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SPIRITUALITÀ
ECUMENICA
»Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, l’Eterno, che io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete
d’acqua, ma la fame e la sete di udire
le parole dell'Eterno»
Amos 8,11
A LLE radici di una spiritualità ecu,/j. menica. Anche l’ecumenismo è
preso nel vortice dello spettacolo. C’è
un’inflazione di discorsi, ma la fame
di udire le parole dell’Eterno non è saziata. Happening, performance, si susseguono a volte con un ritmo insostenibile per piccole comunità evangeliche come le nostre, ma la sete di udire
le parole dell’Eterno non è appagata.
In un'epoca consumistica l’ecumenismo somiglia a uno spot televisivo: fa
grandi promesse che non può mantenere. Le parole vengono scelte non per
dire la verità, ma per sedurre. Più si
preparano pietanze appetitose di documenti sulla giustificazione, sulla
chiesa, più crescono la fame e la sete. Il
diluvio di parole umane non penetra
la crosta delle chiese ormai indurita
dalla siccità della Parola di Dio. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», è
questa semplice richiesta una radice
ìindispensabile per una spiritualità
ecumenica. La certezza della fame,
nell'incertezza delle nostre parole.
Alle radici di una spiritualità
ecumenica. Il silenzio è ecumenico. Nel silenzio, persone che non parlano lo stesso linguaggio, si trovano
insieme perché convocati da Dio. Sotto la Parola, quindi, nella fragilità del
loro ascolto, privi dei pregiudizi che
accompagneranno, inevitabilmente,
le loro umane risposte. Il silenzio è
ecumenico perché ci accomuna come
peccatori, davanti alla parola di Dio.
Noi cristiani abbiamo tradito una
grande tradizione ebraica: l’ascolto.
La confessione di fede di ogni ebreo è:
«Ascolta Israele». La nostra è: «Andate
dunque e ammaestrate tutti i popoli».
Abbiamo grande difficoltà, noi cristiani, ad ascoltare Dio, ma pretendiamo il suo ascolto. Quando il popolo di Israele si trovò davanti a Dio al
Sinai, implorò Mose in questo modo:
«Parla tu con noi, e noi ti ascolteremo;
ma non ci parli Iddio, che non abbiamo a morire» (Esodo 20, 19); noi abbiamo ereditato questa paura del fuoco, preferiamo il tepore dei nostri incontri ecumenici davanti al camino
dei nostri buoni intenti.
A LLE radici di una spiritualità ecuyj. menica. È giunto il tempo di vivere
una sobrietà ecumenica. Un ecumenismo più discreto, moderato. Affamati e
in silenzio, impariamo a misurare i nostri obiettivi, le nostre aspettative. Costruiamo un ecumenismo sui limiti
confessionali che ci caratterizzano, perché l’infinito si svela nella loro debolezza e non nel desiderio del loro superamento. È l'incapacità di dire Dio che ci
insegna chi Dio è. Paolo scrivendo ai
Corinzi dice; «Molto volentieri mi glorierò piuttosto nelle mie debolezze, onde la potenza di Cristo riposi su di me»
(I Corinzi 12, 9). Un ecumenismo misurato dovrà tener conto di tre suggerimenti: fare economia delle parole; ricercare un linguaggio cortese; essere riverente. Sul primo suggerimento mi sono già soffermato. Il secondo suggerimento è un invito a un linguaggio ecumenico non coercitivo; la meta del
cammino ecumenico è il cammino ecumenico, che invita i partecipanti a condividere le loro diversità e non a sacrificarle. Il terzo suggerimento vuole essere
un 'esortazione agli uomini e alle donne
ecumenici a non temere la fragilità delle proprie aspettative; ogni volta che un
progetto umano si frantuma produce
un suono piccolissimo, simile alla musica propria della parola di Dio.
Raffaele Volpe
I !■!
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Nel Kosovo si svolge uno degli ultimi atti della tragica dissoluzione della ex Jugoslavia
«Grande Serbia» o «Grande Albania»?
Il tentativo pacifico della minoranza albanese di rispondere al nazionalismo serbo si è infranto
di fronte al disinteresse dell'Europa e alla guerriglia dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck)
CLAUDIO CANAL
Non fa bene alla salute riconoscersi incapaci. Ma il Kosovo è
lo specchio della nostra insipienza.
Chiunque si fosse aggirato nell’ex
Jugoslavia e dintorni negli anni
scorsi si sarebbe sentito ripetere lo
slogan: la guerra cominciata a Nord
(chi ricorda ancora la Slovenia che
se ne va per conto suo e attacca le
caserme?) finirà a Sud, nel Kosovo,
con gran botto finale. Uno dei pochi casi in cui le dicerie popolari si
sono realizzate.
Ma nel Kosovo c’è anche un’altra
storia. Un intelligente tentativo di
costruire un’alternativa alla guerra,
con una inventiva sociale di prim’
ordine. Una società intenzionalmente disarmata che si dispone accanto, e non contro, a chi la colonizza. Strutture sociali, politiche,
educative, sanitarie che si autoregolano dentro una formalità statale
nemica. Era il progetto, anzi la pratica di una consistente parte della
società albanese-kosovara. Cominciata nel 1990, continuata nel ’91,
nel ’92... fino a ieri. Poi qualcuno si
è stufato. E alle armi serbe ha risposto con le armi albanesi. Classico. Finalmente ci si capisce qualcosa, hanno detto i governi, gli organismi internazionali, le chiese, i
militari, i giornali, gli intellettuali,
gli imprenditori. Così si distinguono meglio i buoni e i cattivi.
E il Kosovo, che fino a ieri scambiavamo per un energico digestivo,
diventa un problema, un impegno e
un appello per tutti: non se ne può
più, basta, intervengano l’Onu, la
Nato, l’Europa, l’Osce, il Tribunale
internazionale. Tutti hanno una soluzione. Pare. Perché, nel nostro video mentale, gli albanesi del Kosovo sono stati promossi a vittime. Gli
altri, quelli d’Albania, continuano a
essere ladri e prostitute. Così fanno
da pendant. Ma in quest’orgia di
idee chiare in cui anche uno che si
chiama Scognamiglio dice la sua, si
scopre che tra gli albanesi buoni
perché calpestati dai serbi ce n’è
qualcuno poco di buono. E tra
quelli brutti e sporchi, ce ne sono di
Ognuno piange i propri morti nei cimiteri dei Kosovo
vispi e bene intenzionati. Che tra i
serbi del Kosovo c’è chi non ne può
più dei serbi di Belgrado. Che la Federazione ex jugoslava è composta
anche dal Montenegro, che assorbe
migliaia di profughi kosovari e non
è d’accordo con la politica «grande
serba» e convive decentemente con
la minoranza albanese e quella musulmana. che di albanesi non ancora timbrati buono-cattivo ci sono
quelli della Macedonia in subbuglio. E così via.
Noi che siamo così bravi a distinguere il pensiero (politico) di Mastella da quello di Bottiglione,
avremmo dovuto usare qualche
precauzione. Soprattutto non svegliarci all’ultimo momento. Già
con l’Albania ci era sembrato di
poter cominciare da zero, come se
non ci fossimo mai conosciuti,
mentre avevamo mezzo secolo di
storia comune, da noi totalmente
rimossa. È stato con l’occupazione
italiana che si è realizzata la «Grande Albania», che era funzionale agli
interessi del fascismo nel Balcani. I
kosovari albanesi non l’hanno dimenticato, i serbi neppure. E la
storia non è che sia importante solo per noi. Avevamo una grandissima carta da giocare anche solo
quattro o cinque anni fa. Per sostenere in Europa l’idea di un Kosovo
abitato da kosovari di varia cultura,
disarmato, entità federale riconosciuta internazionalmente. Ma eravamo impegnati nella Bicamerale,
nell’ampolla dell’acqua del Po, nei
cespugli dell’Ulivo e in due o tre altre cose che non ricordo più.
Adesso che abbiamo costruito le
condizioni della guerra, può darsi
che bombardare la Serbia rallenti i
rastrellamenti e i cannoneggiamenti dei villaggi albanesi da parte
dell’esercito serbo. Poi bisognerà
bombardare l’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) che fa fuori i
Consiglio interreligioso russo
Le «religioni tradizionali»
verso la cooperazione
Il patriarcato di Mosca
della Chiesa ortodossa ha
annunciato che nascerà
presto il Consiglio interreligioso della Russia, di cui
faranno parte le cosiddette «religioni tradizionali»
(ortodossia, islamismo,
ebraismo e buddismo). Il
nuovo Consiglio incoraggerà il dialogo e la cooperazione tra le quattro religioni che nel paese godono di una situazione giuridica e politica privilegiata,
e svilupperà il dialogo con
le autorità pubbliche e
con organismo religiosi
esteri. Alcuni rappresentanti di alto livello della
Chiesa cattolica romana e
della Chiesa battista russa
hanno dichiarato di non
sapere nulla del progetto.
Secondo il pastore Yuri
Sipko, vicepresidente dell’Unione dei battisti cristiani evangelici di Russia,
questo nuovo Consiglio
potrà svilupparsi in due
direzioni: se accetterà l’ingresso anche di altre organizzazioni religiose sarà
un elemento positivo della vita russa che permetterà di «smorzare le tensioni tra le confessioni»,
ma se escluderà gli altri
sarà pericoloso. «Diventerebbe - ha detto Sipko un specie di Politburo
[istanza dirigente del vecchio partito comunista sovietico] religioso», (eni)
Preghiera per l'unità
Molte iniziative, ma c'è
disagio tra i protestanti
Anche quest’anno sono
state molte, e spesso qualificate, le iniziative ecumeniche nelle varie città
italiane per la Settimana
di preghiera per l’unità
dei cristiani che, come in
tutto il mondo, si è svolta
dal 18 al 25 gennaio (ne
renderemo conto prossimamente). La «Settimana», che dal 1966 è promossa congiuntamente
dalla Commissione Fede e
Costituzione del Consiglio
ecumenico delle chiese
(Cec) e dal Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, si
avvale di materiali biblici
e liturgici che vengono
proposti ogni anno da un
gruppo ecumenico di un
diverso paese del mondo:
quest’anno dalle chiese
della Malesia, con il motto biblico «Essi saranno
suoi popoli ed egli sarà
Dio con loro» (Apocalisse
21,3). Nonostante le molte iniziative, però, in Italia il movimento ecumenico sembra segnare il
passo, con una partecipazione della base che rimane piuttosto scarsa e
con un disagio crescente
in ambito evangelico per
alcune prese di posizione
e iniziative della gerarchia cattolica che sottolineano gli aspetti più conservatori della sua tradizione sociale e religiosa.
serbi dei medesimi villaggi. Poco
dopo, i servi in genere del Kosovo
che si stanno organizzando in formazioni armate [So, movimento di
autorganizzazione) sostenute dalle
forze paramilitari che già si erano
distinte in Krajna. Poi a Tetovi in
Macedonia, poi il Nord dell’Albania che è il retroterra dell’Uck ed è
sostenuto dal nostro ex pupillo Berisha. E così via.
È un quadro disgraziatissimo e io
non ho ricette. Personalmente
penso che sia tardi e ben venga il
miracolo, se è il caso. Adesso governi, Nato, Unione europea. Usa
reciteranno la parte dei regolatori
di pace. Quelli che la sanno lunga.
Siamo strati bravissimi a costruire
la «forza di estrazione», fossimo
bravini almeno a costruire la «forza
di immissione» per quelli che non
ne possono più, che se ne vanno
dal Kosovo e se ne vogliono andare
in Europa, tramite Italia.
MEDITAZIONE
Il giubileo, l’utopia di Dio
di DANIELE GARRONE
A PAGINA 2
TEOLOGIA
Oscar Cullmann
di B. CORSANI, C. COLLO
sECUMENEH»
I luterani e il giubileo
di JÖRGEN ASTFALK , ^
EDITORIALE«.^,,.--,
Disagio ecumenico
di MARIA SBAPFIGIRARDET
COMMENTO!
La procreazione assistita
a cura della EECCS
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della
VENERDÌ 29 GENNAIO 199q
«Conterai pure
sette settimane
di anni: sette
volte sette anni;
e queste sette
settimane
di anni faranno
un periodo di
quarantanove
anni.
Poi, il decimo
giorno del
settimo mese
farai squillare
la tromba;
il giorno delle
espiazioni farete
squillare
la tromba per
tutto il paese.
Santificherete
il cinquantesimo
anno e
proclamerete la
liberazione nel
paese per tutti
i suoi abitanti.
Sarà per voi un
giubileo; ognuno
di voi tornerà
rifila sua
pfvprietà e
ognuno di voi
tornerà nella
sua famiglia.
Il cinquantesimo
anno sarà per
voi un giubileo;
non seminerete
e non
raccoglierete
quello che
i campi
produrranno
da sé, e non
vendemmierete
le vigne incolte.
Poiché è il
giubileo; esso vi
sarà sacro;
mangerete
quel che i campi
hanno prodotto
in precedenza.
In questo anno
del giubileo
ciascuno tornerà
IL GIUBILEO, L'UTOPIA DI DIO
Il giubileo biblico ha delle precise motivazioni teologiche: esso viene prescritto
a Israele per ricordargli che la terra è di Dio e non può essere «posseduta
i»
DANIELE GARRONE
I versetti che abbiamo estratto
(
in possesso
del suo»
(Levitico 25, 8-13)
dal lungo e complesso capitolo 25 del libro del Levitico sono il «manifesto programmatico» del giubileo biblico. Sono
parole che producono in noi un
effetto contraddittorio. Da un
lato avvertiamo tutta la distanza
che esse hanno dalla nostra
realtà attuale (sono formulate
in una situazione economica,
sociale e religiosa molto diversa
da quella del «villaggio globale»
in cui noi viviamo) ma dall’altro
sembrano molto attuali, sembrano descrivere ciò di cui il
mondo avrebbe oggi più bisogno. Se la politica, l’economia e
la finanza le assumessero come
programma, se gli elettori ne
chiedessero l’attuazione, il
mondo sarebbe trasfigurato.
Proviamo ad immaginare: in
tutto il mondo sarebbe periodicamente bandita la liberazione
dall’asservimento economico,
che per i più vuol dire un’esistenza al limite della sussistenza,
per milioni la morte per fame;
ognuno «tornerebbe nella sua
proprietà», il che vuol dire che
almeno ogni cinquant’anni sarebbe ristabilito un «ordine» che
assicuri ad ognuno i mezzi per la
sussistenza, che ripristini «pari
opportunità»; ognuno «tornerebbe alla sua famiglia», mentre ora
le famiglie si separano per l’emigrazione alla ricerca del lavoro e
del pane; un «limite» ci salverebbe dal mito dello sviluppo «illimitato», che è il «delirio di onnipotenza» dei forti e vincenti e la
condanna dei deboli, destinati
ad affondare senza possibilità di
risalita. Il «villaggio globale» sarebbe (più) vivibile, per tutti...
le della società dell’antico Israele. Tanto più la «utopia» del giubileo appare ragionevole: più si
potenziano gli effetti negativi di
dinamiche che non riusciamo
ad impedire, più diventa vitale
poterli bloccare.
Le motivazioni teologiche
del giubileo
IL giubileo biblico ha delle
1
Controllare
le dinamiche economiche
Queste parole per certi versi
così «utopiche», e prova ne
Preghiamo
Il padre si sedette a capo del tavolo, assieme agli altri
uomini. Arrivarono dei parenti di un paese vicino, arrivarono dei ragazzi, arrivarono delle donne.
Il padre offrì da bere e da mangiare a tutti, seduti intorno a lui. Versò il vino e disse: «Bevete». Ruppe il pane e
disse: «Mangiate».
«È mio figlio - egli disse - che mi ha aiutato a seminare,
a sarchiare, a mietere, a trebbiare, a macinare il grano di
cui è fatto questo pane. Prendete e mangiate, questo è il
suo pane».
Arrivarono altri. II padre versò da bere e disse: «È mio
figlio che mi ha aiutato a potare, inzolfare, sarchiare, vendemmiare la vigna dalla quale viene questo vino. Bevete,
questo è il suo vino».
Gli uomini mangiavano e bevevano e c’era chi bagnava
il pane nel vino.
«Il pane è fatto da molti chicchi di grano. Perciò esso significa unità. Il vino è fatto da molti acini di uva, e
anch’esso significa unità. Unità di cose simili, uguali, utili. Quindi anche verità e fraternità, sono cose che stanno
bene assieme».
«Per fare il pane d vogliono nove mesi» disse il padre.
«A novembre il grano è seminato, a luglio mietuto e trebbiato». Il vecchio contò i mesi: «Novembre, dicembre,
gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio.
Fanno giusto nove mesi. Per maturare l’uva ci vogliono
anche nove mesi, da marzo a novembre». Egli contò i mesi: «Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre. Anch’essi fanno nove mesi».
«Nove mesi?» domandò la madre. Non ci aveva mai
pensato. Ci vuole lo stesso tempo per fare un uomo.
Ignazio Silone
«Vino e pane»
è il fatto che si tratta di un istituto sostanzialmente inattuato,
anche in epoca biblica, sono
d’altro lato permeate da un notevole realismo. Si sa benissimo
che esistono disuguaglianze,
che le dinamiche economiche di
arricchimento e di impoverimento producono crescenti disparità. Non si chiede di realizzare una società perfetta, ma si
cerca di arginare i danni e comunque di assicurare la reversibilità delle situazioni.
Se le dinamiche economiche
non possono essere cambiate,
esse devono essere controllate,
per arginarne gli effetti devastanti, per innescare dei movimenti di controtendenza, dei
meccanismi atti a bloccare, seppur ogni cinquant’anni e non
ogni istante, gli effetti negativi
che si hanno lasciando andare
avanti le cose come per inerzia.
Mi sembra che già qui, nel quadro dell’Israele antico, si sia avuta coscienza di un problema che
è anche oggi centrale, e cioè
quello del «controllo». La libertà
(economica in questo caso) va
coniugata con dei limiti che impediscano che l’esercizio della libertà da parte degli uni produca
illimitatamente conseguenze negative per gli altri. Almeno ogni
cinquant’anni, dev’essere garantita la libertà per tutti. La libertà
è veramente tale solo se universalizzabile. Periodicamente,
l’universalità della libertà deve
essere reintrodotta, se non si è
capaci di assicurarla sempre.
11 nostro mondo conosce dinamiche molto più dure di quel
precise ed esplicite motivazioni teologiche. Esso è prescritto ad Israele, cioè al popolo che
Dio ha liberato dall’Egitto e a cui
ha donato la terra in cui vivere.
La liberazione operata da Dio ha
fatto di Israele una società di
fratelli (cfr. v. 17). La terra che
Israele abita non può essere
«posseduta» perché è e rimane
di Dio (v. 25): Israele vi abita come usufruttuario. Ogni clan familiare ha avuto la sua parte di
questo bene, quando la terra è
stata distribuita. Il giubileo tende a ripristinare questo «ordine»
non della natura, ma della storia
della liberazione di Dio. Levitico
25 «mescola» così le più alte parole della fede con le più concrete realtà «materiali».
Qui Dio si preoccupa dell’economia. A noi questo sembrerà
poco «spirituale». Quante volte
siamo infastiditi dai discorsi in
cui ci si interpella sulla realtà sociale ed economica a partire da
Dio: si dice che si «politicizza»
un messaggio «spirituale».
alle leggi del mercato e dello
«sviluppo» ma sia sottoposta ad
una rivendicazione più alta, che
oggi potrebbe essere quella del
diritto di tutti a un minimo vitale garantito e del diritto delle generazioni future a ereditare una
terra ancora vivibile e non ridotta a discarica, non si limitano a
«fare politica» ma testimoniano
del Dio a cui la terra appartiene
e sulla quale noi viviamo come
semplici usufruttuari.
Nessuno ha oggi l’autorità riconosciuta per suonare il corno
che annuncia il giubileo. Possiamo però - e dobbiamo, io credo
- credenti e non, promuovere
un patto che sancisca nel mondo di oggi dei limiti e attivi dei
meccanismi come quelli che il
giubileo aveva introdotto in
Israele. Non dobbiamo aver
paura di far vedere quanto la parola di Dio sia «sensata», per tutti gli aspetti della vita.
Il nuovo mondo di Dio
n:
Il diritto di tutti
a un minimo vitale
SONO proprio le pagine della
Bibbia, i comandamenti della
Legge e la predicazione dei profeti, a mostrare come Dio avanzi
sostanzialmente due rivendicazioni nei confronti del suo popolo: l’abbandono dell’idolatria
e la ricerca del diritto e della giustizia. Non uno senza l’altra! La
«consacrazione» di Israele a Dio,
la santificazione del suo nome,
implicano l’annuncio e la pratica della liberazione, e di una liberazione molto concreta, visto
che si tratta del riottenimento
delle terre perdute (in genere
per indebitamento).
Per questo, i credenti che oggi
si impegnano per la remissione
del debito contratto dai paesi
del Terzo Mondo, che propongono anche al di fuori delle
chiese l’idea che la terra su cui
viviamo non sia abbandonata
ON ci sono nella Bibbia
tracce evidenti dell’attuazione del giubileo. Rimane ìnsomma una sorta di masso erratico. Non è neppure mai stato
praticato... potrà dire chi lo ritiene impraticabile. Se era impraticabile in una società antica, tanto più lo è nel complesso mondo
di oggi... Ma che cosa sarebbe la
Bibbia, se parlasse solo di ciò
che è praticabile nel mondo così
com’è, solo di ciò che realizziamo senza cambiarci, se non ci
indicasse altra «legge» se non
quella del realismo? A che cosa si
ridurrebbe la nostra vita se non
ci fosse una parola che ci chiama
a mettere in discussione ciò che
noi realizziamo? Che cosa sarebbe il mondo, se sul suo disordine
non insistesse la rivendicazione
dell’ordine di Dio? Il dono più
grande che Dio ci ha fatto con la
sua legge, con le pagine giuridiche dell’Antico Testamento che
troppo spesso eludiamo, consiste proprio nel chiederci di costruire ciò che a noi pare irrealistico, di realizzare ciò che non
sappiamo fare. Se ci lasciamo
interpellare, qualcosa è già cambiato perché si apre una breccia
nel nostro cinismò o nella nostra rassegnazione o in quel misto di cinismo e rassegnazione
che è la vita che sappiamo vivere. In questa breccia balena il
nuovo mondo di Dio.
(Prima di un serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
È necessario leggere I'
intero capitolo di Levitico
25 per situare il nostro
brano nel suo contesto
che presenta una articolata legislazione sociale, improntata alla concezione
teologica secondo cui la
terra di Israele appartiene
a Dio che l'ha ripartita tra
tutte le famiglie del suo
popolo e che vede nella
fraternità degli israeliti
una conseguenza insopprimibile dell'esodo, cioè
della liberazione dalla
schiavitù. La concezione
della terra che è qui presupposta è ben esemplificata nel racconto della vigna di Nabot (1 Re 21), ||
nome «giubileo» deriva
probabilmente dal «montone» il cui corno era usato come tromba per bandire l'anno giubilare.
Il contenuto del 50° anno, da consacrare al Signore, consisteva nella liberazione (v. 10). Questo
istituto di liberazione era
noto anche nel mondo in
cui Israele viveva (cfr. il
provvedimento occasionale preso da Nehemia in
Neh. 5). La particolarità
del giubileo biblico è costituita dal fatto che la
norma di Lev. 25 ne fa un
istituto da applicarsi a scadenze periodiche e non
una misura occasionale. In
questo modo il giubileo
dovrebbe «segmentare» il
tempo economico impedendo l'irreversibilità dell'alienazione di quella
«porzione» di terra che
toccava ad ogni gruppo
famigliare di Israele.
È probabile che Lev. 25
sia stato composto al momento del rientro dall'esilio. A causa dell'esilio, i
rimpatriati avevano perso
le terre avite ed erano ora ,
senza sostentamento. Le- ^
vitico 25 afferma invece
che la ripartizione «originaria» delle terre deve essere ripristinata al più tardi dopo 50 anni: è un caso
che 49 anni siano proprio
la durata del periodo tra
la caduta di Gerusalemme (587) e l'editto di Ciro
(538) che, secondo la Bibbia, apre la possibilità dei
ritorno? Questa visione,
sorta in una situazione
concreta, viene poi eretta
a programma duraturo.
Levitico 25 non può, per
varie ragioni, essere «direttamente» applicato
nella situazione attuale.
Esso è legato a una società e a un'economia
molto diverse da quelle di
oggi, si rivolge alla comunità di Israele che si concepisce come la «fraternità»
dei redenti dalla schiavitù
d'Egitto e si sa vincolata
all'osservanza del comandamento di Dio. Questo
non significa però che
questa pagina non abbia
attualità e autorevolezza,
sia per la fede che vi trova
l'annuncio che la terra «è
di Dio» ed è chiamata a
trarne le conseguenze per
l'azione, sia per la ricerca
«laica» di una quadro normativo che garantisca, a
tutti, la vivibilità, attraverso l'adozione di «limiti».
Per
approfondire
- M. Zappella, a cura di,
Le origini degli anni giubilari. Dalle tavolette in cuneiforme dei Sumeri a/
manoscritti arabi del MiU^
dopo Cristo, Piemme, Casale Monferrato, 1998.
- F. Bianchi, Il giubileo
nei testi ebraici canonici e
post-canonici, ivi.
- A. Pitta, L'anno dello
liberazione. Il giubileo e le
sue istanze bibliche. San
Paolo, Cinisello Balsamo,
1998.
- E. Cortese, Levitico,
Casale Monferrato, 1982.
La Fcei pubblicherà pe(
la «Settimana della li'
bertà» un volumetto con
vari saggi intitolato:
utopia di Dio. Le sfide del
giubileo biblico».
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siilo, i '
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nvece
norigi;ve esiù tar- I
tra
em
pirò
3lb
del
g?'" A quasi 97 anni, si è spento serenamente a Chamonix (Francia)
Oscar Cullmann, teologo del Novecento
È stato uno dei più importanti teòlogi protestanti del nostro tempo, noto come
esegeta, storico ed ecumenista. I suoi legami con la Facoltà valdese di teologia
BRUNO CORSANI
SUGLI scaffali del mio studio un libro (Les premières confessions chrétiennes)
porta una dedica in francese
che dice: «In ricordo del mio
soggiorno a Roma e con i
miei ringraziamenti per la
buona accoglienza, marzo
1948. Oscar Cullmann».
Quella data segnava l’inizio
di un lungo rapporto del
grande esegeta con la nostra
Facoltà (dove allora mi trovavo come studente) e anche
con molti futuri pastori. Cullmann, nel giro di pochi anni,
si mise in condizione di parlare l’italiano, prima nei rapporti personali con gli studenti, poi anche nelle sue lezioni. E quando fu invitato
dal Vaticano, ad personam, a
seguire come osservatore i lavori del Concilio (1962-66),
volle abitare in Facoltà perché fosse chiara a tutti la sua
appartenenza confessionale.
A quell’epoca, Cullmann
era già stato direttore del
Convitto (Stift) per studenti
in teologia a Strasburgo, poi
professore all’Università di
quella città (dal 1930), quindi
anche a Basilea (dal 1938).
Aveva già pubblicato i famosi
scritti sulla regalità di Cristo
nel Nuovo Testamento (’41),
sulle confessioni di fede del
Nuovo Testamento (1943),
sul culto nel cristianesimo
primitivo (1944), e il celebre
Cristo e il tempo (1946). A Basilea Cullmann era anche direttore deWAlumneum, la casa che ospitava studenti in
(teologia di ogni paese.
L’orizzonte teologico di
Cullmann può essere paragonato a un’ellisse con due fuochi: la persona di Gesù Cristo
e la storia della salvezza. Inquadrando la persona e T
opera di Cristo in un piano di
salvezza che si estende dalla
creazione al regno di Dio,
Cullmann voleva evitare di li
mitare l’incontro con Cristo e
l’escatologia del Nuovo Testamento all’incontro esistenziale con il Salvatore. La
scelta esistenziale era sicuramente uno dei modi possibili
per risolvere il problema posto dal ritardo della parousia
(ritorno di Cristo), problema
sul quale era naufragata la
teologia dell’altro grande alsaziano, Albert Schweitzer.
Per Cullmann non si deve
identificare l’escatologia del
Nuovo Testamento né con
la fine del mondo (Schweitzer) né con il presente della
decisione esistenziale (Bultmann), perché l’aspetto temporale dell’attesa di Gesù
consiste proprio nella tensione fra il «già» e il «non ancora», fra il presente e l’avvenire. Ci sono passi del Nuovo
Testamento che mettono
l’accento ora sull’uno ora
sull’altro dei due momenti.
La speranza cristiana
Come si spiega che nonostante il non verificarsi della
parousia la chiesa apostolica
abbia continuato a mantenere fermamente la sua speranza escatologica? Cullmann risponde che, nel Nuovo Testamento e nello stesso insegnamento di Gesù, la speranza di una parousia e/o di un
Regno dei cieli a breve termine non è la premessa, bensì
la conseguenza della fede in
quel che Gesù è stato, ha fatto e ha significato: in lui Dio
già regna, anche se il giorno
della vittoria definitiva (il Victory Day) e del mondo nuovo
di Dio è ancora da venire.
Ancorando la fede in Cristo
alla storia della salvezza, Cullmann la liberava sia dall’ipoteca esistenziale che da quella del sentimentalismo religioso. Cristo fa parte di quel
movimento progressivo di
sostituzione e di riduzione,
che si snoda dalla creazione
al patto con Noè, a quelli con
Abramo, con Giacobbe, con
Mosè e il suo popolo, al regno di Giuda, alia comunità
postesilica e al resto d’Israele, per arrivare a concentrarsi
nella sola persona di Cristo,
l’eletto, il «servo dell’Eterno».
Da lì il movimento di riduzione è sostituito da un movimento di «ampliazione» progressiva che mediante Tanr
nunzio della salvezza in Cristo passa dal gruppo dei 120
della «camera alta» ai 5.000 di
Gerusalemme, alle comunità
palestinesi, alle chiese fondate da Paolo e da altri apostoli
e così via fino ai nostri giorni,
finché «ogni lingua confessi
che Gesù è il Signore, alla gloria di Dio padre» (Fil. 2,11).
D’altra parte, collegando
indissolubilmente alla persona e all’opera di Gesù Cristo
questo schema storico-salvifico, Cullmann evitava di sacralizzarlo, e anche di abbandonarlo ai teologi conservatori che ne avevano fatto un
uso più o meno dichiaratamente apologetico oppure a
quelli liberali che lo trasformavano in uno schema filosofico di tipo hegeliano. Anche Barth, che non era certo
bultmanniano, sosteneva che
la conoscenza di Dio ha sempre il suo fondamento in incontri degli uomini con Dio,
ma il loro punto di partenza è
sempre in Dio. Cullmann
non lo nega, come non nega
l’importanza della «decisione». Respinge però la sopravvalutazione del suo contenuto soggettivo, psicologico, e
la vuole inserita appunto nella cornice della storia della
salvezza con i suoi riferimenti al passato (interventi di Dio
a favore del popolo d’Israele)
e al futuro (promesse escatologiche dell’Evangelo).
Questa problematica temporale dell’opera di Cristo è
svolta soprattutto in Cristo e
il tempo e in II mistero della
redenzione nella storia, ma
anche la Cristologia del Nuovo Testamento è radicata nello studio della storia e della
vita di Gesù: ciò che importa
non è definire la natura di
Gesù, ma domandarsi qual è
la sua funzione. Tutto quello
che conosciamo del Cristo
attraverso il Nuovo Testamento lo conosciamo come
descrizione di ciò che ha
compiuto nel tempo per
l’opera della salvezza.
L'ecumenismo
Il richiamo alla storia della
salvezza esponeva Cullmann
al rischio che il suo pensiero
venisse strumentalizzato dalla teologia cattolico-romana,
specialmente per quanto
concerne gli sviluppi e la funzione della chiesa dopo la
Pentecoste. E non è un caso
che Cullmann abbia piantato
dei paletti per delimitare nettamente i confini da quella
parte, come li aveva delimitati dalla parte della teologia
bultmanniana. Ricordiamo il
lavoro sulla tradizione, del
1954, nel quale definisce il
rapporto e la differenza tra la
tradizione apostolica e quella
postapostolica e sviluppa la
tesi che la chiesa stessa,
creando il canone, abbia voluto separare tradizione apostolica e tradizione ecclesiastica e fare della prima la
norma della seconda.
Un altro paletto importante è il libro su Pietro, che
l’editrice italiana II Mulino
pubblicò affiancandogli nello
stesso volume uno studio del
cattolico C. Journet e uno di
alcuni teologi ortodossi, forse
perché prima della fine del
Concilio sarebbe stato troppo
audace mettere sul mercato
italiano un lavoro critico sul
papato scritto da un esegeta
luterano. In quest’opera Cullmann considera come assai
verosimile che Pietro alla fine
della sua vita si sia recato a
Roma e quivi abbia subito il
martirio; precisa però che
questo non vuol dire nulla riguardo al preteso primato romano. L’autorità apostolica di Pietro, legata al fatto di
essere stato testimone oculare dell’insegnamento, della
morte e della presenza pasquale di Cristo, non è assolutamente trasmissibile.
Un terzo paletto è il libretto
Cattolici e protestanti: un progetto di solidarietà cristiana.
Qui Cullmann dà un colpo di
freno a talune esuberanze
ecumeniche, osservando che
«nel giro dei prossimi decenni l’unità della chiesa, per
quel che riguarda protestanti
e cattolici non è possibile, a
meno che i cattolici non ammettano la concezione protestante e che i protestanti non
accettino la concezione cattolica, il che verrebbe a significare la sparizione degli uni e
degli altri». Tuttavia l’opera è
anche un segnale di apertura,
perché propone, come segno
concreto di solidarietà da farsi nella «Settimana dell’unità», l’idea di una colletta fra
i cattolici per i poveri dei protestanti e viceversa (sul modello della colletta organizzata da Paolo nelle sue chiese a
favore dei poveri delle comunità della Giudea, che pure
avevano una teologia e un’organizzazione molto diversa
da quelle paoline).
Poi, in un lavoro successi
vo, L’unità attraverso la diversità, 1986, che nella sua
parte più importante riprende una lezione tenuta alla Facoltà valdese e pubblicata su
Protestantesimo nel 1985,
avanza un’altra proposta: organizzare delle agapi fraterne
tra cristiani di chiese divise,
non come «surrogato» della
Santa Cena, ma come atto di
culto e di fraternità accanto
al culto centrato sulla predicazione. Deve essere possibile pregare e anche mangiare
insieme senza una fusione,
perché ogni confessione possiede un dono inestinguibile
dello Spirito, un carisma che
essa ha il dovere di conservare. Non si devono confondere
tra loro unità e uniformità.
L’unità può e deve realizzarsi
nella diversità.
L’ultimo grosso lavoro di
Cullmann è stato il suo libro
sulla preghiera, pubblicato in
italiano dalla Claudiana nel
’95. Invece di citare qualche
frase vorrei riportare la conclusione della dedica scritta
da Cullmann sul mio esemplare (questa volta è in tedesco): «...nella comunione della preghiera, che come colloquio con Dio è presupposto di
tutta la teologia in quanto discorso su Dio». Monito esemplare, a me e a tutti noi, da
parte di questo fratello laico
che si era specializzato in
scienze bibliche.
1» Il teologo luterano alsaziano ha alimentato la riflessione esegetica e ecumenica di generazioni di studenti cattolici
«L'unità nella diversità» di Oscar Cullmann è una tappa ineludibile del cammino ecumenico
CARLO COLLO*
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IL mio primo incontro con
Oscar Cullmann fu in effigie. Un suo ritratto fotografico campeggiava con quelli di
Visser’t Ftooft e di altri pionieri dell’ecumenismo sulla
parete della camera del prof.
Jan Witte, gesuita, docente di
Teologia controversistica ed
ecumenica nella Pontificia
Università Gregoriana di Ronia. Si era agli inizi degli Anni
60 e da allora iniziai a beneficiare del magistero di dottrina e di vita di questo esegeta
bilingue fedeie e rigoroso servitore della parola di Dio.
Cullmann non amava la contesa astiosa né in casa propria
né tra le varie confessioni cristiane. Il suo Cristo e il tempo,
perfezionato più tardi da II
mistero della redenzione nella
etoria, e la sua originale Cristologia del Nuovo Testamento, hanno alimentato la riflessione teologica di generazioni
di studenti. Noi cattolici apprezzammo la sua insistenza
Sull’evento salvifico ben situato nel tempo, la tensione
da lui indicata tra presente e
avvenire, tra «già adempiuto»
® «non ancora compiuto» e la
Sua riconduzione dei titoli
cristologici alTautocoscienza
Messianica e filiale di Gesù.
Ci lasciava invece perplessi la
^a diffidenza nei confronti
della filosofia e la proposta di
^ua cristologia puramente
Mnzionale. Anche la sua pur
stimolante monografia Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti ci lasciò
insoddisfatti mentre la sua
grande opera su san Pietro
(Petrus 1952) costituì una vera novità e conferma la sua libertà di spirito e la sua apertura al dialogo ecumenico.
