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¿orriapondere il diritto di resa.
ALLA SORELLA
IRENE RIVETTI
FRANCESCA SPANO
li: Gianoderato, Franca
Ito nelle
a Grazia
:a.
etto nelenre (vile Spini,
Croce vandeana al collo,
toni da crociata nell’injnzione di voler riformare le
jegole dello stato se queste
sono, contrarie alla volontà di
Dio, cioè all’etica sociale e
familiare della Chiesa cattolica, tentazione reazionaria non
solo alla modernissima coscienza «Laica», ma persino
alle raffinate acquisizioni di
mediazione politica realizzata
dal cattolicesimo novecentesco che, da don Sturzo al
Concilio Vaticano II, ha saputo imparare la necessità di
distinguere tra voce della fede e leggi della politica, tra
molo istituzionale e coscienza personale: dunque sia la
forma che il contenuto del
Ju'' intervento al raduno ridi Comunione e Liberazione è stato criticato come
••'ortuno e condannato coC integrista e pericoloso da
quasi tutti i commentatori.
In questo coro pressoché
unanime e scandalizzato, di
laici e cattolici, esponenti
dell’opposizione e della maggioranza, mi sento un po’
, i stretta e mi spiego. Quale creji |l|;|.,’'bilità rivestono la rivendica^ che personalmente pure
- della «laicità» del“ delle leggi dello stato e U.. -'urante affermazione che esse ricavino la
loro autorità non dalla legge
di Dio ma dalla volontà popolare democraticamente espressa, quando sono in bocca a
chi, come il capogruppo di
Forza Italia, gestisce la cosa
pubblica come un’azienda familiare? Contro il radicalismo
di san Paolo si invocano tolleranza, diritti dell’uomo e senso dello stato non confessionale, ma quando ad essere in
gioco sono gli affari e gli interessi privati allora si difendono il monopolio deH’informazione e il decreto Biondi.
Perché dovrei rallegrarmi
che a criticarLa sia il leader
della Lega che dichiara che è
^.i^rnissibile dire che l'autorità deriva da Dio, purché si
, yn »-----: • X
a Beu)3
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Tavola,
3gia per|
rd (rela-,
m (sup0 Canè,
lommis
sinodale sinomte pa
la pensi pure come crede, ma
in quanto presidente della Camera non dovrebbe...?
I credenti di fede protestante sanno bene che il problema
non si risolve nella scissione
tra coscienza personale e rispetto della legge, perché à
suo tempo la «chiesa confessante» in Germania seppe rifiutare l’alibi del «a livello
personale non ho nulla contro
gli ebrei, ma la legge dello
stato mi impone...» e, guidata
dallo Spirito, seppe scegliere.
Penso che Lei abbia del tutto
ragione nell’affermare che
non sempre, specie quando la
coscienza cristiana grida, la
legge dello stato debba essere
obbedita. Il suo errore tragico
è credere che lo stato, la legge, il «secolo presente» possano essere conformi a quel
grido, possano garantirlo e
dargli espressione giuridica.
Sono convinta che l’autorità
non si identifica con il potere,
che la volontà popolare in democrazia vada rispettila anche quando a mio avvisw lede
la verità e l’autenticità delle
cose in cui io credo e che su
quelle verità i credenti hanno
da giocarsi 1’esistenza, senza
pretendere di sfruttare ruoli di
prestigio e posizioni di potere. L’Evangelo, cara sorella,
non lo si impone né con la
legge dello stato, né tramite
Fegemonia culturale: lo si annuncia ad altri per fede e lo si
accoglie per grazia di Dio.
Gesù ci chiede di assumere un atteggiamento responsabile contro ¡1 male
Le nostre angosce e la serenità di Dio
della®
idato
intesa
modi 1
ienain® '
larietà
delle
Steli
UucH
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nufl*
appuri in anticipo che Dio è
federalista e non centralista?
Insomma d'accordo su Dio
purché Dio stia dalla mia parte e non mi dia fastidio!
Non mi convince’ neanche
chi, come gli intellettuali popolari, critica con disinvoltura
c sufficienza le sue affermazioni «lefebvriane». ma che la
Stessa tensione critica non si
spgna di indirizzare alla crociata vaticana contro la Conferenza del Cairo. E infine la
§fan parte del fronte progressista, che pure in questi quarant’anni ha espresso e difeso
u valore autentico della laicità
hello stato, può limitarsi a
Questo asettico richiamo al rispetto delle regole? Può continuare a restare quasi muta in
eampo etico? È sufficiente diehiarare che a livello della coscienza individuale ciascuno
________ ALAIN HOUZIAUX ________________
«Gesù disse loro: passiamo all’altra •
riva (...) Ed ecco levarsi un gran turbine
di vento che cacciava le onde nella barca
(...) Ed egli destatosi dal sonno sgrido il
vento e disse al mare: Taci, calmati! E il
vento cessò e .si fece gran bonaccia (...)»
(Marco 4, 35-41)
I discepoli vivono la paura e l’angoscia
di essere sommersi, immagine della
morte, del nonsenso, dell’alienazione sociale, dello scivolare, dell’essere inghiottiti in un gorgo. Per Gesù la fede e il
contrario della paura: i discepoli hanno
paura; la paura è la conseguenza di un
senso di insicurezza e di impotenza. La
paura è il contrario della fede: la fede qui
non è un atteggiamento religioso; in questo contesto aver fede vuol dire sentirsi
al sicuro; non si tratta dunque della fede
in Dio 0 in Gesù, è piuttosto la fede come fiducia, serenità, assenza di angoscia,
di preoccupazione (cfr. Matteo 5, 34).
Talvolta è proprio la paura che suscita
l’aggressione di cui si è oggetto (per
esempio è la nostra paura ad autorizzare
il cane a mostrarsi minaccioso) e il mare
cesserebbe di apparire minaccioso se i
discepoli non lo temes.sero. La fede è un
atteggiamento che permette di cammma
re sulle acque (cfr. il Salmo 107, 23-30).
La psicanalisi ci insegna che di fronte a
un problema ci possono essere tre atteggiamenti; c’è chi si pone sul piano dei
principi, della morale, operando come un
genitore; c’è invece chi affronta il problema con soluzioni pratiche, pragmatiche: è un atteggiamento adulto; infine
c’è chi si lamenta, o si ribella, lancia accuse e pone le cose su un piano affettivo,
in un atteggiamento infantile. A questo
terzo tipo appartiene la reazione dei discepoli che cercano di far ricadere su
Gesù la responsabilità di ciò che succede
(«...non ti curi tu che noi periamo?»).
Gli rimproverano di non aver paura e di
non essere solidale con il gruppo.
Nelle situazioni di crisi si tende a cercare un capro espiatorio da eliminare; la
paura rende violenti, come mostra il racconto di Giona, dove i marinai prendono
il profeta e lo gettano in mare; dopo di
che la tempesta si placa. Si può leggere
in molti modi il passaggio di Gesù dal
sonno alla parola, annuncio del suo passaggio dalla morte alla resurrezione. Gesù è come morto (dorme) e i discepoli lo
«risuscitano»; oppure Gesù vive simultaneamente e consecutivamente la fiducia
nella sovranità di Dio (il sonno) e la vocazione a essere adulto senza Dio.
La parola di Gesù è un altro modo di
esprimere il silenzio, la pace e la fiducia
che già il suo dormire manifestava; con la
sua serenità Gesù riduce al silenzio e al
sonno gli elementi scatenati; la parola di
Dio è la parola del Silenzio (cfr. I Re 19,
12); la parola che impone e che permette
il silenzio. Gesù è colui che compie la
vocazione di Adamo a dominare il mondo creato e a renderselo soggetto (cfr.
Genesi 2, 15 e 30). Risuscitare vuol dire
qui convertirsi a un comportamento adulto; al coraggio e alla capacità di risolvere
i problemi. Una fede adulta corrisponde
al paradosso di dominare il mondo sapendo che questi è nelle mani di Dio.
Gesù minaccia il male e lo fa tacere
(cfr. la guarigione dell’uomo posseduto
da uno spirito impuro in Marco 1, 25) e
rimprovera ai discepoli di non averlo fatto essi stessi; di non avere cioè agito secondo la loro vocazione a dominare il
mondo e ad allontanare il male. Gesù intende la sua missione come un appello
agli uomini e alle donne perché esercitino in prima persona la vocazione a dominare i «demoni»; a smontare il meccanismo della violenza contro il capro
espiatorio, per assumere un atteggiamento adulto, autonomo e responsabile contro i| male e ad espellerlo.
(da Le christiani.sme n. 455 del 19-25
giugno ’94)
Agenzia ecumenica
Nasce l'Eni
«Notizie ecumeniche internazionali» (Ecumenical news
intefnational, Eni) è il nome
della nuova agenzia stampa
internazionale del movimento
ecumenico, lanciata il 1° settembre a Ginevra e patrocinata da quattro, organismi religiosi internazionali che hanno
sede nella città svizzera; il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), la Lederazione
luterana mondiale (Llm), l’ Alleanza mondiale delle chiese
riformate (Warc) e la Conferenza delle chiese europee
(Kek). L’Eni, che sostituisce
il vecchio, servizio stampa
«Eps» (Ecumenical press Service), nato nel 1947, non sarà
però l’organo ufficiale dei
quattro organismi che la sponsorizzano, ma svolgerà un lavoro giornalistico indipendente, «con una speciale sensibilità verso le differenze di lingua, cultura e tradizioni che
caratterizzano la comunità
cristiana mondiale». Le informazioni quotidiane dell’agenzia saranno diffuse via fax o
posta elettronica in due lingue, francese e inglese; in futuro si spera di aggiungere il
tedesco e lo spagnolo. Oltre a
lino staff locale, l’Eni può
contare su una rete di collaboratori e di agenzie «sorelle», tra cui, in Italia, l’agenzia
Nev della Lederazione delle
chiese evangeliche in Italia.
«L’agenzia Eni rappresenta
uno sviluppo significativo
nella diffusione di notizie sulle chiese - ha detto il pastore
Konrad Raiser, segretario generale del Cec -; spero che
TEni renda più accessibili a
un gran numero di lettori le
molte storie non raccontate
dell’impegno delle chiese per
la pace e la giustizia». 1 giornalisti di tutto il mondo hanno
così un nuovo strumento di
lavoro per informare i lettori
sulla posizione e sull’attività
delle chiese protestanti e ortodosse nel mondo. Un’occasione da non perdere per sprovincializzare la nostra informazione; chi, in Italia, oltre i
lettori di Riforma, conosce ad
esempio la posizione del Consiglio ecumenico sulla Conferenza del Cairo?
ECU^IENE'
Metodisti britannici
pagina 2
AuAAs COITO
Dei.!,A Parola
Il Dio della libertà
pagina 6
VlI<I, AGGIO
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Lo sviluppo fatale
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 9 SETTEMRR^g^^ LjERDÌ '
Si è svolta a Leeds la Conferenza metodista britannica, dal 22 giugno al 2 luglio scorso
In seicento sotto gli occhi della civetta...
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LUCIANO CINICA
Una grande e colorata civetta, disegnata su un
grande cartellone, ha sovrastato, durante la Conferenza
metodista britannica (22 giugno-2 luglio), le teste dei circa 600 delegati. In Gran Bretagna la civetta è segno di
saggezza e di accuse, e la
stessa città di Leeds, dove si
è svolta la conferenza, l’ha
addirittura scelta come simbolo del proprio gonfalone.
Non poteva non essere dunque anche il simbolo della
Conferenza metodista, anche
perché di intelligenza e di
concretezza i metodisti inglesi ne hanno da vendere; anzi
devo dire che, dopo un primo
impatto negativo, la civetta
alla fine mi è sembrato un
animale molto simpatico e allegro. Del resto l’intera Conferenza è stata all’insegna
della semplicità, della gioia e
dell’ironia, l’esatto contrario
di quello che avviene normalmente nelle nostre assemblee o nei nostri Sinodi, dove
invece prevalgono la serietà,
il linguaggio intellettual-burocratico e una certa formalità nei rapporti.
Una «nuova» spiritualità
Air arrivo a Leeds, al centro della Gran Bretagna, mi
hanno accolto, nel tipico paesaggio inglese (prati, mucche, pecore, case rosse, pioggia) il pastore Marsh e consorte che mi hanno domandato, dopo i primi convenevoli,
che cosa avrei desiderato
mangiare, informandosi se
per caso non fossi stato vegetariano. Questa domanda, che
può sembrare apparentemente normale, assume oggi in
Gran Bretagna un significato
particolare: in questi ultimi
anni, infatti, si sta diffondendo in tutto il Regno Unito un
movimento (culturale, filosofico?) che predica la riscoperta della «spiritualità»
(contrapposta alla «materia»),.la vita semplice, l’armonia tra anima e corpo, il
ritorno alla «grande madre
terra», le diete vegetariane, la
medicina alternativa naturale.
Questo movimento, che
viene definito «new age»
(nuova era, nuova età) coinvolge soprattutto i giovani,
■che sembrano essere più attratti da questa nuova filosofia di vita che dalla fede e
dalla cultura cristiana. In questo movimento, che vuole essere una risposta al consumismo dilagante, si ritrovano, in
un ben assortito cocktail, tutte
le diverse filosofie mistiche
di origine orientale e di nascita europea, dal buddismo allo
zen, dai gruppi più o meno
«carismatici» a coloro che rivendicano un neopaganesimo
che affonda le radici nell’antica mitologia, fino ad arrivare a quelli che esaltano tutte
le diverse esperienze misticotrascendentali. Di fronte a
questo fenomeno, le diverse
chiese cristiane hanno ovviamente espresso la loro giusta
preoccupazione, in particolare quella metodista. Durante
la Conferenza e negli atti preparatori è stato infatti dedicato ampio spazio al problema.
La questione, oltre ad avere
una precisa risonanza sociale,
ha innanzitutto una forte valenza teologica.
A questo riguardo la chiesa
metodista ha elaborato una
attenta strategia della attenzione nei confronti dei «new
agers»; riconosce che esiste il
problema di vivere la vita e la
fede secondo una «nuova»
spiritualità e secondo una
nuova soggettività, ma al
tempo stesso crede che questa
Una delle case di riposo gestite dalla Chiesa metodista britannica
nuova domanda di spiritualità
non può trovare una risposta
nella riscoperta di culture e di
rituali magico-primitivi. La
chiesa deve fare di più, deve
sapersi interrogare e capire fino in fondo le ragioni che
stanno alla base di questa ricerca interiore. Se Cristo deve veramente arrivare anche
al cuore delle persone e ai loro problemi interiori, non
possiamo permettere che il
messaggio evangelico tocchi
solo il cervello della gente,
trasformandosi in una ben costmita teoria, culturale o filosofica che sia, anche se ricca
e affascinante.
La Chiesa cattolica, per
fronteggiare questo nuovo
movimento, sta riscoprendo il
culto di antichi santi inglesi
particolarmente rivolti a pratiche meditative che hanno
soprattutto predicato un’immagine spirituale del cristianesimo. I metodisti, per il
momento in maniera molto
più concreta e profonda, cercano di capire invece il fenomeno e si stanno interrogando su quale può essere il modo autentico (anche spirituale) attraverso il quale è possibile oggi vivere la fede in
modo completo, senza privilegiare né un approccio intellettuale né quello puramente
emotivo.
Le questioni sociali
Negli ultimi 40 anni la
Gran Bretagna ha realizzato
un notevole sviluppo economico che le ha permesso di
essere una delle nazioni più
ricche del mondo ma il costo
sociale di questa crescita è
stato altissimo. Dal dopoguerra ad oggi infatti il numero e la percentuale dei disoccupati si sono decuplicati: dai
300 mila di.soccupati (1,2%)
del 1950 si è passati agli attuali 3 milioni di non occupati (soprattutto donne) che premono per entrare nel mondo
del lavoro e che si sommano
ai disoecupati. E una situazione occupazionale che, eome
si può immaginare, preoccupa molto la Chiesa metodista,
anche perché i 15 anni di politica liberista é le prospettive
generali dell’economia non
fanno di certo ben sperare. La
disoccupazione genera molto
spesso emarginazione e violenza: e chi ne fa le spese sono soprattutto i più deboli
(bambini, donne, giovani, anziani, disabili). Non è infrequente incontrare nelle strade
di Leeds (una volta importante centro industriale e oggi
ricco centro finanziario) anziani e giovani che chiedono
la carità, pur non essendo
barboni o tossicodipendenti, e
si capisce che quei soldi servono al sostentamento di persone che il sistema produttivo
e quello sociale hanno emarginato senza tanti complimenti e senza tante garanzie.
Su questo fronte la Chiesa
metodista è, nel rispetto di
una tradizione secolare, ovviamente fortemente impe
gnata: in tutte le comunità è
presente un gruppo (composto anche da membri dell’
«ordine diaconale metodista») attivo nell’azione sociale; non esiste comunità metodista che non sia particolarmente attenta ai problemi reali delle persone; centri d’incontro, comunità-alloggio,
luoghi di assistenza per anziani e per disabili sono presenti ovunque; attività di recupero per tossicodipendenti,
animazione per i giovani a rischio, incontri con le famiglie
difficili si svolgono in tutte le
comunità.
Nella «simbologia ecclesiastica» metodista, la chiesa, il
locale di culto e l’annesso
centro sociale sono un tutt’uno, mirabilmente uniti e
confusi senza possibilità di
capire dove finisce l’uno o
dove inizia l’altro. Non è un
caso se fu un metodista (Thomas Stephenson) che nel
1869 fondò la prima casa per
bambini abbandonati, con il
tempo diventata una delle più
importanti istituzioni britanniche per l’infanzia: la NchAction Por Children. Oggi
questa istituzione, grazie ai
contributi della Chiesa metodista, assiste circa 16.000 ragazzi ospitando «homeles
teenagers», supportando bambini disabili o difficili, combattendo contro gli abusi sessuali nei confronti dei minori:
non è un caso se è proprio un
figlio di un pastore metodista
(David Wigley), dopo una
lunga esperienza in una famosa azienda multinazionale,
oggi è il direttore generale
delle 61 «methodist homes»,
dove un anziano, con una retta ragionevole o gratis se non
ha i mezzi, può essere alloggiato e assistito con molta cura e affetto.
E non è un caso se questa
conferenza ha ribadito il suo
impegno contro la discriminazione sessuale delle donne
nelle istituzioni e nella chiesa
(quest’anno si è celebrato, tra
l’altro, il 20° anniversario del
ministero femminile). Anche
se vent’anni possono sembrare pochi, bisogna però riconoscere che i metodisti inglesi,
una volta presa una decisione,
la applicano con serietà e con
convinzione: il ruolo infatti
oggi delle donne nella chiesa
è senz’altro rilevante e di certo in futuro si accrescerà in
maniera significativa, come
del resto è stata importante la
decisione di confermare la
scelta della accettazione dei
pastori e delle pastore omosessuali, secondo uno spirito
di tolleranza e di fraternità.
Questa decisione è stata molto sofferta nell’ambito della
chiesa e a volte si sono create
delle vere e proprie divisioni,
accettate però senza drammi
e con molto rispetto reciproco: alla fine è prevalsa una linea che, pur non «esaltando»
l’omosessualità, riconosce
però il diritto dei pastoni
omosessuali a vivere e a lavorare nella chiesa. Una conclusione della Conferenza all’insegna della libertà e della solidarietà, nella migliore tradizione metodista, sempre sotto
lo sguardo attento e vigile
della civetta...
Dal Mondo Cristiano
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Ungheria: IV Assemblea del
Forum ecumenico delle donne^
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BUDAPEST — La IV Assemblea del «Forum ecumenicari
donne cristiane d’Europa» (Fofce) si è svolta a Budapest dal ig
al 26 agosto: vi hanno partecipato circa 300 donne provenient
da tutte le grandi confessioni cristiane e organizzazioni anal “
ghe di altri continenti (Donne cristiane dell’Asia, deH’Africa” ^
deH’America) hanno inviato rappresentanti. Il tema deH’assem^^''
blea, «Non temete; ricordate il futuro», era rivolto alle dona
cristiane di oggi. Il Forum, che si basa sull’impegno e il lavo/ r'
volontario delle donne, è nato dalla loro cooperazione nel IQgi
e offre loro la possibilità di un ecumenismo concretamente y^^^'’^infa R
suto all’interno di ogni gruppo nazionale. I maggiori temi af
frontati sono la violenza contro le donne, l’impoverimento delle donne, la mancanza di rappresentatività delle donne nelle
istanze ufficiali, la spiritualità delle donne, la teologia femminista, l’ecumenismo, la giustizia e la pace, la bioetica, le esperienze pluricultufali. Nel corso dell’Assemblea è stata affronta- e \
ta la situazione delle donne nell’Europa centrale e orientale è ■, ^
intervenuta Liliana Elena Andronescu, ortodossa romena, re- ' ”
sponsabile del progettò «Ragazzi di strada» del Consiglio ecu
menico delle chiese, affermando che non è possibile cambiare
rapidamente la mentalità ereditata dal sistema comunista. Erano presenti anche donne profughe di Sarajevo e Novi Sad; fra
le relatrici invitate vi era la pastora tedesca Bai-bel WartenbergPotter, ex responsabile del dipartimento donne del Consiglio
ecumenico delle chiese, che ha affermato: «Il futuro dell’Europa è nelle mani delle donne; vogliamo non solo ricordarlo
anche costruirlo». Un’altra relatrice, Geneviève Jacques, segretaria generale della Cimade, ha detto fra l’altro: «Viviamo la
crisi del futuro: non siamo interpreti bensì attrici del futuro;
dobbiamo dire no alle tendenze nazionalistiche o razziste e no a
un’Europa fatta solo di capitale e di merci». L’Assemblea hf
approvato un ordine del giorno in vista della Conferenzi,
dell’Onu al Cairo. Tre nuove copresidenti del Forum sono statói!
elette: Alexina Murphy, cattolica inglese, Pirkko Siili, ortodos-,1
sa finlandese, e Ragni Lantz, battista svedese.
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Francia: Il incontro del
Gruppo donne della Cepple
SETE (Francia) — Il Gruppo «Donne della Conferenza dek
le chiese protestanti dei paesi latini d’Europa» (Cepple) terrà a
Séte il suo II incontro dai 15 al 18 settembre 1994. Il tema sarà:,
«Donne solidali, le nostre convinzioni e i nostri impegni».
no previsti vari «ateliers»: donne che operano nella chiesa,
donne che lavorano in una società laica, donne e violenza, donne e denaro, donne e uomini partner, donne e liturgia, teoio|iì.
femminista sì? no?, atelier biblico, esprimere la nostra fede diversamente (pittura, disegno, ecc.). Chi proviene da più lontano
potrà richiedere una borsa di viaggio. Costo totale dell’incontro: 612 franchi francesi, compresi i 100 franchi da versare
alilatto dell’iscrizione. Le iscrizioni vanno inviate al più presto
al seguente indirizzo: Monique Ranson, Le Mas, 16130 Verrières (Francia), fax (16) 45.83.07.39.
|b.
Intervista al presidente della Chiesa riformata del Madagascar
«Puntiamo su una nuova evangelizzazione»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
o scorso mese di luglio è
(venuto a farci visita in
redazione il pastore Edmond
Razaf-Mahefa, presidente
della Chiesa riformata del
Madagascar, in visita alle
Valli dove ha incontrato anche la Tavola valdese. Ci siamo intrattenuti brevemente
con lui per avere maggiori
informazioni sulla vita di
quella chiesa, membro della
Cevaa.
- Qual è la consistenza della Chiesa riformata nel Madagascar?
«E la seconda chiesa del
paese, dopo la Chiesa cattolica romana: è nata dalla fusione delle tre società missionarie protestanti che hanno operato nel paese e conta circa
2.500.000 membri battezzati;
attualmente è suddivisa in 77
Sinodi regionali, il che è decisamente troppo e c’è troppa
disparità fra un Sinodo e l’altro. Vi è per esempio un Sinodo regionale che comprende 100 chiese mentre un altro
ne ha soltanto 8. Nel prossimo futuro pensiamo di ridurre i Sinodi regionali a 35 o
32».
- Dove vengono formati i
pastori?
«Abbiamo una facoltà di
teologia ad Antananarivo e
tre collegi di teologia al Nord,
al Centro e al Sud del paese.
D’altra parte, abbiamo deciso
di riaprire le nostre vecchie
scuole; nel 1972, dopo la cosiddetta “rivoluzione”, avevamo deciso di offrire queste
scuole allo stato. Pensavamo
allora che il nuovo stato
avrebbe puntato molto sull’
educazione dei bambini ma
non è stato così: ora, dopo la
cacciata del vecchio regime,
intendiamo riprendere in mano queste scuole che appartenevano alla nostra chiesa e
tentare una riabilitazione pedagogica e tecnica. D’altra
parte vogliamo riabilitare anche le vecchie opere diaconali lasciate dalle missioni che
ora sono spesso in condizioni
molto precarie. Non si tratta
solo di riabilitazione materiale (ricostruire, ristrutturare,
risanare) ma anche spirituale,
rilanciando l'evangelizzazione; in una .società ormai dominata dal dio denaro e influenzata dalla presenza di
numerose sette, vogliamo da
un lato raffermare la fede dei
membri di chiesa e dall’altro
evangelizzare i rnolti malgasci che ancora oggi sono rimasti legati alla tradizionale
religione animista».
- Qual è il motivo della sua
visita in Italia?
«Sono qui per cercare di
approfondire i legami tra le
nostre due chiese, ambedue
protestanti e membri della
Cevaa».
Il pastore malgascio Edmond
Razaf-Mahefa
- Qual è stato il ruolo della sua chiesa negli avvenimenti socio-politici dello
scorso anno?
«La Chiesa riformata ha
giocato un grande ruolo nell’animazione e nella mobilitazione della gente. Insieme
alla Chiesa cattolica e alla
Chiesa luterana ha avuto un
ruolo profetico in quel vasto
movimento popolare che ha
portato al rovesciamento del
dittatore Ratsikara».
- Come giudicate il nuovo
presidente?
«E stato eletto democraticamente, e penso che saprà dare
buone prospettive alla vita
Il Centro «Li
la tradì
Con
ALBEF
del paese: lo appoggiamo
quando fa cose giuste per la
gente, e non esitiamo a criticarlo se fa cose che riteniamo
sbagliate».
- Quali sono le conseguenze dell’ultimo ciclone?
«È stato molto duro per il
paese: 15 cicloni si sono abbattuti sull’isola e 3 di loro
sono stati particolarmente
violenti, causando molti danni; ci sono stati circa 500.000
sinistrati, circa 200 morti e
moltissime case, campi e strade distrutti. Voglio qui ringraziare i membri della Chiesa valdese che hanno manifestato la loro solidarietà m
quell’occasione». ,
- Le elezioni mullirazzion
nel vicino Sud Africa hanno
avuto un eco positiva nel Madagascar?
«Sì, estremamente positiva,
anche là finalmente si è aifer;
mata la democrazia; ora si
aprono prospettive di coope;
razione economica tra i nostri
due paesi e già ora sono m .
funzione linee aeree dirette.
tra Johannesburg e Antanana-,
rivo». , ;
- La recente svalutazicn ■
de! franco Cfa ha toccato an che il Madagascar ? , ;
«Sì, purtroppo: dal mese
maggio anche da noi vi è sta-1
ta la svalutazione e 9“'”^ ;
l’inflazione, e questo è sta Oj
un colpo molto duro per j
popolazione».
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* Quale s
* ^iprem
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^94
,| 9 SETTEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
documento elaborato dai partecipanti al campo teologico del Centro di Tramonti
yia cristologia: «E voi chi dite che io sia?»
Passibile realizzare un buon campo
¿¡con contenuti apprezzabili anche in
'^ìiccolo centro e con un numero forante limitato di partecipanti. Quella conclusione alla quale si può
ere dopo aver partecipato all’inffo che ha avuto luogo a Tramonti
^¡¡“all’S agosto 1994.
¡requisiti necessari alla piccola im0 c’erano tutti: un’ottima direzione
pituita dalla coppia Giacomo Quarti, e Ninfa Raggi (qualcuno che si incontra con loro per la prima volta ha det
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enicadi
it dal 19
venienti
1 analei^frica e
’asserne donne
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nto del- uomini e donne ap
¿tenenti a diverse chiese
™™ni- ^geliche (battiste, metodisspe- ^4ldesi ed elvetica), paratale: è
to: «Sono stati una scoperta»), la pre. senza di alcuni fratelli e sorelle veramente preparati, un gruppo di amici che
si è subito affiatato desideroso di apprendere e di collaborare.
