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Anno 114 - N. 20
20 maggio 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
delle valli
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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I
_____________ RIFLETTENDO SULLA NOSTRA ESPERIENZA
Tra paura e Parola
Nelle decisioni che continuamente ci troviamo di fronte, difficili e talvolta angosciose, che cosa determina le nostre risposte?
Un colpo di stato particolarmente cruento, con l’uccisione di
gran parte dello stato maggiore e
dello stesso primo ministro che
era stato recentemente nominato
(o — come hanno dichiarato gli '
esponenti della guerriglia locale
— « del governo fantoccio in'Sediato dall’imperialismo straniero »), è avvenuto...
Potremmo leggere una notizia
di questo genere sul giornale del
mattino, riferita ad uno dei tanti
« punti caldi » del globo, senza
darvi troppo peso, nella nostra
« difesa ;> nei confronti del continuo man;e!!aiT)ento di notizie di
questo genere. Questo dimostra
l’attua’iià di alcune pagine che sono ii viè.c lontane da noi due millenni e mezzo. Se accettiamo di
rileggerle — nei capp. 40-43 del libro di Geremia — possiamo quindi fallo a partire dalle nostre
preoccupazioni di oggi, e particolarmente da una domanda che riguarda ciascuno e tutti; nelle decisioni che continuamente ci troviamo di fronte, difficili e talvolta angosciose, che cosa determina
ic nostre risposte?
Quando la paura
decide per noi
Spesso è la paura. E’ il caso di
lo'ianan nel racconto deH’ultirno
disa.stro nazionale del regno di
Giuda, lohanan non solo è innocente dell’assassinio del governatore Ghedalia, ma ha cercato prima di prevenirlo e poi ha sconfitto
l’assassrno e i suoi uomini. Ma ora
che fare? 1 babilonesi che avevano affidato a Ghedalia la ricostruzione di ciò che rimane di Giuda,
di fronte a questa nuova ribellione faranno le debite distinzioni
tra giudeo e giudeo? Si informeranno? O la repressione si abbatterà indiscriminata? Restare e far
valere le proprie ragioni, o riparare all’estero?
Johanan è un credente e insieme agli altri superstiti si rivolge al
profeta Geremia con questa bellissima richiesta: prega affinché l’Eterno ci mostri la via per la quale
dobbiamo camminare (42; 3). E’
certamente in buona fede nella sua
tormentata ricerca della decisione
giusta. In realtà la decisione è già
presa; la paura ha già deciso per
lui. Prima ancora che sia formulala ciuesta preghiera rivolta alrEterno — annota lo scrittore —
i superstiti si sono già diretti a
sud « per poi continuare a recarsi
in Egitto, a motivo dei Caldei (ha
bilonesi), dei quali avevano paura... » (41: 17-18). Ed ecco la riprova della decisione già presa:
subito dopo che Geremia riporta
una risposta che non va nella direzione di ciò che la paura ha già
deciso, Johanan e i suoi lo accusano di dire il falso...
La paura è un nemico tremendo
perché domina accecando gli uomini: li induce a fuggire — ad
ogni paura corrisponde una fuga
— impedendo loro di riconoscere
che si tratta di una fuga e dando
invece l’illusione che si tratti di
una innocente, giusta e libera scelta.
Si può aver paura degli altri —•
essere giudicati, criticati o ridicolizzati, ma anche maltrattati, vessati — c allora la fuga è verso il
conformismo, consiste nel mimetizzarsi in mezzo al gruppo di cui
si fa parte.
Si può aver paura del cambiamento — di qualsiasi mutamento
si profili nella propria vita individuale, familiare, come nell’ambito
sociale e politico — e allora ci si
rifugia nella conservazione di ciò
che è sicuro in quanto esistente e
va quindi mantenuto ad ogni
costo.
O si può avere paura de/ nulla
— dei mille modi in cui la nostra
esistenza è minacciata, dal dolore alla solitudine, dalla malattia
alla violenza, dal caos alla morte
— e allora si cerca un riparo nelVevasione, sia essa un rinvio di
decisioni da prendere, o una « assenza » più o meno temporanea,
più o meno artificiale, dalla propria coscienza.
Non basta essere genericamente
credenti per essere al sicuro dalla paura e dalle fughe che le sono
connesse: se è la paura a decidere,
pur chiedendo in buona fede di
conoscere la volontà di Dio, si
identifica la volontà di Dio con la
propria esigenza di fuga e si nega validità a tutto quello che contrasta con la propria paura e con
la fuga che ne dipende.
Il contrario
Ma nelle decisioni che si stanno continuamente di fronte la risposta può essere anche determinata dal contrario della paura.
Cos’è questo contrario? Non è il
coraggio, ci dipe questo racconto,
ma la Parola di Dio. A Johanan e
alla sua paura Geremia non con
tranoone un volontaristico atto di
coraggio, ma una Parola che ha
ricevuto, che « gli è stata rivolta ».
Non è un caso che il contenuto
di questa Parola sia il contrario
della fuga suggerita dalla paura:
è un restare. Non un’eroica quanto irreale assenza di paura, ma un
restare malgrado la paura, sorretto
da una visione del cammino per
cui si deve camminare.
Se da una parte abbiamo la conoscenza, ed anche l’esperienza,
di fughe determinate da paure,
non dobbiamo mancare di riconoscere vicino a noi e tra di noi
esempi più o meno visibili, individuali o collettivi! nelle piccole
come nelle grandi decisioni, di
questo « restare » che è il segno
della grazia di Dio che non ci ababbandona malgrado la nostra deboleziza.
Ma è evidente che non possiamo limitarci a riconoscere intorno a noi e tra di noi la presenza
operante della Parola di Dio; insieme e singolarmente abbiamo la
responsabilità della ricerca continua di questa Parola.
"Dieci giorni”
Geremia non ha certo la Parola
di Dio a sua comoda e facile disposizione. E’ solo « dopo dieci
giorni » — dice il testo — che la
Parola di Dio fu rivolta a Geremia (42: 7). Guai a dimenticare
questo piccolo particolare! Rischieremmo di pensare che basti
ben poco per « incontrare » questa
Parola! Potremmo illuderci che
sia sufficiente, nel momento in
cui si profila una decisione importante, aprire la Bibbia a caso e
leggere il primo versetto che capita per conoscere la volontà di
Dio, o ricercare nella memoria
qualche brandello di versetto del
tempo della scuola domenicale...
Questo non è Parola di Dio. La
Parola che è il contrario della
paura, che permette di restare anziché fuggire, è ciò che emerge da
una ricerca perseverante, impegnativa, in costante contatto con la
Scrittura, da cui si dipani il senso
complessivo della volontà di Dio,
nella disponibilità ad accettarla
anche se e quando si dimostri non
allineata con le esigenze della nostra sicurezza.
Se il nostro tempo (di individui
e di chiese) ha questo contenuto
esso avrà delle scadenze, come
quella dei « dieci giorni » di Geremia: arriveremo agli ignoti appuntamenti che scandiscono la
vita dell’individuo come di un popolo incontrando la Parola di
Dio"; sapremo coglierla, viverla e
indicarla, anche se probabilmente
ci sarà chi dirà che non è la Parola di Dio ma è la parola di qualcun altro.
Se invece il nostro tempo sarà
vuoto di questo rapporto costante, arriveremo ad incontrare, accecati, solo le nostre paure e le fughe più convenienti, ancorché coperte da qualche manto religioso.
Franco Giampiccoli
50 ANNI DI FEDE E COSTITUZIONE
1927 - Losanna -1977
Dopo 50 anni ó\ ricerca e di dialogo ecumenico a che punto siamo?
A Pentecoste si ' festeggerà solennemente a LosSnri'a’il 50° anniversario di « Fede e Costituzione », uno dei settori più importanti dell’attività del CEC,
che ha aperto il dialogo ecumenico fra le chiese in tempi di
grosse difficoltà.
La Conferenza missionaria di
Edimburgo (1910) aveva rilevato rinsufficienza degli incontri
dei rappresentanti delle diverse
società missionarie e sostenuto
la necessità che ogni chiesa inviasse dei propri rappresentanti
con un preciso mandato; esaminare le divisioni esistenti fra le
chiese, le loro diverse basi dottrinali dei ministeri, dei sacramenti, dell’ordinamento, eco.
I buoni propositi furono però
battuti dagli avvenimenti della
prima guerra mondiale e soltanto nel 1927 l’incontro atteso potè aver luogo. In quell’occasione
Sulla proposta di legge per il riposo sabbatico
Il ministro preferisce la circolare
Il « Messaggero Avventista »
riferisce nel suo ultimo numero
sugli sviluppi dell’azione svolta
recentemente a sostegno della
proposta di legge per il riposo
sabbatico presentata ' dall.’on.le
Servadei (vedi Eco-Luce n. 8 del
25.2.1977). Oltre ad una lettera
del presidente Andreotti che dà
comunicazione al past. Rossi di
una circolare della Presidenza
del Consiglio, il mensile avventista riporta il testo della circolare stessa, indirizzata a tutti i
Ministeri, avente per oggetto il
« Riposo settimanale per i lavoratori appartenenti a confessioni religiose diverse da quella
cattolica ». In esso il sottosegretario di stato ricorda che
la « convenzione internazionale
sul riposo settimanale» (tradotta nel D.P.R. 23.10.1961 n. 1660),
a cui la proposta Servadei fa
riferimento, «non ha sancito il
principio della ’predeterminazione inderogabile’ del giorno in
cui. tale riposo debba cadere,
neppure per i lavoratori appartenenti alla maggioranza cattolica ». Osservando quindi che
l’art. 2109 del. Codice civile stabilisce che il giorno del riposo
debba coincidere di regola con
la domenica, implicando quindi
l’eccezione dovuta a particolari
servizi (es. lavoratori domestici (!), trasporti, ecc.), la circolare afferma: «È dunque evidente che l’eventuale riconoscimento ai lavoratori appartenen-ti a confessioni religiose diverse
da quella cattolica del diritto in
assoluto a fruire del riposo settimanale nella giornata festiva
prevista dalla rispettiva confessione, oltre a creare difficoltà di
ordine pratico, si risolverebbe
in una ingiustificata disparità di
trattamento rispetto alle numerose categorie di lavoratori cattolici che, in forza delle citate
disposizioni, non possono vantare eguale diritto ».
Tuttavia, prosegue la circolare, tenendo conto dell’esigenza
di una particolare tutela dovuta alle minoranze religiose, ciascun ministero è pregato di invitare i propri uffici dipendenti, gli enti, le organizzazioni e le
categorie ad esso connesse, a
« voler adottare gli opportuni
provvedimenti per consentire
che i lavoratori appartenenti a
confessioni religiose per le quali la festività settimanale cade in
giorni diversi dalla domenica
possano essere autorizzati a
fruire del riposo settimanale in
tali giorni », compatibilmente
con le esigenze del servizio a
cui sono àddetti e con l’otabligo
di recuperare le corrispondenti
ore lavorative « anche di domenica e senza alcun compenso
straordinario ».
Rileviamo quindi che questo
provvedimento ministeriale, in
quanto alla forma, è ancora al
livello deH’iniziativa che paternamente elargisce non un diritto
ma (tuttavia) un benevolo interessamento, non al livello di
una legge preceduta dalle intese previste dall’art. 8 della Costituzione, ma di una circolare interna che «prega di invitare».
Quanto al contenuto, è abbastanza curioso notare come la
richiesta di un uguale diritto
sia presentata invece come la rivendicazione di un privilegio
rispetto ai lavoratori cattolici
defraudati del riposo di domenica (ma non del corrispettivo
straordinario!). Ci sembra che
questa valutazione non tenga assolutamente conto del fatto che
per l’osservanza del giorno del
riposo esiste una notevole diversità di esigenze tra un cattolico
osservante e un evangelico professante. Ma se anche il Governo giudica improponibile una
« predeterminazione inderogabile » del giorno del riposo settimanale per chi ne faccia esplicita richiesta, ha per lo meno
proposto in alternativa un cambiamento nelle norme che fissano il riposo settimanale di regola la domenica, nel senso che
sia invece fissato il riposo settimanale di regola nella giornata
festiva prevista dalla rispettiva
confessione?
Non lo sappiamo, ma ci pare
improbabile ; evidentemente la
lunga tradizione democristiana
dei rapporti con le minoranze
religiose rende molto preferibile una circolare la cui interpretazione consente qualsiasi- elasticità come qualsiasi irrigidimento.
Losanna ospitò ben 400 delegati di 108 chiese. La riunione aveva come tema : « Fede e Costituzione » e doveva occuparsi
dèi problemi sopra accennati.
In questi 50 anni «Fede e Costituzione » non soltanto ha conservato il nome ma — nonostante i notevoli passi in avanti —
anche i problemi di fondo sui
quali ancora manca un accordo
fra le chiese. Quali questi problemi? sono quelli da noi affrontati lo scorso anno nel ben noto documento di Accra (su battesimo, eucarestia, santa cena,
ministeri).
In questa assemblea di Pentecoste si dovrà fare il punto
sulla situazione attuale del processo di unità delle chiese. Il segretario del CEC Philip Potter
parlerà proprio su questo argomento : « L’unità della chiesa :
che fare? ».
A pasquetta una quarantina
di teologi analizzerà le risposte
ricevute da circa 75 chiese sul
documento di Accra. Anche su
queste risposte c’è attesa e interesse. Sarà infatti proprio a
partire dall’orientamento espresso dalle varie chiese che dovrà
essere precisato il cammino futuro di Fede e Costituzione e
del dialogo ecumenico.
Fra le iniziative portate avanti da Fede e Costituzione ricordiamo la Concordia di Leuenberg (accordo tra luterani e riformati), documento su cui il npstro Sinodo si è espresso due anni or sono. Una serie di studi
sono stati proposti alla riflessione delle chiese : ricordiamo
« Rendere ragione della speranza che' è in noi », « Unità della
chiesa e unità dell’umanità »,
« Relazioni chiesa-stato », « La
comunità delle donne e degli uomini nella chiesa».
Ma lo studio più atteso e ricco di possibili futuri sviluppi è
quello iniziato su incarico della
assemblea di Nairobi sul concetto di « Comunità conciliare ».
Il segretario di Fede e Costituzione (in carica da 12 anni),
il pastore riformato svizzero Lukas Vischer ha dichiarato che
questa riunione di Fede e Costituzione sarà « Una manifestazione contro la tiepidezza ecumenica ». E soprattutto — ha aggiunto Vischer •— nei prossimi anni
la testimonianza delle chiese non
consisterà in ciò che diranno
ma in quello che sono e faranno.
Alcune parti di questo incontro verranno teletrasmesse in
differita nella rubrica « Protestantesimo » domenica 29 in anticipo rispetto all’orario consueto.
E. G.
2
20 maggio 1977
Qualche mosca
Caro sijgnor Giampiccoli,
Mi riferisco al Suo articolo, intitolato <c La punta dello iceberg », apparso su La Luce qualche settimana fa.
Un iceberg che se ho ben capito, sarebbe costituito da impianti industriali simili alla ICMESA di Seveso, insicuri e fatti in economia, sorgenti a
paesi come l’USA, l’Olanda, la Germania Ovest e l’Inghilterra, frutti pericolosi di quella logica del profitto che
caratterizzerebbe la società capitalistica.
Come al solito, tutto il bene sta da
una parte ed il male dall’altra. Mi chiedo se sia proprio così.
Proprio a Mosca, recentemente, si è
incendiato un importante albergo. Un
albergo grandioso, modernissimo, costruito secondo i dettami della tecnica
più avanzata, certamente in regola con
le norme vigenti in materia di protezione antincendi, le quali, in un paese
non dominato dalla logica del profitto,
non potevano essere che frutto di un
sano umanesimo d’impronta marxista.
Eppure vi perirono una ventina di
persone, incapaci di sfuggire all’improvviso divampare delle fiamme. Jn
Occidente si seppe dell’incendio soltanto perché vi erano casualmente presenti alcuni giornalisti occidentali. Se fosse successo altrove probabilmente nessuno ne avrebbe saputo nulla, giacché
1 URSS è un paese dove il segreto è
veramente segreto, allorché i fatti non
piacciono al potere.