La passione ecumenica,
profonda e precoce, lo animò
fin da quando l’ecumenismo
non era ancora di moda. Al
concilio Vaticano II svolse, in
qualità di osservatore, un
ruolo attivo ed efficace. Ebbe
la gioia di costatare che quanto aveva suggerito (far prevalere le categorie bibliche sui
concetti scolastici statici, rispettare il tenore proprio delle citazioni bibliche) era stato
recepito nei documenti conciliari. Anche in seguito non
cessò di avanzare proposte
ecumeniche innovatrici: la
colletta ecumenica, la costruzione di un Istituto ecumenico per la storia della salvezza
a Gerusalemme, fino al programma ecumenico delineato nel libro L’unità attraverso
la diversità (1986) in cui il vitalissimo Ottuagenario ha inteso sintetizzare «le esperienze e le riflessioni di molti anni
nell’ambito dell’ecumenismo», precisare la sua «concezione personale dell’unità e
sviluppare un’idea fondamentale di ecumenismo» ricavata dallo studio del Nuovo
Testamento e dalla storia della chiesa, l’idea cioè che «ogni
confessione cristiana possiede un dono inestinguibile
dello Spirito, un carisma che
essa ha il dovere di conservare, di coltivare, di purificare,
di approfondire; un dono
quindi che essa non deve
svuotare della sua sostanza
per desiderio di uniformità».
Nelle tre parti di cui si compone il libro Cullmann reperisce il fondamento neotestamentario del!’«ecumenismo
dell’unità nella diversità», ricerca «l’attuazione pratica» di
tale unità e confronta il suo
progetto con le più recenti
proposte ecumeniche. Ammonisce a non confondere
l’unità con l’uniformità: l’«una sancta» non è l’«uniformitas sancta». Il vero ecumenismo rifugge dall’uniformità
che è una degenerazione dell’unità e dal pluralismo incoerente che introduce la dispersione e la scissione e che costituisce la degenerazione
della diversità. L’impazienza
ecumenica, il ricorso all’ecumenismo selvaggio, la svalutazione dei progressi, lo scoraggiamento e la paralisi sono
ricondotti da Cullmann a
un’unica causa: Tessersi prefissati un falso obiettivo di
unione, la fusione anziché la
comunione tra le chiese.
La proposta di Cullmann
delT«unità attraverso la diversità» ovvero di «una comunità
di chiese [pacificamente separate]», ha raccolto da parte
cattolica apprezzamento ma
ha anche rilievi critici. È sostenibile l’idea che le separazioni debbano restare tali,
anche se devono trasformarsi
in separazioni pacifiche? La
situazione di separazione
non deve far posto alla koinonial Per denunciare, giustamente, la confusione tra
unità e uniformità Cullmann
non finisce col confondere
diversità e separazione? Solo
la diversità appartiene al piano di Dio ed è costitutiva
dell’unità. C’è chi ha rilevato
in Cullmann l’uso promiscuo
delle due formule: «unità mediante la diversità» e «unità
nella diversità» e ha sostenuto che soltanto la seconda risulta soddisfacente per un
cattolico e, presumibilmente,
per un ortodosso. La formula
«unità mediante la diversità»
attribuirebbe alla diversità un
ruolo che non le compete,
quello di costitutivo formale e
di mezzo o strumento attivo
dell’unità. La stessa proposta
di un concilio di diritto umano ispirata al diritto pubblico
(una sorta di Parlamento religioso o di Onu ecclesiale) è
stata giudicata non consona
alla genuina tradizione cristiana per la quale rimane basilare il concetto biblico e tradizionale di koinonla.
Personalmente non ritengo
che la proposta di Cullmann
possa risolvere in modo definitivo il problema dell’unità
ma penso che prospetti una
tappa importantissima e ine
ludibile nel cammino ecumenico. La sua proposta mostra
con tutta la chiarezza desiderabile e in sintonia con il Vaticano II, che la diversità deve
figurare in ogni programma
ecumenico come componente insuperabile dell’unità, che
la diversità stessa contribuisce all’unità e che nella diversità delle chiese locali si
esprime la cattolicità della
chiesa. Cullmann si fa interprete del timore degli evangelici che l’eventuale unione
con la Chiesa cattolica romana li privi dei loro carismi. Le
sorti dell’ecumenismo dipendono anche dalle tangibili e
persuasive prove di rispetto e
di valorizzazione della diversità che la Chiesa cattolica
esibirà nella sua vita interna.
In secondo luogo Cullmann
ha insistito, in sintonia col
Vaticano II, sul fatto che, nonostante le separazioni, sussiste già tra tutti i cristiani
una fondamentale e reale
unità le cui implicazioni attendono di essere coerentemente valorizzate. Ora questa
unità va riconosciuta e vissuta impegnandosi a deporre le
ostilità e le unilateralità per
aprirsi all’ascolto e alTaccoglienza della legittima diversità. Questa esperienza di
«unità fondamentale nella
perdurante separazione», depurata da ogni ostilità, è in
grado di premunire da affrettate operazioni ecumeniche,
di infondere serenità e spe
ranza e di mutare radicalmente il clima dei rapporti.
Penso che anche in Italia noi
cristiani dovremmo apprendere da Cullmann il rispetto
della diversità e smettere di
cercare spunti, non di rado
pretestuosi, su questioni che
lasciano spazio a un legittimo
e stimolante pluràlismo.
In terzo luogo la proposta
di un concilio di diritto umano sull’esempio del Cec non
va sottovalutata ai fini di una
modesta, ma pur sempre ambita «unità attraverso la diversità». Da anni la Chiesa cattolica, tramite i suoi rappresentanti, collabora con il Cec e
con buoni risultati. Una revisione di questo organismo
che renda possibile una presenza ufficiale della Chiesa
cattolica e una sua più intensa collaborazione, ferma restando la libertà di ciascuna
chiesa di accogliere o meno le
deliberazioni del Consiglio,
pare oggi una proposta realistica e praticabile. Vorrei infine ricordare Cullmann per il
suo bel libro sulla preghiera
nel Nuovo Testamento. E l’ultimo lascito di una vita tutta
dedita a quel Dio che ci ha rivolto la sua parola misericordiosa e salvifica, a cui va la
nostra lode e il nostro ringraziamento anche per il dono
del nostro fratello Oscar.
docente di Teologia sistematica ed ecumenismo alla Sezione di Torino della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
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4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 29 GENNAIO 19qq
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La posizione della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi)
li Giubileo dell'anno 2000
Il Giubileo ci ricorda che la Parola di
Dio è venuta sulla terra 2000 anni fa. E
con questa Parola inizia la storia bimillenaria della chiesa cristiana e apostolica. Una storia che richiama, da un
lato, al rispetto per i grandi atti di coraggio ma, dall’altro, dio sbigottimento di fronte a vergognose intenzioni e
a terribili delitti. Il Giubileo ci offre
l’occasione per ringraziare da un lato
ma anche per fare atto di pentimento
dall’altro. Noi ringraziamo Iddio per il
dono della chiesa, ma confessiamo
anche che essa, e non solo alcuni suoi
rappresentanti, si è resa colpevole di
orribili delitti. Spesso essa non è stata
luce del mondo, ma ha contribuito alle sue tenebre. Non possiamo dimenticare l’Inquisizione, la persecuzione
delle streghe, l’oppressione nei confronti dei non cristiani e la loro orribile
persecuzione, l’inimicizia per la ricerca scientifica.
In tutto, secondo l’eredità lasciataci
dalla Riforma, sia data lode a Dio soltanto. Come chiesa, andiamo incontro
al Giubileo per lodare lui. Il centro del
nostro pensiero e della nostra azione è
il ringraziamento per la sua azione di
salvezza. Egli ha inviato il suo Figlio
per la salvezza del mondo (Gv. 3, 17) e
per liberarlo (I Tim. 2, 6). Questa è
l’azione salvifica di Dio. Solo confessandolo in tutta chiarezza onoriamo
l’Iddio della Trinità.
In ogni nostra azione questo resta il
nostro impegno e il nostro compito.
Come chiesa evangelica luterana in
Italia, vediamo la situazione culturale
del paese e delle sue chiese nella luce
della testimonianza biblica: Roma ha
una ricca tradizione cristiana, sia nel
bene che nel male. Per gran parte della
cristianità ha ancora oggi un significato speciale come città santa. In questo
contesto, una visita alla città può portare a riflettere sulle proprie radici. Ma
abbiamo alcune domande:
a) la fede cristiana non venera località ma il Figlio di Dio diventato carne,
Gesù di Nazareth. Il suo luogo storico,
dove lo si potrebbe ricordare, non è in
Terra Santa, l’odierno territorio di
Israele-Palestina?
b) la fede dei riformatori si rivolge,
già dal principio, contro ogni glorificazione fallace della chiesa. Il centro della fede del mondo non è la chiesa e
neppure Roma, ma solo Gesù Cristo. Il
quasi esclusivo concentrarsi su Roma
e su altri luoghi o persone più o meno
ecclesiasticamente significativi non
esprime nuovamente una centralità
della chiesa e una sua glorificazione?
c) Cristo ha dato ai suoi successori il
potere di rimettere i peccati (Gv. 20,
23). Questo potere non può, però, essere istituzionalizzato o addirittura divenire procedura burocratica per manifestazioni turistiche. La Riforma si è
accesa sulle tesi di Martin Lutero del
1517. Le comunicazioni sulle indulgenze della Santa Sede provocano
abuso. E ci poniamo la domanda se
abbiamo veramente necessità di queste discussioni. Da chi afferma di ave
re un ministero specifico per l’unità
della chiesa non ci si dovrebbe attendere una sensibilità maggiore in problemi così spinosi?
Conclusione: la Chiesa evangelica'
luterana in Italia saluta con gioia ogni
attività che tenda a glorificare il nostro
Signore. Accetta le celebrazioni ecumeniche in Terra Santa e vi parteciperà secondo le proprie possibilità. E
chiede comprensione alla Chiesa cattolica romana se non vede, per le ragioni esposte, alcuna possibilità di appoggiare le celebrazioni a Roma.
La Chiesa evangelica luterana in Italia chiede all’opinione pubblica italiana di andare incontro all’anno del
Giubileo nell’intenzione di colui che,
con la sua nascita, ne è aU’origine. Gesù ha invitato gli uomini alla conversione a Dio e ad avvicinarsi al suo regno (Mt. 4,17).
Poiché Gesù è il segno visibile
dell’amore di Dio per Tessere umano e
per la sua dignità, appoggiamo la richiesta della cancellazione dei debiti
dei paesi più poveri della Terra, come
già da tempo richiesto da più chiese
diverse e, nel frattempo, anche dalla
Chiesa cattolica romana. Questa cancellazione è un atto che, oltre a testimoniare quella solidarietà e umanità
volute da Dio, dà a chi ne è coinvolto
una luce di speranza di vita dignitosa.
Roma, 15 gennaio 1999
per il Concistoro della Celi
il decano, Jürgen Astfalk
Firmato un accordo tra il Comune di Bari e il Patriarcato di Mosca
La Chiesa ortodossa russa apre una rappresentanza a Bari
Il Patriarcato di Mosca della Chiesa ortodossa russa ha
ottenuto l’accesso a un importante edificio storico di
Bari, vicino alla basilica cattolica romana in cui sono conservate le reliquie del santo
più popolare di Russia, san
Nicola. Il Comune di Bari,
proprietario della Casa del
pellegrini russi a Bari, ha infatti firmato nel dicembre
scorso un accordo con il Patriarcato di Mosca, dando a
quest’ultimo diritto di accesso alTedificio. La Casa diventerà quindi la prima rappresentanza ufficiale del Patriarcato in Italia: sarà una specie
di ambasciata che dovrebbe
agevolare i rapporti del Patriarcato con il Vaticano e con
il governo italiano. Finora la
Chiesa russa «fuori confini»,
che si è separata dal Patriarcato di Mosca negli Anni 20
per via della cooperazione di
quest’ultimo con il governo
sovietico, aveva il controllo
esclusivo della Casa di Bari.
La decisione di aprire una
«metochy» (rappresentanza) a
Bari è stata presa dal Sinodo
della Chiesa ortodossa mssa il
29 dicembre scorso e segna
una nuova tappa nella battaglia del Patriarcato di Mosca
per riprendere alla Chiesa
russa «fuori confini», che ha
sede a New York, beni importanti all’estero. Nel IV secolo
San Nicola era vescovo di Mira, in Licia, nell’Asia Minore, e
veniva spesso considerato come salvatore di bambini. Era
noto per la sua leggendaria
generosità. Incarcerato sotto
l’imperatore Diocleziano, era
stato liberato sotto Costantino. Le sue reliquie furono trasferite a Bari nel 1087. Dal
Medio Evo, Bari diventò luogo
di pellegrinaggio per i russi
che venivano a pregare davanti alle reliquie del santo,
poste in una cripta della basilica dedicata alla sua memoria. sotto la sovrintendenza
dell’ordine dei domenicani.
I lavori di costruzione della
Casa ortodossa di Bari furono
avviati sotto il regime zarista
nel 1911, dalla Società palestinese ortodossa imperiale
ma furono ultimati solo nel
1925, dopo la rivoluzione
bolscevica, sotto gli auspici
della Chiesa ortodossa russa
«fuori confini». Più tardi, la
Casa venne venduta al Comune di Bari per rimborsare i
debiti accesi per la sua costruzione. In questi ultimi
anni, la libertà religiosa e la
libertà di circolazione hanno
consentito ai cristiani russi di
riprendere i pellegrinaggi in
Terra Santa e in Italia. D’altra
parte il Patriarcato di Mosca
ha rivendicato i suoi diritti
sulla chiesa di Bari e avviato
negoziati con il Comune. Come avviene per i beni russi in
Terra Santa, il Patriarcato di
Mosca e il Sinodo di New
York pretendono entrambi di
essere successori legittimi
della Società palestinese ortodossa imperiale.
Nel dicembre scorso il metropolita Cirillo di Smolensk e
Kaliningrado, incaricato delle
relazioni internazionali del
Patriarcato, ha firmato un accordo con il sindaco di Bari. Il,
prete Vladimiro Kuchumov,
nominato dal Patriarcato decano della «metochy» di Bari,
ha spiegato che, in base a tale
accordo, verranno lasciati
gratuitamente al Patriarcato
di Mosca e per una durata indeterminata, una chiesa situata al terzo piano dell’edificio, oltre un ufficio e un alloggio di 1.200 mq. D’altra parte,
il Comune è intenzionato a
creare una casa per anziani in
un’altra ala delTedificio, e la
Chiesa russa «fuori confini»
continuerà ad utilizzare la
cappella al primo piano.
Uno dei membri della Chiesa russa «fuori confini», il
vescovo Ambrosio di Vevey
(Svizzera), che è responsabile della chiesa di Bari, ha dichiarato all’agenzia Eni di
non essere stato informato
dalla autorità di Bari di questo accordo con Mosca. Ha
precisato che, da un anno e
mezzo, non aveva accesso al
piano superiore della casa a
causa dei lavori di ristrutturazione avviati e finanziati
dal Comune. «Ora come ora
- ha detto - mi considero come il vescovo in carica di tut
ta la Chiesa [russa] di Bari».
L’apertura della rappresentanza del Patriarcato a Bari è
importante anche perché diventerà il primo ufficio della
Chiesa ortodossa russa in un
paese a maggioranza cattolica e fungerà da ufficio di collegamento cori il Vaticano.
Finora, i rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa
cattolica romana non sono
stati sempre facili, e si sono
ulteriormente deteriorati in
seguito alle dichiarazioni del
Patriarcato di Mosca che accusa i cattolici di fare «proselitismo» in Russia.
Secondo il prete Kuchumov, il Vaticano sarebbe a
conoscenza dei negoziati in
corso con il Comune di Bari e
approverebbe l’apertura dell’ufficio. «Per ora, non possiamo parlare di rappresentanza con il Vaticano - ha
detto Kuchumov - ma è nostra responsabilità avere una
rappresentanza ecclesiastica
a Bari, vicino alle reliquie di
san Nicola». (eni)
Con una lettera di monsignor Giuseppe Chiaretti
La risposta della Gei al prof, Amos Luzzatto
Il 14 gennaio mons. Giuseppe Chiaretti, presidente
del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana,
ha risposto, a nome della Cei,
al «Messaggio per il 1999» del
prof. Amos Luzzatto.
La lettera afferma tra l’altro: «Ben volentieri (...) accogliamo l’invito a riflettere sulle proposte da Lei avanzate
per la promozione della conoscenza reciproca, di iniziative
di pace e di salvaguardia del
creato, di comune ricerca di
un affratellamento dell’umanità, da tradurre in segni concreti di libertà e di promozione umana, in opere di bene
comune e di riconciliazione.
Sono del resto questi i valori
cardine di ogni convivenza ci-.
vile e democratica, fondamentali per favorire, come Lei
auspica, per singoli e gruppi
umani, riconoscimento reci
proco, concordia, fratellanza.
E sono anche tematiche che
abbiamo affrontato e condiviso apertamente come chiese
europee nella recente assemblea ecumenica di Graz e che
ora il nuovo percorso, che Lei
suggerisce di affrontare insieme, cristiani ed ebrei, potrà
rendere più praticabili. A partire - va da sé, visto che ci interpella come Chiesa - dal rispetto reciproco delle nostre
identità religiose».
La lettera prosegue: «Non.
solo la storia, ma anche quel
Gesù, che è "ebreo ed ebreo per
sempre", ci impegna oggi e
sempre, a vigilare perché si
operi nella linea del rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II, che per noi cattolici
ha segnato la svolta storica dei
rapporti religiosi con l’ebraismo. In questa linea si colloca
la “Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialo
go tra cattolici ed ebrei”, iniziativa della Gei che celebra
proprio quest’anno il suo decimo anniversario e conosce
un crescente favore, imitata
da altre Chiese europee. Essa
rappresenta un appuntamento di concreto incontro, anche
grazie alla scelta concordata
del tema che di anno in anno
la caratterizza. Si tratta sempre di un tema biblico, e proprio la Bibbia può opportunamente costituire un altro ambito di collaborazione, per far
sì che alla base della nostra
cultura e della nostra identità
europea ci sia il "Libro" per
antonomasia, perché l’Europa
non si fermi all’abolizione
delle frontiere o all’istituzione
dell’euro (grandi segnali di
pace, peraltro, nel nostro inquieto Occidente), ma ritrovi
in un documento fondante le
ragioni e il senso della sua
unità spirituale».
Crii
Cec: per la prima volta un africano a capo
della commissione Fede e Costituzione
GINEVRA — Per la prima volta nella sua storia il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec) ha chiamato un africano a pre
siedere l’importante commissione «Fede e Costituzione»
Nuovo moderatore della commissione sarà il pastore DavidYemba; eletto dal Comitato centrale del Cec al termine dell’As.
LaRa
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s^r^blea di Harare (Zimbabwe, 3-14 dicembre) resterà in cari.^^
Nicaragua: nominati tre evangelici
nella Commissione per la ricostruzione
ca fino alla prossima Assemblea (2005). Il pastore Yemba, no ma
todista, è attualmente preside della Facoltà di teologia all’Uni
versità africana di Mutare, nello Zimbabwe. (nev/wm
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MANAGUA — Nel Nicaragua che faticosamente cerca di fnncomitai
uscire dalle rovine causate dall’uragano Mitch, tre esponenti 5«! Gomita
evangelici sono stati chiamati dal governo a integrare Tappo- Ihrica tele
sita Commissione incaricata della ricostruzione. I pastori Six- ««jo. Tali
to Ulloa, battista, Roberto Rojas, Alleanza evangelica, e Mario itate utile
Espinosa, in rappresentanza del Consiglio nazionale dei pa- „gr la disc
stori evangelici, coordineranno gli aiuti giunti dalle chiese diana volta
protestanti di tutto il mondo. (nev/alc) jj précise f
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Gran Bretagna: è un pastore avventista “usSeg
il «predicatore dell'anno» 1998 attraverso
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LONDRA— Un pastore avventista, lan Sweeney, si è classi- Kultoevai
ficato al primo posto nella finale della prestigiosa competizio- ba
ne «Il predicatore dell’anno», organizzata dal quotidiano di P*'°.
Londra «Times». La finale è stata disputata da 30 predicatori ^
selezionati tra 250 candidati di tutte le denominazioni. «Non ® rispondi
c’è chiamata più grande e privilegio maggiore che parlare da
parte di Dio» ha commentato il pastore Sweeney. (nev/bia) ^ ®
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OSLO — Chiesa di stato e insegnamento obbligatorio del maniera fa
cristianesimcD sono un abuso: lo sostiene Nils Butenscheon, diffusione c
direttore dell Istituto norvegese per i diritti umani. Rilevando ca in sette
che con 1 aumento dell’immigrazione l’islamismo è ormai la adesione al
seconda religione presente in Norvegia, Butenscheon ha di- respiro dell
chiarato che «il sistematico favoreggiamento della religione dellememo
di stato crea forte disagio in una società destinata a diventare rale di quar
multirazziale e multiculturale». (nev/mjì Gtiffi’97ha
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Norvegia: no alla chiesa di stato
Argentina: le chiese riformate e la
Dichiarazione universale dei diritti umani
BUENOS AIRES — «In questo mondo in cui l’ingiustizia eco
nomica, il degrado ambientale, la violenza e la mancanza di li- )| J®® P®*
bertà fanno ormai nartp riplla nnQtrp rpaltà ,™zioni
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mo in quanto cristiani di dover riaffermare la nostra adesione
alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Con queste
parole le chiese riformate argentine hanno ricordato il 50“ anniversario della «Dichiarazione» che, dice un comunicato, «ci appare fondata solidamente su eterni principi biblici». (nev/alc)
Uruguay: festeggiati i 60 anni della
Confederazione delle chiese evangeliche
COLONIA VALDENSE — Con un culto di ringraziamento e
con un convegno sulla libertà di coscienza, a Colonia Valden
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se, nell Uruguay, sono stati festeggiati il 12 dicembre scorsoi -Giubileo
60 anni dalla fondazione della «Confederazione delle chiese
evangeliche del Rio de la Piata», l’organismo dal quale nel
1957 sono state costituite sia la Federazione argentina delle
chiese evangeliche (Faie) che la Federazione delle chiese
evangeliche dell’Uruguay (Fieu). (nev)
America Latina: ristrutturazione del
Movimento ecumenico per i diritti umani
BUENOS AIRES — «Ci rifonderemo, ristrutturandoci pet
meglio affrontare le sfide che i popoli latinoamericani devono affrontare in questo momento così difficile della loro storia». con queste parole il Movimento ecumenico per i diritti
umani (Medh), dopo due anni di consultazioni, ha deciso di
«elaborare linee di lavoro concreto per un rinnovato movimento di base». Il documento programmatico è firmato dai
tre presidenti dell organizzazione: il vescovo cattolico Jorge
Novak, il pastore metodista Federico Pagura e il pastore Rodolfo Reinich, della Chiesa evangelica del Rio de la Piata, ed è
stato diffuso a Buenos Aires il 6 gennaio. (nev)
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Bolivia: aumentano gli «evangelicali»
lA PAZ Significativo aumento della presenza evangelica in
Bolivia, secondo cifre diffuse dalle Chiese evangeliche unite, su
una popolazione di circa 8 milioni, gli evangelici praticanti
hanno cirrnai superato il milione, cioè sono circa un ottavo della popolazione. La crescita è dovuta in gran parte all’aumento
delle comunità pentecostali e trova riscontro nella diffusione
della Bibbia che secondo la Società biblica boliviana, ha raggiunto nel 1998 il record di 140.000 copie vendute. (nev/eni)
Russia: ammonimsnto d6l Patriarca
MOSCA Rompendo una lunga tradizione di riservatezza,
a Mosca è stato reso pubblico e diffuso a tutte le chiese il resoconto dell attività dell’anno scorso, presentato alla riunione annuale della diocesi dal patriarca Alessio 11, capo della
Chiesa ortodossa russa. Il rapporto pubblicato è particolarrnente critico riguardo al comportamento di alcuni sacerdoti
che «imitando lo stile di vita dei “nuovi russi”, guidano macchine di lusso e usano telefoni cellulari di fronte ai loro parrocchiani colpiti da una grave crisi economica». (nev/eni)
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29 GENNAIO 1999
PAG. 5 RIFORMA
Tavola rotonda a Roma sulle strategie dei mass media per il Giubileo
In televisione un rito lungo un anno?
la Rai sta predisponendo una macchina organizzativa veramente straordinaria
che rischia però di esprimere contenuti ambigui in un linguaggio poco chiaro
•nsiglio
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ìione». ALBERTO CORSARI
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in riTTN atteggiamento frateria ili no ma al tempo stesso
è stato sollecitato da
Paolo Ricca nel corso della
^ rotonda dedicata dal
Servizio stampa radio-televisione (Ssrtv) della Fcel sul tema «Giubileo e Millennio,
le quale comunicazione?», svolasi a Roma il 16 gennaio in
ìtca di ¡.„ncomitanza con la seduta
onenti je! Comitato nazionale della
appo- [ubrica televisiva Protestante3ri Six- ¡¡tno. Tali indicazioni sono
Mario state utile base di partenza
lei pa- perla discussione pomerichiese diana, volta a dare indicazioev/alc) ni precise per un anno di lavoro della rubrica; nella stes> sa occasione peraltro si è di
^ scusso degli altri strumenti
attraverso i quali opera il
Ssrtv, l’agenzia stampa Nev e
classi- Kulto evangelico.
etizio- evidenziato una
ino di s®® proposte a cui è stato
icatori P“®!® ^ protestanti italia
«Non ni rispondessero. Dal punto
are da ^ biblico per esempio
^v/biaì hFceiha aderito alle proposte di una traduzione ecumenica del Vangelo di Giovanni,
a quella della versione ecumenica del Padre Nostro e, in
io del maniera fattiva, anche alla
:heon, diffusione del Vangelo di Luca in sette lingue; c’è piena
adesione al progetto di largo
respiro della «riconciliazione
dellememorie» e più in generale di quanto l’Assemblea di
Graz’97 ha proposto in materia (fi tìconciliazione (ma, è
stato detto in più interventi,
I dove ¿ andato a finire lo «spiI rito di Graz»?); è poi giusto,
la proseguito Ricca, che gli
evangelici facciano la loro
parte nel processo di riconsiderazione del cristianesimo
alle soglie del 2000: che cosa i
cristiani devono «ricusare»
del loro passato? Infine sarebbe bello che tutti i credenti si interrogassero a fine millennio sul senso del tempo
nella loro vita di fede. Tuttavia esistono dei punti fermi
anche in negativo: posto che
dobbiamo evitare accenti
I sterilmente polemici nel manto e nifestare il pensiero proteIden- Stote nell’imminenza del
Giubileo, è importante non
cedere alla tentazione, che
sembra invece diffusa a piene
■nani da parte del cattolicesi®o. della «trasfigurazione»,
intendendo con questo termine una certa mitizzazione
dell’evento. Il Giubileo sconiailfatto di essere stato ideadi 700 anni fa e porta con sé
^uivoche pratiche (vedi in|“Ulgenze) a cui l’ecumeni®to non può portare apprezmliili migliorie.
In precedenza era stata
?*ooltata con interesse la rene di Franco Iseppi, dimttore di «Rai-Progetto Giudileo», la nascente struttura
articola e coordina le difese testate e canali in una
Jtevedibile pletora di ore di
dismissione giubilare. Con
d^chezza il dirigente Rai ha
Ogni dubbio circa la diiv®nibilità dell’ente pubblico
•profondere uomini e mezzi
p quello che sarà, nel bene
nal male, l’evento televisivo
™ rilevante che si ricordi,
j^postazione del progetto
•jnramente manifesta una
pda razionalità d’impianto
^■Uno seguirà gli eventi
™ncipali senza rinunciare
appuntamenti ecumeniv-aidue si dedicherà al confra religioni, ai bisogni
di Valori dei laici; Raitre
^terà ovviamente sulla di^sione territoriale; Televiall’informazione pratica;
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Sì al Giubileo come momento di attenzione alla Bibbia
posto che (sono condivisibili
parole di Iseppi) papa Wojtyla non ha confronti dal
punto di vista comunicativo,
la grande sfida è come comunicare con quei cittadini, e
sono tanti anche nel nostro
paese, che non si sentono
toccati dall’evento: come vivranno costoro queto «rito
lungo un anno»? Si dovrà partire dall’evento in sé o piuttosto intorno a questo evento si
dovranno fare ruotare le tematiche su cui mondo si confronta, anche drammaticamente, i bisogni «permanenti» di uomini e donne della
terra? Su questo c’è ancora da
lavorare, ma intanto la struttura è stata presentata con
una lettera del direttore generale Rai, Luigi Celli.
Giuliano Montelatici, redattore di Radio Vaticana, ha
dal canto suo esposto le linee
che segue l’emittente nel presentare l’evento e nel preparare gli ascoltatori: si va dalla
formazione culturale e dalla
diffusione del pensiero papale come base dell’indizione
del Giubileo alla storia dei
precedenti giubilei; dalla formazione sul senso del pellegrinaggio all’accompagnamento culturale e informativo nelle varie lingue (40 redazioni autonome per lingua
contraddistinguono remittente). E Vittoria Prisciandaro, redattrice di Segnosette,
periodico dell’Azione cattolica, sulla scorta di un’indagine condotta con altri giornalisti di varie testate sulla religiosità di questi ultimi anni,
ha espresso la necessità di
andare oltre la richiesta, un
po’ vaga e indistinta, di un visibile che si sovrappone troppo facilmente al «vero». La ricerca di spiritualità in epoca
di Giubileo, allora, dovrebbe
manifestarsi in primo luogo
nella ricerca di segni di riconciliazione. Perplessità sono
state espresse invece da Ga
briella Caramore, ideatrice
della rubrica di Radiotre Uomini e profeti, da 20 anni stimolo a un discorso sulle religioni che è fatto di interrogazioni alla cultura e alla società contemporanee. Di
fronte a un’occasione mediatica tanto ghiotta è difficile
non cedere alla tentazione
spettacolare, con il rischio
dello svuotamento problematico: compito dei media
dovrebbe essere invece quello di porsi come luoghi di riflessione, intesa laicamente,
cioè senza collegare necessariamente le idee a una inesorabile appartenenza, confessionale o culturale che sia.
In definitiva: molte saranno
e sono già le sollecitazioni per
il 2000, in campo religioso, civile, nella vita pratica e nello
spettacolo dell’immagine.
Sarà compito degli evangelici
aiutare a discernere fra ciò
che è essenziale e ciò che non
lo è; fra ciò che coinvolge i
cristiani tutti e ciò che manifestamente è solo proprio
della Chiesa cattolica (e ciò
dovrebbe essere interesse anche di quest’ultima, come ha
detto Daniele Garrone); non
mancando di fornire dei contributi di aggiornamento e di
informazione proprio agli
operatori giornalistici, e a
quelli del servizio pubblico
Rai per primi. Auspicata da
Giorgio Gardiol, da poco tempo segretario del Ssrtv, questa
strategia, volta in primo luogo a evitare confusioni e errori d’impostazione purtroppo
frequenti sulla stampa e in tv,
potrà trovare attuazione anche grazie agli organismi internazionali e ecumenici come la World Association for
Christ Communication, che
riunisce giornalisti e operatori culturali protestanti, ortodossi e cattolici, con cui il
Ssrtv opera da tempo.
Una sintesi della relazione al Convegno di Roma
Giubileo, vino nuovo in otri vecchi
PAOLO RICCA
IL Giubileo-Anno Santo,
nella forma che ha assunto a partire dal 1300, è una
celebrazione unicamente
cattolico-romana, che non
ha riscontri di alcun genere
né nell’ortodossia né nel
protestantesimo. Il proposito più volte manifestato da
parte cattolica di distinguere
nettamente tra celebrazione
del Giubileo cattolico romano e celebrazione dei 2.000
anni di storia cristiana si sta
rivelando, nei fatti, illusoria.
Anche perché il desiderio del
pontefice è che ci sia una
rappresentanza di altre chiese nei momenti più significativi delle celebrazioni giubilari. Si sta rivelando difficile, per non dire impossibile,
mettere il vino nuovo dell’ecumenismo negli otri vecchi del Giubileo cattolico,
che ha una storia sette volte
secolare e una sua configurazione ben precisa, che è
difficilissimo modificare.
Due esempi; la questione
delle indulgenze, che si
pensava non sarebbero più
state tematizzate, e la doppia sede, il «doppio centro»,
la «Sede del successore di
Pietro» e la «Terra Santa», in
cui il Giubileo avrebbe dovuto o dovrebbe essere celebrato «con pari dignità e
importanza». Anche ciò si
rivela illusorio: prevale di
gran lunga (per non dire
unicamente) il Centro romano, e questo costituisce
per noi un ulteriore motivo
di disagio perché contestiamo il presupposto storicoteologico dell’importanza
di Roma. Cioè che essa sia
la sede del successore di
Pietro, cioè che il vescovo di
Roma sia il successore di
Pietro. Non pensiamo infatti che un’affermazione diventi vera solo perché la si
ripete all’infinito.
Si percepisce inoltre una
«ambiguità dei segni». Ad
esempio il segno del pellegrinaggio, che nel Nuovo
Testamento non è più verso
la Gerusalemme terrestre
ma verso quella celeste; il
segno della porta che viene
aperta a ogni Giubileo e poi
resta chiusa mentre Cristo,
che è la porta, non diventa
mai porta chiusa. Il segno
«mangia» il significato: il
pellegrinaggio a Roma esaurisce, è, il pellegrinaggio del
cristiano.
Fatte queste premesse,
dobbiamo forse concludere
che come protestanti ignoreremo l’evento giubilare
cattolico? No. Al contrario,
ritengo non sia possibile tacere, e nello stesso tempo
penso che sarebbe auspicabile evitare una comunicazione polemica, il che non
esclude la possibilità (e anche la necessità) di una o
più puntualizzazioni critiche (come ad esempio che il
Giubileo non diventa automaticamente ecumenico solo perché c’è una presenza
interconfessionale). Bisogna
imparare a essere critici senza essere polemici; il nostro
contributo specifico potrebbe essere quello di aiutare a
vedere le cose così come sono, evitando le «trasfigurazioni», i linguaggi retorici e
misticheggianti.
Dovremo sottolineare ciò
che vi è di ecumenicamente
significativo, come l’aspetto
biblico del Giubileo (ad
esempio le iniziative di traduzione e distribuzione comune della Bibbia), i processi già avviati o promessi
(ad esempio la questione
della riconciliazione delle
memorie, la discussione sul
papato, il tema della riconciliazione, da riprendere dopo
l’Assemblea di Graz). Penso
inoltre che potremmo contribuire a una riflessione sulle «eredità e ricusazioni di fine millennio» (che cosa portare con noi dell’eredità di
2.000 anni di cristianesimo
nel nuovo millennio e che
cosa «ricusare», lasciare indietro) e sul «millennio», che
è anche una categoria cristiana, interrogandoci su temi come il cristiano nel tempo, il cristiano e il tempo, i
tempi del cristiano, e altre
variazioni sul tema.
Preghiera islamica in uno stabilimento francese
Due «Cinquantapagine» Claudiana
L'attualità del Credo
e il dialogo ecumenico
Dalla «Grande Chiesa» del
IV secolo alla cristianità del
XX. Il 9° e il 10“ volumetto
della serie Cinquantapagine
dell’Editrice Claudiana puntano i riflettori su due «segni»
epocali della storia della
Chiesa: il «Credo» e l’«Ecumenismo»*. Tratta del Credo,
detto niceno-costantinopolitano perché promulgato dal
Concilio di Nicea del 325 e
poi ampliato dal Concilio di
Costantinopoli nel 381, Fulvio Ferrano, pastore valdese
a Milano, studioso di storia
del cristianesimo, particolarmente della Riforma. Ferrano
affronta il testo del Credo
esaminandolo frase per frase
e cercando di metterne in
evidenza l’attualità: il lettore
si sente coinvolto dalla semplicità del linguaggio che pure è ricco di suggestioni e valido scientificamente. 11 Credo è uno dei pochi parti felici
della storia della Chiesa, un’
opera d’arte concepita collettivamente, equilibrata, ben
articolata, completa ed essenziale. Il contrasto tra la
sorprendente modernità del
pensiero teologico e il linguaggio arcaico lo rendono
ancor più affascinante.
Ferrario si ferma a lungo
ad analizzare il senso della
paternità di Dio, alla luce del
Dio-Abbà, invocato e insegnato da Gesù. Onnipotente
e creatore sono perfettamente armonizzati con la tenerezza di Dio. Non è banalizzare affermare che: «Credo in
Dio Padre» significa anche:«
Mi fido di papà». Viene quindi sottolineata l’umanità e
l’ebraicità di Gesù, ma anche
il suo essere pienamente
Dio. Non una maschera assunta da Dio per nascondersi
0, al contrario, rendersi maggiormente comprensibile e
accettabile dagli esseri umani. Allo stesso modo lo Spirito non è un altro Dio, accanto al Padre rivelato nel Figlio,
né una parte di Dio, ma la
potenza d’amore e di vita
dell’unico Dio.Se il Credo
può ben essere assunto come «cifra» della Chiesa del IV
secolo così il movimento
ecumenico sembra essere il
biglietto da visita del cristianesimo del nostro secolo:
entrambi sono doni lasciati
alla Chiesa del futuro.
Paolo Ricca, professore di
Storia del cristianesimo alla
Facoltà valdese di teologia di
Roma, presenta e analizza il
documento, preparato dalla
Commissione nominata dalla
Tavola valdese per le relazioni
ecumeniche, intitolato: «L’e
cumenismo e il dialogo interreligioso». Il documento, frutto del lavoro di alcuni anni
della commissione, fu presentato al Sinodo valdese del
1997 che ascoltatolo lo inviava alle chiese chiedendone un
commento. Il Sinodo valdese
del 1998 lo approvava, indicando così per gli anni a venire le linee di fondo delle chiese valdesi e metodiste in materia ecumenica. Nei settanta
paragrafi si tratta dei rapporti
fra le varie confessioni cristiane, e delle relazioni con le altre fedi viventi: il tutto suddiviso in un preambolo, sette
capitoli e una conclusione.
