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Nulla sia più forte della vostra fede t
. (Gianavello)
S— . ■ lamNIlHkE PEIiLH
co
■'yf ' ^ . i ' ABBONAMENTO
Italia e Impero , . Anno L. 20 — Semestre L. 10
Estero » » 30 — » . 15
Ogni'cambiamento d’indirizzo costa una lira — La copia Cent. 40
Leggere Isaia V, 1-7.
Alla corte del potente Achaz, re di
Giuda, un oratore sta predicando con
tutta la forza del suo mirabile talento.
E’ il grande Isaia, che profetizza ad
Israele rimm,mente castigo deH’Eterno,
a causa della sua infedeltà.
E per costringere Israele ad autocondannarsi, egli pronuncia, come Natan
un giorno, una parabola: La parabola
della vigna deU’Etemo. Riassumiamola
brevemente.
L’Amico del profeta ha piantato una
vigna perchè gli facesse deiruva, ma nonostante tutte le cure premurose che si è
preso di lei, gli ha dato delle lambrusche. Allora il padrone della vigna, sdegnato, la distrugge, dandola in pasto
alle belve.
E il profeta passa subito all’applicazione della sua parabola. L’Amico, è
l'Eterno degli eserciti ed Israele la vigna che ha piantato; rettitudine e giustizia l’uva che da esso aspettava; spargimento di sangue e grida d’apgoscia, le
lambrusche che gli ha dato; i -popoli
pagani, le belve che verranno a devastarlo.
Questa parabola del profeta, come
ogni parola della Scrittura, ha qualcosa
; di alture _ ancora oggi -pgr , n^ da
figliuoli dei frutti, e, se non ne portano,
temano il giudizio dell’Eterno.
W
Israele dunque, è la vigna dell’Eterno! Altre volte nella Bibbia il popolo
di Dio è paragonato ad una vigna- Così,
per esempio, leggiamo nel Salmo 80,
8-13: « Tu trasportasti daU’Egitto una
vite; cacciasti le nazioni e la piantasti...
essa mise radici ed empì la terra! ». Ed
in Geremia 2,, 21: « Eppure io ti avevo
piantato come una nobile vigna, tutta
del miglior ceppo! » E nell’Evangelo
leggiamo che Gesù ha paragonato i suoi
discepoli ai tralci che, Uniti alla vera
i vite, dànno dei buoni frutti.
Pianta ricercata e preziosa la vite, e
„delizioso e nobile il suo frutto! Altrettanto cara e preziosa lagH, occhi dell’Eterno la Chiesa che Gesù Cristo si è acquistata col suo prezioso sangue.
Dio ha piantato la vigna perchè gU
facesse dell’uva. Nella chiesa ognuni)
ha il suo compito particolare; nessuno è
nella chiesa per far numero, per approfittare, 0 per godere soltanto, ma tutti
Iddio ha chiamati peirlchè lavorassero
per l’avanzameiito del suo glorioso Regno, comè ci mostra Gesù nella parabola degli operai delle diverse ore.
Nè Dio ha abbandonato la, vigna alle
mani di stranieri, o a sé stessa, ma si è
preso cura d’essa, mettenidola in condizioni di poter fare molta uva ; « l’ha
dissodata e vi ha tolto via le pietre, vi
^ ha piantato delle viti di scelta, vi ha
scavato uno strettoio, vi ha edificato
una torre ». Oh, qmnte, quante cose,
Signore, hai dato alla Tua Chiesa!
Quanti doni, quante benedizioni! Le hai
dato dei templi perchè i credenti ti
portassero in essi il frutto della loro
lode e della loro riconoscenza; hai dato
alla tua chiesa dei pastori, diei dottori,
dei diaconi, degli anziani;^ eppoi hai
dato l’Evangelo in ogni casa, in ogni fatmiglia-.. e degli altri doni ci hai dati, e
poi degli altri lancora, perchè fossimo
in grado di farti dei buoni frutti!
........ _ _ _ _ Riguardate alla roccia onde foste tagliati'
‘" ** *^^-" “ * * ’«• (Is.UU:l)
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Dlrallera i Preli^ OINO .«OSTABM.
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE
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' yjg Alberto, 1 bis — TORRE RELUCE
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o
La vigna non ha fatto dell’uva; ha
fatto invece delle lambrusche, cioè dell’uva selvatica. Iddio aspettava da
Israele rettitudine e giustizia, ed ecco
invece grida d’angoscia e spaigimento
di sangue! Era frequente ancora in
Israele il delitto, e molte emano le mani
macchiate del sangue del prossimo,
mentre il gemito dei poveri oppressi, saliva al cielo da molte, parti!
E’ questo un atto molto doloroso che
si ripete molto spesso nella s^ria -delle
nostre chiese, e nella vita dei singoli
credenti. Avremmo potuto potare molto frutto, ed invece non atÉaiamo portato nulla, 0 quasi nulla!
Eppure, ditelo voi, che più si sarebbe
potuto fare per te. Chiesa Valdese, di
quello che io ho fatto per te? E allora
perchè non mi hai fatto il frutto che
m’aspettavo da te? Oh, come è accorato il pianto del Maestro su Gerusalemme: « Oh, se tu pure avessi conosciuto
in questo tuo giorno quello che è* per
la tua visitazione; ma ora è nascosto agli
occhi tuoi! ». '
Infatti il padrone della vigna si raggira sdegriato per i filari, pronunciando
le parole di una terribile condanna:
dèixs^EÒ.. via là eiepe e -vi - paseolètan--»
no le belve; ne abbatterò il muro di cinta e sarà calpestata; ne farò un deserto; non sarà più nè potata nè zappata,
vi cresceranno i rovi e le spine; e darò
ordine alle nuvole che su lei non lascino
cader piaggia ».
Israele sarà dunque dato in mano ai
pagani, e là ove prima v’era un potente
e grande «regno, non vi sarà ch e desolazione e m.iseria. « Queste case numerose saranno desolate; queste case grandi
e belle saranno private di abitanti...
Per questo avvampa l’ira deU’Etemo
contro il suo popolo; ed egli stende contr’esso la sua rnano e lo colpisce; tremar
no i monti, ed i cadaveri: sono come
spazzatura in mezzo alle vie; e con tutto ciò l’ira sua non si calma, e la sua
mano rimane distesa »!