7 presidente del
ia Hoffmann-La Roche, dichiarando
che d capitalismo vuol dire progresso,
e che il progresso può talvolta portare
a degli inconvenienti, ha detto la verità. Senza il capitalismo, senza la liberta per l’uomo di mettere in pratica
la propria volontà d’iniziaUva, il mondo vivrebbe ancora come ai tempi delle ddigenze e del lume a petrolio, quando la povertà, la malattia e l’ignoranza regnavano sovrane. Talvolta si è
avanzato con troppa audacia, spesso si
sono create cose inutili, ma se facciamo il bilancio fra il bene realizzato e
gli inconvenienti incontrati il quadro
e quello di uno specchio d’acqua limpida nel quale galleggia qualche mosca.
Si attribuisce al capitalismo indifferenza verso i problemi ecologici. In
realta, e non mi dilungo a spiegarne il
perché, nei paesi capitalistici e specialmente in quelli da Lei citati i problemi
ecologici sono affrontati con una determinazione ben maggiore di quanto
avvenga nei paesi comunisti. Tipico :1
caso delle centrali nucleari. Quasi ovunque, proprio in seguito aUa pressione
dell opinione pubblica, la costruzione
^ nuovi impianti è rimasta bloccata.
Non so se sia un male o un bene. Ma
è certo che in quei paesi l’opinione
pubblica conta. In URSS e nei paesi
dell EST la popolazione riceve soltanto
quelle informazioni che fanno comodo
ai governanti. Per chi con i suoi discorsi può dare fastidio c’è pronto il
manicomio o il campo di lavoro. E poi
loro (ma anche Voi) lo chiamano democrazia.
Mi dispiace quel « ma anche Voi »
fra parentesi, ma quella è l’impressione che ricava chi legge La Luce. Le
porgo i miei auguri di Buona Pasqua
e La saluto.
Bernardo Bossi, Milano
così «drasticamente contrapposte », come se fossero pienamente realizzate in
bianco e nero, e di affermare la necessità del ravvedimento per gli esponenti delVuna e delValtra. Libero anche,
certo, chi legge di dire che come al
solito tutto il bene sta da una parte e
il male dalValtra. Ai lettori infine la
libertà di giudicare il tutto.
Vilipendio
Rovereto, 7 maggio 1977
Caro Direttore,
mi considero una compagna convinta e airinterno della mia scuola partecipo come studente alle lotte politiche,
che ritengo giuste. Dario Fo mi è sempre piaciuto e anche in questa edizione
televisiva Io sto apprezzando. Ho letto su « La Luce » (n. 18, 6/5/77) la
« Lettera a Dario Fo ». Mi sono trovata
pienamente concorde su tutto, ma mi
hanno lasciata molto perplessa le dichiarazioni : « Nella nostra veste di
rappresentanti di Chiese... nella certezza di esprimere il sentimento delle
nostre Chiese... », Mi sono chiesta con
quale diritto un numero più o meno ristretto di persone possa così ufficialmente parlare a nome della comunità.
Se io personalmente sono d’accordo con
quella lettera, quanti altri potrebbero
non esserlo? Immancabilmente si ricade nell’errore fatto per secoli dalla
Chiesa di Roma di parlare a nome di
tutti, contrabbandando le idee dei resposabili per quelle della base.. Accusa
giustamente rivolta, sempre a questo
proposito, da Luigi Sandri (<c COM
Nuovi Tempi» n. 16, 1/5/77) al Vaticano.
Non siamo forse proprio noi protestanti a respingere in nome della libertà di coscienza « l’opinione » dettata dall’alto? E’ ben vero che il rifiuto
dell’accusa per un presunto vilipendio
della religione di Stato è comune a
tutti i protestanti, ma permane il dubbio sulla liceità e l’opportunità che rappresentanti ufficiali di Chiese possano
esprimersi come tali a nome di tutti.
Erica Sfredda
Il bersaglio
Il discorso sarebbe lungo — e forse
]^r questo ho tardato a rispondere. Mi
limito ad alcune osservazioni.
Pub darsi che alcuni di noi, in tutta buona fede, abbiano Vimpressione di
trovarsi immersi in un’acqua limpida
in cui galleggia qualche mosca. Il fatto e che ci sono molti altri che hanno^ I impressione di trovarsi immersi...
Rinuncio a formulare un altro paragone. Non credo che possiamo valutare
la realtà solo a partire della nostra posizione. La rabbia, la violenza, la droga, il bisogno di rifiutare o di evadere,
che sempre più minano le nuove generazione dovrebbero per lo meno indurci a chiederci se la società che abbiamo contribuito a costruire non sia
per caso qualcosa di meno salubre di
un acqua limpida con qualche mosca.
Ma non appena si fanno osservazioni di questo genere ci si sente ribat
tere che non è lecito analizzare Vacqua
di casa nostra senza paragonarla al fango dei paesi deWest. Certo ci si può
anche consolare dicendo che disastri,
incendi, corruzione ci sono ovunque ma
almeno da noi si sa e quindi si sia meglio. Io non ci trovo questa gran consolazione. Preferisco essere libero da
questi meccanismi obbligati e mi sento
abbastanza libero per scrivere, come
nell articolo citato, che la cultura del
profitto e la cultura del sociale (sulla
cui contrapposizione radicale non ho
dubbi) nella realtà non possono essere
Roma, lo maggio 1977
Caro Giampiccoli,
Vorrei innanzi tutto precisare che
con questa lettera non desidero assolutamente entrare nella questione « Mistero buffo » - TV, in quanto non ho
visto lo spettacolo.
Ciò che mi spinge e scriverTi è il
finale dell’ articolo di fondo « Lo
scandalo buffo » pubblicato sul n. 18
del 6 corrente de L’Eco-Luce. E Ti
scrivo per attirare la Tua cortese attenzione, quale Direttore del settimanale
« delle Chiese Evangeliche Valdesi e
Metodiste », sul fatto che nella prassi
giornalistica l’articolo di fondo rispecchia l’orientamento del giornale che,
di conseguenza, avalla quanto l’articolista scrive.
Orbene, l’articolo di cui trattasi dipinge il « Cristo » dei Vangeli — e
non il cristo di Fo — molto simile ad
un (( compagno di baldoria » e, se le
mie informazioni sono esatte, la «baldoria », nella specie, significa a ubriachezza ».
Ho qui l’impressione che Bonhoeffer
aveva ben centrato la natura dell’uomo
quando affermava, sia pure in chiave
diversa, che « non sapendo più accordare un’attenzione agli altri, l’uomo
parlerà loro sempre fuori bersaglio. E
ciò senza più rendersene conto ...ed il
suo tempo sarà prezioso solo... per le
sue idee personali ».
Non Ti sembra che sia questa la deformazione mentale che viene fuori
. dalla conclusione dell’articolo sopra
citato?
Spero veramente che solo per un disguido. il giornale della nostra Chiesa
abbia avallato una definizione del Cristo « compagno di baldoria » perché
mi sembra che il Cristo dei Vangeli,
cioè il nostro Salvatore, predicato dalle Chiese del « nostro » giornale, non
sia quello cosi deformato e strumentalizzato deirartìcolo, come pure nemmeno quello zeffirelliano : e qui l’articolista mi trova d’accordo.
Tanti fraterni saluti.
Ugo Zeni
Quanto è facile « capire fuori bersa
glio » quando ciò che leggiamo non ci
trova consenzienti!
Chi voglia rileggere Varticolo con attenzione vedrà facilmente che Vautore non dipinge il Cristo dei Vangeli
come molto simile ad un compagno di
baldoria, bensì che l’autore afferma
che le masse riscoprono nel Cristo del
Mistero Buffo un compagno di lotta e
dì baldoria e che questo Cristo assomiglia molto a quello dei vangeli che là
caccia ì mercanti dal tempio e qui
prende a calci un papa. Mi sembrano
due cose notevolmente diverse.
Ma a parte queste sottili insinuazioni e distinzioni, c’è la questione della
responsabilità del direttore per gli articoli di fondo. Ho fatto passare rapidamente gli articoli di fondo comparsi da
quando ho assunto la direzione del giornale lo scorso novembre: ne ho trovati
almeno quattro che contengono elementi che non mi sento di condividere. Cosa avrei dovuto fare: rifiutarli? Ritengo invece che se prendo accordi con
qualcuno su un articolo di fondo a proposito di un determinato tema e nelVorientamento generale del giornale,
ho da accettarlo anche se mi trovo poi
dissenziente su questo o quel particolare. E se questa prassi, che mi sembra essere di libertà, non si conforma
alla prassi giornalistica, benissimo: sarà un conformismo in meno!
Franco Giampiccoli
IVREA
La lettera che riportiamo è solo una
delle reazioni, scritte o verbali, che la
presa di posizione Aquilante-Bouchard
ha provocato. Sulla forma di questo
intervento si puh certo discutere (lettera a Fo 0 dichiarazione più impersonale? Trafiletto interno o «contornato » in prima pagina?) ma sulla « liceità e opportunità » non credo dovrebbero esservi dubbi.
E’ lecito agli esecutivi di parlare
/iella veste di rappresentanti di Chiese e nella certezza di esprimere il sentimento delle nostre chiese? Certo no,
se la rappresentanza fosse intesa come
una delega in bianco da parte delle
chiese e se il sentimento espresso fosse quello dei rappresentanti proiettato
arbitrariamente sulle chiese. Ma al contrario, e lecito se la rappresentanza
consiste nel dare esecuzione ad una.
precisa presa di posizione sinodale e
se il « sentimento » che si esprime è
fotografato in un atto sinodale. Se in
altre parole i rappresentanti delle chiese riportano tali e quali i deliberati di
un sinodo non si puh assolutamente
dire che contrabbandano le loro idee
per quella della base!
Quanto all'opportunità, c’è solo da
chiedersi perché un sinodo si pronuncia su determinati problemi che investono la testimonianza evangelica nel
nostro paese: per seppellire queste prese di posizione negli archivi, o perché
/’esecutivo che esso elegge dia esecuzione ai mandati che tali prese di posizione contengono esplicitamente e implicitamente? Scrive un altro lettore:
« non saremo costretti, ora. a fare un
comunicato analogo per ogni caso in
cui venga tirato in ballo il vilipendio
della religione? » Ma certo! Altrimenti perché aver rifiutato drasticamente
il concetto di tutela penale della religione? Per ripetercelo tra di noi o per
cogliere ogni occasione per portare
avanti questa nostra protesta?
Forse ha sviato l'attenzione il fatto
che la riaffermazione del nostro principio fosse collegata ad un caso clamoroso e alla persona di un simpatico comico (e in questo riconosco che il titolo redazionale avrebbe potuto centrare meglio l’attenzione sul vilipendio
anziché su Fo). Ma è chiaro che non
era in questione né l'autore né la sua
opera bensì un cittadino denunciato
per vilipendio alla religione. Dobbiamo forse dubitare che uguale azione
sarebbe e sarà intrapresa per qualsiasi altro cittadino ugualmente denunciato. anche se meno comico e meno
simpatico?
La comunità ricorda con riconoscenza la visita dèi prof. Domenico Maselli, deirUniversità
di Firenze, in occasione della
commemorazione del 17 Febbraio. La sua conferenza sul tema: « Esperienze e prospettive
del Protestantesimo nell’ultimo
secolo », il culto da lui presieduto, nonché la presenza di un
folto gruppo delle chiese dei
Fratelli di Ivrea, Chiaverano e
Piverone hanno certamente favorito i primi incontri tra Vaidesi e Fratelli e speriamo vivamente che essi possano continuare in avvenire.
La collaborazione delle due
denominazioni evangeliche del
Canavese, in questi ultimi mesi,
si è concretata nella possibilità
di realizzare una trasmissione
evangelica via Radio Ivrea ogni
sabato alle 12,30. I Fratelli hanno dato inizio alle prime trasmissioni con l’aiuto della «Voce della Bibbia » di Modena. I
Valdesi si sono serviti dei messaggi biblici preparati dal pastore locale. La parte tecnica è
a carico di alcuni Fratelli che
vi provvedono con zelo e competenza. Ci rallegriamo molto di
questa collaborazione oltre che
della possibilità di svolgere una
attività a carattere evangelistico; anche se le comunità del
Canavese hanno a carico la spesa di queste trasmissioni, contiamo di poter andare avanti,
seminando la buona Parola, lasciando a Dio di rivelarne i risultati se a Lui piacerà e nel
tempo in cui Egli lo vorrà.
I gruppi della diaspora sono
stati recentemente nel lutto per
la morte di Roncaglione Giovanni, di anni 82, a Pont Canavese e di Boglino Romana, di
anni 80, a Trausella, ultima rappresentante della presenza valdese in quella località. La comunità di Ivrea si è raccolta
attorno alla famiglia Regali, per
la morte improvvisa di Carlo
Regali, di anni 52, deceduto a
Ivrea il 17 aprile. La nostra sorella in fede Bice Benedetto
Bertarione, membro del Consiglio di chiesa ad Ivrea, è stata
colpita dal lutto con la morte
della madre. Margherita Bertarione, all’età di 86 anni. La salma è stata deposta nel cimitero di Vico Canavese, lunedì 2
maggio, alla presenza di molti
amici e conoscenti.
Pensiamo con affetto alle famiglie in lutto, fortificati dal Signore in quella che rimane la
nostra speranza in vita ed in
morte.
II past. Carlo Gay di Torino
ha partecipato ad una tavola rotonda sul « Concordato », giovedì 3 marzo, nella sala delle
conferenze ad Ivrea.
Il past. Renzo Bertalot e Don
Mario Galizzi, la sera del 7
marzo hanno presentato, in una
chiesa cattolica della città, la
nuova versione del N.T. Il past.
Rostan è stato invitato a concludere la riunione con la preghiera.
SESTRl E
SAMPIERDARENA
In questi ultimi mesi le nostre due comunità hanno partecipato ai collettivi teologici di
Borgio Verezzi con un gruppo
di monitrici e predicatori, hanno preso parte al convegno di
monitori a Vallecrosia, anche
con un gruppo di ragazzi di
Sampierdarena. Importante è
stata anche la partecipazione
agli incontri delle scuole domenicali della città, tenutisi a Sestri, con la presentazione di temi importanti in cui la Dott.ssa
Dalbesio ha tenuto una serie di
conversazioni suU’adolescenza, la
pornografia. Molte simpatiche
le agapi fraterne tenutesi a
Sampierdarena per le due comunità. Ricordiamo anche il
culto presieduto dai ragagzzi
della Scuola domenicale.
A Sestri sono stati celebrati
i servizi funebri di Giambattista Zunonino, decano della chiesa, testimone fedele del Signore
e Rufina Volpi anche lei fiduciosa nella grazia di Dio.
A Sampierdarena è mancato
il pastore Cassano Bartolomeo,
per lunghi anni impegnato nell’opera metodista e con dei doni notevoli di evangelizzatore
esplicati in varie parti d’Italia.
In occasione del Bazar a Sampierdarena si è trascorso il pomeriggio di sabato 16 aprile in
simpatica comunione fraterna.
A Sestri il bazar si terrà il 28
e 29 maggio (sabato e domenica).
GENOVA
La sera del 7 aprile, in ricorrenza del Giovedì, Santo è stato
celebrato' il culto interdenominazionale di Santa Cena. Erano
presenti un buon numero di
membri delle varie Chiese evangeliche di Genova e Sampierdarena con i rispettivi pastori. Il
messaggio di predicazione ci è
stato dato dal pastore Amos
Rossini della Chiesa Apostolica.
Dopo il culto di Pasqua con
S. Cena sono stati ricordati i
terremotati di Romania e la colletta è stata devoluta in loro
favore.
Il 20 aprile, alle ore 15,30, l’Unione Femminile che già aveva
esteso l’invito a tutti quanti desideravano partecipare, si è riunita per lo studio mensile tenuto dal pastore, e questa volta
l’argomento trattato è stato :
« la preghiera nella teologia e
nella prassi della Riforma ». Come sempre lo studio è stato seguito con molto interesse da un
buon numero di presenti ed ha
suscitato alcune dpmande e delucidazioni.
