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ECO
IBLIOTSCA VALDESE
0066 TORRE PEIL ICE
DELLE VALLI YAIDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Nam. 35
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TORRE PELLICE - 1 Settembre 1972
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Un'ora fresca e vera,
" qnalificante
II
Uno dei momenti del Sinodo che tutti i partecipanti ricorderanno è indubbiamente l’ora che l’assemblea ha trascorso nell’aula sinodale dopo il culto
di Santa Cena. Se ne parla ormai come del « digiuno sinodale » perché di
questo si è trattato, anche se in realtà
è stato qualcosa di più che un semplice atto di digiuno . Qualcuno ha parlato di momento storico, di avvenimento decisivo, altri invece ha giudicato di dubbio gusto quella iniziativa, formalistica o controproducente.
In realtà si è trattato di un momerito significativo della sessione, « qualificante » si potrebbe dire con un aggettivo moderno, cioè che da il tono
all’insieme.
Questo non significa naturalmente
che tutto sia stato perfetto, idilliaco,
riposante e soprattutto che quest’ora
di discussione, preghiera e letture abbia risolto i problemi esistenti nel Sinodo. Nulla è cambiato; dopo si era
come prima, allo stesso punto, ma con
una esperienza positiva in più e non
è poco.
Positiva perché? Anzitutto per il modo come è nata. Nessuno alle 10 aveva
in mente, quando si discuteva l’ordine
del giorno sul caso dell’obiettore di coscienza, di proporre un digiuno; si cercavano i modi migliori per esprimere
la nostra solidarietà ad un fratello in
fede. La cosa è venuta fuori a poco a
poco, si è costruita con interventi
spontanei, è stato come scoprire una
strada, un paesaggio al ritirarsi della
nebbia. Nulla era preordinato, calcolato, previsto, non c’erano lavori di corridoio o manovre di correnti. Nella libertà di un fraterno dibattito si è fatta
luce.
Il secondo elemento positivo e il fatto che senza chiasso, senza polemiche,
scontri e violenze si è ceroato :Un segno, s’è lasciata la strada del sempre
fatto per una novità, s’è avuto il coraggio di inventare e creare del nuovo.
Il valore dell’ora trascorsa insieme,
la sua profonda lezione spirituale sta
in questo; si è constatato, toccato con
mano che nella libertà della ricerca,
nella disponibilità all’invenzione sta il
punto di concordia dei fratelli. La comunità è unita non quando assomma i
suoi compromessi, ma quando sa
aprirsi alla voce del Signore, quando
sa creare, innovare, cercare le forme
di espressione per una parola autentica. Quando sa insomma porsi dei problemi di autentica ricerca spirituale.
La verità di questi instanti sinodali è
confermata da due altri fatti: le tensioni e le critiche.
Vi sono state infatti delle tensioni
anche durante quei momenti di comunione, delle critiche, delle incomprensioni non meno di quanto ce ne siano
in ogni sessione sinodale. I punti di vista non si sono avvicinati per il fatto
di digiunare insieme, hanno mantenuto tutta la loro opposizione.
Anzitutto non si dava tutti lo stesso
significato al gesto che si stava compiendo; per gli uni si trattava di un
atto di solidarietà, per altri di una
protesta, alcuni vivevano quei momenti come atto di pentimento, altri come
ricerca.
E certo ad un osservatore estraneo
non poteva sfuggire il fatto che quella
assemblea era proprio la stessa che
aveva discusso giorni prima di teologia
o di regolamenti. Proprio gli stessi
uomini, non credenti ’spirituali’! Preoccupati più di se stessi che degli altri
e di Dio, che hanno parlato 80 minuti
e pregato 5, sopratutto preoccupati di
quello che stavano facendo e se ne rallegravano gli uni mentre se ne dolevano gli altri. Autentica dunque l’atmosfere e le crisi presenti, vissute però
alla luce del giorno, nella libertà del
gesto che si stava compiendo.
Anche le critiche furono autentiche:
non il pettegolezzo sugli uomini, le insinuazioni, i doppi sensi, ma la critica
aperta e più ancora la beffa.
Dalla risata con cui uno dei molti
fratelli incontrati per strada accolse
la notizia, aH’augurio di « buon appetito » con cui un pastore salutò un fratello all’uscita, il gesto fu accolto come si. conviene che sia accolto ogni
atto di autentica fede. Nessuno ha
mai riso di una elezione o di un ordine
del giorno, perché si tratta pur sempre di realtà del nostro tempo e della
nostra realtà umana. Ci si impegna, si
polemizza, ci si scontra, ma la critica
non raggiunge mai l’ironia. Quando si
scatena la beffa è segno che si è vicini
alla fede perché questo significa che
non esiste altra arma disponibile per
opporsi alla verità.
E indubbio che non tutti i fratelli
presenti in aula erano convinti della
LA CONFERENZA METODISTA E IL SINODO VALDESE,
in sessione congiunta, dibattono i rapporti con lo Stato italiano nella congiuntura politica odierna
Per loi come per tutti, la Cosfltezieee sia pienamente attuate
Per le due assemblee, riunite in sessione congiunta, uno dei temi di fondo
dei lavori è stato quello dei rapporti
con lo Stato. L'argomento era stato
forse un po' più studiato nelle chiese
e conferenze distrettuali valdesi che
non in sede metodista, tuttavia si tratta di problemi che da molti anni occupano l'evangelismo italiano e le sue
assemblee rappresentative. Si è così potuto compiere con una certa speditezza parecchio lavoro e si sono avute alcune prese di posizione.
debita giurisdizione statale nella vita
delle chiese, per di più una giurisdizione di marca fascista? in qual rnisura
sono per noi accettabili i modesti “privilegi" che costituiscono l'altra faccia
di quelle norme? come affroritare la
'situazione, riferend.oci al principio delle “intese” fra lo Stato e le confessioni religiose, sancito dalla Costituzione?
Ecco il documento votato, relativo all'esigenza che siano abrogati le leggi
suddette:
non può che essere parte di un impegno perché sia realizzata concretamente una uguale libertà per tutti gli
individui e le formazioni sociali;
riaffermano perciò il rifiuto di ogni
forma di rapporti fra Stato e Chiesa
che costituisca accordo fra gruppi di
potere e quindi posizioni di privilegio
per la Chiesa.
Alla luce delle predette precisazioni,
PER L'ABROGAZIONE
DELLE LEGGI SUI «CULTI AMMESSI»
Anzitutto, la questione delle leggi
1929-30 sui “culti - ammessi": in qual
misura esse esprimono tuttora una in
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella toro sessione congiunta, nel riprendiate in esanxe i rapporti tra lo Stato e le Chiese,
chiedono nuovamente l’abrogazione della legislazione sui « culti amme.ssi », ánche in attuazione del diritto costituzionale;
riaffermano che la lotta per to
vendicazione della libertà retoposa
constatano infatti che a 25 anni
dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica ItaUana, le
confessioni religiose di minoranza.
IL MESSAGGIO PORTATO DAL PAST. CARLOS DELMONTE AL SINODO
Il valdismo sudamericano
fra le tensioni del continente
In Argentina come in Uruguay, in situazioni politiche assai diverse, le nostre
chiese partecipano, come le altre, alle crisi e ai contrasti sociopolitici anche
violenti che turbano le nazioni latinoamericane - In Uruguay, 16 giovani valdesi
sono incarcerati per motivi politici
Da parecchi anni i rapporti fra i vaidesi dai due lati dell'Atlantico si sonq
fpttemepte rinsaldati in molti modi.
Èssi hanno anche la grande utilità di
fare avvertire alla nostra piccola Chiesa Valdese la dimensione ecumenica
in cui è chiamata a vivere: non solo
cioè nella comunione con Chiese diverse, ma con fratelli che, membri della stessa Chiesa, vivono in situazioni
umane diverse il comune mandato di
testimonianza. Questo è stato particolarmente avvertito, quest'anno, non
solo nel messaggio inviato dal Moderador de la Mesa Vaidense, past. Delmo
Rostan, ma dalla presenza e dalle parole del past. Carlos Delmonte, di Colonia Iris, nella pampa argentina. Il
Sinodo l'ha ascoltato con tesa e partecipe attenzione, e senza dubbio anche
i lettori leggeranno in questo spirito
il suo messaggio:
È un po’ difficile parlare chiaramente di una situazione confusa come è
quella dell’America Latina in generale
e del Rio de la Piata in particolare. Dico confusa, perché non eravamo abituati a pensare che le tensioni che si erano venute accumulando nel corso degli ultimi anni sarebbero diventate
cruente. Confusa, perché non sappiamo ancora che cosa succederà iri futuro, perché le idee non sono chiare,
e perché molte cose non dipendono
dalla volontà del popolo e dei governi, ma dai poteri economici che dirigono la vita delle nazioni più o meno
a loro capriccio.
Parlando in primo lùogo della situazione dell’Uruguay, dobbiamo dire che
è cambiata radicalmente nel corso di
pochi anni. La « Svizzera dell’America », come molti l’avevano chiamato
in passato perché si diceva che era il
paese più democratico di tutto il continente latino-americano, si è trasformato adesso in un « secondo Guatemala ». Quali sono stati gli ultimi avvenimenti? Se parliamo delle nostre
comunità dobbiamo riferirci al nostro
ultimo Sinodo, tenutosi a Qmbues de
Lavalle nel marzo scorso. Sembrpa
che a Qmbues le tensioni in cui vivono le comunità e le famiglie a causa
dei problemi economici, politici e sociali del paese, avessero trovato una
via di mezzo che univa tutti i membri
presenti nell’aula. Il fatto stesso di
aver trovato una formula di compromesso per costituire il Sinodo, che era
stato un problema che ci aveva diviso per molti anni e che ora era risolto in maniera soddisfacente per tutti,
era un altro elemento che ci permetteva senza dubbio di realizzare una
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
validità del digiuno, non tutti capirono o approvarono ciò che si stava facendo; un fatto è però chiaro; ogni
problema concreto come quello dell’obiezione di coscienza, che stava a
cuore a tutti in quel momento, prc>
voca atti significativi ed ogni atto significativo nella fede è matrice di vita
e di autenticità. Dio voglia che ne sappiamo inventare altri simili.
Giorgio Tourn
certa unità. Il sinodo terminò: benché nessuno si facesse illusioni sui risultati ottenuti, tutti avevamo l’illusione che si fosse 'Stabilita una tregua
e che si poteva tornare alle comunità
per continuare il dialogo iniziato.
Ma nel mese di aprile la situazione
è precipitata. Il movimento di guerriglia ha cominciato a operare in maniera più diretta affrontando i gruppi
para-polizieschi, del tipo della « squadra della morte » che agisce in Brasile, e il governo ha dichiarato lo stato
di guerra interna e la sospensione delle garanzie individuali. Sono cominciate le perquisizioni e molte persone,
accusate a ragione o a torto di prender parte alla lotta di liberazione del
popolo, sono state incarcerate. Fra loro alcuni pastori è sacerdoti cattolici.
In tal modo la situazione di tensione si è radicalizzata di nuovo e le comunità e le famiglie sono tornate a
dividersi poiché alcuni erano contrari
all’azione del governo e delle forze poliziesche, mentre altri ne giustificavano l’azione in difesa dell’ordine. Ma
oggi, esprimere con la parola o con
l’azione un atteggiamento critico, può
essere molto pericoloso perché ci si
trova esposti al sospetto di estremismo: questo può significare il carcere, e, in molti casi, il carcere vuol dire anche tortura.
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
ha mandato a Montevideo una missione composta di osservatori che hanno
avuto parecchie interviste con personalità pubbliche e che in seguito hanno redatto una relazione per i responsabili del Consiglio ecumenico: in essa affermano che in questo momento
in Uruguay non esiste nessun tipo di
garanzia individuale, e che questo fatto viola la Carta delle Nazioni Unite
per quel che si riferisce ai diritti umani; questa carta era stata firmata a
suo tempo anche dai raprpesentanti
uruguayani. Potete immaginare i particolari di una situazione come la nostra, perché credo che ricordiate ancora situazioni passate amare e pe;
nose, come quelle in cui vivono oggi
questi popoli deH’America Latina.
La situazione in Argentina è più distesa perché si vive in clima pre-elettorale. Perciò è ancora possibile parlare e pensare ed esprimere il pensiero con l’azione. Le nostre comunità
escono poco a poco dal loro isolazionismo e si integrano a questi processi,
perché pensiamo che soltanto così
avremo il diritto di proseguire in futuro la nostra missione di essere luce
nelle tenebre, come dice il nostro
stemma valdese. Oggi, però, stiamo
anche imparando diverse cose; in primo luogo, riscoprire che cosa significa vivere per. fede, nel senso letterale
di non sapere che cosa ci porterà il futuro, e quindi mettere a repentaglio
ogni cosa lasciando che il Signore ci
indichi giorno per giorno la via da
scegliere.
In secondo luogo stiamo imparando
che in passato abbiamo fatto grandi
sforzi per ottenere molte cose che
avrebbero dovuto liberarci dalle preoccupazioni: stabili, proprietà e benes
sere; ma ora ci siamo accorti che siamo schiavi di queste cose e che la nostra azione evangelica ne è limitata,
proprio perché quelle cose esigonp di
essere difese e conservate.
In terzo luogo stiamo imparando a
essere solidali: veramente solidali con
quelli che soffrono, perché i veri amici si scoprono nel dolore. Allora ogni
discorso che non prenda in considerazione la situazione degli oppressi ci
sembra ormai qualcosa che non ha
molto valore. Però colui che vuol parlare a favore degli oppressi deve prima di tutto identificarsi con loro nella
sua vita concreta con la massima
coerenza. La ricerca di tale coerenza
costituisce oggi per noi la nostra
preoccupazione e anche la nostra sofferenza.
Perciò desidero dirvi chiaramente
che l’azione che voi svolgete è per noi
di importanza vitale: soprattutto ciò
che scrivete; la Tavola ci invia regolarmente i libri pubblicati dalla Claudiana; libri come quelli di Franco
Giampiccoli, di Giorgio Bouchard, di
Giorgio Tourn, di Mario Miegge e di
Thomas Soggin, certi articoli di « Nuovi Tempi », dell’« Eco-Luce » e di « Gioventù Evangelica » sono per noi estremamente preziosi. E per molti dei
miei colleghi sono l’unica possibilità
di ricevere qualche cosa deH’abbonciante letteratura cristiana edita negli
ultimi anni. Seguiamo molto da vicino la vostra azione e riflessione, e specialmente il lavoro del « nostro » moderatore Giampiccoli è stato per tutti
noi di ispirazione nella nostra opera
comune. Ringrazio tutti voi per questa possibilità di parlare nel Sinodo e
vorrei terminare affermando che mi
sento qui come a casa mia e che è
bello sapere che, anche se tra gli uomini si innalzano nuove divisioni, ve
ne sono altre che cadono. E questo è
il mio augurio; che tutti insieme poscontinuare ad abbattere bar
siamo
nere.
Carlos Delmonte
Solidarietà
dei vaidesi europei
Il Sinodo Valdese, nella sua sessione europea, ha voluto_ rispondere non
solo con un applauso affettuoso, ma
con questo o.d.g.:
pur nel quadro della libertà religiosa
da questa stabilita, rimangono sostanzialmente sottoposte alla legislazione
sui « cuiti ammessi » del 1929-30 (L. 246-1929 n. 1159 e B. D. 28-2-1930 n. 289),
la quale, mentre esprime un sistema
di regolamjentazione del rapporti tra
Stato e Confessioni religiose del tutto diverso da quello previsto dal dettato costituzionale, emmeia norme in
larga misura contrastanti con i principi di libertà. Infatti, anche se talune disposizioni di tale legislazione sono già state dichiarate iliegittime dalla Corte Costituzionale, essa:
a) è stata imposta quale normativa unilateraie dal governo fascista alle confessioni religiose di minoranza,
mentre ora la Costituzione afferma il
principio della regolamentazione bilar
terale dei loro rapporti con lo Stato
(art. 8, 3® comma);
b) mortifica, per via dell’ampiezza del potere discrezionale conferito
alle pubbliche autorità, in im sistèma
di giurisdizione statale, la libertà delle confessioni e dei loro enti;
c) disconosce ii carattere istituzionale degli organismi ecclesiastici, limitandosi a riconoscere in materia ecclesiastica soltanto facoltà o diritti a
carattere individuale, per di più sottoposti a controllo di polizia, contrastando con il 2® comma del citato articolo della Costituzione.
In base a tali constatazioni, la Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese
ritengono che tutta la suddetta legislazione sui «culti ammessi» debba
essere finalmente abrogata, ripr^tinando cosi; in toto quel re^me di libertà da ingerenze giurisffizionalistiche da parte dello Stato, che fu propria alle confessioni di minoranza anteriormente al 1929.
