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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE
-»aaAASVAAat
Andate per tutto il mondo e predicate l’Eranireln
(la Buona Novella) ad ogni creatura.
Matteo xvi, 15.
Brezzo di associazione l le associazioni si ricevono
Per il Regno [franco a destinazione]____3 00 Í In Firìnzb, da Leopoldo Pinelli, via Tomabuoni
« , « . _ . j oc i al Deposito di libri religiosi.
Per U e Frano.», id............. * ^ \ m LiyoRso, vi» Saa Francesco, ««».
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Non ricevono associazioni per .eno ai i ^
un anncf, ^ renze, via Tornabuoni al Deposito libri religiosi.
All’estero, a'seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meymeis, rue Rivoli;
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SOMMABIO
I Vescovi della provincia pisana e lucchese a Pio IX. — Controversia biblica. —
Bibliografia e controversia.
I VESCOVI
DELLA
PROVINCIA PISAXA E LUCCHESE A PIO IX.
I vescovi della provincia Pisana e della vicina Lucca, seguendo
resempio del vescovato mondiale, riunito a Koma, lian fatto essi
pure il loro indirizzo al Papa; anch’essi han mandato il loro voto
adesivo per la canonizzazione dei Santi Giapponesi.
Chiunque si faccia a leggere queU’indirizzo, gli pare vedere un
gruppo di sei fanciulli, tenuti a pensione pei loro studi, allegri, perchè il babbo li ha invitati ad andare a passare da lui alcuni giorni ;
ognuno immagina lo stato di entusiasmo di quei fanciulli; nou
veggono il momento di portarsi dal babbo : aspettano ansiosi il
giorno della partenza; già si figurano li amplessi paterni, e delli
amici, già s’immaginano i dolci piaceri che godranno presso l’amato
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padre; ma giunto il momento del partire, il fnaestro annunzia loro
che non anderanno più, perchè sono stati cattivi, perchè se van dtil
babbo, macchiniino il modo di tradire la vigilanza del maestro; all’allegrezza succede la mratlziaj la disperazione; mia si fa luogo alla
riflessione, quei ragazzi pensano, che se il maestro li ha privati di
quel passeggiero piacere, è per il loro meglio; un giorno glie ne saranno grati !
(Josì i vescovi toscani si rallegrano per l’invito fatto loro dal
babbo, già gustano i piaceri che presso di lui godranno ; già si rallegrano per li amplessi di pace, che materialmente li unirà a tanti
venerahili confratelli: ma non potendo accettare l’invito, mesti si
riconoscono immeritevoli di tanta gioia, ed esclamano: “ Non era
questa la volontà dell’Eterno, ed Egli ci volle ricordare che l’EpiBcopato è vita di SAcaiFizio, di contradizioni, di dolobe; ci volle
ricordare che la sua gloria, Tonore della sua Chiesa, il bene spirituale dé fedeli, non è mai troppo caro, anche quando costi a noi il
sacrifizio di tutte le soddisfazioni, sieno 'pure le più innocenti e più
sante. Invero, e qual degna corona, o Padre Santo, avremmo fatto
a Voi, qual edificazione avt'emmo porto ai venerabili nostri confratelli, che gloria sarebbe venuta alla Chiesa, che onore ai Santi
martiri, se noi 'pure fossimo sfati 'pì'esenti al grand’atto, ma ì'ecandovi umiliata la nostra dignità, vulnerata ed offesa Taltezza e la indipendenza del sacro pastorale ministero? "
Queste parole dei vescovi toscani sono mendaci, e ingiuriose.
Che il vescovo si trovi in contradizioni, può essere, anzi lo è, poiché sei vescovi lo assicurano, e senza dubbio la illuminata coscienza
delluomo cittadino, si trova in aperta contradizione con l’uomo vescovo. E come la coscienza dell’uomo cittadino non può condannare
colui che si rallegra per avere acquistata la propria libertà, la propria indipendenza, la coscienza dei vescovo ottemperandosi alle improntitudini della Curia romana, condanna quello, che se non fosse
vescovo, riterrebbe per benefico dono della Divina Provvidenza.
Ma se è vero che nel vescovo può esservi contradizione, è mendacio però asserire che la sua vita sia vita di sa<yrifìzio e di dolori.
È egli forse un sacrifizio, un dolore, levarsi la mattina all’ora consueta, vedersi attorno il fido cameriere che augura il buon giorno, è
appresta i vario-colorati abiti, e la croce dorata e ingemmata appende al collo, e pone sulla testa la rossa e pavonazza papalina!
E un sacrifizio, un dolore, dopo aver preso il caffè col latte, o la
cioccolata con crostini al burro, assidersi in molleggiante poltrona.
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e ricevere i buoni augnri dei familiari, delli adietti, e le visite dei
pii e devoti !
È uu sacrifizio, un dolore, assidersi a laute mense, circondato da
non parco numero di sibariti, che raccontano li avvenimenti del
giorno e della notte!
E un sacrifizio, un dolore, passeggiare in dorata carrozza, tirata
da cavalli bardati con lusso, con cocchiere, e due o tre servitori vestiti con ricca livrea!
È un sacrifizio, un dolore, abitare un vasto palazzo, fornito di
mobili dorati, e stanze con tappeti, e parate di damasco?
È un sacrifizio, un dolore, il coricarsi in letti morbidi e riccamente ornati ?
È un sacrifizio, un dolore, avere un’annua lendifa di 200 mila,
100 mila, 40 mila, 20 mila lire all’anno?
0 se invece di vario-colorati abiti che cuoprono i vescovi toscani,
avessero la tonaca di Pietro, se invece di un vasto palazzo, avessero
l’umile casa di Matteo, se invece delle 200 mila lire di rendita, dovessero fare le tende come Paolo, come chiamerebbero il viver loro?
Ingiuriose sono le espressioni contenute nell’indirizzo là ove si
asserisce che facendo corona al S. Padre, avrebbero recata la loro
dignità umiliata, vulnerata cd offesa l'altezza e la indipendenza
del sacro pastorale ministero. Chi vi ha umiliiiti, vescovi toscani?
Chi vi ha offesi? Chi vi ha vulnerati nella indipendenza del sacro
pastoral ministero? E non avete liberamente interdette le Chiese?
E non avete liberamente sospesi a divinis molti preti ? E non avete
ricusato assistere alla festa dello Statuto? E chi vi ha costretto ad
assistere a religiose feste per la patria rigenerata? Chi vi ha costretto a togliere l’interdetto ai preti ingiustamente sospesi ? Chi a
ribenedire le Chiese? Quanti di voi, o vescovi toscani, siete stati inviati al pubblico Giudizio, sebtjene con i molteplici atti di ribellione lo abbiate meritato ?
Voi, vescovi toscani, avete perduta la vostra dignità, quando avete
osteggiato il risorgimento e la indipendenza d’Italia; voi, vescovi
toscani, avete vulnerata e offesa la indipendenza del vostro ministero, quando in opposizione al Vangelo di Cristo, vi siete fatti a
sostenere il potere temporale del papa, e avete voluto la schiavitù
della vostra patria. Voi, voi siete la causa della vostra umiliazione;
voi, voi vi siete trascinati nella polvere.