Nel preambolo si ribadisce la posizione classica protestante circa l’unità della
Chiesa: la Chiesa è una perché il suo Signore è uno e
questa unità si articola e si è
sempre articolata attraverso
il pluralismo, la molteplicità,
l’armonizzazione delle diversità. Nei vari capitoli sono
analizzate le relazioni tra vaidesi e metodisti da una parte
e gli evangelici italiani, gli ortodossi, la Chiesa romana,
quindi il rapporto particolare
con l’ebraismo, con l’Islam e
con le altre religioni. Come
giustamente rileva Ricca, le
pagine più importanti sono
quelle dedicate al nodo dei
rapporti fra protestantesimo
e cattolicesimo, anche perché si mettono in rilievo prima le cose che uniscono, per
elencare poi quelle che dividono le due confessioni. Soprattutto i paragrafi 46-50,
dedicati a una sorta di proposta ecumenica, che Ricca definisce «il cuore dell’intero
documento» meritano particolare attenzione; in essi si
enunciano i due principi fondamentali di «Comunione
conciliare», elaborato dal
Consiglio ecumenico delle
chiese, e di «Diversità riconciliata», di matrice luterana.
Sottolinea sempre Ricca che
il documento presenta quattro caratteristiche: è nuovo
perché affronta temi prima
non toccati e per l’impostazione, liberatorio perché è un
invito all’apertura, chiaro
nell’esporre la posizione evangelica, ma resta pur sempre limitato e provvisorio come tutti i documenti umani;
solo la parola di Dio non passa mai.
(*) Fulvio Ferrario: Il Credo.
Cinquantapagine n. 9, Claudiana, Torino, 1998. L’ecumenismo
e il dialogo interreligioso: presentazione di Paolo Ricca. Cinquantapagine n. 10, Claudiana,
Torino, 1998.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 29 GENNAI^
Un importante convegno si è svolto a Ferrara nello scorso dicembre
A confronto sulla libertà religiosa
Alcune pubblicazioni egli interventi di autorevoli esponenti religiosi e accademie
hanno contrassegnato un'iniziativa che va dalla riflessione storica all'attualità
Gli interventi di parte ebraica
Spedizioni
art. 2 comi
In caso di
al mltt«"*'
L'Editore s
«
cammino comune
che unisce noi e i valdesi»
MARTINO BARAZZUOLI
IL 10 dicembre ha avuto
luogo a Ferrara un importante incontro sul tema «La
libertà religiosa» ospitato nel
trecentesco Palazzo Estense
del Paradiso, che fu sede di
un concilio ecumenico e del
primo ateneo ferrarese. Attualmente vi è la Biblioteca
Ariostea, che conserva tuttora esposti anche gli scritti di
Gerolamo Savonarola. La direttrice della biblioteca ha
dato inizio al convegno ringraziando tutti i partecipanti
e i relatori per aver voluto
manifestare tanto interesse
per una delle libertà fondamentaii per l’uomo quale è la
libertà religiosa. Proprio nel
giorno del 50° anniversario
della «Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo» si
coglie l’occasione per ricordare anche il 150° anniversario deil’emancipazione degli
ebrei e dei valdesi nel Regno
di Sardegna.
Francesco Ruvinetti, assessore alla Cultura del Comune,
analizzando il cammino delle
richieste e delle concessioni
di libertà ha individuato specialmente nel periodo fra le
due guerre mondiali, modesti, ma continui passi avanti
fino al momento in cui si
giunse alla dichiarazione dei
diritti dell’uomo. In tale contesto è giusto che in tutte le
sedi si ricordino i valori basilari di libertà e eguaglianza,
ma se vi fosse una scala di
confronto fra i due, a suo avviso il primo posto spetterebbe alla libertà, in questo caso
alla libertà religiosa. Il presidente del convegno, Roberto
Bin, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università, ha rilevato come
ebrei ed evangelici, perfettamente integrati nel nostro
territorio, rivendichino giustamente i loro diritti alla libertà e all’eguaglianza. Bin
ha analizzato in termini giuridici i due valori e concluso
che libertà ed eguaglianza
debbono privilegiare non solo le chiese e i credenti, ma
anche i laici e i non credenti.
Bin ha presentato anche le
tre pubblicazioni esposte per
la vendita; Il lungo cammino
della libertà. 1948-1998, edito
dalla Presidenza della Camera: Fuori dal ghetto-ll 1848
degli ebrei, Editori Riuniti; e
All’origine della libertà di
Giorgio Tourn.
Tourn stesso, pastore e storico, ha inquadrato la reale
situazione del popolo valdese, in un territorio ai confini
con la Francia che risentiva
enormemente dei mutamenti politici e degli schieramenti
dei propri regnanti. Si è preso
in prestito il termine «ghetto»
per paragonare le vallate in
cui era confinato alle zone
delle grandi città piemontesi
dove erano segregati gli
ebrei. Ma forse il termine
«ghetto» era improprio, perché al suo interno gli ebrei vivevano sì isolati, ma potevano seguire liberamente le loro regole e la loro legge. I valdesi invece vivevano quasi
ovunque mischiati alla popolazione cattolica, ed erano
esposti continuamente a trattamenti vessatori. In sostanza le «Lettere Patenti» hanno
posto fine, sebbene gradualmente, a questo stato di cose.
Giulio Disegni, coautore
della pubblicazione Fuori dal
ghetto-l 1848 degli ebrei, ha
riesaminato gli effetti delle
«Lettere Patenti» sugli ebrei,
che in Piemonte godevano
già di condizioni speciali, per
esercitare alcune attività che
non erano consentite ad altri.
Il ghetto, nato come luogo di
isolamento, era divenuto un
punto di sviluppo e di possibilità di poter esprimere al
meglio la propria fede religiosa per cui molti ebrei si sentivano legati al mondo del
ghetto da una vera e propria
affezione. La nuova situazione però ii fece sentire tutti
fratelli, veramente italiani e
pienamente integrati, anche
se dopo 90 anni le concessioni di Carlo Alberto furono poi
rinnegate dal suo pronipote
Vittorio Emanuele III, firmando le leggi razziali del
1938. Mario Miegge, organizzatore del convegno, ha svolto la relazione finale, mettendo i evidenza come l’attuale
realtà italiana stia diventando multietnica, e ponendo in
primo piano il problema dell’eguaglianza fra cittadini di
varia origine, provenienza e
cultura. Questo si è avvertito
anche nel convegno organizzato a Montecitorio dal presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante.
Pure nel piccolo stato sabaudo, che comprendeva la
Sardegna, la Liguria, il Nizzardo e la Savoia, era fortemente presente la differenza
fra gruppi etnici e culturali
diversi. Anche alla corte di
Torino, così come nelle valli
valdesi, si parlava il francese.
Da notare poi la figura di un
precursore deiia libertà religiosa: Roger Williams, fuggito
in America dall’Inghilterra
per le sue idee non conformiste con la chiesa di stato, viene allontanato anche dalle altre comunità di dissenzienti,
che avevano trovato rifugio
altre oceano, per le sue affermazioni di netta separazione
Alla Biblioteca Ariostea è stata allestita la mostra su Savonarola
e i suoi scritti
dalla Chiesa d’Inghilterra, dicendosi fermamente contrario all’uniformità religiosa.
Su queste basi nel 1636, fonda una comunità congregazionalista a Long Island e nel
1639 la prima chiesa battista,
ponendo così il fondamento
per una società ispirata alla
libertà e alla trasparenza.
Miegge ha concluso affermando che la libertà religiosa
vive là dove vi può vivere la
pluralità di reiigione.
Al dibattito che ne è seguito
hanno preso parte alcuni
esponenti di circoli culturali
ferraresi. Molti applausi hanno a più riprese sottolineato i
vari interventi e hanno dato
la misura del grande interesse
del numeroso pubblico. Associate all’iniziativa la comunità israelitica, la Chiesa valdese di Felonica Po, le chiese
battista e dei Frateili di Ferrara, erano presenti con una
folta rappresentanza.
Il rabbino di Ferrara, Luciano Caro, ha rilevato come
sia invalso nel mondo ebraico l’uso di raccordare qualsiasi cerimonia religiosa alla
memoria alla liberazione del
popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto, incancellabile
nel vissuto degli ebrei e base
della loro aspirazioni alla libertà. Carmine Bianchi, pastore della Chiesa battista di
Ferrara e della Chiesa valdese di Felonica Po, ha spiegato
come ogni anno in occasione
del 17 febbraio la Fcei organizzi la «Settimana della libertà», proponendo un argomento particolare. Quello di
quest’anno ha avuto per titolo «La libertà degli altri».
Bianchi ha messo in evidenza come, pur aderendo alla
dichiarazione dei diritti dell’uomo, 19 paesi in Europa
yiolano il diritto alla libertà.
E necessario perciò che anche gli evangelici operino
perché si superino le difficoltà che ostacolano il riconoscimento e la garanzia
della libertà per gli ^tri.
Tullia Zevi, già presidente
dell’Unione delle comunità
ebraiche, ha detto che per lei
non esiste libertà senza la libertà religiosa, così come
non esiste pace senza fraternità. Valdesi ed ebrei, come
minoranze religiose, hanno
avuto un cammino in comune, a volte più facile, a volte
seminato di grossi ostacoli, e
il fatto di essere qui assieme
oggi a parlarne, è un segno
che c’è desiderio di proseguire. La Zevi ha ricordato l’episodio del moderatore Amedeo Bert che nel 1848 accompagnò il rabbino di Ferrara, Cantoni, al Parlamento
di Torino per presentare le
istanze della popolazione
ebraica. Per gli ebrei Fenu,
cipazione albertina fuso]
l’apertura del cammino ven
la libertà religiosa, moitevj
te osteggiata dalla religiQj
di maggioranza. Il sentiticittadini italiani nella pienjj'
za del termine, anche con
ebrei, contrastava con quj,
to scriveva ancora nel ijj
V Osservatore Romano: «L’i
breo è straniero a tutti, tri
ne a coloro che con lui coni
vidono la religione e lata;
za». Vi fu poi il tragico perii
do deli’antisemitismo, del
discriminazioni e delle persi
cuzioni razziali. Bisognerà ¡i
rivare a Giovanni XXIII ei
Concilio Vaticano II pere!
gli ebrei potessero recuperi
re in pieno la propria sicure!
za e la propria dignità di cii
tadini. Tullia Zevi ha condì
so auspicando che il nuovi
volto dell’Europa unita noi
sia solo quello della monetai
dell’economia unificate,®,
anche quello dell’etica e dei
libertà ritrovate. Un iungoi
clamoroso applauso hae
spresso la piena approvazio
ne del pubblico per l’inter
vento della Zevi.
Tullia Zevi
In un libro di Guido Fubini la vicenda di una minoranza ben radicata nel nostro paese
La condizione giuridica deH'ebraismo italiano dal Settecento ad oggi
GIORGIO BOUCHARD
IL 150° anniversario delle
:
Patenti Albertine non solo
ci ha permesso di realizzare
alcune significative manifestazioni: ci ha anche feiicemente costretti a rivisitare
un’altra storia, quella della
presenza ebraica nell’Italia
del Risorgimento, del fascismo, del lungo dopoguerra.
E ci siamo accorti che la vicenda ebraica e quella evangelica nell’Italia unita si somigliano più di quanto non
pensassimo, malgrado alcune (e talvolta tragiche) peculiarità.
Il bel libro che Guido Fubini ci presenta in edizione interamente rielaborata*, ci
conferma e approfondisce in
questa percezione di solidarietà in una battaglia comune. Si comincia, nel ’700, da
una condizione assai simile di discriminazione; tolte
le aree di influenza austriaca (dove è arrivato l’illuminismo di Giuseppe II), gli ebrei
o non esistono o sono ben
chiusi nei ghetti. Lo documentano le «Leggi e Costituzioni» del Regno di Sardegna
(1770) pubblicate in appendice al libro: una lettura gustosissima per noi, atroce per
chi vi era sottomesso. Dopo
la breve parentesi napoleonica, si dovrà aspettare il quarantennio risorgimentale
(1848-1889) perché venga finalmente stabilita, prima
l’eguaglianza dei cittadini, e
poi l’eguaglianza di tutti i
culti, in base a una graduale
affermazione del «diritto naturale della libertà».
Il fascismo, invece, farà
esattamente il cammino in
verso: prima viene ristabilita
la disuguaglianza dei culti, e
poi (tragicamente) queila dei
cittadini. Fin daile Leggi sui
«culti ammessi» (1929-30) si
nota una certa inciinazione
antiebraica del regime: mentre infatti il decreto relativo
agli evangelici pone bensì severi limiti alla loro espressione pubblica, ma quasi non
interferisce nella loro organizzazione interna, il decreto
relativo agli ebrei sconvolge
la loro struttura: ben lo avvertirà Filippo Turati, ii quale in
un’appassionata lettera scritta dall’esilio parigino, denuncerà l’ispirazione totalitaria
del decreto.
Nel giro di pochi anni, questo totalitarismo si disvela e si
aggrava: il «Manifesto del razzismo itaiiano» (1938) espone
il concetto biologico di razza,
e subito dopo la «Carta della
razza» (scritta personaimente
da Mussolini) precisa che
«l’ebraismo mondiale (...) è
stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi». Seguono, come è noto, le misure di esclusione degli ebrei
dalla vita nazionale: essi perdono il lavoro e anche i beni
(malgrado le resistenze di
una parte delia magistratura,
soprattutto a Torino e nel
Consiglio di Stato). Nel 1943
la Repubblica sociale italiana
compirà l’opera: gli ebrei appartengono a nazionalità nemica; vanno dunque internati
in campi di concentramento.
Per l’ebraismo italiano, che
tanto aveva puntato sull’Italia unita, è uno shock tremendo. Per rimediarvi (e solo
in parte) ci vorranno cinquant’anni; ma sono cinquant’anni laboriosi e fecon
di, quelli che Fubini ci narra
con grande passione nella seconda parte del suo libro. Anzitutto egii descrive con limpida onestà il travaglio interno dell’ebraismo italiano dopo la Shoah: bisogna demolire gradualmente l’impianto
centralistico e autoritario che
il decreto del 1930 aveva imposto alle comunità ebraiche:
si affermano (o riaffermano)
l’autonomia delle comunità
locali, il suffragio universale,
il voto alle donne, i limiti
temporali per le cariche.
Parallelamente a queste
riforme, c’è la grande battaglia per la nuova Italia democratica e pluralista; le premesse stanno tutte nella Costituzione, di cui Fubini dà
un giudizio nettamente positivo, ma anche in un certo
orientamento delle forze parlamentari. Bisogna però vincere le resistenze dell’amministrazione e dell’alta magistratura. Per l’amministrazione basti un esempio: nel 1970
il ministero del Tesoro, posto
di fronte a una richiesta di indennizzo da parte di un ebreo, chiede al consolato italiano a Berlino «la documentazione sanitaria relativa ai
ricoveri subiti dall’internato
durante il soggiorno nel campo di Auschwitz».
Per l’Alta magistratura, le
cose cambiano con l’entrata
in funzione della Corte Costituzionale (1956); le sue prime
sentenze demoliscono parte
delle leggi del ’29-30, l’aria è
ormai cambiata. E continuerà a cambiare con la stagione delle Intese (dal 1978 al
1996 almeno): di questa stagione Fubini (che vi ha avuto
un ruolo di protagonista)
analizza finemente ii significato: le Intese sono un contributo all’ailargamento della
democrazia italiana, «un modo nuovo di affermare la sovranità popolare».
Il libro si conclude con un
rapido e appassionato sguardo al futuro: riuscirà l’ebraismo italiano a essere se stesso
in un’Italia perigliosa ma pur
democratica, riuscirà a inserire gli ebrei d’origine orientale
nel solco della tradizione ri
sorgimentale evitando gli sa
gii del fondamentalismoi
della secolarizzazione? Il M
stro augurio, anzi, la nostn
certezza è che questo auspi
ciò si realizzi pienamentt
perché «i doni e la vocazio»
di Dio sono senza pentimen!
to» (Romani 11,29).
(*) Guido Fubini: La condia»
ne giuridica dell’ebraismo itali»
no. Seconda edizione riveduta*
ampliata, Torino, RosenbergI
Sellier, 1998, pp. 270, £ 45.000.
L'Ente Patrimoniale dell'U.C.E.B.I.
(Unione Cristana Evangelica Battista d'Italia)
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tei. 011-655278, fax 011-657542
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Soedizione in a.p. 45%
art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
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L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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L’AGRICOLTURA NUOVAMENTE IN PIAZZA
— Scendono nuovamente in piazza gli agricoltori; quelli
che producono il riso perché poco tutelati dall’Europa rispetto alle importazioni dagli Stati Uniti, i produttori di
latte per l’annosa vicenda delle quote. Le multe si stanno
accumulando e pur se anche fra le organizzazioni di categoria si fa strada l’ipotesi di respingere in toto il meccanismo delle quote molti allevatori, specie delle zone di pianura, risultano debitori di centinaia di milioni di lire. 1 trattori si muovono non solo in Veneto ma anche nel basso
Piemonte e solo le aree montane, che pure devono fare i
conti con le quote, sembrano per ora meno penalizzate.
VENERDÌ 29 GENNAIO 1999 ANNO 135 - N. 5 LIRE 2.000 - EURO 1,03
E del tutto evidente che il
nostro dialogo con il
mondo cattolico sta vivendo
una fase di stallo. Troppo
grandi sono le nostre perplessità rispetto ai preparativi che
preludono al Giubileo romano del 2000. Siamo perplessi
rispetto un po’ a tutto: dallo
stravolgimento dell’idea biblica del giubileo al ritorno di
una legittimazione piena
dell’istituto delle indulgenze,
alle manovre non solo politiche per portare il nostro paese
ad accettare il finanziamento
della scuola privata.
Ma alle Valli la situazione
è a mio avviso ancora diversa
e più preoccupante. Rispetto
a qualsiasi iniziativa «ecumenica» si avverte immediatamente un grande senso di
L'ECUMENISMO ALLE VALLI
INDIFFERENZA
GIANNI GENRE
Stanchezza; la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani da alcuni anni a questa
parte si svolge in un clima di
sostanziale indifferenza, quasi di insofferenza. E questo,
temo, non a causa delle oggettive difficoltà in cui versa
oggi il nostro dialogo con la
chiesa di Roma, ma perché né
da una parte né dall’altra nessuno qui crede più di avere
qualcosa da imparare attra
verso la conoscenza dell’altro. La grave indifferenza
ecumenica che dobbiamo registrare nelle nostre chiese
(come, crediamo, in quelle
cattoliche) non è legata alla
lucida consapevolezza di una
distanza che è forse aumentata, ma al contrario alla vaga
sensazione che «tanto siamo
ormai tutti uguali», che protestantesimo e cattolicesimo
non siano più modi alternativi
di vivere la fede cristiana, che
tutto dipende «da come si è
nati». Questo succede quando
l’appartenenza religiosa, legata a ragioni puramente anagrafiche, conta molto più della scelta di fede.
Per questo credo sia particolarmente urgente ripartire
da un confronto serrato con il
cattolicesimo, anzitutto locale, che non potrà che svilupparsi nuovamente a partire
dall’ascolto della Parola e
dalla preghiera. Non solo perché è essenziale conoscere il
mio interlocutore, ma perché
devo ri-conoscere anche me
stesso. Soltanto dopo, potremo sperare ancora di rendere
quella testimonianza evangelica che è la nostra comune e
unica vocazione.
Il 1998 in Provincia
HO
svolge una
IwOna attività
È un bilancio positivo quelb che si desume dai dati stati'stici relativi aH'attività del
Consiglio provinciale nel ’98.
Dai dati, che sono stati presentati venerdì 22 gennaio dal
presidente del Consiglio provinciale, Elio Marchiaro, emerge una presenza altissima
di consiglieri alle sedute di
Consiglio (con U'na media di
presenza del 92,54%) un aumento delle riunioni, delle delibere discusse e approvate e
quindi dell’attività del Consiglio. Le cose però cambiano
un po’ se si vanno a vedere le
cifre relative al voto dove i
consiglieri sembrano essere
un po’ meno presenzialisti,
ma dai semplici dati statistici
è difficile, è stato sottolineato
nel corso dell'incontro, calcolare quanto per scelta politica
e quanto per scarsa partecipazione. «Questo bilancio di fine anno - ha detto Marchiaro
' è in realtà un bilancio di fine legislatura che avviene come per i Comuni dopo quattro
anni, in luogo dei 5 previsti
per la Regione. Un errore dei
legislatori a cui non si è voluto porre rimedio finché si era
•n tempo neppure a fronte di
dati recenti di disaffezione al
voto che hanno come concausa la frantumazione elettorale». Nel corso dell’incontro è
stato poi evidenziato come sia
necessario una rivalutazione
del ruolo dei singoli consi§lieri, dei gruppi consiliari e
del Consiglio nel suo complesso. «Se si vedono a confronto i dati degli ultimi 3 anto - ha detto la vicepresidente
del Consiglio, Valeria Galliano - si vede che a fronte di
Una crescente produttività
itonsiliare si registra una diminuita attività dei consiglieri
^gli atti di iniziativa propria.
*utto o quasi quindi sembra
stare in mano all’esecutivo
ehe peraltro col passare del
I®tnpo ha portato in Consiglio
Sempre più provvedimenti».
Si è tenuta al Liceo scientifico di Pinerolo un'assemblea in vista di una autorganizzazione dei disoccupati
La mancanza dì lavoro è un problema dì tutta la società
MASSIMO GNONE
Lavoro precario, flessibilità, disoccupazione; temi scottanti della politica e di
numerosi dibattiti, ma soprattutto problemi concreti da affrontare nella vita quotidiana.
Ne sanno qualcosa i milioni
di uomini e donne senza lavoro, costretti a impieghi sottopagati, non tutelati, in
quell’economia del sommerso che certo non si preoccupa
di provvedere alla sicurezza e
al mantenimento di condizioni lavorative decenti; ne sanno qualcosa le loro famiglie.
I disoccupati rimangono una
categoria disunita, vittime
dello stesso mercato del lavoro, indotti alla competizione
individuale per la conquista
di un posto. Ecco allora la
necessità di un’organizzazione, soprattutto a livello locale, che sappia mobilitare dal
basso gli stessi disoccupati e
muoversi insieme verso interessi comuni.
Questa la proposta dell’assemblea di sabato scorso
all’auditorium del liceo
scientifico di Pinerolo; un
primo incontro organizzato
dal sindacato Alp, dall’Arci e
dal circoli pinerolesi di
Rifondazione comunista, con
l’adesione della Comunità
cristiana di base e di Radio
Beckwith evangelica. Pochi,
purtroppo, e lo si è sottolineato più volte, erano i disoccupati presenti (una ventina);
soprattutto tenendo conto
delle migliaia di persone
iscritte alle liste dell’Ufficio
di collocamento pinerolese e
delle centinaia coinvolte nelle chiamate collettive settimanali. Nessun rappresentante dei sindacati confederati è
intervenuto all’assemblea.
11 Pinerolese è zona industrialmente depressa, il tasso
di disoccupazione è in aumento, con 1’ 11% della popolazione in età lavorativa e la
crisi di numerose industrie
locali fra cui la Skf, che ha
annunciato la decisione di ricorrere alla cassa integrazione, e la Beloit, con la riduzione di un centinaio di lavoratori. «La flessibilità, - denuncia Alp - con le varie forme
di contratti a tempo determinato, dà soltanto profitti alle
imprese». Le assunzioni interessano per lo più uomini
giovani, una pratica che va
automaticamente ad escludere le donne e le fasce di lavoratori più anziani: «Il costò
L’ingresso allo stabilimento Beloit di Pinerolo
del lavoro è diminuito perché
l’occupazione precaria e sottopagata ha via via sostituito
le assunzioni a tempo indeterminato». Enrico Lanza, di
Alp, richiede maggiori interventi da parte degli enti locali: «I lavori socialmente utili
sono da riconsiderare e potenziare». Alp critica il modello proposto daH’ultimo
patto sociale che non sta dando risultati dal punto di vista
dell’occupazione. L’assessore al Lavoro di Pinerolo, Bruno, intervenuto aH’assemblea
di sabato, ricorda gli oltre
300 milioni annui stanziati
daH’amministrazione per i lavori socialmente utili: «Il
Patto territoriale del Pinerolese - continua Bruno - non
deve prevedere solamente
forme di agevolazione per le
imprese, ma anche investimenti capaci di dare nuova
occupazione».
L’on. Giorgio Gardiol rilancia: «Deve cambiare la logica su cui si fondano le politiche per l’occupazione: alla
cultura dell’impresa deve essere sostituita la cultura del
lavoro». Gardiol è scettico
Dopo avere seguito alcuni momenti
deir evangelizzazione in Italia dopo il 1848,
torniamo per un po' di settimane ad occuparci di storia valdese locale, e in particolare
dei valdesi in vai Perosa, servendoci di un
opuscolo di Arturo Pascal, pubblicato per il
17febbraio del 1957
Con il nome di «Val Perosa» i documenti storici indicano quel tratto inferiore della vai Chisone che si estende
da Porte fino al confine con la vai Pragelato, che nei secoli XVI e XVII aveva come confine il borgo di Meano e il Bec
Dauphin e verso la vai San Martino la
Torre delle Banchette, che è quell’erto
roccione che sorge dirimpetto al forte
San Luigi e chiude la stretta gola di accesso alla vai Germanasca. Per la sua posizione e la sua storia (fu a volte tutta sabauda, o tutta francese, o più spesso sabauda sulla sponda destra e francese su
quella sinistra) la vai Perosa ha una parte
ILFILO DEI GIORNI
VAL PEROSA
___________a cura di MARCO ROSTAN___________
cipazione meno diretta alla classica storia
valdese (a differenza, ad esempio, della
vai d’Angrogna) ma nel medesimo tempo
ha delle vicende uniche e particolari.
La presenza dei valdesi nella valle risale
al secolo XIII. Fin dal 1297 ci sono notizie di agenti ducali e inquisitoriali contro
un folto gruppo di valdesi di Perosa: alcuni pagano la costanza della loro fede
con il rogo e la galera, altri più fortunati
saziando l’ingordigia degli inquisitori
con somme di denaro. Sappiamo che verso il secolo XV il numero dei valdesi do
veva essere assai alto, dato che il vescovo di Torino, Ludovico di Romagnano,
visitando Angrogna e Perosa, parla di oltre 2.000 abiure ottenute! Dopo la terribile crociata antivaldese scatenata da Alberto Cattaneo nel Delfinato francese,
nel Pragelato e nelle valli valdesi, ci fu
un po’ di tranquillità anche perché i vaidesi, fiaccati da tante persecuzioni, mostrarono meno aH’estemo le loro convinzioni,conformandosi almeno apparentemente alla fede cattolica. Ma negli anni
successivi all’adesione alla Riforma
(Chanforan, 1532), a ravvivare il proselitismo valdese contribuirono la decadenza
del clero e l’occupazione francese con
numerosi ufficiali riformati: in questi anni abbiamo notizia di culti celebrati a Perosa, Pinasca, Dubbione,Villar, Porte e
San Germano.
(da A. Pascal, Valdesi di Val Perosa, 12001700, Società di studi valdesi, 1957)
nei confronti delle assunzioni
nella pubblica amministrazione, con il solo aumento dei
posti di pubblica utilità, e
propone il salario minimo generalizzato e garantito per
tutti: «Il reddito minimo garantito - spiega Gardiol permette, ad esempio, la formazione indirizzata ad avviare un’attività in proprio».
L’organizzazione dei disoccupati resta comunque la
priorità di ogni iniziativa: i
disoccupati devono diventare
un fenomeno sociale e politico rendendosi autonomamente visibili. Molti sono i fattori
che sembrano impedire questa organizzazione: la carenza di comunicazione e informazione; le differenze intrinseche presenti all’interno della categoria; la paura di essere strumentalizzati: «Sindacati e partiti - dice un disoccupato - non devono usare i disoccupati; è necessaria la dotazione di mezzi propri e autonomi che consistono in
azioni dirette animate da sacrificio e forza di volontà».
Rifondazione comunista, con
il segretario della sezione pinerolese Luigi Fenoglio, ribadisce la volontà di un cammino comune e collettivo che
sappia integrare le varie forze
presenti: a questo intende mirare la convocazione di una
seconda assemblea nel tempio valdese di Pinerolo per
venerdì 19 febbraio. «Il problema del lavoro - spiega
Enrico Lanza - coinvolge tutta la popolazione e non soltanto Alp o i partiti di estrema sinistra».
Numerosi articoli su Riforma sono il segno dell’interesse della Chiesa valdese rispetto al tema dell’occupazione, anche a livello giovanile; la presenza della pastora
Anne Zeli all’incontro di sabato e l’apertura del tempio
alla prossima assemblea sembrano dimostrare il ruolo importante che le varie comunità hanno sul territorio, nella
volontà di un impegno sociale ma laico.
8
PAG. Il
Delle Valli "^àldesi »
VENERDÌ 29 GENNAIO
LV
RICORSO AL TAR CONTRO LA COMUNITÀ «DU
PARC» — Continua la polemica intorno al Centro per malati psichiatrici del viale Dante a Torre Pellice. La struttura,
ricavata nello stabile ristrutturato dell’Hótel du Pare (nella
foto), è gestita da una Srl in convenzione con l’Asl 10;
adesso è proprio questa convenzione a essere contestata da
8 cittadini di Torre Pellice, che hanno fatto ricorso al Tar
per chiederne l’annullamento. «Non vogliamo che un centro che si occupa di malati psichiatrici sia gestito da privati
che ragionano secondo ottiche di profitto» ha affermato
Danilo Benevolo, uno dei promotori dell’iniziativa.
ANTENNA TIM DI LUSERNA: È ARRIVATA L’ORDINANZA — Alla fine è arrivata anche la tanto discussa ordinanza: il sindaco Ohibò ha emesso l’ordinanza in cui si
intima alla Tim, in attesa deH’autorizzazione regionale, di
spegnere il ripetitore per la telefonia mobile di Luserna Alta. Soddisfazione fra la popolazione del borgo, ma ci sarà
anche lo spostamento del traliccio?
L’AVO CERCA VOLONTARI — L’Avo, associazione volontari ospedalieri, cerca persone disponibili a dare qualche
ora del proprio tempo per aiutare gli ospiti dell’Asilo valdese di Luserna San Giovanni, in particolare nell’orario dei
pasti. L’attività dell’Avo si svolge da anni all’insegna del
totale volontariato a favore delle persone in difficoltà all’interno di ospedali e case per anziani; aumentano i casi di non
autosufficienza e con poche ore della propria settimana, ricorda l’Avo, si può essere davvero di aiuto. Chi fosse disponibile può telefonare alla presidente dell’Avo, Giuliana
Pizzardi (0121-91239, oppure all’Asilo (0121-900285).
NASCE L’ULIVO PINEROLESE — Proprio mentre l’alleanza dell’Ulivo, a livello nazionale, vive momenti assai
difficili, nel Pinerolese il centro-sinistra si dà una sua
struttura organizzativa. Venerdì scorso un centinaio di
«ulivisti» si sono riuniti all’Hótel dei Cavalieri per eleggere un direttivo e discutere di strategie. Anche alcune persone del mondo della cultura sono entrate nel direttivo: affiancheranno i politici nella definizione del programma di
collegio e nella ricerca di soluzioni omogenee in vista delle prossime elezioni amministrative locali.
CONCA CIALANCIA AREA PROTETTA? — La Provincia di Torino ha discusso del piano dei parchi provinciali. È
stata proposta alla Regione Piemonte l’istituzione di cinque
aree protette (Colle del Lys, Monte San Giorgio nel Comune di Piossasco, Conca Cialancia a Perrero, Lago Borello a
Oulx, Monte Tre Denti e Freidour a Cumiana). Il provvedimento è stato approvato con 28 voti a favore e 10 astenuti.
NUOVI PROGRAMMI A RADIO BECKWITH — Radio
Beckwith prosegue nell’attività di miglioramento e potenziamento della programmazione; dalla fine di gennaio è ripreso un programma in lingua francese dal titolo «L’actualité de l’Évangile»: si tratta di un culto ripreso dalla radio
«Suisse romando» che viene proposto ogni mercoledì alle
17,30 con replica il lunedì alle 9. Due programmi musicali
a tema nella serata: il giovedì, alle 21 musica techno con
«Acoustic distortion» e il venerdì «space music» dalle 22
col programma «Stargate». In arrivo da febbraio un programma in diretta anche con i medici dell’Asl 10 in studio
per rispondere alle domande degli ascoltatori.
L’ASL 10 CERTIFICATA «ISO 9002» — È uno dei primi
casi in Italia e il primo in Piemonte; l’Asl 10 di Pinerolo ha
ottenuto la certificazione internazionale di qualità «Iso
9002». A verificare i servizi, l’organizzazione del personale e il rapporto con i cittadini è stata la Certimedica di Milano, uno degli enti più noti operanti in questo campo.
«L’ottenimento di questo risultato - spiegano all’Asl - è
avvenuto con la verifica di tutti gli errori e dei processi
produttivi ottimizzando metodi e tempi di lavoro».
INTERROGAZIONE SULL’AUTOBUS PER L’OSPEDALE CIVILE — 1 consiglieri Cdu-Polo Canavoso, Cerchio e Trazzi hanno presentato un’interrogazione in Provincia sul trasporto pubblico nel Pinerolese e il rifiuto da
parte di un’autolinea di aggiungere una fermata in prossimità dell’ospedale di Pinerolo. L’assessore ai Trasporti,
Franco Campia, ha risposto affermando che, a seguito di
un indagine, gli uffici della Provincia hanno accertato che
la nuova fermata non è giustificata tecnicamente, essendo
quel punto già servito da altre numero.se fermate.
NUOVI ORARI AL MUNICIPIO DI PRAROSTINO —
Ecco miuovi orari degli uffici del Comune a partire da lunedì 1° febbraio. L’ufficio Servizi demografici sarà aperto
il lunedì ore 10-12 e 14-15,30, il martedì 9-12 e 14-18, il
giovedì 9-12 e 14G5,30, il venerdì 10-12 e 14-5,30 (mercoledì e sabato chiuso); il sabato esclusivamente per i decessi si potrà contattare il n. 03687-540661 dalle ore 9 alle
11. L'ufficio tecnico sarà aperto il martedì ore 9-12 e 1418, il giovedì 9-12 e 14-15,30 e il venerdì 10-12 e 14-15,30
(lunedì, mercoledì e .sabato chiuso). L’ufficio Polizia municipale sarà aperto il martedì ore 9-12 e 14-15,30 e il giovedì 9-12 e 14-15,30 (chiuso gli altri giorni).
Pinerolo: assemblee pubbliche sulla previsione per il 1999
I cittadini e il bilancio comunale
DAVIDE ROSSO
Sarà presentata prossimamente ai cittadini in alcune assemblee pubbliche, come già avvenuto negli anni
passati, la previsione di bilancio per il ’99 del Comune di
Pinerolo preparata dall’amministrazione. La giunta ha
approvato infatti martedì 19
gennaio il preventivo di bilancio e intende ora presentarlo ai cittadini per poi, fra
due mesi, portarlo in Consiglio per l’approvazione. Il
preventivo preparato supera
di poco gli 88 miliardi e prevede investimenti su opere
come il Teatro Sociale (per
cui sono previsti interventi
per più di 8 miliardi in parte
coperti dalla Regione, in parte con un mutuo e la vendita
di una parte del fabbricato) e
la casa Aimonetto di via
Mazzini (qui l’investimento
previsto è superiore al miliardo). Tra gli altri interventi
previsti si possono poi segnalare la sistemazione dell’ex
chiesa di San Giuseppe, l’acquisto del terreno per la costruzione del nuovo carcere,
l’urbanizzazione della nascente area industriale e la
realizzazione della Scuola nazionale di cavalleria.
Di positivo in questo bilancio, come ha evidenziato con
soddisfazione l’amministrazione, c’è sicuramente il fatto
che fra gli investimenti non
figurano più, finalmente, opere «storiche» come il palazzetto del ghiaccio e l’alberghiero i cui lavori dopo anni
si sono conclusi o si avviano
alla conclusione. Ma se sul
versante investimenti la situazione sembra positiva sul lato
delle entrate le cose non sono
Per l'agricoltura
Denuncia
unica per
gli affitti
La mobilitazione delle organizzazioni agricole per la
modifica delle inique norme
sulla registrazione dei contratti d’affitto ha ottenuto una
prima vittòria. Nella legge di
accompagnamento alla Finanziaria 1999 è stato inserito un
articolo che prevede la possibilità di registrare con un’unica denuncia, nel mese di febbraio di ogni anno, i contratti
di affitto nell’anno precedente. Inoltre la tassa, che è pari
allo 0,50%, si applica sulla
somma dei corrispettivi pattuiti per i singoli contratti con
un minimale, per denuncia e
non più per contratto, di
100.000 lire. Per meglio comprendere la portata della norma facciamo un esempio. Prima della modifica, ai sensi di
quanto disposto dalla legge di
accompagnamento della Finanziaria 1998, un agricoltore
con 50 contratti, 5 annualità
per contratto, un canone annuo di 150.000 lire, doveva
pagare per ogni contratto una
tassa di registro di 100.000 lire. Si trovava quindi a versare
aH’erario 5 milioni. Oggi, nelle stes.se condizioni, si pagheranno 187.500 lire.