Oh, come è tremendo il tuo giudizio.
Signore!
Non voglio lasciarvi con nel cuore l’incubo del giudizio dell’Eterno. Noi che
in Cristo siamo una nuo-va umanità redenta, risraele Nuovo, una nuova Vigna dell’Eterno, scendiamo un momento
in questa nuova vigna: Il padrone passeggia ancora sdegnato in mezzo ad essa
cercando in vano dei frutti, ed ancora
una volita ha pronunziato le parole di
una terribile condanna: « Taglialo; perchè sta li a rendei» improduttivo anche
il terreno? »• Ma non è più solo. Con
lui vi è un intercessore che lo supplica:
« Lascialo ancora quest’anno finch’ io
l’abbia scalzato e conchnato; e forse
darà frutto in avvenire;. se no, lo taglierai ».
« Chi ha orecchie per udire, oda ».
Cipriano Tourn
io Valleio
Torre PelHce
Il giorno 8 novembre, alle ore 8,
avranno regolare inizio, per tutte le
classi, le lezio-ni dell’anno scolastico
1943-44.
^L’autunno è giunto: cadono le foiglie
una ad una e mollemente si ada, dal vento portate, sulle vie delle
.Uà, oppure sui sentieri di montagna,
jlt'autunno ci dice che Tinverno viene,
^n i suoi rigori e la sua neve.
jf-CL’autunno ci dice: «Mentre la naturia'incomincia a prendere il suo riposo,
,tu, Cristiano, mettiti a lavorare nella
Jùia Chiesa, dopo il riposo estivo in cui
fhai ritemprato le tue forze ».
Rimettiti al lavoro! Infatti nelle no
'e Chiese Valdesi questo è il periodo
dèlia ripresa delle attività eccleskistii-hg;*in questo perioldo vediamo venir
giù a frotte alla Scuola domenicale i
fanciulli che i genitori cristiani, premu■ fosi di dare ai loro figli una educazione
'veramente cristiana, affidano al loro Pastore, al monitore o alla monitriee, perchè da essi siano condotti ai piedi' del
Signor Gesù; vediamo i nostri cari giovani e le nostre giovanette raccogliersi
nelle sale dell’Unione giovanile per ritrovarsi insieme nelle lunghe sere , d’inverno, e ragionare intorno alle grandi
cose di*.Dio con serietà di intenti e bontà di propositi; vediamo scendere giù dai
monti i membri di Chiesa, giovani e
svecchi, desiderosi di ritrovarsi nella Ca.«a di preghiena, per unire la loro voce
igei canto degli Inni ed unire le loro
mani nella preghiera, assieme ai fratelli di tutti i paesi, ed ascoltare con umiltà ed attenzione il messaggio che il
Servo del Signore jwrterà loro nel Nome di Dio, g;^stando così, ancora di più,
quanto è bello e quanto è piacevole che
i fratelli dimorino insieme.
Ripresa di attività!... Ed io, in quest’ora così piena, di speranze, ripenso
alle mie Chiese, ¡ai miei fratelli nella
fede dai quali sono stato involontariamente allontanato dagli eventi bellici !
Penso a loro... Penso che anche noi
avremmo, in un Culto speciale, promesso a Dio di servirlo con gioia e slancio.
Ma ¿0 so che se questo non avviene, perchè non può avvenire, tutti loro, raccolti in silenzio dinanzi a Colui che investiga i cuori, faranno formale promessa
di rimanerGli fedeli e di servìrLo cop
purità di cuore; e meditando nel silenzio della loro cameretta la Parola della
consolazione e della salvezza, prometteranno di amare e di servire Iddio con
fedeltà sino alla fine.
E mentre penso alle mie Chiese che,
per fòrza maggiore di eventi, rimairramno inattive.,, io mi metto al lavoro in
un campo nuovo, con vecchio, sì, ma
rinnovato entusiasmo, con gioia, con
coraggio, sapendo di lavorare in una
Chiesa che, se non è la. mia Chiesa,
è sempre la Chiesa del nostro Dio nella
quale ci sono delle anime da curare e
da custodire per « il giorno del Signore ».
Quindi, al lavoro, tutti, nel Nome delrEterno
Nella Chiesa del Signore c’è lavoro
per tutti..,- Per voi, bambini, che aprite
la mente ed il cuore ai misteri della fede
e vi avvicinate corf. cuore puro a Gesù
che ■vi vuole suoi e che vi ama; per voi,
giovani e giovanette, che il mondo con
le sue concupiscenze tenta di sedunre,
mentre sapete che siete del Signore e
che tali dovete essere ancora e sempr®;
per voi, membri di Chiesa, che sentite
.nell’ora grave in cui viviamo il bisogno
di vivere non secondo l’andazzo del mondo, ma secondo il volere di Dio; per
tutti quelli che amano il Signore nella
piena certezza che « noi non apparteniamo a noi stessi, ma siamo stati comperati a gran prezzo » ; per noi, Servi del
Signore, Pastori d’anìme> che sentianao,
in questa triste ora che passa, la grande
responsabilità che pesa su di noi: condurre attraverso questo mondo in rovina le anime alla 'Vita; predicare con fedeltà quell’Evangelo che abbiamo dai
nòstri Padri ricevuto e che dobbiamo
trasmettere ai nostri figli nella sua integrità e purezza.
, Ognuno di noi, grande o piccino, ha
delle responsabilità in quest’ora della
ripresa : affrontiamo queste responsabilità nella piena coscienza della nostra
povertà fisica e spirituale, ma nella
piena certezza che Colui che ha prmnesso di essere con noi in tutti i giorni, ci
condurrà per mano, e dal combattimento di ogni giorno contro il male ed il peccato, usciremo, con LUI al nostro fianco, « più che vincitori ».
Riprendiàmo, adunque, il nostro lavoro sapendo che ii Padrone della Vigna è fedele; cerchiamo di udire, in
mezzo alle tante voci che si levano in
questo mondo dì guerra e idi peccato, la
Sua Voce che parla e parlerà sempre più
al nostro cuore, quella Voce di amore e
*'-dÌ perdonò.