Il tema proposto «E voi chi dite che io
sia? Riflessioni sulla cristologia oggi» è
uno di quelli che mozzano il fiato e ingenerano una certa soggezione, ma la capacità di farsi ben comprendere dimostrata dai relatori e l’impegno dei presenti hanno consentito a tutti di partecipare alle discussioni e di dare un contri
buto. Motivo di gioia e di soddisfazione
è stata la costante partecipazione di
membri della piccola comunità di Tramonti, ulteriore segno dell’interesse suscitato dagli .studi. All’inizio del campo
qualcuno aveva messo in programma la
redazione di un documento finale. L obbiettivo sembrava pretenzioso, ma l impegno comune ne ha consentito la realizzazione. In tutta umiltà e serenità, mettiamo il risultato delle nostre fatiche a
disposizione di chi vorrà leggerlo e farne oggetto di riflessione.
Cronaca di un viaggio a Melbourne
I battisti in Australia
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irimitiva a quelle dei nostri giorni, abbiamo concorlente riconosciuto che ogpossiamo confessare la
)Stra fede in Gesù Cristo per
mezzo di formule astratte.
Solo un linguaggio che si rifaccia alla concretezza del
Nuovo Testamento, riletto alla luce dell’Antico, può in
modo sempre parziale, ma
autentico, comunicar e ad altri
l’esperienza di fede di ciascuno di noi col suo Signore.
Richiamandoci alle questioni cristologiche discusse
nel dibattito svoltosi su “Gioventù evangelica” dalla fine
del 1992 ad oggi, per utilità
nostra e delle nostre chiese,
abbiamo concordato di sten
dere il seguente documento
conclusivo.
- Noi crediamo che solo
Gesù di Nazareth, uomo
ebreo, nato da una donna, è il
Cristo mandato dal Padre nel
mondo per rimettere i peccati
e salvare con la sua morte in
croce e la sua resurrezione le
donne e gli uomini che per
grazia rispondono all’offerta
della fede in lui.
- Solo attraverso Gesù Cristo il Padre si fa conoscere a
noi nella fede e nessun altro
Cristo ci potrà salvare.
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la tradizionale riunione postsinodale Tavola-distretti-circuiti
Come coprire i «buchi» pastorali
ALBERTO BRAGAGLIA
Come ormai accade da alcuni anni, anche nella
riunione che si è tenuta come
d’uso immediatamente dopo
ri Sinodo delle chiese valdesi
e metodiste, tra la Tavola appena eletta e gli organismi intermedi (Ced e circuiti), si è
mScusso soprattutto dei collidetti «buchi» pastorali. Infetti quello della mancanza di
■Pstori che possano occuparsi
della cura di comunità e grupP| con l’assiduità e l’esclusi''rià richieste è un problema
*ten cui sempre più le nostre
Uniese devono fare i conti,
?®Prattutto in alcune zon'e.
Emblematica è, ad esempio,
® situazione del circuito pe^3rese: in un'area comprenente parte delle Marche,
'Abruzzo e Molise è rimasto
risolo pastore valdese in ser.^m, a cui è affidata la cura
chiese e gruppi non molto
"rimeros! in sé, ma estrema.ririte dispersi sul territorio. Il
tò stesso è stato chiamari discutere di questa situa
zione assai difficile, nello
sforzo di delineate criteri e
ambiti per un’ambiziosa operazione di rilancio della nostra
presenza in quelle regioni, denominata «Progetto Pescara».
Per il momento, tuttavia, le
soluzioni immediate proposte
devono essere per forza parziali e tentative: spostamento
della sede pastorale a Vasto
San Salvo, centro dell’area;
collaborazione con i battisti
per la cura di Campobasso;
collaborazione con gli altri
circuiti per la cura di Palombaro e Pescolanciano.
Anche in altre aree il problema è serio: in Sicilia, ad
esempio, o in Calabria; in
misura minore nel Veneto e
in Liguria o nelle -stesse Valli
valdesi, con la chiesa di Angrogna chiamata ad autogestirsi per il prossimo anno
con l’aiuto del circuito. Sono
tutte situazioni in cui, in
qualche modo, diventa necessario mettere in pratica quel
maggior coinvolgimento dei
singoli membri nella conduzione della propria chiesa e
PROTESTANTESIMO IN TV
' ^meriica 11 settembre ore 23,30 circa - Raid^
°®p/ica; lunedì 19 settembre ore 9,30 circa - Raidue
Attualità evangelica
in questo numero:
* Eri posizioni protestanti sui temi delia conferenza del Cairo;
, solidarietà con i malati di Aids?;
semi della pace;
^ ’prende la rubrica «1+1».
di quelle vicine. Proprio a
questo proposito, i vari intervenuti si sono trovati d’accordo nel ritenere che qualsiasi
progetto di rilancio o di miglioramento della testimonianza di comunità e gruppi
deve passare attraverso una
valorizzazione più attenta di
tute le vocazioni reperibili tra
i vari membri, oltre a quelle
pastorali.
Valorizzazione delle vocazioni, formazione dei singoli,
diffusione di idee e progetti,
decentramento di alcune responsabilità nella gestione del
campo di lavoro: queste dovrebbero essere le direttrici
su cui muoversi nei prossimi
anni, con la collaborazione di
tutti, dalla Facoltà di teologia
al gruppo più sperduto della
diaspora. Nella medesima direzione è stata giudicata positivamente la collaborazione,
che si sta consolidando a livello locale tra battisti, metodisti e valdesi soprattutto
nell’ambito della formazione
di predicatori e monitori e
della cura della diaspora.
Assai interessante, infine,
sia pure con alcune cautele,
appare essere l’inserimento
nelle chiese locali di immigrati stranieri, soprattutto
dall’Africa e dall’Asia. Se e
quanto ciò modificherà realmente il modo di vivere e di
testimoniare delle nostre
chiese e dei pastori e predicatori esteri che hanno scélto di
lavorare in Italia lo si vedrà
nei prossimi anni.
ERMINIO PODESTÀ
- Crediamo che il messaggio dell’Evangelo raggiunge
ogni essere umano nella sua
situazione e in qualunque
luogo e tempo può trasformarlo in testimone di Cristo.
- Crediamo che la testimonianza á Cristo, che sia espressione di un autentico e
vitale rapporto con lui, non
possa costituire un ostacolo
per il dialogo con i credenti
di altre fedi.
- Gesù Cristo fonda la nostra identità di credenti e noi
siamo debitori del suo Evangelo a tutti senza esclusioni
(Romani 1, 14). A tutti dobbiamo dar conto della nostra speranza, che è Cristo soltanto.
Per aprirci al dialogo con le
altre fedi non possiamo dunque nascondere la nostra, altrimenti non vi sarebbe dialogo: la necessità di non vergognarci dell’Evangelo non deve comunque essere intesa
come un giudizio pronunciato
da noi sulle altre fedi. Lo Spirito di Dio soffia dove vuole
e il Padre di Gesù Cri^o, nella sua illimitata misericordia
e libertà, può salvare chiunque sia giusto ai suoi occhi.
Nel confronto fra ebrei e
cristiani, l’obiettiva differenza
di comprensione della figura
di Gesù non può essere eliminata con l’affermazione, da
parte cristiana, che il Cristo
risorto non è ancora il Signore
nella pienezza della sua gloria
ventura. Credere che ebrei e
cristiani abbiano in comune
l’attesa dello stesso Messia è
legittimo, a patto che non si
pretenda di anticipare l’opera
di Dio (Romani 11, 25-26).
Noi riteniamo che il Cristo risorto che siede alla destra del
Padre costituisee davvero una
pietra di inciampo nel rapporto tra i credenti delle due fedi.
D’altronde il dialogo potrà
sempre camminare se da entrambe le parti il Signore della Torah sarà riconosciuto
anche come il Signore che ha
parlato attraverso i profeti e
come il Signore non solo di
Israele ma di tutti i popoli.
Da parte cristiana non dovrà
più mancare il riconoscimento della fedeltà del Signore al
patto con Israele, che egli ha
mantenuto in vita attraverso
tante prove perché gli fosse
testimone davanti al mondo.
Non potremo più parlare
dunque della chiesa come
nuovo Israele che ha sostituito l’antico, perché l’antico è
ancora presente e fa parte del
plano di salvezza di Dio (Romani 11,18).
Riteniamo infine artificioso
l’interrogativo, posto da certe
correnti della teologia femminista, rivolto a stabilire se
un Cristo maschio possa anche essere salvatore delle
donne e se non sia necessario
un nuovo Cristo femmina, o
almeno una mediazione fenaminile. L’incarnazione di Dio
nella storia, per la salvezza di
tutta l’umanità, non poteva
avvenire altrimenti che nell’
assunzione della parzialità e
limitatezza proprie di ogni essere umano. Anche se Cristo
è nato ebreo bianco, libero e
maschio, egli è vissuto e morto per tutti compresi i non
ebrei, i non bianchi, gli schiavi e le donne».
Sono le 10,15 del mattino,
è domenica: arrivo, con la
mia famiglia, nella Chiesa
battista di Diamond Creek
Road a Melbourne. Attorno
alla chiesa c’è un grande giardino dove possono parcheggiare 500 auto; nel grande
atrio antistante ci sono già
molte persone che si salutano
e si scambiano le impressioni
della settimana trascorsa.
Alle 10,30 inizia il culto;
nelle panche hanno preso posto almeno 300 persone, i
canti sono accompagnati da
un’orchestra in piena regola:
trombe, flauti, pianoforte,
chitarre, batteria; dopo una
serie di inni eseguiti da tutta
l’assemblea, fra una preghiera e l’altra, cantano un inno
ciascuno una trentina di ragazzi e un gruppo di uomini.
La predicazione viene tenuta
dal pastore Rob Williams su
un passo della Prima lettera
di Giovanni.
Rimango ammirato per una
partecipazione così numerosa
e attiva e ho il piacere, per
conoscere meglio la situazione della Chiesa battista australiana, con la collaborazione di un cognato che da parecchi anni risiede laggiù, di
intervistare il pastore Geoff
Blackbum.
«La Chiesa battista australiana è stata fondata dagli inglesi, ma dopo la II guerra
mondiale si sono inseriti anche i missionari americani. Il
primo missionario battista inglese è venuto in Australia
nel 1788 e la chiesa è stata
costituita 30 anni dopo. Siccome l’Australia è divisa in
sei stati, ogni stato ha la sua
Unione battista ma esiste
un’Unione che sovrintende a
tutte le unioni e queste ultime
tengono riunioni due o tre
volte l’anno. Una volta l’anno
invece si tiene un’Assemblea
generale a cui partecipano i
delegati e i pastori di tutte le
chiese dei sei stati».
- Le chiese sono tutte autonome, oppure esistono delle
chiese che non hanno diritto
a scegliersi un pastore?
«Tutte le chiese possono
scegliere il pastore, fra una
rosa di 5 o 6 disponibili. Però
se in uno stato non ci fossero
pastori disponibili l’Unione
può trasferire un pastore da
uno stato all’altro. Questo per
le grandi chiese; per quelle
piccole, che non potrebbero
pagare un pastore, l’Unione
provvede a mandare un pastore che lavori a metà tempo negli uffici pubblici e a metà per
la chiesa. L’Unione provvede
ad aggiungere quanto necessario per lo stipendio. Ogni
chiesa ha la responsabilità di
pagare lo stipèndio ai pastori,
però le chiese devono mandare all’Unione una cifra in proporzione ai membri; con questi soldi l’Unione provvede al
mantenimento di quei pastori
che non potrebbero essere pagati dalle chiese».
- Ci sono dei «college» di
teologia per la formazione
dei pastori? quanti sono i pastori? ci sono donne pastore?
«In Australia ogni stato ha
un college di Teologia; il tirocinio dura 4 anni, e alla fine
degli studi i candidati al pastorato, di qualsiasi denominazione, devono sostenere un
esame finale all’Università e
solo con quel diploma possono esercitare il ministero pastorale. In molti decidono di
fare i pastori, ma l’Unione
non ha la possibilità di accogliere tutti, i posti sono limitati e si deve effettuare una
selezione; inoltre nelle chiese
non c’è carenza di forze pastorali. Pochissime donne di
Grattacieli a Melbourne
ventano pastore e molte chiese non vorrebbero avere una
donna pastore; nel caso della
nostra chiesa invece ne abbiamo una».
- Quanti siete in Australia?
«Ci sono 800 chiese per
70.000 battisti, ma esaminando il censimento fatto dal governo i battisti salgono a
200.000, calcolando anche i
simpatizzanti. Esistono anche
chiese metodiste, presbiteriane, anglicane e chiese di Cristo. Inoltre abbiamo anche
150 missionari che sono sparsi in 10 nazioni».
- Come sono regolati i rapporti con lo stato?
«Lo stato non ha niente a
che fare con la chiesa. Però
incoraggia le chiese a promuovere opere sociali. Lo
stato costruisce cappelle nelle
carceri e negli ospedali; e i
pastori possono liberamente
utilizzarle; in alcuni casi vengono persino pagati dallo stato. Nelle grandi fabbriche c’è
una cappella in cui i pastori
possono predicare e a volte
sono pagati».
- Per venire alla vostra comunità, quanti sono i vostri
membri e come siete organizzati ?
«I membri battezzati sono
500, ma coloro che frequentano e, per vari motivi, non sono battezzati, sono 1.500; ci
sono tre pastori, di cui una
donna, e ci sono io a metà
tempo; ci sono gli anziani e
12 diaconi: quattro volte l’anno teniamo l’assemblea di
tutti i membri di chiesa e facciamo la Santa Cena due volte al mese. Ogni domenica
abbiamo due culti al mattino
e uno alla sera. I bambini
possono fare ginnastica e c’è
anche un campo di tennis, c’è
ovviamente la scuola domenicale, e un pastore si occupa
specificamente dell’attività
giovanile. La pastora è responsabile delle visite alle famiglie e io mi occupo degli
anziani; nel corso della settimana si tengono studi biblici
nelle case. In questo stato,
poi, ci sono cinque case di riposo per anziani di proprietà
della Chiesa battista, di cui
una è qui vicino: ogni domenica un bus va a prendere gli
anziani per portarli al culto».
- Esistono in Australia delle chiese battiste italiane?
«Oggi no. Qui a Melbourne
ce n’era una che raggiunse un
centinaio di membri e il cui
ultimo conduttore era Mario
Lupis, ma poi tutti passarono
alla Chiesa pentecostale. Abbiamo fatto venire dall’America un pastore per esaminare
la possibilità di riaprire chiese battiste italiane, ma non si
è riusciti a ottenere un risultato positivo. D’altra parte le
chiese battiste australiane sono in continua crescita e
svolgono un’azione evangelistica viva e fruttuosa a gloria
del Signore».
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 9 SETTEMR^^,^^
A colloquio con alcuni ospiti anglofoni del Sinodo
Chiese europee unite per la pace
FLORENCE VINTI
Prescot Stephens e signora sono membri della
Waldensian Church Mission
dTnghilterra e partecipano al
Sinodo per la terza volta.
Stephens non è nuovo alle
Valli: infatti venne la prima
volta quando aveva otto anni,
per accompagnare suo padre
che organizzava viaggi dall’Inghilterra negli anni ’20,
con una ventina di visitatori
circa. Allora non c’erano
molte strade e si dovevano
percorrere sentieri di montagna a dorso di mulo.
I tempi sono mutati ma
questi fedeli amici ritornano
ogni anno con il medesimo
amore e interesse per la Chiesa valdese. Quando è stato loro richiesto di esprimere un
parere sul nostro Sinodo, hanno risposto; «Vi sono molti
nuovi problemi da affrontare,
non ultimo il nuovo modo di
considerare il ministero pastorale; auspichiamo inoltre
una maggiore partecipazione
della comunità al culto».
Per il rev. R. John Me Kelvey, della British United
Reformed Church si è trattato
della prima visita alle Valli,
una visita da lungo tempo desiderata e attesa, che ha superato ogni aspettativa. Kelvey
ha ritenuto molto interessante
il programma dei lavori sinodali e ha apprezzato l’opportunità di fraternizzare con credenti provenienti da altre parti
d’Europa, specificando: «Anche se noi inglesi non sembriamo molto entusiasti dell’Unione europea, credo fermamente che sia necessario
che le chiese evangeliche europee diano insieme il loro
contributo per la soluzione
dei tanti problemi che affliggono il nostro continente. La
vita è basata più sul mercato
e sul consumismo e noi, in
Gran Bretagna, ci rendiamo
conto sempre di più dei bisogni spirituali della nostra
gente. La nostra chiesa è molto ben impressionata dal contributo teologico delle chiese
italiane al documento Bem».
E seguito, nella serata dedicata all’incontro con gli ospiti
delle chiese sorelle estere, un
colloquio con la diaconessa
Eluned Williams, della Conferenza britannica metodista,
che da più di 40 anni lavora
per la National Children’s
Homes, che dal 1° febbraio
1994 viene denominata «Action for Children».
La diaconessa ha detto subito quanto sia stato interessante per lei conoscere la storia di Casa materna, perché
anche in Gran Bretagna, 125
anni or sono, l’opera a favore
dei bambini è iniziata allo
stesso modo. Oggi vi è
un’opera molto vasta, con diramazioni capillari: vi sono
infatti comunità alloggio, case di residenza per ragazzi a
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Intervista al decano della Chiesa luterana in Italia - 2
Luterani: preghiera e giornale
EMMANUELE PASCHETTO
Nel cortile della Casa valdese gli
Commissione d’esame
ospiti leggono la relazione della
rischio inviati dai tribunali,
programmi per ragazzi che
hanno subito violenze di vario tipo, anche sessuali, e per
drogati.
Vi sono anche programmi
innovativi a favore di bambini disabili con centri di sostegno in cui questi ragazzi possono essere seguiti, in modo
che i familiari abbiano un po’
di libertà e distensione; un altro programma viene denominato «Link families», e propone a famiglie con figli portatori di handicap la possibilità di mettersi in contatto con
un’altra famiglia, con o senza
figli, per far sì che il piccolo
disabile abbia l’appoggio di
quattro genitori. Il settore che
si occupa dell’adozione e degli affidamenti ha come motto: «Nessun bambino per una
famiglia, ma una famiglia per
ogni bambino»; la Williams
ha terminato dicendo; «Tornerò perché devo visitare le
vostre opere, soprattutto quella di Napoli».
Il rev. Jack Drennan era in
Italia per la prima volta, e
proviene dalla Chiesa presbiteriana deirirlanda del Sud;
gli abbiamo chiesto naturalmente alcune informazioni
sulla situazione attuale delle
chiese evangeliche dell’isola
e abbiamo saputo che la
Chiesa presbiteriana ha circa
1.000 comunità in Irlanda,
ma solo 100 nell’Eire; vi è
tuttavia un gran cambiamento
in favore delle chiese evangeliche, con un aumento considerevole di presenze ai culti e
di ammissione di nuovi membri. Anche lo stato ha dovuto
riconoscerlo, e infatti la Chiesa cattolica romana non è più
religione di stato, pur conservando particolari privilegi.
Purtroppo non esistono ancora dei consistenti rapporti
ecumenici, ma, a differenza
di quanto avviene nell’Ulster,
nell’Irlanda del Sud si gode
di rispetto reciproco.
Proprio suU’Irlanda del
Nord Drennan ha detto; «Non
vedo una soluzit>ne politica a
breve termine, anche perché i
cattolici si .stanno spingendo
sempre più verso l'interno
deir Ulster: infatti i confini
diventano ogni giorno più pericolosi e i protestanti hanno
l’impressione di essere .spinti
verso le zone costiere di levante. Tuttavia sia le chiese
prote.stanti che la Chiesa cattolica attualmente stanno facendo pressione sui loro
membri perché non partecipino alle marce “orangiste” e
“unioniste”, ed evitino di far
parte di movimenti paramilitari. La Chiesa presbiteriana
ha un grande centro alla periferia di Dublino per educare le nuove generazioni alla
convivenza pacifica».
Un altro ospite importante
del mondo metodista è la canadese Doreen Tilgman, assistente segretario generale
della Commissione missionaria mondiale per l’Europa, il
Medio Oriente e l’Africa. Le I
notizie più importanti che ci
ha dato sono quelle pervenute
dalle chiese del Ruanda e dei
paesi limitrofi. Nel Burundi
la situazione delle chiese è
molto critica, tanto che il vescovo metodista Ndoricimpa,
con quasi tutto il corpo pastorale, è in esilio. Una delegazione ha visitato i cqpipi profughi del Ruanda in Zaire dove, come sappiamo, la situazione è tragica. Anche per le
organizzazioni internazionali
è difficile capire come intervenire efficacemente, benché
vi siano squadre di medici e
paramedici che operano con
devozione e altruismo.
Doreen Tilgman a questo
punto ha aggiunto: «C’è bisogno anche di volontari credenti per il lavoro pastorale;
a volte basterebbe tenere fra
le braccia un bimbo spaventato e abbandonato. Ricordiamo sempre che a causa di
queste guerre generazioni intere hanno perso la possibilità di andare a scuola, di
avere una cultura civile e religiosa, oltre ad aver perso
gli affetti familiari».
Nello scorso numero di
Riforma abbiamo pubblicato la prima parte di
un’intervista che il pastore
Hartmut Diekmann, decano
della Chiesa luterana in Italia
(Celi), ci ha concesso durante
il recente Sinodo valdese.
Nelle prime tre domande gli
avevatjio chiesto di parlarci
della situazione dei luterani
in Italia e delle loro prospettive, dei legami con la Chiesa
evangelica tedesca e dell’Intesa con la Repubblica italiana. Proseguiamo ora con altre domande sui rapporti della Celi con gli altri evangelici
italiani.
- A questo punto la domanda è d’obbligo: come si colloca la Celi edVinterno dell’evangelismo italiano?
«Cercherò di rispondere in
modo molto personale: io
penso che noi, come luterani,
abbiamo due compiti particolari, dei quali uno solo siamo
in grado di realizzare. Come
Chiesa luterana siamo una
chiesa storica, che con la sua
concezione del pastorato, il
suo rituale religioso, i sacramenti e la liturgia è più vicina
alla Chiesa cattolica di quanto
lo siano le altre chiese o comunità evangeliche. Sentiamo
certamente il pericolo di «legare» Dio con i nostri rituali e
le nostre formule liturgiche,
ma riteniamo tutto ciò comunque valido perché senza rito
non c’è vita religiosa. D’altronde il rito fa parte della vita. Ne sono un esempio i
membri del Sinodo qui a Torre Penice, che prima dell’inizio delle sedute sostano fuori
dell’aula a leggere La stampa
o II manifesto ricordandoci le
parole di Hegel che diceva
che come il credente il matti
.«f compiei'
’-ri, il
pioversi
roani
lutare l’A(
iXivorno, r
- -ap
tentò'ancora
¡ejola roilitai
enClie questi
linscì a spun
■ e era
e pere
Il pastore Hartmut Diekmann con la moglie
no si mette in contatto con
Dio con la preghiera, così il
cittadino il mattino entra in
contatto con il mondo attraverso il giornale. Anche questo è un rito che ha una cadenza quasi religiosa.
Credo che sia nostro compito cercare il dialogo con la
Chiesa cattolica, nonostante e
forse proprio a causa degli
elementi paganeggianti che in
essa si manifestano, dai quali
del resto neppure noi possiamo dirci completamente liberi. Là dove le comunità della
Celi sono coinvolte, questo
dialogo assume toni molto vivi, e la Celi può fungere da
ponte fra le chiese evangeliche italiane e il cattolicesimo.
La Celi potrebbe avere anche una sua funzione nei confronti dei movimenti religiosi
e carismatici se non avesse
sottovalutato già al suo interno l’importanza di una vita
religiosa “vivace”. In questo
settore siamo dei balbuzienti
già in tedesco, figuriamoci in
italiano!».
- In Italia, senza dubbio, la
più vicina a voi è la Chiesa
Intervista al pastore Salvatore Ricciardi, presidente della Cepple
Un organismo per j paesi latini
GIORGIO GARDIOL
Il pastore Salvatore Ricciardi è da poco il nuovo
presidente della Cepple (Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa). Gli abbiamo posto alcune
domante in una pausa dei lavori del Sinodo.
- Quali sono i prossimi appuntamenti della Cepple?
«L’incontro delle donne
della Cepple, che si tiene a
Séte (Francia) dal 15 al 18
settembre prossimo, che ha
per tema: “Donne solidali: le
nostre convinzioni e i nostri
impegni”. Vi parteciperanno
donne appartenenti a tutte le
chiese die costituiscono la
Cepple (cioè di 17 chiese in 6
paesi), più naturalmente tutte
le altre che accetteranno l’invito».
- La partecipazione all’incontro è riservata alle sole
donne?
«L’incontro si svolge nel
quadro del “Decennio di solidarietà con le donne”, ma non
credo proprio sia riservato alle donne. Anzi, mi meraviglierei che lo fosse».
- Oltre alla tematica della
solidarietà con le donne, quali sono gli altri campi di lavoro della Cepple?
«Questo delle donne è solo
uno dei settori di lavoro della
Cepple. Gli altri sono, per il
momento, le emittenti radio, i
migranti, la catechesi, le facoltà di teologia. Altri settori
di attività sono allo studio,
ma non credo sia il caso di
pubblicizzare un prodotto che
ancora non c’è».
- La Cepple non aveva come scopo principale quello
della difesa della libertà religiosa?
«La Cepple è nata nel
1950, come luogo di collegamento di chiese evangeliche
di minoranza in paesi cattolici, con lo scopo fondamentale
di sostenersi reciprocamente
nella difesa della libertà religiosa. È chiaro che con il passare del tempo e il mutare
delle situazioni i campi di
azione e di interesse si sono
allargati; ma avvenimenti anche recenti ci dicono che la
libertà religiosa, per non dire
la libertà e basta, è un bene
che non può mai considerarsi
definitivamente garantito».
- Come siete organizzati?
«La Cepple si raduna in assemblea ogni 4 anni. Tra
un’assemblea e l’altra il lavoro è condotto da un “Comitato di continuazione”, formato
da un rappresentante di ciascun paese (designato in accordo fra le chiese di quel
pae.se) e da un supplente. Uno
dei membri del Comitato è
designato a costituire l’ufficio
di presidenza insieme con il
presidente (eletto dall’assemblea) e con il segretario (eletto dal Comitato».
- Non vi sentite un po ’ un
doppione di altri organismi
ecumenici ?
«La recente assemblea di
Aveiro si è proprio interrogata sull’utilità della Cepple,
dato il numero consistente di
Il pastore Salvatore Ricciardi
organismi ecumenici e la
conseguente possibile sovrapposizione di campi di attività
e di interesse. Confortata dal
parere preventivo delle chiese
membro, la Cepple ha ritenuto di poter continuare il proprio lavoro, nel quadro di una
comune riflessione teologica
condotta dalle chiese di minoranza... e per offrire la possibilità, come si dice, di fare
insieme quello che non è
strettamente necessario fare
ciascuno per proprio conto».
- Qual è il rapporto con le
chiese che aderiscono alla
Cepple?
«Ogni due anni l’ufficio di
presidenza della Cepple incontra gli esecutivi delle
chiese membro. È un utile
momento di verifica, che impedisce tra l’altro a questo
piccolo organismo ecumenico
di vivere troppo distaccato
dalla realtà e dai problemi
delle chiese locali».
valdese. Che rapporti avete?
«Credo che ci sia stato un
tempo in cui l’alta considerazione in cui la Chiesa valdese
è tenuta ovunque abbia provocato reazioni di gelosia nella
Celi. Le delegazioni che venivano in Italia per visitare questa chiesa così ricca di storia
si seguivano una dopo l’altra,
ma non venivano a visitare i
luterani. Talvolta un pastore
luterano veniva a sapere che il
suo vescovo in Germania aveva fatto una visita nella sua
città solo conversando con un
collega valdese.
Questo oggi non avviene
più, anzi si è sempre più interessati a coivolgersi reciprocamente nelle varie iniziative; sono certo che anche noi,
come Celi, preciseremo sempre meglio il significato del
nostro ruolo stabile in un
quadro di collaborazione crescente. A Trieste e a Brindisi
la Celi e la Chiesa valdese
hanno iniziato una cura pastorale in comune, con reciproca soddisfazione, che sta
dando i suoi frutti. Personalmente sono molto lieto di ricoprire la carica di decano
della Celi in un momento ii
cui si aprono le prospettive di
una collaborazione più ampia
e intensa con le chiese battiste, metodiste e valdesi».
- Come si pongono i luterani italiani rispetto al settimanale «Riforma» ? Oltre a
una maggiore collaborazione
è ipotizzabile una qualche
forma di «compartecipazione» al periodico?
«Leggo con interesse Riforma e anche le notizie dalle
valli valdesi, dove, del resto,
sono stato pastore per un anno, a Luserna San Giovanni.