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese deliberano altresì che, ove
se ne presenti la necessità si possa
pervenire per talune materie a nuova
disciplina, conforme ai diritti di libertà riconosciuti dalla Costituzione, con
le procedure da questa previste;
danno pertanto mandato al Comitato Permanente e alla Tavola Valdese di operare in tal senso, sentite le
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Nel prossimo numero continueremo la presentazione dei risultati dei
lavori del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista ; fra i temi :
il centenario valdese ;
il problema diaconale e la vita
dei nostri istituti assistenziali ;
le nostre scuole e la loro funzione :
il procedere dell'integrazione
valdo-metodista.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllimilll
Chiese locali per quel che riguarda le
materie da sottoporre a nuova disciplina, e ricercando, ove possibile, una
linea comune di azione con le altre
Chiese ed Opere evangeliche in Italia.
L'ATTUAZIONE
DELLE «INTESE»
La sessione europea del Sinodo Valdese
rivolge ai fratelli valdesi della zona
rioplatense l’espressione più viva della propria solidarietà;
riconosce che la fedeltà all’Evangelo richiede nel momento presente alle nostre Chiese impegno senza riserve per la liberazione dell’uomo da
ogni potere oppressivo e per l’abbattimento delle barriere che questo pone tra gli uomini;
chiede al Signore per le nostre Chiese forza nel discernimento della sua
volontà, costanza nella lotta, fermezza oltre le angosce delle interne tensioni e incertezze.
A proposito delle “intese” da stipularsi sulle questioni in cui è inevitabile un rapporto fra Stato e Chiese, è
stato votato quest'altro o.d.g.:
La Conferenza Metadista e il Sinodo Valdese nella loro sessione congiunta,
tenuto conto del fatto che la maggioranza delle Chiese non ha potuto
prendere posizione in merito al contenuto delle intese tra lo Stato e le
Confessioni religiose di minoranza
previste dall’art. 8 comma 3® della Costituzione,
invitano le Chiese a studiare l’argomento alla luce-di quanto staWlito
dalla presente sessione congiunta
(n.d.r.; v. Atto precedente);
demandano al Comitato Permanente e alla Tavola Valdese di nominare
un’apposita commissione che predisponga il necessario materiale informativo e preparatorio;
suggeriscono alle Chiese di dedicare un mese a questo iniportante argomento con l’intento di informare e
sensibilizzare il maggior numero pos
(continua a pag. 3)
2
pag. 2
N, 35 — 1 settembre 1972
ECHI SINODALI
Capire e vivere nel contesto odierno
la parola di Osea ripresa da Gesù
DISCUSSO IL RAPPORTO TRA TEOLOGIA E TESTIMONIANZA
((Imparate Che cosa Significa: "Voglio di Teologia: dibattito aperto
misericordia e non sacrificio"))
Uno dei culti mattutini è stato presieduto dal deputato napoletano (nonché assessore del Sinodo) Emilio Nitti, il quale ha letto e predicato questi
testi biblici: Matteo 9: 9-13 e Osea 6:
1-6, soffermandosi sopratutto sul secondo.
■I : , ? ■ •
'preghiera contenuta nei primi
iyersetti di quésto sesto capitolo di
Osea è veramente un testo evangelico
nel senso che è tutta fondata sulla speranza della salvezza e sulla fede nell’aiuto di Dio; la sua analogia con parole neotestamentarie e il tono di profezia messianica sono davvero sorprendenti. Chi di noi non potrebbe pronunziarle e, forse, quante volte abbiamo
pronunziato parole di questo genere?
Eppure, nei suo contesto, questa preghiera suscita l’indignazione del profeta che annunzia parole di giudizio e di
condanna, ed Osea conclude dicendo,
a nome di Dio, « io amo la pietà e non
i sacrifici ».
Evidentemente queste parole « pietà » e « sacrifici » devono essere chiarite e tradotte in linguaggio più esplicito. Sacrificio in senso estensivo qui significa qualunque « atto sacro », qualunque gesto di tipo religioso.
Questa preghiera, corretta nella sua
espressione, viene giudicata un fatto
puramente religioso e non gradito da
Dio, perché è pronunziata da uomini
che oppongono alle sventure conseguenti ai loro peccati l’oltracotante
convinzione che Dio sia al loro servizio.
Essi dicono: « ...egli ha lacerato, ma
ci risanerà; ha percosso-, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il
terzo giorno ci rimetterà in piedi... »
(Osea 6; 1 e 2). Ma essi non sono disposti a cambiare in nulla la loro vita.
Allora quelle parole diventano pura
teoria e sono disancorate dalla vita
che anzi le smentisce. Sono un paravento di devozione, che nasconde la
sostanziale infedeltà, perché eludono
l’impegno di chi le pronunzia, ignorano l’esigenza del ravvedimento.
Contrapposta al sacrificio è la pietà
che altrimenti è detta misericordia,
ovvero amore. Questa è la via di chi
è stato realmente toccato dalla mano
di Dio, di colui che per grazia ha co. nosciuto Iddio. Egli non indugia più
in belle parole: « Conosciamo l’Eterno,
sforziamoci di conoscerlo! Il suo levarsi è certo, come quello dell’aurora ecc. » (v. 3).
Egli semplicemente ama. Ma poiché
questa parola ha molteplici significati
e svariate sfumature è bene che la caratterizziamo meglio sulla base di
esempi concreti.
Ricordiamoci di chi è colui che porta
questo messaggio: è Osea il profeta,
che secondo il racconto (e nulla toglie
se esso è solo una parabola) sposò
una meretrice e la riscattò dalla schiavitù. Ma queste parole sono poi riprese da Gesù che con esse vuol giustificare la sua scelta di frequentare « pubblicani e peccatori ».
Ecco, allora, la pietà che Dio gradisce è quella di Osea ed è quella di
Gesù.
Essi amarono perché seppero perdonare ed il loro perdono produsse
■liberazione. Osea perdonò la meretrice
che, già beneficata, l’aveva ancora tradito, e la liberò. Gesù non perdona un
sol uomo, ma accoglie alla sua tavola
molti peccatori, anzi tutti coloro che
sono disposti a confessarsi peccatori
e li libera. La liberazione di Gesù è
liberazione dal male e dalla morte p>er
tutta l’umanità; e noi aspettiamo con
speranza la rivelazione del Regno di
Dio.
Se questi sono dunque gli esempi di
amore graditi a Dio, noi comprendiamo che il nostro impegno deve orientarsi in questa duplice prospettiva, a
rischio di rendere inefficace tutta la
nostra azione di credenti, a rischio di
ridurla alla stregua di un vano atto
formale di culto.
La via del perdono è la prima che
ci viene indicata ed è certo la più difficile da seguire. Siamo oggi troppo
sensibili alle ingiustizie di questi tempi, alle violenze ed ai tradimenti che
subiamo, o ci sembra di subire, che
l’idea stessa del perdono non ci è gradita. Come perdonare colui che ostacola i nostri piani, contraddice le nostre idee? Corhe perdonare colui che
ci sfrutta e ci usa violenza? Eppure
dobbiamo essere capaci di perdonare
anche costoro, pur con nostro danno e
nostra sofferenza. Ma nello stesso tempo dobbiamo impegnarci a realizzare
la liberazione dei nostri fratelli. Io
posso anche essere sfruttato ed essere
schiavo, ma devo lottare per il miglioramento e la liberazione di colui che
mi è accanto. Se per altri la molla
per la liberazione è il bisogno personale, per me lo stimolo è dato dal bisogno del compagno di lavoro, che
m’è fratello.
È ormai chiaro per tutti che questa
liberazione per cui noi dobbiamo lottare è una liberazione reale, concreta,
della vita quotidiana e non solo una
liberazione dell’anima, metafisica ed
astratta. Si tratta qui della liberazione
dell’operaio dai ritmi estenuanti di
produzione e dalla condizione di sfruttato; si tratta della liberazione dello
studente da una organizzazione della
cultura disumanizzante; si tratta della liberazione dei carcerati p>er reati
di opinione e di obiezione di coscienza
in particolare; si tratta della liberazione di vaste masse dai bisogni che minacciano la loro sopravvivenza; si
tratta delle liberazioni di interi popoli
da governi violenti e oppressivi... e
l’elenco potrebbe continuare ed allargarsi a sfere sempre più ampie della
vita individuale ed associata.
È altresì chiaro ormai a tutti che
questa liberazione, per cui dobbiamo
lottare, è una liberazione incompleta
ed imperfetta, rispetto a quella che ha
operato ed opererà nella storia Gesù
Cristo con la realizzazione del Regno;
ma è pur vero che questa addita quella, è pur vero che questo nostro impegno per questa liberazione umana
è indispensabile per rendere credibile
ai nostri fratelli l’annunzio di quella
liberazione divina. Allora il nostro posto non può essere che tra coloro che,
nella vita reale, sentono il bisogno di
essere liberati, così come Osea riconosceva la sua vocazione a convivere con
una prostituta infedele, e Gesù ricono
IN BREVE
^ Il Sinodo Valdese, era composto
da'170 membri, di cui 163 con voce
deliberativa e 7 con voce consultiva.
^ È stato condotto, ned suoi lavori,
ri, da un saggio costituito da Davide
Ciclo, presidente; Roberto Peyrot, vicepresidente; Ermanno Genre, Annamaria Micheletti, Salvatore Ricciardi,
segretari; Emilio Nitti e Franco Rivoira, assessori.
B Come ogni anno, la spina dorsale dei lavori sinodali è stata data, oltre che dal rapporto della Tavola, da
quello deUa Commissione d’esame sul.
suo operato, costituita da Alfredo Sonelli e Thomas Soggin, Valdo Fornerone e Carlo Pons.
^ Delle cinque giornate sinodali,
due (dal lunedi alle 15 al mercoledì
alle 12,30) sono state vissute in sessione congiunta con la Conferenza
Metodista, alternandosi e collaborando
i rispettivi seggi.
B f culti mattutini sono stati tenuti da Giorgio Girardet (Luca 6 :
12-26), Giorgio Spini (Apocalisse 13),
Liborio Naso (Giovanni 15: 1-5),
Emilio Nitti (Osea 6: 1-6). Il culto
conclusivo di Santa Cena, con i membri della Conferenza Metodista, è stato presieduto da Aldo Sbaffi, Mario
Sbaffi e Alfredo Sonelli.
B A norma di regolamento, la
prossima sessione sinodale europea si
aprirà, a Dio piacendo, la domenica
26 agosto 1973 in Torre Pellice; predicatore d’ufficio sarà Gustavo Bouchard, supplente Cipriano Tpurn.
sceva la sua vocazione a vivere tra i
peccatori e i disprezzati, perché non
sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati (Matteo 9: 12).
Ora si dirà che noi come Chiesa abbiamo sempre lavorato per la povera
gente ed abbiamo sempre cercato di
fare del bene... Ma l’amore che ci viene
richiesto in queste parole che stiamo
meditando, ci viene chiarito dal modo
in cui è stato incarnato; questo amore
è stato appunto vissuto in una prospettiva di perdono e di liberazione.
A! di fuori di essa tutte le opere
sociali delle nostre Chiese cessano di
essere pietà-amore e diventano « sacrificio »; diventano cioè opere buone
fatte per tranquillizzare la nostra coscienza, diventano un frutto del male,
pur avendo la parvenza del bene; come quella preghiera così bella degli
Ebrei della seconda metà deH’VIII secolo, che viene accolta da Osea con parole di scandalo «Che ti farò o Efraim?
Che ti farò, o Giuda? La vostra pietà
è come una nuvola mattutina, come la
rugiada che di buon’ora scompare »
(Osea 6: 4).
Essi però non conoscevano ancora la
rivelazione e avrebbero ancora potuto
essere perdonati, perché potevano non
avere capito bene: le sventure affettive
e V matrimoniali di Osea potevano anper loro.
Ma per noi è venuto Gesù ed ha accolto alla sua tavola i peccatori perché « NON è venuto a chiamar dei
giusti, ma dei peccatori » (Mt. 9: 13b).
Ed allora ascoltiamolo: ci dice: « Imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio” ». Amen.
Emilio Nitti
C^est’anno il dibattito sinodale sulla Facoltà di Teologia è stato diverso
che in passato. In passato, trattando
m questione « Facoltà di Teologia », il
Sinodo era solito parlare più della
Facoltà che di teologia: si passava in
rassegna la vita dell’Istituto nei suoi
vari aspetti accademici e amministratiyi, rattività dei docenti e quella degli studenti, il convitto, la biblioteca,
la rivista « Protestantesimo », e via diciendo; ma non ci si interrogava sulla
funzione della teologia nella chiesa e
quindi sulla impostazione del discorso
teologico (compreso quello svolto in
Fàcoltà) in rapporto ai compiti della
testimonianza evangelica nel nostro
paese. Il fatto nuovo accaduto quest anno è che il dibattito sinodale sul.a Facoltà di Teologia è- stato imperniato più sulla teologia che sulla Facoltà.
Preparato dalla buona discussione
generale sul rapporto tra teologia e
testimonianza avvenuta due giorni prima in seduta congiunta, e sollecitato
dalla relazione della Commissione d’Esame (redatta dal pastore Thomas Soggin) che ha saputo individuare con
chiarezza e porre coraggiosamente sul
tappeto gli aspetti cruciali della questione, il Sinodo ha potuto affrontare
non con spirito d’improvvisazione il
problema della natura e del ruolo della teologia nella chiesa.
Il dibattito è stato vivo (malgrado
si trattasse di una seduta serale, dopo
una intera giornata di lavoro) e teso.
Un tentativo di trasferire la discussione dal piano del problema in sé, vitale per la predicazione e per la chiesa,
a quello delle persone dei docenti è
stato subito bloccato. Nell’insieme gli
. interventi si sono mantenuti a- un
buon livello di interesse e di pertinenza, avviando così un discorso che il Sinodo e le chiese dovranno continuare
proprio perché le chiese, prima ancora che la Facoltà, sono responsabili
della teologia insegnato in Facoltà e
della necessaria correlazione tra teologia e testimonianza, L’ordine del giorno conclusivo, votato dal Sinodo a
maggioranza, suona così:
Il Sinodo,
constatando che giovani credenti dichiarano di non trovare nella Facoltà di Teologia la risposta alla loro ansia di chiarificazione teologica in vista della testimonianza nel mondo,
rileva iche oggi npri solo la teologia,
rna la Chiesa tutta, nella sua predicazione e nella sua etica, rimane largamente disincarnata; .
rende attenta la Facoltà di Teologia al fatto che la fedeltà all’Evangelo. che è incarnazione, non permette
alla teologia di essere avulsa dai problemi che agitano gli uomini e lacerano le comunità.
Due osservazioni si impongono:
La prima è che il Sinodo ha situato
correttamente l’odierna crisi delle Facoltà di Teologia in generale e dell’insegnamento teologico in particolare
nel quadro più ampio della crisi della
chiesa. Deve infatti essere chiaro che
se la Facoltà è, per così dire, malata,
altrettanto lo è la chiesa nel suo insieme; se in Facoltà ci sono pochi studenti, è perché le chiese non li esprimono; e se — come dice l’o.d.g. —
<' giovani credenti dichiarano di non
trovare nella Facoltà di Teologia la risposta alla loro ansia di chiarificazione teologica in vista della testimonianza nel mondo », lo stesso giudizio vale per le chiese: in generale esse non
sembrano in grado, al momento attuale, di fornire o suggerire una risposta all’ansia di chiarificazione teologica e vocazionale di molti giovani. La
crisi è dunque generale, non settoriale: ci coinvolge tutti, non qualcuno
soltanto.
La crisi della Facoltà è soltanto il
riflesso e la proiezione a livello accademico della crisi in cui come chiesa ■
attualmente ci troviamo. A questa crisi il Sinodo ha dato un nome: disincarnazione. Questa è -la nostra malattia,
come chiesa e come Facoltà: siamo
disancorati dalla realtà; la storia umana col suo travaglio, le sue lotte, le
sue speranze, ci scorre accanto e quasi non ce ne avvediamo; sono disincarnati i nostri discorsi (anche teologici) perché lo è la nostra esistenza
(anche cristiana). Ecco dunque le tappe della riflessione sinodale: il dibattito sulla Facoltà è diventato un dibattito sulla teologia e il dibattito sulla teologia è diventato un dibattito
sulla chiesa. Così infatti dev’essere: il
problema della natura e funzione della teologia e della Facoltà non è che
un aspetto di un problema più vasto,
che è quello della natura e funzione
della chiesa nel mondo.