La denuncia cumulativa deve essere sottoscritta e presentata da una delle parti contraenti e deve contenere: generalità, domicilio e codice
fiscale di affittuario e concedente; luogo e data di stipula,
oggetto, corrispettivo pattuito
e durata del contratto.
così rosee. Come ha sottolineato il sindaco, Alberto Barbero, (ma la questione è già
stata sollevata da diversi altri
amministratori non solo pinerolesi) la sempre crescente riduzione dei trasferimenti dallo stato ai Comuni fa sì che
questi ricorrano sempre più al
prelievo diretto di tributi dai
cittadini inasprendo in qualche modo il peso fiscale su
questi ultimi.
Riguardo alle entrate comunque la giunta ha deciso di
mantenere Pici invariata rispetto allo scorso anno, preventivando in questo settore
un entrata di 11 miliardi e
500 milioni mentre verrà introdotta una addizionale Irpef
ma in forma minima (0,1%)
che dovrebbe garantire 750
milioni di introiti. Al riguardo
però si sono già espressi negativamente alcune forze sindacali tra cui la Cgil di Pinerolo che in una nota fa presente al Comune di ritenere
improponibile «un aumento
delle tasse dei soliti contribuenti, soprattutto dopo che è
stato sottolineato più volte di
voler andare nella direzione
opposta». La Cgil propone invece di utilizzare strumenti
differenti per raggiungere
l’equilibrio di bilancio come
una maggiore tassazione dei
patrimoni, ad esempio con un
aumento dell’Ici dal 5,6%o al
6%c, aumentando però la detrazione per la prima casa, e
una rimodulazione delle rendite catastali.
Infine, a margine, una piccola curiosità; il quadro riassuntivo della previsione di bilancio accanto alle cifre espresse in lire riporta anche
quelle in euro; così possiamo
vedere che il Comune di Pinerolo prevede di 'bilanciare il
proprio esercizio nel ’99 a 45
milioni e mezzo di euro incassando tra l’altro 10 milioni
e mezzo di euro in tributi e
spendendo così 20 milioni e
100.000 euro in spese correnti. Sono ovviamente solo alcune delle cifre riportate nel
quadro ma bastano a darci un
idea e a farci familiarizzare
un po’ con la nuova moneta.
Incontro dei Concistori delle Valli
Le nostre discipline
MARCO ROSTAN
C9 è un libro che spesso
giace nelle nostre case
e che si sfoglia poco, e con
una certa fatica, che invece
dovrebbe essere assai più frequentato e conosciuto dai
membri di chiesa e in particolare da tutti coloro che
hanno un qualche impegno:
si tratta della raccolta delle
discipline vigenti nell’ordinamento valdese. Su che cosa è
questo ordinamento, quali i
suoi caposaldi, quali i suoi
regolamenti e soprattutto
qual è la concezione della
chiesa che esso esprime, si è
svolta a Pinerolo una importante riunione di tutti i Concistori delle Valli (oltre 80 persone) con il vicemoderatore.
Franco Becchino.
Riunione di grande attualità
che è servita a rinvigorire la
consapevolezza di come dovrebbero essere le nostre chiese e di che cosa significa il
farne parte, in un momento in
cui molti ne smarriscono il
senso e altri subiscono passivamente l’impostazione che
vede la chiesa da un lato come
autorità e dall’altro come servizio religioso dovuto ai cittadini. Becchino ha spiegato innanzitutto l’autonomia e l’indipendenza dell’ordinamento
valdese, che preesiste a quello
dello stato e dunque non tollera alcuna interferenza (neanche, ad esempio, quella della
recente legge sulla privacy).
Ha sottolineato il fatto che, tra
le fonti generali, quindi più
autorevoli, ci sono dei patti di
associazione fra chiese locali.
che quindi la nostra concezione della chiesa si gioca in questa continua tensione fra chiesa locale e assemblea dell’insieme, dell’unico corpo formato da queste chiese, cioè il
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste.
Va fatto ogni sforzo, da
parte di tutti, non solo con i
regolamenti ma soprattutto
con la cura d’anime, con la
preghiera e la reciproca esortazione per non frantumare
quest’unico coipo, questo patto di associazione. Bisogna
perciò far comprendere fino
in fondo quali sono i doveri
che la fede richiede a valdesi
e metodisti, ai membri di
chiesa, a quelli del Concistoro, bisogna dare la giusta
competenza ad ogni assemblea perché sia autorevole
nelle proprie decisioni. Molti
i temi sollevati nelle domande: elezioni, partecipazione al
Sinodo, ammissione alla Santa Cena, contribuzioni e non
contribuenti, regole scritte e
comportamenti diversi, non
rispetto degli impegni. I regolamenti e la disciplina non sono la chiave di volta per risolvere tutti i problemi, ma non
sono neanche solo burocrazia, ha concluso Becchino.
Sono strumenti limitati ma
importanti per chi non vuole
nella chiesa altra autorità se
non la parola del Signore;
vanno conosciuti, si possono
cambiare quando occorre senza perdere l’impostazione di
fondo che è quella di chiese
che si danno reciprocamente
la mano per servire gli uni gli
altri e insieme il Signore.
Incontri a Pinerolo
Discutere
di eutanasia
Dopo aver organizzato
prima serie di riunioni qj,
tierali sul tema dell’eutanaj
e dopo che l’Unione fen^'
nile ha avuto un incontro s|
lo stesso argomento conti
pastora Giovanna Pons pe,^
29 gennaio la Chiesa valdej.
di Pinerolo ha organizzi^]
una tavola rotonda dal tito|,
«Eutanasia, dolce morte. Q
mine o gesto umanitario
aperta alla cittadinanza. ^
l’incontro, che si terrà a|.
ore 20,45 aH’Auditoriuinf
corso Piave e sarà moderi,
dal pastore Paolo Ribet, pj
teciperanno Fabio Bassetf
coordinatore dell’Associare
ne Rafael, Giovanni Mathiet
dirigente dell’unità ospe#
fiera di medicina generai
dell’ospedale E. Agnellii
Pinerolo, Pier Carlo Pari
pretore di Pinerolo, e lapi
stora Giovanna Pons.
La tavola rotonda vuole tt
sere, dicono alla chiesa,*
momento di dibattito ef
confronto su un tema sentii'
dalla popolazione, che partii,
dal documento presentali
all’ultimo Sinodo dal «grupp
di lavoro sui problemi etici
che invitava alla riflessioj
sul tema dell’eutanasia ed'
suicidio assistito e che l’at
semblea sinodale ha inviai
alle chiese perché lo discute
sero e facessero poi conosca
le loro reazioni. Il iemaè
ha già suscitato profondoiit
tenesse nelle riunioni quaé
rali sarà poi argomentoi
un’assemblea di chiesa che|
terrà a Pinerolo ad aprile.
Società i\
studi valdesi
ìpa, la co
r.
Il numero di febbraro ds,,
«La beidana» uscirà, comi|
da alcuni anni, in conconitanza con il più tradizioni
opuscolo, che quest’annt
tratta dell’opera diaconali
«La Noce» di Palermo: sa
ranno venduti insieme nell
chiese il 17 febbraio. Frali
altre cose, conterrà la terza
ultima parte dell'articoloi
Daniele Tron su «Lavai
Chisone e la dissidenza rei
giosa», «Come vivevano,,
come vivono», una serici
immagini tratte dal libro
della Claudiana recentemeit
te ristampato con a fronte i
fotografia scattata dalla stessa angolatura ai giorni nostri; per la sezione dedicab
al dibattito, alcune perso»
aH’interno delle nostre chie
se e istituti nell’anno
150° daranno un loro perso-j
naie spunto di riflessionoj!
sulle manifestazioni appe®[
trascorse; «I Cereghino»
storia dei cantastorie
vesi che ha fornito un'occa-|
sione di incontro per «IJ
beidana» lo scorso autunno-1
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Gli impegni delle nuove Fdei
li tempo della “nuova” Fdei è iniziato! 11 congresso straordinario ha varato un nuovo
Statuto e nuove regole: il nucleo originario, donne battiste, metodiste e valdesi, ha voluto chiamare a far parte deU’immaginario cerchio che è rappresentato nel logo della
sigla, tutte le altre donne che fanno del solo Evangelo di Cristo la propria fonte di vita
e di speranza. Davanti a tutte noi stanno quattro anni di lavoro; si potrà procedere con
calma e cura sufficienti per approfondire tutti i temi voluti dal congresso e per dar effetto alla decisioni prese.
Alcune sono di carattere profondamente innovativo: la presenza nel Comitato nazionale Fdei di una sorella, in rappresentanza delle donne straniere, significa essere riuscite a pregare, testimoniare e lavorare insieme, come già è avvenuto nel passato, ma
non solo: il congresso ha dato loro anche visibilità e responsabilità nella conduzione
della stessa nuova Fdei, Un’altra preoccupazione avevano, da tempo, le varie Unioni
femminili... troppe poche giovani donne sono interessate a un approfondimento teologico-biblico della condizione femminile; troppe poche giovani pensano sia ancora utile
una riflessione fra donne; o iniziative comuni di uomini e donne delle chiese, ma su
questioni più legate alle tematiche femminili. Per cercare di capire se c’è ancora spazio
nelle chiese per un dialogo fra generazioni diverse, con diverse sensibilità ed interessi,
la nuova Fdei ha nominato una giovane perché ci aiuti a capire, dando il suo contributo di proposte o di critiche al Comitato nazionale, che cosa si può fare per riscoprire le
occasioni sempre arricchenti di un confronto fra donne, di età diverse, con esperienze
(fiverse ma che hanno molte cose in comune, a cominciare dalla volontà di difendere la
propria dignità in una società che spesso le marginalizza.
Ma se ci sono difficoltà nelle relazioni fra persone, pur dello
stesso sesso, ma di età differenti, altrettante difficoltà esistono fra
peiSone di culture, storie, fedi diverse. Forte della riuscita del proprio tongresso, la Fdei ha, quindi, deciso di porre alle responsabii del «Forum ecumenico delle donne cristiane d’Europa» la questione della sottovalutazione delle donne cristiane del Sud dell’Europa. La storia particolare dei paesi mediterranei rende certamente originale e diversa dai paesi del Centro e del Nord d’Europa, la collocazione della donna, nella società e quindi nelle chiese.
'Non dobbiamo dimenticare che, tranne la Francia, gli altri paesi
(Spagna, Portogallo, Grecia e Italia) hanno in questo secolo vissuto esperienze di regimi dittatoriali (spesso non solo tollerati dalle
(Jiiese) di stampo conservatore, che hanno negato, per anni, diritti e libertà di scelta alle donne. Ora le donne cristiane, nei paesi
del Sud Europa, devono, con più rigore e fermezza, impegnarsi
perché ogni donna possa far parte, a pieno titolo, della vita socio-economica del proprio paese.
Questa nostra richiesta, già presentata a Madrid, durante il congresso di giugno, è
stata accettata e, per i prossimi due anni, il Forum si dedicherà principalmente alla conoscenza e all’attivazione di gruppi di lavoro nei paesi rhediterranei. Questo lavoro si
concluderà con un «Festival europeo delle donne» in Grecia nell’estate dell’anno 2000.
Questa iniziativa si incardina bene nel lavoro della Fdei che, nella primavera del 2000,
intende organizzare, in accordo con la Egei, un convegno nazionale dal titolo «Quale
ruolo per la donna e per l’uomo nel terzo millennio?». Quattro gruppi di lavoro, in varie realtà del Nòrd, del Centro e del Sud d’Italia, si sono già messi in moto per approfondire questo tema; in qualche caso non si tratta solo di Unioni femminili ma di
uomini e donne delle diverse comunità che si ritrovano insieme, per affrontare la questione alla luce del messaggio evangelico. Ma porsi nuovi traguardi e nuove sfide non
significa abbandonare iniziative già prese, e il nuovo Comitato nazionale Fdei ha ribadito il proprio impegno sul terreno (iella lotta contro la violenza sulle donne, indicando
un percorso specifico di lavoro. Un lavoro che potrà trovare un primo momento di valorizzazione all’interno del progetto, fortemente voluto dalla Ffei, a cui si sta lavorando
insieme con sorelle scozzesi, tedesche, svedesi e inglesi.
11 lavoro da fare è molto, ma oggi la Fdei si è arricchita di nuovi doni, e di tante nuove sorelle e questo è “il tempo del nostro passaggio sulla terra” (1 Pietro 1, 17) e vogliamo, con il nostro lavoro e con la nostra testimonianza, rendere onore e gloria al Signore della storia.
Dorìana Giudici
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Da sole non possiamo niente
«Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti dì eseguire un tuo disegno» (Giobbe 42, 2)
. Credo di non dire niente di nuovo se affermo che, in genere, fa un certo effetto sapere di concorrere con altre persone alla vincita di un premio: è eccitante, crea uno stato di attesa euforica, che poi può concretizzarsi in gioia e allegria qualora, come si dice,
si è baciate dalla fortuna. E questo mai è stato così vero come adesso: che cosa viene, infatti, subito in mente se non l'ecxitazione
e la gioia euforica di chi vince il «superenalotto» miliardario, ormai notizia d’apertura dei telegiornali nazionali?
Molto più semplicemente, io pensavo invece a quella delle nostre sorelle che hanno visto, tra i tanti, il proprio versetto diventare
il tema del Congresso Fdei, gioia a mio parere più grande perché non la semplice e banale estrazione è stata alla base di quella
«vittoria», bensì una scelta pensata, meditata e discussa, cosa che mi sembra di maggior pregio. Personalmente ho un debole per
quei libri o brani della Bibbia che, frutto della riflessione sofferta e combattuta sulla condizione umana sono espressione dell’incontro-scontro diretto con Dio. Sento quelle riflessioni molto vicine, straordinariamente moderne, risultato di una fede dinamica che si
interroga, éhedubitaj C:hevÌve féCondiperiÒdidi cnsi,,. i
Perché, dunque; proprio questo versetto? Bene, probabilmente anche le sorelle che lo hanno proposto avranno pensato che
con quello precedente si ponesse in una posizione di continuità. Sono trascorsi due anni, infatti, da quando il versetto «Va’ con
codesta tua forza» ha operato in noi e nelle nostre Unioni. In questi due anni, iniziative, conferenze e celebrazioni speciali hanno
arricchito noi e le nostre comunità grazie alla spinta e all'entusiasmo che da questo versetto ci provenivano. Abbiamo scoperto, o
riscoperto, la nostra forza, le nostre capacità, i nostri doni e li abbiamo messi a! servizio delle altre donne e della comunità evangelica-intera»
Posso dire, per fare un esempio, che io sono uno dei frutti di questi anni: la mia presenza al Congresso (per me il primo) è il risultato proprio deU’attualizzazione di questo versetto che ha animato così tanto le sorelle della mia comunità da coinvolgermi, da
farmi percepire come prezioso e indispensabile il contributo delle donne, giovani e meno giovani, nella chiesa e più estesamente
nella società. Ma, certo, da sole non avremmo potuto niente. Da sole non possiamo niente!
Ed ecco, il riconoscimento che tutto è nei piani di Dio e che a lui nulla è impossibile. Come Giobbe, nelle nostre Unioni e personalmente attraversiamo periodi di crisi, a volte lunghi e tenebrosi periodi di tristezze e depressioni nei quali ci interroghiamo
mettendo in discussione noi stesse, quello che siamo, quello che rappresentiamo e quello che facciamo. Ricerchiamo, allora, la verità. ciò che è più giusto, ma troppe parole ci allontanano le une dalle altre e da Dio. Troviamo scritto, infatti, che alcuni amici fecero visita a Giobbe nel tentativo di tirarlo su (diremmo noi)...
Per quanto possa essere lodevole l’iniziativa di questi amici che, certo, dimostrano solidarietà e forse anche empatia, il Signore
li rimprovera perché non hanno detto la verità su di lui, come leggiamo nei versetti 7 e 8. «Dopo che ebbe rivolto questi discorsi
a Giobbe, il Signore disse a Eiifaz dì Teman:- “La mia ira è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete
parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe. Ora dunque, prendete sette tori e sette montoni, andate
a trovare il mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi stessi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io avrò riguardo a
lui per non punire la vostra follia, poiché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe».
Che cosa, allora, salva e redime Giobbe? L’incontro personale e diretto con Dio! «Il mio orecchio aveva sentito parlar di te ma
ora l’occhio mio ti ha veduto» dirà alla fine Giobbe, realizzando che nessuna idea umana può spiegare il mistero di Dio. Ecco, Dio
ci parla, ci viene incontro, si svela come Dio che non ci abbandona e che ha cura di noi. Testimonianza di questo sono tutte le
donne convenute a Santa Severa per il VII Congresso della Fdei e di grande incoraggiamento sono i versetti dai 12 al 15 che concludono il libro di Giobbe: «Il Signore benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi; ed egli ebbe quattordicimila pecore, seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. Ebbe pure sette figli e tre figlie; e chiamò la prima Colomba; la seconda
Cassia; la terza, Cornustibia. In tutto il paese non c'erano donne così belle come le figlie di Giobbe; e il padre assegnò loro
un’eredità tra i loro fratelli»
Tra le altre, la famiglia di Giobbe ebbe la benedizione di crescere: si aggiunsero sette figli e tre figlie, delle quali soltanto notiamo
che è riportato il nome. Inoltre, sono le più belle della regione e, cosa di maggior importanza, a Toro Giobbe, contravvenendo al
diritto ebraico, darà un’eredità così come ai figli maschi. .
Care sorelle: nuovi gruppi stanno per accrescere la nostra famiglia, nuove sorelle faranno parte della nostra federazione: queste
.< sorelle saranno bellissime di gioia e riconoscenza al Signore per la nuova vita e per il nuovo cammino che con noi intraprenderanno. '
Saremo bellissime perché tutte da questo Congresso nasceremo a nuova wta, saremo rigenerate e ripartiremo con rinnovata
freschezza, forza e consacrazione.
Ricorderemo che, come ai figli maschi, ci è stata data un’eredità. Questo avvalora la nostra importanza ed esalta la nostra wsìbilità, ma pure ci responsabilizza-, questa eredità è così preziosa che non può correre il rischio di essere male amministrata o, addirittura, di essere sperperata.
Siamo state chiamate, ciascuna per nome, e quelleredità ha il nostro nome:: abbiamo, perciò, il dovere di gestirla con cura e
somma responsabilità.
Niente è impossibile a Dio! Riconosciamo fiduciose che può tutto e che nulla può impedirgli di eseguire un suo disegno;: poi
però, sorelle, siamo suoi strumenti: siamo matite per abbozzare i progetti, siamo i righelli per dare forme e contorni precisi alle
idee, siamo le penne per annunciare con parole indelebili il suo Regno, siamo i colori per realizzare con entusiasmo e allegrezza la
sua volontà...
Preghiamo, perciò, e chiediamo sinceramente che ci guidi nei nostri lavori, che ispiri 1 nostri pensieri e il nostro parlare, che Si
serva di noi per portare a compimento il suo piano di salvezza e che d dia di testimoniare responsabilmente il suo amore.
Virginia Mariani
10
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KI®ìi[l2Q(3^a"
Un sniuto dclln Fdni in itslinno 6 in inglese sulls «rete delle reti» Internet
Comanicare per essere nel mondo
Qualche mese fa l’Associazione culturale protestante di
Milano aveva organizzato 3
conferenze sul ruolo delle donne nella storia, ripercorrendo
la vita e l’esperienza di badesse
e di donne protestanti, ovviamente in periodi storici differenti. Ritenni così interessante
il tema da decidere, di mia
esclusiva iniziativa, di propagandare l’evento attraverso Internet', inviando una sorta di
«depliant» a tutti i siti web" che
avevano attinenza con il mondo femminile e la storia. Fu
una prova che dette buoni risultati, certamente oltre la mia
immaginazione.
Alcune donne, ovviamente
di Milano, sono venute personalmente alla conferenza, altre
hanno inviato degli e-maiP
per avere maggiori informazioni sulla bibliografia, altre mi
hanno chiesto di tenerle informate periodicamente su varie
ed eventuali iniziative, poichéavrebbero volentieri inoltrato gli avvisi ad altri siti o organizzazioni.
Ho riportato questa banale
esperienza per dimostrare come un media'' quale il net^ a
differenza di un giornale sia
stampato che radiofonico o televisivo, eleva un comunicato
da semplice informazione passiva (pubblicità) a momento di
scambio e interazione. Comunicare, infatti, a differenza di
informare, ha il significato di
«rendere comune», ma anche
di «essere in relazione», presupponendo, quindi, l’interattività di più soggetti.
Non vorrei cadere in retorica ma non possiamo non fare
i conti con il fatto che viviamo
in una realtà socio-culturale
dai confini sempre più sfumati, in un mondo dai connotati
sempre più variegati: razze,
culture, religioni, usi e costumi
diversi, agli antipodi tra di loro
ma che come i punti della teoria matematica costituiscono
l’insieme. Le nostre stesse comunità, soprattutto nei grandi
centri urbani, sono spesso una
rappresentazione di questo insieme.
Ora in questa visione insiemistica, soprattutto per chi
crede in un impegno evangelico, lo scambio di esperienze,
la comprensione, la condivisione, il confronto, in una parola la comunicazione, devono essere approfonditi, estesi
e allargati il più possibile. Grazie alle nuove tecnologie oggi
possiamo anche superare i limiti spazio-temporali: possia
mo discutere in tempo reale,
a qualsiasi distanza; possiamo
divulgare o richiedere informazioni in tutto il mondo con
un solo click'' su di un
mouse"; possiamo scambiare
esperienze con persone che
altrimenti non avremmo mai
conosciuto; possiamo venire-a
conoscenza di fatti e realtà da
cui altrimenti saremmo esclusi. Possiamo conoscere e farci
conoscere.
E così che da un mio intervento e da una mozione presentata al Convegno di Santa
Severa in risposta a due temi
ricorrenti («l’esigenza di farsi
conoscere come Fdei» e «il
coinvolgimento delle nuove generazioni») all’interno del Comitato nazionale mi è stato-affidato il compito di implementare e curare la comunicazione
su Internet e gestire i rapporti
che tramite questo strumento
si potranno instaurare. Come
obiettivo a breve termine, pertanto, mi sono prefissata la
creazione di un sito web Fdei,
possibilmente in italiano e inglese, per cominciare a costruire un ponte verso gli altri
punti dell’insieme in cui ci
muoviamo.
A questo impegno, che riveste priorità, va aggiunto l’inca
rico di raccordo con le iniziative e i programmi a favore delle donne a livello europeo e la
costituzione di un gruppo di
studio nell’area lombarda sul
tema «Riflessione biblico-teologica sul rapporto uomo-donna
nel 3° millennio», un tema impegnativo sul quale il team di
lavoro (che verrà definito prossimamente) si impegnerà con
l’obiettivo di produrre un documento che potrà servire come
base per allargare e approfondire la riflessione.
(1) Internet = rete di comunicazione internazionale che permette
lo scambio di dati, immagini, suoni
tra computer attraverso linee telefoniche,
(2) Sito web = Una o più pagine
rese pubbliche sulla rete Internet
(3) E-mail = electronic mail. Posta
elettronica che viaggia attraverso la
rete da un computer a un altro.
(4) Media = mezzo. Insieme degli
strumenti di divulgazione dell’industria culturale
(5) Net = rete
(6) Click = parola onomatopeica
che riproduce il suono di un tasto
o pulsante (cliccare)
(7) Mouse = letteralmente «topo». Accessorio elettronico che
consente di guidare un cursore sul
video del computer muovendolo
sul piano di lavoro.
Daniela Manfrini
Continuano studio 6 ricorca in favore delle donnei presto un Cjuestionario
Per combattere tutte le violenze
La rete che molte donne
protestanti stanno cercando di
tessere è come quella rete dei
pescatori a cui Gesù si rivolse,
promettendo loro che non
avrebbero più pescato «pesci»,
ma «uomini».
Le reti moderne, telematiche, ci aiutano a sintonizzarci
in tempo reale da Est a Ovest,
da Nord a Sud, «pescando»,
captando notizie lontane e avvicinando noi alle donne più
distanti (senza dimenticarci
però delle sorelle che siedono
al nostro fianco). La Fdei cercherà, negli anni futuri, di
rafforzare la formazione delle
donne, in tutti i modi possibili,
ma prima di tutto con un collegamento capillare da persona
a persona. Contemporaneamente è già in grado di curare
un collegamento più vasto, come è appunto quello dell’inserimento nei siti Internet delle
associazioni femminili che nel
mondo operano nella sfera sociale, familiare, ecc. per accorciare la distanza die separa
ancora l’universo femminile da
quello maschile.
Un tema che la Fdei ha fatto
proprio, collaborando con la
«Commissione Decennio delle
chiese in solidarietà con le
donne», è quello della violenza.
Tra non molto tutti i gruppi
femminili riceveranno un questionario da compilare; dalla
sua elaborazione seguiranno
studi, incontri in prosecuzione
dell’interessante convegno avvenuto a Roma lo scorso marzo dal titolo: «Oltre il silenzio».
La violenza non è un fatto
nuovo.È un inconveniente di
cui ci si vergogna, ma esiste
ancora anche fra le mura delle
nostre case, delle nostre famiglie, delle nostre chiese, a vari
livelli. Poi esiste la violenza ancora più macroscopica nelle
società arretrate, che trasforma
certi episodi in fatti di cronaca
folcloristica, mentre andrebbe
combattuta dalle istituzioni, dalle chiese, dalle forze sane che
agiscono in quei luoghi. Questo tema, la violenza sulle donne. è ormai di interesse internazionale. Molti sono i dibattiti
che si svolgono all’estero e dai
quali possiamo ricevere uno
sprone per continuare ad ap
profondire questo tema, affinché ogni donna sappia «difendersi» dalle varie forme che si
insinuano nella loro vita quotidiana. Il questionario darà una
possibilità per parlarne, per
chiacchierare, per capire meglio; non è uno strumento
esaustivo del problema, ma
può sollecitare riflessioni molto
profonde. Per questo si invitano anche gli uomini a compilarlo. Da questo tema, potranno nascere riflessioni bibliche e
spirituali che serviranno nel
percorso di formazione teologica promossa dalla Fdei.
Ho constatato che dal Sud
(che è la realtà a me più vicina
non solo geograficamente, ma
soprattutto «politicamente») la
partecipazione al Convegno e
al Congresso straordinario è
stata massiccia per alcune
chiese e latitante per molte altre. È questo un tempo di
grande sofferenza per le chiese
evangeliche storiche: è un
tempo in cui bisogna stringere
i denti e sentirsi più unite, perché il pericolo della frantumazione è reale. La Fdei, consapevole di questo pericolo, ha
allargato i propri confini. Il
tentativo di lavorare con altre
sorelle di diversa denoninazione è un modo per metterci «in
rete» all’interno del variegato
mondo evangelico femminile,
rafforzandoci nella comune fede in Gesù Cristo.
Una società moderna basata
su una buona formazione teologica, sull’uguaglianza fra uomo e donna, sul rispetto per la
natura (promossi dalle donne
credenti) è una società che costruisce un futuro vivibile per i
propri figli. Il raggiungimento
di questo obiettivo richiede
l’impegno di ognuna di noi, di
collaborare nella propria chiesa, di seguire la stampa evangelica (il nostro Notiziario è
apprezzato anche all’estero), di
«pescare» altre pescioline che
nuotano senza meta nel mare
delle illusioni effimere della nostra società. È una sfida! Ma
neanche tanto... Con l’aiuto
del Signore possiamo arrivare
a questo traguardo.
Elena Chines
La collaborazione tra diverse nazionalità e confessioni
Donna straniora in Italia
In una recente corrispondenza Angèle J. Ralalanirainy, che
lavora a Roma presso l’ambasciata del Madagascar, ci informa della costituzione di un
gruppo di donne straniere all’interno della Chiesa valdese.
Si tratta, spiega Angèle, di
donne protestanti provenienti
da diversi continenti: Europa,
America, Africa, Asia e isole
deH’Gceano Indiano. Sono in
Italia per diversi motivi: c'è chi
lavora in organizzazioni internazionali come la Fao, la Fida,
il Pam ( o sono'mogli di mariti
che vi lavorano), ci sono studentesse universitarie che in
genere usufruiscono di una
borsa di studio annuale o pluriennale, ci sono inoltre mogli
di mariti italiani e infine ovviamente ci sono anche donne
che avendo problemi di varia
natura nei propri paesi hanno
preferito emigrare in Italia dove, in genere, lavorano come
collaboratrici domestiche, in ristoranti, in qualche impresa.
La maggioranza di loro vivrà in
Italia per un periodo limitato
che spesso coincide con un impegno di lavoro o di acquisizione di nuova professionalità. Ma
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■ L'impegno (delle donne nelle chiese
Dare visibilità
sia quelle che per varie ragioni
resteranno per sempre in Italia, sia quelle per le quali l’Italia
rappresenta un tempo limitato
di studio o di lavoro, tutte sentono la necessità di fare esperienze significative.
Anche in materia di fede.
Per questo, conclude Angèle,
il mondo delle Chiesa valdese,
benché piccolo, rappresenta
un riferimento importante per
ché si può vivere da straniere
nel paese ma non nella chiesa,
ovvero nella famiglia spirituale
di Dio che non ha confini. La
chiesa diventa così un luogo di
un integrazione profonda che
arriva ancor prima della conoscenza della lingua e delle regole del paese perché in Cristo acquistiamo dal giorno in
cui crediamo una nuova cittadinanza.
Uno dei filoni di riflessione
emerso durante il Congresso
straordinario di Santa Severa è
quello che riguarda la «visibilità
delle donne nella chiesa». Il
Comitato nazionale ha chiesto
a due sorelle di preparare, per
il prossimo anno ecclesiastico,
del materiale da sottoporre
all’attenzione delle Unionigruppi, possibilmente coinvolgendo anche le comunità.
Penso che si possa affermare che le donne, da sempre,
sono state più presenti e attive
nelle chiese, anche se le cariche istituzionali erano in mano
maschile e non ci si rendeva
conto del valore di questo lavoro svolto con umiltà e spirito di
servizio. In questi ultimi decenni la «visibilità» delle donne nella chiesa è sicuramente aumentata, molte sono oggi le
donne pastore e predicatrici
locali, diverse sorelle sono impegnate in comitati o commissioni, anche ai livelli più alti,
ma questo non vuol dire che
alla fine del «Decennio» sia tutto dato per scontato. Lo stesso
Sinodo delle chiese valdese e
metodista (agosto 1998) ha
sentito il bisogno di proporre
un ordine del giorno nel quale
si invitano le chiese a
- potenziare la presenza di
donne attraverso un progressivo ripensamento del funzionamento delle strutture ecclesiastiche che tenga conto del sapere e dell’esperienza femminile;
- favorire l'accesso di donne
a percorsi di formazione e di
aggiornamento.
La presidente della Fdei, nella sua relazione al Congresso,
faceva però anche presente
che le donne «non debbono
rinchiudersi nel loro orticello.
ma devono sentirsi chiamate!
rendere testimonianza della “t
berazione” in prima persona,
Le donne devono quindi mettere a frutto i loro talenti e noi
seppellirli nell’orticello di casa;
certo non è sempre facile «uscire», ma si può imparare!
Compito della Fdei è sfati
ed è quello di sostenere la (or
mazione e stimolare la partect
pazione delle donne evangel
che. Negli ultimi anni, per ini
ziativa delle Federazioni femminili e di Unioni e gruppi, soni,
aumentate le riflessioni per uni
lettura biblica al femminile.
La lettura biblica, l'uso cÌ!l'
linguaggio inclusivo e credo!
prendere coscienza di sé, »
che in rapporto alla fede eé.
Bibbia, contribuiscono a d®;
alle donne una consapevoleza
che le può aiutare a diventa«
più «visibili».
Non credo che si debba anivare, come in alcuni ambiti
viene sostenuto, a fissare deik
percentuali per gli incarichi d
responsabilità, perché penso
che un determinato impegno
lo debba assolvere chi è in grado di farlo, ma forse dovrebbe
ro essere forniti, alle donne,
strumenti per acquisire certi
capacità e sicurezze. Prendia
mo, però, coscienza delle nostre capacità e non nascondia
mo il nostro talento. Vorreii
concludere con l’augurio chi
facevo, nell’ormai lontano
1988 quando ero presidenti!
della Ffevm, «L’augurio che
faccio a tutte noi è che sappia
mo mettere a frutto, cioè a disposizione di tutti, quel talento,
grande o piccolo che sia, non
importa se a noi può sembrare
senza valore, che il Signore d
ha dato».
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Maria Grazia Sbafi!
L'archivio delle donne avrà un nome
La nostra storia
L’8 marzo scorso, durante
un incontro di sorelle, sono
stati consegnati i documenti riguardanti il lavoro di tanti anni
della Federazione delle donne
evangeliche in Italia (Fdei)
all’archivio valdese di Torre
Pellice. Il Comitato nazionale
ha deciso di dedicare lo spazio
che la Tavola valdese ci ha
concesso a Miriam Castiglione. Figlia di pastore valdese,
Miriam ha dedicato parte della
sua vita allo studio della religiosità popolare nel Meridione e
si è interessata dei movimenti
religiosi pentecostali. Molti si
chiederanno come mai dare
tanta enfasi a un gesto cosi
semplice come depositare dei
vecchi archivi. Sappiamo tutti
che la storia di un popolo non
è fatta solo di grandi impresima anche di molte piccoli
azioni.
Nelle nostre comunità moh
te sono le piccole azioni che
formano la nostra storia, pii'
sone che lavorano nell’ombri
e spesso i loro volti, il loro agi'
re, non vengono conosciuti. H
Comitato nazionale ha pensato di costituire un gruppo pii
raccogliere le «memorie» di su'
felle che sono disposte a iH)
viarci delle testimonianze, dii
racconti su persone che ni!
passato hanno contribuito i
mantenere viva la loro comunità. Tutto verrà archiviato a
Torre Pellice perché anche cH
viene dopo di noi conosca la
nostra storia.
Art.
La Fec
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Congres!
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Segretari
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? K-" Con il VII Congresso straordinario, svoltosi a Santa Severa all'inizio di novembre, la Fdei diventa «rete di collegamento)
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E nata la nuova F^deraziona della donne
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H VII Congresso Fdei di Santa Severa ha' suggellato la nascita ufficiale della nuova FedetMione, intesa come rete di
■pegamento fra le varie realtà
^geliche italiane. Con l’ap¿irovazione del nuovo Statuto
si è aperta la via a quello che,
jcl lontano 1976, quando le
¡orelle valdesi, metodiste e batiste si riunirono in un’unica fesrazione, era un sogno, ma
:he una meta per cui lavoraF^nel tempo.
. Il vecchio statuto, fin dalle
j^e origini era stato pensato e
^diato con lo sguardo rivolto
al futuro, laddove nelle premesse dell’art. 1 si parlava, come se ne parla tuttora, di «movimenti femminili con propria
denominazione, che si riconoscono uniti da una comune vocazione di testimonianza cristiana».
Da qui il passo è stato breve
per dar vita all’attuale nuovo
statuto, anche se, chiaramente, si sono dovute superare le
solite difficoltà di ordine ammirastrativo, come sempre, quando si vuole tradurre il pensiero
sulla carta e in termini legali
per giunta.
Lungo il cammino dei vari
artìcoli si sono apportate delle
modifiche, spesso lievi, ma che
rendono il testo più chiaro e
aderente alle normative in vigore. Le modifiche sostanziali
hanno riguardato la composiàone del nuovo Comitato naàoiiale che rispecchia al suo
•interno la pluralità delle realtà
evangeliche aderenti alla Federaàc^e e, nello stesso tempo,
ne garantisce la gestione in
modo semplice e agevole.
,ttn’altra modifica interessante Riguarda la possibilità che
tee data alle associate singole di avere una voce ufficiale in
Congresso (art. 5), mentre altre precisazioni sono state
messe a punto con gli articoli
che vanno dal 10 al 15.
Art. 1 - Costituzione
La Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei), nata nel
Congresso del 1976 dal Movimento femminile battista, dal
Segretariato per le attività femminili metodista e dalla Federazione femminile valdese, è
costituita da gruppi o Unioni
femminili evangelici operanti
m Italia o di lingua italiana oPeranti all’estero, organizzati o
meno in movimento o federatone con propria denominatone, che si riconoscono uniti
fia una comune vocazione di
festimonianza cristiana.
L adesione alla Federazione
avviene direttamente da parte
fi! un movimento di apparte'’®nza, oppure da parte di un
afegolo gruppo o Unione ed è
compatibile con il manteni"ifinto dei propri legami orga"Ézativi.
Possono aderire alla Federazione anche singole donne
evangeliche non associate a
jlzuppi, movimenti o Unioni
tfierati e che accettino il co"•yne fondamento di fede di
al primo comma, e intcncollaborare al raggiungiate degli scopi di cui all’art.
'■ La Federazione ha sede in
tela, via Firenze n.38.
Art. 2 - Scopi
^ Federazione donne evan®che in Italia non ha scopo
'lucro c si propone di:
®) sostenere l'opera di forcone, testimonianza e serdei soggetti associati e
tetanto coordinare e pro^vere tutte le iniziative e at^ di interesse comune;
^testimoniare la liberazione
sca fe ®tea e contribuire affinché la
®t'tà della donna venga gaio I °Srai contesto sociale
loffK wurale e politico;
c) stimolare la partecipazione delle donne evangeliche alle
iniziative che promuovano il
ruolo della donna in sede locale, regionale o nazionale;
d) curare i rapporti con organizzazioni similari e con altri
movimenti o associazioni femminili in Italia e all’estero, e
porsi come rete di collegamento tra gli stessi.