Discendano potenti e preziose le Sue'
benedizioni sulla Sua Chiesa, sui Suoi
servitori, su .quanti amandoLo lo servono con pura coscienza.
Sia la nostra vita di figli di Dio vissuta in una trama di luce tessuta di speranza, di fede, d!i amore.
Iddio lo vuole.
Seiffredo Colucci
mia porla...
Un brav’uomo, di nome Frank, aveva
reso molti servizi ai suoi compagni, boscaioli come lui, in una foresta americana- Era stato un cristiano fervente ed il
suo esèmpio era stato una benedizione
per tutti. Un giorno egli oadide ammalato e si presero le disposizioni necessarie |»r trasportarlo airospedalè della
vicina città, onde poterlo operare. Alcuni dei suoi compagni che egli aveva condotto al Cristo si cònsigliairono per delegare uno di loro ad accompagnarlo
per assisterlo in tutte le circostanze in
cui potesse rendersi necessario un aiuto particolare. Fu scelto im tale, un vero
gigante, che, la sua ’corporatura,
non appariva molto a suo agio in un
ospedale. Egli se ne stava quindi tutto
timido nei corridoi, nell’attesa di qualche occasione che gli permettesse <ii essere utile a quello che egli ed 1 suoi
compagni tanto amavano.
Quando venne Listante dell’operazione, egli implorò il privilegio di parlare
alLammalato, al quale dtee:
« Frank, sai quanto ti amiamo e desideriamo dimostrartelo. Mentre i dottori ti opereranno, io starò alla porta e
se sarà necessario un litro o due di sangue, o un pezzettino d’osso o di pelle,
essi non hanno che da chiamarmi. Poiché tu lo sai, Frank, tutto il mio sangue
e tutte le mie ossa sono a tua disposizione. Allora, non è vero, non dimenticare che io sono alla porta ».
Abbiamo noi detto qualcosa di simile
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
a Colia che è morto per noi e ci ha salvati dall’eterna perdizione? ; ?
^ Tu personalmente, caro lettore (e, per
te Cristo è morto, e mai tu lo hai iringiraziato) non vuoi tu, in questo istante
manaestargli la tua riconoscenza e dar. ti a Lm?^. ,
Egli non respinge nessuno; chiunque
tu sia, Egli tì accoglierà.
«Io non lascierò fucn-i colui che viene
a me » (Giov. 6: 37).
(Bonne Revue)
Nel Rifugio
Impressioni pasloraii
Come si visita, di solito, un Istituto
di beneficenza. Con simpatia certo; ma
un pò superficialmente. Se ne osservano gl’miipianti, se ne ammira l’organizzazione, si fa qualche domanda sulla
sua storia. Ci si interessq^ senza dubbio,
come ci s’interessa visitando un laboratorio industriale o un’azienda agricola:
cioè — se posso così dire — dal di fuori.
La cosa cambia, allorquando sì vive la
vita di queiristituto durante varie ore
consecutive, per osservare non soltanto
come funziona il meccanismo, ma sentane il polso, ascoltarne i battiti secreti, scrutarne i moventi interiori e saggiare quello che è veramente la sua
anima.
Ho avuto questo privilegio in questi
giorni. Ne ringrazio Ididio e vorrei qui
portare la mia testimonianza, con l’augurio eh essa contribuisca a suscitare
pel Rifugio sempre nuovi amici.
Intendo parlare del Rifugio Re Carlo
Alberto, per incurabili, come si dioevauna volta, 'per malati cronici, come si
dice oggi; vero « Rifugio » dove trovano asilo, dove vengono riparati dalle tremende vicende della 'vita tanti disgraziati, tanti infelici. Le varie costruzioni
quelle riattate della vecchia fattoria
dei Musset, quelle moderne del Padiglione Arnaud — sorridono, bianche tra il
verde, sulla collina di S. Giovanni. Negli edifici, i malati sono accolti dal sorriso Ixuninoso, confortante, pieno di serenità e di dolcezza delle elette creature di Dio che attualmente, ubbidendo
alla loro vocaZiOne di diaconesse, Lo
servono in quel luogo. La casa del dolore, la casa del sorriso cristiano, la casa
della bontà...
Nomino per prima la disettrice, suor
Alice Beney, che da ormai quarant’anni
sovrintende alla vita materiale e a quel-,
la spirituale del Rifugio. Venuta dalla
nativa Elvezia coi capelli neri, essa porta ormai — impavida e cordiale in questi tempi burrascosi — ima chioma d’argento a cui i malati, i visitatori, il personale, le suore guardano con vivo affetto e profonda venerazione. Suor Alice
avrebbe potuto trovare un giusto riposo
nella sua patria. Ha voluto restare: ha
fatto alle nostre popolazioni Valdesi il
grande dono di rimanere al suo posto e
siamo certi d’interpretare il sentimento
generale ringraziandola qui pubblicamente e dal fondo del nostro cuore.
Coadiuvano in questo momento suor
Alice due giovani appartenenti a famiglie oriunde delle nostre Valli: suor Margherita Rivoir e suor Adele Gay. Le
coadiuvano una novizia, suor Ernesta
Alossotti; novizia per modo di dire perchè ricca di una lunga esperienza come
infermiera. Assunta nel nostro ospedale
di Torino da suor Lidia Pasqdet, allora
direttrice, suor Ernesta — che proviene
da Vercelli — si è sentita attirata verso di noi fino al punto di entrare nella
nostra famiglia religiosa dove si sente
felice. E la stessa suor Lidia — che ultimamente era visitatrice a Torino —
trovasi ora al Rifugio- Con loro collaborano da ormai molti anni — per la
parte agricola, la cucina, gli approvvigioissmenti — due coniugi: il caro Au
gusto Pons con la moglie Emma; una
svizzera che ha sposato un Valdese
Il culto nella cappella- del Rifugio.