• La Federazione delle Chiese
Evangeliche sta preparando le
« Giornate della Bibbia » per i
giorni 20 - 22 maggio in Sampierdarena. Villa Scassi.
• Il Signore ha chiamato a sé
.alcuni fratelli e sorelle, e mentre ai loro familiari esprimiamo il nostro amor fraterno in
vocando le consolazioni del nostro Signore e Salvatore, confidiamo che il vuoto da loro lasciato nella Chiesa sia occupato
da -altri che aprano il loro cuore al Cristo che sempre picchia
alla porta.
MILANO
• Il prossimo venerdì 20 maggio Helmut Frenz sarà a Milano. Il vescovo luterano cileno,
costretto a lasciare il paese in
cui esplicava la missione per la
sua azione à favore dei prigionieri politici e degli scomparsi,
e per la denuncia dei crimini
commessi dalla Giunta militare
di Santiago, parteciperà a una
serata organizzata nella Sala
Valdese di via Francesco Sforza 12/a dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche di Milano e
da Amnesty International, con
inizio alle 21. Dopo la proiezione di un breve documentario
che illustra la situazione nel tormentato paese latino-americano,
il' pastore Frenz parlerà sul tema : « La violazione dei diritti
delTuomo in Cile e la coscienza
cristiana e democratica ». Nel
medesimo pomeriggio, alle 17,
Frenz terrà una conferenzastampa presso la sede milanese
di Amnesty International in via
Formentini 10.
• L’Assemblea del VI Circuito
Valdo-Metodista, Lombardia e
Piemonte Orientale, è stata convocata per sabato 21 maggio alle 10, presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi
n. 28.
• Domenica 29 maggio, Pentecoste, saranno ammessi nella
nostra comunità un gruppo di
catecumeni, di fratelli e di sorelle che ne hanno fatto richiesta. Dopo l’agape fraterna, nel
pomeriggio alle 14,30 si terrà
l’Assemblea di chiesa che esaminerà il lavoro compiuto insieme in questi mesi.
• L’Assemblea di chiusura della Lega Femminile avrà luogo
mercoledì: 1” giugno alle 15,30.
• Nelle giornate di sabato 4 e
domenica 5 giugno presso i locali della Chiesa metodista di
via Porro Lambertenghi si riunirà la conferenza distrettuale
del II distretto valdo-metodista :
Italia settentrionale e Svizzera,
escluse le Valli Valdesi. L’inizio
dei lavori è previsto per le 10
di sabato 4 giugno.
TRIESTE
Proseguono quindicinalmente
le riunioni del gruppo ecumenico; si sta studiando il libro dei
Salmi, presso la Casa delle suore in via Tigor 24. L’ultima importante iniziativa del gruppo,
nei confronti della città, è stata promossa durante la « settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani » : una colletta di
un milione è stata versata al
consiglio di fabbrica della Bloch.
Un piccolo gesto di solidarietà
nei confronti di chi aveva ricevuto, in quei giorni, la lettera
di licenziamento.
3
20 maggio 1977
U - DIBATTITO SU FEDE E POLITICA E RAPPRESENTATIVITÀ' DEGLI ORGANI COLLEGIALI
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tlL
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/I problema dell’Inter prefazione dell’Atto 25 del Sinodo 1976
è stato esaminato a Pomaretto innanzi tutto in sede di Concistoro.
Una Commissione ristretta (di 5 persone)
ha quindi impostato la discussione per una presentazione
nelle otto riunioni quartierali, in cui si era già esaminato, nel turno
precedente, il problema generale di « Fede e politica ».
Invece di raccogliere le conclusioni in un documento unitario
ed ufficiale, la cui stesura avrebbe cozzato contro diverse difficoltà,
si è pensato di pubblicare questi quattro documenti che presentano
punti di vista leggermente differenti sull’argomento.
Essi rispondono direttamente o indirettamente alle tre domande:
1) Cosa vuol dire concretamente «libertà per la Chiesa di lavorare
a prò degli uomini per la. loro salvezza
e per la soluzione dei problemi della loro società »7
2) Cosa vuol dire in pratica che « ognuno deve sentire la Chiesa
come la sua propria casa » e quali sono le condizioni
indispensabili perché ciò avvenga?
3) Cosa vuol dire concretamente « tener conto » delle realtà espresse
dall’atto 25? Quali concrete interpretazioni alternative
possono essere date di questo atto soprattutto per ciò che concerne
il problema della rappresentatività?
POMARETTO
Il Sinodo prende atto della petizione che lamenta uno stato di sofferenza
e di incomprensione a causa dell'impegno socio-politico che si verifica nel
l'ambito della chiesa e dopo approfondita e aperta discussione:
afferma che la Parola di Dio non toglie la Chiesa dal mondo, ma le offre la libertà di lavorare a pro degli uomini per la loro salvezza e per la
soluzione dei problemi della loro società ;
sottolinea che ognuno deve sentire la Chiesa come la sua propria casa,
nella quale il prossimo è riconosciuto come fratello anche nel confronto delle
convinzioni politiche ;
chiede agli organi collegiali preposti alle varie attività di tener conto
di tali realtà;
ed esorta i credenti a fare argomento di meditazione e preghiera la necessità che la Chiesa continuamente rinnovi la vocazione missionaria, che fu
dei padri, nella unità della medesima fede per la potenza dello Spirito Santo.
Dà mandato alla Tavola e ai deputati valdesi alla prossima assemblea di
Bari di farsi portavoce di queste esigenze in seno alla FCEI.
(Art. 25/S1/76)
Casa di Dio, prima che nostra Una libertà
L’atto sinodale n. 25 parla della chiesa e della sua libertà, e
penso che quindi dobbiamo prima di tutto chiederci: Che cosa
è la chiesa, quale è lo scopo
della chiesa nel mondo, la sua
missione specihca e precisa.
Quando ci chiediamo queste
cose, possiamo, forse ci preoccupiamo, del suo essere e del suo
fare. Ci si domanda cioè cosa
fa e cosa non fa e quello che dovrebbe fare la chiesa.
A mio avviso ci si dimentica
di quello che Cristo è, di quello
che Cristo ha fatto, prima ancora che ci fosse la chiesa.
Questa preoccupazione di risolvere il problema, ci spiega
forse la ragione dei due maggiori problemi che polarizzano l’attenzione della chiesa quello dell’unità (fede) e quello dell’impegno politico.
Per alcuni la scarsa incisività della predicazione è determinata dal fatto che la chiesa si
presenta divisa, per altri, invece, la mancanza di una parola
chiara sui problemi sociali e politici, fa pensare ■ che la chiesa
si occupi solo di cose astratte.
Ragionando così, non ci accorgiamo di avere una fede centrata
solo sull'uomo, sulle sue capacità; sulle sue possibilità.
La nostra fede deve essere
centrata su Cristo, su quello che
Egli ha fatto per noi.
Dobbiamo però stare attenti ‘
che questa fede nel « Dio per
noi » non diventi una sicurezza
che « Dio è con noi ». Troppo
spesso la chiesa ha creduto di
possedere Dio, anziché esserne
posseduta. Troppo spesso diamo
i nostri giudizi, le nostre condanne come se la nostra parola
fosse la Sua. Se siamo capaci di
ascoltare « ciò che lo Spirito
dice alle chiese » con umiltà,
.senza esaltazioni, potremo lavorare in libertà, a prò degli uomini e per la loro salvezza.
Solo allora saremo ai piedi
della croce di Cristo.
Se passiamo a considerare
quello che l’atto sinodale dice
a proposito della chiesa come
casa, dobbiamo fare una distinzione, chiesa come luogo di culto — cioè tempio — e chiesa come l’unità dei credenti nel suo
insieme, come corpo di Cristo.
Lui la vite, noi i tralci.
Molti pensano alla Chiesa come luogo dove si fa la predicazione domenicale, come ad una
oasi di pace, fuori dalla realtà di
questo mondo. Un piccolo mon
do a parte, racchiuso fra quattro mura, intimo, sacro. Per me
personalmente la chiesa è la totalità dei credenti, il corpo di
Cristo. Solo se riconosciamo
che Cristo è il padrone, non l’ospite, della chiesa, solo allora
potremo sentire la chiesa come
la propria ' casa, la casa di ognuno di noi.
Ed allora anche la domenica
quando ci rechiamo al tempio
per l’ascolto della Parola, quelle
quattro mura non saranno più
un’oasi di pace, ma un luogo
dove confrontarci come fratelli
in Cristo, dove ognuno rispetterà le idee dell’altro e dove ci
sarà un confronto aperto e franco sui problemi che angosciano
la nostra vita di quaggiù. Riconoscendo Cristo come padrone
della chiesa, saremo portati sulla strada del servizio e non su
quella del dominio, e la chiesa
ritroverà la sua vera dimensione, e la sua vera vocazione che
è quella della fedeltà ai piedi di
Cristo.
Se cerchiamo il dominio si
creano delle correnti che diventano strumenti di potere i quali creano delle divisioni. Cristo
non può essere diviso. Non possiamo essere di Paolo o di Apollo, di questo o di quello, ma possiamo essere solo di Cristo o
niente. « Senza di me non potete fare nulla ». Questo non dobbiamo dimenticarlo noi, come
non dobbiamo dimenticarci di
ciò che lo spirito dice alle
chiese. Dobbiamo perciò essere
sempre in una ricerca continua
della sua volontà, ed avere un
impegno sempre maggiore nelTeseguirla.
Flavio Micci
da conquistare
Esaminando il' secondo paragrafo dell’art. 25 ci imbattiamo
nelTaffermazione che la Parola
di Dio offre la libertà alla chiesa
di lavorare a prò degli uomini.
Balza subito in evidenza che se
si ritiene necessario parlare di
libertà significa che spesso questa libertà non c’è o comunque
può essere solo il risultato di una ricerca o di una lotta.
■ I credenti a cui questo messaggio è rivolto sperimentano che
anche nei momenti difficili della
prova è possibile, riferendosi alla Parola di Dio vedere uno spiraglio, il superamento di una situazione anche grave.
Cristo ha sconfitto il peccato e
La Chiesa
tra istituzione e comunità
Dare una corretta interpretazione all’art. 25 «Fede e politica»
degli atti del Sinodo, è abbastanza difficile in quanto è complesso il problema in sé, cioè il rapporto: chiesa, comunità, impegno politico.
Penso comunque che si debba
ricordare come si è arrivati, in
Sinodo, alla votazione di questo
articolo. Si è discusso, anche
proficuamente, dell’argomento,
in relazione alla candidatura ed
elezione del pastore Vinay al
Senato e delle-firme raccolte per
dar peso al « disagio » di molti
nella chiesa a causa dell’impegno
politico. Non si è riusciti però
a dare delle precise indicazioni
alle comunità ed è prevalsa la
Ì>reoccupazione unitaria ; si è
cioè cercato di, evitare che la
politica dividesse la chiesa.
Questa preoccupazione ha fatto sì. che non si discutesse in
modo concreto il tema « Fede e
politica » ed ha lasciato irrisolto
un problema centrale : cos’è e
cosa deve essere la Chiesa.
La FGEI su questo tema ha
iniziato con difficoltà, ma ha
comunque iniziato, un dibattito
ed un lavoro, con proposte di
vita evangelica, aperto alle co
munità, affermando che il punto
di riferimento della nostra testimonianza è il proletariato. La
predicazione deve cioè incidere
tra il popolo di Dio, tra la gente e non tanto sulla chiesa organizzazione-istituzione.
Si può dare maggior importanza alla chiesa organizzata,
con tutti i suoi problemi collegati, oppure alla comunità, alla
vita tra i credenti. E la differenza che c’è in queste diverse impostazioni del problema le ritroviamo anche quando si deve
dare una interpretazione dell’atto sinodale.
Infatti, se viene dato un peso
eccessivo alla Chiesa come istituzione, diventa legittima l’interpretazione delTart. in questione
secondo la quale gli « organi
collegiali preposti alle varie attività » debbano essere ràppresentanti delle varie « correnti »
esistenti all’interno delle chiese (cioè con questa ipotesi per
le votazioni si dovrebbe protaabilmentè far riferimento ai vari
« partiti » scegliendo i candidati
in base alle liste presentate).
Ritengo invece che il sistema
di votazione assembleare a livello di comunità o di delegati.
ogni cosa e in tutti
• Se chi ha autorità e chi possiede dei mezzi finanziari, .è ispirato dall’amore di Dio, si considera uno strumento di Dio per
il servizio del prossimo, i problemi sociali trovano la loro soluzione.
Gli uomini sono ispirati dall’amore di Dio quando hanno sempre ben presente che Gesù Cristo
è venuto per indicare agli uomini
stessi un nuovo rapporto con
Dio; quando questo rapporto è
stabilito, ne viene di conseguenza un nuovo rapporto anche fra
gli uomini: ambedue sono rapporti ispirati dall’amore.
• La chiesa è sentita come la
propria casa quando in essa vi
regna l’amore, per cui ogni diver
sità di razza, di cultura, di ideologia politica, ecc. viene ridimensionata, anzi annullata, come si
esprime San Paolo: « Qui non c’è
greco o giudeo, circoncisione o
incirconcisione, barbaro, scita,
schiavo, libero, ma Cristo è ogni
cosa e in tutti» (Col. 3: 11).
Condizione indispensabile perché ciò avvenga è che uno sia
veramente afferrato dall’amore
di Dio, lo lasci agire nella propria vita, confessando che siamo
pellegrini e forestieri sulla terra
(Ebr. 11: 13). Quando la chiesa è
composta di questi credenti, allora essa è veramente sentita come casa di tutti. Nessuno può
sentirsi messo in disparte a causa delle sue convinzioni politiche.
come nessuno esclude un altro
perché egli ha idee politiche diverse.
• Parlare di « rappresentatività » feignifica consacrare il principio che la chiesa vada divisa in
partiti o fazioni; significa trasformare la chiesa in un parlamento dove si impone la maggioranza sulla minoranza.
Ritengo che questo dovremmo
non solo negarlo, bensì affermare che, poiché la chiesa annunzia
un messaggio che è al disopra
delle contese politiche, i suoi
membri possono agire essendo
« un sol cuore e un’anima sola »
(Atti 4: 32).
Guido Baret
come è stato svolto finora, sia
comunque il più giusto per una
comunità e penso che non sia
tanto su questi problemi tecnici
che si debba impostare la discussione quanto piuttosto sul
cercar di evitare che le votazioni diventino soltanto una delega
con la quale si esaurisce il nostro impegno nella comunità.
Senza andar oltre nel merito
dei vari punti espressi dall’o.d.g.
del Sinodo, penso che l’affermazione che lascia più perplessi
sia comunque quella secondo
cui « ognuno deve sentire la chiesa . come la sua propria casa » ;
lascia perplessi in quanto nel
Nuovo Testamento non si parla
di comunità in questi termini,
e crea confusione dato che viene
riproposta la solita ideologia
dell’interclassismo che non tiene conto delle reali divisioni che
esistono nella società e quindi
anche nella chiesa.
Si continua a pensare in questo modo che la chiesa, il tempio, sia il luogo dentro il quale
non si devono ricordare queste
divisioni che sono causa di divergenze, di lotte, divisioni che,
secondo alcuni, possiamo anche
cercare di risolvere fuori dal
tempio, impegnandoci o individualmente o nel sindacato, o
nel partito ma non nella comunità. In questo modo ci troviamo di fronte una Parola addomesticata, che non ci mette più
in discussione, che non ci interroga sul nostro agire, ad un
Cristo a cui non interessa che
ci siano gli sfruttati e gli sfruttatori. Non si può essere d’accordo con questo tipo di ideologia.
Io non credo comunque che,
superato tutto ciò, i problemi
delle nostre comunità saranno
risolti ; è diffìcile infatti riuscire a far diventare la comunità
effettivo luogo di incontro, di
ascolto della Parola di Dio. Vale comunque la pena di cercare
delle soluzioni continuando gli
incontri iniziati nelle comunità
e « inventando » nuovi strumenti per approfondire e rendere
sempre più pratica e reale la
discussione.
Daniele Rostan
la morte: quindi ci offre una libertà che ci permette di sentirci
liberi.