La seconda osservazione riguarda la
indicazione fornita dal Sinodo per uscire dalla crisi o almeno promuoverne
la soluzione. La crisi nasce, come s’è
accennato, dalla sfasatura che oggi
molti avvertono tra il piano della riflessione teologica e quello della testimonianza quotidiana: l’impressione
diffusa è che la teologia non affronti
ma piuttosto eluda i problemi cruciali che i credenti devono oggi affrontare quando intendono testimoniare
dell’Evangelo nella nostra società. In
questa situazione il Sinodo « rende attenta la Facoltà di Teologia al fatto
che la fedeltà alVEvangelo, che è incarnazione, non permette alla teologia
di essere avulsa dai problemi che agitano gli uomini e lacerano le comunità ». Sovente manca l’aggancio tra
discorso teologico e pratica di testimonianza: questo divorzio va superato,
non solo per sottolineare e rinsaldare
il_ carattere evangelico dèlia testimonianza ma anche per assicurare la
TOncretezza del discorso teologico.
Ogni sforzo, anche modesto, in questa
direzione vale la pena di essere assecondato.
Il Sinodo, ad esempio, ha invitato
i! Consigliq della Facoltà a « studiare
la possibilità di far compiere gli studi
teologici alternando periodi di studio
a periodi di pratica pastorale in una
comunità »: una piccola ma saggia iniziativa, intesa non a svalutare l’insegnamento accademico ma a inquadrarlo rneglio, a saggiarne a tempo la validità e a fornirgli nuovi strumenti
critici e nuovi motivi di riflessione ed
eventualmente di ripensamento. Il problema, certo, è molto ampio e si è
appena iniziato a trattarlo. Il cammino da, compiere è lungo. Si tratta, in
complesso, di una operazione di largo
respiro, di cui forse al momento attuale non è possibile prevedere l’esatta portata. È probabile che essa implichi una nuovà impostazione del discorso teologico. Questa almeno è l’impressione che si ricava dai risultati
provvisori cui è giunta la Chiesa Riforniata di Francia, che da anni sta
studiando e discutendo lo stesso problema, Ne fa fede, tra l’altro, il rap
porto del decano della Facoltà di teologia protestante di Montpellier, prof.
Michel Bouttier, presentato al Sinodo nazionale delle chiese riformate di
Francia (Nancy, 30 aprile - 1» maggio
1972): dopo aver riconosciuto che « le
nostre chiese hanno bisogno di due
poli di animazione teologica », uno inserito nella vita dell’Università e l’altro inserito nella vita della chiesa, il
decano Bouttier afferma che questo
secondo polo « costifuisce un'occasione unica di creare un insieme di formazione e ricerca teologica interamente ripensato». Segue la descrizione del
progetto, effettivamente nuovo rispetto all’attuale fisionomia di una Facoltà di teologia, e la dichiarazione che
la Facoltà di Montpellier è disposta a
cercare di realizzarlo, se la chiesa glie
lo chiederà. Certo l’operazione è rischiosa e il prof. Bouttier ne è ben
conscio, fino a chiedersi: « Val la pena di rischiare una Facoltà per un avvenire COSI incerto? » « Pure — egli
conclude — bisogna andare avanti, siamo pronti a partire, credo, senza punti di riferimento davanti a noi. È la
situazione della fede. Se stiamo sognando, svegliateci. Ma se sentite che
la posta in gioco vale la pena e il prezzo che comporta, non indietreggiate ».
La nostra situazione non è identica
a quella francese ma i problemi sono
gli stessi. E se le soluzioni non debbono essere necessariamente uguali,
uguale deve essere l’atteggiamento di
fondo dettato dalla fede: lucidità e
speranza.
Paolo Ricca
Alcuni temi teologici
Questa sessione sinodale, sia congiuntamente con la Conferenza Metodista, sia in sede unicamente valdese,
è stata insolitamente ricca di temi teologici, anche se alcuni hanno potuto
essere soltanto sfiorati, e dovranno essere approfonditi, a tutti i livelli, ed è
quanto desideriamo fare anche ’ sulle
nostre colonne prossimamente e gradualmente. È risultato utile sia il lavoro preparatorio di commissioni di
studio, sia quello del Corpo pastorale,
nella sua riunione presinodale del sabato, che ha avuto una 'coda' la sera
del mercoledì.
Il pastorato
Anzitutto, un atto delle due assemblee associate:
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
proseguendo nella linea del riconoscimento reciproco del ministero pastorale,
preso atto con gioia che forme particolari del ministero pastorale si sono sviluppate nelle due Chiese — e
precisamente il pastorato locale nella
Chiesa Metodista e il pastorato femminile nella Chiesa Valdese —,
riconoscono queste nuove forme del
ministero pastorale come valide in
entrambe le Chiese.
Ancora insieme, le due assemblee si
sono espresse in favore della possibilità di un ministerio pastorale a tempo parziale:
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
invitano le rispettive Chiese a dare
la massima importanza alla ricerca e
alla preparazione di pastori che esercitino il loro ministero a tempo parziale, traendo il proprio sostentamento da altra attività lavorativa;
considerano questa nuova articolazione del pastorato come valida, sia
perché costituisce una possibilità data. al ministero pastorale di essere
maggiormente inserito in situazioni
di vita concreta, sia perché può dare
alla comunità una spinta ad essere
maggiormente attiva nell’esplicazione
della sua vocazione missionaria.
Infine, il Sinodo Valdese, riprendendo un documento elaborato dal Corpo
pastorale, ha votato questo o.d.g., che
riportiamo notando che non si tratta
di decisioni definitive, ma di un invito
a una riflessione globale e su varie linee, sulla questione dei ministeri e di
quello pastorale in particolare, riflessione che a livello della massa ( per così dire) delle nostre comunità è ancora da fare:
Il Sinodo,
convinto che la vocazione, i doni e
l’attività dei pastori non devono dividere il popolo di Dio, facendo di essi
una categoria superiore e conferendo
alla loro figura un carattere di unicità e di distinzione, ostacolando il sorgere e l’affermarsi di altri ministeri
nella chiesa,
invita le Chiese a rimeditare e a vivere la dottrina del sacerdozio universale sottolineata con forza dai Riformatori. In particolare
esorta i membri di chiesa che par
tecipano al culto in occasione delle
consacrazioni pastorali, ad associarsi
ai pastori non solo alla preghiera di
riconoscenza, di invocazione dello Spirito e di dedicazione, ma anche all’atto che esprime questi pensieri con la
imposizione delle mani;
invita le chiese, tenendo conto delle diverse situazioni, a porre gli altri
ministeri riconosciuti dalla Chiesa
sullo stesso piano del ministero pastorale per ciò che riguarda l’imposizione delle mani ; _
ricorda alle chiese che a pieno diritto può presiedere la santa cena e
amministrare il battesimo qualunque
rnembro di chiesa che a ciò sia incaricato dalla chiesa locale;
^ suggerisce alle chiese di studiare se
l’uso della toga, soprattutto quando
sia riservato ai soli pastori, non debba essere abolito;
invita i, membri di chiesa che ne
abbiano la possibilità a seguire i la
vori delle sedute del corpo pastorale,
le quali sono ora pubbliche, tranne
quando abbiano da esaminare casi
personali.
La teologia
nella chiesa
Uno dei momenti senza dubbio intensi della sessione sinodale (in questo caso, congiunta) è stato il dibattito sull’insegnamento teologico e la funzione della teologia nella vita della
chiesa; il tema è poi riaffiorato nella
discussione — in sede valdese — dell’operato della Facoltà di Teologia, su
cui si riferisce qui sopra. Accenniamo
soltarito, per il momento, a questo tema: infatti, siccome esso è stato raccomandato all’ulteriore approfondimento da parte delle comunità, vi ritorneremo più ampiamente e a più riprese nei prossimi mesi, anche in concomitanza con una documentazione
che sarà diffusa nelle chiese. Ecco il
testo dell’o.d.g. votato in proposito:
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
sollecitano le comunità
a) a riprendere in esame il problema dell’insegnamento teologico, sulla
traccia dei rapporti della Commissione sinodale valdese sugli studi teologici (AS 1971, art. 49), della predicazione tenuta dal prof. Giorgio Spini
alla Sessione congiunta e del dibattito che sul Rapporto ha avuto luogo
in seno alla medesima;
b) a ricercare, sperimentare e suggerire nuove forme per la riflessione
teologica a tutti ¡ livelli;
chiedono che vengano presentati alla prossima sessione congiunta i risultati di tale riflessione.
Concordia
fra luterani e riformati
Si ricorderà, forse, che sono in atto
consultazioni fra luterani e riformati
per superare e comporre i motivi di
dissenso teologico affermatisi nel XVI
secolo, fino alla scomunica. Un gruppo
misto di lavoro — cui ha partecipato
m pas.sato il prof. V. Subilla é parte
(continua a pag. 3)
3
1 settembre 1972 — N. 35
pag. 3
ECHI SINODALI
Nuova presa
sull’obiezione
di
di
posizione
coscienza
Razzismo e armamenti
Creato un fondo di solidarietà - Una riunione di digiuno e di preghiera
La lettura in Sinodo della lettera di
un carcerato, fratello nella fede, reo
di non aver voluto andare sotto le armi, ha colpito notevolmente sia l’asscmblea che il pubblico ed ha suscitato a sua volta la stesura di una lettera del Sinodo alle chiese. Eccola;
mi sono dovuto limitare ai punti essenziali.
Auguro che questo vostro incontro
sia proficuo a tutti e ciò che voi farete concretamente sia al servizio dei
più emarginati.
A tutti i più fraterni saluti.
« Cari fratelli, da un fratello nella
fede, obiettore di coscienza che si trova attualmente in un carcere militare
in attesa del processo, abbiamo ricevuto una lettera che desideriamo portare alla vostra conoscenza:
(segue la firma)
Carcere militare, 19-8-1972
Cari fratelli e amici,
la
colgo l’occasione per esprimervi
mia solidarietà e vicinanza.
Unitamente a questo, vorrei illustrare alcuni punti alquanto significativi per me, dato che sto vivendo
una certa esperienza, che in alcuni
ambienti protestanti è ancora nuòva.
Dovendo comparire (...) davanti al
Tribunale militare (...) in quanto
obiettore di coscienza, più volte in
questi giorni ho pensato alla scelta
che ho fatto, rifiutando qualsiasi tipo di violenza.
Ebbene, sono sempre più convinto
che la strada da percorrere è questa,
poiché il sistema in cui ci troviamo
si basa su una logica di oppressione
e sfruttamento dell’uomo: avendo bisogno di tenersi ben saldo, si serve
di vari strumenti opprimenti, che limitano la libertà e lo sviluppo dell’individuo.
In questo momento penso che sia
opportuno fare di tutto p:r abbattere uno dei pilastri di cui il sistema si
serve, l’esercito, neU’interno del quale la repressione viene attuata denunciando e processando, in base ad un
codice penale del 1941 firmato da Benito Mussolini, migliaia di giovani
che non si adattano alla logica militare.
Oggi dunque mi trovo a lottare qui
e domani magari in fabbrica: anche
allora sarà mio compito dover far
scoppiare tutte le contraddizioni che
ci sono ed impegnarmi affinché l’operaio non venga più sfruttato come lo
è tuttora.
Questo impegno, secondo me, è un
dovere in quanto la mia coscienza di
cristiano non mi permette di lasciare che l’uomo continui ad essere schiavo del sistema che gli fa violenza in
ogni momento della giornata.
Soltanto impegnandoci neH’ambiente ove ci troviamo dimostreremo che
siamo veramente dei cristiani e come
tali non dobbiamo permettere che sopravviva nella società umana una
mentalità repressiva ed autoritaria, la
cui presenza possiamo notare nei
fatti di ogni giorno.
È necessario perciò che ci uniamo
c combattiamo per abbattere le strutture del fascismo, che ancora oggi, a
26 anni dalla liberazione e dalla proclamazione della repubblica, esistono
nella scuola, nella fabbrica e nell’esercito.
Dobbiamo quindi^ prendere una decisa posizione politica, se non vogliamo che il messaggio di Gesù rimanga
lettera morta.
C’è sempre da tener presente che
Cristo ci ha detto di amare il prossimo come noi stessi. Mi domando càme possiamo amare il nostro compagno che ci vive accanto se non ftcciamo qualcosa affinché v nga liberato dalla morsa della violenza che lo
tiene prigioniero.
So che durante questi incontri discuterete anche la proposta per la
abrogazione della legg’ sui culti ammessi del 1929. Sono convinto che sia
questo, assieme al rifiuto dei cappellani militari evangelici in tempo di
guerra ed infine qualsiasi altro privilegio che lo stato italiano concede, da
rifiutare.
Spero cogliate il senso di ciò che
vi ho esposto, dato che, a causa della
difficoltà di comunicare con l’esterno.
« Pensiamo che a una lettera come
questa non si possa dare una risposta
puramente formale tanto più che, già
nel 1966, il Sinodo aveva affermato che
“esso riconosce nell’obiezione di coscienza fatta nel nome di Cristo, un
modo valido di testimoniare concretamente la pace del Signore, un segno ed
un annuncio del Regno che viene".
L'anno scorso, di fronte a un disegno
di legge di riconoscimento dell'obiezione di coscienza, che era già stato
approvato dal Senato, il sinodo, S^ifdicandolo “quanto mai restrittivo”,
rtaifermava “la necessità di una legislazione in materia che tenga conto
nel modo più ampio del principio della libertà di coscienza". Di fronte al
moltiplicarsi dei processi agli obiettori, mentre perdura l'attuale carenzalegislativa in materia, il sinodo ha deciso di rivolgere un ulteriore appello
al Parlamento e all'opinione pubblica
perché il problema dell'obiezione di
coscienza venga finalmente affrontato'
e risolto e al tempo stesso ha deciso,
dandone mandato alla Tavola, di istituire un fondo di solidarietà a favore
degli obiettori di coscienza e delle loro famiglie, indipendentemente dai
motivi che hanno condotto alla loro
obiezione.
« Al tempo stesso il sinodo domanalle chiese di rispondere esse stesse all’interrogativo sollevato dal nostro fratello obiettore, alimentando con le loro sottoscrizioni il fondo di solidarietà ed esprimendo con azioni concrete
il loro appoggio a quelle forme di impegno idonee a realizzare una società
che rifiuti la violenza ».
Unitamente alla suddetta lettera, il
sinodo ha pure votato il seguente ordine del giorno dal quale risulta, oltre alla ferma protesta per la situazione degli obiettori di coscienza, il
rinnovato impegno onde adoperarsi alla emanazione di una legge che rispetti. assieme alla dignità umana, il diritto di chi non intende far parte di una
organizzazione quale è l’esercito, la
cui prospettiva (anche se la si chiama
« difesa ») è la violenza delle armi:
tori di coscienza condannati in Italia
dai tribunali militari nel corso dell’ultimo anno;
sapendo inoltre che il trattamento
riservato agli obiettori nelle carceri
militari è particolarmente duro, in
contrasto coi principi di giustizia e di
umanità ;
rilevando che alcuni diritti garantiti dalla Costituzione a tutti i cittadini vengono negati a quanti sono sottoposti alla giurisdizione militare;
esprime la sua ferma protesta per
la situazione denunciata;
impegna le chiese e la Tavola a proseguire con vigore e con ogni mezzo
consentito la lotta per l’approvazione
da parte del Parlamento italiano di
una legge che non sia mortificante
della dignità umana e non abbia carattere punitivo nei riguardi degli
obiettori, qualunque sia il movente
della loro obiezione di coscienza,
decide di istituire un fondo di solidarietà presso la Tavola a favore degli obiettori di coscienza e delle loro
famiglie, indipendentemente dalle loro posizioni religiose o politiche.
Nella stretta finale deH'ultlmo giorno la commissione « Terzo Mondo »
nominata dal Sinodo 1970 ha presentato all’assemblea due ordini del giorno,
concernenti rispettivamente il Programma di lotta al razzismo del CEC
e la corsa mondiale agli armamenti.
Nei sinodi precedenti là consueta
carenza di tempo non aveva permesso né un esame né un dibattito sul
problema del razzismo e anche quest’anno l’assemblea ha solamente po
A proposito
di lotta
antirazzista
Rifj-endoci alla decisione sinodale
di appoggiare il Programma di lotta
al razzismo del C.E.C., ricordiamo a
tutti i lettori che il « fondo di solidarietà » del giornale è in questo momento destinato a detto programma
e che anche in avvenire rimarrà aperto verso tale iniziativa in alternativa
con altre.
Daremo quanto prima ulteriori notizie sull’andamento della sottoscrizione, mentre ricordiamo che le offerte
vanno inviate al conto corr. postale n.
2¡39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, Torino.
Dopo la lettura e l’approvazione della lettera e dell’ordine del giorno è
stata proposta una riunione di digiuno e di preghiera che si è svolta, sempre nell’aula sinodale dopo il culto di
chiusura di venerdì, dalle 12,30 alle 14.