Nella mia ormai lunga esistenza ho
avuio le occasioni più varie di parlare
in pubblico; riandando i miei ricordi mi
vedo davanti uditori di ogni genere; ma
non ho mai sentito i' cosi intensamente
come nella cappella del Rifugio la presenza di Cristo. Per quale motivo? Certo a motivo dell’aifmità tra l’udilorio
che si raccoglie in quella cappella e
l’uditorio che di solito circondava Gesù:
■ tutta la miseria umana, tutte le infermità umane, tutte le sofferenze umane:
gente d’ogni ceto accomunata nel dolore; donne e uomini infranti; non rifiuti,
ma tronconi di ùmianità riuniti non per
motivi liturgici, nè per forza di abituidine; ma spinti nel luogo di culto dal
bisogno di cercare ih Gesù il conforto ai
loro mali fisici, il refrigerio per il loro
spirito e di trovare in Lui il perdono
non soltanto; ma la forza vitale.
Ed è concesso il perdono ed è largita
la forza. « Venite a me, voi tutti i trava
gliati e gli aggravati, ed io darò riposo
all’anima vostra » (Matt. 11; 28).
Esce per ultimo dalla cappella/im disgraziato che assolutamente" non’si regge sulle gambe: le butta in avanti, le
butta da una parte, le butta dall’altra e
tutto si contorce il povero tronco dinoccolato. E’ sostenuto da un compagno dì
sventura che è rimasto ad aspettarlo; io
lo prendo sotto l’ascella dallialtra parte.
Allora rinfelìce mi volge uno siguardo
pieno di luce e mi dice;
— Dio vuole che gli uòmini si aiutino
gli uni gli laltri
Un momento dopo, offro il braccio a
una vecchia donna. Mentre saliamo le
scale, essa moimora;
— Iddio è buono, supremamente
buono.
Quei due poveretti hanno compreso
che cos’è la fraternità umana e che cos’è la paternità divina.
~ Essi hanno afferrato l’essenza dell’Evangelo.
Giovanni E. Meille
(Seguito e fine ^1 prossimo numero).
Vocabolario della lìngua Valdese
Come abbiamo a suo tempo annunziato, un amante della filologia Valdese ha
intrapreso una edizione di un vocabolario della linguà Valdese con particolare,
se non esclusivo, riguardo all’uso ecclesiastico. Siccome i tempi non sono propizi alla stampa idi opere di questa mole,
ne daremo, nelle nostre colonne, qualche
estratto compatibilmente con la -disponibilità di spazio. Dirett
ABBREVIATURA; s. f., parola abbreviata nella scrittura, p. es.: a. =
anno.
Sono di titao molto comodo perchè risparmiano tempo, carta e inchiostroEsse però possono anche diventare fonte di complicazione guarido non sì riferiscano a Cose o sensi arcinoti o arcicomuni, per un certo quale confusionismo. Citiamo le più comuni nel nostro
ambiente: C.I.O.V.; O.V.-^A.V., A-d.V.,
S.S-V., ecc.
Esse servono anche ottimamente ad
acuire l’intelligenza dermembri di chiesa, poiché una sola lettera può assurgere ad un simbolo di tutta una rivoluzione ecclesiastica ed essere gravida di
conseguenze per il futuro della Chiesa;
esempio: G.G.V.; F.G.V.; F.U.V-, ecc.
Sono molto comode, perchè spesso basta
cambiare una lettera per dare l’impressione che si è fatto qualche cosa di grande, mentre tutto rimane come prima.
ABBURATTARE: v- a.: cernere col buratto la farina dalla crusca (in questo senso è molto conosciuto in certi ambienti che non si occupano di
qu-istioni grammaticali); v. n.: parlar lungamente, senza interruzione
e senza costrutto (in questo senso è
poco u"^ata negli ambienti valdesi,
per quanto vi siano molte persone
che parlano, di solito,, lungamente,
senza interruzione e senza costrutto).
Narra Manzoni che quando Don Abbondio si fu rifugicBto con Lucia e Agnese e Perpetua dall’Innominato, durante
'la calata dei lanzichenecchi, egli parlava pochissimo, ma in compenso ascoltava moltissimo, chè, ogni giorno « alcuni,
novellisti di professione, raccoglievan
diligentemente tutte le voci, abburattavan tutte le relazioni, e ne davano poi il
fiore agli altri »- Qui, indubbiamente, il
Manzoni usa il verbf abburattare in un
senso particolare, che ci pare però di
. netta marca nostrana.
Non vi pare di udirli questi « novellisti » che ne sanno sempre più degli altri, che hanno visto il tale, il quale conosce il tal altro, che a sua volta ha sentito dire che le cose sono molto, ma mol
to più gravi di quanto comunemente si
dice? Egli, cioè, il nostro novellista ha
scelto proprio. M fiore delle dicerie per.
rendere più tragica o paurosa una realtà
che spesso è già abbastanza seria di
per sè.
Non bisogna confondere gli abburattatori con i maldicenti; i primi parlano
lungamente, senza interruzione, senza
costrutto, i secondi parlano raramente,
con molte sosperisioni, e con un evidente costrutto. I primi sono degli incoscienti, i secondi dei delinquenti. A qpiesto
proposito vedi la voce: maldicente.
accademicamente = secondo il
costume delle accademie; senz’alcun proposito determinato, Es.: parlare accademicamente.
E’ questo un modo di parlare molto in
uso nel mondo valdese ; esso non è impegnativo; si fanno dei bei discorsi, si
lanciano delle nobili sentenze; si fanno
elevate professioni di fedeltà, fino alla
morte e al dilà; per parlare acmdemicamente ; usquè ad mortem et ultra! Pòi
quando il tempo cambia, e viene il temporale, all’amico che ricorda si dice: sai
quello lo dissi accademicamente; non ci
dovevi far assegnamento!
Un’accademia Valdese non esiste ancora, ma verrà, oh! se verrà!
ACCECARE: v- a. = privare della vista = abbagliare; es.: questo riverbero m’accieca.
Pare strano, quasi uno scherzo di
cattivo gusto da pedanti barbogi, eppure
è vero: la luce accieca. Infatti i Valdesi
che sono una razza di gerite eminentemente prudente preferisce camminare
nelle tenebre. L’oscurità assoluta certo li
spaventa, ma un lumicino che impedisca
loro di rompersi il vaso è tutto quel che
desiderano. Un buon sermoncino ogni
domenica, o forse meglio una volta al
mesè, anzi forse una volta all’anno che
gli ricordi che oi sono delle verità eterne, ed ecco il buon Valdese contento e
soddisfatto.
