la facilità con cui si può dare ad ogni
elemento del racconto un significato
nobile ed elevato: l’altra riva è la
morte, la barca è la chiesa, la tempesta sono i pericoli che la chiesa corre
(soprattutto di questi tempi), l’intervento di Gesù è la consolazione di essere nella barca giusta, che non affonderà mai, la chiesa appunto. Ma
noi non siamo di quelli che pensano
che sia più facile credere nella chiesa
che in Gesù Cristo; anzi, a dire il vero, ci pare davvero difficile credere
nella chiesa e a differenza dei giovani
di « comunione e liberazione » crediamo che la chiesa non sia oggetto
di fede e valga né più né meno dell’antico Israele: una banda di mascalzoni costretti a fare i conti col
loro Signore, e basta. E allora perché
non prendere sul serio questo brano
e considerarlo come uno dei tanti testi evangelici nei quali siamo costretti a fare i conti col Signore cosi come egli è, in base alle azioni che
egli svolge e alle richieste che ci rivolge? Proviamo. Che cosa fa e dice
Gesù in questo episodio?
Gesù ha appena finito di pronunciare le famose « parabole del Regno » (il seminatore, la lampada, il
grane! di senape), che esprimono la
fiducia assoluta nella potenza della
Parola che nei modi più imprevisti
porta i suoi frutti. Ora egli va verso
Gerasa, zona mezzo pagana, dove
compirà miracoli e predicazioni. Nel
viaggio lo sorprende la tempesta:
benché il « mar di Galilea » sia piuttosto piccolo, le sue tempeste sono
abbastanza pericolose, data la conformazione dei luoghi. La strada di
Gesù sembra dunque sbarrata e la
sua vita stessa sembra minacciata
dallo scatenamento di quelle « forze
della natura » che da millenni costituiscono una sfida e un cruccio per
l’uomo di tutti i tempi. Come si sente fragile un uomo, quando si scatena
una tempesta! Ma questo non è l’unico caso: ci sono i terremoti, che distruggono a volte migliaia di vite, le
valanghe quasi imprevedibili, i nubifragi disastrosi. E nel corso della
sua vita quasi ogni uomo assiste allo
scatenarsi nel suo corpo (a volte, nella sua mente) di un disordine tremendo che lo vuole uccidere: il cancro, le malattie incurabili.
Perché
Gesù è tranquillo?
In questa situazione Gesù fa una
cosa semplicissima: dorme. Possibile
che il suo subconscio non percepisca
il fracasso e il pericolo? In realtà
Gesù dorme per davvero, perché è
completamente tranquillo. Qual è la
causa di questa tranquillità? Si narra
che quando Giulio Cesare andava in
barca dalla Puglia all’Epiro si sia
trovato in una grande tempesta e abbia così fatto coraggio al marinaio:
« Non aver paura, perché la Fortuna
di Cesare è con te ». Ma l’atteggiamento di Gesù non si può spiegare
con la fede in una Fortuna benigna
(che non ha impedito a Cesare di andare incontro alle idi di marzo), cioè
con quella sublime presunzione, che
tutti i cosiddetti « grandi uomini »
posseggono, di essere al centro della
storia e di essere quindi invulnerabili, invincibili, immortali. Gesù sa di
essere piccolo come un « grane! di senape » (Marco 4: 30-32) e sta dando
la vita a molti in attesa di donare la
propria vita sulla croce.
Ma Gesù è tranquillo perché sta
compiendo fedelmente la sua opera
messianica: fin che questa missione
non sarà compiuta, nessun pericolo
serio può minacciarlo. Anzi, proprio
la tempesta gli dà l’occasione di vivere in mezzo alle contraddizioni laceranti dell’universo come ogni uomo
di fede dovrebbe vivere: calmo, sicuro di essere e di restare figlio di
Dio. Figlio di Dio, Gesù si sente anzitutto nel senso più semplice della
parola, come ognuno di noi: Dio è mio
padre, mi ha collocato in questo universo, dunque non permetterà che le
forze negative di questo universo
stesso prevalgano sopra di me prima
dell’ora buona, è la fiducia espressa
per esempio dal Salmo 91.
Ma Gesù sa di essere figlio di Dio
in un senso più profondo: egli è il
Messia, inviato nella « pienezza dei
tempi » per adempiere le promesse
dei profeti, per iniziare un tempo
nuovo nella storia d’Israele e del
mondo. La sua opera, se ha un valore profetico e storico, ha però
anche un valore cosmico: la sua
vita, la sua morte, la sua risurrezione saranno fatti significativi
per l’intero universo; per gli uomini in primo luogo, ma anche
per la natura. Messia d’Israele, Signore dei credenti, Gesù è anche il
centro deH’universo, il momento in
cui la relazione tra l’Iddio invisibile
e il mondo fin troppo visibile, tra il
Dio d’amore e l’universo pauroso diventa chiara. Mediatore tra Dio e i
credenti, Gesù è anche mediatore tra
Dio ed ogni creatura, materia compresa. Dio non ha creato un universo
di anime; ha creato un universo di
cose e di forze infinitamente complesse, ma di questo universo rimane Signore, per condurlo a un fine buono
e positivo. Dio crea il mondo, lo governa, lo conduce verso quel Regno
di cui ci parlavano le parabole precedenti.
Gesù dunque, Figliuol di Dio messianico, può affrontare la tempesta
con calma. E quando i suoi amici lo
svegliano, la sua reazione è di estrema naturalezza: egli alza la voce e fa
tacere il vento e le onde. Mediatore
tra Dio e la realtà intera, egli conserva l’intatto potere creativo di Dio
stesso (come dimostrerà anche nella
moltiplicazione dei pani) e lo esercita ogni volta che ciò è necessario per
l’adempimento della sua missione.
Gesù capisce
la paura dei discepoli
Ma notiamo bene: Gesù calma il
mare non perché la sua vita sia realmente in pericolo, ma perché i discepoli hanno paura. Sono uomini, come noi, incerti e spaventati. E Gesù non li sgrida (sgrida il mare, invece) perché li capisce, perché vuol
portarli pian piano alla fede. Val
dunque la pena di fermare le onde e
il mare perché i discepoli facciano un
passo avanti nella comprensione della sua missione e della misteriosa onnipotenza di Dio (chissà quante volte, dopo la risurrezione, i discepoli
avranno raccontato questo episodio!).
E Gesù acqueta la tempesta, con
tutta tranquillità e semplicità: non è
diverso che guarire un matto, o raddrizzare uno storpio, o aprir gli occhi a un cieco.
Due domande
ai discepoli e a noi
Certo, dopo aver fermato il mare,
Gesù ha qualcosa da dire ai suoi discepoli. E lo dice con due domande,
dure nella sostanza ma serene nella
forma.
La prima domanda è: « Perché siete così paurosi? ». Voi, uomini che
avete dedicato la vostra vita alla Parola di Dio, come mai vi lasciate attanagliare dalla paura? La pau
ra ha una ragion d’essere quando
ci troviamo davanti all’ignoto, o davanti a qualcosa che è più forte di
noi. Ma i discepoli sanno di avere
in mezzo a loro il Messia e questa
consapevolezza dev’essere per loro la
chiave d’interpretazione di tutta la
realtà. Se Dio è con loro, chi sarà
contro di loro? (Romani 8: 31). Per
chi è con Cristo, l’universo non è più
un’accozzaglia di forze incomprensibili e distruttive: è lo spazio in cui si
dispiega la potenza di Dio; e in questo spazio nulla può essere più forte
di chi è con Cristo.
Perciò viene la seconda domanda,
più grave: « Come mai non avete fede? ». Come mai, dopo aver udito le
parabole e visto i miracoli, dopo aver
patito la fame e la sete con Gesù, non
vi rendete conto che anche questa
tempesta non è che una tappa dello
straordinario destino che state vivendo con l’uomo di Nazareth, al centro
della storia universale?
Camminare
per fede
I discepoli accusano il colpo (« furono presi da gran timore »), però
fanno un passo avanti nella conoscenza di Gesù: « Chi è costui? », si
domandano. Ormai è chiaro che Gesù
non è solo un maestro affascinante,
un profeta insuperabile, un amico
straordinario: è qualcosa di più, è
molto di più. Per capirlo, non basta
guardarlo dal punto di vista dell’uomo (fosse pure l’uomo religioso), bisogna guardarlo dal punto di vista di
Dio e accettarlo per quello che è: il
Messia (Isaia 11), il Figliol dell’uomo
(Daniele 7: 13), l’Alfa e l’Omega (Apocalisse 1: 8, 1: 18).
Qui sta il punto. Per i discepoli,
ma anche per noi: riconoscere in Gesù il centro della storia e dell’universo; questo è avere fede.
Tutto il resto verrà da sé. Il Signore è con noi, mediante lo Spirito: ce
lo dice il giorno di Pentecoste. Egli
non ci esenta dalle tempeste, dai terremoti, dal cancro, ma ci permette
di passare attraverso tutte queste cose restando alla fine « più che vincitori » (Romani 8: 37) in Cristo, perché il fine di ogni cosa è la riconciliazione suprema e l’adempimento
nel Regno di Dio.
In questo cammino, il Signore ci
aiuta a superare non solo le tempeste
reali, ma anche quelle simboliche: le
crisi storiche, le crisi personali, la
malattia, la sofferenza e la morte.
Perciò è legittimo trarre consolazione dalla lettura di questo passo, ma
ad una condizione: di trarne anzitutto una lezione di fede. Se questa non
fosse una parola di fede, non sarebbe
stata messa neH’Evangclo. Come parola evangelica l’abbiamo meditata in
questo sermone, come avvenimento
di Cristo ce lo portiamo con noi a
casa, nella fiducia che lo Spirito
opererà nei nostri cuori come ha operato quel giorno nel cuore dei discepoli.
Giorgio Bouchard
7
14 giugno 1991
vacanze
DIVERTIMENTO E FORMAZIONE
Campi estivi: le proposte dei nostri centri
Una fitta e varia serie di appuntamenti, per tutti i generi e per tutti i destinatari, dai cadetti agli adulti, alle
famiglie - Un modo per passare alcuni giorni a contatto con la vita comunitaria alla luce di temi qualificanti
Agape
campo ragazzi (14-17 anni)
18-28 giugno
Il potere nella comunicazione
Comunicare è un bisogno essenziale che ci permette di rapportarci agli altri; di confrontarci. di esprimere i nostri sentimenti, la nostra vita. Ma è anche
gestire il potere di decidere quali
informazioni divulgare e come.
Comunicare è un potere: che potere è? Chi lo detiene?