Dobbiamo dire che la partecipazione a p[uesto atto è stata veramente
massiccia (diremmo; inaspettata) anche per il concorso plenario dei fratelli metodisti e per l’intervento della popolazione.
, Questo atto di digiuno, in occasione
del quale si sono avuti diversi interventi spontanei (di preghiera, di meditazione biblica e di chiarimenti sulla situazione degli obiettori) ha volu1ó essere innanzi tutto, nel senso più
« religioso » un atto di espiazione, ma
anche un modo di solidarizzare con
delle vittime di leggi ingiuste e nello
stesso tempo di protestare contro una
situazione che — in contrasto colla
Costituzione dello stato italiano — non
tiene conto della reale libertà di opinione e di coscienza del singolo.
Al termine della riunione, una colletta, a cui è stato contribuito generosamente, ha costituito una prima « base » del fondo di solidarietà a favore
degli obiettori e delle loro famiglie votato dall’ordine del giorno sinodale.
Il Sinodo,
constatato l’elevato numero di obiet
Roberto Peyrot
tuto votare — aH’unanimità — l’ordine
del giorno proposto. Eccone il testo;
Il Sinodo, nel confermare il suo impegno di testimonianza e di solidarietà col Terzo Mondo, mediante il
quale si intende non solo sovvenire a
situazioni di emergenza, ma partecipare alla lotta contro il sottosviluppo
ed alle sue conseguenze,
ravvisa nel programma di lotta al
razzismo del Consiglio ecumenico delle chiese uno strumento significativo
— sia pur nella sua limitatezza — contro la discriminazione e lo sfruttamento di una razza sull’altra, sfruttamento a volte giustificato in nome
del cristianesimo stesso;
incoraggia il O.E.C. a proseguire
nella sua azione estendendola ovunque si manifestino situazioni di discriminazione razziale;
invita le Chiese a dibattere e ad
approfondire l’argomento sulla base
delle numerose pubblicazioni esistenti
e a contribuire in modo regolare con
sottoscrizioni in danaro ricordando
che, secondo Evangelo, «non vi è
giudeo né greco, né schiavo né libero,
né maschio né femmina, perché siamo uno in Gesù Cristo ».
Per quanto invece concerne il problema del crescente riarmo mondiale,
e dei suoi riflessi negativi nei riguardi
del Terzo Mondo, è stato votato il seguente ordine del giorno:
Metodisti e Valdesi: rapporti con lo Stato
Per noi come per inni, la Costituzione sia pienamente annata
(segue da pag. 1)
sibile di membri attraverso le varie
attività delle Chiese, compresi i culti
domenicali ;
invitano le Chiese a far pervenire
ai rispettivi organi esecutivi le proprie conclusioni entro il 31 marzo 1973.
PER L'ABROGAZIONE
DEL CONCORDATO
A sua volta, il Sinodo Valdese, in seduta disgiunta, ha affrontato il problema dell'abrogazione del Concordato fra lo Stato italiano e la Sede vaticana:
Il Sinodo,
riaffermando l’esigenza di una revisione costituzionale che elimini l’attuale contraddizione rappresentata
dall’art. 7 della Costituzione della Repubblica Italiana,
dà mandato alla Tavola di seguire
attentamente le iniziative rivolte a
tale revisione e di esprimere l’appioggio delle Chiese valdesi a quelle che
siano conseguenti ai principi di libertà e di uguaglianza anche in materia
religiosa sostenuti dalla Costituzione
stessa.
PER L'ABOLIZIONE DEL REATO
DI VILIPENDIO ALLA RELIGIONE
Infine, in relazione alla progettata
revisione del Codice Penale, a proposito dell'esigenza di abolire il reato dì
vilipendio alla religione, nel quadro
più ampio dell’abolizione del reato di
opinione, il Sinodo Valdese si è cosi
pronunciato:
Il Sinodo,
prendendo atto che prossimamente
al Parlamento italiano sarà riproposta la riforma del Codice Penale vi
forma, del reato di vilipendio ideologico e alla sua ipotizzata estensione
nei riguardi delle confessioni religiose diverse da quella cattolica.
E ORA, L'INAM Al PASTORI
Un punto specifico delle relazioni fra
lo Stato italiano e la Chiesa valdese,
affrontato in una vivace seduta sinodale, è stato il problema dell’accettazione o meno dell’estensione, tramite
intesa, dell’assistenza malattia al clero cattolico, anche ai pastori valdesi;
dopo l’intesa per l’INPS, stipulata alcuni anni fa con poche opposizioni fra
noi, si è deciso di procedere ora all’intesa per l’INAM. Su questo punto —
ove la verifica della prassi ha_ segnato
un chiaro cedimento sui principi -priferisce qui appresso Marco-Tullio
Fiorio.
Il Sinodo, nel constatare che la corsa agli armamenti assume un ritmo
sempre più spaventoso nel suo costante aumento e che oggi questo ritmo
si aggira su di una somma annua pari a circa 120 mila miliardi di lire,
senza calcolare quelli spesi nel campo della ricerca;
denuncia questa situazione come
una delle più gravi violazioni alla causa della giustizia e della pace fra gli
uomini, violazione che viene a gravare particolarmente sui paesi sottosviluppati, cui vengono sottratti in tal
modo importanti aiuti;
invita le chiese e gli organismi internazionali, quali il Consiglio ecumenico delle Chiese e la Conferenza delle Chiese europee, ad adoperarsi in
ogni modo al fine di contrastare questa corsa, in nome dell’amore di Cristo e della Sua opera riconciliatrice.
Gratitudine
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
preso atto con gratitudine dell’azione svolta dal Segretario generale del
Consiglio ecumenico delle Chiese (e
da varie Chiese americane) a favore
di un’immediata conclusione del conflitto vietnamita e nella lotta contro
il razzismo,
lo ringraziano anche per Tindlcazione e lo stimolo che ha dato alle
nostre Chiese;
si augurano che il C.E.C. prosegua
in questa azione con la partecipazione
attiva di tutte le Chiese.
Il Sinodo esprime il suo più vivo
ringraziamento al past. dott. Eugene
C. Blake, nel momento in cui lascia
l’incarico di Segretario generale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, per
la fedeltà e il coraggio con cui ha
svolto, in questi anni difficili, il suo
incarico.
Augurio
Il Sinodo esprime al nuovo Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, past. dott. Philip
Potter, il suo au^rio più fraterno, assicurando la solidarietà della Chiesa
Valdese a ogni iniziativa condotta in
obbedienza all’Evangelo.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllll
Concordia
fra luterani e riformati
(segue da pag. 2)
cipa ora il past. P. Ricca — ha predisposto una bozza di "concordia", che
è stata sottoposta in prima istanza alle chiese, le quali hanno avviato consultazioni teologiche a livello pastorale: così è stato anche nella Chiesa
Valdese; una piccola commissione
(P. Ricca, G. Vicentini, V. Subilia relatore) ha raccolto le riflessioni pastorali e ha elaborato e presentato al
Corpo pastorale un suo rapporto, facendo seguire a una critica abbastanza marcata alla bozza di “concordia",
una proposta sostitutiva. La relazione
è stata un po’ rielaborata in seguito
al dibattito del Corpo pastorale, e presentata al Sinodo. Questo non ha avuto materialmente il tempo di approfondire e dibattere la questione e il
rapporto, ma ha ritenuto di inviare
quest’ultimo come suo ’parere’ al Comitato di continuazione luterano-riformato, riservandosi di dare un’approvazione più meditata e definitiva alla
stesura definitiva del documento, cui
si attribuisce comunque un valore di
importanza storica:
Il Sinodo Valdese,
visto il progetto di concordia tra le
Chiese luterane e riformate,
vista la relazione della Commissione nominata dalla Tavola Valdese,
relazione discussa e riveduta dal Corpo pastorale,
associandosi alle conclusioni e alle
proposte contenute in detta relazione,
delibera di trasmetterne il testo al
Comitato di continuazione quale parere del Sinodo Valdese.
ELEZIONI
* Tavola Valdese: Aldo sbaffi.
Moderatore; Enrico Corsani, Vicemoderatore; Giorgio Bouchard, Gino Conte, Alberto Ribet, MarcoTullio Fiorio, Marcella Gay, membri.
della Facoltà di Teologia : Guido
Colucoi e Giovanni Bogo, Roberto
Peyrot e Franco Monaco; supplenti: Marco Ayassot e Umberto Bert,
Angelo Favellini e Sergio Bianconi.
* Consiglio della Facoltà di Teologia: sono stati rieletti Franco
Dupré e Paolo Ricca.
* CIOV: scaduto il suo mandato
quinquennale, è stato rieletto
Edoardo Aime.
* Commissione d’esame sull’operato della CIOV: Luciano Deodato
e Franco Giampiccoli, Giovanni
Mathieu e Paolo Ribet; supplenti:
Giovanni Conte e Renato Coisson,
Gianfranco Mathieu e Luigi Peyronel.
• Comitato del Collegio Valdese
(incaricato pure della Scuola Latina): Guido Ribet, Giorgio Mathieu, Bruno Bellion, Ruth Tourn,
Guido Baret, Sergio Gay, Franco
Sappé.
* Commissione d’esame sull’operato della Tavola e del Consiglio
Il Seggio ha confermato la
Commissione di studio sugli Istituti di istruzione e di assistenza,
già nominata nel 1970, confermata
nel 1971 e che non ha potuto finora riferire: Marco Ayassot, Salvatore Ricciardi, Sergio Bianconi, Gino Costabel, Franco Sommani.
gente,
riafferma quanto già espresso in
proposito dal Sinodo Valdese con
l’art. 14 AS 1969 e
dà mandato alla Tavola, affinché
quelle istanze siano presentate al parlamento e al governo italiani, nei niodi e nei tempi opportuni, in particolare per rendere nota l’opposizione radicale del Sinodo e della Chiesa Valdese al mantenimento, sotto qualsiasi
............................
Dopo riNPS, l’INAM ai pastori
Saluto
Il Sinodo ha eletto, a buona maggioranza, il past. Aldo Sbaffi Moderatore
della Tavola Valdese: gli rivolgiamo
un augurio fraterno per il servizio che
inizia. Il Sinodo ha pure voluto esprimere una particolare gratitudine al
Moderatore uscente, past. Neri Giampiccoli, « per l’apertura di visuale,
l’equilibrio di scelte, l’amore per la
Chiesa e la sollecitudine evangelistica
che hanno caratterizzato il settennio
di moderatura ». Gli auguriamo fraternamente una buona ripresa del ministero pastorale, a Ginevra-Losanna.
Al Sinodo 1972 è stato proposto, fra
gli altri, un problema di una certa
gravità: l’inserimento dei pastori vaidesi nel sistema mutualistico che assicura contro la malattia la maggior
parte degli italiani.
Cerchiamo di renderci conto di quali siano i termini esatti del problema.
Il nostro Parlamento approvava il 28
luglio 1967 una legge (che prese il
N. 669), con la quale veniva istituita
l’assistenza mutualistica per il clero
cattolico e per i ministri dei culti nori
cattolici. In forza di questa legge si
veniva in un certo senso a equiparare
la posizione di queste categorie a quella di molti prestatori d’opera (la quasi totalità nel nostro paese), che godono ormai da anni di questa conquista della moderna sociologia. Come è
potuto accadere che, essendo la legge
del 1967, solo quest’anno il nostro Sinodo sia stato chiamato a prendere
una decisione su questa materia?
In realtà il Sinodo valdese si era già
occupato della questione, e anche su
queste colonne si era avuto a suo tempo un dibattito in merito. Nel 1967 infatti, il Sinodo rilevava in un o.d.g.
(art. 17, A.S. 1967) che il progetto di
legge era stato approvato senza tener
conto di un emendamento, proposto
dal Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche in Italia, tendente a far
salvo il principio delle « intese », stabilito dalla Costituzione Italiana per
regolare i rapporti fra lo Stato e le
Confessioni Religiose non cattoliche.
Nello stesso o.d.g. si chiedeva l’approvazione di un provvedimento legislativo con carattere di urgenza, che consentisse che l’applicazione della legge
ai pastori fosse regolata da intese.
Qualora questo fosse' richiesto da una
chiesa non cattolica, e non avvenisse
automaticamente. Con questo si intendeva restare fedeli all’Evangelo, senza
scendere a compromessi col potere
politico.
Per spiegare meglio questo punto,
Marco-Tullio Florio
(continua a pag. 5)
4
pag. 4
N. 35 — 1 settembre 1972
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE
8
Perché PValdesi si recarono a Roma
(1179) e che cosa vi ottennero?
Il testo deH’Anonimo di Laon — che
abbiamo tradotto letteralmente nell’ultima puntata — accenna semplicemente ad un incontro tra Valdesio e il papa Alessandro III, centrato sia sulla
povertà volontaria che sulla libera
predicazione. Sulla prima questione,
nessuna reazione da parte del pontefice, che approva sic et simpliciter la
decisione di Valdesio di farsi e di rimanere povero ad imitazione di Cristo. In quanto alla libera predicazione,
il papa praticamente la proibisce, salvo parere diverso delle gerarchie locali.
Sennonché un’altra fonte, VAdversus Catharos et Valdenses del domenicano Moneta di Cremona (redatta verso il 1244), c’informa esplicitamente
che, avendo Valdesio promesso di seguire i quattro Dottori della Chiesa
Ambrogio, Agostino, Gregorio e Girolamo, ricevette dal pontefice l’autorizzazione di predicare. Chi ha ragione?
Vedremo meglio in una prossima puntata tutto l’argomentare polemico che
il Moneta trae dalla semplice constatazione che Valdesio è andato a Roma
dal papa in quanto capo supremo della Chiesa, del quale i Poveri di Lione
— a mente anche di Davide d’Augsburg
— non erano ancora giunti a contestare il primato. Per il momento, ci
dobbiamo chiedere perché l’iniziatore
del movimento dei Poveri di Lione è
andato a Roma proprio all’epoca della
celebrazione del III Concilio Lateranense. Intanto, sembra che non fosse
solo. Altre due fonti ci parlano della
presenza nell’Urbe di suoi discepoli,
una dovuta ad un monaco inglese —
Walter Map — presente a quel Concilio, l’altra facente parte del carteggio
intercorso verso il 1368 tra i Valdesi
lombardi e i loro ex-coreligionari austriaci.
La prima di queste due testimonianze è doppiamente preziosa, sia perché
contemporanea ai fatti raccontati, sia
perché costituisce un unicum nella letteratura antivaldese; infatti, nella sua
curiosa e petulante opera intitolata
ironicamente De nugis curialtum (cioè
delle « sciocchezze » dei curiali), il
Map non solo ci dice di aver visto in
quell’occasione dei seguaci di Valdesio venuti apposta da Lione per presentare al pontefice ima loro traduzione delle Sacre Scritture, ma descrive
anche le varie fasi di una specie di
esame di fede fatto sostenere a due
valdesi proprio dal nostro monaco dietro incarico del concilio stesso. Ecco
il suo racconto, tra il serio e il faceto:
« Vedemmo nel concilio romano celebrato sotto il papa Alessandro III
dei valdesi (lat. valdesios), uomini
semplici e analfabeti, chiamati così
dal loro capo Valdes (lat. Valde, ablativo), cittadino di Lione sul Rodano,
i quali presentarono al papa un libro
scritto in lingua gallica contenente il
testo e la glossa del Salterio nonché
di molti libri dell’uno e dell’altro Testamento. Costoro chiedevano con molta insistenza che venisse loro confermata l’autorizzazione di predicare, stimandosi atti a tale ufficio quando invece erano appena ai primi elementi,
simili in ciò ad uccelli che, incuranti
delle trajjpole o delle reti, credono di
poter volare ovunque... In quanto a
me, l’ultimo tra molte migliaia di delegati, prendevo in giro chi voleva discutere o nutriva dubbi sulla loro petizione; ma, su invito di un alto prelato al quale il papa aveva affidato la
cura delle confessioni, mi misi subito
all’opera e, alla presenza di molti
esperti di diritto canonico, mi ferono
condotti due valdesi (lat. valdesU), stimati tra i principali della setta. Venuti da me per discutere intorno alla
fede e non per amore di verità, pensavano di chiudermi la bocca convincendomi di dire cose inique. Confesso
di essermi trovato un po’ a disagio,
temendo che, causa i miei peccati, mi
fosse negata la grazia del parlare in
tanta assemblea. Mi preparavo a rispondere, quando il presidente m’ingiunse di procedere all’interrogatorio.