Troppa luce fa male! Saulo di Tarso
ne fece l’esperienza: egli perse la vista,
quando la luce entrò nel suo spirito!
Dopo egli dovette cambiar di vita, anzi
addirittura di nome; diventò Paolo, apostolo, e dovette lasciare Tarso e andare
in Grecia e in Macedonia, per morire po.
vero martire dopo una lunga prigionia.
Ai Valdesi queste cose non capitano.
Essi camminano imperterriti, con degli
occhialoni affumicati d’egoismo, di mondanità] di scetticismo. Ah! certo nem saranno essi che cambieranno vita e nome!
Non si lascieranno accecare dalla luce!
ACCORDO; ,s- m.: armonia di più strur menti musicali; ...conformità di senthnentì, di opinioni; ...accomodamento (trattandosi di differenze da
comporre).
E’ tutta una gradazione particolarmente sensibile nel nostro mondo Valdese. L’armonid deglj, strumenti, quello
c’è; quando essa vien meno, ecco l’accordatOTe che si mette all’Opera, e tutto
riprende, in ordine, in spirito di obbedienza alla bacchetta del direttore.
In quanto alla conformità di sentimenti, di opinione, allora addio bacchetta direttoriale! Non siamo forse noi degli mdiinduahsti % figli del libero esame ed altre invenzioni dello stesso genere? Non e forse il noìtro titolo di gloria
quello di avere ciascuno la sua opinione
e di saperla difendere?
Non nego! non nego!
Soltanto non son mai riuscito a capire perchè tutto ciò debba escludere l’accordo. Perchè mai la mia opinione concepita con spirito di amore, non dovrebbe manifestarsi m uno spirito di amore,
cioè di rispetto delle opinioni del mio
prossimo?
Anche qui dunque bisogna ricorrere
all’Accordatore dU tutti i cuori! Cioè riconoscere che i nostri cuori e i nostri
spiriti sono guasti, e che le nostre opinioni e i nostri sentimenti lo sono del
pari ed abbisognano di Gesù! Ma qui
nasce il. guaio- Sono gli altri che hanno
le opinioni errate ed i sentimenti guasti; che hanno bisogno dell’Accordatore!
Filologo
La GMesa nel mondo
Ministero itinerante
Il ministero pastorale itinerante diventa una necessità imperiosa in molti
paesi.|Così un pastore della Chiesa Rir
formata, rimasto solo in tutto ùh^TÌJi^rtimento della Francia meri-dionale scrive: « Al capoluogo si trova il tempio e
il presbiterio, con un piccolo nucleo di
fedeli; vi sono, poi alcune famiglie raggruppate in alcuni villaggi, ma questi
gruppi sono, purtroppo, un’eccezione; la
regola è la famiglia sola, isolata a 30,
60 e talora 100 chilometri dal centro.
Ogni aidun-ata, ogni convegno, già difficile in tempi normali è ora naturalmente, impossibile. Il pastore deve quindi
del continuo spostarsi; così nel corso
delfianno 1942 ho percorso più di 11.000
chilometri, di cui 3.000 in biciclétta ».
Questo pastore ha oltrepassato la sessantina! (Semeur Vaudoìs).
Segni incoraggianti
La Società Centrale evangelica che,
dopo la ricostituzione della Chiesa Riformata di Francia nella sua unità è diventata la Commissione generale di
Evangelizzazione di quella Chiesa, ha
svolto la sua oipera in circostanze che
diventano sempre più difficili.
I suoi templi ed i suoi locali di’ attività reUgiosà nelle regioni del Nord e dell’Ovest sono stati quasi tutti distrutti o
gravemente danneggiati- Alcune comunità, come quelle di Lorient, hanno dovuto essere evacuate, dopo i continui
bombardamenti; le preoccupazioni materiali si accrescono anch’esse, e il pane
quotidiano è spesso veramente-un dono
dì Dio in risposta alle preghiere.
Ciò nonostante l’attività evangelizzatrice continua e si costituiscono dei nuclei di credenti che lottàno coraggiosamente contro ii flutto minaccioso delTateismo, potente in più d’una regione
, industriale. Ed un segno incoraggiante
in questa lotta è la partecipazione dei
giovani.
. Così a Hénin-Lietard su 390 protestanti, ci sono 140 giovani, a Lievin.^ su
504, 206; a Drancy, località in cui da
solo quindici anni si è iniziata l’opera di
Evangelizzazione, su 600 membri, 200
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
i§.
«
m
sono dei giovani pieni di entusiasmo.
Uno dei pastori scrive* a questo proposito: «• Io non ho fatto alcuna propaganda; i giovani sono condotti dai giovani;
j giovani fanno la loro opera di evangelizzazione ».
A Maubeuge, o^ni mese, 15 -giovani
partono per vendere il giornale dell’Evangelizzazione nei focolari lontani da
ogni vita religiosa. Altrove il pastore
organizza, con i suoi giovani, una vera
campagna di evangelizzazione: essi vanno di villaggio in villaggio invitando la
popolazione sulla pubblica piazza e lì,
dopo aver cantato inni religiosi, essi '
danno testimonianza della loro fede.
La collahorazicme laica è un altro
aspetto rallegra;nte. Io Normandia, per
' esempio, è un antico prigioniero che, come tanti laltri, ha sentito rinnovare la
sua vita religiosa durante la prigionia.
Ritornato nella sua chiesa, si è messo a
disposizione del pastore, ha preso la direzione di una « stazione » e l’ha ridestata a nuova vita: riunisce i ragazzi per
dar*loro l’istruzione religiosa, invita gli
adulti a dei culti regolari ch’egli stesso
presiede quando il pastóre non può
venire.
Nel Massiccio centrale è un capo stazione che si preoccupa di « scoprire » le
famiglie protestanti della regione e getta cosi le basi di una « stazione » nuova.
(Semeur Vandois).