Credo che fra i luterani in Italia ci siano solo una cinquantina di abbonati a Riforma,
forse anche perché costa n
triplo del nostro mensile l»iteinander-Insieme. Io vedo
diverse possibilità di collaborazione, sotto forma di articoli, invio di notizie e anche
corsi di formazione per giovani redattori. Fra l’altro uno
di questi corsi è stato tenuto
con successo a Santa Severa
pochi anni fa, con l’appogg'O
anche delle chiese della Federazione.
Per quanto riguarda un e
ventuale partecipazione del
Celi a Riforma, per esempi»
sotto forma di un inserto p»
riodico, credo che occorrere
bc un lungo periodo di prep^
razione accurata. Sono co
munque convinto che sia a
solutamente sensato cercare
concentrare le nostre forze».
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Vita
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PAG. 5 RIFORMA
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pastore
valdese Edoardo Aime è morto all'età di 80 anni a Luserna San Giovanni
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€irlo verso la carriera mili«Ìio mandò perciò a fre'“Stare l’Accademia navale
«verno, ma Edoardo non
Sava a proprio agio, e la¡5 dopo un anno. Il padre
itòancora, e lo inviò alla
^la militare di Modena ma
Se questa volta Edoardo
riuscì a spuntarla La sua in¡jone era quella di fare il
««tote e perciò, con un po’ di
^do dopo queste disavvengiÌMitari, si iscrisse alla facoltà di teologia di Roma,
forante gli studi, come era
{ODSuetudine allora, prese
«tatto con il lavoro pastora( vivendo diverse esperienje; fu a Prarostino, a Riesi, a
K(jina e altrove, venendo così
iposcere molte realtà.
Nell’ottobre del ’40 fu nominato pastore del Serre di
Angrogna, posto che occupò
fino al ’48; un periodo tra i
più difficili, a causa delle vicende belliche. Le cose naturalmente si aggravarono ancora di più dopo l’8 settembre
’43 con la Resistenza: i partigiani della Val d’Angrogna
ricordano che Aime seppe
scegliere senza esitazione e
senza compromessi da quale
parte stare, e con coraggio resistere alle intimidazioni e
minacce dei nazifascisti.
Nel ’48 fu nominato pastore a San Lorenzo: fn pratica
dunque continuò a rimanere
nella Val d’Angrogna; successivamente andò a Bobbio
Pellice, dove rimase dal ’59
al ’68. In quegli anni, tra le
altre cose, si occupò anche
della diaconia; prima come
direttore della Casa delle dia
II pastore Edoardo Aime
conesse, poi come membro
della Ciov; in quest’ultima
veste, come viene ricordato
in questa stessa pagina, svolse un ruolo fondamentale.
Nel ’67 fu nominato presidente della Ciov e nell’anno
successivo assunse questo incarico a pieno tempo, la
sciando così il lavoro parrocchiale. La necessità di un impegno a pieno tempo si giustificava con quanto allora
stava bollendo in pentola circa la ristrutturazione delle
opere diaconali, sia sul plano
giuridico e istituzionale che
su quello edilizio. Aime si
buttò senza risparmio in que^
st’avventura, rischiando anche del proprio: ebbe però la
soddisfazione di vedere la
buona riuscita dei progetti.
Nel ’78 fu collocato in emeritazlone; il tempo regolamentare per lui non sarebbe stato
ancora scaduto ma la sua fibra
aveva ceduto. Iniziò così per
lui un lungo periodo in cui si
vide immobilizzato, costretto
a dipendere in tutto dagli altri;
affrontò serenamente quest’
ultima battaglia, assistito con
amore dalla moglie. Si è spento lo scorso 23 luglio.
Maestro di canto
FERRUCCIO CORSANI
1 cristi valdesi non più tanto giovani identificano
bardo Aime con la Compone del canto sacro, che
presiedette per oltre
’anni con dedizione e
. Tra il 1950 e il
lavorava più che altro
tradizionali, con le
fc Consuete feste di canto,
ma per la vai Pellice e una
pia vai Chisone-Germana(p ogni tanto quella unica, generalmente nei più capienti templi di Torre Pellice
eLusema.
Allora si mirava a fare stuare e conoscere meglio gli
inni meno noti (italiani e
francesi), e a proporre alle corali l’occasione per un fraterno incontro, utile per suggerinuove idee, per valutare i
pregi e i difetti delle esecuzioni proprie e altrui. Poteva
accadere che qualcuno pase dall’idea del «confrona quella deH’«emulazione» 0 della gara: contro tali
tentazioni Aimc lottò sempre,
sia nei suoi messaggi ai coristi sia nella pratica musicale.
Egli seguì inoltre altri due
criteri: il progressivo miglioramento dei canti collettivi (e
in ciò fu validamente aiutatoli
dai direttori di coro); e l’orientamento del gusto verso
la musica della grande tradizione musicale luterana (i corali) e calvinista (i salmi),
biasimevolmente trascurate
nella prima metà del secolo.
Lo stesso ideale perseguì
Aime, con i colleghi della
commissione per il Nuovo Innario (1950-1969), secondo
l’indirizzo segnato (da quanto
mai tempo!) dagli innari francese (1938) e svizzero-francese (1936): fu un lavoro improntato a fermezza e moderazione insieme.
Fermezza nel promuovere
la rivalutazione del classico
malgrado le diffuse incomprensioni; moderazione nell’
accettare i contributi innologici di diverse scuole, epoche
e stili, purché dignitosi e confacenti al culto. Per tutto questo e per la sua costanza, attenta e incoraggiante, sono
grati a Edoardo Aime tutti
quelli fra noi che amano e
coltivano la musica sacra.
Presidente della Ciov
FRANCO DAVITE
facoltà valdese di teologia
j Iscrizioni al Córso di laurea
Per l'immatricolazioné al corso di laurea va presen^ domanda alla segreterìa entro il 15 setternbre su
'hodulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede ia
¡,thalurità classica o altro tìtolo di secondaria superiore
Jl'ucficato equipollente con Fòbblìgo di esami integratiUn anno di studio integrativo viene richiesto a coloche non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria
Superiore. La frequenza è obbligatoria. ?
Borse di Studio
I Per permettere la frequenza sono previste borse di
'®udio. La domanda per la borsa deve essere debita^¡^6 motivata. Informazioni più dettagliate sono reP^bilì presso il prof. Ermanno Genre, segretario.
Tasse accademiche
U tasse accademiche sono fissate, a partire dairenAccademico 1994-95, nella seguente misura:
^fso di laurea:
“'immatricolazione, £ 200.000
'■ frequenza per i quattro anni regolari, £ 150.000 a
.®«mestre
H^rizioni fuori corso, £ 150.000 l’anno.
importi vanno versati sul ccp n. 40252009 inte®®fo alla Facoltà.
tprogrammi dei corsi sono disponibili in segreteria.
^ ®^ifà valdese di teologia, vìa Pietro Cosse 42 ^^>«3 Roma, tei. 06-3210789 {segreteria telefonica),
i nstate la segreteria sarà chiusa; sarà nuoaperta e a disposiziorte degli studenti all’inisettembre.
Il segretario: prof. Ermanno Genre.
La presidenza di E. Aime
(1968-1978) corrisponde
a un periodo di profonda trasformazione dei nostri istituti
nell’ambito della Ciov. Per
esempio da infermeria con un
solo medico a pieno tempo, i
nostri ospedali sono diventati
ospedali classificati di zona.
Il Sinodo del 1968 discuteva ancora le alternative per
cui gli ospedali avrebbero potuto rimanere piccole strutture «in cui si fa un po’ di tutto» (e quindi oggi sarebbero
chiusi) oppure anche diventare case di riposo o orfanotrofi. Si trattava dunque non solo di ammodernare le strutture, ma di ripensare il significato e la funzione non solo
degli ospedali ma di tutti i
nostri istituti.
Così, mentre gli orfanotrofi
venivano profondamente trasformati (si veda quello femminile di Torre Pellice) o
chiusi (Pomaretto), gli altri
passavano da una gestione familiare e artigianale alle opere che conosciamo oggi (Rifugio e Asilo di San Germa
Unioni femminili
Incontro
a Vaumarcus
Dal 23 al 25 settembre si
svolge presso Vaumarcus
rincontro romando delle donne denominato «Equinoxe
94» sul tema «Il conflitto è la
vita». L’incontro, organizzato
da un gruppo di lavoro della
Federazione svizzera delle
donne protestanti, è aperto a
tutte. 1 conflitti fanno parte
della nostra vita, e ci si propone di discutere insieme
quelli che ci toccano e di condividere il nostro modo di viverli e gestirli; si lavorerà in
gruppi, atelier di musica e
teatro, studi biblici.
Le iscrizioni devono pervenire a Marie-Laure Jakubec, rue Haute 9, 2013 Colombier (Svizzera). Per infórmazioni: Françoise Vliffray
(011-6811056, ore serali). Il
telefono del Centro di Vaumarcus è 0041-38-552245.
Regala un abbonamento
riforma
In alta vai Cervo: Chiesa valdese di Biella
Nel vecchio tempio
dei «picapere
»
no), in cui si sono radicalmente modificati anche i rapporti con il personale che si è
sindacalizzato (con grande
scandalo dei più conservatori
delle nostre chiese).
Questo è il decennio che
Edoardo Aime ha vissuto e
realizzato con umiltà, attuando le decisioni sinodali anche
quando non corrispondevano
alle sue speranze e anche con
passione (ricordo le omeriche
discussioni in seduta con il
direttore amministrativo e
quelle con Bruno Rostagno
nel Sinodo 1970 sulla impostazione del lavoro), e infine
con molta perseveranza di
fronte agli enormi ritardi burocratici nelle approvazioni e
nei pagamenti che hanno talvolta messo in difficoltà la
gestione delle opere.
Se Aime è apparso un conservatore all’ala più giovane
della chiesa (e probabilmente
lo era) ha tuttavia saputo realizzare la più grande trasformazione nella storia della nostra diaconia e ha contribuito
in modo decisivo a fare delle
nostre opere quello che sono
adesso.
Luterani napoletani
Esprimersi
con la danza
Durante un incontro della
comunità luterana e della comunità cattolica tedesca di
Napoli, in giugno, i partecipanti hanno potuto assistere a
un modo diverso di esprimere
la fede. Ospite era Juliet Chri, stopher, proveniente dall’India, che lavora alla Radio vaticana. La sera prima Juliet aveva insegnato i pochi movimenti base per le mani: quante
cose si possono esprimere così! Fiori, uccelli, stelle, paura,
terra, colpa, potenza di Dio;
prende vita ciò che spesso si
sente, ma che mai si capisce
nella sua complessità: si deve
venerare Dio con tutte le forze, con tutta l’anima, con tutto
10 spirito. Questo è qualcosa
che noi protestanti abbiamo
del tutto perduto; pare che abbiamo solo la testa per pregare, ascoltare, cantare e vedere;
11 resto è immobile e inesistente. Il culto cominciò con
l’accensione della lampada e
con una danza con candele e
fiori su un vassoio, includendo così il Creatore e il creato.
(da Mitteinander -^-8 ’94)
FRANCO TAGLIERÒ_______
Come ogni anno anche nel
corso dell’estate che si è
appena conclusa la Chiesa
valdese di Biella ha trasferito
la sua attività nell’alta valle
Cervo, a Piedicavallo, con iniziative più numerose e qualificate rispetto al passato.
La vita comunitaria ha vissuto due momenti forti all’
inizio e alla fine del periodo
di apertura del centenario
tempio dei «picapere» (scalpellini). A metà luglio si è
svolto un incontro con la
Chiesa dei Fratelli di Casorzo
(Asti), che hanno voluto partecipare al culto tenuto in lingua piemontese da Tavo Burat. Al di là del momento cultuale è stata una giornata di
fraternità e di scambio, che
potrà ripetersi in futuro.
L’ultima domenica di agosto, in occasione del secondo
culto in piemontese, il gruppo delle donne ha organizzato un bazar e una pesca, che
hanno attirato nel tempio
molte persone di passaggio e
che hanno fatto da traino per
il culto. Una quarantina di
persone ha ascoltato con
grande partecipazione la vibrante predicazione di Tavo
Burat centrata sul passo delle
Nozze di Cana (Giovanni 2,
1-12). Nell’estate culturale di
Piedicavallo, oltre ad alcuni
concerti e a una mostra-concorso di pittura, organizzati
nel tempio valdese dall amministrazione comunale, sono state inserite due serate
storiche, tenute ancora da Tavo Burat'sul movimento dolciniano e da Franco Taglierò
sul valdismo medievale.
È stata una piacevole sorpresa, tenuto conto del periodo vacanziero, constatare che
il pubblico ha approfittato
numeroso della proposta culturale. Circa 70 persone per
fra Dolcino e una trentina
(malgrado un nubifragio) per
Valdo hanno non solo ascoltato con interesse gli oratori,
ma anche posto domande
pertinenti e soprattutto chiesto che l’iniziativa venga ripetuta l’anno prossimo, arrivando persino a suggerire temi e argomenti.
La chiesa di Biella, che durante l’inverno incontra qualche difficoltà a farsi ascoltare
in città, trova dunque in estate, proprio nel tempio costruito 100 anni fa dai valdesi
dell’Alta valle Cervo, motivazioni e stimoli nuovi che
vanno valorizzati e intensificati, sia sul piano della testimonianza che su quello storico-teologico.
TREVISO — Sabato 17 settembre, alle ore 17 a palazzo Onigo, la pastora Adriana Cavina parla sul tema: «Il senso della
vita. Incontro con la psicologia umanistica», a cura della
Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est e delle
chiese valdese e metodista di Mestre e Venezia.
MiARSALA — Il 26 luglio l’Evangelo della resurrezione è
stato annunciato in occasione dei funerali del fratello Salvatore Garzia di anni 79. Di lui vogliamo ricordare la
profonda fede e il coraggio con cui ha testimoniato ogni
giorno della sua vita l’Evangelo di Gesù Cristo nella città e
nella nostra piccola comunità. Ai figli, alla figlia e ai nipoti
tutti va il nostro affetto con la certezza della resurrezione m
Gesù Cristo.
FRALI — La comunità, confidando nell’Evangelo di Gesù
Cristo, è solidale con la famiglia di Elda Pascal ved. Peyrot, che ci ha lasciati.
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI PER IL 1994-95
Al Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi» di Firenze sono aperte le iscrizioni al corso, che da
quest’anno avrà durata quadriennale; la domanda va presentata entro settembre su modulo fornito dalla segreteria
stessa. Si richiede la maturità o il diploma di scuola secondaria superiore. 1/lè candidati/e dovranno contemporaneamente iscriversi a un corso universitario o a una scuola di formazione professionale nell’ambito educativo, sociale o sanitario (per esempio educatori/trici, assistenti sociali, infermieri/e). La quota di iscrizione per un anno è di
100.000 lire. Gli studenti possono chiedere di alloggiare
presso il convitto del Centro (in questo caso possono usufruire di una borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente) e inoltre, a loro scelta,
possono chiedere un prestito senza interessi, rimborsabile
aU’inizio della loro attività lavorativa.
II corso inizierà il 4 novembre; il programma è disponibile in segreteria. Per l’inizio dei corsi o per le scuole di
formazione professionale ciascuno dovrà seguire il calendario della scuola prescelta. Per la formazione diaconale,
e quasi sempre anche per la formazione professionale, le
iscrizioni sono a numero chiuso. Le ammissioni sono precedute da un colloquio e la frequenza è obbligatoria.
Per iscrizioni e ulteriori informazioni rivolgersi alla
segreteria del Cfd, aperta ad agosto e a settembre, presso
l’Istituto Gould, via dei Serragli 49, 50124 Firenze (tei.
055-212576; fax 055-280274).
6
PAG. 6 RIFORMA
All’A;
CERCATE IL DIO
DELLA LIBERTÀ
LIDIA MAGGI
A llora Iddio pronunciò
tutte queste parole dicendo; “Io sono il tuo Dio
che ti ha tratto dal paese
d’Egitto, dalla casa di servitù’’... ma tu ti sei fatto altri
idoli, hai costruito immagini
di quello che è in cielo, sulla
terra e nelle acque sotto la
terra. Hai adorato e reso culto
a cose di questo genere e io,
il tuo Dio, sono un dio geloso. Hai dimenticato di consacrarmi il sabato e costretto i
tuoi figli e le tue figlie e soprattutto lo straniero che abita
presso di te e piega la schiena
per il troppo lavoro; non hai
rispettato gli anziani, hai abbandonato tuo padre e tua
madre alla loro solitudine, hai
ucciso e commesso adulterio,
hai rubato e dichiarato il falso
contro il prossimo, hai desiderato di avere sempre di più.
Hai usato il nome del tuo Dio
per scopi vani, e io voglio
rimproverarti perché hai abusato del mio nome.
Ho asciugato
le vostre lacrime
Popolo mio, quando ti ho
incontrato eri un gruppo
di schiavi in Egitto. Voi eravate così stremati e oppressi
da non riuscire a vedere nessuna altra prospettiva e io che
ascoltavo i vostri lamenti, che
vedevo le vostre disgrazie,
sono intervenuto, ho asciugato le vostre lacrime, ho guidato i vostri primi passi come
una madre che segue amore
volmente la sua nuova figliolanza, vi ho aperto nuovi
orizzonti e chiamato alla libertà, vi ho fatto uscire dalla
terra di schiavitù.
Come potevo non liberarvi?
Io sono Jhw, colui che è, colui
che si è dimostrato essere durante la vostra storia, io sono
un dio di libertà che non sopporta la schiavitù della gente.
Potevo scegliere di proteggere
un popolo potente, gli egiziani, i vostri oppressori.
Sono il Dio
della libertà
No, non potevo scegliere
perché il Dio di libertà
non può stare dalla parte di
chi schiavizza, di chi usa e
abusa... non potevo scegliere
che voi, gruppo di servi senza dignità, senza nobile discendenza e stare dalla vostra
parte per costringere il faraone a spezzare il suo dominio
e lasciarvi andare. Voi avete
sperimentato la mia forza liberatrice e mi avete riconosciuto come il vero Dio, il
Dio d’amore che ha partorito
l’intera umanità, l’intero
creato, il Dio della libertà.
Avete compreso che non siete stati partoriti dal mio ventre per servire il più forte, ma
per vivere in shalom e praticare la giustizia. Ecco, siete
stati resi liberi, ma che ne
avete fatto della vostra libertà? Meglio sarebbe stato
per voi se aveste preferito le
cipolle degli egiziani e foste
rimasti schiavi, qualcosa di
ancora più terribile è accaduto al mio popolo...
Come posso essere ancora
il vostro Dio adesso che vi
sentite forti e giusti? Avete
partorito dèi muti e falsi che
giustificano la sopraffazione,
l’odio e la guerra. Voi figli e
figlie della libertà avete scelto di diventare come gli egiziani e di rendere schiavi altri
servi. La vostra storia ha
qualcosa di perverso, voi che
eravate schiavi adesso schiavizzate altre persone, altri popoli, altri figli e figlie del mio
ventre. Guardatevi, le vostre
parole sono dure, i vostri cuori sono pieni di sospetto, c’è
divisione tra di voi e troppo
spesso il litigio si sostituisce
al dialogo.
Avete dimenticato
la mia legge
Avete dimenticato la mia
legge d’amore, avete costruito prigioni e macchine di
torture sempre più sofisticate,
avete abbattuto muri e rialzato però nuove barriere. Perciò
io non vi chiamerò più Israele, ma popolo d’Egitto, e non
posso più essere il vostro Dio
perché nella libertà avete
scelto di ubbidire alla legge
del più forte, alla regola della
competizione, i miei precetti
di solidarietà e amore li avete
cancellati dai vostri cuori.
Guardatevi, intorno a voi ci
sono tragedie umane che si
consumano sotto la vostra in
«Allora Iddio pronunziò tutte queste parole, dicendo: Io sono l’Eterno,
l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese
d’Egitto, dalla casa di servitù. Non
avere altri dii nel mio cospetto.
Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono
lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o
nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir
loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo,
sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figlioli fino alla
terza e alla quarta generazione di
quelli che mi odiano, e uso benignità,
fino alla millesima generazione, verso
quelli che mi amano e osservano i
miei comandamenti.
Non usare il nome dell’Eterno,
eh ’è l’Iddio tuo, invano; perché l’Eterno non terrà per innocente chi
avrà usato il suo nome invano.
Ricordati del giorno del riposo per
santificarlo. Lavora sei giorni e fa’
in essi ogni opera tua; ma il settimo
è giorno di riposo, sacro all’Eterno,
eh ’è l’Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliolo,
né la tua figliola, né il tuo servo, né
la tua serva, né il tuo bestiame, né il
forestiero eh’è dentro alle tue porte;
poiché in sei giorni l’Eterno fece i
cieli, la terra, il mare e tutto ciò eh ’è
in essi, e si riposò il settimo giorno;
perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato.
Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non attestare il falso contro il tuo
prossimo.
Non concupire la casa del tuo
prossimo; non concupire la moglie
del tuo prossimo, né il suo servo, né
la sua serva, né il suo bue, né il suo
asino, né cosa alcuna che sia del tuo
prossimo.
Or tutto il popolo udiva i tuoni, il
suon della tromba e vedeva i lampi e
il monte fumante. A tal vista, tremava e se ne stava da lungi. E disse a
Mose: Parla tu con noi, e noi t’ascolteremo; ma non ci parli Iddio, che
non abbiamo a morire.
E Mosè disse al popolo: Non temete, poiché Dio è venuto per mettervi
alla prova, e affinché il suo timore vi
stia dinanzi, e così non pecchiate. Il
popolo dunque se ne stava da lungi;
ma Mosè s’avvicinò alla caligine
dov’era Dio.
E l’Eterno disse a Mosè: Di’ così ai
figlioli d’Israele: Voi stessi avete visto ch’io v’ho parlato dai cieli. Non
fate altri dii accanto a me; non vi fate dii d’argento, né dii d’oro. Fammi
un altare di terra; e su questo offri i
tuoi olocausti, i tuoi sacrifizi di azioni di grazie, le tue pecore e i tuoi
buoi; in qualunque luogo dove farò
che il mio nome sia ricordato, io
verrò a te e ti benedirò. E se mi fai
un altare di pietre, non lo costruire
di pietre tagliate; perché, se tu alzassi su di esse lo scalpello, tu le contamineresti. E non salire al mio altare
per gradini, affinché la tua nudità
non si scopra sovr’esso».
(Esodo 20)
differenza: i vostri malati di
Aids vivono nella solitudine,
accogliete donne africane nella vostra terra per fame delle
prostitute e negare loro la libertà, i vostri disoccupati vivono nel panico del futuro e
voi continuate a rimanere indifferenti a tutto ciò, anzi, alimentate odi razziali e guerre
fratricide. È questo che ha generato la divinità muta del
progresso senza solidarietà, è
questa la legge che le vostre
menti perverse hanno costmito? No, non vi chiamerò più
popolo mio, ma figli e figlie
di Babai, il padrone.
Mi sono messo
nei vostri panni
Ho provato a capirvi, ho
voluto sapere come tutto ciò è potuto accadere, ho
voluto pure io essere figlio
nato dal ventre di donne; forse, così ho pensato, camminando accanto a voi, con piedi e mani simili ai vostri,
avrei così potuto mostrarvi
ancora una volta cosa intendo
per giustizia. Non mi volevo
arrendere, ma forse tutto questo è stato inutile.
Mi sono messo nei vostri
panni, ho cercato di ascoltare
le vostre ragioni, ho lavorato
e sono stato come voi vulnerabile alla gioia, al dolore e
alla malattia. Ho voluto conoscere i segni della miseria
e della violenza sul mio corpo... forse così, ho sperato,
avrei potuto capire meglio e
intervenire in maniera più incisiva. Dove ho sbagliato,
popolo mio?
Cercate
il vostro Dio
Poftolo d’Egitto, ecco il
tftnpo si avvicina in cui
prenderò per mano tutti i miei
figli e le mie figlie emarginati
e stanchi, insegnerò loro la
solidarietà e li chiamerò ad
annunziare la mia giustizia.
Li chiamerò popolo mio e
non più schiavi, emarginati,
prostitute, io li consolerò,
rafforzerò i loro passi ed essi
formeranno la mia chiesa, la
Nuova Israele. Quanto a voi,
guardatevi intorno e chiedetevi dov’è il vostro Dio e chi è
il vostro Dio... forse siete ancora in tempo per scoprire
dov’è.
Popolo d’Egitto, lascia andare il mio popolo di schiavi, uy
dalla casa di schiavitù, e se
anche tu cerchi libertà, il mio
popolo oppresso ti indicherà
la strada».
Vogliamo credere
Non crederemo mai al diritto del più forte,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Noi vogliamo credere ai diritti dell’uomo,
alla mano aperta,
alla potenza del nonviolenti
Non crederemo mai che non dobbiamo occuparci
di quanto succede lontano da noi.
Vogliamo credere che il mondo intero
è casa nostra,
un campo in cui seminiamo,
e in cui tutti mietono quello che tutti
hanno seminato.
Non crederemo mai che noi possiamo combattere
l’oppressione altrove,
se tolleriamo l’ingiustizia vicino a noi.
Vogliamo credere che il diritto è unico,
qui come là,
e che noi non saremo mai liberi
fintanto che un solo uomo è in schiavitù.
Non crederemo mai che la guerra e la fame
sono inevitabili,
e la pace inaccessibile.
Vogliamo credere alle piccole azioni,
all’amore dalle mani nude,
alla pace sulla terra.
Non crederemo mai che ogni pace è vana.
Non crederemo mai che il fallimento
e la morte saranno la fine.
Osiamo credere sempre e malgrado tutto
nell’uomo nuovo.
Osiamo credere al sogno di Dio stesso:
nuovi cieli è nuova terra,
in cui abiteranno la giustizia e l’amore.
Per questo Dio si è sacrificato.
Lui stesso,
per amore, verso tutti gli uomini.
Acat
(Tratto da Quando è giorno?, delia Cevaa, 1994)
I
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Si
^¡^¡one in abb. postale/50-Torino
dì mancato recapito rispedire a:
' 1"®®:._.talli 10066-Torre Peliice
Fondato nel 1848
l'Editore
j diritto di resa
si impegna a corrispondere
Concorsi e maneggi
La stagione d'oro
del cavallo
Il Pinerolese si è riunito sugli spalti costruiti in piazza
"d’Armi per il ritorno in grande stile dell’ippica nella città
che fu di Caprini, ma il cavallo sta vivendo da qualche anno
a questa parte una vera stagione d’oro anche nelle vallate.
|.Là sua presenza è legata soprattutto a forme di turismo monetano, come attività collaterale all’agriturismo o ai rifugi alpini; c’è anche qualche centro ippico vero e proprio ma, come
■è accaduto recentemente a Villar Peliice, i risultati sono
^Ipesso inferiori alle aspettative. Non tutti sono infatti disposti a pagare le circa 20.000 lire orarie per una passeggiata a
'^avallo e del resto i costi per gli allevatori non sono bassi,
■jdspetto a un recente passato comunque il numero di cavalli
¡presenti nelle valli non si è ulteriormente espanso; secondo i
[dati forniti dalle Ussl risultano esserci 178 animali nelle valJi Chisone e Germanasca, 325 in vai Peliice con 119 scuderie, e 1.412 cavalli con 378 scuderie nel Pinerolese.
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VENERDÌ 9 SETTEMBRE 1994
ANNO 130 - N. 34
Alcuni di loro sono qui da
qualche anno, altri da
pochi mesi; in gran parte se la
cavano con la nostra lingua e
in alcuni casi l’hanno imparata davvero bene. Li incontriamo nei negozi o dal medico, iloro bambini sono spesso i
compagni di scuola dei nostri
figli, ma in gran parte non
sappiamo poi molto dei circa
cinquanta profughi che da diverso tempo vivono nelle nostre vallate. Il loro arrivo in
alcuni casi era stato preannunciato, atteso, in molti si
sono mobilitati per una buona
accoglienza e nel nome della
solidarietà sono state fatte
delle collette, sono stati raccolti indumenti, scarpe, generi di prima necessità. E poi?
Poi lentamente gli aiuti so
UN IMPEGNO NON OCCASIONALE
PROFUGHI
CARMELINA MAURIZIO
no andati scemando, l’interesse per i profughi si è in
gran parte dissglto e forse
molti di noi non sanno che
nonostante la solidarietà, i
doni e un’accoglienza spesso
calorosa i problemi che giorno per giorno queste famiglie, sradicate in modo violento dalla loro terra e arrivate qui come altrove con qualche speranza, sono grandi,
vari e complessi. Che fare?
Non c’è probabilmente una
ricetta che possa fornire soluzioni magiche a problemi come la mancanza di un lavoro,
la solitudine, talvolta l’impossibilità di comunicare e
parlare di sé in una lingua
che non è la propria.