XII incontro sull’omosessualità
29 giugno-5 luglio
Dalla diversità alia solidarietà
E' proprio vero che la diversi
là porta a sviluppare solidarietà?
E di quale solidarietà si tratterebbe: tra uguali, tra appartenenti
allo stesso gruppo o aperta agli
altri? Cerchiamo di capire cosa
vuol dire solidarietà, da dove nasce il termine, di quali ideologie
può essere portatrice, quali prassi possono esserle conseguenti, se
e come le chiese l’hanno ideologizzata e vissuta.
campo
"ricerche di etica interpersonale"
6-13 luglio
Quale etica oggi?
L’uomo e la donna hanno la re
sponsabilità di conoscere il bene
e il male. Noi oggi spesso ci comportiamo come se non dovessimo/potessimo prender posizione.
Spesso ci sentiamo unicamente
vittime di fronte al male del
mondo e per la nostra etica ci limitiamo al piccolo mondo privato. Vi pare che sia giusto così?
campo ragazzi (9-11 anni)
6-13 luglio
Conoscere Agape
Agape è per chi ci è già stato e
chi ci racconterà. Agape è per
chi non ci è mai stato e vuol ’’ficcare” il naso in un posto che, vi
assicuriamo, è diverso da tutti
gli altri. Venite a trovarci.
Vili incontro internazionale
ebrei-cristiani
14-21 luglio
Dio, popolo, terra
Tre parole soltanto, eppure costituiscono i poli di ogni discorso
ebraico sull’identità. Intorno ad
essi si cristallizzano però anche
gli stereotipi della polemica, dell’incomprensione o deH’ignorcinza
nei confronti della realtà ebraica.
Cominciando da una lettura critica di queste visioni distorte, vorremmo iniziare un cammino di
approfondimento, ascolto e confronto.
campo ragazzi (1-9 anni)
14-21 luglio
Corvo-Bianco va ad Agape
Non conoscete Corvo-Bianco? Venite e lo conoscerete! Sotto la
sua guida, scopriremo il mondo
in e intorno ad Agape, le persone,
gli animali e le piante che vivono
in questa valle.
Ecumene
campo cadetti (8-11 anni)
22 giugno - 7 luglio
Identikit: costruiamo
la nostra carta d’identità
Si affronterà il tema dell’identità dei più piccoli: che influenza
hanno la famiglia, Tambiente, la
scuola, gli amici, la chiesa.
campo politico
3-7 luglio
Il futuro della democrazia
alla fine del bipolarismo
campo juniores ( 12-15 anni)
14-21 luglio
Adolescenza e disagio
campo di azione sociale
18-21 (o 25-28) luglio
Le nostre opere di diaconia si
riuniscono per pen.sare se stesse
e le loro attività in rapporto alle
istanze di ’’riforma della società ’
nel quadro di un moderno ’’socialismo cristiano”.
campo di ferragosto
13-17 agosto
”lo vi lascio pace:
vi dò la mia pace...”
Si vuole prendere spunto dalla
parola di Gesù, da una parte per
riprendere il tema della ’’preghiera”, dall’altro per approfondire
la riflessione sull’’’identità” delle
Incontro, studio, riflessione
I centri in cui i giovani (ma non scio loro, ci sono anche i
campi per adulti, di studio, approfondimento e aggiornamento teologico, o quelli destinati prevalentemente alle famiglie) possono
trascorrere uno spezzone d’estate in maniera « alternativa » non
sono solo quelli che compaiono in questa pagina.
Nel prossimo numero pubblicheremo il calendario dei campi
estivi organizzati dal centro di Bethel, Taverna (CZ) e dal centro
ecumenico « Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra (PN).
campo donne
22-29 luglio
Memoria della libertà e
linguaggi della creatività
E’ possibile scorgere tracce di
libertà femminile nei chiaroscuri
della storia trasmessa da un linguaggio patriarcale? La nostra
creatività è del tutto nuova o trova le sue radici nella vita delle
donne che ci hanno preceduto?
campo ragazzi (11-13 anni)
22-29 luglio
Quando sarai grande
Pensiamoci ora, subito, anzi viviamo già una settimana come
se fossimo grandi... O no? Non si
tratta soltanto di guardare alle
nostre prospettive; vediamo anche come già oggi stiamo vivendo e come ci prepariamo a un domani che è lì, dietro l’angolo.
campo politico e campo giovani
30 luglio - 6 agosto
L’Occidente ha un fronte sud?/
Prendendo spunto dalla crisi del
Golfo ci si propone di esaminare
il problema dei' rapporti (economici, politici, culturali...) tra l’Occidente ricco e il variegato mondo arabo. Il ’’campo giovani” lavorerà un po’ insieme e un po’ in
parallelo col ’’campo politico”,
con la volontà di proseguire il discorso dell’anno passato sull’Europa, proiettandosi all’esterno
delle frontiere europee e occidentali.
campo teologico
7-14 agosto
Economia e teologia:
Dio 0 Cesare?
’’Date a Cesare quel che è di Ce
sare”: che cosa è do'vuto al sistema? Forse proprio niente, perché
già si è preso più del do'vuto?
Non dimentichiamo però ”e date
d Dio quel che è di Dio”. Tentando di tradurre questo concetto
nel linguaggio economico e teologico del nostro mondo, vogliamo
riflettere ad alternative possibili
all’economia dominante.
assemblea degli Amici di Agape
16-18 agosto
I nostri primi 40 anni
A distanza di 40 anni dall’inaugurazione di Agape, vogliamo ritrovarci per un momento di festa. Oltre aH’assemblea vera_ e
propria dell’Associazione Amici,
non mancheranno mostre, giochi,
riflessioni e un culto di riconoscenza.
campo ragazzi (14-17 anni)
20-30 agosto
II sapore del sapere
A volte il sapere sa di noia, di
banchi di scuola, di uffa, di muffa, di ”a che mi serve?”. A volte
invece sa di buono: dolce, frizzante, amaro, piccante, interessante, coinvolgente... Se provassimo a cucinarcelo noi a modo
nostro, chissà...!
Informazioni e iscrizioni a: Segreteria di Agape - 10060 Frali
(To). Tel. 0121/807514 (orario
9-12,30; 15-19). ccp 20378105; ccb
422537/05 - Cassa di 'Risparmio cfi
Torino, filiale di Perosa Argentina; intestati ad ’’Agape centfo
ecumenico. Frali”.
nostre chiese evangeliche e del
t* Centrq di Ecumene. Nel quadro
dell’incontro avrà luogo una Assemblea degli Amici di Ecumene
(16 agosto).
campo giovani
18-25 agosto
Le forme della lotta politica
campo cadetti (8-11 anni)
1-10 settembre
I primi cristiani
II cristianesimo esercita oggi la
sua forte influenza su quasi tutto
il mondo, eppure i suoi inizi si
verificarono in un’oscura provincia deirimpero romano. Come
vivevano e operavano le comunità cristiane del primo secolo?
campo teologico
12-15 settembre
La teologia naturale: ricerca di
Dio 0 affermazione dell’uomo?
La teologia naturale si pone come discriminante tra ™a Parola
ricevuta e una parola pronunciata. Questa indagine è alla base di
ogni processo ecumenico, di ricerca e di dialogo.
Informazioni e iscrizioni: Ornella Sbaffi, via Firenze 38 00184
Roma, tei. 06/4740376. Ecumene,
Contrada Cigliolo, 00049 Velletri
(Roma), tei. 06/9633310.
Santa Severa
1° campo famiglie
1-15 luglio
Animazione evangelistica
Il ruolo dei singoli credenti nella diffusione dell’Evangelo; la sua
importanza e le difficoltà che incontra.
campo cadetti
17-30 luglio
Nonviolenza
Conoscere l’importanza della nonviolenza aiuta a lavorare per la
pace, la giustizia e la protezione
della natura contro ogni tipo di
sfruttamento, di razzismo e di
emarginazione.
campo giovani
3-15 agosto
Nonviolenza: la cooperazione
come proseguimento della pace
La ricerca della pace come conseguimento della giustizia passa attraverso la cooperazione fra tutti
i popoli. La violenza può essere
sconfìtta solo nel pieno riconoscimento degli altri diritti.
2" campo famiglie
16-31 agosto
Chiesa profetica:
tra evangelo e quotidianità
La totale esigenza di Dio. La chiesa e il suo essere corpo di Cristo. Vivere nella realtà della storia ed essere profetici. La chiesa
sotto il segno della croce. La teologia della croce.
3” campo famiglie
2-13 settembre
I Salmi: quale predicazione
II messaggio dei salmi ci parla
con intatta forza poetica. I temi
trattati sono la libertà del singolo e del popolo, e la ricerca della
pace in sintonia con la giustizia.
Informazioni e iscrizioni: Direzione Villaggio della gioventù.
Lungomare Pirgy 13, 00050 Santa
Severa (Roma), tei. 0766/740055.
8
8 fede e cultura
14 giugno 1991
PADOVA
OMEGNA
La promessa di Jahweh Donna e chiesa
L’Antico Testamento è orientato per un rapporto di preservazione
della Terra, dono di Dio - Sionismo, millenarismo, fondamentalismo
Due incontri sul femminismo nella storia della cristianità - Un forte messaggio inedito
L’atteggiamento nonviolento
nei confronti della terra, e degli
stranieri, proprio di alcune popolazioni non cristiane dell’America, non potrebbe forse insegnare
qualcosa allo stesso cristianesimo, influenzato in senso negativo dalla tradizione ebraica,
spesso violenta, nazionalista e
ostile alla natura e agli altri
popoli?
Questo l’interessante e — perché no? — provocatorio quesito
posto da un interlocutore al termine della conferenza tenuta dal
prof. Daniele Garrone nella Chiesa metodista il 20 aprile per
conto del SAE.
Nella sua replica l’oratore ha
ripercorso le linee fondamentali del suo discorso su "il dono
della terra” come tema centrale
dell’Antico Testamento.
« E’ proprio, semmai^ la dimenticanza da parte cristiana —ha
sostenuto Garrone — del motivo
biblico della terra dono di Dio
a suggerire sollecitazioni aggressive e violente nei confronti della natura». Infatti l’Antico Testamento, pur non proponendo
mai esagerazioni filonaturistiche
tali da far dimenticare la dura
indifferenza della natura per il
dolore e la morte, orienta comunque ad un rapporto autentico
di salvaguardia e preservazione
del dono della terra, nel suo
valore di originaria proprietà
di Dio.
Purtroppo la certezza della
fedeltà di Dio alla promessa si
è trasformata spesso, durante il
corso della storia di Israele, nel
convincimento di un diritto irre
vocabile alla terra senza alcuna
contropartita. Ma il ricordo dell’alleanza di Jahweh con i patriarchi ha rappresentato in ogni
caso il presupposto biblico e teologico per una giusta forma di
amore e rispetto nei confronti
di questo ’’dono di Dio”.