Nel perseguimento dei propri
scopi la Federazione è autonoma da organizzazioni ecclesiastiche denominazionali e interdenominazionali e non interferisce nell’attività particolare dei
singoli gruppi, Unioni e movimenti associati o federati che
eventualmente si colleghino.
Art. 3 - Organi
Gli organi della Federazione
sono:
a) il Congresso
b) il Comitato nazionale
c) il Collegio delle revisore
Art. 4 - Patrimonio
e finanziamento
Il finanziamento della Federazione è assicurato dalle quote annuali delle associate nella
misura stabilita dal Comitato
nazionale e da eventuali offerte e doni di enti o privati. Eventuali avanzi di gestione verranno reinvestiti nell’attività
della Federazione; in nessun
caso si procederà a ripartizione di eventuali somme tra gli
associati.
Art. 5-11 Congresso:
composizione
Sono membri del Congres
so:
a) le delegate dei gruppi o
Unioni locali appartenenti o
meno a un movimento in ragione di due delegate per ogni
gruppo o unione aventi più di
20 iscritte, e di una delegata
per gli altri;
b) una rappresentante per
ogni 20 associate singole, o
frazione di 20, secondo un turno alfabetico tenuto a cura del
Comitato nazionale.
c) le componenti del Comitato nazionale.
d) Le presidenti dei movimenti denominazionali che
fanno parte della Federazione.
Possono assistere ai lavori
congressuali, come osservatrici, le donne singolarmente associate alla Federazione; quelle
associate ai gruppi o Unioni
locali federati, nonché le persone che il Comitato nazionale
abbia invitato.
L’ufficio di presidenza può
dare la parola su singoli argomenti a tali soggetti.
Art. 6-11 Congresso:
sessioni
Il Congresso, convocato dal
Comitato nazionale, si riunisce
in sessione ordinaria ogni
quattro anni e in sessione straordinaria per iniziativa del Comitato nazionale o su richiesta
di un quarto dei gruppi o
Unioni federati.
Il Congresso è validamente
costituito quando siano rappresentati almeno metà più
uno dei gruppi o Unioni federati e delibera validamente con
la presenza della metà più uno
dei suoi membri.
Il Congresso delibera a maggioranza assoluta delle votanti,
computate tra queste le astenute, salvo che il presente statuto stabilisca per determinate
votazioni una maggioranza diversa.
Le votazioni si fanno per alzata di mano, a meno che il
presente statuto o almeno un
quinto dei membri del Congresso richiedano la votazione
per appello nominale o per
scheda segreta.
Art. 7-11 Congresso:
competenze
e ordine dei lavori
Il Congresso
a) elegge fra i suoi membri
per lo svolgimento dei suoi lavori con votazione per scheda
segreta, un ufficio di presidenza composto da una presidente e da due vicepresidenti; non
possono essere elette a questo
ufficio le componenti del Comitato nazionale; l’ufficio di
presidenza provvede alla nomina delle segretarie e delle assessore;
b) delibera sulle materie di
cui all’art.2;
c) esamina il rapporto del
Comitato nazionale sul proprio
operato e i rendiconti finanziari da questo presentati;
d) delibera in via definitiva
sulle domande di adesione alla
federazione dei gruppi, Unioni o movimenti. Tale deliberazione ha effetto nello stesso
Congresso, in ordine alla partecipazione ai lavori delle delegate;
e) elegge, con votazione per
scheda segreta, il Comitato nazionale;
t) delibera sulle modifiche al
presente statuto, su proposta
del Comitato nazionale o di almeno un quinto dei membri
del Congresso a maggioranza
dei due terzi delle votanti;
g) delibera su ogni altra questione sottoposta dal Comitato
nazionale o su iniziativa dei
membri del Congresso;
h) elegge il collegio dei revisori.
Il Comitato nazionale assolve
le funzioni di seggio prowiso
rio fino all’elezione deH'ufficio
di presidenza.
Art. 8 II Comitato
nazionale: composizione
Il Comitato nazionale è composto da almeno due rappresentanti di ciascuno dei movimenti fondatori;
di rappresentanti di organizzazioni femminili a carattere
nazionale aderenti alla Federazione.
Le componenti del Comitato nazionale durano in carica
da una sessione ordinaria del
Congresso all’altra e non possono farne parte più di due
volte consecutive. In caso di
dimissioni o di impedimento
permanente di una delle componenti, il Comitato nazionale
provvederà alla sostituzione
mediante, cooptazione, nel rispetto delle proporzioni indicate.
I movimenti o federazioni
che eventualmente colleghino i
gruppi o Unioni federati nominano una propria rappresentante con voce consultiva nel
Comitato nazionale.
II Comitato nazionale, nella
prima riunione dopo il Congresso, nomina nel suo seno
una presidente, una vicepresidente, una segretaria e una tesoriera e assegna gli altri incarichi che reputa opportuni.
Art. 9-11 Comitato
nazionale: riunioni
Il Comitato nazionale si riunisce la prima volta entro 30
giorni dal Congresso, su convocazione della componente
che abbia riportato il maggior
numero di voti; successivamente si riunisce, su convocazione della presidente, almeno
due volte l’anno,
11 Comitato nazionale delibera validamente con la presenza
dei due terzi delle sue componenti e a maggioranza assoluta
delle votanti, computate tra
queste le astenute.
Art. 10-11 Comitato
nazionale: competenze
Il Comitato nazionale
a) esegue le deliberazioni del
Congresso;
b) amministra i fondi della
Federazione;
c) formula proposte per il
Congresso e presenta a questo
il rapporto sul proprio operato
e i rendiconti finanziari;
d) istruisce le domande di
adesione alla Federazione da
parte di gruppi, Unioni o movimenti e delibera sulle domande di adesione da parte di singole;
e) opera per il raggiungimento degli scopi della Federazione deliberando in merito;
f) approva regolamenti relativi al funzionamento della Federazione e delle sue eventuali
articolazioni territoriali.
Art. 11 - Presidente
La presidente è la legale
rappresentante della Federazione e agisce secondo le deliberazioni del Comitato nazionale.
Art. 12 - Vicepresidente
La vicepresidente sostituisce
la presidente in caso di sua assenza o impedimento.
Art. 13 - Segreteriatesoreria
La segretaria cura la stesura
e la raccolta dei verbali del Comitato nazionale.
La tesoriera cura la contabilità della Federazione e predispone i bilanci da discutere in
Comitato nazionale in vista
della presentazione all’assemblea congressuale.
Art. 14 - Collegio
delle revisore
Il Collegio è composto di
due revisore dei conti elette dal
Congresso, che durano in carica da una sessione ordinaria
del Congresso all’altra. Le revisore non possono essere elette
più di due volte consecutivamente.
Le revisore dei conti controllano tutta la documentazione
contabile del Comitato nazionale, verificandone legittimità
e correttezza; presentano al
Congresso una relazione sui
bilanci nonché sull’attività da
loro svolta.
Art. 15 - Scioglimento
L’eventuale scioglimento
della Federazione è deliberato
dal Congresso a maggioranza
di due terzi delle votanti. Con
la deliberazione di scioglimento il Congresso decide anche
sulla destinazione del patrimonio, da devolvere a organismi
senza fini di lucro che dedichino particolare attenzione al
ruolo delle donne e siano di
ispirazione evangelica.
A cura di Emera Napoletano
FINANZE - FINANZE ■ FINANZE - FINANZE - FINANZE - FINANZE - FINANZE - FINANZE
Il Congresso straordinario
Fdei svoltosi a Santa Severa
ha dato mandato al Comitato
nazionale di invitare i GruppiUnioni femminili a sostenere il
lavoro della Fdei con un contributo finanziario annuale. Alcuni Gruppi-unioni già inviano
la loro contribuzione, ma molte non hanno risposto agli appelli precedentemente fatti in
occasione dei Congressi e anche le diverse sollecitazioni
pubblicate sul Notiziario non
sono state di stimolo.
Sappiamo che le donne sostengono con i loro bazar
molti progetti all’interno delle
proprie chiese e, in diversi casi, non riescono a sostenere
se stesse quando devono partecipare a convegni, congressi, ecc. perché generalmente
tutto il loro ricavato viene consegnato alla cassa della chiesa,
come è emerso durante le discussioni in Congresso. Forse
è tempo che le donne provvedano a decurtare una somma
da questi «guadagni» da dedicare alle attività femminili quali l’invio delle quote alle Federazioni di appartenenza, partecipazioni a Congressi nazionali e Convegni regionali e
nazionali.
Però è anche tempo che i
Consigli di chiesa o Concistori
prevedano delle voci di spesa
per l’aggiornamento e la formazione delle donne che, comunque, devono farsi forti e
avere il coraggio di chiedere
poiché anche il partecipare a
un congresso femminile è un
servizio per la chiesa, un’occasione di arricchimento anche
per la chiesa. Le donne devono cioè farsi forti ed avere il
coraggio di chiedere poiché
anche questi sono servizi per
la chiesa. E trovare il coraggio
di chiedere è un modo di riconoscere e di assumere la nostra responsabilità di donne
credenti.
Con l’anno ’97 si era dato
avvio al tesseramento Fdei
che, oltre ad essere un aiuto
finanziario (poiché la quota
annuale è di £. 25.000), ha
permesso a molte sorelle, che
non fanno parte di UnioniGruppi, di seguire i lavori della
Fdei stessa. Il tesseramento infatti vuol dire che si ha diritto
a ricevere tutto il materiale
prodotto dalla Federazione
(Notiziario, Studi, Quaderni,
Liturgia Gmp,ecc.). Chi intende aderire singolarmente e in
modo ufficiale alla Fdei deve
presentare domanda scritta al
Comitato nazionale, come è
indicato nel nuovo Statuto
all’art.lO (lettera d).
Il Comitato nazionale affronta il mandato di questo quadriennio con molte incertezze
relativamente agli aiuti materiali che saranno fondamentali
per la realizzazione di tutti i
progetti messi in cantiere.
Confidiamo nell’aiuto di tutte e di tutti, ma soprattutto
nell’aiuto del Signore poiché
«Io riconosco che Tu puoi tutto e che nulla può impedirti di
eseguire un tuo disegno»
(Giobbe 42, 2).
Marina Bertin
QVl DI SEGUITO RIPORTIAMO L’ELENCO
DELLE QUOTE E DELLE OFFERTE PERVENUTE ALLA FDEI
DAL 15/4/96 AL 30/10/98
1 Angrogna . ..........................£ .300.000
2 Cagliari . . ............... ...........100.000
3 Cerignola ............................. . ,50.000
4 Felonica Po...............................150.000
5 Ferrara....................................60.000
6 Firenze (Borgo Ognissanti) ..............100.00
7 Firenze (via Manzoni)...................200.000
8 Fioridia..................................150.000
9 Forano .................................100.000
10 Genova Sampierdarena ....................60.000
11 Genova (via Assarotti)...................150.000
12 Intra-Verbania...........................100.000
13 Lentini .................................60.000
14 Luserna S.Giovanni.......................200.000
15 Milano (via Sforza)......................200.000
16 Milano (via Lambertenghi)................200.000
17 Milano (via Vimercate) ..................300.000
18 Mortola..................................260.000
19 Napoli (via dei Cimbri) .................200.000
20 Napoli (via Foria)........................50.000
21 Napoli (via Caivano)......................15.000
22 Padova...................................100.000
23 Palermo (La Noce)........................900.000
24 Pavia ...................................200’000
25 Parma....................................230.000
26 Pinerolo ................................200.000
27 Pomaretto................................400.000
28 Prarostino ........................... 15Q qqq
29 Roma (Garbatella) ......................150 000
30 Roma (Piazza Cavour) ....................100.000
31 Roma (via Urbana) .. ....................400.000
32 Roma (via Firenze)......................400 000
33 Roma (via IV Novembre)..................100.000
34 Savona.......................^ . . ! ! ' ’ ,6o!oOO
55 Scicli....................................160.000
36 Trieste (via Giganti) ....................100.000
37 Trieste (Piazza S. Silvestro).............270.000
38 Vallecrosia................................. qqq
39 Varese ..................... . . . ’ ^ ! '400^000
40 Vicenza...................................200.000
41 Venosa....................................125.000
42 Villa S. Sebastiano........................50.000
12
P^Q. IV
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1ÍR KI®iiQ2Q0KQ®
VENER
Abbiamo svolto una piccola indagine tra le lettrici di questo bollettino
«Notiziario» si «Notiziario» no
All’ultimo congresso della
Federazione delle donne evangeliche in Italia è stata condotta una piccola inchiesta sul nostro notiziario. Al questionario,
le cui risposte abbiamo nel
frattempo elaborato, hanno risposto la metà circa delle partecipanti. Tutte le età erano
rappresentate, diciamo dai 35
ai 79 anni; la fascia più consistente era comunque «occupata» dalle cinquanta, sessantenni. Molte le professioni rappresentate: infermiere, bancarie,
impiegate, insegnanti, giornaliste, casalinghe e una diacona.
Ma vediamo le risposte. Possiamo dire che al cento per
cento la formula della cadenza
trimestrale piace. L’80% trova
gli articoli interessanti; un 8%
li considera importanti e un altro 8% leggibili, un 1% li considera troppo lunghi e un altro
1% difficili e scarsamente interessanti. Nel questionario era
previsto uno spazio per suggerimenti concreti. E qui è impossibile riassumere. Segnaliamo solo le osservazioni più frequenti. Innanzitutto migliorare
la grafica e introdurre il colore.
Sui temi generali si richiede
che vi sia sempre uno o più riferimenti biblici «per vedere
come la Bibbia interagisce con
la nostra attuale realtà». Interessano, ecco un’altra osservazione abbastanza diffusa, informazioni su altri gruppi femminili evangelici o comunque cristiani in un’ottica ecumenica.
Inoltre il linguaggio deve essere semplice e chiaro. Ogni tanto, osserva qualcuna, si scivola
nella retorica e in ripetizioni.
Infine, bisognerebbe cambiare
il nome della nostra testata, il
«Notiziario». Esso appare burocratico, piatto, non rende conto della gioia, della creatività
del nostro mondo femminile.
no condiviso questa piccola inchiesta che , riteniamo, è stata
utile per chiarire sino a che
punto serva questo foglio veicolato da «Riforma» che ci ren
de un prezioso servizio. Aspetto notizie, informazioni e...
proposte per la testata. Grazie.
Daniela Ferraro
Riflettendo su questo campione di risposte che esprime
tendenze significative vorrei
notare che realizzare il nostro
attuale notiziario a colori è
fuori completamente dal nostro bilancio parecchio misurato e già si fatica a far uscire
questo foglio ogni tre mesi. A
meno che si decida di investire
maggiormente in questo campo. Sarebbe molto positivo allargare, come indicano alcune
risposte, lo sguardo su altre
realtà femminili evangeliche.
In ogni caso è cosi difficile far
scrivere le donne e spesso,
quando ci riesci, quasi mai si
rispettano i tempi di consegna.
Ritengo che dovremmo avere
più coraggio nel mandare messaggi, commenti, informazioni
su quello che stiamo facendo
oggi come credenti in Italia.
Bisogna imparare a dialogare
ad alta voce, pubblicamente,
anche attraverso la carta stampata. Lo possiamo fare senza
reticenze, abbiamo molte cose
da dire se vogliamo tessere
quella rete di collegamento che
altrimenti ci renderebbe ancora più isolate di prima. Una
cosa però la possiamo fare subito: cambiare il nome della
nostra testata. Se «Notiziario»
non piace suggerite un nome
(non una frase, massimo 2-3
parole) e lo sottoporremo al
Consiglio nazionale. Grazie comunque a tutte quelle che han
Lq nomine
Il nuovo Comitato nazionale
eletto dal congresso straordinario Fdei, riunito a Roma il
7-8 novembre ha eletto presidente Doriana Giudici; vicepresidente Emera Napolitano; segretaria Maria Grazia
Sbaffi; tesoriera Marina
Bertin.
per l’anno 1999, dovrà organizzare un gruppo di riflessione «biblico-teologico» sul tema:
«Quale ruolo per l’uomo e per
la donna?».
MEMBRI DEL CN
Elena Chines è stata incaricata di dare attuazione alle decisioni del convegno Fdei-Fcei
sul tema della violenza dal titolo
«Oltre il silenzio» anche per
proseguire le indicazioni emerse durante il «Decennio di solidarietà delle chiese con le donne», voluto dal Consiglio Ecumenico delle chiese negli anni
1988-1998. Chines dovrà anche curare l’organizzazione e la
formazione dei gruppi Fdei nelle regioni meridionali.
Daniela Ferrare responsabile del settore stampa e informazione.
Lidia Ribet responsabile
dell’attività della Giornata
mondiale di preghiera e della
raccolta di testimonianze e di
materiale per l’Archivio delle
donne.
Inoltre Maria Greizia Sbaf
fì ha l’incarico di avviare una
ricerca sulla «visibilità delle
donne nelle chiese» e, per la
primavera del 2000, di organizzare un convegno nazionale
che raccolga la riflessione dei
vari gruppi e ne discuta con
teologhe e teologi, storiche e
storici, sociologhe e sociologi.
Daniela Manfrini responsabile dell’informatizzazione e
della progettazione di corsi di
formazione.
Angele Ralalanirainy responsabile dei collegamenti
con donne straniere in Italia e.
Il Comitato nazionale ha anche deciso di mantenere costantemente informata Virginia
Mariani del lavoro della Fdei,
per un proficuo scambio di
esperienze con i giovani e le
giovani della Fgei.
Il Cn incarica Florence Vinti
di organizzare la mobilitazione
e la raccolta di firme per la
«Remissione del debito» dei
paesi più poveri verso i più ricchi, per l’anno 2000.
DICONO DI NOI
Prevalenza femminile?
La richiesta di queste righe
per il supplemento Fdei è nata
forse da un piccolo equivoco:
si pensava che il Corso di formazione teologica a. distanza
della Facoltà avesse una partecipazione prevalentemente
femminile, oppure corrispondesse a un’attesa più collegata
alla situazione delle donne.
Siccome non è cosi, ci abbiamo comunque riflettuto sopra:
progettando il corso, avevamo
forse ipotizzato una prevalenza femminile,
o ancora una partecipazione da parte di
persone di una certa età? Ad esempio: la
giovane pensionata, un po’ meno oberata
dagli impegni di famiglia? E poi: nelle Facoltà di teologia protestanti di tutta Europa, come anche nella nostra Facoltà valdese di Roma, le studentesse sono sempre
più numerose, a volte già in maggioranza.
Ebbene, la risposta è stata la seguente:
da una parte al corso si sono iscritte persone di tutte le età, con dosi massicce di
20, 30 e quarantenni (splendidi) accanto a
alcuni seniores (anch’essi splendidi). Al di
là della categoria «età», sono tutte persone
al «centro della vita», con diverse spinte,
ambizioni, attese, richieste, e anche con
problemi e contraddizioni, come succede a
tutti coloro che vivono in modo impegnato. Da un totale di circa 230 iscritti, abbiamo 95 studentesse e 135 studenti: addirittura una controtendenza? Direi che il dato
non evidenzia una connotazione «femminile» o «maschile» del corso. Anche qui, si
tratta semplicemente di persone che si trovano, in condizioni differenti ma altrettanto impegnative, a cercare di conciliare la
passione per lo studio della teologia con i
molteplici impegni della vita: la casa, il lavoro, la famiglia, le relazioni, i conflitti...
Visto che stiamo ragionando in termini
di statistiche sul pubblico del corso, aggiungerei piuttosto quello che emerge come dato veramente interessante: la stragrande maggioranza degli iscritti fanno
parte di quel mondo evangelico che definirei «emergente e vitale». Sicuramente
numerosi sono i protestanti storici con
tanto di pedigree, ma moltissimi sono i
credenti del variegato mondo evangelico;
e soprattutto moltissime le persone che
’Â
cercano non solo cultura ma anche un
orientamento alla fede stessa; e moltissimi poi coloro che hanno scoperto la fede
solo di recente, si sono affacciati alle nostre chiese con un’attesa vitale piuttosto
forte e tra le tante cose che fanno nel loro entusiasmo di neofiti c’è anche lo studio della teologia.
Forse una vera novità è stata l’opportunità per fratelli e sorelle provenienti da
un approccio abbastanza letteralista alla
Bibbia, di incontrare e confrontarsi con la
teologia femminista, in occasione di una
delle sessioni di studio intensive tenute
presso la Facoltà.
Il Corso: quali opportunità?
Il Corso a distanza della Facoltà, della
durata di tre anni ma effettuabile anche in
un arco di tempo maggiore, intende offrire diverse possibilità di formazione teologica: ciascuno può cucirsi l’abito quasi a
misura. Cinque sono gli indirizzi di studio.
L’indirizzo biblico, quello storico e quello
sistematico-etico coprono le classiche discipline teologiche: Antico e Nuovo Testamento, Storia della chiesa. Teologia sistematica. L’indirizzo pratico-comunicazione, afferente a Teologia pratica, si rivolge in particolare alle persone che nelle
chiese evangeliche intendono mettersi a
disposizione degli altri nell’esercizio
dell’insegnamento (rivolto ai bambini, giovani, adulti), della predicazione, della relazione d’aiuto. Moltissime le persone che
si sono iscritte indicando proprio quest’ultima scelta. Infine, l’indirizzo ecumenicoreligioni in dialogo apre una prospettiva
interessante anche al di là delle connotazioni più confessionali.
La didattica del corso è stata pensata
avendo in mente proprio la
condizione di chi ha la porzione principale della giornata
già ben occupata dal lavoro,
dalla famiglia, ecc. Lo studio
viene affiancato con appositi
materiali didattici e alcuni incontri annuali (la cui partecipazione è però libera) offrono
la possibilità di un confronto.
Quasi tutti gli studenti possono fare riferimento a un tutore locale che segue l’andamento del loro studio. In ogni caso è possibile sempre rivolgersi a un coordinatore
che lavora a tempo pieno su questo progetto, ed è disponibile sia per consulenze
individuali da Roma sia a visite ai vari
gruppi locali di studenti. Questo perché
intendiamo sviluppare quanto più possibile l’interazione con tutte le studentesse e
tutti gli studenti che si trovano appunto a
«distanza», una condizione in sé non ideale
per svolgere lo studio della teologia.
Anche la valutazione avviene attraverso
più momenti di interazione, attraverso
una prima fase che prevede la risposta
scritta a domande e poi attraverso un colloquio a Roma. AI termine del ciclo triennale e dopo 11 esami si consegue il diploma universitario (riconosciuto dallo stato)
di Cultura teologica (per conseguire tale
titolo è necessario in partenza il diploma
di secondaria superiore; ma chiunque può
iscriversi al corso conseguendo comunque
un Attestato della Facoltà).
Informazioni dettagliate sulla metodologia e sui programmi del corso possono
essere richieste a Roberto Bottazzi, coordinatore del corso, presso la Facoltà valdese di teologia, via P. Cossa 42, 00193
Roma, 06-3210789. Sulla composizione
studentesca del corso, ciò che finora ci ha
più colpito, e che in un certo senso ha
costituito una sorpresa, è il dato qualitativo; uomini e donne, di tutte le professioni, nel pieno della loro occupazione e dei
propri impegni familiari, hanno voglia di
dedicare un tempo cospicuo a uno studio
che li appassiona. Sentiamo forte la responsabilità di rimanere, nella durata,
all’altezza della qualità di questa richiesta.
Roberto Bottetzzi
Un incontro a Vallecrosia
Riflettendo sai
tempo delle donne
«Il tempo delle donne», questo il tema affrontato da una
trentina di partecipanti provenienti dal Piemonte e dalla Liguria nell’ospitale Casa valdese
di Vallecrosia che ci ha accolte, con efficienza e calore, a
metà gennaio per il convegno
di formazione promosso dalla
Fdei. La pastora Francesca
Cozzi ci ha aiutate a riflettere
sul tempo di ciascuna e il tempo che si vorrebbe avere per
sé. E qui è emersa la contrapposizione tra il tempo ciclico,
naturale e il tempo che si carica di storia e di società.
A ragionare sul tempo ci ha
aiutato anche la Bibbia, per
esempio si è capito che il tempo è diverso a seconda del
contenuto che gli viene dato.
Lo diceva già l’antica sapienza
di Israele nell’Ecclesiaste (cap.
3) che c’è «un tempo per ogni
cosa sotto il cielo». Ogni attività che caratterizza il nostro
tempo di credenti è buona (anche se non sempre utile) ma è
pur sempre transitoria. Il tempo si porta via ogni nostra
azione. Importante è che ogni
tempo sia vissuto al momento
giusto. E essenziale, cosi ci è
parso di capire, fare delle scelte di tempo che diventino delle
scelte di vita. L’immagine di
Marta e Maria ci ha fatto nuovamente discutere e riflettere.
Cristo libera il tempo allora è
la nostra vita che può essere liberata. E qui è il punto più difficile perché si frappongono
molti ostacoli anche religiosi o
di gestione del potere. Sacro e
potere sono due elementi che
condizionano le nostre vite e
che spesso noi stessi continuiamo ad affermare senza
renderci conto che sono anch’essi ostacoli nel scegliere «la
parte migliore» del tempo e
quindi della vita. Questa tensione tra la ricerca del tempo
di Dio e del nostro tempo condizionato, manipolato, sprecato è emersa anche durante 11
culto della domenica mattina
quando abbiamo ascoltato le
esperienze e le riflessioni di un
gruppo di sorelle di Imperine
di Sanremo. Un culto particolare. Diverso.
In Cristo il nostro tempo costretto in ruoli, scadenze, responsabilità diventa un tempo
liberato perché viene messo in
relazione diretta con il creatore
del tempo, Dio stesso. Ma se
Non succede tutte le domeniche che uomini e donne riuniti nel culto si mettano a danzare, offrendo i loro corpi ai
movimenti, alla musica, quasi
una preghiera. Le danze liturgiche alle quali ci ha introdotte la diacona Karola Stobeaus
di Palermo sono state anch’
esse una riflessione sul tempo,
Muovendoci ritmicamente, ripercorrevamo la ciclicità della
natura, esprimevamo la nostra
lode a Dio per tutti i suoi doni. Un modo diverso di dire
grazie a questi giorni vissuti
con intensità e gratitudine. A
questo punto non vediamo
l’ora (a proposito di tempo!]
di fare un terzo corso di for(d./l
mazione.
fi^ntainenti]
9 febbraio 1999, a Roma, |
riunione preparatoria per i
la Giornata mondiale di i
preghiera, gruppo interde- ì
nominazionale. ;
componenti del
Comitato
nazionaie Fdei
5 marzo 1999, Giornata
mondiale di preghiera.
13-14 marzo 1999, a Orsay (Parigi), convegno organizzato dalla Fdei e dal
Gruppo donne protestanti
di Parigi su; «Incontro di |
donne, incontro di cultu-1
re». Per la Fdei relazione- j
ranno Anne Marie Dupré I
SU: «L’accoglienza in Italia |
delle donne straniere» e
Marie-France Maurin su: ||
«La realtà delle donne nei Î
Balcani oggi». t
25 maggio 1999, a Roma, «Nelle scuole domenicali come si affronta il tema della violenza sulle
donne?», gruppo interdenominazionale.
4-5 giugno 1999, a Rocca di Papa, incontro con- !
elusivo del gruppo interde- j
nominazionale di Roma.
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Luserna S.Giovanni (Tol
c.c.p. n® 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
I 28 settembre, a Roma,
■ gruppo interdenominazioI naie femminile.
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
vai Riccardo Zandonai 84/a
00194 Roma
l®-3 ottobre 1999, a Barcellona, convegno Fdei e
Donne protestanti di Spagna su: «La visibilità delle
donne nella Bibbia, nelle
chiese, nella società civile».
Per la Fdei, Karola Stobeaus del Centro diaconale
«La Noce» di Palermo terrà
la relazione introduttiva.
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Ferrare
responsabile per la stampo
via S. Pio V 15
10125 Torino
26 ottobre 1999, a Ro-j
ma, riunione del gruppo
iriterdenominazionale fem-1
minile. |
Fascicolo interno a RIFORMA n40 del 34 ottobre 1997. Reg. lóiPinerolon. 176/1951, Responsj
bile ai sensi di legge: Piera
Edizioni Protestanti srl, via San
Pio V n. 15 bis, 10125 Torino.
Stampa:
La Ghisleriana - Mondavi.
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detto angrognino, che si rifa a
una leggenda popolare ricordata da Marie Bonnet nel suo
volume Tradizioni orali delle
valli valdesi del Piemonte, e
in cui si ironizza garbatamente sulle responsabilità, e anche sulle inefficienze, del
«primo cittadino» al quale di
norma si rinfaccia e si rimprovera tutto ciò che in un
Comune non va. Oggi, alle
soglie del terzo millennio,
l’ironia degli amministrati lascia il posto ad apprezzamenti ben più virulenti, anche se
molti non sanno che in questi
ultimi anni sindaco e giunta
non hanno più tutte quelle responsabilità che un tempo si
attribuivano all’esecutivo.
Nel 1990, con la pubblicazione della legge 142, si è
aperta una nuova epoca per il
funzionamento della pubblica
amministrazione. Sono state
infatti delineate strategie per
un migliore funzionamento
dei Comuni e delle Province,
che hanno sancito nuovi ruoli
e nuove responsabilità sia per
i dipendenti pubblici che per
gli amministratori. Ne parliamo ora con il dott. Carmelo
Guerrieri, nuovo segretario
comunale di Angrogna: «In
effetti l’art. 3 del decreto legislativo 3/2/93 n. 29 ha posto
un punto fermo: la distinzione
netta fra gli indirizzi politicoamministrativi che devono essere dati dagli amministratori
e l’attuazione di essi, che sono di esclusiva competenza
dei^nzionari. Questo a difesa dei cittadini, in quanto tutto
anello che è loro dovuto è do
fJto dalla legge, dai regolaenti, dagli strumenti esecutivi, e non per concessione di
chi amministra».
Quali sono dunque oggi i
compiti di un amministratore? «Le nuove leggi, note come “le Bassanini” dal nome
del ministro che le ha proposte, affermano che gli amministratori devono amministrare, e amministrare vuol dire
sostanzialmente operare delle
scelte che devono essere indirizzate al miglioramento dei
servizi per il soddisfacimento
dei bisogni dei cittadini. Questo è un compito molto difficile, che richiede un costante
rapporto tra amministratori e
amministrati». E dunque incontri, dibattiti, disponibilità
al confronto, informazione...Tutte cose che ad Angrogna si cerca di fare anche prima delle «Bassanini». Qual è
invece il ruolo dei funzionari? «Determinate le scelte politiche in base ai bisogni precisa il segretario - e quindi una volta delineati gli
obiettivi spetta ai funzionari
la loro realizzazione, con le
risorse finanziarie e umane
messe a loro disposizione. 1
funzionari devono rispondere
dei risultati, ed è compito degli amministratori controllare
che tali risultati siano raggiunti. Infatti ogni dipendente, in base al proprio ruolo e
alla propria competenza deve
dare tutte le indicazioni possibili per la formazione degli
atti, e deve rilasciare Tatto
conclusivo del quale risponde
a tutti gli effetti. Gli amministratori, a loro volta, devono
controllare che tutto ciò avvenga secondo le disposizioni
di legge».
Siamo dunque di fronte a
una sostanziale rivoluzione,
che ha già portato a diversi
cambiamenti (il rilascio delle
concessioni edilizie, ad esempio, che è ora di competenza
del tecnico comunale, sulla
base delle normative vigenti;
anche il pagamento di fatture,
di beni e di servizi non avviene più con delibera della
giunta ma con la cosiddetta
«determina» del servizio di
ragioneria) e che sta impiegando Tamministrazione comunale, sulla base delle indicazioni della circolare ministeriale n. 4/98 del 10 ottobre,
alla regolamentazione del trasferimento delle competenze
ai funzionari e, nel contempo,
ad avviare processi di qualificazione del personale chiamato a nuovi compiti di responsabilità. A questo punto,
con ogni probabilità, il celebre motto angrognino, «vatte
ar diaou noste sendi», dovrà
per forza di cose aggiornarsi.
{da «Angrogna notizie»,
bollettino a cura della
amministrazione comunale)
Al via i corsi Lend per gli insegnanti
Lingue straniere
In previsione del prossimo
bando di concorso per titoli
esami che aprirà nuovamente, dopo quasi dieci anni,
le porte della scuola italiana,
l’associazione Lend e Nuova
didattica del Pinerolese orgamzza dei corsi di preparazioi*e. Per quanto riguarda la
prova scritta del concorso
magistrale il corso si svolgerà
spartire da sabato 8 gennaio
presso la scuola elementare
farri dalle 10 alle 12 con capienza settimanale per un totale di 20 ore; il costo di lire
IbO.OOO è comprensivo della
informagiovani
" VALPELLICE
-f
Via Roma 45
lusema S. Giovanni |
. 0121/900245 1
informazioni su |
sport, scuola, lavoro, |
musica, viaggi, |
tempo libero |
Lunedì e venerdì |
ore 14'17 f
quota associativa Lend (lire
60.000) e del contributo specifico al corso; le iscrizioni si
accettano sabato 30 gennaio
dalle 10 alla scuola Patri. Per
quanto riguarda la prova
scritta di lingua italiana del
concorso per la scuola media
inferiore e superiore, il corso
si svolgerà presso il Collegio
valdese di Torre Pellice, con
inizio il 12 febbraio dalle 17
alle 19 con cadenza settimanale, iscrizioni presso il collegio venerdì 5 febbraio dalle
15 alle 18, costo come il precedente lire 180.000; per
informazioni telefono 0121930881 e 0338-4311273. Sono in preparazione con le
stesse modalità di durata, cadenza e costi anche i corsi per
la preparazione al concorso
per l’insegnamento della lingua inglese (inizio giovedì 25
febbraio) e per quella francese, che si svolgeranno a Pinerolo; anche in questo caso le
i.scrizioni si accetteranno venerdì 5 febbraio dalle 15 alle
18 al Collegio valdese, dove
ci si può anche rivolgere per
informazioni: tei 0121-91260.
Lettera aperta di un sindacalista all'amministratore delegato
I problemi urgenti della Skf Italia
La seguente lettera è stata inviata all'amministratore delegato della Skf Italia, dott. Giuseppe
Donato.
Questa mia lettera aperta è
dettata dalle tante domande
che le maestranze dei vostri
stabilimenti pongono al sindacato, sia nelle assemblee sia
nel quotidiano ai delegati, e
cioè il futuro e le prospettive
della Skf. Mi rivolgo fiducioso a Lei, sicuro che avrà la
gentilezza di aiutarmi a comprendere meglio la situazione.
Vorrei pertanto fare alcune
considerazioni e porle alcune
domande. Inizierei dicendo
che ormai tutti abbiamo compreso che ci troviamo davanti
a una crisi che a memoria di
tanti non ha pari nella storia
della Skf, in cui non vedo o
mi sfuggono strategie e progetti che non siano la navigazione a vista, e che certo non
dà risposte ai quesiti dei lavoratori, rischiando nel tempo
di demotivare le persone.
Penso sia utile brevemente
fare una fotografia della situazione Italia, ovviamente
per quanto di mia conoscenza, dove abbiamo la cassa integrazione diffusa e in alcuni
stabilimenti anche massiccia
(Cassino e Airasca, gabbie).
Inoltre a Cassino si stanno licenziando le persone (60),
per il momento ricercando il
consenso e la disponibilità
delle medesime, ma domani?
Nello stabilimento di Massa sono stati stipulati contratti
di solidarietà, che coinvolgo
ÎTA
I servizi
e i privati
Vorrei intervenire con alcune riflessioni a seguito della
serata-dibattito «Saper ascoltare la diversità» del 10 dicembre 1998, a cui ho partecipato, e in risposta alla lettera di Augusto Comba pubblicata su L’eco delle valli vaidesi il 1° gennaio.
In un modo o nell’altro, a
parte il volontariato puro, tutte le persone oneste lavorano
con lo scopo di avere un guadagno: questo è il significato
della parola «lucro» dal vocabolario della lingua italiana
Zingarelli. Io non sono scandalizzato per il fatto che, in
uno stato a economia di mercato e non in regime totalitario, una società privata possa
offrire servizi alle persone attraverso una convenzione con
un ente statale, lo sono piuttosto per altri motivi. Mi
chiedo, per esempio, perché
mai i rappresentanti dei partiti, hanno votato una legge che
finanzia con più di 140 miliardi all’anno i loro giornali
appunto «di partito» e quindi
«di parte» con i soldi che provengono dalle tasse di tutti i
contribuenti.
Sono scandalizzato, per
esempio, dal fatto che lo stato
spinga i cittadini a cercare di
guadagnare senza lavorare:
giocando d’azzardo al lotto,
enalotto, superenalotto ecc. È
vero, oggi non si può certo
diventare ricchi lavorando come fa il sottoscritto: la pressione fiscale, grazie allo sperpero del denaro pubblico,
alTallegra politica e alla demagogia, è diventa assolutamente insostenibile.
Io non voglio finanziare,
con i soldi che ho faticosamente guadagnato, i quotidiani di partito ma se le tasse che
pago servono per aiutare persone poco fortunate come i
Lo stabilimento di Villar Perosa
no quasi tutto lo stabilimento
per 22 mesi, ma esaurito questo strumento, cosa succede?