1 vescovi toscani hanno compilato il loro indirizzo; lr> giorno sacro
AL PONTEFICE S. Guegorio VII (25 maggio). In cauda venenum.
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I vescovi toscani, firmando queU’indirizzo nel giorno sacro a Gregorio VII, hanno avuto piii e diverse ragioni. È evidente; quei mitrati, il primo dei quali è un cardinale, e l’ultimo un frate, hanno
voluto rammentare a Pio TX il crudele Ildebrando. Potrebbe credersi che volessero fare un vezzo alla Toscana, poiché quel papa,
secondo la piiì comune opinione, si ritiene nato nel suolo toscano
(Soana). Oh non sono tanto teneri per il loro paese: e poi quel pontefice non è una gloria toscana, perchè è una peste italiana. Forse
vollero rammentare a Pio IX la ferrea volontà, la incrollabil fermezza di Gregorio; potevano scegliere un altro papa: forse vollero
rammentare a Pio IX come Gregorio esigè cieca ubbidienza da
tutto il clero, e per vero non fu una bella scelta in questi tempi di
assennata tolleranza: forse finalmente vollero rammentare a Pio IX,
che per le crudeltà di quel papa, il potere temporale si consolidò;
ma non fu un bel modello posto innanzi alli occhi di Pio IX, perchè
Gregorio VII, si ritiene per il più astuto, furbo e destro dei papi,
perchè odiato dai suoi sudditi, morì in esilio, perchè infine la Storia
ce ne fa il più tristo carattere. È il clero francese che parla : “ Tu
sei un eretico, perchè insegni una morale insensata, contraria alla
parola di Cristo, alla dottrina delli Apostoli. Quanto a te, pontefice
sacrilego, dai scandalo al pubblico con le tue relazioni con la contessa Matilde e sua Madre. ” E i prelati, nel Sinodo di Vormazia,.
decretarono la sua deposizione dal trono pontificale con queste parole; “ Ildebrando, che ha preso per orgoglio il nome di Gregorio, e il più gran delittuoso che fino ad ora abbia usurpato la sede
papale. Frate apostata, ha falsificato il Vangelo e i libri dei Padri,,
per favorire la sua esecrabile ambizione, e contaminata la giustizia,
facendosi ad un tempo accusatore, testimone e giudice. Separa i
mariti dalle loro mogli; preferisce le prostitute alle mogli legittime; incoraggia li adulteri e li incesti; aizza il popolo contro i re;
pretende obbligare i principi ed i vescovi a pagare alla corte di
Eoma i diademi loro, e le loro mitre: finalmente fa un pubblico
traffico del sacerdozio e dell’episcopato: compra dei paesi, vende le
dignità della Chiesà, e fa versare tutto l’oro della cristianità nel proprio tesoro. Per il che dichiariamo a nome dell’imperatore di Germania, a nome dei principi, dei prelati, a nome del senato e del
popolo cristiano, che Gregorio VII è deposto dal trono apostolico,
che deturpa con abominazione ” (Histoire des Papes. Paris, 1842,
voi. 4. Histoire de Gregoire VII, pag. 137).
Ma i vescovi della Toscana per certo rammentando a Pio IX
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Gregorio VII, vollero che non dimenticasse quello che scriveva a
GoftVedo il Gobbo: “ Quanto al re di Germania, sii sicuro che noi
desideriamo la sua gloria temporale ed eterna. ” E quello che scriveva ai vescovi di Francia: “ In virtù della nostra apostolica autorità, vi ordiniamo di rappresentare al vostro re (Filippo I di Francia) le suo delittuose azioni. Impegnatelo ad abbandonare le sue
abitudini di... e a ristabilire la giustizia, e a rialzare la gloria della
sua corona. Se persiste nel peccato, e non vi ascolta, e non si pente,
dichiarategli in nome nostro, che i fulmini di S. Pietro lo colpiranno, come quelli di Dio colpirono Satana. Separatevi dalla comunione di questoriprovato; interdite in tutta la Francia la celebrazione del servigio divino, chiudete tutte le chiese. Se questa misura
non è sufficiente per obbligarlo a venire ai jiostri piedi, e domandarci grazia e perdono, pubblicate che, con l’aiuto di Dio, faremo
i nostri sforzi per raccorre tutte le nostre truppe, e liberare la
Francia da questo abora ine voi mostro, {Op. cit. pag. 143).
I vescovi della Toscana, per certo, han voluto rammentare a
Pio IX, che Gregorio VII pronunziò l’anatema contro Enrico re
d’Italia in questi termini: “ San Pietro, principe degli Apostoli,
ascolta il tuo servo, che tu hai nutrito lino dalla sua infanzia, e che
hai fino ad oggi protetto dai nemici che lo perseguitano. Santa Madre di Dio, San Paolo e tutti i Santi del cielo, siete testimoni che il
clero romano mi ha costretto a governarlo, e che io avrei amato meglio terminare i miei giorni nell’esilio, di quello che usurpare il vostro posto con mezzi indegni. Ma poiché sono giunto sul trono per
grazia vostra, credo esser vostra volontà, che i popoli cristiani mi
obbediscano; in virtù del potere che mi avete trasmesso di legare e
sciogliere in cielo e sulla terra.
“ Così per la salute della Chiesa, ed in nome di Dio, Onnipotente,
Padre, Figlio e Spirito Santo, proibisco ad Enrico, il quale per
inaudito orgoglio è insorto contro di noi, di governare il regno di
Alemagna e d’Italia: sciolgo tutti i cristiani dal giuramento che gli
hanno prestato, proibisco a tutti d’ubbidirgli come re; imperocché
colui che vuole attentare alla nostra autorità, merita {>erdere la corona, la libertà, la vita. Scaglio dunque contro Enrico l’anatema e
e la maladizione: lo faccio segno della esecrazione degli uomini,
consegno la sua anima a Satana, afliinchè i popoli sappiano che il
sovrano pontefice è la pietra sul quale il Figlio di Dio vivente ha
edificata la sua Chiesa, e che le porte del’Inferno non prevarranno
contro di lei, ” {Op. cit. pag. 153).
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I vescovi toscani rammentando a Pio IX Gregorio VII, han preteso rinfacciare al mondo le seguenti stravaganti di lui proposizioni;
“ Dio è spirito, e domina la materia; così il potere spirituale è al di
sopra del potere temporale. Il papa è il rappresentante di Dio sulla
terra dunque deve governare il mondo; a lui solo appartengono la
infiillibilità e la universalità: tutti sono sottomessi alle sue leggi,
e Un solo non può esser giudicato che da Dio ; egli deve portare ornamenti imperiali ; i popoli ed i re, debbono baciargli i piedi; i cristiani sono irrevocabilmente sottomessi ai suoi ordini, debbono anche
SCAIÍNARE i loro principi, i loro padri, i loro figli, se il papa glie lo
comanda. Niun Concilio può esser dichiarato universale senza l’ordine del papa ; alcun libro non può esser ricevuto per canonico senza
la sua autorizzazione; finalmente non esiste nè bene male, se egli
non lo ha dichiarato ” {Op. cit. pag. 179).