L’utilizzazione politica delle
Scritture da parte dei ’’falchi”
nell’Israele di oggi per giustificare mire espansionistiche e aggressive ha finito col generare
equivoci e diffidenza nei confronti della tradizione biblica.
Molto più convincente l’atteggiamento ’’laico” del sionismo
originario le cui rivendicazioni
sono apparse, ed appaiono ancor
oggi, legittime nella misura in
cui sono rimaste entro un ambito
soltanto politico.
Su questo stesso problema ha
insistito nel suo intervento anche
un sacerdote presente al dibattito: « Sostenere — egli ha detto —, come qualche ebreo ha fatto, che nel giorno della costituzione dello stato di Israele sarebbe stato necessario rallegrarsi
perché Dio avrebbe dimostrato
d’esser tornato vicino al suo popolo significherebbe ignorare la
conseguente e parallela tristezza
dei palestinesi in quella stessa
occasione ».
Pur concordando con questa
osservazione, il prof. Garrone ha
voluto precisare la differenza
esistente in ogni rivendicazione
territoriale fra giustificazioni politiche e teologiche. « L'uomo —
ha affermato — deve evitare di
coinvolgere Dio nelle sue scelte
terrene. Purtroppo si tratta di
tentazione assai diffusa e anche
gli stessi cristiani hanno spesso
letto l'Antico Testamento in
chiave di rivendicazioni e di conquista, in Sud Africa come negli
Stati Uniti d'America nei confronti di neri, di indiani e di
pellirosse, cercando di attribuire a Dio la responsabilità di
egoismi e intolleranze soltanto
umani ».
I fondamentalisti evangelici
americani, poi, sono attualmente
impegnati più degli stessi israeliti in una campagna a favore di
un sionismo basato su profetismi millenaristici di improbabile
matrice biblica.
« Si può essere sionisti, cioè
a favore del ritorno degli israeliti nelle loro terre, senza far
ricorso a simili argomentazioni »
ha continuato il prof. Garrone,
chiedendosi a questo punto quale potrebbe essere, in un’ottica
cristiana, il rapporto tra l’antica
promessa di Jahweh e il sionismo. Per rendere più chiaro questo aspetto del problema, egli
ha fatto riferimento alle conclusioni a cui sono pervenute in
Germania alcune chiese evangeliche e riformate: se da un lato
si è parlato di una sorta di ’’attestazione” nei confronti di un diritto antico, dall’altro invece si
è insistito sul suo significato di
semplice ’’segno”.
In conclusione, riconoscere il
diritto di Israele alla sua terra
originaria non significa in nessun caso disconoscere l’analogo
diritto dei palestinesi ad una
sistemazione territoriale.
Paolo T. Angeleri
Per due sere, il 19 aprile e
il 3 maggio, la nostra comunità ha voluto informarsi ed interrogarsi sulla donna e sul femminismo nella storia della cristianità. L’interesse verso questo tema era nato fra le donne
dell’Università della terza età,
dove il pastore Giovanni Carrari aveva tenute delle lezioni già
l’anno scorso e dove Gustavo
Buratti aveva entusiasticamente
« raccontato » di Dolcino e quindi della sua bella Margherita;
il nostro CEDI (Centro evangelico d’incontro) ospita inoltre ricorrentemente le donne dell’UDÌ
che partecipano ai culti e alle
feste comunitarie.
Le ’’apostole”
del primo secolo
Quindi è stato con piacere e
vivo interesse che abbiamo invitato la pastora valdese di Genova, Letizia Tomassone, a dirci delle « apostole » e delle donne del primo secolo, e poi ancora Gustavo Buratti, che ci ha
parlato della condizione femminile dai catari ai tempi di Margherita.
Sono state due occasioni molto preziose per poter comprendere meglio quanto alla donna
sia stato (e sia ancora) specificatamente affidato dal messaggio di Cristo sui grandi temi
della libertà e deU’amore, quindi sulla vera pace che richiede
il riscatto di ogni dignità e presuppone la valorizzazione delle
differenze (quando la pastora
Tomassone ha parlato di Giunia e Priscilla e delle donne di
quasi duemila anni fa, è stato
facile riscoprire le prassi dell’attuale « femminismo », il
senso del « separatismo », il ricorrente processo di « cancellazione dell’identità femminile »...).
E’ molto bello, per gii uomini
e per le donne di oggi, ripercorrere la storia ed approfondire in ognuno di noi il messaggio di Cristo inedito e dirompente di questo secolo che
vede protagonista la donna, e
che a tutti richiede una disponibilità ed una visuale più ampia ed articolata in grado di
realizzare nel mondo il rispetto e l’amore fra « diversi » (fra
uomini e donne innanzitutto, e
poi fra le persone di diverso
« ceto », di diversi paesi, di diverse razze e colori, per scoprire la dignità unica e specifica di ogni creatura, il che è
fondamento della cultura della
pace).
La tenace e forte
Margherita
E mentre il prof. Gustavo Buratti (coordinatore del Centro
studi dolciniani) ha recitato —
con molta partecipazione —• la
romanticissima poesia di im autore tedesco « in onore » della
tenace e forte Margherita, ha
teneramente sorriso con noi anche la nuova (da ottobre) pastora Francesca Cozzi che è, appunto, una donna.
Scritto a caldo, sull’onda degli eventi eccezionali delT89, ma
credo a lungo meditato. Dopo
il comunismo ‘ è un libro stimolante, ricco di temi, di riferimenti e di indicazioni, che spazia su gran parte della cultura
politica moderna: da quella comunista e socialista a quella liberale e democratica. Ad accre■ scere l’interesse per il libro vi
sono, per noi evangelici, importanti riferimenti a Lutero, alla
Riforma e a due parabole: quella dell’amministratore infedele e
quella del fariseo e del pubblicano.
Dopo il comunismo, più di
quanto lasci intrawedere il titolo, vuol dire la fine irreversibile del comunismo, non solo
dell’Est ma di ogni possibile comunismo teorico e pratico. Dal
fallimento storico-epocale del
comunismo reale nessun comunista può sentirsi escluso o tirarsi fuori; non lo può il PCI
che pure tra i partiti comunisti
è stato certo il più « democratico ». Anch’esso partecipa della
caduta del comunismo, essendo
parte integrante ed essenziale di
quella storia. E’ un giudizio duro, realistico, che scuote e sconcerta e che certo va discusso,
ma ha il pregio di essere netto, privo di reticenza e ambiguità: e di questo va dato atto
all’autore. Il giudizio sul comunismo — scrive De Giovanni —
non può sfumarsi: la fine del
comunismo è la fine della radicalità di Marx, della sua filosofia della storia.
Punto di partenza storico-logico è il 1989, anno cruciale per
il comunismo, quando è crollato come un castello di carte travolto dalla domanda di democrazia e di libertà che proveniva da milioni di uomini e donne... Il mito della società perfetta e della liberazione integrale dell’uomo si è rivelato un’illusione e un fallimento: ecco la
dura replica della storia. Questo è il significato profondo, la
« lezione teorica » delT89. Questo, infatti, rappresenta non solo il crollo del comunismo reale, ma anche la fine di un principio strategico mondiale e di
una filosofia che hanno domina
« DOPO IL COMUNISMO »
Elogio della democrazia
Il crollo dei regimi dell’Est e la necessità di superare il « paradigma marxiano » - Per una riconsiderazione positiva del capitalismo
to la storia del ’900. Tutto questo, certo, lascia un vuoto enorme che non può essere colmato « suonando la vecchia musica », e cioè dando vita ad un
diverso e magari rifondato comunismo. Di queU’inizic, noi già
conosciamo ora la fine. Bisogna
dimque cercare un nuovo inizio;
il vuoto può essere colmato solo da un nuovo principio che
— per De Giovanni — è quello
della democrazia, della libertà e
delle riforme.
All’orizzonte affascinante, ma
vago ed irraggiungibile dell’utopia comunista, bisogna sostituire l’obiettivo della democrazia,
delle riforme e del governo possibili. Ecco un primo punto fermo del libro di De Giovanni.
L’89, in questo senso, appare all’autore come una « metafora fllosoflco-politica » che rivela la
ragione del crollo comunista e
rimanda all’origine e al suo
principio fondativo. Infatti se
l’89 è avvenuto in nome della
democrazia e della libertà, se
cioè l’opposizione è stata ancora una volta tra democrazia e
comunismo, allora bisogna tornare a riflettere su tale nesso
a partire dalTorigine e, dunque,
dall’opera di Lenin e di Marx.
Il discorso torna a Lenin, al ’17
e al Marx del 1843. Il riferimento è a due scritti giovanili di
Marx: La critica della filosofia del diritto di Hegel e II
problema ebraico in cui Marx,
alla democrazia politica formale, contrappone la « vera » democrazia. La democrazia politica è « il cielo » dei diritti formali, l’astratta uguaglianza formale rispetto alla « terra » della vita reale del lavoro, dei bisogni, ecc.
La democrazia politica, identificata da Marx con la società
borghese e quindi capitalistica,
è risolta anche da Lenin nello
stato borghese che, come tale,
va abbattuto in vista del comunismo.
Nasce qui quella opposizione
irriducibile tra democrazia e comunismo (e tra capitalismo e
comunismo) che segnerà tutta
la storia del comunismo, dall’origine imo al crollo dell’89.
n comunismo dunque porta
iscritto, per così dire, nel suo
codice genetico il germe del suo
destino e questo germe da espellere è — secondo De Giovanni il suo principio « ultrademocratico e ultrapolitico ».
E’ necessario assumere fino in
fondo la lezione dell’89 e andare « oltre il paradigma marxiano », e cioè oltre l’aut-aut tra
democrazia politica e comunismo e recuperare in pieno il valore universale della democrazia.
La democrazia e la libertà sono la grande acquisizione, il
«cantus flrmus» di questo librO’ che a ragione si potrebbe
definire un « elogio della democrazia ». Chi ha seguito il dibattito degli anni Settanta sulla democrazia e socialismo e ricorda le diflìcoltà e le reticenze di
allora può misurare, oggi, il
cammino percorso su questo tema anche dal nostro autore. La
democrazia è ora il valore universale, sistemico, intrascendibile della vita e della realtà politica del nostro tempo. Sua
« stella polare » è la libertà, anzi, crocianamente, la « religione
della libertà ».