Ma liberi da che cosa? Facendo grosse approssimazioni possiamo individuare due filoni:
a) Libertà dai condizionamenti che gli uomini esercitano
sugli altri uomini.
b) Libertà dal sentirsi sopraffatti dai problemi personali.
Ma la libertà è tale solo quando la si gestisce, la si reimpiega;
non si è liberi se non si accetta
di spenderla)
Dalla teoria però dobbiamo
passare al pianò dei fatti concreti che si trovano contenuti nella
nostra storia recente, il. dopo' guerra. In esso con la 'ricostruzione è sopraggiunta una serie di
grosse trasformazioni sociali di
cui spesso non ci è stato possibile valutare la portata. Il paese
prevalentemente agricolo si è
trasformato in un paese' industriàlizzato di , tipo . capitalistico
avanzato, con grosse spinte settoriali (automobili, elettrodomestici) e carenze nei settori ritenuti
meno redditizi (servizi, agricoltura). La mancanza di piani organici di sviluppo che comprendessero tutti i settori (agricoltura,
abitazioni, servizi, industrie, turismo) ci ha condotti rapidamente ad una serie ' di squilibri tali
da inceppare il precario meccanismo. Qra questo stritola l’uomo, anzitutto l’uomo comune,
cioè la maggior parte di noi, coloro che non hanno potere di decidere, coloro che hanno appena
il necessario per sopravvivere e
spesse volte nemmeno il necessario. È quindi più che urgente intervenire ed operare per la soluzione dei problemi di quest’uomo.
Ricollegandoci al discorso fatto sopra, TEvangelo ci dà questa
libertà che possiamo godere e
spendere proprio per ques’uomo.
Questo discorso,’ lo sappiamo,
per molti rischia di essere una
teoria, un’affermazione di principi alla quale poi non si riesce a
far seguito con azioni nratiche,
perché non si sà dove incominciare. Per altri invece l’affermazione è ben concreta perché li coglie in un momento di necessità
in cui è impossibile non scegliere. Questi uomini hanno ormai
inteso che non si può lavorare
solo « per l’uomo » ma « con l’uomo » accettando di essere inseriti nei problemi e nelle contraddizioni. Solo così l’Evangelo predicato può essere credibile.
Adriano Longo
Gratis l’Eco-Luce
Basta poco per aiutare
a diffondere il giornale:
una cartolina inviata alla
redazione indicante nome
e indirizzo di uno o più
conoscenti che potrebbero
essere interessati all’EcoLuce. A questi — dopo
aver controliato che non
ricevano già il giornale —
invieremo due numeri di
saggio e, in seguito, una
proposta di abbonamento.
Diffondere l’Eco-Luce significa contribuire a diffondere i temi della testimonianza evangelica in
Italia.
4
A cura del gruppo femminile
valdese-metodista di Trieste
DIACONIA: L’ALTRO BRi
La diaconia non è forse l’altro braccio
della comunità cristiana, quello parallelo
alla predicazione e all’insegnamento?
Mentre questi si rivolgono alla mente, al
cuore degli uomini, la diaconia, questo gesto li tocca
nelle necessità fisiche e materiali e l’uomo
tutto intiero viene così coinvolto nel messaggio
dell’Evangelo.
L’attività della diaconia raggiunge i malati,
i deboli, i minacciati nella mente, raggiunge
i bambini che sono indifesi, i prigionieri, i rifugiati,
tende cioè una mano ai ’’piccoli” di questo mondo.
Può avvenire — soleva insegnare Karl Barth —
e nel nostro tempo avviene su scala sempre più vasta,
che nella sua evoluzione verso un potere globale
lo Stato assuma direttamente compiti che sono
della diaconia. Lo Stato-provvidenza
può certo fare molto per aiutare gli uomini.
Ma affronterà le piaghe sociali solo dal di fuori,
dal lato fisico e materiale e non sarà l’uomo
tutto intiero ad essere soccorso.
Lo Stato non potrà mai rendere superflua
la diaconia cristiana (Dogm. voi. 25).
Le sorelle di Trieste ci ricordano, negli scritti
che seguono, la ricchezza di questo carisma
affidato a tutta la comunità.
B. S.
Cosa dice la Bibbia?
La parola greca diakonia indica
il servizio che ogni singolo credente è chiamato a rendere nel mondo, in una molteplicità di impegni. Non scaturisce da una buona
disposizione naturale: è un dono
della grazia, una risposta all’amo
Letture
F. Basaglia, L'istituzione negata,
Einaudi 1968.
F. Basaglia, Morire di classe, La
condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Einaudi
1969.
A. Franco, Il vecchio in Italia: o
merce o rifiuto, Coines 1972.
Gruppo teatro quartiere di Oregina: E tu che ne fai di tuo fratello?, E. Lanterna, 1973.
A. Belloni e L. Fadiga, La fabbrica dei disadattati, infanzia abbandonata e gioventù deviarne,
Sapere Ed., 1974.
C. Bridel, Aux seuil de l’espérance, Delachaux & Niestlé 1971.
M. Pi'ENDER, Les malades parmi
nous. Les Bergers et les Mages
1972.
P. Tournier, Apprendre à vieillir,
Delachaux & Niestlé, 1971.
Cfr. Promozione sociale, periodico bimestrale delTAmministrazione per le Attività Assistenziali, via G. Lanza 194, Roma.
Malati di mente e diaconie
Abbiamo posto a Zoe Ghirardelli che ha esperienza di assistenza sanitaria, alcune domande su
questo problema che, nella città
di Trieste è di scottante attualità.
— Ci puoi dire qual’è, negii ospedaii in genere e in quelli psichiatrici in particolare, il rapporto tra medici, infermieri e pazienti?
— Secondo l’opinione pubblica, chi
è il malato di mente; un malato
come un altro? un diverso? la vittima di una data mentaUtà? un prigioniero di passioni che lo dominano?
re di Dio. Nell’opera di salvezza,
amore e servizio sono strettamente connessi (Fil. 2; 7). Gesù stesso
ha affermato: « Io sono in mezzo
a voi come colui che serve » (Le.
22: 27). Quando fra i discepoli
nacque una contesa per sapere chi
di loro fosse il maggiore, Gesù
capovolse ogni valore nel dichiarare: «chiunque vorrà essere grande fra voi sarà vostro servitore e
chiunque fra voi vorrà essere primo sarà servo di tutti » (Me. 10:
43 s.). La diaconia è la vocazione
particolare di chi accetta di seguire Cristo sulla via del servizio.
Nell’insegnamento biblico diaconia e carisma sono complementari
(I Pie. 4: 10), perfino equivalenti
in Paolo (I Cor. 12: 4-5) poiché,
se svariati sono i doni della grazia, uno solo è lo Spirito da cui
procedono.
In Mt. 25 la stessa promessa di
salvezza è collegata alla vocazione diaconale, e Gesù si identifica
con quel prossimo debole e bisognoso del nostro servizio.
Un’interpretazione forse restrittiva di questo passo ha potuto far
considerare la diaconia un servizio
particolare riservato a persone qualificate; non si è posto abbastanza
l’accento sul fatto fondamentale
che esso riguarda tutta la comunità
dei credenti che, nel servizio, dà il
segno della sua appartenenza a Gesù Cristo che serve. In questa prospettiva la Chiesa è veramente, come dice R. de Pury, « corpo di Cristo nella storia degli uomini ».
D. B.
La società
giungere fino alla autodistruzione.
L’ammalato di mente, così com’è
stato trattato finora, può ben definirsi una vittima della società che
per proteggersi da individui scomodi e pericolosi non ha saputo trovare di meglio che toglierli di mezzo rinchiudendoli senza compassione, togliendo loro la speranza di
tornare a vivere una propria vita.
— Purtroppo, oggi, l’assistenza all’infermo in tutti i nostri ospedali
lascia a desiderare. Con questo non
intendo parlare né delle attrezzature
né della competenza dei medici, ma
della disponibilità e della comprensione per la sofferenza che sono inversamente proporzionate al progresso scientifico nel campo della
medicina ed alla perfezione degli
strumenti sia diagnostici che di
cura. Il malato non è soltanto un
oggetto da curare con metodi tecnicamente perfetti, ma un essere umano che porta con sé un bagaglio
di preoccupazioni e di paure. Per
mia esperienza so che una parola
gentile pone subito a suo agio l’ammalato, mentre la soggezione o la
impossibilità di rivolgere anche la
più piccola domanda al medico
curante può peggiorare le condizioni generali di chi soffre. Evidentemente questo è anche un problema
di tempo e di personale.
Nella nostra Regione l’assistenza psichiatrica è privilegiata, per
la presenza del prof. P. Basaglia e
dei suoi collaboratori, fra cui la
moglie, che hanno rivoluzionato i
metodi adottati fino a qualche anno fa. Oggi i loro assistiti hanno
sentito rinascere in loro la gioia
di vivere, proprio perché aiutati da
un nuovo genere di rapporto. Medico e ammalato, tesi entrambi
verso lo scopo comune della guarigione, sono messi allo stesso livello
e la méta si è rivelata più facilmente raggiungibile ; Oggi gli « ospiti »
dello psichiatrico condividono con
la direzione responsabilità e iniziative nella consapevolezza di essere
ancora in qualche modo utili.
AH’infermiere poi, al posto della
forza fisica, oggi è richiesta soprattutto una grande disponibilità che
si è rivelata la più importante arma terapeutica, molto più della camicia di forza.
— Com’è stata accolta nella nostra città l’iniziativa Basaglia, primo e secondo tempo?
fina. Gli altri vengono solo alla
giati e nutriti, perché non haiw
chi li ospiti. Molti sono già in 3
partamenti privati in città ed al^
formeranno gruppi di famiglie j
attuazione del programma social
accettato anche dalle forze polii
che che prima avevano osteggiai
l’iniziativa di Basaglia. Molto utj
si rivelano anche nelle varie zo»
della città i sei centri di igiea
mentale.
— Con l’arrivo a Trieste del prof.
Basaglia, dotato di grande esperienza e di grande sensibilità umana,
il « manicomio » di S. Giovanni è
diventato uno dei più aperti d’Italia. Sono stati tolti i letti a rete, le
porte si sono aperte e l’ospite ha
ricuperato una certa libertà. Le assemblee a cui prendono parte ricoverati, medici ed infermieri si
sono rivelate un ottimo metodo di
compartecipazione. All’interno dei
padiglioni gli stessi pazienti gestiscono un bar, piccole sale da gioco
e una cooperativa. Chi vi lavora
riceve un salario equiparato a quello dei lavoratori. È quello che si
chiama « ergoterapia », cioè una
cura mediante il lavoro.
L’annuncio della chiusura total
delio psichiatrico ha riacceso le p(
lemiche tra i sostenitori del mete
do Basaglia ed i suoi avversari, j
significativo il fatto che i ricoveri
ti stessi ne sono stati turbati e
angosciati: molti si sentono perdi
ti al pensiero di non essere pj
L'intercc
« Pregate gli uni per gli altri
(Giac. 5, 16)
Naturalmente dal momento che
i ricoverati poterono uscire liberamente dall’ospedale è incominciata la paura per i cittadini che in
un primo tempo avversarono decisamente l’opera di Basaglia. Quest’ultimo, organizzando dibattiti,
incoiitri con le Consulte Rionali,
facendo entrare con iin processo
inverso il mondo esterno nell’interno dei recinti, è riuscito a vincere gradatamente le resistenze.
Dopo, 5 anni di duro lavoro i
1200 ricoverati, di cui 800 coatti, sono ridotti a poco più di una tren
È questo un servizio che og
purtroppo è trascurato. Preoca
pati come siamo di recare con
nostri sforzi un rinnovamento (
vita, dimentichiamo l’esortazioi
biblica alla pazienza e alla preghi'
ra. Il pastore Georges Casalis, i
un suo recente articolo^ dice: «
la vita, le sue circostanze e le si
lotte che mi riportano al limite c
tre il quale non posso far altro cl
gridare: aiuto! Non per me sol
ma per tutti quelli con cui sor
impegnato nelle lotte per l’avvet
re dell’uomo e che so prigionia
in balìa del sadismo di bruti, e cl
non posso né raggiungere né Uh
rare. L’intercessione è il solo me
Servire nella poli
— Escludendo il vero ammalato
con lesioni centrali e lesioni permanenti, direi che l’ammalato di
mente diventa tale proprio perché,
essendo un individuo già' debole,
molto più facilmente si sente abbandonato da tutti, allontanato ed
osteggiato perché non segue la
prassi di chi agisce secondo schemi fissi ritenuti perfetti. Qualcuno
forse non è riuscito ad accettarlo
cosi, com’è, con tutte le sue debolezze e contraddizioni, risalendo alle
cause che possono essere familiari
o sociali. Certo è da considerare
alla stregua di qualsiasi altro malato, perché uomo sofferente per
un trauma dovuto ad un processo
emotivo in seguito al quale è arrivato fino all’alienazione e potrebbe
La società delle signore evangeliche fondata a Trieste più di un secolo fa, continua la sua opera di
solidarietà. Riunisce sorelle luterane, elvetiche, valdesi e metodiste.
Lo scopo è di fornire, ad alcune
persone bisognose un regolare sussidio mensile. Non si fanno vendite
di beneficienza: ogni membro dà la
sua quota annua secondo le sue
possibilità. Ultimamente, ad una
persona anziana ed inferma, la Società si è adoperata per inviare regolarmente a casa un pasto caldo
ogni giorno.
Legata ancora ad una concezione ottocentesca dell’assistenza, essa svolge la sua opera con la massima discrezione.
Sotto la pressione degli eventi la
chiesa ha accentuato questo o quell’aspetto del suo servizio nel mondo. Oggi, in un’epoca di profonde
trasformazioni culturali, sociali,
religiose, in questo tempo in cui,
a livello mondiale, il centro dell’attenzione si sta sempre più spostando verso l’uomo in quanto individuo inserito in un determinato
contesto sociale, alla chiesa è richiesto di risalire alle cause, di
lottare affinché vengano superati
quei fattori di disordine materiale
e morale che rendono la convivenza umana così precaria sul nostro
pianeta.
Per secoli la chiesa ha seguito
gli schemi del mondo, alleandosi
talora con il potere, con tutte le
conseguenze negative che ne sono
scaturite. Se la via dell’obbedienza
a Cristo passa attraverso il servizio, mal si comprende che il concetto di chiesa possa associarsi a
quello di potere. Tutto il ministero dei credenti deve pertanto essere esercitato in quello spirito di
servizio che è un riflesso dell’amore di Dio.
Ma per poter servire, è necessario essere informati. L’informazione è comunicazione, partecipazione. È triste constatare che non sono poche le proteste per le notizie
allarmanti che ci danno i quotidiani ed i programmi radiotelevisivi.
Molti dicono: basta, non vogliamo
più saperne! Dopo una giornata di
lavoro, abbiamo diritto a un po’ di
distensione. E cosi, ci si chiude in
un’illusoria certezza che tutto procede nel migliore dei modi. Come
potremo partecipare ai problemi,
alle sofferenze ed alle angoscie altrui se non ne siamo informati?
Non temiamo dunque Tinformazione, ma studiamoci di averla più
completa possibile per poterci formare un giudizio che non sia di
parte.
In secondo luogo non dobbiamo
temere di comprometterci. Oggi
molte certezze vengono spazzate via, molte strutture si rivelano .scricchiolanti, altri valori, che
prima erano ignoi'ati o trascurati,
vengono evidenziati. Bisogna tener
ne conto. Evidentemente non tuli
il nuovo è buono, ed è qui che
situa la difficile originalità del se
vizio cristiano: sapere, come lo sci
ba di cui ci è parlato in Mt. 1
trarre fuori dal proprio tesoro c
se nuove e cose vecchie.
Non temiamo di alzare la vo(
(ma non in un’unica direzione
tutte le volte che veniamo a con
scenza di ingiustizie sociali cl
rendono l’uomo debole e vulner
bile, non temiamo di compromi
terci in tutti i campi in cui si i
cerca con amore la promozioi
umana.
Infine non dobbiamo temere
comprometterci in un’opera di :
conciliazione di cui abbiamo tan
bisogno oggi. Nel processo di ti
Anziani,
bambini
Si parla molto, oggi, del serviz
che noi tutti, come società civi
dobbiamo rendere a chi è debole
indifeso. Un po’ dappertutto, fi
diante assemblee quartierali, la P
polazione delle città viene coinvi
ta nella ricerca di nuove forme
assistenza e nelle riforme del
strutture attuali.