I vescovi toscani rammentando a Pio IX Gregorio VII, gli posero innanzi un esempio da imitarsi anche nelli ultimi momenti
della vita; e la Storia racconta che le estreme parole di quel papa
furono; “ No, il mio odio è implacabile, io maladico il preteso re
Enrico, l’antipapa Gilberto, e i riprovati che Io sostengono: assolvo
e benedico quei semplici, i quali credono che un papa ha il potere
di legare e sciogliere " {Op. cit. pag. 178).
I vescovi della Toscana, con quell’indirizzo lian fatto una disfida
al nostro Ke. Ma i vescovi della Toscana han grandemente errato,
han commesso un grande anacronismo. Non siamo nell’undicesimo
secolo, ma nel secolo decimo nono. Han dimenticato che dopo la
beneiicà Riforma del xvi secolo, il Vangelo non è più un libro incatenato nelle biblioteche, ma è nelle mani di tutti, e che l’Evangelo ha dissipato il mistero che circondava il papato, e lo ha
mostrato nel suo brutto: il Vangelo non permette che i Ke si
detronizzino con le magiche parole di un’anatema, che i principi divengano spergiuri, ma da tutti esige ubbidienza, e sanziona con
lettere incancellabili esser soggetti ad ogni “ Podestà creata dagli
uomini, per l’amor del Signore, al Re, come al Sovrano, ed a Governatori come persone mandate da Lui, in vendetta de’malfattori, ed
in laude di quelli che fanno bene ” (1 Pietro, n, 13 e 14).
CONTROVERSIA BIBLICA
(Coni., vedi il num. prec.)
II. Diodati traduoeudo la parola checaritomene, favorita, ha reso il
giusto concetto, quello che non han fatto San Girolatno e il Martini?
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La questioue ù nella esclusiva competenia dei filologi, consultiamo i dizionari
Invano quella parola si corca nei dizionari latini, si ha solo Javorabilis,
che si accosta alla voce italiana ma passivamente come il Porcellini dice:
« Passive de eo qui favorem habet, favokito, gradito.
Il Fanfani, il Mannuzzi, il Nesi, il Vanzon, il Cardinali, la Crusca, il
Tramater, ecco come definiscono la voce :
Favorito, Favorita, oolci, o colki, che è in ghazia e favore di al
CUNO, E COMUNEMENTE s’iNTENDE DI CHI K IN GRAZIA DEI GRANDI.
Dietro questa definizione, poteva Diodati usare parola che avesse maggiore significato, sia per Colui che concede grazie e favori, sia per Colei
che li riceve ! Chi più grande di Dio? Qual favore più grande, di portare
nel seno il lledentore, il Salvatore? Aborre la mente a pensare, quello, che
un frate solo può immaginare; il Buselli accusa il pio, il dotto Diodati,
asserendo che la espressione favorita, h mia, stravagante licenza nella forma,
e una solenne iniquità nella sostanza della traduzione, atteso lo scopo da lui
avuto di mira (lett. ii, pag. 10).
Tutto questo è sufficiente a dimostrare il falso concetto sostenuto dal pa
dre Buselli, e crediamo perdita di tempo occuparci più oltre delle sue
lettere; non possiamo però lasciar passare inosservato e senza replica un
paragrafo della seconda lettera, nel quale dà mani vinte, e contiene una
manifesta contradizione: ecco il paragrafo a pag. 7.
« Il detto verbo greco corrisponde all’ebraico necJiena ovvero muchena,
« il quale significa il medesimo che gratiosum facio, gratum, charum reddo,
« gratia impleo, preso in significazione attiva. Cosicché Dio quando si rende
« cara e gradita un’anima noi fa in altro modo che coiradornarla e donarla
« di giustizia o di grazia. » Il lettore ha già osservato iu questo para^afo
che il padre Buselli concorda con Diodati, nella sua nota, che Maria fu
gradita, resa grata a Dio, e ha osservato pure che, appena divenne gradita,
fu resa grata, fu adornata di giustizia e di grazia. Ma il padre Buselli
non peusa che questo non 6 un privilegio di Maria, ma di tutti quelli che
hanno creduto iu Cristo : la Santa Scrittura lo dice chiaramente : ecco
i passi.
1 Corinti i, 2. « Alla Chiesa di Dio la quale ò in Corinto, a’ santificali in
Gesù Cristo, chiamati santi, insieme con tutti coloro che invocano il nome
di Gesù Cristo Signor di loro e di noi ».
2 Corint. vi, 11. « 3Ia siete stati santificati, ma siete stati giustificali nel
nome del Signore Gesù e per lo Spirito dell’iddio nostro ».
1 Timot. IV, 4. « Ogni creatura ò santificata per la parola di Dio, e per
l’orazione ».
Ebr. X, 10. « E por questa volontà siamo santificati noi che lo siamo
per la offerta del corpo di Cristo fatta una volta.
Concluderemo, invitando il Buselli ad istruirsi meglio e non a modificare,
ma a rifare le sue lettere e ad imparare :
1° Che le parole latine geatia plena, non corrisi’Ondono al testo
originale checaritomene;
2° Che la parola favorita del Diodati non è una stravagante licenza
nella forma, nè una solenne iniquità nella sostanza, ma una fedele traduzione
della parola diecaritoniene-,
3^ Che se Diodati solo fra i diversi traduttori italiani della Bibbia, ha
usata la parola fworita, tutti li altri, commentatori, espositori e dottori.
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hanno dovuto escludere la parola gratia plena, traducendo il checaritomene, e si sono avvicinati alla versione del Diodati.
Quanto a mostrare, se Maria fu turbata per le parole, o per l’apparizione
deir Angiolo, la questione è così priva d’importanza, che non mette conto
parlarne : meriterebbe però che si spendessero alcune parole sul dogma dell'immacolata: ma troppo in lungo ci porterebbe; ci limiteremo solo a rammentare al padre Buselli;
1° Che la Scrittura chiaramente e senza equivoco dice; che Cristo solo
è nato senza peccato, e tutti li uomini niuno escluso nè eccettuato sono
peccatori: eccone i testi, versione Martini.
Per la qual cosa, siccome per un sol uomo entrò il peccato in questo
mondo, e pel peccato la morte, così ancora a tutti li uomini si stese la morte,
nel qual (uomo) tutti peccarono (lìom. v. 12).
Il quale fece per noi peccato Colui che non conobbe peccato, afiìnchS noi
diventassimo in Lui giustizia di Dio (2 Corint. v. 21).
Il quale non fe’alcun peccato, nè frode trovòssi nella sua bocca (2 Fietro ir, 22).
2° Che ha dimenticato riportare le seguenti opinioni, fra le 150, che
si hanno sul dogma deiriminacolata.
