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Venerili i* novembre 195S.
».
LA-BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
[À domkilio)
Torino, per un anno L. C,00 \ L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | i> i,50
Per le proviocle e l’estero franco sino
ai conlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
AXiisjovTi; iJs £v àya/tj)
ScguenJo la vorità iiolla carità
Efe.s. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N12, piano 3>.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, c dal Libraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Deputazióne evangelica in favore de’coniugi Madiai. — Ridicolaggini ed empietà.
— Dialoghctti. IF. — DiscussioDe bìblica suirEucaristia. — Rivista critica della
stampa clericale,Notizie religiose: ToScana. — Cronachetta politica.
DEPIJTAZ10\E IN FAVORR Dii’ COMICI MADIAI
« Chi non ama non ha conosciuto
Iddio: dappoiché Iddio è carità. Se
uno dirà, io amo Dio, e odierà il suo
fratello, egli è bugiardo. Noi sappiamo che slamo stati trasportati dalla
morte alla vita, perchè amiamo i fratelli. Chi non ama è nella morte.
Chiunque odia il proprio fratello è
omicida. E voi sapete che qualunque
omicida non ha la vita eterna dimorante in sè «.
Queste son tutte massime evangeli
che, le quali si leggono a nostra istruzione nella prima Epistola di S. Giovanni. Guidati da queste massime i
Veri Cristiani dell’orbe cattolico, appena intese le sofferenze a cui erano condannati i loro fratelli coniugi Madiai
in Toscana, per solo amore di nostro
Signore Gesù Cristo, si diedero a studiare la maniera di aiutarli e soccorrere. Illuminati da quello spirito di
carità, che è vincolo di unità per lutti
i veri credenti in Gesù Cristo, archi-
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tellarono quella spedizione evangelica
di cui abbiamo tenuto informati i nostri
lettori (Veai D. N., anno I, N. 47).
Ora il mondo sa qual esito abbia
avuto questa maravigliosa opera di
vera carità cristiana; e come nei fasti
delKl Chiesa non verrà più mai canccllatai giova ne sieno conservati i ricordi e 1 particolari che la riguardano,
acciocché serva di bel esempio ai futuri, come ha servito certamente di
lume, di ediQcazione e di consolazione
ai presenti ; di lume a conoscere in
qual Chiesa veramente riposi anche
oggi lo spirito vero di Gesù Cristo ;
di edificazione a quanti sperano frutti
degni di carità dalla diffusione del
vero Evangelo; di consolazionca quanti
per propria esperienza già sanno che
la leggo del Vangelo è legge di fratellanza c di amore.
11 riuscire nel bene non è condizione posta da Dio all’ esercizio dei
nostri doveri: o si riesca o no, è necessario si compia, tale essendo la
volontà di Dio; e il nostro spirito deve
andare soddisfatto d’averlo compiuto,
benché coronato noi vegga da un esito
felice. Quante volte gli Apostoli stessi
non fallirono alle concetto speranze !
Benché l’apostolo S. Pietro si fosse
pienamente difeso innanzi al sinedrio
de’Giudei, non fu assoluto, ma dovette co’ suoi colleghi soggiacere alle
verghe. Tanto non è avvenuto alla
spedizione evangelica in Toscana, perché i tempi civili e mille Viguardi politici noi consentivano, ma tanto e
peggio è avvenuto ed avviene ai loro
fratelli Madiai, tuttavia in catene per
odiò alla fede professata da loro. Ciò
non vuol dire che sieno colpevoli, o
abbia la spedizione evangelica avuto
torto di fare quanto ha potuto per
salvarli. Il Signore Iddio nella sua
infinila bontà dirige forse a qualche
più alto fine queste loro sofferenze.
Frattanto la Buona Novella raccornanda agli Evangelici d’Italia d’aggiugnere preghiere a preghiere in
unità di spirito cogli Evangelici dell’universo mondo, come già faceano
i primitivi Fedeli nella prigionia di
Pietro e di Paolo, perché sia presto
consolata la Chiesa d’Italia dall’ufllizione di vedere più oltre prolungarsi
le pene degli innocenti Madiai.
I primi particolari che noi pubblichiamo della sullodata spedizione evangelica, sono quegli stessi già pubblicati in francese dal Risorgimenio
di Torino, e dal Journal des DéOais:
ne daremo altri inediti appresso.
i\ola esalta dei membri
die forapoiievaiio la depulazioue.
Per l’Inchiltebra : il conte lord
Roden pari d’Inghilterra : il conte
lord Cavan pari d'irlanda; il capitano
Trotter.
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Peh la rR.vsciA; il signor conte
Agenore de Gasparin, antico deputato; il signore de Wimont, ex-capitano di stato-maggiore.
Per l' Alemagna : il signore de
Bouiti, capitano delle Guardie Reali
di S. M. il re di Prussia ; il conte Alberto de Pourtalés, antico ministro a
Costantinopoli.
Per L’OLA^DA: il signore Elout de
Soellierwoude, consigliere della Real
Corte di giustizia d’Amsterdam.
Per la Svizzera: il signor colonnello Tronchin, e il signor conte di
S. Giorgio.
1 signori Tronchin, Di S. Giorgio e
Elout deSoetherwoude e de Pourtalés,
essendosi trattenuti per un malinteso
a Genova piìi giorni, non hanno potuto arrivare a Firenze che dopo terminati i lavori della deputazione.
Kaggiiaglio
ili tiuaiilo fecero a Firenze.
La prima deliberazione dei deputati appena giunti a Firénzè, fu di stabilire i principii secondo cui condursi. Quelli indicati in una lettera
del signor De Gasparin a lord Roden
non sono stati adottati Che itì parte,
ma còme hanno esercitato un’ influenza manifesta sulle risoluzioni
della deputazione, e d’altronde esprimono lo spirito tutto religiosamente
evangelico da cui era Informata quella
santa impresa, ci piace di qui riferirli
quali si trovano nei brani di quella
lettera citati dai suddetti giornali.
Orbe (cantone di Vaud) 3 ott. 18S2.
......In nome de’miei fratelli di
Francia debbo dirvi che noi siamo utiili
in unità di fede, e in unilà di servizio
che indegnamente cerchiamo di rendere,
come è dovere, al nostro Signore Iddio.