.3 altro punto fermo
del libro di De Giovanni: l’inscin
dibilità tra democrazia e libertà. La nozione di libertà, già
presente nella Politica di Aristotele (dove la democrazia è
legata « ai liberi »), è — com’è
noto — tema centrale nella riflessione di Croce. Cosi, se Aristotele, Lutero, Rousseau, Tocqueville, Bobbio e Dahrendorf
sono gli ispiratori del nostro per
l’elogio della democrazia, il Croce della Storia d’Europa nel
secolo XIX e della « religione
della libertà » è uno dei « numi
tutelari » per la difesa della libertà. E con Croce (e in misura limitata con Gentile, nella linea Croce-Gentile-Gramsci) l’autore rivaluta una serie di nozioni, di tradizioni e di esperienze tipiche della storia politica europea, quasi a volerne definire un’identità.
E così, dopo la difesa della
democrazia e della libertà, ecco la rivalutazione della « rivoluzione liberale » portatrice di
libertà, di diritti e di tolleranza; e con essa la riconsiderazione positiva del capitalismo.
Sì, proprio dell’aborrito capitalismo, il nemico di sempre del
comunismo! Ma si badi: si tratta di un capitalismo relativizzato, storicizzato, ridotto a una
« parte » della società, e quindi
riformabile. Vi è, inoltre, nel libro, un altro approdo significativo allo spirito laico e moderno della Riforma; e si tratta di
un’adesione profonda che porta
l’autore ad affermare — di fronte ad un cattolicesimo antimoderno e antioccidentale — la
sua scelta « di campo » in favore di un’Europa protestante.
Infine, l’ultima importante rivalutazione riguarda il socialismo riformista (Bernstein, Tu
rati, ecc.). Se la storia del comunismo si è chiusa, quella del
riformismo ha ancora qualcosa
da dire agli uomini del nostro
tempo. Bisogna quindi respingere come falsa la tesi del « doppio fallimento », e riconoscere
con franchezza i meriti del riformismo, che ha saputo coniugare la lotta per la libertà con
quella per la democrazia e l’emancipazione umana. Il socialismo democratico, tra l’altro, appartiene di diritto al movimento operaio, anzi, nella forma del
Welfare europeo rappresenta il
« punto più alto nel mondo dell’emancipazione del lavoro ». E
tuttavia è possibile andare oltre l’esperienza del Welfare e
operare per un rinnovamento
della sinistra, a patto che si abbandonino tutti i « richiami della foresta » comunista e si riconosca il valore del riformismo. La costruzione di una sinistra europea, laica, democratica e riformista può avvenire
riaprendo il confronto tra le due
principali rivoluzioni dell’Europa politica moderna: quella liberale e quella socialista, in sostanza, mediante una sintesi tra
libertà e democrazia, diritti ed
emancipazione umana.
Il libro di De Giovanni delinea in conclusione una visione
laica della realtà, aliena da necessità, finalismi e organicismi,
aperta all’azione riformatrice
dell’uomo, al miglioramento e al
« novum ». Si tratta di una filosofìa politica empirica, realistica (Machiavelli), forse troppo
appiattita sulla prassi empirica
e con scarse risonanze ideali,
che privilegia la categoria del
possibile, lo spirito di riforma,
la laicità, l’autonomia del pensiero dalla prassi. Una posizione in larga misura condivisibile, non priva tuttavia di tensioni e problemi interni (Gramsci,
la modernità, il rapporto socialisti-ex comunisti, pensiero-prassi, la questione del partito e dello stato, ecc.), che andrebbero
più a lungo discussi.
Nicola Pagano
' Biagio DE GIOVANNI, Dopo il comunismo, Napoli, Cronopio, 1990.
9
14 giugno 1991
valli valdesi
LA CONSULTAZIONE NEL PINEROLESE
I risultati del referendum
Il non voto
«Nelle terre dei valdesi vince
d non voto », così hanno titolalo i loro commenti i giornali quotidiani nazionali dopo la tornata
referendaria di domenica scorsa.
Certo i votanti sono aumentati un po’ ovunque rispetto all’anno scorso quando si votò sulla
caccia e sui pesticidi, ma è un
dato di fatto che ad Angrogna,
Rorà, Villar Pellice, Bobbio Pellice, Prali. Pramollo non si è raggiunto neppure il quorum, ne più
ne meno che in provincia di Reggio Calabria (ma qui, si dice, la
possibile intimidazione mafiosa
non c’è).
Lascia sconcertati il caso di
Rorà, l’unico comune a denunciare una diminuzione di votanti
anche rispetto ai referendum
« verdi » del 1990; il sindaco di
Luserna, Longo, dice che forse
hanno influito elementi esterni
ad orientare la volontà della gente. Lo dicono in molti, net paese di Gianavello; « Il sindaco si
è dato molto da fare invitando
all’astensionismo ». Non basta comunque questo; censurabile ma
legittimo, intervento. Se proviamo a fare la media dei votanti
nei paesi dove la presenza valdese è massiccia vien fuori che
soltanto il 49% degli aventi diritto è andato a votare; che fine
hanno fatto quelle valli che si
contraddistinsero in passato per
espressioni di voto progressiste,
massicce più che altrove?
Il nostro giornale ha taciuto
sul referendum; ce lo fa notare,
con ragione, un lettore; ma se
siamo pronti a ricordare in ogni
occasione che la mentalità, il pensiero sono creati dalle trasmissioni televisive, allora non si può
dire che l’informazione, per quanto distorta, non sia passata.
Il referendum vince là dove la
DC è forte; è una considerazione forse superficiale ma ha un
fondamento. In molti comuni
delle valli hanno un discreto successo i socialisti e le leghe; la
gente non ha votato perché convinta da Craxi e Bossi?
Dagli interventi che pubblichiamo in questa pagina emerge che
ìnolti leghisti e socialisti hanno
votato; peccato che queste posizioni non siano emerse con chiarezza prima della votazione.
E’ ben vero che anche in altri
contesti montani, nell’alto Canavese, in alta vai di Lanzo, ci sono comuni in cui l’affluenza alle urne è risultata bassa; allora
il mondo valdese non. c’entra molto, o meglio c'entra nella misura
in cui la classe dirigente (pastori o laici) non rappresenta un
vero riferimento per la base.
La gente di montagna sente
lontano tutto ciò che sa di politica, ha perso la voglia di farsi
coinvolgere, non solo sentendosi
tagliata fuori e abbandonata da
chi gestisce il potere (governo
centrale o regionale poco cambia), ma anche da chi discute
di politica a livello locale; come
Spiegare che ad Angrogna, paese di straordinaria vitalità anche
culturale, la gente ormai da molti anni non va a votare?
Per riattribuire alla gente locale la ge.stione del territorio, dei
servizi, dei problemi, da mesi va
avanti il dibattito sulla provincia alpina: quanti ne sono stati
realmente coinvolti? Se il vero
problema emerso da questa tornata referendaria, al di là di una.
generica « voglia di cambiamento » sancita dall'eccezionale successo dei sì, è quello della partecipazione, cCllora è necessario
ripensare a come la gente possa
sentirsi partecipe di quanto accade, rilanciare la voglia di porsi come interlocutore nei confronti di chi gestisce il potere.
Elaborazione dati, interviste
e commenti a cura di
Picrvaldo Rostan
COMUNE sr NO bianche nulle votanti
ANGROGNA 249 19 6 10 284 (38,8%)
BIBIANA 1.C26 84 63 47 1.220 (55,5%)
BOBBIO PELLICE 199 10 5 4 218 (39%)
BRICHERASIO 1.823 79 76 62 2.040 (62,2%)
LUSERNA SAN GIOVANNI 3.635 132 88 137 3.992 (57,5%)
LUSERNETTA 224 8 9 7 248 (60,6%)
RORA’ 55 5 3 1 64 (30,5%)
TORRE PELLICE 2.G73 102 41 68 2.284 (54,7%)
VILLAR PELLICE 366 20 13 27 426 <39,5%)
TOTALE VAL PELLICE 9.650 (95,4%) 459 (4,6%) 304 363 10.776 (55%)
MASSELLO 46 1 1 7 55 (62,5%)
PERRERO 371 29 10 22 432 (50,8%)
POMARETTO 536 31 11 17 595 (60,6%)
FRALI 106 13 8 1 128 (42%)
SALZA 25 6 1 0 32 (33,7%)
TOTALE VAL GERMANASCA 1.084 (93,1%) 80 (6,9%) 31 47 1.242 (53,6%)
~ 346 . 22 19 29 416 (72%)
FENESTRELLE
11 12 301 (54,5%)
INVERSO RINASCA 267 11
58 86 2.083 (61,1%)
PEROSA ARGENTINA 1.840 99
RINASCA 1.384 56 45 49 1.534 (63,4%)
PORTE 493 29 22 19 563 (68%)
PRAGELATO 172 12 5 11 200 (48,9%)
PRAMOLLO 103 9 8 5 125 (45%)
ROURE 448 19 18 24 509 (57,1%)
SAN GERMANO CHISONE 793 29 13 27 862 (58,5%)
USSEAUX 76 7 2 5 90 (44,5%)
VILLAR PEROSA 2.110 115 50 63 2.338 (65,5%)
TOTALE VAL CHISONE 8.032 (95,2%) 408 (4,8%) 251 330 9.021 (63,4%)
TOTALE VAL CHISONE-GERMANASCA 9.116 (95%) 488 (5%) 282 377 10.263 (62%)
PINEROLO 18.906 663 271 518 20.358 (67,9%)
SAN SECONDO 1.582 53 41 57 1.733 (62,5%)
PRAROSTINO 410 15 17 9 451 (51,5%)
TOTALE 20.898 (96,6%) 731 (3,4%) 329 584 22.542 (67%)
Le prime reazioni al voto
Al di là di quelle che erano
state le indicazioni delle segreterie dei partiti e delle dichiarazioni generalmente poco impegnative della vigilia, gli esponenti politici locali hanno votato.
Non solo il PDS o i Verdi sono andati massicciamente alle
urne, ma anche molti socialisti,
democristiani e rappresentanti
della Lega Nord.
Come è giudicato l’andamento
del voto? E quello della partecipazione?
« Ho votato, e ho votato sì
— dichiara il sindaco di Luserna San Giovanni, Piercarlo Longo ^— in linea con quanto stabilito dal direttivo della sinistra
socialista. Il risultato, non scontato, esprime la forte volontà
del cambiamento ».
Come valuta la scarsissima
partecipazione al voto nel comune di Rorà?
« Ho l’impressione che la non
partecipazione sia dipesa da fattori esterni alla capacità di analisi della gente ».
Anche Paolo GardioI, consigliere Verde di Luserna, giudica positivamente il risultato, « segno del diffuso senso civico dei
cittadini che hanno tra laltro
volute difendere 1 istituto del referendum, evitando che accadesse la stessa cosa dell anno scor
so quando l’astensione vanificò
la consultazione sulla caccia e
i pesticidi». . .