Per quanto riguarda il problen
dell’anziano, viene richiesta ui
più intensa attività di medicii
preventiva mediante consultori
ambulatori quartierali in modo <
evitare per quanto possibile lung
ricoveri inutili e traumatizzanti
ospedali sovraffollati.
Un po’ dovunque l’assistenza d
miciliare agli anziani si sta sviW
pando con successo nella tripli'
forma dell’aiuto a carattere dofi
stico, dell’intervento infermieris
co e di quello medico. A volte s
5
ICCIO DELLA COMUNITÀ
protetti e tutelati dall’ospedale che
fino a oggi li ha ospitati.
' — Come dovrebbe attuarsi l’opera diaconale di noi tutti nei confronti del malato mentale che è stato dimesso?
— Credo fermamente che noi
che ci diciamo cristiani dobbiamo
trovare la forza dell’anticonformismo in questo tempo in cui la noistra società non riconosce a chi
ha avuto la sventura di essere debole nel fìsico o nella mente, un
valore e una dignità umana.
. Se, qui a Trieste, potremo dare
%na mano anche ad una sola di
queste persone dimesse, per aiutàrla a risolvere i suoi problemi,
avremo infranto la logica corrente
^1 nostro egoismo imperante. I
nostri sforzi potranno forse risultare maldestri per mancanza di
esperienza, ma avremo sempre reso un servizio che, con l’aiuto del
Signore, potrà dare i suoi frutti.
isione
zo di cui dispongo per non rinchiudermi nella mia incapacità di agire efficacemente. Non e l’alibi a
lisina certa passività, è la continuazione della lotta con altri mezzi: è
■¿1 prolungamento indispensabile dell'azione politica, della partecipaione alle lotte di classe, a fianco
'elle vittime di tutti gli sfruttamenti e oppressioni. È un atto di
'umiltà, non di smobilitazione (...)
Sicché, più opero, milito, faccio
scelte, tanto più l'intercessione si
rivela l’indispensabile prolungamento, ma anche il motore principale
2e il correttivo di impegni politici
^iberamente consentiti e del conti,\nuo radicalizzati ».
^ G. Casalis, Torture et prière, in:
Christianisme au XX*" siècle.
Il terremoto in Friuli
Un servizio di emergenza in cui
le chiese si sono sentite impegnate
è stato ed è tuttora l’aiuto ai terremotati. Alcuni membri della comunità metodista di Trieste sono
stati fra i primi ad accorrere in
uno dei comuni disastrati ed hanno continuato a svolgere un’opera
di collegamento e di assistenza.
Essi hanno risposto ad alcune domande :
— Con quale località siete immediatamente entrati in contatto?
— Abbiamo portato degii aiuti
due giorni dopo il terremoto alle
popolazioni abitanti le frazioni
montane dei comuni di Resia, Gemona, Nimis e Tarcento. Ci siamo
subito resi conto dell’immensità
del disastro e di come la popolazione avesse bisogno di tutto. Case, scuole, fabbriche, chiese, acquedotti, . strade, ponti, tutto era distrutto o gravemente lesionato, perciò l’impegno dello stato e dei singoli cittadini si rivelò subito complementare. Il Friuli tornava indietro di circa 30 anni, come alla fine
della guerra, anzi con distruzioni
maggiori.
— Avete, prestato la vostra opera a livello personale, da famiglia
a famiglia o avete preferito — o
dovuto — passare attraverso comitati, organizzazioni civili o religiose?
— Per portare un po’ di soccorso, nei primi giorni ci siamo apppggigti alla « Charitas » di Udine,
sformazione della società a cui assistiamo, le chiese sono state chiamate in causa e coinvolte. Questo
ha creato tensioni nelle comunità,
incomprensioni, amarezze. Si è accesa la polemica sul dovere o non
¡.dovere essere presenti nella politi"ca. Abbiamo ancora bisogno di una
¡chiarificazione circa il « far polioitica » perché non tutti sono conj| cordi nel dare a questa espressione il medesimo significato. Forse,
ise invece di adoperare l’espressione « far politica » si parlasse di
J^servizio nella « polis », ci si capi
Ìrebbe meglio. Non temiamo di
Comprometterci scegliendo, per la
nostra testimonianza, tempi e luo#lghi che altri forse non condividoi*no. Ma compromettiamoci con Cri
Quell’immane tragedia ci
ha sconvolti, ma ci ha anche
costretti a misurare le vicende della nostra vita con
un altro metro, a vivere in
un’altra dimensione, a lasciar
cadere certi valori che ci parevano di primaria importanza ed a riscoprirne altri
che prima trascuravamo e
che invece si sono rivelati autentici.
Parole di un terremotato
sto, nello spirito di Cristo, cioè in
uno spirito di servizio che va ben
al di là dei contratti sindacali, di
sacrificio che non ricerca la propria affermazione personale o di
gruppo, di giustizia che prenda il
posto deH’imposizione. La diaconia cristiana si esercita in quello
spirito altrimenti non è diaconia
cristiana. Certo, non è facile. Eppure questi saranno i segni che potremo dare del Regno che viene,
nella fiduciosa attesa del giorno in
cui Dio stesso farà ogni cosa nuova.
Delia Bert
b handicappati
ho le stesse assistenti sociali che
si informano sulle condizioni materiali dell’assistito procurandogli,
se del caso, oltre l’aiuto domiciliate, anche un piccolo sussidio per
Arrotondare la pensione. Sono note anche le attività ricreative e i
Soggiorni di vacanza al mare.
Anche per la prima infanzia venOno richieste nuove iniziative. Si
ivverte sempre più la mancanza di
sili nido che permettano alle mari lavoratrici di recarsi al posto
lavoro senza troppe preoccupaioni. È doveroso rilevare che in
lUest’opera di assistenza alla pri¡a infanzia le chiese hanno assunte loro parte di responsabilità:
Piti aiuti sono venuti alle popozioni da scuole materne di ispiJ^^tezione confessionale. I servizi per
'11 tempo libero e l’animazione so^le devono anche costituire te
preoccupazione dei responsabili.
Un altro problema di cui molto
si parte oggi è quello dell’inserimento dei bambini handicappati
nel tessuto scolastico. Qui a Trieste è stato questo, dal 1970, il pensiero dominante di un gruppo di
operatori del servizio sociopedagogico, alte ricerca dei metodi più
idonei. Il problema degli handicappati ha come obiettivo l’eliminazione di ogni forma di emarginazione sia dalla scuote che dall’attività lavorativa.
Noi tutti, se sentiamo il problema della diaconia cristiana, abbiamo il dovere di dare il nostro contributo a queste iniziative, ricordandoci l’esortazione dell’apostolo
Paolo : « Per mezzo dell’amore servite gli uni gli altri» (Gal. 5, 13).
Nives Oliemans
sia per avere il lasciapassare,
sia per l’indicazione delle zone dove andare. In seguito gli aiuti si
sono coordinati, la situazione si è
fatta meno caotica, permessi per
te circolazione delle persone e degli autoveicoli non erano più necessari.
— Che cosa si è potuto concretamente realizzare in quelle località?
— Dovendo per forza di cose restringere il campo d’azione, la nostra opera si è limitata ad alcune
frazioni nel comune di Nimis. Oltre al consistente aiuto pervenuto
dalla Federazione delle chiese e che
si è concretizzato anche in altre
località del Friuli, si è costituito
a Trieste un « Gruppo di Soccorso
Evangelico » (presso Claudio Martelli, Salita Cedassamare 27, 34136
Trieste, c.c.p. 11/1235) che non ha
interrotto l’opera iniziata nel maggio 1976.
L’opera di solidarietà si rivolge
particolarmente a quelle persone
che, abitando in frazioni isolate
sulla collina, circa m. 700 s.m., sono in parte dimenticate. La nostra
speranza è che, con te collaborazio
ne di coloro che sentono questo
problema. Si possa aiutare questa
gente a ricostruire la propria casa.
Avevano poco anche prima, ma ora
le loro case sono danneggiate in
modo irrimediabile.
Queste persone sono state incoraggiate a costituire una cooperativa edilizia. Per conto nostro speriamo poter dare te casa ad una
famiglia ridotta in gravi condizioni.
— Quale ruolo hanno svolto le
istituzioni religiose? C’è stata collaborazione a livello ecumenico?
— Girando per il Friuli si è potuto constatare che molti aiuti sono venuti da varie chiese evangeliche italiane e straniere. Particolarmente tempestiva è stata l’opera
deH’Esercito della Salvezza. À livello ecumenico abbiamo sempre
potuto coordinare i nostri aiuti con
quelli della diocesi di Udine che,
specialmente in quei primi giorni
di confusione, hanno funzionato
abbastanza bene.
— A distanza di un anno da quel
tragico 6 maggio è possibile constatare un deciso miglioramento
nelle condizioni di vita dei sinistrati o ci sono ancora ingenti probiemi da risolvere?
— I problemi sono ancora ingenti: molte persone attendono, i? prefalDbricati, senza contare i sejcvizi
da ripristinare, te vita econoAiica
e sociale da rilanciare. Non bisogna dimenticare il Friuli, la solidarietà dovrà continuare nel tempo.
_____ La ricostruzione del Friuli sarà anche il suo rinnovamento sociale?
— Già prima del terremoto il
Friuli si stava incamminando verso un rinnovamento socio-economico, Vi era una emigrazione di ritorno che trovava lavoro nelle industrie dell’udinese e del pordenonese. I paesi avevano cambiato
volto, in questi ultimi anni. Le nuove generazioni non accettavano più
il modo di vita del passato. Pur
nella salvaguardia dell’identità storica e culturale della Regione, c’era
tutto un rinnovamento che la catastrofe ha interrotto. Comunque, indietro non si torna e l’augurio che
facciamo al Friuli è che, dopo quella tragica esperienza, ci si avvìi
verso un assetto sociale che non
ripeta gli errori del passato.
intervista a cura di
Clara Cozzi
Il tempio della comunità
elvetica e valdese di Trieste.
Da persona a persona
Le Unioni femminili sono state
costituite con precisi intenti diaconali. Mezzo secolo fa le donne, per
lo più casalinghe, hanno impegnato il loro tempo libero in aiuti concreti ad opere missionarie o per
affiancare il servizio diaconale della chiesa. Oggi la donna evangelica
è sempre più direttamente impegnata nella società e deve saper
cogliere le opportunità che le vengono offerte di inserirsi in attività
sociali, comitati locali o regionali
per contribuire al miglioramento
dei servizi. Ma Sarà ancora sempre
valido l’umile servizio da persona
a persona.
Le visite agli ammalati, il trasporto in automobile degli infermi
che altrimenti sarebbero condannati aH’inattività in casa, perfino,
conversazioni telefoniche si rivelano un efficace rimedio alte solitudine e allo sconforto.
Dice una sorella impegnata in
quest’opera fraterna:
« Il desiderio degli anziani è di
poter rimanere indipendenti il più
a lungo possibile. Una sorella che
visito regolarmente, a dispetto della sua dolorosa infermità, parla
molto raramente della sua sofferenza. La trovo sempre interessata
a tutti i problemi della vita, inclusi quelli della comunità. 'Le visite’
— essa atferma — 'mi portano il
mondo di fuori in casa'. A volte,
dalle visite che faccio, sono io che
torno a casa confortata: volevo dare ed ho ricevuto.
Dalle conversazioni che ho avuto
ho potuto constatare tutta l’importanza che ha per chi non può più
partecipare alle assemblee in chiesa il servizio radiotelevisivo. Vorrei pregare i responsabili delle trasmissioni di tener conto anche di
questo, in misura maggiore che per
il passato. Certo, è bene che i problemi dei giovani siano evidenziati, ma, per ascoltare l’annunzio del
l’Evangelo dalla viva voce dei fratelli, per unire la sua voce nel canto degli inni tradizionali e per sentire la presenza della comunità dei
credenti, l’anziano ha ormai pochi
mezzi a sua disposizione, e la RAITV è uno di quelli ».
H. R.
L'Ospizio cristiano
Nel XIX secolo fiorirono un po’
dovunque quelle istituzioni che vollero rendere evidente la vocazione
diaconale della chiesa. Là dove le
strutture sociali erano fortemente
carenti i credenti hanno supplito
con spirito di dedizione e di fantasia.
Nel 1908 a Trieste si inaugurava
l’Ospizio cristiano. Era l’ultima di
una serie di iniziative da parte di
una credente Juterana facoltosa, te
baronessa de La Tour, che volle distribuire le sue sostanze in una varietà considerevole di servizi sociali.
Perché il nome Ospizio? Esso si
ricollega alla tradizione medievale
dell’antico Hospitium che accoglieva i predicatori di passaggio. L’Ospizio di Trieste volle avere un duplice scopo: essere una casa-famiglia per le giovani in cerca di lavoro e un luogo di accoglienza per
i missionari in attesa di imbarco.
Attualmente l’Ospizio dipende
dall’Unione dei Samaritani, il cui
comitato, su piano interdenominazionale, continua ad assolvere il
compito di aiutare il prossimo, senza distinzione di religione o nazionalità.
In questo ultimo dopoguerra,
trovandosi a Trieste tra i confini
austro-jugoslavi, nel mezzo del traffico internazionale, l’Ospizio svolse un servizio di accoglienza specialmente a quegli slavi che, anche
dalle lontane regioni della Macedonia e in precarie condizioni economiche, si recavano nella nostra città per acquisti di prima necessità.
Fu questa anche un’occasione di
evangelizzazione : assieme alte minestra calda veniva offerto anche
un Nuovo Testamento di formato
tascabile.
Col passare degli anni te casa si
è trasformata in casa di riposo per
persone anziane e foresteria. Tutto
il lavoro di gestione si svolge su un
piano di fraterna collaborazione,
ed è questo che dà alla casa la sua
caratteristica particolare. Il culto
serale, l’assistenza spirituale oltre
che materiale ci ricordano la funzione che possiamo avere quali servitori di Cristo nel mondo.
6
20 maggio 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Li firmiamo
questi referendum?
Ora che la raccolta di firme
per gli 8 referendum promossa
dal partilo radicale sta avvicinandosi progressivamente alla
meta delle 500 mila firme, molte
perplessità sembrano cadere anche fra chi aveva accolto poco favorevolmente questa ennesima
iniziativa radicale.
Quando si è lanciata la campagna vi erano fondati motivi per
definire un po’ avventata e garibaldina la proposta di ben 8 referendum. Il quadro politico italiano con i grossi interrogativi
che emergevano uno dopo l'altro
sembrava sconsigliare iniziative
tipo referendum. La volontà politica di confronto fra i partiti pareva ad un certo momento garantire che i grossi nodi della società italiana, quelli economici e
politici come quelli giudiziari, sarebbero stati affrontati senza ulteriori rinvìi. Sembrava, almeno
da parte di molti, che la via da
scégliere doveva essere quella
istituzionale; soprattutto c’ era
{e c’è evidentemente ancora) attesa nei confronti della sinistra
storica. Man mano che i mesi
trascorrono però ci si accorge
che il potere democristiano non
è un castello di paglia è che le
sinistre, il PCI soprattutto, stanno vivendo momenti di dura prova, di logoramento, in attesa di
un sì. democristiano per un governo di emergenza che ancora
non è stato pronunciato (mentre
il PCI rischia di perdere credibù
lità alla sua base, non riesce ad
ottenere una valida contropartita).
In questa crescente disattesa
nei confronti della sinistra storica assume sempre maggiore
ascolto la proposta degli 8 referendum proposta dai radicali.
Essa, come si noterà, guadagna
in consistenza giorno dopo giorno. Innanzitutto come pungolo
ai grossi partiti, perché capiscano che la base ha una voce che
pretende ascolto non soltanto nei
momenti elettorali ma nel dibattito e nell’indirizzo politico dei
problemi che il paese affronta e
che questioni come quella del
Concordato, per limitarci ad un
.solo esempio (ma sicuramente il
più scottante), non possono essere liquidate con manovre gattopardesche (o cardinalesche) e
contro la volontà popolare.