Noi siamo uniti nell’amore dei rratelii
che solTrono per cagione del Vangelo,
noi siamo uniti nella preghiera che facciamo perche vengano fortilìcali e i)oi liberati, se tale è la volontii di Dio. Noi
siamo uniti nella manifestazione con cui
intendiamo di implorare la loro liberazione, 0 almeno di mostrare agli amici
della Bibbia in Italia che essi non sono
lasciati soli. Noi siamo uniti negli sforzi
che facciamo per rivendicare i dritti della •
coscienza, e nel protestare contro atti recenti. Noi siamo uniti nella risoluzione di
difendere la libertà dei nostri avversari
coll’energia che difendiamo quella dei
-nostri amici, preferendo sempre la parte
cristiana di perseguitali alla parte anticristiana di persecutori. Noi siamo uniti
nella ripugnanza aU’usare arini carnali,
preferendo sempre l’oppressione deH’Evangelo ad un trionfo o ad una libertà
che avessimo ottenuto coll’intervento della
forza materiale.
Coll’espressione di tali pensieri, o .Milord, e colla sicurezza di sostetiere un
dritto saldamente stabilito, indirizzandovi
all’umanità del GraB Duca, voi potrete
dire di parlare non solo in nome dei Protestanti d’Inghilterra, d’Alcmagna, d’Olanda, d’America e di Svizzera, ma altresì
ìd nome dei Protestanti della Francia.
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Essi non saranno inferiori a persona nell’aderire di tulio cuore alle vostre parale
in favore dei coniugi Madiai, in favore
della libertà della Bibbia nella Toscana,
■ in favore della libertà religiosa nel mondo
intero.
Si, ditelo francamente. I nostri fratelli
di Francia distendenti dai martiri della
Fede, avvezzi a lottare contro gli ostacoli
che minacciano la loro azione cristiana,
prendono parte sincera alle solTerenze
dei novelli martiri. Essi li amanO; e pregano per loro. Ma nel tempo stesso essi
sanno una cosa ed è, che le promesse di
Gesù Cristo s’adempiono tutte malgrado
le persecuzioni annunziate a’suoi credenti.
Egli dà loro la forza di sopportarle, ed
avvera in essi quelle parole « Kallegratevi allora e gioite » riempiendo delle
sue benedizioni la prova a cui sono esposti
per amore di lui. La fede dei Cristiani
umili, sommessi, estranei ad ogni pensier
politico, quando prega per coloro che li
calpestano, è quell’incudine misteriosa che
ha infranto molti martelli. Certo l’esempio della Francia lo prova, perchè in Francia l’ancudine sta salda e intera, eppure
fu martellata durante tre secoli.....
.... Io non temo di rieordarlo, perchè questa memoria può avere anch’oggi
il suo valore; nella modesta carriera politica da me percorsa ho sostenuto i principii conservatori che sono conciliabili col
vero liberalismo. Ilo combattuto alla tribuna pei dritti dei Cattolici come per
quelli dei Protestanti. Ho sentito che un
gran progresso richiedeva di compiersi,
progresso che sarà forse ancor respinto
dal mondo, ma che viene imposto ad ogni
cristiano per poco che egli sappia da quale
spirito debba essere animalo: questo pro
gresso consiste neH’aver fede nella verità,
e nel non farle giammai l’oltraggio di
proteggerla colla forza materiale, o di
molestarne per nulla i suoi avversari.....
Non saremo certamente nè voi nè io,
0 Milord, presi in sospetto di voler rovesciare gli Stati propagando principii rivoluzionari. Si sa, e voi dovete dirlo al Governo Granducale, che rivendicando la
libertà delle convinzioni religiose noi siam
certi di servire ai veri interessi dell’ordine
e della stabilità politica. La giustizia sola
assoda le Nazioni. I Cristiani pacifici,
devoti al lor Salvatore, che tengono rivolti gli occhi a colui che volea si
rendesse a Cesare ciò che è di Cesare, gli uomini dati alla preghiera, e
abituati ad inchinarsi umilmente davanti r autorità sovrana di qualunque
parola sta scritta nelle Sante Scritture,
gli uomini formati a questa scuola d’obbedienza e di rispetto, che nel tempo stesso
è anche scuola di fermezza d’animo, d
dignità santa e di vera indipendenza, sì
tali uomini saranno la salute dei popoli
che non li strapperanno dal loro seno,
perchè tali uomini sono il sale della terra,
e se li togliete, la terra si corromperà....
.... Qual che sia per essere, o Milord, il successo dei nostri sforzi in favore degli amatissimi fratelli d’Italia, ne
risulterà sèmpre una manifestazione preziosa dei sentimenti che professa franca
ed unanime la Cristianità Evangelica. Il
vero Protestantismo si sarà mostralo
qual’è, profondamente affezionato alla verità, profondamente opposto all’errore,
intollerante solo delle false dottrine, e
però positivo ed esclusivo in materia di
credenze, e del tutto straniero alla tolleranza dello scetticismo, ma professante
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ili pratica la grande tolleranza della Fede.
Sebbene io in’inaanno dicendo lolleranza;
dovea dire libertà e diritto. L’errore ba
il diritto di nascere e di propagarsi, perchè Dio non ha dato alla verità il diritto
di sopprimerlo colla violenza.......
A. De GAsrAniN.
La Deputazione, mossa da diversi
molivi non ha certamente tenuto questo preciso linguaggio; non lasciò per
altro di agire in questo medesimo spirito, quando si astenne dall’usare l’appoggio che le proferiva la diplomazia.
Ecco la lettera che diresse al sig.
Duca di Casigliano ministro degli affari esteri.
Firenze, 2i ottobre 1832.
Signor Ministro
Noi ci volgiamo aH’Eccellenza Vostra
perchè degni richiedere aS. A. 1. di consentirci udienza. Desideriamo aver l’onore di mettere sotto i suoi occhi l’espressione delle simpatie eccitale dal signore e
signora Madiai presso I nostri correligionari.
Noi ci presentiamo come semplici delegali dei Cristiani Evangelici di diversi
paesi; riconosciamo che in tal qualità non
abbiamo alcun diritto a impetrare il favore d'essere ricevuti da sua Altezza imperiale; teniamo per importantissimo che
un tentativo religioso non venga complicato da una intervenzione, o vogliam dire
pressione qualunque politica. Per tal
molivo noi veniamo senza la intramessa
d’alcuno dei ministri accreditati appresso
il governo Granducale, sperando che la
nostra domanda, appunto perchè futlu io
solo nome nostro, sarà accolla con benevolenza.