Opera Missionaria
M. Freytag ha consacrato un interessante studio nella Protestantische Rundschau alla situazione attuale della Mis' siane cristiana; egli illustra c svolge
q,uesti tre temi: a) distretta e difficoltà
in tutti i campi di missione; b) l’opera
A missionaria continua a svolgersi nonostante la guerra ; cj non soltanto
Si può affermare che l’attività continua,
ma è lecito rallegrarsi perchè non si
tratta di attività normale, ma di attività
''in sviluppo.
Apprendiamo così che neirarcipélago
I della Sonda, dopo l’oocupazione nippoi nica, 1 attività missionaria si è intensificata sotto la direzione « di amici di Kagawa », l’apostolo cristiano giapponese.
(Pr. Ru.)
L'unione di tutte le Chiese protestanti esistenti nel Giappone, di cui parlammo a suo tempo, si è consolidata in questi ultimi due anni, in modo notevole,
•sur un fondamento' più spirituale, in
una Chiesa cioè che afferma di rappresentare il cristianesimo al Giappone.
Sono quindi scomparsi i vari raggruppamenti esistenti in seno alle varie
Chiese. La Chiesa Episcopale che si era
finora tenuta in disparte ha ora aderito
al nuovo organismo ecclesiastico. Le
UC.D.G. e rumane delle donne astinenti sono ora pure membri di questa
Chiesa, e conservano il loro carattere di
organizzazioni cristiane, senza dover affiliarsi agli organismi similari laici.
Il governo nipponico ha riconosciuto
queste organizzazioni come dipendenti
dalla Chiesa. (R. i. d. M.).
Segnalazioni
Una nuova predica è stata pubblicatadalla Libreria Editrice Claudiana C"). La
raccomandiamo ai nostri lettori nella
certezza che in essa troveranno conforto per il cammino faticoso. Mai come
oggi l’uomo della strada si è sentito diisorientato di fronte agli eventi ohe si
succedono e si contrastano. E lo stesso
credente sosta attonito domandando: Pino a quando. Signore? La storia ha cessato di essere una progressiva evoluzione, per apparire im caos, e negli stessi
ambienti religiosi si ritorna con tanta
passione allò studio dell’Apocalisse, da
. legittimare Timpressione che in essa si
cerchi la chiave di ben congegnati sistemi umani, piuttosto che Colui che tiene le chiavi della morte e dell’Ade.
Il pastore E. Eynard in .questa sua
predica: Le chiavi del futuro, non indulge alla facile superficialità di speculazioni pseudo-storiche, ma addita, nella,
luce del Vangelo, in’'Cristo, il Vivente
che possiede le chiavi delVurnana storia,
che ha le chiavi della nostra mta.
(■*) E- Eynard; « Le chiavi del futuro ».
Predica. (Libreria Editrice Claudiana Torre Pellice). L. 1.
DI STUDIO
- Generale Giulio Martina!
Il Concistoro della Chiesa Valdese di
Perrero-Manìglla, amministratore della
Borsa di Studio Generale Giulio Martinat, in attesa del regolamento speciale
che stabilirà le condizioni precise secondo cui verrà disposto annualmente degli
interessi della somma raccolta^ha deciso di concedere fin da quest’anno scolastico due premi d’incoraggiamento di
L. 500 ciascuno in favore di due studenti Valdesi delle Valli Germanasca e
Chisone, iscritti in una classe superiore
alla 3“ Media, che si dimostrino meritevoli per condotta e profitto. Le domande per ottenere i detti premi devono essere rivolte al Pastore della Chiesa di
Perrero-Maniglia entro il 31 dicembre
1943, accompagnate dai documenti scolastici necessari. .
* sji
3“ Lista di doni: Peyrpt Enrico e Lidia, Torre Pellice, L. 50; Tron Levi, pastore, 100; Prof. G-rill Luigi, 150; Comm.
Bona Valerio, 200; Novizio Clementina,
50; Chiesa di Pomaretto, 1000; Gardiol.
Emilio, 500; Di Gregorio Carpini Emilia,
40; Vinçon Aldo, 50; Sig.ra FontanaRoux, 100; Grill Luigi, Villa Prali, 15;
Pons Remigio, 20; P^chetto Willy, 10;
Giacomino Alessandro, 10; Ribet Flavio,
il5; Ing. Giavanni Grill, 50; Clot Varizia Herbet, 35; Peyran cav. Samuele (2°
versamento), 30; Micol Ernesto, 10; Ribet Carlo, Parigi, 100; Bounous Maria,
Combagarino, 10; Massel Enrico, 15;
Foet Enrico, Grangette, 10; Peyran Luigi, 30; Serg. magg- Martinat Enrico, 50;
Micol Luigia ved. Martinat, 50; Martinat Enrico, 50; Rostan Amedeo, 20;
Longo Tommaso, 100; Gaydou Pietro,
20; Barus Luigi e Valentina, 25; Massel
Giovarmi, 16; Coïsson Stefano e famiglia, 50; Balmas Enrichetta, in ricordo
del figlio serg. magg. Giovanni Balmas,
10; Ten- Enrico Pasquet, 40; Dal Cappellano E. Rostan, per copie 51 Biografia G. Martinat, 510; Coniugi CarducciVenturini, 20; Comba Ida, 10; Griset
pror. Emanuele, 100; Long Eli, maresciallo, 50; Vinçon Alberto lu Luigi, 25;
Sig.ra Balmas Bertalot Alice, 25; Long
Levi, 20; Theiler Carlo Alberto, 20;
Martinat Giulio, 20; Bertalot Enrico, utista, 15; Bouchard Ulderico, 15; Giordano Emilio, 12; Guglielmet Giovanni,
12; Peyronel Ines, 11; Tron Augusto,
10; Ferrier Luigi, 20; Bounous G. Pietro, 10; Malanot Melania, 10; Malanot
Irma, 10
Da Marina di Campo, nell’isola d’Elba,
ci giunge la dolorosa notizia della dipartenza per la Casa del Padre della signora Mary Taccchella.
Dopo lunghi anni di grandi sofferenze sopportate con quella rassegnazione e
fiducia che eran nel suo no'bile cuore,
essa ha risposto alla chiamata del suo
Signore.