In disaccordo con la posizione espressa dal leader della Le
ga Nord, Bossi, che aveva invitato i cittadini ad andare al mare, il capogruppo della Lega a
Torre Pellice, Sergio Hertel, come molti suoi colleghi ha votato. « La percentuale dei votanti e il risultato raggiunto su
scala nazionale per il sì alla preferenza unica rappresentano —
dice Hertel — un dato positivo. Si tratta di un piccolo passo in avanti e una dimostrazione della volontà di cambiamento. Stupisce che nelle nostre
valli, in genere così partecipi
alla vita pubblica, parte dell’elettorato abbia ignorato il
proprio dovere astenendosi dal
voto: si tratta di un grande sbaglio. Tengo a precisare che il
movimento Lega Nord Piemont
non ha dato indicazioni sul voto in quanto ha ritenuto giusto
che i suoi soci e simpatizzanti
valutassero e decidessero autonomamente su questa materia ».
Non c’è solo Longo fra i socialisti pinerolesi che hanno votato; lo hanno fatto in molti,
anche il presidente della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca, Erminio Ribet. « Il
risultato, rispetto alla partecipazione — afferma Ribet —, è
molto sorprendente; in queste
valli infatti in passato c’era stata un’elevatissima partecipazione: ora siamo ai livelli del sud
Italia. Questo referendum poteva mandare, al di là dello stretto oggetto del quesito, dei segnali al potere politico. Forse
però questo aspetto non è stato considerato e la gente si è
disinteressata del voto ».
La DC aveva al suo interno
autorevoli esj)onenti fra i promotori del referendum, ma altri illustri personaggi erano contrari alla consultazione; nei paesi a forte tradizione DC la partecipazione al voto è stata elevata. « All’interno del nostro
partito — dice l’ex sindaco di
Luserna, Badariotti — c’era una
forte maggioranza a favore della partecipazione al voto e al
sì. Personalmente sono favorevole al cambiamento del sistema elettorale, così come vedrei
bene anche l’elezione diretta dei
sindaci: è importante che i cittadini sentano le istituzioni vicine a sé ».
Sulla bassa partecipazione al
voto si sofferma anche il segretario di zona del PDS, Rivoira:
« Si tratta di un dato che fa
a pugni con la visione che noi
abbiamo e che diamo di questa
terra. Siamo abituati a parlare
delle valli valdesi come di una
realtà che per ragioni culturali
e religiose ha caratteristiche
specifiche e positive rispetto alla partecipazione. La scarsa affluenza alle urne, in particolare
nei Comuni di montagna, è dunque un segnale negativo. Certo
resta il risultato straordinario
dei sì, che superano non solo il
50% dei votanti, ma anche più
della metà degli aventi diritto
al voto ».
Handicap: una
richiesta sociale
PINEROLO — La sezione
ANFFAS del pinerolese, unitamente al Consiglio dei genitori
del Centro sociale terapeutico di
Pinerolo, accogliendo la richiesta dei genitori dei disabili psico-fisici, organizza un incontro
pubblico con le autorità e i cittadini venerdì 14 giugno 1991 alle ore 20.30 presso il Centro sociale di San Lazzaro, in via dei
Rochis, sul tema scottante della struttura residenziale per
adulti handicappati orfani o le
cui famiglie per vari motivi non
possono più, anche temporaneamente, tenere in casa.
Sono state avanzate agli amministratori deiruSSL formali
richieste d’intervento in un settore così delicato ed urgente,
ma le risposte non sono state
positive e fattive, tanto meno
per un immediato futuro.
E’ intendimento dei genitori
informare i cittadini per averne la solidarietà e con il loro
aiuto discuterne pubblicamente,
civilmente, con politici ed amministratori.
Nella serata sarà anche illustrata, ad opera del Coordinamento sanità e assistenza, la
proposta di legge di iniziativa
popolare a favore degli anziani cronici non autosuflìcienti e
la conseguente raccolta di firme.
Assemblea PDS
SAN GERMANO CHISONE —
Il PDS ha tenuto la sua assemblea nel corso della quale, oltre a discutere dei programmi
e delle prossime iniziative, ha
eletto la propria segreteria nelle persone di Simonetta Colucci (segretaria), Livia Beux, Remo Blanc, Paolo Fossat, Alberto Long, Renato Ribet, Ugo Sappè.
Giornata ecologica
TORRE PELLICE — Comuni
tà montana. Comuni di Angrogna, Luserna, Bricherasio, Torre Pellice, Radio Beckwith, organizzano per sabato 15 giugno
una giornata ecologica.
Il programma mattutino varia
a seconda dei Comuni: ad Angrogna e Bricherasio sì effettuerà una pulizia di boschi e torrenti, a Luserna e Torre Pellice si effettuerà una passeggiata
alla scoperta della fiora e della
fauna tipica.
Nel pomeriggio, ai giardini di
piazza Muston a Torre Pellice,
premiazione di « Caccia alla lattina » e « Pesa la carta »; presso il cinema Trento verranno
premiati i vincitori del concorso lanciato dalla Comunità montana presso le scuole per l’individuazione di un simbolo grafico delle iniziative ecologiche
dell’ente. Sono previsti anche
momenti musicali.
Treno sospeso
TORRE PELLICE — Da lunedi 17 giugno il servizio ferroviario sul tratto Pinerolo-Torre Pellice verrà sospeso per i lavori
di ammodernamento previsti all’interno di un piano che coinvolge in tutta la regione 14 linee. Si riprenderà il servizio —
dicono le FS — il 16 marzo del
prossimo anno; per il periodo
dei lavori le corse (non tutte
però) saranno sostituite con autopullman. Tutte le partenze verranno anticipate mediamente di
una decina di minuti; per verificare l’andamento dei lavori ed
informare la popolazione su
eventuali novità Radio Beckwith, insieme ai pendolari, ha
costituito un « Osservatorio sui
lavori » che verrà presentato ufficialmente alla popolazione sabato 15 giugno, in occasione di
un concerto del cantautore Tullio Rapone, presso il tempio
valdese, alle ore 21.
10
v^alli valdesi
14 giugno 1991
DIBATTITO A POMARETTO
ASSEMBLEA PROGRAMMATICA
Tra provincia e statuto n pds ¡n vai Penice
La nostra legislazione è in ritardo nell’occuparsi dei problemi della montagna - I servizi e la valorizzazione delle risorse locali
Le grosse questioni su cui è chiamato a misurarsi il partito - Necessaria un’altra seduta
Il dibattito pubblico sulla legge 142/90 di martedì 4 giugno,
presso la sala consiliare di Pomaretto, ha evidenziato che le scadenze imposte dalla legge e la
discussione in corso necessitano
di tempi diversi.
Una parte della popolazione e
di pMDlitici delle nostre valli, nell’analizzare i problemi, propongono, in particolare per quanto riguarda la questione delle province, delle soluzioni nuove. Gli abitanti delle nostre montagne stanno ricercando la scarpa giusta
da calzare, non piace loro quella
larga di una provincia metropKjlitana ma sentono anche molto
stretta quella della provincia
alpina propagandata dall’Eco del
Chisone. Giorgio Gardiol, direttore dell'Eco delle Valli, ha evidenziato come "il governo delle
realtà montane non può essere
definito a partire dalla ’risulta’
della città metropolitana". In secondo luogo una provincia montana non può essere tale se non
con ’’caratteristiche montane”.
Come primo passo il relatore
ritiene necessaria la definizione
Dibattiti
BIBIANA — Il terzo incontro-dibattito sui problemi della vai Pelllce e
sulle sue prospettive di sviluppo avrà
luogo venerdì 14, nel salone parrocchiale, sul tema • Viabilità e sviluppo ». Interverranno l'assessorato alla
viabilità della Provincia di Torino e
rappresentanti dei Comuni francesi del
Queyras per Illustrare i progetti di
viabilità in valle attualmente allo studio. Inizio alle ore 21.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Da giovedì 13
giugno (inizio ore 17) a sabato 15
giugno, presso i giardini di piazza Muston, si svolgerà una rassegna di
creatività adolescenziale (danza, video, musica, teatro prodotti da gruppi locali).
Cantavallì
PEROSA ARGENTINA — Si concluderà domenica 16 giugno l’edizione
'91 di Cantavalli; presso il parco Gay
(in caso di maltempo al cinema Piemont) si esibirà il Canzoniere vicentino che presenterà una serie di canti tradizionali sotto il titolo di « Se
rivà el torototèla ». Inizio ore 15.30.
Convegni
DRONERO — Sabato 15 giugno, alle ore 10 neM'ambito della fiera degli acciuga!, si svolgerà un convegno
sul tema: « La telematica al servizio
della montagna ».
Cinema
TORRE PELLICE — Presso il cinema Trento prosegue la rassegna di
film sulla montagna; venerdì 14 giugno, alle ore 21.15, viene posta in
visione una serie dedicata al tema
• Roccia e soccorso ».
delle sue funzioni e poi la delimitazione dei confini. "Sì ad una
provincia — dice Gardiol — con
caratteristiche montane a statuto speciale, come Bolzano, dove
le Comunità montane abbiano caratteristiche di circondari di provincia. La volontà di autonomia
delle nostre valli è legata alla
nostra storia ed ai valori della
Resistenza, sono i Comuni che
devono prendere l’iniziativa e richiederla".
Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, è molto critico Sulle proposte di provincia
finora emerse. "No ad una ’dépendance’ — afferma —; al limite è meglio ragionare sui circondari”.
Ritiene che abbia senso una
provincia montana in prospettiva
di una regione alpina transfrontaliera, dove l’interlocutore è
l’area francese. Nel suo intervento evidenzia gh aspetti culturali
comuni alle valli limitrofe francesi, e sottolinea i nostri ritardi
nella creazione di strumenti legislativi idonei. "Necessitiamo di
una legge nazionale sulla montagna — dice Ribet — che i francesi possiedono da tempo”.
Piervaldo Rostan, consigliere
del Comune di Torre Pellice, ha
affrontato il tema degli statuti.
Lo statuto è l’occasione per dare
maggior spazio di partecipazione
alla popolazione. Tra gli aspetti
sviluppati vi è stato quello del referendum consultivo dei cittadini.
Rostan ha posto la domanda:
"Chi è il cittadino con diritto di
voto? Sono anche i residenti immigrati, sono anche i ragazzi in
età lavorativa”. Ha p>oi parlato
dello statuto come strumento di
indirizzo della gestione delle risorse del territorio.