Sua A. I. apprezzerà il sentimento che
ci consiglia una tale condott.i, non cbe
quello che c’induce a raceomaudare rispettosamente ad essa la condizione del
signore e signora Madiai.
Aggradisca o signor Duca l’assicurazione della nostra profondissima stima.
HoDE.'), - A. De Gaspa.rin, - Cavan,
- F. De Mimont, - Tbotter.
RISPOSTA DEL MINISTRO.
Firenze, 23 ottobre
Milord,
Ho posto sotto gli occhi del mio augusto Sovrano la lettera sottoscritta dalle
persone alla cui testa si legge il suo nome, iudirizzatami colla data del 2t del
mese corrente.
Sua Altezza L e R. apprezzando la
forma da Lei data alla sua domanda
avrebbe cenamente respinto una qualunque pressione politica, e gli onorevoli
agenti diplomatici residenti presso di questa Corte si sarebbero ben guardati dall’esercitarla.
I mentovati Madiai marito e moglie
sudditi Toscani sono stati condannati a
cinque anni di reclusione dai tribunali
ordinarli pel delitto di propaganda protestante, che attaccando la religione dello
Stato, è dalle nostre leggi punito. La pena
loro inflitta non è che l’applicazione di
queste medesime leggi, e il loro appello
in Cassazione è stato rigettato.
Sua Altezza L e R., riservandosi d’esercitare la sua alla prerogativa quando
e come lo giudicherà opportuno, non
potrebbe solfi ire intervento di chicchessia
in una faccenda che riguarda l’ammini-
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Rlraziono della giustizia ne’suol Stali, e
il modo suo di procedere verso i suoi
proprii sudditi.
Il mio augusto Sovrano riconoscendo i
sentimenti benevoli ond’Ella è ispirata a
fare questo passo, ma non credendo dover subire intervento di sorta in queslo
affare, mi ordina di farle conoscere, o Milord, che egli è dolente di non poter concedere l'udienza implorata da Lei e dagli
altri che si sono sottoscritti alla lettera
che mi è stata indirizzata.
Aggradisca, o Milord, e faccia aggradire a cotesti signori rassicurazione della
mia profondissima stima.
Il Duca di CasigliaDO.
All’onorevolissimo signor Conte di Roden,
Pari d’Inghilterra a Firenze.
Appena ebbero questa risposta i
neputati, die stavano in seduta permanente, convennero di fare un Indidirizzo al Granduca, e lo mandarono
secondo le regole acchiuso nella seguente lettera al Ministero degli Affari
Esteri.
Firenze, 26 ottobre 18S2.
Signor Minisiro,
Abbiamo ricevuto la lettera colla quale
Vostrii Eccellenza ci fa l’onore d’informarci clip Sua Altezza I. ha apprezzato
la forma data alla nostra domanda, e non
erede con lutto ciò troverei concedere
l’implorata udienza, nia si riserva di far
uso della sua alta prorogativi^ come e
quando le parerà conveniente.
Non ci rimane ora più che eseguire il
nostro mandato nella sola maniera che ci
resta possibile, trasmettendo all’Eccellenza Vostra l’espressione dei sentimenti che
noi eravamo incaricati di presentare a
S. A. I., «d avevamo formolato nel qui
unito indirizzo.
Noi osiamo sperare che ove S. A. 1. si
degni di leggerli, non vi troverà nulla che
non sia confacente al carattere religioso
della nostra missione, e al profondo rispetto onde è compreso l’animo nostro.
Abbia la bontà di gradire o Signor
Duca questa nuova testimonianza della
nostra profondissima stima.
Rodes, A. de Gasparin ,
A. de Bonin, Cavan, de
Mimont, Trotter.
PS. Per non fare aspettare a Vostra
Eccellenza la risposta che l’è da noi do
■ vula, sottoscriviamo noi questa lettera
prima dell’arrivo degli altri deputati che
già sono in viaggio per Firenze, e noi
consideriamo come fossero qui realmente
a parte della nostra domanda. Sono essi
i Signori Conte Alberto di Pourtalés di
Berlino, il Colonnello Tronchin, il Conte
di San Giorgio di Ginevra, ed il Consigliere
Elout di Soetherwoiide d’Amsterdam.
INDIRIZZO.
Monsignore,
Vostra Altezza I. e R. conosce con
quale scopo e in che qualità noi abbiamo
l’onore di presentarci davanti a Lei. Non
solo ci siamo astenuti dal ricorrere ad un
intervento diplomatico, il quale avrebbe
compromesso il carattere esclusivamente
religioso della nostra venuta, ma noi manifestiamo apertamente fin da questo momento il desiderio, che questa venuta non
serva mai in avvenire di punto d’appoggio a veruna azione politica.
Qui non siamo che semplici Cristiani
che rappresentiamo milioni d’altri Cristiani , che non vogliono avere alire armi
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fiinrcliè la prcfihicra, nù ijllva forza fiiorrhò (|iiella il' l loro divino Maestro. È
questa nostra un’ambasciata d’un genere
alTallo nuovo, e che noi osianjo pensare si
debba prendere per una testimonianza del
.sispetto che si professa ai sentimenti del
l'fincipe a cui essa è inviata.
I nostri fratelli ci hanpo detto: — Addale, non in nome di tale o tal' altra potenza protestante, ma in nome del Signore
Gesù ; andate a portare al Sovrano della
Toscana l’e.«pressione delle profonde simpatie eccitate dalla condizione del signore
c signora Madiai; noi osiamo sperare che
queste simpatie così generali saranno
prese in considerazione da S. A. I. e II.
Noi non ci permetteremo, o Monsignore,
di giudicare la convenienza della legge,
nè dell’ applicazione della legge. A noi
certamente non spetta d’immischiarci
della legislazione o amministrazione della
giustizia in codesti suoi Siati. Noi solo sentiamo il biiogno di aggiungere una parola
in giustificazione dei nostri passi, ed è
che quanto noi desideriamo in favore dei
nostri correligionari, noi non lo ricusiamo
giammai alle persone aliene dalla nostra
fede.