Qualcosa però si può e forse si deve fare: sicuramente si
può essere più attenti, non dimenticare, provare ad essere
■ solidali non solo regalando i
LIRE 1300
vestiti che noi non usiamo più
(forse perché non ci piacciono, sono fuori moda) o partecipando a qualche colletta.
Soprattutto occupiamoci dei
profughi senza retorica e non
soltanto quando è la televisione a ricordarci che per esempio in Bosnia c’è ancora la
guerra. In ogni caso proviamo
a fare della solidarietà verso
di loro un impegno non occasionale, a confrontarci invece
con le loro culture, le loro tradizioni, per meglio andare incontro alle loro necessità, nella consapevolezza che in un
mondo sempre più «interdipendente» le cause che impongono ai singoli e ai popolo di trasferirsi in altri paesi
sono spesso tali da non lasciare possibilità di scelta.
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speranze
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Non ci sono prospettive
immediate per i 300 lavoratori dell’Annovati, a casa dall’
inizio di agosto quando la
proprietà è stata sommersa da
oltre 110 miliardi di debiti e
ha chiesto l’applicazione dei
benefici della legge Prodi, rinunciando alla titolarità
dell’azienda. Nominato il
commissario in tempi brevi
(10 agosto la data di insediamento di Carlo Robotti) si
sta ora lavorando per una
possibile ripresa.
Il commissario sta facendo
il piano dei conti per definire
le linee strategiche, ma intanto i tempi burocratici si allungano e con essi le*prospettive
per i lavoratori di percepire
quattrini. Chiusa la parentesi
delle ferie, è stata chiesta la
cassa integrazione straordinaria da agosto, ma il rischio è
che prima di fine anno non ci
sia l’ok dairinps; a quel punto la cassa dovrebbe avere
due anni di validità. Nel frattempo nessuno pare in grado
di anticipare ai dipendenti
nemmeno un acconto, né il
commissario né la vecchia
proprietà; c’è qualche speranza di riprendere l’attività almeno per un reparto a fine
settembre e il commissario si
sta attivando per redigere un
piano credibile da presentare
nlle banche per chiedere un
finanziamento, ma si tratterebbe comunque di un numero limitato di operai.
Attualmente in fabbrica vi
Sono pochissime persone,
quelle impegnate nel presidio
dolio stabilimento, qualche
tecnico. Per le famiglie monoreddito derivante dall’Ant'ovati si prospettano dunque
tempi duri; vedremo .se si riusciranno ad attivare meccanismi di solidarietà ma il lavoro
dol commissario è anche volto al miglioramento della situazione economica e di mer^nto, ponendo anche le basi
per una possibile vendita.
I cantieri estivi e altre iniziative allo studio di Comunità montane e Regione
La tutela dell'ambiente può fornire lavoro
PIERVALDO ROSTAN
Da diversi anni si dice che
a livello nazionale l’ambiente potrebbe offrire almeno 200.000 posti di lavoro; il
territorio è sempre più degradato, la montagna si spopola:
occorre, intervenire. Nel frattempo zone come la nostra,
al pari di altre, denunciano
un progressivo calo di posti
di lavoro e una forte presenza
di disoccupati nella fascia dei
quarantenni con poche speranze di riconversione a una
nuova attività.
«Fino all’anno scorso spiega Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca - avevamo dato vita ai
tradizionali cantieri di lavoro
aperti ai disoccupati, ma alla
fine ci siamo accorti che vi
partecipavano solo persone in
grave difficoltà, con pochissima conoscenza e capacità
di lavoro sull’ambiente e abbiamo dovuto\rinunciare. Ancora quest’estate abbiamo
lanciato un cantiere destinato
a lavori al forte di Fenestrelle
ma con scarsi risultati; se ne
riparlerà in primavera». In
vai Peliice il cantiere è stato
promosso ma vi sono state
solo sei richieste su otto posti
disponibili per cui i termini
del bando sono stati prorogati: «La durata del cantiere spiega Franco Cairus, che segue il settore come tecnico
della Comunità montana - è
di un anno per un massimo di
80 ore al mese. Abbiamo in
programma interventi al giardino botanico del Barant, pulizia torrenti e affluenti, lavoro su aree attrezzate. Una
persona diplomata dovrà seguire la squadra».
Questo intervento sarà pos
sibile grazie a fondi della
Provincia ma sarebbe molto
importante garantire la continuità: gli oltre 8.000 ettari di
foreste della sola vai Peliice
non possono basare il loro
equilibrio su cantieri episodici. Una positiva esperienza in
questo senso viene dalla squadra di operai forestali che, attivata qualche anno fa per un
periodo di pochi mesi e per
cinque persone, è diventata di
otto operai e lavora permanentemente in valle con risultati più che interessanti sui
boschi comunali in particolàre di Bobbio Peliice, di Villar
e di Rorà. Recentemente la
Regione ha dec\so un altro intervento, ancora sull’assetto
idrogeologico, stanziando oltre mezzo miliardo per le valli, una cifra solo apparentemente elevata. «Con i. 155 milioni che arriveranno in vai.
Chisone - aggiunge Ribet contiamo di far lavorare una
cooperativa che si va a formare in valle, con l’auspicio che
si possano più avanti trovare
altre risorse per garantire un
futuro a quest’attività. La recente legge sulla montagna
consente a un ente come il
nostro di affidare a cooperative locali fino a 300 milioni di
lavoro l’anno e ci muoviamo
in questa direzione».
In vai Peliice i finanziamenti arriveranno direttamente ai Comuni, ma sarà
ancora la Comunità montana
a fare da ente coordinatore;
gli alvei dei torrenti, come la
foto dimostra, necessitano di
intervento, sia per l’accumulo di detriti che per la enorme
crescita di alberi nel letto dei
corsi d’acqua. Le valli hanno
bisogno di persone in grado
di cogliere queste occasioni
di lavoro.
L'editrice Claudiana ha pubblicato un
libro che raccoglie un vasto repertorio
di leggende delle valli valdesi. Quella
che presentiamo fa parte di un tapitolo
sulle fate benefattrici.
A un quarto d’ora di cammino dal villaggio di San Lorenzo, la strada
maestra, tortuosa e in salita, attraversa un
torrentello chiamato il Vèngie, in dialetto.
La vista da quel tornante è assai pittoresca. Al di sopra della strada si erge
una grande roccia, leggermente inclinata
verso i passanti, minacciosa. Le àcque
colano impetuose lungo piccole rocce,
formando qua e là tante minuscole cascate, la cui eco sembra particolarmente
cupa di notte; al di sopra del ponte precipitano con fracasso ancora maggiore
grazie all’eco flella volta sonora; e i salti
capricciosi e irregolari della rapida corrente assumono per un instante un tono
più grave. Tutto intorno, una vegetazione folta e varia proietta ombre bizzarre,
aggiungendo nuove attrattive a quel luo
ILEILO DEI GIORNI
LA FATA
____________MARIE BONNET____________
go selvaggio. I viandanti che si sono attardati affrettano il passo, al crepuscolo,
quando arrivano ai piedi della grande
roccia, perché la natura vi è troppo animata e rumorosa per non emozionare
anche il più coraggioso. Non c’è da stupirsi che il Vengie abbia le sue leggende;
ecco la più conosciuta.
Il 24 giugno di ogni anno, tra la mezzanotte e l’una, un’ombra bianca appare
misteriosamente sulla sommità della
Roccha dar Vengie. Ha l’aspetto di una
vecchia contadina completamente nuda,
magra e scarna, coi capelli grigi scarmigliati, dall’aspetto affatto soprannaturale.
Ha lo sguardo fissò sul suo lavoro: sotto il braccio sinistro stringe un’enorme
conocchia e, con mano attiva, fila la sua
lana bianca, lasciando pendere il fuso
lungo la roccia. Quando ha filato l’agugliata, richiama a sé il fuso con un gesto
nervoso, arrotola il filo grossolano attorno alla conocchia e ricomincia il lavoro.
Se la notte è scura, nessuno la vede; ma
se i raggi della luna rivelano la sua figura dinoccolata e il filo chiaro che scende
verticalmente verso la strada, ogni giovanotto che passi di lì potrà tentare di afferrare il fuso fatato.
Se ci riesce, la sua fortuna è assicurata:
farà un buon matrimonio e i suoi giorni
trascorreranno serenamente, in seno alla
famiglia. Allo scoccare dell’una, la vecchia sparisce, non si sa dove né come, e
non tornerà a riprendere il suo compito
notturno che il prossimo San Giovanni.
(narrato da P. Benech, Cachet, Angrogna,
in M. Bonnet, Tradizioni orali delle valli vaidesi del Piemonte, ed. Claudiana).
In Questo
Numero
Enrico Godino
È stato un «precursore»
delle battaglie, ora condivise da molti, per eliminare le barriere architettoniche é per rendere le, città
più vivibili anche per chi
vive una condizione di dìsabilità. Ora Enrico Godino non ce l’hà più fatta, e
tocca a tutti proseguire la
sua giusta battaglia.
Pagina II
Partigiani
Al Bagnoòu di Angrogna si sono ritrovati ancora
una volta partigiani, amministratori e cittadini per ribadire le ragioni della Resistenza e l’impegno di tutti per mantenere vivo il
messaggio di libertà che da
quell’esperienza deriva.
Anzi, sono allo studio nuove iniziative per celebrare
da ques’autunno il cinquantenario della Liberazione.
Pagina II
L'Asilo in festa
L’Asilo dei vecchi di
San Germano Chisone è in
festa: sta ricordando, in
questi giorni, il centenario
dalla sua fondazione. Fu
una scelta, quella, di grande rilevanza sociale, che
vive oggi una continua attualità e si traduce in una
funzione per molti versi
insostituibile.
Pagina III
Parco o traforo?
In una zona montana di
frontiera, come è quella
rappresentata dalle valli
valdesi e dalla regione del
Queyras, il parco naturale e
il traforo sono scelte'di tipo
diverso per diverse ipotesi
di sviluppo. Di questo e de’
rapporto fra ambie'nte
montagna ed economia si è
parlato nel corso organiz
zato al Pra dal Tarn.
Pagina III
.. .
8
PAG. Il
Una tipica iavorazione artigianaie
RONACHi
CHIUSA LA RASSEGNA DELL’ARTIGIANATO — Otto
giorni di apertura al pubblico, un centinaio di e.spositori;
questo è ciò che la diciottesima rassegna di artigianato ha
offerto ai numerosi visitatori che sono entrati all’expo Fenulli. Non è stata comunque un’edizione particolarmente
riuscita: pochissime serate di buon livello sul palco (tantissima dpza ma poco altro) e rappresentazioni teatrali interessanti a palazzo Vittone ma con il viavai tipico dei luoghi
dove nulla si paga per l’ingresso. Alla fine è arrivato anche
Bruno Gambarotta a difendere la «fettina» piemontese in un
incontro organizzato dalla Coldiretti. Anche lo spazio allestito dalle chiese valdesi del secondo circuito, malgrado gli
sforzi, ha dovuto fare i conti con la scarsa visibilità della
collocazione. Qualcosa è dunque da rivedere e rinnovare
anche perché, se la rassegna ha assunto via via sempre più
le caratteristiche di una grande fiera permanente, quest’anno gli affari non sembrano essere andati troppo bene.
USSEAUX: RIMESSO A NUOVO IL MUNICIPIO — Con
una semplice cerimonia, a cui hanno partecipato gli amministratori locali e i rappresentanti di althi Comuni della valle, domenica 4 settembre è stato inaugurato il municipio di
Usseaux rimesso a nuovo. La casa del Comune era stata costruita poco dopo la metà del ’700 ed era stata ricostruita
circa un secolo dopo. «Gli spazi erano insufficienti e ormai
malridotti - ha detto il sindaco, FCmero - e così quattro anni fa abbiamo messo màno a un progetto che ci consente
ora rii eliminare le barriere architettoniche, di rifare gli impianti igienici, elettrici e il riscaldamento». La spesa è di
circa 200 milioni; nel municipio trovano spazio l’aula consiliare e l’ambulatorio al pian terreno, gli uffici al primo
piano e al secondo piano l’ufficio del sindaco, la sala giunta
e l’archivio comunale.
CONCERTI DI MUSICA SACRA — Per la terza volta, al
Castapeto di Villar Pellice, il coro e l’orchestra dell’Università di Bamberg, diretti dal maestro Michael Goldbach,
svolgono un seminario estivo durante il quale viene elaborato un concerto di musica sacra con opere composte nei
vari secoli. Dopo una prima settimana di lavoro e di prove,
si passa a concerti nelle chiese dei dintorni. Dopo due serate
a Torre Pellice e a Torino, i prossimi appuntamenti saranno
alla chiesa di San Pietro di Savigliano e nell’Abbazia di
Staffarda. Il programma prevede opere per coro e orchestra
di Schuetz, Bach, Mozart e Mendelssohn e mottetti per coro
a cappella di Hassler, Reger, Krug e Distler.
TARIFFE MENSE: + 5% — Aumenteranno di circa il 5% le
tariffe per la mensa scolastica di Torre Pellice: lo ha deciso
la giunta comunale la scorsa settimana. Verranno ovviamente mantenute le distinzioni fra tipi di scuola e le famiglie in difficoltà potranno usufruire della tariffa ridotta. Rispetto al passato è stata unificata la quota da versare per gli
alunni residenti e quelli provenienti da paesi vicini mentre
per le famiglie che hanno tre figli frequentanti le scuole materne, elementari e medie, verrà praticata una riduzione del
50% sul costo mensa del terzo figlio.
IN RICORDO DELL’AEREO CADUTO — Alle 20,30 del
13 ottobre 1944 un aereo del 31 ° squadrone South African
Air Force (uno dei sei caduti quella notte in missioni simili
e in luoghi simili, con il sacrificio di 48 giovani aviatori) si
schiantava sulla parete del monte Freidour, a 1445 metri
sopra Cantalupa: un bagliore, e otto vite furono stroncate.
L’aereo si stava predisponendo all’atte.so lancio; il cielo era
scuro nubi basse avvolgevano le montagne, diluviava. Di
quel velivolo restarono le lamiere contorte; si diede sepoltura agli otto inglesi caduti, qualcosa venne recuperato per
la Resistenza. Domenica 18 settembre, alle 10,30 si svolgerà una manifestazione per inaugurare un monumento in
ricordo di quei caduti sul monte Freidour. «Abbiamo deciso di materializzare - ha dichiarato il sindaco di Cantalupa,
Giustino Bello, allora alunno di prima elementare - con
questo monumento in cima alla montagna più alta della nostra zona, il ricordo di un gesto di solidarietà militare e
umana compiuto dalle forze alleate nei confronti della Resistenza locale. Nello stesso ricordo, abbiamo voluto abbracciare idealmente i partigiani e tutte le vittime della
guerra delle valli che si dipartono dal Freidour. Nel segno e
nello spirito della nuova Europa unita e determinata' nella
sua volontà di pace e di difesa dei valori umani e civili di
libertà, di democrazia e di tolleranza».
t Eco Delle "^lli ¥vldesi
Lottò per una città alla portata di tutti
Enrico Codino
GIORGIO GARDIOL
Alla fine il suo fisico non
ce Tha più fatta ed Enrico Godino se n’è andato. Lo
hanno ricordato in tanti al
suo funerale nella chiesa cattolica di San Lazzaro a Pinerolo. Erano in molti non solo
a ricordare la sua umanità, la
sua voglia di vivere nonostante T handicap e la grave
malattia che lo costringeva in
carrozzella, ma il suo apporto
alla cultura di tutta una città.
Sì, proprio alla cultura, non
quella che si può leggere sui
libri ma quella che si vive, la
civiltà.
Enrico ha fatto della sua vita una lotta prima per «deistituzionalizzare» gli handicappati e poi per costruire
una città vivibile per tutti.
Uscito dall’istituto aveva organizzato le prime riunioni
delle famiglie di handicappati, le aveva fatte aprire alla
partecipazione dei «norhiali»,
aveva preteso, lottando come
poteva, ben prima che ci fosse la legge, l’eliminazione
delle barriere architettoniche
negli edifici pubblici, nelle
banche, nelle case di edilizia
popolare. Per questo si era
scontrato con i «poteri forti»
della città che affermavano
l’onerosità di tale richieste e
Progressisti
Nuove forme
organizzative
Si sonò dati appuntamento
per il 22 settembre. In quella
data i progressiti del collegio
elettorale 19 scioglieranno il
nodo se dare vita ad un associazione (o a circoli territoriali) di progressisti che elaborino programmi e ricerchino
candidati in vista delle prossime elezioni amministrative di
primavera (per i Comuni, la
Provincia e la Regione). Nella riunione di ripresa del confronto tra le forze politiche
del 1° settembre erano presenti il Pds, la Sinistra indipendente, Alleanza democratica, il nuovo Psi, ex socialisti, Rifondazione comunista e
Verdi; assenti però la Rete e
il gruppo per l’Alternativa.
La necessità di mantenere
in piedi l’esperienza unitaria
che aveva portato all’individuazione di un programma e
di candidati comuni alle elezioni politiche della primavera scorsa è condivisa da tutti,
ma sul modo di funzionamento i pareri sono discordi.
Rifondazione ritiene che dopo
le elezioni vi siano stati atteggiamenti egemonici da parte
del Pds e che non venga rispettata a sufficienza l’identità di ciascuna forza del polo
progressista. Altri hanno lamentato la scarsa visibilità del
polo progressista sui temi più
importanti del dibattito politico. Per ovviare a tutto questo
il 22 settembre si decideranno
le forme organizzative a livello locale del polo, le iniziative
politiche e la ricerca delle
nuove alleanze (verso i popolari?) per pre.sentare una lista
vincente alle elezioni.
Parallelamente a questo
processo politico a Pinerolo,
sempre per iniziativa di esponenti dei polo progressista, si
stanno organizzando riunioni
(l’ultima in ordine di tempo si
è svolta lunedì 5 settembre)
che hanno lo scopo di individuare un programma amministrativo e un sindaco da proporre alle forze politiche non
solo «progressiste».
la loro impraticabilità in termini di «costi benefici».
Si era scontrato anche con i
«saperi tecnici» che dichiaravano «impossibile» l’eliminazione delle barriere in determinati edifici storici. La
sua ostinazione e il consenso
che aveva saputo creare attorno a sé, soprattutto tra
«quelli che stanno di sotto»
nella società, il fatto di rappresentare lui stesso, con la
sua carrozzella, la contraddizione vivente tra degli enunciati della politica e la vita
quotidiana, hanno fatto sì
che, vent’anni dopo l’inizio
della sua lotta, sia «normale»
progettare case di edilizia
economica e popolare con
ascensori di ampiezza adeguata per le carrozzelle, scivoli, scuole e chiese senza
gradini, seggi elettorali con
possibilità di accesso per tutti, che sia «normale» insegnare ai futuri geometri a
progettare stanze, corridoi,
gabinetti e scale pensando
anche a chi non può camminare, pensare ad una città più
«vivibile» per tutti.
Enrico non avrà monumenti
ma ogni volta che passerò su
uno scivolo (ancora troppo
malfatto!) non potrò fare a
meno di pensare a lui e alla
sua lotta.
Mostra a Porosa
Treni e trenini
che passione
« Treni e trenini » è il titolo
di una mostra di feiTomodellismo che si è tenuta sabato 3
e domenica 4 settembre nei
locali delle scuole elementari
e medie di Perosa Argentina.
La rassegna, che ha suscitato
molto interesse nel numeroso
pubblico, raccoglieva svariati
esempi di modellismo ferroviario, dai plastici di grandi
dimensioni alle riproduzioni
di locomotrici, a vapore e
non, ai più semplici vagoni
ferroviari in svariati stand di
diversi espositori.
Molti visitatori, soprattutto
anziani (alcuni anche con nostalgia), si sono fermati a osservare le fotografie che aprivano la mostra e che riproducevano le stazioni e il vecchio
«trenino» che una volta risaliva la vai Chisone da Pinerolo
a Perosa (il Gibuti). Più avanti una serie di plastici proponeva vari esempi di ricostruzioni di stazioni ferroviarie
(tra cui una riproduzione della vecchia stazione di Barge).
Il percorso, all’interno della
rassegna, proponeva poi una
serie di grandi plastici ferroviari tra cui uno allestito da
un gruppo modellifitico francese. A far quasi da cornice
alla mostra è stata inoltre
esposta una locomotiva a vapore del 1886 e vario materiale ferroviario restaurato.
La mostra nel suo insieme
si è dimostrata abbastanza interessante anche se però non
sempre nel percorso proposto
dalla rassegna il visitatore
aveva l’idea di essere accompagnato nel suo viaggio
all’interno del mondo del modellismo ferroviario, finendo
così per essere un po’ sbalestrato da tanto materiale che
gli si presentava davanti agli
occhi ma al di là di questo il
pubblico ha dimostrato di apprezzare questa iniziativa, peraltro abbastanza inconsueta
in vai Chisone anche per l’argomento trattato, dimostrandosi attento e interessato al
materiàle esposto.
Al Bagnoòu il raduno partigiano
Nuove iniziative
sulla Liberazione
plERVALD
li
Un momento della commemorazione
Circa un centinaio di persone, in gran parte ex partigiani con le proprie famiglie,
si sono ritrovati ad Angrogna
in località Bagnoòu per il 15°
raduno partigiano domenica
4 settembre, presso la lapide
dedicata a Jacopo Lombardini. I partigiani delle valli Pellice, Germanasca e Chisone
sono ritornati al Bagnoòu che
fu la sede di una delle prime
bande GL del Piemonte per
ricordare e commemorare il
giorno in cui cominciò la Resistenza, sia suTterritorio nazionale che all’estero, nei lager tedeschi.
Quest’anno gli interventi
dei vari oratori hanno avuto
come tema ricorrente la volontà di non dimenticare il
sacrificio dei partigiani
scomparsi e dei tanti deportati e internati proprio in un
momento politico così particolare come quello che l’Italia sta vivendo. Il richiarno
alTimpegno militante di chi
la Resistenza l’ha vissuta e
sofferta in prima persona è
stato molto forte, soprattutto
pensando alle nuove generazioni che purtroppo, come è
stato fatto notare spesso, non
sanno nulla né della Resi
stenza né dei partigiani. 11 ij.;
duno al Bagnoòu è stato l’oc,
casione per annunciare un;
serie di iniziative che a p„,,
re da quest’autunno celebri
ranno il cinquantesimo anni,
versario della guerra di Libe
razione nazionale.
In particolare il Comune d
Rorà ha organizzato per il 2,
settembre una giornata dedicata al tema dell’ospitalità e
della solidarietà della popolazione locale verso i partigiani
e gli ebrei perseguitati, mentre il Comune di Angrogna,
nell’ambito delle manifestazioni dell’Autunno in vai
d’Angrogna, dedicherà l’intera domenica 16 ottobre alla
Resistenza, soprattutto con
l’obiettivo di coinvolgere
giovani e bambini alla riscoperta delle gesta partigiane
attraverso il racconto dalli
viva voce di chi allora combattè su -questi monti. Durante il raduno, come sempre carico di emozioni e ricordi, è
stato anche commemorato Jacopo Lombardini rendendo
onore alla lapide; dopo le
orazioni il gruppo di Torino
«Cantovivo» ha coinvolto i
presenti con canti e cori ispirati alla Resistenza.
Con l'abolizione degli esami a settembre
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Il Consiglio dei ministri, alla fine di un caldissimo agosto, ha deciso che già a partire
dal prossimo anno scolastico
saranno aboliti gli esami di riparazione. Questa, che per la
scuola italiana è una novità
peraltro più volte annunciata,
segna una svolta anche nelle
abitudini e per l’economia di
non poche famiglie. L’esame
di fiparazione a settembre,
che solo nel Pinerolese negli
ultimi anni riguardava mediamente il 35% degli studenti
(con punte del 40-50% all’
istituto professionale e all’alberghiero), significava un
gran condizionamento per le
ferie familiari e non solo, poiché nella maggioranza dei casi gli studenti ricorrevano a
lezioni private, e questo ha
rappresentato sino ad oggi
una spesa non indifferente per
le tasche dei genitori.
A Pinerolo, come altrove
nelle vallate circostanti, una
lezione di un’ora costava durante quest’estate dalle 2025.000 lire'(di solito questo è
il prezzo richiesto dagli studenti universitari) alle 3540.000, tariffa pretesa dagli
insegnanti di ruolo e con
esperienza. Mediamente uno
studente rimandato a settetnbre usufruiva di 1-2 lezioni i
settimana per almeno un me;
se, un mese e mezzo; i conti
si fanno in fretta e così si ap'
pura che nel giro di poco pi"
di due mesi sono circolate cifre rilevanti.
Tutto questo per legge do;
vrebbe sparire e al posto degl'
esami di riparazione, che 2
sentire i ragazzi delle supc;
riori di Pinerolo così come'
loro colleghi altrove in Itali^’
non saranno rimpianti, saranno attivati corsi di recupe''®
gestiti a partire dagli esiti degli scrutini del primo quadnmestre (gennaio-febbraio) h'
no alla metà di luglio dal'®
singole scuole. Gli insegnan
e i ragazzi si troveranno certamente di fronte a un nuov®
modo di gestire randamenj®
scolastico e gli oltre 1-50
studenti che per l’ultima voi
quest’anno a Pinerolo hanir
affidato le loro sorti all
me di settembre dovrann
abituarsi in fretta a non conte
re più sul recupero estivo,
quanto alle lezioni priva
certo non spariranno, ma co
buona probabilità dovrebbe'
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scolastico.
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¡^svolta al Pra una parte del corso regionale del Tam-Club alpino italiano
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ler lo sviluppo montano in zone di frontiera
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Val Penice, nella conPra e al giardino botaColle Barant. Il Tarn
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jpei dove le tematiche soio'coinuni.
Per i 60 partecipanti si è
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eperenti realtà che intera|cono in una zona montana
er di più di frontiera. Ecco
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fratoni pubblici italiani, è
Itervenuto anche una delle
lime del confinante parco
¡ionale del Queyras, che ne
ifflustrato le dinamiche e le
lità. Anche perché il diio generale sui parchi, afjtato in prima battuta con
ilervento di un funzionario
Regione Piemonte, è
lerso puntualmente negli
li interventi, vuoi per ¡pone la costituzione in
Secóme elemento di ereanche economica, vuoi
loffie possibile rischio di
;o alle attività agricole
iistenti. Ci sono in fondo
fantasmi che si aggirano
invaiPellice da molti anni: il
pib vecchio si chiama traforo
del Colle della Croce, il secondo, in antitesi col primo, è
proprio il parco.
L’ésperienza francese (pur
tenendo conto delle leggi diverse) è lì a dimostrare come
ffl'area possa essere valorizaste proprio grazie al parco;
Istelazione di Blanchet, in
.flpresentanza del Queyras, è
*ta fra quelle più appassionanti. Eppure anche sul versante francese gravano ipote
La conca del Pra
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che; c’è chi vorrebbe grandi
progetti infrastrutturali,
un’economia già attualmente
basata al 90% sul turismo può
provocare dei danni e indurre
mutamenti da cui sarebbe difficile tornare indietro. Recentemente le municipalità hanno disposto il blocco della auto a Ristolas nel tentativo di
gestire in qualche modo un
flusso turistico che ha portato
in due mesi 40.000 ospiti.
Ogni area del parco ha comunque le. sue vocazioni
chiaramente individuate; se
ne tiene normalmente conto
per programmare lo sviluppo
della zona.
Analogamente sul versante
italiano si è cercato di costruire un futuro, alle popolazioni locali senza troppo intervenire sull’ambiente; i rappresentanti della Comunità
montana vai Pellice hanno illustrato il lavoro svolto in
questi anni per l’agricoltura
montana. Su un patrimonio di
22 alpeggi comunali, oggi 17
sono utilizzati regolarmente e
in ben 15 vi sono allevatori di
età inferiore ai 40 anni. Questo risultato è stato possibile
grazie agli interventi sulla
viabilità di accesso, sulle
strutture edilizie e garantendo
agli alpeggi la fornitura di
energia elettrica grazie all’installazione di piccole centraline idroelettriche con potenze
variabili dagli 800 watt ai 30
kw, e questo è stato ottenuto
senza gravi compromissioni
dell’ambiente, senza cioè
produrre colate di cemento
come si sono viste in zone
anche vicine.
La gestione della fauna, la
reintroduzione dello stambecco, le prospettive di un’oasi
di protezione come quella del
Barant, gli studi previsti sulla
salamandra nera, i progetti
Interreg che si svilupperanno
su varie direzioni sono stati
illustrati dai relatori a un pubblico chiaramente motivato
ma anche molto coinvolto
nelle attività.