1° San Leone Magno. — Gesù Cristo fu conceputo da una Vergine
genia seme umano, la quale fu fecondata, non per opera d’uomo, ma per la
virtù dello Spirito Santo. E mentre in tutte le madri non avviene concepimento senza che vi sia in esso lordura di peccato; costei anzi, fu purificata
per quello onde ha conceputo. Imperciocché dove non operò seme del padre,
là non si mischiò l’origine del peccato. Queirinviolata verginità non conobbe
concupiscenza, e nondimeno somministrò la sostanza del corpo del Salvatore; onde fu presa dalla madre del Signore la natura, non la colpa (Sermone II, de Nativit. Domimi Cap. il).
2° Eusebio Emisseno. — Colui dal quale hanno principio tutte le
cose e sono consecrate, ha principio in te (o Maria), e dal tuo corpo ricevette quel sangue che doveva essere sparso per la vita del mondo; e da te
prese onde pagare anche per te. Imperocché dal legame del peccato antico
non È IMMUNE neppure la stessa madi-e del Redentore; solo questi benché
rinasca dal debito verso la divina giustizia pagandone la pena, non è però
astretto per la colpa alla legge del debito antico (Orat. ii, de Nativit.).
3° San Giov. Crisostomo. — Poiché non conveniva che una femmina
SOGGETTA ALLA COLPA generasse l’innocente, venne colui che primierament-e
annullò la tristezza d’Èva per mezzo dell’allegrezza (De mundi Creai. Orat.
6, n. 10).
4° S. Ambrogio. — Nella Vergine Maria, la quale era una nube per
l’eredità ricevuta da Èva, ma leggiera per la intatta verginità. Era leggiera
perciocché non aveva conceputo d’iniquità, ma generava essendo sopravvenuto a Lei lo Spirito Santo, e con partoriva un figliuolo nel delitto, ma
colla grazia (In Salm. cxviii, Serm. v, 3).
5° Sant’Agostino. — E che poteva esservi di più incontaminato di
quell’utero della Vergine, la cui carne benché fosse venuta dalla propaggine DEL PECCATO non però concepette a quel modo pel quale si propaggina
il peccato? Quindi il Corpo di Gesù Cristo benché sia stato preso dalla
carne d’una femmina, la quale era stata goncbputa di quel propagginamento di CARNE DEL PECCATO; nondimeno perciocché non fu concepito iu
quella maniera che essa era stata concepita, la sua carne non fu del peccato.
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toa a somiglianzanza della carne del peccato (Lib. 10, Dc Genes. ad Litt.
Cap. 18, n. 32).
Maria venuta da Adamo 5 morta per causa del peccato, Adamo è
morto per causa del peccato, e la carne del Signore venuta da Maria è
morta per scancellare il peccato (In Salm. 31, Scryn. 2, § 3).
6^ Glossa Deck. Grat. (. 1,/. 110; col. 2, ». 9.—Non è parlato della
festa della Concezione perchè non bisogna celebrarla come'si fa in molti paesi
e specialmente in Inghilterra. La ragione si è perchè la Vergine è stata concepita nel peccato come li altri santi, eccettuata l’unica persona di Cristo.
7'^ San Pascasio Ratbekto. — Ma la Beata Maria benché anche essa
sia nata, e sia stata generata dalla carne del peccato, ed essa medesima
sia stata carne del peccato, non però fu tale quando per la grazia dello
Spirito Santo che l'ha prevenuta, l’Angelo la chiama benedetta piiì che tutte
le donne (De Perpet. virginit. S. Maricc in Bibliot. Patr. t. 12, p. 556).
8° S. Pier Dami.4no. — Anzi per parlare più chiaramente, dalla stessa
carne della Vergine, la quale fu oonceputa di peccato, uscì fuori una carne
senza peccato, la quale oiiandio cancellò i peccati della carne (o/>«sc. vi, 19).
9° S.^nt'Anselmo. — Nientedimeno quella mede.sima Vergine dalla
quale egli fu preso, è stata concepita nella iniquità’, e la sua madre la
■concepì noi peccato, e nacque nel peccato originale, poiché anch’essa
peccò in Adamo, pel quale tutti han peccato (lu ojmsc. Cur. Deus homo,
Lib. Il, Gap. 16).
10. San Prudenzio. — La Beata Madre di Dio sempre vergine, sic■come generata e nata per la comune maniera di generare e del nascere,
avendo contratto il peccato originale dai suoi genitori, come avrebbe
potuto generare uu figliuolo senza la medesima propagazione di peccato, se
una grazia singolare di Dio non avesse in lui operato sifl'attamente nello
•stesso istante del concepimento che fosse il solo libero dai morti? (Bibl. Pair.
t. 15, pag. 492, col. 1)
11. San Fulgenzio. — Questa è la grazia per la quale è avvenuto che
Dio, il quale venne a togliere i peccati, non essendo in lui peccato, fosse
concepito uomo, e nascesse dalla carne del peccato. Imperciocché la carne
di Maria la quale, secondo la solita maniera della generazione umana, era
stata concepita nella iniquità’, fu certamente carne del peccato, la quale
generò il figliuolo di Dio in somiglianza della carne del peccato (De Incarnai., Cap. VI, 15, n. 29).
12. Vener.^bile Beda. — Il corpo di Cristo non fu carne del peccato,
ma solamente a somiglianza della carne del peccato, benché sia stato preso
da una donna la quale era stata concepita per la propaggine della
CARNE del peccato : 6 ciò perché Egli fu concepito non in qnel modo nel
quale essa fu concepita (Qmi'st. super Genes. t. 8, pag. 3).
13. San Tommaso ¿’Aquino. — È da considerarare che ogni nomo
contrae il peccato originale, per questo che, egli fu in Adamo per ragione
di seme, siccome dice Sant’Agostino nel libro della Genesi interpretata
secondo la lettera. Ora furono in Adamo, per ragione di seme, tutti quelli
che, non solamente ricevettero da lui la naturai maniera della generazione.
Ma così appunto discese da Adamo la Beata Vergine, la quale nacque per
lo congiungimento de’ sessi siccome tutti gli altri, e perciò fu concepita
NEL PECCATO ORIGINALE, ed è Compresa nella universalità di quelli dei quali
dice rApostolo ai Romani v. (Qiwd Kb. vi, qncest. 5, arf . 7, in corp.).
E cosi in qualunque maniera, se la Beata Vergine fosse stata santificata
10
prima della animazione, non avrebbe contratta la macchia djjlla colpa
OKI GIN ALE, e così non avrebbe avuto bisogno della redenzione operata da
Gesù Cristo {Summa Teolog., pag. 3; qucest. 27, art. 2).
1-4. Clemente VI. — Le opinioni sono divise, se Maria Vergine abbia
formalmente contratto il peccato originale, o ne sia stata preservata per
divina virtù, io mi sottopongo alla comune opinione, la quale stabilisce, che
la Beata Vergine fu nel peccato originale, perchè come prima potè esser
santificata, fu santificata (Serm. Dovi, i, Advent.).