II Cattolicismo romano è libero nei
paesi protestanti che noi rappresentiamo.
V. A. 1. e II. comprende perchè qui rammentiamo un tal fatto. Come ci saremmo
noi mai arditi di presentarle questa nostra istanza in favore dei nostri fratelli
coniugi .Madiai, se non sapessimo noi stessi
accettare la condizione di lasciar libero il
Cattolicismo romano.!*
Noi avremmo o Monsignore mancato al
profondo rispetto dovuto a V. A. I. e R.
.se avessimo punto esitato a tenerle questo
linguaggio.
II rispetto non è solanienle siilleno.'iire
labbra, rna lo sentiam nel cuore. I Cristiani evangelici che ci hanno (¡ui mandati,
hanno tutti appreso dallo studio dei santi
libri a rispettare le potenze costituite, e
le loro preghiere per V. A. 1. e R. si
sono unite a quelle che in tutte parti d’
Europa e d’America s’ ii|n3lzanp ora pei
nosjri fratelli Madiai.
Noi osiamo sperare o Monsignore che
la Sua risposta sia per consolare pienamente coloro che ci hanno inviati.
Rode.n, Gaspabi.n, a. do
I30NI.N, C|VAN , fle WiMONT, TnOTTER,
ISilHCOLAGiitM ED EillMET\
n battolici Italiani \
« Attraversato un oceano di contrarietà e di persecuzioni, salvo per
miracolo dal pugnale mazziniano,
ma più di tutto immerso nei più
acuto dolore; eccomi finalmente supplichevole alla carità vostra rivolto.
Oh Dio ! Eh come sarà altrimenti,
quando ancora l’orecchio rimbomba
del grido di disperazione, grido di
eterna morte : salva nos perimus }
Egli è il grido di tutt’un popolo, che
fra sospiri e lagrime chiede essere
sottratto dal luttuosissimo abisso,
ove l’infernale eresia precipitollo, e
sulla strada deU’eterna salute ricondotto.... Italiani ! il ciel ci guardi
che, consapevoli del mortale stato
a cui ridusse l’assassino eretico tanti
8
« nostri fratelli, imitassimo il mici« diale indifferentismo del parabolico
• fariseo ».
Chi legge tali parole naturalmente
domanderà a se stesso chi sia e da
dove giunga infra noi colui che le
dettò. Eccoci a soddisfarvi, o cari nostri letlori. Lo scrittore, il quale giunge a noi dopo attraversato un oceano
di contrarietà e di persecuzioni, scampato per miracolo al pugnale mazziniano, ma più di tutto immerso nel
più acuto dolore, è il teologo ed
avv. Faraut; ed il paese donde ei
viene, e ove si fa sentire quel grido
Ai disperazione che ancor rimbomba
ai suoi orecchi-, quel grido di tutt’un
popolo che fra sospiri e lagrime chiede essere sottratto dal luttuosissimo
abisso ove l'infeì'nale eresia precipitollo.,.. è I’Inghiltuura! L’ oggetto
per cui eccolo finalmente supplichevole alla vostra carità rivolto, si è
per <1 supplicarvi col massimo calore
a concorrere a procurargli la somma »
di 12,000 franchi che « un pio architetto» rassicurò esser sufficiente a
fabbricare nella città di Ross la chiesa
cattolica che porrà « quell’iafelice popolo » in grado di n scuotere il diabolico giogo dell’eresia! »
Ma questa non fu 1’ unica nè la
principale cagione che mosse il signor
teologo ed avv. Faraut ad « affrettare il suo passo verso l’amatissima
nostra Italia ». Un’altra che più ancora valse « si fu, dice egli, un sen<1 tímenlo di santa vendetta, di pali trio amore, sentimento a cui ogni
<1 vero italiano noa solo applaudirà,
« ne sono certo, ma associerassi pure.
« Il mondo tutto sa quanti diabolici
« sforzi impiegò l’infedele Albione (in
« prosa r Inghilterra) onde strasci« nare seco lei, ma Dio mercè inva« no, nell’eterno abisso di sua impu« dica apostasia, i nostri miseri cornil patrioti; il mondo sappia adunque
« altresì, che l’Italia anima ancora pos« siede da respingere vittoriosamente
« l'infernule mostro fino nell’orrido suo
« covile, ed ivi per mezzo d’intrepidi
<1 suoi figli, darvi colpi mortali. Si,
• giacché P eretico inglese ebbe l'ur« dire di voler innalzare tempii al
« Dio della bugia, sino nel centro del
Il cattolicismo (e che? avrebbero ot« tenuto gl’inglesi la facoltà di erigere
Il a Roma ua tempio in onore di Giove
0 0 di Marte?), tentativo che solo
Il servirà di eterno monumento al fer
ii midabiiissimo porta inferi non prcII valebunt: agli Italiani sta d’innalzar« ne al Dio della verità fino nel cuore
« deU’Inghilterra: atterrato fino nella
Il sua culla il protestantismo, addio
« per sempre, 0 Palmerston, al tuorf/<jII bolico focolare di rapine, stragi e
Il morti, ed il cattolico vessillo dei
« santi Edoardi, riunito a quello dei
9
« santi Luigi e del S. Impero, il monII do tutto avrà prosperità e pace, e
« maggiore d’ ogni cosa , eterna sali Iute!!! »
Che ne dicono i nostri lettori di
questo linguaggio del nostro Don Faraut? L’Inghilterra che fa sentire
grido di disperazione e d'eterna morte', l’Inghilterra che fra sospiri e gemiti chiede di esser sottratta al luttuosissimo abisso, ove l’infernale eresia precipitolla, per essere trasportala,
già s’intende, a quoll’altezza ove seggono Spagna, Portogallo ed il felice
Stato di IVapoli; l’Inghilterra diabolico focolare di rapine, stragi e morti,
che ha il più stringente bisogno dei
Don Faraut e compagni per essere ricondotta , e con essa lutto il mondo
alla pace ed alla prosperità, a quella
prosperità, senza dubbio, ed a quella
pace che rendono tanto invidiabile la
condizione dei popoli sottoposti alla
S. Sede...; tutto questo indigesto ammasso d’assurdità destinate a commoverli a pianto, gli avrà invece eccitali al
riso-, e sarebbe meno male, quando
simili ridicolaggini si leggessero sole
neir/n«i7o del teol. ed avv. Faraut.