Sul rapporto ambiente,
montagna ed economia abbiamo sentito Anita Tarascio,
presidente del Tarn del Piemonte e "Valle d’Aosta: «Da
decenni assistiamo senza poter fare molto allo spopolamento della montagna - ha
detto Tarascio -; si tratta indubbiamente di un’evoluzione naturale che significa però
anche il rischio della fine della cultura alpina. Proprio per
questo la montagna va cono
sciuta, studiata-da diversi
punti di vista e quindi tutelata. Siamo di fronte a una trasformazione radicale che va
in una certa direzione e che
però può essere modificata;
comunque è necessario che la
montagna continui a vivere
grazie ad attivitcì con essa
compatibili». Dal punto di vista pratico CQ,sa si può fare e
cosa è stato fatto? «Il lavoro
sugli alpeggi è stato fondamentale: è molto importante
garantire continuità e prospettive all’agricoltura montana - spiega ancora Tarascio
-; chi ha conoscenza diretta
dei problemi della montagna,
può pensare ad interventi
corretti
A questo si collega un’attività agrituristica, con uno
sviluppo collaterale di sentieri; in particolare si sta studiando un sentiero di valle
che colleghi i diversi Comuni, con un percorso alto collegato agli alpeggi, uno di
media altezza che offra una
certa varietà naturalistica e
un altro più basso che può
essere utilizzato per mountain bike o per turismo equestre, con l’aggiunta di un itinerario storico che valorizzi
le peculiarità anche religiose
di queste vallate». Esiste
l’idea di un parco?
«È sicuramente interessante, vista la situazione ambientale - conclude la presidente
del Tarn -; con la nuova legge
si può avere un parco visto
come amico e non solo come
vincolo a determinate attività.
È importante che la base, tutta la popolazione venga coinvolta in scelte di questo tipo.
In questo senso l’educazione
ambientale già avviata dalla
Comunità montana in collaborazione con le scuole è un
passo molto importante; ora,
con altri enti, si sta pensando
a vere e proprie aule di cultura ambientale da portare
all’aperto, sul territorio. Sarà
un progetto per il prossimo
anno scolastico».
TA
I pastori e
la Resistenza
stivo.
in
privat®
ma con
i/rebb£f®
perioùf
La nota di Gustavo Malan
atabrica Posta, Eco delle valli
"",31 del 19 agosto ) lascia
a molte perplessità par“®olarmente quando si accen^ comportamento dei pa^*>6 valdesi e si conclude che
*®jtiteno tre furono impegnati
''®lla Resistenza».
Quale significato ha il condi impegno? Soltanto
tu adesione alla Resistenza
Sttraverso la militanza in forpartigiane merita tale
?"alifica? Se, al contrario, si
'ttlcnde per «impegno» la
Puttccipazione attiva, responUbile e sofferta a una pagina
Pthicolarmente drammatica
ifella
devi
nostra stona recente, si
de
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®uggioranza dei pastori
''uldesi ha vissuto con impe
gno
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g>o il periodo della resistenza
sia alle valli che fuori.
, Lii essi, nessuno ha mai abundonato il proprio posto di
Q'oro; sono stati i mediatóri
HUasi istituzionali tra partigianazifascisti; sono serviti
lij^^^iaggi; hanno operato per
dan
Ilare lutti, sofferenze e
Il materiali alla popola
zione civile e contemporaneamente hanno difeso e tutelato
i partigiani, pur non approvandone sempre, incondizionatamente e acriticamente,
ogni operato. Non è «impegno» tutto questo? E non è
forse stato impegno nella Resistenza quello del past. Tullio Vinay che a Firenze ha
salvato un gran numero di
ebrei pur non avendo aderito
alla resistenza armata?
Sento quindi il dovere di
rendere testimonianza ai pastori valdesi e tra questi anche a mio padre, Alberto Ricca che, antifascista della primissima ora, ha vissuto il periodo della Resistenza ponendosi come costante punto di
riferimento per tutta la popolazione, intervenendo con impegno e coraggio in tutte le
vicende dei 20 mesi di lotta
nell’alta e media vai Pellice,
mediando tra gli opposti
schieramenti e operando sempre per ridurre l’entità delle
perdite umane e materiali.
Né si può tacere, sempre in
tema di «impegno», quanto
hanno fatto le mogli dei pastori: protagoniste o testimoni
di mille vicende umane, operando talora a fianco dei mariti, talora attendendo a compiti diversi e particolarmente
all’assistenza di madri, vedo
ve, orfani, malati: ricordo mia
madre, Annanda Gambelli
Ricca, prodigatasi al limite
delle forze per la popolazione
di Bobbio Pellice e giunta
all’aprile 1945 stremata dal
morbo di Basedow, allora definito «da guerra» a motivo
degli stress fisici e psichici ad
essa conseguenti.
Infine, in una valutazione
estensiva del termine «impegno», non si può dimenticare
l’opera preziosa e coraggiosa
di persone di cui la storiografia non parla mai: cito, ad
esempio, il maestro elementare Giuseppe Supplina, profugo istriano, insegnante a Bobbio Pellice, la cui perfetta conoscenza della lingua tedesca
ha reso preziosi i molteplici
servizi; e non si è trattato di
un caso isolato.
In conclusione, giudizi un
po’ troppo sommari e anche
espressioni non sufficientemente definite nel loro significato rischiano di non rendere ragione e giustizia a fattL
persone, istituzioni; allorché
per una più completa scrittura
di questa pagina della nostra
storia si impongono ulteriori,
approfondite e meticolose ricerche sia documentarie che
testimoniali.
Regione Piemonte
Iniziative per
una cultura
di pace
San Germano prepara i festeggiamenti
L'Àsilo dei vecchi
compie 100 anni
Nel corso del 1994 l’Asilo
dei vecchi di San Germano
Chisone ricorda il centesimo
anniversario della propria
inaugurazione. Compietamente ricostruito e inaugurato
nel 1989 l’Asilo non conserva più traccia dei vecchi edifici, le quattro case «Infermeria», «Casa Kennedy», «Villino fede e riconoscenza»,
«Casa madre», ma il senso
dell’opera è rimasto immutato nel tempo.
L’iniziativa di costruire una
casa dove gli anziani poveri
potessero trascorrere l’ultima
parte della loro vita fu presa
dal pastore di San Germano
Carlo Alberto Tron che seppe
raccogliere intorno al progetto molti sostenitori. In un rapporto sui primi anni di attività
lo stesso pastore Tron raccontava «L’II settembre dell’anno 1894, una folla ancor più
numerosa di quella del 22
aprile dell’anno precedente si
raccolse intorno all’asilo,
che nella sua graziosa e bianca semplicità si eleva su una
delle piazzale più ridenti della parrocchia, tra il villaggio
dei Gondini e quello di Savoia. Si trattava di procedere
alla inaugurazione di questo
monumento elevato alla carità cristiana».
Il primo padiglione prese il
nome dei regnanti dell’epoca,
Umberto e Margherita di Savoia; presto la casa si riempì
di ospiti; vennero costruite altre due case che permisero di
accogliere anziani anche di
altre regioni. Ancora il pastore Tron racconta: «Un coro
ben eseguito, delle preghiere
e dei cantici si sono susseguiti per un’ora e l’inaugurazione nel suo insieme lascia un
ricordo indelebile ai fratelli e
alle sorelle che sono accorsi.
Un’agape molto numerosa,
un bazar e una serata di beneficenza hanno chiuso questa giornata memorabile per
la parrocchia».
Dopo un anno che già ha
visto mostre di quadri, dipinti, sculture, disegni delle
scuole, domenica 11 settembre ci sarà la giornata di festa.
Il culto alle 10 con la corale,
un incontro con il presidente
del comitato e con il moderatore della Tavola valdese e
poi, nel pomeriggio, canti e
musica con il coro Eiminal e
la banda musicale di San Germano, uno spettacolo di marionette per bambini, un cabaret musicale, un buffet in servizio dalle 12. Una giornata
insomma per ricordare la
scelta di cento anni fa, a pochi anni da una tappa, quella
della ricostruzione del 1989,
che ha permesso grazie a
nuovi spazi di proporre agli
anziani idee, progetti, attività
che riescono ad accompagnare gli ospiti negli anni trascorsi all’Asilo.
Un concerto per il Collegio valdese
Il violoncello
Marco Ricca - Firenze
Ha preso il via da pochi
giorni una petizione popolare
rivolta al Consiglio regionale
del Piemonte e tendente a sollecitare una rapida approva-.
zione della legge regionale
«per la promozione di una
cultura e educazione alla pace». Il progetto di legge, che è
stato oggetto di una consultazione fra assessori e consiglieri proponenti e associazioni, enti, insegnanti nello scorso mese di luglio, intende favorire la documentazione sulle iniziative per la pace e favorire il dialogo fra le culture.
La raccolta di firme, avviata dall’Osservatorio piemontese sulle assemblee elettive
neH’ambito della campagna
«Democrazia è partecipazione», con il testo della petizione, è stato inviato a tutte le
scuole del Piemonte, chiedendo la collaborazione di insegnanti, genitori e studenti.
Per ricevere testo e moduli ci
si può rivolgere all'Osservatorio, via Venezia 7, 15100
Alessandria (tei. 0131260239).
fonte dì ispirazione
La sera del 24 agosto ha
avuto luogo nel tempio valdese di Torre Pellice, organizzato dagli amici del Collegio valdese e dalla Pro Loco,
un concerto che ha visto impegnati padre e figlio, Renzo
Brancaleon al violoncello e
Luca Brancaleon al pianoforte. Renzo Brancaleon è stato
per treni’anni primo violoncello dell’Orchestra sinfonica
della Rai di Torino; si è dedicato anche alla composizione:
una volta, nel 1945, è stato
persino ispirato da un diavoletto apparsogli in sogno, proprio come si dice accadde a
Tartini. Ricordarsi al risveglio delle forme meravigliose
che la mente talvolta concepisce in sogno è una cosa molto
rara, altrimenti saremmo tutti
geni della musica, della letteratura e dell’arte. Brancaleon
ha peregrinato per ore nella
sua città, Padova, non in cerca di Sant’Antonio ma in cerca del tema del suo diavoletto, e finalmente lo ha ritrovato e ne ha ricavato la sonata
che abbiamo ascoltato nel
concerto; una sonata non certo diabolica pia di felice ispirazione e grande vivacità, che
il pubblico ha molto gradito.
Culmine del concerto era la
monumentale sonata op. 69 di
Beethoven; essa alterna momenti di profondità contemplativa a momenti di alto
virtuosismo, che hanno dato
modo al pianista Luca Brancaleon di rivelare tutta la sua
bravura. Completavano il
programma un delizioso Andantino di Mozart e la giovanile Polacca brillante op. 3 di
Chopin. Al termine, calorosi
applausi e un solo bis, ma di
grande intensità emotiva: il
«Kol Nidrei» di Max Bruch.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM'91.20Q
e
FM 96.500
tei. 0121/91.507
10
PAG. IV
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Le carote
Già altre volte ho parlato
delle virtù nutrizionali delle carote, per cui oggi darò
notizie storiche su questa
importante radice. Nell’XI
secolo ha sostituito, almeno nelle mense piìf ricche, la rustica pastinaca.
Lentamente la sua coltivazione si è estesa sempre di
più negli orti di famiglia ed
è entrata come elemento
indispensabile sia nella medicina che nella veterinaria
popolare. Nella medicina:
depurativa, contro le scottature e nei casi di itterizia;
nella veterinaria: cruda,
spezzettata nei foraggi, era
considerata ottima per la
cura delle tossi persistenti
dei cavalli: provare per credere.
In ogni caso un proverbio
francese dice che «la carota
fa le guance rosse e rende
più amabili», perciò quando
vi sentite irritati o di malumore, prendete un bel mazzo di carote novelle, spazzolatele sotto un getto di acqua fredda, masticatele una
ad una lentamente. Se è
possibile, eseguite questa
importante operazione standovene comodamente seduti guardando il panoramache in qualsiasi posto delle
Valli siate è di sicuro un panorama stupendo. Quando
siete a metà del vostro mazzo di carote prendete la vostra Bibbia e leggetevi il
Salmo 104 e il Salmo 8. Sono sicura che non vi è cura
più efficace, per un animo
triste o irritato, della Parola
del Signore.
Le ricette che seguono
(«Porkkanapanuukakku» o
pancake di carote e «Sipuli» o cipolle glassate) sono
originarie della Finlandia;
Pancake al forno
Ingredienti: 350 gr. di carote grattugiate, 100 gr. di
cipollotto tritato finemente,
100 gr. di pangrattato, 4 uova grandi, 2 di. scarsi di latte, 100 gr. di farina integrale (o di segale, come nella
ricetta originale), 1 cucchiaino di sale fine (si può
omettere), 1 cucchiaino di
timo e un pizzico di semi di
cumino Accendere il forno
a 220°-230° e mentre si
scalda mescolare in una terrina le carote, il cipollotto e
il pangrattato. Nel mixer
elettrico mescolare tutti gli
altri ingredienti sino a ottenere un impasto omogeneo.
Versarlo sulle verdure e,
dopo aver mescolato bene,
versare il tutto in una teglia
da forno unta con un cucchiaio d’olio. Infornare
15-20 minuti sinché il pancake è bruno chiaro, ben
gonfio e crespo. Servire
immediatamente.
Cipolle glassate
Ingredienti: 450-500 gr.
di cipolle piatte, di non più
di 5 cm. di diametro, 2 cucchiai d’olio, 1 cucchiaio di
zucchero scuro, 2 cucchiai
di mostarda, 1/2 cucchiaino
di rosmarino secco, 2 cucchiaini di salsa di soia, 2 di.
di acqua calda. Cuocere a
vapore, per 3/4 di cottura, le
cipolle, metterle in una casseruola antiaderente con
tutti gli ingredienti e finire
la cottura girando spesso.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
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lOOftft TORRK PHLLICEITOI
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. sn.c
\ la Roma, 42
L l(X)62 LUSKRNA S. GIOVANNI (TO)
1L* Eco Delle ¥alu ¥^ldesi
VENERDÌ 9 SETTEMr^^
quest’ultimo è tipico delle
zone rurali, dove fa parte
dei piatti della colazione del
mattino. Ve lo propongo
come piatto per pranzo o
cena, magari preceduto da
un fresco insalatone e accompagnato dalle cipolle
glassate. L’accostamento è
veramente delizioso.
Il concorso ippico nazionale
Pinerolo e il cavallo
DAVIDE ROSSO
Pinerolo e i pinerolesi riscoprono i cavalli: dopo
anni è stato riproposto sulla
scena pinerolese un concorso
ippico. Il 2, 3 e il 4 settembre,
infatti, in piazza d’Armi a Pinerolo si è svolto il Trofeo
Enei nazionale, concorso di
F2 riservato a cavalli italiani.
Nella piazza, per il concorso è stato preparato un campo
ostacoli di buona qualità, delle dimensioni di .65 per 100
metri, sono state eretta due
tribune, preparati otto stand
per gli operatori del settore di
cui uno riservato al Comune
di Pinerolo (che tra le altre
cose presentava anche il plastico della nuova scuola di
cavalleria che si dovrà costruire a Pinerolo). Massiccia
è stata l’adesjone (favorita
naturalmente daU’anticó blasone di Pinerolo nel campo
ippico) al concorso che ha visto in lizza ben 250 cavalli,
mentre la giuria ha visto la
presenza di due personaggi illustri dell’ippica nazionale,
Pietro e Raimondo D’Inzeo.
Nel corso delle tre giornate
il pubblico (che ha potuto assistere gratis alle gare) è statò
sempre molto numeroso a dimostrazione dell’interesse che
la manifestazione ha saputo
attirare su di se non solo tra
gli appassionati. Quanto è costato allestire e organizzare
questo concorso? L’assessore
allo Sport del Comune di Pinerolo, Angelo Di Staso, ha
parlato di una spesa non superiore ai 40 milioni da parte del
Comune ma notevole è stato
l’impegno e la collaborazione.
nella costruzione dell’impianto da parte dei privati e di
Acca, Enel e Sip per gli al
làcciamenti degli impianti. A
Pinerolo ci si chiede se rimpianto rimarrà in pianta stabiie o se dopo la manifestazione verrà smantellato; l’amministrazione non si è ancora
pronunciata in proposito ma
c’è già chi si è mosso, e sono
in molti ad appoggiare l’idea,
affinché l’impianto ippico
non venga smantellato. Per
l’immagine sportiva (e non
solo) della città di Pinerolo
sicuramente una manifestazione del genere a livello nazionale vuol dire molto (come ha sottolineato anche l’assessore Di Stasò) anche perché promuovere l’immagine
ippica di Pinerolo è importante ora (jhe la costruzione
della scuola di cavalleria è un
obbiettivo da realizzare ed è
in pista la ristrutturazione del
maneggio al coperto' «la Cavallerizza Caprini», che è tra
l’altro il più grande d’Europa,
non appena si attuerà il protocollo di intesa in base al quale la Federazione italiana
sport equestri stanzierà circa
500 milioni. L’utilizzo del
maneggio sarà di tipo militare e civile (finora «il Cavallerizza», che è di proprietà
militare, era stato a disposizione solo del centro ippico militare) e questo garantirà anche gli allenamenti
invernali.
Inoltre Pinerolo ha anche
altre due opere sportive in
costruzione che potrebbero
aiutarla a crescere, la piscina
e il palaghiaccio. Anche queste due opere sembrano incamminate alla loro realizzazione e ci si augura che
quanto prima vengano portate a compimento per arricchire il panorama delle strutture sportive della città.
)PORT
Esordio negativo per il Pinerolo Calcio a Torino
Il Pinerolo esordisce nel campionato regalando ai suoi rivali un successo che a 11 minuti dal termine sembrava impossibile. Opposta ai torinesi del Nizza Millefonti, battuti sette giorni prima sempre in trasferta
per 3 a 0 in Coppa Italia, la formazione biancoblù è scesa in campo con
il giusto rispetto per gli avversari ma dopo alcune azioni su entrambi i
fronti, ai 38’ solo i pinerolesi a passare in vantaggio: Ceddia offre un
buon passaggio a Rosa che realizza, ma i ragazzi di Bortolas si portano
addirittura sul 2 a 0 quando al 18’ della seconda frazione Fabbrini realizza la rete che pare quella della sicurezza. Invece la sicurezza è anche
troppa per i giovani del Pinerolo che subiscono .tre reti in cinque minuti, la prima per un discutibile calcio di rigore, e devono incassare
un’amara sconfitta. In più si fanno insistenti le voci che vedrebbero
Giuseppe Serra, uno dei migliori, abbandonare la squadra per andare
proprio a rinfdrzare le file del Nizza, una scelta che se può portare ossigeno alle casse della società contribuisce certo a ridurne il tasso tecnico. Sabato prossimo esordio casalingo con la Colligiana; inizio ore 16
Il Luserna perde il derby di Coppa Italia
Aspettando il campionato, le squadre che giocheranno in Eccellenza
e promozione si sono affrontate domenica scorsa per la Coppa Italia.
A Luserna era di scena il derby con il Barge e sono stati proprio i cuneesi ad avere la meglio; in vantaggio quasi subito con Aguirre, gli
ospiti si sono fatti raggiungere dal Lusernà con La Spina. A pochi’rninuti dai termine la rete del successo per il Barge di Peirano; un’espulsione per parte (Di Leone e Vurfuso) e squadre ancora da registrare;
domenica prossima incontro di ritorno a campi invertiti.
In occa$ione del centenario
l'Asilo di San Germano organizza
Spettacoli di marionette
del Windsbacher Puppentheater Kaspari
di Markus Dorner e Bernd Lang
Sabato 10 settembre, ore 16: sala Albarin Luserna
San Giovanni: Le avventure di Pinocchio;
ore21; Chiesa valdese di Pomaretto: Scene di
marionette;
lunedì 12, ore 15; Comunità alloggio via Angrogna,
Torre Pellke: Le avventure di Pinocchio;
ore 21: Chiesa valdese di Pinerolo: Scene di
marionette;
martedì 13, ore 15: Asilo valdese di Luserna San Giovanni: Le awenure di Pinocchio.
Ingresso libero.
Tutti sono cordialmente invitati.
9 settembre, venerdì —
RINASCA; Alle 19,30 è convocato il Consiglio comunale;
in esame rete del commercio
fisso, regolamento tassa occupazione spazi e aree pubbliche, regolamento tassa
smaltimento rifiuti, interventi
delle squadre Aib per manutenzione strade montane e interventi di irrigazione,
10 settembre, sabato —
PORTE: Fino al 12( festa del
paese, esposizione di prodotti
agricoli; mostra fotografica
«Porte e dintorni», gare sportive, giochi e intrattenimenti
per bambini..
10 settembre, sabato —
SALZA; Pro Loco e Comune
organizzano la festa del paese
con canti, balli e giochi per
bambini; la rnanifestazione
prosegue domenica.
10 settembre, sabato —
SAN SECONDO: La Pro
Loco organizza una rappresentazione del Gruppo di animazione teatrale Piccolo varietà di Pinerolo che proporrà,
alle 21 nella nuova piazza di
fronte al Comune, lo spettacolo «’L pare dia sposa» di
Luigi Oddoero. Ingresso £
10.000; prevendite presso il
negozio Primo fiore.
10 settembre, sabato —
TORINO: Alle 18, presso il
Centro congressi del Lingotto, si svolgerà un incontro organizzato dalla Provincia di
Torino sul tema «l’ecoturi
smo come risorsa».
11 settembre, domenica
— FRALI: A Pomieri manifestazione dell’Anpi.
11 settembre, domenica
— PEROSA ARGEN.TINA: La Comunità montana
organizza una mostra di scultura al parco Tron; verranno
esposte le opere di una decina
di artisti. Esporranno Laura
Avondoglio, Ermanno Barovero, Renato Brazzani, Clotilde Ceriana Mayneri, Riccardo
Cordero, Frans Ferzini, Paolo
Lizzi, Giulio Mosca, Marina
Sasso, Alma Zoppègni.
14 settembre, mercoledì
— TORRE PELLICE: La
Cooperativa operaia di consumo organizza, presso il cinema Trento, la tradizionale
«Festa del ritorno a scuola»
con la consegna di un pacco
•dono ai figli dei soci iscritti
alla scuola dell’obbligo nonché la proiezione di un film
per ragazzi e una rappresentazione del Coretto valdese.
Inizio'ore 20,30.
15 settembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15,
presso l’aula sinodale della
Casa valdese, avrà luogo la
cerimonia di inaugurazione
del nuovo anno scolastico del
Collegio valdese con l’apertura della prima classe del Liceo europeo. Terrà la prolusione il giudice Vladimiro
Zagrebelsky, componente del
Consiglio superiore della magistratura, che parlerà sul tema: «La magistratura e il
nuovo assetto delle istituzioni
della Repubblica». Seguirà
un intrattenimento musicale e
un rinfresco.
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MASSELLO — In occasione del centenario
dell’Asilo dei vecchi di
San Germano, una mostra
didascalica sul pastore
Carlo Alberto Tron, fondatore dell’Asilo, originario
di Massello, è visibile nella sala delle attività del
Reynaud. La piccola mostra sarà aperta fino a metà
settembre.
L'Eco Delle Valli Valdesi
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatartiente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
ann^
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento propone, venerdì 9 settembre alle 21,15,
in collaborazione con i’Anpi e
il Comune di Torre Pelliee,
Pian delle stelle ( 1946); sabato 10, ore 20 e 22,10, domenica 11, ore 20 e 22,10 e luneffl
12, ore 21,15, Due irresistibili brontoloni con Walter
Matthau e Jack Lemmon.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì, II giardino segreto;
sabato, Malice; domenica
Rollerblades sulle ali del
vento; martedì. Festa in casa
Muppet; mercoledì Trappola d’amore; giovedì. Una
pallottola spuntata 33 e 1/3.
Inizio spettacoli ore 21,15.
PINEROLO — Il cinema
Italia, da giovedì a mercoledì, propone, alla sala «2cento», Wolf la belva è fuori feriali 20 e '22,20; sabato 20 e
22,30; domenica 15, 17,30,
20, 22,20. Alla sala «5cento»
è in visione Ace ventura,
racchiappanimali; feriali
ore 20,30 e 22,20, sabato
20,30 e 22,30, domenica 15,
16,50, 18,40, 20,30 e 22,20.
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Q SETTEMBRE 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
Assisi dal 23 al 28 agosto un convegno internazionale di Pro civitate Christiana
«sacra» famiglia volta davvero pagina?
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jÌfamiglia, un carattere di
* realismo», esordisce
,.„.a battista Anna MafCorso di studi intercule interreligioso organiz
!to dalla Pro civitate chri^ di Assisi dal 23 al 28
sul tema: «La famiglia
Sta pagina?»- Non c’è cernella Bibbia un idealizzatone della famiglia; al con'jario se ne parla in maniera
uolto realista, con le grande e i limiti, senza morali^e con spegiudicatezza.
{iella famiglia patriarcale,
:#rsino in Quella di Sara e
Ibramo, famiglia per eccellenza, nucleo di fede a cui noi
imrdiarao,’ nascono problemi
ido per mancanza di fede,
¡non credendo fino in fondo
alla promessa di un figlio, c’è
jn primo esempio di «utero
'in affitto» richiesto dalla coppia alla serva Agar. Con tutto
.quello che ne consegue.
• La Maffei parla a Assisi nel
qSntesto della tavola rotonda
'jel 27 agosto a cui partecipa'ao il teologo ortodosso romeiioGheorghe Vasilescu e il
priore della comunità monaJca di Bose, Enzo Bianchi,
modera la giornalista Anna
^jrtoghese, che riassume in
irtura dei lavori il «viag|o» compiuto al corso nelle
limate precedenti, attraver¡¿Tanalisi comparata della
Ungila nelle culture «altre».
Dà disagi, miti e sfide della
'iMglia nella nostra cultura
■ Spassati alle altre tipologie
•‘Mgliari, con la consapevofena, oltre che dei caratteri
storici e dinamici di ogni cultura, degli aspetti di complessità, processualità, di interazione che collegano e differenziano. Indimenticabili in
tal senso le analisi degli incontri-scontri culturali, le attese dei giovani islamici in
Mesi come Egitto, Algeria,
Marocco, contesi dal mante
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II peso della famiglia ricade spesso suiie donne
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nimento della propria identità
islamica e il fascino della modernità; i fantasmi dell’assimilazione delle donne ebree
nell’Est europeo, a cui era
stato affidato il drammatico
compito della conservazione
della tradizione e dei valori
della piccola comunità, all’interno dei nuovi tratti della
borghesia occidentale, evocati dalla relazione della studiosa ebrea Meghnagi.
A un confronto voluto ad
ampio spettro non poteva
mancare l’interrogarsi su come il cristianesimo nelle sue
forme di evangelismo, ortodossia e cattolicesimo si pone
oggi nei confronti della famiglia. L’excursus biblico della
pastora Maffei, in particolare
nell’attenzione al Nuovo Te
stamento e agli insegnamenti
di'Gesù, ha avuto una particolare convergenza con il relatore cattolico Bianchi quando ha trattato il rapporto famiglia-discepolato; «Non c’è
una sacralizzazione della famiglia nel Vangelo - ha detto
Bianchi - né l’idea che la famiglia venga prima di tutto.
Al contrario, a volte, come
nel caso di Gesù e dei discepoli, la vocazione al discepolato può essere causa di rottura: chi è mio padre, chi sono i miei fratelli?, domanda
Gesù.
La risposta è una famiglia
allargata, che ha più importanza e più rilevanza di quella dei consanguinei. L’orizzonte è l’orizzonte del mondo: il contesto è quello della
Convegno internazionale di studio sulla retinite pigmentosa
Non bisogna mai arrendersi
IRENE GENTILE*
Li Ottavo congresso mondiale dell’Associazione
®ernazionale per lo studio
'lilla retinite pigmentosa (Ir^) si è tenuto il 9-10 luglio a
•^^ngi, presso la «Cité des
^iences et de Findustrie». Il
Comitato retinite pigmentosa,
ine fa capo in Piemonte all’
llnione italiana ciechi, ha
Pteso parte al congresso per
J/erificare direttamente gli ul'®i sviluppi della ricerca in
intso nel mondo.
Erano presenti i più noti riiercatori che, a livello mon®Me, si occupano delle varie
'seipline coinvolte nella ri^iiea sulla retinopatia pigentosa (rp). Sono anche in•'''enuti i delegati di tutti i
'/'•Ppi e delle varie associatiti mondiali e, nota molto
Pressante, moltissimi pa'®itti, a dimostrazione del
fatto che anch’essi sono ormai direttamente coinvolti.
Il programma è stato articolato in due sezioni, riguardanti rispettivamente la ricerca
scientifica di base e gli aspetti
psicosociali. Numerose e
molto interessanti le relazioni
presentate dai ricercatori: tra
gli argomenti più importanti
ricordiamo gli aspetti medici
della rp, gli esami psicologici
e elettrofisiologici, la genetica, il meccanismo molecolare
e cellulare della degenerazione retinica, le indagini geniche su modelli animali, i trapianti e i fattori di crescita, i
criteri per le prove sulle terapie del futuro comprese quelle geniche.