15. San Bernardo. — D’onde adunque è la santità di quel concepimento ? Dirasai per avventura che Maria fosse concepita già santa per una
santificazione anticipata, e così sia stata santa la sua concezione in quel
modo che dicesi santificata nell’utero, perchè poi ne seguisse una nascita
santa? Ma non potè essere santa prima dì esistere imperocché non esisteva
prima che fosse concepita, 0 forse, fra i maritali abbracciamenti la santità
si frammischiò alla couceisione, talché in un medesimo sia stata santificata
e concepita? Ma neppur questo consona con la ragione. Imperciocché in
(|ual maniera vi fu in quella concezione o santità senza lo Spirito santificante, o unione dello Spirito Santo col peccato? Che per certo come non
vi fu peccato (intendesi nel concepimento non nell'atio coniugale) dove nou
mancò la libidine? Se pur altri non volesse forse dire che di Spirito Santo
fu concepita e non per opera dell’uomo. Ma questo fin ora non fu mai udito.
« Imperocché ben leggo che lo Spirito Santo venne in essa, ma non con
<£ essa dicendo l’Angiolo: Lo Spirito Santo verrà sopra te. E se é permesso
« dire ciò che la Chiesa sente (ed essa sente il vero) io dico che la Vergine
n gloriosa ha ben concepito di Spirito Santo, ma non che anch’essa fu del
« pari concepita di Spirito Santo, dico che vergine ha partorito, ma non
« che sia stata partorita da una vergine. Altrimenti dove sarà la prerogativa
« della Madre del Signore, onde si crede per fede che essa sola esulta e
« pel dono della prole, e per l’integrità verginale della carne se tu dai al« trottante alla sua madre? Questo non è onorare la Vergine, anzi è sce« marie l’onore dovuto. Se dunque prima della concezione non poteva essere
K santificata perchè non esisteva, se noi potè eziandio nello stesso concepi« mento pel peccato che v'eha inerente, rimarne che dopo il concepi€ mento, già esistendo neU'utcro. aibia ricevuta, la grazia della santificazione,
« la quale avendo tolto via il peccato, ha fatto divenir santa la nascita,
« MA non la concezione » {Lett. 174, ai Canonici di Lione, n. 7, 8).
16. Alvaro Pelagio trancescano. — Non vi è generazione senza
peccato, per questa ragione che, la natura non è santificata, ma gli individui,
e per la generazione si trasmette la natura: perciò é necessario che ciò eh«
è generato contragga il peccato nella generazione. E per questo la Beata
Vergine non potè essere santificata nei suoi parenti, anzi fu NECJsgSAiiio
CHE NELLA SUA GENER-^ZIONE CONTRAESSE IL PECCATO DAI PARENTI {Summ.
Teolog. pag. 3).
Ì7. D. Alvaro Pelagio. — La sentenza la quale insegna che Maria
è stata concepita nel PECCATO ORIGINALE FU TENUTA DA TUTTI I TEOLOGI
antichi, Alessandro, Tommaso, nel libro quarto delle sentenze, Bonaventura, Riccardo, benché certi novelli teologi si allontanino dal sentimento
comune della Chiesa, invero poco devoti di Nostra Signora, avvegnaché si
sforzino di comparirne devoti, così agguagliando in qualche modo la Vergine a Dio ed al suo Figliuolo, l'opinione de’ quali è nuova e fantastica,
disapprovata dai fedeli, pei'chè nega la santificazione della Vergine, contro
11
ciò che tiene la Chiesa, che la medeaima fu santificata {De Flanclu Ecclea.
Lib. 2, Cap. 52).
18. San Bonaventura. — La più comune opinione 6 cho la Vergine
sia SOTTOPOSTA AL PECCATO oiiiGiSALE. Vedendo che Ella ha sofl’erto la pena
del peccato, i dolori, la morte, senza che voglia dire che Ella ha sofferta
per la redenzione degli uomini, nè che l'ha preso a se, ma lo ha contratto...
Tutti hanno peccato in Adamo. Ora nessuno di quelli che noi abbiamo inteso con le nostre orecchie ha detto che la Vergine è stata esente dal peccato ORIGINALE. La Santa Vergine non deve essere eccettuata da questa
sentenza generale, temendo che aumentando la eccellenza della madre si
diminuisca la gloria del Figlio. Seguendo questa maniera di vedere, per
causa dell'onore del Signore, che non pregiudica in nulla l’onore della madre, poiché il figlio è incomparabilmente maggiore di Lei: attenghiamoci
ALLA comune OPINIONE, CHE LA VeRGISE NON K STATA SANTIFICATA CHE DOPO
AVER CONTRATTO TL PECCATO ORIGINALE (L. 3, SeTìt. p. 1, art. 1 ; I<. 5, p. 33).
Così stando le cose il lettore sì convincerà, come abbiam detto in principio, che quelle lettere Buselliane, non hanno tutta quella dottrina che ò
magnificata dalla Vera Buona Novelìa: quanto abbiamo scritto non è parto
del nostro ingegno, ma di uomini sommi, l’autorità dei quali il Buselli non
può contrastare, cosicché non gli resta che una onorevole ritrattazione, e la
aspetta. ' Aletb.
BIBLIOGRAFIA E CONTROVERSIA
La Società Pisana per la facile diffa.none di letture cattoliche, ha fatto
dono alla Direzione della Buona Novella, (che ha la sua sede in Pisa, e
non in Firenze), di tre opuscolettì pubblicati nel maggio decorso ; rendiamo
grazie a quella Società, e affinchè vegga che abbiamo tratto profitto del
dono, diremo alcune parole su quelli.
Uno, è parto della penna di Niccolò .Tanin ed ha per titolo « Li Spiriti.
Forti » giusta e assennata denominazione dei filosofi odierni, ì quali
per sventura del Cristianesimo, sono increduli per mostrarsi forti, indipendenti, e superiori alle verità rivelate, e ritengono la croce per pazzia
(1 Cor. 1,18), e rinnovano l’esempio dei dotti, dell’Areopago (Atti 17, 32).
L’opuscoletto palesa che l’autore é cattolico, ma non del cattolicismu
romano: indarno si cercano le frasi, le idee, ì ragionamenti del romanesimo;
per abbattere li spiriti forti, si cita S. Agostino, e S. Ambrogio, Cicerone,
Seneca, le Scritture e Gian Giacomo Rousseau. Strana accozzaglia!