Ma qual cristiano non si sentirà
strappare il cuore , leggendovi parole
come queste: » Animo dunque gene« roso, Dio ci vede,il cielo ci sta aperto:
« ancora alcuni pochi momenti, ed
n un'inilnita risplendentissima corona
11 di eterna gloria sarà il frutto dei
« nostri pecuniari passeggieri sacrili fizii » ! Una corona di eterna gloria
frutto dei nostri pecuMARi passagGiERi sacrifìzii ! una corona d’eterna
gloria per i due, o i Ire, o i cinque
franchi olTorli al teol. Faraut per la
erezione della sua chiesa a Ross! Questo si chiama davvero aprir il cielo a
poco prezzo ! Iddio non credelle far
troppo non risparmiando a tal (Ine
nemmeno il suo Unigenito (Rom. 8);
il teol. Faraut, il ristauratore della
verità evangelica in Inghilterra, ¡sdegna quel mezzo e ve ne propone un
altro: fategli qualche pecuniario passaggiero sacrifizio, ed egli v’assicura
l’infinita risplendentissima corona di
gloria ! Che spaventevole empietà ! e
chi la propala è un prete di quella
chiesa che si pretende la sola cristiana ! E non solo ei la propala senza
che nemmeno una parola di biasimo
si faccia udire; ma cogli encomii e
le raccomandazioni degli organi più
accreditali del parlilo !...
m.VLOGUETTI.
II.
D. Liborio e Tojìio.
D. L. Sono qua, caro Tonio, come
li ho promesso, per dimostrarti che
quei Valdesi li hanno ingannato.
10
Toìì. Ed io sono qui per ascollnrln ;
se càii mi iianuo ingannato, peggio
per luro: io per me non cerco die la
verità; e se ella mi dimoslra che io
sono nell’errore, le ne sarò obbligato.
D. L. Bravo Tonio mio, cosi si
parla; io lo sapeva che lu eri un buon
(ìgliuolo. Senti dunque, e giudica da
te stesso.
Ton. Prima d’incominciare, mi
pernieita di domandarle se ella crede
che il Vangelo sia parola di Dio.
D. L. Che domande ! lo credo sLruramente.
7'on. Ebbene, sappia che se vuol
convincermi di errore, mi deve convincere con la parola di Dio.
D. L. Ottimamente, e con questa
li convincerò. Dimmi, caro Tonio,
creili tu che la parola di Dio insegni
die r uomo possa vivere immerso in
ogni sorta di peccalo e di delitto, e
cosi salvarsi?
Ton.. La parola di Dio non solo
non insegna tale iniquità, ma insegna
il contrario; Ecco S. Paolo che ci dice
(1. To:'-s. IV, 7) che « Dio non ci ha
diinniati ad immondizia, ma a santificazione » e senza la santificazione,
dice in altro luogo (Ebr. XII, 14)
ninno vedrà il Signore n.
D. L. Bravo Tonio : ebbene i tuoi
Valdesi insegnano che l’uomo si sqlva
per la fede senza le opere : vedi dunque se l’ingannano !
Ton. Ma caro signor D. Liborio ,
non sono i Valdesi che insegnano
queslo, ma lo insegna la parola di
Dio. Leggete la lettera di S. Paolo ai
Romani cap. Ili, 28, e vi troverete
queste parole: fi Noi conchiudiamo
che l’uomo è giustificato per fede,
senza le opere della legge » ; leggete
il vers. 1. del cap. V; leggete tulla la
lettera ai Romani, quella ai Calali ;
leggete pure lutto il nuovo Testamento
e vi troverete le cento e mille volte ripetuta questa verità, die l’uomo non
si salva colle sue operazioni ; ma è
salvalo per grazia, per la fede , alla
misericordia di Dio.
D, L. Qui, qui li aspettava, il mio
caro Tonio, per farli toccare con mano come sei ingannalo: ecco che lu
mi hai portati dei passi del Vangelo
che si contraddicono; cioè quelli che
dicono che senza la santificazione, ossia senza le buone opere non si può
vedere Iddio, e quelli che dicono che
siamo salvati por fede senza le opere.
Vedi in quale contraddizione ti poni,
allorché vuoi da le stesso interpretare
la Bibbia senza la guida della santa
madre Chiesa?
Ton. Io non posso vedere queste
contraddizioni che ella vede: immagini che un signore trovi un ragazzo
abbandonato sulla strada, affamato,
infermo e vicino a morire, e che lo
prenda e lo conduca alla sua pasa, lo
11
faccia curare, Io vesta, lo eclucln, e
poi lo aclotU per suo figlio : qual merito aveva quel ragazzo per ricevere
tali favori?
D. L. Era la carità di quel signore: ma.....
Ton. Aspetti coi suoi ma; mi lasei
finire. Così noi siamo lutti poveri peccatori, abbandonati, affamati, c vicini
a morire, e Dio ci prende c ci lava
nel sangue del suo Divin Figliuolo
Gesù, e noi siamo guariti ; qual merito
abbiamo noi in questo ?
D. L. Eh, Tonio Tonio, non è qui
la nostra questione.
Ton. Ora vengo alla sua questione.
Immagini, questo ragazzo che da miserabile 0 moribondo che era, sa di
essere diventato (senza suo merito)
figlio adottivo di quel Signore, come
dovrà essere grato a chi gli ha fatto
tanto bene : come dovrà essere obbediente ad ogni minima sua volontà :
come dovrà amare il suo benefattore,
e tinnere di dargli il minimo dispiarere! Oosi....
D. L. Cosa ci ha che fare queslo
esempio con quello che dico io?
Ton. Ci ha che fare moltissimo ;
perchè come quel ragazzo è stato preso
dalla strada senza alcun suo merito,
così noi siamo eletti senza alcun merito dalla parie nostra; come quel ragazzo è stato curato dalle sue malattie, neltato dalle sue sozzure, sfa
mato, rivestilo, e adottato .senza elio
10 avesse meritato colle sue operazioni,
così Dio prende i suoi eletti li guarisce, li netta, li riveste colla sua grazia , e li adotta, e ciò senza merito
alcuno.