Molto spazio è stato dato
alle problematiche psicoaffettive e relazionali, ai rapporti
dei pazienti con il medico e
con l’ambiente in generale. E
stata sottolineata in particola
Centro diaconale «La noce» - Palermo
. Il Centro propone un incarico amministrativo a
pieno per i suoi uffici. , .
. Si richiedono studi adeguati; si offre un corso ini^sle di formazione, inquadramento, retribuzione co■ e da contratto, eventuale alloggio.
1-6 domande possono essere indirizzate alla Ta•oia valdese o alla direzione del Centro stesso (via
Basi 12, 90135 Palermo).
re la lotta quotidiana di un
malato rp, che vive in un’ansia permanente per la precarietà della sua situazione. Da
più parti è stata richiesta una
maggiore attenzione per i
portatori di rp i quali, data la
natura progressiva della malattia, sono sottoposti a un
continuo stress per la necessità di adattarsi giorno dopo
giorno a situazioni diverse
provocate dalla degenerazione retinica.
L’invito è quello di non
scoraggiarsi e di sfruttare le
proprie risorse umane e intellettuali, che non cessano di
esistere, al fine di cercare di
fare al meglio tutto ciò che si
può. Bisogna assolutamente
evitare di arrendersi nascondendosi dietro la malattia e
rimpiangendo quello che non
si può più fare; bisogna riconquistare la propria vita, le
proprie abitudini, i propri interessi, nonostante la rp, a dispetto della rp.
Dal congresso è emersa infine la necessità di confrontarsi e collaborare tra pazienti
e tra associazioni rp per contribuire tutti insieme al lavoro
dei ricercatori e lottare insieme per ottenere maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica.
* resp. del Comitato rp del
Piemonte.
comunità. Non si vuol dire
che la famiglia non è importante, ma che ci sono delle
priorità: l’amore di Dio, la
passione di Dio per il mondo,
la passione per la salvezza
dell’umanità intera. All’interno dell’istituzione, se ci
sono dei credenti, la loro maniera di vivere sarà il respiro
dell’Evangelo: respiro più
ampio di quello delle quattro
mura di ca.sa».
L’ortodossia, con la relazione di Vasilescu, parla di
«sacra» famiglia radicata nella «grazia primordiale data
da Dio nel paradiso», evidenziando la dimensione misterica del matrimonio, segno
dell’amore divino. Vasilescu
parla di «famiglia, piccola
chiesa», citando Giovanni
Crisostomo, e dell’«tmiciià e
irripetibilità di ogni famiglia
nello Spirito». Quanto alla
Chiesa ortodossa, essa si fa
segno della «divina condiscendenza e misericordia»
nelle situazioni di rottura delle famiglie o di fallimento
(adulterio, tentato omicidio,
apostasia), chinandosi verso
il coniuge colpito, riammettendolo ai sacramenti e anche
alle seconde nozze.
La Chiesa cattolica mostra
invece un volto molto esigente e severo verso le vicende
della famiglia dal momento
che «c’è una parola di Gesù
sulla fedeltà della vicenda
dell ’amore che non può essere disattesa»' (Bianchi); le
esigenze pastorali vanno tuttavia accompagnate da attenzione misericordiosa, nella
direzione di una famiglia
«luogo dell’amore, dell’obbedienza e della sottomissione reciproca». L’oratore, nel
commento al cantico dei cantici, evocando il pathos dell’amore umano lo colloca come variante radiosa del più
grande amore, componendo
una frattura spesso operata
nelle forme d’interpretazione
del testo biblico e ancor più
spesso nella vita.
Intese
Presentati
a settembre
i disegni
di legge
Giornalisti nella sala stampa del Sinodo; Alberto Chiara di «Famiglia
Cristiana» e Vera Schiavazzi di «Repubblica»
Scambio di lettere e interpretazioni
Quando il governo
scrive al Sinodo
In una conferenza stampa
durante il Sinodo, Domenico
Maselli, professore di storia
del cristianesimo, pastore
della Chiesa valdese di Lucca e deputato progressista
(sottogruppo dei cristiano sociali) al Parlamento, ha parlato della necessità di arrivare
al più presto alla ratifica delle Intese con l'Unione battista e la Chiesa luterana, e di
avviare quelle con altre confessioni, come l’Islam e i Testimoni di Geova. Maselli ha
ricordato di aver presentato il
15 giugno, insieme con altri
colleghi (fra cui un altro deputato evangelico, Lucio Malan della Lega Nord), un’interpellanza per sollecitare la
presentazione del disegno di
legge di ratifica deH’Intesa
fra la Repubblica italiana e
l’Unione battista, firmata nel
1993. «A tutt’oggi - ha detto
Maselli - non abbiamo avuto
risposta, anche se in una conversazione privata il ministro
degli Interni, Maroni, ha assicurato che il governo presenterà il disegno, di legge in
settembre».
Il sottosegretario al ministero dell’Interno, on. Domenico Lo Jucco (Forza Italia)
ha inviato il 19 agosto un
messaggio al Sinodo delle
chiese evangeliche valdesi e
metodiste «Domenica prossima a Torre Pellice, in Piemonte, si apre ufficialmente il
nuovo Sinodo valdese. Nella
mia veste di sottosegretario, al
ministero dell’Interno, con
delega particolare sui problemi dei culti, desidero porgere
ufficialmente 1 miei saluti e
l’augurio di una buona riuscita dei lavori al presidente designato Guido Colucci e a tutti i rappresentanti delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste. Poiché il programma
di quest’anno prevede anche
l’approfondimento dei rapporti tra le Chiese valdesi e lo
Stato, resto fin d’ora in interessata attesa degli sviluppi
del dibattito, confermando
nuovamente che la posizione
dell’attuale governo, di ispirazione laica e democratica, è
di ampia apertura nei riguardi
di tutte le religioni ed i culti.
Vorrei pertanto sollevare i
rappresentanti valdesi da alcune loro preoccupazioni.
Così come respingo alcune
spiacevoli critiche di intolleranza manifestate recentemente da una minoranza di
rappresentanti delle stesse
Chiese valdesi, sottolineo che
all’interno del governo non
esiste alcuna chiusura al dialogo e al riconoscimento della pari dignità delle confessioni religiose. Un grande stato democratico, infatti, si
conferma tale soltanto quando offre spazio e possibilità a
tutti indistintamente di esprimere il proprio credo, politico
o religioso esso sia».
Questa lettera ha suscitato
perplessità tra i membri del
Sinodo, tanto che il quotidiano Il manifesto ha parlato di
«gaffe» del sottosegretario. In
una conferenza stampa, il pastore metodista e magistrato
Franco Becchino si è fatto
portavoce di queste perplessità, ricordando che mentre
durante il fascismo la competenza dei culti passò dal ministero della Giustizia a quello
degli Interni, con la firma
delle Intese il rapporto con le
confessioni religiose fu più
correttamente gestito dalla
presidenza del Consiglio dei
ministri: «Il nostro interlocutore istituzionale - ha detto
Becchino - dovrebbe essere
proprio la presidenza del
Consiglio, piuttosto che non
il ministero degli Interni».
Successivamente lo stesso
sottosegretario Lo Jucco ha
spiegato in un comunicato
quali fossero le «spiacevoli
critiche di intolleranza»; l’ordine del giorno dell’Assemblea del XVI circuito di critica all’elezione a presidente
della Camera dell’on. Irene
Pivetti, in cui veniva affermato che Fon. Pivetti «approfitta
del discorso di insediamento
per minimizzare la concezione laica dello stato e della politica che.è fondamento della
nostra convivenza civile e
della Costituzione».
«Nella mia nota - scrive il
sottosegretario Domenico Lo
Jucco - tenevo a sollevare i
rappresentanti valdesi da tali
loro funeste preoccupazioni,
senza alcun riferimento al valore imprescindibile della Costituzione ma confermando,
invece, la simpatia dell’attuale governo nei confronti di
tutte le minoranze religiose».
Al termine del Sinodo anche il presidente, pastore Guido Colucci, ha risposto al sottosegretario agli Interni. Dopo aver espresso il «ringraziamento che ha dimostrato
per i nostri lavori» il presidente nota come «il Sinodo
ha apprezzato le sue affermazioni relative al dialogo e al
riconoscimento della pari dignità delle confessioni sulla
base delle garanzie contenute
nella Costituzione».
«Prendiamo atto - scrive il
pastore Colucci - di quanto
Ella afferma sulla posizione
di apertura dell’attuale governo, riservandoci ovviamente, come nel passato, di
esercitare la nostra critica nei
confronti di quelle posizioni,
individuali o di gruppi, che ci
appaiono lesive della pari dignità dei culti e soprattutto
delle libertà dei singoli cittadini, quale che sia la fede, religiosa o politica che professano».
«Noi confidiamo comunque
che la simpatia del governo
nei confronti di tutte le minoranze - conclude il presidente
del Sinodo - possa ispirare sia
Fazione amministrativa degli
organi del ministero dell'Interno sia Fattività del governo
e del Parlamento in particolare per quanto riguarda l’attuazione dell’articolo 8 della Costituzione. A tale proposito
desidero segnalarLe che anche in questo Sinodo è echeggiata la preoccupazione di alcune chiese sorelle (battiste e
luterane) per il ritardo nell’approvazione delle Intese da
tempo stipulate».
Allo scopo di informare
tutti i parlamentari la Tavola
ha deciso di inviare loro l’ultimo numero di Riforma.
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 9 SETT^pj
Asiago: il sacrario ai caduti della guerra 1915-18
Un'importante rievocazione storica
Asiago riflette sul
primo dopoguerra
PAOLO T. ANGELERI
Asiago d’estate; una città
che si trasforma d’incanto in centro culturale di
priinaria importanza. Non
che l’impegno culturale manehi durante il eorso dell’anno
(quassù abitano stabilmente
l’infatieabile Mario Rigoni
Stern e il regista Ermanno
Olmi) ma nella stagione estiva la ridente città dell’Altopiano si riempie di scrittori,
giornalisti, di docenti delle
università di Venezia, Padova, Ferrara.
Un appuntamento da non
perdere è quello con il ciclo
di conferenze sulla grande
guerra, affidato a storici e
scrittori di fama. L’anno
scorso lo svolgersi della prima guerra mondiale è stato
ampiamente illustrato; il
prossimo anno si discuterà di
fascismo (dal 1922 in poi),
mentre in questo agosto Enzo
Collotti, Giorgio Rochat, Mario Rigoni Stern e Emilio
Franzina, coordinati da Mario
Isnenghi, hanno impostato un
serio dibattito sul periodo
della ricostruzione postbellica
(1919-21) in Europa, in Italia,
nel Venao e sull’Altopiano.
Bella e ricca di spunti interessanti la conferenza di Enzo
Collotti: acute e di grande attualità le osservazioni sul
problema della convivenza
entro i nuovi stati creati in
Europa nel dopoguerra (Cecoslovacchia, Jugoslavia) e
sui germi di quella discordia
che ancor oggi minaccia il
mondo intero.
Mario Rigoni Stern, con il
suo abituale taglio narrativo,
ha raccontato gli anni sull’Altopiano dopo la vittoria: il primo rientro degli sfollati con le
loro esigenze di sopravvivenza; le distruzioni; il lavoro degli organizzatori (un to.scano,
Lazzeri, un bolognese, il tenente colonnello Baldi), pronti a farsi carico di ogni necessità; la latitanza del góverno
italiano, avaro nel concedere
aiuti, esigente in fatto di tributi; la disponibilità della gente
di Asiago nel cammino faticoso della ricostruzione.
Il 90% dei pascoli o dei boschi dell’Altopiano è sempre
stato proprietà della Comunità
montana; beire.sempio di democrazia e forte stimolo a un
impegno generale, perché, ha
affermato Rigoni Stern con un
certo orgoglio, «quassù non ci
sono mai stali né castelli di
nobili né ville di signori. Qui
è sempre esistita solo la proprietà di tutti. La gente dell’Altopiano nella sua dignitosa povertà ha da sempre goduto di libertà senza vincoli
padronali». Rigoni Stern non
è solo scrittore, ha anche il
grande dono di avvincere il
pubblico; ha parlato per più di
due ore senza che nessuno
mostrasse segni di stanchezza.
Anche l’intervento di Giorgio Rochat (Università di Torino) è'stato particolarmente
apprezzato. Con la consueta
vivacità, Rochat ha illustrato
la situazione dell’Italia centro-settentrionale nel primo
dopoguerra (il faseismo nasee
al Nord e svolge la sua azione
per lo più al Centro e al Nord
stesso): il diffondersi del socialismo; gli scioperi; i timori
della borghesia; la formazione delle squadre d’azione faseiste; l’impegno cattolico e
le sue forti preoceupazioni
anticomuniste.
Ultima, ma non per questo
meno valida, la conferenza di
Emilio Franzina sul dopoguerra nel Veneto. Il riferimento a canzoni dell’epoca e
a una serie di notizie curiose
ha suscitato l’immediato interesse del pubblico. «Vicenza
e Verona - ha detto Franzina
- nel 1920 avevano un ’amministrazione di sinistra: chi
potrebbe supporlo oggi, dopo
l’esperienza “bianca ” di questi ultimi anni?». Proprio nel
Veneto erano nate le prime
leghe, comuniste e cattoliche,
e i raggruppamenti di arditi,
bianchi e rossi. Gli agrari e i
borghesi avvertirono subito
con fastidio il peso di quel tipo nuovo di organizzazione
della lotta operaia e contadina; fu allora che cominciarono a dare tutto il loro appoggio alle nascenti squadre di
azione fascista: ebbero così
inizio gli scontri, spesso anche cruenti. Il confronto era
comunque ineguale; i fascisti
avevano dalla loro non solo
gli agrari ma le stesse autorità
di polizia e in qualche caso
l’esercito a garantire armi, finanziamenti, autocarri e impunità; nel giro di due anni
ogni resistenza fu sconfitta e
il fascismo conquistò facilmente il potere.
Vivacissima la partecipazione del pubblico, opportuni
gli stimolanti interventi del
moderatore Mario Isnenghi;
numerosissime e pertinenti le
domande di bruciante attualità, a conferma dell’importanzadell’iniziativa.
La Società di studi valdesi dedica una giornata all'attività dello studioso
Enea Balmas^ maestro di metodo storico
Accanto ai prestigiosi riconoscimenti che le istituzioni
universitarie francesi e italiane hanno dedicato a Enea
Balmas quale docente, ricercatore, scrittore e organizzatore di cultura, anche la Società di studi valdesi ha desiderato dedicargli una sua testimonianza di quanto egli ha
operato nel campo che le è
proprio e a questo fine, il pomeriggio del 27 agosto,
nell’Aula sinodale a Torre
Penice si è riunito un folto
pubblico.
La manifestazione è stata
introdotta e diretta dal presidente della Società, Giorgio
Rochat; quindi il primo intervento, di Giorgio Tourn, ha
considerato l’attività di «Enea
Balmas storico valdese». Alla
sua origine vi è stata anzitutto
la significativa formazione
valdese di Balmas, che è passata fra l’altro per l’esperienza della costruzione di Agape; vi è stata poi l’intùizione
che lo ha indotto a occuparsi
di storia valdese in coincidenza con la fase in cui questa
disciplina è entrata dopo la
metà di questo secolo.
In precedenza si può schematizzare lo sviluppo della
storia valdese secondo un indirizzo apologetico (che da
Léger si può far approdare a
T. Gay) e secondo un indirizzo di storiografia pura (che si
può far approdare a Armand
Hugon), peraltro anch’esso
«valdocentrico». Attorno al
1974 («ottavo centenario di
Valdo»), viene imboccata la
strada di una rilettura europea
del valdismo.
Proprio all’inizio degli anni
’70 si avviano le iniziative di
Balmas per le edizioni di testi, mentre si infittiscono i
suoi contributi di ricerca, caratterizzati da felici intuizioni
e scoperte. Frattanto egli è attivo nella Società di studi vaidesi come componente del
simo sforzo per acquisi«
maggior copia possig
documenti nuovi e ner
starsi su un piano di rio,
obiettività. °
La «pace cattolica» del 1559, tra Enrico II e Filippo II
seggio e vicepresidente. Le
edizioni di fonti pubblicate
sotto la sua direzione o direttamente a sua cura, e la rilettura che egli fa delle fonti
stesse, guidata da un criterio
culturale, danno una solida
base ai nuovi indirizzi degli
studi valdesi e sono destinate
a lasciare in essi una traccia
definitiva.
L’intervento di Ugo Rozzo
è dedicato a un esame e a
un’illustrazione delle suddette collane di fonti, pubblicate
dall’editrice Claudiana, Si
tratta di due serie, una di
«Antichi testi valdesi», che si
propone di rendere accessibili
alla consultazione gli antichi
manoscritti valdesi di Ginevra; e una di «Storici valdesi», che esordisce nel 1971
con VHistoria breve & vera
di Gerolamo Miolo, a cui seguono nel 1972 VHistoire
memorable della guerra del
1561, di anonimo, quindi altri
tre volumi.
L’analisi del prof Rozzo si
è accentrata sui menzionati
.scritti cinquecenteschi, instant hook intesi a far conoscere a largo raggio gli straordinari eventi conclusisi con
l’accordo di Cavour (1561).
Il significato e il modo di
’ queste realizzazioni è stato ripreso da un altro punto di vista da Carlo Papini, direttore
editoriale della Claudiana,
che ha partecipato come editore all’impresa. Quest’ultima, per quanto ardua, ha prodotto finora risultati consistenti: quattro volumi nella
collana «Antichi testi valdesi», cinque in quella dedicata
agli «Storici .valdesi», destinati a diventare prossimamente sei con la pubblicazione della Storia del ritorno dei
valdesi alle loro valli di Vincenzo. Minutoli (1698).
Papini ha rievocato la fase
iniziale della realizzazione, il
superamento delle non lievi
difficoltà dell’avvio, poi
l’esperienza costituita per lui
stesso dalla consuetudine di
collaborazione con uno studioso di grande rigore quale è
Balmas. Il significato di queste ricerche e del loro esito è
stato molteplice: fra l’altro
esse hanno rinnovato completamente la nostra conoscenza
di alcuni eventi importanti,
mentre si collocano nella storia della stessa casa editrice
come un momento di svolta,
in quanto trapasso verso un
nuovo modo di trattare la storia valdese, che esige il mas
A que^ste testimonia
prof Balmas ha fatto sei
una breve risposta, in cu
commosse parole ha m
stato i legami che si
creati nel suo sentimento
quelle creature di un lum
arduo lavoro che sono ci
tuiti dai suoi libri di argoi
to valdese. Ha ricordato i
laboratori che vi hanno
tribuno, sia i più notiepii„,
retti, sia quelli occasionali
destinati a restare ignoti '
lutando poi l’impatto este;
dell’opera svolta, lohainst
to nel passaggio, relativanu
te recente, degli studi valdi
dalla fruizione del popoi
valdese a un livello univep
tarlo e alla possibilità di à
lizzo da parte di un pubbli
normale e più ampio. Ciòc
to dal punto di vista obietti
ha accennato alle forti mi
vazioni soggettivé che gui„
no lo storico valdese. Ini
ha prospettato, in questo
rito, le possibilità che res™
aperte per il futuro. Il pubbl
co presente alla manifestai
ne, fortemente partecipe,,
accolto le parole di Baimi
con un lungo applauso.
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co (incisione inglese del '500)
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Alcune possibili riflessioni a partire cJa un recente libro di Mario Capanna
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¡Ma eh
avito di
fitti dall’arci
Le speranze che possono venire dai giovani
PAOLO T. ANGELERI
Forse a un evangelico, che
abbia assimilato il significato
profondo delVetica della responsabilità, sarà più facile
che ad altri superare l’attuale
momento di disorientamento
è crisi: che cosa mai oggi può
significare «etica della responsabilità»? A questa domanda vuol rispondere «laicamente» Mario Capanna nel
suo ultimo libro' e a queste
mie note di commento vorrei
però premettere qualche riflessione personale. Saper
ripercorrere- il cammino dell’umanità dagli antichi patriarchi di Israele fino, ad oggi; mettere in rilievo non la
conquista di caduche formule
precettistiche ma la ricerca
viva, in situazioni concrete,
di soluzioni idonee a superare
le difficoltà del vivere; mostrare di saper dialogare col
Dio vivente che alberga in
noi; questo è per me «in concreto» l’etica della responsabilità. Nella sua coerenza,
nella sua eostanza e nel suo
rigore, talvolta anche nel suo
ossuto rigorismo puritano, essa resta aperta al -^dialogo intelligente con Dio e con il
prossimo, in una triangolazione in cui non può e non
deve maneare la «dignità della dipendenza»^
Il cammino dell’uomo è segnato dal riscontro e dal confronto con V«Altro che si fa
“altro ’’» in un rapporto di interdipendenza; con Dio che si
fa prossimo nostro per «ricevere e dare» aiuto. L’indipendenza (l’autonomia) che
1 etica «laica», evangelica o
no, richiede ha solo un significato di liberazione dai
surrogati pseudoetici, precetti, norme, vincoli, imposti dai
potenti e dalle istituzioni.
Tutto ciò non esclude la «dignità della dipendenza»; il
senso di un’etica responsabile
è in un verbo inglese («I care») sinonimo, per certi
aspetti, del greco agapào/
agapàzo (amo, sono sollecito,
mi preoccupo; mi faccio carico di... preoccuparsi, prendersi cura amorevolmente); il
contrario di ciò che lo spirito
della Controriforma, legato al
trasferimento della responsabilità, ci ha insegnato. L’opposto del precetto volgare,
spesso addotto a giustificazione di una vita vuota improntata all’egoismo: l’ignobile «fatti i fatti tuoi» da
qualcuno addirittura, sia pure
per scherzo, definito undicesimo comandamento!
Una doppia, forte, centrale,
nobile «preoccupazione (agapè!)» anima l’antico documento sinaitico: quella nei
confronti di Dio (Es. 20,3-8) e
quella nei confronti del prossirno (Es. 20, 9-17); eppure oggi la cultura emergente insiste
sull’indipendenza dagli altri,
sulla necessità di non preoccu
parsi, di non impegnarsi. «Fatti i fatti tuoi»; che t’importa
degli altri? I disoccupati? Una
necessità fisiologica del capitalismo. I poveri? L’altra faccia del benessere. Di che ti
preoccupi? Al limite, ci sarà
pure un «uomo della Provvidenza», un «vicario di Dio in
terra» capace di preoccuparsi
al posto tuo.
Queste le riflessioni che mi
sono venute in mente leggendo il libro di Capanna.
Es^me acuto della situazione
di ingiustizia in cui ci troviamo; ricerca dei fondamenti
dell’etica; ricostruzione della
volontà di partecipazione alla
cosa pubblica nel convincimento che «il mondo sia
l’unità di parti inseparabili»;
che la sofferenza di uno sia
sofferenza per tutti.
Invito a farsi carico (I care)
dèi mali del mondo, nostro e
degli altri, nel desiderio di
dare un contributo effettivo,
pur se piccolo, a quel cambiamento del mondo che i
miseri, i reietti, i poveri, reclamano con il loro grido silenzioso. E non vale, continua Capanna, ripararsi dietro
il comodo paravento dell’impossibile: «Non dite che è impossibile: non lo è. Bisogna
a.spettare soltanto che gli esseri umani desiderino» un tipo diverso di mondo «Vi è
un ’artista imprigio-nato dentro ognuno di noi. Lasciamolo libero di diffondere dap
temi
pertutto gioia». «Può capare nella vita di venire a trit
varci in mezzo alle più aspf^
avversità. Ebbene: anche tu
vortice delle difficoltà pi>
tremende, dipende da noi & 'l redo propi
servi sovrani. ' vbre
È la nostra coscienza' ^ 'feogno. U.
possiamo creare delle
di resistenza e di liberttt wttito nelle
Ciascuno può farlo. E p>^ Potò conti
ognuno si determina in 9^*'
sto modo, più contribuite
alla liberazione di sé e di tiH testa. Si tra
ti» (p. 148).
Queste le «laiche» esorti
zioni di Mario Capanna. ^ jJp^'oazior
cui vorrei suggerire un a| . tòo nelk
giunta: la valorizzazione delPl. ® tò’
l^iuiua. lei vcuuiiz.z-az.iv/**'^ ' j.
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la nostra insufficienza, iu —v,
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Per il resto, le conclusioni «'Perpre
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laiche e laiche in m“- .
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mi sorprende affatto.
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(2) «Che tutti i membri d'
(I) Mario Capanna,
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società siano reciprocamente Perché
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‘dignità della dipendenza
isolare, per acuire questo pi
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ma». (Richard Sennett,
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q^FITEMBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
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libro ripercorre la storia dei valdesi pugliesi e pone diversi interrogativi per l'oggi
I lunga avventura della chiesa di Orsara
^^ggCftMPANELU^
glternc vicende di una
'^ola comunità valdese
costituiscono 1 ogget,,a puntuale ricerca e di
passionata rivisitazione
¡ sintetizzata in un piale’librop dal titolo emble- si va, poi ritor
mento! l’autore, Arturo Cericoun luna fessore di Stona e Filoiono c™ ’»elle scuole secondane,
iargoi so da un sentimento di
rdatoio aeverso il paese di origilannoco eia sua comunità valdese,
'ti e Più livivere tutti i momenti
Wna della vita della chiesa.
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idi valdt B «fatto» di Orsara di Puel popol iba qualcosa di straordi1 univen lo’ ^ una comunità-tipo
lità di ui Meridione, forse la sua
1 pubbli! adaha delle analogie con
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I obiettivi fee (Cerignola, Corato,
’orti moi i, Taranto) tuttavia il suo
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sto perché l’adesione,
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• prodotto lo svuotamenchiesa? Cericola si è
Orsara: culto all'aperto con Santa Cena
wito di fonti e documenti
Mi dall’archivio «storico»
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(«volume della Claudiana illustra diverse tendenze della teologia femminista
le molte letture bìbliche al femminile
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della Chiesa valdese; non per
un resoconto impersonale ma
per rendere viva, palpitante la
successione delle vicende
raccontate.
Il testo ripercorre, con intensa partecipazione, tutte le
tappe: nel periodo liberale si
era riusciti perfino a ottenere
il riconoscimento per l’insegnamento della religione
evangelica nelle scuole elementari, accanto alla tradizionale «educazione» clericale.
Negli anni più floridi, a cavallo delle due guerre, si tenevano regolarmente delle
«Convention» insieme alle altre realtà evangeliche del circondario (salutisti, metodisti,
pentecostali. Fratelli ecc.),
esempio ante litteram della
Federazione delle chiese
evangeliche italiane.
Partendo da alcune considerazioni ricorrenti quali l’attività produttiva prevalentemente agricola, il carattere
stesso della gente del Meridione, la responsabilità del
governo centrale, episodi tutti
concomitanti al mancato sviluppo socio-economico, l’autore ne deduce che anche l’emigrazione e lo spopolamento
delle chiese sia dovuto a questi fattori. L’analisi condotta,
pur se non pienamente condivisibile, ha molti punti a suo
favore tuttavia non sono
emerse, a mio avviso, le motivazioni psicologiche, le caratteristiche peculiari, le respon
sabilità dei singoli, nel senso
che entrando a far parte della
comunità, si era tutti abituati a
«avere» (nella fondamentale
accezione fissata da Erich
Fromm ): calore umano, riconoscimento sociale, elevazione culturale, senso di appartenenza a una grande famiglia,
sfida all’autorità secolare rappresentata anche dal clero,
tutte cose che «realizzavano»
gli aderenti; quando poi si è
trattato di sostenere la chiesa
nei momenti difficili vi è stato
un generale «defilarsi», forse
per passare ad altro campo.
Si può definire questa oscillazione come la «sindrome del gregge»: si va dove fa
più comodo, l’importante è di
essere coperti dal numero, .sicuri che non venga meno
l’identificazione sociale. Perché da un lato si è beneficiato
di quella «istituzione chiesa»
che si veniva, ingenuamente e
sconsideratamente, criticando; peccato che questo aspetto non sia stato messo in bell’evidenza dall’autore: durante gli anni dell’immediato dopoguerra, la piccola stmttura
(chiesa, pastore. Tavola) ha
tanto fatto per collocare i
molti giovani nelle realtà
evangeliche del Nord Europa
fornendo loro lavoro, accoglienza, istruzione, in cambio
ricevendo men che un briciolo di riconoscenza.
Quanti di quei membri della comunità sono rimasti fe
deli all’Evangelo, anche andando all’estero?