Lo stabilimento di Villa Perosa-componenti rimanda a casa 40 contratti a termine, giovani che da domani avranno
una visione diversa di come
conoscevano la Skf, certamente si rispettano le leggi,
ma intanto è un’inversione di
tendenza. In tutti gli altri la
situazione non è rosea, si vive
alla giornata, forse la visibilità più lunga è quella di Airasca Hbu (commessa Opel),
che però non risolve le questioni che le sto ponendo.
Certo anche negli altri paesi hanno dei problemi, si
chiudono stabilimenti, ma
nello stesso tempo mi si dice
che anche chi ha cariche simili alle Sue, ha magari una
maggiore attenzione nel ricercare soluzioni, come in Sve
malati psichici, la pillola è un
po’ meno amara. E non mi
scandalizzo se a occuparsi di
queste persone sono dei dipendenti privati e non pubblici. Sì, perché se c’è economia
di mercato e una società privata produce prodotti o servizi di qualità scadente a un
prezzo non corretto, è costretta dalla concorrenza a soccombere. Nel nostro paese invece, stranamente, una gran
quantità di persone ha sempre
pensato che tutto ciò che è
pubblico debba essere gestito
senza le regole della qualità,
dell’oculatezza, delTefficienza, dell’economicità. Grazie
all’entrata nel sistema europeo, anche in Italia dovrà esserci più economia di mercato, anche nei servizi che sono
sempre stati oggetto di monopolio statale come le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti, la sanità.
Lo stato italiano ha inondato con fiumi di denaro dei
contribuenti le sue diverse attività (sanità, trasporti) ma i
cittadini non si sono mai abituati a verificare i risultati
della sua. gestione spesso fallimentare: denaro di tutti
uguale denaro di nessuno. II
risultato è che ogni anno ci
troviamo a pagare più imposte per finanziare i cattivi investimenti dello stato. Fino a
quando i «soci» (i cittadini)
potranno permettersi di investire in queste attività? Fino a
quando potranno permettersi
di alimentare l’enorme debito
pubblico?
Io sono preoccupato per
questo e non per il fatto che
una società privata, attraverso una gestione oculata e uno
staff motivato e in continua
lormazione, sotto l’attento
controllo dei funzionari dello
stato, possa dare un buon servizio alla collettività, alle famiglie e ai malati, con l’obiettivo di poter ottenere, alla
fine, anche un giusto guadagno. Sostenere quindi che
debba essere esclusivamente
il pubblico a occuparsi
dell’assistenza mi sembra de
zia, dove alcuni giovani lavoratori sono andati a lavorare
in prestito per 6-7 mesi in
un’azienda cliente della Skf.
Come sindacato non è la
prima crisi che purtroppo vedo, ma in questa era di globalizzazione la mia esperienza
mi insegna che in queste situazioni bisogna ricercare le
soluzioni tutti insieme, ovviamente nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità, che
vanno sempre comunque distinte, con piani industriali
che partendo dalle professionalità esistenti siano compatibili con il mercato e siano
convincenti con la proprietà
per fare scelte industriali positive adatte a mantenere i
posti di lavoro.
I manager Skf in tutti gli
incontri sia nazionali che internazionali hanno sempre
presentato un’azienda attenta
ai problemi sociali, disponibile al dialogo, rispettosa delTambiente e quindi anche,
immagino, sensibile al destino delle persone.
Chiudo ricordando che l’incidenza della Skf e del suo
indotto nell’economia pinerolese ha un peso non indifferente, per cui non possiamo
limitarci a aspettare un fax
dalla Svezia che determini il
nostro destino, rha tutti noi
preferiremmo per quanto possibile costruirlo insieme.
Cordialmente,
Enrico Tron
Fim-Cisl di Pinerolo
magogico. Diventa paradossale quanto è emerso la sera
della riunione nella sala consiliare di Torre Pellice: una
persona che decide di investire del denaro in un’attività
che crea valore aggiunto e
posti di lavoro qualificati (e
che magari offre un buon servizio alla collettività) viene
tacciata di lucrare denaro
mentre chi compra Bot o
peggio porta i soldi in Svizzera o li mette sotto il materasso (come ha fatto il noto
Poggiolini fin che non è stato
pizzicato con le mani nel sacco) no. C’è differenza tra denaro investito in attività lavorative e denaro accumulato
sotto il materasso o in bene
rifugio: il primo crea posti di
lavoro e ricchezza per il paese, il secondo serve al massimo ad arricchire qualche furbacchione.
Faccio l’ultimo esempio:
poniamo che una persona, o
gruppo di persone, investa
100 milioni in un’attività (ditta individuale, Srl cooperativa
o altro) che fattura un miliardo Tanno. La società crea posti lavoro, paga imposte dirette e indirette, acquista beni e
servizi da un certo numero di
fornitori. Poniamo che, se mediamente gestita, la società
crei un ritorno sul capitale inizialmente investito del 10%
(non male considerato che i
Bot ora danno un interesse intorno al 3%) e quindi un utile
di 10 milioni. È forse un furto? Siamo sicuri che una società gestita attraverso la mano pubblica otterrebbe gli
stessi risultati? La stessa efficienza nella gestione? Le stesse economie? Io penso di no.
Il rischio di chi mette sul mercato il suo capitale non deve
essere remunerato da un’attenta gestione? Chi contribuirebbe a creare posti di lavoro
se così non fosse? Chi sarebbe disposto a investire il suo
denaro in attività se queste
non creano valore aggiunto?
Chi pagherebbe le imposte?
Mauro Galliano
Cantalupa
ASSEMBLEA DEL 3“
CIRCUITO — Venerdì 29
gennaio alle 20,30 si svolgerà a Pomaretto l’assemblea del 3° circuito su «Situazione morale e teologica
delle chiese».
ANGROGNA — Martedì 2 febbraio alle 20,30
riunione quartierale al Serre
con battesimo. Domenica 7
febbraio assemblea di chiesa.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 31 gennaio culto
in francese. Riunione quartierale alla borgata Podio
martedì 2 febbraio alle 20.
Domenica 7 febbraio culto
con assemblea di chiesa su:
approvazione consuntivo
1998 e preventivo 1999,
elezione dei tre deputati alla
Conferenza distrettuale e di
un deputato al Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: martedì 2 febbraio a
Boer Priorato, giovedì 4 a
Fondo San Giovanni.
PERRERO-MANIGLIA
— Riunioni quartierali martedì 2 febbraio alle 14,30 alla Baissa, mercoledì 3 alle
14 alle Grangette.
PINEROLO — Domenica 31 gennaio culto alle 10
con celebrazione della Cena
del Signore. Venerdì 5 febbraio alle 20,30 nei locali
della chiesa la pastora Daniela Di Carlo introdurrà il
tema della seconda serie di
studi biblici sul Nuovo Testamento «Gli incontri di
Gesù».
POMARETTO — Domenica 31 gennaio nei locali
della chiesa, alle ore 15 si
riunisce il collettivo teologico del 3° circuito. Riunioni
quartierali: venerdì 29 a Perosa alle 20,30, lunedì 1°
febbraio a Masselli alle 20,
mercoledì 3 febbraio alla
borgata Pons alle 20, venerdì
5 alle 15 all’Inverso Clot.
PRAMOLLO — Domenica 7 febbraio dopo il culto
assemblea di chiesa per il
bilancio consuntivo ’98 e
preventivo ’99.
SAN SECONDO — Mercoledì 3 febbraio riunione
quartierale a Cavoretto alle
ore 20,30.
TORRE PELLICE —
Lunedì T febbraio culto serale alle 20,45 alla Casa
unionista. Riunioni quartierali: venerdì 29 gennaio agli
Appiotti, martedì 2 febbraio
all’Inverso, venerdì 5 alla
Ravadera. A partire da domenica 7 febbraio e per tutte le domeniche di febbraio
al tempio del centro sarà
possibile ritirare prima o dopo il culto l’attestato delle
proprie contribuzioni ai fini
della defiscalizzazione, altrimenti ci si potrà rivolgere
al presbiterio tutti i lunedì di
febbraio dalle 15 alle 17.
VILLAR PELLICE —
Riunioni quartierali alle
20,30: venerdì 29 al Serre,
martedì 2 febbraio all’Inverso. Sabato 30 gennaio alle
21, nel tempio, «Jacopo
Ognissanti e le tigri di Mompracen», lettura teatrale da
un testo di Lorenzb Vitali
sulla vicenda di un ragazzo
nella Resistenza alle valli
valdesi, regia e voce recitante di Fabrizio Dardo. Domenica 31 gennaio alle 10 assemblea di chiesa per definire l’impegno finanziario della comunità per il 1999.
RADIO
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EVANGELICA
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14
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ’^ldesi
VENERDÌ 29 GENNAIO 1999
veneri
Alcune iniziative del Wwf a Pinerolo
Un occhio alla natura
La sezione pinerolese del
Wwf ha programmato diverse
iniziative: innanzitutto il 2°
corso di disegno naturalistico,
a cura deirillustratrice torinese Cristina Girard, che si terrà
presso l’istituto tecnico Buniva di Pinerolo ogni mercoledì
sera dalle ore 20,30 alle 23 a
partire dal 3 febbraio fino al 9
giugno. Per le iscrizioni rivolgersi al Wwf, via Brignone 1,
presso il Museo delle scienze
(tei. 0121-76211, dalle ore
8,30 alle 18). Inoltre il Wwf,
in collaborazione con il Comune di Pinerolo, propone di
realizzare un giardino botanico didattico nel terreno comunale compreso fra i condomini di via Einaudi, via Novarea e via Saluzzo.
Nel giardino verrebbero
messe a dimora specie arboree e arbustive tipiche della
nostra zona (carpino, frassino, tiglio, ontano, rovere, e
altri ancora), dove potrebbero
svilupparsi liberamente ed essere osservate e studiate. Per
l’avallo dell’iniziativa, è importante l’appoggio della popolazione residente, che può
manifestare la propria adesione al progetto firmando una
petizione disponibile presso
negozi, scuole, parrocchie
della città.
Gli operatori del Wwf tengono anche a rassicurare i pescatori a proposito delle cicogne e dei cormorani che, presenti nei pressi del Chisone a
Villar Perosa, minacciano le
zone ittiche: infatti si tratta di
animali non stanziali e quindi
destinati ad andarsene (mentre per difendersi dagli aironi
si possono usare reti protettive o cannoncini rumorosi tipo
quelli usati per proteggere i
vigneti). La sezione pinerolese del Wwf ricorda infine che
si cercano volontari, persone
sensibili alle tematiche ambientaliste che vogliano dedicare un po’ del loro tempo e
della loro energia a lavorare
per la natura all’interno di un
ente morale che da molti anni
opera in questo senso in svariate nazioni. Non ci sono limiti di età: chiunque ami la
natura può rivolgersi anche
subito presso la sede del Wwf
in via Brignone 1 a Pinerolo.
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
L’airone vive anche sui nostri torrenti (foto Sandro Armand-Hugon)
Momentaccio per il Valpellice Sparea; con l’Amatori
Asiago, al primo confronto
casalingo della seconda fase,
i valligiani hanno retto bene
per due tempi, mettendo in
difficoltà gli ospiti. I vicentini
però, sono riusciti ad andare a
rete una volta per tempo nelle
prime due frazioni chiudendo
sul 2-0. Quando in apertura di
terzo tempo ci si aspettava la
rimonta del Valpellice è arrivato un pesante uno-due
dell’Asiago nei primi 4’ di
gioco: sullo 0-4 i piemontesi,
in chiaro deficit fisico e morale, non sono più stati in grado di rimontare. Per la prima
volta il Valpellice non ha realizzato neppure una rete, malgrado l’innesto di Tommasel
10 dal Courmaosta. Nell’altra
partita il Como ha perso in
casa al supplementare col Val
Venosta per 4-3. Per due tempi il Valpellice Sparea regge
11 confronto col Como di domenica sera: nel finale soccombe per 3-2. Di fronte due
formazioni reduci da due
sconfitte nei primi turni della
seconda fase di A2 e stanche
dopo un campionato sempre
in prima fila, con due partite
alla settimana. Il Valpellice
riesce a passare in vantaggio
per primo con Melotto e chiude la prima frazione sull’1-0;
a metà del secondo tempo i
lariani pareggiano ma devono
subire il ritorno dei piemontesi che si riportano in vantaggio e 3’ dalla fine con Vasicko. La terza frazione però
vede i valligiani inchinarsi
davanti a un Como più pratico e capace di andare a rete
due volte. Inutilmente a un
minuto e mezzo dalla fine
l’allenatore del Valpellice,
Rivoira, ha fatto uscire il portiere per dare più forza all’attacco. L’ultimo assalto è risultato sterile e la Valpe ha
incassato la terza sconfitta
consecutiva. Dopo la trasferta
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Angrogna: Ciabas, tempio
Data: 1555-56
Poiché i valdesi di San Giovanni, Bibiana,
Fenile e Campiglione non potevano avere un
luogo di culto sul loro territorio, il terreno sul
quale fu costruito il tempio del Ciabas fu
praticamente un prestito degli angrognini ai
loro fratelli in fede. Doveva trattarsi di un locale assai modesto, riparo per le intemperie;
e dagli avversari fu chiamato Ciabas, cioè
brutta capanna. Il primo pastore fu Gioffredo
Varaglia, bruciato poi come eretico a Torino,
in piazza Castello, il 29 marzo 1558; poi fu
pastore Scipione Lentolo, autore di una Historia sulle persecuzioni in Provenza, Calabria e Piemonte, che proprio nel tempio ebbe
una famosa disputa con il gesuita Possevino.
Il tempio fu distrutto nel 1561, nel 1655 e nel
1686, ricostruito nel 1701. Tra il 1705 e il
1734 furono qui sepolti molti ufficiali e diplomatici protestanti al servizio dei Savoia
che non potevano essere inumati nei cimiteri
riservati ai soli cattolici: fra questi il barone
tedesco Federico Leutrum (Barun Litrun),
generale e governatore di Cuneo.
Il tempio, che è un po’ un simbolo valdese,
fu sede di numerosi Sinodi nel 1700, mentre
tra il 1935 e il 1943 ospitò quasi ogni anno le
«giornate teologiche» organizzate dai giovani barthiani guidati dal teologo Giovanni
Miegge.
1939 furono portati al Mu.seo storico di Torre
Péllice alcuni mobili tra cui il pulpito, dieci
banchi, la poltrona del sindaco, Thomas Poét,
la colonnetta con la cassetta delle offerte.
Nuovi restauri nel 1951 con il rifacimento
completo del tetto e della galleria: i banchi
con le antiche scritte dal 1724 e il 1811 furono lasciati com’erano e l’ambiente rispetta
sostanzialmente l’impostazione originaria.
Nel 1805 Villasecca, insieme a Prarostino e
Torre, divenne una delle 3 Concistoriali create da Napoleone, con a capo il pastore Adolfo
Peyran, il quale secondo la tradizione sarebbe
stato da giovane segretario di Voltaire.
Luogo: Frali, tempio
Data: 1556
Luogo: Villasecca, tempio
Data: 1556
Aperto al culto nel 1556, è l’unico nella zona che, variamente trasformato, rimane in efficienza. Probabilmente distrutto nel 1686,
riaperse le porte nel 1702: di quell’epoca sono le antiche iscrizioni sui banchi. Radicale
trasformazione nel 1811, con la porta trasferita dal lato orientale a sud e l’adattamento della galleria interna nella forma attuale. Nel
Fu l’unico edificio di culto costruito per
tutta l’alta valle nel 1556. Risparmiato dalla
distruzione sia nella guerra del 1560-61, sia
in quella del 1686. Fu usato per il culto cattolico durante l’esilio; al termine del «Rimpatrio» i valdesi vi giunsero il 7 settembre
1689, e dopo averlo ripulito di «tutto ciò che
ricordava il culto romano» Arnaud fece portare un banco sul vano della porta per essere
udito da tutti e predicò sul Salmo 129. Il
campanile potè essere ricostruito solo nel
1701, mentre la campana che era stata fusa
all’aperto ai primi del ’600 era stata asportata
dagli abitanti di Virle Piemonte. Secondo alcuni fu restituita, secondo altri i valdesi andarono a prelevare quella dell’Argentiera in
vai Ripa, poi sostituita nel 1910, quando il
campanile fu rialzato, e attualmente situata
suH’edificio delle scuole. Restauri furono
fatti nel 1805 e poi nel 1842, quando probabilmente il pulpito fu collocato al centro e
furono costruite le gallerie. Un nuovo pulpito
fu costruito dai pralini all’inizio del secolo e,
con l’inaugurazione del nuovo tempio
(1962), quello già esistente fu destinato a
museo di Prali e della vai Germanasca
di martedì a Como, altro
viaggio lontano da casa domenica per l’incontro con
l’Amatori Asiago. A Torre la
Valpe tornerà martedì 2 febbraio per affrontare il Val Venosta che nell’ultimo turno ha
battuto l’Asiago all’over time
e guida la classifica del girone con 6 punti davanti alr Asiago a 5.
Intanto brutte notizie anche
dalla serie B e dalla C: il Pinerolo ha perso in casa sabato
sera contro il Varese per 1-3,
ma fino a cinque minuti dal
termine il punteggio era ancora sull’1-1. In serie C il Peter Pan è stato battuto
dall’Aosta per 10-4.
PALLAMANO
Difficile, impossibile; il 3S
Pinerolo nel campionato di
serie C aveva poco da dire al
cospetto del Città Giardino
eppure poteva andare meglio:
il 46-14 dimostra ampiamente
la superiorità tecnica oltre
che fisica dei torinesi. Gli
ospiti si sono dimostrati autentica macchina da rete: 234 il primo tempo, 23-10 nel
secondo. Del resto consapevoli che solo il successo finale consente di salire in serie
B, il Città Giardino si sta giocando il campionato alla rincorsa dell’Alessandria che insegue a due punti. Le reti dei
pinerolesi sono state di Vellano (4), Gaydou e Contadin
(3), Laddomada (2), Magnano e Rivoira (1). Il prossimo
impegno vedrà ¡’under 19 affrontare il Derthona domenica 31 gennaio alle 11,30 al
palasport di Pinerolo.
PALLAVOLO
Continuano le difficoltà del
Magic Cerutti in B1 femminile: le pinerolesi sabato hanno
perso in casa per 3-1 contro il
Mantova e sono penultime in
classifica. Male anche il
Body Cisco in B2 maschile
uscito battuto per 3-0 dalla
trasferta col Concorezzo.
Torre Pel lice
stage teatrale
sul clown
A dispetto delle apparenze,
il clown è tutt’altro che una
figura adatta soltanto ai bambini, capace di strappare una
facile risata: basti pensare alle sequenze di Charlot nei
panni del grande dittatore che
gioca con il mondo.
Cercare il clown nascosto
dentro di noi significa quindi
ben più che cercare un’occasione di facile divertimento,
può voler dire esprimere sensibilità ed emotività in modi
diversi dal consueto; in una
parola, può essere un modo
per mettersi alla prova. Ne è
convinta la compagnia teatrale di Pinerolo «Nonsoloteatro», che organizza da mercoledì 27 a domenica 31 gennaio al teatro del Forte di Torre Penice, in via al Forte 3,
uno stage intensivo sul clown
e l'improvvisazione. Un lavoro di gruppo, come in un piccolo circo, dove ognuno contribuirà a creare personaggi
esilaranti e poetici, proprio
grazie a questa doppia lettura
che l’umorismo del clown
permette. L’orario è fissato
dalle ore 19,30 alle 22,30 per
il mercoledì, giovedì e venerdì, e dalle ore 15 alle 18
per il sabato e la domenica.
Lo stage, aperto a tutti, sarà
condotto da Mario Cavallero
e prevede il pagamento di una
quota di 180.000 lire all’atto
dell’iscrizione. Per ulteriori
informazioni rivolgersi alla
compagnia «Nonsoloteatro»,
tei. 0121-323186.
29 gennaio, venerdì
PINEROLO: Alle ore 20,45
aH’auditorium di corso Piave si
svolge una tavola rotonda sul
tema dell’eutanasia, con interventi della pastora Giovanna
Pons, della commissione che
ha redatto il documento sulla
bioetica presentato allo scorso
Sinodo valdese metodista, di
Giovanni Mathieu, primario di
medicina all’Ospedale civile di
Pinerolo, e di Piercarlo Pazè,
magistrato.
TORRE PELLICE: Alle
21, alla Bottega del possibile,
l’Associazione pace organizza
una serata sul tema: «Un volto
per la vita; mai più donne sfigurate in Bangladesh». Intervengono il dott. Silvio Falco,
direttore sanitario degli ospedali valdesi di Pomaretto e
Torre Pellice, Michele Romano (Coopi), Renata Pisu, inviata de «La Repubblica».
PINEROLO: Nella chiesa
di San Giuseppe, alle 21, concerto di quintetto a fiati con il
Quintetto Reicha. Ingresso libero.
PINEROLO: Alle 21,15,al
teatro Incontro va in scena «Il
mercante di 'Venezia» di Shakespeare, con Nando Gazzolo.
Ingresso lire 34 mila, spettacolo fuori abbonamento.
BOBBIO PELLICE: Alle
20,45, nella sala valdese, incontro promosso dall’Asl 10,
dall’associazione Arcobaleno e
dai Club alcolisti in trattamento
della zona, sul tema: «La famiglia tra il disagio e l’indifferenza. Le risorse».
30 gennaio, sabato
PEROSA ARGENTINA:
Alle 16,30, nella sede della Comunità montana in via Roma
22, il Centro culturale valdese
di Torre Pellice organizza un
incontro con Claudio Tron che
introdurrà il libro di Maria Luisa Gariglio Geme «La balmo
d’Arman».
ANGROGNA: Alle 16,30,
alla biblioteca, lettura di fiabe a
cura del Gruppo teatro Angrogna.
SALUZZO: Al bar Bruno
Ferrerò, via Silvio Pellico 10,
alle ore 17, la prof. Lea Antonioletti presenta il libro «Incontri-Identità allo specchio tra
fede e ragione», di Piera Egidi,
ed. Claudiana.
31 gennaio, domenica
PINEROLO: Al teatro Incontro, per la rassegna Difestateatrando, alle 16, va in scena
«11 principe Ranocchio», con la
compagnia Sinequanon. Ingresso lire 6.000.
3 febbraio, mercoledì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15,30 al Rifugio Re
Carlo Alberto proiezione di
diapositive di Mauro Pons sulla
Patagonia.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, va in scena
«11 gatto in tasca» di G. Feydeau con M. Brochard e L. Turina. Ingresso lire 34.000.
4 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15,30, per l’Unitrè alla biblioteca della Casa valdese conferenza della dott.ssa Luisa Ombra su «Dietologhiamo: alimentazione e salute».
5 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nella sala consiliare del
Comune, Giorgio Bouchard,
Enrico Fumerò e Tibaldo presenteranno «Elogio alla libertà», biografia di Piero Gobetti di Alberto Gabella; la presentazione è organizzata dall'assessorato alla Cultura di
Torre Pellice e dal Gruppo studi Val Lucerna.
6 febbraio, sabato
SALUZZO — Alle ore 17,
al bar Bruno Ferrerò in via Silvio Pellico 10, Bruna Peyrot
presenta «Dalla scrittura alle
scritture», con la giornalista
Anna Andreoni e il musicista
Sergio Berardo.
TORRE PELLICE: Alle
ore 21, al teatro del Forte concerto jazz con il gruppo Asma.
Ingresso lire 15.000, ridotto lire 10.000.
LVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 31 GENNAIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 31 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 28 e venerdì 29,
ore 21,15, Il silenzio di Mohsen Makhmalbaf (Iran ’98); sabato 30, ore 20 e 22,15, domenica 31, ore 15, 17,30, 20, e
22.15, lunedì e martedì ore
21.15, La maschera di Zorro,
con Antonio Banderas.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì, ore
21, La seconda moglie; sabato, ore 21, Gatto nero, gatto
bianco; domenica, ore 15, 17,
19, 21, lunedì, martedì, giovedì, ore 21 II mio West.
iCOKOMlClI
VUOI imparare o perfezionare la lingua francese? Ti piacerebbe avere per i tuoi figli
un’affettuosa baby sitter che
parli loro anche il francese?
Chiama Anne-Sophie Gaborieau al n. 0121-93108 (zona
Torre P.-Luserna).
Angrogna
Week-end
degli scout
al Bagòou
Sabato 6 e domenica 7 febbraio al Bagnòou di Angrogna, si svolgerà il week-end
invernale del Coordinamento
attività scoutistiche distrettuali; ritrovo alla Casa unionista di Torre Pellice alle
15; è consigliabile un abbigliamento caldo e almeno un
cambio, poiché la Cà d’ia
pais, al Bagnoòu, è raggiungibile solo a piedi dalla località Vaccera ed è innevata.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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' Con la scadenza delle preiscrizioni si ripropone una prassi da discutere
Religione a scuola: è tempo di scegliere
Avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, delle
attività alternative (dove ci sono), uscire o godere di un tempo per lo studio
FRANCO CALVETTI
Tempo di preiscrizioni ai
diversi ordini di scuola
nel sistema pubblico italiano.
E per pubblico intendiamo, a
scanso di equivoci, le scuole
statali che offrono agli italiani quel servizio scolastico che
dovrebbe rispecchiare appieno i principi fondamentali
della Costituzione. Uso il
condizionale perché mi accorgo da tempo che anche il
servizio delle scuole di stato
tende a privatizzarsi sempre
di più, e gli ultimi sviluppi legati all’istituzionalizzazione
dell’autonomia ce lo confermano. La concorrenza fra
scuole si fa sempre più serrata e l’etimologia della parola
«correre insieme» si connota
nel suo contrario: è una gara,
■ svolte al massacro, per pubblicizzare attività, servizi,
currlcola fra i più allettanti,
magari solo sulla carta e non
■ nella realtà. Ci piacerebbe
che una scuola, a qualunque
ordine appartenesse, si presentasse come la scuola di
tutti e per tutti dove «...all’interno di quell’istituzione i
due soggetti del rapporto
educativo, gli insegnanti e gli
allievi, non devono essere
obbligati, o peggio costretti, a
abbracciare una credenza,
una dottrina filosofica, una
I ideologia esclusiva e imposta
come esclusiva, ma hanno il
I diritto di dare, e rispettivamente ricevere, diverse credenze, diverse filosofie, diverse ideologie, di darle e ri1 cererie criticamente» (NorI terto Bobbio, 1986).
E con le preiscrizioni o
iscrizioni ogni genitore di
alunno o ogni maggiorenne
dovranno affrontare ancora
una volta quella che dovrebbe essere una scelta libera e
consapevole e invece risulta
essere una «impasse»: avvalersi 0 non avvalersi della rebgione cattolica. Come ho già
detto più volte i laici si sono
lasciati giocare su una costruzione linguistica infelice
per noi ma gesuiticamente
ineccepibile. Avremmo dovuto insistere e pretendere su
«avvalersi o non avvalersi
dell’intero tempo curricolare». Per cui chi sceglieva, alle
materne-elementari-mediesuperiori, di rinunciare a una
certa quantità di tempo scolastico in orario curricolare
poteva optare per l’ora settimanale (2 ore alle materne e
alle elementari) di insegnamento di religione cattolica.
Chi non avesse rinunciato a
nessuna ora di orario dovuto
del programma obbligatorio
non doveva presentarsi e dichiarare di non avvalersi
dell’Irc che, ricordiamolo, è
un insegnamento non curricolare, facoltativo, aggiuntivo
{questo almeno è stato sen-.
tenziato a chiare lettere).
Tuttavia, visto che le cose
non sono andate così ma nel
modo iniquo che tutti sappiamo e abbiamo sperimentato in questi ultimi 15 anni,
occorre che chi crede che lo
stato di diritto non è un optional o un principio per sognatori di utopie vigili attentàmente perché venga mantenuto quel minimo di garanzia costituzionale al momento delle iscrizioni alle scuole.
Le circolari applicative sull’insegnamento della religione cattolica vengono diramate dai vari provveditori agli
studi con un tempismo invidiabile rispetto alla determi
nazione degli organici, all’assegnazione degli insegnanti
ai portatori di handicap,
all’autorizzazione di progetti
sperimentali. Con la scusa di
essere provvedimenti ordinatori della legge forzano la
mano a chi deve scegliere,
tutto a favore di chi si avvale.
Si sceglie solo all’inizio di
ogni iscrizione a un nuovo
ordine di scuole, quindi si
scegli per bimbi di 3 anni,
per gli allievi di 6 anni, per gli
alunni di 11, per gli studenti
di 14 e la scelta diventa automaticamente valida per tutti
gli anni di permanenza in
quel tipo di scuola con possibilità di cambiare opzione,
ma solo all’inizio di ogni anno scolastico. Viene chiesto
in contemporanea a chi non
si avvale dell’Irc di scegliere
fra le varie opzioni (attività
alternative, studio individuale, uscita dalla scuola). È una
forzatura perché ogni scuola
dovrebbe programmare una
riunione di tutti i non awalentisi con proposte positive
su attività diversificate e su
organizzazione di vigilanza.
Ma si sa che la scuola italiana
(e tantomeno quella del ministro Berlinguer) non ha fatto sua la lezione del prof.
Francesco Ruffini, già cattedratico a Torino, che non si
stancò di ripetere (solo Piero
Gobetti e qualche altro ne fecero tesoro) che «in fatto di
libertà di coscienza i numeri
non contano».
Le nostre comunità, insieme a quel sempre più sparuto
manipolo di laici che ci segue, devono attivarsi, in questo mese di gennaio, per sollecitare la massima vigilanza
dei genitori e, se del caso, degli studenti perché facciano
valere i propri diritti costituzionali in fatto di libertà religiosa. Senza dimenticare
l’impegno che tutti dobbiamo
assumere per il sostegno alla
scuola statale pubblica, invocata dalla nostra Costituzione
e attaccata così pesantemente da cosche impegnate nella
loro arrampicata al potere.
M Dopo la giornata del 19 dicembre
La Fcei: il cardinale Biffi
almeno ha fatto chiarezza
In relazione all’intervista al
<!ardinale Biffi (pubblicata su
"La Repubblica» del 22 dicembre ’98), in cui si esprimono dure critiche alle ma^festazioni studentesche in
®vore della scuola pubblica
c contro i finanziamenti alle
scuole private, il pastore Domenico Tomasetto, presidente della Fcei, ha affermami «Le parole del cardinale
“jffi rappresentano un conmbuto alla chiarezza. Coloro
®e hanno sostenuto o asseandato le richieste della
®esa di Roma non potranno ulteriormente ignorare
me una parte rilevante della
• Librerie
^CLAUDIANA
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|2/A;tel. 02/76021518
®INO: via Principe
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'ertà, 7; tel.0121/91422
^5MA: Libreria di cultura
Plgiosa piazza Cavour, 32;
«1-06/3225493
gerarchia cattolica sostiene
che i giovani che manifestano democraticamente in favore della scuola pubblica e
contro il finanziamento alle
scuole private sono una massa di ignoranti manipolata da
pessimi insegnanti e che la
libertà di insegnamento produce un relativismo vuoto e
va, quindi, soppressa in favore di una scuola nella quale
venga insegnato ciò che vo-'
gliono i genitori degli studenti (alias: i gestori).
A noi appare veramente
abnorme che una scuola costruita sui valori propugnati
da un così autorevole porporato entri a far parte del "sistema pubblico integrato".
Sgombrato, tuttavia, il campo
dagli equivoci deliberatamente costruiti, dagli ambigui silenzi e dalle false rappresentazioni della realtà, attendiamo di conoscere le
reazioni di quei rappresentanti della politica, della cultura e del giornalismo che si
sono sin qui sforzati di illustrare alla pubblica opinione
la piena compatibilità tra tale
tipo di scuola e la formazione
di soggetti liberi e responsabili, pronti a compiere nella
vita le scelte fondamentali».
La Fcei e la manifestazione di Roma
Difendere la scuola pubblica
per una società laica e plurale
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
e la Tavola valdese hanno
partecipato, il 19 dicembre a
Roma, alla giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica e per una società
«laica e plurale». Nel corso
dell’assemblea organizzata al
teatro Brancaccio dai promotori del «Manifesto laico», si
sono udite due voci evangeliche: quella del presidente
della Fcei, pastore Domenico
Tomasetto, intervenuto ufficialmente a nome dei protestanti italiani, e quella dell’on. Valdo Spini (LaburistiDs, presidente della Commissione Difesa della Camera), che ha voluto intervenire,
oltre che come politico, anche come «credente evangelico». «Riemerge la categoria
politica del cattolico - ha detto Spini - a volte contrapposta in modo preferenziale alla
categoria di laico, in cui vengono collocati, come in un
girone infernale dantesco,
atei, ebrei, protestanti e quei
tanti cattolici che difendono
la laicità dello Stato. Come
credente evangelico voglio
dire che la vera libertà per le
chiese è quella di predicare
alle coscienze, di ottenere il
loro libero convincimento,
piuttosto che imporre la propria posizione con l’aiuto del
“braccio secolare”, chiedendo cioè allo stato leggi informate alla loro morale».
Il presidente della Fcei ha
affermato che le chiese evangeliche italiane hanno conquistato a caro prezzo la libertà, e per questo «sono
chiese affezionate alla libertà
e alla laicità». Gli evangelici
italiani ritengono che «libertà
e laicità siano garantite essenzialmente da un reclutamento pluralistico degli insegnanti in esclusiva funzione
della loro professionalità e
della libertà di insegnamento.
Abbiamo bisogno di pluralismo all’interno della scuola
pubblica, non tra scuole diverse». La legge sulla parità
scolastica, per il pastore Tomasetto, è «un dono fatto alla
Chiesa cattolica per il Giubileo», un dono di cui «rischiamo di pagare le conseguenze
per molti anni». Il presidente
della Fcei ha inoltre sottolineato il ruolo pionieristico
svolto dalle chiese evangeliche, spesso in una situazione
di pressoché totale isolamento, nella denuncia degli attentati alla laicità della scuola.
La scadenza di fine gennaio
Iscrizioni: le motivazioni
di studenti e famiglie
CARMEUNA MAURIZIO
SONO giorni caldi questi
per le famiglie di bambini
e ragazzi che iscriveranno i
propri figli a un nuovo ciclo
di studi per Tanno scolastico
1999-2000. Da qualche giorno infatti e fino a fine gennaio in tutte le scuole italiane sono aperte le iscrizioni,
che avvengono d’ufficio solo
quando si passa da un anno
aìTaltro dello stesso ordine di
scuola.
Iscrivere i propri figli implica in molti casi scelte ponderate, a volte non semplici, e
quasi sempre ad essere decisivi sono elementi quali la
praticità (vicinanza dell’istituto scolastico alla propria
abitazione, orari più o meno
lunghi di frequenza, servizi di
trasporto e mensa), la conoscenza diretta o indiretta di
altri bambini e ragazzi, fratelli 0 sorelle, che hanno già frequentato 0 frequentano la
stessa scuola, le informazioni
che in questi giorni vengono
date alle famiglie attraverso
incontri e riunioni. I problemi e le difficoltà nella scelta,
visto che comunque l’offerta
è ampia e variegata un po’
ovunque, aumentano con
l’età dello scolaro.
Poche 0 nulle infatti sono
quelle che affrontano i familiari dei piccoli che si accingono a frequentare per la prima volta nel prossimo autunno la scuola materna e quella
elementare, che oltre alla
scelta di fondo tra pubblico e
privato (sono molte per esempio le materne gestite da
religiose), possono semmai
scegliere tra scuole a tempo
pieno e con orario a moduli,
scuole che offrono corsi accessori (lingue straniere,
sport, attività musicali e artistiche), possibilità di prescuola e doposcuola, situazione degli edifici e degli spazi interni ed esterni. Qualche
problema in più si pongono
invece le famiglie dei ragazzi
che andranno in prima me
dia: tre infatti sono le possibilità orarie attualmen-te esistenti: il tempo prolungato
(orario simile al tempo pieno
delle elementari), il tempo
normale (frequenza solo
mattutina), il tempo flessibile
(orario che varia in relazione
alle opportunità formative
offerte dalla singola scuola e
scelte dalTallievo).
È ormai una prassi consolidata quella di svolgere in
questi giorni incontri, sentiti
e con alta partecipazione da
parte delle famiglie, tra genitori dei bambini delle quinte
e docenti e dirigenti delle
scuole medie inferiori. Dove
le cose si fanno decisamente
più impegnative è però nel
caso della scelta della scuola
secondaria superiore: non
solo infatti le possibilità sono
molteplici, ma si tratta anche
di scegliere un impegno di
lunga portata, proiettato nel
futuro lavorativo del ragazzo,
oltre a comportare spese notevoli per acquisto di libri e
materiali, e a modificare l’organizzazione della vita dello
studente. Proprio per questo
il settore dove Torientamento
scolastico è più attivo e con
più esperienza alle spalle è
quello che si rivolge ai ragazzi e alle famiglie che stanno
per terminare la terza media.
Esistono centri di orientamento, inoltre si sono svolti e
si stanno svolgendo incontri
tra allievi delle medie e docenti delle varie secondarie,
vengono organizzate visite
alle varie scuole, ci sono anche incontri pubblici con la
partecipazione dei rappresentati dei vari istituti di
istruzione superiore.
Nella scelta della scuola secondaria dopo le medie poi è
fondamentale il ruolo e l’opinione dello studente, proprio
per questo in molte scuole
medie i programmi di orientamento partono già dalla seconda media, al fine di aiutare i preadolescenti alla prima
scelta importante e significativa della loro vita.