Al compagno della sua vita — il colonnello Giulio Taochella, ora prigioniero — respressione della •Hva fraterna
simpatia di quanti, nelle chiese di Torino, della Spezia, di Messina, di Reggio
Calabria e di Portoferraio hanno conosciuto, amato e apprezzato la c^ra e
buona sua compagna.
Iddio consoli il cuore di quanti sono
colpiti da questa dipartenza. « Chi crede
in Me ha "Vita Eterna »•
Seiffredo Coluoei
Cronaca Va/dèse
INGROGNA (Serre) s
.Martedì, 12 correntet decedeva a
Chiodarbec, in seguito a malattia, la nosorella Ricca Maddalena ved. Fra(¡he, alla età di anni 68.
' Sui figli e sui parenti che questo lutto
affligge invochiamo le consolazioni de]
Padre. . e. a.
bobbio pellice
^11 Signore ha richiamato a Sè:
Maria Geymonat (Cortili), fii età di
59 anni; Silvio Artus di Davide (Podio);
Peplo Catalin (Laus), novàntaquattrenne, e Giovanni Daniele Bertinatt (Abses),
di anni 85. Invochiamo sulle famiglie le
celesti consolazioni.
■— Abbiamo benedetto il matrimonio
di. Giovanni Giacomo Bertinat e Giuseppina Airola. Vivissimi auguri! R.
TORRE PELLICE
Il culto delle ore 10,30 di domenica
prossima, sarà dedicato alla celebrazione della festa della Riforma. Il culto
sarà presieduto dai professore Davide
Bosio, della nostra Facoltà di Teologia.
— All’età di 72 anni è deceduto il signor Alberto Prochet, persona molto conosciuta, essendo stato per molti anni
direttore deH’agenzia locale della Cassa
dì Risparmio di Torino.
.La settimana scorsa ha lasciato pure
questo mondo il signor Stefano Bertinat,
guardia municipale: egli aveva 36 anni.
5; Alle famiglie in lutto esprimiamo ancora la nostra viva simpatia cristiana.
lilieMÉili!llìmliG.Ma[tifliil
Sottoscrittori del Fascìcolo biografico
pubblicato in memoria del Generale
Giulio Martinat (3^ Ristampa):
Pastore Janavel (Riclaretto), per 20
copie L- 200; Alessandro Pasque! e Signora, L. 100; Prof. Dott. Ben. Peyronel e Sig.ra, L. 100; Enrico Vigliano, 50;
Vittorio Laurora, 50; Ugo Monti, 30;
Adelina Selli (2 copie), 20; Giovanni
Bruno, 20; Prof. Teofilo Pons (2 copie),
20; Dott. Enrico Pons, 20; Ines Malanot,
20; Evelina Vigliano, 15; Dina Malan,
15; Elvira Tron, 15; Maria Pagliardi, 10;
Ferdinianido Boimous, 10; Augusto Coisson, missionario, 10; Sebastiano Matta^lia, 10; Vendita di n. 2084 copie, secondo l’elenco conservato presso la Presidenza, L- 22642.
Per ragioni contingenti, dovute agli
avvenimenti attuali, parecchie copie non
hanno potuto essere consegnate ai sottoscrittori. Esse si trovano, a disposizione degli interessati, presso il prof. Attilio dalla (Torre Pellice). Chi voleisse acquistare il Fascicolo, può trovarlo presso il pastore dott. Peyronel (Ferrerò), o
presso la Libreria Claudiana (Torre
Pellice).
Doni riceTutì dal Cassiere della Taieia
nel mese di Settembre 1943
PER DANNI ALLE CHIESE
Matilde Castelfranco, L. 3000; I Gouldini, 120,25; Letizia dotti, Poinaretto,
50; Maria Bruschettini, 500; Rostan
Ermanno, 200; N. N. (per famiglie Valdjesi sinistrate), 500; N. Gangale, 200.
PER CASSA EMERITAZIONE
F. Long Rivoir, L. 3000; Enrico Tron,
Vallombrosa, 100; N. Malan, 100; In
memoria di AdcAfo Comba, nel 1° aimi■versario della sua dipartita, la Vedova
e i Figli, 300; S., in memoria M.R-P., nel
2° anniversario della sua dipartita, 500.
PER CASSA CULTO
Cav. M. Bottero, L. 1000; N. per Evangelizzazione), 100.
PER COLLEGIO.
■Jé . . ‘ ■* ■ ■
Alda Ferma Pellenc, L. 200; Eugenio
' dahier, in memorata del Generale Giulio
Martimt, 500; Gino Costabel, 150.
PER ISTITUTO GOULD
‘ Matilde Castelfranco, L- 500; Cavegìia Giulia, 100.
. PER* ISTITUTO DI FIRENZE
Matilde Castelfranco, L. 500.
PER ISTTUO DI VALLECROSIA
Matilde Castelfranco, L. 500; Unione
Femminile di ViUasecca, 50; M.F.S., 100.
PER ORFANOTROFIO
DI TORRE PELLICE
Unione Femmin. di VRlaseoca, L. 50;
Godine Guido, 30; Godino Frida, 12; Godino Clementina, in memoria di suo marito, 50; Bertalot Paolina e figlie, alla
cara memoria di Zaccaro Marta, 100;
N. Malan, 100.
PER ORFANOTROFIO
DI POMARE'TTO
Unione Femmin. idi Villasécca, L. 50;
Chièsa di Villasecca, 200.
PER OSPEDALE Di POMARETTO
Unione Femmin. di ViUasecca, L. 50;
Chiesa di ViUasecca, 200.
PER OSPEDALE
DI TORRE PELLICE
,N. N., L- 20; X., in memoria- della
Mamma, 25; X., riconoscente a Dio, 25;
N. Malan, 100.
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Giuseppe Romano, VerceUi, L. 15;
Unione Femminile, Villaseccca, 50 ;
N. N., Prarostino, 75; Vicino Melania,
50; N. Maloflti, 100.
: PER DIACONESSE
\
Unione FemminUe, VUlasecca, L. 50.