La scelta dei brani posti in
appendice può avere interesse
dal punto di vista documentario; tra questi, alcuni sono
davvero singolari e riflettono
bene quel che era il carattere
ingenuo, forse un po’ presuntuoso, della fiorente comunità; il locale di culto era angusto e inadeguato; dunque,
la colpa era della Tavola e del
moderatore; il pastore non faceva presa sugli uditori, la
colpa ricadeva sulla «gerarchia istituzionale della chiesa» (sic) che manteneva fermi
nelle comunità delle Valli i
pastori più dotati; addirittura
si coniavano termini come
«vallismo» per significare la
centralità delle comunità delle valli valdesi; aspetti, questi, sintomatici di un complesso di persecuzione, di
esclusione, evidenziarne ancora una volta il carattere
estremamente labile di tanti
membri della comunità.
Con tutto ciò il fenomeno
fu davvero rilevante: nel momento dell’apogeo, tutto il
paese di Orsara era direttamente o indirettamente toccato dalla presenza della Chiesa
valdese, sotto una spinta, una
carica entusiastica tanto grande quanto, in verità, fragile e
immatura. Tuttavia la ricerca
che analizziamo serve anche
a interrogarci sull’oggi: la testimonianza evangelica non è
così facile, compresi e oppressi come siamo o riteniamo di essere, ciascuno dai
propri ineludibili impegni.
Meglio una comunità piccola
ma fedele che una comunità
fragile e instabile che vola via
come la pula al vento? Sapranno le nostre comunità del
Sud ritrovare l’energia giusta,
la carica giusta per rimanere
fedeli alla vocazione che,
giorno dopo giorno, ancora
vien loro rivolta?
1 ) Arturo Cericola: Il vento
va, poi ritorna. Lacaita Editore,
1993.
ADRIANA GAVINA
redo proprio che di un liquesto* ci fosì ,®gno. Un libro che su. l’attenzione e anche il
Mito nelle nostre chiese e
à contribuire in modo
<^ostruttivo alla com, ione della teologia femSi tratta infatti di un
ìbre
«pratico», teso cioè a
Í ipn
?”*re materiale di studio e
edicazione in vista delj'zzo nelle comunità, nauti’esigenza concreta,
hportano le curatrici.
Pastore della Chiesa evan
elic;
iCi Itile
3 tedesca. Da tempo.
loro chiese, le donne
*'®''ano espresso il desiderio
Ij r.“ por predicazioni e stu'olici che partissero
o^Perienza e dalla rifles
Í lalF
liso donne, testi per
isie comunità nel suo
5,[i'”® 0 non solo scritti e
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felle.
' comune di fratelli e
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f-fie, si domandavano le
oei sermoni domenicaWal? pochi i testi che
sperier-^' donne, della loro
;oza con Dio, del loro
»Odo rt “
intendere
spin
e vivere il
1 questa
esigenza è nato un
vero e proprio «Lezionario»
femminista, da affiancare a
quelli già in uso nella Chiesa
evangelica tedesca, che ha
coinvolto molti teologi, uomini e donne, nella ricerca e nella scrittura di materiale esegetico e interpretativo portata
avanti secondo alcune linee
comuni; a) l’esegesi e l’analisi critica dei testi secondo
l’interpretazione tradizionale;
b) la riflessione sulle forme di
oppressione e di liberazione
che i testi stessi mettono in luce; c) le conseguenze per la
chiesa, per la società e per la
politica; d) vari suggerimenti
per l’uso nella predicazione,
nello studio biblico e nel lavoro dei gruppi.
Fondamentale che il lavoro
rispecchiasse la pluralità del
lavoro teologico femminista e
la serietà del metodo. Dei due
volumi dell’edizione originale, l’editrice Claudiana ha
tratto 27 saggi scelti e curati
dalle pastore Giuliana Gandolfo e Giovanna Pons, che
oggi appaiono in questo simpatico volume che ci auguriamo possano essere al centro
di molto lavoro interno alle
nostre chiese nei prossimi
mesi. Ogni saggio, scritto da
autrici diverse, appare suddiviso in varie sezioni per l’esegesi, la riflessione critica e
l’uso nella predicazione; e ri
specchia la diversa sensibilità
e il diverso metodo teologico
di chi lo scrive: spesso è anche corredato da preghiere e
parti liturgiche.
Personalmente ho trovato il
materiale molto stimolante
come pastora che necessita di
strumenti semplici e utili per
il lavoro biblico comunitario.
Penso anche che si adatti
molto bene per gruppi di studio autogestiti e per l’arricchimento del culto e della
predicazione di giovani e laici, proprio per Fimmediatezza e la facilità della presentazione. Vorrei invece invitare pastori e pastore e tutti coloro che desiderano maggiore
approfondimento ad andare
oltre questo libro, utilizzato
come base e stimolo del proprio lavoro teologico, per un
confronto con testi più sostanziosi sul metodo teologico femminista, come ad esempio l’opera della teologa
Elisabeth Schlusser Fiorenza.
Le caratteristiche di questa
pubblicazione ne segnano infatti i pregi e anche i limiti;
materiale esplicativo e riassuntivo volto alla pubblicazione e alla divulgazione, introduzione per uno stimolo a
una conoscenza più profonda,
primo passo perché anche le
donne si sentano pienamente
partecipi nei culti e negli stu
Aprile ’93: la firma dell’Intesa con la Chiesa luterana
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(foto Giorgi)
Libri
Chiesa in Italia 1993
Avendo ricevuto dalle edizioni Dehoniane di Bologna il volumetto intitolato Chiesa in Italia 799J*, l’abbiamo apeito con
diffidenza, pensando che si tratteggiassero unicamente fenomeni religiosi e ecclesiastici cattolici. Invece già solo dalla lettura
dell’indice si scopre che c’è un «autoritratto» del moderatore
della Tavola valdese, Gianni Rostan, e che tutto un capitolo è
dedicato a «Confessioni e religioni».
La parte iniziale dell’opera («Cronache») è un elenco dei fatti rilevanti «delle chiese in Italia», registrati dal 1 dicembre
1,992 al 30 novembre 1993; qui troviamo citata la firma dell’Intesa fra lo stato e i valdesi sull’8%c (25 gennaio), la firma
deirintesa relativa all’Ucebi (29 marzo), quella con la chiesa
luterana (Celi, 20 aprile), la sentenza della Corte costituzionale
sul diritto delle confessioni a essere sovvenzionate per la realizzazione di edifici di culto anche in assenza di Intese (27 aprile), la bozza di statuto per un Consiglio delle chiese cristiane
del Veneto (14 giugno), il Sinodo valdese e metodista (22-27
agosto), la pubblicazione del «Direttorio» per T applicazione
dei principi e delle norme sull’ecumenismo, elaborato dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani ( 12 novembre).
Altri capitoli riguardano il tramonto della Democrazia cristiana, i cattolici di fronte a Tangentopoli, la religione telegenica (di Sandro Magister). Il volume termina con dati, informazioni e statistiche istituzionali di grande interesse, non esclusi
quelli sul gettito e sull’impiego dell’otto per mille. E un vero
peccato che a pag. 173, a proposito dell’impiego dell’otto per
mille da parte delle chiese valdesi e metodiste, un’informazione tratta (tra virgolette) da Riforma sia stata completamente
stravolta. Il libro la riporta così: «È incluso l'utilizzo di fondi
dell’otto per mille per fini di provvedere al mantenimento del
culto e dei loro ministri unicamente a mezzo delle offerte volontarie dei membri di chiesa». L’articolo di Riforma diceva
invece: «È escluso V utilizzo dei fondi dell'otto per mille per fini di culto in quanto le chiese evangeliche valdesi e metodiste
intendono provvedere al mantenimento del culto e dei loro ministri unicamente a mezzo delle offerte volontarie dei membri
di chiesa».
A parte questo refuso, si tratta di un utile strumento di informazione e di ricerca, impostato senza emarginare le chiese non
cattoliche.
di, perché la loro esperienza
trovi voce nell’ambito di una
riflessione metodologicamentCiben fondata e di facile
comprensione per tutti. Molti
i saggi nel libro che possono
realmente alimentare un dibattito nella comunità; ne segnalo solo alcuni lasciando
l’Invito alla lettura di tutti.
Ho apprezzato la traduzione
del bel testo di Rosemary
Radford Ruether sulla trasformazione del potere in servizio, quanto mai di attualità, e
quella del testo breve ma assai stimolante di Susan Thistlethwaite su come l’abuso
interpretativo di un testo su
base patriarcale abbia potuto
portare a forme di violenza
sulle classi più deboli.
Altro testo interessante per
la novità del metodo; quello
di Esther Gebhardt sull’interpretazione psicanalitica del
sogno della moglie di Pilato.
Indubbiamente la varietà degli approcci interpretativi è la
rigorosità del metodo di lavoro unite allo stile divulgativo sono le caratteristiche che
raccomandano la diffusione
del libro soprattutto, tengo a
sottolineare, per un suo uso
comunitario.
(*) Chiesa in Itaiia. Annale de «Il regno» 1993. Bologna, Centro
editoriale dehoniano, 1994, pp 240, £ 22.000.
Storia della fede evangelica
L’Istituto di formazione e documentazione di Padova (Ifed)
organizza anche quest’anno le consuete «giornate teologiche»
ormai giunte alla loro settima edizione. Si svolgeranno nei
giorni 16-17 settembre a Padova, nei locali del «Pio X», e
avranno come tema La fede evangelica: dalla Riforma al mondo contemporaneo.
Il convegno, che si è già affermato da alcuni anni come momento privilegiato di riflessione su tematiche di attualità, vedrà
la partecipazione di studiosi italiani e stranieri tra cui Emidio
Campi, Paul Wells, Ugo Gastaldi, Daniele Walker, Pietro Bolognesi, Mario Miegge e Valerio Bernardi e cercherà di chiarire
quali possano ancora essere gli elementi distintivi che si possono riconoscere in seno alla Riforma, all’anabattismo, all’ortodossia e al puritanesimo per la fede evangelica attuale. La segreteria del convegno è raggiungibile per informazioni al tei.
049-619623.
Leggere il Cantico dei cantici
(*) Riletture bibliche al femminile, a cura di Giuliana Gandolfo e Giovanna Pons, Torino,
I Claudiana.
«11 Cantico dei cantici e la poesia d’amore» è il titolo di im
corso di aggiornamento per insegnanti che si terrà a Brescia dal
17 al 19 novembre prossimi, su iniziativa dell'associazione
«Biblia», nella sua articolazione del «Comitato Bibbia cultura
scuola». Il corso si rivolge principalmente ai docenti di materie
letterarie e artistiche e prenderà spunto dal libro biblico del
Cantico dei cantici, testo che ha attraversato la cultura occidentale nella letteratura, nella musica e nell’arte, e rimane un
esempio notevole di poesia d’amore. Fra gli esperti che fungeranno da docenti al corso vi sono insegnanti di medie superiori
(Piero Stefani, Brunetto Salvarani), biblisti ebrei, cattolici e
protestanti (Paolo De Benedetti, Amos Luzzatto, Romeo Cavedo, Daniele Garrone), docenti di materie artistiche (Eugenio
Costa, M. Elena Notari) e letterarie. Per informazioni: segreteria di «Biblia», via A. da Settimello 129, 50040 Settimello (Fi).
Tel. 055-8825055, fax 055-8824704.
14
PAG. 10 RIFORMA
r^Ìp2i^SlB!BREÌ,„l, SET
Nel dibattito sul documento «Per una nuova idea di scuola» interviene il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti
-------------------- ......-’'-5iiaiiu
Riformare la scuola significa riflettere sul cambiamento della socie)
Con una «lettera aperta ai
giornali, a proposito di scuola pubblica e privata», anche
il Cidi (Centro di iniziativa
democratica degli insegnanti)
interviene nel dibattito aperto
dal documento «per una nuova idea di scuola» (cfr. Rifor' ma n. 31 pag. IO). Pubblichiamo qui di seguito il testo
integrale della «lettera», che
è anche indirizzato ai militanti del Pds.
Il sistema formativo italiano, si dice, non funziona perché è gestito male, in maniera
accentrata e burocratica: certo, questo è un problema, ma
non è il solo. La nostra è una
scuola vecchia nei contenuti,
nei metodi e nelle procedure.
Una scuola che non riesce ad
essere «spazio e tempo di vita» per i giovani che la frequentano, penalizzata da anni
di malgoverno democristiano,
marginalizzata nell’attività
parlamentare e nelle scelte e
negli investimenti dei governi, e sempre fatta oggetto di
interventi tampone: ora una
legge, ora un decreto, montagne di circolari.
Come si risolvono i problemi del rapporto scuola mondo
del lavoro, delle scelte culturali (ruolo delle scienze, delle
tecnologie, della storia, ecc.)
se non c’è a monte un progetto di scuola? Un progetto che
indichi con chiarezza quale
debba essere oggi il ruolo
della scuola nel nostro paese,
cosa si deve imparare a scuola per essere a pieno titolo
«cittadini del nostro tempo».
Gentile, a suo tempo, aveva
indicato questo ruolo modellando la scuola su una società
profondamente gerarchizzata.
Lo schema a cui facciamo ca-.
po, sia pur tentando di discostarcené, è ancora quello..
C’è bisogno dunque di un
progetto nuovo che indichi finalità, obiettivi, priorità, urgenze; che affronti il nodo
della formazione e della -qualità dei docenti, a partire dalla
definizione di un nuovo stato
giuridico; che si ponga il problema della formazione degli
adulti, della generalizzazione
della scuola dell’infanzia; che
ponga mano all’elevamento
dell’obbligo e alla riforma
della' scuola secondaria superiore, se vuole affrontare la
questione del rapporto scuola-cultura-mondo del lavoro e
delle professioni. Nodo ineludibile in un mondo dove va
sempre più aumentando il ritmo di crescita delle conoscenze e il sapere va sempre
più specializzandosi. Una
scuola che si ponga nel definire il suo «sapere», il problema di formare cittadini
«liberi» (nella capacità di capire la realtà, di fare scelte
autonome e consapevoli) ma
anche «uguali» e che consideri i nodi del governo e della gestione questioni essenziali per il raggiungimento di
quelle finalità.
Questi problemi, che stanno mettendo in crisi i sistemi
scolastici dei paesi più avanzati (dove peraltro già c’è il
finanziamento alla scuola privata) si possono risolvere con
un’alzata di ingegno, tutti al
nastro di partenza e via? Non
è un po’ bizzarro presentare
come nuove frontiere del progressismo e del nuovismo le
più vecchie proposte dei movimenti integrali.sti?
Il documento sulla scuola
di cui .si parla in questi giorni
firmato da alcuni laici e cattolici (e protestanti ndr) ripropone pedissequamente tutte le
scelte della Conferenza permanente delle autonomie, che
neppure il ministro D’Onofrio negli ultimi tempi ha o.sato riformulare e che común
Gli studenti hanno bisogno per il loro futuro di una scuola riformata
que sonò ben lontane perfino
dalle posizioni che la De, da.
Concila in poi, ha sempre ufficialmente sostenuto.
Si propone, infatti, un’ipotesi di destrutturazione del sistema scolastico nazionale in
tante diverse scuole fondate
su «opzioni ideali sia di ispirazione religiosa che laica
coerenti con i rispettivi principi che si auspicano rispettosi dei valori della Costituzione», ma che comunque si ritengono «capaci di garantire
a tutti i giovani il diritto al
successo scolastico in una
scuola in cui essi possano vivere a loro agio».
Non si mettono così in di
scussione conquiste democratiche come il pluralismo culturale (la possibilità-necessità
che nel delicato processo di
crescita della persona siano
presenti e si confrontino valori ideali, culturali e religiosi
diversi) e la libertà di insegnamento che non può non
entrare in rotta di collisione
con scuole di appartenenza
«coerenti con i propri principi»? Si ritiene inoltre di avere
anche indicato una soluzione
ai nuovi problemi posti nel
campo dell’istruzione dalla
presenza «di popolazioni provenienti dal Terzo Mondo».
La nostra esperienza, la nostra elaborazione, ci dicono
invece che la costruzione di
una cultura che rispetti e integri le varie etnie è il contrario
della ghettizzazione delle varie culture, tradizioni, religioni perché la differenza per essere valore deve evitare la separazione.
Ancora; si ritiene adattabile
alla scuola, come ad altri e diversi servizi sociali, il principio di uno «stato che controlla di più e gestisce di meno».
In effètti l’ossessiva centralizzazione della gestione di
quasi 50 anni di governo democristiano della scuola è
stato un limite invalicabile
per quanti hanno lavorato per
una trasformazione democra
tica del sistema. C’è ih effetti
un problema di sviluppo
dell’autogoverno della comunità culturale e sociale della
scuola che ha bisogno di trovare risposte nuove.
Il principio dell’autonomia
delle unità scolastiche sul
quale si sono avviati un dibattito e un’elaborazione (ad
esempio, la «proposta della
scuola» sottoscritta dai sindacati confederali e dalla maggior parte delle, associazioni
professionali laiche e cattoliche) non può essere però il
varco per riproporre, sotto
nuove vesti, il vecchio tentativo sempre fallito dell’affidamento dell’istruzione pubblica a comunità educanti
omogenee per ideologia, per
religione o per censo.
Infine ci sembra singolare
che chi sostiene queste tesi
faccia riferimento all’esigenza di una legge sulla parità tra
le scuole. Per l’art. 33 della
Costituzione la legge di parità
deve fissare diritti e obblighi
delle scuole non statali al fine
di ottenere il riconoscimento
legale della propria attività.
Perciò una legge di «parità»
che metta ordine nella giungla attuale delle scuole private, parificate o legalmente riconosciute (frequentate da
circa il 30% di bambini nella
scuola materna, dall’8% di
alunni nella scuola elementare, dal 4,5% nella scuola media inferiore, e dal 9% nella
scuola media superiore) è cosa necessaria ma ben diversa
dalla questione del finanziamento alle private.
Ecco, su questi problemi
sentiamo l’urgenza di riprendere il dibattito nel Partito
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che senza dividerci nr^,
zialmente tra innova
conservatori ma vogliche sottolineare una
precisa convinzione
coincide sicuramente
quella delle decine di«;.-.- ■
gliaia di militanti del Pd«»#
da «conservatori» conte*il ^
cuno ha avuto il cattivo
di commentare, il 29 di
gio sono scesi in piaz^;
per difendere miserie e
tratezze della scuola i
che combattiamo da sei
ma per sostenere un suo»luppo qualitativo a pani, ipare evide
compiti e responsabilità ®
la nostra Costituzione ra Ìoarci anc
blicana le attribuisce: solo i® di «dotto
congresso del Pds puòd, simili, i
dere su scelte quali quelle i?i° del brn
il documento propone poi stato già oì
esse riguardano non soli iioionsigh
scuola ma la qualità sto (testa mone
del vivere civile. , ' |Kondo lue
Per questo siamo comi iMalingu
che tutti gli iscritti devonoi ® ^ tempri
sere posti in condizioni di ^trovo neg
rità di fronte all’assunziP^®ori ba
di decisioni di carattere i
grammatico di simile rilevi
za, essenziali per la demi,
zia di questo paese. Le dei
sono impegnate a dividi
disarticolare, frantuma
gerarchizzare; il compito
le forze democratiche
vrebbe essere quello di
muovere, nel processo foi
tivo, autonomia critica, a
dine alla convivenza, il
trollo dei cittadini rispetto
la complessità del moi
moderno, il superamento i
le disuguaglianze e dei
profonde ingiustizie che: 'tirella j
esprimono nella società.
Eso lessic
|a compren
|i protestan
casando te
Jribü», in
|lario.
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a favore
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Scuola privata g scuola pubblica: coìtig garantirG il pluralismo g il rinnovamGnto?
Non dimenticare che i protagonisti sono gli insegnanti
OIANFRANCO HOFER*
Il documento, che si presenta piuttosto sintetico tenuto conto dei molti e complessi problemi affrontati, mi
sembra pieno di spunti e buone intenzioni, ma risulta anche generico mettendo insieme troppe cose e favorendo
incomprensioni oltre che giustificate riserve (vedi nel n. di
Riforma del 19 agosto, a pag.
11, l’intervento allarmato di
Giacomo Quartino). Indubbiamente si sente l’urgenza di
una presa di posizione in un
momento che può rivelarsi
cruciale per il futuro della
scuola; forse quando arriverà
in redazione questo scritto vi
sarà già la discussione sui
provvedimenti ministeriali
promessi per settembre, per i
quali non mancano le perplessità, visti gli interventi finora parziali e soprattutto gli
annunci fatti in diverse esternazioni.
Forse si sente anche, nel
modo in cui il documento affronta i problemi, la preponderanza del contributo di persone non interne al mondo
della scuola (con una pro.spettiva più di tipo politico, che
nel passato non ha favorito
cambiamenti ma piuttosto li
ha bloccati per l’innesco di
veti incrociati, che non didattico-culturale).
In effetti il nodo del dibattito viene posto nel rapporto
fra scuola statale e scuola non
statale, praticamente in Italia
scuola cattolica e non, come
mi sembrerebbe più ovvio,
nell’urgenza del rinnovamento del sistema .scolastico che
in Italia è statale per la massi
ma parte. E di questo che andrebbe evitato il degrado. Il
taglio della discussione sembra imposto dall’attuale maggioranza e da alcune forze
politiche interessate, più che
obbedire a esigenze diffusamente sentite che dovrebbero
riguardare tutto il sistema formativo e scolastico, dalla
scuola materna all’università
con i suoi moltissimi problemi, uno dei quali è il rapporto
fra scuola statale e non statale. Forse proprio i livelli più
alti, scuola superiore e ancor
più università, sono per vari
aspetti i settori più in crisi e
bisognosi di riforma dal punto di vista culturale, didattico
e organizzativo.
Si discuta pure di scuola
pubblica e scuola privata, se
si vuole, e soprattutto se siamo portati a farlo dalla dinamica democratica che dà diritto a chi governa di proporre e far legiferare. Non credo
siano superabili, semplicemente voltando pagina, le riserve dell’alt. 33 della Costituzione sul finanziamento alla .scuola non statale, frutto di
una concezione laica e garante, da parte dello stato, eli servizi basilari, maturata dopo
un faticoso cammino e a mio
avviso non superata, proprio
in considerazione della loro
delicatezza e importanza. Su
ciò però non mi soffermo
ora, anche se credo non vada
dimenticato o evitato ed è bene che qualcuno continui a ricordarlo.
Oggi l’aspetto teorico più
serio, ricordato nel documento e che va approfondito, mi
sembra quello del pluralismo.
Dubito che pluralismo in que
sto campo possa consistere
nella pluralità di «popoli»
(cattolici, laici, protestanti,
più in là musulmani e forse
buddisti...) che coltivano le
loro scuole con i loro valori,
ma il confronto culturale e là
preparazione alla vita nella
società, che inizia con la scuola, nella quale i diversi apporti
possono essere utili se non necessari per lo meno a una rispettosa convivenza. Cosa che
nella scuola statale oggi, seppur disastata per altri aspetti,
avviene in modo abbastanza
soddisfacente proprio per la
sua configurazione.
Il problema del finanziamento pubblico alle scuole
non statali, spesso auspicato
con riferimento a situazioni
estere, comporta non poca
cautela quando elargito a enti
privati, anche quando questi
si offrono a gestire servizi
pubblici, non a caso puntando
su carenze e degrado di quelli
statali che non si capisce allora perché non vengano attivati o migliorati con il contribuì
to di tutti.
Alcuni di questi enti risultano multifinanziati mentre
altri non lo sono, almeno nella stessa misura (per esempio
le sovvenzioni edilizie alla
Chiesa cattolica con strutture
come dubbie «opere di culto» quali seminari, collegi,
scuole, oratori, curie, o come
edifici di interesse storico-artistico); vi sono inoltre problemi di tutela del lavoro per
il quale lo stato in effetti abdica al compito di garantire
parità di possibilità (assunzioni clientelati, licenziamenti per ragioni «etiche»
I quali il matrimonio civile per
le scuole cattoliche, o il divorzio...). È tutta una materia
da ben considerare, specialmente quando vengono annunciati come inevitabili tagli e non incremento ^lle
spese per l’istruzione.
Il documento invece giustamente focalizza un’esigenza ormai recepita universalmente, specie da chi opera
nella scuola: quella dell’autonomia didattica e amministrativa nella generale prospettiva nazionale e regionale. Qui occorrerebbe determinarne con cura i vari aspetti,
superando coraggiosamente
il centralismo paralizzante, la
congerie di dipendenze logistiche ed economiche che si
sono via via aggiunte e intrecciate nel tempo (competenze di comune, provincia,
regione, stato...) e insistere
perché un’autonomia didattica e amministrativa si verifichi effettivamente dando funzionalità ed efficienza all’apparato scolastico.
Nel documento non si fa
cenno al più ampio contesto
del settore scolastico (Irrsae,
Cede, Bdp, ispettori, provveditorati...) su cui già la conferenza nazionale della scuola
del Formai lontano 1990 aveva rivolto l’attenzione, per lo
sc^so coordinamento e la limitata produttività che comunque andrebbero per lo
meno snelliti se non, almeno
alcuni, aboliti o profondamente trasformati; così pure
andrebbe meglio affrontato il
rapporto tra i vari momenti
formativi, specie quello tra
scuola superiore e università,
oggi a mio avviso sempre
maggiormente separati fra lo
icordf
¡linai
Í
iiaro Aldo
ìiànoi. Un
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ro e privi di comunicazione
raccordo che non nel passi
Per esempio il problemadd
formazione didattica deglii
segnanti, che non avvici *■
all’università e forse noni*
avvenire nelFambiente aw
demico ma in collaboraà»
anche con la scuola vivi
quello dell’aggiornameli
dei docenti, che non mi s®
bra oggi risolto in modo si
disfacente.
Infine mi sembrano assi
dall’orizzonte del dòcum®
ma purtroppo anche dall g''«"c: c
tuale dibattito culturale, . Enoi
centi, come co-protagouf®„ RI; i
del cambiamento. 0 rinn»»
mento della scuola dipen^ gra, Luisa
soprattutto da loro, impeg" naidi, Fulv
giornalmente sul campm coscheiie
anni di lavoro nella scnoW ^NtLPfg
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condaria superiore ho pe^
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constatare come vi siano ® j.]J|STRA
che una
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decisamente poco
rante sembra aver fatto di w ■ 1to per deprimere e sprec
anche con il deprezzam
economico della catego^ ^
ma che si sono liberate g®
do si è aperto qualche sj
gho (ricordo solo molte sp isostenjto,
mentazioni condotte in n®*
pregevole).
La svolta politica
attus '«"'Ulativ
che si annuncia con il .Jabonan
SI CUIUUll^iW
d’obbligo della discus^^
(parità scolastica) e pto^
soprattutto tagli da
(scuola statale) e
stati
all’altra (scuola non non si vede quanto nng '
possa rivelarsi. Comunq
scuterne e tener viva i , jteiii,
zione mi sembra a
ssolu
mente indispensabile.
* preside del Liceo cO
«Dante Alighieri» di
Via Pio \
Via Fori;
Via Rapi
I^ORE; (
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'“dinanza
15
MBRe o qgTEMBRE 1994
PAG. 1 1 RIFORMA
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^oandomi alle lettere
^rse sull:argomento
¿ma dell’8, del 22 e
Sluglio), devo ncono■ che anch’io scrivo, e
' j[ nuovo (non più tan^i) termine «pastora»
¡gabile disagio. Le rano varie e già illustrane lettere sopra citate,
ji soffermarmi ancora
jiente sull’aspetto lin
iere evidente che per
I e analogia dovremjarci anche alle defiicrsS'di «dottora», «profes5 può* »esimili, con evidente
i quelle eg» buon gusto, coione poi stato già osservato (e se
lonsoli loBon si giunge, l’operailitàstc itesta monca).
lecondo luogo ogni moto CQM della lingua decisa a tadevojo, «è sempre artificiosa,
zionidi etiovo negativo aggiunassunzi barriere, m que'atterei iso lessicali, alla già
lilerilel a comprensione che si
adeiuot * protestanti nel nostro
; Le dei e asando termini interni
i divide dribù». inesistenti sul
ntumar®ario.
^uipitowfinitiva le motivazioni
a favore di questa deicsono, a mio parere,
denti a giustificarla.
' leno che sul nostro
si fosse liberi di
spetto! biilió no (e vorrei anche
^ ' ■’ parere di qualche
itolo personale glieisco il diritto).
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
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Il taro Aldo Varese non è
ìtànoi. Un vuoto immen. Kentre soltanto ancora un
mi aveva invitato ad
*tc«su», a Torre Pellice
It ospite suo per assistere.