Vivace anche il dibattito: il
sindaco di Perrero, Riccardo
Leger, condivide la proposta di
Gardiol per una provincia montana a statuto speciale, lamenta
una profonda "lacerazione del
tessuto sociale" e definisce la
proposta dello statuto del Comune di Perrero uno "statuto leggero”.
Claudio Pons, consigliere dello
stesso Comune, ricorda al proprio sindaco, a proposito dello
statuto, "di aver voluto fissare
per i referendum consultivi il limite minimo dei presentatori al
45% del corpo elettorale”.
In diversi interventi è poi stata evidenziata, come limite per
delle proi»ste organiche ed una
gestione incisiva dei problemi,
l’inadeguatezza della "classe politica dirigente della montagna”.
Mauro Meytre
UN COMMENTO
La politica e la gente
Il dibattito sugli statuti degli
enti locali tenutosi a Pomaretto,
per chi non vive direttamente gli
impegni amministrativi, è stato
una delle poche occasioni per una
ricerca ed approfondimento sui
temi della « trasparenza, partecipazione, progettualità politica e
capacità amministrativa ».
Il rischio più che reale è che
tali termini vengano scritti sulla
carta (o più facilmente fotocopiati da statuti standard in vendita
nelle edicole) e sostanzialmente
lascino inalterato l’attuale rapporto di disinteresse e sfiducia
nelle istituzioni a noi più vicine.
Questo scollamento è bidirezionale: non mi risulta che gli
amministratori in valle si siano
particolarmente impegnati nel
promuovere iniziative pubbliche
per costruire con la gente delle
proposte statutarie. La popolazione si è assuefatta al disimpegno, alla delega; si sta allontanando anche dal diritto-dovere di
voto facendo cosa gradita ai politici che invitano ad andare al
mare quando si aprono i seggi.
Le probabilità di un recupero
di partecipazione sono legate a diversi fattori interdipendenti. Più
trasparenza, progettualità politica e capacità amministrativa sono le condizioni per dare ossigeno
alla democrazia. Ma c’è la volontà di rendere trasparenti le scelte
politiche e i conseguenti atti amministrativi?
Gli enti locali sono in grado di
elaborare progetti, programmi,
indirizzi per rispondere ai bisogni
della gente sul territorio? Gli amministratori sono messi nelle condizioni di operare correttamente
e proficuamente sul piano amministrativo? E’ credibile un’autonomia gestionale con i continui
tagli finanziari?
Se non vogliamo che gli statuti
vengano imbalsamati e le scelte
fatte altrove, proviamo a ragionare su questi quesiti attraverso
il confronto, la circolazione delle
informazioni, la formazione dei
futuri amministratori e di quanti
hanno a cuore i problemi di interesse collettivo.
Franco Tron
Qualità della vita, benessere,
solidarietà, partecipazione: sono
questi i punti di riferimento proposti da Danilo Rivoira (segretario dell’Unione vai Pellice del
PDS) aH’assemblea congressuale
programmatica del partito, riunita a Torre Pellice lo scorso 3
giugno.
« A questi quattro punti — ha
dichiarato Rivoira —• ci si deve
agganciare per orientare l’azione
di governo del Partito democratico della sinistra: azione tanto
più importante in quanto oggi è
indispensabile rendere credibile
l’obiettivo dell’alternativa, cosa
possibile in vai Pellice grazie alla
scelta di progresso compiuta dal
PSI che ha consentito il varo di
una giunta di sinistra in Comunità montana ».
Passando a esaminare le condizioni oggettive nelle quali gli
amministratori pubblici operano,
Rivoira ha osservato che la vai
Pellice non è dominata dalla presenza di un settore economico
trainante esclusivo: in essa convivono piccola industria, turismo,
artigianato, agricoltura. Questa
caratteristica deve essere difesa,
essendo garanzia di equilibrio sociale ed economico e riducendo
le apprensioni dovute ad eventuali crisi di settore.
Si deve anzi prevedere, ha precisato Rivoira, un rilancio dell’agricoltura: l’importanza di questa attività va al di là di pure
considerazioni economicistiche,
costituendo essa un baluardo
contro il degrado del territorio
montano. Una prospettiva di sviluppo delle attività agricole viene
individuata nella specializzazione
biologica e nella difesa delle produzioni tipiche, adeguatamente
protette e sostenute a livello di
immagine e commercializzazione.
A proposito del turismo, Rivoira ha individuato due possibili
tipi di offerta: quella da nropqrre al turismo di massa domenicale, poco rilevante dal punto di
vista economico ma importante
sul piano sociale, e quella indirizzata ad un turismo di qualità attento alle caratteristiche culturali ed ambientali della valle. A
quest’ultimo proposito si è prospettata l’istituzione di un parco
naturale nell’alta valle.
Di fronte ai quesiti posti dalla
recente legge sul nuovo ordinamento delle autonomie locali, il
PDS risponde con la formula della « provincia alpina », una nuo
TORRE PELLICE
Il “Credo” in musica
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
La sera del 25 maggio la Corale valdese di Torre Pellice ha
dato un ulteriore saggio della
sua preparazione con un concerto pubblico nel tempio valdese.
II maestro Ferruccio Corsani,
che ha diretto la Corale con la
solita efficacia, aveva formulato
il programma in maniera assai
originale: 16 corali a 4 voci, tratti dal nostro Innario, illustravano, nel loro testo, il contenuto del « Credo » cristiano: dalla
sua prima enunciazione (« Dio
Padre onnipotente ») una dopo
1 altra, fino all’ultima («la vita
eterna »), concludendo con
1 Amen della liturgia tradizionale.
Ogni corale era preceduto da
un breve commento sul significato di ogni singola dichiarazione del « Credo », creando cosi
una migliore continuità tra i diversi testi dei cantici.
Molti di questi erano ben conosciuti dalla comunità; per altri (alcuni tra i più belli) otti
ma è stata l’occasione per meglio apprezzarli. Se infatti era
soltanto il testo che aveva valore di riferimento al contenuto del « Credo », abbiamo però
potuto così riascoltare alcuni
corali risalenti a musicisti del
JCVI-XVII secolo e giunti fino
a noi, attraverso generazioni di
credenti, come viva espressione
della fede riformata.
Al concerto ha collaborato
« Radio Beckwith evangelica »
che ne ha curato la registrazione; gli inni potranno così essere utilizzati inserendoli nelle varie trasmissioni curate da Radio Beckwith o in altre occasioni.
AI maestro Corsani, alla Corale e ai numerosi presenti il
presidente di Radio Beckwith,
dr. Paolo Gay, ha rivolto parole di ringraziamento per la felice iniziativa e anche per la generosa offerta ricevuta in tale
occasione.
Daniele Rochat
va suddivisione amministrativa
che vada da Saluzzo alla vai di
Susa, affrancando queste zone
dalla dipendenza rispetto all’area
metropolitana torinese, accentratrice e divoratrice di risorse.
Parlando di autonomia, Rivoira
non ha trascurato la questione
deirUSSL 43, quella, appunto, che
coincide con il territorio della vai
Pellice. « Noi difenderemo con la
massima energia — ha affermato — l’esistenza dell’USSL 43, attualmente minacciata dalla scelta dell’amministrazione democristiana di Bricherasio di uscire
dalla Comunità montana, scelta
che non ha nulla a che vedere
con i reali interessi della popolazione ». Su questo punto si è manifestato un consenso unanime,
motivato con vigore dall’intervento del dott. Rissone, coordinatore
dei servizi sanitari: « La qualità
dei servizi offerti dalla nostra
VSSL è oggetto di studio non solo in Italia ma anche da parte
dell'Organizzazione mondiale della sanità. Non accetteremo che
il lavoro svolto in questi anni
venga vanificato da beghe politiche ».
L’ultimo importante problema
sollevato dalla relazione di Rivoira è quello dei collegamenti
ferroviari e stradali, non solo in
direzione del Piemonte ma anche
— eventualmente — verso la
Francia. « Se da un lato — ha
affermato Rivoira — dobbiamo
sostenere ogni iniziativa volta a
potenziare la linea ferroviaria,
dall’altro dobbiamo realizzare soluzioni per la questione viabilità,
rendendo sterile l'atteggiamento
di chi specula cinicamente sull’aggravarsi della situazione allo scopo di imporre le soluzioni più pesanti sul piano ambientale ».
Sulle prospettive aperte dalla
relazione di Rivoira, in particolare a proposito di quest’ultimo argomento, si è aperto un vivace dibattito: per consentire a tutti di
esprimere la loro posizione si è
deciso di rinviare ad una seconda seduta la conclusione.
E. F.
22 GIUGNO
Festa de
la Valaddo
Ritorna puntuale, anche quest’anno, la festa de « La Valaddo »; giunta alla 13" edizione, si
svolgerà a Salbertrand il 22 giugno 1991. Come nelle precedenti
edizioni il programma prevede
il saluto ufficiale a tutti gli intervenuti, la funzione religiosa,
discorsi e interventi in « patouà », pranzo in varie trattorie, sfilata per le vie del paese,
riconoscimento a salbertrandesi
meritevoli ed infine esibizione
di gruppi folcloristici in costume, canti e danze occitani.
Alle spalle di questa festa esiste un’associazione culturale che
porta lo stesso nome: « La Valaddo ». Nata nel 1979, con sede
a Villaretto nel comune di Roure, questa associazione ha lo
scopo di « rinsaldare e sviluppare i rapporti tra le popolazioni di espressione provenzale delle valli alpine piemontesi del
Chisone, della Germanasca e dell’alta Dora Riparia ».
L’associazione organizza anche
una serie di attività atte alla
diffusione della lingua, della cultura e della civiltà provenzale;
conferenze, manifestazioni, pubblicazioni; organizzazione di corsi scolastici e post-scolastici per
l’insegnamento della lingua provenzale.
11
14 giugno 1991
lettere 11
UN REGNO DI DIO
SULLA TERRA?
Caro Direttore,
è bastato che nel nostro paese si
adombrasse la possibilità di elezioni
anticipate, perché il settimanale riscoprisse apertamente le proprie simpatie politiche e partitiche.