Volutamente la stampa e la televisione hanno sin qui ignorato
la proposta radicale e solo ora
che le firme giudicano il loro silenzio si sentono costrette a parlarne, almeno per citare le migliaia di firme già raccolte.
Anche nel pinerolese ha sin qui
regnato il silenzio; ma si è ancora in tempo per aprire un dibattito e contribuire a raccogliete
le firme, dando la possibilità a
tutti di firmare quei referendum
che si ritiene meritino un voto
popolare qualora i partiti rinuncino ad una battaglia che va combattuta. ■
Proprio nei comuni delle nostre
valli che hanno fatto registrare
il 12 maggio 1972 (in occasione
del referendum sul divorzio) la
più alta percentuale nazionale di
no, ''ueste proposte non possono
passare sotto silenzio. Siamo ancora in tempo per informare e
PRAMOLLO
Giovani in ricerca
Un gruppo di giovani delle comunità di Pinerolo, Pramollo, S.
Germano e Villar Perosa, più numerosi i pinerolesi meno gli altri, hanno dato seguito al convegno di S. Secondo tenutosi alcune settimane fa sul tema « I giovani evangelici e la loro comunità ».
La mattina si è strutturata con
la partecipazione al cuUo ed una
breve presentazione della storia
di Pramollo, seguendo l’opuscolo
della Società di Studi Valdesi
edito anni fa.
Il pomeriggio dalle 14,30 alle
17 si è avuto un vivace dibattito
a cui hanno partecipato tutti i
presenti sul tema indicato. Le
opinioni e le valutazioni si sono
intrecciate e scontrate in un clima molto fraterno. Le esperienze sono molto diverse e non si lasciano ricondurre ad un unico
denominatore. I dati più significativi che sembrano emergere
sono questi; in linea generale i
giovani valdesi impegnati si sentono fortemente minoranza sia
nel contesto della loro classe di
catechismo che nel contesto del
loro ambiente di lavoro o di studio.
Avvertono una grande difficoltà a trasmettere il messaggio
evangelico ed il riferimento di fede ai propri compagni del tutto
disinteressati.
Sentono la necessità di un collegamento più stretto con i fratelli delle altre generazioni per
una crescita ed una chiarificazione.
La formula dei gruppi esclusivamente giovanili sarebbe superata? Quali altre forme di gruppo possiamo trovare? Problemi
aperti.
Impegni immediati: proseguire
gli incontri alla ripresa, avere un
seminario di studio sulla storia
dell’eresia medievale e della Riforma con riferimento ai programmi scolastici.
raccogliere le firme nei singoli
comuni; presso le segreterie comunali nelle ore indicate dai rispettivi segretari; organizzare dibattiti, chiedendo l’intervento dei
giudice conciliatore del luogo per
convalidare le firme. Ciascuno è
evidentemente libero di firmare
o meno uno, otto o nessun referendum, ma sarebbe curioso che
dopo il gran parlare di abrogazione del Concordato non ci sentissimo in dovere di firmare almeno per questo referendum.
E. Genre
Incontro
giovanile
Su iniziativa della Federazione Giovanile Evangelica nei giorni 11 e 12 giugno, a Bobbio Pollice, si terrà un incontro giovanile, aperto a tutti, sul tema: i
giovani e le comunità. L’incontro avrà luogo nei locali del
centro dell’Esercito della Salvezza, gentilmente concessi.
Prenotazioni presso Lami (telefono 840696) per Valli Chisone
e Germanasca; Spano (8514) per
il pinerolese; Genre (93108) per
la Val Penice. Costo; L. 3.500
pasti e pernottamento, L. 2.500'
solo pasti. Maggiori dettagli nel
prossimo numero.
Verso la conferenza
Si sono conclusi, con la seduta del 2 maggio a Villar Perosa,
i colloqui pastorali per l’anno
ecclesiastico in corso. Prossimo
appuntamento importante sarà
la Conferenza Distrettuale il. 4-5
giugno a San Germano. Quest’ultimo incontro sarà evidentemente molto più allargato e ci
si augura che i lavori vengano
affrontati in commissioni prima
del « plenum » e delle votazioni.
Sui colloqui pastorali di quest’anno emergono giudizi positivi e, in parte, negativi.
Positiva senz’altro l’iniziativa
d’incontrarsi almeno una volta
al mese per un confronto costruttivo; un po’ meno positivo
il contenuto del dibattito di questi mesi tutto incentrato sulla
cristologia attraverso il manuale di catechismo. Le introduzioni non hanno sempre stimolato,
come si sperava, il dibattito.
A questo si aggiungeva una
mancanza di preparazione preliliminare al dibattito, perché
mancava una base bibliografica
o un testo teologico (a parte il
riferimento al manuale di catechismo ché quello è rimasto)
che costituisse — almeno per
l’avvio delle discussioni — una
base comune.
In previsione dei prossimi incontri si è costituita, nell’ambito del III Circuito, una commissione che vaglierà diverse
formule possibili per iinpostare
tema e dibattito per l’anno prossimo.
Infine menzioniamo l’interessante iniziativa — fissata dal 13
al 15 giugno — della «pastorale
francese ». Si tratta di un incontro con i pastori della regione Centre Alpes Rhône (è uno
scambio con i pastori francesi
che l’anno scorso eran stati ad
Agape) su temi cristologici accompagnati da studi biblici. Introdurranno i lavori i past. Chevalier e Lelièvre. Le prenotazioni (allargate anche alle mogli
dei pastori e figli in età prescolare) vanno comunicate al past.
Coisson di Pomaretto, entro il
31 maggio. Per alcuni predicatori questa sarà l’occasione migliore per riprendere aspetti e
problemi, in un contesto più
ampio, affrontati nei « colloqui
mensili ».
g- P
CLUB ALPINO ITALIANO VAL GERMANASCA
Un alpinismo diverso
Anche per il corrente, anno la
Commissione Alpinismo Giovanile della Sezione C.A.I. Val Germanasca ha in programma un
corso di avvicinamento alla
montagna.
La prima parte del corso si è
svolta nel periodo invernale
nelle scuole elementari e medie
della valle ed è consistita in una
serie di proiezioni di diapositive e films che avevano- per argomento i Parchi Nazionali italiani, l’ecologia, ràlpinìsmb~ sulle Alpi e quello extra-europeo.
Questa attività è stata affiancata da divèrse conversazioni tenute nella scuola di Ferrerò da
« esperti » sui vari aspetti della
valle: agricolo, occupazionale,
turistico, sulla flora, la fauna e
i minerali.
A questo punto vale la pena di
sottolineare che q^uesta attività
curata dal C.A.I. si è svolta sotto l’egida degli Organi collegiali
della scuola media di Perosa e
della Direzione didattica di Villar Perosa. Anche gli insegnanti hanno collaborato in modo
determinante in questa fase,
gui'dando i loro allievi in studi,
ricerche, relazioni.
Con l'arrivo della bella stagione, si è conclusa questa prima
fase di attività ed inizia la seconda che consisterà in una serie di escursioni chè si svolgeranno sia in valle, sia nelle zone vicine. Per la prossima estate se ne prevedono cinque, distribuite da maggio a settembre.
Solitamente le escursioni hanno per meta una zona ricca di
flora, fauna, minerali, ricordi
storici, incisioni rupestri o anche villaggi dalla tipologia ancora ben -conservata, rifugi alpini, ecc. Qltre alle gite sezionali, se ne prevedono altre in
collaborazione con le Commissioni Giovanili di altre Sezioni,
anche molto distanti, per dar
modo ai ragazzi di conoscere
nuove zone e di fare amicizia
con coetanei provenienti da ambienti molto diversi dal nostro.'
Ogni "’gita Si svolge sotto la résponsabilità e la guida di acconipagnatori del C.A.I. ed è preceduta da un incontro, che ha luogo presso la sede della Sezione,
durante il quale si raccolgono le
adesioni e si studiano nei minimi
dettagli, con l’aiuto di cartine,
guide, monografie, manuali, l’itinerario e tutte le cose ad esso attinenti: flora, fauna, storia,
leggende, ecc.
In questo modo ogni escursione, ben lontano dall’esaurirsi in
una gara a chi va più lontano o
arriva primo (senza vedere le cose che ci circondano) diventa
un’occasione per verificare quello che si è studiato a scuola, per
fare nuove scoperte, per intuire
la propria identità, per imparare ad orientarsi sia sulle carte
sia sul terreno, per valutare le
distanze, per vivere assieme ai
coetanei una intensa giornata
in libertà, a diretto contatto con
la Natura.
Per partecipare alle gite non
è richiesta l’iscrizione al C.A.I.
ma solo una piccola quota (L.
1.000) che serve a coprire le spese di assicurazione e di organiz
zazione: ciclostilati, posta, telefono.
Alle gite possono iscriversi
tutti i ragazzi e le ragazze compresi fra i 10 e i 18 anni. Per
quelli di età inferiore è necessario essere accompagnati da un
adulto.
Possono iscriversi anche ragazzi provenienti da fuori valle,
compatibilmente con la disponibilità di por"i in relazione al
numero degl accompagnatori.
La prima gita in programma
è fissata per il giorno 29 maggio p.v. ed avrà per meta la zona
di Pàrant e del Muret, con partenza da Ferrerò per Traverse
alle ore 7.30.
Ci fa piacere segnalare questa
iniziativa, che lo scorso anno ha
avuto un insperato successo, in
quanto vediamo in essa alcuni
elementi nuovi che consideriamo
fortemente positivi. Per prima
la scuola che esce dai suoi schemi tradizionali, fissati in programmi vecchi e stantii, per aprirsi alla realtà che la circonda.
Poi il C.A.I. che, ancora timidamente, scende dal suo granitico
piedistallo, fondato su una piccola « élite » di alpinisti «puri»,
per rivolgersi alle scuole, cioè
alla massa, in funzione di un alpinismo diverso, • nella ricerca
di una ragione di sopravvivenza.
Un modo nuovo di intendere lo
sport, senza divismo e senza
competitività, come salutare esercizio fisico svolto a sostegno
dello studio, della ricerca, della
scoperta, nella cornice di una
Natura ancora incontaminata e
a misura d’uomo. erregi
Per ragioni di spazio pubblichiamo in sesta pagina
la recensione su Protestantesimo » in TV. La trasmissione di domenica 75
è andata in onda con mezz’ora di ritardo e questo,
secondo noi, non a caso. Il
tema scottante è stato relegato nell’ ultimo angolino
della serata, a tardissima
ora. Un ritardo talmente
grossolano che sa proprio
di censura.
Questa volta « Protestantesimo » ha portato nelle
nostre case, attraverso un
collage di interviste sostenute dalle considerazioni
del pastore Valdo Benec-,
chi, un altro argomento di
attualità: l’ora di religione
nella scuola statale; una
delle conseguenze più significative e condizionatrici
degli articoli del Concordato.
PROTESTANTESIMO IN TV
Religione: un'ora di troppo
La trasmissione ha dato
inizialmente due posizioni
opposte; da un lato la protesta in piazza di una comunità cristiana di Genova impegnata nella lotta
contro il concordato e contro, appunto, l’ora di religione; dall’altro la provincia di Bolzano, nelle cui
scuole un’ora solamente di
dottrina non è ritenuta sufficiente per formare il perfetto cittadino democattolico. Da un rapido conto
che abbiamo fatto risulta:
per ogni anno scolastico
sono circa 32 ore di religione, otto anni di scuola dell’obbligo, sono quindi 256
ore (per i cittadini di Bolzano, il doppio), senza con
tare i due anni di scuola
materna, in cui il bambino viene introdotto a forza
ai misteri della religione a
suon di angioletti, diavoletti, Gesù bambini, santini, fioretti, preghierine per
il pranzo, ecc.
Per chi prosegue gli studi il « monte ore » aumenta. Questo in uno Stato a
carattere laico. Ma lo si
può considerare laico quando la religione cattolica è
ancora « fondamento e coronamento dell’ istruzione
pubblica »? Lo scopo è chiaro: mantenere un controllo ideologico e fornire ideologie conservatrici. Certamente chi non vuole l’istruzione religiosa cattolica
può chiedere l’esonero, ma
è subito un "diverso” un
deviente dalla norma. Un
intervistato propone di sostituire l’ora di religione
con lo studio della storia
delle religioni, o con una
lettura critica della Bibbia: perché non allora la
storia del sindacato o una
lettura critica del Capitale? Q perché non includere
la storia delle religioni nell’ora di storia, sua sede naturale (visto che il potere
politico e il potere religioso hanno sempre marciato
a braccetto)? Ritagliare
uno spazio religioso all’interno delle istituzioni scolastiche è creare uno spazio
politico di condizionamen
to. Del resto: « la fede non
si insegna » come giusta
mente dice l’ins. di religione Gianni Gennari. Quindi
l’unica soluzione, a nostro
avviso, è abolire l’ora di religione dalla scuola statale: soltanto così avremo
una scuola veramente democratica, nel senso costituzionale della parola e
non nel senso della C.E.I.
o di Comunione e Liberazione che vuole uno spazio privato da gestire.
Abituati a sentire nei diversi servizi televisivi, soluzioni già confezionate da
persone qualificate e importanti, ci è parso interessante questa forma di
presentare il problema at
traverso interviste, esperienze, iniziative di gruppi
e persone comuni come la
madre del bimbo che frequenta la scuola materna
ed è isolato perché di famiglia non credente; gli studenti di un liceo che si esonerano in massa anche se
le motivazioni di ciò sono
forse più istintive di ribellione a una imposizione che
non di analisi; passanti
stimolati da cartelloni sul
Concordato; insegnanti di
religione; tutti questi in
rappresentanza di tutta
quella parte di popolazione che si impegna e lotta
per modificare questa realtà sociale. E’ mancata, a
nostro avviso, l’altra parte,
un contradditorio che poteva dare, forse, una maggiore consapevolezza della
interdipendenza tra potere
democristiano e potere cattolico.
Vera Cognazzo
Beppe Mocchia
7
B
20 maggio 1977
CRONACA DELLE VALLI
■V
:
è
Circuito
Valpellice
È stata distribuita a tutti i
membri dell’Assemblea di Circuito la relazione del Comitato
di Circuito e le relazioni delle
sei Comunità della Valle, che
saranno discusse nella Assemblea che avrà luogo domenica
22 maggio alle ore 14,30 a Torre
Penice - Sala Valdese. Tra i temi in discussione ; la ragion
d’essere del circuito e il iraterno disinteresse delle Comunità,
le opere assistenziali in Val Pellice, i rapporti con gli enti locali ecc. L’Assemblea è aperta ai
fratelli di Chiesa interessati ad
assistere al dibattito.
Incontro Scuole
Domenicali
• Domenica 15 maggio le Scuole Domenicali di Luserna San
Giovanni e Bobbio Pellice si sono recate a Susa, ospiti nella
cappella battista con la presenza anche della comunità valdese.
Malgrado il tempo incerto che
ha guastato soprattutto l’aspetto ricreativo del pomeriggio,
rincontro ha pienamente confermato la validità della formula. Il culto del mattino ha costituito una felice occasione di
comunione fraterna. Ai nostri
bambini si sono aggiunti con
canti propri i bambini della
scuola domenicale battista e valdese di Susa. Ai numerosi canti
si sono intercalate letture bibliche, preghiere, piccole drammatizzazioni, illustrazioni in forme
diverse di testi biblici, presentazione delle varie scuole domenicali, messaggi dei pastori presenti ecc.
Un vincolo di fraternità che
speriamo possa essere continuato in altre forme ed occasioni,
spiritualmente utile e necessario sia per le nostre Comunità
delle Valli che per le piccole
Comunità della diaspora.
A. T.
PRAMOLLO
R O R A’
L’assemblea di chiesa di domenica 8 maggio ha discusso la
relazione annua ed il consuntivo
finanziario giugno-dicembre 1976.
Ha inoltre provveduto alla elezione dei suoi delegati alla Conferenza distrettuale (Elvira Revel e Wanda Tourn) e al Sinodo
(Sergio Rivoira - sostituto Paimira Tourn). Nella stessa assemblea si è discussa la relazione
inviata dalla CIOV su richiesta
sinodale ed approvato un o.d.g.
in merito alle propóste della
CIOV stessa e della Tavola Valdese.