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Via Pio V, 15- 10125 Torino-tel. 011/655278-fax 011/657542
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
,'l ETTORE; Giorgio GardioI
i ^DIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
liftOATTORI; stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
™setto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau"zioGirolami, Anna Maffei, Milena Marlinat, Carmelina Maurizio, Luca NeSm, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Ri»äldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marj*®ctiellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
insieme, alle sedute sinodali,
una simpatica consuetudine
di questi ultimi anni. Varese
era sempre di spirito vivo, arguto nelle riflessioni, con una
voglia in contenibile di rivangare negli episodi del passato,
facendoti rivivere con immediatezza.
Nell’ultimo culto tenuto a
Cerignola, come predicatore
locale, mi aveva confidato
con velata tristezza: «Questo
è il canto del cigno, amico
mio»; lui che all’età di 82 anni si rendeva ancora disponibile a tenere i culti, dove occorreva. Aveva sempre il senso della novità; capace di affrontare qualunque problema
senza alcuna angoscia, temprato com’era dai tanti, tantissimi eventi della sua vita.
Potevi discutere con lui di
qualunque argomento, ti restituiva sempre qualche spunto originale, qualcosa a cui
non avevi ancora pensato.
I suoi 40 anni di presenza
nel Concistoro di Torre, la
sua frequentazione della Facoltà valdese di teologia, amico dei professori della sua generazione (Miegge, Subilia,
Vinay), praticamente conosceva tutti e tutto (se con ciò
s’intende la vita della chiesa),
non avendo mancato di presenziare alle innumerevoli sedute del Sinodo da quand’era
pressoché ventenne; tutto ciò
lo aveva reso meritatamente
familiare un po’ dovunque.
Capacissimo di adeguarsi a
ogni situazione per la sua
straordinaria umiltà, di non
vedere mai il male nelle cose,
di perdonare quando gli si arrecava un torto, è stato davvero un maestro di vita per
quanti hanno potuto conoscerlo. Come coadiutore pastorale
aveva prestato il suo servizio
in gran parte della diaspora
evangelica italiana; quello che
riesco a ricordare; da Rimini a
Catanzaro, a Pachino, a Corato, a Cerignola, a Foggia, Orsara, Bari, Taranto.
L’uomo di fede, l’ex funzionario statale con una tempra calvinista, con una personalissima, rigorosa dirittura
morale. Dotato di grande loquacità, non lasciava mai
vuoti nei discorsi, mai pause
imbarazzanti; animato da un
inesauribile spirito di socialità, era anche capace di
spunti divertenti, senza mai
Riforma
« : tzi Menusan
I® Daniela Actis
ÌtAuo Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
IIITftB ®bisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ill^inario £
ABBONAMENTI 1995
ESTERO
re
95.000 -ordinario £ 140.000
£ 80.000 - semestrale £ 75.000
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£ 48.000 -sostenitore £ 200.000
al '‘""ulativo Riforma + Confronti £ Í35.000 (solo Italia)
011(5(5-:.”'’®®’'versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro’'«■'■1 via Pio V15 bis, 10125 Torino.
'^one settimanale unitari con L’Eco delia valli valdesi:
non può essere vendute separatamente
üFnoitiici;
—... ^uuuiikuaiie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
■ Razioni; millimetro/colonna £ 1.800
a parola £ 1.000
sol»*
,1 Si
MS' H
Fella testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n 176
'otninan »51, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
“"»in data 5 marzo 1993.
vijB^ Fel 2 settembre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMC
“oinoli 44/11 di Torino mercoledì 31 agosto 1994.
lEvangelo della natura
Le vacanze sono terminate. Mentre ritorniamo alle nostre attività consuete, riteniamo utile citare una pagina del teologo valdese Vittorio Subilia, scritta nel lontano
1959 ma la cui attualità balza agli occhi.
La riportiamo con l’augurio che possa aiutarci a capire il senso profondo del nostro
rapporto con la natura.
Nella fede di Cristo noi non possiamo limitarci ad avere una conoscenza fenomenica della natura, quale quella che possono
suggerirci l ’osservazione estetica delle cose
e le nostre reazioni sentimentali nei confronti del mondo esteriore o quale quella
che possono fornirci le scienze naturalistiche in vista dello sfruttamento tecnico-utilitario delle risorse della natura. Cristo, fondamento oggettivo della redenzione che abbiamo in comune con la natura, è anche il
fondamento della conoscenza che abbiamo
della natura: conoscenza della caduta della
natura e conoscenza della redenzione della
natura.
Queir Evangelo, che ci insegna ad amare e
a comprendere il prossimo che con noi pecca e che con noi soffre del peccato ci insegna pure, e noi troppo trascuriamo questo
suo insegnamento, ad amare e a comprendere la natura, ad avere simpatia per la natura,
a sentirla vicina a noi e solidale con le realtà
ultime della nostra fede. L’Evangelo ci dà
un nuovo senso della natura, per cui noi la
guardiamo con sguardo diverso e non possiamo più considerarla come uno scenario
che colpisce i nostri organi visivi e che resta
estraneo a noi e staccato da noi, statico, immutabile.
L’Evangelo ci rende capaci di considerare
la natura, la natura fatta del bestiame, delle
steüe, delle montagne, deile piante, del mare, delle acque dei fiumi e dei laghi, dei fiori e dei boschi, dal punto di vista del perdono, della misericordia, della riconciliazione,
della redenzione e della speranza della redenzione, della sapienza, della bontà, della
gloria di Dio.^a prospettiva pensosa della
fede, che ha assunto Cristo a norma anche
della propria coscienza della natura, permette allora di comprendere che il segreto di
ogni vita che palpita nelT universo sotto il
sole, e la tensione di speranza verso il giorno di Cristo.
(dalla circolare della Chiesa
evangelica italiana di Zurigo)
scadere di tono. Quante volte
mi partecipava di voler un
giorno mettere per iscritto le
sue memorie, nel mentre lo
incoraggiavo caldamente in
questo progetto «culturale».
Mi confessava con sincerità
che non se la sentiva di scrivere, che gli mancava il «la»,
la disposizione giusta, anche
in questo estremamente modesto, lui che aveva annotato
e raccolto con dovizia e cura
certosina tutte le sue prediche, come tutte sottolineate
erano le innumerevoli opere
di teologia che aveva letto e
di cui andava orgoglioso..
Preferisco ricordarlo come
partito per un lungo viaggio,
il caro Aldo, con la speranza,
con la fiducia di reincontrarlo
un dì...
Franco Campanelli
Cerignola
A. Rostain
dimenticato
Con vivo interesse ho seguito il convegno della^ Società di studi valdesi, lunedì
29 agosto 1994 a Torre Pellice, sui cappellani italiani nella II guerra mondiale.
Devo dire che sono stato
molto deluso per il modo con
il quale si è trattato l’argomento. Mentre si è parlato
per ore sul lavoro dei cappellani cattolici sui vari fronti,
compresa l’assistenza spirituale alle truppe coloniali
(ascari), si è detto ben poco
su quelli valdesi, eccetto per i
pastori Ermanno Rostan e
Edoardo Micol. Era presente
il pastore Davide Cielo, cappellano in Libia durante l’ultirho conflitto mondiale, e
non mi risulta che sia stato
invitato a parlare.
Quello che mi ha verlmente stupito, e direi shoccato, è
che non si sia neanche men
zionato il cappellano Alfredo
Rostain caduto a Cruda, Bocche di Cattare (Montenegro),
quando il battaglione Pinerolo combatteva contro i nazisti
dopo l’8 settembre ’43. Rostain è caduto per aver voluto
fare più del suo dovere, soccorrendo i fériti e i moribondi
con l’ufficiale medico che fece poi la sua stessa fine
salendo all’ultimo momento
sull’ultimo autocarro rimasto
al nostro reparto. Questo si ribaltò durante la ritirata, mentre eravamo inseguiti dalla
furibonda Wehrmacht.
Io mi trovavo in quella zona e ho visto come e che cosa
è successo. Rostain, per quanto ne so, è l’unico cappellano
valdese caduto nella II guerra
mondiale. Purtroppo in 50 anni nessuno ha mai fatto nulla
per ricordare questo fratello
Alfredo Rostain che, da studente in teologia, non ancora
consacrato pastore, obbedì
all’ordine della Tavola di recarsi al fronte a sostituire il
pastore Ermanno Rostan.
Aldo Malan
Lusema San Giovanni
La laicità
resta il
problema
Caro direttore,
il discorso del presidente
della Camera, Irene Pivetti, a
Rimini ha già suscitato tante
giuste denunce che non è il
caso di ritornarvi. Nello stesso tempo sembra sia sfuggito
perfino ai commentatori più
seri il fatto della lampante disinformazione riguardo alla
conferenza del Cairo sullo
sviluppo della popolazione.
La Rai per prima non ne ha
parlato che indirettamente, in
modo obliquo, partendo dalle
Il diedi prima pagina
Siamo in troppi?
Siamo in troppi? Troppi per la capacità nutrizionale della Tema? Troppi per
i consumi energetici? Troppi per evitare
guerre fratricide? La Conferenza che si è
aperta al Cairo dovrà rispondere a questi
interrogativi. Non si discuterà solo
dell’aborto e del controllo delle nascite
ma della qualità dello sviluppo e dei «limiti» che noi che viviamo nel Nord del
mondo dobbiamo porre al nostro sviluppo. Una società più sobria e più attenta
al futuro di tutti gli uomini e le donne,
permetterà anche lo sviluppo delle popolazioni più povere del mondo come
quelle deU’Africa centrale (nella foto).
critiche lanciate dal Vaticano,
come se non esistesse nessuna fonte oggettiva. Nessuno è
partito dalle fonti primarie
dell’Onu, nessuno ha detto
quali altre voci, religiose o
laiche, si stiano facendo sentire sull’argomento. Se questa
è informazione io sono un
marziano.
Allora il discorso di Irene
Pivetti suona male una volta
di più. Irene Pivetti parla come se i cattolici dovessero
ancora rinforzare la loro influenza, mentre noi li chiamiamo invece a mobilitarsi
come cittadini per garantire
un’informazione democratica
e, di conseguenza un diritto
di tutti a esprimersi in un
concerto comune. La prima
battaglia resta la laicità. Pochi
vi sembrano sensibili.
Sergio Rostagno - Roma
ecumeniche, conferenze, partecipazione a comitati, interventi alla radio o alla televisione, articoli, libri, ecc.) sono fatte a titolo gratuito; l’altra, che «quando nella chiesa
si vuole che una cosa sia fatta
bene, ci si deve per forza rivolgere al pastore»: quando
mai?
Fraternamente,
Giovanni Gönnet - Roma
Auguri
Adelaide
Domenica 26 giugno la
chiesa del Vomero di Napoli
ha salutato il pastore Maria
Adelaide Rinaldi, che lascia
la guida della comunità dopo
cinque anni. Il pastore ha
scelto come testo della predicazione il medesimo brano
della lettera ai Filippesi su cui
aveva predicato per la prima
volta quando era arrivato a
Napoli.
La giornata è proseguita
con un’agape fraterna dove
ognuno ha portato un contributo non solo culinario ma
anche di gioia e fraternità per
spezzare e scacciare quella
malinconia che pervadeva un
po’ tutti; insieme alla nostra
comunità hanno partecipato
vivacemente anche i niembri
del gruppo ecumenico che si
riunisce nei locali della chiesa del Vomero.
È stato difficile salutare
una persona che ha saputo essere in questi anni tra di noi
punto di aggregazione; la comunità, e non solo, ha ricevuto affetto, amicizia e fraternità, un esempio di vita di fede. A noi la responsabilità di
proseguire in questa linea, A
Adelaide l’augurio di poter
continuare, con l’aiuto di
Dio, questo suo lavoro.
Giuseppe Cancello- Napoli
Quando mai?
Caro Bensì,
se è vero che, nell’ambito
dell’ecclesiologia riformata,
non c’è alcuna differenza tra
laici e «chierici» tuttavia, appena si scende dall’empireo
dei principi sul terreno pratico delle realtà umane, ci si
accorge ben presto che un
primo divario esiste tra il
semplice fedele e il «pastore»
dal giorno in cui quest’ultimo
si è impegnato volontariamente a consacrarsi a tempo
pieno all’opera del Signore
con la cura d’anime, la predicazione, la catechesi e tutte le
altre incombenze inerenti il
suo ufficio.
Ovviamente, questa «consacrazione» non ha il carattere indelebile che riveste invece il «sacerdote» nell’ordinamento cattolico apostolico romano ma ciò non toglie che,
se un pastore decide di dedicarsi a una funzione diversa
da quella del suo ministerio,
dovrebbe o dare le dimissioni
o mettersi in aspettativa: se la
prima decisione è limpida, la
seconda resta ambigua in
quanto relega nelle quinte la
funzione primaria del ministerio pastorale.
Dato ciò, il richiamo dell'
apostolo perché «coloro che
annunziano il Vangelo vivano
del Vangelo» (1 Cor. 9,14)
non fa una grinza: se ogni credente, nel caso nostro ogni
membro di chiesa, contribuisse secondo le proprie disponibilità al mantenimento del pastore e della sua famiglia, non
ci sarebbe nemmeno bisogno
di puntare sulle offerte delle
chiese estere o sull’otto%c!
Ma due tue asserzioni mi
lasciano alquanto perplesso:
una, che tutte le prestazioni
extra dei pastori (consulenze
RINGRAZIAMENTO
« In te, o Eterno, io mi confido»
Salmo 71,1
I familiari tutti della cara
Rina Fornerone
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che hanno affettuosamente espresso la propria partecipazione.
Un ringraziamento particolare
ai medici e al personale infermieristico del reparto medicina dell'ospedale Agnelli, al pastore Erika
Tomassone e alle signore Marisa
e Anna che l'hanno amorevolmente assistita.
Prarostino, 6 agosto 1994
RINGRAZIAMENTO
Moglie, figli e parenti ringraziano tutti coloro che si sono uniti al
dolore della famiglia per la perdita dei caro
Adriano Hugon
Torre Pellice, 9 settembre 1994
Gli amici di Radio Beckwith evangelica sono vicini all'amico
Davide in occasione della scomparsa del papà
Pietro Buttitta
Torre Pellice, 9 settembre 1994
ANNIVERSARIO
«Riconoscete
che l'Eterno è Dio,
è lui che ci ha fatti,,
e noi siamo suoi»
Salmo 100, 3
Miraida Durant Vittone
A un anno dalla tua scomparsa, i tuoi cari desiderano ricordarti con affetto a tutti coloro che ti
conobbero.
Luserna San Giovanni,
9 settembre 1994
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Nel giugno scorso il Consiglio della Cevaa (Comunità
evangelica di azione apostolica) ha eletto il pastore svizzero Marcel Piguet quale nuovo
segretario generale. Pubblichiamo l’intervista fattagli
dall’agenzia di stampa protestante della Svizzera remanda (Spp).
- Che cosa è esattamente
la Cevaa?
«La Cevaa è un organismo
di cooperazione missionaria,
formato da una quarantina di
chiese presenti in 15 paesi:
in Europa, in Africa, nel Madagascar, nel Pacifico e in
America Latina. È subentrata
alla vecchia “Missione di Parigi” che si è sciolta 22 anni
fa. All’origine, gli scambi avvenivano soprattutto nel senso Nord-Sud, con predominio
del Nord sul Sud. Quando le
chiese del Sud sono diventate
“adulte” e autonome, non
hanno voluto tagliare i ponti.
Abbiamo voluto proseguire il
lavoro insieme, cristiani
dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia, del Pacifico, ecc. Ora
la Cevaa è un’associazione
che punta sul “partnership” e
non più sulla dipendenza.
D’altronde ogni chiesa membro dispone di una voce che
ha la stessa importanza, sia
essa ricca o povera, grande o
piccola».
- Che cosa ha portato alla
creazione della Cevaa?
«L’idea è venuta da un pastore camerunese che, vedendo l’evoluzione delle chiese
del Sud, si è chiesto come
portare avanti la collaborazione con quelle del Nord.
Ciò si è tradotto attraverso alcune idee-forza, prima fra
tutte quella che l’evangelizzazione deve essere interculturale e interdisciplinare. Le
prime azioni della Cevaa si
sono svolte nel Benin dove
insegnanti, ingegneri e agronomi hanno lavorato insieme
durante diversi anni.
Una seconda azione si è
svolta in Francia. È stato uno
shock quando si è detto che
era necessario evangelizzare
l’Europa e che a questa evangelizzazione avrebbero partecipato non solo francesi,
svizzeri e italiani ma anche
africani. L’attuale presidente
della Cevaa, il pastore camerunese Emmanuel Njike, ha
partecipato personalmente a
quell’azione nel Poitou».
- Qual è il rapporto tra la
Cevaa e il Dipartimento missionario della Svizzera romanda?
«Il Dipartimento missionario romando (Dm) è incaricato di assicurare il legame
tra la Cevaa e le chiese della
Svizzera romanda. Si tratta
quindi di uno strumento di lavoro, ma sono le chiese ad
essere membro della Cevaa.
Il Dm si occupa della preparazione degli invii di persone,
dell’organizzazionè dei viaggi, ecc. Esso mette a disposizione delle chiese e della Cevaa le proprie competenze
tecniche, ina è solo un organo di collégamento».
- Recentemente, non c’è
stata una crisi aH'interno
della Cevaa quando le chiese
del Sud hanno rivendicato la
propria autonomia teologica
e istituzionale ma non quella
finanziaria?
«C’è stata infatti una richiesta di moratoria da parte
di alcune chiese del Sud.
Questa moratoria doveva essere completa, anche sul piano finanziario, ma ciò non ha
portato a nulla e quelle chie.se
hanno deciso di riprendere la
cooperazione. Attualmente,
ciò che rende le cose molto
difficili è che le chiese dell’Africa hanno la sensazione
Malgrado condizioni di vita durissime, le chiese africane conservano una certa vitalità
che il loro continente venga
dimenticato, in particolare rispetto all’Asia. Le chiese
africane stanno attraversando
una situazione tremenda sul
piano materiale; per esempio,
due anni fa i partecipanti camerunesi ci hanno detto che
gli insegnanti non erano stati
pagati da otto mesi! Ciò dimostra il contesto in cui vivono, un contesto nel quale,
malgrado tutto, le chiese conservano una certa vitalità. È
sempre impressionante vedere la gente cantare e ballare
durante i culti, mentre vive
una situazione di povertà incredibile. Inoltre, senza voler
idealizzare, in molti paesi le
chiese costituiscono uno degli ultimi luoghi di resistenza
a tutte le forme di dittatura».
- Ciò significa che la Cevaa sta passando da una solidarietà teologica a una solidarietà sociale e politica?
«Sì, la solidarietà sociale e
politica è una dimensione importante, ma la solidarietà
teologicà rimane: in Africa, si
sta verificando un’espressione della teologia segnata da
un rinnovamento dell’interesse per la Bibbia. C’è qui
un’altra idea-forza della Cevaa, vale a dire che occorre
restituire la teologia al popolo
della chiesa. Uno dei quattro
animatori della Cevaa è un
animatore teologico africano.
La sua riflessione teologica
nutre quella dell’insieme della Comunità eppure, sul posto, egli ha il compito di mettere in piedi una formazione
non destinata a teologi ma a
laici. Del restò, quando il
Consiglio della Cevaa si riunisce in un paese, sono persone del posto che animano i
nostri studi biblici, perché è
fondamentale per noi vedere
come si esprime la teologia
nel contesto di una chiesa.
Questo è molto stimolante».
- Non ritiene che ci sia ancora molto lavoro di informar
zione da svolgere in Europa
per far vedere questo tipo di
cooperazione e rompere finalmente rimmagine del missionario tipo “Tintin nel
Congo”?
«Sì, c’è un lavoro enorme,
un lavoro difficile. Prima di
tutto perché l’immagine della
missione del nonno ha la vita
dura: il negretto che dice grazie... DJaltra parte questa
informazione è difficile perché soltanto rincontro fra
persone può fare risaltare la
realtà di oggi. Certo, esistono
pubblicazioni informative ma
non possono sostituire i contatti personali».
- In che consisterà il compito di segretario generale?
«Prima di tutto nel coordinare il lavoro della Comunità. Il segretario generale è
aiutato da tre altri segretari:
un animatore teologico (togo
lese), un responsabile degli
scambi di persone (francese),
un responsabile della segreteria (svizzero). Dovrò dunque
facilitare la circolazione delle
idee aH’interno della Comunità, e anche rappresentare la
sua “visibilità” all’esterno:
attraverso viaggi e rappresentazioni, dovrò dare un volto
alla Cevaa; sarò inoltre un intermediario tra il Consiglio e
la segreteria. Come in tutte le
organizzazioni di questo tipo,
il Consiglio indica le grandi
linee e poi spetta alla segreteria arrangiarsi per metterle in
pratica; in fondo, il mio lavoro presso la Cevaa sarà un
po’ simile al mio compito di
membro a tempo pieno del
Consiglio sinodale della
Chiesa protestante romanda.
C’è una novità: la Commissione giustizia e diritti
umani che avrà d’ora in poi
il compito di accompagnare
il segretario generale in questa materia. Questa commissione è essenzialmente in
contatto con organismi europei in quanto la grande paura
della Comunità, in particolare dei suoi membri africani, è
che l’Europa diventi una fortezza chiusa su se stessa.
Uno dei compiti principali di
questa Commissione è di stare in contatto con le istanze
di Bruxelles per renderle attente alle aspettative del continente africano».
Dopo anni di impegno nel Consiglio delle chiese del Sud Africa
Frank Chikane lascia la segreteria
Frank Chikane, segretario
generale del Consiglio delle
chiese del Sud Africa (Sacc)
ha annunciato la sua intenzione di lasciare il Consiglio.
Secondo l’agenzia «Religious
News Service», l’annuncio è
stato dato dallo stesso Chikane durante la Conferenza annua del Sacc che si è svolta il
5 luglio scorso a Midrand, vicino a Johannesburg.
«Ci siamo riuniti oggi,
all’indomani deH’avvenimento capitale che ha segnato il
no.stro paese: il passaggio dal
sistema mostruoso dell’apartheid a un sistema non .sessista e demopratico di governo;
questo sistema che trattava i
neri come cani e non come
esseri umani è terminato!»,
ha detto Chikane in quell’occasione. Negli ultimi anni,
Chikane ha giocato un molo
chiave nella lotta contro
l’apartheid.
Frank Chikane aveva chiesto un congedo non retribuito
durante il periodo in cui ha
fatto parte della Commissione
elettorale indipendente, i cui
11 membri hanno seguito da
vicino le prime elezioni multirazziali del Sud Africa. Per
via del suo ruolo all’interno
della commissione, egli non
può, per un anno,'assumere
un incarico politico e ha chiesto che la comrnissione, formata per vigilare sul processo
di transizione, trovi rapidamente un successore.
Molti altri responsabili del
Sacc stanno lasciando il Consiglio per diventare membri
del nuovo governo. Il Consiglio sta ridefinendo il proprio
ruolo nel nuovo Sud Africa:
da oppositore dichiarato al sistema dell’apartheid diventa
uno degli attori principali della ricostruzione di una nuova
società. A livello pratico, ciò
significa che il Sacc ha bisogno di meno personale; ha offerto un'indennità di licenziamento ai suoi impiegati: circa
metà dei 120 membri del personale ha accettato.
Nel su^ discorso all,a Conferenza, Frank Chikane ha
parlato del nuovo ruolo delle
chie.se, dicendo che è necessario promuovere un «ministero
di riconciliazione e di sviluppo» e un «mini.stero di riconciliazione e di guarigione».
Ha e.spresso la speranza che
una commissione d’inchiesta
sulle violazioni dei diritti
umani «ci libererà dal passato
e ci permetterà di volgerci
verso il futuro .senza timori e
.senza dubbi»! Secondo lui, la
nuova situazione ha dato alle
chiese l’opportunità di «instaurare un nuovo ordine che
valuterà il successo in termini
di cambiamento nella qualità
della vita dei più poveri». Ha
aggiunto che le chiese membro del Sacc tratteranno il
nuovo governo in uno spirito
di «solidarietà critica» pur restando «la coscienza della nazione». (Soepi)
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VENERDÌ 9 SETTFMDpr.
Intervista al nuovo segretario generale della Cevaa, il pastore svizzero Marcel Piguet
«E finito il tempo della vecchia missione»
Le responsabilità dei paesi industriali^^
Quando lo sviluppo
uccide i popoli
ROBERTO PEYROT
Secondo l’ultimo rapporto
del Consiglio nazionale
delle ricerche abbiamo appreso nei giorni scorsi che il tasso di natalità in Italia è il più
basso del mondo, al di sotto
di quello che garantirebbe la
crescita zero della popolazione. Se questa tendenza dovesse confermarsi, fra 40 anni circa gli italiani, dagli attuali 57 milioni si ridurranno
a 35 milioni.
All’opposto, la popolazione
mondiale è aumentata in modo considerevole: 2 miliardi
all’inizio del secolo; 3,7 miliardi’nel 1970; 5,3 miliardi
nel 1990. Nel 2010 supererà i
7 miliardi per raggiungere j
10 miliardi nel 2050. Anche
se i tassi di crescita sono diminuiti in Asia del 2,1% e
dell’1,4% in Cina, essi superano quello del 3% in molti
paesi africani. Da questi dati
forniti da «Le monde diplomatique» di agosto, si deduce
che nel giro di vent’anni il nostro pianeta ospiterà circa due
miliardi di persone in più.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), nel
suo studio «Agricoltura: orizzonte 2010» prevede che a tale data le disponibilità alimentari saranno ancora più scarse
in Africa mentre nella sola
Asia del sud 200 milioni di
persone soffriranno di grave
malnutrizione. Ciononostante,
sottolinea il rapporto, il mondo disporrebbe delle risorse
necessarie per nutrire tutta la
popolazione mondiale.
Il fatto è che queste risorse
sono distribuite in modo troppo disegnale. La cosa viene
confermata dalla messa in
temporaneo riposo del 15%
delle superfici coltivabili in
Europa e negli Stati Uniti.
Nel 1991, come documenta il
Programma delle Nazioni
Unite per lo sviluppo (Pnud),
l’84,7% del prodotto mondiale era accaparrato dalla quinta
parte ( 20% ) più ricca della
popolazione contro I’ 1,4% del
quinto più povero.
Se l’esplosione demografica è dovuta in prima istanza
alla necessità di procurarsi la
maggior mano d’opera infantile possibile (a detrimento
della scuola, della sanità e in
definitiva della stessa nutrizione) per sfruttare le già magre risorse, altri alleati contribuiscono a questo stato di cose, osserva il citato mensile.
Sono le varie forme di inte
gralismo religioso, ivi co
)V,15
L^itoreslim
^spendere
preso quello cattolico.
infatti la campagna del Vj ' —
cano contro gli anticonc» iSiÉRDÌ
nah a livello mondiale ^ —
Tipico il caso del
dove 11 pontefice romano
reco nel 1990. A prescindi
dai massacri e dal
esodo di profughi, il tassj
crescita di quel paese è d
3,50% annuo, con un
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donna: un record mondici
(ju
C’è da chiedersi quanto
ste miserande condizioni'
vita abbiano influito sull
tuale tragedia di quel pae
non è certo con questo sis,
ma che si deve risolvere'
problema della sovrapponi
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Le responsabilità del moi
do industrializzato non sifemTmano allo squilibrio produti]|i'°"°
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sorse naturali, esso porta »lìiruota» (
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che la più gran parte di
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-------^----- wiiiua ijiuii.*
diale, neiresaurirsi delle rii
sorse idriche e fossili, nell’f^P™*'®
impoverimento dei suoli. i'Continuai
Tutto questo in nome
liberismo economico ckfe*®
controlla i tassi di scambio,®^'
flussi monetari, il costo
materie prime, le decisioni
per gli investimenti, la prodi'
zione ed il commercio degl
armamenti, ecc.
Tutti questi temi sono^
stati ampiamente dibattuti da
anni in vari convegni intemazionali, ma i risultati si som
purtroppo dimostrati Sempre
inadeguati. Dal 5 al 13 settembre al Cairo c’è la Conferenza sulla popolazione mondiale e sullo sviluppo: successivamente, nel prossimo
marzo a Copenaghen, si terrà
un vertice mondiale sullo
sviluppo sociale. Si tratta indubbiamente di argomenti
basilari per il futuro del genere umano, e strettamente collegati fra loro.
Tutto sta nel vedere se, a
differenza del passato, e nella
consapevolezza dei gravi rischi che comporta l’attuale
squilibrio mondiale, il mondo industrializzato si vortà
finalmente e seriamerite interrogare sul significato da
dare alla parola sviluppi'
Sviluppo che è tale solo sei
ripartito il più equamente
possibile, ma anche se viene
concepito come un uso cosciente e onesto delle risorse
pensando, da un lato, al di*
rio esistente fra paesi ricchi e
poveri e, dall’altro, alle ge®'
razioni che ci seguiranno.
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