Sulle prime, mi limitai a fare delle domande elementari, a cui tutti sanno
rispondere, ben sapendo che l’asino, a
cui piace il cardo, non disdegna la lattuga. — Credete in Dio Padre? Risposero: — Crediamo. — E nel Figlio? —
Crediamo. — E nello Spirito Santo? —
Crediamo. Aggiunsi: — Anche nella
madre di Cristo? — ed essi daccapo:
— Crediamo. A queste parole, essi furono derisi da tutti con gran clamore
e si ritirarono confusi ', e con ragione, perché, pur non essendo retti da
nessuno, pretendevano reggere gli altri, simili in ciò a Fetone che ignorava persino il nome dei suoi cavalli ».
Dopo il racconto di questo infausto
interrogatorio, finito nel ridicolo per
i nostri semplici valdesi del tutto ignari dei tranelli delle disquisizioni scolastiche, il nostro monaco aggiunge
una pennellata sul tenore di vita dei
primi seguaci di Valdesio, che quasi
riscatta la sua abituale vena derisoria: « Costoro non hanno dimora fissa; se ne vanno a due a due, a piedi
nudi, vestiti di una tunica di lana; non
possiedono nulla, avendo ogni cosa in
comune sull’esempio degli apostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. I loro inizi sono umilissimi, perché non hanno
' Nel gergo degli Scolastici l’espressione
credere in vale solo per le 3 persone della
Trinità: non si crede nella Madonna, ma si
crede a lei!
ancora preso piede, ma, se li lasciassimo fare, ci caccerebbero fuori... ».
La seconda testimonianza, proveniente dal carteggio austro-lombardo del
1368, è altrettanto significativa, fatta
ovviamente astrazione degli elementi
leggendari che vi abbondano. Si tratta di un frammento di lettera, che lo
Schmidt pubblicò nel 1852 sotto il titolo di Regula secte Waldensium, e
che si trova anche in dialetto valdese
nel manoscritto Dd. XV.29 della Biblioteca dell’Università di Cambridge, edito dal Melia nel 1870. In esso le origini
valdesi sono fatte risalire nientemeno
che all’epoca degli apostoli, in un tentativo di divisione cronologica della
storia della chiesa in tre periodi che
diventerà poi familiare nella posteriole letteratura valdese di tendenza apologetica, almeno fino ai tempi dell’opportuna demitizzazione storiografica
operata da Emilio Comba sul finire
del secolo scorso. Con questa specifica angolazione — mi si perdoni un
termine proprio delle tecniche cinematografiche — la Regula così descrive
• le vicende della protesta valdese attraverso i secoli:
« Per circa 300 anni, fino a Costantino, i reggitori della Chiesa vissero in
povertà e umiltà; ma, a motivo della
donazione fatta daH’imperatore a papa
Silvestro che Io aveva guarito dalla
lebbra, la Chiesa accumulò onori e dignità, e i mali si moltiplicarono sulla
terra. Sennonché il compagno {socius)
di Silvestro non accettò i doni materiali e, staccandosi dal papa, preferì
seguire la via della povertà. Così, non
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllll
A TORRE PELLICE
Giornate storiche
indette dalla
Società di Studi Valdesi
Dal 29 al 31 agosto sono riuniti a
Torre Pellice, su invito della Società di
Studi Valdesi, numerosi studiosi italiani ed esteri, protestanti e non, interessati alle questioni relative all’eresia e alla Riforma in Italia. Questo
Convegno ha già una lunga e valida
tradizione, i suoi Atti sono per lo più
pubblicati sul Bollettino della S. S. V.
Riferiremo la prossima settimana sui
lavori, le relazioni, i dibattiti che hanno raccolto intorno ai “docenti” un
gruppo abbastanza numeroso di persone interessate.
tutta la Chiesa si allontanò dalla verità; e sebbene una parte, purtroppo
la maggiore, cedesse e rovinasse nel
male diventando serva di Mammona,
l’altra perseverò nella via della verità,
pur non riuscendo ad impedire che la
santità della Chiesa venisse a mancare e che l’iniquità crescesse. Ma dopo
800 anni sorse Pietro, detto Waldis
dalla sua regione di origine (il testo
valdese così suona: « un lo propi nom
de cal era Piero... mas el era duna region dieta Vaudia »), il quale, leggendo o udendo il Vangelo, prese sul serio la Parola di Dio e da ricco si fece
povero, vendendo tutti i suoi beni e
distribuendone il ricavato ai poveri.
Quindi si mise a predicare, facendo
dei discepoli, e andò fino a Roma a difendere la propria causa davanti al
pontefice, disputando di fede e di religione davanti all’eresiarca (si noti la
polemica inversione delle parti!). Ma
la Chiesa, non potendo sopportare la
parola di Pietro né abbandonare la via
intrapresa, lo scomunicò, benché egli
godesse nell’Urbe dell’amicizia di un
cardinale pugliese. Cionondimeno, egli
rimase un po’ di tempo a Roma facendovi molti discepoli e, nel viaggio
di ritorno, fondò delle comunità in
molte regioni italiane, dove egli stesso e i suoi successori erano ascoltati
volentieri dal popolo, perché la parola della verità era sulla loro bocca ed
essi mostravano la via della salvezza.
Così il numero degli aderenti andò
sempre più crescendo, a tal punto che
in parecchi loro sinodi il numero dei
presenti saliva fino a 700, quando più
quando meno. Dio era con loro e opelava per essi cose meravigliose, di modo che questi tempi fruttiferi durarono ben 200 anni, finché l’invidia di Satana e la malvagità degli empi non
ebbero rinnovato contro di essi le persecuzioni, che li scacciarono di regione in regione ».
Vedremo nella prossima puntata
quali conclusioni trarre da queste
fonti così diverse, che obbiettivamente prospettano delle risposte contrastanti ai due quesiti che formano il titolo di questa puntata: appello di Vaidesio alla suprema autorità del capo
della Chiesa ufficiale contro l’arcivescovo di Lione, o convocazione a Rorna dei Poveri di Lione per giustificarsi dei sospetti di eresia che già gravavano contro di essi, oppure, più semplicemente, istanza al pontefice per ricevere direttamente da lui la dispensa dalla regola canonica che interdiceva la predicazione a dei semplici laici?
Giovanni Gönnet
(segue: Ancora sui perché della presenza valdese a Roma nel 1170:
appello al papa, convocazione
da parte del concilio, o richiesta di dispensa?)
Una « tavola rotonda » all’annuale assemblea
della Società di Studi Valdesi
I valdesi e i protestanti itaiiani
fra internazionaiismo e "itaiianità
ñii
I pastori, i delegati e le altre persone
che, discretamente numerose, si sono
raccolte la sera del 20 agosto, nell’aula
della Casa Valdese (in cui poco prima
il Sinodo aveva iniziato i suoi lavori),
per Tannuale seduta della Società di
Studi Valdesi, hanno avuto modo di
riflettere in anticipo sulle premesse
storiche di talune questioni che in seguito il Sinodo stesso avrebbe dovuto
affrontare nella loro concretezza presente.
Infatti, nel corso di una « tavola rotonda » introdotta dal pastore Giorgio
Tourn, è stato affrontato il tema della
duplice vocazione dei protestanti italiani: chiamati da un lato a unirsi e
ad agire, con lo sguardo volto oltre le
Alpi, con gli altri protestanti, sul piano internazionale; d’altro lato sensibili, ora più ora meno, al compito di
portare la loro testimonianza, ma;lgrado le ,più aspre difficoltà, agli altri italiani.
Sulle oscillazioni, messe in evidenza
da Tourn, fra queste due tendenze, il
prof. Augusto Armand-Hugon ha detto in qual modo si radicassero nel'li
storia del protestantesimo italiano fino alla metà del secolo scorso. Allora
si ebbe un periodo di decisa prevalenza della tendenza italiana; e furono
proprio alcuni protestanti stranieri,
notava Armand-Hugon, come il Beckwith, a proporre decisamente ai valdesi una missione « italiana ».
Sullo svolgimento di questo tema
dalla metà dell’Ottocento a oggi è intervenuto il prof. Giorgio Spini, che
ha rievocato le fasi di formazione e
crescita dell’attuale protestantesimo
italiano, ancora, in modi nuovi, chiamato a risolvere gli stessi problemi di
orientamento. Oggi, peraltro, con mutamenti di fondo rispetto a quella che
poteva essere la situazione fino a trenta o anche fino a quindici anni fa.
Portatori di un’esperienza non solo
religiosa ma anche civile, realizzata in
altri paesi dalle confessioni protestan
ti, noi abbiamo avuto durante il Risorgimento e i primi decenni dell’Italia
unita « le spalle coperte » da modelli di
paesi protestanti in cui una società
più aperta e più giusta di quella italiana già di per sé rappresentava un termine di confronto da additare con certezza, come tangibile risultato della libertà religiosa. Si può dire che tale sia
ancora, oggi, la nostra situazione? Comunque si pensi di poter rispondere a
questa domanda, manca in ogni caso
l’evidenza e la certezza che quei modelli offrivano nel passato; non abbiamo più « le spalle coperte » in questo
senso, e siamo chiamati a cercare nuovamente il senso della nostra posizione, rinnovando l’uso degli strumenti
che, come credenti, ci sono stati affidati.
Dopo alcuni interventi sul tema della tavola rotonda, la seduta pubblica
ha avuto termine e la Società di Studi Valdesi ha svolto la seduta sociale,
nel corso della quale sono state confermate le cariche attuali, mentre è
stato eletto a far parte del consiglio
il pastore Bruno Bellion, in sostituzione del compianto sig. Arturo Vola.
Al ricordo del sig. Vola, dell’opera
costante e preziosa da lui dedicata per
molti anni alla Società erano state dedicate le prime parole della relazione
che, all’inizio della seduta, il prof. Armand-Hugon aveva fatto sull’attività
sociale, svoltasi positivamente, con alcuni eventi di rilievo come l’acquisizione, per desiderio del socio Dott. Varese, del museo di Rorà. Oltre che di
un crescente interesse attestato dal
numero dei soci, la società beneficia
in questo periodo di un incremento
dei mezzi economici, i quali peraltro si
trovano preventivamente impegnati
dai programmi delle celebrazioni di
Valdesio previste per il 1974 e dalle
necessità di adeguamento e aggiornamento delle sue strutture, in particolare del Museo valdese.
Augusto Comba
Una lettera
da Guardia
Signor direttore,
sono stato rapidissimamente a Guardia Piemontese, l’antica Guardia Lombarda, in Calabria. La prima cosa che
mi ha colpito è che il paese è di facile
accesso, vicino alla città di Paola e con
una propria stazione ferroviaria, a mare, sulla linea che porta in Sicilia. La
seconda cosa che mi ha colpito è che
il paese alto, quello abitato dai "veri
guardioli", è in una posizione magnifica, a più di 500 m. sul mare, un po’
come Piamprà rispetto a Torre Pellice.
La terza cosa è che gli abitanti mi son
parsi molto interessati a rafforzare i
legami con il paese d’origine.
Perché non andarci, magari in ferie?
Ora si diffonde la villeggiatura maremonte. Si sta sul monte e si scende
per i bagni al mare. Non ci sono ancora condomini, il paese è intatto. Non
c’è neanche un albergo. Ma per l’alloggio si può scrivere al Municipio. Il nome ufficiale del comune è adesso Guardia Piemontese Terme. La situazione
rischia di cambiare in un ptossirno futuro perché di lì passa la superstrada
in costruzione tra Paola e Sibari, cioè
tra il.Tirreno e lo Ionio. Interventi intelligenti possono salvare quest’angolo
di terra dallo scempio.
Non si tratta di instaurare soltanto
un rapporto turistico, s’intende. Gli
abitanti sono calati da un 2.000 a un
1.200 forse metà nell’emigrazione, che
è anche qui la principale industria. I
guardioli sono emigrati nel Michigan,
in Germania e in Svizzera. Mi è parso
che fossero molto consci della loro
origine. E che gli abitanti dei paesi vicini fossero altrettanto consci della
singolarità dei guardioli, non visti troppo di buon occhio quei morti di fame. Il razzismo è duro a morire, dei
settentrionali verso i meridionali e dei
vicini verso i guardioli di origine setsentrionale.
Che è rimasto dell’eredità valdese
dopo sei secoli dalla installazione della
colonia e quattro dal massacro? Credo
Piemontese
di più di quanto la diffidenza difensiva
abbia lasciato vedere a viaggiatori nel
passato. Echi di nicodemismo? Sappiamo che alle giovani valdesi non piace più molto il costume valdese. Per
analoghe e sovente ottime ragioni il
costume piace poco anche alle giovani evolute guardiole. Perciò non si fanno più costumi, con gran disappunto
di chi vuole fare un museo locale, e
non riesce a farsi dare i costumi vecchi, perché le vecchie si fanno seppellire nel loro costume, e i costumi finiscono al cimitero. Non è folclore nel
senso deteriore che ha preso questa
parola. Come non è quel folclore la
conservazione di un bel patois, parlato
con un accento che ce lo rende poco
comprensibile. Facciamo uno sforzo
guardando questa signora che ci parla
sorridendo: siamo ad Angrogna! Da
dove venne probabilmente quella famiglia Monasteri (Monastier) che con
altre famiglie notabili d’origine valdese tenne per il Risorgimento contro le
famiglie notabili filo-borboniche originate da funzionari immigrati.
Fenomeni così si trovano probabilmente anche in altri paesi meridionali,
e si vorrebbe sapere in che misura e
modo si possa parlare di eredità religiosa o di eredità civile. Si venga a
vedere.
Cordialmente
Gustavo Malan
IIIIIItlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Personalia
A Marlène e Roberto Bleynat, impegnati nel Servizio Cristiano a Riesi, è
nata Anna Maria Elena. I più vivi rallegramenti e un augurio fraterno.
Sitta Campi Druecke ha conseguito
la licenza teologica presso la Facoltà' di
teologia deirUniversità di Tübingen:
i più vivi rallegramenti!
I lettori ci scrivono
Fede e vita
Un gruppo dì lettori, da Angrogna:
Caro direttore,
chiediamo ospitalità all’"Eco-Luce” per
fare alcune precisazioni a proposito di un
articolo apparso sull’Amico dei Fanciulli
di luglio intitolato « Per non dimenticare»
e firmato « Edina ». Non ci pare giusto
polemizzare su un giornale per bambini,
e non capiamo molto la ragione dell’intervento di questa signora, o signorina, la
quale, certamente vive lontano ed è stata
poco o male informata della vera situazione; perciò il suo giudizio ci sembra azzardato. In quest’articolo, che ci ha molto stupiti, viene mossa una critica di fondo al materiale preparato dai bambini di
Angrogna in occasione del 17 febbraio, e
pubblicato, solo in parte — su scelta della
redazione — dall’Amico dei Fanciulli di
maggio, sotto il titolo « inchiesta sui nonni » (rimandiamo a questi numeri per
maggior chiarezza). In sostanza i bambini di Angrogna sono accusati di aver
« riferito » un « programma » di aiuto alle persone anziane nel quale si è « dimenticata » la Parola di Dio. Qui è un primo
errore : i bambini non hanno « riferito »
nessun « programma » dato che non ne
esisteva nessuno (adesso dal mese di maggio, il comune ha in vista un progetto di
aiuto alle persone anziane di Angrogna, e
la comunità lo appoggia). I bambini più
grandi della scuola domenicale del capoluogo, dopo aver soltanto spiegato quanto
si fa al Centro d’incontro (laico) nuovamente creato a Torre Pellice — la cui volontaria era la loro monitrice — facevano
alcuni K suggerimenti »; tali « suggerimenti » erano indirizzati alla popolazione
valdese di Angrogna riunita in occasione
del 17 febbraio, per sensibilizzarla al problema generale delle persone anziane, così attuale oggi, e particolarmente vivo
nella nostra valle, visto il gran numero
degli anziani in condizioni difficili. Questi (c suggerimenti » di aiuti concreti in
Angrogna (diversi da quanto si fa a Torre Pellice) erano indirizzati, attraverso alla popolazione valdese, alTamministrazione
comunale (di cui la maggior parte dei
membri sono valdesi). È logico che rivolgendosi a delle autorità laiche non si po\ teva chiedere loro di annunziare la parola di Dio, la quale, certo, anziché essere
« dimenticata » è la fonte di queste
riflessioni. Evidentemente se i bambini
delle scuole domenicali s’interessano ad un
problema simile lo fanno nel nome di Cristo, il quale non si è accontentato di predicare, ma accompagnava sempre la sua
parola con atti di amore; un solo esempio:
nell’episodio della moltiplicazionq dei pani, Gesù ha dato da mangiare alla gente,
mentre i discepoli non volevano. Nella
vita di Gesù c’è sempre stato equilibrio
tra parola e azioni, mentre noi, cristiani,
barcolliamo sempre in un senso o nell’altro.