D. L. Dunque è vero che l’uomo
si salva senza fare opere buone.
Ton. No ; questo è falso falsissimo,
meno il caso straordinario di una sincera conversione in punto di morte,
come accadde al ladro sulla croce.
D L. Ma Tonio, tu mi faresti impazzare: vedi come ti contraddici.....
Ton. Ma per carità, mi lasci finire
11 mio paragone. Quel ragazzo cosi
adottato senza suo merito, si deve tenere obbligato a eseguire ogni minima
volontà del suo benefattore più assai
che se fosse slato adottato per qualche suo merito particolare: perchè sapendosi adottalo senza merito, conosce la immensa bontà di colui che lo
ha adottato, ed è necessariamente obbligato a corrispondergli : mentre se
vedesse in sé qualche merito, potrebbe insuperbirsi e non credersi tanto
obbligalo ad operare il bene. Quindi
perchè il cristiano è giustificato senza
alcun suo inerito, appunto per ciò è
maggiormente obbligato a fare il bene.
73. L. Bravo il mio bravo teologo !
non li vergogni di farla da teologo
con un sacerdote, che deve essere il
tuo maestro?
12
Ton. Ella zni ha domandato, io ho
risposto; ma non ho Cnito: la questione è asi?ai interessante, e la prego
a permettermi di dire ancora qualche
cosa.
D. L. Un .litro giorno, un altro
giorno.
mSClSSIO.XE BIBlJiU
suirEucaristia
Le parole inutili eie ingiurie sono stale
sempre, nella estimazione dei savi, le ragioni di coloro che non ne hanno migliori
per so.stonere il loro assunto ; ed oltrecchè
esse disgustano i buoni a qualunque opinione appartengano, degradano coloro che
le proferiscono. Il Cattolico ci avea sfidati
ad una discussione biblica sul mistero dell’Eucaristia; noi avevamo accettata la discussione: avevamo pazientemente atteso lunghe settimane per aspettare che
egli Incominciasse; finalmente incomincia : propone dei testi, senza premettere
la tesi ch’egli voleva sostenere; noi basiamo la nostra tesi, e con tutta urbanità
preghiamo il Cattolico a fare altrettanto;
poscia facciamo con altrettanta urbanità
delle interrogazioni sopra I testi da esso
addotti ; e la nostra domanda era naturalissima. I testi da lui citati noi avevamo
detto essere i medesimi coi quali noi dimostravamo la nostra dottrina opposta
alla sua: è dunque evidente che la difficoltà sta nel senso in cui debbono essere intese quelle autorità: se dunque si
vuole una discussione pacifica, come noi
la desideravamo, dovevamo prima di tutto
consentire nel senso nel quale si debbono
intendere quei passi. Noi dunque non ab
biamo ecceduto nè nella sostanza, nè nel
modo facendo quelle interrogazioni. Il
Cattolico però, dopo averci fatto attendere
per molti giorni, anziché imitarci nella
pacatezza della discussione, viene fuori
con due articoli pieni di virulenza, e senza
rispondere neppure ad una delle nostre
domande, termina dettando nuove condizioni alla sfida, e dettandole in tal tuono
e con tale maniera da farci supporre ci
abbia l’autore dell’ariicolo scambiati con
qualche suo penitente al confessionale.
Noi invece torniamo per l'ultima volta
a dire al Cattolico, che noi non ci tiriamo
indietro, che non vogliamo cangiare i primi
patti, che slamo pronti a continuare la
discussione biblica, ma pacifica e senza
ingiurie; e che lo faremo senz’altro allorché egli avrà risposto alle nostre domande.
Che se egli vi si rifiuta, noi ci risparmieremo anche la noia di dire ai nostri lettori
che il Cattolico non ha risposto perchè
non ha saputo rispondere, e continueremo
ad esporre le dottrine della Parola di Dio
senza curarci nè poco né molto delle ingiurie di chicchessia.
« Non ti curar di lor, ma guarda e passa«
RIVISTA CRITICA
Della stampa clericale
Non abbiamo da qualche tempo dato
ai nostri letlori alcun ragguaglio della
stampa clericale, perchè nel tempo della
crisi passata essa era tutta immersa e
sommersa nelle sue utopie politiche. Sicura di vedere alla direzione degli affari
gli uomini del suo partito si abbandonava
alla contemplazione deliziosa deH’avvenire, che io quel caso era preparalo al
Piemonte. Gioiva nella non dubbia spe-
13
ranza cbe sarebbe lidolla al silenzio la
stampa liberale; e interpretato a modo
suo il prifflo articolo dello Statuto ; e onorata, come essa intende, la religione dello
Stalo colla persecuzione del culto evangelico; e riposto il clero in possesso dell’autorità goduta ai tempi del conte Solaro
della Margherita; e richiamata ad insegnar dalle cattedre la benemerita Compagnia; e tratlato il liberalismo italiano con
quei riguardi medesimi che gli vengono,
da cinque anni ornai, usati a Firenze, a
Roma e a Napoli. Quali sieno lo sa tutia
Europa, a cui li ebbe francamente denunziati per quanto spetta a quest'ultimo
paese il signore di Gladston, e per gli altri li va tuttodì denunziando la pubblica
fama.
Contentissima la stampa clericale di
queste sue così dolci speranze non sì curò
gran fatto di materie religiose ; ma sciolta
appena la crisi e nominato il nuovo ministero e riconosciutasi delle illusioni in cui
vìsse non ha tardalo ua istante' a ripigliare
l’anlico sistema d'ingiurie, dì menzogne e
calunnie contro la religione del Vangelo.