II secondo contiene : le brevi memorie di Giustina de’ marchesi Serlupi
romana ; memorie brevi davvero, e assai scipite. E in scena una giovane
che ha infantile amore per la Vergine e per Pio IX, e una superstizics;i.
venerazione per ambedue. Lo scopo del libro è manifesto ; invogliare, i lettori ad innamorarsi della Vergine, e di Pio IX: appena si mostra nella
Serlupi un amore per Iddio, mai quello per Gesù Cristo ; niuna privazione
vi apparisce, se non superstiziosa: è detto « che da fanciulla cominciò a
« mortificare se stessa per amore della Madonna, e ìl sabato si privava di
« ogni cosa dolce: se le si dava in premio a baciare il Crocifisso, o la Ma« donna lanciavasì con un ìmpeto d'innamorata, e serravalesì al cuore e le
« copriva di baci. Fatta più grandicella, volle in camera ìl suo altarino, e
» colla maggiore sorella Maria si provocavano a venerare e ornare quei
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« santi oggetti del loro amore. Se qualche religioso le dava alcuna immagi< netta di santo, essa eleggevalo a suo avvocato, facevaio inquadrare e ap« piccar cogli altri al suo altaruecio. Verso il sommo pontefice aveva uu
« affetto e una devozione più che filiale : quando si trattava di vedere e di
« onorare il santo padre, tutta si elettrizzava, e cercava con istanza di poter
« consolare il suo cuore. Le afflizioni del santo padre le destavano tanto
« dolore che essa indirizzava a Dio le sue novene, le sue orazioni, mortifi« cazioni, e comunioni, per ottenere la pace ed il trionfo di Santa Chiesa.
«Nel vedere il santo tripudio dei buoni Romani al passaggio del papa ;
« quelle migliaia, e migliaia di cittadini d’ogni classe che si affollavano per
« le vie, che si stipavano per le piazze, che riempivano le finestre sino agli
« ultimi piani, e l’agitare dei fazzoletti, e lo sventolare delle bandiere bian« che e gialle; il gridare a piena gola — Viva il nostro santo padre! Viva
«IL NOSTRO EE ! )) — Parole bugiarde bugiardissime. Re al papa! Bla
Gesù Cristo conoscendo che verrebbero e lo rapirebbero per farlo nE. si
ritrasse sul monte (Giov. vi, 15).
Il terzo ha per titolo : « Pensieri intorno al romano 'pontefice » titolo
mendace, il nome di romano pontefice non si legge, che sulla copertina. Con
queH’opuscoletto si tenta provare che Pietro fu il capo delli Apostoli; si
divinizza Pietro, si mette Pietro nel posto di Cristo.
Negare che Pietro sia enumerato primo fra li Apostoli, che Gesù vigilasse per lui onde non fosse vagliato, e perchè la ma fede non venisse meno
(Luca XXII, 32); sarebbe lo stesso che negare il Vangelo, ma da ciò dedurne onore, potere c trasmissione di ugual onore e potere a tutti i vescovi
di Roma, la mente non vi giunge, se non che negando il Vangelo, e coprendo di un folto e impenetrabile velo la Storia.
Pietro era impetuoso, irreflessivo, debole, nella fede. Infatti dopo aver
confessato chc Cristo è il Figlio dell’iddio vivente, sentendo, da Gesù, che
sarà ucciso, con il medesimo fervore con il quale lo aveva riconosciuto figlio
di Dio esclama: « Tolga ciò Iddio: questo non ti avvenga punto » e queste
parole irreflessive, gli guadagnano il nome di Satana. Scende dalla barca
per camminare sulle acque, e teme di affogare, e Gesù lo sgrida dicendogli:
« Uomo di poca fede » {Blatt. xxxii, 3). Assicura Gesù che andrà con lui
fino alla morte, ma teme affrontarla, ed ha paura di una serva, e rinnega
Cristo per tre volte (Qiov. sviii). — Il libretto asserisce fatti che non sussistono: rettifichiamoli.
1° Non è vero che Gesù cominci da Pietro a lavare i piedi a’ discepoli:
il vers. 5, cap. sin, del Vangelo di San Giovanni dice; Poi mise deH’acqua
in un bacino, e ■prese a lavare i piedi dei discepoli: vers. vi, venne adunque
a Simon Pietro: quando venne a Pietro aveva preso a lavare i piedi.
2° Non è vero che Pietro vedesse il primo Gesù dopo la sua resurrezione. Gesù apparve alli undici nel monte della Galilea {Matt. xxvm, 16;
Giov.'XX, 19); a due di loro i quali erano in cammino {3Iarc. xvi, 12) a
due di loro che andavano ad Emmaus (Ljìc. xxiv, 15). A tutti i discepoli
(Giov. XX, 26) a sette di loro che pescavano: e Pietro non riconobbe Gesù,
se non quando Giovanni li ebbe detto è il Signore {Giov. xxi, 4, 7).
3° Non è vero che Pietro sia il primo a parlare nel giorno della Pentecoste : è detto : tutti erano sentiti parlare nel proprio linguaggio sebbene
Galilei {Atti II, 7, 8).
4° Non è vero che il primo ricevesse i Gentili, fu Filippo il primo che
battezzò l’Eunuco di Caudace {Atti viii, 29).
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5“ Non è vero che Pietro ricevesse Cornelio, ma al contrario, Pietro
andò a trovare Cornelio, (^iit x, 25). E come Pietro (Mitrava, (in casa di
Cornelio) Cornelio fattosegli incontro gli si gittò ai piedi, e l'adorò vers. 2t5.
Ma Pietro lo sollevò dicendo: « levati, io ancora sono un uomo ». (Non si
fece baciare il piede !)
6° Non è vero che dirigesse la elezione del nuovo Apostolo in luogo
di Giuda, poiché si legge (Atti i, 23, 24,26), che ne furono presentati due,
e tulli orarono, e trassero le sorti.
7° Non è vero che Pietro presiedesse il così detto Concilio di Gerusalemme. Tal presidenza non appare, nè dalla discussione, nè dalla risoluzione :
non dalla discussione, perchè Pietro si levò in piè, dopo essersi mossa una
gran disputazione : non dalla risoluzione, perchè l’assemblea accolse la proposta di Jacopo (Aiti XV, 7, 12, 13, a 29).
8° Non è vero che Pietro sia stato a Roma. Escludono la di lui presenza in quella città: 1° La Scrittura; 2° Li storici i più accreditati.
1° La Scrittura. Nelli anni 34, 35, 3G, 37, 39, 44, 51, è a Gerusalemme
(Alti I, vili, XI, XII, xv). Nell’anno 36, parte dell'anno, a Samaria (Atti vm),
Nell'anno 38 è a Lidda (Atti x). Nell’anno 52 ad Antiochia (<7aZ. ii, 1).
Nell’anno 60 Paolo giunge a Roma, vi stà due anni, e nel suo soggiorno
in quella città fa conoscenza di molti Cristiani: di Pietro non parla: da
quella città scrive lettere ai Eilippesì, ai Colossesi, alli Efesi, saluta a nome
di molti Cristiani di Roma, Pietro non è rammentato. Nell’anno 58, scrive
la lettera ai Romani e commette di salutare 25 Cristiani, e Pietro non è
rammentato. Nell'anno 66 ritorna a Roma, e da quella città scrive la sua
ultima lettera, la 2 a Timoteo, e in quella dice: « Tutti mi hanno abbandonato, Luca è solo meco ». E egli mai possibile, che se Pietro fosse stato
a Roma, Paolo non lo avrebbe rammentato?
2^ Li Storici. La permanenza dì Pietro a Roma è basata sulla tradizione. Nessuno storico ne fa fede.