Precisiamo poi che i dialoghi sono stati preparati per la maggior parte dai bambini stessi a partire da inchieste svolte
presso diverse persone anziane di Angrogna. I maestri di tutte le scuole di Angro
gna che hanno preparato i bambini sono
stati lasciati liberi — il che ci sembra
preferibile — di fare su questo tema quello che desideravano, senza imporre loro
niente; e siccome è stato per loro un argomento di studio fatto con tutta la loro
classe, cioè con alcuni cattolici e valdesi
— non si poteva pretendere da loro che
facessero una predica. Ma naturalmente
queste scenette' facevano parte di un tutto,
dove non mancava l’annuncio della parola; al 17 febbraio erano accompagnate da
inni e vari messaggi, tra cui la predicazione fatta quel giorno dal moderatore, il
quale ha fortemente apprezzato e sottolineato la portata umana dell’insieme.
Non capiamo perché la stessa accusa
non la si rivolge allora anche ad altri articoli di bambini sull’Amico dei fanciulli,
che, raccontando la storia del loro paese, o
facendo ricerche su fiori o animali... dimenticano la Parola!
Dobbiamo aggiungere che ad Angrogna
si è incominciato come dice « Edina »,
col portare la Parola alle persone anziane. Ogni anno, prima di Natale, i giovani,
tra cui alunni della scuola domenicale,
percorrono chilometri a piedi per andare
in tutte le case delle persone anziane al
di sopra dei 70 anni a portare loro un
messaggio, con lettura biblica, inni e preghiera (e un piccolo dono). A partire da
quest’anno anche alcune signore dell’unione femminile vanno a visitare nelle case
persone anziane facendo assieme con loro
la lettura della Parola, la preghiera e
cantano inni. Ma ci si accorge che in certi casi questo non basta; la Parola ci spinge ad altro.
Una frase di « Edina », che ci sembra
ben poco evangelica, ci ha colpiti e ci lascia sconcertati : «sarebbe meglio piuttosto
soffrire un po’ di freddo, un po’ di solitudine, un po’ di nudità e molto disagio,
insieme con persecuzioni, ma avere quella Parola sempre, ogni giorno con noi.
nella nostra vita e nel nostro cuore ».
Detta da una delle nostre persone anziane — le quali per la maggior parte vivono in case senza luce elettrica, senza acqua, senza strade e devono portare sulle
loro spalle le loro provviste, e con tanta
neve da spalare d’inverno per non rimanere isolati, e tanta legna da spaccare per
scaldarsi... — questa frase Taccetteremo
dicendo: che fede! Ma chi la dice non è
uno di loro.
Perciò chiediamo a « Edina » se anche
lei s’interessa ad Angrogna, di aiutarci
piuttosto, nel nome di Cristo, a fare qualche cosa in favore anche della vita materiale delle persone anziane, perché non si
tratta qui di « benessere », come dice, ma
di sopravvivenza.
Ascoltiamola la Parola che ci dice : « Se
un fratello o una sorella sono nudi e
mancanti del cibo quotidiano e un di noi
dicé loro: Andatevene in pace scaldatevi
e satollatevi, ma non dà loro le cose necessarie al corpo, che giova? Così è della
fede : se non ha opere, è per se stessa
morta » (Giac. 2 : 15-17).
Arlette Armoni, Marie-France Co'isson, Enrica Costantino, Enrico Costantino, Erica Girardon, lean-Louis
Sappè.
5
1 settembre 1972 — N. 35
pag. 5
ECHI SINODALI
Iscrizioni
la situazione finanziaria a iainioiiiiiare di Teologia
1971-72: pareggio - Senza cedere a facili e soddisfatti entusiasmi, occorre valutare criticamente la situazione finanziaria, tuttora precaria, e i motivi che l’hanno
determinata - Dipendiamo ancora troppo dai fratelli all’estero per la vita ordinaria della Chiesa - Richiamo contro la tendenza a dimenticare rapidamente la decisione degli impegni preventivi di contribuzione e di spese
Il raggiunto pareggio, dop>o che per
anni la Chiesa è stata afflitta da deficit
ricorrenti, ha costituito il fatto nuovo
e saliente che, nell'ambito del capitalo
finanziario, il Sinodo è stato chiamato
ad esaminare.
La prima piacevole constatazione
fatta è questa: quest’anno finalmente
le Comunità non saranno più fatte oggetto di speciali e pressanti appelli per
il risanamento del deficit!
Il risultato, certamente positivo e
rallegrante, non ha tuttavia impedito
al Sinodo di accantonare i facili entusiasmi e di valutare criticamente la
situazione finanziaria ed i motivi che
l'hanno determinata.
— In primo luogo è stata doverosamente sottolineata la generosa risposta delle Chiese, è stato riconosciuto
il loro sforzo responsabile e consapevole e la maggiore solidarietà contributiva è stata considerata una prova
di maturità che le Comunità hanno dato particolarmente quest’anno, ma che
è iniziata dal 1967, anno da cui ha preso l’avvio il piano di risanamento finanziario e che ha segnato l’inizio di
una maggiore sobrietà amministrativa.
— È stato dato rilievo al fatto che
lo scorporo della gestione della Scuola Latina e di Villa Olanda hanno facilitato l’andamento finanziario della
Cassa Culto.
— E stato infine riconosciuto che il
pareggio è stato possibile grazie al rigoroso contenimento delle spese, da
parte della Tavola, nei limiti modesti
delle nostre forze e degli aiuti che possiamo ricevere, rinunciando a sostenere alcuni programmi di lavoro e di
sviluppo e mantenendo la retribuzione
del personale della Chiesa ad, un livello del tutto inadeguato all’aumentato costo della vita.
La legittima soddisfazione per il risultato raggiunto non ha impedito al
Sinodo di giudicare ancóra precaria la
situazione finanziaria perché condizionata dai seguenti fattori:
— La nostra dipendenza dagli aiuti
dall’estero è tutt’ora determinante:
se dovesse ridursi o addirittura
mancare questa fonte di entrate che
corrisponde quasi ad un quinto delle entrate della Cassa Culto, la nostra Opera entrerebbe in crisi.
— Le nostre forze, compresi gli aiuti
dall’estero, sono appena sufficienti
al mantenimento deH’opera in generale e non offrono alcuna possibilità di sviluppo in riferimento al fine
missionario della Chiesa.
^— Le contribuzioni delle Chiese non
coprono ancora, anche se il divario non è più rilevante come un
tempo, le spese per gli assegni e le
pensioni del personale.
La CdE, liur avendo constatato che
le Comunità hanno dimostrato una
maggiore comprensione per le difficoltà amministrative della Tavola nelTeffettuare con più tempestività i versamenti alla Cassa Centrale, come testimonia la diminuzione della somma pagata per interessi passivi, ha tuttavia
rilevato che la rateizzazione mensile
dei versamenti è ancora lontana dall’essere attuata con regolarità da tutte
le Chiese. Risulta infatti daH’esame
dettagliato dei versamenti effettuati
dalle Comunità che le somme pervenute alla Tavola nei primi sette mesi
(giugno-dicembre) corrispondono a poco più di un terzo del totale delle contribuzioni e sono pari ai versamenti
effettuati negli ultimi due mesi (aprile-maggio).
Il Sinodo, con il sottinteso che la
pratica di regolari versamenti mensili
sia adottata dai singoli membri di
Chiesa come meditata e programmata
offerta di una parte delle proprie entrate, ha approvato il seguente o.d.g.:
Il Sinodo rinnova alle Chiese l’invito a versare mensilmente la quota
parte delle loro contribuzioni alla Tavola, onde evitare l’accumularsi di interessi passivi.
Operando secondo quanto deliberato
dal Sinodo 1971 (art. 30) la Tavola ha
portato a compimento alcune operazioni ed altre ne ha iniziate nel settore
immobiliare, valorizzando e trasformando alcuni stabili in vista di più
soddisfacenti redditi e di una migliore
funzionalità, alienandone altri non più
funzionali.
Il disposto sinodale menzionato e
tutti gli altri che a partire dal 1967
(art. 15), con il quale il Sinodo invitale
Comunità a ridimensionare i loro programmi edilizi, al 1969 (art. 20), che
invita la Chiesa a stabilire una prassi
finanziaria rigorosa e a ridimensionare
il patrimonio edilizio in base a criteri
di funzionalità, al 1970 (art. 15), con il
quale il Sinodo dispone che ogni progetto di nuove costruzioni deve ottenere il preventivo benestare della Tavola,
sono stati richiamati e posti all’attenzione del Sinodo per sottolinearne tuttora la validità.
Gli atti sinodali degli ultimi anni
sono un continuo richiamo alla sobrietà ammniistrativa e sottolineano in
modo chiaro e convincente che i beni
e il denaro di cui la Chiesa dispone devono essere considerati come strumenti per la predicazione e la testimonianza cristiane e che le decisioni di carattere finanziario debbono essere prese
con riferimento alle finalità che la
Chiesa nel suo insieme condivide.
Il Sinodo, conscio del fatto che lo
equilibrio raggiunto, malgrado la sua
precarietà, può essere mantenuto, oltre che da un rigoroso controllo della
Tavola, da un severo e consapevole autocrontollo di Chiese e Opere, nella
consapevolezza che il risanamento della situazione finanziaria della Chiesa,
che ha caratterizzato nell’ambito amministrativo il settennio di moderatura del pastore Neri Giampiccoli, richiederà l’attenta e l’assidua cura della
nuova Tavola, ha votato il seguente
o.d.g.:
Il Sinodo invita la Tavola a proseguire sulla via della sobrietà e del rigore amministrativo perseguito in
questi ultimi anni, a norma dei deliberati sinodali art. 15 AS 1967, art. 20
AS 1969, art. 15 AS 1970 e art. 30 AS
1971.
Il Sinodo infine, con il seguente o.
d.g,. ha voluto esprimere la propria
gratitudine a tutti i generosi donatori
che anche in momenti difficili hanno
manifestato la loro fiducia neH’impegno evangelistico della Chiesa Valdese:
Il Sinodo esprime la propria riconoscenza e fraterna gratitudine alle
Chiese sorelle, ai Comitati esteri e a
tutti gli Amici della Chiesa Valdese
per la solidarietà e la fiducia con le
quali anche quest’anno hanno favorito concretamente le Opere della nostra Chiesa. Valdo Fornerone
Dopo l'INPS, l’INAM ai pastori
(segue da pag. 3)
La CdE ha perciò proposto, come
traguardo minimo, che le contribuzioni delle Chiese siano aumentate del
5% rispetto a quelle del 1971-72, anziché del 2,50% come richiesto dalla Tavola, ponendo con urgenza il problema deH’adeguamento, per troppo tempo differito, delle retribuzioni del personale aT reale costo della vita.
Il Sinodo ha ritenuto che Taumento
proposto sia ampiamente giustificato
dalle necessità e sia sostenibile da parte delle Comunità in considerazione
del fatto che corrisponde alla somma
versata lo scorso anno per la copertura del disavanzo. Ciò significa che
quanto viene richiesto come contribuzione alla Cassa Culto non presenta
un reale aumento rispetto alla somma
globalmente versata dalle Chiese nel
corso dell’anno 1971-72.
Tuttavia il Sinodo ha voluto riaffermare la validità del disposto Sinodale
dell’anno 1970 (art. 14) in base al quale le Chiese sono chiamate a pronunciarsi preventivamente circa il proprio
impegno contributivo nell’ambito del
Distretto, e, nel pieno rispetto delle decisioni prese responsabilmente dalle
Comunità nei riguardi delle necessità
materiali della Chiesa tutta, ha approvato il seguente o.d.g.:
Il Sinodo ribadisce la validità dell’art. 14 AS 1970; tuttavia, tenendo
conto delle'aumentate esigenze della
Chiesa e andando oltre alle richieste
della Tavola ai Distretti, pone dinanzi- alle Comunità l’esigenza di aumentare di almeno il 5% le proprie contribuzioni.
occorre dire che la legge in questione
prevede un contributo dello Stato alla
spesa per l’assistenza, che è di gran
lunga superiore a quello offerto per altre categorie di lavoratori, mentre un
piccolo contributo viene richiesto al
« prestatore d’opera », per intenderci,
nel nostro caso, al pastore. A carico del
« datore di lavoro », cioè della Chiesa,
la legge non prevede alcun contributo. La Chiesa Valdese non ritenne nel
1967 di poter accettare un privilegio
che la mettesse di fronte agli altri cittadini ed enti in una condizione di
maggior favore, di fronte allo Stato in
una situazione di compromesso. Già
l’anno precedente il Sinodo aveva votato un o.d.g. (art. 39, A.S. 1966), in
cui invitava la Tavola a dare il proprio
contributo per avviare trattative con
gli organi competenti, al fine di realizzare le intese con lo Stato, riaffermava il principio « che le eventuali intese non debbano condurre ad alcuna situazione di privilegio ». Il Sinodo del
1971 aveva ancora vincolato la Tavola
a non dare adesione alla legge 669 se
prima non fosse stata approvata dal
Parlamento la legge sulle « intese ».
Questo avveniva nella primavera di
quest’anno, mentre le altre Chiese
evangeliche italiane avevano già aderito alla legge sull’assistenza mutualistica ai ministri di culto. Il problema
si poneva ora alla Chiesa valdese. La
Tavola Valdese riteneva di non poter
prendere una decisione, senza aver
consultato ancora una volta il Sinodo,
e poneva la questione all’ordine del
giorno dell’ultima sessione sinodale.
Nella discussione sinodale emergeva
subito una tendenza favorevole all’adesione alla legge, senza altro indugio. I
pastori sono infatti una categoria disagiata, e godono allo stato attuale di
un’assistenza, gestita dalla Tavola, che
copre solo per metà le spese per visite mediche, medicinali, indagini diagnostiche e ricoveri ospedalieri. Il solo
onorario operatorio (e non le spese
connesse all’intervento, come esami radiografici e di laboratorio, anestesia,
ecc.) è a completo carico dell’amministrazione. La spesa sopportata da questa, e naturalmente anche quella sopportata dagli interessati, è stata ingente negli ultimi anni, ma è destinata a
più che raddoppiare negli anni futuri,
qualora non si accetti di entrare nella
assistenza pubblica, per l’aumento dei
costi dei materiali e delle prestazioni,
e perché molti interventi sono stati
rinviati da pastori o da loro familiari
che ne avevano bisogno, in vista della
entrata in vigore della legge. A sostegno della nostra adesione alla legge
669, oltre a questi argomenti la Commissione d’Esame ne portava anche un
altro: la chiesa, entrando coi suoi pastori nel sistema mutualistico nazionale, viene a condividere la situazione
e i problemi delle classi più umili, e
potrà lottare Coi minimi per il miglioramento dell’assistenza. Questo tenendo conto che l’assistenza di malattia
in Italia presenta notevoli deficienze,
tanto che — sotto taluni aspetti — il
sistema attualmenté in vigore per i
pastori valdesi è da considerarsi preferibile.
Chi scrive interveniva per rendere
attento il Sinodo all’esigenza sentita
negli o.d.g. votati nel ’66, nel ’67 e nel
’71, cui si è fatto cenno più sopra, chiarendo di condividere la posizione di
chi sostiene che la Chiesa deve fornire
ai suoi operai un’assistenza completa,
e di ritenere che questa assistenza
completa potrebbe essere erogata dalla Chiesa, senza aderire alla legge 669,
se le chiese locali facessero uno sforzo contributivo maggiore; di ritenere
che l’adesione alla legge costituisce
una deroga al principio, più volte ribadito dai precedenti Sinodi, di rifiutare posizioni di privilegio presso lo
Stato. Dichiarava infine di essere favorevole alla legge solo per motivi contingenti, rifiutando però le motivazioni addotte dalla Commissione d’Esame.
Nel dibattito interveniva anche il
Moderatore, affermando che ci è giocoforza accettare l’assistenza offerta
dairiNAM, ma se lo facciamo, lo facciamo con la coscienza di compiere
un’infedeltà, dato che la Chiesa non è
in grado, per sua debolezza, di provvedere a quanto è necessario per i
suoi dipendenti, senza derogare ai suoi
principi. Nel dibattito si inserivano altre voci contrarie all’approvazione dell’ordine del giorno presentato dalla
Commissione d’Esame. Si trattava di
alcuni pastori, che ritenevano del tutto inaccettabile il privilegio offerto dal
potere pubblico, é ancora di un laico,
che vedeva la necessità deH’inserimento dei nostri pastori nelTassistenza.
pur esprimendo delle perplessità di
principio.
In altri interventi era confuso il privilegio che la Chiesa (come organizzazione) accetta dallo Stato, privilegio
che una parte del Sinodo riteneva inaccettabile, col privilegio che i pastori,
essendo protetti dall’assicurazione contro la malattia, verrebbero ad avere
nei riguardi di altre categorie. Questo
aspetto, che giustamente era minimizzato, essendo i nostri pastori comunque molto vicini a quei « minimi » di
cui ci parla TEvangelo, non era però
in causa.