Il Cattolico si sfogò a più non posso
con lunghi e raddoppiali articoli contro
un Conciìiahoìo per la Riforma religiosa
dell’Alla Italia inventalo a Londra da un
bello spirito d’un prete cattolico di Udine
per carpir danaro al clero anglicano, e
stando a ciò che disse il Monitore dei
Comuni Italiani per esplorare le corrispondenze e le mire dei nostri emigrati
colà, e poi palesarle alla polizia che lo
iacea viaggiare a questo line. La Civiltà
cattolica di Roma s’impossessò la prima
di questa invenzione, e suonò l’allarme
contro il supposto Conciliabolo; e dietro
lei venne satellilc obbediente e devoto il
Cattolico e buccinò anch'esso guerra a
morte contro un nemico che esiste solo
nella fantasia d’un prete girovago. Frattanto gli bastò queslo per tirare in arena
anche la Buona Novella, e paragonandola
con quel fantoccio fantastico — Ecco,
disse, i due organi che abbiamo fin qui
del protestantismo in Italia ; la Ruona
Novella a Torino e il Conciìiahoìo nell’Alla Italia (senz’acccnnare dove!). Or questi due organi non vanno alTatlo d’accordo
fra loro, perchè la Buona Novella riconosce e professa come dogma fondamentale di fede la divinità di Gesù Cristo, e
il Conciliabolo la lascia in dubbio, e pare
si accosti al pensare dei Razionalisti puri.
Come volete dunque, conchiude il Cattolico, che l’Italia possa avere mai alcun
vantaggio dall’introdurre nel suo seno il
protestantismo, che è una vera Babele?
A quale dei contraddìcenti gerofanli dovrà dar retta l’inscio uamò del popolo?—
Cosi si burla il Cattolico de’suoi leltori
giuocando di fantashiago’ria,' e" fìngendo
parlar sul serio d’un Conciliabolo ch’egli
sa non esistere. Lo sa perchè nel suo N®
937 riporlò un paragrafo d'una corrispondenza del Messaygicre di Modena, onde
appariva che in Roma stessa non si tènea
per certa l’esistenza di un tal Conciliabolo-,
lo sa perchè non è da supporsi mai tanto
tanto scimunito e stupido da non comprendere, che sotto la polizia dell’Austria
non è possibile che si raccolga impunemente una riunione numerosa nè laica nè
ecclesiastica; lo sa finalmente perchè la
slessa Enciclica dei Dignitari del clero anglicano, la quale noi ammettiamo per documento vero ed autentico, suppone una
lunga corrispondenza antecdenle o finta
0 vera, che essendo però vera non poteva
14
mai occultarsi agli occhi mille della sospettosa vigilanza austriaca, e di conseguenza un italiano che non sia un allocco
(c noi non crediamo allocchi gli scrittori
del Cattolico) s’accorge subito che quella
enciclica fu estorta da qualche furbo che
si finse inviato da chi non rinviava, c
presentò come corrispondenze dell’Alta
Italia Icllero creale da lui, o afiìdategli
da dii volea di lui servirsi agli ascosi suoi
fini.
Negando noi per altro l’esistenza del
suddetto'Conci7i'ai)o?o e qiiindi le determinazioni e dottrine a lui attribuite dalla
immaginazion del Cattolico, non intendiamo negare aU’alta Italia il vanto di
avere ed anche in gran numero, nel suo
seno anime veramente evangeliche, assetate della giustizia di Dio, e applicate allo
studio e alla pralina della parola divina.
L'Armonia tradisce il suo odio mal celato contro la religione evangelica rimproverando il IHsorgimento che siasi 'dichiarato favorevole alla libertà religiosa, e di
conseguenza alla causa dei coniugi Madiai
così iniquamente trattati dai tribunali toscani. Il Risorgimento le risponde per le
rime, e stringendo in pugno i cavilli della
sua rabbiosa avversaria; ebbene, le dice,
voi volete che sieno stati i Madiai giustamente puniti perche professano un culto
che non è il dominante. Sia pure, ma
dovete allora per la stessa ragione ammettere che voi avete torto quando vi
lagnate che il Turco non rispetta i cristiani, e che il governo della confederazione elvetica e quello d’Inghilterra e di
Prussia non proteggono come voi vorreste
il culto cattolico romano, che ivi non è il
dominante. Vi piace questa conclusione i*
voi certamente direte che nò. Eppure non
è che l’applicazion logica del vostro principio. Confessate dunque che è un principio assurdo ed erroneo, è buttatelo fra
ì cavilli che disonorano l’umana intelligenza, e siate più ragionevol e se non sapete essere più cristiana.
Finalmente sì, la tolleranza è un dovere cristiano. Avete un bel gridare contro il signor di Gasparin, ma trovale, so
vi dà l’animo, in tutta la parola di Dio
un testo, un solo lesto che alla persona
cl>e possiede la verità faccia lecito di perseguitar quelle che sono nell’errore; distruggete se vi dà l’animo questa grande
verità filosofica civile e cristiana da lui
annunziata in quelle parole: nL’crreura
le droif de se produire et de se propager, coi’ Dieu n’opos doi!?id o la verité le
droit de la supprimer violemnient.
Troverete prima che i sani hanno il
dritto di uccidere gl’infermi, i veggenti
di spaccare la testa ai ciechi, ì dritti di
fracassare le gambe ai zoppi, e scoscendere la schiena ai gobbi. Qui menano, o
madonna Armonia, le vostre massime,
qui finiscono le vostre dottrine, e se andate di questo passo arriverete a conchìudere che tutti i viventi si debbono
levar via dal mondo per lasciar posto e
comodità a voi sola. Ecco la vostra filosofia, ecco la vostra civiltà, ecco tutta la
vostra beatissima religione; che alla fine
non è che l’antico egoismo dei frali inventori della santa Inquisiziane.
NOTIZIE REIilGIOSü
Toscana.—La signora Rosà Madiai dal
suo carcere di Lucca ha scritto ullimamente a suo maritò imprigionato a Volterra la seguente lettera edificantissima.