• La domenica 22 maggio avremo come ospiti i ragazzi delle
Scuole Domenicali di Angrogna
e Torre Pellice centro. Su proposta dei monitori di Rorà il culto
si terrà, in caso di bel tempo, al
Eric (parco montano) alle 10,30,
all’aperto; in caso di cattivo tempo nel tempio, alla stessa ora.
FRALI
Nel corso dell’assemblea di
di chiesa tenutasi domenica 15,
dopo la lettura della Relazione
annua del Concistoro, sono state nominate quali delegate alla
Conferenza Distrettuale Ada
Sappé Peyronel e Ivana Costabel e Franca Peyrot Long quale
supplente ; per il Sinodo sono
state nominate Carla Long e
Ivana Costabel, supplente Oreste
Long.
Sempre domenica 15 abbiamo
avuto il piacere di vedere in mezzo a noi un gruppo di giovani
confermati del circuito che hanno preso parte al culto e proseguito ni pomeriggio il lavoro di
discussione e riflessione iniziato
nel precedente incontro.
• Domenica 29 maggio avrà luogo la 3“ edizione della corsa podistica San Germano-Pramollo
(Ruata) con partenza alle 9.30
da S. Germano. Per pranzo verrà preparata una grande polentata con salsiccia e nel pomeriggio di domenica 29, alle ore 15, avrà luogo il Bazar della nostra
comunità a cui siete tutti invitati.
Un vivo ringraziamento vada
sin d’ora a coloro che durante
l’anno hanno lavorato e a coloro
che ancora collaboreranno per
la sua buona riuscita.
TORRE PELLICE
Un gruppo di confermati e di
giovani si è incontrato venerdì
sera alle 20.30 per il primo incontro del gruppo giovanile. Ruben Artus ha illustrato con una
serie di diapositive la vita e la
situazione delle chiese valdesi in
Sud America: 30 minuti precisi
di introduzione, un breve commento e la serata è trascorsa.
Sabato 7 i neo confermati sono stati invitati dall’Unione Giovanile dei Coppieri dove hanno
trascorso la serata.
Venerdì, si avrà un incontro
con i giovani di S. Giovanni; venerdì 27 la serata sarà libera
cioè senza programma Asso e
se ne approfitterà per fare il
programma in vista del mese di
giugno. Tutti i giovani sono invitati.
POMARETTO
Il 7 maggio si è riunita l’Assemblea di Chiesa per la discussione della relazione annua. I
problemi su cui si è concentrata la discussione sono stati quello della predicazione ai turisti e
quello della frequenza al catechismo. Nel periodo invernale
un numero crescente di catecumeni è impegnato nelle gare di
sci. Contiamo di tornare prossimamente su questo tema, facendo parlare gli interessati.
Per il catechismo i problemi sono: mancanza di regolarità nella frequenza e impossibilità di
un lavoro efficace di gruppo, dato che. le lezioni di ricupero che
si fanno in primavera non possono più beneflciare delle discussioni che nascono nel gruppo.
L’Assemblea ha rieletto Amedeo Barus anziano di Ghigo e
ha eletto Mariella Richard Peyrot anziano per il quartiere di
Cugno. Per la prima volta una
donna entra nel Concistoro a
Prali.
Deputati alla Conferenza Distrettuale sono Paolo Grill e
Ferruccio Richard ; al Sinodo
Filippo Berger e Riccardo Ghigo.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Domenica 15 maggio anche il
Precatechismo ha terminato la
sua attività con una passeggiata
storica nella zona di Luserna,
per una più diretta conoscenza
dei luoghi storici che sono stati
in parte teatro degli avvenimenti studiati durante Tanno.
• Sabato scorso hanno chiesto
la benedizione del loro matrimonio nel Tempio di San Giovanni, Paolo Geymonat del Sarei e Nella Bellion dei Bellion.
Ci rallegriamo vivamente con
questi giovani, entrambi del
quartiere della Cartera, per la
costituzione del loro focolare
che auguriamo ampiamente benedetto dal Signore. Si sono
stabiliti al Sarei.
• Le allieve infermiere del secondo corso di Pinerolo, guidate dal Dott. Conti, specialista in
geriatria e da una suora assistente, hanno visitato il nostro
Asilo, esprimendo un sostenuto
interesse per l’impostazione e il
modo della conduzione della nostra opera. È ora allo studio la
possibilità di inserire nel tirocinio delle allieve uno stage presso il nostro Asilo.
• Sabato 21 maggio, alle 20,30,
Assemblea di Chiesa nella Sala
Albarin per la presentazione
della relazione annua e dei bilanci II sem. ’76 e l’elezione dei
deputati al Sinodo e alla Conf.
Distrettuale.
• L’Unione Femminile ha ricevuto la gradita yisita del past.
Franco Davite che ha presentato e illustrato la situazione deL
la Chiesa evangelica della Polinesia francese con proiezione • di
diapositive. Lo ringraziamo vivamente.
• Domenica 16 maggio ha avuto luogo la già annunciata assemblea di Chiesa per la elezione dei membri che rappresenteranno la nostra comunità alla
Conferenza Distrettuale ed al
Sinodo. Risultano eletti; per la
Conferenza Distrettuale ; Micol
Flavio, Baret Guido, Miool Lauretta ; per il Sinodo ; Marchetti
Silvana, Balma Elsa, Pons Attilio; membri di riserva: per la
Conferenza Distrettuale ; Beux
Carla in Longo, Jahier Vitale;
per il Sinodo: Longo Adriano,
Peyronel Ferruccio.
• Sabato 14 maggio hanno avuto luogo a Genova i funerali del
nostro fratello Pietro Rizzi. Era
ben conosciuto e stimato nella
nostra comunità avendo egli ricoperto per un lungo periodo la
carica di‘direttore del Convitto
Valdese di Pomaretto. Alla famiglia afflitta tutta la nostra
simpatia cristiana.
• Per il Concistoro - Sabato 21
maggio alle ore 15,30 nella sala
Lombardini di Perosa Arg.na:
incontro con i catecumeni del
3" anno. Domenica 22 maggio,
al culto di Pomaretto: insediamento dell’anziano Peyrot Guido.
• Sabato 28 maggio alle 20,30,
nelle scuole vecchie di Pomaretto riunione del concistoro con
i delegati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
• Sabato 11 giugno, alle 19,30,
al Convitto di Pomaretto :• cenaincontro con il Concistoro di
Angrogna.
• Domenica 29 maggio: culto
con Santa Cena; al pomeriggio
avrà luogo il tradizionale Bazar;
la sera la cena comunitaria. Chi
intende parteciparvi è pregato
di prenotarsi o dal pastore o
dall’anziano Marchetti Luigi. Il
prezzo è flssato in L. 2.000. Prenotarsi entro domenica 22 maggio. La cena è aperta a tutti.
SAN SECONDO
L’Unione Femminile con le sorelle di Pinerolo e Prarostino,
si sono recate, domenica scorsa,
in gita a Cuneo per partecipare
al culto con le famiglie evangeliche di quella città; nel pomeriggio hanno visitato le Grotte
di Bossea.
La giornata è trascorsa nella
gioia e nella serenità.
Un ringraziamento a tutte le
persone che hanno curato l’organizzazione ed in modo particolare alla signora Vera Long.
Ascensione
Tra le feste infrasettimanali
abolite dalla presente legislatura
c’è anche quella dell’Ascensione.
Si son salvate le feste mariane a
scapito di quelle « cristiane ». Per
l’Ascensione, tradizione voleva,
che le comunità di Luserna San
Giovanni ed Angrogna si raccogliessero per un culto all’aperto
al Passel. Essendo giovedì 19,
giornata lavorativa, e quindi la
scuoletta della zona (Martel)
funzionante —' la si sarebbe
utilizzata solo in caso di cattivo
tempo — il culto è sospeso. Nelle nostre chiese, si presume,
sull’Ascensione si rifletterà nel
corso del culto di domenica' 22.
ANGROGNA
PINEROLO
Venerdì 6, a Palazzo Vittone,
si è svolto — organizzato dalla
chiesa valdese pinerolése — un
pubblico dibattito sul tema del
Concordato. Tra gli oratori.
Franco Giampiccoli direttore
dell’« Eco delle Valli » e don
Vittorio Morero direttore delT« Eco del Chisone ». Moderatore del dibattito il past. Giorgio
Tourn. Un folto pubblico ha risposto all’iniziativa. Daremo di
quest’incontro un resoconto più
ampio nel prossimo numero.
• Si è svplta, domenica 15, Tas'
semblea di chiesa per la nomina
dei defegati al Sinodo e alla Conferenza Distrettuale. Sono stati
^eletti per il Sinodo: Luciano Rivoira, Graziella Fornerone - supplenti Ernesto Coucourde, Vera
Long. Per la Conferenza Distrettuale: Sorrento Rostagno, Annamaria Poét, Lidia Gardiol; supplenti : Letizia Fornerone, Roberto Mathieu e 'William Kitchen.
Pacificamente invasa la zona
del Serre ha risuonato di grida
di gioia per tutta la domenica.
Più di un centinaio tra genitori
e ragazzi delle scuole domenicali
torinesi hanno trascorso la giornata, tra giochi e passeggiate, al
Serre. I bambini del Jourdan
verso il tardo pomeriggio hanno
salutato tutti con un canto che
per molti è un arrivederci.
• Bazar del 29 : chi volesse contribuire per i dolci del Bazar con
ingredienti vari può consegnarli
al Presbiterio entro mercoledì
25. Grazie fin d’ora !
• La gita della nostra scuola
domenicale si svolgerà domenica 22 a Rorà. Prenotarsi presso
il pastore o le monitrici. Portarsi il pranzo al sacco; anche
i genitori e parenti sono cordialmente invitati.
Hanno collaborato: Enrico
Biglione, Gustavo Bouchard,
Carlo Carugati, Giovanni Conti, Ivana Costabel, Dino Gardiol, Luigi Marchetti, Marco
Rossi, Ermanno Rostan, Vincenzo Sciclone, Anita Simeoni, Alberto Taccia, Giorgio
Tourn, Liliana Viglielmo.
FEDERAZIONE FEMMINILE VALDESE
Primi contatti
AlTinizio della ripresa delle attività ecclesiastiche 1976-77 le due
responsabili del Com. Naz. della
Federazione Femminile Valdese
per le Valli, Niny Boer e Maria
Tamietti, hanno iniziato le loro
visite alle Unioni Femm. della
Val Pellice, Chisone e Germanasca presentando anche lo studio
sulla preghiera preparato da Berta Subilia (per la parte biblica)
e da Lenuccia Costabel (per la
parte storica), con il seguente calendario:
21 novembre 1976: Villar Pellice (Un. Femm.); 1 die. 1976: Torre Pellice (Società di cucito); 12
dicembre 1976; Luserna San Giovanni (Un. Femm.); 2 gennaio
1977: San Secondo di Pinerolo
(Federatasi l’anno scorso); 9
gennaio 1977: Pinerolo con le sorelle di Prarostino (Un. Femm.);
19 gennaio ’77: Villar Perosa (Un.
Femm.); 23 gennaio ’77: Bobbio
Pellice (Un. Femm.); 6 febbraio
’77: Villasecca (Un. Femm.); 9
febbraio ’77: San Germano Chisone (Un. Femm.); 13 febbraio
’77: Pomaretto (Un. Femm.); 23
febbraio '77; Perrero (Un. Femminile); 3 marzo ’77; Prali (Un.
Femminile); 10 marzo ’77: Luserna San Giovanni (Società di Cu
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di marzo
Albarin Giulio e famiglia, in mem.
del dr. Pellizzaro L. 15.000; N. N., in
mem. di Emilia Revel in Bertalot 20
mila; Pauline, Liliana e Gustavo, in
mem. della cugina Tinette Goss 10
mila; Chiesa di Losanna (Svizzera)
118.833; Lavizzari Guido (Milano) 15
mila; In mem. di Eugenio Bounous,
la moglie e la figlia 20.00; Albarin
Emilia ved. Peyrot, in mem. di suo
marito (Torre Pellice) 30.000; Bonnet
Margherita ved. Cangioli, in mem. del
marito 10.000; Direttore, Personale docente e non docente della Scuola Elementare di Torre Pellice, in mem.
di Amelia Lageard 83.500.
Charbonnier Germana L. 5.000; Rene et Helène Blanc-Bonnet, en souvenir du cousin Henry Pastre (Losanna) 20.000; Pilastro Maria Teresa, in
mem. di Elisa Jalla (Torino) 15.000;
G. L., in mem. di Dora Potrai 10.000;
I cugini, in mem. di Dora Petrai 5
mila; Balmas Giulia, in'mem. di Enrico Zoppi 5.000.
Assemblea della Chiesa dei Fratelli,
Torre Pellice 222.000; Calia Emanuele,
amore per Gesù vivente (Milano) 10
mila; Beux Tullio e Alda, in mem. dei
nostri cari (Torre PeUice) 25.000; Vinçon Albina, in mem. del marito Rostan Giovanni E. (osp. Asilo) 20.000;
In mem. di Emilia Revel-Bertalot, il
marito ed i figli 75.000; Graziella e
Vera Valente, in ricordo della mamma (Torre Pellice) 50.000; Graziella
Valente e Dante Cogno, in occasione
matrimonio (Torre Pellice) 50.000; Antoinette e Maurice Bourguin, in mem.
di Revel-Bertalot Emilia (Svizzera)
10.000; Cannariato Giuseppe e Germana, in ricordo di Revel-Bertalot Emilia 10.000.
Maddalena Durand-Bulzoni L. 2.000;
Pastore Hanz G. Schweigant, Pfr. Buchlag (Germania) 1.846.381; Martinat
Lilly, in mem. dei cari genitori 10.000;
In mem. di Dora Petrai, sig.ra Quattrocchi 10.000; lofer e Laura Lodi, in
mem. di Elisa Jalla 20.000; Migliotti
Luciana e Aldo, in mem. della mamma Eleonora Chauvie ved. Migliotti
35.000; Rivoira Daniele 5.000; N. N.
5.000; JaUa Bruno e Albina, in mem.
di Lilia Forneron 10.000; Sandrone
Pierina ved. Rivoiro (Pinerolo) 10.000.
Doni pervenuti nel mese di aprile:
Un gruppo di amici di casa di Guido Gioviali 35.000; Cambellotti Luisa
e tante Ducei, un fiore in mem. della cara Signora Adriana Tagliabue
10.000; in mem. di Adriana Tagliabue, l’Unione Femminile di Luserna
S. Giovanni 5.000; Reynaud Lea, in
mem. di Edoardo Ricca (Asilo) 5.000:
Allio Ivonne, in mem. della cara sorella Nèné nel primo anniv. della
morte 10.000; Colletta in occ. proiez.
(c film Cevenne » ai catecumeni di Villar Perosa e loro famiglie la domenica
delle Palme da parte del Sig. Boer
43.000; Decker Guido e Elvira (Torino) 20.000.
Ida e Emanuele Tron, ricordando
Tinette Goss (Ge) 30.000; in .mem. di
Durand Rinaldo Bruno, i dipendenti e
direzione WEPOO S.p.A. di Brieherasio 50.000; fiori in mem. di Gustavo
Tourn, i condomini del « Condominio Viale 25 aprile n. 6 » dì Torre
Pellice 55.000; N.N., un fiore in mem.
di Buffa Stefano 5.000.
Grazie!
( continua )
cito); 24 marzo ’77: Luserna San
Giovanni (Società di Cucito); 27
marzo ’77: Torre Pellice (Unione
Femm.); 31 marzo ’77: 2* visita
a Prali con le sorelle di Ferrerò
e Villasecca); 3 aprile ’77: Angrogna a Prà del Torno (Unione
Femm.); 7 aprile ’77: Rorà (Un.
Femminile).