Alla fine della discussione veniva approvato a grande maggioranza un ordine del giorno, che accettava l’inserimento dei pastorr nella legge 669, senza accennare alle motivazioni del
fatto:
Il Sinodo,
vista la Legge 6.12.1971 n. 1055, inte
grazione della Legge 28.7,1967 n. 669
sull’estensione dell’assicurazione contro le malattie in favore dei sacerdoti
di culto cattolico ai ministri delle altre confessioni religiose,
autorizza la Tavola a promuovere
le intese previste dalla Legge.
Sono aperte le iscrizioni all’anno accademico che comincerà alla fine di
ottobre. Diamo le norme di iscrizione
per le varie categorie.
a) per il corso di Licenza teologica
(quattro anni di frequenza); è il titolo di studio normalmente richiesto
per esercitare il pastorato.
La domanda scritta, indirizzata al
Consiglio di Facoltà, dev’essere corredata dei seguenti documenti:
— certificato di nascita;
— diploma o certificato di maturità
classica o altro titolo superiore
giudicato equipollente dal Consiglio;
— attestato fornito dal Concistoro o
Consiglio di Chiesa della comunità di cui lo studente fa parte, dal
quale risultino i caratteri morali
e spirituali del medesimo e la sua
iscrizione da almeno due anni a
una comunità evangelica;
— un certificato medico comprovante sana costituzione fisica;
— due fotografie formato tessera.
b) per il corso da studente esterno
(corso di livello universitario, che
pierò non abilita al ministero pastorale). Non è richiesta la frequenza e
10 studente è esonerato (salvo sua richiesta contraria) dalle esercitazioni
pratiche:
— stessi documenti di cui sopra, salvo il certificato medico.
c) per i "corsi per laici” per corrispondenza:
— domanda, scritta;
— certificato di licenza di scuola
media superiore o inferiore;
— certificatò di appartenenza a una
comunità evangelica.
d) per i corsi per collaboratori laici,
con esercitazioni pratiche:
essendo questi corsi destinati ai fratelli e alle sorelle delle comunità di
Roma e dintorni, gli interessati sono
pregati di prendere contatto direttamente con la Facoltà. Per corsi analoghi in altre località, rivolgersi ai
pastori.
La commissione d’esame sull’operato della Facoltà di Teologia al Sinodo
1972 ha invitato il Consiglio a presentare un piano dettagliato per un corso
residenziale di un anno, aperto a membri (giovani e non) delle nostre comunità che vogliano dedicare un anno
della loro vita per una preparazione
che dia gli elementi fondamentali di
una cultura biblica e storica selezionata, in vista della predicazione, dell’insegnamento, della testimonianza capillare o del lavoro sociale, per costituire
il nerbo della comunità di domani.
11 Consiglio sarà incoraggiato alla
preparazione di questo piano se riceverà delle richieste in merito da possibili frequentatori di questo corso, sia
per il corrente anno sia per i prossimi.
In attesa che il Consiglio dia indicazioni più precise, questa segreteria non
è in grado di indicare norme di ammissione; saremo lieti però di rispondere ad ogni richiesta di informazioni.
Facoltà Valdese di Teologia
Segreteria
Via Pietro Cossa, 42 - 00193 Roma
Nel dar pubblicazione alle norme di
iscrizione alla Facoltà, non possiamo
non ricordare ai lettori di Eco/Luce
che la teologia è una funzione essenziale della comunità cristiana, al punto
da poterla considerare come una manifestazione inevitabile della fede. In
qualunque modo la fede si esprima,
sia nella riflessione personale del credente sia nel suo rapporto con gli altri credenti e col mondo, essa si esprime sempre teologicàmente: ogni parola, ogni pensiero, ogni atto, religioso
è al tempo stesso una espressione teologica. Se non lo fosse, non. sarebbe
neppure religioso.
Pensa e agisce teologicamente, dunque, ogni credente che pensa o agisce
come discepolo del Signore. La sua
teologia sarà subito più approfondita,
però, quando comincerà a riflettere e
a domandarsi la ragione del suo pensare e del suo agire, o a cercare di
comunicarla ad altri, secondo l’esortazione della Scrittura: « Pronti sempre
a rispondere... a chiunque vi domanda
ragione della speranza che è in voi » (I
Pt. 3: 15). Questo passo biblico ci fa
vedere chiaramente che il compito della testimonianza non è riservato a pastori o evangelisti, ma è costitutivo
della figura del credente. Una certa
preparazione, biblica e storica innanzitutto, potrà rendere più facile e più
efficace questa spiegazione della speranza che è in noi per la fede,
La teologia di chi esercita uh qualche ministero nella comunità non è
superiore a quella di chi testimonia
della sua fede nel senso che abbia un
rango o una dignità superiore; psrò
avrà per necessità un carattere più
completo e sistematico. Ciò è vero
particolarmente per coloro che hanno
nella comunità il compito delTinsegnamento. Qltre alle esigenze del programma da svolgere, essi hanno anche
quella di rispondere alle domande dei
loro allievi, piccoli o grandi che siano.
La necessità di « rispondere », infine esiste anche al livello del dibattito
culturale e filosofico, del confronto polemico o della ricerca ecumenica. Anche questo non è un livello aperto solo a pastori o professori di teologia,
perché il dialogo con il cattolicesimo
o il confronto delle diverse teologie alTinterno delle chiese della famiglia
evangelica sono sentiti sempre piu come cosa propria anche dai membri
dellé nostre chiese.
Su questo sfondo di esigenze varie
la Facoltà valdese offre anche quest autunno il suo modesto contributo di servizio. Anche in questo campo si avverte la penuria di uomini e di denaro, e
la complicata collocazione geografica
delle comunità evangeliche in questa
Italia così allungata nel Mediterraneo
che quasi tutte le regioni sono lontane (o lontanissime) da I^nia che pure
è al centro. Ma molte difficoltà potranno essere superate grazie alla consapevolezza di studenti e docenti di essere impegnati in una funzione vitale
delle comunità cristiane.
Bruno Corsami
Interessante iniziativa a Torre Pellice
Istituzione deiia Scuoia Materna Statate
Marco-Tullio Florio
Il Ministero della P. I., aderendo alla richiesta dell’Amministrazione comunale di Torre Pellice in collaborazione con la Direzione didattica,, ha
concesso l’istituzione di due sezioni di
Scuola materna statale, a partire dal
prossimo anno scolastico.
È inutile sottolineare l’enorme importanza educativa che la frequenza
ad una scuola materna può avere sull’intero sviluppo della persona; le esperienze sociali, le attività motorie, sensoriali ed intellettuali che il bambino
vi compie caratterizzano la sua maturazione ed affrettano la conquista di
uno stato di autonomia nella collaborazione e nel rispetto degli altri.
La Scuola materna statale è aperta
a tutti ed offre un servizio gratuito
per tutte le famiglie che desiderino avvalersene. La presenza di una maestra
e di un’assistente per sezione assicura una prestazione continuativa e adeguata; è pure previsto un servizio di
refezione secondo precise norme dietetiche ed alimentari. Per i bambini
più lontani dalle due sedi, è allo studio e parzialmente già approntato un
servizio di trasporto.
Le due sezioni sono state assegnate
una presso la scuola elementare di
Bouissa, appositamente modificata
nelle strutture edilizie interne, allo
scopo di servire la zona pre-collinare
del Comune e la frazione di S. Margherita; l’altra presso le scuole del
Capoluogo.
Le iscrizioni alle due sezioni (con un.
massimo di 25 allievi per sezione) si
ricevono presso la Direzione didattica (viale Dante 11) ogni giorno feriale
(escluso il sabato) dalle ore 9 alle 11
e a partire dal 1 settembre p. v. I documenti richiesti sono il certificato di
nascita èd il certificato di avvenuta
vaccinazione. _ .
Per ogni ulteriore informazione, rivolgersi al Comune di Torre Pellice o
alla Direzione didattica.
Il Sindaco
(Giovanni Steff anetto)
Il Direttore Didattico
(Prof. Roberto Eynard)
COLLEGIQ VALDESE
di Torre Pellice
Scuola Media
Gli esami scritti di riparazione avranno luogo secondo il seguente diario :
Lunedi 4 settembre: Italiano
Martedì 5 settembre: Educazione artistica
Mercoledì 6 settembre: Matematica
Giovedì 7 settembre: Lingua straniera
L’esposizione dei lavori eseguiti dagli allievi è aperta fino al 3 settembre (compreso)
nei locali della Scuola, tutti i giorni dalle
ore 16,30 alle 19,30.
AVVISI ECONOMICI
ASSUMIAMO giovani diplomati scuola o istituto magistrale anche primo impiego. Scrivere a : Ist. Gould, via Serragli, 49 50124 Firenze.
CASA 4 camere, garage, stalla, orto, vendasi.
Rivolgersi sig. Giraud Carlo, Chiotti di Riclaretto (Torino).
VENDESI fabbricato in San Germano Ghisane. Via Umberto I ex Via Provinciale costituito da due piani fuori terreno di vani
otto, cantinati, rimessa, terrazza, terreno
attiguo. Rivolgersi : geometra Gino Rostan,
Via Monte Grappa 6, Perosa Argentina,
Tel. 8313.
il
6
pag. 6
N. 35 — 1 settembre 1972
venerdì 25
Il presidente Andreotti riconosce valide le riserve e critiche espresse da
buona parte deH'arco politico contro
la decisione del governo relativa alla
tv a colori, ne sostiene il carattere sperimentale, ma non smentisce che le
« sperimentazioni » continueranno durante rinvemo: politica del fatto compiuto?
Due gravi incidenti confinari fra
americani e cinesi; sconfinamento di
aerei USA nel corridoio « neutro » fra
Cina e Nord-Vietnam, e affondamento
di un piccolo natante cinese, da parte
di aerei USA, nel Golfo del Tonkino
« bloccato ».
E stata scoperta e — pare — neutralizzata a Hong-Kong una rete spionistica a favore dell’URSS.
NeU’Ulster, il funerale di un operaio
« lealista », « giustiziato » a Belfast da
im commando dell’IRA (Irish Republican Army) provisional, si trasforma in
una manifestazione di reparti deH’UDA
(Ulster Defence Association), una delle organizzazioni paramilitari protestanti; controrisposta: un attentato
contro una pattuglia inglese e quattro
contro edifici commerciali appartenenti a ditte protestanti o inglesi.
Ricordando che le ultime Olimpiadi
celebrate in Germania erano state
quelle del 1936 a Berlino, alla presenza
di Hitler, a glorificazione della Germania nazista, la comunità israelitica e le
chiese cattolica e protestante hanno
invitato gli atleti olimpionici a un
pellegrinaggio a Dachau, poco a nord
di Monaco; la risposta è stata larga,
significativamente assenti però i tedeschi delle due Germanie, i russi, i greci, i portoghesi, gli spagnoli, i rappresentanti del Terzo mondo.
SABATO 26
Il governo italiano annuncerà, nella
riunione del 4 o 6 settembre, la durata delTesperimento tv a colori; quindi
gli organi tecnici (apolitici?) sceglierano fra il sistema Pai o Secam.
Contro il verdetto della Corte dei
conti avverso ai nuovi (e alti) emolumenti stabiliti dal governo per circa
5000 alti dirigenti statali, questi minacciano uno sciopero. Una volta ancora
un gruppetto di alti burocrati alto-pagati paralizzerà la macchina statale?
Finalmente il presidente della sezione feriale (!) del tribunale di Roma,
Antonio Maci, ha accolto l’istanza presentata dai Valpreda, sulla base della
relazione del direttore sanitario del
carcere di Regina Coeli, e ha ordinato
il trasferimento di Pietro Valpreda al
Policlinico di Roma.
A Parma, im giovane operaio di Lotta Continua è ucciso con una coltellata,dopo essere stato aggredito con due
compagni da un gruppo fascista.
In Val Susa (come nella contigua
Val di Lanzo) la Montedison ha notificato licenziamenti a centinaia: mentre
si preparano scioperi generali, sindaci
e consiglieri dei comuni interessati minacciano le dimissioni in massa.
NeirUlster, altri sei morti.
Primo veto cinese all’ONU: contro
l’ammissione del Bangla Desh, in polemica con l’URSS che la appoggiava e
che, secondo Pechino, ha come unico
scopo di rafforzare il suo controllo sul
subcontinente indiano. Il neo-arrivato
ha subito capito e applicato le regole
del gioco, con perfetto conformismo.
A 24 ore dalla protesta cinese, altre
incursioni USA nella fascia nordvietnamita confinante con la Cina.
Il re del Marocco, Hassan II, dice ai
partiti dell’opposizione; venite a controllare le elezioni; intanto continua a
sequestrare la loro stampa.
Si apre a Monaco la XX Olimpiade,
con la parata nel nuovo stadio, costato
15 miliardi.
DOMENICA 27
Si apre la caccia, in Italia: due morti e il ridestarsi di polemiche perché
due milioni di italiani dispongono a
loro piacimento (e in molti casi lo
minacciano seriamente), senza un ap¡janto di controllo giuridico adeguato,
di un patrimonio naturale che appartiene a tutti i cittadini. Quando sarà
imbrigliato questo privilepo?
I commercianti romani minacciano
sciopero contro il calmiere istituito
con editto prefettizio: lamentano sopratutto la situazione dei piccoli esercenti, stretti fra le norme governative
e la concorrenza dei grandi complessi
commerciali.
A Saigon è stata votata una legge
che raccoglie norme precedenti e conferma la pena di morte per r^ti di
corruzione; una norma indicativa di
una situazione. Si annuncia da fonte
americana che sono scesi a 37.700 i
militari USA di stanza nel Vietnam; e
in Cambogia, nel Laos, in Thailandia?
La Cina popolare invita la rappresentanza di Taiwan (Formosa), considerata « provincia della Cina », ai canipionati asiatici di ping-pong, a Pechino, dal 3 al 13 settembre. Un’altra partita dello sport del sorriso?
II viceministro degli esteri cinese si
reca a Islamabad, in visita al governo pakistano. A Pechino « Il Quotidiano del Popolo » accusa l’URSS di cercare, appoggiando l’ingresso del Bangla Desh all’ONU, di « legalizzare la
sua aggressione nel subcontinente indiano », la cui pace sarebbe stata sabotata dalle « manovre sovietiche ».
In un’intervista a "Welt am Sonntag"
Ota Sik, vicepresidente del consiglio
cecoslovacco all’epoca di Dubcek, ha
detto: « Sta tornando l’era glaciale... ».
LUNEDI 28
A Roma, serrata di parecchi negozi,
e totale nei banchi dei 130 mercati
rionali, contro il calmiere.
11 giudice istruttore del tribunale di
Milano ha spiccato mandato di cattura
contro Preda e Ventura, per la strage
di Milano del dicembre 1969.
A Parma la vita della città si ferma
quasi del tutto per il funerale del giovane di Lotta Continua assassinato da
un gruppo fascista.
Il week-end nordirlandese ha segnato 10 uccisi.
La Casa Bianca, mentre annuncia
una nuova riduzione degli effettivi USA
nel Vietnam, scatena sulla regione di
Hanoi e Haiphong le più pesanti incursioni aeree degli ultimi cinque anni. Un dragamine cinese ha forzato il
blocco navale USA, ma altre mine sono
state lanciate nel golfo del Tonchino.
Le truppe nordvietnamite sono sempre
all’offensiva.
All’ONU l’ambasciatore israeliano ha
protestato contro la tassa imposta dall’URSS agli emigranti ebrei.
Gli scienziati sovietici hanno scoperto e dissotterrato, lungo la costa dell’Oceano Glaciale Artico, lo scheletro
di un mammuth perfettamente conservato.
martedì 29
Riuniti in assemblea a Vado Ligure
i rappresentanti dei 180.000 lavoratori
dii>endenti delle aziende del gruppo
Montedison. Il governo comunica di
non aver autorizzato i drastici provvedimenti di licenziamento.
Continua, a Roma, la tensione per il
calmiere: alcuni scontri e arresti, specie in mercati rionali, e ulteriori scioperi di commercianti.
In una notte quattro attentati dinamitardi: uno a Massa e due ad Alghero, da sinistra, contro elementi di destra, e imo a Trieste, da destra, contro
la sede del pei.
Le artiglierie navali USA bombardano Haiphong. Nixon annuncia che sarà abolita la coscrizione obbligatoria.
Scontro a Belfast fra paras inglesi
e elementi dell’IRA; nell’opinione pubblica cattolica deirUlster pare ridestarsi l’ostilità contro l’Inghilterra.
Il voto (12 si e 10 astensioni) della
Commissione delle N.U. per la decolonizzazione, che ha approvato l’inclusioné di Portorico fra i territori che rientrano in questa prospettiva, è salutato
da una parte della popolazione come
un passo decisivo verso l’indipendenza.