15
— 31 —
della quale facciani parte volonlieri ai nostri leltori come cosa ctie deve consolare
ogni anima cristiana : “ Se sapesti il
« piacere che mi recò la notizia che tu
« stai megiio ! Fu molto grande, e Turono
« molte le lagrime di gioia che inonda« rono le mie gote per due motivi: primo
« perchè Iddio ti ha fatto dpgno di sof(I frire col suo amato Figliuolo; secondo
« perchè Egli ristora la tua salute. Oh se
« sapessimo apprezzare questi avvili« menti, che soffriamo per aver confes« sato che non vi è che un solo MediaK ture fra Dio e gli uomiui ! Mio caro, lu
« mi parli che si aspetta la grazia ; ma
« permetti di dirli che la gran grazia
« l’alibiamo già ricevuta, quando spezzati
« dalla forza i vincoli coniugali, e tratti
« dalla nostra casa, e disperse le nostre
n cose come la polvere al vento, siamo
« stati ridotti noi stessi, lu vedi, in che
« stato; e con lutto ciò non vorressimo
« per lutti i tesori di Faraone, come non
II volleMosè, perdere quel santo dono che
« lo Spirito Santo ci ha fatto per somma
II grazia, di credere cioè nella sua divina
n parola. Questo io chiamo grazia, e
« grande grazia. Se una stella deve rilu« cere, sarà la stella della giustizia. Noi
II non abbiam fatto male ad alcuno; al
i< contrario abbiamo ricevuto male, es« sondo stati venduti per pochi franceII sconi. I nostri accusatori sono i disccn« denti di Giuda. Povere anime loro! Io
Il prego che Iddio conceda loro le lagrime
II di Pietro, e non periuetta la punizione
II di Giuda, e che un giorno godano la
« gioia eterna che è stala comprata. Veli Dissero a domandarmi l’elemosina, come
« la feci allirc volte la farei ancora, c così
'I ci aiuti Iddio! Amen. Stio caro, siamo
Il pronti a fare la volontà del Padre, come
« la fece il suo Figliuolo nostro maestro.
<i Non ci tormentiamo; Pietro tremò
II camminando sull’acque temendo il (hisII .so del mare, e dimenticò che se il Sai
Il valore camminava verso lui sullo tnede« sime acque non doveva temere; egli to
II rtiette c gridò: Signore, salvami. La
Il tuano benefica lo soccorse, dicendo :
li uomo di poca fede, pcrcliè hai dubitato?
« Se Tonde di questa terra pur trop[io ei
II fanno temere sarà a vergogna nostra,
II rammenliamoi'i le sacre parole: Avve
II ghaché fo camminasai nella ralle delta
« morie, io non temerei male alcuno, ¡icr« che lu sei meco. Mio caro, riposali nel
li Signore cosi per il bene come per le
« sorteretìze: lutto passa; l'Eternilà è l’cs« senziale. Sta allegro e cerca ristaMlirli.
II Iddio ti benedica e ti copra sotto l’om
II bra delle sue ali per la grazia dui Nostro
Il Signore Gesù Cristo ».
OIIOXACUETTA POLITICA
Torino.—Ieri l’altro S. M. il Ile, accompagnalo dal Principe di Saxc-Meiningen, assistette in Piazza d'Armi alle manovre a fuoco dellà guarnigione.
— Lettere di Arona e Baveno annimziano che S. M. la Regina vi è stata festeggiata da quelle popolazioni con bande
e acclamazioni assidue di Viva la Iteyina !
Viva Vittorio Emanuele >
— La Camera dei Deputati riaprirà il
giorno 19 le sue sedute. Saranno all’ordine del giorno : 1” Tapprovazione dei
erediti sui Bilanci 1851 ; 2° il regolamento della Sardegna per l’esercizio del
18Ì8 ; 3" le disposizioni relative alle cud-
16
cessioni in enfileusi dei beni Demaniali in
Sardegna; 4" lo stanziamenlo della somma occorrente pel monumento a Carlo
Alberto.
Toscana. — La polizia di Firenze ha
intimato lo sfratto a molti emigrati, e secondo scrivono al Risorgimento, si crede
che verrà iiitimaio a tutti. — Nella causa
Guerrazzi non pare che sia stato favorevole al pubblico mioistero l’esame dei
testimoni.
Roma.—Il giornale di quella città, per
giustificare i massacri di 2i fucilati a Sinigaglia, e poi di 9 fucilati in Ancona, e
poi di altri 27 pure fucilati in Ancona e
tutti per sentenza del tribunale della Sacra Consulta, e tutti per supposti omicidi
settari, invita VOpinione e la Gazzetta del
Popolo a leggere i processi, che ivi per
sistema non si fanno vedere a persona.
Napoli. Sono state smentite le voci
di numerose amnistie politiche date dal
re in Calabria.
Messina.—Secondo le notizie dei fogli
ufficiali il re sarebbe stato accolto in Sicilia con dimostrazioni di gioia incredibili.
Pahici, 7 Novembre. — Il Senato dopo
l’adozioue unanime, meno un volo, del
Scnatus-consulto che conferisce l’impero
ereditario a S. A. I. il Principe Presidente, sotto il nome di Napoleone HI, con
facoltà di regolare nella sua famiglia l’ordine di successione al trono, è andato in
corpo a Saint-Cloud per presentare egli
stesso il decreto a S. A. L
—Si legge nel ü/fiíítíerraweo: Le stampe
clandestine hanno messo in circolazione
una quantità grande di opuscoli e libelli
contro rimpero. I passi più notevoli del
libro del sig. Victor Ugo sono stati stampati a parte e spediti nei dipartimenti.
BELftio. — Il sig. Brouckère, mÌDistro
degli Affari Esteri, ha dato formalmente
parola alla Camera per parte di tutto il
ministero che sarà conservato intatto l’esercizio delle libertà costituzionali non
ostante la difficoltà dei tempi, a superar
la quale è necessaria molla moderazione
e prudenza.
Inchiltebfa. — Un ordine del conte
maresciallo stabilisce definitivamente il
cerimoniale dell’esequie del duca di Wellington ordinate peH 8 corrente. La salma
sarà deposta il 17 sopra un gran catafalco
nella sala principale di Chcisea-llospital,
da dove sarà trasferita la sera stessa nella
sala d’udienza degli House-Guards.
— Parecchi generali russi sono in viaggio per venire ad assistere ai funerali di
Wellington.
— Si parla di un imprestilo di 10 milioni di lire sterline (250 milioni di franchi), che la Russia cerca di contrarre a
Londra. Alcuni pretendono sapere che
sieno destinali alla costruzione di grandi
linee di strade ferrate.
Russia. — È morto a Pietroburgo il
principe di Leuchtenberg figlio del principe Eugenio de Reauharnais, viceré d’Italia ai tempi di Napoleone I, e genero
dell’imperatore Nicolò.
America.— Gli Siati Uniti sono in lutto
per la morte di Daniele Webster, uno dei
più grandi politici dell’Unione, stato per
molti anni ministro degli Affari Esteri, e
ultimamente candidato alla presidenza;
egli era nato nel 1782.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. soc. DIOLI ARTISTI A. P0.1S I C.