S. Ireneo, S. Eusebio, le Costituzioni Apostoliche, danno per primo vescovo di Roma Lino.
Marsilio Ficino, Scaligero, Du Moulin, Leland, Caron, Arduino, ritengono la permanenza di Pietro a Roma come una favola.
Il padre Pagi, Thoynard, come, in aperta contradizione con la Scrittura.
Il Calmet, come cosa che non può sostenersi (1).
Premesse queste inconcusse verità, diremo che queU'opuscoletto ha esagerato su Pietro: Pietro, come dalla Scrittura apparisce, non ha mai saputo,
nè preteso il primato sulli Apostoli, nè li Apostoli non lo hanno mai considerato come primate, nè per tale i Santi Padri lo hanno ritenuto.
Nella seconda lettera di Pietro (Cap. v, vers. 1) si qualifica consacerdoie
con i sacerdoti; meglio, anziano, con li anziani. Gli Apostoli disputavano chi
di loro dovesse essere il maggiore, e Gesù dice; « Se alcuno vuol essere il
rni.MO, sia l’ultimo di tutti; (Marc, ix, 34, 35) e ciò diceva, dopo ohe Gesù
disse a Pietro; « Tu sei Pietro ecc. ». S. Paolo lo riprende, lo rimprovera, (Calati II, 11). Che si direbbe se Fra Monsig. Arrigoni riprendesse
Pio IX, perchè vorrebbe fare del papato uno strumento di oppressione
d’Italia! Pietro è accusato di aver mangiato con gli Ebrei; egli si discolpa;
e si noti, a quella discolpa, li accusatori si acquetarono (Atti xi 2-18). Che
(1) Chi vuol avere la prora mattematiea, che Pietro non è stato a Roma, legga: Im
possibilità storica del maggio di San Pietro a Eoma ecc. Si vende ai depositi dei libri
religiosi.
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si direbbe se il Cardinal Corsi domandasse discolpa a Pio IX, perchè è nemico dell'Italia? Pietro è mandato a predicare in Samaria {Atti viii, 14)
bella cosa, se i cardinali, mandassero Pio IX a predicare a Gerusalemme,
ed essi lo seguissero, e lasciassero Roma e l’Italia.
Mostreremo fra poco come i Santi Padri hanno interpretato il famoso
passo Tu sei Pietro ecc. qui per giustificare che i Santi Padri non hanno
ritenuto Pietro per primate , riportiamo quello che dice Cipkiano : De
Unii. Eccles. Lett. 27. « Tutti li Apostoli erano uguali a Pietro, rivestiti
del medesimo onore, e la dichiarazione che fa al Signore, si applica ugualmente a tutti i vescovi ■».
San Girolamo. — Prefa^.ione sul libro di Didimo dice : « In qualunque
parte sia un vescovo, o a Roma, ad Eugubio, a Costantinopoli, a Reggio,
ad Alessandria, o a Tunisi, hanno tutti il medesimo meriio e sacerdozio ».
L’opuscoletto quasi a corollario invita i devoti ad ascoltare i Concili di
Costanza, di Firenze, e i Santi Padri. Mostreremo più sotto chi i nostri
lettori debbono a preferenza ascoltare : frattanto vogliamo far sentire o ai
nostri lettori, e alla Società Pisana delle Letture Cattoliche, due cose importantissime, che giustificheremo in due paragrafi.
La Prima. — Che quando i Santi Padri parlano di Pietro, di Cattedra
di Pietro, non intendono della persona di Pietro, ma della pedb di Pietro,
della CONFESSIONE ohe fece del Cristo figliuolo di Dio vivente, senza
della qual confessione non siamo Cristiani.
La Seconda. — Che non si fidino tanto di certe edizioni dei Santi Padri,
perchè i rugiadosi padri le hanno falsifioaie: si, falsificate; e lo hanno
confessato; si leggono infatti nella edizione di Venezia del 1584 queste
parole; curavtmas removere ea omnia qiico fidelium menies IvsrtHca pravitate possunt inficerò : fummo cauti di allontanare tutto quello che i fedeli
potrebbero supporre essere un eresia. E quella premura, consistè nel far
dire di no quando era sì, e viceversa, e nel togliere, aggiungere, variare,
parole e frasi intiere.
§ I. — S. Giustino. — Dialogo contro Trifone ; La pietra sulla quale
il Signore ha fondata la sua Chiesa, non era la persona di Pietro, ma
bensì la confessione che quest’Apostolo aveva fatta.
San Gregorio Nazianzeno. —Cefa è chiamato pietra, perchè la Chiosa
è fondata sulla verità della fede che ha confussato, e perchè fu il primo a
fare questa confessione. (Tratt. in Matt.).
S. Ambrogio. — Il Signore dice a Pietro, su questa pietra fabbricherò
la mia Chiesa, cioè sopra questa confessione della fe.de cattolica, stabilisco i
fedeli per aver la vita. (Sup. Gap. ii, adEphcs.). ~Lz. Fede, e il fondamento
della Chiesa, non è del corpo di Pietro che è detto, che le porte della morte
non prevarranno contro dì lui, è la sua confessione che ha vinto l'inferno
{De Mister. Incarnai., Gap. v).
S. Ilario. — L’edificazione della Chiesa è sopra questa pietra, cioè sulla
confessione che l’Apostolo ha fatta di riconoscere Gesù Cristo per il figliuolo
di Dio {De Trinit. Lih. ii).
S. Giov. Crisostomo. — Sopra questa pietra, cioè, svila fede di questa
confessione, edificherò la mia Chiesa (Omel. 56, sup. Cap. svi, Matt.). Il
Salvatore ha detto sopra questa pietra, e non su Pietro, poiché non ha fondata la Chiesa suUi uomini, ma sulla fede. Che cosa dunque significa sopra
questa pietra? La confession/e contenuta nelle sue parole (Serm. in Penice.).
■ S. Agostino'—Che vuol dire su questa pietra io edificherò la mia Chiesa?
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È udla fede, sull’aver eletto: « Tu sei il Cristo il figlio di Dio vivente »
{Tract. sup., 1 Epist. S. Joann. x).
Sak Girolamo. — Per la cattedra dobbiamo intenderò la dottrina (In
Matt. Lib. 4).
Ottaio. — Cathedra Petri. Tal vocabolo, già lo dicemmo, aveva presso i
Padri, il senso di dottnna, nè conteneva allusione locale.
Acbbspinb.—Vescovo d’Orleans. La Cathedra Petri, spetta ad ogni feie
Ortodossa, Alc.^sandria, Cartagine, G^erusalsmme, Roma (Comm. sup. Oj t )■
Dupin. — Sopra Ottato II, 2. È adunque il più cnonue abuso che falsi possa della dominante ignoranza intorno all’antichità ecclesiastica, il dare
come sinonimo di presenza personale di Pietro della Cattedra di Pietro;
abbiam già fatto vedere che tutti i Pastori, considerati come un sol l’astore,
e avendo tutti U nome di Pietro, sedevano sopra una stessa cattedra solidariainente, secondo S. Cipriano, reggevano la Chiesa senza chc, insegna questo
padre, vi fosse un vescovo de’ vescovi, Cristo essendo il sol rapo di tutti.