L'opuscolo del XVII Febbraio
si intitola quest anno Valdesi a Palermo: l’opera diaconale
«La Noce» (1959-1999) e sarà distribuitone! modo seguente:
PER LE CHIESE DELLE VALLI VALDESI i pastori potranno ritirarlo, insieme a «La beidana», al Centro culturale
valdese di Torre Pellice, a partire dal 10 febbraio. Al pubblico saranno venduti nelle chiese il giorno 17 febbraio a £
6.000 oppure con lo sconto Opuscolo -i- Beidana a £ 12.000
anziché £ 14.000.
PER LE ALTRE CHIESE l’opuscolo verrà distribuito dalla Claudiana di Torino e il numero di copie può essere prenotato immediatamente; «La beidana» potrà essere richiesta al Centro culturale di Torre Pellice (0121-932179).
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 29 GENNAIO 199q
Il 18 gennaio si è sviluppata una furibonda sparatoria fra clan rivali
«
Far West» intorno alFospedale evangelico
Nella periferia orientale di Napoli, l'ospedale Villa Betania svolge un'attività
«da prima linea», ma senza la sicurezza e i riconoscimenti economici necessari
MARTA D’AURIA
ORE 18, sono un po’ in ritardo. Per fortuna prendo al volo l’autobus che mi
porta a destinazione. Considerando poi che a quest’ora
non c’è traffico, sicuramente riuscirò a far visita a mia
sorella Susanna, appena operata, e a Maria che ha dato
alla luce il piccolo Simone.
Seduta comodamente in uno
di quei nuovi autobus che,
nonostante le lamentele di
qualche eterno ingrato, collegano con una certa efficienza
le periferie al centro di Napoli, mi perdo nei miei pensieri
compiaciuta per la buona
riuscita dei miei programmi.
Il frastuono tipico dell’ingorgo partenopeo mi riporta
bruscamente nel mio autobus imbottigliato in un inatteso traffico a pochi metri
dall’ospedale. Insieme ad altri passeggeri decido di proseguire a piedi.
Cammin facendo scopro
che l’ingorgo nasce proprio
al cancello d’ingresso dell’ospedale. L’ospedale evangelico di Villa Betania a Ponticelli è in stato d’assedio:
sette «gazzelle» dei carabinieri sono schierate davanti al
cancello, due file di volanti e
un mezzo blindato della polizia nel viale del pronto soccorso. Chiedo a uno spettatore curioso cosa è accaduto.
Mi risponde che circa mezz’
ora fa nel quartiere De Ga
speri c è stato il «Far West».
Un morto e alcuni feriti, per
mano della camorra, erano
stati trasportati subito a Villa
Betania. Senza molta difficoltà raggiungo l’entrata del
pronto soccorso dove un cordone di agenti blocca i visitatori per motivi di sicurezza.
Mi aggiungo, dunque, a
una schiera di pazienti prenotati per le visite mediche,
di giovani padri che non possono ancora vedere i loro
neonati e di parenti venuti
con scatole di biscotti e cioccolatini. Aspetto, e nell’attesa
vengo a sapere che anche
nell’atrio dell’ospedale, dove
si trova il pronto soccorso,
c’è stato un vero e proprio
parapiglia: spintoni, pianti,
grida, insulti, minacce. Non
appena la situazione torna
sotto controllo, i funzionari
della polizia danno nuovamente il via al servizio pubblico dell’ospedale.
Attraverso il telegiornale
regionale in serata ho maggiori informazioni su quanto
era accaduto a Ponticelli. Lunedì Ì8 gennaio si è consumato l’ultimo atto della guerra tra il clan di rione De Gasperi, guidato da Ciro Samo,
e i De Luca Bossa, gli emergenti, vicini all’Alleanza di
Secondigliano. I killer erano
piombati nel cuore del rione
e, senza preoccuparsi che
qualche metro più in là stavano giocando due bambini
di dieci anni, avevano comin
ciato a sparare a colpi di kalashnikov uccidendo un uomo e ferendone altri tre.
«Ogni giorno il nostro ospedale affronta situazioni
difficili - mi ha raccontato
poi Pasquale Accardo, direttore sanitario di Villa Betania
-, ma quella di lunedì è stata
tra le più difficili in assoluto.
Nel giro di mezz’ora sono
giunti quattro feriti, di cui
uno era in condizioni gravissime, e una cospicua parte
del quartiere si è riversata
neU’atrio. C’era chi dava calci nelle pareti e chi batteva la
testa nei muri. Non c’era la
possibilità di attraversare fisicamente l’androne dell’ospedale per accompagnare
due dei feriti in radiologia.
Fortunatamente la professio
II direttore sanitario di Villa Betania, Saivatore Accardo
nalità e la disponibilità del
personale medico e paramedico ha consentito il prosieguo dei lavori».
In simili situazioni di emergenza ritorna forte, da parte
degli organi direttivi dell’ospedale, la richiesta urgente
di un drappello di polizia che
possa far fronte alle azioni di
microcriminalità che quotidianamente coinvolgono
l’ospedale. «Inoltre - ha continuato il dottor Accardo - rimane il problema che la Regione e l’Asl non riconoscono
di fatto le attività di pronto
soccorso dal punto di vista
dei rimborsi economici. Un
ospedale piccolo coinè quello
di Villa Betania con 150 posti
letto, 9.000 ricoveri l’anno,
deve far fronte a circa 40.000
prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero, il
cui impegno economico grava tutto sulle spese correnti e
soprattutto sull’organico».
E dunque proprio in questa periferia orientale di Napoli, ormai troppo spesso
teatro di esplosioni di autobombe, di agguati camorristici, di ribellioni dell’antistato, che sorge l’ospedale evangelico Villa Betania. Una
zona di frontiera che quotidianamente mette alla prova
la vocazione professionale, e
per molti anche di fede, di
quanti lavorano in questa
struttura sorta per offrire la
propria testimonianza evangelica nella città di Napoli.
OTTO PER MILLE INFORMA
Etiopia^ due progetti di aiuto
I cambiamenti climatici in
corso stanno accelerando il
processo di desertificazione
nel mondo: un recente articolo del «Sole-24 ore» riportava come il Sahara abbia ripreso con maggior vigore la
sua espansione sia verso il
Nord che verso il Sud e come abbia scavalcato la diga
«verde» che la Libia aveva
predisposto piantando milioni di palme. Almeno 70
milioni di persone dedite all’agricoltura e alla pastorizia
seminomade che vivono
nelle aree adiacenti al deser
oggi occupano meno del 3%
della superficie totale. I due
progetti Opm si stanno realizzando nei distretti di Dale
Waleba e di Wata Dara e
coinvolgono una popolazione di 25.000 persone ciascuno in un contesto plurireligioso; infatti la metà degli
abitanti professa la religione
ortodossa, il 25% è musulmano e il restante 25% è
evangelico luterano.
La difesa del suolo
to stanno progressivamente
convergendo verso le città
mediterranee, dell’Etiopia e
della costa atlantica. Le condizioni di queste città, già
oggi invivibili, sono destinate a peggiorare ulteriormente creando le premesse per
nuove ondate di disperati
che tenteranno a ogni costo
di emigrare verso l’Europa.
Che cosa si può fare?
Diverse organizzazioni
non governative stanno lavorando per arginare il fenomeno della degradazione e
dell’erosione del suolo e per
mantenere o ripristinare
condizioni di vita accettabili
per le popolazioni agricole.
Con l’Opm stiamo finanziando due progetti in Etiopia in collaborazione con
Brot fiir die Welt (Pane per il
mondo), ente della diaconia
tedesca, e con la Chiesa evangelica luterana etiope
Mekane Jesus.
L’Etiopia è caratterizzata
da una elevata popolazione
giovanile (il 50% dei 60 milioni di abitanti ha meno di
18 anni), da un ancora basso
indice di urbanizzazione,
meno del 21%, da un reddito
pro capite annuo di circa
200.000 lire e da un pressocché totale diboscamento
delle foreste e dei boschi che
La caratteristica di questi
progetti è di affrontare i problemi in modo integrato, di
essere condotti da personale
etiope, opportunamente addestrato, e in piena collaborazione con le autorità civili
locali. L’approccio integrato
prevede interventi a difesa
del suolo oggi sfruttato fino
all’abbandono, di miglioramento dei metodi agricoli e
di allevamento del bestiame,
di ricerca e conservazione
delle fonti d’acqua sia per
usi civili che agricoli, di
piantamento di siepi e di alberi per contenere l’erosione del suolo, di miglioramento delle condizioni sanitarie e di educazione dei
contadini, delle donne e dei
ragazzi. Le tecniche usate
sono l’uso di aree pilota per
la dimostrazione sul campo
affinché si moltiplichino gli
interventi per emulazione e
la concessione di piccoli
(per noi) prestiti alle famiglie per investimenti e trasformazioni agrarie, prestiti
che verranno rimborsati nel
tempo, con assunzione di
responsabilità da parte dei
capi famiglia.
I risultati conseguiti in
due anni di attività sono rilevanti: oltre 600.000 piantine di alberi in coltivazione
nei vivai dimostrativi, 150
mila piante da precedenti
impianti già messe a dimora
in terreni di proprietà pubblica con un arricchimento
del 70%; 50 sorgenti d’acqua
protette alimentano altrettanti bacini, 5 km di dighe
costruiti per il trattenimento
dell’acqua piovana, 10 ettari
di terreno usati in zone diverse per dimostrazione di
nuove colture per diversificare la produzione agricola,
oltre 30.000 animali curati,
concessi 100 prestiti alle famiglie per miglioramenti
fondiari e 400 prestiti a donne per l’acquisto di ovini, alcune cliniche locali sono
state organizzate per affrontare i problemi sanitari e sono stati tenuti decine di corsi di addestramento.
L’Opm ha finanziato, sia
nel ’97 che nel ’98, 75 milioni per progetto, circa un terzo del costo complessivo; il
resto è finanziato in buona
parte da Brot fiir die Welt e
in piccola parte dalle comunità luterane locali. Si pensa
di continuare i progetti nel
1999 e oltre fino al pieno
consolidamento dei risultati.
Consolidamento a rischio
perché sappiamo bene come una guerra improvvisa
possa distruggere in un istante quanto costruito in
anni per cui, come il salmista di secoli fa, anche noi
preghiamo il Signore affinché renda stabile l’opera
delle nostre mani.
Alcuni chiarimenti sui
rendiconti '97 e '98
Nei rendiconti dell’Opm
1997 e 1998 sono stati indicati alcuni investimenti per i
quali si prevede il ricorso
all’indebitamento bancario
con estinzione del debito su
un arco di 5 anni. Li ricordiamo; La Noce per 1.400
milioni; l’Ospedale di Torre
Pellice per 1.285 milioni; il
Rifugio Re Carlo Alberto per
145 milioni, progetto Alzheimer, e 1.300 milioni, progetto Rea 2000; l’Uliveto per
1.634 milioni; Casa Materna
per 570 milioni e l’Ospedale
evangelico valdese di Torino
per 2.450 milioni.
La ratio di una simile decisione sta nel fatto che, essendo i finanziamenti del’Opm recenti, ma attesi da
tempo, si è creato un ingorgo di investimenti per l’ammodernamento delle nostre
opere diaconali. Per poter
affrontare e risolvere la maggior parte dei progetti presentati (non tutti purtroppo)
senza penalizzare troppo gli
altri progetti si è optato per
una via equilibrata che comportasse un impiego inferiore al 50% dei previsti introiti
nei prossimi 5 anni.
La previsione degli introiti
è stata effettuata considerando immutato il numero dei
firmatari dell’Opm valdese,
cioè 145.000 firme, e aumentato il gettito deirirpef per gli
anni 1996 e 1997, così come
è già avvenuto, e costante
per gli anni successivi. Questa impostazione ha consentito, da un lato, di ripartire su
5 anni il carico iniziale di investimenti e, dall’altro, di lasciare un margine significativo, il 50%, per sostenere altre
opere o altri progetti siano
essi culturali o di diaconia
leggera o di altro genere. 11
punto debole sta ovviamente nell’assumere la costanza
delle firme, ma con l’aiuto di
tutti i volenterosi che vorranno darci una mano, cercheremo di farcela. Tra l’altro per la pubblicazione del
rendiconto integrale, unico
nella sua completezza, continuiamo a ricevere apprezzamenti di stima per la trasparenza dimostrata.
\/ENERDÌ
A Roma dal 22 al 24 febbraio
Aggiornamento delle donne
pastore e delle diacene
Si tiene nei giorni 22-24
febbraio presso la Casa valdese di via Farnese a Roma
l’incontro di aggiornamento
delle donne pastore e diacene. L’inizio è previsto per le
16,30 di lunedì 22 con l’animazione liturgica condotta
da Karola Stobaus (Raccontarci-raccontarsi), che poi riprende la mattina successiva.
A seguire la teologa Adriana Valerio tiene una relazione sul tema: «Presenza, visibilità e significanza. Per una
nuova metodologia della storia delle donne». La stessa re
latrice parla nel pomeriggio
su «L’altra rivelazione: esperienza e narrazione di fede
delle donne nei secoli XIVXVI». A entrambe le relazioni
seguirà un dibattito. Il mercoledì, dopo la consueta animazione liturgica, esperien
le hai
¡aure¿
LUCM
NELL’U
1998 a
portanza della figura del-del- denti dell’O
la «supervisore», nel lavoro cointernaz
della relazione pastorale, hanno ter
L’incontro si conclude con il università
pranzo. Per informazioni te- l’istituto c(
lefonare alle pastore Anne iSOore. Sai
Zeli (0121-76603) o Gabriela fendenti cl
Lio (081-291216).
una 1
(Iltri/e dipi
itilizzandi
,50 ore, hai
iato corsi ;
feriori ser
'die, in com
luisito il d
VILLASECCA — In autunno, nelle riunioni quartierali è stato
fatto un resoconto dei lavori del Sinodo e della Conferenza òiére profei
distrettuale. In dicembre abbiamo affrontato lo studio del Sembra d
documento su «Eutanasia e suicidio assistito». In genere il una moderi
titolo è stato considerato un po’ urtante, anche se l’impo- (peti®
stazione di fondo del documento è condivisa. Si rileva la jospedale :
necessità di uscire dalla trappola del «rispetto per la vita» psr i risult
nel senso che per noi va rispettata la persona, più che la vi- ¡conseguiti i
ta. In questo orizzonte identifichiamo il vero dissidio che ci Ijiomamenti
separa dai pronunciamenti cattolici. profession;
• Le celebrazioni natalizie si sono svolte regolarmente: ben più i
frequentati i culti ai Chiotti e al Trussan, nonché la festa dei certi versi p
bambini a Villasecca: festa che è sempre più difficile da or- ^nattro di qi
ganizzare con una scuola domenicale di soli sei elementi. Ko linmio æ
• L’assemblea di chiesa ha sostituito come membro del to il nostro i
Concistoro Clodina Balma Clot, non più rieleggibile per sideriamo il
compiuto quindicennio, e ha eletto Alma Tron Barus. Le duestudent
ringraziamo entrambe per il loro servizio passato e futuro. Economia e
indicazione
RODORETTO — Ci siamo ritrovati a Natale per il culto natali- cente, han
zio in casa della famiglia di Valter Tron, che ringraziamo vi- anente prec
vamente per l’ospitalità. Eravamo in otto: pochi in assoluto laurea sul 1
ma praticamente tutti i residenti invernali. dell’Ospedaì
• Fra le novità degne di nota, ci ritroveremo a febbraio per I teraazional
festeggiare con una riunione di culto il ricordo della conces-1 ne^Mtimi ;
sione dei diritti civili. Inoltre, il Concistoro si è riunito in di- te stmjien
cembre per esaminare alcuni problemi, in particolare della,
gestione degli stabili. È stata anche accolta la richiesta di aj! |
cuni rodorini di poter ripristinare il forno del presbiterio,
previo un suo riattamento, a condizione che l’uso sia
to ai rodorini e che si verifichi la fattibilità dei lavori neces- " V.--M II
sari. Si è infine deliberata la sostituzione delle persiane della
scuola di Fontane, in parte mancanti in parte rotte.
SAN GERMANO — Il culto a cura della scuola domenicale del
20 dicembre è riuscito bene e ne siamo riconoscenti alle
monitrici, al monitore e a coloro che si occupano del canto,
i quali hanno lavorato certamente non poco per ottenere
quel risultato veramente soddisfacente.
• Un ringraziamento sincero anche alla nostra corale e al '
coro «Gabrieli» di Bagnolo per il bellissimo concerto offertoci la sera del 27 dicembre.
• A Stefano e Maurizio Rostan, unitamente ai loro congiunti, giungano anche da queste colonne la simpatia e il pensiero affettuoso della comunità per la scomparsa della zia
Rachele Soulier spentasi all’Asilo all’età di 87 anni dopo un
lungo periodo di infermità.
VIRGIN
NCHE qi
no per la
¡dica battis
lato all’i
■figazione,
lanza e dell
Tutto qu
PRAMOLLO — Ringraziamo di cuore Giuseppe Crucitti che ha ®a della se
tenuto il culto di domenica 17 gennaio. ®,eome og
• Ci ha lasciati, all’età di 88 anni, dopo una lunga malattia, 'Presenza c
la sorella Anna Clot ved. Peyronel (Sapiatti). Ai familiari ®econven
giunga la fraterna solidarietà cristiana di tutta la comunità. ™ il pome
P6r 3SSÌ<Jì
TORRE PELLICE — La domenica 17 gennaio è stata rallegrata i
dall’incontro delle scuole domenicali di Prarostino e Torre ambini dell'
Pellice. I ragazzi hanno partecipato attivamente al culto nel
momento delle letture e della preghiera e hanno coinvolto di nren
l’assemblea nel canto. L’incontro è poi proseguito alla Casa
unionista con pranzo, giochi e ancora canti, ed è terminato ¡„j
con un festoso volo di palloncini colorati. Modo di va
• Nei tre culti domenicali della nostra chiesa abbiamo ascorrere tr
spesso il piacere di ascoltare vari pastori e predicatori; a lo- ìe pomeri;
ro va la nostra riconoscenza. ili voim hai
• Ci hanno lasciato Enrico Avondet, Irma Jourdan, Attilio iiinjtfjj-j
Bleynat, Alba Garrou, Federico Rostan, Attila Remo Davit sere la gioii
Mario Avondetto. Alle famiglie che sono nel lutto siamo vi- pej
cini con affetto e simpatia. ^plaudita
SAN SECONDO — Giovedì 24 dicembre 1998 nella sala sià jj^sneora
svolta la festa natalizia a cura della scuola domenicale, de- perch;
stando vivo interesse e approvazione tra i numerosi pre- alt
»laiiciu vive; iiiLcicooc c appiuvclZ,lUUt; ird 1 IlUIIltJIUM K*''
senti. Vanno certamente sottolineati l’impegno e la volontà i*®aeta r;
dimostrata dai bambini, nell’occasione ringraziamo le mo- ™®enicah
una I
nitrici e i monitori per l’accurata preparazione della serata.
• Domenica 27 dicembre 1998 durante il culto è stato bat- F®' grupf
tezzato Alessandro Paschetto di Luciano e Simona Ma- reciti
gnetti; voglia il Signore benedire Alessandro e 1 genitori.
• Il 2 gennaio 1999 si sono svolti i funerali del fratello Emanuele Gardiol; ai familiari rinnoviamo l’espressione della i i pam
solidarietà cristiana della comunità.
PRESENTAZIONE DEI PROGEHI
Otto per mille
La Tavola valdese ricorda la scadenza del 28 feb'
braio p.v. per la presentazione dei progetti otto per miU®Chi fosse interessato ad avere i moduli e le relative istruzioni, si può rivolgere agli uffici della Tavola chiedendo i moduli cartacei oppure l’invio per e-mail.
0» che
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Quattro tesi di laurea sull'Ospedale evangelico internazionale di Genova
Il controllo di gestione ospedaliera
ie hanno prodotte quattro dei cinque dipendenti che, negli ultimi anni, si sono
laureati conseguendo così un miglioramento della qualificazione professionale
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LUCIANO GIULIANI_________
NELL’ULTIMA parte del
1998 altre due dipendenti dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova
hanno terminato il corso
universitario utilizzando
l’Istituto contrattuale delle
150 ore. Salgono così a 5 i dijpendenti che hanno conse|uito una laurea lavorando;
ijltri/e dipendenti, sempre
(utilizzando l’istituto delle
U50 ore, hanno invece termi[nato corsi medi superiori e
Seriori senza contare quelli
che, in comando, hanno acquisito il diploma di infermiere professionale.
Sembra di poter esprimere
una moderata soddisfazione
¡perle possibilità offerte dall’ospedale ma, soprattutto,
peri risultati che ne sono
«seguiti in termini di agIfomamento e qualificazione
professionale. Ma, forse, T
aspetto più importante, e per
certi versi particolare, è che
quattro di queste cinque lauree hatmo avuto come oggettoilnostro ente. Se poi consideriamo il fatto che anche
due studenti della facoltà di
Economia e Commercio, su
indicazione del proprio docente, hanno autonomamente predisposto tesi di
laurea sul funzionamento
,/dell’Ospedale evangelico inhernazionale, abbiamo che
ne^itìtimi 25 anni sono state stàe ben sei tesi di laurea
sui vari aspetti (storico, giuridico-istituzionali, legislativo,
tecnico-amministrativo, sociologico) costitutivi e funzionali del nostro ospedale;
certamente un bel record.
Agli inizi degli Anni 70 il dipendente Davide Amedeo,
allora responsabile delTUfficio personale, incentrò la
propria tesi di laurea sulla
riforma ospedaliera (legge
Marietti del 1968) e, quindi,
sulla collocazione giuridicoamministrativa degli enti ecclesiastici, quale l’ospedale di
Genova, nel Servizio sanitario nazionale. Siamo nella fase di classificazione degli
ospedali ecclesiastici e il lavoro cercò di approfondire
questi aspetti. Per la cronaca
il dott. Amedeo, maturata
un’adeguata esperienza manageriale fino alla fine degli
Anni 80, quando ha lasciato
l’Ospedale evangelico internazionale, si è brillantemente
inserito nella dirigenza del
Servizio sanitario regionale e,
nel 1995, è stato nominato
direttore generale di aziende
sanitarie liguri.
Passano quindici anni e la
dipendente Ivana Cecchini
affronta l’aspetto storico della vita dell’ospedale. Con la
sua tesi di laurea in lettere
moderne, storia del pensiero
scientifico nell’età moderna,
la dipendente trattò il tema
«Alcuni cenni storici su una
struttura ospedaliera: l’Ospedale evangelico internaziona
le». La dott.ssa Cecchini, funzionario direttivo dell’ente,
ha così contribuito alla raccolta di dati storici sulla nascita e la vita dell’ente.
Negli ultimi cinque anni le
altre quattro tesi di laurea;
nell’anno accademico ’94-95
la prof.ssa Zuccardi Merli,
della facoltà di Economia e
Commercio dell’Università di
Genova, ha concordato con
due studenti del suo corso
due tesi di laurea sugli aspetti
gestionali di un’azienda ospedaliera. La neolaureanda
Angela Maragliano ha predisposto la seguente tesi di laurea; «Il controllo di gestione
nelle aziende ospedale; esame di un caso concreto: l’Ospedale evangelico internazionale». La signorina Maragliano, dopo innumerevoli
incontri con la direzione generale dell’ospedale, ha saputo illustrare e dimostrare
scientificamente le bontà del
nostro sistema di controllo di
gestione. Nello stesso anno
accademico il neolaureando
Nicola Corte ha invece predisposto una tesi di laurea,
sempre in tema di controllo
di gestione, andando soprattutto a trattare in modo molto tecnico e approfondito gli
aspetti legati alla contabilità
economica e al controllo direzionale (sistema budgettario e contabilità analitica per
centri di costo): «Il controllo
di gestione nelle Aziende
ospedaliere: aspetti teorici ed
applicativi». Tenuto conto
che stiamo parlando del 1995
e cioè di 4 anni fa, possiamo
dire che anche questa è stata
una concreta occasione nella
quale l’ente ha potuto verificare la bontà del modello organizzativo attivato e reso
funzionante.
Nell’anno accademico ’9798 sono state invece due dipendenti a conseguire la laurea; la signora Paola Monteleone alla facoltà di Scienze
politiche, ramo politico-amministrativo, ha discusso la
tesi «Un ente ecclesiastico;
l’Ospedale evangelico internazionale» mentre la signora
Rosanna Mammoliti, alla facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino, ha discusso
la tesi «La dimensione religiosa dell’assistenza sanitaria; L’Ospedale evangelico internazionale di Genova: elementi fondanti e mutamenti». Entrambe hanno avuto
modo di approfondire aspetti
legati alla «vita» ormai quasi
centocinquantennale del nostro ospedale fruendo anche
della consulenza di prestigiosi esperti come il pastore
Giorgio Bouchard che, a più
riprese, è stato contattato
dalla dott.ssa Mammoliti.
La quinta dipendente a cui
si accennava alTinizio è la signora Silvana Silovich, infermiera professionale di nazionalità jugoslava, la quale si è
laureata a pieni voti in giurisprudenza.
>Ìf Chiesa battista di Mottola
Aggregazione e testimonianza
ton la scuola domenicale
Chiesa battista di Napoli via Foria
Tre battesimi nel periodo
natalizio e di fine anno
VIRGINIA MARIANI
>8 feb"
mili®'
:ruziO'
nodii'
NCHE questo nuovo anno per la comunità evanlilica battista di Mottola è
iato all’insegna delTag'8gazione, della testimo*i3nza e delTevangelizzazioTutto questo è, infatti, la
®a della scuola domenicale
"SpCome ogni anno, ha visto
'presenza di circa 300 per®e convenute nel locale di
il pomeriggio dell’Epifa|®per assistere alle recite e
'ranti delle bambine e dei
Albini della comunità.
'*tto, come sempre, il la*0 di preparazione è duro
“iicoso, anche per i bam®iche vedono il proprio
®>odo di vacanza scolastica
J*rorrere tra prove mattutipomeridiane ma, come
"Volte hanno ripetuto le
"®>trici, tanta risulta poi
la gioia di aver lavora|ar qualcosa che è gradita
Wlaudita. Tra l’altro con"9 ancora la sperimentaperché quest’anno ci
Astate altre novità: infatti
^isueta recita della scuo®nienicale è stata affian"da una rappresentazio¡7®! gruppo giovanile e,
^ la recita sulla storia di
“dino» che ha coinvolto le
glassi della scuola domerai 1 bambini si sono ciatati in un eccezionale e
Ordinario spettacolo di
pilette: e così, dopo aver
^tato il tema delTacco^ delle diversità, tramiiParionette è stato ripro® il tema della natività
b testo «Quando ci spof'oMaria?^
’Canti corali e le poesie
piccoli, si è giunti poi
’•bento finale nel quale
I Ppo giovani ha presen'"ba recita il cui copione
è stato proposto dal gruppo
di Peschici, «Sala d’aspetto»,
il cui tema è la conversione e
la consacrazione totale a
Dio; la voce di Dio, che a un
certo punto ha fatto irruzione tra i discorsi di Testimoni
di Geova, evangelici, cattolici, maghe... è stata una voce
femminile.
Ecco perché il momento
tradizionale delle recite è un
momento di evangelizzazione e di testimonianza di una
comunità in cammino, di
una comunità di accoglienza,
di una comunità che chiede
sempre al Signore di «riformarsi» e di crescere secondo
la sua volontà per annunciare il suo Regno.
MARTA D'AURIA
CON grande senso di riconoscenza a Dio la comunità battista di Napoli via Foria ha vissuto gli ultimi giorni
del trascorso anno. Il 25 dicembre hanno dato la loro testimonianza di fede, scendendo nelle acque battesimali, Pasquale Mazzella, Salvatore Rossi e Massimo Mastrolonardo. Nel giorno di Natale,
quando tradizionalmente si
ricorda la nascita di Gesù, la
comunità si è riunita numerosa per festeggiare la «nuova
nascita» di questi tre fratelli.
A partire dall’annuncio fatto
dalTangelo a Giuseppe che la
giovane Maria avrebbe avuto
Un bollettino delle chiese
Ecco r«Emilia protestante»
È uscito in novembre il numero zero de L'Emilia protestante, bollettino delle chiese
della regione. Rispetto agli
Anni 60, allorché per la prima
volta nacque un organo di
collegamento con questo nome, voluto dalle chiese di
Parma e di Bologna, è cresciuto il numero delle comunità che partecipano all’iniziativa: abbiamo oggi impegnate in questo progetto anche Mezzano, Piacenza, Cremona. II notiziario, dice l’editoriale di presentazione, è
necessario «sia per rafforzare
i collegamenti tra di noi, sia
soprattutto per parlare ai
concittadini». E infatti più
avanti si ribadisce: «Vogliamo
poter dare il nostro contributo come protestanti (...) in riferimento alla realtà specifica
in cui siamo; questo pezzo
dell’Italia del Nord...». Il progetto è complessivamente
ambizioso, poiché intende
attivare le comunità come
una «sorta di osservatorio,
per cogliere problemi e risvolti che magari vengono taciuti da altri». Il primo numero del bollettino è stato dedicato, come da calendario, alle iniziative svoltesi nella scadenza della Domenica della
Riforma. In questa cornice
viene pubblicata la conferenza tenuta dal prof. Giorgio
Spini siti tema «Il protestantesimo e le rivoluzioni del
nostro tempo». Si accompagnano a questa ampia trattazione le notizie della vita delle comunità e naturalmente i
loro indirizzi, a uso principalmente dei lettori «esterni».
un figlio a cui sarebbe stato
posto nome Emmanuele
(Matteo 1, 23), la pastora Anna Maffei ha ricordato che la
promessa del «Dio con noi»,
pronunciata 2.000 anni fa, si
rinnova ancora oggi per noi
attraverso l’opera dello Spirito Santo. La festa è continuata domenica 27 dicembre con
un concerto liturgico, eseguito dal coro Ipharadisi. I canti
e i testi, selezionati dalla tradizione ebraica e cristiana,
sono stati scelti a partire dalla
metafora della stella, punto
luminoso nella volta celeste
che, per fede, ha parlato e
può ancora parlarci di Dio.
Hanno partecipato alla liturgia anche i bambini della
scuola domenicale. I più piccoli hanno realizzato una mimica del viaggio dei magi guidati dalla stella fino al luogo
dove si trovava il piccolo Gesù e hanno donato ai presenti
delle piccole stelle variopinte.
Altra occasione di fraterna
condivisione è stata la sera
del 31 dicembre: una cinquantina di persone si sono
ritrovate per trascorrere insieme la notte di San Silvestro.
Dopo i festosi brindisi che
hanno accolto Tanno nuovo, i
fratelli e le sorelle presenti
hanno ringraziato Dio per il
dono della grazia i cui segni,
anno dopo anno, abbondano
nelle proprie vite e nelle relazioni che si stringono con il
prossimo. In particolare alcuni fratelli africani hanno
espresso la loro riconoscenza
a Dio per aver incontrato la
comunità di Napoli che è divenuta per essi, lontani dai
paesi d’origine, una nuova famiglia. La rinnovata consacrazione al discepolato di Gesù è stata la preghiera comunitaria sussurrata alle prime
ore del nuovo anno.
Agenda
30 gennaio
BERGAMO — Alle ore 17,30, nella sala conferenze del Centro culturale protestante (via Tasso 55, primo piano), il pastore Salvatore Ricciardi tiene il quarto di sei incontri dedi
cati alla Lettera ai Romani, sul tema: «Giustificati per fede
abbiamo pace con Dio: 5,1-8, 39».
MILANO —Alle ore 17, presso il Centro culturale prote
stante (sala libreria Claudiana, via Sforza 12/a), il prof. Ugo
Gastaldi parla sul tema; «Autocomprensione della chiesa e
“secolarizzazione” del cristianesimo nei primi secoli», per
il ciclo di incontri dedicati al pensiero cristiano antico.
1- febbraio
TORINO — Alle ore 15, presso la sede decentrata della biblioteca Erik Peterson (via Martini 4b), il prof. Gabriele De
Rosa presenta il proprio libro «Tempo religioso e tempo
storico, voi. Ili» (Edizioni di storia e letteratura, rass).
2 febbraio
MILANO — AUe ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), si tiene il secondo studio biblico dedica
to a «Incontri e scontri religiosi nella Bibbia», a cura del
pastore Giovanni Carrari. Il tema specifico è: «La contesta
zione interna alla religione e la formulazione di una teoio
già (dalla monarchia alla deportazione)».
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217,
si tiene il terzo incontro sulla bioetica, condotto dal dott,
Pasero sul tema della procreazione assistita.
3 febbraio
TORINO — Alle 20,45 (ripetuto l’indomani alle 9,30), alla
parrocchia Natale del Signore (via Boston 37), nelTambito di
un ciclo di incontri sui Salmi, il past. Giuseppe Platone parla
sul tema: «I Salmi modello di riflessione e di preghiera».
4 febbraio
GENOVA — Alle ore 17,30, nella sala della Società di letture
e conversazioni scientifiche del Palazzo Ducale, ala Est, per
il ciclo di incontri del Sae su pace e guerra, il prof. Giovanni Cereti (Conferenza mondiale delle religioni per la pace)
parla sul tema; «Cristo, la pace. Luci e ombre nella storia».
TORINO —Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala della Chiesa
valdese di via Pio V15 (primo piano), si tiene il secondo incontro sulla bioetica. La prof. Anna Rollier parla sul tema:
«Procreazione assistita; procreare a ogni costo?».
6 febbri
BERGAMO —Alle ore 17,30, nella sala conferenze del
Centro culturale protestante (via Tasso 55, primo piano), il
pastore Salvatore Ricciardi tiene il quinto di sei incontri
dedicati alla Lettera ai Romani, sul tema: «I doni e la vocazione di Dio a Israele: Rom. 9,1-11,36».
CINISELLO BALSAMO —Alle ore 17,30, presso il Centro
culturale «Jacopo Lombardini» (via Montegrappa 62/b),
viene proiettato il film «Ordet» di Cari Th. Dreyer.
8 febbraio
MILANO — Alle ore 21, nella sala verde (corso Matteotti
14), il pastore Salvatore Ricciardi e il giornalista Luigi Sandri parlano sul tema: «L’VIII Assemblea generale del Consiglio ecumenico e i nuovi problemi delTecumenismo».
11 febbraio
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, presso il Centro culturale «Jacopo Lombardini» (via Montegrappa 62/b), si tiene un incontro sul tema: «Procreazione assistita: le nuove
frontiere dell’etica» con la prof. Anna Rollier, docente di
Genetica molecolare presso l’Università di Milano.
12 febbraio
TORINO —Alle 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, il Centro evangelico di cultura «A. Pascal»
organizza un dibattito sul tema: «Giustizia e democrazia.
L’esperienza dei giudici di Milano». Intervengono Piercamillo Davigo, del pool di Milano; Elvio Passone, magistrato
e senatore; Davide Pinardi, docente universitario e scrittore. Presiede il pastore Platone. Nel corso dell’incontro sarà
presentato il libro di P. Davigo «La giubba del re. Intervista
sulla corruzione», a cura di D. Pinardi (Laterza 1998).
13 febbraio
NAPOLI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (via dei Cimbri ang. via Duomo), si tiene il secondo incontro di bioetica organizzato dal Centro culturale evangelico «G. Caracciolo». Tema dell’incontro, presieduto dalTavv. Alfredo
Guarino, è «Eutanasia, suicidio assistito, accanimento terapeutico». Intervengono Giuseppe Barberis, oncologo e
terapista del dolore; Donatella Abignale, docente di Teologia morale presso la Pontificia Facoltà teologica di Napoli;
Sergio Rostagno, docente di Teologia sistematica presso la
Facoltà valdese. Per informazioni te. 081-264510.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTAN’TESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 7 febbraio andrà in onda; «Giubileo, l’utopia di Dio; La
Settimana della libertà è l’occasione per riflettere su debito, globalizzazione e povertà». La replica sarà trasmessa lunedi 15 febbraio alle 9,15 circa sempre su Raidue.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 29 GENNAIO
Riforma
Disagio ecumenico
Maria Sbaffi Gireirdet
Disagio, perplessità, umiltà, flducia: questi sentimenti
hanno accompagnato, io credo, gran parte del mondo
evangelico italiano nel periodo che ha preceduto quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Negli
ultimi tempi alcune iniziative cattoliche hanno provocato
disagio tra i protestanti e hanno turbato il clima ecumenico: fatti come l’ostensione della Sindone, la polemica suscitata dalla mancata ricezione vaticana della Dichiarazione congiunta tra luterani e cattolici sulla giustificazione
per fede e, in ultimo, la Bolla d’indizione del cosiddetto
grande Giubileo con la riproposizione delle indulgenze.
Disagio particolare per questi fatti, e perplessità riguardo
alle iniziative comuni in vista della Settimana di preghiera
per l’unità che è appena terminata, e che la Bolla collocava
in un clima particolare. Fino a che punto era possibile vivere insieme questa settimana, dopo che tanti elementi
avevano messo in crisi il percorso ecumenico che pure in
questi anni è stato compiuto?
Penso sia opportuno riconoscere con lucidità la realtà
delle divisioni che tuttora ci separano dalla Chiesa cattolica (in particolare sul grande tema della Riforma, la giustificazione per sola grazia mediante la fede) e tuttavia non
rinunciare al cammino ecumenico. Cercando di riflettere
su come noi protestanti ci apprestiamo a vivere questo periodo della nostra storia, mi sembra sia importante avere
ben chiaro che mentre la celebrazione dei duemila anni
dell’era cristiana è un evento che riguarda tutta la cristianità, ed è un’occasione di riflessione e di bilancio, la pratica del giubileo e degli anni santi, come avviene da settecento anni, appartiene alla sola Chiesa cattolica romana.