PER ASILO DI S. GERMANO
Unione Femmin. di Villaseoca, L. 50;
N. N., Prarostino, 75; N. Malan, 100.
PER ASILO DI VI'TTORIA
Matilde Castelfranco, L. 500 — In memoria di Eugenio De Carlo, Lucia e Zemira De Carlo: per danni aUe Chiese,
L. 100; per Istituto Gould, 100; per Istituto di VaUecrosia, JOO; per Asilo di
Vittoria, 100 — In memoria, di Carlo
Olipari: Domenico e (àmdo Colucci, per
Biblioteca Facoltà di Teologia, L. 50.
PRO ECO
Azzoni Quinta, L. 5; A. M. d., 10; Sergente Pons Guido, 50; Long Vito, 20;
Riyoiro Acfèlina, ilO; Griglio Aldo, 10;
Costantino Editta, Liliana, Renato, ri■ cordando i nonni, 50; Rivorrò Giacomo,
20; Vera Santacroce, 10; Pons Matilde,
5; Bounous Federico, 5; Gardiol Paolo,
10; Prof. Clelia Pirazzini, -5; Pastore G.
Del Pesco, 50; Samuele Revel,^5.
Di fronte alla nmnifestazkme di simpatia e di cordoglio dimostrata in occasione della dipartita della cara
il marito ed i congiunti commossi e riconoscenti ringraziano quanti inviarono
fiori 0 scrìtti di condoglianza, e presero
patte ai funerali. Un ringraziamento
particolare al medico curante doti. Ros,
al pastore Marauda, alle famiglie Coaloa e Bomo, ed a tutti quanti prestarono
la loro opera nella luttuosa drcbstanzfi.
S. Secondo di Pinerolo, 22 ottobre 1943.
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Zizzanie in' mezzo ài grano
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MaUeo XIII, 24->30; 36-43, ■■■ ■
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Sto per andare al mio lavoro, ai miei
afiEari. Sto per partire, con Imoma volontà, con la buona intenzione di esser fedéle a Dio. Sto per entraré, oggi, nella
vita attiva con eccellenti (disposizioni, e
spero che, in tal modo, la giornata sarà
buona.
Non bisogna dimenticare, però, che il
seminatore di zizzanie è sempre presente, che veramente il diavolo sta sempre
in agguato, è sempre vigilante, e guai a
me se mi addonriénto! La mia giornata
di cristiano, non è soltanto una buona
disposizione, una buona volontà! E’ una
battaglia contro il diavolo, una costante
messa in guardia contro le numerose
astuzie del seminatore di zizzanie.
In me Dio semina il buon grano; in
me il diavolo vuole seminare la zizzania. E se l'anima mia accoglie nello stesso tempo il buon grano e la zizzania,
Dio li lascerà crescere tutti e due insieme, fino alla mietitura. Pazienza di Dio,
pazienza misericordiosa e terribile!
La parabola mi avverte. La mia giornata dì cristiano lotterà contro il diavolo, e per la potenza di Dio, Fanima
mia trionferà. La buona semenza sono i
figliuoli del Regno.
(C. Cellérier - trad. O. Cerni)
“ Figlinolo, Yà a kYorare „
Matteo 21: 28-32.
Israele ha detto sì, quando Dio gli
dette quest’ordine: « Filinolo, va’ oggi
a lavorare nela vigna ». Ma poi il popolo eletto, coi suoi sacerdoti, il suo
tempio, le sue sinagoghe, non ha lavorato nella vigna del Signore. Ha lavorato
solo per sè, pa: il suo orgoglio, che Gesù gli ha tanto rimproverato. '
Cristiano, protestante, con le mie abitudini di preghièra, con le mie buone
intenzioni, io pure ho detto di sì. Sono
persino sicuro di aver fatto qualche
passo nella direzione della vigna. Ma
vi sono entrato? Vi sono rimasto? Il solo modo di saperlò è di fare a me stesso
quest’altra domanda:. Cosa ho fatto ie•
ri,, cosa sono disposto di fare oggi che
sia non più lavoro mio, ma lavoro di
Dio?
E’ interrogandomi in questo modo,
che questa mattina ascolto l’ordine del
Padre: « Figliuolo, va’ oggi a lavorare
nella vigna I».
C. Cellérier - Trad. O. Cerni,
Il grano di senape
Matteo XIII, 31, 32. *
Ciò che Dio mette in me è più forte
di ogni grandezza visibile. I più superbi monumenti crollano tutti un giorno o
l’altro, e cadono in rovina. Il granel di
senapa dà un albero forte, perchè, benché più piccolo di tutti i semi, porta in
sè la vita.
Dio è la mia vita. Il Regno di Dio è
la sorgente di una vita nuova, sovrannaturale. Per me, è il Regno di Dio che
regina neU’anima mia; il R^gno di Dio, e
non il regno del mondo. Ogni lavorio di
Dio nell’anima mia è una potenza indistruttibile.
Che questo momento, dato da Dio al
principio di questa giornata, sia quel lavoro di vita: grandi di sanapa che germoglierà nella mia esistenza di uomo
sulla terra, e che si svilupperà nell’Aldilà,
(C. Cellérier - trad. O. Cerni)
il
A .
• /"A
Simile alalieYite
Matteo XIII, 33.
Ciò che Dio mi ha dato, bisogna che,
a mia vo-lta, lo dia. Esimermi da quel
dovere è sfuggire alla vo^lontà di Dio.
Dare quello che ho ricevuto, darlo ,
amando, soccorrendo, consolando, illu- --i
inihahdo, vivificando. Darlo,'aiutando in
tutti i modi, è entrare nel disegno di
Dio, nel piano di Dio, nell’opera di Dio.
E’ partecipare al Suo Regno.
Non voglio, oggi, continuare a sfruttare la vita come Io faccio tanto spesso.
Bisogna invece che questa sera non rientri nella mia camera, senza aver porta- ,
to qualche cosà di Dio a qualcuno o ad
alcuni fra i miei fratelli. Bisogna che
(questo lievito faccia lievitare almeno un ■
po’ dì pasta. Questa giornata, allora,
sarà una giortìata benedetta.
(C. Cellérier - trad. O. Cerni)
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Il primo a dare la propria impronta alla famiglia, fu il paganesimo.
In secondo luogo, Mosè ed i profeti la trasformarono profondamente fino a
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Che cosa mai il Cristo porterà di nuovo nella famiglia cristiana ? Potrà
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