§ II. — Molte sono le falsificazioni fatte alle Opere dei Ss. Padri, e consistono, o neU’aggimigere, o nel togliere, o nel sostituire parole e frasi
intiere: se dovessimo riportarle tutte, il nostro giornale bisognerebbe cho
prendesse il formato di un libro in foglio, di mille pagine; ne indicheremo
alcune delle più importanti.
A mano a mano che la Chiesa di Roma andava sostenendo il suo preteso
primato su tutte le chiese, e promulgando nuovi dogmi, trovava che i Ss. Padri
gli erano afi'atto contrari e opposti: ciò, (era naturale), non piaceva a Roma,
0 pensò correggere quei Santi Padri, e inventò Vindice Espurgatorio nel
quale si fecero le correzioni, per mettere quei Santi Padri in armonia con
1 nuovi errori. Questo famoso Indice Espiirijatorìo fu stampato nel 1599;
Ecco quello che vi troviamo.
S. Agostino. — Nelle sue opere dice: « La .mia fede ci giustifica t> le
nostre opere non possono salvarci, « il contrarre matrimonio è permesso n
tutti ». Pietro errò nella questione dei dii puri ed impuri.. « S. Giovanni
ci mette in guardia contro la invocazione dei santi ». l’indice Espurgatorio
dice : « Il SANTO vescovo dovrà' esser corretto in Tmi questi tassi ».
S. Giov. Grisosto.MO. — Insegna: Aver Cristo vietato di porre a morte
li eretici; l'adorare i martiri è anticristiano; è nece.^sario che tutti leggano
le Scritture; che non esiste merito che mediante Cristo; che è superbo attentato l’aggiungere o il togliere ai sacri libri; che i preti cd i vescovi devono
stare soggetti ai sovrani; che i pmfeti ebbero moglie. E l’indice Espurgatorio
prescrive; Bisogna purgare il venerabile Patriarca di questi errori.
Epifanio. — Scrisse; Non può adorarsi ninna creatura : Questo È un
ERRORE; assicura l’indice Espurgatorio.
S. Girolamo. — Afi’erma: tutti i vescovi sono ugnali] e Vindice Espurgatorio vuole che si corregga questo Santo Dottore.
_ E la mano sacrilega fu spinta tant’oltre che neanche la S. Scrittura fu
risparmiata; era molesta la fede di Abramo, per la dottrina che le opere
salvano, però si comandò nell'indice: Deleatur illud; Abraham fide justus;
si cancelli quel ; Abramo giustificato per fede.
E prima dell’indice Espurgatorio la mano sacrilega aveva falsificato i
Santi Padri.
S. Ambrogio. — Come tutti Santi Padri ritenendo, che la confessione
come quella di Pietro, e di che parla {Matt. Cap. .\vi, Iti) assicura la salvazione, scrisse; Non hahenf Petri hcereditafem-, qui non abent Petri pidem.
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Non hamio la eredità di Pietro, quelli che non hanno la fede di Pietro :■ Non’
piaceva « fede » fu cambiato in « sede ». -— Di più, nel corso delle sue
opere, ove si incontra Peteam, riferontesi a Cristo, si è sostituito Peteum.
S. CiPKiANO. — Nelle edizioni del 1477, 1520, 1525, 1530, dice: Tutti
li altri Apostoli erano quello che fu, Pietro, rivestiti del medesimo onore, del
medesimo potere : ma il principio parte dall'unità, onde mostrare una sola
Chiesa. Ciò essendo contrario alle pretensioni di lioma, nella edizione del
1564, si pubblicò: Affine di mostrare una medesima cattedra. È stata
COSTITUITA UNA MEDESI5IA CATTEDRA. Il PKIMATO È DATO A PlETRO. E SONO
TUTTI PASTORI: UN SOL GREGGE È M08TB.4T0, CUE DEBBONO PASCERE TUTTI LI
Apostoli di unanime consenso.
Dice pure San Cipriano ; Colui che resiste alla Chiesa, crederà egli essere
nella Chiesa? Ora nella edizione fatta ad Anversa fu sostituito: Colui che
abbandona la cattedra di Pietro, sulla quale è fondata la Chiesa, non
PRESUMA di essere NELLA CuiESA. E qu6Sto passo è riportato dalla Società
Pisana.
La Società Pisana a corollario dei suoi pensieri sul romano pontefice ter
■ mina richiamando ad ascoltare le parole dei Concili di Costanza, di Firenze,
dei padri Ireneo, Cipriano, Atanasio, Ottato, Girolamo, Agostino, Grisostomo, Cirillo, i quali, asserisce, ad una voce diranno : Che per salvarsi
bisogna credere, che la Chiesa romana è la padrona delle altre Chiese, che
il pontefice è il capo di tutta la Chiesa, che sulla cattedra di Pietro è fondata la Chiesa; ma noi, ammettendo che i passi riportati non sieno falsificati, come abbiamo superiormente dimostrato, richiameremo i nostri lettori
ad ascoltare le parole del nostro Salvatore Divino, e che se vogliono
salvarsi debbono credere che « Cristo è il figliuolo dell’iddio vivente »
{Matt. XVI, 16). Cristo è la risurrezione e la vita, e chiunque vive e crede
in lui non morrà giammai in eterno » (Giov. xi, 25, 26).
« Ma voi non siate chiamati Maestro : perciocché uno solo è il vostro Dottore, cioè Cristo: e voi tutti siete fratelli » (Matt. xxiii, 8.
« Voi sapete chc i principi deüe genti le signoreggiano, e che i grandi
usano potestà sopra esse. Ma non sarà così fra voi, anzi chiunque fra voi
vorrà divenir grande sia vostro ministro: e chiunque fra voi vorrà esser
PRIMO, sia vostro servitore » (Matt. xx, 25, a 27 ; Lue. xxii, 25).
« E postogli ogni cosa sotto a’ piedi e datolo per capo sopra ogni cosa
alla Chiesa, la quale è ìl corpo d’esso, ed ìl compimento di colui che compie tutte le cose in tutti » (Efes, i, 22, 23.
« Ed egli stesso (G. Cristo) è il capo del corpo della Chiesa ; egli dico è
il principio, il primogenito dai morti : acciocché in ogni cosa tenga il primo
grado » (Coloss. i, 18).
« Niuno può porre altro fondamento che quello che è stato posto, il quale
è Gesù’ Cristo ».
Tutta la Scrittura é divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia. Acciocché l'uomo di Dio
sia compiuto, appieno fornito per ogni buona opera » (2 Timot. iv, 16,17).
ERRATA. — Nel N. Vi pag. 189, vers. 2, se, leggi e. — Detta, vers. 29, ore ora, leggi ore erarom
Leopoldo Pinelli gerente
FIRENZE — Tipografia CLAUDIANA, diretta da Raffaele Trombetta.