Non deve trarre in inganno il fatto che in tutta la cristianità, e anche nelle chiese protestanti italiane, l’indizione del
giubileo abbia spinto a riflettere sulle origini e le forme del
giubileo ebraico di cui parla Levitico 25: un anno giubilare
istituito soprattutto per ripristinare ogni cinquant’anni una
situazione di giustizia in Israele, con la restituzione delle
terre e la liberazione degli schiavi. Da questo giubileo biblico le nostre chiese (come testimonia la scelta della Federazione delle chiese evangeliche in Italia per la Settimana della libertà) hanno voluto trarre ispireizione per riflettere sulle
condizioni di ingiustizia più clamorose esistenti oggi e per
lanciare una campagna in favore del condono dei debiti del
Terzo Mondo. Dunque è questo il modo in cui le chiese non
cattoliche si lasciano in qualche modo toccare dal rilievo
dato dalla Chiesa cattolica al Giubileo del Duemila: per interpretarlo in chiave biblica. In questo senso sono chiamati
a vigilare anche i membri della altre confessioni cristiane
che partecipano alla Commissione ecumenica per il Giubileo, su invito della Chiesa cattolica, e nella quale sono state
espresse analoghe riserve sulle indulgenze.
Rifacendosi a questa visione del giubileo le nostre chiese
accolgono anche l’invito al ravvedimento e alla conversione. Ed è qui che dell disagio e dalla perplessità può nascere
un sentimento di umiltà, di fronte alla coscienza delle nostre infedeltà. Che cosa sono infatti le divisioni tra le chiese cristiane se non il segno dell’infedeltà nella loro storia al
messaggio biblico? E da che cosa nasce l’ecumenismo se
non dalla coscienza che Dio ha già perdonato le nostre infedeltà e ci chiama a vivere il suo perdono stabilendo quel
frammenti di comunione tra cristiani che risultano compatibili con la nostra intelligenza della fede e con la nostra
coerenza di credenti?
Se viviamo questo disagio, ma anche questa umiltà, sarà
anche possibile non lasciarsi bloccare dalle divergenze,
ma avanzare con fiducia nel cammino ecumenico. Un
cammino faticoso e difficile, cosparso com’è dagli ostacoli
che tuttora si frappongono a una vera comunione, ma credo sia salutare che impariamo a guardare in faccia le nostre divisioni senza lasciarcene scoraggiare; imparando la
fiducia, senza tradire la fedeltà. Non perché abbiamo una
qualche fiducia nelle nostre capacità di composizione e di
compromesso, ma perché fa parte della nostra fede sapere
che l’unità della chiesa è già data in Cristo. La «Gerusalemme celeste», per rifarsi al testo dell’Apocalisse indicato
quest’anno per la Settimana di preghiera, non è ancora
scesa dal cielo, lo sappiamo, ma ci è promessa, ed è alla luce di questa promessa che i credenti possono camminare.
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Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 4 del 22 gennaio 1999 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino mercoledì 20 gennaio 1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
I problemi della procreazione medicalmente assistita
Difendere i diritti dei bambini
Pubblichiamo il testo integrale di un recente documento
della Commissione ecumenica europea chiesa e società
È previsto in questi giorni l'avvio, alla Camera dei deputati, di
un dibattito sulla «procreazione
medicalmente assistita». La Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei) intende dare il proprio contributo alla riflessione in
corso proponendo un recente documento della Commissione ecumenica chiesa e società (Eeccs), un
organismo ecumenico con sedi a
Bruxelles e Strasburgo e attualmente pienamente integrato nella
Conferenza delle chiese europee
(Kek), di cui fanno parte circa 120
chiese protestanti e ortodosse. Il
documento, intitolato «La procreazione medicalmente assistita,
vent'anni dopo», è stato adottato
a fine novembre dal Comitato esecutivo della Eeccs ed è stato redatto dal gruppo di lavoro sulla bioetica della Eeccs di cui fa parte, in
rappresentanza della Fcei, la prof
Anna Rollier, bioioga, docente
all'Università di Milano. Diamo
di seguito il testo integrale del documento.
1 -1125 luglio 1978 nasceva
a Manchester Louise Brown,
la prima neonata concepita
mediante la fecondazione in
vitro (cioè al di fuori del corpo materno). La sua nascita
coronava dieci anni di lavoro
di R. Edwards (biologo della riproduzione) e P. Steptoe
(ginecologo) e costituiva il
punto di partenza di una
nuova era nel campo della
medicina della procreazione
umana.
2 - Sono passati vent’anni:
attualmente circa 200.000
bambini nel mondo sono nati con questo mezzo, portando la gioia di una o più nascite a genitori afflitti che vivono lo scacco dell’infertilità.
3 - Un atteggiamento positivo da parte delle chiese protestanti ha segnato gli inizi e i
primi passi della procreatica
(scienza della procreazione
artificiale), che permette la
realizzazione del.progetto
parentale di una coppia incapace di generare spontaneamente e allevia così la sua
sofferenza.
4 - La velocità con cui sono
progredite le conoscenze
scientifiche nel campo della
genetica e della biologia della riproduzione nei due ultimi decenni ha favorito uno
sviluppo tecnologico che, a
sua volta, ha accelerato l’avanzamento della scienza. La
circolarità tra scienza e tecnologia ha permesso Raffermarsi di una tecnologia riproduttiva, ricostruzione
biotecnologica della procreazione umana, che conferisce
all’uomo un nuovo potere
sui suoi simili.
‘ 5 - La biomedicina preten
de di controllare la fecondità:
quali mezzi ha la società per
controllare questo controllo?
Allo scopo di contribuire in
Mentre a Milano e Firenze si svolgono grandi sfilate di moda, i negozi di
abbigliamento delle nostre
città riempiono le loro vetrine con capi di abbigliamento
a metà prezzo. I saldi di fine
stagione sono in pieno svolgimento e certi negozi famosi devono persino richiedere
l’ausilio dei vigili urbani per
regolare l’afflusso dei clienti.
Nessuno però si domanda
dove e in quali condizioni
vengono prodotti i tessuti e
cuciti i vestiti che noi acquistiamo. Secondo dati recenti,
quasi il 70% del tessuto venduto in Occidente viene fabbricato in Oriente o in qualche paese dell’Est europeo.
I prezzi dei vestiti che
compriamo sovente nascondono orari di lavoro infernali, causa di numerosi incidenti. In una fabbrica di
Guangzhou, in Cina, le operaie sono costrette a lavorare
quanto cristiani al dibattito
pubblico riguardante le numerose questioni di ordine medico, etico, biologico e
sociale sollevate dalla procreazione assistita, vogliamo
menzionare qui alcuni punti
che ci sembrano toccare gli
aspetti più delicati delle nuove pratiche biomediche.
a) In primo luogo constatiamo la tendenza sociale attuale a considerare la discendenza biologica come un diritto umano. Ora, un bambino è un dono e non potrà mai
essere considerato come un
oggetto di proprietà: occorre
dunque che le scelte in materia di assistenza alla procreazione siano orientate dalla
nozione del diritto del bambino, piuttosto che da quella
del diritto al bambino.
b) L’importanza dei cambiamenti culturali introdotti
dalla procreazione assistita
(sconvolgimenti relativi al
generare umano, trasformazione dei punti di riferimento fondamentali dell’individuo, come le nozioni di identità e filiazione, di madre e
padre, di vita e morte) e la
natura di talune applicazioni
delle nuove tecnologie riproduttive possono comportare
il rischio di commercializzazione e strumentalizzazione
del corpo della donna, così
come del corpo umano in
generale. Queste tendenze
pongono importanti interrogativi che richiamano la nozione di «coscienza dei limiti». Come abbiamo sottoiineato nel nostro contributo al
simposio del Consiglio d’Europa sull’embrione umano
nel dicembre 1996, dal momento che le nuove tecnologie riproduttive intervengono
sulle origini stesse della vita per cui diventa possibile, ad
esempio, creare degli embrioni umani principalmente al
fine di svolgere ricerche su di
essi - diventa della massima
importanza stabilire i limiti
morali di queste tecnologie e
rispettarli.
c) Le tecniche messe a
punto per la fecondazione in
vitro aprono la porta al rischio di applicazione di pratiche eugenetiche volte al
«miglioramento della specie
umana», grazie alla possibilità di selezionare gli embrioni dopo averli sottoposti a test genetici. Questo è un obiettivo scientificamente illusorio (perché, anche se si eliminano tutti gli embrioni
portatori di geni patologici, ci
saranno sempre nuove alterazioni, responsabili di future
patologie che potranno prodursi nei geni embrionali) e
eticamente pericoloso. Il rifiuto dell’alterità e il riduzionismo genetico che caratterizzano la nostra epoca possono in effetti condurre a
uno slittamento dal concetto
di gene patogeno a quello di
«gene cattivo» nel senso ampio del termine, e fornire così
legittimazione a nuove forme
di discriminazione.
6 - Affinché la tecnologia
resti al servizio dell’essere
umano e il benessere del nascituro sia posto al centro
della riflessione e della valutazione dei progetto biomedico applicato alla procreazione, il gruppo di lavoro sulla bioetica della Eeccs auspica, in conclusione, che:
3) venga condotta a livello
europeo una valutazione
multidisciplinare e approfondita dei dati relativi ai vent’
anni di applicazione delle
tecniche di assistenza medica alla procreazione (analizzate dal punto di vista medico, psicologico, genetico, sociologico e giuridico), e che i
dati così ottenuti siano oggetto di dibattiti pubblici in
ciascun paese membro del
Consiglio d’Europa;
b) il Comitato direttivo di
bioetica elabori una base comune per le legislazioni promulgate negli stati membro
del Consiglio d’Europa, nel rispetto delle diverse tradizioni
culturali, filosofiche e religiose presenti in Europa, {nev]
PIERO BENSÌ
fino a 93 ore settimanali. In
migliaia di altre fabbriche,
piccole e grandi, in tutto 1’
Oriente le operaie vengono
irreggimentate, i controlli sono costanti, le porte dei laboratori vengono chiuse ed è rigorosamente vietato parlare
durante il lavoro e sono multate quelle operaie che chiedono di andare in bagno più
di una volta. I diritti d’associazione o di fondare un sindacato sono assolutamente
vietati e la regola d’oro è una
sola: «Lavora e tieni la bocca
chiusa». Guai a chi si permette di infrangerla. L’unico
spazio concesso a queste
centinaia di migliaia di lavoratrici sono dei dormitori sovraffollati, senza illuminazione, senza ventilazione, senza
servizi igienici. Gli abiti con i
quali le signore occidentali
cercano di mantenere giovani e ingentilire i loro corpi
sono in gran parte cuciti da
giovani donne che distruggono il loro corpo lavorando
giorno e notte essendo vittime delle prepotenze e delle
LA STAIMI^
chiesa e valori ~ 1
questi i
limto il pi
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Il politologo Gian Eni
Rusconi si chiede (lo
naio) se la Chiesa cattoli
non stia diventando soggf
di una nuova «religione cble». «Presupposto - •
ne sono il gran discorrereP“®
“valori” e la convinzione
fusa (...) che la Chiesa e
ligione-di-chiesa siano i||)ioc^onl
positari privilegiati di
“valori”, necessari perlac#^^®'^^®
vivenza civile e politica^?’,*®
parte sua, la Chiesa ^
questo suo ruolo civile P
landò sempre meno del
gno di Dio”». È la stessa|i^'®?^*^\'^
cente storia italiana
vrebbe concorso a assegni
questo ruolo alla Chiesa
tolica. Rusconi segna
eventi fondamentali: «Il
stagno nella lotta contri
terrorismo», «la presa di pi_
zione dei vescovi (...) con|>®P*^°’
il secessionismo leghista»,1®® ^ tuo
coinvolgimento (...) deglif ^n^tort
mini di Chiesa dei gradini^®*® ’falde
bassi della gerarchia n(Ì®lP®ll^ce).
lotta contro la mafia».
scorso a parte va poi fattoji™'^®* ^nr
la «religione del volontailÌP®isoi®® ^
to». Rusconi si chiede seqpnonpotr
sto ruolo non segnali ani®® to pieni
«un parallelo impoverimei
della cultura laica».
lesto tappi
Organizza
199. Sono f
idtà che r
Ito di essi
A^enire
Chiesa e valori-2
lolo che rii
pegnato con
ino alla metà
gmtoconil S
postQi|irof
Coiáiifíqu;
de comuni
lato 1
ikhiede
~buona
spirito
Il quotidiano cattol
sponde a Rusconi (12
naio), ma anche a Albi
Asor Rosa che il 10 su «
pubblica» aveva denunci]
il nuovo «trionfalismo»
Chiesa, sorda a «tutto il
derno”, nella sua dupli
componente di spirito pi
stante e di spirito filosol
laico» [ma per noi i due
spetti coesistono, ndr].
una serie di interviste, ili _ ,.
sofo Vittorio Possenti sosi ■ '
ne che la Chiesa critica «1
leanza stretta in Occidfl mentali
tra democrazia e relativisf ; - capacii
e il teologo Severino Diali
afferma che «è vero ch( _Qygj.g ^
Chiesa compie oggi unas » ,
eie di supplenza nella soc t ^
civile», ma anche che «il di la'
onfalismo non è evangeli!
E il filosofo non credenteS ‘
vatore Natoli ricorda cht °re;
termine valore appartieni »
linguaggio deU’econoU; focOJ 1.6
non attiene all’essere,™ lattamentoi
ciò che si scambia. Concep
il bene come valore signi
dunque assumerlo in tei
di scambio, renderlo i
di possibili trattative».
Ahimè, ha ragione.
violenze del loro padrOj
È sorta in Olanda, 9f
fa, un’organizzazione in®l
lata Clean clothes che '
contro questo stato d>i
affinché i vestiti che i®*^
siamo siano prodotti i
dignità. Possiamo fare i
cosa? Certo: chiedere se®
ai nostri fornitori la pt®
nienza del vestiario chej
gliamo acquistare e q®
rifiutare quelli di origià^J
co chiara. Già grandi n>*
come Benetton, Levi’Si
e altre hanno dovuto'
biare i loro sistemi pc/j
posizione dei cliente
possiamo stare sempt®
le mani in mano di froà'®|
le sofferenze altrui!
Sta gui
■ catecf
Bhta V
^dell’Ant
heinqu
MOi
Jodici
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissiO'
Radiouno «Culto evaw
curata dalla Federazione
chiese evangeliche in (
andata in onda dotnem
gennaio).
19
JF.RDÌ 29 GENNAIO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
Un viaggio in Gran Bretagna
amicizia con la Chiesa
’ormata unita d'Inghilterra
MASSIMO LONG
jian Enr
de (10
sa cattol
ido sogg(
bigione
- scrivi
liscorrerej
/inzione
questi anni molti hanno
i^to il piacere di conoscenei viaggi in Inghilterra e
ite la visita in Italia, dei
jUi e delle sorelle apparteIti alla Chiesa riformata
d’Inghilterra (Urc). Molno apprezzato la dispoità dei coniugi Cowhig, la
rnità delle chiese che
0 ospitato i gruppi, le
jve amicizie che sono nate
diesa di conoscersi re
I siano conoscere la
ati di quiopria storia. Soprattutto
i per la eliti hanno condiviso la simpolitica Jtia
Pesa svoS®*^ ^ sorella Elena Vi3 civile pyn che per molti anni ha
no ' gruppi italia
iana cheiA*^®™^ ® chiesto
a assesnl^ccogliere l’eredità di
. 6 rapporto di amicizia e
fliganizzare il viaggio del
Sono felice dell’opporità che mi è stata data e
so di essere all’altezza del
sjpito; sono un diacono
àttoaruolo con il compito
animatore giovanile per le
ieae valdesi del 1° circuito
nlÉellice). Il viaggio di queafia». UnÌt’anno potrà ospitare, come
poi fattoanni, un massimo di
volontaPPSisone dai 18 anni in su,
liede se qpaon potrà essere organizignali aniPtu in piena estate come in
aoverimePSsato perché, proprio per il
1». ruolo che ricopro, sono impegnato con i campi estivi finoallametà di agosto e in següito con il Sinodo. Ho sotto, posto iljroblema ai coniugi
lori -2 Coidi(gTquali, sentite le va
cattol»&”Ji"ÌÌà
mi (12 f“
e a Albà
I Chiesa
i segna
mali: «Il
ta contrj
iresa dipa
i (...) CODI
leghista»,!
...) deglii
n gradinili
irchia ni
iriato la loro disponibi
lità per il periodo che va dal 3
al 13 settembre. Il programma non è ancora fissato nei
dettagli ma una proposta potrebbe essere la seguente.
- 3 settembre: partenza da
Milano e arrivo a Manchester; ospitalità nelle famiglie
della comunità di Sale per tre
notti; visita di una città sulla
costa del Galles e/o del Lake
District;
- due 0 tre notti presso alcune famiglie di Oxford; visita della città;
- due notti presso alcune
famiglie di Croydon dove è
pastore John Bremner; visita
di Londra (che dista soltanto
20’ di treno);
- due o tre notti presso il
centro di Barnes dose che si
trova nella campagna vicino a Birmingham; possibile visita a Warwick Castle e
Stratford-on-Avon;
- 13 settembre: ritorno a
Milano con partenza da Birmingham.
Come si vede il programma
prevede parecchie possibilità
di visita a luoghi di interesse
turistico ma anche momenti
di incontro con le comunità
che ci ospiteranno (parteciperemo ai culti nella comunità di Sale e di Croydon e
avremo delle agapi fraterne)
e il momento di valutazioni
finali presso il centro di Barnes dose. Per il momento
non sono in grado di fornire
le informazioni sul costo
complessivo del viaggio, ma
le iscrizioni sono aperte: per
informazioni e/o prenotazioni rivolgersi a Massimo Long,
via Coppieri 10, 10066 Torre
Penice; tel./fax: 0121-953107.
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to filosol li richiede:
io* ndri ' buona formazione culturale e teologica;
■viste ili ! ' ®P'ulo di iniziativa, capacità relazionali e organizzative;
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1 Occidei mentali di contabilità;
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issere, ® lattamento dei dati personaii si svoigerà in conformità delia legge 675/96
a. ConceF
ore signi
lo in terii^if
erlo mal
:ive».
oue. I y Claire Musatti
■11 popolo del libro - Guida
Viaggio dentro la Bibbia
pp. 62, L. 9.500, cod. 295
sta guida contiene le «istruzioni per l’uso» utili a geniI Catechisti ed educatori per il «Popolo del Libro» che
snta venticinque ampie schede collegate alle vicenirAntico Testamento e altre
Heinque che si riferiscono al
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^2i e avvicinano il mondo deh
Bibbia in modo piacevole e im|fiato.
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razioni
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iornen^^
Un viaggio nelTEuropa dell'Est
«Eredi di Valdo e di Hus»
da Praga a Steyr (Austria)
«Eredi di Valdo e di Hus»:
questo lo slogan del viaggio
di formazione che la Chiesa
valdese di Torino sta organizzando per il prossimo mese
di settembre, dal 10 al 20
compresi. Il viaggio, ideato
dal pastore Giuseppe Platone, si avvarrà della preziosa
collaborazione del pastore
Alberto Taccia e della traduttrice professionale Claudia
Brockmeyer. L’itinerario prevede le seguenti tappe: Torino, Stoccarda, Tabor, Praga
(Repubblica ceca), BielskoBiala e Auschwitz (Polònia),
Budapest (Ungheria), Steyr
(Austria), Torino.
Punti di forza in questo
lungo itinerario sono le visite
approfondite delle due grandi
capitali, incontri con almeno
tre comunità evangeliche, la
visita ad Auschwitz, «il lager
dei lager», e, alla fine, il «ritorno» dei valdesi a Steyr dove,
nel 1300, ne furono giustiziati
alcune centinaia. In questa
località si trova ancora l’antico edificio di quella che fu
una scuola dei «Barba», denominata Bummerlhaus, e un
bellissimo monumento moderno dedicato alla tragica vicenda valdese nella verdissima Stiria. Sicché, dopo 600
anni, i valdesi torneranno a
Steyr, per ricordare quella
tragica storia e per celebrare
il culto insieme alla locale comunità protestante.
Pernottamenti e pasti in
albergo. Il viaggio sarà in au
tobus e, quotidianamente, la
comunità viaggiante avrà momenti di spiritualità, storia e
cultura. Sono previsti alcuni
brevi incontri con pastori,
storici, giornalisti. Traduzione
in italiano assicurata. Il viaggio è pensato in linea prioritaria per la Chiesa valdese di
Torino con alcuni posti disponibili per altri amici. Le iscrizioni si apriranno venerdì 30
aprile, giorno in cui verrà presentato a Torino, nei locali
della chiesa, il viaggio in tutti i
suoi aspetti: occorre il passaporto individuale. Per saperne
di più 0 per esprimere un
eventuale opzione d’interesse
contattare (anche per iscritto)
la segreteria della Chiesa valdese di Torino (tei. 0116692838) in via San Pio V 15,
Torino (fax. 011-657542).
Jan Hus, particolare del monumento di Worms
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15, 10125 Torino
Come abbiamo segnalato la volta scorsa, stiamo raccogliendo fondi per aiutare l’orfanotrofio di Lovran in Istria, a 6
km da Abbazia. Questa casa ospita ragazzi dai 3 ai 18 anni e
si trova nell’impossibilità di sostenere le spese per la manutenzione e i minimi miglioramenti dei locali. Il nostro scopo
è quello di sistemare i locali di studio con un nuovo pavimento e i mobili per riporre libri e quaderni finora deposti su
un pavimento in pessime condizioni. Tramite la Chiesa valdese di Trieste (che si è già anche impegnata per questa Casa) abbiamo mandato il 9 dicembre il primo milione e il 21
gennaio il secondo, in modo da permettere di iniziare subito
la costruzione degli armadi. Speriamo che la nostra solidarietà ci permetta di continuare l’invio degli aiuti fino al raggiungimento dei 5 milioni previsti, (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE IN NOVEMBRE-DICEMBRE 1998
£ 500.000
£ 200.000
£ 50.000
Elena e Maria Peyrot; Elda Coisson.
Mirella Argentieri Bein.
Olga Albano Vollaro; Giovanna Giordano;
Laura Gai; Federica Pons.
Totale
Totale precedente
Totale
Primo invio per Casa Lovran a mezzo
comunità valdese di Trieste
Imposta bollo;
Totale
BILANCIO 1998
In cassa il 1“ gennaio 1998: £ 3.156.919
Interessi sul ccp*: 0
Offerte 1998: 4.850.000
Inviate per scuola Tirana:
Inviate per scuola Benin:
Inviate per Casa Lovran (1“ acconto):
Imposta bollo sul ccp:
In cassa il 31 dicembre 1998:
Totale:
8.006.919
£ 1.500.000
£916919
2.416.919
£ 1.000.000
£ 18.000
£ 1.398.919
3.000. 000
2.500.000
1.000. 000
108.000
1.398.919
8.006.919
* Con legge n. 662/1996, i ccp non danno più interessi
sulle somme depositate.
Ogni settimana...
/RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 55.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Ci sono diversi modi per non rinunciare a RIFORMA.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
Posta
I muri
e ¡ graffiti
Caro Direttore,
non riesco a condividere la
benevolenza di Alberto Corsani e il suo possibilismo nei
confronti dei «graffitisti». Forse viviamo in mondi diversi
oppure ci riferiamo a fenomeni diversi: Corsani parla di
città con quartieri fatiscenti, i
muri dei quali acquistano una
nuova bellezza grazie all’apporto pittorico di questi gruppi. A me, invece, capita di vedere gente che con tanta fatica e tanta spesa riesce a rendere di nuovo «linda» la facciata di un edificio, per ritrovarsela subito dopo «espugnata» dai geroglifici di questi
artisti. Non parlo delle carrozze della metropolitana, magari nuove di fabbrica, che non
riescono ad essere immesse
«linde» in circolazione, perché anche su di esse viene imposto un contributo pittorico
non richiesto. Per tacere poi
del fatto che il getto della
bombola può perfino arrivare
ad investire il marmo di qualche autentico monumento.
A me pare che, senza lasciarsi influenzare da ideologie politiche di non importa
quale colore, alle quali in altre
sedi ognuno di noi può dare il
valore che preferisce, si debba
definire il fenomeno come
volgare violenza e plateale
vandalismo. Anche in quei casi in cui i graffiti possano avere un valore artistico, non si
può giustificare la prepotenza
di chi li vuole imporre come
vuole e dove vuole. Per ricorrere ad un riferimento biblico,
come è legittimo sul nostro
giornale, io penso che questi
gruppi di persone, che sono
molto meno numerosi e meno sconosciuti di quanto si
creda, si possano paragonare
a quelli che nei Vangeli vengono definiti come posseduti
dagli spiriti immondi, gli indemoniati. Nei confronti di
questi non si legge di un benevolo ascolto del loro gracidare, ma piuttosto di una
azione, questa sì benevola, da
parte di Gesù e degli apostoli,
per liberarli dai demoni.
Ad ogni modo io penso che
sia un dovere per quelli che
credono nella democrazia
adoperarsi perché siano rispettate le regole che il sistema prevede, respingendo iniziative eversive di singoli, anche nel caso questi ci dovessero essere simpatici. Altrimenti si rischia di lasciare
troppo spazio a chi parla di
valori o, più rozzamente, di
squadroni.
Umberto Beltrami - Monza
li rinnovo
del contratto
ai «Gouid»
Ricevo soltanto oggi [9 gennaio, ndr] il numero di Riforma del 18 dicembre scorso e
leggendo l’ottimo articolo di
Giuseppe Platone in prima
pagina mi viene da fare una
considerazione sull’«oscuramento» di certe notizie che
purtroppo ci sono anche in
ambito protestante. Alcuni
anni fa, in occasione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, è apparso su Riforma un buon articolo che
aiutava a capire quello che
stava accadendo in un settore così importante dell’economia italiana.
Pur non frequentando alcuna comunità conservo
contatti con vari amici, protestanti e non, che partecipano attivamente nelle comunità e nelle varie opere. Proprio da diversi di loro ho avuto notizia del rinnovo del
contratto dei lavoratori della
Casa di riposo «Il Gignoro»
(conclusosi entro la fine
dell’anno con esito positivo
per tutti) e del mancato rinnovo di quello dei lavoratori
dell’istituto Gouid (che va
avanti ormai da molti mesi).
Questi lavoratori, esasperati
dai continui rinvìi dell’accordo,. proprio ieri, 8 gennaio,
hanno effettuato il primo
sciopero (quattro ore) dalla
fondazione.
Mi chiedo come mai certe
notizie non solo non circolano nelle comunità, dove molta gente è attenta a quello
che succede intorno, ma
neppure se ne fa cenno sulla
stampa protestante. Sembra
quasi un «oscuramento»; voluto da qualcuno?
Corrado Palarchi - Firenze
Ebrei-cristiani
precisazione
Caro direttore, le scrivo per
segnalarle un errore redazionale riscontrato nell’articolo
«Quale speranza dalle religioni?», pubblicato nel n. 2 di
Riforma a pag. 4, che falsa il
pensiero del rabbino Luciano
Caro. Infatti il pessimismo
manifestato sull’ecumenismo è dovuto, secondo lui,
alle forti differenze dottrinali
e non ai problemi concreti,
come si legge nell’articolo;
anzi, al contrario, auspicava
una più stretta collaborazione per trovare una risposta
univoca ai problemi sociali e
per realizzare una cultura del
rispetto...
Grato per l’attenzione
Giuseppe Napolitano
Siracusa
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Ne! mondo avete tribolazione,
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo!»
Giovanni 16, 33
I figli e i famigliari tutti della cara
Anna Clot
ved. Peyronel
Commossi e riconoscenti ringraziano sentitamente tutti coloro
che con la presenza, scritti, parole di conforto hanno partecipato
al loro dolore. In modo particolare
ringraziano la familia Siciliano e I
vicini di casa.
Pramollo, 13 gennaio 1999
«O voi che amate l'Eterno
odiate il male!
Egli custodisce le anime
dei suoi fedeli, le libera
dalla mano degli empi»
Salmo 97, 10
Ci ha lasciati
Roberto Bounous
(Vulatia)
Lo ricordano moglie, figli, fratello e parenti tutti.
Savona, 18 gennaio 1999
RINGRAZIAMENTO
"lo dico all’Eterno:
Tu sei il mio rifugio
e la mia fortezza,
il mio Dio in cui confido»
Salmo 91,2
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Mario Avondetto
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto
tributata al loro caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla Cri di Torre Penice, alla dottoressa Paola Grand, all’Ospedale
valdese di Torre Pellice, al Servizio domiciliare AsI, a suor Dina, al
sig. Ferruccio Corsani, alla società operaia di mutuo soccorso e al
pastore Bruno Rostagno.
Torre Pellice, 28 gennaio 1999
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì.
Tel. 011-655278
fax 657542.
20
PAG. 1 2
RIFORMA
BALE
Zambia: il progetto Nyengo, sostenuto anche dall'8%0 della Chiesa valdese
Nel piccolo villaggio di Kaluwe sta rinascendo la speranza
ANANI KUADJOVI-AYÉPÉWOU
f AZIONE apostolica comune» delia Cevaa (Pro
getto Nyengo*) nella regione
ovest dello Zambia è ora a
metà strada. Secondo gli accordi, la Chiesa unita dello
Zambia ne assumerà l’intera
responsabilità a partire dal
gennaio del 2005 ma, nel frattempo, il progetto va avanti. II
ripristino del canale su un
percorso di 115 km fino al
confine con l’Angola ne costituisce la prima fase. Oggi, il
canale permette la circolazione di vari prodotti e facilita lo
spostamento della gente. In
quella regione dal rilievo
molto accidentato, il canale
rappresenta l'unico mezzo di
comunicazione. Prima occorrevano tre o quattro settimane agli abitanti dei villaggi per
compiere il tragitto da un capo all’altro del canale, ed è facile capire la difficoltà di tra
sporto dei prodotti e il deterioramento degli stessi che ne
risultava.
Oggi gli abitanti compiono,
nella gioia, la stessa distanza
in meno di una settimana.
Era necessario cominciare da
lì, potersi spostare nei villaggi più remoti per rendersi
conto della mancanza di
strutture sanitarie e scolastiche che lasciava mano libera
alle speculazioni incantatorie
degli stregoni. Tutti sospettavano tutti: le famiglie si dividevano e si frammentavano,
tutte le malattie venivano
tacciate di stregoneria perché non si potevano guarire e
non si poteva evitare la morte prematura di bambini, di
giovani o di persone ancora
valide. Sembrava di essere
alTinizio del secolo.
È in questo contesto in cui
il minimo vitale diventa un
lusso che l’Evangelo cerca di
darsi uno spazio. In base al
Vista parziale della nuova clinica
(Foto Anani Kuadjovi-Ayédéwou)
progetto, l’evangelista percorre i villaggi lungo il canale
nonché gli angoli più remoti
per dire una parola di speranza. Una parola di speranza che invita a stare in piedi,
a lottare contro il fatalismo e
il disfattismo. Nascono già alcune chiese. Ma la gente ha
bisogno di vivere e di vedere
attorno a sé dei cambiamenti. Ha bisogno di atti concreti
che la aiutino a uscir fuori
dalla povertà, che facciano
apparire un raggio di sole sul
suo futuro. Era necessario
andare oltre? Le sollecitazioni sono numerose e diversificate: dalla costmzione di ambulatori e di scuole, a centri
di apprendistato e di formazione per i giovani.
Con i mezzi limitati della
comunità e con la volontà di
farcela degli abitanti, da un
anno a questa parte la clinica
di Kaluwe è diventata una
realtà. La speranza sta rinascendo nel piccolo villaggio
di Kaluwe e nei dintorni. La
costruzione di una clinica è
sicuramente un’ottima cosa
ma a che servono i muri più
belli di un edificio di questo
tipo se non permettono agli
abitanti, poverissimi, di curarsi e di prevenire le malattie più benigne?
L’annuncio del finanziamento di una parte delle attrezzature della clinica è stato motivo di gioia e di sollievo. Una parte cospicua del
materiale e delle medicine,
finanziata dalla Tavola valdese attraverso l’otto per mille,
permetterà alla clinica di
funzionare per la soddisfazione di tutti. La campagna
di prevenzione sanitaria è
solo agli inizi, ma già diversi
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Gli abbonamenti decorrono, per dodict o sei mesi, dal giorno di ricevimento
della prima copia del piorrea le
villaggi sono pronti a scavare
pozzi per poter avere l’acqua
potabile nonché luoghi di
toilette pubblici per evitare il
contagio e la diffusione di
certe malattie. L’assistenza
tecnica prevista dal progetto
viene fornita da operatori sanitari e da responsabili dell’ambiente.
Il materiale, cemento e lamiere, viene fornito dal progetto. La chiesa prende a carico la gestione della clinica.
Essa dovrà continuare ad assicurare la sua presenza in
quell’angolo dello Zambia.
Per ora, è contenta e sollevata di vedere il sorriso su quei
volti una volta adombrati
dalla paura del domani.
* Il progetto Nyengo è un
progetto iniziato dalla Chiesa
unita dello Zambia nel 1965 e
portato avanti dalla Cevaa a
partire dal 1992 nella provincia dell'Ovest dello Zambia.
Fino alla creazione della Cevaa nel 1971, questa provincia
faceva parte del campo di missione della Smep (Società delle
missioni evangeliche di Parigi). Anani Kuadjovi-Ayédéwou
è segretario esecutivo del dipartimento Comunicazioneinformazione della Cevaa.
Il canale del Nyengo
(Foto Anani Kuadjovi-Ayédéwoy)¡
La Comunità evangelica di azione apostolica
Realizzato il nuovo «logo» della Cevaa
ANANI KUADJOVI-AYÉDÉWOU
UN «picto» o «logo» ha la
funzione di realizzare la
sintesi grafica di un certo numero di idee o di messaggi, e
di consentirne la percezione
nel più breve tempo possibile. Questo è stato l’obiettivo
perseguito da Jean-CIaude
Moussel nel fare lo schizzo
del nuovo «logo» della Cevaa.
Punto di partenza è stato il
simbolo, molto forte, della
mano o meglio, delle mani:
mani che accolgono, che offrono, che ricevono... Nel primo schizzo effettuato il disegno proponeva due mani in
un atteggiamento di offerta o
di scambio. Procedendo nel
suo lavoro, l’artista ha voluto
aggiungervi l’idea di sostegno e di solidarietà, il che lo
ha spinto a dare più forza al
disegno di queste mani e ad
avvicinarle Luna all’altra in
un gesto di comunione. Così
si presenta il logo definitivo:
- lo spazio interno creato
dalle due mani fa apparire il
profilo di un uomo, quasi in
forma di croce. Si tratta di un
uomo in piedi ma anche di
un uomo sostenuto;
- la collocazione di questo
profilo in una terra che non
funziona tanto bene (per
questo non è perfettamente
rotonda) permette alla luce
centrale generata dal volume
del globo di aggiungervi Tirraggiamento di un cuore, il
calore di un’umanità:
- nel loro gesto di protezione, le mani sembrano tendersi verso la luce, rappresentata
dalla forma bianca della testa.
- l’impegno della Cevaa nei
confronti di uomini e donnei
di ogni cultura e di ogni oriz '
zonte viene simboleggiati!
dalla differenza di colore del.
le due mani;
- il testo, che dà stabiliti
all’immagine, si limita J
«forma» Cevaa e fa parte iuft
grante del logo. |
Cevaa
La Carta della Cevaa
• Viviamo nel Pacifico, in Europa, in America Latina e in Africa, e formiamo una comunità di chiese e di movimenti protestanti
in missione.
• Apparteniamo a un mondo attraversato
dall’ingiustizia, dalla violenza e dall’incertezza.
• Crediamo che in questo mondo l’Evangelo è una risorsa per vivere, per credere,
per resistere e per amare.
• Crediamo che Dio è il nostro partner in
questo mondo. Egli ci precede. Con Gesù,
l’uomo di Nazaret, egli ci accompagna sulle
strade degli uomini per «riparare le brecce e
restaurare i sentieri per rendere abitabile il
paese» (Isaia 58,12).
• Animazione teologica vuol dire sperare
il mondo attraverso il sogno di Dio. Essa è
per noi un principio di vita comunitaria, un
modo di psere insieme all’ascolto della parola di Dio. Animazione teologica vuol dire
entree nella missione di Dio, entrare in un
movimento di trasformazione, di costruzióne, di liberazione, di riconciliazione e di salvezza.
• Per andare avanti nella missione di Dio,
la Comunità si dà i mezzi per realizzare alcuni obiettivi:
- suscitare le capacità creative dei credenti per mezzo della formazione e dell’educazione comunitaria
sviluppare reti di vigilanza e di rispetto
dei diritti umani e di salvaguardia del creato.
-- sviluppare una pastorale delle responsabilità dei laici e dei diritti delle donne e dei
giovani nelle varie sfaccettature della vita
ecclesiale e della società
- moltiplicare gli scambi di informazioni
tra le chiese
- condividere risorse umane e materiali
- sostenere azioni comuni e programmi di
sviluppo in missione.
La nostra vita comunitaria è un dono di
Dio. Abbiamo bisogno gli uni degli altri paf
dmci una mano nelle preoccupazioni e neP
gioie, per portare insieme i nostri sogni e la
nostra speranza. Le nostre differenze sono
un segno della pienezza di Dio. Creata no*
1971i la Cevaa è aperta ad un ampio partf
nariato con le chiese e i movimenti che si h'
conoscono in queste convinzioni e che ad«'
riscono a questa Carta.
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