Infatti nel n. 18 viene dato spazio
ad una notizia puramente politica quale « Le proposte di Rifondazione comunista » a Pinerolo, mentre, nel n,
19, si affida alla penna spumeggiante
e seducente di Paolo Ricca il tentativo di rispolverare il socialismo cristiano » dal pensiero di Ragaz e di
Barth. A me sembra contraddittorio
che, mentre da parte delle nostre
chiese si osteggia l'apartheid ed il
razzismo, la nostra stampa cerchi di
prendere iniziative per una discriminazione, almeno psicologica, tra « buoni », quelli che politicamente la pensano (e votano) secondo un ben determinato modello, le convinzioni dei
quali vengono adeguatamente pubblicizzate come le uniche in grado di
risolvere ì problemi del mondo, magari attribuendo alle medesime il potere seducente di portare il Regno di
Dio sulla terra, ed i « reprobi », quelli che, con maggiore libertà di pensiero, ritengono che la società umana può organizzarsi anche diversamente e che dipende in modo determinante dalia natura dell'uomo, dalla
maniera in cui è capace di contenere il suo orgoglio ed il suo egoismo
;.se la società costruita, qualunque sia
no le scelte, sarà capace di rispettare di più 0 di meno gli orientamenti
dell'Evangelo, e tutto ciò senza creare
artificialmente nella gente l'utopia che
l'uomo, di certo sempre peccatore, sia
in grado, solamente con le sue capacità di fantasia e di organizzazione,
di creare sulla terra il Regno di Dio.
Per quanto riguarda l'ultimo articolo
citato, le argomentazioni del quale sono fondamentalmente basate sul concetto barthiano del Regno (terreno) di
Dio al centro della fede cristiana, sarei molto grato a chi, certamente più
istruito di me, volesse indicarmi da
quali capitoli della Bibbia ■— unum
scriptum — (e non dalle fantasiose
elucubrazioni di qualche teologo) è
possibile trovare riscontro alla concezione di un Regno di Dio sulla terra,
creato ed organizzato dall'uomo, peccatore incallito. A me sembra che le
parole del Vangelo dicano esattamen
te l'opposto. (...)
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
SILENZIO SUL
REFERENDUM
Sig. Direttore,
per un periodico che ha l'ambizione di occuparsi di politica a tutto
campo è apparsa paradossale l'assenza di un qualsiasi minimo riferimento ad un avvenimento importante quale il referendum popolare del 9 giugno. Mi attendevo che il numero del
7 giugno (meglio ' tardi che mai!) riportasse un'ampia, obiettiva informa
zione al riguardo, magari un'inchiesta,
un sondaggio, interviste... effettuati
neH’ambito delle chiese evangeliche
italiane. Non si venga a dire che questo è stato fatto abbondantemente in
altri organi di stampa, perché abbiamo purtroppo respirato, salvo lodevoli eccezioni, l'estrema reticenza e il
voluto distacco di buona parte dei
mass media, e comunque quanto scritto su di un nostro periodico avrebbe
avuto per noi ben altro spessore! E
allora? Cui prodest tutto questo? C'è
stata forse la paura di contrastare, di
offendere quel partito socialista che
sembra avere tanto peso in molte
delle nostre chiese e che si è schierato così nettamente per l'astensionismo? O ci sono altri motivi?
Adriano Donini, Torre Pellice
IL PARCO DI
VILLA OLANDA
Il parco di Villa Olanda si presentava in questi ultimi tempi in uno
stato di vero degrado, non per incuria della direzione della casa ma per
le difficoltà finanziarie di fare eseguire i lavori necessari alla sua pulizia.
Le siepi erano da curare e da sfoltire, le varie piante dovevano essere
potate, i vialetti erano da rivedere e
da inghiaiare.
E qui arrivano gli alpini, che sanno tenere in mano ed usare le cesoie, che sanno, all'occorrenza, usare
picconi, pale e vanghe, che sanno destreggiarsi con gli utensili e gli arnesi dell'agricoltore.
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
NJbS
energia •ambiente
^amu/mimE
Ciao,
sono solo una
piccola goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco ai volte!
La strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Le mie radici
sono forti, la mia
chioma è ÌDella e
folta perché gli
operatori ecdoqici
dd CONSOLO
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltimento
rifiuti, lasciano i
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanrjo
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi;
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Arturo Bouchard prende contatto con
il generale degli alpini Michele Forneris, in pensione, presidente dell'ANA di Pinerolo. e così accade che,
sotto la guida del bravo Gino Tourn
responsabile dell'ANA di Luserna San
Giovanni, 14 persone, alpini in congedo e simpatizzanti, per ben una settimana prestino la loro volontaria opera disinteressata ed entusiasta, aiutati dai materiali di prima necessità offerti gratuitamente da Piergiorgio Bernardi della ditta ValpediI e da Ermanno Jahier del caffè Caracas Lo Spuntino. Agli occhi del visitatore ora il
parco òi presenta in ordine e con decoro.
Dalle colonne di questo giornale,
che si ringrazia per l'ospitalità, il Comitato di gestione di Villa Olanda desidera ringraziare di vero cuore tutti
i volontari che con amore, con entusiasmo e con disinteresse hanno realizzato questa indispensabile opera.
Edgardo Paschetto, Torre Pellice
UN APPARTAMENTO
PER LE VACANZE
Cari nel Signore,
la Chiesa evangelica valdese dì S.
Giacomo degli Schiavoni (CB), allo
scopo di favorire quanti nelle nostre
chiese vorrebbero passare un periodo
di vacanze al mare, non avendo la
possibilità di una migliore soluzione,
mette a loro disposizione un appartamento dietro rimborso delle sole spese.
A soli 6 km. di distanza si trova
Termoli, ridente cittadina adriatica,
con una bella spiaggia ed M mare più
pulito d'Italia.
L'appartamento è composto da una
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Per informazioni; Past. Encs Mannelli, via Gorizia l/A, 86100 Campobasso, tei. 0874/31.15.89.
PER CONOSCERE
LA TEV
Mi incuriosiscano gli interventi, ultimamente piuttosto numerosi sul settimanale, del movimento di Testimonianza evangelica valdese. Essendo da
poco entrato a far parte della composita comunità valdese, mi piacerebbe saperne qualcosa di più.
A parte il loro palese orrore per
tutto ciò che di « politico » può entrare nella chiesa e un linguaggio che,
nella mia ignoranza, mi ricorda quello di certe tendenze molto fondamentaliste, non sono riuscito a sapere
molto altro a riguardo.
Mi piacerebbe dunque avere delucidazioni in proposito, non dopo aver
sottolineato che, a parer mio, l'orrore/rifiuto per .<■ la politica » è una netta, precisa e chiara... posizione politica.
Saluti fraterni.
Orlando Furioso, Torino
jcL c®*’**’o
CAI Assistenza
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Personale qualificato
Torre Pellice
via Repubblica, 12
Telefono (0121) 93330« - 933428
.RINGRAZIAMENTO
« Tu, mio Dio^ salva il tuo servitore che confida in te »
(Salmo 86: 2)
I familiari di
Alfredo Criot
ringraziano quanti si sono stretti intorno a loro nel triste momento deUa
separazione dal loro caro.
Pinerolo, 23 maggio 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Timoteo 4: 7)
I familiari di
Albina Avondetto v. Rivoiro
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto
tributata alla loro cara, ringraziano di
cuore tutti coloro che con presenza,
parole di conforto, fiori e scritti hanno
partecipato al loro dolore.
Un grazie partieolare al dott. Pier
Giorgio Griffa, a tutto il personale medico ed infermierìstico del reparto di
neurologia dell’Ospedale civile di Pinerolo, al pastore Klaus Langeneck.
Può mettersi direttamente in contatto con i responsabili del movimento
scrivendo a TEV - casella postale 10066 Torre Pellice.
Prarostino, P giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori, e
tu mi glorificherai »
(Salmo 50: 15)
(( L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà »
f (Salmo 23 : 1)
E’ serenamente mancato all’affetto
dei suoi cari
Paolo Michelin Salomon
di anni 87
Ne danno il triste annuncio: la moglie Olga Lesny, i figli Marco, Erica,
Sylvia con le rispettive famiglie, i nipoti Paolo, Delia e parenti tutti.
Un grazie particolare a tutto il personale dell’Ospedale valdese di Torre
PeUice.
Il servizio funebre ha avuto luogo
nel tempio valdese di Villar Pellice
sabato 1” giugno.
RINGRAZIAMENTO
Marito e figli della compianta
Alice Frache in Beux
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti coloro che, con scritti, parole di
conforto e presenza, hanno voluto essere vicini nella triste circostanzaUn grazie particolare al personale
dell’Ospedale valdese e al pastore Claudio Pasquet.
Torre Pellice, 14 giugno 1991.
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villagg-io g-lobale
14 giugno 1991
PALESTINA
AMNESTY INTERNATIONAL
Le risoluzioni da applicare Prigionieri
del mese
Una serie di documenti che stabilisce le linee dazione da seguire
per dare una svolta di pace alla lunga questione mediorientale
Nello scorso numero del giornale abbiamo iniziato a informare i lettori sulle iniziative del
Comitato intemazionale di coordinamento per la questione della
Palestina delle organizzazioni
non governative (ONG). La questione continua ad aggravarsi,
poiché le manovre diplomatiche
a vuoto, l’inazione degli organismi internazionali, la convenzione del silenzio o di una informazione confusa e spesso deformante dei media permettono al governo israeliano di « procedere
a cambiare la situazione sul terreno », come denunciano membri
della Commissione internazionale dei giuristi; cioè ad allargare
a tappeto la rete degli insediamenti in terre sulle quali il diritto internazionale non concede,
a nessun titolo, diritto alcimo
allo stato israeliano, a continuare a imporre alla popolazione
palestinese la presenza repressiva di tmppe militari straniere,
a comprimere senza sosta, grazie
a questa presenza militare, i di-,
ritti umani e politici di questa
popolazione, in violazione di numerose convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate, in primo luogo la quarta Convenzione
di Ginevra, del 1949, sulla protezione delle popolazioni civili di
territori militarmente occupati.
Una dettagliata
requisitoria
Questa serrata requisitoria, che
tratteggiamo dai documenti del
Comitato delle ONG, è costantemente e dettagliatamente ribadita dalle informazioni diffuse
in tutto il mondo con una pubblicazione mensile che vogliamo
contribuire a far conoscere
meglio.
(Chi è interessato scriva a
”CICP Information”, 150 route
de Ferney, Case postale 2100, CH
1211 Genève 2).
Gli ultimi numeri di ”CICP
Information” insistono con forza
su una duplice linea. 1) Il pronto
ricorso a misure coercitive (sanzioni e poi massiccio intervento
militare) nei confronti dell’Iraq
dimostrano la capacità della
comunità intemazionale di passare dalle parole ai fatti; è
giunto il momento, dopo decenni e centinaia di pronunciamenti deirONU, di mettere mano
senza tentennamenti alla soluzione della questione della Palestina, per la quale in ogni caso
si escludono esplicitamente misure coercitive. 2) Nel caso dei
curdi l’azione internazionale è
arrivata dopo poche settimane,
stabilendo per la prima volta
il principio che a protezione di
popolazioni civili si possa intervenire anche negli ’’affari interni” di uno stato membro delrONU. Le convenzioni intemazionali che garantiscono la protezione della popolazione palestinese attendono anch’esse da
l’eco
delle villl valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente). Silvio Revel (vicepresidente). Paolo Gay,
Marco Malan, Franco RIvoira (membri). (
FONDO DI SOLIDARIETÀ’: ccp n.