Ci siamo rallegrate di aver potuto conoscere in breve arco di
tempo le Unioniste delle Valli
fraternizzando con loro, e ne abbiamo ricavato l’impressione di
un gruppo omogeneo, che svolge
la sua attività diaconale nella
Chiesa trovando le risorse neces
sarie nella realizzazione dei bazar. Esse inseriscono nel loro
programma la ricerca e lo studio
biblico che secondo noi, andrebbe maggiormente approfondito e
sviluppato, e in nessuna di e.sse
manca all’inizio dell’incontro il
momento di preghiera anche
espressa attraverso il canto e breve lettura e riflessione biblica
che tutte ci accomuna nella motivazione dell’incontro.
Attraverso noi un caro e fraterno saluto a tutte, da parte del
Comitato Nazionale della Federazione Femminile Valdese.
Niny Boer
Comitato di Redazione: Bruno
Bellion, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
Sbaffì.
Direttore : FRANCO GIAMPICCOLI
Dir. responsabile: GINO CONTE
Redazione: Vìa Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
semestrale 2.500 - estero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 200, arretrata L. 250
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 co!.: commerciali L. 100 - mortuari 150 • doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà: c.c.p. n.
2/39878 intestate a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
8
8
20 maggio 1977
DISCUTIAMO GLI 8 REFERENDUM
Nel perdurante clima di sabotaggio operato dalla stampa
italiana sugli otto referendum proposti
dai radicali, riteniamo importante proporre ai lettori,
alle comunità, ai gruppi giovanili, questa pagina, per aprire
o intensificare la discussione.
Al di là della raccolta delle firme
(ne occorrono 500.000 e ciascuno è libero di firmare
uno, due, tre o otto referendum) queste proposte vanno
conosciute e discusse.
Questa pagina si propone di offrire un minimo
di informazione, riassumendo le otto proposte
di referendum e riportando le interviste
rilasciate da tre persone, di orientamento politico diverso,
sull’iniziativa radicale.
Prima conoscere
e poi decidere
Firmare? Non firmare?
Per rispondere occorre conoscere esattamente e tener ben
presente che cosa è una proposta di referendum: è la richiesta al Governo di indire un referendum che consenta a ogni
singolo cittadino di dire la sua
opinione sull’argomento messo
in discussione. Si tratta cioè di
una proposta di discussione,
non della espressione di un parere sull’argomento.
Allora è chiaro che non firmare, di fatto, significa tappare la
bocca aH’awersario, a chi la
pensa in altro modo. Cioè non
permettere che si discuta utilmente delle leggi militari, del
concordato^ delle sovvenzioni ai
partiti ecc. Cioè ancora considerare queste leggi come dogmi,
la cui discussione non può esser
fatta che da quei sacerdoti (sulla cui competenza è pur lecito
di dubitare) che sono i parlamentari. Questi, negli ultimi 30
anni non solo non hanno discusso gli argomenti più gravi (codice fascista Rocco, Concordato
con la Santa Sede, tribunali militari ecc.) ma hanno peggiorato la situazione introducendo
senza consultare la base e con
procedure singolari la legge
Reale e quella sul finanziamento
dei partiti.
Per essere esatti due argomenti importanti sono stati o sono
in discussione: il divorzio e la
depenalizzazione dell’aborto. Il
primo è stato deciso dal refe
rendum proposto dal partito Radicale, il secondo viene discusso per evitare il referendum
sempre promosso dai radicali.
Le principali obiezioni dei partiti e istituzioni, specie maggiori, dove obbedire è una virtù,
sono: l’ignoranza della base, la
spesa eccessiva, il momento
inopportuno. La risposta è semplice: fra proposta di referendum e referendum ci sono almeno sei mesi, quanto basta per
informare e discutere. Quanto
alia spesa per la conquista della libertà non è mai troppa; e
per il tempo non è certo il caso
di aspettare che le cose peggiorino...
Allora? Dice il savio: « Compera la verità, non venderla »
(Prov. XXIII-23). Perciò se credi
che la verità si debba cercare
discutendo liberamente, firma
tutte le proposte di referendum:
ciò non t’impegna a dire si o no
a suo tempo al referendum, ma
ti consente di conoscere prima,
e poi decidere, quando sai.
Se pensi che queste verità vadano tenute nascoste, non firmare. A risolvere i problemi ci
penseranno, col tempo e con la
paglia, i produttori di aria fritta.
Gustavo Comba
Uso e abuso
del referendum
Personalmente ritengo che sarebbe necessario fare una differenza fra l’uso e l’abuso del referendum.
L’uso, e il caso del divorzio lo
ha dimostrato, è certamente
positivo ai fini dello sviluppo
della società e degli istituti che
essa vuol darsi anche contro le
forze politiche che detengono il
potere.
L’abuso rischia di creare un
processo inflazionistico che, come tutte le inflazioni, fa perdere
di valore al mezzo usato. E per
abuso non si deve intendere solo l’aspetto quantitativo (8 referendum in una volta sola mi
sembrano troppi perché ognuno
possa ragionevolmente riflettere
sul problemi sottopostigli) ma
anche quello qualitativo.
Mentre è certamente democratico, ed anche utile ai fini
dell’organizzazione sociale, sottoporre al parere di tutti determi
nati problemi (approvare o meno la conservazione di una legge specifica, come nel caso del
divorzio o come ora nel caso
della legge sul finanziamento
pubblico dei partiti o il problema della obiezione di coscienza) lascia molta perplessità la
proposta di sottoporre a referendum la esistenza di leggi più
generiche, o addirittura di codici, sulle cui insufficienze siamo
tutti d’accordo, ma sulla cui esistenza dopo i necessari aggiustamenti e modifiche mi sembra
dovremo anche convenire. Creare un vacuum legis, un vùoto legislativo, può essere anche più
pericoloso della situazione attuale e i radicali avrebbero fatto quindi bene a presentare prima dei referendum proposti indicazioni alternative e non solo
soppressive.
Niso De Michelis
Un impegno per tutti i laici italiani
Nell’insieme dò un giudizio
positivo suH’iniziativa del PR. Se
è vero che siamo in un momento di crisi e che tutti discutono
su come uscire dalla difficile situazione economica, ricordiamoci che proprio nei momenti di
crisi si risolvono anche i problemi di libertà e di giustizia.
Durante la Resistenza c’era un
problema di libertà, ed eravamo alla ricerca di un mondo
completamente diverso; ma discutevamo anche come averlo
diverso quanto a giustizia.
L’istituto del referendum è uno strumento che consente di
impegnarsi per la soluzione di
questi problemi mediante una
effettiva partecipazione del popolo che attenua il pericolo di
verticismo, presente in Italia in
tutti i partiti, anche nei migliori. Questo istituto è usato oggi
particolarmente dai radicali.
Certo vi è sproporzione tra questo impegno e l’insieme della
situazione politica ed economica del paese. Ma i radicali sono
più un movimento che un partito: non si occupano di tutto,^
bensì di puntualizzare certi argomenti che ritengono gli altri
partiti non prendano in considerazione per insufficiente sensibilità o per timore di essere
impopolari in un momento difficile. Agli altri partiti la respon
sabilità di occuparsi di questi
problemi, rendendo al limite superflua la funzione del PR.
D’altra parte non mi trovo
consenziente sulla totalità dei
referendum proposti: non sono
d’accordo su quello che intende
abrogare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Sono
tra coloro che si sono battuti
per questa legge nella convinzione che si trattasse di un tentativo di moralizzare la vita
pubblica italiana, per cui pur
essendo consapevole di quanto
questa legge possa e debba essere migliorata, non ho votato
questo referendum.Non ho dubbi invece per quello sul Concor
dato e penso che andrebbe votato da tutti coloro che credono
«libera chiesa in libero Stato»,
da tutti i laici, da tutti i cattolici veramente credenti per ì
quali la fede è una cosa serissima non legata alla vita politica
e di partito, da tutti i protestanti, da tutti gli ebrei. Tutti questi dovrebbero portare ciascuno
10 persone a firmare, se non gli
altri referendum, almeno questo. E se gli altri referendum
uscissero coi 600.000 firme e
quello sull’abrogazione del Concordato con dieci volte tanto,
questa sì che sarebbe una vera
vittoria del laicismo italiano!
Frida Malan
CONCORDATO
Leggi militari
Si richiede, nelFORDINAMENTO GIUDIZIARIO MILITARE, promulgato nel 1941 n. 303 Tabrogazione delle parole: «il
testo del codice militare di pace ».
Infatti non appare sostenibile, se la giustizia è uguale per
tutti, che un certo numero di cittadini, durante un certo periodo
di mesi o di anni della loro vita siano soggetti — o abbiano diritto — a una giustizia diversa. Non si richiede Tabolizione del codice
militare di guerra: questo è uno strumento che ha la sua giustificazione in una situazione che riguarda tutti i cittadini come è una
guerra.
Con Tabolizione del Codice militare di pace si tende a vanificare la costituzione in casta dei militari che rappresenta con i
suoi privilegi e la sua disciplina gerarchica la maggior possibilità
e tentazione di colpi di stato, come si è visto ripetutamente in questi ultimi anni nel Sud America e in Africa.
Si chiede l’abrogazione di alcuni articoli del Trattato e di
tutto il Concordato sottoscritti fra S. Sede e Italia Tll-2-1929.
. Tale Concordato servì al fascismo per* avere l’avallo morale
della Chiesa (che definì Mussolini uomo della Provvidenza) onde
accreditarsi all’estero come forza d’ordine e avere ^ all’interno il
consenso dei cattolici liquidandone le ultime resistenze. Come controparte venivano concessi alla Chiesa privilegi scandalosi e innumerevoli come quello sul piano morale che consentì Temarginazione di Buonaiuti e permise sul piano materiale un nuovo sacco *di
Roma.
Secondo i radicali, l’appoggio dato da Togliatti all’art. 7 che
richiama i patti nella Costituzione sacrificò valori fondamentali
della coscienza del paese e indusse buona parte delle forze della Resistenza a quella capitolazione che si concretò nelTaccettare in silenzio la conservazione del codice e delle leggi fasciste.
Il voto popolare del referentum sul divorzio ha però mostrato
l’evidenza di un atteggiamento contrario al Concordato. Per questo
la D.C. sta cercando di proporre un nuovo concordato che, abbandonando alcune prassi ormai superate renda più funzionali e
pericolosi alcuni vecchi privilegi, come è stato più volte illustrato
da questo giornale e da prese di posizione delle Chiese Evangeliche.
Giustizia militare
Si chiede l’abrogazione del R.D. 9-9-1941 n. 1022 sulTOrdinamento Giudiziario Militare.
Con Timposizione delTordine e dell’obbedienza e la negazione,
in certi casi, del diritto di appello, con l’imposizione di giudici
militari, cioè giudici di parte, a dei militari che magari militari ancora non sono, come le reclute, rendendo punibile ogni critica,
TOrdinamento Giudiziario Militare mira in sostanza a formare cittadini che non pretendano il diritto al dissenso. Fare cioè, del cittadino una persona obbediente, acrìtica, conformista, senza capacità o possibilità di mettere in discussione le leggi, quali che siano,
di opporsi a un ordine anche se illegittimo o illegale : questa è la
meta a cui tende questa legge. In tal modo essa mette a disposizione dei vertici militari dei robot incapaci di confrontarsi con
la realtà sociale, di pensare con la propria testa, consenzienti invece alla violenza e alla sopraffazione. E’ ancora una legge fascista.
Inquirente Codice Rocco
Si chiede l’abrogazione degli articoli delia legge 25-1-1962 n. 20 che riguardano la Commissione Inquirente.
A suo tempo,* col processo Trabucchi, come poi nel caso Lockheed, l’Inquirente ha dimostrato di essere uno
strumento per non fare giustizia, « per
lasciare impuniti ministri ladri e corrotti » hanno detto i radicali.
In effetti la maggioranza richiesta
per mettere un ministro in istato d’accusa è tale da garantire la massima
protezione politica contro una possibilità di obiettivo giudizio penale. Il giu^ dizio resta perciò politico anche di
fronte a reati comuni ed è pronunciato non in base alla realtà dei fatti ma
degli schieramenti e della disciplina di
partito. Poiché il potere è fonte di corruzione. le disposizioni riguardanti
l’Inquirente sono del tutto inefficaci
per combattere la corruzione, anzi costituiscono una protezione politica a
favore dei corrotti, oltreché un inutile
sperpero di denaro.
Si chiede Tabolizione di numerose
disposizioni contenute nel Codice Rocco riguardanti i delitti d’onore, il plagio, i delitti d’opinione, alcune misure
di sicurezza, il vilipendio ecc.
II Codice Rocco fu lo strumento con
cui il fascismo seppe, dopo pochi anni
trasformare in dittatoriale la legislazione liberale preesistente. In 30 anni
di governo e malgrado un tentativo fatto alcuni anni fa da un gruppo di ma
gistrati (ostacolati peraltro anche c'a
parliti di sinistra) la D.C. non fece
nulla per ritornare a Una legislazione
democratica.
Basta citare l'esempio del vilipendli
in base al quale ancor oggi sono istaurati processi che potrebbero coinvolgere chiunque volesse pubblicament''
contestare la verità dei dogmi della
chiesa cattolica. Ancora recentemente
la Tavola Valdese ha elevato la sua
protesta contro l’uso dell imputazione
di vilipendio, reato di opinione definito dal codice in modo ambiguo che
consente larga discrezionalità di appli
Finanziamento
dei partiti
Si chiede l’abrogazione della legge
2-5-1974: ,« ContribuLo dello Stato al
finanziamento dei partiti ».
Questa legge fu varata e approvata
con insolita ed eccezionale rapidità non
appena l’insorgere dello scandalo sulle
bustarelle dei petrolieri inaridì le principali fonti di finanziamento della D.C.
e anche di altri partiti. Sì pretese che
con queste disposizioni i partiti avrebbero cessato di essere influenzati da
quei gruppi di potere economico che
lì avevano fino allora abbondantemente
foraggiati. In realtà nessuna disposizione seria è stata presa in questo senso
poiché solo la redazione (non la verifica) dei bilanci dei parliti è d’obbligo
sottoposta ai Presidenti delle assemblee che si valgono per il loro controllo di revisori designati dalle conferenze dei Presidenti dei Gruppi parlamentari.
Ai partili, come alle Chiese, dovrebb’esserc consentito solo Tautofinanzianiento.
Legge Reale Manicomi
Si chiede T abolizione della legge
22-5-1975 II. 152 recante « Disposizioni a tutela delTordine pubblico ».
Si tratta di una legge che peggiora
il contenuto del Codice Rocco, peggiora il codice di procedura penale (che il
ministro Grandi del governo Mussolini
definì « il più fascista dei codici »),
peggiora la legge fascista di pubblica
sicurezza tutt’ora in vigore.
Per impedire determinati reati essa
consente alla polizia di fare comunque
(l’avverbio è nella legge) uso della
armi. Essa consente il « fermo dì polizia » quando sussistano sufficienti indizi di reità, anche quando si tratta
di delitto che non comporta l’obbligo
del mandato dì cattura, e accresce sotto vari aspetti, la discrezionalità dell’autorità di pubblica sicurezza.
Lasciando da parte molte altre gravi pecche è da tener presente che un
risultato evidente della legge è stato
l’aumento del numero dei morti sia
fra i civili, per il consenso nell’uso delle armi dato ai tutori delTordine, sia
fra questi perché per paura ch’essi, i
tutori, sparino, ì delinquenti sparano
per primi. ,
Si chiede Tabrogazione dì vari articoli della legge 14-2-1904 N. 36 relativa a « Disposizioni sui Manicomi e
sugli Alienati » e dì successive disposizioni.
Questa legge è in contrasto con Tari.
32 della Costituzione che riconosce la
« salute » « come diritto fondamentale
delTindividuo » e dispóne che la legge,
in quanto destinata a tutelare la salute
« non può in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona
umana ».
La legge del 1904 invece, nel consentire il funzionamento dei manicomi
così come sono ancora oggi, dove il
rispetto della persona umana praticamente non esiste mentre anzi si tende
a distruggere la personalità dei degenti, in realtà rappresenta solo una
barriera a favore dei «sani» (?) contro gli ammalati. Ne consegue che i
vari noti e umanitari tentativi di «manicomi aperti» messi in opera in questi ultimi anni tendenti a ricostruire
la personalità degli ammalati, rischiano sempre d’infrangere la legge che
non ammette i loro metodi progressisti.