India e Pakistan sono giunti a una
intesa impegnandosi a ritirare, entro
il 15 settembre, le loro truppe dalle
zone rispettivamente occupate; nessuna soluzione, però, per il Kashmir.
mercoledì 30
La Corte Costituzionale ha negato ai
vedovi la reversibilità della pensione:
avranno la pensione della moglie solo
se inabili.
Il governo britannico ha congelato il
prestito di 10 milioni di sterline (15
miliardi di lire) promesso aH’Uganda:
ritorsione per l’espulsione daH’Uganda
di circa 50.000 asiatici (per lo più pakistani e indiani) con passaporto inglese. Come in quasi tutti i paesi africani della fascia che da sull’Oceano
Indiano, questi asiatici avevano in mano la maggior parte del commercio.
Fenomeni razziali, con la loro chiara
componente socio-economica, che non
sono dunque affatto un’esclusiva
bianca.
giovedì 31
Riaperti a Roma negozi e mercati; il
calmiere sarà sospeso?
Pietro Valpreda è trasferito al Policlinico di Roma.
La Montedison presenta un piano
(20 miliardi) per il rilancio del « Vallesusa ».
Nixon, nelle Hawai, incontra il premier giapponese.
ündíamo verso il declino?
Chi produce meno è più felice? A
questa conclusione è giunto Sicco
Mansholt, presidente della Commissione del Mercato comune, abbracciando le tesi del rapporto sui « limiti dello sviluppo » — svolto, da un gruppo
di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology diretto da Dennis
L. Meadows (*) — e diventando uno
dei teorici dello « sviluppo zero ». Ma
vediamo queste tesi:
« 1) Nell’ipotesi che l’attuale linea di
sviluppo continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione,
industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l’umanità è destinata
a raggiungere i limiti naturali dello
sviluppo entro i prossimi cento anni.
Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale.
2) È possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una con
libri
CAPIRE LA CINA
Mentre si diffondono le voci più
strampalate sulla liquidazione di Lin
Piao, è utile segnalare una recente edizione di Jaca Book dal titolo molto
programmatico: Capire la Cina. Capire, cioè cercare di penetrare in un
mondo completamente diverso dal nostro senza fermarsi alle poche notizie
delle agenzie stampa, per di più interpretate secondo la nostra ottica occidentale. Un esempio tratto da questo
libro che riporta i punti salienti di
una cinquantina di dibattiti tenuti dall’autore dopo un viaggio di 6 settimane in Cina. Un interlocutore chiede
spiegazione a proposito di slogans ridicoli come: i muti possono parlare e
i sordi possono udire grazie al pensiero del presidente Mao. Risponde l’autore raccontando la sua visita ad una
scuola-casa di cura per sordomuti. Prima della rivoluzione culturale i sordomuti erano assistiti e curati ma giudicati praticamente irrecuperabili. Fu
durante la rivoluzione culturale che,
secondo lo stile caratteristico cinese,
fu data vasta pubblicità al caso del
soldato Ciao Po Yu che aveva cercato
sul proprio corpo i punti di agopuntura adatti per la cura dei sordomuti.
Da allora l’esempio fu seguito da migliaia di giovani e anche da quelli che
si occupavano della scuola in questione che fu totalmente rivoluzionata secondo questa linea di ricerca. I risultati ottenuti, per quanto non giudicati
ancora soddisfacenti, sono senza precedenti. Che c’entra allora il pensiero
di Mao? È sulla base delle direttive
del pensiero di Mae, del suo richiamo
costante alla pratica e alla necessità di
non arrendersi di fronte alle difficoltà,
che quei risultati sono stati raggiunti,
e mediante la caratteristica del presidente Mao che consiste nel « saper
cogliere in germoglio ciò che nasce
dall’esperienza delle masse restituendolo alle masse in forma elaborata e
generalizzandolo ». Né questa via, come innumerevoli altre, sarebbe stata
intrappresa senza quell’enorme rivolgimento interno che è stata la rivoluzione culturale e cioè la lotta per la
linea di Mao contro una risorgente
linea borghese. In base a questi presupposti sono gli stessi ragazzi che
dopo il 1968 hanno acquistato l’uso
della parola a dire: « Il presidente
Mao ci ha dato il diritto di parlare e
di udire» (p. 177-178). In altre parole,
come osserva l’autore, questo e altri
slogans non vanno presi alla lettera,
ma vanno letti nel contesto della rivoluzione culturale che costituisce il
punto più alto e significativo dell’esperienza cinese.
Il libro è interessante non soltanto
per la varietà dei temi trattati (il partito, i rapporti Cina URSS, la politica
internazionale, la struttura economica,
le comuni, l’educazione, ecc.), ma anche per il linguaggio estremamente accessibile e per la forma indovinata di
riportare domande sorte; nei dibattiti
e le relative risposte dell’autore. Particolarmente notevole è la serenità e la
indipendenza di giudizio dell’autore,
membro del PCI e fino a poco tempo
fa corrispondente della rassegna internazionale dell’Unità, che non si risparmia un’autocritica di partito per ciò
che riguarda l’atteggiamento del PCI
nei confronti della Cina dalla crisi cino-sovietica in poi.
Franco Giampiccoli
A. Jacoviello, Capire
Book, Piccola serie
1972.
la Cina, Jaca
78/79, Milano
UNA SOCIETÀ’
MALATA
Riportiamo
un altro passo del
Post-Scriptum al documento di Andréi
Sacharov, in prosecuzione
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
del num.
preced. di questo settimanale (n. 33-34
del 25.8, V. articolo: « Giustizia in
Unione Sovietica »).
« La società sovietica è malata d’apatia, d’ipocrisia, d’egoismo miope, di
crudeltà nascosta. La maggior parte
del suo gruppo dirigente (cioè l’apparato amministrativo del Partito e del
governo, e la frazione più riconosciuta
dell’intelligenzia) si arrocca ostinatamente ai propri privilegi, segreti o no,
e dimostra di sentirsi profondamente
indifferente alle violazioni dei diritti
dell’uomo, ai bisogni del progresso, alla sicurezza dell’umanità futura. Altri
invece se ne preoccupano nel più profondo dell’anima: ma non possono permettersi il minimo pensiero libero, e
non possono far altro che torturarsi
la coscienza. L’ubbriachezza si sta diffondendo in tal modo, da assumere i
caratteri d’una calamità nazionale. È
uno dei sintomi della degradazione
morale d’una società che sprofonda
sempre più nell’alcoolismo cronico.
Affinché il paese ritrovi sé stesso, occorre eliminare queste condizioni, che
spingono le persone all’ipocrisia ed al
conformismo, che creano in loro la
delusione, il cinismo e l’impotenza. Occorre assicurare a ciascuno, coi fatti
e non colle parole, uguali possibilità
di lavoro, d’educazione, di cultura. Occorre eliminare il sistema dei privilegi in ogni parte del meccanismo dei
consumi. Una libertà ideologica totale
è essenziale, tanto quanto una riforma
radicale dell’educazione e quanto l’abolizione della persecuzione ideologica
in tutte le sue forme. Questo è il fondamento di molte delle proposizioni
enunciate nel mio documento.
Questo documento propone chiaramente un problema, cioè quello del
miglioramento delle condizioni materiali e dell’indipendenza dei due gruppi più numerosi e più importanti dell’intelligenzia: gl’insegnanti e i medici. Le deplorevoli condizioni dell’educazione e della salute pubblica sono
tenute accuratamente nascoste agli
stranieri, ma non possono venir ignorate da quelli che vogliono vedere. La
gratuità dell’ospedale e della scuola
non è altro che un’illusione economica in una società il cui governo s’appropria e ripartisce tutte le entrate in
eccedenza.
La salute e l’educazione riflettono, in
modo particolarmente malefico, la
struttura gerarchica delle nostre classi sociali e il sistema dei privilegi. Al
popolo non s’aprono che degli ospedali scalcinati, delle scuole in cui il
professore, povero ed oppresso lui
stesso, dispensa un insegnamento impregnato d’ipocrisia convenzionale e
che diffonde, nella generazione di domani, lo spirito d’indifferenza verso i
valori artistici, scientifici e rnorali.
Per guarire questa società occorre,
in modo specialissimo, por termine alle persecuzioni politiche sotto tutte le
forme, giudiziarie, psichiatriche, o comunque favorenti una burocrazia bigotta e l’intervento d’un governo totalitario nella vita dei cittadini: cioè privazione d’impiego, esclusione dall’insegnamento superiore, rifiuto di permesso di residenza, freno all’avanzamento professionale ecc.
Il gruppo dirigente non ha risposto
alla rinascita morale del popolo e dell’intelligenzia, quella rinascita che andava delineandosi dopo che vennero
messi i freni alle manifestazioni più
acute del cieco terrorismo di Stalin.
Nessun cambiamento fondamentale ha
intaccato le strutture di base, sociali
e ideologiche, dell’URSS. L’inquietudine e la preoccupazione mi spingono,
tutto al contrario, a sottolineare (lungo il cammino di questa illusoria “liberalizzazione") lo sforzo accresciuto
di restringere 1 a libertà delle idee e
dell’informazione, quello sforzo che
moltiplica le persecuziorii politiche e
ideologiche, che inacerbisce, in modo
particolarissimo, i problemi delle minoranze nazionali. Nei quindici mesi
trascorsi dal giorno in cui feci conoscere il mio “documento", nuove ed
inquietanti prove si sono osservate,
dell’aggravarsi di questo fenomeno ».
(Da « L’Express » del 7-13.8.’72).
Una società malata, anzi molto malata (perché non conosciamo alcuna
società che non sia, in qualche modo,
malata). Eppure esistono altre società
che sono ancor più malate di questa.
FU UNA FATALE ILLUSIONE
-A- Perché gli USA hanno, nel corrente anno 1972, cercato di fare amicizia
con la Cina Comunista?
« La chiave di
volta dell’avvicinamento che si può
qualificare “ realista”) sta nel fatto^
che gli americani
sono arrivati a concludere che non soltanto la Cina non rappresenta un pericolo militare, ma addirittura che
questo preteso pericolo cinese non e
mai esistito. Nelle più alte sfere di
Washington si riconosce che, per una
ventina d'anni, gli americani son stati,
in certo modo, vittime della loro propria propaganda e che essi hanno costruita tutta la loro politica asiatica
in funzione d’una minaccia inesistente. Analogamente, e in contraddizione
con quanto era stato per lungo tempo
affermato, oggi si ritiene che la Cina
non è mai stata l’istigatrice delle guerriglie asiatiche. Se questo fatto fosse
stato, a suo tempo, apprezzato nel suo
giusto valore, gli USA non sarebbero
mai intervenuti nel Vietnam. Infatti il
conflitto vietnamita, così come quello
covecifìo, suTcbbc stuto^ pfovocuto dei
tensioni interne, proprie a questi due
paesi, e non suscitato da Pekino ».
(Da un articolo di Alexandre Casella
sul « Journal de Genève » del 14.8.’72).
Se queste valutazioni sulla guerra
del Vietnam sono (come crediamo) attendibili, è possibile dedurne rigorosamente due conseguenze di fondamentale importanza:
1) la « minaccia comunista », temuta dalla grande maggioranza degli
americani anni fa (ed espressa dallo
slogan: « è necessario arginare la Cina portatrice del comunismo »), fu una
fatale illusione;
2) poiché furono gli USA ad invadere il Vietnam del Nord (cosa ormai
sicuramente provata dai documenti venuti alla luce, riguardanti la crisi del
golfo del Tonchino), e non fu il Vietnam del Nord ad invadere il Vietnam
del Sud, la guerra del Vietnam dovrà
considerarsi persa dagli americani, nel
momento in cui essa terminerà col riconoscimento, da parte degli americani, dell’integrità del territorio del Vietnam del Nord.
Dopo di che sarà lecito chiedere agli
americani se valeva la pena di fare
una guerra partendo da motivazioni
false, per giungere a perderla col costo di diecine di migliaia di vite americane e di centinaia di migliaia (se
non di milioni) di vite vietnamite.
dizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel futuro.
La condizione di equilibrio globale potrebbe essere definita in modo tale
che venissero soddisfatti i bisogni materiali degli abitanti della terra e che
ognuno avesse le stesse opportunità
di realizzare compiutamente il proprio
potenziale umano.
3) Se l’umanità opterà per questa
seconda alternativa, invece che per la
prima, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa comincerà a operare in tale
direzione ».
Per giungere a queste conclusioni i
ricercatori hanno usato un modello di
sviluppo ed un calcolatore elettronico
per studiare l’andamento delle cinque
variabili del sistema mondiale; la conclusione è stata che in quasi tutti i
settori dell’attività umana, « dalla
espansione delle città al consumo dei
fertilizzanti », la misura della crescita
tende ad aumentare progressivamente
c talora in modo impressionante. Le
ipotesi di sviluppo a cui si è giunti in
questo modo sono a tal punto drammatiche da suscitare una larghissima
eco nel mondo; è però significativo
che del rapporto si siano sovente date
interessate valutazioni — positive o
negative — ponendone in risalto essenzialmente l’aspetto ecologico. (Si veda
il commento di C. Sighiboldi su « L’Unità » del 10 agosto ad un articolo di
A. Todisco sul « Corriere della sera »
del 4 agosto). I problemi affrontati dal
rapporto risulteranno invece, già dai
brevi riferimenti che faremo in seguito, molto più ampi e tali da consentire l’individuazione di un discorso di
fondo nella linea della relazione tra
economia e qualità della vita di cui si
parlava nello scorso numero. « Bisogna rivedere l’insieme del nostro sistema, cambiare radicalmente la sua filosofia » ha detto S. Mansholt cogliendo
così l’importanza del superamento del
rapporto tra uomo e ambiente (come
non ridere di fronte alla campagna
pubblicitaria « il verde è tuo: difendilo! » promossa dalla Confederazione
Generale della Pubblicità che, come
minimo, fa pensare a certi cartelloni
che fan di tutto per nascondere la natura...) per giungere alle multiple e interdipendenti relazioni che esistono tra
uomo, sistema economico, sisterna di
produzione, sistema di vita e ambiente.
Pertanto, anche se le previsioni sull’andamento dei cinque settori fondamentali potranno essere sottoposte a
svariate critiche e revisioni, la ricerca effettuata dal MIT resterà un punto di riferimento obbligato nel dibattito politico economico dei prossirni
anni, per aver posto definitivamente in
crisi il mito della crescita continua
dell’umanità in tutti i suoi aspetti e
per aver posto un punto interrogativo
al valore positivo in senso assoluto
della scienza e della tecnologia. Infatti, dopo aver a lungo considerato la
rivoluzione scientifica e tecnologica come il rimedio delle situazioni di crisi
dell’economia mondiale e come mezzo
per giungere ad una società beata di
uguali nell’opulenza, si arriva ora a
scoprire che « mancando una chiara
visione di come vogliamo il futuro,
non sappiamo verso quale precisa direzione guidare l’enorme forza rappresentata dalla ricerca scientifica e tecnologica, una forza potenzialrnente capace di dare sia progresso sia distruzione » e che « nella scia del progresso
scientifico e tecnologico sono nati intollerabili divari psicologici, politici ed
economici che contrappongono V'avere" e il “non avere" esistenti nel mondo ». Così, ancora una volta, si giunge
all’amara constatazione dell’immenso
scarto qualitativo tra le vicende che
ci assillano ed impegnano quotidianamente ed i grandi problemi che coinvolgono l’intera umanità e di cui ci accorgiamo — con senso di impotenza —
quando è ormai troppo tardi.
Renato Balma
(*) AA.VV.: I limiti dello sviluppo, rapporto del System Dynamics Group Massachusetts Institute of Technology (MIT) per il
progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità. Ed. Mondadori.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiir
mi A Colombo, capitale di Sri Lanka (già
Ceylon) è stata inaugurata la prima biblioteca infantile. Installata nella biblioteca pubblica della capitale, è aperta ai giovani al di
sotto dei 14 anni e raccoglie opere in cingalese, tamil e inglese. L’inaurazione, avvenuta nel quadro dell’Anno internazionale del
libro, è stata accompagnata da un’esposizion&
di libri per l’infanzia.
Il II governo sovietico ha preso recentemente una serie di misure tendenti a purificare le acque dei bacini della ,Volga e della
Kama. Entro il 1975 quattrocentoventuno imprese saranno provviste di impianti di depurazione, per un bilancio di 700 milioni di rubli. Inoltre 300 milioni di rubli saranno stanziati per costruire stazioni di depurazione in
quindici città sulle rive dei due fiumi.
H La Tass ha annunciato il lancio in orbita terrestre di otto satelliti Cosmos da ricerca
scientifica, mediante un unico vettore; gli otto satelliti sono stati tutti collocati nelle orbite previste.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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