11234101 intestato a « La luce»
via Pio V, 15 - 10125 Torino.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pellice.
decenni osservanza da parte dello stato occupante (il governo
israeliano rifiuta di riconoscere
l’applicabilità della quarta Convenzione di Ginevra a territori
che esso non definisce occupati),
ed è quindi giunto il momento
di garantire internazionalmente
(ONU) la protezione e la sopravvivenza di questa popolazione.
Pronunciamenti
internazionali
I numeri di aprile e maggio
di quest’anno del ”CICP Information” citano a distesa i pronunciamenti internazionali in
materia. Ne riprendiamo in parte solo alcuni.
a) Risoluzione 242 del Consiglio
di sicurezza (1967): « 1) ritiro
delle forze armate israeliane dai
territori occupati dal recente
conflitto; 2)...rispetto e riconoscimento della sovranità, dell’integrità territoriale e dell'indipendenza politica di ogni stato della
regione e del loro diritto di
vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti... ». A rinforzo,
e a precisazione nei confronti di
interpretazioni riduttive della
frase ’’territori occupati”, si riporta la risoluzione 45/68 dell’Assemblea dell’ONU (1990): « ...a)
ritiro di Israele dal territorio
palestinese occupato dal 1961.
inclusa Gerusalemme, e dagli
altri territori arabi occupati »
(il riferimento è al Golan siriano
e al Libano meridionale).
Convenzione
di Ginevra
b) Risoluzione 45/69 dell’Assemblea deirONU (6 dicembre
1990): « L’Assemblea generale,
profondamente preoccupata per
la situaziotie allarmante nel territorio palestinese occupato... in
seguito al fatto che Israele, potenza occupante, mantiene la sua
occupazione e persiste nelle sue
politiche e pratiche nei confronti del popolo palestinese,... esige
che Israele, potenza occupante,
si conformi scrupolosamente alla Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili...
e ponga fine immediatamente
alle sue politiche e azioni contrarie alle disposizioni della Convenzione; chiede a tutte le parti
contraenti della Convenzione di
vegliare affinché Israele, potenza
occupante, rispetti la Convenzione in ogni circostanza;... deplora
vivamente che Israele, potenza
occupante, continui a ignorare le
decisioni in materia del Consiglio
di sicurezza, riafferma che l’occupazione da parte di Israele, dal
1961, del territorio palestinese,
ivi compresa Gerusalemme, e di
altri territori arabi non modifica
in nulla lo status giuridico di
questi territori...». A rinforzo si
cita la risoluzione 681 del Consiglio di sicurezza del 20 dicembre 1990 (votata anche dagli Stati Uniti); « Il Consiglio di sicurezza riafferma gli obblighi che
gli .stati membri hanno assunto
ai termini della Carta delle Nazioni Unite; riafferma altresì il
principio dell’inammissibilità dell'acquisizione di territori con la
guerra...; impegna il governo
israeliano a riconoscere l’applicabilità de iure della quarta Convenzione di Ginevra del 1949 a
tutti i territori occupati da Israele dal 1961 e a conformarsi scrupolosamente alle disposizióni di
detta Convenzione; chiede alle
parti contraenti della quarta Convenzione di Ginevra di vegliare
affinché Israele, potenza occupante, rispetti gli obblighi che
ha assunto ai termini dell’articolo 1 della Convenzione... ».
Dall’Assemblea
di Canberra
c) La Dichiarazione finale della
settima Assemblea del Consiglio
ecumenico delle chiese (Canberra, febbraio 1991): «Alle Nazioni
Unite... Vi chiediamo con insistenza di preparare con tutta la
rapidità necessaria la convocazione della conferenza intemazionale per la pace nel Medio Oriente... al fine di risolvere la questione della Palestina, di affrontare la questione dei legittimi
diritti nazionali dei palestinesi
all’autodeterminazione e un proprio stato ipdipendente, e di fare
applicare la risoluzione 242 del
Consiglio di sicurezza che riconosce a ogni stato della regione,
compreso Israele, il diritto di
’’vivere in pace all’interno di
frontiere sicure e riconosciute”.
Nel frattempo chiediamo che il
popolo palestinese dei territori
occupati benefici della protezione
internazionale fino al termine
dei lavori della conferenza internazionale di pace ».
Comitato di
coordinamento
Continueremo con questa informazione.
Ultima breve notizia; dopo anni di lavoro, il direttore esecutivo
del Comitato di coordinamento
delle organizzazioni non governative per la questione della Palestina, il riformato francese JeanMarie Lambert, lascia l’incarico
e gli subentra la canadese Katharina Bergen, che ha diretto per
otto anni il Programma del Comitato centrale mennonita hei
territori occupati e ha poi lavorato con il Centro di informazione
sui diritti umani in Palestina,
a Gerusalemme.
Ci scusiamo per la lunghezza
delle citazioni, ma invitiamo tutti a leggerle con attenzione, e
a rifletterci sopra. Se vogliamo
che finisca questo secolo di morte, dovremo infine tutti muoverci perché tante affermazioni intemazionali, e ecumeniche, non
restino esercizi oratori e non
diventino lapidi da cimitero per
tanta, troppa gente nel mondo.
Sandro Sarti
Dir. propr.: GHINELLI-CARONI
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ottimi i servizi
e il trattamento
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Paesi diversi, vicende diverse, accomunati
dalla violazione e dall’offesa dei diritti umani
Amnesty International ha riconosciuto come prigionieri di
opinione Ma Theingee, Kenneth
Matiba e Leonidas Tsaousis, cittadini rispettivamente del Myanmar, del Kenia e della Grecia.
Le loro storie sono illustrate
nel numero di aprile del Notiziario di A. I. e qui riportate.
Essi non hanno commesso atti
di violenza né istigato altri a
commetterne; sono detenuti unicamente per le loro convinzioni politiche o religiose. Questo
è contrario ai principi proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle
Nazioni Unite.
Ma Theingee — MYANMAR
(ex Birmania)
40 anni, pittrice e insegnante
di storia dell’arte. E’ stata arrestata il 20 luglio 1989, durante una repressione di massa degli oppositori del regime. Era
segretaria del leader della Lega
nazionale per la democrazia
(NDL). Ha scritto un libro sulle tradizioni birmane, ha fatto
diverse traduzioni, perche conosce molte lingue. Nelle elezioni
del maggio ’90 il partito della
NDL ha ottenuto l’80% dei seggi al Parlamento, ma l’Assemblea nazionale non è stata ancora convocata. Centinaia di attivisti politici restano in carcere
per la loro opposizione al governo militare. Si conosce molto poco riguardo alla detenzione di Ma Theingee. Non si conosce la data della sentenza né
l’imputazicne precisa. E non si
sa da quale corte sia stata processata. Si trova in isolamento in un carcere femminile nei
pressi di Rangoon.
Si chieda con cortesia l’imraediato ed incondizionato rilascio a:
General Saw Maung, Chairman
State Law and Order Restoration Council
Yangcn (Rangoon)
Unione di Myanmar - Asia
Kenneth Matiba — KENIA
58 anni, ministro del precedente governo e noto uomo d’affari. Nel 1990 aveva organizzato con altri uomini politici, avvocati e religiosi una campagna
per ottenere la reintroduzione
di un sistema pluripartitico nello stato keniota governato dal
1982 da un partito unico. Il 4
luglio del ’90 Kenneth Matiba
fu arrestato con Charles Rubia,
qn altro ministro del precedente governo e Ralla Odinga, fi
glio dell’ex presidente del Kenia. Essi furono messi in detenzione amministrativa a tempo
indeterminato senza accusa né
processo. Le condizioni di prigionia sono molto dure: le visite dei familiari strettamente
controllate e scarsi i colloqui
con i propri legali. Viene negata anche l’assistenza medica.
Si possono inviare cortesi appelli per l’immediato ed incondizionato rilascio di Kenneth
Matiba a:
His Excellency President
Daniel Arap Moi
President of thè Republic of
Kenia
PO BOX 30510
Nairobi - Kenia - Africa
Leonidas Tsaousis — GRECIA
21 anni, testimone di Geova.
Il suo credo religioso gli vieta
di prestare servizio militare nelle forze armate sotto qualsiasi
forma. Nelle carceri greche vi
sono attualmente 400 testimoni
di Geova che, come Leonidas,
oppongono al servizio militare
un’obiezione totale. Prima dell’arresto Leonidas Tsaousis era
studente di chimica. I suoi genitori sono operai e tutte le settimane, al lunedì, vanno a trovarlo in carcere. Leonidas in prigione legge la Bibbia e studia
Iqifteratura.
Amnesty esorta da tempo il
governo greco a introdurre nel
codice un valido servizio civile
alternativo, che per la durata
non sia punitive. Ma il governo ha preparato ora una bozza
di legge che propone un servizio civile di durata doppia, non
rispettando le risoluzioni delrONU e del Parlamento europeo.
Si prega di inviare appelli
cortesi per l’immediato e incondizionate rilascio di Leonidas
Tsaousis a:
Prime Minister Costantine Mitsotakis
Office of thè Prime Minister
Maximou Palace
Herodu Atticou Avenue
Atene - Grecia
N. B.: Gli appelli possono essere scritti in inglese o italiano.
Liberati
Amnesty ha appreso, nel mese di gennaio 1991, della avvenuta liberazione di 67 prigionieri adottati o sotto investigazione.
a cura di
Anna Marullo Reedtz
Puoi pensarlo,
dirlo, ripeterlo, scriverlo.
E’ un tuo diritto.
non
la penso
come voi”
., •
......
In metà del mondo
un'opinione lecita, espressa
pacificamente, manda la gente in carcere,
a volte senza processi, senza spiegazioni, senza speranza.
Amnesty International, indipendente da qualsiasi istituzione politica
e governativa, si occupa delle persone imprigionate per motivi
d'opinione, e chiede la liberazione di quelle che non hanno usato violenza
Il metodo di Amnesty International è la
cortesia senza cedimenti, e ottiene risultati. .
Aderire ad Amnesty International è un gesto ^ A ITI nCSty International
di solidarietà verso gli altri e verso s£_si£sa. Cirrntrrijinn. w,ii. H'Uncta
E' un modo concreto di affermare ^ votontà M-V Circoscrizione Piemonte Valle d Aosta
di non farsi schiacciare. [
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